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1 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
un pianeta. Giove vien rappresentato come un vecchio maestoso, seduto su di un trono d’oro o d’avorio, collo scettro in un
conta la Favola di Cerere. I mitologi ed i poeti però non s’accordano su la storia di questa divinità che confondono con C
la guerra e collo scudo nell’altra ; il teschio di Medusa le si mette su l’egida o corazza e sul petto da alcuni, da altri
mirto e di rose. Da’ suoi occhi traspira la più viva gioia, le siede su le labbra il sorriso ; e mille Amoretti stanno sc
in onor suo nella Tauride tutti gli stranieri che la tempesta gettava su quelle coste. I Satiri, le Driadi, i Fauni celebr
n abito da cacciatrice, coi capelli annodati di dietro, colla faretra su di una spalla, con un cane al fianco, e coll’arco
scoperta la parte dritta del seno. Le si mette la mezza luna soventi su la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tira
. Le si mette la mezza luna soventi su la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tirato da due cervette o da cervi bian
la carestia in tutti i luoghi per cui passavano, rapivano le vivande su le tavole e spargevano un odore sì fetente che no
lette che dopo avere devastato una parte dell’Asia minore, gettaronsi su la Tracia e le vicine isole portandovi la caresti
anza. Alle volte accompagnava Giunone o per custodirla o per vegliare su la di lei condotta ; altre volte era incaricato d
orsa e colle ali alla testa ed ai piedi. Ora nudo ed ora con un manto su le spalle, che non gli copre se non la metà del c
cuni che avesse il potere di chiamare o fugare a suo talento il sonno su gli occhi de’ mortali ; del caduceo si serviva pu
dinotare la vigilanza di lui. L’ariete che or gli si vede a canto, or su le spalle indica che egli era il protettore de’ p
ato sul monte Cilleno in Arcadia o perchè si credeva ch’ei fosse nato su quel monte. Come Dio dei ladri si racconta che co
lcano e attaccò Prometeo sul monte Caucaso. Le statue che si ponevano su le vie a guisa di termini or con tre teste ed or
che portarono questo nome ; da ciò traggono origine le tante opinioni su la nascita e l’educazione di questo Dio ; il vero
e quest’ultima che sapeva essere incinta e dopo avere mosso dei dubbi su la divinità del suo amante le mise in animo un’ar
rtalità di Bacco. Rappresentavasi Bacco in aria giovanile, ora seduto su di un gran tino, ora sopra di un carro tirato da
erano Bronte, il quale fabbricava il fulminee, Sterope che lo teneva su l’incudine e Piracmone che lo batteva a colpi rad
Tetide tra le quali distinguevasi particolarmente lo storiato scudo, su cui mille cose erano maestrevolmente effigiate. E
di ferro in mano, or con un mazzo di chiavi, e con una corona d’ebano su la testa ; talvolta si rappresenta con Proserpina
. Con l’acqua di questo fiume Cerere trasformò l’indiscreto Ascalafo. Su le sue sponde non vedevasi giammaï crescere alber
pe che diede leggi all’Egitto e che fu il primo ad imporre un diritto su le sepolture. Lo vogliono altri un semplice sacer
ormorio delle acque di questo fiume. Il Sonno sta disteso in una sala su di un letto di piume che ha le tende nere. I Sogn
ltra. Si rappresenta anche in figura d’un giovane sdraiato mollemente su di un gruppo di nubi, ed esprimente quello stato
iegate nelle aeree regioni, lascia dal suo manto in gran copia cadere su la terra i papaveri, siccome simbolo dell’oblio i
sò. Ebbe anch’esse un tempio in Roma. Si rappresenta da alcuni seduta su di un cesto pieno di fiori e di frutti con un ram
deforme, che non osando Venere di riconoscerlo, ordinò fosse esposto su di un monte vicino a Lampsaco, ove fu allevato da
uno dei fittaiuoli e dei signori appiccava il fuoco, poscia spargeasi su le brace del vino ed una parte delle provvisioni
fece perire tutti i vascelli di Ulisse, il quale potè appena salvarsi su di una tavola. Questo principe si presentò nuovam
tto la forma di un vecchio venerabile, con un scettro in mano, seduto su di alcuni gruppi di nubi, o all’entrata di un ant
ed un turcasso d’oro pieno di frecce ardenti, simbolo del suo potere su gli animi, alcune volte con una torcia accesa, o
rappresentano in atto di saltare, ballare, giuocare o di arrampicarsi su di un albero. Per far conoscere ch’egli domina su
e o di arrampicarsi su di un albero. Per far conoscere ch’egli domina su tutta la natura si dipinge nell’aria, nel fuoco,
re ch’egli domina su tutta la natura si dipinge nell’aria, nel fuoco, su la terra e sul mare. Esso conduce carri, suona la
elvatica che non sia ammansata da Amore. Si fa calvacare alcune volte su di un delfino per indicare che il suo potere si e
e. Un altro Amore che si è punto un braccio fa spillare il suo sangue su questa pietra, e Cupido affila su di essa certi d
n braccio fa spillare il suo sangue su questa pietra, e Cupido affila su di essa certi dardi che mandano scintille di fuoc
di levare la maschera da un volto. Altri lo dipingono con un bastone su la punta del quale sta una piccola figura, immagi
a ; tutti e tre questi numi scelsero Momo per pronunciare un giudizio su la perfezione delle loro opere. Momo le criticò t
stessa non andò salva dalla critica di Momo ; e non sapendo che dire su di lei perchè era troppo perfetta, trovò che non
a circostanza ch’ella inventò le vele. Portavasi anticamento impressa su i sigilli una figura di Arpocrate per insegnare c
e un giovine mezzo ignudo con un corno d’abbondanza in mano e un dito su la bocca. Si offrivano a questa divinità le lenti
ira velocemente. Fu anche rappresentata con un sole ed una mezza luna su la testa, per indicare che essa presiede come que
nte l’incostanza di questa Dea. Da alcuni si figura la Fortuna seduta su di un trono sospeso in aria e portato da venti co
venti contrari, essa tiene una bacchetta magica in mano ; si scorgono su la di lei fisonomia tutti i segni dell’incostanza
o d’inevitabile incendio, mettendo così in pericolo che tutto perisca su la terra di gelo ; or scendendo troppo basso diss
i, assorta in un’arcana eternità, osservava tutto ciò che aveva luogo su la terra, vegliava in questo mondo pel castigo de
a dire prendendo Teti pel mare, che Giove trovò il mezzo di sottrarsi su questo clemento agli agguati che gli avevano tesi
no l’accusatore e l’accusato. Allato ai guidici vedevansi due colonne su cui erano scolpite le leggi, dietro le quali essi
in Beozia. Osservando egli un giorno che i pesci da lui presi e posti su di una certa erba, ripigliavano forza e saltavano
una parola greca che significa gioia. Esse estendevano il loro potere su tutti i piaceri della vita. Non dispensavano agli
l flauto ed agli istromenti da fiato e la sua giurisdizione estendesi su la musica istrumentale. Tersicore o la sollazzevo
statua era d’oro e di avorio, lavoro di Fidia. La Dea aveva un piede su di una testuggine per indicare la castità e la mo
ei boschi sacri come le grandi divinità, e degli altari, specialmente su le rive del mare. Quando stavan fuori dell’acque,
che traevasi dall’Oceano e dal mare e sui pericoli che incontravansi su quell’elemento. Quando il mare era irato gli veni
pogliarsi ed entrare nell’ acqua se ne innamorò subito, ma essa passò su l’altra sponda e se ne fuggì. Il Dio del fiume la
n naviglio dei Tirreni che devastava le coste della Sicilia e portava su la prua la mostruosa figura di una donna il cui c
oco docile non potè sopportare la correzione, gli lanciò l’istrumento su la testa e lo uccise. Ercole divenne di una statu
cignale che devastava l’Arcadia. Euristeo vedendo Ercole che portava su le spalle questo cignale vivo, ne fu tanto spaven
e per ubbidire ad Euristeo che la voleva per sè, raggiunta che l’ebbe su le sponde del Ladone, la prese viva, se la pose s
ggiunta che l’ebbe su le sponde del Ladone, la prese viva, se la pose su le spalle e la portò a Micene. 5.° A colpi di fre
era tale che le loro ali impedivano che la luce del sole si spandesse su la terra. 6.° Sconfisse le Amazzoni e fatta prig
edendo che quel punto fosse la fine del mondo, vi eresse due colonne, su le quali trovossi in addietro scritto non plus ul
Sole ammirando il suo grande coraggio gli regalò una barchetta d’oro, su la quale dicesi egli s’imbarcasse. Essendosi Erc
he si gettassero dietro le spalle le ossa della madre. Non compresero su le prime il senso dell’oracolo e furono allarmati
arabeo che ha le corna. La favola di Deucalione e di Pirra è fondata su la storia. Sotto il regno di Deucalione re di Tes
rso quest’ultima, le fece dono della testa di Medusa ch’essa non mise su lo scudo ma su l’egida. Sostengono altri che Pers
a, le fece dono della testa di Medusa ch’essa non mise su lo scudo ma su l’egida. Sostengono altri che Perseo trovandosi a
ommosso dal loro compassionevole stato le cangiò in istelle e le pose su la fronte del toro, ov’esse piangono tuttora. Si
iasi la sua origine diede egli segni di straordinario valore e marciò su le orme di Ercole ; fu ammesso tra i Semidei e cr
esso fu divorato dal can Cerbero, e Teseo condannato a seder immobile su di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole.
mati di clava ed erano destri nell’uso dell’arco. Variano le opinioni su l’origine di questi mostri favolosi. Ecco ciò che
nero dal riempir d’acqua il loro vaglio ; Sisifo si assise tranquillo su la sua rupe ; le Furie stesse ne furono commosse,
gli permette di ripassare il fiume. Vuolsi che restasse sette giorni su le rive dell’Acheronte senza prender alcun cibo,
la pace e la vendetta di molte gli tolse la vita. Variano i racconti su la morte di Orfeo ; avvi chi pretende che nell’ec
li alla soavità de’suoi concenti andavano da sè stesse a porsi le une su le altre. Egli vi fe’ sette porte e diverse torri
o, gli Argonauti arrivarono finalmente in Colchide regione dell’Asia, su la costa orientale del ponte Eusino oggi mar Nero
uti, ciò che gli accadde in fatti. Un giorno ch’egli stava riposando, su le rive del mare, riparato dai raggi del sole da
che Medea dopo aver uccisi i propri figli se ne fuggì per aria salita su di un carro tirato da draghi, andò in Atene ove s
in cavallo per occultarsi a Rea sua sposa. Divenuto grande si ritirò su le montagne e nelle foreste ove cacciando con Dia
sta del vello d’oro. Sono chiamati Argonauti dal nome della nave Argo su la quale s’imbarcarono. Se ne annoverano cinquant
rono a Iolco. Asseriscono alcuni che prima d’arrivarvi furono gettati su le coste d’Africa. Vogliono altri che arrivassero
e gl’inseguiva, ma riuscì loro di evitarne l’incontro. Furono gettati su gli scogli della costa d’Egitto, ma la protezione
raccolta con pelli di montoni ; locchè si pratica anche presentemente su le sponde del Rodano e dell’Arriège ove la polver
voli a quelli che le portano. Partì Bellerofonte e giunse felicemente su le rive del Xanto. Giobate lo ricevette con gioia
ede il caval Pegaso a questo principe per domare la Chimera ; ch’egli su questo destriero, e gonfio il cuore delle sue vit
credeva passassero tutti gli anni dall’Affrica in Beozia per piangere su la tomba del fratello. Atalanta era figlia di Sc
l’alcione era consacrato a Teti, perchè dicesi che quest’uccello cova su l’acqua e fra le canne. Gli antichi lo risguardav
 ; sul mezzogiorno, cioè mentre dura il fiore della sua vita, cammina su due piedi, e venuta finalmente la sera della sua
Tebani con una peste, che, secondo la risposta dell’oracolo di Delfo su ciò consultato, non sarebbe cessata, finchè non f
opo la loro morte ; e credesi d’aver osservato che le fiamme del rogo su cui facevansi bruoiare i loro corpi siensi separa
lo a pronunciare in proprio favore. Giunone, il cui potere stendevasi su tutte le ricchezze dell’universo, promise di colm
ebbe a partire per Creta, e abusando dell’ospitalità, si tolse Elena su le sue navi e condussela a Troia. Per vendicare q
a in generale. La Pitonessa sacerdotessa d’Apollo rendeva gli oracoli su di un tripode, scranna piccola con tre piedi, che
2 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
a miglior parte degli uomini la nozione del vero Dio, si vide sorgere su la terra uno spettro di religione, ed all’ Ente s
endendo varii e diversi aspetti, vagheggiando varit e diversi tipi. E su le prime quando a’ nostri padri era il concetto i
rimitiva pura e divina, quale una candida figlia del cielo discesa in su la terra per santificare ed incivilire l’umana pr
frumenti seminati fino a quando stessero sotto terra ; pullulando poi su la terra e producendo le biade, la dea Segezia ;
mpero della terra, nelle monete o medaglie faceva imprimore un globo, su cui poggiava una vittoria alata con in mano una c
ire a gli uomini. Mitografia fisica — ed in questi Varrone fa ricerca su la natura e genealogia degli Dei, se nacquero egl
essere e Dio, e la mente da lui nata, e l’anima del mondo, vuole che su di quest’anima, sorgente di tutte le altre anime,
ndo, vuole che su di quest’anima, sorgente di tutte le altre anime, e su l’eterne potenze vanno fondate tutte le favole, c
re i miti e le favole, che un velo ingegnoso gettato da prudente mano su tutte le opere di natura, e secondo questi princi
. Ed Euripide dallo stesse luogo di Tullio(3) « vedi, diceva, ciò che su in alto si eleva mobile e sparso da ogni lato, ch
one, l’aere mobile per sua natura si eleva in alto cielo, si diffonde su la terra e sul mare, penetra nello imo degli abis
r le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e dallo stesso poeta su le prime il cielo, le terre, i mari, il lucido gl
mare è Nettuno ; e nelle parti inferiori del mare istesso è Salacia ; su la terra Plutone ; nell’imo della terra Proserpin
ποσειδων, che esprime quel potere, che ha l’amore di generare le cose su la terra e nel seno della terra. Gli si danno alt
gito. A Nettuno si poneva in mano un tridente, simbolo del suo impero su i mari, o perchè i pescatori si giovano di questo
E gli si pone lo scettro in mano, chè lo imperio del Sole si distende su la terra. Altri poi lo ricercano nell’aria, e vog
imbolo di un’occhio radiante ; ora sotto quello di uno scettro con in su un’occhio ; ed ora sotto quello di un serpente di
divino creatore della luce, le tenebre si addensavano accavallantisi su la faccia degli abissi. Si diceva essernato nell’
e va di stagione in stagione variamente declinando nella sua comparsa su lo emisfero ; o come teneva in mente Cornificio,
erea — gli facevano stringere nella destra una lancia, e gli ponevano su la fronte una immagine della vittoria, due simbol
, così voltiamo in italiano le sue parole(1), ancor umida, elevandosi su nelle regioni superiori del cielo frequenti esala
cose per via di una putredine, la quale originata dal calore operante su lo umore mercè di una effervescenza, che ricopren
ci si possono spigolare molti suoi nomi tutti allusivi alla parola. E su le prime è detto Hermes, che potrebbe derivare da
e, la forza, la grandezza. Gli Egizii, la teologia de’quali speculava su l’astronomia e l’astrologia, cioè su la osservazi
, la teologia de’quali speculava su l’astronomia e l’astrologia, cioè su la osservazione de’pianeti e de’pretesi loro infl
accontasi di Vulcano, di essere stato precipitato dal cielo, e caduto su la terra andasse zoppicante per tutta la sua vita
so la prima volta da’raggi del Sole, o raccolto dal fulmine e portato su la terra non mai retto porta le fattezze di uno z
’aria, dal generare e nudrire i venti e le pioggie, dal potere che ha su di entrambi, dal somministrare di lievi e gradevo
che senza di lei nulla avrebbe vita, ed in fine dallo impero, che ha su tutto lo universo. Volendo porre mente a questi c
a aerea. E per questo ancora vedesi in alcune antiche medaglie assisa su di un carro trasportata da pavoni per le vie dell
Albano, a rappresentar l’aria sotto le sembianze di una Diva, portata su di un carro da pavoni. 34. Tullio traendo la etim
i agresti, ch’erano il cibo dell’uomo selvaggio. Ella rappresentavasi su di un carro guidato da Trittolemo, o trascinato d
i nello inferno, ottiene da Giove di riportarla con seco per sei mesi su la terra, lasciandola a gli amori di Plutone per
si per sei mesi con Plutone nell’inferno e per altrettanti con Cerere su la terra — con questo indicavasi, che il frumento
chiude nel suo seno nello inverno e fuori tragge nella estate. Assisa su di un carro sostenuto da ruote trascinate da leon
i, facendo forza e resistendo a’moti smodati del cuore, ed elevandosi su la fralezza dell’argilla, onde l’uomo è plasmato.
re da dies giorno, che’è una stella, che precede la comparsa del Sole su l’orizzonte, ond’è detta Lucifer apportatrice del
ui riportiamo le stesse parole di un’altra nostra operetta(1), sedute su la tomba degli estinti loro parvoli offrivano all
l timone, quando venivano scampati dalla tempesta. A lei i cacciatori su l’ara di Dittinna, come in un inno voluto di Omer
ta fu dato il nome di εστια da εστενια, stare, per indicare che quasi su di un fondamento si poggia e sta l’univermondo. V
Muse » 51. Le Muse credute figlie di Giove e di Mnemosine cantavano su l’Olimpo le maraviglie degli Dei, quale concetto
e poco curando le cose della terra si innalza dalla terra come l’aere su tutte le altre cose. Parleremo di lui come di un
Vna delle grandiose fatiche di Ercole è ancora la vittoria riportata su di Gerione, a cui la favola attribuisce tre corpi
e vedendosi inferiore di forze contra il suo rivale, trasformossi in su le prime in serpe, che terribilmente sibilando si
, e finalmente di quel nume sempre giovane, che assiso nel Sole, come su di una irradiante quadriga, trascorrendo dall’ori
dalle frecce di Ercole. VI. Ercole montando sul cavallo Arione giunge su le sponde del fiume Alfeo, e seco porta il toro d
esci, ed è fissato dalla levata Eliaca del Pegiso, che avanza il capo su l’Aquario, ovvero Euristeo figlio di Cirene. VIII
u l’Aquario, ovvero Euristeo figlio di Cirene. VIII. Ercole scendendo su la nave Argo per la conquista del vello di oro, c
imo mese al tramonto del fiume Aquario, e del Cintauro, che sacrifica su di un’altare al levarsi del Pastore e della sua g
po, che circola nello Zodiaco ? 68. Ma per venir meglio a’particolari su la interpetrazione di questo milo, aggiungiamo, v
mia fortuna non mi han permesso di fare. (1). Gioberti, lettera su le dottrine di de Lamennais. (1). Gioberti intr
3 (1812) Manuel mythologique de la jeunesse
t, rentra dans ses états avec sa proie. D. Que fit Cérès, lorsqu’elle sut le malheur de sa fille ? R. Elle alluma deux fla
l’Océan, beau-père de Neptune, qui paroît avoir eu plusieurs femmes, savoir Doris, mère d’Amphitrite, et Téthys, qui donna le
i qui, tour à tour Irritant par son ordre, ou calmant leurs haleines, Sût , tantôt resserrer, tantôt lâcher les rênes. Devan
es furent changées en rochers. On compte ordinairement trois Sirènes, savoir  : Parthénope, qui chante ; Ligée, qui joue de la
use de la beauté de Psyché, fut bien plus irritée encore, lorsqu’elle sut que cette princesse lui avoit enlevé son fils. El
table étoit couverte de la peau du serpent Python. D. Que devons-nous savoir d’Apollon, considéré comme l’inventeur de la poés
fforme, quand elle s’en servoit. Marsyas perfectionna la flûte, où il sut rassembler touts les sons qui se trouvoient aupar
de Jupiter et de Mnémosine, déesse de la mémoire. On en compte neuf, savoir , Calliope, Clio, Erato, Thalie, Polymnie, Uranie,
leçons des bergers, De la flûte tira des sons doux et légers. Erato sait toucher et le luth et la lyre, Et dicter aux aman
eur ses termes et ses tours. Et la docte Uranie, étudiant la sphère, Sait mesurer les cieux et diviser la terre. Diane.
la terre          Régner dans les vastes forêts ; Votre noble loisir sait imiter la guerre : Les monstres dans vos jeux suc
lle. D. Déjanire fit-elle usage du présent de Nessus ? R. Oui. Ayant su qu’Hercule étoit retenu en Eubée par les charmes
t, dit-il, qui t’amène en ce lieu ? Parle, que me veux-tu ? — Vous le savez , grand dieu ; Oui, vous le savez trop, lui répond
 ? Parle, que me veux-tu ? — Vous le savez, grand dieu ; Oui, vous le savez trop, lui répond Aristée ; Le livre des destins e
hèbes se construire ; L’autre, près de périr par la fureur des flots, Sait trouver dans leur sein la vie et le repos : Un da
gner dans le sang de leur frère Faisoit ce que jamais le sang n’avoit su faire : Par l’excès de leur haine ils sembloient
œur aussi soumis, Que j’acceptais l’époux que vous m’aviez promis, Je saurai , s’il le faut, victime obéissante Tendre au fer d
e tel que vous ; Et, si je n’avois eu que ma vie à défendre, J’aurois su renfermer un souvenir si tendre Mais à mon triste
is su renfermer un souvenir si tendre Mais à mon triste sort, vous le savez , Seigneur, Une mère, un amant, attachoient leur b
sa flamme promis, Il s’estimoit heureux ; vous me l’aviez permis ; Il sait votre dessein, jugez de ses alarmes. Ma mère est
al l’unît à votre frère, Thésée avoit osé l’enlever à son père ; Vous savez , et Calchas mille fois vous l’a dit, Qu’un hymen
s non, retirez-vous, laissez faire Hermione. L’ingrate mieux que vous saura me déchirer ; Et je lui porte enfin mon cœur à dé
oussa des hurlements effroyables ; touts ses voisins accoururent pour savoir ce qui lui étoit arrivé. Ils lui demandèrent qui
te, son épouse, pour s’attacher à la cruelle enchanteresse. D. Ulysse sut -il se garantir des charmes de Circé ? R. Circé f
ilà comme Pyrrhus vint s’offrir à ma vue, Voilà par quels exploits il sut se couronner : Enfin, voilà l’époux que tu veux m
n déclare l’appui ; Il suffit : je veux bien m’en reposer sur lui. Je sais quel est Pyrrhus : violent, mais sincère, Céphise
Junon promit au jeune berger le pouvoir et la richesse ; Minerve, le savoir et la vertu ; Vénus lui promit de le faire aimer
mots sont écrits : « Le sort à la plus belle a réservé ce prix. » On sait quel fut le trouble entre les immortelles, Qui to
élicité du corps consiste dans la santé, et celle de l’esprit dans le savoir . Thalès mourut à quatre-vingt-dix ans, sans avo
l fut sur le retour : Il n’est plus temps. Chilon . D. Que sait -on de Chilon ? R. Chilon étoit éphore de Sparte,
demandoit ce qu’il y avoit, de plus difficile : —  Garder le secret, savoir employer le temps, et souffrir les injures sans m
nt point à bout, on n’ait pas le chagrin de se voir moqué. II. Qui ne sait pas se taire, ne sait pas parler. III. Prévoyez l
ait pas le chagrin de se voir moqué. II. Qui ne sait pas se taire, ne sait pas parler. III. Prévoyez les malheurs pour les e
évoyez les malheurs pour les empêcher ; mais dès qu’ils sont arrivés, sachez les supporter. IV. En temps de prospérité, acquér
a bien affaire         De gens qui ne dépensent rien !         Je ne sais d’homme nécessaire, Que celui dont le luxe épand
e, Que celui dont le luxe épand beaucoup de bien. Nous en usons, Dieu sait  : notre plaisir occupe L’artisan, le vendeur, cel
uvelle.         Cela décida leur querelle. Laissez dire les sots, le savoir a son prix. D. Continuez de nous faire, connoîtr
nt tirer des fables. R. La jeunesse est imprudente, téméraire, et ne sait point prévoir le danger. Souvent elle contracte d
    Pourquoi quittoient-ils la rivière ?             Pourquoi ? Je le sais trop, hélas ! C’est qu’on se croit toujours plus
utumer.            Quelque chose qu’on puisse faire,            On ne sauroit le réformer. ( La Fontaine, liv. 2, fab. 16.) D.
u Comte de Valmont, n’est pas moins importante que l’autre. Car on ne sauroit dire combien les femmes influent en bien ou en ma
ntes. Depuis ce temps-là, on avoit attaché presque autant de honte au savoir des femmes qu’aux vices qui leur sont les plus dé
cessaires à la santé des enfants et au développement de leurs forces, savoir , des heures réglées pour les repas et le sommeil,
du corps croître et se développer promptement dans leurs enfants, ne sauroient trop se hâter de les retirer de cette atmosphère
s en nature ; et les pauvres enfants se trouvent vicieux avant que de savoir ce que c’est que le vice.   Il faut donc éloigner
inaire, de voir des femmes qui ont de l’esprit et de la politesse, ne savoir pas bien prononcer ce qu’elles lisent ; ou elles
ux nous en tenir à notre écriture ? « II faudroit aussi qu’une fille sût la grammaire… Vous les mettrez en état d’apprendr
pprendre un jour à leurs, enfants à bien parler sans aucune étude. On sait que dans l’ancienne Rome, la mère des Gracque con
ride ; mais elle est absolument nécessaire. II est trop honteux de ne savoir point parler sa langue, ou de l’écrire mal. « El
point parler sa langue, ou de l’écrire mal. « Elles devroient aussi savoir les règles de l’arithmétique. On sait assez que l
mal. « Elles devroient aussi savoir les règles de l’arithmétique. On sait assez que l’exactitude de compter souvent fait le
essource pour toute la vie. Celui qui n’a point appris la musique, ne sauroit en sentir toute la beauté. C’est le plus honnête
est l’instrument que nous tenons de la nature ? Qu’une jeune personne sache ensuite jouer du piano assez bien pour s’accompag
 ; rien n’est plus triste que la suite de la vie des femmes qui n’ont su qu’être belles. » Écoutons encore sur ce sujet m
er, il n’est rien              Qui cause tant de chagrins qu’elle. Je sais que sur les cœurs ses droits sont absolus ;      
sprit, sans talents, ne peut être heureux. Il s’ennuie par-tout et ne sauroit trouver nulle part de vraies jouissances. Écouton
On peut donc être malheureux au sein même des richesses, quand on ne sait point se plaire dans l’étude des lettres et des a
propre est presque toujours d’intelligence avec le flatteur. Elles ne sauroient donc prendre trop de précautions pour ne pas deve
u’un secret : Le porter loin est difficile aux dames ;          Et je sais même, sur ce fait,          Bon nombre d’hommes q
exprime ainsi dans la fable de l’Aigle, la Laie et la Chatte. Que ne sait point ourdir une langue traîtresse,             P
tôt.             — Hé quoi ! Pataud, tu fais 1a mine ?             Ne sais -tu pas qu’il est d’un sot,             De se fâch
leur outil, Et de crier pour se le faire rendre. Le roi des dieux ne sait auquel entendre. Son fils Mercure aux criards vie
être soupçonnée. L’honneur, dit Bossuet , ressemble à l’œil, qui ne sauroit souffrir la moindre impureté sans s’altérer : c’e
ise, dépend sur-tout du choix des personnes que l’on fréquente. On ne sauroit être trop circonspect dans ses liaisons. La reno
que la plus sûre : L’homme éclairé suspend l’éloge et la censure ; Il sait que sur les arts, les esprits et les goûts, Le ju
rvenir à tout ; l’avare craint de tout perdre : ni l’un ni l’autre ne savent jouir. La Fontaine nous a laissé sur la passion d
c’est en perdre le mérite. En répandant ses dons, une ame vertueuse Sait cacher avec soin une main généreuse ; D’un cœur n
ourvu A touts les accidents ; mais il n’a pas prévu            Que je saurai souffler de sorte, Qu’il n’est boulon qui tienne 
presser si fort ? Zéphire a beau souffler, je crains encor la bise ; Sache qu’il faut à temps commencer l’entreprise,       
la conversation, et en fait tout le sel ; mais combien peu de gens la savent manier, et qu’il est difficile de ne la pas pouss
rit, Son tour vient, on la trouve. Elle croit que ses ailes        La sauront garantir à toute extrémité        Mais la pauvret
ronique, L’estime de lui-même, et le mépris d’autrui, Comment peut-on savoir ce qu’on tient avec lui ? Jamais ce qu’il vous di
leurs yeux éblouis par l’éclat qui environne le trône ; ils n’ont pas su prévenir la fin qui les menaçoit ; et le jour fat
eul bien que l’injustice des hommes et l’inconstance de la fortune ne sauroient nous ravir. Il nous délivre du malheur de l’oisiv
ous ont laissé nos parents ;        Un trésor est caché dedans. Je ne sais pas l’endroit ; mais un peu de courage Vous le fe
les grands travaux de l’art brillant des vers, Des genres plus bornés savent encor nous plaire. Du Parnasse françois législate
4 (1897) Mitologia classica illustrata
orni è di questa opinione, l’unica, secondo lui, che getti piena luce su quelle parti che rimangono mal cementate e incong
itano che strozza i serpenti della notte prima di trarre il suo carro su pel cielo; e si diceva pure che nello spuntar dal
anche diligentissimi studi non riuscirono a diffonder piena luce che su pochi fra i principali miti dell’ antichità class
ig. 1). Nel Museo Capitolino conservasi un bassorilievo che trovavasi su un lato d’ un altare in marmo di Giove e rapprese
ta. Un celebre cammeo del Museo Nazionale di Napoli rappresenta Giove su un carro tirato da quattro cavalli, in atto di sc
u un carro tirato da quattro cavalli, in atto di scagliare il fulmine su un gigante a gambe serpentine, mentre un altro Gi
ne ultimo nato nella sua divina famiglia, ha però l’ autorità suprema su tutti gli Dei e n’ è il capo riconosciuto. In lui
r giù dal cielo me Zeus, il supremo reggitore; ma se io volessi tirar su , potrei tirar su voi insiem colla terra e col mar
e Zeus, il supremo reggitore; ma se io volessi tirar su, potrei tirar su voi insiem colla terra e col mare, e legar indi l
crizione che ne ha lasciata scritta Pausania, valgono le riproduzioni su monete di Elide coniate ai tempi di Adriano (fig.
