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1 (1880) Lezioni di mitologia
el vasto arringo, in cui inoltrandomi sì pieno di lusinghiera fiducia sul vostro compatimento, ho quasi dimenticato la diff
l vinsero: i Penati rapiti da Enea in fra l’iliache rovine torneranno sul Tarpeo: Troia migliore risorgerà in Roma, e Roma
ro si vede sedente collo scettro nella destra, colla corona raggiante sul capo, e con due segni dello zodiaco, il sagittari
ante di sostenere coi forti omeri il Cielo nel paese dell’Esperidi, e sul Caucaso incatenò Prometeo, le di cui interiora ri
hinò): s’io mento. Quante mai pene hanno i spergiuri al mondo Piombin sul capo mio. — Disse, e le fauci Del cignal trapassò
olati rimetto, il Parnete, l’Anchesmo; e quando gli Argonauti vollero sul lido del mar risonante erger un altare ad Apollo,
mente vi si accostavano, ponevano la mano, non solo sull’ara, ma pure sul piede di Cerere, divinità venerata. Si celebravan
o toro, una corona, opime spoglie offrivano a Giove quei Consoli, che sul Campidoglio venivano dall’aratro ai trionfi. I Me
rte Incontrar sembra, e desta in cor di tutti Maraviglia e pietade. È sul paterno Sepolcro Pirro, ma nè cor, nè volto Muta
Assai Piansi in mirarla alla funesta tomba, E le lacrime ancor stanno sul ciglio. Ma il vuoi? parlare e sospirar mi udrai.
eri esuli, e nel primo impeto di battaglia debellò i Titani, e ripose sul soglio Opi e Saturno. Innanzi di combattere fece
hi che il potere di Giove non solamente al cielo si limitasse, ma che sul mare e sulla terra ancora fosse esteso. E questo
corna, e son fra loro eguali, Siccome quelle di crescente luna, Venne sul prato, nè terror la vista Pose nel core alle donz
nascosi nel cuore, onde si cangiò in cuculo, e volò nei campi corintj sul colle già detto Tronace, che Coccige quindi, con
non fu meno ambizioso che lascivo, poiché, come. Lattanzio riferisce, sul monte Olimpo abitando, proponeva premj a coloro c
rra A veder la sua rabhia e la sua guerra. Laddove giunta, prostrata sul lito, Sol col volto e con gli occhi al ciel s’ere
ravasi presso i Romani, ed è nelle medaglie di Nerone ritratto assiso sul soglio, col fulmine nella destra e coir asta nell
il tetto, ma le pareti erano dorate nel magnifico tempio che sorgeva sul monte, cui die nome ancora Tarpea, della quale vi
volto; — e allor che il primo Fumo scorgea sulla città levarsi, Salia sul Campidoglio. Eran di sangue, (Tanta è l’offesa de
nte che vi alludevano gli Argivi, onorando un simulacro di lei assiso sul trono, e collo scettro su cui posava il cuculo, m
le é trattato il panneggiamento, vedremo nella caduta della drapperia sul fianco sinistro un serpeggiamento, o successione
ega dietro la testa. — La esatta descrizione di un ornato che si vede sul capo di tante statue e busti muliebri, senz’esser
Dell’erma Tracia alle pendici alpestri, Seffsrio eterno di nevi: indi sul dorso Poggia dell’Ida; al Gargare sublime Lieta s
atria cadente, trasportò da Yeio sull’Aventino. Altro pure ne sorgeva sul Campidoglio che C. Flaminio nella sua guerra cont
ente menzione negli scrittori, ed [è dubbio se onore di tempio avesse sul Campidoglio, o sull’Aventino. Certo è che ivi si
portano l’epigrafe di Giunone regina. E velata era la sua statua che sul Campidoglio si venerava, come dai medaglioni d’Ad
alo, come apparisce dalle sue medaglie; ed oltre il velo aveva ancora sul capo una specie di modio: lo che più volentieri o
stro simulacro esisteva anticamente questo attributo, rimanendovi ora sul capo un piano rotondo che lo reggeva, oltre un fo
o-etto nel nostro marmo: la tenerezza e la compiacenza caratterizzate sul volto della dea confermano questo pensiero. Può d
e… Per tre volte io le volea Darle promessa di soccorso, e tante Morì sul labbro la parola. E Giove Ed i fulmini suoi m’era
ggiò con maestà degna di un dio quanto Omero descrivendone il viaggio sul mare per porgere ai Greci soccorso. Questa passo
za. E quantunque nella maggior parte dei monumenti le ali appariscano sul suo petaso, o cappello, in una medaglia di Metapo
ria doveva sullo spazioso serpente. Sdegnato il figlio di Venere volò sul Parnaso, e due dardi di diversa opera tolse dalla
e ultor della fastosa lingua Sentì la prole Niobea, che l’ arco Certo sul rapitor Tizio volgesti, E contro Achille Larisseo
. Seguono Apollo, Minerva e Diana consacrati dai Focesi; Giove Ammone sul carro, dono dei Cirenei, popolo della Libia di or
fasciato nella stessa attitudine che Lesche lo dipinge nel suo poema sul sacco di Troia, poiché dice che il medesimo fu fe
e il suo sguardo sollevato non sembra osservare un mostro che strisci sul suolo. Qualunque però sia stato lo scopo delle su
e spalle del dio sdegnato. Una eterna gioventù si diifonde mollemente sul suo bellissimo corpo, così giudiziosamente misto
ie dei simulacri degli Dei le corone che non giungevano a metter loro sul capo. » Debbo farvi avvertire che il celebre Vis
teme il nemico, Temon le fere l’infallibil dardo Di me, ch’or dianzi sul Piton, che mille Campi ascondea con spazioso giro
Febeo petto la fiamma, E di sterile amor nutre la speme; Vede pender sul collo il crin negletto, E qual fìa, grida, se all
tra ornerò; dei lieti duci L’onor sarai quando le lunghe pompe Vedran sul Campidoglio, e i lieti evviva Del romano trionfo.
e la ricchezza di questo abito di Apollo colla gemma che lo guarnisce sul petto. La clamide che gli sta sospesa agli omeri
mma Apparve, che curvossi in face obbliqna Tre volte. Non avea sparsi sul collo I crini, e della lira il suono inerme; Ma q
sse: salvator del mondo, O maggiore degli avi Ettorei, Augusto: Vinci sul mare, è tua la terra: e l’arco Milita a te che su
ero dalla morte del serpente Pitone, che le membra anelanti abbandonò sul giogo Cirreo, dopo aver coperto colle voluminose
pie ritenne Lungi, perchè non soffre occhio mortale Luce di Febo, che sul soglio siede Di smeraldi distinto, ed ha velate L
veneno, Fuor di sé per paura il freno errante Abbandona. Lo sente Eto sul tergo, E dei fratelli suoi la fuga accresce: Non
e le mani molte volte; Giove, sorridendo acconsentì piegando la testa sul petto, ed accarezzandola disse: - — Ah se le dee
ondo Polluce è un piccol manto col quale si coprivan le mani quei che sul teatro rappresentavano i cacciatori. Simili mante
di belve il sangue Nel fortunato dì; quando l’aurora Il nuovo giorno sul rosato carro Ricondurranne, alla proposta caccia
a: non forma Più la lingua parole: un strido è voce, Il pianto scorre sul non proprio volto: D’uomo ha solo il pensier. Riv
er se stessa, acciocché le portassero il cocchio veloce. Una fiigoita sul fiume Celadone ricevè il masso Cerineo per voler
ve gelo flagella. Qui da un pino tagliasti la fiaccola che accendesti sul Miso Olimpo con quella luce inestinguibile, che d
gli Dei, e specialmente la stessa suocera Giunone quando ti prende di sul cocchio un toro assai grande, o per un pie di die
izia col signor, che segue Pensoso il calle Miceneo. Le briglie Erran sul collo ai corridori alteri, Cui parlava col freno
dori al cielo Tendon le orecchie e i rabbuffati crini. Ecco deirOceàn sul tergo immenso Montagna d’onde gorgogliando alzars
Inorridisce e si avvelena, il suolo Crolla, e quell’onda che il portò sul lido Verso il mare dà volta impaurita. Fugge nel
ngea la veste. Semplice è il crine, e in un sol nodo accolto Pendente sul sinistro omero suona La custode dei dardi eburnei
no pianto. Eravi un ramo, che le tre sorelle Arbitro della vita avean sul fuoco Posto allora ch’Altea dal grembo scosse L’
e tede e frondi Prepara, e la fatai fiamma v’appressa. Quattro volte sul foco impor tentava Il vital legno, e dall’ impres
batte Sorella, madre, e due nomi diversi Traggono un solo cor. Spesso sul volto Stava il pallor della futura colpa: Ora è s
a or crederesti. Il pianto Le asciugava il furor; lacrime nuove Trova sul ciglio la stupita mano ual nave che rapisce il ve
ianto le sorelle meste Seguire: Al seno con le palme oltraggio Fanno, sul freddo corpo i caldi baci Trattengon: dopo il rog
i segni dell’Ariete, del Toro, de’ Gemini, del Cancro e del Leone, e sul quale sembran danzare quattro donne alate con ser
iera di Diana: a lei più cara Non fu veruna fra l’eletta schiera, Che sul Menalo stanca i pie veloci. È breve ogni favor: P
dalla madre rivale, che afflitta quindi ne formò l’effìgie, e le pose sul petto quell’arme, cagione di terrore e di morte.
niera che copriva il braccio sinistro, e fuori dell’azione si trovava sul dorso sospeso al colio. Quando Pallade tiene un r
ea. Si trova, sebben di rado, qualche volta Pallade tenente la destra sul capo armato d’ elmo, qual vedesi presso il Giove
presso il Giove seduto in cima alla facciata del tempio di questo dio sul basso rilievo del sacrifìcio di Marc’ Aurelio, e
di capra portento. » « Questo capo fatale ai riguardanti era affìsso sul suo usbergo, anche come un trofeo; per aver Medus
e tale Che porrla ricoprir coll ‘immensa ombra Cittadi e genti: ecco sul carro ascende Ch’arde e lampeggia, e la grand’ast
iore. Nel centro di questo è figurata, anzi è ripetuta l’egida che ha sul petto. L’egida usata da Giove per scudo sì vede i
el proprio orto le piante, E le corse un color come di rosa Mattutina sul volto, o quale è il frutto Del melagrano. Il masc
iconducono alle stalle l’armento dalle fiorite pasture, stette Venere sul capo di Anchise a dolce sonno in preda, d’eterna
lli il suo garzone e sposo, L’Assirio sposo suo alto chiamando. A lui sul corpo un rio di sangue andava, E giù dal fianco r
Veneri vestite non mi tratterrò a confutare l’opinione di Winkelmann sul preteso cesto di Venere, ch’egli ravvisa in un ci
nsta fra gli altri del Circeo da una iscrizione vetustissima scolpita sul vivo sasso, da quella parte appunto ov’è stata sc
coppie Drizza pel solco e le punzecchia; alcuni Giunser del campo in sul confin: qui lieto Il buon padron gli attende, e l
riarono di dovergli i natali. Favoleggiano che sia tratto in un carro sul quale auriga, siede Bellona con sanguinoso flagel
ervazione di Winkelmann forse il conte Rangiaschi nella Dissertazione sul Marte Ciprio ha pensato che dalla barba di Adrian
serpina sua figlia starebbe seco sei mesi, ricomparve la tranquillità sul suo volto, intralciò con le spighe i capelli, e l
presentava ancora tirata da cavalli, o da buoi. La dea stava in piedi sul suo carro, teneva da una mano le redini, dall’alt
lla fatica pel vostro vantaggio, ho tradotto il poemetto di Claudiano sul ratto di Proserpina, che può prestare tante immag
al suo carro lo aggiunge. I galli piacevano a Cerere, ed uno si mira sul modio, o moggio di lei, stringere nel becco un to
a col loro soccorso l’Universo: quindi è ch’effigiata l’hanno sedente sul globo. Lo scettro ed il fulmine ch’ella tiene, so
ebrata. Cerere, come vi accennai, ha qualche volta il medio, o cesta, sul capo, e Winkelmann in due belle figure della Vill
ta. Ma è difficile, come Lessing ha riflettuto nella sua famosa opera sul Laocoonte, di trovare nei monumenti delle arti le
e e preside del teatro. » Udite il fine del primo libro di Claudiano sul ratto di Proserpina. Il ratto di Proserpina. (Co
l’aride arene. Finge dell’avo ancor gli arcani tetti, L’ombre fatali: sul presago volto Scorreva allora involontario pianto
evano ad Eleusi, e per memoria delle leggi a Cerere dovute, portavano sul capo libri legali, come si ricava dallo Scoliast
ssario per l’iniziazione. Quindi imponevasi il silenzio più religioso sul rito dei misteri che si leggevano in due libri, c
i studii avviva Citerea colla voce e grida: Adesso Gite, sorelle, che sul biondo suolo L’astro più caro a me sparge dal cri
in un basso rilievo antico pubblicato dal Lami nell’opera del Meursio sul soggetto di cui si tratta. L’ottavo giorno si dic
rà di Delfo Il fraterno delubro. — E tratta intanto L’Etnea fanciulla sul volante carro, Sparte all’aura ha le chiome, e pa
: l’angosciosa madre Grida, e la sveglia il suon delle catene. S’alza sul letto palpitando, e muta Gran tempo, gode che la
he toccava la Terra. Sopra una pasta antica è indicata da uno scoglio sul quale Temide è assisa per indicare che questa dea
posizione, ed io non so il perchè gli antiquarii siano stati discordi sul disegno e sul pensiero. Io credo veder chiarament
io non so il perchè gli antiquarii siano stati discordi sul disegno e sul pensiero. Io credo veder chiaramente un’adulazion
a, ed ha al di sopra alla destra Mercurio, come si distingue dall’ali sul capo, ed alla sinistra è Saturno turbato in vista
un fiore, per indicarci il doppio impero ch’esercitava sulla terra e sul mare. Tanta audacia attribuirono allo dio sii ant
siamo convincercene in un basso rilievo incognito del Palazzo Mattei, sul quale si veggono dodici piccoli Amori, dei quali
no a risplender le stelle. Euripide disse: Coperta di nere vesti sale sul cocchio la Notte, e gli astri la seguono immantin
inerarie al Campidoglio si vede Endimione, l’amante di Diana, dormire sul monte Latmo. Morfeo è ordinariamente rappresentat
atidico alloro, simbolo dell’oracolo e dei vaticinii, che anticamente sul Parnaso si prendeano dormendo: al che può anche a
nio, o fanciullo alato, è in atto di tranquillo riposo, disteso tutto sul suolo, ed una delle ripiegate sue ali par che gli
esclude anche egli, e poiché sono dieci le figure femminili ritratte sul Parnaso in quel monumento, credo che la decima al
già state, quanto per rintracciare e scoprire novelle verità. Il velo sul capo che vedremo dato all’ immagine di Aspasia un
degli oracoli. Pausania favella dì un tempio e di un oracolo che avea sul monte Parnaso insieme colla Terra, e ch’ella poi
a Terra, che spessissimo nei bassirilievi vien rappresentata coricata sul suolo e sopra un toro appoggiata. Non così penso
servato nella libreria di San Marco in Venezia ci offre Cibele che ha sul capo un modio, in parte coperto dal peplo; sul pe
ci offre Cibele che ha sul capo un modio, in parte coperto dal peplo; sul petto delle lunghe treccie attorcigliate. Resta i
quegli ossi, che tali si dicono: ora il timpano le rimane appoggiato sul ginocchio, e la mano sinistra riposata sul cerchi
mpano le rimane appoggiato sul ginocchio, e la mano sinistra riposata sul cerchio, la destra sulla coscia, ovvero sul bracc
la mano sinistra riposata sul cerchio, la destra sulla coscia, ovvero sul bracciale del trono. Questo ultimo modo è il più
re la mano oziosa. Vi è ancora qualche monumento dove non altro porta sul braccio sinistro che un cornucopie, il timpano ac
, uno a destra, uno a sinistra del trono. Altre volte tirano il carro sul quale è collocata la dea. Comunemente allora sono
ove in simili monumenti osservato. Conviene adesso dirvi qualche cosa sul Taurobolo inscritto nell’ara e spesso mentovato n
ngesse. Rimosso indi il cadavere dissanguato della vittima, ascendeva sul paleo tutto di sangue grondante il tauroboliato,
olendo abolire in Italia l’uso di questi sacrifizii, eresse un altare sul colle Saturnio, vi sacrificò vittime senza macchi
enimento, uno dei più considerabili dell’antica istoria, influì molto sul destino delle nazioni orientali. Ne nacquero rivo
l chiuso Tornavan spesso dalle verdi erbette, Ed ei cantando Galatea, sul lido Sedea fin dall’aurora: in lui lo strale Dell
’effigie di questo nume. Osserva ancora che il calato, modio, si vede sul capo di quasi tutte le antichissime divinità asia
ostante il vedere costantemente replicata l’immagine di tali piante e sul calato d’un piccol Plutone presso il rinomato scu
a positura, nell’abito e negli attributi, tranne il calato che non ha sul capo, benché sembrasse a Winkelmann, forse per di
pra ambe le mani. Agamennone è accanto, l’ascella sinistra appoggiata sul suo scettro; egli tiene una bacchetta nella mano.
