LXX Delle Divinità straniere adorate dai
Romani
Se per divinità straniere adorate dai Romani si
straniere adorate dai Romani Se per divinità straniere adorate dai
Romani
si dovessero intendere tutte quelle che non furon
mani si dovessero intendere tutte quelle che non furono inventate dai
Romani
stessi, converrebbe dire che le più di esse fosse
i qualche Vizio, come abbiamo notato nel corso di questa Mitologia. I
Romani
infatti che per ordine di tempo comparvero gli ul
egualmente da entrambe le nazioni. E poi, in quanto al Politeismo dei
Romani
, aggiungendovisi le tradizioni che l’Arcade Evand
sse suggerito dalla Ninfa Egeria. La base adunque della religione dei
Romani
era il politeismo dei Troiani e dei Greci già pro
oma. Quando dunque dai Mitologi si parla di Dei stranieri adorati dai
Romani
non si deve intender delle greche Divinità che i
i adorati dai Romani non si deve intender delle greche Divinità che i
Romani
conoscevano e adoravano sin dall’origine di Roma,
tunque i Greci sotto Alessandro Magno, e trecento anni dopo di loro i
Romani
sotto Cesare, Marc’ Antonio ed Augusto, avessero
traeva un suono musicale con studiati e regolari colpi e movimenti. I
Romani
adoravano Iside sotto la forma di donna ; ma gli
x dell’Eneide nomina il latrator Anubis ; ma pare che, in generale, i
Romani
non avessero gran devozione per questi mostruosi
stiana. 746. Quando la luce del Cristianesimo spuntò nell’Asia, i
Romani
, ch’erano divenuti il popolo dominatore dell’univ
lor versi ; Lucillo e Lucrezio si beffarono degli Dei di Roma, e de’
Romani
che inchinavansi ai vani simulacri immaginati da
le statue che lor vien fatto di vedere. Così crollava l’idolatria dei
Romani
a misura ch’essi uscivano dalla loro primiera ign
aro della sua decadenza. Il solo Livio rimpiangeva la pietà dei primi
Romani
per gli antichi loro Dei, ma questa pietà confond
picj. Quelle predizioni di vittoria così spesso avverate riempivano i
Romani
d’un’orgogliosa superstizione. Le viscere delle v
campo era un tempio, e quanto più la vita guerriera teneva occupati i
Romani
, tanto più le credenze del politeismo signoreggia
ità del popolo. Il discredito poi in che venne il politeismo presso i
Romani
crebbe a dismisura, e si mutò in disprezzo genera
scellerati mostri che sedettero sul trono imperiale di Roma. Quindi i
Romani
, che nella severità dell’antica loro disciplina a
bazioni più grate agli Dei di quelle fatte col sangue dei prigionieri
romani
. I sacerdoti godevano di grande autorità presso l
he portava il nome di magia in tutto l’Oriente, e che si sparse tra i
Romani
degenerati. L’Armenia e la Cappadocia aveano anc
tte distinte, i Farisei, i Saducei e gli Essenj ; ma nel mentre che i
Romani
vennero a cinger d’assedio Gerusalemme, queste sè
usero in quella degli Zelanti, cioè di coloro che voleano scacciare i
Romani
o perire sotto le ruine del tempio. Di qui l’acca
i qui l’accanimento di quella guerra spaventevole che fece terrore ai
Romani
medesimi, e diè loro per la prima volta a combatt
e i Barbari non fossero usciti dai loro deserti. Quanto agli eserciti
romani
, i quali avrebbero verosimilmente dilacerato l’im
e greca, che suona vecchio. 152. Numera lulte le occasioni in cui i
Romani
facevano immenso spese nelle crapole e ne’bagordi
, e supplici ricorrevano. I principali Numi, venerati da’ Greci e da’
Romani
, furono Saturno, Cibele, Cerere, Giove, Plutone,
fu loro dedicato in Atene un tempio. Adottarono questo culto anche i
Romani
, da’ quali i predetti Numi furono chiamati Dei ma
elli, i quali, essendo nati uomini, erano stati poi divinizzati(a). I
Romani
innoltre ammisero tra’ loro Dei moltissimi di que
noverati tra gli Dei(d). Più verisimile però sembra ad Arnobio, che i
Romani
, siccome dopochè aveano conquistato un paese, pre
questo Nume le Feste Saturnali, le quali poi continuarono appresso i
Romani
. Le medesime duravano cinque o settê giorni, e in
fu da Giove trasformata Giuturna(c) (6). Eravi finalmente appresso i
Romani
il costume di tenere il mentovato fuoco anche nel
lla ne aveva insegnato agli uomini l’ uso(d). Iside finalmente fu da’
Romani
annoverata tra’ loro Numi(e). Nel Campidoglio v’
vano le macine di corone(d). I Libri Sibillini(21) aveano predetto a’
Romani
, che il loro Imperio sarebbesi conservato, e semp
portava una corona d’ orzo (c). Il Floriferto era una Festa, in cui i
Romani
portavano delle spighe al tempio di Cerere (d). L
hiamavasi anche Penetrale (d). Assediando i Galli il Campidoglio, e i
Romani
essendo già per arrendersi a motivo della fame, G
si denominarono Ferie Latine(g). Tra’varj nomi, pe’ quali i Greci e i
Romani
giuravano, quello di Giove era uno de’ principali
ve ; che solamente il Dio Termine(22), e la Dea Ebe, riconosciuta da’
Romani
sotto il nome di Giuventa, ossia Dea della Gioven
ta la figura d’uomini (a). Ebbe il nome di Lapide o Lapideo, perchè i
Romani
, quando stabilivano le alleanze, solevano giurare
Alicarnasso lo confonde col Dio Fidio(27). Si chiamò Ospitale (c) da’
Romani
, e Senio (d) da’ Greci, perchè proteggeva i dritt
olte suscita i contrasti(c). Lisio o Lieo da’ Greci (d), e Libero da’
Romani
, o perchè rendette la libertà a’ Beozj(e) ; o per
econdo il Cantelio(f) era lo stesso che Bromio, e con cui gli antichi
Romani
soleano chiamare Bacco (g). Vennero instituite da
lto col suono e col canto. Questa Festa passò in uso anche appresso i
Romani
. Eglino distribuivano varj premj a chi vi dimostr
così denominata, perchè una delle ceremonie del matrimonio appresso i
Romani
era il dividere la capigliatura della sposa in se
e le fu cretto da Camillo (e). Ivi la statua della Dea era tenuta da’
Romani
in grande venerazione, nè alcuno osava di toccarl
estavano immobili anche quando soffiavano furiosamente i venti (c). I
Romani
la chiamarono Sospita, perchè vegliava alla conse
iovenca bianca, o una capra (f). Al tempo della guetra degli Arunci i
Romani
furono minacciati di grande terremoto Giunone li
uida dà un origine differente sì al nome, che al tempio di Moneta. I,
Romani
, dio’ egli, mauravano d’argento nella guerra, che
coraggio, neppure l’ argento sarebbe loro mancato. Così avvenne ; e i
Romani
onorarono quindi la Dea sotto il titolo di Moneta
lei tempio, e la venerarono, come preside alle medesime. Mentrechè i
Romani
stavano per ristabilire la loro città, già da’ Ga
la cima d’ una ficaja selvaggia, detta caprifice, diedero un segno a’
Romani
, i quali v’ accorsero, e fecero strage de’ nemici
ti da per tutto concorrevano a quel tempio per offerirvi sacrifizj. I
Romani
cittadini, prima d’assumere il Consolato, doveano
discende all’ Inferno(g). Gli si diede il nome di Februo, attesochè i
Romani
gli sacrificavano nel mese di Febbrajo(h) Gli ste
tesochè i Romani gli sacrificavano nel mese di Febbrajo(h) Gli stessi
Romani
lo dissero anche Quietale, perchè nel di lui regn
que’versi, come oracoli. E perchè negli stessi era indicato, che se i
Romani
volevano allontanare da se il nemico, dovevano ob
e di. Q. Fulvio Flacco, e dal nome del Nume chiamati Apollinarj(d). I
Romani
v’assistevano coronati d’alloro, e vi sacrificava
privare lui pure di vita. Quì si celebrava anche una festa, in cui i
Romani
si astenevano per qualche dì dalla caccia, corona
ire a’ funerali. Per costume intredotto da Servio Tullo, sesto re de’
Romani
, si portava anche al medesimo tempio una moneta p
cina(b). Egli lo deriva dal verbo latino cluere, purificare, perchè i
Romani
e i Sabini, dopo aver combattuto tra loro pel rat
conservavasi in Cos nel tempio d’Esculapio. Strabone riferisce, che i
Romani
, per averla appresso di loro, offerirono a quelle
ro intervenuti a que’Giuochi(b). Vi furono in seguito ammessi anche i
Romani
, i quali li celebrarono con molta magnificenza. E
e anche una somma di danaro, che da Solone si fissò a cento dramme. I
Romani
v’assegnarone de’doni ancor più ricchi. Tre volte
o marittimo, se prima non si faceva qualche sacrifizio al Nume(16). I
Romani
gli avevano consecrato tutto il mese di Febbrajo,
tuzione delle Feste Matronali. La prima, perchè le Sabine, rapite da’
Romani
, misero fine alla guerra, insorta tralle due Nazi
insorta tralle due Nazioni. La seconda, affinchè Marte procurasse a’
Romani
la felicità medesima, che aveano goduto Remo e Ro
pronto il loro servigio (b). Le Armilustri erano Feste, nelle quali i
Romani
, coronati d’alloro, e a cielo scoperto sacrificav
molo, e il protettore del suo Imperio. Tra’ tempj, ch’ebbe appresso i
Romani
, quello, fabbricato nella piazza sotto il nome di
nno ; giacchè questo con Feste a di lui onore sempre cominciavasi da’
Romani
(l). Le Feste si chiamarono Gianuali. Tutta Roma a
vi aveva i suoi Dei particolari, deteti Anculi(c). (17). I Greci e i
Romani
, prima di sedersi a tavola, eleggevano co’ dadi u
e l’ Indovino alla presenza di lui tosto lo fece. Più nomi appresso i
Romani
si diedero agl’ Indovini, e spezialmente quello d
iamato Naute(d). Comunque ciò sia, certo è, che il Palladio anche da’
Romani
si tenne in somma venerazione. Cecilio Metello pe
nare le calunnie e maldicenze(a). Giuturna poi secondo l’opinione de’
Romani
conseguì da Giove l’immortalità, e venne cangiata
vvenire dal volo degli uccelli(h). Finalmente notiamo, che appresso i
Romani
conseguì gli onori Divini ande il di lei figliuol
are Ionio(c). Forse in onore delle Najadi furono istituite appresso i
Romani
le Feste Fontinali, giacchè nel tempo di quelle s
ne(b). (f). Falg. Myth. l. 3. (a). Hesiod. Theog. v. 453. (1). I
Romani
adoravano varie altre Divinità come presidi a’pro
altre religiose ceremonie (a). Moltissimi furono appresse i Grecie i
Romani
, come a loro luogo vedremo. Generalmente si disti
appresso i Greci esprimevasi anche dalla voce Pentatlo, e appresso i
Romani
dall’ altra Quinquerzio (h). Quindi queglino, che
a ogni lato potevano vedere. Nell’ Anfiteatro celebravasi altresì da’
Romani
uno spettacolo, in cui veniva rappresentata una s
a sia stata la prima sorte di corone, la quale siasi usata appresso i
Romani
(f). Tale sacerdozio non terminava che colla vita
. (f). Virg. l. 4. Georg. (g). Nat. Com. Mythol. l. 2. (3). I
Romani
, quando loro appativano le Api, le risguardavano
uando si dosiderò da Tolommeo, re d’Egitto, di stringere alleanza co’
Romani
, non si potè scampare dalla morte un soldato di q
l nome di Parentali davasi anche alle Feste, ossia a’conviti, che da’
Romani
ogni anno s’imbandivano per onorare i loro parent
alle Furie(e). Qualche volta era punito anche colla morte(f). Anche i
Romani
ebbero sempre un grande rispetto pe’ giuramenti.
