E ben fu degno Ch’ ei provasse per man del padre eterno D’altro fulmine il colpo e d’altro vampo Che di tede e di fumo ; e degno ancora Che nel baratro andasse. […] Intorno agli omeri divini Pon la ricca di fiocchi Egida orrenda, Che il terror d’ ogn’intorno incoronava. […] Così di « quella vaga, Che amor consunse, come sol vapore » (Dante, Parad. […] E il Petrarca dice : « il volto di Medusa, Che facea marmo diventar la gente. » Le mani poi di questi mostri erano di metallo, e tutte tre le sorelle avevano orrenda chioma di serpi. […] Questa montagna è tale, Che sempre al cominciar di sotto è grave, E quanto uom più va su, e men fa male.
« Così chi nelle mine il ferro adopra, « La terra, ovunque si fa via, sospende, « Che subita ruina non lo cuopra, « Mentre mal cauto al suo lavoro intende. « Da un amo all’altro l’àncora è tanto alta, « Che non v’arriva Orlando, se non salta. […] « Sentendo l’acqua il cavalier di Francia « Che troppo abbonda, a nuoto fuor ne viene : « Lascià l’àncora fitta, e in mano prende « La fune che dall’àncora depende. […] « Di bocca il sangue in tanta copia fonde, « Che questo oggi il mar Rosso si può dire, « Dove in tal guisa ella percuote l’onde, « Che insino al fondo le vedreste aprire : « Ed or ne bagna il cielo, e il lume asconde « Del chiaro Sol : tanto le fa salire. […] » Che direbbe ora di più, sapendo le ardite e pericolosissime spedizioni nei mari glaciali alla pesca delle Balene ?