sulle spalle di Sarpedone. Il pittore ha rappresentato degli uccelli sul manto di Memnone; questi uccelli si chiamano Memn
, fanciulle ai cari sposi Rapite, e figli ai genitori in faccia Posti sul rogo: di Oocito il nero Fango gli lega e le defor
riflette Zoega, la presente scultura, cioè che quel cinto incrociato sul petto, ovvio nelle figure Etrusche, serva per sos
di tre, che vien loro assegnato, non altro denota che pluralità, onde sul più antico teatro greco comparivano cori di Furie
crudo 1 precetti superbi empi e nefandi Dell’alma ogni paura: onde io sul letto Mi levo alquanto, e con tremante mano Prend
opo la morte di Giove Asterie, i Cretesi non volevano ch’egli salisse sul trono paterno. Egli volendo loro persuadere la su
he giuravano per Stige dovevano tenere una mano sulla terra e l’altra sul mare. E dubbio dove fosse il fiume divenuto favol
si della presente, nella quale sembra che la dea si racconci il peplo sul petto. « Quindi, appena ideata, ebbe una folla d’
poi fu confuso col frassino di Nemesi. Dall’altra reggeva un’ampolla, sul cui corpo erano rappresentate le figure degli Eti
simbolo adornò Bupalo questo suo simulacro, e fu il polo che le pose sul capo. « Alcuni si contentano d’ intendere per que
Cielo senza curarsi di sapere sotto che forma, e in qual guisa posava sul capo della Fortuna. « Gli altri spiegano questo p
. Intendo per polo una specie di celata, pìleo, quale appunto osservo sul capo a molte immagini della Fortuna. La nostra n’
re, o forse ancora il trofeo non indica uno di quelli che si ergevano sul campo di battaglia, ma uno di quegli altri, dei q
rtefice del nostro marmo ha dunque preso il partito di farla riposare sul trofeo, per indicare la sicurezza prodotta dall’a
curezza parebbe che possa alludere la situazione del braccio sinistro sul capo, se una statuetta simile, trovata posteriorm
iete, Avvezze in cielo a colorir comete. Questa è la man che fabbricò sul Gange I regni a gl’Indi, e su l’Oronte avvolse Le
nde de l’Assiria ai crini: Pose le gemme a Babilonia in fronte, R,ecò sul Tigri le corone al Perso, Espose al pie di Macedo
Di Fabio le dimore E di Marcello i violenti ardori: Africa trassi in sul Tarpeo cattiva, E per me corse il Nil sotto le le
armata Sul formidabil ponte De l’Europa afferrar la man tremante: Ma sul gran dì de le battaglie il giunsi E con le stragi
o. Io vendicai l’insulto Fatto su l’Ellesponto al gran Nettuno. Corsi sul Nilo, e de l’egizia donna Al bel collo appressai
ogni sapienza moderatrici furono stimate queste divine fanciulle nate sul Pierio monte. I loro attributi e le varie parti d
umento appartenente a Clio dissotterrato fra le ruine di Castro Nuovo sul lido del mare Tirreno in vicinanza di Civitavecch
ava di cui rimanevano le vestigia in alcuni perni rugginosi riportati sul braccio manco: ora l’è stato riposto sulla sinist
ingolare bassorilievo dell’Apoteosi di Omero, ed è la prima che siede sul secondo piano col plettro nella destra e nella ma
elle Muse, di una tonaca a mezze maniche, fermata con piccole borchie sul braccio, e con un manto che le scende dagli omeri
ta recisa di sotto le spalle nella stessa attitudine che si abbassava sul nappo, quello ha tagliato il pugno coi quale soll
no delle scale del Palazzo de’ Conservatori in Campidoglio. Ha questa sul ripiano, eh’ è tutto d’ un pezzo col simulacro, i
con riflessione la riconoscerà per la Musa dell’Astronomia, e perchè sul globo sono tracciati dei circoli che rappresentan
li che gli astronomi hanno segnati in cielo, quali appunto si veggono sul globo di Urania nella medaglia della famiglia Pom
nell’istante da se, il quale si dice esser stato piantato dalle Furie sul loro sepolcro, e se voi ne strappate il frutto sc
utti si somigliano. Perseo riceve cortesemente i loro doni appoggiato sul gomito sinistro, per distendersi a suo bell’agio
derà sempre quello arrecato dall’Aldovrandi, che crede le penne poste sul capo delle Muse perchè fan volare i nomi degli er
le medesime da noi accennate nello spiegare ciascuna Musa, e fondate sul confronto degli scrittori e dei monumenti, e prin
li fu annunziata la morte di Patroclo, e gli fu impedito di uccidersi sul corpo del diletto amico. Queste sono le pitture d
‘ statura e i suoi rasi capelli. Presentemente egli piange prostrato sul petto di Antiloco promettendogli, come io credo,
ntiloco, al quale il primo pelo vano della barba comincia a spargersi sul volto in qua in là, ed a distendersi la bionda ch
eggiadramente rannodati e stretti da nastri, nè altro ornamento hanno sul capo. Le mani delle due estreme sono corrose dal
o petto. Finalmente avendo guadagnato le Gire, (scogli che s’inalzano sul mare Egeo) vomitava arroganti bestemmie contro gl
arii che non occorre qui ricopiarli, nè aggiunger nulla sulla patera, sul bastone, e sul serpe, lor simboli, nè sulla giust
corre qui ricopiarli, nè aggiunger nulla sulla patera, sul bastone, e sul serpe, lor simboli, nè sulla giustizia di quest’
moria quello ultimamente trovato nel giardino delle Monache Barberine sul Quirinale maggior del naturale, nel cui viso imbe
sembrano fondatissime, e quasi certe: i lunghi e bei capelli cadenti sul petto e sugli omeri ne sono una prova; il caratte
larmente rammentata: è quella che si ammira nella Galleria di Firenze sul corpo di un Bacco appoggiato ad un Fauno. La test
quelli rimasti congiunti alle spalle. Presentato il gesso della testa sul gesso del nostro torso corrispondono cosi bene lo
a. A) seno toglie L’irsute pelli, ne rovescia i vasi A Bacco sacri, e sul materno seno Il sangue scorre. Bacia gli occhi al
e per meglio osservare la sua amante si cangiò in aquila volteggiando sul fiume ov’ ella si bagnava. Qui il poeta descrive
dea del Male gli persuade di montar sopra un toro, come Bellerofonte sul Pegaso, e con altrettanta sicurezza di Europa che
a graziosa favoletta, che contiene un’ allegoria fisica sulla spiga e sul gambo che la sostiene, nei nomi di Calamo e Carpo
sua coppa. Uditi questi detti, la giovine ninfa volge i suoi sguardi sul muro, ove dell’universo il fato sta scritto. Vi s
rger vi si deve. — Penteo. — Qui sono dipinte le cose che avvennero sul Monte Citerone: le danze, i cori delle Baccanti,
ei mortali. Vedete l’edera che s’arrampica, i serpenti che strisciano sul monte, o annodano i tirsi, gli alberi che stillan
ribelle a’ suoi voti respinge le sue preghiere, e scocca una freccia sul misero amante. Le ninfe lo piangono, ed Amore giu
ortandolo a seguitare le sue vittorie, e gli rammenta quella di Giove sul serpente Campe e sopra i Giganti: quella di Marte
quella di Giove sul serpente Campe e sopra i Giganti: quella di Marte sul mostro figlio di Echidna: quella di Perseo sulla
i suoi figli. Tali erano a un dipresso i soggetti mitologici scolpiti sul magnifico scudo inviato da Rea a Bacco, e che att
scerete alla bellezza Pelope, che giovine ministrava il vino agli Dei sul monte Sipilo, onde Nettuno talmente s’ invaghì di
Ippodamia hanno guadagnato il premio del corso: stanno ambedue assisi sul cocchio, e sono trasportati da un ardente desider
loro sepolcri, onde sembra che si rallegrino della vittoria ottenuta sul loro crudele nemico. — Evadne. — Il rogo acceso
one, che prepara altri artifizi per sedurre Giove. Va a trovar Venere sul Libano per chiederle il suo cinto: questa vedendo
lla fanciulla, e mostratolo a dei pellegrini che lo seppeUirono, morì sul sepolcro della padrona. Giove impietosito pose Ic
olle scuri Ucciso. figlia, te beata io chiamo: Tu dell’ucciso genitor sul capo Cigolar non udisti il crudo ferro, E non mir
celeste fatto in forma di cacciatore. A questa necessaria digressione sul tirso aggiungo la descrizione d’una mezza figura
Si rallegrano intorno al fonte degli uccelli, e candidi fiori vi sono sul margine non ancora perfetti, onde pare che siano
alasceremo nemmen ora di narlarne. E densa, e di color d’oro: parte è sul collo, parte dividono gli orecchi, parte è agitat
lo, parte dividono gli orecchi, parte è agitata sulla fronte, parte è sul mento a guisa di barba. Vi sono due Narcisi di ug
uoi fianchi, e che lo lanci come levandosi da terra, appoggiato tutto sul piede destro. Così Apolline lanciò il disco: e no
estro. Così Apolline lanciò il disco: e non così tosto il disco cadde sul giovinetto, eh’ egli giacque al suolo prostrato.
ie di Eschilo presso Aristofane nelle Rane è devoluto a lui. Che più? sul sepolcro di Sofocle fu posta la statua di Bacco.
la, con una vela che le svolazza sulla testa per indicare il suo sito sul mare; e sarà forse la Naiade stessa, che il medes
ali non mancava però l’orma del piccolo cavaliere. « L’Amorino, che è sul secondo, è cinto di una fascia per sospendervi la
to la preda del cacciator feroce, ride del suo riso e siede vincitore sul suo dorso. Non è molto differente questo concetto
tempo Amore avrebbe fatto preda di lui, e si sarebbe seduto vincitore sul suo capo: — Sul capo tuo s’assiderà renente. Oltr
sione della caccia fu quella che introdusse la prima 1’ uso di sedere sul dorso del destriero. Non furono dunque i Centauri
primo, non ha bastantemente, a mio credere, schiarite le nostre idee sul vero soggetto del simulacro. Il mio parere è molt
toso e sereno è decorato da una lunga e coltissima barba che gli cade sul petto, artificiosamente sparsa e disposta. I line
ben pettinate ciocche; la maggior parte rimane femìnilmente raccolta sul collo e stretta da un’alta benda che gli circonda
l che rimane d’ antico apparisce sollevato in alto. Il manco è posato sul fianco, e resta avvolto affatto nel manto istesso
sul fianco, e resta avvolto affatto nel manto istesso, il quale forma sul petto un doppio ravvolgimento, ed ha nelle sue fa
e greche medaglie ce ne rappresentano l’immagine qual era in Anchialo sul suo sepolcro, nella quale ben si discerne il ment
o dei suoi seguaci. Le nove figure che io compongono sono distribuite sul campo con buona economia; felicemente inventate,
o per aver tentato di proscrivere i Baccanali. Un angue striscia pure sul petto di una piccola ninfa, che dorme appoggiata
el nostro marmo sia piuttosto r immagine di una defunta rappresentata sul coperchio del suo monumento in foggia di ninfa Ba
di Satiri, Fauni e Sileni forniti di questa specie di sferza. Bacco sul carro tirato da Centauri. « I Tiasi, le feste Bac
scrive Luciano i dipinti da Zeusi. Un genio intanto si regge in piedi sul dorso del centauro a destra, e tiene nelle mani u
a consacrate al nume, sono accompagnate da una pantera e da un leone, sul cui dorso, giusta la descrizione di Nonno, siede
mero destro 1’ appoggia, e serve all’ufficio di Paraninfo. Imeneo sta sul carro medesimo, e solleva la teda maritale. Amore
ltrove nelle pompe Bacchiche abbiamo osservato. Il fanciullo Aerato è sul suo cocchio medesimo, e il nume colla ferula nell
ume colla ferula nella manca, e la destra in atto di riposo ripiegata sul capo, giace in seno di una dea seminuda, velata a
situra di Cupido, che parte siede sulla pantera, parte striscia i pie sul suolo e cammina, dovea esser una delle più vaghe
mpresa. Vi prego di accrescere la vostra attenzione. Bacco ed Ercole sul carro tirato dai Centauri. « Il raro argomento di
istrigarlo dall’avvolgimento delle vesti mal indossate, nelle quali è sul punto d’ inciampare. Son queste una tunica manule
2 (1897) Mitologia classica illustrata
creduto la pelle della capra Amaltea cinta tutt’ intorno di serpenti, sul cui mezzo Giove aveva fissato il volto della Gorg
Giove Ottimo Massimo ebbe dai Tarquinii l’ onore di un celebre tempio sul monte Capitolino. Più tardi al culto di Giove si
di Eliopoli in Egitto, raffigurato come un giovane che tiene una mano sul timone del carro solare, ed ha nell’ altra il ful
 ». Questo capolavoro dell’ arte ellenica ancor si trovava in Olimpia sul finire del 4º secolo dopo C. Ai tempi di Teodosio
atrone romane recavansi processionalmente al tempio dedicato alla Dea sul monte Esquilino per offrirle doni e sacrifizi. Al
testa del Museo di Napoli (fig. 6) che probabilmente venne modellata sul capolavoro sopra menzionato di Policleto. Poi è d
ve Capitolino. Altri templi a lei dedicati sorgevano sull’ Aventino e sul Celio; presso il primo avevano il locale per le a
guicrinito della Medusa; la testa difesa coll’ elmetto attico, adorno sul dinanzi da una figura di sfinge, e sul lati da du
a coll’ elmetto attico, adorno sul dinanzi da una figura di sfinge, e sul lati da due grifoni in alto rilievo, simbolo quel
e all’ aiuto dato da questo Dio; onde gli eresse uno splendido tempio sul Palatino cui adornò colla celebre statua di Scopa
rtato a Roma dopo la vittoria di Azio per collocarlo nel nuovo tempio sul Palatino, onde ebbe anche il nome di Apollo Actiu
; la mano destra armata d’ una punta, mira una lucertola che striscia sul tronco; lo sguardo accompagna la direzione della
. Un antichissimo tempio in onor di lei era in un bosco presso Aricia sul lago di Nemi, ov’ essa era chiamata Diana Nemoren
ia sul lago di Nemi, ov’ essa era chiamata Diana Nemorensis; un altro sul monte Algido presso Tuscolo; ma più celebre di tu
Tuscolo; ma più celebre di tutti fu il tempio eretto da Servio Tullio sul Monte Aventino, che era tempio comune della lega
elebre Artemide del Museo del Louvre, con tunica succinta, la faretra sul dorso, il portamento snello e veramente convenien
Virgilio nell’ Eneide (8,416 e segg.), Claudio Claudiano nel poemetto sul terzo consolato di Onorio (v. 191), si compiacque
asciando a questo di decidere la contesa. Anche allora stava Ermes in sul niego, ma Zeus, capita la cosa, gli diè ordine di
lli, di cui uno era il manico, gli altri due si raccoglievano in nodo sul primo; più tardi si trasformò in una bacchetta, c
mano; ora infine è messaggero ed araldo di Zeus coll’ ali ai piedi e sul petaso e in mano il caduceo. In origine lo si fig
igurato in pienezza di gioventù, con forme robuste ed eleganti, porta sul sinistro braccio un piccolo Dioniso, mentre si ap
iso e con Ermes. Spesso poi di essa si dice che esercito la sua forza sul mortali. Aiutò Paride a rapir Elena e così contri
che in Occidente; specialmente è celebre il tempio di Afrodite eretto sul monte Erice, oggi S. Giuliano (presso Trapani), i
altre, segnatamente quello della Venus Victrix, onorata di un tempio sul Campidoglio, e della Venus Genetrix, venerata sop
, e la leggenda che Estia nella divisione del mondo, dopo la vittoria sul Titani, avesse per sè chiesto eterna verginità e
esta Dea, detta Vestalia, aveva luogo il 9 Giugno. Allora si ponevano sul focolare varii cibi e si conducevano al tempio di
Un altro tempio di Giano egualmente antico e ragguardevolo trovavasi sul Gianicolo, dove si diceva che Giano avesse avuto
lla primavera e della guerra insieme. La fusione dei Sabini stanziati sul Quirinale col Latini del Palatino, fece che si ad
, aveva luogo il 17 Febbraio. Un antico tempio in onor di lui sorgeva sul Quirinale; il qual tempio fu rifatto nel 411 di R
ente in Corinto e nelle sue colonie, in Sicione, in Argo, in Arcadia, sul monte Taigeto tra la Laconia e la Messenia, in El
anche in pitture vascolari dell’ età di Fidia, rappresentato il sole sul suo carro e le stelle in figura di giovanetti aer
sera sorgeva dai flutti dell’ oceano per percorrere la volta celeste sul suo carro tirato da due cavalli bianchi. Si favol
mente fra i Sabini e gli Etruschi. Un tempio a Luna Noctiluca sorgeva sul Palatino, e un altro antichissimo santuario di le
ve è abbastanza frequente la rappresentazione della luna, comunemente sul suo carro, tirato da due cavalli o da giovenchi;
già ricordata figura di Selene posta a riscontro di quella di Elios, sul frontone orientale del Partenone. Anche veniva fi
Pergamo e in molte pitture vascolari. Frequentissima sui sarcofagi e sul monumenti sepolcrali l’ immagine di Endimione dor
i quali appiccan battaglia col rostri e cogli adunchi artigli e cadon sul rogo stesso, vittime in onore del morto, mentre l
se stato trasformato nella costellazione di Orione, quella che appare sul nostro orizzonte dal solstizio d’ estate al comin
o il titolo di « Torre dei venti ». È una specie di torre ottagonale, sul cui fregio trovansi in mezzo rilievo scolpite ott
ustia e dimenticar ogni male. Pindaro raccontava che dopo la vittoria sul Titani, i Celesti pregarono il padre Giove affinc
obile bellezza appoggiata colla destra ad un alto scettro, e reggente sul braccio sinistro un fanciullino che a lei stende
l 193 av. C. presso il Circo Massimo, e un altro nell’ età di Augusto sul Palatino. 3. Orazio nella ode 30a del libro I pro
il figlio d’ Apollo, allorquando già il cadavere suo veniva bruciato sul rogo, Apollo stesso intervenne per salvare il bam
dal seno della madre; poi lo affidò al centauro Chirone che lo allevo sul Pelio e gli insegnò a sanar tutti i mali. Asclepi
he è nel Braccio Nuovo del Vaticano (fig. 51). Folleggiano ai piedi e sul corpo maestoso del Dio sedici genii, rappresentan
, levansi i flutti con impeto, e scon-quassano le navi e si riversano sul lido. Così egli provoca le tempeste e spezza le r
ava nelle profondità del mare, ma compiacevasi anche di cercar riposo sul lido; e sopratutto nell’ ore calde d’ estate narr
nii della morte, onde invalse la consuetudine di riprodurne le figure sul monumenti sepolcrali. Capitolo quarto. Le Div
ra loro, li riempi tutti di timor panico e di alienazione. Atti fuggi sul monti e in un eccesso di furore si uccise. Di che
lto ebbe anche Cibele a Magnesia, a Smirne, a Mileto, Efeso, a Cizico sul Mar Nero, poi ad Olimpia, in Laconia, in Beozia e
rto dei Fasti di Ovidio. L’ uno e l’ altro accennano alla Dea portata sul carro tirato dai leoni, colla fronte cinta d’ una
ise suo figlio scambiandolo per un tralcio di vite, e fu poi sbranato sul monte Pangeo da selvaggi cavalli aizzatigli contr
i alle feste Dionisiache, che il coro delle Baccanti stava celebrando sul monte Citerone. Ma sua madre che trovavasi tra le
i: 1º Le piccole Dionisie, o le feste rurali di Dioniso; avevan luogo sul finir di Novembre o in principio del Dicembre; si
vano più famiglie secondo i luoghi, come le Idee in Creta, le Peliadi sul monte Pelio, le Citeronie sul Citerone, ecc. La n
oghi, come le Idee in Creta, le Peliadi sul monte Pelio, le Citeronie sul Citerone, ecc. La ninfa più celebre di questa cat
, con tutte le altre membra umane. Vivevano abitualmente nei boschi e sul monti, cacciando, danzando e sonando (strumenti l
zio e in larga copia si versa il vino nel cratere, scherzano i greggi sul campo erboso, tutto è in festa il villaggio, gli
avano diventar madri. — Due templi erano a Roma dedicati a Flora, uno sul Quirinale forse di origine Sabina, un altro press
nfini dello Stato; come tale aveva una cappella nel tempio di Minerva sul Campidoglio, ed auche nel tempio di Giove era una
a testa con corone di ellera e di mirto, e siccome si usciva di Atene sul far della sera, portavau fiaccole in mano, e così
eratura latina Claudio Claudiano compose un poemetto in quattro libri sul Ratto di Proserpina, dove descrisse in sonori ver
più antica statua che ancor oggi si possiede, è quella che trovavasi sul frontone orientale del Partenone, opera di Fidia.