sse (f). (a). Varro de L. L. l. 5. (18). Spoglie opime appresso i
Romani
erano quelle, che un Generale toglieva a quello d
(b). (f). Cantel. de Rom. Rep. (a). Calep. Sept. Ling. (21). I
Romani
a motivo del fatto riferito ebbero le oche in gra
iori e inferiori denti (c). Sotto il predetto altare sì i Greci che i
Romani
ponevano un’urna coperta, che racchiudeva le reli
. Com. Mythol. l. 2. (d). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (40). I
Romani
ad imitazione di Giove adottarono la figura dell’
ntre il cielo appariva altrove sereno. Il predetto uccello appresso i
Romani
ebbe altresì parte negli augurj. Se volava a dest
uno, notiamo, che Servio lo confonde con Silvano(c). Anche questi da’
Romani
fu venerato qual Nume campestre, che presiedeva a
ilio lo dice figlio di Pico(b). Fu soprannominato Littorale, perchè i
Romani
gli eressero un tempio lungo le rive del mare ; e
igure di queste Tense, le quali si sa, ch’erano molto usate anche da’
Romani
nelle loro sacre pompe(a). (c). Meurs. Graec. F
tino V’è finalmente chi asserisce, che le medesime si celebrarono da’
Romani
per ricordare il benefizio. prestato ad essi dall
ea in Roma un tempio, dove per comando di Servio Tullio, sesto de’ re
Romani
, portavasi una moneta alla nascita di ciascuno. E
o le ceremonie, colle quali si celebrava appresso gli antichi Greci e
Romani
il matrimonio. Lo sposo spediva alla sposa un ane
giovani a mici o parenti, chiamati da’ Greci Paraninfi, e Pronubi da’
Romani
(c). Due di tali giovani in Roma conducevano per
ione. Quegli talmente ne rimase atterrito, che abbandonò l’impresa. I
Romani
allora alzarono presso alla porta Capena un tempi
ate private per decreto del Senato. Il nome di questa Dea fu dato da’
Romani
anche ad una porta della loro città, e a certe Fe
ia di notte gliele dettava nel bosco d’Aricia. Dopo la di lui morte i
Romani
andarono a cercare quella Ninfa nel predetto luog
che alla ceremonia di queste donne presiedesse la Dea Nenia, a cui i
Romani
aveano eretto un tempio fuori della loro città pr
a la libertà(d). Finalmente seguivano gli amici e i parenti. Presso i
Romani
i figli comparivano col capo coperto di velo nero
mi. I sepolcri si ornavano d’erbe e fiori, e singolarmente d’appio. I
Romani
vlaggiungevano cette berette, o mitre di lana, de
tori (f). Egli divenne il Dio de’porti (g), e degli orti. In questi i
Romani
ne collocavano la statua, perchè credevano che il
le giovani solevano coprirsi nel tempo delle loro nozze (a). Quando i
Romani
rapirono le Sabine, alcuni di loro destinarono in
no ebbe altresì delle Feste, dette Portunali, e in greco Palemonie. I
Romani
le celebravano lungo le rive del Tevere presso il
o averlo abbruciato con varj profumi, ne dispergevano le ceneri(d). I
Romani
finalmente, tra’quali Augusto e Vespasiano, eress
n tempio nella prima Regione di Roma(c). Anche Panda o Pantica fu da’
Romani
tenuta in somma vencrazione. Così fu chiamata da
e Diction. Mythol. (d). Morery Diction. Histor. (1). Gli antichi
Romani
, primachè le loro Deità acquistassero forma umana
cava di venire adorato da’ suoi sotto il nome di Quirino. Così fu : i
Romani
gl’ inalzarono un tempio sopra una montagna, dett
ma intorno allo stesso luogo, e vi si abbruciavano dei profumi (a). I
Romani
riconoscevano come preside all’ espiazioni la Dea
veva sparso(c). (c). Varr. de L. L. l. 5., Tit. Liv. l. 27. (3). I
Romani
celebravano anche un’ altra Festa, denominata Tub
. Quaest. Rom. c. 21. (8). Il picchio era singolarmente venerato da’
Romani
anche perchè un uccello di questa spezie portò un
lascivie che componevano tutto il culto di Priapo,12 presso i Greci e
Romani
dell’impero, sempre si scorge visibile e luminosa
la di Santa Petronilla. Nel foro Boario, presso l’ Ara Massima, ove i
romani
pronunziavano il solenne giuramento di dire il ve
dei (miti, quindi mitologia) furono nella massima parte adottate dai
Romani
e innestate nelle antiche religioni d’Italia… … …
store Faustolo che allevò Romolo e Remo, al quale per questo motivo i
Romani
decretarono gli onori divini. 40. Aceleo. — Uno d
’acqua nè per lavare il corpo nè per estinguere il fuoco. I Greci e i
Romani
accettando coteste superstizioni ebbero anch’essi
fontana celebre per favolose meraviglie. 193. Agonali. — Festa che i
Romani
celebravano in onore di Giano, agli 11 gennaio, 2
ed i Galli una nazione lontanissima da Roma, e perciò sconosciuta ai
Romani
, non si fece alcuna attenzione dell’avviso del po
hilaritas. Non v’è tradizione particolare che faccia menzione avere i
Romani
deificata l’allegrezza ; ma esiste bensì gran num
25. Ambizione. — Gli antichi ne aveano fatta una divinità speciale. I
Romani
le aveano innalzati dei templi a cui sagrificavan
avano con particolari cerimonie. 333. Amicizia. — Presso i Greci ed i
Romani
era una divinità figlia della notte e dell’Erebo.
terminate. Il solo Lilio Geraldi parlando dell’Amicizia deificata dai
Romani
, ci ripete che essi la rappresentavano come una b
ella vestale Rea Silvia, la rese madre di Romolo e Remo. In seguito i
Romani
fecero di Amulio il loro Dio Marte. 354. Amycla.
assione d’amore. 501. Aposteosi. — Nome della cerimonia colla quale i
Romani
annoveravano fra gli Dei i loro imperadori dopo l
llazione dell’ Orsa. 525. Arculo. — Dalle parole latine arx e arca, i
Romani
davano questo nome al dio destinato nel loro cult
mata dal cervello di Giove. 580. Armilustre o Armilustria. — Presso i
Romani
al 19 di ottobre al campo di Marte, si celebrava
morti d’asfissia. 702. Averunei, Avverunei o Averungani. — Dei che i
Romani
adoravano particolarmente in tempo di calamità, c
de. — Divinità dei Tracii. Era la stessa che la Diana dei Greci e dei
Romani
. 774. Bendidie. — Feste in onore di Diana Bendide
ornigero. — V. l’articolo precedente. 794. Bidentali. — Sacerdoti dei
Romani
, essi presiedevano alle cerimonie espiatorie, qua
anette al momento di compiere il rito nuziale. 916. Camena. — Dea dei
Romani
. S. Agostino nelle sue opere ce la ricorda come l
ndo il Vossio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como dei
Romani
e dei Greci. Il re Salomone, per compiacere ad un
i Esculapio, in Roma, si conservava il simulacro di un cane ; e che i
Romani
sagrificassero ogni anno uno di questi animali, v
custode ; altri vogliono che sia la cagna di Erigone (V. Erigone). I
Romani
erano così convinti del funesto potere che la Can
, alle quali fu dato il nome di Carisie. 968. Caristie o Caritie. — I
Romani
, nel mese di febbraio, celebravano una festa così
ne della immortalità che, come dicemmo, Polluce divise con Castore, i
Romani
rinnovavano ogni anno nella festa dei Tindaridi u
la lor flamma si geme L’aguato del caval che fè la porta Ond’usci de’
Romani
il gentil seme. Dante Inf. C. XXVI. Ciò fatto s
oso. Secondo il suddetto scrittore, fu in quel luogo che i Sabini e i
Romani
s’unirono in un sol popolo, dopo la guerra ch’ess
esa nella mano destra. 1231.Concordia. — Figlia di Giove e di Temi. I
Romani
l’adoravano con un culto particolare e le avevano
tributarono gli onori divini. 1234.Consedio. — Divinità che presso i
Romani
presiedeva al concepimento degli uomini : si dava
Il numero di essi crebbe a dismisura dal superstizioso costume che i
Romani
avevano di abbracciare il culto religioso di quel
ione non era propria esclusivamente al culto idolatra dei Greci e dei
Romani
; ma la tradizione favolosa ci ripete che gli Egi
dell’apotoesi ; e di questo numero furono quasi tutti gli imperatori
romani
, ai quali il senato comandava si rendessero dopo
veniva così chiamata quella divinità, che presso il culto pagano dei
romani
, presiedeva alla nettezza delle case e alla nasci
ruidessa, ed aveva diritto all’universale venerazione. 1516. Due. — I
Romani
consideravano questo numero come di cattivo augur
cadde in potere dei re di Siria, e finalmente ne divennero padroni i
Romani
. Sotto la dominazione degl’imperadori greci, Efes
greti colloquii, affine di dare più autorità alle leggi che impose ai
Romani
. La tradizone mitologica attribuisce ad Egeria an
rra, dalla poetica ed iperbolica favella delle primitive mitologie. I
Romani
adorarono ancora un’altra Egeria, che presiedeva
aveva un tempio assai in rinomanza presso i pagani. 1638. Elielo. — I
Romani
con questo nome adoravano Giove e credevano che p
atrie. 1716. Epibati. — Era questo il vocabolo col quale i greci ed i
romani
denotavano i soldati di marina. Nelle opere di Se
reci lo stesso significato della parola latina Elicius, colla quale i
romani
indicavano Giove stesso. Tanto la parola Epifane
ante cieco per tutta la vita. 1749. Epona. — Era questo il nome che i
romani
del paganesimo, davano alla divinità protettrice
stere, concessione questa, data ai soli sacerdoti. 1752. Epuloni. — I
romani
avevano istituito un ordine di sacri ministri, i
ella sesta Musa, la quale presiedeva alla poesia lirica ed erotica. I
romani
l’invocavano particolarmente nel mese di aprile,
oe. Per esempio, fra i tratti particolari del culto d’Ercole presso i
romani
, figura l’uso di consacrargil la decima parte dei
na. 1820.Ersilia. — Fu una delle nobili giovanette Sabine, rapite dai
Romani
: era figlia di Tazio re di quei popoli. Romolo,
rcondato di luce e la trasportò con sè nel cielo. Dopo questo fatto i
Romani
resero ad Ersilia gli onori divini, e l’adorarono
cie di lettiga portata da sei cavalli e della quale usavano i patrizî
romani
. Si chiamava anche Esaforo una specie di bara, su
ato. Lo studio dei tempi dell’antichità rivela per altro che presso i
romani
ed i greci si faceva uso di tal cerimonia in molt
sois nommer. Racine — Phèdre — Tragèdie Acte I, Scene III. Presso i
romani
era anche in vigore la cerimonia dell’espiazione,
(specie di forca) ». Oltre a queste cerimonie espiatorie ne avevano i
romani
delle altre dette con vocabolo proprio lustrazion
che troviamo ripetuta in tutti i cronisti della favola, era presso i
romani
quella che veniva solennizzata alla visibile mani
rno, dall’Erebo e dalla Notte, figliuoli del Caos. 1852. Eternità — I
Romani
ne avevano fatto una divinità, alla quale, però,
878. Eugenia. — Si dava quest’appellazione tanto dal greci quanto dai
romani
alla Nobiltà, sebbene, presso quei popoli, essa n
praticavano per evocare gli dei tutelari. Dice Macrobio, che quando i
romani
cingevano d’assedio una città, avevano il costume
calende di giugno. 1925. Fabiani. — Nome particolare che si dava dai
Romani
, ai sacerdoti del dio Pane, detti anche Luperci.
