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1 (1880) Lezioni di mitologia
primo anno del mio Corso. Li prego nulladimeno di fare avvertire che sono scritte coll’ unico scopo di porre nei giovani il
nto, ho quasi dimenticato la difficoltà dell’impresa a che accinto mi sono . Non fu mai maggiore l’opportunità di ripetere co
ad un tempo in voi il desiderio di impadronirvi di quelle notizie che sono l’oggetto delle mie fatiche, ho deliberato di dar
ma brevemente; perchè il loro culto, le loro imprese poco illustrate sono dai monumenti degli artefici, dai versi dei poeti
e; giacché i concetti della mente dirigono la mano di coloro che nati sono alla gloria dell’arte. Michelangelo, leggendo gli
noscendo che il genio non può mai coll’armi acquistarsi. Ma che:… Non sono io in questo recinto che è consacrato a presentar
erie di assurdità sia un’alterazione della Genesi di Mosè; che io non sono nè curioso nè ardito per investigarlo. Aggiungerò
a opra sarebbe l’annoverare quante pitture, quanti simulacri che fama sono ancora degli artefici antichi, ornassero queste f
versi alcune notizie sui sacrifìzj che ai morti si facevano, come mi sono prefisso nella mia Lezione. Quindi Omero ci occup
anda, altre l’ornamento, gli Dei, i genj, i sonatori di flauto che vi sono scolpiti; la maggior parte di esse ha negli angol
e succinto e mezzo nudo la percoteva. Gli ufficj di questi ultimi non sono abbastanza distinti, e quindi da alcuni sono stat
icj di questi ultimi non sono abbastanza distinti, e quindi da alcuni sono stati confusi. Fra i Gentili erano preceduti i sa
sua patria si offerse Meneceo, e di questi furori e di questi delitti sono ricchi gli annali del genere umano. Grato era a B
segnato il fato di Polissena e d’Ifigenia. Ambedue queste descrizioni sono meno adorne d’immagini che quella di Seneca: ma p
nsero a quell’alto grado di bellezza e di perfezione in che collocate sono , se non arricchite dall’ eredità del sapere. Così
tovato scrittore, si scorge tuttora nel segno col quale nello Zodiaco sono i Gemini additati. Furono collocate col progresso
o fu diradarli, propiziando con sacrifizio al nume del luogo. Celebri sono nell’antichità i boschi di Apollo, di Lucina, di
loco saettar concesso. D’immensa folla ivi capace sala Splende, e le sono mille travi aurate Ornamento e sostegno. Appo le
danza movendosi, picchiavano gli scudi per occultarne il vagito. Così sono rappresentati in due medaglie dei Laodicesi e deg
e soggiogò le nazioni dell’Oriente, instituì i re, che secondo Omero, sono la prima cura di lui. Domò altri giganti dei qual
o il delfino; e tu passeggi Per la terra e pel mare, e non t’anneghi. Sono l’ugne il tuo remo, e forse ancora Per l’etere ce
a Per l’etere celeste alzato a volo Emulerai gli augelli. Oh quant’io sono Sventurata! oh mia casa, oh padre: Io lungi Da vo
armo di Taso, e due altre di marmo egiziano. Sulle colonne del tempio sono rappresentate in bronzo tutte le città che gli At
ha voluto segnare il suo zelo dando un simulacro: ma gli Ateniesi si sono particolarmente distinti col magnifìco colosso ch
ersiani di marmo frigio, che sostengono un treppiede di bronzo, e che sono capilavori tanto essi che il treppiede. Del resto
el patrio regno; Acque fangose, ed erbe amare e fronde Le sue vivande sono e’l suo sostegno. Ma come il Sol nell’Ocean si as
I nomi che diedero a Giove le nazioni, presso le quali fu adorato, sono di non lieve importanza nella Mitologia, giacché,
lie del nominato imperatore vi è l’iscrizione di Giove Tonante. Molte sono l’etimologie del cognome Feretrio dato a Giove: i
cuculo, ministro della frode amorosa. I figli più illustri della diva sono Marte, Vulcano ed Ebe: i più oscuri, Arge, lUitia
m’ usurpa i miei dritti e va superbo Di doppio nome. Ed io madre non sono Senza il marito, nè compensa i danni E la vergogn
a Giunone. Sapendo che l’ infanzia dei potenti fu sempre miracolosa, sono contento d’ indicare e non di comporre questa lit
o corso Verso le navi achee portano il Dio. » Di Nettuno i simulacri sono rari, come udirete dalla seguente illustrazione.
ia; e quindi ad un solo, celebrato dai poeti dispensatori della fama, sono spesse volte attribuite le azioni di molti, che e
di tre foglie, potente ad eseguire tutti i consigli di Giove. Questi sono i principii dell’infanzia del nipote di Atlante n
ede 1’ esempio della rapina: tanto è vero che tutti gli incliti ladri sono santificati dalla forza e la fortuna assolve le c
Mercurio Agoreo, e diverse altre che si riporteranno a suo luogo, si sono scoperte due basi di gran mole con singolari iscr
i di Mercurio più comuni; l’ali, il petaso, il caduceo, la borsa. Non sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza
mboli, e singolarmente il caduceo, poteva essere nell’antico, giacché sono mancanti le mani. Che più? per ridurre la congett
getto rappresentato in questa azione, nè l’artefice di sì bell’opera, sono menzionati nel distico. La descrizione che ce ne
Plinio colla parola insidiante, da Marziale col fanciullo insidioso, sono altrettanti segni per riconoscervi la stessa oper
lto. Molte statue in simile attitudine esistono ancora al presente, e sono 1’ attestato della celebrità del loro originale.
Prassitele, anzi una copia alquanto minore, perchè le altre in marmo sono più grandi, ed alcune, fra le quali la nostra e q
’accingete, o giovinette. Apollo A tutti non appar, che cari solo Gli sono i buoni, e chi noi vede è vile . Vedremti, o lung
ine cognizioni per l’artista, c’istruirà colle sue stesse parole. «Vi sono molte tradizioni, e tutte diverse, intorno alla c
na santa ebbrezza hanno voluto praticare le stesse cerimonie, e Tiadi sono state dette. « Secondo i mentovati, Delfo nacque
a re di Macedonia, ed Eraso figlio di Trifilo. L’Apollo e la Callisto sono di Pausania di Apollonia; la Vittoria e la statua
isto sono di Pausania di Apollonia; la Vittoria e la statua di Arcade sono di Dedalo Sicionio; Trifilo ed Azano sono di Samo
toria e la statua di Arcade sono di Dedalo Sicionio; Trifilo ed Azano sono di Samola Arcadie. Finalmente Elato, Afida ed Era
ilo ed Azano sono di Samola Arcadie. Finalmente Elato, Afida ed Eraso sono di Antifane Argivo. Innanzi a questi simulacri ne
conqaistarono dai Persiani nella battaglia di Maratona. « Dette state sono in prima Minerva ed Apollo, in secondo luogo Milz
enché tribù alcuna non abbia il loro nome. Dalle mani famose di Fidia sono nati tutti questi simulacri. « Presso del nominat
briglie dei cavalli. L’ultima di queste statue è di Aliterse; l’altre sono di Ipatodoro e di Aristogitone. Offrirono pure ad
lo ed Ercole che disputano un tripode: ognuno di loro vuole averlo, e sono per battersi: ma Latona e Diana ritengono Apollo;
iana ritengono Apollo; Minerva pacifica Ercole. La Minerva e la Diana sono di Chioni, le aitre statue del monumento di Dillo
. L’ascia di Tene ha fondato un proverbio che si applica a quelli che sono inflessibili nel loro sdegno. « I Greci inviarono
torie marittime di Artemisio e di Salamina. Due altre statue del nume sono ofierta degli Epidauri e dei Megaresi. Nel pavime
utilità per la condotta della vita. Tralascio di riportarle, giacché sono notissime, spettando ai Sette Sapienti della Grec
luogo separato. « Presso la fontana Cassotide sorge un edifizio, ove sono pitture del celebre Polignoto, dedicate ad Apollo
pure due ferite, una nel capo, l’altra nel pugno. Tutte queste figure sono al di sopra di Elena situate. » Questa pittura c
copo dei nostri studii. Quindi è che mi perdonerete se avventurato mi sono a così diseguale confronto. Niobe. O fortunata f
Dielle l’errante Delo instabil suolo. Qui fu madre di due figli, che sono Settima parte della nostra prole. Io son felice,
do Le minacce: me fa copia sicura. Molto può tormi, e molto avanza, e sono Maggiori i beni del timor. Fingete Che pera alcun
ndato da uno strofio, o cordone, ornamento proprio dei numi e de’ re, sono così elegantemente increspati e ravvolti, che dan
aurea sua clamide s’allaccia gentilmente sull’omero destro, e i piedi sono ornati di bellissimi calzari, forse di quel gener
e i giardini privati. I difetti che voglionsi riconoscere nell’Apollo sono la perfetta eguaglianza dei piedi nella lunghezza
tamente da Plinio e Pausania, e casualmente da alcuni altri; e perciò sono restate ignote quasi 1500 statue del solo Lisippo
ublime ideale dell’arte, fra tutte le opere antiche che sino a noi si sono conservate. Direbbesi che l’ artista ha qui forma
anquillità dell’animo rimaner sembrano inalterabili, e gli occhi suoi sono pieni di quella dolcezza, che mostrar suole allor
uova Pandora le bellezze particolari, che ad ognuna delle altre deità sono proprie. Egli ha di Giove la fronte gravida della
il mio corso; Pensa a chi piaci: abitator del monte E pastore io non sono , e qui gli armenti E il gregge inculto non osserv
Delfo Serve la reggia e Claro, io son di Giove Figlio: degli anni io sono il padre: io solco Gl’ignoti abissi dell’età futu
’età perfetta, e le molli forme di una florida gioventù. Queste forme sono grandiose, e sublimi eziandio nella loro giovine
mentovate teste, a cui pure affatto si assomiglia nella fìsonomia, e sono tanto più scusabili quanto le mentovate teste era
pollo dagli aurei capelli, perchè, come dice ristessa persona, se non sono neri, il quadro non può esser bello. Così, sino a
bionda, come noi possiamo giudicare dal piccolo numero di pitture che sono giunte sino a noi, nelle quali questo dio è rappr
: vale a dire dei capelli biondi, che interiormente, e nei luoghi ove sono ombrati, offrono una tinta di questi colori. » S
Sopra una medaglia di argento di Antioco III re di Siria i due sassi sono indicati in una figura seduta di Apollo, coi cape
figiate nei lati di una tomba di marmo antico trovata in Francia, non sono che maschere che trovansi frequentemente nei monu
dell’imperatore, come ancora delle diverse repliche delle Muse che ci sono rimaste in attitudini simili forse a quelle delle
sser genitrice, dimandò a Giove padre verginità eterna. La diva a cui sono a core i dardi, la caccia delle lepri, le allegre
la mostra assai frequentemente in figure virili, e anche barbate, che sono per altro della compagnia di Bacco, per tacere l’
quale s’incontri con simile abbigliamento, poiché le Muse stesse non sono aliene da questo nume, a cui è sacra una delle so
so in atto di cacciatori veggonsi i Fauni e anche i Centauri, che pur sono suoi seguaci: Narcisso in una pittura dell’Ercola
le chiome e il volto L’onde vendicatrici: e detti aggiunge Che nunzi sono del futuro danno: Or ti lice narrar che senza vel
istessi ove inseguì le belve; Fugge i suoi servi: dir volea: Fermate, Sono Atteone, conoscete il vostro Signore: al suo desi
Creta, celebre per questo genere di armi), le freccie, la faretra: io sono figlia di Latona come Apollo: che s’io prenderò i
eggono sopra i piedi. A quelli che tu placida e dolce-ridente guardi, sono feconde le spighe, i quadrupedi, e cresce l’avere
pri: e che fanno di male? ma i cignali offendono i seminati, e i bovi sono gran danno ai mortali; onde ancor questi uccidi.
o, così Winkelmann si esprime, sta in atteggiamento di andare come lo sono per lo più le figure di questa divinità. Gli ango
sono per lo più le figure di questa divinità. Gli angoli della bocca sono un po’ rivoltati all’ insù, e piccolo n’è il ment
etta della bellezza anziché ricavata dal naturale: pure bellissimi ne sono i piedi, nè più ben fatti si veggono nelle più be
, e lateralmente le scendono in lunghe treccie sugli omeri: di dietro sono legati a molta distanza dalla testa, e cinti da u
palla destra viene a passare sulla mammella sinistra, e di tal colore sono pure i lacci dei calzari. Stava questa statua in
almente in guisa che stendasi sui circostanti oggetti. I suoi capelli sono d’ogni intorno della testa ripiegati in su, e di
unghezza e 200 di larghezza: le 127 colonne che sostenevano Tedifizio sono state donate da altrettanti re, ed erano di 60 pi
ruina il padre, La patria, il regno: ed io son madre: ahi dove, Dove sono i pietosi antichi voti: Cara memoria del dolor ma
invocata. Orifea la nominavano, perchè le sommità dei monti sacre le sono , e sotto questo. titolo ebbe un tempio presso gli
he le sirene. La lor figura intera sembra indicata in alcuni rami che sono nel Tesoro Gronoviano uniti alla dissertazione di
i questa Diana medesima. Ed è molto probabile che siccome in altre si sono espresse le sfingi per dimostrar la natura madre
ci resta a notare, senonchè le statue di Diana in tal guisa espresse, sono una prova di quanto fosse divulgata ancora per l’
dea della salute, come vi accennai: cosa talmente conosciuta, che mi sono maravigliato che Gronovio abbia potuto prendere s
antiche, le stesse sembianze che gii artefici ed i poeti loro davano sono consegnate ai diversi cognomi, il numero dei qual
Parigi, rappresentante l’apoteosi di x\ugusto. È da notarsi che rari sono i simulacri degli Dei in un movimento straordinar
lavasi ed insigniva i capitani, apparisce ancor doppia, quali appunto sono descritte dai poeti greci le clamidi virili, regi
r un tal getto di pieghe, forse vero, ma sicuramente non imitabile. «  Sono diverse negli antichi monumenti le immagini della
ue volte sessanta Percorso aveva, qual di Leda i figli, Che stelle or sono : allo spartano Eurota Quindi si terse, e versò pu
vera dea nell’aspetto comparve dicendo: Sorgi, o Dardanide, vedi chi sono , e se nulla ritengo dell’ antica sembianza. — Sol
tributo la distingue da Venere Afrodite. Di simili teste isolate, che sono state scoperte divise dai loro busti, o statue, c
ueste due statue la rappresentano in un’ età più matura, e più grandi sono che la Venere dei Medici. Le belle forme dell’ ad
e Ten vai, al crudo e disamabil rege. Ed io vivo infelice, perchè dea Sono , e di te seguir non m’è permesso. Ricevi, Proserp
ggetto delle accennate sculture. « Le statue di Venere non ignudo non sono state abbastanza osservate e distinte dagli erudi
, lo abbiamo considerato come proprio dell’ effigie di Venere: ora mi sono avvenuto in un passo degli Argonautici di Apollon
lla sua tunica, la quale ne contorna le membra e ne adombra l’ignudo, sono anch’esse da’ greci poeti alle, immagini di Vener
el corpo, il panno, l’urna, e fin l’acconciatura dei capelli, che non sono , come la maggior parte delle statue di Venere, ra
sto si riferiscono tutte le romane immagini di Venere colle armi. Non sono però queste giammai equivoche coi simulacri di Pa
o nelle spelonche opere vantaggiose al viver civile. Lipari e Sicilia sono le sedi, ove il nume fabbrica le armi degl’Immort
r compagna una certa Neriene, nome oscurissimo nella Mitologia. Molti sono i figli che la colpa gli diede: Enomao, Ascalafo,
le quali è prezzo dell’opera il ridire, giacché della storia di esso sono gran parte. Oto ed Efialte figli di Aloeo con cat
candelabri di marmo, che erano dianzi nel Palazzo Barberini: ambedue sono in età giovanile, e tranquilla n’è la positura e
e, certo non vieni Volontario, o fratel: d’Arcadia i colli Questi non sono per rugiada lieti, Nè del Liceo l’aura clemente.
a Cerere nella mentovata arte dottrinati. Ed ancora altre opinioni vi sono , che saranno da me accennate quando vi leggerò l’
olti monumenti. Ovidio, Virgilio, e un gran numero di poeti latini si sono serviti del nome di Cerere per significare il pan
mo libro: Il ratto di Proserpina. Lungi, profani: io piiì mortai non sono , E di Febo il furor mi agita il petto. Nelle sedi
ta l’hanno sedente sul globo. Lo scettro ed il fulmine ch’ella tiene, sono segni di possanza, che comuni le sono con altri n
ro ed il fulmine ch’ella tiene, sono segni di possanza, che comuni le sono con altri numi. Similmente la vittoria ch’ella ad
rtezza delle raccolte, e per farci comprendere ohe tutte le ricchezze sono figlie della terra. Eschilo ];el principio della
, esistente nel Museo del Duca Caraffa Noya a Napoli. Nel rovescio vi sono , secondo il solito, impresse delle spiche di frum
cultura un esemplare nel suo genere quasi inimitabile, e a cui non si sono da lungi nemmeno saputi appressare i moderni. Qua
tratto, che è forse ideale, i papaveri e le spighe che ha nella manca sono le qualificazioni di Cerere: ma conviene avvertir
tura della chioma, ben diversa nelle sembianze, le quali nella statua sono semplicissime e verisimilmente ideali. In questa
de La sede, già sudor lungo ai Ciclopi: Son di ferro le mura, e ferro sono Le porte. Stanchi Piracmone e Brente L’opra lasci
doreto e Cieraente, hanno confuso le Tesmoforie coi misteri eleusini. Sono queste due cose diverse, come vedrete, ed è certo
corna: in tale ammanto Proserpina pompeggia; a lei compagne Le Naidi sono , e con simile schiera Quelle ninfe le fan densa c
nar con la tua quadriga il mondo? Per te di Lete è il pigro stagno, e sono Spose degne di te le stigie ancelle. Torna alla n
on io di Flegra nel fatai tumulto Portai l’insegne contro il Ciel, nè sono Conscia d’alcun delitto, eppur m’aspetta Il barat
una piccola Vittoria. I titoli che ha nelle medaglie e nei monumenti sono di Santa, Felice, Eterna, Antica, Madre. Sarebbe
vellare delle sacerdotesse della dea dette Vestali, ma siccome elleno sono parte dell’ istoria e delle costumanze romane, op
e rammenta i celebri versi di Ovidio: La via è ripida, terribile, ma sono i quattro corsieri del Sole; eglino hanno divorat
iro delle quali conduce la Terra a maturità ogni semenza. Le stagioni sono figurate nei quattro fanciullini, tutti rivolti v
senta l’Inverno, ha un manto che gli pende dagli omeri: gli altri poi sono nudi, ed in tal guisa appunto sono rappresentati
i pende dagli omeri: gli altri poi sono nudi, ed in tal guisa appunto sono rappresentati questi pargoletti, che figurano le
o annovera dopo l’Amore. Quindi è che io seguitando il sistema che mi sono prefìsso, dirovvi ciò che intorno a questa dea pe
a Paura, la Fatica, l’Invidia, la Vecchiezza, le Tenebre, la Miseria, sono sua prole, per tacere di molti altri. Vogliono al
ecedente se ne potesse rintracciar l’autore. « La grazia e la venustà sono le doti principali di questa scultura, che non ma
riori però al nostro frammento per la finezza dell’esecuzione, le ali sono di marmo. Una di queste assai conservata, coll’ar
anca di vere sciagure, cerca un miglior avvenire. Certo è che i sogni sono la compagnia eterna di questa cara divinità, come
rezzare la servitù, il dolore, la miseria, e tutti gli altri mali che sono sulla terra perpetua eredità dell’uomo. Questo Di
ttà il fiume della dimenticanza: il suo corso è cheto, e le sue acque sono simili all’odio. Nasce da due fonti, che sgorgano
co. Uno di questi si chiama il Nero, l’altro Tutta-Notte. Nella città sono due porte: uno di corno lavorata con grande artif
no nella fantasia di chi dorme. Nell’altra di avorio bianchissimo non sono i sogni espressi perfettamente, ma solo ne sono s
orio bianchissimo non sono i sogni espressi perfettamente, ma solo ne sono segnati i contorni. Vi ha pure tre templi. Il pri
tri più venerato. Nel secondo si adora l’Apatia. Nel terzo la Verità. Sono popolate le strade di Sogni, tutti di figura dive
tà. Sono popolate le strade di Sogni, tutti di figura diversa. Alcuni sono gracili, piccoli, gobbi, con gambe torte. Altri d
tri di bella statura e non men leggiadri di volto e di portamento. Vi sono Sogni che alati minacciano, con tremendo aspetto,
ma a quella delle citate medaglie, eccetto nell’ali delle tempia, che sono di farfalla. È stata dagli antiquari attribuita a
ompiacevasi l’antichità di rallegrar la tristezza dei sepolcri, poche sono egualmente conservate, ninna è così ricca di simb
ificare i presagi, che gli uomini di ogni secolo e di ogni nazione si sono lusingati poter ritrarre dai sogni. La congettura
i voler indicare la positura di sovrappor una all’altra gamba, in cui sono espresse ordinariamente sì fatte immagini, mostra
e classi, forse ad imitazione di Cupido. « Le chiome del nostro Genio sono distinte in piccole treccie riunite sulla sommità
magini, come nella maggior parte, una all’ altra sovrapposte, nè tali sono in quelle del Sonno in età più adulta.» Descrizio
mpo la Terra, che lo fé’ padre d’insigne moltitudine di figli. Questi sono Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Tia, Rea, Temi, Mne
autore dei terremoti come reputavano i fiumi, i quali nelle medaglie sono indicati colle fòrme di toro. L’ Oceano fu amico
ciuto per Calliope. Lo Scott peraltro 1’ esclude anche egli, e poiché sono dieci le figure femminili ritratte sul Parnaso in
uttosto che mitologici e storici. È una dell’ultime figure: e siccome sono queste situate una dietro l’altra, così ancora l’
versi in Grecia e in Roma. Differisce pure il modo di rappresentarle: sono tanto distinte che spesse volte è rappresentata g
ando fra le mani uno schifo. Ma gli attributi piiì costanti di Cibele sono la torre che il capo le fregia, e il timpano che
olte tirano il carro sul quale è collocata la dea. Comunemente allora sono due, e camminano a lento passo, senza briglie com
e e parte ancora del ventre. Non è però costante siffatto costume; vi sono dei monumenti ove veste al consueto dei Frigii un
tori non annettevano a questo nome Fistessa idea. I Ciclopi di Esiodo sono figliuoli del Cielo e della Terra, simili agli al
Sterope, cioè il lampo, il tuono, il fulmine. Secondo Omero i Ciclopi sono Giganti Antropofagi, cioè mangia-uomini, stabilit
e meno si rassomigli di queste due sorta di Ciclopi. Quelli di Esiodo sono esseri allegorici, meteore personificate, come l’
l’arcobaleno, le arpie i venti tempestosi e nocevoli. Quelli di Omero sono personaggi poetici e di pura immaginazione, simil
ta nell’Argolide, e che avevano tempio e sacrifizii a Corinto. Questi sono i Ciclopi ai quali un’antica tradizione, riportat
ccia, e posti gli uni sopra gli altri; i frammenti di altre pietre vi sono mescolati per riempire i vuoti; vi si scorge dell
uale Giove uccise Esculapio figlio di lui. Questi Ciclopi di Euripide sono quelli di Esiodo, figli del Cielo e fratelli di S
la sua fucina in cielo: vi lavora solo, servito da statue d’oro, che sono il capolavoro della sua arte. I Ciclopi di Callim
d’oro, che sono il capolavoro della sua arte. I Ciclopi di Callimaco sono probabilmente quelli che portano il nome di Cabir
arrichisce di grappoli, che Giove accresce colla pioggria. Ignote lor sono le liti, ignoti i fòri, ignoti i consiglieri: cia
sto metallo col fuoco. I nomi che loro dà l’autore della Foronide non sono che epiteti relativi alle differenti pratiche del
Flagelli il lido, che più lieta notte Avrai nell’antro mio. Lauri vi sono , Alti cipressi, negra edera e viti Cariche d’uva,
segue il nominato critico) siano stati personaggi realmente distinti, sono stati quasi sempre dagli antichi confusi. Omero
confusi. Omero indica con questo nome un popolo presso Calidone, che sono gli Etoli situati all’ oriente del fiume Acheloo.