nta o ancor accesa ma rovesciata. Tale la figura che si scorge spesso sul monumenti sepolcrali dell’ età imperiale. Cap
nchè cessate le pioggie e ridiscendendo l’ acque, l’ arca prese terra sul monte Parnaso in Beozia. Così fu salvata dal nauf
fuggire dalle loro sedi a oriente della regione Tessala e ricovrarsi sul Pindo, a occidente. A questa lotta presero parte,
o la cacciata dei Centauri da quel monte, si diceva avesse posto sede sul promontorio Malea. Ferito per disgrazia con una d
tralasciasse di cercar la sorella, ma seguisse una vacca con macchie sul fianchi a forma di mezzaluna che egli avrebbe inc
eo di Napoli, ove Cadmo è raffigurato in atto di scagliare una pietra sul drago, mentre dietro lui sta Atena che dirige i s
prigioniera Antiope. La quale per via die’ alla luce, presso Eleutera sul Citerone, i gemelli Anfione e Zeto. Furon questi
nare a crudel morte. Secondo un’ altra leggenda, Dirce essendo andata sul Citerone per prender parte a una festa bacchica,
e da sè, Niobe impietrita dal dolore fu mutata in sasso e trasportata sul monte Sipilo in Frigia, dove ancor non cessa di v
, volgendosi al cielo, accusa insieme la prepotente vendetta del nume sul capo innocente dei figliuoli. Se la grandiosa com
dalle nari, infestava il paese intorno intorno. Bellerofonte, stando sul suo cavallo in aria, potè a distanza saettar la f
ntasi che fatto re di parte della Licia, Bellerofonte tornò a Tirinto sul suo Pegaso, e riaccese l’ amore di Stenebea per l
e riaccese l’ amore di Stenebea per lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alato come per condurla nella sua nuova s
come iniziatore della coltura del paese, e fondatore del culto di Era sul monte Eubea, in genere come autore dell’ ordiname
; ed è tolta da una pittura murale che fu trovata nella casa di Livia sul Palatino, forse copia di qualche celebre pittura
ta a Posidone fu madre di due figliuoli, Agenore e Belo. Quegli regnò sul Fenicii, questi sull’ Egitto. Ora Belo ebbe alla
re di Serifo. Il commovente episodio di Danae abbandonata col bambino sul mare, piena di umiltà e di rassegnazione ai voler
nare le disgrazie, se ne faceva molto uso sugli scudi, sulle corazze, sul battenti delle porte e su vari oggetti di uso dom
se congedo da Etra, pose la sua spada e i suoi sandali sotto un masso sul monti tra Trezene e Ermione, coll’ ordine che qua
che gli aveva inflitto un castigo. In punizione, Anfitrione lo mandò sul Citerone a pascolar greggi, e così rimase fra i p
da Iolao. c) Il cinghiale di Erimanto era sbucato dal monte Erimanto sul confini dell’ Acaia, dell’ Elide e dell’ Arcadia
corna d’ oro e i piedi di rame; era sacra ad Artemide, e soggiornava sul monte Cerinea fra l’ Arcadia e l’ Acaia. Era anch
un dardo a un piede e la prese. e) Gli uccelli di Stinfalo abitavano sul lago di Stinfalo in Arcadia, ed erano muniti di a
notizia, che la via gli sarebbe stata rivelata da Prometeo incatenato sul Caucaso. Eracle allora s’ avviò verso la Libia; i
rto, dagli uni viene collocata in Tessaglia, da altri nel Peloponneso sul confini dell’ Arcadia e della Messenia, ed anche
ggiava adunque che, venuto a Roma, Ercole aveva trovato ivi stanziato sul Palatino Evandro, dal quale era stato accolto con
o dalla innamorata Deianira allo sposo e la dolorosa morte dell’ eroe sul rogo. Ancora nel duodecimo libro è menzionata la
ch’ era in Taranto, e da Taranto dopo la presa della città fu portata sul Campidoglio, donde l’ imperatore Costantino la po
l tanto quanto stava per durare certo tizzone che in quel momento era sul fuoco. Appena scomparse le Moire, Altea subito le
ppresentazione figurata della caccia Calidonea ammiravano gli antichi sul frontone orientale del tempio di Atena Alea in Te
ro dono di un ariete dal vello d’ oro datole a questo scopo da Ermes; sul quale ariete Frisso ed Elle se ne fuggirono diret
fu di esporlo, e torlo così di mezzo. Ma un pastore Corinzio, trovato sul Citerone quel bambino abbandonato, lo raccolse e
che nella prima infanzia s’ aiuta mani e piedi per camminare, cammina sul due piedi quando è maturo e in vecchiaja s’ appog
la detta pena d’ oltre tomba. Figli di Tantalo furono Niobe e Pelope; sul quali ricadendo gli effetti delle colpe paterne,
cocchio fosse tornato ad oriente. Tieste imprecando ogni maledizione sul capo di Atreo e della sua stirpe fuggì e ripaross
ttò d’ un momento ch’ egli, stanco d’ una caccia, s’ era addormentato sul monte Pelio, e toltegli le armi lo lasciò ivi sol
otto il supremo dominio di Agamennone risiedente in Micene. Ristabilì sul trono etolico il suo nonno Eneo che era stato cac
ritto alla mela. Zeus ordinò che le tre Dee fossero da Ermes condotte sul Gargaro, parte del monte Ida nella Troade, e ivi
adre Ecuba nel dar alla luce questo figliuolo, fu esposto appena nato sul monte Ida, ivi poi raccolto da un pastore e come
eva destinato vittima per un sacrifizio d’ espiaziazione. Interrogato sul cavallo, rispondeva esser quello un voto fatto pe
ena, altra figlia di Priamo. Mentre Agamennone ancorata la sua flotta sul lido di Tracia aspettava un vento favorevole, l’
nte difenderla, ma poi visto che era tutto perduto si ritirò co’ suoi sul vicino monte Ida portando a spalle il vecchio pad
olore di perdere allora il vecchio genitore Anchise cui egli seppelli sul monte Erice. Rimessosi in mare, lu da una nuova t
i riaverla. In fatti il suo dolce canto faceva spuntar le lagrime fin sul ciglio delle Erinni e il petto di bronzo del re d
 ». 18. Metam. 13, 622: « Anche ora dà pie lagrime e spande rugiada sul mondo tutto ». 19. En. 8, 589: « La stella Luci
e urla; qui posandoti contento, Ne la porpora avvolto, Chino il volto sul volto. Oh se quel ch’ è terrore, Fosse a te pur t
3 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
era seduto sopra un trono di ferro, con gli occhi bendati e un piede sul nostro globo ; aveva sul capo un diadema stellato
o di ferro, con gli occhi bendati e un piede sul nostro globo ; aveva sul capo un diadema stellato, e nell’ una mano lo sce
quella ninfa, e abbandonò lui in preda a tanta disperazione, che era sul punto di uccidersi ; quand’ella impietosita, lo t
anto il novo amante ch’ io vi narro, Le afferrò un braccio, e la tirò sul carro. Ella, che tutto avea vòlto il pensiero All
iti, sgomentava gli Dei ; Fialte poi fu quello che pose il monte Ossa sul Pelio. Giove sotterrò vivi, sotto l’isola d’Ischi
ll’audacia di Prometeo, ordinò a Vulcano d’incatenarlo ad uno scoglio sul monte Caucaso in Asia, e quivi un avvoltoio gli d
derazione dei popoli latini,23 e Giove Capitolino dall’essere adorato sul Campidoglio. Il soprannome piu celebre e più usit
spiegate in atto di rapir Ganimede (87). 84. Gli autori sono discordi sul numero degli enti mitologici che hanno avuto il n
acendolo rapire da un’aquila nel tempo che il giovinetto era a caccia sul monte Ida nell’Asia minore. Taluni invece lo fann
e lo uccise ; e la pelle del mostro servì poi a ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitia o Pitonessa (122) per dare
he gli rispose di dover placare Apollo e Nettuno, esponendo ogni anno sul lido una giovanetta per esservi divorata dai most
’era nato, e dove Teseo (402 e seg.) stabilì i giuochi Pitii ; ed uno sul monte Soratte ove i suoi sacerdoti camminavano a
detta la valle sottoposta. In essa scorre il fiume Permesso che nasce sul monte Elicona dalle acque della ninfa Castalia tr
ciavano con queste due parole Io Paean per rammentare la sua vittoria sul mostro Pitone. Gli spettatori di quella tremenda
tto l’ombilico alla ninfale, con un mantelletto in ispalla affibbiato sul destro muscolo, e con osattini in piede vagamente
ovenchi, vogliono avere le corna molto piccole, ed una macchia bianca sul destro fianco. » (Vasari. Vita di Taddeo Zucchero
conquistati. Bacco è rappresentato con due corna, Mose con due raggi sul capo. Il tirso di Bacco fece scorrere fonti di vi
Idaspe, gli attraversò a piedi asciutti ; il secondo fece altrettanto sul Mar Rosso. I quali paralleli attestano che se Mos
tlante, alla quale fu consacrato il mese di maggio, nacque in Arcadia sul monte Cillene ; fu il messaggero e l’interprete d
dal suo coraggio, e dimentico dei consigli della Dea colpi un cignale sul monte Libano ; ma la belva furiosa lo inseguì e l
lo ad ogni costo ; prendi questa lucerna e questo pugnale ; sincerati sul conto suo ; e se le nostre congetture non sono ma
i moti facessero pendere la lucerna ; sicchè una goccia ardente cadde sul seno del giovine, che svegliato dal dolore si alz
spediva a scatole. Apre, e ne scaturisce un fumo nero che le si ferma sul volto : si specchia, e scorge la deforme maschera
rezza dei loro voti. Le belle lor chiome, o nere o bionde, scendevano sul candido collo pendendo fino a terra. Le vergini c
nò che il marito naufragava ritornando da Delfo, sicchè atterrita, in sul far del giorno corse alla spiaggia, e visto infat
lo Stige gli Dei dovevano tenere una mano stesa sulla terra e l’altra sul mare ; e chi rompea questo giuramento era per die
mpre rappresentate con ali di pipistrello, con serpenti attorcigliati sul capo, e una fiaccola in mano ; ed avevano per com
tuo presente ; Tu dalla mano incerta Togli l’insanguinato Scettro, e sul trono gli t’assidi al lato. ……..A voi diletta Di
poma il melo adorno, E il dolce fico, e la canuta uliva, Gli piegavan sul capo i carchi rami ; E in quel ch’egli stendea dr
opra una civetta ; in una mano l’asta, nell’altra la scudo, e l’egida sul petto. Talora le stanno accanto i simboli delle s
iù di tutti le venerarono furono i poeti, i quali usavano d’invocarle sul principio dei loro poemi, come valevoli più d’ogn
culto fondato prima in Epidauro, città del Peloponneso nell’Argolide sul golfo Saronico dov’ebbe i natali, si sparse tosto
oderate fatiche esercita sempre il tuo corpo. — Per dormire, coricati sul fianco destro. — Che le tue fauci non patiscano a
assò le ciglia. Per te la vita rincorossi e piacque ; Per te la morte sul feral tragitto Vinta ai soavi farmachi pur tacque
nti, dei laghi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicine al mare o sul margine dei ruscelli o nei freschi recessi dei bo
) prese a vendicare la sventurata Eco ; menò’l’insensibile giovinetto sul margine d’una fonte, e lasciatolo ivi a specchiar
suoi adoratori, e ogni dì muta favoriti e ministri. Il cielo le posa sul capo : ed ella reca in mano nello stesso tempo il
de’ quali alla fine accelera la ruina : Lieve ed alta dal suolo ella sul capo De’ mortali cammina, e lo perturba ; E a ben
d’Iside (690), e presiedeva al Silenzio. La sua statua era collocata sul limitare dei templi, o per indicare che gli Dei v
namente celebra il Petrarca nel suo Trionfo la buona Fama : Quale in sul giorno l’amorosa stella Suol venir d’oriente inna
c. I.) Il padre dei Gracchi fu il primo ad alzarle in Roma un tempio sul monte Aventino ; ma un incendio lo distrusse, e P
o inno : E quando sparve la celeste fiamma73 Che la diva recato avea sul Tebro, Canta la Fama che le Grazie un giorno Vide
in una mano ha tre serpi, un’ idra nell’altra od una torcia accesa, e sul seno un rettile mostruoso che la divora continuam
si rizza ; la sua veste, di color cangiante come il suo cuore, ondula sul petto agitato, e le ali a’ piedi ne rendono più r
ributo. La pace. 347. In veste candida, e con celeste riso sul volto bello, compariva questa figlia di Giove (63
ad un’ asta, e con l’altra raccolga una falda di gonna ; stia fermata sul piè destro, e tenendo il sinistro indietro sospes
ce scaturire la fontana d’Ippocrene (123). Così la vittoria riportata sul vizio produce sempre buoni effetti, quantunque il
voci di maraviglia e gli applausi del popolo echeggiarono lungamente sul lido. 362. Cefeo offerse tosto la figliuola in is
gione di lagnarsi dell’avo Acrisio, tuttavia s’adoperò per rimetterlo sul trono, dal quale era stato scacciato da Preto (46
li acuti denti e velenosi. Le creste eran divenute cadenti e languide sul morire, gli occhi appannati, le squame non più vi
re della libertà, poichè gli spezzò le catene che lo tenevano avvinto sul monte Caucaso. 390. Essendo arrivato Ercole insin
mato Lica. 397. Poichè Ercole appunto allora preparava un sacrifizio sul monte Eta, accolse con giubbilo il dono : ma non
avrebbe potuto esser presa ; e tagliando da sè medesimo alcuni alberi sul monte Eta, s’ alzò un rogo sul quale finì la fati
tagliando da sè medesimo alcuni alberi sul monte Eta, s’ alzò un rogo sul quale finì la faticosa vita. Ma ingiunse prima a
e d’ Ereole rappresentavano i dodici mesi dell’ anno ; e qualche idea sul moto dei segni celesti (676, 677) rende facile l’
ritrasse unitamente ad una corona che Anfitrite (188) gli aveva posto sul capo. Tuttavia questa opinione merita poca fede,
quel medesimo dell’ isola di Creta vicino alla città di Gnosso, fatto sul modello dell’ egiziano, e destinato a dimora del
eroi della favola. Il tessalo maestro Che di Tetide il figlio Guidò sul commin destro…. Già con medica mano Quel Centauro
discon la lancia. Talora si abbracciano, ed una lucida stella splende sul loro capo. Giasone, Medea, Gli Argonauti.
dato il disegno. Il legname, col quale fu costruito, era stato preso sul monte Pelio e nella foresta di Dodona (82), e per
Pelia con la fama di tanto prodigio, e le indusse a farne esperimento sul padre loro ; ma gl’ incantesimi non ebbero alcun
. 471. Allora, preso da disperazione, andò a nascondere il suo dolore sul monte Rodope. Le Baccanti (153) tentarono di rich
ri, tratto dal dolce suono teneva dietro alla nave, guizza a raccorlo sul suo dosso, e lo reca fino al capo Tenaro in Lacon
ulla riva. Ulisse, per eternarne la memoria, fece scolpire un delfino sul suo scudo. Anfione. 481. Anfione discende
be stato condotto da un bove. Cadmo obbedì, e fabbricò Tebe in Beozia sul modello della Tebe d’Egitto. Anfione (481) costru
492. Forba, pastore del re di Corinto, ritrovò a caso questo bambino sul monte Citerone, e lo ricoverò nella sua capanna.
ssa !) Turpe rifiuto, o domandar più grave Della pietà fastosa, e tu ( sul ciglio Trattengo appena il pianto) o celi il nome
posò Elena (601), sorella di Clilennestra (527), e successe a Tindaro sul trono di Sparta ; ma Elena bella « per cui tanto
eri per placarla il sacrifizio d’Ifigenia. La figlia d’Agamennone era sul punto d’essere immolata, allorchè Diana, sodisfat
elitti per amor del trono ; ma la sorella Elettra (527), che vegliava sul fanciullino, trovò modo di salvarlo dalle insidie
reccia fosse stata diretta dallo stesso Apollo. I Greci lo tumularono sul promontorio dj Sigeo, vicino alle pianure di Troj
o ; perchè nell’andare a Troja una di quelle frecce gli cadde appunto sul piede col quale aveva additata la tomba d’ Ercole
……… (Trad. del Borghi.) Protesilao. 556. Il primo a scendere sul lido troiano fu questo Protesilao, e ben meritava
i nota. Cosi, quando Bellona entro le navi Addensava gli Achei, vide sul vallo Fra un turbine di dardi Ajace solo Fumar di
sanguinoso Ajace, Notturno il seno aprendosi Col vindice pugnai. E là sul Xanto i Danai Copria di vitupero : Ma sua virtù
Borghi.) 566. Dal sangue d’ Ajace spuntò un fiore simile al giacinto, sul quale paiono impresse le due prime lettere del su
suo ultimo sospiro. I Greci eressero un magnifico monumento ad Ajace sul promontorio Reteo. 567. Insieme col Telamonio vi
padre. Da sè medesimo Achille collocò poi la salma dell’eroe trojano sul cocchio di Priamo ; gli accordò undici giorni di
omparve in mezzo a una nube, e lasciò cadere fra le Dee un pomo d’oro sul quale era scritto, per la più bella. Ecco subito
e Giunone (85). 599. Giove, per finire lo scandalo, mandò le tre Dee sul monte Ida ad essere giudicate da Paride. Ognuna d
ete (546) con una freccia d’Ercole (368), Paride si fece recar subito sul monte Ida alla ninfa Enone da lui conosciuta quan
elle mura il cavallo di legno che i Greci avevano finto d’abbandonare sul lido a guisa di voto offerto a Minerva (522). Lao
nno dal fraudolento Sinone che i Greci avevano lasciato a bella posta sul lido per tentare i nemici, e ciecamente ostinati
Penati (325-328), e menando seco il figliuoletto Ascanio, si ricovrò sul monte Ida con quanti potè raccogliere dei Trojani
ba-lunga ; e quindi i posteri suoi in numero di quattordici regnarono sul paese latino, fino a Numitore zio di quel Romolo
ti, fate che una figura adorabile come questa diventi mia sposa. » In sul finire di tali parole s’accostò alla statua, e gl
andarono illesi dall’esterminio, e la navicella che li recava approdò sul Parnaso. 650. Appena furono ritirate le acque, a
minò nella terra a tempo della fondazione di Tebe. Un giorno incontrò sul monte Cillene due serpenti avviticchiati fra loro
esi nei quali l’Oracolo non dava risposta. La Pitia non voleva salire sul tripode, e allegava la legge del divicto ; ma egl
oi non faremo che citarne pochi esempi. E convien prima avvertire che sul principio fu rigorosamente vietato di pigliar par
, e meritarono la corona. Ma appena l’ebbero essi ricevuta, la posero sul capo del loro padre ; e prendendolo sulle spalle
co, il quale da fanciullo, dicono, aveva soffocato un leoue mostruoso sul monte Olimpo, ed era capace in età più adulta di
o ; e gli altri tutti, da lui repentinamente trattenuti, furono stesi sul terreno. Il condottiero traboccò sul timone : ed
namente trattenuti, furono stesi sul terreno. Il condottiero traboccò sul timone : ed intanto l’altro cocchio pendeva da un
emj, ebbe in dono un elmo ed un usbergo d’acciajo, ornato di argento, sul petto di cui si vedeva scolpita una quadriga in o
i, ed il Cretese fremeva nel vedersi, al principio del cimento, quasi sul punto di essere superato, parendogli piuttosto au
Sporgea più innanzi de’ corsier col capo. Ma il misero garzon, ritto sul cocchio Gli altri giri trascorsi, ecco la guida I
di, delle Plejadi, di Arturo ed altri ; ma pende questione tra’ dotti sul vero significato de’ vocaboli ebraici corrisponde
vittime d’intorno Gli accumulò. D’accanto indi gli pose Colle bocche sul feretro inchinate Due di miele e d’unguento urne
lò, dopo cui stendo Sul pelago l’Aurora il croceo velo, Mori la vampa sul consunto rogo, E per lo tracio mar, che rabbuffat
con in fronte una macchia bianca di forma quadra, una figura d’aquila sul dorso, e a destra un altro segno bianco a guisa d
i segni fossero naturali, ma i sacerdoti gl’ imprimevano segretamente sul corpo dell’ animale quando era lattante. Questo b
finchè sussistè il tempio di Cerere, vale a dire per 1200 anui. — In sul finire della vita Eumolpo si riceociliò con Tegir
atesso quando era fanciullo, con lo corna delle capre uccise de Diana sul monle Cinto. Non vi sacrificavano animali, nè lo
ocide. Ecco l’origine di quest’oracolo : Alcune capre che pascolavano sul monte Parnaso giunsero in un luogo ov’era una pro
sia propizio ! » 75. Virgilio a Dante. 76. Perché montando ambedue sul dorso del mostro dovevano esserne con dotti per d
I’astrinsero ad arrendersi ; sicchè fu saceheggiata, e Tersandro sali sul trono. I vinti si rifugiarono parte in Illiria e
ec. Queste decisioni erano tenute per infallibili ; ma sempre fondate sul doppio senso o sull’ ambiguità di sentenze che po
4 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
erone, che dava larga vena di acque sulfuree ; ma Ovidio (3) il mette sul monte Aventino un dì abbondante di fonti e di sac
così adoravano il Sole sotto il nome di Ati, il quale credesi sepolto sul monte Agdiste, a piè del quale era la celebre cit
e che da P. Cornelio Scipione fu collocata nel tempio della Vittoria sul Palatino, a’quattro di Aprile, che fu festa grand
faceva scendere in una profonda fossa che coprivasi di un graticcio, sul quale s’immolava un toro colle corna dorate, di c
vorato, vicino a partorir Giove, si consigliò col Cielo e colla Terra sul modo di nasconderlo alla crudeltà del genitore. I
