Il che vedendo Giove, percosse di un fulmine l’audace giovane, che precipitò nel Po, ovvero Eridano, come quel fuoco scintillante che a ciel sereno vedesi di notte trascorrere per l’aria(1).
E la chiede dal ciel la luna e il sole E le stelle non più rapite in giro Armonïoso, e per l’eterea vôlta Carolanti, non più mosse da Dive Intelligenze, ma dannate al freno Della legge che tira al centro i pesi : Potente legge di Sofia, ma nulla Ne’ liberi d’Apollo immensi regni, Ove il diletto è prima legge, e mille Mondi il pensier a suo voler si crea.