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1 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
o evento il suo piccolo fratello Absirto ; e quando vide che il padre stesso li inseguiva con un esercito, invece di fidare ne
ro, e vi aggiungono particolari incidenti per renderlo verosimile. Lo stesso Cicerone nelle sue opere filosofiche riporta una
diconsi guerre civili quelle tra cittadini della stessa città o dello stesso Stato ; le quali guerre son tutt’altro che civili
e a un genere di vita più umano e sociale. A questo fine e con questo stesso intento invoca Dante le Muse a dare alla sua poes
tra questi più splendidamente di tutti Virgilio, che Orfeo nel giorno stesso destinato alle sue nozze colla Ninfa Euridice, pe
o potente il suo canto accompagnato dal suono della sua cetra, che lo stesso Can Cerbero ne rimase ammaliato, e le Furie cessa
are Euridice, e quando seppe che era stato preferito Orfeo, il giorno stesso fissato per le nozze si diede furibondo ad insegu
e. Galassia la chiamavano i Greci in lor linguaggio, che significa lo stesso che Via lattea nel nostro ; e col greco nome la r
ei giganti che Dante dice di aver veduto nell’Inferno, anzi fu quello stesso che pregato da Virgilio prese colle sue mani i du
e che vide Caco nell’Inferno lo fa rammentar concisamente da Virgilio stesso  : « Lo mio Maestro disse : Quegli è Caco « Che
sso « Che morì per la bella Deianira, « E fe’ di sè la vendetta egli stesso . » Ercole dopo qualche tempo ricominciò la sua v
go preparato per arder la vittima, vi si pose sopra come vittima egli stesso , e insieme vi stese il vello del Leon Nemeo e la
tennestra. I più antichi affermarono che Polluce ed Elena, nati dallo stesso uovo, eran figli di Giove, e perciò Semidei, ment
Minosse era figlio di Giove e di Europa, la quale fu rapita da Giove stesso trasformato in toro, e trasportata nell’isola di
o egregii scrittori lo resero famoso non meno dell’Eroe Tebano106. Lo stesso Plutarco che è sì credulo e miracolaio ed inseris
sia senza farsi conoscere, aspettava l’occasione che il re Egeo da sè stesso lo riconoscesse per figlio. Era giunta da qualche
ella deserta isola di Nasso. Fortunatamente per essa giunse il giorno stesso in quell’isola Bacco, che la fece sua sposa, come
ieti, e prescelto in questo caso da Teseo, ci dice il perchè Plutarco stesso  : « perchè percuotendo Tèrmero col capo suo nel c
o quella violenza che essi usavano contro degli altri ; onde nel modo stesso col quale ingiustamente operavano, fossero giusta
invenzione, e per provare se faceva effetto vi fece chiuder dentro lo stesso inventore Perillo. E ciò fu dritto, come dice Dan
e crudele contro il proprio figlio ; e per non farsene micidiale egli stesso , ottenne da Nettuno (creduto suo padre) che punis
esso, ottenne da Nettuno (creduto suo padre) che punisse Ippolito. Lo stesso Cicerone riferisce questa favola colle seguenti p
asse. » Ogni anno poi facevangli un grandissimo sacrificio nel giorno stesso in cui egli era ritornato da Creta coi giovani li
va loro un enigma ; e se non lo indovinavano li strangolava ; il nome stesso di Sfinge che le fu dato dai Greci significa Stra
ai connotati della persona dell’estinto scuoprì che ne era stato egli stesso l’uccisore ; e inoltre riandando le memorie della
inventarono che posti i corpi di entrambi i fratelli ad ardere nello stesso rogo, le fiamme della pira si divisero, segno sen
re della Tebaide, con cui parla di questo poema, e fa dire all’autore stesso  : « Cantai di Tebe e poi del grande Achille ; »
genero, affidandogli una sì delicata missione, poichè questi è quello stesso Tideo che « …………… rose « Le tempie a Menalippo p
tutt’altro che felice l’esito della spedizione contro Tebe, e per lui stesso funesto ; e perciò non voleva prendervi parte, qu
altri pretesi Indovini antichi e moderni. Dice di averlo veduto egli stesso , e che Virgilio glielo indicò dicendo : « Drizz
o i pœti antichi pio e scellerato ad un tempo118 ; e Dante esprime lo stesso concetto in una similitudine del Canto iv del Par
più giovani figli, Tantalo e Plistene, e ne imbandì le carni a Tieste stesso , e poi perchè sapesse qual cibo aveva mangiato gl
la quale però parve sì bella che tutti i pœti l’accettarono, e Dante stesso se ne vale per una bellissima similitudine nel Ca
ell’esser richiesti di pronunziare un verdetto così pericoloso. Giove stesso se ne scusò prudentemente, e propose di farne giu
taluni dubitaron perfino se la città di Troia fosse mai esistita. Lo stesso Cantù nelle prime edizioni della sua Storia Unive
i e la diversa estensione della città in quelle diverse epoche. Ma lo stesso Cantù nella sua Storia Universale non ha potuto d
Capi Anchise, » che fu genitore di Enea, come fa dire Omero da Enea stesso  ; quindi Assàraco è lo stipite della stirpe e del
la sorte, la quale dopo qualche anno cadde sopra Esìone figlia dello stesso Laomedonte. Allora soltanto il re si scosse dalla
emio a chi uccidesse l’orca marina che dovea divorarla. In quell’anno stesso aveva Ercole abbandonato gli Argonauti sulle cost
l suo sposo ; e perciò Titone invecchiò tanto che venne in uggia a sè stesso , e desiderò di morire. Gli Dei lo cangiarono in c
rono a portar guerra di esterminio ai Troiani, ed elessero Agamennone stesso Duce supremo di quell’impresa nazionale e capo di
vittima umana ; e tanto poteva le superstizione a quei tempi, che lo stesso Agamennone re dei re consentì ad immolare la prop
dal dardanio ferro, » e come altri poeti aggiungono, per mano dello stesso Ettore. È ricordata con somme lodi Laodamia mogli
tto di tradimento ; e questo giudizio fu dichiarato iniquo da Platone stesso nel discorso che ei riferisce come fatto da Socra
padre a riscattarla con ricchi doni, era stato respinto da Agamennone stesso con modi aspri e minacciosi. Poco dopo infierendo
che più gli piacesse a qualunque degli altri capitani, foss’anche lo stesso tremendissimo Achille. Seguì allora una tale alte
Achille, e sorse vivissimo in tutti i cuori il desiderio di lui : lo stesso Agamennone si pentì di averlo insultato. E Achill
tosi del suo errore e della sua sventura intellettuale si tolse da sè stesso la vita colla propria spada. Per la morte di Achi
significa il nuovo venuto alla guerra, il nuovo guerriero. Al tempo stesso Ulisse, al suo ritorno con Pirro, passò per l’iso
l qual sepolcro essendo addossato alle mura della città in quel punto stesso ove fu necessario rovinarle per farvi passare il
amente encomiato come il pio Enea nel poema epico di Virgilio, che lo stesso Dante ha detto di lui : « Ch’ei fu dell’alma Rom
ne mentre alludeva alla mitologica invenzione, la interpretò al tempo stesso secondo le più comuni leggi dell’umana natura, ch
o da qualunque vincolo di subordinazione al comandante supremo ; e lo stesso Menelao che sempre era stato così concorde col fr
tro il quale era maggiore l’ira sua e il desiderio di vendetta. Aiace stesso Oilèo (detto anche il minore Aiace per distinguer
Aiace per distinguerlo dall’altro Aiace Telamonio che si uccise da sè stesso ), perì, anzichè per l’insidia di Nauplio, per l’i
lle onde si vantò di scampare dal naufragio ad onta degli Dei e dello stesso Nettuno. Tutti gli altri guerrieri che partirono
che uccider lui. E il re dei re scampato da mille pericoli, il giorno stesso che giunse nel suo regno e nella sua reggia, in m
a la madre che veniva in soccorso del tiranno, uccise anch’essa collo stesso pugnale grondante del sangue di Egisto. Ma accort
le anime degli estinti che un’impresa propria di Ulisse. Infatti egli stesso così narra quel suo miracoloso viaggio : « Là da
isse nuotando all’isola di Ogige, e di là salpando in una nave da lui stesso costruita ebbe a soffrire un’altra tempesta, dall
a città e nella reggia di quello, sarà bene sentirlo narrare da Omero stesso  : « Ei s’abbattero a una real fanciulla, « Del
mirabile ei ne scampasse è prezzo dell’opera udirlo raccontare a lui stesso secondo che lo fa parlare Omero : « Io pel navig
guisa di maciulla. « Ma nol soffrì senza vendetta Ulisse, « Nè di sè stesso in sì mortal periglio « Punto obliossi ; chè non
(V. il N° XXIII) ho detto ancora delle Sirene, ed ho riferito che lo stesso Dante trovò il modo d’inserire nella Divina Comme
se ragiona a lungo nel Canto xxvi dell’Inferno, e fa raccontare a lui stesso la sua fine (molto diversa da quella che narra Om
narrazione della fine di Ulisse posta da Dante sulle labbra di Ulisse stesso  ; e ciò per dimostrazione e conferma di quanto ho
al Tasso. Converrà dunque prima di tutto sentirlo narrare da Virgilio stesso , o almeno dal suo classico traduttore : « …………..
ormentar cioè quegli zoofiti infernali, come Dante fa raccontare allo stesso Pier delle Vigne : « Quando si parte l’anima fer
tabili sono il capo Misèno 151 e la città di Gaeta. E perchè Virgilio stesso ne dà la spiegazione, qui la riporteremo con le p
e eretta. » Il nome latino Caieta divenne in italiano Gaeta, e nello stesso modo l’aggettivo Caietanus divenne Gaetano. Anche
à istorica è quasi sempre frammisto il maraviglioso mitologico ; e lo stesso Tito Livio (come abbiamo osservato anche altrove)
Pagani un irrefrenabile desiderio di conoscere il futuro, e al tempo stesso una classica illusione a credere che facilmente s
di che Tebe non sarebbe vinta, se per la patria avesse sacrificato sè stesso un discendente di Cadmo, Menèceo figlio di Creont
e. » Tale è l’origine di Mantova, che Dante fa raccontare a Virgilio stesso , ed assicurare che questa è la verità, e che qual
iglia che se ne parli con tanto rispetto dagli storici latini e dallo stesso T. Livio, e che si ammetta tra i fatti istorici c
a del tempio di Delfo pretendevano di essere anch’esse ispirate dallo stesso Dio e di dar veridici responsi, poichè avevano im
, fabbricata da Caterina II verso la foce del Dniester, sia sul luogo stesso dell’antica Tomi dove fu relegato Ovidio, e che p
erit, si ingenio suo temperare quam indulgere maluisset. » — E Ovidio stesso , che per lo più rammenta modestamente altre sue O
«  (Jam nunc contacto magnus in ore sonor.) » (Ibid. i, 1.) 77. Lo stesso Cicerone scriveva : Parandum est bellum, ut in pa
rium, massima commentata da Machiavelli ne’suoi Discorsi, e poi nello stesso secolo xvi più estesamente e con metodo scientifi
viroque reguntur. » 82. Per non dover ritornare altrove su questo stesso argomento (poichè si tratterebbe di un’epoca meno
un fascio era egli ed io. » (Inf., C. xxxi, v. 130) 91. Con questo stesso greco vocabolo son composte in italiano le parole
si manifesta non solo per mare, ma anco talvolta per terra. In questo stesso anno 1875, il dì 27 febbraio fu osservato un fuoc
nichino in un quadretto che vedesi nella Galleria Farnese. 105. Lo stesso nome greco di questo giovinetto (Perdix) fu dato
trigna Fedra ; ed egli facendosi predire il suo esilio, assomiglia sè stesso all’innocente figlio di Teseo. La predizione è po
129. Cicerone, nel libro i delle Tusculane, riporta tradotta da lui stesso in latino questa parlata di Socrate ; della quale
restem se esse perseveraret ? » — (De Amic., vii.) Ritorna pure sullo stesso argomento in un altro libro filosofico : « Qui c
igi, e dopo la caduta di Napoleone I restituite a Roma. 162. Il nome stesso di Sibilla ha qualche cosa di misterioso, poichè,
2 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
scagliata contro di lui da uno de’suoi fratelli, si avventò contro lo stesso , e lo privò di vita. A tale vista insorsero tutti
rimento con altre verghe, egualmente tenere e fresche, osservarono lo stesso fenomeno, talchè si fecero un piacere di formarne
a Pallade alla destra, e il terzo nel mezzo a Giove. Sacrificò nello stesso tempo un toro a Giove, a Pallade una giovenca, e
erifo, e ne convertì pure in sassi tutti gli abitanti(d), e Poliderte stesso , il quale per invidia tentava di nuocere alla di
acrato (b), e nel canquistare il Tosone, o Vello d’oro(4), che Frisso stesso avea colà portato, e di cui Eeta, figlio del Sole
alla custodia del Vello d’oro Doveansi altresì seminare i denti dello stesso drago ne, e finalmente vincere gli uomini armati,
Lago. Allorchè gli Argonauti erano per proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone staccè uno de’ cavalli dal carro di Nettu
lo di aver ringiovinito Esone. Quelle la supplicarono di procurare lo stesso bene anche al loro vecchio padre. Medea promise d
 ; e vuolsi, che l’Eroe dopo d’aver fatto in pezzi le interiora dello stesso pesce, ne sia uscito senz’ aver perduto altro che
e li uccise(a) (3). V’ è chi dice, che siccorne Alcmena partorì nello stesso tempe due figli, Ercole cioè, ed Ificlo, così Anf
spalle a Micene. Euristeo, sorpreso del di lui valore, e preso nello stesso tempo dallo spavento, nol ammise più in città, e
stette ad attenderli, e parte ne trucidò, parte ne mise in fuga. Folo stesso morì di una ferita, che gli aprì in una mano una
ilito di sacrificare a Nettuno un giovane toro. Pasifae, moglie dello stesso re, invaghita della bellezza di quell’animale, ne
issimi cavalli, e li pasceva di carne umana. Ercole fece divorare lui stesso da quegli animali, e seco li portò via. I Bistoni
prescritto ; mi Augia ricusò poscia d’adempiere alla sua promessa. Lo stesso re inoltre, unitosi con Leprea, figlio di Glauco
i pirati, restituì le giovani al loro padre, e mise a morte anche lo stesso Busiride(b). Altri in altro modo raccontano la mo
o uno straniero a Giove. Ciò subito si esegui per ordine del re sullo stesso Indovino(c). Busiride poi continuò a trattare nel
gli altri stranieri : e già anch’ Ercole doveva andare soggetto allo stesso supplizio ; ma egli, come videsi legato, infranse
fatto l’Eroe fabbricò ivi un tempio a Giunone, detta Lacinia (e). Lo stesso Etoe finalmente s’azzuffò perfino cogli Dei. Per
to il ladro. Sofocle non ne fece parola con alcuno. Sognò di nuovo lo stesso , e neppure allora parlò. Per la terza volta gli a
preda. Diomo in memoria di tal fatto eresse un altare ad Ercole nello stesso luogo, ove il cane erasi fermato, e denominò Erco
no d’Ercole rimase ucciso (c). Giunone, sdegnatasi per la morte dello stesso , intorbidò ad Ercole la mente, e mentre stava egl
cò uno de’ corni, dielo svelse, e lo atterrò. Le Najadi, figlie dello stesso Ar heloo, raccolsero quel corno, e lo riempirono
i si adagiò sopra, cemandò a Filottete d’appiccarvi il fuoco, e dallo stesso si fece promettere con giuramento, ch’egli avrebb
li uomini gustare alcuna cosa. Properzio ed Ovidio dicono, ch’ Ercole stesso si aveva eretta la predetta Ara ; Virgilio vuole,
er opera d’Appio Claudio venne affidato anche agli schiavi ; ma nello stesso anno turti i Potizj morirono, e Claudio Appio div
narsene in Atene, lasciò la moglie e il figlio appresso Pitteo. Nello stesso tempo nascose i suoi calzari e la sua spada sotto
tavano in lui le gesta di quell’ Eroe, produceva che le imprese dello stesso gli si offerissero di notte in sogno, e gli desta
a molte canne e altre piante selvaggie, perchè temeva d’incontrare lo stesso fine di lui. Teseo, il quale già sospettava ch’el
rpargli il dominio ; e composta una venefica bevanda, volle che il Re stesso ne porgesse il nappo al proprio figliuolo, come a
o Egeo. La rea trama fu scoperta, e tosto dissipata colla morte dello stesso Pallante, e de’figli di lui, i quali caddero tutt
el Minotauto(12). Era questo un mostro, nato da Pasifae, moglie dello stesso Minos, e figlia del Sole e della Ninfa Perseide.
l Labirinto anche gli altri, che erano stati spediti ad incontrare lo stesso funesto fine(14). Egli rapì inoltre le due figlie
, su cui partivano, denominavasi Deliade o Teoride(17), ed era quello stesso , che avea trasportato in Creta Teseo e i di lui c
lui compagni(b). Un Sacerdote d’Apollo ne coronava la prora(c). Nello stesso naviglio portavasi tutto quello, ch’era necessari
ndo contro di lui un grosso tronco di quercia, lo lasciò semivivo. Lo stesso Eroe assalì poscia Bianore ; gli stritolò le temp
ò in memoria del soccorso, prestato da Teseo agl’ infelici (c). Nello stesso tempio l’ottavo giorno di ciascun mese si colebra
pe, fu la prima moglie di Priamo, dalla quale nacque Esaco(c) (2). Lo stesso re poi sposò Ecuba, figlia di Dimante, che regnav
obusto, erasi per lungo tempo addestrato a combattere co’ tori(d). Lo stesso portò il fuoco perfino ne’ vascelli nemici, e pri
ni Pastori a lui ricorrevano per decidere le loro questioni(d). Giove stesso lo costituì giudice delle tre Dee, Giunone, Miner
arsi co’ suoi più valorosi nemici. Come poi vide andargli incontro lo stesso Menelao, fu sorpreso da tale spavento, che ben to
di Priamo, che lo dissuadeva di trattenersi in quelle terre. Polidoro stesso gli narrò altresì, che Polinnestore avealo fatto
go della sua antica origine era l’Italia. Anchise si rammentò, che lo stesso eragli stato predetto anche da Cassandra. Subito
acare l’anzidetta Dea coì sangue d’Ifigenia, figlia primogenita dello stesso Agamenonne. Quessa era rimasta in Micene con Clit
tenuto in grande estimazione appresso i Greci. Elettra, figlia dello stesso Agamenonne, dopo la morte del padre lo avea nasco
tava esaminando le interiora d’una giovenca, che avea sacrificato. Lo stesso Poeta soggiunge, che Oreste andò poscia in tracci
amente di esiliarlo per un anno. Oreste intanto per eccitamento dello stesso Nume passò in Atene, e si assoggettò al giudizio
presso i suoi. Ritornato al campo, sarebbe caduto sotto le mani dello stesso Menelao, se Venere nol avesse salvato. Vennero fi
lite convenzioni. Quindi Pandaro, figliuolo di Licaone, indotto dallo stesso Laodoco, scoccò un dardo contro Menelao, e leggie
apprestargli tale nutrimento(c) ; ed esse secondo lo Scoliaste dello stesso Apollonio furono Cariclo e Filira, madre questa,
secrare quella di Achille allo Sperchio, fiume della Tessaglia, se lo stesso dopo quella guerra si fosse felicemente restituit
la grossa somma di danaro, di cui per tale motivo lo regalava. Nello stesso tempo fece nascondere il predetto danaro nella te
arte ne massacrarono, e parte ne misero in fuga. Privarono di vita lo stesso Reso, che dormiva, e ne condussero via i cavalli(
erna per condurre secondo il solito i greggi a pascolare. Stese nello stesso tempo le braccia, affinchè nessuno de’Greci ne us
isplendente. Ella gentilmente corrispose al saluto de’Greci, ma nello stesso tempo porse loro una bevanda, che li cangiò in po
n cera le orecchie, onde non udissero il canto fatale di quelle. Egli stesso si fece legare all’albero della nave, eordinò che
si gettò alle ginocchia di Arete, figlia di Ressenore, e moglie dello stesso re, chiedendole d’essere ricondotto alla sua patr
are l’armata de’ Locresi, ma rimase feriro nel petto dall’ombra dello stesso Ajace, nè potè sisanarsene, che dopo aver placato
egli correva sopra un carro, tirato da velocissimi cavalli ; e nello stesso tempo dichiarò, che la morte sarebbe la pena del
na fossa, e che i Magistrati si recavano nel medesimo luogo a fare lo stesso sacrifizio prima d’entrare in carica(c). Se alcun
o. Edipo ne fece subito le più diligenti perquisizioni, e dal Pastore stesso , che lo avea salvato sul monte Citerone, seppe ch
lvato sul monte Citerone, seppe ch’egli era figlio di Lajo, e ch’egli stesso , n’era stato l’uccisore. Inorridì, il re a tale r
el tempio(a). Vicino al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo stesso Anfiarao, e da cui, credevasi, che fosse asceso a
lorosi guerrieri in guisa, che da ogni parte potesse difendersi nello stesso tempo, ed egli si riserbò a combattere col fratel
sero sepolti gli Argivi, rimasti morti in quella guerra, e perfino lo stesso Polinice, come quello che n’era stato il promotot
animali(b). Anche Antigona, di lui sorella, era uscita di Tebe per lo stesso fine. Tutte due vennero sorprese nel pietoso uffi
olta viva. Fu allora, che Ismene, sua sorella, corse ad incontrare lo stesso supplizio, accusandosi complice di quel supposto
medesimo ; e vagheggiando soltanto quel bene, che crede esservi in se stesso , non riflette poi mai alle sue imperfezioni. Esso
se prodotto qualche cangiamento nell’ animo di Procride, e volle egli stesso esperimentarne la fedeltà. Entrato, senza essero
ta passione, di propria bocca e con magnificenza di parole decanta se stesso . Questo Vizio finalmente stringe nella sinistra u
accade bene spesso, ch’egli colla varietà de’suoi discorsi scuopra se stesso La Bugia è zoppa, per alludere a ciò, che volgarm
distinzione di meriti : anzi talvolta morde chi nol merita, e quello stesso che lo cibava, se avviene, ch’egli tralascii di f
o geniali, e accarezzano chi li benefica, ma poi inveiscono contro lo stesso benefattore, se da questo non vengono più favorit
in mano l’edera, ed è circondata di nube. Quella innaridisce l’albero stesso , che le fu di sostegno per innalzarsi ; questa, c
ella Felicità, e ne commise il lavoro ad Archesilao ; ma soggiunge lo stesso Scrittore, che ambedue moritono, primachè quella
l Dio Timore ; e il soldato riprese subito il perduto coraggio. Tullo stesso trionfò de’ suoi nemici, e introdusse in Roma il
o Teumosa, villaggio della Beozia, situato a’ piedi d’un monte dello stesso nome(a). Euripide dice, che quel Nome, spogliatos
di tale delitto venne cangiato in donna. Dopo sette anni trovò nello stesso modo que’due Serpeati, di nuovo li percosse, e ri
cercato per giudice. Egli decise a favore di Giove. Giunone in quello stesso istante lo privò della Iuce degli occhic per ques
e d’Ippocrene insieme con Cariclo, di lui madre. Cariclo, continua lo stesso Scrittore, desolata per l’anzidetto castigo, dato
aver voluto vedere Giove in tutta la sua maestà, ne rimase in quello stesso istante incenerita. Finalmente Ino co’ suoi figli
rifizj, che le si facevano in Megara(c). Altre Feste finalmente dello stesso nome si celebravano nella Laconia, dov’eravi uno
chè lo educasse(f). (4). Alcuni dicono, che Ditti era fratello dello stesso re, Polidette(g). (5). Eratostene(a), ed Igino (
ta e Learco. Questi fu slanciato contro un muro, e fatto morire dallo stesso suo padre, che, essendo rimasto invasato dalle Fu
n’ invenzione posteriore all’ altra della pelle d’oro. Vuolsi, che lo stesso animale abbia servito a Frisso e ad Elle per cerc
e il soprannome di Lafistio da lafistin, fuggire ; e da quel tempo lo stesso Nume fu risguardato come il Dio tutelare de’ fugg
lle secondo altri Scrittori doveasi eseguire per determinazione dello stesso padre, Atamante. Ve lo avevano indotto ; dìcono e
’ erale stato ordinato. Se ne avvide Temisto, ma troppo tardi ; collo stesso ferro, con cui aveva ucciso i prop figli, si trap
Scoliaste d’ Apollonio, la chiama Efira ; e Diofane, citato pue dallo stesso Scoliaste, la dice Antiope. (c). Apollod. l. I.
a, campo della Tracia intorno a Pallene, come vuole lo Scolaste dello stesso Apollonio. Potrebbe però questo Poeta aver anche
o dice semplicemente nato da Tifone. Valerio Flacco soggiunge, che lo stesso Dragone si alimentava con sacrifizj(c). Altri dis
enti, affinchè si seminassero da Giasone, mentre Cadnio avea fattò lo stesso di alcuni altri degli stessi(d). (a). Declaustr
rleremo altrove. Fu da alcuni creduto, che l’Orfeo Argonauta fosse lo stesso che l’Autore del Poema sull’ Argonautica, che cor
ome di Orfeo, perchè infatti quello Scrittore per tale rappresenta se stesso  ; ma non è questo ormai più il giudizio degli Eru
foreste e montagne circonvicine. Scorse poscia tutta la Misia per lo stesso oggetto, nè più pensò a far ritorno agli Argonaut
l supposto giovine, gli manifestò il comando che avea avoto, ma nello stesso tempo protestò che piuttosto avrebbe tolto la vit
mero viene nominato come re della Pineta, ossia di Lampsaco : e dallo stesso Omero si ha, ch’era padre d’Adrasto e d’Anfio, Er
Ovidio pure lo fa ucciso in nave per la mano istessa di Medea ; e lo stesso Poeta soggiunge, che ne furono poscia sparse le m
a Iolao, e che ivi pure a di lui onore instituì feste e sacrifizj. Lo stesso Scrittore soggiugne altresì, che gli abitanti del
). Iole dopo la morte di Ercole passò al talamo d’ Illo, figlio dello stesso Ercole(e) (c). Apollod. l. 2., Paus. l. 7. (
nità, ed eglino pure lo rispettarono come un Iuogo d’asilò(a). Quello stesso re aveva inoltre dichiarato la guerra a Demofoont
ordine dall’Oracolo di andare a stabilire una colonia, spedirono allo stesso Oracolo Miscelo per sapere, ov’eglino doveano ese
se in aria, sieno state petrificate, e cangiate in iscogli, che dallo stesso Poeta vengono detti Scogli Scironidi (f). (e).
