Gli Stoici ammettendo un’aria diffusa per tutto lo universo, dicevano di esser ella un fuoco sottile ed etereo al di sopra dei pianeti e delle stelle. […] Per questo ancora si disse da’greci, che ella donò alla luce Κορον, la saturità, chè la terra germina e produce tutte le cose, onde ci nutriamo e andiamo satolli. A lei si offriva il papavero, ed era questo una simbolica, indicandosi con la rotondità di tal flore la forma quasi sferica della terra, per la quale ella si prendeva. […] Portava poi il nome di Ecate da εκατον cento, o perchè ella veniva placata con cento vittime, o perchè desse in una erranza di cento anni coloro che dopo morte andavano insepolti. […] A Vesta si consacrava un fuoco perenne, e ciò per dinotare, che ella stessa era questo fuoco, o che ella ne fosse la cagione, e che quasi sia nato per suo potere.
Se per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva, il che avevasi per funestissimo augurio, ella era dal pontefice massimo severamente punita. […] Contro Io figlio di Inaco re d’Argo esercitò ella principalmente la sua gelosia. […] Il dio Pane ed Orione vuolsi che sieno stati amanti corrisposti di Diana ; e che anzi ella uccidesse il secondo per gelosia, non potendo soffrire che amasse la bella Aurora. […] Il Nume giurò per lo Stige di concedergliela, ed allora ella gli chiese come una prova di amore, quello che dovea esserle cagione di morte. […] Divenuta grande ella abborrì per molto tempo la compagnia degli uomini e non gustava altri diletti se non quelli della caccia.
I caratteri morali di Atena sono connessi col fisici; ella rappresenta la luce dell’ intelligenza, che guida gli uomini sia in guerra sia in pace, ed è loro datrice di ogni bene. […] Allora ella sposò il re de’ Troiani Titone. […] Era essa oggetto di culto segnatamente nell’ isola di Creta, dove si diceva che ella avesse fatto allevare il figlio Zeus in una caverna del monte Ida (cfr. pag. 23). […] Chi può ridire il dolore della infelice Arianna quando, svegliatasi, si vide sola in un’ isola deserta, abbandonata da colui ch’ ella aveva tanto amato? […] Per la stessa ragione a lei erano sacri i trivii e i crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia.
In Roma ella divideva con Giove e con Minerva gli onori del Campidoglio, ove fin da’ tempi del prisco Tarquinio quelle tre sovrane deità come tutelari della Repubblica erano in grandissima venerazione. […] Plinio dice : In Atene dura ancora un ulivo, il quale vuolsi che sia quello che fu fatto nascere da Minerva, quando ella venne a contesa con Nettuno. […] Di costui ella partorì sette figliuoli, ed altrettante figliuole di grandissima bellezza ; di che venne in molta superbia. […] Euterpe, (ab ευ, bene, et τερπω, delecto), così chiamata dal diletto che dà la poesia lirica, alla quale ella presiede. […] Omero la dipinge con un gran velo sulla testa rivoltato indietro, e dice che colle sue dita di rose apre le porte dell’oriente ; e ch’ ella versa la rugiada e fa nascere i fiori.
« Di bocca il sangue in tanta copia fonde, « Che questo oggi il mar Rosso si può dire, « Dove in tal guisa ella percuote l’onde, « Che insino al fondo le vedreste aprire : « Ed or ne bagna il cielo, e il lume asconde « Del chiaro Sol : tanto le fa salire. […] Il raziocinio che fa Dante su tal proposito è molto notabile, e merita di essere imparato a memoria con le stesse parole dell’autore : « E s’ella d’elefanti e di balene « Non si pente, chi guarda sottilmente « Più giusta e più discreta la ne tiene ; « Chè dove l’argomento della mente « S’aggiugne al mal volere ed alla possa, « Nessun riparo vi può far la gente. » (Inf.
Non ostante questi mucchi di rovine non soffocarono la novella credenza che usciva dalla Giudea ; anzi ella vide in questo esterminio una prova della sua verità ; e Roma, dopo aver distrutto una nazione stanziata in un angolo dell’Asia, ebbe a combattere con una religione universale. […] Quella ostinazione stessa, che voi calunniate, n’è la maestra, mentre, e chi mai, ciò considerando, non è sospinto a ricercare che cosa infatti ella intrinsecamente sia ?
Se la madre avesse potuto veder quegli spasimi atroci, ne sarebbe rimasta impietosita e avrebbe cercato di porvi rimedio ; chè ella sola il poteva.
Dante nel primo Canto del Paradiso invocando Apollo dio della poesia, lo chiama padre ; e il Tasso ad Erminia fuggente fra l’ombrose piante fa chiamar padre il vecchio e saggio pastore che ella trovò in un casolare in mezzo alle selve.
Dante stesso nel descrivere il Paradiso terrestre accenna questo mito, e dice alla bella Matelda, « ………… (che si gìa « Cantando ed iscegliendo fior da fiore, « Ond’era sparsa tutta la sua via), « Tu mi fai rimembrar dove e qual’era « Proserpina nel tempo che perdette « La madre lei, ed ella primavera. » A questo punto cederò la parola all’ Ariosto, la cui splendida poesia è facile ad intendersi come la prosa : « Cerere poi che dalla madre Idea52 « Tornando in fretta alla solinga valle « Là dove calca la montagna Etnea « Al fulminato Encelado le spalle, « La figlia non trovò dove l’avea « Lasciata fuor d’ogni segnato calle ; « Fatto ch’ebbe alle guance, al petto, ai crini « E agli occhi danno, alfin svelse due pini ; « E nel fuoco li accese di Vulcano « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi uno per mano « Sul carro che tiravan due serpenti, « Cercò le selve, i campi, il monte, il piano, « Le valli, i fiumi, gli stagni, i torrenti, « La terra e ’l mare ; e poi che tutto il mondo « Cercò di sopra, andò al tartareo fondo53. » Cerere per altro non pensava nemmen per ombra di dover cercar la figlia nel tartareo fondo, ossia nell’ Inferno, se non era la ninfa di una fontana chiamata Aretusa, le cui acque scorrevano sotto terra, che le avesse significato di aver veduto Proserpina piangente e spaventata, in un carro ferrugginoso tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da Plutone per le vie sotterranee verso le regioni infernali.
Anche Orazio la chiama iracunda Diana ; e si racconta perciò che ella era inesorabile e puniva severamente qualunque colpa o mancanza.