ia dei Fabii in Roma. 1927. Fabulino. — Dal latino Fari, favellare. I
romani
davano questo nome al dio della parola, il quale
ll’oracolo. 1946. Fascino. — Nome particolare di una divinità a cui i
romani
attribuivano il potere di allontanare i cattivi e
e dava persino degli oracoli. 1953. Faviani — Nome particolare che i
romani
davano a taluni giovani, i quali nei sacrifizii d
tenuto dai pagani come rivelazione dei voleri del dio Fauno. Presso i
romani
questo dio aveva un culto simile a quello che i g
particolare. 1969. Februali o Februe — Secondo riferisce Macrobio, i
romani
costumavano di onorare le anime dei morti con alc
sa, come si vede, si addice perfettamente a Plutone. 1971. Febbre — I
romani
avevano ricevuta questa divinità per trasmissione
uramento delle promesse ed alla inviolabilità dei contratti. Presso i
romani
un giuramento fatto per la dea Fedeltà, era riten
a dal greco φηγος che significa fuggio. 1978. Felicità. — I greci e i
romani
ne avevano fatta una dea, alla quale essi davano
una raccolta di tutte le predizioni di lei. 1983. Ferali. — Presso i
romani
, così avevano nome alcune feste funebri, che essi
detto che le anime dei morti si agirassero per le vie della città. I
Romani
, spaventati da siffatti prodigi, rimisero ben pre
Crudele, essendo questo il soprannome qualificativo, che gli antichi
romani
davano alla morte. 1984. Ferefatta. — Soprannome
eretrio. — Dalla parola ferire, battere, si dava comunemente presso i
romani
un tal soprannome a Giove, come vincitore dei lor
e nel tempio di quel dio, le spoglie tolte ai vinti. 1987. Ferie. — I
romani
chiamavano con questo nome alcuni particolari gio
delle principali provincie al numero di 47 si riunivano ai magistrati
romani
sul monte Albano, e quivi tutti uniti sacrificava
igore presso i popoli della antichità favolosa e sopra tutto presso i
romani
ed i greci. Questi ultimi particolarmente avevano
ci limiteremo qui a dare il nome delle principali feste religiose dei
romani
e dei greci. Presso i romani le principali feste
ome delle principali feste religiose dei romani e dei greci. Presso i
romani
le principali feste e cerimonie erano le seguenti
di cui parleremo secondo il loro ordine alfabetico, avevano presso i
romani
la particolare protezione della nascita dei fanci
ai meno considerevoli. La gran maggioranza dei templi pagani presso i
romani
e i greci, racchiudeva le statue dei loro fiumi ;
inque fiumi scorressero nell’inferno, ai quali tanto i greci quanto i
romani
davano i seguenti nomi : l’Acheronte, ……. Un fiu
Si dava questo nome ad un ordine di sacerdoti del culto religioso dei
romani
e la cui istituzione, secondo Tito Livio è dovuta
Flaminio abire, cioè deporre il ministero di Flamine. Gli imperatori
romani
si erano riservato il diritto di creare dei sacer
o aveva creato e ciò a testimonianza dell’ odio e del disprezzo che i
romani
ebbero per lui. Similmente troviamo la istituzion
Diale. — Ossia Flamine di Giove. Questo sommo sacerdote era presso i
romani
tenuto in grande venerazione e onorato del rispet
ifizi era di bosso o di argento. Tanto presso i gréci quanto presso i
romani
erano comuni i suonatori di due flauti, come si v
ntagna che da lui prese il nome di Foloe. 2041. Fontinali. — Presso i
romani
si celebravano nel mese di ottobre alcune feste c
e arrostendo le biade — vedi l’articolo seguente. 2049. Fornace. — I
romani
ne avevano fatta una divinità ed avevano in suo o
beni, di cui essa è la dispensatrice. Il culto della Fortuna presso i
romani
, era stato trasmesso dai greci ; e il primo dei s
di — Nemesi ecc. ecc. 2064. Furina. — Divinità dei ladri che presso i
romani
veniva onorata con una pubblica festa detta Furin
i configurazione della Giunone Lucina. Il sacrifizio più comune che i
romani
offerivano a questa divinità, era un cane : a som
delle ninfe Nereidi. 2127. Gianuale. — Festa in onore di Giano, che i
romani
celebravano il primo dell’anno, con tutti i contr
vano già attaccata la porta che è sotto al monte Viminale, la quale i
romani
avevano ben chiusa all’avvicinarsi del nemico. Im
ratto per tre volte di seguito, senza che i ripetuti sforzi fatti dai
romani
per rinchiuderla, andassero coronati di successo.
vidio, avveniva per volontà di Giunone, la quale per gelosia contro i
romani
aveva tolto i ganci e abbattuti i chiavistelli, e
di cui si sarebbero certamente impadroniti, se Giano, protettore dei
romani
, non avesse in quell’istesso momento fatto scatur
i Egizii ed i Caldei furono i primi a fare codesta distinzione ; ed i
romani
ed i greci non fecero che seguire le orme di quel
ese, erano ritenuti come fortunati. Tito Livio riferisce che presso i
romani
tutti i giorni che seguivano le None, gl’Idi e le
nti. Al dire del sudetto scrittore, questa superstiziosa credenza dei
romani
ebbe origine dal fatto seguente. Nell’anno di Rom
se che tale era la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i
romani
per aver questi, quando combatterono contro i Gal
egli Idi ecc. Nè a ciò solo si limitava la superstiziosa credenza dei
romani
riguardo ai diversi giorni del mese. Infatti gli
o le divinità che presiedevano alla giovanezza, cioè : Ebe ed Orta. I
romani
a queste ne aggiungevano una terza detta Giuventa
otare che portava i bollori della stagione. 2171. Giuliani — Presso i
romani
l’ordine dei sacerdoti Luperci ; detti anche Lupe
facili costumi, e questa credenza fu maggiormente avvalorata presso i
romani
, allorquando il loro re Numa Pompilio, proibi a t
tatue di quella dea, con uno di questi volatili a fianco. I greci e i
romani
, offerivano generalmente a Giunoue il papavero, i
. Giuoehi — Il culto religioso dei pagani sopratutto fra i greci ed i
romani
aveva reso sacri questa specie di pubblici spetta
con cronologica importanza una data nel corso dell’anno, alla quale i
romani
e sopratutto i greci davano il nome di Olimpiade.
Circo ecc. ecc. e finalmente i giuochi detti Neroniani, i secolari, i
romani
, i trojani ed infine i giuochi detti funebri, cel
stesso di uscire dal tempio, nel quale avevano spergiurato. Presso i
romani
era anche comunissimo l’uso di giurare per gli de
amento, lo storico Aulo Gellio dire che questa fu introdotta presso i
romani
anche nei misteri Eleusini. Le donne gioravano or
uomini per i loro genii V. Giunoni. Sotto il governo degl’imperatori
romani
, era comunissimo il giuramento per l’imperatore r
ia — A questa divinità i greci davano il nome proprio di Astrea, ed i
romani
quello di Temi ; sebbene vi sono varii scrittori
re di Varrone, Giuturna era anche il nome di un’altra divinità, che i
romani
invocava no particolarmente quando intraprendevan
rio, padre dei due famosi tribuni della plebe, tanto celebri presso i
romani
, e marito della famosa Cornelia. Fu uo mo di rigi
za e l’audacia ; il becco uncinato d’aquila, la prudenza. I greci e i
romani
del paganesimo non ebbero essi l’idea primitiva d
Eneide — Libro IV trad. di A. Caro. 2209. Grundili. — Divinità che i
romani
ponevano nel numero dei loro Penati. Si vuole che
resentava il dio supremo : era lo stesso che il Giove dei greci e dei
romani
. 2218. Hell. — Idolo adorato un tempo in Sassonia
ta le spoglie del cinghiale di Calidone — V. Meleagro. 2239. Idi. — I
romani
davano questo nome particolare al giorno 13 e 15
la quale veniva dai greci adorata sotto questa denominazione. Anche i
romani
adoravano Igiea come dea della salute, credendo c
a codesta legge, per avere esatta conoscenza del numero dei cittadini
romani
. 2268. Ilo. — I cronisti della mitologia dicono,
urie sulla terra, ed Eumenidi nell’inferno. La credenza religiosa dei
romani
non riconosceva che due sole Dirœ ; mentre i grec
ndicante. 2280. Indigeto. — Con la denominazione di Giove Indigeto, i
romani
indicavano Enea, perchè un’antica tradizione dice
riva dal latino in diis ago cioè : sono fra gli dei. Oltre a questo i
romani
davano la denominazione collettiva di dei indiget
persecuzioni sarebbe stata cangiata in una divinità marittima, che i
romani
avrebbero adorata sotto il nome proprio di Matuta
ucotoe e Matuta. 2287. Intereidona. — Dal verbo latino intercidere, i
romani
davano questa denominazione, alla divinità che pr
e si celebravano nell’Arcadia in onore di Nettuno cavaliere. Presso i
romani
si dava il nome di Consualia a cerimonie identich
glio di Merope e di Maccareo, e marito di Atalanta. 2314. Ippona. — I
romani
davano questo nome alla dea protrettrice delle ra
enevano il dio Ipsisto come il padre degli dei ; nè più nè meno che i
