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1 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
ione. Facemmo precedere il nostro Ristretto analitico della Favola da uno Studio Preliminare, che segue questa Introduzione
ovatori del detto periodo di tempo, seguirono, o meglio, conservarono uno o più dei diversi miti della religione da essi os
ro opere, a queste contigurazioni d’incarnazione ; dando per tal modo uno sviluppo maggiore alle allegor e religiose, per m
mitica, nè il mondo delle idee, nè quello dei fatti, sono concepiti l’ uno dall’altro in modo distinto e spiccato. Nella Mit
la feo. (Omero — Iliade libro 6° Trad. V. Monti). 7. Abaride. — Era uno scito, che per aver cantato il viaggio d’Apollo,
Perseo. Amò passionatamente la guerra. Abas era finalmente il nome d’ uno dei principali greci che furono uccisi nella memo
isi nella memorabile notte della presa di Troja. 9. Abaster. — Nome d’ uno dei destrieri di Plutone. 10. Abatos o Abato. — E
sotto lo stesso nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era questo uno dei nomi di Mercurio dal suo padre putativo Acaco
ce. 31. Acamao. — Figlio di Teseo e di Fedra. All’assedio di Troja fu uno dei deputati che accompagnarono Diomede onde ridi
padroni di Troja, Acamao, (che Virgilio chiama Athamas o Athamao) fu uno di quei guerrieri che vennero rinchiusi nel famos
delle sue figlie in consorte a Pirro. Evandro re d’Italia, ebbe anche uno scudiero per nome Acete. 45. Achaja. — Contrada d
riavere il corno che Ercole gli aveva strappato, gli dette in cambio uno di quelli della capra Amantea, che aveva nutrito
ero la scalata al cielo. Le sue acque divennero fangose ed amare ed è uno di quei fiumi che le ombre dei morti passavano se
i morti passavano senza ritorno. Vi sono diversi fiumi di questo nome uno nell’ Epiro, un altro in Elide, ed un terzo in It
e delle tenebre. Esiodo ne fa un ritratto spaventevole. 64. Achmenide uno de’ compagni di Ulisse. Egli sfuggì al gigante Po
ti i peccati. Sofocle nella sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad uno dei suoi personaggi queste parole che traduciamo
pollo. 88. Acrise. — Re d’Argo. Avendo consultato l’oracolo seppe che uno dei suoi nipoti un giorno l’avrebbe ucciso. Per p
chi avesse mangiato un intero bue. A ciascuno fu servito il suo, e l’ uno e l’altro riuscirono nell’intento prefissosi, sol
Ateneo racconta di questa principessa una strana avventura. Dotata di uno spirito irrequieto ed avventuriero fuggì di notte
ereo, Re di una contrada di Tessaglia di cui Phra era la Capitale. Fu uno dei principi greci che si riunirono per dare la c
monte Libano. Marte geloso di tal preferenza avventò contro di Adone uno smisurato cignale che lo ridusse in brani. Venere
ran numero di altre dame, le quali portavano due ricchi tappeti sovra uno di questi era ricamato in argento il letto di Ado
hide. Egli ebbe una figliuola a nome Calciope, che dette in moglie ad uno straniero per nome Frisso, il quale dopo qualche
e argomento ad un responso dell’oracolo che avrebbe detto ad Aeta che uno straniero gli toglierebbe il regno e la vita ; e
rodavano nei suoi stati. 130. Aetherea. V. Atherea. 131. Aetlio. — Fu uno dei figliuoli di Eolo : sposò una giovanetta per
aduta di Fetonte. Il cronista Claudiano attribuisce lo stesso nome ad uno dei cavalli di Plutone, facendo derivare il nome
sorelle Africane. Erano così dette le Esperidi. 147. Africo. — Nome d’ uno dei principali venti. 148. Afodrisie. — Feste in
iute sotto il nome di Aganipidi. 156. Agapenore. — Figlio di Anceo fu uno dei principi che avrebbero voluto sposare Elena.
Pafo. 157. Agastene. — Re degli Elleni, e padre di Polissene. Egli fu uno dei principi che si recarono allo assedio di Troj
seguente. 171. Agelaso Agelasto o Agelao. — Figlio di Damastore : fu uno di coloro che vollero sposare Penelope durante l’
ornare senza di lei. Agenore era anche il nome di un re di Argo, e di uno dei figli di Antenore. 175. Agenoria o Agerone. —
ce d’una vittima umana fosse sagrificato un bue. 189. Aglibolo. — Era uno degli Dei dei Palmiri. Negli antichi monumenti si
lio di Parthaone e padre di Tersite. Vi furono anche due altri Agrio, uno dei quali fu figlio d’Ulisse e della maga Circe.
quali fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agrio è anche il nome di uno dei Titani che dettero la scalata al cielo e che
lle Parche. 207. Agriodo. — Vale a dire dente feroce : era il nome di uno dei cani d’Atteone. 208. Agrionie. V. Agranie. 20
Itilo, che l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò per uno dei suoi nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aidone,
fettamente di Giove e Giunone. Gli Dei allora irritati mandarono loro uno spirito di discordia, che fu per essi la sorgente
8. Aine o Aloe — Conosciuto più comunemente sotto il nome di Aloo. Fu uno dei giganti più ricordati dalle cronache mitologi
o più credito. Oileo, re dei Locresi, ebbe un figlio a nome Ajace. Fu uno dei principi Greci che combatterono all’assedio d
potrebbe forse taluno credere ovvia, è pure necessaria per intendere uno dei più bei passi di Ovidio Come ha cosi parlato
ttà, ch’egli edifico in Beozia e che da lui prese nome. 230. Alastore uno dei Cavalli di Plutone. Fu anche il nome del frat
u anche il nome del fratello di Neleo, figlio di Nestore ; e quello d’ uno dei compagni di Sarpedone che fu ucciso da Ulisse
orire il fanciullo che dovea nascere, sapendo che Giove avea promesso uno splendido destino del neonato che sarebbe stato E
, re di Atene. Vi furono diversi altri conosciuti sotto questo nome : uno figlio di Marte, uno figlio di Amycus, ed un terz
ono diversi altri conosciuti sotto questo nome : uno figlio di Marte, uno figlio di Amycus, ed un terzo figlio d’Ippocone.
a delle tre Furie infernali dette anche Eumenidi. 258. Alectore. — Fu uno dei capi Argivi che assediarono Tebe. 259. Ale-De
n onore di Erigone detta anche Aleti. 272. Aetryomanzia. — Formola di uno scongiuro che si faceva per mezzo di un gallo. 27
o dell’abbondanza nella mano sinistra, e affiancata da due fanciulli, uno dei quali porta un ramo di palma. 291. Allodola. 
mente invocato dalle armate nemiche. 293. Allirozio o Allyrotio. — Fu uno dei figliuoli di Nettuno. La tradizione mitologic
nel territorio di Roma. Fu padre della ninfa Lara. 295. Almopo. — Fu uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. 296.
ltea si uccise per disperazione. 304. Altepo. — Figlio di Nettuno, fu uno dei rè di Egitto. 305. Altio. — Soprannome di Gio
o di un satiro e di una Ninfa, fu amico di Bacco, il quale ebbe anche uno dei sacerdoti del suo culto conosciuto sotto l’is
olluce. 356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re dei Bebrici. Vi fu anche uno dei più famosi centauri compagno di Enea, che ebb
so momento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da uno dei suoi ufficiali, che il cignale di Calidone de
. 393. Andrastea. — Vedi Andate. 394. Andremone. — Padre di Toaso, fu uno dei capi Greci che assediarono Troia. Vi fu anche
Nettuno per vendicare la Dea, fece dalle Nereidi legare Andromeda ad uno scoglio e la condannò ad essere divorata da un mo
osì pestilenziale vapore che credevasi assai comunemente esser quello uno spiraglio dell’Inferno. 406. Anfiaree. — Feste in
. 413. Anfimedone. — Figlio di Melanto, che fu ucciso da Telemaco. Fu uno di coloro che volevano sposare Penelope. La favol
Orazio — De arte Poetica Epistola III. Anfione era anche il nome d’ uno degli Argonauti, ed un re d’Orcomeno, che fu padr
quale divenne d’una estrema bianchezza. 427. Angelo. — Fu il nome di uno dei figli di Nettuno. 428. Angeronale. — Nel gior
ore. Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal nome uno dei capitani di Enea. 462. Antesforle. — Feste in
celebre. 464. Anthio. — Da Anthius che vuol dire fiorente. Era questo uno dei soprannomi di Bacco. 465. Anthione. — Era que
i peggior trattamento. 467. Anthoro o Antoreo. — Fu questo il nome di uno dei compagni più fidi di Ercole e poi di Evandro 
trad. di Vinc. Monti Si rammentano dalle favole altri due Antifo : uno compagno e fedele amico di Ulisse, l’altro nipote
e Ajaci, sotto la figura dell’indovino Calcante, lo fa riconoscere da uno di essi. ……….. Agevolmente. Si riconosce un nume
la maniera con la quale gli Dei si palesavano talvolta agli uomini, è uno di quei simboli che nello studio preliminare di s
mico di Ercole che egli ebbe carissimo. 545. Argesio. — Fu il nome di uno dei ciclopi fabbricante dei fulmini di Giove. 546
egli a perdere la vita pel gran dolore. Venere, mossa a pietà, cangiò uno in fiume, e l’altra in fontana. Però Seleno dimen
anni prima della caduta di Troia. 559. Argone. — Figlio di Alceo : fu uno degli Eraclidi discendenti di Ercole. 560. Argore
bre. 570. Arimomanzia. — Vedi Axinomanzia. 571. Ario. — Fu il nome di uno dei più famosi centauri che combatterono i Lapidi
ti i sudditi di Arpalico, questo re fu detronizzato, e mentre cercava uno scampo nella fuga, a cui aveva unica compagna la
Arpalice che mori di dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu uno degli argonauti da lei passionatamente amato. Di
isia. — Nome della Sibilla Delfica, detta similmente Dafne. Era anche uno dei soprannomi di Diana da alcune feste dette Art
ci figliuoli. Qualche tempo dopo la fondazione di Roma, essendo morto uno dei figliuoli di Acca Laurenzia, Romolo per attes
l’ Anguillara. Vi fu anche un altro Ascalafo, figlio di Marte che fu uno dei più rinomati guerrieri Greci, che assediarono
la di Creta dove era particolarmente venerato. Asio si chiamava anche uno dei fratelli di Ecuba. 619. Asopo. — Figlio dell’
he sotto il nome di Ialmeno si distinse poi all’assedio di Troia come uno dei più famosi generali dell’armata Greca. Vi fu
che che fu una delle figliuole di Niobe. V. Niobe. 639. Astioco. — Fu uno dei figliuoli di Eolo Dio dei venti, il quale dop
uogo dov’erano e il rispetto verso la Dea, la quale sdegnata cangiò l’ uno in leone e l’altra in leonessa. 656. Atamante. — 
preso dall’origine favolosa del Palladio V. Palladio. 667. Ati. — Fu uno dei sacerdoti di Cibele e il più famoso fra gli a
l’orribile scena avesse retrocesso dal suo corso quotidiano. È questo uno degli episodi più truci che ci ricordi la storia
teone. — Secondo le cronache del mitologo Fulgenzio, così si chiamava uno dei cavali che tiravano il carro del sole quando
ci chiamavano anche queste cerimonie Dionisiache da Dionisio, che era uno dei soprannomi di Bacco. In Atene la ricorrenza e
tirò loro la vendetta della stessa dea Cotitto. 740. Ballo. — Nome di uno dei cavalli di Achille. Omero dice che erano immo
de oscenità. — V. Bali. 742. Baraico, detto anche Buroico. Era questo uno dei soprannomi d’ Ercole, che gli veniva da una c
tutti gli abitanti della borgata, sommersi con le case dalle acque d’ uno spaventevole diluvio, che aveva allagato ogni cos
n chiesero che di essere i ministri di quel tempio, e di non morire l’ uno senza dell’altra. I loro voti furono esauditi. Pe
rso, ma che, vedendo la terra deserta ed inabitata, avesse imposto ad uno degli Dei minori di tagliare la propria testa, di
li, per non fare aspettare la madre tirarono essi stessi il carro per uno spazio di 45 stadii di terreno. Giunti al tempio,
ico che lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo in uno dei suoi sacri recinti. Lo stesso autore fa simil
dispendio le case ove si celebrava e gli appartamenti illuminando con uno sterminato numero di torce. I Cartaginesi avevano
 vedi Baraico. 853. Busiride. — Figlio di Nettuno e di Lidia. Egli fu uno dei più crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva per co
 Eneide — libro VII trad. di A. Caro. 880. Caistrio o Caystrio. — Fu uno degli eroi del popolo di Efeso : aveva un tempio
La più antica e la più generalizzata opinione è che Calligenie fosse uno dei soprannomi di Cerere stessa. 906. Calliope. —
la dell’Oceano e moglie di Crisaore, che la rese madre di due mostri, uno dei quali fu Gerione, famoso gigante a tre teste 
quei popoli, ove il Dio Camulo veniva rappresentato con una picca ed uno scudo. 929. Canaca. — Era il nome di uno dei cani
ppresentato con una picca ed uno scudo. 929. Canaca. — Era il nome di uno dei cani di Acteone. Questa parola in greco signi
a famiglia dei molluschi, comunemente detto ragosta. Giunone ne mandò uno assai grosso contro Ercole, quando questi uccise
ava il simulacro di un cane ; e che i Romani sagrificassero ogni anno uno di questi animali, volendo con ciò ricordare la s
ra un gran vaso sormontato da una testa umana e talvolta da quella di uno sparviero, e coperta di geroglifici. I Caldei, an
di cui nell’articolo precedente. 942. Cantho. — Figlio di Abaso : fu uno degli Argonauti. 943. Canuleìa. — Era così chiama
iù folte tenebre. 946. Capaneo. — Figlio di Ipponoo e di Astinome. Fu uno di coloro che portarono soccorso a Polinice nel f
stendevasi anche ai caprai loro custodi ; tanto che, essendone morto uno , gli abitanti di Mendes dimostrarono il più vivo
l Nuotatore Trad. di A. Maffei. Questi due scogli sono così vicini l’ uno a l’altro, che le navi devono vogare direttamente
irettamente nel mezzo, altrimenti correrebbero il rischio, evitandone uno , di frangersi sull’altro. Da ciò il famoso prover
l quale veniva attribuita l’invenzione della musica. Era anche questo uno dei soprannomi di Giove, per il culto particolare
o. 974. Carmentis-Flamen. — Con questa denominazione veniva designato uno dei quindici flamini di Roma, addetto al particol
distinzione a questo proposito, dicendo che Giunone aveva due carri, uno tirato da due cavalli, sul quale combatteva. 983.
orte di Castore, il quale qualche tempo dopo fu ucciso per vendetta d’ uno degli oltraggiati sposi. A cagione della immortal
ui non montava alcuno ; volendo con ciò spiegare che dei due fratelli uno solo poteva stare nel mondo, quando l’altro, a ca
grandi dei della Grecia, e furono loro innalzati due magnifici tempî, uno a Sparta, ove ebbero i natali ; e l’altro ad Aten
tamorfosi Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. 1006. Cauro. — Nome di uno dei principali venti. 1007. Cauto. — Dio della pr
iro e dell’ Arpia Podarga ; e che erano immortali. Essi si chiamavano uno Balio e l’altro Xanto V. Balio e Xanto. 1009. Cav
a dieci anni, docisero finalmente di rendersene padroni, per mezzo di uno stratagemma, che molti scrittori attribuiscono ad
te ad una grossa scimmia. Al dire di quest’ultimo, Pompeo fece venire uno di quelli animali dall’ Etiopia in Roma, ove non
rticolo precedente. 1025. Cecropea. — Più comunemente Cecropiana, era uno dei soprannomi di Minerva come protettrice di Ate
amato da Minerva. La Dea in prova d’affetto gli attaccò sulla fronte uno dei capelli della testa di Medusa, e con quel tal
imana non valse. V. Monti. — Musogonia. 1052. Ceo. — Così avea nome uno dei Titani, figliuoli della terra, che dettero la
ercurio. Si aveva per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu uno dei sacerdoti di Cerere che sovraintendeva ai mis
e tirato da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si trasformò in uno di questi animali. V. Leda. Cigno ebbe anche nome
mi, il corpo di Cigno disparve avendolo suo padre Nettuno cangiato in uno di questi animali. 1105. Cileno. — Fu una delle P
re, che poi dal suo nome fu detta Cilicia. Cilixo fu anche il nome di uno dei figliuoli di Agenore. 1107. Cillabaro. — Figl
 Lib. X Trad. di I. Pindemonte. 1139. Circio. — Così veniva chiamato uno dei principali venti. 1140. Cirene. — Ninfa figli
i del re Priamo, e figlio di Laomedone. 1190. Clito. — Così ebbe nome uno dei più rinomati centauri. 1191. Clizia. — Figlia
essa alla legge inevitabile della morte. Questa credenza religiosa di uno dei più antichi popoli del mondo, è una prova del
no della benevolenza del cielo, quando un coccodrillo avesse divorato uno de’loro bambini, del che essi si tenevano felicis
tristi acque con le lagrime dei dannati. Cocito era anche il nome di uno dei discepoli del centauro Chirone. 1213. Coe o C
a città d’Apollonia, dei quali due rappresentavano Giove, due Apollo, uno il Sole, uno Domiziano, ed uno Nerone. 1223.Colos
llonia, dei quali due rappresentavano Giove, due Apollo, uno il Sole, uno Domiziano, ed uno Nerone. 1223.Colosso di Rodi. —
due rappresentavano Giove, due Apollo, uno il Sole, uno Domiziano, ed uno Nerone. 1223.Colosso di Rodi. — Vedi l’articolo p
vestivano una tunica bianca. 1226.Cometeso. — Padre d’Asterione : fu uno degli Argonauti. 1227.Cometo. — Figlia di Peterel
a tagliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e re dei Lapidi. Fu uno degli Argonauti che presero parte alla spedizione
i greci veneravano anche come il Tempo. 1320. Cronio. — Fu il nome di uno dei centauri. 1321. Crono. — Soprannome che veniv
— Re d’Argo e padre di Famateo. 1324. Cteato. — Padre d’Anfimaco : fu uno dei capitani che assediarono Troja. 1325. Ctonlo.
, presso cui veniva rappresentato come un tritone : aveva due tempii, uno nella città di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasi
città di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasictone. — Così si chiamava uno dei figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349
ogli lo stesso supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era questo uno dei soprannomi di Cerere, come era detto Damastio
une particolari costellazioni. La cronaca favolosa racconta che Gige, uno dei Titani, col solo passarsi uno di quegli anell
cronaca favolosa racconta che Gige, uno dei Titani, col solo passarsi uno di quegli anelli al dito si rendesse invisibile.
a quello che trattò il matrimonio di Nettuno con Anfitrite ; altri da uno di quei marinai che Bacco cangiò in delfini ; ed
nza dei misteriosi miasmi. Il luogo ove si apriva quell’antro, era in uno degli scondiscimenti del monte Parnaso ; e da que
cendola servire ai loro privati interessi. Delfo era anche il nome di uno dei figli di Apollo che edificò quella città. 139
, che si recavano ogni anno a Delo. 1401. Delicoone. — Così ebbe nome uno dei figliuoli di Ercole. 1402. Delle. — Feste in
pentita di essersi data in braccio ad un suo amante, si precipitò in uno stagno, ove, non essendosi più ritrovato il suo c
e ; è questa per altro un’opinione assai incerta. Dictinnia era anche uno dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così a
a anche uno dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così avea nome uno dei centauri : egli fu ucciso da Piritoo. 1441. D
da Piritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pindaro, era questo uno dei soprannomi dato a Diana, per essere gemella d
sottili striscie una di dette pelli, le quali disegnarono sul terreno uno spazio abbastanza grande, nel quale Didone cominc
edente. 1451. Dimenticanza. — V. Lete. 1452. Dimone. — Così avea nome uno dei quattro dei Lari o Penati. 1453. Dindima. — A
nome ad una festa che si celebrava nell’ Attica, in onore di Dioclie, uno degli eroi della Grecia a cui dopo la morte furon
ionisiache. — Specie di baccanali, celebrati in onore di Bacco. Erano uno strano e turpe miscuglio di devozione e di osceni
dedicato agli osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il nome di uno dei tre dei Anaci, o Dioscuri figliuoli di Giove.
iso. Virgilio — Eneide Lib. VI. trad. di A. Caro. 1478. Dite. — Era uno dei soprannomi di Plutone, al quale si dava perch
ramento per questa divinità. Taluni scrittori dissero che Fidio fosse uno dei figli di Giove : altri lo hanno di sovente co
rmenta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi, per dinotare che uno degli attributi dell’ubbriachezza è il furore. La
del re latino, felice e bel parlatore, ma uomo sleale e vigliacco. Fu uno dei più accaniti nemici del re Turno. 1507. Dria.