l corpò : lo che fece dire, che le statue di lui erato animate(c). Lo stesso artefice, trovandosi appresso Minos, formò un ser
de’ giri e stradelli non si sapeva trovarne l’ uscita(d). Ivi Dedalo stesso col suo figliuolo, Icaro, per ordine del re in pe
tto Nume cangiata in pianta, che acquistò il di lei nome, e fu da lui stesso riposta sulla mentovata corona(a). Igino poi (b)
eriva, di nuovo a lui recasse il medesimo anello. Ambizioso nel tempo stesso quel re di farsi conoscere per figlio di Giove, p
Fastoso il Centauro d’aver messi a morte i due Lapiti, mihacciavi lo stesso a Driante ; ma colpito nel collo da una pertica a
too, e con una lancia gli rrapassô le coste. Colpiti ugualmente dallo stesso Piritoo rimasero Lico, Cromide, Dittide, ed Elope
uel tronco, scoccò contro Demoleonte un’ asta, che lo fece perire. Lo stesso Peleo stese sul suolo Flegronte, Ilene, Clari, If
tore, sotto i colpi della di lui spada vi lasciò la vica. Appresso lo stesso Nestore incontrarono il medesimo fine Ctonio, e T
. L’esempio fu di stimolo agli altri, perchè eglino pure facessero lo stesso . Schiacciato Ceneo da sì sterminato peso, anch’eg
una parte dell’Epiro, chiamata poscia Caonia da Caone, fratello dello stesso Eleno, il quale, trovandosi secolui alla caccia,
iovine e tutti i regj tesori. V’è un’altra Tradizione, riferita dallo stesso Erodoto, la quale dice, che Elena, essendosi imba
ciò a battere le penne, e spinse altre innumerabili faville a fare lo stesso . Per tre giorni si aggirarono intorno al rogo, ed
orpo. Il rimanente sussistette lungo tempo dopo, e sempre rendette lo stesso suono. Credesi finalmente, che Mennone rendesse d
Merione(e). Si collegarono pure co’ Trojani altri due figliuoli dello stesso Pilemene, i quali si denominavano Mestle e Antifo
è i Greci la lapidarono(b). Più comunemente però si crede, che Ulisse stesso sia stasto l’autore della di lei morte ; e vuolsi
isse stesso sia stasto l’autore della di lei morte ; e vuolsi, che lo stesso Eroe, arrivato in Sicilia, sia rimasto così agita
una vittima umana(c). (3). Tetide era una Ninfa sì bella, che Giove stesso voleva prenderla in moglie. Nol fece poi, perchè
è la risposta, data al messo, afflisse Paride in guisa, che in quello stesso instante egli spirò. Enone allora con un colpo di
e Statue, coperte di una pelle di cane, ovvero sotto quello di questo stesso animale(a), il quale simboleggiava la vigilanza,
mente da Troja, perchè egli con Antenore, e Polidamante, figlio dello stesso Antenore, avea consegnata nelle loro mani quella
Patroclo nacque da’Stenele, e da Menezio, figlio d’Attore, per cui lo stesso Patroclo fu soprannominato Attoride(b). Non istet
da Achille, si avventò contro i Trojani. Eglino lo credettero Achille stesso , si spaventarono, e si misero in disordine. Patro
a abbiamo detto, Pronoo, e Areilico caddero sotto si colpi di lui. Lo stesso fine incontrò Sarpedone, valoroso figlio di Giove
se ne fuggirono appresso Andro, loro fratello, e re d’un’isola dello stesso nome, nel mare Egeo. Agagamennone minacciò la gue
i doni loro. Così dicendo, scagliò con forte braccio nel fianco dello stesso cavallo una grand’asta. Al fiero urto si scosse,
bino. Per celare poi l’obbrobriosa nascita di quello, comandò, che lo stesso fosse esposto nelle selve. Un certo pastore lo ra
sto e Clitennestra assassinarono Agamennone, Taltibio, ministro dello stesso re, abbia salvato il giovine Oreste, facendolo pa
n tempio, dedicato a certe Dee, chiamate da quegli abitanti Manie. Lo stesso Storico crede che fossero la stessa cosa che le F
e Oreste, dopo d’aver ucciso la madre, perdette la mente. Vicino allo stesso tempio eravi una spezie di tomba, detta la sepolt
otessa di quel tempio, e dopo morte viricevette onori divini. (d). Lo stesso Storico soggiunge, che gli Spartani pretendevano
un’annosa quercia, prodotta dal seme di quelle di Dodona, sacra allo stesso Dio. Intorno alla medesima giravano in lunga schi
dendogli il crine fatale. Ella rimase punita del suo parricidio dallo stesso Anfitrione, poichè questi, com’ebbe in sua mano l
e da’ Trojani il corpo d’Achille, abbiano dovuto sborsare il riscatto stesso , che quelli aveano contribuito per riavere il cor
auplio fece accendere sul morte Cafareo un fuoco ; trasse appresso lo stesso le Greche navi, le quali credettero d’accostarsi
e. Quegli, memore del giuramento, dato all’amico, e desioso nel tempo stesso di soddisfare alle ricerche de’suoi, percosse col
avvelenate di quell’Eroe cadde accidentalmente a Filottete sul piede stesso , con cui avea percosso la terra, e gli aprì una p
loro, presero a stracciare agli stessi le guance cogli artigli(a). Lo stesso aveva presagito Teoclimeno, figlio di Polifide, e
avea sollevato contro Ulisse ; ma restò ucciso da Laerte, padre dello stesso Ulisse(a). Tra gli amanti di Penelope si fa pure
colui nel condurre in corso un carro, e avesse acconsentito nel tempo stesso a perdere la vita, qualora ne fosse rimasto vinto
rò in alcuni d’ Elea, i quali si erano colà recati per ricercare allo stesso Nume il modo di far cessare la pestilenza, che de
he nol lasciassero più a lungo tra’ viventi. La terra in quel momento stesso si aprì, e lo racchiuse nel suo seno(a). (b). N
rovò in libertà, assali la fiera ; ma Cefalo, temendo la peggio dello stesso cane, risolvette di prevalersi dell’asta. Nel mom
ll’anzidetta Dea, ed eglino furono cangiati in uccelli, i quali nello stesso tempo presero a volare intorno il loro vascello.
el tempio(a). Vicino al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo stesso Anfiarao, e da cui, credevasi, che fosse asceso a
3 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
cendo tutte le Favole ad un ragionato ordine, non omettessi nel tempo stesso di soddisfare anche a quelli, che bramosi di legg
ni di Giove(a), o perchè erano riputati assessori e consiglieri dello stesso Giove(b) : e in questo ultimo senso si denominava
l trono il genitore. Questi per timore di esserne nuovamente da Giove stesso scacciato, cominciò a tendergli insidie. Non vi r
ima fosse stata innalzata dagli Epei, compagni di Ercole, o da Ercole stesso . Cerei pure ardevano in gran copia dinanzi a ques
ti(7), onde potesse indicare a tutti gli uomini la maniera di fare lo stesso (c). Trittolemo, scorse le Provincie dell’ Asia mi
altri dal re Eretteo ; altri da Museo, padre di Eumolpo ; altri dallo stesso Eumolpo(12). Si solennizzavano ogni cinque anni,
ta, chiamata Cinosura, che fu da Giove convertita in una stella dello stesso nome (c). Altri vogliono, che lo abbia nut ito un
i abbia introdotti (g). Altri ne attribuiscono l’instituzione a Giove stesso , dopochè egli disfece i Titani ; e soggiuagono ch
tra li Tessaglia e la Macedonia ; e però tenuto dagli Antichi per lo stesso Cielo(b). Giove sulla più alla pendice di quel mo
na statua di rame, che rappresentava Giove armato di una sferza dello stesso metallo. Essa ne’ giorni, ne’ quali era permesso
cuni, che Giove sia stato denominato Ammone da un certo pastore dello stesso nome, che fu il primo ad alzargli un tempio (b).
e scendevagli pel dorso. Dicesi che avesse anche corna e testa dello stesso animale. Non si va d’accordo riguardo alla ragion
Anche Iarba, re dell’Africa, pretendendo di essere discendente dallo stesso Dio, gli eresse cento magnifici tempj, e altretta
er apprenderne il modo, con cui si porevano allontanare i fulmini. Lo stesso re poscia gli eresse un altare, e gli sacrificò s
edio. Roma quindi eresse a Giove un’ara nel Campidoglio, e diede allo stesso Nume il soprannome di Pistore (e). Giove sotto il
ad una quercia in dono a Giove. Ivi pure eresse il primo tempio allo stesso Nume, e a questo diede il nome di Feretrio, dal v
auto banchetio al Senato. Alcuni poi pretendono, che lo dessero nello stesso tempio di Giove (b). In questo inoltre si pronunz
perpetuità del Romano Imperio, e affinchè si potesse sacrificare allo stesso Nume, si Iasciò scoperta una parte del predetto t
iede prima di aver fatto le dovute lustrazioni, necessariamente nello stesso anno moriva. Se una bestia, inseguita da’ cacciat
giati in lupi, e a que’medesimi di loro, i quali dopo nove anni nello stesso modo la ripassavano, senza essersi mai per tutto
edetto tempio Baucide rimase convertita in Tiglio, e in Quercia nello stesso momento restò pure cangiato il suo marito (a). Ma
ggio. Il Padre de’Numi, pieno d’orrore e di sdegno, scagliò in quello stesso istante un fulmine, con cui incenerì la Reggia de
ria (c) : lo che fece sì che l’effigie di un’ Aquila per volere dello stesso Nume divenisse anche l’Insegna militare nelle di
a con un fulmine precipitarlo nel Tartaro ; ma Apollo ottenne, che lo stesso Nume lo cangiasse invece in Aquila, gli affidasse
e interiora, quando un Nibbio per ordine di Giove le portò via. Giove stesso allora, dopo d’avere conferita al predetto uccell
ittà di Nisa, donde prese poi il nome di Dionisio, per alludere nello stesso tempo al padre suo, che nel Greco Idioma si chiam
Così per molti anni si fece da loro, e finalmente per volere di Bacco stesso sostituirono in luogo del giovinetto una capra, p
i furono così dette dal nome Brumo, che secondo il Cantelio(f) era lo stesso che Bromio, e con cui gli antichi Romani soleano
cadeva, era deriso. Il viacitore poi ne riportava in premio o quello stesso otre, o un altro, ma sempre pieno di vino. Questa
di volpi, dette in lingua Tracia bassari ; o finalmente perchè Bacco stesso si chiamava Bassareo per aver un tempio in Bassat
ui Sacerdotesse. Queste spaventate gettarono a terra i tirsi, e Bacco stesso si ritirò in Nasso(b). Il castigo, che n’ebbe Lic
comandato, che si tagliassero ne’ suoi Stati tutte le viti ; ch’egli stesso volle darne eccitamento a’ Sudditi col suo esempi
orte ubbriachezza, per cui egli commise una nefanda scelleraggine. Lo stesso Nume desolò inoltre colla peste la di lui città.
che l’albero, i remi, e l’antena si cangiarono in serpenti(c). Bacco stesso diedesi allora a divedere coronato d’uve, col tir
avvinto(a). Euripide vuole, che anche Bacco sia andato soggetto allo stesso maltrattamento(b). Penteo poi si recò al Citerone
essa poi perdeva, qualora veniva trasportata a qualche distanza dello stesso tempio(c). Anche in Amiclea, città della Focide,
uto anche con corna di toro nella fronte, e tal’altra con testa dello stesso animale(i). Finalmente gli si diede in mano un gr
icato, e potea consecrare alla Dea la sua immagine. Altra Festa dello stesso nome si solennizzava in Pellene con giuochi, ne’
Dea, se ne volle trasportare altrove la statua ; ma che essendosi lo stesso bosco all’ improvviso coperto di foglie, la statu
i, ha l’Inferno, una di corno e l’altra d’avorio. All’ ingresso dello stesso veglia Cerbero(2). Ivi pure si trovano il dolore,
na quella, che per gelosia trasformò Menta nella predetta erba(e). Lo stesso afferma anche Strabone(f). A Plutone non s’immola
itetti (a). Queglino, compito il lavoro, ne chiesero in mercede dallo stesso Apollo la cosa migliore per l’uomo. N’ebbero in r
. Maravigliosa fu la maniera, con cui Apollo manifestò, ch’egli dallo stesso tempio voleva dare i suoi Oracoli. Diodoro di Sic
li abitanti de’luoghi vicini, accorsi al prodigio, esperimentarono lo stesso effetto, ch’eglino cominciarono a parlare confusa
e del Castalio fonte, e masticava foglie d’alloro, raccolte presso lo stesso . Condotta poscia da’Sacerdoti scendeva sul Tripod
eva dell’incenso, e dopo d’aver fatto le solite preghiere, gettava lo stesso incenso sul fuoco. Se era si per ottenere quel, c
quali la principale ceremonia era quella di far usoire dalla città lo stesso numero di fanciulle e di giovani, i quali andasse
Augusto poi gli aggiunse il nome di Palatino, perchè sul monte dello stesso nome gli consecrò un tempio assai celebre pe’port
tino avea fabbricato ad Apollo un tempio sul monte Cotilio, perchè lo stesso Dio avea liberato quel luogo dalla peste(c). Al d
ome sacri tutti i topi di que’dintorni(d). Polemone poi, citato dallo stesso Clemente(e), dice che i Frigj alzarono anch’essi
ole un’ ara, formata di ceneri di vittime, sacrificate in onore dello stesso Dio(a). E’ incerto, donde derivasse ad Apollo il
ovinare, e la di cui strage, commessa da’ Dorj, venne vendicata dallo stesso Nume con orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, c
Gli Spartani la raccolsero con tutta venerazione, fabbricarono nelto stesso luogo un tempio al Nume, e lo denominarono Epidel
sollevavasi in aria, e scorreva per qualsisia inaccessibile luogo. Lo stesso vantavasi di predire il futuro, e spezialmente il
ere alla luce, the sparge per tutto il mondo, in quanto che egli è lo stesso che il Sole(b). Sotto questo aspetto ebbe per pad
n gran numero di plù piccoli, i quali rappresentavano le Stelle. Allo stesso ramo eranvi attaccate trecento e sessanta cinque
Tebe, allora assediata da’ Pelasgi. Le due armate si trovarono nello stesso tempo obbligate di celebrate una Festa d’ Apollo.
to da Apollodoro, dieci dell’uno e dell’altro sesso(f) ; e secondo lo stesso Apollodoro sette figli e sette figlie(g). Questa
a madre si trovavano, e colle loro frecce li misero tutti a morte. Lo stesso fine incontrarono pure le di lei figliuole, eccet
onte Tmolo. Suonò Pane il rusticale stromento, e il Nume pure fece lo stesso . Il giudizio stette in favore d’Apollo. Piacque a
are, che il suo Re aveva le orecchie asinine, ma non osando nel tempo stesso di farlo per timote di castigo, scavò in rimota c
ma avendo osservato un albero, carico di fichi, si fermò appresso lo stesso , finchè quelli si ridussero a maturità. Dopo esse
sto senza sepoltura, o perchè le si sacrificavano cento vittime nello stesso tempo : il quale sacrifizio appellavasi, come abb
o alla spiaggia del mare. L’animale si gettò a nuoto, ed egli fece lo stesso , cosicchè si trovò senza accorgersi in alto mare,
o con pompa nel tempio della Dea contratti di nozze. Dietro il tempio stesso eravi un bosco, in cui potevano aver ingresso a b
la città di Pafo, da lui fabbricata, e le alzò un tempio, di cui egli stesso volle costituirsene il sacerdote(f). Ne avvenne q
quali fumava un perpetuo incenso. La venerazione, che si avea per lo stesso tempio, estendevasi anche a’sacerdoti del medesim
del suo innalzamento all’ Impero(b). Si racconta innoltre, che nello stesso tempio siasi fatto venire Tamira di Cilicia per i
naviglio, che da se si mise in viaggio. I venti la portarono al luogo stesso , ove l’amante di lei erasi ritirato ; ed ella v’a
ili lavori. Notte e giorno vi si conservava sull’altare la fiamma. Lo stesso tempio fu sempre in grande venerazione ; e ne’ pr
ò abbia dovuto vedere a perire di pestilenza la sua armata, e ch’egli stesso sia stato poi ucciso da’suoi concittadini(a). Ven
nche nel Campidoglio un tempo, dedicato da Q. Fabio Massimo nel tempo stesso , in cui il suo collega, Otacilio Crasso, consecra
ale vendetta, intimò per mezzo ed’un oracolo, che la figlia di quello stesso re servisse di pasto ad un mostro marino(a) (2).
opra un carro, strascinato da cavalli alati. Quell’Isola, continua lo stesso Scrittore, fu popolata da dieci figliuoli, che pa
e questa, tostochè ne comparve gravida, fu da Giove ingojata ; che lo stesso Nume, poco tempo dopo sorpreso da gagliardissimo
Principe della Focide, era richiesta da più personaggi in moglie. Lo stesso Nettuno se n’era invaghito, e in varj modi avea p
stinato a quella città, in cui si sarebbe conservato quello scudo. Lo stesso re lo frammischiò con altri undici, del tutto sim
redetti scudi nella destra, saltavano per la città, e battevano nello stesso tempo sullo scudo con una nuda spada, che tenevan
u moglie, ma sorella a Marte (d) (5) ; secondo altri era figlia dello stesso Marte (e). I Poeti dicono, ch’ella preparava il c
, vergognatasi d’averlo dato alla luce, lo precipitò nel mare (e). Lo stesso Poeta poi in altro luogo soggiunge, che fa Giove
esa alle colonne del tempio. Si esaminavano poscia le interiora dello stesso animale per trarne de’ presagi, e si aspergevano
denominavano Saba, e la facevano figlia di Beroso. Ella, continua lo stesso Storico, e quella stessa, che da alcuni si appell
sabbia racchiudeva nella mano, ma non avvertì di ricercarne al tempo stesso permanente la freschezza della sua gioventù. Quin
a di Tarquinio ne bruciò allora tre, e gli offerse gli altri sei allo stesso prezzo. Derisa vieppiù, e rigettata da lui con ma
o, il quale avesse potuto vincerla nella corsa, soggiungendo al tempo stesso che la morte sarebbe stata il castigo del vinto.
a loro sterminati(l). Vuolsi altresì da Filostrato, cu’ egli fosse lo stesso che Encelado(a). Intorno a Briareo Omero soggimge
lo chiamavano Egeone(b). Egli avea cinquanta teste, e cento mani. Lo stesso dicesi di Gige e di Cotto(c) : e però questi tre
vapori di quella palude erano effetto del respirare, che vi faceva lo stesso Gigante : e quindi l’anzidetta palude da loro chi
za mai respirare ; che poi lo abbia ucciso con un pugno, e solo nello stesso giorno se lo abbia mangiato(d). Questo Atleta por
io vi restò preso dentro, consicchè egli divenne preda de’Lupi(b). Lo stesso sei volta avea ottenuto il premio ne’Giuochi Olim
tua di bronzo, la portò sino alla sua casa ; indi la rimise nel luogo stesso , donde l’avea presa. Dopo morte gli s’innalzò una
ò ne’ Giuochi Olimpici il premio del Pentatlo. Lasciò un figlio dello stesso suo nome, il quale pure conseguì più corone a’ me
lo che si chiamava Oleromanzia. In alcuni tempj ciascuno gettava egli stesso le Sorti. Queste non si consultavano, so prima no
redetta bevanda a tutti gli Dei (g) fuorchè a Giove, a cui secondo lo stesso Poeta la porgeva Ganimede (h). La Dea Ebe fu molt
re particolari ceremonie. V’è chi pensa, che fosse così onorato Giove stesso sotto il simbolo di fulmine. Tutti i luoghi, perc
o annerite dal fulmine. Questo era uffizio degli Auguri (d). Il luogo stesso , percosso dal fulmine, chiamavasi Bidentale. Bide
scrizione e una preghiera a’Numi per impetrare tranquillo riposo allo stesso defunto(a). Notiamo per ultimo, che Jouvency indi
adroni, i quali non osavano mai di violare il giuramento, fatto nello stesso tempio, di trattarli per l’avvenire più dolcement
i Dioscori, perchè nacquero da Giove (c). La loro madre al dire dello stesso Cicerone fu Proserpina (d). Ferecide vuole, che s
serpina (d). Ferecide vuole, che sia stata Cabera, nata da Proteo. Lo stesso Scrittore dà loro per padre Vulcano, perchè si cr
eps. Ling. (39). L’Aquila, per essere sacra a Giove, conseguì dallo stesso Nume la prerogativa di non restare mai colpita da
a di buon presagio. Si prediceva il futuro anche dal modo, con cui lo stesso predava. Se i Principi sognavano di esserne rapit
ù antico, che il Bacco, nato da Semele(a). Altri attribuiscono questo stesso nome non a Bacco, ma ad un suo figlio(b). Ciceron
i uomini colle corna di capra in cesta, e nell’inferiore quella dello stesso animale : per cui furono soprannominati Capripedi
ntre poi di giorno non vi si vedeva alcuno. Si credette, soggiunse lo stesso Scrittore, che tali Isole fossero abitate da’ Sat
cagliò contro di lui, e lo fece perire. Gli Dei cangiarono il Pastore stesso in fiume, che ritenne il di lui nome(b). Ritornan
ue da Proserpina e da Giove, trasformato in serpente ; o perchè Bacco stesso talvolta si venerò sotto l’immagine di serpente,
rchè i Latini, guerreggian guerreggiando contro Mezenzio, fecero allo stesso Nume una libazione di tutto il loro vino (a). (a
sione di queste Feste le Tiadi sotterravano la statua di Carila nello stesso luogo, ov’erasi sepolta. Il re era tenuto a presi
ssero la morte d’ Icario, le loro figliuole avessero ad incontrare lo stesso fine di lei. L’ ottenne, poichè molte giovani d’
ffinchè la novella sposa permanesse nella casa del marito (b). Per lo stesso oggetto si venerava il Dio Domizio (c). Le Dee Ca
gli sposi (g). Questo Nume però non è da confondersi coll’altro dello stesso nome, e il quale proteggeva i gioghi de’ monti (h
nto Borea, altro non fosseche le lagrime, le quali si versavano dallo stesso vento per la perdita dell’accennata Ninfa (a). Pa
Queglino, dopo d’aver offerto un sacrifizio, si addormentarono nello stesso tempio, nè più si svegliarono, poichè Giunone ave
dato il nome di Eumenidi, ossia benefiche (c), e venne ad esse dallo stesso Oreste eretto un tempio sotto il titolo di Dee Ca
ante, re degli Argivi. Quivi fu accusato di falso delitto appresso lo stesso Preto da Stenobea, o Antea,(d), di lui moglie. Pr
finalmente di quest’ Idra era sì fatale, che una freccia, tinta dello stesso , recava inevitabilmente la morte(g). (9). Le Gor
farsi allora sulle tombe de’ morti per placare gli Dei Mani(c). Dallo stesso mese presero altresì la denominazione le Feste Fe
da Tiresia, che colui sarebbe vissuto, finchè non avesse rimirato se stesso . Com’era assai avvenente, così molti giovani e fa
li era, vi si accostò per dissetarsi. Vide, bevendo, l’immagine di se stesso , che lo innamorò ; e figurandosela un corpo reale
nato uno de’ fiumi dell’ Inferno, perchè si fiuse, che le acque dello stesso avessero la virtù di togliere a chi le bevea, la
tico, phlegetho, abbruciare, e supponevasi, che le rapide acque dello stesso fossero fiamme, le quali da ogni lato circondasse
, che attraversava gran parte della sua città ; vi feco correre sullo stesso un carro, che produceva uno strepito simile a que
o. Leggesi di un certo Annon Cartaginese, che coltivando anch’egli lo stesso pensiero, raccolse in un luogo oscuro molti uccel
rano ritirate, e lo fece prigioniero. Alceste, di venuta moglie dello stesso Admeto, vedendolo minacciato della morte dal suo
uscul. Quest. l. I. (8). Pausania dice, che Agamede fu ucciso dallo stesso suo fratello, Trofonio, nella seguente circostanz
fame, dando oracoli. Si continuò a consultarlo anche dopo morte nello stesso luogo. Chi ciò faceva, era solito a sedere nudo s
i si facevano incontro. Dicesi inoltre, che chiunque discendeva nello stesso antro, non mai poscia rideva(b). Trofonio fu anch
ne Lucina(d). (c). Id. Ibid. (12). Dicesi, che Gige, gonfio di se stesso , perthè era potentissimo in armi e in ricchezze,
i, i quali fiorivano nella Grecia, ma quegli non volle accettarlo. Lo stesso fecero tutti gli altri ; sicchè il tripode finalm
ricato ad Apollo, detto perciò Leucadio(h), perchè credevasi, ch’egli stesso avesse indicato agl’infelici amanti, che per guar
lle Parche l’immortalità ; ma essendosi dimenticata di chiedero nello stesso tempo anche il privilegio, ch’egli non mai invecc
il capo, come più diffusamente vedremo(i). Esiodo poi pretende che lo stesso cavallo siasi detto Pegaso, perchè comparve alla
ava nel lago. Copaide appresso Aliarto(c). Dicesi, che le acque dello stesso inspirassero il genio della Poesia(d). (39). Il
alde del Parnasso. Pretendevano, che non solo le acque, ma perfino lo stesso strepito delle medesime cagionasse lo spirito fat
chi. Ateneo(d), e Pausania(e) vogliono, che sia stata inventata dallo stesso Marsia. Apollodoro poi pretende, ch’egli l’abbia
, e comandò, che quello fosse tosto esposto a’ cani. Spedì egli nello stesso tempo una spada alla figlia, affinchè di sua mano
emette col piede una biscia. Questa la punse col velenoso dente nello stesso piede, e sul più verde degli anni suoi la fece mo
ano i rostri, e ivi i più intimi propinqui ne recitavano l’elogio. Lo stesso si praticava appresso i Greci(h). Dal Foro si pas
; se Cupido colla punta d’una freccia non ne l’avesse risvegliata. Lo stesso Nume volò subito dopo al Cielo, e ottenne da Giov
rcole alcuni buoi. Altri vogliono, che Cariddi sia stata uccisa dallo stesso Ercole, e che Giove poscia la abbia convertita in
alle libbra una tazza di vino, raccolto da quella vigna. Nel momento stesso accorse un certo a riferirgl, che un grandissimo
i Venti favorevoli, cioè Noto, Borea, e Zefiro, i quali a detta cello stesso Poeta nacquero dagli stessi Dei(d). Igino poi vuo
avere. Divulgatosi l’atroce caso, pianse tutta la Reggia d’Eneo. Eneo stesso si dolse d’essere vissuto sino a quel giorno. Alt
e, mentre si lavavano (f). Teocrito ci dimostra Cerere, vestita dello stesso ornamento(g). Questo medesimo Poeta vuole che il
maestà divina, e in atto d’ ascendere al Cielo ; v’ aggiunse, che lo stesso Romolo gli predisse la futura grandezza della sua
luogo pubblico, allora si conduceva tre volte la vittima intorno allo stesso luogo, e vi si abbruciavano dei profumi (a). I Ro
4 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
l’idea informatrice deve essere assolutamente in relazione con quello stesso ammirevole accordo che passa fra la volontà impal
letterarie dei elassici, le quali, alla loro volta, saranno dal fatto stesso , di cui vengono in appoggio, rese più chiare, lim
alla natura umana, porta l’uomo con grande facilità, ad assimilare sè stesso all’ente che adora ; e quanto questo è meno visib
pianger disperatamente nel veder scorrere il proprio sangue ; e Marte stesso , piagato dal medesimo eroe, copre, cadendo, sette
a Gerusalemme ! Il settimo giorno gridò : Sventura a me ! E al punto stesso un sasso enorme briccolato dalle baliste romane,
scena favola del Toro di Pasifae 43 la moglie del re di Creta. Omero stesso , il poeta sovrano, implicando fra gl’incidenti de
do atfatto simile a quella del re Ciro, il famoso monarca46. L’olimpo stesso della Mitologia Greca e Romana, altro non era se
e la terra ? Ah ! ella è pretensione codesta da far morire di riso lo stesso Dio del Riso, il vecchio Momo. F. D. Guerrazzi — 
ezionato che chiamavasi anche Abas, come pure vi fu un Centauro dello stesso nome. Vi fu anche un altro Abas, da non confonder
a divinità dei Galli. È credenza di molti chiari scrittori che sia lo stesso che Apollo o il Sole, che i Cretesi chiamavano an
gura essendo principalmente composta dalle lettere del nome Abraca lo stesso che Abracox o Abraxas che si credeva essere il pi
. Acacalide. — Ninfa sposata da Apollo. Era anche conosciuta sotto lo stesso nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era que
ci davano questo soprannome ad Apollo, che i Latini chiamavano con lo stesso significato Irtonsus, vale a dire che non si sape
are il caduto amico, fece legare Ettore al suo carro, e guidando egli stesso i suoi focosi destrieri, fece tre volte il giro d
e Admeto avea avuto per lui, gl’insegnò il modo di aggiogare sotto lo stesso giogo le due belve. Apollo ottenne anche dalle Pa
ia minore vicino Pergamo. Veniva anche detta Montana, ciò che vale lo stesso . 117. Adramech Anamelech. — Idolo degli Afri. Ave
a Sicilia, forse perchè in quell’isola v’era una città che portava lo stesso nome, oggi è la città di Adernò. Il culto di ques
olinice, Tideo, Capaneo, Ippomedone, Anflareo e Paride e si mise egli stesso alla testa di quell’esercito. È questa spedizione
a farsi render conto del male acquistato retaggio, e se ne rese egli stesso padrone. Da questo fatto la tradizione mitologica
cagione della caduta di Fetonte. Il cronista Claudiano attribuisce lo stesso nome ad uno dei cavalli di Plutone, facendo deriv
modo che suo fratello Trofonio non seppe trovare altro scampo per se stesso , che quello di tagliare la testa al fratello. Qua
da gelosia, ispirò nell’animo di Ati tale sentimento di furore che da stesso si rese eunuco e lo stesso fece il re di Pessinun
mo di Ati tale sentimento di furore che da stesso si rese eunuco e lo stesso fece il re di Pessinunte. Colpito Agdisto dal mal
le crudele, egli violo Cassandra, sacerdotessa di Pallade, nel tempio stesso dedicato alla Dea, nel quale la vergine s’era nas
funesti ; poichè il calteo, o budriere che Ajace donò ad Ettore fu lo stesso col quale questo eroe venne legato pei piedi al c
one di Felice Bellotti). Appena tornato in ragione rivolse contro se stesso la spada che gli avea donata Ettore, e si uccise.
