o evento il suo piccolo fratello Absirto ; e quando vide che il padre
stesso
li inseguiva con un esercito, invece di fidare ne
ro, e vi aggiungono particolari incidenti per renderlo verosimile. Lo
stesso
Cicerone nelle sue opere filosofiche riporta una
diconsi guerre civili quelle tra cittadini della stessa città o dello
stesso
Stato ; le quali guerre son tutt’altro che civili
e a un genere di vita più umano e sociale. A questo fine e con questo
stesso
intento invoca Dante le Muse a dare alla sua poes
tra questi più splendidamente di tutti Virgilio, che Orfeo nel giorno
stesso
destinato alle sue nozze colla Ninfa Euridice, pe
o potente il suo canto accompagnato dal suono della sua cetra, che lo
stesso
Can Cerbero ne rimase ammaliato, e le Furie cessa
are Euridice, e quando seppe che era stato preferito Orfeo, il giorno
stesso
fissato per le nozze si diede furibondo ad insegu
e. Galassia la chiamavano i Greci in lor linguaggio, che significa lo
stesso
che Via lattea nel nostro ; e col greco nome la r
ei giganti che Dante dice di aver veduto nell’Inferno, anzi fu quello
stesso
che pregato da Virgilio prese colle sue mani i du
e che vide Caco nell’Inferno lo fa rammentar concisamente da Virgilio
stesso
: « Lo mio Maestro disse : Quegli è Caco « Che
sso « Che morì per la bella Deianira, « E fe’ di sè la vendetta egli
stesso
. » Ercole dopo qualche tempo ricominciò la sua v
go preparato per arder la vittima, vi si pose sopra come vittima egli
stesso
, e insieme vi stese il vello del Leon Nemeo e la
tennestra. I più antichi affermarono che Polluce ed Elena, nati dallo
stesso
uovo, eran figli di Giove, e perciò Semidei, ment
Minosse era figlio di Giove e di Europa, la quale fu rapita da Giove
stesso
trasformato in toro, e trasportata nell’isola di
o egregii scrittori lo resero famoso non meno dell’Eroe Tebano106. Lo
stesso
Plutarco che è sì credulo e miracolaio ed inseris
sia senza farsi conoscere, aspettava l’occasione che il re Egeo da sè
stesso
lo riconoscesse per figlio. Era giunta da qualche
ella deserta isola di Nasso. Fortunatamente per essa giunse il giorno
stesso
in quell’isola Bacco, che la fece sua sposa, come
ieti, e prescelto in questo caso da Teseo, ci dice il perchè Plutarco
stesso
: « perchè percuotendo Tèrmero col capo suo nel c
o quella violenza che essi usavano contro degli altri ; onde nel modo
stesso
col quale ingiustamente operavano, fossero giusta
invenzione, e per provare se faceva effetto vi fece chiuder dentro lo
stesso
inventore Perillo. E ciò fu dritto, come dice Dan
e crudele contro il proprio figlio ; e per non farsene micidiale egli
stesso
, ottenne da Nettuno (creduto suo padre) che punis
esso, ottenne da Nettuno (creduto suo padre) che punisse Ippolito. Lo
stesso
Cicerone riferisce questa favola colle seguenti p
asse. » Ogni anno poi facevangli un grandissimo sacrificio nel giorno
stesso
in cui egli era ritornato da Creta coi giovani li
va loro un enigma ; e se non lo indovinavano li strangolava ; il nome
stesso
di Sfinge che le fu dato dai Greci significa Stra
ai connotati della persona dell’estinto scuoprì che ne era stato egli
stesso
l’uccisore ; e inoltre riandando le memorie della
inventarono che posti i corpi di entrambi i fratelli ad ardere nello
stesso
rogo, le fiamme della pira si divisero, segno sen
re della Tebaide, con cui parla di questo poema, e fa dire all’autore
stesso
: « Cantai di Tebe e poi del grande Achille ; »
genero, affidandogli una sì delicata missione, poichè questi è quello
stesso
Tideo che « …………… rose « Le tempie a Menalippo p
tutt’altro che felice l’esito della spedizione contro Tebe, e per lui
stesso
funesto ; e perciò non voleva prendervi parte, qu
altri pretesi Indovini antichi e moderni. Dice di averlo veduto egli
stesso
, e che Virgilio glielo indicò dicendo : « Drizz
o i pœti antichi pio e scellerato ad un tempo118 ; e Dante esprime lo
stesso
concetto in una similitudine del Canto iv del Par
più giovani figli, Tantalo e Plistene, e ne imbandì le carni a Tieste
stesso
, e poi perchè sapesse qual cibo aveva mangiato gl
la quale però parve sì bella che tutti i pœti l’accettarono, e Dante
stesso
se ne vale per una bellissima similitudine nel Ca
ell’esser richiesti di pronunziare un verdetto così pericoloso. Giove
stesso
se ne scusò prudentemente, e propose di farne giu
taluni dubitaron perfino se la città di Troia fosse mai esistita. Lo
stesso
Cantù nelle prime edizioni della sua Storia Unive
i e la diversa estensione della città in quelle diverse epoche. Ma lo
stesso
Cantù nella sua Storia Universale non ha potuto d
Capi Anchise, » che fu genitore di Enea, come fa dire Omero da Enea
stesso
; quindi Assàraco è lo stipite della stirpe e del
la sorte, la quale dopo qualche anno cadde sopra Esìone figlia dello
stesso
Laomedonte. Allora soltanto il re si scosse dalla
emio a chi uccidesse l’orca marina che dovea divorarla. In quell’anno
stesso
aveva Ercole abbandonato gli Argonauti sulle cost
l suo sposo ; e perciò Titone invecchiò tanto che venne in uggia a sè
stesso
, e desiderò di morire. Gli Dei lo cangiarono in c
rono a portar guerra di esterminio ai Troiani, ed elessero Agamennone
stesso
Duce supremo di quell’impresa nazionale e capo di
vittima umana ; e tanto poteva le superstizione a quei tempi, che lo
stesso
Agamennone re dei re consentì ad immolare la prop
dal dardanio ferro, » e come altri poeti aggiungono, per mano dello
stesso
Ettore. È ricordata con somme lodi Laodamia mogli
tto di tradimento ; e questo giudizio fu dichiarato iniquo da Platone
stesso
nel discorso che ei riferisce come fatto da Socra
padre a riscattarla con ricchi doni, era stato respinto da Agamennone
stesso
con modi aspri e minacciosi. Poco dopo infierendo
che più gli piacesse a qualunque degli altri capitani, foss’anche lo
stesso
tremendissimo Achille. Seguì allora una tale alte
Achille, e sorse vivissimo in tutti i cuori il desiderio di lui : lo
stesso
Agamennone si pentì di averlo insultato. E Achill
tosi del suo errore e della sua sventura intellettuale si tolse da sè
stesso
la vita colla propria spada. Per la morte di Achi
significa il nuovo venuto alla guerra, il nuovo guerriero. Al tempo
stesso
Ulisse, al suo ritorno con Pirro, passò per l’iso
l qual sepolcro essendo addossato alle mura della città in quel punto
stesso
ove fu necessario rovinarle per farvi passare il
amente encomiato come il pio Enea nel poema epico di Virgilio, che lo
stesso
Dante ha detto di lui : « Ch’ei fu dell’alma Rom
ne mentre alludeva alla mitologica invenzione, la interpretò al tempo
stesso
secondo le più comuni leggi dell’umana natura, ch
o da qualunque vincolo di subordinazione al comandante supremo ; e lo
stesso
Menelao che sempre era stato così concorde col fr
tro il quale era maggiore l’ira sua e il desiderio di vendetta. Aiace
stesso
Oilèo (detto anche il minore Aiace per distinguer
Aiace per distinguerlo dall’altro Aiace Telamonio che si uccise da sè
stesso
), perì, anzichè per l’insidia di Nauplio, per l’i
lle onde si vantò di scampare dal naufragio ad onta degli Dei e dello
stesso
Nettuno. Tutti gli altri guerrieri che partirono
che uccider lui. E il re dei re scampato da mille pericoli, il giorno
stesso
che giunse nel suo regno e nella sua reggia, in m
a la madre che veniva in soccorso del tiranno, uccise anch’essa collo
stesso
pugnale grondante del sangue di Egisto. Ma accort
le anime degli estinti che un’impresa propria di Ulisse. Infatti egli
stesso
così narra quel suo miracoloso viaggio : « Là da
isse nuotando all’isola di Ogige, e di là salpando in una nave da lui
stesso
costruita ebbe a soffrire un’altra tempesta, dall
a città e nella reggia di quello, sarà bene sentirlo narrare da Omero
stesso
: « Ei s’abbattero a una real fanciulla, « Del
mirabile ei ne scampasse è prezzo dell’opera udirlo raccontare a lui
stesso
secondo che lo fa parlare Omero : « Io pel navig
guisa di maciulla. « Ma nol soffrì senza vendetta Ulisse, « Nè di sè
stesso
in sì mortal periglio « Punto obliossi ; chè non
(V. il N° XXIII) ho detto ancora delle Sirene, ed ho riferito che lo
stesso
Dante trovò il modo d’inserire nella Divina Comme
se ragiona a lungo nel Canto xxvi dell’Inferno, e fa raccontare a lui
stesso
la sua fine (molto diversa da quella che narra Om
narrazione della fine di Ulisse posta da Dante sulle labbra di Ulisse
stesso
; e ciò per dimostrazione e conferma di quanto ho
al Tasso. Converrà dunque prima di tutto sentirlo narrare da Virgilio
stesso
, o almeno dal suo classico traduttore : « …………..
ormentar cioè quegli zoofiti infernali, come Dante fa raccontare allo
stesso
Pier delle Vigne : « Quando si parte l’anima fer
tabili sono il capo Misèno 151 e la città di Gaeta. E perchè Virgilio
stesso
ne dà la spiegazione, qui la riporteremo con le p
e eretta. » Il nome latino Caieta divenne in italiano Gaeta, e nello
stesso
modo l’aggettivo Caietanus divenne Gaetano. Anche
à istorica è quasi sempre frammisto il maraviglioso mitologico ; e lo
stesso
Tito Livio (come abbiamo osservato anche altrove)
Pagani un irrefrenabile desiderio di conoscere il futuro, e al tempo
stesso
una classica illusione a credere che facilmente s
di che Tebe non sarebbe vinta, se per la patria avesse sacrificato sè
stesso
un discendente di Cadmo, Menèceo figlio di Creont
e. » Tale è l’origine di Mantova, che Dante fa raccontare a Virgilio
stesso
, ed assicurare che questa è la verità, e che qual
iglia che se ne parli con tanto rispetto dagli storici latini e dallo
stesso
T. Livio, e che si ammetta tra i fatti istorici c
a del tempio di Delfo pretendevano di essere anch’esse ispirate dallo
stesso
Dio e di dar veridici responsi, poichè avevano im
, fabbricata da Caterina II verso la foce del Dniester, sia sul luogo
stesso
dell’antica Tomi dove fu relegato Ovidio, e che p
erit, si ingenio suo temperare quam indulgere maluisset. » — E Ovidio
stesso
, che per lo più rammenta modestamente altre sue O
« (Jam nunc contacto magnus in ore sonor.) » (Ibid. i, 1.) 77. Lo
stesso
Cicerone scriveva : Parandum est bellum, ut in pa
rium, massima commentata da Machiavelli ne’suoi Discorsi, e poi nello
stesso
secolo xvi più estesamente e con metodo scientifi
viroque reguntur. » 82. Per non dover ritornare altrove su questo
stesso
argomento (poichè si tratterebbe di un’epoca meno
un fascio era egli ed io. » (Inf., C. xxxi, v. 130) 91. Con questo
stesso
greco vocabolo son composte in italiano le parole
si manifesta non solo per mare, ma anco talvolta per terra. In questo
stesso
anno 1875, il dì 27 febbraio fu osservato un fuoc
nichino in un quadretto che vedesi nella Galleria Farnese. 105. Lo
stesso
nome greco di questo giovinetto (Perdix) fu dato
trigna Fedra ; ed egli facendosi predire il suo esilio, assomiglia sè
stesso
all’innocente figlio di Teseo. La predizione è po
129. Cicerone, nel libro i delle Tusculane, riporta tradotta da lui
stesso
in latino questa parlata di Socrate ; della quale
restem se esse perseveraret ? » — (De Amic., vii.) Ritorna pure sullo
stesso
argomento in un altro libro filosofico : « Qui c
igi, e dopo la caduta di Napoleone I restituite a Roma. 162. Il nome
stesso
di Sibilla ha qualche cosa di misterioso, poichè,
scagliata contro di lui da uno de’suoi fratelli, si avventò contro lo
stesso
, e lo privò di vita. A tale vista insorsero tutti
rimento con altre verghe, egualmente tenere e fresche, osservarono lo
stesso
fenomeno, talchè si fecero un piacere di formarne
a Pallade alla destra, e il terzo nel mezzo a Giove. Sacrificò nello
stesso
tempo un toro a Giove, a Pallade una giovenca, e
erifo, e ne convertì pure in sassi tutti gli abitanti(d), e Poliderte
stesso
, il quale per invidia tentava di nuocere alla di
acrato (b), e nel canquistare il Tosone, o Vello d’oro(4), che Frisso
stesso
avea colà portato, e di cui Eeta, figlio del Sole
alla custodia del Vello d’oro Doveansi altresì seminare i denti dello
stesso
drago ne, e finalmente vincere gli uomini armati,
Lago. Allorchè gli Argonauti erano per proseguire il loro cammino, lo
stesso
Tritone staccè uno de’ cavalli dal carro di Nettu
lo di aver ringiovinito Esone. Quelle la supplicarono di procurare lo
stesso
bene anche al loro vecchio padre. Medea promise d
; e vuolsi, che l’Eroe dopo d’aver fatto in pezzi le interiora dello
stesso
pesce, ne sia uscito senz’ aver perduto altro che
e li uccise(a) (3). V’ è chi dice, che siccorne Alcmena partorì nello
stesso
tempe due figli, Ercole cioè, ed Ificlo, così Anf
spalle a Micene. Euristeo, sorpreso del di lui valore, e preso nello
stesso
tempo dallo spavento, nol ammise più in città, e
stette ad attenderli, e parte ne trucidò, parte ne mise in fuga. Folo
stesso
morì di una ferita, che gli aprì in una mano una
ilito di sacrificare a Nettuno un giovane toro. Pasifae, moglie dello
stesso
re, invaghita della bellezza di quell’animale, ne
issimi cavalli, e li pasceva di carne umana. Ercole fece divorare lui
stesso
da quegli animali, e seco li portò via. I Bistoni
prescritto ; mi Augia ricusò poscia d’adempiere alla sua promessa. Lo
stesso
re inoltre, unitosi con Leprea, figlio di Glauco
i pirati, restituì le giovani al loro padre, e mise a morte anche lo
stesso
Busiride(b). Altri in altro modo raccontano la mo
o uno straniero a Giove. Ciò subito si esegui per ordine del re sullo
stesso
Indovino(c). Busiride poi continuò a trattare nel
gli altri stranieri : e già anch’ Ercole doveva andare soggetto allo
stesso
supplizio ; ma egli, come videsi legato, infranse
fatto l’Eroe fabbricò ivi un tempio a Giunone, detta Lacinia (e). Lo
stesso
Etoe finalmente s’azzuffò perfino cogli Dei. Per
to il ladro. Sofocle non ne fece parola con alcuno. Sognò di nuovo lo
stesso
, e neppure allora parlò. Per la terza volta gli a
preda. Diomo in memoria di tal fatto eresse un altare ad Ercole nello
stesso
luogo, ove il cane erasi fermato, e denominò Erco
no d’Ercole rimase ucciso (c). Giunone, sdegnatasi per la morte dello
stesso
, intorbidò ad Ercole la mente, e mentre stava egl
cò uno de’ corni, dielo svelse, e lo atterrò. Le Najadi, figlie dello
stesso
Ar heloo, raccolsero quel corno, e lo riempirono
i si adagiò sopra, cemandò a Filottete d’appiccarvi il fuoco, e dallo
stesso
si fece promettere con giuramento, ch’egli avrebb
li uomini gustare alcuna cosa. Properzio ed Ovidio dicono, ch’ Ercole
stesso
si aveva eretta la predetta Ara ; Virgilio vuole,
er opera d’Appio Claudio venne affidato anche agli schiavi ; ma nello
stesso
anno turti i Potizj morirono, e Claudio Appio div
narsene in Atene, lasciò la moglie e il figlio appresso Pitteo. Nello
stesso
tempo nascose i suoi calzari e la sua spada sotto
tavano in lui le gesta di quell’ Eroe, produceva che le imprese dello
stesso
gli si offerissero di notte in sogno, e gli desta
a molte canne e altre piante selvaggie, perchè temeva d’incontrare lo
stesso
fine di lui. Teseo, il quale già sospettava ch’el
rpargli il dominio ; e composta una venefica bevanda, volle che il Re
stesso
ne porgesse il nappo al proprio figliuolo, come a
o Egeo. La rea trama fu scoperta, e tosto dissipata colla morte dello
stesso
Pallante, e de’figli di lui, i quali caddero tutt
el Minotauto(12). Era questo un mostro, nato da Pasifae, moglie dello
stesso
Minos, e figlia del Sole e della Ninfa Perseide.
l Labirinto anche gli altri, che erano stati spediti ad incontrare lo
stesso
funesto fine(14). Egli rapì inoltre le due figlie
, su cui partivano, denominavasi Deliade o Teoride(17), ed era quello
stesso
, che avea trasportato in Creta Teseo e i di lui c
lui compagni(b). Un Sacerdote d’Apollo ne coronava la prora(c). Nello
stesso
naviglio portavasi tutto quello, ch’era necessari
ndo contro di lui un grosso tronco di quercia, lo lasciò semivivo. Lo
stesso
Eroe assalì poscia Bianore ; gli stritolò le temp
ò in memoria del soccorso, prestato da Teseo agl’ infelici (c). Nello
stesso
tempio l’ottavo giorno di ciascun mese si colebra
pe, fu la prima moglie di Priamo, dalla quale nacque Esaco(c) (2). Lo
stesso
re poi sposò Ecuba, figlia di Dimante, che regnav
obusto, erasi per lungo tempo addestrato a combattere co’ tori(d). Lo
stesso
portò il fuoco perfino ne’ vascelli nemici, e pri
ni Pastori a lui ricorrevano per decidere le loro questioni(d). Giove
stesso
lo costituì giudice delle tre Dee, Giunone, Miner
arsi co’ suoi più valorosi nemici. Come poi vide andargli incontro lo
stesso
Menelao, fu sorpreso da tale spavento, che ben to
di Priamo, che lo dissuadeva di trattenersi in quelle terre. Polidoro
stesso
gli narrò altresì, che Polinnestore avealo fatto
go della sua antica origine era l’Italia. Anchise si rammentò, che lo
stesso
eragli stato predetto anche da Cassandra. Subito
acare l’anzidetta Dea coì sangue d’Ifigenia, figlia primogenita dello
stesso
Agamenonne. Quessa era rimasta in Micene con Clit
tenuto in grande estimazione appresso i Greci. Elettra, figlia dello
stesso
Agamenonne, dopo la morte del padre lo avea nasco
tava esaminando le interiora d’una giovenca, che avea sacrificato. Lo
stesso
Poeta soggiunge, che Oreste andò poscia in tracci
amente di esiliarlo per un anno. Oreste intanto per eccitamento dello
stesso
Nume passò in Atene, e si assoggettò al giudizio
presso i suoi. Ritornato al campo, sarebbe caduto sotto le mani dello
stesso
Menelao, se Venere nol avesse salvato. Vennero fi
lite convenzioni. Quindi Pandaro, figliuolo di Licaone, indotto dallo
stesso
Laodoco, scoccò un dardo contro Menelao, e leggie
apprestargli tale nutrimento(c) ; ed esse secondo lo Scoliaste dello
stesso
Apollonio furono Cariclo e Filira, madre questa,
secrare quella di Achille allo Sperchio, fiume della Tessaglia, se lo
stesso
dopo quella guerra si fosse felicemente restituit
la grossa somma di danaro, di cui per tale motivo lo regalava. Nello
stesso
tempo fece nascondere il predetto danaro nella te
arte ne massacrarono, e parte ne misero in fuga. Privarono di vita lo
stesso
Reso, che dormiva, e ne condussero via i cavalli(
erna per condurre secondo il solito i greggi a pascolare. Stese nello
stesso
tempo le braccia, affinchè nessuno de’Greci ne us
isplendente. Ella gentilmente corrispose al saluto de’Greci, ma nello
stesso
tempo porse loro una bevanda, che li cangiò in po
n cera le orecchie, onde non udissero il canto fatale di quelle. Egli
stesso
si fece legare all’albero della nave, eordinò che
si gettò alle ginocchia di Arete, figlia di Ressenore, e moglie dello
stesso
re, chiedendole d’essere ricondotto alla sua patr
are l’armata de’ Locresi, ma rimase feriro nel petto dall’ombra dello
stesso
Ajace, nè potè sisanarsene, che dopo aver placato
egli correva sopra un carro, tirato da velocissimi cavalli ; e nello
stesso
tempo dichiarò, che la morte sarebbe la pena del
na fossa, e che i Magistrati si recavano nel medesimo luogo a fare lo
stesso
sacrifizio prima d’entrare in carica(c). Se alcun
o. Edipo ne fece subito le più diligenti perquisizioni, e dal Pastore
stesso
, che lo avea salvato sul monte Citerone, seppe ch
lvato sul monte Citerone, seppe ch’egli era figlio di Lajo, e ch’egli
stesso
, n’era stato l’uccisore. Inorridì, il re a tale r
el tempio(a). Vicino al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo
stesso
Anfiarao, e da cui, credevasi, che fosse asceso a
lorosi guerrieri in guisa, che da ogni parte potesse difendersi nello
stesso
tempo, ed egli si riserbò a combattere col fratel
sero sepolti gli Argivi, rimasti morti in quella guerra, e perfino lo
stesso
Polinice, come quello che n’era stato il promotot
animali(b). Anche Antigona, di lui sorella, era uscita di Tebe per lo
stesso
fine. Tutte due vennero sorprese nel pietoso uffi
olta viva. Fu allora, che Ismene, sua sorella, corse ad incontrare lo
stesso
supplizio, accusandosi complice di quel supposto
medesimo ; e vagheggiando soltanto quel bene, che crede esservi in se
stesso
, non riflette poi mai alle sue imperfezioni. Esso
se prodotto qualche cangiamento nell’ animo di Procride, e volle egli
stesso
esperimentarne la fedeltà. Entrato, senza essero
ta passione, di propria bocca e con magnificenza di parole decanta se
stesso
. Questo Vizio finalmente stringe nella sinistra u
accade bene spesso, ch’egli colla varietà de’suoi discorsi scuopra se
stesso
La Bugia è zoppa, per alludere a ciò, che volgarm
distinzione di meriti : anzi talvolta morde chi nol merita, e quello
stesso
che lo cibava, se avviene, ch’egli tralascii di f
o geniali, e accarezzano chi li benefica, ma poi inveiscono contro lo
stesso
benefattore, se da questo non vengono più favorit
in mano l’edera, ed è circondata di nube. Quella innaridisce l’albero
stesso
, che le fu di sostegno per innalzarsi ; questa, c
ella Felicità, e ne commise il lavoro ad Archesilao ; ma soggiunge lo
stesso
Scrittore, che ambedue moritono, primachè quella
l Dio Timore ; e il soldato riprese subito il perduto coraggio. Tullo
stesso
trionfò de’ suoi nemici, e introdusse in Roma il
o Teumosa, villaggio della Beozia, situato a’ piedi d’un monte dello
stesso
nome(a). Euripide dice, che quel Nome, spogliatos
di tale delitto venne cangiato in donna. Dopo sette anni trovò nello
stesso
modo que’due Serpeati, di nuovo li percosse, e ri
cercato per giudice. Egli decise a favore di Giove. Giunone in quello
stesso
istante lo privò della Iuce degli occhic per ques
e d’Ippocrene insieme con Cariclo, di lui madre. Cariclo, continua lo
stesso
Scrittore, desolata per l’anzidetto castigo, dato
aver voluto vedere Giove in tutta la sua maestà, ne rimase in quello
stesso
istante incenerita. Finalmente Ino co’ suoi figli
rifizj, che le si facevano in Megara(c). Altre Feste finalmente dello
stesso
nome si celebravano nella Laconia, dov’eravi uno
chè lo educasse(f). (4). Alcuni dicono, che Ditti era fratello dello
stesso
re, Polidette(g). (5). Eratostene(a), ed Igino (
ta e Learco. Questi fu slanciato contro un muro, e fatto morire dallo
stesso
suo padre, che, essendo rimasto invasato dalle Fu
n’ invenzione posteriore all’ altra della pelle d’oro. Vuolsi, che lo
stesso
animale abbia servito a Frisso e ad Elle per cerc
e il soprannome di Lafistio da lafistin, fuggire ; e da quel tempo lo
stesso
Nume fu risguardato come il Dio tutelare de’ fugg
lle secondo altri Scrittori doveasi eseguire per determinazione dello
stesso
padre, Atamante. Ve lo avevano indotto ; dìcono e
’ erale stato ordinato. Se ne avvide Temisto, ma troppo tardi ; collo
stesso
ferro, con cui aveva ucciso i prop figli, si trap
Scoliaste d’ Apollonio, la chiama Efira ; e Diofane, citato pue dallo
stesso
Scoliaste, la dice Antiope. (c). Apollod. l. I.
a, campo della Tracia intorno a Pallene, come vuole lo Scolaste dello
stesso
Apollonio. Potrebbe però questo Poeta aver anche
o dice semplicemente nato da Tifone. Valerio Flacco soggiunge, che lo
stesso
Dragone si alimentava con sacrifizj(c). Altri dis
enti, affinchè si seminassero da Giasone, mentre Cadnio avea fattò lo
stesso
di alcuni altri degli stessi(d). (a). Declaustr
rleremo altrove. Fu da alcuni creduto, che l’Orfeo Argonauta fosse lo
stesso
che l’Autore del Poema sull’ Argonautica, che cor
ome di Orfeo, perchè infatti quello Scrittore per tale rappresenta se
stesso
; ma non è questo ormai più il giudizio degli Eru
foreste e montagne circonvicine. Scorse poscia tutta la Misia per lo
stesso
oggetto, nè più pensò a far ritorno agli Argonaut
l supposto giovine, gli manifestò il comando che avea avoto, ma nello
stesso
tempo protestò che piuttosto avrebbe tolto la vit
mero viene nominato come re della Pineta, ossia di Lampsaco : e dallo
stesso
Omero si ha, ch’era padre d’Adrasto e d’Anfio, Er
Ovidio pure lo fa ucciso in nave per la mano istessa di Medea ; e lo
stesso
Poeta soggiunge, che ne furono poscia sparse le m
a Iolao, e che ivi pure a di lui onore instituì feste e sacrifizj. Lo
stesso
Scrittore soggiugne altresì, che gli abitanti del
). Iole dopo la morte di Ercole passò al talamo d’ Illo, figlio dello
stesso
Ercole(e) (c). Apollod. l. 2., Paus. l. 7. (
nità, ed eglino pure lo rispettarono come un Iuogo d’asilò(a). Quello
stesso
re aveva inoltre dichiarato la guerra a Demofoont
ordine dall’Oracolo di andare a stabilire una colonia, spedirono allo
stesso
Oracolo Miscelo per sapere, ov’eglino doveano ese
se in aria, sieno state petrificate, e cangiate in iscogli, che dallo
stesso
Poeta vengono detti Scogli Scironidi (f). (e).
