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1 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
studio nel campo dovizioso delle opere di loro, e per impromettere a questo dettato più lunga erudizione, e per più copiosame
l primo bibblico, Dio crea il cielo e la terra, e come dall’obblio di questo concetto la filosofia tenne dietro a diversi sist
intuito della Idea, da cui nacque la vera religione — L’uomo cadde da questo stato, addivenne selvaggio, la iniziativa dalla d
e varie specie di mito. 9. Di alcune induzioni, che hanno attenenza a questo ragionamento — Si dimostra come i miti furono cre
no furono quasi tutti rivolti al temuto nume di loro ; e propagandosi questo culto nel tempo e nello spazio, quasi tutta la te
a, l’uomo si discioglie dall’argilla onde è plasmato. Poscia oscurato questo concetto dalla immaginazione, e non presentandosi
velazione soprannaturale trasmessa dall’autorità e dalla tradizione : questo è il pensiero ortodosso, che si fonda sul mistero
che alcuni avanzi alterati della rivelazione primitiva, o rinnovata : questo è il pensiero eterodosso, che ignora e nega la cr
he parte alla Dea Cloacina(2), o a Volupia, che dalla voluttà si ebbe questo nome ; o alla Dea Libentina, che fu così detta da
i — Questo concetto di Pausania è quale lo richiede la esposizione di questo argomento. Invero la voce mito tutta greca μιθος
ivinità, altro non intendevasi che il cielo, la terra ed il mare. Era questo il parlare degli uomini della prima età del mondo
o le sostanze, contendono di venire a connubio con Penelope : non era questo che un mito, cui intendevasi l’appropriato domini
essere conceputi con modi fantastici e per immagini. 7. E non sempre questo si intese co’miti e con le favole, ma la ignoranz
nti, onde Platone disse esser l’etere, che si diffonde dappertutto. E questo modo di concepirsi gli Dei non più porgeva miti d
doli, significati mistici ed improprii, sensi laidi ed oscurissimi, e questo avvenne anche prima del cantore dell’ Iliade, chè
i loro proprii trasporti, per trascorrere senza rimorso alcuno. È per questo che al concetto dell’ Ente sottentò quello degli
ati dal fuoco, come credeva Eraclito, che tutto voleva far nascere da questo elemento, e tutto ritornare in esso ; o dai numer
ensi. E qui le parole del signor Bianchini, che mirabilmente descrive questo smodare delle genti. Ligate, ei dice(1), in tal m
de’viventi, che ereditavano le loro inclinazioni e le colpe ». 9. Da questo variar di significate della parola Mito or ci sor
vaghezza di venire ad alcune induzioni, che hanno molta attenenza con questo argomento. Alla narrazione vera del mito conceput
sopra il levarsi de’pianeti, delle stelle e delle costellazioni. Per questo taluni delle dodici divinità maggiori fecero dodi
i alcuni concetti de’classici latini — si rafforza la esplicazione di questo mito da un simulacro di Giove, ricordato da Pausa
di Giove da Plutarco. 16. Bacco, figlio di Giove, interpetrazione di questo mito. 17. A Giove si dava per padre Saturno — Eti
e loro significato. 19. Plutone — duplice interpetrazione del mito di questo Dio, onde si trova non essere che o le ricchezze
loro significato. 22. Apollo uccide il serpente Pitone, allegoria di questo mito, tolta da Macrobio. 23. Apollo cacciato dal
lo cacciato dal cielo pastura le greggi di Admeto, interpetrazione di questo mito. 24. Concetti tolti dalla Scienza Nuova del
uesto mito. 24. Concetti tolti dalla Scienza Nuova del Vico intorno a questo nume, come ne interpetra i miti. 25. Mercurio — e
ia di questa parola — dall’allegoria de’suoi miti si scuopre, che con questo nume indicavasi l’apparente corso del sole ed i s
, le forze ed i suoi fenomeni, si giovarono di miti e di simboli. Per questo numerando dodici Dii maggiori, li dividevano in t
re de’tuoni non fossero che i cenni e lo stesso favellar di Giove. In questo noi troviamo un mito, che non ha difficile interp
tutto. « Vedi, diceva Ennio in un verso riportato da Tullio(2), tutto questo che cade giù dall’alto e che tutti chiamano Giove
le e sparso da ogni lato, che con tenero amplesso circonda la terra : questo ritenete per sommo tra gl’Iddii, questo ritenete
amplesso circonda la terra : questo ritenete per sommo tra gl’Iddii, questo ritenete per Giove » Il seggio di Giove, così Vir
, squardo i campi dell’aere, è infine il produttore del tuono ? E per questo i Greci lo chiamavano Διος, onde i latini dissero
si titoli de’quali vanno pieni i canti de’poeti greci e latini. E per questo ancora Giove era detto Dio del cielo, della terra
turba innumera degl’ Iddii non fosse che il solo Giove. Mirabile per questo argomento è uno squarcio dall’ Agostino, ed io qu
re Giove, e la stessa Luna nella sua materia Giunone, onde ella porta questo nome a iuvenescendo dall’ingiovanirsi, alludendo
l tempo della gravidanza di lui, traendonelo poi fuori a suo tempo. A questo mito può darsi varia interpetrazione. Bacco fu nu
a, onde si disse essere stato rinchiuso nella coscia di Giove ; e per questo ancora portava il nome di Ditirambo, ossia due vo
maturo e imperfetto venisse a maturità ed a perfezione, interpetrando questo mito, che il vino, ossia le uve calcate co’piedi,
a favola si dice, che Saturno avesse castrato il Cielo suo padre, con questo s’intese che presso Saturno, non presso il cielo,
colui, che presiede al tempo, e ne regola il corso, ingiungendoglisi questo nome dal divorare, che fa degli anni, quod satura
della simiglianza del muggito de’bovi con il rugghio de’mari — e per questo ancora i fiumi si dipingono solto le sembianze di
simbolo del suo impero su i mari, o perchè i pescatori si giovano di questo istrumento quando tendono insidie a’pesci, o perc
o da’greci e da’latini come il Dio delle ricchezze e dello inferno. A questo mito, spigolando nel gran campo delle opinioni de
seno della terra, hanno creduto, che gli antichi non intendessero con questo nume, che le ricchezze istesse. Tutta la forza de
tta la forza della terra, dice Tullio(2), e la natura fu inaugurata a questo Dio, e fu tenuto come il Dio delle ricchezze ; pe
’inverno, o del giro del Sole per tutto quel periodo di tempo, in cui questo pianeta percorre la parte inferiore dello Zodiaco
della luce, della medicina e dell’armonia. Quando si disse ne’miti di questo nume non è, che un traslato allegorico, cui si vu
mmedesimassero il Dio Apollo con il Sole ; ma onde dar maggior peso a questo dettato daremo alcune nozioni, da cui scorgerassi
i altra creatura, figlio dell’autore dell’universo — di Latona, e con questo traendo la etimologia di questa parola del verbo
oci alla etimologia de’varii suoi nomi, di leggieri scorgerassi, come questo nume in nulla si distingue dal Sole. Oltre ciò ch
consacrava il cigno, chè non v’ha uccello più vocale e più candido di questo . 22. Tutta la Grecia celebrava in onor di Apollo
detti Pizii, onde perpetuare una vittoria, che si voleva riportata da questo nume in uccidere il serpente Pitone. Anche in que
eva riportata da questo nume in uccidere il serpente Pitone. Anche in questo mito va rinchiusa un’allegoria, e noi qui ne dare
η, pascolo, o dal verbo νομιν, pasturare. Macrobio istesso interpetra questo mito. Non dall’ufficio di pasturare le greggi, ei
un solo, ma di ogni gregge può chiamarsi pastore. Altri intendono con questo un’Apollo re di Arcadia, che imperando con rigore
i eroi. Fra la gran farragine delle cose, che egli accumula intorno a questo articolo, noi qui sceglieremo alcune poche parole
eremo alcune poche parole onde far conoscere le sue nozioni intorno a questo nume. « Si fantasticò, ei dice(1), la quarta divi
ero dal cielo alla terra e dalla terra al cielo. I miti raccontati di questo nume non sono che una perfetta allegoria, con cui
a verga dorata, cui andavano attorti due colubri, e fu creduto essere questo un simbolo di pace ; posciachè, incontrandosi ei
e nello inferno per ricondurre le ombre da que’luoghi tenebrosi : con questo indicavasi l’apparente discesa del Sole sotto l’o
o, trasmutata da Giove in vacca, onde trarla al furore di Giunone : è questo un mito, con cui si voleva dare un’emblema del ci
l favellare si danno fuori tutti gli escogitati della mente » — E per questo egli era detto Cillenio, parola tutta greca, che
; perciocchè ognuno che vi passava dappresso vi gettava una pietra, e questo per utilità comune, chè torna utile a tutti che a
ndicare coloro, che con le armi avevano fatto prodigii di valore. Per questo meglio può dirsi esser Marte un Dio creato dalla
a divinità il pianeta che chiamasi Marte, trassero dalle proprietà di questo pianeta, che va sempre torbido e rossastro, carat
piegando e dando al ferro varie forme mercè del fuoco istesso. Nacque questo Dio in mente de’Greci, onde personificare il fuoc
l’aere, da’ Greci si dice Ηφαιστος che s’interpetra Vulcano, e perciò questo Dio si vuole nato da Giove e da Giunone, intenden
le ed etereo al di sopra dei pianeti e delle stelle. Tenendo dietro a questo sentimento della scuola stoica potrà dirsi non me
entrambi stretto nei vincoli, ed esposto a gli sguardi di tutti — con questo mito, poicchè come i contrasti e le piacevolezze,
i vulcani igniferi. Si credevano figli del cielo e della terra : con questo volevasi indicare l’altezza e le profonde radici
’vulcani. Si dava loro un solo occhio scintillante nella fronte : con questo si alludeva all’ignivomo cratere dei Vulcani. I f
Erebo, cercandola la madre per tutta la terra, traslato allegorico di questo mito. 38. Diverse interpetrazioni del mito di Pro
cui intendevasi la poesia, la musica, la danza ec. Individuazione di questo personificamento. 53. Le Grazie — Simbolica ed al
antichi l’aria portando seco tutte le attribuzioni, che convengono a questo elemento. L’aria, dice Tullio(1), posta tra il ci
dal candore e lucidezza del raggio della Luna. E così interpetrandosi questo mito, a ragione i Greci la chiamarono Ηρα, a cagi
, a ragione i Greci la chiamarono Ηρα, a cagione della simiglianza di questo nome con quello di Αηρ, aria Fu detta ancora sore
re, cui, come dicemmo, intendevasi Giove, onde fu nomata aerea. E per questo ancora vedesi in alcune antiche medaglie assisa s
assisa su di un carro trasportata da pavoni per le vie dell’aria. Da questo del pari fu indotto, quando il genio delle arti l
tutto quello che porge la terra viene da Giove, ossia dall’aria. Per questo ancora si disse da’greci, che ella donò alla luce
e ci nutriamo e andiamo satolli. A lei si offriva il papavero, ed era questo una simbolica, indicandosi con la rotondità di ta
quale ella si prendeva. 37. A Cerere si dava per figlia Proserpina. È questo un nome tutto greco περσεφονη, che Screvelio nel
abbiamo detto di Giove e di Cerere istessa. È rapita da Plutone — con questo volevasi indicare, ch’è d’uopo mandare il seme al
n Proserpina. Cerere cerca la sua Proserpina per tutta la terra — con questo esprimevasi, che Cerere, ossia l’agricoltura in t
n Plutone nell’inferno e per altrettanti con Cerere su la terra — con questo indicavasi, che il frumento mandato alla terra vi
io prendendo il sole per Plutone, porge una diversa interpetrazione a questo mito « Proserpina, ei dice(2), è la virtù istessa
tone, e vi è rattenuto disgiunto dalla parte superiore del globo... e questo spirito si finse di essere stato rapito dalla ter
per rammentare di essersi una volta gli uomini nudriti del frutto di questo albero. Le si mettevano sul capo alcune torri, e
metteva dappresso un tamburo per raffigurare il globo della terra. A questo mito lo scrittore della Scienza Nuova porge una d
gliono nata dal capo di Giove, fendendonelo Vulcano : intendevasi con questo le scienze, le lettere ed ogni altra disciplina n
, supponendo essere nata dal suo vertice, e di Tritogonia, perciocchè questo triangolo si divide in tre perpendicole tirate da
vo e dell’olio ; posciachè non perdendo mai quello la sua verdezza, e questo non potendosi mai contraffare con altro liquore,
si dava per figlio il Dio Cupido, ed una a lei era venerato. Chi sia questo nume ben si scorge da un frammento delle Commedie
lento — Quale Amok si sia, nè pittor, ned altri, Che sculta immago a questo demon fece, Conoscer sembra : posciachè non masch
è un divino, Non fatuo, non scaltro, è un misto, è un misto Di tutto questo  : in un’immagin sola Presenta molti aspetti — un’
Ecate e Proserpina, o per altra cagione che poco dopo esporremo, e da questo triplice aspetto era detta ancora Epipirgidia e T
ita da cani. Era questa una simbolica, con cui volevasi indicare come questo pianeta, ora siegue il sole, ora lo fugge, ora si
nti in un solo a tre facce. Non torna difficile la interpetrazione di questo mito — considerata come la Luna, con i tre corpi,
consacrava un fuoco perenne, e ciò per dinotare, che ella stessa era questo fuoco, o che ella ne fosse la cagione, e che quas
terra si risolvono in essa, e poscia da essa di nuovo risorgono. Per questo i greci da Vesta prendevano le iniziative de’sacr
l nome Musa dall’ebreo Musor, che significa disciplina, erudizione. A questo a noi sembra, che abbia inteso l’Alighieri in que
o iterate danze, cantando inni e celebrando il culto degl’Iddii : con questo volevasi intendere, che le virtù personificate ne
ente elleno erano dette Carite, voce greca che significa gioia, e con questo nome volevasi esprimere, che l’uomo deve con piac
eneficato. Rappresentavansi strette le palme le une alle altre, e con questo volevasi esprimere, che le amabili qualità sono i
cole uccide Gerione, a cui la favola da’tre corpi, interpetrazione di questo mito e secondo i principii della istoria, e per v
glio della terra, strozzandolo tra le sue braccia, interpetrazione di questo mito dallo scrittore della Scienza Nuova. 59. Erc
orno, e raccolto dalle Naiadi, ne fecero il corno dell’abbondanza : è questo un fatto istorico personificato con un’allegoria.
e stato più di uno ; se pur con più ragione non si voglia dire, che a questo parto della immaginazione si attribuirono tutte l
aslato allegorico le dodici fatiche a lui attribuite al passar che fa questo pianeta maggiore in ciascun segno dello Zodiaco,
shuffando fiamme dalla bocca desse lo incendio alla selva Nemea. Era questo un mito, cui s’intendeva che Ercole, carattere er
olori che vanno impressi dalla natura nella spoglia della idra. E per questo ancora narrossi, che Ercole ancor bambolo strozza
re vegghiante alla custodia de’pomi di oro negli orti Esperidi. Non è questo che un gruppo di metafore, additandosi con le squ
lo uccise, menando seco i bovi di lui per farne dono ad Euristeo. In questo mito si nasconde una verità, che non può andare d
di loro di essere informati di un’anima sola in tre corpi. E quando a questo mito si volesse dare una perfetta allegoria, potr
li sempre dalla terra istessa porte nuove forze. Taluni interpetrando questo mito vogliono, che Anteo fosse un mercante stabil
on nuovi sussidii, ivi lo fece perire. « Ercole, ecco come interpetra questo mito lo scrittore della Scienza Nuova.(2), caratt
le corna, e, strappandogliene uno, rovesciollo. Le Naiadi raccolsero questo corno, e riempiutolo da loro di fiori e frutti, f
da loro di fiori e frutti, fu detto il corno dell’abbondanza — non è questo che un fatto istorico personificato per mezzo di
erre tra gli Etoli stessi e gli Acarnani. Ercole alzando alte dighe a questo fiume, regolonne il corso, cessarono le inondazio
zioni, si tolsero di mezzo le discordanze di guerra. Appiccando poi a questo mito un’allegoria, potrebbe interpetrarsi — con l
ertilità, che poscia nacque ne’campi dalle irrigazioni delle acque di questo fiume. 60. Ora di Ercole come personaggio allegor
ciascuno anno celebravano le sue feste una a quelle delle Muse. 62. A questo aggiungiamo la opinione di non volgari scrittori.
negli uomini la forza, che li raggiunge a gli Dei, ed egli improntava questo sentimento dalla scuola Pitagorica, in cui fu cre
e nel Saggittario, sacro a Diana, cui sorgeva un tempio a Stinfalo, e questo pessare è fissato al levar de’tre uccelli della v
Pasife, che devastava le pianure di Maratona. Combatte inoltre contro questo toro, ed uccide lo avoltoio, che divorava il fega
ero parte a fabbricar la città. Non difficile è la interpetrazione di questo mito ; posciachè Cadmo uccise un principe di nome
n queste le parole dello scrittore della Scienza Nuova (1), intorno a questo mito, uccide la gran serpe, sbosca la gran selva
nel senso tutto allegorico, dobbiamo da altri principii interpetrare questo mito di Giano. 66. La favola di Giano è tutta all
a allegorica, e va strettamente rannodata al sistema planetario, onde questo Nume sconosciuto dai Greci, il più antico Genio,
i da lui nel loro cammino intorno il sole. 67. E onde portare al vero questo nostro dettato qui riproduciamo poche parole di O
degli elementi, che lo componevano, ebbe fine, disciolte le parti di questo ammonticchiamento, andarono ad occupare nuove sed
esiedo alle porte del Cielo, e l’aere va e viene per mio comando. Per questo porto il nome di Giano, e quando il sacerdote imp
iaco ? 68. Ma per venir meglio a’particolari su la interpetrazione di questo milo, aggiungiamo, voltandole nella nostra favell
2), vuole non Giano, ma Eano ab cundo meglio essere denominato. E per questo i Fenici, volendo porgere un immagine sensibile d
a, ed ai miti etorodossi, e non ho fatto che aprire le prime tracce a questo studio filologico intentato, per quanto io mi sap
a segetibus, l’altra a serendo, (4). Tvtilina e Tvtano — Portavano questo nome dalla tutela delle cose, cui si facevano pre
e, che importa eguagliare, ond’è nato hostis nemico. Significa ancora questo antico verbo ricompensare, rendere un eguale bene
2 (1880) Lezioni di mitologia
usti monumenti, non conoscendo quello che immaginarono gli antichi su questo particolare, nulla i simboli direbbero agli occhi
te narrate ci saranno da Omero nel suo poema. Egli è grande ancora in questo , poiché (come Longino con degno paragone si espre
illustrate sono dai monumenti degli artefici, dai versi dei poeti. A questo breve trattato sugli Dei dei barbari succederanno
l celebre Winkelman, tanto benemerito delle arti belle, ha scritto su questo soggetto un’operetta, che per l’utilità quasi gar
e il genio non può mai coll’armi acquistarsi. Ma che:… Non sono io in questo recinto che è consacrato a presentare alla pubbli
sono nè curioso nè ardito per investigarlo. Aggiungerò solamente che questo Belo ordinatore della materie non é probabilmente
coniatone, che forse egli trasse da Filone, traduttore delle opere di questo antichissimo sacerdote. Il principio dell’univers
li, quantunque la materia sia posta innanzi lo spirito, pure sembra a questo data l’eternità e l’indipendenza, attributo di Di
re, è sentimento di alcuni che fosse da loro Iddio ancora adorato. Se questo apriva gli occhi, l’universo si erapiva di luce;
ncipio Iddio formò l’Etere, ove abitavano gli Dei, e da ogni parte di questo erano il Caos e la Notte che sta sotto l’Etere, v
io fatto da Banier, poiché tutto il sistema mitologico comprende Dopo questo , diminuirò la noia che forse avrà ca gionata l’is
ano che uno dei suoi figli gli avrebbe tolto l’impero del cielo, onde questo padre snaturato tutti gli divorava subito che Rea
; ma rimediò alla comune paura l’arme per cui trionfò dei fratelli di questo , il fulmine, col quale lo precipitò nel Tartaro p
ne; Venere generò da Marte lo Spavento, il Timore, eterni compagni di questo dio, ed Armonia la bella. Maia figlia di Atlante
deggiava innanzi lui nell’Egitto. Vi è anzi ragione di credere che da questo paese piuttosto derivasse il costume di edificare
ria per le lustrazioni di coloro ch’entravano nel tempio. Succedeva a questo la navata, quindi il penetrale, ove la divinità s
esseri ed anima dell’ universo. Ancora i primitivi Cristiani tennero questo costume, come Clemente Alessandrino ne insegna, m
o. S’indoravano le corna delle vittime, e si cingevano di bende: nè a questo uso sceglievasi il rifiuto, ma la gloria del greg
occultati nel futuro, l’ incenso accresceva la fiamma dell’altare, a questo succedeva il vino, e poscia le scelte parti della
ero, tradotto dall’ immortai Cesarotti, che osserva la derivazione di questo rito dall’Egitto, ove le bestie a ciò destinate s
doppia urna d’argento un doppio rivo Di biondo mei, di liquid’olio. A questo , Quasi a seguir del lor Signor la sorte, Tristo p
indi mettendo Alto di tetra gioia orrido strido: — Patroclo, esclama, questo sangne accogli Di cui t’ inondo: esso è de’ Teucr
legno, come per Pausania si osserva. La cenere stessa fa destinata a questo uso, ed è celebre l’altare che a Giove Olimpio fu
atri il rito di sacrificare su luoghi elevati, onde nelle sacre carte questo profano costume è materia alle rampogne dei profe
gli altari, onde nè lume profano poteva accendere il loro foco, nè da questo poteva accendersi lume profano. Guai a chi santam
rbaro costume. Volete di più? Udite come Cicerone rimprovera ai Galli questo costume nella sua Orazione in difesa di Fonteio.
, di cui la descrizione serbiamo alla seguente Lezione, ci mostra per questo motivo immolati i figli di Tieste, e maggiore com
etta del ruggito, dove s’immolavano i bambini dai padri, persuasi che questo sacrifizio avrebbe gli altri figli scampati dalla
ia è prezzo dell’opera il far precedere alcune notizie che riguardano questo sacrifizio. Vi sarà in primo luogo noto che Timan
e mostrano la tomba. Molta il discordia di pareri regna sull’esito di questo sacrifizio. Alcuni dicono che Ifigenia fosse immo
rici, e specialmente da Stesicoro, la quale narra che una donzella di questo nome fu in Aulide sagrificata, ma che di Teseo, e
legni assente aura felice. D’Aulide i lidi abbandonar conviene, E in questo giorno valicar l’Egeo. Euripide, Ifigenia in Au
colle vive sembianze. È impossibil cosa di rintracciare la patria di questo ritrovato, e non vi ha motivo per concedere prece
nelle quali una sola nazione di tutte l’altre è maestra. Per evitare questo errore sarò contento di osservare che nelle più a
e, a riserva di quello che stava avanti la porta di Andocide, che per questo motivo la prigionia sofferse. Nè fuggì la pena pu
Cesare e quella degli Dei. Tradurrei per vostro vantaggio i versi di questo ingegno sovrano, se il Tasso avendone derivate le
argoletto: ei cade, e spenge Dell’ara il foco l’ innocente sangue. Nè questo è il fine della colpa: è grado A delitto maggiore
l’educaziono o la cuna, o perchè i re tutti ebbero presso gli antichi questo nome, sia che la patria dei sommi fu sempre di du
dubbi e di contrasto argomento. Creta, più d’ogni altra greca città, questo vanto si arroga; e l’antro del monte Ditteo ferac
onore di Antonino Pio esprime nel rovescio Giove b'ambino portato da questo animale. Virgilio nelle Georgiche dice che dalle
lo si limitasse, ma che sul mare e sulla terra ancora fosse esteso. E questo triplice dominio credo significassero ponendo un
a Le patrie foggie, e proteggea la figlia Dicendo: Io le dièi vita, e questo suolo Pargoletta toccava, e fu nutrita Soavemente
eccie Europa disse: Qua, care compagne, Qual sia piacere nel seder su questo Toro: noi tutte accoglier puote il tergo, Vasto q
lustri, che tanto differiscono nei resultati delle loro ricerche. E a questo fato soggiacer dovevano brancolando nelle tenebre
re gna, in che si dimostra dell’artefice l’eccellenza. Voi vedete in questo tempio due statue dell’imperatore Adriano, fatte
nelle Illustrazioni dei marmi Arimdelliani Prideaux, che osserva come questo tempio era grande quanto quello di Salomone, e mi
ta dall’Amore, e la dea della Persuasione oftVivalo una corona. Nè in questo bassorilievo dimenticati erano Ercole e Minerva,
erare gli splendidi doni di ogni nazione che accresceano la maestà di questo tempio misurato dalla statua e dal trono di Giove
trono di Giove. Basterà dirne che dagli antichi, nel loro entusiasmo, questo edifizio fu chiamato Cielo. Udite da Ovidio, nell
de nipoti e genero aspettava, Per la mia vecchia età dolce ristoro. È questo dunque il ben, ch’io ne sperava? Dunque ho da dar
i nemici, togli il terrore ai Romani, arresta la fuga vergognosa: in questo luogo stesso io ti prometto sotto il nome di Giov
rj lari, nei proprj templi, nei proprj sepolcri, e vada in pezzi come questo sasso che cade dalla mia mano. » — Queste cose il
Redentore per le preghiere di una legione cristiana. Gli Ateniesi con questo nome l’adorarono nell’Inietto; ed Aquilicia, ci a
storici, da Numa; e Dutens, così liberale per gli antichi, scorge in questo re un conoscitore solenne dell’elettricismo. Nè d
urbini, ma più comunemente dall’egida che Omero descrive, e che sortì questo nome dalla pelle della capra Amaltea. Del titolo
altra Lezione saggi Pausania, che lasciò scritto che Priamo davanti a questo simulacro fu ucciso da Pirro, immemore della piet
Con Belo fu confuso dagli Assiri, benché sia più probabile che sotto questo nome anticamente adorassero il Sole. Pongo fine e
le che sotto questo nome anticamente adorassero il Sole. Pongo fine e questo lungo catalogo leggendovi la descrizione che del
ia alterna, E me rapisci: alle cognate squadre Io nel mezzo starò con questo petto; Partirò le ire, ed unirò le destre, Scosse
l’armi sabine Alla vergin Tarpea morte e sepolcro. Al regio letto in questo modo ascese Chi le fiamme ingannar tentò di Vesta
nvenienza degli accennati attributi. Se si consideri l’arte, tutto in questo simulacro è interessante e mirabile. La grazia de
più abili quattrocentisti. Nè meno che per la scultura è osservabile questo marmo nobilissimo per ciò che può avere relazione
ini; onde poi si trovano menzionate dai Romani segmentatœ vestes. Era questo presso i Romani distintivo delle gentildonne e de
L’amor, che l’altro portentoso arnese Di Ciprigna diffonde. Un vago è questo Monil, che tolte dall’Eoe conchiglie Formar candi
de’ suoi proprii oltraggi, Quasi di proprie colpe, a lei perdono. Con questo a Giuno ella ritorna; e, prendi, Disse, ecco ciò
h’io sento per te: lievi faville Fur l’altre e vane; un sacro fuoco è questo Ch’alma e sensi m’investe. Il giorno istesso Che
quali fa la dea, a tenore di essi, rappresentata. Lucina, quantunque questo nome a Diana pur competesse, fu chiamata per dive
immagini, onde può far tesoro il pittore, mi è sembrato che adornino questo mitologico racconto, che per vostra utilità, segu
oni. « Il primo intende pel velo le nubi che ofi’uscano Taria, di cui questo nume è il simbolo; l’altro crede additarsi col ve
volentieri osservo, perchè nel nostro simulacro esisteva anticamente questo attributo, rimanendovi ora sul capo un piano roto
tondo che lo reggeva, oltre un foro quadrangolare in cui s’innestava. questo fosse un vestigio delle colonne che negli antichi
ai bambino che tiene al petto. Winkelmann, che il primo ha pubblicato questo curioso simulacro, l’ha creduto Ercole bambino, c
he lo distingua pel figlio di Giove e di Alcmena, non siamo sicuri di questo soggetto. Sembra anzi che Albrico abbia supposto
se la Giunone nella medaglia di Mammea ha in braccio Marte bambino, ò questo un indizio per riconoscere lo stesso sosfo-etto n
erezza e la compiacenza caratterizzate sul volto della dea confermano questo pensiero. Può dirsi una Giunone Marziale, che ad
rsi una Giunone Marziale, che ad altro per avventura non si riferisce questo suo epiteto, e l’erba o il fiore che ha nella des
paventi: e giurò l’acque di Stige, Pallor dei numi, Allor risposi: In questo Orto, portato dagli Olenii campi Sorge il fior tu
Anteo, Albione e mille altri, dei quali la fama è men chiara. Non fu questo dio esente dall’ambizione, giacché congiurò con g
ccenna nell’Edipo Colonco. Il commentatore di Apollonio gli contrasta questo vanto, che attribuisce a quel Sesonoschi, detto a
unno ancoralo cognominassero i Latini, quantunque comunemente dessero questo titolo a Palemone. Da Ennosigeo, cioè scotitore d
e che perciò non dovea essere uno scettro, non lascia di determinare questo strumento, pel tridente del dio del mare, o pel b
mi e nelle medaglie suole accompagnarlo. Osservabile è l’integrità di questo simulacro, e la grana finissima del marmo, quasi
ierii, dove le liete erbe pasceva l’armento degl’immortali. Separò da questo cinquanta bovi, e delle sue arti non dimentico, e
rti non dimentico, egli con la preda camminava all’indietro. Nè bastò questo accorgimento all’ineffabile astuzia di Mercurio.
frammischiate ai capelli, come simbolo della velocità dell’ingegno di questo nume inventore, secondo Macrobio, non ne rendono
ome Omero l’appella, παιδα πολυτροπον` nè lascia il miuimo dubbio che questo marmo ci offra il pesante Morfeo, dio del Sonno,
ro mancava nell’antico ed ora porta la borsa, distintivo notissimo di questo dio, a cui si attribuiva il lucro ed il commercio
da, che si osserva qualche volta nei putti antichi. Fu dissot terrato questo gentil monumento nel territorio di Tivoli; nel pr
ro. Gli eruditi spositori delle antichità Tiburtine convengono che in questo sito fose precisamente il predio di Cintia celebr
no l’ imminente Campidoglio colle sue fabbriche e coi suoi templi. In questo piano adunque, oltre le colonne che adornavano la
l cui dorso E per nevi e per gel canuto e curvo E da fiumi rigato. In questo monte. Che fu padre di Maia, avo di lui, Primamen
e come segno di pace scolpito si mira nelle antiche monete. Intorno a questo simbolo molto fa veleggiarono gli antichi. Omero,
dò degli armenti. I mitologi più recenti aggiungono che col potere di questo l’ire separò nell’Arcadia di due serpenti, onde v
i di pace; e gli atleti nella palestra lo adoperavano forse perchè in questo costume formata fu- dal dio la rozzezza dei primi
primi mortali. Vergadoro fu il nipote d’Atlante pure cognominato per questo segno, che era con molto artifizio composto; perc
vvaloravano, ma smentivano l’opinione comune. Se però consentivano su questo punto, dissentivano sull’altro della nuova denomi
di attitudine conia celebre statua di quell’eroe, che si con serva in questo stesso Museo, Disconvengono però a Meleagro i tra
davasi, ai tempi del Nardini, al sito dell’Esquilino dove fu scoperto questo bel marmo, e ch’egli sospetta esser potuto deriva
igurare nel giardino di Belvedere presso al Laocoonte e all’Apollo, e questo giudizio è stato confermato dall’ammirazione dell
ro che nelle gambe trovano alcuni conoscitori qualche difetto, ma può questo ben provenire dalla riunione moderna dei pezzi an
di Salisburgo, quantunque nella Storia delle Arti ciò si asserisca. È questo uno dei piccoli nei di quelr opera classica, che
elle dee, alla Morte. Sdegnato Giove perchè T umana gente liberata da questo terrore sarebbe in ogni colpa trascorsa, uccise q
te liberata da questo terrore sarebbe in ogni colpa trascorsa, uccise questo raro medico, cui non valsero le sue arti. Apollo
enne contrastata. Infatti nella passata Lezione vi feci osservare che questo ritrovato fu pure a Mercurio attribuito: concilia
ertola: ella desidera di morire per le tue mani. — Poco più c’insegna questo epigramma di ciò che il nome stesso della statua
per riconoscervi la stessa opera rammentata per ambedue. Anzi, quando questo scrittore non ci dicesse che il garzoncello rappr
ifemo. È fama che la Terra pronunziasse ella stessa i suoi oracoli in questo luogo, e pure i suoi Nettuno col ministero di Pir
i altri che dei pastori avendo condotto per caso i loro armenti verso questo luogo, si trovarono ad un tratto agitati da un va
Omero disse sulle Sirene. « Vi è discordia sulla maniera, nella quale questo tempio fu distrutto. Alcuni dicono che dall’ aper
hitetto. « Si vuole clie nella più remota antichità Parnaso avesse in questo luogo una città,fondata. Egli era figlio della ni
rvivano loro di scorta, vi edificarono una città chiamata Licorea per questo motivo. Con tutto ciò, un’ altra tradizione porta
di un sangue così vile, ricorrerà ai Cretesi per esser purificato, e questo avvenimento sarà celebre eternamente. — « Il temp
incipio alle intraprese degli uomini avidi e scelerati. Infatti, dopo questo bandito dell’isola Eubea, gli Orcomeni di Flegia,
loro capi, si resero padroni del sacro deposito, ch’era conservato in questo tempio, e lo possederono lungamente. Quindi i Gal
indi i Galli vennero all’assedio di Delfo. Finalmente era nei fati di questo tempio di non scampare all’ empietà di Nerone. Eg
non poteva convenire che alle lamentazioni ed all’elegie, ed infatti questo era l’uso che se ne faceva. « Nel seguito ai giuo
andro. Patrocle e Canaco se ne credono gli autori. Gli Argivi, che in questo combattimento ebbero la presunzione di credersi v
custodiva il danaro consacrato ad Apollo. Oggi non vi è danaro nè in questo luogo, nè in alcun altro del delfico tempio. Segu
Rostri di navi e scudi di bronzo ne stavano sospesi alla volta. Sopra questo portico vi è una rocca ove sedeva Erofile Sibilla
ove sono pitture del celebre Polignoto, dedicate ad Apollo. Si chiama questo luogo Lesche, perchè anticamente vi si veniva a c
izione per conoscere che è Eleno figliuolo di Priamo. — (È da notarsi questo passo di Pausania, perchè ci fa intendere che in
cinto a questa impresa dopo la celebre traduzione dell’Anguillara. Ma questo insigne traduttore, dividendo cogli artisti dell’
la cetra unì: rimiro Ampli tesori delle regie stanze In ogni parte: a questo aggiungi un volto Degno di diva, e sette figli, e
ì con mormorio sommesso. Veneran sempre gli oltraggiati numi. Che sol questo alla plebe il re non vieta. Ode l’ardire dei supe
ia chi adori Mia dubitata deitade? figli, Soccorretemi voi; che non è questo Sol mio dolore: è ancor vergogna. — Aggiunse Niob
e non cade in equivoco. Se questa sola basta ad incantare chi osserva questo bel simulacro nel tutto insieme, cresce poi il pi
Ì2^ente osservazione fattavi espressamente dai periti e professori di questo genere e in ciò la forza della verità mi obbliga
ei, dico, di questa risposta, ma sosterrei piuttosto, che veramente è questo uno dei quattro celebri Apollini in marmo ramment
nei Portici di Ottavia, uno nel suo tempio, l’altro per ornamento, e questo aggiunge ch’era nudo. Da tal particolarità sembra
sicaco, ovvero Averrunco, cioè Allontanatore dei mali, ed era stata a questo nume eretta in Atene dopo la cessazione di un mal
lla pompa annodata dalle Grazie e di aromi celesti profumata. Mirando questo prodigio dell’arte, tutte l’altre opere ne oblio,
è fìsso Con le pigre radici, e copre il volto La frondifera cima: in questo solo Sta l’antico decoro. Eppure a Febo Caro è l’
rata egualmente come allegorica, facendo allusione al Sole, del quale questo dio è l’imagine: ma senza attaccarci questo senso
usione al Sole, del quale questo dio è l’imagine: ma senza attaccarci questo senso bisognava dargli dei capelli di questo colo
ine: ma senza attaccarci questo senso bisognava dargli dei capelli di questo colore come al più bello dei giovini, poiché ques
, il quadro non può esser bello. Così, sino ad ora, si è interpretato questo passo. Questa critica non può aver luogo, perchè
dal piccolo numero di pitture che sono giunte sino a noi, nelle quali questo dio è rappresentato. Noi troviamo in Plutarco c
che si dava nei primi tempi ai giuochi Pitici, il quale consisteva in questo frutto. Apollo traversando l’aria portato da un c
i propri: di Apollo, rappresenta la ninfa Arge, che fu trasformata in questo animale per essersi vantata, seguendolo, che ella
Apollo che tiene il piede sopra un orso: non ho potuto trovare da che questo simbolo sia derivato. Un topo accanto alla testa
ta di Apollo sulle medaglie di Tenedo indica il soprannome Smìnteo di questo dio, che nel dialetto cretese significa Topo, per
di Apollo, è un ornamento allegorico che significa la metamorfosi di questo dio in pesce: può ancora applicarsi al creduto am
osi di questo dio in pesce: può ancora applicarsi al creduto amore di questo animale per la musica. Apollo non è stato mai rap
è stato mai rappresentato col berretto frigio, e le teste fornite di questo e con lunghi capelli effigiate nei lati di una to
Belvedere), ci ha rappresentato r artefice la possanza e lo sdegno di questo nume: in quello che ora spieghiamo, ravvisiamo so
amente colle nostre statue: Il re saettator, figlio a Latona Apollo è questo : e queste son le Muse, Amabil coro che il circond
osì dire, l’immaginazione, sollevata dall’estro quasi al vaticinio, è questo coronato dal lauro, pianta consacrata da Apollo a
n Campidoglio, e una singolarissima testa di Augusto in età senile in questo nostro Museo. L’abito è quello stesso che i poeti
nostra statua, dove l’artefice ha voluto significare la ricchezza di questo abito di Apollo colla gemma che lo guarnisce sul
amide che gli sta sospesa agli omeri con due borchie è anche parte di questo abito citaredico, per testimonianza degli antichi
tra di Evangelo. Intendiamo ancora con quanta ragione fosse prescelto questo simulacro a rappresentare Nerone, che mostrava un
omina: l’opinione che più al vero si avvicina è quella che derivar fa questo nome dalla luce, prima qualità di questo dio, che
cina è quella che derivar fa questo nome dalla luce, prima qualità di questo dio, che simboleggia il Sole « Il ministro maggi
erso, Latoo lo dissero per Latona madre di lui, e frequenti esempi di questo cognome si leggono in tutti i poeti. Spodio fu ad
sola, ma quasi padre di tutte. Rendevano famoso il tempio, che sotto questo titolo aveva in Atene, le opere di Eufranore, che
rra spaventata. Cintio Apollo fu chiamato dal monte di Delo, e divise questo nome colla sorella. Didimeo, perchè credevasi lo
crittori e specialmente da CaUimaco: alcuni rintracciano il motivo di questo nome in Carno figliuolo di Giove e di Europa, che
ea la luce; indi riprese: O figlio, Temeraria la mia voce divenne: Io questo sol ti negherei, se fosse II non darlo permesso:
sospir traendo, disse: Cedi almeno, o fanciullo, ai miei consigli In questo ; adopra il freno, e all’aura sferza Perdona: e il
’arida lingua: intorno al crin fumante Volano le faville; il premio è questo Dei doni miei? Per voi produco invano, Ingrati Nu
ra dei miei coturni da caccia, e dell’altra suppellettile destinata a questo uso, ed i veloci cani bene nutriscano quando le l
acerbe doglie, mi chiameranno in soccorso. Le Parche mi destinarono a questo ufficio perchè mia madre, quando mi portava nel s
 Così detto volea la fio’liuola toccare la veneranda barba del padre ( questo atto presso i Greci facevasi dai supplicanti, che
tazio, che vìncolo o laccio del capo; ottimamente dunque si appropria questo nome a siffatte bende, che non solo i capelli, ma
che sono per altro della compagnia di Bacco, per tacere l’immagine di questo nume, che ne hanno cinta la fronte. E dunque piut
ri con simile abbigliamento, poiché le Muse stesse non sono aliene da questo nume, a cui è sacra una delle sommità del Parnaso
, non si osserva ora che nelle immao’ini di Bacco de’ suoi seguaci. E questo l’ephaptis, che secondo Polluce è un piccol manto
bianco greco, composto di vari strati, detto volgarmente Cipolla. In questo si trovano lavorate molte delle più antiche e più
un arco Cidonio (così dicevasi da Cidone città di Creta, celebre per questo genere di armi), le freccie, la faretra: io sono
buon Mercurio riceve le tue armi. Apollo la tua caccia. Ma non ha più questo premio da che il fiero Alcide è venuto nel cielo.
ardisca di contrastarle l’arte di ferir cervi, che premio doloroso di questo vanto riportò Agamennone sulle rive dell’Eubea. O
tue nozze. Non ricusate la solenne danza annuale in onore di lei; che questo rifiuto costò lacrime a Ippona. » Fin qui Callim
ndarono a far guerra a Teseo ed agli Ateniesi. Ma Pausania dice che a questo gran poeta non era nota 1’ antichità di questo te
Ma Pausania dice che a questo gran poeta non era nota 1’ antichità di questo tempio mentre le stesse Amazzoni vennero dalle ri
descrizione che fa Plinio di questa magnifica mole. « Fu fabbricato questo , tempio dicegli, in un luogo paludoso per assicur
tere in opera architravi di sì gran peso. L’artificio di cui servissi questo valente artefice per ve nirne a capo è singolare.
l maniera era riuscito a situare questa enorme macchina: ma invece di questo riferisce freddamente e con serietà una visione d
vollero prima che fosse interamente compita. Dovevano le ricchezze di questo tempio essere immense, giacche tanti re contribui
re contribuirono ad abbellirlo: nò in Asia vi era cosa piìi famosa di questo edificio, non tanto per la divozione, quanto pel
di una statua d’oro massiccio, della quale Erodoto, che visitato avea questo tempio, non fa parola. Assicura Strabene che gli
onore d’Artemidoro, uno degli artefici del tempio. Dice Yitruvio che questo tempio d’ ordine ionico era dipterico, vale a dir
6 di larghezza, e che vi si contavano 127 colonne tilte 60 piedi. Era questo tempio un asilo dei più celebri, il quale, second
limitato per quanto portava un tiro di freccia. Marcantonio raddoppiò questo spazio; ma Tiberio per evitare gli abusi che comm
relazione nel viaggio di Spencer. Le medaglie ci rappresentano spesso questo questo tempio colla figura di Diana: ma il fronte
ne nel viaggio di Spencer. Le medaglie ci rappresentano spesso questo questo tempio colla figura di Diana: ma il frontespizio,
tite: abbiate per le tombe un dono, Un dono grande, il figlio mio, di questo Percosso petto scelerato pegno. Ahimè, dove son t
presso gli antichi rappresentata. Luna fu detta, perchè non altro che questo astro reputavasi, come dal consenso risulta di tu
finzione diede forse Endimione perchè primo ad osservare il corso di questo pianeta, norma alle pastorali fatiche. Davasi all
fea la nominavano, perchè le sommità dei monti sacre le sono, e sotto questo . titolo ebbe un tempio presso gli Argivi. Ortia s
e nei più remoti tempi si sacrificavano vittime umane. Licurgo cangiò questo barbaro costume nella flagellazione dei fanciulli
a dea degli Efesii. Quantunque non siamo stati iniziati ai misteri di questo nume, possiamo pure da un solo passo di San Girol
lo passo di San Girolamo indovinare il sistema dei Gentili riguardo a questo antichissimo simulacro, cioè, che lo consideravan
a natura stessa per essere la nudrice di quanto quaggiù vediamo. « Su questo principio andremo spiegando tutto quel che ci off
on è un velo; e ne’ monumenti che ci mostran velata la Diana d’Efeso, questo velo è in altra guisa lavorato e disposto. Può qu
Diana d’Efeso, questo velo è in altra guisa lavorato e disposto. Può questo ancora essere il simbolo del disco lunare, come l
Asia non solo, ma tutto l’universo adorava la gran Diana Efesina. Era questo Demetrio un orefice che lavorava in argento dei t
h’ era una sottil calcedonia, la copriva e la difendeva. Si vedono in questo lavoro come tre porte, delle quali quella di mezz
a dea che il gran tempio, perchè diversamente architettato si osserva questo nelle medaglie. Si sa che le colonne erano scanal
l capo stanco Sottopose. Mirò Giove la ninfa Incustodita, e disse: Ah questo furto La moglie non saprà: se noto ancora Le foss
to che Minerva dicevasi figlia di Nettuno e della palude Tritonide, e questo favoloso natale attestavano le pugne scherzevoli
vuol Pallade nata dal capo di Giove fu Stesicoro, che volle forse con questo racconto, in apparenza ridicolo, insegnare ai mor
e, ma da Alalcomenio castello di Beozia, Alalcomenia disse Minerva; e questo luogo per patria del nume vien confermato da Stra
vien confermato da Strabone, che riporta che Rodi ancora si arrogava questo vanto. Apollodoro nel secondo libro della Bibliot
amarti. Od Equestre Minerva, ascolta, o dea, I nostri voti, e rendi a questo regno, Prendi alla tua cittade il suo sostegno.