osi nella Caria Ala il cavallo e Banda la vittoria. 225. Alahgaba, lo stesso che Eliogabalo V. Eliogabalo. 226. Alala sopranno
furono in considerazione della Dea innalzati varii monumenti ed egli stesso assunto agli onori eroici. 228. Alalcomena sopran
a Dea. 235. Alburneo. — Dio riverito su di una montagna, che aveva lo stesso nome nella Lucania. 236. Alcatee erano così dette
combattimento quattro dei seguaci di Ercole, e voleva uccidere Ercole stesso , il quale parò il colpo con la sua clava, lo fini
lici, e non potendo a causa della sua estrema vecchiezza, andare egli stesso alla guerra, vi mandò i due giovanetti, i quali f
i pretendere fossero date loro Diana e Giunone. Giove allora mandò lo stesso Marte, Dio della guerra, a combatterli, ma essi l
in suo aiuto Nettuno, il quale la liberò dal satiro, ma le fece egli stesso l’insulto che il satiro volea farle. 341. Ammone
sso l’insulto che il satiro volea farle. 341. Ammone o Hammon. — È lo stesso che Giove, il quale veniva sotto questo nome part
432. Angitia. —  V. Anguitia. 433. Anieno. — Dio del fiume Anio. Lo stesso che oggi chiamasi Teverone. 434. Anigero. — Fiume
ntandro. — Città della Frigia. Nel porto di essa, conosciuto sotto lo stesso nome, s’imbarcò Enea. 452. Antea. — Altrimenti de
re Sublimi doti. ammirator tu padre. Sì, ne saresti al par di me ; tu stesso , Più assai di me, chi, sotto il crudo impero D’ E
di Osiride ; altri di Mercurio ; altri finalmente che fosse Mercurio stesso . 482. Anxuro. — Anxuyro e Axuro, parole che signi
siride e Serapide. Gli Egiziani riguardavano il Dio Apis come Osiride stesso . Il bue sotto la cui figura veniva Apis venerato
somma di danaro. L’ Egitto intero era in lutto come se fosse morto lo stesso Osiride, e tutte le città Egiziane, rimanevano ne
esta falsa credenza che Strabono combatte e nega nelle sue opere ; lo stesso Plinio racconta che le acque dell’ Aretusa esalav
altro Argo fu famoso architetto figlio di Polibio ; generalmente è lo stesso che inventò il naviglio che prese il suo nome. Fi
si tiene memoria come inventrice di un certo cantico a cui si dava lo stesso suo nome. 588. Arpedoforo. — Dalle due parole gre
lei che la inseguì per lungo tempo e non la raggiunse che nel tempio stesso di Diana, ov’ella si rifuggì sperando di sottrars
evano fatta una divinità. Ariano ci rapporta che i Gadarii avevano lo stesso culto per le arti e per la povertà, la quale veni
è forse la barbara costumanza che imponeva ai sacerdoti di Cibele lo stesso supplizio, da essa imposto all’infido amatore. Ne
so, e la narice Resta aperta più sotto, e ’l mento torna Dentro in se stesso , e in modo vi si serra, Che la bocca vien muso, e
Egitto ebbe a madre Semele, e seguendo la tradizione favolosa. Giove stesso gli fece da madre. Fu ritrovato esposto nell’isol
terno. Belide era anche chiamato Palamede, per essere pronipote dello stesso Belo. 763. Belifama o Belizama. — Nome che signif
articolarmente venerata in una città dell’alto Egitto, che portava lo stesso nome. 784. Betannoni. — Soprannome dei Coribanti,
di Giove. Da questo Bieunio si dà talvolta questo soprannome a Giove stesso . 797. Biforme. — Vale a dire che la due forme o n
quella dell’orsa maggiore presso il polo artico. Si crede che sia lo stesso che Icaro. Altri scrittori vogliono che sia Arcas
o a lui consacrato morisse alcuno ; ma non è egualmente logico che lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo
se per sempre la nascita di un uomo in uno dei suoi sacri recinti. Lo stesso autore fa similmente menzione di un bosco sacro d
i senz’aver nulla a tenere dai cani che li perseguistavano, poichè lo stesso Apollo, non appena i cervi erano enirati nel reci
o Che dagli Dei nomato é Briaréo. Da’mortali Egèone, e di fortezza Lo stesso genitor vincea d’assai. Omero — Iliade L. I. tra
ede del bottino di guerra, la giovinetta Briseide ; ma poi Agamennone stesso la ritolse ad Achille, volendo ritenerla per sè.
scultore che visse all’epoca della sessantesima olimpiade. Egli è lo stesso ricordato nelle cronache per aver scolpito la pri
avvalorata dall’opinione dei migliori scrittori, che Busiride sia lo stesso che Osiride ; e che il sanguinoso culto con cui q
i sacrifizii ; come venivano dette Camille le giovanette adebite allo stesso ufficio. 922. Camillo, Cadmillo Casimillo. — Sopr
ome. 924. Camos. — Secondo il Vossio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como dei Romani e dei Greci. Il re Salomon
a così chiamata una delle Divinità dei Savizii. Si crede che fosse lo stesso che il Dio Marte della Mitologia Greca e Romana,
è dell’orrendo misfatto ; e pensava in cuor suo di far morire Macabro stesso  ; ma questi si sottrasse allo sdegno paterno, fug
te sdegnata, che comandò a Gige di uccidere Candaulo e poi sposò Gige stesso . 937. Cane. — Nella mitologia greca e romana ques
lei, veniva sotterrata all’istesso posto ove giaceva la morta. Il re stesso era tenuto ad intervenire a questa festa ed a pre
alli di questo famoso guerriero erano della razza di quelli che Giove stesso regalò a Tros, quando rapì il figliuolo di lui Ga
elle mura della città. Questa opinione è infatti appoggiata da Plinio stesso , il quale fa datare l’uso della macchina detta ar
donato. Riconosciuto il suo fatale errore egli si trafisse col ferro stesso . Giove mosso a compassione li cangiò entrambi in
ottratto Dedalo alle persecuzioni di Minos, se ne fosse disfatto egli stesso poi per proprio conto. È questa un’opinione assai
o alcun male a coloro che navigavano il Nilo in una barca fatta dello stesso legno di cui era fabbrita quella di che si serviv
non osavano cibarsi della loro carne, ritenendo che sarebbe stato lo stesso che cibarsi delle loro divinità. Anche presso gli
fi, in un tempio consacrato a Vulcano, varie statue rappresentanti sè stesso e la sua famiglia, l’altezza delle quali giungeva
dei nemici la propria patria, fu fatta uccidere per ordine di quello stesso uomo pel cui amore essa s’era resa traditrice. Co
a denominazione. 1239.Conso. — Dio dei consigli : si crede che sia lo stesso che Nettuno Ippio. 1240.Consuali. — Feste che si
tende che il nome di Cortina, fosse adoperato per indicare il tripode stesso . L’opinione più fondata però sembra quella che at
non potendo vivere senza suo figlio, allesti una flotta e mosse egli stesso a rintracciarlo. Egli sbarcò all’isola di Rodi, o
ali s’inflammarono non appena Creusa se ne fu adornata, producendo lo stesso effetto che il fuoco nella scattola. È opinione d
tità di sorci nei suoi campi. Però essendosi Criniso corretto, Apollo stesso uccise a colpi di frecce quegli animali divorator
giò in lauro. Apollo allora consacrò quell’arboscello a Dafne ed egli stesso si fece di quelle foglie una corona, che poi port
li in versi, cosi armoniosamente poetici, che si credeva averne Omero stesso inseriti buon numero nei suoi poemi. Al dire di D
rcondavano questi globi, contrasegnavano i giorai dell’anno. Dal nome stesso delle feste, si dava il nome di Dafnefore, al gio
ronaca mitologica ricorda che Teseo lo fece morire, infliggendogli lo stesso supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era q
. — Così furono nominate le 50 figlie di Danao, le quali furono nello stesso giorno sposate da 50 loro cugini germani. Danao,
io di Pilumnio e di Danae. Egli ebbe un figlio al quale impose il suo stesso nome, e che poi sposò Venilia da cui ebbe Turno.
fosse opera di Dedalo e d’Icaro suo figlio, li fece rinchiudere nello stesso laberinto da essi costruito, per lasciarveli mori
zione. 1392. Delfa. — Detta anche Delfisa : sibilla che era nel tempo stesso sacerdotessa del tempio di Delfo. 1393. Delfico. 
, come colpite da terrore. Attratto dalla curiosità, si avvicinò egli stesso , e colpitto dai vapori che esalvano da quell’antr
i vivente Sollevo, te, che la canora figlia Del sommo Giove, e Apollo stesso ispira. Omero — Odissia — Lib. VIII Trad. di I.
pazzia, la scacciò con aspre maniere, e allora Demofila innanzi al re stesso gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo
nzi al re stesso gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo lo stesso prezzo per gli altri sei che rimanevano. Il reper
a bruciò altri tre dei suoi volumi, seguitando a pretendere sempre lo stesso prezzo per gli ultimi, e minacciando il re per la
e di tutte le cose, con un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove stesso , il padre degli dei, era sottomesso alla volontà
re che la pronta cavalleria vada a cavallo, fuori il pomerio : questo stesso è per l’esercito armato ; per la qual cosa di rad
abitanti misero a prezzo la sua testa, e la cronaca racconta che egli stesso , stanco della sua vita di delitto, persuase il pi
ago che si morde la coda, volendo indicare che il mondo gira sopra sè stesso . A Roma vi erano dei sacerdoti ministri di Eano o
icato per fino un oracolo. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu uno dei seguaci più caldi della nov
gli abitanti credevano generalmente che il fuoco si appiccasse da sè stesso alle legna su cui si ponevano le vittime che le v
Strofio. …… oh ! ben sovvienmi : Elettra, a fretta, per quest’atrio stesso Là mi portava, ove pietoso in braccio Prendeami S
ù probabile, imperio delle superstiziose credenze di quei tempi, egli stesso mandò un altro messaggio all’oracolo, col quale g
tea, dalla parola Greca Ἐμιδεα Semidea, secondo che suona il vocabolo stesso di Emitea. 1663. Emo. — Re della Tracia, il quale
cando sul capo del padre le maledizioni del cielo. Ed essendosi il re stesso portato a vedere se i suoi ordini fossero stati e
atto al furore del figlio con la fuga. Allora Emone rivolse contro se stesso tutto il suo furore e abbracciando anche una volt
, Il ferro trae : scampò fuggendo il padre : Misero : allor contro sè stesso irato Sovra l’acciar slanciandosi, sel figge Mezz
ontro non meno pericoloso con Diomede, nel quale però Enea, ebbe seco stesso a felicitarsi d’esser figliuolo d’una dea, perchè
egli fu passionatamente amato dalla ninfa Tiro, della quale era nello stesso tempo innamorato Nettuno. Il dio per ingannarla p
’antichità si trova di sovente il nome di Enossitone, adoperato nello stesso significato. 1696. Enotoceti. — Nelle opere di St
conseguenza delle ferite. Ne successe una mischia nella quale Ercole stesso assai mal concio dovè ritirarsi. Però qualche tem
ze per consacrare la casa che lo sposo aveva scelto per domicilio. Lo stesso nome di Epaulie davansi ai doni che i convitati f
aveva il magnifico tempio ed oracolo celebre nell’antichità sotto lo stesso nome. La cronaca mitologica ricorda di un’altro E
che erano ritenuti come protettori della crescenza dei bambini. Giove stesso considerato come il supremo datore di ogni bene,
28. Epifane. — Soprannome dato a Giove, e che aveva presso i greci lo stesso significato della parola latina Elicius, colla qu
to della parola latina Elicius, colla quale i romani indicavano Giove stesso . Tanto la parola Epifane che Elicius racchiude il
ltri asserisce esser morto in seguito delle ferite fattegli da Nitteo stesso , il quale alla sua volta mori vittima dei colpi r
ebbe caro Epopeo, fece quand’egli morì, scaturire dal tempio che egli stesso le aveva innalzata una fontana di olio. 1751. Epo
e e l’Odissea, sono essenzialmente greche, non altrimenti che il nome stesso di Ercole. Infatti, se coteste tradizioni racchiu
n à alcun caratteristico fondamento. L’Ercole greco non à nulla in se stesso , e nelle sue opere, che lo riveli di una indole d
o si è voluto fregiare in prosieguo. L’inno Omerico ci presenta nello stesso ordine i fatti della tradizione, con la stessa se
vinizzati dopo la morte, ai quali si dette, per la stessa ragione, lo stesso nome. La confusione che naturalmente dovea portar
i difese, richiamando alla memoria dei giudici una legge di Radamanto stesso , la quale mandava assolto chiunque avesse respint
esercito, marciò contro Tebe, ma fu nella battaglia ucciso da Ercole stesso , a cui Minerva avea regalato una magnifica armatu
tesso, a cui Minerva avea regalato una magnifica armatura. Anfitrione stesso fu ucciso in questo combattimento che valse ad Er
rnali. Fu allora che egli uccise Megara e i suoi figli, ma cadde egli stesso sotto il peso di un’enorme pietra che Minerva gli
tologi, avvertiremo ancora che l’ordine delle dodici fatiche non è lo stesso presso tutti i cronisti della favola, che il temp
Vulcano di una corazza d’oro, Minerva di un mantello di nubi, ed egli stesso arma il suo braccio formidabile di una poderosa c
doro, Ercole figura anche fra gli Argonauti, sebbene è opinione dello stesso autore, che Ercole rimanesse affatto estraneo all
l cielo in mezzo a replicati scrosci di fulmine, per comando dl Giove stesso . E come la sua invitta e nobite alma Scarca sarà
to servito dagli schiavi pubblici, e finalmente custodito dal Pretore stesso della città. I giuramenti che si facevano sull’ A
ndevano cura del bagno di Giunone. Nella città di Argo veniva dato lo stesso nome alle sacerdotesse che presiedevano al culto
i Co’ miel nemici, e vincitore i monti Arsi de’scudi ; allor ch’Erilo stesso , Lo stesso re con queste mani ancisi. A cui nasce
nemici, e vincitore i monti Arsi de’scudi ; allor ch’Erilo stesso, Lo stesso re con queste mani ancisi. A cui nascendo avea Fe
sa per il cignale che è conosciuto nella tradizione favolosa sotto lo stesso nome. Ercole lo prese vivo e lo portò ad Euristeo
se. Lucano chiama Cleopatra l’Erinni dell’Italia ; e Virgilio dice lo stesso ad Elena. Erinni era anche il nome che in Sicilia
Ermia fosse morto, lo riportasse alla riva, e che quivi morisse esso stesso , quasi conoscendosi colpevole della morte di lui.
la quale si celebrava la memoria delle loro imprese gloriose. Erodoto stesso è della medesima opinione, allorchè dice nelle su
Finalmente dopo aver richiamati alla vita Ippolito e Glauco, fu egli stesso ucciso dalla folgore che Giove gli lanciò temendo
ni hui. Virgilio — Eneide — Libro VII. trad. di A. Caro. Però Giove stesso che lo aveva ucciso, sia per propria amicirazione
medesimo donata a Dardano, si dava il soprannome di Esimnete a Bacco stesso . 1831. Esione. — Figlia di Laomedonte, re di Troj
, lasciò Esione ed i cavalli che il re gli aveva donato, a Laomedonte stesso , a patto però che gli avrebbe restituito il tutto
Divenuto adulto egli fondò nella Beozia una città conosciuta sotto lo stesso nome. ….. e quante entran ricchezze In Orcomeno
eo uccisore di Ifiso fu espiato da Euristeo, re di Micene ; ed Ercole stesso vediamo espiato da Ceixo re di Trachina, e poi da
fratricide, ed i delitti più atroci, insanguinarono la terra. Saturno stesso divora i suoi figli, e detronizza suo padre Urano
i Trezene conosciuto per la sua saggezza. Etra fu segretamente, dallo stesso suo padre, maritata ad Egeo che la rese madre di
a tradizione favolosa, erano state nutrite sul monte Pierio da Apollo stesso . …….. Prestanti assai Eran le fereziadi puledre
uota d’Isione sospese l’eterno suo movimento ; e Proserpina e Plutone stesso , inteneriti dalle divine armonie, ordinarono che
uale era rinchiusa una statua di Bacco, fatta da Vulcano, e che Giove stesso aveva donato a Dardano. Euripile impaziente di ve
auri : Ma, gravato dal vin, primo il disastro Eurizion portò sovra sè stesso . Omero — Odissea — Libro XXI Trad. di I. Pindemo
ria, ed è scritto che riportata che l’ebbe, fece fabbricare nel luogo stesso ove accampò il suo esercito, un tempio, nel cui a
a divinità. A tale uopo fece innalzare un altare, e innanzi ad Ercole stesso , vi sacrificò, in suo onore, un giovine toro. Col
tre specie marcate e distinte fra loro, sebbene impresse tutte dello stesso carattere. La prima Evocazione era quella che si
li venivano nella maggior parte attribuiti al poeta Proclo ed a Orfeo stesso . In essi si conteneva una specie di preghiera, ch
cessarî a simili cerimonie fu, secondo la tradizione, incenerito egli stesso . La seconda specie di Evocazione era quella che i
. Vi era anche un promontorio nell’isola di Chio, al quale si dava lo stesso nome, e di dove narra la tradizione mitologica, c
i Roma, ond’è che Faustolo, ebbe dopo la morte, una statua nel tempio stesso in cui si veneravano Romolo e Remo dopo la loro a
ll’isola d’Itaca, e narra la tradizione, alla quale si rapporta Omero stesso , che Ulisse fosse trasportato sul vascello durant
e, che presiedeva alle purificazioni ; e Servio pretende che fosse lo stesso che Plutone, al quale venivano anche offerti dei
sima considerazione, non solo dal popolo, ma dalle autorità, e dal re stesso . Allorquando faceva mestieri dichiarare la guerra
e quando l’uccello Fenice si sentiva prossimo a morire, formava da se stesso un nido di legna aromatiche e di gomma, e che cor
i lo accompagnò sottò le mura di Troia, e seguitò ad avere per lui lo stesso paterno amore, e la stessa inalterabile amicizia,
amento, e disprezzando ogni pericolo, montò sul carro conducendo egli stesso i bianchi destrieri del Sole. Ma ben presto ebbe
che cosa del linguaggio simbolico, che rivestiva generalmente il nome stesso delle differenti deità della favola : infatti Fet
0. Fidolao. — La tradizione mitologica alla quale si attiene Pausania stesso dà questo nome ad uno abitante della città di Cor
Filaco fu dichiarato eroe e gli fu innalzato un monumento nel tempio stesso di Delfo. 2007. Filammone. — Figlio di Apollo e d
omena, non potendo vivere lontana da lei, ottenne dal marito che egli stesso sarebbe andato in Atene, onde avere da Pandione,
li, nell’ adattare una di esse sull’ arco, questa gli cadde sul piede stesso col quale egli aveva accennato ai greci il luogo
sti dell’ antichità, e del quale è quasi spento e sconosciuto il nome stesso . 2029. Flauto. — Strumento musicale assai in uso
scrittori dell’ antichità, asserisce che la Giunone di Argo aveva lo stesso potere. Presso i pagani i luoghi dove era caduto
ntinuamente il fuoco consacrato alla dea, senza essere alimentato. Lo stesso si credeva per il tempio di Apollo in Delfo ; non
ministro e sacerdote di queste implacabili divinità, secondo che egli stesso asserisce. Tutti coloro che si presentavano al tr
lzato alle Furie altri due tempi nel Peloponneso ; il primo nel luogo stesso ove esse cominciarono la loro tremenda persecuzio
ad alcuni indovini Siciliani, i quali pretendevano di scendere dallo stesso figliuolo di Apollo, di che nell’articolo precede
o sacerdote di Cibele, il quale, secondo la tradizione, si fece da se stesso eunuco V. Ati. Da ciò i sacerdoti galli erano tut
l suo confidente, lo cangiò in quello animale che porta anche oggi lo stesso nome, condannandolo a cantare tutte le volte che
i Trojani che accompagna ano il principe giovanetto e verso Ganimede stesso , per risarcimento di alcune vecchie ingiurie fatt
oraggio, che li fece generalmente ritenere come discendenti da Ercole stesso . 2096. Gemini o Gemelli. — Il terzo fra i dodici
era un certo numero di statue, che ne riproduceva l’immagine. Però lo stesso citato scrittore, non dà sul conto delle dee Gene
a favolosa ne ha fatto un mostruoso gigante, il quale custodiva da se stesso le sue numerose mandre, a cui facea guardia insie
i cui era stato l’amico. Apollo pazzo di dolore, e rimproverando a se stesso la morte dell’amato giovanetto, volle eternare la
la memoria di lui e lo cangiò in quel fiore che porta anche oggli lo stesso nome. Infatti dal sangue del morto spuntò un fior
in moglie da un giovane per nome Ifi o Ifide che si cangiò in uomo lo stesso giorno delle nozze. — V. Ifi. Tra le festiadi v
io Giano. Narra la cronaca alla quale si attengono Macrobio ed Ovidio stesso , che allorquando i Sabini cinsero d’assedio le mu
crittori dell’antichità, che il Giapeto della mitologia pagana sia lo stesso che lafet, figliuolo di Noè. 2129. Giapi. — Figli
la cura lapi D’Iaso il figilo, sovr’ogni altro amato Da Febo. E Febo stesso , allor ch’acceso Era da l’amor suo, la cetra e l’
alla lettera quanto gli veniva imposto dalla volontà degli dei, e lo stesso giorno si mise in cammino per alla volta di Jolco
peso, nei destini futuri dell’eroe giovanetto ; imperocchè l’oracolo stesso che aveva predetto a Pelia, che un principe disce
sti spaventosi figli della Terra dettero a tutto il creato, che Giove stesso altamente atterrito dagli sforzi sovrumani, chiam
nti sarebbero stati invincibili, e che nessuno degli dei, compreso lo stesso Giove, avrebbe potuto mai sconfiggerli, se un mor
che potevano fare ostacolo ai suoi ambiziosi disegni ; fece morire lo stesso Candaule, suo sovrano, e giunse a rendersi padron
tà, dette anche un’immagine palpabile al Giorno, considerandolo in sè stesso , e senza relazione coll’anno, col mese e con la s
one di ottobre diventino fauste alla potenza di Roma. E Giulio Cesare stesso non tralasciò di comandare che le milizie romane
sto sacrifizio, cruento di umano sangue, gli valse lo sdegno di Giove stesso , e l’ odio di tutti i suoi contemporanei. della
e l’altro figliuolo dell’ Etere, e padre di Bacco e di Proserpina. Lo stesso autore asserisce similmente, che nell’isola di Cr
Giove, il quale imperava sul cielo, sulla terra e sull’inferno. E lo stesso autore, a proposito d’una statua di Giove, che si
il trino potere di Giove sul cielo, sulla terra e sull’inferno. Omero stesso dà a Giove il soprannome d’infernale e Tacito chi
tervallo, che i gagliardi muli I tardi lascian compulenti buoi, Se lo stesso noval fendano a un’ora. Succedè al corso l’ostina
scrittore, vi sono state delle persone colpite di cecità, al momento stesso di uscire dal tempio, nel quale avevano spergiura
Il più famoso personaggio a cui le tradizioni della favola, danno lo stesso nome di Glauco, fu un dio marino che alcuni mitol
ssero ancora nel loro naturale elemento. Colpito da quel fatto per sè stesso semplicissimo, Glauco non dubitò che l’erba che n
lmente Glauco avea nome un figliuolo di Dimilo, discendente di quello stesso dio marino, di cui parlammo più sopra. Egli si re
rendevano cadavere. La cronaca storico-favolosa, a cui s’attiene lo stesso Ateneo, asserisce che alcuni soldati dell’esercit
moglie di Tiberio sarebbe morta ; e che per contrario cesserebbe egli stesso di vivere, se lasciava andare la femmina. Gracco
e dopo pochi giorni morì. A questa tradizione favolosa si attiene lo stesso Cicerone nella opera sull’antichità intitolata De
ne Esiodo, riferisce che i capelli della Graje incanutirono nel punto stesso in cui esse nacquero. Il citato scrittore spiegan
ure di quelli dedicati a Mercurio, volendo con ciò significare che lo stesso dio dell’eloquenza, avea bisogno dell’aiuto delle
ibuti di Apollo, ossia del Sole ; e veniva sovente consacrato a Giove stesso , e alla dea Nemesi. 2204. Grinea. — Questa antica
a questo nome alla divinità che rappresentava il dio supremo : era lo stesso che il Giove dei greci e dei romani. 2218. Hell. 