l corpò : lo che fece dire, che le statue di lui erato animate(c). Lo
stesso
artefice, trovandosi appresso Minos, formò un ser
de’ giri e stradelli non si sapeva trovarne l’ uscita(d). Ivi Dedalo
stesso
col suo figliuolo, Icaro, per ordine del re in pe
tto Nume cangiata in pianta, che acquistò il di lei nome, e fu da lui
stesso
riposta sulla mentovata corona(a). Igino poi (b)
eriva, di nuovo a lui recasse il medesimo anello. Ambizioso nel tempo
stesso
quel re di farsi conoscere per figlio di Giove, p
Fastoso il Centauro d’aver messi a morte i due Lapiti, mihacciavi lo
stesso
a Driante ; ma colpito nel collo da una pertica a
too, e con una lancia gli rrapassô le coste. Colpiti ugualmente dallo
stesso
Piritoo rimasero Lico, Cromide, Dittide, ed Elope
uel tronco, scoccò contro Demoleonte un’ asta, che lo fece perire. Lo
stesso
Peleo stese sul suolo Flegronte, Ilene, Clari, If
tore, sotto i colpi della di lui spada vi lasciò la vica. Appresso lo
stesso
Nestore incontrarono il medesimo fine Ctonio, e T
. L’esempio fu di stimolo agli altri, perchè eglino pure facessero lo
stesso
. Schiacciato Ceneo da sì sterminato peso, anch’eg
una parte dell’Epiro, chiamata poscia Caonia da Caone, fratello dello
stesso
Eleno, il quale, trovandosi secolui alla caccia,
iovine e tutti i regj tesori. V’è un’altra Tradizione, riferita dallo
stesso
Erodoto, la quale dice, che Elena, essendosi imba
ciò a battere le penne, e spinse altre innumerabili faville a fare lo
stesso
. Per tre giorni si aggirarono intorno al rogo, ed
orpo. Il rimanente sussistette lungo tempo dopo, e sempre rendette lo
stesso
suono. Credesi finalmente, che Mennone rendesse d
Merione(e). Si collegarono pure co’ Trojani altri due figliuoli dello
stesso
Pilemene, i quali si denominavano Mestle e Antifo
è i Greci la lapidarono(b). Più comunemente però si crede, che Ulisse
stesso
sia stasto l’autore della di lei morte ; e vuolsi
isse stesso sia stasto l’autore della di lei morte ; e vuolsi, che lo
stesso
Eroe, arrivato in Sicilia, sia rimasto così agita
una vittima umana(c). (3). Tetide era una Ninfa sì bella, che Giove
stesso
voleva prenderla in moglie. Nol fece poi, perchè
è la risposta, data al messo, afflisse Paride in guisa, che in quello
stesso
instante egli spirò. Enone allora con un colpo di
e Statue, coperte di una pelle di cane, ovvero sotto quello di questo
stesso
animale(a), il quale simboleggiava la vigilanza,
mente da Troja, perchè egli con Antenore, e Polidamante, figlio dello
stesso
Antenore, avea consegnata nelle loro mani quella
Patroclo nacque da’Stenele, e da Menezio, figlio d’Attore, per cui lo
stesso
Patroclo fu soprannominato Attoride(b). Non istet
da Achille, si avventò contro i Trojani. Eglino lo credettero Achille
stesso
, si spaventarono, e si misero in disordine. Patro
a abbiamo detto, Pronoo, e Areilico caddero sotto si colpi di lui. Lo
stesso
fine incontrò Sarpedone, valoroso figlio di Giove
se ne fuggirono appresso Andro, loro fratello, e re d’un’isola dello
stesso
nome, nel mare Egeo. Agagamennone minacciò la gue
i doni loro. Così dicendo, scagliò con forte braccio nel fianco dello
stesso
cavallo una grand’asta. Al fiero urto si scosse,
bino. Per celare poi l’obbrobriosa nascita di quello, comandò, che lo
stesso
fosse esposto nelle selve. Un certo pastore lo ra
sto e Clitennestra assassinarono Agamennone, Taltibio, ministro dello
stesso
re, abbia salvato il giovine Oreste, facendolo pa
n tempio, dedicato a certe Dee, chiamate da quegli abitanti Manie. Lo
stesso
Storico crede che fossero la stessa cosa che le F
e Oreste, dopo d’aver ucciso la madre, perdette la mente. Vicino allo
stesso
tempio eravi una spezie di tomba, detta la sepolt
otessa di quel tempio, e dopo morte viricevette onori divini. (d). Lo
stesso
Storico soggiunge, che gli Spartani pretendevano
un’annosa quercia, prodotta dal seme di quelle di Dodona, sacra allo
stesso
Dio. Intorno alla medesima giravano in lunga schi
dendogli il crine fatale. Ella rimase punita del suo parricidio dallo
stesso
Anfitrione, poichè questi, com’ebbe in sua mano l
e da’ Trojani il corpo d’Achille, abbiano dovuto sborsare il riscatto
stesso
, che quelli aveano contribuito per riavere il cor
auplio fece accendere sul morte Cafareo un fuoco ; trasse appresso lo
stesso
le Greche navi, le quali credettero d’accostarsi
e. Quegli, memore del giuramento, dato all’amico, e desioso nel tempo
stesso
di soddisfare alle ricerche de’suoi, percosse col
avvelenate di quell’Eroe cadde accidentalmente a Filottete sul piede
stesso
, con cui avea percosso la terra, e gli aprì una p
loro, presero a stracciare agli stessi le guance cogli artigli(a). Lo
stesso
aveva presagito Teoclimeno, figlio di Polifide, e
avea sollevato contro Ulisse ; ma restò ucciso da Laerte, padre dello
stesso
Ulisse(a). Tra gli amanti di Penelope si fa pure
colui nel condurre in corso un carro, e avesse acconsentito nel tempo
stesso
a perdere la vita, qualora ne fosse rimasto vinto
rò in alcuni d’ Elea, i quali si erano colà recati per ricercare allo
stesso
Nume il modo di far cessare la pestilenza, che de
he nol lasciassero più a lungo tra’ viventi. La terra in quel momento
stesso
si aprì, e lo racchiuse nel suo seno(a). (b). N
rovò in libertà, assali la fiera ; ma Cefalo, temendo la peggio dello
stesso
cane, risolvette di prevalersi dell’asta. Nel mom
ll’anzidetta Dea, ed eglino furono cangiati in uccelli, i quali nello
stesso
tempo presero a volare intorno il loro vascello.
el tempio(a). Vicino al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo
stesso
Anfiarao, e da cui, credevasi, che fosse asceso a
cendo tutte le Favole ad un ragionato ordine, non omettessi nel tempo
stesso
di soddisfare anche a quelli, che bramosi di legg
ni di Giove(a), o perchè erano riputati assessori e consiglieri dello
stesso
Giove(b) : e in questo ultimo senso si denominava
l trono il genitore. Questi per timore di esserne nuovamente da Giove
stesso
scacciato, cominciò a tendergli insidie. Non vi r
ima fosse stata innalzata dagli Epei, compagni di Ercole, o da Ercole
stesso
. Cerei pure ardevano in gran copia dinanzi a ques
ti(7), onde potesse indicare a tutti gli uomini la maniera di fare lo
stesso
(c). Trittolemo, scorse le Provincie dell’ Asia mi
altri dal re Eretteo ; altri da Museo, padre di Eumolpo ; altri dallo
stesso
Eumolpo(12). Si solennizzavano ogni cinque anni,
ta, chiamata Cinosura, che fu da Giove convertita in una stella dello
stesso
nome (c). Altri vogliono, che lo abbia nut ito un
i abbia introdotti (g). Altri ne attribuiscono l’instituzione a Giove
stesso
, dopochè egli disfece i Titani ; e soggiuagono ch
tra li Tessaglia e la Macedonia ; e però tenuto dagli Antichi per lo
stesso
Cielo(b). Giove sulla più alla pendice di quel mo
na statua di rame, che rappresentava Giove armato di una sferza dello
stesso
metallo. Essa ne’ giorni, ne’ quali era permesso
cuni, che Giove sia stato denominato Ammone da un certo pastore dello
stesso
nome, che fu il primo ad alzargli un tempio (b).
e scendevagli pel dorso. Dicesi che avesse anche corna e testa dello
stesso
animale. Non si va d’accordo riguardo alla ragion
Anche Iarba, re dell’Africa, pretendendo di essere discendente dallo
stesso
Dio, gli eresse cento magnifici tempj, e altretta
er apprenderne il modo, con cui si porevano allontanare i fulmini. Lo
stesso
re poscia gli eresse un altare, e gli sacrificò s
edio. Roma quindi eresse a Giove un’ara nel Campidoglio, e diede allo
stesso
Nume il soprannome di Pistore (e). Giove sotto il
ad una quercia in dono a Giove. Ivi pure eresse il primo tempio allo
stesso
Nume, e a questo diede il nome di Feretrio, dal v
auto banchetio al Senato. Alcuni poi pretendono, che lo dessero nello
stesso
tempio di Giove (b). In questo inoltre si pronunz
perpetuità del Romano Imperio, e affinchè si potesse sacrificare allo
stesso
Nume, si Iasciò scoperta una parte del predetto t
iede prima di aver fatto le dovute lustrazioni, necessariamente nello
stesso
anno moriva. Se una bestia, inseguita da’ cacciat
giati in lupi, e a que’medesimi di loro, i quali dopo nove anni nello
stesso
modo la ripassavano, senza essersi mai per tutto
edetto tempio Baucide rimase convertita in Tiglio, e in Quercia nello
stesso
momento restò pure cangiato il suo marito (a). Ma
ggio. Il Padre de’Numi, pieno d’orrore e di sdegno, scagliò in quello
stesso
istante un fulmine, con cui incenerì la Reggia de
ria (c) : lo che fece sì che l’effigie di un’ Aquila per volere dello
stesso
Nume divenisse anche l’Insegna militare nelle di
a con un fulmine precipitarlo nel Tartaro ; ma Apollo ottenne, che lo
stesso
Nume lo cangiasse invece in Aquila, gli affidasse
e interiora, quando un Nibbio per ordine di Giove le portò via. Giove
stesso
allora, dopo d’avere conferita al predetto uccell
ittà di Nisa, donde prese poi il nome di Dionisio, per alludere nello
stesso
tempo al padre suo, che nel Greco Idioma si chiam
Così per molti anni si fece da loro, e finalmente per volere di Bacco
stesso
sostituirono in luogo del giovinetto una capra, p
i furono così dette dal nome Brumo, che secondo il Cantelio(f) era lo
stesso
che Bromio, e con cui gli antichi Romani soleano
cadeva, era deriso. Il viacitore poi ne riportava in premio o quello
stesso
otre, o un altro, ma sempre pieno di vino. Questa
di volpi, dette in lingua Tracia bassari ; o finalmente perchè Bacco
stesso
si chiamava Bassareo per aver un tempio in Bassat
ui Sacerdotesse. Queste spaventate gettarono a terra i tirsi, e Bacco
stesso
si ritirò in Nasso(b). Il castigo, che n’ebbe Lic
comandato, che si tagliassero ne’ suoi Stati tutte le viti ; ch’egli
stesso
volle darne eccitamento a’ Sudditi col suo esempi
orte ubbriachezza, per cui egli commise una nefanda scelleraggine. Lo
stesso
Nume desolò inoltre colla peste la di lui città.
che l’albero, i remi, e l’antena si cangiarono in serpenti(c). Bacco
stesso
diedesi allora a divedere coronato d’uve, col tir
avvinto(a). Euripide vuole, che anche Bacco sia andato soggetto allo
stesso
maltrattamento(b). Penteo poi si recò al Citerone
essa poi perdeva, qualora veniva trasportata a qualche distanza dello
stesso
tempio(c). Anche in Amiclea, città della Focide,
uto anche con corna di toro nella fronte, e tal’altra con testa dello
stesso
animale(i). Finalmente gli si diede in mano un gr
icato, e potea consecrare alla Dea la sua immagine. Altra Festa dello
stesso
nome si solennizzava in Pellene con giuochi, ne’
Dea, se ne volle trasportare altrove la statua ; ma che essendosi lo
stesso
bosco all’ improvviso coperto di foglie, la statu
i, ha l’Inferno, una di corno e l’altra d’avorio. All’ ingresso dello
stesso
veglia Cerbero(2). Ivi pure si trovano il dolore,
na quella, che per gelosia trasformò Menta nella predetta erba(e). Lo
stesso
afferma anche Strabone(f). A Plutone non s’immola
itetti (a). Queglino, compito il lavoro, ne chiesero in mercede dallo
stesso
Apollo la cosa migliore per l’uomo. N’ebbero in r
. Maravigliosa fu la maniera, con cui Apollo manifestò, ch’egli dallo
stesso
tempio voleva dare i suoi Oracoli. Diodoro di Sic
li abitanti de’luoghi vicini, accorsi al prodigio, esperimentarono lo
stesso
effetto, ch’eglino cominciarono a parlare confusa
e del Castalio fonte, e masticava foglie d’alloro, raccolte presso lo
stesso
. Condotta poscia da’Sacerdoti scendeva sul Tripod
eva dell’incenso, e dopo d’aver fatto le solite preghiere, gettava lo
stesso
incenso sul fuoco. Se era si per ottenere quel, c
quali la principale ceremonia era quella di far usoire dalla città lo
stesso
numero di fanciulle e di giovani, i quali andasse
Augusto poi gli aggiunse il nome di Palatino, perchè sul monte dello
stesso
nome gli consecrò un tempio assai celebre pe’port
tino avea fabbricato ad Apollo un tempio sul monte Cotilio, perchè lo
stesso
Dio avea liberato quel luogo dalla peste(c). Al d
ome sacri tutti i topi di que’dintorni(d). Polemone poi, citato dallo
stesso
Clemente(e), dice che i Frigj alzarono anch’essi
ole un’ ara, formata di ceneri di vittime, sacrificate in onore dello
stesso
Dio(a). E’ incerto, donde derivasse ad Apollo il
ovinare, e la di cui strage, commessa da’ Dorj, venne vendicata dallo
stesso
Nume con orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, c
Gli Spartani la raccolsero con tutta venerazione, fabbricarono nelto
stesso
luogo un tempio al Nume, e lo denominarono Epidel
sollevavasi in aria, e scorreva per qualsisia inaccessibile luogo. Lo
stesso
vantavasi di predire il futuro, e spezialmente il
ere alla luce, the sparge per tutto il mondo, in quanto che egli è lo
stesso
che il Sole(b). Sotto questo aspetto ebbe per pad
n gran numero di plù piccoli, i quali rappresentavano le Stelle. Allo
stesso
ramo eranvi attaccate trecento e sessanta cinque
Tebe, allora assediata da’ Pelasgi. Le due armate si trovarono nello
stesso
tempo obbligate di celebrate una Festa d’ Apollo.
to da Apollodoro, dieci dell’uno e dell’altro sesso(f) ; e secondo lo
stesso
Apollodoro sette figli e sette figlie(g). Questa
a madre si trovavano, e colle loro frecce li misero tutti a morte. Lo
stesso
fine incontrarono pure le di lei figliuole, eccet
onte Tmolo. Suonò Pane il rusticale stromento, e il Nume pure fece lo
stesso
. Il giudizio stette in favore d’Apollo. Piacque a
are, che il suo Re aveva le orecchie asinine, ma non osando nel tempo
stesso
di farlo per timote di castigo, scavò in rimota c
ma avendo osservato un albero, carico di fichi, si fermò appresso lo
stesso
, finchè quelli si ridussero a maturità. Dopo esse
sto senza sepoltura, o perchè le si sacrificavano cento vittime nello
stesso
tempo : il quale sacrifizio appellavasi, come abb
o alla spiaggia del mare. L’animale si gettò a nuoto, ed egli fece lo
stesso
, cosicchè si trovò senza accorgersi in alto mare,
o con pompa nel tempio della Dea contratti di nozze. Dietro il tempio
stesso
eravi un bosco, in cui potevano aver ingresso a b
la città di Pafo, da lui fabbricata, e le alzò un tempio, di cui egli
stesso
volle costituirsene il sacerdote(f). Ne avvenne q
quali fumava un perpetuo incenso. La venerazione, che si avea per lo
stesso
tempio, estendevasi anche a’sacerdoti del medesim
del suo innalzamento all’ Impero(b). Si racconta innoltre, che nello
stesso
tempio siasi fatto venire Tamira di Cilicia per i
naviglio, che da se si mise in viaggio. I venti la portarono al luogo
stesso
, ove l’amante di lei erasi ritirato ; ed ella v’a
ili lavori. Notte e giorno vi si conservava sull’altare la fiamma. Lo
stesso
tempio fu sempre in grande venerazione ; e ne’ pr
ò abbia dovuto vedere a perire di pestilenza la sua armata, e ch’egli
stesso
sia stato poi ucciso da’suoi concittadini(a). Ven
nche nel Campidoglio un tempo, dedicato da Q. Fabio Massimo nel tempo
stesso
, in cui il suo collega, Otacilio Crasso, consecra
ale vendetta, intimò per mezzo ed’un oracolo, che la figlia di quello
stesso
re servisse di pasto ad un mostro marino(a) (2).
opra un carro, strascinato da cavalli alati. Quell’Isola, continua lo
stesso
Scrittore, fu popolata da dieci figliuoli, che pa
e questa, tostochè ne comparve gravida, fu da Giove ingojata ; che lo
stesso
Nume, poco tempo dopo sorpreso da gagliardissimo
Principe della Focide, era richiesta da più personaggi in moglie. Lo
stesso
Nettuno se n’era invaghito, e in varj modi avea p
stinato a quella città, in cui si sarebbe conservato quello scudo. Lo
stesso
re lo frammischiò con altri undici, del tutto sim
redetti scudi nella destra, saltavano per la città, e battevano nello
stesso
tempo sullo scudo con una nuda spada, che tenevan
u moglie, ma sorella a Marte (d) (5) ; secondo altri era figlia dello
stesso
Marte (e). I Poeti dicono, ch’ella preparava il c
, vergognatasi d’averlo dato alla luce, lo precipitò nel mare (e). Lo
stesso
Poeta poi in altro luogo soggiunge, che fa Giove
esa alle colonne del tempio. Si esaminavano poscia le interiora dello
stesso
animale per trarne de’ presagi, e si aspergevano
denominavano Saba, e la facevano figlia di Beroso. Ella, continua lo
stesso
Storico, e quella stessa, che da alcuni si appell
sabbia racchiudeva nella mano, ma non avvertì di ricercarne al tempo
stesso
permanente la freschezza della sua gioventù. Quin
a di Tarquinio ne bruciò allora tre, e gli offerse gli altri sei allo
stesso
prezzo. Derisa vieppiù, e rigettata da lui con ma
o, il quale avesse potuto vincerla nella corsa, soggiungendo al tempo
stesso
che la morte sarebbe stata il castigo del vinto.
a loro sterminati(l). Vuolsi altresì da Filostrato, cu’ egli fosse lo
stesso
che Encelado(a). Intorno a Briareo Omero soggimge
lo chiamavano Egeone(b). Egli avea cinquanta teste, e cento mani. Lo
stesso
dicesi di Gige e di Cotto(c) : e però questi tre
vapori di quella palude erano effetto del respirare, che vi faceva lo
stesso
Gigante : e quindi l’anzidetta palude da loro chi
za mai respirare ; che poi lo abbia ucciso con un pugno, e solo nello
stesso
giorno se lo abbia mangiato(d). Questo Atleta por
io vi restò preso dentro, consicchè egli divenne preda de’Lupi(b). Lo
stesso
sei volta avea ottenuto il premio ne’Giuochi Olim
tua di bronzo, la portò sino alla sua casa ; indi la rimise nel luogo
stesso
, donde l’avea presa. Dopo morte gli s’innalzò una
ò ne’ Giuochi Olimpici il premio del Pentatlo. Lasciò un figlio dello
stesso
suo nome, il quale pure conseguì più corone a’ me
lo che si chiamava Oleromanzia. In alcuni tempj ciascuno gettava egli
stesso
le Sorti. Queste non si consultavano, so prima no
redetta bevanda a tutti gli Dei (g) fuorchè a Giove, a cui secondo lo
stesso
Poeta la porgeva Ganimede (h). La Dea Ebe fu molt
re particolari ceremonie. V’è chi pensa, che fosse così onorato Giove
stesso
sotto il simbolo di fulmine. Tutti i luoghi, perc
o annerite dal fulmine. Questo era uffizio degli Auguri (d). Il luogo
stesso
, percosso dal fulmine, chiamavasi Bidentale. Bide
scrizione e una preghiera a’Numi per impetrare tranquillo riposo allo
stesso
defunto(a). Notiamo per ultimo, che Jouvency indi
adroni, i quali non osavano mai di violare il giuramento, fatto nello
stesso
tempio, di trattarli per l’avvenire più dolcement
i Dioscori, perchè nacquero da Giove (c). La loro madre al dire dello
stesso
Cicerone fu Proserpina (d). Ferecide vuole, che s
serpina (d). Ferecide vuole, che sia stata Cabera, nata da Proteo. Lo
stesso
Scrittore dà loro per padre Vulcano, perchè si cr
eps. Ling. (39). L’Aquila, per essere sacra a Giove, conseguì dallo
stesso
Nume la prerogativa di non restare mai colpita da
a di buon presagio. Si prediceva il futuro anche dal modo, con cui lo
stesso
predava. Se i Principi sognavano di esserne rapit
ù antico, che il Bacco, nato da Semele(a). Altri attribuiscono questo
stesso
nome non a Bacco, ma ad un suo figlio(b). Ciceron
i uomini colle corna di capra in cesta, e nell’inferiore quella dello
stesso
animale : per cui furono soprannominati Capripedi
ntre poi di giorno non vi si vedeva alcuno. Si credette, soggiunse lo
stesso
Scrittore, che tali Isole fossero abitate da’ Sat
cagliò contro di lui, e lo fece perire. Gli Dei cangiarono il Pastore
stesso
in fiume, che ritenne il di lui nome(b). Ritornan
ue da Proserpina e da Giove, trasformato in serpente ; o perchè Bacco
stesso
talvolta si venerò sotto l’immagine di serpente,
rchè i Latini, guerreggian guerreggiando contro Mezenzio, fecero allo
stesso
Nume una libazione di tutto il loro vino (a). (a
sione di queste Feste le Tiadi sotterravano la statua di Carila nello
stesso
luogo, ov’erasi sepolta. Il re era tenuto a presi
ssero la morte d’ Icario, le loro figliuole avessero ad incontrare lo
stesso
fine di lei. L’ ottenne, poichè molte giovani d’
ffinchè la novella sposa permanesse nella casa del marito (b). Per lo
stesso
oggetto si venerava il Dio Domizio (c). Le Dee Ca
gli sposi (g). Questo Nume però non è da confondersi coll’altro dello
stesso
nome, e il quale proteggeva i gioghi de’ monti (h
nto Borea, altro non fosseche le lagrime, le quali si versavano dallo
stesso
vento per la perdita dell’accennata Ninfa (a). Pa
Queglino, dopo d’aver offerto un sacrifizio, si addormentarono nello
stesso
tempio, nè più si svegliarono, poichè Giunone ave
dato il nome di Eumenidi, ossia benefiche (c), e venne ad esse dallo
stesso
Oreste eretto un tempio sotto il titolo di Dee Ca
ante, re degli Argivi. Quivi fu accusato di falso delitto appresso lo
stesso
Preto da Stenobea, o Antea,(d), di lui moglie. Pr
finalmente di quest’ Idra era sì fatale, che una freccia, tinta dello
stesso
, recava inevitabilmente la morte(g). (9). Le Gor
farsi allora sulle tombe de’ morti per placare gli Dei Mani(c). Dallo
stesso
mese presero altresì la denominazione le Feste Fe
da Tiresia, che colui sarebbe vissuto, finchè non avesse rimirato se
stesso
. Com’era assai avvenente, così molti giovani e fa
li era, vi si accostò per dissetarsi. Vide, bevendo, l’immagine di se
stesso
, che lo innamorò ; e figurandosela un corpo reale
nato uno de’ fiumi dell’ Inferno, perchè si fiuse, che le acque dello
stesso
avessero la virtù di togliere a chi le bevea, la
tico, phlegetho, abbruciare, e supponevasi, che le rapide acque dello
stesso
fossero fiamme, le quali da ogni lato circondasse
, che attraversava gran parte della sua città ; vi feco correre sullo
stesso
un carro, che produceva uno strepito simile a que
o. Leggesi di un certo Annon Cartaginese, che coltivando anch’egli lo
stesso
pensiero, raccolse in un luogo oscuro molti uccel
rano ritirate, e lo fece prigioniero. Alceste, di venuta moglie dello
stesso
Admeto, vedendolo minacciato della morte dal suo
uscul. Quest. l. I. (8). Pausania dice, che Agamede fu ucciso dallo
stesso
suo fratello, Trofonio, nella seguente circostanz
fame, dando oracoli. Si continuò a consultarlo anche dopo morte nello
stesso
luogo. Chi ciò faceva, era solito a sedere nudo s
i si facevano incontro. Dicesi inoltre, che chiunque discendeva nello
stesso
antro, non mai poscia rideva(b). Trofonio fu anch
ne Lucina(d). (c). Id. Ibid. (12). Dicesi, che Gige, gonfio di se
stesso
, perthè era potentissimo in armi e in ricchezze,
i, i quali fiorivano nella Grecia, ma quegli non volle accettarlo. Lo
stesso
fecero tutti gli altri ; sicchè il tripode finalm
ricato ad Apollo, detto perciò Leucadio(h), perchè credevasi, ch’egli
stesso
avesse indicato agl’infelici amanti, che per guar
lle Parche l’immortalità ; ma essendosi dimenticata di chiedero nello
stesso
tempo anche il privilegio, ch’egli non mai invecc
il capo, come più diffusamente vedremo(i). Esiodo poi pretende che lo
stesso
cavallo siasi detto Pegaso, perchè comparve alla
ava nel lago. Copaide appresso Aliarto(c). Dicesi, che le acque dello
stesso
inspirassero il genio della Poesia(d). (39). Il
alde del Parnasso. Pretendevano, che non solo le acque, ma perfino lo
stesso
strepito delle medesime cagionasse lo spirito fat
chi. Ateneo(d), e Pausania(e) vogliono, che sia stata inventata dallo
stesso
Marsia. Apollodoro poi pretende, ch’egli l’abbia
, e comandò, che quello fosse tosto esposto a’ cani. Spedì egli nello
stesso
tempo una spada alla figlia, affinchè di sua mano
emette col piede una biscia. Questa la punse col velenoso dente nello
stesso
piede, e sul più verde degli anni suoi la fece mo
ano i rostri, e ivi i più intimi propinqui ne recitavano l’elogio. Lo
stesso
si praticava appresso i Greci(h). Dal Foro si pas
; se Cupido colla punta d’una freccia non ne l’avesse risvegliata. Lo
stesso
Nume volò subito dopo al Cielo, e ottenne da Giov
rcole alcuni buoi. Altri vogliono, che Cariddi sia stata uccisa dallo
stesso
Ercole, e che Giove poscia la abbia convertita in
alle libbra una tazza di vino, raccolto da quella vigna. Nel momento
stesso
accorse un certo a riferirgl, che un grandissimo
i Venti favorevoli, cioè Noto, Borea, e Zefiro, i quali a detta cello
stesso
Poeta nacquero dagli stessi Dei(d). Igino poi vuo
avere. Divulgatosi l’atroce caso, pianse tutta la Reggia d’Eneo. Eneo
stesso
si dolse d’essere vissuto sino a quel giorno. Alt
e, mentre si lavavano (f). Teocrito ci dimostra Cerere, vestita dello
stesso
ornamento(g). Questo medesimo Poeta vuole che il
maestà divina, e in atto d’ ascendere al Cielo ; v’ aggiunse, che lo
stesso
Romolo gli predisse la futura grandezza della sua
luogo pubblico, allora si conduceva tre volte la vittima intorno allo
stesso
luogo, e vi si abbruciavano dei profumi (a). I Ro
l’idea informatrice deve essere assolutamente in relazione con quello
stesso
ammirevole accordo che passa fra la volontà impal
letterarie dei elassici, le quali, alla loro volta, saranno dal fatto
stesso
, di cui vengono in appoggio, rese più chiare, lim
alla natura umana, porta l’uomo con grande facilità, ad assimilare sè
stesso
all’ente che adora ; e quanto questo è meno visib
pianger disperatamente nel veder scorrere il proprio sangue ; e Marte
stesso
, piagato dal medesimo eroe, copre, cadendo, sette
a Gerusalemme ! Il settimo giorno gridò : Sventura a me ! E al punto
stesso
un sasso enorme briccolato dalle baliste romane,
scena favola del Toro di Pasifae 43 la moglie del re di Creta. Omero
stesso
, il poeta sovrano, implicando fra gl’incidenti de
do atfatto simile a quella del re Ciro, il famoso monarca46. L’olimpo
stesso
della Mitologia Greca e Romana, altro non era se
e la terra ? Ah ! ella è pretensione codesta da far morire di riso lo
stesso
Dio del Riso, il vecchio Momo. F. D. Guerrazzi —
ezionato che chiamavasi anche Abas, come pure vi fu un Centauro dello
stesso
nome. Vi fu anche un altro Abas, da non confonder
a divinità dei Galli. È credenza di molti chiari scrittori che sia lo
stesso
che Apollo o il Sole, che i Cretesi chiamavano an
gura essendo principalmente composta dalle lettere del nome Abraca lo
stesso
che Abracox o Abraxas che si credeva essere il pi
. Acacalide. — Ninfa sposata da Apollo. Era anche conosciuta sotto lo
stesso
nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era que
ci davano questo soprannome ad Apollo, che i Latini chiamavano con lo
stesso
significato Irtonsus, vale a dire che non si sape
are il caduto amico, fece legare Ettore al suo carro, e guidando egli
stesso
i suoi focosi destrieri, fece tre volte il giro d
e Admeto avea avuto per lui, gl’insegnò il modo di aggiogare sotto lo
stesso
giogo le due belve. Apollo ottenne anche dalle Pa
ia minore vicino Pergamo. Veniva anche detta Montana, ciò che vale lo
stesso
. 117. Adramech Anamelech. — Idolo degli Afri. Ave
a Sicilia, forse perchè in quell’isola v’era una città che portava lo
stesso
nome, oggi è la città di Adernò. Il culto di ques
olinice, Tideo, Capaneo, Ippomedone, Anflareo e Paride e si mise egli
stesso
alla testa di quell’esercito. È questa spedizione
a farsi render conto del male acquistato retaggio, e se ne rese egli
stesso
padrone. Da questo fatto la tradizione mitologica
cagione della caduta di Fetonte. Il cronista Claudiano attribuisce lo
stesso
nome ad uno dei cavalli di Plutone, facendo deriv
modo che suo fratello Trofonio non seppe trovare altro scampo per se
stesso
, che quello di tagliare la testa al fratello. Qua
da gelosia, ispirò nell’animo di Ati tale sentimento di furore che da
stesso
si rese eunuco e lo stesso fece il re di Pessinun
mo di Ati tale sentimento di furore che da stesso si rese eunuco e lo
stesso
fece il re di Pessinunte. Colpito Agdisto dal mal
le crudele, egli violo Cassandra, sacerdotessa di Pallade, nel tempio
stesso
dedicato alla Dea, nel quale la vergine s’era nas
funesti ; poichè il calteo, o budriere che Ajace donò ad Ettore fu lo
stesso
col quale questo eroe venne legato pei piedi al c
one di Felice Bellotti). Appena tornato in ragione rivolse contro se
stesso
la spada che gli avea donata Ettore, e si uccise.