romani
ed i greci ritenevano il loro Giove. 2323. Ipsura
ei suoi misteri, fu all’uscire, colpito da morte istantanea. Presso i
romani
, sebbene fosse stato per lungo tempo proscritto i
sata a cento dramme che doveva unirsi alla ghirlanda ; e finalmente i
romani
spinsero la loro liberalità verso i vincitori, fi
he ha molta rassomiglianza col dio Giano, venerato dai pagani greci e
romani
. Nel solstizio invernale, e propriamente nel gior
07. Lacturno. — Detto anche semplicemente Latturno : dio che presso i
romani
, presiedeva alla conservazione delle biade, prima
chiarore delle lampadi. 2427. Lancia. — Secondo riferisce Varrone, i
romani
rappresentavano il loro dio della guerra sotto la
l simulacro delle loro divinità, la figura umana. Questa costumanza i
romani
l’avevano ereditata dagli antichi sabini, presso
Libro II. trad. Giambattista Bianchi. 2439. Larentali. — Feste che i
Romani
celebravano in onore di Acca Laurenzia, dieci gio
ndo riferisce il cronista Macrobio, era compreso fra gli dei Lari dei
romani
, perchè si credeva che avesse le strade sotto la
l possesso d’ Ippodamia, e morì ucciso da Enomao. 2446. Laterano. — I
romani
chiamavano lateres, una specie di cammino fabbric
sciuto con l’appellativo di S. Giovanni di Laona. Presso i greci ed i
romani
, le donne adoravano Latona come protettrice delle
empio istesso di Licurgo. 2452. Lavazione. — Era questo il nome che i
romani
davano ed una festa, che essi celebravano annualm
e. Da quanto riferiscono le cronache dell’ antichità, si rileva che i
romani
sacrificavano a Giove Laziale annualmente una vit
in onore di Giove Laziale. La origine di questa solenne cerimonia dei
romani
ebbe principio dal fatto seguente. La cronaca tra
fosse fabbricato uno splendido tempio comune, ove gli alleati latini,
romani
, volsci, si fossero radunati una volta l’ anno ad
urali, il cui scopo era quello di placare codeste anime irrequiete. I
romani
credevano fermamente che il mezzo più efficace pe
2481. Lettisternio. — Solenne ed imponente cerimonia religiosa, che i
romani
compivano, con grandissimo rispetto, in tempo di
d. di Giovan Battista Blanchi 2498. Liberali. — Feste celebrate dai
romani
nel giorno 17 marzo in onore del dio Bacco. Sebbe
rano invitati tutti gli amici, come alle nozze. 2500. Liberalità. — I
romani
avevano personificata codesta virtù, la cui effig
. — Dea a cui i greci davano più propriamente il nome di Eleuteria. I
romani
però, presso i quali il culto di questa divinità
va andare ove più le piaceva. Il berretto ricordava la costumanza dei
romani
di mettere, cioè un berretto sulla testa di quegl
e la durata della loro età, secondo i principii dell’arte etrusca. I
romani
avevano il costume di consultare i libri fatali i
ore della lotta. 2558. Lua. — Divinità, che, al dire di Tito Livio, i
romani
invocavano in tempo di guerra. Il cennato autore
ndo riferisce Cicerone, come protettrice del parto, a somiglianza dei
romani
che invocavano Giunone Lucina. Diana, sotto l’app
e i destrieri. 2563. Lucina. — Soprannome col quale particolarmente i
romani
adoravano la dea Giunone come protettrice delle p
te si neghi. Ovidio — I Fasti — Libro II trad. di G. B. Bianchi. I
romani
rappresentavano la dea Lucina sotto le sembianze
i Alizat ; i persi, con quello di Militra ; e finalmente i greci ed i
romani
, colla denominazione di Artemide e più comunement
e a quella divinità. 2569. Lupa. — Secondo la tradizione popolare dei
romani
, alla quale si attiene Virgilio stesso, una lupa
nte. Questi sacerdoti che erano i più antichi del culto religioso dei
romani
, furono, secondo alcuni autori, istituiti da Romo
olo seguente. 2574. Lustrazioni. — Cerimonie espiatorie colle quali i
romani
credevano di purificare una città o una persona,
olare di tutte le lustrazioni. — V. Acqua lustrale. 2575. Lustro. — I
romani
avevano per antichissima costumanza di offrire un
leggende quelle che concernono gli Eroi. La Mitologia dei Greci e dei
Romani
suol esser detta Mitologia classica, per distingu
el culto e gli uffici di chi vi attendeva. Solo più tardi, allorchè i
Romani
vennero in diretto contatto cogli Elleni, e prese
1. Prima di esporre le varie discendenze e vicende degli Dei greci e
romani
, giova premettere un cenno del come li pensavano
ete dall’ Olimpo. 5. Qual Dio corrisponde a Crono nella mitologia dei
Romani
? In origine i Romani non conoscevano alcun Dio co
Qual Dio corrisponde a Crono nella mitologia dei Romani? In origine i
Romani
non conoscevano alcun Dio come padre di Giove Ott
rdie e di infelicità. — Quanto alle lotte dei Titani e dei Giganti, i
Romani
non fecero che ripetere le cose imparate dai Grec
l’ ordine, egli lo custodisce come Zeus Horkios (deus Fidius presso i
Romani
), e punisce lo spergiuro. Il sacro dovere dell’ o
gemma dai Greci. Un Palladio conservavano anche nel tempio di Vesta i
Romani
, credendolo appunto il Palladio troiano, e Cicero
ntiva co’ suoi Ciclopi a batter colpi e attizzar vampe di fuoco. 4. I
Romani
, com’ è noto, chiamavano questo dio Vulcano (Vulc
eva il 23 Marzo per Minerva). — Vulcano era poi anche considerato dai
Romani
, come Dio degli incendi; ed a lui si attribuiva s
he il bastone da araldo, il caduceo, non fu mai adottato dagli araldi
romani
, i Feciali. 5. Oltre l’ inno omerico già ricordat
axima entrava nell’ area del foro, e ricordava la riconciliazione tra
Romani
e Sabini dopo il ratto delle Sabine. Infine Libit
esto eterna verginità e le primizie d’ ogni sacrifizio. 3. La dea dei
Romani
corrispondente ad Estia era Vesta, affine anche n
cogli Dei Penati, del quali riparleremo. Ma più di tutto la Vesta dei
Romani
fu oggetto di venerazione come dea protettrice de
e divinità del cielo dobbiamo anche annoverare due Dei esclusivamente
romani
, che non hanno il loro corrispondente nella mitol
che quando i Sabini, dopo il ratto delle lor donne, facevan guerra ai
Romani
, e per una porta aperta cercavano penetrare nella
ltipo bifronte. Non che questa sia stata un’ invenzione degli artisti
romani
; anzi i Greci in più casi avevano ricorso a una s
er servire come immagine di Giano. È dunque probabile che gli artisti
romani
abbiano tolto il modello dalle cose Greche. Dappr
ettimane di sette giorni e sette notti. 4. Il culto del sole presso i
Romani
era d’ origine sabina; quindi il luogo suo era pr
carattere non ben definito, spesso confusa con Mnemosine. 2. Presso i
Romani
si veneravano certe ninfe fontane dette Camene o
; ma per lo più eran dette formare il corteo di Afrodite. 2. Presso i
Romani
si veneravan le Grazie, identiche affatto alle Ca
ttro. 2. Alle Ore dei Greci non corrispondono speciali deità presso i
Romani
; si può però ricordare che in luogo di Irene, ess
enerezza materna » ( Gentile, op. cit. p. 125). Anche la Pax presso i
Romani
era rappresentata per via di statue; n’ eran dist
tanto frequenti in antico. 2. Alla Niche dei Greci risponde presso i
Romani
la dea Victoria, dea naturalmente loro molto cara
ovani e della età giovanile; di qui l’ uso che, allorquando i giovani
romani
assumevano la toga virile, si recassero in Campid
ti d’ amore non poteva essere significata con più grazia. 3. Presso i
Romani
il dio d’ Amore chiamavasi Amor o Cupido; ma non
veva anche santuari ad Atene, Tegea, Argo, Sparta, Messene, ecc. 1. I
Romani
veneravano come dea del nascimento, già s’ è dett
parirgli il Dio che gli suggeriva il rimedio al suo male. 3. Presso i
Romani
, prima che s’ introducesse la religione di Escula
à importantissima della religione ufficiale come Salus publica populi
Romani
e come Salus Augusti o Augustorum, identificata i
fierissima pestilenza. Per suggerimento dei libri sibillini, avendo i
Romani
mandato una deputazione ad Epidauro per condur se
Dio in forma di serpente spontaneamente fosse venuto dietro ai legati
romani
e salito sulla nave che doveva portario a Roma. I
l’ uno e l’ altro eran detti Moirageti, capi delle Moire. 2. Presso i
Romani
il destino era espresso con Fatum, la parola divi
, si veneravano anche a Smirne. Questa divinità fu pure accolta fra i
Romani
, e, come attesta Plinio, le fu anche eretta una s
uanto dell’ avversa fortuna. Alla Tyche Greca risponde la Fortuna dei
Romani
, ma solo nell’ ultimo senso sopra indicato, giacc
riferentisi alla vita pubblica, come Fortuna Publica, Fortuna populi
Romani
, o alla vita di qualche ordine sociale, come Fort
e per solito avevano anche la virtù della divinazione. 2. Anche per i
Romani
erano oggetto di venerazione le fonti e i fiumi.