o, il quale nelle credenze religiose di quei popoli, rappresentava lo stesso che il dio Marte presso i greci. 2220. Higolajo. 
cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu osservato che da sè stesso si appresta un tal rimedio, a cui si piega, con a
adorata, dedicò alla pudicizia una statua, che poi fece mettere nello stesso luogo, ove Penelope s’era pudicamente velata la f
Marpesa, figlia di Venere, Ida oso prendere le armi contro di Apollo stesso . …… di quell’Ida io dico Che tra’guerrieri de’ s
rieri de’ suoi tempi il grido Di fortissimo avea, tanto che contra Lo stesso Apollo per la tolta ninfa Ardi l’arco impugnar…….
n seconde nozze. Però Polluce, per vendicare il fratello, trucidò Ida stesso . 2235. Idalia. — Così avea nome una città dell’is
trad. di A. Caro : mentre che Cupido, sotto le sembianze di Ascanio stesso , erasi recato presso Didone, ad offerirle i donat
ui in Colchide l’eroe avventuriero. Però l’infausto vaticinio ch’egli stesso avea letto nel roprio destino, si compì in tutta
a era in grande estimazione presso i greci, ed è scritto che Pitagora stesso , se ne servì per tutta la vita. 2248. Idullo. — C
. Allorquando Evadne fuggì segretamente onde andare a morire sul rogo stesso , che dovea divorare il corpo del suo diletto cons
la bella Astioca, sua consorte, egli consultò il medico Melampo ; lo stesso di cui parlammo nell’articolo precedente ; onde s
uesta fanciulla la tradizione mitologica alla quale si attiene Ovidio stesso , nelle sue Metamorfosi, ripete che ella era nata
acrificio, fosse dato di comune accordo dall’indovino Calcante con lo stesso Agamennone. Altri scrittori fanno particolare men
e e chi la figlia ; e Pancratide ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255.
o carissimo : almeno questa è la tradizione a cui si attiene Virgilio stesso . Molti autori moderni italiani e stranieri, fra c
vita Linceo, mentre Ida fu ucciso da Polluce, dopo però di avere egli stesso trucidato Castore. In quanto ad Ilaria e Febea fu
reazione epica della immortale intelligenza di Omero, che l’Alighieri stesso chiamò il poeta sovrano, viene da Ilio o Ilione.
orno il fiume fu detto Imero. Plutarco il geografo, che riferisce lo stesso fatto, aggiunge che appena Imero si fu anneganell
o di tutte le altre. Da questo fatto si dava il nome d’Imezio a Giove stesso . 2273. Imperatore. — Un altro dei soprannomi di G
reggia, Conscio me, stassi il regicida occulto, Io sovra me, sovra me stesso invoco Ciò che agli altri imprecal. Sofocle — Ed
eta Sofocle, ebbe in sogno una visione nella quale gli apparve Ercole stesso e gli mostrò la persona che avea consumato il fur
avea consumato il furto. Il poeta tacque per allora, ma essendosi lo stesso sogno ripetuto per tre notti di seguito, all’indo
mamente che gli dei cangiassero le viscere delle vittime, nel momento stesso che esse venivano esaminate, onde significare per
vella sembianza tutto l’incanto delle sue forme, per modo che Giunone stesso non potè fare a meno di ammirarla, e fingendo di
versando il monte Emo calò nella Tracia. Giunta al golfo che porta lo stesso nome, lo passò come il mare e da questo prese il
mini, che riguardava come atei tutti coloro che la negavano. Cicerone stesso , al quale fra tutti gli altri autori dell’ antich
pollo discendesse nella loro isola, ogni diciannove anni ; e che egli stesso nella notte anniversaria della sua nascita, balla
antichità, ci hanno tramandate su questo celebre uomo, inperocchè lo stesso Diodoro aggiunge, che Iperione avesse tolta in mo
o da questo mostruoso connubio gl’Ippocentauri, che avevano nel tempo stesso della natura umana e di quella del cavallo. È a n
i quali attestano l’esistenza positiva degli Ippocentauri : e Plinio stesso racconta nelle sue opere, d’aver veduto ai tempi
Infatti, Ippolito nell’ uscire dalla città di Trezene, guidando egli stesso il proprio carro, fu arrestato sulla spiaggia del
vventurieri navigatori, e trattenne per lungo spazio di tempo Giasone stesso , dal quale ebbe varii figliuoli, non avendo potut
Marte ; ma vi sono anche altro opinioni che dicono Irminsul essere lo stesso che il Mercurio Ermete dei greci. I sacerdoti e l
concepiti gemelli, si erano congiunti coi legami maritali nell’ alvo stesso della madre loro, per modo che Iside nell’ istess
e uno dei principali demonî abitatori di quell’isola, fosse morto. Lo stesso Demetrio nelle sue cronache di relazione del viag
meditato inganno : Ma intanto quel dolente Con forsennate prove A sè stesso compose. orrida pena, Di quattro raggi la fatal c
he i celesti assalse. Monti La Musogonia — Canto. 2366. Jarba. — Lo stesso al quale si dà, da quasi tutti gli scrittori, il
omparve nel tempio, con un piccolo paniere nelle mani, che era quello stesso , in cui l’avea riposto la madre al momento d’abba
ni, Kansa allorquando sua sorella fu sposata da Vassudeva, giurò a sè stesso che nessun figlio maschio della giovine regina av
unge all’età della giovanezza, combatte mostri e giganti, e uccide lo stesso Kansa. L 2397. Labda. — Una delle figliuole
osto. Ma la superstizione non si arrestò a questo avvenimento, per sè stesso semplicissimo ; imperocchè si credeva che se talu
mente in Trezene ed in Epidauro. La cronaca a cui si attiene Pausania stesso , dice che Lamia ed Aussesia erano due giovanette
o mortale, assalito da terribili accessi di frenesia, si lacerò da sè stesso le visceri, e morì fra i più atroci tormenti nel
del suo regno ; e tanto che quest’opera fu dai pagani attribuita allo stesso Apollo, dio delle arti. Come pure i possenti argi
l furore delle onde del mare, furono riguardati come opera di Nettuno stesso . Anzi avendo con l’andare del tempo le onde fatto
sdegnato saccheggiò la città, devastò tutta la contrada, e uccise lo stesso Laomedonte, a cui Priamo, suo figlio che gli succ
Troia fece innalzare un magnifico sepolcro. Questo monumento è quello stesso che fu abbattuto dai Troiani medesimi per dar pas
crosanto il giuramento fatto sotto questa misteriosa parola. Cicerone stesso asserisce che un giuramento fatto con questa form
punto alterata la sorprendente bellezza di Lara ; tanto che Mercurio stesso , durante il tragitto invaghitosene perdutamente,
i del re Latino. Un’ antica tradizione alla quale si attiene Virgilio stesso , ripete che nel palazzo del re sorgeva un albero
e colto Con molta riverenza era serbato. Si dicea che Latino esso re stesso Nel desiguare i suoi primi edifizi, Là’ ve trovol
ue fosse stata la macchina adoperata a tale uopo. L’imperatore Nerone stesso non riusel a misurare la profondità di quelle acq
so non riusel a misurare la profondità di quelle acque. Finalmente lo stesso Pausania aggiunge che le onde del lago di Lerna,
dette Lernee, nei quali si compivano tali mostruose oscenità, che lo stesso storico Pausania dice, non poterle divulgare senz
rigionieri e tutta la città assumeva un’ aria di pace e di riposo. Lo stesso storico Tito Livio, di cui riportammo più sopra u
che han dimostrato essere il Lettisternio in uso anche in Grecia. Lo stesso Pausania riferisce, in varii brani delle sue oper
un forte drappello di soldati, ch’ egli supponeva comandati da Aiace stesso , ma ferito mortalmente nel petto, dovè ritrarsi d
gli rispose che avrebbe dovuto recarsi nell’isola di Leuce, ove Aiace stesso lo avrebbe risanato del tutto. Infatti qualche te
lei. Così almeno ripete la tradizione mitologica a cui si attiene lo stesso Pausania. 2486. Leucippidi. — Nome collettivo dei
ralità dei naturalisti. L’albero che produce l’incenso si chiama egli stesso Leucotea. Orcamo che fu padre di questa giovanett
izione che trovandosi in Temessa un atleta per nome Eutimo, nel tempo stesso in cui dovea compiersi l’annuale sacrifizio della
I. trad. di V. Monti. La cronaca mitologica, a cui si attiene Omero stesso , racconta di questo Licaone, che caduto in potere
tti gli stranieri che transitavano pei suoi stati. Si vuole che Giove stesso , viaggiando, fosse andato a chiedere ospitalità n
o. La gran maggioranza degli scrittori greci, creduli quanto Pausania stesso , ci ripetono che Licaone, primo re d’ Arcadia, re
fece innalzare anche un tempio in onore di Giove Liceo, al quale egli stesso sacrificava umane vittime : da ciò ha principio l
han dato fondamento alla mitologica allegoria a cui si attiene Ovidio stesso . Ma queste non sono tutte le notizie trasmesseci
brate in Arcadia, delle quali si voleva fosse stato istitutore quello stesso re Licaone che fu poi cangiato in lupo. Durante l
più facilmente alle persecuzioni di Giunone. V. Latona. Da ciò Omero stesso dà ad Apollo il soprannome di Licogene. Per la st
ricordare il parto di Latona. Però quest’ ultima credenza viene dallo stesso cronista e da molti altri autori attribuita al se
nto il mal capitato eroe dall’ alto di una rupe. Questo Licomede è lo stesso in casa del quale Teti mandò il figliuolo Achille
bisogno di farsi un asilo, edificarono le prime capanne su quel luogo stesso , ove poi col tempo surse la città di Licoria. 252
ercotendole in modo che quelle si dettero a precipitosa fuga, e Bacco stesso spaventato si nascose in fondo al mare, ove fu ac
Con pungolo crudel gittaro i tirsi Tutte insieme, e fuggir : fuggì lo stesso Bacco, e nel mar s’ ascose, ove del fero Minaccia
enute come le nutrici di quel dio. Alla favola a cui si attiene Omero stesso , come si rileva dalla citazione posta di sopra, a
a dalla citazione posta di sopra, altri autori aggiungono che Licurgo stesso , volendo eccitare gli operai a seguire il suo ese
o, onde consultare, anche una volta l’ oracolo, e prendere, da Apollo stesso , consiglio sopra alcuni immegliamenti ch’ ei cred
isione fu una delle dodici imprese di Ercole. — V. Ercole. — è quello stesso di cui i poeti della antichità formarono il segno
qualche somiglianza coi moderni corni da caccia. 2552. Locuzio. — Lo stesso che Ceditio, conosciuto comunemente in Roma sotto
superficie delle acque, al levarsi del sole, e poi si richiude in sè stesso all’ora del tramonto. Questo fenomeno naturalissi
gli Eliani. 2564. Luciniana. — Questo soprannome che sembra essere lo stesso che Lucina, veniva similmente dato dai pagani a G
a ; e vedendo le fasi sempre eguali, ed il suo corso costantemente lo stesso nell’ampia volta del firmamento, si convinsero ch
a, e di potere coi loro incantesimi farla discendere dal cielo ; e lo stesso storico Luciano ripete nelle sue opere, che un uo
deriva dal vocabolo greco σεληνη che in quella lingua rinchiude in sè stesso il significato tanto della Luna individualmente,
ndo la tradizione popolare dei romani, alla quale si attiene Virgilio stesso , una lupa fu la nutrice di Romolo e Remo, i quali
la madre spaventata e fuori di sè ». E più appresso, concludendo, lo stesso autore narra : « Scorgevasi appunto Tiresia (insi
327, egli confessò d’essere l’autore di quello scritto, e il 26 dello stesso mese, fu bruciato vivo. 36. Milton Giovanni. — 
5 (1880) Lezioni di mitologia
sente anno. La strada che dobbiamo percorrere ò difficile ad un tempo stesso ed amena; ed io, per quanto la povertà dell’ingeg
e fatali guerrieri; spirar fiamma i tori che tardano a riconoscere lo stesso tiranno di Coleo, e domato il terrore custode del
da Erodoto descritto. Omorca, che signoreggiava l’universo, narra lo stesso , fu da Belo divisa in due parti: con una di quest
un altro la sua produzione. Si unì finalmente col mot, o mud che è lo stesso del fango, e secondo altri una corruzione nata da
ve da cui si schiudeva un altro iddio detto Phta, il quale forse è lo stesso che il Vulcano dei Greci. Il senso degli espressi
re e pietre composte. Altari di consimil materia sorgevano nel tempio stesso d’Olimpia a Giunone e alla Terra. Miracolo del mo
a credula superstizione, disse, esser di tanto artificio solamente lo stesso nume capace. Alcune are erano solide, altre vuote
pra torre. Allor che stette sulla cima, il volgo, I capitani, Ulisse stesso in core Sentia pietade involontaria, e tutti Pian
no i figli di Sisifo, persuasi al misfatto dall’oracolo di Apollo. Lo stesso autore infama la memoria di Teseo, cui lo stesso
racolo di Apollo. Lo stesso autore infama la memoria di Teseo, cui lo stesso dio ordinò di uccidere Antiope sua moglie e figli
i olocausti. A Mitra, a Serapi, a Marte, alla Luna, ad Iside, ch’è lo stesso presso gli Egiziani, propiziarono con umano sangu
far cosa grata agli Dei, discendevano al supplizio degl’innocenti. Lo stesso Giove Laziale di umane ostie già compiacevasi, ma
lacò con imeneo segreto I brevi sdegni alla rapita donna. Io vidi, io stesso dei nascosi amori Questo frutto infelice, e scors
dai più remoti tempi l’ignavo timore dei mortali, che vi adoravano lo stesso silenzio, e l’ombre di divinità ignota e terribil
sio, il quale per Cortina scorre, e che, secondo Pausania, servì allo stesso uso del fonte Itomeo detto Clessidra. Nè meno pr
lato di Giove, e nel Museo Guarnacci si vede un simulacro, ove Giove stesso colla tazza nella destra pasce la regina dei vola
gli stessi fulmini, onde fu vinto, dall’incude dei Ciclopi. Aveva lo stesso gigante già dato a Giove soccorso contro gli Dei
Nereidi galleggiò la schiera, Delle balene sopra il dorso assisa. Lo stesso Ennosigeo l’onde sortite Spiana all’alto germano,
re, l’altro dal cielo: il terzo in Creta, figliuolo di Saturno. Ma lo stesso Cicerone mille altri ne nomina e tutte le nazioni
e nei figli la superbia di Niobe. Le traverse ch’erano ai piedi dello stesso trono, erano di mille figure adornate; in una era
moglie ritrosa. Alfin per torlo allor quel gran sospetto, Tolse a sé stesso il suo maggior diletto. Così la dea ben curiosa
gli il terrore ai Romani, arresta la fuga vergognosa: in questo luogo stesso io ti prometto sotto il nome di Giove Statore un
uturo. Un equivoco della lingua fenicia, nella quale colomba suona lo stesso che sacerdotessa., ha la favola originata. E dove
nfama La mia vergogna. Ah quel destrier. Sabini, Datemi quel destrier stesso che porge Volontaria la bocca al fren beato: Del
e più splendide spoglie collocarlo sopra un carro, spargendo al tempo stesso la fama delle sue nozze con Platea figlia di Asop
a terra mutasse dei gigli già crocei il colore. Ercole adulto ferì lo stesso seno da cui fu nutrito, come Omero nel quinto lib
il pavone; le prime perchè dell’aria (che reputavasi dagli antichi lo stesso che Giunone) sentono il più piccolo cangiamento:
on combina coli’ immagini più sicure di quell’Augusta, e che lo stile stesso della scultura reclama un secolo assai più remoto
. Insigne nella storia delle arti è il tempio che a Giunone, sotto lo stesso nome, sorgeva in Ardea, perchè accenna l’epoca in
a ha in braccio Marte bambino, ò questo un indizio per riconoscere lo stesso sosfo-etto nel nostro marmo: la tenerezza e la co
sservare che Giunone ebbe ancora il titolo di Natalis, ed allora è lo stesso che Lucina, ufficio che potrebbe simboleggiarsi d
o scoglio in cui percossero: Le tre che nell’arena eran sepolte, Egli stesso , le vaste sirti aprendo, Sollevò col tridente ed
dal Cielo e dal Giorno, il secondo di Valente e di Foronide, ed è lo stesso che Trofonio: il terzo dal Nilo; del quarto s’ign
, abbandonò la culla. Nato nella mattina, sonava alla metà del giorno stesso la cetra, e verso la sera rubò i bovi del lungi s
dell’antichissimo inno in sua lode, narra che avendo egli involato lo stesso giorno che nacque i buoi di Apolline, per quanto
dei feroci, o si allude ad una favola rammentata da Igino, che ha lo stesso significato. « Benché il simulacro non sia di gre
ie mortali, condottiero. Secondo alcuni l’Anubi de2:li Eo’iziani è lo stesso che Mercurio. Esaminerò la verità di questa asser
tudine conia celebre statua di quell’eroe, che si con serva in questo stesso Museo, Disconvengono però a Meleagro i tratti del
le tue mani. — Poco più c’insegna questo epigramma di ciò che il nome stesso della statua ci apprenderebbe, giacché altro non
to scrittore non ci dicesse che il garzoncello rappresentato è Apollo stesso , effigiato dallo scultore fra giovane e fanciullo
i prefissero di saccheggiarlo. Una parte dell’armata di Serse ebbe lo stesso scopo. I Focesi per le istigazioni dei loro capi,
Preto, come Capaneo nato da Ipponoo, ed Eteocto da Isi; finalmente lo stesso Polinice ed Ippomedonte, nato da una sorella di A
n avrebbe potuto sapere tutte queste circostanze. Egli rappresenta lo stesso Licomede ferito in due altre parti alla testa e n
ngue Nelle vene: non pie muove nè braccia, Nò collo: il core, il core stesso è sasso: Ma piange: un turbo alla paterna terra L
genere che i Greci chiamavano sandali, di sottili strisce. Il tronco stesso , riservato per sostegno, non è restato insignific
di Apollo in atto appunto di saettare infermità e morte, ma nel tempo stesso col serpe ai piedi, simbolo dei rimedii e della s
rappresentato nelle medaglie con una patera in mano, e tiene al tempo stesso un ramo di mirto, attributo ordinario alle sue fi
edaglie della città di Tessalonica offrono Apollo che si corona da sé stesso di lauro come vincitore nel suo combattimento con
sta di Augusto in età senile in questo nostro Museo. L’abito è quello stesso che i poeti latini attribuiscono a’ citaredi e al
operzio: Pizie (o Apollo) risuona carmi in lunga veste. Ed Ovidio: Lo stesso dio dei poeti ragguardevole per aurea palla, trat
elo, e divise questo nome colla sorella. Didimeo, perchè credevasi lo stesso che il Sole, il quale con doppio lume fa heto l’u
elle selve ed onore degli astri, perchè, come dai poeti appare era lo stesso che la luna, quantunque a quest’ultima l’antichit
comune è ch’ambedue questi numi vedessero la luce in Delo ad un parto stesso , come da Cornelio Tacito si rileva. Ecco le parol
ta, avea partoriti i due numi, ai quali poscia fu consacrata nel sito stesso una selva, ove Apollo dopo l’uccisione dei Ciclop
chiamò Diana figlia di Cerere, la quale, al dire di Pausania, era lo stesso che l’Iside degli Egiziani. Checché ne sia, avend
canta Orazio, o contro i figli di Niobe per vendicare la madre. Omero stesso nella sua Necromanzia fa menzione di qualche eroi
pria questo nome a siffatte bende, che non solo i capelli, ma il capo stesso e la fronte stringono e legano. Convengono alla d
azzo Farnese, e quel che è più osservabile questa nostra Diana, Omero stesso , ch’è il fondamento dell’opinione del Winkelmann,
ualunque immagine la cui testa è dal credenmo legata, come Winkelmann stesso denominò Cadmo una simil testa virile, si potrebb
a In mille parti lo spezzato carro Ippolito sicuro, e cade avvinto Ei stesso nelle briglie. Ahi: scusa il mio Dolor: causa mi
so pelli di montone colla lor lana. Aveva (Questo tempio, continua lo stesso autore, 425 piedi di lunghezza e 200 di larghezza
che il tetto del tempio fosse di tavole di cedro, conforme avverte lo stesso autore; ma non so se vorremo prestar fede a ciò c
a II silenzio sedea tuo fido auriga. » Ecate fu da molti reputata lo stesso che Diana e la Luna. Non è qui luogo di discutere
terza generata da Giove nel modo sopra espresso: la quarta nata dallo stesso dio e da Corife figlia dell’Oceano, detta dagli A
scevra di ogni debolezza di sesso, in guisa che sembra aver domato lo stesso amoreIndi è che gli occhi di Pallade servono ad i
i chiamavanle pupille, cioè fancilline, e quelli (grec), che suona lo stesso . Ha gli occhi meglio tondeggianti e meno aperti d
e aver veduta Pausania con una legatura di purpureo colore. Spiega lo stesso il motivo di questo modo di rappresentarla, narra
ro più fino, e l’oricalco; il collo, il bianco petto con monili dello stesso metallo adornarono. Così elleno stesse si abbigli
dal sangue di Celo ascrive il nascere di questa divinità, ed il nome stesso di Afrodite, col quale i Greci chiamavano Venere,
cioni sopra un ariete: ma il soprannome di Epitragia che significa lo stesso , sembra appartenere a Venere eh’ è assisa sopra a
indicata l’attitudine di tergersi come in altre gemme e statue dello stesso soggetto. E ammirabile il giudizio con cui ha anc
(grec) in greco si chiama l’accennato animale. Venere Versicordia, lo stesso che (grec) dei Grccì, adoravano i creduli amanti
i Venere, fu adorato dai Bidoni, ed è opinione di alcuni che fosse lo stesso che la dea Siria, quantunque Luciano creda che so
la figura medesima nella stessa attitudine, e precisamente nell’abito stesso , col nome di Venere Genitrice: onde potersi accer
esta favola si fosse voluta volgere in un complimento a Giulio Cesare stesso , che discendente da Venere e vincitore, si parago
dombrare la Venere, annoverata fra gli autori del nome Romano. Cesare stesso , che nella pugna Farsalica avea dato Venere per s
oria di esser padre del dio della guerra. Tero, che in greco suona lo stesso che la ferocia, gli fu nutrice, e presso barbare
in un uccello del suo nome, giacché Alettrione in greco significa lo stesso che gallo, e porta ancora la pena della sua negli
ata a Minerva stessa, onde la dea suscitò Diomede a pugnare contro lo stesso dio della guerra. Appena lo ebbe Marte veduto che
asi per allontanare i nemici. Fu detto Enialio da Enio, la quale è lo stesso che Bellona, ed è del nume sorella, come ad altri
vesse somministrato agli uomini il loro principal nutrimento, il pane stesso , divenuto suo simbolo sopra molti monumenti. Ovid
rgli disprezzare, se è savio, i doni della Fortuna. Questa dea era lo stesso che Cerere, secondo Dione Crisostomo. Infatti sop
vede in due gemme del Museo Stosciano. E mi si conceda di portare lo stesso giudizio sulla rappresentazione dello stesso sogg
si conceda di portare lo stesso giudizio sulla rappresentazione dello stesso soggetto sotto il quale si vedono i dodici segni
nel mezzo del quale stava quel fuoco che chiamavano di Vesta. Pure lo stesso nei Problemi, indagando la ragione perchè le tavo
ro fosse dato per la somiglianza che avevano colla Terra, reputata lo stesso che Vesta. Questa differenza rende maggiormente p
o, ma non era permesso ad alcun uomo lo starvi di notte, e nel giorno stesso gli uomini non potevano entrare nell’interno. Ves
e l’Amore. Per favellarvi delle altre divinità minori io terrò lo stesso ordine che Esiodo, il quale nella sua Teogonia, s
ritto, fra gli Dei terrestri ed infernali, ed ebbe molti nomi come lo stesso scrittore nel Prometeo attesta. Pausania narra c
pei musici, ma ancora per gli atleti. L’Amore in Elide vedevasi sullo stesso piedistallo delle Grazie alla diritta di loro. In
fu commesso di notte. Sopra un altro monumento, che rappresentava lo stesso soggetto, ma che non esiste più, la Notte era eff
, E innanzi al Re, che i maggior Dii governa, Narrò di Psiche e di se stesso i mali, E chiedea modo a tanta ira materna. Impie
legio Clementine in Roma. Un’ urna della Villa Panfìli ci presenta lo stesso genio addormentato coli’ ali ripiegate, e con dei
lie di Mnemosine dal Visconti, che illustra due altri simulacri dello stesso Nume, che erano parte di quella preziosa raccolta
che si sentì qualche volta eccitato alla poesia dall’ immagine dello stesso Omero. questa, o altra sia stata però la ragione
oma, poco a un uomo, e meno ad un filosofo convenienti, e il ritratto stesso di quel grand’ uomo conservatoci in alcune di que
ificato del ramarro, che vedesi scolpito a’ piedi del putto? Forse lo stesso che quel del ghiro per l’apparente sua sonnolenza
ione d’altre antiche immagini accompagnate dalla rappresentanza dello stesso rettile. Si trova la lucertola aggiunta ad alcune
Mercurio, a quelle dell’Amore dormente, a quelle finalmente di Apollo stesso . Mercurio è il dator de’ sogni: le storie degli a
ento di nessun eufemismo. La seconda riguarda l’interpretazione dello stesso Lessing al luogo di Pausania, ove dice che nell’a
arsa lettura dei greci scrittori presso dei quali ha costantemente lo stesso significato. « La terza osservazione riguarda l’a
ne di Biante dissotterrata nella villa di Cassio a Tivoli, con questo stesso , di rigettarla. « Debbo avvertire che in questo i
e la rappresentano in unione con altri numi, questi, e fra essi Giove stesso , restano in piedi avanti a lei sedente. In piedi
ti scuoti, E con essa le terga percoti, E con sì fatta sferza Per te stesso ti sferza: Fa che dei tuoi ruggiti Suonin le selv
rchè venissero consumate dal fuoco sacro. Ma per conservare nel tempo stesso la religione dei popoli, acciò non si potessero r
ti più necessarie. Polifemo figlio di Nettuno è loro capo, e porta lo stesso nome che uno degli eroi dell’Iliade. Non vi ha al
liuola. Omero nel primo libro dell’Odissea gli da per madre Toosa. Lo stesso autore, nel nono libro, cosi descrive la felicità
divinità dell’Egitto. Nella Grecia si dava questo nome ai figli dello stesso dio onorato in Lenno, dei quali il culto si era s
e la signoria al nume dei regni sotterranei, o infernali, che vale lo stesso . Forse per una simile ragione fu creduto Plutone
ozia, e sposò Neleo figlio di Nettuno. Tia ebbe commercio con Nettuno stesso . Accanto a Tia si vede Procri figlia di Eretteo,
l numero dei circostanti: egli presenta un oggetto che colpisce in se stesso : le posizioni delle fìgure son variate con arte.