osi nella Caria Ala il cavallo e Banda la vittoria. 225. Alahgaba, lo
stesso
che Eliogabalo V. Eliogabalo. 226. Alala sopranno
furono in considerazione della Dea innalzati varii monumenti ed egli
stesso
assunto agli onori eroici. 228. Alalcomena sopran
a Dea. 235. Alburneo. — Dio riverito su di una montagna, che aveva lo
stesso
nome nella Lucania. 236. Alcatee erano così dette
combattimento quattro dei seguaci di Ercole, e voleva uccidere Ercole
stesso
, il quale parò il colpo con la sua clava, lo fini
lici, e non potendo a causa della sua estrema vecchiezza, andare egli
stesso
alla guerra, vi mandò i due giovanetti, i quali f
i pretendere fossero date loro Diana e Giunone. Giove allora mandò lo
stesso
Marte, Dio della guerra, a combatterli, ma essi l
in suo aiuto Nettuno, il quale la liberò dal satiro, ma le fece egli
stesso
l’insulto che il satiro volea farle. 341. Ammone
sso l’insulto che il satiro volea farle. 341. Ammone o Hammon. — È lo
stesso
che Giove, il quale veniva sotto questo nome part
432. Angitia. — V. Anguitia. 433. Anieno. — Dio del fiume Anio. Lo
stesso
che oggi chiamasi Teverone. 434. Anigero. — Fiume
ntandro. — Città della Frigia. Nel porto di essa, conosciuto sotto lo
stesso
nome, s’imbarcò Enea. 452. Antea. — Altrimenti de
re Sublimi doti. ammirator tu padre. Sì, ne saresti al par di me ; tu
stesso
, Più assai di me, chi, sotto il crudo impero D’ E
di Osiride ; altri di Mercurio ; altri finalmente che fosse Mercurio
stesso
. 482. Anxuro. — Anxuyro e Axuro, parole che signi
siride e Serapide. Gli Egiziani riguardavano il Dio Apis come Osiride
stesso
. Il bue sotto la cui figura veniva Apis venerato
somma di danaro. L’ Egitto intero era in lutto come se fosse morto lo
stesso
Osiride, e tutte le città Egiziane, rimanevano ne
esta falsa credenza che Strabono combatte e nega nelle sue opere ; lo
stesso
Plinio racconta che le acque dell’ Aretusa esalav
altro Argo fu famoso architetto figlio di Polibio ; generalmente è lo
stesso
che inventò il naviglio che prese il suo nome. Fi
si tiene memoria come inventrice di un certo cantico a cui si dava lo
stesso
suo nome. 588. Arpedoforo. — Dalle due parole gre
lei che la inseguì per lungo tempo e non la raggiunse che nel tempio
stesso
di Diana, ov’ella si rifuggì sperando di sottrars
evano fatta una divinità. Ariano ci rapporta che i Gadarii avevano lo
stesso
culto per le arti e per la povertà, la quale veni
è forse la barbara costumanza che imponeva ai sacerdoti di Cibele lo
stesso
supplizio, da essa imposto all’infido amatore. Ne
so, e la narice Resta aperta più sotto, e ’l mento torna Dentro in se
stesso
, e in modo vi si serra, Che la bocca vien muso, e
Egitto ebbe a madre Semele, e seguendo la tradizione favolosa. Giove
stesso
gli fece da madre. Fu ritrovato esposto nell’isol
terno. Belide era anche chiamato Palamede, per essere pronipote dello
stesso
Belo. 763. Belifama o Belizama. — Nome che signif
articolarmente venerata in una città dell’alto Egitto, che portava lo
stesso
nome. 784. Betannoni. — Soprannome dei Coribanti,
di Giove. Da questo Bieunio si dà talvolta questo soprannome a Giove
stesso
. 797. Biforme. — Vale a dire che la due forme o n
quella dell’orsa maggiore presso il polo artico. Si crede che sia lo
stesso
che Icaro. Altri scrittori vogliono che sia Arcas
o a lui consacrato morisse alcuno ; ma non è egualmente logico che lo
stesso
Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo
se per sempre la nascita di un uomo in uno dei suoi sacri recinti. Lo
stesso
autore fa similmente menzione di un bosco sacro d
i senz’aver nulla a tenere dai cani che li perseguistavano, poichè lo
stesso
Apollo, non appena i cervi erano enirati nel reci
o Che dagli Dei nomato é Briaréo. Da’mortali Egèone, e di fortezza Lo
stesso
genitor vincea d’assai. Omero — Iliade L. I. tra
ede del bottino di guerra, la giovinetta Briseide ; ma poi Agamennone
stesso
la ritolse ad Achille, volendo ritenerla per sè.
scultore che visse all’epoca della sessantesima olimpiade. Egli è lo
stesso
ricordato nelle cronache per aver scolpito la pri
avvalorata dall’opinione dei migliori scrittori, che Busiride sia lo
stesso
che Osiride ; e che il sanguinoso culto con cui q
i sacrifizii ; come venivano dette Camille le giovanette adebite allo
stesso
ufficio. 922. Camillo, Cadmillo Casimillo. — Sopr
ome. 924. Camos. — Secondo il Vossio, il Dio Camos dei Moabiti era lo
stesso
che il Como dei Romani e dei Greci. Il re Salomon
a così chiamata una delle Divinità dei Savizii. Si crede che fosse lo
stesso
che il Dio Marte della Mitologia Greca e Romana,
è dell’orrendo misfatto ; e pensava in cuor suo di far morire Macabro
stesso
; ma questi si sottrasse allo sdegno paterno, fug
te sdegnata, che comandò a Gige di uccidere Candaulo e poi sposò Gige
stesso
. 937. Cane. — Nella mitologia greca e romana ques
lei, veniva sotterrata all’istesso posto ove giaceva la morta. Il re
stesso
era tenuto ad intervenire a questa festa ed a pre
alli di questo famoso guerriero erano della razza di quelli che Giove
stesso
regalò a Tros, quando rapì il figliuolo di lui Ga
elle mura della città. Questa opinione è infatti appoggiata da Plinio
stesso
, il quale fa datare l’uso della macchina detta ar
donato. Riconosciuto il suo fatale errore egli si trafisse col ferro
stesso
. Giove mosso a compassione li cangiò entrambi in
ottratto Dedalo alle persecuzioni di Minos, se ne fosse disfatto egli
stesso
poi per proprio conto. È questa un’opinione assai
o alcun male a coloro che navigavano il Nilo in una barca fatta dello
stesso
legno di cui era fabbrita quella di che si serviv
non osavano cibarsi della loro carne, ritenendo che sarebbe stato lo
stesso
che cibarsi delle loro divinità. Anche presso gli
fi, in un tempio consacrato a Vulcano, varie statue rappresentanti sè
stesso
e la sua famiglia, l’altezza delle quali giungeva
dei nemici la propria patria, fu fatta uccidere per ordine di quello
stesso
uomo pel cui amore essa s’era resa traditrice. Co
a denominazione. 1239.Conso. — Dio dei consigli : si crede che sia lo
stesso
che Nettuno Ippio. 1240.Consuali. — Feste che si
tende che il nome di Cortina, fosse adoperato per indicare il tripode
stesso
. L’opinione più fondata però sembra quella che at
non potendo vivere senza suo figlio, allesti una flotta e mosse egli
stesso
a rintracciarlo. Egli sbarcò all’isola di Rodi, o
ali s’inflammarono non appena Creusa se ne fu adornata, producendo lo
stesso
effetto che il fuoco nella scattola. È opinione d
tità di sorci nei suoi campi. Però essendosi Criniso corretto, Apollo
stesso
uccise a colpi di frecce quegli animali divorator
giò in lauro. Apollo allora consacrò quell’arboscello a Dafne ed egli
stesso
si fece di quelle foglie una corona, che poi port
li in versi, cosi armoniosamente poetici, che si credeva averne Omero
stesso
inseriti buon numero nei suoi poemi. Al dire di D
rcondavano questi globi, contrasegnavano i giorai dell’anno. Dal nome
stesso
delle feste, si dava il nome di Dafnefore, al gio
ronaca mitologica ricorda che Teseo lo fece morire, infliggendogli lo
stesso
supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era q
. — Così furono nominate le 50 figlie di Danao, le quali furono nello
stesso
giorno sposate da 50 loro cugini germani. Danao,
io di Pilumnio e di Danae. Egli ebbe un figlio al quale impose il suo
stesso
nome, e che poi sposò Venilia da cui ebbe Turno.
fosse opera di Dedalo e d’Icaro suo figlio, li fece rinchiudere nello
stesso
laberinto da essi costruito, per lasciarveli mori
zione. 1392. Delfa. — Detta anche Delfisa : sibilla che era nel tempo
stesso
sacerdotessa del tempio di Delfo. 1393. Delfico.
, come colpite da terrore. Attratto dalla curiosità, si avvicinò egli
stesso
, e colpitto dai vapori che esalvano da quell’antr
i vivente Sollevo, te, che la canora figlia Del sommo Giove, e Apollo
stesso
ispira. Omero — Odissia — Lib. VIII Trad. di I.
pazzia, la scacciò con aspre maniere, e allora Demofila innanzi al re
stesso
gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo
nzi al re stesso gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo lo
stesso
prezzo per gli altri sei che rimanevano. Il reper
a bruciò altri tre dei suoi volumi, seguitando a pretendere sempre lo
stesso
prezzo per gli ultimi, e minacciando il re per la
e di tutte le cose, con un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove
stesso
, il padre degli dei, era sottomesso alla volontà
re che la pronta cavalleria vada a cavallo, fuori il pomerio : questo
stesso
è per l’esercito armato ; per la qual cosa di rad
abitanti misero a prezzo la sua testa, e la cronaca racconta che egli
stesso
, stanco della sua vita di delitto, persuase il pi
ago che si morde la coda, volendo indicare che il mondo gira sopra sè
stesso
. A Roma vi erano dei sacerdoti ministri di Eano o
icato per fino un oracolo. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo
stesso
Alessandro fu uno dei seguaci più caldi della nov
gli abitanti credevano generalmente che il fuoco si appiccasse da sè
stesso
alle legna su cui si ponevano le vittime che le v
Strofio. …… oh ! ben sovvienmi : Elettra, a fretta, per quest’atrio
stesso
Là mi portava, ove pietoso in braccio Prendeami S
ù probabile, imperio delle superstiziose credenze di quei tempi, egli
stesso
mandò un altro messaggio all’oracolo, col quale g
tea, dalla parola Greca Ἐμιδεα Semidea, secondo che suona il vocabolo
stesso
di Emitea. 1663. Emo. — Re della Tracia, il quale
cando sul capo del padre le maledizioni del cielo. Ed essendosi il re
stesso
portato a vedere se i suoi ordini fossero stati e
atto al furore del figlio con la fuga. Allora Emone rivolse contro se
stesso
tutto il suo furore e abbracciando anche una volt
, Il ferro trae : scampò fuggendo il padre : Misero : allor contro sè
stesso
irato Sovra l’acciar slanciandosi, sel figge Mezz
ontro non meno pericoloso con Diomede, nel quale però Enea, ebbe seco
stesso
a felicitarsi d’esser figliuolo d’una dea, perchè
egli fu passionatamente amato dalla ninfa Tiro, della quale era nello
stesso
tempo innamorato Nettuno. Il dio per ingannarla p
’antichità si trova di sovente il nome di Enossitone, adoperato nello
stesso
significato. 1696. Enotoceti. — Nelle opere di St
conseguenza delle ferite. Ne successe una mischia nella quale Ercole
stesso
assai mal concio dovè ritirarsi. Però qualche tem
ze per consacrare la casa che lo sposo aveva scelto per domicilio. Lo
stesso
nome di Epaulie davansi ai doni che i convitati f
aveva il magnifico tempio ed oracolo celebre nell’antichità sotto lo
stesso
nome. La cronaca mitologica ricorda di un’altro E
che erano ritenuti come protettori della crescenza dei bambini. Giove
stesso
considerato come il supremo datore di ogni bene,
28. Epifane. — Soprannome dato a Giove, e che aveva presso i greci lo
stesso
significato della parola latina Elicius, colla qu
to della parola latina Elicius, colla quale i romani indicavano Giove
stesso
. Tanto la parola Epifane che Elicius racchiude il
ltri asserisce esser morto in seguito delle ferite fattegli da Nitteo
stesso
, il quale alla sua volta mori vittima dei colpi r
ebbe caro Epopeo, fece quand’egli morì, scaturire dal tempio che egli
stesso
le aveva innalzata una fontana di olio. 1751. Epo
e e l’Odissea, sono essenzialmente greche, non altrimenti che il nome
stesso
di Ercole. Infatti, se coteste tradizioni racchiu
n à alcun caratteristico fondamento. L’Ercole greco non à nulla in se
stesso
, e nelle sue opere, che lo riveli di una indole d
o si è voluto fregiare in prosieguo. L’inno Omerico ci presenta nello
stesso
ordine i fatti della tradizione, con la stessa se
vinizzati dopo la morte, ai quali si dette, per la stessa ragione, lo
stesso
nome. La confusione che naturalmente dovea portar
i difese, richiamando alla memoria dei giudici una legge di Radamanto
stesso
, la quale mandava assolto chiunque avesse respint
esercito, marciò contro Tebe, ma fu nella battaglia ucciso da Ercole
stesso
, a cui Minerva avea regalato una magnifica armatu
tesso, a cui Minerva avea regalato una magnifica armatura. Anfitrione
stesso
fu ucciso in questo combattimento che valse ad Er
rnali. Fu allora che egli uccise Megara e i suoi figli, ma cadde egli
stesso
sotto il peso di un’enorme pietra che Minerva gli
tologi, avvertiremo ancora che l’ordine delle dodici fatiche non è lo
stesso
presso tutti i cronisti della favola, che il temp
Vulcano di una corazza d’oro, Minerva di un mantello di nubi, ed egli
stesso
arma il suo braccio formidabile di una poderosa c
doro, Ercole figura anche fra gli Argonauti, sebbene è opinione dello
stesso
autore, che Ercole rimanesse affatto estraneo all
l cielo in mezzo a replicati scrosci di fulmine, per comando dl Giove
stesso
. E come la sua invitta e nobite alma Scarca sarà
to servito dagli schiavi pubblici, e finalmente custodito dal Pretore
stesso
della città. I giuramenti che si facevano sull’ A
ndevano cura del bagno di Giunone. Nella città di Argo veniva dato lo
stesso
nome alle sacerdotesse che presiedevano al culto
i Co’ miel nemici, e vincitore i monti Arsi de’scudi ; allor ch’Erilo
stesso
, Lo stesso re con queste mani ancisi. A cui nasce
nemici, e vincitore i monti Arsi de’scudi ; allor ch’Erilo stesso, Lo
stesso
re con queste mani ancisi. A cui nascendo avea Fe
sa per il cignale che è conosciuto nella tradizione favolosa sotto lo
stesso
nome. Ercole lo prese vivo e lo portò ad Euristeo
se. Lucano chiama Cleopatra l’Erinni dell’Italia ; e Virgilio dice lo
stesso
ad Elena. Erinni era anche il nome che in Sicilia
Ermia fosse morto, lo riportasse alla riva, e che quivi morisse esso
stesso
, quasi conoscendosi colpevole della morte di lui.
la quale si celebrava la memoria delle loro imprese gloriose. Erodoto
stesso
è della medesima opinione, allorchè dice nelle su
Finalmente dopo aver richiamati alla vita Ippolito e Glauco, fu egli
stesso
ucciso dalla folgore che Giove gli lanciò temendo
ni hui. Virgilio — Eneide — Libro VII. trad. di A. Caro. Però Giove
stesso
che lo aveva ucciso, sia per propria amicirazione
medesimo donata a Dardano, si dava il soprannome di Esimnete a Bacco
stesso
. 1831. Esione. — Figlia di Laomedonte, re di Troj
, lasciò Esione ed i cavalli che il re gli aveva donato, a Laomedonte
stesso
, a patto però che gli avrebbe restituito il tutto
Divenuto adulto egli fondò nella Beozia una città conosciuta sotto lo
stesso
nome. ….. e quante entran ricchezze In Orcomeno
eo uccisore di Ifiso fu espiato da Euristeo, re di Micene ; ed Ercole
stesso
vediamo espiato da Ceixo re di Trachina, e poi da
fratricide, ed i delitti più atroci, insanguinarono la terra. Saturno
stesso
divora i suoi figli, e detronizza suo padre Urano
i Trezene conosciuto per la sua saggezza. Etra fu segretamente, dallo
stesso
suo padre, maritata ad Egeo che la rese madre di
a tradizione favolosa, erano state nutrite sul monte Pierio da Apollo
stesso
. …….. Prestanti assai Eran le fereziadi puledre
uota d’Isione sospese l’eterno suo movimento ; e Proserpina e Plutone
stesso
, inteneriti dalle divine armonie, ordinarono che
uale era rinchiusa una statua di Bacco, fatta da Vulcano, e che Giove
stesso
aveva donato a Dardano. Euripile impaziente di ve
auri : Ma, gravato dal vin, primo il disastro Eurizion portò sovra sè
stesso
. Omero — Odissea — Libro XXI Trad. di I. Pindemo
ria, ed è scritto che riportata che l’ebbe, fece fabbricare nel luogo
stesso
ove accampò il suo esercito, un tempio, nel cui a
a divinità. A tale uopo fece innalzare un altare, e innanzi ad Ercole
stesso
, vi sacrificò, in suo onore, un giovine toro. Col
tre specie marcate e distinte fra loro, sebbene impresse tutte dello
stesso
carattere. La prima Evocazione era quella che si
li venivano nella maggior parte attribuiti al poeta Proclo ed a Orfeo
stesso
. In essi si conteneva una specie di preghiera, ch
cessarî a simili cerimonie fu, secondo la tradizione, incenerito egli
stesso
. La seconda specie di Evocazione era quella che i
. Vi era anche un promontorio nell’isola di Chio, al quale si dava lo
stesso
nome, e di dove narra la tradizione mitologica, c
i Roma, ond’è che Faustolo, ebbe dopo la morte, una statua nel tempio
stesso
in cui si veneravano Romolo e Remo dopo la loro a
ll’isola d’Itaca, e narra la tradizione, alla quale si rapporta Omero
stesso
, che Ulisse fosse trasportato sul vascello durant
e, che presiedeva alle purificazioni ; e Servio pretende che fosse lo
stesso
che Plutone, al quale venivano anche offerti dei
sima considerazione, non solo dal popolo, ma dalle autorità, e dal re
stesso
. Allorquando faceva mestieri dichiarare la guerra
e quando l’uccello Fenice si sentiva prossimo a morire, formava da se
stesso
un nido di legna aromatiche e di gomma, e che cor
i lo accompagnò sottò le mura di Troia, e seguitò ad avere per lui lo
stesso
paterno amore, e la stessa inalterabile amicizia,
amento, e disprezzando ogni pericolo, montò sul carro conducendo egli
stesso
i bianchi destrieri del Sole. Ma ben presto ebbe
che cosa del linguaggio simbolico, che rivestiva generalmente il nome
stesso
delle differenti deità della favola : infatti Fet
0. Fidolao. — La tradizione mitologica alla quale si attiene Pausania
stesso
dà questo nome ad uno abitante della città di Cor
Filaco fu dichiarato eroe e gli fu innalzato un monumento nel tempio
stesso
di Delfo. 2007. Filammone. — Figlio di Apollo e d
omena, non potendo vivere lontana da lei, ottenne dal marito che egli
stesso
sarebbe andato in Atene, onde avere da Pandione,
li, nell’ adattare una di esse sull’ arco, questa gli cadde sul piede
stesso
col quale egli aveva accennato ai greci il luogo
sti dell’ antichità, e del quale è quasi spento e sconosciuto il nome
stesso
. 2029. Flauto. — Strumento musicale assai in uso
scrittori dell’ antichità, asserisce che la Giunone di Argo aveva lo
stesso
potere. Presso i pagani i luoghi dove era caduto
ntinuamente il fuoco consacrato alla dea, senza essere alimentato. Lo
stesso
si credeva per il tempio di Apollo in Delfo ; non
ministro e sacerdote di queste implacabili divinità, secondo che egli
stesso
asserisce. Tutti coloro che si presentavano al tr
lzato alle Furie altri due tempi nel Peloponneso ; il primo nel luogo
stesso
ove esse cominciarono la loro tremenda persecuzio
ad alcuni indovini Siciliani, i quali pretendevano di scendere dallo
stesso
figliuolo di Apollo, di che nell’articolo precede
o sacerdote di Cibele, il quale, secondo la tradizione, si fece da se
stesso
eunuco V. Ati. Da ciò i sacerdoti galli erano tut
l suo confidente, lo cangiò in quello animale che porta anche oggi lo
stesso
nome, condannandolo a cantare tutte le volte che
i Trojani che accompagna ano il principe giovanetto e verso Ganimede
stesso
, per risarcimento di alcune vecchie ingiurie fatt
oraggio, che li fece generalmente ritenere come discendenti da Ercole
stesso
. 2096. Gemini o Gemelli. — Il terzo fra i dodici
era un certo numero di statue, che ne riproduceva l’immagine. Però lo
stesso
citato scrittore, non dà sul conto delle dee Gene
a favolosa ne ha fatto un mostruoso gigante, il quale custodiva da se
stesso
le sue numerose mandre, a cui facea guardia insie
i cui era stato l’amico. Apollo pazzo di dolore, e rimproverando a se
stesso
la morte dell’amato giovanetto, volle eternare la
la memoria di lui e lo cangiò in quel fiore che porta anche oggli lo
stesso
nome. Infatti dal sangue del morto spuntò un fior
in moglie da un giovane per nome Ifi o Ifide che si cangiò in uomo lo
stesso
giorno delle nozze. — V. Ifi. Tra le festiadi v
io Giano. Narra la cronaca alla quale si attengono Macrobio ed Ovidio
stesso
, che allorquando i Sabini cinsero d’assedio le mu
crittori dell’antichità, che il Giapeto della mitologia pagana sia lo
stesso
che lafet, figliuolo di Noè. 2129. Giapi. — Figli
la cura lapi D’Iaso il figilo, sovr’ogni altro amato Da Febo. E Febo
stesso
, allor ch’acceso Era da l’amor suo, la cetra e l’
alla lettera quanto gli veniva imposto dalla volontà degli dei, e lo
stesso
giorno si mise in cammino per alla volta di Jolco
peso, nei destini futuri dell’eroe giovanetto ; imperocchè l’oracolo
stesso
che aveva predetto a Pelia, che un principe disce
sti spaventosi figli della Terra dettero a tutto il creato, che Giove
stesso
altamente atterrito dagli sforzi sovrumani, chiam
nti sarebbero stati invincibili, e che nessuno degli dei, compreso lo
stesso
Giove, avrebbe potuto mai sconfiggerli, se un mor
che potevano fare ostacolo ai suoi ambiziosi disegni ; fece morire lo
stesso
Candaule, suo sovrano, e giunse a rendersi padron
tà, dette anche un’immagine palpabile al Giorno, considerandolo in sè
stesso
, e senza relazione coll’anno, col mese e con la s
one di ottobre diventino fauste alla potenza di Roma. E Giulio Cesare
stesso
non tralasciò di comandare che le milizie romane
sto sacrifizio, cruento di umano sangue, gli valse lo sdegno di Giove
stesso
, e l’ odio di tutti i suoi contemporanei. della
e l’altro figliuolo dell’ Etere, e padre di Bacco e di Proserpina. Lo
stesso
autore asserisce similmente, che nell’isola di Cr
Giove, il quale imperava sul cielo, sulla terra e sull’inferno. E lo
stesso
autore, a proposito d’una statua di Giove, che si
il trino potere di Giove sul cielo, sulla terra e sull’inferno. Omero
stesso
dà a Giove il soprannome d’infernale e Tacito chi
tervallo, che i gagliardi muli I tardi lascian compulenti buoi, Se lo
stesso
noval fendano a un’ora. Succedè al corso l’ostina
scrittore, vi sono state delle persone colpite di cecità, al momento
stesso
di uscire dal tempio, nel quale avevano spergiura
Il più famoso personaggio a cui le tradizioni della favola, danno lo
stesso
nome di Glauco, fu un dio marino che alcuni mitol
ssero ancora nel loro naturale elemento. Colpito da quel fatto per sè
stesso
semplicissimo, Glauco non dubitò che l’erba che n
lmente Glauco avea nome un figliuolo di Dimilo, discendente di quello
stesso
dio marino, di cui parlammo più sopra. Egli si re
rendevano cadavere. La cronaca storico-favolosa, a cui s’attiene lo
stesso
Ateneo, asserisce che alcuni soldati dell’esercit
moglie di Tiberio sarebbe morta ; e che per contrario cesserebbe egli
stesso
di vivere, se lasciava andare la femmina. Gracco
e dopo pochi giorni morì. A questa tradizione favolosa si attiene lo
stesso
Cicerone nella opera sull’antichità intitolata De
ne Esiodo, riferisce che i capelli della Graje incanutirono nel punto
stesso
in cui esse nacquero. Il citato scrittore spiegan
ure di quelli dedicati a Mercurio, volendo con ciò significare che lo
stesso
dio dell’eloquenza, avea bisogno dell’aiuto delle
ibuti di Apollo, ossia del Sole ; e veniva sovente consacrato a Giove
stesso
, e alla dea Nemesi. 2204. Grinea. — Questa antica
a questo nome alla divinità che rappresentava il dio supremo : era lo
stesso
che il Giove dei greci e dei romani. 2218. Hell.