al padre di Licurgo. di cui qui sopra. V. Driantiade, così avea nome uno dei principi che vennero in soccorso di Eteocle c
ventù ed avevano sparsi in tutte le Gallie gran numero di collegi. In uno di questi risiedeva il gran sacerdote, o capo sup
di Gorgofona, figlia di Perso, che lo rese padre di Tindaro. Ebalo fu uno dei migliori re di Sparta, i cui abitanti alla mo
acciatori. È opinione di varii accreditati mitologi che Ecaerga fosse uno dei soprannome di Diana. 1529. Ecale. — Nella cit
rò più generalizzata fra gli scrittori della favola è che Ecate fosse uno dei nomi di Proserpina stessa : e che questa veni
se quel vago terrore delle tenebre che degenera in ismanie, e produce uno spevento invincibile. La tradizione favolosa ripe
quelle eroiche fanciulle. Vi fu un altro Echione, padre di Penteo. Fu uno di coloro che la favola dice nati dai denti del d
furono detti Echionidi. La favola ricorda di un altro Echione, che fu uno degli araldi degli Argonauti. 1544. Echionide o C
un drago che vorrebbe impadronirsene, e che allora gl’indigeni fanno uno strepito spaventevole con ogni specie di strument
ano seguita, queste si avventarono sul traditore e lo acciecarono con uno spillo, mentre Ecuba di sua propria mano uccideva
ibili destini che si legavano alla vita del fanciullo, lo consegnò ad uno dei suoi ufficiali, con ordine espresso di farlo
di lasciare così la sua patria. Giunto nella Focide, ebbe querela con uno sconosciuto e lo uccise. Quello incognito era Lai
— Questa parola in greco significa ardente, perciò i pagani ne fecero uno dei soprannomi di Vulcano, dio del fuoco. 1562. E
colo. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu uno dei seguaci più caldi della novella divinità. 156
Virgilio dice che Minerva combatteva coprendosi tutta la persona con uno scudo, o Egida, su cui era incisa la testa della
che gli Egineti fossero i primi fra i Greci a coniar moneta, e che fu uno di essi, per nome Fidone, che consiglio i suoi co
to mangio senza soffrirne ottanta focaccie. Egone fu anche il nome di uno dei re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo
avrebbe palesato la volontà dei numi, ed essendosi dopo pochi giorni uno di questi animali posato sulla casa di un cittadi
i faceva nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei più interessanti nomi della mitologia, avuto
e — Figlio di un re di Meonia, e di una schiava per nome Licinnia. Fu uno di coloro che dopo l’assedio di Troja, seguirono
di lei, lunge dall’ abusare dei diritti del matrimonio la servì come uno schiavo fedele, fino al giorno in che Oreste la d
Elettridi. — Piccole isole poste sulla imboccatura dell’ Eridano. In uno dei piccoli laghi, posti in queste isole, cadde F
di sacrifizii l’ombra della morta sacerdotessa. I Corinti seguirono l’ uno e l’altro ordine dell’oracolo, ed in memoria di q
pitore, e la restituirono al padre. V. Polifemo. 1655. Elpenore. — Fu uno dei compagni di Ulisse che, insieme agli altri se
n delle verghe, e solo cessavano dal duellarsi, allorchè il sangue di uno dei combattenti gocciolava sul sepolcro. 1659. Em
onache dell’antichità, questi due Titani, sono di sovente scambiati l’ uno con l’altro. Schiaccia l’immensa fronte Etna sub
n vulcano. La cronaca fa anche menzione di un altro Encelado, che fu uno dei cinquanta figli di Egitto che sposò una delle
i della sua parte ; e ben presto egli fu ritenuto nelle file Trojane, uno dei più valorosi campioni, dopo Ettore ; ed inver
rticolare duello col più prode guerriero Greco, con Achille ; ed ebbe uno scontro non meno pericoloso con Diomede, nel qual
aver mai nulla a soffrire, poichè tutte le volte che Enea correva in uno scentro con l’inimico, un positivo pericolo, Nett
— Uno dei soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno dei più sa
687. Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno dei più sapienti dell’Asia. La tradizione ripete
94. Enoptromanzia. — Specie di divinazione che si faceva per mezzo di uno specchio ; ed era così detta dalla parola greca ε
uogo dove si davano gli oracoli. 1699. Entello. — Celebre atleta ; fu uno dei principali seguaci di Aceste, il quale dette
ine ambi ristretti Mischiar le mani e a ferir si diero. Era giovine l’ uno , agile e destro In su le gambe ; era membruto e v
io ad Ercole vicino al sepolcro di lui. 1705. Eoo. — Così si chiamava uno dei cavalli del sole, e propriamente quello che d
van dato questo nome ad una statua altissima formata, di tre corpi in uno , ch’essi avevano consacrato ad Ecate e che rassom
contrastate. A proposito di ciò le cronache mitologiche ricordano di uno strano avvenimento. È detto che gli Eraclidi prim
sto, nella lingua indigena, veniva chiamato Som ; in seguito egli era uno fra i dodici dei maggiori dell’antico Egitto, e n
hiusa a questo breve cenno. Questo storico fa menzione di due Ercoli, uno egiziano e l’altro fenicio, costituendo come tipo
era di un Do. Egli tira d’arco con impareggiabile destrezza e persino uno dei suoi cavalli si chiama Airone, nome greco che
viva Forza uccideste ; e il mostro d’Erimanto : L’idra di Lerna ; ed uno stuol di fiere. Che mezzo han d’uomo e di destier
i suoi due nemici, si rese nella città di Tirrenia. Nella traversata uno dei suoi tori si sbandò, errando per le campagne
, e si accingeva a combattere contro di lui, e già i due nemici erano uno di fronte all’altro, allorchè Giove li separò con
e Ercole guarirebbe dalla sua malattia, allorchè sarebbe venduto come uno scbiavo, ed avrebbe dato il prezzo di quella vend
vi innalzò un altare a Giove, e volendo sacrificare a quel Dio, mandò uno dei suoi araldi a Trachina, onde avere un’abito d
bbe stato richiamato in vita odorando una quaglia, farebbe credere ad uno scambio erroneo e vizioso con quell’Ercole che Ci
re denominazione. Così Ercole vincitore aveva due templi particolari, uno posto presso la porta Trigemina e l’altro nel For
te che si calebravano a Sparta in onore di Ercole. 1774. Ergino. — Fu uno dei marinai, che in qualità di pilota, succedette
iglio della dea Feronia e re di Preneste. La tradizione ripete di lui uno strano fatto, che egli cioè avesse ricevuta da su
empo fanno contemporanea di Saffo. 1786. Erisittone. — Così avea nome uno degli avi materni di Utisse che ebbe fama di auda
e Pompeo, visse una maga di questo nome. Lucano ne fa il soggetto di uno dei più splendidi episodii di un suo poema in cui
alla parola Greca Ἐρυδρδς che significa rosso, si dava questo nome ad uno dei cavalli del Sole. Al dire del Mitologo Fulgen
i dei perchè le concedessero la grazia che i loro corpi ne formassero uno solo. Da ciò la tradizione favolosa che dà ad Erm
che erano gli attributi di Mercurio. 1800. Ermete. — Essendo Ermete uno dei nomi del dio Mercurio, si chiamaveno Ermee al
quasi conoscendosi colpevole della morte di lui. 1806. Ermione. — Fu uno dei più antichi re della Germania, il quale dopo
l’opposta Abido Breve flutto disgiunge. Amor da l’arco Scoccando ivi uno stral, doppia ad un tempo Preda ei coglieva, un g
a di Sesto abitatrice : amabili Leggiadre stelle d’ambo le cittadi, L’ uno all’altro simili O tu che passi Buon peregrin su
uando al piè de la torre estinto e guasto Dagli scogli il mirò, forte uno strido Disperata traendo, e intorno al petto Lace
po le nozze. Egli ne fu talmente addolorato che si gettò dall’allo di uno scoglio nel mare, ma Teti lo cangiò in uccello pr
ue anelli coi quali pretendeva di conoscere l’avvenire, percuotendoli uno contro l’altro. La tradizione dice che per mezzo
ha vita il simbolo mitologico che ha fatto dare il nome di Espero ad uno dei più brillanti pianeti. 1837. Espiatore. — Sop
vea avuto parte la volontà. I pontefici eressero dunque due altari, l’ uno a Giunone protettrice delle sorelle, e l’altro al
va, secondo le antiche credenze, assolutamente necessaria. Per citare uno dei tanti esempi, di che fà menzione la tradizion
Giunone. 1865. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di uno dei tre dei Dioscuri, conosciuti sotto il nome co
de deriva dal greco Εορων che significa allegro. 1875. Eufrobio. — Fu uno dei principali capi dei Trojani nel memorabile as
rvello di Giove. 1879, Eumelo. — Figliuolo di Alceste e di Admeto. Fu uno dei capi greci che assediarono Troja. Omero ce lo
sterminare tutti gli amanti di Penelope. V. Ulisse. 1884. Eumolo — Fu uno dei figliuoli di Atreo, il quale insieme ai suoi
l’uscire di casa. Quando la combinazione faceva che s’imbattessero in uno di essi, ritornavano in casa e non uscivano per t
lici e privati sacrifizii. 1903. Eurinomo. — Al dire di Pausania era uno degli dei infernali. Questa truce divinità, secon
ndo i denti come un affamato. 1904. Euripile. — Figlio di Evemone. Fu uno dei capitani greci che assediarono Troja. I lor
senza tregua ; ma poi cominciò ad avere qualche lucido intervallo. In uno di questi momenti, egli decise di andare a Delfo,
tritone, che non era altro che Euripile, staccò dal carro di Nettuno uno degli aligeri destrieri e lo mandò innanzi agli A
orridore. Finalmente Euripile si chiamava un nipote di Ercole, che fu uno dei più valorosi alleati dei trojani. La tradizio
propria mano Macaone figlio di Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno dei più belli principi dei suoi tempi e comandava
iume, gli alberi erano sempre verdeggianti, pubblicarono che fu sotto uno di questi, che si compirono i primi amori di Giov
Pane, detti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei quali era detto dei Quintiliani, e l’altro de
ittà di Naupatto, nella Focide. La tradizione mitologica narra di lui uno strano fatto, dicendo che egli aveva male gli occ
ere mascolino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei
vevano fatto di questo, uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cronisti che si è addentrato nei più remoti r
ena il vascello fu di ritorno, nell’entrare nel porto, fu cangiato in uno scoglio. Allora ad un certo Alcinoo, anch’egli ab
lui, come dio del mare ; onde egli avrebbe fatto perire fra le acque, uno dei loro migliori vascelli, nel giorno che avrebb
llorquando faceva mestieri dichiarare la guerra, i feciali eleggevano uno di essi per mezzo di votazione, e allora l’eletto
er feconde, i sacerdoti le facevano spogliar nude, e le battevano con uno staffile di lana. Sulle antiche medaglie si trova
a molte ore del giorno vicino a quell’albero, bucandone le foglie con uno spillo, assorta nell’unico pensiero che le travag
restassero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto uno dei loro principii ; cosa la quale viene altament
Monti. e tanto che lo accompagnò perfino all’assedio di Troja e fu uno degli ambasciatori, che, al dire di Omero, il qua
Riferisce Diodoro, nelle sue cronache della favola, che Bacco, che fu uno dei più famosi legislatori dell’ antichità avesse
essere stato cangiato in genio, fu da Venere adibito alla custodia d’ uno dei suoi tempii. Fetonte era similmente il nome d
ne mitologica alla quale si attiene Pausania stesso dà questo nome ad uno abitante della città di Corinto, il quale nel pre
geo. — Dalle parole greche φιλω amo e λη terra si dava questo nome ad uno dei cavalli del sole, nella significazione di ama
élémaque — Livre XV. Omero dice finalmente che Filottete fosse stato uno degli Argonauti ; e a proposito della sua famosa
scoa, per onorare la memoria della madre di Narcea. 2023. Fitalo — Fu uno degli eroi dell’ Attica, divinizzato dopo la mort
eso in tutte le città e le borgate dell’Egitto, il fiume Nilo che era uno dei più venerati numi della loro religione ; a mo
a parola greca φοβεω che significa atterrisco, si dava questo nome ad uno dei tre Sogni che la favola fa figliuoli del Sonn
, ma sventuratamente si ferì in una mano, nel togliere ùna freccia da uno dei cadaveri e dopo qualche giorno mori di quella
mile A fosca notte giù venia. Piantossi Delle navi al cospetto : indi uno strale Liberò dalla corda, ed un ronzio Terribile
di abiti neri e insanguinati ; con una torcia ardente in una mano ed uno staffile anche di serpenti nella altra e seguite
assiso su d’ una rupe sotto alla quale erano ascosi Aci e Galatea, l’ uno in braccio dell’ altra, perduti in un’ ebbrezza d
di. 2077. Galeote — La tradizione della favola fa di questa divinità, uno dei principali numeri degli Illei, antichi popoli
uciano, riferisce nelle suo cronache sull’ antichità, che allorquando uno dei sacerdoti galli moriva, i suoi compagni porta
olombi ; e credevano fermamente che essi non potevano toccare nemmeno uno di questi volatili, riguardando come impuro e mal
impuro e maledetto quello, fra i loro compagni, che ne avesse toccato uno , anche inavvertentemente. I sacerdoti galli erano
e inavvertentemente. I sacerdoti galli erano sottoposti al comando di uno fra essi, a cui davano il nome di Archigallo, oss
olluce. Il fratel racquista, e in ciel si annida. Ove a vicenda or l’ uno , or l’altro siede : Alle ansie navi stella entram
denza religiosa dei pagani ammetteva perfino l’esistenza di due genii uno buono e l’altro cattivo. Da questa credenza larga
Gialmeno o Ialmeno. — Figlio della bella Astioche e del dio Marte. Fu uno degli eroi che più si distinse all’assedio di Tro
2128. Giapeto. — Gigante figliuolo di Urano e fratello di Saturno. Fu uno dei Titani che mossero guerra a Giove, e dettero
isognava uccider tutti l’unn dopo l’altro, senza che ne fosse rimasto uno solo ; e che finalmente, a coronare la difficile
re di Lidia per nome Candaule, del quale la cronaca mitologica narra uno strano avvenimento. Al tempo in cui Gige viveva,
ndaule fu causa d’una sommossa nel popolo, già diviso in due partiti, uno a favore, l’altro contrario all’usurpatore. Però
lla sera va a precipitarsi nella Notte. Aveva nelle mani le redini di uno dei cavalli del carro di Diana, ossia la Luna, pe
dei giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come uno dei più infelici giorni, il quinto di ogni mese.
e gli altri mostruosi giganti, che dettero la scalata al cielo. Non uno ordi la Luna ordin di giorni Favorevoli all’opre 
e dalla Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da uno dei suoi figli. Però Rea, addolorata di veder dis
one del cennato scrittore, nell’Arcadia si riconoscevano due Giovi, l’ uno figliuolo del Cielo, e padre di Minerva, dea dell
lassico scrittore sopra cennato, ripete che dei due Giovi d’ Arcadia, uno era antico quanto il mondo, e nato da ignoti geni
o consacrato a Minerva, riferisce che quel simulacro aveva tre occhi, uno in mezzo alla fronte, e gli altri due al medesimo
gantino — I pagani non riconoscevano che due soli numi così chiamati, uno che presiedeva, come la Giunone Giuga, alle cerim
vente chiamata col soprannome di Juno Moneta. Il culto di Giunone era uno dei più estesi e solenni di tutto il paganesimo,
na d’imponente e maestosa bellezza ; ricoperta d’un manto reale ; con uno scettro in una mano, e con una corona sul capo, i
per la quale si vedono auche oggidi, molte statue di quella dea, con uno di questi volatili a fianco. I greci e i romani,
sempre dedicati a qualche dio in particolare e talvolta anche a più d’ uno di essi insieme. Vi sono anzi varì cronisti dell’
che Turno ed Enea avrebbero posto fine a la guerra che sostenevano l’ uno contro l’altro, con un particolare duello, nel qu
ppresso partitamente menzionando dei più importanti. Glauco avea nome uno dei figliuoli d’Ippolito, del quale la tradizione
Polibio e di Eutea. La tradizione mitologica narra di questo Glauco, uno strano avvenimento ; dicendo che egli che era un
ne masticò all’istante vari fili. Ma non appena ebbe ciò fatto intese uno strano commovimento nelle vi. scere e nel cuore ;
egli poi trovò mezzo di sciogliersi. Nella città di Antedone, vi era uno scoglio conosciuto, al dire di Pausania, sotto il
andocelo come nipote di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come uno dei comandanti dei Licii, che sotto gli ordini de
ui. Però non potendo fare entrambi a meno di compiere il loro dovere, uno fra le fila dei greci, e l’altro fra quelle dei t
articolo precedente. Di questo Gordio le cronache mitologiche narrano uno strano avvenimento. Durante la sua gioventù, egli
niente altro che un povero lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ; uno dei quali gli serviva per tirare il carro, e l’al
ivano gl’incantesimi e predicevano l’avvenire. Avvicinatosi Gordio ad uno dei villaggi ove dimoravano i Telmissi, s’incontr
lio — Encide — Lib. VI. trad. di A. Caro. Il cronista Diodoro, che è uno dei più accreditati scrittori dell’antichità, rip
goni le dettero la caccia per farla morire, ma essa li prevenne e con uno sguardo le rese tutti cadaveri. Finalmente è scri
tti i doni e le prerogative della bellezza, che vale ad ammaliare con uno sguardo. L’impressione che produceva la loro bell
fora — Soprannome che si dava a Pallade Minerva, perchè essa portava, uno seudo, su cui era impressa una testa della Gorgon
lle credenze pagane ; imperocchè vediamo che il Grifone si trova come uno degli attributi di Apollo, ossia del Sole ; e ven
ropriamente quelli della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro dei, ritenuti come i fondatori della
zione universale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano con questo nome uno dei loro Penati. 2214. Har-Heri. — Le cronache de
so avviluppato alle parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi uno dei loro cinque dei Gahi, e propriamente quello c
i punivano di morte chiunque ne avesse anche involontariamente ucciso uno . Essi tributavano a questo volatile, gli onori di
imanere col suo vecchio padre. Posta nel crudele bivio di sacrificare uno dei due soli esseri, a cui ella fosse affezionata
le mura di Troja. Ificlo è ricordato nelle cronache mitologiche, come uno degli argonauti, e come vincitore al premio della
che Giasone fece celebrare in onore di Pelia. Ificlo ebbe anche nome uno dei guerrieri che presero parte alla prima spediz
aggiungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu uno dei più fedeli amici di Ercole. V. Idra di Lerna.
iulli nacquero di 10 mesi e fossero gemelli benchè concepiti tre mesi uno prima dell’altro ; perchè Giove, secondo riferisc
teso che quegli stranieri erano di Argo, propose loro di sacrificarne uno solo quante volte l’altro si fosse legato con giu
ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255. Ifito. — Re dell’Elide, che s
capo come regina della medicina ; con una coppa nella sinistra, e con uno scettro nella destra e avendo attoreigliato al br
ole prese a difendere gli Eraclidi suoi discondenti ; assegnò ad essi uno stabilimento nell’Attica ; legò i suoi sudditi d’
Fav. XII. trad. del Cav. Ermolao Federico. 2291. Invincibile. — Era uno dei soprannomi di Giove. In Roma durante gl’Idi d
to, in Beozia, per combattere i Tebani ; Ercole pensò di ricorrere ad uno strano stratagemma, onde portare la confusione e
Pelopidi. Narra la tradizione, che Apollo, per vendicare la morte di uno dei suoi sacerdoti, avesse mandata la pestilenza
e il figliuolo, che all’ annunzio della morte di lui, si precipitò in uno stagno e ne divenne la divinità tutelare. 2325. I
isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di Penelope e per la sua grande pove
. 2333. Isiaca. — Sotto il nome di favola Isiaca, additavano i pagani uno dei più considerevoli monumenti dell’antichità, i
così spaventevole rimbombo, che tutti ritennero come cosa certa, che uno dei principali demonî abitatori di quell’isola, f
, fino a fer loro dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è uno dei più leggiadri scrittori dell’antica letteratu
Ermolao Federico. 2365. Japeto. — Plù comunemente detto Giapeto. Fu uno dei giganti che Giove fulminò per aver dato coi s
quale si dà, da quasi tutti gli scrittori, il nome di Giarba, che fu uno degli amanti della regina Didone. — V. Giarba. 23
ll’ Africa. Secondo Virgilio fu espertissimo nell’arte musicale, e fu uno degli amanti della regina Didone. ……. Comparve i
re privi di ornamenti e di statue. Il solo arredo che vi si osserva è uno specchio assai grande, che, come emblema di purez
a è chiusa, mentre delle tre altre, una stringe una lancia, un’ altra uno scettro, e un’ altra dei fiori. Ricche catene di
igurato con gli occhi spalancati e terribili con la bocca attratta da uno spaventoso sogghigno, e con le vesti grondanti di
iori. Nelle tradizioni storiche di quella contrada, Kolna è figlio di uno dei capi Scandinavi, il quale fondò per il primo
vuole che le altre due più piccole laterali siano state costruite da uno dei re Faraoni, il quale amantissimo della regina
entrata dall’ esterno ; ma internamente vi era un immenso, un enorme, uno sterminato numero di strade, per le quali si era
torico Apollodoro, Laerte fu contemporaneo e parente di Giasone, e fu uno degli Argonauti. 2410. Lafira. — Dalla parola gre
anche semplicemente Lampo, ossia Risplendente. Era questo il nome di uno dei cavalli del sole, e propriamente di quello ch
ce mettere nel proprio letto la statua del marito. Qualche tempo dopo uno schiavo andò a riferire ad Acasto, padre di Laoda
il. Omero — Iliade — Libro VI trad. di V. Monti. Tolta in moglie da uno dei tanti figli di Ercole per nome Telefo, Laodic
uno stesso. Anzi avendo con l’andare del tempo le onde fatto rovinare uno degli argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sd
e degli argini, si era vendicato della mala fede del re, distruggendo uno di quei ripari che erano opera sua. Questa è alme
enute con scrupolosa nettezza. Nelle case dei ricchi v’era un servo o uno schiavo, destinato particolarmente al servizio de
he genii, spettri e lemuri — V. Lemuri. 2445. Lasio. — Così ebbe nome uno dei più famosi principi della Grecia. Egli aspirò
giorno, dagli ardori del sole e dalla stanchezza, sedutasi in riva ad uno stagno, ove alcuni contadini falciavano l’erba, L
i si opposero sempre al compimento delle nozze desiderate. Finalmente uno straordinario avvenimento ne a cangiare l’ordine
incolume, come per miracolo, gl’indovini predissero che ella avrebbe uno splendidissimo destino, il quale pero sarebbe riu
ni, volle, per eternare la memoria del fatto, che si fosse fabbricato uno splendido tempio comune, ove gli alleati latini,
iglio di Nettuno, e della ninfa Pirene. Egli diede il proprio nome ad uno dei porti di Corinto, conosciuto sotto la denomin
quali pretendono che le uova partorite da Leda fossero due, e che da uno uscissero Castore e Polluce, e dall’altro Elena e
nisse per volontà di qualche nume, che non avea voluto permettere che uno dei due maravigliosi animali rimanesse vinto. Al
l marito Antifate, il quale non appena li ebbe raggiunti se ne mangiò uno , e chiamando i suoi Lestrigoni fece raggiungere l
— Eneide — Libro VI trad. di A. Caro Lete era similmente il nome di uno stagno paludoso vicino al lago Cherone in Egitto 
ed a spesa della repubbblica, si dava alle principali divinità, ed in uno dei loro templi, credendosi che gli dei, a cui ve
ro, che per far cessare il castigo, bisognava celebraré una festa con uno splendido convito, offerendolo a sette divinità.