lla era figlia di Prete e proni potè di Sisifo: morì fanciulla. Sullo stesso piano è Atteone figlio di Arìsteo. La sua madre g
oi rivolgete gli occhi alla sommità della tavola, voi scorgete, sullo stesso piano di Atteone, di Aiace di Salamina, Palamede
o d’Eolo si sforza di spingere in su una grossa pietra. Se vede nello stesso luogo un doglio, e un gruppo di figure composto d
altrettante dee che i Latini dissero Furie, ed i Greci Erinni per lo stesso motivo, giacché loro si attribuiva il furore che
o dedicato un altro in un bosco sacro, dove onoravano le Parche collo stesso culto delle Furie, vale a dire che loro sacrifica
mi si permetta di portare simil giudizio sulla rappresentazione dello stesso soggetto, che si trova pure nel primo tomo dell’o
per far credere che fosse un fiume infernale, nè poco vi contribuì lo stesso nome, che significa soffocazione, urlamento. È pa
dubbio di Spanhemio parve a ragione a Winkelmann una certezza, o egli stesso senza riflettere alla congettura di Spanhemio cos
itudine secca e forzata, ha pensato ingegnosamente di dare al braccio stesso un’ azione che lo fissasse nella positura caratte
o un’ azione che lo fissasse nella positura caratteristica, nel tempo stesso che lo facesse apparir verisimile. Più naturale a
ali, che poco felicemente alla dea si appropriavano, e che a Pausania stesso , non informato della precedente narrazione, parve
rsi con tanta velocità quanto si volge una ruota. Costantino, dice lo stesso Buonarroti, compose di molti simboli la sua statu
imulacro però posto nel senato fu occasione di scandalo, posciachè lo stesso imperatore, dandogli il significato della Gentili
lodate Muse di Filisco; al qual proposito giova riflettere che nello stesso palazzo si conserva una Polinnia del tutto simile
n quel monumento son ben diversi dai coturni tragici, dei quali nello stesso marmo è calzata Melpomene: quantunque la poca esa
on la cetra allegorica dei conviti, i quali avevano presso i Greci lo stesso nome colla nostra Musa, e che perciò dovevano ess
primi attori che le recitarono, tinto il volto di mosto. Il suo nome stesso Tragedia, che vale canto del capro, mostra che si
neggiatore delle viti. Perciò la scena fu attribuita a Bacco, ed egli stesso per la sua sovrintendenza alla Tragedia fu venera
poiché di sonno hanno bisogno quelli che interrogano l’oracolo, e lo stesso sonno è dipinto con faccia tranquilla, ed ha una
o da Troia, fu ricevuto da Clitennestra Agamennone, cosi ebro, che lo stesso Egisto non ha temuto di osare tanto delitto. Clit
uo bell’agio e risposare il suo petto anelante. Egli guarda nel tempo stesso la giovinetta, lasciando ondeggiare al vento la s
originali. Questa all’incontro, il cui capo era in antico d’un pezzo stesso col rimanente, e tanto delicata nell’esecuzione,
n avea segno che per Musa la caratterizzasse, determinandola al tempo stesso per una delle muse di Pindo lo star seduta come l
empi possono farci sembrare cosa strana simil varietà di drappo nello stesso pezzo del vestimento, ma non ci mostrano cosa dob
evo di Calliope reggendo i pugillari sulle ginocchia, come canta egli stesso , sulle rive del paterno Mela scriveva quei carmi,
l poema, per distinguerla da Clio, che ha pure in quelli intonachi lo stesso attributo. Più avvedutamente r artefice delle nos
a di Ercolano è questa Musa così parimente rappresentata; e il quadro stesso , per torre ogni dubbio, ci offre la figura di un
lle più ricevute opinioni. « Per farmi meglio comprendere, seguito lo stesso ordine in cui sono disposte nel rame del Tesoro B
suoi lacci svolazzanti: al rovescio si vede una figura in piedi collo stesso volume. Questa, secondo eh’ io credo, è Clio; sec
mpete alla musa della Tragedia, e che si dà agli attori tragici dallo stesso Polluce. L’ottava moneta ci presenta Tersicore mu
anti si servono di cimbali, nè i Satiri di tibie presentemente che lo stesso Pane frena il suo saltare perchè non turbi il son
durre a fine i mali. E perchè in questa si ringiovanisce, e nel tempo stesso siamo più deboli, gli antichi hanno dato a questo
izione tanto superiore alla mediocre esecuzione del gruppo, nel tempo stesso che lo dimostra una copia, ne persuade sempre più
ostante l’Amore, quel nume accorto, che non prende lezioni che da se stesso , e che governa il tempo, dopo avere scosse le por
rime il suo dolore: minaccia della sua vendetta il toro crudele nello stesso tempo che pasce i suoi occhi nel veder le grazie
e porlo sulla pira. La testa di Penteo è talmente sfigurata che Bacco stesso n’ha compassione: è nel primo fiore della sua età
no le porte del cielo, che non si acquista senza gloriose fatiche. Lo stesso re degli Dei non vi è giunto che dopo aver vinti
e la favorevole occasione per commettere così caro furto, di cui Pane stesso è geloso. La Ninfa si sveglia, e prorompe in rimp
proprii soldati, e nulla resiste ai suoi sforzi: egli si misura collo stesso Bacco. Il nume lo respinge vigorosamente, e Oront
ta le ladi nutrici di Bacco, e tutta la turba delle Baccanti. Il nume stesso intimorito è obbligato a fuggire e a precipitarsi
mmate, uccide molti Indiani, e ferisce con un colpo di pietra Deriade stesso . Il resto del canto passa in combattimenti, nei q
a tolse dagli sguardi dei mortali, e da ogni insulto la difese. Dallo stesso poeta, del quale vi dò l’estratto, ho tradotto in
ndiviso compagno, il mesto cane, E al suo doler si duole. Ahi l’arbor stesso Che sorge accanto alla paterna tomba La furiosa a
e scoperte ad Ercolano. Un’ iscrizione pubblicata poco dopo gli dà lo stesso abito per indicare il colore del vino. La Base de
o era stata fatta con un ceppo di vite, ed un’altra rappresentante lo stesso dio col soprannome di dolce, era di legno di fico
che racconta Pausania, si vedeva una statua di Jacco, il quale era lo stesso che Bacco, con la face. E Libanio, descrivendo Al
vi siede. Egli crede di esser amato, perchè l’ombra lo riguarda nello stesso modo nel quale è guardata. Molte cose avrebbero p
ileno, che avendo avuto coda a’ lombi, tutta la sua posterità ebbe lo stesso segno. Col tempo si disser Sileni i vecchi Satiri
on può abbastanza comprendersi da chi non ha sotto gli occhi il marmo stesso : la testa coronata di frondi d’ellera e di corimb
a madre degli Dei, e introduce un Centauro che s’ off’re a portare lo stesso Bacco: E il Centauro, che ha l’ispida ed orrida b
modo si vesrcfono in co altro cammeo d’agata sardonica inserito dallo stesso nella sua opera sui medaglioni antichi. In questo
nsacrata accanto e fra due Fauni, vedesi fra due tirsi questo cembalo stesso che, ripetuto infinite volte, avrete veduto negli
gave sbranò Penteo suo figlio, Licurgo imperversò col ferro contro se stesso . Le femmine di Lemno spensero tutto il sesso viri
per titolo dell’ Idilio di Teocrito Lene, o le Baccanti, e tenendo lo stesso rito delle pelli, del tirso, dei capelli sparsi,
rrogato Fidia, dopo aver fatto la statua di Giove Olimpico, se lo dio stesso si fosse degnato di manifestarsegli, additò il ma
o e quadrato, sopraciglio rilevato e tagliente. Insomma è il ritratto stesso assai ovvio nell’antica scultura, che a Platone d
nuta in mano da un Fauno vedovasi coperta, ed al quale ha dato Plinio stesso il nome di Palla, nome equivalente a quello di pe
ltre era proprio a significare, come che avessero poi strettamente lo stesso nome due diversi generi di abbigliamenti donnesch
di Bacco barbato. Queste immagini appunto provano ancora che a Bacco stesso , piuttosto che ai suoi seguaci e ministri, debbon
tto ciò prova la ragionevolezza della proposta denominazione, e nello stesso tempo dimostra quanto andassero errati coloro che
onnessione di Sileno con Pan non ha bisogno di esser provata: il nome stesso di Fauno è corrotto dal greco Pan, e quel di Sile
con sì poco risparmio nell’antica scultura fin dall’impero di Severo stesso da quel di Comodo. « Il bassorilievo rappresenta
Nisa nudrice di Bacco, il cui simulacro colossale e mobile da per se stesso in virtù delle segrete macchine, compariva nella
la decenza che queste seguaci di Bacco sapevano conservare nel furore stesso dell’ orgie e nel disordine dell’ebrietà, le anti
te finora. Darò fine all’istoria, ai monumenti di Bacco, e nel tempo stesso alla Mitologia Teologica con queste tre ottave de
6 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
partitamente ; e come scrisse Bossuet : Tutto era deità, fuorchè Dio stesso . Gli antichi Dei Titani, figli di Celo e della Te
le restò sospesa la terra circondata dall’ acqua ; e questo Dio fu lo stesso Caos, divenuto, secondo la favola, potenza ordina
ecessità che tutto governa nel mondo ; e gli altri Dei, come anche lo stesso Giove, andavano a consultarlo, ma senza poter mut
o merita, e che il male par necessario solamente perchè l’ uomo da sè stesso si allontana dal bene (332. 2°). Le tre Parche (2
ssendo in lui personificato il Tempo che distrugge tutto ciò che egli stesso produce, la favola con bene accomodata allegoria
ano a Giove-Capitolino (79) due tori bianchi non ancora domati. Nello stesso giorno i Romani si avvicendavano buoni augurj e d
desio : Or ho dinanzi agli occhi un chiaro specchio, Ov’io veggio me stesso , e ’l fallir mio : E quanto posso, al fine m’ app
sottoposte a perire. La mente umana tende a più alto fine ; laonde lo stesso poeta nel Trionfo della Divinità : Da poi che so
tto quello di Vesta. 43. Gli eruditi distinguono tre divinità con lo stesso nome di Vesta : una, detta anche Terra e moglie d
), presiedeva al fuoco, perchè il calore feconda la terra ; od era lo stesso fuoco secondo il significato di quel nome. L’ ono
o ministero per isposare la ninfa Sangaride (sangarius in latino è lo stesso che frigio) ; e la Dea per punirlo della sua ingr
Nanrano alcuni che Erisittone perisse d’un colpo d’asce datosi da sè stesso mentre abbatteva il bosco sacro di Cerere. G
nque i Giganti di combattere contro Giove, presero ad assalirlo sullo stesso suo trono sovrapponendo Ossa a Pelio, ed Olimpo a
poli che ne furono spettatori senza saperne spiegare le cause. 67. Lo stesso Giove, sgomentato alla vista di sì tremendi nemic
so potere, così la pena di Prometeo appariva ordinata da Giove. Ma lo stesso rigeneratore a veva presagito che alfine la forza
fato di quella della tirannide ; e infatti Ercole, (364) figlio dello stesso Giove, con l’andar del tempo uccise l’avvoltoio,
vede, raffigura la crudeltà e la rapacità dei despoti, e nasce dallo stesso nome di Licaone che in greco significa lupo. 79.
inoltre Ottimo Massimo, e Sancus o Sanctus, che secondo alcuni era lo stesso che Pistius, altra sua denominazione. Lo invocava
lo divenne cieca disperazione, e non potendo pigliarne vendetta sullo stesso Giove, uccise a colpi di strali i Ciclopi (272) c
morale, e soleva dire essere più difficile d’ogni cosa il conoscer sè stesso . Ma Talete mandò il treppiede a Biante ch’ei tene
à vera e durevole, mentrechè rinchiuse nello scrigno impoveriscono lo stesso possessore. Molte son poi le metamorfosi che la f
l nome dal principe del quale conteneva le ceneri ; e ancora diamo lo stesso nome ai sepolcrali monumenti. Era circondato da 3
ar Rosso. I quali paralleli attestano che se Mosè e Bacco non sono lo stesso uomo, furono almeno ambedue utili all’universo.32
o in cielo che in terra, sì nel mare che nell’inferno ; dirigeva egli stesso le loro imprese, ed entrava a parte di tutte le l
aduna e sparge i venti, E trapassa le nabi. (Luogo citato.) Nel tempo stesso il caduceo aveva la proprietà di ricongiungere tu
gilava anche la sicurezza delle strade pubbliche. Fatto sta che a lui stesso attribuiscono molta abilità nel furto, poichè ess
ine e con le corde di lino. 167. Un altro giorno Mercurio involò allo stesso Apollo la lira, il turcasso ed i greggi ch’ ei pa
erienza della purezza dell’oro ; quasi volessero insegnarci che nello stesso modo che l’oro corrompe la fede e l’onestà dei mo
cer per forza Amor, come si legge in prosa e ’n versi. Petrarca. Lo stesso Petrarca nel Trionfo d’Amore ne fa una descrizion
bondanza unitosi in matrimonio con Penia Dea della povertà, che nello stesso giorno nel quale celebravano in cielo la nascita
schietta natura ; un impulso al bene, sempre attivo e costante in sè stesso  ; regola immortale data ai mortali dal Cielo, che
lo o vendicarmi. » Si accosta di più ; e, « Dei immortali ! come ! lo stesso Amore è il mio amante ! Ed è questo il mostro tem
l mostro temuto da me e dalle mie sorelle ? Ah ! è il dio Amore, egli stesso nel più bel fior dell’età ! Chi più felice di me 
te di rose, l’incarnato e il candore delle quali indicavano nel tempo stesso l’ardore e la purezza dei loro voti. Le belle lor
ura ordita contro Giove, n’ ebbe per castigo l’esilio dal cielo nello stesso modo che Apollo (96) ; e per vivere, si trovò com
ponendone alcune di esse ai piedi. Icelo dicono che si trasforma esso stesso in più forme ; e questo figurerei per modo, che n
ava sorda ai loro voti. Morfeo, capo degli altri sogni, era nel tempo stesso ministro del Sonno suo padre, e talora veniva con
o, e fin per mezzo D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, Di Giove stesso il nome e degli Dei S’attribuiva i sacrosanti ono
sposarli con le cugine. I cinquanta matrimonj furono celebrati nello stesso giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che uno de
dovè rimanere sbalordito per la caduta, dopoche, secondo narra da sè stesso nell’Iliade …… Un giorno intero Rovinai per l’i
i alla società che si lascia adescare dalle false bellezze. Quindi lo stesso poeta vorrebbe che fossero indicati i vizi oppost
aveva insegnato agli uomini alcune cognizioni d’agricoltura ; ed egli stesso introdusse in Italia il culto degli Dei della Gre
o ed in abbondanza. Queste feste furono istituite da Romolo il giorno stesso della fondazione di Roma, ed i pastori vi accorre
e sfrenata, e gli logorò la vita al punto da cadere estinto in quello stesso luogo. Ecco la sorte dei giovani stoltamente inva
ti e ministri. Il cielo le posa sul capo : ed ella reca in mano nello stesso tempo il fuoco e l’acqua, emblema del bene e del
mortali cammina, e lo perturba ; E a ben altri pur nocque. Anche allo stesso Degli uomini e de’ numi arbitro Giove Fu nocente
perchè una volta che abbiam cominciato ad amare, il non amar più è lo stesso che non vivere. Sulla fronte della Dea si leggeva
capelli in serpenti, e insieme con le sorelle che partecipavano dello stesso difetto, la fece divenire orribilmente deforme. I
li pose in fuga battendo grandi colpi sopra un tamburo di rame da lui stesso inventato. 375. Le Amazzoni (a, senza ; mazòs, ma
dati in custodia a un orribile drago con cento teste, e che nel tempo stesso mandava cento diversi sibili. Ercole uccise il dr
i E celebrati e riveriti andranno. Ercole giunse in Tessaglia nello stesso giorno di questo pietoso avvenimento, e Admeto, q
morte : e se il pur fosse, io madre D’unico figlio il soffrirei ? Lo stesso Dico vieppiù della minor donzella. Riman l’antic
l tiranno pagargli in questo modo il promesso salario ; indi Falaride stesso fu massacrato da Teseo ; o, secondo altri, cadde
tteva crudeltà orrende nell’ Attica, soggiacque per man di Teseo allo stesso gastigo di Falaride (408) e di Sciro (410). 412.
che immaginò e costrusse il laberinto dell’ isola di Creta ; ed egli stesso ebbe poi ad esser la prima vittima della sua inve
una stufa. 424. Dedalo ebbe anche fama di esimio scultore ; ed a lui stesso furono attribuite molte invenzioni, e specialment
oo e l’ uccise, mentre l’ amico, avuto appena il tempo di difender sè stesso , restò prigione e fu tenuto in catene, finchè non
ninfa Euridice, ma ebbe la sventura di vederla morire (474) il giorno stesso delle sue nozze, sicchè mortalmente afflitto di q
ira, inspirata da tanto dolore, commosse le divinità infernali ; e lo stesso Nume del Tartaro impietosito gli concesse Euridic
ce (470) ; ma ella, fedele ad Orfeo (466), non lo curò ; ed il giorno stesso delle sue nozze, volendo fuggirne la presenza, fu
sano il loro delitto, e sono condannati a ignominiosa morte nel luogo stesso ove il delfino aveva recato in salvo Arione. Quel
o la ruina della famiglia di Laio. 502. Dopo molte ricerche, edipo stesso conobbe l’esser suo da chi l’aveva condotto bambi
sta risposta, non vuole acconsentire alla morte del figlio ; offre sè stesso per vittima, e interroga Tiresia per udire se l’o
me, perirono. 509. Creonte, dopo la morte dei figli d’ edipo , da lui stesso accesi al fraterno odio perchè venissero a quelli
endo con lui corpo a corpo ; e non contento di questo, inferocì nello stesso cadavere trascinandolo dietro il suo carro per tr
(593), finchè lo rese alle lacrime dello sventurato Priamo, che da sè stesso andò a’ piedi d’Achille per implorar pace alle os
se. Passò per tradizione che quella freccia fosse stata diretta dallo stesso Apollo. I Greci lo tumularono sul promontorio dj
orte del padre lo rese uno dei più tremendi nemici dei Trojani : egli stesso uccise lo sventurato Priamo (587), fece precipita
rificare ad Apollo (96) e rendersi propizio quel Nume, vi trovò nello stesso tempio la morte per mano d’Oreste agitato dalle f
sulla spiaggia nemica. Quindi nessuno de’suoi compagni, e nemmeno lo stesso Achille (536) osavano abbandonare le loro navi ;
o (528) che avevano proferito un ingiusto decreto ; ma tornando in sè stesso , e vedendosi ormai meritevole delle beffe di tutt
e prime lettere del suo nome A J. Anche Giacinto fu trasformato nello stesso fiore, e suol dirsi che le due lettere esprimano
e e con le armi. Sicchè Omero, quanto alla prudenza, lo paragona allo stesso Giove (63). Ecco i più segnalati servigi ch’ ei r
pe, re di Misia, erano state devastate le campagne dai Greci, ed egli stesso era stato ferito gravemente da Achille. Ulisse, c
perire undici delle sue navi in quella tempesta, ed appena potè egli stesso approdare all’isola d’ Ea abitata da Circe, belli
e lo trova all’Inferno nella bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui stesso il vero fine dei suoi viaggi, e gli fa narrare in
, Toltone sole le bell’armi, intatto A’tuoi. Tu giura in mio favor lo stesso . Achille non vuol parlare d’accordi, perchè a pl
le mie braccia almen ! Cosi la madre, Che sventurata partorillo, e io stesso Sfogo avremmo di pianti e di sospiri. E Andromac
andare inerme, di notte, con doni e supplichevoli preci a’piedi dello stesso Achille per riscattarlo. Omero dice che Mercurio,
. Traduz. del Caro.) Altri narra che il misero padre avesse nel tempo stesso perduta la vista ; e l’udire le supplichevoli gri
mare divenne così tempestoso che l’esporvisi a nuoto sarebbe stato lo stesso che andare incontro alla morte. Leandro per sette
o, sarebbe stato distrutto l’impero dei Persiani ; e soccombendo egli stesso , la medesima sorte era serbata al suo. Quando la
prema, Sol quella mostra chi quassu fu degno Di storia o di poema. Sé stesso il saggio moderar procuri, Nemico al folle orgogl
munemente appellati si vogliono. Se ne attribuisce l’istituzione allo stesso Dio in memoria della vittoria riportata contro qu
al suolo. Ma egli, secondando agilmente gli urti violenti, reggeva sè stesso , come canna al vento, finchè gli si offerse l’opp
elenoso, si vogliono denotare le malattie dell’ Autunno ; ed è quello stesso che fu mandato da Diana (137) a pungere il calcag
ivar si diero. (Virgilio, Eneide, lib. V, Traduz. del Caro.) 694. Lo stesso Enea con non minor pompa compie i funerali di Mis
i di sua mano acconciamente in una Di dorato metallo urna riposte. Lo stesso Corinéo tre volte intorno Con un rampollo di feli
stessa cosa che Osiride. Erodoto non ne parla, e Apollodoro dà questo stesso nome al bue Api. L’imperatore Antonino Pio introd
Gallie e nelle estreme parti della Germania, ove era adorata sotto lo stesso nome. A Roma le feste d’Iside erano accompagnate
i morte. 709. Ma in questo culto degli animali non seguivano tutti lo stesso uso. Dove era adorato il coccodrillo e dove l’icn
nel primiero suo posto. Le altre metamorfosi di questo Dio son dello stesso tenore. 725. Gl’Indiani credono di più che Visnù
tto della venerazione dei Galli. Era essa il loro tempio, ed anche lo stesso Nume, poichè, come dicemmo parlando di Teutatète,
er rapporto nl medesimo fallo ? Siccoma l’impressione che il fenomeno stesso fece sullo fantasie dei popoli fu diversa, cosi n
mme di un rogo ; ma Laodamia, fuori di sè dal dolore, si lanciò sullo stesso rogo, e vi perdette la vita. 99. Monte dell’isol
i scambievolmenta. Intanto le figlie di Niobe, assalite in casa dallo stesso male, e quasi nel medesimo tempo, languivano into
ell’ oracolo, si attribuiva a colpa della ignoranza degli uomini ; lo stesso avviene della interpretazione dei sogni pei numer
7 (1897) Mitologia classica illustrata
l che si dice o si narra intorno a un soggetto qualsiasi. In fondo lo stesso significato ha la voce leggenda, e si parla quind
e traccie della rivelazione biblica, sebbene frantesa e sfigurata. Lo stesso Gladstone ai nostri giorni è di questa opinione
di polionimia. Più nomi o epiteti, usati poeticamente a designare uno stesso fenomeno di natura, davan luogo a diversi raccont
a pero giunti al concetto dell’ onniscienza e dell’ onnipotenza; Zeus stesso era in qualche modo limitato nell’ esercizio dell
ualche modo limitato nell’ esercizio della sua forza, ad es. era egli stesso soggetto al fato inesorabilmente. Riguardo alla m
Giove, si fosse rifugiato nel Lazio, ed ivi nascostosi; donde il nome stesso di Latium, his quoniam latuisset tutus in oris
he il principal dio degli oracoli, ed aveva anche i suoi oracoli egli stesso , principalissimi quei di Dodona in Epiro e di Oli
e il grande Olimpo ne trema. Più materiale è l’ immagine che ci dà lo stesso poeta della forza di Zeus mettendogli in bocca qu
Ovidio nel terzo de’ Fasti ricordando le feste dei Quinquatrus; e lo stesso poeta nel sesto delle Metamorfosi con l’ usata vi
4. L’ Apollo della mitologia romana non è una deità italica, ma è lo stesso Apollo greco, molto per tempo accolto nel Panteon
auro, da quel momento divenuta sacra al Dio. Così lo fa parlare di sè stesso : ………………………….… mihi Delphica tellus Et Claros et
avido di disordine e di lotta, Ares era detestato dagli altri Dei; lo stesso Zeus lo aveva in odio. Egli, secondo canta Omero,
bbricare oggetti d’ arte. Secondo un’ altra leggenda, era stato Giove stesso che adirato contro Efesto per aver voluto dar aiu
i il crepuscolo del mattino uccide. Secondo gli altri, Argo è il sole stesso onniveggente che guida al pascolo le vacche celes
osperità e ricchezza nelle varie congiunture della vita; pastore egli stesso , curava la fecondità e il benessere delle greggi;
’ amore della ninfa Eco, facendo che si invaghisse perdutamente di sè stesso . Merita un cenno speciale la leggenda dell’ amore
della natura, onde a lei era sacro il mese dei flori, Aprile. Il nome stesso di Venere significa bellezza e grazia (cfr. venus
arono le corse del circo, e un tempio gli si eresse in mezzo al circo stesso . E del dio Sole si ripeterono le stesse favole ri
ppiccan battaglia col rostri e cogli adunchi artigli e cadon sul rogo stesso , vittime in onore del morto, mentre l’ Aurora: …
e, ma di men sicura identificazione, era nel frontone orientale dello stesso tempio dov’ è rappresentato il nascimento di Mine
sovrano dell’ Olimpo si fosse trasformato in aquila, per rapire egli stesso l’ amato garzone. 2. I poeti greci più volte rico
muove per eseguir l’ ordine; ma vista la fanciulla, si innamora egli stesso di lei, e vive con lei in felice unione, in una v
llo, allorquando già il cadavere suo veniva bruciato sul rogo, Apollo stesso intervenne per salvare il bambino ancor vivo e fa
qualcosa di superiore alla stessa volontà divina, potenza a cui Zeus stesso non valeva a sottrarsi. Di qui il concetto delle
osse ristabilito. Omero non la conosceva ancora questa Dea; in Esiodo stesso non ne è il concetto così ben definito come nella
in Roma si crede sia stato Servio Tullio, quel re che era stato egli stesso tanto fortunato; egli edificò alla Dea col titolo
ia. Gli Dei fluviali si credeva abitassero nelle profondità del fiume stesso , ovvero in grotte vicino alle sorgenti; e secondo
(Thetis), direttrice del coro delle Nereidi, così avvenente che Zeus stesso l’ amava, ma essa preferi darsi in isposa a Peleo
he conducesse il suo gregge a meriggiare nell’ isola di Faro, ed egli stesso ivi in una caverna presso il lido si abbandonasse
certa erba ripigliavan vita e risaltavan nel mare; allora mangiò egli stesso di quest’ erba e ne senti subito una tale sovrecc
idio nel 13o delle Metamorfosi, verso la fine, fa raccontare a Glauco stesso in bellissimi versi la sua storia. Glauco die’ an
iso dalla campagna di Nisa, dov’ egli era stato allevato, onde il Dio stesso non potè salvarsi che saltando in mare dove lo ac
rimanevano attoniti all’ udire queste divine armonie. E danzava egli stesso , Paue, alla maniera de’ pastori, pieno l’ animo d
sposa di Arcade, era detta la sua profetessa. Secondo alcuni, Apollo stesso avrebbe imparato la mantica da lui. In rapporto c
corrispondenza non sia completa; ed era Dio delle selve come il nome stesso dice; amico quindi degli uomini, in vantaggio dei
a in verità era d’ origine schiettamente italica, come indica il nome stesso , significante « il dio propizio » (da faveo; cfr.