o, il quale nelle credenze religiose di quei popoli, rappresentava lo
stesso
che il dio Marte presso i greci. 2220. Higolajo.
cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu osservato che da sè
stesso
si appresta un tal rimedio, a cui si piega, con a
adorata, dedicò alla pudicizia una statua, che poi fece mettere nello
stesso
luogo, ove Penelope s’era pudicamente velata la f
Marpesa, figlia di Venere, Ida oso prendere le armi contro di Apollo
stesso
. …… di quell’Ida io dico Che tra’guerrieri de’ s
rieri de’ suoi tempi il grido Di fortissimo avea, tanto che contra Lo
stesso
Apollo per la tolta ninfa Ardi l’arco impugnar…….
n seconde nozze. Però Polluce, per vendicare il fratello, trucidò Ida
stesso
. 2235. Idalia. — Così avea nome una città dell’is
trad. di A. Caro : mentre che Cupido, sotto le sembianze di Ascanio
stesso
, erasi recato presso Didone, ad offerirle i donat
ui in Colchide l’eroe avventuriero. Però l’infausto vaticinio ch’egli
stesso
avea letto nel roprio destino, si compì in tutta
a era in grande estimazione presso i greci, ed è scritto che Pitagora
stesso
, se ne servì per tutta la vita. 2248. Idullo. — C
. Allorquando Evadne fuggì segretamente onde andare a morire sul rogo
stesso
, che dovea divorare il corpo del suo diletto cons
la bella Astioca, sua consorte, egli consultò il medico Melampo ; lo
stesso
di cui parlammo nell’articolo precedente ; onde s
uesta fanciulla la tradizione mitologica alla quale si attiene Ovidio
stesso
, nelle sue Metamorfosi, ripete che ella era nata
acrificio, fosse dato di comune accordo dall’indovino Calcante con lo
stesso
Agamennone. Altri scrittori fanno particolare men
e e chi la figlia ; e Pancratide ebbe la fortuna d’esser vinta dal re
stesso
dei Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255.
o carissimo : almeno questa è la tradizione a cui si attiene Virgilio
stesso
. Molti autori moderni italiani e stranieri, fra c
vita Linceo, mentre Ida fu ucciso da Polluce, dopo però di avere egli
stesso
trucidato Castore. In quanto ad Ilaria e Febea fu
reazione epica della immortale intelligenza di Omero, che l’Alighieri
stesso
chiamò il poeta sovrano, viene da Ilio o Ilione.
orno il fiume fu detto Imero. Plutarco il geografo, che riferisce lo
stesso
fatto, aggiunge che appena Imero si fu anneganell
o di tutte le altre. Da questo fatto si dava il nome d’Imezio a Giove
stesso
. 2273. Imperatore. — Un altro dei soprannomi di G
reggia, Conscio me, stassi il regicida occulto, Io sovra me, sovra me
stesso
invoco Ciò che agli altri imprecal. Sofocle — Ed
eta Sofocle, ebbe in sogno una visione nella quale gli apparve Ercole
stesso
e gli mostrò la persona che avea consumato il fur
avea consumato il furto. Il poeta tacque per allora, ma essendosi lo
stesso
sogno ripetuto per tre notti di seguito, all’indo
mamente che gli dei cangiassero le viscere delle vittime, nel momento
stesso
che esse venivano esaminate, onde significare per
vella sembianza tutto l’incanto delle sue forme, per modo che Giunone
stesso
non potè fare a meno di ammirarla, e fingendo di
versando il monte Emo calò nella Tracia. Giunta al golfo che porta lo
stesso
nome, lo passò come il mare e da questo prese il
mini, che riguardava come atei tutti coloro che la negavano. Cicerone
stesso
, al quale fra tutti gli altri autori dell’ antich
pollo discendesse nella loro isola, ogni diciannove anni ; e che egli
stesso
nella notte anniversaria della sua nascita, balla
antichità, ci hanno tramandate su questo celebre uomo, inperocchè lo
stesso
Diodoro aggiunge, che Iperione avesse tolta in mo
o da questo mostruoso connubio gl’Ippocentauri, che avevano nel tempo
stesso
della natura umana e di quella del cavallo. È a n
i quali attestano l’esistenza positiva degli Ippocentauri : e Plinio
stesso
racconta nelle sue opere, d’aver veduto ai tempi
Infatti, Ippolito nell’ uscire dalla città di Trezene, guidando egli
stesso
il proprio carro, fu arrestato sulla spiaggia del
vventurieri navigatori, e trattenne per lungo spazio di tempo Giasone
stesso
, dal quale ebbe varii figliuoli, non avendo potut
Marte ; ma vi sono anche altro opinioni che dicono Irminsul essere lo
stesso
che il Mercurio Ermete dei greci. I sacerdoti e l
concepiti gemelli, si erano congiunti coi legami maritali nell’ alvo
stesso
della madre loro, per modo che Iside nell’ istess
e uno dei principali demonî abitatori di quell’isola, fosse morto. Lo
stesso
Demetrio nelle sue cronache di relazione del viag
meditato inganno : Ma intanto quel dolente Con forsennate prove A sè
stesso
compose. orrida pena, Di quattro raggi la fatal c
he i celesti assalse. Monti La Musogonia — Canto. 2366. Jarba. — Lo
stesso
al quale si dà, da quasi tutti gli scrittori, il
omparve nel tempio, con un piccolo paniere nelle mani, che era quello
stesso
, in cui l’avea riposto la madre al momento d’abba
ni, Kansa allorquando sua sorella fu sposata da Vassudeva, giurò a sè
stesso
che nessun figlio maschio della giovine regina av
unge all’età della giovanezza, combatte mostri e giganti, e uccide lo
stesso
Kansa. L 2397. Labda. — Una delle figliuole
osto. Ma la superstizione non si arrestò a questo avvenimento, per sè
stesso
semplicissimo ; imperocchè si credeva che se talu
mente in Trezene ed in Epidauro. La cronaca a cui si attiene Pausania
stesso
, dice che Lamia ed Aussesia erano due giovanette
o mortale, assalito da terribili accessi di frenesia, si lacerò da sè
stesso
le visceri, e morì fra i più atroci tormenti nel
del suo regno ; e tanto che quest’opera fu dai pagani attribuita allo
stesso
Apollo, dio delle arti. Come pure i possenti argi
l furore delle onde del mare, furono riguardati come opera di Nettuno
stesso
. Anzi avendo con l’andare del tempo le onde fatto
sdegnato saccheggiò la città, devastò tutta la contrada, e uccise lo
stesso
Laomedonte, a cui Priamo, suo figlio che gli succ
Troia fece innalzare un magnifico sepolcro. Questo monumento è quello
stesso
che fu abbattuto dai Troiani medesimi per dar pas
crosanto il giuramento fatto sotto questa misteriosa parola. Cicerone
stesso
asserisce che un giuramento fatto con questa form
punto alterata la sorprendente bellezza di Lara ; tanto che Mercurio
stesso
, durante il tragitto invaghitosene perdutamente,
i del re Latino. Un’ antica tradizione alla quale si attiene Virgilio
stesso
, ripete che nel palazzo del re sorgeva un albero
e colto Con molta riverenza era serbato. Si dicea che Latino esso re
stesso
Nel desiguare i suoi primi edifizi, Là’ ve trovol
ue fosse stata la macchina adoperata a tale uopo. L’imperatore Nerone
stesso
non riusel a misurare la profondità di quelle acq
so non riusel a misurare la profondità di quelle acque. Finalmente lo
stesso
Pausania aggiunge che le onde del lago di Lerna,
dette Lernee, nei quali si compivano tali mostruose oscenità, che lo
stesso
storico Pausania dice, non poterle divulgare senz
rigionieri e tutta la città assumeva un’ aria di pace e di riposo. Lo
stesso
storico Tito Livio, di cui riportammo più sopra u
che han dimostrato essere il Lettisternio in uso anche in Grecia. Lo
stesso
Pausania riferisce, in varii brani delle sue oper
un forte drappello di soldati, ch’ egli supponeva comandati da Aiace
stesso
, ma ferito mortalmente nel petto, dovè ritrarsi d
gli rispose che avrebbe dovuto recarsi nell’isola di Leuce, ove Aiace
stesso
lo avrebbe risanato del tutto. Infatti qualche te
lei. Così almeno ripete la tradizione mitologica a cui si attiene lo
stesso
Pausania. 2486. Leucippidi. — Nome collettivo dei
ralità dei naturalisti. L’albero che produce l’incenso si chiama egli
stesso
Leucotea. Orcamo che fu padre di questa giovanett
izione che trovandosi in Temessa un atleta per nome Eutimo, nel tempo
stesso
in cui dovea compiersi l’annuale sacrifizio della
I. trad. di V. Monti. La cronaca mitologica, a cui si attiene Omero
stesso
, racconta di questo Licaone, che caduto in potere
tti gli stranieri che transitavano pei suoi stati. Si vuole che Giove
stesso
, viaggiando, fosse andato a chiedere ospitalità n
o. La gran maggioranza degli scrittori greci, creduli quanto Pausania
stesso
, ci ripetono che Licaone, primo re d’ Arcadia, re
fece innalzare anche un tempio in onore di Giove Liceo, al quale egli
stesso
sacrificava umane vittime : da ciò ha principio l
han dato fondamento alla mitologica allegoria a cui si attiene Ovidio
stesso
. Ma queste non sono tutte le notizie trasmesseci
brate in Arcadia, delle quali si voleva fosse stato istitutore quello
stesso
re Licaone che fu poi cangiato in lupo. Durante l
più facilmente alle persecuzioni di Giunone. V. Latona. Da ciò Omero
stesso
dà ad Apollo il soprannome di Licogene. Per la st
ricordare il parto di Latona. Però quest’ ultima credenza viene dallo
stesso
cronista e da molti altri autori attribuita al se
nto il mal capitato eroe dall’ alto di una rupe. Questo Licomede è lo
stesso
in casa del quale Teti mandò il figliuolo Achille
bisogno di farsi un asilo, edificarono le prime capanne su quel luogo
stesso
, ove poi col tempo surse la città di Licoria. 252
ercotendole in modo che quelle si dettero a precipitosa fuga, e Bacco
stesso
spaventato si nascose in fondo al mare, ove fu ac
Con pungolo crudel gittaro i tirsi Tutte insieme, e fuggir : fuggì lo
stesso
Bacco, e nel mar s’ ascose, ove del fero Minaccia
enute come le nutrici di quel dio. Alla favola a cui si attiene Omero
stesso
, come si rileva dalla citazione posta di sopra, a
a dalla citazione posta di sopra, altri autori aggiungono che Licurgo
stesso
, volendo eccitare gli operai a seguire il suo ese
o, onde consultare, anche una volta l’ oracolo, e prendere, da Apollo
stesso
, consiglio sopra alcuni immegliamenti ch’ ei cred
isione fu una delle dodici imprese di Ercole. — V. Ercole. — è quello
stesso
di cui i poeti della antichità formarono il segno
qualche somiglianza coi moderni corni da caccia. 2552. Locuzio. — Lo
stesso
che Ceditio, conosciuto comunemente in Roma sotto
superficie delle acque, al levarsi del sole, e poi si richiude in sè
stesso
all’ora del tramonto. Questo fenomeno naturalissi
gli Eliani. 2564. Luciniana. — Questo soprannome che sembra essere lo
stesso
che Lucina, veniva similmente dato dai pagani a G
a ; e vedendo le fasi sempre eguali, ed il suo corso costantemente lo
stesso
nell’ampia volta del firmamento, si convinsero ch
a, e di potere coi loro incantesimi farla discendere dal cielo ; e lo
stesso
storico Luciano ripete nelle sue opere, che un uo
deriva dal vocabolo greco σεληνη che in quella lingua rinchiude in sè
stesso
il significato tanto della Luna individualmente,
ndo la tradizione popolare dei romani, alla quale si attiene Virgilio
stesso
, una lupa fu la nutrice di Romolo e Remo, i quali
la madre spaventata e fuori di sè ». E più appresso, concludendo, lo
stesso
autore narra : « Scorgevasi appunto Tiresia (insi
327, egli confessò d’essere l’autore di quello scritto, e il 26 dello
stesso
mese, fu bruciato vivo. 36. Milton Giovanni. —
sente anno. La strada che dobbiamo percorrere ò difficile ad un tempo
stesso
ed amena; ed io, per quanto la povertà dell’ingeg
e fatali guerrieri; spirar fiamma i tori che tardano a riconoscere lo
stesso
tiranno di Coleo, e domato il terrore custode del
da Erodoto descritto. Omorca, che signoreggiava l’universo, narra lo
stesso
, fu da Belo divisa in due parti: con una di quest
un altro la sua produzione. Si unì finalmente col mot, o mud che è lo
stesso
del fango, e secondo altri una corruzione nata da
ve da cui si schiudeva un altro iddio detto Phta, il quale forse è lo
stesso
che il Vulcano dei Greci. Il senso degli espressi
re e pietre composte. Altari di consimil materia sorgevano nel tempio
stesso
d’Olimpia a Giunone e alla Terra. Miracolo del mo
a credula superstizione, disse, esser di tanto artificio solamente lo
stesso
nume capace. Alcune are erano solide, altre vuote
pra torre. Allor che stette sulla cima, il volgo, I capitani, Ulisse
stesso
in core Sentia pietade involontaria, e tutti Pian
no i figli di Sisifo, persuasi al misfatto dall’oracolo di Apollo. Lo
stesso
autore infama la memoria di Teseo, cui lo stesso
racolo di Apollo. Lo stesso autore infama la memoria di Teseo, cui lo
stesso
dio ordinò di uccidere Antiope sua moglie e figli
i olocausti. A Mitra, a Serapi, a Marte, alla Luna, ad Iside, ch’è lo
stesso
presso gli Egiziani, propiziarono con umano sangu
far cosa grata agli Dei, discendevano al supplizio degl’innocenti. Lo
stesso
Giove Laziale di umane ostie già compiacevasi, ma
lacò con imeneo segreto I brevi sdegni alla rapita donna. Io vidi, io
stesso
dei nascosi amori Questo frutto infelice, e scors
dai più remoti tempi l’ignavo timore dei mortali, che vi adoravano lo
stesso
silenzio, e l’ombre di divinità ignota e terribil
sio, il quale per Cortina scorre, e che, secondo Pausania, servì allo
stesso
uso del fonte Itomeo detto Clessidra. Nè meno pr
lato di Giove, e nel Museo Guarnacci si vede un simulacro, ove Giove
stesso
colla tazza nella destra pasce la regina dei vola
gli stessi fulmini, onde fu vinto, dall’incude dei Ciclopi. Aveva lo
stesso
gigante già dato a Giove soccorso contro gli Dei
Nereidi galleggiò la schiera, Delle balene sopra il dorso assisa. Lo
stesso
Ennosigeo l’onde sortite Spiana all’alto germano,
re, l’altro dal cielo: il terzo in Creta, figliuolo di Saturno. Ma lo
stesso
Cicerone mille altri ne nomina e tutte le nazioni
e nei figli la superbia di Niobe. Le traverse ch’erano ai piedi dello
stesso
trono, erano di mille figure adornate; in una era
moglie ritrosa. Alfin per torlo allor quel gran sospetto, Tolse a sé
stesso
il suo maggior diletto. Così la dea ben curiosa
gli il terrore ai Romani, arresta la fuga vergognosa: in questo luogo
stesso
io ti prometto sotto il nome di Giove Statore un
uturo. Un equivoco della lingua fenicia, nella quale colomba suona lo
stesso
che sacerdotessa., ha la favola originata. E dove
nfama La mia vergogna. Ah quel destrier. Sabini, Datemi quel destrier
stesso
che porge Volontaria la bocca al fren beato: Del
e più splendide spoglie collocarlo sopra un carro, spargendo al tempo
stesso
la fama delle sue nozze con Platea figlia di Asop
a terra mutasse dei gigli già crocei il colore. Ercole adulto ferì lo
stesso
seno da cui fu nutrito, come Omero nel quinto lib
il pavone; le prime perchè dell’aria (che reputavasi dagli antichi lo
stesso
che Giunone) sentono il più piccolo cangiamento:
on combina coli’ immagini più sicure di quell’Augusta, e che lo stile
stesso
della scultura reclama un secolo assai più remoto
. Insigne nella storia delle arti è il tempio che a Giunone, sotto lo
stesso
nome, sorgeva in Ardea, perchè accenna l’epoca in
a ha in braccio Marte bambino, ò questo un indizio per riconoscere lo
stesso
sosfo-etto nel nostro marmo: la tenerezza e la co
sservare che Giunone ebbe ancora il titolo di Natalis, ed allora è lo
stesso
che Lucina, ufficio che potrebbe simboleggiarsi d
o scoglio in cui percossero: Le tre che nell’arena eran sepolte, Egli
stesso
, le vaste sirti aprendo, Sollevò col tridente ed
dal Cielo e dal Giorno, il secondo di Valente e di Foronide, ed è lo
stesso
che Trofonio: il terzo dal Nilo; del quarto s’ign
, abbandonò la culla. Nato nella mattina, sonava alla metà del giorno
stesso
la cetra, e verso la sera rubò i bovi del lungi s
dell’antichissimo inno in sua lode, narra che avendo egli involato lo
stesso
giorno che nacque i buoi di Apolline, per quanto
dei feroci, o si allude ad una favola rammentata da Igino, che ha lo
stesso
significato. « Benché il simulacro non sia di gre
ie mortali, condottiero. Secondo alcuni l’Anubi de2:li Eo’iziani è lo
stesso
che Mercurio. Esaminerò la verità di questa asser
tudine conia celebre statua di quell’eroe, che si con serva in questo
stesso
Museo, Disconvengono però a Meleagro i tratti del
le tue mani. — Poco più c’insegna questo epigramma di ciò che il nome
stesso
della statua ci apprenderebbe, giacché altro non
to scrittore non ci dicesse che il garzoncello rappresentato è Apollo
stesso
, effigiato dallo scultore fra giovane e fanciullo
i prefissero di saccheggiarlo. Una parte dell’armata di Serse ebbe lo
stesso
scopo. I Focesi per le istigazioni dei loro capi,
Preto, come Capaneo nato da Ipponoo, ed Eteocto da Isi; finalmente lo
stesso
Polinice ed Ippomedonte, nato da una sorella di A
n avrebbe potuto sapere tutte queste circostanze. Egli rappresenta lo
stesso
Licomede ferito in due altre parti alla testa e n
ngue Nelle vene: non pie muove nè braccia, Nò collo: il core, il core
stesso
è sasso: Ma piange: un turbo alla paterna terra L
genere che i Greci chiamavano sandali, di sottili strisce. Il tronco
stesso
, riservato per sostegno, non è restato insignific
di Apollo in atto appunto di saettare infermità e morte, ma nel tempo
stesso
col serpe ai piedi, simbolo dei rimedii e della s
rappresentato nelle medaglie con una patera in mano, e tiene al tempo
stesso
un ramo di mirto, attributo ordinario alle sue fi
edaglie della città di Tessalonica offrono Apollo che si corona da sé
stesso
di lauro come vincitore nel suo combattimento con
sta di Augusto in età senile in questo nostro Museo. L’abito è quello
stesso
che i poeti latini attribuiscono a’ citaredi e al
operzio: Pizie (o Apollo) risuona carmi in lunga veste. Ed Ovidio: Lo
stesso
dio dei poeti ragguardevole per aurea palla, trat
elo, e divise questo nome colla sorella. Didimeo, perchè credevasi lo
stesso
che il Sole, il quale con doppio lume fa heto l’u
elle selve ed onore degli astri, perchè, come dai poeti appare era lo
stesso
che la luna, quantunque a quest’ultima l’antichit
comune è ch’ambedue questi numi vedessero la luce in Delo ad un parto
stesso
, come da Cornelio Tacito si rileva. Ecco le parol
ta, avea partoriti i due numi, ai quali poscia fu consacrata nel sito
stesso
una selva, ove Apollo dopo l’uccisione dei Ciclop
chiamò Diana figlia di Cerere, la quale, al dire di Pausania, era lo
stesso
che l’Iside degli Egiziani. Checché ne sia, avend
canta Orazio, o contro i figli di Niobe per vendicare la madre. Omero
stesso
nella sua Necromanzia fa menzione di qualche eroi
pria questo nome a siffatte bende, che non solo i capelli, ma il capo
stesso
e la fronte stringono e legano. Convengono alla d
azzo Farnese, e quel che è più osservabile questa nostra Diana, Omero
stesso
, ch’è il fondamento dell’opinione del Winkelmann,
ualunque immagine la cui testa è dal credenmo legata, come Winkelmann
stesso
denominò Cadmo una simil testa virile, si potrebb
a In mille parti lo spezzato carro Ippolito sicuro, e cade avvinto Ei
stesso
nelle briglie. Ahi: scusa il mio Dolor: causa mi
so pelli di montone colla lor lana. Aveva (Questo tempio, continua lo
stesso
autore, 425 piedi di lunghezza e 200 di larghezza
che il tetto del tempio fosse di tavole di cedro, conforme avverte lo
stesso
autore; ma non so se vorremo prestar fede a ciò c
a II silenzio sedea tuo fido auriga. » Ecate fu da molti reputata lo
stesso
che Diana e la Luna. Non è qui luogo di discutere
terza generata da Giove nel modo sopra espresso: la quarta nata dallo
stesso
dio e da Corife figlia dell’Oceano, detta dagli A
scevra di ogni debolezza di sesso, in guisa che sembra aver domato lo
stesso
amoreIndi è che gli occhi di Pallade servono ad i
i chiamavanle pupille, cioè fancilline, e quelli (grec), che suona lo
stesso
. Ha gli occhi meglio tondeggianti e meno aperti d
e aver veduta Pausania con una legatura di purpureo colore. Spiega lo
stesso
il motivo di questo modo di rappresentarla, narra
ro più fino, e l’oricalco; il collo, il bianco petto con monili dello
stesso
metallo adornarono. Così elleno stesse si abbigli
dal sangue di Celo ascrive il nascere di questa divinità, ed il nome
stesso
di Afrodite, col quale i Greci chiamavano Venere,
cioni sopra un ariete: ma il soprannome di Epitragia che significa lo
stesso
, sembra appartenere a Venere eh’ è assisa sopra a
indicata l’attitudine di tergersi come in altre gemme e statue dello
stesso
soggetto. E ammirabile il giudizio con cui ha anc
(grec) in greco si chiama l’accennato animale. Venere Versicordia, lo
stesso
che (grec) dei Grccì, adoravano i creduli amanti
i Venere, fu adorato dai Bidoni, ed è opinione di alcuni che fosse lo
stesso
che la dea Siria, quantunque Luciano creda che so
la figura medesima nella stessa attitudine, e precisamente nell’abito
stesso
, col nome di Venere Genitrice: onde potersi accer
esta favola si fosse voluta volgere in un complimento a Giulio Cesare
stesso
, che discendente da Venere e vincitore, si parago
dombrare la Venere, annoverata fra gli autori del nome Romano. Cesare
stesso
, che nella pugna Farsalica avea dato Venere per s
oria di esser padre del dio della guerra. Tero, che in greco suona lo
stesso
che la ferocia, gli fu nutrice, e presso barbare
in un uccello del suo nome, giacché Alettrione in greco significa lo
stesso
che gallo, e porta ancora la pena della sua negli
ata a Minerva stessa, onde la dea suscitò Diomede a pugnare contro lo
stesso
dio della guerra. Appena lo ebbe Marte veduto che
asi per allontanare i nemici. Fu detto Enialio da Enio, la quale è lo
stesso
che Bellona, ed è del nume sorella, come ad altri
vesse somministrato agli uomini il loro principal nutrimento, il pane
stesso
, divenuto suo simbolo sopra molti monumenti. Ovid
rgli disprezzare, se è savio, i doni della Fortuna. Questa dea era lo
stesso
che Cerere, secondo Dione Crisostomo. Infatti sop
vede in due gemme del Museo Stosciano. E mi si conceda di portare lo
stesso
giudizio sulla rappresentazione dello stesso sogg
si conceda di portare lo stesso giudizio sulla rappresentazione dello
stesso
soggetto sotto il quale si vedono i dodici segni
nel mezzo del quale stava quel fuoco che chiamavano di Vesta. Pure lo
stesso
nei Problemi, indagando la ragione perchè le tavo
ro fosse dato per la somiglianza che avevano colla Terra, reputata lo
stesso
che Vesta. Questa differenza rende maggiormente p
o, ma non era permesso ad alcun uomo lo starvi di notte, e nel giorno
stesso
gli uomini non potevano entrare nell’interno. Ves
e l’Amore. Per favellarvi delle altre divinità minori io terrò lo
stesso
ordine che Esiodo, il quale nella sua Teogonia, s
ritto, fra gli Dei terrestri ed infernali, ed ebbe molti nomi come lo
stesso
scrittore nel Prometeo attesta. Pausania narra c
pei musici, ma ancora per gli atleti. L’Amore in Elide vedevasi sullo
stesso
piedistallo delle Grazie alla diritta di loro. In
fu commesso di notte. Sopra un altro monumento, che rappresentava lo
stesso
soggetto, ma che non esiste più, la Notte era eff
, E innanzi al Re, che i maggior Dii governa, Narrò di Psiche e di se
stesso
i mali, E chiedea modo a tanta ira materna. Impie
legio Clementine in Roma. Un’ urna della Villa Panfìli ci presenta lo
stesso
genio addormentato coli’ ali ripiegate, e con dei
lie di Mnemosine dal Visconti, che illustra due altri simulacri dello
stesso
Nume, che erano parte di quella preziosa raccolta
che si sentì qualche volta eccitato alla poesia dall’ immagine dello
stesso
Omero. questa, o altra sia stata però la ragione
oma, poco a un uomo, e meno ad un filosofo convenienti, e il ritratto
stesso
di quel grand’ uomo conservatoci in alcune di que
ificato del ramarro, che vedesi scolpito a’ piedi del putto? Forse lo
stesso
che quel del ghiro per l’apparente sua sonnolenza
ione d’altre antiche immagini accompagnate dalla rappresentanza dello
stesso
rettile. Si trova la lucertola aggiunta ad alcune
Mercurio, a quelle dell’Amore dormente, a quelle finalmente di Apollo
stesso
. Mercurio è il dator de’ sogni: le storie degli a
ento di nessun eufemismo. La seconda riguarda l’interpretazione dello
stesso
Lessing al luogo di Pausania, ove dice che nell’a
arsa lettura dei greci scrittori presso dei quali ha costantemente lo
stesso
significato. « La terza osservazione riguarda l’a
ne di Biante dissotterrata nella villa di Cassio a Tivoli, con questo
stesso
, di rigettarla. « Debbo avvertire che in questo i
e la rappresentano in unione con altri numi, questi, e fra essi Giove
stesso
, restano in piedi avanti a lei sedente. In piedi
ti scuoti, E con essa le terga percoti, E con sì fatta sferza Per te
stesso
ti sferza: Fa che dei tuoi ruggiti Suonin le selv
rchè venissero consumate dal fuoco sacro. Ma per conservare nel tempo
stesso
la religione dei popoli, acciò non si potessero r
ti più necessarie. Polifemo figlio di Nettuno è loro capo, e porta lo
stesso
nome che uno degli eroi dell’Iliade. Non vi ha al
liuola. Omero nel primo libro dell’Odissea gli da per madre Toosa. Lo
stesso
autore, nel nono libro, cosi descrive la felicità
divinità dell’Egitto. Nella Grecia si dava questo nome ai figli dello
stesso
dio onorato in Lenno, dei quali il culto si era s
e la signoria al nume dei regni sotterranei, o infernali, che vale lo
stesso
. Forse per una simile ragione fu creduto Plutone
ozia, e sposò Neleo figlio di Nettuno. Tia ebbe commercio con Nettuno
stesso
. Accanto a Tia si vede Procri figlia di Eretteo,
l numero dei circostanti: egli presenta un oggetto che colpisce in se
stesso
: le posizioni delle fìgure son variate con arte.