o era l’ oracolo di Delfo. Ivi la Pizia, sacerdotessa del Dio, assisa su un tripode sopra una apertura del terreno da cui
fasi della luna hanno o si è sempre creduto avessero grande influenza su tutta la natura, Artemide era pensata come dea gr
il Vulcanal, non un tempio ma una specie di focolare pubblico, posto su un’ area alquanto elevata, al di sopra del Comiti
26) il messaggiero degli Dei che per breve riposo s’ è messo a sedere su una rupe. Le ali ai piedi sono ivi assicurate per
n culto speciale. Di qui gli epiteti di Anadiomene (anadyomene, sorta su , intendi: dal mare) e Ciprogenia (Cyprogeneia, na
navigazione e dei naviganti. Così il dominio di Afrodite si estendeva su tutta quanta la natura. La bellissima fra le Dee
endeva su tutta quanta la natura. La bellissima fra le Dee esercitava su tutti gli esseri, divini ed umani un fascino irre
e ora manchino le braccia, è sempre un gran bel lavoro, in cui tu non sai se debba ammirar più l’ espressione stupenda dell
recia dedicato il Pritaneo, residenza del governo; ivi era un altare, su cui ardeva in di lei onore continuamente il fuoco
el Dio. Tra essi il più antico e il più importante era quelle situato su quella frequentatissima strada che dal vecchio fo
…………………… pias Nunc quoque da t lacrimas et toto rorat in orbe 18 . Su vasi e su gemme incise non di rado troviamo la ra
ias Nunc quoque da t lacrimas et toto rorat in orbe 18 . Su vasi e su gemme incise non di rado troviamo la rappresentaz
me incise non di rado troviamo la rappresentazione di Eos. Ora figura su una quadriga, ovvero è in atto di bardare i caval
Boreadi Calai e Zete, ricordati nella storia degli Argonauti. Leggasi su ciò la narrazione scritta da Ovidio nell’ ultima
Pegaso, detta perciò la fonte del cavallo, Ippucrene, addita vasi più su , verso la cima del monte. Anche il monte Parnasso
nti poi le raffigurazioni delle Muse o in istatue o in rilievi vari o su monete o su gemme; sopratutto le statue erano num
affigurazioni delle Muse o in istatue o in rilievi vari o su monete o su gemme; sopratutto le statue erano numerose, giacc
odite come Eros. Raccontavano che il piccolo Eros non volendo crescer su bene, sua madre, per consiglio di Temi (l’ ordin
ero tengono in mano un rotolo di carta, talvolta in atto di scrivervi su . b) Nemesi; Tiche-Fortuna e Agato-demone,Bonus
ndicare l’ incertezza della Fortuna, invalse l’ uso di rappresentarla su una palla o su una ruota. 3. Il destino ris
rtezza della Fortuna, invalse l’ uso di rappresentarla su una palla o su una ruota. 3. Il destino riservato a ciascu
menti. Un marmo, forse il più importante, che rappresenta una Nereide su un cavallo marino, trovasi nella Galleria degli U
za, per cui il mare si popola di mostri, e atterrisce l’ animo di chi su di esso si avventura. Forchi (Phorkys) era il sig
are si pensava che abitasse in uno splendido palazzo; e di là movesse su un cocchio tirato da terapestosi cavalli, dall’ u
giganti e mostri, per es., di Polifemo, l’ accecamento del quale tirò su Ulisse l’ odio del Dio; così pure era padre del g
Posidone in una positura speciale, facendo appoggiare una delle gambe su qualche rialzo. Attributi costanti il tridente e
ome una figura giovane e bella, o seduta in trono vicino a Posidone o su mi carro con lui, circondata e corteggiata da Tri
esero a ritrattar questo tema; fra i Romani, Cicerone giovane scrisse su ciò un poemetto e Ovidio nel 13o delle Metamorfos
zia (Berecyntia). Qui favoleggiavasi che la Dea amasse andare attorno su un carro tirato da leoni, o pantere, e col corteo
altra è nella villa Pamfili presso Roma rappresentante la Dea seduta su un leone. Il tamburello è l’ attributo costante d
ronte a dilacerare un capretto. Figure analoghe si ritrovan frequenti su varii monumenti, specialmente in basso rilievo. L
i, incubi, cattivi sogni; del resto vivevano in comunella col Satiri, su pei monti e nelle foreste. Per altra via s’ avviò
ribuiva il merito d’ aver raccolto gli uomini in sedi fisse e regnato su loro per lungo tempo (l’ età d’ oro dell’ umana v
e latte tepido. Usanza caratteristica, si facevan fuochi di paglia e su questi saltavano tre volte i pastori e facevan an
dea delle biade, ma in genere le si attribuiva una sovranità assoluta su tutto ciò che concerne l’ agricoltura, che essa s
i misti (mystae) si passava al grado di epopti o spettatori, e più in su di tutti era il ierofante o sacerdote supremo. Si
io largo e tenebroso dentro terra, al quale si poteva accedere di qua su per molte entrature, giacchè dapertutto dove si t
li Dei, si ha avuto questo castigo di dover spingere un pesante masso su su fino alla cima d’ un monte, da cui esso riprec
Dei, si ha avuto questo castigo di dover spingere un pesante masso su su fino alla cima d’ un monte, da cui esso riprecipi
in favor di lui, fu assolto. Le Erinni volevano far le loro vendette su Atene disertando i raccolti, e portando calamità
ua sporge dalla bocca e digrignano i denti; le vesti nere sono tenute su da una cintura rosseggiante di sangue. Il loro co
cevasi ch’ ella di notte bazzicasse insiem coll’ anime dei trapassati su pei trivii e intorno ai sepolcri; che al suo avvi
’ abito militare. Anche ora si può vedero una rappresentazione simile su una moneta dell’ età repubblicana, appartenente a
lo piante e gli animali. Si dicevano autoctoni i primi uomini venuti su dalla terra, Questa spiegazione si colori diversa
este, Zeus puni l’ autore di questa profanazione facendolo incatenare su una rupe nei monti della Scizia e ordinando che o
cose. — Nella statuaria Prometeo plasmatore veniva raffigurato seduto su una rupe, con davanti a sè una figura fatta di te
un maschio Polidoro, padre di Labdaco. Dopo aver lungo tempo regnato su Tebe, Cadmo insieme con Armonia passarono in Illi
llevati e riconosciuta la madre, subitamente la vendicarono eseguendo su Dirce il supplizio a cui ella voleva condannata A
queste gherminelle Sisifo ebbe in inferno la nota pena di trascinare su per un monte un gran masso, che dalla cima poi ri
rge punto questo significato. Piuttosto il Sisifo che rotola un masso su pel monte e lo vede dalla cima precipitare in fon
dia, sia il lato umoristico in un dramma satirico. Un dramma satirico su questo soggetto scrisse anche Euripide. — In mano
a che Sofocle compose una tragedia intitolata Jobate, ed Euripide una su Stenebea. Allusioni a questo eroe e alle sue vice
 270 e sg.) e nello Scudo d’ Ercole (216 e sgg.); poi Eschilo compose su questo argomento un’ intiera trilogia; Sofocle ed
ceva molto uso sugli scudi, sulle corazze, sul battenti delle porte e su vari oggetti di uso domestico. Si notano due mome
Cadmo, si favoleggiò che fosse venuto dall’ Egitto e precisamente da Sais nel basso Egitto. All’ essere nato dal suolo inve
a combattere contro il terribile Damaste che poneva la gente a forza su un letto, e se questo veniva a essere troppo cort
o che aveva la virtù di ritenere come incollati quelli che si posavan su . Teseo fu più tardi liberato per opera di Eracle
mazza, qualche volta anche la clamide e il petaso degli efebi attici. Su molti fra i pubblici monumenti ateniesi era scolp
vede trattato in pitture vascolari, fra cui ricordiamo una bellissima su un vaso apulo rappresentante Talo che in seguito
lamme. Con questi affrontò l’ idra e bruciò mano mano tutte le teste; su quella che era immortale gittò un masso enorme. N
I buoi di Gerione. Era questi un mostro, con tre corpi dal ventre in su , figlio di Crisaore e di Callirroe; abitava nell’
a domarlo. L’ eroe stringendo alla gola Cerbero, lo incatenò e trasse su alla luce del sole; e dopo averlo fatto vedere ad
lo, e un cocchio guidato da Atena accoglie l’ eroe illustre e portalo su sull’ Olimpo. Là egli visse cogli immortali, e ri
una forza straordinaria; quindi testa piccola e collo corto e toroso su un corpo da gigante, tutto carne e muscoli. Sopra
rò tutti gli ostacoli, e quando dai denti di drago seminati balzarono su tanti guerrieri, egli per consiglio di Medea, get
onna, mandato da Era, adirata contro Laio, a infestar Tebe. E postasi su una rupe alle porte della città obbligava i passa
ciamente sposo di sua madre avverando il terribile oracolo che pesava su di lui. Ma nè egli nè lei non ne sapevano nulla a
ia in un santuario di Demeter. Morto Edipo, la maledizione che pesava su di lui, secondo il concetto degli antichi, doveva
Tieste (Thyestes), altre vittime della maledizione divina che pesava su questa famiglia, almeno secondo le leggende poste
i Peleo e Tetide, si vendicò destando una contesa intorno ad una mela su cui si trovava quest’ iscrizione: « alla più bell
afereo a sud dell’ isola d’ Eubea. A stento egli potè salvare la vita su un nudo scoglio. Di che lieto, nella sua temerari
lo di giganti in un’ isola del mare occidentale, che abitavano sparsi su per monti curando le loro grosse greggi; eran det
i i dovuti sacrifici e fatti i prescritti scongiuri, gli compariscono su dalle caligini profonde dell’ Ades l’ ombra di Ti
rmes ordine a Calipso di lasciar partire l’ eroe. Egli felice partiva su uno schifo da lui costruito abbandonandosi un’ al
vicende assegnate ad Enea furono dalla tradizione modellate in parte su quelle di Ulisse; quindi una certa somiglianza. P
di scultura ispirate dalle leggende del ciclo troiano e giunte a noi su vasi, in monumenti sepolcrali, gemme incise e sta
glio di destra, giovanetto di forme morbide e gentili, è quasi levato su di terra dalle violente strette del rettile che l
ioniamo l’ ammirato gruppo denominato « Pasquino » che trovasi a Roma su un crocicchio di strade all’ angolo del palazzo B
tato. » 7. I, 515 e segg.  : « … impero ho io sulla terra di Delfo e su Claro(nella Ionia, presso Colofone) e su Tenedo (
ho io sulla terra di Delfo e su Claro(nella Ionia, presso Colofone) e su Tenedo (isola dell’ Egeo dirimpetto alla Troade)
sso Colofone) e su Tenedo (isola dell’ Egeo dirimpetto alla Troade) e su Patara (città della Licia). Giove m’ è padre; per
date Latona al sommo Giove caramente delitta. » 10. I, 342 e segg. «  Su , Bellona, portami 1’ elmo, e tu, Paura, accomoda
Fuso volgean, lo stame a mano a mano Agguagliando col dente, onde in su gli aridi Labruzzi rimaneano i morseggiati Lanosi
» 32. V. 11 e segg.: «  Parte di loro vedesi nuotare, parte sedendo su scogli far seccare i verdi capelli, altre correre
bronzo, fra le tenebre profonde, Nè ti curi de l’ onde Che ti passan su ’l capo inanellato, Nè ti curi del vento Che urla
5 (1866) Dictionnaire de mythologie
recs ? J’ai honte d’être obligé de vous apprendre des choses que vous savez mieux que moi. — Soit, je vous passe à mon tour n
encore à Paris, dans son antique palais des Thermes. II « Vous savez , me dit-il, combien j’aimais Paris de mon vivant.
aire, aux désinences près, vous auriez cru lire nos anciens, tant ils savaient calquer ingénieusement leurs formes sur les nôtre
s des furies. « Ils ont fait grand’peur à vos aïeux, me dit-il ; vous savez avec quelle terreur votre Racine en parle : Pour
ynasties. Plus tard, les Grecs l’ont empruntée aux Égyptiens, et Dieu sait l’usage qu’elle leur a fait. Depuis Pélops, qui a
nes qui voudront descendre avec moi dans ce Musée de l’autre monde me sauront gré, j’ose l’espérer. Ablutions. La propre
’en suis sorti tout ébloui, n’y comprenant rien, mais fort curieux de savoir quel sens le public peut attacher à ce mot-là. Pe
ser dieu. Sentio me fieri deum. » Ne rions pas de cette coutume. Qui sait jusqu’à quels excès de flatterie nous serions des
ce récit, je hasarde une observation dont les personnes sensibles me sauront gré, je n’en doute pas. Que Thésée ait abandonné
ons bien avant d’étudier celles de leur pays, et tel de leurs maîtres sait par cœur ma Milonienne, qui de sa vie n’a lu un o
bonius, que nous ne déclamions point ainsi de notre temps. Mais je ne sais pourquoi ce peuple n’a jamais pu se figurer qu’un
sous la plume d’Ovide, un païen sceptique du siècle d’Auguste, je ne sais quel parfum de grâce naïve qui rappelle de loin l
veux ce que je t’ai dit, que tu me fendes le crâne. Tu me connais. Tu sais ce qu’on gagne à me désobéir. A l’œuvre donc ! Et
lement, Vulcain, et n’aie pas peur. Est-ce que je ne suis pas d’âge à savoir ce qui m’est bon ? Vulcain. — Soit, je frapperai
es, j’ai lu l’histoire des Républiques italiennes du moyen âge, et je sais trop combien leurs affreux petits tyrans étaient
ion de Damoclès. J’en emprunte le récit à Cicéron, et le lecteur m’en saura gré. Je lui donne le tableau d’un maître. — « Un
nt, les deux fugitifs prirent leur essor vers les côtes de Sicile. On sait quelle fut la funeste issue de ce voyage aventure
soldat éternua ; aussitôt toute l’armée fit sa prière au dieu. » On sait par les relations des voyageurs que, quand le roi
se, il y renonçait. Ainsi tout le bon sens de Socrate, tout son divin savoir et son merveilleux entendement, auraient consisté
iens, quand ils voulaient éternuer, se tournaient vers le soleil ; et savez -vous pourquoi ? « Parce que, dit Cassius Médicus
sées par un démon qui loge dans le corps humain. Car il faut que vous sachiez que nous avons en nous un feu secret. Or, quand,
quenouille et aux soins de leurs enfants. Cependant l’héroïque Porcia sut prouver à Caton d’Utique qu’elle était digne d’êt
’Égérie du Palais-Royal ; Mme Roland, qui précipita la Gironde et qui sut mourir avec elle ; Mme Tallien, l’idole du Direct
es mois, enfants de l’année, Achève en dansant sa course ordonnée, Tu sais , dieu jaloux, si nous te fêtons ; Du sang d’un ch
tique rigoureuse des vertus domestiques. A son autel immuable l’homme sait que sa vie est attachée. L’affranchi y suspend sa
’âne de la fable croyait avoir appris du chien l’art de plaire : vous savez comment il profita de la leçon et quel fut son sa
« Belle œuvre, dit-il, et grand travail ! Mais il lui manque un je ne sais quoi qui fait l’originalité des miennes. » Si Pro
souvent son atelier pour sacrifier aux Grâces, il aurait eu ce je ne sais quoi qui est tout dans les arts, et n’aurait pas
n : « Extirpons jusque dans ses racines l’hydre de l’impiété. » Je ne sache pas que cette hydre à racines ait fait sourire un
us charitables. Mythologie. Les novateurs qu’on a appelés, Dieu sait pourquoi, romantiques, ont porté hardiment la fau
sont de leur esprit. Les premiers passent pour plus ridicules, je ne sais pourquoi. On les appelle beaux Narcisses, on les
l’ambroisie et du nectar, attendu qu’il importe peu à nos lecteurs de savoir si les dieux buvaient le nectar et mangeaient l’a
ns le Pactole de sa caisse sans en retirer des paillettes, etc. Je ne sais rien de plus charmant que la curiosité des peuple
un sens satirique qui n’a pas échappé à la pénétration des poëtes. On sait qu’avant que les grands écrivains du dix-septième
nt son oreille velue. Il n’a pas encore appris l’orthographe, mais il sait distinguer les vers de la prose, et trousse des m
ue de Pallas, que les Troyens placèrent dans leur citadelle et qui ne sut pas se défendre lui-même. Toutes les choses de ce
d à celles-ci : « Semer la brouille, la zizanie, la discorde. » On ne saurait trop répéter que l’abus des métaphores est le flé
ille formes particulières ; « L’auguste, le vénérable, le voyant, qui sait ce qui est, « Ce qui fut, ce qui sera dans l’aven
interroge tout ce qu’ils voient et ne peuvent comprendre. Ils veulent savoir pourquoi ce qui est n’est pas autrement, ce qui é
et se fit attacher au grand mât. L’allégorie est saisissante, et Dieu sait si elle a été tournée et retournée en prose et en
plaignant, comme nous, de la brièveté de la vie, qu’ils n’auront pas su mieux remplir que nous. Est-ce bien la peine, en
oposer des énigmes, et dévorait ceux qui ne pouvaient les deviner. On sait la question qu’il fit à Œdipe : « Il marche tant
sur l’autre. Les Cyclopes, originaires de Sicile, n’avaient, comme on sait , qu’un œil, mais un œil de géant, grand, dit Virg
, parlent de l’ascendant heureux ou malheureux de certains astres. On sait qu’au xviiie  siècle le Régent lui-même était inf
e roche dure,          Ou dans les trous d’une masure          (Je ne sais plus lequel des deux),          De petits monstre
6 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
ro ossequiosi e reverenti ai dieci comandamenti della Legge, scolpiti su tavole di macigno. Maomello il profeta, adoperò s
gola i draghi, e finisce col famoso — Nec plus ultra, onde le colonne su cui furono scolpite le memorande parole, vennero
questi non possono avere la più lieve incertezza o la minima oscurità su quanto noi abbiam cercato di delucidare, adoperan
a. Byron — Pellegrinaggio di Aroldo — Canto I. Vol. I. … .or non sai tu che per una cattiva usanza quelle cose soglion
dei nostri padri, le generazioni future s’impazientano di fabbricare su quelli di noi. Cenere sopra cenere ; e l’universo
di Venezia (Parte 1.° Cap.° 6.° pag.a 115) … migliorare lo spirito su questa terra è aprire all’anima cammini incogniti
re la sincerità dei giuramenti. Si scriveva la formola del giuramento su di una tavoletta, quindi la si gettava in quella
e onorevolmente Enca, e fece seppellire Anchise, padre di quest’eroe, su d’una montagna. 44. Acete. — Capitano d’un vascel
sue parole : allora avendo perduta ogni speranza di sposarla, incise su d’una pietra queste parole : Io giuro per Diana
lauro o Agraulo. — Fu una delle figliuole di Cecrope, la quale attirò su di sè lo sdegno di Minerva a causa di una indiscr
Matuta. Essa era riverita come una Dea. 235. Alburneo. — Dio riverito su di una montagna, che aveva lo stesso nome nella L
mani deificata l’allegrezza ; ma esiste bensì gran numero di medaglie su cui vedesi scolpita. Viene rappresentata con le s
inea e cangiatasi in biscia s’intromise fra loro, mentre essi stavano su di un carro. Allora i giganti volendo uccideria s
ronco di un’antica quercia, la quale innalzava orgogliosa i suoi rami su tutte le altre, fu un giorno uccisa dal fiero Ere
ell’Erebo. Le opinioni degli scrittori così prosatori che poeti, sono su tale proposito altrettanto numerose, quanto vaghe
ica ei porge il destro di richiamare l’attenzione dei nostri lettori, su quanto noi dicemmo nello Studio preliminare sulla
rsi, ella si nascose in un bosco, dove volendo tirare con una freccia su di una biscia, ferì invece un satiro che la violò
ca tomba. …… Caro mio padre, adunque. Soggiunsi io, com’è d’uopo, in su le spalle A me ti reca, e mi t’adatta al collo Ac
ano in Roma dei grandi sacrificii. Discorde è l’opinione dei mitologi su questa divinità : gli uni vogliono che sia la ste
ta a Diana quella vacca, procurerebbe alla sua città natale l’ impero su tutta l’ Italia. Corace, spinto d’amor patrio, re
un cane. Discorde è la opinione dei più rinomati scrittori mitologici su tale personaggio. Alcuni vogliono che fosse figli
lla sua patria, per ragioni che la favola non ripete, egli si stabili su di una montagna della Beozia, che da lui prese il
sito di questo articolo, richiameremo l’attenzione dei nostri lettori su quanto dicemmo nello Studio preliminare sulla mit
o avendo in una mano una lira, circondato di varii strumenti d’arte e su di un carro tirato da quattro cavalli.  — Ecco in
ò in ragno. O folle Aracne si vedea lo te Già mezza ragna, trista in su gli stracci Dell’opera che mal per te si fè. Dan
ciso il mostro. Arianna fuggì allora con Teseo, ma questi l’abbandonò su d’una roccia nell’isola di Naxos, dove la sventur
erono i Lapidi. 572. Arione. — Celebre musico Greco. Stando nn giorno su di un vascello i marinai vollero ucciderlo per de
ò Esculapio fanciullo allorchè la madre Coronide lo aveva abbandonato su di una montagna presso la città di Epidauro. 574.
osì veloce al corso che nessuno potè raggiungerla mai se pure montato su d’un buon corridore. Finalmente dopo essere stata
umani, Piè con artigli e pennoruto il gran ventre ; Fanno lamenti in su gli alberi strani. Dante Inf. C. XIII. Le più
un toro il re Imolo, il quale precipitando da una sterminata altezza su di alcuni pali dalla punta acutissima mori fra i
e della Terra. Presiedeva alla nascita del giorno e si rappresentava su di un carro di metallo scintillante. Aurora amò t
famoso eroe come se fosse ancora in vita, egli piombò improvvisamente su quel posto e ricevette al petto una mortale ferit
botte con una coppa nelle mani e inghirlandolo di pampini ; talvolta su di un carro tirato da tigri o da pantere ; e spes
n le corna e lo raffigura con un tirso fra le mani. Bacco fu allevato su di una montagna chiamata Nisa. MOSÈ nativo anch’e
i che li ospitarono. Per ricompensarli, Giove ordinò loro di seguirlo su di una montagna, e di là mostrò loro tutti gli ab
va rappresentata a cavallo d’un becco terrestre, e la Venere del mare su di un becco marino. 756. Beelfegob. — V. Baal-Feg
odoto racconta che dovendo la madre loro recarsi al tempio di Giunone su di un carro tirato da buoi, questi animali tardar
r sgretoiarle : o se co’salti Prendean sul dorso a lascivir del mare, Su le spume volavano de’flutti Senza toccarli……… Om
an re, la giovinetta Briseide, sprezzato il nostro avviso, Ben io, lo sai , con molti e caldi preghi Ti sconfortai dall’opra
tava l’isola di Ogigia, ove ospitò assai cortesemente Ulisse, gettato su quelle sponde da una tempesta. Essa lo amò, e vis
indovinare il futuro nei globi di fumo che s’innalzavano dagli altari su cui si facea un sacrifizio agli Dei. 950. Capra. 
ad una ad una, Per cenni, com’augel per suo richiamo. Cosi sen vanno su per l’onda bruna, Ed avanti che sien di là disces
asio. — Soprannome di Giove ; a lui dato dal culto che gli si rendeva su due montagne di questo nome, una vicina al fiume
in risposta che il mostro sarebbe sparito, allorchè Andromeda, legata su di una roccia fosse da lui divorata. Il re ordinò
a, facendo passare innanzi al tempio dei due fratelli un uomo montato su di un cavallo, conducendo per la briglia un altro
ntato su di un cavallo, conducendo per la briglia un altro destidero, su cui non montava alcuno ; volendo con ciò spiegare
bbero contro i Locriani, furono veduti due giovani guerrieri, montati su bianchi destrieri. Pausania però combatte nei suo
gli uomini, viaggiando lungamente la terra in compagnia di Bacco. Tu sai pur quale io son, qual sempre fui E quanto m’affa
a. È questa la idea più generale che, seguendo la favola, si può dare su questa Dea, poichè tanto i cronisti più accredita
no gran numero di leoni ; sui fianchi di essa verdeggiavano dei prati su cui pasceva larga quantità di capre ; mentre ai s
apo, circondata da animali, con una gonna seminata di fiori e montata su di un carro tirato da quattro leoni. Il pino le e
aso re d’Arcadia. Mercurio, che secondo la tradizione favolosa nacque su questa montagna, viene sovente dedominato Cilleni
un sepolcro, nel quale poi non fu più ritrovato. L’oracolo consultato su questo strano avvenimento, rispose che Cleomede e
pro. Al dire di Filostrato, la colomba di Dodona era di oro, riposava su di una quercia circondata da numeroso popolo, che
i sorgeva all’imboccatura del porto di quella città, e posava i piedi su due basi quad rate di così sterminata altezza, ch
ella dea, giunsero a tal segno di bestiale oscenità, che richiamarono su di essi il furore della dea stessa V. Bali. Gli A
posta alla voracità del rettile, il padre di lei la mise furtivamente su di una barca, e per non esporla alla triste sorte
gran pompa, si metteva una figura di cera che ne somigliasse il volto su di un letto d’avorio nel vestibolo del palagio de
a. L’allegoria mitologica narra che egli si fosse innalzato nell’aria su di una palla, e che facendo su quella il giro del
che egli si fosse innalzato nell’aria su di una palla, e che facendo su quella il giro della terra avesse creato il cielo
elebravano continue feste in suo onore. I poeti rappresentavano Diana su di un carro tirato da due bisce ; armata di un ar
, dicendo che volea profittare della bontà degli dei ; e fece vendere su i pubblici mercati a suo profitto le spoglie di c
apra Amattea. Secondo la tradizione della favola, Giove aveva scritto su quella il destino degli uomini. 1468. Diradiato. 
