Al suol romano « D’Augusto i tempi e di Leon tornarno. » Il Manzoni, nel suo mirabile Cantico il Cinque Maggio, chiama Genio la sua facoltà poetica : « Lui sfolgorante in soglio « Vide il mio genio e tacque ; « Quando con vece assidua « Cadde, risorse, e giacque, « Di mille voci al sonito « Mista la sua non ha : » Il Giusti nelle sue impareggiabili poesie usa molte volte il termine Genio, e per lo più nel significato d’ingegno straordinario e inventivo, come : « E anch’io in quell’ardua immagine dell’arte « Che al genio è donna e figlia è di natura, « E in parte ha forma della madre, in parte « Di più alto esemplar rende figura ; ecc. » (A Gino Capponi, strofa ultima.)