a sul dorso sospeso al colio. Quando Pallade tiene un ramo d’olivo, e questo simbolo indica la sua vittoria sopra Nettuno cagi
o di fanciulla: e Pausania c’insegna che gli Ateniesi rappresentavano questo animale sull’armatura della dea, perchè era forte
ual vedesi presso il Giove seduto in cima alla facciata del tempio di questo dio sul basso rilievo del sacrifìcio di Marc’ Aur
antichi, accuratissimi osservatori delle proprietà, reflettevano che questo appunto è il colore degli occhi de’ più feroci e
eramico vi era un tempio, ove il simulacro della dea era con occhi di questo colore figurato. Pensano alcuni che di ciò fosse
hi glauchi danno i poeti. Altri dalla nottola sacra alla dea derivano questo cognome, e Gellio crede con probabilità maggiore
ioè Oculare, ebbe un tempio in Sparta da Licurgo costrutto, cbe diede questo cognome alla dea, perchè gli fu tolto un occhio d
, che dall’opportunità del luogo invitato, scese coi suoi compagni in questo loco, ove, ardendo le navi di lui, le Troiane don
ia con una legatura di purpureo colore. Spiega lo stesso il motivo di questo modo di rappresentarla, narrando che Teuti, il qu
i scudo argolico, attribuito dai classici a questa dea. Così parla di questo Polibio: — La parma è forte per la sua struttura,
e armature fabbricate in Argo erano di pregio maggiore. Nel centro di questo è figurata, anzi è ripetuta l’egida che ha sul pe
no nel lavoro della nave d’Argo. Osservando attentamente le pieghe di questo nobile panneggiamento appariscono queste sulla pa
spuma in mezzo al mare risonante. L’Ore (e che bel quadro sarebbe mai questo :), l’Ore coi capelli in reti dorate accolti ricev
Nel numero dei suoi attributi è ancora il ventaglio: il pomo, perchè questo frutto gettato dall’amante alla fanciulla era una
a alcun monumento. La Venere celeste porta il diadema come Giunone, e questo attributo la distingue da Venere Afrodite. Di sim
Plutarco) alle donne che il loro dovere era di custodire la casa come questo animale, e di occuparvisi delle domestiche fatich
io pure di sopra) simile a quello eh’ è proprio a Giunone. Porta pure questo diadema Venere vittrice, di cui una statua che po
agno. « Lo scultore che ha voluto (così il Visconti) rappresentare in questo marmo la dea della beltà in tutto quel maggior ri
n’era comunemente la materia. Oltre l’additarsi vie maggiormente con questo vaso rovesciato l’azione del bagno, dove era stil
no e così presso all’infanzia della scultura come quello in cui visse questo rinomato artefice: prima cioè che le Grazie chiam
fianco, Abbracciandol dicea: Aspetta, Adone, Povero Adone aspetta, in questo estremo Punto, ch’io ti ritrovi, e prenda, e stri
E ch’io un dolce veleno avvalli, e fugga, L’amor bevendo in tanto: io questo bacio Guarderò, come fusse Adone istesso; Giacché
i non lo discioglie. Pon fine, o Citerea, al tuo lamento. Lascia star questo dì conviti e feste. Per ripigliarle poi per tutto
redendoli Messenii perchè erano armate. E grazioso l’epigramma che su questo simulacro si legge in Ausonio, che lo tradusse da
per asciugarsi, che cade aggruppato sopra di un’urna, rende singolare questo bel simulacro di Venere, quanto il presentarci un
ovo Enea donato dalla madre delle armi celesti. Ma troppo è chiara in questo episodio virgiliano l’ imitazione di Omero per cr
come una dea vittoriosa. Infatti, Venere armata era il suo sigillo. A questo allude Properzio in quel verso: Portò Venere stes
zio in quel verso: Portò Venere stessa ai suoi l’armi di Cesare — e a questo si riferiscono tutte le romane immagini di Venere
le terre tutte dormono sopiti. La colonia otriculana avrà venerato in questo simulacro l’origine di Roma e degli Augusti. Quan
io, come ad altri piace, deve interamente il suo natale alla madre. A questo dio furono dati i vanti d’altri, che ebbero la sv
e legarono tosto la dea quando fé’ prova del dono del figlio. Portava questo dio, come piace ad Euripide, le fiaccole nelle no
ll’arte monetaria, di cui l’inspezione sembra qui essere attribuita a questo dio. Sopra un antico monumento della Villa Negron
olignac, hanno fatto nascere con ragione dei dubbii sull’antichità di questo monumento. I sacrifizii propri a questo dio erano
dei dubbii sull’antichità di questo monumento. I sacrifizii propri a questo dio erano le armi, i mobili presi ai nemici, ai q
uista, e sol consulta Della sorte dei vinti e della preda. Ma non per questo l’assediata gente Perdea la speme; che un drappel
fo; alle lor fauci indarno Tenta ritorla con bastoni e grida Quello e questo pastore, indarno attizza De’ can la turba: essa b
più comune opinione, Marte alcuna legittima moglie, e visse ancora in questo , com’è costume dei soldati, di rapina: non ostant
e la gramigna fra 1’ erbe. Anche il gallo consacrato era a Marte per questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il segreto
ta la benevolenza del popolo. L’equivoco del nome di Sol e Sole, dice questo autore, ha potuto dar motivo alla favola di Omero
oma, fu dedicato da Augusto dopo la battaglia di Filippi, nella quale questo fortunato usurpatore vinse nelle pubbliche armi d
ffigiarlo coi piedi incatenati. Gli Spartani adducevano in ragione di questo uso di figurarlo, il vano timore che gli abbandon
ino. E così pretesero, come osserva il senator Buonarroti, di adulare questo imperatore nelle sue maggiori crudeltà, e in quel
rtamente fra tutti i lavori degli antichi. Le due più belle figure di questo dio. soqo una statua sedente coll’Amore ai piedi
zioni mi condurrà a trattare dell’ isterica mitologia. Io ho tradotto questo episodio della Tebaide, il quale è pieno di belli
acele e i comandi. A lui diceva Marte il primo: dal ciel che rechi? a questo Cielo, alle nevi mie, certo non vieni Volontario,
a Cerere perchè la giusta sua collera deponesse. Alcuni attribuiscono questo evento al ratto di Proserpina, che infinita trist
rivale, col fulmine l’uccise. Lo Scoliaste di Teocrito vuole che da questo amore infelice nascesse Pluto, il dio delle ricch
vendo partorito Trittolemo cercava una nutrice. La dea si offerse per questo ufficio, ed il fanciullo nutrito di latte divino
ualche volta è rappresentata con. una testa di toro. Quantunque tutto questo possa aver relazione ad Iside modello di Cerere,
frutto? e chi col puro sole L’ombre di Stige Gambiera? Piaceva Alfin questo consiglio al senno eterno. A Cerere fioriva unica
rano l’avrà fatta porre nell’opere a Cerere relative. Una rappresenta questo insetto ai suoi piedi, l’altra al suo carro lo ag
d un altare con una patera nella mano. Chi cercherà la spiegazione di questo monumento? E un poco meno difficile di penetrare
divien sensibile pei racconti di Esiodo e di Omero.- Dicono essi che questo dio delle ricchezze fu il frutto degli amori di C
più ingegnosa. Gli storici che dell’allegoria scrissero, hanno dato a questo racconto il senso il più semplice ed il più vero.
i grandi artisti, specialmente il celebre Prassitele, rappresentarono questo fatto inciso ancora sulle medaglie di molti popol
, Più cara a me del cielo; io del mio sangue La gioia ed il dolor, di questo petto Caro dolor, ti raccomando. Avrai Tu grati p
ntiene, di moderno risarcimento, non siamo sicuri che siasi sempre in questo bel marmo ravvisata la dea dell’agricoltura. Stra
uale non lascia di distinguervi la scelta e l’ideale. Si può dire che questo marmo sia trattato nella vera maniera in cui conv
se il precedente fa mostra di maggior grazia e di maggiore eleganza, questo sembra eseguito con maggiore maestria. « Questa f
ivasi di mangiare il melagrano, giacché Proserpina, per aver mangiato questo frutto, non potè ritornare agli amplessi della ma
Atene. Mal si rintraccia chi fosse quest’ Eumolpo fra tanti ch’ebbero questo nome, nè conviene alla brevità proscrittami il ri
brevità proscrittami il riportare le opinioni diverse che regnano in questo particolare. Tertulliano nel suo Apologetico divi
all’ Inferno, e non volendovi discendere che iniziato, si diresse per questo oggetto ad Eumolpo. Vietava la legge che fosse am
h’egli dalla capellatura e dallo strofìo, o cintura. Tutta la vita in questo uffizio consumava, ma non era obbligato a mantene
tto violarlo. Compirò le altre notizie, che ho dedotte dal Meursio su questo soggetto, nella seguente Lezione. Udite parte del
amava il primo giorno, come Esichio ne fa chiara testimonianza, ed in questo aveva luogo l’iniziazione. Nel secondo il bandito
, canestro, il quale si portava in un carro tratto dai bovi. Alludeva questo rito ai fiori colti da Proserpina nei prati sicil
a in un basso rilievo pubblicato recentemente dal celebre Zoega. Dopo questo , che lentamente procedeva, veniano le donne con l
cavallo facevano coi tori. Una misura di orzo n’era il premio, perchè questo vegetabile era fama che per la prima volta fosse
asi in forma di un globo, non già, dice Plutarco, per significare che questo fosse il globo della Terra, ma per additare con e
d’ allora erano gli specchi concavi in uso. Pesto però pretende, che questo nuovo fuoco si facesse collo sfregamento di un le
l’ombra di una palma per dinotare la sua continua fecondità, essendo questo albero simbolo della fertilità e della durata. Sc
colpo Ripete, e allor da mezzo il tronco uscìa Cotal voce: Dimora in questo legno Ninfa a Cerere grata, e a te, morendo. Pena
a Contesa. Seguì l’idee degli antichi il Petrarca allora che disse di questo dio: « Ei nacque d’ozio e di lascivia umana Nutr
al di sopra di essa un manto volante, per indicare probabilmente che questo delitto fu commesso di notte. Sopra un altro monu
sopra gli omeri i vani per inserirvele. « In due repliche antiche di questo elegante simulacro, inferiori però al nostro fram
linio ch’egli scolpì l’Amore a Tespi piccola città di Beozia, che per questo solo era visitata dai forestieri; che fu tolta ai
uole Plinio, anche ai suoi giorni ne’ porticati di Ottavia. Asserisce questo autore che Prassitele scolpì un’ altra volta Cupi
plicità delle copie ce lo attesta per una delle più celebri statue di questo nume; ed io la crederei volentieri un’immagine de
piede. — Questa immagine da lui derivò il Casa nella prima terzina di questo famoso Sonetto, che voi udirete volentieri. « So
e cognizioni preziose per l’Arti e per la Mitologia; onde inserirò in questo mio ragionamente, come soglio, le illustrazioni d
gione dell’alleanza delle Muse col Sonno, noi possiamo considerare in questo bel marmo l’unico simulacro che ce ne resti. (Not
a scritta il Bellori, benché pubblicato per antico da Montfaucon. Con questo Nume sia effigiato nel bel monumento che ora espo
servazioni fatte sulle immagini del Sonno m’inducono ad attribuirne a questo Nume dell’altre, che niuno forse avrebbe pensato
n verun conto rappresentare quel filosofo. « Fra le molte immagini di questo placido nume, colle quali spesso compiacevasi l’a
o per simbolo del Sonno, le cui apparenze mentisce l’iemal torpore di questo piccolo quadrupede. Nè semplicemente del Sonno è
nimi, parrebbemi alquanto inelegante. Io congetturo che l’immagine di questo rettile vi sia aggiunta con più mistero. « In Oli
esagi. « Più comune della precedente è l’immagine del Sonno incisa in questo rame, come quello che nel capo reclinato e cascan
lcune riflessioni che possano servire a determinare le nostre idee su questo genere e sui luoghi degli scrittori, che vi han r
iflessione del signor Herder, pure in qualche monumento una figura di questo genere, e simile in gran parte alle accennate, si
in vetusti caratteri sulla sua base, non solo ci dà il significato di questo simulacro, che sarebbe restato oscurissimo, ma ci
quasi tutti i simulacri della Musa della Memoria eh’ è Polinnia, e in questo della stessa Mnemosine, sembra che basti a giusti
uanto è certo dall’annessa epigrafe che il borgo di Priene, patria di questo savio, lo era altresì di Apollonio scultore di ta
’immagine di Biante dissotterrata nella villa di Cassio a Tivoli, con questo stesso, di rigettarla. « Debbo avvertire che in q
a Tivoli, con questo stesso, di rigettarla. « Debbo avvertire che in questo insigne bassorilievo abbiamo pure un’altra immagi
ostro Museo col suo nome greco, non rende improbabile che possa darsi questo abbigliamento a Sofia, come si è dato ad una filo
gilio: Apollo l’orecchio mi tirò, e mi avvertì. « Giacché è caduta in questo luogo menzione di questa eccellente pittura, osse
stra appoggiata sopra un grosso bastone, la destra oziosa. Accanto di questo vedesi una punta di fabbrica, avanti cui stanno d
Tale è l’unione tra Cibele e il leone, che talvolta la sola figura di questo in medaglie, ed anche la sola testa, simbolo comp
i quelle parti che mancano ai soprani. I ministri della dea imitavano questo costume. Tanto è il potere della superstizione: I
la dolorosa operazione. Non starò a indagare se l’Eunuco di cui parla questo poeta sia per l’appunto il Frigio, che ciò poco i
i un sacrifizio di toro ed ariete chiamato Taurobolo e Criobolo, ed a questo è allusivo il figurato della facciata opposta. In
nscritto nell’ara e spesso mentovato nei mar mi antichi. Cavavasi per questo oggetto una profonda fossa coperta di un intavola
nito di una quantità di pertugj a modo di crivello: occultavasi sotto questo la persona che ricever dovea il taurobolo, ornata
a di Esiodo che ne attribuisce l’origine a Celo ed alla Terra. Giunto questo dio all’adolescenza udì dalla madre che il genito
ì in Creta per partorire Giove, come vi esposi allora che favellai di questo dio. Si crede per alcuni che sì mostruosa colpa p
cora l’idea della sua atroce natura indusse molti popoli a prestare a questo dio un culto orribile collo spargimento del sangu
i Cartaginesi veniva in questa maniera più particolarmente onorato, e questo culto empio e barbaro è stato sempre quello su cu
li invece dei proprii, che doveano essere sacrificati: e per riparare questo fallo, secondo Plutarco, elessero fra la prima no
, sentendosi colpevoli, si ofi’rirono volontarii per lo sacrifizio. A questo , scrive Plutarco, che il suono dei flauti e dei t
loro rassomiglianti, e con ciò levò lo scrupolo che poteva nascere da questo cangiamento. Roma e molte altre città dell’Italia
indicare non il tempo in generale, ma solamente una piccola parte di questo . Lezione quarantesimaquarta. Dei Ciclopi e dei
. Egli riflette in primo luogo che tutti gli autori non annettevano a questo nome Fistessa idea. I Ciclopi di Esiodo sono figl
propria moglie, ai propri figli. — Natale Conti ha male interpretato questo passo d’ Omero, dicendo che di cose importanti da
otto, ‘;,~;[jero che ofjTiurj di voi ^’onv.-rra con Quiri tiliano che questo poeta è nel suo genere maraviglioso. Mi prevarrò
della Francia. Nè Omero, nò Esiodo parlano dei Dattili, almeno sotto questo nome. Nonostante, eglino figurano con distinzione
ia il nuovo culto di Giove: finalmente come i custodi, i nutritori di questo dio e Genii addetti al servizio di Rea, qualità c
la Frigia in questa isola e lo sbaglio di quelli che s’allontanano in questo punto dal sentimento ordinario veniva da un equiv
nte Ida, e formati da Vulcano eglino istruirono gli uomini a lavorare questo metallo col fuoco. I nomi che loro dà l’autore de
a poco imparo; Se navigando col suo legno arriva Qualche straniero in questo lido, allora Saprò qual sia piacer starsi nel mar
nel mare: Vieni fuor, Galatea, tornar ti scorda A casa, come io fo su questo duro Sasso assiso: paschiam l’agnello insieme, Me
lo stabilirono, secondo Pausania, in Olimpia: costruirono per onorare questo dio un’ara egualmente singolare per la materia e
o. E perchè l’ardorè del sole e il fuoco dei sacrifizii dovea seccare questo altare e ridurlo insensibilmente in polvere, si r
o nome significa guarire, raddolcire il dolore. Non ostante col tempo questo nome divenne ingiurioso, e sinonimo di demonio, d
ferro e il rame dagli abitanti, che seppero i primi mettere in opera questo secondo metallo. Benché i Cureti ed i Coribanti (
nti, sono stati quasi sempre dagli antichi confusi. Omero indica con questo nome un popolo presso Calidone, che sono gli Etol
ove nell’Isola di Creta, e quelli di Rea nella Frigia, perlochè sotto questo ultimo significato si trovano sovente confusi coi
o chiamati perchè erano i più giovani fra i sacerdoti incumbenzati di questo ufficio nelle processioni di Giove e di Rea. I Sa
ile il darvene conto, perchè vi accennai la discordia dei mitologi su questo particolare, ragionando della madre degli Dei. Qu
di Vulcano, la più antica divinità dell’Egitto. Nella Grecia si dava questo nome ai figli dello stesso dio onorato in Lenno,
Michelangiolo fra noi. Nella seguente Lezione Pausania vi descriverà questo quadro con tanta esattezza che potreste rifarlo.
Viaggio nell’Attica, esservi stata presso gli Ateniesi una statua di questo dio fanciullo con la Pace per nutrice, forse per
va nel centro della terra. La corta vita di coloro che si applicano a questo lavoro può avere accreditata la volgare superstiz
to lavoro può avere accreditata la volgare superstizione. Le geste di questo dio si limitano al suo ratto di Proserpina, che C
presentano, ma con uno scettro, che Pindaro chiama verga, colla quale questo dio assegna all’ anime il luogo eh’ elleno devono
co. Non fo motto del biforcuto scettro che ha nella sinistra, essendo questo riportato dal ristauratore, e non osservandosi in
he divenne poi colonia romana, s’incontra frequentemente l’effigie di questo nume. Osserva ancora che il calato, modio, si ved
mo, della Nemesi di Smirne, delle Diane di Perga ed Efeso: e vogliasi questo attributo spiegare per un vestigio delle colonne
ndo al modio di Serapide un’origine egizia, han pensato alludersi con questo simbolo all’abbondanza procurata da Giuseppe all’
, ne dà per prova la descrizione di due pitture di Polignoto fatta da questo autore. Vi regna una confusione che oscura la dis
unchi. Vi si distinguono dei pesci, ma leggerissimi come ombre. Sopra questo fiume vi è Caronte che rema, ed è rappresen tato
in quella di Taso il culto di questa dea. La composizione comincia in questo fiume: cosi dice il conte di Caylus: bisogna tagl
erno è ripieno. La figura di quest’ombre deve essere molto allungata: questo è uno dei gran mezzi per farne sentire la leggere
to all’ombre dei pesci, dei quali parla Pausania, Caylus sospetta che questo autore abbia creduto di vedervi un artifizio, al
. Per servire al testo conviene rappresentare circondato di scheletri questo dio d’altronde sconosciuto. Si vede, immediadiata
frutti delle fatiche del marito; ciò ha rappresentato Polignoto sotto questo emblema. Fare la corda d’Ocno era un proverbio in
di Agamennone è diffìcile a spiegarsi. Il pittore avrebbe egli dato a questo principe questo bastone di comando, perchè lo sce
diffìcile a spiegarsi. Il pittore avrebbe egli dato a questo principe questo bastone di comando, perchè lo scettro, che ne era
co che gli è accanto, e che dalla sua barba sembra più avanzato, tira questo anello dal dito di Foco: quest’ultimo, figlio di
sendo ritornato ad Egina fu fatto uccidere da Peleo. lasco vuol veder questo anello, e Foco lo lascia prendere come pegno dell
otare che l’artista aveva avuto cura di allontanare il re d’ Itaca da questo gruppo. L’osservazione che fa sulla schiuma, dell
tanare il pittore: ma conviene rammentarsi che gli antichi reputavano questo genere di morte la maggior disgrazia, perchè gli
d’ Aiace figlio di Oileo si vede Meleagro figlio di Eneo, che guarda questo eroe. Fra questi personaggi Palamede è il solo ch
poco d’acqua che può contenere. Io congetturo, aggiunge Pausania, che questo gruppo rappresenti quelli che disprezzano i imste
che Polignoto ha seguito il racconto di Archiloco, che ha parlato di questo scoglio. Tale è la descrizione che dà Pausania di
sania di uno dei più celebri dipinti, stupore della Grecia intera; ma questo autore stimabile pel lato dell’erudizione mancava
dalle figure egizie di solo grembiule vestite. Gli stivaletti che in questo basso rilievo portavano tutte e cinque le Furie,
amente al primo fiore. Questi autori pretendono che la derivazione di questo nome provenga da (grec) sbalordimento, ed era sac
di tomba, sulla quale è incisa la figura di un dito. Eglino chiamano questo luogo sepoltura del dito, e dicono che Oreste, di
della severa Minerva. Mercurio, di cui l’intervento non è inutile in questo genere di avvenimenti, precede il carro del rapit
nni, quantunque Eusebio ed altri scrittori molto da lui dissentano su questo particolare. E fama che fosse tanto potente per m
o la solitudine della sua patria fé prego agli Dei perchè riparassero questo danno. Mosso Giove dalle preghiere del suo figlio
Tutte l’anime per passar nell’Inferno varcano sulla barca di Caronte questo fiume torbo e fangoso, pieno di voragini, che bol
e, e che col suo nero loto si perde in Cocito. Alcuni fanno figliuolo questo fiume di Titano e della Terra, e dicono che disce
dato da campagne ripiene di tombe. E il giudizio che si esercitava in questo luogo sui morti può avere sull’altre finzioni deg
o che Plutone ruppe la fedeltà giurata a Proserpina con una figlia di questo fiume, chiamata Minta, che fu dalla regina dell’o
in un’ erba cui diede il nome. Omero lasciò scrìtto nell’Odissea che questo fiume si perde con Flegetonte nell’Acheronte, e c
questa dea si occupa per discoprire i segreti più nascosi; ed è sotto questo punto di vista eh’ Esiodo la chiama figlia della
accie di frivolo, immaginario, che sogliono darsi da’ belli spiriti a questo genere di letteratura. « La bella statuetta della
etteratura. « La bella statuetta della dea Nemesi, che presentiamo in questo rame, ha certamente i surriferiti caratteri per i
el cubito, è il simbolo più costante, onde argomentò Spanhemio, che a questo gesto si riferisse ciò che dissero gli antichi de
ettere alla congettura di Spanhemio così pensò e scrisse: lodevole in questo , ma non egualmente nell’applicare la sua osservaz
lievi e nelle gemme osserviamo. « Gran cose hanno detto i filologi su questo sollevar del manto che fa Nemesi, tutte ingegnose
si cerca il mistero in un ripiego dello scultore, che non contento di questo braccio isolato delle Nemesi di Smirne, come di u
esto è l’indubitato distintivo di Nemesi, che ce la fa riconoscere in questo unico simulacro certificato a tal denominazione d
e ci rimangono. Più non chiederebbesi ad una tal quale esposizione di questo nobilissimo marmo, se non domandasse qualche peri
di Alcamene suo condiscepolo. « Il favore e la passione di Fidia per questo secondo gli procurarono il soccorso della mano ma
rti, e tale infatti la rese la perfezione, colla quale aveva condotto questo inimitabile lavoro. Non fu strano il cangiamento,
ore, dandogli il significato della Gentilità, gli fece sacrifizii. Da questo fatto di Costantino forse ne venne che molti impe
resenta tutti quei simboli, dei quali la vetusta superstizione caricò questo nume ignoto alla teologia di Omero e di Esiodo. M
di Giove non é molto consentaneo all’ esattezza delle nozioni che in questo particolare se gli vuole ascrivere. Sembra anzi c
ttà, le famiglie. Bupalo fu il primo a fregiare la Fortuna Smirnea di questo attributo: altri, prima di lui, le avevano colloc
o in braccio Pluto bambino. « Anche di un altro simbolo adornò Bupalo questo suo simulacro, e fu il polo che le pose sul capo.
, e in qual guisa posava sul capo della Fortuna. « Gli altri spiegano questo polo pel modio, o calato, fregio consueto di molt
corpo, che piuttosto somiglia un cono troncato, o cilindro? E seppure questo valore della voce (grec) è ragionevole, perchè no
to ancor non scorge De le misere cure: L’orror di queste spoglie E di questo capanna ancor non vede: Vive fra l’auree Muse: E
gloria e’ lode. Non vi ha dubbio che non trovisi la parola (grec) in questo senso, e che convenga pure all’Istoria che rammen
e di quelle celebri di Filisco, che abbellivano i portici di Ottavia, questo volume potrebbe servire di una congettura per fis
stro Nuovo sul lido del mare Tirreno in vicinanza di Civitavecchia. È questo un Termine, o erma, mancante di capo, coir iscriz
on è altro che il Genio o la Divinità tutelare di essa, onorata sotto questo nome. — Telefo e Prisco eran forse due sofisti am
lefo e Prisco eran forse due sofisti amici dell’Istoria, che eressero questo monumento a Clio, musa del genere lor prediletto.
ificare ha un simile distintivo. Dissento in ciò dallo Schott, che dà questo nome alla Musa colla lira del piano di mezzo. Cos
he suole avere in mano per additare i segni. La Musa rappresentata in questo bel marmo è ornata di una gemma sull’orlo superio
come nelle copie in rame, vicina piuttosto all’altra danzante. In ciò questo greco monumento differisce da^-li scrittori che c
armo è calzata Melpomene: quantunque la poca esattezza del disegno di questo insigne sarcofago abbia data occasione di equivoc
e suscettibili di esser rappresentate nella pittura. Per soddisfare a questo vostro desiderio ho trovato un mezzo migliore, ed
i quadri antichi, ma fatte con quell’ eleganza che è tutta propria di questo scrittore. Ve ne sia d’esempio la seguente, ove è
elmi, e dopo questi niente si scorge che la punte dell’aste. Ma tutto questo è prospettiva: perchè bisogna ingannar gli occhi
uce formava una parte del l’apparato tragico. Sembra che ì simboli di questo eroe siano stati prescelti per adombrare la trage
prima origine della Tragedia, giacché le vendemmie videro nascere in questo spettacolo una delle invenzioni più nobili dello
a sequela del sacrificio, che facevasi al nume inventore del vino, di questo quadrupede danneggiatore delle viti. Perciò la sc
’armoniosa sua lira? La credo Tersicore per la somiglianza appunto di questo musicale istrumento con quello che ha la Tersicor
ttori, a distinguerla con tal simbolo. « La grazia dell’attitudine di questo simulacro la rende pregevolissima da osservarsi,
nella Musa col volume, da luì chiamata Calliope. È da notarsi quanto questo epigramma abbia confuso gli antiquarii nel ricono
dai Greci appellavasi. Nel rame che la rappresenta è stato trascurato questo abbigliamento del capo, assai chiaro e visibile n
la descrizione, che ho tradotta, mosso dal gradimento che aveste per questo animato scrittore nella passata Lezione. Anfiara
onvito, il sangue mescolato col vino, questi che spirano sulla mensa, questo nappo rovesciato dal calcio di un uomo che gli pa
ato, cercando d’inghiottire un boccone di vivanda o un sorso di vino, questo ha la testa recisa di sotto le spalle nella stess
colore non così presto gli abbandona. Ma il punto principale di tutto questo mistero é Ao’amennone, ucciso non nei campi di Tr
l poco che gli rimane di vita, ne sia commosso: egli racconterà tutto questo ad Ulisse all’inferno nell’adunanza dei morti. —
innia, giacché, oltre la somiglianza del capo colla nostra, favorisce questo sospetto la somiglianza ancora dell’abito con que
spressamente i Classici: fra gli altri Omero mette in bocca di Ettore questo rimprovero al germano: Non varratti la cetra, e n
di per simbolo delle pantomime teatrali, proprie di Polinnia. Siccome questo attributo disconverrebbe affatto a Calliope e ad
ina avevan l’ingiurie del tempo separata dalle compagne: conservavasi questo pregevol marmo a Velletri nel Palazzo Ginnetti do
d Ippomedonte e a Partenopeo. Ma a Polinice figlio di Edipo sarà reso questo ufficio dalla sorella Antigone, essendo per quest
le ella seppellisce aggiungendolo alla tomba di Eteocle, cercando con questo di riconciliare i due fratelli. Ma che diremo noi
ndiani: ma gli Etiopi, e un Greco nell’Etiopia, e il combattimento di questo che di buona voglia ha intrapreso per amore. Io p
ivorare gli uomini e gli animali. Perlochè il pittore facendo caso di questo , ed avendo compassione di Andromeda per esser sta
si cosa la qual meriti di esser letta, nessun simbolo più adattato di questo potrà darsi a Calliope, che è la musa propriament
ere con meraviglia considerata da chiunque ama le belle arti: essendo questo il lor più sublime grado di scolpire l’anima e di
costretto, e perchè bisogna che il benefizio si vegga.» Ma lasciando questo vasto campo delle illusioni, che può trarre la mo
— Questi scogli che s’avanzano sopra il mare, che loro intorno spuma, questo guerriero magnanimo che riguarda fieramente e con
tore. Ecco quello che vuol dir la pittura. Ma ciò che è evidente si è questo mare spumante e le rupi cavernose che ne sono bag
ande fra loro, che ha ricevuto un colpo d’asta nel petto. Vedendo qui questo largo e spazioso piano tutto coperto di tende e d
per terra: che folta chioma nutriva per sacrificarla al Nilo, perchè questo fiume, quantunque scorra nell’Egitto, ha nell’Eti
i Epidauro partorì Esculapio, il quale fu esposto in un monte, che da questo evento fu chiamato Tittione, quantunque altri ram
ciullo. Divina luce -vide scintillare dal volto di lui, e il grido di questo prodigio si sparse per quelle regioni. Si vuole c
l grido di questo prodigio si sparse per quelle regioni. Si vuole che questo aio di Esculapio fosse un bastardo di Arcade, e c
ruito, secondo Pindaro, da Chirone l’inventore dei rimedi, quantunque questo vanto sia da alcuni ascritto ad Apollo: ed Eschil
nelle Corintiache, dove poco prima, in Titano, descrive la statua di questo dio velata di un gran panno (di modo che si vedev
anno portati i cibi e le mole dei sacrifizii (le quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia) per dar loro da mangi
anisce, e nel tempo stesso siamo più deboli, gli antichi hanno dato a questo nume l’abito mentovato, proprio presso loro dei p
i è rivestita la figura del mese di Dicembre in un antico calendario: questo abito per una devota allegoria fu dai monaci adot
li, nè sulla giustizia di quest’ allegorica figliazione. Raro è bensì questo gruppo trovato nell’antico fòro di Preneste, per
lapio è stata adattata una testa con barba essendo per lo più barbato questo nume nei monumenti, cominciando dalla stupenda ge
rcole, o forti, e mettetevigli davanti, poiché egli non si asterrà da questo infelice fanciullo che resta, mentre i due altri
te sovente udito dire nelle tragedie che le Furie sono causa di tutto questo , ma adesso non le vedete perchè dentro Ercole son
rimonio, aveva con Osiride, e della circostanza della pronta morte di questo , istituì in suo onore dei sacrifizii, insinuando
cede alla favola abbellita da Orfeo, e perdonar si deve all’antichità questo errore, poiché lo deve ai versi di tanto poeta. E
qualche disapprovazione, principalmente nelle persone dell’arte, pure questo restauro e questa denominazione mi sembrano fonda
oma di Bacco, come cose troppo note e comuni: basta il riflettere che questo forse è il più costante degli attributi bacchici,
rtata fino air ideale: volendo indicarci in certo modo i due sessi di questo nume, i contorni ne sono mirabili e fuggenti quas
sezza ciò che perdono in estensione. » Ma prima che v’ inoltriate in questo mare di Mitologia adempirò alla mia promessa rito
le tue mani? il tuo lion rimira, Riconosci il tuo figlio. Il premio è questo Che rendi, o Bacco, a chi nutriati? Illustri Doni
ngue Del figlio mio: Pel mio delitto io vissi Più di lui: ma fedele a questo pianto Gl’inalzerò la tomba, e l’infamata Mano ri
ure di Bacco cominciano nel settimo Canto del poema di Nonno; onde da questo io dò principio all’estratto che ho promesso di d
de da questo io dò principio all’estratto che ho promesso di darvi di questo poema. Ci presenta il poeta Amore occupato a ripa
ciullo armato di corna di toro, e che sembrava essere della natura di questo animale. Cadmo suo padre consulta Tiresia ed Euro
lla la prega di prestarle il suo magico cinto affinchè ella possa con questo richiamare nell’Olimpo Marte suo figlio, che se n
a, ingannata ella stessa da Giunone, le accorda la dimanda. Armata di questo cinto, Giunone va nelle stanze di Semele nelle se
ei in tutto lo splendore della sua gloria, ed armato del suo fulmine; questo è il solo mezzo di assicurarsene. La giovine prin
La giovine principessa accecata dall’ambizione, dimanda al suo amante questo contrassegno distinto della sua tenerezza. Ella v
nalmente coli’ accordarle ciò che richiede. Semele s’ insuperbisce di questo favor singolare, che la pone infinitamente al di
elicità, che Ovidio vi descrisse in parte nella passata Lezione. Dopo questo episodio, il poeta ci conduce in Lidia, ove Bacco
di un giovine Satiro chiamato Ampelo, o la Vigna. Il poeta ci dipinge questo bel fanciullo, e le sue grazie nascenti, che a Ba
dimostra: lo avverte sopratutto di guardarsi dalle corna del toro. Ma questo avvertimento fu inutile ad Ampelo, quantunque Bac
nuovi amori onde dimenticare il perduto giovinetto. Gli racconta per questo oggetto una graziosa favoletta, che contiene un’
rimedio contro tutti i dolori. Ecco r origine poetica che Nonno dà a questo liquore. A questa prima tradizione ne aggiunge pu
tto di lei, e raccoglierne il liquore. La sua bocca divenne rossa per questo umore, e Bacco •ch’errava per le montagne se n’ a
iquore. Vien descritta la vendemmia e le danze che 1’ accompagnano, e questo episodio termina il duodecimo Canto. La spedizion
i loro spiriti dal furore del vino sono alterati! Bacco guarda tutto questo da una rupe con le gote gonfie pel corruccio, e p
ti dall’edera e dalla vite. Non danzò mai al suono delle tibie: tutto questo lo poneva ad ira. Ah fu ben stoltezza il non aver
re una nazione che non sa rispettare gli Dei. Gli annunzia che solo a questo patto le Ore gli apriranno un giorno le porte del
cco il segnale felice del combattimento e della vittoria. Il resto di questo Canto comprende l’enumerazione dei differenti pop
matura, i suoi vestiti, che rappresentavano il cielo e le stelle. Con questo treno lo dio lascia il soggiorno di Cibele, e s’
er madre. Dà alla luce una figlia chiamata Telete, e Bacco edifica in questo luogo la città della Vittoria dopo la disfatta de
a sua spada cade nel fiume al quale dà il suo nome. Le ninfe piangono questo figlio sventurato dell’ Idaspe. Succede un orribi
mi, il primo nei grani dell’uva, nel grappolo il secondo. Il resto di questo Canto contiene la descrizione dei giuochi che fa
si disputano il premio del canto. La vittoria è ottenuta dal primo. A questo esercizio succede quello del Pantomimo. Sileno e
atore: vi sarà caro l’udire da Manilio poeta latino la descrizione di questo avvenimento, che ho tradotta. Il fatto è troppo n
da, e le sue tenere membra, Eran mercede al mare e preda al mostro. È questo l’imeneo? pubblici danni Privato pianto già conso
dre Dria, la querce, ed era re dell’Arabia. Giunone invia Iride verso questo principe per irritarlo contro Bacco. Iride, per a
ì’ immortali, e sacrificargli come ad un dio: ma Giove, onde togliere questo esempio, acceca il re feroce, che non può riconos
a. L’armata di Bacco giunge sulle rive dell’ Idaspe, e la presenza di questo dio sparge il coraggio e la gioia in tutte le sue
levar le sue onde sprigionando i venti. È descritta la confusione che questo avvenimento pone neir esercito di Bacco. Lo dio m
i Giove, che applicata richiama pure in vita Tilo vittima infelice di questo animale. Si vedeva pur Rea che aveva partorito di
isore di Oronte tuo genero vive ancora, ed egli non è vendicato. Mira questo seno che porta l’orma della larga ferita che vi h
abitanti delle rive dell’Indo; mandre di elefanti compaiono. Comanda questo esercito numeroso Deriade, che si gloria di disce
contiene notizie curiose sui costumi, gli usi e l’istoria naturale di questo paese. Di già l’Aurora aveva aperte le porte dora
ifesa di Bacco, mostrando loro le diverse ragioni che esigono da esse questo interesse. Gli Dei si dividono: Pallade, Apollo,
e Sipilo, onde Nettuno talmente s’ invaghì di lui che gli fé’ dono di questo cocchio, col quale potrebbe traversare il mare co
o. — Evadne. — Il rogo acceso, gli animali scannati all’ intorno, e questo corpo morto in mezzo alle fiamme, più grande dell
che si getta disperatamente nel fuoco, tutto ciò è stato dipinto con questo oggetto. I parenti e gli amici di Capaneo lo sepp
lla teme che non giunga a piantare nell’Olimpo la vigna e sostituisca questo liquore al nettare delizioso. Prevede i disordini
gli Dei, e l’esiglio al quale sarà condannata. Datemi, Giunone dice, questo cinto potente, onde io prevenga questi mali, risv
consiglia d’ingannare il fiero Indiano con apparente condiscendenza: questo è il solo mezzo di salvare l’armata delle Baccant
itologia. Nel quadro di Filo strato che rappresenta Bacco ed Arianna, questo dio porta un vestito di porpora, egualmente che i
vicinanze d’Efeso fino a Samo, finché Bacco la raggiunse. Il carro di questo dio è condotto da tigri e pantere perchè questi a
emorato da Plutarco, le sue statue pure devono avere avuti i piedi di questo animale. Omero dà a Bacco la capellatura di colo
interiormente e nei luoghi ove sono ombreggiati mostrano una tinta di questo colore. Con tutta la venerazione che aver si debb
dolce, era di legno di fico per allusione alla dolcezza dei frutti di questo albero. Fra le maniere rare di rappresentare Bacc
bero, cioè Bacco, vicino a Lerna, e dell’altra in Pellene, in cui per questo chiamavansi Lamptera, cioè festa delle fiaccole,
munemente che tal costume di lavorare sia stato usato dagli Egizii. A questo però dobbiamo ascrivere la perdita della metà inf
bra essersi rammentato, senza tradire l’avvenenza del dio Tebano, che questo nume a un tempo voluttuoso e guerriero era di mez
me ed innamorate quasi della sua bellezza. — Giacinto. — Leggete in questo fiore Giacinto, perchè vi è scritto, ed attesta d
n bel giovinetto che piange quando è primavera. Ma non vi arrestate a questo prato ove la pianta è nata in quella guisa che il
tempia con insultante fìsonomia ti prepari ad ornare i tuoi crini con questo fiore, eterna pena del dio del canto. — Lezio
di una pelle di cerbiatto, in memoria della metamorfosi che di lui in questo animale fece Giove per salvarlo, quando era infan
cuffia fosse nel guerreggiare il suo elmo; ma la Grecia credette che questo fosse un rimedio da lui inventato contro l’ubriac
giate in percosse non pericolose le ferite o le morti, si conseerasse questo benefizio col darne a Bacco il soprannome di port
avere il Greco artefice della bella statua della Villa Pinciana, dove questo semideo sostiene fra le braccia l’infante Bacco,
endo della guerra che per soverchio vino intrapresero coi Lapiti. Per questo . Nonno al principio del Libro XIV delle Dionisiac
nica inserito dallo stesso nella sua opera sui medaglioni antichi. In questo si rappresenta forse Bacco, che dall’isola di Nas
con Bacco: poiché paragonando a quegli i cacciatori, scrive che fosse questo dio educato da Chirone: quindi è che si vedono ne
on una tigre consacrata accanto e fra due Fauni, vedesi fra due tirsi questo cembalo stesso che, ripetuto infinite volte, avre
nsolente che vi è salito, chiude il bassorilievo. Centauro. « È stato questo bel simulacro di marmo bianco statuario recenteme
o un grandissimo merito di lavoro, e per alcune parti, che si sono in questo mantenute, schiariscono l’azione e l’espressione
del suo riso e siede vincitore sul suo dorso. Non è molto differente questo concetto da quello del secondo Idilio di Bione, d
re feritori di tori abbia fatto inventare un’altra origine storica di questo mostro, da Palefato diffusamente descritta. Ma ci
aso, e quivi a Bacco celebravano F Orgie. Il dotto Catullo non ignorò questo rito, e scrisse: Spesso l’errante Bacco nella som
me. — Non può dunque negarsi che stando all’etimologia e alla storia, questo nome non convenga specialmente a quelle che veggi
ispendiosa satira al divino filos’ofo. Winkelmann che non die retta a questo parere, dottissimo com’egli era, non si nascose a
lcione: leggendo esagerate in Petronio la crapula e la delicatezza di questo soggetto, gli hanno attribuito quelle immagini ch
delle figure accessorie. Bacco nascente. « Il soggetto singolare di questo grandioso bassorilievo, la sua conservazione, il
ell’arti antiche memoria alcuna. Ctesiloco discepolo di Apelle scelse questo argomento per soggetto di una poco religiosa pitt
il senso arcano che i misteri vi aveano congiunto. « Due monumenti di questo genere sono il presente bassorilievo, e la patera
n men dei Greci onorarono con Cerere, Libero e Libera: e monumento di questo culto è anche il presente bassorilievo, il quale,
resso degli avanzi delle arti vetuste son memorie ancora del culto di questo nume. Il presente bassorilievo staccato da un sar
a Plinio, e più apertamente Solino quando paragonavano all’ arredo di questo nume, l’ abito del re di Taprobana. Simile per av
e ben acconcia chioma avvinta dal diadema, dec orazione inventata da questo figlio di Giove: onde ne ha il capo cinto persino
i erme e di termini adornarono gli antichi giardini. « La scultura di questo marmo è diligente, e tratta da buono esemplare, c
to la presente figura col nome di ninfa Bacchica per esser fornita di questo simbolo Dionisiaco. Dorme però ed è cinta di un g
e per nobilitare con qualche celebrata avventura la rappresentanza di questo marmo, pretendevano ravvisarvi Olimpiade, la madr
« Acrato, che vuol dire vin puro, è, come io penso, rappresentato in questo fanciullo, e sì le altre sue immagini, sì lo stat
a confusione. Pompa nuziale di Bacco e di Arianna. « L’argomento di questo bassorilievo è dei men comuni fra i ‘soggetti Bac
na delle più famose favole fra quelle che alla storia appartengono di questo nume. ch’egli s’invaghisse di Arianna abbandonata
pieno all’intenzione dell’artefice. Non è figura, ciò non ostante, in questo bassorilievo, che studiata e corretta non possa d
Bacco ed Ercole sul carro tirato dai Centauri. « Il raro argomento di questo bassorilievo compensa largamente il difetto del s
ati molte maniere di rassembrarsi. Sono accennate presso che tutte in questo greco epigramma: Ambo Tehani, ambo guerrieri, ed
e la compagnia di veri Satiri e Fauni lo fa arguire. « La Baccante di questo bel bassorilievo è quasi del tutto ignuda, se non
e la Luna personificate in una quadriga sostenuta da una nave. Tutto questo è scolpito in un vaso esistente nella Libreria Va
3 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
stre metropoli, quella per la quale noi abbiamo intrapreso e compiuto questo lavoro, si abbia in questa prefazione, un’idea ch
lo spirito e la materia ; fra il fine ed i mezzi. Seguendo, adunque, questo principio d’ordine che a noi sembra, ed è, essenz
ori storici, cronisti e poeti, antichi e moderni. Nell’esposizione di questo titolo, a noi sembra di aver detto abbastanza, e
iore sviluppo dell’idea informatrice dell’opera nostra, e completammo questo studio con la giunta di numerose annotazioni, ond
e, per mezzo di un segno particolare, ciascuno di essi. A raggiungere questo scopo ci servimmo della stessa configurazione con
l quale cadeva in acconcio la citazione del passo da noi riportato. A questo proposito, e sempre a raggiungere lo scopo della
eno il costume generale degli scrittori, tanto an tichi che moderni ; questo , diremo, è quasi il metodo che si è già da lungo
orica, scientifica e letteraria dell’opera. Ciò per la prima parte di questo libro, ossia per lo insieme materiale e fisicame
ra nostra, e il vantaggio positivo che gli studiosi ne ritrarranno, e questo brevemente faremo. Oggi non è certamente assoluta
ontrastabilmente l’utilità di essa e l’importanza seria e profonda di questo lavoro. Certo le allegorie, i fatti, i simboli, c
nimenti, i simboli più importanti della Mitologia pagana. In oltre in questo ristretto analitico del Dizionario della Favola,
arà quindi innegabile, a noi sembra, che la gioventù studiosa avrà in questo ristretto, non solo larghe cognizioni di storia,
ca, saranno maggiormente limpidi per coloro che si faranno a studiare questo popolo nella religione, la legislazione, lo stato
le imprese, i vizii e le virtù d’un’epoca remota, oscura, confusa ; e questo studio è tanto più fecondo d’insegnamenti e di do
llegorico, ideato dalla fervida immaginazione d’un poeta. Di contro a questo pagano, simbolo della forza, sorge luminoso ed im
rande facilità, ad assimilare sè stesso all’ente che adora ; e quanto questo è meno visibile ai suoi sensi, tanto più volentie
o relazione, e dall’ordinamento politico, che furono tanto quella che questo favorevoli allo strenuo sviluppo dell’arte. Fra i
azione valorosa, eroicamente compiuta, ottiene il plauso generale ; e questo cresce a misura che la lontananza o la morte dell
ucidità dell’opera nostra, e noi ce ne serviamo senza discutere. E, a questo proposito, ci viene alla mente un altro fatto, ch
prile 1850, la dama bianca era comparsa al castello di Berlino, e che questo era certamente segno di prossima sciagura per la
e servano ai nostri lettori come pruove di fatto. Continuando dunque questo studio preliminare sulla Mitologia, aggiungeremo
hiuse le mummie, in talune casse che avevano la figura di un toro ; e questo fatto semplicissimo originò l’oscena favola del T
dell’idea nella realtà del fatto compiuto, qualunque sia la realtà di questo fatto che si presenta alla mente. Un altro parti
nto più appartiene ad un epoca recente. Finalmente, ponendo termine a questo Studio preliminare, noteremo brevemente che nella
ne degli antichi, veniva riguardata sotto il suo aspetto simbolico, e questo simbolo da principio ruvido e grossolano, veniva
orico ecc. vol. II.   Da quanto noi abbiamo detto fin qui, dando in questo Studio Preliminare un cenno storico, per quanto p
ella sua grandezza. Byron — Caino Atto 3°(Traduz. di A. Maffei) In questo tempo i giganti erano sulla terra e furono anche
e per aver cantato il viaggio d’Apollo, fu nominato Gran sacerdote di questo Dio, e ricevette da lui, oltre allo spirito di di
sser quello istrumento disceso dal cielo per opera sua. Si dice esser questo flauto che poi fu celebre sotto il nome di Pallad
Città dell’Asia sull’ Ellesponto. Anche in Egitto vi era una città di questo nome in cui sorgeva un famoso tempio dedicato ad
nome alla Misia, città in cui Giove era adorato, ragione per la quale questo Dio, fra i tanti suoi nomi, ba avuto quello di Ab
monti che formavano le così dette Colonne d’Ercole. Secondo la favola questo Dio vagabondo trovando riunite le indicate montag
osciuta sotto lo stesso nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era questo uno dei nomi di Mercurio dal suo padre putativo A
o Cavallo di legno. Al momento che ardea più accanita la carneficina, questo principe ebbe la ventura di riconoscere Ethra col
e conosciuta sotto tale denominazione. Più famosa però fu la città di questo nome in Sicilia, nelle circostanze di Siracusa, i
famoso Centauro Chirone (che fu maestro di Achille) liberò dai mostri questo virtuoso principe il quale coi soccorso degli Arg
ia moglie del pastore Faustolo che allevò Romolo e Remo, al quale per questo motivo i Romani decretarono gli onori divini. 40.