Amaltèa, con un dolce favo di mele, che tosto fabbricò l’ape Panàcre sul monte Ida. Altri dicono che Melissèo, re di Creta
, fabbricò un altissimo ponte di bronzo, che passava sopra di Elide ; sul quale passeggiando con magnifico cocchio, faceva
ta strada sorgevano le magnifiche abitazioni degli Dei ; e pel mezzo, sul suo cocchio, Giove era solito di passeggiare. E’
di Ganimède avvenne in un luogo vicino a Cizico, chiamato Arpagio, o sul promontorio Dardanio ; ma Virgilio (2) dice che f
agio, o sul promontorio Dardanio ; ma Virgilio (2) dice che fu rapito sul monte Ida, mentre dava opera alla caccia. I Poeti
per andare al combattimento, Errava Minerva in mezzo, e le splendea sul petto Incorrotta immortal la preziosa Egida, da c
comando dell’ingiusto genitore andò a consultare l’oracolo di Apòllo sul luogo, ove avesse a stabilir finalmente la sua di
son rappresentati in forma di due giovani con un berretto o cappello, sul quale era una stella ; più spesso però nelle stat
ta la serenità del cielo. Si vede pure Giove detto Serapide col modio sul capo, che Millin crede essere un avanzo del fusto
binetto del Re di Francia, l’Olimpo è indicato da un Giove, che siede sul trono colla folgore nella sinistra ed un lungo sc
lie opime, cioè quel bottino che il generale di un esercito riportava sul re o capitano dell’esercito vinto ; o perchè port
per Iovem Lapidem. Iupiter Latialis. In onore di lui si celebravano sul monte Albano le ferie latine, istituite da Tarqui
della pioggia, detto da’ Greci ομβριος ed Υετιος, che avea un altare sul monte Imetto nell’ Attica(1). Iupiter Stator, Gi
itava, e la trasformò in testuggine, animale che ancora porta la casa sul dosso, ed in pena de’ suoi scherni condannolla ad
ni cavalli ch’eran figli a’ cavalli del Sole, sì veloci che correvano sul mare, e sulle ariste, e che Giove donati avea a L
iede secretamente ad allevare ad alcuni pastori del Re, che abitavano sul monte Ida. Igino vuole che i ministri del Re, mos
tersi al giudizio del pastorello Paride. Le Dee se ne andarono da lui sul monte Ida ; e Giunone gli promise ricco e potente
he Vulcano, volendosi vendicar di Giunone, le regalò un trono di oro, sul quale appena assisa, vi restò legata. Bacco tutto
di Fortuna. La rappresentavano pure con un sole ed una luna crescente sul capo, ed appoggiata ad un timone, per indicare ch
cevano che la Fortuna avea stabilita l’eterna sua dimora in Roma, ove sul Palatino, deposte le ali, avea gettata la ruota,
redemno, o teristrio (θεριστριον, ο ιματιον). La Giunone di Samo avea sul capo la corona, per cui chiamavasi Giunone la Reg
tombe. Nella statua di Giunone Argiva(2) la Dea si rappresenta assisa sul trono, di straordinaria grandezza e tutta di oro
o, di straordinaria grandezza e tutta di oro e di avorio colla corona sul capo, tenendo nella sinistra una melagrana, e nel
sacrificavano in di lei onore, come gli uomini, al loro genio(5). Ma sul nome Lucina vi è non poca confusione negli antich
fortuna di mare, e le sue navi ruppero presso il promontorio Cafarea, sul quale essendosi egli rifuggito, Minerva scagliò i
esimo, si studia di dimostrare che i Greci foggiarono la loro Minerva sul tipo dell’Iside di Egitto. Di fatto Platone ed Er
go (ab Αρης, Mars, et παγος, collis), così detto, perchè assembravasi sul colle di Marte, ch’era non lungi da Atene. Non è
niesi e render quel tribunale a tutt’i popoli venerando, presentarono sul loro teatro il magnifico spettacolo dell’Areopago
nnuali istituiti da Domiziano in onore di Minerva, che si celebravano sul monte Albano, e ne’quali gareggiavano poeti ed or
inventrice. Pausania parla di una statua della Dea che avea un gallo sul cimiero ; ed il Montfaucon, di un’altra ch’è nel
onastero Sangermanese, la quale ha una lunga veste, l’egida, un gallo sul cimiero, ed una borsa nella sinistra. Callimaco l
Poliade assisa su di un trono colla conocchia in una mano ed un globo sul capo. Se si rappresentava vicino a Giove, stava r
o. Sopra una medaglia di Atene vedesi Minerva che disputa con Nettuno sul nome da darsi alla città ; essa ha fatto nascere
apta. Con questo nome avea in Roma un picciol tempio detto Minervium, sul monte Celio. Fu così detta o quasi Capita, perchè
con Agamennone che avea oltraggiato Crise, suo sacerdote, col tirare sul Greco esercito le sue micidiali saette, vi suscit
pazio di ben cento iugeri. Esso dava le risposte da un oracolo ch’era sul Parnaso, o il custodiva ; perchè i dragoni nelle
Apollo e Diana, de’quali il primo, quattro dì dopo il suo nascimento, sul Parnaso uccise il Pitone, ne gittò le ossa sul tr
opo il suo nascimento, sul Parnaso uccise il Pitone, ne gittò le ossa sul tripode o cortina che pose nel suo tempio, ed in
iosto : Terrà costui con più felice scettro La bella Terra che siede sul fiume, Dove chiamò con lagrimoso plettro Febo il
solo due figliuoli ; ed altre cose di grande dispregio. Allora Latona sul monte Cinto forte si lamentò con Apollo e Diana,
dolore, fu cangiata in sasso, il quale da gagliardo vento trasportato sul monte Sipilo, è tuttavia monumento della sua empi
che sia nata la favola dall’aver Niobe posta una sua statua di pietra sul sepolcro de’ suoi figliuoli. Finalmente Pausania
uivi tirannicamente regnava. Vide egli un giorno le Muse che andavano sul Parnaso, colte da improvvisa tempesta ; e fingend
he quando Perseo recise il capo di Medusa, dal sangue che gocciolonne sul suolo, nacque un destriero fornito di ali velocis
osò Dirce, fig. del Sole. Antiope, già incita, partorì Anfione e Zeto sul monte Citerone ; i quali, da un pastore educati,
l medesimo nome. Perciò Pimpleide in Orazio significa Musa ; e salire sul monte Pimpleo in Catullo vuol dire attendere alla
hi monumenti si veggono vestite di lunghe tonache, ed una o due piume sul capo, per la vittoria riportata sulle Sirene, com
ale ella presiede. Se le attribuisce l’invenzione del flauto ; percui sul basso rilievo dell’apoteosi di Omero questa Musa
estra in atto di arringare, uno scettro nella sinistra, ed un rotolo, sul quale è scritto : Suadere ; simbolo della rettori
vento o vapore che usciva da un freddo sotterraneo, quando essa sedea sul tripode. Dicono che Flegia fig. di Marte e re de’
ndo. Era essa tutta costrutta di corna di capra che Diana ucciso avea sul monte Cinto, le quali erano assai ingegnosamente
ne ebbe origine la favola di considerare il Sole come un Nume portato sul cocchio, e che vada a riposare ogni notte nell’Oc
iori. Anzi essa attacca i cavalli al cocchio del Sole, e poscia siede sul suo tirato da due cavalli bianchi, secondo Teocri
le spalle del Dio sdegnato. Un’eterna gioventù si diffonde mollemente sul suo mollissimo corpo, così giudiziosamente misto
’ Re. In un’agata presso il Sig. De la Chausse si rappresenta il Sole sul suo cochio, che nella destra tiene un flagello, e
ino, Platinus, dicevasi da’ Romani pel tempio edificatogli da Augusto sul monte Palatino dopo la vittoria di Azio. Apollo
pingeva assisa su di un carro con una face in mano e colla mezza luna sul capo, percui fu detta bicorne regina degli astri
cce, attributi della Diana de’ Romani. Sopra un gruppo di nubi vedesi sul suo cocchio notturno tirato da due ninfe nell’att
ipinge coperta di un gran velo seminato di stelle, con una mezza luna sul capo, ed in mano una face. Nell’articolo di Diana
nfe sorelle mosso Giove a pietà, queste mutò in sette stelle che pose sul capo del toro. Chiamavansi Ambrosia, Budora, Pasi
lla Lidia. Veggendo questi un giorno che un suo compagno trovato avea sul lido un fanciullo a dormire quasi aggravato dal v
ri delle sue feste, obbligando le donne Tebane a far pazze allegrezze sul Citerone, monte della Beozia, vicino al Parnaso,
urioso per ope ra di Bacco, la moglie ed il figliuolo uccise, ed esso sul monte Rodope fu da quel nume alle pantere esposto
che Bacco era lo stesso che il sole. Ed il vedere Bacco con due corna sul capo ci ricorda che Osiride dagli Egiziani era ra
o le vittime pel sacrificio ; e finalmente il vecchio Sileno ubbriaco sul suo asino che il conduce a stento. In memoria de’
rzo anno con notturni, discorrimenti di donne, e con arcane cerimonie sul monte Citerone ; e perchè si facevan di notte, di
i pampini con grappoli di uva, come il descrive Ovidio(2), e la mitra sul capo(3). Alla mitra son posti alcuni fiori simili
si talvolta nudo ; talvolta con una pelle di pantera alle spalle ; or sul dosso di Pane, or fra le braccia di Sileno che fu
oppo pel pericolo delle fiere ch’egli inseguiva. E di fatto un giorno sul monte Idalo, di Cipro(2), fu mortalmente ferito d
onsacrato a Venere ; e si chiamavano Egle, Aretusa ed Esperetusa ; ma sul loro numero e nome variano i Mitologi. IV. Vit
a per mano, tirò la Dea fuori del tumulto, ed ella, salita all’olimpo sul cocchio prestatole da Marte, fu risanata da Peone
zio, e timorosa la madre pel turbine di guerra che addensar si vedeva sul capo del diletto figliuolo, con mille carezze ind
la madre Venere gli fa grandi applausi dall’ Olimpo e gli sparge rose sul capo. Veniamo ora alle Grazie. Esse erano le comp
ta(2), che avendo Enea fondato in Sicilia la città di Acesta, edificò sul monte Erice un magnifico tempio a Venere Idalia,
e diversa dall’altra fig. di Dione, era caratterizzata da un diadema sul capo simile a quello che porta Giunone. La Venere
a che sta sulle acque del mare e con una conchiglia in mano ; ed avea sul capo un bel serto di rosse e di bianche rose, men
che volta sembra appoggiata ad un Tritone, tenendo in mano uno scudo, sul quale è dipinta una testa. Cavalcando un cavallo
cando un cavallo marino, pare che la Dea voli sulle onde, con un velo sul capo, che i venti gonfiano leggermente, mentre Cu
, Erycina, dal monte Erice, in Sicilia, non lontano dal capo Lilibeo, sul quale fu edificato un memorabile tempio di Venere
in mano, tutto insanguinato esorta i soldati al combattimento e siede sul cocchio, allato al quale sta il Terrore e la Paur
ria, ninfa colla quale quel religioso monarca avea segrete conferenze sul governo di Roma, gli suggerisce di consultar l’or
lante, fig. di Giapeto, sposò Pleione, una delle Oceanitidi, la quale sul Cilleno, monte dell’Arcadia, gli partorì le Pleia
e il nostro Mercurio, che diede alla luce sullo stesso monte Cilleno, sul pendio del quale era la città di Cillene. Fu quin
acrificii a Maia ed a Mercurio(3). Questo nume, dice Pausania, nacque sul monte Coricio di Arcadia, ed appena nato, le Ninf
come la maggior parte de’ loro numi, così foggiarono il loro Mercurio sul tipo dell’Ermete egiziano. Di fatto presso quel p
vediamo Mercurio accompagnato colla Fortuna tenere un’ancora e sedere sul rostro di una nave. Ma non solo de’ mercatanti ;
messaggiero. Al piede S’avvinse i talar belli, aurei, immortali, Che sul mare il portavano, e su i campi Della terra infin
Mercurio, volendo far pruova della sua virtù, ed imbattutosi a caso, sul monte Citerone, con due serpenti, i quali fierame
esso li apriva piuttosto, alludendosi al costume de’ Romani di aprire sul rogo gli occhi de’ cadaveri, che avean chiusi in
curio seduto sopra uno seoglio colle ali a’ piedi, ed il petaso alato sul capo. Sutto scoglio si vede a sinistra una testug
che volea seco condurre ; bel simbolo della forza che ha l’eloquenza sul cuore umano. Qualche volta(1) gli hanno posto in
e di Mercurio. Nella gigantomachia, Mercurio coll’elmo di Plutone sul capo che rendeva invisibile chi lo portava, uccis
oprantendevano ad una città o ad un regno, e che a Roma si veneravano sul Campidoglio ; sebbene queste voci spesso si confo
cca della caverna un tripode coperto della pelle del serpente Pitone, sul quale assisa la Pitonessa, dopo aver bevuto dell’
e col capo tocca le stelle (alla pulsat sidera. Aen. III, v. 619.) Ma sul fatto de’ Ciclopi vi è gran confusione fra gli an
empii, altari, statue, sacrificii, antri e monti a lui consacrati ; e sul monte Liceo presso ad un suo tempio era l’ippodro
ntiochia, ove l’imperatore stesso volle vederlo. Plinio riferisce che sul monte Atlante di giorno era gran silenzio ; ma ch
Febbraio, Livio (7) racconta che volendo Tarquinio Superbo edificare sul Tarpeio un tempio a Giove, acciocchè la piazza de
nia (Χθων, terra), epiteto della Dea dal tempio che le edificò Ctonia sul monte Prono nel Peloponneso. Si celebravano in on
immagine de’cori delle Ninfe greche che tenendosi per la mano danzano sul prato o nel bosco nella stessa guisa che dai poet
i Apollo, da lui stesso fatto colle corna delle capre uccise da Diana sul monte Cinto, che era una delle maraviglie del mon
rassomiglia leggiadramente a Diana che, lungo la riva dell’ Eurota o sul monte Cinto, da cento e cento Oreadi accompagnata
a un culto particolare. Aventina, dal tempio che la nostra Dea aveva sul monte aventino. Cinzia, Cynthia, dal Cinto, mont
ia della virtù o quella del vizio, mentre incerto e pensieroso medita sul partito da abbracciare, gli apparvero due donne d
to ed Acrisio, de’ quali il primo fece tutti gli sforzi per ascendere sul trono ; ma, dopo molte gare, i due fratelli si di
lo, a lui Adrasto, e poscia il figliuolo Egialeo. Dopo del quale salì sul trono Diomede, fig. di Tideo, il quale, dopo l’im
i prodotti dal terreno, a guisa degl’insetti, e che per ciò portavano sul capo una locusta d’oro(1). Fra le città di quel p
crope che primo diede divini onori a Giove ; e dopo più altri re salì sul trono Pandione, padre di Progne e Filomela. Era l
di Eolo. Regnò pure in Atene Egeo, il quale non credendo poter durare sul trono orbo com’era di figli, consultò l’oracolo d
ta Trofonia, ov’era l’oracolo di Giove Trofonio ; la città di Tespia, sul fiume Tespio, alla quale faceva ombra a settentri
Tebe, edificata da Cadmo, ove, dopo la morte di Anfione e Zeto, sali sul trono Laio, che sposò Giocasta, fig. di Creonte,
in Argo sposò la figliuola del re Adrasto che gli promise di riporlo sul trono. E di fatto preparò una famosa spedizione,
e i figliuoli di Nefele. Percui, avendo Atamante consultato l’oracolo sul modo di far cessare una gran carestia, Ino trovò
un ariete donatole da Mercurio e ch’era insigne pel suo vello d’oro ; sul quale montati Frisso ed Elle tentarono di passare
avesse solcato l’infido elemento e che fu costruita di pini tagliati sul monte Pelio. Questa nave famosa fu trasportata in
icò dodici giovani prigionieri troiani ch’egli uccise di propria mano sul rogo dell’estinto amico. Ovidio dice che Achille
lle mura della città, vi fanno entrare il fatale cavallo che allogano sul Pergamo, ch’era la cittadella di Troia. Si danno
) bellamente ci pone avanti gli occhi la signoria che quel nume vanta sul mare, allorchè descrive il modo come egli sdegnat
avea più potere degli altri. Ed una grande idea di questa sua potenza sul mare ci dà Virgilio(3), quando dice ch’egli fa at
certi dipinti. In un calcedonio(4) vedesi Venere per le onde portata sul dorso di un enorme Tritone. Nel corteggio del si
ni Iddii, ai quali i marinari salvati dalle fortune di mare sciolgono sul lido i loro voti insieme con Panopea e Melicerta(
si Nettuno(3), perchè avea un tempio che serviva d’inviolabile asilo, sul Tenaro, promontorio della Laconia, formato dall’e
ntaminò un bel fonte, ove quella vergine era solita stare al rezzo in sul meriggio e lavarsi. Per la virtù de’ quali magici
n sette rioni. Nel primo udivansi i dotorosi vagiti de’ bambini morti sul nascere ; nel secondo, eran le ombre di quelli ch
terne mai bere una goccia, mentre saporosi frutti da’rami gli pendono sul capo, de’quali non può gustare un solo. Pindaro a
ta attribuisce la cagione della pena datagli da Giove che gli sospese sul capo un sasso, dalla caduta del quale era continu
e idee religiose dell’Egitto. L’Acheronte de’greci poeti fu inventato sul modello di un lago di Egitto, presso Menfi, detto
rcole, dice che l’elmo di Plutone, di folte tenebre circondato, stava sul capo di quell’eroe. Or le nubi di cui il sole nel
resentasi sempre con una folta barba ed in aria severa, ed ha sovente sul capo l’elmo donatogli da’ Ciclopi. I poeti ed i m
οπος, Atropos) il tagliava. Secondo Tibullo(2), le Parche predicevano sul nascere di ciascuno il tenore della sua vita, fil
ogliono, sebbene altri intendano di una corona di quercia che portano sul capo, perchè anche Platone dice ch’esse aveano il
e di solido ferro, sebbene la fatal sorte de’monarchi vi era scritta sul diamante, come quella di Cesare, in quella guisa
, come quella di Cesare, in quella guisa che presso Claudiano A tropo sul diamante segna le fatidiche parole di Giove. Alle
mo, di cui la vita fosse stata una serie di sventure, dicevasi che in sul suo nascere la Parca gli si era mostrata con volt
coglieva, quando fu rapita da Plutone. Non di rado si vede col calato sul capo, il qual vaso o paniere simile a quelli, di
ocità del tempo che vola e passa come un sogno. Le corone che portano sul capo, dimostrano l’assoluto potere che le Parche
5 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
guerra. Giove restò vincitore e non contento della vittoria ottenuta sul padre lo scacciò anche dal cielo. Saturno si rico
a Minore. Numa Pompilio, o secondo altri Romolo, le innalzò un altare sul quale delle vergini chiamate Vestali conservavano
enta con una fiaccola in mano e con una patera, per ispargere profumi sul fuoco sacro che si manteneva contínuamente ne’ su
co era il principale perchè dicesi che facesse dimora colla sua corte sul monte Olimpo in Macedonia. Il faggio e la quercia
ortabile, e non perdonò mai a Paride di non averle dato il pomo d’oro sul monte Ida quando gareggiò di bellezza con Venere
stata rapita da Plutone dio dell’inferno, Cerere accese due fiaccole sul monte Etna per ricercarla. Andò alla corte del re
nell’altra ; il teschio di Medusa le si mette su l’egida o corazza e sul petto da alcuni, da altri sullo scudo ; le stanno
tona. Della pelle di questo animale si servì per ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitonessa o sacerdotessa per dar
iondi sparsi sugli omeri ; con una cetra in mano, una corona d’alloro sul capo, con parecchi strumenti d’arti a lui vicini
ceo era una verga, che Mercurio imbattutosi un giorno in due serpenti sul monte Citerone i quali combattevano insieme, gett
i vien più sovente dato dai poeti, perchè era particolarmente onorato sul monte Cilleno in Arcadia o perchè si credeva ch’e
dalla prigione ove era stato rinchiuso da Vulcano e attaccò Prometeo sul monte Caucaso. Le statue che si ponevano su le vi
Semele figlia di Cadmo re di Tebe in Beozia, ed ecco quanto si narra sul conto suo. Giunone sempre gelosa di Giove e sdegn
vendo inseguito Bacco e le sue sacerdotesse, che celebravano le orgie sul monte Nisa, fu accecato da Giove ad istanza di Ba
dine di Giove. Aveva le sue fucine nelle isole di Lipari e di Lenno e sul monte Etna. I Ciclopi figli di Nettuno e di Anfit
o annoverati tra gli Dei, e in un tempio di Corinto avevano un altare sul quale si offrivan loro sacrifici. I moderni non v
do fiori. Plutone la vide, ed invaghitosene, corse a rapirla, la mise sul suo carro e la trasportò nell’inferno. Non valser
e. Se n’era fatto un Dio marino figlio di Nettuno perchè era possente sul mare, e i suoi sudditi, popolo marittimo e dedito
si tributavano ad essi gli onori divini. Non s’intraprendevano viaggi sul mare se non si sacrificava ai venti ed alle tempe
ina su tutta la natura si dipinge nell’aria, nel fuoco, su la terra e sul mare. Esso conduce carri, suona la lira, o cavalc
Nume era uno de’compagni di Dioniso o Bacco. Si poneva la sua statua sul limitare dell’appartamento de’nuovi sposi, sopra
conoscere il Destino di Giulio Cesare. I Destini de’re erano scolpiti sul diamante. I ministri di questo potente Dio erano
ò dal fianco di lei Esculapio e lo diede in cura al centauro Chirone, sul monte Tittone in vicinanza di Epidauro ; fu nutri
