Dante rammenta Cariddi, non già secondo la favola, ma secondo la geografia, come un vortice, qual è veramente, prodotto da due opposte correnti di acqua del mare : « Come fa l’onda là sovra Cariddi, « Che si frange con quella in cui s’intoppa, « Così convien che qui la gente riddi. » (Inf. […] « Così chi nelle mine il ferro adopra, « La terra, ovunque si fa via, sospende, « Che subita ruina non lo cuopra, « Mentre mal cauto al suo lavoro intende. […] « Dal dolor vinta, or sopra il mar si lancia, « E mostra i fianchi e le scagliose schiene ; « Or dentro vi s’attuffa, e con la pancia « Muove dal fondo e fa salir l’arene. […] « Di bocca il sangue in tanta copia fonde, « Che questo oggi il mar Rosso si può dire, « Dove in tal guisa ella percuote l’onde, « Che insino al fondo le vedreste aprire : « Ed or ne bagna il cielo, e il lume asconde « Del chiaro Sol : tanto le fa salire. […] In fatti di diverso vi è soltanto la fantastica invenzione ariostesca, che Orlando fosse così ardito (e che inoltre gli riuscisse) di entrar nella bocca dell’ Orca con tutta la nave, e che ficcasse l’ancora « E nel palato e nella lingua molle ; » mentre è noto che si scaglia e s’infigge il rampone o la fiocina nella pelle del cetaceo, che è grossa circa un pollice, e si fa penetrare nel sottoposto strato di grasso che è alto almeno quindici pollici.