iniere d’oro e d’argento eh’ erano nella Spagna, e siccome coloro che sono destinati ad un tal lavoro sono costretti a scava
no nella Spagna, e siccome coloro che sono destinati ad un tal lavoro sono costretti a scavare bene addentro la terra, e per
ogi sei figurarono. Gli angui che gli avvincono il triplice collo non sono omessi nelle più eleganti descrizioni che a noi s
iplice collo non sono omessi nelle più eleganti descrizioni che a noi sono pervenute. « Quello che nel nostro simulacro inte
attributi e ornamenti affatto inusitati alla religione egiziana. Tali sono la barba, il calato e l’abito affatto greco, cose
li antichi Dualisti.» Tornando al simulacro è da notarsi che le mani sono di moderno ristauro, che la destra doveva reggere
e all’intorno del calato, le quali per non essere abbastanza distinte sono state omesse dal disegnatore. Quantunque peraltro
ne’ suoi stati. Si vede subito un fiume ch’è l’Acheronte: le sue rive sono ripiene di giunchi. Vi si distinguono dei pesci,
to fiume vi è Caronte che rema, ed è rappresen tato molto vecchio. Vi sono nella barca uomini e donne, la maggior parte scon
co. Cleobea tiene sulle sue ginocchia una cista, eguale a quelle che sono in uso nelle feste di Cerere: ella fu la prima ch
na perita nella composizione dei veleni, e so prattutto di quelli che sono stati ritrovati pel supplizio dei mortali. Gli an
veggono in seguito le due figlie di Pandaro, Camiro e Clitia: elleno sono coronate di fiori, e giocano ai dadi. Pausania ra
seduto riguarda Achille, e Patroclo è in piedi al disopra di Achille: sono tutti senza barba, Agamennone eccettuato. Più alt
di Arìsteo. La sua madre gli accanto; eglino tengono un cerbiatto, e sono seduti sopra una pelle di cervo. Un cane da cacci
anto ai quali siede, sembrano pioppi neri e salci, che secondo Omero, sono a Proserpina consacrati. Egli è vestito alla grec
a sua aria è melanconica ed abbattuta, la sua barba ed i suoi capelli sono incanutiti per la vecchiaia: egli ha gettata ai p
cchiaia: egli ha gettata ai piedi la sua lira, eh’ è fracassata, e ne sono rotto le corde. Tutte queste rappresentazioni, co
r disgrazia, perchè gli privava della sepoltura. I più grandi artisti sono stati e saranno sempre costretti dalle costumanze
, e che ha le spalle coperte da una pelle di leopardo. Più in alto vi sono due donne che portano dell’acqua in idrie rotte,
colare, ma una sola comune ad ambedue, la quale nota che queste donne sono fra le non iniziate. Più alto si vede Callisto fi
e, ed i poeti c’insegnano che le ninfe vivono per molto tempo, ma non sono immortali. Questa abbondanza di Polignoto può som
ione riescirebbe tanto più gradevole, quanto per la maggior parte non sono stati trattati. Dopo Callisto e l’altre donne che
misteri tanto al disopra delle pratiche di Religione, quanto gli dei sono maggiori degli eroi. Un poco più basso vedesi Tan
un basso rilievo pubblicato da Zoega, rappresentante Oreste in Delfo, sono fornite di grandi ali alle spalle, che gli Etrusc
e, che nell’opere del solito stile sovente portano alle tempie. Altre sono senz’ali, contro quel che più comunemente veder f
alche predilezione dai Romani in varie immagini allegoriche. Succinte sono le Furie avendo intorno i fianchi un largo cinto,
to dal tempo, parimente di torcie fossero armate. Le teste conservate sono tutte nude; d’ una manca la testa, e quella della
testa, e quella della prossima è moderna. Nel basso rilievo le Furie sono cinque, ed il nu mero di tre, che vien loro asseg
ori di Furie fino al numero di cinquanta. 1 nomi delle tre Furie così sono espressi da Orfeo: Udite queste cose, Dee tremend
più antica, e la Fortuna è la più potente. Ma comunemente i loro nomi sono Atropo, Lachesi e Cleto. Questa divisione loro dà
chifose, con membra tremanti, grinze nel volto e truci nello sguardo, sono tutto all’opposto negli antichi monumenti. Esse t
stantemente effigiata in atto di scrivere su un rotolo. Talora non vi sono cbe due Parche, e in due sole statue appunto eran
ssa vicenda di Oreste si figura. Fra la gente tormentata nell’Inferno sono le Danaidi, che con eterna fatica versano nel Tar
s’era versato: ond’ei mi prese Per le ancor sciolte chiome (e queste sono Di mia pietà le meritate spoglie) E mi trasse per
e, Radamanto, Eaco. Proserpina, Caronte, Minosse, Eaco, Radamanto, sono nomi che rammentano a chiunqne l’Inferno degli an
mo dell’opera mentovata di Montfaucon, ove in fondo del basso rilievo sono espressi i dodici segni dello Zodiaco, lo che fa
ei morti. Questo prezzo fu accresciuto fino a tre dai potenti^ che si sono sempre voluti distinguere dal povero ancora nell’
altro popolo al regno dell’ombre. Tre, come vi ho accennato di sopra, sono i giudici dell’Inferno secondo i Mitologi: Minoss
oro dal mare, ed i Cretesi maravigliati gli permisero di regnare. Non sono d’accordo sulla sua patria gli antichi. Chi lo vu
egar coli’ istoria la favola, dicono che nel purpureo capello di Niso sono significate le chiavi della città consegnate da S
go. Nell’Inferno gli attributi del fratello di Minos così da Virgilio sono esposti: « Questo è di Radamanto il tristo regno
quarantesimanona. Fiumi infernali, e Nemesi. I fiumi dell’Inferno sono Acheronte, Stige, Cocito e Flegetonte. Tutte l’an
riferiti caratteri per incoraggirne l’espositore. Le figure di Nemesi sono assai note nelle greche medaglie, specialmente di
coir indubitate figure di Nemesi, e fra le altre colle più certe che sono in un medaglione del re di Francia, ove si rappre
la che una fiala di preziosi unguenti tutta propria di Venere, su cui sono scolpiti gli Etiopi, non per la loro giustizia, c
ti è talora denominata (grec), dalla bella corona. Le vittorie incise sono quelle riportate sulle dee rivali, e i cervi che
e dee rivali, e i cervi che le framezzano indicano abbastanza che non sono le vittorie dei forti. » Questa illustrazione di
in questa guisa Sorge zampogna con dispari canne. Quelle che in mezzo sono aggiunge all’ime Con cera e lino, e le disposte p
orno d’Amaltea indica il dono dei beni e della felicità. Le ali d’oro sono date da Eschilo alla Fortuna, ed a proposito dell
— vale a dire non fiorirebbero nè il commercio, nè l’agricoltura, cho sono le due sorgenti della ricchezza. Nel Museo dement
tà quella considerazione che non può meritare per l’arte. Comunissimo sono l’immagini in bronzo di questa deità, com’anche i
uoi attributi. La nostra, dissotterrata nello scavo aperto pochi anni sono sulla piazza di San Marco non lungi dall’ antico
ppure questo valore della voce (grec) è ragionevole, perchè non se ne sono serviti gli antichi per denotare il calato della
magini della Fortuna. La nostra n’|è fornita, le Fortune Anziatine ne sono coperte, e sembra un elmo; in altre immagini somi
da e indeterminata, non degna però di quel sommo lirico fra quanti ci sono restati. « Finalmente il solito ornamento del cal
toria e gli scritti di Simmaco ci rammentano. « Rari ciò non ostante sono i simulacri d’una certa grandezza, o perchè fosse
le venture Venir con aureo piede al tuo soggiorno: Allor vedrai ch’io sono Figlia di Giove: e che germana al Fato, Sovra il
avvolge intorno dal mezzo in giù. Meritano osservazione le scarpe che sono fatte a sandali, come quelle della maggior parte
ata. Stimo a proposito di rammentare questi monumenti delle Muse, che sono i più cogniti, perchè ne restino sempre più confe
hé di rado le Ninfe in altra guisa s’incontrano che seminude. Le mani sono antiche: la destra appoggiata alla rupe non ha so
l’orlo superiore della tunica in mezzo al petto. Simili ornamenti più sono proprii di una musa teatrale qual’era Euterpe, ch
adattato al suo doppio uffìzio, sì ai piaceri e ai divertimenti, che sono i fiori di cui si sparge il disastroso sentiero d
e recitare. Questo gesto simile a molti delle fi<?ure comiche che sono nelle miniature del Terenzio Vaticano, allude all
tte con borchie, fra le quali le due prime, che restano su gli omeri, sono più grandi. Ha una sopraveste bizzarramente invol
etti, e le descrizioni che per vostro vantaggio traduco dai poeti non sono sempre suscettibili di esser rappresentate nella
alla Mitologia Bacchica, una delle Immagini di Filostrato. Queste non sono che descrizioni di quadri antichi, ma fatte con q
e Meneceo che per la patria offre la vita. — Questa è Tebe, perchè vi sono sette porte nelle mura, e l’armata di Pohnice, fi
un giovine bianco e delicato, ma animoso, capace della palestra come sono quei brunastri di pelle olivastra che Platone lod
à: voi la vedrete ben tosto volteggiare sull’esangue, perchè 1’ anime sono innamorate dei bei corpi ove stanno, e con dispia
oli, la positura eroica di appoggiare sopra un sasso il pie sinistro: sono tanti distintivi del genere di poesia a cui gener
a sua tristezza, affetto seguace della compassione e del terrore, che sono i due poli dell’arte tragica, onde Ausonio rilevò
usa della Tragedia l’ho finora supposto come indubitato: ed in fatti, sono d’accordo su ciò la maggior parte degli antichi.
’abito cinto di gran fascia di cui è adorna. Tersicore. « Due sono , secondo la più comune opinione, le Muse della li
tologia attribuiscono ad Erato le nozze e le danze. « Queste autorità sono sufficienti a spiegare la nostra statua, nella qu
ìarao colle stesse corone e col lauro fuggente sotto terra. I cavalli sono bianchi, le rote con impeto si aggirano: di spuma
in questa pittura ancor più ne vedrete. Guardate dunque: le fiaccole sono ministre della luce, perchè ciò successe di notte
e ripiene di sangue cadono dalle tremule mani perchè nell’ubriachezza sono uccisi. Quanto all’aspetto degli estinti, vi è ch
ielo impedisce come se avesse ai piedi catene. E fra tutti questi che sono per terra non ve n’è uno che sia pallido, poiché,
nebre dell’antiche istorie e dei tempi mitici e favolosi, delle quali sono sempre oscurate queste remote avventure? Inoltre,
a la Flora Capitolina. Siccome i simboli che la distinguono per Flora sono aggiunti modernamente, così non esiterei molto a
vo cilindrico rappresentante Paride ed Elena illustrato dall’Orlandi, sono tre Muse, assistenti all’azione, una delle quali
pitolino. Le altre due, una delle quali ha le tibie, T altra la lira, sono a mio credere Euterpe ed Erato. Queste Muse sono
ie, T altra la lira, sono a mio credere Euterpe ed Erato. Queste Muse sono qui collocate come simboli delle attrattive, coll
el bassorilievo dell’Apoteosi di Omero, nel quale tutte le altre Muse sono rappresentate assai diversamente dal consueto, no
acchetta con cui i matematici indicavano nelle scuole loro le figure, sono i suoi distintivi, tanto conosciuti e tanto costa
dai suoi attributi. « E vero che nella nostra statua cotesti simboli sono di moderno ristauro, ma altri non potevano essere
ssione la riconoscerà per la Musa dell’Astronomia, e perchè sul globo sono tracciati dei circoli che rappresentano quelli ch
. Ella rattiene non ostante le sue lacrime avendo paura di quelli che sono in sentinella. E quantunque ella desideri di guar
tte e vino eh’ egli riceve, e di cui si compiace. Certo questi Etiopi sono piacevoli a vedersi, benché di un colore diverso:
cevoli a vedersi, benché di un colore diverso: ridono smodatamente, e sono in grand’ allegrezza, e quasi tutti si somigliano
te altre due statue Yoi avrete avuto da Visconti tutte le notizie che sono necessarie a sapersi intorno alle muse; e fra poc
li, di lavoro più elegante e gentile, come apparisce dalle tre che si sono conservate: nel resto l’artifizio, quantunque mae
, che Coe, vesti di vetro, o lucide dai Latini eran dette. « Notabili sono ancora i calzari della nostra Urania. Son questi
a sì conserva tuttora nella deliziosa Villa d’Aranjuez. I simboli che sono in quelle sono moderni, e perciò diversi dai simb
uttora nella deliziosa Villa d’Aranjuez. I simboli che sono in quelle sono moderni, e perciò diversi dai simboli della nostr
ioni. « Per farmi meglio comprendere, seguito lo stesso ordine in cui sono disposte nel rame del Tesoro Brandeburgico. La pr
a in mano nel tipo del rovescio. « Le ragioni di queste denominazioni sono le medesime da noi accennate nello spiegare ciasc
ianna bella, bello Teseo non è difficile a veruno: di Bacco ancora vi sono innumerabili forme in che può esser ritratto, del
rriva alla minima, ha fatto lo dio, poiché i corimbi tessuti in serto sono indizio di Bacco, ancora che l’opera sia inetta,
l motivo per cui navigò in Creta: tanto egli riguarda quelle cose che sono innanzi la prora. Rimira anche Arianna, o piuttos
o, e gli fu impedito di uccidersi sul corpo del diletto amico. Queste sono le pitture di Omero, ma il soggetto di questa è M
zza, e quello di Locri alla sua agile velocità. I soldati poi che gli sono tutti intorno piangono il giovinetto appoggiandos
i sul volto in qua in là, ed a distendersi la bionda chioma. Le gambe sono svelte e leggiere, e tutto il corpo ben proporzio
ebbero fra gli antichi comune il tempio con loro, e che dispensatrici sono anch’esse di tanti doni agli uomini, ed alle qual
sa maniera. Noi vedremo fra poco come si trovano nei monumenti che ne sono rimasti. Giova intanto di sapere che sino dai tem
à non abbisognano di alcuno ornamento, e che a coloro ai quali elleno sono state liberali dei loro doni basta la sola natura
ragiona nel libro di Seneca sui benefìzii; «Ora dirò perchè le Grazie sono tre, perchè sorelle, perchè colle mani unite, per
a chi lo dà, e perchè tutta la sua bontà se ne perde se è interrotto. Sono ridenti i volti delle Grazie, perchè così sono qu
perde se è interrotto. Sono ridenti i volti delle Grazie, perchè così sono quelli che fanno il bene e quelli che lo ricevono
i quello che più v’ interessa, cioè degli antichi monumenti nei quali sono rappresentate. Le Grazie compagne di Venere non s
sull’ altare etrusco così spesso citato, che è nella Villa Borghese. Sono effigiate di tutto rilievo, ma le teste ne sono m
nella Villa Borghese. Sono effigiate di tutto rilievo, ma le teste ne sono moderne. Un marmo pure di tutto rilievo, ma di me
e donzelle nude che adornano il piede di un vaso nella Villa Borghese sono forse le immagini delle Grazie. Nelle medaglie gr
vedonsi comunemente vestite, e in quelle dei Germani presso Vaillant sono tutte volte di fronte. Quando si cominciò a rappr
che il vestito di queste ultime. In un vetro riportato dal Fabbretti sono rappresentate in forma delle tre Grazie, tre donz
ue, bassirilievi, gemme e pitture ce le rappresentano. I loro capelli sono leggiadramente rannodati e stretti da nastri, nè
nastri, nè altro ornamento hanno sul capo. Le mani delle due estreme sono corrose dal tempo, nè conservano i consueti attri
ò che è evidente si è questo mare spumante e le rupi cavernose che ne sono bagnate incessantemente. Quindi una larga fiamma
tutti gli urti dello Dio. — Mennone. — I soldati che voi vedete qui sono di Mennone: ma non hanno armi perchè si propongon
di statura niente a lui minore. Infatti guardate quali immense membra sono stese per terra: che folta chioma nutriva per sac
ativa nerezza eh e in lui ha un così grato colore. Gli Dei nonostante sono tutti mesti e pensosi; l’Aurora che piange a cald
due numi al sole e alla luna, che conferiscono alla salute dei corpi, sono forse i serpenti fatti per simbolo di quei due pr
una copia, ne persuade sempre più la provenienza accennata. Le teste sono antiche, ma adattatevi dal restauratore, conserva
r Giove Erceo, tutto è rovesciato. Il toro vi è: ma le al tre vittime sono sparse qua e là per l’altare insieme alla pelle d
iesce dalle spalle la punta del dardo entrata pel petto: le loro gote sono sparse di lagrime e di sangue. I servi circondano
l suo volto. Voi avete sovente udito dire nelle tragedie che le Furie sono causa di tutto questo, ma adesso non le vedete pe
o causa di tutto questo, ma adesso non le vedete perchè dentro Ercole sono celate. — Lezione cinquantesimasettima. Bacco
servare che di Osiride qui era la famosa colonna. Le imprese del Nume sono consegnate al poema di Nonno, da cui estrarrò que
uasi certe: i lunghi e bei capelli cadenti sul petto e sugli omeri ne sono una prova; il carattere dei lineamenti quasi femi
ndo indicarci in certo modo i due sessi di questo nume, i contorni ne sono mirabili e fuggenti quasi all’occhio e alla mano.