lla era figlia di Prete e proni potè di Sisifo: morì fanciulla. Sullo
stesso
piano è Atteone figlio di Arìsteo. La sua madre g
oi rivolgete gli occhi alla sommità della tavola, voi scorgete, sullo
stesso
piano di Atteone, di Aiace di Salamina, Palamede
o d’Eolo si sforza di spingere in su una grossa pietra. Se vede nello
stesso
luogo un doglio, e un gruppo di figure composto d
altrettante dee che i Latini dissero Furie, ed i Greci Erinni per lo
stesso
motivo, giacché loro si attribuiva il furore che
o dedicato un altro in un bosco sacro, dove onoravano le Parche collo
stesso
culto delle Furie, vale a dire che loro sacrifica
mi si permetta di portare simil giudizio sulla rappresentazione dello
stesso
soggetto, che si trova pure nel primo tomo dell’o
per far credere che fosse un fiume infernale, nè poco vi contribuì lo
stesso
nome, che significa soffocazione, urlamento. È pa
dubbio di Spanhemio parve a ragione a Winkelmann una certezza, o egli
stesso
senza riflettere alla congettura di Spanhemio cos
itudine secca e forzata, ha pensato ingegnosamente di dare al braccio
stesso
un’ azione che lo fissasse nella positura caratte
o un’ azione che lo fissasse nella positura caratteristica, nel tempo
stesso
che lo facesse apparir verisimile. Più naturale a
ali, che poco felicemente alla dea si appropriavano, e che a Pausania
stesso
, non informato della precedente narrazione, parve
rsi con tanta velocità quanto si volge una ruota. Costantino, dice lo
stesso
Buonarroti, compose di molti simboli la sua statu
imulacro però posto nel senato fu occasione di scandalo, posciachè lo
stesso
imperatore, dandogli il significato della Gentili
lodate Muse di Filisco; al qual proposito giova riflettere che nello
stesso
palazzo si conserva una Polinnia del tutto simile
n quel monumento son ben diversi dai coturni tragici, dei quali nello
stesso
marmo è calzata Melpomene: quantunque la poca esa
on la cetra allegorica dei conviti, i quali avevano presso i Greci lo
stesso
nome colla nostra Musa, e che perciò dovevano ess
primi attori che le recitarono, tinto il volto di mosto. Il suo nome
stesso
Tragedia, che vale canto del capro, mostra che si
neggiatore delle viti. Perciò la scena fu attribuita a Bacco, ed egli
stesso
per la sua sovrintendenza alla Tragedia fu venera
poiché di sonno hanno bisogno quelli che interrogano l’oracolo, e lo
stesso
sonno è dipinto con faccia tranquilla, ed ha una
o da Troia, fu ricevuto da Clitennestra Agamennone, cosi ebro, che lo
stesso
Egisto non ha temuto di osare tanto delitto. Clit
uo bell’agio e risposare il suo petto anelante. Egli guarda nel tempo
stesso
la giovinetta, lasciando ondeggiare al vento la s
originali. Questa all’incontro, il cui capo era in antico d’un pezzo
stesso
col rimanente, e tanto delicata nell’esecuzione,
n avea segno che per Musa la caratterizzasse, determinandola al tempo
stesso
per una delle muse di Pindo lo star seduta come l
empi possono farci sembrare cosa strana simil varietà di drappo nello
stesso
pezzo del vestimento, ma non ci mostrano cosa dob
evo di Calliope reggendo i pugillari sulle ginocchia, come canta egli
stesso
, sulle rive del paterno Mela scriveva quei carmi,
l poema, per distinguerla da Clio, che ha pure in quelli intonachi lo
stesso
attributo. Più avvedutamente r artefice delle nos
a di Ercolano è questa Musa così parimente rappresentata; e il quadro
stesso
, per torre ogni dubbio, ci offre la figura di un
lle più ricevute opinioni. « Per farmi meglio comprendere, seguito lo
stesso
ordine in cui sono disposte nel rame del Tesoro B
suoi lacci svolazzanti: al rovescio si vede una figura in piedi collo
stesso
volume. Questa, secondo eh’ io credo, è Clio; sec
mpete alla musa della Tragedia, e che si dà agli attori tragici dallo
stesso
Polluce. L’ottava moneta ci presenta Tersicore mu
anti si servono di cimbali, nè i Satiri di tibie presentemente che lo
stesso
Pane frena il suo saltare perchè non turbi il son
durre a fine i mali. E perchè in questa si ringiovanisce, e nel tempo
stesso
siamo più deboli, gli antichi hanno dato a questo
izione tanto superiore alla mediocre esecuzione del gruppo, nel tempo
stesso
che lo dimostra una copia, ne persuade sempre più
ostante l’Amore, quel nume accorto, che non prende lezioni che da se
stesso
, e che governa il tempo, dopo avere scosse le por
rime il suo dolore: minaccia della sua vendetta il toro crudele nello
stesso
tempo che pasce i suoi occhi nel veder le grazie
e porlo sulla pira. La testa di Penteo è talmente sfigurata che Bacco
stesso
n’ha compassione: è nel primo fiore della sua età
no le porte del cielo, che non si acquista senza gloriose fatiche. Lo
stesso
re degli Dei non vi è giunto che dopo aver vinti
e la favorevole occasione per commettere così caro furto, di cui Pane
stesso
è geloso. La Ninfa si sveglia, e prorompe in rimp
proprii soldati, e nulla resiste ai suoi sforzi: egli si misura collo
stesso
Bacco. Il nume lo respinge vigorosamente, e Oront
ta le ladi nutrici di Bacco, e tutta la turba delle Baccanti. Il nume
stesso
intimorito è obbligato a fuggire e a precipitarsi
mmate, uccide molti Indiani, e ferisce con un colpo di pietra Deriade
stesso
. Il resto del canto passa in combattimenti, nei q
a tolse dagli sguardi dei mortali, e da ogni insulto la difese. Dallo
stesso
poeta, del quale vi dò l’estratto, ho tradotto in
ndiviso compagno, il mesto cane, E al suo doler si duole. Ahi l’arbor
stesso
Che sorge accanto alla paterna tomba La furiosa a
e scoperte ad Ercolano. Un’ iscrizione pubblicata poco dopo gli dà lo
stesso
abito per indicare il colore del vino. La Base de
o era stata fatta con un ceppo di vite, ed un’altra rappresentante lo
stesso
dio col soprannome di dolce, era di legno di fico
che racconta Pausania, si vedeva una statua di Jacco, il quale era lo
stesso
che Bacco, con la face. E Libanio, descrivendo Al
vi siede. Egli crede di esser amato, perchè l’ombra lo riguarda nello
stesso
modo nel quale è guardata. Molte cose avrebbero p
ileno, che avendo avuto coda a’ lombi, tutta la sua posterità ebbe lo
stesso
segno. Col tempo si disser Sileni i vecchi Satiri
on può abbastanza comprendersi da chi non ha sotto gli occhi il marmo
stesso
: la testa coronata di frondi d’ellera e di corimb
a madre degli Dei, e introduce un Centauro che s’ off’re a portare lo
stesso
Bacco: E il Centauro, che ha l’ispida ed orrida b
modo si vesrcfono in co altro cammeo d’agata sardonica inserito dallo
stesso
nella sua opera sui medaglioni antichi. In questo
nsacrata accanto e fra due Fauni, vedesi fra due tirsi questo cembalo
stesso
che, ripetuto infinite volte, avrete veduto negli
gave sbranò Penteo suo figlio, Licurgo imperversò col ferro contro se
stesso
. Le femmine di Lemno spensero tutto il sesso viri
per titolo dell’ Idilio di Teocrito Lene, o le Baccanti, e tenendo lo
stesso
rito delle pelli, del tirso, dei capelli sparsi,
rrogato Fidia, dopo aver fatto la statua di Giove Olimpico, se lo dio
stesso
si fosse degnato di manifestarsegli, additò il ma
o e quadrato, sopraciglio rilevato e tagliente. Insomma è il ritratto
stesso
assai ovvio nell’antica scultura, che a Platone d
nuta in mano da un Fauno vedovasi coperta, ed al quale ha dato Plinio
stesso
il nome di Palla, nome equivalente a quello di pe
ltre era proprio a significare, come che avessero poi strettamente lo
stesso
nome due diversi generi di abbigliamenti donnesch
di Bacco barbato. Queste immagini appunto provano ancora che a Bacco
stesso
, piuttosto che ai suoi seguaci e ministri, debbon
tto ciò prova la ragionevolezza della proposta denominazione, e nello
stesso
tempo dimostra quanto andassero errati coloro che
onnessione di Sileno con Pan non ha bisogno di esser provata: il nome
stesso
di Fauno è corrotto dal greco Pan, e quel di Sile
con sì poco risparmio nell’antica scultura fin dall’impero di Severo
stesso
da quel di Comodo. « Il bassorilievo rappresenta
Nisa nudrice di Bacco, il cui simulacro colossale e mobile da per se
stesso
in virtù delle segrete macchine, compariva nella
la decenza che queste seguaci di Bacco sapevano conservare nel furore
stesso
dell’ orgie e nel disordine dell’ebrietà, le anti
te finora. Darò fine all’istoria, ai monumenti di Bacco, e nel tempo
stesso
alla Mitologia Teologica con queste tre ottave de
partitamente ; e come scrisse Bossuet : Tutto era deità, fuorchè Dio
stesso
. Gli antichi Dei Titani, figli di Celo e della Te
le restò sospesa la terra circondata dall’ acqua ; e questo Dio fu lo
stesso
Caos, divenuto, secondo la favola, potenza ordina
ecessità che tutto governa nel mondo ; e gli altri Dei, come anche lo
stesso
Giove, andavano a consultarlo, ma senza poter mut
o merita, e che il male par necessario solamente perchè l’ uomo da sè
stesso
si allontana dal bene (332. 2°). Le tre Parche (2
ssendo in lui personificato il Tempo che distrugge tutto ciò che egli
stesso
produce, la favola con bene accomodata allegoria
ano a Giove-Capitolino (79) due tori bianchi non ancora domati. Nello
stesso
giorno i Romani si avvicendavano buoni augurj e d
desio : Or ho dinanzi agli occhi un chiaro specchio, Ov’io veggio me
stesso
, e ’l fallir mio : E quanto posso, al fine m’ app
sottoposte a perire. La mente umana tende a più alto fine ; laonde lo
stesso
poeta nel Trionfo della Divinità : Da poi che so
tto quello di Vesta. 43. Gli eruditi distinguono tre divinità con lo
stesso
nome di Vesta : una, detta anche Terra e moglie d
), presiedeva al fuoco, perchè il calore feconda la terra ; od era lo
stesso
fuoco secondo il significato di quel nome. L’ ono
o ministero per isposare la ninfa Sangaride (sangarius in latino è lo
stesso
che frigio) ; e la Dea per punirlo della sua ingr
Nanrano alcuni che Erisittone perisse d’un colpo d’asce datosi da sè
stesso
mentre abbatteva il bosco sacro di Cerere. G
nque i Giganti di combattere contro Giove, presero ad assalirlo sullo
stesso
suo trono sovrapponendo Ossa a Pelio, ed Olimpo a
poli che ne furono spettatori senza saperne spiegare le cause. 67. Lo
stesso
Giove, sgomentato alla vista di sì tremendi nemic
so potere, così la pena di Prometeo appariva ordinata da Giove. Ma lo
stesso
rigeneratore a veva presagito che alfine la forza
fato di quella della tirannide ; e infatti Ercole, (364) figlio dello
stesso
Giove, con l’andar del tempo uccise l’avvoltoio,
vede, raffigura la crudeltà e la rapacità dei despoti, e nasce dallo
stesso
nome di Licaone che in greco significa lupo. 79.
inoltre Ottimo Massimo, e Sancus o Sanctus, che secondo alcuni era lo
stesso
che Pistius, altra sua denominazione. Lo invocava
lo divenne cieca disperazione, e non potendo pigliarne vendetta sullo
stesso
Giove, uccise a colpi di strali i Ciclopi (272) c
morale, e soleva dire essere più difficile d’ogni cosa il conoscer sè
stesso
. Ma Talete mandò il treppiede a Biante ch’ei tene
à vera e durevole, mentrechè rinchiuse nello scrigno impoveriscono lo
stesso
possessore. Molte son poi le metamorfosi che la f
l nome dal principe del quale conteneva le ceneri ; e ancora diamo lo
stesso
nome ai sepolcrali monumenti. Era circondato da 3
ar Rosso. I quali paralleli attestano che se Mosè e Bacco non sono lo
stesso
uomo, furono almeno ambedue utili all’universo.32
o in cielo che in terra, sì nel mare che nell’inferno ; dirigeva egli
stesso
le loro imprese, ed entrava a parte di tutte le l
aduna e sparge i venti, E trapassa le nabi. (Luogo citato.) Nel tempo
stesso
il caduceo aveva la proprietà di ricongiungere tu
gilava anche la sicurezza delle strade pubbliche. Fatto sta che a lui
stesso
attribuiscono molta abilità nel furto, poichè ess
ine e con le corde di lino. 167. Un altro giorno Mercurio involò allo
stesso
Apollo la lira, il turcasso ed i greggi ch’ ei pa
erienza della purezza dell’oro ; quasi volessero insegnarci che nello
stesso
modo che l’oro corrompe la fede e l’onestà dei mo
cer per forza Amor, come si legge in prosa e ’n versi. Petrarca. Lo
stesso
Petrarca nel Trionfo d’Amore ne fa una descrizion
bondanza unitosi in matrimonio con Penia Dea della povertà, che nello
stesso
giorno nel quale celebravano in cielo la nascita
schietta natura ; un impulso al bene, sempre attivo e costante in sè
stesso
; regola immortale data ai mortali dal Cielo, che
lo o vendicarmi. » Si accosta di più ; e, « Dei immortali ! come ! lo
stesso
Amore è il mio amante ! Ed è questo il mostro tem
l mostro temuto da me e dalle mie sorelle ? Ah ! è il dio Amore, egli
stesso
nel più bel fior dell’età ! Chi più felice di me
te di rose, l’incarnato e il candore delle quali indicavano nel tempo
stesso
l’ardore e la purezza dei loro voti. Le belle lor
ura ordita contro Giove, n’ ebbe per castigo l’esilio dal cielo nello
stesso
modo che Apollo (96) ; e per vivere, si trovò com
ponendone alcune di esse ai piedi. Icelo dicono che si trasforma esso
stesso
in più forme ; e questo figurerei per modo, che n
ava sorda ai loro voti. Morfeo, capo degli altri sogni, era nel tempo
stesso
ministro del Sonno suo padre, e talora veniva con
o, e fin per mezzo D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, Di Giove
stesso
il nome e degli Dei S’attribuiva i sacrosanti ono
sposarli con le cugine. I cinquanta matrimonj furono celebrati nello
stesso
giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che uno de
dovè rimanere sbalordito per la caduta, dopoche, secondo narra da sè
stesso
nell’Iliade …… Un giorno intero Rovinai per l’i
i alla società che si lascia adescare dalle false bellezze. Quindi lo
stesso
poeta vorrebbe che fossero indicati i vizi oppost
aveva insegnato agli uomini alcune cognizioni d’agricoltura ; ed egli
stesso
introdusse in Italia il culto degli Dei della Gre
o ed in abbondanza. Queste feste furono istituite da Romolo il giorno
stesso
della fondazione di Roma, ed i pastori vi accorre
e sfrenata, e gli logorò la vita al punto da cadere estinto in quello
stesso
luogo. Ecco la sorte dei giovani stoltamente inva
ti e ministri. Il cielo le posa sul capo : ed ella reca in mano nello
stesso
tempo il fuoco e l’acqua, emblema del bene e del
mortali cammina, e lo perturba ; E a ben altri pur nocque. Anche allo
stesso
Degli uomini e de’ numi arbitro Giove Fu nocente
perchè una volta che abbiam cominciato ad amare, il non amar più è lo
stesso
che non vivere. Sulla fronte della Dea si leggeva
capelli in serpenti, e insieme con le sorelle che partecipavano dello
stesso
difetto, la fece divenire orribilmente deforme. I
li pose in fuga battendo grandi colpi sopra un tamburo di rame da lui
stesso
inventato. 375. Le Amazzoni (a, senza ; mazòs, ma
dati in custodia a un orribile drago con cento teste, e che nel tempo
stesso
mandava cento diversi sibili. Ercole uccise il dr
i E celebrati e riveriti andranno. Ercole giunse in Tessaglia nello
stesso
giorno di questo pietoso avvenimento, e Admeto, q
morte : e se il pur fosse, io madre D’unico figlio il soffrirei ? Lo
stesso
Dico vieppiù della minor donzella. Riman l’antic
l tiranno pagargli in questo modo il promesso salario ; indi Falaride
stesso
fu massacrato da Teseo ; o, secondo altri, cadde
tteva crudeltà orrende nell’ Attica, soggiacque per man di Teseo allo
stesso
gastigo di Falaride (408) e di Sciro (410). 412.
che immaginò e costrusse il laberinto dell’ isola di Creta ; ed egli
stesso
ebbe poi ad esser la prima vittima della sua inve
una stufa. 424. Dedalo ebbe anche fama di esimio scultore ; ed a lui
stesso
furono attribuite molte invenzioni, e specialment
oo e l’ uccise, mentre l’ amico, avuto appena il tempo di difender sè
stesso
, restò prigione e fu tenuto in catene, finchè non
ninfa Euridice, ma ebbe la sventura di vederla morire (474) il giorno
stesso
delle sue nozze, sicchè mortalmente afflitto di q
ira, inspirata da tanto dolore, commosse le divinità infernali ; e lo
stesso
Nume del Tartaro impietosito gli concesse Euridic
ce (470) ; ma ella, fedele ad Orfeo (466), non lo curò ; ed il giorno
stesso
delle sue nozze, volendo fuggirne la presenza, fu
sano il loro delitto, e sono condannati a ignominiosa morte nel luogo
stesso
ove il delfino aveva recato in salvo Arione. Quel
o la ruina della famiglia di Laio. 502. Dopo molte ricerche, edipo
stesso
conobbe l’esser suo da chi l’aveva condotto bambi
sta risposta, non vuole acconsentire alla morte del figlio ; offre sè
stesso
per vittima, e interroga Tiresia per udire se l’o
me, perirono. 509. Creonte, dopo la morte dei figli d’ edipo , da lui
stesso
accesi al fraterno odio perchè venissero a quelli
endo con lui corpo a corpo ; e non contento di questo, inferocì nello
stesso
cadavere trascinandolo dietro il suo carro per tr
(593), finchè lo rese alle lacrime dello sventurato Priamo, che da sè
stesso
andò a’ piedi d’Achille per implorar pace alle os
se. Passò per tradizione che quella freccia fosse stata diretta dallo
stesso
Apollo. I Greci lo tumularono sul promontorio dj
orte del padre lo rese uno dei più tremendi nemici dei Trojani : egli
stesso
uccise lo sventurato Priamo (587), fece precipita
rificare ad Apollo (96) e rendersi propizio quel Nume, vi trovò nello
stesso
tempio la morte per mano d’Oreste agitato dalle f
sulla spiaggia nemica. Quindi nessuno de’suoi compagni, e nemmeno lo
stesso
Achille (536) osavano abbandonare le loro navi ;
o (528) che avevano proferito un ingiusto decreto ; ma tornando in sè
stesso
, e vedendosi ormai meritevole delle beffe di tutt
e prime lettere del suo nome A J. Anche Giacinto fu trasformato nello
stesso
fiore, e suol dirsi che le due lettere esprimano
e e con le armi. Sicchè Omero, quanto alla prudenza, lo paragona allo
stesso
Giove (63). Ecco i più segnalati servigi ch’ ei r
pe, re di Misia, erano state devastate le campagne dai Greci, ed egli
stesso
era stato ferito gravemente da Achille. Ulisse, c
perire undici delle sue navi in quella tempesta, ed appena potè egli
stesso
approdare all’isola d’ Ea abitata da Circe, belli
e lo trova all’Inferno nella bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui
stesso
il vero fine dei suoi viaggi, e gli fa narrare in
, Toltone sole le bell’armi, intatto A’tuoi. Tu giura in mio favor lo
stesso
. Achille non vuol parlare d’accordi, perchè a pl
le mie braccia almen ! Cosi la madre, Che sventurata partorillo, e io
stesso
Sfogo avremmo di pianti e di sospiri. E Andromac
andare inerme, di notte, con doni e supplichevoli preci a’piedi dello
stesso
Achille per riscattarlo. Omero dice che Mercurio,
. Traduz. del Caro.) Altri narra che il misero padre avesse nel tempo
stesso
perduta la vista ; e l’udire le supplichevoli gri
mare divenne così tempestoso che l’esporvisi a nuoto sarebbe stato lo
stesso
che andare incontro alla morte. Leandro per sette
o, sarebbe stato distrutto l’impero dei Persiani ; e soccombendo egli
stesso
, la medesima sorte era serbata al suo. Quando la
prema, Sol quella mostra chi quassu fu degno Di storia o di poema. Sé
stesso
il saggio moderar procuri, Nemico al folle orgogl
munemente appellati si vogliono. Se ne attribuisce l’istituzione allo
stesso
Dio in memoria della vittoria riportata contro qu
al suolo. Ma egli, secondando agilmente gli urti violenti, reggeva sè
stesso
, come canna al vento, finchè gli si offerse l’opp
elenoso, si vogliono denotare le malattie dell’ Autunno ; ed è quello
stesso
che fu mandato da Diana (137) a pungere il calcag
ivar si diero. (Virgilio, Eneide, lib. V, Traduz. del Caro.) 694. Lo
stesso
Enea con non minor pompa compie i funerali di Mis
i di sua mano acconciamente in una Di dorato metallo urna riposte. Lo
stesso
Corinéo tre volte intorno Con un rampollo di feli
stessa cosa che Osiride. Erodoto non ne parla, e Apollodoro dà questo
stesso
nome al bue Api. L’imperatore Antonino Pio introd
Gallie e nelle estreme parti della Germania, ove era adorata sotto lo
stesso
nome. A Roma le feste d’Iside erano accompagnate
i morte. 709. Ma in questo culto degli animali non seguivano tutti lo
stesso
uso. Dove era adorato il coccodrillo e dove l’icn
nel primiero suo posto. Le altre metamorfosi di questo Dio son dello
stesso
tenore. 725. Gl’Indiani credono di più che Visnù
tto della venerazione dei Galli. Era essa il loro tempio, ed anche lo
stesso
Nume, poichè, come dicemmo parlando di Teutatète,
er rapporto nl medesimo fallo ? Siccoma l’impressione che il fenomeno
stesso
fece sullo fantasie dei popoli fu diversa, cosi n
mme di un rogo ; ma Laodamia, fuori di sè dal dolore, si lanciò sullo
stesso
rogo, e vi perdette la vita. 99. Monte dell’isol
i scambievolmenta. Intanto le figlie di Niobe, assalite in casa dallo
stesso
male, e quasi nel medesimo tempo, languivano into
ell’ oracolo, si attribuiva a colpa della ignoranza degli uomini ; lo
stesso
avviene della interpretazione dei sogni pei numer
l che si dice o si narra intorno a un soggetto qualsiasi. In fondo lo
stesso
significato ha la voce leggenda, e si parla quind
e traccie della rivelazione biblica, sebbene frantesa e sfigurata. Lo
stesso
Gladstone ai nostri giorni è di questa opinione
di polionimia. Più nomi o epiteti, usati poeticamente a designare uno
stesso
fenomeno di natura, davan luogo a diversi raccont
a pero giunti al concetto dell’ onniscienza e dell’ onnipotenza; Zeus
stesso
era in qualche modo limitato nell’ esercizio dell
ualche modo limitato nell’ esercizio della sua forza, ad es. era egli
stesso
soggetto al fato inesorabilmente. Riguardo alla m
Giove, si fosse rifugiato nel Lazio, ed ivi nascostosi; donde il nome
stesso
di Latium, his quoniam latuisset tutus in oris
he il principal dio degli oracoli, ed aveva anche i suoi oracoli egli
stesso
, principalissimi quei di Dodona in Epiro e di Oli
e il grande Olimpo ne trema. Più materiale è l’ immagine che ci dà lo
stesso
poeta della forza di Zeus mettendogli in bocca qu
Ovidio nel terzo de’ Fasti ricordando le feste dei Quinquatrus; e lo
stesso
poeta nel sesto delle Metamorfosi con l’ usata vi
4. L’ Apollo della mitologia romana non è una deità italica, ma è lo
stesso
Apollo greco, molto per tempo accolto nel Panteon
auro, da quel momento divenuta sacra al Dio. Così lo fa parlare di sè
stesso
: ………………………….… mihi Delphica tellus Et Claros et
avido di disordine e di lotta, Ares era detestato dagli altri Dei; lo
stesso
Zeus lo aveva in odio. Egli, secondo canta Omero,
bbricare oggetti d’ arte. Secondo un’ altra leggenda, era stato Giove
stesso
che adirato contro Efesto per aver voluto dar aiu
i il crepuscolo del mattino uccide. Secondo gli altri, Argo è il sole
stesso
onniveggente che guida al pascolo le vacche celes
osperità e ricchezza nelle varie congiunture della vita; pastore egli
stesso
, curava la fecondità e il benessere delle greggi;
’ amore della ninfa Eco, facendo che si invaghisse perdutamente di sè
stesso
. Merita un cenno speciale la leggenda dell’ amore
della natura, onde a lei era sacro il mese dei flori, Aprile. Il nome
stesso
di Venere significa bellezza e grazia (cfr. venus
arono le corse del circo, e un tempio gli si eresse in mezzo al circo
stesso
. E del dio Sole si ripeterono le stesse favole ri
ppiccan battaglia col rostri e cogli adunchi artigli e cadon sul rogo
stesso
, vittime in onore del morto, mentre l’ Aurora: …
e, ma di men sicura identificazione, era nel frontone orientale dello
stesso
tempio dov’ è rappresentato il nascimento di Mine
sovrano dell’ Olimpo si fosse trasformato in aquila, per rapire egli
stesso
l’ amato garzone. 2. I poeti greci più volte rico
muove per eseguir l’ ordine; ma vista la fanciulla, si innamora egli
stesso
di lei, e vive con lei in felice unione, in una v
llo, allorquando già il cadavere suo veniva bruciato sul rogo, Apollo
stesso
intervenne per salvare il bambino ancor vivo e fa
qualcosa di superiore alla stessa volontà divina, potenza a cui Zeus
stesso
non valeva a sottrarsi. Di qui il concetto delle
osse ristabilito. Omero non la conosceva ancora questa Dea; in Esiodo
stesso
non ne è il concetto così ben definito come nella
in Roma si crede sia stato Servio Tullio, quel re che era stato egli
stesso
tanto fortunato; egli edificò alla Dea col titolo
ia. Gli Dei fluviali si credeva abitassero nelle profondità del fiume
stesso
, ovvero in grotte vicino alle sorgenti; e secondo
(Thetis), direttrice del coro delle Nereidi, così avvenente che Zeus
stesso
l’ amava, ma essa preferi darsi in isposa a Peleo
he conducesse il suo gregge a meriggiare nell’ isola di Faro, ed egli
stesso
ivi in una caverna presso il lido si abbandonasse
certa erba ripigliavan vita e risaltavan nel mare; allora mangiò egli
stesso
di quest’ erba e ne senti subito una tale sovrecc
idio nel 13o delle Metamorfosi, verso la fine, fa raccontare a Glauco
stesso
in bellissimi versi la sua storia. Glauco die’ an
iso dalla campagna di Nisa, dov’ egli era stato allevato, onde il Dio
stesso
non potè salvarsi che saltando in mare dove lo ac
rimanevano attoniti all’ udire queste divine armonie. E danzava egli
stesso
, Paue, alla maniera de’ pastori, pieno l’ animo d
sposa di Arcade, era detta la sua profetessa. Secondo alcuni, Apollo
stesso
avrebbe imparato la mantica da lui. In rapporto c
corrispondenza non sia completa; ed era Dio delle selve come il nome
stesso
dice; amico quindi degli uomini, in vantaggio dei
a in verità era d’ origine schiettamente italica, come indica il nome
stesso
, significante « il dio propizio » (da faveo; cfr.