Discordia, la quale per vendicarsi, gettò sulla mensa un pomo d’oro, su cui erano scritte queste semplici parole : « Alla
nda per l’abbandono di Giasone, fosse corsa sulle sue tracce, montata su di un carro tirato da due di questi mostruosi ani
re l’oracolo, per saperne la ragione : e l’oracolo rispose che pesava su di essi la maledizione di Ebota. Allora gli Achee
era e cattiva, Poscia che vide Polissena morta, E del suo Polidoro in su la riva Del mar si fu la dolorosa accorta, Forsen
ivano quindi la fossa con una tavola forata in più punti e si gettava su di essa il sangue fumante delle vittime sgozzate,
elle vittime sgozzate, per modo che il sommo sacerdote riceveva tutto su di sè il sanguinoso lavacro, e risaliva a compier
inerva combatteva coprendosi tutta la persona con uno scudo, o Egida, su cui era incisa la testa della Gorgone Medusa. In
evano generalmente che il fuoco si appiccasse da sè stesso alle legna su cui si ponevano le vittime che le venivano immola
l giorno in cui uccise di sua propria mano Deiporo. Grande e battuta su le tracie incudi Alza Eleno la spada, ed alla tem
gilio. — Eneide — Libro III trad. di A. Caro. Eleno regnò molti anni su quella contrada, e al momento della sua morte ist
o il fuoco alle legna preparate pel sacrifizio senza prima aver posto su di esse la vittima ; mentre Cecrope, re degli Ate
musa, tu, che di caduchi allori Non circondi la fronte in Elicona, Ma su nel cielo infra i beati cori Hai di stelle immort
onde consultare l’oracolo, ma che era sufficiente scrivere la dimanda su di un pezzo di papiro e mandarlo all’oracolo, Tra
de, impaurito pensò sottrarsi al pericolo con la fuga, e si arrampicò su di un albero, ai piedi del quale il leone andò a
petto la vergine, e versando In copia il sangue, e anelando, le spira Su la candida guancia il fiato estremo. Presso all’e
dagli scrittori dell’antichità. Vogliono alcuni che Giove rovesciasse su di Encelado, il monte Etna e lo seppellisse sotto
ti che di tratto in tratto il fulminato gigante ritenta onde volgersi su i fianchi, e che al suo più piccolo movimento l’E
. Enea, con tutti i suoi seguaci, potè dopo qualche tempo, imbarcarsi su d’una nave che la favola dice costrutta da Mercur
accolto con ogni amorevolezza, e dove, l’oracolo interrogato da Enea su quanto gli restava a fare, additò al principe tro
se, non ostante la tarda età, il suo giovine avversario. In prima in su le punte De’piè l’un contra l’altro si levaro : B
hiar le mani e a ferir si diero. Era giovine l’uno, agile e destro In su le gambe ; era membruto e vasto L’altro, ma flacc
. Dice e la Pace. 1756. Era. — Discordi sono le opinioni dei mitologi su questo soprannome di Giunone, imperocchè alcuni v
olia, il quale era guercio d’un occhio e faceva la sua strada montato su di un cavallo. Essi, allora, ritennero Ossilo com
e sull’Ercole greco, noi richiameremo l’attenzione dei nostri lettori su di un passo delle opere di Erodoto, la confutazio
nella musica ; …. e cantor fello Eumolpo Filammonide, e addestrogli Su cetera di busso ambe le mani. Teocrito — L’Ercol
Per riannodare le differenti notizie pervenute tino ai nostri giorni, su questo eroe dell’antichità pagana, riporteremo un
Diodoro dice che Ercole se ne servisse come cavalcatura e che montato su di esso traversò a nuoto il mare del Peloponneso.
essendo vivamente incomodato dai raggi infocati che il sole saettava su di lui, egli tese l’arco contro il Dio-Astro, il
ri Tirrenio o Agelao. Gioverà per altro ricordare che tuttociò riposa su tradizioni non molto antiche rapportate da Apollo
Qualche altro autore pretende che gli Argonauti avessero abbandonato su di un’isola deserta Ercole, perchè l’enorme peso
ebbe a sopportare l’oltraggio del centauro Nesso, il quale si vendicò su di Ercole mediante il dono del fatale Altro. (V.
vago Adornamento in sè godea : ma ratto Che dall’ostie e dai rami in su l’altare Surse la fiamma, per le membra un largo
e refrigerio alle sofferenze dell’eroe, il quale ricinto di una nube, su trasportato nel cielo in mezzo a replicati scrosc
ttuno, il quale invaghitosi della bellezza di lei, la sedusse. Cerere su talmente afflitta di quanto le era avvenuto, che
razione. Il citato scrittore narra, che alcuni pastori avendo trovato su di una montagna la statua di Mercurio gli avesser
he un figlio di Europa, il quale dette il suo nome ad una città posta su di un estremo lembo della penisola Argolide. Una
’ambo le cittadi, L’uno all’altro simili O tu che passi Buon peregrin su la deserta spiaggia, Vedi tu quella torre ? ivi u
ndo una tempesta sconvolte le onde del mare per più giorni, a Leandro su per sei notti, impossibile il recarsi all’amoroso
sotto la figura di una donna in piedi, con la mano sinistra poggiata su di un bastone e avendo nella destra una bilancia.
avano i patrizî romani. Si chiamava anche Esaforo una specie di bara, su cui venivano trasportati al rogo i cadaveri dei r
’igiene. Esculapio veniva rappresentato nel tempio di Epidauro assiso su di un trono, con una mano appoggiata sulla testa
o della medicina, e si sono trovate buon numero di monete e di pietre su cui è scolpita la sua immagine. Oltre a questo Es
e protettrice delle sorelle, e l’altro al Genio del paese ; offrirono su questo altare molti sacrifizî espiatori, dopo di
greca ci ammaestra, come il famoso stretto delle Termopili era posto su questa montagna. 1846. Età. — I cronisti ed i poe
’egli l’uccide, Non lo darti potrò, caro germoglio Delle viscere mie. su la funébre Bara il mio pianto, nè il potrà l’illu
Eumolpo. — Discordi sono le opinioni degli scrittori dell’antichità, su questo personaggio di origine egiziana. Secondo a
Nel tempio di Delo vi era una sua statua, che la rappresentava seduta su di una pelle d’avvoltoio e mostrando i denti come
, i quali si accingevano a sacrificare un giovanetto ed una fanciulla su di un altare di Diana Triclaria. Risovvenendosi a
funebri al morto re, e quivi, vestitasi degli abiti più ricchi, sali su di una rupe ai piedi della quale era preparato il
llo, Fatte ai mani le preci, ambo afferrai Le vittime, e sgozzaile in su la fossa. Omero — Odissea — Lib. XI. trad. di I.
de — Libro IV. trad. di A. Caro Al dire di Ovidio, la Fama dimorava su di un’alta torre, posta ad eguale distanza dal ci
ma il falso Enea si dette a precipitosa fuga, e Turno lo inseguì fino su di un vascello che si trovava nel porto. Allora p
la coltre Sollevar dalla nave, e seppellito Nel sonno, siccom’era, in su l’arena Poserlo giù. Omero — Odissea — Libro XII
dicca, come sdegnato Nettun fosse con noi, perchè securo Riconduciam su l’acque ogni mortale. Dicea che insigne de’ Feaci
e. 1970. Februo — Discorde è l’opinione degli scrittori della favola, su questa divinità ; imperocchè, Macrobio, dice che
e di restar così priva della vista dell’amato giovane, fece edificare su di una montagna di Trezene un tempio consacrato a
a Minerva nel maggior tempio di quella città ; e che facendola salire su di un carro, riuscirono a far credere al popolo,
α significa mandorlo ; e che Demofoonte approdando qualche tempo dopo su quella spiaggia, vide improvvisamente florire l’a
nore della famiglia, per punire la figlia dell’onta ch’ella riversava su questa, appena ella ebbe partorito, l’avesse fatt
e un giorno, colpita quasi da un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una tela, con un ago da ricamo, l’infame atten
dettero ad una precipitosa fuga, e veleggiarono alla volta di Atene, su di un vascello all’uopo preparato, prima che Tere
— —Filottete — Tragedia trad. di F. Bellotti. Filottete dunque restò su quegli scogli deserti, solo, abbandonato, in pred
abbandonato, in preda ad acerbi dolori, e privo d’ogni umano conforto su quelle rocce ove i suoi lamenti e le sue grida su
resentato ed adorato, coniandosi persino in suo onore delle medaglie, su cui erano incise le parole Deus Rhenus ; il Panis
I greci scrittori ebbero ognuno delle idee individuali e particolari su questa dea. In fatti, Pausania asserisce che nell
a lugubre pompa del sepolcro ; ……………. ………nonna del mare Te ïnvoca chi su nave di Bitinia Accingesi a solcar l’ onde Carpaz
L’ udi Febo, e scese Dalle cime d’ Olimpo in gran disdegno Coll’ arco su le spalle, e la faretra Tutta chiusa. Mettean le
co su le spalle, e la faretra Tutta chiusa. Mettean le frecce orrendo Su gli omeri all’ irato un tintinnio Al mutar de’ gr
ava, ricercando continuamente di lei. E avvenne un giorno, che assiso su d’ una rupe sotto alla quale erano ascosi Aci e G
a causa dello straripamento delle sue onde ; ond’egli rimase in forze su quanto gli restava a fare, senonchè una vecchia a
estire l’unico figliuolo cogli ornamenti reali, e poscia lo sacrificò su di un altare. Forse da questa tradizione dell’ant
anto moltiplice e svariate sieno le opinioni degli antichi scrittori, su queste fantastiche e soprannaturali personalità d
a, proporzionata alla loro smisurata altezza Gli vedevam da lunge in su l’arena, Quantunque indarno, minacciosi e torvi S
misurata grandezza, potrebbe benissimo non aver il suo fondamento che su relazioni di artefici e di operai ; ovvero su rac
r il suo fondamento che su relazioni di artefici e di operai ; ovvero su racconti di tradizioni piu o meno fantastiche e f
dente, con una corona nella mano destra, e con la sinistra appoggiata su di un’ancora. Gli antichi facevano una differenza
l paganesimo, monde di umano sangue. Ovidio dice che Licaone svenasse su di un altare di Giove, un prigioniero di guerra,
scendente a metà del petto ; colle spalle larghe e quadrate ; seduto su di un trono, circondato di raggi in tutto lo sple
iegate riposa a’ suoi piedi, era l’emblema della supremazia di Giove, su tutti gli esseri creati, siccome l’aquila ha la s
Giove, su tutti gli esseri creati, siccome l’aquila ha la supremazia su tutti i volatili. I singoli popoli non solo della
e che si fosse fatto poi conoscere dagli Arcadi, ed avesse esercitato su di loro un potere quasi misterioso, e li avesse a
ovince dell’ occidente, fino alla Spagna ; ed a Nettuno la supremazia su tutti i mari. È questa forse la ragione che fece
di divinazione la quale si eseguiva camminando intorno ad un cerchio su cui erano seguati alcuni caratteri cabalistici, l
nisti della favola, sono, nella grande generalità, unanimi e concordi su molti particolari riguardanti la Giunone pagana ;
rte dei beni della terra, se avesse voluto aggiudicarle il pomo d’oro su cui la Discordia avea scritto : Alla più bella — 
pretesi prodigi da essa operati, e delle terribili vendette compiute, su coloro che aveano osato sprezzarla, o solamente p
ai ruderi dei monumenti rispettati dal tempo, sia nei papiri. Infatti su di una pietra d’un monumento che si vuole sia que
per sè stesso semplicissimo, Glauco non dubitò che l’erba che nasceva su quelle spiagge, avesse una qualche segreta e part
ritornata nel loro paese, per mezzo di un re che fosse venuto ad essi su di un carro. Mentre gli abitanti della Frigia sta
ero andare alla loro volta Mida con suo padre e con sua madre, seduti su di un carro. Allora riconoscendolo per l’uomo cui
ie ecc. e a tutti i mostri di cui fa mezione la cronaca favolosa. In su le porte I biformi Centauri……… ……… . .e con Medus
sulle gorgoni ; e per quanto moltiplici sono i ragguagli trasmessici su di esse, altrettanto differenti e contradittori s
e. Il cronista Palesato, a sua volta, ripete che le Gorgoni regnarono su tre isole dell’Oceano, e che alla sopraintendenza
annome che si dava a Pallade Minerva, perchè essa portava, uno seudo, su cui era impressa una testa della Gorgone Medusa.
turalisti antichi e moderni, si trova ripetuta una singolare credenza su questo volatile. Si vuole che l’ibi avesse per il
me di lui mare e isola d’Icaro. Diversa, per altro, sebbene informata su questa base, è la favola che i poeti e i cronisti
vato. Anche Enea ebbe, secondo la cronaca tradizionale, i suoi natali su questa montagna, ove Venere, sua madre, lo dette
sto mostro era così terribile, che una sola goccia di esso, applicato su di una parte qualunque del corpo, cagionava istan
na, ov’essa aveva il suo covo. Ercole per combatterla pensò di salire su di una piccola biga, di cui dette a guidare i des
i dell’anno adornavano l’Idria con ricca magnificenza, e la mettevano su di un’alta impalcatura, specie di teatro, su cui
ificenza, e la mettevano su di un’alta impalcatura, specie di teatro, su cui tutti gli abitanti salivano per adorare, con
pio a ringraziare gli dei ed in memoria di questo fatto fece incidere su di una pietra la seguente iscrizione : Ifide giov
credenze che gli autori così antichi come moderni ci hanno tramandato su questo nome conosciutissimo nei fasti del paganes
lla intitolata Ifigenia in Aulide. Tolta la principessa dalla altare, su cui in sua vece fu svenata la cerva, ella fu invi
li egizii ed i greci, i quali osarono di formarne una scienza fondata su regole e su precetti più o meno strani, e di lega
i greci, i quali osarono di formarne una scienza fondata su regole e su precetti più o meno strani, e di legarla alla rel
sma. Molte, oltre a ciò, vi son di varie fere Mostruose apparenze. In su le porte I biformi Centauri, e le biformi Due Sci
del piccolo Bacco, figlio di Giove e di Semele ; e giurò di riportare su di Ino tutto lo sdegno della sua terribile vendet
a però temendo la vendetta della regina, s’imbarcò per lontani viaggi su di una nave, che avea nella prora la figura di un
estano le notizie che gli autori dell’ antichità, ci hanno tramandate su questo celebre uomo, inperocchè lo stesso Diodoro
itologica ripete, che il cavallo Pegaseo battendo con l’unghia sonora su di una pietra, ne avesse fatto scaturire questa s
il nome che Fedra impose ad un tempio, che ella avea fatto fabbricare su di una montagna vicino la città di Trezene, in on
bbandonare il trono, e andare in bando dall’isola nativa. Rifuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita da alcuni corsa
e quali, al dire di Plinio, avevano la strana prerogativa di caminare su di un rogo acceso senza bruciarsi, durante il sac
iversale, secondo asserisce il cronista Apuleio, il quale si appoggia su di un’ antica iscrizione, trovata da tempo immemo
e notizia sparse negli astanti, i quali rimasero indecisi e perplessi su quanto sarebbe succeduto, se non che Minerva, app
dei cieli inferiori, il quale ha diritto assoluto di vita e di morte su tutta la specie umana. Credono i cinesi che altri
i giapponesi, sono questi i nomi di due sacerdoti, i quali scrissero su foglie di albero, le più belle massime della reli
per i dodici re, che secondo la tradizione storica, regnarono insieme su quella contrada. Sorgeva questo famoso monumento
quecento erano sotterranee, e le altre mille e cinquecento fabbricate su di esse. Le camere sotterranee contenevano i sepo
o ; imperocchè si credeva che se taluno avesse inciso il proprio nome su quelle tegole di marmo, la incisione svaniva nell
allorquando essi credettero che l’ira che la dea avea fatta ricadere su di Oeneo, e suoi discendenti, si fosse placata. L
’arco non era ancora teso nelle sue mani, che i mostri si slanciarono su di lui, e lo strinsero nei loro innumeri attortig
lui, e lo strinsero nei loro innumeri attortigliamenti e innalzandosi su di esso di tutta la testa e della parte superiore
lizzata tradizione che i cronisti dell’antichità ci abbiano trasmessa su questo famoso re troiano. Ma la cronaca a cui acc
mpletare le notizie che le cronache dell’antichità ci hanno trasmesse su questa importante personalità mitologica, venerat
Netapontino, il quale per le sue immense ricchezze godeva del primato su tutti i suoi concittadini, ebbe la temerità di vo
portare in giro per la città in gran pompa la statua della dea, posta su di un carro, e poi andarsi a lavare nelle acque d
l nostro sangue a difinir la guerra, E di Lavinia le bramate nozze In su quel campo a procurarci avemo. Vircilio — Encide
a. Però questa opinione di qualche autore, non è la più generalizzata su queste tre famose dee dell’Olimpo pagano. V. Graz
Nemesi. Fidia, l’immortale scultore della Grecia antica, rappresentò su d’un bassone rilievo d’una statua di Nemesi, Leda
o, potè allontanarsi precipitosamente dall’ orribile scena, lasciando su quel luogo di morte più della metà dei suoi compa
za, ed ha un istinto d’indipendenza dichiaratissimo. 2504. Libetra. —  Su quest’antica città che una volta sorgeva sul mont
e visto le ossa di Orfeo Libetra, e che il distruttore si chiamerebbe Sus . Ora è a notare che in greco la parola óõó signif
ale ; mentre vi era nelle circostanze di Libetra un torrente chiamato Sus . Ingannati da questa oscura ambiguità dell’ oraco
nto, una pioggia dirotta ingrossò siffattamente le acque del torrente Sus , che rotto gl’ argini, straripò con tanta violenz
ne Linfe abitatrici del monte Libetrio, nelle circostanze di Elicona. Su quella montagna scaturiva la fonte chiamata Libet
che erano incaricati a riscuotere quella specie di tributo, segnavano su di un apposito registro, chiamato Libitinœ ratio,
non sono tutte le notizie trasmesseci dalle cronache dell’ antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatti Suida, uno
un altare consacrato a Giove, innanzi al quale sorgevano due colonne, su cui erano due aquile dorate ; e innanzi alle qual
iluvio di Deucalione, i pochi uomini scampati alla morte si riunirono su quella montagna, e forse spinti dal bisogno di fa
se spinti dal bisogno di farsi un asilo, edificarono le prime capanne su quel luogo stesso, ove poi col tempo surse la cit
non visse di Driante il forte Figlio Licurgo che agli dei fè guerra. Su pel sacro Nisselo egli di Bacco Le nudrici insegu
i fior di Loto, di cui si nutrivano. Al fine Nel decimo sbarcammo in su le rive De’Lotofagi, un popolo a cui cibo È d’una
ve la più cieca superstizione aveva un impero assoluto ed estesissimo su tutte le menti, si vantavano d’aver commercio con
7 (1880) Lezioni di mitologia
vetusti monumenti, non conoscendo quello che immaginarono gli antichi su questo particolare, nulla i simboli direbbero agl
e il celebre Winkelman, tanto benemerito delle arti belle, ha scritto su questo soggetto un’operetta, che per l’utilità qu
e, aurato Degli omeri flagello, e della fronte Maestosa alterezza, in su la bara Tronca col ferro, e del defunto amico N’e
pre, intanto Che le ammassate vittime d’ intorno Gli fan corona: indi su lui riversa Da doppia urna d’argento un doppio ri
piri. Infatti antichissimo era fra gl’idolatri il rito di sacrificare su luoghi elevati, onde nelle sacre carte questo pro
atte: in giù si slancia, il corpo Precipita, si frange in mille parti Su gli aspri sassi, e con il proprio sangue. Infelic
al dir di Orazio, l’esperimento fedele in rapire il biondo Ganimede, su i vaganti uccelli le concesse l’impero. Perciò ne
treccie Europa disse: Qua, care compagne, Qual sia piacere nel seder su questo Toro: noi tutte accoglier puote il tergo,
da Cesarea, si disputarono Giove. Nè minor discordia è fra i Classici su cosa fosse Giove. Altri l’aria, altri il fuoco, a
a di grano e miele. Fra queste antichità io pongo ancora una colonna, su cui è la statua di Socrate, uomo degno di memoria
r col tuo muggir confondi, E col muggito il mio pianto accompagni? Tu sai dal mio parlar che duol m’abbondi; Ved’io dal tuo
; E s’ alcun le s’oppon, le corna abbassa, E ‘1 fa cader dall’aria in su l’arena. Gli uomini e gii animali urta e fracassa
e mai sciolta e spedita. Tosto si leva e in alto si distende, E ferma su due pie tutta la vita: Mutata tutta in un punto s
ulli in mezzo a due figure, una virile detta Onore, 1’ altra muliebre su cui si leggeva Verità: come simulacro, di Fidio i
rgivi, onorando un simulacro di lei assiso sul trono, e collo scettro su cui posava il cuculo, ministro della frode amoros
meritano ancora le crespe della tonaca, e il lembo della sopraveste, su cui si scorge un riporto aggiuntovi per abbellime
egando invita, E ‘1 Silenzio che chiede, e ‘1 bel Mistero Col dito in su le labbra, e la soave Sospirosetta amabile Triste
a certa nobile fiso nomia che è sua propria, altrettanto siamo dubbii sai bambino che tiene al petto. Winkelmann, che il pr
e Monti. « Nè invan si stava alla vedetta intanto Il re Nettuuo, che su l’alte assiso Selvose cime della tracia Samo, Con
nato L’aureo flagello di gentil lavoro, Monta il carro, e legger vola su l’onda; Dagl’imi gorghi uscite a lui d’intorno, C
ano, che sovranamente era fornito del talento di spargere il ridicolo su tutto, amplificò il racconto di Omero dicendo che
n avvaloravano, ma smentivano l’opinione comune. Se però consentivano su questo punto, dissentivano sull’altro della nuova
stri occhi il dono dei Te^eati in memoria del trionfo che riportarono su gli Spartani. Consiste in un Apollo, in una Vitto
or. Fingete Che pera alcun dei figli miei: saranno Più che due sempre su : l’allor strappate Al crine, e l’ara si rovesci.
raccia, sopra vi si stende, i baci Ultimi senza alcuno ordin dispensa Su tutti i figli. Le livide braccia Inalza al ciel d
impetrato dalla potenza d’Apollo. « Nel terminare queste riflessioni su tanto incomparabile simulacro, non voglio defraud
Apollo, cioè il bastone di pastore incurvato, appoggiato alla pietra su cui siede la figura: dal che appare che siasi vol
è i capelli legati insieme dietro alla testa. Le donzelle li tiravano su tutti air intorno del capo, in cima al quale anno
uono della cetra e pel canto, che lo fece discendere sino a comparire su i palchi d’Italia e di Grecia a contrastare la pa
fuga accresce: Non ha legge l’error: l’impeto cieco Di qua, di là, di su , di giù gli mena: Ora toccan le stelle, or Cintia
o di celarsi nel grembo alle loro genitrici, cosi disse ai Ciclopi: — Su via, fabbricatemi un arco Cidonio (così dicevasi
etro sono legati a molta distanza dalla testa, e cinti da un diadema, su cui stanno otto rose rilevate d’un color rosseggi
oggetti. I suoi capelli sono d’ogni intorno della testa ripiegati in su , e di dietro alla maniera delle fanciulle legati
vora. Ma di Leda i figli, Non stelle ancora eh’ il nocchiero implora. Su due destrieri più che neve bianchi Ivano, e d’amb
olla natura stessa per essere la nudrice di quanto quaggiù vediamo. «  Su questo principio andremo spiegando tutto quel che
iglia se incomincian questi a guarnire sino il suo nimbo: quelli però su d’esso effigiati, forniti di ali, e perciò colloc
antico cibo degli uomini. Il resto del petto è coperto dallo Zodiaco, su cui ci son visibili i segni dell’Ariete, del Toro
io di questo dio sul basso rilievo del sacrifìcio di Marc’ Aurelio, e su una medaglia di Adriano nella biblioteca Vaticana
e questo diadema Venere vittrice, di cui una statua che posa un piede su un elmo fu dissotterrata nel teatro dell’antica c
e credendoli Messenii perchè erano armate. E grazioso l’epigramma che su questo simulacro si legge in Ausonio, che lo trad
re. La seconda riguardava quel frammento di pilastro o di colonnetta, su cui ora tien posato un elmo che suole accompagnar
n pezzo d’armatura di quelli che Venere ostenta. Fu dunque ristaurata su questa idea, e le fu aggiunta la palma allusiva a
un coro Tesse liete carole, e bossi e cetre Ne raddoppian la gioia, e su le soglie Garrula frotta di donzelle e donne Mesc
raifrenarla: ma d’etade e senno Maturi padri entro il sacrato cerchio Su lisce pietre chetamente assisi Libran fatti e ris
delle vote paglie Ne fan cataste di covoni e monti. Cheto in disparte su d’un trono erboso Siede il re del villaggio, e li
sedente coll’Amore ai piedi nella Yilla Ludovisi, ed un piccolo Marte su una delle basi dei due bei candelabri di marmo, c
pinioni vi sono, che saranno da me accennate quando vi leggerò l’Inno su Cerere ad Omero attribuito, che fu scoperto dal M
iuta come la nudrice del genere umano. « Il ristauro è stato eseguito su questa idea. La divinità nella destra ostenta le
elitto violarlo. Compirò le altre notizie, che ho dedotte dal Meursio su questo soggetto, nella seguente Lezione. Udite pa
opra Amore e Psiche. Si presenterà l’occasione di ritornare col tempo su questa favola ingegnosa, con tanta venustà raccon
do, e la compianse Giuno. Sola Venere altera Non calmò l’ire gravi, e su l’afflitta Compier giurò la sua vendetta intera;
: Chi l’auree lane, e la difficil’onda: Amor, dov’eri? a te che tutto sai , Come furono ignoti Della tua Psiche i guai! Ella
e alcune riflessioni che possano servire a determinare le nostre idee su questo genere e sui luoghi degli scrittori, che v
Tutte alla nera Alta foresta, Di lei che al Dindimo Monte si venera: Su , greggia tenera, Su, di Cibelle Erranti Ancelle:
a foresta, Di lei che al Dindimo Monte si venera: Su, greggia tenera, Su , di Cibelle Erranti Ancelle: Voi che vaghe di ter
, E in grand’ odio alla dea di Citerà L’aspro taglio di fare patiste: Su , vagando, Carolando, Vostra mente torbid’egra Ser
gio nimico e degli armenti Contra gli aizza, e in questa guisa parla: Su , gli dice, su, fera belva, Vanne, e quinci ritrar
egli armenti Contra gli aizza, e in questa guisa parla: Su, gli dice, su , fera belva, Vanne, e quinci ritrarsi alla selva
za, Che baldanzoso Troppo e riottoso Dal mio domino sottrarsi vorria. Su , la coda ti scuoti, E con essa le terga percoti,
armente onorato, e questo culto empio e barbaro è stato sempre quello su cui è fondato il maggior rimprovero, che la poste
di Callimaco sono probabilmente quelli che portano il nome di Cabiri su molte medaglie, nelle quali li vediamo rappresent
versi: e ciò soave e grato È fra i mortali. Ma trovarlo è pena, Tu il sai , lo penso, delle medich’arti Perito, e caro delle
a, sul lido Sedea fin dall’aurora: in lui lo strale Della potente che su Cipro impera Fisso si sta: trovò rimedio alfine.
si nel mare: Vieni fuor, Galatea, tornar ti scorda A casa, come io fo su questo duro Sasso assiso: paschiam l’agnello insi
o, e ridon tutte allora Che compiacere a lor desìo m’infìngo. Anch’io su terra fo la mia figura. — Colle Muse così l’amor
poli o di famiglie, ma semplici epiteti. Dalla più leggera attenzione su ciò che significava la parola di Telchini sarebbe
nutile il darvene conto, perchè vi accennai la discordia dei mitologi su questo particolare, ragionando della madre degli
l Cupero, che in tutto confronta colla presente, ed è a basso rilievo su un’ara a Serapide dedicata. La Storia antica e la
l Plutone presso il rinomato scultore signor Bartolommeo Cavaceppi, e su quello che adorna il fine del capitolo primo, lib
orda. Più basso, al di sotto di Ulisse, Teseo e Piritoo stanno assisi su delle sedie. Teseo tiene con ambe le mani la spad
on ambe le mani la spada di Piritoo e la sua: Piritoo fìssa gli occhi su queste due spade, e sembra afflitto ch’elleno sie
ede una balza dirupata. Sisifo figlio d’Eolo si sforza di spingere in su una grossa pietra. Se vede nello stesso luogo un
ributi. Una di esse viene costantemente effigiata in atto di scrivere su un rotolo. Talora non vi sono cbe due Parche, e i
faci accese nelle mani, e con braccia ignudo contro di Oreste armate, su un vaso di terra cotta della Collezione Porcinari
milton. Così giovani e belle vengono rappresentate queste vindici dee su varii bassi rilievi in Roma, ove la stessa vicend
, rappresentanti una testa di Proserpina, e nel rovescio un vincitore su di una quadriga. Queste monete avrebbero dovuto e
bre Prassitele, rappresentarono il ratto di Proserpina, inciso ancora su molte medaglie della Sicilia e dell’Asia Minore.