a mano, che ella certo gli avrebbe negata, valeva meglio ricorrere ad uno stratagemma, e avvalersi dell’ astuzia. Infatti L
terra a Temessa. Calmatisi gli spiriti, Ulisse offrì ai suoi compagni uno splendido banchetto, ove Liba si inebbriò per sif
rappresentata sotto la figura di una matrona, vestita di bianco, con uno scettro in una mano, un berretto nell’ altra, e c
stava il sepolcro di Orfeo, la tradizione mitologica ci ha tramandato uno strano ricordo. Narrano le cronache che avendo gl
he non ostante lo fece morire, infrangendone il corpo delicato contro uno scoglio, allorchè ebbe rivestita la tunica intris
unge che il corpo di Lica s’indurì per l’aria, ed egli fu cangiato in uno scoglio, che si vedeva nel mare Eubeo, e al quale
I. trad. del Cav. Ermolao Federico. 2510. Licaone. — Così avea nome uno dei tanti figliuoli del re Priamo, e propriamente
nache dell’ antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatti Suida, uno dei cronisti più accreditati del paganesimo, racc
ve andava sovente a visitarlo nella sua reggia, sotto le sembianze di uno straniero. I figliuoli del re, per accertarsi del
he Apollo, avea voluto far comprendere, con la vittoria del lupo, che uno straniero doveva avere la supremazia sopra un cit
dei soprannomi di Apollo. Il cronista Eliano a questo proposito narra uno strano avvenimento. Riferisce il citato scrittore
in Delfo, le sotterrarono in una foresta. Qualche tempo dopo, mentre uno dei sacerdoti di quel dio, pregava innanzi all’ a
verso la terra. 2541. Linceo. — Figlio di Afaneo, re di Messenia : fu uno degli Argonauti. Secondo il poeta Pindaro, egli a
di Ercole, al quale oltre alle conoscenze scientifiche, egli insegnò uno strumento musicale, specie di violino che si suon
otto, e lo mostra come autore di tre trattati ritenuti come preziosi, uno sull’origine del mondo ; un altro sulla natura de
. — L’invenzione di questo antichissimo istrumento di musica, che era uno degli attributi del dio Apollo, viene da taluni a
ne che si faceva per mezzo di molti anelli di metallo, i quali spinti uno contro dell’altro, rendevano certo suono argentin
i, onde rendersela benignamente propizia. Il cronista Macrobio, che è uno dei più accreditati autori del paganesimo ; asser
abitanti della città di Carres, nella Mesopotamia, avevano innalzato uno splendido tempio, dedicato al dio Luno. Il citato
ponevano ad ammollire nel latte. Comunemente andavano anche armati di uno staffile col quale battevano tutti quelli che inc
ichè si burlasse del gran cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’ uno e l’altro serpente da Giunone mandati, non si alt
chè il suo simulacro era ivi religiosamente conservato come quello di uno dei più antichi numi del paganesimo romano. 29.
se solo al castello dei Lusignano quante volte la morte sovrastava ad uno della famiglia. 38. Mesmer Francesco Antonio, n
2 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
e esposti, possono con tutta facilità offrirsi agli occhi di chi or l’ uno or l’altro vuole separatemente conoscere ; ma che
erchè da Urano e da Titea riguardo al suo Destino(8) aveva udito, che uno de’ proprj figli lo avrebbe scacciato dal regno(d
sta(e) (9). Non altrimenti Cerere per essere stata accolta da Fitale, uno de’ primi abitanti dell’ Attica, lo regalò della
Giove e a Cerere ; si facevano libazioni con due vasi pieni di vino, uno de’ quali versavasi dalla parte d’ Oriente, e l’a
(3). V’è finalmente chi dice, che Giove sia stato allevato da Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che questi, per aver detto
e ne divise l’impero co’ suoi fratelli, Nettuno e Plutone. Destinò l’ uno signore delle acque, l’altro dell’ Inferno, e ris
o scacciassero dal Cielo. Coloro, perriuscirvi più facilmente, posero uno sopra l’altro i tre monti, Ossa, Pelio, e Olimpo,
ia, e la di lui moglie, Pirra, nata da Epimeteo eda Pandora, poichè l’ uno e l’altra erano stati i soli, i quali si fossero
. Niente si sa di certo intorno all’origine di essi. V’è chi dice che uno de’Dattili, di nome Ercole, trasferitosi con altr
pi di Corebo(b), e che si ristabilirono da Climeno, figlio di Arcade, uno de’ discendenti d’Ercole Ideo (c). Tralle Feste d
allora sopra l’altare del Nume orzo mescolato con frumento. Tostochè uno de’ buoi, che dovei servire di vittima, mangiava
no di diversa famiglia, potevano fare in Atene siffatto sacrifizio. L’ uno conduceva i buoi, l’altro li feriva, e il terzo l
ella destra una Vittoria, parimenti d’oro e d’avorio ; nella sinistra uno scettro, formato di tutte le sorta di metalli Era
e. Vi concorrevano molti corri, ornati di ghirlande di fiori, e sopra uno di essi eravi riposto un nero toro. Certi giovani
vasi, disposti in sì piccola distanza tra loro, che bastava agitarne uno per dar moto a tutti, e produrne un lungo suono.
arj nomi, pe’ quali i Greci e i Romani giuravano, quello di Giove era uno de’ principali. Quindi questo Nume, come preside
olto riguardo degli stranieri Non v’era tra gli Antichi chi veggendo uno straniero, nol introducesse in casa propria, e no
o lungo tratto di vita avessero a morire nel medesimo istante, onde l’ uno non avesse a soffrire il dolore di condurre l’alt
ove. Fece uccidere due tori ; riempì delle carni di questi la pelle d’ uno degli stessi, ne pose tutte le ossa in quelle del
a di tal volatile rapì Ganimede. Evvi finalmente chi dice che Perifa, uno de’ primi re dell’ Attica, divenuto tale per l’es
eretto in Trezene, v’ aveano due altari, sacri agli Dei Infernali, l’ uno de’ quali mascondeva l’ apertura, per cui Bacco a
co in quella circostanza siasi trasformato in leone, e abbia sbranato uno di que’ nemici(c). Tioneo, dal verbo Greco, thyn,
sembianne di Satiri e di Fauni(8) (i). Un vecchio, che rappresentava uno de’ Sileni(9), assiso sopra un asino, eccitava tu
redette, ch’ egli fosse allora comparso sotto quelle sembianze(a), cd uno a Giove Apatenore, ossiz ingannatore. Altri parla
ttero nel loro naviglio un fanciullo bellissimo. Era stato predato da uno di loro stessi, di nome Ofelte, in solitaria camp
sangue, riferirono di non averlo trovato, e gli presentarono in vece uno de’di lui seguaci. Penteo volle saperne il nome d
tiva in viti, parte in tralci, e parte in pampani. Sulla sera udirono uno scuotimento di tutta la casa. Questa comparve pos
a sì acciecate, che estrassero a sorte quale di esso tre avrebbe dato uno de’proprj figliuoli a mangiarsi dalle altre. La s
di Pelasgo, il quale le alzò tre tempj sotto tre nomi differenti : l’ uno dedicato a Giunone Parteno, ossia vergine ; l’alt
il nonte di Sparviero (a) (5). Se ne afflisse Giunone, e raccolti ad uno ad uno gli occh di’ Argo, ne fregiò le code de’ s
te di Sparviero (a) (5). Se ne afflisse Giunone, e raccolti ad uno ad uno gli occh di’ Argo, ne fregiò le code de’ suoi pav
bbiamo detto, era il re e il signore del Cielo e della terra. Sotto l’ uno e l’altro titolo ella era risguardata, come la di
etto Ecatombe(19), si disputavano ciascun anno una corona di mirto, e uno scudo di bronzo, preposto in premio a chi ascende
penetrava in un luogo, di cui n’era difficile l’ingresso, e staccava uno scudo, che colà era confiscato. Un’ altra Festa d
io famoso in Lanuvio, città d’ Italia nel Lazio, e due altri in Roma, uno de’ quali si fabbricò da C. Cornelio. Dicono, che
ivi la Dea era vestita di una pelle di capra, armata di un’asta e di uno scudo(a). Fu detta Tropea, perchè presiedeva a’ t
lio d’oro e d’avorio. Aveva in una mano un pomo granato, e nell’altra uno scettro, sulla sommità del quale eravi un Cuculo
ro collocate nel tempio. Giunone nella Laconia dava i suoi Oracoli da uno stagno, in cui, gettandosi delle focacce, se ques
ma (c). Giunone dipingesi anche sopra un carro, tirato da Pavoni (d), uno de’quali le sta anche d’appresso (e). Cinge la fr
ti tra gli altri doni vi spedì due vasi d’acqua, detti Acquiminarj, l’ uno d’oro, e l’altro d’argento. Altri Monarchi pure,
a ne’pubblici luoghi. La pompa s’incamminava verso Amicle, guidata da uno col nome di Legato, il quale offeriva i voti dell
chiamati Branchidi da Branco, il quale fu pure sacerdote d’Apollo, e uno de’di lui figliuoli(c) (22). Macrobio dice, che l
e agli Argivi, che Apollo in quella guisa avea voluto dichiarare, che uno straniero sarebbe per prevalere ad un cittadino.
almente secondo alcuni non mangiava mai, ed era stato quegli, che con uno degli ossi di Pelope avea formato il Palladio(a).
si, e cingeva in capo una corona d’ oro. Venivano poscia due cori, l’ uno di giovani, che stringevano in mano una bacchetta
n Argo(a). Apollodoro soggiunge, che fu risparmiata la morte anche ad uno di que’ maschi, nominato Anfione(b) (44). Niobe p
d amare un cervò. Avvenne, che il giovine, avendo per giuoco scoccato uno strale, mortalmente lo ferì. Nel vederlo ridotto
In Amicle pure, città della Laconia, sul siume Eurota. Appollo aveva uno de’più celebri tempj(b). Apollo finalmente ebbe s
divenne sacro ad Apollo l’alloro, è questo ; Dafne, figlia di Peneo, uno de’fiumi maggiori della Tessaglia, era amata da q
Proserpina, nell’ Inferno (a). Esiodo dice, che la Luna era figlia di uno de’ Titani, cioè d’ Iperione, il quale la ebbe da
tri. Tre furono i più famosi, erecti a lei sotto il nome di Diana : l’ uno sul monte Aventino, l’altro in Efeso, e il terzò
Jone, figlio di Suto, mentre offeriva un sacrifizio, vide un corvo, o uno sparviero, detto in greco colon, il quale rapì pa
memoria di tale avvenimento alzarono i due predetti tempj a Venere, l’ uno sotto il nome di Automata, perchè improvvisamente
nominò Ericina dalla sommità del monte Erice, nella Sicilia, dov’ebbe uno de’più celebri tempj dell’antichità. Dionisio d’
elle prudenti esortazioni. E di lui cani trassero fuori dalla macchia uno smisurato cinghiale. Egli avventò uno strale cont
ni trassero fuori dalla macchia uno smisurato cinghiale. Egli avventò uno strale contro quella fiera, ma essa strappandosi
Stabilitore (c). Con tale titolo ebbe altri tempj nella Grecia(d), e uno al Capo di Tenaro, nella Laconia, sull’ingresso d
no e il Sole pretendevano d’avere il dominio del loro paese. Briareo, uno de’Ciclopi, scelto per giudice, decise, che il Pr
i denominò anche Pallade dal verbo greco pallin, saettare ; e sotto l’ uno e l’altro titolo fu indifferentemente risguardata
esa da Pallante, suo padre, lo scorticò, e della di lui pelle si fece uno scudo, detto egide. Evvi finalmente chi asserisce
i asserisce, che sia stata appellata Pallade, da che uccise Pallante, uno de’ Giganti, i quali aveano mosso guerra a Giove(
ircondato da un portico, sostenuto da molte colonne, e si poteva dire uno de’ più magnifici tra tutti i sacri edifizj dell’
otto di questa portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo, o da uno degli Eteobutadi, famiglia sacerdotale in Atene,
al culto della Dea. La statua di Minerva era d’avorio, e passava per uno de’più celebri lavori di Fidia. Minerva Poliade e
Minerva però sdegnata, perchè coloro si erano dimenticati il fuoco in uno de’suoi sacrifizj, li trascurò, e prese a protegg
a da due parti, i quali si chiamavano ancili. In Roma cadde dal Cielo uno scudo di rame. Numa Pompilio, il quale allora vi
pa. Il pastore Telefo poi li raccolse, prese cura di loro, e denominò uno Parrasio, e l’altro Licasto. Eglino conseguirono
ome di Marte Vendicatore da Augusto dopo la battaglia di Filippo, era uno de’ più celebri. Nell’ ingresso del medesimo erav
gliuolo di Giunone e di Giove(a). Cicerone riconobbe quattro Vulcani, uno de’ quali era figlio del Cielo, l’altro del Nilo,
stese sul terreno, ove soleano adagiarsi Venere e Marte ; e postisi l’ uno e l’altro colà a sedere, Vulcano tirò sì a tempo
a cinque piedi. Vulcano ebbe molti tempj anche in Roma. Se ne ricorda uno , fabbricato al tempo di Romolo, e di Tazio. Quest
della guerra non dovessero starsene entro le mura di Roma, affinchè l’ uno non vi cagionasse incendj, l’altro dissensioni tr
). I Greci e i Romani, prima di sedersi a tavola, eleggevano co’ dadi uno de’ convitati, a cui davano il nome di Simposiarc
e nella sinistra una conocchia col fuso(c), e nella destra un’ asta e uno scudo(d). Altri dicono, che questo simulacro sias
Trojani il Palladio, e ch’ egli perciò lo abbia ceduto ad Enea, o ad uno de’ di lui amici, chiamato Naute(d). Comunque ciò
ieri. Chiunque per qualsisia anche non voluto accidente avesse ucciso uno di quegli uccelli, era inevitabilmente condannato
o, i di cui frutti erano bellissimi. La predetta Sagaritide si ripose uno di quelli nel seno, e partorì un fanciullo. Una c
rchè fiorì nell’ Ellesponto. E’ incerto il suo nome, poichè ora coll’ uno ed ora coll’ altro vedesi chiamata. Incerti re so
omuncue ciò sia, Atalanta importunata da molti, affinchè siscegliesse uno di loro in isposo, dichiarò finalmente, che tale
mpo dell’ Isola di Cipro, e lo instruì dell’ uso che far ne doveva. L’ uno e l’altra si staccarono dalla mossa, e come Ippom
on molto dopo perdente, gettò fuori di strada e quanto più lungi potè uno de’ pomi, ricevuti da Venere. Avida Atalanta di f
ne dell’ Emisfero Boreale, detta Serpentario, fu da Cerere convertito uno de’ Re de’ Geti, popoli di Misia, perchè egli fec
vertito uno de’ Re de’ Geti, popoli di Misia, perchè egli fece morire uno de’ Dragoni del carro, consegnato a Trittolemo (e
gli eressero un tempio e un altare, e gli consecrarono un’ Aja, ossia uno spazio di terreno, ove si seccava e si batteva il
i, ebbero eglino soli pel corso di moltissimi anni il privilegio, che uno di loro fosse sempre il Gerofante del tempio di C
lta si faceva con due cavalli, saltando con maravigliosa destrezza da uno sull’altro, e sempre correndo (f). La Corsa poi s
alto consisteva nell’ alzarsi con tutto impeto in aria per trapassare uno spazio più o meno esteso (a). Il Disco era una pa
rnito di piombo, o di ferro, o di rame, e denominato Cesto, con cui l’ uno avventandosi centro l’altro vicendevolmente si ba
’uno avventandosi centro l’altro vicendevolmente si battevano, finchè uno di loro cedeva, o cadeva morto (d). La Lotta fina
io riportavano a tali Giuochi, era una semplice corona d’erba. Quando uno di loro non avea competitore, gli era permesso di
le primarie famiglie. Il numero loro non era fisso. Talvolta ve n’era uno solo, ma per lo più se ne contavano sette o nove.
sio (g), Palestra (h), Circo (a), Anfiteatro, ed Arena. Lo Stadio era uno spazio di terreno di cento venticinque passi (b),
propriamente i luoghi, ne’ quali si esercitavano i Gladiatori (g). L’ uno e l’altra erano uno spazio di terreno, circondato
hi, ne’ quali si esercitavano i Gladiatori (g). L’uno e l’altra erano uno spazio di terreno, circondato di gradini e sedili
lato potevano vedere. Nell’ Anfiteatro celebravasi altresì da’ Romani uno spettacolo, in cui veniva rappresentata una selva
lia della battaglia, in cui que’ di Farsaglia videro Pompeo disfatto, uno sciame di Api si posò sugli altari (e). (h). Ov
i nome Oto ed Efialte. Costoro nacquero da Ifimedia e da Nettuno(e) L’ uno è l’altro ogni anno crescevano un cubito in gross
e pure fronte a tutti i suoi Avversarj, nè gli restava a vincerne che uno , per riportare il premio. Questi gli si avventò c
donde l’avea presa. Dopo morte gli s’innalzò una statua, la quale da uno de’ di lui nemici veniva frequentemente insultata
Eride, ossia Discordìa(b). Esso anche dagli Antichi si risguardò come uno de’principali fondamenti della pubblica e privata
b. Hofman. Lex. Univ. (28). Non v’era tra gli Antichi chi veggendo uno straniero, nol introducesse in casa propria, e no
d) ; e Pausania di un’altra ancora, chiamata Mera, sposata a Tegeata, uno de’ figli di Licaone, re di Arcadia(e). Le figlie
venuti vecchi, acquistavano il nome di Sileni(e). Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da Pane, e da u
costrette a procacciarsi più vasti terreni. Elleno nel trasferirsi da uno all’altro paese ebbero sempre la cura di seco por
quale, agitata poi dal vento, rendeva un certo siollo cauto, quasi d’ uno che si lagnava. Pane, rimasto così deluso, ruppe
ella casa del marito, la quale era ornata di rose, mirti, e allori, l’ uno e l’altro degli sposi toccavano l’acqua e il fuoc
idi(b). Ebbero tempj presso i Greci. Anche Sparta ne avea loro eretto uno . Non altrimenti fecero que di Sicione in un bosco
(d). (15). Lete è voce greca, e vuol dire obblie. Così fu denominato uno de’ fiumi dell’ Inferno, perchè si fiuse, che le
ossia rigenerazione. La prima suppone che il passaggio delle anime da uno in un altro corpo succeda dopo un determinato gir
ella sua città ; vi feco correre sullo stesso un carro, che produceva uno strepito simile a quello del tuono ; e da di là l
acia, e figlio del fiume Strimone, e Rodope, di lui moglie, vollero l’ uno essere riconosciuto sotto il nome di Giove, e l’a
uoli di suo fratello, Egitto. Come poi Danao intese dall’ Oracolo che uno de’suoi generi gli avrebbe tolto e trono e vita,
ella predetta città, la di lui moglie si ritirò in Larissa, dove sì l’ uno che l’altra accesaro una fiaccola sulla sommità d
pel comandato sacrifizio, ma mentre si accinse all’impresa, ne trovò uno nel luogo, ove avea cominciato a scavare. Fec’egl
. Mythol. l. 4. (c). Hymn. in Apoll. (d). l. I. (1). Pitone fu uno de’ serpenti di sorprendente grandezza, prodotti
pio in Argo e in Delo, vicino a quello d’Apollo(a). Erodoto dice, che uno ne avea pure in Bute, e un Oracolo antichissimo.
llo stesso suo fratello, Trofonio, nella seguente circostanza. Irieo, uno de’più ricchi Principi della Beozia, scelse i due
ose, che il tripode mentovato si desse al più sapiente. Fu offerto ad uno di que’sette Sapienti, i quali fiorivano nella Gr
nzo con due figure. L’ una rappresenta Apollo, l’ altra una donna con uno strumento da suono, detto sistro, con un serpente
suo paese. Passò Orione in Lenno, e da Vulcano vi ricevette per guida uno de’ di lui ministri, chiamato Cedalione. Da di là
ontrata nella Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’ uno de’ quali era di ritorno da Delfo, e l’altro dal
ia. Subito sì poneva alla porta della di lui casa un ramo di ranno, e uno d’alloro(d). Il primo per allontanarne i cattivi
affinchè essi non s’impadronissero di quell’anima. Spirato l’infermo, uno de’propinqui gli chiudeva gli occhi e la bocca. G
ene venerava il sozzo Dio, Conisalo : anzi è opinione di molti, che l’ uno e l’altro fossero la stessa Deità. Priapo fu pure
; e che Psiche non si sperasse d’avere in isposo un mortale, ma bensì uno , più maligno della vipera, e più terribile d’ogni
seo riferisce, che su quell’Istmo si facevano due sorta di Giuochi, l’ uno per onorare Nettuno, e l’altro Melicerta(c). Rigu
olce suo soffio alla comune generazione : benchè evvi chi distingue l’ uno dall’altro Vento(f). Zefiro amò la Ninfa, detta d
nte, scagliarono le loro frecce con disordine e pericolo di nuocere l’ uno all’altro. A Meleagro finalmente riuscì di uccide
tro. A Meleagro finalmente riuscì di uccidere l’orrendo Cinghiale con uno spiedo, stromento, usato da’ cacciatori di fiere.