arisce? Si confronti il mito di Adone amato da Venere, mito che ha lo
stesso
significato. Un’ altra leggenda çonnessa coll’ or
li, gli ori, gli argenti, ecc. se non di sotterra? Non deve essere lo
stesso
Dio sotterraneo il signore di tutte quelle ricche
ncia dell’ Elide, presso cui scorreva un fiume chiamato Acheronte; lo
stesso
a Ermione città dell’ Argolide. Ma lo si invocava
in Pausania. Noi possediamo ancora delle pitture vascolari di questo
stesso
tema; generalmente, rappresentandosi il mito di E
a Morte si fe’ meno temibile; fu definita il sonno eterno, e il Sonno
stesso
divenne un’ espressione eufemistica della morte.
erchè non lo onorava abbastanza, ma l’ ha fatto ritrovare ad Euclione
stesso
, perchè potesse dotare la sua figliuola che ogni
è la personificazione dell’ ingegno umano, che troppo fiducioso in sè
stesso
si ribella agli Dei e usurpa quello che a loro sp
del diluvio di Deucalione la miglior pittura è quella di Ovidio nello
stesso
libro (vv. 260-415). Capitolo secondo. Leggend
mpiendo la condizione imposta dal padre della sposa di aggiogare allo
stesso
carro un cinghiale ed un leone. Durante le feste
e si la notare specialmente per la bellezza de’ suoi cavalli; Apollo
stesso
li aveva più volte abbeverati alla celebre fonte
nascosto e tutti li uccise. Poco dopo Cadmo, insospettito, andò egli
stesso
alla fonte, e vista la strage de’ suoi, sostenne
e famose mura di Tebe, opera appunto attribuita al loro governo. Zeto
stesso
portava a spalle i più pesanti massi, più forte d
copie fatte a Roma di sculture classiche greche, forse di Prassitele
stesso
o di Scopa. Il gruppo fiorentino fu trovato nelle
lle onde infuriate del mare nella stagione delle tempeste che al loro
stesso
signore fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato
n vacca e invano accostavasi al padre per implorar pietà, e del padre
stesso
che accortosi a certi segni della cosa s’ avvingh
, specialmente per la designazione delle regioni ove peregrinò Io. Lo
stesso
particolare della venuta in Egitto è probabile no
và discendenti di Perseo, tantopiù che per via di Danao e Linceo egli
stesso
era d’ origine egiziana; infine anche nel Lazio s
ambe le statue nottevoli per espressione ed eleganza di movimento. Lo
stesso
motivo si trova pure trattato in parecchie pittur
tore Cefalo, poi tormentata dalla gelosia e uccisa per sbaglio da lui
stesso
mentre ella lo spiava. In Atene dopo la morte di
essere ricordate le seguenti: 1º ei domò il toro di Maratona, quello
stesso
che Eracle aveva portato con sè da Creta, e lo sa
a Cocalo la restituzione del fuggitivo; ma non che ottenerla, fu egli
stesso
ucciso per istigazione delle figlie di Cocalo. Se
nseguente caduta fatale di Icaro; già abbiamo altrove ricordato dello
stesso
libro il racconto della caduta di Megara e dell’
ente (v. 1638 e seg.) la morte di lui nel modo sopra riferito. Questo
stesso
tema si vede trattato in pitture vascolari, fra c
tolico nella lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi, da Anfitrione
stesso
nel guidare i cavalli, rimaneva addietro nell’ ar
letame quelle stalle; impresa che veramente pareva impossibile. Augia
stesso
, sentito di che si trattava, non dubitò prometter
lionidi a Cleone d’ Argo, poi devastò il paese d’ Augia, e uccise lui
stesso
col figli. Dopo di che istituì i giochi Olimpici.
mondo, non voleva più sottostarvi, e dicendo che avrebbe portato egli
stesso
i pomi ad Euristeo, tento lasciar Eracle nell’ im
col pomi. Secondo un’ altra tradizione, Eracle sarebbe arrivato egli
stesso
agli orti delle Esperidi e avrebbe presso i pomi
Delfo, n’ ebbe ripulsa; adirato Eracle voleva far violenza nel tempio
stesso
di Apollo, ed essendo comparso lo stesso Dio, con
leva far violenza nel tempio stesso di Apollo, ed essendo comparso lo
stesso
Dio, con lui s’ accingeva temerariamente a lottar
oleva dar fuoco al rogo; infine Peante padre di Filottete o Filottete
stesso
che passava di là, gli rese questo servizio, in c
gni di amicizia; ma passando col suo armento per le pendici del monte
stesso
un ladrone per nome Caco, abitante in una grotta
a poco a poco anche dei templi, come il tempio di Hercules victor ivi
stesso
, e un altro a pie’ dell’ Aventino vicino alla por
C. parente di Erodoto, autore di un poema in quattordici libri, collo
stesso
titolo di quel di Pisandro, col quale si può dire
o, uccide l’ infelice Megara e i figli avuti da lei; e l’ altra dello
stesso
Seneca Hercules Oelaeus, la quale, come le Trachi
Nel Museo di Napoli si ammira ancor ora una pittura di Ercolano sullo
stesso
soggetto, e una statuetta di scena analoga è nell
nne per gli eroi della stirpe di Eolo il compito principale. Atamante
stesso
s’ accord tanto dei mali del suo paese che ne imp
mone, Peleo, Meleagro, Tideo, Ifito, Teseo, Orfeo, Anfiarao ed Eracle
stesso
; il quale ultimo però, per non assegnargli una pa
cene di Corinto, imitata da Ennio nella Medea exul, l’ altra di Ennio
stesso
riferentesi alla Medea in Atene, quella di Accio,
ino e che era scampato alla strage di Laio, viene a sapere che è egli
stesso
l’ uccisore di Laio, sicchè egli era parricida e
iò presso Adrasto della stirpe di Amitaone, re di Argo; proprio nello
stesso
tempo che vi cercava rifugio anche Tideo figlio d
iarao, il celebre veggente della stirpe di Melampo cognato di Adrasto
stesso
. Veramente Anfiarao che per la sua virtù di antiv
tutta la sua energia, e uccise in battaglia Egialeo, ma fu morto egli
stesso
da Alcmeone. I Tebani non potendo più difendere l
di Colofone, contemporaneo di Platone, autore di un vasto poema dello
stesso
titolo; a cui fa riscontro nella letteratura lati
del re, dar sepoltura al cadavere di Polinice; Sofocle riprese questo
stesso
motivo poetico nell’ « Antigone » facendo della p
ipo a Colono ». Finalmente anche Euripide trattò nelle « Fenicie » lo
stesso
terna trattato da Eschilo nei « Sette contro Tebe
ciulli, li uccise e ne appose le membra alla mensa del padre. Il sole
stesso
inorridito di tanta crudeltà, favoleggiavasi che
lui alla guerra dei sette contro Tebe incontrandovi la morte. Diomede
stesso
prese parte alla seconda guerra tebana, con che o
seducente. Ulisse tappò le orecchie de’ suoi compagni con cera; egli
stesso
si fe’ legare all’ albero maestro e così sfuggiro
, ma poi si innalzò com’ aquila sovra tutti, poco al disotto di Omero
stesso
rimanendo, il gran poeta mantovano, la cui Eneide
giungano gli ultimi libri delle Metamorfosi d’ Ovidio, che cantano lo
stesso
tema; s’ aggiunga l’ Achilleide di Stazio; s’ agg
gli vien meno; arrovesciando all’ indietro la testa esala la vita. Lo
stesso
serpente colle estreme spire della coda allaccia
avea anche partorito Nettùno, e poscia Plutòne, i quali furono nello
stesso
modo alla crudeltà del padre sottratti. E questi
delle due sue porte di ferro. Ed infine Orazio (3) rappresenta Giano
stesso
rinchiuso nel suo tempio qual custode ed autore d
to il destino che aspettava il giovinetto Esculapio, e la morte dello
stesso
Chiròne era di natura sua immortale, perchè figli
iventi, consultarono Temi che a que’ di dava oracoli a Delfo, o Giove
stesso
, come dicono alcuni. Per comando dell’oracolo, De
a vetta, godendovisi una serenità perpetua. Quindi significa il cielo
stesso
, o la parte più alta e risplendente del cielo, do
l figliuolo Enèa sparse, quasi balsamo salutare, l’ambrosia ; e Giove
stesso
(6) comandò ad Apollo di ungere di ambrosia il co
e di ambrosia. Questo cibo delizioso dilettava tutt’i sensi nel tempo
stesso
, faceva ringiovanire, donando novello vigore, e r
lla quale dettò leggi di tanta sapienza, che credevasi averle date lo
stesso
Giove, col quale egli spacciava un’intima familia
o avendo offeso quel principe, fu da lui nel laberinto che aveva egli
stesso
mirabilmente costrutto, incarcerato. Ma quel gran
lira che altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o da Giove
stesso
, da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi
ella guerra Troiana fiorì Eolo, re de’venti. Appresso Ovidio(3) Giove
stesso
esercita un impero assoluto su i venti ; ma posci
etius ne’carmi Saliari, cioè autore della luce. Da’ Cretesi il giorno
stesso
chiamavasi Giove(2). Iupiter Dictaeus, da Ditte,
voni ch’erano sacri alla nostra Dea, per essere uccello superbo di se
stesso
ed ambizioso. Secondo Buffon il pavone non è il s
ed Apollo(4). Minerva, secondo il pensare di Omero, era l’intelletto
stesso
e la provvidenza di Giove(5) ; ed Esiodo dice che
la Dea. La città di Sais dicevasi fondata da Iside ; ed Atene fece lo
stesso
di Minerva, sicchè chiamavasi città di Pallade, e
Egeo, e come il baluardo della Grecia e la salvezza di Atene. Apollo
stesso
difende la causa di Oreste ; si raccolgono i voti
inavano tutti e due in una medesima iscrizione ; si allogavano in uno
stesso
tempio e comuni aveano i sacrificii. E nelle scuo
iremo Cicerone, il quale dice che i Greci credevano, Apollo essere lo
stesso
Sole(1) ; e di essi parleremo in un solo articolo
che il primo insegnò la musica. Pimpla, monte in Macedonia, forse lo
stesso
che il Pierio, ne’ confini della Tessaglia, vicin
ra, e però la chiamavano l’ombelico di essa(3). Notano i dotti che lo
stesso
credevano i Giudei, di Gerusalemme, gli Ateniesi,
chi a lettere d’oro tre precetti di Chilone Lacedemonio : Conosci te
stesso
; non desiderar troppo alcuna cosa ; la miseria è
lle liti .. Ed appresso i Greci correva voce che Socrate dall’oracolo
stesso
di Delfo era stato dichiarato il più sapiente di
il più sapiente di tutti gli uomini. Omero(2) riferisce, avere Apollo
stesso
edificato quel tempio, e che vi diedero opera anc
tempio, e che vi diedero opera ancora Agamede e Trofonio, fig. dello
stesso
Apollo. I quali, finita la grand’opera, dimandaro
esse la Verità. XIV. Continuazione. Nelle Metamorfosi(1) Apollo
stesso
afferma ch’egli avea trovata la medicina, e che c
lmente il ferisce nel calcagno, ove solo era vulnerabile, come Ettore
stesso
, vicino a morire, predetto avea al suo inesorabil
etto avea al suo inesorabile vincitore(3). Alcuni vogliono che Paride
stesso
uccise Achille ; ed altri, che Apollo diresse il
n solo era maestro di fondare città, ma che n’era pure fondatore egli
stesso
. Quindi molte città si davano il vanto di avere a
tù di alcuni di lei farmaci, ed al tocco della sua magica verga. E lo
stesso
sarebbe accaduto ad Ulisse, se Mercurio non gli a
per l’Etiopia. Presso Troia uccise Antiloco, fig. di Nestore, ed egli
stesso
fu ucciso da Achille. Titono ne fu sì dolente che
ibuiva una perpetua giovinezza, perchè il sole sorge sempre mai collo
stesso
splendore. La sua lira infine che avea sette cord
i che gli antichi credevano sepolto nelle più dense tenebre, e che lo
stesso
Omero ripone oltre i confini dell’ Oceano ; sebbe
del suo signore imita qualunque sembianza, e le parole ed il gestire
stesso
degli uomini. Fobetore (a φοβος, timor) poi, lo s
ed il gestire stesso degli uomini. Fobetore (a φοβος, timor) poi, lo
stesso
che Icelo, mandava i sogni paurosi e si cangiava
avea Esone alla primiera gioventù, pregò quella famosa maga a far lo
stesso
colle ninfe che nudrito lo aveano ; e di fatto pe
vea detto dal verbo greco υειν, piovere. Plinio e Gellio(2) dicono lo
stesso
e condannano d’imperizia del greco linguaggio i L
i e le vele vestite ad un tratto di ellera e di corimbi, si vide egli
stesso
agitare il tirso inghirlandato di pampini, ed att
gono all’uomo grandissimo amore. Di che più esempii riferisce Luciano
stesso
e Plinio(2), fra’ quali quello di Arione è notiss
rono le porte della carcere, onde uscì libero. Ovidio dice, che Bacco
stesso
, presa la figura di Acete, fu presentato a Penteo
assero carico di catene. Bacco dalla Lidia era venuto a Tebe, ed egli
stesso
presso Euripide(2) dice che prima di ogni altra g
me di Osiride ; e da Virgilio e da Macrobio sappiamo che Bacco era lo
stesso
che il sole. Ed il vedere Bacco con due corna sul
la famosa spedizione delle Indie impresa dall’uno e dall’altro per lo
stesso
fine e col medesimo corteggio. E veramente Osirid
o il mostro, coll’aiuto di quel gomitolo, forse dato ad Arianna dallo
stesso
Dedalo, potè ritrovare l’uscita di quell’inestrig
delle viti, il datore dell’allegrezza ; anzì Bacco prendesi pel vino
stesso
, come Cerere pel pane, e Vulcano pel fuoco ; ed i
ane, e Vulcano pel fuoco ; ed in un antico poeta si rappresenta Bacco
stesso
in atto di pigiare le uve (2). Quindi a Nasso, ov
l’aureo corno. Ebone, nume adorato nella nostra Campania, creduto lo
stesso
che Bacco, o meglio il sole, che rappresentavasi
un’altra maniera di versi. Ciò attesta Orazio(1) di Pindaro ; ed egli
stesso
in due odi a Bacco(2) pare che abbia voluto segui
dio delle nozze, nelle quali assai frequentemente s’invocava. Catullo
stesso
, con dolcissimi versi il rappresenta inghirlandat
ersi passar più oltre da ingegno umano. » Fu in grande stima, dice lo
stesso
Dati, un Cupido coronato di rose fatto da Zeusi e
, Ateniese, di lui discepolo, ne fece anche una bellissima, cui Fidia
stesso
diede l’ultima mano. Essa era allogata fuori le m
e, rispose che il fanciullo viverebbe sino a che non avesse veduto se
stesso
. Si risero i più del pronostico, che il fatto dim
quella singolare e freschissima bellezza che non indegna pareva dello
stesso
Apollo. Invaghito delle proprie fattezze e vanegg
di Narciso. Questa favola significa l’amor folle e disordinato di se
stesso
, che i Greci dissero filauzia (φιλαυτια) il quale
i Osci significava Marte ; per cui la voce Mars de’Latini Latini è lo
stesso
Mamers degli Osci, tolta la sillaba me, come dice
quel buono educatore il decimo delle spoglie consacrate a Marte. E lo
stesso
autore osserva che anche a Roma nobilissimi citta
cole si rappresentano del terribile Marte gli alipedi destrieri, e lo
stesso
Marte pernicioso e spogliatore, il quale colla sp
tempesta, fosse stato rapito e portato in cielo dal padre Marte sullo
stesso
suo cocchio. E T. Livio(5) racconta che avendo fa
el Cielo o del Giorno ; il secondo, di Valente e di Coronide, ch’è lo
stesso
che Trofonio ; il terzo, di Giove terzo e di Maia
la fu che da Giove ebbe il nostro Mercurio, che diede alla luce sullo
stesso
monte Cilleno, sul pendio del quale era la città
v ’erano tre fontane (τρεις, tres, et κρηνη, fons), poscia a Mercurio
stesso
consacrate ; e le Stagioni, e le Ore ebbero cura
nte a Nettuno, la spada dal fodero a Marte, a Venere, il cesto, a lui
stesso
, l’arco ed il turcasso ; e che a Giove pure avreb
forse perchè fra quelli non è difficile ritrovare chi rubi. Anzi egli
stesso
fu un solennissimo ladro. Orazio (1) chiama Mercu
avendo rubato i buoi di Admeto, che Apollo avea in guardia, nell’atto
stesso
che n’era da lui fortemente rampognato, gli rubò
che modo Mercurio si schermì destramente dall’accusa tanto che Giove
stesso
ne rise, ed Apollo con lui strinse amicizia, rice
vea corna, e ciò che le avea, faceva comparir senza corna ; anzi esso
stesso
varie forme prendeva. Or era egli solito di rubar
ondottiere delle anime all’inferno. E di fatto presso Plauto (1) egli
stesso
afferma, esser noto a tutti che gli Dei aveano a
e terzi della medesima. Il caduceo era simbolo della pace, e Mercurio
stesso
da Ovidio (1) vien salutato arbitro della pace e
cadaveri, che avean chiusi in casa (1). Non s’intende però, perchè lo
stesso
poeta (2), parlando della morte di Didone, finge
o’ suoi serpentini stragrandi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove
stesso
andò da Deucalione per trattare la riparazione de
abitiamo. Così Peneo era un antico fiume della Tessaglia, e nel tempo
stesso
il nume che presedeva a quel fiume. Nell’articolo
davano i piedi di capra. Alcuni vogliono ancora che Silvano fosse lo
stesso
che Pan ; ma Virgilio (1) manifestamente li disti
e poscia morto si portò ben conservato in Antiochia, ove l’imperatore
stesso
volle vederlo. Plinio riferisce che sul monte Atl
gli ed in cui erano dolci acque e sedili scavati nel vivo sasso. E lo
stesso
Omero(3) loro attribuisce e le selve, e le sorgen
se l’abbia in moglie quel villano rapitore con sì grave onta di Giove
stesso
e della madre. Giove la racconsola, mostrando che
la quale essendo madre e conservatrice delle leggi civili, anzi dello
stesso
vivere sociale, si disse ch’ella avesse dato le l
rice dell’arte di seminare il grano, da’ poeti si prende pel frumento
stesso
o pel pane(3). Vulcano I.Nomi diversi da
ll’isola di Lenno e per tal caduta reso zoppo, Teti ne prese cura. Lo
stesso
Omero(4) pone nell’Olimpo la casa e la fucina del
savan quest’arte, offerivano voti e sacrificii a Vulcano, ed il fuoco
stesso
chiamaron Vulcano. Non solo fu egli Dio del fuoco
eso. Teseo l’uccise e gli tolse la clava, di cui poscia fece uso egli
stesso
. Cercione, ancora, fig. di Vulcano, attaccava i v
riferisce che, secondo il sistema degli antichi Fisici, Giano era lo
stesso
che Apollo, o sia il Sole, e Jana, la stessa che
u bene accolto nell’isola di Delo, ov’era un altare di Apollo, da lui
stesso
fatto colle corna delle capre uccise da Diana sul
tinse le saette che facevano ferite immedicabili, del quale morì egli
stesso
. La terza fatica fu quella di portar viva a Micen
sosteneva il cielo invece di lui ; sebbene altri affermano che Ercole
stesso
, ucciso il drago, avesse colti quegli aurei pomi
a figliuolo di Polibo, andò a consultare l’oracolo di Delfo nel tempo
stesso
che Laio viaggiava per que’luoghi in cerca del fi
fallo è il più celebre de’ tempi favolosi ed eroici ; e che nel tempo
stesso
può dirsi l’ultimo, perchè da quel famoso assedio
natural talento, le indossò con trasporto, ed in tal guisa scoprì se
stesso
. Achille adunque alla testa de’ suoi Mirmidoni, p
ndi azioni degli eroi. Nè le preghiere de’principi greci, continua lo
stesso
autore, nè le rimostranze di Fenice, suo antico p
ne, fece ritorno al campo, fugò i Troiani e vendicò, coll’uccidere lo
stesso
Ettore, la morte del suo amico, il quale gli era
, per una semplice mutazione delle prime lettere ; ma Cotta presso lo
stesso
autore deride siffatta etimologia, potendosi in q
a Nettuno che la sua potenza è prossima a quella di Giove. Egli dallo
stesso
poeta(5) chiamasi l’assoluto signore de’fiumi, i
ente del Dio del mare, dicono i poeti, tremò non solo la terra, ma lo
stesso
Plutone nella sua reggia, temendo che a quella sc
gliuole dette Oceanidi, ovvero Oceanine, ch’erano tremila, secondo lo
stesso
Esiodo ; per cui da Catullo(2) vien detto padre d
fatti nomi invocavansi nelle tempeste dal naviganti. Più antico dello
stesso
Nettuno era Nereo, fig. del Ponto e della Terra.