e il suo nome ad una città di Licya. 41. Acersecome. — I Greci davano questo soprannome ad Apollo, che i Latini chiamavano con
Irtonsus, vale a dire che non si sapea tagliare i capelli. In effetti questo Iddio veniva effigiato con una lunghissima capigl
ato con una lunghissima capigliatura e senza barba. Però in Giovenale questo vocabolo lo troviamo adoperato come una designazi
le ombre dei morti passavano senza ritorno. Vi sono diversi fiumi di questo nome uno nell’ Epiro, un altro in Elide, ed un te
57. Acherusia o Acherontea. — Palude presso Eliopoli in Egitto. Era questo il luogo destinato alla sepoltura dei morti di qu
a palude esistente vicino alla città di Capua. 58. Acherusiade. — Era questo il nome di una penisola presso Eraclea del Ponte 
e attenuto a quest’ultima scelta. Sarà buono osservare a proposito di questo famoso eroe della Grecia, che l’opinione della su
rco nella vita di Alessandro, racconta, che essendo stato dimandato a questo re, se avesse voluto vedere la lira di Paride, co
agionava dell’ansie e delle inquietudini. Si pretende da altri essere questo il nome di una fontana, ove le Grazie andavano a
arsi. 68. Acilio, Acitio o Acisio. — Fiume della Sicilia. Gli fu dato questo nome da Acisio giovane siculo ucciso da Polifemo,
. 71. Acitio V. Acilio. 72. Acli. — Al dire di molti autori Greci era questo il nome di una divinità esistente prima del caos,
bre nell’isola di Creta. 75. Acmonide. — Uno dei Ciclopi. Si dà anche questo nome a Saturno, nonchè a Cœlus come figlio di Acm
o delle mosche. Gli abitanti di Cirene, racconta Plinio, offerivano a questo Dio ricchi sacrifizii per essere liberati da queg
o. — Metamorfosi libro III trad. di Dall’Anquillara) 80. Acqua. — Di questo elemento fecero i pagani una delle più antiche de
e il cadavere. 82. Acquario. — Secondo la tradizione mitologica sotto questo undecimo segno zodiacale, veniva rappresentato Ga
e aveano fatto una divinità. 84. Acratoforo. — Al dire di Varrone era questo il soprannome di Bacco, col quale egli veniva pri
cteone. 93. Actor. — Padre di Menozio e Avo di Patroclo, il quale per questo veniva anche chiamato Actoride. Vi fu anche un Ac
tazione di saggio, sembra averlo grandemente desiderato, e Omero dà a questo eroe un carattere di ghiottoneria di cui lo scrit
— Vale a dire Ateniese soprannome dato ad Oritia. 106. Adiache. — Era questo il nome di alcune feste pubbliche istituite da Au
alydone. Prese anche parte alla spedizione degli Argonauti. Fu presso questo re che Apollo fu costretto a custodire gli arment
i da tutt’i contrassegni di pubblica afflizione. Le donne ministre di questo culto piangendo correvano per le strade col capo
lo nella Fenicia. La favola racconta che Adone lavasse nelle acque di questo fiume le ferite che lo fecero morire, e siccome q
le acque di quel fiume, che poi prese il suo nome. 113. Adoneo. — Era questo un soprannome dato a diverse divinità e particola
tà che portava lo stesso nome, oggi è la città di Adernò. Il culto di questo Dio era disseminato in tutta l’isola. 120. Adrane
— Dio che presiedeva alla maturità delle spiche. 125. Adulto. — Sotto questo nome veniva invocato Giove nella celebrazione dei
to del male acquistato retaggio, e se ne rese egli stesso padrone. Da questo fatto la tradizione mitologica trae argomento ad
ittà di Biblo e di Eliopoli, Venere aveva un tempio ed un oracolo con questo soprannome. Essendovi in quelle circostanze un pi
a il Dio Britomarte sotto una tale denominazione. 139. Afesi. — Sotto questo nome venivano di sovente additati Castore e Pollu
gni di essa. 149. Afrodite. — Parola greca che significa schiuma. Con questo nome veniva denotata Venere perchè i poeti dicono
fu alla disgraziata causa d’infinite sciagure. 154. Aganapidi. — Con questo nome venivano designate le nove muse, dalla fonta
fu uno dei principi che avrebbero voluto sposare Elena. Egli andò per questo all’assedio di Troia, e fece forte la flotta grec
gathirsio. 161. Agathodomeni. — Ossia genii benefici. I pagani davano questo nome ai dragoni e agli altri serpenti alati che e
glio di Apollo e di Cirene e fratello di Aristea. 182. Agirti. — Con questo nome s’indicavano i Galli sacerdoti di Cibele. Qu
i di mano, esperti nella sparizione degli oggetti. 183. Aglaja. — Era questo il nome di una delle Grazie. 184. Aglao. — Nome d
zzamente gelosa di sua sorella Erse, amata da Mercurio. Un giorno che questo Dio voleva entrare nelle stanze di Erse, Aglauro
to o Agniteo. — Soprannome dato ad Esculapio. 192. Agno o Hagno. — Fu questo il nome Ristret. Anal. del Diz. della Fav. di una
nosciuti sotto questa denominazione. 194. Agoni. — Si designavano con questo soprannome i sacerdoti che colpivano la vittima s
te da essi celebrate in onore di Minerva. Una delle Grazie avea anche questo nome ; Erectheo re di Atene ebbe una figlia pure
anche campestre, soprannome dato al Dio Pane. 204. Agriani. — Si dava questo nome ai Titani in generale. 205. Agrianie. V. Agr
. Agriope. — Euridice, moglie d’Orfeo, viene di sovente designata con questo nome. Vol. I. Vi fu anche un’altra Agriope, che
per essi la sorgente d’infinite sventure. 217. Almena o Emena. — Era questo il nome di una giovanetta di Troja, alla quale si
ei medesimi, ed ai fatti che vengono loro attribuiti. Noi citeremo in questo articolo i fatti che sono menzionati da quelli sc
oria battendosi un giorno intero con Ettore. Ecco come Omero racconta questo passo : Di splendid’armi frettoloso intanto Aiac
il calteo, o budriere che Ajace donò ad Ettore fu lo stesso col quale questo eroe venne legato pei piedi al carro di Achille,
editio diceva avere ascoltato il misterioso consiglio. A proposito di questo Dio ecco quanto dice Cicerone « Quand’egli non er
i quella contrada. Alcatoo sposò poi la figlia del re e alla morte di questo gli successe nel governo. Vi fu anche un Trojano
Libro IX traduzione di Dell’Anguillara. 241. Alci. — I Macedoni con questo soprannome onoravano Minerva. 242. Alcide. — Nome
cio. — Una delle divinità dei Germani. Si crede comunemente che sotto questo nome fossero venerati Castore e Polluce. 248. Alc
di dodici Numi. Vi furono anche diverse altre donne conosciute sotto questo nome ; una, figlia di Oenomao ; un’altra figlia d
glio di Eriteo, re di Atene. Vi furono diversi altri conosciuti sotto questo nome : uno figlio di Marte, uno figlio di Amycus,
 — Soprannome dato a Minerva da una città d’Arcadia, conosciuta sotto questo nome e nella quale la Dea aveva un tempio ed un c
te e favorito di Marte. Essendo un giorno in sentinella alla tenda di questo Dio mentre egli era con Venere, Aletrione si addo
le collana V. Achmeone. 280. Alfiassa. — Diana viene conosciuta sotto questo nome da un tempio che essa aveva sulle rive del f
fitomansia. — Dalla parola greca αγφιτον che significa farina, davasi questo nome ad una divinazione in cui si adoperava il fi
arola αλς significa mare. 283. Aliatto V. Alyato. 284. Aliee. — Sotto questo nome, tanto in Atene quanto nell’isola di Rodi ve
ca sole. 285. Alilat. — Una delle divinità degli Arabi, i quali sotto questo nome adoravano la materia di tutte le cose, vale
ltra delle cinquanta Nereidi, quasi avesse cura del mare e facesse di questo elemento sua delizia ed amore. 287. Aliteo o Alit
Alixotoe. — Ninfa che fu madre d’Esaco. Il re Priamo da cui ella ebbe questo figlio l’amò con passione. 290. Allegrezza. — Dal
capello a cui érano legati i destini della patria, la quale cadde per questo coi suoi abitanti in potere di Minos. Niso allora
dola tutti in modo diverso. 294. Almone. — Dio di un piccolo fiume di questo nome nel territorio di Roma. Fu padre della ninfa
— Figlia di Testio e moglie di Oeneo re di Calidone. Avendo un giorno questo principe dimenticato Diana nei suoi sacrificii, l
l fuoco il fatale tizzone a cui le Parche avevano legato i destini di questo principe. A misura che il tizzo bruciava, Meleagr
a, con la virtù di produrre tutto quanto esse avrebbero desiderato. È questo il corno dell’abbondanza. È opinione generalizzat
siani. È credenza generalizzata che fosse il sole. 314. Amaraco. — Fu questo il nome di un ufficiale della casa di Ciniro re d
te poetica, dell’ambrosia e del nettare. Questo delizioso nutrimento, questo liquore balsamico inebriava l’anima e i sensi ; r
vicino e da lontano ; in vita ed in morte, e che tutto si sagrifica a questo santissimo affetto. 334. Amicica. — Città della L
— Città della Laconia, patria di Elena. Vi fu anche un’altra città di questo nome, di cui la tradizione favolosa narra che gli
ti da una spaventevole invasione di serpenti. 335. Amicleo. — Si dava questo soprannome ad Apollo perchè al dire di Polibio, a
341. Ammone o Hammon. — È lo stesso che Giove, il quale veniva sotto questo nome particolarmente venerato a Tebe, capitale de
e i cronisti dell’antichità, molti sono discordi nella ripetizione di questo fatto. Il solo fra i mitologi che ripete la cosa
ticolo precedente. Uno dei figli di Pelia viene anche ricordato sotto questo nome. 353. Amulio. — Fu fratello di Numitore. En
i. Vi fu anche uno dei più famosi centauri compagno di Enea, che ebbe questo nome ; ed un fratello d’Ippolita, regina delle Am
Plinio veniva soprannominata Venere. Cesare Augusto le consacrò sotto questo nome un quadro dipinto da Apelle, nel quale la De
on aveva ancora bevuto e corse per combattere il mostro, ma rimase da questo uccise. Un tale avvenimento dette origine al prov
to il dio dei Giudei. Vi fu anche un greco, figlio di Menteo che avea questo nome. 385. Anchisladi. — Furono così denominati i
. 390. Andate o Andrastea. — I popoli della Brettagna adoravano sotto questo nome la Dea della vittoria, con un culto particol
a Dea della vittoria, con un culto particolare. 391. Andiomena. — Con questo soprannome veniva adorata Venere marina, di cui l
nella quale, dopo la morte, fu onorato come un dio. 412. Anfimaco. Fu questo il nome di due famosi capitani Greci che assediar
Penelope. La favola fa anche menzione di un centauro conosciuto sotto questo nome. 414. Anfinoma. — Una delle cinquanta Nereid
 Figlia di Nereo e moglie di Nettuno. Per sottrarsi alle richieste di questo dio, ella si nascose nelle profondità del mare ;
ale la figlia taglio un capello d’oro da cui dipendevano i destini di questo principe Fu durante il periodo di questa guerra c
per lungo tempo gli armenti del re Admeto. Fu del paro sulle rive di questo fiume che egli uccise il satiro Marfiaso e che am
sa maniera di strisciare, somigliava a quella dei serpenti. Ovidio dà questo nome ai giganti che vollero detronizzar Giove. 43
l fiume Nigro. Veniva loro attribuito il potere di dare alle acque di questo fiume una virtù contraria alla loro qualità natur
Plutarco, nella città di Ecbatana, veniva adorata la Dea Diana sotto questo nome. 440. Anna. — Sorella di Pigmalione e di Did
rato sotto la sembianza di un giovane senza barba, veniva onorato con questo nome. Altri scrittori dicono che questo nome di A
nza barba, veniva onorato con questo nome. Altri scrittori dicono che questo nome di Assur fosse dato a Giove, da una città de
sospeso in aria e lo strangolò. 458. Antero. — Veniva venerato sutto questo nome un dio che si adorava come l’opposto di Cupi
assai celebre. 464. Anthio. — Da Anthius che vuol dire fiorente. Era questo uno dei soprannomi di Bacco. 465. Anthione. — Era
iorente. Era questo uno dei soprannomi di Bacco. 465. Anthione. — Era questo il nome di un pozzo, presso il quale la favola ra
bbe a soffrire ogni peggior trattamento. 467. Anthoro o Antoreo. — Fu questo il nome di uno dei compagni più fidi di Ercole e
olinice, in opposizione agli ordini di Creonte, ella fu condannata da questo crudele principe a morire di fame in una prigione
a pugna Omero — Iliade. Cant. 13. trad. di V. Monti. A proposito di questo articolo, richiameremo l’attenzione dei nostri le
quanto dicemmo nello Studio preliminare sulla mitologia, che precede questo risiretto. Il senso rinchiuso nella parola Aorasi
hi lo seguisse, e Melanto allora gli immerse il brando nella nuca. Da questo fatto l’istituzione delle feste dette Apatuarie d
li Dei, il quale sdegnato contro di lui lo scacciò dal cielo. Durante questo esilio, egli si ritirò presso Admeto, re di Tessa
tti, e che era una delle sette maraviglie del mondo, era consacrato a questo nume come dio delle Arti. Apollo ebbe molte amant
quattro cavalli.  — Ecco in qual modo Virgilio descrive la maestà di questo Dio. Qual se ne va da Licia, e da le rive Di Xan
Aporrina. — V. Adporina. 500. Apostrophia. — S’invocava Venere sotto questo nome, allorchè le si domandava la grazia di esser
egli Dei. — V. Aorosia e Teopsia. 504. Appiadi. — Dice Cicerone esser questo il soprannome di Minerva e di Venere, perchè esse
ice, ma gli Argivi la tolsero sotto la loro protezione. In memoria di questo doloroso avvenimento furono istituiti i giuochi N
col quale i poeti denotavano talvolta Apollo. Più comunemente si dava questo nome al centauro Chirone, rappresentato nei segni
diaco, sotto la figura del sagettario. 524. Arctura. — Quantunque sia questo il nome proprio di una stella, pure gli scrittori
Orsa. 525. Arculo. — Dalle parole latine arx e arca, i Romani davano questo nome al dio destinato nel loro culto a presiedere
e che era a lei consacrata. 529. Areo. — I poeti dell’antichità danno questo nome a tutt’i famosi guerrieri ritenendoli come f
ue cronache mitologiche, rapporta che nella città di Munichia si dava questo nome ad un eroe. 532. Areso. — Nome che i Greci d
ridi. — Argo e tutt’i discendenti di Aristoro, venivano designati con questo nome. 534. Areta. — Moglie di Alcinoo re dei Proc
a sorella Antigone, prese il cadavere per rendergli gli ultimi onori, questo irritò siffattamente Creonte, che, cieco di furor
are un tempio a Venere, sotto il nome di Venere Arginide, e da allora questo soprannome rimase alla Dea degli amori. 551. Argi
leno, il quale ella amò teneramente, in ricambio dell’affetto con cui questo l’aveva cara. Essendo Argira vicino a morire, Sel
mosse alla conquista del vello d’oro. Si crede generalmente che fosse questo il primo vascello che avesse solcato le onde. Que
eo. — Dal latino Argoreus, che significa Dio della mercatura, fu dato questo soprannome a Mercurio. In Acaia nella città di Ta
lustria. — V. Armilustre. 582. Armi-potente. — S’invocava Pallade con questo nome allorchè la si considerava come Dea della gu
Il simbolo racchiuso sotto l’allegoria mitologica è l’attrazione che questo uccello ha per l’argento. 585. Arno. — Fu il nome
i Achille. Poco tempo dopo essendosi ribellati i sudditi di Arpalico, questo re fu detronizzato, e mentre cercava uno scampo n
scendo era già gravida d’ Arteride. 598. Artimpasa. — Gli Sciti sotto questo nome adoravano Venere. 599. Artipoo. — Che signif
zi del corpo. 600. Arunticeo. — Avendo disprezzato le feste di Bacco, questo dio per punirlo lo costrinse a bere una così spro
…. Virg. — Eneide Lib. V. — trad. di A. caro. 606. Asclepiade. — È questo il nome di un Greco assai versato in medicina. Se
sino. 618. Asio. — Soprannome di Giove che gli veniva da una città di questo nome nell’isola di Creta dove era particolarmente
cinna ed Arcona, che furono tra le nutrici di Giunone. Nelle acque di questo fiume cresceva un’erba similmente detta Asterione
ui dette gran numero di figli. Vi fu anche una ninfa conosciuta sotto questo nome. 630. Asterope. — Una delle Pleiadi. 631. As
padre cangiò in quello di isole Eoliane o Eolie. 640. Astione. — Era questo il nome proprio della bella figliuola del sacerdo
particolare. 645. Astomi. — Dalla parola Greca οτομα bocca Plinio dà questo nome ad alcuni popoli delle Indie che non avevano
are vocabolo chiamato Sabeismo vedi lo Studio preliminare che precede questo ristretto. 651. Astrabaco. — Eroe Greco, che si r
Ino, veniva in tal modo denotata perchè moglie di Atamaso. Ovidio dà questo nome a quella parte del mare Ionio in cui la stes
ito dall’orribile scena avesse retrocesso dal suo corso quotidiano. È questo uno degli episodi più truci che ci ricordi la sto
ignifica flauto attribuendosi da taluno a quella Dea la invenzione di questo istrumento. 684. Aulone. — Figlio di Tlesimene. I
consacrato al sole e adorato con particolare venerazione. Il pelo di questo animale cresceva ricadendo in senso contrario a q
e. Discorde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sul conto di questo dio, volendosi da diversi che fosse figliuolo di
he fosse figliuolo di Proserpina. Cicerone conta fino a cinque dii di questo nome ; ed è perciò che la grande generalità degli
e che il vino fa parlare indiscretamente. A maggiore delucidaziene di questo personaggio della cronaca mitologica, noi mettere
ttor, gioverà allo strenuo sviluppo di una delle idee informatrici di questo lavoro ; quella cioè, della esistenza non solo de
animali, ecc : e mosse alla conquista delle Indie. La favola dipinge questo dio con le corna e lo raffigura con un tirso fra
iù luride oscenità. — V. Bali. 742. Baraico, detto anche Buroico. Era questo uno dei soprannomi d’ Ercole, che gli veniva da u
eva nei baccanali. Però l’opinione più accreditata e più logica è che questo soprannome fosse dato a Bacco perchè significa ve
Belertucadi. — Gli abitatori delle isole Britanniche adoravano sotto questo nome il sole, come loro principale divinità. 759.
città d’Aquileia avevano una loro particolare divinità adorata sotto questo nome, siccome ne fanno fede le varie iscrizioni c
 — Una delle principali divinità dei Sirii. Nella sacra Bibbia, si dà questo nome al principe dei demoni. Presso gli Accaronit
rittori dell’antichità dicono che una tale denominazione fosse data a questo dio perchè la sua statua, sempre sanguinosa, era
luogo presso Flavigni nella Borgogna, dove fu ritrovata una statua di questo dio, rappresentato sotto la figura d’un giovane s
osa di Giacobbe sulla quale mentre egli riposava, ebbe una visione. È questo il famoso altare di Betel di cui facemmo menzione
di Betel di cui facemmo menzione nello studio preliminare che precede questo ristretto. 786. Beza. — Nella città di Abide post
iberisa e di Manto : egli fondò la città di Mantova, alla quale dette questo nome in memoria di quello del padre suo. Vi fu an
— Uno dei sacerdoti Coribanti o Cureti, che presero cura di Giove. Da questo Bieunio si dà talvolta questo soprannome a Giove
o Cureti, che presero cura di Giove. Da questo Bieunio si dà talvolta questo soprannome a Giove stesso. 797. Biforme. — Vale a
805. Bistonio. — Diomede, tiranno e re della Tracia cra dinotato con questo soprannome. 806. Bisultore. — Soprannome di Marte
ricato da Oreste. Ifigenia fu la più celebrata fra le sacerdotesse di questo tempio, ove dopo la sua morte, le furono resi gli
nto braccia e cinquanta teste : da ciò il soprannome di centimano. Di questo favoloso gigante dice il Monti : Un’ altra furia
ai. Omero — Iliade L. I. trad. di V. Monti. La verità nascota sotto questo simbolo favoloso, è che Briareo era un principe T
lebravano il 24 di novembre e duravano un mese. 838. Bubaste. — Sotto questo nome veniva nell’alto Egitto venerata la dea Dian
vocava per la conservazione degli armenti. 840. Bucentauro. — Si dava questo nome ad una specie di Centauro, che invece di ave
ici ; i Pagani ne avevano fatto delle divinità. 847. Buono. — Si dava questo semplice nome al buon Genio, Dio dei bevitori, il
i era un tempio a lui consacrato. 848. Buono-Dio. — Secondo Pausania, questo soprannome si dava a Giove, come Dio benefico e p
ando la parola Cabiri in lingua Fenicia possente, era stato adoperato questo vocabolo per denotare gli Dei in generale. 863. C
le col resto dell’armento d’innanzi all’antro di Caco, gli animali da questo involati si dettero a muggire, e allora Ercole ;
a una tempesta. Essa lo amò, e visse sette anni con lui ; ma, passato questo tempo, Ulisse fece ritorno in patria, abbandonand
one dell’Iliade, dell’Odissea e dell’Eneide. 907. Callipatira. — Ebbe questo nome una donna greca, la quale, ricorrendo il tem
e poi sposò Gige stesso. 937. Cane. — Nella mitologia greca e romana questo animale era consacrato a Mercurio, per essere que
ritenute e talvolta designate col nome di cani di Giove, forse perchè questo Dio se ne servì per punire Fineo. V. Fineo. 938.
uta più comunemente sotto il nome di Canenza, al dire di Ovidio, ebbe questo nome dalla incomparabile bellezza della sua voce 
offerta e il nome della Divinità a cui s’offeriva. 940. Canope. — Era questo il nome di una delle più famose divinità degli Eg
li scagliava contro il cielo, lo incenerì con un colpo di fulmine. Di questo empio bestemmiatore, l’Alighieri fa dire a Virgil
omi di Giove, a cagione del celebre tempio nel Campidoglio a Roma. In questo tempio si prestava il giuramento di fedeltà ai no
. — Nella città di Mendes, in Egitto, veniva particolarmente venerato questo animale, ed era proibito con grande severità ucci
, tributandosi alle pecore il maggiore rispetto. 951. Capretto. — Era questo l’animale che si sagrificava in generale a tutti
ra i segni dello Zodiaco. È opinione di molti rinomati scrittori, che questo segno di una delle costellazioni della fascia zod
endo involato dei buoi ad Ercole, fu fulminata da Giove e cangiata in questo scoglio non lontano dall’altro chiamato Scilla, d
azie ; Omero la dà per consorte a Vulcano, volendo forse dinotare con questo connubio allegorico, la grazia e la bellezza dell
iove, al quale veniva attribuita l’invenzione della musica. Era anche questo uno dei soprannomi di Giove, per il culto partico
menti poetici, stabiliti in onore di Apollo. Alcuni scrittori danno a questo poeta il nome di Carno. 978. Carneo. — Soprannome
ero. 982. Carro di Giunone. — La Favola fa una notevole distinzione a questo proposito, dicendo che Giunone aveva due carri, u
di Giove ; a lui dato dal culto che gli si rendeva su due montagne di questo nome, una vicina al fiume Eufrate, l’altra nel ba
a Giove che Cassiope fosse messa fra gli astri. 989. Cassotide. — Era questo , al dire di Pausania, un altro dei nomi della fon
o durante le burrasche, furono detti i fuochi di Castore e Polluce. A questo proposito noi non possiamo non richiamare l’atten
prudenza. 1008. Cavalli di Achille. — Omero ricorda che i cavalli di questo eroe erano figli di Zefiro e dell’ Arpia Podarga 
corso del sole nelle dodici ore del giorno : imperocchè al levarsi di questo l’aurora tinge il cielo d’un colore rossastro ; i
la sua donna. 1010. Cavalli di Enea. — Al dire di Omero i cavalli di questo famoso guerriero erano della razza di quelli che
r la qual cosa i Greci, col consiglio del delto Calcante, fecero fare questo cavallo a riverenza e ad onore della detta Dea, e
la cagione perchè lo fecero fare cosi grande ; e se avvenisse che voi questo cavallo ardeste, o in altro modo guastaste o viol
enne assedio della famosa città di Priamo. È opinione di Pausania che questo cavallo altro non fosse che una macchina di guerr
inato biforme, e l’opinione degli scrittori è dubbia sulla origine di questo soprannome, volendo alcuni che gli venisse dall’a
suoi oracoli. 1029. Cedippe. — V. Acroncio. Vi furono molte ninfe di questo nome. 1030. Cefalo. — Figlio di Mercurio e di Ers
za naturale, fa cevano a brani gli sventurati pazienti. Teseo disfece questo brigante, uccidendolo con l’istesso supplizio ch’
otte. Giunta alla corte di Trittolemo, essa insegnò particolarmente a questo principe, l’arte di lavorare la terra, e assunse
morte di Giulio Cesare, il sole comparisse pallido e sbiadito, e che questo era un segnale dello sdegno di Apollo. 1070. Cest
ntico nome di Arnea in quello di Cheronea. 1079. Chiliombe. — Si dava questo nome ad un sacrifizio nel quale venivano immolate
ippo. — Sacerdote di Siracusa. Avendo disprezzato i misteri di Bacco, questo Dio, per punirlo, lo colpì d’una tale ebbrezza ch
bbe fine col sacrifizio dell’incestuoso Cianippo. Allora la figlia di questo trascinò il padre all’altare, e dopo averlo con l
hiamata Cillene : altri pretendono che lo abbia da una principessa di questo nome pronipote d’Afanaso re d’Arcadia. Mercurio,
caduta, mentre danzava nei misteri di Bacco, innanzi al simulacro di questo Dio, che lo cangiò in ellera. 1146. Cissotonie. —
me del Peloponneso in Elide consacrato alle ninfe Jonidi. Le acque di questo fiume avevano al dire del citato scrittore, la vi
tamente irritata contro di Giove vedendosi di continuo abbandonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividersi da lu
 Città della Jonia — Vedi l’articolo precedente. 1165. Claudia. — Era questo il nome di una vestale, la quale accusata di libe
sepolcro, nel quale poi non fu più ritrovato. L’oracolo consultato su questo strano avvenimento, rispose che Cleomede era scom
a. 1209. Coccodrilio. — Gli Egiziani avevano un culto particolare per questo animale, e lo ritenevano come sacro. Gli abitator
llivano nei sotteranei del Laberinto, presso la sepoltura del re. Per questo culto speciale, gli abitanti della città d’Arsino
sore d’Osiride, si fosse cangiato in coccodrillo. Al dire di Plutarco questo rettile per essere senza lingua era ritenuto come
a che dovea trasportare un coccodrillo, perchè il numero dei denti di questo animale è eguale a quella dei giorni dell’anno. G
ome di uno dei discepoli del centauro Chirone. 1213. Coe o Coo. — Con questo nome i ragani designavano il secondo giorno delle
1217. Cellatina o Cellina. — Secondo l’opinione di S. Agostino aveva questo nome la dea che presiedeva alle montagne e alle v
struzione, finchè sotto il regno di Vespasiano, non fu, per ordine di questo imperatore, ricollocato al suo posto. Verso la me
ti da follia. 1253. Coribante. — Secondo il parere di Aristotile, era questo il nome del padre dello Apollo di Creta. 1254. Co
renee. — Dalla parola greca Κυγυγ che significa fontana : veniva dato questo sopranome alle Najadi, ninfe delle fontane. 1283.
pudore. Cretheo prestò fede all’accusa, e volle uccidere Prisso ; ma questo giovane si salvò fuggendo con la propria sorella
gio di potere a suo talento assumere qualunque sembianza. Egli usò di questo potere per sorprendere molte ninfe, e combattè co
1. Criofago. — Cioè divoratore di pecore. Divinità alla quale si dava questo nome pel gran numero di quegli animali che veniva
uomo che nacque dal sangue della testa recisa di Medusa : gli fu dato questo nome perchè aveva una spada d’oro nelle mani. 130
damia, moglie di Pelopo e matrigna di Crisippo, temendo che un giorno questo fanciullo non regnasse in pregiudizio dei propri
li speranze, si dette di sua mano la morte. 1308. Crisomattone. — Con questo nome i greci indicavano il famoso agnello del vel
vo. — Figlio di Cigno : al dire di Virgilio, fu anch’esso cangiato in questo animale. …… Questi di Cigno Era figliuolo, onde
n gran numero di torcie. 1339. Daducheo. — Detto anche Dauduque : era questo il nome che gli Ateniesi davano al gran sacerdote
Apollo. 1357. Dafnefagi. — Vale a dire, mangiatori di lauro. Si dava questo nome ad una classe d’indovini, i quali prima di d
liggendogli lo stesso supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era questo uno dei soprannomi di Cerere, come era detto Dama
igenza riportiamo il commento che il Costa ed il Bianchi hanno dato a questo passo della divina Commedia : « Pasifae, donna d
vano contatto con le dee non vivessero a lungo. 1375. Dee Madri — Con questo nome venivano dinotate quelle divinità che presie
, ed appoggiata dallo essersi trovato da per ogni dove le vestigie di questo culto. 1376. Del. — Esseri sovrumani del culto re
endevano soggette colla forza delle armi. Dei pubblici. Si dava questo nome collettivo a quelle divinità, il culto delle
neva, poscia nella intera città, quindi in tutta la contrada, ed è in questo modo che di una divinità particolare ad una famig
agio dei cortigiani avessero innalzati all’onore dell’apotoesi ; e di questo numero furono quasi tutti gli imperatori romani,
ollo. 1395. Delfinto. — Altro soprannome di Apollo. Diana, gemella di questo dio, veniva anch’essa detta Delfinia. 1396. Delfi
che poscia, avendo uniti in matrimonio il Sole e la Terra, fossero da questo connubio nati il Tartaro e la Notte. Questa teogo
ne. 1414. Demonio. — Secondo i Platonici o seguaci di Platone si dava questo nome, ad una categoria di esseri fantastici che p
precedente). 1418. Dendrolibano. — Vale a dire albero del Libano. Da questo albero si facevano le corone per gli dei, ed era
i non esservi offerta bene accetta ai celesti, se non accompagnata da questo prezioso presente. 1419. Derceto. — Detta anche D
à, erano le tre Parche, e al dire di Esiodo, la Notte era la madre di questo spaventoso dio, che essa aveva generato sola. 142
6. Dediana. — Soprannome di Diana che le veniva dal senso compreso in questo vocabolo, poichè Diana, come dea della caccia, er
e, badare che la pronta cavalleria vada a cavallo, fuori il pomerio : questo stesso è per l’esercito armato ; per la qual cosa
32. Diania-turba. — Ossia turba, drappello e anche muta di Diana. Con questo nome venivano designati i cani addestrati alla ca
ucciso da Piritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pindaro, era questo uno dei soprannomi dato a Diana, per essere gemel
lui dato dall’isola di Didima — V. Didima —  ; e secondo altri perchè questo Dio era ritenuto come autore del giorno e della l
rannome dato a Giove dalle voci latine dies piter. 1446. Difie. — Era questo il soprannome. che comunemente i pagani davano a
ei quattro dei Lari o Penati. 1453. Dindima. — Al dire di Diodoro era questo il nome della madre di Cibele : essa fu moglie di
dea Venere che fu moglie di Vulcano è quella a cui si da propriamente questo soprannome. Essa fu perduttamente amata da Marte,
devozione e di oscenità. 1463. Dionisio. — Detto anche Dioniso : con questo nome veniva indicato il dio Bacco, dalla città di
tempio di Giove Olimpio un mantello d’oro, che copriva una statua di questo dio, e nel tempi di Esculapio, in Epidauro, tolse
dio, e nel tempi di Esculapio, in Epidauro, tolse ad un simulacro di questo la barba d’oro che aveva ; e si rese padrone di t
la terra. 1465. Dioscuri. — Castore e Polluce venivano designati con questo nome. Gli antichi veneravano diverse altre divini
esto nome. Gli antichi veneravano diverse altre divinità a cui davano questo nome, e che si credeva proteggessero in modo part
a di Giove in tutti i villaggi circonvicini. 1467. Diplero. — Si dava questo nome alla pelle della capra Amattea. Secondo la t
eronia, si celebravano in Grecia delle feste religiose, a cui si dava questo nome. Esse furono stabilite in occasione di una p
ella Tessaglia. All’assedio di Troja tutti coloro che appartenevano a questo popolo erano comandati da Pirro. 1494. Dolore. — 
l momento di condurre la novella sposa nella casa del marito. Si dava questo soprannome a Giunone, come protettrice delle spos
reso cura del tetto maritale. 1498. Dorcre. — Al dire di Cicerone era questo il nome di un figliuolo dell’ Erebo e della Notte
i, sacerdotesse del culto religioso dei Celti, venivano designate con questo nome. Al pari dei loro mariti esse venivano circo
ritto all’universale venerazione. 1516. Due. — I Romani consideravano questo numero come di cattivo augurio, e perciò dedicato
padre Giove che tutte le formiche si fossero cangiate in uomini, e a questo nuovo popolo impose il nome di Mirmidoni. Eaco re
cronaca mitologica fa Ebe moglie di Ercole, per simboleggiare, sotto questo connubio, l’eterna gioventù, unita al vigore ed a
1526. Ebone. — Dalla parola greca Ἔβη che vuol dire gioventù, si dava questo soprannome a Bacco per indicare che la giovanezza
po aver avuto commercio con Asteria, la dette in moglie a Perseo e da questo connubio nacque Ecate. Teocrito lo Scoliaste, dic
che si offerivano in Atene durante il primo mese Attico, chiamato per questo Hecacatombion e nelle quali si offeriva una Ecato
uno degli araldi degli Argonauti. 1544. Echionide o Chionio. — Sotto questo nome si riconoscea comunemente Penteo, per essere
posò dividendo per tal modo il talamo nuziale della propria madre. Da questo connubio nacquero i due fratelli Eteocle e Polini
uire a spese di tutti i regnanti dell’ Asia minore. La costruzione di questo tempio costò molti milioni e più di duecento anni
ecedente. 1563. Efestee. — V. Efestie. 1564. Efestie o Efestee. — Era questo il nome di alcune feste che si celebravano in ono
ppunto nel mare Egeo. 1573. Egemone. — Che significa conduttrice. Era questo il soprannome che Cromio dette a Diana, quando le
er consiglio di lei, ucciso Aristomelidas, tiranno di Orconomo. Sotto questo nome aveva Diana un culto particolare nelle città
suoi fratelli che non potette aver prole ; onde consultato l’oracolo, questo gli rispose di recarsi per qualche tempo nella co
persuaso Egeone a mettersi dalla parte di Giove, il quale, memore di questo servigio, gli rese la sua amicizia, dimenticando
parola Greca άηξ άηγδς, che significa capra ; i pagani indicavano con questo nome un particolare sagrifizio espiatorio in cui
si al contatto di quelle. 1582. Egida. — I poeti detl’antichità danno questo nome allo scudo di tutti gli dei ; ed Omero dice
tti gli dei ; ed Omero dice che l’ Egida d’ Apollo era di oro, ma che questo nome fu proprio dello scudo di Minerva, dopo la v
glio di Mirmidone, che la rese madre di Menezio. 1586. Egineti. — Con questo nome erano conosciuti gli abitanti dell’isola Egi
cente prosperità di Atene, gli Egineti si gettarono sull’Attica, e da questo tentato colpo di mano ebbe principio l’odio inest
lla propria figlia Pelopea, senza pero averla riconosciuta, nacque da questo involontario incesto Egisto, il quale, abbandonat
gofaga. — Detta anche Caprivoca, vale a dire che divora le capre. Con questo soprannome i Lacedemoni indicavano Giunone, perch
ano alla Dea delle focacce che avevano la forma di quegli animali. Da questo costume si dava a Diana il soprannome di Elafebol
a ; e siccome coteste feste si celebravano nel mese di febbraio, cosi questo fu chiamato Elafebalion. 1609. Elafoballa. — V. l
na città del Peloponnese chiamata Elts. 1615. Elefante. — Si riteneva questo animale come simbolo dell’eternità, a cagione del
e che si faceva nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei più interessanti nomi della mitologia, av
preferito fu Menelao, nipote di Atreo, re di Micene. I primi tempi di questo imeneo volsero lieti per la coppia avventurata, m
di Elettridi a quelle isole. 1625. Elettrione. — Anche a riguardo di questo personaggio è grande la disparità dei cronisti de
e una città a cui fu dato il nome di Eleutera. 1631. Eleuteria. — Con questo nome i greci adoravano la dea della libertà. 1632
mpio assai in rinomanza presso i pagani. 1638. Elielo. — I Romani con questo nome adoravano Giove e credevano che pronunziando
rpi imbalsamati dei loro parenti e render loro gli onori del rogo. Da questo costume religioso è forse nata la prima origine d
 — Lib. I. trad. di Toriglioni. 1649. Ello. — Al dire di Esiodo, era questo il nome di una delle Arpie, figliuola di Elettra
rinti seguirono l’uno e l’altro ordine dell’oracolo, ed in memoria di questo fatto dettero a Minerva stessa il soprannome di E
enne in prestito da Plutone, il suo elmo. 1653. Elonoforie. — Si dava questo nome ad alcune feste, nelle quali i Greci portava
la dell’animale, liberandolo così dalla sua sofferenza. In memoria di questo fatto, ed in rendimento di grazie al nume che Elp
o tutt’i templi della Grecia, lasciarono intatti i tesori raccolti in questo . Tutti i mitologi e cronisti dell’antichità parla
Aristofane, nelle opere, si attribuiva ad Ecate, il potere d’inviare questo fantasma ai colpevoli onde tormentarli. Forse Emp
al cielo. Era figlio del Tartaro e della Terra. Anche a proposito di questo famoso personaggio della favola, sono divergenti
e rovesciasse su di Encelado, il monte Etna e lo seppellisse sotto di questo . I poeti da ciò finsero che le eruzioni di questo
eppellisse sotto di questo. I poeti da ciò finsero che le eruzioni di questo vulcano, le quali scossero talvolta fino nelle vi
rlo abbandonava di notte il cielo, ravvolta in una nube. V. Diana. Da questo commercio nacquero diversi figli. 1674. Endoco. —
dine. 1675. Endovellico. — Gli abitanti della Spagna adoravano, sotto questo nome, una divinità la quale, insieme ad Ercole, f
Eneo, avesse avuto luogo la famosa caccia del cignale di Calidonia. È questo , per altro, un parere assai vago. 1678. Enialio. 