Scoliaste di Apollonio, ebbe anche un figlio, di nome Falero, che fu uno degli Argonauti. Questi, al dire di Pausania, fu
ieti a’ combattimenti(a). Silio Italico le dà una face in una mano, e uno scudo nell’ altra(b). Bellona era annoverata tra
me Numi, presidi al fuoco, si veneravano anche Laterano, e Fornace. L’ uno presiedeva a’ focolari, i quali anticamente erano
3 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
a Dea avvertì allora Cadmo, che con una pietra nascostamente colpisse uno di coloro. Quegli, cui essa arrivò, credendo che
cui essa arrivò, credendo che fosse stata scagliata contro di lui da uno de’suoi fratelli, si avventò contro lo stesso, e
illustre sposa, dovea riuscir gli oggetti di somma compiacenza. Ma n’ uno può dirsi beato, primanchè chiuda per sempre gli
rmarne una sementa nel fondo del mare(7). Perseo poi alzò tre altari, uno a sinistra a Mercurio, l’altro a Pallade alla des
he Fineo, fratello di Cefeo, intollerante di vedere divenuta sposa di uno straniero quella giovine, di cui egli ne ambiva i
onauti erano per proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone staccè uno de’ cavalli dal carro di Nettuno, e lo mandò inna
e, e per meglio accertarnele, fece che in tutte le mandre si cercasse uno de’ più attempati e smunti arieti. Come lo ebbe d
a vi si oppose allora Acasto, figlio del predetto Pelia, ch’era stato uno degli Argonauti, ed era riuscito eccelente caccia
emi avea decretato, che dei due fanciulli, i quali doveano nascere, l’ uno cioè da Alcmenà, l’altrò da Nicippe, figlia di Pe
he gli aprì in una mano una freccia, la quale egli trasse dal corpo d’ uno degli estinti suoi compagni. Ercole lo onorò con
i figli(13), che avea avuto da Clori, figlia d’ Anfione, eccettuatone uno , di no ne Nestore, perchè questi, essendo ancor f
uo figlio, avendo quel re ricusato di soddisfarnelo, Ercole gli eolse uno de’di lui buoi. Se ne offese Teodamante, t marciò
vo la fertilità nelle di lui campagne conveniva sacrificare ogni anno uno straniero a Giove. Ciò subito si esegui per ordin
ò col rimanente della sua mandra vicino alla caverna, e dal muggito d’ uno di quegli animali rubati venne in cognizione del
ò le Belle-Lettere ad Evandro ; e perciò i Romani lo riconobbero come uno de’loro fondatori. Fu buon dialettico giusta Plut
o nel Circo Flaminio, ov’ erano onorate anche le Muse. Quel tempio fu uno de’ più frequentati spezialmente da’letterati (b)
allora le sembianze di toro, rinoò l’attacco ; ed Ercole gli abbrancò uno de’ corni, dielo svelse, e lo atterrò. Le Najadi,
bili gli onori, che questo Eroe ricevette. I Greci lo venerarono come uno de’ loro maggiori Dei (d). Egli in Roma ebbe molt
loro maggiori Dei (d). Egli in Roma ebbe molti tempj, e fra gli altri uno vicino al Circo Flaminio, e chiamato il tempio de
minio, e chiamato il tempio del Gran d’Ercole, custode del Circo ; ed uno presso il Foro Bovino, in cui non entravano mai n
ui voleva essere adorato. Esso consisteva nel fargli due sacrifizj, l’ uno al nascere, e l’altro al tramontare del Sole. Pin
la pelle si spaventarono, eccettuato Teseo, che strappò dalle mani di uno schiavo un’ascia, e credendo di vedere un vero le
ea partorito in quella Reggia. Persuase quindi ad Egeo, che Teseo era uno straniero, venuto ad usurpargli il dominio ; e co
itolo di secondo fondatore d’Atene(a). Egli inoltre secondo alcuni fu uno degli Argonauti(b). Apollonio però soggiunge, che
re de’ Lapiti (21). Ma quando i due Eroi furono a faccia a faccia, l’ uno restò siffattamente sorpreso dell’altro, che inve
). Si spaventò Priamo dell’infausto vaticinio, e commise ad Archelao, uno de’ suoi servi, di esporre il fanciullo, subitoch
asse qualche disordine. Ella cercò tutti i mezzi di vendicarsene ; ed uno ne trovò, con cui fece molto bene la parte sua se
Euripilo, e Diomede(d). Uccise Euchenore, figlio di Poliido ; Deioco, uno de’ Capitani Greci(e) ; e Menestio, figlio di Are
no ad istanza di Venere lo tolse dal pericolo(d). Enea uccise Afareo, uno de’ Greci Capitani, e figlio di Caletore(e). Priv
una voce, la quale lo avveriva, che sarebbe arrivato appresso di lui uno straniero, il di cui nome era per divenire famoso
i mezzo a’suoi congiunti la sua situazione. Propose quindi di salvare uno di loro a patto, che promettesse con giuramento d
che Paride, il quale erasi nascosto dietro la statua del Nume, scoccò uno strale contro di Achille, e mortalmente lo ferì i
olgere l’arco contro il Greco Eroe. Così fece il Trojano, e, scoccato uno strale, privò di vita Achille(b) (13). Tetide usc
nsieme con quelle di Patroclo, e di Antiloco, il quale pure era stato uno de’di lui più cari compagni(14). Gli s’inalzò un
za la perdita di quel Simulacro non poteva cadere. Uccise Democoonte, uno de’figli di Priamo ; il quale erasi recato da Abi
omigliava ad alta montagna. Colei chiamò il marito, che divorò subito uno di que’ Greci. I sudditi d’Antifate, eccitati dal
alità(b), edagli stessi Feaci fu trasferito in Itaca(c) (17). Neppure uno vi fu, che lo riconoscesse, poichè Minerva, i ave
meo alla città(a). Giunto al suo palagio, venne tosto riconosciuto da uno de’suoi cani, che portava il nome di Argo. Là i N
i a mensa. Ulisse prese a mendicare appresso di loro. Antinoo, ch’era uno di quelli, s’adirò con lui, e lo percosse con una
un fulmine, e che fattolo rapire da un turbine in aria, lo attaccò ad uno scoglio(b). Nè contenta di tale vendetta, fece al
one, perchè non avea alcun figliuolo, pregò Giove, che gliene cedesse uno . Il Nume comparve sotto la figura aquila, e gli a
portossi con dodici vascelli alla volta di Troja, e si qualificò per uno de’più valorosi guerri ri, che vi fossero nella G
ore ma il conflitto restò interrotato dalla notte, che sopravvenne. L’ uno e l’altro allora così si ammirarono, che reciproc
Polluce, ed Elena. Alcuni soggiongono, che colei diede alla luce non uno , ma due uova, dall’uno de’quali sortirono Castore
tti Linceo ed Ida(f). Intervenuti a quelle nozze Castore e Polluce, l’ uno si rapì Talaira, e l’altro Febe. Da Castore e Tal
ll’estinto fratello ; ch’egli ottenne ciò, che ricercò ; e che quando uno di loro moriva, l’altro rinasceva(c). Castore e P
nto lo era Giove relativamente agli altri Dei(b). Ercole gli consecrò uno spazio di terreno vicino al tempio di Giove in Ol
onvennero fra loro di signoreggiare d’anno in anno alternativamente l’ uno dopo l’altro. Eteocle, come maggiore d’età, salì
La Virtù parimenti stringe una corona d’alloro, o una palma, perchè l’ uno e l’altra, in quanto che sempre verdeggiano, dann
l peso delle più grandi moli. Questa Dea impugna nel sinistro braccio uno scudo, di cui essendo proprio il rintuzzare l’arm
zione per non cadere nella temerità. Emulazione. L’Emulazione è uno studio, per cui si procura d’imitare, ed anche su
esta Dea sotto il nome di Elpide. I Romani le fabbricarono tre tempj, uno nella settima Regione, l’altro appresso il Tevere
erire un sacrifizio a questa Dea nel Campidoglio, e dare in suo onore uno spettacolo di gladiatori(d). A Nemesi si celebrar
patti, che si stabilivano. Il giuramento, che per Lei si faceva, era uno de’ più inviolabili. Numa Pompilio la considerò c
piace di se medesimo, e disprezza ogni altro animale. Questo Vizio ha uno specchio, in cui si contempla : il quale atto vuo
lo avea riconosciuto, lo rigettò con ira e con proteste, ch’ ella ad uno solo, ovunque egli fosse, serbava il suo affetto.
ccio esteso colla mano aperta. Ciò indica, che questo vizio toglie ad uno per dare all’altro, quando dovrebbe essere eguale
o piuttosto disprezzo de’ benefizj ricevuti. Questa sta mirandosi in uno specchio ; simbolo della superbia, donde nasce l’
iusta ed eccedente convenzione, in cui l’ingegno, o il caso, oppure l’ uno e l’altro decidono della perdita e del guadagno t
la stessa immagine, e ne fece ua Astro, chiamato Toro, il quale forma uno de’dodici Segni del Zodiaco(b). L’opinione poi di
finalmente dello stesso nome si celebravano nella Laconia, dov’eravi uno stagno, sacro ad Ino. In esso durante i sacrifizj
o. Da ciò ebbe origine, dice il sopraccitato Scrittore, l’odio, che l’ uno contro l’altro nutrivano i due fratelli. Altri di
clo ebbe un figlio, di nome Podarce, che da Omero dicesi essere stato uno degli Eroi alla guerra di Troja (c). (d). Ovid.
Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (22). L’uccisione di Absirto è forse uno de’ punti più controversi nella Mitologia. V’ ha
nura, situata a’ piedi del monte Olimpo. Là Polidamante inerme uccise uno di que’ più grandi e furiosi animali. Egli un’ al
e furiosi animali. Egli un’ altra volta prese un fortissimo Toro per uno dei due piedi di cietro ; e non ostante gli sforz
i sua madre, ma poco dopo ne fu scacciato, e si ritirò in Caria, dove uno de’suoi figli, detto Cuardo, fabbricò la città di
nsultò l’Oracolo, e questo promise la vittoria agli Ateniesi, qualora uno degli Eraclidi si fosse volontariamente offerto a
o d’Alemena, essendo assai vecchio, si faceva condurre e sostenera da uno schiavo. Tlepolemo, osservando che quello schiavo
presa più difficile dell’anzidetta. Essa consisteva nel prendere vivo uno de’mostruosi avoltoi, che devastavano quella cont
i rimasugli d’una lepre, che poco tempo innanzi era stata divorata da uno di quegli avoltoi, se ne cuoprì il corpo, e si co
e, che diede a Teseo, meritò, che gli Ateniesi lo risguardassero come uno de’ Semidei. Gli sacrificavano ogni anno un capro
a anche da Atene, si trasferì nell’ Asia superiore, dove si maritò ad uno de’ maggiori re di quel paese, e n’ ebbe un figli
ò che orride solitudini. Giunse finalmente a scoprire dal più alto di uno scoglio il fuggitivo naviglio. Voleva disperata g
candelabro, e soll vatolo in alto, lo diede nelle tempia a Celadonte, uno de’ Lapiti. Il maschino cadde, e morì sì deformat
voltatosi a guardare chi lo incalzava, rimase gravemente ferito fra l’ uno e l’ altro occhio. In sì stropitoso sconquasso e
iuscì vincirore del Centauro Pireto, e Ampico trionfò d’Ideo. Fu pure uno spettacolo il vadere steso a terra Erigdupo da Ma
ò la città di Padova ((a)). Vuolsi da alcuni, che egli pure sia stato uno di quelli, i quali tradirono la loro patria ((b))
non volle sopravvivere neppure un istante ad angustia sì acerba, e da uno scoglio si precipitò nel mare. Teti lo trasformò
Ippaso, e Ascalafo, figlio di Marte e di Astioche; il quale era stato uno degli Argonauti, e con lalmeno, suo fratello, ave
miva, e queglino lo privarono di vita(d). (4). Antifo uccise Leuco ; uno degli amici e compagni d’Ulisse, mentre egli stav
le la aveva trasferita nella Frigia, ed aveale affidata la custodia d’ uno de’suoi temoj(a). Altri poi soggiungono, che Enea
o si segnalò in quella guerra, e finalmente restò ucciso da Licomede, uno de’ Capi dell’armata nemica(a). (22). Asio avea
i lo avrebbe trasferito nel palagio di Nereo per esservi onorato come uno de’ Semidei. Notisi per ultimo, che gli abitanti
d. Ibid. (21). Niso ed Eurialo furono due compagni sì fedeli, che l’ uno non abbandonò mai l’altro in qualsivoglia perigli
gli lasciava, che brevi intervali di retto sentimento. Euripilo colse uno di quelli per andarsene a consultare l’Oracolo di
asi sparso il di lei sangue sull’ara(a). Stesicore finalmente, che fu uno de’più antichi e celebri Poeti Lirici, racconta c
veano ricevuto ordine dall’ Oracolo di Febo, che prima sacrificassero uno di loro, affinchè potessero rimettersi di nuovo c
hi da Castore e da Polluce, perchè avea osato di dir male di Elena in uno de’suoi Carmi, riacquistò poi la vista, quando sc
. Arrivati in Itaca, l’ Indovino vide volare alla diritta di Telemaco uno sparviero, che teneva tragli artigli una colomba,
isguardavano come indizio di buon tempo ; laddove quando se ne vedeva uno solo, esso era segno d’imminente procella : e all
ricusò di porsi in corso con loro ; e permise ad essi di combattere l’ uno contro l’altro, promettendo la figlia e la corona
fondersi la predetta Arpalice coll’altra, che, disprezzata da Ifielo, uno degli Argonauti, cui ella grandemente amava, morì
a non si poteva prendere da’ Greci, qualora eglino non avessero avuto uno de’ di lui ossi. Ne fu incaricato Filottete, il q
elice padre avea inteso dall’Oracolo, ch’egli sarebbe stato ucciso da uno de’ suoi figliuoli. Altemene in forza di tale pre
o padre, Euridamante, eccellente nell’ interpretare i sogni. Pandaro, uno de’ Capitani Trojani, originario di Licìa, e figl
mj l’ Atleta Evanoride d’Elide, nel Peloponneso, il quale poi divenne uno de’ Direttori e Giudici ne’ medesimi Giuochi(d).
4 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
ropria divinità ; nè vi fu luogo che non fosse sotto la protezione di uno Dio. Sicchè gli uomini vollero, per così dire, ad
oche anteriori alla sua. Giapeto abitava in Tessaglia, vale a dire in uno dei paesi dell’ Europa che furono i primi ad esse
to detto che Giano aveva due teste o due volti per conoscere tanto l’ uno che l’altro, ed ebbe perciò il soprannome di bifr
714 anni avanti Gesù Cristo) gli edificò un tempio con dodici altari, uno per ciascun mese dell’anno ; il qual tempio stava
e chiuso in tempo di pace. Gli fu consacrato il monte Gianicolo che è uno dei sette colli di Roma ; e le porte delle case,
leo eresse un tempio in onor suo, il qual tempio d’Eleusi diventò poi uno dei più famosi della Grecia pei misteri Eleusini
sdegnato dell’audacia di Prometeo, ordinò a Vulcano d’incatenarlo ad uno scoglio sul monte Caucaso in Asia, e quivi un avv
ria, gr.). 76. Perifa (da perì e phaino, io splendo intorno), che era uno dei Lapiti, popoli di Tessaglia famosi per le lor
ndo che un mortale acconsentisse d’essere adorato in terra al pari di uno Dio, voleva fulminarlo. Apollo intereedette per l
terra, s’argomentò di scoprire se per avventura il nuovo ospite fosse uno di loro, e scelleratamente gl’imbandì carne umana
le mosche, perchè, mentre Ercole sacrificava agli Dei, fu assalito da uno sciame di mosche trattovi dall’odore della vittim
glie del mondo (135, 143). Sotto il nome di Giove Statore (79) n’ebbe uno in Roma erettogli da Romolo ; e moltissimi altri
barba, assiso in un trono d’avorio, avente nella destra la folgore ed uno scettro simbolo dell’onnipotenza, ed una statuett
iuola del re, e l’infelice principessa era già stata incatenata sopra uno scoglio, quando Ercole (364), approdatovi con gli
fu riscattato dai Troiani, e maritò Esione a Telamone re di Salamina, uno degli Argonauti. 110. Finalmente il lungo esilio
colori e alla carnagione. Quanto all’abito, componendone pur di molti uno che paia più appropriato, s’ha da considerare che
lauro riferiva i responsi della delfica Deità, stando a sedere sopra uno sgabello a tre gambe, coperto con la pelle del se
dov’era nato, e dove Teseo (402 e seg.) stabilì i giuochi Pitii ; ed uno sul monte Soratte ove i suoi sacerdoti camminavan
) che lo accompagnava si fermò a una fonte ove Mida aveva fatto porre uno spillo di buon vino per adescarlo. Infatti alcuni
che ambivano di esser chiamati figli del Sole, gli aveano consacrato uno smisurato colosso, il quale contavasi tra le sett
imile ad Apollo, con le chiome lunghe, folte e crespe alquanto, o con uno di quei cappelli in capo, che si dicono acidari,
169. Secondo quello che dice Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj, uno dei quali probabilmente aveva ricevuto il dono de
zza del suo animo. Infatti è rappresentata con ali di farfalla, o con uno di questi animaletti che le svolazza intorno. Un
ume potente, amabile e giovine, fu preso d’amore per lei, ed immaginò uno strattagemma per esserne costantemente corrispost
maschera da cui è rimasta coperta. A tal vista sviene, e si riduce in uno stato da far temere della sua vita. Le vengono pr
nfo d’Amore, c. IV.) Ora questa isoletta, un tempo tanto leggiadra, è uno sterile scoglio, quasi inabitabile, chiamato Ceri
i, così detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è ora uno dei più belli ornamenti della galleria pubblica d
più belli ornamenti della galleria pubblica di Firenze. Ognun sa che uno dei capi d’opera della moderna scultura che l’ita
suo figlio Enea. Si dice che l’ambrosia scaturisse la prima volta da uno dei corni della capra Amaltea. 223. L’Erebo, fig
l colpevole aveva posto il piede sulla soglia del tempio delle Furie, uno spaventoso delirio ne occupava i sensi, e lo face
corteggio di Costellazioni (686). Talora ha in braccio due bambini ; uno nero, emblema della morte o della notte, e l’altr
alle ; quella esca di un mar tranquillo e nitido, questa s’immerga in uno che sia nubiloso e fosco. I cavalli di quella ven
unque si sia, basta che si finga un monte, quale se ne può immaginare uno , dove siano sempre tenebre e non mai sole. A piè
nel Tartaro a vivere nel perpetuo timore di restare schiacciato sotto uno scoglio che gli pende in bilico sulla testa : ……
ono celebrati nello stesso giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che uno dei suoi generi Io avrebbe detronizzato, ordinò a
più lieto e sicuro quanto meno è pingue il suo scrigno ? Ora gettate uno sguardo sopra gl’ingordi e sopra gli avari ; e mi
o attorno altrettanti piccoli scudi tutti compagni, chiamati ancilia, uno dei quali (mescolato tra gli altri, perchè niuno
ntorno a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto da uno dei più colti ed arguti ingegni del nostro tempo.
oto che il serpente fu adorato anche dagli Ebrei nel deserto, e che è uno dei simboli dell’immortalità. Esculapio ebbe temp
sgangheratamente, a urlare di continuo, e la città di Lampsaco pareva uno spedale di matti. I vecchi, i quali avevano conse
un tronco d’albero ; poi una grossa pietra quadrata o un piuolo, indi uno stipite piramidale con sopra una testa che aveva
Penati per lo più effigiati in due giovani assisi con una lancia per uno ed un grosso cane accovacciato a’piedi, risiedeva
i più riconoscevano tutti un genio buono che gl’ induceva al bene, ed uno genio cattivo che li tentava a commettere il male
ra e duce, Che permutasse a tempo li ben vani, Di gente in gente, e d’ uno in altro sangue, Oltre la difension de’ senni uma
no a terra con larghe pieghe. Nelle mani ha il freno e il compasso, l’ uno per governare l’impeto delle passioni, l’altro pe
berretto agli schiavi messi in libertà. Gli altri suoi attributi sono uno scettro od una bacchetta chiamata vindicta, un gi
lza la femminea testa sopra un corpo di serpente armato della coda di uno scorpione (Esiodo). La calunnia. 345, 2°.
