Ma il nostro Dante fa una gran tara a queste poetiche iperboli, dicendo : « Lo secol primo quant’oro fu bello ; « Fe’ savorose per fame le ghiande, « E nettare per sete ogni ruscello. » Ammette sì la felicità di una vita semplice e innocente ; non la contorna però d’ozio e di squisiti cibi gratuiti ; ma ne pone per base la frugalità e per condimenti la fame e la sete.