i nelle tradizioni della favola indicato Marte, dio della guerra, con questo nome. 1679. Enia. — Soprannome di Bellona come ma
dalle richieste che gli si facevano della mano della figlia, impose a questo matrimonio la condizione che lo sposo d’Ippodamia
he erano per accadergli, ma Paride la scacciò da sè e partì. Allorchè questo principe fu ferito da Filolette sotto le mura di
significato. 1696. Enotoceti. — Nelle opere di Strabone si trova che questo era il nome di alcuni popoli selvaggi, orribilmen
a tutta questa contrada che da principio fu detta Esperia, poscia da questo Enotro fu chiamata Enotria, e finalmente Italia d
ate oggi Lipari, furono da principio dette Vulcanie, e poi cangiarono questo nome in quello di Eolie, da Eolo, loro re. V. l’a
uccise il padre ed i figli, onde vendicare la morte di Eono. Fu dopo questo fatto che Ercole innalzò un tempio a Giunone sott
ei suoi compagni nel ritornare alle loro patrie. 1716. Epibati. — Era questo il vocabolo col quale i greci ed i romani denotav
urio. — Soprannome di Apollo nella significazione di benefico, avendo questo dio liberata l’Arcadia dalla peste. Forse per la
ssia terrestri, dalle due parole greche υπί sopra e γη terra. Si dava questo nome alle ninfe della terra come si chiamavano Ur
veniva sovente soprannominato Epimelide. 1733. Epimeletti. — Si dava questo nome collettivo ai ministri del culto di Cerere,
cadere di ogni novilunio, si celebravano dei sagriflzii a cui si dava questo nome, e coi quali essi domandavano ai numi la pro
inguaggio antico significa che non riflette se non dopo il fallo. Era questo il nome di un figliuolo del Titano Giapeto e di C
far felice Epimeteo lo mutò in una scimmia. 1737. Epinicie. — Davasi questo nome alle feste che gli antichi celebravano per s
celebravano per solennizzare una vittoria. 1738. Epinicio. — Si dava questo nome ad un inno che gli antichi costumavano di ca
lla parola greca Ηπηρλορ che significa torre gli Ateniesi avevan dato questo nome ad una statua altissima formata, di tre corp
o col nome di Epitragie, che significa popolare. 1748. Epizelo. — Era questo il nome di un soldato greco, nativo di Atene, il
ucciso rimase all’istante cieco per tutta la vita. 1749. Epona. — Era questo il nome che i romani del paganesimo, davano alla
0. Epopeo. — Dalla ninfa Canace ebbe Nettuno un figlio che chiamò con questo nome. Divenuto adulto, Epopeo, dotato di un animo
li stesso le aveva innalzata una fontana di olio. 1751. Epopte. — Era questo il titolo che si dava all’ultimo iniziato ai mist
le grondaje là dove erano state tolte. 1754. Equirie. — Romolo dette questo nome alle feste da lui istituite in onore di Mart
ice e la Pace. 1756. Era. — Discordi sono le opinioni dei mitologi su questo soprannome di Giunone, imperocchè alcuni vogliono
e per voler ricordare che le fatiche che Giunone fece intraprendere a questo eroe, furono a lui fonte di rinomanza e di gloria
ntraprendere la loro spedizione, avessero consultato l’oracolo, e che questo imponesse loro di prendere per capo un uomo che a
manità, o a quello di una nazione. Le tradizioni favolose, relative a questo mito simbolico della forza, tal quale si trovano
copia, o almeno una riproduzione dell’Ercole Egiziano. Primieramente questo , nella lingua indigena, veniva chiamato Som ; in
le opere di Erodoto, la confutazione del quale ci servirà di chiusa a questo breve cenno. Questo storico fa menzione di due Er
l’altro fenicio, costituendo come tipo del secondo l’Ercole greco. A questo proposito emerge nitida e sfolgorante l’opinione
a in certo modo con l’Ercole greco. Cicerone conta fino a sei eroi di questo nome ; Lidio ne conta sette, e Varone non meno di
nità. Tali sono almeno i tratti principali della storia mitologica di questo eroe. Ei grato ai Numi onorasi. E re d’eletta se
riannodare le differenti notizie pervenute tino ai nostri giorni, su questo eroe dell’antichità pagana, riporteremo un breve
avea regalato una magnifica armatura. Anfitrione stesso fu ucciso in questo combattimento che valse ad Ercole, in premio del
mortalità ; ma nè Omero, nè gli antichi poeti greci fanno menzione di questo numero determinato, il quale fu, con ogni probabi
a che egli le avea troncate. Ciò non pertanto l’eroe trionfò anche vi questo terribile nemico e giunse ad ucciderlo. Euristeo
i raggiunse al corso, e che portò viva nella città di Micene. Dopo di questo , combattè e vinse il cignale di Erimanto, e mentr
vissima nel memorabile fatto della conquista del Vello d’oro. Secondo questo scrittore, Ercole costrui la nave che servi a que
Neleo ed i suoi figli i quali tutti caddero sotto i suoi colpi. Fu in questo combattimento che Ercole ferì Pluto ne, che era v
; avendo presa Efira di cui era re Fileo, Ercole ebbe dalla figlia di questo principe a nome Antigone, e secondo altri Astioch
e Eginio contro i Lapidi, che lo aveano detronizzato, e avendo resa a questo principe la corona, uccise Laogara, re dei Driopi
che aveva fatto, si uccise per disperazione. La luminosa carriera di questo eroe finisce secondo la tradizione mitologica in
tto delle sue più belle e ricche creazioni. Essa ha quasi dato fine a questo tipo di creazioni ideali, e oltrepassando i limit
ione gli aveva assegnato, ha lasciato alla posterità più monumenti di questo eroe, che di alcun altro personaggio dell’antichi
quasi balenare l’idea della vittoria, che coronò tutte le fatiche di questo dio. La statua dell’Ercole in riposo, conosciuta
oli di Roma. 1767. Ereso. — Una delle città dell’isola di Lesbo, ebbe questo nome da un figliuolo di Macario che così si chiam
mpo, la vita. Gli Ateniesi in commemorazione della loro gratitudine a questo loro re, che per il bene comune non aveva esitato
combattuto la famosa battaglia fra Cesare e Pompeo, visse una maga di questo nome. Lucano ne fa il soggetto di uno dei più spl
4. Eritreo. — Dalla parola Greca Ἐρυδρδς che significa rosso, si dava questo nome ad uno dei cavalli del Sole. Al dire del Mit
he significa maschio e femmina. 1796. Ermanubi. — Gli Egiziani davano questo nome particolare a Mercurio Anubi, la cui statua
tatue che avevano una testa di Cupido. 1804. Ermete. — I Greci davano questo nome a Mercurio, perchè secondo riferisce Diodoro
, Non pe’farmachi mici, perché di moglie Non t’acconci allo stato : e questo ancora Concilia amor. Non la hellezza, o donna, M
IV. Scene IV. 1807. Ermopoli. — Che significa città di Mercurio. Era questo il nome di tre celebri città di Egitto, una delle
utato a derubare ad Atreo un montone, che aveva il vello d’oro, e che questo fosse il primo motivo che valse ad accendere la f
o le apparve circondato di luce e la trasportò con sè nel cielo. Dopo questo fatto i Romani resero ad Ersilia gli onori divini
rtasse i giovani a seguire il sentiero della virtù. 1821. Erta. — Era questo il nome che gli antichi popoli della Germania dav
ttutto il serpente che era intimamente legato ai misteri del culto di questo Dio. Presso gli egiziani, e presso tutti gli anti
mero di monete e di pietre su cui è scolpita la sua immagine. Oltre a questo Esculapio ve n’era un’altro conosciuto sotto il n
medonte fosse stabilito un patto, ma non fa menzione della ragione di questo  ; e solo aggiunge che avendo Laomedonte mancato a
orte. Omero — Iliade — Libro IX Trad. di V. Monti. 1832. Eso. — Con questo nome i Galli adoravano una divinità che si suppon
i suppone fosse il loro dio della guerra. Quei popoli sagrificavano a questo dio non solo tutte le spoglie ed i cavalli tolti
timento, allora faceva portare una pecora di un anno, e col sangue di questo animale purificava le mani dell’omicida. Quindi s
ia dell’espiazione, ma essi la compivano in modo diverso dai greci. A questo proposito riporteremo un brano delle opere di Dio
rotettrice delle sorelle, e l’altro al Genio del paese ; offrirono su questo altare molti sacrifizî espiatori, dopo di che fec
idio, sotto il giogo ; invece il sacerdote espiatore girava intorno a questo , aspergendolo alternativamente del sangue delle v
prece ; indi partirne Senza volgersi addietro. — In tua difesa, Fatto questo , m’avrai : se ciò far nieghi Per te pavento………….
vento…………. ……………. ……………. Ismene …… All’opra io corro ………. A cura Di questo padre, Antigone, rimani Quanto in favor de’genito
. — V. Eseceste. 1840.Essiterio. — Dalla voce latina Exitus si dava questo nome alle feste che si celebravano in onore degli
te le città della Grecia, e segnatamente in Corinto, ed a cui si dava questo nome in onore di Vesta, detta anche Estia, figlia
ta dalle tenebre del peccato, grondò lagrime e sangue. Peraltro tutto questo sistema immaginativo e fecondo di ricca poesia, n
Edipo a Cutono — Tragedia trad. di F. Bellotti. Al dire di Euripide, questo eroe giovanetto, sfornito dei beni della fortuna,
nti — Tragedia trad. di F. Bellotti. 1850. Etelina. — I Greci davano questo nome ad una specie d’inno lugubre che si cantava
ciclopi che fabbricavano i fulmini a Giove, stessero nelle viscere di questo monte. …….. Etna sublime, Di fornaci e d’incudi,
fra le nutrici di Giunone. 1865. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di uno dei tre dei Dioscuri, conosciuti s
ulapio. 1868. Eucherecrate. — La cronaca mitologica ci presenta sotto questo nome un giovine abitatore della Tessaglia, il qua
e presiedeva ai conviti. In segno di allegria si metteva la statua di questo dio nella sala del banchetto e sovente sulla tavo
cò le furie, ottenne da queste il riposo dello sventurato giovine. Da questo fatto furon dette Eumenidi le furie, o come dicem
le furie, o come dicemmo benefattrici ; e nella città di Atene fu con questo nome inalzato loro un tempio in prossimità dell’A
. Omero — Odissea — Libro XIV Trad. di I. Pindemonte. Fu in casa di questo Eumeo, che si ricoverò Ulisse, dopo venti anni di
dopo venti anni di lontananza dalla sua patria ; e fu con l’ajuto di questo fedel servitore che egli potè sterminare tutti gl
molpo. — Discordi sono le opinioni degli scrittori dell’antichità, su questo personaggio di origine egiziana. Secondo alcuni,
ll’isola di Lemnos, s’innamorò d’Isifile e n’ebbe un figliuolo che fu questo Euneo. Secondo la tradizione egli diventò re di q
rda, che Eunomo fu il vincitore nell’artistica disfida. In memoria di questo fatto gli abitanti di Locri, gl’innalzarono una s
a caccia agli uccelli del lago Stinfalo, fu completamente risanato da questo Euribate. 1898. Euribia. — Al dire di Esiodo fu f
un disperato dolore, si fece ad interrogare nuovamente l’oracolo, ma questo rispose che Euridice era morta per sempre, e ch’e
dimione ebbe dalla ninfa Asterodia. 1901. Eurimedonte. — La favola dà questo nome äl gigante che fu padre di Prometeo. Giunone
are a Delfo, onde consultare l’oracolo di Apollo ; ed infatti ebbe da questo risposta ch’egli avesse dovuto seguitare la sua s
a detta Cirenaica. Le cronache delle antichità dicono, a proposito di questo re, che essendo stati gli Argonauti spinti da una
circostanze delle isole Sirti. Il simbolo della favola, prendendo, da questo fatto semplicissimo, argomento ad un altro dei su
io, che era il più antico della Grecia, e nel quale era adorata sotto questo nome. La sacerdotessa che veniva eletta al servig
a sotto questo nome. La sacerdotessa che veniva eletta al servigio di questo tempio, doveva esser stata maritata una sola volt
ione favolosa ripete che avendo i greci osservato che sulle sponde di questo fiume, gli alberi erano sempre verdeggianti, pubb
Eurota. — Figlio di Egialeo e re di Sicione. Al dire di Apollodoro fu questo principe, che chiamò Europa una delle cinque part
a si chiamava un fiume della Tessaglia. Al dire di Omero, le acque di questo fiume nel gettarsi in quelle dell’ altro detto Pe
alla parola greca ευοεβεια che significa pietà, si dava dagli antichi questo nome alla Pietà deificata. 1912. Eutenia — Nome p
so, vi sacrificò, in suo onore, un giovine toro. Coll’andar del tempo questo sacrifizio fu ripetuto una volta l’anno sul monte
l’appellazione di età dell’oro. 1919. Evarna — Al dire di Esiodo, era questo il nome di una delle cinquanta Nereidi. 1920. Eve
gliuolo aveva ucciso un gigante, avesse gridato Eoyus. Da ciò si dava questo soprannome a Bacco. 1922. Evocazione — Cerimonia
ea Carna del lardo e della farina di fava. Da ciò fu chiamato Fabaria questo sacrifizio, e furon dette Fabariae, le calende di
e di Vinduna, avvennero in una fossa. Altri scrittori pretendono che questo primitivo nome di Fovio, gli venisse per essere s
ei fossi. Tutti i cronisti dell’antichità, concordano nel considerare questo Fovio o Fabio come lo stipite dell’illustre famig
n Roma. 1927. Fabulino. — Dal latino Fari, favellare. I romani davano questo nome al dio della parola, il quale presiedeva all
un albero di quercia. V. Dodona. 1931. Faja. — La cronaca favolosa dà questo nome alla cignala madre del famoso cignale di Cal
avendo portate in Atene delle piccole statue di Bacco, si attirò per questo , senza alcuna plausibile ragione, il disprezzo è
Faneo. — Dalla parola greca φανειν che significa illuminare, si dava questo nome ad Apollo nel significato di colui che dà la
to Propri di lui, ma vani, e senza forze E senza mente ; ……… …………… In questo legno, di fuggir mostrando, Ricovrossi d’Enea la
5. Fare. — Nella contrada di Acaja, vi era una città conosciuta sotto questo nome, e celebre per un oracolo che la dea Vesta e
bronzo, attaccate le une alle altre. Prima di ottenere un responso da questo oracolo, bisognava sottomettersi a numerose e det
lo aveva nascosto, per trarlo allo assedio di Troja ; e fu similmente questo il motivo per il quale morto Achille i greci cond
la trojana, e traverso a mille pericoli fossero riusciuti ad involare questo pegno di sicurezza, che i trojani custo livano co
to greco avesse combattuto Teleso, figliuolo, di Ercole e di Auge. Ma questo giovane principe era non solo amico ed alleato de
sia indovina dalla parola latina fatum che significa destino, si dava questo nome particolare ad una indovina chiamata Fauna c
e della Buona Dea. V. Buone Dea. 1952. Fatuel — Al dire di Servio era questo il nome che si dava ad un Fauno, Il quale più sov
ani la cui istituzione è attribuita a Romolo e Remo. 1954. Favola — È questo il vocabolo che si dà generalmente ad una narrazi
è di genere mascolino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo , uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è un
dell’antichità la pone fra le divinità romane. 1957. Fauna — Si dava questo nome alla moglie del dio Fauno la quale, secondo
corde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sulla paternità di questo dio campestre della mitologia pagana. Taluni lo f
dai pagani come rivelazione dei voleri del dio Fauno. Presso i romani questo dio aveva un culto simile a quello che i greci av
he così addormentato avesse fatto il tragitto senza risvegliarsi. In questo porto ai Feacesi conto Dirittamente entrò l’agile
’articolo precedente. 1967. Febbraio — I pagani avevano personificato questo mese e lo dipingevano sotto la figura dì una donn
i onorare le anime dei morti con alcune cerimonie, alle quali si dava questo nome durante il mese di febbraio. Queste feste, a
nsegna militare in una mano, e con una tortorella nell’altra, essendo questo uccello il simbolo della fedeltà, per la fede che
l disonore. Una delle più antiche tradizioni della favola, aggiunge a questo proposito, che vicino alla sepoltura di Fedra in
d unanime l’opinione, che fa contare a quattro sole le apparizioni di questo maraviglioso uccello. Secondo le cronache dell’an
rivale, E porle in odio il vecchio amante. Il feci. Reso acceorto di questo il genitore, Mi maledisse, ed invocò sul mio Capo
dei della sua nazione. Alcune cronache dell’antichità, pretendono che questo Fenice fosse l’inventore delle lettere e della sc
endono invece, che quel vocabolo venga da Fera ossia Crudele, essendo questo il soprannome qualificativo, che gli antichi roma
esta e un cornucopia fra le mani. Da ciò, al dire di Pindaro, fu dato questo nome alla dea fortuna, per dinotare che ella gove
aveva abbattuti col terrore. Altri scrittori pretendono, che si desse questo epiteto al padre degli dei, perchè i vincitori de
io, le spoglie tolte ai vinti. 1987. Ferie. — I romani chiamavano con questo nome alcuni particolari giorni dell’anno, che era
glio il tuo desio : Chiedi pur quel che più t’aggrada e giova. Che di questo vedrai più certa prova. Della proferta il giovine
. — La tradizione mitologica alla quale si attiene Pausania stesso dà questo nome ad uno abitante della città di Corinto, il q
tradizione alla quale si rapportano le cronache di Pausania, dice che questo era il nome d’un cittadino di Delfo, il quale al
i greci contro i barbari, onde salvare la città. In commemorazione di questo fatto, Filaco fu dichiarato eroe e gli fu innalza
chi. 2016. Filgeo. — Dalle parole greche φιλω amo e λη terra si dava questo nome ad uno dei cavalli del sole, nella significa
di un amante. 2017. Filolao — Che significa salutare agli uomini. Con questo glorioso soprannome si venerava Esculapio, in un
e, alla mestissima dolcezza del canto di questi uccelli. Ovidio fa di questo avvenimento una delle sue più belle Metamorfosi.
pur, sappi, a gloriosa vita Sorgerai da tue pene. A Troja giunto Con questo prode, all’ egro piè ristoro Troverai primamente,
ndo loro la caccia. Diodoro nelle cronache dell’ antichità aggiunge a questo proposito che Ercole il quale, come vedemmo, face
quanto i romani davano i seguenti nomi : l’Acheronte, ……. Un fiume é questo Fangoso e torbo, e fa gorgo e vorago Che bolle e
riosa e sinistra potenza. 2026. Flamine. — Dal latino flamen. Si dava questo nome ad un ordine di sacerdoti del culto religios
in oncre di Ercole, che fu detto Flamen Herculaneus Comodianus. Però questo sacerdote fu abolito dopo la morte dell’ imperato
pagani avevano anche il flauto del dio Pane, perchè ne attribuivano a questo nume l’invenzione. Questo istrumento chiamavasi c
Flegetonte. — Dalla parola greca φλεγω che significa ardere, si dava questo nome ad un fiume dell’ inferno che secondo la tra
o 2032. Flegiani. — Secondo asserisce la tradizione mitologica, era questo  : il nome di un popolo composto tutto di uomini a
e dal mio esempio a non disprezzare gli dei. È per altro a notare che questo passo del classico scrittore, si trova contradett
in altri brani del suo poema. 2033. Flegonte. — Al dire di Ovidio era questo il nome di una dei cavalli del Sole e propriament
obetore. — Dalla parola greca φοβεω che significa atterrisco, si dava questo nome ad uno dei tre Sogni che la favola fa figliu
i tormenti. La tradizione mitologica dice, che Apollo sdegnato contro questo masnadiere, assunse l’aspetto di un atleta e pres
resiedeva alla custodia delle porte e propriamente ai ganci di esse : questo nome gli veniva probabilmente dalle sue attribuzi
un magnifico tempio nel mercato di Roma ; e la tradizione aggiunge a questo proposito, che la colossale statua in legno che S
orone e ghirlande di fiori, e specialmente di narcisi, credendosi che questo fosse il fiore più ad esse gradito. Nella contrad
i legno, che le rappresentavano. La tradizione mitologica ripete, che questo tempio delle Furie in Corina, era così fatale ai
fra i quindici flamini del popolo chiamato Flamen furinalis. Vicino a questo tempio vi era un bosco consacrato alla dea, e nel
— Conosciuta più comunemente sotto il nome di Gabina. Si venerava con questo soprannome la dea Giunone, particolarmente onorat
70. Gaditano. — Nella città di Gades in Ispagna (oggi Cadice) si dava questo soprannome ad Ercole perchè si riteneva che fosse
adre di Dionigi, il famoso tiranno di Siracusa, quando era incinta di questo bambino, consultò gl’indovini Galeoti per sapere
ndo come un sacrilegio il metter piedi in un sacro ricinto, prima che questo periodo di tempo fosse passato. Oltre a ciò, al d
la religione dei Druidi V. Druidi. 2081 Gallo — I pagani consacravano questo volatile a Minerva, come simbolo della vigilanza
rprendere dal sonno. Presso i pagani era comune l’ uso di sacrificare questo animale agli dei Lari o Penati, alludendo all’ us
mella. — Dalla parola greca γαμος che significa nozze, i greci davano questo nome a Giunone, come protettrice del talamo nuzia
la cronaca mitologica, che Giove perdutamente preso dalla bellezza di questo giovanetto, si fosse cangiato in aquila e lo aves
alcune vecchie ingiurie fattegli da Tros padre di lui. Comunque sia, questo fatto dette principio ad una lunga guerra fra i d
ba, re dei Getuli V. Giarba. 2088. Gargaro. — Presso i pagani si dava questo nome alla più alta sommità del monte Ida, dove Gi
non è seguita da molti autori ; e vi sono anzi altri i quali danno a questo segno zodiacale diversa interpretazione. Taluno a
a. — Dalle due parole greche γη terra, e μαντεια divinazione, si dava questo nome ad una specie d’indovinamento, che si faceva
o. — Dalla parola greca ιαγωυ che significa gridatore, i greci davano questo soprannome a Bacco, per alludere alle alte grida,
osì cagionata la morte. 2116. Giacra. — Secondo riferisce Esiodo, era questo il nome di una delle tante ninfe Nereidi. 2117. G
ereditario, di servire alle funzioni degli Auguri. 2120. Giana. — Era questo il primitivo nome della dea Iana, detta poi per u
un tempio a Saturno come dio della Pace, considerando che il regno di questo dio non era stato turbato da alcuna guerra. Coll’
to dio non era stato turbato da alcuna guerra. Coll’andare degli anni questo tempio divenne quello di Giano, e fu tenuto apert
agione, formanti insieme i dodici mesi dell’anno. Varrone riferisce a questo proposito, che in Roma vi erano dodici altari con
guerra. Era d’Ammoue, E de la Garamantide Napea, Già rapita da lui, questo re nato. Onde a Giove suo padre entro a’suoi regn
no flamme e fumo dalla bocca. Le tradizioni mitologiche aggiungono, a questo proposito, che perfino gli dei avessero preso int
do di vedere il marito fatto giuoco dell’astuto vegliardo, persuase a questo d’aver mezzo di ringiovanirlo, e indusse le propr
ache dell’antichità : nella più perfetta concordia, ma al compiere di questo periodo di tempo, Giasone ponendo in non cale gl’
i nostri lettori quanta affinità esista fra l’allegoria mitologica di questo Gehud favoloso ; e la bibblica figura del patriar
coraci. — Dalle due parole greche ιεπος sacro, e ϰεραξ corvo, si dava questo nome ai ministri o sacerdoti del dio Mitrà, perch
nano scolpisco, perchè gli Egiziani quando cominciarono a servirsi di questo mezzo per comunicarsi le loro idee senza parlare,
 Discorde è in generale l’opinione dei cronisti, sull’applicazione di questo nome presso gli egiziani. Taluni pretendono che f
. Iv. trad. del Cav. Ermolao Federico. Un’antica tradizione narra, a questo proposito, che una predizione dell’oracolo aveva
…….. Quel che tu vuol veder, più là è molto. Ed è legato e fatto come questo , Salvo che più feroce par nel volto. Dante — Inf
staja di biada, della misura di Sicilia. Secondo il cronista Fazello, questo cadavere di cui parla il Boccaccio, era quello di
φωντος che significa che uccide ; e dall’altra latina Gigas. Si dava questo soprannome a Pallade Minerva, per ricordare che e
r il che egli restò pacifico possessore del trono. Qualche tempo dopo questo avvenimento, Gige pensò interrogare novellamente
era assai più fortunato. Plinio, nella sua storia Naturale, dice che questo Aglao era un modesto pastore, che viveva lavorand
e parole greche γυνη, γυαιϰος, donna, e ϰρατουμενος, vinto, e si dava questo nome, secondo asserisce Plinio, ad alcuni antichi
ere commercio con esse, a patto che i figliuoli che sarebbero nati da questo connubio, sarebbero stati Amazzoni, se erano donn
ue parole greche παις fanciulla, e γυμνος ignudo, i Lacedemoni davano questo nome ad una specie di ballo che alcuni giovanetti
soglio ; Alfier — Polinice — Tragedia Atto I. Scena I. V. Edipo. Da questo incesto nacquero quattro figli, Eteocle e Polinic
a ordin di giorni Favorevoli all’opre ; il quinto fuggi : Nacquero in questo di le Furie e l’Orco, La terra infausta partori T
gioniero di guerra, in ringraziamento dell’ottenuta vittoria ; ma che questo sacrifizio, cruento di umano sangue, gli valse lo
erano sacri a Giove ; e al dire di Cicerone le dame romane onoravano questo dio, con un culto castamente particolare. General
manto, alludeva ad esser la suprema divinità, nascosta agli occhi di questo basso mondo : il fulmine, ricordava il suo invinc
ide ; i Persi il Giove Celo ; gli Assiri il Giove Belo ecc. Nè solo a questo si arrestava la sbrigliata superstizione dei paga
buone o delle cattive azioni. Però la tradizione favolosa ripete, che questo giudizio sommario venendo pronunziato al momento
gna uè la calunnia. Secondo riferisce lo scrittore Diodoro, l’idea di questo giudizio dopo la morte, era stata dagli Egiziani
i animali. Solo la ninfa Chelonea ricusò di tenere l’invito, e fu per questo cangiata in tartaruga V. CHELONEA. Giove e Giunon
Presso i greci le donne giuravano comunemente per la loro Giunone, e questo giuramento era ritenuto come sacro. 2174. Giunoni
zi, che sviluppano così potentemente le forze del corpo, procurando a questo una sanità vigorosa e robusta. Fra i giuochi pubb
nivano celebrati nello anfiteatro di Marte, e si facevano in onore di questo dio e talvolta anche di Diana. Finalmente gli spe
. Rizzossi Achille e a quegli eroi rivolto Sorga, disse, chi vuole in questo ludo Del suo valor far prova. Immantinente Surse
etra — Deum Lapidem — Gli dei stessi giuravano per le acque stigie, e questo giuramento era ritenuto come inviolabile o sacro.
ore, come per una cosa completamente ad essi contraria ; e che quindi questo era ritenuto come un giuramento di esecrazione. A
ero — Itiade — Libro XXIII trad. di V. Monti. Coll’ andare del tempo questo barbaro uso, fu seguitato ; e ai funerali dei ric
i finalmente di Polibio e di Eutea. La tradizione mitologica narra di questo Glauco, uno strano avvenimento ; dicendo che egli
ltato in particolar modo dai marinai. Secondo le opinioni di Diodoro, questo Glauco dio-marino, fu quello che servi di scorta
to di Glauco e Diomede. Glauco fu ucciso in battaglia poco tempo dopo questo fatto, e Enea lo rivide all’inferno fra i più fam
 Dalla parola greca οντεια che significa incantesimo. I pagani davano questo nome ad una specie di magia, che si faceva per co
r compiere i maleficii. I genii malefici erano i soli evocati durante questo incantesimo, che si faceva di notte, presso i sep
izione mitologica spiega nel seguente modo il fatto che si rapporta a questo nodo così chiamato. Il padre del fameso Mida, re
ndo così la predizione dell’oracolo. Il cronista Arriano aggiunge, a questo proposito, che appena Alessandro ebbe tagliato il
evano dato. 2189. Gordio — Padre di Mida V. l’articolo precedente. Di questo Gordio le cronache mitologiche narrano uno strano
oscenza della grazia ottenuta da Giove, fece sospendere nel tempio di questo dio il famoso carro sul quale avea fatto il viagg
ro ripete che bastava che le Gorgoni avessero fissato un uomo, perchè questo restasse all’istante pietrificato. Virgilio asser
o, non avevano che un solo ministro, di cui si servivano a vicenda. E questo l’unico occhio di cui fa parola l’allegoria della
 — Dalla parola latina gradior che significa cammino. I pagani davano questo soprannome a Marte, dio della guerra, quando veni
— Dalla parola greca γραιαι che vuol dire vecchie. Gli antichi davano questo nome collettivo alle due figliuole maggiori di Fo
trano erasi adottato presso gli antichi, riguardo alle tre Grazie ; e questo consisteva nel raffigurarle sempre circondate dei
sopraintendeva un sacardote, la cui durata cra a vita. A proposito di questo tempio, riferisce Apollodoro, ch’essendovisi reca
ferte alla divinità ; e poscia ordinò si seguitasse il sacrifizio. Da questo fatto fu adottato il costume, nell’isola di Paros
in una grave congiuntura in cui versavano, per eternare la memoria di questo fatto, innalzarono un altare consacrandolo a quel
li, di che la mitologia fa del continuo menzione. Secondo la cronaca, questo animale era nel fisico un misto del leone e dell’
lle aquile, come annunziatori di lieti presagi. 2206. Grua. — Si dava questo nome ad una specie di danza, di cui si pretendeva
volta ballata nell’isola di Delo, in una festa celebrata in onore di questo eroe, per solenuizzare la sua vittoria contro il
feta Ud avesse fatto abbandonare, coll’andare degli anni, il culto di questo dio dagli stessi popoli che l’avevano collocato n
per la redenzione universale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano con questo nome uno dei loro Penati. 2214. Har-Heri. — Le cr
Penati. 2214. Har-Heri. — Le cronache della mitologia indiana, danno questo nome ad un dio composto, nel quale si riunivano,
ere il legno dell’albero Hum. 2217. Heja. — Presso i Samojedi si dava questo nome alla divinità che rappresentava il dio supre
terra. 2222. Hoang-Ti. — Nella tradizione favolosa dei cinesi, si dà questo nome al secondo successore del famoso Fo-Hi, fond
nque ne avesse anche involontariamente ucciso uno. Essi tributavano a questo volatile, gli onori divini, adorandolo come una d
alisti antichi e moderni, si trova ripetuta una singolare credenza su questo volatile. Si vuole che l’ibi avesse per il primo
oquente silenzio di lei, lasciolla andar col marito ; e in memoria di questo fatto, e del casto rossore che avea veduto sul vo
nome. Ovidio — Metamorf : Libro VIII, trad. di dell’Anguillara Da questo fatto, quella parte del mare Egeo fu detto mare I
— Dalle due parole greche ιϰελυς simile ; e ειϰω rassomiglio. Si dava questo nome ad un figliuolo del Sonno, fratello di Fanto
ome dio, e Fobetore come uomo V. Fobetore, Morfeo. 2231. Icnea. — Con questo soprannome, che deriva dalla parola greca ιϰνοω c
generale, e in particolare gli abitanti di Eracleopoli, tributavano a questo animale gli onori divini. Ciò avveniva, secondo a
iscere dei pesci. Si vuole che Polidamante e Tiresia si servissero di questo incantesimo nei loro indovinamenti. 2234. Ida. —
osi fuso pel calore del fuoco, scorreva liquefatto. Essi appresero da questo il modo di fondere i metalli. Questa tradizione è
del cinghiale di Calidone — V. Meleagro. 2239. Idi. — I romani davano questo nome particolare al giorno 13 e 15 d’ogni mese. N
figliuole di Proteo. 2244. Idra di Lerna. — Secondo riferisce Esiodo, questo spaventevole mostro era nato da Tifone e da Echid
on fosse immediatamente applicato il fuoco sulla ferita. Il veleno di questo mostro era così terribile, che una sola goccia di
i che erano asperse. V. Filottete. 2245. Idria. — Gli egiziani davano questo nome ad una specie di grande anfora, forata da tu
 — Dalle due parole greche υδρω acqua e μανταια divinazione ; si dava questo nome ad una delle quattro specie generali d’incan
l mezzo di essa un filo, a cui era attaccato un anello, e facendo che questo anello battesse, oscillando, nelle pareti della c
rgivi, la quale fu tolta in moglie da un medico chiamato Melampo, per questo singolare avvenimento. Narra la cronaca, che Ifia
i ritenendolo come un eroe. Le cronache dell’antichità aggiungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu un
angiamento, ritornò nel tempio a ringraziare gli dei ed in memoria di questo fatto fece incidere su di una pietra la seguente
denze che gli autori così antichi come moderni ci hanno tramandato su questo nome conosciutissimo nei fasti del paganesimo. Pl
sangue costava alla Grecia. Ifigenia,….. doversi A Diana immolar, di questo suolo Abitatrice diva : amici i venti, Certa la p
st’ultima opinione, asserendo che Agamennone non volle accondiscere a questo suggerimento di Calcante ; e che allora Ulisse fo
se legato con giuramento di portare al fratello Oreste una lettera. A questo nome succede il riconoscimento, e di comune accor
anti, che dal nome del loro supposto padre, furono detti Aloidi. Vedi questo nome. Ifimedia aveva avuto da suo marito una figl
senza por tempo in mezzo ordinò un sacrifizio ad Ercole, onde placare questo dio, che i suoi popoli credevano loro nemico, e a
di Ercole, che seguì in Colchide. La tradizione narra, a proposito di questo giovane principe un luttuoso avvenimento, ripeten
to dolore. 2262. Ilarità. — V. Allegrezza. 2263. Iliade. — Il nome di questo classico poema, che è la più stupenda creazione e
lla mitologia dicono, che Ascanio figliuolo di Enea, si chiamasse con questo primitivo nome durante tutto il tempo che la citt
. Imene. — Detto anche Imeneo. Le cronache mitologiche, ci parlano di questo giovane ateniese come di un uomo di estrema belle
tta che formava tutto il suo amore. Gli ateniesi in commemorazione di questo fatto invocarono sempre Imene nella celebrazione
ndo Plinio, perchè le spose greche costumavano adornarsi d’un velo di questo colore, quando andavano all’altare. 2271. Imero. 
Lacedemone e di una ninfa bellissima per nome Taigete. A proposito di questo giovanetto le cronache dell’antichità ci han tras
le api la facoltà di fare il miele più squisito di tutte le altre. Da questo fatto si dava il nome d’Imezio a Giove stesso. 22
lui, che avendo fatto scavare un nuovo letto al fiume Anfileo, cangiò questo col pr oprio nome. Al dire del citato autore, e s
i dava ad Ercole, secondo Cicerone, dal fatto seguente. Nel tempio di questo dio, si conservava fra gli arredi sacri, una tazz
fessò il delitto e restituì la tazza, che fu rimessa al suo posto. Da questo fatto Ercole ebbe il soprannome di Indicante. 228
omani indicavano Enea, perchè un’antica tradizione diceva, che avendo questo principe perduta la vita in una battaglia, contro
digeto deriva dal latino in diis ago cioè : sono fra gli dei. Oltre a questo i romani davano la denominazione collettiva di de
ella vittima gemente e liberò Ino, ponendo in fuga le baccanti. Dopo ( questo fatto, Ino si portò presso la celebre indovina Ca
Giunta al golfo che porta lo stesso nome, lo passò come il mare e da questo prese il nome di Bosforo. …….. onde poi sempre B
viaggi su di una nave, che avea nella prora la figura di una vacca, e questo ha dato motivo alla favolosa metamorfosi di Io in
ollo e che perciò quegl’ isolani venerassero con un culto particolare questo dio. Nel mezzo dell’ isola sorgeva un magnifico t
ano le notizie che gli autori dell’ antichità, ci hanno tramandate su questo celebre uomo, inperocchè lo stesso Diodoro aggiun
ta, e costrinse Danao a ridonare Ipernestra allo sposo. In memoria di questo fatto Ipernestra fece edificare un tempio alla de
alla parte interna, una fascia tessuta in lana di color rosso ; e che questo fragilissimo riparo bastava a non fare entrare al
uei popoli mischiati in carnale commercio con le cavalle, nacquero da questo mostruoso connubio gl’Ippocentauri, che avevano n
bellissimo giovanetto che, un ammasso informe lacero e sanguinoso. È questo aimeno il soggetto della famosa tragedia d’Euripi
cusa terribile, lanciata da Fedra contro Ippolito, avesse comandato a questo , di venire a raggiungerlo nella città, ove egli s
ò una festa annua. Le giovanette di Trezene, costumavano di offrire a questo nuovo dio la propria capellatura, prima di andare
eo, miracolosamente risuscitato da Esculapio. 2312. Ippolizione. — Fu questo il nome che Fedra impose ad un tempio, che ella a
e di Maccareo, e marito di Atalanta. 2314. Ippona. — I romani davano questo nome alla dea protrettrice delle razze dei cavall
 — Dalle due parole greche Ιπτος cavallo e ϰοἠνο uccido ; veniva dato questo soprannome ad Ercole come all’ uccisore dei furio
odore, che esse furono tutte abbandonate dai loro mariti. Irritate da questo crudele, sebbene non ingiusto procedimento, le do
itò in uno stagno e ne divenne la divinità tutelare. 2325. Iride. — È questo il nome che Esiodo nelle sue cronache dell’antich
ume della Beozia che scorreva nelle circostanze di Tebe. Da principio questo fiume si chiamava il piede di Cadmo, a cagione di
una sorgente di acqua limpida, che formo poi quel fiume chiamato, da questo fatto, il piede di Cadmo. Qualche tempo dopo, Ism
gli da Apollo con le sue frecce, si precipitò in quel fiume, che dopo questo luttuoso avvenimento cangiò il suo nome di piede
, prima e dopo il loro consentimento. Issione trascurò di adempiere a questo dovere, nè si curò di fare i ricchi donativi di o
anchetto. Deioneo di nulla sospettando, tenne l’invito, e si recò per questo nella città di Larissa ove Issione si trovava in
mo quanto un’ antica tradizione favolosa della loro città, asseriva a questo proposito. Gli Eleati ritenevano per fermo, che a
e poste fra le costellazioni. 2361. Jafet. — Nella sacra scrittura è questo il nome del terzo figliuolo del patriarca Noè ; m
l’antichità, come l’inventore del flauto. Non pochi scrittori dànno a questo personaggio il nome di Jagnede. V. Marsia. 2363.
trasmessa la ragione di questa singolare costumanza. 2378. Jou. — Era questo il primitivo e vero nome di Iove ossia Giove. I c
esto il primitivo e vero nome di Iove ossia Giove. I celti chiamavano questo dio col nome di Jov che nella loro lingua vuol di
el dio Kaleda. 2381. Kama. — Detto anche Kamadeva. Gli Indiani davano questo nome al loro Cupido, dio dell’ amore. Veniva rapp
etti del corpo. 2383. Kang-l o Cang-v. — Nella mitologia cinese si dà questo nome al dio dei cieli inferiori, il quale ha diri
, a’venti e a tutti i fenomeni metereologici. 2384. Kano o Kanon. — È questo il nome che nel culto mitologico del Giappone, de
o in un pozzo. 2386. Kaor-Buk. — Gli abitanti del regno di Asem dànno questo nome al dio dei quattro venti. I sacerdoti che in
sso a poco simili sembianze. 2391. Keraone. — Presso gli spartani era questo il nome del dio, che presiedeva particolarmente a
egnatamente alla preparazione del vino. 2392. Kuan-in. — Nella Cina è questo il nome della dea, che si crede guarisca le donne
orati. 2396. Krisna. — Nel culto religioso degli orientali, viene con questo nome chiamato il dio Visnù, allorquando si consid
he avesse voluto torla in moglie. Labda allora ricorse all’oracolo, e questo rispose, che ella sarebbe divenuta madre di un fi
la tradizione storica, regnarono insieme su quella contrada. Sorgeva questo famoso monumento vicino alla città dei coccodrill
priamente sulle sponde del lago Meride. Al dire del citato scrittore, questo maraviglioso edifizio conteneva dodici immense sa
udere il mostro conosciuto nella favola sotto il nome di Minotauro. È questo il laberinto di cui fà menzione Virgilio e che so
a nell’isola di Lenno. 2400. Labradeo. — Al dire di Plutarco, si dava questo soprannome a Giove nella contrada della Caria, pe
, al dire di Tito Livio, un tempio consacrato alla dea Giunone, sotto questo soprannome, e che era famoso per i ricchi donativ
o fossero rimesse al loro posto. Ma la superstizione non si arrestò a questo avvenimento, per sè stesso semplicissimo ; impero
il paese di Crotone. Ercole lo combattè e l’uccise, ed in memoria di questo fatto fece edificare un templo a Giunone Lacinia.
della mietitura. Vi sono alcuni scrittori dell’antichità che chiamano questo nume Lacteus Deus, ed altri ancora che ne fanno u
0. Lafira. — Dalla parola greca λαϕυσα che significa bollino, si dava questo soprannome a Minerva, perchè presiedeva alla guer
omeni, dopo che Frisso gli ebbe sacrificato il montone di Colco. Dopo questo avvenimento, Giove Lafistio veniva invocato come
tolto ai nemici, in monete, in verghe d’oro e d’argento ecc. Oltre a questo eravi nel Gevodan, ai piedi d’una montagna, un gr
l’assumessi. Sofocle — Edipo Re — Tragedia trad. di F. Bellotti. È questo il famoso Lajo che morì ucciso per mano del propr
preso cura d’alimentarla d’olio. Ma Plutarco medesimo, che riferisce questo fatto come un prodigio, non fa che ripetere quant
4. Lampos. — Detto anche semplicemente Lampo, ossia Risplendente. Era questo il nome di uno dei cavalli del sole, e propriamen
ro i fianchi del cavallo, ove lasciò una profonda concavità. Ma tutto questo non valse a persuadere i trojani, e il loro fato
igliuola, la rimaritò ad un figlio di Antenore, per nome Elicaone, ma questo secondo imeneo fu come il primo infelice, imperoc
ò in Troia per lo spazio di ventinove anni. Nei fasti dell’antichità, questo famoso re si rese celebre per aver fatto circonda
zata tradizione che i cronisti dell’antichità ci abbiano trasmessa su questo famoso re troiano. Ma la cronaca a cui accennammo
assavano sulla spiaggia. Desolati i troiani, ricorsero all’oracolo, e questo rispose, che Nettuno non placherebbe la sua terri
il mostro e salvata la figlia, l’avrebbe avuto in legittima sposa. A questo appello che richiedeva un eroico coraggio, Ercole
e tempo, nella città di Feneone, in Arcadia. 2435. Lapidazione. — Con questo nome veniva dagli Egineti denominata una festa ch
rata, invece del proprio figliuolo Giove, si dava un tal soprannome a questo dio. Sotto questa denominazione ordinariamente eg
a, e d’essersi lasciati sopraffare dai Lemuri, ossia genî malefici. A questo proposito narra un’antica cronaca romana, che l’i
rmente onorato con culto speciale. Da ciò il soprannome di Larissio a questo dio. Larissa similmente era detto un grosso borgo
lo, sorgeva un tempio dedicato a Minerva Larissea. 2444. Larve. — Con questo nome collettivo, i pagani indicavano le anime dei
di Endimione. 2449. Latobio. — Presso gli antichi popoli norici, era questo il nome del loro Esculapio, ossia del dio della s
prî figliuoli. Latona allora si rivolse alla protezione di Nettuno, e questo dio, mosso e compassione delle lagrime di lei, fe
di Lacedemone, nel tempio istesso di Licurgo. 2452. Lavazione. — Era questo il nome che i romani davano ed una festa, che ess
si a lavare nelle acque del fiume Almone, e propriamente nel sito ove questo metteva foce nel Tevere. Un’antica tradizione, av
ventato da simili predizioni, mosse a consultare l’oracolo di Fauna e questo gli rispose, che non avrebbe dovuto concedere la
bbe a sostenere, contro Turno re dei Rutuli, una lunga guerra, perchè questo , che era nipote della regina, contrastò ad Enea c
onde assicurarsi il possesso della corona ; e non potendo sottrarsi a questo doloroso pensiere, ella si ritrasse a vivere soli
io, che la dignità ereditaria di sommo sacerdote. 2455. Lavinio. — Fu questo il nome di una città che Enea edificò, secondo il
ia contrada dei latini. La tradizione ripete, a proposito del nome di questo paese, che deriva dalla parola latina latere, nas
2470. Leneo. — Dalla parola greca ληὑς che significa torchio, si dava questo soprannome a Bacco, da alcune feste in suo onore
tutte le occasioni, onde vendicarsi di Lepreo, ma Astidamia, madre di questo , lo riconciliò con l’ eroe, col quale passato qua
è Pausania, il quale asserisce che gli argivi pretendevano che fu da questo lago che Bacco discendesse all’inferno, onde rico
vuoto prima di esser ohiamate a bere l’oblio nelle onde letee. Elasso questo tempo, ritornavano sulla terra trasfuse in altri
e significa oblio, ha dato forse principio alla favola allegorica di questo fiume della dimenticanza. Anche in Africa v’era u
serpina, come regina del regno dei morti ; ma Plutarco asserisce, che questo soprannome era imposto a Venere, la quale era anc
. La cronaca mitologica, a cui si attiene Omero stesso, racconta di questo Licaone, che caduto in potere di Achille, fu da q
o, racconta di questo Licaone, che caduto in potere di Achille, fu da questo venduto ad Euneo, figlio di Giasone, nell’ isola
scrittore, gli abitanti dell’Arcadia ritenevano per fermo che oltre a questo Licaone, loro re, cangiato in lupo per vendetta d
mezzo, ed avendo fatto uccidere un fanciullo, mescolarono le carni di questo , alle vivande del reale banchetto, persuasi che s
. 2513. Licee. — Dalla parola greca ëõ?ïò che significa lupo, si dava questo nome ad alcune feste celebrate in Argo, in onore
i proclamarono loro re Danao, a detrimento di Gelanore. In memoria di questo fatto, il novello sovrano fece innalzare ad Apoll
. Licogene. — Un altro dei soprannomi di Apollo. Il cronista Eliano a questo proposito narra uno strano avvenimento. Riferisce
30. Limace. — Dalla parola lyma, che significa purificazione, si dava questo nome ad un fiume nell’ Arcadia, nelle acque del q
le, specie di violino che si suonava coll’arco. Narra la cronaca, che questo fu causa della morte di Lino, imperocchè avendo u
a quale dopo poco tempo Lino morì. Il cronista Diogene Laerzio, fa di questo Lino un uomo eminentemente dotto, e lo mostra com
corso del sole e della luna. 2545. Lione. — Secondo scrive Plutarco, questo animale era consacrato al Sole, perchè egli è sol
chità formarono il segno dello zodiaco. 2544. Lira. — L’invenzione di questo antichissimo istrumento di musica, che era uno de
λιτη che significa supplica, preghiera, i poeti dell’antichità, danno questo nome alle Preghiere, figlie di Giove. 2548. Litob
alle due parole greche λιδος pietra, e Βαλλω getto, si dava dai greci questo nome particolare alla festa detta della lapidazio
ola greca λοιμος che significa peste, gli abitanti della Lidia davano questo soprannome ad Apollo, perchè si credeva che egli
ondo riferisce Plutarco, gli egiziani dipingevano allegoricamente, da questo fiore, il sole che nasce. In tutti i misteri dell
αγομαι mangio. 2557. Lotta. — I pagani onoravano Mercurio come dio di questo combattimento, che veniva eseguito generalmente i
, ovvero da lucus bosco sacro. V. Lucarie. Grazie a Lucina sien : tu questo ottieni Nome del sacro bosco ; o perchè, o diva,
che avesse sconvolto l’atmosfera. 2565. Luglio. — I pagani ritenevano questo mese posto sotto la protezione di Giove, e perciò
ali, e a quelli del Circo, che si celebravano in Luglio, ai cinque di questo mese ricadeva la solennità richiamata Poplifugia 
forse dal suo nome medesimo, consacrato a Diana Luna, ed è forse per questo che sui ruderi dei monumenti antichi si trova per
— Secon do asseriscono i cronisti più accreditati dell’antichità, era questo il nome della grotta, ove furono nutriti dalla lu
ca, saranno maggiormente limpidi per coloro che si faranno a studiare questo popolo nella religione, la legislazione, lo stato
egnati col nome di Gnoslici ossia Illuminati. 14. Simoniani. — Con questo nome si additavano i seguaci dell’eresia di Simon
Ercole. — La cui mano possente soffoca i draghi. Ad illustrazione di questo passo, riportiamo il brano della vita di Zeusi, f
o relazione, e dall’ordinamento politico, che furono tanto quella che questo favorevoli allo strenuo sviluppo dell’arte. Fra i
va il castello di Lusignan. I cronisti attribuiseono la fondazione di questo alla fata Meleusina o Meleusigne, anagramma di Le
nario di geografia universale, vol. 11. parte 11. 41. ANTEO. — Vedi questo ristretto analitico, lettera A Anteo. art. N. 262
illarosa. — Dizionario mitologico ecc. vol. 1. 51. Briareo. — Vedi questo ristretto, lettera B. art. N. 531 bis. 52. Cibe
ristretto, lettera B. art. N. 531 bis. 52. Cibele o cybele. — Vedi questo ristretto, lettera C, art. N. 881. 53. Giano. 
