Il loro principale dovere era di serbarsi vergini, e di attendere alla conservazione del sacro fuoco. […] Scelse Giove la pelle piena delle ossa ; e scopertone l’inganno, talmente se ne adirò, che tolse agli uomini il fuoco (c). […] Finalmente si appiccava fuoco al Rogo, e questo ardeva, finchè tutte le prodette statue erano ridotte in cenere (f). […] Quegli, che lo consultava, prendeva dell’incenso, e dopo d’aver fatto le solite preghiere, gettava lo stesso incenso sul fuoco. […] I Dorj ne furono avvertiti, e appiccarono fuoco a quel tempio.
XIV Il Diluvio di Deucalione Dopo che furono sterminati i Giganti dalla faccia della Terra, vi rimase la razza dei discendenti dei migliori Titani, quella degli uomini plasmati di creta e animati da Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomini che Giove stesso aveva creati. […] Mise in discussione soltanto se per mezzo del fuoco o dell’acqua ; e fu deliberato il diluvio. […] Cosi roccie vulcaniche s’intende che debbono esser quelle che hanno subito l’azione del fuoco o del calore sotterraneo, in quanto che Vulcano era il Dio del fuoco e aveva le sue fucine sotto i monti ignivomi, come l’Etna, lo Stromboli ecc. detti perciò Vulcani. L’appellativo poi di plutoniche derivato dal nome di Plutone dio dell’Inferno sembrerebbe che volesse indicare presso a poco le stesse qualità delle roccie vulcaniche ; ma siccome l’Inferno dei Pagani non consisteva soltant o nel Tartaro, luogo di pena, nè le pene eran tutte di fuoco, perciò i geologi chiamaron plutoniche quelle roccie che erano affini in alcuni dei loro caratteri alle vulcaniche, ma ne differivano in altri, accostandosi più alle materie o roccie sedimentarie.
Non minore era la venerazione che gli antichi Persiani avevano per l’acqua, i quali, secondo Erodoto, spingevano la loro superstizione fino a non servirsi dell’acqua nè per lavare il corpo nè per estinguere il fuoco. […] Allora, Altea per vendicare la morte dei suoi fratelli, gettò nel fuoco il fatale tizzone a cui le Parche avevano legato i destini di questo principe.
Già risuona acceso Il fertil suolo che gli stride intorno : D’ inestins^uibil fuoco arde la selva: Arde la terra; già del mare i flutti E l’immenso oceano: e già la vampa Circonda i fiorii della terra: arriva Già la fiamma al divino eter: la luce Del fulmin sacro, che tonando scende, Dei possenti gli eterni occhi confonde. […] Altri l’aria, altri il fuoco, altri l’etere, altri il cielo, altri il sole. […] E noto che non solo il tetto, ma le pareti erano dorate nel magnifico tempio che sorgeva sul monte, cui die nome ancora Tarpea, della quale vi narrerà la morte Properzio, ingegno sovrano, che col volo della fantasia, col fuoco delle immagini primeggia fra tutti i poeti. […] Non un afi’etto sol, di tutti è un misto Quel ch’io sento per te: lievi faville Fur l’altre e vane; un sacro fuoco è questo Ch’alma e sensi m’investe. […] Almeno Col tuo fuoco perisca, e il danno immenso L’autor compensi.
Erasi per lo innanzi inutilmente adoperato il ferro e il fuoco per farlo morire. […] Neppure potevano avvicinarsi a quel sacro luogo i porci, e su quegli altari ardeva un fuoco perpetuo. […] Il Ciclope allo splendore del fuoco, che v’accese, s’avvide di que’forestieri, e due subito ne divorò. […] Egli ne avea tagliato un pezzo ; e appuntitolo, lo avea indurito al fuoco. […] Il mantice è stromento attissimo ad accendere col vento il fuoco, e ad ammorzare i lumi : lo che si conforma coll’ adulatore, il quale o accende negli animi altrui il fuoco delle passioni, o ammorza il lume della verità.