te mani Scotono il tronco, la commossa terra Già si solleva, liberate sono Le radici dal suol, parte dell’ombre Il Citerone
rdona al parto tuo: quel sangue Che versi è sangue del tuo figlio: io sono Penteo: tu mi nutristi. — inutil voce, Cessa da t
tutti i dolori. Accusa Pandora di aver aperto il vaso fatale, da cui sono escite tutte le sciagure, e non riconosce la prud
dà lusinghiere speranze, e le addita le tavole di Armonia nelle quali sono scritti i destini dell’ universo dalla mano dell’
anes, il primogenito dei mortali: le dice che sulla terza tavola, ove sono scolpite le figure del Lione e della Vergine ella
ssa rapidamente su questi quadri differenti per giungere a quello ove sono scolpiti i caratteri del Lione che segue la Vergi
ngue di Atteone e di Penteo che sparger vi si deve. — Penteo. — Qui sono dipinte le cose che avvennero sul Monte Citerone:
brandolo sotto l’apparenza di un leone, e adesso lacerano la preda, e sono la propria madre e le sorelle della madre. Queste
, e che gridino dalla gioia: tanto i loro spiriti dal furore del vino sono alterati! Bacco guarda tutto questo da una rupe c
alli dei loro gridi: qui mute si stanno, rammentando il loro delitto. Sono sedute in terra: una appoggia la sua testa su le
occarlo: che ha le mani, il seno, le gote tinte del di lui sangue. Vi sono ancora Armonia e Cadmo, ma non come solevano. Le
le scaglie cominciano a guadagnare il loro corpo; le gambe, le cosce sono sparite; il cangiamento della loro figura si este
o mai saziarsi. Il nume si approfitta della loro ebrezza, della quale sono descritti gli eff’etti; ne sorprende gran parte,
figlio e Meti sua moglie, ed aveva Pito per capitano. Questi eroi non sono che allegorici: Stafilo significa uva, Botri grap
eir accarezzarlo. Melicerta ed Ino suoi parenti, divinità marine, gli sono liberali d’ ogni cura, mentre che i Satiri lo cer
e non vuol bere che le acque dell’Idaspe. L’Acqua e la Terra, queste sono , egli dice, le mie sole divinità. Porta queste ri
n tutte le sue schiere. Tutta la natura si rallegra. Mentre i soldati sono fra gli scherzi e le vivande, gl’Indiani si dispo
uito della battaglia data sulle rive dell’ Idaspe, nelle di cui acque sono precipitati gl’Indiani fuggenti innanzi ad Baco e
 La maraviglia, che qui vedete, deriva da Enomao arcade, e di Arcadia sono pure quelli che gridando incontro gli si fanno, p
ero così valenti da accoppiar insieme otto cavalli. Guardate ora come sono terribili quelli di Enomao, ed impetuosi al corso
iono essere di Arcadia tutti i cavalli. Quelli di Pelope al contrario sono tutti bianchi. agili, obbedienti al freno, e nitr
guadagnato il premio del corso: stanno ambedue assisi sul cocchio, e sono trasportati da un ardente desiderio di abbracciar
he passa lungo le sue rive. Quelli che cercavano le nozze d’Ippodamia sono sepolti nei monumenti che vedete, e sono nel nume
rcavano le nozze d’Ippodamia sono sepolti nei monumenti che vedete, e sono nel numero di tredici: la terra ha prodotti dei f
gustano il piacere pei desiderati abbracciamenti, e quindi dal sonno sono presi, la Furia si arma contro Bacco, e già fisch
infuriato si precipita sopra Bacco, e gli comunica i suoi furori. Ne sono descritti i terribili effetti nello dio, e Deriad
ondono nei boschi e nelle caverne. Eretteo, Aristeo e tutti i Ciclopi sono disfatti. Eaco solo combatte ancora. Le Naiadi si
Winkelmann intende capelli biondi, che interiormente e nei luoghi ove sono ombreggiati mostrano una tinta di questo colore.
a la venerazione che aver si debbe al maestro dell’antiquaria, io non sono contento di questa spiegazione, e reputo che Omer
ta per bicchiere un corno, che finisce in una testa di capro: siccome sono fatti quei due grandi di marmo tutti rabescati du
sui tirsi: quando per altro le scaglie di quella pannocchia nei marmi sono basse assai senza risalto conveniente ad una pina
volte si vede un’asta circondata di tralci e di foglie bensì, ma che sono piuttosto di vite, secondo quello d’ Ovidio: Agit
è di Acheloo e delle Ninfe. La pittura segue il verisimile: le statue sono rappresentate con poca arte lavorate, e di pietra
o rappresentate con poca arte lavorate, e di pietra qui nata; e altre sono rose dal tempo: parte ancora ne hanno deformate i
delle Baccanti. Così abbonda di viti, di edera, di bei pampini, e vi sono ancora dei tirsi. Si rallegrano intorno al fonte
rsi. Si rallegrano intorno al fonte degli uccelli, e candidi fiori vi sono sul margine non ancora perfetti, onde pare che si
la giuntura si piega, e l’ombra ancora ch’è nella palma della mano, e sono obliqui i raggi dell’ombra pei diti rovesciati. L
to ch’è nel petto non so se sia di cacciatore, o di amante: gli occhi sono sicuramente d’ innamorato; poiché essendo per nat
amente d’ innamorato; poiché essendo per natura loro glauchi e feroci sono mitigati dall’amore che vi siede. Egli crede di e
parte è agitata sulla fronte, parte è sul mento a guisa di barba. Vi sono due Narcisi di uguale bellezza: uno è in aria, l’
ltro è immerso nell’acqua. Il fanciullo si avvicina all’onde, ed esse sono ferme ed innamorate quasi della sua bellezza. —
ice giovine spartano giace là rovesciato sopra la terra: le sue forme sono belle, ed esercitate alla corsa. Apollo abbassa i
coda in giuso. » I Sileni, secondo il più comune sistema greco, non sono di una genia diversa dai Satiri. Tutta questa fam
ora guerriero, ora protettore dell’ armento fu creduto. I suoi figli sono creduti deità fatidiche, sino ad Augusto. Sotto d
deità fatidiche, sino ad Augusto. Sotto di lui perdono la profezia, e sono mescolati coi Satiri, cangiamento probabilmente v
i, non possono comunemente riputarsi per tali, perchè i Greci, di cui sono opera i vasi, non conobbero Fauni, ma Satiri giov
maggior parte dei bassirilievi antichi, che alle solennità dello dio sono relativi, sarà da voi intesa e gustata. Nulla sen
con un principio di corna si veggono, ma le gambe e coscie dei quali sono tutte umane: che se questi, non in giovanile e vi
ori, in Sileno l’aio, il compagno, il duce di Bacco. Tutti i Classici sono conformi ne’ due accennati caratteri, e niuna des
ione che ne fa Luciano, eccettuate le orecchie, che nel simulacro non sono caprine; e quantunque sia moderno restauro ciò ch
dopo averne scacciati gli abitanti. I nomi più illustri dei Centauri sono : Chirone, Menico, Polo, Ifinoo, Nesso, Lieo, Ippa
ro creduti amici assai del vino come erano tutti gli animali, che gli sono stati dati dalle favole; onde Virgilio scrisse: B
lievi si veggono i Centauri tirare il carro di Bacco. In questa guisa sono scolpiti in un bel cammeo di cinque strati di div
o, si vede un Centauro e una Centauressa: nel primo dei citati cammei sono quattro, due maschi e due femmine, le quali come
ibanti, — Dal medesimo poeta poco dopo si vede che le tibie, le quali sono sonate dall’ altra Centauressa del mentovato camm
sa in atto di allattare un piccolo Centauro. Rare ciò non ostante pur sono le loro rappresentanze nei monumenti, e per lo pi
tto hanno un grandissimo merito di lavoro, e per alcune parti, che si sono in questo mantenute, schiariscono l’azione e l’es
di furore, per cui sappiamo che i serpenti si facean mansuefare, non sono ovvii nei vasi d’Italia, ove tra i cori di più tr
sa scompigliatura dei cappelli di rado si vede nelle Baccanti. Le Tie sono introdotte furibonde a par delle Menadi presso Vi
loro nome da Mima città dell’Asia, hanno il nome da (grec), imito, e sono propriamente le Baccanti che imitavano le prodezz
esse, ma vi è altra più plausibile ragione per inserirvele. Le Naiadi sono di un ordine superiore all’ altre seguaci di Bacc
di un ordine superiore all’ altre seguaci di Bacco finora descritte; sono semidee, sono ninfe. Il creduto Orfeo sembra chia
superiore all’ altre seguaci di Bacco finora descritte; sono semidee, sono ninfe. Il creduto Orfeo sembra chiaramente insinu
i di terra dipinta in un vaso della Galleria. Le più celebri fra loro sono Ippa, Nisa e Bacca. Udite da Visconti l’illustraz
fanciullo citaredo. Ma nel mezzo un focolare di assai vaga forma, ove sono appoggiate due faci ardenti, al lume delle quali
i e le idee che vi univano gli antichi, e tutte le cose, insomma, che sono l’anima dei monumenti, e che distinguono l’artist
artificiosamente sparsa e disposta. I lineamenti della sua fìsonomia sono puramente ideali: naso greco e quadrato, sopracig
so. « Le statue feminili che accompagnavano la figura del nostro nume sono alla Villa Albani ove servono di Cariatidi. Manca
bani ove servono di Cariatidi. Mancavano del capo e delle braccia, ma sono state risarcite in attitudine di Canefore, seguen
o che i misteri vi aveano congiunto. « Due monumenti di questo genere sono il presente bassorilievo, e la patera del Museo B
erne, ed è in atto di lanciarsi in braccio al germano. I suoi capelli sono cinti già di diadema come a re si conviene, e com
re Bacco nel mezzo dei suoi seguaci. Le nove figure che io compongono sono distribuite sul campo con buona economia; felicem
n delle offerte di frutta soprappostevi. Le tre figure a sinistra non sono nè meno espressive, nè meno graziose nella invenz
ra, come descrìve Euripide alcuna delle Baccanti: i serpenti Bacchici sono stretti nella destra, la sua tunica è cinta di ca
teggiamento e della mossa. Altri poco diversi in altra Collezione non sono egualmente conservati. « La somiglianza che accen
sì fatte da nobile originale, di cui però nelle scarse notizie che ci sono pervenute non trovo memoria, Ninfa bacchica. « 
le madri dei Satiri e dei Sileni, le nutrici e le compagne di Bacco, sono anche le divinità locali dei fiumi, dei ruscelli,
a di tutto rilievo; ma tranne le estremità e le parti che risaltano e sono quasi isolate, il resto del corpo è più basso che
nella maestria dello scalpello. « Bacco vien tratto in un carro a cui sono aggiunti invece delle pantere i centauri, uno dei
e portavano nei canestri le primizie delle frutta consacrate al nume, sono accompagnate da una pantera e da un leone, sul cu
sua naturai proporzione il richiederebbe: ma simili innavvertenze non sono rare in mediocri bassirilievi. Sappiamo altronde
re a Bacco per sua sposa la figlia di Minosse e di Pasifae. Parecchie sono le antiche sculture che ci presentano il domatore
i sostengono con fatica 1’ ebro Sileno, i cui cembali caduti al suolo sono il primo oggetto, che nel marmo ci si presenti. U
ntere, e sembra che la governi, « I pettorali, o phalerɶ delle fiere, sono di fiori e di pampani. Una Baccante lì presso dà
ba a queste nozze. Se costei sia Venere, i di cui amori con Bacco non sono ignoti, e dai quali nacque Priapo, se alcuna dell
hiude la composizione e il bassorilievo. « Le invenzioni delle figure sono tutte elegantissime: si distinguono però fra le a
he trattano della teologia mitologica, ed altri monumenti Bacchici vi sono illustrati. La strada che dobbiamo calcare divien
, ravvisava in questi eroi divinizzati molte maniere di rassembrarsi. Sono accennate presso che tutte in questo greco epigra
e dalle fiamme usciti. « I crotali d’Ercole mentovati nell’epigramma sono quegli stessi coi quali fugò quell’eroe gli uccel
tirso, l’altro sostiene sugli omeri un cratere: le redini del cocchio sono in mano del Genio di Bacco, il quale appressandos
a le maschere e gli animali bacchici il carro a quattro ruote, su cui sono assisi i due numi. Ercole nudo interamente siede
di lavoro. La festività del soggetto e la caricatura di alcune l’orme sono combinate così bene con quella nobiltà d’idee, eh
Cordace conosciuta dai Greci. Sì varie, sì eleganti, sì ben composte sono le figure dei danzatori che possiamo ravvisarvi c
pantere e di tigri. « I loro tirsi, come quei delle lor compagne, non sono del tutto coperti d’ edera, ma pelesano dalla som
i prefericoli, cioè vasi di bronzo senza manichi, aperti come catini, sono i restanti attributi noti abbastanza, e comuni de
l vino da una tazza da lui con ambe le mani sostenuta. Tutte le parti sono segnate con mollezza e con intelligenza; le membr
utte le parti sono segnate con mollezza e con intelligenza; le membra sono rotonde, quanto in soggetto simile debbono esserl
no esserlo, senza che perciò sien gonfie ed esagerate, le forme tutte sono decise e contornate senza magrezza e senza carica
senza equivoco nell’originale, quantunque omessa nelle stampe che ne sono state pubblicate finora. Darò fine all’istoria,
ercitasse. Quello che più, secondo il medesimo, comprova questa idea, sono il Sole e la Luna personificate in una quadriga s
2 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ero con maggior zelo a tale studio. Vari buoni trattati di Mitologia sono stati consultati e messi a profitto per questo li
ntanti altrettanti soggetti di cui è fatto parola in questo Compendio sono state aggiunte per corredo a quest’operetta, che
i stessi Dei a noi rappresentati come inferiori agli uomini e che non sono da paragonarsi a quei filosofi che tanti diritti
ni e che non sono da paragonarsi a quei filosofi che tanti diritti si sono acquistati alla riconoscenza del genere umano, co
non credevano che di divertirsi ; se giugnessero a credere che questi sono racconti puerili nati nel seno dell’ignoranza e d
ea. Mitologia ad uso della gioventù Introduzione V ari sono i metodi adottati per insegnare la Mitologia. Qua
l’ Inferiori nella seconda, i Semidei nella terza. Gli Dei Superiori sono dodici : Giove, Giunone, Vesta, Minerva, Marte, V
i da alcuni si dà il nome di Libero. Le principali Divinità Inferiori sono Pane, Giano, Eolo, Pluto, Imene, Momo, il Sonno,
o e la Terra. Urano e la Terra Urano e Vesta Prisca o la Terra sono gli Dei più antichi. Ad Urano si dà anche il nome
u rinomata Galatea. I più celebri tra i figli di Urano e della Terra, sono Titano e Saturno. Il nostro globo ed un altro pia
unta, in Lesbo, in Pafo, in Gnido, in Citera e in Cipro. E più famosi sono i templi che in questi paesi le si innalzarono. L
quantità di soprannomi. Quei che più comunemente le vengon attribuiti sono Citerea, Cipria, Cipri o Ciprigna, Idalia dal mon
n cocchio tirato da due cigni o da due colombe. I suoi biondi capelli sono ornati da una corona di mirto e di rose. Da’ suoi
moretti stanno scherzando col suo cinto ed ammirando la sua bellezza. Sono abbominevoli i disordini commessi da questa Dea a
s’innalzarono parecchi templi in onor suo. Le favole di Mercurio non sono state da molti dotti risguardate se non come altr
e sacerdotesse di Bacco s’indicavano sotto diversi nomi : le più note sono le Baccanti. Le Ninfe che allevarono questo Dio,
del fuoco e de’fabbri per le cose maravigliose da esso fatte. Celebri sono i tripodi che camminavano da sè stessi, le donne
ano in numero dispari. Il suo culto era celebre in Grecia ed in Roma. Sono i Romani che l’avevano messo nel numero delle dod
dire, che gli assessori di lui. Le due grandi divisioni dell’Inferno sono il Tartaro ed i Campi Elisi. Il Tartaro è la prig
a Flegetonte e Cocito ; un’alta torre ne difende l’ingresso. Le porte sono dure quanto il diamante ; tutti gli sforzi dei mo
L’ambizione, la sete dell’oro, l’odio e tutte le vili passioni da cui sono agitati i mortali, più non alteravano la tranquil
d’un abito umido. Riposa sopra un’urna nera, e le onde che ne escono sono piene di spuma, perchè il loro corso era sì rapid
i nella mischia con inaudito accammento, e mille altri crudeli tratti sono ad esse attribuiti. Devesi nondimeno opporre a ta
Pane era il principale tra gli Dei Inferiori. Gli autori antichi non sono d’accordo sulla sua origine. Chi lo vuol figlio d
i avevano un più stretto rapporto coll’agricoltura. I loro lineamenti sono meno schifosi di quelli dei Satiri ed hanno anche
l mare, e i suoi sudditi, popolo marittimo e dedito alla navigazione, sono stati chiamati le gregge di Nettuno. Feronia
nato di fiori e due faci che hanno una fiamma medesima. Cupido Sono molto discordi i mitologi nel fissare l’origine d
’è cosa più passeggiera della passione ch’esso inspira ; e queste ali sono di colore azzurro, di porpora e d’oro. Alcune vol
leggerezza ; la Ricchezza e l’Indigenza, il Despotismo e la Schiavitù sono i suoi seguaci, e le cammina sempre dinanzi la Si
il nome di Nemese figlie dell’Erebo e della Notte, le quali da altri sono prese per le Eumenidi. Una era il Pudore che dopo
e danno ai resti di cotesto edificio il nome di palazzo di Caronte, e sono persuasi che sia desso l’opera di quel Caronte, i
Si dipingevano giovani, belle e vergini perchè le Grazie ed i piaceri sono sempre stati risguardati come attributi della gio
ntù. Si rappresentavano piccole e snelle perchè le forme più delicate sono anche le più seducenti. Il loro atteggiamento all
d una gravità austera. Si tenevano per mano perchè le amabili qualità sono i più dolci legami della società. Non avevan oro
arti, come alla musica, alla poesia, alla danza, all’astrologia, ecc. Sono dette vergini perchè inalterabili sonoducazione.
