ione. Facemmo precedere il nostro Ristretto analitico della Favola da
uno
Studio Preliminare, che segue questa Introduzione
ovatori del detto periodo di tempo, seguirono, o meglio, conservarono
uno
o più dei diversi miti della religione da essi os
ro opere, a queste contigurazioni d’incarnazione ; dando per tal modo
uno
sviluppo maggiore alle allegor e religiose, per m
mitica, nè il mondo delle idee, nè quello dei fatti, sono concepiti l’
uno
dall’altro in modo distinto e spiccato. Nella Mit
la feo. (Omero — Iliade libro 6° Trad. V. Monti). 7. Abaride. — Era
uno
scito, che per aver cantato il viaggio d’Apollo,
Perseo. Amò passionatamente la guerra. Abas era finalmente il nome d’
uno
dei principali greci che furono uccisi nella memo
isi nella memorabile notte della presa di Troja. 9. Abaster. — Nome d’
uno
dei destrieri di Plutone. 10. Abatos o Abato. — E
sotto lo stesso nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era questo
uno
dei nomi di Mercurio dal suo padre putativo Acaco
ce. 31. Acamao. — Figlio di Teseo e di Fedra. All’assedio di Troja fu
uno
dei deputati che accompagnarono Diomede onde ridi
padroni di Troja, Acamao, (che Virgilio chiama Athamas o Athamao) fu
uno
di quei guerrieri che vennero rinchiusi nel famos
delle sue figlie in consorte a Pirro. Evandro re d’Italia, ebbe anche
uno
scudiero per nome Acete. 45. Achaja. — Contrada d
riavere il corno che Ercole gli aveva strappato, gli dette in cambio
uno
di quelli della capra Amantea, che aveva nutrito
ero la scalata al cielo. Le sue acque divennero fangose ed amare ed è
uno
di quei fiumi che le ombre dei morti passavano se
i morti passavano senza ritorno. Vi sono diversi fiumi di questo nome
uno
nell’ Epiro, un altro in Elide, ed un terzo in It
e delle tenebre. Esiodo ne fa un ritratto spaventevole. 64. Achmenide
uno
de’ compagni di Ulisse. Egli sfuggì al gigante Po
ti i peccati. Sofocle nella sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad
uno
dei suoi personaggi queste parole che traduciamo
pollo. 88. Acrise. — Re d’Argo. Avendo consultato l’oracolo seppe che
uno
dei suoi nipoti un giorno l’avrebbe ucciso. Per p
chi avesse mangiato un intero bue. A ciascuno fu servito il suo, e l’
uno
e l’altro riuscirono nell’intento prefissosi, sol
Ateneo racconta di questa principessa una strana avventura. Dotata di
uno
spirito irrequieto ed avventuriero fuggì di notte
ereo, Re di una contrada di Tessaglia di cui Phra era la Capitale. Fu
uno
dei principi greci che si riunirono per dare la c
monte Libano. Marte geloso di tal preferenza avventò contro di Adone
uno
smisurato cignale che lo ridusse in brani. Venere
ran numero di altre dame, le quali portavano due ricchi tappeti sovra
uno
di questi era ricamato in argento il letto di Ado
hide. Egli ebbe una figliuola a nome Calciope, che dette in moglie ad
uno
straniero per nome Frisso, il quale dopo qualche
e argomento ad un responso dell’oracolo che avrebbe detto ad Aeta che
uno
straniero gli toglierebbe il regno e la vita ; e
rodavano nei suoi stati. 130. Aetherea. V. Atherea. 131. Aetlio. — Fu
uno
dei figliuoli di Eolo : sposò una giovanetta per
aduta di Fetonte. Il cronista Claudiano attribuisce lo stesso nome ad
uno
dei cavalli di Plutone, facendo derivare il nome
sorelle Africane. Erano così dette le Esperidi. 147. Africo. — Nome d’
uno
dei principali venti. 148. Afodrisie. — Feste in
iute sotto il nome di Aganipidi. 156. Agapenore. — Figlio di Anceo fu
uno
dei principi che avrebbero voluto sposare Elena.
Pafo. 157. Agastene. — Re degli Elleni, e padre di Polissene. Egli fu
uno
dei principi che si recarono allo assedio di Troj
seguente. 171. Agelaso Agelasto o Agelao. — Figlio di Damastore : fu
uno
di coloro che vollero sposare Penelope durante l’
ornare senza di lei. Agenore era anche il nome di un re di Argo, e di
uno
dei figli di Antenore. 175. Agenoria o Agerone. —
ce d’una vittima umana fosse sagrificato un bue. 189. Aglibolo. — Era
uno
degli Dei dei Palmiri. Negli antichi monumenti si
lio di Parthaone e padre di Tersite. Vi furono anche due altri Agrio,
uno
dei quali fu figlio d’Ulisse e della maga Circe.
quali fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agrio è anche il nome di
uno
dei Titani che dettero la scalata al cielo e che
lle Parche. 207. Agriodo. — Vale a dire dente feroce : era il nome di
uno
dei cani d’Atteone. 208. Agrionie. V. Agranie. 20
Itilo, che l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò per
uno
dei suoi nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aidone,
fettamente di Giove e Giunone. Gli Dei allora irritati mandarono loro
uno
spirito di discordia, che fu per essi la sorgente
8. Aine o Aloe — Conosciuto più comunemente sotto il nome di Aloo. Fu
uno
dei giganti più ricordati dalle cronache mitologi
o più credito. Oileo, re dei Locresi, ebbe un figlio a nome Ajace. Fu
uno
dei principi Greci che combatterono all’assedio d
potrebbe forse taluno credere ovvia, è pure necessaria per intendere
uno
dei più bei passi di Ovidio Come ha cosi parlato
ttà, ch’egli edifico in Beozia e che da lui prese nome. 230. Alastore
uno
dei Cavalli di Plutone. Fu anche il nome del frat
u anche il nome del fratello di Neleo, figlio di Nestore ; e quello d’
uno
dei compagni di Sarpedone che fu ucciso da Ulisse
orire il fanciullo che dovea nascere, sapendo che Giove avea promesso
uno
splendido destino del neonato che sarebbe stato E
, re di Atene. Vi furono diversi altri conosciuti sotto questo nome :
uno
figlio di Marte, uno figlio di Amycus, ed un terz
ono diversi altri conosciuti sotto questo nome : uno figlio di Marte,
uno
figlio di Amycus, ed un terzo figlio d’Ippocone.
a delle tre Furie infernali dette anche Eumenidi. 258. Alectore. — Fu
uno
dei capi Argivi che assediarono Tebe. 259. Ale-De
n onore di Erigone detta anche Aleti. 272. Aetryomanzia. — Formola di
uno
scongiuro che si faceva per mezzo di un gallo. 27
o dell’abbondanza nella mano sinistra, e affiancata da due fanciulli,
uno
dei quali porta un ramo di palma. 291. Allodola.
mente invocato dalle armate nemiche. 293. Allirozio o Allyrotio. — Fu
uno
dei figliuoli di Nettuno. La tradizione mitologic
nel territorio di Roma. Fu padre della ninfa Lara. 295. Almopo. — Fu
uno
dei giganti che dettero la scalata al cielo. 296.
ltea si uccise per disperazione. 304. Altepo. — Figlio di Nettuno, fu
uno
dei rè di Egitto. 305. Altio. — Soprannome di Gio
o di un satiro e di una Ninfa, fu amico di Bacco, il quale ebbe anche
uno
dei sacerdoti del suo culto conosciuto sotto l’is
olluce. 356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re dei Bebrici. Vi fu anche
uno
dei più famosi centauri compagno di Enea, che ebb
so momento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da
uno
dei suoi ufficiali, che il cignale di Calidone de
. 393. Andrastea. — Vedi Andate. 394. Andremone. — Padre di Toaso, fu
uno
dei capi Greci che assediarono Troia. Vi fu anche
Nettuno per vendicare la Dea, fece dalle Nereidi legare Andromeda ad
uno
scoglio e la condannò ad essere divorata da un mo
osì pestilenziale vapore che credevasi assai comunemente esser quello
uno
spiraglio dell’Inferno. 406. Anfiaree. — Feste in
. 413. Anfimedone. — Figlio di Melanto, che fu ucciso da Telemaco. Fu
uno
di coloro che volevano sposare Penelope. La favol
Orazio — De arte Poetica Epistola III. Anfione era anche il nome d’
uno
degli Argonauti, ed un re d’Orcomeno, che fu padr
quale divenne d’una estrema bianchezza. 427. Angelo. — Fu il nome di
uno
dei figli di Nettuno. 428. Angeronale. — Nel gior
ore. Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal nome
uno
dei capitani di Enea. 462. Antesforle. — Feste in
celebre. 464. Anthio. — Da Anthius che vuol dire fiorente. Era questo
uno
dei soprannomi di Bacco. 465. Anthione. — Era que
i peggior trattamento. 467. Anthoro o Antoreo. — Fu questo il nome di
uno
dei compagni più fidi di Ercole e poi di Evandro
trad. di Vinc. Monti Si rammentano dalle favole altri due Antifo :
uno
compagno e fedele amico di Ulisse, l’altro nipote
e Ajaci, sotto la figura dell’indovino Calcante, lo fa riconoscere da
uno
di essi. ……….. Agevolmente. Si riconosce un nume
la maniera con la quale gli Dei si palesavano talvolta agli uomini, è
uno
di quei simboli che nello studio preliminare di s
mico di Ercole che egli ebbe carissimo. 545. Argesio. — Fu il nome di
uno
dei ciclopi fabbricante dei fulmini di Giove. 546
egli a perdere la vita pel gran dolore. Venere, mossa a pietà, cangiò
uno
in fiume, e l’altra in fontana. Però Seleno dimen
anni prima della caduta di Troia. 559. Argone. — Figlio di Alceo : fu
uno
degli Eraclidi discendenti di Ercole. 560. Argore
bre. 570. Arimomanzia. — Vedi Axinomanzia. 571. Ario. — Fu il nome di
uno
dei più famosi centauri che combatterono i Lapidi
ti i sudditi di Arpalico, questo re fu detronizzato, e mentre cercava
uno
scampo nella fuga, a cui aveva unica compagna la
Arpalice che mori di dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu
uno
degli argonauti da lei passionatamente amato. Di
isia. — Nome della Sibilla Delfica, detta similmente Dafne. Era anche
uno
dei soprannomi di Diana da alcune feste dette Art
ci figliuoli. Qualche tempo dopo la fondazione di Roma, essendo morto
uno
dei figliuoli di Acca Laurenzia, Romolo per attes
l’ Anguillara. Vi fu anche un altro Ascalafo, figlio di Marte che fu
uno
dei più rinomati guerrieri Greci, che assediarono
la di Creta dove era particolarmente venerato. Asio si chiamava anche
uno
dei fratelli di Ecuba. 619. Asopo. — Figlio dell’
he sotto il nome di Ialmeno si distinse poi all’assedio di Troia come
uno
dei più famosi generali dell’armata Greca. Vi fu
che che fu una delle figliuole di Niobe. V. Niobe. 639. Astioco. — Fu
uno
dei figliuoli di Eolo Dio dei venti, il quale dop
uogo dov’erano e il rispetto verso la Dea, la quale sdegnata cangiò l’
uno
in leone e l’altra in leonessa. 656. Atamante. —
preso dall’origine favolosa del Palladio V. Palladio. 667. Ati. — Fu
uno
dei sacerdoti di Cibele e il più famoso fra gli a
l’orribile scena avesse retrocesso dal suo corso quotidiano. È questo
uno
degli episodi più truci che ci ricordi la storia
teone. — Secondo le cronache del mitologo Fulgenzio, così si chiamava
uno
dei cavali che tiravano il carro del sole quando
ci chiamavano anche queste cerimonie Dionisiache da Dionisio, che era
uno
dei soprannomi di Bacco. In Atene la ricorrenza e
tirò loro la vendetta della stessa dea Cotitto. 740. Ballo. — Nome di
uno
dei cavalli di Achille. Omero dice che erano immo
de oscenità. — V. Bali. 742. Baraico, detto anche Buroico. Era questo
uno
dei soprannomi d’ Ercole, che gli veniva da una c
tutti gli abitanti della borgata, sommersi con le case dalle acque d’
uno
spaventevole diluvio, che aveva allagato ogni cos
n chiesero che di essere i ministri di quel tempio, e di non morire l’
uno
senza dell’altra. I loro voti furono esauditi. Pe
rso, ma che, vedendo la terra deserta ed inabitata, avesse imposto ad
uno
degli Dei minori di tagliare la propria testa, di
li, per non fare aspettare la madre tirarono essi stessi il carro per
uno
spazio di 45 stadii di terreno. Giunti al tempio,
ico che lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo in
uno
dei suoi sacri recinti. Lo stesso autore fa simil
dispendio le case ove si celebrava e gli appartamenti illuminando con
uno
sterminato numero di torce. I Cartaginesi avevano
vedi Baraico. 853. Busiride. — Figlio di Nettuno e di Lidia. Egli fu
uno
dei più crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva per co
Eneide — libro VII trad. di A. Caro. 880. Caistrio o Caystrio. — Fu
uno
degli eroi del popolo di Efeso : aveva un tempio
La più antica e la più generalizzata opinione è che Calligenie fosse
uno
dei soprannomi di Cerere stessa. 906. Calliope. —
la dell’Oceano e moglie di Crisaore, che la rese madre di due mostri,
uno
dei quali fu Gerione, famoso gigante a tre teste
quei popoli, ove il Dio Camulo veniva rappresentato con una picca ed
uno
scudo. 929. Canaca. — Era il nome di uno dei cani
ppresentato con una picca ed uno scudo. 929. Canaca. — Era il nome di
uno
dei cani di Acteone. Questa parola in greco signi
a famiglia dei molluschi, comunemente detto ragosta. Giunone ne mandò
uno
assai grosso contro Ercole, quando questi uccise
ava il simulacro di un cane ; e che i Romani sagrificassero ogni anno
uno
di questi animali, volendo con ciò ricordare la s
ra un gran vaso sormontato da una testa umana e talvolta da quella di
uno
sparviero, e coperta di geroglifici. I Caldei, an
di cui nell’articolo precedente. 942. Cantho. — Figlio di Abaso : fu
uno
degli Argonauti. 943. Canuleìa. — Era così chiama
iù folte tenebre. 946. Capaneo. — Figlio di Ipponoo e di Astinome. Fu
uno
di coloro che portarono soccorso a Polinice nel f
stendevasi anche ai caprai loro custodi ; tanto che, essendone morto
uno
, gli abitanti di Mendes dimostrarono il più vivo
l Nuotatore Trad. di A. Maffei. Questi due scogli sono così vicini l’
uno
a l’altro, che le navi devono vogare direttamente
irettamente nel mezzo, altrimenti correrebbero il rischio, evitandone
uno
, di frangersi sull’altro. Da ciò il famoso prover
l quale veniva attribuita l’invenzione della musica. Era anche questo
uno
dei soprannomi di Giove, per il culto particolare
o. 974. Carmentis-Flamen. — Con questa denominazione veniva designato
uno
dei quindici flamini di Roma, addetto al particol
distinzione a questo proposito, dicendo che Giunone aveva due carri,
uno
tirato da due cavalli, sul quale combatteva. 983.
orte di Castore, il quale qualche tempo dopo fu ucciso per vendetta d’
uno
degli oltraggiati sposi. A cagione della immortal
ui non montava alcuno ; volendo con ciò spiegare che dei due fratelli
uno
solo poteva stare nel mondo, quando l’altro, a ca
grandi dei della Grecia, e furono loro innalzati due magnifici tempî,
uno
a Sparta, ove ebbero i natali ; e l’altro ad Aten
tamorfosi Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. 1006. Cauro. — Nome di
uno
dei principali venti. 1007. Cauto. — Dio della pr
iro e dell’ Arpia Podarga ; e che erano immortali. Essi si chiamavano
uno
Balio e l’altro Xanto V. Balio e Xanto. 1009. Cav
a dieci anni, docisero finalmente di rendersene padroni, per mezzo di
uno
stratagemma, che molti scrittori attribuiscono ad
te ad una grossa scimmia. Al dire di quest’ultimo, Pompeo fece venire
uno
di quelli animali dall’ Etiopia in Roma, ove non
rticolo precedente. 1025. Cecropea. — Più comunemente Cecropiana, era
uno
dei soprannomi di Minerva come protettrice di Ate
amato da Minerva. La Dea in prova d’affetto gli attaccò sulla fronte
uno
dei capelli della testa di Medusa, e con quel tal
imana non valse. V. Monti. — Musogonia. 1052. Ceo. — Così avea nome
uno
dei Titani, figliuoli della terra, che dettero la
ercurio. Si aveva per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu
uno
dei sacerdoti di Cerere che sovraintendeva ai mis
e tirato da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si trasformò in
uno
di questi animali. V. Leda. Cigno ebbe anche nome
mi, il corpo di Cigno disparve avendolo suo padre Nettuno cangiato in
uno
di questi animali. 1105. Cileno. — Fu una delle P
re, che poi dal suo nome fu detta Cilicia. Cilixo fu anche il nome di
uno
dei figliuoli di Agenore. 1107. Cillabaro. — Figl
Lib. X Trad. di I. Pindemonte. 1139. Circio. — Così veniva chiamato
uno
dei principali venti. 1140. Cirene. — Ninfa figli
i del re Priamo, e figlio di Laomedone. 1190. Clito. — Così ebbe nome
uno
dei più rinomati centauri. 1191. Clizia. — Figlia
essa alla legge inevitabile della morte. Questa credenza religiosa di
uno
dei più antichi popoli del mondo, è una prova del
no della benevolenza del cielo, quando un coccodrillo avesse divorato
uno
de’loro bambini, del che essi si tenevano felicis
tristi acque con le lagrime dei dannati. Cocito era anche il nome di
uno
dei discepoli del centauro Chirone. 1213. Coe o C
a città d’Apollonia, dei quali due rappresentavano Giove, due Apollo,
uno
il Sole, uno Domiziano, ed uno Nerone. 1223.Colos
llonia, dei quali due rappresentavano Giove, due Apollo, uno il Sole,
uno
Domiziano, ed uno Nerone. 1223.Colosso di Rodi. —
due rappresentavano Giove, due Apollo, uno il Sole, uno Domiziano, ed
uno
Nerone. 1223.Colosso di Rodi. — Vedi l’articolo p
vestivano una tunica bianca. 1226.Cometeso. — Padre d’Asterione : fu
uno
degli Argonauti. 1227.Cometo. — Figlia di Peterel
a tagliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e re dei Lapidi. Fu
uno
degli Argonauti che presero parte alla spedizione
i greci veneravano anche come il Tempo. 1320. Cronio. — Fu il nome di
uno
dei centauri. 1321. Crono. — Soprannome che veniv
— Re d’Argo e padre di Famateo. 1324. Cteato. — Padre d’Anfimaco : fu
uno
dei capitani che assediarono Troja. 1325. Ctonlo.
, presso cui veniva rappresentato come un tritone : aveva due tempii,
uno
nella città di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasi
città di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasictone. — Così si chiamava
uno
dei figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349
ogli lo stesso supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era questo
uno
dei soprannomi di Cerere, come era detto Damastio
une particolari costellazioni. La cronaca favolosa racconta che Gige,
uno
dei Titani, col solo passarsi uno di quegli anell
cronaca favolosa racconta che Gige, uno dei Titani, col solo passarsi
uno
di quegli anelli al dito si rendesse invisibile.
a quello che trattò il matrimonio di Nettuno con Anfitrite ; altri da
uno
di quei marinai che Bacco cangiò in delfini ; ed
nza dei misteriosi miasmi. Il luogo ove si apriva quell’antro, era in
uno
degli scondiscimenti del monte Parnaso ; e da que
cendola servire ai loro privati interessi. Delfo era anche il nome di
uno
dei figli di Apollo che edificò quella città. 139
, che si recavano ogni anno a Delo. 1401. Delicoone. — Così ebbe nome
uno
dei figliuoli di Ercole. 1402. Delle. — Feste in
pentita di essersi data in braccio ad un suo amante, si precipitò in
uno
stagno, ove, non essendosi più ritrovato il suo c
e ; è questa per altro un’opinione assai incerta. Dictinnia era anche
uno
dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così a
a anche uno dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così avea nome
uno
dei centauri : egli fu ucciso da Piritoo. 1441. D
da Piritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pindaro, era questo
uno
dei soprannomi dato a Diana, per essere gemella d
sottili striscie una di dette pelli, le quali disegnarono sul terreno
uno
spazio abbastanza grande, nel quale Didone cominc
edente. 1451. Dimenticanza. — V. Lete. 1452. Dimone. — Così avea nome
uno
dei quattro dei Lari o Penati. 1453. Dindima. — A
nome ad una festa che si celebrava nell’ Attica, in onore di Dioclie,
uno
degli eroi della Grecia a cui dopo la morte furon
ionisiache. — Specie di baccanali, celebrati in onore di Bacco. Erano
uno
strano e turpe miscuglio di devozione e di osceni
dedicato agli osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il nome di
uno
dei tre dei Anaci, o Dioscuri figliuoli di Giove.
iso. Virgilio — Eneide Lib. VI. trad. di A. Caro. 1478. Dite. — Era
uno
dei soprannomi di Plutone, al quale si dava perch
ramento per questa divinità. Taluni scrittori dissero che Fidio fosse
uno
dei figli di Giove : altri lo hanno di sovente co
rmenta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi, per dinotare che
uno
degli attributi dell’ubbriachezza è il furore. La
del re latino, felice e bel parlatore, ma uomo sleale e vigliacco. Fu
uno
dei più accaniti nemici del re Turno. 1507. Dria.