rro tirato da cavalli focosi, che calpestano tutto quanto rincontrano sul loro cammino. Le sta vicina la Discordia che coll
lla sua nascita. Fetonte entrò nel palazzo del Sole e lo trovò seduto sul suo rilucente trono ed informatolo dell’oggetto d
che il salso flutto solcando, dietro di sè lasciavano un ampio solco sul mare ; infiammati erano i loro occhi e fumanti le
io di Chirone, e la costrinse finalmente a cedere. Le nozze si fecero sul monte Pelia, colla più grande magnificenza, e tut
dificato per ordine di Minosse II presso la città di Guosso da Dedalo sul modello di quello d’Egitto, espressamente per rin
dai luoghi lor sacri. Sono soventi nominate Pieridi, dal monte Pierio sul quale credesi essere elleno nate, o da Piero che
l quale consisteva in preci ed in sacrifici. Questo culto era fondato sul vantaggio che traevasi dall’Oceano e dal mare e s
ce. L’Autunno ha nelle mani de’ grappoli d’uva o un paniere di frutti sul capo. L’Inverno ben vestito ed il capo coperto, s
citando la nascita di Euristeo, ed assicurandogli così la superiorità sul suo competitore. Nel giorno che nacque Ercole il
da Giunone, e dal quale fu punto in un piede. 3.° Pugnò e prese vivo sul monte Erimanto un ferocissimo cignale che devasta
i, i quali condusse poscia ad Euristeo e non li lasciò in libertà che sul monte Olimpo ove furono divorati da animali feroc
nel passare il fiume Eveno, il centauro Nesso si offerse di portarla sul dosso sull’altra ripa, al che Ercole acconsentì ;
ente seccarsi le membra e che si avvicinava il suo fine, alzò un rogo sul monte Oeta, vi stese la sua pelle di leone, vi si
della loro religione. Tutto ciò che abbiamo qui brevemente accennato sul sistema astronomico di Ercole si troverà diffusam
curio secondo alcuni, a Vulcano secondo altri, di incatenare Prometeo sul monte Caucaso, ove un avoltoio gli rodeva il cuor
furono le acque andarono i due coniugi a consultare l’oracolo di Temi sul modo di ripopolare la terra e n’ebbero in rispost
pollo. Anche Cerambo, abitante del monte Otri in Tessaglia, si ritirò sul Parnaso per sottrarsi al diluvio di Deucalione e
a. Deucalione e que’ pochi sudditi che fuggirono si salvarono con lui sul monte Parnaso, e venute meno le acque scesero nel
a di Medusa che portò seco. Volando sempre in balía de’ venti, salito sul caval Pegaso, vedendo che il giorno era vicino a
Acrisio che volevagli contrastare il passaggio pe’ suoi stati. Posto sul trono Ditti fratello di Polidete, restituì a Merc
terope, Taigete e Merope. Furono esse cangiate in istelle e collocate sul petto del toro, uno de’ dodici segni dello zodiac
cibo, pascendosi del suo dolore e delle sue lagrime. Si ritirò poscia sul monte Rodopo nella Tracia, cercando di vivere sol
ere Antiope in una stretta prigione ; ma Giove la liberò e la nascose sul monte Citerone, ov’ella diede in luce due gemelli
o si attribuiscono diverse opere, cioè quelle sull’origine del mondo, sul corso del sole e della luna, sulla natura degli a
gli apparecchi pei funerali, mentre la madre lo portava segretamente sul monte Pelio ove il centauro Chirone, il più saggi
sboccarono nel ponte Eusino ed arrivarono sotto le mura di Aea, città sul fiume Phasis ora Fasz-Rione ed a sei leghe dalla
li fe’ presente il pericolo cui era esposto. Frisso di nuovo gli salì sul dorso, giunse a Colco, immolò l’ariete a Giove Fr
promise che se voleva corrispondere a’suoi desiderii lo avrebbe posto sul trono del suo sposo ; ma avendolo trovato insensi
ia. Al suo nascere sua madre s’avvide che le Parche misero un tizzone sul fuoco dicendo, che tanto sarebbe durata la vita d
a, suo padre che non voleva aver se non figli maschi, la fece esporre sul monte Partenio. Essa non fu abbandonata dalla for
’altro pel suo carro. Un giorno ch’egli stava arando, un’aquila scese sul giogo e vi restò fino alla sera. Stupefatto di ta
hè Alcmena aveva accondisceso alle voglie di Giove, mandò quel mostro sul monte Citerone, ove proponeva un enimma ai passag
e gli propose il fatale enimma, che era : Qual fosse l’animale che in sul mattino aveva quattro piedi, diue sul mezzogiorno
a : Qual fosse l’animale che in sul mattino aveva quattro piedi, diue sul mezzogiorno e tre la sera. Edipo conobbe che in q
Edipo conobbe che in questo animale si figurava l’uomo, perchè l’uomo sul mattino della sua vita, cioè quando è bambino, se
o, se ne va carponi, onde si può dire che cammini con quattro gambe ; sul mezzogiorno, cioè mentre dura il fiore della sua
ciascheduno e che per evitare qualunque contesa, quello che non fosse sul trono, si dovesse allontanare da Tebe : ma Eteocl
facesse perire ; ma questi ad istanza di Ecuba si contentò di esporlo sul monte Ida, ove la madre il fece secretamente alle
putazione di saggezza di cui esso godeva. Le tre Dee recaronsi allora sul monte Ida in Frigia provincia dell’Asia Minore e
Troia. Concorso Paride in Troia ai pubblici giuochi riportò vittoria sul medesimo suo fratello Ettore senza conoscerlo ; e
sua patria per propria cagione. Subito ch’ei fu ferito fecesi portare sul monte Ida presso la moglie Enone, acciocchè lo gu
are le città e terre dintorno, finchè nel decimo anno, tratte le navi sul lido, posero a Troia il formale assedio. Ma essen
di frondi in aperta campagna, in qualche luogo elevato, era l’altare, sul quale agli Dei rappresentati da un sasso informe
loro qualità. Rapporto a’ Giuochi Scenici, questi si rappresentavano sul teatro, o sulla scena che si prende per l’intero
6 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
aglierebbe la gola ; a Bailly, a Malherbes, a Boucher che morirebbero sul patibolo ; e avendogli la Duchessa di Grammont ch
a il viaggio d’un eroe ; l’arco baleno altro non è che il ponte aereo sul quale Iride, la divina messaggiera, discende dal
ere che egli era stato loro padre. ed anche perchè era stato allevato sul monte Nisa. La maggior parte però dei mitologi so
reduit a bien peu de chose. Pigault Lebrun — Œuvres — Tome I. Così sul romoroso Telaio del tempo, di mia man contesta È
i vogliono sia la Mithia dei Persiani. Si avea una grande venerazione sul suo nome, le cui lettere in carattere greco, pres
one. Achille morì di questa ferita. I Greci gli innalzarono una tomba sul promontorio Sigeo, e Pirro suo figlio gl’immolò P
il disco, che egli aveva inventato, il disco ricadde sventuratamente sul capo di Acrise con tanta violenza che questi ne m
no a bordo della loro nave che questa volta salpò felicemente. Admeta sul far del giorno accortasi della mancanza del simul
alcune immagini rappresentanti un giovane di bellissime forme, morto sul flore degli anui. Nel corso delle cerimonie le do
atore immergevale una lancia nel petto, e quindi la vittima era posta sul rogo. Ai tempi di Seleuco, Defilo, re di Cipro, a
e piglio e misurava A vasti passi il suol, l’asta crollando Che lunga sul terren l’ombra spandea. (Omero Iliade lib. VII. T
on le tradizioni della favola. La verità non è quindi nota abbastanza sul personaggio a cui si attribuisce la metamoriosi i
detto Ercole, per fare che il primo avesse avuto predominio ed impero sul secondo. Ma Galantea, ancella di Alcmena, ingannò
ollo li avesse precipitati all’inferno. Gli Aloidi furono i primi che sul monte Licone sagrificarono alle nove muse e consa
padre della sedotta la uccise per lavare col sangue l’onta riversata sul suo nome. Nettuno la cangiò in fontana. 301. Alph
enza, Pericle lo avesse salvato facendo che la folgore cadesse invece sul tempio di Castore e Polluce, che fu ridotto in ce
la pompa funebre del disgraziato amatore ; ma appena gittò lo sguardo sul cadavere di quell’iufelice, il sangue se le agghi
era stava già per essere ingolata dal mostro, allorchè Perseo montato sul cavallo Pegaso, pietrificò il terribile animale,
gettò nel mare, ove alcuni delfini, mandati da Nettuno, lo portarono sul dorso fino al palazzo d’Anfitrite, da cui riebbe
e della morte spietata, si strangolò. Emone, suo fidanzato, si uccise sul corpo di lei. …..Ah tu, se rimirar potessi Con m
delle corna di cervo. Solamente sulla porta del tempio ch’essa aveva sul monte Aventino, vi erano delle corna di bue ; e c
a ricchezza. Un indovino predisse a Corace, che colui il quale avesse sul monte Aventino sagrificata a Diana quella vacca,
a sulla fronte ; i peli della coda doppii e corti, ed un segno bianco sul lato destro, in figura di luna crescente. Allorqu
Feste nelle quali i sacrificii non venivano consumati sugli altari ma sul suolo. Il vocabolo deriva dal Greco απο sotto, di
ampagne. La pelle del mostro servì ad Apollo per ricoprire il tripode sul quale la Pitonessa rendeva gli oracoli. Il famoso
ella aveva nella città di Arga. 555. Argo. — Naviglio degli Argonauti sul quale Giasone con gli altri principi greci, mosse
Arione d’un salto si gettò in mare e fu salvato da quegli animali che sul loro dorso lo portarono a terra. Arione fu ospita
così indegnata contro Ascalafo, per la sua rivelazione, che gli gettò sul volto dell’acqua del fiume Flegetonte, e lo cangi
he il poeta fosse stato rapito dalle muse mentre custodiva un armento sul monte Elicona. Si dicevano invasi da furore Ascre
ve era così denominato nell’isola di Rodi, da un tempio ch’egli aveva sul monte Atabiro. 655. Atalanta. — Figlia di Iasio r
acco, le quali lo seguirono alla conquista delle Indie. Esse facevano sul loro cammino risuonare le più clamorose grida, ca
ve e di Semele. Discorde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sul conto di questo dio, volendosi da diversi che fos
colosa, che opera prodigii soprannaturali. Mosè passò quaranta giorni sul monte Sinai, di cui la parola Nisa è in qualche m
dre e sei gli partoriro. Queste talor ruzzando alla campagna, Correan sul capo delle bionde ariste Senza pur sgretoiarle :
po delle bionde ariste Senza pur sgretoiarle : o se co’salti Prendean sul dorso a lascivir del mare, Su le spume volavano d
o quando questi gli ebbe donata la sua lira. Un giorno Mercurio trovò sul monte Citerone due serpenti che combattevano fra
ua benevolenza o della sua coliera. E l’istesso autore ci ripete che, sul monte Etna in Sicilia, in un tempio consagrato a
cipalmente per ottenere la sanità delle viscere. Essa aveva un tempio sul monte Celio, e le si offeriva sempre in sacrifici
sito, dicendo che Giunone aveva due carri, uno tirato da due cavalli, sul quale combatteva. 983. Cartagine. — Figliuola di
ià la disgraziata stava per essere divorata, allorchè Perseo, montato sul cavallo Pegaso, pietrificò il mostruoso animale,
ro dell’acqua. La pitonessa, prima di dare i responsi, e di assidersi sul tripode divinatorio, beveva dell’acqua della font
lo e di una figlia del fiume Peneo, chiamata Stilbia. Egli si stabili sul monte Pelione e i suoi discendenti furono detti C
suoi discendenti furono detti Centauri. Essi furono i primi a montare sul dorso dei cavalli : da ciò la favola della doppia
moratosi di sua figlia Proserpina gliela rapì, e Cerere allora salita sul monte Etna, accese due torce e si dette a cercala
il padre all’altare, e dopo averlo con le sue mani svenato, si uccise sul corpo di lui. 1091. Cibebe. — Divinità a cui si a
ta sotto le sembianze d’una donna bellissima, con una corona di torri sul capo, circondata da animali, con una gonna semina
stesso nome. 1097. Cielopi. — Giganti che fondevano i fulmini a Giove sul monte Etna, ove secondo la tradizione, il Dio Vul
audia, per mezzo della sua cintura, avesse tirato a terra il vascello sul quale la madre degli dei, ritornando dalla Frigia
di Focio, Ercole veniva spesso effigiato con un corno dell’abbondanza sul braccio, perchè Acheolo gliene fece un dono per r
e la pelle del serpente Pitone, di cui era ricoperto il tripode sacro sul quale la pitonessa o sibilla, rendeva i suoi orac
concavo, che somigliava ad una piccola tavola, la quale veniva posta sul tripode sacro, quando la Pitonessa, invasa dal fu
ta che la metamorfosi di quel dio in cuculo avvenisse nel Pelopenneso sul monte Torace, chiamato da allora in poi monte Cuc
più illustre famiglia della città, portava in giro un ramo d’alloro, sul quale riposava un globo di rame da cui ne pe ndev
ra preparato onde ricevere l’effigie del defunto imperatore. Il letto sul quale riposava la statua veniva deposto sotto il
a dea, la quale, montata in furore, si dileguò negli spazi dell’aria, sul suo carro tirato da due draghi e lasciò bruciare
ontro, ed offri ad Ercole di far traghettare il flume alla giovanetta sul proprio dorso. Ercole senza sospettare di nulla,
tempi del diluvio di Deucalione, epoca in cui Apollo, essendo venuto sul Parnaso, rincinto della sua luce immortale, bello
la favola, ebbe i natali. 1399. Deliade. — Così avea nome il vascello sul quale erano imbarcati i Deliasti, quando si recav
esta deputazione si chiamavano Deliasti — V. Deliasti — e il vascello sul quale essi erano imbarcati era detto Deliade o Te
itatori pretendevano che Apollo, dopo aver passato sei mesi dell’anno sul monte Parnaso, ritornasse nella loro isola, e all
arsi i lumi Al trafitto che cadde fragoroso, E cupo gli tuonar l’armi sul petto. Omero. — Iliade — Lib. IV trad. di V. Mon
era abitato tutto l’universo, essendovene nell’aria, sulle montagne, sul mare, nei boschi e da per ogni dove. I pagani non
luogo particolare, mentre quelli dei re e degli eroi, venivano incisi sul diamante. I ministri di questa cieca deità, erano
condannati al supplizio delle verghe, tutte le volte ch’ei si trovava sul loro passaggio.   Del sacerdoti di Giove e delle
in lunghe e sottili striscie una di dette pelli, le quali disegnarono sul terreno uno spazio abbastanza grande, nel quale D
. Dirfia. — Soprannome di Giunone, che le veniva dal culto a lei reso sul monte Dirfio, nell’isola Eubea. 1475. Disarea o D
ezzo alle donne Trojane, che l’avevano seguita, queste si avventarono sul traditore e lo acciecarono con uno spillo, mentre
vano in onore dell’indovino Tiresia, il quale, passeggiando un giorno sul monte Cilleno, vide due serpenti attorcigliati in
. — Dispari e contrarie sono le opinioni degli Storici e dei Cronisti sul personaggio a cui la tradizione mitologica attrib
sò Deifobo, — V. Deifobo — , Eleno si recò presso Crise, e poi dimorò sul monte Ida ; ma siccome stava nel fato di Troja, c
o dal duellarsi, allorchè il sangue di uno dei combattenti gocciolava sul sepolcro. 1659. Ematia. — Nome col quale s’indica
mento ; ma non avendo potuto piegare il crudele animo del re, si recò sul luogo del supplizio, e quivi vedendo la sua amata
emente, e pazzo di dolore, empì l’aria di altissime grida, imprecando sul capo del padre le maledizioni del cielo. Ed essen
rore e abbracciando anche una volta Antigone, esalò l’estremo sospiro sul seno dell’amata fanciulla. …. e là nel fondo del
itornato in Sicilia ove dimorò breve tempo, gittò finalmente l’àncora sul lido Campano, ove ebbe il dolore di perdere la su
de, al tempo in cui era ridotto alla condizione di pastore, dimorando sul monte Ida seppe farsi amare da Enone, e la rese m
fu ferito da Filolette sotto le mura di Troja, andò a ritrovare Enone sul monte Ida, ma questa per vendicarsi lo scacciò da
r nodo marital suore e fratelli, Che avean degli anni il più bel fior sul volto. Omero — Odissea Lib. X. trad. di I. Pinde
elle interminabili persecuzioni, lo costringe ad errare sulla terra e sul mare, per compiere i suoi alti destini. Il cerchi
’Olimpo, e profittando del sonno in cui era immersa Giunone lo depose sul seno di lei. Giunone al suo svegliarsi strappò vi
i a lavorare la terra. Altri scrittori pretendono che Sileo dimorasse sul monte Pelia in Tessaglia, e che il fratello di lu
do la tradizione mitologica in modo non meno famoso. Dappoichè salito sul monte Eta e avendovi fatto innalzare un rogo, egl
. — Soprannome di Venere a lei venuto dall’avere un tempio fabbricato sul monte Erice, che essendo stato abbattuto fu poi r
oll’andar del tempo, quella canzone fu ripetuta in tutta la Grecia, e sul ritmo di quella melodia, furono rappresentate le
te le avventure di Erifane, e lo sventurato amore che l’aveva uccisa, sul fiore degli anni. 1779. Erifile. — Moglie di Anfi
1805. Ermia. — Giovane Greco il quale si annegò traversando il mare, sul dorso di un delfino, durante una tempesta. Un’ant
e le viene, secondo la tradizione Mitologica dall’avere ella dimorato sul monte Ermo, che sorgeva tra Tiro e Sidone, allorc
il truce incarico di uccidere Pirro. Ma pentita si uccide ella stessa sul corpo dell’amato marito. Mais cependant, ce jour
ri degli eroi, che ordinariamente erano circondati da un bosco sacro, sul limitare del quale sorgeva un altare, dedicato al
di tanto dolore, che Giunone mossa a pietà, la fece condurre da Iride sul monte Quirinale, ove Romolo le apparve circondato
oponneso, avesse partorito Esculapio, e l’avesse esposto ad Epidauro, sul monte Titteo, ove fu nudrito da una capra e custo
vesse un tempio a lui sacro. Così il tempio di Cillene era fabbricato sul capo Ermino ; quello d’Epidauro s’innalzava press
li di mandare una deputazione all’oracolo di Apollo, onde consultarlo sul modo di far cessare tanto flagello. L’oracolo ris
la Tessaglia tra il monte Parnaso e il Pindo. La cronaca narra che fu sul monte Eta che Ercole fece in nalzare il rogo sul
cronaca narra che fu sul monte Eta che Ercole fece in nalzare il rogo sul quale abbruciò. Finsero i poeti dell’antichità ch
dei soprannomi di Vulcano col quale aveva un tempio a lui consacrato sul monte Etna. 1861. Etrurj — Nome particolare che s
il cadavere del valoroso guerriero, il quale con pompa solenne posto sul rogo, nelle mura stesse di quella città, che egli
lagrimando Dal feretro levar del valoroso Ettore il corpo, e postolo sul rogo. Il foco vi destar. Rïapparita La rosea figl
ell’esercito, che secondo la tradizione favolosa, erano state nutrite sul monte Pierio da Apollo stesso. …….. Prestanti as
nti di Locri, gl’innalzarono una statua rappresentandolo con un liuto sul quale era posata una cicala. I Locresi ritenevano
partorisse di sette mesi Euristeo, procurandogli così la superiorità sul fratello. Divenuto adulto Euristeo, invidioso di
ene si cangiò in toro e accostatosi a lei, lasciò ch’ella gli salisse sul dorso ; ma appena vi fu assisa, il toro si diede
. Coll’andar del tempo questo sacrifizio fu ripetuto una volta l’anno sul monte Aventino. …… ed appressarsi La ’ve per avv
istituito i sacerdoti Sali, ed i Lupercali ; e che avesse edificato, sul monte Palatino, un tempio a Cerere, come dea dell
Fabaria. — In Roma nel primo giorno del mese di giugno si celebravano sul monie Celio, alcuni sacrifizii, nei quali si offe
nto da essi fatto ad un suo protetto. Consultato nuovamente l’oracolo sul modo di placare l’oltraggiata divinità, si ebbe i
isperata si precipitò nel mare dall’altezza dello scoglio di Leucade, sul quale Faone fece inalzare un tempio a Venere, in
ne, alla quale si rapporta Omero stesso, che Ulisse fosse trasportato sul vascello durante il sonno, e che così addormentat
In questo porto ai Feacesi conto Dirittamente entrò l’agile nave, Che sul lido andò mezza : di si forti Remigatori la sping
è maschile. Al dire di Valerio Massimo, la dea Febbre aveva un tempio sul monte Palatino, e altri due in altri luoghi della
Il feci. Reso acceorto di questo il genitore, Mi maledisse, ed invocò sul mio Capo l’orrende Eumenidi. pregando Che mal con
rincipali provincie al numero di 47 si riunivano ai magistrati romani sul monte Albano, e quivi tutti uniti sacrificavano a
d un sacrifizio annuale in un determinato giorno. Aveva il suo tempio sul monte Soracte, vicino alla città di Feronia, dall
osi forte del paterno giuramento, e disprezzando ogni pericolo, montò sul carro conducendo egli stesso i bianchi destrieri
i permisero in com memorazione di quel fatto d’innalzare un monumento sul quale egli era scolpito insieme alla sua cavalla.