strologia, ecc. Sono dette vergini perchè inalterabili sonoducazione. Sono dette Muse da una parola greca che significa spie
perchè hanno insegnato agli uomini delle cose importanti, ma che non sono alla portata degl’ignoranti. Gli antichi hanno ri
lla rettorica. Le Muse hanno avuto diversi nomi dai luoghi lor sacri. Sono soventi nominate Pieridi, dal monte Pierio sul qu
Anfittione terzo re di Atene figlio di Deucalione e di Pirra. Le Ore sono le compagne delle Grazie, vale a dire sono elleno
calione e di Pirra. Le Ore sono le compagne delle Grazie, vale a dire sono elleno le Doe delle stagioni e della bellezza. Si
veva le sue Ninfe, nel cuirango convien mettere eziandio le Muse, che sono le Ninfe di Apollo. Le Ninfe sono sempre rapprese
nvien mettere eziandio le Muse, che sono le Ninfe di Apollo. Le Ninfe sono sempre rappresentate per metà ignude, mentre le M
e fa tenere dalle Oreadi i propri cavalli. Sotto il nome di Orestiadi sono dette figliuole di Giove. Le Napee si facevano pr
que’ poeti che ne contano soltanto da sette a cinquanta. I loro nomi sono tratti quasi tutti dalla lingua greca e ben conve
poeti ne annoverano un sì prodigioso numero. Le Nereidi più celebri sono Anfitrite e Tetide. Sono chiamate le caste Ninfe
ì prodigioso numero. Le Nereidi più celebri sono Anfitrite e Tetide. Sono chiamate le caste Ninfe dagli occhi neri, che abi
fondo del mare. Scorrono sollazzandosi, sulla superficie delle onde, sono spesso condotte sui carri dei Tritoni, e vanno co
lle sacerdotesse di Bacco, altri le fanno madri de’ Satiri. Le Naiadi sono dipinte giovani, avvenenti e d’ordinario colle br
i non iscorgono altri che un quadro de’ fenomeni celesti. Le Esperidi sono le ore della sera ; il giardino è il firmamento ;
sono le ore della sera ; il giardino è il firmamento ; i pomi d’oro, sono le stelle ; il drago è lo zodiaco il quale taglia
ficarono le Stagioni. Sopra gli antichi monumenti le quattro Stagioni sono d’ordinario simboleggiate per mezzo di alati fanc
utti secchi e dall’altra degli acquatici augelli. Le quattro Stagioni sono state espresse per mezzo di quattro animali : si
di mare in mano ; si metton loro anche delle corone di giunchi ; e ne sono stati rappresentati anche suonando una specie di
una lira, l’altra due flauti e una terza un rotolo, come per cantare. Sono tanto discordi le opinioni di coloro che hanno vo
in Sicilia e Reggio in Calabria vi ha un passo molto stretto, ove vi sono grandi e scoscesi scogli che sporgono nel mare da
valore. Ercole ebbe molte mogli e gran numero di amanti. Le più note sono Megara, Onfale, Iole, Epicasta, Partenope, Auge,
o poi da Ercole. Si pone Piritoo nel numero dei famosi scellerati che sono nel Tartaro puniti. I Centauri mezzo uomini e mez
iasone per andare nella Colchide a fare la conquista del vello d’oro. Sono chiamati Argonauti dal nome della nave Argo su la
conquista fu l’oggetto principale del viaggio degli Argonauti. Varie sono le opinioni sull’origine di questo misterioso ari
ontone a Mercurio che ne fe’dono a Nefele. Del resto tutti i mitologi sono d’accordo nel dire che dopo il sacrificio, l’anim
llazione dell’Ariete, uno dei dodici segni dello zodiaco. Se discordi sono i mitologi nel riferire la favola del vello d’oro
i quanto vi ha rapporto, non varian meno le opinioni di quelli che si sono accinti a spiegarla. Vogliono alcuni che la favol
ono generalmente gli antichi che vi siano state delle Sibille, ma non sono tutti concordi riguardo al loro numero. Avvi chi
agano, incominciarono a degenerare e a cadere in un discredito in cui sono poscia sempre restati. Comunque sia la cosa, egli
patria erano tenuti sempre in gran pregio. Non meno famosi dei greci sono i Giuochi Romani i quali furono portati a un punt
3 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
eggia di fuoco e eon fiumi che menavano fiamme. 3. Le favole storiche sono semplicemente le antichissime credenze storiche m
ometeo, di Proteo, d’Achelao, se ne togliamo le strane particolarità, sono immagini di quello di Noè ; e la favola dei Gigan
te dal sangue umano scelleratamente versato. 7. Le favole allegoriche sono specie di parabole o paragoni o similitudini, che
mono meglio nella memoria. 8. Ceice ed Alcione trasformati in alcioni sono immagine commoventissima dell’amor coniugale ; e
iù parte : chè per certo Infinita è la schiera degli sciocchi. Ma vi sono i grandi ingegni, i famosi Eroi che non temono la
iscono solamente alle glorie terrene, le quali, ancorchè grandissime, sono pur sempre sottoposte a perire. La mente umana te
stodia che Pindaro le attribuisce degli stati e dei regni. Bellissimi sono i concetti, stupendi i versi coi quali Ugo Foscol
gli Dei (pan tutto, dôron dono, gr.). « E i doni degli Dei altro non sono che le arti e le cose tutte giovevoli all’uomo, i
ra fu aperto il vaso fatale, onde scaturirono tutti i mali che poi si sono sparsi sopra la terra ; e la sola Speranza, vero
ra talvolta rappresentato sotto le forme d’ariete, le corna del quale sono simbolo di forza e di coraggio. Ma i più sono di
ete, le corna del quale sono simbolo di forza e di coraggio. Ma i più sono di sentimento che questo Giove Ammone altro non s
uila è ad ali spiegate in atto di rapir Ganimede (87). 84. Gli autori sono discordi sul numero degli enti mitologici che han
) 111. Secondo la favola Apollo ebbe parecchi figli, ed i più celebri sono l’Aurora, Fetonte, le Eliadi e Lino. 112. L’Auro
re il corso delle acque, nell’irrigare i campi, nel muovere macchine, sono sorgente di prosperità vera e durevole, mentrechè
hè l’olivo, fedele al Dio del giorno, alligna bene in quei luoghi che sono ravvivati dalla sua presenza. Gl’inni più celebri
to sul Mar Rosso. I quali paralleli attestano che se Mosè e Bacco non sono lo stesso uomo, furono almeno ambedue utili all’u
ammentata da Dante nel c. XIV del Purg. a proposito dell’invidia : Io sono Aglauro che divenni sasso. Fu costei figliuola d’
ulla terra e nell’ inferno. 169. Secondo quello che dice Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj, uno dei quali probabilmente
i i Numi. 172. I poeti la fanno madre di molti figli, e i più celebri sono Cupido o l’Amore, Imene o Imeneo, le tre Grazie e
Mitologia ha dato per nutrice la Follia. Nè tutti gli autori antichi sono d’accordo sulla nascita di Cupido. Platone, inten
e più modeste ognora Le Dee serbino al mondo. Foscolo, Le Grazie. Sono dipinte per lo più nude e sempre vagamente insiem
sto pugnale ; sincerati sul conto suo ; e se le nostre congetture non sono mal fondate, punisci l’indegno. » Psiche, credula
ella. Facile è discoprire gl’insegnamenti morali che in questa favola sono ingegnosamente riposti. Altri con più elevati int
ttuno ebbe dal matrimonio con Anfitrite parecchi figli, ed i più noti sono i Tritoni e le Arpie (191). 190. I Tritoni nella
della musa Calliope (274), abitavano per entro gli scoscesi massi che sono tra l’isola di Capri e le coste d’Italia, od in u
te d’Italia, od in un’isola del Capo Peloro in Sicilia. Le principali sono queste tre : Leucosia, Lisia e Partenope che died
va a custodia degli aurei pomi delle Esperidi (382). 205. Gli Alcioni sono uccelli marini, i quali fanno i loro nidi sulle o
questa calma dura solamente per quattordici giorni, che dai marinari sono chiamati dies alcyonei (giorni degli alcioni). 20
che i Greci e i Romani ponevano un obolo nella bocca dei morti ; e ne sono stati trovati anche sotto la lingua di parecchie
ti lidi, e ’l desiato stagno Visitando sovente, infin ch’al passo Non sono ammessi. (Loc. cit.) 226. Cerbero, cane con tre
ne sociale che spinge alle colpe ; e quindi i legislatori e i giudici sono in gran parte mallevadori dei portamenti degli uo
a Morfeo, Icelo e Fantaso, e gran quantità di sogni, che tutti questi sono suoi figliuoli. I sogni siano certe figurette, al
iano l’ali ancor essi e i piedi storti, come instabili ed incerti che sono . Volino, e si girino, intorno a lui, facendo come
an quei, che fur detti felici ; Pontefici, regnanti e ’mperatori : Or sono ignudi, poveri, e mendici. U’ son or le ricchezze
i spiriti, nell’ esistenza dei quali crede ancora il volgo ignorante, sono un resto di questa antica superstizione) ; finalm
smuove, cagiona i terremuoti, e che le eruzioni del vulcano altro non sono che disperati sospiri dei Giganti, « quando l’ira
an per divisare i nomi, E le forme de’ vizj e delle pene, Ch’entro vi sono . (Eneide, lib. IV, trad. del Caro.) 253. Il supr
anno segnalati parecchi ; ma il più celebre è quel de’Greci, al quale sono state attribuite le alle gesta e le avventure di
nnocenza ; e siccome gli oggetti di dove il bello ed il vero emergono sono molti, e le differenti loro bellezze son quelle c
tà rimbomba, e paurosa Fa del suo regno dubitar Natura. 277. Le Muse sono rappresentate con sembianze di vergini modestamen
anche e nere. Avrà una mano appoggiata ad un’arpa. » Se queste arti sono esercitate con vera dignità, ingentiliscono e ono
sti a tali arti, affinchè ognuno imparasse a fuggirli ; e questi vizi sono  : il Cattivo Gusto, la Licenza e la Scurrilità.
atorio : Ma qui la morta poesia risurga, O sante Muse, poichè vostro sono , E qui Calliopea alquanto surga ; Seguitando il m
ali verità restano per avventura bene impresse nell’intelletto quando sono vestite delle più dette fra le greche immagini. 2
llegoriche, le quali, come la Verità, l’Invidia, il Furore, altro non sono che virtù o vizj che gli antichi mossi da rispett
I vapori del vino, la rilassatezza delle membra, la sazietà, la noia sono espresse nel suo contegno ; e dà bene a conoscere
o e con la bocca ridente che arriva fino agli orecchi. I suoi capelli sono arruffati, e la barba incolta. Gli spuntano in fr
ppiògli il mondo.63 (Angelo Maria Ricci.) Flora, Pomona e Vertunno sono divinità di origine etrusca, adottate poi dai Rom
le ninfe del mare. La mitologia ne conta cinquanta, e le più distinte sono Teti (192) moglie di Peleo e madre d’Achille, Gal
uggi, Enea, fuggi,… disse : Togliti a queste fiamme ; ecco che dentro Sono i nostri nemici ; ecco già ch’ Ilio Arde tutto, e
a, od anche la cornucopia, perchè la vita innocente e le buone azioni sono feconde di molti beni. Anche le foglie del platan
, e nascono indi le arti ; cosicchè gl’inventori delle cose altro non sono che i fortunati osservatori di alcuni fenomeni de
iamar fortuna le inaspettate ricchezze, lo dicano quei tanti ai quali sono state causa di rovina, o che per ottenerle hanno
esto berretto agli schiavi messi in libertà. Gli altri suoi attributi sono uno scettro od una bacchetta chiamata vindicta, u
n gatto, perchè questo animale non sopporta vincoli nè servitù. Belli sono quei versi del Monti nella Mascheroniana, coi qua
, » e che al solo mirarla sveglia amore e rispetto. Le sue grandi ali sono spiegate a significare che sotto di esse possono
re, e seguitando Minerva, meritò (d’esser fatto immortale. Alcuni poi sono di sentimento che le fatiche d’Ercole sieno un’al
er Aragne imposte. Come talvolta stanno a riva i burchi,82 Che parte sono in acqua e parte in terra, E come là tra li Tedes
perimento meccanico, ne rimanesse vittima, siccome tanti a’ di nostri sono periti per l’ aereonautica. 425. Quando Teseo mos
enerissimo affetto, vivevano e morivano a vicenda. Quindi i loro nomi sono diventati simbolo dell’ amor fraterno. 447. Essi
do essi governava i moti di quei corpi celesti. Per lo più i Dioscuri sono rappresentati in due giovani di rara bellezza, co
ventura ha fatto passare in proverbio le Lettere di Bellerofonte, che sono quelle contenenti sensi contrarj all’espettativa
. Gl’impostori stupefatti e svergognati confessano il loro delitto, e sono condannati a ignominiosa morte nel luogo stesso o
fu inghiottito dalla terra, il suo figlio Alcmeone, e Partenopeo. 93 Sono conosciuti sotto il nome dei sette capitani davan
istorie, ed anco nelle tragedie che il sommo Alfieri ne compose. Qui sono ricordati soltanto perchè hanno qualche attinenza
el supplizio durò tanto e fu sì crudele, che le furie d’ Oreste (232) sono passate in proverbio, e il nome suo svegliò orror
iccola isola d’Itaca nel mare Ionio. Ulisse, il figlio di Laerte, io sono , Per tutti accorgimenti al mondo in pregio, E già
ndi le sue avventure, dalla caduta di Troja fino al ritorno in Itaca, sono argomento di un altro poema d’Omero, intitolato l
rammenta il padre, Il padre tuo da ria vecchiezza oppresso Qual io mi sono . In questo punto ei forse Da’ potenti vicini asse
Miserrimo ! io che a tanti e valorosi Figli fui padre, ahi ! più nol sono , e parmi Già di tutti esser privo… …………Mi restava
tto, abbi pietade Di me : ricorda il padre tuo : deh ! pensa Ch’io mi sono più misero, io che soffro Disventura che mai alt
sua freccia. Ecco come sovente i capricci e le folli gare dei grandi sono cagione di danno e di ruina ai soggetti ! 620. Ma
ti al contrario, verso la schiena, sicchè non potendo vedere innanzi, sono costretti a camminare all’indietro : Mira, ch’ha
rizione che ne vien fatta da Barthelemy, nel viaggio d’Anacarsi, dove sono anche notati alcuni de’ più celebri tra gli olimp
anca barba, con le lagrime in su gli occhi così disse : Oh Dio ! come sono i costumi corrotti ! tutti i Greci conoscono il b
ca piccolo animale : essendochè tra i nomi dei segni dello zodiaco vi sono quelli d’alcuni animali. Questa zona è divisa in
ocaboli ebraici corrispondenti. Le dodici costellazioni dello Zodiaco sono senza dubbio le più antiche. Or chi ne attribuisc
omi delle dodici costellazioni zodiacali, già conosciuti comunemente, sono i seguenti : l’ Ariete, il Toro, i Gemelli, il Ca
bestiami e degli alberi fruttiferi, e secondo la più comune opinione sono i due Tindaridi, cioè Castore e Polluce (441), nè
azione dei popoli agricoli nella stagion fredda, e secondo i Mitologi sono i Delfini che condussero Anfitrite (188) a Nettun
ruti, e il compianto dei ricchi estinti fu misurato con l’oro. Divini sono i versi d’ Ugo Foscolo sui sepolcri, ed hanno mar
l potere distruttore, e terzo il potere conservatore. Queste divinità sono adorate in figure umane di tre teste, chiamate Tr
terra. Brama governò l’India con molta sapienza, e vi dettò leggi che sono sempre in vigore. 719. Una di queste leggi ordin
e fratello di Hela, la morte. Divinità americane. 744. Molte sono le mitologie americane : le più varie tra esse la
mo ora per sempre che i nemi di parentela fra gli enti mitologici non sono altro che un parlar figurato, e indicano relazien
favola per certo nacque nell’Oriente e ne’paesi caldi, ove gli nomini sono per natnra lenti e infingardi. Avvegnachè aveansi
28. « Il Cigno, dice Buffon, regna sulle acque con tutti i titoli che sono base di pacifico impero, la grandezza, la maestà,
a spedizione contro Tebe fu intrapresa dieci anni dopo la prima. 95. Sono tra i dotti molte controversie intorno alla preci
che ispirava molta venerazione nelle pinzochere trojane. 101. Alcuni sono di sentimento che questi antropofagi abitassero l
a. 106. I suoi segni. Intende delle cosi delle colonne d’Ercole, che sono il monte Abila in Affrica e il monte Calpe in Eur
4 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
nte assoluta penuria di opere nel genere della nostra, chè anzi varie sono belle che parlano delle diverse religioni dei pop
logico, il tutto configurato e misterioso delle credenze dei pagani ; sono quelli e non altri ; e noi, al certo, non potevam
itologia viene insegnata dal racconto degli stessi avvenimenti che vi sono narrati ; la scienza si rivela dallo studio delle
che si attribuiscono cotesta gloria ; ma le pretese della più parte, sono così poco avvalorate, e tanto sospette, che cadon
rma esterna, qualche segno caratteristico della loro origine. Essi si sono in certo modo perpetuati e riprodotti fino ai nos
ltra volta furono destinati al culto delle divinità pagane, ed ora lo sono all’adorazione dei santi, delle vergini beatifica
llegorie del paganesimo, in cui tutto era fittizio ed immaginario, si sono , in certo modo, trasfusi nella maggioranza dei si
o più fecondo d’insegnamenti e di dottrine, per quanto più enigmatici sono i simboli o i miti, che ne compongono il sostrato
nè date cronologiche fisse, nè certe e limpide genealogie. I fatti vi sono aggruppati, detti e sviluppati, secondo leggi ben
quelle della storia, e sovente avviene che intere epoche più recenti, sono trasferite in seno dell’età favolosa, venendo att
di divinità simboliche, parenti, amiche, rivali come gli elementi lo sono fra loro. I poeti stessi dell’antichità si attenn
passioni dell’uomo, di tutti gli errori e i capricci della umanità : sono irascibill, ingiusti, invidiosi, vendicativi ; no
e combattono fra loro, ma scendono sulla terra ad ogni piè sospinto, sono in continuo contatto contro gli altri. Un esempio
Da quanto esponemmo fin quì, emerge chiara la conseguenza che i miti sono la forma più saliente che assume la religione di
assume la religione di un popolo, e per quanto moltiplici e svariati sono essi miti, altrettanto svariate ed innumeri sono
oltiplici e svariati sono essi miti, altrettanto svariate ed innumeri sono le fonti da cui derivano. Un’azione valorosa, ero
, Dio del mare ; e della Terra ; avrà forme gigantesche, come giganti sono le onde di sabbia che il vento del deserto sollev
elligenza dei miti della favola, non riesce al erto difficile ; ma vi sono molti altri simboli in cui la forma del mito non
o confuse, intralciate, senza ordine, e senza disposizione, pure esse sono ravvolte tutte in una tinta forte e spiccata, all
ilmente la stessa, e questa Forma è il racconto, i soggetti del quale sono gli attori, le figure staccate e visibili, anche
pero della forma mitica, nè il mondo delle idee, nè quello dei fatti, sono concepiti l’uno dall’altro in modo distinto e spi
tendole di forme poetiche, e fondarono così la mitologia, nella quale sono esposte le vicende degli dei, le loro attinenze c
tiva usanza quelle cose sogliono essere estimate non vere, le quali o sono insolite a udirsi. o difficili a vedere, o trapas
l — Le monde de la mer. Ma le scienze ci fanno sapere che infiniti sono i mondi che popolano lo spazio, che il nostro glo
na semplice diceria che non ha nemmeno la forza di una tradizione. Vi sono stati altri due famosi sotto il nome di Abaride.