al padre di Licurgo. di cui qui sopra. V. Driantiade, così avea nome
uno
dei principi che vennero in soccorso di Eteocle c
ventù ed avevano sparsi in tutte le Gallie gran numero di collegi. In
uno
di questi risiedeva il gran sacerdote, o capo sup
di Gorgofona, figlia di Perso, che lo rese padre di Tindaro. Ebalo fu
uno
dei migliori re di Sparta, i cui abitanti alla mo
acciatori. È opinione di varii accreditati mitologi che Ecaerga fosse
uno
dei soprannome di Diana. 1529. Ecale. — Nella cit
rò più generalizzata fra gli scrittori della favola è che Ecate fosse
uno
dei nomi di Proserpina stessa : e che questa veni
se quel vago terrore delle tenebre che degenera in ismanie, e produce
uno
spevento invincibile. La tradizione favolosa ripe
quelle eroiche fanciulle. Vi fu un altro Echione, padre di Penteo. Fu
uno
di coloro che la favola dice nati dai denti del d
furono detti Echionidi. La favola ricorda di un altro Echione, che fu
uno
degli araldi degli Argonauti. 1544. Echionide o C
un drago che vorrebbe impadronirsene, e che allora gl’indigeni fanno
uno
strepito spaventevole con ogni specie di strument
ano seguita, queste si avventarono sul traditore e lo acciecarono con
uno
spillo, mentre Ecuba di sua propria mano uccideva
ibili destini che si legavano alla vita del fanciullo, lo consegnò ad
uno
dei suoi ufficiali, con ordine espresso di farlo
di lasciare così la sua patria. Giunto nella Focide, ebbe querela con
uno
sconosciuto e lo uccise. Quello incognito era Lai
— Questa parola in greco significa ardente, perciò i pagani ne fecero
uno
dei soprannomi di Vulcano, dio del fuoco. 1562. E
colo. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu
uno
dei seguaci più caldi della novella divinità. 156
Virgilio dice che Minerva combatteva coprendosi tutta la persona con
uno
scudo, o Egida, su cui era incisa la testa della
che gli Egineti fossero i primi fra i Greci a coniar moneta, e che fu
uno
di essi, per nome Fidone, che consiglio i suoi co
to mangio senza soffrirne ottanta focaccie. Egone fu anche il nome di
uno
dei re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo
avrebbe palesato la volontà dei numi, ed essendosi dopo pochi giorni
uno
di questi animali posato sulla casa di un cittadi
i faceva nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo
uno
dei più interessanti nomi della mitologia, avuto
e — Figlio di un re di Meonia, e di una schiava per nome Licinnia. Fu
uno
di coloro che dopo l’assedio di Troja, seguirono
di lei, lunge dall’ abusare dei diritti del matrimonio la servì come
uno
schiavo fedele, fino al giorno in che Oreste la d
Elettridi. — Piccole isole poste sulla imboccatura dell’ Eridano. In
uno
dei piccoli laghi, posti in queste isole, cadde F
di sacrifizii l’ombra della morta sacerdotessa. I Corinti seguirono l’
uno
e l’altro ordine dell’oracolo, ed in memoria di q
pitore, e la restituirono al padre. V. Polifemo. 1655. Elpenore. — Fu
uno
dei compagni di Ulisse che, insieme agli altri se
n delle verghe, e solo cessavano dal duellarsi, allorchè il sangue di
uno
dei combattenti gocciolava sul sepolcro. 1659. Em
onache dell’antichità, questi due Titani, sono di sovente scambiati l’
uno
con l’altro. Schiaccia l’immensa fronte Etna sub
n vulcano. La cronaca fa anche menzione di un altro Encelado, che fu
uno
dei cinquanta figli di Egitto che sposò una delle
i della sua parte ; e ben presto egli fu ritenuto nelle file Trojane,
uno
dei più valorosi campioni, dopo Ettore ; ed inver
rticolare duello col più prode guerriero Greco, con Achille ; ed ebbe
uno
scontro non meno pericoloso con Diomede, nel qual
aver mai nulla a soffrire, poichè tutte le volte che Enea correva in
uno
scentro con l’inimico, un positivo pericolo, Nett
— Uno dei soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così aveva nome
uno
degli Auguri che era ritenuto come uno dei più sa
687. Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come
uno
dei più sapienti dell’Asia. La tradizione ripete
94. Enoptromanzia. — Specie di divinazione che si faceva per mezzo di
uno
specchio ; ed era così detta dalla parola greca ε
uogo dove si davano gli oracoli. 1699. Entello. — Celebre atleta ; fu
uno
dei principali seguaci di Aceste, il quale dette
ine ambi ristretti Mischiar le mani e a ferir si diero. Era giovine l’
uno
, agile e destro In su le gambe ; era membruto e v
io ad Ercole vicino al sepolcro di lui. 1705. Eoo. — Così si chiamava
uno
dei cavalli del sole, e propriamente quello che d
van dato questo nome ad una statua altissima formata, di tre corpi in
uno
, ch’essi avevano consacrato ad Ecate e che rassom
contrastate. A proposito di ciò le cronache mitologiche ricordano di
uno
strano avvenimento. È detto che gli Eraclidi prim
sto, nella lingua indigena, veniva chiamato Som ; in seguito egli era
uno
fra i dodici dei maggiori dell’antico Egitto, e n
hiusa a questo breve cenno. Questo storico fa menzione di due Ercoli,
uno
egiziano e l’altro fenicio, costituendo come tipo
era di un Do. Egli tira d’arco con impareggiabile destrezza e persino
uno
dei suoi cavalli si chiama Airone, nome greco che
viva Forza uccideste ; e il mostro d’Erimanto : L’idra di Lerna ; ed
uno
stuol di fiere. Che mezzo han d’uomo e di destier
i suoi due nemici, si rese nella città di Tirrenia. Nella traversata
uno
dei suoi tori si sbandò, errando per le campagne
, e si accingeva a combattere contro di lui, e già i due nemici erano
uno
di fronte all’altro, allorchè Giove li separò con
e Ercole guarirebbe dalla sua malattia, allorchè sarebbe venduto come
uno
scbiavo, ed avrebbe dato il prezzo di quella vend
vi innalzò un altare a Giove, e volendo sacrificare a quel Dio, mandò
uno
dei suoi araldi a Trachina, onde avere un’abito d
bbe stato richiamato in vita odorando una quaglia, farebbe credere ad
uno
scambio erroneo e vizioso con quell’Ercole che Ci
re denominazione. Così Ercole vincitore aveva due templi particolari,
uno
posto presso la porta Trigemina e l’altro nel For
te che si calebravano a Sparta in onore di Ercole. 1774. Ergino. — Fu
uno
dei marinai, che in qualità di pilota, succedette
iglio della dea Feronia e re di Preneste. La tradizione ripete di lui
uno
strano fatto, che egli cioè avesse ricevuta da su
empo fanno contemporanea di Saffo. 1786. Erisittone. — Così avea nome
uno
degli avi materni di Utisse che ebbe fama di auda
e Pompeo, visse una maga di questo nome. Lucano ne fa il soggetto di
uno
dei più splendidi episodii di un suo poema in cui
alla parola Greca Ἐρυδρδς che significa rosso, si dava questo nome ad
uno
dei cavalli del Sole. Al dire del Mitologo Fulgen
i dei perchè le concedessero la grazia che i loro corpi ne formassero
uno
solo. Da ciò la tradizione favolosa che dà ad Erm
che erano gli attributi di Mercurio. 1800. Ermete. — Essendo Ermete
uno
dei nomi del dio Mercurio, si chiamaveno Ermee al
quasi conoscendosi colpevole della morte di lui. 1806. Ermione. — Fu
uno
dei più antichi re della Germania, il quale dopo
l’opposta Abido Breve flutto disgiunge. Amor da l’arco Scoccando ivi
uno
stral, doppia ad un tempo Preda ei coglieva, un g
a di Sesto abitatrice : amabili Leggiadre stelle d’ambo le cittadi, L’
uno
all’altro simili O tu che passi Buon peregrin su
uando al piè de la torre estinto e guasto Dagli scogli il mirò, forte
uno
strido Disperata traendo, e intorno al petto Lace
po le nozze. Egli ne fu talmente addolorato che si gettò dall’allo di
uno
scoglio nel mare, ma Teti lo cangiò in uccello pr
ue anelli coi quali pretendeva di conoscere l’avvenire, percuotendoli
uno
contro l’altro. La tradizione dice che per mezzo
ha vita il simbolo mitologico che ha fatto dare il nome di Espero ad
uno
dei più brillanti pianeti. 1837. Espiatore. — Sop
vea avuto parte la volontà. I pontefici eressero dunque due altari, l’
uno
a Giunone protettrice delle sorelle, e l’altro al
va, secondo le antiche credenze, assolutamente necessaria. Per citare
uno
dei tanti esempi, di che fà menzione la tradizion
Giunone. 1865. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di
uno
dei tre dei Dioscuri, conosciuti sotto il nome co
de deriva dal greco Εορων che significa allegro. 1875. Eufrobio. — Fu
uno
dei principali capi dei Trojani nel memorabile as
rvello di Giove. 1879, Eumelo. — Figliuolo di Alceste e di Admeto. Fu
uno
dei capi greci che assediarono Troja. Omero ce lo
sterminare tutti gli amanti di Penelope. V. Ulisse. 1884. Eumolo — Fu
uno
dei figliuoli di Atreo, il quale insieme ai suoi
l’uscire di casa. Quando la combinazione faceva che s’imbattessero in
uno
di essi, ritornavano in casa e non uscivano per t
lici e privati sacrifizii. 1903. Eurinomo. — Al dire di Pausania era
uno
degli dei infernali. Questa truce divinità, secon
ndo i denti come un affamato. 1904. Euripile. — Figlio di Evemone. Fu
uno
dei capitani greci che assediarono Troja. I lor
senza tregua ; ma poi cominciò ad avere qualche lucido intervallo. In
uno
di questi momenti, egli decise di andare a Delfo,
tritone, che non era altro che Euripile, staccò dal carro di Nettuno
uno
degli aligeri destrieri e lo mandò innanzi agli A
orridore. Finalmente Euripile si chiamava un nipote di Ercole, che fu
uno
dei più valorosi alleati dei trojani. La tradizio
propria mano Macaone figlio di Esculapio. Al dire di Omero, egli era
uno
dei più belli principi dei suoi tempi e comandava
iume, gli alberi erano sempre verdeggianti, pubblicarono che fu sotto
uno
di questi, che si compirono i primi amori di Giov
Pane, detti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi,
uno
dei quali era detto dei Quintiliani, e l’altro de
ittà di Naupatto, nella Focide. La tradizione mitologica narra di lui
uno
strano fatto, dicendo che egli aveva male gli occ
ere mascolino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo,
uno
dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei
vevano fatto di questo, uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è
uno
dei cronisti che si è addentrato nei più remoti r
ena il vascello fu di ritorno, nell’entrare nel porto, fu cangiato in
uno
scoglio. Allora ad un certo Alcinoo, anch’egli ab
lui, come dio del mare ; onde egli avrebbe fatto perire fra le acque,
uno
dei loro migliori vascelli, nel giorno che avrebb
llorquando faceva mestieri dichiarare la guerra, i feciali eleggevano
uno
di essi per mezzo di votazione, e allora l’eletto
er feconde, i sacerdoti le facevano spogliar nude, e le battevano con
uno
staffile di lana. Sulle antiche medaglie si trova
a molte ore del giorno vicino a quell’albero, bucandone le foglie con
uno
spillo, assorta nell’unico pensiero che le travag
restassero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto
uno
dei loro principii ; cosa la quale viene altament
Monti. e tanto che lo accompagnò perfino all’assedio di Troja e fu
uno
degli ambasciatori, che, al dire di Omero, il qua
Riferisce Diodoro, nelle sue cronache della favola, che Bacco, che fu
uno
dei più famosi legislatori dell’ antichità avesse
essere stato cangiato in genio, fu da Venere adibito alla custodia d’
uno
dei suoi tempii. Fetonte era similmente il nome d
ne mitologica alla quale si attiene Pausania stesso dà questo nome ad
uno
abitante della città di Corinto, il quale nel pre
geo. — Dalle parole greche φιλω amo e λη terra si dava questo nome ad
uno
dei cavalli del sole, nella significazione di ama
élémaque — Livre XV. Omero dice finalmente che Filottete fosse stato
uno
degli Argonauti ; e a proposito della sua famosa
scoa, per onorare la memoria della madre di Narcea. 2023. Fitalo — Fu
uno
degli eroi dell’ Attica, divinizzato dopo la mort
eso in tutte le città e le borgate dell’Egitto, il fiume Nilo che era
uno
dei più venerati numi della loro religione ; a mo
a parola greca φοβεω che significa atterrisco, si dava questo nome ad
uno
dei tre Sogni che la favola fa figliuoli del Sonn
, ma sventuratamente si ferì in una mano, nel togliere ùna freccia da
uno
dei cadaveri e dopo qualche giorno mori di quella
mile A fosca notte giù venia. Piantossi Delle navi al cospetto : indi
uno
strale Liberò dalla corda, ed un ronzio Terribile
di abiti neri e insanguinati ; con una torcia ardente in una mano ed
uno
staffile anche di serpenti nella altra e seguite
assiso su d’ una rupe sotto alla quale erano ascosi Aci e Galatea, l’
uno
in braccio dell’ altra, perduti in un’ ebbrezza d
di. 2077. Galeote — La tradizione della favola fa di questa divinità,
uno
dei principali numeri degli Illei, antichi popoli
uciano, riferisce nelle suo cronache sull’ antichità, che allorquando
uno
dei sacerdoti galli moriva, i suoi compagni porta
olombi ; e credevano fermamente che essi non potevano toccare nemmeno
uno
di questi volatili, riguardando come impuro e mal
impuro e maledetto quello, fra i loro compagni, che ne avesse toccato
uno
, anche inavvertentemente. I sacerdoti galli erano
e inavvertentemente. I sacerdoti galli erano sottoposti al comando di
uno
fra essi, a cui davano il nome di Archigallo, oss
olluce. Il fratel racquista, e in ciel si annida. Ove a vicenda or l’
uno
, or l’altro siede : Alle ansie navi stella entram
denza religiosa dei pagani ammetteva perfino l’esistenza di due genii
uno
buono e l’altro cattivo. Da questa credenza larga
Gialmeno o Ialmeno. — Figlio della bella Astioche e del dio Marte. Fu
uno
degli eroi che più si distinse all’assedio di Tro
2128. Giapeto. — Gigante figliuolo di Urano e fratello di Saturno. Fu
uno
dei Titani che mossero guerra a Giove, e dettero
isognava uccider tutti l’unn dopo l’altro, senza che ne fosse rimasto
uno
solo ; e che finalmente, a coronare la difficile
re di Lidia per nome Candaule, del quale la cronaca mitologica narra
uno
strano avvenimento. Al tempo in cui Gige viveva,
ndaule fu causa d’una sommossa nel popolo, già diviso in due partiti,
uno
a favore, l’altro contrario all’usurpatore. Però
lla sera va a precipitarsi nella Notte. Aveva nelle mani le redini di
uno
dei cavalli del carro di Diana, ossia la Luna, pe
dei giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come
uno
dei più infelici giorni, il quinto di ogni mese.
e gli altri mostruosi giganti, che dettero la scalata al cielo. Non
uno
ordi la Luna ordin di giorni Favorevoli all’opre
e dalla Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da
uno
dei suoi figli. Però Rea, addolorata di veder dis
one del cennato scrittore, nell’Arcadia si riconoscevano due Giovi, l’
uno
figliuolo del Cielo, e padre di Minerva, dea dell
lassico scrittore sopra cennato, ripete che dei due Giovi d’ Arcadia,
uno
era antico quanto il mondo, e nato da ignoti geni
o consacrato a Minerva, riferisce che quel simulacro aveva tre occhi,
uno
in mezzo alla fronte, e gli altri due al medesimo
gantino — I pagani non riconoscevano che due soli numi così chiamati,
uno
che presiedeva, come la Giunone Giuga, alle cerim
vente chiamata col soprannome di Juno Moneta. Il culto di Giunone era
uno
dei più estesi e solenni di tutto il paganesimo,
na d’imponente e maestosa bellezza ; ricoperta d’un manto reale ; con
uno
scettro in una mano, e con una corona sul capo, i
per la quale si vedono auche oggidi, molte statue di quella dea, con
uno
di questi volatili a fianco. I greci e i romani,
sempre dedicati a qualche dio in particolare e talvolta anche a più d’
uno
di essi insieme. Vi sono anzi varì cronisti dell’
che Turno ed Enea avrebbero posto fine a la guerra che sostenevano l’
uno
contro l’altro, con un particolare duello, nel qu
ppresso partitamente menzionando dei più importanti. Glauco avea nome
uno
dei figliuoli d’Ippolito, del quale la tradizione
Polibio e di Eutea. La tradizione mitologica narra di questo Glauco,
uno
strano avvenimento ; dicendo che egli che era un
ne masticò all’istante vari fili. Ma non appena ebbe ciò fatto intese
uno
strano commovimento nelle vi. scere e nel cuore ;
egli poi trovò mezzo di sciogliersi. Nella città di Antedone, vi era
uno
scoglio conosciuto, al dire di Pausania, sotto il
andocelo come nipote di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come
uno
dei comandanti dei Licii, che sotto gli ordini de
ui. Però non potendo fare entrambi a meno di compiere il loro dovere,
uno
fra le fila dei greci, e l’altro fra quelle dei t
articolo precedente. Di questo Gordio le cronache mitologiche narrano
uno
strano avvenimento. Durante la sua gioventù, egli
niente altro che un povero lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ;
uno
dei quali gli serviva per tirare il carro, e l’al
ivano gl’incantesimi e predicevano l’avvenire. Avvicinatosi Gordio ad
uno
dei villaggi ove dimoravano i Telmissi, s’incontr
lio — Encide — Lib. VI. trad. di A. Caro. Il cronista Diodoro, che è
uno
dei più accreditati scrittori dell’antichità, rip
goni le dettero la caccia per farla morire, ma essa li prevenne e con
uno
sguardo le rese tutti cadaveri. Finalmente è scri
tti i doni e le prerogative della bellezza, che vale ad ammaliare con
uno
sguardo. L’impressione che produceva la loro bell
fora — Soprannome che si dava a Pallade Minerva, perchè essa portava,
uno
seudo, su cui era impressa una testa della Gorgon
lle credenze pagane ; imperocchè vediamo che il Grifone si trova come
uno
degli attributi di Apollo, ossia del Sole ; e ven
ropriamente quelli della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così
uno
dei quattro dei, ritenuti come i fondatori della
zione universale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano con questo nome
uno
dei loro Penati. 2214. Har-Heri. — Le cronache de
so avviluppato alle parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi
uno
dei loro cinque dei Gahi, e propriamente quello c
i punivano di morte chiunque ne avesse anche involontariamente ucciso
uno
. Essi tributavano a questo volatile, gli onori di
imanere col suo vecchio padre. Posta nel crudele bivio di sacrificare
uno
dei due soli esseri, a cui ella fosse affezionata
le mura di Troja. Ificlo è ricordato nelle cronache mitologiche, come
uno
degli argonauti, e come vincitore al premio della
che Giasone fece celebrare in onore di Pelia. Ificlo ebbe anche nome
uno
dei guerrieri che presero parte alla prima spediz
aggiungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu
uno
dei più fedeli amici di Ercole. V. Idra di Lerna.
iulli nacquero di 10 mesi e fossero gemelli benchè concepiti tre mesi
uno
prima dell’altro ; perchè Giove, secondo riferisc
teso che quegli stranieri erano di Argo, propose loro di sacrificarne
uno
solo quante volte l’altro si fosse legato con giu
ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da
uno
dei favoriti. 2255. Ifito. — Re dell’Elide, che s
capo come regina della medicina ; con una coppa nella sinistra, e con
uno
scettro nella destra e avendo attoreigliato al br
ole prese a difendere gli Eraclidi suoi discondenti ; assegnò ad essi
uno
stabilimento nell’Attica ; legò i suoi sudditi d’
Fav. XII. trad. del Cav. Ermolao Federico. 2291. Invincibile. — Era
uno
dei soprannomi di Giove. In Roma durante gl’Idi d
to, in Beozia, per combattere i Tebani ; Ercole pensò di ricorrere ad
uno
strano stratagemma, onde portare la confusione e
Pelopidi. Narra la tradizione, che Apollo, per vendicare la morte di
uno
dei suoi sacerdoti, avesse mandata la pestilenza
e il figliuolo, che all’ annunzio della morte di lui, si precipitò in
uno
stagno e ne divenne la divinità tutelare. 2325. I
isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie, per essere
uno
degli amanti di Penelope e per la sua grande pove
. 2333. Isiaca. — Sotto il nome di favola Isiaca, additavano i pagani
uno
dei più considerevoli monumenti dell’antichità, i
così spaventevole rimbombo, che tutti ritennero come cosa certa, che
uno
dei principali demonî abitatori di quell’isola, f
, fino a fer loro dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è
uno
dei più leggiadri scrittori dell’antica letteratu
Ermolao Federico. 2365. Japeto. — Plù comunemente detto Giapeto. Fu
uno
dei giganti che Giove fulminò per aver dato coi s
quale si dà, da quasi tutti gli scrittori, il nome di Giarba, che fu
uno
degli amanti della regina Didone. — V. Giarba. 23
ll’ Africa. Secondo Virgilio fu espertissimo nell’arte musicale, e fu
uno
degli amanti della regina Didone. ……. Comparve i
re privi di ornamenti e di statue. Il solo arredo che vi si osserva è
uno
specchio assai grande, che, come emblema di purez
a è chiusa, mentre delle tre altre, una stringe una lancia, un’ altra
uno
scettro, e un’ altra dei fiori. Ricche catene di
igurato con gli occhi spalancati e terribili con la bocca attratta da
uno
spaventoso sogghigno, e con le vesti grondanti di
iori. Nelle tradizioni storiche di quella contrada, Kolna è figlio di
uno
dei capi Scandinavi, il quale fondò per il primo
vuole che le altre due più piccole laterali siano state costruite da
uno
dei re Faraoni, il quale amantissimo della regina
entrata dall’ esterno ; ma internamente vi era un immenso, un enorme,
uno
sterminato numero di strade, per le quali si era
torico Apollodoro, Laerte fu contemporaneo e parente di Giasone, e fu
uno
degli Argonauti. 2410. Lafira. — Dalla parola gre
anche semplicemente Lampo, ossia Risplendente. Era questo il nome di
uno
dei cavalli del sole, e propriamente di quello ch
ce mettere nel proprio letto la statua del marito. Qualche tempo dopo
uno
schiavo andò a riferire ad Acasto, padre di Laoda
il. Omero — Iliade — Libro VI trad. di V. Monti. Tolta in moglie da
uno
dei tanti figli di Ercole per nome Telefo, Laodic
uno stesso. Anzi avendo con l’andare del tempo le onde fatto rovinare
uno
degli argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sd
e degli argini, si era vendicato della mala fede del re, distruggendo
uno
di quei ripari che erano opera sua. Questa è alme
enute con scrupolosa nettezza. Nelle case dei ricchi v’era un servo o
uno
schiavo, destinato particolarmente al servizio de
he genii, spettri e lemuri — V. Lemuri. 2445. Lasio. — Così ebbe nome
uno
dei più famosi principi della Grecia. Egli aspirò
giorno, dagli ardori del sole e dalla stanchezza, sedutasi in riva ad
uno
stagno, ove alcuni contadini falciavano l’erba, L
i si opposero sempre al compimento delle nozze desiderate. Finalmente
uno
straordinario avvenimento ne a cangiare l’ordine
incolume, come per miracolo, gl’indovini predissero che ella avrebbe
uno
splendidissimo destino, il quale pero sarebbe riu
ni, volle, per eternare la memoria del fatto, che si fosse fabbricato
uno
splendido tempio comune, ove gli alleati latini,
iglio di Nettuno, e della ninfa Pirene. Egli diede il proprio nome ad
uno
dei porti di Corinto, conosciuto sotto la denomin
quali pretendono che le uova partorite da Leda fossero due, e che da
uno
uscissero Castore e Polluce, e dall’altro Elena e
nisse per volontà di qualche nume, che non avea voluto permettere che
uno
dei due maravigliosi animali rimanesse vinto. Al
l marito Antifate, il quale non appena li ebbe raggiunti se ne mangiò
uno
, e chiamando i suoi Lestrigoni fece raggiungere l
— Eneide — Libro VI trad. di A. Caro Lete era similmente il nome di
uno
stagno paludoso vicino al lago Cherone in Egitto
ed a spesa della repubbblica, si dava alle principali divinità, ed in
uno
dei loro templi, credendosi che gli dei, a cui ve
ro, che per far cessare il castigo, bisognava celebraré una festa con
uno
splendido convito, offerendolo a sette divinità.