oro che si distinsero per gloriose azioni, o fatti memorandi compiuti sul mare, furono rig uardati come figliuoli di Nettun
008. File. — Figlio di Augia, re d’Elide, il quale fu da Ercole posto sul trono del padre suo, perchè volle opporsi alla in
osi, ma riferisce solo, che alcuni alberi di mandorlo, che crescevano sul sepolcro dell’innammorata regina, in una data sta
mentre che per l’aria anch’ei s’affretta. E si sostien per non cader sul piano, Come alle Greche insidiose avvenne, Vede l
gli animali, nell’ adattare una di esse sull’ arco, questa gli cadde sul piede stesso col quale egli aveva accennato ai gr
i essa, valse a dissetarlo, e le frecce istesse che aveano richiamato sul suo capo l’ira degli dei, servirono a prolungargl
te sotto ad una rupe che minaccia di cadergli da un momento all’altro sul capo e schiacciarlo sotto l’immano peso. Come io
passato dalla Grecia in Italia. Una somiglianza di nome fece nascere sul proposito di questa dea una leggiera confusione,
are la sua, ferì così gravemente al capo il piccolo Foco che l’uccise sul colpo. Eaco, loro genitore, informato del fatto e
essa è la dispensatrice dei beni del mondo, e appoggia la mano destra sul timone di una nave, per spiegare che essa governa
che impera egualmente, con assoluto e dispotico potere, sulla terra e sul mare. Pommi, disse, la destra entro la chioma, E
li da Giove per punirlo delle sue atroci bestemmie, fosse stato posto sul rogo, dove sua moglie Evadne si lanciò, onde le s
va, come vedemmo, grande disparità negli scrittori antichi ; ma anche sul numero di queste ministre della giustizia eterna,
a quegli sciagurati, a cui un qualche atroce delitto aveva richiamato sul capo la terribile espiazione, di cui le furie si
giurare sull’ altare delle Furie, che erano pronti a rivelare il vero sul fatto, pel quale venivano chiamati in giudizio. L
. Eschilo fu il primo, fra i poeti dell’antichità, che fece comparire sul teatro, nella sua tragedia intitolata le Eumenidi
gli cantava, reso cieco per furore di gelosia, lanciò un enorme masso sul povero Aci, il quale morì schiacciato sotto l’imm
he ne riproduceva l’immagine. Però lo stesso citato scrittore, non dà sul conto delle dee Genetillidi maggiori schiarimenti
o delle dee Genetillidi maggiori schiarimenti. 2099. Gentali. — Anche sul conto di questi altri numi del paganesimo, è disc
e, una per l’avvenire l’altra pel passato ; il mese di Gennajo stando sul limitare del nuovo anno guarda in certo modo da u
ne profetiche esalazioni. Altravolta si faceva la geomanzia, segnando sul terreno una gran quantità di linee e di cerchi ;
A proposito di questa città, che secondo la geografia antica, sorgeva sul monte Emo, nella Tracia, narra la tradizione mito
curvando a somiglianza d’un bel fiore, la sua pallida e nobile testa, sul seno di quel dio di cui era stato l’amico. Apollo
Federico È questa almeno la tradizione più generalizzata e più nota sul giovanetto Giacinto, ma non è la sola, imperocchè
ano del paro attribuite due facce, alludendo al potere che egli aveva sul cielo e sulla terra ; ritenendosi che egli avesse
zza confidò il piccolo Giasone alla madre Alcimeda, la quale lo portò sul monte Pelio, el o affidò alle cure di Chirone, il
niva generalmente raffigurato nella suddetta maniera, perchè il trono sul quale egli era seduto, dimostrava la stabilità de
e se non l’idea della suprema onnipotenza di Giove, il quale imperava sul cielo, sulla terra e sull’inferno. E lo stesso au
o le teste degli uomini ; e che ciò dinotava il trino potere di Giove sul cielo, sulla terra e sull’inferno. Omero stesso d
erta d’un manto reale ; con uno scettro in una mano, e con una corona sul capo, irradiata di raggi. Ai suoi piedi riposava
i ripete la descrizione dei solenni giuochi funebri, che Enea celebra sul sepolcro di suo padre Anchise. Similmente Omero n
colpo, che le forze Scioglie ad Aiace, e resupino il gitta Con Ulisse sul petto. Alto levossi De’riguardanti stupefatti il
ni. Esiodo ripete che la giustizia figlinola di Giove stava nel cielo sul carro del padre suo, al quale dimandava vendetta
nel suo intento, e vedendo che Enea incalzava da vicino Turno, montò sul carro del fratello, e lo sottrasse alla vista del
toccando l’erba, Si diero ad agitarsi i miei cattivi, E a voltarsi in sul fianco, e in sulla terra Guizzar così come già fe
re la terra. Un giorno, mentr’egli lavorava, un’aquila andò a posarsi sul giogo dell’aratro e vi restò fino alla sera. Sorp
ta da Giove, fece sospendere nel tempio di questo dio il famoso carro sul quale avea fatto il viaggio. 2190. Gorgizione — U
sta una massa folta e pesante di lunghissimi crini, i quali ricadendo sul davanti della fronte, gli impedivano di vedere gl
i quei foltissimi e ruvidi crini. Allora qualunque fosse stato l’uomo sul quale s’arrestavano quegli sguardi fatali, immedi
diritti, condusse seco Pelenope. Nel momento ch’ella col marito salì sul carro, Icario segui correndo i veloci corsieri, c
o ; e in memoria di questo fatto, e del casto rossore che avea veduto sul volto della figlia adorata, dedicò alla pudicizia
o Capaneo. Allorquando Evadne fuggì segretamente onde andare a morire sul rogo stesso, che dovea divorare il corpo del suo
alle preghiere del vecchio genitore, si precipitò sotto i suoi occhi sul rogo del marito, per morire con lui. Ifi fuori di
consacrato a Giunone, fu per lunghi anni conservato il disco d’Ifito, sul quale si leggevano impresse in grosse lettere le
oi tratti del volto d’una bellezza regolare e severa ; con una corona sul capo come regina della medicina ; con una coppa n
avendo attoreigliato al braccio un grosso serpente che ripiegandosele sul seno sporge la testa per bere nella coppa ch’ella
e insieme a Telamone, e ad altri suoi compagni, per tagliare le legna sul monte Ida, onde fabbricare un vascello per la spe
sentendo approssimarsi l’ultima sua ora, ordinò ad Ilio, di portarlo sul monte Oeta, di stenderlo sul rogo, e di accenderl
ima sua ora, ordinò ad Ilio, di portarlo sul monte Oeta, di stenderlo sul rogo, e di accenderlo con le proprie sue mani, im
contesa, pretendendo ognuna di queste divinità di avere la supremazia sul regno di Argo. A giudici della contesa furono chi
i fiori. 2307. Ippocrene. — Famosa fontana che scaturiva nella Beozia sul monte Elicona. La tradizione mitologica ripete, c
tto che gli veniva apposto. Ippolito intraprese il viaggio, e montato sul suo carro, mosse, obbediente al volere paterno, s
iarsi, durante il sacrifizio annuale che si faceva in onore d’ Apollo sul monte Soracte. Aggiunge la cronaca che in conside
one fatto scavare una larga fossa piena di legna e di carboni accesi, sul luogo del passaggio, Deioneo cadde in quella e vi
a loro una contesa, pretendendo ognuno di essi di avere la supremazia sul paese dei Corinti. Chiamato a giudice della quere
olarmente adorato in Messenia, per un magnifico tempio che egli aveva sul monte Itome vicino a quella città. Un’antica trad
llo, in vocando la protezione del dio. Ma già i seguaci di Jone erano sul punto di avanzarsi contro di lei, per trascinarla
no, per legge della loro religione, offrire ogni giorno un sacrifizio sul focolare che stà in tutte le case, e sul quale si
re ogni giorno un sacrifizio sul focolare che stà in tutte le case, e sul quale si debbono allestire i cibi che essi offron
to di Grecia che sorgeva nell’isola di Creta, fu costruito da Dedalo, sul modello di quello egiziano, ma in più piccole pro
nna nel puntarla, venisse fusa una piccola giovenca, che poi fu posta sul capitello della colonna istessa. 2405. Lacinio. —
er lungo tempo un sepolcro, ritenuto comunemente per quello di Laide, sul quale si vedeva scolpita, come un’allegoria sangu
lche anno però, morto Lico e i suoi figliuoli, i Tebani rimisero Lajo sul trono dei suoi avi. ….. In questa terra Laio, o
zione intanto di Laocoonte fu ritenuta da tutti come un sacrilegio, e sul capo di lui la cieca superstizione de’suoi concit
uccise miseramente, facendone a brani il corpo sanguinoso ; e ponendo sul trono della Cappadocia l’ultimo figliuolo dell’uc
uesto famoso re troiano. Ma la cronaca a cui accennammo non è la sola sul conto di Laomedonte, imperocchè altri scrittori,
ccise lo stesso Laomedonte, a cui Priamo, suo figlio che gli successe sul trono di Troia fece innalzare un magnifico sepolc
io. 2442. Larissa. — Questa città della Tessaglia, posta propriamente sul monte Peneo, è celebre nei fasti del paganesimo p
contro quegl’empi, richiamò con disperate grida la vendetta dei numi sul loro capo, e Giove non sordo alla preghiera della
Laziar ebbe due giorni di durata : quando il popolo romano ritrattosi sul monte sacro, fece ritorno in città, fu fissato a
tori antichi però, quello che ci ha trasmesse più dettagliate notizie sul lago di Lerna, è Pausania, il quale asserisce che
tua beltà superba : Con saldissimo nodo un giorno stretti, Ora pietre sul dorso all’Ida acquosa. Ovidio — Metamorf : — Lib
rapide, consistente in un letto di marmo alto un piede e lungo due, e sul quale stavano ancora sedute le statue di quelle d
suggeriva, ordinò che Leucotea fosse sotterrata viva, e fosse gettato sul corpo di lei un monte di sabbia. Apollo fece di t
veva in Roma, e che primieramente fu innalzato dal padre dei Gracchi, sul monte Aventino e adorno di statue di gran valore,
tissimo. 2504. Libetra. — Su quest’antica città che una volta sorgeva sul monte Olimpo, e vicino alla quale stava il sepolc
ro tale ressa onde accostarsi al dormente, che la colonna che sorgeva sul sepolcro d’Orfeo, si rovesciò e s’infranse, per m
ntro tutto Gli si nascose l’ affilato acciaro, E boccon egli cadde in sul terreno Steso in lago di sangue. Allor d’un piede
cadia, regnò nell’ istesso tempo che Cecrope regnava in Atene ; e che sul principio del suo regno fu caro ai suoi popoli, c
tre ninfe dette Agno, Tifoa e Neda. Il citato scrittore aggiunge, che sul monte Liceo ci era un altare consacrato a Giove,
era anche un soprannome del dio Pane, col quale egli aveva un tempio sul monte Liceo, circondato da un bosco sacro, ove da
strano avvenimento. Riferisce il citato scrittore che essendo Latona, sul punto di partorire, si fosse trasformata in lupa,
peso d’ oro l’ ospite traditore, e un giorno Licomede condusse Teseo sul più alto di una montagna, che sovrastava alla sua
cronaca antica lo ritiene come l’ edificatore della città di Licoria sul monte Parnaso, aggiungendo, che dopo il diluvio d
cennato poeta, un giorno Licurgo, in un accesso di furore, perseguitò sul monte Nisseio le ninfe nutrici di Bacco, percoten
V. Danao, Danaidi ed Ipernestra. Alla morte del suocero, Linceo salì sul trono di Argo, e mori dopo quarant’ anni di regno
tro sulla natura degli animali e delle piante ; e il terzo finalmente sul corso del sole e della luna. 2545. Lione. — Secon
in alcuni monumenti, al dio Silvano, coronato di edera e con le corna sul capo. Forse in tal modo veniva onorato quel dio s
ra e con le corna sul capo. Forse in tal modo veniva onorato quel dio sul lido del mare. 2551. Lituo. — Così si chiamava qu
i Volsci, consacrò e dedicò, alla dea Lua, le armi dei morti, rimaste sul campo. Lua era riguardata generalmente come la de
Luna, ed allora veniva raffigurata dai pagani con una luna crescente sul capo, con una torcia accesa nella destra e copert
r quanto riguarda la parte storico-mitologica della nostra opera, che sul principio del regno di Augusto le Lupercali comin
della classica antichità. s’incontrano sparsi nelle prestoriche età, sul continente della Grecia. sulle spiagge ed isole d
ere che egli era stato loro padre. ed anche perchè era stato allevato sul monte Nisa. La maggior parte però dei mitologi so
7 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
ette di rintracciare di loro. Entro nel bosco, li trovò tutti distesi sul suolo, e vide il mostro, che ne lambiva le fresch
voce, che quello appena nato mori ; e lo fece secretamente trasferire sul monte Pelio appresso il Centauro Chirone. Questi
tendogli, che qualora fosse ritornato da quella, lo avrebbe collocato sul trono, che gli appatteneva. L’impresa consisteva
spiarsi con sacrifizj, fatti alla madre degli Dei, cui alzò un tempio sul monte Dindimo, donde derivò alla stessa Dea il no
ffarono fra loro medesimi, e in breve tempo l’un dopo l’altro caddero sul terreno estinti. Apollonio di Rodi, per sempre pi
egnato Ecate a far comparire quel leone, e che Iride lo abbia portato sul monte Ofelta, dove il primo giorno divorò un past
condotti da Ercole in Micene, e che poi Euristeo li abbia abbandonati sul monte Olimpo, dove certe bestie selvaggie li divo
e avea tre bocche, dalle quali mandava fuoco. Abitava in una caverna sul monte Aventino, donde frequentemente ne usciva ad
un figlio, detto Ecmagora. Alcimedonte fece esporre Fillo ed Ecmagora sul monte Ostracino, dov’erave moltitudine di belve.
guatasi col sonno la visione, Miscelo per lungo tempo stette dubbioso sul partito, cui doveva appigliarsi. Ercole lo voleva
presiedessero a’ sacrifizj, che annualmente gli si facevano in Italia sul monte Aventino, e che Pinario e la stirpe di lui
ggieri, come il predetto Scini(f) (5). Teseo lo uccise, e vi sostituì sul trono Ippotoonte(6), nato da Alope, figlia dell’a
poi da noi oggidì chiamasi Arcipelago(b) (19). Teseo finalmente salì sul trono d’Atene. Come se ne vide pacifico possessor
Era pieno di coraggio, e fornito di marziale valore. Posto da Ercole sul trono del predetto Laomedonte, suo padre, ne ampl
lo fece allevare secretamente nella Frigia da’ Pastori, che abitavano sul monte Ida(b) (1). Paride, cresciuto in età, ebbe
ride(3), invitô tutti gli Dei alle sue nozze, le quali si celebrarono sul monte Pelio. La sola Eride, detta da noi Discordi
iamo di nuovo accolto nella sua Reggia(a). Paride, mentre soggiornava sul monte Ida, prese ad amare Enone, figlia del fiume
sì si divisero, che gli lasciarono libero il passaggio(6). Ritiratosi sul monte Ida, poco distante dalla città(7), formò iv
di morire, finse di voler fare un sacrifizio al morto marito, ascese sul rogo, si trafisse il petto, e spirò(a) (13). Part
ad istanza di Cibele, che ne avea la cura, perchè erano state formate sul monte Ida, a Iei consecrato(c). Turno passò quind
restò morto(c), a questi sposò Lavinia, dopo la morte di Latino salì sul di lui trono, e fabbricò una città, a cui diede i
; sposò Ermione, figliuola di Menelao, suo zio ; salì senza contrasto sul paterno soglio ; e dopo la morte di Menelao unì i
de, perchè il di lui padre era nato da Eaco(d). Variano gli Scrittori sul fine d’Achille. La maggior parte però di loro ass
i nel dì seguente ne celebrarono i funerali. Il di lui corpo, riposto sul rogo, andò consumandosi, e se ne rinchiusero le c
ui più cari compagni(14). Gli s’inalzò un magnifico Mausoleo e tempio sul Promontorio Sigeo, ove la Ninfa, sua madre, fece
erita, ch’egli aveva ricevuto, quando andò alla caccia d’un cinghiale sul Parnasso co’figli d’Autolico. L’Eroe le commise d
del di lui nome A I(d). I Greci alzarono ad Ajace una magnifica tomba sul monte Reteo(e) (5). Questo Eroe ebbe inoltre nell
are de’ Latini, i quali si erano ribellati per ristabilire i Tarquinj sul trono, avrebbe celebrato de’ magnifici Giuochi a
’ Messenj cogli Spartani si cuoprirono con bianca veste, con berretta sul capo, e con picca in mano. Sotto tali sembianze c
figliuolo di Tantalo, re della Lidia Come gli Antichi vanno d’accordo sul nome del di lui padre, così variano tra loro sopr
morte.(c). In tale guisa Pelope conseguì Ippodamia in moglie, e salì sul trono del di lei padre. Enomao prima di morire es
nfelice fanciulletto, si contentò di sospenderlo in vece ad un albero sul monte Citeroné. Sorte volle, che aliro pastore, d
Creonte, padre di Giocasta, il quale dopo la morte di Lajo era salito sul trono di Tebe, pubblicò per tutta la Grecia, ch’e
questo : qual’ è quell’animale, che la mattina ha quattro piedi, due sul mezzodì, e tre la sera. Invano erasi tentato di s
ne in un’estrema sventura. Gli Dei sdegnati al sommo fecero insorgere sul Tebano suolo desolatrice peste. Se ne consultò l’
iù diligenti perquisizioni, e dal Pastore stesso, che lo avea salvato sul monte Citerone, seppe ch’egli era figlio di Lajo,
iderio della vendetta, lo trafisse col suo ferro, e amendue spirarono sul campo. Neppure la stessa morte fu bastevole ad es
empio di Diana Euclia(c). . Creonte, salito dopo la morte di Eteocle sul di lui trono, proibì sotto pena di morte, che fos
da Valerio Massimo(b), e Micone da Igino(c). Tiene la Pietà una mano sul proprio cuore, perchè ella si fa conoscere soltan
dolcezza della loro vita. L’Aurora s’invaghì di Cefalo, mentre questi sul primo albore del giorno trovavasi applicato a ten
Cefalo, che amava anch’egli moltissimo la caccia, si portò un giorno sul nascere del Sole nella foresta coll’ asta solamen
ità. L’Indocilità è resistenza nel fare quel che si dovrebbe. Sta sul di lei capo un velo nero, perchè ques colore, com
er significare la prontezza del Detrattore nel dire male di tutti. Ha sul capo un velo nero, perchè è proprio della Detrazi
dere, colla guancia appoggiata sulla sinistra, e col gomito di questa sul ginocchio. Tiene il capo chino, e cinto con panno
iazze, cinte all’incorno di portici. Tiberio Gracco alzò a questa Dea sul monte Aventino un bellissimo tempio, le di cui co
sposi, quando erano in discordia tra loro, e la quale avea un tempio sul monte Palatino (d). In Anzio pure, città de’ Vols
oscere, che questa Dea esercita il suo dominio tanto sulla terra, che sul mare. Altri la dipingono ora sopra volubile ruota
Evero e dalla Ninfa Cariclo, figlia d’ Apollo(g). Tiresia s’incontrò sul monte Citerone in due serpi, accoppiate insieme.
oro madre, cangitasi in nube, ne li avvertì. Eglino fuggirono, ascesi sul dorso di un montone, ricevuto in dono da Minerva,
o consigliò a fuggirsene con Elle, e si esibì di trasportarli altrove sul proprio dorso. Cosi si fece ; ma Elle, quando si
il nome di Lafistio riconoscono Bacco, perchè questi aveva un tempio sul monte Lafistio, nella Beozia(h). Ritornando al mo
il seno, e in quell’ istante morì(e) (5). I Mitologi non convengono sul rome della madre di Eeta. Epimenide, citato dallo
ngue, cadute dalla testa dì Tifone, quando Giove lo colpì col fulmine sul Caucaso. Igino lo dice semplicemente nato da Tifo
erchè gli altri legni, eo’ quali era stata costruita, furono tagliati sul monte Pelio(g). Vuolsi da Eratostene(h) e da Igin
o Vento amò anche una figlia d’Arcturo, di nome Clori, e la trasportò sul monte Nifato, il quale fu detto il monte di Borea
costretti a ritiratsi nel tempio della Misericordia, erecto in Atene, sul modello del quale anche i Romani ne inalzarono un
divorata da uno di quegli avoltoi, se ne cuoprì il corpo, e si coricò sul terreno. Gli avoltoi, che lo credettero morto, ca
ebbe un figlio, detto Medo, il quale dopo la morte di suo padre salì sul trono, e diede a’ suoi sudditi il nome di Medi (c
trite gli pose altresì in capo l’anzidetta corona. Portato finalmente sul dorso d’ un Delfino ritornò a Minos, rendette a l
contro Demoleonte un’ asta, che lo fece perire. Lo stesso Peleo stese sul suolo Flegronte, Ilene, Clari, Ifinoo, e Dorila,
po-truppa, eccitò i compagni a scaricare travi, sassi, e monti interi sul giovane di Pilo. Ciò detto, Monico immantinente s
il di lui fratello, Iso, i quali custodivano le greggi del loro padre sul monte Ida. Tutti due finalmente rimasero uccisi d
avanzavano verso la medesima(d). (9). Polissena fu immolata da Pirro sul sepolcro del di lui padre, Achille, perchè l’ombr
il perduto figluiolo, formando colle sue lagrime quella rugiada, che sul crepuscolo mattutino per ogni dove cade dal Cielo
potendo sofferire che il corpo di Mennone si consumasse dalle fiamme sul rogo, pregò Giove di concedere al figlio qualche
armò quaranta vascelli di gente, che abitava sulle rive del Peneo, e sul monte Pelio(e). (21). Apisaone era alla testa di
liava, e sempre la tenne appresso di so. Uno sohiavo, avendola veduta sul di loi letto, andò a riferire ad Acasto, che la d
rada vicina alla Troade, dove regnava Ario, uccise quel Sovrano, salì sul di lui trono, diede il suo nome ad una città, sit
vrano, salì sul di lui trono, diede il suo nome ad una città, situata sul fiume Caico, e la stabilì Capitale de’ suoi Stati
to sotto pretesto di voler seco lui esercitarsi alla caccia lo trasse sul monte Pelio, e quivi come lo, vide aggravato del
che colei n’ebbe poscia sì grande rincrescimento, che da se si gettò sul rogo, e si abbruciò col corpo di Paride(a). (a).
(a). (b). Virg. Aneid. l. 7. (2). Macareo, compagno d’Ulisse, nato sul monte Nerizio, nell’Isola d’Itaca, si trattenne i
vo e il padre di lui contrastavano tra loro intomo alla fuga, apparve sul capo di Ascanio una piccola fiamma, la quale nè g
Virg. Acneid. l. 3. (10). Dicono alcuni, che Anchise finì di vivere sul monte Ida (b). Pausania pretende che sia morto ne
re (a) Evandro dopo morte ottenne gli onori divini, ed ebbe un altare sul monte Aventino, perchè introdusse nel Lazio il cu
trò viveri al Popolo Romano, allorchè questo fu costretto a ritirarsi sul monte Aventino. Furonvi pure aleuni, i quali diss
caduto in suo potere l’uccisore, e non avesse sacrificato di sua mano sul rogo di Patroclo dodici de’più illustri giovani T
che de’sacrifizj, onde col loro soffio consumassero più presto quanto sul rogo ardeva ; tre volte straseinò intorno il sepo
di Troja con due cavalle di Fersziade, le quali Apollo aveva allevato sul monte Pierio, e, le quali, ersendoveloti al pati
cio, zoppo da un piede, e colle spalle curve, che gli si rovesciavano sul petto. Era appuntito nel capo, e coperto di pochi
ro(c). (e). Id. Iliad. l. 16. (6). Telefo, appena nato, fu esposto sul monte Partenio nell’Arcadia, e là venne allattato
tore e di Euridice(d). Igino racconta, ch’egli appena nato fu esposto sul monte Ida, e che venne allattato da una cagna(e).
a da furiosa tempesta sulle coste dell’ Eubea, Nauplio fece accendere sul morte Cafareo un fuoco ; trasse appresso lo stess
lle frecce avvelenate di quell’Eroe cadde accidentalmente a Filottete sul piede stesso, con cui avea percosso la terra, e g
e, allorchè Giove mandò due Aquile, le quali, volando con gran romore sul capo di coloro, presero a stracciare agli stessi
gl’imbandì un convito, in cui gli diede a mangiare i proprj figli, e sul fine del pranzo gli, presentò le teste de’ medesi
con nuovo ardore, e ne fece orribile carnificina. Pandaro allora salì sul carro di Enea, suo amico, e volò contro Diomede.
ungo tempo impunita. Teseo gli dichiarò la guerra, e lo lasciò ucciso sul campo(b). (a). Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ.