i fiumi, ma anche l’ acque correnti di minor mole divenivan sacre ai
Romani
, la cui immaginazione le popolava di graziose nin
di queste vittorie, un altro santuario a Nettuno nel Campo Marzio. I
Romani
davan per moglie a Nettuno la dea marina Salacia
sa in costante rapporto con Posidone e venerata come la sua sposa. Ai
Romani
, il culto di Anfitrite rimase come estraneo; la m
ina Callimaco, Euante ed altri presero a ritrattar questo tema; fra i
Romani
, Cicerone giovane scrisse su ciò un poemetto e Ov
dell’ anno 550/204 e venne accolta in mezzo a solenne processione dai
Romani
, che d’ allora in poi la tenuero in grande venera
agricoltura e della pastorizia, che erano osclusivamente proprie dei
Romani
; e prima ricordiamo la coppia Saturno e Opi, che
ni aveva modo di dimenticare la propria miseria! Quel giorno i ricchi
Romani
solevano tener tavola bandita per chiunque si pre
arii poderi e si dicevano per l’ appunto termini. Nella coscienza dei
Romani
era così vivo il rispetto della proprietà individ
o fe’ chiudere. 3. Quello che era Demetra per i Greci, era Cerere pei
Romani
, come Dea delle biade antichissima fra gli Italic
a divinità infernale le si sacrificavano vacche nere e sterili. 2. I
Romani
accolsero, per le cose d’ oltretomba, quasi tutte
cipresso e il narciso. 3. Già dicemmo che rispetto all’ oltretomba i
Romani
adottarono in genere le idee greche. Questo è ver
o del disegno tolsero a descriverla o rappresentarla. I poeti greci e
romani
lo ricordano di sfuggita, con epiteti come imus
e, e si facevano libazioni senza vino, di miele misto con acqua. 3. I
Romani
chiamarono Furie le Erinni, e senz’ altro s’ appr
di superstizioni spiritistiche, ebbe facile entratura negli animi dei
Romani
, inclinatissimi a questo genere di cose. Sopratut
i paura), infine Fantaso, che appariva in forma di cose animate. 2. I
Romani
adottarono le stesse idee circa il Sonno, la Mort
’ età imperiale. Capitolo quinto. Le Divinità domestiche presso i
Romani
. A compiere l’ enumerazione e l’ illustrazione
e di Roma rimane che si parli di alcune Divinità minori, venerate dai
Romani
nell’ interno della casa e fra le pareti domestic
e come nei poeti e mitografi dell’ età Alessandrina e negli scrittori
romani
a quelli ispiratisi. Ricordisi l’ oraziano: Fert
uomini, come le donne preferibilmente in quello di Castore. Anche pei
Romani
Ercole presiedeva alle palestre e ai ginnasii, e
il più solenne e devoto dopo quello di Giove Ottimo Massimo, perchè i
Romani
oltre al credersi discendenti dai Troiani, teneva
o che ripugnasse alla squisitezza della greca eleganza. All’opposto i
Romani
ne moltiplicarono le statue e le pitture, perchè
statua di Marte dicendo : Mars vigila ; sottintendendo in favore dei
Romani
; i quali si credevano tanto da lui prediletti e
i e conquistatori176. Ma non la chiamavano bella i vinti, e neppure i
Romani
stessi quando furono soggiogati dai barbari e fat
l., i, 71.) 176. Chi conosce o studia la lingua latina sa bene che i
Romani
usavano l’aggettivo bellus, a, um nel significato
to del Can. Bianchi.) 179. Circa all’origine di Romolo creduto dai
Romani
figlio di Marte, Dante dice apertamente nel Canto
li Dei. Molti furono gli Dei presso i Greci, ma assai più presso i
Romani
, che oltre ad avere adottali tutti gli Dei della
hiuso in tempo di pace. Capo III. Di Giove. Presso i Greci ed i
Romani
Giove riguardavasi come la principale Divinità, e
ve Statore per aver da esso ottenuto che arrestasse la fuga, in cui i
Romani
posti erano da’ Sabini, venuti a vendicare il rap
di violarla. Ma la terza soltanto fu in onore presso de’ Greci e de’
Romani
. Nata dal capo di Giove, e tutta armata, fu essa
mente in Epidauro; ma passò poscia anche in Roma nel modo seguente. I
Romani
afflitti dalla pestilenza mandarono in Delfo a co
ttraversando la città andò a posarsi spontaneamente sopra la nave dei
Romani
, ch’ era nel porto, e da essi condotto a Roma, e
che si ponevano sulle vie a guisa di termini erano dette Mercurii dai
Romani
, ed Ermi dai Greci, che tale è il nome di Mercuri
n seguito a questa pietra si sovrappose una testa umana. Fu detto da’
Romani
, che quando trattossi di fabbricare il Tempio di
evano agli Dei marini. Molte delle cose campestri avean pure presso i
Romani
la loro particolare Divinità; e Ippona essi dicea
fondatore della città di Curi, adorato da’ Sabini, e poscia ancor dai
Romani
, che spesso invocando nelle asserzioni e ne’ giur
a alla morte; Nenia ai funerali. Molti esseri astratti furono pur da’
Romani
divinizzati. Fra questi la Dea Fortuna avea un no
Nettunali in Roma erano ai 23 di Luglio. Il Dio Conso, particolare a’
Romani
da alcuni venne confuso con Nettuno, da altri dis
te. Consuali ai 21 di Agosto. Due Dee marine lor proprie avean pure i
Romani
, l’ una Venilia per cui i flutti vengono al lido,
e chiamati poscia da’ Greci co’ nomi di Leucotea e di Palemone, e da’
Romani
con quei di Matusa e di Portuno. In mostri marini
re agli Dei fin qui rammentati, alcuni de’ quali particolari erano a’
Romani
, altri comuni a’ Romani ed a’ Greci, alcuni altri
entati, alcuni de’ quali particolari erano a’ Romani, altri comuni a’
Romani
ed a’ Greci, alcuni altri i Romani adottati ne av
i erano a’ Romani, altri comuni a’ Romani ed a’ Greci, alcuni altri i
Romani
adottati ne avevano pur da altre nazioni, e siugo
adrone gli eresse un’ ara, che in grande onore fu poi ancora presso i
Romani
col nome di Ara massima., Busiride tiranno di Egi
cui lo scudo, ove erano effigiate le future imprese de’ Latini e de’
Romani
, e segnatamente di Augusto. Giunto che fu cogli A
ni vi hanno aggiunto la Sardica nativa di Sardi nella Libia. Presso i
Romani
la più famosa era la Sibilla Cumana, la quale si
an pure le feste in onor degli Dei così presso i Greci, come presso i
Romani
. Intorno alle prime può consultarsi Meurzio, che
rro e di piombo. Questi giuochi più tardi introdotti furono ancor da’
Romani
, che teatri, e anfiteatri, e circhi magnifici inn
usarono gli Assiri, i Persiani, gli Egiziani, gli Etiopi, i Greci e i
Romani
. Prima gli uomini adorarono le cose materiali cre
suo favorito Antinoo. L’onore dell’ apoteosi fu talora conferito dai
Romani
anche alle donne, massime alle mogli degl’imperat
e trasparente, senza molto crepitare, senza fumo, ec. IV. Auguri. 2 I
Romani
chiamaron cosi nove magistrati eletti a predire i
i o dieci pregiudizi che stabilire una verità ! V. Feciali, sacerdoti
romani
che avevano ufficj analoghi a quelli dei nostri a
astenevano scrupolosamente dal proferir parole di cattivo augurio. I
Romani
chiamaron ferie (feriœ da ferire, colpire, immola
d’ulivo legato con un nastro. VIII. Lettisterni, banchetti sacri dei
Romani
in tempi di pubbliche calamità, per placare lo sd
. 5. E non era obbietto a cui non fu posto preside un Dio. Invero i
romani
a ciascuna cosa facevan presedere un nume peculia
e ciò da una delle leggi delle XII. Tavole(1), cui presso gli antichi
romani
era vieto a’plebei impalmare le donne patrizie, e
e dati alla contemplazione del vero, potevano, come Tullio appresso i
romani
, e Socrate nella Grecia, ridersi apertamente di q
er l’aere densissimo più vicino alla terra. Il più saggio tra tutti i
romani
, lo immenso Varrone, intende per Plutone l’aria,
ono detti illustri : è gelosa di una gelosia politica, con la quale i
romani
fino al 309 di Roma tennero i connubii esclusi al
e quali è Cibele. Fu detta Vesta, Dea delle divine cerimonie presso i
romani
, perchè le terre in quel tempo arate furono le pr
sere il censo, pianta delle repubbliche aristocratiche, onde i plebei
romani
per lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nob
onare l’Io Pean sacro ad Apollo e ad Esculapio ; e quindi i sacerdoti
Romani
porgevano sacrificii ad Ercole, si circondavano l
de fu detto Musagete. Ovidio non meno espone nei suoi Fastì (1) che i
romani
in ciascuno anno celebravano le sue feste una a q
osciuto dai Greci, il più antico Genio, che si a stato consacrato da’
Romani
, come loro prima divinità tutelare, il eulto del
’Oriente e l’Occidente. — Da queste poche parole del cantore de’Fasti
romani
chi è colui, che sì perduto d’intelletto non vede
n sè stesso si ravvolge — molti tempii inaugurati a lui dagli antichi
romani
ora erano un rappresentato di Giano Bifronte, ed
d ignorando di chi fosse le diede il nome dal luogo ove fu trovata. I
Romani
adoravano aucora Venere Cloacina, quasi pugnatric
nifica pugnare, e le alzarono un simulacro ove fu fatta la pace tra i
romani
e Sabiri dopo di aver pugnato per le donne rapite
sa da furore presagisse i destini a’mortali, onde il cantore de’Fasti
Romani
lib. I. disse di lei, Quae simul aethereos animo
molti templi in suo onore. Il suo principal culto era a Roma perchè i
Romani
riguardavano questo Dio come il protettore del lo
mini or con tre teste ed or con quattro facce erano dette Mercuri da’
Romani
, ed Ermeti dai Greci, che tale è il nome di Mercu
incudine con un martello e le tenaglie nelle mani. Gli Etruschi ed i
Romani
lo rappresentavano giovine ed imberbe. In Lenno a
numero dispari. Il suo culto era celebre in Grecia ed in Roma. Sono i
Romani
che l’avevano messo nel numero delle dodici prime
osta e con una falce in mano per allontanare i ladri e gli uccelli. I
Romani
mettevano la sua statua negli orti, nella persuas
a, avevano stabilito d’invocarlo in quella sorta di cerimonia, come i
Romani
invocavano Talassio ; questi però, secondo alcuni
uta. Presiedeva alle Cronie presso i Greci ed alle Saturnali presso i
Romani
. Il giorno in cui si celebrava la sua festa era p
. Da alcuni si dipinge con una spada in mano. Ogni volta che presso i
Romani
si voleva arringare il popolo si portava la statu
quale incendia un trofeo d’armi. Presso i Greci e più ancora presso i
Romani
fu dessa celebrata : le si innalzarono in molti l
rando che il Minotauro stava, per così dire, sepolto nel Labirinto, i
Romani
, dice un autore, per indicare che i piani e i div
evano col nome di Larve. Altre divinità degli antichi Presso i
Romani
molte cose campestri avevano la loro Divinità par
nto il Tebano. Esso era il più noto e il più venerato dai Greci e dai
Romani
, era figlio di Giove e di Alcmena moglie di Anfit
se epoche in cui si raccontano avvenute congetturarono a ragione sì i
Romani
che i Greci e dietro essi i moderni che più di un
accheggio. Erano riguardati come divinità favorevoli ai navigatori. I
Romani
fabbricarono in loro onore un tempio ed offrivano
e a coltivare i campi e le vigne. In riconoscenza di tanti benefizi i
Romani
lo posero nel numero degli Dei. Il regno di Giano
in questa professione furono le Sibille. Così chiamavano i Greci ed i
Romani
certe donne ch’essi dicevano invase di spirito pr
ne questa storia senta in tutto del favoloso, egli è però certo che i
Romani
possedevano una raccolta di sibillini versi. Il r
la collezione era una specie di oracolo permanente, sì di sovente dai
Romani
consultato, quanto lo era quello di Delfo dai Gre
o era quello di Delfo dai Greci. Molti altri Libri Sibillini ebbero i
Romani
ma non avvi che i versi creduti della Sibilla Cum
da principio era solo di tre, venne portato sino a dieci. Solevano i
Romani
offrine alle divinità i primi frutti che raccogli
nza, la delicatezza e la probità senza verun rossore sacrificavano. I
Romani
, ammettendoli alle loro mense, usavano del diritt
vali. I Feciali erano sacerdoti o ufficiali pubblici i quali presso i
Romani
annunciavano i trattati, la pace, la guerra e le
le lagnanze dei popoli, i quali pretendevano d’essere stati lesi dai
Romani
; e se le lagnanze erano giuste i Feciali avevano
si soleva servirsene anche per lavare il corpo. Gli Egizi, i Greci, i
Romani
avevano un gran numero di Feste. Di alcune di ess
reativi, come erano, per esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i
Romani
per celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli an
are, diverse autorità presiedevano a questi diversi giuochi. Presso i
Romani
celebravansi dei giuochi non solo in onore delle
1. — Istmici. Id. — Nemei. Id. — Olimpici. Id. — Pitici o Pizi. Id. —
Romani
. 453. — Scenici. 452. V. Giuochi Romani. 453. Gla
che arditamente derivate dalla presupposta etimologia di quei nomi. I
Romani
adoravano come Dea anche Giuturna, sorella di Tur
occhi il miracolo, ma udì anche una voce dal Cielo che prometteva ai
Romani
la maggior potenza finchè avessero conservato que
ì 7 dei mese di marzo. Anna Perenna era una Dea adorata soltanto dai
Romani
, perchè credevano che fosse quella stessa Anna so
ntana la ruggine dalle biade. Robigo in latino significa ruggine, e i
Romani
debbono a Numa Pompilio l’invenzione di questo Di
origine latina : deriva a monendo (dall’avvertire) perchè gli antichi
Romani
dicevano che questa Dea li aveva avvertiti che fa
ventura, non esser del tutto vana la mia fatica. Gli antichi Greci e
Romani
lasciarono opere, sulle quali il tempo non istend
ignori era un sangue proveniente dal vecchio padre di Giove. Di che i
Romani
vollero serbare solenne memoria nelle feste Satur
Megalèsi, i quali malamente si confondono co’ giuochi detti grandi o
Romani
, che celebravansi in onore de’grandi Dei Giove, G
data in moglie ad Ercole, col quale avea un tempio in Atene. Presso i
Romani
l’Ebe de’ Greci era la Dea Gioventù (Iuventas), l
a Roma n’emulò la magnificenza. Giove Capitolino, assai venerato da’
Romani
, riputavasi il custode ed il conservatore dell’im
rnato di nastri(2). E giunsero questi giuochi a tanta rinomanza che i
Romani
, non più per lustri, ma per giuochi Capitolini co
tto dalla pietra che inghiottì Saturno invece del figliuolo. Presso i
Romani
santissimo ed antichissimo costume era il giurare
i co’magistrati di 47 popoli del Lazio, de’quali i principali, dopo i
Romani
, erano i Latini, gli Ernici ed i Volsci. Iupiter
Attica(1). Iupiter Stator, Giove Statore, così detto, perchè fermò i
Romani
che fuggivano vergognosamente davanti a’ Sabini,
uerra. Il motto di Cesare era : Virtute duce, comite Fortuna ; ed i
Romani
dicevano che la Fortuna avea stabilita l’eterna s
te ed Ilitia o Lucina. Iuno Moneta, detta a monendo, perchè ammonì i
Romani
di sacrificare una troia gravida per divertire i
ia, perchè figliuola di Saturno. Iuno Unxia, dall’antico costume de’
Romani
, presso a’ quali la sposa novella ungeva l’impost
ueste feste Panatenee erano presso gli Ateniesi quelle stesse che da’
Romani
appellavansi Quinquatria. Le maggiori si celebrav
città ; e perciò vi erano ammessi tutt’i popoli di quella regione. I
Romani
in onore di Minerva celebravano in marzo ed in gi
di Minerva, o secondo altri, un piccolo scudo simile agli ancili de’
Romani
. Del quale raccontano che caduto dal cielo, mentr
quella statua ch’esser dovea la fatale custodia della città. Anche i
Romani
vantavano il lor Palladio, fatale pegno dell’impe
amabile, era la Musa delle poesie erotiche, ed invocavasi da’ giovani
romani
nel mese di Aprile. È molto simile a Tersicore ;
ù pregevoli monumenti delle arti(5). Livio racconta(6) che, dovendo i
Romani
mandare a Delfo un dono promesso con voto da Cami
ride degli Egiziani, il Mitra dei Persiani, e l’Apollo de’Greci e de’
Romani
. Pare dunque che l’idolatria abbia avuto principi
guidò gli armenti di Admeto. Apollo Palatino, Platinus, dicevasi da’
Romani
pel tempio edificatogli da Augusto sul monte Pala
ra una poesia che cantavasi ne’giuochi secolari che si celebravan da’
Romani
con gran pompa per tre giorni al terminare di ogn
i : Dione, gli Assirii ; Militta, i Persiani ; Selene, i Greci ; ed i
Romani
, Venere, Giunone e piú spesso Diana. Cesare attes
E Plutarco pensa che il conversare di alcuni Dei cogli uomini, come i
Romani
finsero di Egeria con Numa ; i Frigii, di Cibele
la Luna coll’arco, la faretra e le frecce, attributi della Diana de’
Romani
. Sopra un gruppo di nubi vedesi sul suo cocchio n
gli astri. Da’ Greci dicevasi νυκτιφαης, e νυκτιλαμπης. Lucifera da’
Romani
, e φωσφορος, da’ Greci si chiamava Diana ; epitet
Luna senza che si adoperassero bronzi e trombe, come i superstiziosi
Romani
praticavano nelle ecclissi lunari. Di fatto si pe
isa di serpenti. Da Cicerone e da Ovidio(4) sappiamo che i giovanetti
Romani
nelle feste di Bacco dette Liberalia, prendevano
cui erano bellamente effigiati i posteri suoi e la futura gloria de’
Romani
. Enea lieto l’ammira e l’indossa a danno de’ suoi
ure di Enea sono descritte nell’Eneide di Virgilio, bel poema che pe’
Romani
potea dirsi poema nazionale, come era l’Iliade di
ebrar le nozze. Or come i Greci invocavano Imeneo nelle nozze, così i
Romani
chiamavan Talasio o Talasso, giovane romano, il q
uale forse indicava il potere di lei su’giardini, di cui i Greci ed i
Romani
la riputavano signora. Omero fa menzione del niti
Fama da per tutto gli andava innanzi. V. Culto di Marte appresso i
Romani
. Sacerdoti Salii. Ancili. Roma ed il popolo r
per l’indole bellicosa di essi popoli. Anche Varrone asserisce che i
Romani
aveano preso il nome de’ mesi da’ popoli latini,
iverso da Marte, e propriamente un nume de’ Sabini detto Quirinus da’
Romani
. Sofocle distingueva Marte da Enialio, giacchè ne
io, cioè Bellona, dea della guerra. Mars Pater, o Marspiter presso i
Romani
salutavasi ne’ sacrificii(1), o perchè padre di R
Da questo tempio cominciavano il loro ingresso nella città i generali
romani
che aveano l’onore del trionfo. Una turba di fana
cuni vogliono ch’esso li apriva piuttosto, alludendosi al costume de’
Romani
di aprire sul rogo gli occhi de’ cadaveri, che av
ero ; ed era un cappello con larga falda proprio, presso i Greci ed i
Romani
, de’ viaggiatori e de’ cacciatori per ripararsi d
e gli ambasciadori che ne trattavano, perchè portavano il caduceo. I
Romani
li chiamavano Feciali. Camillus fu chiamato Merc
o. I Romani li chiamavano Feciali. Camillus fu chiamato Mercurio da’
Romani
(3), come ministro degli Dei, perchè presso’ gli E
orata dagli Egizii, da’ Siri, da’ Frigil, dagli Sciti, da’ Greci, da’
Romani
e da quasi tutti gli antichi popoli ; percui si a
rno festivo Romolo gettò le fondamenta di Roma ; e perciò ogni anno i
Romani
con grande allegrezza il celebravano. Finalmente
a una troia gravida, come praticavasi nelle rusticane feste dette da’
Romani
sementine, che si celebravano dopo la semente, ed
ero o mentisse. Vulcanalia erano feste in onore di Vulcano, in cui i
Romani
facevano un picciol saggio del loro studio per un
a non per ragion di augurio, ma per attendere a’ serii suoi studii. I
Romani
aveano un tempio consacrato a Vulcano, edificato
time umane ; passò nella Grecia e fu l’ Artemide di quel paese ; ed i
Romani
l’invocarono col nome di Diana. Il novello culto
a, principe troiano, fig. di Venere e di Anchise, tutti gli serittori
romani
lo dicono venuto in Italia, e lo fanno fondatore
sari ambiziosamente affettavano di essere suoi discendenti, siccome i
Romani
non lasciarono di derivare la loro origine da’ Tr
t in Scyllam qui vult vitare Charybdim . Conso, divinità venerata da’
Romani
come il Dio del consiglio, credesi essere lo stes
e facevansi per le ombre de’ morti nel mese di Febbraio dagli antichi
Romani
. Esse dicevansi Februa dal verbo Februo, purgare,
i templi, altari, santuarj, boschi sacri, vittime, libri santi, ec. I
Romani
la chiamarono favola da fari, discorrere. 2. Alle
iscorrere. 2. Alle descrizioni delle divinità adorate dai Greci e dai
Romani
sogliono essere uniti i fatti dei primi uomini ce
ecata nell’ Occidente, fu accolta dai Greci, abbellita e trasmessa ai
Romani
; i quali in un tempio chiamato il Panteon adunar
r che il tutto si consumi Ultima andò fra i più beati Numi. 35. I
Romani
onorarono Giano con special culto ; e pel suo reg
tolino (79) due tori bianchi non ancora domati. Nello stesso giorno i
Romani
si avvicendavano buoni augurj e donativi e mance
tor dalla parola stare, perchè alle preci di Romolo aveva rattenuto i
Romani
fuggenti innanzi ai Sabini ; Giove Laziale qual p
co albero della nave degli Argonauti. 83. Il Giove dei Greci e dei
Romani
fu sempre rappresentato con maestoso aspetto, con
, per cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni date da essa ai
Romani
, massime nella guerra coi Galli Senoni od in quel
rva dall’altro, per indicare il commercio governato dalla saviezza. I
Romani
destinarono il primo giorno del mese di luglio pe
ombra dovea pagargli il passo con una moneta ; per lo che i Greci e i
Romani
ponevano un obolo nella bocca dei morti ; e ne so
ra. I’ ho condotta al fin la gente greca, E la troiana, all’ ultimo i
Romani
, Con la mia spada, la qual punge e seca ; E popol
259. Debole fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei
Romani
, i quali, come ognun sa, lo tenevano per protetto
tutela delle selve. 296. Pane era più che altro onorato in Arcadia. I
Romani
ogni anno di Febbraio gli celebravano le feste ch
e furon dette Fatue o Fate. 301. I Fauni eran genj campestri dei
Romani
, e discendenti di Fauno ; abitavano le campagne e
mo nella destra. Silvano 302. Silvano, divinità campestre dei
Romani
, e protettori dei boschi, fu creduto figlio di Fa
cchè a lui ne attribuivano la buona custodia e la fecondità. Quindi i
Romani
collocavano la sua statua ne’giardini. ……. E tu,
quando Tarquinio il vecchio ordinò la costruzione del Campidoglio, i
Romani
scavando i fondamenti trovarono la statua di ques
rne, ordinarono che fosse lasciata al suo posto nel Campidoglio. Ed i
Romani
pigliando quest’avventura per buono augurio, diss
Pomona e Vertunno sono divinità di origine etrusca, adottate poi dai
Romani
, i quali adoravano anche Feronia, altra ministra
offre il punto propizio bisogna troncare ogn’indugio ed afferrarla. I
Romani
adoravano la Fortuna Aurea ; ed infatti la sua st
a proteggere i morti e vendicasse le ingiurie fatte alle tombe ; ed i
Romani
le alzarono un’ara nel Campidoglio, sulla quale d
menzogna, l’altra la verità. La libertà. 341, 2°. I Greci e i
Romani
ebbero in gran venerazione questa Dea. Libertà v
maggiore sontuosità, collocandovi la prima biblioteca pubblica che i
Romani
abbiano avuto. La Libertà, che si vede rappresent
ebe la ruina di quella città sventurata ; quella stessa Paura a cui i
Romani
messi in fuga alzarono altari, e andaron poi debi
are il popolo che pigliava quel fatto per tristo augurio, esclamò : «
Romani
, gli Dei hanno tarpato le ali alla Vittoria : ell
pende i nostri affanni, e della Morte (242) che vi pone un termine. I
Romani
l’ebbero in molta venerazione ; e le alzarono tem
avvero lo meritava, e la chiamavano la Divinità delle grandi anime. I
Romani
poi la rappresentarono sotto la figura di una gio
espizio del tempio erano scolpite due destre in atto di stringersi. I
Romani
ci hanno lasciato un altro gentile emblema della
ti in vaste caverne. 652. I quattro venti principali erano detti dai
Romani
Borea o Tramontana, Euro o Levante, Austro o Mezz
vecchia sibilla la richiesta somma, e acquistò gli oracoli. 666. I
Romani
consultavano nelle grandi calamità questi libri,
onsultarla, essendochè i suoi oracoli ottenevano venerazione presso i
Romani
come quelli di Delfo presso i Greci. Eleno dice a
n Tebe gli Erculei o gli Iolai ec. Questi giuochi furono adottati dai
Romani
che ne istituirono parecchi altri, cioè, quelli d
o di palma ; nè vi mancarono premj di musica, di danza e di poesia. I
Romani
adottarono questi giuochi verso l’anno 130 avanti
le stagioni furono onorate con templi, statue ed are dai Greci e dai
Romani
. La Primavera ha per emblema un fanciullo coronat
ai Curibanli. 54. Virgilio. 55. Dietro il carro della Morte. 56. I
Romani
lo chiamarono Gradivo in tempo di guerra, o Quiri
posta fuori delle mura di Roma sullo sponde del Tevere. Ivi i giovani
romani