a mano, che ella certo gli avrebbe negata, valeva meglio ricorrere ad
uno
stratagemma, e avvalersi dell’ astuzia. Infatti L
terra a Temessa. Calmatisi gli spiriti, Ulisse offrì ai suoi compagni
uno
splendido banchetto, ove Liba si inebbriò per sif
rappresentata sotto la figura di una matrona, vestita di bianco, con
uno
scettro in una mano, un berretto nell’ altra, e c
stava il sepolcro di Orfeo, la tradizione mitologica ci ha tramandato
uno
strano ricordo. Narrano le cronache che avendo gl
he non ostante lo fece morire, infrangendone il corpo delicato contro
uno
scoglio, allorchè ebbe rivestita la tunica intris
unge che il corpo di Lica s’indurì per l’aria, ed egli fu cangiato in
uno
scoglio, che si vedeva nel mare Eubeo, e al quale
I. trad. del Cav. Ermolao Federico. 2510. Licaone. — Così avea nome
uno
dei tanti figliuoli del re Priamo, e propriamente
nache dell’ antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatti Suida,
uno
dei cronisti più accreditati del paganesimo, racc
ve andava sovente a visitarlo nella sua reggia, sotto le sembianze di
uno
straniero. I figliuoli del re, per accertarsi del
he Apollo, avea voluto far comprendere, con la vittoria del lupo, che
uno
straniero doveva avere la supremazia sopra un cit
dei soprannomi di Apollo. Il cronista Eliano a questo proposito narra
uno
strano avvenimento. Riferisce il citato scrittore
in Delfo, le sotterrarono in una foresta. Qualche tempo dopo, mentre
uno
dei sacerdoti di quel dio, pregava innanzi all’ a
verso la terra. 2541. Linceo. — Figlio di Afaneo, re di Messenia : fu
uno
degli Argonauti. Secondo il poeta Pindaro, egli a
di Ercole, al quale oltre alle conoscenze scientifiche, egli insegnò
uno
strumento musicale, specie di violino che si suon
otto, e lo mostra come autore di tre trattati ritenuti come preziosi,
uno
sull’origine del mondo ; un altro sulla natura de
. — L’invenzione di questo antichissimo istrumento di musica, che era
uno
degli attributi del dio Apollo, viene da taluni a
ne che si faceva per mezzo di molti anelli di metallo, i quali spinti
uno
contro dell’altro, rendevano certo suono argentin
i, onde rendersela benignamente propizia. Il cronista Macrobio, che è
uno
dei più accreditati autori del paganesimo ; asser
abitanti della città di Carres, nella Mesopotamia, avevano innalzato
uno
splendido tempio, dedicato al dio Luno. Il citato
ponevano ad ammollire nel latte. Comunemente andavano anche armati di
uno
staffile col quale battevano tutti quelli che inc
ichè si burlasse del gran cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’
uno
e l’altro serpente da Giunone mandati, non si alt
chè il suo simulacro era ivi religiosamente conservato come quello di
uno
dei più antichi numi del paganesimo romano. 29.
se solo al castello dei Lusignano quante volte la morte sovrastava ad
uno
della famiglia. 38. Mesmer Francesco Antonio, n
e esposti, possono con tutta facilità offrirsi agli occhi di chi or l’
uno
or l’altro vuole separatemente conoscere ; ma che
erchè da Urano e da Titea riguardo al suo Destino(8) aveva udito, che
uno
de’ proprj figli lo avrebbe scacciato dal regno(d
sta(e) (9). Non altrimenti Cerere per essere stata accolta da Fitale,
uno
de’ primi abitanti dell’ Attica, lo regalò della
Giove e a Cerere ; si facevano libazioni con due vasi pieni di vino,
uno
de’ quali versavasi dalla parte d’ Oriente, e l’a
(3). V’è finalmente chi dice, che Giove sia stato allevato da Celmo,
uno
degl’ Idei Dattili ; e che questi, per aver detto
e ne divise l’impero co’ suoi fratelli, Nettuno e Plutone. Destinò l’
uno
signore delle acque, l’altro dell’ Inferno, e ris
o scacciassero dal Cielo. Coloro, perriuscirvi più facilmente, posero
uno
sopra l’altro i tre monti, Ossa, Pelio, e Olimpo,
ia, e la di lui moglie, Pirra, nata da Epimeteo eda Pandora, poichè l’
uno
e l’altra erano stati i soli, i quali si fossero
. Niente si sa di certo intorno all’origine di essi. V’è chi dice che
uno
de’Dattili, di nome Ercole, trasferitosi con altr
pi di Corebo(b), e che si ristabilirono da Climeno, figlio di Arcade,
uno
de’ discendenti d’Ercole Ideo (c). Tralle Feste d
allora sopra l’altare del Nume orzo mescolato con frumento. Tostochè
uno
de’ buoi, che dovei servire di vittima, mangiava
no di diversa famiglia, potevano fare in Atene siffatto sacrifizio. L’
uno
conduceva i buoi, l’altro li feriva, e il terzo l
ella destra una Vittoria, parimenti d’oro e d’avorio ; nella sinistra
uno
scettro, formato di tutte le sorta di metalli Era
e. Vi concorrevano molti corri, ornati di ghirlande di fiori, e sopra
uno
di essi eravi riposto un nero toro. Certi giovani
vasi, disposti in sì piccola distanza tra loro, che bastava agitarne
uno
per dar moto a tutti, e produrne un lungo suono.
arj nomi, pe’ quali i Greci e i Romani giuravano, quello di Giove era
uno
de’ principali. Quindi questo Nume, come preside
olto riguardo degli stranieri Non v’era tra gli Antichi chi veggendo
uno
straniero, nol introducesse in casa propria, e no
o lungo tratto di vita avessero a morire nel medesimo istante, onde l’
uno
non avesse a soffrire il dolore di condurre l’alt
ove. Fece uccidere due tori ; riempì delle carni di questi la pelle d’
uno
degli stessi, ne pose tutte le ossa in quelle del
a di tal volatile rapì Ganimede. Evvi finalmente chi dice che Perifa,
uno
de’ primi re dell’ Attica, divenuto tale per l’es
eretto in Trezene, v’ aveano due altari, sacri agli Dei Infernali, l’
uno
de’ quali mascondeva l’ apertura, per cui Bacco a
co in quella circostanza siasi trasformato in leone, e abbia sbranato
uno
di que’ nemici(c). Tioneo, dal verbo Greco, thyn,
sembianne di Satiri e di Fauni(8) (i). Un vecchio, che rappresentava
uno
de’ Sileni(9), assiso sopra un asino, eccitava tu
redette, ch’ egli fosse allora comparso sotto quelle sembianze(a), cd
uno
a Giove Apatenore, ossiz ingannatore. Altri parla
ttero nel loro naviglio un fanciullo bellissimo. Era stato predato da
uno
di loro stessi, di nome Ofelte, in solitaria camp
sangue, riferirono di non averlo trovato, e gli presentarono in vece
uno
de’di lui seguaci. Penteo volle saperne il nome d
tiva in viti, parte in tralci, e parte in pampani. Sulla sera udirono
uno
scuotimento di tutta la casa. Questa comparve pos
a sì acciecate, che estrassero a sorte quale di esso tre avrebbe dato
uno
de’proprj figliuoli a mangiarsi dalle altre. La s
di Pelasgo, il quale le alzò tre tempj sotto tre nomi differenti : l’
uno
dedicato a Giunone Parteno, ossia vergine ; l’alt
il nonte di Sparviero (a) (5). Se ne afflisse Giunone, e raccolti ad
uno
ad uno gli occh di’ Argo, ne fregiò le code de’ s
te di Sparviero (a) (5). Se ne afflisse Giunone, e raccolti ad uno ad
uno
gli occh di’ Argo, ne fregiò le code de’ suoi pav
bbiamo detto, era il re e il signore del Cielo e della terra. Sotto l’
uno
e l’altro titolo ella era risguardata, come la di
etto Ecatombe(19), si disputavano ciascun anno una corona di mirto, e
uno
scudo di bronzo, preposto in premio a chi ascende
penetrava in un luogo, di cui n’era difficile l’ingresso, e staccava
uno
scudo, che colà era confiscato. Un’ altra Festa d
io famoso in Lanuvio, città d’ Italia nel Lazio, e due altri in Roma,
uno
de’ quali si fabbricò da C. Cornelio. Dicono, che
ivi la Dea era vestita di una pelle di capra, armata di un’asta e di
uno
scudo(a). Fu detta Tropea, perchè presiedeva a’ t
lio d’oro e d’avorio. Aveva in una mano un pomo granato, e nell’altra
uno
scettro, sulla sommità del quale eravi un Cuculo
ro collocate nel tempio. Giunone nella Laconia dava i suoi Oracoli da
uno
stagno, in cui, gettandosi delle focacce, se ques
ma (c). Giunone dipingesi anche sopra un carro, tirato da Pavoni (d),
uno
de’quali le sta anche d’appresso (e). Cinge la fr
ti tra gli altri doni vi spedì due vasi d’acqua, detti Acquiminarj, l’
uno
d’oro, e l’altro d’argento. Altri Monarchi pure,
a ne’pubblici luoghi. La pompa s’incamminava verso Amicle, guidata da
uno
col nome di Legato, il quale offeriva i voti dell
chiamati Branchidi da Branco, il quale fu pure sacerdote d’Apollo, e
uno
de’di lui figliuoli(c) (22). Macrobio dice, che l
e agli Argivi, che Apollo in quella guisa avea voluto dichiarare, che
uno
straniero sarebbe per prevalere ad un cittadino.
almente secondo alcuni non mangiava mai, ed era stato quegli, che con
uno
degli ossi di Pelope avea formato il Palladio(a).
si, e cingeva in capo una corona d’ oro. Venivano poscia due cori, l’
uno
di giovani, che stringevano in mano una bacchetta
n Argo(a). Apollodoro soggiunge, che fu risparmiata la morte anche ad
uno
di que’ maschi, nominato Anfione(b) (44). Niobe p
d amare un cervò. Avvenne, che il giovine, avendo per giuoco scoccato
uno
strale, mortalmente lo ferì. Nel vederlo ridotto
In Amicle pure, città della Laconia, sul siume Eurota. Appollo aveva
uno
de’più celebri tempj(b). Apollo finalmente ebbe s
divenne sacro ad Apollo l’alloro, è questo ; Dafne, figlia di Peneo,
uno
de’fiumi maggiori della Tessaglia, era amata da q
Proserpina, nell’ Inferno (a). Esiodo dice, che la Luna era figlia di
uno
de’ Titani, cioè d’ Iperione, il quale la ebbe da
tri. Tre furono i più famosi, erecti a lei sotto il nome di Diana : l’
uno
sul monte Aventino, l’altro in Efeso, e il terzò
Jone, figlio di Suto, mentre offeriva un sacrifizio, vide un corvo, o
uno
sparviero, detto in greco colon, il quale rapì pa
memoria di tale avvenimento alzarono i due predetti tempj a Venere, l’
uno
sotto il nome di Automata, perchè improvvisamente
nominò Ericina dalla sommità del monte Erice, nella Sicilia, dov’ebbe
uno
de’più celebri tempj dell’antichità. Dionisio d’
elle prudenti esortazioni. E di lui cani trassero fuori dalla macchia
uno
smisurato cinghiale. Egli avventò uno strale cont
ni trassero fuori dalla macchia uno smisurato cinghiale. Egli avventò
uno
strale contro quella fiera, ma essa strappandosi
Stabilitore (c). Con tale titolo ebbe altri tempj nella Grecia(d), e
uno
al Capo di Tenaro, nella Laconia, sull’ingresso d
no e il Sole pretendevano d’avere il dominio del loro paese. Briareo,
uno
de’Ciclopi, scelto per giudice, decise, che il Pr
i denominò anche Pallade dal verbo greco pallin, saettare ; e sotto l’
uno
e l’altro titolo fu indifferentemente risguardata
esa da Pallante, suo padre, lo scorticò, e della di lui pelle si fece
uno
scudo, detto egide. Evvi finalmente chi asserisce
i asserisce, che sia stata appellata Pallade, da che uccise Pallante,
uno
de’ Giganti, i quali aveano mosso guerra a Giove(
ircondato da un portico, sostenuto da molte colonne, e si poteva dire
uno
de’ più magnifici tra tutti i sacri edifizj dell’
otto di questa portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo, o da
uno
degli Eteobutadi, famiglia sacerdotale in Atene,
al culto della Dea. La statua di Minerva era d’avorio, e passava per
uno
de’più celebri lavori di Fidia. Minerva Poliade e
Minerva però sdegnata, perchè coloro si erano dimenticati il fuoco in
uno
de’suoi sacrifizj, li trascurò, e prese a protegg
a da due parti, i quali si chiamavano ancili. In Roma cadde dal Cielo
uno
scudo di rame. Numa Pompilio, il quale allora vi
pa. Il pastore Telefo poi li raccolse, prese cura di loro, e denominò
uno
Parrasio, e l’altro Licasto. Eglino conseguirono
ome di Marte Vendicatore da Augusto dopo la battaglia di Filippo, era
uno
de’ più celebri. Nell’ ingresso del medesimo erav
gliuolo di Giunone e di Giove(a). Cicerone riconobbe quattro Vulcani,
uno
de’ quali era figlio del Cielo, l’altro del Nilo,
stese sul terreno, ove soleano adagiarsi Venere e Marte ; e postisi l’
uno
e l’altro colà a sedere, Vulcano tirò sì a tempo
a cinque piedi. Vulcano ebbe molti tempj anche in Roma. Se ne ricorda
uno
, fabbricato al tempo di Romolo, e di Tazio. Quest
della guerra non dovessero starsene entro le mura di Roma, affinchè l’
uno
non vi cagionasse incendj, l’altro dissensioni tr
). I Greci e i Romani, prima di sedersi a tavola, eleggevano co’ dadi
uno
de’ convitati, a cui davano il nome di Simposiarc
e nella sinistra una conocchia col fuso(c), e nella destra un’ asta e
uno
scudo(d). Altri dicono, che questo simulacro sias
Trojani il Palladio, e ch’ egli perciò lo abbia ceduto ad Enea, o ad
uno
de’ di lui amici, chiamato Naute(d). Comunque ciò
ieri. Chiunque per qualsisia anche non voluto accidente avesse ucciso
uno
di quegli uccelli, era inevitabilmente condannato
o, i di cui frutti erano bellissimi. La predetta Sagaritide si ripose
uno
di quelli nel seno, e partorì un fanciullo. Una c
rchè fiorì nell’ Ellesponto. E’ incerto il suo nome, poichè ora coll’
uno
ed ora coll’ altro vedesi chiamata. Incerti re so
omuncue ciò sia, Atalanta importunata da molti, affinchè siscegliesse
uno
di loro in isposo, dichiarò finalmente, che tale
mpo dell’ Isola di Cipro, e lo instruì dell’ uso che far ne doveva. L’
uno
e l’altra si staccarono dalla mossa, e come Ippom
on molto dopo perdente, gettò fuori di strada e quanto più lungi potè
uno
de’ pomi, ricevuti da Venere. Avida Atalanta di f
ne dell’ Emisfero Boreale, detta Serpentario, fu da Cerere convertito
uno
de’ Re de’ Geti, popoli di Misia, perchè egli fec
vertito uno de’ Re de’ Geti, popoli di Misia, perchè egli fece morire
uno
de’ Dragoni del carro, consegnato a Trittolemo (e
gli eressero un tempio e un altare, e gli consecrarono un’ Aja, ossia
uno
spazio di terreno, ove si seccava e si batteva il
i, ebbero eglino soli pel corso di moltissimi anni il privilegio, che
uno
di loro fosse sempre il Gerofante del tempio di C
lta si faceva con due cavalli, saltando con maravigliosa destrezza da
uno
sull’altro, e sempre correndo (f). La Corsa poi s
alto consisteva nell’ alzarsi con tutto impeto in aria per trapassare
uno
spazio più o meno esteso (a). Il Disco era una pa
rnito di piombo, o di ferro, o di rame, e denominato Cesto, con cui l’
uno
avventandosi centro l’altro vicendevolmente si ba
’uno avventandosi centro l’altro vicendevolmente si battevano, finchè
uno
di loro cedeva, o cadeva morto (d). La Lotta fina
io riportavano a tali Giuochi, era una semplice corona d’erba. Quando
uno
di loro non avea competitore, gli era permesso di
le primarie famiglie. Il numero loro non era fisso. Talvolta ve n’era
uno
solo, ma per lo più se ne contavano sette o nove.
sio (g), Palestra (h), Circo (a), Anfiteatro, ed Arena. Lo Stadio era
uno
spazio di terreno di cento venticinque passi (b),
propriamente i luoghi, ne’ quali si esercitavano i Gladiatori (g). L’
uno
e l’altra erano uno spazio di terreno, circondato
hi, ne’ quali si esercitavano i Gladiatori (g). L’uno e l’altra erano
uno
spazio di terreno, circondato di gradini e sedili
lato potevano vedere. Nell’ Anfiteatro celebravasi altresì da’ Romani
uno
spettacolo, in cui veniva rappresentata una selva
lia della battaglia, in cui que’ di Farsaglia videro Pompeo disfatto,
uno
sciame di Api si posò sugli altari (e). (h). Ov
i nome Oto ed Efialte. Costoro nacquero da Ifimedia e da Nettuno(e) L’
uno
è l’altro ogni anno crescevano un cubito in gross
e pure fronte a tutti i suoi Avversarj, nè gli restava a vincerne che
uno
, per riportare il premio. Questi gli si avventò c
donde l’avea presa. Dopo morte gli s’innalzò una statua, la quale da
uno
de’ di lui nemici veniva frequentemente insultata
Eride, ossia Discordìa(b). Esso anche dagli Antichi si risguardò come
uno
de’principali fondamenti della pubblica e privata
b. Hofman. Lex. Univ. (28). Non v’era tra gli Antichi chi veggendo
uno
straniero, nol introducesse in casa propria, e no
d) ; e Pausania di un’altra ancora, chiamata Mera, sposata a Tegeata,
uno
de’ figli di Licaone, re di Arcadia(e). Le figlie
venuti vecchi, acquistavano il nome di Sileni(e). Tra questi va ne fu
uno
molto celebre, nato da Mercurio o da Pane, e da u
costrette a procacciarsi più vasti terreni. Elleno nel trasferirsi da
uno
all’altro paese ebbero sempre la cura di seco por
quale, agitata poi dal vento, rendeva un certo siollo cauto, quasi d’
uno
che si lagnava. Pane, rimasto così deluso, ruppe
ella casa del marito, la quale era ornata di rose, mirti, e allori, l’
uno
e l’altro degli sposi toccavano l’acqua e il fuoc
idi(b). Ebbero tempj presso i Greci. Anche Sparta ne avea loro eretto
uno
. Non altrimenti fecero que di Sicione in un bosco
(d). (15). Lete è voce greca, e vuol dire obblie. Così fu denominato
uno
de’ fiumi dell’ Inferno, perchè si fiuse, che le
ossia rigenerazione. La prima suppone che il passaggio delle anime da
uno
in un altro corpo succeda dopo un determinato gir
ella sua città ; vi feco correre sullo stesso un carro, che produceva
uno
strepito simile a quello del tuono ; e da di là l
acia, e figlio del fiume Strimone, e Rodope, di lui moglie, vollero l’
uno
essere riconosciuto sotto il nome di Giove, e l’a
uoli di suo fratello, Egitto. Come poi Danao intese dall’ Oracolo che
uno
de’suoi generi gli avrebbe tolto e trono e vita,
ella predetta città, la di lui moglie si ritirò in Larissa, dove sì l’
uno
che l’altra accesaro una fiaccola sulla sommità d
pel comandato sacrifizio, ma mentre si accinse all’impresa, ne trovò
uno
nel luogo, ove avea cominciato a scavare. Fec’egl
. Mythol. l. 4. (c). Hymn. in Apoll. (d). l. I. (1). Pitone fu
uno
de’ serpenti di sorprendente grandezza, prodotti
pio in Argo e in Delo, vicino a quello d’Apollo(a). Erodoto dice, che
uno
ne avea pure in Bute, e un Oracolo antichissimo.
llo stesso suo fratello, Trofonio, nella seguente circostanza. Irieo,
uno
de’più ricchi Principi della Beozia, scelse i due
ose, che il tripode mentovato si desse al più sapiente. Fu offerto ad
uno
di que’sette Sapienti, i quali fiorivano nella Gr
nzo con due figure. L’ una rappresenta Apollo, l’ altra una donna con
uno
strumento da suono, detto sistro, con un serpente
suo paese. Passò Orione in Lenno, e da Vulcano vi ricevette per guida
uno
de’ di lui ministri, chiamato Cedalione. Da di là
ontrata nella Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’
uno
de’ quali era di ritorno da Delfo, e l’altro dal
ia. Subito sì poneva alla porta della di lui casa un ramo di ranno, e
uno
d’alloro(d). Il primo per allontanarne i cattivi
affinchè essi non s’impadronissero di quell’anima. Spirato l’infermo,
uno
de’propinqui gli chiudeva gli occhi e la bocca. G
ene venerava il sozzo Dio, Conisalo : anzi è opinione di molti, che l’
uno
e l’altro fossero la stessa Deità. Priapo fu pure
; e che Psiche non si sperasse d’avere in isposo un mortale, ma bensì
uno
, più maligno della vipera, e più terribile d’ogni
seo riferisce, che su quell’Istmo si facevano due sorta di Giuochi, l’
uno
per onorare Nettuno, e l’altro Melicerta(c). Rigu
olce suo soffio alla comune generazione : benchè evvi chi distingue l’
uno
dall’altro Vento(f). Zefiro amò la Ninfa, detta d
nte, scagliarono le loro frecce con disordine e pericolo di nuocere l’
uno
all’altro. A Meleagro finalmente riuscì di uccide
tro. A Meleagro finalmente riuscì di uccidere l’orrendo Cinghiale con
uno
spiedo, stromento, usato da’ cacciatori di fiere.