 — Dizionario mitologico-storico ecc. vol. I. 54. Danaidi. — Vedi questo ristretto. lettera D. articolo 924. 55. Parche
4 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
entari, e che servir possano utilmente alla gioventù d’introduzione a questo studio non meno interessante che ameno, e necessa
lie, che oggigiorno anche si ammirano nella nostra Città. Sperasi che questo lavoro sia come altra volta benignamente accolto
Non perchè abbiamo situato in primo luogo il Destino, dobbiamoper questo noi considerarlo come il più degno fra gli Dei, e
me loco. ……………………………… Abbiamo quì rapportato un picciolo squarcio di questo celebre pezzo di Ovidio, per far conoscere l’idea
essalo, che regnava allora nel Lazio. Col consiglio, ed assistenza di questo Dio, Giano civilizzò i suoi popoli, insegnò loro
chiamato l’età dell’oro. Giano entrò a parte della riconoscenza, che questo Nume meritava dagli uomini. Fu ascritto egli stes
ne chiamasi comunemente l’Augello di Giove. L’armatura, che difendeva questo Dio, era l’Egida, vale a dire uno scudo formato d
n di rado Giove sotto la figura di un ariete, o almeno colle corna di questo animale, detto perciò Giove Ammone, o sia Giove d
deserti della Libia, non trovò acqua per cavarsi la sete. Appena che questo Dio ebbe implorato il soccorso di Giove, si vide
i sì potenti nulla possono al paragone di me » ! Virg. I risultati di questo rispettabile matrimonio non furono altrettanto fe
ece precipitare dal Cielo sulla terra con un calcio. Vulcano non curò questo maltrattamento di suo padre, ma non perdonò a sua
a, della medicina, e di tutte le belle arti. Riguardavano gli antichi questo Dio come padre del giorno, e della luce : come re
ghi poco discosti dall’amene valli di Tempe nella Tessaglia. Talvolta questo Dio annuncia ai mortali la loro sorte ; l’oracolo
aver ucciso il serpente Pitone in atto di guardarlo mentre spira. Di questo mostro ecco la favola. Latona era figlia di Ceo e
endolo al numero degli Dei come Dio della medicina. Era rappresentato questo Dio sotto la figura di un uomo grave, coperto da
tazza nell’altra, ed un gallo a’ suoi piedi. Il tempio più famoso di questo Dio era in Epidauro, dove i Sacerdoti pretendevan
Esculapio fu cagione di una ben seria sventura di Apollo. Non potendo questo Dio attaccar Giove di fronte per vendicarsi, amma
sdegno di Apollo fu cagione, che una pestilenza attaccò gli stati di questo principe spergiuro. Da Nettuno contemporaneamente
a tempo Ercole per salvarla. Laomedonte l’aveva promessa in isposa a questo Eroe : ma al suo solito pure gli mancò di parola.
o sotterra, ed ivi depose il segreto, che celar non sapeva. Intorno a questo buco nacque un canneto, e le canne che tutto il g
lbero, vivo fu scorticato. Le Ninfe si dilettavano delle cantilene di questo satiro, e lo piansero tanto, che colle di loro la
i Dei, con aver inviato un cignale di enorme grandezza negli stati di questo principe. Molti de’ primi guerrieri della Grecia
vi fece nascere una pianta di ulivo, ed ottenne l’intento. Iu seguito questo arbore fu il segno della pace, ed a lei fu consag
he Minerva aveva ammazzato nella guerra de’ Giganti. Ella aveva sopra questo scudo fatto incidere la terribile testa di Medusa
aette, e nembi orrendi, Che il Mondo d’evitar invan procura. Terribil questo Dio di lampi cinto Calpesta al suo passar scettri
e che attraversa questa contrada. Era cosa pericolosissima l’irritare questo Nume, che acremente volle vendicarsi di Penteo, e
Re di Tebe proibito a’ suoi sud diti di celebrare le feste di Bacco, questo Dio ispirò alla madre del Re, ed alle sue Menadi,
armato della sua verga, aveva condotte le ombre novelle alla riva di questo fiume, Caronte figlio dell’Erebo, e della Notte l
i fa sovvenire di un avvenimento de’ più particolari di sua vita. Amò questo Dio Siringa ninfa del seguito di Diana : ma come
bene, che Sileno ritornato presso di Bacco parlava sempre in lode di questo re. Bacco in compenso di tanti favori prestati al
al Nume, che avesse convertito in oro tutto ciò che toccava, credendo questo un bene inestimabile. Tal grazia ottenne : ma si
l fiume Pattolo, ove perderono la proprietà dianzi ricevuta. D’allora questo fiume colla sua corrente trasporta scagliette d’o
riapo collocavasi ne’ giardini ad uso di fantoccio per ispauracchio : questo basta per dimostrare, che questo Dio non era bell
uso di fantoccio per ispauracchio : questo basta per dimostrare, che questo Dio non era bello : aveva l’aspetto di un satiro.
lianza. Spesso portano le corna di bue, e talvolta l’intiera testa di questo animale. Le Ninfe. Nereo, e Dori figli dell’
sempre nuova forma, e figura. Virgilio ci ha fatta la descrizione di questo Dio nel quarto libro delle sue Georgiche. Il past
rbo Ariete, la cui pelle era di oro. Traversando il mare sul dorso di questo magnifico Ariete, Helle cadde nelle onde, dove si
llo della Morte, ch’è un sonno perpetuo. La pittura, che fa Ovidio di questo Dio, è sì bella, che ci fa chiaramente conoscere
e della Notte era Nemesi Dea della vendetta, e vendicava i delitti in questo mondo, e nell’altro ; abbassava l’orgoglio, e dis
n celerità possono svanire. Come ha gli occhi bendati, dovunque passa questo Dio, spande a capriccio l’oro, l’argento, che cav
no, perchè gran parte della notte era a lui consagrata. Momo. Era questo l’amico stretto di Como. La buffoneria ben si acc
Avendo Nettuno formato un toro, Vulcano un uomo, e Minerva una casa, questo Dio ebbe a ridirci qualche cosa. Le corna del tor
uravano qual donna vestita di una tunica, nel di cui lembo si leggeva questo motto : la morte, e la vita. Sulla di lei fronte
o meno sospettoso, e diffidente di suo fratello Prometeo, volle aprir questo vaso donde scapparon fuori tutt’i mali che inonda
itato Giove per tale indegnità, incenerì con un fulmine il palazzo di questo mostro. Licaone tentò sottrarsi alla vendetta, ed
copia, che tutta ne fu inondata la terra. Deucalione, e Pirra. Da questo generale diluvio due sole persone furono preserva
o velato le avessero gittato dietro i loro passi. Pareva in apparenza questo oracolo che contenesse un sacrilegio, ma riflette
olse la madre col bambino, con prendere somma cura dell’educazione di questo principe. Ma in seguito Polidette divenuto amante
teniesi avendo assassinato Androgeo figliuolo di Minosse re di Creta, questo principe alla testa di una armata poderosa assedi
metà toro. Vedremo nell’articolo Teseo in qual maniera Teseo ammazzò questo mostro, e liberò Atene da sì crudele tributo. Min
Teseo. Etra, ed Egèo re di Atene furono i genitori di Teseo. Volendo questo Eroe fin dalla fanciullezza imitare il valore di
’isola fino all’arrivo di Bacco, che ritornava vincitore dall’Indie ; questo Dio asciugò le sue lagrime, e la sposò. Teseo nel
igli del primo letto, inviò Ippolito presso il suo avo Piteo. Divenne questo figlio in seguito l’odio del padre per una nera c
cizia strettissima con Piritoo re de’ Lapiti. Alla fama del valore di questo Eroe, Piritoo volle farne la pruova, e lo sfidò a
alla guardia di sì prezioso deposito. Il più difficile era che tutto questo doveva effettuarsi nel breve corso di un giorno.
si ancora in culla, la Dea gli aizzò due serpi per farlo affogare. In questo rincontro fece Ercole conoscere di esser egli fig
di maravigliosa bellezza, come gli aveva promesso. Ercole vinse anche questo mostro. Punì questo Eroe anche Busiride, e Diomed
ezza, come gli aveva promesso. Ercole vinse anche questo mostro. Punì questo Eroe anche Busiride, e Diomede. Il primo immolava
numero degli Eroi. Dicemmo già ch’egli aveva assistito alla morte di questo Eroe con aver giurato di non rivelare il luogo de
galò la sua lira, alla quale Orfèo aggiunse due altre corde. Allorchè questo famoso musico insieme, e poeta scioglieva la voce
portare il divino squarcio di Virgilio su tale proposito. Descrivendo questo sublime poeta la morte di Euridice, ne attribuisc
in Tebe.Gli fu predetto dall’oracolo, che il figlio che nascerebbe da questo matrimonio avrebbe a suo tempo ammazzato il genit
i ; e nel declinare dell’età si poggia ad un bastone. Appena spiegato questo enigma, la sfinge si precipitò dall’alto di una r
e, che gl’inviò ad Eneo re dell’Ecalia. Maritati entrambi per opra di questo principe generoso alle due figliuole di Tindaro C
iede Elettra per isposa a Pilade, e visse fino ad età avanzata. Tutto questo , se si eccettuino le ultime cose, accadde prima d
di Priamo, lo consegnò ad alcuni pastori. Alla fama della bellezza di questo pastorello volle Priamo vederlo : ne restò sorpre
e presso di se nella reggia. Mercurio intanto condusse le tre Dive da questo fortunato pastore. Ciascuna di esse procurò di co
iana contro di Agamennone, che le aveva uccisa una cerva a lei cara : questo delitto non poteva espiarsi, se non col sangue di
Nettuno faticato ad edificare le mura di Troja. Achille discendeva da questo principe : ma Teti sua madre sapendo che il figli
gli stesso il segreto. Ulisse allora presa l’occasione, parlò forte a questo giovane Eroe : gli fece conoscere quanto era pref
deduceva un esito felice, dando un assalto alla città. Credette vero questo sogno Agamennone : tosto si sveglia, balza dal le
erito da Ajace figliuolo di Telamone. L’Eroe erasi già ristabilito, e questo Dio gl’ispirò un coraggio quasi divino. Marcia Et
eparar premj grandissimi, ed adattati ad eccitare l’emulazione. Tutto questo non bastò a soddisfare la collera di Achille. Per
altro da Achille. Ecco il contenuto dell’Iliade. Omero non ci dice in questo poema in qual maniera fu presa Troja, contento so
o padre con promessa di rivolgere le sue armi a difesa degli stati di questo re. Priamo accettò l’offerta ; ma nel punto che t
mpio funesto delle umane passioni. L’orgoglio, e la collera indussero questo Eroe a far morire il migliore dei suoi amici, ed
hominum multorum vidit, et urbes. Traduce così Orazio il principio di questo secondo parto di Omero. Ulisse partì alla volta d
rnare ad Itaca sua patria. Bramava Calipso di divenire sua sposa : ma questo principe stancava gli Dei, pregandoli di fargli r
dimeno grande sollievo alle angustie di Telemaco. Lascia quì il poeta questo giovanetto principe a Sparta, e per far passare i
, ripigliò Polifemo1 : (aveva Ulisse avuta l’accortezza di dirgli che questo era il suo nome). Credettero i Ciclopi, che avess
ne, e lo lasciarono così. Trattavasi di uscire dalla grotta : anche a questo pensò l’astuto Ulisse. Impose a suoi compagni, ch
una bevanda, che li trasformò al momento in porci. Avvisato l’Eroe di questo nuovo disastro, strada facendo ricevè da Mercurio
avanza lungo la costa, per vedere se scopriva il resto de’ legni. In questo mentre Venere si dà moto per suo figlio : si pres
frire i suoi omaggi alla regina. Didone incantata dall’aria nobile di questo Eroe, e sensibile alle di lui disgrazie, gli cont
i Tenedo. Credendo allora i Trojani di essere sicuri corrono a vedere questo smisurato cavallo, che i Greci lasciarono nel sit
ella città. Laocoonte sacerdote di Nettuno è di avviso che si abbatta questo mostruoso cavallo, ed egli stesso lancia un dardo
rva prima di partire per placarla : di più li consiglia ad introdurre questo colosso nella città, che conservando un tal pegno
padre. Presi gli Dei Penati, che diede in mano di Anchise, si accolla questo vecchio rispettabile sulle sue spalle, traversa l
ontrada. Una sua figliuola unica, che l’Oracolo destinava in isposa a questo principe straniero, era l’erede de’ suoi stati ;
arebbe divenuto suo genero. Piccata Giunone de’ fortunati successi di questo principe, si affrettò ad interromperne il corso,
pieni di riconoscenza dimandarono in grazia di essere i sacerdoti di questo tempio, e di morire in un giorno istesso per non
erato, lo intrise di sangue della sua gola. Sopraggiunto Piramo, vide questo velo, e credendo che Tisbe fosse stata la vittima
dmo, fu padre di Atteone, che Diana cangiò in cervo. Dopo la morte di questo suo figlio, si ritirò in Sardegna da lui per la p
e ab ejus sepulchro, Parthenope cognominatus. Pont. de bello Neap. Di questo colle samoso così pure cantò il nostro concittadi
L’antichissimo culto che professavano i primi abitatori di Napoli a questo patrio siumicello, esige da noi di doversene quì
ed appunto dietro l’articolo Partenope. Quale sia stata l’origine di questo nome Sebeto, si disputa dagli antiquarj. Vi ha ch
ni lavoro, per indicare l’indole della voce riposo, quiete, adattando questo nome a que’ rigagnoli, che con lentissimo corso s
Maevivs Evtychvs Aedicvlam Restituit Sebetho. Dov’è da notarsi che questo tale Eutico di origine Greca rinnovò l’antichissi
cittadino, che vivea a’ tempi di Domiziano. IV. Eunosto. Di questo giovane Dio, o Eroe piuttosto così lasciò scritto
a con un laccio si diede la morte. I Tanagrei ad eterna ricordanza di questo avvenimento, innalzarono un tempio ad Eunosto, do
mentovato Martorelli. V. Apollo. Oltre quanto si è detto in questo corso di Mitologia nell’articolo Apollo, è da not
esto corso di Mitologia nell’articolo Apollo, è da notarsi riguardo a questo Nume, che un culto assai esteso riceveva dai Napo
i lui tempio : Arces, quibus altus Apollo Praesidet. Le vestigia di questo tempio ancor oggi si veggono accanto all’arco Fel
Una nostra Greca antica iscrizione ci fa acquistare la conoscenza di questo nume tutelare. ΗΒΩΝΙ ΕΠΙΦΑΝΕΣΤΑΤΩΙ ΘΕΩΙ Heboni c
in Pozzuoli, Atella, Capua, ed in tutta la terra di Lavoro per essere questo animale il più utile e necessario per l’agricoltu
le il più utile e necessario per l’agricoltura. Della varia figura di questo Nume, secondo lo stesso Macrobio, dee dirsi, che
me di Ebone. La nostra Cattedrale edificata sulle ruine del tempio di questo Dio abbastanza ce ne assicura. Anche il nostro Po
frequentant, Hebona et referunt simul antra, et littora, et amnes. A questo Nume il nostro Mazzocchi asegnò anche una fratria
no indicante il sole medesimo. Se non che il culto che professavano a questo Nume si esercitava negli antri, e ne’ sotterranei
ipolenti Dei Mithrae Appius Claudius Terronius Dexter Dicavit. A questo , Mitra, al dire di Suida, immolavano i Persiani m
ente bianchi cavalli. Senefonte attesta, che il gran Ciro giurava per questo Dio, e Lampridio nella vita di Commodo fa menzion
florentem ignobilis otî. Artemis è chiamata da Omero la luna, e con questo motto eran segnate le antiche nostre monete. Nell
atrice della Chiesa suddetta, si conservavano moltissimi monumenti di questo tempio famoso. Il circondario del tempio della lu
a Fratria, o sia Curia degli Artemisj, addetti all’amministrazione di questo tempio, e dov’era, al dire di Martorelli, ascritt
, dove il folle Nerone volle far pompa dell’arte sua musicale : ed in questo sito fu ritrovato l’insigne cavallo di bronzo di
aglie. IX. Orione. Secondo la testimonianza di Esiodo, ebbe questo Nume a padre Nettuno, e sua madre fu Euriale. Di
peli, indicanti o i raggi solari, ovvero un segno della pioggia. Era questo Dio tutelare adorato in Napoli dalla gente di mar
lari riconosciuti. Quindi non senza fondamento crede il Capaccio, che questo tempio fosse stato rifatto e ristorato, vivendo T
ole. Le centinaja di statuette e di marmo, e di bronzo rappresentanti questo Eroe, fanno credere di essere stato egli ascritto
collocavano il fuoco i Pittagorici, che chiamavano Vesta. Osservavasi questo tempio accanto il palazzo del Duca di Casacalenda
da varj simboli, e diversi putti indicanti le molte ramificazioni di questo fiume. Colà altresì stava la Fratria degli Alessa
he la vera lezione fosse Jovi Abazio, cioè taciturno, dai sacrifizj a questo Nume istituiti dal re Dionigi col massimo silenzi
ielo con la Terra, e termina per lo ritorno di Ulisse ad Itaca. Tutto questo periodo si chiama κυκλος μυθικος il cerchio mitic
ove gli Dei venivano per consultarli. Cosi Giove entra con Venere in questo luogo, per leggere il destino di Giulio Cesare.
luogo, per leggere il destino di Giulio Cesare. 3. Noi trattiamo in questo luogo del Caos, e del Cielo, perchè erano i più a
presso de’ Greci ; Feretrio, Statore, Olimpio, appresso de’ Romani. A questo Dio fu eretto un magnifico tempio in Roma detto C
o chiamato Tolo, che si trovò nel cavare le fondamenta. Gli avanzi di questo tempio veggonsi tuttavia in Roma nella Chiesa di
o rappresentano così. Gli antichi scultori, e pittori hanno soppresso questo difetto, o l’esprimono di una maniera poco sensib
io di Giove, e di Giunone. Non è che appresso de’ Latini che si legge questo dispetto di Giunone di voler concepir Marte senza
io di Giove, e di Giunone. Non è che appresso de’ Latini che si legge questo dispetto di Giunone di voler concepir Marte senza
rene abitassero nella spiaggia di Sorrento, o di Capri. Leggasi su di questo articolo, quanto ha scritto il gran Mazzocchi. L’
presso il lago di Averno. 1. Il corno, e l’avorio, che porta in mano questo Nume, ha data occasione a Virgilio di dire al ses
visse 300 anni dopo. Bisogna dire, che Virgilio, tuttochè conscio di questo anacronismo, volle servirsi di questo bellissimo
e Virgilio, tuttochè conscio di questo anacronismo, volle servirsi di questo bellissimo episodio nel suo poema. L’Abate Metast
ne fra Omero, e Virgilio. Un’ infinità di critici si sono occupati di questo argomento, e pende tuttavia incerta la lite, a ch
anto al Castello dell’Ovo chiamato Megalia, o Megaride. 1. Veggasi a questo proposito l’opera intitolata : I Fenicj primi ab
5 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
o, al testificar di Varrone, riconosciuti vennero dagli antichi sotto questo speciosissimo nome ; Chi fù Giove poichè però al
ltrezza della madre per tai inumani fatti accigliata non l’ avesse in questo parto ingannato, dandogli ad inghiottire una piet
ntervento delle donne sotto pena della stessa loro vita. Gl’ albori a questo Dio dedicati erano il faggio, e la quercia, e tan
Dio Nettuno(1) Non fù egli però contento degli innocenti piaceri di questo matrimonio, come neppure di due altre mogli, che
no di essere sotto silenzio trascorse. Sua contesa cou Minerva. Ebbe questo dio una gran contesa colla dea della Sapienza Min
prio nome alla nuova Città chiamandola Atene. Suo ritratto Pingevasi questo Dio coverto da ricco manto azzurro con occhi, e c
lle agitate onde miserabil trastullo. Sue feste. Molti hanno confuso questo Dio con Conso Dio del Consiglio ; ma stimo meglio
a addetto alle purificazioni da farsi mercè il ministero delle acque, questo mese ancora era a lui consacrato, come general pr
Dichirazione, e sviluppo Mirabili veramente furono le avventure di questo Dio, mentre pare, che le stesse disgrazie, alle q
tuo monumento delle sue infedeltà. Quali, e quanti figliuoli poi ebbe questo Dio, fra mitologisti non si acconviene, ad eccezi
, , Chrysor ec. Suo ritratto. Gl’ antichi scultori dell’effigie di questo Nume sebbene abbiano espressi in un modo poco sen
troppo augusto matrimonio di Giove, e di Giunone quasi da Greci tutti questo Dio si dica ; tuttavolta misteriosa pur troppo pr
Sua contesa con Nettuno. Celebre fù la quistione, e la lite, che ebbe questo Dio col suo zio Nettuno. Egli per vindicare la vi
forse tutti relativi alle armi, alle quali presedeva riconosciuto fù questo Nume. Ei chiamavasi Mavors nome, che secondo Varr
ento assai terribile convenevole però al fiero suo genio fù effigiato questo Nume. Pingevasi egli da capo a piè ricoverto di a
attaglie, se pria rivolto non si fosse il pensiere ai dovuti omaggi a questo gran Nume. La Tracia però, o perchè gloriosa dell
perchè nazione fiera, e naturalmente portata a guerreggiare, ebbe per questo Dio speciale culto, ed affetto, istituendo in var
Dichirazione, e sviluppo Curiose pur troppo sono le storiette di questo Dio per qua lunque verso considerarlo ci aggrada.
il fiume Anfrigio gli armenti del re Admeto da lui teneramente amato, questo Dio di soppiatto a quella greggia appressandosi s
ilicem, qui nunc quoque dicitur index : Suo ritratto. La efficie di questo Dio è tutta adattata a simboleggiare, ed esprimer
cambiata in vacca da Giove Suoi figli. Quali siano stati i figli di questo Dio, con parsimonia par che ne scrisse la Mitolog
al plausibilità non si scorge. Poco verisimile per altro sembra, come questo Dio, che per ragione delle sue occupazioni sempre
quello, che la favola istessa di lui non disse. Suo culto. Riceveva questo Dio al pari degli altri i suoi sacrificii. Su suo
bersaglio della cieca imprudente fortuna. Tale appunto fù il caso di questo gran Nume. Egli sebbene fra il sodalizio degli De
particolare affetto nudrisse per Latona già per lui feconda madre di questo Dio, un giorno dal cielo villanamente cacciolla,
solenne giuramento a negarle asilo nel vasto suo seno. Nè contenta di questo da sozzo fango fè sorgere un’orribil serpente det
sto da sozzo fango fè sorgere un’orribil serpente detto Pitone, acciò questo inseguito avesse da per tutto la sventurata Laton
di memoria a posteri, e tardi nipoti. Sue vendette. Conscio intanto questo Dio de’ patimenti tollerati da sua madre per cagi
cotoe sol figliuola di Orcamo prodica fù di sua persona per contentar questo Dio, ma ella a caro prezzo pagò il fio della sua
pevole di ciò il suo padre Orcamo da Clizia tradita ne’ suoi amori da questo Dio, e non potendo tanta sventura tollerar nella
ondazioni fè similmente il gran Dio del mare. Sue contese. Contro di questo Dio valentissimo nella lira insorse il superbo Pa
asto di orgoglio il famoso satiro Marsia ardì parimente di venire con questo Nume alle pruove ; ma anche esso restandovi disot
to, e pel monte Palatino ragguardevole pel famoso tempio d’ Augusto a questo Dio dedicato. Suo ritratto, e culto. In modo ver
ti adunque, che la gentilità delirante credeva ricevere dalle mani di questo Dio, non fia maraviglia se molto esteso si legge
de’cacciatori era comunemente riguardata sotto il nome di Diana ; in questo sol ristretto però non era il suo ammirabil poter
ed altri innumerabili suoi effetti essa fù confusa colla luna, e con questo nome similmente chiamata, benchè gl’antichi Mitol
sere alterata per qualunque cagione, dissero i gentili il destino. Da questo pensarono essi, che pendeva ogni cosa, e che ness
del giusto ne sia stata tutta la cagione, ed il motivo. Ed in vero se questo mal inteso effetto ha menato ne’tempi posteriori,
to il destino, ma per la forza, che in se serba la natura di produrre questo , e quell’altro evento di tale, e tanta durata. In
d’una stirpe altera, Fabro d’ogn’avvenir, d’ogn’possanza : Il Nume è questo , che ogni Nume avvanza, Da cui vien la genia, che
lle offerte, che nel modo di ofrire i sacrificii istituiti in onor di questo Dio. Egli perchè si deliziava non poco del sangue
erciò Clavigero qual’inventore de’ chiavistelli delle porte dette per questo Ianua dal proprio suo nome, se pur non dinoti con
i intende perchè in tutti i sacrificii le prime preci erano dirette a questo Dio col proprio nome di Padre comunemente invocat
lut parenti. Suo tempio. Celebre fù il tempio a due porte inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso con Tazio, quale
o soleasi dire : Per lui son chiuse le porte di Giano. Delle porte di questo tempio appunto intende parlar Virg. Nel I. Delle
più acquistata la antica lor pace. Chi fù Genio. In terra poi disceso questo velenoso germoglio di Venere radice assai più mic
spicula felle madent (1). Da si barbari intanto, e tristi effetti di questo Dio Genio può oguuno legittimamente conchiudere c
nfetto. Suo ritratto. Molto grazioso, all’aspetto però, è il tipo di questo tirannico Nume. È egli figurato qual tenero fanci
to. Dichirazione, e sviluppo Mio pensier non è nel favellar di questo infernale Nume con profusa penna esporre quanto d
quel tenebroso regno attenenti. Dal trattar tali materie il tenor di questo istituito mi respinge, e mi obbliga perciò a rime
a rivedere il suo amato Padre Anchise. Suo ritratto. Il ritratto di questo Dio ben corrisponde alla idea della sua infernale
tosto, che l’affetto sembra aver spinti i mortali a far sacrificii a questo Dio de’morti. Comunque pero ciò sia egli sotto i
iaro può scorgersi da quel, che avvenne a Semele disgraziata madre di questo Dio. Mal soffrendo l’iraconda Giunone, che Giove
lle con sollecito impogno allevare.(1) Sue prodezze. Fattosi grande questo Nume diè troppo chiari segni di sua arditezza si
o le sue feste fù dalla Madre istessa oltre il consueto per cagion di questo Dio infuriata miseramente trafitto ; e le Meneidi
un Licurgo di Tracia, che per aver voluto distruggere le viti sacre a questo Mecenate del vino, ebbe a recidersi le gambe col
ferro. Suo ritratto. Ben convenevole inoltre all’indole graziosa di questo Dio è il suo ritratto. Pingesi egli qual fresco,
aternamente enudriti co’ dolci frutti delle sue beneficenze più care, questo forma per essa la gloria più bella del suo essere
presso orrido Drago, che con mano di amore del proprio pane alimenta, questo troppo chiaro ci scuopre, che la innocenza non sa
iaro le pruove del naturale gentil suo genio nel carattere appunto di questo uccello, che sempre più sollecito vive nell’allev
a Versa da un urna un sempre egual ruscello, Che in ogni dì disseta e questo e quello, E l’onda sempre nel suo corso avvanza.
eri della sincera amicizia : quello per indicare la incorruttibilità, questo per scovrire la stabilità de’suoi precetti. Ma ch
a man destra un’ ancora poi fà Fissare al suol, che mobile non è, Chi questo bel problema scioglierà Scorgerà quello, che non
al sia baldanza, Tien l’altra un velo, e l’alza in modo strano. Covre questo del bene ogni sembianza, Ecco l’Occasïon, che l’u
o, al monte, al piano Non tragge mai da suoi sudor contenti. Rapido a questo , e a quel par che s’appiglia, Par che di tutto pr
più crudo, che dilacera l’uomo veramente è il rimorso. La imagine di questo sventurato uomo, che stringesi un serpe al seno,
rra perseguitando chiunque l’abbia fatto qualche onta. Quanto poi sia questo mostro da evitarsi basta il solo esempio dell’ Im
e, che restringere in pochi detti il maneggiato argomento, mentre per questo ufficio appunto essa richiede grand’ arte. In ess
dilettanti in quest’ arte di adattare il metro al soggetto, e non mai questo tradurre a quello. Per tal errore in vero è deriv
sservatori di essa abbiano a fare i sordi al suono del verso ; mentre questo a quello, checchè si dicano alcuni preoccupati ve
e senza adulazione, e di destar la vanità senza avvilirsi ci esibisce questo altro squarcio delle stesso Temistocle. Ti conos
Con esso perchè più esteso può facilmente formarsi qualche lavoro. In questo metro (lo chè si avvera ancora degli altri consim
ò scorgersi dalla lettura di poetici libri. Ecco intanto l’esempio in questo metro. Lucrezia che si uccide. Chiama i cong
edente, mentre basta averlo detto una volta per sempre. L’ accento in questo verso cade alla quinta. Eccone l’esempio. Curzi
iù caro L’orrore é gia vinto Si deve gettar. Da prode pensier. Or questo intendete Invitto si slancia Con anima ardita N
rsi di otto sillabe, che richieggono alle settima il loro accento. Ia questo metro suol rimare il secondo col terzo verso rima
sponda Quanto può desio di vita ! Come mai si può salvar. Nell’uom questo tutto può. Batte i fianchi della nave E il nocc
uità, e vaghezza. Pochi ne’ tempi antichi hanno scritto, e cantato su questo metro ; ma diasi luogo al vero da che il celebre
i succedono rapidamente le une alle altre ; ma per dir vero a trattar questo metro bisogna esservi chiamato ; mentre se esso l
seconda Sento la voce appien, Quindi l’urna abbracciò Che parla a questo sen Il cener contemplò Mi chiama a morte, Nel d
à Poscia che il tranguggiò Maggior felicità Così lieta esclamò Di questo seno, Colma d’affetto : Ed io soffrir dovrò Tro
cè Nè meco unir potrò Miglior tomba per te Quel resto almeno. Fia questo petto Cap. XI. Dell’ottonario coronato.
l’ottonario coronato. Una difficoltà tutta sua propria ci presenta questo metro. Imperochè essendo vero al comune sentiment
lla, e degna dei comuni suffragii ; che dovrà dirsi della chiusura di questo metro soggetta a ben due tronchi ? Ciò non pertan
tt’i plurali per tronchi, come i dolor, i can, gli uccel, ecc. mentre questo in tal metro suol essere il massimo degli errori.
ansi alcuni poco praticati per le grandi difficoltà, che presentano ; questo metro all’opposto vien poco maneggiato per la sov
forza è vuoto Cosi morir dovesti ? Sol replica affannosa Perchè da questo petto Nel più dolente suon Viver si reo bevesti
mpesta, e serenità, tenebre, e luce ; tal si sono i due metri, che in questo Capitolo rinchiusi. Il novenario perchè metro sci
oddisfare a un comando cosi ? E alla legge poi di natura Per me sia questo l’ultimo di Umil la fronte piegherò Devoto al c
profano, all’eroico, al bernesco, all’epistolare, e a tutt’altro. In questo metro infatti ha scritto l’immortale Dante Alighi
tti ha scritto l’immortale Dante Alighieri la sua divina comedia ; in questo scrisse Francesco Berni le sue scherzevoli poesie
cherzevoli poesie, da cui poi è venuto il nome di stile bernesco ; in questo hanno scritto il Crassi, il Bruni le loro epistol
uesto hanno scritto il Crassi, il Bruni le loro epistole eroiche ; in questo sono state tradotte da più autori le epistole ero
sono state tradotte da più autori le epistole eroiche di Ovidio, e in questo hà scritte le sue satire Vittorio Alfieri, Salvat
della poesia italiana sono stati scritti in tal metro. Ogni stanza di questo metro costa di tre versi endecasillabi accentati
etro dicesi comunemente Catena. Chiunque impertanto vorrà comporre in questo metro sia accorto a disporre al secondo verso il
I. Dell’ode saffica. Non v’è chi ignori essersi chiamato Saffico questo metro, ohe or ora spiegheremo dal nome di Saffo L
so quinario il pensiere sviluppato ne’ tre antecedenti endecasillabi, questo si è, che lo rende assai difficile, e presso che
ungere a comporre un ode saffica senza difetti. Se essi nel maneggiar questo metro avranno l’accuratezza di disporre nel secon
colpo impreveduto, conchiudere i suoi detti. Il formar però poemi in questo metro degni de’ comuni suffragii non è veramente
rlando furioso del primo, la Gerusalemme liberata del secondo sono in questo metro i più perfetti poemi della poetica favella.
ne come si disse nel Cap. I. il verso deve servire al pensiero, e non questo a quello ; pur tutta volta in questo, come nel ci
deve servire al pensiero, e non questo a quello ; pur tutta volta in questo , come nel citato luogo si avertì, è necessario, c
nascosti scogli che temere ; tal mi son io, che giunto al termine di questo poetico trattato incontro pur di che ancor pruden
agar meritamente il fio del loro audace ardimento. Chi vuol montare a questo segno deve spargere pria non pochi sudori si nell
tre, esso le tracce, e le norme siegue del Sonetto in generale. Suole questo per lo più darsi agli Estemporanei ; non saprei p
ente, essa in tal caso soffre cambiamento nella sua quantità, come in questo esempio : Christus colendus l’us della parola C
tto soltanto qualora sia incorporato colla parola precedente, come in questo di Virg. Ec. 2. 70. Semiputata tibi frondosa viti
che ho dovuto apporre per non imbrogliare i giovani nella lettura di questo , e di altri libri, ove generalmente si trovavano.