e anni, quantunque Eusebio ed altri scrittori molto da lui dissentano su questo particolare. E fama che fosse tanto potent
rilievi e nelle gemme osserviamo. « Gran cose hanno detto i filologi su questo sollevar del manto che fa Nemesi, tutte in
non hanno nell’antica tradizione verun appoggio. « Se ardissi avanzar su di ciò la mia opinione direi che invano si cerca
a ampolla che una fiala di preziosi unguenti tutta propria di Venere, su cui sono scolpiti gli Etiopi, non per la loro giu
un mio dottissimo amico, l’ Abate Zannoni, in un bella dissertazione su questa dea, che non ha veduto ancora la pubblica
ure della Vittoria all’ arbitrio di lei soggetta. L’autore di un inno su Cerere, attribuito ad Omero, figlia la chiama del
se antiche hanno attribuito il silenzio di quei padri della Mitologia su tal proposito ad idee più giuste di quelle che si
a è il nostro. « Esprime una vittoria navale coll’appoggiare il piede su di un rostro di nave, ad esempio di quella che si
lea luce, Ne la capanna mia poc’anzi apparse: E come suole ornarse In su l’Eufrate barbara reina, Di bisso e d’ostro si co
e vele armar le navi. S’io non governo le volanti antenne, Sedendo in su le penne De’ miei spirti soavi. Io mando a la lor
r comete. Questa è la man che fabbricò sul Gange I regni a gl’Indi, e su l’Oronte avvolse Le resrie bende de l’Assiria ai
l’aquile superbe Sola in prima avvezzai di Marte al lume, Ond’alto in su le piume Cominciaro a sprezzar l’aure vicine, E l
nciaro a sprezzar l’aure vicine, E le palme sabine: Io senato di regi Su i sette colli apersi: Me ne gli alti perigli Ebbe
si schermirò i Parti Di fabbricar trofei Di lor faretre ed archi: In su le ferree porte infransi i Dacì, Al Caucaso ed al
lte e divine: Speran per loro i tuoi superbi carmi Arbitrio eterno in su l’età lontane; E già dal loro ardore Infìammata t
non contrasti a tanto invito; Che neghittoso e lento Già non può star su l’ale il gran momento. — Una felice donna ed immo
e preme: E se ben non presume Meritare il mio crin le tue corone, Pur su l’alma i’ mi sento Per lei doni maggiori Di tutti
o, Che ancor s’ammira sanguinoso e bruno. Io vendicai l’insulto Fatto su l’Ellesponto al gran Nettuno. Corsi sul Nilo, e d
iare anco le trombe. — Indi levossi furiosa a volo, E chiamati da lei Su la capanna mia vennero i nembi: Venner turbini e
oni, o sieno esse reputate degne di lode, ovvero di biasimo. Il sasso su cui siede la Musa può simboleggiare le rocche di
o braccio strette con borchie, fra le quali le due prime, che restano su gli omeri, sono più grandi. Ha una sopraveste biz
ltra parte pel suo generoso coraggio. Volgete adesso il vostro occhio su quello che dipende dall’artista: egli non ha dipi
dia l’ho finora supposto come indubitato: ed in fatti, sono d’accordo su ciò la maggior parte degli antichi. Pure lo scoli
de Erato non potrà esser che la terza figura, che posando la sinistra su di una base, sta pensierosa ed ha il capo coperto
però del capo; l’altra eguale al vero, moderna per altro dal mezzo in su , ma di eccellente scalpello, nella Villa Pinciana
are in qua e in là all’ intorno, tien pur l’occhio attentamente fisso su Polinice piegando il ginocchio in terra. Ecco un
iamo sott’ occhi. Io vado pensando che siccome la tonaca dal mezzo in su è trasparente, sia fatta dal mezzo in giù di più
a Omero fin a Orazio i poeti han costumato di registrare i loro versi su di simili tavolette, che, colla facilità che offr
, non poteano darsi che i pugillari sui quali si compone, o il volume su cui si registra o si legge. Il volume le hanno as
e, dall’ altra 1’ Ercole Musagete coli’ epigrafe Ercole delle Muse, e su questa non cade alcun dubbio. La seconda presenta
l’area del dritto, e nel rovescio accenna col radio i circoli segnati su del globo che vien sostentato da una specie di tr
sta la sola natura per piacere. Certo è che gli antichi moralizzavano su queste divinità, come fra l’altre cose lo mostra
a esse e le tre Parche (che come le tre Grazie si tengono per le mani su qualche medaglia) altra differenza che il vestito
lla delicatezza di lineamenti, che serpeggiando quasi insensibilmente su quel bellissimo corpo, fan sembrare come per una
ione ne troveremmo il motivo: giacché sappiamo che le parti del corpo su cui si fa forza e si preme, acquistano in grossez
ci alla tremante madre. Precipita qual turbo e notte e giorno Lo Dio; su Lenno minando suona: Un grido scosse la città: lo
ami tremar le madri, al seno Strinsero i figli inorriditi: Affretta I su (^ passi il Terrore, e dai recinti Gotici irrompe
di Filomela, e molte altre. La ninfa delle Stagioni passa rapidamente su questi quadri differenti per giungere a quello ov
ando il loro delitto. Sono sedute in terra: una appoggia la sua testa su le ginocchia; 1’ altra la piega sulle spalle. Aga
a l’Assiria le maravigliose imprese del dio del Vino. Stafilo regnava su queste con ro’o trade: Botri era suo figlio e Met
le membra in alto. Ma quanto ei s’ erge dal profondo flutto, Tanto in su Perseo vola, onde lo stanco Mostro per lo sicuro
pende: Ruina alfin col lacerato corpo Il mostro, e pien del flutto in su ritorna, E copre il mare con le vaste membra Trem
uni, dei Centauri ed altri. I Baccanali compiranno le nostre ricerche su questa divinità e ad un tempo la Teologica Mitolo
un capo di vitella; e nella Pompa Bacchica di Tolomeo vi era condotto su un carro uno di questi corni d’oro di trenta cubi
l’asta, dando loro in quella vece la ferula assai leggiera e debole: su queste, come prima facevano sull’aste, ci metteva
urono esposti dal medesimo autore nel primo ragionamento che vi tenni su questa divinità. « Un altro carattere, e quasi u
mineremo un poco il quadro. E prima ci faremo a considerare il poggio su che il disco vien mandato via. Certo, il poggio è
antico di vetro riportato dal Buonarroti, in cui Bacco sta a giacere su una rupe in seno ad una delle sue nutrici con una
Due fanciulli coi tirsi gli recan dietro una sottocoppa a tre piedi, su cui si scorge una piccola ara dove ardono incensi
era lecito saperne, l’estraevano dalla cista, e ritti alcuni altari, su quegli le deponevano. In Atene, e forse altrove,
i sì nella superiore che nell’estremità iuferiore, e si regge sospeso su quattro piedi cavati dal pezzo medesimo, che han
mere. La sua superfìcie superiore è affatto piana. « Dell’are sospese su piedi agli angoli abbiamo esempio in antiche memo
o solito di osservare che i ministri della mensa eran Fauni. « Posate su d’un altro letto d’incontro Bacco, scorgonsi due
Platone dai nostri maggiori solea attribuirsi, e che vedesi ripetuto su di tanti ermi. I capelli più della barba acconcia
capelli più della barba acconciamente distribuiti gli cadono in parte su d’ambe le spalle divisi in due lunghe e ben petti
Fauno è in un bel vaso etrusco riportato dall’Hancarville; la stessa su d’un incomparabile cammeo presso il signor Jenkin
ofago del Palazzo Farnese in mezzo a Baccanti; la stessa, finalmente, su cento altri monumenti Bacchici è frequentissima.
Bacco barbato, o di un sacerdote sotto le sembianze del nume dipinto su d’un bellissimo vaso. « Le statue feminili che ac
in cui Bacco si presenta me lo fanno congetturare. Il nume è coricato su d’un carro a quattro ruote su cui è steso un orig
fanno congetturare. Il nume è coricato su d’un carro a quattro ruote su cui è steso un origliere a guisa di letto. Egli s
i Bacco. « Son tre Fauni e due Baccanti che conducon via un elefante, su cui è avvinto un prigioniere indiano, appunto com
nate fra le maschere e gli animali bacchici il carro a quattro ruote, su cui sono assisi i due numi. Ercole nudo interamen
o in virtù delle segrete macchine, compariva nella pompa Alessandrina su d’un carro nell’abito medesimo che qui vediamo, e
8 (1807) Cours de mythologie (2e éd.)
s Mensonges sublimes, O toi qui célébras les Héros magnanimes, Et qui sus , pauvre encor, par tes chants immortels, Même dan
céda le sceptre, à condition qu’il dévorerait ses enfans mâles. Ayant su que Rhée, femme de Saturne, avait sauvé Jupiter,
st mon empire. Je suis le Dieu des vers, le Pinde est mon Empire ; Je sais unir ma voix aux accords de ma lyre ; Je prédis l
ec de Méléager .    Au milieu des flammes, Bacchus Reçut, comme on sait , la naissance : Des Nymphes tous les cœurs émus E
elles, C’est aux ames qu’Amour refusa d’assortir,           Et qui ne savent auprès d’elles           L’appeler ni le retenir.
, aveugle et ailé.             Vous qui blâmez ma pauvreté,           Savez -vous la Mythologie ! Je suis pauvre, aans doute,
rampant Autour de mon bâton ce mystique serpent. Sous sa forme demain sachez me reconnaître, Plus auguste, plus grand, tel qu’
t parlant d’une voix de tonnerre : « Qu’on me venge… j’étouffe… et ne saurais me taire. Quoi donc, Seigneur ! quoi ! mon traîtr
la rose nouvelle : Hélas ! avec douleur il se sépare d’elle ; Mais il sait à propos modérer ses desirs, Et garde un sentimen
oces de Gamache et les travaux d’Hercule, Et mille objets divers, que savent imiter D’habiles confiseurs que je pourrais citer
us ses sujets ; Morphée imitateur de l’homme et de ses traits. Nul ne sait mieux que lui prendre l’air du visage, La démarch
, Tout le séduit, tout l’anime et l’enchante ; Il confond tout, il ne sait point choisir, Et sans languir dans une vaine att
sir, Et sans languir dans une vaine attente, Bien plus heureux, il ne sait que jouir. Une substance écumante et légère, Remp
interdit un moment, Redouble encor ses soins pour la cérémonie. Il ne sait si du lieu c’est le puissant Génie, Ou l’envoyé d
fait entendre sous mes doigts Qu’une voix faible et gémissante. Je ne sais quel sombre poison, Qui me consume et me dévore,
a ton autel, Et son ceintre ressemble à la voûte du Ciel.    On veut savoir pourquoi, seule entre les déesses, Vesta se fait
in diffère. Junon, comme Cérès, devint épouse et mère. Vesta, vous le savez , ne connut point d’époux. Faut-il donc s’étonner
gère. Bernis 78.    J’admire tes bienfaits, divine Agriculture, Tu sais multiplier les dons de la nature ; Toi seule à l’
it à tes soins ses plus beaux ornemens. Sans toi, ces végétaux que tu sais reproduire Périssent en naissant, ou naissent pou
x pieds les erreurs du vulgaire ; Et détrompé du faste des palais, Je sais enfin, sous mon toit solitaire, Apprécier les fav
aconte aux yeux : Je revois les amours, les faits de nos aïeux : Elle sait m’inspirer leur belliqueuse ivresse, J’admire leu
l et de la voix : Le tambourin résonne, et tout part à la fois. Je ne sais quel instinct règle chaque attitude ; La grâce, a
e fois préférable ! Trop heureux le mortel qui, goûtant tes douceurs, Sait connaître et sentir le prix de tes faveurs !. L’
coup du sort Recevoir l’hyménée, et le trône et la mort ; Poison, me sauras -tu rendre mon diadême ? Le fer m’a bien servie, e
a foule des humains. Là, les Mânes nouveaux, ignorant les chemins, Ne savent où trouver, dans les demeures sombres, Le palais
lui rien disputer, Lorsque d’un Médecin arriva la visite, Et l’on ne sut alors qui devait l’emporter :         La Mort mêm
a Gloire ; Dans les champs de l’honneur, tout cédait à ses coups ; Il sut , pendant vingt ans, enchaîner la victoire…       
peine à reconnaitre Hercule.           Est-ce là ce bras menaçant Qui sut vaincre, étouffer un lion rugissant ; Qui, de l’h
, par un zèle sincère, Tu me contais alors l’histoire de mon père. Tu sais combien mon ame, attentive à ta voix, S’échauffai
ses injustices ; Phèdre enlevée enfin sous de meilleurs auspices ; Tu sais comme, à regret, écoutant ce discours, Je te pres
ent, dit-il, qui t’amène en ce lieu ? Parle, que me veux-tu ? Vous le savez , grand Dieu, Oui, vous le savez trop, lui répond
ieu ? Parle, que me veux-tu ? Vous le savez, grand Dieu, Oui, vous le savez trop, lui répond Aristée ; Le livre des destins e
st connu dans la Grèce, J’ai poussé la vertu jusques à la rudesse. On sait de mes chagrins l’inflexible rigueur, Le jour n’e
sa vertu magnanime N’a que trop mérité mes feux et mon estime. Je ne sais si mon cœur se flatte en mon amour, Mais peut-êtr
ain à les dompter l’homme oserait prétendre, Lui-même de leur joug ne saurait se défendre. Nous, fidèles aux soins qui nous son
e offense ? Pyrrha craint d’obéir aux ordres de Thémis. O Déesse ! tu sais si mon cœur t’est soumis : Mais puis-je d’une aïe
urner en arrière, Tient les rênes encor mais ne les régit plus, Et ne sait plus les noms des chevaux de Phœbus ….….….….….….…
   Non, il sortait du fond d’une province.        Or, ce Badaud, d’un savoir assez mince,           Lisait pourtant quelques é
       Que pas un rocher ne fut tendre ;           Que pas un cerf ne sut danser. Il remet dans sa poche une flûte inutile 
est toi, céleste Harmonie,           Dont la douce tyrannie            Sait enchaîner les mortels,           Et désarmer la f
a victoire entre nous ne fut point incertaine. Dieux puissans ! je ne sais si c’est faveur ou haine ; Mais sans doute pour m
nus la grâce et la beauté, De la reine des Dieux la fière majesté, Le savoir de Minerve et l’esprit de Mercure, Une voix dont
-ce fait ? n’est-il plus d’espérance ? S’il voyait mes douleurs, s’il sait que son absence… Élise.     Hélas ! que dites-vo
d’une aimable ivresse ;       Par les plaisirs d’une égale tendresse, Sut encor embellir jusqu’à ses derniers jours… Blin
lois de la Nature ;         Périr est le sort des mortels ! Celle qui sut charmer sans art, sans imposture, Celle dont la v
de mon pays ? Mes efforts, par les Dieux, peuvent être trahis ; Je le sais  : le jour vient, où la triste Pergame Doit voir p
er mon cœur ; Mais te voir le butin d’un insolent vainqueur ; Mais te savoir au joug d’un maître qui te brave, Et qui s’ose va
métamorphosé en serpent, ainsi que femme.     L’infortuné Cadmus ne sait pas qu’Amphitrite A pris quelque pitié de sa race
r la première fois. O douleur ! il expire ; et sa bouche savante, Qui sut prêter une ame à la pierre mouvante, Qui sut appr
t sa bouche savante, Qui sut prêter une ame à la pierre mouvante, Qui sut apprivoiser les monstres des enfers, Pousse un de
fforts superflus ; Il voudrait se saisir, et ne se trouve plus. Il ne sait ce qu’il voit ; mais, ce qu’il voit l’enflamme, E
lieux, il fuit. Le sommeil ou la faim n’interrompt son ivresse, Il ne saurait quitter son onde enchanteresse ; L’œil chargé de
qu’en me jouant je me plais à nager, J’entends sortir des flots je ne sais quel murmure. Je tremble, et vers le bord je fuis
hargés de sa conduite, Dont les bons soins lui firent concevoir Qu’il savait tout, même sans rien savoir, L’un fut l’Orgueil,
les bons soins lui firent concevoir Qu’il savait tout, même sans rien savoir , L’un fut l’Orgueil, champion d’ignorance, Grand
Et l’autre fut l’Opiniâtreté, Dame d’atour de la Stupidité. Or je ne sais si notre destinée Par quelque étoile est sans nou
admirateurs, amis imaginaires, Qui tout le jour lui baisant le genou, Surent le rendre enfin tout-à-fait fou ; L’un de son cor
où tes vœux criminels, Des jeux de nos cités poursuivent le prestige, Sais -tu si ton enfant, loin des yeux maternels, Reçoit
la tromper, Ménageait aux amans le temps de s’échapper. La Déesse le sut . Va, pour prix de tes ruses, Tu parleras si peu,
erche au loin, il entend dire, proche. Pourquoi donc te cacher, si tu sais où je suis ? Est-ce que tu me fuis ! on répond, t
rouler ; La voyiez-vous broder, ou peindre avec l’aiguille ; Tant de savoir en elle, et tant d’adresse brille, Que vous recon
est unique et nouveau. A ta fille, à ta bru va porter la morale ; Je sais me conseiller. Que prétend ma rivale ? Me vaincre
r des Mortels, Qui, jamais, par les soins d’une heureuse culture, N’a su dans les guérêts féconder la Nature, Mais grossiè
ronnée ! L’Olympe en tes bosquets, vit errer tous ses Dieux : Pan qui sut animer les joncs mélodieux, Diane au carquois d’o
ns appelaient une compagne tendre ; Il s’envole, il revient ; l’Amour sait -il attendre ? Mais un doux chant succède à ses ch
enaçantes ; La génisse à pas lents, parcourait ces beaux lieux. Je ne sais quelle joie animait tous leurs jeux. Un berger le
gle que moi Milton fut moins à plaindre ; Ne pouvant plus te voir, il sut au moins te peindre ; Et lorsque par leurs chants
aste Paix, c’est ainsi que le Maître du Monde, Du fier Mars et de toi sait discerner le prix : Ton sceptre rend la Terre en
l conforme son goût ; Il souffre la misère, il rit de la richesse, Et sait autant jouir que se passer de tout.         Il cr
ux rustiques. Vous qui m’êtes si chers, ô mes toits domestiques. Vous savez si mon cœur regrette ses plaisirs. Qu’il brille d
irait pour nous la faire aimer. Sous les traits du malheur, la beauté sait charmer ; Ariane trompée eût été moins touchante,
igne de mon sang ; Conserve-lui ce cœur tendre et compatissant ; Il a su respecter et plaindre la misère : Mon fils, quel
annissant la mollesse,             Est le premier de nos plaisirs. Tu sus du genre humain fléchir l’orgueil sauvage, D’un a
Les prémices heureux de sa fécondité : De l’aveugle intérêt, l’espoir sait faire encore             Le nœud de la société. Q
s douces erreurs L’Espérance offre encor l’illusion charmante. Qui ne sait de Nina l’histoire intéressante ? Quel cœur n’a p
ille assemblée, Ses frères attendris, sa mère désolée, S’étonne, veut savoir la cause de leurs pleurs, Et de sa folle joie aug
coteau, Interroger le pâtre ému de sa misère, Qui d’un récit trompeur sait flatter sa chimère, Et sans soin du passé, comme
         « Un jour, dit-il, ils se repentiront,          Et le temps saura les instruire. » Il ne se trompait pas. Un violen
ux dans Paris. O Sparte ! Sparte, hélas ! qu’êtes-vous devenue ? Vous saviez tout le prix d’une tête chenue. Plus dans la cani
était honoré. O Sparte ! Sparte, hélas ! qu’êtes-vous devenue ! Vous saviez tout le prix d’une tête chenue. Fontenelle 268.
enue. Fontenelle 268. Les désagréments de la Vieillesse    Oui, je sais qu’il est doux de voir dans ses jardins, Ces beau
utre les change en poisons.    De la plante la plus amère, L’Abeille sait tirer du miel ; Dans l’herbe la plus salutaire, L
et les vapeurs du vice N’étouffaient pas le feu de la Gaîté ; Et vous savez qu’à sa douce clarté, Tout se transforme en objet
 ; elle est contente. Il est des Nymphes opulentes ; Mais, hélas ! on sait à quel prix : Cet or, qui les rend si brillantes,
9 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
Vesta a tutela della Republica. Era esso fuoco di legna che ardevano su di un focolare ; e se per colpa della Vestale o p
la terra ; percui, a dinotarne l’immobilità, si rappresentava seduta su di un cubo. Avea il capo coronato di torri e di m
ronato di torri ; lieta per vedersi madre di tanti numi, vien portata su pomposo cocchìo per le città della Frigia. Giano
eansi le due facce, e dall’altra, una nave, per ricordare che Satùrno su di una nave erasi salvato nell’Italia ; o l’arca
nubi, chiamato Parnaso. Sulla cima di esso fortunatamente salvaronsi su piccola barca Deucalione e Pirra. Era il primo fi
sse formata la via lattea. La celeste magione di Giove poggiava tutta su gli omeri di un sol uomo, ch’era il celebre Atlan
io però pare che per egida intenda una corazza, un’armatura da petto, su cui era il capo della Gorgone. Diremo quindi che
ssando Persèo sopra le regioni della Libia, vennero qua e là a cadere su quell’adusto suolo le gocciole del sangue di quel
cui l’Affrica abbonda. Giunto poi all’ estremità dell’ Etiopia, vide su di uno scoglio una donzella di leggiadra e regale
liano al volo (3) ; e perciò Dedalo fuggì dal laberinto a volo, cioè, su di una nave velocemente portata dalle vele, ch’er
de’venti. Appresso Ovidio(3) Giove stesso esercita un impero assoluto su i venti ; ma poscia, per opera di Giunone, il die
rappresentato sotto la figura di un ariete, che i Sacerdoti portavano su di una nave dorata, da’cui fianchi pendevano molt
di bronzo, ed i vasi, di argento ; ed in alto, il simulacro di Giove su di un cocchio dorato. Ma, distrulta Cartagine, se
lloro o di ulivo, talvolta velato o cinto di piccola benda ; è seduto su trono di avorio, collo scettro nella sinistra, ne
lla ad essere divorata da una balena. Dopo alcuni anni cadde la sorte su di Esione, fig. di Laomedonte, la quale legata ad
e, dice Omero, gli Dei diedero per isposa una Dea. Catullo ha scritto su tali nozze un epitalamio, che sarà in onore fino
che fosse posto nel numero degli Dei e che i suoi posteri regnassero su tutta la terra. VII. Grandezza e maestà di Giu
dema ornato della mezza luna e del fior di loto, i capelli fluttuanti su gli omeri ; un timone nella destra ; il corno del
o scettro ed il pavone, vi è pure un piccolo simulacro della Vittoria su di una colonna ; e Cicerone rimproverava a Verre
l’occhio ; dalla veste di vario ricamo ; di regal sembiante ed assisa su trono di oro. Nella Galleria Giustiniani, a Giuno
eobi e Bitone, i quali, vedendo che la madre Cidippe andava al tempio su di un carro tirato da buoi, percui non vi potea g
Giove conoscendo la buona disposizione dell’animo loro, fece piovere su quell’isola bella pioggia d’oro per irrigarne il
Egiziani. Areopago di Atene. Il Sig. di Santa Croce nel suo libro su i Misteri del Paganesimo, si studia di dimostrare
to Platone ed Erodoto(1) affermano che Minerva era l’Iside venerata a Sais , città di Egitto, sotto il nome di Neith. La civi
li dell’Attica, loro dando delle leggi, da cui venne l’agricoltura. A Sais Iside era rappresentata come una donna che ordisc
ifica significa un soldato, era il simbolo di quella Dea. La città di Sais dicevasi fondata da Iside ; ed Atene fece lo stes
i(2) da una parte, e dall’altra, la pugna degli Dei e de’ Giganti ; e su le scarpe, quella de’ Lapiti e de’ Centauri ; all
gli Eritrei vi era un tempio ed una statua di Minerva Poliade assisa su di un trono colla conocchia in una mano ed un glo
o, vedesi Pallade colla Vittoria in una mano, e che con un piede posa su di un globo, per indicare che la sapienza regola
d i Termini. Altri credono che un’Ermatena sia un pilastro, o colonna su di cui veggasi allogata una testa o un busto di M
bricava la fortezza d’Ilio, l’oracolo comandò di costruirsi un tempio su quella rocca per custodirvi gelosamente quella pr
o. A principio Marsia vinse ; ma quel nume, avendo temperata la cetra su di altro tuono, il satiro non potè colla piva seg
raggio. Allora scende dal cielo Apollo stranamente adirato, coll’arco su gli omeri ed il turcasso ; si ode da lungi lo str
, prese le ali, fuggirono velocissime per l’aria ; ed egli che salito su di un’alta torre del suo palagio, volea follement
quale cercando nella Beozia un luogo per edificare una città, mentre su di un bel destriero girava per varie contrade, fu
della famiglia Pomponia tocca colla sua bacchetta un globo che poggia su tre piedi, ed ha dietro al suo capo una stella. C
Il tempio poi, ov’era allogato un simulacro di Apollo tutt’oro, stava su di una rupe altissima intorno intorno tagliata, e
o cocchio, dopo essere stato trasportato pel settentrione all’oriente su di un vascello d’oro, lavoro misterioso di Vulcan
ονος). Nell’Odissea(2) si rappresenta nell’atto che sorge dall’oceano su di un cocchio a due cavalli, Lampo e Fetonte, i q
mente, quantunque candida si appella, come Virgilio(1) la rappresenta su di un cocchio con due rosei cavalli, benchè la di
Delfica deità ; e l’alloro, fronda Peneia : Che partorir letizia in su la lieta Delfica Deità dovria la fronda Peneia, q
isibile, mentre tutti il conoscono. Per addormentare gli uomini versa su gli occhi loro un fluido detto anche υπνος, il qu
ggiava una selva di alti papaveri e di mandragore, piante soporifere, su cui stavan de’ pipistrelli. E presso il Winckelma
iana Luna. Diana, o la Luna, o Selene sovente si dipingeva assisa su di un carro con una face in mano e colla mezza lu
o era portato da due cavalli, e nell’arco di Costantino a Roma vedesi su di un cocchio con Espero che fa le veci di cocchi
onvertiti in delfini ; ed Acete, ricevendo il premio della sua pietà, su quella nave portò a Nasso il nume, suo benefattor
pieno di generoso vino per mostrarne l’uso a’ sudditi suoi ; ed egli su di un cocchio con Erigone e col fedel cane Mera a
appoli di uva, col tirso in mano, ed i calzari ricamati d’oro, sedeva su di un cocchio tirato da tigri, o da linci, avendo
omini eran coronati di ellera e di pampini. In una gemma vedesi Bacco su di un cocchio tirato da due centauri, de’quali un
na ninfa ; ed avea la testa calva e cornuta, naso grosso e voltato in su , statura piccola e corpulenta con aria di viso gi
coda. In un cammeo del Museo Borbon. Vedesi un Sileno caudato, assiso su di una nebride all’ombra di un albero, cui è sosp
il satiro Marsia. Or il nostro Sileno era sempre ubbriaco(1) ; percui su di un asino, ove a stento si reggeva, accompagnò
i pampini e di ellera ; bionda e lunga chioma inanellata che gli cade su gli omeri ; vaso di oro per uso di bere nella des
e contro la sua rivale, e portò gli effetti del pernicioso suo sdegno su tutti gli eroi del sangue di lei. Ed ecco ne’ due
masi aureo, e si descrive colle ali e le chiome screziate di gemme, e su di un cocchio che ha le ruote dorate, mentre la m
tanti erano a lei in particolar modo consacrati. Presso a quest’isola su di una conchiglia approdò Venere già nata dalla s
n cui vedeasi un tempio di Venere, nel quale, al dir di Virgilio (1), su cento altari bruciavano Sabei incensi e spargevan
’incenso e di fiori offerti a Venere, e non di uccise vittime, perchè su gli altari di essa non si spargeva mai sangue e s
ipal gloria di quell’insigne pittore. È noto poi che si rappresentava su di una conchiglia, come si vede in molti antichi
Gnidia di Prassitele. Al piede sinistro della Dea si vede un delfino, su cui stanno due pargoletti Amori(2). La Venere del
deifino della Venere Medicea ha da una parte un gran vaso da profumi, su cui è gettato un panno orlato di frange. La Vener
azzano d’intorno. Comunemente però si rappresenta portata per le onde su di una conchiglia ; si vede anche spesso su di un
senta portata per le onde su di una conchiglia ; si vede anche spesso su di un cocchio tirato da cigni, o da bianche colom
con un gloho celeste in mano, per indicare Venere Urania ; ora assisa su di un delfino, con una colomba in grembo ; ora co
me uscente del mare sopra di una conchiglia portata da due Tritoni, o su di un cocchio tirato da due cavalli marini ; o da
pra l’astronomia e l’astrologia, cioè sull’osservazione degli astri e su i pretesi loro influssi. Il torbido e rossastro a
a ed il giovane Turno che si spinge alla pugna : Qual è dell’Ebro in su la fredda riva Il sanguinoso Marte, allor ch’entr
s), cioè la rupe o la rocca di Marte, perchè quel tribunale era posto su di un rialto. I giudici in questa famosa causa fu
Bruto e di Cassio ; e l’uccisione di Crasso, colla vittoria riportata su i Parti(2). Mars communis, Αρης κοινος, signific
iato, egli prosiegue, debbo presentarmi a Giove, il quale mi manda or su , or giù con tante sue ambasciate e mi abbliga a b
avvinse i talar belli, aurei, immortali, Che sul mare il portavano, e su i campi Della terra infiniti a par col vento. Poi
nelle, era sopra una montagna, in un recinto fatto di pietre bianche, su cui si alzavano obelischi di rame. In questo reci
(4), partorì gli alti mouti, grate abitazioni delle divine Ninfe che su di essi dimorano. Le valli aveano le loro Napee (
ilissima, era posta in mezzo all’isola, quindi detta il suo ombilico, su di un luogo alto, nel quale era una bella pianura
n avea da dire alla madre che cosa fosse della figliuola. Ma pur vide su le sue acque galleggiare la cintura di Proserpina
egli un tal periglio. Comunemente si dice che le Sirene dal mezzo in su aveano forma di donzella, e dal mezzo in giù, di
, dopo lungo cercare, stanca e mesta presso alla città di Eleusi sedè su di un sasso vicino ad un ulivo, perciò chiamato p
re di disgusto ; percui Trittolemo restò mortale, ma volle la dea che su di un cocchio tirato da dragoni alati, discorrend
ro, coronata di spighe intrecciate fra un velo bianco che le discende su gli omeri. Ha sopra una tunica senza maniche, ed
enze e suoi pregiati lavori. I poeti han foggiato il loro Vulcano su di Tubalcain, fig. di Lamech, che fu artefice di
i ammira un dipinto di Pompei, in cui vedesi al dorso di una montagna su di una colonna allogato un simulacro di Diana : s
uesta Dea sono a cuore gli archi, ed il ferir lepri, e le liete danze su per le montagne ; anzi che a Giove cercò quasi pe
cento e cento Oreadi accompagnata, esegue le sue danze, colla faretra su gli omeri, tutte le altre seguaci superando colla
i Diana in abito da caccia, co’capelli annodati addietro, il turcasso su gli omeri, un cane a’fianchi ed un arco teso in a
so di favole bellamente dipinto dalla vivace fantasia de’ greci poeti su di un fondo istorico ; una tela di Eroi e di Semi
adre di Perseo, che uccise Acrisio e fondò Micene. Dopo Euristeo salì su quel trono Atreo, fig, di Pelope e nipote di Tant
viaggio che con lei faceva da Atene nella Tracia, l’infelice donzella su di un fazzoletto scrisse con sottil ricamo il suo
i, condotta Etra in un alpestre luogo, sollevò un gran macigno ch’era su di una cavità, nella quale, riposta la sua spada,
che durò anche dopo la morte, essendosi separate le fiamme del rogo, su cui si bruciavano i loro cadaveri. E questa fu la
Ellesponto. Forse quest’ariete era una nave chiamata l’Ariete che in su la prora avea la figura dorata di quest’animale.