Scoliaste di Apollonio, ebbe anche un figlio, di nome Falero, che fu
uno
degli Argonauti. Questi, al dire di Pausania, fu
ieti a’ combattimenti(a). Silio Italico le dà una face in una mano, e
uno
scudo nell’ altra(b). Bellona era annoverata tra
me Numi, presidi al fuoco, si veneravano anche Laterano, e Fornace. L’
uno
presiedeva a’ focolari, i quali anticamente erano
a Dea avvertì allora Cadmo, che con una pietra nascostamente colpisse
uno
di coloro. Quegli, cui essa arrivò, credendo che
cui essa arrivò, credendo che fosse stata scagliata contro di lui da
uno
de’suoi fratelli, si avventò contro lo stesso, e
illustre sposa, dovea riuscir gli oggetti di somma compiacenza. Ma n’
uno
può dirsi beato, primanchè chiuda per sempre gli
rmarne una sementa nel fondo del mare(7). Perseo poi alzò tre altari,
uno
a sinistra a Mercurio, l’altro a Pallade alla des
he Fineo, fratello di Cefeo, intollerante di vedere divenuta sposa di
uno
straniero quella giovine, di cui egli ne ambiva i
onauti erano per proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone staccè
uno
de’ cavalli dal carro di Nettuno, e lo mandò inna
e, e per meglio accertarnele, fece che in tutte le mandre si cercasse
uno
de’ più attempati e smunti arieti. Come lo ebbe d
a vi si oppose allora Acasto, figlio del predetto Pelia, ch’era stato
uno
degli Argonauti, ed era riuscito eccelente caccia
emi avea decretato, che dei due fanciulli, i quali doveano nascere, l’
uno
cioè da Alcmenà, l’altrò da Nicippe, figlia di Pe
he gli aprì in una mano una freccia, la quale egli trasse dal corpo d’
uno
degli estinti suoi compagni. Ercole lo onorò con
i figli(13), che avea avuto da Clori, figlia d’ Anfione, eccettuatone
uno
, di no ne Nestore, perchè questi, essendo ancor f
uo figlio, avendo quel re ricusato di soddisfarnelo, Ercole gli eolse
uno
de’di lui buoi. Se ne offese Teodamante, t marciò
vo la fertilità nelle di lui campagne conveniva sacrificare ogni anno
uno
straniero a Giove. Ciò subito si esegui per ordin
ò col rimanente della sua mandra vicino alla caverna, e dal muggito d’
uno
di quegli animali rubati venne in cognizione del
ò le Belle-Lettere ad Evandro ; e perciò i Romani lo riconobbero come
uno
de’loro fondatori. Fu buon dialettico giusta Plut
o nel Circo Flaminio, ov’ erano onorate anche le Muse. Quel tempio fu
uno
de’ più frequentati spezialmente da’letterati (b)
allora le sembianze di toro, rinoò l’attacco ; ed Ercole gli abbrancò
uno
de’ corni, dielo svelse, e lo atterrò. Le Najadi,
bili gli onori, che questo Eroe ricevette. I Greci lo venerarono come
uno
de’ loro maggiori Dei (d). Egli in Roma ebbe molt
loro maggiori Dei (d). Egli in Roma ebbe molti tempj, e fra gli altri
uno
vicino al Circo Flaminio, e chiamato il tempio de
minio, e chiamato il tempio del Gran d’Ercole, custode del Circo ; ed
uno
presso il Foro Bovino, in cui non entravano mai n
ui voleva essere adorato. Esso consisteva nel fargli due sacrifizj, l’
uno
al nascere, e l’altro al tramontare del Sole. Pin
la pelle si spaventarono, eccettuato Teseo, che strappò dalle mani di
uno
schiavo un’ascia, e credendo di vedere un vero le
ea partorito in quella Reggia. Persuase quindi ad Egeo, che Teseo era
uno
straniero, venuto ad usurpargli il dominio ; e co
itolo di secondo fondatore d’Atene(a). Egli inoltre secondo alcuni fu
uno
degli Argonauti(b). Apollonio però soggiunge, che
re de’ Lapiti (21). Ma quando i due Eroi furono a faccia a faccia, l’
uno
restò siffattamente sorpreso dell’altro, che inve
). Si spaventò Priamo dell’infausto vaticinio, e commise ad Archelao,
uno
de’ suoi servi, di esporre il fanciullo, subitoch
asse qualche disordine. Ella cercò tutti i mezzi di vendicarsene ; ed
uno
ne trovò, con cui fece molto bene la parte sua se
Euripilo, e Diomede(d). Uccise Euchenore, figlio di Poliido ; Deioco,
uno
de’ Capitani Greci(e) ; e Menestio, figlio di Are
no ad istanza di Venere lo tolse dal pericolo(d). Enea uccise Afareo,
uno
de’ Greci Capitani, e figlio di Caletore(e). Priv
una voce, la quale lo avveriva, che sarebbe arrivato appresso di lui
uno
straniero, il di cui nome era per divenire famoso
i mezzo a’suoi congiunti la sua situazione. Propose quindi di salvare
uno
di loro a patto, che promettesse con giuramento d
che Paride, il quale erasi nascosto dietro la statua del Nume, scoccò
uno
strale contro di Achille, e mortalmente lo ferì i
olgere l’arco contro il Greco Eroe. Così fece il Trojano, e, scoccato
uno
strale, privò di vita Achille(b) (13). Tetide usc
nsieme con quelle di Patroclo, e di Antiloco, il quale pure era stato
uno
de’di lui più cari compagni(14). Gli s’inalzò un
za la perdita di quel Simulacro non poteva cadere. Uccise Democoonte,
uno
de’figli di Priamo ; il quale erasi recato da Abi
omigliava ad alta montagna. Colei chiamò il marito, che divorò subito
uno
di que’ Greci. I sudditi d’Antifate, eccitati dal
alità(b), edagli stessi Feaci fu trasferito in Itaca(c) (17). Neppure
uno
vi fu, che lo riconoscesse, poichè Minerva, i ave
meo alla città(a). Giunto al suo palagio, venne tosto riconosciuto da
uno
de’suoi cani, che portava il nome di Argo. Là i N
i a mensa. Ulisse prese a mendicare appresso di loro. Antinoo, ch’era
uno
di quelli, s’adirò con lui, e lo percosse con una
un fulmine, e che fattolo rapire da un turbine in aria, lo attaccò ad
uno
scoglio(b). Nè contenta di tale vendetta, fece al
one, perchè non avea alcun figliuolo, pregò Giove, che gliene cedesse
uno
. Il Nume comparve sotto la figura aquila, e gli a
portossi con dodici vascelli alla volta di Troja, e si qualificò per
uno
de’più valorosi guerri ri, che vi fossero nella G
ore ma il conflitto restò interrotato dalla notte, che sopravvenne. L’
uno
e l’altro allora così si ammirarono, che reciproc
Polluce, ed Elena. Alcuni soggiongono, che colei diede alla luce non
uno
, ma due uova, dall’uno de’quali sortirono Castore
tti Linceo ed Ida(f). Intervenuti a quelle nozze Castore e Polluce, l’
uno
si rapì Talaira, e l’altro Febe. Da Castore e Tal
ll’estinto fratello ; ch’egli ottenne ciò, che ricercò ; e che quando
uno
di loro moriva, l’altro rinasceva(c). Castore e P
nto lo era Giove relativamente agli altri Dei(b). Ercole gli consecrò
uno
spazio di terreno vicino al tempio di Giove in Ol
onvennero fra loro di signoreggiare d’anno in anno alternativamente l’
uno
dopo l’altro. Eteocle, come maggiore d’età, salì
La Virtù parimenti stringe una corona d’alloro, o una palma, perchè l’
uno
e l’altra, in quanto che sempre verdeggiano, dann
l peso delle più grandi moli. Questa Dea impugna nel sinistro braccio
uno
scudo, di cui essendo proprio il rintuzzare l’arm
zione per non cadere nella temerità. Emulazione. L’Emulazione è
uno
studio, per cui si procura d’imitare, ed anche su
esta Dea sotto il nome di Elpide. I Romani le fabbricarono tre tempj,
uno
nella settima Regione, l’altro appresso il Tevere
erire un sacrifizio a questa Dea nel Campidoglio, e dare in suo onore
uno
spettacolo di gladiatori(d). A Nemesi si celebrar
patti, che si stabilivano. Il giuramento, che per Lei si faceva, era
uno
de’ più inviolabili. Numa Pompilio la considerò c
piace di se medesimo, e disprezza ogni altro animale. Questo Vizio ha
uno
specchio, in cui si contempla : il quale atto vuo
lo avea riconosciuto, lo rigettò con ira e con proteste, ch’ ella ad
uno
solo, ovunque egli fosse, serbava il suo affetto.
ccio esteso colla mano aperta. Ciò indica, che questo vizio toglie ad
uno
per dare all’altro, quando dovrebbe essere eguale
o piuttosto disprezzo de’ benefizj ricevuti. Questa sta mirandosi in
uno
specchio ; simbolo della superbia, donde nasce l’
iusta ed eccedente convenzione, in cui l’ingegno, o il caso, oppure l’
uno
e l’altro decidono della perdita e del guadagno t
la stessa immagine, e ne fece ua Astro, chiamato Toro, il quale forma
uno
de’dodici Segni del Zodiaco(b). L’opinione poi di
finalmente dello stesso nome si celebravano nella Laconia, dov’eravi
uno
stagno, sacro ad Ino. In esso durante i sacrifizj
o. Da ciò ebbe origine, dice il sopraccitato Scrittore, l’odio, che l’
uno
contro l’altro nutrivano i due fratelli. Altri di
clo ebbe un figlio, di nome Podarce, che da Omero dicesi essere stato
uno
degli Eroi alla guerra di Troja (c). (d). Ovid.
Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (22). L’uccisione di Absirto è forse
uno
de’ punti più controversi nella Mitologia. V’ ha
nura, situata a’ piedi del monte Olimpo. Là Polidamante inerme uccise
uno
di que’ più grandi e furiosi animali. Egli un’ al
e furiosi animali. Egli un’ altra volta prese un fortissimo Toro per
uno
dei due piedi di cietro ; e non ostante gli sforz
i sua madre, ma poco dopo ne fu scacciato, e si ritirò in Caria, dove
uno
de’suoi figli, detto Cuardo, fabbricò la città di
nsultò l’Oracolo, e questo promise la vittoria agli Ateniesi, qualora
uno
degli Eraclidi si fosse volontariamente offerto a
o d’Alemena, essendo assai vecchio, si faceva condurre e sostenera da
uno
schiavo. Tlepolemo, osservando che quello schiavo
presa più difficile dell’anzidetta. Essa consisteva nel prendere vivo
uno
de’mostruosi avoltoi, che devastavano quella cont
i rimasugli d’una lepre, che poco tempo innanzi era stata divorata da
uno
di quegli avoltoi, se ne cuoprì il corpo, e si co
e, che diede a Teseo, meritò, che gli Ateniesi lo risguardassero come
uno
de’ Semidei. Gli sacrificavano ogni anno un capro
a anche da Atene, si trasferì nell’ Asia superiore, dove si maritò ad
uno
de’ maggiori re di quel paese, e n’ ebbe un figli
ò che orride solitudini. Giunse finalmente a scoprire dal più alto di
uno
scoglio il fuggitivo naviglio. Voleva disperata g
candelabro, e soll vatolo in alto, lo diede nelle tempia a Celadonte,
uno
de’ Lapiti. Il maschino cadde, e morì sì deformat
voltatosi a guardare chi lo incalzava, rimase gravemente ferito fra l’
uno
e l’ altro occhio. In sì stropitoso sconquasso e
iuscì vincirore del Centauro Pireto, e Ampico trionfò d’Ideo. Fu pure
uno
spettacolo il vadere steso a terra Erigdupo da Ma
ò la città di Padova ((a)). Vuolsi da alcuni, che egli pure sia stato
uno
di quelli, i quali tradirono la loro patria ((b))
non volle sopravvivere neppure un istante ad angustia sì acerba, e da
uno
scoglio si precipitò nel mare. Teti lo trasformò
Ippaso, e Ascalafo, figlio di Marte e di Astioche; il quale era stato
uno
degli Argonauti, e con lalmeno, suo fratello, ave
miva, e queglino lo privarono di vita(d). (4). Antifo uccise Leuco ;
uno
degli amici e compagni d’Ulisse, mentre egli stav
le la aveva trasferita nella Frigia, ed aveale affidata la custodia d’
uno
de’suoi temoj(a). Altri poi soggiungono, che Enea
o si segnalò in quella guerra, e finalmente restò ucciso da Licomede,
uno
de’ Capi dell’armata nemica(a). (22). Asio avea
i lo avrebbe trasferito nel palagio di Nereo per esservi onorato come
uno
de’ Semidei. Notisi per ultimo, che gli abitanti
d. Ibid. (21). Niso ed Eurialo furono due compagni sì fedeli, che l’
uno
non abbandonò mai l’altro in qualsivoglia perigli
gli lasciava, che brevi intervali di retto sentimento. Euripilo colse
uno
di quelli per andarsene a consultare l’Oracolo di
asi sparso il di lei sangue sull’ara(a). Stesicore finalmente, che fu
uno
de’più antichi e celebri Poeti Lirici, racconta c
veano ricevuto ordine dall’ Oracolo di Febo, che prima sacrificassero
uno
di loro, affinchè potessero rimettersi di nuovo c
hi da Castore e da Polluce, perchè avea osato di dir male di Elena in
uno
de’suoi Carmi, riacquistò poi la vista, quando sc
. Arrivati in Itaca, l’ Indovino vide volare alla diritta di Telemaco
uno
sparviero, che teneva tragli artigli una colomba,
isguardavano come indizio di buon tempo ; laddove quando se ne vedeva
uno
solo, esso era segno d’imminente procella : e all
ricusò di porsi in corso con loro ; e permise ad essi di combattere l’
uno
contro l’altro, promettendo la figlia e la corona
fondersi la predetta Arpalice coll’altra, che, disprezzata da Ifielo,
uno
degli Argonauti, cui ella grandemente amava, morì
a non si poteva prendere da’ Greci, qualora eglino non avessero avuto
uno
de’ di lui ossi. Ne fu incaricato Filottete, il q
elice padre avea inteso dall’Oracolo, ch’egli sarebbe stato ucciso da
uno
de’ suoi figliuoli. Altemene in forza di tale pre
o padre, Euridamante, eccellente nell’ interpretare i sogni. Pandaro,
uno
de’ Capitani Trojani, originario di Licìa, e figl
mj l’ Atleta Evanoride d’Elide, nel Peloponneso, il quale poi divenne
uno
de’ Direttori e Giudici ne’ medesimi Giuochi(d).
ropria divinità ; nè vi fu luogo che non fosse sotto la protezione di
uno
Dio. Sicchè gli uomini vollero, per così dire, ad
oche anteriori alla sua. Giapeto abitava in Tessaglia, vale a dire in
uno
dei paesi dell’ Europa che furono i primi ad esse
to detto che Giano aveva due teste o due volti per conoscere tanto l’
uno
che l’altro, ed ebbe perciò il soprannome di bifr
714 anni avanti Gesù Cristo) gli edificò un tempio con dodici altari,
uno
per ciascun mese dell’anno ; il qual tempio stava
e chiuso in tempo di pace. Gli fu consacrato il monte Gianicolo che è
uno
dei sette colli di Roma ; e le porte delle case,
leo eresse un tempio in onor suo, il qual tempio d’Eleusi diventò poi
uno
dei più famosi della Grecia pei misteri Eleusini
sdegnato dell’audacia di Prometeo, ordinò a Vulcano d’incatenarlo ad
uno
scoglio sul monte Caucaso in Asia, e quivi un avv
ria, gr.). 76. Perifa (da perì e phaino, io splendo intorno), che era
uno
dei Lapiti, popoli di Tessaglia famosi per le lor
ndo che un mortale acconsentisse d’essere adorato in terra al pari di
uno
Dio, voleva fulminarlo. Apollo intereedette per l
terra, s’argomentò di scoprire se per avventura il nuovo ospite fosse
uno
di loro, e scelleratamente gl’imbandì carne umana
le mosche, perchè, mentre Ercole sacrificava agli Dei, fu assalito da
uno
sciame di mosche trattovi dall’odore della vittim
glie del mondo (135, 143). Sotto il nome di Giove Statore (79) n’ebbe
uno
in Roma erettogli da Romolo ; e moltissimi altri
barba, assiso in un trono d’avorio, avente nella destra la folgore ed
uno
scettro simbolo dell’onnipotenza, ed una statuett
iuola del re, e l’infelice principessa era già stata incatenata sopra
uno
scoglio, quando Ercole (364), approdatovi con gli
fu riscattato dai Troiani, e maritò Esione a Telamone re di Salamina,
uno
degli Argonauti. 110. Finalmente il lungo esilio
colori e alla carnagione. Quanto all’abito, componendone pur di molti
uno
che paia più appropriato, s’ha da considerare che
lauro riferiva i responsi della delfica Deità, stando a sedere sopra
uno
sgabello a tre gambe, coperto con la pelle del se
dov’era nato, e dove Teseo (402 e seg.) stabilì i giuochi Pitii ; ed
uno
sul monte Soratte ove i suoi sacerdoti camminavan
) che lo accompagnava si fermò a una fonte ove Mida aveva fatto porre
uno
spillo di buon vino per adescarlo. Infatti alcuni
che ambivano di esser chiamati figli del Sole, gli aveano consacrato
uno
smisurato colosso, il quale contavasi tra le sett
imile ad Apollo, con le chiome lunghe, folte e crespe alquanto, o con
uno
di quei cappelli in capo, che si dicono acidari,
169. Secondo quello che dice Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj,
uno
dei quali probabilmente aveva ricevuto il dono de
zza del suo animo. Infatti è rappresentata con ali di farfalla, o con
uno
di questi animaletti che le svolazza intorno. Un
ume potente, amabile e giovine, fu preso d’amore per lei, ed immaginò
uno
strattagemma per esserne costantemente corrispost
maschera da cui è rimasta coperta. A tal vista sviene, e si riduce in
uno
stato da far temere della sua vita. Le vengono pr
nfo d’Amore, c. IV.) Ora questa isoletta, un tempo tanto leggiadra, è
uno
sterile scoglio, quasi inabitabile, chiamato Ceri
i, così detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è ora
uno
dei più belli ornamenti della galleria pubblica d
più belli ornamenti della galleria pubblica di Firenze. Ognun sa che
uno
dei capi d’opera della moderna scultura che l’ita
suo figlio Enea. Si dice che l’ambrosia scaturisse la prima volta da
uno
dei corni della capra Amaltea. 223. L’Erebo, fig
l colpevole aveva posto il piede sulla soglia del tempio delle Furie,
uno
spaventoso delirio ne occupava i sensi, e lo face
corteggio di Costellazioni (686). Talora ha in braccio due bambini ;
uno
nero, emblema della morte o della notte, e l’altr
alle ; quella esca di un mar tranquillo e nitido, questa s’immerga in
uno
che sia nubiloso e fosco. I cavalli di quella ven
unque si sia, basta che si finga un monte, quale se ne può immaginare
uno
, dove siano sempre tenebre e non mai sole. A piè
nel Tartaro a vivere nel perpetuo timore di restare schiacciato sotto
uno
scoglio che gli pende in bilico sulla testa : ……
ono celebrati nello stesso giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che
uno
dei suoi generi Io avrebbe detronizzato, ordinò a
più lieto e sicuro quanto meno è pingue il suo scrigno ? Ora gettate
uno
sguardo sopra gl’ingordi e sopra gli avari ; e mi
o attorno altrettanti piccoli scudi tutti compagni, chiamati ancilia,
uno
dei quali (mescolato tra gli altri, perchè niuno
ntorno a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto da
uno
dei più colti ed arguti ingegni del nostro tempo.
oto che il serpente fu adorato anche dagli Ebrei nel deserto, e che è
uno
dei simboli dell’immortalità. Esculapio ebbe temp
sgangheratamente, a urlare di continuo, e la città di Lampsaco pareva
uno
spedale di matti. I vecchi, i quali avevano conse
un tronco d’albero ; poi una grossa pietra quadrata o un piuolo, indi
uno
stipite piramidale con sopra una testa che aveva
Penati per lo più effigiati in due giovani assisi con una lancia per
uno
ed un grosso cane accovacciato a’piedi, risiedeva
i più riconoscevano tutti un genio buono che gl’ induceva al bene, ed
uno
genio cattivo che li tentava a commettere il male
ra e duce, Che permutasse a tempo li ben vani, Di gente in gente, e d’
uno
in altro sangue, Oltre la difension de’ senni uma
no a terra con larghe pieghe. Nelle mani ha il freno e il compasso, l’
uno
per governare l’impeto delle passioni, l’altro pe
berretto agli schiavi messi in libertà. Gli altri suoi attributi sono
uno
scettro od una bacchetta chiamata vindicta, un gi
lza la femminea testa sopra un corpo di serpente armato della coda di
uno
scorpione (Esiodo). La calunnia. 345, 2°.