si avea il coraggio di sorprenderli e legarli, come di Sileno e dello
stesso
Proteo afferma Virgilio(1). Da Omero si scorge ch
nità venerata da’ Romani come il Dio del consiglio, credesi essere lo
stesso
che Nettuno Equestre, in onore del quale Romolo f
Dante, un luogo d’ogni luce muto. E spesso questo nome davasi al nume
stesso
dell’inferno, chiamandosi Plutone Αιδης, o Αιδωνε
i dimoravano le anime de’ buoni ; ma talvolta si prende per l’inferno
stesso
. Sovente si chiama pure Orco, ch’era nome di Plut
ricchezze, o del Dio dell’inferno, e talvolta si prende per l’inferno
stesso
; come Virgilio disse che notte e dì stassi apert
e in tal guisa i Campi Elisii, ha imitato Omero, il quale quasi nello
stesso
modo quel felice soggiorno descrive nell’Odissea
rciò pure finsero che l’Averno era la bocca dell’inferno, o l’inferno
stesso
. Virgilio (1) descrive una profonda spelonca trov
implacabile divinità, Aletto. dice Virgilio, era terribile a Plutone
stesso
ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo, questi m
tizia regnò in quella contrada che dicevasi Enopia o Enone e che Eaco
stesso
chiamò. Egina dal nome della madre. La lode di gi
la natura della terra. Or è noto che dis significava ricco, ed era lo
stesso
che dives. Dicevasi pure Orco (Orcus), e Summano
visibile. Chiamavasi pure Aidoneo (Αιδωνευς Hesiod.) che significa lo
stesso
. II. Storia favolosa di Plutone. Plutone (
lo di Giove e di Nettuno. Egli era il più giovane di loro, e nel modo
stesso
che i due primi, fu sottratto alla crudele voraci
ione scavavano la terra nelle miniere che pareva, volessero trarne lo
stesso
Plutone. III. Continuazione. Mitologia di Plut
di Plutone. Omero(2) racconta che Ercole osò ferire di saetta lo
stesso
Plutone alla porta del Tartaro, per cui diede gri
di color ferrigno dicesi da Claudiano la sopravveste di quel nume. Lo
stesso
Ovidio chiama neri i cavalli di questo nume, di c
razio vedere il regno della brana Proserpina vuol dir morire. E dallo
stesso
poeta si rileva che le ombre uscite dell’inferno
eseo osarono con inudito coraggio scendere all’inferno e rapire sullo
stesso
suo trono la regina dell’Erebo. È probabile che E
l nome di Parche ; e Lattanzio afferma che al Fato gli Dei tutti e lo
stesso
Giove ubbidiscono, e che le Parche possono più ch
Sofocle Proserpina si finge coronata di frondi di quercia. Secondo lo
stesso
Catullo la veste delle Parche era bellamente orla
Dei andavano a consultarlo. Così presso Ovidio(1) si legge che Giove
stesso
con Venere va a consultarlo per leggervi il fato
di bronzo una Proserpina rapita, opera ch’egli chiama bellissima. Lo
stesso
autore parla di un ratto di Proserpina rappresent
daveri de’Gladiatori uccisi. Sotera o Conservatrice, gr. ςωτειρϰ, lo
stesso
che sospita, soprannome dato a Proserpina nell’Ar
n si pubblichi senza un secondo permesso, che non si darà se prima lo
stesso
Regio Revisore non avrà attestato di aver riconos
io, nè parvolo, ma invece adulto e virile, educato nella scuola dello
stesso
Dio per vie tutte misteriose ed arcane. Nè poteva
vaggio o parvolo, sprovveduto di siffatti elementi, non potendo da sè
stesso
porgere amica mano ai suoi bisogni, senza avere s
empre vivuto vita selvaggia, o vi sarebbe peruto nell’abbandono di sè
stesso
e nella debolezza di sua vita. L’uomo nato adulto
aste ieratiche offre nuova esca alla credulità de’ popoli ; infine lo
stesso
linguaggio mitico perdendo di tempo in tempo il’
al donzella, Da re tiranno indegnamente offesa. Fanciul superbo di sè
stesso
amante Era quel fior ; quell’altro al sol convers
questa esposizione di Scevola lo immenso Varrone, come abbiamo dallo
stesso
Agostino(2), portò in mezzo tre specie di mitogra
ancio da’ baleni, ed il fragore de’tuoni non fossero che i cenni e lo
stesso
favellar di Giove. In questo noi troviamo un mito
ppertutto, per le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e dallo
stesso
poeta su le prime il cielo, le terre, i mari, il
le feconde piogge e co’semi feconda la terra come sua consorte. Egli
stesso
nell’etere è Giove, nell’aere è Giunone ; nel mar
Cerere nei frumenti ; Diana nelle selve ; Minerva negl’ingegni ; egli
stesso
del pari in tutta quella innumera turba degli Idd
ndoli dalla terra ; di Dea Cunina tutelando le cune. Non è altro egli
stesso
in quelle Dive, che predicono i destini a’nascent
esser il Sole immagine di Giove, e la Luna immagine di Giunone, ma lo
stesso
Sole nella sua materia essere Giove, e la stessa
icato assai bello ; perciocchè l’etere generando tutte le cose per sè
stesso
, non ha d’uopo de’virili, onde generare per le vi
tare ; ma ei va tanto poco soddisfatto di questa etimologia, che egli
stesso
poscia la rigetta. Varrone(3) vuole esser così de
nti(1). Perciò i greci lo chiamavano αδης, invisible, o perchè per sè
stesso
è invisible, credendosi aver la sede nell’imo del
nterpetrazione come saggiamente fu esposta da Macrobio, la quale egli
stesso
improntava da Antipatro filosofo stoico — Dalla t
con un folto addensar di caligine, sembra di ottenebrare in parte lo
stesso
suo splendore ; ma poscia estenuate col salubre f
perciò generati con amor nobile, che tanto ερος significa, che fu lo
stesso
che Imeneo : e gli eroi si dovettero dire in sent
sviluppo e compimento ad un poema. E dalla lettura delle opere dello
stesso
Pausania apprendiamo da tre essersene fatte nove
de dimostrare essere Giano un segno celeste. 69. Altre ragioni per lo
stesso
argomento — da altri si vuole essere il mondo, e
osto nel Cielo a fianco della costellazione detta Prometeo, nel tempo
stesso
che il toro celeste, nominato toro di Pasife e di
icio, una tonica sparsa di sangue di un Cintauro, che fu morto da lui
stesso
al guado di un fiume, e questa tonica, lo brucia
a — Giù, Vate operoso, il timore ; odi le mie voci, ed apprendi da me
stesso
ciò, che desideri sapere. Caosse era il mio nome
chè non è sì grande la nota della mia confusa figura, in me sembra lo
stesso
ciò che è d’avanti e ciò ch’è di dietro. Ecco la
di Macrobio — Sonovi, ei dice(1), taluni, che vogliono esser Giano lo
stesso
che il sole e Diana, e che rappresentasi bifronte
istessa coda, onde far comprendere, che il mondo e si sostiene da sè
stesso
, ed in sè stesso si ravvolge — molti tempii inaug
de far comprendere, che il mondo e si sostiene da sè stesso, ed in sè
stesso
si ravvolge — molti tempii inaugurati a lui dagli
na mercè il beneficio di Libero, emissis seminibus, vien liberato. Lo
stesso
della donna mercè di Libera. (3). Carmente —
imperciocchè giunti quelli ad una certa età, si rivoltarono contro lo
stesso
loro padre, ad eccezione di Oceano. Ma Urano ebbe
evano dichiarata la guerra a Saturno1. Diede inoltre una bevanda allo
stesso
suo padre, colla quale gli fece recere i figli da
riconoscenza, che questo Nume meritava dagli uomini. Fu ascritto egli
stesso
al numero degli Dei, col titolo di Dio della pace
a vita ad Ippolito figlio di Tesèo. Un potere così grande ingelosì lo
stesso
Giove, che con un fulmine troncò i giorni ad Escu
clopi, che avevano fabbricato il fulmine. Riputando Giove fatta a lui
stesso
tale ingiuria, privò Apollo per qualche tempo del
lgrado che una pianta carica di frutta gli penda sulla testa, ed egli
stesso
stìa fino al mento tuffato nell’acqua. Quando vuo
e labbra : se stende la mano per cogliere delle frutta, il ramo da se
stesso
si allontana. Supplizio proporzionato al suo deli
a : fu talmente sorpreso della sua bellezza, che divenne amante di se
stesso
. Ma inutilmente egli si studiava di ottenere l’og
oso, turando con cera gli orecchi de’ suoi compagni, e facendosi egli
stesso
legare ad un albero del naviglio. Per la rabbia d
izio è di vedere innalzati i talenti. In somma è un mostro, che da se
stesso
si macera, e da tutti è detestato. La Vittoria
guardia, li divorò tutti. Cadmo non vedendoli ritornare, si recò egli
stesso
sulla faccia del luogo, e gli riuscì di ammazzare
giri inestrigabili. Ivi Minosse fece rinchiudere il Minotauro ; e lo
stesso
Dedalo ch’ era incorso nella di lui disgrazia con
diedero di piglio alle armi, e Teseo non si fece pregare per fare lo
stesso
. In ricompensa Piritoo contribuì al ratto di Elen
ttuarsi nel breve corso di un giorno. L’impresa avrebbe sgomentato lo
stesso
Ercole : e Giasone ci avrebbe perduta la vita, se
ano il becco di ferro, e dal rostro lanciavano delle particelle dello
stesso
metallo. Furono questi mostri abbattuti, e scacci
ebbe per sua sposa la bella Euridice. Ma disgraziatamente nel giorno
stesso
delle nozze, cogliendo Euridice de’ fiori in una
banchetto, svenati i due figli del fratello, li diede a mangiare allo
stesso
padre, ed alla madre Erope. Dicono i poeti, che i
e perseguitarono Tieste, che per altro non uccisero. Allora nel tempo
stesso
Agamennone ascese sul trono d’Argo che trasferì a
A tal vista sentì Achille destarsi gli spiriti marziali, e svelò egli
stesso
il segreto. Ulisse allora presa l’occasione, parl
promise da parte di Agamennone dieci talenti di oro, venti vasi dello
stesso
metallo, sette tripodi, altrettante donzelle di L
Priamo, spedisce Iride a Nettuno con ordine di ritirarsi, e nel tempo
stesso
comanda ad Apollo di recarsi al padiglione di Ett
no questa favola, come accessoria alla storia di Achille. Fu un punto
stesso
l’esser ferito, e morire il figliuolo di Peleo. I
t’i Greci. Ritornato in se, n’ebbe tanta vergogna, che si diede da se
stesso
la morte, ed indi fu cangiato in un fiore. Ana
tanto furiosa, che il naviglio di Ulisse ne resta fracassato, ed egli
stesso
resta seppellito negli abissi dell’oceano. Non si
panche de’ navigli chiunque aveva avuta la disgrazia di gustarlo. Lo
stesso
vento portò la di lui flotta all’isola de’ Ciclop
re l’arco di Ulisse. Tutt’i pretendenti sono radunati, non escluso lo
stesso
Telemaco, ma inutilmente si affaticano per tender
Nettuno è di avviso che si abbatta questo mostruoso cavallo, ed egli
stesso
lancia un dardo nel fianco di quello. Arrestano i
duole di sì barbaro tradimento. Cerca Enea di scusarsi, ma nel tempo
stesso
dispone il tutto per la partenza, e col favore de
so generoso all’eccesso, nel punto di sagrificarla, rivolse contro se
stesso
il coltello, e si diede la morte di propria mano.
Progne al momento cangiata in rondinella, Filomela in usignuolo, e lo
stesso
Tereo in uno sparviero. Aristeo. Fu Aristeo f
Si è creduto opportuno di quì inserire il seguente trattalo dello
stesso
Sig. Tomeo autore di quest’opera, pubblicato fin
spiciens blande felix Eumelis adorat. Dove la voce Eumelis vale lo
stesso
che Partenope. Noi lasciando da parte le poetiche
ario per l’agricoltura. Della varia figura di questo Nume, secondo lo
stesso
Macrobio, dee dirsi, che i Napoletani lo venerava
queste feste i sacerdoti da disperati, e fra questi si annovera egli
stesso
il nostro Stazio, portando accese faci nelle mani
si degl’Iperborei, le nozze del fiume Ebro, e la Teogonia. Credesi lo
stesso
autore di amuleti e talismani, e che avesse costr
otere piegare il destino, e salvar da morte il figlio Sarpedone, E lo
stesso
tuttochè voglia salvar Patroclo, pure perchè ne i
nte la Necessità accoppiata al Fato, o sia Destino. Alla Necessità lo
stesso
Giove, al dire di Filemone, fu soggetto. Vien ell
1. Questa favola ci rappresenta la caduta degli uomini. Pandora è lo
stesso
che la Natura nello stato dell’innocenza. La teme
i in dietro fino a che non fosse fuori di pericolo colla moglie, è lo
stesso
di quello che diede Plutone ad Orfèo. Gli antichi
ano alla sue Georgiche, giacchè volentieri vi si tratteneva come egli
stesso
ci assicura : Illo Virgilium me tempore dulcis a
una tomba, che ancora oggi si vede. Poco prima di morire compose egli
stesso
il seguente distico da apporsi sul tumulo : Mant
pensai sottrarre al fin per pochi giorni, quasi insensibilmente, a me
stesso
quel tempo, che necessario si fosse a compiere, s
n più famose da annotazioni soltanto illustrati ? Questo ancora nello
stesso
troverete esattamente descritto. Voleste in fine
d a quelli di Jafet nell’Occidente. Toccata la Grecia anch’essa dallo
stesso
contagio nel suo seno introdotto da Fenicii, nell
ciò superbamente dal regno, quale co’suoi due fratelli, salvati collo
stesso
tranello, si divise, assegnando il mare a Nettuno
o l’Etna, come piace al poeta dell’ amore, e proseguendo quindi collo
stesso
coraggio a pugnare col resto degli altri giganti,
ubi, co’ fulmini alla mano, coll’uccello suo ministro a piedi, da lui
stesso
trasmutato per gelosia d’ onore da Regnator d’ At
o Re, e così divenne essa sua sposa onorata per altro da popoli collo
stesso
culto divino qual degna moglie del gran Dio Nettu
ne) acciò cosi egli restasse al coverto del furto, e quegli nel tempo
stesso
il fio pagasse di sua infedeltà, rampognandolo co
er cagion della luce, e calore del sole da lui guidato, o perche egli
stesso
fù creduto per sole : Delfico per la città di Del
be stata Giunone, se la sventurata non fosse stata il bersaglio dello
stesso
vertiginoso suo genio. E che altro invero bramar
ne. Figlia essa di Saturno, e di Opi, e Sorella per conseguenza dello
stesso
Giove, anzi con esso più avvinta mercè i ligami d
cace il suo potere si fosse, che dubitata non avea di gareggiar collo
stesso
suo marito Giove ; mentre se questi per sua virtù
. Fù però oscurata la sua gloria, ed umiliato il suo orgoglio dal suo
stesso
marito pel seguente motivo. Nella gran congiura d
ris, Prima dedit leges. Cereris sunt omnia munus. E par, che il nome
stesso
dice a tal proposito Cicerone chiaramente l’addit
à, che gli Dei stessi restarono sorpresi dalle sue fattezze ; anzi lo
stesso
fratello Giove preso dalle vaghe sue forme, ed ob
tipo di Cerere, benche presso diverse nazioni non fù costantemente lo
stesso
. Comparisce ella sù d’un altare in foggia di bara
piena di gravità, e contegno, di fisonomia molto bella, ma nel tempo
stesso
assai fiera, con elmo sul capo adornato di civett
parti di Urano cadute nel mare ; non altrimenti che dal sangue dello
stesso
caduto a terra nacquero, come altronde si disse,
luoghi i poeti ci descrivono le loro querele, non che i lamenti dello
stesso
Giove, così in Lucano : Me quoque fata regunt. D
tura ; ma con mano audace ancora di uncinato ferro armata sorprese lo
stesso
suo padre, e devirollo. Quello stesso però, che f
cinato ferro armata sorprese lo stesso suo padre, e devirollo. Quello
stesso
però, che fece egli a suo padre fatto gli venne d
le opere di beneficenza, e di pietà assomigliano le creature al loro
stesso
Creatore, non fia maraviglia se il Tessalo Giano
io nel volerlo seco nei consigli, l’ardente deslo in istabilirlo seco
stesso
nel trono renderonsi tributaria la benevolenza di
al muover delle piante, Che versa ognor da lumi un tristo fonte, E sè
stesso
a soffrir non è bastante. Si cruccia, si addolora
se alla perfezione richiesta. Trattolo quindi a suo tempo lo diè allo
stesso
benefattore Mercurio, il quale seco recandolo da
dia, e della Siria con poche forze di uomini, e donne radunate da lui
stesso
in soccorso : benchè per altro si generoso portos
iglia di Cocito per nome Menta ingelosita cangiò questa in erba dello
stesso
suo nome : onde così non avendo il marito con chi
en l’altra un nappo di letal veleno, Col qual cerca di dar morte a se
stesso
. Col guardo a terra timido, e dimesso, Non osa al
a tema di lui fatal governo, Calma non prova mai tutto è tempesta. Se
stesso
abborre e fa di se reo scherno, Straccia il crin,
nque tanti danni cagiona impari ognuno a non essere il flagello di se
stesso
rammentandosi in qualunque dura circostanza di qu
te a questi quattro Sonetti rappresentanti le stagioni dell’anno è lo
stesso
, a moi credere, che far un’ingiuria a leggitori.
tar la vanità senza avvilirsi ci esibisce questo altro squarcio delle
stesso
Temistocle. Ti conosce potente, Non t’ignora sde
anima virtuosa, che odia la vanità, e misura se stessa, dicendo nello
stesso
luogo citato. Più tenero, più caro Nome, che que
però in altro modo riguardato non è stato sempre nelle sue misure lo
stesso
presso tutte le nazioni ; ma vario assai, e molte
ogniverso, facendo sempre seguire alla teoria la pratica, e poi nello
stesso
modo esporrò i diversi intrecci, e ritmi compresi
ano, Scorro dolente, ed esule I boschi mi discacciono, Fatto a me
stesso
in odio Non han più ombra gli albori Gemo nel d
io, Che la regia donzella si adora E del padre l’amor non ignora Egli
stesso
la deve svenar. Cosi esposto ; per forza il guerr
ria, e va costante a morte Innalzandola ancor col suo consiglio Da se
stesso
tornò fra le ritorte Senza temere il suo vicin pe
eva, colle note critiche del Muratori, non che la dissertazione dello
stesso
mentre fan chiaro conoscere la difficoltà di un t
eculativa conoscenza di ciascuna di esse con una strofa pratica da me
stesso
bassamente lavorata a tenore della capacità di qu
quel luogo con tutti i suoi, a questi turò con cera gl’orecchi, e se
stesso
fece ligare ad un albore della sua nave ; quale i
: Crisost : Hom : 3. Se doveasi cioè il detto Apostolo preferire allo
stesso
divin Platone pel gran capitale delle sue cognizi
Il palladio, che conservavasi in questo tempio dicesi essere stato lo
stesso
Palladio di Troja, il quale sebbene fosse stato r
zione in vero potrebbe pensarsi di questa più nefanda ? Ne conobbe lo
stesso
Severo imperatore l’infamia, e perciò con note le
ucchia to il dolce de’ fiori sparsi nel sonetto del cav. Marino sullo
stesso
argomento dicendo : Apre l’ uomo infelice allor
con inganno la prole al ventre di Meti, e nel suo l’ ascose, ed egli
stesso
la diede poscia alla luce. Altri dissero, che Gio
sso la diede poscia alla luce. Altri dissero, che Giove concepì da se
stesso
Minerva nel proprio capo, e per metterla fuori fe
lie d’ Anfitrione, la quale egli ingannò assumendo la sembianza dello
stesso
Anfitrione, ebbe Ercole. Oltracciò s’ unì egli so
portate aveva e a lui consacratele prime spoglie tolte a’ nemici. Lo
stesso
Romolo un altro ne aveva già eretto sul Palatino
di, e per tal modo in aria la sospese. Ella ne fu poi disciolta dallo
stesso
Vulcano. A Giunone insieme con Giove altribuivasi
sprezzata la beltà di Giunone; nel quarto le figlie di Cinira per lo
stesso
motivo trasformale da Giunone de gradi del suo te
gnale, sotto alle sembianze di cui dissero alcuni che fosse ascoso lo
stesso
Marte; e Venere dopo averlo cangiato in anemone,
figlio del Sole, andò per consiglio della madre nella regia del Sole
stesso
, e per prova di essergli figlio richiese di poter
sta di Giacinto; che ne morì, e fu da Apollo cambiato nel fiore dello
stesso
nome. Ovidio racconta il fatto alquanto diversame
inacciandolo Apollo, se non restituiva le vacche, Mercurio nell’ alio
stesso
gli rubò la faretra, sicchè Apollo per la stravag
dre della discordia di Pane, delle tre Parche, di Pitone, e del Cielo
stesso
e della Terra. Fra gli Dei terrestri prima a dove
Dei. La ninfa Loto da lui fuggendo fu trasformata nella pianta dello
stesso
nome; e Driope amata prima da Pane e da Apolline,
o in Roma le ferie Carmentali, che si celebravano in Gennaio; Evandro
stesso
figlio di Mercurio e di Carmenta nativo di Arcadi
ielo; ma da lui fulminati furono poi sepolti nel Tartaro. Aggiugne lo
stesso
Omero, che Nettuno da Tiro figlia di Salmoneo e m
di Cererete Dio delle ricchezze, cui malamente alcuni confusero collo
stesso
Plutone. L’ inferno rappresentavasi come un luogo
ne tenne per lungo tempo incatenata la Morte, finchè ad istanza dello
stesso
Plutone fu liberata da Marte. Demetrio intorno ad
vasi colla testa di cane; Serapide, che dai più si confonde con Osiri
stesso
e con Api; ed Arpocrate Dio del silenzio, che dip
dell’ Oceano. Dotalo di astutissimo ingegno egli volle ingannar Giove
stesso
. Mentre accolti, dice Esiodo, in Mecona o Sicione
mente con lei triplicò il corso della notte. Poco dopo sopravvenne lo
stesso
Anfitrione, da cui Alcmena concepì Ificlo, che na
lion però che sia stato Periclimeno per la sua insolenza ucciso dallo
stesso
Nettuno. Il poter di cangiarsi in varie forme ave
lante, col presentargli il capo dì Medusa lo convertì nel monte dello
stesso
nome., il quale per la sua altezza si disse poi s
di lui, cercava per ogni maniera di diffamarlo, e per ultimo Acrisio
stesso
, che imprudentemente nel capo di Medusa si affiss
li, che dalla prima avea avuti. In pena di ciò gli Dei acciecaron lui
stesso
, e ad infestarlo mandarono le Arpie Aello e occip
per meglio accreditar le sue leggi dicea di averle ricevute da Giove
stesso
. Dopo la sua morte ei fu in compagnia di Radamant
ima, e con Fedra di lei sorella. Ciò risaputo, Minosse fe chiudere lo
stesso
Dedalo col figlio Icaro nel labirinto, e custodir
in Troia a’ pubblici giuochi, ei vinse non pure gli altri, ma Ettore
stesso
figlio di Priamo, ch’ era di tutti il più valente
e, datigli i contrassegni di essere a lui fratello, il placò e Priamo
stesso
come suo figlio amorevolmente l’ accolse. Poco do
edendo di uccidere Ulisse; e finalmente colla spada si trapassò da se
stesso
. Ovidio aggiugne, che dal suo sangue sorsero de’
za nella reggia di Priamo vi uccise Polite figlio di lui: indi Priamo
stesso
; e sacrificata Polissena sulla tomba di Achille,
di aver saputo a dispetto degli Dei salvarsi da se medesimo, fu dallo
stesso
Nettuno sommerso con parte di quello scoglio, ch’
nella quale gli Dei medesimi vollero prender parte, ferito avea Marte
stesso
, indi Venere accorse in aiuto del figlio Enea. Or
loro Narciso vivuto sarebbe a lunga età, rispose: Se non vedrà mai se
stesso
. Or essendosi questi chinato un giorno, stanco de
Parte II. Capo X. Dedalo fugge da Creta colle ali fabbricatesi da se
stesso
; il figlio Icaro cade in mare. Parte II, Capo VII
ne vicende quell’ influenza che mai non ebbero, nè potevano avere. Lo
stesso
desiderio pur diede origine agli oracoli, che spa
questi ricusato pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco, domanda lo
stesso
prezzo per gli altri sei; che al secondo rifiuto
utti i più grandi fiumi. Cominciarono dunque dal divinizzare l’Oceano
stesso
come avevano divinizzato il Cielo sotto il nome d
e considerato come il più antico degli Dei marini, perchè era il mare
stesso
, come Urano il più antico degli Dei celesti, perc
are stesso, come Urano il più antico degli Dei celesti, perchè era lo
stesso
Cielo. Quindi non solo i poeti greci e i latini,
ave una pubblica preghiera a tutti gli Dei e le Dee del mare, come lo
stesso
Tito Livio riferisce nella sua Storia, trascriven
olle provare anch’egli a gustar di quell’erba, che subito gli fece lo
stesso
effetto, e sentendosi spinto e sollevato da forza
fficio attribuirono una prerogativa degna dei più grandi Numi e dello
stesso
Giove, quella cioè di prevedere il futuro ; ed in
lci amici addio. » (Purg., viii, 1.) 211. « Che di vederli in me
stesso
m’esalto. » (Inf., iv, 120.) 212. Il Giusti a
fiume, e sparirono dal mondo, è che vi rimanessero annegati ; e Dante
stesso
lo ha detto parlando d’Ino e Melicerta : « E que
uirne in nessuna parte il maraviglioso, perchè voleva raccontar di sè
stesso
un fatto maraviglioso non meno. E questo confront
ta L’urna, il crudel a questa ancor diè morte. Garzon superbo e di sè
stesso
amante Era quel fior ; quell’altro al Sol convers
che converse Atteone in cervo per averla rimirata in un bagno. Giove
stesso
le diede l’arco e le frecce, e nel farla regina d
e, e mentre cercava il suo arco e le frecce, s’avvide che nel momento
stesso
gli erano state anche quelle involate. Dopo quest
odo noto a tutti che Mida aveva le orecchie d’asino. Questo Mida è lo
stesso
di cui si parla nella storia di Bacco. Il gallo,
ndolo Apollo se non restituiva le vacche, Murcurio gli rubò nell’atto
stesso
la faretra, sicchè Apollo per la stravaganza cang
egli Dei non potrebbero spezzarle. Il Tartaro si prende per l’Inferno
stesso
molte volte. I Campi Elisi erano il soggiorno fel
Titani. Viene preso anche per una parte dell’Inferno e per l’Inferno
stesso
. Si fa anche marito della Notte da cui si vuele a
er pur anche figli suoi le tre Parche, il serpente Pitone ed il Cielo
stesso
e la Terra. Pane ebbe molte concubine che sedusse
o rinverdire il legno del quale era composto il simulacro ed il bosco
stesso
rigermogliò e divenne improvvisamente verdeggiant
re, ma bisogna che egli esamini il suo Destino che non gli è noto. Lo
stesso
Dio si duole di non poter piegare il Destino per
otto la scuola di Chirone che gl’insegnò a comporre de’rimedi ed egli
stesso
ne inventò moltissimi ; unì la medicina alla chir
allo erano a lui specialmente dedicati. Si vuole che Esculapio sia lo
stesso
che il Sole considerato sotto i benefici rapporti
Dei cambiarono Scilla in un pesce, e il padre di lei che si era da sè
stesso
ucciso per non cadere nelle mani del vincitore, i
stenza dipende da questa pianta : converrà ch’ io perisca nel momento
stesso
ch’essa cadrà sotto i colpi della tua scure : ris
tero celebri collo stabilimento del commercio e della navigazione. Lo
stesso
nome fu dato altresì a certi pesci di mare cui su
ntri sboccò nell’ isola d’Ortigia vicino alla Sicilia, anzi nel porto
stesso
di Siracusa, unita alla città da un ponte, ove ve
otta da Giove trasformato in toro ; Asteria, che si dibatte contro lo
stesso
Dio cangiato in aquila ; Antiope soggiogata dallo
te contro lo stesso Dio cangiato in aquila ; Antiope soggiogata dallo
stesso
Nume trasformato in Satiro ; Leda, della quale eg
greca ha attribuito ad Ercole Tebano le imprese di tanti altri dello
stesso
nome. Ercole di cui si parla in questo Compendio
glie credendo di togliere di vita quelli di Euristeo. Ritornato in sè
stesso
ne fu tanto afflitto che rinunciò al commercio de
ta alle membra ; a misura ch’egli la stracciava, laceravasi nel tempo
stesso
la prima pelle e la carne. In tale stato mandava
rmare una bellissima donna, di cui è già parlato all’articolo Vulcano
stesso
. Gli Dei la ricolmarono tutti di doni per cui fu
dalle acque di quattro altri va a scaricarsi nel mare. In quell’anno
stesso
cadde tanta acqua che tutta la Tessaglia fu inond
gigante di una enorme altezza, lo punì convertendolo nel monte dello
stesso
nome presentendogli il capo di Medusa, e gli rapì
a con ogni sorta di violenze Danae, e per ultimo trasmutò in sasso lo
stesso
Acrisio che volevagli contrastare il passaggio pe
a ch’era stata rapita da Teseo. Caddero però in breve anch’essi nello
stesso
fallo di cui avevan voluto punire quell’eroe. Rap
li si ferma ; si volge per vedere se la moglie lo segue e nel momento
stesso
Euridice gli è tolta per sempre. Essa gli stende
avvi chi pretende che nell’eccesso del suo dolore si uccidesse da sè
stesso
, altri lo fanno perire di un colpo di folgore, pe
alle Muse, facevano ogni anno l’anniversario di lui. Questo non è lo
stesso
Lino che insegnò la musica ad Ercole, il quale in
compagnare Giasone. Ne scelse cinquantaquattro de’ più famosi. Ercole
stesso
si unì a loro, e concedette a Giasone l’onore d’e
o re d’Argo che non debbesi confondere col fratello di Acrisio, dello
stesso
nome zio di Perseo, il quale viveva più di un sec
sse a combattere la Chimera, che infestava un monte della Licia dello
stesso
nome. La Chimera era un mostro alato, d’estrema a
età eranvi de’pascoli dove pascevano delle capre ; ed appiè del monte
stesso
vi erano delle paludi infestate da sérpenti. Bell
one si abbigliò poscia nel modo più magnifico che le fu possibile, lo
stesso
fecero pur anche Minerva e Venere ; e quest’ultim
reggia di Priamo vi uccise Polite altro de’ figli di lui, indi Priamo
stesso
; e sacrificata Polissena sulla tomba d’Achille,
gli antichi Oracoli le risposte che gli Dei davano agli uomini ; e lo
stesso
nome davasi pure al luogo in cui per bocca degli
enire era il più versato di tutti gli Dei, essendosene istrutto dallo
stesso
Giove. I più famosi tra gli Oracoli erano :
fu a lei concesso ; ma sgraziatamente dimenticò di chiedere nel tempo
stesso
il dono di conservare quella freschezza che tanto
; per il che essa ne gettò tre nel fuoco in sua presenza e chiese lo
stesso
prezzo per quelli che rimanevano. Essendole negat
a Terra o nel Cielo. (Vedi il Cap. X, ove si parla di Proserpina). Lo
stesso
Omero dice chiaramente che quelle infernali regio
te racconta diversi sogni ch’egli ebbe nel suo viaggio allegorico. Lo
stesso
Virgilio ci narra che nelle regioni sotterranee v
o a rappresentare il Sonno ed i Sogni secondo la loro fantasia ; e lo
stesso
Vasari, ne ragiona ex-cathedra nelle sue Vite. Ve
ondo che avvinghia, cioè per mezzo della sua coda, come spiega Dante
stesso
; diversamente nessun l’avrebbe indovinato ; perc
l’Universo che in tutte parti impera, secondo le espressioni di Dante
stesso
; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si
utone, di quello cioè di Dite, per darlo alla città del fuoco ed allo
stesso
Lucifero. Altri Dei e mostri mitologici non manca
ovarono più poetiche le Parche che il Fato ; e assegnarono ad esse lo
stesso
ufficio. Basti a dimostrarlo il seguente distico
u formæ ; Letumque, Labosque, etc. » (Virg., Æneid., vi.) 248. Lo
stesso
Cicerone lo dimostra elegantissimamente nella Ora
zione o la creazione. Cerere figlia di Saturno e di Cibele (che è lo
stesso
che dire del Tempo e della Terra), era considerat
esse insegnato l’agricoltura Trittolemo e neppur Cerere, ma invece lo
stesso
Saturno, padre di lei (come dicemmo parlando di q
e moderni, che troppo lungo sarebbe il voler tutte riportarle. Dante
stesso
nel descrivere il Paradiso terrestre accenna ques
o mitologico attribuito a Cerere è rammentato da molti poeti, e dallo
stesso
Dante, e perfino dal Giusti ; ed è la punizione d
no o le biade, come Bacco il vino, Minerva la sapienza ecc. ; e nello
stesso
Virgilio troviamo l’espressione Cerere corrotta d
nno di questo secolo. 50. Altri autori latini dicono che Ceres è lo
stesso
che Geres, a gerendis fructibus, perchè i Latini
Cibele è spiegato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo
stesso
verso dell’ Ariosto. 53. Queste due ottave son
za adempiere pur anco gli obblighi del proprio stato. Il dì 11 dello
stesso
mese celebravansi le Feste Carmentali, che si rip
eide. Le fu dedicato anticamente un tempio nel Campo Marzio il giorno
stesso
delle Feste Carmentali. Nel mese di Febbraio è da
privo di angoli, come, secondo alcuni etimologisti, significa il nome
stesso
. Il buon popolo di Numa non solo vide co’suoi pro
ca Giove piccolo, ossia bambino, secondo gli etimologisti latini e lo
stesso
Ovidio. Perciò questo Dio è rappresentato giovine
XXXIII che di molti Dei si conoscono le attribuzioni dal significato
stesso
del loro nome ; e tra gli altri abbiamo rammentat
città. Degli Dei Lari abbiamo parlato a lungo nel Cap. XXXVIII. Nello
stesso
giorno si celebrava la festa della Dea Bona. Ques
ero un sacrifizio di espiazione immolando una scrofa pregna. Cicerone
stesso
disapprova questa e simili stolte superstizioni n
ato da preferirsi alle terrestri condizioni di questa mortal vita. Lo
stesso
Omero ci narra che Achille, quantunque godesse i
invitò a pranzo e imbandì loro le membra del suo figlio Pelope da lui
stesso
ucciso. Tutti gli Dei inorriditi si astennero dal
rtali265), non poteva morire, nè perciò andare al Tartaro. Inoltre lo
stesso
poeta alla solita pena di Tantalo aggiunge il tim
fin per mezzo « D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, « Di Giove
stesso
il nome e degli Dei « S’attribuiva i sacrosanti o
delitto, ossia colla violazione dei doveri morali verso Dio, verso sè
stesso
, e verso il prossimo. Son queste le sue parole :
lor cose, « Come udirai con aperta ragione. » Procede infatti con lo
stesso
metodo a render ragione delle diverse categorie d
se per qualità o intensità. Mirabile è poi in sommo grado, e al tempo
stesso
di tutta evidenza, l’argomentazione con la quale
emanata da questa, ovvero sussistente eternamente con essa. » Questo
stesso
filosofo rosminiano chiama Antropomorfismo il pol
vibrando e neghittoso. » (Canto ii, 70.) E pochi versi più sotto lo
stesso
poeta aggiunge : « E compito del dì la nona ance
tamente è il più celebre quello dell’Aurora di Guido Reni in Roma. Lo
stesso
Michelangelo, che tutto osò e in tutto fu sommo,
ta da molti poeti e principalmente da Ovidio nelle Metamorfosi ; e lo
stesso
Dante trova il modo di parlarne più volte nella D
figlio e della nipote di Apollo secondo la Mitologia. Esculapio, lo
stesso
che Asclepio, come lo chiamavano i Greci, era fig
dico. Il maggior culto di Esculapio fu in Epidauro ; e sappiamo dallo
stesso
Livio, non che da Ovidio, che da quella città fu
indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si son serviti di questo
stesso
vocabolo come aggettivo poetico, invece del più c
lavoro. » Messer Lodovico però gareggia non pur con Ovidio, ma collo
stesso
Omero a costruir palagi magnifici senz’ altra spe
sin dalla sua fondazione, il Politeismo Troiano e Greco. Racconta lo
stesso
Tito Livio che i Troiani profughi dalla loro citt
e si deduce che le Divinità adorate allora nel Lazio e nel territorio
stesso
ove sorse Roma esser dovevano per la massima part
io ammettere che egli avesse introdotto il politeismo greco nel luogo
stesso
che in appresso fu il centro della nuova città di
amavasi Massima, e che suoi sacerdoti erano i Potizii e i Pinarii. Lo
stesso
Numa Pompilio che inventò tante cerimonie e prati
le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea per la salute di Tibullo
stesso
che era infermo in Corfù. I sacerdoti Isiaci port
se ne vedono alcuni idoletti di metallo nel Museo Egiziano. Virgilio
stesso
nel libro ix dell’Eneide nomina il latrator Anubi
delle altre espone Ovidio nelle Metamorfosi, vale a dire che quel Dio
stesso
che dal Caos formò l’universo creasse l’uomo di d
uomini e i popoli possono correggersi dei loro vizii e difetti. Dante
stesso
fa dire nella Divina Commedia a Marco Lombardo :
oli a seminar le biade, primo fondamento dell’agricoltura ; e il nome
stesso
di Saturno si fa derivare dal latino Satum, cioè
loro nutrimento al cessare dell’età dell’oro ; e poi accordò a Giano
stesso
due singolari privilegi, quello cioè di prevedere
tologici in cui più e diversi attributi ed uffici si riunivano in uno
stesso
soggetto, che inoltre era considerato e come uomo
tenevano sempre scrupolosi osservatori del giorno di sabato. È Orazio
stesso
che lo dice nella ix Satira del lib. i : Hodie tr
grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli
stesso
, soffrì la fame e la sete, e si privò del sonno :
rbor vittorïosa e trionfale, « Onor d’imperatori e di poeti. » Dante
stesso
parla più volte del legno diletto ad Apollo, dell
o, per sollievo della sua afflizione lo cangiò nel fiore che porta lo
stesso
nome del giovinetto134. Invenzione anche questa d
porta lo stesso nome del giovinetto134. Invenzione anche questa dello
stesso
genere delle precedenti. Ma i mitologi vi aggiung
el secolo d’argento, trovasi nella Tebaide del poeta Stazio in quello
stesso
significato che talvolta gli si dà in italiano.