Raccontano i Mitologi ed i poeti, e più estesamente di tutti Ovidio nelle Metamorfosi, che quando nacque Meleagro, le Parche comparvero nella stanza ove Altea partorì, e, gettato nel fuoco un ramo d’albero, dissero : « tanto vivrai, o neonato, quanto durerà questo legno ; » e subito dopo disparvero63. La madre, che non si sa per qual privilegio o grazia speciale potè vederle e udirle, corse a levar dal fuoco quel tizzo che già ardeva dall’ un de’ capi, lo spense e lo chiuse fra le cose più care e più preziose. […] Meleagro assente cominciò subito a sentirsi consumar le viscere da un fuoco interno inestinguibile.
Adoprò allora anche il fuoco per ristagnare il sangue che sgorgando dalle ferite produceva quel terribile effetto ; e Giunone per impedirgli di compier l’impresa gli mandò un enorme Cancro a morderlo nelle gambe, affinchè l’Eroe, voltandosi, fosse ferito dall’Idra il cui veleno era letale. […] Ercole fu trovato dal messaggiero Lica sul monte Oeta nella Tessaglia mentre disponevasi a fare un sacrifizio a Giove ; gradì le vesti mandate da Deianira e se le indossò ; ma poco dopo sentì ardersi le carni da occulto fuoco : il veleno dell’Idra cominciava a fare il suo effetto. […] Questo fenomeno elettrico è chiamato il fuoco di S. […] In questo stesso anno 1875, il dì 27 febbraio fu osservato un fuoco di S. […] Questo fenomeno del fuoco di S.
Non ammetteva idoli ; ed il suo culto, cioè quello di Zoroastro, era un’adorazione dell’Essere eterno rappresentato sotto il simbolo del fuoco. […] Ma non fia mai che una setta, che ha del divino, con fuoco umano vendichi i suoi torti, e che si dolga di soffrire quel male, il quale fa prova della sua virtù. […] Le guardie del fuoco stan vigilanti al gran fumo delle serapiche cene. […] Tra queste erano le cene di Serapi, dio egizio, nelle quali, pe’gran fuochi che si facevano in cucina, slavano vigilanti le guardie del fuoco delte Sparteoli.
Al solo vedere le cento sue teste, al solo udire gl’ orribili suoi fischi, al sol mirare il sulfureo suo fuoco impauriti gli Dei sotto figura di diversi animali fuggirono in Egitto per fissar quivi il soggiorno. […] Del resto la favola hà sempre riguardati per suoi figli tutti coloro, che celebri si resero nell’artc di lavorare ferri, rame, oro, argento, e tutte in somma le materie capaci di fondersi, e lalorarsi a fuoco(1). […] Due però furono in Roma i più rinomati, il primo viene ascritto a Romolo fatto da lui edificare al parer degl’ auguri fuori le mura, convenevole sembrando, che in mezzo all’abitato star non dovesse il tempio dedicato al gran Dio del fuoco. […] Alzato essa in tal forma il candido vessillo della verginità in esempio di chiunque avesse voluto profittarne, così diffuse le scintille dell’innocente suo fuoco nel petto de’ mortali, che sentendone questi le dolci, ma possenti spinte, non poterono fare ammeno di enutrir ver di essa nel cuore tai sensi di amore, di venerazione, e di culto, che per empio, e scellerato era tenuto chiunque ricusava prestargli sacrificii in segno di omaggio ben dovuto all’impareggiabile suo merito : anzi perchè era riguardata per Dea del fuoco, e pel fuoco istesso sovente pur presa, ben tosto divenne presso tutti la principal domestica Divinità, alla cui cura, e tutela con religioso affetto affidavano se stessi non solo, ma sibbene le loro rispettive case, e famiglie. […] Ecco ad un tratto senz’acume l’intelletto, senza fuoco la fantasia, ed il cuore senza quei dolci, e diversi palpiti, che sà svegliare la sua possa.
Dante usò più volte la parola Dite come sinonimo di Plutone, denominando città di Dite la città del fuoco (di cui abbiam detto nel Cap. precedente) : e poi da Virgilio poeta pagano facendo chiamar Dite il gran diavolo Lucifero242. […] Plutone nel poema sacro di Dante non poteva trovar posto come re dell’Inferno, perchè anche questo dipende dal re dell’Universo che in tutte parti impera, secondo le espressioni di Dante stesso ; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si valse di uno dei nomi di Plutone, di quello cioè di Dite, per darlo alla città del fuoco ed allo stesso Lucifero. […] E poichè queste roccie (principalmente i graniti e alcuni porfidi), sono in parte affini alle formazioni vulcaniche, prescelsero per esse una denominazione derivata da Plutone Dio infernale che aveva maggiore affinità con Vulcano, Dio del fuoco.