arisce? Si confronti il mito di Adone amato da Venere, mito che ha lo stesso significato. Un’ altra leggenda çonnessa coll’ or
li, gli ori, gli argenti, ecc. se non di sotterra? Non deve essere lo stesso Dio sotterraneo il signore di tutte quelle ricche
ncia dell’ Elide, presso cui scorreva un fiume chiamato Acheronte; lo stesso a Ermione città dell’ Argolide. Ma lo si invocava
in Pausania. Noi possediamo ancora delle pitture vascolari di questo stesso tema; generalmente, rappresentandosi il mito di E
a Morte si fe’ meno temibile; fu definita il sonno eterno, e il Sonno stesso divenne un’ espressione eufemistica della morte.
erchè non lo onorava abbastanza, ma l’ ha fatto ritrovare ad Euclione stesso , perchè potesse dotare la sua figliuola che ogni
è la personificazione dell’ ingegno umano, che troppo fiducioso in sè stesso si ribella agli Dei e usurpa quello che a loro sp
del diluvio di Deucalione la miglior pittura è quella di Ovidio nello stesso libro (vv. 260-415). Capitolo secondo. Leggend
mpiendo la condizione imposta dal padre della sposa di aggiogare allo stesso carro un cinghiale ed un leone. Durante le feste
e si la notare specialmente per la bellezza de’ suoi cavalli; Apollo stesso li aveva più volte abbeverati alla celebre fonte
nascosto e tutti li uccise. Poco dopo Cadmo, insospettito, andò egli stesso alla fonte, e vista la strage de’ suoi, sostenne
e famose mura di Tebe, opera appunto attribuita al loro governo. Zeto stesso portava a spalle i più pesanti massi, più forte d
copie fatte a Roma di sculture classiche greche, forse di Prassitele stesso o di Scopa. Il gruppo fiorentino fu trovato nelle
lle onde infuriate del mare nella stagione delle tempeste che al loro stesso signore fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato
n vacca e invano accostavasi al padre per implorar pietà, e del padre stesso che accortosi a certi segni della cosa s’ avvingh
, specialmente per la designazione delle regioni ove peregrinò Io. Lo stesso particolare della venuta in Egitto è probabile no
và discendenti di Perseo, tantopiù che per via di Danao e Linceo egli stesso era d’ origine egiziana; infine anche nel Lazio s
ambe le statue nottevoli per espressione ed eleganza di movimento. Lo stesso motivo si trova pure trattato in parecchie pittur
tore Cefalo, poi tormentata dalla gelosia e uccisa per sbaglio da lui stesso mentre ella lo spiava. In Atene dopo la morte di
essere ricordate le seguenti: 1º ei domò il toro di Maratona, quello stesso che Eracle aveva portato con sè da Creta, e lo sa
a Cocalo la restituzione del fuggitivo; ma non che ottenerla, fu egli stesso ucciso per istigazione delle figlie di Cocalo. Se
nseguente caduta fatale di Icaro; già abbiamo altrove ricordato dello stesso libro il racconto della caduta di Megara e dell’
ente (v. 1638 e seg.) la morte di lui nel modo sopra riferito. Questo stesso tema si vede trattato in pitture vascolari, fra c
tolico nella lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi, da Anfitrione stesso nel guidare i cavalli, rimaneva addietro nell’ ar
letame quelle stalle; impresa che veramente pareva impossibile. Augia stesso , sentito di che si trattava, non dubitò prometter
lionidi a Cleone d’ Argo, poi devastò il paese d’ Augia, e uccise lui stesso col figli. Dopo di che istituì i giochi Olimpici.
mondo, non voleva più sottostarvi, e dicendo che avrebbe portato egli stesso i pomi ad Euristeo, tento lasciar Eracle nell’ im
col pomi. Secondo un’ altra tradizione, Eracle sarebbe arrivato egli stesso agli orti delle Esperidi e avrebbe presso i pomi
Delfo, n’ ebbe ripulsa; adirato Eracle voleva far violenza nel tempio stesso di Apollo, ed essendo comparso lo stesso Dio, con
leva far violenza nel tempio stesso di Apollo, ed essendo comparso lo stesso Dio, con lui s’ accingeva temerariamente a lottar
oleva dar fuoco al rogo; infine Peante padre di Filottete o Filottete stesso che passava di là, gli rese questo servizio, in c
gni di amicizia; ma passando col suo armento per le pendici del monte stesso un ladrone per nome Caco, abitante in una grotta
a poco a poco anche dei templi, come il tempio di Hercules victor ivi stesso , e un altro a pie’ dell’ Aventino vicino alla por
C. parente di Erodoto, autore di un poema in quattordici libri, collo stesso titolo di quel di Pisandro, col quale si può dire
o, uccide l’ infelice Megara e i figli avuti da lei; e l’ altra dello stesso Seneca Hercules Oelaeus, la quale, come le Trachi
Nel Museo di Napoli si ammira ancor ora una pittura di Ercolano sullo stesso soggetto, e una statuetta di scena analoga è nell
nne per gli eroi della stirpe di Eolo il compito principale. Atamante stesso s’ accord tanto dei mali del suo paese che ne imp
mone, Peleo, Meleagro, Tideo, Ifito, Teseo, Orfeo, Anfiarao ed Eracle stesso ; il quale ultimo però, per non assegnargli una pa
cene di Corinto, imitata da Ennio nella Medea exul, l’ altra di Ennio stesso riferentesi alla Medea in Atene, quella di Accio,
ino e che era scampato alla strage di Laio, viene a sapere che è egli stesso l’ uccisore di Laio, sicchè egli era parricida e
iò presso Adrasto della stirpe di Amitaone, re di Argo; proprio nello stesso tempo che vi cercava rifugio anche Tideo figlio d
iarao, il celebre veggente della stirpe di Melampo cognato di Adrasto stesso . Veramente Anfiarao che per la sua virtù di antiv
tutta la sua energia, e uccise in battaglia Egialeo, ma fu morto egli stesso da Alcmeone. I Tebani non potendo più difendere l
di Colofone, contemporaneo di Platone, autore di un vasto poema dello stesso titolo; a cui fa riscontro nella letteratura lati
del re, dar sepoltura al cadavere di Polinice; Sofocle riprese questo stesso motivo poetico nell’ « Antigone » facendo della p
ipo a Colono ». Finalmente anche Euripide trattò nelle « Fenicie » lo stesso terna trattato da Eschilo nei « Sette contro Tebe
ciulli, li uccise e ne appose le membra alla mensa del padre. Il sole stesso inorridito di tanta crudeltà, favoleggiavasi che
lui alla guerra dei sette contro Tebe incontrandovi la morte. Diomede stesso prese parte alla seconda guerra tebana, con che o
seducente. Ulisse tappò le orecchie de’ suoi compagni con cera; egli stesso si fe’ legare all’ albero maestro e così sfuggiro
, ma poi si innalzò com’ aquila sovra tutti, poco al disotto di Omero stesso rimanendo, il gran poeta mantovano, la cui Eneide
giungano gli ultimi libri delle Metamorfosi d’ Ovidio, che cantano lo stesso tema; s’ aggiunga l’ Achilleide di Stazio; s’ agg
gli vien meno; arrovesciando all’ indietro la testa esala la vita. Lo stesso serpente colle estreme spire della coda allaccia
8 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
avea anche partorito Nettùno, e poscia Plutòne, i quali furono nello stesso modo alla crudeltà del padre sottratti. E questi
delle due sue porte di ferro. Ed infine Orazio (3) rappresenta Giano stesso rinchiuso nel suo tempio qual custode ed autore d
to il destino che aspettava il giovinetto Esculapio, e la morte dello stesso Chiròne era di natura sua immortale, perchè figli
iventi, consultarono Temi che a que’ di dava oracoli a Delfo, o Giove stesso , come dicono alcuni. Per comando dell’oracolo, De
a vetta, godendovisi una serenità perpetua. Quindi significa il cielo stesso , o la parte più alta e risplendente del cielo, do
l figliuolo Enèa sparse, quasi balsamo salutare, l’ambrosia ; e Giove stesso (6) comandò ad Apollo di ungere di ambrosia il co
e di ambrosia. Questo cibo delizioso dilettava tutt’i sensi nel tempo stesso , faceva ringiovanire, donando novello vigore, e r
lla quale dettò leggi di tanta sapienza, che credevasi averle date lo stesso Giove, col quale egli spacciava un’intima familia
o avendo offeso quel principe, fu da lui nel laberinto che aveva egli stesso mirabilmente costrutto, incarcerato. Ma quel gran
lira che altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o da Giove stesso , da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi
ella guerra Troiana fiorì Eolo, re de’venti. Appresso Ovidio(3) Giove stesso esercita un impero assoluto su i venti ; ma posci
etius ne’carmi Saliari, cioè autore della luce. Da’ Cretesi il giorno stesso chiamavasi Giove(2). Iupiter Dictaeus, da Ditte,
voni ch’erano sacri alla nostra Dea, per essere uccello superbo di se stesso ed ambizioso. Secondo Buffon il pavone non è il s
ed Apollo(4). Minerva, secondo il pensare di Omero, era l’intelletto stesso e la provvidenza di Giove(5) ; ed Esiodo dice che
la Dea. La città di Sais dicevasi fondata da Iside ; ed Atene fece lo stesso di Minerva, sicchè chiamavasi città di Pallade, e
Egeo, e come il baluardo della Grecia e la salvezza di Atene. Apollo stesso difende la causa di Oreste ; si raccolgono i voti
inavano tutti e due in una medesima iscrizione ; si allogavano in uno stesso tempio e comuni aveano i sacrificii. E nelle scuo
iremo Cicerone, il quale dice che i Greci credevano, Apollo essere lo stesso Sole(1) ; e di essi parleremo in un solo articolo
che il primo insegnò la musica. Pimpla, monte in Macedonia, forse lo stesso che il Pierio, ne’ confini della Tessaglia, vicin
ra, e però la chiamavano l’ombelico di essa(3). Notano i dotti che lo stesso credevano i Giudei, di Gerusalemme, gli Ateniesi,
chi a lettere d’oro tre precetti di Chilone Lacedemonio : Conosci te stesso  ; non desiderar troppo alcuna cosa ; la miseria è
lle liti .. Ed appresso i Greci correva voce che Socrate dall’oracolo stesso di Delfo era stato dichiarato il più sapiente di
il più sapiente di tutti gli uomini. Omero(2) riferisce, avere Apollo stesso edificato quel tempio, e che vi diedero opera anc
tempio, e che vi diedero opera ancora Agamede e Trofonio, fig. dello stesso Apollo. I quali, finita la grand’opera, dimandaro
esse la Verità. XIV. Continuazione. Nelle Metamorfosi(1) Apollo stesso afferma ch’egli avea trovata la medicina, e che c
lmente il ferisce nel calcagno, ove solo era vulnerabile, come Ettore stesso , vicino a morire, predetto avea al suo inesorabil
etto avea al suo inesorabile vincitore(3). Alcuni vogliono che Paride stesso uccise Achille ; ed altri, che Apollo diresse il
n solo era maestro di fondare città, ma che n’era pure fondatore egli stesso . Quindi molte città si davano il vanto di avere a
tù di alcuni di lei farmaci, ed al tocco della sua magica verga. E lo stesso sarebbe accaduto ad Ulisse, se Mercurio non gli a
per l’Etiopia. Presso Troia uccise Antiloco, fig. di Nestore, ed egli stesso fu ucciso da Achille. Titono ne fu sì dolente che
ibuiva una perpetua giovinezza, perchè il sole sorge sempre mai collo stesso splendore. La sua lira infine che avea sette cord
i che gli antichi credevano sepolto nelle più dense tenebre, e che lo stesso Omero ripone oltre i confini dell’ Oceano ; sebbe
del suo signore imita qualunque sembianza, e le parole ed il gestire stesso degli uomini. Fobetore (a φοβος, timor) poi, lo s
ed il gestire stesso degli uomini. Fobetore (a φοβος, timor) poi, lo stesso che Icelo, mandava i sogni paurosi e si cangiava
avea Esone alla primiera gioventù, pregò quella famosa maga a far lo stesso colle ninfe che nudrito lo aveano ; e di fatto pe
vea detto dal verbo greco υειν, piovere. Plinio e Gellio(2) dicono lo stesso e condannano d’imperizia del greco linguaggio i L
i e le vele vestite ad un tratto di ellera e di corimbi, si vide egli stesso agitare il tirso inghirlandato di pampini, ed att
gono all’uomo grandissimo amore. Di che più esempii riferisce Luciano stesso e Plinio(2), fra’ quali quello di Arione è notiss
rono le porte della carcere, onde uscì libero. Ovidio dice, che Bacco stesso , presa la figura di Acete, fu presentato a Penteo
assero carico di catene. Bacco dalla Lidia era venuto a Tebe, ed egli stesso presso Euripide(2) dice che prima di ogni altra g
me di Osiride ; e da Virgilio e da Macrobio sappiamo che Bacco era lo stesso che il sole. Ed il vedere Bacco con due corna sul
la famosa spedizione delle Indie impresa dall’uno e dall’altro per lo stesso fine e col medesimo corteggio. E veramente Osirid
o il mostro, coll’aiuto di quel gomitolo, forse dato ad Arianna dallo stesso Dedalo, potè ritrovare l’uscita di quell’inestrig
delle viti, il datore dell’allegrezza ; anzì Bacco prendesi pel vino stesso , come Cerere pel pane, e Vulcano pel fuoco ; ed i
ane, e Vulcano pel fuoco ; ed in un antico poeta si rappresenta Bacco stesso in atto di pigiare le uve (2). Quindi a Nasso, ov
l’aureo corno. Ebone, nume adorato nella nostra Campania, creduto lo stesso che Bacco, o meglio il sole, che rappresentavasi
un’altra maniera di versi. Ciò attesta Orazio(1) di Pindaro ; ed egli stesso in due odi a Bacco(2) pare che abbia voluto segui
dio delle nozze, nelle quali assai frequentemente s’invocava. Catullo stesso , con dolcissimi versi il rappresenta inghirlandat
ersi passar più oltre da ingegno umano. » Fu in grande stima, dice lo stesso Dati, un Cupido coronato di rose fatto da Zeusi e
, Ateniese, di lui discepolo, ne fece anche una bellissima, cui Fidia stesso diede l’ultima mano. Essa era allogata fuori le m
e, rispose che il fanciullo viverebbe sino a che non avesse veduto se stesso . Si risero i più del pronostico, che il fatto dim
quella singolare e freschissima bellezza che non indegna pareva dello stesso Apollo. Invaghito delle proprie fattezze e vanegg
di Narciso. Questa favola significa l’amor folle e disordinato di se stesso , che i Greci dissero filauzia (φιλαυτια) il quale
i Osci significava Marte ; per cui la voce Mars de’Latini Latini è lo stesso Mamers degli Osci, tolta la sillaba me, come dice
quel buono educatore il decimo delle spoglie consacrate a Marte. E lo stesso autore osserva che anche a Roma nobilissimi citta
cole si rappresentano del terribile Marte gli alipedi destrieri, e lo stesso Marte pernicioso e spogliatore, il quale colla sp
tempesta, fosse stato rapito e portato in cielo dal padre Marte sullo stesso suo cocchio. E T. Livio(5) racconta che avendo fa
el Cielo o del Giorno ; il secondo, di Valente e di Coronide, ch’è lo stesso che Trofonio ; il terzo, di Giove terzo e di Maia
la fu che da Giove ebbe il nostro Mercurio, che diede alla luce sullo stesso monte Cilleno, sul pendio del quale era la città
v ’erano tre fontane (τρεις, tres, et κρηνη, fons), poscia a Mercurio stesso consacrate ; e le Stagioni, e le Ore ebbero cura
nte a Nettuno, la spada dal fodero a Marte, a Venere, il cesto, a lui stesso , l’arco ed il turcasso ; e che a Giove pure avreb
forse perchè fra quelli non è difficile ritrovare chi rubi. Anzi egli stesso fu un solennissimo ladro. Orazio (1) chiama Mercu
avendo rubato i buoi di Admeto, che Apollo avea in guardia, nell’atto stesso che n’era da lui fortemente rampognato, gli rubò
che modo Mercurio si schermì destramente dall’accusa tanto che Giove stesso ne rise, ed Apollo con lui strinse amicizia, rice
vea corna, e ciò che le avea, faceva comparir senza corna ; anzi esso stesso varie forme prendeva. Or era egli solito di rubar
ondottiere delle anime all’inferno. E di fatto presso Plauto (1) egli stesso afferma, esser noto a tutti che gli Dei aveano a
e terzi della medesima. Il caduceo era simbolo della pace, e Mercurio stesso da Ovidio (1) vien salutato arbitro della pace e
cadaveri, che avean chiusi in casa (1). Non s’intende però, perchè lo stesso poeta (2), parlando della morte di Didone, finge
o’ suoi serpentini stragrandi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove stesso andò da Deucalione per trattare la riparazione de
abitiamo. Così Peneo era un antico fiume della Tessaglia, e nel tempo stesso il nume che presedeva a quel fiume. Nell’articolo
davano i piedi di capra. Alcuni vogliono ancora che Silvano fosse lo stesso che Pan ; ma Virgilio (1) manifestamente li disti
e poscia morto si portò ben conservato in Antiochia, ove l’imperatore stesso volle vederlo. Plinio riferisce che sul monte Atl
gli ed in cui erano dolci acque e sedili scavati nel vivo sasso. E lo stesso Omero(3) loro attribuisce e le selve, e le sorgen
se l’abbia in moglie quel villano rapitore con sì grave onta di Giove stesso e della madre. Giove la racconsola, mostrando che
la quale essendo madre e conservatrice delle leggi civili, anzi dello stesso vivere sociale, si disse ch’ella avesse dato le l
rice dell’arte di seminare il grano, da’ poeti si prende pel frumento stesso o pel pane(3). Vulcano I.Nomi diversi da
ll’isola di Lenno e per tal caduta reso zoppo, Teti ne prese cura. Lo stesso Omero(4) pone nell’Olimpo la casa e la fucina del
savan quest’arte, offerivano voti e sacrificii a Vulcano, ed il fuoco stesso chiamaron Vulcano. Non solo fu egli Dio del fuoco
eso. Teseo l’uccise e gli tolse la clava, di cui poscia fece uso egli stesso . Cercione, ancora, fig. di Vulcano, attaccava i v
riferisce che, secondo il sistema degli antichi Fisici, Giano era lo stesso che Apollo, o sia il Sole, e Jana, la stessa che
u bene accolto nell’isola di Delo, ov’era un altare di Apollo, da lui stesso fatto colle corna delle capre uccise da Diana sul
tinse le saette che facevano ferite immedicabili, del quale morì egli stesso . La terza fatica fu quella di portar viva a Micen
sosteneva il cielo invece di lui ; sebbene altri affermano che Ercole stesso , ucciso il drago, avesse colti quegli aurei pomi
a figliuolo di Polibo, andò a consultare l’oracolo di Delfo nel tempo stesso che Laio viaggiava per que’luoghi in cerca del fi
fallo è il più celebre de’ tempi favolosi ed eroici ; e che nel tempo stesso può dirsi l’ultimo, perchè da quel famoso assedio
natural talento, le indossò con trasporto, ed in tal guisa scoprì se stesso . Achille adunque alla testa de’ suoi Mirmidoni, p
ndi azioni degli eroi. Nè le preghiere de’principi greci, continua lo stesso autore, nè le rimostranze di Fenice, suo antico p
ne, fece ritorno al campo, fugò i Troiani e vendicò, coll’uccidere lo stesso Ettore, la morte del suo amico, il quale gli era
, per una semplice mutazione delle prime lettere ; ma Cotta presso lo stesso autore deride siffatta etimologia, potendosi in q
a Nettuno che la sua potenza è prossima a quella di Giove. Egli dallo stesso poeta(5) chiamasi l’assoluto signore de’fiumi, i
ente del Dio del mare, dicono i poeti, tremò non solo la terra, ma lo stesso Plutone nella sua reggia, temendo che a quella sc
gliuole dette Oceanidi, ovvero Oceanine, ch’erano tremila, secondo lo stesso Esiodo ; per cui da Catullo(2) vien detto padre d
fatti nomi invocavansi nelle tempeste dal naviganti. Più antico dello stesso Nettuno era Nereo, fig. del Ponto e della Terra.