tua possa in questi versi brevi. » 131. Vaticinari in latino è lo
stesso
che fata canere, frase usata anche da Orazio nell
uttosto divinazione, cioè interpretazione della volontà degli Dei. Lo
stesso
è da dirsi del vocabolo responsi, latinismo che è
te degli Oracoli282). Inoltre la parola Oracolo significa talvolta lo
stesso
che responso, e tal’altra il luogo sacro in cui s
omani ricorrevano talora a consultare gli Oracoli della Grecia ; e lo
stesso
T. Livio ne adduce diversi esempi, tra i quali il
i trovano d’accordo mitologi, poeti, storici e filosofi. Che più ? Lo
stesso
Machiavelli dice chiaramente e senza bisogno d’in
te e mirabile di tutte, espressa con queste poche parole : conosci te
stesso
, leggevasi scritta sul pronao del tempio di Apoll
che darebbe de’suoi versi il principe dotto e poeta a quello del Dio
stesso
della poesia : « Pagina judicium docti subitura
ati fossero gli Dei protettori di Troia e della Troade. Vero è che lo
stesso
poeta aggiunge che i Penati avevano special culto
fficio attribuito dai Pagani agli Dei Penati. Anzi ne deriva al tempo
stesso
la spiegazione come avvenga che talvolta in qualc
ri o maggiori, come Giove, Marte, Nettuno ecc. Vedemmo altrove che lo
stesso
Dante rammenta Marte come il primo patrono di Fir
lasceremo decidere ai solenni filologi di professione se il vocabolo
stesso
Penati discenda in linea retta o collaterale dal
tali tutti i Mitologi ed i poeti latini e pur anco gl’ Italiani : lo
stesso
Ugo Foscolo, peritissimo nelle lingue dotte e per
e ; e perciò usavano questo termine come sinonimo di Dio. E in questo
stesso
significato si usa nelle scienze anche oggidì, pe
ana, e inoltre dell’unione ipostatica di queste due nature. Il volgo
stesso
ha sempre pronte sulle labbra le espressioni : è
e più disparate opinioni degli autori antichi), molte divinità dello
stesso
nome, distinte col numero d’ordine, come Giove pr
nabili filiazioni e parentele di un gran numero di Dei e di Dee dello
stesso
nome. Lo stesso Vico ha detto nel lib. ii dei Pri
i e parentele di un gran numero di Dei e di Dee dello stesso nome. Lo
stesso
Vico ha detto nel lib. ii dei Principii di scienz
lli specialmente di Ciprigna e di Citerèa anche negl’italiani e nello
stesso
Dante183. Del nome di Venere che le fu dato dai L
tori e degli scultori. Ma se a quasi tutte le Divinità pagane ed allo
stesso
Giove furono attribuiti difetti e vizii, a Venere
e passioni di qualunque genere, non sono che modificazioni dell’animo
stesso
, ed è impossibile che abbiano realmente forme cor
purgato neppure il nostro secolo. Le tre Grazie, di cui l’appellativo
stesso
spiega l’ufficio o attributo, erano rappresentate
di l’espressione familiare comunissima : non gli si avviene. 185. Lo
stesso
Ugo Foscolo alludendo alle Grazie ne diede questa
ntata e celebrata da tutti i più illustri poeti antichi e moderni. Lo
stesso
Dante la rammenta più e più volte nel suo poema s
dibili era tanto famigerata, che la eternò nei suoi mirabili versi lo
stesso
Virgilio. Si riferisce ad Encelado seppellito viv
’aria circostante ai crateri. Non troverà nulla da opporre neppure lo
stesso
sir Carlo Lyell, il principe dei geologi, con tut
rens ira irritata Deorum « Progenuit. » (Æneid., iv, 178.) 72. Lo
stesso
Orazio nell’ Ode i del libro iii appella Giove il
pure facendo uso soltanto del lume naturale della ragione, dirà a sè
stesso
o a qualche chimico : Ma dunque se dite che v’è l
da due Dee marine Teti ed Eurinome. Ma Omero fa raccontare a Vulcano
stesso
che il trattamento brutale di esser precipitato d
ano lo scoppio del fulmine ; ma non spiega in che consista il fulmine
stesso
, perchè nè egli, nè Dante, nè alcun dotto dell’an
l quale sarebbe impossibile eseguire i lavori di metallurgia. Il nome
stesso
latino di Vulcanus, che secondo Servio è un’abbre
punto la favola fa cadere e adorare Vulcano in quest’isola ; e per lo
stesso
motivo pone le sue fucine sotto il monte Etna ed
istare, mediante lo strofinamento, la proprietà di attrarre. 192. Lo
stesso
Ganot (francese) comincia a trattare dell’elettri
son simbolo della potenza di lui, ossia della forza del vino. Il nome
stesso
di Bacco, o che si faccia derivare da un greco vo
ro i Giganti. La qual voce Evoe fu adottata come esclamazione e nello
stesso
senso tanto dai poeti latini201) quanto ancora da
Stati, nel volerne recidere alcune di propria mano si tagliasse da sè
stesso
le gambe. Penteo re di Tebe che voleva abolire il
r del Sol che si fa vino, « Misto all’umor che dalla vite cola. » Lo
stesso
Galileo 300 anni dopo non aggiunse nulla di più a
questa favola, accennando in una parentesi di non prestarvi fede egli
stesso
: « Imperfectus adhuc infans genitricis ab alvo
sto significato si adopra quella parola anche dai nostri poeti. Dante
stesso
fa dire a Virgilio esservi « ……. chi creda « Più
aos esisteva prima di tutti gli Dei, vennero altri a dire che il Caos
stesso
era un dio, ed aggiunsero che egli era stato l’or
che nel Caos l’aria era priva di luce. Non asserisce però che il Caos
stesso
fosse l’ordinatore dei propri elementi di cui ab
òsse e cào. Non così Dante, come abbiamo veduto di sopra ; e il volgo
stesso
toscano pronunzia quella parola come la pronunzia
da moglie (volendo per altro schivare l’odiosità di farlo morire egli
stesso
senza apparente motivo), lo mandò da suo suocero
bate re di Licia, con una lettera chiusa, che consegnò a Bellerofonte
stesso
, dicendogli che era una commendatizia, mentre inv
ati parlando, pur si trovano registrati nei nostri Vocabolari. Questo
stesso
significato che suol darsi comunemente alla parol
rudentemente accettata dai suoi fautori, riuscì funesta al Savonarola
stesso
. Il duello che usa tuttora è un avanzo dei secoli
une e frequente sulle labbra stesse del volgo ; e tutti l’usano nello
stesso
senso di legge suprema inevitabile. In italiano è
uti in un’urna o registrati in un libro di bronzo, e consultati dallo
stesso
Giove per conoscere fin dove potesse estendersi l
e sole furo e son dotate. » (Parad., v, 19.) E altrove trattando lo
stesso
argomento aveva detto con non minore eloquenza :
Purg., xviii, 67.) Anche in altri luoghi ritorna il sommo Poeta sullo
stesso
argomento, o indirettamente vi allude : tanto gli
e greca, che fu adottata dai Latini e conservata dagli Italiani nello
stesso
duplice significato primitivo, cioè di Dea inferi
ual Narciso era così vano della propria bellezza che non amava che sè
stesso
e disprezzava superbamente ogni persona. La Ninfa
premia. » La quale spiegazione dimostra che ad un teologo, e al tempo
stesso
elegante scrittore, parve opportunamente adoprata
il corno dell’abbondanza, come significa la parola latina. — A Giove
stesso
fu dato dai Greci l’appellativo di Egioco, che al
in qualche gorgo « Voraginoso. Ed io di negra sabbia « Involverò lui
stesso
, e tale un monte « Di ghiaia immenso e di pattume
» Avremo da parlar tanto delle prodezze di Achille (invidiato dallo
stesso
Alessandro il Grande per la singolar fortuna di a
e dei vanti dei fiumi della Troade. 26. Tibullo ne dimanda al Nilo
stesso
: « Nile pater, quanam possum te dicere causa, «
lio che nelle sue Egloghe imitò Teocrito’ Siracusano, (e lo dice egli
stesso
al principio dell’ Egloga 6ª in questi due versi
imati da Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomini che Giove
stesso
aveva creati. Ma ben presto divennero quasi tutti
le carni loro agli ospiti che arrivavano dopo, volle presentarsi egli
stesso
all’infame reggia divenuta macello e cucina di ca
razionalmente che questi strati doveron formarsi sott’acqua nel modo
stesso
che vediamo accadere anche oggidì nel fondo dei l
Dante chiama la terra madre comune ; e questa espressione è al tempo
stesso
mitologica, biblica e filosofica. Mitologica seco
iù a lungo tollerarlo, mandò a chiamare Prometeo, o secondo altri, lo
stesso
Vulcano suo figlio, per farsi spaccare con un fer
gli Italiani. Minerva poi è voce di origine tutta latina, e Cicerone
stesso
ne dà l’etimologia derivandola dai verbi minuere
del cavallo. Minerva dunque che in greco chiamasi Atena diede il suo
stesso
nome a quella prediletta città ; e i cittadini di
uel velo « Cerchiato della fronde di Minerva ; » e così commenta sè
stesso
, facendo conoscere qual significato simbolico int
quei primi ; ma non vedendo tornare nè questi nè quelli, vi andò egli
stesso
, e vide un orribile drago, custode di quella font
etto appunto delle trasformazioni ; e fu tanto contento e sicuro egli
stesso
dell’opra sua, che non potè nasconderlo ai suoi l
una città simile alla famosa Tebe di Egitto, e che perciò le desse lo
stesso
nome ; ma se ne adducono due motivi diversi : il
derivasse dall’ Egitto, come asseriscono molti ; il secondo che Cadmo
stesso
non fosse Fenicio, ma Egiziano, come afferma Paus
o colla cera, un musicale stromento, che in greco chiamavasi col nome
stesso
della Ninfa, cangiata in canna, cioè Siringa, in
più volte nelle sue opere, e specialmente nelle filippiche contro lo
stesso
Marc’Antonio. Dal nome del Dio Pane è derivata l’
e a significare anche presso i Pagani una paura senza fondamento, ciò
stesso
dimostra che si aveva per una ubbìa e non per un
œ vere nihil aliud quam panicus terror est). 9. I Latini usarono lo
stesso
greco nome Pan, declinandolo anche alla greca col
nella sua 4ª Canzone, che per opera di Madonna Laura avvenisse a lui
stesso
un fatto simile a quello di Atteone : « Io perch
cate la Dea Proserpina moglie di Plutone e regina dell’Inferno ; e lo
stesso
Dante seguì tale opinione ; poichè nel farsi pred
meno splendido per ricchezza, sebbene fosse impossibile rifare dello
stesso
pregio gli oggetti d’arte che erano periti nell’i
antata voce Thessala « Lunamque cœlo deripit. » E nell’ Ode 17 dello
stesso
libro : « Per atque libros carminum valentium «
hiara ed evidente che molti cultori delle arti belle, e tra questi lo
stesso
Michelangiolo, hanno potuto rappresentarla senza
altrui, ma come testimone oculare (poichè finge di aver percorso egli
stesso
quelle regioni), che l’Inferno è formato di circo
ndo fino al centro del nostro globo, nel qual punto termina l’Inferno
stesso
; che i cerchi son 9 ; ma il 7° è diviso in 3 gir
le scienze da qualche tempo congiurano amichevolmente ad ottenere lo
stesso
fine ed effetto, di scuoprire cioè l’origine del
ai Greci era chiamato Erme, che significa interprete ; perciò il nome
stesso
indica l’ufficio suo principale, quello cioè di m
oll’assistenza e col favore di Mercurio, narrati splendidamente dallo
stesso
Omero : qui basterà parlare di due soli che si ri
di pace avean per costume di incoronarsi d’olivo, come accenna Dante
stesso
in una similitudine del Canto ii del Purgatorio.
e, la qual Dea era figlia di Dione. 164. Orazio si annovera da sè
stesso
tra gli uomini mercuriali, ossia tra i dotti, nel
ssivamente tutti gli animali che vivono in una data regione, nel modo
stesso
che dicono la Flora per significare tutti i fiori
rimaste ignote o presto obliate, se non fosse avvenuto che nel giorno
stesso
di quella festa avesse Romolo incominciato la fon
avevano la loro Dea, e questa chiamavasi Flora ad indicarne col nome
stesso
l’ufficio. Era la stessa che la Dea Clori dei Gre
uno è quella che vedesi nella Tribuna della Galleria degli Uffizi. Lo
stesso
Michelangiolo giovanissimo scolpi una bella testa
che prendesse marito. Ma fu inutile questa precauzione, poichè Giove
stesso
trasformatosi in pioggia d’oro discese in quella
Teseo l’assalto. » E non era un timor panico il suo, perchè Virgilio
stesso
gli disse tosto : « Volgiti indietro, e tien lo
o altro maligno effetto, non già a vederli, ma a toccarli, che quello
stesso
dell’ortica, e perciò si chiamano ancora volgarme
la Cronologia greca più comunemente seguita, ed anche adottata dallo
stesso
Cantù (Ved. i Documenti alla sua Storia Universal
ascicolo del dicembre 1873 della Nuova Antologia. Anzi fu il Tommaséo
stesso
che mi suggeri di aggiungere al semplice titolo d
ndando meco di cortesia, mi mandò perchè la leggessi e la spedissi io
stesso
; e tra le altre benevole e squisite espressioni
e pubblicazioni mancava il tempo, com’ egli rispose direttamente a me
stesso
, di pubblicare anche questo libro prima della ria
u il primo imperatore cristiano ; ma soltanto negli ultimi anni dello
stesso
secolo furono officialmente aboliti da Teodosio i
ato da pagus che significa borgo o villaggio), e perciò il politeismo
stesso
fu detto il Paganesimo ; il qual termine divenne
ante estese il significato legale di gentili a tutte le persone dello
stesso
partito, e precisamente a tutti i Ghibellini (con
Vestali Ad una delle figlie di Saturno e di Cibele fu dato il nome
stesso
dell’ava, cioè di Vesta ; e per distinguere l’una
a e vi avesse un tempio e le sacerdotesse Vestali, lo deduciamo dallo
stesso
Tito Livio, non che da tutti gli altri storici e
rova tuttora uno vicino al Tevere, e si crede situato quasi sul posto
stesso
di quello che Orazio dice atterrato a tempo suo d
uzioni degli altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e per lo
stesso
Giove, come ci è accaduto di narrare più volte, t
vinità il cui ufficio si conosce e s’intende dal significato del loro
stesso
nome ve n’era un bel numero nel Politeismo, come
Pagani fosse anzi più che meno di trentamila8, e assicurati al tempo
stesso
che migliaia e migliaia di questi sono sine nomin
viventi e parlanti. Giove che intendeva riserbato esclusivamente a sè
stesso
il potere di crear gli uomini, punì crudelmente P
solo dei poeti, ma pur anco di molti filosofi nostri e stranieri. Lo
stesso
gran luminare degli Inglesi, Bacone da Verulamio,
tta Termodinamica, ossia meccanica del calore, si dimostra che questo
stesso
elemento, (e in ultima analisi il Sole che n’ è f
e, « E discordie e battaglie e stragi e sangue ; » e perciò a Giove
stesso
suo padre egli divenne fra tutti i celesti odioso
he il fondatore della loro città fosse figlio di Marte, come narra lo
stesso
Tito Livio. Da Ares, greco nome di questo Dio, de
io Marte fu dedicato il martedì, del qual giorno conservasi ancora lo
stesso
nome nelle lingue affini alla latina. Di Marte di
enere o spingere.40 » Questa regione o carcere dei Venti, secondo lo
stesso
poeta, « È nell’Eolia, di procelle e d’austri «
olie, o di Lipari, nel mar Tirreno fra la Sicilia e l’Italia. Il nome
stesso
di Eolo, che deriva da un greco vocabolo signific
lor più vicini, ossia usano i loro diversi nomi come sinonimi di uno
stesso
Vento. Così fanno sinonimi Borea ed Aquilone ; Au
o così splendidamente narrate dagli antichi, che i moderni poeti e lo
stesso
Dante non poterono tacerle. E di queste ci occupe
, non però subito, in questo capitolo, per evitare la monotonia dello
stesso
argomento, ma quando se ne presenterà l’occasione
la dea Iride dal nome del padre è detta poeticamente Taumanzia ; e lo
stesso
Alighieri con frase mitologica chiama figlia di T
n si fosse del tutto dileguata a tempo del Goethe ce ne dà prova egli
stesso
colla sua quanto mirabile altrettanto fantastica
genialis, geniale, usato anche da Cicerone, è divenuto italiano nello
stesso
significato dei Latini ; e l’Ariosto ha copiato l
discipline si ode dire spessissimo : È un genio. » Lo dice infatti lo
stesso
Tommaseo nel suo Dizionario dei Sinonimi, e son q
ure i poeti classici e i dotti del secolo di Augusto232, e neppure lo
stesso
Plinio il Naturalista che morì l’anno 79 dell’era
225. Orazio nell’ Epist. 4ª del lib. i, ad Albio Tibullo, chiama sè
stesso
: Epicuri de grege porcum. Ecco i due celebri esa
u quella costa una città chiamata Scilla ; ed ora vi è un paese dello
stesso
nome, che gli abitanti pronunziano come se si scr
uenti discorsi cavati dalle opere di chiari scrittori. Così lo studio
stesso
dell’antica Mitologia non sarà sterile di morali
adini, qualunque noi siamo, svergognato il vostro impero ; anzi collo
stesso
abbandonarlo l’avrebbe punito. Senza dubbio vi sa
ate rei, che pure con voi viviamo, che abbiamo il vitto ed il vestire
stesso
e le medesime necessità della vita ? Perciocchè n
Ottimo Massimo che davasi a Giove dai romani politeisti ; e Cicerone
stesso
spiega questi due attributi colle seguenti parole
remo suo Nume, fu ideata da Omero, attribuendone l’invenzione a Giove
stesso
, che il poeta sovrano fa così favellare agli altr
e separatamente dei loro particolari attributi ed uffici. 98. Dallo
stesso
greco vocabolo Elios significante Sole son deriva
intrecciano facilmente. » Intorno alla formazione delle medesime, lo
stesso
autore soggiunge : « Sulle rive paludose dei lagh
, e prima feria il lunedì, seconda feria il martedì ec. ; e nel tempo
stesso
ferie autunnali son le vacanze dei magistrati, de
te all’intorno una vittima scelta, e nel bruciare i profumi sul luogo
stesso
del sacrifizio. Per quella di un esercito, alcuni
come abbiam detto di sopra. Ma gli Eroi di questa impresa per far lo
stesso
viaggio marittimo che fece Frisso sulla groppa de
e di contaminarle con escrementi che fieramente ammorbavano. Il loro
stesso
nome di Arpie deriva da un greco vocabolo (arpazo
e festeggiate dal popolo, come abbiam detto di sopra ; e nel frasario
stesso
degl’Imperanti l’esser trasformati in Dei signifi
o Titano, Saturno e Cibele. Poichè Urano significa Cielo, il suo nome
stesso
serve a manifestare qual parte dell’ Universo egl
la scena termina con una favola di nuovo genere, invenzione che Dante
stesso
rammenta nella Divina Commedia. La favola si rife
divenuti illustri o per dignità o per imprese di sovrumano valore. Lo
stesso
Omero l’usa assai spesso in quest’ultimo signific
ini usarono la parola tellùre come sinonimo di terra 41 ; e che Dante
stesso
nella Divina Commedia rammenta l’orazione lamente
storici congetturano, con molto fondamento, che questo Menete sia lo
stesso
che Misraim, figlio di Cam. Altri pone il suo reg
, dans une obscure et profonde caverne. Nella sorte piu serena Di se
stesso
il vizio e pena47. Issipile. — Métastase.
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