si esercitavano alla lotta, a lanciare il giavell
l mondo chi soffre mulamento di slalo. 73. Il fuoco di Vesla. 74. I
Romani
avevano Io Dio della buona fede, col nome di Fidi
esso de’ quali ebbero la loro origine, i Greci che le accolsero, ed i
Romani
, che parimente le adottarono, riguardavano questi
mpio in occasione di un fiero terremoto, colla quale si avvertivano i
Romani
di sacrificare una troja gravida per placare lo s
coli, de’ pastori, e degli armenti. Il suo culto era in voga presso i
Romani
: i Greci però non han punto conosciuta questa Di
Flora. Flora così conosciuta dai Greci, come Pale fu adorata dai
Romani
, era la Dea de’ fiori, e le si dava Zefiro per am
Ino prese il nome di Leucotoe, e Melicerta quello di Palemone, che i
Romani
chiamarono Portunno. Glauco. Glauco era un c
tre le tante fin quì da noi descritte Divinità, avevano i Greci, ed i
Romani
fatta l’apoteosi alle passioni umane, non che all
gli altari, ed in fatti gli antichi a lei ben molti ne innalzarono. I
Romani
la figuravano qual donna vestita di una tunica, n
isgrazie. Così sagrificavano alla Febbre per non esserne attaccati, I
Romani
invocavano la Paura, perchè non li avesse sorpres
che si ha prefisso Virgilio, è quello di dare una origine illustre ai
Romani
, facendoli discendere da un principe Trojano. L’e
izioni, che dopo molti socoli si verificarono fra i Cartaginesi, ed i
Romani
, e non potendo resistere al dolore risolve di dar
lla più remota antichità. Nel nostro suolo per l’appunto il fasto de’
Romani
, conquistatori dell’Universo, spiegò tutta la sua
scuna città aveva la propria Fortuna, come quella de’ Napoletani, de’
Romani
presso Plutarco detta ancora Pubblica. I Greci ch
chiamavano Χαριστηρια Charisteria le feste in onore della Fortuna. I
Romani
dissero Charistia i conviti, ne’ quali si univano
sedevano gl’invitati. Questi al dire di Livio, s’imbandivano presso i
Romani
colle carni delle vittime immolate, e nei casi di
ette ai Trojani. 1. Marco Terenzio Varrone riputato il più dotto dei
Romani
, fa ascendere fino a trentamila il numero degl’Id
one fa montare sino a trecento il numero di quei, che gli vennero da’
Romani
, e dagli altri popoli della sola Italia ; si può
limpio, appresso de’ Greci ; Feretrio, Statore, Olimpio, appresso de’
Romani
. A questo Dio fu eretto un magnifico tempio in Ro
ella Notte. 1. I Greci fecero dell’Occasione un Dio detto Καιρος ; i
Romani
per contrario ne fecero una Dea, perchè il suo no
LXVIII Apoteosi degl’Imperatori
Romani
Benchè nella Greca Mitologia si trovino alcuni
ori divini, tali apoteosi molto differivano da quelle degl’Imperatori
romani
. Infatti in Grecia richiedevasi 1° che l’eroe da
sia d’Augusto Divo. Divi infatti chiamavansi e non Dei gl’imperatori
romani
deificati, come li troviamo detti anche nella rac
). Tutte le cerimonie dell’apoteosi, o consacrazione degl’ Imperatori
romani
, ci furono descritte estesamente non solo da Erod
he sì orrendo e ributtante spettacolo fosse dato più volte sui teatri
romani
; e Cicerone nel De Officiis riferisce che in una
aco è lo stipite della stirpe e della discendenza di Enea, e perciò i
Romani
, discendenti dai Troiani, oltre ad esser chiamati
Paganesimo, tutti i popoli antichi, anche i più civili, e gli stessi
Romani
, consideravano gli schiavi non come persone, ma c
re di Epiro che venne in Italia cogli elefanti a combattere contro i
Romani
in difesa dei Tarentini. Il vecchio Nestore ritor
e gran fama, perchè faceva risalire gli odii dei Cartaginesi contro i
Romani
sino allo stipite della dinastia del fondatore di
i Enea, dai quali vantavansi discesi molti dei più nobili ed illustri
Romani
. Didone, chiamata altrimenti Elisa, era figlia d
rla in pratica e ne divennero solenni maestri : da essi l’appresero i
Romani
, i quali la estesero e l’accreditarono maggiormen
parola e quale estensione di significato le attribuivano i Politeisti
romani
. La parola superstizione è di origine latina, e C
r questa distinzione, e che non solo i filosofi, ma anche gli antichi
romani
separarono la religione dalla superstizione 158.
ione che facevano non solo i filosofi ma ancora i più celebri antichi
romani
fra religione e superstizione, asserisce formalme
lla, i libri sibillini. I quali poi furon tenuti in sì gran conto daì
Romani
che ne affidarono la conservazione e la interpret
questo proverbio alludeva al principio e alla fine dei pranzi antichi
romani
, che incominciavano coll’ imbandigione delle uova
ed anche il diritto di cittadinanza ; come pure dei due appellattivi
Romani
e Quirites il primo aveva una significazione più
he e delle tremende battaglie di Annibale che tanta strage fecero dei
Romani
e misero in forse l’esistenza stessa di Roma : «
us opinio est jam usque ab heroicis ducta temporibus, eaque et populi
Romani
et omnium gentium firmata consensu, versari quamd
divinità adorate da quelle nazioni che barbare furono dai Greci e dai
Romani
chiamate: onde ne tesserò l’istoria, ne spiegherò
certi numi, solo ammettevansi alcune famiglie, come per Ercole, fra i
Romani
, i Pinarj e i Potizj,7 e per Cerere, in Atene, gl
ta. Quando l’ultima viltà e la tremante adulazione pose gl’imperatori
romani
nel numero degli Dei, ebbero ancor essi altari, e
umane ostie già compiacevasi, ma Numa, di mansueti costumi maestro ai
Romani
, eluse con accorta ripulsa la dimanda di quel dio
lia, dall’arte di gettarle, e Plinio dice che la semplicità dei primi
Romani
escludeva l’oro ancora dalle figure degli Dei. Gi
esta diversità di statura data ai numi furono seguiti dai Greci e dai
Romani
, quantunque di alcune divinità le statue fossero
è quella che Lucano ne ha data del bosco di Marsiglia, che i soldati
romani
atterrarono, non liberati coll’esempio del capita
dicesi e degli Apamesi di Frigia, destinate ad onorare due imperatori
romani
, Caracalla e Decio. Titano si accorse che Giove e
lla il mentovato scrittore) conviene dirvi che Adriano imperatore dei
Romani
l’ha consacrato, ponendovi quella bella statua ch
sorti mortali. Col nome di Custode particolarmente adoravasi presso i
Romani
, ed è nelle medaglie di Nerone ritratto assiso su
uomini e degli Dei, qui almeno respingi i nemici, togli il terrore ai
Romani
, arresta la fuga vergognosa: in questo luogo stes
tempio di Giove Statore nel portico di Metello. Onorato era presso i
Romani
Giove Lapideo. Così chiamavasi per la pietra che
iuramento, di cui ci ha conservato memoria Polibio nella guerra fra i
Romani
ed i Cartaginesi. Eccone la formula e il modo: «
Dei spergiurati. Di Giove Pistore fu l’ara nel Campidoglio, perche ai
Romani
assediati dai Galli fama era che avesse consiglia
egli accampamenti di Brenne, onde togliergli la speranza di vincere i
Romani
col mezzo della fame. È opinione di alcuni, ma ri
imulacro di Giove Pistore. Pistio dai Greci, Fidio, Santo e Sango dai
Romani
, fu nominato Giove, e sopra un marmo dice averlo
blime scienza del perdono, onde Giove Vendicatore ebbe adorazioni dai
Romani
; e da Agrippa, al dir di Plinio, il Panteon gli f
gnomi che il padre degli uomini e degli Dei ebbe presso i Latini ed i
Romani
. Ora mi rivolgo a quelli che presso i Greci e pre
vostri Penati io venga, e del mio Tazio sia Prigioniera felice: Addio
romani
Monti, addio Roma, addio Vesta che infama La mia
:, instita o segmentum dai Latini; onde poi si trovano menzionate dai
Romani
segmentatœ vestes. Era questo presso i Romani dis
trovano menzionate dai Romani segmentatœ vestes. Era questo presso i
Romani
distintivo delle gentildonne e delle matrone, ond
lo chiamarono in Lesbo ed in Eubea. Nè tacerò che Conso appellarono i
Romani
Nettuno, e che Consuali si dissero i giuochi che
irsi, attesa la premura che si presero di abbellirle tanti imperalori
romani
da Augusto fino ad Antonino Pio. Fra questi alcun
iegare quel nome che aveano le pupille sì presso i Greci che presso i
Romani
. Questi chiamavanle pupille, cioè fancilline, e q
favolosa del potere di Roma, era rappresentato sugli elmi dei soldati
romani
. « Marte vien generalmente rappresentato, dice W
presso gli antichi, basterà che tutta la Grecia vi concorreva, che i
Romani
istituirono a gara di quelli i celebri giuochi se
ensati sofismi. Nel numero degl’iniziati si annoverano molti illustri
Romani
, tra i quali giova il rammentare Siila, Attico, A
Spartani e dai Cretesi. Claudio Cesare tentò di trasportarli presso i
Romani
, e la sua intenzione fu posta col tempo in effett
re pei sacrifizii che facevano alla dea, la quale presso i Greci ed i
Romani
non avea anticamente altro segno che il fuoco con
Saturno, e Vesta sorella di Giove. Nel tempio accennato mantenevano i
Romani
il fuoco sacro con tanta superstizione, che veniv
con sommo culto la Terra. Gli Egiziani, gli Sciti, i Liei, i Frigi, i
Romani
, la posero col Cielo e cogli astri, dai quali com
d ha pur ivi l’Inverno, ch’è solo abbigliato, ristesso luogo. Forse i
Romani
esprimevano con giovani uomini o fanciulli le sta
telico. I Tespiesi narravano che loro fu tolto da Cajo imperatore dei
Romani
, che Claudio lo rimandò, ed ultimamente fu di nuo
ma per la porta Capena. Avea prescritto l’oracolo che il migliore dei
Romani
dovesse ricevere la dea. Il pubblico consenso sce
izione: anche gli antichi Galli, e molti popoli dell’Italia prima dei
Romani
, sacrificavano pure a Saturno vittime umane. Narr
usitata da loro in molte altre figure, e con qualche predilezione dai
Romani
in varie immagini allegoriche. Succinte sono le F
re in Pausania i più colti Attici di quel borgo: tanto la servitù dei
Romani
aveva già degradata la Grecia! « Il simulacro ave
u i sette colli apersi: Me ne gli alti perigli Ebbero scorta e duce I
romani
consigli: Io coronai d’allori Di Fabio le dimore
mortali negli Dei, e sapete che il più scellerato fra gì’ imperatori
romani
fu ritratto nelle sembianze di Apollo. In un bel
dà per figliuola di Esculapio anche Roma, che significa forza, che i
Romani
chiamarono valetudine. Era tutta questa comitiva
un principe, la cui storia rimaneva isolata da quella dei Greci e dei
Romani
, e le cui memorie quasi ignote ai vetusti annali,
Un tempio presso il Circo Massimo era comune ai tre mentovati numi. I
Romani
insomma non men dei Greci onorarono con Cerere, L
i giuochi festivi per le strade. Dal costume greco furono imitate dai
Romani
le solennità lupercali istituite da Evandro. La c
dorso del centauro a destra, e tiene nelle mani un vessillo simile ai
romani
, e di quella figura ch’ebbe poi il labaro degl’im
ente adoperato alla condizione di uno di quei gran tini appellati dai
Romani
lacus, e anche labra dai Greci, che servivano all
ate ? Come potrà un giovane intendere con frutto le opere de’Greci, e
Romani
scrittori, ed in particolar modo quelle de’Poeti
m ; Fulminator dallo scroscio del fulmine : Stator per aver fermato i
Romani
fuggendo da Sabini, e finalmente Quirinus, , ,
e successivamente si prese dette Venelia, e Salacia, credute un dì da
Romani
Dee destinate a menare, e respingere i flutti dal
presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici, da Greci, da
Romani
, dagl’ Itali, e particolarmente da popoli abitant
navasi finalmente Quirinus da quiris, che significa lancia, per cui i
Romani
si dissero Quirites dal lor fondatore Romolo cred
in suo onore, e culto ; benchè forse non minore era il culto, che da’
Romani
a lui si prestava, si per amore del lor fondatore
ma d’amore per essa si accese nel petto del religioso Nume II. Re de’
Romani
. Ordinò questi ergersi in suo onore magnifico tem
al suo nome vennero dette Saturnali istituite o da Tullo terzo re de’
Romani
, o secondo Tito Livio da’ Consoli Sempronio, e Mi
una voce alti gridi alle stelle. Altra consimile festa introdussero i
Romani
ìn memoria del giorno, in cui dalla Frigia ad ess
clemenza di Tito At. 1. Sc. 2. La deformità dell’adulazione dicendo.