si avea il coraggio di sorprenderli e legarli, come di Sileno e dello stesso Proteo afferma Virgilio(1). Da Omero si scorge ch
nità venerata da’ Romani come il Dio del consiglio, credesi essere lo stesso che Nettuno Equestre, in onore del quale Romolo f
Dante, un luogo d’ogni luce muto. E spesso questo nome davasi al nume stesso dell’inferno, chiamandosi Plutone Αιδης, o Αιδωνε
i dimoravano le anime de’ buoni ; ma talvolta si prende per l’inferno stesso . Sovente si chiama pure Orco, ch’era nome di Plut
ricchezze, o del Dio dell’inferno, e talvolta si prende per l’inferno stesso  ; come Virgilio disse che notte e dì stassi apert
e in tal guisa i Campi Elisii, ha imitato Omero, il quale quasi nello stesso modo quel felice soggiorno descrive nell’Odissea
rciò pure finsero che l’Averno era la bocca dell’inferno, o l’inferno stesso . Virgilio (1) descrive una profonda spelonca trov
implacabile divinità, Aletto. dice Virgilio, era terribile a Plutone stesso ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo, questi m
tizia regnò in quella contrada che dicevasi Enopia o Enone e che Eaco stesso chiamò. Egina dal nome della madre. La lode di gi
la natura della terra. Or è noto che dis significava ricco, ed era lo stesso che dives. Dicevasi pure Orco (Orcus), e Summano
visibile. Chiamavasi pure Aidoneo (Αιδωνευς Hesiod.) che significa lo stesso . II. Storia favolosa di Plutone. Plutone (
lo di Giove e di Nettuno. Egli era il più giovane di loro, e nel modo stesso che i due primi, fu sottratto alla crudele voraci
ione scavavano la terra nelle miniere che pareva, volessero trarne lo stesso Plutone. III. Continuazione. Mitologia di Plut
di Plutone. Omero(2) racconta che Ercole osò ferire di saetta lo stesso Plutone alla porta del Tartaro, per cui diede gri
di color ferrigno dicesi da Claudiano la sopravveste di quel nume. Lo stesso Ovidio chiama neri i cavalli di questo nume, di c
razio vedere il regno della brana Proserpina vuol dir morire. E dallo stesso poeta si rileva che le ombre uscite dell’inferno
eseo osarono con inudito coraggio scendere all’inferno e rapire sullo stesso suo trono la regina dell’Erebo. È probabile che E
l nome di Parche ; e Lattanzio afferma che al Fato gli Dei tutti e lo stesso Giove ubbidiscono, e che le Parche possono più ch
Sofocle Proserpina si finge coronata di frondi di quercia. Secondo lo stesso Catullo la veste delle Parche era bellamente orla
Dei andavano a consultarlo. Così presso Ovidio(1) si legge che Giove stesso con Venere va a consultarlo per leggervi il fato
di bronzo una Proserpina rapita, opera ch’egli chiama bellissima. Lo stesso autore parla di un ratto di Proserpina rappresent
daveri de’Gladiatori uccisi. Sotera o Conservatrice, gr. ςωτειρϰ, lo stesso che sospita, soprannome dato a Proserpina nell’Ar
n si pubblichi senza un secondo permesso, che non si darà se prima lo stesso Regio Revisore non avrà attestato di aver riconos
9 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
io, nè parvolo, ma invece adulto e virile, educato nella scuola dello stesso Dio per vie tutte misteriose ed arcane. Nè poteva
vaggio o parvolo, sprovveduto di siffatti elementi, non potendo da sè stesso porgere amica mano ai suoi bisogni, senza avere s
empre vivuto vita selvaggia, o vi sarebbe peruto nell’abbandono di sè stesso e nella debolezza di sua vita. L’uomo nato adulto
aste ieratiche offre nuova esca alla credulità de’ popoli ; infine lo stesso linguaggio mitico perdendo di tempo in tempo il’
al donzella, Da re tiranno indegnamente offesa. Fanciul superbo di sè stesso amante Era quel fior ; quell’altro al sol convers
questa esposizione di Scevola lo immenso Varrone, come abbiamo dallo stesso Agostino(2), portò in mezzo tre specie di mitogra
ancio da’ baleni, ed il fragore de’tuoni non fossero che i cenni e lo stesso favellar di Giove. In questo noi troviamo un mito
ppertutto, per le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e dallo stesso poeta su le prime il cielo, le terre, i mari, il
le feconde piogge e co’semi feconda la terra come sua consorte. Egli stesso nell’etere è Giove, nell’aere è Giunone ; nel mar
Cerere nei frumenti ; Diana nelle selve ; Minerva negl’ingegni ; egli stesso del pari in tutta quella innumera turba degli Idd
ndoli dalla terra ; di Dea Cunina tutelando le cune. Non è altro egli stesso in quelle Dive, che predicono i destini a’nascent
esser il Sole immagine di Giove, e la Luna immagine di Giunone, ma lo stesso Sole nella sua materia essere Giove, e la stessa
icato assai bello ; perciocchè l’etere generando tutte le cose per sè stesso , non ha d’uopo de’virili, onde generare per le vi
tare ; ma ei va tanto poco soddisfatto di questa etimologia, che egli stesso poscia la rigetta. Varrone(3) vuole esser così de
nti(1). Perciò i greci lo chiamavano αδης, invisible, o perchè per sè stesso è invisible, credendosi aver la sede nell’imo del
nterpetrazione come saggiamente fu esposta da Macrobio, la quale egli stesso improntava da Antipatro filosofo stoico — Dalla t
con un folto addensar di caligine, sembra di ottenebrare in parte lo stesso suo splendore ; ma poscia estenuate col salubre f
perciò generati con amor nobile, che tanto ερος significa, che fu lo stesso che Imeneo : e gli eroi si dovettero dire in sent
sviluppo e compimento ad un poema. E dalla lettura delle opere dello stesso Pausania apprendiamo da tre essersene fatte nove 
de dimostrare essere Giano un segno celeste. 69. Altre ragioni per lo stesso argomento — da altri si vuole essere il mondo, e
osto nel Cielo a fianco della costellazione detta Prometeo, nel tempo stesso che il toro celeste, nominato toro di Pasife e di
icio, una tonica sparsa di sangue di un Cintauro, che fu morto da lui stesso al guado di un fiume, e questa tonica, lo brucia
a — Giù, Vate operoso, il timore ; odi le mie voci, ed apprendi da me stesso ciò, che desideri sapere. Caosse era il mio nome
chè non è sì grande la nota della mia confusa figura, in me sembra lo stesso ciò che è d’avanti e ciò ch’è di dietro. Ecco la
di Macrobio — Sonovi, ei dice(1), taluni, che vogliono esser Giano lo stesso che il sole e Diana, e che rappresentasi bifronte
istessa coda, onde far comprendere, che il mondo e si sostiene da sè stesso , ed in sè stesso si ravvolge — molti tempii inaug
de far comprendere, che il mondo e si sostiene da sè stesso, ed in sè stesso si ravvolge — molti tempii inaugurati a lui dagli
na mercè il beneficio di Libero, emissis seminibus, vien liberato. Lo stesso della donna mercè di Libera. (3). Carmente — 
10 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
imperciocchè giunti quelli ad una certa età, si rivoltarono contro lo stesso loro padre, ad eccezione di Oceano. Ma Urano ebbe
evano dichiarata la guerra a Saturno1. Diede inoltre una bevanda allo stesso suo padre, colla quale gli fece recere i figli da
riconoscenza, che questo Nume meritava dagli uomini. Fu ascritto egli stesso al numero degli Dei, col titolo di Dio della pace
a vita ad Ippolito figlio di Tesèo. Un potere così grande ingelosì lo stesso Giove, che con un fulmine troncò i giorni ad Escu
clopi, che avevano fabbricato il fulmine. Riputando Giove fatta a lui stesso tale ingiuria, privò Apollo per qualche tempo del
lgrado che una pianta carica di frutta gli penda sulla testa, ed egli stesso stìa fino al mento tuffato nell’acqua. Quando vuo
e labbra : se stende la mano per cogliere delle frutta, il ramo da se stesso si allontana. Supplizio proporzionato al suo deli
a : fu talmente sorpreso della sua bellezza, che divenne amante di se stesso . Ma inutilmente egli si studiava di ottenere l’og
oso, turando con cera gli orecchi de’ suoi compagni, e facendosi egli stesso legare ad un albero del naviglio. Per la rabbia d
izio è di vedere innalzati i talenti. In somma è un mostro, che da se stesso si macera, e da tutti è detestato. La Vittoria
guardia, li divorò tutti. Cadmo non vedendoli ritornare, si recò egli stesso sulla faccia del luogo, e gli riuscì di ammazzare
giri inestrigabili. Ivi Minosse fece rinchiudere il Minotauro ; e lo stesso Dedalo ch’ era incorso nella di lui disgrazia con
diedero di piglio alle armi, e Teseo non si fece pregare per fare lo stesso . In ricompensa Piritoo contribuì al ratto di Elen
ttuarsi nel breve corso di un giorno. L’impresa avrebbe sgomentato lo stesso Ercole : e Giasone ci avrebbe perduta la vita, se
ano il becco di ferro, e dal rostro lanciavano delle particelle dello stesso metallo. Furono questi mostri abbattuti, e scacci
ebbe per sua sposa la bella Euridice. Ma disgraziatamente nel giorno stesso delle nozze, cogliendo Euridice de’ fiori in una
banchetto, svenati i due figli del fratello, li diede a mangiare allo stesso padre, ed alla madre Erope. Dicono i poeti, che i
e perseguitarono Tieste, che per altro non uccisero. Allora nel tempo stesso Agamennone ascese sul trono d’Argo che trasferì a
A tal vista sentì Achille destarsi gli spiriti marziali, e svelò egli stesso il segreto. Ulisse allora presa l’occasione, parl
promise da parte di Agamennone dieci talenti di oro, venti vasi dello stesso metallo, sette tripodi, altrettante donzelle di L
Priamo, spedisce Iride a Nettuno con ordine di ritirarsi, e nel tempo stesso comanda ad Apollo di recarsi al padiglione di Ett
no questa favola, come accessoria alla storia di Achille. Fu un punto stesso l’esser ferito, e morire il figliuolo di Peleo. I
t’i Greci. Ritornato in se, n’ebbe tanta vergogna, che si diede da se stesso la morte, ed indi fu cangiato in un fiore. Ana
tanto furiosa, che il naviglio di Ulisse ne resta fracassato, ed egli stesso resta seppellito negli abissi dell’oceano. Non si
panche de’ navigli chiunque aveva avuta la disgrazia di gustarlo. Lo stesso vento portò la di lui flotta all’isola de’ Ciclop
re l’arco di Ulisse. Tutt’i pretendenti sono radunati, non escluso lo stesso Telemaco, ma inutilmente si affaticano per tender
Nettuno è di avviso che si abbatta questo mostruoso cavallo, ed egli stesso lancia un dardo nel fianco di quello. Arrestano i
duole di sì barbaro tradimento. Cerca Enea di scusarsi, ma nel tempo stesso dispone il tutto per la partenza, e col favore de
so generoso all’eccesso, nel punto di sagrificarla, rivolse contro se stesso il coltello, e si diede la morte di propria mano.
Progne al momento cangiata in rondinella, Filomela in usignuolo, e lo stesso Tereo in uno sparviero. Aristeo. Fu Aristeo f
  Si è creduto opportuno di quì inserire il seguente trattalo dello stesso Sig. Tomeo autore di quest’opera, pubblicato fin
spiciens blande felix Eumelis adorat.   Dove la voce Eumelis vale lo stesso che Partenope. Noi lasciando da parte le poetiche
ario per l’agricoltura. Della varia figura di questo Nume, secondo lo stesso Macrobio, dee dirsi, che i Napoletani lo venerava
queste feste i sacerdoti da disperati, e fra questi si annovera egli stesso il nostro Stazio, portando accese faci nelle mani
si degl’Iperborei, le nozze del fiume Ebro, e la Teogonia. Credesi lo stesso autore di amuleti e talismani, e che avesse costr
otere piegare il destino, e salvar da morte il figlio Sarpedone, E lo stesso tuttochè voglia salvar Patroclo, pure perchè ne i
nte la Necessità accoppiata al Fato, o sia Destino. Alla Necessità lo stesso Giove, al dire di Filemone, fu soggetto. Vien ell
1. Questa favola ci rappresenta la caduta degli uomini. Pandora è lo stesso che la Natura nello stato dell’innocenza. La teme
i in dietro fino a che non fosse fuori di pericolo colla moglie, è lo stesso di quello che diede Plutone ad Orfèo. Gli antichi
ano alla sue Georgiche, giacchè volentieri vi si tratteneva come egli stesso ci assicura : Illo Virgilium me tempore dulcis a
una tomba, che ancora oggi si vede. Poco prima di morire compose egli stesso il seguente distico da apporsi sul tumulo : Mant
11 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
pensai sottrarre al fin per pochi giorni, quasi insensibilmente, a me stesso quel tempo, che necessario si fosse a compiere, s
n più famose da annotazioni soltanto illustrati ? Questo ancora nello stesso troverete esattamente descritto. Voleste in fine
d a quelli di Jafet nell’Occidente. Toccata la Grecia anch’essa dallo stesso contagio nel suo seno introdotto da Fenicii, nell
ciò superbamente dal regno, quale co’suoi due fratelli, salvati collo stesso tranello, si divise, assegnando il mare a Nettuno
o l’Etna, come piace al poeta dell’ amore, e proseguendo quindi collo stesso coraggio a pugnare col resto degli altri giganti,
ubi, co’ fulmini alla mano, coll’uccello suo ministro a piedi, da lui stesso trasmutato per gelosia d’ onore da Regnator d’ At
o Re, e così divenne essa sua sposa onorata per altro da popoli collo stesso culto divino qual degna moglie del gran Dio Nettu
ne) acciò cosi egli restasse al coverto del furto, e quegli nel tempo stesso il fio pagasse di sua infedeltà, rampognandolo co
er cagion della luce, e calore del sole da lui guidato, o perche egli stesso fù creduto per sole : Delfico per la città di Del
be stata Giunone, se la sventurata non fosse stata il bersaglio dello stesso vertiginoso suo genio. E che altro invero bramar
ne. Figlia essa di Saturno, e di Opi, e Sorella per conseguenza dello stesso Giove, anzi con esso più avvinta mercè i ligami d
cace il suo potere si fosse, che dubitata non avea di gareggiar collo stesso suo marito Giove ; mentre se questi per sua virtù
. Fù però oscurata la sua gloria, ed umiliato il suo orgoglio dal suo stesso marito pel seguente motivo. Nella gran congiura d
ris, Prima dedit leges. Cereris sunt omnia munus. E par, che il nome stesso dice a tal proposito Cicerone chiaramente l’addit
à, che gli Dei stessi restarono sorpresi dalle sue fattezze ; anzi lo stesso fratello Giove preso dalle vaghe sue forme, ed ob
tipo di Cerere, benche presso diverse nazioni non fù costantemente lo stesso . Comparisce ella sù d’un altare in foggia di bara
piena di gravità, e contegno, di fisonomia molto bella, ma nel tempo stesso assai fiera, con elmo sul capo adornato di civett
parti di Urano cadute nel mare ; non altrimenti che dal sangue dello stesso caduto a terra nacquero, come altronde si disse,
luoghi i poeti ci descrivono le loro querele, non che i lamenti dello stesso Giove, così in Lucano : Me quoque fata regunt. D
tura ; ma con mano audace ancora di uncinato ferro armata sorprese lo stesso suo padre, e devirollo. Quello stesso però, che f
cinato ferro armata sorprese lo stesso suo padre, e devirollo. Quello stesso però, che fece egli a suo padre fatto gli venne d
le opere di beneficenza, e di pietà assomigliano le creature al loro stesso Creatore, non fia maraviglia se il Tessalo Giano
io nel volerlo seco nei consigli, l’ardente deslo in istabilirlo seco stesso nel trono renderonsi tributaria la benevolenza di
al muover delle piante, Che versa ognor da lumi un tristo fonte, E sè stesso a soffrir non è bastante. Si cruccia, si addolora
se alla perfezione richiesta. Trattolo quindi a suo tempo lo diè allo stesso benefattore Mercurio, il quale seco recandolo da
dia, e della Siria con poche forze di uomini, e donne radunate da lui stesso in soccorso : benchè per altro si generoso portos
iglia di Cocito per nome Menta ingelosita cangiò questa in erba dello stesso suo nome : onde così non avendo il marito con chi
en l’altra un nappo di letal veleno, Col qual cerca di dar morte a se stesso . Col guardo a terra timido, e dimesso, Non osa al
a tema di lui fatal governo, Calma non prova mai tutto è tempesta. Se stesso abborre e fa di se reo scherno, Straccia il crin,
nque tanti danni cagiona impari ognuno a non essere il flagello di se stesso rammentandosi in qualunque dura circostanza di qu
te a questi quattro Sonetti rappresentanti le stagioni dell’anno è lo stesso , a moi credere, che far un’ingiuria a leggitori.
tar la vanità senza avvilirsi ci esibisce questo altro squarcio delle stesso Temistocle. Ti conosce potente, Non t’ignora sde
anima virtuosa, che odia la vanità, e misura se stessa, dicendo nello stesso luogo citato. Più tenero, più caro Nome, che que
però in altro modo riguardato non è stato sempre nelle sue misure lo stesso presso tutte le nazioni ; ma vario assai, e molte
ogniverso, facendo sempre seguire alla teoria la pratica, e poi nello stesso modo esporrò i diversi intrecci, e ritmi compresi
ano, Scorro dolente, ed esule I boschi mi discacciono, Fatto a me stesso in odio Non han più ombra gli albori Gemo nel d
io, Che la regia donzella si adora E del padre l’amor non ignora Egli stesso la deve svenar. Cosi esposto ; per forza il guerr
ria, e va costante a morte Innalzandola ancor col suo consiglio Da se stesso tornò fra le ritorte Senza temere il suo vicin pe
eva, colle note critiche del Muratori, non che la dissertazione dello stesso mentre fan chiaro conoscere la difficoltà di un t
eculativa conoscenza di ciascuna di esse con una strofa pratica da me stesso bassamente lavorata a tenore della capacità di qu
quel luogo con tutti i suoi, a questi turò con cera gl’orecchi, e se stesso fece ligare ad un albore della sua nave ; quale i
: Crisost : Hom : 3. Se doveasi cioè il detto Apostolo preferire allo stesso divin Platone pel gran capitale delle sue cognizi
Il palladio, che conservavasi in questo tempio dicesi essere stato lo stesso Palladio di Troja, il quale sebbene fosse stato r
zione in vero potrebbe pensarsi di questa più nefanda ? Ne conobbe lo stesso Severo imperatore l’infamia, e perciò con note le
ucchia to il dolce de’ fiori sparsi nel sonetto del cav. Marino sullo stesso argomento dicendo : Apre l’ uomo infelice allor
12 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
con inganno la prole al ventre di Meti, e nel suo l’ ascose, ed egli stesso la diede poscia alla luce. Altri dissero, che Gio
sso la diede poscia alla luce. Altri dissero, che Giove concepì da se stesso Minerva nel proprio capo, e per metterla fuori fe
lie d’ Anfitrione, la quale egli ingannò assumendo la sembianza dello stesso Anfitrione, ebbe Ercole. Oltracciò s’ unì egli so
portate aveva e a lui consacratele prime spoglie tolte a’ nemici. Lo stesso Romolo un altro ne aveva già eretto sul Palatino
di, e per tal modo in aria la sospese. Ella ne fu poi disciolta dallo stesso Vulcano. A Giunone insieme con Giove altribuivasi
sprezzata la beltà di Giunone; nel quarto le figlie di Cinira per lo stesso motivo trasformale da Giunone de gradi del suo te
gnale, sotto alle sembianze di cui dissero alcuni che fosse ascoso lo stesso Marte; e Venere dopo averlo cangiato in anemone,
figlio del Sole, andò per consiglio della madre nella regia del Sole stesso , e per prova di essergli figlio richiese di poter
sta di Giacinto; che ne morì, e fu da Apollo cambiato nel fiore dello stesso nome. Ovidio racconta il fatto alquanto diversame
inacciandolo Apollo, se non restituiva le vacche, Mercurio nell’ alio stesso gli rubò la faretra, sicchè Apollo per la stravag
dre della discordia di Pane, delle tre Parche, di Pitone, e del Cielo stesso e della Terra. Fra gli Dei terrestri prima a dove
Dei. La ninfa Loto da lui fuggendo fu trasformata nella pianta dello stesso nome; e Driope amata prima da Pane e da Apolline,
o in Roma le ferie Carmentali, che si celebravano in Gennaio; Evandro stesso figlio di Mercurio e di Carmenta nativo di Arcadi
ielo; ma da lui fulminati furono poi sepolti nel Tartaro. Aggiugne lo stesso Omero, che Nettuno da Tiro figlia di Salmoneo e m
di Cererete Dio delle ricchezze, cui malamente alcuni confusero collo stesso Plutone. L’ inferno rappresentavasi come un luogo
ne tenne per lungo tempo incatenata la Morte, finchè ad istanza dello stesso Plutone fu liberata da Marte. Demetrio intorno ad
vasi colla testa di cane; Serapide, che dai più si confonde con Osiri stesso e con Api; ed Arpocrate Dio del silenzio, che dip
dell’ Oceano. Dotalo di astutissimo ingegno egli volle ingannar Giove stesso . Mentre accolti, dice Esiodo, in Mecona o Sicione
mente con lei triplicò il corso della notte. Poco dopo sopravvenne lo stesso Anfitrione, da cui Alcmena concepì Ificlo, che na
lion però che sia stato Periclimeno per la sua insolenza ucciso dallo stesso Nettuno. Il poter di cangiarsi in varie forme ave
lante, col presentargli il capo dì Medusa lo convertì nel monte dello stesso nome., il quale per la sua altezza si disse poi s
di lui, cercava per ogni maniera di diffamarlo, e per ultimo Acrisio stesso , che imprudentemente nel capo di Medusa si affiss
li, che dalla prima avea avuti. In pena di ciò gli Dei acciecaron lui stesso , e ad infestarlo mandarono le Arpie Aello e occip
per meglio accreditar le sue leggi dicea di averle ricevute da Giove stesso . Dopo la sua morte ei fu in compagnia di Radamant
ima, e con Fedra di lei sorella. Ciò risaputo, Minosse fe chiudere lo stesso Dedalo col figlio Icaro nel labirinto, e custodir
in Troia a’ pubblici giuochi, ei vinse non pure gli altri, ma Ettore stesso figlio di Priamo, ch’ era di tutti il più valente
e, datigli i contrassegni di essere a lui fratello, il placò e Priamo stesso come suo figlio amorevolmente l’ accolse. Poco do
edendo di uccidere Ulisse; e finalmente colla spada si trapassò da se stesso . Ovidio aggiugne, che dal suo sangue sorsero de’
za nella reggia di Priamo vi uccise Polite figlio di lui: indi Priamo stesso ; e sacrificata Polissena sulla tomba di Achille,
di aver saputo a dispetto degli Dei salvarsi da se medesimo, fu dallo stesso Nettuno sommerso con parte di quello scoglio, ch’
nella quale gli Dei medesimi vollero prender parte, ferito avea Marte stesso , indi Venere accorse in aiuto del figlio Enea. Or
loro Narciso vivuto sarebbe a lunga età, rispose: Se non vedrà mai se stesso . Or essendosi questi chinato un giorno, stanco de
Parte II. Capo X. Dedalo fugge da Creta colle ali fabbricatesi da se stesso ; il figlio Icaro cade in mare. Parte II, Capo VII
ne vicende quell’ influenza che mai non ebbero, nè potevano avere. Lo stesso desiderio pur diede origine agli oracoli, che spa
questi ricusato pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco, domanda lo stesso prezzo per gli altri sei; che al secondo rifiuto
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
utti i più grandi fiumi. Cominciarono dunque dal divinizzare l’Oceano stesso come avevano divinizzato il Cielo sotto il nome d
e considerato come il più antico degli Dei marini, perchè era il mare stesso , come Urano il più antico degli Dei celesti, perc
are stesso, come Urano il più antico degli Dei celesti, perchè era lo stesso Cielo. Quindi non solo i poeti greci e i latini,
ave una pubblica preghiera a tutti gli Dei e le Dee del mare, come lo stesso Tito Livio riferisce nella sua Storia, trascriven
olle provare anch’egli a gustar di quell’erba, che subito gli fece lo stesso effetto, e sentendosi spinto e sollevato da forza
fficio attribuirono una prerogativa degna dei più grandi Numi e dello stesso Giove, quella cioè di prevedere il futuro ; ed in
lci amici addio. » (Purg., viii, 1.) 211. « Che di vederli in me stesso m’esalto. » (Inf., iv, 120.) 212. Il Giusti a
fiume, e sparirono dal mondo, è che vi rimanessero annegati ; e Dante stesso lo ha detto parlando d’Ino e Melicerta : « E que
uirne in nessuna parte il maraviglioso, perchè voleva raccontar di sè stesso un fatto maraviglioso non meno. E questo confront
14 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ta L’urna, il crudel a questa ancor diè morte. Garzon superbo e di sè stesso amante Era quel fior ; quell’altro al Sol convers
che converse Atteone in cervo per averla rimirata in un bagno. Giove stesso le diede l’arco e le frecce, e nel farla regina d
e, e mentre cercava il suo arco e le frecce, s’avvide che nel momento stesso gli erano state anche quelle involate. Dopo quest
odo noto a tutti che Mida aveva le orecchie d’asino. Questo Mida è lo stesso di cui si parla nella storia di Bacco. Il gallo,
ndolo Apollo se non restituiva le vacche, Murcurio gli rubò nell’atto stesso la faretra, sicchè Apollo per la stravaganza cang
egli Dei non potrebbero spezzarle. Il Tartaro si prende per l’Inferno stesso molte volte. I Campi Elisi erano il soggiorno fel
Titani. Viene preso anche per una parte dell’Inferno e per l’Inferno stesso . Si fa anche marito della Notte da cui si vuele a
er pur anche figli suoi le tre Parche, il serpente Pitone ed il Cielo stesso e la Terra. Pane ebbe molte concubine che sedusse
o rinverdire il legno del quale era composto il simulacro ed il bosco stesso rigermogliò e divenne improvvisamente verdeggiant
re, ma bisogna che egli esamini il suo Destino che non gli è noto. Lo stesso Dio si duole di non poter piegare il Destino per
otto la scuola di Chirone che gl’insegnò a comporre de’rimedi ed egli stesso ne inventò moltissimi ; unì la medicina alla chir
allo erano a lui specialmente dedicati. Si vuole che Esculapio sia lo stesso che il Sole considerato sotto i benefici rapporti
Dei cambiarono Scilla in un pesce, e il padre di lei che si era da sè stesso ucciso per non cadere nelle mani del vincitore, i
stenza dipende da questa pianta : converrà ch’ io perisca nel momento stesso ch’essa cadrà sotto i colpi della tua scure : ris
tero celebri collo stabilimento del commercio e della navigazione. Lo stesso nome fu dato altresì a certi pesci di mare cui su
ntri sboccò nell’ isola d’Ortigia vicino alla Sicilia, anzi nel porto stesso di Siracusa, unita alla città da un ponte, ove ve
otta da Giove trasformato in toro ; Asteria, che si dibatte contro lo stesso Dio cangiato in aquila ; Antiope soggiogata dallo
te contro lo stesso Dio cangiato in aquila ; Antiope soggiogata dallo stesso Nume trasformato in Satiro ; Leda, della quale eg
greca ha attribuito ad Ercole Tebano le imprese di tanti altri dello stesso nome. Ercole di cui si parla in questo Compendio
glie credendo di togliere di vita quelli di Euristeo. Ritornato in sè stesso ne fu tanto afflitto che rinunciò al commercio de
ta alle membra ; a misura ch’egli la stracciava, laceravasi nel tempo stesso la prima pelle e la carne. In tale stato mandava
rmare una bellissima donna, di cui è già parlato all’articolo Vulcano stesso . Gli Dei la ricolmarono tutti di doni per cui fu
dalle acque di quattro altri va a scaricarsi nel mare. In quell’anno stesso cadde tanta acqua che tutta la Tessaglia fu inond
gigante di una enorme altezza, lo punì convertendolo nel monte dello stesso nome presentendogli il capo di Medusa, e gli rapì
a con ogni sorta di violenze Danae, e per ultimo trasmutò in sasso lo stesso Acrisio che volevagli contrastare il passaggio pe
a ch’era stata rapita da Teseo. Caddero però in breve anch’essi nello stesso fallo di cui avevan voluto punire quell’eroe. Rap
li si ferma ; si volge per vedere se la moglie lo segue e nel momento stesso Euridice gli è tolta per sempre. Essa gli stende
avvi chi pretende che nell’eccesso del suo dolore si uccidesse da sè stesso , altri lo fanno perire di un colpo di folgore, pe
alle Muse, facevano ogni anno l’anniversario di lui. Questo non è lo stesso Lino che insegnò la musica ad Ercole, il quale in
compagnare Giasone. Ne scelse cinquantaquattro de’ più famosi. Ercole stesso si unì a loro, e concedette a Giasone l’onore d’e
o re d’Argo che non debbesi confondere col fratello di Acrisio, dello stesso nome zio di Perseo, il quale viveva più di un sec
sse a combattere la Chimera, che infestava un monte della Licia dello stesso nome. La Chimera era un mostro alato, d’estrema a
età eranvi de’pascoli dove pascevano delle capre ; ed appiè del monte stesso vi erano delle paludi infestate da sérpenti. Bell
one si abbigliò poscia nel modo più magnifico che le fu possibile, lo stesso fecero pur anche Minerva e Venere ; e quest’ultim
reggia di Priamo vi uccise Polite altro de’ figli di lui, indi Priamo stesso  ; e sacrificata Polissena sulla tomba d’Achille,
gli antichi Oracoli le risposte che gli Dei davano agli uomini ; e lo stesso nome davasi pure al luogo in cui per bocca degli
enire era il più versato di tutti gli Dei, essendosene istrutto dallo stesso Giove. I più famosi tra gli Oracoli erano :    
fu a lei concesso ; ma sgraziatamente dimenticò di chiedere nel tempo stesso il dono di conservare quella freschezza che tanto
 ; per il che essa ne gettò tre nel fuoco in sua presenza e chiese lo stesso prezzo per quelli che rimanevano. Essendole negat
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
a Terra o nel Cielo. (Vedi il Cap. X, ove si parla di Proserpina). Lo stesso Omero dice chiaramente che quelle infernali regio
te racconta diversi sogni ch’egli ebbe nel suo viaggio allegorico. Lo stesso Virgilio ci narra che nelle regioni sotterranee v
o a rappresentare il Sonno ed i Sogni secondo la loro fantasia ; e lo stesso Vasari, ne ragiona ex-cathedra nelle sue Vite. Ve
ondo che avvinghia, cioè per mezzo della sua coda, come spiega Dante stesso  ; diversamente nessun l’avrebbe indovinato ; perc
l’Universo che in tutte parti impera, secondo le espressioni di Dante stesso  ; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si
utone, di quello cioè di Dite, per darlo alla città del fuoco ed allo stesso Lucifero. Altri Dei e mostri mitologici non manca
ovarono più poetiche le Parche che il Fato ; e assegnarono ad esse lo stesso ufficio. Basti a dimostrarlo il seguente distico
u formæ ; Letumque, Labosque, etc. » (Virg., Æneid., vi.) 248. Lo stesso Cicerone lo dimostra elegantissimamente nella Ora
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
zione o la creazione. Cerere figlia di Saturno e di Cibele (che è lo stesso che dire del Tempo e della Terra), era considerat
esse insegnato l’agricoltura Trittolemo e neppur Cerere, ma invece lo stesso Saturno, padre di lei (come dicemmo parlando di q
e moderni, che troppo lungo sarebbe il voler tutte riportarle. Dante stesso nel descrivere il Paradiso terrestre accenna ques
o mitologico attribuito a Cerere è rammentato da molti poeti, e dallo stesso Dante, e perfino dal Giusti ; ed è la punizione d
no o le biade, come Bacco il vino, Minerva la sapienza ecc. ; e nello stesso Virgilio troviamo l’espressione Cerere corrotta d
nno di questo secolo. 50. Altri autori latini dicono che Ceres è lo stesso che Geres, a gerendis fructibus, perchè i Latini
Cibele è spiegato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo stesso verso dell’ Ariosto. 53. Queste due ottave son
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
za adempiere pur anco gli obblighi del proprio stato. Il dì 11 dello stesso mese celebravansi le Feste Carmentali, che si rip
eide. Le fu dedicato anticamente un tempio nel Campo Marzio il giorno stesso delle Feste Carmentali. Nel mese di Febbraio è da
privo di angoli, come, secondo alcuni etimologisti, significa il nome stesso . Il buon popolo di Numa non solo vide co’suoi pro
ca Giove piccolo, ossia bambino, secondo gli etimologisti latini e lo stesso Ovidio. Perciò questo Dio è rappresentato giovine
 XXXIII che di molti Dei si conoscono le attribuzioni dal significato stesso del loro nome ; e tra gli altri abbiamo rammentat
città. Degli Dei Lari abbiamo parlato a lungo nel Cap. XXXVIII. Nello stesso giorno si celebrava la festa della Dea Bona. Ques
ero un sacrifizio di espiazione immolando una scrofa pregna. Cicerone stesso disapprova questa e simili stolte superstizioni n
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
ato da preferirsi alle terrestri condizioni di questa mortal vita. Lo stesso Omero ci narra che Achille, quantunque godesse i
invitò a pranzo e imbandì loro le membra del suo figlio Pelope da lui stesso ucciso. Tutti gli Dei inorriditi si astennero dal
rtali265), non poteva morire, nè perciò andare al Tartaro. Inoltre lo stesso poeta alla solita pena di Tantalo aggiunge il tim
fin per mezzo « D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, « Di Giove stesso il nome e degli Dei « S’attribuiva i sacrosanti o
delitto, ossia colla violazione dei doveri morali verso Dio, verso sè stesso , e verso il prossimo. Son queste le sue parole :
lor cose, « Come udirai con aperta ragione. » Procede infatti con lo stesso metodo a render ragione delle diverse categorie d
se per qualità o intensità. Mirabile è poi in sommo grado, e al tempo stesso di tutta evidenza, l’argomentazione con la quale
emanata da questa, ovvero sussistente eternamente con essa. » Questo stesso filosofo rosminiano chiama Antropomorfismo il pol
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
vibrando e neghittoso. » (Canto ii, 70.) E pochi versi più sotto lo stesso poeta aggiunge : « E compito del dì la nona ance
tamente è il più celebre quello dell’Aurora di Guido Reni in Roma. Lo stesso Michelangelo, che tutto osò e in tutto fu sommo,
ta da molti poeti e principalmente da Ovidio nelle Metamorfosi ; e lo stesso Dante trova il modo di parlarne più volte nella D
figlio e della nipote di Apollo secondo la Mitologia. Esculapio, lo stesso che Asclepio, come lo chiamavano i Greci, era fig
dico. Il maggior culto di Esculapio fu in Epidauro ; e sappiamo dallo stesso Livio, non che da Ovidio, che da quella città fu
indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si son serviti di questo stesso vocabolo come aggettivo poetico, invece del più c
lavoro. » Messer Lodovico però gareggia non pur con Ovidio, ma collo stesso Omero a costruir palagi magnifici senz’ altra spe
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
sin dalla sua fondazione, il Politeismo Troiano e Greco. Racconta lo stesso Tito Livio che i Troiani profughi dalla loro citt
e si deduce che le Divinità adorate allora nel Lazio e nel territorio stesso ove sorse Roma esser dovevano per la massima part
io ammettere che egli avesse introdotto il politeismo greco nel luogo stesso che in appresso fu il centro della nuova città di
amavasi Massima, e che suoi sacerdoti erano i Potizii e i Pinarii. Lo stesso Numa Pompilio che inventò tante cerimonie e prati
le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea per la salute di Tibullo stesso che era infermo in Corfù. I sacerdoti Isiaci port
se ne vedono alcuni idoletti di metallo nel Museo Egiziano. Virgilio stesso nel libro ix dell’Eneide nomina il latrator Anubi
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
delle altre espone Ovidio nelle Metamorfosi, vale a dire che quel Dio stesso che dal Caos formò l’universo creasse l’uomo di d
uomini e i popoli possono correggersi dei loro vizii e difetti. Dante stesso fa dire nella Divina Commedia a Marco Lombardo :
oli a seminar le biade, primo fondamento dell’agricoltura ; e il nome stesso di Saturno si fa derivare dal latino Satum, cioè
loro nutrimento al cessare dell’età dell’oro ; e poi accordò a Giano stesso due singolari privilegi, quello cioè di prevedere
tologici in cui più e diversi attributi ed uffici si riunivano in uno stesso soggetto, che inoltre era considerato e come uomo
tenevano sempre scrupolosi osservatori del giorno di sabato. È Orazio stesso che lo dice nella ix Satira del lib. i : Hodie tr
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli stesso , soffrì la fame e la sete, e si privò del sonno :
rbor vittorïosa e trionfale, « Onor d’imperatori e di poeti. » Dante stesso parla più volte del legno diletto ad Apollo, dell
o, per sollievo della sua afflizione lo cangiò nel fiore che porta lo stesso nome del giovinetto134. Invenzione anche questa d
porta lo stesso nome del giovinetto134. Invenzione anche questa dello stesso genere delle precedenti. Ma i mitologi vi aggiung
el secolo d’argento, trovasi nella Tebaide del poeta Stazio in quello stesso significato che talvolta gli si dà in italiano.