ibuto proprio del Dio del mare ed un simbolo del suo assoluto dominio su quell’infido elemento, percui cantò Chiabrera :
no e che spesso si adopera a dinotare il mare(1). Essa si rappresenta su di una conchiglia tirata da delfini o da cavalli
tirata da delfini o da cavalli marini, nell’atto di andare a diporto su per le onde del mare, accompagnata dalle Nereidi
ni. Le pitture di Ercolano ci offrono tre Nereidi, la prima collocata su di un cavallo marino ; la seconda sopra un grosso
di un cavallo marino ; la seconda sopra un grosso pesce ; e la terza su di un giovane toro, che finisce in delfino. A lut
orta. Ma il sesto libro dell’Eneide è un lavoro d’inestimabile pregio su questo proposito, che dovrebbesi riferire per int
i d’Issione che osò oltraggiare Giunone, le inique membra si aggirano su rapida ruota, e ad insaziabili avvoltoi Tizio fa
mechè generalmente si dica che le Ombre debban passare il fiume Slige su di una barca guidata da Caronte, a cui ciascuna d
duto colpevole, rimane per un anno senza segno di vita ; è egli steso su di un letto in un perfetto sopore, e privo del ne
no le Larve ed i Lemuri, cui si offrivano cibi e si preparavano mense su i sepoleri, che dicevansi inferiae. E principalme
numismatici ci offrono Plutone che rapisce Proserpina da lui portata su di una quadriga. Questo Dio rappresentasi sempre
delle tenebre. Il suo aspetto era quello di un uomo terribile assiso su di un trono di zolfo, col regio scettro nella des
he portano sul capo, dimostrano l’assoluto potere che le Parche hanno su tutto l’universo ; l’antro tenebroso che esse abi
10 (1800) Cours de mythologie pp. -360
s Mensonges sublimes, O toi qui célébras les Héros magnanimes, Et qui sus , pauvre encor, par tes chants immortels, Même dan
céda le sceptre, à condition qu’il dévoreroit ses enfans mâles. Ayant su que Rhée, femme de Saturne, avait sauvé Jupiter,
sent mes lois. Je suis le Dieu des vers, le Pinde est mon Empire ; Je sais unir ma voix aux accords de ma lyre ; Je prédis l
C’est aux ames qu’Amour refusa d’assortir,                 Et qui ne savent auprès d’elles                 L’appeler ni le re
s,     Le Dieu (le Sommeil), choisit Morphée : aucun autre jamais Ne sut mieux d’un mortel emprunter le visage, La démarch
interdit un moment, Redouble encor ses soins pour la cérémonie. Il ne sait si du lieu c’est le puissant Génie, Ou l’envoyé d
fait entendre sous mes doigts Qu’une voix foible et gémissante. Je ne sais quel sombre poison, Qui me consume et me dévore,
fille, tu nous instruis, Repartit Jupiter, embrassant la Déesse ; Tu sais apprécier les choses par leurs fruits, Et l’Olymp
ines foiblesses : Pour vous y préparer, rappelez vos sermens, Rien ne sauroit briser vos saints engagemens. Songez à ce tombeau
ère. Bernis 77.     J’admire tes bienfaits, divine Agriculture, Tu sais multiplier les dons de la nature ; Toi seule à l’
it à tes soins ses plus beaux ornemens. Sans toi, ces végétaux que tu sais reproduire Périssent en naissant, ou naissent pou
x pieds les erreurs du vulgaire ; Et détrompé du faste des palais, Je sais enfin, sous mon toit solitaire, Apprécier les fav
agiaire.     Qui pourroit de ses vers lui disputer la gloire ? Chacun sait que sa muse est fille de Mémoire. Fayolle 99.
aconte aux yeux : Je revois les amours, les faits de nos aïeux : Elle sait m’inspirer leur belliqueuse ivresse, J’admire leu
l et de la voix : Le tambourin résonne, et tout part à la fois. Je ne sais quel instinct règle chaque attitude ; La grâce, a
e fois préférable ! Trop heureux le mortel qui, goûtant tes douceurs, Sait connoître et sentir le prix de tes faveurs !. Ro
coup du sort Recevoir l’hymenée, et le trône et la mort ; Poison, me sauras -tu rendre mon diadème ? Le fer m’a bien servie, e
lui rien disputer, Lorsque d’un Médecin arriva la visite, Et l’on ne sut alors qui devoit l’emporter : La Mort même étoit
a Gloire ; Dans les champs de l’honneur, tout cédoit à ses coups ; Il sut , pendant vingt ans, enchaîner la victoire…       
eine à reconnoitre Hercule.            Est-ce là ce bras menaçant Qui sut vaincre, étouffer un lion rugissant ; Qui, de l’h
, par un zèle sincère, Tu me contois alors l’histoire de mon père. Tu sais combien mon ame, attentive à ta voix, S’échauffoi
es injustices ; Phèdre enlevée enfin sous de meilleurs auspices ; Tu sais comme, à regret, écoutant ce discours, Je te pres
ent, dit-il, qui t’amène en ce lieu ? Parle, que me veux-tu ? Vous le savez , grand Dieu, Oui, vous le savez trop, lui répond
ieu ? Parle, que me veux-tu ? Vous le savez, grand Dieu, Oui, vous le savez trop, lui répond Aristée ; Le livre des destins e
sse ; Mais le nom de son fils console sa détresse ; Vous vivez, il le sait  ; son paternel amour Sourit à votre gloire, espèr
t connu dans la, Grèce, J’ai poussé la vertu jusques à la rudesse. On sait de mes chagrins l’inflexible rigueur, Le jour n’e
sa vertu magnanime N’a que trop mérité mes feus et mou estime. Je ne sais si mon cœur se flatte en mon amour, Mais peut-êtr
in à les dompter l’homme oseroit prétendre, Lui-même de leur joug ne sauroit se défendre. Nous, fidelles aux soins qui nous so
ne offense ? Pyrrha craint d’obéir aux ordres de Thémis. O Déesse, tu sais si mon cœur t’est soumis : Mais puis-je d’une aïe
us deux de Prométhée admirant le chef-d’œuvre. Même désir de gloire a su nous enflammer, Si, pour pétrir l’argile il ne fa
ner en arrière ; Tient les rênes encor, mais ne les régit plus, Et ne sait plus les noms des chevaux de Phœbus…     Les nu
t dans les, airs        Et, tôt-ou-tard, les grands courages :         Savent briser d’indignes fers. Lagrange 157. C’est da
  Non, il sortoit du-fond d’une Province.         Or, ce Badaud, d’un savoir assez mince             Lisoit pourtant quelques
 Que pas un rocher ne fut tendre ;                 Que pas un cerf ne sut danser. Il remet dans sa poche une flûte inutile 
e de Ténare.     C’est toi, céleste Harmonie, Dont la douce tyrannie Sait enchaîner les mortels, Et désarmer la furie     
a victoire entre nous ne fut point incertaine. Dieux puissans ! je ne sais si c’est faveur ou haine ; Mais sans doute pour m
r trop aimée ! Tu meurs ! et contre toi ta main s’est donc armée ? Je saurai t’imiter ; la mienne fera foi, Si j’ai moins de c
us la grâce et la beauté, De la Reine des Dieux la fière majesté, Le savoir de Minerve et l’esprit de Mercure, Une voix dont
-ce fait ? n’est-il plus d’espérance ? S’il voyoit mes douleurs, s’il sait que son absence… Elise.     Hélas ! que dites-v
mable ivresse ;               Par les plaisirs d’une égale tendresse, Sut encor embellir jusqu’à ses derniers jours… Blin
de la Nature ;             Périr est le sort des Mortels ! Celle qui sut charmer sans art, sans imposture, Celle dont la v
de mon pays ? Mes efforts, par les Dieux, peuvent être trahis ; Je le sais  : le jour vient, où la triste Pergame Doit voir p
er mon cœur ; Mais te voir le butin d’un insolent vainqueur ; Mais te savoir au joug d’un maître qui te brave, Et qui s’ose va
morphosé en Serpent, ainsi que femme.     Cadmus, privé d’enfans, ne sait pas qu’Amphitrite. A pris quelque pitié de sa rac
fforts superflus ; Il voudroit se saisir, et ne se trouve plus. Il ne sait ce qu’il voit ; mais, ce qu’il voit l’enflamme Et
lieux, il fuit. Le sommeil ou la faim n’interrompt son ivresse, Il ne sauroit quitter son onde enchanteresse, L’œil chargé de l
les bons soins lui firent concevoir Qu’il savoit tout, même sans rien savoir , L’un fut l’Orgueil, champion d’ignorance, Grand
Et l’autre fut l’Opiniâtreté, Dame d’atour de la Stupidité. Or je ne sais si notre destinée Par quelque étoile est sans nou
admirateurs, amis imaginaires., Qui tout le jour lui baisant le genou Surent le rendre enfin tout-à-fait fou ; L’un de son cor
où tes vœux criminels, Des jeux de nos cités poursuivent le prestige, Sais -tu si ton enfant, loin des yeux maternels, Reçoit
sans elle, Eût surpris les larcins d’un époux infidelle. La Déesse le sut  : Quoi ! fertile en détours, Ta langue me jouoit
che au loin, il entend dire : Proche. Pourquoi donc te cacher, si tu sais où je suis ? Est-ce que tu me fuis ? On répond :
e à cet époux vulgaire, Sa mère n’étoit plus. Leur fille, toute-fois, Sut de la renommée, occuper les cent voix.          
est unique et nouveau. A ta fille, à ta bru, va porter ta morale, Je sais me conseiller. Que prétend ma rivale ? Veut-elle
ur des Mortels, Qui, jamais, par les soins d’une heureuse culture N’a su dans les guérêts féconder la Nature, Mais grossiè
ronnée ! L’Olympe en tes bosquets, vit errer tous ses Dieux : Pan qui sut animer les joncs mélodieux, Diane au carquois d’o
ns appeloienr une compagne tendre ; Il s’envole, il revient ; l’Amour sait -il attendre ? Mais un doux chant succède à ses ch
enaçantes ; La genisse à pas lents, parcouroit ces beaux lieux. Je ne sais quelle joie animoit tous leurs jeux. Un berger le
gle que moi Milton fut moins à plaindre ; Ne pouvant plus te voir, il sut au moins te peindre ; Et lorsque par leurs chants
aste Paix, c’est ainsi que le Maître du Monde, Du fier Mars et de toi sait discerner le prix : Ton sceptre rend la Terre en
l conforme son goût ; Il souffre la misère, il rit de la richesse, Et sait autant jouir que se passer de tout.              
ux rustiques. Vous qui m’êtes si chers, ô mes toits domestiques. Vous savez si mon cœur regrette ses plaisirs. Qu’il brille d
iroit pour nous la faire aimer. Sous les traits du malheur, la beauté sait charmer ; Ariane trompée eût été moins touchante 
igne de mon sang ; Conserve-lui ce cœur tendre et compatissant ; Il a su respecter et plaindre la misère : Mon fils, quel
bannissant la molesse,             Est le premier de nos plaisirs. Tu sus du genre humain fléchir l’orgueil sauvage, D’un a
Les prémices heureux de sa fécondité : De l’aveugle intérêt, l’espoir sait faire encore             Le nœud de la société. Q
.          « Un jour, dit-il, ils se repentiront,         Et le temps saura les instruire. » Il ne se trompoit pas. Un violen
ux dans Paris. O Sparte ! Sparte, hélas ! qu’êtes-vous devenue ? Vous saviez tout le prix d’une tête chenue. Plus dans la cani
étoit honoré. O Sparte ! Sparte, hélas ! qu’êtes-vous devenue ! Vous saviez tout le prix d’une tête chenue. Fontenelle 283.
aviez tout le prix d’une tête chenue. Fontenelle 283.     Oui, je sais qu’il est doux de voir dans ses jardins, Ces beau
tre les change en poisons.     De la plante la plus amère, L’Abeille sait tirer du miel ; Dans l’herbe la plus salutaire, L
et les vapeurs du vice N’étouffoient pas le feu de la Gaîté ; Et vous savez qu’à sa douce clarté, Tout se transforme en objet
 ; elle est contente. Il est des Nymphes opulentes ; Mais, hélas ! on sait à quel prix : Cet or, qui les rend si brillantes,
11 (1855) Mythologie pittoresque ou méthodique universelle des faux dieux de tous les peuples anciens et modernes (5e éd.) pp. -549
ger de la critique historique, qui déjà souvent éprouve de la peine à savoir ce qu’elle doit conserver ou élaguer. Ce Dieu fut
autres historiens ont supposé trois principes contemporains du Chaos, savoir  : l’Erèbe, le Tartare et la Nuit ; ou l’Erèbe, le
, avec le titre de Très-Haut. La Terre, de son côté, fut, comme on le sait déjà, fort infidèle au Ciel ; mais elle ne s’en t
ère féminisée ou une déesse à la tête de la création. Si nous voulons savoir l’histoire de cette féconde déité, nous la trouvo
titution du culte de cette déesse. Tout le monde connaît ce culte. On sait que dans le Penus ou sanctuaire d’un temple, comm
fils que sa femme mettrait au jour, il tint sa promesse, parce qu’il savait , dit-on, en outre, qu’un de ces fils devait lui e
voré ses fils dans les cieux, s’il y a mutilé son père, il veut qu’on sache en outre que le Temps aussi, descendu sur la terr
re qu’ils venaient au monde. Quant à Jupiter, il est né sans que nous sachions trop dans quelle contrée, puisque la plupart des
orger trois armes terribles pour chacun des trois frères leurs chefs, savoir  : la foudre pour Jupiter, le trident pour Neptune
de la foudre avaient-ils quelques idées de l’électricité qui, nous le savons aujourd’hui, la fait agir ? C'est probable ; seul
sa Pleione ou Ethra ; il en eut un fils appelé Byas, et douze filles, savoir  : Maia, Electre, Taygète, Astérope, Alcyone et Cé
on frère, trois filles désignées sous le nom de famille d’Hespérides, savoir  : Eglée, Erythie et Aréthuse, auxquelles on ajout
Styx, il en eut plusieurs enfans, tous Dieux purement allégoriques ; savoir  : deux fils, Zélos ou le zèle, signifiant aussi l
osa jeté dans le Tartare, lorsque, passant l’horizon, il disparut. On sait déjà qu’il épousa Astérie et en eut Hécate, dont
an, il n’offre aucune particularité, sinon d’avoir mis au jour, on ne sait avec qui, Érétriée, patrone de la ville d’Erètrie
ui, peut-être, étaient les mêmes que les Divipotes ou Dieux-Puissans, savoir  : six dieux et six déesses. On leur donnait les n
mbre de cinq. La première renferme cinq espèces différentes de Dieux, savoir les Grands Dieux, les Dieux subalternes, les Dieu
le voit, cette égide a été le résultat de la peau de trois individus, savoir  : de celle de la chèvre, ou de la nymphe-chèvre A
mbre desquels se trouve M. Parisot, admettent seulement deux Lycaons, savoir  : Lycaon I, fils d’Azan, ou Ezée, ou Phégée, né d
la caste, et se borna à quelques prêtres dont l’ignorance n’avait pas su prévoir l’effet de son courroux. A peine a-t-il a
ithes, probablement l’an 1061 av. J.-C., puisque vers cette époque on sait qu’il y avait à Corinthe un souverain de ce nom,
que. Mylius ou Mylinus roi de Crète, fut aussi tué par Jupiter on ne sait trop pour quel méfait. Néophron, fils de Timandr
premiers jours de son mariage avec Jupiter la naissance, comme en le sait déjà, de la belle Hébée, de Vulcain et même de Lu
Typhon ou Thyphoé. Mais nous avons déjà vu comment il est né, et nous savons que ce n’est pas dans le sein de cette déesse, ma
gulière discussion survenue entre Jupiter et Junon : il s’agissait de savoir lequel des deux époux éprouvait le plaisir le plu
lanète du système de Copernic, et n’a plus rien conservé de divin. On sait que cette planète de second ordre, appelée souven
ter. Emblème de l’orgueil habituel des prudes, il indique qu’elles ne savent jamais pardonner les faiblesses des autres pour m
de suite ici, quels furent ceux qui lui durent le jour. D'abord on le sait , son imprudente confiance en Saturne, lui fit pro
re de la jeune Hébé, était le Dieu du feu, Cicéron en compte quatre ; savoir  : l’un fils d’Uranus et père d’Apollon, qu’il eut
s grecs, fils de Jupiter et de Junon, mais les poètes latins, nous le savons , disent que Junon voulant comme Jupiter avoir la
ia, fille de Triton et nourrice ou prêtresse de Minerve et Vénus. On sait peu de choses sur ces diverses maîtresses de Mars
. Il était si bon chasseur que ses chiens, après l’avoir perdu, on ne sait trop comment, moururent de douleur. On dit encore
sto n’est pas la moins connue des nymphes de la suite de Diane ; nous savons comment elle fut tour à tour punie et récompensée
e course rapide en arrivant vers le sommet du mont Latmos où, nous le savons , était son bel Endymion. Alors elle descendait de
de roses et de feuilles, soit avec trois têtes d’animaux différentes, savoir  : une de cheval, une de chien et une de sanglier.
aux trois phases de la lune, ou aux trois grandes époques de l’homme, savoir la naissance ; la vie et la mort. De Délos, où Di
belle Alceste, fille d’Anaxibie et de Pélias, roi d’Iolchos que nous savons fils de la nymphe Tyro et de Neptune. Malheureuse
brillans services au roi de Thessalie. Ainsi Pélias étant mort on ne sait trop comment, Alceste fut accusé par son frère Ac
r à son jugement ; Mégalitor fut aussi changé en ichneumon sans qu’on sache trop pourquoi ; Pompile, pêcheur de l’île d’Icari
lui fit construire une ville et l’entourer de murailles. Du reste, on sait comment lui, ses enfans et sa femme Niobée tombèr
était la perfection de ses talens et l’art merveilleux avec lequel il sut adoucir les mœurs farouches des Thraces qu’il gou
t on dit aussi que Diane voyant sa tête au-dessus des flots sans trop savoir ce que c’était, voulut faire preuve de son adress
qui toujours est couronnée de fleurs. D'une main elle tient, nous le savons , un flambeau, et de l’autre elle répand des roses
ut séduite par Apollon et mit au jour Léo ou Lycorée sur lequel on ne sait rien ; Creuse, fille d’Erechthée, roi d’Athènes,
s le célèbre devin et Argonaute Idmon, dont la naissance fut, nous le savons , attribuée aussi à Astérie et à Antianire. Cette
, roi d’Argos, céda aux instances d’Apollon et en eut Linus, que nous savons déjà fils de quatre ou cinq muses, Rhoéo ou Rhoio
ollon : étant morte encore enfant il la plaça dans le ciel sans qu’on sache trop quel rang elle y occupait ; Chrysès, fils d’
ment dit de Coronis. Son éducation fut confiée au centaure Chiron. Il sut bientôt reconnaître la vertu des plantes, et détr
, voulant venger la perte de son fils bien aimé, perça, comme nous le savons , les Cyclopes. Après sa mort arrivée, soit par un
Mégaréus le Mégarien, était d’une naissance fort douteuse, car on ne sait trop s’il était fils d’Apollon ou de Neptune et d
'on a vu comment Thémis eut de lui les Heures et les Parques, et l’on sait que Métis développa dans son cerveau la déesse de
, à semer et récolter les grains, à faire le pain, était, comme on le sait , fille de Saturne et de Rhée ; cependant Ops, Ves
nt Meursius finit par réunir plusieurs documens épars, et il arriva à savoir que les fêtes de Cérès, appelées Eleusinies, dans
nom de la déesse sous la protection de laquelle ils se donnaient. On sait que suivant les contrées ils étaient célébrés ou
mort. Plusieurs prêtres figuraient spécialement dans cette cérémonie, savoir  : l’Hiérophante ou grand prêtre représentant le c
dant lesquelles on faisait cuire au soleil les viandes sacrifiées. On sait encore que les Hermioniens, par suite d’un traité
ence remplaçait souvent la piété. Ainsi, pour s’en faire une idée, on saura que des courtisanes descendaient sans vêtemens da
sant que trois, leur avaient donné les noms des Heures primordiales ; savoir  : Auxo pour l’hiver-printemps ou saison de la cro
en et en oiseau. Que finit-elle par devenir ? on l’ignore, et l’on ne sait pas davantage comment mourut Erysichton, que l’on
ndore ; elle fut aussi maîtresse de Jupiter, et mère d’Ethlios. L'on sait encore que Stix, l’aînée des Océanides, passait p
core une personnification multiple ; car Cicéron compte quatre Vénus, savoir  : la Vénus Uranie, ou Néleste, fille d’Uranus ou
e l’Olympe assemblé témoin de leur réveil et de leur confusion. Il ne savait pas encore le pauvre Vulcain, que le sage en pare
assa toujours avec elle. Une autre légende fait mourir, comme nous le savons , ce beau jeune homme à la chasse. Cependant Vénus
ssance et fortune sans bornes, Minerve la vertu, quant à Vénus, on ne sait ce qu’elle lui promit ; mais il lui adjugea la po
ras, chef de la tige des Tamirades, qui étaient à Cypre sans qu’on le sache positivement, ou de simples prêtres, ou des rois-
, les moineaux, la colombe, le mois d’avril et le vendredi. Déjà l’on sait que la pomme rappelait la victoire de Vénus sur s
as ; nous connaissons toute la famille sacerdotale des Tamirades ; on sait aussi que Mera fut une prêtresse zélée de Vénus ;
lie, et l’Amour fut vaincu. Piqué de cette conduite, Cupidon, nous le savons , changea cette nymphe en colombe. Malgré son mauv
le voir, ou qu’il vous dise son nom. N'est-il pas un moyen sûr de le savoir sans lui faire tant de questions ; tenez, prenez
le a perdue pendant la maladie de son fils. Psyché part aussitôt sans savoir quel chemin prendre, ni quels étaient les moyens
e s’en est accru, plus on s’est rapproché des modernes, il est bon de savoir quels sont les emblèmes qu’on leur prête pour pou
it duquel il soumit le pays, où il fonda la ville d’Ascalon, que l’on sait avoir appartenu aux Philistins. Le dernier enfant
de la terre, où elle mit au monde le géant Tityas ou Titye, que nous savons avoir été tué par Apollon et Diane ; c’est-à-dire
parmi les Argonautes et compagnon d’Hercule ; l’autre fut, comme nous savons , amante d’Hélios ou Apollon, et en eut les héliad
i par Apollodore fils de Phénix, fonda la Cilicie ; Thassus fut on ne sait trop où ; et Atymne revint à Gortys en Crète, où
sous notre plume est Sémélée, fille de Cadmus et d’Harmonie que nous savons être l’amour. Elle ne put résister aux entreprise
ou d’Inachus, roi d’Argos, ce qui n’est pas trop éloigné, comme on le sait , d’être la même chose, ou de Triopos septième roi
a queue. Hélène, fille de Léda, épouse de Tyndare ; Jupiter, nous le savons , s’étant changé en cygne, obtint les faveurs de l
Mirrhinusiens ; Tritogenia ou née la troisième, ainsi appelée, on ne sait trop pourquoi ; soit, disait-on, parce qu’elle ve
surnom, aux trois grands bienfaits, dont elle était la dispensatrice, savoir  : la sagesse, la droiture et la justice ; Unigena
u’elle avait suivant eux, présidé à la fondation d’Athènes, déjà nous savons que Jupiter avala Métis, ou la sagesse personnifi
s roi de Thèbes, en poisson ; mais cet acte est fort obscur, et on ne sait trop si ce fut une vengeance ou une récompense ;
nstrument en promettant la mort à qui le trouverait : ce fut, nous le savons , le pauvre Marsyas qui succomba sous le poids de
protection bienveillante des Dieux qu’il y avait eu concurrence pour savoir qui lui donnerait son nom ; Arès ou Mars et Posid
Praxithée femme d’un Erichthée ou Erichthonius ou Erichton, que nous savons enfant de Vulcain et de Minerve. Ceux qui donnaie
d’Athènes dura près de 400 ans et qu’il eut dans cet espace 17 rois, savoir  : Cécrops, Cranaus, Amphictyon, Erechthée I qui e
e pour mère. Cicéron bouleversant cette opinion, indique cinq Bacchus savoir  : un fils de Jupiter Ammon et de Proserpine ; un
sa mère Sémélée avant le terme voulu pour sa naissance, comme nous le savons . Aussi Jupiter pour le sauver le mit dans sa cuis
roserpine ne voulut pas condescendre aux vœux de Bacchus ; ensuite il sut se la rendre favorable. Le dieu du vin finit par
tenant dans tous les cas une tasse à la main. Il eut pour fils, on ne sait trop de quelle nymphe, Atheus, Clèogène, Lénéus n
irent ; il se crut supérieur au dieu de l’harmonie, le défia, et l’on sait ce qu’il en advint pour le pauvre Midas. Pan étai
elés aussi Capripèdes, ressemblant en tout point à Silène ; d’où nous savons qu’ils devaient descendre. Cependant on les fait
me exemple de la fidélité conjugale. Tous deux rendaient des oracles, savoir  : Fauna aux femmes, Faunus aux hommes ; d’où vint
d’une borne, comme le dieu Terme. Sylvain avait deux temples à Rome, savoir  : le Littoral ou celui placé sur le bord de la me
hée, un fils nommé Phocus. Télamon, après s’être marié, comme nous le savons , avec Hésione, devint père d’Ajax et de Teucer. A
t désireuse de se venger de cette imprudente mortelle qui n’avait pas su repousser les caresses de Jupiter, suscita contre
un instant. Cependant on dit aussi que ce fut Amphytrion qui, voulant savoir lequel des deux était son fils, mit ces deux serp
. Ce sont ces entreprises que l’on apelle les douze travaux d’Hercule savoir  : 1° le lion de Némée, 2° l’Hydre de Lerne, 3° la
sur la demande d’Eurysthée, se mit à la recherche de ces pommes, sans savoir où il les trouverait ; d’abord il interroge les n
ille de Pélias que son impitoyable frère Acaste immola, comme nous le savons , aux mânes de son père, en place de son époux Adm
Hercule d’avoir emmené les chevaux de son père qu’Autolycus, nous le savons , avait volé. Le héros revient, monte sur une tour
n oracle infaillible, comme un messager dont l’adresse et l’éloquence savaient toujours terminer les négociations par la paix. M
autre moitié parmi les morts, avec la vertu, vif ou mort, de toujours savoir ce qui se passait sur la terre ; Eudorus, fils de
encore les grands lares ou les douze Grands Dieux, pour les protéger, savoir  : Apollon, Cérès, Diane, Junon, Jupiter, Mars, Me
ille à Hercule, avait inventé la lutte ; Pan avait pour mère, nous le savons , Dryope ou Pénélope ; Pharis ou Pharès, né de Phi
eur Adraste, auquel il avait donné asile à sa cour ; Priape, que nous savons fils de Chioné ; Prylis ou Pylis, né de la nymphe
remettre entre les mains de Minos ; du reste, ce roi de Crète, on le sait , trouva également la mort chez ce roi Sicilien, m
ommé Minyas, et d’une fille appelée Élara. Sa mère le fit périr on ne sait pour quel motif. Palices ou frères Paliques, deu
aînées de Phocus et de Céto. Les Grées étaient trois vieilles femmes, savoir  : Enyo, sœur de Mars, Péphrédo et Dinon ou Phersi
hrédo et Dinon ou Phersis, nées avec des cheveux blancs et qui seules savaient la demeure de leurs sœurs. Pour obtenir leur secr
l eut Echidna, femme de Tiphoé ; Géryon le géant et la Chimère ; nous savons qu’Echidna, eut de Typhoé ou de Typhon, son époux
avoir d’abord refusé, puis admis le culte de Bacchus, il mourut on ne sait trop comment, quoique plusieurs auteurs le fassen
ie ; il épousa Anthemusie, dont il eut Brontée, Pelops et Niobé. Nous savons quels furent ses crimes et la mort et les tourmen
eur loi. Aussi, d’après Vossius, connaissait-on au moins six Neptune, savoir  : Le premier ou le Neptune égyptien, père d’Agéno
e Pluton, de Junon, de Cérès et de Vesta, et fut sauvé, comme nous le savons , de la voracité de son père. Il fut nourri par Ar
écrasa contre une muraille. Autonoé eut aussi deux fils avec Aristée, savoir  : Polydore, puis le malheureux Actéon, que nous a
igmes qu’il leur présentait, énigmes dont la plus habituelle était de savoir quel est l’animal ayant quatre pieds le matin, de
