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23. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

Quindi la guerra è giustificata soltanto quando non vi è altro mezzo per poter vivere in pace e progredire senza ostacoli nel perfezionamento economico, morale e politico77 Civiltà e civile derivano da città e cittadino, e stanno ad indicare nel primitivo loro significato il modo di vivere della città, ossia dei cittadini ; quindi, secondo questa etimologia e questo primitivo significato, diconsi guerre civili quelle tra cittadini della stessa città o dello stesso Stato ; le quali guerre son tutt’altro che civili nel senso morale, essendo invece le più incivili e immorali di tutte, e segno manifesto di decadenza della civiltà ; poichè questa se non è accompagnata dalla moralità, non è altro, secondo la frase del Romagnosi, che una barbarie decorata. […] Non staremo a narrar la mischia che ebbe Ercole coi Centauri, perchè nulla di straordinario vi fu, oltre le ferite e le morti, solito e necessario effetto di tutte le risse e di tutte le guerre. […] Era uso comune in quelle antiche guerre da masnadieri devastar prima ed uccidere, e poi rapire non solamente le cose ma pur anco le persone e dividersi le prede fra i combattenti. […] iv) l’imprecazione di Didone che sembra un presagio delle guerre Puniche e delle tremende battaglie di Annibale che tanta strage fecero dei Romani e misero in forse l’esistenza stessa di Roma : « Jam vos, o Tyrii, stirpem et genus omne futurum « Exercete odiis, cinerique hæc mittite nostro « Munera : nullus amor populis, nec fœdera sunto.

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