e. Un sol componimento trovasi in Orazio Epod. Od XI. la vorato a questo metro composto d’un Trimetro, d’un Archilochio, e
fù Giove Come Campato da Marte, e fatto Re Sue battaglie (1). Perche questo mio libro è unicamente diretto a giovani, de’ qua
Suo ritratto. Suo culto. Chi fù Nettuno (1). Parlando i Mitologi di questo Dio del mare, fan parola ancor delle Sirene, che
ibile sembra ad alcuni Mitologi, che i primi Greci abbiano riferito a questo immaginario lor Nume la stessa abilità, e profess
tui il nobil collegio de’ detti sacerdoti, alla cura de’ quali affidò questo scudo, e con esso altri ben molti del tutto, simi
ne ricevuta dal religioso Numa. Sue vittime Chi fù Mercurio. (1). Da questo fatto di Mercurio poppato da Giunone rapiti oltre
versità, ed ostacolo. Chi fù Apollo. Sue vendette. Sue nozze (1). Da questo fatto avvenne, che fin d’allora tale albero fù co
3 de’ suoi lib. Suo ritratto. (1). Il palladio, che conservavasi in questo tempio dicesi essere stato lo stesso Palladio di
uirne l’incestuoso commercio fù in pena del suo attentato cambiata in questo animale, che fuggendo sempre la luce cerca nascon
animale, che la natura finse casto esso è l’Ape, ma chi ignora esser questo fornito di squame, e di aculeo ? Se avvi fra fior
è il simbolo della illibata castità esso appunto è il giglio, ma però questo si pregia di spuntare, e vivere fra le spine, ond
(1). Per cagione di alcune oblazioni di argento, che presentavansi in questo gran tempio in onor di Diana, di cui il culto abo
semplice farmi gran Teologo tacendo ogn’altro argomento conchiudo con questo adattatissimo apologo. Un uomo una volta con un’u
cta. Sue feste. Chi fù Giano. (1). Nell’ esporre la discendenza di questo Dio hò creduto meglio seguire la opinione di chi
i fù Genio. (1). Se nient’altro fosse vero in rapporto alla forza di questo Dio, i soli sacri esempii delle sventure di un Si
e del Nilo, pure per speciale grazia fù presevato, e sottratto, e per questo appunto chiamato Mosè ? Bacco con grande armata d
tre di oro, ed altre di argento : Di che materia poi era la corona di questo Dio legga chi vuole S : Ag. lib. de Civ. Dei 4. C
irii de’gentili mi è convenuto con essi, come in altri punti, così in questo similmente delirare. Del resto son ben io persuas
la rassomiglianza de’ loro suoni, (1). Sembra, che l’ape romana in questo squarcio abbia succhia to il dolce de’ fiori spar
natura del rimato per cagione della inflessione, e sol differente da questo per la libertà della rima, io non scorgo per qual
oico, perché alla rima non soggetto vuol, che quell’industria, che in questo manca, tutta si versi sul suo artificio, ed impas
le nella vocale iniziale. Ambedue queste figure possono osservarsi in questo verso di Virg. Ec. 3. 101. Idem amor exitium peco
6 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
ti del serpente ucciso da Cadmo, e ne nacquero uomini. Dante allude a questo fatto mitologico nel Canto ii del Paradiso, dicen
le membra sparse sulla via per cui passar doveva suo padre, affinchè questo ferale spettacolo lo ritardasse, arrestandolo a r
andolo a rendere alla salma dell’ estinto figlio i funebri onori. Con questo orrendo delitto ottenne l’intento, e dimostrò a t
molte amplificazioni i poeti antichi, come faranno i futuri poeti che questo tempo chiameranno antico, narrando il passaggio d
lustri imprese, delle quali parleremo fra breve in altri capitoli. In questo convien continuare il racconto di Giasone e Medea
esto convien continuare il racconto di Giasone e Medea. Poco lieto di questo ritorno fu Pelia usurpatore del regno di Giasone,
che ivi macchinasse sarà detto nel racconto particolare della vita di questo Eroe. Giasone colpito cru- delmente nelle sue più
ano ingegno. E Cicerone afferma che i primi filosofi dovettero imitar questo pastore nell’osservare i fenomeni dell’Universo,
ella città, ossia dei cittadini ; quindi, secondo questa etimologia e questo primitivo significato, diconsi guerre civili quel
rozze e dure per attirarle a un genere di vita più umano e sociale. A questo fine e con questo stesso intento invoca Dante le
ttirarle a un genere di vita più umano e sociale. A questo fine e con questo stesso intento invoca Dante le Muse a dare alla s
ttribuiscono al greco Eroe son tante, perchè tanti furono gli eroi di questo nome, e ad un solo Ercole si ascrissero le impres
un solo Ercole si ascrissero le imprese di tutti. Fra i molti Eroi di questo nome (Cicerone ne conta 6 e Varrone 43) fu il più
tù, e si rassegnò al voler del Fato di star sottoposto ad Euristeo. A questo tempo della sua vita si riferisce il moralissimo
amose anche nei poetici racconti della guerra di Troia. Il Cancro per questo maligno e sciagurato servigio prestato a Giunone
riferibile alle Arpie, fosse compiuta prima di quel tempo, poichè in questo fatto le Arpie son chiamate uccelli stinfalidi, d
er quelle stalle e trasportarne al mare ogni sozzura. Allusivamente a questo fatto mitologico dicesi ancora oggidì, come in an
re, varcando con esse i Pirenei e le Alpi per ritornare in Grecia. Di questo viaggio che diede occasione ad altre straordinari
sue spedizioni dalla parte di ponente, e, secondo i Mitologi, pose in questo stretto due colonne coll’ iscrizione : Non più ol
to due colonne coll’ iscrizione : Non più oltre. Fu creduto che fosse questo un avvertimento, che dava Ercole ai naviganti, di
ico. Anche Dante rammenta quello stretto con una perifrasi esprimente questo fatto mitologico, facendo dire ad Ulisse : « Io
ntasse di resistere, e puntasse il muso in terra come fanno i cani di questo mondo, quando non voglion seguir chi li tira ; ma
discostò per astuzia di Ercole, perdè lo Stato e la vita. E ne deduce questo politico insegnamento, che quando i regni sono ar
che Ercole uccise è da rammentarsi principalmente il gigante Caco. È questo un vocabolo greco che significa cattivo o malvagi
ocabolo greco che significa cattivo o malvagio 91, e perciò fu dato a questo mostro per antonomasia, ad indicare cioè il più g
ndro che abitava sul prossimo colle, che poi fu detto il Palatino. In questo tempo Caco rubò ad Ercole nascostamente (perchè c
ultimo la causa della morte di Ercole, come diremo. Dante ci ricorda questo fatto in due versi e mezzo, facendo dire a Virgil
no state promesse a due fratelli Linceo ed Ida. L’esito del duello fu questo , che Linceo uccise Castore, e che Polluce, per ve
ta dei nomi di Minosse e di Tauro, ossia toro101. Di più fu detto che questo mostro era carnivoro e pascevasi anche di carne u
quattro labirinti : 1° quello di Egitto, il più grande di tutti ; 2° questo dell’isola di Creta fatto a somiglianza di quello
re : il qual mare dagli antichi fu perciò chiamato Icario dal nome di questo incauto giovinetto che vi annegò102. I classici a
rono un aggettivo che significa mirabilmente ingegnoso 103, e diedero questo epiteto anche ad alcune Divinità, non che alle pi
nta anche il volo d’Icaro là dove assomiglia la sua paura a quella di questo giovanetto, « …..quando Icaro misero le reni « S
furon liberati da Teseo riconosciuto come figlio del loro re Egeo. A questo punto cessano i fatti notabili della vita partico
le favole. Più volte prima d’ora abbiamo avuto occasione di rammentar questo Eroe : i suoi concittadini lo hanno introdotto in
, come erede del trono, credè suo dovere di liberare il suo popolo da questo vergognoso tributo, o morire. Volle esser messo a
in quell’isola Bacco, che la fece sua sposa, come dicemmo parlando di questo Dio. Intanto Teseo si avanzava per mare senza ric
l che dice Plutarco, « uccise Tèrmero cozzando insieme col capo. » Di questo nuovo genere di duello ad imitazione degli arieti
sto nuovo genere di duello ad imitazione degli arieti, e prescelto in questo caso da Teseo, ci dice il perchè Plutarco stesso 
istro di crudeltà del più efferato tiranno. Ecco come Dante riferisce questo fatto in una similitudine nel Canto xxvii dell’In
tta popolare, come afferma Cicerone109. Il quale parla molte volte di questo toro nelle sue opere, e dice fra le altre cose, c
nte afflitto. Fedra stessa, agitata dai rimorsi, si diede la morte. È questo il soggetto della celebre tragedia di Racine, int
ne di Tebe, troviamo nella Cronologia Greca Laio II ; e della vita di questo re raccontansi soltanto due fatti : il primo, che
Laio e parricida, e che Giocasta era sua madre. Allora inorridito di questo suo perverso destino, esclamò, come dice Sofocle 
terminò con un duello tra i due fratelli, ci affretteremo a parlar di questo , tacendo delle inutili stragi che lo precedettero
esta e della fine di questi prodi. Eteocle, quantunque non ignorasse questo apparato di guerra, non volle prestare orecchio a
animi loro erasi comunicata a tutte le molecole dei loro corpi. E di questo mitologico prodigio fa menzione anche Dante là do
nel Purgatorio il poeta Stazio autore della Tebaide, con cui parla di questo poema, e fa dire all’autore stesso : « Cantai di
o genero. Bisogna credere che Adrasto non conoscesse bene l’indole di questo suo genero, affidandogli una sì delicata missione
se di tutta sua forza, « Non ne potrebbe aver vendetta allegra. » A questo punto Dante fa che Virgilio gli rintuzzi severame
lcmeone a sua madre fe’caro « Parer lo sventurato adornamento. » E a questo adornamento diè opportunamente l’Alighieri l’epit
i Pelope fu Tantalo condannato alle pene del Tartaro per avere ucciso questo suo figlio, e imbanditene le carni per cibo alla
pposto la plebe antica dilettavasi di veder rappresentato sulle scene questo ferale spettacolo. Orazio nella Pœtica dà per pre
iamato Achille. La madre, come Dea, sapeva già dal libro del Fato che questo suo figlio sarebbe un fulmine di guerra ; quindi
Ivi rimase Achille finchè i Greci non lo scuoprirono. Dante rammenta questo fatto in una similitudine nel Canto ix del Purgat
esso Cantù nelle prime edizioni della sua Storia Universale accennava questo dubbio senza risolverlo ; e soltanto si affermò d
cogli Eterni. Ad Ilo « Nacque l’alto figliuol Laomedonte ; « Titone a questo e Priamo e Lampo e Clizio « E l’alunno di Marte
rati due altri re anteriori a Dardano, cioè Scamandro e Teucro ; e da questo re si fa derivare il nome di Teucria dato alla ci
ardano i mitologi non raccontano alcun fatto notabile ; e molti danno questo nome ad Eretteo re di Atene che fu figlio di Vulc
lontana, e veramente ab ovo, narrando che Ecuba quand’era incinta di questo figlio sognò di aver partorito una fiamma che inc
ori della corte spartana. Menelao, che allora era assente, conosciuto questo fatto molto spiacevole, si affrettò a reclamare l
r trovarlo (poichè dubitava che si nascondesse in abito femminile) fu questo  : Si travestì da mercante di gioie, e andò ad off
ù, e tra questi anche Dante, che rammentando nel Canto v del Paradiso questo barbaro sacrifizio, soggiunge : « Onde pianse If
lto. » Secondo altri però la Dea Diana impedì così fatto cólto, cioè questo culto o sacrifizio, e trasportò altrove Ifigenia,
fu condannato a morte dai Greci per falso sospetto di tradimento ; e questo giudizio fu dichiarato iniquo da Platone stesso n
iso : « Com’or che ne son privi, i Greci stessi « Lo piangon tutti. A questo Palamede, « A cui per parentela era congiunto, « 
o il poema senza fatica. Supponendo pertanto che quanto prima leggerà questo poema chiunque non l’abbia ancor letto, accennerò
a due suoi figli e li strangolarono tutti e tre. Fu detto subito che questo era un castigo di Minerva, perchè Laocoonte aveva
enelao che sempre era stato così concorde col fratello Agamennone, in questo discordò da lui, e volle partire con pochi altri
adre era sempre un imminente pericolo pel figlio dell’uccisore. Anche questo tragico fatto fu espresso in marmo dal celebre sc
Petilia, alla quale credesi corrispondere ora Policastro sul golfo di questo nome. Alcuni attribuiscono a Idomeneo re di Creta
onier lasciandone ed al vento. » (Odiss.,xi. Trad. di Pindemonte.) E questo viaggio fu compiuto in un sol giorno prima che Ul
nto sulle labbra di Achèmene, uno dei compagni di Ulisse : « ……….. È questo un antro « Opaco, immenso, che macello è sempre «
l territorio di Laurento. Tutto ciò che di maraviglioso raccontasi di questo viaggio sino all’arrivo di Enea in Italia è dunqu
i sacri altari, « Mentre de’suoi più teneri e più verdi « Arbusti or questo or quel diramo e svelgo, « Orribilè a veder, stup
ee mani ? « Chè nè di patria, nè di gente esterno « Son io da te ; nè questo atro liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane
liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio paese : « Fuggi da questo abbominevol lito 
membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio paese : « Fuggi da questo abbominevol lito ; « Chè Polidoro io sono, e qui
ciò era impossibile che avesse conosciuto Enea ; ma per quanto vi sia questo non piccolo anacronismo, l’invenzione di Virgilio
delle Ombre per vedere e consultare l’anima di suo padre Anchise. In questo sotterraneo viaggio son descritte brevemente le R
lato a lungo nei Cap. XXIX, XXX e XXXI. E qui è bene osservare che di questo viaggio, che nell’Eneide di Virgilio è un episodi
che i geografi Solino e Mèla confermano la stessa origine del nome di questo promontorio. Non lungi dal promontorio v’ è il po
s divenne Gaetano. Anche Dante ripete che alla città di Gaeta fu dato questo nome da Enea, poichè nel Canto xxvi dell’Inferno,
padre di Rea Silvia, dalla quale nacquero Romolo e Remo. E sebbene a questo punto intenda la Storia di sostituirsi alla Mitol
egli credeva superstiziose, a noi basta il sapere, per l’argomento di questo capitolo, aver egli dichiarata vana e insussisten
uomini 159. LXIV Gl’Indovini dei tempi eroici Trattandosi in questo capitolo di quel genere di divinazione soltanto c
o sè stesso un discendente di Cadmo, Menèceo figlio di Creonte udendo questo , non dubitò di uccidersi, o gettandosi dalle mura
Phasiani.Marziale, in un epigramma intitolato Phasianus, lo fa dire a questo volatile : « Argiva primum sum transportata cari
amente tutto l’atroce delitto di Medea, ed asserito con sicurezza che questo nome di Tomi lo aveva il territorio anche prima c
zza, e viver più a lungo. Disgraziatamente la Storia ci fa sapere che questo barbaro metodo curativo (il quale, generalmente,
s a me viroque reguntur. » 82. Per non dover ritornare altrove su questo stesso argomento (poichè si tratterebbe di un’epo
ia, lo salvò portandolo sul dorso sino alla costa del Peloponneso. Di questo fatto mitologico che credevasi accaduto in tempi
iando da Omero che accenna a cantici e poemi antichissimi in onore di questo Eroe, troviamo per altro in Pindaro la prima narr
sì che un fascio era egli ed io. » (Inf., C. xxxi, v. 130) 91. Con questo stesso greco vocabolo son composte in italiano le
vo usque ad mala, che voleva significare dal principio alla fine ; ma questo proverbio alludeva al principio e alla fine dei p
ia ; e si manifesta non solo per mare, ma anco talvolta per terra. In questo stesso anno 1875, il dì 27 febbraio fu osservato
to che vedesi nella Galleria Farnese. 105. Lo stesso nome greco di questo giovinetto (Perdix) fu dato anche in latino alla
tto (Perdix) fu dato anche in latino alla pernice, come noi chiamiamo questo volatile, con piccola alterazione ortografica del
un Sonetto, dissuade dal cimentarvisi chi non sia nato poeta : « In questo di Procuste orrido letto « Chi ti sforza a giace
uo Oreste, e produce sempre grandissimo effetto. Anche Dante alluse a questo fatto, concissimamente com’è solito, facendo pron
le armi favorevole ad Enea si uccise per disperazione. Dante rammenta questo fatto nel Canto xvii del Purgatorio colle seguent
7 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ura di tanti altri ; inconvenienti che ci siamo sforzati d’evitare in questo libro, in cui si è procurato di non parlare che d
tta in termini così misurati dal lato della morale e del costume, che questo libro potesse girare tra le mani de’ giovinetti d
ni trattati di Mitologia sono stati consultati e messi a profitto per questo libro ed agli autori di essi dovrassi attribuirne
in rame rappresentanti altrettanti soggetti di cui è fatto parola in questo Compendio sono state aggiunte per corredo a quest
di poterne conoscere il merito s’accorgeranno che la trascuratezza di questo studio ha esposto i più eccellenti artisti a conf
marini e infernali, secondo il luogo in cui supponevansi risedere. In questo Compendio abbiamo adottato il metodo della divisi
a Mitologia. NB. Nell’ indice per ordine alfabetico posto in fine di questo Compendio di Mitologia si troveranno indicate tut
erano sì puri che quel tempo fu chiamato età dell’oro. Si rappresenta questo Dio sotto forma di un veochio con lunga barba, co
seguito riedificato passava per il più sontuoso. Si è dato il nome di questo Dio ad un pianeta. Giove vien rappresentato come
degli Dei, dai quali Vulcano fu beffeggiato e deriso. Si rappresenta questo Dio sempre armato da capo a piedi, con un gallo v
onore. Il suo principal culto era a Roma perchè i Romani riguardavano questo Dio come il protettore del loro impero. Augusto g
tate annoverate nella storia, e che le dissolutezze di molte donne di questo nome siano state attribuite ad una sola. Dicesi c
i bellissime Ninfe ch’ella volea pudiche al par di lei, e scacciò per questo Calisto perchè si era lasciata sedurre da Giove,
ndato dalla implacabile Giunone per tormentare Latona. Della pelle di questo animale si servì per ricoprire il tripode sul qua
va pel sapere di Esculapio diminuirsi il numero de’morti. Furioso per questo Apollo ammazzò i Ciclopi che avevano somministrat
de che nel momento stesso gli erano state anche quelle involate. Dopo questo accidente, lasciato il servigio di Admeto, andoss
del tempo. Mercurio e Batto Mercurio Di più individui sotto questo nome si parla nella favola ; il più celebre tra d
lo spirito sa valutarli. In altri si vede a fianco a Pittagora perchè questo filosofo insegnò l’immortalità dell’anima e che q
ttagora perchè questo filosofo insegnò l’immortalità dell’anima e che questo Dio n’era il condottiero. Col caduceo vuolsi da a
dotti. Bacco Non vanno d’accordo gli scrittori della favola di questo Dio ; cinque almeno devono essere stati i soggett
esto Dio ; cinque almeno devono essere stati i soggetti che portarono questo nome ; da ciò traggono origine le tante opinioni
iò traggono origine le tante opinioni su la nascita e l’educazione di questo Dio ; il vero Bacco o Libero secondo quasi tutti
in tutta la sua maestà. Semele che non si avvedeva della malignità di questo consiglio, chiese a Giove una gràzia ma senza dir
eno, vecchio satiro che fu poi amato molto da Bacco. Cresciuto in età questo Dio andò a conquistare le Indie con un esercito d
diversi nomi : le più note sono le Baccanti. Le Ninfe che allevarono questo Dio, le donne che lo accompagnarono nella conquis
anelli, dei braccialetti ed altre simili cose. Sortito finalmente da questo nascondiglio ricomparve nell’Olimpo, e sposò Vene
i, che non potè ritrovare alcuna donna che volesse sposarlo, e fu per questo che si determinò di rapire Proserpina.   Plut
di fiamme e da ogni lato circondava le caroeri de’colpevoli. Erano a questo fiume attribuite le più nocevoli qualità. Con l’a
ano a questo fiume attribuite le più nocevoli qualità. Con l’acqua di questo fiume Cerere trasformò l’indiscreto Ascalafo. Su
, allorchè volle entrare nel regno di Plutone. Molto tempo avanti che questo principe vi scendesse il nocchiero infernale era
del Tartaro per aver fatto passare Ercole, il quale non era munito di questo magico ramo. La favola di Caronte si spiega in v
ò guari a porre il vestibulo dell’Inferno. L’opinione comune si è che questo nome in lingua egizia suoni barcaiuolo, e che con
ò di sotto il trono di Plutone ove si era rifuggito. Orfeo addormentò questo cane col suono della sua lira, allorchè andò a ce
dell’Egitto, gli Arabi. Trovano credenza quelli che sostengono esser questo mostro l’emblema della dissoluzione che succede n
nse dopo aver incatenato la Morte, si è perchè le magnanime azioni di questo eroe, salvarono il nome di lui dall’oblio e lo re
he figlia di Giove e di Latona e sorella di Apollo. Riconoscesi sotto questo nome una benefica deità, per la quale Giove aveva
olle malattie, le guerre e gli altri flagelli dell’ira celeste, e per questo oggetto le loro incombenze erano così divise : Ti
gli scorre intorno e non sentesi che il lento mormorio delle acque di questo fiume. Il Sonno sta disteso in una sala su di un
ano anche Belidi, da Belo re d’Egitto padre di Danao. Si è immaginato questo favoloso castigo perchè si pretende da certuni ch
be pei differenti usi delle Danaidi, così quei che erano impiegati in questo disagioso lavoro, dissero verisimilmente che ques
l’aveva immerso lo ricevette in cielo e lo ammise alla sua tavola ; e questo ingrato principe abbagliato dalle attrattive di G
nto della ruota è il simbolo della continua inquietudine in cui visse questo principe dopo il suo parricidio. Tizio era figlio
e venisse poscia liberato. Degli dei inferiori Pale Sotto questo nome si onoravano le Deità protettrici delle greg
li perciò riguardato da alcuni come il Dio della natura tutta e sotto questo titolo viene considerato come figlio di Demogorgo
fondata. In Egitto, a Roma e particolarmente in Arcadia rendevansi a questo Dio onori straordinari. Pane si rappresenta rosso
corna e metà del corpo di capra, ora con tutta l’umana forma ; ed in questo ultimo caso gli si dà una ronca in mano, una coro
carico di pine, locchè dimostra che il pino era l’albero favorito di questo Dio. Spesse fiate invece di pino ha un ramo di ci
con de’ frutti in una mano ed il corno d’abbondanza nell’altra. Ebbe questo Dio un tempio a Roma nella piazza del mercato. In
di rìsuperare le sue api, e dovette sorprenderlo mentre dormiva e con questo artificio gli riuscì di farlo parlare. Vogliono a
li, era figlio di Eolo e dell’Aurora e secondo altri di Astrea. Spira questo vento così soavemente ed ha pur tanta virtù, che
dicesi, non potesse cambiar di posto. Anticamente non sacrificavasi a questo Dio alcun animale ; si stabilì poscia di sacrific
Dietro lui evvi un sole nascente. Vien dipinto di color nero, perchè questo colore è quello degli Etiopi o degli abitanti del
una facé e dalla sinistra un velo di color giallo, perchè anticamente questo colore era particolarmente applicato alle nozze ;
e per fratello un altro Amore il quale fu chiamato Antero. Appena che questo Amore ebbe veduta la luce, suo fratello sentì aum
volta che Antero era lontano da lui. Non è difficile di scorgere che questo secondo Amore è stato immaginato per dinotare che
Altri lo hanno creduto un filosofo che parlasse poco. Si rappresenta questo Dio come un giovine mezzo ignudo con un corno d’a
l’eternità in un determinato luogo ove gli Dei andavano a consultare questo Nume. Giove vi andò con Venere per conoscere il D
io Cesare. I Destini de’re erano scolpiti sul diamante. I ministri di questo potente Dio erano le Parche incaricate di eseguir
forma di un serpente. Gli ammalati accorrevano in folla nei tempii di questo Dio, posti ordinariamente fuori delle città, per
Marte, chi sorella ; a lei spettava la cura di preparare il carro di questo Dio e di attaccarvi i cavalli quando partiva per
pi, in ambra le loro lagrime e l’amico in un uccello detto cigno. Per questo disordine si stette un giorno intiero in cielo se
ro del Sole sino al termine della sua carriera. Aggiungono alcuni che questo principe fosse re dei Molossi, popolo dell’Epiro,
ternità, osservava tutto ciò che aveva luogo su la terra, vegliava in questo mondo pel castigo dei colpevoli, e nell’altro con
ire prendendo Teti pel mare, che Giove trovò il mezzo di sottrarsi su questo clemento agli agguati che gli avevano tesi i Tita
diverse forme per isfuggire alle ricerche di Peleo ; ma raggiunta da questo principe, ei la incatenò per consiglio di Chirone
olo che gli sovrastasse nella guerra che gli fecero gli altri Dei, ma questo fatto spetta a Teti zia di questa, e gran Dea del
che a lui succedette nel regno, e che fu padre di Minosse, secondo di questo nome, che quasi tutti i mitologi confondono col p
ettante donzelle, ond’ essere esposte al Minotauro nel labirinto, ove questo principe aveva rinchiuso quel mostro mezzo uomo e
d essere preda del mostro, lo uccise, liberando così la patria sua da questo crudele castigo e sortì felicemente dal labirinto
to che egli esigeva col tragitto degli estinti, abbia fatto costruire questo edificio per rinchiudervi i suoi tesori che, in f
rvi il Minotauro, colla differenza che quello era coperto ed oscuro e questo era scoperto. Considerando che il Minotauro stava
, contro le istruzioni del padre, si sciolsero pel calore del sole, e questo giovane non essendo più sostenuto cadde in quella
isione di Allirosio figlio di Nettuno. Ne’ primi tempi ammettevansi a questo tribunale tutti i cittadini indistintamente, purc
io e gli offrirono dei sacrifici. Fuvvi poscia anche un oracolo sotto questo nome che i navigatori solevano consultare. Vuolsi
o erano i cinque vascelli de’ quali era composta la piccola flotta di questo principe, come si vuole che lo provino i cinque l
cato una donzella maritata da poco tempo, una novella sposa. Si diede questo nome in seguito ad altre Divinità rappresentate s
crilega osava insultare gli alberi da cui esse dipendevano. Narrasi a questo proposito che un certo Parebio stava per abbatter
to di cadere. Ei si determinò a puntellarla, ed appena ebbe terminato questo lavoro gh comparve la Ninfa di quell’albero, la q
dipendesse dalle piante che le medesime avevano in custodia ; ed era questo un ottimo mezzo per far rispettare i propri poder
forme, per l’avvenenza del volto. Amata da Polifemo e da Aci, preferì questo giovine ed avvenente pastore al deforme Ciclope.
; emblemi che trasportati in Grecia hanno dato luogo alle finzioni di questo popolo amico del meraviglioso. Le Esperidi
che sporgono nel mare dai due lati opposti. È celebre nell’antichità questo passaggio per i pericoli che vi correvano i navig
e imprese di tanti altri dello stesso nome. Ercole di cui si parla in questo Compendio è appunto il Tebano. Esso era il più no
he di dargli del proprio latte onde renderlo immortale. Una goccia di questo latte che Ercole lasciò cadere, produsse quella s
striscia bianca in cielo che ora chiamasi Via Lattea. Narrano alcuni questo fatto in altra maniera e dicono ché Alcmena temen
le sue fatiche per la sorte della sua nascita. Alcuni pretendono che questo suo procedere non fossé volontario e che da princ
devastava l’Arcadia. Euristeo vedendo Ercole che portava su le spalle questo cignale vivo, ne fu tanto spaventato che corse a
er madre, cavonne Alceste, e la restituì al marito Admeto. Vengono a questo eroe attribuite molte altre memorabili azioni. Vi
molto incomodato dagli ardenti raggi del Sole, andò in collera contro questo pianeta e tese l’arco per dirigere a lui una frec
rcole che tutti convengono al sole formano il principal fondamento di questo sistema. La perfeta analogia che passa tra le do
ole volendo indicare colle une e colle altre il termine dei viaggi di questo eroe verso occidente ; e che due altari vedevansi
terra diede con essa alla sua statua anima e vita. Adirato Giove per questo attentato ordinò a Vulcano di formare una belliss
enisse da Giove. L’ira di Giove nel veder che Prometeo era sfuggito a questo agguato non ebbe freno ed ordinò immantinente a M
meteo principe istrutto insegnò loro a condurre una vita umana, e per questo si è forse detto che coll’assistenza di Minerva a
ia, il corso del fiume Peneo fu fermato da un terremoto nel luogo ove questo fiume ingrossato dalle acque di quattro altri va
esso avrebbe almeno tenuto per lungo tempo lontano Perseo. Ma siccome questo giovine era amato dagli Dei essi vennero in suo s
vicino bosco consacrato a Marte, ma un dragone che aveva in custodia questo luogo li divorò tutti. Cadmo per consiglio di Min
recipitò nel mare. La famiglia di Polidoro non ebbe miglior fortuna ; questo principe fu avo di Laio, ucciso da Edipo suo prop
a lira alla quale Anfione aggiunse tre corde. Vien anche asserito che questo musico innalzò il primo altare del quale sia stat
Vedevansi ancora a Tebe al tempo degli Antonini, vicino alla tomba di questo principe, molte pietre rozze, che dioevansi esser
della sua lira, che indipendentemente del suo talento nel maneggiare questo istromento, egli era stato abbastanza eloquente p
raffatto per la cattiva sua maniera di maneggiare quell’istromento. A questo Lino che era Tebano e secondo alcuni fratello di
e colmar esso Pelia di ricchezze e insieme d’onore. L’età avanzata di questo usurpatore è un ostacolo a sì lungo viaggio. Gias
il trono del padre, Medea trovò il mezzo di liberare il suo sposo da questo nemico, consigliando le figlie di Pelia che era o
oli, finchè venne intorbidata dall’infedeltà di Giasone. Dimenticando questo principe quanto Medea aveva fatto per lui e le pr
a Grecia inseguiti dal re Eete. Fosse il timore di esser raggiunti da questo re, fosse la mira di evitare gli scogli Cianei, g
della costa d’Egitto, ma la protezione degli Dei li sottrasse anche a questo pericolo. Continuando il loro viaggio, sboccarono
e del viaggio degli Argonauti. Varie sono le opinioni sull’origine di questo misterioso ariete. Dicono gli uni che all’istante
spiranti fuoco dalla bocca e dalle nari. Marte si compiacque tanto di questo sacrificio ch’ei volle vivessero nell’abbondanza
dell’avvenente Teofane trasformata in agnella. Nettuno aveva affidato questo prodigioso montone a Mercurio che ne fe’dono a Ne
lli che si sono accinti a spiegarla. Vogliono alcuni che la favola di questo vello d’oro fosse fondata sull’esservi nella Colc
ver ricevuto, pregandolo di vendicarlo con la morte del colpevole. Da questo avvenimento furono chiamate lettere di Bellerofon
to figli maschi. Narrasi da altri che Minerva diede il caval Pegaso a questo principe per domare la Chimera ; ch’egli su quest
il caval Pegaso a questo principe per domare la Chimera ; ch’egli su questo destriero, e gonfio il cuore delle sue vittorie,
mandava fiamme, durante però la notte soltanto, secondo alcuni. Sopra questo monte ed intorno al vulcano vedevansi de’leoni ;
che lo rese abitabile, e di qui venne il suo finto combattimento con questo mostro. Dicesi che il fuoco di questo vulcano ard
il suo finto combattimento con questo mostro. Dicesi che il fuoco di questo vulcano ardeva perfino nell’acqua e non potevasi
sertare le campagne di Calidonia un mostruoso cignale. Per combattere questo mostro invitò Oeneo tutti i giovani principi del
chè Altea di ciò irritata rimisi il tizzone nel fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, egli pur divorato da interno a
ito per la prima il terribile animale, che Meleagro finì di uccidere, questo giovine principe le presentò il capo di quel cing
e, quindi propose a’suoi amanti di sposare quello che la superasse in questo esercizio, a condizione che i concorrenti dovesse
di pace, di tranquillità e d’inalterabile amicizia tra i coniugati ; questo uccello non si separa mai dalla sua compagna quan
attro piedi, diue sul mezzogiorno e tre la sera. Edipo conobbe che in questo animale si figurava l’uomo, perchè l’uomo sul mat
seconda, assumendo l’impegno di rimettere Polinice nel regno. Spedì a questo effetto Tideo ad Eteocle per intimargli di cedere
podamia, ma i vinti sarebbero puniti di morte. Era difficilissimo che questo principe fosse vinto, in quanto che egli possedev
uanto consideravano Giove superiore agli altri Dei. Da Ippodamia ebbe questo principe due figli, Atreo e Tieste. Pelope sospet
va sacrificare Ifigenia figlia di Agamennone a Diana, irritata perchè questo principe aveva uccisa una cerva che erale consacr
i trasportò in Tauride, ove la fece sacerdotessa del suo tempio. Dopo questo sacrificio, un favorevol vento condusse in poco t
uo fratello Ettore senza conoscerlo ; e siccome non si parlava che di questo pastore Priamo il volle vedere, e dopo averlo int
in secco servivano al campo de’Greci di trinceramento e di riparo. In questo mezzo Patroclo amico d’Achille, non potendolo ind
la stessa cosa incominciò a scagliare contro di quello una lancia. In questo mentre, secondo Virgilio, due smisurati serpenti
l quale sacrificavasi. La patera di cui si è parlato qualche volta in questo Compendio era un vaso di cui facevano uso i sacer
campi ; le feste che si celebravano due volte in onore di Cerere per questo oggetto chiamavansi Ambarvali. I Feciali erano sa
ano soventi agli eccessi della più vergognosa crapula. Porremo fine a questo Compendio parlando dei giuochi pubblici. I Gruoc
Venere. 4. NB. Nell’ indice per ordine alfabetico posto in fine di questo Compendio di Mitologia si troveranno indicate tut
a le Ninfe dai mitologi crediamo opportuno egualmente di riportare in questo articolo cosa di essa riferirono i poeti.
8 (1897) Mitologia classica illustrata
credenze religiose; ma nelle pagine seguenti noi faremo astrazione da questo suo aspetto, e non la considereremo se non come r
dunque e arti belle hanno molti punti di contatto; ed ecco perchè in questo libro l’ esposizione dei singoli miti è seguita d
no universalmente divulgati tra i Greci, e cercarono di adattar tutto questo al concetto tradizionale che essi avevano delle v
e degli Dei. Il mondo, secondo Esiodo, ebbe origine dal Caos, intesa questo voce non nel senso di una rudis indigestaque mole
empeste sopraffatte dal cielo sereno e stellato). Gea, addolorata per questo , sollecito i Titani perchè facessero guerra al pa
lle lancie). Spodestato Urano, cominciò il regno di Crono; ma neanche questo doveva esser lungo e felice. Il padre nel momento
ano dell’ immenso fragore. È evidente il significato naturalistico di questo mito; con esso rappresentavasi un gran conflitto
e sulle isole dei beati. Zeus divenuto signore dell’ universo, divise questo dominio co’ suoi due fratelli, riservando a sè il
fenomeno naturale della luce, del giorno e del brillar del cielo. Da questo concetto di Dio celeste derivano appunto le attri
e del resto quasi tutte le alture erano anticamente sedi del culto di questo dio celeste; ciò sia nella Grecia continentale si
nel suo momento più alto e più bello. Anche la filosofia si valse di questo concetto e invocò il nome di Zeus, ma ben presto
ener cui con maggior finitezza di particolari. Un notevole esempio di questo più recente ideale è il busto marmoreo del Museo
ità. 3. In origine il culto di Era non era molto diffuso. La culla di questo culto fu la città di Argo, onde la Dea era prefer
, statua crisoelefantina, in oro e avorio come il Giove di Fidia, e a questo creduta pari per bellezza. 4. Giunone è la dea ro
a, poi in Beozia, in Tessaglia, nell’ isola di Rodi; ma il luogo dove questo culto raggiunse il massimo sviluppo, la vera patr
ome Pallade Atena; quindi venne ben presto con essa identificata; con questo però che in Minerva prevaleva il concetto di una
Pizio, e Delfo divenne d’ allora in poi sede principale del culto di questo Dio. Molte altre leggende si raccontavano di Apol
lle bestie e alle piante col soverchio ardente calore. Espressione di questo pensiero è il mito di Giacinto (Hyacinthus), il b
ni fisici e morali. La città di Delfo però era il luogo principale di questo culto. Ivi sorgeva uno splendido tempio che rifat
che attribuiva la vittoria d’ Azio principalmente all’ aiuto dato da questo Dio; onde gli eresse uno splendido tempio sul Pal
lla mano sinistra; ma non si è ben certi rispetto alle opportunità di questo ristauro e rispetto all’ idea generale del lavoro
iecimila uomini in procinto di attaccar battaglia. In connessione con questo carattere selvaggio di Ares, son le leggende che
che volendo incendiare il tempio di Apollo cadde sotto le freccie di questo Dio (personificazione del lampo che nasce dalla n
nfi bene acquistati, soccorritore di Temi, cioè della Giustizia. Ma è questo un inno filosofico, composto certamente in tempo
ia nobis Signa canunt, iun ctoque sequor tentoria curru 10 . Detto questo , Marte scende nel campo con Stilicone e comincia
ephaestos), Dio del fuoco. Si pensi quanta importanza ha nella natura questo elemento, che non solo apparisce nel cielo come r
te e della civiltà. Non farà meraviglia che fin dai più antichi tempi questo elemento fosse divinizzato, e l’ ammirazione rico
i ne formasse oggetto di culto. E poichè il fuoco vien dal cielo, per questo Efesto era stato detto figlio di Zeus. Lo si pens
zia tra Efesto e Dioniso. Gli antichi poeti magnificavano le opere di questo divino artefice. Oltre allo splendido palazzo di
artisti ed operai che per l’ opera loro hanno bisogno del fuoco. Per questo era messo in intimo rapporto con Atena, la dea de
colpi e attizzar vampe di fuoco. 4. I Romani, com’ è noto, chiamavano questo dio Vulcano (Vulcanus), o secondo una grafia più
agli mossi dai Ciclopi. Altri narrarono altre parti delle leggende di questo Dio. L’ aneddoto di Venere, sorpresa da Vulcano c
cadia (ond’ egli è detto il Cillenio). Curiose le leggende relative a questo Dio, raccolte nell’ inno a lui dedicato, che va t
Apollo a forza lo dove condurre davanti il trono di Zeus, lasciando a questo di decidere la contesa. Anche allora stava Ermes
Ermes narrata nell’ inno omerico. Incerto il significato naturale di questo mito. Secondo alcuni Ermes non è altro che il cre
ale sorride dall’ oriente e allieta di sua luce tutta la natura. Ma a questo concetto primitivo si mescolò ben presto in Greci
utto l’ universo e lo feconda. In Oriente, e precisamente in Fenicia, questo concetto era stato personificato nella dea Astart
lla bella Afrodite a fianco dello zoppo e odioso Dio del fuoco. Ma di questo matrimonio non si citano figli; bensì di Afrodite
ttà di Pafo e Amatunte che erano più in rapporto col Fenici. Da Cipro questo culto si estese in Panfilia, nella Lidia e nella
sua famiglia, e che a lei votò un tempio dopo la vittoria di Farsalo; questo tempio fu costruito con grande splendidezza e ded
a un altare, su cui ardeva in di lei onore continuamente il fuoco. Da questo prendevano con sè un po’ di fuoco quelli che anda
entivano di essere fratelli e non trascuravano occasione di esprimere questo sentimento di nazionalità, così l’ Estia del temp
nuamente il sacro fuoco, simbolo della vita dello Stato. A tener vivo questo fuoco attendevano le vergini Vestali, prima quatt
tanziati sul Quirinale col Latini del Palatino, fece che si adottasse questo Dio nel culto comune insieme con Iupiter e Mars,
riade che si riteneva protettrice dello stato di Roma. Numa assegnò a questo Dio un sacerdote speciale, il flamen Quirinalis,
ure sorella del Sole, sposa di Titone antico. Ma oggetto di culto con questo nome non è stata mai. Bensi antica deità, venerat
, e come cacciatore, emulo di Artemide e da’ suoi strali ucciso. Dopo questo , si diceva fosse stato trasformato nella costella
legge della castità, e da Zeus portata in cielo. I Latini chiamavano questo gruppo septemtriones, i sette buoi aratori, perch
ui soffio faceva tremar la terra e agitar la superficie del mare. Per questo era detto rapitor di fanciulle, e un’ antica legg
cidente un terreno assai adatto ove stabilirsi e diffondersi. Sede di questo culto era il Campidoglio, ov’ era anche un santua
ppresentarla alata, e molto simile a Niche; portava però il caduceo e questo la contraddistingueva. Tra i monumenti superstiti
ficato politico, rappresentando l’ eterna giovinezza dello Stato. Per questo era dedicata a lei una speciale cappella nel temp
presentano le nozze di Ebe e di Eracle. Uno scultore moderno tentando questo argomento compì uno de’ suoi capolavori, e questi
ultima sua forma, secondo la quale Ganimede era amato da Giove. Anche questo è il racconto a cui si attiene Ovidio nel decimo
n aquila per rapire l’ amato giovane. L’ arte antica più volte trattò questo terna. Celebre era il gruppo in bronzo di Leocare
bene, sua madre, per consiglio di Temi (l’ ordin di natura) gli diede questo fratello perchè giocasse con lui; d’ allora crebb
tragici hanno spesso occasione di ricordare la potenza stragrande di questo Dio, e persino i filosofi ricamarono intorno al m
nome da corone, la cornacchia, uccello di lunga vita. Conformemente a questo significato naturale del mito, Asclepio si diceva
a questo significato naturale del mito, Asclepio si diceva nato o in questo o in quel luogo, ma sempre in mezzo alla vergine
dover suo, volle anche risuscitare un morto; allora Zeus adirato per questo sconvolgimento dell’ ordine naturale lo fulminò;
tazione di formole magiche e col metodo dell’ incubazione. Consistera questo nel portare il malato nel tempio, ed ivi dopo pre
attribui vano virtù di guarire. Molte statue esistevano in antico di questo Dio, notevole tra l’ altre quella in oro e avorio
ro decretate le vicende della sua vita fi no al momento del morire. E questo dicevasi talvolta effetto della volontà di Zeus o
iscono a Posidone, originate dalla natura del mare, e dai rapporti di questo coll’ uomo. Prima di tutto egli era fatto padre d
, per mezzo di Medusa, fosse padre del noto cavallo alato Pegaso. Per questo rapporto fra il Dio del mare e il cavallo, là dov
nell’ età alessandrina Callimaco, Euante ed altri presero a ritrattar questo tema; fra i Romani, Cicerone giovane scrisse su c
perseguitar lei e i suoi due figli Learco e Melicerte. A dare sfogo a questo sdegno, Era inspirò una pazzia furiosa ad Atamant
l mondo di sotterra. Il culto di queste divinità doveva risentirsi di questo doppio aspetto, ed estrinsecarsi in feste di gioi
greche dell’ Asia, poi anche nella Grecia continentale. Nella Troade questo culto trovava un terreno favorevole nelle vicinan
Dioniso sofferente e perseguitato. Di qui i molti miti riferentisi a questo Dio, nei quali, a dir vero, agli elementi greci s
antica letteratura, non si può in poche linee, tante sono le opere da questo Dio e dal suo culto ispirate. Già il ditirambo, l
imi drammaturghi latini a Claudiano hanno cantato qua e là le lodi di questo Dio straordinario. Ricordiamo solo che Eschilo co
si femmineo; è il tipo che prevalse dal tempo di Prassitele in poi. A questo appartiene il celebre Dioniso che conservasi nel
ia di Dioniso, per lo più leoni e pantere; oltre queste erano sacri a questo Dio il toro e il capro, simbolo della fecondità;
ninfa più celebre di questa categoria era Eco, la personificazione di questo fenomeno acustico così frequente nelle valli prof
e a una selvaggia eccitazione d’ animo che è inerente alla natura di questo Dio, offrì occasione a immaginare altri atteggiam
ra venerato in Beozia, in Macedonia e altrove. In Atene s’ introdusse questo culto poco dopo la guerra persiana. Raccontavasi
, quindi patrono della proprietà prediale, simile al Dio Terminus; in questo senso parla vasi di un Silvano Orientalis essendo
chi, volo d’ uccelli e simili, o indirettamente per via di sogni. Per questo rispetto aveva il soprannome di Fatuus o Fataelus
e degli Aborigeni, Fauno, si diceva avesse consacrato al dio Pane. In questo santuario si cominciava la festa sacrificando dei
era un asino, e curiose storielle si raccontavano per spiegare perchè questo animale fosse a lui inviso. Gli si offrivano anch
osse venuto in Italia ed ivi si fosse nascosto in quella terra che da questo fatto avrebbe avuto il nome di Lazio (a latendo).
a dove si custodiva il tesoro dello Stato, il così detto aerarium. Di questo tempio sono in piedi ancor adesso otto colonne. A
esti saltavano tre volte i pastori e facevan anche saltare il gregge; questo si credeva atto a purgare uomini e bestie. Gli uo
che gli si innalzava, viene così a rilevare assai bene il concetto di questo Dio; ma non sappiamo che lo si immaginasse in una
i della Grecia, il culto di Demetra e Persefone, ma il vero centro di questo culto era la piccola città di Eleusi situata nell
tto di Proserpina, dove descrisse in sonori versi le diverse scene di questo dramma con belle descrizioni, con parlate piene d
la morte, era detto Ades il più odiato fra tutti gli Dei. — Ma oltre questo aspetto truce e terribile, Ade ne aveva anche un
che ne fa dono ai mortali? Ecco altri aspetti che rendevan venerando questo iddio, che perciò chiamavasi Plutone o Pluteus, c
a astuta malvagità più volte ha destato l’ ira degli Dei, si ha avuto questo castigo di dover spingere un pesante masso su su
rizione in Pausania. Noi possediamo ancora delle pitture vascolari di questo stesso tema; generalmente, rappresentandosi il mi
benevolo, così anche le Erinni renuero ad avere un significato buono; questo specialmente in connessione colla leggenda di Ore
altri poeti come Virgilio, Ovidio, Claudiano. — Anche l’ arte adottò questo tipo rappresentandole come cacciatrici alate, con
tiche, ebbe facile entratura negli animi dei Romani, inclinatissimi a questo genere di cose. Sopratutto nell’ età imperiale tr
na, mezza e nuova. — L’ arte, com’ è da aspettarsi, si attenne pure a questo tipo. E già lo scultore Alcamene aveva figurato c
ati entrambi, colla scritta: Thanatos e Hypnos. Col tempo si modifico questo tipo della morte, prevalendo sempre più l’ idea d
i protettori del nutrimento della famiglia, e delle provviste annue a questo necessarie. Tale il concetto primitivo; chè più t
e le spaventose apparizioni di spettri, e altri fenomeni paurosi; per questo si cercava scongiurare il danno. Anche in altre o
fidato dall’ avo di Euclione, che è il padrone attuale della casa; di questo tesoro egli non ha rivelato l’ esistenza al padre
hyton, specie di vaso da bere a forma di corno, in atto di versare da questo vaso nella patera o nell’ orciuolo il liquido spr
li antichi, l’ origine della stirpe umana? Diverse leggende intorno a questo punto; le più antiche son quelle cho tacevano sor
i alcuni agi della vita ma rese possibili le arti e l’ industria. Per questo Prometeo era messo insieme con Efesto ed Atena, D
il suo oppressore. — Non mancano neppure rappresentazioni figurate di questo mito; in un sarcofago del Museo Capitolino a Roma
nomi e di fatti. — Più numerose sono le rappresentazioni figurate di questo mito. E qui si avverta che mentre l’ arte più ant
e da Admeto e stette un intiero anno al suo servizio come pastore. In questo tempo strinsero tra loro un’ intima amicizia; gli
’ altra persona disposta a scendere per lui all’ Ade. Allorchè giunse questo momento, non vollero nè il vecchio padre di Admet
er ucciso il drago, Cadmo dovè servire per otto anni ad Ares. Passato questo tempo, Ares gli perdonò e anzi gli diede in mogli
raggi cocenti della canicola. 2. Al vivo e commovente racconto che di questo episodio fa Ovidio nel terzo della Metamorfosi fa
a fig. 77 riproduce un bel rilievo del palazzo Spada a Roma intorno a questo soggetto. Il cane contraddistingue Zeto cacciator
ttadella di Corinto; di qui la celebre fonte Pirene. Avendo Zeus, per questo tradimento, mandato a Sisifo la morte, egli colla
e che le leggende relative all’ eroe cittadino fossero un riflesso di questo fenomeno naturale. Ma in quelle leggende non si s
i questo fenomeno naturale. Ma in quelle leggende non si scorge punto questo significato. Piuttosto il Sisifo che rotola un ma
a diversi drammi di Eschilo, il quale sceneggiò sia il lato serio di questo carattere in una tragedia, sia il lato umoristico
, sia il lato umoristico in un dramma satirico. Un dramma satirico su questo soggetto scrisse anche Euripide. — In mano ad alt
llerofonte adunque mosse contro le Amazoni, e vincendole superò anche questo pericolo. Infine al ritorno, Jobate gli tese un’
tragedia intitolata Jobate, ed Euripide una su Stenebea. Allusioni a questo eroe e alle sue vicende si incontrano assai spess
llerophontem .48 — Anche le arti figurative hanno trattato di sovente questo soggetto; molte monete e gemine corinzie o asiati
rtano l’ impronta del cavallo alato, molte pitture vascolari trattano questo o quel momento della favola. È celebre la Chimera
asta, che è il modo come avevala effigiata Fidia. Una bella statua di questo genere è nella Galleria Vaticana, portatavi dalla
s’ è fatto cenno, parlando di Ermes, del significato naturalistico di questo mito. Io non è altro che la luna affidata alla cu
si (libro I, 582-750). Anche le arti del disegno trattarono più volte questo soggetto; gemme, monete, pitture vascolari anche
a in Argo. 2. Un’ antica poesia epica, col titolo Danais, illustra va questo mito; e di poi diversi momenti della leggenda off
titolava da Linceo. In pitture vascolari e murali si rappresentò pure questo soggetto, rappresentate solitamente le Danaidi co
mettendolo in grado di estendere il suo dominio fin verso Corinto. Or questo Preto ebbe tre figliuole, dette perciò Pretidi, d
più ragguardevole fra tutti gli uomini. Quando Acrisio venne a saper questo , tutto ira, pose sua figlia e il bambino in una c
ua bellezza e di quella della sua figliuola, e avendo osato venire in questo al paragone colle Nereidi, queste ricorsero a Pos
7, 410), vantava di discendere da Acrisio. Il significato naturale di questo mito non può esser dubbio. Perseo è uno dei tanti
0 e sg.) e nello Scudo d’ Ercole (216 e sgg.); poi Eschilo compose su questo argomento un’ intiera trilogia; Sofocle ed Euripi
tradizione. Che anche l’ arte assai per tempo abbia fatto suo pro’ di questo terna ricco di belle situazioni, oltre ad alcuni
Dioscuri lasciavano indovinare agevolmente il senso naturalistico di questo mito. Essi erano fenomeni di luce ma di luce che
a, rappresentante il rapimento delle figlie di Leucippo, lavoro anche questo molto interessante. VI. Attica. a) Cecrop
a attribuiva l’ aver deciso la controversia tra Atena e Posidone. Con questo concetto è forse connessa un’ altra leggenda rela
o Pandione, fatto padre di Egeo, Pallante, Niso e Lico. Si diceva che questo Pandione scacciato dal trono dai figli di Mezione
che obbligava i viandanti a lavargli i piedi, e mentr’ erano chini a questo , egli con un calcio li faceva capitombolare in ma
ro il terribile Damaste che poneva la gente a forza su un letto, e se questo veniva a essere troppo corto, troncava le membra
flammo Ariadne, figlia di Minosse, di amorosa passione verso Teseo; e questo fu la salvezza di lui perche Ariadne gli die’ un
e divenne moglie di Dioniso, già s’ è narrato nel capitolo relativo a questo Dio. Nel ritorno ad Atene Teseo fu indiretta cagi
iro trasportate ad Atene, e un tempio fu eretto a onor dell’ eroe. Se questo tempio sia quello ch’ era denominato Theseum, è c
i vinte in guerra. Come anche gli Ateniesi fossero stati sottoposti a questo tributo, come Teseo li avesse alfine liberati ven
he andò a stabilirsi a Rodi fondandovi il culto di Zeus Atabyrios. Da questo figlio Altemene Catreo ebbe morte secondo un’ ant
esta scendeva sino ai talloni, dov’ era chiusa con un tappo; perdendo questo , rimaneva presto dissanguato. E questo accaddegli
chiusa con un tappo; perdendo questo, rimaneva presto dissanguato. E questo accaddegli allora che egli tento di impedire agli
primo atto eroico uccidendo un leone che infestava quel monte. Se da questo avesse ricavato la pelle di cui si rivestiva in s
a sua figlia Megara, e gli Dei gli fecero dono di splendide armi. — A questo punto Euristeo re di Tirinto (o Micene), chiamò E
estremo Occidente, ed ivi possedeva un ricco e bellissimo armento. Di questo doveva impadronirsi Eracle. Questa im presa che p
l’ uso del suo battello d’ oro fatto a forma di tazza. Coll’ aiuto di questo potè l’ eroe passare l’ Oceano e giungere ad Erit
a si recò l’ eroe all’ Eridano, allo scopo di interrogare le ninfe di questo fiume intorno alla via da percorrere per giungere
uesti lo avesse ucciso in un accesso di follia. In ogni modo, versato questo sangue, occorreva essere purificato. Ricorso all’
Priamo, ossia il riscattato, e divenne capostipite dei Dardanidi. — A questo punto si suoi collocare la spedizione contro Augi
nte padre di Filottete o Filottete stesso che passava di là, gli rese questo servizio, in compenso di che egli a lui donò il s
enda di Eracle. Sebbene sia impossibile veder chiaro nell’ origine di questo intreccio di racconti, pur si capisce che qui si
coli. Sopra tutti gli altri ottenne celebrità per rappresentazioni di questo genere lo scultore Lisippo, della giovane scuola
o vilmente il dono che aveva avuto da Meleagro. Il quale indignato di questo li uccise. Ne nacque guerra tra gli Etoli e i Cur
la sua prima forma, presto altri generi letterari si impadronirono di questo tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Gi
Meleagro, Teseo e Atalanta, disgraziatamente la parte monumentale di questo tempio, salvo pochi frammenti, è perduta. Spesso
ezza e di forza insieme. La figura 87 riproduce appunto una statua di questo genere, conservata nel Museo Vaticano. Si avverta
Vaticano. Si avverta quel non so che di malinconico che è nel viso di questo bel giovane. II. La spedizione degli Argona
e’ suoi figli, e fe’ loro dono di un ariete dal vello d’ oro datole a questo scopo da Ermes; sul quale ariete Frisso ed Elle s
sero l’ armi uno contro l’ altro e a vicenda si trucidarono. Erano in questo modo adempiute le volontà del re; ma Eeta col pre
to da un drago alato. Ivi ebbe un figlio da Egeo, di nome Medo, e con questo poi tornò in Colchide allorchè per opera di Teseo
a già nelle sue linee principali da Omero e da Esiodo, ispira poi, in questo o quello de’ suoi momenti, nobili opere ai poeti
opere ai poeti posteriori; la quarta Pizia di Pindaro versa intorno a questo soggetto; molte delle tragedie di Eschilo, Sofocl
te eroi non solo Tebani ma anche d’ altre provincie della Grecia, per questo ne abbiamo riservato l’ esposizione a questo luog
vincie della Grecia, per questo ne abbiamo riservato l’ esposizione a questo luogo. Laio, figlio di Labdaco e pronipote di Cad
oveva esistere già un poema antichissimo col titolo « la Tebaide ». A questo attinse Antimaco di Colofone, contemporaneo di Pl
ordine del re, dar sepoltura al cadavere di Polinice; Sofocle riprese questo stesso motivo poetico nell’ « Antigone » facendo
mia in isposa a colui che sapesse vincerlo alla corsa dei cocchi; con questo però che chi si lasciava vincere doveva pagar il
a gara ed Enomao o rimase morto o si uccise da sè vedendosi vinto. In questo modo Pelope ottenne Ippodamia e la signoria dell’
sippo che Pelope aveva avuto da altra moglie. Obbligati a fuggire per questo , si ripararono colla madre in Micene presso il lo
i. Assaraco, rimasto nella regione Dardania generò Capi (Capys), e di questo fu figlio Anchise padre di Enea. Ilo andò a porre
ostruirono la cittadella detta Pergamo. Come poi per manear di parola questo re si sia tirato addosso sciagure e calamità, e i
un sogno di cattivo augurio avuto dalla madre Ecuba nel dar alla luce questo figliuolo, fu esposto appena nato sul monte Ida,
di grave pestilenza. Tenutasi una popolare adunanza per provvedere a questo guaio, l’ indovino Calcante palesò la causa della
rendere Briseide e la fè condurre alla sua tenda. Achille sdegnato di questo procedere si appartò fra i suoi, rifiutando di pr
lo, cercò distoglierli dal proposito; anzi un fatto accaduto allora a questo Laocoonte li confermò sempre più. Mentre stava co
quello de’ ragazzi li soffocarono tra le loro spire. Ai Troiani parve questo una punizione inflitta dagli Dei a Laocoonte per
pia mercede giornaliera. Con una sola nave riuscì Ulisse a fuggire da questo paese; le altre s’ erano fracassate tra gli scogl
i; il solo Euriloco, che non aveva bevuto la magica bevanda, sfuggi a questo destino e venne a dar la notizia ad Ulisse. Quest
ui in che modo potesse riuscire a toccar la patria terra. g) Seguendo questo consiglio s’ avvia Ulisse ad occidente e giunge a
tori d’ Ulisse furono miseramente afferrati e ingoiati. i) Scampato a questo pericolo, Ulisse pervenne all’ isola Trinacia o d
o figlio di Priamo che portato da Troia con Neottolemo, alla morte di questo , aveva ottenuto una parte del regno di lui e spos
in ultimo gli Anteomerici di Tzetze. La lirica eziandio fè suo pro di questo mondo così vario e ricco di sentimenti poetici; a
ltore Peonio di Mende contemporaneo di Fidia. Importanti frammenti di questo bassorilievo furono scoperti un venti anni fa per
aurato da Giov. Angelo Montorsoli; ma par certo non sia riuscito bene questo ristauro e che questo braccio dovesse essere più
Montorsoli; ma par certo non sia riuscito bene questo ristauro e che questo braccio dovesse essere più piegato verso la testa
accio dovesse essere più piegato verso la testa. La fig. 88 riproduce questo gruppo come esso è attualmente in Vaticano. Si di
to coll’ atteggiamento del corpo affranto dal più terribile dolore, e questo contrasto dà grande bellezza. — In terzo luogo me
olte nubi e fa risplendere il sole. » 36. V. 154 e sgg.: « tutto si questo il fragor del mare, dopochè il genitore guardando
9 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
so e l’ immaginazione dei Greci fecero il resto. 14. Ad ogni corpo di questo universo fu assegnata la propria divinità ; nè vi
in mezzo alla quale restò sospesa la terra circondata dall’ acqua ; e questo Dio fu lo stesso Caos, divenuto, secondo la favol
spero (altri dicono Meneceo) (507). Forse passa qualche relazione fra questo Giapeto dei Greci e quell’ Jafet che la Genesi ra
cinio, come sotto quello degli Dei Lari e Penati (325). Secondo altri questo tempio era stato eretto da Romolo fondatore di Ro
i abbandonavano ad ogni specie di pubblica gioja. Nel primo giorno di questo mese i Consoli designati entravano in carica ; se
ntica libertà ed eguaglianza goduta dagli uomini nell’età dell’oro. A questo medesimo Dio è attribuita l’ invenzione della mon
fanciullo che sta per essere divorato allude alla favola dei figli. È questo il luogo da ricordare i bellissimi concetti del P
o il giovine Ati. 50. Cibele prese a proteggere e creò suo sacerdote questo Ati, bellissimo pastorello di Frigia ; ma egli tr
ebrosi dominii. La tenera fanciulla ed innocente Tutta lieta cogliea questo e quel fiore, E quinci e quindi avea le luci inte
Coraggio, figlio mio, coraggio ! Alcuni attribuiscono ad Ercole (364) questo generoso contegno verso l’impaurito Nume. 69. All
ome di Giore Ammone (Ammone in greco significa rena o sabbia) ; e per questo ancora Giove era talvolta rappresentato sotto le
sono simbolo di forza e di coraggio. Ma i più sono di sentimento che questo Giove Ammone altro non sia che il dio Osiride (69
ene spiegato dall’uso che la maggior parte dei re avevano di prendere questo nome. Perciò tanti popoli diversi vantavano Giove
mò l’estinto giovinetto in quel fiore che ne porta il nome. Forse per questo i giacinti adornano con tanta mestizia la tomba d
nendola di rose, d’oro, di porpora, di rugiada, di simili vaghezze, e questo quanto ai colori e alla carnagione. Quanto all’ab
tre colori distinti, così ha tre nomi, alba, vermiglia, e rancia. Per questo le farei una veste fino alla cintura, candida, so
ormati ed onorati nei cigni. Ugo Foscolo nel carme le Grazie dedica a questo simbolo della beltà, che veleggia con pure ali di
) furon sacri ad Apollo, denotando colla differenza del colore, che a questo Nume era noto tutto ciò che soglion produrre sì i
no si riferiva anche alla tenera armonia con la quale supponevasi che questo volatile cantasse la vicina sua morte, quasi prin
avevano anch’essi l’onore di essergli consacrati. 135. Gli emblemi di questo Dio diversificano secondo i personaggi ch’ei rapp
n bel carro tirato da quattro cavalli. Le statue e i bassi rilievi di questo monumento erano capi-lavori dei celebri scultori
mano il genio e le belle arti. Roma possiede la più celebre statua di questo Dio, chiamata l’Apollo di Belvedere, ed è una mer
figlia di Giove (63) e di Latona (97), e sorella d’Apollo (96). Forse questo suo nome principale deriva da dios che in greco v
’avesse cinquanta figliuoli ; ma dicono altrimenti che Giove, trovato questo pastore nelle stanze di Giunone, l’aveva condanna
edro, e la statua di Diana fu gettata in oro. Erostrato diede fuoco a questo tempio nel dì che nacque Alessandro il grande, e
parto Olimpia madre di quel principe. Pare che Erostrato commettesse questo misfatto per fare immortale con l’infamia il suo
infamia il suo nome. Gli Efesj decretarono, ma invano, che il nome di questo folle non fosse mai pronunziato. Quindi ricostrui
come gonfio di veleno, e col piede ornato di foglie di palma. Ma con questo credo che voglia significare pur Iside ; però mi
emele era incinta, e lo custodì fino al momento della sua nascita ; e questo bambiuo era Bacco. Indi il Nume dette alla madre
ù che Bacco fu allevato in vicinanza della città di Nisa (altri danno questo nome alla nutrice di Bacco) dove Mercurio lo recò
Penteo, re di Tebe, volle abolire le feste di Bacco ; ma il culto per questo nume era così radicato, che le Baccanti furibonde
poi, serbando la dovuta fede e riverenza alle sacre carte, indichiamo questo parallelo a solo oggetto di ricordare una ipotesi
la loro anima passi dal corpo di un uomo in quello d’un animale, e da questo in un albero o in una pianta, perchè essi dicono
pasturava pel re Admeto (102). Batto pastore fu il solo testimone di questo audace furto, e Mercurio col regalo della vacca p
ti diletti, pure ha sempre bisogno dell’oggetto in cui si pone ; e se questo gli manca, riman privo di tutto, e tapino e mendi
o, che la Dea della bellezza protesse e ricolmò di favori. Dicono che questo principe, osando una volta vantarsi di tanta pred
za, ed appassionatissimo per la caccia. Non faceva che abbandonarsi a questo esercizio, benchè Venere lo scongiurasse a non es
ra voce di un ente invisibile disse a Psiche : « Voi siete padrona di questo palazzo, o potete comandarvi da principessa. » Ps
le dicevano, bada di non esser vittima della tua fiducia. Chi sa che questo amante, che ha paura della luce del giorno, non s
tradirti ? Tu devi scoprirlo ad ogni costo ; prendi questa lucerna e questo pugnale ; sincerati sul conto suo ; e se le nostr
tempo. « Oh ! egli dorme, » esclamò sotto voce ; « approfittiamoci di questo momento ; ora non potrà fuggire ai miei avidi sgu
 ; e, « Dei immortali ! come ! lo stesso Amore è il mio amante ! Ed è questo il mostro temuto da me e dalle mie sorelle ? Ah !