Le fu aggiunto in appresso l’aggettivo di Prisca, per distinguerla da un’altra Vesta sua nipote, Dea del fuoco del culto delle Vestali in Roma. […] Anche il nome di Vesta fu attribuito al 4° piccolo pianeta o asteroide scoperto da Olbers nel marzo del 1807 : ma poichè il segno simbolico che nelle carte uranografiche rappresenta questo pianeta è un’ara sormontata da viva fiamma, convien dedurne che gli astronomi abbiano inteso di rappresentar Vesta giovane, Dea del fuoco, anzi che Vesta Prisca moglie di Urano.
Ignis è la materia combustibile in ignizione, il fuoco : focus è il luogo dove il fuoco si accende, il focolare.
XVI La dea Latona Parlando del Caos, dissero i mitologi che i 4 elementi di cui esso era composto si divisero ; e divisi che furono, il fuoco, come più leggiero degli altri tre, salì più in alto e venne a formare il Sole, la Luna e le Stelle. […] Altri mitologi invece raccontano che l’isola di Delo fu sollevata da Nettuno con un colpo di tridente dal fondo del mare ; e questo racconto pure si può spiegare con un fatto geologico, che cioè per la forza del fuoco centrale del nostro globo si sollevano le montagne sulla terra e le isole dal fondo del mare.
Figli di essa e di Giove furono Ebe dea della gioventù, Vulcano dio del fuoco e della metallurgia e Marte dio della guerra. […] Basterà che io citi Dante che così la chiama in rima e fuor di rima, come nel seguente esempio : « Nella profonda e chiara sussistenza « Dell’alto lume parvemi tre giri « Di tre colori e di una contenenza ; « E l’un dall’altro come Iri da Iri « Parea reflesso, e il terzo parea fuoco « Che quinci e quindi egualmente si spiri. » (Parad.
Vi appiccava il fuoco l’erede del trono tenendo altrove volta la faccia.
I corpi elementari, secondo gli antichi, non erano più di quattro, cioè : terra, aria, acqua e fuoco 3 ; mentre i fisici e i chimici moderni colle loro analisi, ne hanno per ora distinti e caratterizzati più di 60 ; e non si stancano di cercarne, nè disperano di trovarne molti altri.
Quest’ uso barbaro ed empio si estese anche ad altre prove, come a quella del fuoco, la cui sola proposta fanaticamente fattane dagli avversari del Savonarola ed imprudentemente accettata dai suoi fautori, riuscì funesta al Savonarola stesso.
Dante stesso nel descrivere il Paradiso terrestre accenna questo mito, e dice alla bella Matelda, « ………… (che si gìa « Cantando ed iscegliendo fior da fiore, « Ond’era sparsa tutta la sua via), « Tu mi fai rimembrar dove e qual’era « Proserpina nel tempo che perdette « La madre lei, ed ella primavera. » A questo punto cederò la parola all’ Ariosto, la cui splendida poesia è facile ad intendersi come la prosa : « Cerere poi che dalla madre Idea52 « Tornando in fretta alla solinga valle « Là dove calca la montagna Etnea « Al fulminato Encelado le spalle, « La figlia non trovò dove l’avea « Lasciata fuor d’ogni segnato calle ; « Fatto ch’ebbe alle guance, al petto, ai crini « E agli occhi danno, alfin svelse due pini ; « E nel fuoco li accese di Vulcano « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi uno per mano « Sul carro che tiravan due serpenti, « Cercò le selve, i campi, il monte, il piano, « Le valli, i fiumi, gli stagni, i torrenti, « La terra e ’l mare ; e poi che tutto il mondo « Cercò di sopra, andò al tartareo fondo53. » Cerere per altro non pensava nemmen per ombra di dover cercar la figlia nel tartareo fondo, ossia nell’ Inferno, se non era la ninfa di una fontana chiamata Aretusa, le cui acque scorrevano sotto terra, che le avesse significato di aver veduto Proserpina piangente e spaventata, in un carro ferrugginoso tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da Plutone per le vie sotterranee verso le regioni infernali.