Un fortunato Delfino però conscio delle pretenzioni del suo gran Nume avendo ritrovato un giorno la bramata Anfitride presso le falti del monte Atlante, a tutto potere si diè a persuaderla, e seco menandola per incognite vie la condusse finalmente dal suo Re, e così divenne essa sua sposa onorata per altro da popoli collo stesso culto divino qual degna moglie del gran Dio Nettuno(1) Non fù egli però contento degli innocenti piaceri di questo matrimonio, come neppure di due altre mogli, che successivamente si prese dette Venelia, e Salacia, credute un dì da Romani Dee destinate a menare, e respingere i flutti dal lido ; onde a somiglianza del suo fratelle Giove variamente cambiandosi a sfogar si diede i suoi affetti.