re per ristoro e non per infingardia. Tenga una corona di papaveri ed uno scettro appartato da un canto, ma non sì che non
vicenda ; ma questo dente era più lungo delle zanne del cinghiale, ed uno sguardo solo del loro occhio bastava ad uccidere
che si burlasse del gran cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’ uno e l’altro serpente da Giunone mandati, non si alt
emo di citare le più note. 385. Caco, figliuolo di Vulcano (270), era uno sfrontato masnadiero che s’appiattava in un antro
sfrontato masnadiero che s’appiattava in un antro del monte Aventino, uno dei sette colli ove fu poi fabbricata Roma. Ebbe
ora in toro, ora in uomo con testa e corna di bove. Ercole gli staccò uno di questi corni che fu raccolto dalle ninfe, empi
recia e d’ Italia, memori delle sue gesta, gli eressero molti templi, uno dei quali, tra’ più celebri in Roma, era detto il
so da folle passione per la rea maga. Ella temendo che la presenza di uno straniero, celebre per le sue gesta, le avesse a
llo dell’ egiziano, e destinato a dimora del Minotauro. 421. Dedalo, uno de’ più abili artefici della Grecia eroica, fu qu
nto bene l’ arte d’ andare a cavallo, che uomo e bestia parevan tutt’ uno . Perciò i poeti li finsero mostri con volto e tor
one per opera di Giunone, incontrando la moglie con due figliuoletti, uno per braccio, la credè una leonessa con due leonci
e il trono di Tebe, pattuendo di regnare alternativamente un anno per uno . Eteocle fu il primo a prenderne il possesso ; ma
uerra divise in due parti anche i Numi ; nè Giove (63) seppe impedire uno scandalo così grande : Nettuno (185), Apollo (96)
Xanto e il Simoenta, unirono le loro acque per annegare Achille (536) uno dei più tremendi nemici dei Trojani ; e l’eroe sa
io della città fatale, quando i Greci, tante volte respinti, ordirono uno strattagemma. Per consiglio di Pallade (263) cost
’amicizia, nella quale ambedue i giovani amici volevano dar la vita l’ uno per l’altro. 535. Alfine la condanna cadde sopra
diciotto anni. 544. La smania di vendicare la morte del padre lo rese uno dei più tremendi nemici dei Trojani : egli stesso
a vendicare la tradita Ermione. Filottete. 546. Filottete fu uno dei più celebri eroi nell’esercito greco. Essendo
ò la città di Petilia. Diomede. 550. Diomede, figlio di Tideo uno dei capi della spedizione contro Tebe (505), fu e
onde agitate dai venti. Nestore. 553. Nestore re di Pilo era uno dei dodici figli di Nereo e di Cloride, il solo c
no intero con Ettore (591), finché stanchi ambedue, e mara vigliati l’ uno del valore dell’altro, posarono le armi, e si sca
idando la maggior furia degli elementi, potè alla fine salvarsi sopra uno scoglio gridando : scamperò a dispetto degli Dei.
lla sua buona accoglienza annunziando all’ospite ch’ei farà allestire uno dei suoi migliori navigli perchè lo conduca ad It
so in un subito l’ arco, lo volse contro gli amanti di Penelope, e ad uno ad uno gli uccise. 582. Ristabilito così nel suo
n subito l’ arco, lo volse contro gli amanti di Penelope, e ad uno ad uno gli uccise. 582. Ristabilito così nel suo regno,
serbò ancora poichè fu sceso nei Campi Elisi. 619. Orione era inoltre uno dei più belli uomini del suo tempo, ed aveva la s
ffeso Diana, e che questa Dea per punirlo facesse sbucare dalla terra uno scorpione che lo ferì a morte colla sua puntura.
ncia il primo, e accortamente lascia cadere i suoi tre pomi d’ oro l’ uno a qualche distanza dall’ altro, sicchè Atalanta i
ra. 658. In molti paesi eressero templi ai Venti, e ad Atene ve n’era uno di forma ottagona, avendo ad ogni angolo la figur
ene ve n’era uno di forma ottagona, avendo ad ogni angolo la figura d’ uno dei Venti corrispondente alla parte del cielo ond
no Tiresia, Anfiarao e Calcante. 660. Tiresia vantava l’esser suo da uno di quei guerrieri nati dai denti del serpente, ch
se l’ebbe a male, e lo acciecò. Giove per consolarlo fecelo diventare uno dei più grandi indovini del suo tempo, e ne prolu
vita. Alessandro prima della sua spedizione nell’Asia andò a Delfo in uno dei mesi nei quali l’Oracolo non dava risposta. L
ione a qualche divinità, ed i popoli li celebravano in un circo od in uno stadio od in altri luoghi destinati a tale uso. Q
eranvi i giuochi Ecatombei in onore di Giunone. e il vincitore aveva uno scudo di bronzo ; in Arcadia si celebravano i Lic
ti l’amore della libertà e della gloria, e facevano di questi giuochi uno spettacolo veramente sublime ; al quale s’univa p
nte romoreggiò con gran dimostranza di averlo approvato. Disse allora uno Spartano : Certo conoscono gli Ateniesi il bene,
la sperata vittoria. Erano già alquanto trascorsi in retta schiera, l’ uno non superando l’altro di minimo spazio, quando qu
uori dell’asse. Al quale oggetto spaventati i biondi destrieri, cadde uno di loro ; e gli altri tutti, da lui repentinament
ri eletti Trasser le sorti, e in ordine di quelle Postati i cocchi, a uno squillar di tromba Sbucaron tutti, ai cavalli gr
a, lo Scorpione, il Sagittario, il Capricorno, l’ Aquario, i Pesci. L’ uno vuole che questi nomi abbiano relazione alle facc
i, Scandinavi e Americani. Divinità Egiziane. 696. Osiride era uno dei maggiori Dei degli Egiziani e il più generalm
orna ; nella sinistra un bastone a guisa di pastorale, e nella destra uno staffile a tre corde per indicare ch’egli è anche
e principali divinità egiziane, ed aveva un magnifico tempio a Memfi, uno ad Alessandria ed un terzo a Canopo ; ma i più cr
oi Trofonio fu tenuto per figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò uno dei più celebri oracoli della Grecia. Vi scendeva
uttuante null’acqua, prima che Latona vi partorisse Apollo e Diana, l’ uno creduto il Sole, e l’altra la Luna. Vi furono ist
a dei baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII dell’ Iliade è uno dei più notabili paasi di quel poema, e vorrebbe
a coloro che vivono dimentichi dell’essere proprio, come si rileva da uno squarcio di Dante che riporteremo nel seguito deg
si ammira nel Museo del Vaticano. 119. Questa favols è fondata sopra uno dei più calamitosi avvenimenti di Tebe. Regnando
dolore la rese muta e impassibile sì che poteva essere paragonata ad uno scoglio flagellato invano dalla furia dei venti.
5 (1897) Mitologia classica illustrata
che essi non concepissero i fenomeni naturali se non come animati da uno spirito quasi umano, nè i fenomeni dello spirito
tto di polionimia. Più nomi o epiteti, usati poeticamente a designare uno stesso fenomeno di natura, davan luogo a diversi
Ares, ad es., essendo caduto in terra durante una battaglia, occupava uno spazio di sette plettri o 700 piedi (Il. 21,407).
tutte cose, che è un concetto posteriore, ma nel senso etimologico d’ uno spazio vuoto, quasi voragine immensa e tenebrosa.
e le Graie; infine Euribia (Eurybia) che andò sposa a Creo (Kreios), uno dei Titani. 3. Fin qui la Cosmogonia e la Teogoni
sa sua sorte; e così avvenne. Crono temendo di essere detronizzato da uno de’ suoi figli, li ingoiava tutti appena nati; gi
rmorei di un altare di Giove in Pergamo, ora nel Museo di Berlino. In uno si vede Giove coll’ aquila nella sinistra, e nell
e della loro salvezza quand’ ebbero perso il Palladio, tolto loro con uno stratagemma dai Greci. Un Palladio conservavano a
famiglie. Di oracoli d’ Apollo in antico ve n’ erano parecchi, ad es. uno nelle vicinanze di Colofone, un altro presso Mile
tà di Delfo però era il luogo principale di questo culto. Ivi sorgeva uno splendido tempio che rifatto al tempo dei Pisistr
d’ Azio principalmente all’ aiuto dato da questo Dio; onde gli eresse uno splendido tempio sul Palatino cui adornò colla ce
meraria. E quando cadde Ares ferito da Atena, ricoperse del suo corpo uno spazio di sette iugeri, mentre la sua capigliatur
e, a dar segno della sua grazia, avesse lasciato cadere giù dal cielo uno scudo di bronzo (ancile), e intanto avesse avvert
verga stessa donatagli da Apollo, e constava di tre rampolli, di cui uno era il manico, gli altri due si raccoglievano in
ono anche unite insieme le due grandi deità Venere e Roma, alle quali uno splendido tempio doppio fu eretto in Roma da Adri
giusto perchè probabilmente la sinistra mano di questa statua teneva uno scettro. XI. Giano. 1. Tra le primarie d
ra nell’ oceano, presso quella regione dove si diceva ch’ egli avesse uno splendido palazzo e i celebri giardini custoditi
co di Pesaro nell’ Umbria (od. Marche). Servio Tullio ne eresse anche uno in Roma nel Foro Boario, tempio che Camillo ricos
ninfa Egeria per i rapporti che ebbe col re Numa. Pare fossero tutt’ uno colle ninfe Carmentes che formavano il corteo di
he, ecc. Ogni musa aveva i suoi distintivi, Clio un rotolo di carta e uno stilo; Calliope pure uno stilo o una cassa di lib
i suoi distintivi, Clio un rotolo di carta e uno stilo; Calliope pure uno stilo o una cassa di libri, non sempre facile a d
i a offrir sacrifizio tre volte l’ anno. Dopo fu eretto da Vespasiano uno splendido tempio nelle vicinanze del Foro; era ad
Ebe e di Eracle. Uno scultore moderno tentando questo argomento compì uno de’ suoi capolavori, e questi è il Canova (1757-1
eggitore dell’ ordine supremo, o con Apollo il suo profeta; quindi l’ uno e l’ altro eran detti Moirageti, capi delle Moire
e leggonsi nell’ Antologia. Fra i Latini, va ricordato Catullo che in uno de’ suoi poemetti scherzosi, volgendo la parola a
rovenienti dal bottino di Memmio; dopo ne furono eretti altri, di cui uno persino in Campidoglio. Tiche e la Fortuna non di
il regno del mare. E nel profondo del mare si pensava che abitasse in uno splendido palazzo; e di là movesse su un cocchio
e fa sorgere isole nuove dalla profondità delle acque. Ma basta anche uno sguardo o un cenno di lui per rabbonire il mare m
del suo tridente aveva egli aperto la scogliosa valle di Tempe e dato uno sfogo alle acque del fiume; poi la Beozia, ricca
ea, Estia, Demeter e Temis. In alcuni luoghi della Grecia Gea ottenne uno special culto, tra gli altri in Atene dov’ era ve
i poeti, Omero, Esiodo fanno cenno di di Gea o le rivolgon preghiere; uno degli inni Omerici è a lei dedicato; un altro inn
l poema di Lucrezio Sulla natura e nel quarto dei Fasti di Ovidio. L’ uno e l’ altro accennano alla Dea portata sul carro t
uttano in mare, e in quell’ istante son trasformati in delfini, salvo uno che, indovinando un essere divino nel fanciullo,
festa del torchio; aveva luogo in Atene nel Gennaio. Presso il Leneo, uno dei due templi di Dioniso, facevasi una solenne p
suggeri al Dio l’ idea di unire più canne digradanti e formarne così uno strumeuto musicale, strumento che dal nome dell’
anche più tardi, seguendo il nuovo concetto delle scuole filosofiche; uno ne scrisse il poeta Arato; un altro è tra gli inn
ì ripida e impraticabile, dice, dov’ ei, librando il corpo e simile a uno che voli, non ponga il suo piè caprino. Talvolta
ne per compagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Silvano è Fauno, uno dei più antichi e popolari Dei d’ Italia. Più tar
anch’ oggi nel Museo Capitolino. La Dea Bona poi si rappresentava con uno scettro nella mano sinistra, a significare la sua
speravano diventar madri. — Due templi erano a Roma dedicati a Flora, uno sul Quirinale forse di origine Sabina, un altro p
allorquando si volle edificare il gran tempio di Giove Capitolino in uno spazio dove già sorgevano tempietti di varie divi
e di averli ridotti dalla condizione di rozzi cacciatori e pastori a uno stato civile con sedi fisse e città ordinate. Cos
n’ idea molto vaga e indeterminata del mondo d’ oltretomba; era detto uno spazio deserto e tenebroso, dove i morti soggiorn
mandosi quell’ immagine dell’ Inferno che è più comunemente nota. Era uno spazio largo e tenebroso dentro terra, al quale s
re. — Senonchè, come altre Deità infernali avevano un doppio aspetto, uno terribile, e l’ altro più mite e quasi benevolo,
temente scolpita è nei tragici greci; ma v’ è differenza grande dall’ uno all’ altro. Nell’ Eumenidi di Eschilo son dipinte
, arco e faretra, anche fiaccole o un serpente in mano, sovente anche uno specchio per presentare la propria immagine ai co
oglie il frumento mietuto nel granaio; e ora parlavasi di lui come di uno armato di falce che al tempo suo coglie chi deve,
prendessero parte, ogni fatto solenne della vita era accompagnato da uno speciale sacrifizio ai Lari, ad es. la vestizione
he alle case private; Alessandro Severo aveva in casa due lararii, in uno dei quali oltre la statua di alcuni imperatori di
74 riproducono due Centauri in marino scuro del Museo Capitolino, l’ uno di tipo più vecchio l’ altro più giovane, opere d
a scendere alla vendetta. I figli di Anfione e Niobe perirono tutti a uno a uno colpiti dalle freccie di Apollo e Diana. I
dere alla vendetta. I figli di Anfione e Niobe perirono tutti a uno a uno colpiti dalle freccie di Apollo e Diana. I poveri
finita con lui, ma il divino eroe se la cavò anche allora uccidendo a uno a uno tutti i suoi assalitori. Finalmente Jobate
con lui, ma il divino eroe se la cavò anche allora uccidendo a uno a uno tutti i suoi assalitori. Finalmente Jobate preso
ù tragedie Eschilo, e, dopo molti altri, Ovidio ne trasse argomento a uno de’ più commoventi episodi delle Metamorfosi (lib
in onor d’ Era, nelle quali premio ai vincitori era non una corona ma uno scudo. Linceo fu anche ricordato come capostipite
ire alternatamente. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e da Atena uno specchio. Con queste istruzioni e arnesi mosse Pe
con immenso loro dolore consegnarono Andromeda perchè fosse legata a uno scoglio, preda al mostro. Stava appunto Andromeda
Il significato naturale di questo mito non può esser dubbio. Perseo è uno dei tanti eroi solari onde è ricca la mitologia g
re, piena di umiltà e di rassegnazione ai voleri di Zeus, ha ispirato uno dei più bei canti di Simonide 49. A tacer d’ altr
rese parte alla caccia del cinghiale Calidonio e fu padre di Idomeneo uno degli eroi Greci a Troia; Glauco che trovò fanciu
nascondersi in una botte. Con quest’ avventura di Eracle si connette uno del parerga o fatiche accessorie, la lotta col Ce
onte cadde per mano d’ Eracle con tutti i suoi figli, ac eccezione di uno , Podarce. Eracle diede Esione in premio a Telamon
eucro; e poichè Esione ebbe da Eracle facoltà di salvare col suo velo uno dei prigionieri, salvò suo fratello Podarce, che
li Etoli e sorella di Meleagro e Tideo. Molti erano gli aspiranti, ma uno solo osò contrastare ad Eracle, e fu il fiume Ach
ttrarsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro perdette uno dei corni, che riempito da una ninfa di flori e f
che gli aveva portata la veste e lo scaraventò nel mare, dove divenne uno scoglio. Egli s’ avviò a Trachine dove Deianira i
resse nel luogo della zuffa un altare in di lui onore e gli sacrificò uno dei buoi ricuperati. Evandro ed i suoi fecero fes
suo celebre poema, intitolato « le gesta di Eracle » (Herakleia), fu uno dei primi a parlare delle dodici fatiche comincia
di questo tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico, uno dei più antichi poeti drammatici elaboro pel teat
ra loro una grossa pietra, ond’ essi ciechi di furore volsero l’ armi uno contro l’ altro e a vicenda si trucidarono. Erano
un fratellino che aveva portato con sè, Absirto, e gettando i pezzi a uno a uno nel mare; sicchè quei di Eeta si tratteneva
tellino che aveva portato con sè, Absirto, e gettando i pezzi a uno a uno nel mare; sicchè quei di Eeta si trattenevano a r
ma tutto invano; Tiresia aveva predetto ai Tebani la vittoria, quando uno di loro si consacrasse alla morte; vi si offerse
da una peste la sua isola e spoglia d’ abitanti, ottenne da Zeus che uno sciame di formiche fossero trasformate in uomini,
le mura. I Troiani si lasciarono prendere all’ amo. Invano Laocoonte, uno de’ loro sacerdoti d’ Apollo, cercò distoglierli
era stato da una sorella maggiore, Elettra, portato via e condotto da uno zio, Strofio, abitante nella Focide. Ivi crebbe i
te e Idomeneo, giacchè nel ritornare ciascuno alla propria patria, l’ uno in Tessaglia, l’ altro in Creta vennero in Italia
s ordine a Calipso di lasciar partire l’ eroe. Egli felice partiva su uno schifo da lui costruito abbandonandosi un’ altra
a sua famiglia, s’ avviò all’ isola di Creta, donde era venuto Teucro uno del re di Troia. Ma i Penati comparsigli in sogno
go al suo dolore, e gli avvenne poi di perire miseramente lacerato da uno stuolo di Baccanti nel quale s’ imbattè. — Lino n
re è stata ripiena d’ aria, fa risonare i lidi che giacciono sotto 1’ uno e l’ altro sole. Anche allora non appena fu tocca
6 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
tale trattato, per avergli Urano presagito stando presso a morte, che uno de’ suoi figli lo avrebbe sbalzato dal Trono, app
Giove. L’armatura, che difendeva questo Dio, era l’Egida, vale a dire uno scudo formato dalla pelle della Capra Amaltea, ch
rudeltà. Cadde la vendetta di questa Dea altresì sopra di Erisittone, uno de’ primi di Tessaglia per aver questi tagliata u
Un giorno stanca dalla fatica, e sommamente assetata fermossi presso uno stagno ; i terrazzani che tagliavano giunchi, le
pena che Amore arrivò all’età di poter maneggiare l’arco, se ne formò uno di frassino, e si servì de’ rami di cipresso per
asta alla mano, ed il braccio armato dell’Egida, ch’era per l’appunto uno scudo fatto dalla pelle di un mostro chiamato Egi
viscere della terra. Si figura assiso sopra un trono di ebano, avendo uno scettro a due punte in una mano, e nell’altra del
a, e concepire un orribile disegno. Come l’oracolo avea predetto, che uno de’ figli del suo germano lo avrebbe rovesciato d
dita, tagliò alcune canne accozzandole insieme colla cera, e ne formò uno strumento musicale, chiamato Siringa dal nome del
che dopo di avere adempiuto alla sua promessa. Silvano. È questi uno degli Dei delle foreste, che talvolta si confonde
enti è questi il più dolce, e lusinghiero : lo invocano, e lo credono uno de’ compagni di Amore. I poeti sovente lo dipingo
lontano. Come spesso accadeva che i naviganti mentre volevano evitare uno di questi scogli incorrevano nell’altro, ebbe ori
e presiede agli ultimi istanti della nostra vita. Ella è dipinta come uno scheletro colle ali, ed una falce. Gli antichi no
si vede appresso una quantità di sogni, che dormono ammonticchiati l’ uno sopra l’altro. Morfeo, Fobetore, e Fantaso, erano
uomini, che erano assistiti secondo il proprio naturale da due Genj, uno buono, l’altro cattivo1. Tal credenza è stata tra
stita di un abito bianco, e semplicissimo, e talvolta vedesi nuda con uno specchio alla mano. Era figlia di Saturno, o piut
ttà. La Legge. Da Giove, e da Temi è nata la Legge. Porta in mano uno scettro per simbolo del suo impero. La Sfrenat
i suoi viaggi per l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 legata nuda ad uno scoglio per esser preda di un mostro marino, che
. Per la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto dopo morto per uno dei tre giudici nell’inferno con Eaco, e Radamant
e sposò la loro regina Antiopa, dalla quale nacque Ippolito. Fu Teseo uno degli Argonauti, che andarono alla conquista del
seno, e ritrovandosi incinta dopo nove mesi si sgravò di due ovi, in uno de’ quali stava rinchiuso Polluce, ed Elena, nell
a sua patria non volle ritornarci, e prese la strada della Focide. In uno stretto del monte Citerone ebbe la sventura d’inc
sposato Giocasta. La vita del mostro dipendeva dallo scioglimento di uno degli enigmi che proponeva. Edipo intraprendente,