t que l’on donna à cette campagne le nom d’expédition des sept chefs, savoir  : Polynice, Adraste son beau père, Capanée, le de
de ces alliances bien du désordre, bien de l’obscurité ; seulement on sait que la fille d’Eole Périmèle épousa son frère Dio
s vents les plus honorés, étaient en Grèce au nombre de huit ou onze, savoir  : L’Aphéliotès des Grecs, ou Solanus et Subsolanu
et frère de Nycté ; nous connaissons déjà toutes ses aventures, nous savons qu’il épousa Dircé dont il eut Dascylus. Mégarius
i lui-même eut Agènor pour fils. Quant à Nélée, frère de Pélias, nous savons les malheurs de ses fils ; mais son frère materne
, vers l’an 1600 av. J.-C. Sylée, fils de Callichoé, fut tué, nous le savons , par Hercule. Taphos ou Taphius naquit d’Hippotho
cette contrée les Argonautes virent mourir deux de leurs compagnons, savoir  : Idmon le devin, tué par un sanglier, et Tiphys
ou Arétiade. Là se trouvaient les Stymphalides, oiseaux qui, nous le savons , lançaient leurs plumes comme des flèches. Les hé
parer de la toison d’or. Ce Jason, chef de l’expédition, qui, nous le savons , était d’Iolchos, fils d’Eson et d’Alcimède, avai
la d’empoisonner son fils, qu’il ne connaissait pas encore. Dès qu’il sut que Thésée était son fils, il chassa la coupable
l, lui dévoila le secret de sa naissance en ces mots : ton père ayant su que dans la même nuit où il avait été reçu dans l
ls d’Amyntor, fut écrasé par le centaure Démoléon ; Crinée, tué on ne sait trop par quel centaure ; Dryas, était un capitain
sommé deux lapithes sous les coups d’un autel ; Hélime, tué par on ne sait quel lapithe ; Hélops, tué par Pirithoüs ; Hilée,
ameux chasseur de sangliers ; Mélénée, Mermère, Mimas, tués par on ne sait quel lapithe ; Monychus, qui déracinait et lançai
sœur. A la fin, Bacchus revenant vainqueur des Indes, aborda, nous le savons , dans cette île, entendit les plaintes de cette i
puissant dont nous allons dire quelques mots. Cet Océan, comme on le sait , était fils du ciel et de la terre, il régnait su
ène et Pélasgue, et vingt filles, dont quinze seulement sont connues, savoir  : Aspis, Antiope, Cléone, Chalcis, Égine, Éroé, H
é, fut femme d’Apollon, dont elle eut Phaéton ; Téthys était, nous le savons , fille et femme de l’Océan et mère de toutes les
ns peu de choses à dire sur chacune de ces néréides ; cependant on le sait  : Galatée fut l’amante d’Acis ; Pasithée fut la f
hes que nous avons vues filles de Nérée ; Océanides, nymphes que nous savons également filles de l’Océan et de Thétys ; Oréade
Salmacis, nymphe de Carie, protectrice d’une fontaine du même nom. On sait comment les Dieux la fixèrent à Hermaphrodite, ap
de dire quelques mots. Cette Ino, femme d’Athamas, vit, comme nous le savons , son mari trompé par Junon, écraser contre un mur
us-terrestre ; Uragus ou le conducteur du feu. Pluton était, nous le savons , fils de Saturne et de Rhée, et fut comme ses aut
raordinaire, la belle reine de Cythère, qui lui confia, comme nous le savons , son tendre Adonis, d’où survint par la suite la
obscur, s’étendant sous notre continent, et partagé en deux contrées savoir  : le Tartare et les Champs-Elysées. Le premier ét
’une des trois parties dont les anciens croyaient les humains formés, savoir  : le Corps, que l’on réduisait en cendres après l
ntôt lui élevèrent un temple à l’endroit où ils croyaient qu’il avait su rappeler au jour l’ombre d’Eurydice. Plus tard le
l’un près de l’autre. Quant aux Larves ou Lémures, c’étaient, nous le savons , les manes des méchans ou des criminels ; on supp
différens noms ; ainsi ils étaient d’abord entourés des cinq fleuves, savoir  : l’Achéron, le Cocyte, le Phlégéton, le Styx et
lois les firent subsister jusqu’au temps de Platon. Ce juge, nous le savons , épousa Itone, fille de Lyctius, et en eut Lycast
us Chrysès, Enrymédon, Néphalion et Philolaüs. Éaque, était, nous le savons aussi, fils de Jupiter et de la nymphe Égine, et
s divinités trop souvent trompeuses ; seul, il annonçait la vérité et savait prendre la démarche, le visage, l’air et le son d
ui offrait aussi une oreille en argent, car elle présidait sans qu’on sache pourquoi à l’oreille droite. On lui consacrait le
ir sur les sombres bords de l’empire de Pluton. Cette Hécate, nous le savons , avait un corps gigantesque, surmonté de trois tê
continuellement un flambeau dans la main droite, pour montrer qu’elle savait toujours découvrir et venger avec justice les cri
re Eurynome, Panphile et Plexippe, égyptides qui avaient épousé on ne sait trop quelles Danaïdes. Chacune de ces Danaïdes, e
fait avec ses os. Pélops, laissa en mourant trois fils d’Hippodamie, savoir  : Astrée, Thyeste, Hippalque ou Hippalime ou Hipp
inrent à leur tour les chasser de Mycènes. Que devint Thyeste ? on ne sait trop, peut-être fut-il mourir dans l’île de Cythè
n calme profond arrête la flotte ; alors on consulte Calchas, afin de savoir ce qu’il faut faire pour obtenir un vent favorabl
tion avec Achille. Cette Clytemnestre, femme d’Agamemnon était, on le sait , fille de Tyndare, roi de Sparte et de Léda, fill
enfin, elle le signala : alors Clytemnestre par ses feintes caresses, sut dissiper les soupçons de son époux ; puis, un jou
sa Diane en tuant une biche qui lui était consacrée. Soudain, nous le savons , un calme profond arrêta la flotte réunie des Gre
érens endroits de cet ouvrage. Dès son enfance, elle possédait, on le sait , une beauté si éclatante, qu’elle faisait l’admir
s, qui était allé recueillir la succession de sa belle-mère, ce Pâris sut si bien se faire aimer d’Hélène et la séduire par
es armes mêlées aux présens offerts par Ulysse. Achille laissa, on le sait , un fils né de Déidamie ou d’Iphigénie, à Scyros,
ui rendre les honneurs funèbres. Phénix, fils d’Amyntor, roi Dolope, sut plaire à une concubine favorite de son père appel
Sicile. Elles passaient pour être habituellement au nombre de trois, savoir  : Aglaophone ou Aglaophème, c’est-à-dire, à la vo
’abord Chrysa, fille de Pallas, dont il eut deux enfans. Ayant, on ne sait pour quel motif, assassiné son frère, il fut obli
hon et Priam, que d’abord l’on nommait Podarce. Quant à Tithon, nous savons comment Aurore devint amoureuse de sa beauté ; co
tint avec courage et fermeté les efforts réunis de toute la Grèce, et sut les arrêter pendant dix ans. Parmi le grand nombr
t long-temps résister à Achille et tomba victime de son courage. Nous savons comment le vainqueur abusa de sa victoire, pour l
son amant, et bientôt elle en eut un fils nommé Corythe. Pâris, on le sait , jugea le fameux procès relatif à la pomme d’or,
e, épouse du roi, et l’emmène avec lui en Asie. Ils abordèrent, on le sait , dans l’île de Cythère ; puis, après avoir sacrif
, Antonoüs et Hypsénor. D'accord avec Pâris, il retint Achille, on ne sait trop à quel sujet, assez long-temps pressé dans s
ince Troyen, qui fut envoyé jeune encore par Laomédon à Delphes, pour savoir de l’oracle quels étaient les moyens de se débarr
on, roi de Lycie, était fils de Jupiter et d’Europe ; il avait, on le sait , deux frères, Rhadamanthe et Minos ; il disputa à
l’époque de Tros, pour éclairer davantage son origine. Ce Tros, on le sait , eut pour second fils Assaracus, qui épousa Hiéro
ait à faire paître les nombreux troupeaux de son père et fut, nous le savons , l’un des amans de Vénus, dont il eut Énée qui da
s’anime d’une vie factice et la rend mère d’Harpokrat. Alors, nous le savons , Typhon ayant connu la demeure sépulcrale d’Osiri
te et qu’elle possède la faculté de produire. Anubis, ou Anbo, on le sait , naquit des rapports involontaires d’Osiris et de
de ses crimes, et de plus, Aso, la reine d’Ethiopie, sa concubine. On sait comment se termina cet infâme repas : Typhon, ens
ce, épouse et époux de Fré. Du reste, ce Fré avait pour épouse, on le sait , une Athor II, émanation d’Athor première. Pooh e
là, c’étaient les brebis ou les béliers ; plus loin, les chiens. L’on sait encore que la loutre, le vautour, l’ibis, le tado
suprême des Hottentos, qui l’appellent l’être malfaisant sans en trop savoir la cause. Ils l’honorent en lui sacrifiant, soit
important dans l’ancienne religion de ce pays, où était placée, on le sait , la Phénicie, cette contrée si riche, si populeus
compose de plusieurs sectes, dont quatre dominent toutes les autres, savoir  : Le Brahmaïsme, le Vichnouisme, le Sivaïsme et l
sa contemplation, en lui conseillant d’implorer Bhagavan qui, nous le savons , n’est autre que Brahm. Aussitôt, Brahmâ se mit e
, et le quatrième de son pied droit ; puis il leur donna pour épouse, savoir  : une femme de la race impie des Açouras à Brahma
là résulta la division de la race humaine en quatre castes ou tribus, savoir  : les Brachmanes ou Brahmes, ou nobles nés de sa
pelée Amrita, Dieux que les Indiens divisent en plusieurs catégories, savoir  : 1° Brahm et Maïa, sa femme, ainsi que les trois
qui importuna Rati, veuve de Kama, par ses assiduites. Un jour ayant su que Kama avait été réduit en cendres par Siva et
e et s’abimât sous les eaux. Alors, trois déesses sortirent des eaux, savoir  : Saraswadi, déesse des sciences et de l’harmonie
Pourtant avec Soumatra, sa seconde femme, Daçaratha eut deux jumeaux, savoir  : Lakchmana et Satroukna, et de la troisième, il
s il reprit le cours de ses déprédations et de ses crimes, puis ayant su que Vichnou voulait s’incarner dans le sein de Ka
karna, il enleva cette reine et voulut la noyer ; mais Vichnou, on le sait , l’arracha de ses mains, s’incarna sous les trait
t. Maintenant, pour éclaircir cette guerre des Pandous, il est bon de savoir que Iaiati mit au monde Iadou, le Sivaïte et aïeu
i, sœur de Vaçoudéva. Pandou eut cinq enfans, que l’on nomme Pandous, savoir  : Bhima, Ardjouna, Iouddhichthira, Nakoula et Sah
milieu de la mer : alors, le serpent Adicécha le força, comme nous le savons , à se dépouiller de ses sucs précieux, lesquels,
rat et parcourut le monde. Dans une lutte qu’il eut avec Skanda, pour savoir lequel des deux serait le maître, il fit avec son
chef doit-il être grand Mandarin. Japon. Le Bouddhisme, on le sait , avait fini par pénétrer au Japon, cependant il n
s sa discrétion est telle, qu’il se refuse à faire connaître ce qu’il sait et sent. Ce génie malfaisant fait tous ses effort
nait par des danses et de la musique. Les Roussalkis étaient, nous le savons , des nymphes ; elles avaient la chevelure blonde
nération particulière ; on le consultait au moment des semailles pour savoir si les plantes viendraient à hauteur d’homme. La
rres brutes ou grossièrement taillées que l’on orne deux fois par an, savoir  : de branches de pin en hiver, et de bouleau en é
n le confond souvent avec le père de Téa, mais il n’est pas facile de savoir s’ils diffèrent en réalité l’un de l’autre. Quon
de Mileadh, ou un pontife irlandais, fils de Milese ; il avait, on le sait , un frère nommé Eibhear-Fionn, guerrier célèbre.
e la guérir, mais il la laissa mourir, après en avoir eu deux enfans, savoir  : un autre Ti et Ohina, laquelle devint la second
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
XLV La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro Su questo argomento furon composti due poemi, uno in
l vello d’oro, donato già dagli Dei ad Atamante ; e montati a cavallo su quell’animale, lo spinsero in mare per farsi tras
o in poche ottave tutte le classiche reminiscenze degli antichi poeti su questo fatto mitologico, aggiungendovi di suo alt
« Si sentono venir per l’aria e quasi « Si veggon tutte a un tempo in su la mensa « Rapire i cibi e riversare i vasi ; « E
ontra gl’ingordi augelli il ferro stringe. « Uno sul collo, un altro su la groppa « Percuote, e chi nel petto e chi nell’
groppa « Percuote, e chi nel petto e chi nell’ala ; « Ma come fera in su un sacco di stoppa, « Poi langue il colpo, e senz
« Non abbiano a fuggir fuor della terra. « Prende la briglia e salta su gli arcioni « Dell’Ippogrifo ed il bel corno affe
datrice « Come in sicuro albergo ricondotta, « E già sin di Cocito in su la proda « Scesa, e più là, dove quel suon non s’
n avanti anche i nostri sguardi dovranno esser principalmente rivolti su Giasone e la Maga Medea. 64. Apollonio Rodio c
13 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
3). Disse ; e il gran figlio di Saturno i neri Sopraccigli inchinò : su l’immortale Capo del Sire le divine chiome Ondegg
ielo, avventando incontro agli Dei massi enormi ed interi monti. Non sai qual contro a Dio Fé di sue forze abuso, Con teme
05. I genitori di Giacinto si posero ad inseguire Apollo per vendicar su lui la morte del figliuolo, e lo ridussero a rico
tolo che fin da quel tempo recarono sabbia d’oro. Potremmo riflettere su tal proposito che le ricchezze adoperate in utili
all’anno 222 av. G. C. tinchè l’imperator Vespasiano lo fece rimetter su 69 anni dopo G. C. Ma nel 667 Rodi era caduta in
più felice di me ? Amore mi sceglie per sua sposa !…. » E si chinava su lui avidamente per contemplarlo, non badando che
o arrivo col suono della conca marina. Talora anch’ essi erano assisi su carri tratti da cavalli azzurri. I pœti hanno att
i naviganti Entro al suo spece a sè tragge e trangugia. Dal mezzo in su , la faccia, il collo, e ’l petto Ha di donna e di
tasma. Molte oltre a ciò vi son di varie fere Mostruose apparenze. In su le porte I biformi Centauri, e le biformi Due Sci
i ferro e di bronzo, « vermiglie come se di fuoco uscite » s’alzavano su quella terra sconsolata, fra ardenti fornaci, pop
e piena : Cosi quel fiato gli spiriti mali Di qua, di là, di giù, di su li mena : Nulla speranza li conforta mai, Non che
lla. Qui se ne stan le fortunate genti Parte in su’ prati, e parte in su l’arena Scorrendo, lotteggiando, e varj giuochi D
tutto ferro eletto, Salvo che il destro piede é terra cotta, E sta in su quel, più che in su l’altro eretto. Ciascuna part
Salvo che il destro piede é terra cotta, E sta in su quel, più che in su l’altro eretto. Ciascuna parte, fuor che l’oro, è
di tassi che mandavano ombra mesta e tenebrosa, era una porta eretta su cardini di bronzo, e che dava accesso al Tartaro
ono gli t’assidi al lato. ……..A voi diletta Di chi delira il canto, E su pallide labbra inno di pianto : Raccor [ILLISIBL
l piè veloce di corsier superbo Il guerrier dalle vostre ire difende. Su lui, vergini orrende, Le negre ali spiegate, e la
eh ! l’onda arrecami Da puro fonte ; D’erbe mortifere I nappi ornate, Su via, le gelide Acque versate : Ecco le Eumenidi ;
uale il Tonante in cielo, Tonar quaggiuso e folgorare a prova. Questi su quattro suoi giunti destrieri, La man di face arm
n mostro chiamato Egide, il quale vomitava fuoco, e fu da lei ucciso. Su questa divina armatura campeggiava la testa angui
la navigazione. I poeti le rappresentano quali vaghe fanciulle assise su cavalli marini, con in mano un tridente o una cor
o divino, e, al carro addutti Gli alipedi immortali, il mar trascorre Su le rote volanti, e adegua i flutti. (V. Monti, M
e scongiuravano gli dei Lari affinchè sfogassero tutto il loro sdegno su quei fantocci, ed a loro facessero sopportare tut
ine, quasi damigelle e compagne, il cui officio era incitare e metter su la signora, acconciarla, abbellirla ; e si interp
a Vittoria. Poggiava i piedi sopra un globo perchè la Vittoria domina su tutta la terra ; ed era in atto di volare verso i
è tale, Che sempre al cominciar di sotto è grave, E quanto uom più va su , e men fa male. Però quand’ella ti parrà soave Ta
iù va su, e men fa male. Però quand’ella ti parrà soave Tanto, che ’l su andar ti sia leggero, Come a seconda in giuso and
immagine di froda Sen venne, ed arrivò la testa e ’l busto :78 Ma in su la riva non trasse la coda. La faccia sua era fac
tra, il sabbion serra. Nel vano tutta sua coda guizzava, Torcendo in su la venenosa forca Che a guisa di scorpion la punt
racia. Fabbricavano le loro case a forza di gusci d’uovo, viaggiavano su carretti tirati dalle pernici, e mietevano il gra
eda, rese la diletta sposa ad Admeto. Alfieri ha tessuto una tragedia su questo bellissimo argomento ; e ci piace riferir
i, e lieta N’ebbe accoglienza, ed ospitai banchetto. Nove giorni fumò su l’are amiche Di nove tauri il sangue. E quando ap
esti e quelle dei suoi fratelli ; e Minerva, Dea delle arti, vegliava su lei, e ne dirigeva la buona condotta. Quando Ulis
cattiva, 116 Poscia che vide Polissena morta, E del suo Polidoro in su la riva Si fu del mar la dolorosa accorta, Forse
rito. Ma la tenerezza materna, che le facea volger sempre gli sguardi su quella tomba, tradì l’infelice donna ; perchè Uli
si onde maggiori Delle marine allor tranquille e quete : Dal mezzo in su fendean coi petti il mare, E s’ergean con le test
o potesse contenerne in giro una pelle di bove tagliata a strisce ; e su questo spazio fondò la città di Cartagine, che pe
fuga tanto precipitosa, che perdette il suo velo. La belva si scagliò su di esso, lo sbranò, e lo intrise di sangue. Giunt
fu scelto giudice d’una contesa insorta tra Giove (63) e Giunone (85) su chi sia più felice, o l’uomo o la donna. Vedi sen
ne Sibilla Profetizza ’l futuro, e ’n sulle foglie Ripone i fati : in su le foglie, dico, Scrive ciò che prevede, e nella
tatori, che empivano l’aere d’applausi e gettavano fiori a piene mani su quel padre avventurato. — Dionigi tiranno di Sira
cchio crollando la canuta chioma e la bianca barba, con le lagrime in su gli occhi così disse : Oh Dio ! come sono i costu
ell’avversario chino e violento, quasi ad urtargli il petto, appoggiò su quella ambe le mani, ed allargando le gambe spicc
vincitore, accompagnato dagli applausi delle fanciulle, che versavano su di lui copiosamente i fiori estivi, tra i balli e
ne trionfale all’alto seggio del giudice atletico, che pose la corona su le tempie di lui, ed aggiunse in premio un lucido
nava, onde l’un l’altro a prova Oltrepassarsi. Ai precorrenti aurighi Su le terga sbuffavano la spuma I seguenti cavalli ;
di fronte Entro i cocchi barcei. L’un contro l’altro Forte urtò, l’un su l’altro arrovesciossi, E pien fu tosto d’equestri
ole, arrivato alla minore altezza vernale, cominci ad andar sempre in su come fa la capra Amaltea (29) nutrice del padre d
edri, Di puri effluvi i zeffiri impregnando. Perenne verde protendean su l’urne Per memoria perenni ; e prezïosi Vasi acco
i sarà rimandato, onde d’esequie L’orni l’achea pietade e di sepolcro Su l’Ellesponto. (Iliade, lib. VII, Traduz. del Mon
marina, sollevaro i flutti, E di Troja arrivati alla pianura, Ruinâr su la pira ; e strepitoso Immane incendio si destò.
ltri di lor le vittime immolaro, Altri cibo ne fero ; e tutti insieme Su ’l verde prato a convivar si diero. (Virgilio, E
Berenice, sua sposa recente, tanto sollecita di lui, che ella votò la sus chioma, se il marito tornasse vittorioso. Dopo la
14 (1815) Leçons élémentaires sur la mythologie
pour vos enfans, pour cette plus chère partie de votre existence, ne sauroit vous être étranger, ni vous trouver indifférens.
si on n’y fait entrer quelques connoissances de la Mythologie. On ne sauroit se refuser d’avouer que l’Histoire des Dieux et l
de folie qui leur fit croire qu’elles étoient changées en vaches. On sait encore ce que coûta à la nation Troyenne la préfé
har traîné par quatre chevaux, parcourant le zodiaque. D. Que doit-on savoir d’Apollon considéré comme l’inventeur de la poési
la terre         Régner dans les vastes forêts3 ; Votre noble loisir sait imiter la guerre. Les monstres, dans vos jeux, su
u percé. Titans. D. Dites-nous quelque chose des Titans ? R. On sait qu’ils voulurent escalader le Ciel pour détrôner
’art, qu’il passa pour le chantre le plus mélodieux de la Thrace. Je sais que par son art il entraîne les arbres ; Que ses
hèbes se construire ; L’autre, près de périr par la fureur des flots, Sait trouver dans leur sein la vie et le repos, Un dau
tué Laïus, son père, sans le connoître. Ici il épouse sa mère sans le savoir  ; il règne, et les premiers momens de son règne p
fille ; elle examine en toi L’esprit, l’air, tout enfin jusqu’à je ne sais quoi. Le pis pour cet enfant, dont tu fais tes dé
lle.            Cela décida leur querelle. Laissez dire les sots ; le savoir à son prix. (La Font., L. 8. F. 19.) Le paresseu
es bagatelles l’entraînent souvent dans mille dangers qu’elle n’a pas su prévoir. La Fable du Bouc imprudent est une trop
us les devoirs principaux des époux ? R. Ou peut les réduire à trois, savoir  : à ce qu’ils se doivent mutuellement, à ce qu’il
maison. Qu’elle dise, avec la Fourmi, aux personnes importunes qui ne savent que faire de leur temps : Adieu, je perds le tem
F. 6.) Elles pourraient ajouter avec le bon La Fontaine :       Je sais même sur ce fait, Bon nombre d’hommes qui sont fe
e l’Aigle, de la Laye, femelle du Sanglier, et de la Chatte). Que ne sait point ourdir une langue traîtresse    Par sa pern
ert l’huître pour le Vautour. D. Que pensez-vous du mensonge ? R. On sait combien ce vice est bas et honteux, et nous rend
plaisir et répugnance,       Raison perd toujours son procès. On ne sauroit donc trop fuir l’intempérance ; une fatale expéri
15 (1822) La mythologie comparée avec l’histoire. Tome II (7e éd.)
ngers, paraissait à leur amour-propre une preuve suffisante. Ce qu’on sait avec certitude, c’est que Javan, fils de Japhet,
ses dieux, et surtout celui de Minerve, si particulièrement honorée à Sais sa patrie. Ces faits sont attestés par toute l’an
voiles ; mais rien ne le rendit plus célèbre que la perfection qu’il sut donner à la sculpture. On disait ses statues anim
urces de son génie. Malheureusement pour cet ingénieux artiste, il ne sut point triompher de la jalousie ; elle le rendit c
rechthides. Il prit les armes pour s’emparer du royaume ; mais Thésée sut défendre son père et sa couronne. Pallas fut vain
ssurer par le droit d’aînesse le royaume de Mycène à Eurysthée. Junon savait que Jupiter avait juré que le premier des deux qu
y était si bien établi, qu’il était impossible de l’y forcer. Hercule sut l’attirer sur la mer ; et, lui ayant coupé tous l
appa point à l’adroit Ulysse : il découvrit l’urne et les flèches, et sut persuader à Philoctète de l’accompagner au siége
. Ce fut sous cet habile maître que Jason apprit tout ce qu’il devait savoir pour s’illustrer. Ce jeune prince, parvenu à l’âg
pas la grandeur des dangers qu’il aurait à courir. Le rusé vieillard savait très-bien que de pareils avis ne feraient qu’exci
petit nombre et très-courtes. Les Lycomides (famille athénienne) les savaient par cœur, et les chantaient en célébrant leurs my
t laissaient presque toujours au hasard le soin d’un succès qu’ils ne savaient ni préparer ni suivre ; les troupes se heurtaient
lui qui fuyait sans combattre, parce qu’il faut, dans tous les temps, savoir affronter la mort pour mériter de vivre. On réser
ne tour pour mettre à l’abri d’un second déluge son peuple et lui. On sait de quelle manière Dieu arrêta ce dessein insensé.
u démon dans les prédictions que tous les efforts de l’incrédulité ne sauraient attribuer à la seule fourberie. Sans approfondir
istère : on lui attribua quelque chose de divin, et probablement elle sut tirer avantage des hommages qu’on lui rendait ; b
antre sans en ressortir. C’était un espion de Démétrius, envoyé pour savoir si ce lieu ne contenait pas des trésors. Son corp
es des Sibylles que l’on avait recueillis, la politique et l’ambition savaient les employer à favoriser leurs projets. Jules Cés
ction que l’on forma le collége des Quindécemvirs des Sibylles. On ne sait quel fut le sort de cette seconde collection. Il
Il avait pris celui à Odin, dieu suprême des Scythes, soit qu’il eût su se faire passer pour un homme inspiré par les die
le premier prêtre ou le chef du culte qu’on rendait au dieu Odin. On sait que plusieurs nations donnaient à leurs pontifes
m d’Odin désignait donc le dieu suprême des Scythes et des Celtes. On sait aussi que les héros de toutes ces nations se prét
sagesse. Cet homme ayant eu la tête coupée, Odin la fit embaumer ; et sut persuader aux Scandinaves qu’il lui avait rendu l
te aux Germains, et surtout aux peuples du nord de la Germanie. On ne saurait douter que Hertus, ou la terre, dont il parle, n’
e lorsqu’ils y furent forcés par une surabondance de population. Nous savons que les Celtes étaient les maîtres de l’Europe de
général des habitans de la Grande-Bretagne, qui, dans tous les temps, surent unir à la valeur fière des peuples libres les plu
ge vulgaire lui paraît au-dessous des actions qu’il veut célébrer. Il sait que la mesure et l’harmonie imprimeront plus faci
éclairés en matière de religion. On avait une si grande idée de leur savoir , que Cicéron dit qu’ils furent les inventeurs de
16 (1823) Mythologie des dames
tre des dieux de lui donner la forme d’une génisse ; mais Junon ayant su cette métamorphose, et feignant de l’ignorer, exi
touche ;            « Et, sitôt que vous soupirez,            « Je ne sais quoi qui m’effarouche « Craint parmi vos soupirs
sons. Jusque-là, ils avaient mené une vie sauvage et brutale ; ils ne savaient que conduire leurs brebis, les tondre, traire leu
insi aux bergers quels sont les charmes de la vie champêtre, quand on sait goûter ce que la simple nature a de gracieux. « L
iter L’ode qu’en langue attique il lui plut de chanter : Il suffit de savoir que du sexe adorable, Il fit avec tant d’art l’él
des astres. On ajoute que le dieu Pan, transformé en un bélier blanc, sut attirer la sœur d’Apollon dans une forêt, et qu’i
naient sur les mers ; c’est ainsi que, sous la figure de Mentor, elle sut développer l’ame du jeune Télémaque fils d’Ulysse
nstrument la rendait difforme, et elle le donna au satyre Marsyas. On sait qu’Alcibiade renonça à jouer de la flûte pour la
’est plus nymphe ; elle n’a plus de voix ; Du destin de sa fille elle sut toutefois Donner à la déesse un signe manifeste.