, che fu miseramente divorato dai cavalli di Diomede. Gli Abdereniani sono comunemente tenuti dagli antichi in assai vil con
uno di quei fiumi che le ombre dei morti passavano senza ritorno. Vi sono diversi fiumi di questo nome uno nell’ Epiro, un
i Dei. Il suo nome, che viene dall’α privativa e da δραω, δαδρασϰω io sono , dinota una divinità a cui nulla impedisce di agi
ntichi e moderni convengono nell’asserire esservi stati due Ajaci, ma sono tutti discordi circa alla storia ed alla discende
vengono loro attribuiti. Noi citeremo in questo articolo i fatti che sono menzionati da quelli scrittori che godono più cre
meno dell’altro impetuoso, empio e crudele. Di quel fier Telamone io sono erede, Da cui fu vinto già Laomedonte : Ei d’Eaco
gioniera la loro regina. Al dire di Cesarotti nelle Dissertazioni, vi sono state varie classi di Amazzoni ed in varie region
e e dell’Erebo. Le opinioni degli scrittori così prosatori che poeti, sono su tale proposito altrettanto numerose, quanto va
morì poco tempo dopo. Fra i poeti e i cronisti dell’antichità, molti sono discordi nella ripetizione di questo fatto. Il so
ti reca, e mi t’adatta al collo Acconciamente ; ch’io robusto e forte Sono a tal peso ; e sia poscia che vuole. …………….. …… e
tava di non essere figlio di Giove, queste orgogliose parole : Se non sono figlio di un Dio, ho merito abbastanza per esseri
redenza assai vaga. Antenore ebbe molti figliuoli, fra cui i più noti sono Achiloco, Alamanto, Laodoco, Acheolo e Anteo. 456
so fonte di bene ; come pure il persico era l’albero a lui sacro e vi sono non poche statue di Arpocrate che hanno un ramo d
rata sotto questo nome, siccome ne fanno fede le varie iscrizioni che sono state dissotterrate nelle circostanze di quell’an
aizossi, De’veggenti il più saggio, a cui le cose Eran conte che fur, sono e saranno, E per quella che dono era d’Apollo, Pr
tuto e vigilante degli Dei, appunto perchè la vigilanza e la sagacità sono i caratteri più salienti della indole di quel qua
ersi. Schiller — Il Nuotatore Trad. di A. Maffei. Questi due scogli sono così vicini l’uno a l’altro, che le navi devono v
lore rossastro ; il secondo accenna al tempo nel quale i raggi solari sono più luminosi ; Lampo dinota le ore del mezzogiorn
sulle diverse opinioni in proposito di questa famosa Divinità. Ve ne sono molti che la confondono con Cibele ; ossia la Ter
ee siano completamente distinte fra loro. Io poi l’augusta Cerere mi sono , Dei numi e dei mortai primo sostegno. E gioia pr
ione mitologica, predicevano l’avvenire. 1074. Chariclea e Teagene. —  Sono questi i nomi che Eliodoro nelle sue storie dà a
ono cangiate in isole, perchè non vollero sacrificare a Nettuno. Oggi sono note sotto l’istesso nome. 1097. Cielopi. — Gigan
tempo della loro vecchiezza ; ed ama svisceratamente i suoi parti. Vi sono non poche medaglie dei tempi antichi ove è scolpi
da, sorella di Castore, e moglie di Agamennone. …… figlia di Leda io sono  : Clitennestra m’appello : è mio consorte Agamenn
dimandarglielo a mano armata e fece perire il persecutore di lui. Vi sono per altro alcuni scrittori dell’antichità, i qual
gia. La tradizione mitologica fa sovente menzione di varie dee che si sono accoppiate ai mortali, come per esempio Venere, c
sotto questa denominazione se non che dodici numi, i cui nomi proprî, sono , secondo l’opinione di Eredoto, originarî dell’Eg
a delle principali sorgenti dell’idolatria dei pagani, e tanto che vi sono non pochi scrittori i quali asseriscono che i pri
; ma la tradizione favolosa ci ripete che gli Egizii ed i Fenici, che sono i popoli riconosciuti come i più antichi del mond
a condizione ch’egli avesse distrutta la flotta di Enea. ….. Appo me sono Sette e sette leggiadre ninfe e belle ; E di tutt
eniva anch’essa detta Delfinia. 1396. Delfino. — Moltiplici e diverse sono le opinioni degli scrittori dell’antichità, sulla
e sotto i piedi il globo terrestre, e nelle mani un’urna, nella quale sono rinchiuse le sorti degli uomini. I decreti di que
nto nè le vergini di Vesta nè i sacerdoti di Giove.   Molte cerimonie sono imposte ai sacerdoti di Giove cerimonie molteplic
oste ai sacerdoti di Giove cerimonie molteplici ancora nei libri, che sono stati composti pei pubblici sacerdoti. Leggiamo p
re, nel primo scritto del libri di Fabio Pittore, nel quale spesso vi sono queste che ci ricordiamo : È religione del sacerd
lo. Non è già di Latona unico figlio Apollo, e di Latona anch’ io mi sono . Callimaco — Inno a Diana Trad. di D. Strocchi,
mi sono. Callimaco — Inno a Diana Trad. di D. Strocchi, Moltiplici sono le denominazioni che gli scrittori della Favola d
e, che dal nome del padre furono dette le cinquan-Nereidi. I poeti si sono sovente serviti del nome Dori, proprio di una par
essere stati governati da una lunga serie di re, dei quali solo pochi sono ricordati dalla tradizione mitologica, si attenne
pur troppo il sangue tuo : d’infame Incesto il so, nato al delitto io sono  : Nè ch’io ti veggia, a rimembrarlo è d’uopo. Al
e, tragedia atto V scena ultima. 1593. Egitto. — Dispari e contrarie sono le opinioni degli Storici e dei Cronisti sul pers
he per essere più generalmente ripetuti dagli scrittori più rinomati, sono ritenuti come veri e positivi. Elena fu figlia di
ce di ambra che il tronco dei pioppi trasuda continuamente, altro non sono che le lagrime che, nel loro dolore, versano anco
a Terra. Anche a proposito di questo famoso personaggio della favola, sono divergenti e contrarie le opinioni ed i pareri a
 ; e ciò perchè in alcune cronache dell’antichità, questi due Titani, sono di sovente scambiati l’uno con l’altro. Schiacci
sei maschi e sei femmine, che si maritano fra di loro e che altro non sono che i dodici venti principali che nei giorni dell
e figliuole che furono Eunomia. Dice e la Pace. 1756. Era. — Discordi sono le opinioni dei mitologi su questo soprannome di
ali occasione, per significare che le fanciulle vanno a marito quando sono completamente donne. Questo vocabolo viene da due
za, tal quale si trovano nei due poemi d’Omero, l’Iliade e l’Odissea, sono essenzialmente greche, non altrimenti che il nome
raniera o di diversi Ercoli : tutti i tratti caratteristici del mito, sono essenzialmente greci, rimanendo persino spoglio l
la tradizione, con la stessa semplicità con la quale gli stessi fatti sono esposti nell’Iliade e nell’Odissea. Allorquando i
gioventù, sfolgora di una luce immortale fra le altre divinità. Tali sono almeno i tratti principali della storia mitologic
li compiuti, avrebbe ottenuto l’immortalità. Gli scrittori mitologici sono , nella grande maggioranza, discordi sulle opinion
a di Ercole che precede il tempo che egli passò presso Euristeo. Essi sono soprattutto discordi sulla causa della follia di
 XXV. trad. di G. M. Pagnini. Fra i poeti greci Stesicore e Pisanto, sono i primi a rappresentarlo in tal modo. Seguendo Ap
lterato, sia pel contatto delle diverse tradizioni indigene, le quali sono quasi tutte identiche, sia per la confusione nece
draghi mandati dalla gelosia di Giunone a farlo morire. Le sue membra sono vigorose ; i capelli crespi e foltissimi, il suo
le. Ordinariamente egli è rivestito d’una pelle di leone. Le sue armi sono un arco ed una clava. La testa e gli occhi, parag
rco ed una clava. La testa e gli occhi, paragonati al resto del corpo sono piccoli ; i capelli corti e folti, la parte infer
o ancora gran numero di monumenti, di quadri, di medaglie ec : in cui sono riprodotte le dodici fatiche di Ercole. 1765. Ere
enzio, il nome di Eritreo gli veniva dal levare del sole, i cui raggi sono in quel momento di un colore rossiccio. 1795. Erm
si tutti i monumenti della Germania, e particolarmente nei templi, si sono ritrovate delle statue di Ermione, rappresentato
a in quella città, e che era una delle sette meraviglie del mondo. Vi sono alcuni autori i quali pretendono che il suo vero
i era una particolare divinità, e questa è la ragione per la quale si sono ritrovate non poche medaglie, coniate sotto il re
Es. 1827. Esculaplo. — Dio della medicina. I cronisti ed i poeti non sono d’accordo sulla sua nascita. Taluni lo fanno figl
one (che significa calmante). Fra i suoi molti figli i più conosciuti sono Macaone, Podeliro, Alexenore, Arato, e fra le sue
i in marmo ed in bronzo che rappresentano il dio della medicina, e si sono trovate buon numero di monete e di pietre su cui
beneficio a questa terra Per lor s’appresta, lo ne vo lieta ; e grata Sono alla dea Persuasion, che il labbro Inspirommi e l
ieci anni ed era creditario nella famiglia. 1886. Eumolpo. — Discordi sono le opinioni degli scrittori dell’antichità, su qu
he da ciò si chiamasse Europa quella parte del globo, i cui abitatori sono bianchi. Europa si chiamava anche una delle ninfe
nori divini, dalla gratitudine dei popoli ch’egli avea beneficati. Vi sono anzi alcuni scrittori i quali pretendono che Evan
o delle ombre dagli eroi e dagli dei stessi del paganesimo, altro non sono che altrettante cerimonie in cui si praticava cot
e mille porte. Quindi han mille aure il passo entro il ricetto Da cui sono alla dea le voci scorte : Da tutte le città, sian
mposto di favole, che rinchiudono l’idea del simbolo mitologico e che sono suddivise, secondo la gran maggioranza degli scri
i delle antiche storie frammischiate di molte finzioni. Queste favole sono in gran maggioranza come quelle che hanno per sob
invenzione è tutta dovuta all’immaginazione dei poeti ; ed altro non sono che una specie di parabole, sotto al cui velo tra
che una specie di parabole, sotto al cui velo trasparente e diafano, sono ravvolti i misteri della filosofia. Le favole mor
ome S. Tertulliano, S. Ambrogio, S. Cirillo, S. Epifanio ed altri, si sono avvalsi nei loro scritti di questa credenza pagan
cc. Così il maggior numero dei sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati deificati per mezzo dell’apoteosi, dopo la
lo, per dinotare che la fortuna è arbitra del dio delle ricchezze. Vi sono molte medaglie dell’ antichità, nonchè gran numer
veuture Venir con aureo piede al tuo soggiorno : Allor vedrai, ch’ io sono Figlia di Giove, e che germana al Falo Sovra il t
nnomi che i pagani le davano. Così tutte le tradizioni dell’antichità sono del continuo intercalate dai nomi di Fortuna femi
sorella della Giustizia e della Temperanza. 2053. Fraude. — Ben pochi sono gli scrittori dell’ antichità, i quali facciano m
ole, così tutte le nazioni si accordarono nel venerarlo. I Caldei che sono i più antichi fra i primitivi popoli della terra,
Demoustier — Lettres LXVII a Émilie : sur la Mythologie. Moltiplici sono gli esempi, che gli scrittori dell’ antichità ci
abitualmente si fa, fra i due nomi di Galassia e di Galizia, i quali sono del tutto differenti nella loro etimologia. 2074.
, obbligando il giovine Ganimede a servirlo a mensa come coppiere. Vi sono vari scrittori dell’ antichità, i quali asserisco
e egiziano. Questa opinione però non è seguita da molti autori ; e vi sono anzi altri i quali danno a questo segno zodiacale
ndo avesse due Genii, il buono ed il cattivo. Assai di sovente i geni sono stati rappresentati sotto la figura di altrettant
ti come uomini maturi con il mento ornato di folta barba ; e talvolta sono stati anche effigiati sotto la figura di un serpe
ata degli scrittori della favola, sulla parola segnata in margine. Vi sono però alcuni mitologi e cronisti i quali distinguo
anche dagli antichi come il Caos. La prisca età (che cosa antica io sono ) Diemmi il nome di Caos : osserva un poco Di quan
voi che nascete e morite, riflettete che la divinità odia coloro che sono impuri, sfacciati e temerarii. 2145. Gierofanti. 
urali personalità della mitologia pagana ; per altrettanto differenti sono le varie opinioni degli autori in generale, sulla
ciavano da sè stessi onde non lasciarsi opprimere da quei malori, che sono generalmente inevitabili compagni dell’età caduca
Tragedia Atto I. Scena III. Queste opinioni dei due famosi scrittori sono combattute da vari antori antichi, fra cui Pausan
rannomi i più generalmente usati anche dagli scrittori dell’antichità sono  : Ammone, Olimpico, Egioco, Tuonante, Dodoneo, Ca
re, ossia della parte superiore dello spazio, occupato dall’ aria. Vi sono varii scrittori, e fra questi Cicerone, i quali c
a della sua educazione venisse affidata alle Ore ; e finalmente altri sono di opinione che Giunone fosse stata allevata dall
se in molti punti opinioni degli scrittori, e cronisti della favola, sono , nella grande generalità, unanimi e concordi su m
ti particolari riguardanti la Giunone pagana ; altrettanto differenti sono le notizie trasmesseci da molti di essi riguardo
crittori che aggiungono questi ultimi due, ai figli di Giunone, ve ne sono molti i quali allegorizzano con simbolica configu
à di quanto asseriamo, fanno fede le molte iscrizioni antiche, che ci sono state tramandate sia dai ruderi dei monumenti ris
e dio in particolare e talvolta anche a più d’uno di essi insieme. Vi sono anzi varì cronisti dell’antichità, i quali asseri
immediatamente puniti ; e tanto che al dire del cennato scrittore, vi sono state delle persone colpite di cecità, al momento
no il nome proprio di Astrea, ed i romani quello di Temi ; sebbene vi sono varii scrittori e cronisti dell’antichità i quali
lontano senza che essa avesse potuto vederli, a colpi di freccia. Non sono queste le sole notizie pervenuteci dagli scrittor
gli scrittori dell’antichità, sulle gorgoni ; e per quanto moltiplici sono i ragguagli trasmessici su di esse, altrettanto d
guagli trasmessici su di esse, altrettanto differenti e contradittori sono i pareri di molti altri autori. Infatti alcuni pr
moderni, tanto italiani quanto stranieri, differenti e contradittorie sono le opinioni sulle Gorgoni. Infatti il Fourmont, f
di Pitie — Ode X. trad. G. Borgin. Secondo altre moderne credenze vi sono autori che pretendono essere le Gorgoni una razza
cetto più alto della divinità, vera forza della terra e dell’aria. Vi sono per altro molti monumenti dell’antichità greche e
ianco e mezzo azzurro ; Visnù tutto azzurro : e Siva tutto bianco. Vi sono varie cronache indiche nelle quali Har-Heri viene
a, e propriamente sulle rive del flume Fromo, nella contea di Dorset. Sono ben pochi gli autori che ne han fatta menzione. 2
tori moderni, fra cui il Fénélon, nelle sue avventure di Telemaco. Vi sono per altro alcuni autori, i quali asseriscono che
celebrate le nozze. V. Giante. 2253. Ifigenia. — Moltiplici e diverse sono le opinioni, i pareri, e le credenze che gli auto
coppa ch’ella ha nella mano sinistra. Sotto questa configurazione si sono trovate moltissime statue della dea della sanità 
o stesso. Molti autori moderni italiani e stranieri, fra cui il Clerc sono di opinione che la parola Hila significhi legno,
viene da Ilio o Ilione. V. l’articolo seguente. L’Iliade e l’Odissea, sono la fonte da cui scaturisco tutti i simboli allego
osi le parti, e dell’estinto lo prendo : E il reo consacro, o (se più sono ) i rei Orribil vita a strascinar, da tutto E da t
i tre fiumi. Inaco fu padre di varii figliuoli di cui i più ricordati sono Foraneo ed Io. 2277. Inarima. — Piccola isola del
i sagrifizii. La parola Indigeto deriva dal latino in diis ago cioè : sono fra gli dei. Oltre a questo i romani davano la de
gote, e la magrezza Nel corpo tutto ; mai diritto é ’l guardo, Lividi sono i denti e rugginosi : Verdeggia il petto per lo f
io ; marcò distintamente il periodo ed il ritorno delle stagioni, che sono la conseguenza diretta del movimento dei corpi ce
la natura umana e di quella del cavallo. È a notare per altro che non sono pochi gli autori dell’antichità, i quali attestan
infatti riportò il premio della corsa, e sposò la bella Ippodamia. Vi sono vari scrittori che raccontano l’istesso fatto con
configurata può ritrovarsi nell’ arco baleno, i cui differenti colori sono ricordati da quelli che Iride aveva nelle ali. La
scrittori che quei popoli l’ avessero in conto del loro Marte ; ma vi sono anche altro opinioni che dicono Irminsul essere l
stano ora che delle copie. Dallo studio per altro delle figure che ci sono restate della favola Isiaca, non si può chiaramen
ivinità del culto religioso degli Egiziani. Discordi e contradittorie sono le opinioni della gran maggioranza degli scrittor
orte, straripava e rendeva fertilissima la terra egiziana. Moltiplici sono i nomi, coi quali veniva sovente indicata la dea
memorabile, e che diceva « dea Iside che è una e tutte le cose ». Io sono la sola Divinità che sia nell’uníverso ; che tutt
Etiopi che il sole illumina dei primi suoi raggi, e gli Egiziani, che sono i primi sapienti del mondo, mi chiamano col mio v
nalmente che il culto d’ Iside passò dall’ Egitto nelle Gallie ; e vi sono varii scrittori, i quali pretendono che la stessa
ello delle Jadi : egli morì sbranato da una leonessa. — V. Jadi. — Vi sono varii autori che lo chiamano anche Jade. 2359. Ja
ste divinità, alle quali, con vocabolo proprio, si dà il nome di Nia, sono quasi sempre privi di ornamenti e di statue. Il s
quei templi, quasi a voler significare che all’ occhio della divinità sono palesi tutte le macchie dell’ anima, come lo spec
due al sinistro lato ; delle quali però, una destra ed una sinistra, sono levate in aria, e le altre due sono cadenti. Dell
però, una destra ed una sinistra, sono levate in aria, e le altre due sono cadenti. Delle mani, una sola è chiusa, mentre de
, questi tre grandi numi tenuti in tanta venerazione dai Tuatadanici, sono tre donne, tre dee possenti e benefattrici, tre m
mbono nella loro impresa. 2388. Kasia ed Anna. — Presso i giapponesi, sono questi i nomi di due sacerdoti, i quali scrissero
enti, fosse spesa per il vitto di quegli operai. Le piramidi di Kopto sono tre, una più grande nel mezzo, e due meno elevate
più grande nel mezzo, e due meno elevate a destra e a sinistra. Esse sono con un intervallo di dugento passi l’una dall’alt
gento passi l’una dall’altra, distanti due miglia dal gran Cairo. Vi sono alcuni cronisti, i quali attribuiscono al re Kopt
, annoverati, come dicemmo, fra le maraviglie del mondo antico, ve ne sono altri due, i quali sebbene assai meno famosi, pur
presiedeva alla conservazione delle biade, prima della mietitura. Vi sono alcuni scrittori dell’antichità che chiamano ques
2. Lampezie. — Una delle figliuole di Neera e del Sole. …. e le Dive sono i lor pastori Faetusa e Lampezie il crin ricciute
ra, parleremo partitamente di quelle donne che così ebbero nome e che sono ricordate dagl’autori come le più famose. Laodice
Le libagioni, che erano quasi appen dici e condimenti del sacrifizio, sono fior di farina, olio, vino, sale, incenso. Numer
il suo nome la contrada conosciuta sotto l’appellazione di Libia. Vi sono varii autori che dicono Libia fosse figliuola di
la mitologica allegoria a cui si attiene Ovidio stesso. Ma queste non sono tutte le notizie trasmesseci dalle cronache dell’
itologica dice, che il carro di Cibele era tirato da due lioni ; e vi sono infatti ancora molte medaglie antiche, che rappre
meno naturalissimo in tutte quelle piante, che nella scienza botanica sono classificate nella estesissima famiglia delle Nin
vano anch’essi consacrato il fior di Loto a Venere e ad Apollo ; e si sono anche recentemente trovate delle statue di quelle
anicola un dato numero di cani rossi. 2566. Luna. — Il Sole e la Luna sono stati gli dei planetarii adorati da quasi tutti i
se, le fanciulle delle più cospicue famiglie dei Druidi. Innumerevoli sono poi le tradizioni favolose che la superstizione p
che si attribuiscono cotesta gloria ; ma le pretese della più parte, sono così poco avvalorate, e tanto sospette, che cadon
additavano i seguaci dell’eresia di Simone il mago. 15. Menandro. —  Sono questi i nomi dei due più rinomati fondatori dell
empi molto anteriori dall’epoca in cui essi vissero. 16. Dositeo. —  Sono questi i nomi dei due più rinomati fondatori dell
avversarii del Dio degli Ebrei. 22. Adamiti, Peratensi, Abeliti. —  Sono queste altre tre denominazioni di eretici, le cui
efandi misteri della loro setta. 23. Adamiti, Peratensi, Abeliti. —  Sono queste altre tre denominazioni di eretici, le cui
efandi misteri della loro setta. 24. Adamiti, Peratensi, Abeliti. —  Sono queste altre tre denominazioni di eretici, le cui
5 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
Prefazione. Molte sono le opere che trattano della Mitologia, e dotte, e
opere che trattano della Mitologia, e dotte, e voluminose ; ma poche sono le elementari, e che servir possano utilmente all
serie numerosa delle avventure, che andando innanzi osserveremo, non sono in sostanza per noi che semplici favole : noi le
ti, ed i Savj colle cure più sollecite avevano custodito1. I dotti si sono a maggior segno affaticati per rintracciare la so
ltri hanno creduto, che contenessero precetti di morale ; parecchi si sono avvisati, che racchiudessero istoriche verità sfi
ncertezza, e l’oscurità del problema non lascia luogo alla scelta. Vi sono bensì delle favole, il di cui sviluppo è si chiar
è stato per fare intendere alla gioventù studiosa, che le favole non sono puerili invenzioni a capriccio immaginate. Le fav
iranno i nostri giovani lettori, se Giove, Giunone, e tanti altri non sono più Dei per noi : se la scienza della favola si è
però un tempio nel Regno delle belle arti : le sue antiche bizzarrìe sono tuttogiorno in moda fra noi, ed hanno un incantes
rte di questi Dei sconosciuti nel sistema mitologico, o molto poco vi sono nominati, o per nulla vi entrano. La divisione di
iori, agli arbori, in guisa che Pane, Pomona, Vertunno, e tanti altri sono allegati da Ovidio tra ’l basso popolo degli Dei.