ora di molte fatalità. In primo luogo doveva trovarsi in quest’armata uno de’ discendenti di Eaco, che aveva in compagnia d
i per il giudizio di Paride, discese sulla terra, e regolò la mano di uno de’ combattenti a lanciare una freccia diretta al
no al punto di attaccarvi il fuoco, ed Ettore si era già accostato ad uno de’ più belli, quando sopraggiunse arditamente Aj
e potuto soccorrere. Abbiamo per l’opposto veduto gl’Iddj dominati da uno spirito di partito : il ritratto che il poeta ce
à. Lasciata Nausicae alle porte, si presenta ad Aleinoo in qualità di uno straniero, rifiuto delle onde furiose. Il buon re
re la pietra si situò Polifemo in maniera, che i montoni potessero ad uno ad uno passare fra le gambe. Allorchè si avvide c
ietra si situò Polifemo in maniera, che i montoni potessero ad uno ad uno passare fra le gambe. Allorchè si avvide che eran
ni dieci di assedio, che li teneva lontani dalla patria, escogitarono uno stratagemma per sorprendere Troja. Costruirono un
i morire in un giorno istesso per non soffrire il dispiacere di dover uno di essi piangere la morte dell’altro. Questa graz
ancor essa una pianta di simile natura. Pigmalione. Pigmalione fu uno scultore abilissimo. Formò una statua bellissima,
uoi parenti : ma si oppose Cidippe a queste nozze. Aconzio ricorse ad uno stratagemma. Gittò nel tempio una palla, dove era
o cangiata in rondinella, Filomela in usignuolo, e lo stesso Tereo in uno sparviero. Aristeo. Fu Aristeo figliuolo di A
ua lira : ma non potendo ottenere tal grazia si lanciò nelle onde, ed uno de’ delfini, che si erano accostati al naviglio p
ti nel teatro, e specialmente nel circo : ed avendo i Napoletani sì l’ uno che l’altro, è da supporsi che adorassero cotali
ed osservatore di tutte le nostre azioni. Servio parla di due Genj : uno che ci esorta a bene operare, l’altro che le prav
per ispirare agli altri i nostri sentimenti, come Fedro c’insegna in uno de’ prologhi. Nunc fabularum cur sit inventum ge
no la favola di Caronte, e del fiume Stige. 1. Credesi chiamato Lete uno de’ rami del Nilo. L’autore di questa favola fors
si di questo bellissimo episodio nel suo poema. L’Abate Metastasio in uno de’ suoi meravigliosi drammi ha parimente seguito
il divino suo poema, che malgrado varj difetti, non lascia di essere uno de’ migliori squarci che l’antichità ci ha traman
7 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
nto lo cangiò in un fiore che porta il suo nome. Ciparissa avendo con uno strale ucciso per disavventura un cervo addomesti
gni giorno trovarsi per ricevere i suoi comandi, li serviva tutti con uno zelo infaticabile, anche nelle cose poco lecite,
ellito sotto i monti della Sicilia, Tifeo o Tifone gigante mostruoso, uno di quei che diedero l’assalto al cielo e che tocc
tinata ai saggi ed agli eroi. All’Inferno fingevansi due ingressi, l’ uno presso il lago di Averno nella Campania, oggi Ter
n avesse seco un ramo d’oro consacrato a Minerva. La Sibilla ne diede uno al pio Enea, allorchè volle entrare nel regno di
cchiero infernale era stato punito e mandato un esilio per un anno in uno de’ più oscuri e dei più orribili luoghi del Tart
di Enarete, nipote di Elleno e fratello di Atamante e di Salmoneo era uno de’ più astuti principi del suo tempo. Avendo occ
rchè la Terra era riguardata qual’ madre di tutti i giganti. Esso era uno smisurato gigante ; Apollo e Diana lo uccisero a
pello della libertà. Zefiro, Flora Zefiro vento d’occidente ed uno de’ quattro principali, era figlio di Eolo e dell
ncipale presso cui innalzavano un altare ed un piecolo rogo, al quale uno dei fittaiuoli e dei signori appiccava il fuoco,
atte delle belve. Giunto in età di poter maneggiar l’arco, se ne fece uno di frassino, con frecce di cipresso, e fece saggi
te come un fanciullo ignudo in età di 7 in 8 anni, colla fisonomia di uno sfaccendato ma maligno, per dimostrare che Amore
rcole aveva tagliata. Questa Dea avea diversi tempii, e tra gli altri uno in Flio, città del Peloponneso, che aveva il priv
a capriocio. I poeti la dipingono cieca e calva, colle ali ai piedi, uno de’quali tiene sopra una ruota, e l’altro sospeso
nere da altri una tazza d’oro ed un piatto di frutti. Questo Nume era uno de’compagni di Dioniso o Bacco. Si poneva la sua
dei mortali. Si dipinge anche con una corona sormontata di stelle ed uno scettro simbolo del sommò suo potere. Per indicar
ggior parte dotati di molte terre. A Comane nell’Asia Minore ne aveva uno servito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti
e che viaggiò a Delfo per apprenderle da quel Dio. Si rappresenta con uno scettro in mano, assiso in mezzo alle ombre, i cu
e divenne padrone del mare. Questo principe avrebbe goduto la fama di uno de’ più grandi uomini ove non si fosse acquistato
Greci pagarono il barbaro tributo tre volte ; ma nella quarta Teseo, uno dei giovani dannati ad essere preda del mostro, l
asifae era stata colta da amorosa inclinazione per Tauro che si vuole uno de’ segretari di Minosse. Dedalo favorì ha corris
alto di una torre. Un’ azione tanto nera non poteva andar impunita in uno stato in cui per rendere più abbominevole l’omici
, Ninfe de’ monti che si fanno nascere da Foroneo antico re d’Argo ed uno de’ primi che contribuirono all’incivilimento de’
tore al deforme Ciclope. Polifemo sdegnato di tale preferenza, lanciò uno scoglio di enorme grossezza sopra Aci e lo schiac
so teneva sempre gli occhi aperti avevano una virtù sorprendente. Con uno di questi pomi la Discordia pose lo scompiglio fr
tutta la vita. Secondo alcuni due Geni attribuivansi ad ogni uomo, l’ uno buono e l’altro cattivo. Ciascuno nel giorno del
ambini i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Alcmena uno e da Stenelo l’altro, il primo che nascesse avreb
a lavorando coll’ aratro ; e perchè quegli non gli die’ nulla, staccò uno de’ buoi dall’aratro, lo immolò agli Dei e lo man
uite ad Ercole e i dodici segni che trascorre il sole nello zodiaco è uno de’ più forti appoggi del sistema astronomico di
Prometeo Il più antico de’ Semidei fu Prometeo figlio di Giapeto uno de’ Titani e di Asia figlia dell’Oceano. Egli fu
l’anno 1560 avanti l’era volgare. Perseo Perseo re di Argolide uno de’ più famosi eroi della antichità era figlio di
lce ; Plutone l’elmo che rendeva invisibile chi lo portava, e Pallade uno scudo che risplendeva ad uso di specchio. Armato
marino colà mandato dalle Nereidi, che l’avevano prima legata nuda ad uno scoglio per ordine di Giunone e per espiare il de
rope. Furono esse cangiate in istelle e collocate sul petto del toro, uno de’ dodici segni dello zodiaco, perchè il padre l
gno per riescire ne’suoi amori. Questa principessa partorì due uova ; uno contenente Castore e Clitennestra, tutti e due mo
li legatisi colla più stretta amicizia, sì teneramente si amavano che uno non abbandonava mai l’altro. Si accinsero prima d
cielo, convertiti in astri e collocati nella costellazione de’Gemelli uno de’dodici segni dello zodiaco. Ebbero amendue il
arire dicevasi apportator del bel tempo. Orfeo, Euridice Orfeo uno de’ più celebri e de’ più augusti personaggi dell
avigazione le cui avventure hanno fornito il soggetto di due poemi, l’ uno greco di Apollonio, l’altro latino di Valerio Fla
male fu trasportato in cielo ove forma una costellazione dell’Ariete, uno dei dodici segni dello zodiaco. Se discordi sono
ncipessa. La rese madre di un figlio chiamato Partenopeo, il quale fu uno de’capitani che trovaronsi all’assedio di Tebe in
agricoltore. Altra eredità non aveva fatta che due soli paia di buoi, uno pel suo aratro, l’altro pel suo carro. Un giorno
nelle donne e nei fanciulli. A misura ch’egli andava avvicinandosi ad uno de’loro villaggi, incontrò una giovinetta che ven
stirpe. Laio per impedire tale enormità consegnò Edipo subito nato ad uno della sua corte acciò lo facesse perire, ma quest
revenire una tale disavventura, appena Paride fu nato, lo consegnò ad uno de’suoi schiavi, chiamato Archelao acciò il faces
ale fu l’invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire da Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchiuse egli me
sato da alcuni come traditor della patria. Omero però lo dipinge come uno de’ migliori suoi difensori, e fattolo venire all
Virgilio nella Eneide. L’avventura di Laocoonte ha dato argomento ad uno de’ più bei pezzi di greca scultura che noi posse
badea ; perfino il bue Api ebbe in Egitto un Oracolo. L’ambiguità era uno de’ più ordinari caratteri degli Oracoli e il dup
8 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
ndo Saturno inteso da Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato da uno de’ proprii figli, fatto più crudele di suo padre
Cicerone si distinguevano: il primo e il secondo nati in Arcadia, l’ uno figlio dell’ Etere, e padre di Proserpina e di Li
Bacco soltanto in sembianza di Itone si oppose coraggiosamente a Reto uno de’ giganti più forni debili, e come Giove animav
in cigno sedusse Leda moglie di Tindaro, che partorì due uova, dall’ uno de’ quali nacque Polluce ed Elena, dall’ altro Ca
a sua tela rappresentò l’ anzidetta gara avuta da lei con Nettuno; in uno de’ quattro canti effigiò Emo re di Tracia e Rodo
fili purpurei descrisse la sua sciagura, e spedì il velo a Progne per uno de’ custodi. Questa, colta l’ occasione delle org
e un pegno della perpetuità dell’ impero romano, egli mandò dal cielo uno scudo rotondo, che fu detto ancile. Numa il diede
accia sopra alla riva di un fonte egli chiamava l’ aura a ristorarlo, uno che da lungi l’ udì, credette ch’ egli chiamasse
co e gli strali. Questi irritato, per dar prova del valor suo, scoccò uno strale dorato contro di lui medesimo, per cui ard
cciso, secondo alcuni, con un dardo, e secondo altri colla puntura di uno scorpione fatto ivi sorgere dalla terra Omero per
addolorato gettossi in mare, ma fu da Apollo a mezz’ aria cangiato in uno sparviero. Egual vendetta e più terribile fece el
anno alle calende di Marzo rinnovando il fuoco sacro, il quale nell’ uno e nell’ altro caso portavasi da una Vestale sopra
nsisteva nell’ avere peloso il mento ed’ il petto, laddove i Fauni l’ uno e l’ altro avevano senza peli. Priapo, figlio di
a in tutta la vita. Molti pure ad ogni uomo due Geni attribuirono, l’ uno buono e l’ altro cattivo, o, come dice Orazio, l’
ttribuirono, l’ uno buono e l’ altro cattivo, o, come dice Orazio, l’ uno bianco e l’ altro nero. I Geni delle donne più co
entavasi come un luogo sotterraneo, a cui due ingressi fingevansi, l’ uno presso il lago di Averno nella Campania, ora Terr
ucalione. Il più antico de’ Semidei’ fu Prometeo figlio di Giapeto uno de’ Titani, e di Asia figlia dell’ Oceano. Dotalo
rotatolo in alto lanciotto nell’ onde Euboiche, ove fu convertito in uno scoglio; indi costrutta una pira, su quella si ab
ti, da Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo, e da Pallade uno scudo, che risplendea a guisa di specchio. Giunto
omi d’ oro colti nell’ isola di Cipro, e lasciandosi questi cadere l’ uno dopo l’ altro, mentre Atalanta si perdette a racc
i stati posti sopra, il medesimo rogo, le fiamme, che circondavano l’ uno e l’ altro si separarono, come se nemmeno in mort
nel sonar la lira, nelle quali arti istruì Giasone ed Achille, che l’ uno da Alcimede, come abbiam detto, l’ altro da Tetid
aver col fratello una sorte comune, ottenne da Giove che a vicenda l’ uno morisse, e risorgesse l’ altro. Furono poi traspo
ceva gli uomini in quarti; presso Megara Scirone, che appostato sopra uno scoglio gettava in mare i viandanti che si avveni
temendo che Paride soccombesse, indusse il troiano Pandaro a scoccare uno strale contro di Menelao per disturbare il duello
resso l’ invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire da Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchiuse egli me
e’ Proci, i quali pretendendo forzar Penelope di lui moglie a sposare uno di loro, frattanto si divoravano le sostanze di e
roci di sposar quello, il quale coll’ arco di Ulisse scagliar sapesse uno strale attraverso ai fori di dodici scudi piantat
i come traditor della patria. Omero però nell’ Iliade lo dipinse come uno de’ migliori suoi difensori, e lo fa venire alle
mani prima con Achille, e poscia con Diomede; sebbene inferiore all’ uno e all’ altro, fu poi salvato nel primo caso da Ne
o dall’ oracolo di Fauno suo padre di dover dare la figlia Lavinia ad uno straniero, che di lontano paese sarebbe là giunto
rambo si salva dal diluvio sul monte Parnasso cangiato dalle Ninfe in uno scarabeo. Parte II. Capo I. Tioneo figlio di Bacc
erdoti; e giunti a decrepitezza, bramando essi di non sopravvivere l’ uno all’ altra, son trasformati nel medesimo istante
tre pomi d’ oro colti in Cipro nel campo Tamaseno, i quali gettati l’ uno dopo l’ altro mentre Atalanta si ferma a raccogli
è trafitta da Diana; Dedalione si precipita in mare, ed è cangialo in uno sparviero, Parte I. Capo XI. Ceice re di Trachine
9 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
i cagioni concorsero a propagarla. 2. Come l’uomo passò dalla vera ad uno spettro di religione, la scienza della quale fu d
rte degli uomini la nozione del vero Dio, si vide sorgere su la terra uno spettro di religione, ed all’ Ente sostituendosi
l’Ente, ancora quella va sventuratamente disviandosi nell’uomo, e per uno psicologismo, che ha per prime nozioni intuitive
mento di creazione, ciascuna creatura può chiamarsi un Dio. Ecco come uno de’filosofi italiani si raccapriccia a questi mos
quando a quando iterati di natura, un’aerimoto, un diluvio di acque, uno sbocco di fuoco, un tremito di terra ruinoso, uno
n diluvio di acque, uno sbocco di fuoco, un tremito di terra ruinoso, uno sboccar fuori da’loro limiti di oceani, ed altri
eterna felicità del loro impero, la tutela di ogni cosa, non credendo uno esser bastante per tutto, numera ad uno ad uno qu
la di ogni cosa, non credendo uno esser bastante per tutto, numera ad uno ad uno quest’Iddii. — Dimandiamo, ei dicc(1), vol
gni cosa, non credendo uno esser bastante per tutto, numera ad uno ad uno quest’Iddii. — Dimandiamo, ei dicc(1), voltando,
o(1), tenendo parola al popolo romano, favellò di tre generi d’Iddii, uno come un comento de’poeti, e chiamollo nugatorio,
l mondo, il quale come che è un’aggregato di contrarii concorrenti in uno , con ragione viene gettato dalla Discordia — e di
ove tutto ciò che vedi, tutte quello per cui ti muovi. E non è l’aere uno degli immensi ricettacoli dell’elettricismo, che
l’ Iddii non fosse che il solo Giove. Mirabile per questo argomento è uno squarcio dall’ Agostino, ed io qui lo trascrivo,
vano ora sotto il simbolo di un’occhio radiante ; ora sotto quello di uno scettro con in su un’occhio ; ed ora sotto quello
respinto, e ciò secondo l’antico sistema astronomico, a percorrere l’ uno e l’altro emisfero, ritorna sempre ad oriente ; o
gge tra le pene de’nobili appo i Persiani e gli Americani di spiccare uno o più capelli dalla loro chioma : e forse quindi
ale divorasi il tutto degli uomini… Tale verga ci viene descritta con uno o due serpi avvoltivi, che dovettero essere spogl
iò questo Dio si vuole nato da Giove e da Giunone, intendendosi con l’ uno non altro che l’etere, con altra l’aria ; o dalla
dal fulmine e portato su la terra non mai retto porta le fattezze di uno zoppo nel moto del suo vampo. A Vulcano si dava p
eci per rappresentarsi un tipo di coloro, che radunando gli uomini in uno , prima dispersi nella gran selva della terra, fon
la sapienza, può considerarsi come una virtù, che tutto raccoglie in uno per saper contemperare la vita. Le si dava il nom
, nè forza umana a compierle, onde si disse di esservene stato più di uno  ; se pur con più ragione non si voglia dire, che
angiossi in toro, ma quegli presolo per le corna, e, strappandogliene uno , rovesciollo. Le Naiadi raccolsero questo corno,
aso. VII. Punisce Busiride e Diomede delle loro crudeltà, uccidendo l’ uno che soleva sacrificare tutti gli estranei, che gi
per esprimere l’unità di natura ; perciocchè la natura, l’universo è uno , ed unigenito. Si diceva vestire una veste di par
10 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
ere degli Dei de’ Gentili o Pagani, i quali follemente credevano, non uno , ma innumerevoli essere i Numi che le create cose
que Chiròne (Χειρων, Chiron), ch’era mezzo uomo e mezzo cavallo, cioè uno di que’mostri che i poeti chiamaron Centauri. Di
ntichi per iscrivere. Essi intonacavano leggiermente una tal pelle di uno strato di cera, sopra la quale incidevano le lett
con mele. Or questa capra avea due curvi bellissimi corni, de’ quali uno si ruppe ad un albero. Amaltèa, dopo averlo ornat
ti. In questo luogo di Omero, dice Mad. Dacier, l’egida certamente è uno scudo, di cui i combattenti ricoprivano le spalle
bel mezzo di essa era il capo della Gorgone, del quale tanto si valse uno de’ più celebrati figliuoli di Giove. Ma convien
chiunque la riguardasse. E qui comincia la celebre favola di Perseo, uno de’ più grandi figliuoli di Giove. XI. Continu
a Vulcàno, una scimitarra o specie di falce di diamante ; da Minèrva, uno scudo lucido al pari di tersissimo specchio, giac
Minèrva gli diede a vedere l’immagine di Medùsa nel suo scudo come in uno specchio ; e l’eroe guardandola e prendendo colla
’Affrica abbonda. Giunto poi all’ estremità dell’ Etiopia, vide su di uno scoglio una donzella di leggiadra e regale sembia
nipote di Acrisio, re di Argo, fu fondatore della città di Micene, ed uno degli eroi dell’antichità per lunghe e malagevoli
dae), ed Ebalidi (Oebalidae). Dicono alcuni che nacquero da due uova, uno immortale, da cui uscì Polluce ed Elena ; l’altro
Pindaro dice che i Dioscuri, accolti amorevolmente in casa di Panfae, uno degli ascendenti materni di Tieo, di cui il poeta
sì furibonda che andò vagando quasi per tutta la terra, agitata o da uno spettro, ch’era l’ombra stessa di Argo ; o da una
sempre gli stessi caratteri che dagli altri Dei il distinguano, cioè uno sguardo costantemente sereno, co’capelli che dall
a, stando in un carro tirato da quattro cavalli, nella destra tenendo uno scettro, la cui cima è ornata di un fiore, e con
i cadde la sorte su di Esione, fig. di Laomedonte, la quale legata ad uno scoglio aspettava il fatale arrivo del mostro. Pe
cora ed insana. Quindi la dipingono calva, cieca, colle ali a’ piedi, uno de’ quali appoggiato al di sopra di una ruota, e
teneva nella destra la lancìa, e la conocchia nella sinistra, ovvero uno scudo, secondo Virgilio(4). Una patera rappresent
l Nume, avea l’elmo, la corazza, in una mano la lancia, e nell’altra, uno scudo risplendente ; e ch’era vestita di una vest
a Minerva edificato dagli esuli di Calcide, nell’Eubea ; o perchè in uno de’suoi tempii era un altare o una statua di rame
nominavano tutti e due in una medesima iscrizione ; si allogavano in uno stesso tempio e comuni aveano i sacrificii. E nel
agli uccelli ; ma altri vogliono ch’eran mandre di tori(3). Admeto fu uno del principi greci che convennero alla celebre ca
greci che convennero alla celebre caccia del cinghiale Caledonio, ed uno degli Argonauti. Apollo il rimunerò della buona a
lazione bella di nove chiarissime stelle, ch iamasi la lira. Orfeo fu uno degli Argonauti ; ed instituì le orgie, le quali
di sua gloria, legatolo ad un albero, il fece vivo vivo scorticare da uno Scita, e la pelle qual trofeo della vittoria, sos
llo e Diana, i quali non furon tardi alla vendetta. Era vicino a Tebe uno spazioso campo, ove i figliuoli di Niobe si eserc
vano alla palestra. Quivi Apollo e Diana, co’ micidiali loro dardi, l’ uno tutt’i maschi, l’altra, tutte le femmine uccise.
