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3. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278

Quel giorno che fu il 21 di aprile divenne poi celebre e festeggiato solennemente anche in Roma come l’anniversario della fondazione di essa20, e tuttora si celebra e si solennizza, ma in altro modo, dai moderni Romani dopo 2628 anni. […] Le feste Florali cominciavano in Roma il 28 di aprile e duravano sino a tutto il dì 1° di maggio, nei quali giorni v’era un gran lusso di fiori, di cui tutti facevano a gara a cingersi la testa e ornarne le mense e perfino le porte delle case. […] Il Dio Termine aveva in Roma una cappella a lui sacra nel tempio di Giove Capitolino, il quale era situato, come affermano gli archeologi, ove ora esiste la chiesa di Ara Coeli. […] La moglie di Fauno chiamavasi Fauna, ed aveva un tempio in Roma sotto il nome di Dea Bona. […] 3ª Romae Natalis, cioè giorno natalizio di Roma, ossia della sua fondazione.

4. (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386

I dogmi religiosi erano in Roma rafforzati dalla politica, tenuti in pregio come la patria, e osservati come leggi tutelari dello Stato. Il commercio co’Greci tutto cangiò : essi recarono in Roma i loro sistemi di filosofia liberi e svariati ; ed i poeti latini ben presto si fecer lecite strane libertà ne’rozzi lor versi ; Lucillo e Lucrezio si beffarono degli Dei di Roma, e de’ Romani che inchinavansi ai vani simulacri immaginati da Numa, paragonando il loro religioso terrore a quel de’fanciulletti, i quali prendono per uomini vivi tutte le statue che lor vien fatto di vedere. […] Ma i patrizj di Roma, sfrenati così nei loro vizj come nel loro potere, trovando la dottrina d’Epicuro tra l’arti della Grecia, ne attinsero un raffinamento di corruzione, di lusso e di crudeltà. Anche i più insigni personaggi che fecero sì splendido il tramonto di Roma repubblicana, come a dire Cicerone, Cesare, Varrone, Orazio, Augusto e Catone medesimo, per non parlare di molti altri insigni o nell’armi o nelle lettere o nelle magistrature, non aveano più fede nessuna in quella moltitudine d’Iddii a cui il popolo bruciava ancora gl’incensi ; e la religione della classe più illuminata e più potente di Roma non era altro che un brutale epicureismo. […] Questi Giudei, sì spregiati a Roma e nel resto dell’impero, merciajuoli, mercadanti, astrologi, usurai, pasciuti per tutto d’insulti, fecero sul suolo della loro patria una eroica resistenza.

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