8 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
merosa truppa di Cretesi e di altri esuli, debellò i Titani, e rimise sul trono il genitore. Questi per timore di esserne n
n leonessa. Finalmente le si diede anche le scettro in mano. Le torri sul di lei capo indicano, che Cibe le fu la prima, ch
u molti stenti e somme inquietudini (l). Anche Giove, per conservarsi sul trono, ebbe a sostenere la famosa Gigantomachia,
acra a Giove. Essa si denominava Anapavomeno, ossia che cessa, perchè sul mezzodì si diminuiva, e a mezza notte cresceva. L
orreva una fonte indovina, detta l’ Acqua del Sole. Questa era gelida sul meriggio, e calda al rinascere e tramontare del S
i fulmini. Lo stesso re poscia gli eresse un altare, e gli sacrificò sul monte Aventino (a). Al soprannome di Elicio corri
cento uomini a Giove Itomete (c). Si chiamò Laziale dal Lazio, ov’era sul monte Albano in singolare modo onorato. L’origine
e co’Volsci, per assicurarne la perpetuità, propose di alzare a Giove sul predetto monte un tempio, che dovesse essere ad e
agli Ateniesi chiamato Iezio, e da loro eragli stato eretto un altare sul monte Imetto (g). Ronolo ricercò a’ Sabini e a’
, ne disfece l’armata, e trasferì le spoglie opime(18) delle medesime sul Campidoglio, ove le appesse ad una quercia in don
me di Ottimo Massimo (c). Si chiamò Licco dal monte Liceo in Arcadia, sul quale si pretendeva ch’egli fosse stato allevato
condensandosi, e finalmente si scioglieva in pioggia (e) (24). Giove sul predetto monte ebbe un tempio e un bosco. In ques
a Mercurio, o come vuole Eschilo (b), a Vulcano, che legasse Prometeo sul monte Caucaso ad una colonna (c), o ad una rupe (
o Messenio, siglio di Neleo e di Periclimene, che lo accettò. Essendo sul punto di venire alle mani, Melanto tacciò Santio
nel tempio di Bacco ampie libazioni. Tali Feste si celebravano anche sul Citerone, monte, che trovavasi nella Beozia. Per
era(14). Edonidi poi erano quelle, che celebravano i misterj di Bacco sul monte Edone, a’confini della Tracia e della Maced
ltre sorelle, dette Minieidi da Minia, loro padre. Licurgo perseguitò sul monte Nisa Bacco e le di lui Sacerdotesse. Queste
empre glielo impedivano. Se ne adirò talmente Bacco, che le trasportò sul monte Taiete, e le cangiò in rupi. Dicesi, che v’
ue premiere sembianze, e la sposò. Ciò avvenne nell’ Istmo di Corinto sul Tornace, monte della Laconia, il quale poi fu det
de’regni e delle ricchezze, e consegni molti onori. Come Regina ebbe sul monte Aventino un tempio, che le fu cretto da Cam
a di mirto, e uno scudo di bronzo, preposto in premio a chi ascendeva sul teatro, penetrava in un luogo, di cui n’era diffi
ì seco lui al gioco del disco ; ed essendo questo ricaduto con impeto sul capo di Giacinto, talmente lo colpì, che lo mise
lo era opera di Vulcano, e ch’era di bronzo, con bel gruppo di figure sul frontespizio, le quali davano grato suono. Tutti
esso tempio voleva dare i suoi Oracoli. Diodoro di Sicilia narra, che sul monte Parnasso v’avea un antro, e che in questo s
oro, raccolte presso lo stesso. Condotta poscia da’Sacerdoti scendeva sul Tripode, detto anche Cortina(d), e il quale era t
etto Spintaro Corintio (c). E’ pur celebre l’Oracolo, che dava Apollo sul Promontorio d’Epiro, detto Ninfeo, perchè era con
o, e dopo d’aver fatto le solite preghiere, gettava lo stesso incenso sul fuoco. Se era si per ottenere quel, che si ricerc
ominato Azio(b). Augusto poi gli aggiunse il nome di Palatino, perchè sul monte dello stesso nome gli consecrò un tempio as
ta da Apollo fanciulletto composta di corna di capri, uccisi da Diana sul monte Cinto(a). Su quest’ara non si sacrificavano
esso alla quale il famoso. Ittino avea fabbricato ad Apollo un tempio sul monte Cotilio, perchè lo stesso Dio avea liberato
i, perchè aveano provocato contro di loro le sdegno d’ Apollo, quando sul monte Ida tagliarono un albero di rami simili nel
ompagnia delle Ninfe, e giorno e notte giacque all’ aperto dell’ aria sul nudo terreno. Per nove giorni non prese nè cibo n
quali ben presto la vendicarono. Amendue quelle Divinità si recarono sul Citerone, ove i figliuoli dell’ orgogliosa madre
figlia di Macareo, detta Isse(47) ; e la Ninfa Bolina. Cirene nacque sul monte Pelio nella Tessaglia. Apollo ebbe a vederl
esto Nume in grande venerazione. In Amicle pure, città della Laconia, sul siume Eurota. Appollo aveva uno de’più celebri te
ta. Appollo aveva uno de’più celebri tempj(b). Apollo finalmente ebbe sul monte Qulrinale in’Roma un tempio comune con Clat
ndi uccise a colpi di frecce Bufago, figlio di Giapeto, perchè costui sul monte Foloe avea tentato d’ insultare al di lei p
dal collo in su più alta di ciascheduna. Diana spruzzò di quell’acqua sul volto ad Atteone, e lo cangiò in cervo. Così tras
ltrove. La ceremonia consisteva nell’applicare leggìermente una spada sul capo d’ una vittima umana ; e alcune gocce, spars
(g). Si disse Nottiluca, ossia che risplende di notte. Ebbe un tempio sul monte Palatino, in cui si accendevano delle torce
significa Luna. Tostochè un bambino era nato, la levatrice lo poneva sul terreno, e il padre poi, o altra persona in vece
Tre furono i più famosi, erecti a lei sotto il nome di Diana : l’uno sul monte Aventino, l’altro in Efeso, e il terzò nell
ssima giovenca. Gli fu predetto che chi la avesse sacrificata a Diana sul monte Aventino, avrebbe procurato alla sua città
ro di vittime pe’sacrifizj(a). La Dea medesima fu anche molto onorata sul monte Idalo, che trovasi nella predetta Isola, do
detto in greco colon, il quale rapì parte della vittima, e la depose sul predetto Promontorio(d). Nel tempio di Venere Col
i loro, offerirono a quelle genti di renderli esenti di cento talenti sul tributo, che pagavano alla loro Repubblica. Plini
he partorì a Nettuno una figlia di Clitone e di Leucippe. Questo Nume sul pendìo del Campidoglio aveva un tempio, e nel Cir
i portanto a gareggiare tra loro, Minerva non seppe trovare eccezione sul merito del lavoro e dell’arte, usata dalla sua co
si ebbe per un prodigio, operato da Marte. Que’ d’ Arcadia inalzarono sul monte Cresio un tempio al Nume ; e i Greci lo chi
consistevano in corse di cavalli. Le medesime Feste si trasportavano sul monte Celio, quando il Campo Marzio era inondato
iorno dell’anzidetto Mese si avea dedicato un tempio a Giunone Lucina sul monte Esquilino. La quinta, perchè Marte era figl
on Marte(2). Vulcano formò una sottilissima rete di ferro, la distese sul terreno, ove soleano adagiarsi Venere e Marte ; e
Vulcano(b). Eliano riferisce, che intorno al tempio, eretto a Vulcano sul monte Etna, v’erano dei cani, che accarezzavano c
nto. In quel tempo inoltre recavasi il popolo, adorno di nuove vesti, sul monte Tarpeo a porgere voti per la salute della R
erra s’immolavano alle ombre di coloro, che gloriosamente erano morti sul campo. Parve barbaro siffatto costume, e si stabi
e(b). Questa generalmente parlando consisteva nel versarsi in terra o sul fuoco vino puro, ovvero mescolato con acqua. Ogni
ure, che rappresentavano qualsivoglia figura maschile. Alla Buona-Dea sul monte Aventino si eresse un tempio da una vergine
che aveva fatto morire Osiride, e dopo di averlo vinto e ucciso salì sul trono del padre, ma poi dovette soccombere sotto
allevare questo Mostro, e poi lo lasciò ne’ dintorni di quella città sul colle Ficeo. Esso avea la voce d’uomo, le ali d’u
proposta di renderlo immortale. Soleva quindi la Dea riporlo la notte sul fuoco, ed ungerlo d’ambrosia il giorno. Ma la di
a Nisiro(e)Apollonio di Rodi racconta, che Tifone, fulminato da Giove sul monte Caucaso, andò a seppellisri nella palude St
tò(c). Fidola di Corinto, concorso a’Giuochi Olimpici, cadde in terra sul principio della Corsa. Il di lui cavallo continuò
oni. Il predetto Re, dopo aver distribuito al popolo le terre, inalzo sul monte Tarpeo un piccolo tempio a Termine, e ne in
le persone. I poveri lo aveano basso, i ricchi alto. Riposto il morto sul Rogo, il parente più prossimo v’appiccava il fuoc
tto Sanco o Sango (f) o Sancto (g) o Semipadre (h). Egli ebbe in Roma sul monte Quirinale un tempio, che fu fabbricato da’S
fanciullo, e col di lui sangue ne bagnò l’ara di Giove, che trovavasi sul monte Liceo (c). Altri soggiungono, che il predet
nè avendo potuto riconoscerla, voleva ucciderla ; ma ella si rifugiò sul monte Liceo, nel recinto, sacro a Giove. Arcade o
larmente que’ d’Enotria. Fino da’primi tempi di Roma Fauno ebbe anche sul monte Celio un tempio rotondo e circondato da col
nche Incubi, i quali solevano entrare di notte nelle case, si posavan sul corpo di quelli che dormivano, e col loro peso fo
olto amata da Giano(b). Giuno Bruto, primo Console, le alzò un tempio sul monte Celio, ove le si offrivano certi sacrifizj,
on sacrifizj(e). Al tempo delle seconde le vendemmie in alcuni luoghi sul principio si facevano da’ Sacerdoti. Il Flamine D
(23). Pausania scrive d’aver veduto in Arcadia una statua di Bacco, sul di cui tirso eravi un’aquila (f). Il Meursio osse
uto dal loro Avo, Numitore, la facoltà di fabbricare la città di Roma sul monte Palatino V’è finalmente chi asserisce, che
irava il bambino intorno il fuoco dell’altare, e gettavasi dell’acqua sul di lui corpo (a). Educa, o Edulica (b), o Edusa a
Calcide dagli Dei, allorchè alle preghiere di Giunone egli addormentò sul monte Ida Giove, che stava tralle braccia della s
he le Nemese, Dee vendicatrici de’ delitti, le quali aveano un tempio sul monte Pago nell’ Eolide presso Smirna(f). Come qu
anzi a quel tribunale, doveva prima sacrificare alle Furie, e giurare sul loro altare di dire la verità(f). In Atene si cel
ava in un’ombra. A tal segno crebbe il delirio di lui, che finalmente sul fiore più fresco degli anni suoi morì d’acerbo do
e rabbiosissima a vista di un albero pieno di frutta, che gli pendeva sul capo, e di una sorgente d’acqua, che gli toccava
Fiaccole (a). Linceo poi mosse guerra a Danao, e fatrolo morire, salì sul di lui trono (b). Iperinnestra in memoria del pre
sa pensò, che tal cosa altro non fosse che un artifizio per collocare sul trono il figlio di qualche schiava da lui amata ;
Quindi il re rimase nel suo inganno, e Jone dopo la morte di lui salì sul trono d’Atene(a). (16). Gli Anfizioni erano i De
olsi da alcuni, che sia stato prodotto dal sangue di Medusa, sgorgato sul terreno, quando Perseo le recise il capo, come pi
della Macedonia ; ch’elleno nell’ Academia d’ Atene aveano un altare, sul quale pure spésso loro si sacrificava ; che i Tes
e pure spésso loro si sacrificava ; che i Tespj ogni anno celebravano sul monte Elicona a loro onore una festa musicale ; e
pì per la perdita de’ suoi figliuoli, che Giove per pietà la convertì sul monte Sipilo in sasso, il quale versava continuo
. Gordio, padre di Mida, stupì al vedere, che un’ Aquila se ne stette sul giogo della di lui carretta sino alla sera. Recav
de fosse passata nel corpo di un Rosignuolo(a). (50). Anfione nacque sul monte Citerone da Antiope, figlia di Nitteo. Era
una biscia. Questa la punse col velenoso dente nello stesso piede, e sul più verde degli anni suoi la fece morire. Altri d
. Lex. Univ. (53). Strabone dice, che le Famiglie Irpie camminavano sul fuoco non in onore d’Apollo, ma di Feronia(d). (
i la tosavano, ma non intieramente. I capelli tosati venivano riposti sul petto del morto, come ultimo dono. Molti altri es
notte, e nella Grecia prima del nascere del Sole. Il morto portavasi sul feretro da’più stretti parenti, e anche da’person
fave, lattuca, pane, ova, lenticchia, sale, focacce, e carni, riposte sul sepolcro(b), e chiamate anche cibi ferali. Credev
tino agere, operare, perchè eccitava all’azione. Ella aveva un tempio sul monte Aveutino (d). (b). l. 15. (c). Tit. Li
idio narra il fatto diversamente : Glauco, dic’egli, passava i giorni sul lido del mare, ove stava asciugando le reti, o nu
è chi soggiunge, che il corpo di Melicerta, essendo rimasto insepolto sul predetto Istmo, que’ paesi vennero afflitri da gr
tempio, e gli Spartani sacrificavano ogni anno a’ medesimi un cavallo sul monte Taigete, e dopo averlo abbruciato con varj
o dal regno per opera di Agrio, suo cugino. Fu in seguito ristabilito sul trono da Diomede, suo nipote. Finalmente veggendo
del Console consacrò a Lua le armi di coloro, ch’ erano rimasti morti sul campo, onde con tale offerta ne fosse espiato l’e
9 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
poglie tolte a’ nemici. Lo stesso Romolo un altro ne aveva già eretto sul Palatino a Giove Statore per aver da esso ottenut
Venere tenea di guardia Alettrione, ma essendosi questi addormentato sul mattino, il Sole penetrò nella camera e li scoper
consecrato da Romolo) recati per la città con canti in lode di Marte ( sul fine de’ quali pur nominavasi Mamurio, com’ egli
udizio di Paride figlio di Priamo re di Troia, che era allora pastore sul monte Ida, questi diè il pomo a Venere, che fu qu
di Endimione pastor di Caria, scendea la notte dal cielo a star seco sul monte Latino; ed aggiungono pure, che fu da Pane
erma; e Latona, colà recatasi trasformata in quaglia, diede alla luce sul monte Cinto Diana ed Apollo, il qual cresciuto, e
e era il famoso oracolo, che rendevasi dalla sacerdotessa Pitia posta sul tripode coperto della pelle del serpente Pitone,
l tizzone, rimise per vendicare la morte de’ suoi fratelli il tizzone sul fuoco, e Meleagro consunto da interna arsura insi
che avendo recato de’ pani al Popolo Romano, allorchè stava ritirato sul monte Aventino, si volle da esso per gratitudine
ne tutti dicono pescatore, veggendo, che i pesci da lui presi gettati sul lido al tocco di cert’ erba nuovamente balzavano
ue lioncini, prese Learco e raggiratolo in alto lo sbattè crudelmente sul suolo, indi si fece a inseguir Ino e Melicerta, c
e incatenar da Mercurio, o come altri vogliono, da Vulcano, Prometeo, sul monte Caucaso, e mandò a rodergli le sempre rinas
il monte Parnasso; e cessate le acque, consultando l’ oracolo di Temi sul modo di ripopolare il mondo, n’ ebbe in risposta,
sse ad Euristeo un cignale ferocissimo. 4. Inseguì per un anno intero sul monte Menalo una cerva, che aveva i piedi di bron
Col rumore de’ cembali di metallo prestatigli da Minerva mise in fuga sul lago Stinfalo in Arcadia gli sparvieri educati da
occa, io soffocò, e le sue vacche ritolse. Evandro, che allor regnava sul Palatino, per gratitudine di aver purgalo il paes
uno suo padre i forastieri. Ercole colà recatosi il prese e l’ immolò sul medesimo altare. Uccise l’ aquila, che rodeva le
imo altare. Uccise l’ aquila, che rodeva le viscere a Prometeo legato sul monte Caucaso, come si è detto nel capo precedent
di Altea figlia di Testio. Al suo nascere le Parche misero un tizzone sul fuoco, dicendo che tanto sarebbe durata la vita d
ne della sua morte; perocchè Altea di ciò irritata, rimise il tizzone sul fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, e
e; ma Alcimede ebbe modo di salvarlo, e di farlo segretamente educare sul mente Pelio dal Centauro Chitone. Cresciuto Giaso
i di Giasone medesima i due figli che da esso avea avuti, indi salita sul carro tirato da’ draghi fuggì in Atene, ove diven
nia il gigante Damaste detto Procuste, che faceva stendere gli ospiti sul proprio letto, e tagliava loro le gambe, se fuori
o in un bosco, ma Ecuba segretamente il fe poscia educare da’ pastori sul monte Ida. Ivi dalla pastorella Enome ebbe egli D
Era stato predetto dall’ oracolo, che il primo, il quale fosse sceso sul lido di Troia, sarebbe perito. Ciò gli altri ricu
le città e terre dell’ intorno, finchè nel decimo anno tratte le navi sul lido, poser a Troia il formale assedio. Ma grave
reci, che fattigli i funerali solenni, gli alzarono un gran monumento sul promontorio Sigeo. Ma forte contesa poi nacque fr
sorella Anna, sforzossi di trattenerlo, finchè vedendolo già partito, sul rogo che avea fatto disporre col pretesto di un m
vi digraziatamente ucciso il padre, era venuto in Italia a stabilirsi sul colle Palatino. Evandro gli diè suo figlio Pallan
ggio de’ Molossi, è da lui convertito in un lupo. Dal diluvio campano sul monte Parnasso Deucalione e Pirra, che ripopolano
ghi fugge a Corinto. Parte II. Capo VII. Cerambo si salva dal diluvio sul monte Parnasso cangiato dalle Ninfe in uno scarab
dalle Ninfe in uno scarabeo. Parte II. Capo I. Tioneo figlio di Bacco sul monte Ida rapisce un giovenco: è inseguito da’ pa
Parte II, Capo VIII. Altea madre di Meleagro con lui sdegnata rimette sul fuoco il tizzone, al quale la vita di lui era ann
maestro dell’ arte di predire il futuro. Un’ asta scagliata da Romolo sul monte Palatino si planta in terra, e diventa un a
fronde in aperta campagna, o in qualche luogo elevato era l’ altare, sul quale agir Dei rappresentati da un sasso informe
fiori, di nastri e di bende, le, si indoravan le corna, le si poneva sul capo la mola salsa, che era una stiacciata di far
con sale, il Sacerdote le strappava dal capo alcuni peli e li gettava sul fuoco, poi ordinava a’ ministri detti Vittimari,
e d’ oro, che avendole questi ricusato pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco, domanda lo stesso prezzo per gli altri sei
a lo stesso prezzo per gli altri sei; che al secondo rifiuto ne gittò sul fuoco tre altri, insistendo a volere il medesimo
10 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
o . Egli era effigiato a due facce : sia perchè avendo egli il dritto sul mese di Gennajo riguardasse l’anno scorso, e quel
L’età sua avanzata non gli scema nè attività, nè le forze. Ha le ali sul dorso per dinotare, che il tempo veloce giunge, e
cavalcando un lione, e non di rado con un piede in terra, ed un altro sul rostro di una nave, per dinotare il di lei domini
e accese nell’Etna. Ritrovò ella il velo, che a Proserpina era caduto sul lago di Siracusa nel volersi difendere dalla viol
valente cacciatore. Questi non era al caso di riconoscerla, stava già sul punto di scagliarle i suoi dardi, se Giove non si
so di se restare il giocoso Sileno, che lo seguiva sopra un asinello, sul cui dorso talvolta appena si reggeva, perchè semi
tando un superbo Ariete, la cui pelle era di oro. Traversando il mare sul dorso di questo magnifico Ariete, Helle cadde nel
Eudemonia, o sia la Felicità. Era questa Dea rappresentata assisa sul trono qual Regina, tenendo in una mano un caducèo
one gittossi nel mare, che dal suo nome fu chiamato Egèo. Teseo montò sul trono di Atene : promulgò delle leggi, che contri
tempesta che assalì gli Argonauti, si viddero de’ fuochi scintillare sul capo de’ due fratelli, e cessò tosto quel fiero t
e re di Tebe. Perseguitati questi da Ino loro madrigna, sen fuggirono sul dorso di un ariete, la cui lana era di oro, e tra
figlia di Creonte appena ne fu vestita, che fu consumata da un fuoco sul momento. Non contenta la maga di tale strepitosa
in un altro. Finalmente ritornò in Tessaglia, dove standosi un giorno sul vascello Argo che stava sulla riva, fu schiacciat
le gl’inviò questa fatale camicia, mentre andava a fare un sagrifizio sul monte Eta. Appena Ercole ne fu rivestito che sent
indicato quel sito. Appena imbarcatosi per recarsi a Troja, gli cadde sul piede che aveva battuta la terra, un dardo avvele
di presentarsi al mostro, che gli dimandò qual era quell’animale che sul matino và brancolando a quattro piedi, sul mezzo
qual era quell’animale che sul matino và brancolando a quattro piedi, sul mezzo dì a due, e verso la sera con tre piedi. Ed
po aversi dato de’ colpi terribili, restarono nel tempo istesso morti sul campo. La loro rabbia si manifestò anche dopo la
lli non si poterono mai unire nella tomba, ed allorchè furono esposti sul rogo per bruciarsi i cadaveri, le fiamme si separ
n potè sopravvivere a suo marito. Colla massima indifferenza si gettò sul rogo, ove si bruciava il cadavere di Capanèo, e m
di Edipo, cioè Eteocle, e Polinice, Creonte fratello di Giocasta salì sul trono di Tebe, e la prima delle sue cure fu di pr
fame, mentre l’acqua gli arrivava al mento, e le frutta gli pendevano sul capo. Pelope. Tornò in vita Pelope per opra d
Egisto ben presto lo disingannò con dargli la morte, e con far salire sul trono d’Argo Tieste, che non vi stette gran tempo
che per altro non uccisero. Allora nel tempo stesso Agamennone ascese sul trono d’Argo che trasferì a Micene, e Menelao div
asi libera dopo la morto di Agamennone sposò Egisto, e lo fece montar sul trono. Oreste suo figlio sarebbe stato parimente
o re di Troja, e di Ecuba, allora occupato a custodire i suoi armenti sul monte Ida, colà confinato da Ecuba senza che Pria
no avesse sposato partito per l’una, e per l’altra parte : indi montò sul suo carro, e si diresse sul monte Ida. Disperando
r l’una, e per l’altra parte : indi montò sul suo carro, e si diresse sul monte Ida. Disperando intanto Agamennone di poter
e da questa terra fatale, e battuto da nuova burrasca è stato gittato sul lido de’ Feaci, dove ha trovato la più sincera os
ulle sue spalle, traversa l’incendiata città col disegno di ritirarsi sul monte Ida. Fuori le porte inseguito dai Greci per
prometteva. Fa costruire all’infretta una flotta con alberi tagliati sul monte Ida, e si scosta dai patrj lidi con venti l