ha cominciamento, nè fine. Le sue vicende, al dire de’ commentatori, sono altresì misteriose. Egli mutilò suo padre, perchè
’ suoi piedi fanno sgabello il Rispetto, e l’Equità : ed in poter suo sono i beni, ed i mali, che a suo talento distribuisce
o il volume delle acque di un fiume della Frigia detto Marsìa. Questi sono i principali avvenimenti della storia di Apollo.
talvolta sulla sommità della fronte una mezza luna, le cui estremità sono rivolte verso il Cielo : ornamento, che indica, i
per isnidare gli animali selvaggi da’ loro covili1. Le Muse. Nove sono le Muse, che sovrastano alle scienze, alle arti,
ata a Vulcano, dal quale ebbo molti figli ; fra questi i più rinomati sono Cupido, Priapo, Imeneo, Dio che sovrastava alle n
un arco alla mano, ed un turcasso su gli omeri2. Le sue picciole ali sono di colore azzurro, di porpora, e dorate. Il Riso,
Borea, ed Erìnni chiamansi il Terrore, e lo Spavento. Parecchi mostri sono effigiati sulla di lui carrozza : il Furore, e lo
e degli affari tiene in mano un caducèo, cioè una verga intorno a cui sono attorcigliati due serpenti. Come protettore del c
sta trasformato in un uccello detto Picchio. Satiri,ABCD e Fauni. Sono rappresentati così gli uni, come gli altri colle
poter loro. Scilla, e Cariddi spogliate degli ornamenti della favola sono due scogli pericolosi. Scilla è un golfo tra Regg
terra in un carro tirato da due cavalli neri. Il suo velo, e la veste sono di color nero ornato di stelle. Porta talvolta un
malfattori. Il di lei tranquillo aspetto annunzia, che i suoi giudizj sono sceveri di qualunque prevenzione. Talvolta è dipi
o, sia povero, ognuno è uguale innanzi a lei. Queste Divinità per noi sono semplici allegorie. I poeti, i pittori, gli scult
di un abito che tutto lo circonda ; i suoi capelli, e la barba bianca sono coverti di ghiaccio1. La Discordia. Una donna
eloponneso, oggi la Morea. Atrèo, e Tieste. Fra i figli di Pelope sono celebri Atrèo, e Tieste. Ad insinuazione d’Ippoda
a chi meglio sapesse maneggiare l’arco di Ulisse. Tutt’i pretendenti sono radunati, non escluso lo stesso Telemaco, ma inut
a, e piomba sopra ai persecutori di Penelope. In un istante le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e da quell
. Venere intanto discesa dall’Olimpo avvisa Enea, che i suoi vascelli sono salvi, menochè un solo, in un porto vicino, indi
cavallo, che i Greci lasciarono nel sito dove stavano accampati. Varj sono i sentimenti sopra questa macchina immensa : alcu
cognizione della mitologìa. Queste favole inventate in diversi tempi sono fatti isolati semplicemente, e se talvolta hanno
e Bitone. Questi due giovani, figliuoli di una sacerdotessa di Argo, sono l’esempio dell’amor filiale. Essi trascinarono il
discorso per l’intelligenza de’ monumenti, che anche a nostri giorni sono esistenti. Senza dipartirci punto dall’oggetto di
accolta una tale opinione : ma scavandosi li fondamenti parecchi anni sono di una casa in vicinanza della porta di S. Gennar
eria per ringraziamento al sommo Iddio. XV. Il Genio. Molte sono le opinioni degli scrittori sull’influenza de’ Ge
ssuto a’ tempi della guerra di Troja. Delle sue opere appena i titoli sono a noi pervenuti, cioè l’arrivo di Apollo ne’ paes
che noi abbiamo perduto molto in questa parte. Di essi i più celebri sono Sotero, Eleuterio, Olimpio, appresso de’ Greci ;
di fare il paragone fra Omero, e Virgilio. Un’ infinità di critici si sono occupati di questo argomento, e pende tuttavia in
1. Fra tanti rispettabili personaggi che in Napoli godevano vivere, sono da contarsi Virgilio, Orazio, Aulo Gellio, Claudi
ba da noi sopra indicata. 1. Nama fluentum, rivus. Gravi dispute ci sono fragli antiquarj per queste due paroline. Tra tan
6 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
simboli e di emblemi. Ancorpa e la pittura, e la scultura e la poesia sono fonte ubertosa di idolatria. I poeti, che adornav
come fanno i pittori, che volendo dar forma a gl’intelligibili, quali sono gli errori, le virtù, la scienza, le passioni del
bili delle cose, ebbero naturale di fingersi i caratteri poetici, che sono generi od universali fantastici da ridurvi come a
li Egizii tutti i loro ritrovati utili necessari al genere umano, che sono particolari effetti di sapienza civile, riducevan
o delle Costellazioni. « Le favole, così il sig. Depuis(1), altro non sono fuorchè le celesti apparenze e fenomeni della nat
ior parte degl’Iddii, Giove, Apollo, Bacco, Ercole etc. Filosofiche e sono quelle immaginate da’poeti a manifestare gli arca
cioè finte a comunicare alcuni dettati per formare i costumi, e tali sono gli apologhi — Allegoriche, vale a dire che porta
bellezza tutto il suo mondo, il suo bene. — Inventate a capriccio, e sono quelle immaginate solo per divertimento, così pot
pidamente, o per meglio dire, assoggettollo al corso degli astri, che sono per lui come tanti lacci. 18. Nettvno — Creduto c
sì a cagione del colore delle acque del mare, che sembran nere quando sono agitate, sì a cagione della simiglianza del muggi
la terra e dalla terra al cielo. I miti raccontati di questo nume non sono che una perfetta allegoria, con cui si vuole indi
aturale, la quale è comune ai parti schiavi, ma civile, onde i nobili sono detti illustri : è gelosa di una gelosia politica
che la Idea eterna in Dio è generata da esso Dio, ove le idee create sono in noi prodotte da Dio. Ma i poeti teologi contem
ndoli di color glauco, come si scorge nelle fiere robustissime, quali sono il pardo ed il leone, gli occhi dei quali tinti d
sono il pardo ed il leone, gli occhi dei quali tinti di color glauco sono si vivamente lucenti, che altri non può guardarli
femmina. Ed Euripide ne tragge etimologia ; poichè tutti coloro, che sono presi da Venere, addiventano, come ei dice, αφρον
olti, insani, insipienti. A Venere assistono le Muse, e suoi compagni sono Suadela e Mercurio, poichè coloro che si amano re
poichè l’amore ha sempre trasporto alla fruizione di quelle cose, che sono di forma avvenente e graziosa ; o per una certa f
va di aver ricercato e insegnato a gli uomini cose sublimi, e che non sono alla intelligenza di tutti ; e con altro nome Cam
ono a tre altre italiane, memoria, meditazione e canto, che altro non sono che una vera personificazione di tre obbietti, ch
e alle altre, e con questo volevasi esprimere, che le amabili qualità sono i nodi più dolci della famiglia umana, od ancora,
della prima agraria gli Eroi escono dai loro fondi, per dire che essi sono signori de’fondi, e si uniscono armati contro le
tra di loro, ma co’clienti ammutinati contro esso loro, e coi solchi sono significati essi ordini ». 65. Giano — Giano è ra
7 (1897) Mitologia classica illustrata
merosa di leggende intorno ai propri Dei e Semidei, molte delle quali sono strane e contradditorie, bene spesso anche empie
ie, bene spesso anche empie ed immorali? Giacchè ivi non solo gli Dei sono rimpiccioliti e fatti simili agli uomini, ma anch
ne loro comune, si avvide che buona parte dei racconti mitologici non sono altro che una deformazione di frasi immaginose, u
che col solo muover delle sopracciglia faceva tremar tutto l’ Olimpo. Sono bensì gli antichi Dei costretti an ch’ essi nei l
fisiche e spirituali, non invecchiano, ma rimangono sempre giovani e sono immortali. Non che siano scevri d’ ogni dolore; a
usaronsi come sinonimi. 6. Nei monumenti figurati dell’ antichità non sono molto frequenti le rappresentazioni di Crono. Gen
dell’ Olimpo, sì che tutto l’ universo rimarrebbe penzoloni; tanto io sono più forte degli Dei e degli uomini ». In senso el
olta e ricciuta, il largo petto, indizio di forza; costanti attributi sono lo scettro del potere, il fulmine, l’ aquila, la
eta e della zecca romana. 5. Molti busti e statue di Era e Giunone ci sono stati trasmessi dall’ arte antica, e formano anco
a e scudo, in atteggiamento guerriero. Distintivi della figura di Era sono : il mento alquanto pronunziato, indizio di ferma
, ma vien dissipata dalla serena luce. 2. I caratteri morali di Atena sono connessi col fisici; ella rappresenta la luce del
rdati specialmente il serpente, la civetta e il gallo. Suoi attributi sono l’ egida, la lancia, l’ elmo. IV. Apollo. 1
che mostra avere il Dio vittorioso8. I simboli di Apollo sono per lo più l’ arco e le saette, riferentisi al di
cone e comincia a far strage dei comuni nemici. Nelle arti figurative sono invece frequenti le rappresentazioni di Marte, gi
e fa che la nuvola scorra qua e là per le regioni del cielo. 2. Varie sono le attribuzioni di Ermes; le une hanno rapporto c
che per breve riposo s’ è messo a sedere su una rupe. Le ali ai piedi sono ivi assicurate per mezzo di nastri. IX. Afr
evole proporzione delle membra. Connesse col capolavoro di Prassitele sono anche la Venere trovata nell’ anfiteatro di Capua
romani, che non hanno il loro corrispondente nella mitologia greca, e sono Giano e Quirino. Ianus non è che la forma maschi
stica dei quattro venti principali e di altri quattro venti secondari sono i rilievi di quell’ antico monumento ateniese che
gnare con la cetra, rallegrano l’ animo degli Dei, allorquando questi sono adunati nell’ alto palazzo di Zeus sull’ Olimpo.
re quadro. c) Temi e le Ore. In intima connessione colle Cariti sono le Ore, dette figlie di Zeus e di Temi (Themis).
a volo tenendo afferrato il giovine cogli artigli, dai quali le carni sono protette per mezzo della clamide fluente. Il volt
he ispirasse a tutti la concordia e l’ affetto reciproco. 2. Con Eros sono nominati spesso dagli antichi altri esseri che ra
ichi altri esseri che rappresentano pure sentimenti dell’ animo; essi sono prima: Imero e Poto (Himeros, Pothos), ossia il d
atrimonio; infine Antero (Anteros), il ricambio d’ amore. I primi non sono che personificazioni allegoriche e non furono ogg
os in atto di tender l’ arco che è nel Museo Capitolino (fig. 46). Vi sono anche parecchie rappresentazioni di Amore e Psich
ri, di cui uno persino in Campidoglio. Tiche e la Fortuna non di rado sono menzionate nelle opere letterarie; basti ricordar
to a Xanto nell’ Asia Minore. Ivi le Arpie hanno la solita figura, ma sono in atto di portar via le anime dei trapassati.
e a sostenere aspro combattimiento, e d’ altri ancora; tutti miti che sono un riflesso della natura tempestosa del mare. E a
timu lat numero cava tibia mentis 42 . Le rappresentazioni figurate sono rare; tra le più. note è quella che si riferisce
e non lo riconoscevano e tentavano impedire le sue feste orgiastiche. Sono celebri le leggende di Licurgo e di Penteo. Licur
to Dioniso nell’ antica letteratura, non si può in poche linee, tante sono le opere da questo Dio e dal suo culto ispirate.
o Torso del Vaticano (fig. 56, in cui la testa, le braccia e le gambe sono ristaurate) doveva essere della stessa categoria.
qua, come rane, vasi da attinger acqua, conchiglie. — Non infrequenti sono anche le statue di Narciso; una bellissima possie
eria degli Uffizi a Firenze, bella figura di giovane i cui lineamenti sono improntati a dolce malinconia. V. I Satiri.
odiva il tesoro dello Stato, il così detto aerarium. Di questo tempio sono in piedi ancor adesso otto colonne. Antica e cele
lli, la lingua sporge dalla bocca e digrignano i denti; le vesti nere sono tenute su da una cintura rosseggiante di sangue.
ola, ma questi son certo il numero minore; altri, molto più numerosi, sono una semplice creazione della fantasia; altri infi
. Da una parte si vede una coppia di uomini, maschio e femmina; forse sono Deucalione e Pirra, considerati come i primi uomi
ffa, entrando in molti particolari di nomi e di fatti. — Più numerose sono le rappresentazioni figurate di questo mito. E qu
st del tempio di Zeus in Olimpia, opera attribuita ad Alcamene; se ne sono scoperti di recente importanti frammenti, dai qua
buon numero esiste ancora, conservate nel Museo Britannico di Londra; sono varie scene, ora è un centauro che porta via una
l’ eterna vita dei Campi Elisi. Molti fra i motivi di questa leggenda sono certamente antichi, ad es. l’ uccisione del drago
al Cardinal Medici e nel 1775 fu portato a Firenze. Le singole statue sono ammirabili per l’ espressione del dolore, e tutta
ssione per la sorte toccata a quella gioventù bella e infelice. Varii sono gli atteggiamenti; un giovane giace morto; un alt
di Apollo o Elio si trovano spesso connessi; le lotte poi coi’ mostri sono la solita traduzione mitica delle lotte fra il so
cui tra gli altri appartennero gli eroi Perseo ed Eracle. Le Danaidi sono ancora ricordate dalla leggenda per la punizione
he nei particolari si vede: le nozze di Zeus-oro e di Danae che altro sono se non la unione fecondatrice del cielo e della t
la liberazione di Andromeda e la guerra mossa da Fineo contro Perseo sono raccontate con vivaci colori e conforme all’ ulti
mi-ovale sormontato da una stella. I colossi di Monte Cavallo a Roma, sono tra le più celebri statue antiche di Dioscuri; ve
sentimento, Ovidio nel sesto e nel settimo delle sue Metamorfosi; che sono tra gli episodi più belli di tutta l’ opera. Anch
ascolassero gli armenti del sole; Asterio poi a cui i figli di Europa sono affidati non è che un’ altra forma di Zeus, e di
atto sposo di Ebe, da cui ebbe due figli, Alexiare e Aniceto. 2. Tali sono i tratti più caratteristici della complicata legg
i luoghi che trattano alcuna delle leggende Eraclee. Già nell’ Iliade sono ricordate le fatiche compiute in servizio di Euri
vita d’ Eracle, epperò tra le tragedie di Sofocle e di Euripide ve ne sono parecchie, e non delle men belle intorno ad Eracl
eratura mitologica. — Anche nella letteratura latina i miti di Ercole sono spesso ricordati e celebrati. Già tra le prime co
ed uccise. Rispetto alla via seguita dagli Argonauti nel ritorno, vi sono dati molto diversi. Secondo gli uni tornarono per
le Metamorfosi che narra poeticamente tutta la leggenda di Medea. Non sono poi molto numerosi i monumenti d’ arte concernent
ttere a riscontro un numero rispondente di opere d’ arte; anzi queste sono relativamente scarse o di poca importanza. Abbast
a morte di suo figlio, e continua a piangerla, giacchè che cos’ altro sono le goccie della mattutina rugiada se non le lagri
presa d’ Ilio, i Nosti, le leggende d’ Oreste; e le poesie di Pindaro sono ricche di accenni relativi alle leggende degli Ea
e con pietà e sgomento. E il padre nel mezzo, preso fra le spire dove sono più vigorose e tenaci, invano colla sinistra comp
quel morso il corpo si incurva, si convelle nello strazio; i muscoli sono tesi per lo spasimo, le vene si fanno turgide sot
lo spavento, l’ angoscia, il dolore, ma propriamente il dolor fisico sono espressi all’ estremo… ». A questa fine analisi d
eus Padre, e tu deh muta il tuo talento! Che se nel voto temeraria io sono , Pel figlio mio concedimi perdono! 50. Di qui
8 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
, che mi fa guerra. Riceva ognun ciò, che donar poss’io, Che certo io sono , e il creder mio non erra, Col vostro nome supera
ri, ed in particolar modo quelle de’Poeti tragici, e lirici, se privi sono della cognizione di quelle favole, alle quali tal
lle fantastiche idee de’più riscaldati Poeti ? Questi, ed altri mille sono i vantaggi, che risultano a noi dalle mitologiche
elle frodi il Dio. Dichirazione, e sviluppo Curiose pur troppo sono le storiette di questo Dio per qua lunque verso c
vella eredità di tristi affanni, e dolori. Suoi nomi. Varii, e molti sono i nomi, onde distinguevasi tal Nume di triplicato
nomi, onde distinguevasi tal Nume di triplicato potere ; questi però sono i principali. Vien chiamato Delio a cagion del lu
ogni parte idolatrar la vedi Scorrendo ogni tugurio, ogni soggiorno. Sono i cultor del suo favor gl’ eredi, Ed o che cade i
le altri viziati stranamente ne’ loro affetti dal poter di questa Dea sono argomenti parlanti come della sfrontatezza di ess
ronato Senza provar dolor scherza sovente Con due gran tigri, che gli sono allato. Conforto dell’afflitto, ed impotente, Vin
poi, che versa con una mano, e l’olivo, che porge graziosa coll’altra sono i simboli di quei veraci, e permanenti beni, che
eltà che al mondo d’oggi è rara. Annotazioni. Molto espressivi sono i caratteri di questa bella virtù detta dal divin
L’altro pregio, che brillante non men, che robusto rende la narrativa sono appunto le somiglianze, ed i confronti. Questi ag
sai fina, acciò mentre dilettano colla loro varietà, in grazia di cui sono stati introdotti, non ristucchino colla lunghezza
Le sentenze più grandiose, i colpi più inaspettati quelli soltanto si sono , che valgono ad ottenere sicuramente l’intento. P
ento. Per acquistare però tutte le suddivisate doti, che le ricchezze sono della poetica arte, l’unico mezzo, dietro la natu
vunque si trovassero come uomo, piede ecc : le vocali poi, che non lo sono , come mas stoso glorioso ecc : si possono prender
sorte E finisci Seguirò. Di regnar, Se privato Chi sa mai Di le sono Se si trova Il mio trono Chi tal nuova Scende
sa allor Sento d’ ardir Dice tradita Mi trasse a forza Dolente io sono In empia colpa Non vò perdono Non val discolpa
ttere serba, ed il nome, è uno di quelli, che al dir del Crescimbeni, sono i più spiritosi, e leggiadri in Toscano. Esso è a
grandi per solo effetto della fervida sua immaginazione, come appunto sono le quattro gran dissertazioni dell’ erudito Pasqu
li, sullo scarafagio, e sul sanguinaccio, ma questi sforzi prodigiosi sono unicamente riserbati ai maestri dell’arte. Or tor
imati tra loro, ed il sesto quinario piano, che rima al terzo, questi sono i divisati sei versi, che costituiscono ogni stro
o, il quarto è simile al secondo con cui rima, il quinto, ed il sesto sono tronchi, che rimano insieme, il settimo, e l’otta
i l’ombra, ed il Sole, tempesta, e serenità, tenebre, e luce ; tal si sono i due metri, che in questo Capitolo rinchiusi. Il
anno scritto il Crassi, il Bruni le loro epistole eroiche ; in questo sono state tradotte da più autori le epistole eroiche
, Antonio Abbate, ed altri ; due terzi in somma della poesia italiana sono stati scritti in tal metro. Ogni stanza di questo
ice : a qual dolor m’hai trascina to, Dovrei punirti, ma pur padre io sono . E acciò non resti il trono mio macchiato Serbi l
so ? L’Orlando furioso del primo, la Gerusalemme liberata del secondo sono in questo metro i più perfetti poemi della poetic
pastorale. Costa ogni stanza di otto versi, de quali i primi quattro sono eroici alternativamente rimati, due altri sono ot
quali i primi quattro sono eroici alternativamente rimati, due altri sono ottonarii, che rimano fra loro, il settimo è quin
due soltanto più necessarii a sapersi farò brevemente parola. Questi sono il Sonetto in risposta, ed il Sonetto coll’ inter
n vegliar godrai, Appaga qual tu vuoi si bel desio Vieni a veder qual sono , e se verrai Ti saprò dar quel, che donar poss’ i
o nel precedente trattato della poesia toscana, nella circostanza non sono di formar di quest’ ultima parte sacra alle muse
praticati, di essi soli perciò passo a far brevemente parola. Questi sono sei, tre di due sillabe, cioè lo Spondeo, il Troc
specie. Le strofe, che comprendono due versi di differente natura sono d’una moltiplice varietà ; nove comunemente se ne
e strofe di quattro versi di doppia specie. Di una doppia varietà sono le strofe appartenenti a questa classe. La prima
trio Daflili o Spondei il quarto è un Dattilo forzoso, gli ultimi tre sono Trochei anch’essi forzosi. Il Trimetro Archilochi
9 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
e sradicare affatto la superstizione. » Le metamorfosi d’Ovidio, che sono il monumento più completo a noi rimasto dalla mit
loro difesa, che intitolò : Apologetico contro cl’ Idolatri. Da essa sono tratti i due brani che seguono.) 748. Se non è
r conosciuta, non resti condannata. Che cosa ne anderà alle leggi che sono in vigore nel regno, se essa è udita ? Forse si g
re mentre gli altri godono di sapere. Non vogliono informarsi, perchè sono impegnati a odiare ; però quel che non sanno giud
na cosa, perchè questa setta molti tira al suo partito, mentre quanti sono gli scellerati, quanti quelli che dal retto senti
o che è veramente male, neppure da que’ medesimi che da esso travolti sono , per cosa buona è difeso. La natura ogni opera bi
re il perdono col prezzo del proprio sangue ? Perciocchè dal martirio sono cancellati tutti i delitti. Onde avviene che pari
può ; poichè niuno è costretto, ma lo dà di proprio volere. E questi sono depositi di carità ; poichè quel danaro non s’imp
o fratelli coloro che hanno conosciuto Dio per unico loro padre, e si sono imbevuti d’un solo spirito di santità, e, dall’un
irito di santità, e, dall’unico seno della medesima ignoranza usciti, sono restati abbarbagliati da una stessa luce di verit
hi, mentre son liberi o sciolti, e vaganti per ogni parte, che non se sono ristretti in corona : noi godiamo delle corone so
mpli. Le altre imposte ringraziano i Cristiani per la fedeltà con cui sono pagate puntualmente, essendo noi lontani dal defr
10 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
nto alla strada che tennero gli Argonauti per ritornare in Grecia, vi sono tre opinioni diverse, che sarebbero poco diverten
Anfione, la cui esistenza appartiene ai tempi eroici più remoti. Essi sono da annoverarsi tra i Semidei, anzichè tra i sempl
ª Fatica : Il Tiranno Diomede Mostri peggiori delle fiere crudeli sono i tiranni ; ed Ercole da par suo non li risparmia
la vita. E ne deduce questo politico insegnamento, che quando i regni sono armati, come era armata Roma, e come sono i Svizz
namento, che quando i regni sono armati, come era armata Roma, e come sono i Svizzeri, sono più difficili a vincere quanto p
do i regni sono armati, come era armata Roma, e come sono i Svizzeri, sono più difficili a vincere quanto più ti appressi a
forza preponderante verso quella costellazione. Le Belle Arti non si sono mai stancate a rappresentarci Ercole sculto, o di
rità di asserzioni dovrà recar maraviglia : la finzione e la menzogna sono molteplici ; la verità soltanto è una. La storiel
divenisse il primo dei tre giudici dell’Inferno pagano. Le sue leggi sono encomiate, non solo perchè regolavano equamente i
estiche furon di certo magnificate e accresciute dai Mitologi, poichè sono stimate favolose dagli storici e dai filosofi gre
strare che non debbonsi mantener le promesse quando le cose dimandate sono dannose a chi le richiede115. Il modo che tenne N
o fu Ercole, il più forte e il più famigerato degli antichi Eroi. Ora sono da raccontarsi atroci fatti della corte Tebana, f
i fatti d’arme e degli effetti ultimi di questa guerra scarseggiano e sono incerte le notizie : devastazioni e stragi non ne
mao, re d’ Elide e Pisa119, ed ebbe molti figliuoli e discendenti che sono in comune appellati col patronimico di Pelopidi.