re per ristoro e non per infingardia. Tenga una corona di papaveri ed
uno
scettro appartato da un canto, ma non sì che non
vicenda ; ma questo dente era più lungo delle zanne del cinghiale, ed
uno
sguardo solo del loro occhio bastava ad uccidere
che si burlasse del gran cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’
uno
e l’altro serpente da Giunone mandati, non si alt
emo di citare le più note. 385. Caco, figliuolo di Vulcano (270), era
uno
sfrontato masnadiero che s’appiattava in un antro
sfrontato masnadiero che s’appiattava in un antro del monte Aventino,
uno
dei sette colli ove fu poi fabbricata Roma. Ebbe
ora in toro, ora in uomo con testa e corna di bove. Ercole gli staccò
uno
di questi corni che fu raccolto dalle ninfe, empi
recia e d’ Italia, memori delle sue gesta, gli eressero molti templi,
uno
dei quali, tra’ più celebri in Roma, era detto il
so da folle passione per la rea maga. Ella temendo che la presenza di
uno
straniero, celebre per le sue gesta, le avesse a
llo dell’ egiziano, e destinato a dimora del Minotauro. 421. Dedalo,
uno
de’ più abili artefici della Grecia eroica, fu qu
nto bene l’ arte d’ andare a cavallo, che uomo e bestia parevan tutt’
uno
. Perciò i poeti li finsero mostri con volto e tor
one per opera di Giunone, incontrando la moglie con due figliuoletti,
uno
per braccio, la credè una leonessa con due leonci
e il trono di Tebe, pattuendo di regnare alternativamente un anno per
uno
. Eteocle fu il primo a prenderne il possesso ; ma
uerra divise in due parti anche i Numi ; nè Giove (63) seppe impedire
uno
scandalo così grande : Nettuno (185), Apollo (96)
Xanto e il Simoenta, unirono le loro acque per annegare Achille (536)
uno
dei più tremendi nemici dei Trojani ; e l’eroe sa
io della città fatale, quando i Greci, tante volte respinti, ordirono
uno
strattagemma. Per consiglio di Pallade (263) cost
’amicizia, nella quale ambedue i giovani amici volevano dar la vita l’
uno
per l’altro. 535. Alfine la condanna cadde sopra
diciotto anni. 544. La smania di vendicare la morte del padre lo rese
uno
dei più tremendi nemici dei Trojani : egli stesso
a vendicare la tradita Ermione. Filottete. 546. Filottete fu
uno
dei più celebri eroi nell’esercito greco. Essendo
ò la città di Petilia. Diomede. 550. Diomede, figlio di Tideo
uno
dei capi della spedizione contro Tebe (505), fu e
onde agitate dai venti. Nestore. 553. Nestore re di Pilo era
uno
dei dodici figli di Nereo e di Cloride, il solo c
no intero con Ettore (591), finché stanchi ambedue, e mara vigliati l’
uno
del valore dell’altro, posarono le armi, e si sca
idando la maggior furia degli elementi, potè alla fine salvarsi sopra
uno
scoglio gridando : scamperò a dispetto degli Dei.
lla sua buona accoglienza annunziando all’ospite ch’ei farà allestire
uno
dei suoi migliori navigli perchè lo conduca ad It
so in un subito l’ arco, lo volse contro gli amanti di Penelope, e ad
uno
ad uno gli uccise. 582. Ristabilito così nel suo
n subito l’ arco, lo volse contro gli amanti di Penelope, e ad uno ad
uno
gli uccise. 582. Ristabilito così nel suo regno,
serbò ancora poichè fu sceso nei Campi Elisi. 619. Orione era inoltre
uno
dei più belli uomini del suo tempo, ed aveva la s
ffeso Diana, e che questa Dea per punirlo facesse sbucare dalla terra
uno
scorpione che lo ferì a morte colla sua puntura.
ncia il primo, e accortamente lascia cadere i suoi tre pomi d’ oro l’
uno
a qualche distanza dall’ altro, sicchè Atalanta i
ra. 658. In molti paesi eressero templi ai Venti, e ad Atene ve n’era
uno
di forma ottagona, avendo ad ogni angolo la figur
ene ve n’era uno di forma ottagona, avendo ad ogni angolo la figura d’
uno
dei Venti corrispondente alla parte del cielo ond
no Tiresia, Anfiarao e Calcante. 660. Tiresia vantava l’esser suo da
uno
di quei guerrieri nati dai denti del serpente, ch
se l’ebbe a male, e lo acciecò. Giove per consolarlo fecelo diventare
uno
dei più grandi indovini del suo tempo, e ne prolu
vita. Alessandro prima della sua spedizione nell’Asia andò a Delfo in
uno
dei mesi nei quali l’Oracolo non dava risposta. L
ione a qualche divinità, ed i popoli li celebravano in un circo od in
uno
stadio od in altri luoghi destinati a tale uso. Q
eranvi i giuochi Ecatombei in onore di Giunone. e il vincitore aveva
uno
scudo di bronzo ; in Arcadia si celebravano i Lic
ti l’amore della libertà e della gloria, e facevano di questi giuochi
uno
spettacolo veramente sublime ; al quale s’univa p
nte romoreggiò con gran dimostranza di averlo approvato. Disse allora
uno
Spartano : Certo conoscono gli Ateniesi il bene,
la sperata vittoria. Erano già alquanto trascorsi in retta schiera, l’
uno
non superando l’altro di minimo spazio, quando qu
uori dell’asse. Al quale oggetto spaventati i biondi destrieri, cadde
uno
di loro ; e gli altri tutti, da lui repentinament
ri eletti Trasser le sorti, e in ordine di quelle Postati i cocchi, a
uno
squillar di tromba Sbucaron tutti, ai cavalli gr
a, lo Scorpione, il Sagittario, il Capricorno, l’ Aquario, i Pesci. L’
uno
vuole che questi nomi abbiano relazione alle facc
i, Scandinavi e Americani. Divinità Egiziane. 696. Osiride era
uno
dei maggiori Dei degli Egiziani e il più generalm
orna ; nella sinistra un bastone a guisa di pastorale, e nella destra
uno
staffile a tre corde per indicare ch’egli è anche
e principali divinità egiziane, ed aveva un magnifico tempio a Memfi,
uno
ad Alessandria ed un terzo a Canopo ; ma i più cr
oi Trofonio fu tenuto per figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò
uno
dei più celebri oracoli della Grecia. Vi scendeva
uttuante null’acqua, prima che Latona vi partorisse Apollo e Diana, l’
uno
creduto il Sole, e l’altra la Luna. Vi furono ist
a dei baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII dell’ Iliade è
uno
dei più notabili paasi di quel poema, e vorrebbe
a coloro che vivono dimentichi dell’essere proprio, come si rileva da
uno
squarcio di Dante che riporteremo nel seguito deg
si ammira nel Museo del Vaticano. 119. Questa favols è fondata sopra
uno
dei più calamitosi avvenimenti di Tebe. Regnando
dolore la rese muta e impassibile sì che poteva essere paragonata ad
uno
scoglio flagellato invano dalla furia dei venti.
che essi non concepissero i fenomeni naturali se non come animati da
uno
spirito quasi umano, nè i fenomeni dello spirito
tto di polionimia. Più nomi o epiteti, usati poeticamente a designare
uno
stesso fenomeno di natura, davan luogo a diversi
Ares, ad es., essendo caduto in terra durante una battaglia, occupava
uno
spazio di sette plettri o 700 piedi (Il. 21,407).
tutte cose, che è un concetto posteriore, ma nel senso etimologico d’
uno
spazio vuoto, quasi voragine immensa e tenebrosa.
e le Graie; infine Euribia (Eurybia) che andò sposa a Creo (Kreios),
uno
dei Titani. 3. Fin qui la Cosmogonia e la Teogoni
sa sua sorte; e così avvenne. Crono temendo di essere detronizzato da
uno
de’ suoi figli, li ingoiava tutti appena nati; gi
rmorei di un altare di Giove in Pergamo, ora nel Museo di Berlino. In
uno
si vede Giove coll’ aquila nella sinistra, e nell
e della loro salvezza quand’ ebbero perso il Palladio, tolto loro con
uno
stratagemma dai Greci. Un Palladio conservavano a
famiglie. Di oracoli d’ Apollo in antico ve n’ erano parecchi, ad es.
uno
nelle vicinanze di Colofone, un altro presso Mile
tà di Delfo però era il luogo principale di questo culto. Ivi sorgeva
uno
splendido tempio che rifatto al tempo dei Pisistr
d’ Azio principalmente all’ aiuto dato da questo Dio; onde gli eresse
uno
splendido tempio sul Palatino cui adornò colla ce
meraria. E quando cadde Ares ferito da Atena, ricoperse del suo corpo
uno
spazio di sette iugeri, mentre la sua capigliatur
e, a dar segno della sua grazia, avesse lasciato cadere giù dal cielo
uno
scudo di bronzo (ancile), e intanto avesse avvert
verga stessa donatagli da Apollo, e constava di tre rampolli, di cui
uno
era il manico, gli altri due si raccoglievano in
ono anche unite insieme le due grandi deità Venere e Roma, alle quali
uno
splendido tempio doppio fu eretto in Roma da Adri
giusto perchè probabilmente la sinistra mano di questa statua teneva
uno
scettro. XI. Giano. 1. Tra le primarie d
ra nell’ oceano, presso quella regione dove si diceva ch’ egli avesse
uno
splendido palazzo e i celebri giardini custoditi
co di Pesaro nell’ Umbria (od. Marche). Servio Tullio ne eresse anche
uno
in Roma nel Foro Boario, tempio che Camillo ricos
ninfa Egeria per i rapporti che ebbe col re Numa. Pare fossero tutt’
uno
colle ninfe Carmentes che formavano il corteo di
he, ecc. Ogni musa aveva i suoi distintivi, Clio un rotolo di carta e
uno
stilo; Calliope pure uno stilo o una cassa di lib
i suoi distintivi, Clio un rotolo di carta e uno stilo; Calliope pure
uno
stilo o una cassa di libri, non sempre facile a d
i a offrir sacrifizio tre volte l’ anno. Dopo fu eretto da Vespasiano
uno
splendido tempio nelle vicinanze del Foro; era ad
Ebe e di Eracle. Uno scultore moderno tentando questo argomento compì
uno
de’ suoi capolavori, e questi è il Canova (1757-1
eggitore dell’ ordine supremo, o con Apollo il suo profeta; quindi l’
uno
e l’ altro eran detti Moirageti, capi delle Moire
e leggonsi nell’ Antologia. Fra i Latini, va ricordato Catullo che in
uno
de’ suoi poemetti scherzosi, volgendo la parola a
rovenienti dal bottino di Memmio; dopo ne furono eretti altri, di cui
uno
persino in Campidoglio. Tiche e la Fortuna non di
il regno del mare. E nel profondo del mare si pensava che abitasse in
uno
splendido palazzo; e di là movesse su un cocchio
e fa sorgere isole nuove dalla profondità delle acque. Ma basta anche
uno
sguardo o un cenno di lui per rabbonire il mare m
del suo tridente aveva egli aperto la scogliosa valle di Tempe e dato
uno
sfogo alle acque del fiume; poi la Beozia, ricca
ea, Estia, Demeter e Temis. In alcuni luoghi della Grecia Gea ottenne
uno
special culto, tra gli altri in Atene dov’ era ve
i poeti, Omero, Esiodo fanno cenno di di Gea o le rivolgon preghiere;
uno
degli inni Omerici è a lei dedicato; un altro inn
l poema di Lucrezio Sulla natura e nel quarto dei Fasti di Ovidio. L’
uno
e l’ altro accennano alla Dea portata sul carro t
uttano in mare, e in quell’ istante son trasformati in delfini, salvo
uno
che, indovinando un essere divino nel fanciullo,
festa del torchio; aveva luogo in Atene nel Gennaio. Presso il Leneo,
uno
dei due templi di Dioniso, facevasi una solenne p
suggeri al Dio l’ idea di unire più canne digradanti e formarne così
uno
strumeuto musicale, strumento che dal nome dell’
anche più tardi, seguendo il nuovo concetto delle scuole filosofiche;
uno
ne scrisse il poeta Arato; un altro è tra gli inn
ì ripida e impraticabile, dice, dov’ ei, librando il corpo e simile a
uno
che voli, non ponga il suo piè caprino. Talvolta
ne per compagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Silvano è Fauno,
uno
dei più antichi e popolari Dei d’ Italia. Più tar
anch’ oggi nel Museo Capitolino. La Dea Bona poi si rappresentava con
uno
scettro nella mano sinistra, a significare la sua
speravano diventar madri. — Due templi erano a Roma dedicati a Flora,
uno
sul Quirinale forse di origine Sabina, un altro p
allorquando si volle edificare il gran tempio di Giove Capitolino in
uno
spazio dove già sorgevano tempietti di varie divi
e di averli ridotti dalla condizione di rozzi cacciatori e pastori a
uno
stato civile con sedi fisse e città ordinate. Cos
n’ idea molto vaga e indeterminata del mondo d’ oltretomba; era detto
uno
spazio deserto e tenebroso, dove i morti soggiorn
mandosi quell’ immagine dell’ Inferno che è più comunemente nota. Era
uno
spazio largo e tenebroso dentro terra, al quale s
re. — Senonchè, come altre Deità infernali avevano un doppio aspetto,
uno
terribile, e l’ altro più mite e quasi benevolo,
temente scolpita è nei tragici greci; ma v’ è differenza grande dall’
uno
all’ altro. Nell’ Eumenidi di Eschilo son dipinte
, arco e faretra, anche fiaccole o un serpente in mano, sovente anche
uno
specchio per presentare la propria immagine ai co
oglie il frumento mietuto nel granaio; e ora parlavasi di lui come di
uno
armato di falce che al tempo suo coglie chi deve,
prendessero parte, ogni fatto solenne della vita era accompagnato da
uno
speciale sacrifizio ai Lari, ad es. la vestizione
he alle case private; Alessandro Severo aveva in casa due lararii, in
uno
dei quali oltre la statua di alcuni imperatori di
74 riproducono due Centauri in marino scuro del Museo Capitolino, l’
uno
di tipo più vecchio l’ altro più giovane, opere d
a scendere alla vendetta. I figli di Anfione e Niobe perirono tutti a
uno
a uno colpiti dalle freccie di Apollo e Diana. I
dere alla vendetta. I figli di Anfione e Niobe perirono tutti a uno a
uno
colpiti dalle freccie di Apollo e Diana. I poveri
finita con lui, ma il divino eroe se la cavò anche allora uccidendo a
uno
a uno tutti i suoi assalitori. Finalmente Jobate
con lui, ma il divino eroe se la cavò anche allora uccidendo a uno a
uno
tutti i suoi assalitori. Finalmente Jobate preso
ù tragedie Eschilo, e, dopo molti altri, Ovidio ne trasse argomento a
uno
de’ più commoventi episodi delle Metamorfosi (lib
in onor d’ Era, nelle quali premio ai vincitori era non una corona ma
uno
scudo. Linceo fu anche ricordato come capostipite
ire alternatamente. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e da Atena
uno
specchio. Con queste istruzioni e arnesi mosse Pe
con immenso loro dolore consegnarono Andromeda perchè fosse legata a
uno
scoglio, preda al mostro. Stava appunto Andromeda
Il significato naturale di questo mito non può esser dubbio. Perseo è
uno
dei tanti eroi solari onde è ricca la mitologia g
re, piena di umiltà e di rassegnazione ai voleri di Zeus, ha ispirato
uno
dei più bei canti di Simonide 49. A tacer d’ altr
rese parte alla caccia del cinghiale Calidonio e fu padre di Idomeneo
uno
degli eroi Greci a Troia; Glauco che trovò fanciu
nascondersi in una botte. Con quest’ avventura di Eracle si connette
uno
del parerga o fatiche accessorie, la lotta col Ce
onte cadde per mano d’ Eracle con tutti i suoi figli, ac eccezione di
uno
, Podarce. Eracle diede Esione in premio a Telamon
eucro; e poichè Esione ebbe da Eracle facoltà di salvare col suo velo
uno
dei prigionieri, salvò suo fratello Podarce, che
li Etoli e sorella di Meleagro e Tideo. Molti erano gli aspiranti, ma
uno
solo osò contrastare ad Eracle, e fu il fiume Ach
ttrarsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro perdette
uno
dei corni, che riempito da una ninfa di flori e f
che gli aveva portata la veste e lo scaraventò nel mare, dove divenne
uno
scoglio. Egli s’ avviò a Trachine dove Deianira i
resse nel luogo della zuffa un altare in di lui onore e gli sacrificò
uno
dei buoi ricuperati. Evandro ed i suoi fecero fes
suo celebre poema, intitolato « le gesta di Eracle » (Herakleia), fu
uno
dei primi a parlare delle dodici fatiche comincia
di questo tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico,
uno
dei più antichi poeti drammatici elaboro pel teat
ra loro una grossa pietra, ond’ essi ciechi di furore volsero l’ armi
uno
contro l’ altro e a vicenda si trucidarono. Erano
un fratellino che aveva portato con sè, Absirto, e gettando i pezzi a
uno
a uno nel mare; sicchè quei di Eeta si tratteneva
tellino che aveva portato con sè, Absirto, e gettando i pezzi a uno a
uno
nel mare; sicchè quei di Eeta si trattenevano a r
ma tutto invano; Tiresia aveva predetto ai Tebani la vittoria, quando
uno
di loro si consacrasse alla morte; vi si offerse
da una peste la sua isola e spoglia d’ abitanti, ottenne da Zeus che
uno
sciame di formiche fossero trasformate in uomini,
le mura. I Troiani si lasciarono prendere all’ amo. Invano Laocoonte,
uno
de’ loro sacerdoti d’ Apollo, cercò distoglierli
era stato da una sorella maggiore, Elettra, portato via e condotto da
uno
zio, Strofio, abitante nella Focide. Ivi crebbe i
te e Idomeneo, giacchè nel ritornare ciascuno alla propria patria, l’
uno
in Tessaglia, l’ altro in Creta vennero in Italia
s ordine a Calipso di lasciar partire l’ eroe. Egli felice partiva su
uno
schifo da lui costruito abbandonandosi un’ altra
a sua famiglia, s’ avviò all’ isola di Creta, donde era venuto Teucro
uno
del re di Troia. Ma i Penati comparsigli in sogno
go al suo dolore, e gli avvenne poi di perire miseramente lacerato da
uno
stuolo di Baccanti nel quale s’ imbattè. — Lino n
re è stata ripiena d’ aria, fa risonare i lidi che giacciono sotto 1’
uno
e l’ altro sole. Anche allora non appena fu tocca
tale trattato, per avergli Urano presagito stando presso a morte, che
uno
de’ suoi figli lo avrebbe sbalzato dal Trono, app
Giove. L’armatura, che difendeva questo Dio, era l’Egida, vale a dire
uno
scudo formato dalla pelle della Capra Amaltea, ch
rudeltà. Cadde la vendetta di questa Dea altresì sopra di Erisittone,
uno
de’ primi di Tessaglia per aver questi tagliata u
Un giorno stanca dalla fatica, e sommamente assetata fermossi presso
uno
stagno ; i terrazzani che tagliavano giunchi, le
pena che Amore arrivò all’età di poter maneggiare l’arco, se ne formò
uno
di frassino, e si servì de’ rami di cipresso per
asta alla mano, ed il braccio armato dell’Egida, ch’era per l’appunto
uno
scudo fatto dalla pelle di un mostro chiamato Egi
viscere della terra. Si figura assiso sopra un trono di ebano, avendo
uno
scettro a due punte in una mano, e nell’altra del
a, e concepire un orribile disegno. Come l’oracolo avea predetto, che
uno
de’ figli del suo germano lo avrebbe rovesciato d
dita, tagliò alcune canne accozzandole insieme colla cera, e ne formò
uno
strumento musicale, chiamato Siringa dal nome del
che dopo di avere adempiuto alla sua promessa. Silvano. È questi
uno
degli Dei delle foreste, che talvolta si confonde
enti è questi il più dolce, e lusinghiero : lo invocano, e lo credono
uno
de’ compagni di Amore. I poeti sovente lo dipingo
lontano. Come spesso accadeva che i naviganti mentre volevano evitare
uno
di questi scogli incorrevano nell’altro, ebbe ori
e presiede agli ultimi istanti della nostra vita. Ella è dipinta come
uno
scheletro colle ali, ed una falce. Gli antichi no
si vede appresso una quantità di sogni, che dormono ammonticchiati l’
uno
sopra l’altro. Morfeo, Fobetore, e Fantaso, erano
uomini, che erano assistiti secondo il proprio naturale da due Genj,
uno
buono, l’altro cattivo1. Tal credenza è stata tra
stita di un abito bianco, e semplicissimo, e talvolta vedesi nuda con
uno
specchio alla mano. Era figlia di Saturno, o piut
ttà. La Legge. Da Giove, e da Temi è nata la Legge. Porta in mano
uno
scettro per simbolo del suo impero. La Sfrenat
i suoi viaggi per l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 legata nuda ad
uno
scoglio per esser preda di un mostro marino, che
. Per la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto dopo morto per
uno
dei tre giudici nell’inferno con Eaco, e Radamant
e sposò la loro regina Antiopa, dalla quale nacque Ippolito. Fu Teseo
uno
degli Argonauti, che andarono alla conquista del
seno, e ritrovandosi incinta dopo nove mesi si sgravò di due ovi, in
uno
de’ quali stava rinchiuso Polluce, ed Elena, nell
a sua patria non volle ritornarci, e prese la strada della Focide. In
uno
stretto del monte Citerone ebbe la sventura d’inc
sposato Giocasta. La vita del mostro dipendeva dallo scioglimento di
uno
degli enigmi che proponeva. Edipo intraprendente,
