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38. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Ligate, ei dice(1), in tal modo, ora con inganno autorevole, ora con silenzio misterioso, ora con vaghezza di pompa, ora con indulgenza di senso, le menti più deboli, rimanevano ad oppugnare ancora le sorti, cioè di coloro che dati alla contemplazione del vero, potevano, come Tullio appresso i romani, e Socrate nella Grecia, ridersi apertamente di queste umane invenzioni ».

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