rsale, è posto il regno di Dardano dal 1568 al 1537 avanti G. C. ; ma sono ivi registrati due altri re anteriori a Dardano,
e ; « Ch’essi nè frutto cereal gustando, « Nè rubicondo vino, esangui sono , « E quindi han nome d’Immortali. » Per quanto i
a, senza curarsi se a chi legge sia noto o no quel che essi dicono, o sono per dire. Omero nel libro viii dell’Odissea, par
dipendevano dall’impeto degli affetti, che anche nei tribunali umani sono una causa attenuante che induce i giudici a minor
empio paese : « Fuggi da questo abbominevol lito ; « Chè Polidoro io sono , e qui confitto « M’ha nembo micidiale e ria seme
involti, « Non pomi v’eran, ma stecchi con tosco. » Inoltre le Arpie sono ivi destinate a far l’ufficio di demòni, a tormen
tuttora conservano, da qualcuno dei compagni di Enea. I più notabili sono il capo Misèno 151 e la città di Gaeta. E perchè
, o vere o inventate, tanto gli storici quanto i poeti. Appena appena sono in grado di farci sapere i nomi dei re d’Alba, pe
strate come tali da Varrone il più celebre erudito del Paganesimo ; e sono le seguenti : 1ª La Sibilla Persica, di cui fece
.) 80. « Dictus et Amphion, Thebanœ conditor arcis, « Saxa movere sono testudinis et voce blanda « Ducere quo vellet. »
a spiegazione che ne dà il Machiavelli : « Dovete dunque sapere come sono due generazioni di combattere : l’una con le legg
. » (Virg., Æneid. i, v. 286…..) 126. Anche nella lingua latina vi sono i due vocaboli Urbs e Civitas, il primo dei quali
chi di loro due fosso Oreste, ed entrambi si affaticavano a dire : Io sono Oreste. Riporto le precise parole di Cicerone :
facendo pronunziare nel Canto xiii del Purgatorio queste parole : Io sono Oreste, come un esempio sublime di amor del pross
co « Folle d’Ulisse, » ecc. 143. Questi due ultimi versi e mezzo sono la traduzione un po’amplificata del famoso « …..
11 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
o. Spesso ha il capo velato o mezzo coperto, per dinotare che i tempi sono oscuri e coperti di un velo densissimo. In un dip
po coronato di torri e di merli di mura, per significare le città che sono come la corona della terra. Per lo più si rappres
ezio, che coloro i quali nell’assedio delle città adoperano le scale, sono esposti a frequenti pericoli, come Capanèo, che v
ietra, ed il sangue che ne grondava, le tinse di un bel rosso. Questi sono i coralli, i quali, stando nel mare, se escono al
l primo portò dalla Fenicia in Grecia l’uso delle sedici lettere, che sono bastevoli ad esprimere tutt’i suoni del greco lin
l polo artico è il settentrionale ; e Trioni (1), cioè buoi d’aratro, sono le stelle che formano le due Orse, dette per ciò
ed alcuni, Vulcanie, da Vulcano, loro re ; fra le quali le principali sono Lipari, e Strongoli (στρογγυλος, rotundus), così
XXII. Oracolo di Giove Ammone e di Dodona. Celebri nell’antichità sono l’oracolo di Giove Ammone, nella Cirenaica, paese
dopo la guerra di Troia. Da quest epoca si contano le Olimpiadi, che sono lo spazio di cinque anni, o meglio, di quattro an
giacchè i fatti che precedono il periodo d’ Ifito o delle olimpiadi, sono in molte favole avviluppati. Perciò Varrone(1) di
i colle corna, che forse dinotano la forza de’raggi del sole, i quali sono cocentissimi nella Libia. Ebe si dipinge col capo
chè credevasi che i forestieri ed i mendici vengon da Giove(1), e che sono da lui particolarmente protetti. Iupiter Idaeus,
ciò fosse consacrato alla Dea di Samo(3) ; ed i pavoni di quell’isola sono in gran pregio. Omero racconta la favola di Argo,
no oltremodo superba e pertinace nel suo sdegno ; di che nelle favole sono non pochi esempi. L’Emo ed il Rodope furon due mo
ificare che la terra ed il mare, i quali occupano un luogo inferiore, sono all’aria uniti, si finse Giunone sospesa fra l’et
riconoscibile agli occhi grandi ed alla bocca imperiosa, i cui tratti sono sì particolarmente proprii a questa Dea, che ad u
i i poeti, che le scienze e le arti, alle quali Minerva presiede, non sono già un ritrovato dell’ingegno umano, ma piuttosto
tanto dolore volle scritte le greche lettere αι, αι, ahi ! ahi ! che sono la naturale espressione del pianto. Amico ancora
va che secondo alcuni era la Memoria. Fedro(2) dice, le nove Muse che sono il coro delle arti, esser nate da Giove e dalla v
lungi, e più altri ; i quali dinotano che il sole co’ suoi raggi che sono gli slrali di Apollo, da lontano fa sentire la su
nnati e li riduceva quasi alla condizione degli animali immondi, come sono tutt’i voluttuosi. Per modo proverbiale la tazza
hè le gocciole di matutina rugiada che cadono sull’ erba e sui fiori, sono appunto le lagrime che l’Aurora continuamente spa
rea sua clamide si allaccia gentilmente sull’omero destro, ed i piedi sono ornati di bellissimi calzari, forse di quel gener
Pitone. Molte statue di Apollo avevano il capo coronato di alloro ; e sono ovvii in esse i capelli raccolti in nodo sopra la
οκομης, Apollo dall’aurea chioma, detto così dal fulgore de’raggi che sono l’aurea chioma del sole. Apollo Branchideo avea
e le invenzioni che de’ primi due si raccontano. Ampelio dice che vi sono cinque Liberi ; il primo fig. di Giove e di Prose
Quanto poi alle nutrici di Bacco si dee sapere che le stelle le quali sono nella costellazione del toro, si appellano le Iad
ro, si appellano le Iadi (Υαδες). Ferecide fu il primo a dire ch’esse sono le ninfe nutrici di Baceo, e che chiamavansi pure
un simulacro di quel nume (4). Ornato di corona fatta di corimbi che sono i frutti dell’edera, ed armato di tirso il vide F
oichè non solamente è stato obbligato ad abbandonare a’ Fauni che gli sono accanto, la cura di portare l’enorme sua clava, m
e porta vin puro ; ed Acratapote, ακρατοποτης, bevitore di vino puro, sono soprannomi di Bacco. Bassareo, Bassareus, fu det
on della tragedia di Bacco da lui composta ; o perchè i poeti tragici sono sotto la protezione di quel nume. Bromio, βρομιο
ica, ma non ne imita affatto la forma esteriore. Degli antichi non vi sono restati esempi perfetti di ditirambica poesia, ch
ve andavano alcune volte a piangerlo le donne. I porci ed i cinghiali sono odiosi a Venere per la morte data ad’ Adone ; qui
e vene, Ch’essi nè frutto cereal gustando, Nè rubicondo vino, esangui sono , E quindi han nome d’Immortali. Al colpo Died’ell
he le debolezze dell’umana natura ; essi combattono cogli uomini e ne sono feriti. La qual cosa sembrò così ingiuriosa alla
Alba, E le mura e l’imperio alto di Roma. Caro. Le avventure di Enea sono descritte nell’Eneide di Virgilio, bel poema che
monile, e le Ore, de’ più bei fiori di primavera. Presso Omero le Ore sono le portinaie del cielo, e le ancelle di Giunone.
orbonico si veggono i Genii de’ fiori ; ed in un dipinto Pompeiano vi sono i Genietti mugnai tutt’intenti ad esprimere le va
etti mugnai tutt’intenti ad esprimere le varie faccende del macinare, Sono sette e fanciulli di aspetto assai giulivo ed ala
virtù bellica, il valore ; perchè la forza ed il coraggio, che forse sono utili all’uomo nello stato naturale, furono da lu
ia magna verteret, Mavors) ; e ne adducono per ragione che queste non sono voci latine. Marte infine si chiamava Gradivo (Gr
zio(1) chiama Bellona amante di sangue, perchè le stragi ed il sangue sono l’infelice frutto de Ila guerra. De’ seguaci del
ultando. Caro. Oltre a ciò gli epiteti che a lui si danno da’ poeti, sono i più atti a farcene conoscere il carattere. Omer
ronzo ; Χαλκεωθωρηξ, che ha il petto armato di una corazza di bronzo, sono epiteti frequenti presso Omero. IX. Alcune alt
guerra, presedeva Marte a’ giuochì gladiatorii ed alla caccia, che ne sono un’immagine(5). Quindi i Traci, popolo bellicoso
urio. E poi si vedrà che l’Ermete de’ Greci ed il Mercurio de’ Latini sono senza dubbio l’ Ermete tanto celebrato dagli Egiz
ero ed Orazio chiamano aurea. Essa ha in cima attaccate due ali, e vi sono attorcigliati due serpenti in guisa che i loro co
o che presiede a’ giuochi. Eustazio vuole che αγωνιοι θεοι in Eschilo sono gli stessi che θεοι αγοραιοι, Dei che presiedono
a Terra appellasi madre, perchè nudrisce gli uomini e gli animali che sono i figli suoi. E Plinio(4) dice che per ragione de
spavento mandato, senza sapersene la cagione, negli eserciti, che ne sono scompigliati e posti in fuga. Or questo dio Pan f
o piedi ed alla maniera degli uomini, nè possonsi prendere che quando sono infermi o vecchi. In un ninfeo, luogo sacro press
barba e colla spoglia di un animale ; e sopra una piega della coda vi sono molti frutti. Si rappresenta pure come un giovane
o un nuovo fiore ; la sua fronte ba il candore del giglio ; le guance sono colorite da vermiglie rose freschissime, ed il su
reschissime, ed il suo fiato spira fragranza. Le vere statue di Flora sono molto rare. A Pompei vedesi una bella Flora, coll
rsa piena di danaro, per indicare che i due grandi mezzi di ricchezza sono l’agricoltura ed il commercio. Sulle medaglie di
pensierosi guardano, ove Meleagro fa ad Atalanta il dono fatale, che sono certamente i fratelli di Altea. IV. Continuazi
custode de’monti e delle foreste ; e Callimaco dice che a questa Dea sono a cuore gli archi, ed il ferir lepri, e le liete
i, perchè la Luna in cielo, Diana in terra, e Proserpina nell’inferno sono una medesima divinità. Secondo il Millin, Diana,
ice giovane ; e da ciò si chiamano lettere di Bellerofonte quelle che sono dannose a chi le porta. Allora lobate mandò quell
e la situazione de’paesi e delle città, con infinite altre cose, che sono pura istoria. Quindi è che il poema di Omero meri
er tenuto per la più antica storia della Grecia, di cui i primi tempi sono sepolti nell’obblio, per non esservi stati scritt
Nettuno, ch’era del partito de’ Greci contro i Troiani ; e bellissimi sono i versi con cui il gran poeta il descrive nell’at
pero che anche sulla terra esercita quell’infido elemento, e tremendi sono gli effetti di esso, che noi tuttodì sperimentiam
e marine deità. Si noti infine che le statue antiche del Dio del mare sono rarissime. VI. Principali epiteti di Nettuno.
la notte uscivano a commettere mille ruberie. Or i Cimmerii di Omero sono quelli presso Baia e Pozzuoli, perchè Ulisse, sec
alude. Per quella via scendono le ombre di fresco uscite de’corpi che sono stati sepolti. Il Pallore ed il Verno signoreggia
2) all’ingresso dell’Inferno pone il popolo de’ Sogni. Oltre a ciò vi sono sulle porte varie mostruose apparenze di fiere ;
, errano per cento anni sulle rive della Stigia palude, nè da Caronte sono ammesse nella vecchia sua barca che dopo sì lungo
o conservano la loro verdura ; i pantani insalubri che lo circondano, sono stati cangiati in vigneti. Si osservano tuttavia
e ridotto all’insania, i ferali pensieri ed i rimorsi della coscienza sono di noi stessi il carnefice ; questi sono degli em
ed i rimorsi della coscienza sono di noi stessi il carnefice ; questi sono degli empii le assidue e domestiche Furie che gio
favola de’giudici dell’Inferno ? Anche i principali fiumi del Tartaro sono stati foggiati da’Greci sulle idee religiose dell
ricchezza, perchè le ricchezze si traggono dal seno della terra, ove sono le miniere. E Cicerone (1) afferma che quel nume
hè dalla terra, dice S. Agostino (1), si nutriscono tutte le cose che sono nate da essa. Februo, lat. Februus, chiamavasi P
ne in grembo, per dinotare che le ricchezze cui questo Dio presedeva, sono il frutto della pace. Ovidio dice che Plutone por
lcuni vogliono che furon dette Parche per antifrasi, essendo che esse sono inesorabili e non perdonano ad alcuno. Da’Greci a
oet. v. 394 : Dictus et Amphion, Thebanae conditor arcis, Saxa movere sono testudinis et prece blanda Ducere quo vellet. (2
12 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
Alla gioventù studiosa. Moltissimi sono , è vero, i Dizionarii delle favole eruditamente c
o dodici altari secondo il numero de’ mesi dell’ anno; e come quattro sono le stagioni, cosi talor figuravasi con quattro fa
cui venne chiamato Dio del fuoco, e dei fabbri. Celebri presso Omero sono i tripodi; che camminavano per se stessi, le donn
di Fauno. Rappresentavasi coronata di torri per indicar le città, che sono sparse sopra la terra, con una veste dipinta di e
isteo di esporlo a’ più gravi pericoli onde alla fine perisse. Dodici sono le principali imprese, a cui Ercole fu da Euriste
ietà di replicare le ultime voci che la percuotono. 1 corsari di Tiro sono da Bacco mutati in delfini salvo Acete. Parte I.
ssi. Alcitoe, Leuconoe, e le sorelle figlie di Mineo sprezzando Bacco sono cangiate in pipistrelli. Parte II. Capo XIII. Ino
no convertito in cavallo. Parte II. Capo III. Pineo, Preto, Polidette sono da Perseo petrifica ti. Parte II. Capo III. Le Mu
o con Pallade per dar il nome ad Atene. Parte I. Capo V. Emo e Rodope sono cangiati in monti, Pigmea in grue, Antigone figli
ella Vergine, e Mera in quello elei la canicola. Le donne di Euripilo sono cangiate in vacche. Parte II. Capo II. I Telchini
ori di Laliso città di Rodi, che affascinavano altrui co’ loro occhi, sono da Giove mutati in iscogli sottomarini. La figlia
a. Parte I. Capo XI. Le sorelle di Meleagro piangendo la morte di lui sono cangiate da Diana negli uccelli meleagridi. Parte
ficando agli altri Iddii, posto in non cale il Dio del fiume Acheloo, sono da esso gettate in mare, e si trarformano nelle c
iaggiando per la Frigia sotto umana sembianza, rigettati dagli altri, sono accolti amorevolmente da Filemone e Bauci di lui
Acheloo è vinto da Ercole. Parte II. Capo II. La ninfa Loto; e Driope sono cangiate in loto. Parte I. Capo XVI. Giolao figli
. Giacinto è mutato nel fiore giacinto. Parte I. Capo X. Le Propetidi sono da Venere cangiale in sasso. Parte I. Capo VIII.