sso ; si ode da lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali come uno ne vibra dal tremendo arco, tosto agli animali si
i sfidarle nel canto. Filammone, fig. di Apollo e della ninfa Chione, uno de’ più antichi Musici(1), ed il primo che istitu
so le Muse e le Grazie non aveano che un sol tempio, per indicare che uno de’ principali fini della poesia è dilettare. Cli
di una giovane coronata di alloro. Ila in mano un fascio di carte ed uno stile per segnarvi le memorabili gesta ed i fatti
morabili gesta ed i fatti storici. La Clio di Ercolano ha vicino a se uno scrigno pieno di manoscritti. Euterpe, (ab ευ, be
ietre preziose, vestita di bianco, colla destra in atto di arringare, uno scettro nella sinistra, ed un rotolo, sul quale è
la quale città essendo non molto lontana da Delfo, spesso si prende l’ uno per l’altro. Le sue risposte non eran che liete ;
Ipermestra o Ipermnestra, fu Anfiarao, indovino ed augure insigne, ed uno de’sette a Tebe. Prevedendo che se andato fosse a
icilia, e per opera di Glauco fu convertita in dea marina. Scilla era uno scoglio all’estremità dell’Italia meridionale dir
u di un cocchio con due rosei cavalli, benchè la dica lutea, perchè l’ uno e l’altro colore sta bene alla bella luce del gio
ii in esse i capelli raccolti in nodo sopra la fronte e circondati da uno strofio o cordone, ornamento proprio degli Dei e
do Pittagora l’universo è un grande ettacordo ; ciascun pianeta manda uno de’ suoni della solfa, e dalle loro vibrazioni ri
giorni al terminare di ogni secolo dalla fondazione di Roma. In essi uno scelto coro di giovanetti e di donzelle di cui er
Morte, perchè esso sembra una morte di breve tempo. E come il sonno è uno de’più maravigliosi fenomeni che nell’uomo si sco
a preceduta da Espero che spegne la sua face nelle onde, e seguita da uno de’ Dioscuri, mentre colla sua nera biga precipit
Proserpina annovera anche Bacco o Libero. Diodoro conta tre Bacchi ; uno Indiano che fu il primo a piantar le viti ; l’alt
tà, su quella nave portò a Nasso il nume, suo benefattore. Luciano in uno de’ dialoghi marini dice che Bacco in un combatti
gemma vedesi Bacco su di un cocchio tirato da due centauri, de’quali uno suona il doppio flauto, e l’altro, una specie di
leggiò che vi fu un tale Ampelo, fig. di un Satiro e di una Ninfa, ed uno de’ più grandi amici di Bacco e forse suo sacerdo
agniamo di Paride ». E finalmente sull’Erice, monte della Sicilia, fu uno de’ più ricchi tempii di Venere, che vuolsi edifi
arina. Qualche volta sembra appoggiata ad un Tritone, tenendo in mano uno scudo, sul quale è dipinta una testa. Cavalcando
ciullo d’indole dura ed oltremodo virile, da Priapo che Luciano crede uno de’ Titani o de’ Dattili Idei e che chiama Dio gu
che a stento salvossi coll’aiuto de’suoi veloci destrieri, de’ quali uno chiamavasi il timore (Pavor), e l’altro la paura
ribile pestilenza devastava Roma e l’Italia, si vide cadere dal cielo uno scudo di bronzo. Allora Numa, sulla parola di Ege
e e tre volte balenò, e con grande stupore si vide scendere dal cielo uno scudo ch’era il pegno della salvezza di Roma. Per
forme, sotto la figura di un uomo armato di un elmo, della picca e di uno scudo ; or nudo, or coll’ abito militare, ed anch
Marte vendicatore. Pitisco crede che debbonsi riconoscere due tempii, uno di Marte ultore, nel foro Augusto, da questo mona
e l’altro di Marte bisultor, nel Campidoglio. Altri però pensano che uno sia il tempio da Augusto dedicato a Marte Ultore.
d’una solenne grotta, Se avvien che alcun dal sasso, ove congiunti L’ uno appo l’altro s’atteneano, caschi, Tutti stridendo
i bronzo graziosamente lavorato che rappresenta Mercurio seduto sopra uno seoglio colle ali a’ piedi, ed il petaso alato su
a quadrata, a cui si facevan sacrificii in ogni anno ; alle volte era uno stipite ; ma più appresso fu dìpinta con testa um
Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti ; E portandosi questi uno per mano Sul carro che tiravan due serpenti, Cer
sedili ne’ portici della casa di Giove ; il talamo di questo nume, ed uno scettro che Vulcano diede a Giove, Giove a Mercur
molte liete accoglienze, volenteroso si accinge all’opera e fabbrica uno scudo, di cui Omero fa una descrizione ch’è il pi
vantarsi più bella di Diana ; la quale di ciò sdegnata la uccise con uno strale. Dedalione per dolore si precipitò da una
giata la nostra Dea, fu da essa di presente ucciso colle saette, o da uno scorpione ch’essa fece uscire dalla terra. Orione
A liberare da tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già divenuto uno dei più valorosi eroi della Grecia, invita il fio
lanta ; di che ebbero vergogna que’ forti eroi. Meleagro che avea con uno spiedo trapassata la belva da un fianco all’altro
una statua che ora trovasi in quello delle Arti a Parigi ed è stimata uno dei primi capi d’opera dell’antichità. Nel giardi
e di Diana gli stranieri che nei confini del suo regno capitavano. Ma uno strano avvenimento tolse la vergine da que’ barba
er esservi immolati. Allora i due generosi amici danno a que’ barbari uno spettacolo tutto nuovo ; perchè essendo Pilade ed
este, tanto questi, che Pilade affermavano di essere Oreste, perchè l’ uno volea per l’altro morire(1) Ma il Re mosso da sì
ggio conobbe ch’eran greci ; e che la sacerdotessa stessa propose che uno di loro fosse immolato e rimandato l’altro libero
lle così dette colonne di Ercole, ch’erano i due monti Abila e Calpe, uno in Africa e l’altro in Europa sullo stretto di Gi
iese. Antico regno di argo. Questo regno fu così detto da Argo, uno de’suoi re e fig. di Giove. I suoi pascoli erano
aschi il fratello Egitto, re dell’Egitto ; e l’oracolo avea detto che uno de’generi di Danao lo avrebbe ucciso ; percui ric
bastone. Della quale spiegazione ebbe tanto dolore la Sfinge, che da uno scoglio si precipitò nel mare. Quindi un servo pr
sa di più combattere pe’ Greci. Noi dobbiamo a quest’ira famosa, dice uno scrittore, l’Iliade, il più antico ed il più inge
anchi di un assedio sì lungo, si determinarono alla fine di venire ad uno stratagemma. Coll’aiuto di Pallade(3), fabbricano
di Minerva, ch’era simbolo della pace. Per tutto ciò Nettuno è stato uno degli Dei più onorati del paganesimo ; ed Erodoto
di Galatea l’inumano Ciclope irato fuor di misura l’uccise, lanciando uno scoglio di enorme grandezza che lo schiacciò. Il
rò alcuna cosa de’ Lestrigoni, che Gellio chiama fig. di Nettuno : ed uno Scoliaste dell’Odissea parla di un Lestrigone, fi
li Eumolpidi, sacerdoti Ateniesi, tanto celebri nell’antichità ; e fu uno de’quattro che Cerere stabili direttori de’suoi m
tempio di quella Dea. Molti altri figli ebbe Nettuno ; Ergino, che fu uno d’egli Argonauti, e che per le sue molte conoscen
rgo ; Erice, re della Sicilia. che per avere posto fra i suoi armenti uno de’buoi di Gerione, che Ercole avea smarrito, fu
rombe ricurve annunziano l’arrivo della regina del mare. Spesso tiene uno scettro d’oro ; e secondo lo Spanheim, si suole a
i quella occulta virtù, per essa gettossi nel mare e fu convertito in uno de’marini Iddii, ai quali i marinari salvati dall
ve Argo che per loro era una novità mostruosa ; e ad esse attribuisce uno sguardo torvo, come si scorge ancora in alcuni an
ardo fiero e dall’atteggiamento, con cui tiene un piede sulla cima di uno scoglio : allusione alla potenza ch’egli esercita
di l’idea di due luoghi che accoglier debbono le anime dopo la morte, uno di pena, detto Inferno, l’altro di premio, detto
oeta meritano di esser letti per la loro bellezza. Or raccogliendo in uno le cose dette da’poeti sull’Inferno, ne daremo un
mente si racconta da Livio (1), si scorge che vi erano due Acheronti, uno che avea la sua sorgente nella Molossia, parte de
ano Genii, che credevano assegnati a ciascun uomo nel suo nascimento, uno buono e l’altro cattivo, i quali neppure i loro c
le cose, distornano l’ira funesta dell’infernale monarca. Giove, dice uno scrittore, avendo appreso da Pan qual fosse il lu
11 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
a, 527. Agenore, padre di Cadmo e d’Europa, 482. Agesandro (di Rodi), uno degli scultori del Laocoonte, 607. Agesilaos, V.
229. Alcmena, madre di Ercole, 74, 364. Alcmeone, figlio di Anfiarao, uno dei sette capitani sotto Tebe, 506. Alessandro al
0. Canente, figlia di Giano e madre di Fauno, 300. Caos, 22. Capaneo, uno degli Eroi della guerra di Tebe, 506. Capricorno,
i, 26. Cencreo, re di Salamina, 229. Centauri, mostri, 429, 430. Ceo, uno dei Titani, padre di Latona, 96. Cerbero, mostro
Diespiter, nome di Giove, 79. Dindimena, nome di Cibele, 40. Diomede, uno dei capitani dell’armata Greca, 550 ; — sue gesta
no ; suo gastigo, 408 e 409. Fama, divinità allegorica, 340. Fantaso, uno dei Sogni, 241 e 242. Faone, 177 (nota). Fatiche
Filonoe, figlia di Jobate, e moglie di Bellerofonte, 467. Filottete, uno degli eroi dell’armata greca, 546. Fineo, trasfor
Flegone, cavallo del Sole, 110. Flora, Dea dei fiori, 312. Fobetore, uno de’ Sogni, 241. Foco, figlio d’Eaco, 229. Forba,
giuochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 457. Glauco, diventa uno degli Dei marini, 201. Gna, 743. Gorgoni, mostri,
11. Ibla, monte in Sicilia, 477. Icaro, figlio di Dedalo, 422. Icelo, uno dei sogni, 240. Ida, fulminato da Giove, 445. Id
 ; — sua morte, 437 ; — è resuscitato da Esculapio, 438. Ippomedonte, uno degli Eroi della guerra di Tebe, 506. Ippomene, s
, Ninfe marine, 316. Nereo, figlio dell’Oceano e di Teti, 193. Nesso, uno dei Centauri, 394. Nestore, eroe greco all’assedi
naso, monte sacro alle Muse, 123. Partenope, sirena, 196. Partenopeo, uno dei capitani della guerra di Tebe, 506. Pasciacam
12 (1880) Lezioni di mitologia
A Gaspare Gorresio Non ha guari mi si rioffriva all’occhio uno dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole d
antichissimo sacerdote. Il principio dell’universo, secondo esso, era uno spirito di aere oscuro, ed un turbato caos di fol
iante di un uomo di color celeste, che avea nelle mani una cintura ed uno scettro, sulla testa un maestoso pennacchio, dall
’accorto vecchio consultati gli oracoli, che predetto gli avevano che uno dei suoi figli gli avrebbe tolto l’impero del cie
o i Giovi, secondo i teologi. Il primo ed il secondo nati in Arcadia; uno dall’Etere, l’altro dal cielo: il terzo in Creta,
eva una Vittoria di bronzo dorato, e sotto il simulacro di essa stava uno scudo d’oro dove era effigiata Medusa: due conche
la destra tenea una Vittoria, pure di avorio e di oro, nella sinistra uno scettro mirabile sovrastato dall’aquila. Nei calz
ano i topografi di Roma le Terme d’Olimpiade, personaggio incerto, in uno scavo intrapreso per ordine del cardinale Barberi
ai numi le loro dovizie: nella nostra statua, che non è certamente di uno stile così antico, può ditsi aggiunto per imitazi
istinta lode, è in tutto il resto delle membra e del panneggiamento d’ uno stile così diverso che non può attribuirsi ad un
e, di Aello e di Agenore; Cedusa di Asopo, Bilie di Orione, Celeno di uno dei Tritoni, Tirro di Palemone e Neleo, Venere di
ma, che non é rotonda ma quadrangolare, e che perciò non dovea essere uno scettro, non lascia di determinare questo strumen
sue labbra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati da Luciano in uno dei suoi Dialoghi, in cui delinea collo spiritoso
da Pausania, da molte gemme annulari, e da due antichi bassirilievi, uno del Museo Chiaramonti, l’altro del palazzo Albani
serva verun vestigio. Io non ho mai dubitato di ravvisare Mercurio in uno dei più bei simulacri dell’antichità e dell’idola
, la borsa. Non sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza uno o più di questi non s’incontrino immagini di Merc
sburgo, quantunque nella Storia delle Arti ciò si asserisca. È questo uno dei piccoli nei di quelr opera classica, che non
secondo un’altra tradizione, questa seconda cappella fu edificata da uno di Delfo chiamato Ptera, che coll’equivoco del su
ninfa Cleudora, e, come tutti gli eroi, passava per avere due padri, uno mortale in Cleopompo, l’altro immortale in Nettun
stere il premio della musica e della poesia, ne aggiunsero due altri; uno per quelli che accompagnavano col flauto, l’altro
riva, e che attacca il canape del suo naviglio a un albero, ovvero ad uno scoglio. Tene prende un’ascia, taglia la fune, la
che non pregiudicassero alla bellezza dell’opera, giacché Polignoto è uno dei più famosi antichi pittori). — « Presso Eleno
. I suoi capelli raccolti in un nodo sopra la fronte, e circondato da uno strofio, o cordone, ornamento proprio dei numi e
o, di questa risposta, ma sosterrei piuttosto, che veramente è questo uno dei quattro celebri Apollini in marmo rammentati
e del nostro, ne rammenta Plinio due di Filisco, un di Prassitele, ed uno di Calamide. Quei di Filisco erano nei Portici di
le, ed uno di Calamide. Quei di Filisco erano nei Portici di Ottavia, uno nel suo tempio, l’altro per ornamento, e questo a
’ombroso Parnaso, e li due strali Dalla faretra liberò: di piombo È l’ uno , d’oro l’altro, ed hanno effetto Contrario; il pr
bisogni porre un interrogativo dopo la seconda dimanda, come ve n’ha uno dopo la prima, per salvare la manifesta contradiz
cesco Giunio , che ha scritto sulla pittura degli antichi. Forse così uno s’inganna nella spiegazione che si dà alla manier
ri più rinomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di uno dei più gloriosi suoi fasti. Ci narra Svetonio ch
a nostra è notabile pel basso rilievo di Marsia appeso, che ne adorna uno dei corni, o braccia, dette dai Greci άγκωνες o c
ggono soltanto in qualche figura di Bacco, in alcuni busti di Sileno, uno dei quali in bronzo, è presso di me e in altre im
erano rifugiate. Ci vien riferito da Dionigi il Geografo che ve ne ha uno molto più antico fabbricato dalle medesime Amazzo
ratitudine nel medesimo luogo una statua d’oro in onore d’Artemidoro, uno degli artefici del tempio. Dice Yitruvio che ques
grido Levossi, e con la voce il valor crebbe. Volano mille dardi: è l’ uno all’altro D’ inciampo, ed al disio nuoce la frett
di Latona e moglie di Perseo. Titania fu cognominata Diana, perchè da uno dei Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor del
i bagni di Tito conservati alla biblioteca del Vaticano lo provano: l’ uno e l’altro colore possono indicare il fuoco, giacc
ta, e il simulacro di lei senza ali teneva un melagrano nella destra, uno scudo nella sinistra. Po liade, Civile, la istess
mo, una delle quali è il monumento circolare del Campidoglio, l’altro uno dei due bellissimi candelabri del Palazzo Barberi
re di Ercolano, che dalla mano diritta porta un ramo con due pomi, ed uno scettro dalla sinistra. Pietre incise offrono Ven
giudizio con cui ha ancora impiegato per sostegno dell’ anca sinistra uno di quei vasi d’unguento senza manichi, che alabas
ngonlo, e intorno gemono gli Amori, Tosisi sovra Adon; va a prender l’ uno Le freccio; l’altro l’arco; e quei il turcasso. U
edaglioni greci imperiali battuti in Guido, di Caracalla e Plautilla, uno dei quali è in Francia nel Real Gabinetto, e l’al
posa Al bel chiaror delle notturne faci Al desiato talamo si guida Da uno stuol di congiunti, Imene, Imene! Suona d’intorno
esti di dorato manico In guaine d’argento a’ fianchi pendono. Stretti uno all’altro a carolar poi mettonsi Rapidamente in c
i Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti, E portandosi questi uno per mano Sul carro, che tiravan due serpenti. Cer
edi, l’altra al suo carro lo aggiunge. I galli piacevano a Cerere, ed uno si mira sul modio, o moggio di lei, stringere nel
cio di molte medaglie che hanno una spiga di grano, sulla quale siede uno di questi animali. Le gru passavano ancora per fe
anestro ripieno di sementa. Dai lati erano due agricoltori, dei quali uno arava, l’altro seminava. Yi si attribuisce pure a
ficfite. Conviene adesso accennare brevemente il ratto di Proserpina, uno dei principali avvenimenti della storia di Cerere
deità maggiori della religione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno dei più universali, e per le campagne, della cult
non farà specie che le si ergessero simulacri colossali, e che forse uno di questi fosse collocato nel teatro di Pompeo, e
sse per questo oggetto ad Eumolpo. Vietava la legge che fosse ammesso uno straniero: non si ardiva con tutto ciò opporsi al
ava iniziarsi, era una troia gravida, che prima era lavata in Cantaro uno dei tre porti del Pireo. Nei primi tempi non v’ e
ogni volta che toccava la Terra. Sopra una pasta antica è indicata da uno scoglio sul quale Temide è assisa per indicare ch
ier dolci e soavi, Fatto signore e dio da gente vana. » E Properzio, uno dei più grandi poeti antichi, spiegò con molta ac
si un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’ innanzi scolpito uno per loro del bel marmo del Monte Pentelico. I Tes
i si chiama il Nero, l’altro Tutta-Notte. Nella città sono due porte: uno di corno lavorata con grande artifizio mostra esp
elebre Ippocrene, e che inoltre poeta rinomato fu ai tempi di Augusto uno di questa famiglia, il quale si suppone essere st
li quando vengono effigiati in due, debbano onnimamente interpretarsi uno per la Morte e l’altro pel Sonno, giacché simili
he fu padre del Sole, secondo Esiodo, come Tia ne fu madre, e Giapeto uno dei Titani, che contro Giove prese le armi illust
bblica ad orazione. Diffìcilmente si trova senza l’accompagnamento di uno o più leoni, emblema favorito della sovranità pre
due deità, la seconda, che è ancora piu piccola, portando fra le mani uno schifo. Ma gli attributi piiì costanti di Cibele
ara riprodotta dal Muratori la figura della dea si trova seduta sopra uno scoglio appiè d’un pino. Rade volte tiene nella s
ell’universo. I leoni sogliono sedere per terra a guisa di satelliti, uno a destra, uno a sinistra del trono. Altre volte t
I leoni sogliono sedere per terra a guisa di satelliti, uno a destra, uno a sinistra del trono. Altre volte tirano il carro
aduzione dei mentovati versi che ha fatta con impareggiabile felicità uno dei più grandi letterati d’Italia, il dottissimo
condizione che educasse i tigli maschi che da lui nascessero, onde in uno di esso pervenisse per diritto ereditario il domi
ne quarantesimaquarta. Dei Ciclopi e dei Dattili. Il signor Fréret uno dei più dotti uomini della Francia ha raccolte su
e. Polifemo figlio di Nettuno è loro capo, e porta lo stesso nome che uno degli eroi dell’Iliade. Non vi ha alcuna cosa che
ione di Sesostri nell’Asia minore e nella Tracia. Questo avvenimento, uno dei più considerabili dell’antica istoria, influì
tarlo. Plutone, secondo Winkelmann, non si trova in alcuna parte con uno scettro a due denti come ì moderni lo rappresenta
e con uno scettro a due denti come ì moderni lo rappresentano, ma con uno scettro, che Pindaro chiama verga, colla quale qu
nificato che voglia darsi a quel modio, sempre dovrà riconoscersi per uno di quei fregi chiamati da Giovenale: « antichi or
era, o stare stesa verso il Cerbero; la sinistra stringere un’asta, o uno scettro, quale suol vedersi in mano di Serapide n
pieno. La figura di quest’ombre deve essere molto allungata: questo è uno dei gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Q
ti; non è che un’ombra appena visibile. Quindi è Arianna seduta sopra uno scoglio, e guarda la sorella di lei Fedra sospesa
vin Foco: le sue forme hanno un’aria di nobiltà, egli ha un anello in uno dei diti della mano sinistra. lasco che gli è acc
Memnone; questi uccelli si chiamano Memnonidi. Accanto a lui si vede uno schiavo etiope per indicare che era re di quella
composto di un vecchio, di un fanciullo e di molte donne poste sopra uno scoglio: una di queste è accanto a un vecchio, ed
vedesi Tantalo in mezzo ai tormenti descritti da Omero. Di più vi ha uno scoglio che minaccia schiacciarlo, e lo tiene in
a parlato di questo scoglio. Tale è la descrizione che dà Pausania di uno dei più celebri dipinti, stupore della Grecia int
del dito, e dicono che Oreste, divenuto furioso, ivi tadìò coi denti uno dei diti della sua mano. In vicinanza vi è un luo
cuni templi, che avevano nella Grecia: i Lacedemoni ne avevano eretto uno in una loro città vicino al sepolcro di Oreste, e
sol mancavi alla gran strage, ed egli Non potendo soffrir la vita in uno . Si lamentava e si dolea che poco Sangue s’era ve
a di giudicare delle cose che erano dubbie. Omero ce lo presenta con uno scettro alla mano, sedente in mezzo all’ ombre, d
oli aggraverà le penne L’onda, e in alto saranno arse dal foco: Fra l’ uno e l’altra vola: io tei comando. Non mirar l’Orsa
stra e duce, Che permutasse a tempo li ben vani Di gente in gente e d’ uno in altro sangue. Oltre la difension de’ senni uma
uesta dea tiene nella mano destra una corona di foglie di. querce, ed uno scudo dalla sinistra. Una Vittoria dormente si ve
e che si vedono nella Villa Albani, e Winkelmann ha data la stampa di uno di questi monumenti nella sua Storia dell’Arte. N
u riportata per terra e per mare, o forse ancora il trofeo non indica uno di quelli che si ergevano sul campo di battaglia,
o non indica uno di quelli che si ergevano sul campo di battaglia, ma uno di quegli altri, dei quali i templi, i portici, g
a, poiché con somma giustezza aveva riflettuto il senator Buonarroti, uno dei primi luminari dell’Antiquaria, essere stata
sse ai piedi catene. E fra tutti questi che sono per terra non ve n’è uno che sia pallido, poiché, spirando fra il vino, il
oiché Clitennestra si affretta di alzare tutta la scure sopra lei con uno sguardo furioso, crollando la testa scapigliata,
ir abito sciolto e trasparente, perchè il bene perde il merito quando uno vi è costretto, e perchè bisogna che il benefizio
e insieme alla pelle del Leone: di questi due miseri fanciulletti, ad uno la freccia è passata a traverso il collo; all’alt
ì mutilato com’era, ne fu ricercato il gesso per molte Collezioni, ed uno fra gli altri formò la delizia del cavalier Mengs
torità: da qualunque principio, ho detto, ciò provenisse, certo è che uno dei caratteri di Bacco fu quello di essere rappre
u Lenno minando suona: Un grido scosse la città: lo trova Prono sopra uno scoglio; aiuto e pianto Offerse al Nume, che col
he la chiamavano al cielo col suo fiolio. Giunone medita nell’istante uno stratagemma per vendicarsi di questa nuova amante
primo assalto. Faleno si misura con Deriade, e cade morto. Corimbaso, uno dei più valenti guerrieri degl’Indiani, si distin
itella; e nella Pompa Bacchica di Tolomeo vi era condotto su un carro uno di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Cen
del tirso, che voi vedete tante volte espresso nei bassirilievi, ed è uno degli attributi di Bacco. Io mi prevarrò delle no
oteva inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe per uno dei segni sacri della cesta mistica, senza che no
è sul mento a guisa di barba. Vi sono due Narcisi di uguale bellezza: uno è in aria, l’altro è immerso nell’acqua. Il fanci
l disco vien mandato via. Certo, il poggio è piccolo, e da bastare ad uno che sta in piedi. Quest’ altura sostenendo le par
insieme saltare e seguire la mano destra. E questa è l’attitudine di uno che sostiene il disco: conviene che abbassando la
darvene il resultato reso evidente dal criterio del mentovato Lanzi, uno dei più grandi antiquarii dei nostri tempi. I Sat
Nisa, al quale gli abbiamo veduti prestar servigio in più monumenti: uno col tirso e l’altro colla ferula e diademati ambe
di Sardanapalo alzava la destra colle dita disposte in guisa da fare uno scoppio, col che s’ indicava ciò che schiarivasi
o, la sua conservazione, il suo stile possono farlo considerare, come uno dei più rari monumenti di simil genere che ne’ Mu
atto in un carro a cui sono aggiunti invece delle pantere i centauri, uno dei quali dà fiato al corno, l’altro suona la cet
ani, ambo guerrieri, ed ambo Prole di Giove: un tratta il tirso, ed uno Della possente clava arma la destra. Peregrin
omodo. « Il bassorilievo rappresenta un carro tratto da due Centauri, uno dei quali solleva il tirso, l’altro sostiene sugl
, la cui espressione sì vera, le cui parti sì belle che può estimarsi uno dei più eccellenti ohe sian mai stati eseguiti in
e ai sepolcri, vediamo qui più attamente adoperato alla condizione di uno di quei gran tini appellati dai Romani lacus, e a
reputarlo tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come uno dei più reputati avanzi dell’antica scultura. 19
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
vello d’oro. Le difficoltà erano straordinarie : conveniva entrare in uno steccato difeso da tori spiranti fiamme, aggiogar
r dal monte Citerone i macigni, che per udirlo si disposero in giro l’ uno sopra l’altro intorno a lui, e formarono le mura
era figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu da taluni considerato come uno dei Semidei. Ambiva anch’egli di sposare Euridice
oi meriti, fu cangiato nella costellazione che ne porta il nome, ed è uno dei 12 segni del Zodiaco, adorno di 93 stelle.