rirla : tu non hai bisogno d’esser più bella. » Psiche obbedì anche a questo comando ; ma non potè vincere la sua curiosità ;
lomba, il mirto e la rosa erano sacri a Venere ; la prima a motivo di questo fatto : Un giorno Cupido passeggiava con sua madr
ndeggiante color di porpora ; cavalli più bianchi della neve tiravano questo carro circondato dalle Nereidi (316) e preceduto
ia di straordinaria bellezza e più candida dell’avorio ; e pareva che questo carro volasse radendo la superficie delle acque.
lirlo, e legarlo in modo da non lasciargli campo a scappare. Parrebbe questo un avvertimento per coloro i quali, studiando il
no i loro nidi sulle onde anche in mezzo ai rigori dell’inverno. E in questo tempo, secondo che dice la tradizione, il mare si
ormi scogli, sicchè nulla vale a rattenerne l’impeto : ………un fiume è questo Fangoso e torbo, e fa gorgo e vorago, Che bolle e
o tenere una mano stesa sulla terra e l’altra sul mare ; e chi rompea questo giuramento era per dieci anni bandito dal cielo,
nsepolti, come dicemmo : ………..non è concesso Traiettar queste ripe e questo fiume, Se pria l’ossa non han seggio e coverchio
uattro spazii, per toccare le sue quattro vigilie. » « Per significar questo (il Crepuscolo), trovo che si fa un giovinetto tu
ell’Aurora ; e l’altra che si stenda verso la Notte. Alcuni fanno che questo giovinetto con le due faci medesime cavalchi sopr
faci medesime cavalchi sopra un cavallo del Sole o dell’ Aurora ; ma questo non farebbe componimento a nostro proposito. Però
si d’esser d’ebano, sarà di color nero, e di neri panni si cuopra, in questo sia coricato il sonno, un giovine di tutta bellez
ai piedi. Icelo dicono che si trasforma esso stesso in più forme ; e questo figurerei per modo, che nel tutto paresse uomo, e
crive. Fantaso vogliono che si trasmuti in diverse cose insensate ; e questo si può rappresentare anche con le parole di Ovidi
Ovidio, parte di sasso, parte d’acqua, parte di legno. Fingasi che in questo luogo siano due porte ; una d’avorio, donde escon
d’orrido aspetto, per lo più in sembianza di scimmia accovacciata ; e questo non visitava mai gli uomini sobri o tranquilli di
one) ; finalmente gli Dei-Mani che stanno a custodia delle tombe. Per questo nei vecchi sepolcri troyiamo le due iniziali D M
era tormento atrocissimo. Ma dopo aver pagato il fio lungo tempo con questo strazio, Giove (63), credendolo pentito, gli aprì
manus, o sovrano dei Mani (243). A meglio dipingere la immagine di questo re infernale ricordiamo anche la bellissima ottav
che un tempo i Greci chiamavano Atena o Atenea. Luminoso esempio si è questo dell’onore in che furono e debbono esser tenute s
trista in sugli stracci Dell’opera che mal per te si fe ! Da taluni questo fatto è narrato in altri termini, ma poco favorev
sotto l’altare del quale era nutrito un serpente a lei sacro, perchè questo rettile fu giudicato l’immagine della prudenza. L
ebra abilissimo nell’arte di fondere e di lavorare i metalli ; sicchè questo celeste fabbro aveva le sue fucine nell’isola di
i assegnati ai buffoni di corte. Non sia discaro il leggere intorno a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno compost
rrendo nudi per Roma. 297. Il vocabolo pan in greco vuol dir tutto, e questo Dio era considerato qual simbolo dell’universo, o
, e morì senza aver più parlato ad alcun uomo. I Latini divinizzarono questo modello delle vedove, e le alzarono un tempio, i
di essi è il balio di Bacco, del quale abbiamo parlato ragionando di questo Dio (146). Nelle pitture e nelle sculture vediamo
el Campidoglio, i Romani scavando i fondamenti trovarono la statua di questo Dio. Consultati gli auguri intorno a ciò che dove
schio la propria dignità e potenza, e la cederono a Peleo. Infatti da questo connubio nacque il divino e prode Achille (536).
ette dei Lari, spesso in forma di cane, per allusione alla fedeltà di questo animale, e quelle dei Penati per lo più effigiati
della patria Sacri numi Penati, a voi mi rendo. Voi questa casa, voi questo nipote65 Mi conservate : questo augurio è vostro
a voi mi rendo. Voi questa casa, voi questo nipote65 Mi conservate : questo augurio è vostro ; E nel poter di voi Troja riman
sa di matrona romana, ed ha in capo un berretto frigio, poichè davasi questo berretto agli schiavi messi in libertà. Gli altri
na bacchetta chiamata vindicta, un giogo spezzato ed un gatto, perchè questo animale non sopporta vincoli nè servitù. Belli so
inciato da Agrippina e finito da Vespasiano, e accolse le spoglie che questo imperatore ed il suo figliuolo recarono dal tempi
gallo suvvi, il quale dimostri di batter l’ali e di cantare. E tutto questo dietro l’Aurora. Ma davanti a lei nel cielo dello
anima, e la Quiete è del corpo. Figureremo dunque la Quiete da noi in questo modo. Una giovane d’aspetto piacevole, che come s
mostra d’ogni oggetto, Non quale ei sembra, ma qual è in effetto. In questo se talor si specchia il rio Ipocrita, non mirasi
zia vera è costante sì nella buona che nella rea fortuna : ovvero che questo soave sentimento non appartiene alla gioventù, ma
bito bianco, per cui forse Virgilio la chiama Cana Fides, se pure con questo epiteto non volesse indicare la vecchiezza della
aro le guardie della principessa, la involò e la fece sua moglie ; da questo imeneo nacque Perseo. 354. Acrisio, scoperta l’e
vevano un solo occhio ed un solo dente che adoperavano a vicenda ; ma questo dente era più lungo delle zanne del cinghiale, ed
ni poeti dicono che Atlante regge il cielo sulle spalle, forse perchè questo monte è quasi sempre coperto di nubi, o perchè un
ena moglie d’Anfitrione re di Tebe, e vennero al mondo gemelli mentre questo principe era alla guerra. Giove (63), che amava A
la vita di Zeusi, illustrandone un quadro fa una bella descrizione di questo fatto : « Tra le opere di Zeusi, bellissimo fu te
roppo ci vorrebbe a descrivere tutte le memorabili azioni compite con questo generoso proponimento, perchè ogni paese e quasi
aggiatori che attraversavano le sabbie della Libia. Ercole, offeso da questo mostro, lo assalì, e lo atterrò tre volte ; ma in
i nani, essi si armavano di tutto punto, salivano sui caprioli, ed in questo arnese correvano ad affrontare i nemici. Un dì ri
iveriti andranno. Ercole giunse in Tessaglia nello stesso giorno di questo pietoso avvenimento, e Admeto, quantunque fosse a
, rese la diletta sposa ad Admeto. Alfieri ha tessuto una tragedia su questo bellissimo argomento ; e ci piace riferir qui le
en che caro, Sacro è pur anco : il genitor, la madre, E i figli suoi, questo è d’Admeto il sangue : Or, qual di questi in vece
avere strangolato i due serpenti mandatigli nella cuna da Giunone ; e questo nome derivante da due vocaboli greci, hèra e cléo
secuzioni della Dea non fecero che illustrare maggiormente il nome di questo fanciullo. 401. Rappresentano Ercole quale uom
lizio, fosse il primo a sperimentarlo, volendo il tiranno pagargli in questo modo il promesso salario ; indi Falaride stesso f
el Sole (110) e moglie di Minosse II re di Creta aveva messo al mondo questo mostro, e il re lo teneva chiuso nel laberinto de
tte giovani tirati a sorte per esser pasto del Minotauro. 416. Forse questo tributo non era altro che di denaro ; ma gli Aten
e le attaccò a forza di cera alle sue spalle ed a quelle d’ Icaro. In questo modo potè sollevarsi nell’ aria e recuperare la l
a fu poi causa di rovina alla città di Troja. Dopo che ebbero compito questo ratto, pattuirono che la sorte decidesse fra loro
lti secoli dopo, resero grandi onori alle ceneri di Teseo. È fama che questo eroe apparisse in armi alla battaglia di Maratona
gloria di liberar l’ Arcipelago dai pirati che lo infestavano ; e per questo beneficio meritarono d’ essere annoverati fra gli
fratello, scongiurò Giove affinchè lo facesse immortale come lui ; ma questo voto non poteva essere pienamente esaudito ; laon
chide (oggidì Georgia russa o Mingrelia in capo al Mar Nero) dov’ era questo tesoro. 449. Il Vello d’ oro fu la pelle di un ar
riete regalato dagli Dei ad Atamante re di Tebe. Frisso, figliuolo di questo principe, per fuggire con Elle sua sorella i mali
orella i mali trattamenti della matrigna Ino, si valse dell’ aiuto di questo maraviglioso ariete, e potè con esso attraversare
uccidere un mostro enorme posto a custodia del Vello d’ oro ; e tutto questo doveva esser compito in un giorno. 454. Giasone
iarsi nella reggia di Preto (363) re d’ Argo ; ma Stenobea, moglie di questo principe, lo vide di mal’ occhio, e lo accusò al
acrifizj espiatorj ai Mani (243) d’Euridice. 477. Aristeo, seguendo questo consiglio, immolò subito quattro tori e altrettan
di Cadmo, dalla quale ebbe Atteone (138). Dopo la sventurata morte di questo figlio si ricovrò nell’isola di Coo, quindi in Sa
sto alle fiere. 492. Forba, pastore del re di Corinto, ritrovò a caso questo bambino sul monte Citerone, e lo ricoverò nella s
ne a Tebe. 498. L’enimma dato a indovinare dalla Sfinge ai Tebani era questo  : « Quale sia l’animale che la mattina cammina co
so per vittima, e interroga Tiresia per udire se l’oracolo concedesse questo cambio. Ma in quei momenti di ansietà e di dubbie
a mano di Esione figliuola di Laomedonte ; ma Priamo, il successor di questo re, spedì Paride suo figlio a riprendere Esione.
segretamente Deidamia figlia del re, e n’ebbe Pirro (543). Dante cita questo fatto nel IX del Purgatorio per fare un paragone
di vita Ettore combattendo con lui corpo a corpo ; e non contento di questo , inferocì nello stesso cadavere trascinandolo die
hi.) Protesilao. 556. Il primo a scendere sul lido troiano fu questo Protesilao, e ben meritava che Omero eternasse il
minose prodezze all’assedio di Troja. 559. Dopo la caduta della città questo principe ritornava a Creta, carico delle spoglie
dei Greci ; la quale impresa era di difficile riuscita, essendochè a questo principe, re di Misia, erano state devastate le c
eria o Corcira, la moderna Corfù, dove regnava Alcinoo. Il palazzo di questo re era sontuoso, ed in mezzo ad ameni giardini ch
ogo riparato dal vento perchè possa bagnarsi ; indi ponetegli accanto questo vaso d’essenza e le vesti delle quali ha bisogno.
, Poichè già Ulisse tra i defunti scese, Le mie nozze indugiar, ch’io questo possa Lugubre ammanto per l’eroe Laerte,103 A ci
di Pietro Benvenuti, e l’incisione che ne fece Morghen rappresentano questo fatto assai meglio di qualunque descrizione. 589.
il padre, Il padre tuo da ria vecchiezza oppresso Qual io mi sono. In questo punto ei forse Da’ potenti vicini assedïato Non h
torre, che de’suoi fratelli E di Troja e di tutti era il sostegno : E questo pure per le patrie mura Combattendo cadeo dianzi
’Ettore, aveva ottenuto da Apollo il dono di conoscere il futuro ; ma questo Dio vistosi negare da lei il contraccambio d’altr
otesse contenerne in giro una pelle di bove tagliata a strisce ; e su questo spazio fondò la città di Cartagine, che per tal c
etti ! 620. Ma altri mitologi suppongono di Orione un fine diverso da questo , poichè dicono che avesse, non si sa come, offeso
on potè moderare l’eccesso della sua disperazione, e si uccise. Anche questo lacrimevole fatto è stato argomento di bei quadri
ra già vecchio, ed al quale narrò i casi suoi. Divulgatasi la fama di questo miracolo in tutta la Grecia, Epimenide passò per
uinio il superbo i libri poetici, detti Sibillini. Altri attribuirono questo fatto alla Sibilla Demofila o Demo. Coperta di lu
a da Apollo (96), e rispondeva dal fondo di una caverna nel tempio di questo Dio. La caverna aveva cento sbocchi di dove usciv
era figliuola di Glauco (201) e sacerdotessa d’ Apollo. Si narra che questo Dio, rapito dalla sua bellezza, le offerisse d’ac
la vita la freschezza della gioventù ; ma la figlia di Glauco ricusò questo dono, sicchè una malinconica e languida vecchiaja
 : Creso, passando l’ Alcice, rovescerà un grande impero. Infatti, se questo re di Lidia avesse trionfato di Ciro, sarebbe sta
pubblicato vincitore suo padre. Pindaro celebra con una bella ode139 questo tratto d’ amor filiale. — Diagora di Rodi che si
dosi in piè gli offeriscono luogo fraessi. Il popolo si compiacque di questo fatto, e lietamente romoreggiò con gran dimostran
Elide, usò le ricche spoglie del tiranno e della sua città ad aprire questo pubblico esperimento di coraggio e di forza, seco
stri, ossivvero quello che indicò una sorgente a Bacco (146) allorchè questo Dio errava sitibondo nei deserti della Libia. Int
ede come dal Leone sia figurata la forza cocente de’ raggi solari ; e questo dicono fosse il leone della foresta Nemea (370) u
favola è Ganimede (87) rapito in cielo da Giove. Ci rammenteremo che questo giovine mesceva il nettare a’ Numi. 688. Finalmen
cit., lib. VI.) Divinità favolose d'altre nazioni. 695. Sotto questo titolo comprendiamo le divinità favolose degli Eg
sia la stessa cosa che Osiride. Erodoto non ne parla, e Apollodoro dà questo stesso nome al bue Api. L’imperatore Antonino Pio
tariamente, un animale sacro, era delitto punito di morte. 709. Ma in questo culto degli animali non seguivano tutti lo stesso
a capra. Quindi nascevano odii e dispute religiose. 710. L’origine di questo culto, secondo la favola, nasce dai tempi nei qua
onesi era Belo considerato come il sole o come la natura fecondata da questo astro benefico ; e il tempio che eragli stato ere
o grifo, e la collocò nel primiero suo posto. Le altre metamorfosi di questo Dio son dello stesso tenore. 725. Gl’Indiani cred
uella di un giavellotto se imploravano le vittorie. 729. Immolavano a questo Dio cani e cavalli, ed in tempi calamitosi anche
731. I Galli nella loro barbara ferocia credevano rendersi favorevole questo Nume con ogni sorta di vittime, ed il suo culto f
te degli Scandinavi. 740. Nei primi tempi quei popoli offerivano a questo Dio le primizie dei frutti della terra ; indi com
Spirito prese certo numero di frecce e piantatele in terra, trasse da questo germe l’uomo e la donna. Riconoscono essi pure de
o i così detti Dei Cabiri, che presiedevano ai morti ; ma altri sotto questo nome comprendono Castore e Polluce (441) ossia i
r campo l’Italia, adombra forse una calsstrofo di fuoco particolaro a questo pseso, e nella quale l’isola d’Ischia o le altre
gno ; il che indica come presso gli antichi prevalesse l’opinione che questo volatile non suolesse cibarsene. La maggior parte
tra i queli il poeta Nicostrato. I sacerdoti dell’ isola vedendo che questo rimedie, a dir vero troppo efficace, veoiva ad es
limaco, famigliare di Conoue e di Tolomeo, accreditò l’adulazione con questo pœmetto, di cui reslando rari vestigj in greco, n
o oltre le rive di un lago detto Acherusia. Porlavano sulle sponde di questo lago i defunti, ed ivi erano giudicati secondo le
to di fiori, di ruscelli e di boschetti, ove gli davano sepoltura ; e questo luogo era detto Elision, ovvero soggiorno del rip
evano dato il nomo di Campo di Marte ad una gran pianura consacrata o questo Dio e posta fuori delle mura di Roma sullo sponde
tribunale d’Atene, porche la prima causa in esso giudicata fu contro questo Dio acensato d’aver uceiso Alirrozio. L’Areopago
enza per toccaro il cuoro doi giudici. Per lungo tempo le sontenze di questo augusto tribunale furono dettate dall’imparzialit
rano giudicati al pari degli altri uomini. 58. Alcuni fanno derivare questo nome dall’amico verbo Meneo, ora Moneo. 59. In
staccò un corno, ossia riunì in un sol letto due bracci del fiume ; e questo corno fu paragonato a quello doll’abbondanza, per
che lo trovassero sulle sponde del Faso, di dove, dopo aver risalito questo fiume della Colchide, lo recaroco nella lor patri
a di continuo con gli occhi umidi di pianto. Acasto suo suocero prese questo ritratto che era la caosa di tanla afflizione, e
te dove credevano che il sole si coricasse al giungere della sera. Da questo la favola degli aurei pomi, del Drago, ec. 121.
10 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
rma di perpetua, nè mai interrotta narrazione : disegno sarebbe stato questo impossible ad eseguirsi, attesa la confusione, in
rattava della Maniera d’insegnare e studiare le Belle--Lettare ; ed è questo appunto lo scopo spezialissimo, a cui tende quest
e’ costumi. Tutto ciò premesso, non mi resta a desiderare, se non che questo mio, qualunque siasi lavoro, a cui lio da varj an
è erano riputati assessori e consiglieri dello stesso Giove(b) : e in questo ultimo senso si denominavano anche Paredri. I nom
’ tempi di Pisistrato fu loro dedicato in Atene un tempio. Adottarono questo culto anche i Romani, da’ quali i predetti Numi f
rodato alle di lui sponde(e) (14). Giano altresì instituì in onore di questo Nume le Feste Saturnali, le quali poi continuaron
o appresso i Romani. Le medesime duravano cinque o settê giorni, e in questo tempo, lasciata ogni occupazione, si viveva solam
cole, o da Ercole stesso. Cerei pure ardevano in gran copia dinanzi a questo Dio, perchè era egli risguardato come il lume del
rbarsi vergini, e di attendere alla conservazione del sacro fuoco. Se questo per loro negligenza mancava, esse venivano severa
delle Vestali, vi riuscì : ella atuccò la sua cintura al vascello, e questo senza reistenza riprese tosto il cammino(a). Gli
a, perchè era risguardata come la protettrice anche de’ greggi. Sotto questo nome aveva un tempio in Megaride, perchè aveva in
tecipe di questi Misterj producesse una dolce tranquillità di vita in questo mondo, e la speranza di una migliore nell’ altra
aveano commesso qualche delitto. Tre erano i principali Sacerdoti di questo Tempio, il Gerofante, il Daduco o Lampadeforo, e
utarsi, di nuovo la vendette. Non cessava la meschina di prendere ora questo ed ora quell’ aspetto per alimentare il padre suo
, e una fiaccola nella sinistra. Le si dà il papavero, o perchè anche questo è simbolo di fertilità ; o perchè a Dea, addolora
to da certe Colombe (e) : altri dalle Api (f) ; e che Giove abbia per questo cangiato il loro colore, il quale prima era di fe
to supplizio. Non era permesso se non ad un uomo libero il recidere a questo Flamine i capelli ; e i medesimi doveansi poscia
resse al Nume un tempio col titolo di Giove Statore (c). La statua di questo Dio ivi stringeva una picca nella destra, e un fu
e del tuono. I Latini lo chiamavano per questa ragione Tonante. Sotto questo titolo Augusto gli alzò un tempio nel Campidoglio
el modo, con cui si rendevano, erano assai famosi. Strabone dice, che questo Oracolo fu instituito da’ Pelasgi, popoli i più a
o stesso nome, che fu il primo ad alzargli un tempio (b). Appresso di questo scorreva una fonte indovina, detta l’ Acqua del S
chi ne lo consultava. Così Alessandro il Grande ottenne di essere da questo Oracolo dichiarato figliuolo di Giove (b). Anche
a prima durava un giorno, poi due, indi tre, e finalmente quattro. In questo dì v’erano nel Campidoglio corse di quadrighe (f)
e i Romani giuravano, quello di Giove era uno de’ principali. Quindi questo Nume, come preside a’ giuramenti(15), si nominò O
oso, perchè in tempo di siccità se ne implorava la pioggia (c). Sotto questo titolo aveva in Roma un altare nel tempio del Cam
la memoria di tal fatto, si scolpì sulla colonna Trajana la figura di questo Nume, e de’ soldati in atto di raccorre l’acqua n
he subito dopo questa ceremonia se guiva la pioggia (f). Il Dio sotto questo aspetto era dagli Ateniesi chiamato Iezio, e da l
n dono a Giove. Ivi pure eresse il primo tempio allo stesso Nume, e a questo diede il nome di Feretrio, dal verbo latino fero,
ri colà vi recavano le spoglie nemiche, per consecrarvene una parte a questo Dio (b). Quindi Giove fu anche chiamato Predatore
i poi pretendono, che lo dessero nello stesso tempio di Giove (b). In questo inoltre si pronunziavano i giuramenti solenni di
vi si radunava pertrattare degli affari di grande importanza (c). Di questo tempio finalmente si racconta, che Tarquinio Pris
ggia (e) (24). Giove sul predetto monte ebbe un tempio e un bosco. In questo chiunque metteva piede prima di aver fatto le dov
ente da lui (b) (25). Que’ di Megara eressero un tempio senza tetto a questo Dio : lo che diede motivo di chiamarlo Conio, oss
dell’ospitalità. Gli Ateniesi onoravano il Nume particolarmente sotto questo aspetto, e aveano perciò molto riguardo degli str
preso per animare gli uomini, che aveva formati (e). Giove, offeso di questo nuovo insulto, commise al Dio Vulcano, ch’ei pure
ch’egli volò a salvarsi appresso l’anzidetta giovins (b). Nacquero a questo Nume moltissimi figliuoli tra’ quali si nominano
presso di se la Capra Amaltes, e le Ninfe di Creta, me nutrici. Sotto questo aspetto Romolo gli consecrò un tempio, e Ovidio (
no addotte, per le quali l’Aquila era sacta a Giove(39). Primo perchè questo Nume, combattendo contro i Titani, onde rimettere
tre. Fu detto Ditirambo, perchè essendo due volte venuto al mondo, di questo per così dire ne avea passato due volte la porta
risteo, inventore del mele e dell’ olio(a). Una delle prime azioni di questo Nume fu quella di discendere nell’Inferno per tra
sua conquista dell’ Arcadia e della Siria, dette le Indie. Intraprese questo viaggio per sottrarsi all’ odio, con cui lo perse
i afflisse con grave pestilenza. Consultarono l’ Oracolo di Apollo, e questo loro prescrisse d’ immolate a Bacco un bellissimo
seco, e restò frattanto da Melanto ucciso. Gli Ateniesi in memoriz di questo avvenimento alzarono un tempio a Bacco Melanegiro
osì tolse l’ingiuria, che avrebbesi potuto recare a quell’ ospite. In questo dì si faceva grande uso di vino, e chi nel bere s
tempo delle vendemmie sacrificavano a Bacco un irco, e colla pelle di questo formavano un vaso, detto otre, ora gonfio di sola
di corna, ed aveano in mano delle fiaccole accese, o il tirso(l). Era questo un asta, attortigliata di frondi di vite o d’elle
in pericolo di divenire un deserto, consultò l’Oracolo di Dodona ; e questo rispose, che si doveva placare lo sdegno di Bacco
in Amiclea, città della Focide, v’avea un celebre tempio, dedicato a questo Dio, il di cui sacrificatore prediceva l’avvenire
e le redini del predetto carro crano formate di pampini(h). Fu talora questo Nume veduto anche con corna di toro nella fronte,
sa, ma superba altresì all’ eccesso diede a divedersi questa Dea. Per questo pue fece ella provare a molti il rigore del suo s
delle nozze (b). Anche il nome di Gamelia la caratterizza tale. Sotto questo titolo si solennizzavano le Feste, dette Gamelie,
so, e staccava uno scudo, che colà era confiscato. Un’ altra Festa di questo nome ogni cinque anni sì celebrava in Elide, inst
oporzione delle sue facoltà. Finalmente si appiccava fuoco al Rogo, e questo ardeva, finchè tutte le prodette statue erano rid
fuga. Coloro vi riuscirono ; ma trasportata la statua in un naviglio, questo non si potè mai allontanare da Samo. Persuasi fin
no a suo luogo (a). Vuolsi che sia stata detta Feronia dalla città di questo nome, situata alle radici del monte Soratte, nell
enne denominata Moneta dal verbol Lotino monere, avvertire (g). Sotto questo nome le siggabbricò un tempio appresso il Campido
tatore, cadde un fulmine su quello di Giunone Regina nell’Aventino. A questo avvenimento si consultarono gl’Indovini, i quali
ne sentiva spavento perfino nel suo tenebroso regno Plutone. Temette questo Dio, che, aprendosi la terre in voragini, penetra
itano Ceo e di Febe. Giunone sdegnata, perchè Giove amava la madre di questo Nume, lo scacciò dal Cielo, e fece giurare alla T
micla Volle un dì divertirsì seco lui al gioco del disco ; ed essendo questo ricaduto con impeto sul capo di Giacinto, talment
Nume conseguì anche il nome di Delfico (g). Dicevano gli Antichi, che questo tempio era stato prima costruiro con rami d’allor
ro di Sicilia narra, che sul monte Parnasso v’avea un antro, e che in questo stava aperta una voragine, ove alcuno capro avvic
corrisponde quello altresì di Apotropeo(b) (21), e di Epicurio. Sotto questo ultimo il Nume era in modo particolare venerato i
reci giovani solevano recidersi i loro primi capelli, e consecrarli a questo Nume(b). Diedesi ad Apollo il nome di Didimeo, pe
doppio, e che fu attribuita al Nume, considerato come il Sole, perchè questo illumina il giorno co’suoi raggi, e la notte, com
in bronzo. V’ è però chi soggiunge, che per altro motivo gli si diede questo nome. Alcuni ladri, dicesi, rubarono tutti i teso
a(c). Fu detto Soratte dall’ essergli stata consecrata la montagna di questo nome, situata nel paese de’ Falisci, poco lontana
’Isola di Delo, e il tempio d’Apollo, che vi si trovava, la statua di questo Dio per disprezzo fu gettata in mare. I flutti la
ta la di lui madre, Latona. Queglino per così dire erano Sacerdoti di questo Nume, e continuamenté cantavano Inni a di lui ono
tutto il mondo, in quanto che egli è lo stesso che il Sole(b). Sotto questo aspetto ebbe per padre Iperione, figlio di Urano
nove anni degli allori alla stessa Divinità. Tre giorni dopo il sogno questo Generale disfece i nemici. Egli perciò ebbe cura
’Ismeno e di Tenero(45). Egli, come seppe, ch’ella trovavasi appresso questo Nume, nè che il medesimo gliela avrebbe restituit
li divorava. Il valoroso Corebo, Eroe d’Argolide, lo uccise. Non per questo cessò la collera del Nume, e colla peste desolò l
tarono sulle rive dell’Isola di Delo, dove fu raccolta col bambino. A questo ella diede il nome di Anio. Lo depose poscia sull
senzachè i medesimi loto nuocessero(a) (53). Anche que d’ Argo ebbero questo Nume in grande venerazione. In Amicle pure, città
i fosse sacrificato il lupo, nemico delle greggi ; e il corvo, perchè questo Nume presiedeva anche agli augurj, i quali spezia
vero una lira. Il motivo, per cui divenne sacro ad Apollo l’alloro, è questo  ; Dafne, figlia di Peneo, uno de’fiumi maggiori d
figlia di Peneo, uno de’fiumi maggiori della Tessaglia, era amata da questo Dio (56). E benchè ella con odio implacabile gli
Diana un fanciullo e una fanciulla. Per un secolo si rinovò ogni anno questo sacrifizio (b). I più cari a Diana furono Endimio
n tempio, il quale serviva anche d’asilo a chi vi si rifugiava. Sotto questo nome Diana ebbe in Atene ogni anno delle Feste, a
maritare, se prima non era stata sacerdotessa della medesima Dea. Per questo tutte le fanciulle, soprannominate per l’anzidett
quindi rappresentasi o con tre figure unite, o con un corpo solo, ma questo con tre teste, e quattro braccia (e). Gli Atenies
ascun inorto in un libro, detto il Registro di Libitina. Per mezzo di questo si sapeva il numero de’ morti in Roma ogni anno (
. La vittima, che vi s’immolava, era il pesce triglia. Credevasi, che questo desse la caccia all’altro, chiamato lepre marino,
eci, e il quale avea incenerito tutti i loro tempj, ebbe rispetto per questo (a). Finalmente rimase abbruciato l’anno primo de
e in vece si spogliarono di tutti i loro preziosi ornamenti, cosiochè questo secondo tempio niente era minore nella magnificen
’viaggiatori per mare. Que’di Cnido le avevano alzato un tempio sotto questo nome. Un altro ne avea pure sopra un monte presso
tichità. Dionisio d’ Alicarnasso(b), e Pomponio Mela(c) vogliono, che questo tempio sia stato eretto da Enea Trojano. Diodoro
ggiavano, ancorchè fossero d’oro e d’argento(c). Zozimo racconta, che questo Oracolo fu consultato da’ Palmireni, allorchè si
perchè presiedeva al mare, che da’ Greci e Latini dicesi Ponto. Sotto questo nome aveva un tempio in Ermione, città dell’ Istm
passione, gli fece obbliare del tutto la memoria di quella Ninfa. Per questo si credette, che le acque del predetto fiume aves
o a Venere fu la colomba. Dicesi, che la Dea anche si trasformasse in questo uccello. Il di lei figlio, Cupido, si vantò di po
in patria da’suoi concittadini. L’onore, che si riportava a motivo di questo Inno, era maggiore d’ogni altro(a). Oltre le anzi
uo onore vi si celebravano(a). A Nettuno era sacro il pino, sì perchè questo albero trovasi lungo le rive dol mace, sì perchè
la presenza del Dio delle acque. Altri finalmente ci danno a divedere questo Nume tirato dal cavallo Arione. Dicesi che questo
ci danno a divedere questo Nume tirato dal cavallo Arione. Dicesi che questo animale insieme con Era sia nato da Corere e da N
d’accetta glielo spaccò ; e che ne uscì Minerva tutta armata(c). Per questo la medesima Dea si denominò anche Pallade dal ver
spoglie, riportate nella battaglia di Maratona, le innalzarono sotto questo titolo un tempio(c). Le si diede il nome di Calin
te volle servirsene per combattere la Chimera. La statua della Dea in questo tempio era di legno, il volto poi e le mani di bi
he Tegea non sarebbe mai stata presa da nemiche armi. Il Sacerdote di questo tempio v’entrava una sola volta all’anno(a). Ques
o perchè la educò Tritone ; o perchè ella nacque appresso il fiume di questo nome, il quale trovasi nella Beozia(b) ; o finalm
dell’Oracolo, viddero riprodursi la fertilità nel loro paese. Fu per questo , ch’eglino sacrificavano ogni anno alla Dea, e ce
erò ad ergerle altari, e ad offerirle sacrifizj furono i Rodiani. Per questo Giove cuoprì la loro isola d’una nuvola d’oro, e’
alla guerra, che ne fu poscia tenuto come la principale Divinità. Per questo in Bitinia si offeriva a Priapo la decima delle s
o, avendo vinto Bruto e Cassio, dedicò un tempio a Marte, denominando questo Dio Bisultore, ossia due volte vendicatore, perch
rima favelleremo(c). Il nome Arete vuol dire danno, e fu attribuito a questo Nume per alludere a’ mali, che porta seco la guer
dior, camminare, per darlo a divedere in atto di marciare. Roma sotto questo titolo gli eresse un tempio nella via Appia(e). A
Forci e di Ceto (b) (4). Plauto dà il nome di Nerieue alla moglie di questo Dio(c). Bellona poi secondo alcuni Scrittori non
tre delle di lui statue (d). Per lo contrario non fuvi luogo, in cui questo Nume siasi tanto onorato, quanto in Roma, perchè
ella destra il fulmine. Sta vicino a lui il gallo, per ricordare, che questo Nume cangiò nella figura di tale uccello il giova
le Spavento e il Timore (a). Plutarco vuole, che Fobo fosse figlio di questo Dio, e che a lui pure si sacrificasse per tenerlo
e de’ mortali. Il Destino soventi volte chiamasi Fato, o Necessità. A questo Nume non fu mai eretto alcun tempio, nè statua al
l. 2. (11). Giano da alcuni fu risguardato come il Mondo : e perchè questo va sempre in giro, perciò a Giano si diede anche
ch’ era egli quello, il quale in certa guisa apriva l’anno ; giacchè questo con Feste a di lui onore sempre cominciavasi da’
o Agonie, e furono poi anche dette Agonali e Agnali(c) : banchè sotto questo nome si riconoscevano da Festo(d) altre solennità
n atto di portare sopra un globo l’uccello, detto Fenice. Fingesi che questo animale sia unico della sua spezie, che dopo esse
interdetto l’esplorarne gli andamenti fuorchè all’alba del giorno. In questo tempo i sacri Ministri, detti perciò Pollarj, get
ol fuso(c), e nella destra un’ asta e uno scudo(d). Altri dicono, che questo simulacro siasi formato delle ossa di Pelope(e).
e non guardò m i in volto verun altro uomo, che il suo marito(e). Per questo le sole donne Romane le sacrificavano : e perchè
divenne re, e dopo morte conseguì gli onori Divini(d). Erano sacri a questo Nume gli sparvi ri. A questi l’Egitto consecrò un
he grata altresì riuscisse ad esse l’obblazione del mele, spremendosi questo da’ fiori, de’ quali elleno erano amantissimo(g).
io e femmina, e a cui diedesi il nome di Agdesti o Agdisto. Nacque da questo un mandorlo, i di cui frutti erano bellissimi. La
Collina(i). Così furono punite Minucia(l), e Oppia(m). E’ pur celebre questo proposito il fatto di Tuccia o Tuzia : costei fal
la Sibilla(e). Parecchi ne’ secoli posteriori seguirono l’opinione di questo Filosofo, e riconobbero la sola Erofila, nata in
la Cumana e l’ Eritrea(a). Plinio(b). Solino(c) ne riconobbero tre, e questo ultimo le nominò la Delfica, l’Eritrea, e la Cuma
che se ne scolpiva l’effigie nelle moneto con una Sfinge a canto. Fu questo un mostro, nato secondo Esiodo dalla Chimera e da
da Echidna(b). La Dea Giunone, nemica di Tebe, prese cura di allevare questo Mostro, e poi lo lasciò ne’ dintorni di quella ci
gino (d), e Lattanzio (e) lo chiamano figlio del re Eleusio : Secondo questo ultimo Scrittore la madre di Trittolemo appellava
sima fame, e che poi fu messo a morte dal morso di un serpente, e con questo trasferito in Cielo. Da Igino però soggiungesi, c
eti, e Agonoteti (d). Suida distingue gli Agonoteti dagli Atloteti in questo , che i primi presiedevano agli esercizj scenici,
entr’egli toccava co’piedi il più profondo del mare, la superfizie di questo appena gli arrivava alla eintura(g). Omeco riguar
osse lo stesso che Encelado(a). Intorno a Briareo Omero soggimge, che questo Gigante con tal nome era chiamato dagli Dei, ment
morse sì violentemente un piede, che colui cadde in, terra morto. Per questo Arrichione fu dichiarato vincitore(d). Anche Asti
scosse sì fortemente la colonna, la quale ne sosteneva il tetto, che questo cadde, e mise a morte sessanta fanciulli. Cleomed
gonfiava i muscoli del corpo, che si spezzava la fune(a). Finalmente questo Atleta, confidando nella propria robustezza, voll
re la mano verso il Cielo ; indi col porla sull’altare(c). In vece di questo se ne servirono anche di una pietra(d). Il giuram
lmine era segno di sovrana potenza, a cui niuno poteva resistere. Per questo anche Apelle nel tempio di Diana Efesina distinse
e per riconoscere la verità de’giuramenti. L’esperimento si faceva in questo modo : quello, che giurava, scriveva il suo giura
Costellazione indica il tempo atto a navigare, ch’è la Primavera. Per questo i Latini le denominarono Vergilie dal nome Latino
ssai più antico, che il Bacco, nato da Semele(a). Altri attribuiscono questo stesso nome non a Bacco, ma ad un suo figlio(b).