tua possa in questi versi brevi. » 131. Vaticinari in latino è lo stesso che fata canere, frase usata anche da Orazio nell
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
uttosto divinazione, cioè interpretazione della volontà degli Dei. Lo stesso è da dirsi del vocabolo responsi, latinismo che è
te degli Oracoli282). Inoltre la parola Oracolo significa talvolta lo stesso che responso, e tal’altra il luogo sacro in cui s
omani ricorrevano talora a consultare gli Oracoli della Grecia ; e lo stesso T. Livio ne adduce diversi esempi, tra i quali il
i trovano d’accordo mitologi, poeti, storici e filosofi. Che più ? Lo stesso Machiavelli dice chiaramente e senza bisogno d’in
te e mirabile di tutte, espressa con queste poche parole : conosci te stesso , leggevasi scritta sul pronao del tempio di Apoll
che darebbe de’suoi versi il principe dotto e poeta a quello del Dio stesso della poesia : « Pagina judicium docti subitura
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
ati fossero gli Dei protettori di Troia e della Troade. Vero è che lo stesso poeta aggiunge che i Penati avevano special culto
fficio attribuito dai Pagani agli Dei Penati. Anzi ne deriva al tempo stesso la spiegazione come avvenga che talvolta in qualc
ri o maggiori, come Giove, Marte, Nettuno ecc. Vedemmo altrove che lo stesso Dante rammenta Marte come il primo patrono di Fir
lasceremo decidere ai solenni filologi di professione se il vocabolo stesso Penati discenda in linea retta o collaterale dal
tali tutti i Mitologi ed i poeti latini e pur anco gl’ Italiani : lo stesso Ugo Foscolo, peritissimo nelle lingue dotte e per
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
e ; e perciò usavano questo termine come sinonimo di Dio. E in questo stesso significato si usa nelle scienze anche oggidì, pe
ana, e inoltre dell’unione ipostatica di queste due nature. Il volgo stesso ha sempre pronte sulle labbra le espressioni : è
e più disparate opinioni degli autori antichi), molte divinità dello stesso nome, distinte col numero d’ordine, come Giove pr
nabili filiazioni e parentele di un gran numero di Dei e di Dee dello stesso nome. Lo stesso Vico ha detto nel lib. ii dei Pri
i e parentele di un gran numero di Dei e di Dee dello stesso nome. Lo stesso Vico ha detto nel lib. ii dei Principii di scienz
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
lli specialmente di Ciprigna e di Citerèa anche negl’italiani e nello stesso Dante183. Del nome di Venere che le fu dato dai L
tori e degli scultori. Ma se a quasi tutte le Divinità pagane ed allo stesso Giove furono attribuiti difetti e vizii, a Venere
e passioni di qualunque genere, non sono che modificazioni dell’animo stesso , ed è impossibile che abbiano realmente forme cor
purgato neppure il nostro secolo. Le tre Grazie, di cui l’appellativo stesso spiega l’ufficio o attributo, erano rappresentate
di l’espressione familiare comunissima : non gli si avviene. 185. Lo stesso Ugo Foscolo alludendo alle Grazie ne diede questa
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
ntata e celebrata da tutti i più illustri poeti antichi e moderni. Lo stesso Dante la rammenta più e più volte nel suo poema s
dibili era tanto famigerata, che la eternò nei suoi mirabili versi lo stesso Virgilio. Si riferisce ad Encelado seppellito viv
’aria circostante ai crateri. Non troverà nulla da opporre neppure lo stesso sir Carlo Lyell, il principe dei geologi, con tut
rens ira irritata Deorum « Progenuit. » (Æneid., iv, 178.) 72. Lo stesso Orazio nell’ Ode i del libro iii appella Giove il
pure facendo uso soltanto del lume naturale della ragione, dirà a sè stesso o a qualche chimico : Ma dunque se dite che v’è l
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
da due Dee marine Teti ed Eurinome. Ma Omero fa raccontare a Vulcano stesso che il trattamento brutale di esser precipitato d
ano lo scoppio del fulmine ; ma non spiega in che consista il fulmine stesso , perchè nè egli, nè Dante, nè alcun dotto dell’an
l quale sarebbe impossibile eseguire i lavori di metallurgia. Il nome stesso latino di Vulcanus, che secondo Servio è un’abbre
punto la favola fa cadere e adorare Vulcano in quest’isola ; e per lo stesso motivo pone le sue fucine sotto il monte Etna ed
istare, mediante lo strofinamento, la proprietà di attrarre. 192. Lo stesso Ganot (francese) comincia a trattare dell’elettri
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
son simbolo della potenza di lui, ossia della forza del vino. Il nome stesso di Bacco, o che si faccia derivare da un greco vo
ro i Giganti. La qual voce Evoe fu adottata come esclamazione e nello stesso senso tanto dai poeti latini201) quanto ancora da
Stati, nel volerne recidere alcune di propria mano si tagliasse da sè stesso le gambe. Penteo re di Tebe che voleva abolire il
r del Sol che si fa vino, « Misto all’umor che dalla vite cola. » Lo stesso Galileo 300 anni dopo non aggiunse nulla di più a
questa favola, accennando in una parentesi di non prestarvi fede egli stesso  : « Imperfectus adhuc infans genitricis ab alvo
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
sto significato si adopra quella parola anche dai nostri poeti. Dante stesso fa dire a Virgilio esservi « ……. chi creda « Più
aos esisteva prima di tutti gli Dei, vennero altri a dire che il Caos stesso era un dio, ed aggiunsero che egli era stato l’or
che nel Caos l’aria era priva di luce. Non asserisce però che il Caos stesso fosse l’ordinatore dei propri elementi di cui ab
òsse e cào. Non così Dante, come abbiamo veduto di sopra ; e il volgo stesso toscano pronunzia quella parola come la pronunzia
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
da moglie (volendo per altro schivare l’odiosità di farlo morire egli stesso senza apparente motivo), lo mandò da suo suocero
bate re di Licia, con una lettera chiusa, che consegnò a Bellerofonte stesso , dicendogli che era una commendatizia, mentre inv
ati parlando, pur si trovano registrati nei nostri Vocabolari. Questo stesso significato che suol darsi comunemente alla parol
rudentemente accettata dai suoi fautori, riuscì funesta al Savonarola stesso . Il duello che usa tuttora è un avanzo dei secoli
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
une e frequente sulle labbra stesse del volgo ; e tutti l’usano nello stesso senso di legge suprema inevitabile. In italiano è
uti in un’urna o registrati in un libro di bronzo, e consultati dallo stesso Giove per conoscere fin dove potesse estendersi l
e sole furo e son dotate. » (Parad., v, 19.) E altrove trattando lo stesso argomento aveva detto con non minore eloquenza :
Purg., xviii, 67.) Anche in altri luoghi ritorna il sommo Poeta sullo stesso argomento, o indirettamente vi allude : tanto gli
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
e greca, che fu adottata dai Latini e conservata dagli Italiani nello stesso duplice significato primitivo, cioè di Dea inferi
ual Narciso era così vano della propria bellezza che non amava che sè stesso e disprezzava superbamente ogni persona. La Ninfa
premia. » La quale spiegazione dimostra che ad un teologo, e al tempo stesso elegante scrittore, parve opportunamente adoprata
il corno dell’abbondanza, come significa la parola latina. — A Giove stesso fu dato dai Greci l’appellativo di Egioco, che al
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
in qualche gorgo « Voraginoso. Ed io di negra sabbia « Involverò lui stesso , e tale un monte « Di ghiaia immenso e di pattume
 » Avremo da parlar tanto delle prodezze di Achille (invidiato dallo stesso Alessandro il Grande per la singolar fortuna di a
e dei vanti dei fiumi della Troade. 26. Tibullo ne dimanda al Nilo stesso  : « Nile pater, quanam possum te dicere causa, «
lio che nelle sue Egloghe imitò Teocrito’ Siracusano, (e lo dice egli stesso al principio dell’ Egloga 6ª in questi due versi 
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
imati da Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomini che Giove stesso aveva creati. Ma ben presto divennero quasi tutti
le carni loro agli ospiti che arrivavano dopo, volle presentarsi egli stesso all’infame reggia divenuta macello e cucina di ca
razionalmente che questi strati doveron formarsi sott’acqua nel modo stesso che vediamo accadere anche oggidì nel fondo dei l
Dante chiama la terra madre comune ; e questa espressione è al tempo stesso mitologica, biblica e filosofica. Mitologica seco
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
iù a lungo tollerarlo, mandò a chiamare Prometeo, o secondo altri, lo stesso Vulcano suo figlio, per farsi spaccare con un fer
gli Italiani. Minerva poi è voce di origine tutta latina, e Cicerone stesso ne dà l’etimologia derivandola dai verbi minuere
del cavallo. Minerva dunque che in greco chiamasi Atena diede il suo stesso nome a quella prediletta città ; e i cittadini di
uel velo « Cerchiato della fronde di Minerva ; » e così commenta sè stesso , facendo conoscere qual significato simbolico int
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
quei primi ; ma non vedendo tornare nè questi nè quelli, vi andò egli stesso , e vide un orribile drago, custode di quella font
etto appunto delle trasformazioni ; e fu tanto contento e sicuro egli stesso dell’opra sua, che non potè nasconderlo ai suoi l
una città simile alla famosa Tebe di Egitto, e che perciò le desse lo stesso nome ; ma se ne adducono due motivi diversi : il
derivasse dall’ Egitto, come asseriscono molti ; il secondo che Cadmo stesso non fosse Fenicio, ma Egiziano, come afferma Paus
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
o colla cera, un musicale stromento, che in greco chiamavasi col nome stesso della Ninfa, cangiata in canna, cioè Siringa, in
più volte nelle sue opere, e specialmente nelle filippiche contro lo stesso Marc’Antonio. Dal nome del Dio Pane è derivata l’
e a significare anche presso i Pagani una paura senza fondamento, ciò stesso dimostra che si aveva per una ubbìa e non per un
œ vere nihil aliud quam panicus terror est). 9. I Latini usarono lo stesso greco nome Pan, declinandolo anche alla greca col
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
nella sua 4ª Canzone, che per opera di Madonna Laura avvenisse a lui stesso un fatto simile a quello di Atteone : « Io perch
cate la Dea Proserpina moglie di Plutone e regina dell’Inferno ; e lo stesso Dante seguì tale opinione ; poichè nel farsi pred
meno splendido per ricchezza, sebbene fosse impossibile rifare dello stesso pregio gli oggetti d’arte che erano periti nell’i
antata voce Thessala « Lunamque cœlo deripit. » E nell’ Ode 17 dello stesso libro : « Per atque libros carminum valentium « 
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
hiara ed evidente che molti cultori delle arti belle, e tra questi lo stesso Michelangiolo, hanno potuto rappresentarla senza
altrui, ma come testimone oculare (poichè finge di aver percorso egli stesso quelle regioni), che l’Inferno è formato di circo
ndo fino al centro del nostro globo, nel qual punto termina l’Inferno stesso  ; che i cerchi son 9 ; ma il 7° è diviso in 3 gir
le scienze da qualche tempo congiurano amichevolmente ad ottenere lo stesso fine ed effetto, di scuoprire cioè l’origine del
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
ai Greci era chiamato Erme, che significa interprete ; perciò il nome stesso indica l’ufficio suo principale, quello cioè di m
oll’assistenza e col favore di Mercurio, narrati splendidamente dallo stesso Omero : qui basterà parlare di due soli che si ri
di pace avean per costume di incoronarsi d’olivo, come accenna Dante stesso in una similitudine del Canto ii del Purgatorio.
e, la qual Dea era figlia di Dione. 164. Orazio si annovera da sè stesso tra gli uomini mercuriali, ossia tra i dotti, nel
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
ssivamente tutti gli animali che vivono in una data regione, nel modo stesso che dicono la Flora per significare tutti i fiori
rimaste ignote o presto obliate, se non fosse avvenuto che nel giorno stesso di quella festa avesse Romolo incominciato la fon
avevano la loro Dea, e questa chiamavasi Flora ad indicarne col nome stesso l’ufficio. Era la stessa che la Dea Clori dei Gre
uno è quella che vedesi nella Tribuna della Galleria degli Uffizi. Lo stesso Michelangiolo giovanissimo scolpi una bella testa
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
che prendesse marito. Ma fu inutile questa precauzione, poichè Giove stesso trasformatosi in pioggia d’oro discese in quella
Teseo l’assalto. » E non era un timor panico il suo, perchè Virgilio stesso gli disse tosto : « Volgiti indietro, e tien lo
o altro maligno effetto, non già a vederli, ma a toccarli, che quello stesso dell’ortica, e perciò si chiamano ancora volgarme
la Cronologia greca più comunemente seguita, ed anche adottata dallo stesso Cantù (Ved. i Documenti alla sua Storia Universal
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Avvertenza » pp. -
ascicolo del dicembre 1873 della Nuova Antologia. Anzi fu il Tommaséo stesso che mi suggeri di aggiungere al semplice titolo d
ndando meco di cortesia, mi mandò perchè la leggessi e la spedissi io stesso  ; e tra le altre benevole e squisite espressioni
e pubblicazioni mancava il tempo, com’ egli rispose direttamente a me stesso , di pubblicare anche questo libro prima della ria
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
u il primo imperatore cristiano ; ma soltanto negli ultimi anni dello stesso secolo furono officialmente aboliti da Teodosio i
ato da pagus che significa borgo o villaggio), e perciò il politeismo stesso fu detto il Paganesimo ; il qual termine divenne
ante estese il significato legale di gentili a tutte le persone dello stesso partito, e precisamente a tutti i Ghibellini (con
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
Vestali Ad una delle figlie di Saturno e di Cibele fu dato il nome stesso dell’ava, cioè di Vesta ; e per distinguere l’una
a e vi avesse un tempio e le sacerdotesse Vestali, lo deduciamo dallo stesso Tito Livio, non che da tutti gli altri storici e
rova tuttora uno vicino al Tevere, e si crede situato quasi sul posto stesso di quello che Orazio dice atterrato a tempo suo d
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
uzioni degli altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e per lo stesso Giove, come ci è accaduto di narrare più volte, t
vinità il cui ufficio si conosce e s’intende dal significato del loro stesso nome ve n’era un bel numero nel Politeismo, come
Pagani fosse anzi più che meno di trentamila8, e assicurati al tempo stesso che migliaia e migliaia di questi sono sine nomin
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
viventi e parlanti. Giove che intendeva riserbato esclusivamente a sè stesso il potere di crear gli uomini, punì crudelmente P
solo dei poeti, ma pur anco di molti filosofi nostri e stranieri. Lo stesso gran luminare degli Inglesi, Bacone da Verulamio,
tta Termodinamica, ossia meccanica del calore, si dimostra che questo stesso elemento, (e in ultima analisi il Sole che n’ è f
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
e, « E discordie e battaglie e stragi e sangue ; » e perciò a Giove stesso suo padre egli divenne fra tutti i celesti odioso
he il fondatore della loro città fosse figlio di Marte, come narra lo stesso Tito Livio. Da Ares, greco nome di questo Dio, de
io Marte fu dedicato il martedì, del qual giorno conservasi ancora lo stesso nome nelle lingue affini alla latina. Di Marte di
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
enere o spingere.40 » Questa regione o carcere dei Venti, secondo lo stesso poeta, « È nell’Eolia, di procelle e d’austri « 
olie, o di Lipari, nel mar Tirreno fra la Sicilia e l’Italia. Il nome stesso di Eolo, che deriva da un greco vocabolo signific
lor più vicini, ossia usano i loro diversi nomi come sinonimi di uno stesso Vento. Così fanno sinonimi Borea ed Aquilone ; Au
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
o così splendidamente narrate dagli antichi, che i moderni poeti e lo stesso Dante non poterono tacerle. E di queste ci occupe
, non però subito, in questo capitolo, per evitare la monotonia dello stesso argomento, ma quando se ne presenterà l’occasione
la dea Iride dal nome del padre è detta poeticamente Taumanzia ; e lo stesso Alighieri con frase mitologica chiama figlia di T
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
n si fosse del tutto dileguata a tempo del Goethe ce ne dà prova egli stesso colla sua quanto mirabile altrettanto fantastica
genialis, geniale, usato anche da Cicerone, è divenuto italiano nello stesso significato dei Latini ; e l’Ariosto ha copiato l
discipline si ode dire spessissimo : È un genio. » Lo dice infatti lo stesso Tommaseo nel suo Dizionario dei Sinonimi, e son q
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
ure i poeti classici e i dotti del secolo di Augusto232, e neppure lo stesso Plinio il Naturalista che morì l’anno 79 dell’era
225. Orazio nell’ Epist. 4ª del lib. i, ad Albio Tibullo, chiama sè stesso  : Epicuri de grege porcum. Ecco i due celebri esa
u quella costa una città chiamata Scilla ; ed ora vi è un paese dello stesso nome, che gli abitanti pronunziano come se si scr
54 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
uenti discorsi cavati dalle opere di chiari scrittori. Così lo studio stesso dell’antica Mitologia non sarà sterile di morali
adini, qualunque noi siamo, svergognato il vostro impero ; anzi collo stesso abbandonarlo l’avrebbe punito. Senza dubbio vi sa
ate rei, che pure con voi viviamo, che abbiamo il vitto ed il vestire stesso e le medesime necessità della vita ? Perciocchè n
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
Ottimo Massimo che davasi a Giove dai romani politeisti ; e Cicerone stesso spiega questi due attributi colle seguenti parole
remo suo Nume, fu ideata da Omero, attribuendone l’invenzione a Giove stesso , che il poeta sovrano fa così favellare agli altr
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
e separatamente dei loro particolari attributi ed uffici. 98. Dallo stesso greco vocabolo Elios significante Sole son deriva
intrecciano facilmente. » Intorno alla formazione delle medesime, lo stesso autore soggiunge : « Sulle rive paludose dei lagh
57 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
, e prima feria il lunedì, seconda feria il martedì ec. ; e nel tempo stesso ferie autunnali son le vacanze dei magistrati, de
te all’intorno una vittima scelta, e nel bruciare i profumi sul luogo stesso del sacrifizio. Per quella di un esercito, alcuni
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
come abbiam detto di sopra. Ma gli Eroi di questa impresa per far lo stesso viaggio marittimo che fece Frisso sulla groppa de
e di contaminarle con escrementi che fieramente ammorbavano. Il loro stesso nome di Arpie deriva da un greco vocabolo (arpazo
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
e festeggiate dal popolo, come abbiam detto di sopra ; e nel frasario stesso degl’Imperanti l’esser trasformati in Dei signifi
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
o Titano, Saturno e Cibele. Poichè Urano significa Cielo, il suo nome stesso serve a manifestare qual parte dell’ Universo egl
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
la scena termina con una favola di nuovo genere, invenzione che Dante stesso rammenta nella Divina Commedia. La favola si rife
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
divenuti illustri o per dignità o per imprese di sovrumano valore. Lo stesso Omero l’usa assai spesso in quest’ultimo signific
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
ini usarono la parola tellùre come sinonimo di terra 41 ; e che Dante stesso nella Divina Commedia rammenta l’orazione lamente
64 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
storici congetturano, con molto fondamento, che questo Menete sia lo stesso che Misraim, figlio di Cam. Altri pone il suo reg
65 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
, dans une obscure et profonde caverne. Nella sorte piu serena Di se stesso il vizio e pena47. Issipile. —  Métastase.
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