Romani
unico oggetto È dei voti di Tito il vostro amore
ra Salute gli rende Al fuoco si da. Nè prezza l’orror. Esclama :
Romani
Poi monta a cavallo L’oracolo è chiaro Dell’arm
ale omai caduto Ma il vil Tarquinio, che non anco parte Per sedurre i
Romani
adopra ogn’arte. Si forma in Roma una fatal congi
nimo confuso, Nè ponno a tanto error trovar la scusa. Bruto esclama :
Romani
or che faremo Qual sarà di costor la giusta sorte
e se l’imprima al core, Priachè l’infausto mar forte tragitta Dice :
Romani
è vano uu tal dolore Quanto feci per voi ciascun
seco lo tradusse in Italia, e dopo molte vicende cadde in potere de’
Romani
, i quali vollero che si conservasse nel gran temp
LXVII L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii I Greci ed i
Romani
politeisti, oltre all’aver deificato tutti i feno
E se un Nume non è perfetto, può egli essere un Dio ? Quegli antichi
Romani
per altro che tanto fecero maravigliare delle lor
rtù religiosa e civile. Dicemmo, parlando di Mercurio, che i mercanti
romani
, secondo quel che afferma Ovidio nei Fasti, prega
, e tuttora si celebra e si solennizza, ma in altro modo, dai moderni
Romani
dopo 2628 anni. Il nome di Vertunno, che davasi
Sileno, quantunque la pena ricadesse sugli altri asini innocenti22. I
Romani
ponevano la statua di Priapo nei loro orti o giar
anno di Romolo. Con tali feste terminavano anticamente il loro anno i
Romani
; e queste coincidevano in appresso con quelle de
e i Persiani, e poi passarono agli Egizii, e finalmente ai Greci e ai
Romani
. I Chinesi vi credono ancora oggidì. Inoltre è no
esso gli antichi, sia che si parli degli Orientali, o dei Greci e dei
Romani
, che non ammetta il dualismo del principio benefi
come vediamo nell’Inferno di Dante. 278. Ai Genii si offrivano dai
Romani
le libazioni, le frutta, i fiori, e gl’incensi o
magine del Nume, come asseriscono Diodoro Siculo e Q. Curzio. Anche i
Romani
ricorrevano talora a consultare gli Oracoli della
i, di cui eran solenni mæstri gli Etruschi ; e da essi li appresero i
Romani
che ne facevano un uso frequentissimo negli affar
a che si suppone data a Pirro re dell’Epiro prima di muover guerra ai
Romani
: « Aio te, Æacida, Romanos vincere posse. » E
ni. Ma perchè non pochi dei miti, o simboli religiosi dei greci e dei
romani
politeisti furono espressi con splendide e bellis
ile, decifrarli. Sulla Cosmogonia dunque creduta vera dai Greci e dai
Romani
, e ammessa come base dei loro miti, convien tratt
a me prescelto sia il più opportuno a spiegare i miti dei Greci e dei
Romani
. Per me dunque il parlare separatamente delle Apo
ati e splendidamente dipinti con stile impareggiabile dai Greci e dai
Romani
i più celebri e graziosi miti di cui non perirà m
ervide e sbrigliate fantasie dei greci poeti e dei greci sacerdoti. I
Romani
sino al termine della seconda guerra punica furon
ortale benchè scellerato ed empio, come furono i più degli Imperatori
romani
. Contemporaneamente a queste prime apoteosi sorg
Elisi, dimora dei buoni dopo morte, 216. Campo di Marte, palestra dei
Romani
, 259 (nota). Cancro, segno dello Zodiaco, 680. Ca
suo 61 ; — gastiga Erisittone, 62. Cerimonie funebri dei Greci e dei
Romani
, 689 e seg. Chilone, filosofo, 122. Chimera, mos
1. — Pitii, 672. — Nemei, 673. — Istmici, 674. — Floreali, 312. — dei
Romani
, 675. — Descrizione dei giuochi dei Greci, 675 2°
discenda in linea retta o collaterale dal troiano linguaggio, come i
Romani
dai Troiani. E poichè Cicerone, a cui parrebbe ch
domestici Lari. Sappiamo poi che nelle case dei più ricchi politeisti
romani
v’era il Larario, ossia la cappella dei Lari ; e
filosofiche derivò il titolo di Ottimo Massimo che davasi a Giove dai
romani
politeisti ; e Cicerone stesso spiega questi due
ciuto e affermato da Socrate, da Cicerone e dagli altri sommi greci e
romani
antichi. Ma disgraziatamente ci fu tramandato anc
tutti senza spesa o fatica di alcuno. In quelle feste gli schiavi dei
Romani
erano serviti a mensa dai loro padroni, ed avevan
aeis oppedere ? (e curtis significa circoncisi). Conoscevano dunque i
Romani
gli usi e le pratiche religiose degli Ebrei. Non
e l’uomo universale. Insegnò le Belle-Lettere ad Evandro ; e perciò i
Romani
lo riconobbero come uno de’loro fondatori. Fu buo
, trovato sulla Via Appia, compariva colla lira a’piedi (a). Presso i
Romani
M. Fulvio Nobiliore, Console, fu il primo, che gl
ie Divinità(c) (6). Si tennero in grande venerazione anche appresso i
Romani
, che li riconobbero come loro Divinità tutelari,
ttenerlo. I Greci riconoscevano questa Dea sotto il nome di Elpide. I
Romani
le fabbricarono tre tempj, uno nella settima Regi
tatua di Marte, onde questo Nume non avesse mai ad abbandonarli(b). I
Romani
pure eressero alla Vittoria un tempio durante la
ezza seguisse i passi degli uomini per osservarne gli andamenti(c). I
Romani
secondo Plinio, quando erano per intraprendere qu
questa terra. Sta finalmente appresso questa Dea la Cicogna, perchè i
Romani
aveano opinione, che questo uccello nutrisse il p
o dopo la vittoria di Cimone sopra i Persiani, come vuole Plutarco. I
Romani
poi le eressero il più grande è magnifico tempio,
bondanza, che si produce e si mantiene per mezzo di essa. I Greci e i
Romani
nelle pubbliche Feste solevano comparire in toga
delle virtù che in esse si ritrovano. I Greci la chiamavano Filia. I
Romani
la rappresentavano giovane, per indicare, ch’essa
tempio, prendere la fuga, e starsene per alcuni giorni in campagna. I
Romani
parimenti le eressero molti tempj, e un gran nume
ere appresso di se. Questa Deità tiene in una mano un pileo, perchè i
Romani
, quando concedevano la libertà agli schiavi, dava
edere grazie pe’ figli delle loro sorelle(b). Le Feste, celebrate da’
Romani
ad Ino, si chiamavano Matrali(c). (a). Ovid. Me
io della Misericordia, erecto in Atene, sul modello del quale anche i
Romani
ne inalzarono un altro alla medesima Divinità, ed
opra un carro tirato da quattro cavalli marini attaccati di fronte. I
Romani
avanti la prima guerra punica poco lo considerava
è da notarsi che gli Antichi fecero presiedere Leucotoe (chiamata dai
Romani
anche Matuta) alla calma del mare, e Palemone ai
ligenza dei Classici ed a spiegare i monumenti d’arte dei Greci e dei
Romani
. Ma a volere che sia parte proficua della storia
ù, ma pur anco dei vizii, e si termina con l’apoteosi degl’Imperatori
romani
, che fu l’ultimo anelito del Paganesimo. fine de
badir. Il feticismo però non prevalse nella religione dei Greci e dei
Romani
, ma sì di altri popoli o più antichi o più rozzi,
na, furono accolti e adottati dai nostri poeti i miti dei Greci e dei
Romani
, non però tutti alla rinfusa e senza discriminazi
ona che attribuirono a questa Dea, molto ci hanno narrato gli storici
romani
sulla importanza del culto di Vesta e dell’uffici
tem tribuit. (Plin., lib. 17, c. 9.) 4. Perciò nel Corpus Juris dei
Romani
(le Pandette, il Codice, ecc.) troviamo rammentat
ne, è per altro più specialmente applicabile a quella dei Greci e dei
Romani
, le cui classiche lingue e letterature tanto cont
lib. ii, de Legibus, Cicerone porta due potenti ragioni perchè fu dai
Romani
proibita la questua in generale : stipem sustulim
ome per esempio, dove si tratta del diritto naturale. I giureconsulti
romani
nel parlare della schiavitù (quantunque a quei te
tichissima città di Troia aveva un tempio ed una celebre statua che i
Romani
pretendevano salvata da Enea e trasportata in Ita
la fortezza di Tebe e conservato pur anco a tempo della conquista dei
Romani
è notizia storica confermata anche da Cornelio Ni
Cartaginesi, colonia di Fenicia. VIII. 753. Romolo, fondatore dei
Romani
. VI. 536. Ciro, fondatore dei Persiani. IV.
XXXIX Eolo e i Venti Non bastò ai Greci ed ai
Romani
politeisti, dopo aver considerata l’Aria come uno
ù di dodici un giorno per l’altro in tutto l’anno ; e per gli antichi
Romani
v’era inoltre una ragione speciale riferibile all
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