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10. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423

Al tempo di tali Feste le predette donne portavano sulla testa sino ad Eleusi alcuni libri, ne’ quali stovano scritte certe leggi per ricordare quelle, delle quali ne fu inventrice Cerere. […] La pelle di ariete gli cuopriva la testa, e scendevagli pel dorso. Dicesi che avesse anche corna e testa dello stesso animale. […] Alcuni ubbriachi comparivano vestiti di pelli d’irco o di tigre, e colla testa entre le corna di un giovane cervo (h). […] Fu talora questo Nume veduto anche con corna di toro nella fronte, e tal’altra con testa dello stesso animale(i).

11. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278

Le feste Florali cominciavano in Roma il 28 di aprile e duravano sino a tutto il dì 1° di maggio, nei quali giorni v’era un gran lusso di fiori, di cui tutti facevano a gara a cingersi la testa e ornarne le mense e perfino le porte delle case. L’immagine della Dea Flora è simile a quella della Primavera : ha mazzi di fiori in mano, una corona di fiori in testa, e fiori spuntano sul terreno ov’ella posa le piante. […] I Romani ponevano la statua di Priapo nei loro orti o giardini, ma per far soltanto da spauracchio agli uccelli ; e a tal fine ed effetto nell’alto della testa gli piantarono una canna con stracci in balìa del vento. […] Lo stesso Michelangiolo giovanissimo scolpi una bella testa di Fauno.

12. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

Ma un giorno, come volle il suo fato funesto, dalla nave sconquassata nel lungo viaggio e corrosa dalle intemperie, cadde una trave sulla testa dell’Eroe e lo uccise. […] I Naturalisti moderni, invece, lo hanno dato ai polipi di acqua dolce, assomigliando forse i microscopici tentacoli di questi alle molteplici teste dell’Idra favolosa. Agli Antichi non bastò il dire che la loro mitologica Idra fosse insanabilmente velenosa, ma vi aggiunsero che avea sette teste, e (maggior maraviglia), che recisa una testa ne rinascessero due. […] Quanto fosse difficile e pericolosa impresa l’uccidere un tal mostro se ne accorse Ercole quando vide raddoppiarsi all’Idra tutte le teste che egli tagliava. […] La Sfinge era un mostro col capo e le zampe di leone alato, e col petto e la testa di donna.

13. (1836) Mitologia o Esposizione delle favole

Costui era un mostro con cento teste di dragò; dalle quali tulle vomitava fuoco. […] Di là dell’ Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato da Tifone e da Echina, ch’ era il custode dell’ Inferno. […] Pugnò nel paese di Argo coll’ Idra Lernea nata parimente da Echidna, che era un serpente di sette teste, a cui se una ne veniva recisa, immantinente rinasceva. […] Le gocce di sangue cadute dalla testa di Medusa sopra la Libia divengon tanti serpenti. […] Le piante marine, su cui Perseo posa la testa di Medusa, son convertile in coralli.

14. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137

Aggiungono dunque i mitologi che Giove per tre mesi sentì un gran dolor di testa, e non potendo più a lungo tollerarlo, mandò a chiamare Prometeo, o secondo altri, lo stesso Vulcano suo figlio, per farsi spaccare con un ferro tagliente il cranio ; e ne uscì Atena, ossia Minerva. […] Minerva rappresentavasi con volto serio e maestoso, e quasi sempre armata, coll’elmo in testa, nella sinistra lo scudo detto l’egida e nella destra un’asta ; e ai piedi una civetta o un gufo, animale a lei sacro. Secondo alcuni poeti l’egida era un’armatura del petto con la figura della mostruosa testa anguicrinita di Medusa ; e secondo altri questa orribile figura era sculta nello scudo per opera di Vulcano.

15. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194

Le Sirene, credute figlie del fiume Acheloo e della ninfa Calliope, erano rappresentate dalla testa ai fianchi come donne e nel rimanente del corpo come mostruosi pesci con doppia coda224. […] La favola dice che Scilla era figlia di Forco divinità marina e di Ecate dea infernale, e che in origine era bellissima, ma poi per gelosia di Amfitrite, o, secondo altri, della maga Circe, fu cangiata in un orribile mostro con 6 teste e 12 braccia, e di più alla cintura una muta di cani latranti. […] Inoltre la Balena con tutta la sua gigantesca statura, che quando alza l’enorme sua testa perpendicolarmente fuori dell’acqua, l’illuso marinaio la crede uno scoglio ; e per quanto sia straordinaria e tremenda la sua forza, che quando flagella furiosamente le onde colla potente sua pinna produce una piccola tempesta e ne rimbomba il suono per le solitudini dell’artico Oceano come il romor del cannone, pur tuttavia ben lungi dall’avere spiriti guerreschi e sanguinarii, è assolutamente priva di coraggio ; per cui se anche un uccelletto marino le si posa sul dorso, le cagiona grande inquietezza e paura.

16. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172

Egli aveva sempre l’aspetto di giovane197, con volto reso più rubicondo dalle copiose libazioni di vino ; in testa una corona di ellera e di corimbi, ed anche di pampini con grappoli d’uva pendenti ; in mano un tirso (cioè una verga a cui era attortigliata l’ellera, oppure i pampini) ; una pelle di tigre o di pantera gli ricuopriva in parte le membra, nude in tutto il resto ; e viaggiava in un carro tirato da animali feroci, per lo più tigri o pantere. […] Anzi per indicare non tanto la forza del vino che dà alla testa, quanto ancora l’impudenza che ne deriva in chi ne abusa, si aggiungevano sulla fronte di Bacco le corna198 ; e i poeti dicono che egli non sempre le portava, il che significa che non era sempre ubriaco. […] Le Baccanti erano rappresentate come donne furibonde colla testa alta e piegata indietro, colle chiome scarmigliate e svolazzanti, in atto di far passi concitati o salti, e perciò colle vesti che formavano obliquamente molte pieghe ; e in mano il tirso o il cembalo o il crotalo 203), il flauto o le nacchere ; ed anche talvolta la spada o il pugnale.

17. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320

La più celebre e memorabile di queste imprese fu quella della Chimera, mostro che avea la testa di leone, il corpo di capra e la coda di serpente, ed inoltre gettava fiamme dalla bocca e dalle narici. […] I Naturalisti hanno dato il nome di Chimera a un genere di pesci, notabili per la forma mostruosa della loro testa, e che son classati come appartenenti alla famiglia degli Storioni.

18. (1841) Mitologia iconologica pp. -243

Al solo vedere le cento sue teste, al solo udire gl’ orribili suoi fischi, al sol mirare il sulfureo suo fuoco impauriti gli Dei sotto figura di diversi animali fuggirono in Egitto per fissar quivi il soggiorno. […] Mirasi perciò dipinto in sembianza di fabro vecchio, ed annerito, benchè in alcune medaglie si scorge giovine sbarbato, con testa coverta da piccolo cappello, col martello alla dritta sua mano, colla tenaglia nella sinistra, e quel, che è più bello, svisato, e storpio ad ampi i suoi fianchi, sicche ben disse chi disse, che la sua figura derogava non poco alla sua maestà. […] Pingevasi egli colle ali alla testa, ed a’piedi, mentre essendo suo ufficio portare i comandi di Giove, servire agli Dei nelle loro ordinanze, ed il presidente altresì essendo alla negoziatura, al governo della guerra, e della pace, a giuochi, alle adunanze, alle pubbliche arringhe, come possibil era potersi spedire di tante faccende, se il vantaggio non avea de suoi celeri vanni ? […] Imperocchè la graziosa bambinà con prodigio inudito saltando dal seno della madre nella testa del padre, quivi fissò per ben tre mesi con modo più nobile la sua dimora. […] Rappresentasi egli qual grinzo vecchio curvo di spalle con lunga barba, e con calva testa, mostrando nella fronte due occhi lipposi, e nel volto palesando il travaglio della sostenuta inedia ; nna dentata falce nelle sue mani sostiene, ed un grazioso bambino s’avvolge a suoi piedi.

19. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Attribuzioni, che si davano a questa Dea — si rappresentava sotto le forme di una donna a tre teste, interpetrazione di questa forma — Altra interpetrazione tolta dallo scrittore della Scienza Nuova. 47. […] I greci, dice lo scrittore della Scienza Nuova (5), immaginarono la decima divinità delle genti, Minerva, e la finsero nascere con la fantasia fiera egualmente e goffa, che Vulcano con una scure fendette il capo di Giove, onde nacque Minerva, volendo essi dire, che la moltitudine de’famoli, che esercitavano arti servili, che venivano sotto il genere poetico di Vulcano : Plebeo, essi ruppero il sentimento d’infievolire o scemare il regno di Giove, come resto ai latini minuere caput, per fiaccare la testa, perchè non sapendo dire in astratto regno, in concreto dissero capo… In cotale favola i filosofi ficcarono la più sublime delle loro meditazioni metafisiche, che la Idea eterna in Dio è generata da esso Dio, ove le idee create sono in noi prodotte da Dio. […] E con altro mito si disse di Ercole di aver ucciso col ferro e col fuoco un’idra, che sempre ripullulando nelle molte sue teste, quando altri le troncasse, non vi era chi potesse del tutto morirla : idra variante di tre colori, di nero per esprimere la gran selva della terra, cui fu appiccato lo incendio, per mettersi a coltura — di verde per indicare la terra in erba — di oro per significare le biade mature dal color dell’oro, tre colori che vanno impressi dalla natura nella spoglia della idra. […] Ercole uccide la Idra Lernea, che si voleva di sette teste, sempre ripullulanti quando venivano troncate — risponde al passar del Sole nella costellazione della Vergine, denominata Lernea, chè era venerata a Lerno. […] chi non vede essere egli non un principe del Lazio, ma un segno celeste, che deve trovarsi alla testa, e nello istante, che il sole incomincia l’apparente giro dei cieli, quando egli apre il cammino del tempo, che circola nello Zodiaco ?

20. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183

Ha in testa una corona d’alghe o altre piante marine, e sta in una gran conchiglia posta sopra un carro tirato da quattro cavalli marini attaccati di fronte. […] È rappresentata questa Dea come un’avvenente giovane con una reticella da capelli che le cinge la testa, – probabilmente a significare la pesca colla rete.

21. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231

Perciò fu punito nel Tartaro col perpetuo timore di essere schiacciato da un masso che gli pendea sulla testa. […] Delle Danaidi fu dato il nome dagli Zoologi a certe farfalle che hanno nera la testa e il corpo con alcuni punti bianchi, e le ali di color di fulvo o biondo, contornate di nero e sparse esse pure di punti bianchi ; e dai Botanici si chiamò Danaide un genere di piante rampanti della famiglia delle rubiacee, con fiori rossi che spandono piacevole odore.

22. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510

Trovasi anche rammentato dagli scrittori latini il Dio Anùbi, che gli Egiziani dicevano esser figlio di Osiride, e lo rappresentavano sotto la forma di cane e talvolta di uomo, ma però sempre colla testa di cane, come se ne vedono alcuni idoletti di metallo nel Museo Egiziano.

23. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59

Nella prosa e nella poesia italiana si può usare l’aggettivo olimpico nel significato di maestoso o imperioso ; e l’ ha usato anche il Giusti nella satira del Ballo in questa espressione : « Con un olimpico cenno di testa. » 63.

24. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78

La qual trasformazione graduale è significata nella pittura col rappresentar le diverse pietre in maggiore o minor parte trasformate, talchè in alcune scorgesi abbozzata o formata la testa soltanto, in altre anche il petto e le braccia, e così di seguito gradatamente, finchè ne apparisce qualcuna tutta cangiata in forma umana, o a cui manca soltanto il complemento di un piede che vedesi ancora di rozza pietra.

25. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143

Rappresentavasi Marte tutto armato, e con aspetto fiero ; ma talvolta anche nudo ; specialmente nelle statue di marmo e di bronzo (chè il nudo è il campo della statuaria), però sempre almeno coll’elmo in testa e coll’asta nella destra.

26. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85

Mercurio però col canto, col suono e con un soporifero fece completamente addormentare Argo, gli chiuse tutti i cento occhi, e poi gli tagliò la testa e liberò la vacca.

27. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122

Sapendo soltanto che ad Ecate si attribuivano tre teste, una di cavallo, una di cane ed una di leone e, secondo altri, di cinghiale, basta questo perchè tal mostruosa Dea faccia orrore.

28. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160

Nei secoli successivi furono celebri la mosca e l’aquila volante di Regiomontano, diversi automi di Leonardo da Vinci, e specialmente il famoso leone, di cui parla anche il Vasari, le teste parlanti dell’abate Mical, il suonator di flauto di Vaucanson e l’anitra del medesimo, la quale nuotava, mangiava e digeriva ; e nel presente secolo, oltre il giuocatore di scacchi rammentato di sopra, anche il calcolatore aritmetico di Babbage.

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