. Parte I. Capo VIII. I Cerasti, che a Venere sagrificano gli ospiti, sono da lei convertiti in tori. Parte I. Capo VIII. Pi
leone, e Atalanta in leonessa. Le donne dei Ciconi assassine di Orfeo sono da Bacco mutate in piante, e un serpente, che si
tto quello che toccano in frumento, olio, e vino. Fuggendo Agamennone sono da Bacco mutato in colombe. Parte II. Capo XI. Me
I Cercopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante, per le loro frodi sono da Giove mutati in sci mie; e posti ad abitare ne
reso un pugno di arena, gli chiede di poter vivere tanti anni, quante sono le arene che tiene in mano, ma si dimentica di ch
ne, Lico, Ida, Retenore, Nitteo ed Abante sprezzando l’ ire di Venere sono cangiati in bianchi uccelli simili ai cigni. Part
iose parole è mutato in oleastro. Le navi di Enea incendiate da Turno sono da Cibele cangiate in Ninfe marine. Parte II Capo
ne dalle Ninfe, che le vicine acque diventino bollenti, e i Sabini ne sono respinti. Miscelo figlio di Alemone Argivo, da Er
ti, e Rosini nelle Romane antichità; sebbene le principali tra queste sono state da noi accennate a’ loro luoghi. Le feste p
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
un’incudine, e qualcuno dei suoi più celebri lavori di metallo. Molti sono i lavori di questo Dio, descritti e celebrati dai
viglia, ecco tutto il fine e l’effetto ! Perciò in oggi si stimano, e sono veramente più utili gli automi che lavorano più e
son le fiamme e le scorie di queste fucine metallurgiche, e i crateri sono i camini delle medesime. Questo si chiama esser l
a maggior parte delle sostanze del nostro globo ; e che le stelle non sono che altrettanti Soli generalmente molto più grand
Se ne trovano principalmente in Grecia e in Italia ; e le più antiche sono per lo più attribuite ai Pelasgi. In Zoologia si
viventi, e nei quali non ha parte alcuna nè potere la volontà, quali sono la respirazione, la circolazione del sangue, il b
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
o si vuole indicare esclusivamente il Sole106). Molti e molto diversi sono gli uffici attribuiti a questo Dio ; e perciò li
e perciò li divido in due gruppi, riunendo tra loro quegli uffici che sono più affini ; e fo centro del 1° gruppo il Dio del
ali sebbene soltanto per gli equinozii sieno precisamente dodici, non sono però ragguagliatamente più di dodici un giorno pe
denominazione comune di segni del zodiaco ; e i loro nomi particolari sono i seguenti : L’ariete, il toro, i gemelli, il can
pollo rappresenta il principio generale delle forze della natura, che sono il primo e più sicuro fondamento della conservazi
sua grand’ opera dell’ Igiene, che questo ed altri assiomi generali «  sono la parte più sana della raccolta di massime della
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
i ; quindi vi furono divinità benefiche e divinità malefiche, come vi sono uomini buoni e malvagi ; ed anche le migliori div
iosi riportati da Cicerone con antico stile nel libro ii delle Leggi, sono ben lontani dalle aberrazioni dei poeti greci e d
vinità o benefiche o malefiche ; e a seconda di queste descrizioni si sono aiutati gli artisti a rappresentarle in scultura
stetici di Belle Arti, e non al Mitologo, poichè miti speciali non vi sono in queste astrazioni, o personificazioni, o apote
nei monumenti ove le Virtù civili e militari, ed anche le religiose, sono rappresentate per mezzo di figure umane accompagn
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
parlar nuovamente e più a lungo nel ragionare dei secoli eroici, che sono il medioevo fra la Mitologia e la Storia. Le Furi
i e ceraste avean per crine, « Onde le fiere tempie erano avvinte. » Sono ivi pure chiamate, come nella Mitologia, Megera,
ri Dei e mostri mitologici non mancano nell’Inferno di Dante, anzi vi sono a iosa ; e li noteremo a tempo e luogo, cioè quan
. E poichè queste roccie (principalmente i graniti e alcuni porfidi), sono in parte affini alle formazioni vulcaniche, presc
aggio 1853 ; ed in appresso avendone scoperti tanti altri (che sinora sono giunti a più di 130), hanno saccheggiato la Mitol
17 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
, anche separatamente presa. Che se tra le Belle-Lettere alcune ve ne sono , il di cui principalissimo oggetto è quello di co
rgervi in vece il seme delle più nobili virtù ; ma quali e quanti non sono poi i racconti dalla Mitologia medesima offerti a
sa(a) (13). Tra i molti, che si consecrarono al sacerdozio di Cibele, sono pur celebri i Galli, e le Vestali. I primi furono
di Cureti. Dattili, perchè dà principio erano solamente dieci, quante sono le dita della mano, le quali da’ Greci si dicono
(f). In onote di Cerere s’instituirono varie altre Feste. Tra queste sono rinomate l’Eleusinie, le Misie, le Demetrie, il F
la moglie, egli perdeva la carica (a). Gli altri nomi, dati a Giove, sono pressochè innumerabili. Altri di essi gli derivar
evano ; ed altri dalle beneficenze, ch’ egli conferiva. I più celebri sono questi : Padre, Re, Statore, Erigdupo o Brontonte
Luciano soggiunge, che Mercurio lo pottò alle Ninfe di Nisa(h). Altri sono di parere, che lo abbiano allevato sette figlie d
) (18). Molti altri nomi si diedero a Giunone, tra’quali i principali sono Regina, Era, Citeronia, Prodromia, Lacinia, Sospi
menzogna, nè la calunnia possono mai introdurvisi. I Giudici di colà sono Minos, primo re di Creta, siglio di Giove, e di E
l’ altra varie chiavi. Queste indicano, che le porte del di lui Regno sono talmente custodite, che chi v’ entra, non può più
quelle donne doveano avere più di cinquanta anni(b). Tralle medesime sono celebri Lampusia di Colofone(9), figlia di Calcan
a, per formare il cavallo Trojano, di cui parleremo. Altri finalmente sono di parere, che sieno state così denominate dall’
tripode (b). Apollo come castigò, così amò parecchi altri. Tra questi sono celebri Cirene, figlia del fiume Peneo ; Cipariss
o della Musica, abbia avuti molti figliuoli, tra’quali i più rinomati sono Lino, nativo della città di Tebe nella Beozia(48)
e e di Cencreo(5). Molti figliuoli nacquero a Nettuno. I più rinomati sono Nereo(6), Proteo(7), Glauco(8), Anceo(9), i Ciclo
Moltissimi altri nomi furono dati a Minerva, e tra questi i più noti sono Alea, Boarmia, Partenia, Ergane, Scirade, Area, C
Mamutio, com’egli avea ricercato in premio del suo lavoro (c). Altri sono di parere, che gli anzidetti Sacerdoti sieno stat
o tra tutti gli animali ; la pica e l’avoltojo, perchè questi uccelli sono rapaci (a). Marte sposò Bellona, figlia di Forci
Gran divario passa tra gli antichi Servi, e quelli d’oggidì. I nostri sono gente libera, che spontaneamente prestano servigi
rano certe vergini fatidiche(d). I nomi, la patria, e i genitori loro sono talmente inviluppati nelle contraddizioni dell’Is
, poichè ora coll’ uno ed ora coll’ altro vedesi chiamata. Incerti re sono pure i natali. I Gergitj la consideravano bro con
raordinaria figura e robustezza. Intorno all’origine di costoro varie sono le opinioni degli Antichi. Alcuni pretendono, che
 ; e però furono soprannominati Serpentipedi (n). I nomi de’ più noti sono Abseo, Aloeo, gli Aloidi(a), Almopso, Mimante, Po
ne, che incenerì tutti gli autori di quel delitto. (30). Tra’Cercopi sono famosi anche i due fratelli, Achemone o Acmone, e
i offrivano sacrifizj per ottenere un anno dolce e temperato (h). Non sono da confondersi queste Dee coll’altra Divinità, de
. Virgilio ci descrive la Fama con tanti occhi e tante bocche, quante sono le di lei piume. Egli v’aggiunge, che non minore
rno i natali, il numero, e il nome speziale e generale delle Iadi. Vi sono alcuni, che le fanno nascere da Eretteo, altri da
una messe, frondi una selva, e arene il lido del mare(g). I più noti sono Momo, Monfeo, Fantaso, e Fobetore. Il primo era l
c). Le acque di questo fiume entrano nella palude Acherusia(d). Altri sono d’opinione ch’escano da quella(e). Dicesi, che si
(19). Tra gli scellerati, che si trovano nel Tartaro, i più famosi sono Sisifo, figlio d’Eolo ; Salmoneo, principe di Eli
4. (18). Molte altre Deità si venerarono da’ Pastori. Le principali sono Pane, di cui abbiamo già parlato, e Pale(f). In o
cose tra certi virgulti, dove i cani finalmente lo lacerarono(d). Non sono da confondersi i due anzidetti Lini con quello, c
corona di foglie di vigna, o d’alloro. Le di lui statue qualche volta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli or
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
te e senza bisogno d’interpretazione : « Fra tutti gli uomini laudati sono laudatissimi quelli che sono stati capi e ordinat
tazione : « Fra tutti gli uomini laudati sono laudatissimi quelli che sono stati capi e ordinatori delle religioni. » E dopo
li alla umana società, aggiunge con forza mirabile di convinzione : «  Sono , per lo contrario, infami e detestabili gli uomin
i altra arte che arrechi utilità e onore alla umana generazione, come sono gli empii e i violenti, gli ignoranti, gli oziosi
19 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
ne spezialmente l’ Istoria Greca, è pressochè infinito. I più celebri sono Cadmo, Perseo, Giasone, Ercole, Teseo, Agamennone
ò che doveva, lo abbia anche ricondotto nell’ Inferno(b). Molte altre sono le gloriose gesta d’ Ercole. Egli uccise Sauro, c
tà, e la chiamò Crotone (a) (37). Tra i moltissimi Sacerdoti d’Ercole sono famosi Pinazio e Potizio, due vecchi servi di Eva
(f), o diecinove, come racconta Omero (g). Dî questi i più conosciuti sono Paride, Ettore, Ipponoo, Pammione, Deifobo(3), An
da molti difeso, Tra quelli, che accorsero ad ajutarlo, i più famosi sono Mennone, figlio di Titane, e dell’ Aurora, e re d
re d’Arcadia (a) (2). Tra gli altri, che lo seguirono, i più rinomati sono Schedio, Ialmeno, Teucro(3), Euripilo(4), Antifo(
Dea anche due faccie, colle quali dimostravasi, che le azioni di lei sono dirette dalla considerazione del passato, e dalla
Delfino. L’Orso è iracondo, e il Delfino riesce al nuoto rapidissimo. Sono pertanto da questa Divinità calcati, per avvertir
into, colle braccia ignude, e colle ali a’piedi : le quali cose tutte sono indizio della velocità, con cui l’ Emulo cerca di
inge il Cornucopio, indizio dell’abbondanza delle ricchezze, le quali sono necessarie per dimostrarsi liberale. Concordia
ie. Colla sinistra tiene lègati insieme un leone e una pecora. Questi sono due animali, di natura affatto tra loro contrarj.
o, agli occhi altrui i sentimenti dell’animo, quali essi internamente sono . Colla destra tiene una candida colomba, e colla
occulta all’ altro amico ; in candida veste, perchè sinceri e ingenui sono sempre i suoi sentimenti. Sulla fronte porta scri
una tortorella ; tal’ altra sta a’suoi piedi un cane. L’una e l’altro sono animali fedelissimi. Umiltà. L’Umiltà è vir
à. L’Empietà è vizio, che inveisce contro le cose più sacre, quali sono la religione, la patria, i parenti. L’aspetto di
lle sue disonorate azioni. Stringe l’arma, perchè i ladri d’ordinario sono armati per usare anche violenza, quando si tratta
fiamme e fumo. L’Orso è all’ira inclinatissimo : e il fuoco e il fumo sono indizj dello sdegno e della conturbazione, in cui
mere. Ciò indica il profondo pensiero, in cui s’immergono coloro, che sono sopraffatti da questo Vizio. Ha appresso di se un
re turchino, che rassomiglia alle onde del mare, le quali pure talora sono in calma, e tal’ altra in furore. L’ Incostanza f
ano, e una spiga dritta nel mezzo di quelli. Il cornucopio e la spiga sono indizj dell’abbondanza, e il caduceo della pace :
reci Eutenia. Una ghirlanda di varj fiori le cinge la fronte. I fiori sono segno d’allegrezza, conseguenza dell’ abbondanza.
le raccolta ; e il ricamo ad oro simboleggia le biade, le quali, come sono ingiallite, sono an he ridotte a maturità, e dive
l ricamo ad oro simboleggia le biade, le quali, come sono ingiallite, sono an he ridotte a maturità, e divengono una delle p
ette di diversa materia significano, che le allegrezze di quaggiù non sono mai sì compite, che non vengano turbate da qualch
a di là trassero origine al dire de’ Poeti i Coralli. Essi sott’acqua sono molli e flessibili, e fuori di essa acquistano la
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
trovano in un frammento di un eruditissimo autore latino, Varrone, e sono i seguenti : Saturno, il Genio, il Sole, Orco o P
ciò è sinonimo di naturale. Quindi scienze fisiche e scienze naturali sono espressioni etimologicamente equivalenti, come pe
per la loro boria dicevano il loro Giove Ammone essere lo più antico, sono tante Istorie fisiche conservateci dalle favole,
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
on potrebbero dirlo nemmeno i più valenti Geografi, in quanto che non sono stati a contar sul globo tutte le fonti, e tanto
retario dell’Accademia della Crusca, così lo spiegò : Le virtù morali sono ninfe nella vita mortale, che abbellano e felicit
nella vita mortale, che abbellano e felicitano, operando, l’umanità ; sono stelle nel Cielo, da cui derivano e dove Dio le p
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
sicurarci se ciò fu per opera di un Dio o del caso : le loro opinioni sono divise, e il dubbio e l’incertezza predominano se
erzina riportata di sopra. Nella sala detta della Niobe in Firenze vi sono 14 statue di Niobidi, ma due sono ripetute per co
ala detta della Niobe in Firenze vi sono 14 statue di Niobidi, ma due sono ripetute per copia conforme : perciò restano 12,
23 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
ripopola la Tessaglia. A Deucalione succede Elleno. I figli di questo sono stipite dei quattro popoli principali della Greci
mitologiche. 1328. Fondazione di Corinto. Più antichi re di Corinto sono Efira sorella d’Inaco, Maratone, Corinto, Polibio
a, intitolato le Opere e i Giorni. Il poema d’Omero e quelli d’Esiodo sono i principali fonti delle notizie intorno alle fav
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
ezioni dell’anima, o vogliam dir le passioni di qualunque genere, non sono che modificazioni dell’animo stesso, ed è impossi
bile che abbiano realmente forme corporee, nella guisa stessa che non sono esseri di per sè esistenti le febbri, i dolori, g
albero il mirto. Si aggiogavano al carro di Venere le colombe, perchè sono affettuosissime e feconde ; e la favola aggiunge
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
azioni, i cui personaggi erano antichi pastori mitologici. Tra queste sono meritamente celebrate l’Aminta del Tasso e il Pas
suoi dialoghi a schernire gli Dei ; ma gli fa dire tante freddure che sono una miseria e uno sfinimento a sentirle. Era rapp
quae Flora vocor : corrupta Latino « Nominis est nostri litera graeca sono . » (Ovid., Fast., v, 195.) 22. « Caeditur e
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
ille secoli il silenzio. » Più comuni e perciò più generalmente noti sono gli appellativi delle Muse, derivati dai monti El
ene, luoghi da loro frequentati. Anzi spesse volte questi stessi nomi sono usati dai poeti per figura di metonimia, a signif
ci : « Ma qui la morta Poesia risurga, « O sante Muse, poichè vostro sono , « E qui Calliopea alquanto surga, « Seguitando i
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
di quello dei poeti classici greci e latini. I mezzi che egli adopera sono due l’ Ippogrifo, di cui abbiamo riportato altrov
tuttavolta suona ; « Fuggon l’Arpie verso la zona roggia, « Tanto che sono all’altissimo monte, « Ove il Nilo ha, se in alcu
nti che avvennero avanti che gli Argonauti giungessero nella Colchide sono di lieve importanza in confronto dei già narrati
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
quatica ; e Tritoniani furon detti da alcuni geologi quei terreni che sono stati formati nelle acque marine, o anticamente o
o una regata di nuovo genere che niun mortale vide giammai ; e spesso sono accompagnate dai Tritoni che fanno lazzi e salti,
t Ennosigœum. » 217. Luigi xiv diceva : l’Etat c’est moi (lo Stato sono io), frase mitologica, com’ebbe dolorosamente a s
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
tti di morale univa la principal massima sociale che tutti gli uomini sono eguali, e perciò favoriva e comandava l’abolizion
astici i politeisti son detti ancora Ethnici e Gentiles, vocaboli che sono sinonimi, il primo in greco e il secondo in latin
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
i cenni per far conoscer la necessità di studiare i tempi eroici, che sono come il Medio Evo fra la Mitologia e la Storia, e
anei, che i Mitologi ed i Poeti si son dati cura di rammentare : tali sono la caccia del cinghiale di Caledonia, la spedizio
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
i di loro fanno un’eccezione per le principali Divinità Egiziane, che sono Osìride, Iside ed Anùbi. Quantunque i Greci sotto
itto rimane tuttora in molte parti, e materiali e morali, un mistero. Sono tuttora soggetto d’interminabili dispute non solo
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
avviene di tutte le così dette epoche geologiche90). Le roccie acquee sono stratificate, e questi strati vennero a formarsi
più di una volta, e tornerò ancora a notare, che i termini mitologici sono adottati in quasi tutte le scienze ; e che la cog
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
, da quel miracolaio di Plutarco e da altri scrittori di minor conto, sono la relazione delle popolari credenze prevalenti a
sempre molti timori vani, da cui tutti gli uomini, chi più, chi meno, sono assaliti ; e quindi nota come immensamente più da
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
in Virgilio. E siccome i nomi che diedero i Greci e i Latini ai Venti sono per lo più adottati anche dai poeti italiani, e i
vemente la rassegna. I 4 Venti principali, rammentati anche da Omero, sono Borea, Noto, Euro e Zeffiro, nomi adottati dai La
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
a le cose accadute, e la seconda, cioè Posverta, le future. Ma queste sono deduzioni filologiche arditamente derivate dalla
i a ricostruire con frammenti fossilizzati gli esseri preistorici, si sono impossessati di questo vocabolo Summanus, e racco
36 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
o sacrifizj, e giunsero ad attribuirgli guarigioni ed altri miracoli. Sono pur note le follie dell’imperatore Adriano pel su
ero per lungo tempo siffatte puerili e dannose superstizioni, che non sono ancora del tutto distrutte, benchè non sussista p
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
una opinione più filosofica e biblica28) che mitologica. Di altre che sono totalmente favolose e strane avremo occasione di
perdendo della loro efficacia ? E riguardo al morale, ognun sa che vi sono uomini e popoli più o meno malvagi, ma non è cang
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
Eroi e in uomini. Platone così parla dei Dèmoni nel Convito : « Essi sono esseri intermediarii fra gli Dei e i mortali ; ed
ana ; e perciò non è possibile crederlo un Angelo. Quando poi i Genii sono senza le ali, indossano ancora la toga romana. Pe
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
ro che sia un animale carnivoro, perchè i suoi stromenti masticatorii sono atti appena a maciullare una meschina aringa, e i
donne e neppure un bambino appena nato : di fatti suo cibo prediletto sono i molluschi del genere Clio Borealis, non più gro
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
ome dicono i chimici) con litargirio, con minio o sal di Saturno, che sono veri e proprii veleni. 207. Si noti però che la
ma neppure l’eccesso del caldo ; e i limiti naturali fra cui prospera sono dal 30° al 50° di latitudine. 208. In questi lim
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
. Orazio assomigliava a Tantalo gli avari266) ; ma le loro privazioni sono spontanee e non forzate come quelle di Tantalo ;
po, poichè nell’Inferno dei Cristiani son tutte eterne. Notabilissimi sono i principii filosofici dai quali deduce la reità
42 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
discorsi aggiunti dunque in Appendice a questo trattato di Mitologia sono opportuno avviamento a tale studio importantissim
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
rico, e secondo il principio cattolico, le antiche favole mitologiche sono avanzi di tradizioni religiose e sociali tramanda
44 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
consiste, a parer nostro, nella distribuzione delle materie, le quali sono ordinate in paragrafi numerati, e non contengono
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
mila8, e assicurati al tempo stesso che migliaia e migliaia di questi sono sine nomine vulgus, e da spacciarsi in massa, (o
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
risse, come avvenne di fatto. Perciò in stile biblico lettere di Uria sono precisamente equivalenti a lettere di Bellerofont
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
espressione di Dante, riporto esempii di altri poeti italiani, quali sono il Petrarca, il Poliziano, l’Ariosto, il Tasso, i
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
ia il Fatalismo, il creder cioè e l’asserire che le nostre azioni non sono libere, ossia non dipendono dalla nostra libera v
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
de di quegli alberi che più facilmente vegetano sulle sue rive, o che sono particolari alla regione nella quale scorre quel
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
inte della dea Cerere dagli emblemi coi quali è sempre rappresentata. Sono emblemi suoi distintivi una corona di spighe di g
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
generale piatti dolci. 177. Soltanto le conquiste dell’intelligenza sono utili e durevoli. Gli scritti dei loro classici e
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
atini ; ma alcune di quelle bizze e di quelle persecuzioni di Giunone sono così splendidamente narrate dagli antichi, che i
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
1872. Ediz. di G. B. Paravia e C. 239. Queste dottrine astronomiche sono sostenute splendidamente dal P. Secchi, gesuita,
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
contro lo zio ed i cugini con la sconfitta e l’esilio di questi. Ora sono i soccombenti ed oppressi Titani che tentano coll
55 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
xprimée dans ces vers de Métastase : Se si adorano in terra e perche sono Placabili gli dei ; d’ogn’ altro il fato Nume il
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