ora di molte fatalità. In primo luogo doveva trovarsi in quest’armata
uno
de’ discendenti di Eaco, che aveva in compagnia d
i per il giudizio di Paride, discese sulla terra, e regolò la mano di
uno
de’ combattenti a lanciare una freccia diretta al
no al punto di attaccarvi il fuoco, ed Ettore si era già accostato ad
uno
de’ più belli, quando sopraggiunse arditamente Aj
e potuto soccorrere. Abbiamo per l’opposto veduto gl’Iddj dominati da
uno
spirito di partito : il ritratto che il poeta ce
à. Lasciata Nausicae alle porte, si presenta ad Aleinoo in qualità di
uno
straniero, rifiuto delle onde furiose. Il buon re
re la pietra si situò Polifemo in maniera, che i montoni potessero ad
uno
ad uno passare fra le gambe. Allorchè si avvide c
ietra si situò Polifemo in maniera, che i montoni potessero ad uno ad
uno
passare fra le gambe. Allorchè si avvide che eran
ni dieci di assedio, che li teneva lontani dalla patria, escogitarono
uno
stratagemma per sorprendere Troja. Costruirono un
i morire in un giorno istesso per non soffrire il dispiacere di dover
uno
di essi piangere la morte dell’altro. Questa graz
ancor essa una pianta di simile natura. Pigmalione. Pigmalione fu
uno
scultore abilissimo. Formò una statua bellissima,
uoi parenti : ma si oppose Cidippe a queste nozze. Aconzio ricorse ad
uno
stratagemma. Gittò nel tempio una palla, dove era
o cangiata in rondinella, Filomela in usignuolo, e lo stesso Tereo in
uno
sparviero. Aristeo. Fu Aristeo figliuolo di A
ua lira : ma non potendo ottenere tal grazia si lanciò nelle onde, ed
uno
de’ delfini, che si erano accostati al naviglio p
ti nel teatro, e specialmente nel circo : ed avendo i Napoletani sì l’
uno
che l’altro, è da supporsi che adorassero cotali
ed osservatore di tutte le nostre azioni. Servio parla di due Genj :
uno
che ci esorta a bene operare, l’altro che le prav
per ispirare agli altri i nostri sentimenti, come Fedro c’insegna in
uno
de’ prologhi. Nunc fabularum cur sit inventum ge
no la favola di Caronte, e del fiume Stige. 1. Credesi chiamato Lete
uno
de’ rami del Nilo. L’autore di questa favola fors
si di questo bellissimo episodio nel suo poema. L’Abate Metastasio in
uno
de’ suoi meravigliosi drammi ha parimente seguito
il divino suo poema, che malgrado varj difetti, non lascia di essere
uno
de’ migliori squarci che l’antichità ci ha traman
nto lo cangiò in un fiore che porta il suo nome. Ciparissa avendo con
uno
strale ucciso per disavventura un cervo addomesti
gni giorno trovarsi per ricevere i suoi comandi, li serviva tutti con
uno
zelo infaticabile, anche nelle cose poco lecite,
ellito sotto i monti della Sicilia, Tifeo o Tifone gigante mostruoso,
uno
di quei che diedero l’assalto al cielo e che tocc
tinata ai saggi ed agli eroi. All’Inferno fingevansi due ingressi, l’
uno
presso il lago di Averno nella Campania, oggi Ter
n avesse seco un ramo d’oro consacrato a Minerva. La Sibilla ne diede
uno
al pio Enea, allorchè volle entrare nel regno di
cchiero infernale era stato punito e mandato un esilio per un anno in
uno
de’ più oscuri e dei più orribili luoghi del Tart
di Enarete, nipote di Elleno e fratello di Atamante e di Salmoneo era
uno
de’ più astuti principi del suo tempo. Avendo occ
rchè la Terra era riguardata qual’ madre di tutti i giganti. Esso era
uno
smisurato gigante ; Apollo e Diana lo uccisero a
pello della libertà. Zefiro, Flora Zefiro vento d’occidente ed
uno
de’ quattro principali, era figlio di Eolo e dell
ncipale presso cui innalzavano un altare ed un piecolo rogo, al quale
uno
dei fittaiuoli e dei signori appiccava il fuoco,
atte delle belve. Giunto in età di poter maneggiar l’arco, se ne fece
uno
di frassino, con frecce di cipresso, e fece saggi
te come un fanciullo ignudo in età di 7 in 8 anni, colla fisonomia di
uno
sfaccendato ma maligno, per dimostrare che Amore
rcole aveva tagliata. Questa Dea avea diversi tempii, e tra gli altri
uno
in Flio, città del Peloponneso, che aveva il priv
a capriocio. I poeti la dipingono cieca e calva, colle ali ai piedi,
uno
de’quali tiene sopra una ruota, e l’altro sospeso
nere da altri una tazza d’oro ed un piatto di frutti. Questo Nume era
uno
de’compagni di Dioniso o Bacco. Si poneva la sua
dei mortali. Si dipinge anche con una corona sormontata di stelle ed
uno
scettro simbolo del sommò suo potere. Per indicar
ggior parte dotati di molte terre. A Comane nell’Asia Minore ne aveva
uno
servito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti
e che viaggiò a Delfo per apprenderle da quel Dio. Si rappresenta con
uno
scettro in mano, assiso in mezzo alle ombre, i cu
e divenne padrone del mare. Questo principe avrebbe goduto la fama di
uno
de’ più grandi uomini ove non si fosse acquistato
Greci pagarono il barbaro tributo tre volte ; ma nella quarta Teseo,
uno
dei giovani dannati ad essere preda del mostro, l
asifae era stata colta da amorosa inclinazione per Tauro che si vuole
uno
de’ segretari di Minosse. Dedalo favorì ha corris
alto di una torre. Un’ azione tanto nera non poteva andar impunita in
uno
stato in cui per rendere più abbominevole l’omici
, Ninfe de’ monti che si fanno nascere da Foroneo antico re d’Argo ed
uno
de’ primi che contribuirono all’incivilimento de’
tore al deforme Ciclope. Polifemo sdegnato di tale preferenza, lanciò
uno
scoglio di enorme grossezza sopra Aci e lo schiac
so teneva sempre gli occhi aperti avevano una virtù sorprendente. Con
uno
di questi pomi la Discordia pose lo scompiglio fr
tutta la vita. Secondo alcuni due Geni attribuivansi ad ogni uomo, l’
uno
buono e l’altro cattivo. Ciascuno nel giorno del
ambini i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Alcmena
uno
e da Stenelo l’altro, il primo che nascesse avreb
a lavorando coll’ aratro ; e perchè quegli non gli die’ nulla, staccò
uno
de’ buoi dall’aratro, lo immolò agli Dei e lo man
uite ad Ercole e i dodici segni che trascorre il sole nello zodiaco è
uno
de’ più forti appoggi del sistema astronomico di
Prometeo Il più antico de’ Semidei fu Prometeo figlio di Giapeto
uno
de’ Titani e di Asia figlia dell’Oceano. Egli fu
l’anno 1560 avanti l’era volgare. Perseo Perseo re di Argolide
uno
de’ più famosi eroi della antichità era figlio di
lce ; Plutone l’elmo che rendeva invisibile chi lo portava, e Pallade
uno
scudo che risplendeva ad uso di specchio. Armato
marino colà mandato dalle Nereidi, che l’avevano prima legata nuda ad
uno
scoglio per ordine di Giunone e per espiare il de
rope. Furono esse cangiate in istelle e collocate sul petto del toro,
uno
de’ dodici segni dello zodiaco, perchè il padre l
gno per riescire ne’suoi amori. Questa principessa partorì due uova ;
uno
contenente Castore e Clitennestra, tutti e due mo
li legatisi colla più stretta amicizia, sì teneramente si amavano che
uno
non abbandonava mai l’altro. Si accinsero prima d
cielo, convertiti in astri e collocati nella costellazione de’Gemelli
uno
de’dodici segni dello zodiaco. Ebbero amendue il
arire dicevasi apportator del bel tempo. Orfeo, Euridice Orfeo
uno
de’ più celebri e de’ più augusti personaggi dell
avigazione le cui avventure hanno fornito il soggetto di due poemi, l’
uno
greco di Apollonio, l’altro latino di Valerio Fla
male fu trasportato in cielo ove forma una costellazione dell’Ariete,
uno
dei dodici segni dello zodiaco. Se discordi sono
ncipessa. La rese madre di un figlio chiamato Partenopeo, il quale fu
uno
de’capitani che trovaronsi all’assedio di Tebe in
agricoltore. Altra eredità non aveva fatta che due soli paia di buoi,
uno
pel suo aratro, l’altro pel suo carro. Un giorno
nelle donne e nei fanciulli. A misura ch’egli andava avvicinandosi ad
uno
de’loro villaggi, incontrò una giovinetta che ven
stirpe. Laio per impedire tale enormità consegnò Edipo subito nato ad
uno
della sua corte acciò lo facesse perire, ma quest
revenire una tale disavventura, appena Paride fu nato, lo consegnò ad
uno
de’suoi schiavi, chiamato Archelao acciò il faces
ale fu l’invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire da Epeo
uno
smisurato cavallo, entro cui si rinchiuse egli me
sato da alcuni come traditor della patria. Omero però lo dipinge come
uno
de’ migliori suoi difensori, e fattolo venire all
Virgilio nella Eneide. L’avventura di Laocoonte ha dato argomento ad
uno
de’ più bei pezzi di greca scultura che noi posse
badea ; perfino il bue Api ebbe in Egitto un Oracolo. L’ambiguità era
uno
de’ più ordinari caratteri degli Oracoli e il dup
ndo Saturno inteso da Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato da
uno
de’ proprii figli, fatto più crudele di suo padre
Cicerone si distinguevano: il primo e il secondo nati in Arcadia, l’
uno
figlio dell’ Etere, e padre di Proserpina e di Li
Bacco soltanto in sembianza di Itone si oppose coraggiosamente a Reto
uno
de’ giganti più forni debili, e come Giove animav
in cigno sedusse Leda moglie di Tindaro, che partorì due uova, dall’
uno
de’ quali nacque Polluce ed Elena, dall’ altro Ca
a sua tela rappresentò l’ anzidetta gara avuta da lei con Nettuno; in
uno
de’ quattro canti effigiò Emo re di Tracia e Rodo
fili purpurei descrisse la sua sciagura, e spedì il velo a Progne per
uno
de’ custodi. Questa, colta l’ occasione delle org
e un pegno della perpetuità dell’ impero romano, egli mandò dal cielo
uno
scudo rotondo, che fu detto ancile. Numa il diede
accia sopra alla riva di un fonte egli chiamava l’ aura a ristorarlo,
uno
che da lungi l’ udì, credette ch’ egli chiamasse
co e gli strali. Questi irritato, per dar prova del valor suo, scoccò
uno
strale dorato contro di lui medesimo, per cui ard
cciso, secondo alcuni, con un dardo, e secondo altri colla puntura di
uno
scorpione fatto ivi sorgere dalla terra Omero per
addolorato gettossi in mare, ma fu da Apollo a mezz’ aria cangiato in
uno
sparviero. Egual vendetta e più terribile fece el
anno alle calende di Marzo rinnovando il fuoco sacro, il quale nell’
uno
e nell’ altro caso portavasi da una Vestale sopra
nsisteva nell’ avere peloso il mento ed’ il petto, laddove i Fauni l’
uno
e l’ altro avevano senza peli. Priapo, figlio di
a in tutta la vita. Molti pure ad ogni uomo due Geni attribuirono, l’
uno
buono e l’ altro cattivo, o, come dice Orazio, l’
ttribuirono, l’ uno buono e l’ altro cattivo, o, come dice Orazio, l’
uno
bianco e l’ altro nero. I Geni delle donne più co
entavasi come un luogo sotterraneo, a cui due ingressi fingevansi, l’
uno
presso il lago di Averno nella Campania, ora Terr
ucalione. Il più antico de’ Semidei’ fu Prometeo figlio di Giapeto
uno
de’ Titani, e di Asia figlia dell’ Oceano. Dotalo
rotatolo in alto lanciotto nell’ onde Euboiche, ove fu convertito in
uno
scoglio; indi costrutta una pira, su quella si ab
ti, da Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo, e da Pallade
uno
scudo, che risplendea a guisa di specchio. Giunto
omi d’ oro colti nell’ isola di Cipro, e lasciandosi questi cadere l’
uno
dopo l’ altro, mentre Atalanta si perdette a racc
i stati posti sopra, il medesimo rogo, le fiamme, che circondavano l’
uno
e l’ altro si separarono, come se nemmeno in mort
nel sonar la lira, nelle quali arti istruì Giasone ed Achille, che l’
uno
da Alcimede, come abbiam detto, l’ altro da Tetid
aver col fratello una sorte comune, ottenne da Giove che a vicenda l’
uno
morisse, e risorgesse l’ altro. Furono poi traspo
ceva gli uomini in quarti; presso Megara Scirone, che appostato sopra
uno
scoglio gettava in mare i viandanti che si avveni
temendo che Paride soccombesse, indusse il troiano Pandaro a scoccare
uno
strale contro di Menelao per disturbare il duello
resso l’ invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire da Epeo
uno
smisurato cavallo, entro cui si rinchiuse egli me
e’ Proci, i quali pretendendo forzar Penelope di lui moglie a sposare
uno
di loro, frattanto si divoravano le sostanze di e
roci di sposar quello, il quale coll’ arco di Ulisse scagliar sapesse
uno
strale attraverso ai fori di dodici scudi piantat
i come traditor della patria. Omero però nell’ Iliade lo dipinse come
uno
de’ migliori suoi difensori, e lo fa venire alle
mani prima con Achille, e poscia con Diomede; sebbene inferiore all’
uno
e all’ altro, fu poi salvato nel primo caso da Ne
o dall’ oracolo di Fauno suo padre di dover dare la figlia Lavinia ad
uno
straniero, che di lontano paese sarebbe là giunto
rambo si salva dal diluvio sul monte Parnasso cangiato dalle Ninfe in
uno
scarabeo. Parte II. Capo I. Tioneo figlio di Bacc
erdoti; e giunti a decrepitezza, bramando essi di non sopravvivere l’
uno
all’ altra, son trasformati nel medesimo istante
tre pomi d’ oro colti in Cipro nel campo Tamaseno, i quali gettati l’
uno
dopo l’ altro mentre Atalanta si ferma a raccogli
è trafitta da Diana; Dedalione si precipita in mare, ed è cangialo in
uno
sparviero, Parte I. Capo XI. Ceice re di Trachine
i cagioni concorsero a propagarla. 2. Come l’uomo passò dalla vera ad
uno
spettro di religione, la scienza della quale fu d
rte degli uomini la nozione del vero Dio, si vide sorgere su la terra
uno
spettro di religione, ed all’ Ente sostituendosi
l’Ente, ancora quella va sventuratamente disviandosi nell’uomo, e per
uno
psicologismo, che ha per prime nozioni intuitive
mento di creazione, ciascuna creatura può chiamarsi un Dio. Ecco come
uno
de’filosofi italiani si raccapriccia a questi mos
quando a quando iterati di natura, un’aerimoto, un diluvio di acque,
uno
sbocco di fuoco, un tremito di terra ruinoso, uno
n diluvio di acque, uno sbocco di fuoco, un tremito di terra ruinoso,
uno
sboccar fuori da’loro limiti di oceani, ed altri
eterna felicità del loro impero, la tutela di ogni cosa, non credendo
uno
esser bastante per tutto, numera ad uno ad uno qu
la di ogni cosa, non credendo uno esser bastante per tutto, numera ad
uno
ad uno quest’Iddii. — Dimandiamo, ei dicc(1), vol
gni cosa, non credendo uno esser bastante per tutto, numera ad uno ad
uno
quest’Iddii. — Dimandiamo, ei dicc(1), voltando,
o(1), tenendo parola al popolo romano, favellò di tre generi d’Iddii,
uno
come un comento de’poeti, e chiamollo nugatorio,
l mondo, il quale come che è un’aggregato di contrarii concorrenti in
uno
, con ragione viene gettato dalla Discordia — e di
ove tutto ciò che vedi, tutte quello per cui ti muovi. E non è l’aere
uno
degli immensi ricettacoli dell’elettricismo, che
l’ Iddii non fosse che il solo Giove. Mirabile per questo argomento è
uno
squarcio dall’ Agostino, ed io qui lo trascrivo,
vano ora sotto il simbolo di un’occhio radiante ; ora sotto quello di
uno
scettro con in su un’occhio ; ed ora sotto quello
respinto, e ciò secondo l’antico sistema astronomico, a percorrere l’
uno
e l’altro emisfero, ritorna sempre ad oriente ; o
gge tra le pene de’nobili appo i Persiani e gli Americani di spiccare
uno
o più capelli dalla loro chioma : e forse quindi
ale divorasi il tutto degli uomini… Tale verga ci viene descritta con
uno
o due serpi avvoltivi, che dovettero essere spogl
iò questo Dio si vuole nato da Giove e da Giunone, intendendosi con l’
uno
non altro che l’etere, con altra l’aria ; o dalla
dal fulmine e portato su la terra non mai retto porta le fattezze di
uno
zoppo nel moto del suo vampo. A Vulcano si dava p
eci per rappresentarsi un tipo di coloro, che radunando gli uomini in
uno
, prima dispersi nella gran selva della terra, fon
la sapienza, può considerarsi come una virtù, che tutto raccoglie in
uno
per saper contemperare la vita. Le si dava il nom
, nè forza umana a compierle, onde si disse di esservene stato più di
uno
; se pur con più ragione non si voglia dire, che
angiossi in toro, ma quegli presolo per le corna, e, strappandogliene
uno
, rovesciollo. Le Naiadi raccolsero questo corno,
aso. VII. Punisce Busiride e Diomede delle loro crudeltà, uccidendo l’
uno
che soleva sacrificare tutti gli estranei, che gi
per esprimere l’unità di natura ; perciocchè la natura, l’universo è
uno
, ed unigenito. Si diceva vestire una veste di par
ere degli Dei de’ Gentili o Pagani, i quali follemente credevano, non
uno
, ma innumerevoli essere i Numi che le create cose
que Chiròne (Χειρων, Chiron), ch’era mezzo uomo e mezzo cavallo, cioè
uno
di que’mostri che i poeti chiamaron Centauri. Di
ntichi per iscrivere. Essi intonacavano leggiermente una tal pelle di
uno
strato di cera, sopra la quale incidevano le lett
con mele. Or questa capra avea due curvi bellissimi corni, de’ quali
uno
si ruppe ad un albero. Amaltèa, dopo averlo ornat
ti. In questo luogo di Omero, dice Mad. Dacier, l’egida certamente è
uno
scudo, di cui i combattenti ricoprivano le spalle
bel mezzo di essa era il capo della Gorgone, del quale tanto si valse
uno
de’ più celebrati figliuoli di Giove. Ma convien
chiunque la riguardasse. E qui comincia la celebre favola di Perseo,
uno
de’ più grandi figliuoli di Giove. XI. Continu
a Vulcàno, una scimitarra o specie di falce di diamante ; da Minèrva,
uno
scudo lucido al pari di tersissimo specchio, giac
Minèrva gli diede a vedere l’immagine di Medùsa nel suo scudo come in
uno
specchio ; e l’eroe guardandola e prendendo colla
’Affrica abbonda. Giunto poi all’ estremità dell’ Etiopia, vide su di
uno
scoglio una donzella di leggiadra e regale sembia
nipote di Acrisio, re di Argo, fu fondatore della città di Micene, ed
uno
degli eroi dell’antichità per lunghe e malagevoli
dae), ed Ebalidi (Oebalidae). Dicono alcuni che nacquero da due uova,
uno
immortale, da cui uscì Polluce ed Elena ; l’altro
Pindaro dice che i Dioscuri, accolti amorevolmente in casa di Panfae,
uno
degli ascendenti materni di Tieo, di cui il poeta
sì furibonda che andò vagando quasi per tutta la terra, agitata o da
uno
spettro, ch’era l’ombra stessa di Argo ; o da una
sempre gli stessi caratteri che dagli altri Dei il distinguano, cioè
uno
sguardo costantemente sereno, co’capelli che dall
a, stando in un carro tirato da quattro cavalli, nella destra tenendo
uno
scettro, la cui cima è ornata di un fiore, e con
i cadde la sorte su di Esione, fig. di Laomedonte, la quale legata ad
uno
scoglio aspettava il fatale arrivo del mostro. Pe
cora ed insana. Quindi la dipingono calva, cieca, colle ali a’ piedi,
uno
de’ quali appoggiato al di sopra di una ruota, e
teneva nella destra la lancìa, e la conocchia nella sinistra, ovvero
uno
scudo, secondo Virgilio(4). Una patera rappresent
l Nume, avea l’elmo, la corazza, in una mano la lancia, e nell’altra,
uno
scudo risplendente ; e ch’era vestita di una vest
a Minerva edificato dagli esuli di Calcide, nell’Eubea ; o perchè in
uno
de’suoi tempii era un altare o una statua di rame
nominavano tutti e due in una medesima iscrizione ; si allogavano in
uno
stesso tempio e comuni aveano i sacrificii. E nel
agli uccelli ; ma altri vogliono ch’eran mandre di tori(3). Admeto fu
uno
del principi greci che convennero alla celebre ca
greci che convennero alla celebre caccia del cinghiale Caledonio, ed
uno
degli Argonauti. Apollo il rimunerò della buona a
lazione bella di nove chiarissime stelle, ch iamasi la lira. Orfeo fu
uno
degli Argonauti ; ed instituì le orgie, le quali
di sua gloria, legatolo ad un albero, il fece vivo vivo scorticare da
uno
Scita, e la pelle qual trofeo della vittoria, sos
llo e Diana, i quali non furon tardi alla vendetta. Era vicino a Tebe
uno
spazioso campo, ove i figliuoli di Niobe si eserc
vano alla palestra. Quivi Apollo e Diana, co’ micidiali loro dardi, l’
uno
tutt’i maschi, l’altra, tutte le femmine uccise.