in aiuto il suo servo o amico Jolao che lo schermisse dalle offese di uno dei due nemici, in mezzo a cui si trovava : schia
colonne d’Ercole fossero fatte come quelle delle monete spagnole o di uno dei quattro o cinque ordini dell’architettura, ma
itoo fu fatto a brani dal can Cerbero, e Teseo fu preso e attaccato a uno scoglio infernale per restarvi eternamente in cor
i a loro ; perchè questi corpi possono avere più forze a resistere ad uno impeto che non possono ad assaltare altrui. » Qu
ad uno impeto che non possono ad assaltare altrui. » Questo Anteo è uno di quei giganti che Dante dice di aver veduto nel
una fionda lo scagliò tre miglia lontano nel mare, ove fu cangiato in uno scoglio che si chiamò e tuttora chiamasi Lica. Ma
i Mitologi fantasticarono che Leda avesse partorito due uova ; che in uno vi fossero Polluce ed Elena, e nell’altro Castore
ano Tindàridi, e se figli di Giove Diòscuri, essendo il vocabolo Dios uno dei greci nomi di Giove, sinonimo di Zeus. Nè que
rono rappresentati i Centuari secondo le descrizioni mitologiche ; ed uno dei più celebrati è quello di Giovan Bologna sott
to l’odio e la discordia per impadronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei più esecrati tiranni. E per primo atto inuman
ore, e la destra sua valeva per cento mani ; ma finalmente colpito da uno strale avvelenato morì sotto le mura di Tebe. Ebb
ori. Dal loro connubio era nato un figlio di nome Stènelo, che fu poi uno dei più valorosi guerrieri all’assedio di Troia.
Vento era insuperabile), o di essere uccisi se perdevano. E già più d’ uno aveva inesorabilmente pagato colla vita il fio de
piccolo fratello chiamato Foco. Di Telamone abbiamo già detto che fu uno degli Argonauti ; e di altre sue imprese e vicend
l’onore di esser posto nella Costellazione detta dell’ Aquario, che è uno dei dodici segni del Zodiaco e rifulge di 127 ste
non solo di nuovo genere, ma unica nel suo genere. Omero dice che fu uno stratagemma, Virgilio un’insidia e Dante un aguat
ilio, ma anche dalla greca scultura. Laocoonte sacerdote di Apollo fu uno di quei Troiani che volevano incendiare o in qual
o in un capitolo a parte. Fra gli episodii però dell’eccidio di Troia uno dei più lagrimevoli è quello della morte del vecc
la figlia ; e sul suolo fra i piedi di Pirro giace moribondo Polite, uno dei figli di Priamo. 135. LX Ritorno dei Gre
ea Minerva, accadde un altro fatto tragico e molto compassionevole in uno dei superstiti della infelicissima famiglia di Pr
estinto pretendevano che Penelope sua moglie si risolvesse a sposare uno di loro. Erano questi i Proci (cioè i pretendenti
almente costretta a determinare il tempo, promise di far la scelta di uno dei Proci dopo di aver finito un tela che avea in
, perchè quello fu opera d’incanto della maga Circe, ed era piuttosto uno scongiuro da Negromanti, ossia evocazione delle a
pendio in Virgilio, che ne pone il racconto sulle labbra di Achèmene, uno dei compagni di Ulisse : « ……….. È questo un ant
gonista che potesse stare a fronte di Achille. Tutta la fama che rese uno dei più illustri il nome di Enea e degno di poema
salma di suo padre ; e così la rammenta nel descrivere un viaggio di uno degli eroi del suo poema : « Passa gli Umbri e g
14 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
ole delle parole di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui da uno degli stessi suoi figli era spogliato temerariame
loro battaglie. In suo onore invero aveano essi costruiti due tempii, uno dentro le mura acciò degnato egli si fosse di con
il caso di questo gran Nume. Egli sebbene fra il sodalizio degli Dei uno de’ più rinomati si era per cagion del suo vasto
tirato da Pavoni, recando nelle mani in segno dell’ alta sua autorità uno scettro, con un pavone al suo fianco, in alto di
simboli de’ rari suoi pregi, e di sua diffusiva bontà, corteggiata da uno stuolo di contadini, che festosi per le abbondant
elmo sul capo adornato di civetta(1) con una lancia ad una mano, con uno scudo sull’altro braccio, e coll’Egida, che copri
llo. Quello stesso però, che fece egli a suo padre fatto gli venne da uno de’ suoi figli, nè i barbari consigli di divorare
i nuda per dimostrare la sua semplicità, e schiettezza. Porta in mano uno specchio per additar, che essa non può esser guar
re gli affetti allo sdegno ; del flagello si serve per aizzare contro uno l’altro uomo ; vera madre d’iniquità ! Noi adunqu
be è allo splendor frapposta. Cosi di Religione il sacro ammanto Come uno specchio i falli appien palesa : Dunque si lasci
a tal segno odiarono il lungo, ed esoso ragionare degli Asiatici, che uno di essi con prontezza preferir volle la morte all
ico metro, che dal greco Anacreonte il carattere serba, ed il nome, è uno di quelli, che al dir del Crescimbeni, sono i più
mento abbiam noi un’esempio nel Petrarca, un altro nel Sannazzaro, ed uno a stento nel Frugoni ; ma che ! Dopo il lungo inc
o rima col quarto. Ma per non dilungarmi a darne due norme distinte l’ uno , e l’altro ritmo colle richieste inflessioni in u
ccia di Esiodo. Due componimenti di tal natura a bella posta ei fece, uno per Lilla, per Cirene l’altro, entrambi però avve
onimento, che perfettamente somiglia alle ode de’Greci, e de’Latini è uno de’più belli, e famosi lavori italiani. In esso s
o indica la stessa voce, di cinque piedi, cioè d’un Dattilo libero, d’ uno Spondeo similmente libero, d’uno Spondeo forzoso,
e piedi, cioè d’un Dattilo libero, d’uno Spondeo similmente libero, d’ uno Spondeo forzoso, e di due Anapesti anch’essi forz
. III. Il Ferecrazio dall’ Ateniese Ferecrate così detto con siste in uno Spondeo, un Dattilo, ed un’altro Spondeo, come :
così nominato da Adone, di cui in onor si cantava, ha un dattilo, ed uno Spondeo, come : Nomen imago. Or. lib. 1. Od. 12.
il Gliconio, l’ Asclepiadco, e due Innominati. I. Il Gliconio costa d’ uno Spondeo, un Trocheo, e due Grambi, come Ignotus m
Ignotus moritur sibi. Sèn in Thyest. II. L’ Asclepiadeo è composto di uno spondeo, d’un dattilo seguito da cesura, e due al
primo, che è più lungo dell’ Asclepiadeo per quattro sillabe costa d’ uno Spondeo, d’un Dattilo, d’un altro Spondeo d’un An
all’ Asclepiadeo almeno nel valor della quantità, e perciò abbraccia uno Spondeo, un dattilo con cesnra, un altro dattilo,
lcaici. I. I Faleuci detti così dal greco inventore Faleuco costano d’ uno Spondeo, d’un dattilo, e tre Trochei, come : Iucu
Saffici invenzione della greca poetessa Saffo contengono un Trocheo, uno Spondeo, un dattilo, e due Trochei come : Iam sat
Gli Alcaici inventati da Alceo hanno quattro piedi, cioè un Giambo, o uno Spondeo in suo luogo, un giambo con cesura, ed in
voti. Imperochè vide egli un giorno con suo piacere scender dal cielo uno scintillante scudo di rotonda figura inviatogli d
ndi essendo l’industria, la sollecitudine, l’impegno presso dell’uomo uno dei mezzi previsi, chi può fare ammeno di metterl
gricoltore, un’ ammalato ec. Che solleciti per la divina prescienza l’ uno si astenesse dal seminare, non curasse l’altro le
icesi Spondiaco quell’ Esametro, di cui il quinto piede è occupato da uno Spondeo. come : Pro molli viola, pro purpureo nar
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
vasi anche in Ebraico in significato di eccelso (poichè deriva da El, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con questa dop
gica di Apollo e di Diana, diremo che Latona loro madre era figlia di uno dei Titani ; e perchè fu prediletta da Giove100),
damente per una bellissima similitudine nel raccontare che egli sentì uno spaventevole terremoto nella montagna del Purgato
il Monte nuovo (all’ ovest di Pozzuoli in Italia), che si sollevò in uno o due giorni nel 1538, all’altezza di 200 metri,
vanità, poichè Apollo e Diana invisibili a tutti saettarono a gara l’ uno i figli e l’altra le figlie di Niobe ; e la madre
Purgatorio (Canto xii) dicendo di aver veduto sculto questo fatto in uno dei bassirilievi che rappresentavano esempii di s
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
sso non potè mancar di parola, e comparve a Semele armato di fulmini, uno dei quali gli uscì di mano, incendiò la reggia Te
nomi e titoli. In greco chiamavasi Dionisio, parola composta da Dios, uno dei nomi di Giove suo padre, e dall’isola di Nisa
li significa furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato da uno degli appellativi di Bacco accennati di sopra. Le
crapula e di gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in uno dei suoi più celebri sonetti : « L’avara Babilon
le greche che appellano alla doppia nascita di Bacco, oltre ad essere uno dei nomi di questo Dio, era un cantico in onore d
lle profane « E le cose ridicole alle serie. » 203. Il crotalo era uno stromento a percussione, composto per lo più di d
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
simboleggiare il Tempo ; e secondariamente si vuol considerarlo come uno degli Dei dell’agricoltura, perchè la falce può s
e finalmente come il mediatore dei mortali presso gli altri Dei. Ecco uno dei molti casi mitologici in cui più e diversi at
i mitologici in cui più e diversi attributi ed uffici si riunivano in uno stesso soggetto, che inoltre era considerato e co
moderne Borse, o palazzi della Borsa. In Roma se ne conserva tuttora uno antichissimo, situato tra il Foro romano ed il Te
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
dei Giganti dicendo, che per dar la scalata al cielo posero tre monti uno sopra l’altro, cioè sul monte Olimpo il monte Oss
e e ’l Cielo « Di tuoni empie, di pomici e di fumo77). » Ed è questo uno dei più evidenti esempi a dimostrazione del modo
gentes, quibus hæc nascuntur in hortis « Numina. » 76. Timbrèo, è uno dei molti appellativi di Apollo. 77. « Fama e
so, di alabastro, di spato pesante ecc. Finalmente contiensi solfo in uno stato di particolare combinazione nelle sostanze
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
ra appartenente alla famiglia Fenzi. Nelle antiche Guide della Città, uno di questi due Satiri era attribuito a Michelangel
ernire gli Dei ; ma gli fa dire tante freddure che sono una miseria e uno sfinimento a sentirle. Era rappresentato con un b
to l’asino, vittima che si credeva a lui gradita, in soddisfazione di uno sfregio che egli ricevè dall’asino di Sileno, qua
lla romana costanza, fu il Dio Termine. Non era altro che un masso, o uno stipite di pietra rozzamente squadrata, un parall
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
gli per gratitudine li trasformò nella costellazione dei Pesci, che è uno dei dodici segni del Zodiaco. Da questo matrimoni
Dori e di Nereo. Queste Ninfe, che eran qualche centinaio, hanno or l’ uno or l’altro nome, cioè di Doridi derivato dalla ma
rocelle di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi raccontano uno dei più strani e singolari miti, unico nel suo ge
nulladimeno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno dei suoi più straordinarii e sublimi concetti. La
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
Semidei, Indigeti ed Eroi si trovano usati talvolta indistintamente l’ uno per l’altro, benchè differiscano tra loro non sol
Semidei, non v’è compresa per altro come necessaria la condizione che uno dei genitori debba essere una Divinità. Quindi an
iamoci in più aperta e vasta campagna e in più spirabil aere, e diamo uno sguardo fugace alla remota Età eroica, che spunta
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
ò ai Greci ed ai Romani politeisti, dopo aver considerata l’Aria come uno dei 4 elementi del Caos, il farne anche una Dea,
esta figlia d’Ippota troiano ; e che i Venti fossero figli di Astreo, uno dei Titani, e dell’Aurora ; e quelle loro genealo
tra lor più vicini, ossia usano i loro diversi nomi come sinonimi di uno stesso Vento. Così fanno sinonimi Borea ed Aquilo
23 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
a molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un incendi
binazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un incendio, da una candela
ente : « Io non so come due auguri possano incontrarsi senza ridere l’ uno dell’altro. » Ma il volgo ignorante e coloro che
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
è di natura divina, e per conseguenza immortale. La vita futura sarà uno stato di rimunerazione secondo le opere di ciascu
ocratico asserisce che ognuno ha due Genii che spingono gli uomini, l’ uno al bene e l’altro al male. 272. Marziano Capella
ella lingua, espressione che il Manuzzi ammette, citando due esempii, uno del Salvini, e l’altro del Magalotti ; ma il Fanf
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
bbe oracoli ; e piuttosto preferirono i Pagani di attribuirli a più d’ uno degli Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculap
degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta e benigna per uno scopo altamente sociale, e che essendo diretti al
blico bene furono utilissimi, e divennero, come direbbe il Romagnosi, uno dei primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
significare ’ allettamento ai piaceri e ai divertimenti ; e Orazio in uno di quei momenti in cui indossava la ruvida veste
testa perpendicolarmente fuori dell’acqua, l’illuso marinaio la crede uno scoglio ; e per quanto sia straordinaria e tremen
« De l’onde salse le spallacce grosse : « Caschiamo tutti insieme in uno errore, « (Perch’era ferma e giammai non si mosse
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
i abbiamo veduto nel N° XIII che egli nella guerra dei Giganti non fu uno di quei Numi paurosi che fuggirono e si nascosero
a hanno i poeti formato Eoo che vorrebbe dire orientale, per indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si son serviti di
nte l’opinione di alcuni mitologi che quella macchia (che veramente è uno strato di milioni e milioni di lontanissime stell
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
Làchesi. Infatti i mitologi avevano assegnato a ciascuna delle Parche uno speciale ufficio : Cloto teneva la conocchia, Làc
ante stesso ; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si valse di uno dei nomi di Plutone, di quello cioè di Dite, per
uffizio. — Un commentatore Darwiniano direbbe che questo giudice era uno scimmione precocemente perfezionato nella intelli
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
a e duce « Che permutasse a tempo li ben vani « Di gente in gente e d’ uno in altro sangue « Oltre la difension de’ senni um
lui. A quest’estremo fato eran sottoposti anche i Semidei, quantunque uno dei loro genitori fosse una Divinità di prim’ordi
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
scuoprono di mano in mano quasi tutti gli anni, e qualche volta più d’ uno all’ anno, attribuiscono un nome pur che sia ; e
che fanno maraviglia a’filologi ; perchè ogni nazione gentile n’ebbe uno , de’quali tutti gli Egizi per la loro boria dicev
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
centi acque ancora stagnanti, Deucalione e Pirra seduti sul terreno l’ uno di faccia all’altra in atto di scagliare dietro l
imostra il gran cataclisma del diluvio. In geologia si parla di più d’ uno di questi cataclismi dei tempi preistorici ; e qu
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
o in Roma per più di mille anni. Anzi l’uso che vi fu allora di dir l’ uno all’altro parole di buon augurio si mantiene tutt
l miracolo dell’ancile caduto dal Cielo a tempo di Numa. L’ancile era uno scudo di figura ellittica e perciò privo di angol
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
opoli da essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile il narrare uno di questi fatti mitici che serve a spiegare perch
ad Iride sua ancella, e furon solleciti di dare il nome di Giunone ad uno dei primi asteroidi scoperti in questo secolo, e
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
do pervenire ad uccidere il mostro colla spada, perchè era più duro d’ uno scoglio, lo pietrificò col teschio di Medusa. I g
colla spada, vedendo che si perdeva troppo tempo ad uccidere i nemici uno alla volta, perchè pochi compagni aveva per aiuta
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
orona d’ellera in capo e una maschera, oppure, come voleva il Parini, uno specchio in mano. Melpomene con volto serio, la
ni. Per altro Ugo Foscolo ne ha intredotto, nel suo Carme I Sepolcri, uno dei più rari a trovarsi anche nelle lingue dotte,
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
uista del Vello d’oro Su questo argomento furon composti due poemi, uno in greco e l’altro in latino64 ; e sul duce o pri
ne, poichè si fanno ascendere, come abbiam detto, almeno a cinquanta, uno per remo, essendo Argo una nave di cinquanta remi
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
Parlami invece. » (Odiss., xi, trad., di Pindemonte). Non era dunque uno stato felice quello che produceva la noia, e face
e lo spron d’oro, il toson d’oro e la giarrettiera, perchè certamente uno sprone, un pecoro e un legacciolo delle calze non
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
i politeisti furono espressi con splendide e bellissime immagini e in uno stile impareggiabile dai loro più sublimi poeti,
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
grandezza e lui « Metti il capo del padre e del fratello « Calcherà l’ uno e l’altro ; e farà d’ambo « Sgabello ai piedi per
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
pagani, perchè il vocabolo gentili ha due altri diversi significati : uno più usato e comune invece di cortesi ; e l’altro
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
rma o figura, ed anche talvolta una gran confusione amministrativa in uno stabilimento industriale o in una pubblica aziend
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
sso molti altri popoli è abolito per legge tra i privati o sudditi di uno Stato ; e perciò tutti i figli ed anche le figlie
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
onne esterne che sostenevano il tetto o la vôlta. Se ne trova tuttora uno vicino al Tevere, e si crede situato quasi sul po
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
e d’argento ; « E che altro è da voi all’ Idolatre6 « Se non ch’egli uno e voi n’orate cento7 ? » Convinti dunque che il
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
e prove della sorte avversa, giunto finalmente a superarle tutte e ad uno stato felicissimo, fu men forte a tollerare la pr
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
poi divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno dei sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore anco
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
teo, di cui ora occorre parlare. Prometeo ed Epimeteo erano figli di uno dei Titani chiamato Japeto, ed ambedue ingegnosis
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
qual Fiume sia rappresentato, gli si pone appresso, o nella sinistra, uno scudetto coll’arme o stemma di quel popolo pel te
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
ulcano « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi uno per mano « Sul carro che tiravan due serpenti, « 
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
ra il celebre filosofo Inglese, potrà sembrare ai dì nostri piuttosto uno sforzo d’immaginazione, che una indubitabile inte
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
vevano intervenire in tutte le consuetudini del civile consorzio ; ed uno di loro disse concisamente e con molta efficacia
52 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
ngregarci, acciocchè, orando avanti a Dio, quasi, per dir così, fatto uno squadrone, l’assediamo colle preghiere. Questa vi
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