alléables par le feu. Vulcain. On dit que Junon, dès qu’elle eût su que Jupiter avait fait naître Minerve de son cerv
rie à mesure que les hommes ont cherché la réalité des choses : on ne sait même plus en quel pays coulait cette fontaine pré
Ces terribles sœurs étaient les ministres des vengeances célestes. On sait avec quel acharnement elles poursuivirent Oreste
rir. Avec plaisir son cœur se laisse abattre Sous un pouvoir qu’il ne saurait combattre43. Enfin, désespérant de posséder jama
ut-à-coup, du creux des roseaux frémissants, Il entendit sortir je ne sais quels accents. De quel étonnement son ame fut att
t les mêmes que les Lupercales chez les Romains. Les Îles. Nous savons que l’île errante de Délos devint stable par l’or
x domestiques. Là régnaient humblement les dieux hospitaliers. Je ne sais quoi me plaît dans leurs humbles foyers : L’homme
vec autant d’adresse, Ne cultiva des fruits la champêtre richesse, Ne sut mieux diriger un flexible arbrisseau, L’étendre e
espalier, le courber en berceau. Ni l’arc, ni l’hameçon n’ont jamais su lui plaire. Armée, au lieu d’un dard, d’une serpe
primant la licence, Elle émonde avec art leur stérile abondance. Elle sait d’une source égarée en son cours, Entre ses plant
n M ; j’ai cru Qu’en cela votre main jolie Veut prouver que vous avez su Que chaque don qu’on a reçu, Soit de l’amour, soi
17 (1847) Mythologie grecque et romaine, ou Introduction facile et méthodique à la lecture des poètes (3e éd.)
ouze seulement composaient la cour céleste et y pouvaient délibérer ; savoir , parmi les déesses : Cybèle (ou Vesta), Junon, Cé
Amphion et Zéthus. Cette nombreuse postérité n’étonnera pas ceux qui savent qu’il a existé huit personnages du nom de Jupiter
prodigieuse que la curiosité de la mère en fut éveillée : elle voulut savoir ce qui se passait durant la nuit, et quels procéd
c de l’argile détrempée dans l’eau, il forma la première femme, et il sut l’embellir de tant d’attraits, que les dieux invi
il forma ainsi la flûte pastorale qu’on appelle chalumeau, et dont il sut tirer des accords pleins d’harmonie. Privé de Syr
e ses abeilles, obtinrent de lui les réponses qu’il leur importait de savoir . Cette fable allégorique nous montre que ceux qui
é de la terre à l’autre, divulguant avec la même assurance ce qu’elle sait et ce qu’elle ignore, le bien et le mal, la vérit
la clarté d’une lampe, et ayant près de lui un coq. S’occuper, c’est savoir jouir ; L’oisiveté pèse et tourmente. L’âme est u
els d’éminents services. Avant lui, les hommes, stupides et bruts, ne savaient ni penser ni raisonner ; ils ouvraient les yeux e
u’il fut arrêté sur le bord de l’Événus, grossi par les pluies. Il ne savait quel parti prendre, craignant d’exposer Déjanire
d’état de nuire ; le dragon est assoupi, la toison enlevée. Éétès ne sait rien de ce qui se passe. Dès le jour même, Jason
va des statues et on l’honora comme un demi-dieu. Quant à Médée, elle sut gagner si habilement par ses artifices les bonnes
tience de revoir sa femme : impatience digne de pardon, si les Enfers savaient pardonner ! Il n’avait plus qu’un pas à faire ; i
tance fut opiniâtre. Assisté de cinq amis, et protégé par Minerve, il sut si habilement parer leurs atteintes et prendre so
parmi les habitants de la contrée une telle réputation de vertu et de savoir , que le roi Scamandre, digne appréciateur du méri
rps fut réuni, dans la tombe, à celui de Pâris. Quant à Hélène, on ne sait pas exactement quelle fut sa conduite pendant cet
, et qu’il ne possédait point de remède pour ce mal. Mais Ulysse, qui savait que Troie ne pouvait être prise si les Grecs n’av
ros : celui d’entre vous qui l’aura ployé, sera mon époux. » Pénélope savait à quels hommes efféminés elle proposait ce défi :
te des amours de Didon et d’Énée est une pure fiction, puisque chacun sait qu’Énée vivait 500 ans avant la fondation de Cart
incesse. La fable ajoute qu’Europe, devenue l’épouse du roi de Crète, sut si bien gagner l’amour de ses peuples qu’ils lui
upeaux. Tenté par l’appât de ce nouveau gain, Battus raconta ce qu’il savait . Mercure alors, ne pouvant contenir son indignati
hosa en pierre de touche. — Cette pierre, indiscrète comme Battus, ne sait rien cacher : elle fait connaître la nature des m
tivement la manœuvre ; mais l’orage croissant d’heure en heure, il ne sait plus quel parti prendre, ni quels ordres donner.
e fois ses regards du côté de sa patrie et de sa maison !… Mais il ne sait où il est, tant sont épaisses les ténèbres de l’o
: et voltigeant sur la surface de la mer, elle faisait entendre je ne sais quel son plaintif, semblable au cri d’un oiseau.
affection pour elle, et imagina une ruse pour s’en faire aimer. Ayant su que la curiosité était le côté faible ou plutôt l
. L’existence lui paraît délicieuse ; mais il manque à son bonheur de savoir à qui elle doit tant d’hommages et de libéralités
les, craignez, ma sœur, d’être tôt ou tard victime de votre sécurité. Savez -vous si cet amant qui se cache et craint le grand
ns du moment. Il ne peut cette fois échapper à mes avides regards. Je saurai si c’est un vampire ou un mortel, et si je dois l
qui osa le premier suivre l’exemple de Vénus ? On l’ignore ; mais on sait que nulle femme ne survécut à cette redoutable ép
ticulier voulait-il faire un voyage, se marier, construire un palais, savoir s’il guérirait d’une maladie : il allait consulte
bornes, et on les consultait avant chaque entreprise importante, pour savoir quelle en serait l’issue. Les réponses des Augure
18 (1806) Histoire poëtique tirée des poëtes françois ; avec un dictionnaire poétique (6e éd.)
ris, garant de son appui, Rendant le calme à leur ame incertaine : Je sais , dit-il, quel motif vous amène. Et je consens à r
ore. Rousseau a renfermé dans ces vers, tout ce que l’on peut dire et savoir de mieux sur ce sujet : D’où peut venir ce mélan
rgos, qui fut la mère de Persée : Dans cette tour inaccessible Où tu sus t’introduire en or ; Si tu vis Danaé sensible, Tu
. D’un spectacle agréable employant l’artifice, Thalie, en badinant, sait démasquer le vice. Melpomène avec pompe étalant
l’avenir. Vous arrosez le champ de ces nymphes sublimes ; Mais vous savez aussi que vos faits magnanimes Ont besoin des lau
rière Doit nous dérober leur lumière, Et nous en prédit les instans ; Sait leur distance, leur mesure, Et tous les rangs que
r la terre         Régner dans les vastes forêts ; Votre noble loisir sait imiter la guerre : Les monstres dans vos jeux suc
aindre : De ces Ménades révoltées Craignons l’impétueux courroux. Tu sais jusqu’où ce dieu jaloux Porte ses fureurs irritée
essager des dieux, mais sur-tout de Jupiter : Moi qui suis, comme on sait , en terre et dans les cieux, Le fameux messager d
sont écrits :        Le sort à la plus belle a réservé ce prix. On sait quel fut le trouble entre les immortelles, Qui to
uris garant de son appui, Rendant le calme à leur ame incertaine : Je sais , dit-il, quel motif vous amène ; Et je consens à
e sincère                 M’ait découvert mes ennemis secrets ; Je ne saurai donc pas sur qui lancer les traits               
n du jardin des Hespérides. Il coupa la tête de Méduse. Mais vous ne savez pas… que son épée De l’horrible Méduse a la tête
r ! Mais une invincible contrainte, Malgré moi, fixe ici mes pas. Tu sais quel est ce labyrinthe, Et que pour aller à Coryn
e constante ; Jamais le doux sommeil n’approcha de ses yeux ; Rien ne sauroit tromper sa fureur vigilante. Rousseau. Jason va
e ses sons, il égala au moins les plus grands héros de son tems : Je sais que par son art il entraîne les arbres, Que ses d
hèbes se construire ; L’autre, près de périr par la fureur des flots, Sait trouver dans leur sein la vie et le repos : Un Da
a reine tint parole, et j’eus le diadême. Corneille. Œdipe, sans le savoir , épousa sa mère, et monta sur le trône de son pèr
gagèrent à venir avec eux au siège de Troie : ils comptoient beaucoup sut la prudence de ses conseils ; et il se rendit ais
résence et la valeur de ce héros :                                On sait qu’a votre tête I.cs dieux ont d’Ilion attaché la
qu’a votre tête I.cs dieux ont d’Ilion attaché la conquête : Mais on sait que, pour prix d’un triomphe si beau, Ils ont aux
u mont Ida, qui lui prédit les maux dont il seroit la cause : Œnone, savez -vous quel ennui me tourmente ? On me veut arrache
s informé. Le Ciel souvent lui parle : instruit par un tel maître, Il sait tout ce qui fut, et tout ce qui doit être. Racin
19 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
o questo Nume. Pingevasi egli da capo a piè ricoverto di armi sedente su d’un carro d’acciaio guidato da Bellona terribil
Suo culto. Riceveva questo Dio al pari degli altri i suoi sacrificii. Su suoi altari(1) ove per altro sovente si trovava u
tto i gentili sul Tartaro, e gli Elisii ; sul lor sito, ed ingresso ; su i diversi fiumi, e riviere adjacenti ; su’varii m
adjacenti ; su’varii mostri, e larve quivi inabitanti ; e finalmente su altre moltiplici cose a quel tenebroso regno atte
ne, ed eredità, come sopra accennai, il vasto regno dell’Inferno, ove su quelli miseri rinserrati spiriti esercitar poteva
assuluto, ed esclusivo padrone. Ad onta però del suo ammirabil potere su i morti Dea in sorte incontrar non poteva, che ac
Dea. Rappresentasi ella sotto le sembianze di augusta matrona seduta su d’un carro tirato da leoni, tutta coronata di tor
uo peso, giusta le leggi de’planetarii corpi, come non pingere assisa su ben ordinato carro quella Dea, che per la terra i
fe. Altri la pinsero in aria di maestà seduta al fianco di suo marito su d’uu carro tirato da neri cavalli mostrando un ge
di lui la conoscenza, Guardalo, e digli in cor addolorato : Di nulla sai temer bella Innocenza, Annotazioni Bene as
otazioni. La pietà dolce istinto de’ cuori ben fatti pingesi seder su d’un monte per indicare l’altezza, cui si sublima
Sonetto G rama, dolente, e priva di conforto Vecchia donna su sterpi urlando siede, Lacera, e nuda äita a tutti
ne della morte bisogno non hà di spiègazione. L’universale suo impero su tutti gli esseri viventi, l’impreveduto suo arriv
e trascorse il mio ferace ingegno Troppo fra folli sogni io deliria ; Su prendiamo un camin dell’ uom più degno Lungi grec
be Fù questa la morte Per tutto hà trionfato Dell’ uomo possente, Su povera glebe E Sparta la sorte Già cade sdraiat
ifluità, e vaghezza. Pochi ne’ tempi antichi hanno scritto, e cantato su questo metro ; ma diasi luogo al vero da che il c
al verso. È vero altresì, che non è men degno di lode quel poeta, che su di una bagatella forma un vasto canto, e che dal
quattro gran dissertazioni dell’ erudito Pasquale Carcani sul niente, su i peli, sullo scarafagio, e sul sanguinaccio, ma
e smanio. Uran. Titiro mio pazienza, e non t’irascere Teco m’assido su queste erbe tenere, Mentre il mio gregge Alcon co
on maestrevole industria prescrivansi da primi conoscitori dell’ arte su tal punto, alle quali, perchè degne di esser lett
tto il nome Hyppius, e Nettuno per questa sua bravura acquistò dritto su cavalli e marini, e terrestri. Suo ritratto (1).
la con terribil voce Fiera, torva, funesta, ed accigliata. Disse : tu sai qual reo dolor mi nuoce, Sai quanto in Ida un dì
o croico ricavò il modo delle musicali cadenze quando facendo battere su di una incudine quattro martelli di 6 12 18 24 li
20 (1822) La mythologie comparée avec l’histoire. Tome I (7e éd.)
s maîtres que l’on trouvera tous ces noms ; et les charmes qu’ils ont su répandre dans leurs ouvrages dédommageront des ef
rançaise ait produit, ne peut être abrégé, et ceux qui le liront nous sauront gré de les avoir mis dans la nécessité de payer à
qui signifie voyageur. Alors on aperçoit que, dans un temps qu’on ne saurait déterminer, il arriva par mer un homme qui donna
s, dont l’opinion est partagée sur ce point. Ce qu’il nous importe de savoir , c’est que l’un et l’autre peuples avaient déjà m
ossius assure que Zoroastre la trouva établie chez les Perses. On ne sait point qui était ce Zoroastre, ni le temps précis
t d’autres dieux que ceux qu’adorent encore aujourd’hui les barbares, savoir , le soleil, la lune, la terre, les astres et le c
peut avoir donné lieu à cette dénomination ; mais l’essentiel est de savoir que cette secte est la plus ancienne et la plus g
panégyriste, s’il ne l’eût regardé que comme un conteur de fables. Il savait très-bien que le poëte conservait les récits des
encontrait toujours Jupiter, Saturne, le Ciel, la Terre. Les Grecs ne savaient rien de plus sur leur origine la plupart croyaien
blirent ? Ce sont des questions impossibles à décider aujourd’hui. On sait , par Diodore de Sicile, que les premiers Grecs ét
ses. Ce ne fut que dans un temps très-éloigné de leur origine, qu’ils surent que les noms des dieux étaient venus d’Égypte : i
Grecs, en recevant des dieux étrangers, changeaient leurs noms. Nous savons , par Hérodote, que l’Apollon des Grecs était l’Om
lui-même, que son fils Mysraïm ou Mesraïm plaça au rang des dieux. On sait que ce patriarche et sa famille allèrent s’établi
ans : la Victoire, la Puissance, l’Émulation et la Force. Jupiter lui sut si bon gré de sa diligence, qu’il ordonna que tou
s de se défaire de Jupiter ; il lui dressa des embûches, que celui-ci sut éviter ; mais, se voyant tous les jours exposé à
divinité des Celtes. On ignore l’histoire des autres gouverneurs ; on sait seulement que Jupiter s’était réservé tout l’Orie
l’ignorance était la dupe, et dont l’avarice de ceux qui l’exerçaient savait tirer de grands profits. Les astrologues, pour se
a ; personne n’a pu soulever le voile qui me couvre ; et si l’on veut savoir mes ouvrages, c’est moi qui ai fait le soleil. L
pteur de son siècle, l’orna d’une statue d’or et d’ivoire ; son génie sut la rendre digne de la déesse qu’elle représentait
toute armée, parce que le sage, fort de sa conscience et de sa vertu, sait combattre le vice et résister au malheur. Elle es
donna l’habitude des exercices du corps et du maniement des armes. Il sut le préparer à devenir un grand capitaine, et lui
physique. Tout poëte avait le droit de les créer à son gré, le génie savait éterniser les siennes, tandis que l’oubli devenai
se laissent point apercevoir au premier coup d’œil. Malheur à qui ne sait pas les chercher ni les reconnaître ! La figure d
certaines. Ces livres célèbres n’existent plus depuis long-temps ; on sait seulement que les trente-six premiers contenaient
trouvant insuffisantes les lois établies pour assurer les propriétés, sut persuader au peuple romain qu’il existait un dieu
ntiquité. La fable s’unira quelquefois à la vérité, mais nos lecteurs sauront très-facilement distinguer l’une de l’autre. Pin
rent ; mais ce conquérant du royaume d’Argos, inquiet et cruel, ayant su par l’oracle qu’un de ses gendres lui donnerait l
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
andare a trovare, chi dice il Mar Rosso, e chi il Mare Adriatico ; e su questa fatica che ora direbbesi erculea (benchè v
nsando ai dì che furono, quando egli duce dei più degni Eroi, varcava su quella incogniti mari. Ma un giorno, come volle i
i Pizzarro, che nel 1540, quand’egli primo vi penetrò, avesse trovato su quelle rive una repubblica di Amazzoni87. 7ª F
.Se Castore e Polluce « Fossero in compagnia di quello specchio « Che su e giù del suo lume conduce100 « Tu vedresti il Z
lio : « ……………….. Forse « Tu credi che qui sia ‘l Duca d’Atene, « Che su nel mondo la morte ti porse ? « Partiti, bestia,
sima. Così rimase solo Creonte nell’orrida e luttuosa reggia di Tebe. Su questi atroci fatti esiste un poema latino intito
o fu così fortunato e divenne tanto potente che estese il suo dominio su tutta quella penisola della Grecia che ora chiama
che fece palese Achille ; il quale dimenticando il suo travestimento, su di essa fissò il suo sguardo, e a quella diè di p
e cattiva, « Poscia che vide Polissena morta « E del suo Polidoro in su la riva « Del mar si fu la dolorosa accorta, « Fo
pensato di tutti i danni sofferti, ritornò di là comodamente in Itaca su di una nave dei Feaci stessi. Tra i casi più stra
infe d’argento. « Le si fero d’appresso, e chi del loco « Re fosse, e su qual gente avesse impero « La domandaro ; ed ella
Ulisse « Chiamavan, lassi ! per l’estrema volta. « Qual pescator che su pendente rupe « Tuffa di bue silvestre in mare il
are a lui stesso secondo che lo fa parlare Omero : « Io pel naviglio su e giù movea, « Finchè gli sciolse la tempesta i f
ompagni o sudditi e fondare la città di Cartagine in Affrica. Gettato su quelle coste dalla tempesta, Enea fu accolto uman
a parlar delle Sibille, non si può così facilmente dare una sentenza su queste donne straordinarie e misteriose 162. Infa
quali attribuirono perfino alcune profezie sulla venuta del Messia e su diversi fatti della vita di lui 163. Quindi è che
ulis a me viroque reguntur. » 82. Per non dover ritornare altrove su questo stesso argomento (poichè si tratterebbe di
., ii.) 158. « Non enim philosophi solum, verum etiam majores nostri su perstitionem a religione separaverunt. » — (Cic.,
22 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
erelle s’échauffa, on combatit et le malheureux Œdipe cédant, sans le savoir , à sa noire destinée, devint parricide en tuant L
s le trône de Pluton, le héros l’arracha de cet asile, l’enchaîna, et sut le forcer à voir le jour. La Thessalie fut témoin
phocle, cette admirable maxime : « Il n’y a que les grands cœurs qui sachent combien il y a de gloire à être bon ». Aristé
e lui céder le gouvernement ; Pélias eut l’air d’y consentir, mais il sut persuader au jeune Prince d’aller d’abord dans la
devint amoureuse de Pélée, qui méprisa cet amour criminel. Astydamie sut persuader en secret à Acaste, que Pélée avoit vou
’adoucir, lui apprit la musique et à jouer de la lyre. Sa mère, ayant su de Calchas qu’il périroit au siége de Troye et qu
re de son héros. Après la mort d’Achille il s’éleva une querelle pour savoir à qui l’on donneroit ses armes, on décida qu’Ajax
n à Thésée et à Pyrithoüs qui l’enlevèrent, ils tirèrent au sort pour savoir auquel des deux elle resteroit. Elle échut à Thés
ucteur et d’une femme coupable, a mis une pudeur, une morale qu’on ne sauroit trop admirer. Après dix ans de siége, Troye fut p
e cacha d’horreur pour ne pas éclairer une action si exécrable. On ne sait pas pourquoi le soleil ne se cacha pas de même po
opée sans connoître sa naissance, en devint amoureux et l’épousa sans savoir qu’elle étoit sa nièce. Par la suite, Egisthe vin
a de combattre seul, un des ennemis ; les Grecs tirèrent au sort pour savoir quel guerrier on opposeroit au héros Troyen. Neuf
tions importantes ; il alla chercher Achille dans l’île de Scyros, et sut découvrir ce héros malgré son déguisement. Ce fut
t presque éteinte. Voici de jolis vers sur l’Etude : S occuper c’est savoir jouir, L’oisiveté pèse et tourmente, L’ame est un
qu’elle est prête à étendre sur les objets et les actions qu’elle ne sauroit approuver, mais qu’elle ne veut ni condamner, ni
23 (1883) Mythologie élémentaire (9e éd.)
ut chercher, après le déluge, les premiers auteurs de l’idolâtrie. On sait que Chanaan fut maudit de Dieu parce que Cham ava
se. Elle osa même, un jour, conspirer contre lui, et comme elle avait su mettre dans son complot tous les habitants de l’O
its. D’un spectacle agréable employant l’artifice, Thalie en badinant sait démasquer le vice. Melpomène, avec pompe étalant
lait se désaltérer ; la déesse irritée les changea en grenouilles (on sait que les terrains marécageux où séjournent ces sor
es filles de Minée, si bien racontée par La Fontaine, après Ovide. On sait que, pour n’avoir pas voulu interrompre leur trav
tint l’empire dans le partage que Jupiter fit du domaine paternel. On sait que Saturne dévorait à leur naissance tous ses en
 ; voici dans quelles circonstances : Ménélas, roi de Sparte, voulant savoir en quel lieu le berger Pâris avait caché Hélène,
ne résistance, il cède, et révèle à Ménélas ce que ce prince désirait savoir . Orphée allait épouser la nymphe Eurydice ; le be
eurs voix. Ulysse, roi d’Ithaque, à son retour de la guerre de Troie, sut aussi échapper à leur séduction. Averti par la ma
ontraire, elle fortifie les yeux et porte dans le fond de l’âme je ne sais quelle sérénité. C’est d’elle seule que les homme
trembler, jusqu’à son maître. Mais de son ire éteindre le salpêtre50, Savoir se vaincre et réprimer les flots De son orgueil,
victoire entre nous ne fut point incertaine, Dieux puissants ! je ne sais si c’est faveur ou haine, Mais sans doute pour mo
qui la fit naître : Dans le partage du butin, qui était, comme on le sait , tiré au sort, Chryséis, fille d’un prêtre d’Apol
l’esclave d’Agamemnon, lui avait prédit cette fin tragique ; mais on sait que les prédictions de Cassandre étaient proférée
apitre XXX. Mythologie des Égyptiens. 127. Osiris et Isis. On sait que l’Égypte fut le berceau de l’idolâtrie (n° 2)
Zoroastre fut l’auteur ou réformateur de la religion des Mages. On ne sait précisément ni le temps ni le lieu où naquit ce c
t leur culte ? Qu’étaient les Mages ? Qu’était-ce que Zoroastre ? Que sait -on du lieu et de l’époque de sa naissance ? Qu’es
nissent dans des pagodes pour se soumettre à d’affreuses tortures. On sait qu’une coutume barbare oblige les femmes à se brû
es, Qui sans cesse volant de climats en climats, Dit partout ce qu’il sait et ce qu’il ne sait pas, La Renommée, enfin, cett
olant de climats en climats, Dit partout ce qu’il sait et ce qu’il ne sait pas, La Renommée, enfin, cette prompte courrière…
est résumée dans ces deux vers latins : Sunt Leo ; Lernæus serpens ; sus  ; cerva ; volucres ; Taurus ; equæ ; Hippolytæ ;
24 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
di Tetide, tra le quali spezialmente distinguevasi lo storiato scudo, su cui mille cose erano maestrevolmente effigiate. E
, e coll’ arco e la faretra; e grandissima si suppone la sua possanza su gl’ immortali egualmente che sopra i mortali. Apu
assarono quindi in Epidauro per trasportare la statua. Ma intanto che su di ciò consultavasi fra i cittadini, un serpente
ta da due serpenti, colla quale dice Omero, eh egli chiamava il sonno su gli occhi de’ mortali, o il fugava a suo talento,
ssere da questi ferito, fu invece oppresso sotto il peso delle piante su lui ammassate. Già si è detto come nella sua cont
vecchio ma di robusta e verde vecchiezza, era quegli, che traghettava su nera barca le anime di là dal fiume Acheronte. Le
chiamasi di Gibilterra, ove Ercole per monumento piantò due colonne, su cui era scritto: Non più oltre. Lottò con Anteo f
Euboiche, ove fu convertito in uno scoglio; indi costrutta una pira, su quella si abbracciò, date prima le sue saette a F
dosso, e precipitollo nel campo, che fu detto Aleio, ed ei solo volò su in cielo, ove fu posto fra le costellazioni. Dell
anni dopo un orribile pestilenza, la quale, disse l’ oracolo di Delfo su ciò consultato, che non sarebbe cessata, finche n
erità dello stato che il possedesse. Era questo la pelle del montone, su cui Frisso ed Elle, figli di Atamante re di Traci
stato sopra uno scoglio gettava in mare i viandanti che si avvenivano su quella strada; presso ad Ermonia il gigante Damas
i non ottennero se non col sacrificio d’ Ifigenia, un serpente salito su di un vicin platano divorò otto uccellini nel lid
e, cui Tetide aveva posto in mezzo, perchè fossero date al più degno; su di che non sapendo i Greci decidere, chiesero a’
è da Perseo cangialo in monte. Parte II. Capo III. Le piante marine, su cui Perseo posa la testa di Medusa, son convertil
lla Pitia sacerdotessa di Apollo. Stava sopra di un tripode collocato su di una buca, di cui uscivano delle forti esalazio
e ad Anzio rendevasi per via di sorti t gettando una specie di dadi, su cui erano scrìtti de’ Caratteri, il significato d
25 (1850) Précis élémentaire de mythologie
ment nos études classiques, il est très-important que les jeunes gens sachent la religion de ces peuples, pour comprendre leurs
z sur la terre     Régner dans nos vastes forêts ; Votre noble loisir sait imiter la guerre. Les monstres, dans vos jeux, su
des géants robustes qui n’avaient qu’un œil au milieu du front et qui savaient travailler l’or, le fer et l’acier avec l’art le
us noble attribut des dieux, Ma fille, c’est la bienfaisance. Si vous saviez comme il est doux De visiter, dans leur chaumière
s de Cyrinas, roi de Cypre. C’était un impétueux chasseur qui ne ces- sait de poursuivre dans les forêts les bêtes sauvages.
r mensongère, Vains et frôles enfants d’une vapeur légère, Troupe qui sait charmer le plus profond ennui, Prête aux ordres d
onsolant d’une Providence sage et éclairée qui veille sur tout et qui sait punir ou récompenser selon les lois de la plus sé
xalter sa vertu et vanter ses exploits. L’enthousiasme populaire, qui sait rarement se modérer, oublia même ses défauts pour
de constante ; Jamais le doux sommeil n’approche de ses yeux. Rien ne saurait tromper sa fureur vigilante. Rousseau . 6. Ave
d’accourir vers le héros, et lui dit : « Hercule, je vois que tu ne sais quel chemin tu dois prendre. Si tu t’attaches à m
nneur de Neptune, et établit plusieurs fêtes religieuses, parce qu’il savait que la religion est le frein moral le plus puissa
et que, ne pouvant la retrouver, il consulta l’oracle de Delphes pour savoir où il devait s’établir. Apollon lui ordonna de s’
n des deux seulement périrait. Alors il y eut un combat d’amitié pour savoir lequel donnerait sa vie pour son ami. Le sort tom
e les plus célèbres oracles tomber dans le plus complet discrédit. On savait que leurs prédictions étaient vénales, et que l’o
s un autre devin appelé Mopsus. — Les sibylles étaient des femmes qui savaient aussi l’avenir. On en compte dix, dont la plus cé
ue la cour du roi de Perse était souillée par l’idolâtrie. Enfin nous savons par les auteurs profanes que, sur les bords du Ti
r lutte ? 6. Qu’est-ce que Mithra ? Comment était-il représenté ? Que savez -vous de ces mystères ? 7. Comment se nomme le liv
de Dieu n’ait été le fondement de la religion égyptienne. Les prêtres savaient que l’Etre suprême est unique, et qu’on ne peut l
mbeaux qu’il dispersa dans toutes les parties de l’Egypte. Quand Isis sut qu’elle avait une seconde fois perdu son époux, e
les méchants étaient condamnés à errer sans cesse avec les vents. Ils savaient aussi que la mort ne rompt point les rapports du
it pour la voix mélancolique et sombre de ceux qui n’étaient plus. On savait que chaque homme a son génie tutélaire qui l’acco
te qu’on ne se fit de sa nature une idée grossière et matérielle. Ils savaient que Dieu a créé une multitude infinie d’intellige
26 (1847) Nouvelle mythologie du jeune âge
entaient des choses pour les commodités et les agrémens de la vie qui savaient la conserver ou la prolonger. C’est ainsi qu’Escu
Janus était un prince qui gouvernait ses peuples avec sagesse, et qui savait régler sa conduite future sur les événemens passé
portait ses foudres. Pour le sens historique de cette fable, il faut savoir que différens princes, sous le nom de Jupiter, on
celui qui les avait forgées. Junon était orgueilleuse et jalouse. On sait ce que coûta à la nation troyenne, la préférence
emain, dès le grand matin, les ambassadeurs se mirent en prières pour savoir du dieu s’il désirait qu’on lui dressât à Epidaur
          Régner dans les vastes forêts ;         Votre noble loisir sait imiter la guerre,         Les monstres dans vos j
u ciel, sur la terre et dans les enfers ; Vialis, de via, chemin : on sait qu’il présidait aux chemins. A Rome, les statues
storique. Pour entendre le sens historique de cette fable, il faut savoir que les anciens, peu curieux observateurs de la c
ribut des dieux,     « Ma fille, c’est la bienfaisance.     « Si vous saviez comme il est doux     « De visiter sous leur chau
e que ce prince, habile pour ce temps-là dans l’art de la navigation, savait conduire un vaisseau sur une mer orageuse. Après
crime. Ce prince impie et cruel reçut les dieux dans son palais. Pour savoir s’ils avaient connaissance des choses cachées, il
bois, qui fut aimée du dieu Pan, avait un esprit fort agréable. Elle sut plaire à Junon, qu’elle amusait par des contes, a
; il s’appliqua surtout au grand soin que demandent les abeilles ; il savait les conserver et en réparer la perte. Les poètes,
hèbes se construire ; L’autre, près de périr par la fureur des flots, Sait trouver dans leur sein la vie et le repos. Un dau
ette même main qui vous avait sauvé. Voltaire. Œdipe, devenu grand, sut qu’il n’était pas fils de Polybe. Il consulta l’o
and, sut qu’il n’était pas fils de Polybe. Il consulta l’oracle, pour savoir de qui il tenait le jour ; on lui répondit qu’il
mais Pélops n’en fut point effrayé, et il accepta les conditions. Il sut mettre dans ses intérêts Myrtile, fils de Mercure
nirent leur flamme ; Clothon prenait plaisir à filer cette trame. Ils surent cultiver, sans se voir assistés, Leur enclos et l
amitié modéra leurs feux sans les détruire, Et par des traits d’amour sut encore se produire. Ils habitaient un bourg plein
27 (1864) Mythologie épurée à l’usage des maisons d’éducation pour les deux sexes (nouv. éd.)