sso ; si ode da lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali come
uno
ne vibra dal tremendo arco, tosto agli animali si
i sfidarle nel canto. Filammone, fig. di Apollo e della ninfa Chione,
uno
de’ più antichi Musici(1), ed il primo che istitu
so le Muse e le Grazie non aveano che un sol tempio, per indicare che
uno
de’ principali fini della poesia è dilettare. Cli
di una giovane coronata di alloro. Ila in mano un fascio di carte ed
uno
stile per segnarvi le memorabili gesta ed i fatti
morabili gesta ed i fatti storici. La Clio di Ercolano ha vicino a se
uno
scrigno pieno di manoscritti. Euterpe, (ab ευ, be
ietre preziose, vestita di bianco, colla destra in atto di arringare,
uno
scettro nella sinistra, ed un rotolo, sul quale è
la quale città essendo non molto lontana da Delfo, spesso si prende l’
uno
per l’altro. Le sue risposte non eran che liete ;
Ipermestra o Ipermnestra, fu Anfiarao, indovino ed augure insigne, ed
uno
de’sette a Tebe. Prevedendo che se andato fosse a
icilia, e per opera di Glauco fu convertita in dea marina. Scilla era
uno
scoglio all’estremità dell’Italia meridionale dir
u di un cocchio con due rosei cavalli, benchè la dica lutea, perchè l’
uno
e l’altro colore sta bene alla bella luce del gio
ii in esse i capelli raccolti in nodo sopra la fronte e circondati da
uno
strofio o cordone, ornamento proprio degli Dei e
do Pittagora l’universo è un grande ettacordo ; ciascun pianeta manda
uno
de’ suoni della solfa, e dalle loro vibrazioni ri
giorni al terminare di ogni secolo dalla fondazione di Roma. In essi
uno
scelto coro di giovanetti e di donzelle di cui er
Morte, perchè esso sembra una morte di breve tempo. E come il sonno è
uno
de’più maravigliosi fenomeni che nell’uomo si sco
a preceduta da Espero che spegne la sua face nelle onde, e seguita da
uno
de’ Dioscuri, mentre colla sua nera biga precipit
Proserpina annovera anche Bacco o Libero. Diodoro conta tre Bacchi ;
uno
Indiano che fu il primo a piantar le viti ; l’alt
tà, su quella nave portò a Nasso il nume, suo benefattore. Luciano in
uno
de’ dialoghi marini dice che Bacco in un combatti
gemma vedesi Bacco su di un cocchio tirato da due centauri, de’quali
uno
suona il doppio flauto, e l’altro, una specie di
leggiò che vi fu un tale Ampelo, fig. di un Satiro e di una Ninfa, ed
uno
de’ più grandi amici di Bacco e forse suo sacerdo
agniamo di Paride ». E finalmente sull’Erice, monte della Sicilia, fu
uno
de’ più ricchi tempii di Venere, che vuolsi edifi
arina. Qualche volta sembra appoggiata ad un Tritone, tenendo in mano
uno
scudo, sul quale è dipinta una testa. Cavalcando
ciullo d’indole dura ed oltremodo virile, da Priapo che Luciano crede
uno
de’ Titani o de’ Dattili Idei e che chiama Dio gu
che a stento salvossi coll’aiuto de’suoi veloci destrieri, de’ quali
uno
chiamavasi il timore (Pavor), e l’altro la paura
ribile pestilenza devastava Roma e l’Italia, si vide cadere dal cielo
uno
scudo di bronzo. Allora Numa, sulla parola di Ege
e e tre volte balenò, e con grande stupore si vide scendere dal cielo
uno
scudo ch’era il pegno della salvezza di Roma. Per
forme, sotto la figura di un uomo armato di un elmo, della picca e di
uno
scudo ; or nudo, or coll’ abito militare, ed anch
Marte vendicatore. Pitisco crede che debbonsi riconoscere due tempii,
uno
di Marte ultore, nel foro Augusto, da questo mona
e l’altro di Marte bisultor, nel Campidoglio. Altri però pensano che
uno
sia il tempio da Augusto dedicato a Marte Ultore.
d’una solenne grotta, Se avvien che alcun dal sasso, ove congiunti L’
uno
appo l’altro s’atteneano, caschi, Tutti stridendo
i bronzo graziosamente lavorato che rappresenta Mercurio seduto sopra
uno
seoglio colle ali a’ piedi, ed il petaso alato su
a quadrata, a cui si facevan sacrificii in ogni anno ; alle volte era
uno
stipite ; ma più appresso fu dìpinta con testa um
Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti ; E portandosi questi
uno
per mano Sul carro che tiravan due serpenti, Cer
sedili ne’ portici della casa di Giove ; il talamo di questo nume, ed
uno
scettro che Vulcano diede a Giove, Giove a Mercur
molte liete accoglienze, volenteroso si accinge all’opera e fabbrica
uno
scudo, di cui Omero fa una descrizione ch’è il pi
vantarsi più bella di Diana ; la quale di ciò sdegnata la uccise con
uno
strale. Dedalione per dolore si precipitò da una
giata la nostra Dea, fu da essa di presente ucciso colle saette, o da
uno
scorpione ch’essa fece uscire dalla terra. Orione
A liberare da tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già divenuto
uno
dei più valorosi eroi della Grecia, invita il fio
lanta ; di che ebbero vergogna que’ forti eroi. Meleagro che avea con
uno
spiedo trapassata la belva da un fianco all’altro
una statua che ora trovasi in quello delle Arti a Parigi ed è stimata
uno
dei primi capi d’opera dell’antichità. Nel giardi
e di Diana gli stranieri che nei confini del suo regno capitavano. Ma
uno
strano avvenimento tolse la vergine da que’ barba
er esservi immolati. Allora i due generosi amici danno a que’ barbari
uno
spettacolo tutto nuovo ; perchè essendo Pilade ed
este, tanto questi, che Pilade affermavano di essere Oreste, perchè l’
uno
volea per l’altro morire(1) Ma il Re mosso da sì
ggio conobbe ch’eran greci ; e che la sacerdotessa stessa propose che
uno
di loro fosse immolato e rimandato l’altro libero
lle così dette colonne di Ercole, ch’erano i due monti Abila e Calpe,
uno
in Africa e l’altro in Europa sullo stretto di Gi
iese. Antico regno di argo. Questo regno fu così detto da Argo,
uno
de’suoi re e fig. di Giove. I suoi pascoli erano
aschi il fratello Egitto, re dell’Egitto ; e l’oracolo avea detto che
uno
de’generi di Danao lo avrebbe ucciso ; percui ric
bastone. Della quale spiegazione ebbe tanto dolore la Sfinge, che da
uno
scoglio si precipitò nel mare. Quindi un servo pr
sa di più combattere pe’ Greci. Noi dobbiamo a quest’ira famosa, dice
uno
scrittore, l’Iliade, il più antico ed il più inge
anchi di un assedio sì lungo, si determinarono alla fine di venire ad
uno
stratagemma. Coll’aiuto di Pallade(3), fabbricano
di Minerva, ch’era simbolo della pace. Per tutto ciò Nettuno è stato
uno
degli Dei più onorati del paganesimo ; ed Erodoto
di Galatea l’inumano Ciclope irato fuor di misura l’uccise, lanciando
uno
scoglio di enorme grandezza che lo schiacciò. Il
rò alcuna cosa de’ Lestrigoni, che Gellio chiama fig. di Nettuno : ed
uno
Scoliaste dell’Odissea parla di un Lestrigone, fi
li Eumolpidi, sacerdoti Ateniesi, tanto celebri nell’antichità ; e fu
uno
de’quattro che Cerere stabili direttori de’suoi m
tempio di quella Dea. Molti altri figli ebbe Nettuno ; Ergino, che fu
uno
d’egli Argonauti, e che per le sue molte conoscen
rgo ; Erice, re della Sicilia. che per avere posto fra i suoi armenti
uno
de’buoi di Gerione, che Ercole avea smarrito, fu
rombe ricurve annunziano l’arrivo della regina del mare. Spesso tiene
uno
scettro d’oro ; e secondo lo Spanheim, si suole a
i quella occulta virtù, per essa gettossi nel mare e fu convertito in
uno
de’marini Iddii, ai quali i marinari salvati dall
ve Argo che per loro era una novità mostruosa ; e ad esse attribuisce
uno
sguardo torvo, come si scorge ancora in alcuni an
ardo fiero e dall’atteggiamento, con cui tiene un piede sulla cima di
uno
scoglio : allusione alla potenza ch’egli esercita
di l’idea di due luoghi che accoglier debbono le anime dopo la morte,
uno
di pena, detto Inferno, l’altro di premio, detto
oeta meritano di esser letti per la loro bellezza. Or raccogliendo in
uno
le cose dette da’poeti sull’Inferno, ne daremo un
mente si racconta da Livio (1), si scorge che vi erano due Acheronti,
uno
che avea la sua sorgente nella Molossia, parte de
ano Genii, che credevano assegnati a ciascun uomo nel suo nascimento,
uno
buono e l’altro cattivo, i quali neppure i loro c
le cose, distornano l’ira funesta dell’infernale monarca. Giove, dice
uno
scrittore, avendo appreso da Pan qual fosse il lu
a, 527. Agenore, padre di Cadmo e d’Europa, 482. Agesandro (di Rodi),
uno
degli scultori del Laocoonte, 607. Agesilaos, V.
229. Alcmena, madre di Ercole, 74, 364. Alcmeone, figlio di Anfiarao,
uno
dei sette capitani sotto Tebe, 506. Alessandro al
0. Canente, figlia di Giano e madre di Fauno, 300. Caos, 22. Capaneo,
uno
degli Eroi della guerra di Tebe, 506. Capricorno,
i, 26. Cencreo, re di Salamina, 229. Centauri, mostri, 429, 430. Ceo,
uno
dei Titani, padre di Latona, 96. Cerbero, mostro
Diespiter, nome di Giove, 79. Dindimena, nome di Cibele, 40. Diomede,
uno
dei capitani dell’armata Greca, 550 ; — sue gesta
no ; suo gastigo, 408 e 409. Fama, divinità allegorica, 340. Fantaso,
uno
dei Sogni, 241 e 242. Faone, 177 (nota). Fatiche
Filonoe, figlia di Jobate, e moglie di Bellerofonte, 467. Filottete,
uno
degli eroi dell’armata greca, 546. Fineo, trasfor
Flegone, cavallo del Sole, 110. Flora, Dea dei fiori, 312. Fobetore,
uno
de’ Sogni, 241. Foco, figlio d’Eaco, 229. Forba,
giuochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 457. Glauco, diventa
uno
degli Dei marini, 201. Gna, 743. Gorgoni, mostri,
11. Ibla, monte in Sicilia, 477. Icaro, figlio di Dedalo, 422. Icelo,
uno
dei sogni, 240. Ida, fulminato da Giove, 445. Id
; — sua morte, 437 ; — è resuscitato da Esculapio, 438. Ippomedonte,
uno
degli Eroi della guerra di Tebe, 506. Ippomene, s
, Ninfe marine, 316. Nereo, figlio dell’Oceano e di Teti, 193. Nesso,
uno
dei Centauri, 394. Nestore, eroe greco all’assedi
naso, monte sacro alle Muse, 123. Partenope, sirena, 196. Partenopeo,
uno
dei capitani della guerra di Tebe, 506. Pasciacam
A Gaspare Gorresio Non ha guari mi si rioffriva all’occhio
uno
dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole d
antichissimo sacerdote. Il principio dell’universo, secondo esso, era
uno
spirito di aere oscuro, ed un turbato caos di fol
iante di un uomo di color celeste, che avea nelle mani una cintura ed
uno
scettro, sulla testa un maestoso pennacchio, dall
’accorto vecchio consultati gli oracoli, che predetto gli avevano che
uno
dei suoi figli gli avrebbe tolto l’impero del cie
o i Giovi, secondo i teologi. Il primo ed il secondo nati in Arcadia;
uno
dall’Etere, l’altro dal cielo: il terzo in Creta,
eva una Vittoria di bronzo dorato, e sotto il simulacro di essa stava
uno
scudo d’oro dove era effigiata Medusa: due conche
la destra tenea una Vittoria, pure di avorio e di oro, nella sinistra
uno
scettro mirabile sovrastato dall’aquila. Nei calz
ano i topografi di Roma le Terme d’Olimpiade, personaggio incerto, in
uno
scavo intrapreso per ordine del cardinale Barberi
ai numi le loro dovizie: nella nostra statua, che non è certamente di
uno
stile così antico, può ditsi aggiunto per imitazi
istinta lode, è in tutto il resto delle membra e del panneggiamento d’
uno
stile così diverso che non può attribuirsi ad un
e, di Aello e di Agenore; Cedusa di Asopo, Bilie di Orione, Celeno di
uno
dei Tritoni, Tirro di Palemone e Neleo, Venere di
ma, che non é rotonda ma quadrangolare, e che perciò non dovea essere
uno
scettro, non lascia di determinare questo strumen
sue labbra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati da Luciano in
uno
dei suoi Dialoghi, in cui delinea collo spiritoso
da Pausania, da molte gemme annulari, e da due antichi bassirilievi,
uno
del Museo Chiaramonti, l’altro del palazzo Albani
serva verun vestigio. Io non ho mai dubitato di ravvisare Mercurio in
uno
dei più bei simulacri dell’antichità e dell’idola
, la borsa. Non sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza
uno
o più di questi non s’incontrino immagini di Merc
sburgo, quantunque nella Storia delle Arti ciò si asserisca. È questo
uno
dei piccoli nei di quelr opera classica, che non
secondo un’altra tradizione, questa seconda cappella fu edificata da
uno
di Delfo chiamato Ptera, che coll’equivoco del su
ninfa Cleudora, e, come tutti gli eroi, passava per avere due padri,
uno
mortale in Cleopompo, l’altro immortale in Nettun
stere il premio della musica e della poesia, ne aggiunsero due altri;
uno
per quelli che accompagnavano col flauto, l’altro
riva, e che attacca il canape del suo naviglio a un albero, ovvero ad
uno
scoglio. Tene prende un’ascia, taglia la fune, la
che non pregiudicassero alla bellezza dell’opera, giacché Polignoto è
uno
dei più famosi antichi pittori). — « Presso Eleno
. I suoi capelli raccolti in un nodo sopra la fronte, e circondato da
uno
strofio, o cordone, ornamento proprio dei numi e
o, di questa risposta, ma sosterrei piuttosto, che veramente è questo
uno
dei quattro celebri Apollini in marmo rammentati
e del nostro, ne rammenta Plinio due di Filisco, un di Prassitele, ed
uno
di Calamide. Quei di Filisco erano nei Portici di
le, ed uno di Calamide. Quei di Filisco erano nei Portici di Ottavia,
uno
nel suo tempio, l’altro per ornamento, e questo a
’ombroso Parnaso, e li due strali Dalla faretra liberò: di piombo È l’
uno
, d’oro l’altro, ed hanno effetto Contrario; il pr
bisogni porre un interrogativo dopo la seconda dimanda, come ve n’ha
uno
dopo la prima, per salvare la manifesta contradiz
cesco Giunio , che ha scritto sulla pittura degli antichi. Forse così
uno
s’inganna nella spiegazione che si dà alla manier
ri più rinomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di
uno
dei più gloriosi suoi fasti. Ci narra Svetonio ch
a nostra è notabile pel basso rilievo di Marsia appeso, che ne adorna
uno
dei corni, o braccia, dette dai Greci άγκωνες o c
ggono soltanto in qualche figura di Bacco, in alcuni busti di Sileno,
uno
dei quali in bronzo, è presso di me e in altre im
erano rifugiate. Ci vien riferito da Dionigi il Geografo che ve ne ha
uno
molto più antico fabbricato dalle medesime Amazzo
ratitudine nel medesimo luogo una statua d’oro in onore d’Artemidoro,
uno
degli artefici del tempio. Dice Yitruvio che ques
grido Levossi, e con la voce il valor crebbe. Volano mille dardi: è l’
uno
all’altro D’ inciampo, ed al disio nuoce la frett
di Latona e moglie di Perseo. Titania fu cognominata Diana, perchè da
uno
dei Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor del
i bagni di Tito conservati alla biblioteca del Vaticano lo provano: l’
uno
e l’altro colore possono indicare il fuoco, giacc
ta, e il simulacro di lei senza ali teneva un melagrano nella destra,
uno
scudo nella sinistra. Po liade, Civile, la istess
mo, una delle quali è il monumento circolare del Campidoglio, l’altro
uno
dei due bellissimi candelabri del Palazzo Barberi
re di Ercolano, che dalla mano diritta porta un ramo con due pomi, ed
uno
scettro dalla sinistra. Pietre incise offrono Ven
giudizio con cui ha ancora impiegato per sostegno dell’ anca sinistra
uno
di quei vasi d’unguento senza manichi, che alabas
ngonlo, e intorno gemono gli Amori, Tosisi sovra Adon; va a prender l’
uno
Le freccio; l’altro l’arco; e quei il turcasso. U
edaglioni greci imperiali battuti in Guido, di Caracalla e Plautilla,
uno
dei quali è in Francia nel Real Gabinetto, e l’al
posa Al bel chiaror delle notturne faci Al desiato talamo si guida Da
uno
stuol di congiunti, Imene, Imene! Suona d’intorno
esti di dorato manico In guaine d’argento a’ fianchi pendono. Stretti
uno
all’altro a carolar poi mettonsi Rapidamente in c
i Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti, E portandosi questi
uno
per mano Sul carro, che tiravan due serpenti. Cer
edi, l’altra al suo carro lo aggiunge. I galli piacevano a Cerere, ed
uno
si mira sul modio, o moggio di lei, stringere nel
cio di molte medaglie che hanno una spiga di grano, sulla quale siede
uno
di questi animali. Le gru passavano ancora per fe
anestro ripieno di sementa. Dai lati erano due agricoltori, dei quali
uno
arava, l’altro seminava. Yi si attribuisce pure a
ficfite. Conviene adesso accennare brevemente il ratto di Proserpina,
uno
dei principali avvenimenti della storia di Cerere
deità maggiori della religione delle genti. « Siccome il suo culto fu
uno
dei più universali, e per le campagne, della cult
non farà specie che le si ergessero simulacri colossali, e che forse
uno
di questi fosse collocato nel teatro di Pompeo, e
sse per questo oggetto ad Eumolpo. Vietava la legge che fosse ammesso
uno
straniero: non si ardiva con tutto ciò opporsi al
ava iniziarsi, era una troia gravida, che prima era lavata in Cantaro
uno
dei tre porti del Pireo. Nei primi tempi non v’ e
ogni volta che toccava la Terra. Sopra una pasta antica è indicata da
uno
scoglio sul quale Temide è assisa per indicare ch
ier dolci e soavi, Fatto signore e dio da gente vana. » E Properzio,
uno
dei più grandi poeti antichi, spiegò con molta ac
si un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’ innanzi scolpito
uno
per loro del bel marmo del Monte Pentelico. I Tes
i si chiama il Nero, l’altro Tutta-Notte. Nella città sono due porte:
uno
di corno lavorata con grande artifizio mostra esp
elebre Ippocrene, e che inoltre poeta rinomato fu ai tempi di Augusto
uno
di questa famiglia, il quale si suppone essere st
li quando vengono effigiati in due, debbano onnimamente interpretarsi
uno
per la Morte e l’altro pel Sonno, giacché simili
he fu padre del Sole, secondo Esiodo, come Tia ne fu madre, e Giapeto
uno
dei Titani, che contro Giove prese le armi illust
bblica ad orazione. Diffìcilmente si trova senza l’accompagnamento di
uno
o più leoni, emblema favorito della sovranità pre
due deità, la seconda, che è ancora piu piccola, portando fra le mani
uno
schifo. Ma gli attributi piiì costanti di Cibele
ara riprodotta dal Muratori la figura della dea si trova seduta sopra
uno
scoglio appiè d’un pino. Rade volte tiene nella s
ell’universo. I leoni sogliono sedere per terra a guisa di satelliti,
uno
a destra, uno a sinistra del trono. Altre volte t
I leoni sogliono sedere per terra a guisa di satelliti, uno a destra,
uno
a sinistra del trono. Altre volte tirano il carro
aduzione dei mentovati versi che ha fatta con impareggiabile felicità
uno
dei più grandi letterati d’Italia, il dottissimo
condizione che educasse i tigli maschi che da lui nascessero, onde in
uno
di esso pervenisse per diritto ereditario il domi
ne quarantesimaquarta. Dei Ciclopi e dei Dattili. Il signor Fréret
uno
dei più dotti uomini della Francia ha raccolte su
e. Polifemo figlio di Nettuno è loro capo, e porta lo stesso nome che
uno
degli eroi dell’Iliade. Non vi ha alcuna cosa che
ione di Sesostri nell’Asia minore e nella Tracia. Questo avvenimento,
uno
dei più considerabili dell’antica istoria, influì
tarlo. Plutone, secondo Winkelmann, non si trova in alcuna parte con
uno
scettro a due denti come ì moderni lo rappresenta
e con uno scettro a due denti come ì moderni lo rappresentano, ma con
uno
scettro, che Pindaro chiama verga, colla quale qu
nificato che voglia darsi a quel modio, sempre dovrà riconoscersi per
uno
di quei fregi chiamati da Giovenale: « antichi or
era, o stare stesa verso il Cerbero; la sinistra stringere un’asta, o
uno
scettro, quale suol vedersi in mano di Serapide n
pieno. La figura di quest’ombre deve essere molto allungata: questo è
uno
dei gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Q
ti; non è che un’ombra appena visibile. Quindi è Arianna seduta sopra
uno
scoglio, e guarda la sorella di lei Fedra sospesa
vin Foco: le sue forme hanno un’aria di nobiltà, egli ha un anello in
uno
dei diti della mano sinistra. lasco che gli è acc
Memnone; questi uccelli si chiamano Memnonidi. Accanto a lui si vede
uno
schiavo etiope per indicare che era re di quella
composto di un vecchio, di un fanciullo e di molte donne poste sopra
uno
scoglio: una di queste è accanto a un vecchio, ed
vedesi Tantalo in mezzo ai tormenti descritti da Omero. Di più vi ha
uno
scoglio che minaccia schiacciarlo, e lo tiene in
a parlato di questo scoglio. Tale è la descrizione che dà Pausania di
uno
dei più celebri dipinti, stupore della Grecia int
del dito, e dicono che Oreste, divenuto furioso, ivi tadìò coi denti
uno
dei diti della sua mano. In vicinanza vi è un luo
cuni templi, che avevano nella Grecia: i Lacedemoni ne avevano eretto
uno
in una loro città vicino al sepolcro di Oreste, e
sol mancavi alla gran strage, ed egli Non potendo soffrir la vita in
uno
. Si lamentava e si dolea che poco Sangue s’era ve
a di giudicare delle cose che erano dubbie. Omero ce lo presenta con
uno
scettro alla mano, sedente in mezzo all’ ombre, d
oli aggraverà le penne L’onda, e in alto saranno arse dal foco: Fra l’
uno
e l’altra vola: io tei comando. Non mirar l’Orsa
stra e duce, Che permutasse a tempo li ben vani Di gente in gente e d’
uno
in altro sangue. Oltre la difension de’ senni uma
uesta dea tiene nella mano destra una corona di foglie di. querce, ed
uno
scudo dalla sinistra. Una Vittoria dormente si ve
e che si vedono nella Villa Albani, e Winkelmann ha data la stampa di
uno
di questi monumenti nella sua Storia dell’Arte. N
u riportata per terra e per mare, o forse ancora il trofeo non indica
uno
di quelli che si ergevano sul campo di battaglia,
o non indica uno di quelli che si ergevano sul campo di battaglia, ma
uno
di quegli altri, dei quali i templi, i portici, g
a, poiché con somma giustezza aveva riflettuto il senator Buonarroti,
uno
dei primi luminari dell’Antiquaria, essere stata
sse ai piedi catene. E fra tutti questi che sono per terra non ve n’è
uno
che sia pallido, poiché, spirando fra il vino, il
oiché Clitennestra si affretta di alzare tutta la scure sopra lei con
uno
sguardo furioso, crollando la testa scapigliata,
ir abito sciolto e trasparente, perchè il bene perde il merito quando
uno
vi è costretto, e perchè bisogna che il benefizio
e insieme alla pelle del Leone: di questi due miseri fanciulletti, ad
uno
la freccia è passata a traverso il collo; all’alt
ì mutilato com’era, ne fu ricercato il gesso per molte Collezioni, ed
uno
fra gli altri formò la delizia del cavalier Mengs
torità: da qualunque principio, ho detto, ciò provenisse, certo è che
uno
dei caratteri di Bacco fu quello di essere rappre
u Lenno minando suona: Un grido scosse la città: lo trova Prono sopra
uno
scoglio; aiuto e pianto Offerse al Nume, che col
he la chiamavano al cielo col suo fiolio. Giunone medita nell’istante
uno
stratagemma per vendicarsi di questa nuova amante
primo assalto. Faleno si misura con Deriade, e cade morto. Corimbaso,
uno
dei più valenti guerrieri degl’Indiani, si distin
itella; e nella Pompa Bacchica di Tolomeo vi era condotto su un carro
uno
di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Cen
del tirso, che voi vedete tante volte espresso nei bassirilievi, ed è
uno
degli attributi di Bacco. Io mi prevarrò delle no
oteva inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe per
uno
dei segni sacri della cesta mistica, senza che no
è sul mento a guisa di barba. Vi sono due Narcisi di uguale bellezza:
uno
è in aria, l’altro è immerso nell’acqua. Il fanci
l disco vien mandato via. Certo, il poggio è piccolo, e da bastare ad
uno
che sta in piedi. Quest’ altura sostenendo le par
insieme saltare e seguire la mano destra. E questa è l’attitudine di
uno
che sostiene il disco: conviene che abbassando la
darvene il resultato reso evidente dal criterio del mentovato Lanzi,
uno
dei più grandi antiquarii dei nostri tempi. I Sat
Nisa, al quale gli abbiamo veduti prestar servigio in più monumenti:
uno
col tirso e l’altro colla ferula e diademati ambe
di Sardanapalo alzava la destra colle dita disposte in guisa da fare
uno
scoppio, col che s’ indicava ciò che schiarivasi
o, la sua conservazione, il suo stile possono farlo considerare, come
uno
dei più rari monumenti di simil genere che ne’ Mu
atto in un carro a cui sono aggiunti invece delle pantere i centauri,
uno
dei quali dà fiato al corno, l’altro suona la cet
ani, ambo guerrieri, ed ambo Prole di Giove: un tratta il tirso, ed
uno
Della possente clava arma la destra. Peregrin
omodo. « Il bassorilievo rappresenta un carro tratto da due Centauri,
uno
dei quali solleva il tirso, l’altro sostiene sugl
, la cui espressione sì vera, le cui parti sì belle che può estimarsi
uno
dei più eccellenti ohe sian mai stati eseguiti in
e ai sepolcri, vediamo qui più attamente adoperato alla condizione di
uno
di quei gran tini appellati dai Romani lacus, e a
reputarlo tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come
uno
dei più reputati avanzi dell’antica scultura. 19
vello d’oro. Le difficoltà erano straordinarie : conveniva entrare in
uno
steccato difeso da tori spiranti fiamme, aggiogar
r dal monte Citerone i macigni, che per udirlo si disposero in giro l’
uno
sopra l’altro intorno a lui, e formarono le mura
era figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu da taluni considerato come
uno
dei Semidei. Ambiva anch’egli di sposare Euridice
oi meriti, fu cangiato nella costellazione che ne porta il nome, ed è
uno
dei 12 segni del Zodiaco, adorno di 93 stelle.