Enea, il quale non ha in suo favore, che il solo Evandro, che abitava sul monte Palatino. Questo principe gli spedisce Pall
ro accendeva su di una torre. Leandro aveva acquistato la superiorità sul mare ; ma una notte sorta all’improvviso una fier
endo il mattino osservato Ero il cadavere di Leandro dal mare gittato sul lido, vinta dal dolore non gli volle sopravvivere
rese quella palla, e lesse il giuramento. Allorchè questa giovane era sul punto di maritarsi, era sorpresa da una febbre vi
dal mare sulla riva. Al momento che si accostava, si avvide di avere sul dorso le ali, che la sostenevano all’aria, essend
nella Tracia, ove Bacco lo volle per compagno delle sue fatiche. Morì sul monte Emo : i Greci l’onorarono qual Dio, ed i pa
, che si erano accostati al naviglio per sentir la sua voce, lo prese sul dorso, e lo portò sano, e salvo alla riva. Perian
ortalmente ferì l’amato suo oggetto. Gittato Orione dal mare semivivo sul lido, si dolse dell’affronto con Diana, che amara
, Fortunae Neapolis. Dalla seguente antichissima iscrizione ritrovata sul colle di Posilipo verso la parte che guarda Euple
co prima di morire compose egli stesso il seguente distico da apporsi sul tumulo : Mantua me genuit : Calabri rapuere ; te
11 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
olabile e disperato si ritirò solitario a pianger la perduta Euridice sul monte Rodope nella nativa Tracia, e rifiutò qualu
ca se Ercole avesse dovuto uccidere un sì timido animale, che abitava sul monte Mènalo in Arcadia ; ma poichè questa cerva
Sarmazia presso il fiume Tanai (ora il Don,) quindi nella Cappadocia sul fiume Termodonte.Ad Ercole fu imposto di combatte
I poeti aggiungono che il can Cerbero arrivato all’aria aperta sparse sul terreno la sua bava, e da quella ivi nacque la pi
; e benchè l’Eroe Tebano lo abbattesse più volte, quegli appena steso sul terreno risorgeva più forte di prima a combattere
lasciò a pascere per andare a far visita al greco Evandro che abitava sul prossimo colle, che poi fu detto il Palatino. In
ltre vesti la mandò al marito. Ercole fu trovato dal messaggiero Lica sul monte Oeta nella Tessaglia mentre disponevasi a f
di soldati, li mise in rotta ed in fuga egli solo, lasciandone molti sul terreno malmenati od estinti. Dichiarata dunque l
quanto egli diceva, non gli facevano maggior paura dei raggi del Sole sul mezzogiorno. Ma Giove gli fece conoscer la differ
ittori di tragedie di non far cuocere al nefando Atreo le carni umane sul palco scenico alla presenza del pubblico120 ; il
dell’arbitro rusticano. Furono dunque condotte da Mercurio in Frigia sul monte Ida davanti al pastore Alessandro, in appre
elle polledre figlie del vento, le quali, come dice Omero, « Correan sul capo delle bionde ariste « Senza pur sgretolarle 
elle bionde ariste « Senza pur sgretolarle ; e se co’salti « Prendean sul dorso a lascivir del mare, « Sulle spume volavano
Edipo, che fu trovato vivo da un pastore ed allevato come suo figlio sul monte Ida. Quivi egli crebbe ignaro della sua ori
rincipal sostegno, gli resero onori divini, gli eressero un monumento sul promontorio Sigèo, e chiusero le sue ceneri nella
enta invano di trattenerlo e di commuoverlo a rendergli la figlia ; e sul suolo fra i piedi di Pirro giace moribondo Polite
per un piede e lo scagliò lontano nella sottoposta campagna ove morì sul colpo. Un figlio dell’ucciso Ettore che sopravviv
la città di Petilia, alla quale credesi corrispondere ora Policastro sul golfo di questo nome. Alcuni attribuiscono a Idom
tatori offrendo, « E fuor li trae dell’onda, e palpitanti « Scagliali sul terren : non altrimenti « Scilla i compagni dal n
rte. « Per nove dì mi trabalzava il fiotto, « E la decima notte i Dei sul lido « Mi gettâr dell’Ogigia isola, dove « Calips
e che ne fosse avvenuto : e sebbene Enea si trattenesse alquanti mesi sul monte Ida per costruir le navi e per raccoglier c
ido « Seguì l’orme d’Enea ; chè non fu punto « Inferïore a lui. Stava sul mare « Sonando il folle con Tritone a gara, « Qua
trovano anche nelle Chiese, come per es. nel Duomo di Siena si vedono sul pavimento in niello o graffito dieci Sibille, sot
fagianiere. 72. Ovidio, che fu relegato nell’antica città di Tomi sul Mar Nero presso Odessa, ci dice in una elegia (Tr
Ovidiopol, fabbricata da Caterina II verso la foce del Dniester, sia sul luogo stesso dell’antica Tomi dove fu relegato Ov
analizzato dai retori e dai logici, ed è il seguente posto dal poeta sul labbro di Medea : « Servare potui, perdere an po
re, ove un delfino, attirato dalla dolce armonia, lo salvò portandolo sul dorso sino alla costa del Peloponneso. Di questo
. » — (Hor., Epist.) 97. Orazio nella Poetica volendo dar precetti sul modo di ordinare e comporre il poema epico non fa
12 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
norma scorgerete quivi fedelmente eseguito. Se dunque il mio giudizio sul compiacimento vostro non erra, perchè l’operetta
egno a lui sortito nella general divisione per sua parte, ed eredità, sul quale qual’assoluto padrone esercitar poteva ogni
di corpo, che di poche ore appena nato d’una morta testuggine trovata sul Nilo valse ad efformar una lira non mai più per l
to da quattro velocissimi destrieri con bionda capellatura fluttuante sul capo con atteggiamento, che annunzia la sua grand
di dolcezza, con eterna primavera simile a quella degli elisii campi sul volto, colla lira in una mano, e col suo arco nel
soprattutto in Delfo, ove per bocca della Sacerdotessa Pitia situata sul Tripode coverto dalla pelle del Serpente Pitone r
sue immagini presso gl’ Argivi si scorga coll’ aggiunta d’ un cuculo sul suo scettro, perchè in quello cangiato si era Gio
Ovidio : Quaerenti defuit orbis , e la fortuna incontro di ritrovar sul lago di Siracusa il velo, che negl’amari contrast
festoso con aurea capellatura, con biondo serto di spiche, e papaveri sul capo, e con altro a piedi, stringendo con una man
, di fisonomia molto bella, ma nel tempo stesso assai fiera, con elmo sul capo adornato di civetta(1) con una lancia ad una
arve fregiata, che qual perla in guscio rinchiusa fù da Zefiri spinta sul Cipro, dove le Ore con sviscerato affetto la educ
volto da piacevolezza infiorato, con mille bellezze, che le scherzano sul petto, col piacere, e colla Voluttà, che se le ag
quanto travagliato nel seno della terra, altrettanto ridente spuntato sul piano la presente Dea rassembra. Essa nel seno de
uffava nelle acque, venne con un pugno delle acque istesse buttategli sul viso da quella con scorno di sua natura cangiato
se non solo il soggiorno, ma consigliere altresì lo volle, e compagno sul trono. Pago allora di tali accoglienze Saturno si
olge a suoi piedi. Altri perchè lo confondono col tempo gl’aggiungono sul dorso le ali, ed una ambollina al suo fianco, que
re con quanta sodezza, e maturo consiglio un dì parlava Giove, quando sul nascere di esso prevedendo le future disgrazie ob
on cascante benda sugl’occhi, lutto infiorato di grazie, ed avvenenze sul viso, con bell’arco simbolo delle sue frecce alla
con bizzarre invenzioni fantasticarono di tratto in tratto i gentili sul Tartaro, e gli Elisii ; sul lor sito, ed ingresso
tasticarono di tratto in tratto i gentili sul Tartaro, e gli Elisii ; sul lor sito, ed ingresso ; su i diversi fiumi, e riv
o, io mi credo, che scompagnato, e solo rimasto sarehbe perpetuamente sul trono. E chi in vero per soddisfar le sue brame a
vano tal festa. Cap. XIX. Cibele Sonetto C olle torri sul crin superba, e forte Si mostra nel poter la Dea
etese in sue spose, e tormentato dal continuo pensiere di restar solo sul trono abborrito, e negletto, per alleviarsi da su
o nella forza, e sordo facendosi alle doglianze barbaramente rovesciò sul carro la preda bramata, e con rapida velocità sec
menò nel tartareo suo regno per farla seco sedere in qualità di sposa sul trono(1). Scorgendo impertanto l’addolorata Dea,
to Spira da labri il gel, la brina, il vento, E sembra dell’ età star sul confine. Cerca le fiamme, e benche l’ hà vicine,
Chiunque percorre lo studio della vita ; ed ama di godere un dominio sul cuore altrui mercé la forza della persuasiva, il
nto sono le quattro gran dissertazioni dell’ erudito Pasquale Carcani sul niente, su i peli, sullo scarafagio, e sul sangui
’ erudito Pasquale Carcani sul niente, su i peli, sullo scarafagio, e sul sanguinaccio, ma questi sforzi prodigiosi sono un
raticarlo v’apponga un’intercalare obbligato. Andromaca, che piange sul corpo di Astianatte. In cenere combusta Senza
e Che il camin di giustizia un re disegna, E chi è chiamato a dominar sul trono La data legge coll’esempio insegna. Perciò
nt inter viburna cupressi. Virg. ec. 1. Tullia, che passa col carro sul cadavere del Padre. SONETTO ENDECASILLABO. L’ini
ggetto vuol, che quell’industria, che in questo manca, tutta si versi sul suo artificio, ed impasto. Quindi la ricercatezza
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
lungamente errato in balìa delle onde fu spinta e fermossi in Grecia sul monte Parnaso. — Di quale stirpe e famiglia erano
ro figli e discendenti ; ed entrati nel tempio della dea Temi che era sul monte Parnaso, dimandarono all’oracolo di essa qu
evato dalle recenti acque ancora stagnanti, Deucalione e Pirra seduti sul terreno l’uno di faccia all’altra in atto di scag
le forze irresistibili della Natura negli strati sottoposti a quello sul quale abitiamo. 86. Anche Dante chiama la terr
Vedi la lezione popolare dell’illustre geologo professor Igino Cocchi sul modo di contare gli anni in geologia.
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
sua la farà trista. » E-aggiunge che vi rimaneva ancora a quel tempo sul ponte vecchio l’antica statua un po’guasta del Di
io l’antica statua un po’guasta del Dio Marte : « E se non fosse che sul passo d’Arno « Rimane ancor di lui alcuna vista,
andò a far visita a Venere, e il Sole lo scuoprì. Ecco perchè (dicon sul serio i poeti) il gallo canta prima dell’apparir
sservato che gli astri riflettono una luce più rossa quando si vedono sul limite estremo dell’orizzonte, e specialmente dal
ellissima similitudine nel Canto ii del Purgatorio : « Ed ecco, qual sul presso del mattino, « Per li grossi vapor Marte r
15 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
ilosofo epicureo, un cinico, un peripatetico disputava ingegnosamente sul vizio, sulla virtù, sull’anima, sugli Dei ; ma tu
à confondevasi allora coll’amor della gloria e della patria. La morte sul campo di battaglia era un olocausto agli Dei ; nè
ro annoverati tra gli Dei anche i più scellerati mostri che sedettero sul trono imperiale di Roma. Quindi i Romani, che nel
vi ad ogni piè sospinto schiere di sacerdoti erranti, che si recavano sul dorso un fardello di divinità impure, e passavano
, mercadanti, astrologi, usurai, pasciuti per tutto d’insulti, fecero sul suolo della loro patria una eroica resistenza. L’
ri gelosi avean giurato la rovina del Cristianesimo, ed eccolo assiso sul trono de’ Cesari. Come ha vinto sì gran possanza 
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
Nel tempo che l’Orca avanzavasi per ingoiarla, passò per aria Perseo sul caval Pegaso, e accortosi del pericolo di Androme
oe vi è rappresentato volante col petaso e i talari di Mercurio e non sul caval Pegaso ; con la scimitarra nella destra, e
oboli vedesi nella gran vasca detta dell’isolotto la statua di Perseo sul caval Pegaso e di Andromeda legata allo scoglio ;
male, poichè Perseo, irritato di tale scortesia, lo raggiunse volando sul caval Pegaso mentre Atlante andava alla caccia, e
17 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
ità e dalla tradizione : questo è il pensiero ortodosso, che si fonda sul mistero assioma rivelato e razionale della creazi
le spighe uscenti fuori la dea Patelena(5) ; alle biade eguagliantisi sul prato con le nuove spighe la dea Ostilina(6) ; a’
a idea dello scultore, da cui fu fatto, per indicare lo impero di Dio sul triplice regno della creazione, l’aere mobile per
bile per sua natura si eleva in alto cielo, si diffonde su la terra e sul mare, penetra nello imo degli abissi. 14. Altri c
empo. A questo mito può darsi varia interpetrazione. Bacco fu nudrito sul monte Meros nelle Indie, voce tutta greca μηρος,
icare la emissione de’raggi del Sole in verso la terra — gli ponevano sul capo un canestro di oro, per significare la luce
volta gli uomini nudriti del frutto di questo albero. Le si mettevano sul capo alcune torri, e chiavi in mano, per indicare
o — Risponde al passar del Sole nel segno della Bilancia, che avviene sul principio di Autunno, fissato dal levar del Centa
si dissero esser trafitti dalle frecce di Ercole. VI. Ercole montando sul cavallo Arione giunge su le sponde del fiume Alfe
e porge farro misto al sole, allora ricambierai il mio nome : poichè sul labbro di colui, che sacrifica ora per me risuona
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
ento furon composti due poemi, uno in greco e l’altro in latino64 ; e sul duce o principal personaggio più e diverse traged
e quercie della selva di Dodona sacra a Giove, e, aggiungono i poeti, sul disegno dato da Minerva stessa, per significarne
ira lo sospinge, « Contra gl’ingordi augelli il ferro stringe. « Uno sul collo, un altro su la groppa « Percuote, e chi ne
o di sua invenzione. Da Fineo ebbero gli Argonauti notizie e consigli sul miglior modo di schivare i pericoli della loro na
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
in greco è Pan che significa tutto ; e gli antichi Mitologi basandosi sul significato di questo vocabolo e interpretando la
d’immaginazione, che una indubitabile interpretazione, poichè dicono sul serio che le corna significano i raggi del Sole e
o una solenne osservazione filosofica del celebre Bacone da Verulamio sul timor pànico. Egli afferma che ai timori veri e n
20 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
Cenni Preliminari sul significato di alcune parole e sull’ uso di alcun
dopo i quali rompevan liberamente la pace. Il feciale tornava allora sul territorio nemico, e vi lanciava una picca insang
vi tre volte all’intorno una vittima scelta, e nel bruciare i profumi sul luogo stesso del sacrifizio. Per quella di un ese
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
glia del Cielo, e che nel globo terraqueo manifestasi più che altrove sul mare. Ma ambedue queste origini così diverse son
e porta il nome : « Nell’ora, credo, che dell’orïente « Prima raggiò sul monte Citerèa, « Che di fuoco d’amor par sempre a
Epitalamio è parola di greca origine, che in quella lingua significa sul talamo, ossia letto nuziale ; e perciò sta ad ind
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
presso i dotti e sapienti. E questo è argomento di più alta indagine, sul quale piacemi un poco di trattenermi. Che i più c
ne e Pirra, dopo l’universale diluvio, consultarono l’Oracolo di Temi sul monte Parnaso. Omero parla degli Oracoli, delle d
pressa con queste poche parole : conosci te stesso, leggevasi scritta sul pronao del tempio di Apollo in Delfo. Cicerone ch
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
a sua Corte. Ma spesso scendeva ad abitar sulla Terra, e teneva corte sul monte Olimpo in Grecia61 ; e perciò dai poeti il
Giove fu detto Olimpico non solo perchè credevasi che spesso abitasse sul monte Olimpo, ma ancora perchè era adorato in Oli
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
l territorio ove ora è Roma esisteva un regno, di cui la capitale era sul monte Gianicolo. Raccontano dunque i poeti che l’
urno, dopo essere andato errando per l’orbe terrestre, venne per nave sul Tevere29), e fu accolto ospitalmente dal re Giano
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
e sulla Luna e le Stelle136, e Ovidio aggiunge che si estendeva anche sul Sole137. Il volgo peraltro vi credeva di certo, p
e si era invaghita la Luna stessa. Chiamavasi egli Endimione, e stava sul monte Latmo che è nella Caria ; ed essendosi in u
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
quello cioè di Pimplèe, dato alle Muse, perchè talvolta soggiornavano sul monte Pimpla, o presso la omonima fonte in Macedo
ome che in italiano dicesi girasole. Invenzione semplicissima, basata sul nome e la proprietà di questo fiore, di voltarsi
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
nte, « Urtando con le man, coi piè puntando, « Spingea ; ma giunto in sul ciglion non era, « Che risospinta da un poter sup
ma il melo adorno, « E il dolce fico e la canuta oliva « Gli piegavan sul capo i carchi rami ; « E in quel ch’egli stendea
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
ed aperto degli altri ; e perciò i suoi libri sulla Natura degli Dei, sul Fato e sulla Divinazione furon considerati dai pi
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
ex-re padre del regnante, s’indispettì perchè il figlio non lo rimise sul trono, e quindi congiurò contro di lui. Giove scu
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
Filosofia del Gioberti sa bene che quel sistema filosofico è fondato sul principio che l’Ente crea le esistenze. Nel Pante
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
arazioni e similitudini mitologiche. Fissate e dichiarate le mie idee sul fine e sui limiti dello studio della Mitologia, s
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
a. Se ne trova tuttora uno vicino al Tevere, e si crede situato quasi sul posto stesso di quello che Orazio dice atterrato
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
o come taluni dicono in blocco) e con poche e generali considerazioni sul loro comune appellativo, procediamo senza spavent
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
prima l’avversità. Credendo che nulla gli fosse impossibile, montato sul caval Pegaso, lo spinse verso il Cielo, presumend
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
o della città o dello Stato. Con tal distinzione sparisce ogni dubbio sul vero e proprio ufficio attribuito dai Pagani agli
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
sto nella 1ª ott. del C.xii chiama Cibele la Madre Idèa, cioè adorata sul monte Ida : « Cerere poi che dalla Madre Idèa «
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
nemmeno i più valenti Geografi, in quanto che non sono stati a contar sul globo tutte le fonti, e tanto meno tutti i boschi
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
ha il disegno in molte stampe o incisioni. Anzi a Parigi fu costruita sul disegno e le dimensioni del Partenone la chiesa d
39 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
igine di questo diluvio. Deucalione si rifugia colla sua moglie Pirra sul monte Parnaso, e poi ripopola la Tessaglia. A Deu
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
e d’ Eleusi, (antica città greca fra Megara e il Pireo), e che questi sul carro di Cerere tirato da draghi volanti avesse p
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
nodo marital suore e fratelli, « Che avean degli anni il più bel fior sul volto. « Costoro ciascun dì siedon tra il padre «
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
Sole l’esistenza della maggior parte delle sostanze che si conoscono sul nostro globo239, si venne a confermare i raziocin
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
per dar la scalata al cielo posero tre monti uno sopra l’altro, cioè sul monte Olimpo il monte Ossa e su questo il monte P
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
a e vicino a lui Maia e Dione. » Le stesse osservazioni son da farsi sul nome di Dione, che è qui posto a significare il p
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
i Volta). 193. Perciò Virgilio lo chiama Ignipotens (che ha potenza sul fuoco) : « Vulcani domus et Vulcania nomine tell
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
azzi di fiori in mano, una corona di fiori in testa, e fiori spuntano sul terreno ov’ella posa le piante. Di mezzo alle più
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
gni e malefici, che fossero in lotta tra loro per avere il predominio sul mondo in generale e sugli esseri umani in partico
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
priva di coraggio ; per cui se anche un uccelletto marino le si posa sul dorso, le cagiona grande inquietezza e paura. Que
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
la loro commissione, che condussero seco, portandola alternativamente sul loro dorso, la sposa a Nettuno ; ed egli per grat
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
are la favola della trasformazione delle Eliadi così scrisse : « ……. sul fiume « Dove chiamò con lacrimoso plettro « Febo
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
chille : « Odio al par delle porte atre di Pluto « Colui ch’altro ha sul labbro, altro nel core. » 242. « Quando noi
52 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
ibera Andromeda, 361 ; — combatte Fineo, 362 ; — ristabilisce Acrisio sul trono, 363 ; — gli toglie la vita, e fonda Micene
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