les étaient les attributions de chacune d’elles ? — Dites ce que vous savez de Pégase. — Comment représente-t-on Apollon ?
ceux qui troublaient ces cérémonies ou qui divulguaient ce qu’ils en savaient étaient punis de mort. On lui immolait des porcs.
is une part importante à ses combats et à ses triomphes. On dit qu’il savait inspirer aux troupes ennemies un secret effroi qu
ourtant son tribut aux faiblesses humaines : Omphale, reine de Lydie, sut tellement amollir son courage, que l’on vit à ses
hèbes63. Plus tard, Amphion éleva les murailles de cette ville, et il savait tirer de sa lyre des sons si ravissants, que les
e destin, après avoir tué son père sans le connaître, devint, sans le savoir , l’époux de sa propre mère. Œdipe jouissait depui
ort d’Achille, il disputa les armes de ce héros au bouillant Ajax, et sut , par son éloquence, déterminer les autres chefs à
Italie. Questions. Qu’étaient les Oracles ? — Dites ce que vous savez sur l’oracle de Dodone ; — Sur celui de Jupiter A
e les luttes de chant et de musique, cinq espèces de jeux différents, savoir  : la course, qui se fit d’abord à pied, puis sur
apporte de lui les maximes suivantes : Le malheureux est celui qui ne sait pas supporter le malheur. — Délibérez lentement,
favorites ? — Que fut Solon ? — Et Périandre ? — Et Cléobule ? — Que savez -vous de Chilon et de ses maximes ? — Qu’était Soc
ui fut d’abord honoré en Égypte sous le nom de Jupiter Ammon, et l’on sait que l’Écriture appelle terre d’Ammon l’Égypte, où
dans l’histoire du dieu des coïncidences frappantes avec ce que nous savons de la vie du législateur des Hébreux. Le lieu de
. D’un spectacle agréable employant l’artifice, Thalie, en badinant, sait démasquer le vice. Melpomène, avec pompe étalant
28 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
are del suo sopracciglio tremava l’Universo : il Fato solamente aveva su di lui la preminenza(1). Dopo aver vinto Saturno,
r aver sette figli maschi, e sette femmine ardì di aver la preminenza su di Latona, che non ne aveva che due, portando la
ca, il suo impiego di condurre il carro della luna. Talvolta è tirata su di un carro da due cervi : qualche volta porta un
o ordinariamente Venere accompagnata dalle Grazie, o da Amore, assisa su di un carro tirato da cigni, o da colombe. Queste
o pieno di grazie, e di astuzie con un arco alla mano, ed un turcasso su gli omeri2. Le sue picciole ali sono di colore az
is ; Tum variae illudent species, atque ora ferarum. Fiet enim subito sus horridus, atraque tigris, Squamosusque draco, et
dell’abbondanza, e gli occhi bendati con un piede in aria, e l’altro su di una ruota, che gira con velocità. Gli antichi
ossiamo dispensarci qui dal rapportare il divino squarcio di Virgilio su tale proposito. Descrivendo questo sublime poeta
e un fulmine di Giove avendo sfasciato il suo naviglio, egli si salvò su di una panca nell’isola di Ogigia ; isola dove re
versava a nuoto lo stretto alla vista di un fanale, ch’ Ero accendeva su di una torre. Leandro aveva acquistato la superio
a nella Chiesa di Ara Coeli. 1. Questo è il tipo ordinario di Cerere su le medaglie di Sicilia, e di Metaponto. Si vede s
ono essere stata rapita Elena. 2. Suol dipingersi Cupido colla benda su gli occhi per dinotare, al dire di Vico, l’amor c
le Sirene abitassero nella spiaggia di Sorrento, o di Capri. Leggasi su di questo articolo, quanto ha scritto il gran Maz
tra volta parlato de’ Cimmerj, che abitavano ne’ sotterranei. Leggasi su quest’articolo quanto si è scritto dall’autore de
29 (1869) Petit cours de mythologie (12e éd.)
es décrets sont inscrits sur un livre d’airain, et nulle puissance ne saurait les effacer. On représente ce dieu sous la figure
me le plus puissant des dieux, le maître du ciel et de la terre. Nous savons déjà les circonstances de sa naissance. D’après l
lon et de Diane, ainsi qu’Hercule, fils de Jupiter et d’Alcmène. Nous savons déjà que, pour se venger de ces affronts, elle so
re son époux, et tenta de mettre la guerre civile dans le ciel ; nous savons aussi quel châtiment lui fut infligé. La déesse,
de l’architecture antique et l’une des sept merveilles du monde4. On sait qu’il fut brûlé par un fou nommé Érostrate, qui v
nfin chassé, alla retrouver sur la terre Apollon, devenu berger. Vous savez déjà qu’il ne l’épargna pas plus que les autres d
socier aux ressentiments de Junon et à conspirer contre Jupiter. Nous savons que ce complot échoua par la présence du géant Br
-ce que Triton ? — Ne fut-il pas père d’une nombreuse famille ? — Que savez -vous de Glaucus ? — Qu’est-ce que Mélicerte ? — Q
Égypte, avait cinquante fils ; il les maria aux Danaïdes. Danaüs, qui savait qu’un de ses gendres devait être son meurtrier, f
r mensongère, Vains et frêles enfants d’une vapeur légère, Troupe qui sait charmer le plus profond ennui, Prête aux ordres d
nom de Bouddha ? — Quel fut le but de sa dernière apparition ? — Que savez -vous de Siva ? II. Croyances des Perses.
Quel est le nom de l’empire d’Ahriman. — Qu’est-ce que Mithra, et que savez -vous des mystères de ce dieu ? III. Croyances
30 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome I
era forcé de le deviner par les attributs. Les personnes mêmes qui ne savent pas la Mythologie, pourront lui faire répéter ces
ent avec véhémence que lorsqu’ils maudissent ou qu’ils se vengent. On sait qu’ils avoient divinisé la vengeance. Quant à l’e
toire, dans leurs jeux, et même dans la pompe de leurs triomphes : on sait qu’on arrosoit de sang le char du vainqueur. La M
fficulté ; et un tour d’adresse n’est nullement un trait de génie. On sait que les artistes grecs avoient plus de confiance
les mystères d’Éleusis, et ce ne fut que fort tard qu’on parvint à en savoir quelque particularité. Il étoit défendu de les di
frayeur qu’elle promit aussitôt de faire tout ce qu’il vouloit. On ne sait pas pourquoi la fable a supposé une liaison entre
clat, et ce genre de gloire, qui ne sont pas faits pour une femme, ne sauroient lui tenir lieu de bonheur. Sapho, désespérée de n
, et qu’en sortant de l’onde, elle se trouva calme et consolée. On ne sait pas précisément quel mortel osa le premier suivre
Déesse de la mémoire. Elles étoient neuf sous la conduite d’Apollon, savoir  : Clio, Muse de l’histoire ; Calliope, du poëme h
exigeoit pas l’euphémisme, les anciens s’exprimoient très-crument. On sait qu’ils n’ont jamais voilé, par la délicatesse de
xpression, les idées peu honnêtes. 7. Et en outre, Mercure, comme on sait , étoit le Dieu des voleurs. 8. D’autres font naî
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
il cibo difendesse i giorni, « Che del Mondo defunto aver l’impero. «  Su via, ciò lascia ; e del mio figlio illustre « Par
ino alla valle la pesante massa. « Ei nuovamente di tutta sua forza «  Su la cacciava ; dalle membra a gronde « Il sudore c
il Tonante in cielo, « Tonar quaggiuso e folgorare a prova. « Questi su quattro suoi giunti destrieri, « La man di face a
criminalisti. Nel Canto xi dell’Inferno espone i principii filosofici su cui è basata la classificazione dei delitti e la
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
r torri, quantunque non apparissero che per metà, cioè dai fianchi in su  ; e Virgilio lo disingannò dicendogli : « Acciò
ro tre monti uno sopra l’altro, cioè sul monte Olimpo il monte Ossa e su questo il monte Pelio 73). Il teatro della guerra
» (Æneid., iii, 561.) 80. Chiunque legge con attenzione e riflette su quel che ha letto, quntunque egli sia nuovo alle
33 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
simo, per somministrare ad essi maggior copia di argomenti a meditare su questo gran fatto, abbiamo, in questa seconda edi
noi medeaimi, se avessimo estirpato siffatto errore. Tuttavia (poichè su questo proposito voglio che il mio pensiero sia d
con incredibile rapidità ; e marciò, per così dire, a grandi giornate su quelle vaste strade che la politica romana avea a
sogno questo albero dei popoli prima di stendere i suoi rami di nuovo su tutte quelle reliquie ? Che lungo spazio di tempo
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
si ; « Che pel travaglio e per l’avuta pena « Prima morì che fosse in su l’arena »233. Dopo questa arditissima e veramen
glion dire fanciulle marine e uomini marini. 228. Anticamente vi era su quella costa una città chiamata Scilla ; ed ora v
l travaglio e per l’avuta pena. » 234. Il raziocinio che fa Dante su tal proposito è molto notabile, e merita di esser
35 (1895) The youth’s dictionary of mythology for boys and girls
see Cephalus. Consu′alia [Consualia]. Games sacred to Neptune. Con′ sus [Consus]. A name given to Neptune as being the go
me beauty lies, The Cynosure of neighboring eyes.” Milton. Cyparis′ sus [Cyparissus]. A boy of whom Apollo was very fond;
[Narayan]. The mover of the waters. The Hindoo god of tides. Narcis′ sus [Narcissus], son of Cephisus and the Naiad Liriop
from the importunities of those who were anxious to consult him. Nes′ sus [Nessus]. The name of the Centaur that was destro
of Bacchus, because he was worshiped at Nysa, a town of Æthiopia. Ny′ sus [Nysus]. A king of Megara who was invisible by vi
rnassides], a name common to the Muses, from Mount Parnassus. Parnas′ sus [Parnassus]. The mountain of the Muses in Phocis,
i]. The Hindoo goddess of wine. Sur′geon [Surgeon], see Podalirius. Su ′ry′a [Surya]. The Hindoo god corresponding to the
an wild in the hills, wearing tiger-skins and carrying torches. Thyr′ sus [Thyrsus], a kind of javelin or staff carried by
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
alo, « Al suon del crotalo, « Cinte di nebridi, « Snelle Bassaridi, «  Su su mescetemi « Di quella porpora, ecc. » I poeti
, « Al suon del crotalo, « Cinte di nebridi, « Snelle Bassaridi, « Su su mescetemi « Di quella porpora, ecc. » I poeti pe
i e morali. 195. Dante assomigliò la potenza del riso di Beatrice su di lui all’effetto dei fulmini di Giove sopra Sem
37 (1845) Mythologie de la jeunesse
enfants, en leur présentant d’un côté tout ce qu’il est essentiel de savoir sur la nature de chaque divinité en particulier,
’idées ingénieuses. Beaucoup de fables, sans doute, ont vieilli et ne sauraient se concilier avec l’esprit des croyances chrétien
de panique donné à cette terreur qui saisit tout à coup sans qu’on en sache la cause. Il passait pour l’inventeur de la flûte
. Cette princesse, non moins renommée par sa vertu que par sa beauté, sut éluder leurs poursuites par toutes sortes de stra
it qu’il n’était pas encore arrivé au terme de ses épreuves ; mais il sut les surmonter toutes par sa prudence et son coura
dans l’Histoire sainte, l’époux cède aux instances d’une femme qui a su le séduire. 10. Jupiter représentait l’air pur o
ngtemps réfléchir et méditer avant de produire sa pensée, et qu’on ne saurait rien concevoir de bon sans travail et sans effort
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
menta, venuto nel Lazio prima di Enea, avea fondata la città di Fenèo su quel monte che dal nome di suo figlio Pallante fu
te : « Perch’io, acciò che ‘l Duca stesse attento, « Mi posi il dito su dal mento al naso. » I Latini poi, e fra questi
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
più non esiste ; del Partenone vi restarono tali avanzi da poter fare su quelli la completa restaurazione dell’edifizio ;
) : « O folle Aragne, sì vedeva io te, « Già mezza aragna, trista in su gli stracci « Dell’opera che mal per te si fe ! »
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
eggi ; e che solo allorquando per mezzo dell’agricoltura si fissarono su quei terreni che avevano coltivati, potè comincia
re, « Quando i cavalli al cielo erti levorsi, « Sì come nuvoletta, in su salire. » Un altro celebre miracolo mitologico a
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
spondere i loro punti intermedii a quelli determinati dai moderni. Ma su ciò vedano i Geografi ne quid Respublica detrimen
ni. Quand’egli dice nel Canto xi dell’Inferno, « Che i Pesci guizzan su per l’orizzonta « E’l Carro tutto sovra’l Coro gi
42 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
gine a due faccie(13), e nell’ altra una nave, che ricordasse quella, su cui Saturno avea approdato alle di lui sponde(e)
Dea. Non molto lungi eravi un sasso, chiamato Agelasto, ossia tristo, su cui Cerere si riposò stanca e afflitta. Le stesse
to poi anch’ egli Imperatore gl’innalò un piccolo tempio o un altare, su cui scolpì i motivi della sua riconoscenza (d) (1
e personaggi, si manifestarono per quelli ch’erano, e seco condussero su per una collina Baucide e Filemone. Erano questi
ge, che sull’ingresso di quel tempio si trovava un’ara allo scoperto, su cui le ceneri de’sacrifizj restavano immobili anc
a. Mentro lo imparavano nel tempio di Giove Statore, cadde un fulmine su quello di Giunone Regina nell’Aventino. A questo
e un labirinto in Megara, città dell’Artica. Ivi si vedeva la pietra, su cui il Nume avea deposto la sua cetra, e la quale
letto composta di corna di capri, uccisi da Diana sul monte Cinto(a). Su quest’ara non si sacrificavano mai animali vivi(b
molto si distinsero ; ma inutilmente, poichè la Dea era dal collo in su più alta di ciascheduna. Diana spruzzò di quell’a
Istmico, sì perchè egli vantavasi d’esserne figlio, sì perchè il Nume su quell’Istmo avea un magnifico tempio, appresso il
doveva esservi stato estinto un ardente tizzone, preso dall’ altare, su cui offrivasi il sacrifizio(a). Quest’ acqua si c
4. (2). Atene ebbe quel fuoco perpetuo sulle are di Minerva, e Delfo su quello di Apollo : e sì in Delfo, che in Atene si
o con fiori e odorosi liquori in un’urna, detta Cinerario o Ossuario, su cui poi andavano a piangere. Le urne de’ricchi er
so, ricevuto dalla loro madre, presero a vicende volmente confabulare su tal proposito. Ercole si compiacque del soprannom
etam. l. 3. (b). In Bacch. (18). Pausania dice, che dell’albero, su cui Penteo ascese per osservare le ceremonie dell
chezze, volle ritornarsene donde era partito. I marinai del naviglio, su cui era salito, determinarono di privarlo di vita
poi tutto all’opposto la discorre(b). Finalmente Museo riferisce, che su quell’Istmo si facevano due sorta di Giuochi, l’u
43 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
care lo sdegno del cielo. Nel tempo di questa cerimonia toglievano di su i piedistalli le statue degli Dei, le posavano su
monia toglievano di su i piedistalli le statue degli Dei, le posavano su letti messi intorno ad una tavola apparecchiata n
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
che Saturno esiliato dal Cielo si fermò in Italia alla corte di Giano su quel celebre colle che tuttora chiamasi Gianicolo
vazione sull’origine della specie umana. La Mitologia è molto incerta su tal questione, e non la decise mai dommaticamente
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
raggenio ; ma però si estesero tanto ad inventare aneddoti scandalosi su questo tema, che spesso deturpano le più belle po
a prediletta chiamata Peristeria, per un infantile vendetta di Cupido su questa Ninfa che aveva aiutato Venere a vincere u
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
e Virgilio principalmente. In Omero e negli altri poeti greci le idee su tal proposito furono anche più incerte e confuse,
o delle regioni sotterranee. Se poi si considerano i dati scientifici su cui si fondano i calcoli di centinaia di secoli c
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
madre : « …….Duro egli è troppo « Cozzar con Giove. Altra fiata, il sai , « Volli in tuo scampo venturarmi. Il crudo « Aff
uomini anche agli antipodi colla velocità del lampo. Sentiamo dunque su questo proposito ciò che ne scriveva il poeta Vir
48 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
circondate da un sacro bosco, appresso il quale trovavasi un altare, su cui i parenti e gli amici si recavano a fare in c
piaggie della Libia, quella deforme testa versò delle gocce di sangue su quelle arene, che fecondate produssero gran copia
sollevandosi sulle acque contro di lei l’anzidetta bestia. Ei piombò su quel mostro, e sì lo trafisse coll’asta, che gli
o (a). Filottete poi sulle ceneri d’Ercole aveva ciretto un sepolcro, su cui gli si offerirono molti sacrifizj. I Tebani p
di ignudi. Neppure potevano avvicinarsi a quel sacro luogo i porci, e su quegli altari ardeva un fuoco perpetuo. Finalment
. I cittadini inviati si appellavano Teori o Deliasti, e il vascello, su cui partivano, denominavasi Deliade o Teoride(17)
e mai poteva riuscirvi, una vela bianca, mentri le vele del naviglio, su cui si spedivano in tribato i fanciulli, erano tu
Trojano ne fece esporre il corpo nel suo palagio, e gli alzò un rogo su eui lo ripose il settimo giorno. I fratelli, e gl
l periglio, l’anzidetto Nume percosse allora col tridente lo scoglio, su cui Ajace erasi rifugiato ; e metà di quello cade
dua applicazione nell’operare. Questa virtù stringe un ramo di timo, su cui vola un’Ape. Benchè il timo sia erba bruschis
. (b). Nat. Com. Mythol. l. 6. (8). Altri scrissero, che la nave, su cui montò Giasone, lu detta Argo, perchè coloro,
lfine disperata s’impiceò(a). I di lei parenti le alzarono una tomba, su cui nacquero degli alberi, le foglie dei quali in
ava l’arte d’indovinare in molte maniere : ora pet mezzo del tripode, su cui sedeva ; ora con un ramo d’allero, gettato ne
a Deifilo, ch’ella avea avuto da quel re ; e allevando Polidoro, come su proprio figlio, il quale già era della stessa età
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
giuochetti di parole col nome di Laura, l’ Eroina del suo Canzoniere. Su tale argomento basti l’ aver citato i due grandi
a, « (Colpa e vergogna delle umane voglie), « Che partorir letizia in su la lieta « Delfica deità dovria la fronda « Pene
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
rme, cinto la fronte e il volto di un’aureola di fulgentissimi raggi, su di un cocchio d’ oro e di gemme107), in atto di g
a. Assomiglia nel Canto xvii dell’Inferno la sua paura, nello scender su di un alato mostro in un profondo abisso infernal
51 (1898) Classic myths in english literature
two consonants (not a mute with l or r): e.g. Ix-i′-on, Pel-o-pon-ne′- sus ; and when (b) the syllable is accented and its vo
e, the Nereid, wife of Neptune, 26, 85, 215. Amphit′ryon, 234. Amphry′ sus , river, 130. Amymo′ne, 190, 233; Com. § 109. Anac
us, 73; and Procris, 192; Com. §§ 112, 165 (4). Ce′pheus, 228. Cephis′ sus , 61, 206, 259; Com. §§ 38, 70. Cer′berus, 79; and
(of the Artemis Cnagia), Com. § 39- Cni′dos, 66, 150; Com. § 40. Cno′ sus , Cnos′sus; see Gnossus. Coc′alus, 256. Cocy′tus,
rtemis Cnagia), Com. § 39- Cni′dos, 66, 150; Com. § 40. Cno′sus, Cnos′ sus ; see Gnossus. Coc′alus, 256. Cocy′tus, 78. Coe′us
phrodite), 52; Com. §§ 34, 40. Dionys′ia, Com. §§ 46, 102, 103. Diony′ sus ; see Bacchus. Dioscu′ri; see Tyndaridæ, 282. Di′
one of the finest collections of ancient statuary in the world. Gnos′ sus (Cno′sus, Cnos′sus), the ancient capital of Crete
he finest collections of ancient statuary in the world. Gnos′sus (Cno′ sus , Cnos′sus), the ancient capital of Crete; home of
collections of ancient statuary in the world. Gnos′sus (Cno′sus, Cnos′ sus ), the ancient capital of Crete; home of Minos, 26
59. Ja′nus, 89, 355; Com. § 56. See p. 526. Jarnvid, 385. Ja′sius, Ja′ sus , Ia′sius, Ia′sus: the father of Atalanta the Arca
55; Com. § 56. See p. 526. Jarnvid, 385. Ja′sius, Ja′sus, Ia′sius, Ia′ sus : the father of Atalanta the Arcadian. Ja′son, 27,
; wanderings of, 118, 119; and Niobe, 126, 128; Com. §§ 38,39,72. Lau′ sus , 363. Lavin′ia, 354, 365. Lean′der, 164; Com. § 9
he Fates. Mo′ly, 319. Mo′mus, Com. § 51, table B. Mongolians, 20. Mop′ sus , 23. Mor′pheus, 196; Com. § 114; see under Somnus
e′ïds, the (Nere′i-des), 85, 97, 124, 256. Ne′reus, 85, 215, 222. Nes′ sus , 241. Nes′tor, 199, 245, 254, 287, 292, 294-296.
rable existences, and learned the virtuous life; see under Buddha. Ni′ sus , (1) father of Scylla, 219 (2); friend of Euryalu
; and Achilles, 304; and Œnone, 304,305; Com. §§ 165 (5), 167. Parnas′ sus , Mount, in Phocis, 49, 60, 61, 124, 139; Com. §§
§ 76. Pe′lion, Mount, 120, 278; Com. § 75; see under Ossa. Peloponne′ sus , 50. Pe′lops, 126; and Hippodamia, 190, 223, 259,
165 (2). Thy′ia-des, Com. § 46; see Bacchus. Thyo′ne, Com. § 40. Thyr′ sus , the, 76. Ti′ber, 354, 357. Tibul′lus, 29; refer
52 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
o, e che sia fatto conoscere il passaggio dalla civiltà antica basata su falsi fondamenti, alla civiltà nuova sostenuta da
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
no i detti di Cicerone forse più spesso di quei della Bibbia. Andando su queste traccie, riesce più facile o almeno più pr
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
reatori le leggi e le forze della materia e dello spirito. È decisivo su tal proposito il seguente passo di Cicerone : « Q
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
equivalenti a lettere di Bellerofonte in linguaggio mitologico. 54. Su queste stesse idee di Iobate eran fondati nei sec
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
detto proverbiale : « L’ultima che si perde è la speranza. » 83. Su questa favola il poeta Eschilo compose tre celebr
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
vana putes hæc fingere somnum, « Litoreis ingens inventa sub ilicibus sus , « Triginta capitum fetus enixa, jacebit ; « Alba
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
e per nove notti piombarono senza intermissione le acque dirottamente su tutta la Terra ; e per affrettar la pena, anche N
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
nne meno così per fretta a inventar miti fantasmagorici e dilettevoli su queste due Divinità, alle quali diedero il nome d
60 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
ltri dicono che questa festa fu istituita nell’Attica. — Il vascello, su cui Danao approdò in Grecia, servi di modello ai
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
rima della fondazione di Roma. Evandro aveva fissata la sua residenza su quel monte che egli chiamò Palatino dal nome di s
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
che esulando insieme col figlio venne nel Lazio e fissò la sua dimora su quel monte che poi fu detto il Palatino. Quanto p
63 (1909) The myths of Greece and Rome
orest sacred to Furies, where Œdipus vanished in a storm, 252 Co-los′ sus . Statue of Apollo in the Island of Rhodes, 72 Co
us. Name given to Apollo, god of the sun and fine arts, 44 Cyp-a-ris′ sus . Friend of Apollo; turned to a cypress tree, 50
f Apollo and Diana, 44, 45, 129; boast of, 72; significance, 360 Lau′ sus . Hero slain by Æneas during wars against the Rutu
a-pæ′æ. Valley nymphs, who looked after the flocks also, 261 Nar-cis′ sus . Youth loved by Echo; enamoured with his own imag
asant aspect, 130, 197; father of Thetis, 271; significance, 362 Nes′ sus . The Centaur who carries Deianeira across the riv
are slain by Apollo and Diana, 73-75, 143; significance, 362, 363 Ni′ sus . Youth who accompanies Euryalus to summon Æneas b
chilles slain by, 294; death of, 295; significance, 358, 359 Par-nas′ sus . Mountain in Greece, 24-26; sacred to Apollo and
piled upon Ossa by the giants to reach Olympus, 12, 234 Pel-o-pon-ne′ sus . The peninsula south of Greece, 34, 143 Pe′lops.
35, 325; significance, 365 Thunderer. Same as Jove, &c, 11 Thyr′ sus . The vine-encircled wand borne by the followers o
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
erciò non pioggia, non grando, non neve, « Non rugiada, non brina più su cade « Che la scaletta de’ tre gradi breve ; « Nu
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
foricamente. La Dea Triforme era considerata come Ecate nell’Inferno. Su questo terzo attributo son molto incerti e discor
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
biti guadagni, dedussero che egli fosse pure anco il Dio dei ladri. E su queste illazioni inventarono subito una quantità
67 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
dusa, e se ne valeva soltanto nei casi di maggior bisogno ed estremi. Su questi dati mitologici i romanzieri del Medio Evo
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
ondo, cioè Socrate, Platone e Aristotele, espressero la loro opinione su questi Dèmoni, o spiriti, o genii. Aristotele, il
69 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
 Insignes, aut Thessala Tempe. » 284. « Che partorir letizia in su la lieta « Delfica deità dovria la fronda « Pene
70 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
resentati mezzi uomini e mezzi pesci ; di figura umana dai fianchi in su , e in tutto il resto pesci. La loro occupazione e
71 (1889) The student’s mythology (2e éd.)
ing from his blood, which is called the hyacinth. Cyparissus [Cyparis′ sus ] was also beloved by the god. The boy grieved so
ot be delivered until he had visited the Tauric Chersonesus [Chersone′ sus ], and brought from thence to Argos, a certain sta
whatever might be the event. Such was the answer given to Crœsus [Crœ′ sus ], king of Lydia, when he consulted the oracle con
72 (1832) A catechism of mythology
s, that of Andera, that of Proteus at Memphis, and that of Minerva at Sais . The works of the Egyptians had the true characte
ad to bring them from the quarries of Elephantine, a city remote from Sais , twenty days’ journey. We may cite, for example,
ch Amasis had constructed in Upper Egypt, and which he transported to Sais with incalculable labour and pains, in order to p
which two thousand pilots and sailors transported from Elephantine to Sais in three years. This temple, or, rather, chapel,
73 (1836) The new pantheon; or, an introduction to the mythology of the ancients
ct amongst them which is peculiarly addicted to his worship is called Saura . Surya is represented as riding in a chariot, dra
74 (1842) Heathen mythology
ed friends, a dreadful sight; He knows their faces, for their help he sues , And thinks, not hearing him, that they refuse, B
75 (1838) The Mythology of Ancient Greece and Italy (2e éd.) pp. -516
the change. Filled with awe, he conceals his face in the clothes and sues for mercy ; but the goddess reassures him, and in
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