in aiuto il suo servo o amico Jolao che lo schermisse dalle offese di
uno
dei due nemici, in mezzo a cui si trovava : schia
colonne d’Ercole fossero fatte come quelle delle monete spagnole o di
uno
dei quattro o cinque ordini dell’architettura, ma
itoo fu fatto a brani dal can Cerbero, e Teseo fu preso e attaccato a
uno
scoglio infernale per restarvi eternamente in cor
i a loro ; perchè questi corpi possono avere più forze a resistere ad
uno
impeto che non possono ad assaltare altrui. » Qu
ad uno impeto che non possono ad assaltare altrui. » Questo Anteo è
uno
di quei giganti che Dante dice di aver veduto nel
una fionda lo scagliò tre miglia lontano nel mare, ove fu cangiato in
uno
scoglio che si chiamò e tuttora chiamasi Lica. Ma
i Mitologi fantasticarono che Leda avesse partorito due uova ; che in
uno
vi fossero Polluce ed Elena, e nell’altro Castore
ano Tindàridi, e se figli di Giove Diòscuri, essendo il vocabolo Dios
uno
dei greci nomi di Giove, sinonimo di Zeus. Nè que
rono rappresentati i Centuari secondo le descrizioni mitologiche ; ed
uno
dei più celebrati è quello di Giovan Bologna sott
to l’odio e la discordia per impadronirsi del regno ; e divenne tosto
uno
dei più esecrati tiranni. E per primo atto inuman
ore, e la destra sua valeva per cento mani ; ma finalmente colpito da
uno
strale avvelenato morì sotto le mura di Tebe. Ebb
ori. Dal loro connubio era nato un figlio di nome Stènelo, che fu poi
uno
dei più valorosi guerrieri all’assedio di Troia.
Vento era insuperabile), o di essere uccisi se perdevano. E già più d’
uno
aveva inesorabilmente pagato colla vita il fio de
piccolo fratello chiamato Foco. Di Telamone abbiamo già detto che fu
uno
degli Argonauti ; e di altre sue imprese e vicend
l’onore di esser posto nella Costellazione detta dell’ Aquario, che è
uno
dei dodici segni del Zodiaco e rifulge di 127 ste
non solo di nuovo genere, ma unica nel suo genere. Omero dice che fu
uno
stratagemma, Virgilio un’insidia e Dante un aguat
ilio, ma anche dalla greca scultura. Laocoonte sacerdote di Apollo fu
uno
di quei Troiani che volevano incendiare o in qual
o in un capitolo a parte. Fra gli episodii però dell’eccidio di Troia
uno
dei più lagrimevoli è quello della morte del vecc
la figlia ; e sul suolo fra i piedi di Pirro giace moribondo Polite,
uno
dei figli di Priamo. 135. LX Ritorno dei Gre
ea Minerva, accadde un altro fatto tragico e molto compassionevole in
uno
dei superstiti della infelicissima famiglia di Pr
estinto pretendevano che Penelope sua moglie si risolvesse a sposare
uno
di loro. Erano questi i Proci (cioè i pretendenti
almente costretta a determinare il tempo, promise di far la scelta di
uno
dei Proci dopo di aver finito un tela che avea in
, perchè quello fu opera d’incanto della maga Circe, ed era piuttosto
uno
scongiuro da Negromanti, ossia evocazione delle a
pendio in Virgilio, che ne pone il racconto sulle labbra di Achèmene,
uno
dei compagni di Ulisse : « ……….. È questo un ant
gonista che potesse stare a fronte di Achille. Tutta la fama che rese
uno
dei più illustri il nome di Enea e degno di poema
salma di suo padre ; e così la rammenta nel descrivere un viaggio di
uno
degli eroi del suo poema : « Passa gli Umbri e g
ole delle parole di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui da
uno
degli stessi suoi figli era spogliato temerariame
loro battaglie. In suo onore invero aveano essi costruiti due tempii,
uno
dentro le mura acciò degnato egli si fosse di con
il caso di questo gran Nume. Egli sebbene fra il sodalizio degli Dei
uno
de’ più rinomati si era per cagion del suo vasto
tirato da Pavoni, recando nelle mani in segno dell’ alta sua autorità
uno
scettro, con un pavone al suo fianco, in alto di
simboli de’ rari suoi pregi, e di sua diffusiva bontà, corteggiata da
uno
stuolo di contadini, che festosi per le abbondant
elmo sul capo adornato di civetta(1) con una lancia ad una mano, con
uno
scudo sull’altro braccio, e coll’Egida, che copri
llo. Quello stesso però, che fece egli a suo padre fatto gli venne da
uno
de’ suoi figli, nè i barbari consigli di divorare
i nuda per dimostrare la sua semplicità, e schiettezza. Porta in mano
uno
specchio per additar, che essa non può esser guar
re gli affetti allo sdegno ; del flagello si serve per aizzare contro
uno
l’altro uomo ; vera madre d’iniquità ! Noi adunqu
be è allo splendor frapposta. Cosi di Religione il sacro ammanto Come
uno
specchio i falli appien palesa : Dunque si lasci
a tal segno odiarono il lungo, ed esoso ragionare degli Asiatici, che
uno
di essi con prontezza preferir volle la morte all
ico metro, che dal greco Anacreonte il carattere serba, ed il nome, è
uno
di quelli, che al dir del Crescimbeni, sono i più
mento abbiam noi un’esempio nel Petrarca, un altro nel Sannazzaro, ed
uno
a stento nel Frugoni ; ma che ! Dopo il lungo inc
o rima col quarto. Ma per non dilungarmi a darne due norme distinte l’
uno
, e l’altro ritmo colle richieste inflessioni in u
ccia di Esiodo. Due componimenti di tal natura a bella posta ei fece,
uno
per Lilla, per Cirene l’altro, entrambi però avve
onimento, che perfettamente somiglia alle ode de’Greci, e de’Latini è
uno
de’più belli, e famosi lavori italiani. In esso s
o indica la stessa voce, di cinque piedi, cioè d’un Dattilo libero, d’
uno
Spondeo similmente libero, d’uno Spondeo forzoso,
e piedi, cioè d’un Dattilo libero, d’uno Spondeo similmente libero, d’
uno
Spondeo forzoso, e di due Anapesti anch’essi forz
. III. Il Ferecrazio dall’ Ateniese Ferecrate così detto con siste in
uno
Spondeo, un Dattilo, ed un’altro Spondeo, come :
così nominato da Adone, di cui in onor si cantava, ha un dattilo, ed
uno
Spondeo, come : Nomen imago. Or. lib. 1. Od. 12.
il Gliconio, l’ Asclepiadco, e due Innominati. I. Il Gliconio costa d’
uno
Spondeo, un Trocheo, e due Grambi, come Ignotus m
Ignotus moritur sibi. Sèn in Thyest. II. L’ Asclepiadeo è composto di
uno
spondeo, d’un dattilo seguito da cesura, e due al
primo, che è più lungo dell’ Asclepiadeo per quattro sillabe costa d’
uno
Spondeo, d’un Dattilo, d’un altro Spondeo d’un An
all’ Asclepiadeo almeno nel valor della quantità, e perciò abbraccia
uno
Spondeo, un dattilo con cesnra, un altro dattilo,
lcaici. I. I Faleuci detti così dal greco inventore Faleuco costano d’
uno
Spondeo, d’un dattilo, e tre Trochei, come : Iucu
Saffici invenzione della greca poetessa Saffo contengono un Trocheo,
uno
Spondeo, un dattilo, e due Trochei come : Iam sat
Gli Alcaici inventati da Alceo hanno quattro piedi, cioè un Giambo, o
uno
Spondeo in suo luogo, un giambo con cesura, ed in
voti. Imperochè vide egli un giorno con suo piacere scender dal cielo
uno
scintillante scudo di rotonda figura inviatogli d
ndi essendo l’industria, la sollecitudine, l’impegno presso dell’uomo
uno
dei mezzi previsi, chi può fare ammeno di metterl
gricoltore, un’ ammalato ec. Che solleciti per la divina prescienza l’
uno
si astenesse dal seminare, non curasse l’altro le
icesi Spondiaco quell’ Esametro, di cui il quinto piede è occupato da
uno
Spondeo. come : Pro molli viola, pro purpureo nar
vasi anche in Ebraico in significato di eccelso (poichè deriva da El,
uno
dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con questa dop
gica di Apollo e di Diana, diremo che Latona loro madre era figlia di
uno
dei Titani ; e perchè fu prediletta da Giove100),
damente per una bellissima similitudine nel raccontare che egli sentì
uno
spaventevole terremoto nella montagna del Purgato
il Monte nuovo (all’ ovest di Pozzuoli in Italia), che si sollevò in
uno
o due giorni nel 1538, all’altezza di 200 metri,
vanità, poichè Apollo e Diana invisibili a tutti saettarono a gara l’
uno
i figli e l’altra le figlie di Niobe ; e la madre
Purgatorio (Canto xii) dicendo di aver veduto sculto questo fatto in
uno
dei bassirilievi che rappresentavano esempii di s
sso non potè mancar di parola, e comparve a Semele armato di fulmini,
uno
dei quali gli uscì di mano, incendiò la reggia Te
nomi e titoli. In greco chiamavasi Dionisio, parola composta da Dios,
uno
dei nomi di Giove suo padre, e dall’isola di Nisa
li significa furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato da
uno
degli appellativi di Bacco accennati di sopra. Le
crapula e di gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in
uno
dei suoi più celebri sonetti : « L’avara Babilon
le greche che appellano alla doppia nascita di Bacco, oltre ad essere
uno
dei nomi di questo Dio, era un cantico in onore d
lle profane « E le cose ridicole alle serie. » 203. Il crotalo era
uno
stromento a percussione, composto per lo più di d
simboleggiare il Tempo ; e secondariamente si vuol considerarlo come
uno
degli Dei dell’agricoltura, perchè la falce può s
e finalmente come il mediatore dei mortali presso gli altri Dei. Ecco
uno
dei molti casi mitologici in cui più e diversi at
i mitologici in cui più e diversi attributi ed uffici si riunivano in
uno
stesso soggetto, che inoltre era considerato e co
moderne Borse, o palazzi della Borsa. In Roma se ne conserva tuttora
uno
antichissimo, situato tra il Foro romano ed il Te
dei Giganti dicendo, che per dar la scalata al cielo posero tre monti
uno
sopra l’altro, cioè sul monte Olimpo il monte Oss
e e ’l Cielo « Di tuoni empie, di pomici e di fumo77). » Ed è questo
uno
dei più evidenti esempi a dimostrazione del modo
gentes, quibus hæc nascuntur in hortis « Numina. » 76. Timbrèo, è
uno
dei molti appellativi di Apollo. 77. « Fama e
so, di alabastro, di spato pesante ecc. Finalmente contiensi solfo in
uno
stato di particolare combinazione nelle sostanze
ra appartenente alla famiglia Fenzi. Nelle antiche Guide della Città,
uno
di questi due Satiri era attribuito a Michelangel
ernire gli Dei ; ma gli fa dire tante freddure che sono una miseria e
uno
sfinimento a sentirle. Era rappresentato con un b
to l’asino, vittima che si credeva a lui gradita, in soddisfazione di
uno
sfregio che egli ricevè dall’asino di Sileno, qua
lla romana costanza, fu il Dio Termine. Non era altro che un masso, o
uno
stipite di pietra rozzamente squadrata, un parall
gli per gratitudine li trasformò nella costellazione dei Pesci, che è
uno
dei dodici segni del Zodiaco. Da questo matrimoni
Dori e di Nereo. Queste Ninfe, che eran qualche centinaio, hanno or l’
uno
or l’altro nome, cioè di Doridi derivato dalla ma
rocelle di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi raccontano
uno
dei più strani e singolari miti, unico nel suo ge
nulladimeno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di
uno
dei suoi più straordinarii e sublimi concetti. La
Semidei, Indigeti ed Eroi si trovano usati talvolta indistintamente l’
uno
per l’altro, benchè differiscano tra loro non sol
Semidei, non v’è compresa per altro come necessaria la condizione che
uno
dei genitori debba essere una Divinità. Quindi an
iamoci in più aperta e vasta campagna e in più spirabil aere, e diamo
uno
sguardo fugace alla remota Età eroica, che spunta
ò ai Greci ed ai Romani politeisti, dopo aver considerata l’Aria come
uno
dei 4 elementi del Caos, il farne anche una Dea,
esta figlia d’Ippota troiano ; e che i Venti fossero figli di Astreo,
uno
dei Titani, e dell’Aurora ; e quelle loro genealo
tra lor più vicini, ossia usano i loro diversi nomi come sinonimi di
uno
stesso Vento. Così fanno sinonimi Borea ed Aquilo
a molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da
uno
starnuto, da uno strepito insolito, da un incendi
binazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da
uno
strepito insolito, da un incendio, da una candela
ente : « Io non so come due auguri possano incontrarsi senza ridere l’
uno
dell’altro. » Ma il volgo ignorante e coloro che
è di natura divina, e per conseguenza immortale. La vita futura sarà
uno
stato di rimunerazione secondo le opere di ciascu
ocratico asserisce che ognuno ha due Genii che spingono gli uomini, l’
uno
al bene e l’altro al male. 272. Marziano Capella
ella lingua, espressione che il Manuzzi ammette, citando due esempii,
uno
del Salvini, e l’altro del Magalotti ; ma il Fanf
bbe oracoli ; e piuttosto preferirono i Pagani di attribuirli a più d’
uno
degli Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculap
degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta e benigna per
uno
scopo altamente sociale, e che essendo diretti al
blico bene furono utilissimi, e divennero, come direbbe il Romagnosi,
uno
dei primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le
significare ’ allettamento ai piaceri e ai divertimenti ; e Orazio in
uno
di quei momenti in cui indossava la ruvida veste
testa perpendicolarmente fuori dell’acqua, l’illuso marinaio la crede
uno
scoglio ; e per quanto sia straordinaria e tremen
« De l’onde salse le spallacce grosse : « Caschiamo tutti insieme in
uno
errore, « (Perch’era ferma e giammai non si mosse
i abbiamo veduto nel N° XIII che egli nella guerra dei Giganti non fu
uno
di quei Numi paurosi che fuggirono e si nascosero
a hanno i poeti formato Eoo che vorrebbe dire orientale, per indicare
uno
dei cavalli del sole ; e di più si son serviti di
nte l’opinione di alcuni mitologi che quella macchia (che veramente è
uno
strato di milioni e milioni di lontanissime stell
Làchesi. Infatti i mitologi avevano assegnato a ciascuna delle Parche
uno
speciale ufficio : Cloto teneva la conocchia, Làc
ante stesso ; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si valse di
uno
dei nomi di Plutone, di quello cioè di Dite, per
uffizio. — Un commentatore Darwiniano direbbe che questo giudice era
uno
scimmione precocemente perfezionato nella intelli
a e duce « Che permutasse a tempo li ben vani « Di gente in gente e d’
uno
in altro sangue « Oltre la difension de’ senni um
lui. A quest’estremo fato eran sottoposti anche i Semidei, quantunque
uno
dei loro genitori fosse una Divinità di prim’ordi
scuoprono di mano in mano quasi tutti gli anni, e qualche volta più d’
uno
all’ anno, attribuiscono un nome pur che sia ; e
che fanno maraviglia a’filologi ; perchè ogni nazione gentile n’ebbe
uno
, de’quali tutti gli Egizi per la loro boria dicev
centi acque ancora stagnanti, Deucalione e Pirra seduti sul terreno l’
uno
di faccia all’altra in atto di scagliare dietro l
imostra il gran cataclisma del diluvio. In geologia si parla di più d’
uno
di questi cataclismi dei tempi preistorici ; e qu
o in Roma per più di mille anni. Anzi l’uso che vi fu allora di dir l’
uno
all’altro parole di buon augurio si mantiene tutt
l miracolo dell’ancile caduto dal Cielo a tempo di Numa. L’ancile era
uno
scudo di figura ellittica e perciò privo di angol
opoli da essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile il narrare
uno
di questi fatti mitici che serve a spiegare perch
ad Iride sua ancella, e furon solleciti di dare il nome di Giunone ad
uno
dei primi asteroidi scoperti in questo secolo, e
do pervenire ad uccidere il mostro colla spada, perchè era più duro d’
uno
scoglio, lo pietrificò col teschio di Medusa. I g
colla spada, vedendo che si perdeva troppo tempo ad uccidere i nemici
uno
alla volta, perchè pochi compagni aveva per aiuta
orona d’ellera in capo e una maschera, oppure, come voleva il Parini,
uno
specchio in mano. Melpomene con volto serio, la
ni. Per altro Ugo Foscolo ne ha intredotto, nel suo Carme I Sepolcri,
uno
dei più rari a trovarsi anche nelle lingue dotte,
uista del Vello d’oro Su questo argomento furon composti due poemi,
uno
in greco e l’altro in latino64 ; e sul duce o pri
ne, poichè si fanno ascendere, come abbiam detto, almeno a cinquanta,
uno
per remo, essendo Argo una nave di cinquanta remi
Parlami invece. » (Odiss., xi, trad., di Pindemonte). Non era dunque
uno
stato felice quello che produceva la noia, e face
e lo spron d’oro, il toson d’oro e la giarrettiera, perchè certamente
uno
sprone, un pecoro e un legacciolo delle calze non
i politeisti furono espressi con splendide e bellissime immagini e in
uno
stile impareggiabile dai loro più sublimi poeti,
grandezza e lui « Metti il capo del padre e del fratello « Calcherà l’
uno
e l’altro ; e farà d’ambo « Sgabello ai piedi per
pagani, perchè il vocabolo gentili ha due altri diversi significati :
uno
più usato e comune invece di cortesi ; e l’altro
rma o figura, ed anche talvolta una gran confusione amministrativa in
uno
stabilimento industriale o in una pubblica aziend
sso molti altri popoli è abolito per legge tra i privati o sudditi di
uno
Stato ; e perciò tutti i figli ed anche le figlie
onne esterne che sostenevano il tetto o la vôlta. Se ne trova tuttora
uno
vicino al Tevere, e si crede situato quasi sul po
e d’argento ; « E che altro è da voi all’ Idolatre6 « Se non ch’egli
uno
e voi n’orate cento7 ? » Convinti dunque che il
e prove della sorte avversa, giunto finalmente a superarle tutte e ad
uno
stato felicissimo, fu men forte a tollerare la pr
poi divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu
uno
dei sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore anco
teo, di cui ora occorre parlare. Prometeo ed Epimeteo erano figli di
uno
dei Titani chiamato Japeto, ed ambedue ingegnosis
qual Fiume sia rappresentato, gli si pone appresso, o nella sinistra,
uno
scudetto coll’arme o stemma di quel popolo pel te
ulcano « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi
uno
per mano « Sul carro che tiravan due serpenti, «
ra il celebre filosofo Inglese, potrà sembrare ai dì nostri piuttosto
uno
sforzo d’immaginazione, che una indubitabile inte
vevano intervenire in tutte le consuetudini del civile consorzio ; ed
uno
di loro disse concisamente e con molta efficacia
ngregarci, acciocchè, orando avanti a Dio, quasi, per dir così, fatto
uno
squadrone, l’assediamo colle preghiere. Questa vi
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