, che Fauno in una foresta presso la fontana Albunea desse Oracoli in questo modo : il Sacerdote, dopo d’aver sacrificato vici
fanno figlio di Cratide, pastore d’Italia, e di una capra : ed è per questo , dicono essi, che Silvano comparve alla luce mezz
recato a rivedere le vigne del Timolo e del Pattolo, monte quello, e questo fiume della Lidia. Non vi si trovò allora Sileno,
ì aperte per metà, che si poteva vedervi un serpente vivo. Eravi colà questo animale, o perchè Bacco nacque da Proserpina e da
ino in città prima della celebrazione di tali Feste(f). Finalmente in questo tempo si offriva del nuovo vino a Giove, perchè i
della di lui infanzia : lo che gli acquistò il nome di Sinoide. Sotto questo titolo egli ebbe una statua in Megalopoli, città
omani, portavasi una moneta alla nascita di ciascuno. Erasi stabilito questo uso per avere il numero esatto degli abitanti del
e sarebbe rimasto ucciso da quella ferocissima gente. Bellerofonte in questo e in varj altri pericolosi cimenti sempre vi rius
ntativo, mandò un insetto a molestare siffattamente quel cavallo, che questo rovesciò Bellerofonte in Aleia, pianura della Cil
n tempio a Redicolo, ossia al Dio deb Ritorno, perchè credettero, che questo Nume là avesse obbligato il loro nemico a ritorna
Cielo, sia stato assogettato al predetto cangiamento(c). Le acque di questo fiume entrano nella palude Acherusia(d). Altri so
sia(d). Altri sono d’opinione ch’escano da quella(e). Dicesi, che sia questo il primo fiume, a cui concorrano tutte le anime d
o nome di Cocito significa gemito, pianto ; e però fu immaginato, che questo fiume non fosse, che le lagrime de’condannati nel
esto fiume non fosse, che le lagrime de’condannati nel Tartaro(c). Da questo fiume trassero il loro nome le Feste Cocizie, che
uno(a). Il fiume Lete bagna il prato, detto Asfodelo(b) dall’ erba di questo nome, ch’esso produce. Dicono i Poeti, che il med
amore ; che avendo ottenuto il permesso di venire per pochi giorni in questo mondo, non voleva più ritornarsene nell’altro ; c
conservò il loro nome(b). Flegia incendiò il tempio di Apollo, perchè questo Nume rendette la di lui figliuola, Coconide, madr
Cicerone vuole, che sovrastasse una gran pietra al di lui capo, e che questo ne venisse percosso, ogni qual volta che egli ten
fuoco, v’imbandì di sopra lauta mensa. V’invitò Dejoneo, ed essendovi questo intervenuto, ve lo fece miseramente perire. Tutti
to dalla Ninfa Castalia, che fuggendo da Apollo, rimase convertita in questo fiume(f). (40). L’Aganippo usciva dall’ Elicona.
questo fiume(f). (40). L’Aganippo usciva dall’ Elicona. Vuolsi, che questo fiume sia improvvisamente scaturito dal predetto
eccellente musico, ma avendo osato di paragonarsi ad Apollo, venne da questo Nume ucciso. Gli abitanti di Elicona ogni anno ne
orti, e vi regnarono essi. Come Dirce avea molto venerato Bacco, così questo Nume la cangiò in fontana(a), e intorbidò la ment
ferno, avea cantato le lodi di tutti gli Dei fuorchè di Bacco, perciò questo Nume destò nelle sue Baccanti tale furore, ch’ el
tovate statue se ne vedeva pure una, eretta da Lieurgo al Dio Riso. A questo Nume anche la Tessaglia offeriva ogni anno dei sa
rice gli uccelli (a). Que’di Lampoaco erano i più dedicatial culto di questo Dio. Le teste, ch’eglino celebravano a di lui ono
ol capo coperto d’un velo. La vittima d’ordinario era l’asino, perchè questo , ossendo rimastovinto da Priapo in una certa ques
tempo della sua vita(b). Nè è fuor di proposito il riferire altresì a questo luogo il fatto d’Egesta. Ippote, nobile Trojano,
fabbricarono un tempio, e gli offerirono de’sacrifizj. Primachè tutto questo avvenisse, Glauco s’invaghì della bella Scilla, f
iuochi, l’uno per onorare Nettuno, e l’altro Melicerta(c). Riguardo a questo , e a Melicerta è inoltre da sapersi, che ambedue
da’ Latini si appellò anche Vulturno(b). Altri però soggiungono, che questo è diverso da quello, e ch’esso fu anche detto Eur
rimenti succedeva, se qualche reo poneva piede in luogo sacro, perchè questo subito si teneva per profanato. All’ espiazioni d
empio, inalzato da Appio Claudio il Cieco presso il Circo. Si trovava questo fuori della città, per timore, che Bellona semina
el tribunale era situato sopra una collina, sacra a Marte (f), da che questo Nume ivi trattò la sua causa, quando fu accusato
11 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
scuole, e da quelli che non amano il corredo di molta erudizione. E questo appunto è quello che ora presento al pubblico fre
ημιθεοι), e finalmente degl’Infernali (υποκθονιοι, στυγιοι) ; per cui questo Compendio sarà in tre parti diviso. Parte I.
o, pure scorgendo nella madre una propensione pel fratello Satùrno, a questo la cedè, ma con espressa legge che nessun suo fig
a, era consacrata a Satùrno e chiamavasi Saturnia. Sotto il regno di questo nume fu l’età dell’oro. I poeti nel descrivere l’
, tutto aspergeva il Sacerdote o la persona ch’era nella fossa. E con questo sacrificio si credeva l’uomo quasi rinascere a no
lia, erano in quel tempio allogati. Le Sacerdotesse che avean cura di questo fuoco, si chiamavano le Vergini Vestali. Ne furon
a specie di malignità che si attribuiva a Satùrno. Sotto la tutela di questo nume erano i Gladiatori, perchè si reputava egli
us medius ; ed il termine, Janus imus. Giove. I. Nomi dati a questo Nume e lor ragione. Giove, padre degli uomini
molti Giovi ; e più popoli si davano il vanto di aver veduto nascere questo nume fra loro ; ma i Poeti per lo più danno a’ Cr
bbondevolmente quella ninfa di ogni cosa, che a lei fosse piaciuta. E questo chiamasi Cornucopia, Corno dell’abbondanza, e Cor
Minerva salito al cielo, accese una flaccola al fuoco del sole, e con questo fuoco celeste animò quella sua mirabile statua. O
r guerra agl’immortali, all’Olimpo mettendo sopra il monte Ossa, ed a questo il boscoso Pelio. Ma prima di eseguire l’empio at
rra, in donne ; e così rinnovellossi l’umana generazione. Al tempo di questo diluvio si rapporta il fatto di Filemone e Bauci,
diro Gorgonio capo, orribile prodigio Dell’Egioco Signore. Monti. In questo luogo di Omero, dice Mad. Dacier, l’egida certame
di Cefèo ricoperto di acque, e che dall’oracolo di Giove Ammòne avea questo re inteso, non potersi il regno liberaro da tanto
one che Cadmo allogò in primo luogo fra le lettere l’alfa, perchè con questo nome chiamasi il bue nella lingua de’ Fenicii, i
è con questo nome chiamasi il bue nella lingua de’ Fenicii, i quali a questo animale il primo luogo davano fra le cose necessa
samente si racconta la favola di Niso e di Scilla. Giorgio Sabino per questo crine fatale di Niso intende un qualche arcano e
Napoletani, vedesi un mostro con corpo di toro, e di uomo insieme. A questo mostro che dimorava nel laberinto di Creta gli At
ta gli Ateniesi mandar doveano quell’infelice tributo. Di gran fama è questo laberinto ingegnosamente descritto da Ovidio nell
insero che l’inventore della sega fosse stato cangiato in pernice. Fu questo delitto la cagione delle sventure di Dedalo, il q
l cesto, dice che discendevano da Amico e dalla gente de’ Bebrici. Or questo re tutti coloro che per sorte giungevano nel suo
ta Libia, la quale, essendo stata regina di gran parte dell’Africa, a questo paese diede il nome di Libia. Questo fu quell’Epa
, ed il nome del vincitore denotava per lo più ciascuna Olimpiade. Da questo tempo nella storia greca si legge qualche cosa di
llustre per l’oracolo di Giove Olimpico, e per un magnifico tempio di questo Nume, ricco de’ doni della Grecia, ove grandeggia
re delle sopraceiglia fa tremare l’olimpo. Nelle vicinanze adunque di questo tempio ed alla riva dell’Alfeo si celebravano que
a pentelica, che tuttavia si ammirano nella chiesa di Aracoeli. Ed in questo tempio l’antica Roma vide tanti suoi guerrieri tr
ede essere un avanzo del fusto della colonna, sotto la cui figura era questo Nume anticamente adorato. Si vede pure Giove Sera
nel quale era scritto : Pulchriori detur  : diasi alla più bella. Fu questo il segno di fiera contesa fra le tre Dee Giunone,
lo, nel celestial consiglio, in grazia di Marte, Giunone consentì che questo suo nipote fosse annoverato fra gli Dei, contenta
ole : A Minerva, protettrice delle armi, i Greci già vicini a partire questo dono consacrano. Ma lo Scoliaste di Omero afferma
de il suo suffragio in favore del reo, ed egli fu assoluto. Chiamossi questo il suffragio di Minerva (Ψηφος της Αθηνας. Lucian
oluzione ; l’altra di legno, chiamata di morte. Alcuni storici dicono questo tribunale istituito da Cecrope ; altri, da Cranao
ù fulgido del fuoco. Allorchè facevasi a Minerva l’offerta del peplo, questo o si gettava addosso al simulacro di lei a guisa
o della Dea una nave fornita di remi e che per vela avea un peplo. Se questo fosse una veste della Dea, o un arazzo ricamato,
chè duravano cinque giorni(1) ; e vi eran le maggiori e le minori. In questo tempo molti pregavano Minerva pel buon successo d
inerva accompagnata da un serpente ; o con un serpe sull’elmo, perchè questo rettile è simbolo della prudenza. In una sardonic
Dea essere stata cognominata Αθηνα παραπεπλεγμενη(3). Polluce spiega questo termine colla parola αναπεπλεγμενη, che vuol dire
antichi, accuratissimi osservatori delle proprietà, riflettevano che questo appunto, cioè il colore glauco, è il colore degli
hiamavasi Αρειας Αθηνας βωμος, l’ara di Minerva Marziale. Capta. Con questo nome avea in Roma un picciol tempio detto Minervi
le a tutti gli Dei davasi l’aggiunto di signore ; ma gli Ateniesi con questo nome salutavano propriamente Pallade, come si sco
ziana delle Vestali. Apollo o il Sole I. Nomi diversi dati a questo Nume e lor ragione. Il Banier dimostra che pr
I. Storia favolosa di Apollo. Gli antichi contavano cinque Dei di questo nome ; de’quali il primo si finge fig. di Vulcano
prì di acque ; il che la salvò dal dente di quel mostro. La favola di questo serpente(5) venne da un tiranno chiamato Pitone o
ntinuazione. Fetonte. Esculapio. A strani accidenti andò soggetto questo Nume per la catastrofe di Fetonte, o secondo altr
o ad Apollo(1). Da ciò è che i poeti si chiamano cigni, e che finsero questo uccello cantar dolcemente, quando è vicino a mori
o(2). Imolo, re della Lidia, che n’era l’arbitro, giudieò a favore di questo Nume. Piacque a tutti la sentenza ; ma Mida solo
isputò con Apollo di cose filosofiche. Fu pure segno alla vendetta di questo Nume l’infelice Niobe, fig. di Tantalo e di Dione
eta, afferma di non aver bagnato le labbra nel fonte del cavallo. Era questo il bel fonte d’Ippocrene, che alcuni mal confondo
fonte di chiarissima acqua, la quale bevuta dava virtù di poetare ; e questo fu l’Ippocrene. A questa favola, dice Solino, die
nte, le quali, andando con volo eguale, fermaronsi a Delfo(4). Ora in questo centro del mondo era il celebre oracolo ed il nob
ste dal sacro tripode ch’era posto sull’apertura di quella grotta. In questo tempio scrissero gli antichi a lettere d’oro tre
i virtù miracolose ed universali, detta perciò rimedio universale. Da questo Nume, dice Callimaco(3), hanno appreso i medici,
to di venire a contesa con Apollo sulla perizia nel maneggiar l’arco, questo Nume sdegnato colle sue frecce l’uccise. Le quali
ore egli stesso. Quindi molte città si davano il vanto di avere avuto questo Nume a fondatore, e Cirene, e Tere o Terea, e Car
a, e che da quell’istante rendeva toccata un suono simile a quello di questo strumento. Il dice Ovidio(3). Quando fè fare Alc
ole. Apollo finalmente era il dio del giorno e della luce ; ed in questo senso propriamente dicevasi Febo o il Sole. Così
a statua di Apollo detta da Winckelmann la più bella fra le statue di questo nume ; e la sua testa, il colmo dell’umana bellez
e(1). Apollo Dafneo, dalla ninfa Dafne ch’egli cangiò in alloro. Con questo soprannome avea un tempio ed un boschetto di allo
llo e Diana, passando vicino all’antro del serpente Pitone, ed uscito questo contro di loro, gridò ιω παιαν, ferisci ; il qual
ptro, fulgore, sagitta. Noi, per maggior distinzione, ragioneremo in questo articolo di Diana – Luna ; nella seconda parte, d
rare dal drago che volea divorarla ; il che accadeva nell’ecclissi di questo corpo celeste, le quali eran riputate come deliqu
cui la fronte l’edera seguace Tutta aggirando va con storto passo. In questo albergo il grave Sonno giace, L’ozio da un canto
nati prima della Luna, cioè di Selene. Bacco I. Nomi dati a questo Nume e lor ragione. Bacco chiamavasi Bacchus
ιαχω, gridare, per le grida tumultuose di coloro che sacrificavano a questo nume. Gli si dava pure il nome di Dionisio, o per
emele. La quale, fig. di Cadmo e di Ermione o Armonia, era incinta di questo fanciullo. Giunone che la odiava, prese le sembia
bilissima, detta pure Dionisia da Dionisio o Bacco, o perchè prestò a questo nume un’ amichevole ospitalità o perchè era di vi
portare in que’ lontani paesi la civiltà e l’arte di fare il vino. Di questo viaggio fu pur cagione l’odio di Giunone, di cui
vasi del Museo Borbon. Ritrovasi piú di quaranta volte. Si vuole che questo tirso si fosse usato per ingannare i rozzi Indian
l’oro di Lidia, o le ricchezze del Pattolo. Il ch. Goguet(3) dice che questo re assai caro vendeva i proventi de’suoi terreni
in piedi, se non fosse sostenuto da altri seguaci di Bacco. Quanto a questo dio, egli è assiso tranquillamente sopra il suo c
pantera ed i cembali si veggono da un lato e dall’altro del trono di questo dio che sta dipinto sopra un fondo rosso(2) ». An
tato allevato in un antro che avea due porte o uscite (διθυρω). Or da questo suo cognome fu chiamato ditirambo un inno in di l
dice che Mercurio involò a Venere la sua cintura per significare che questo nume possedeva tutte le grazie del discorso. Il T
enti, di collane e di braceialetti, ed il fanciullo vi è nudo. Spesso questo fanciullo si vede saltare, danzare, montare sugli
iposta la gloria maggiore. « L’opera più celebre, dice Carlo Dati, di questo artefice insigne fu la Venere di Coo,Anadiomene,
guerra il titolo di distruggitore sì degli uomini che delle città. Da questo nome di Marte forse nacque la voce greca αρετη, v
ivi o da κραδευειν, vibrare l’asta ; o da gradior, io cammino, perchè questo nome gli si dava solo in tempo di guerra, quando
amente i poeti fecero nascere Marte in quella regione. Ma il culto di questo nume derivò dall’Egitto, ove la teologia era fond
cui fu da quel popolo guerriero onorato come il dio della guerra ; e questo è il Marte Iperboreo ; il quarto è il Marte greco
pure Minerva lo impetuoso furore di Marte(2), allorchè, udito avendo questo nume che Deifobo avea ucciso nella pugna un suo f
astri, e chiamasi Enioco o il cocchiere. Pelope e la sua famiglia per questo fatto di Mirtilo, furon costantemente da Mercurio
uron costantemente da Mercurio perseguitati, quantunque egli avesse a questo nume innalzato un tempio ed a Mirtilo un funebre
di andare e di ritornare dalla battaglia, danno la più grande idea di questo nume. Gli Spartani rappresentavano Marte incatena
arte, che forse è l’αρετη de’ Greci. Armiger, οπλοφορος ; epiteto di questo nume da οπλα, arma, e φερω, occido. Da Ovidio(1)
communis, Αρης κοινος, significa l’incerto evento della guerra, e che questo nume piega ora all’una, ora all’altra parte. Fu c
voce Enialio alle volte dinota Marte, ed alle volte è un aggiunto di questo nume. Quindi Merione da Omero chiamasi uguale all
nsi riconoscere due tempii, uno di Marte ultore, nel foro Augusto, da questo monarca edificato con rara magnificenza dopo la b
tori stranieri ed altri che non si volevano ammettere fra le mura. Da questo tempio cominciavano il loro ingresso nella città
agli uomini, secondo S. Agostino(4) ; o perchè, al dir di Servio(5), questo dio sempre corre dal cielo all’ inferno, e viceve
perchè quegli fu l’inventore dell’ astrologia e del calendario. Ed in questo mese gli Egiziani celebravano una gran festa in o
i, avendo a disonore l’esser chiamati discepoli degli Egizii, finsero questo lor Mercurio Argicida, il quale portò nell’Egitto
onte Cilleno, sul pendio del quale era la città di Cillene. Fu quindi questo nume assai venerato dagli Arcadi ; ed Evandro, pa
madre, prima che fosse Roma, portò nel Lazio il culto di Mercurio. E questo Evandro era fig. di quel nume e di una ninfa di A
amandolo Maius dal nome della madre Maia ; e di fatto i mercatanti in questo mese facevano in Roma i loro sacrificii a Maia ed
lie ed altri fabbrili strumenti. Omero nell’inno di Mercurio dice che questo nume nacque la mattina, a mezzodì già suonava la
Il Mercurio de’ Greci è l’Ermete degli Egiziani. Varie incumbenze di questo nume. Autolico. Da Diodoro Siculo e da altri
l’egiziano Mercurio intercede, vedremo quali furono le incumbenze di questo nume il più affaccendato di quanti mai vi ebbero
uale gli antichi dicevano ch’era stato tramutato il pastore Batto ; e questo sasso prese l’odioso nome d’Indice. Battologia po
plicità di parole che non contengono alcun sentimento. Secondo Suida, questo nome deriva da un certo Batto, cattivo poeta grec
greco vuol dire uomo balbuziente. E per argomento della destrezza di questo nume nell’ingannare, Omero (3) racconta ch’egli,
più avea sette corde ; ed Ovidio (5) finge che Mercurio avesse scelto questo numero per onorare le sette Pleiadi, da una delle
onduce fino alle meste sedi del tartaro. Laonde in molti bassirilievi questo nume si rappresenta come una divinità infernali ;
ica, alla lotta, al disco, al bersaglio e ad altri simili giuochi ; e questo nome spesso si usa per significare la lotta stess
lestra. V. Iconologia di Mercurio. Ordinariamente si dipingeva questo nume con un piccolo cappello a lato, co’ talari a
2) E com’egli formò la lira del guscio di una testuggine, così spesso questo animale si vede ai suoi piedi. La lucertola poi c
simboleggia quelle occulte malizie e quelle coperte vie, per le quali questo nume conduce agl’illeciti guadagni. Teneva la bor
a si vede in atto di ricondurre un’anima fuori dell’inferno. Vicino a questo nume infine alle volte ritrovasi il cane, forse p
na ; aiutò Perseo nell’impresa delle Gorgoni ; in somma, dice Millin, questo nume incontrasi per tutto, in cielo, in terra ed
nto fatto di pietre bianche, su cui si alzavano obelischi di rame. In questo recinto era una caverna a foggia di un forno, fat
cagione, negli eserciti, che ne sono scompigliati e posti in fuga. Or questo dio Pan fu fig. di Demogorgone, o di Giove e di F
abile lavoro, ritrovato in una bellissima casa di Pompei, la quale da questo prezioso monumento ha preso il nome di casa del F
, così espone le varie favolette che il volgo spacciava per ispiegare questo e simili fenomeni : « E mi sovviene Ch’una sola
vaste sue pianure. Curotrofa, κουροτροφα, nudrice di giovanetti. Con questo nome avea un tempio nell’Attica. Μεγαλη Θεος, la
la Licosa. Si vuole poi che Napoli fu detta Partenope dalla Sirena di questo nome, la quale presso quella ridente e deliziosa
Cerere. Cerere presedeva alla costellazione della Vergine, perchè questo segno del zodiaco cade nel mese di agosto, in cui
frumento stesso o pel pane(3). Vulcano I.Nomi diversi dati a questo nume e lor ragione. Questo nume chiamavasi Vu
re il ferro. Da’ Greci chiamavasi Ηφαιστος. II. Storia favolosa di questo Nume. Vulcano, secondo Omero(1), fu fig. di G
di sì grave oltraggio, dandogli a fabbricare i fulmini. Le fucine di questo nume erano a Lenno, a Lipari e sotto il monte Etn
nel fabbricare i fulmini. Or quantunque insigne fosse la deformità di questo nume, pure, in compenso del discacciamento dal ci
po, e de’ belli sedili ne’ portici della casa di Giove ; il talamo di questo nume, ed uno scettro che Vulcano diede a Giove, G
ra, ed una tanaglia nella sinistra. I monumenti antichi rappresentano questo nume quasi sempre nella stessa guisa ; folta barb
che Vulcano era zoppo, pure in nessuna delle immagini che abbiamo di questo nume, si rappresenta con siffatta deformità. Solo
dio Momo, scelto ad arbitro della contesa, nell’opera di Vulcano notò questo difetto, che non avea fatto una porta al petto de
quel fanciullo, e che vaticinando avessero detto : Durerà la vita di questo fanciullo fino a che durerà questo fanciullo fino
vessero detto : Durerà la vita di questo fanciullo fino a che durerà questo fanciullo fino a che durerà questo acceso tizzone
questo fanciullo fino a che durerà questo fanciullo fino a che durerà questo acceso tizzone . Spaventata la madre, e preso di
o fatto, fluttuante fra l’amore del figliuolo e quello degli estinti, questo prevalendo, pose nel fuoco il fatale tizzone dell
i Eroi divina generazione di uomini che diconsi Semidei ; ma Omero dà questo titolo a tutt’i Greci. Or, come vuolsi, Ercole fu
ltari ; e chiunque era forte e valoroso, dicevasi Ercole, quasi fosse questo nome l’espressione generale della fortezza. Ragio
ette teste, ed anche più, secondo alcuni. Dice Igino che il veleno di questo serpente era sì pestifero che il solo alito uccid
ccio ed alle volte sopra la testa. La più bella di tutte le statue di questo eroe è l’Ercole Farnese, Iavoro di Glicone, Ateni
i filo, col quale potè trovare il modo di sortire dal laberinto. Dopo questo successo veleggiò per Atene, avendo ingratamente
de in moglie a Frisso la figliuola Calciope. Or ritornando a Giasone, questo giovane eroe volonteroso si offrì ad eseguire i c
arti di Stenobea, moglie di Preto, entrato in sospetto nell’animo di questo principe, fu da lui mandato a lobate, re della Li
riscattare la figliuola Criseide ch’era schiava di Agamennone, fu da questo principe villanamente discacciato. Il sacerdote p
ndissimo cruccio di Aiace, il quale, per tal ragione, si uccise(2). E questo basti di Achille. I Greci intanto ch’erano stanch
oria degli Eroi. Dei marini Nettuno. I. Nomi diversi dati a questo nume e lor ragione. Dio del mare e fratello d
tone era Nettuno, detto da’ Latini Neptunus. Cicerone(1) pretende che questo nome venga da una parola latina (a nando), che si
ttera. Il Vossio però approva l’etimologia di Varrone, che fa nascere questo nome da un’altra parola latina (a’nubendo vel a n
suoi armenti uno de’buoi di Gerione, che Ercole avea smarrito, fu da questo eroe ucciso in un duello ; Epafo, Bolo ed Agenore
quasi duce del coro degli altri marini Iddii e de Tritoni. Figlie di questo Forco e di Ceto erano le Farciadi, cioè le Gree,
do si chiama il maggiore de’ figliuoli del Ponto e vecchio marino ; e questo poeta, il dipinge come un vecchio ingenuo e verac
cavalli marini, e col tridente in mano. Una delle più belle statue di questo nume in piedi è quella del Museo Pio-Clementino.
a con l’altra fig. di Niso, di cui si è parlato nella prima parte. Nè questo poeta è uniforme nel descrivere la trasformazione
nferno. In Igino leggiamo che dalla Caligine nacque il Caos ; da questo , l’Erebo ; e dall’Etere e dalla Terra, il Tartaro
aos ; da questo, l’Erebo ; e dall’Etere e dalla Terra, il Tartaro. Or questo Tartaro o Inferno da’Greci chiamavasi Αδης, o Αιδ
e luce domus), o come dice Dante, un luogo d’ogni luce muto. E spesso questo nome davasi al nume stesso dell’inferno, chiamand
a. Ma il sesto libro dell’Eneide è un lavoro d’inestimabile pregio su questo proposito, che dovrebbesi riferire per intero, af
e, si chiamava Inferno, cioè luogo basso e sotterraneo. L’ingresso di questo regno è oltre i confini dell’oceano fra le tenebr
poteano volar di sopra senza lasciarvi la vita ; per la qual cosa fu questo lago da’Greci chiamato Aorno o Averno, cioè senza
ruire intorno al lago degli edificii, si vide che tutto era favola. A questo proposito dice il ch. Malte-Brun : « L’Averno che
Sibilla Cumana. Infine non vi è cosa più pittoresca che l’aspetto di questo lago che gli antichi riguardavano come la bocca d
rmata da un fangoso sporgere in fuori che quivi fa il mare. Aveva pur questo nome una caverna vicina all’Acheronte che comunic
i, descrivendo la casa del Sonno, vi fece scorrere intorno un ramo di questo fiume. L’Ariosto, nel Furioso, imitò l’idea del f
Cerbero e delle Furie. Credevano i gentili che le anime, deposto questo corpo terrestre, prendevano un altro corpo per co
Infernali che si placavano con certi sacrificii, sebbene altri sotto questo nome intendano le anime ovvero ombre de’morti ; p
lge e riempie di spavento le ombre esangui (2). Omero(3) fa parola di questo mostro ch’egli chiama il mastino di Plutone, ma n
teste ; lo fa fig. del gigante Tifeo e di Echidna. Comunemente però a questo famoso cane si danno tre capi e tre gole ; e Virg
e pestifero fiato e tetro veleno esca della trilingue sua bocca ; ma questo poeta che qui dà al Cerbero tre capi, in un altro
Caronte che avendo per timore accolto Ercole nella sua barca, quando questo figliuolo di Giove volle andare all’inferno, dond
ibunale avanti la porta dell’ampia casa di Plutone. È noto infine che questo gran principe di Creta, di cui abbiam parlato nel
che Tantalo rubò il nettare e l’ambrosia dalla mensa degli Dei ; ed a questo fatto il poeta attribuisce la cagione della pena
nvinto di alcun mancamento, sepellivasi con onore. Or chi non vede da questo costume essere nata presso i Greci la favola de’g
e dell’obblio, del Cocito ec, Plutone I. Nomi diversi dati a questo nume e lor ragione. I poeti sovente han confu
to emisfero percorre, come si ha da un frammento di Porfirio (1). Con questo principio possiamo spiegare l’opinione di coloro,
chezze rinchiuse nel grembo della terra, avendo essi potuto cadere in questo errore a motivo che gli antichi credevano che i m
ridente ed un’aquila ; a’suoi piedi sta il Cerbero. Secondo Vaillant, questo straordinario tipo rappresenta i tre figliuoli di
portava Pluto o Plutone in grembo, per dinotare che le ricchezze cui questo Dio presedeva, sono il frutto della pace. Ovidio
a sopravveste di quel nume. Lo stesso Ovidio chiama neri i cavalli di questo nume, di cui la cura era affidata ad Aletto, che
Dovendo noi parlare di Proserpina, Dea dell’inferno, diciamo che questo nome deriva da un verbo latino (proserpo), che si
di tutti, di cui regolavano i destini, in guisa che quanto avviene in questo mondo, tutto è soggetto al loro impero. Lo Spanhe
dovea, essendo noto che quelle nozze si celebrarono in Tessaglia. In questo luogo con inimitabile eleganza descrive le Parche
ite da Teocosmo sulla testa di un Giove, forse per dinotare che anche questo nume era soggetto al Destino, di cui le Parche er
sul suo nascere la Parca gli si era mostrata con volto nugoloso(1). E questo basti delle Parche. IV. Iconologia di Proserpi
la nostra vita, fu posta ancora nel numero delle Parche. Or ecco come questo Autore spiega la favola di esse. La loro grande v
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
gia del grossolano feticismo, e ne differisce immensamente, perchè in questo adoravansi i prodotti stessi naturali come se fos
, ma invece lo stesso Saturno, padre di lei (come dicemmo parlando di questo Dio), e perciò affermavano la lor priorità sopra
ell’inferno, per farla sua sposa e regina de’ sotterranei regni ; che questo ratto fu eseguito con tal prestezza che neppur le
riportarle. Dante stesso nel descrivere il Paradiso terrestre accenna questo mito, e dice alla bella Matelda, « ………… (che si
erpina nel tempo che perdette « La madre lei, ed ella primavera. » A questo punto cederò la parola all’ Ariosto, la cui splen
e sotterranee verso le regioni infernali. Corse subito alla reggia di questo Dio per riprender la figlia ; ma Plutone non voll
ma Plutone non volle renderla. Cerere allora ricorse a Giove, che per questo caso strano consultò il libro del Fato, nel quale
Forse la somiglianza del nome, che in latino è omonimo con quello di questo piccolo rettile, diè motivo ad inventare una tal
perazione « Che in sè medesmo si volgea co’denti. » Dante rammenta questo celebre mito, e se ne vale per una similitudine d
per indicare il grano avariato dall’acqua del mare. Ma in italiano in questo senso figurato è poco usata la parola Cerere, e i
arte e Giove), scoperto dal Piazzi nel primo giorno del primo anno di questo secolo. 50. Altri autori latini dicono che Cere
nome del giureconsulto Caio deve pronunziarsi Gaio. 51. Ripeterò in questo scritto più d’una volta che senza la cognizione d
ia dir Cibele è spiegato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo stesso verso dell’ Ariosto. 53. Queste due otta
rnamento del linguaggio poetico. 54. Anche i pittori hanno trattato questo soggetto : basti il rammentare il bel quadro del
ndicò. 56. Chi studia o sa il latino farà bene a leggere e rileggere questo mito egregiamente descritto da Ovidio nel libro v
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
feroci significavano il furore e la brutalità cui produce l’abuso di questo liquore. Anzi per indicare non tanto la forza del
re ubriaco. Coloro però che vogliono attribuir dignità o importanza a questo Dio dicono che le corna son simbolo della potenza
gozzovigliatori, è pur sempre espressivo dei principali attributi di questo Dio. I Latini intendevano la parola Bacco in ques
pali attributi di questo Dio. I Latini intendevano la parola Bacco in questo secondo e peggior senso, poichè ne formavano il v
nifica rumore strepitoso e selvaggio di gente che sembra impazzata. E questo era il rumore che facevano i seguaci di Bacco, e
e in tal modo clamoroso e impudente celebravansi in Roma le feste di questo Dio che furon dette Baccanali, di cui gli eccessi
monte Niso, dove Bacco nacque e fu allevato. I Latini non adottarono questo nome, ma bensì l’aggettivo che ne deriva, e davan
cantar tra le Baccanti. » E il Redi nel Ditirambo di Bacco fa dire a questo Nume : « Al suon del cembalo, « Al suon del crot
che porta ancora il nome di corona di Arianna. Tre figli nacquero da questo matrimonio di Bacco, ed ebbero nomi relativi alla
e dannosi, come avvenne a Mida figlio di Gordio re dei Frigii. Avendo questo re lietamente e sontuosamente accolto in ospizio
pur troppo veri degli stravizii ed eccessi dei Baccanali in onore di questo Dio, il nome di Bacco fu adoprato ancora come sin
acco fu adoprato ancora come sinonimo di crapula e di gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in uno dei suoi più
entifiche (lettera 5ª a Carlo Dati), intese di dare la spiegazione di questo fenomeno con una ipotesi, alla quale allude il Re
pellano alla doppia nascita di Bacco, oltre ad essere uno dei nomi di questo Dio, era un cantico in onore di lui ; nel qual ge
à nell’ordine delle idee e nei metri o ritmi ; e si diede in appresso questo nome anche ad altri soggetti poetici diversi, ma
or bere : « Solamente nel vedere « Mi fariano uscir de’gangheri. » A questo Nume non piacciono neppure la cioccolata, il tè e
14 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
i alla luce del giorno. Ad amareggiare la tranquillità e gioja di lui questo Eroe tali e tanti disastri sorpresero la di lui f
sarebbe presentato con un piede calzato e l’altro ignudo (b). Fu per questo , che Esone, avendo avuto da Alcimede, figlia di F
vicino a morte, affidò la custodia di Giasone al fratello Pelia, e a questo pure rinunziò il regno, a patto, che dovesse rest
opinione di tutti gli Scrittori, che parecchi siena stati gli Eroi di questo nome. Eglino secondo Erodoto furono due (a), tre
nò la terra, affinchè fosse triplicata la notte, in cui dovea nascere questo Eroe : dal che ne avvenne, ch’egli fu soprannomin
’averla caricata di percosse, la cangiò in Donnola, animale ; che per questo motivo fu poscia venerato da’ Tebani(b). Nel mome
se furono denominate le Fatiche d’Ercole (d). Tralle molte Fatiche di questo Eroe, le quali sieno degne di memoria, dodici pri
ovi alcuni, i quali pretendono, che Ercole abbia ricevuto la clava da questo Molorco (b). L’altra impresa, commessa da Euriste
e, che Ercole avea avuto in sua compagnia Jolao, non volle annoverare questo travaglio tra quelli, a’ quali avea stabilito d’a
a anche morto un certo Calcodone, ch’erasi unito con Ercole, e che da questo sia stato onorevolmente sepolto(e) (12). Ercole c
d’Eubea, facendo la guerra a’Beozj, comandati da Ercole, fu vinto da questo Eroe, che lo fece squarciare da due cavalli. Erco
e di Buraico da Bura, città dell’ Acaja. Ivi era celebre l’Oracolo di questo Eroe divinizzato. Esso si consultava in un antro,
rgino, re d’Orcomene, un annuo tributo di cento buoi, ed egli esigeva questo omaggio per vendicare la morte di Climeno, suo pa
niceto (c). In terra poi futono pressochè innumerabili gli onori, che questo Eroe ricevette. I Greci lo venerarono come uno de
a il Gange e l’Indo. In Tiro eravi un bellissimo tempio, consecrato a questo Eroe, e dove v’avea un pilastro tutto di smeraldo
te per alludere alle altre due, appellate le Colonne d’Ercole, perchè questo Eroe, giunto a Cadice nella Spagna, e credendo d’
inazio e Potizio, due vecchi servi di Evandro, re del Lazio. Allorchè questo Principe ricevette Ercole alla sua corte, l’Eroe
el medesimo erasi inghirlandato la fronte. Dicesi inoltre, che quando questo Eroe discese nell’ Inferno, la parte di quelle fo
o poscia fece strage del Toro, che, portato da Ercole ad Euristeo, da questo era stato mandato, come abbiamo esposto, a devast
caddero tutti sotto i colpi di Teseo. La uccisione di costoro obbligò questo Eroe ad allontanarsi per un anno dalla sua città,
bligò questo Eroe ad allontanarsi per un anno dalla sua città, e dopo questo tempo egli venne assolto da’ Giudici, radunati ne
erza volta doveva pagare a Minos II, re di Creta. Androgeo, figlio di questo Monarca, per aver riportato il premio ne’ Giuochi
nos (c). e avessero ad essere infelici vittime del Minotauto(12). Era questo un mostro, nato da Pasifae, moglie dello stesso M
semente Io accolse Anio, re di quelle genti, e sacerdote d’Apollo. Da questo Nume Enea ricercò quale strada dovea intraprender
soggiunge, che il mentovato scettro era stato lavoro di Vulcano ; che questo Nume lo avea regalato a Giove, che Giove ne fece
i amicizia, e per un anno lo trattenne appresso di se. Ulisse durante questo tempo visse tra l’abbondanza e le delizie, ma poi
’Oceano(b), ovvero di Atlante, come vuole Omero(c). Ulisse al dire di questo Poeta(d) per sette anni, o per sei, se attendiamo
tare da esso altrimenti divorate. Tra i varj enimmi si fa menzione di questo  : qual’ è quell’animale, che la mattina ha quattr
ne. Il mostro, udita tale spiegazione, si precipitò nel mare, giacchè questo doveva essere il suo fine, qualora si fosse spieg
resi di vedervelo, vollero a forza discacciarnelo, e lo avrebbono per questo motivo ucciso, se Antigona colle preghiese non li
ti, si divise, nè più si riunì(a) Morti Eteocle e Polinice, non per questo ebbe fine la mentovata guerra. Dieci anni dopo i
o con un altro, fabbricato all’ Onore, che non si poteva penetrare in questo , se non si passava per quello : con che voleasi e
per indicare la superiorità, ch’ella esercita sopra il vizio, giachè questo viene sempre da quella combattuto. La Virtù parim
o studio ; e però si diede in mano a tale Divinità un libro. Sopra di questo sta riposandosi una, Civetta, animale, il quale a
ro a Minerva, Dea della sapienza. Si potrebbe anche dire, che siccome questo uccello, girando quà e là di notte, meglio discer
ati, per avvertire, che ne’consigli si deve deporre lo sdegno, perchè questo accieca la mente ; e devesi schivare altresì la v
serve per apparire qual’è. Ha ella in mano una Pernice, perchè anche questo animale è fornito di sommo avvedimento, e con mar
. Viene rappresentata in abito semplice, e col compasso in mano. Come questo non esce mai dalla circonferenza ; così la Parsim
e. Questa virtù viene rappresentata coperta di pelle di leone, perchè questo animale ama le grandi, e sdegna le vili azioni. L
estremità d’una colonna, e coll’altra tiene un ramo di rovere, perchè questo resist al soffio de’più impetuosi venti, non cede
cui si giunge a meritare. Ha egli la fronte cinta d’alloro, perchè di questo anticamente si ornavano quelli, che pe toro merit
rsi da loro : come gli Spartani incatenarono la statua di Marte, onde questo Nume non avesse mai ad abbandonarli(b). I Romani
appresso questa Dea la Cicogna, perchè i Romani aveano opinione, che questo uccello nutrisse il padre e la madre, qualora era
di chi legittimamente gli comanda. Sta a canto di lei un cane, perchè questo è animale sì ubbidiente, che famelico perfino si
e ha in mano una lingua, nella ; di oui cima v’ è un occhio. Quella e questo avvertono, che quegli, il quale riprende, dev’ es
iù sacre, quali sono la religione, la patria, i parenti. L’aspetto di questo vizio ò truce. Nella sinistra ba Egli l’Ippopotam
ve maltello per atterrare magnifici palagi. La regla corona qualifica questo vizio, come il dominatore d’ogni luogo, e quasi d
le più rieche famiglie, e perfino la rovina delle più potenti città : questo è il significato del maltello, con cui il Lusso a
soluzione di vendicarsi. A canto della Vendetta evvi un leone, perchè questo , qualora, viene offeso, s’accende di furore, e te
re qualche bene, o dal sospetto, che altri ne partecipino. Riguardo a questo Vizio è famosa la favola dì Cefalo e di Procride.
i di tenerezza, e la invitava a recargli refrigerio e piacere. Intese questo replicato nome di aura un non so chi sfaccendato
più indifferente, della persona, cui egli ama. V’ è il Gallo, perchè questo è di sua natura gelosissimo. Le spine finalmente
lina. L’Indocilità s’appoggia co destro gomito sopra un Porco, perchè questo animale è indocile ed insensato. Prodigalità.
ure alla propria vita. Ha il ventre simile a quello dell’ idropico. A questo tanto più s’accresce la sete, quanto più beve ; n
Malignità è perversa volontà di procurare il male altrui. L’abito di questo Vizio è di colore simile a quello della ruggine,
ndj ne’ tempi antichi eranoi maggiori tratti di crudeltà. Il volto di questo Vizio è ilare, perchè è proprio del medesimo di t
ha poi il sinistro braccio esteso colla mano aperta. Ciò indica, che questo vizio toglie ad uno per dare all’altro, quando do
rava d’avere il collo di gru, per godere più a lungo del cibo, mentre questo gli discendeva nel ventre. Il colore poi di ruggi
re poi di ruggine indica, che coloro, i quali si lasciano dominare da questo vizio, facilmente consumano tutte le loro sostanz
atore. La veste è di color cangiante, perchè è proprio di chi coltiva questo vizio, il cangiare volto parole e azioni, secondo
hi li benefica, ma poi inveiscono contro lo stesso benefattore, se da questo non vengono più favoriti. Loquacità. La Loq
ine, perchè questa è l’età la più facile ad aditarsi. E’cieca, perchè questo Vizio facilmente fa perdere il lume della ragione
Ila la spada ignuda, perchè l’Ira d’ordinario dà malo al ferro, e con questo si fa strada alla vendetta. La face accesa mostra
tra il favore, di cui arde continuamente chi si abbandona in preda di questo Vizio. Invidia. L’Invidia è interna agitazi
a il petto : lo che esprime il sommo dolore, indivisibile compagno di questo Vizio. Ha ad un lato un legno e una veste. In que
trui. Essa sta sedendo, perchè l’ozio è la cagione principalissima di questo Vizio. Tiene la bocca aperta, per significare la
i lingue simili a quelle del serpente. Quella veste fa intendere, che questo Vizio suole trovarsi principalmente nelle persone
dirsi in certa guisa omicida ; tiene coll’ altra un Topo, perchè come questo rode il cibo altrui, così il Detrattore cerca di
iata, ed ha la veste lacera, onde dinotare l’infelice condizione, cui questo Vizio riduce. La Pigrizia siede e dorme, perchè e
profondo pensiero, in cui s’immergono coloro, che sono sopraffatti da questo Vizio. Ha appresso di se una Volpe, animale, che
a mezza luna e un oriuolo. Quella risveglia l’incostanza del Giuoco ; questo indica il mal uso, che si fa da’ Giuocatori, del
è di faccia torbida e agitata, perchè tali appariscono gli amatori di questo Vizio. Porta con se varie reti, le quali indicano
asta nella destra, e un simulacro di Minerva nella sinistra. Quella e questo fanno intendere, che la Nobilta s’acquista princi
loro pubbliche Feste. Stringe colla destra una tazza di vino, perchè questo ha la virtù di rallegrare il cuore. Alcuni le pon
arezza. Altri la dipingono in atto di porgere un ramo di mirto. Anche questo era segno d’allegrezza ; e quindi ne’ conviti deg
i lei figlio, Coriolano, desistesse dall’assedio della sua città. Era questo il tempio, in cui tutti gli anni le giovani Roman
iamata Viriplaca, ossia pacificatrice del marito. V’ è però chi sotto questo nome riconosce un’ altra Dea, la quale riconcilia
e quali rappresentava la Buona Fortuna, e l’altra il Buon-Evento. Era questo un Nume, che avea avuto i suoi primi altari ne’ c
conosciuta probabilità di non poterlo fuggire. I Poeti ci descrivono questo Nume, come figliò di Marte e di Venere. Altri dis
i rappresenta pallido e co’ piedi alati. La pallidezza è l’offetto di questo male ; i piedi colle ali significano la fuga, cui
Apollod. l. 3. (c). Id. Ibid. (4). Udeo si rese famoso anche per questo , perchè da lui discese il celebre Tiresia(f). Que
, il sangue de’ quali, mescolato insisme, dava vita a un serpente ; e questo , mangiato, infondeva la virtù d’intendere ciò, ch
so Omero commette ad Ulisse di discendere nell’Inferno per consultare questo Incovino(c). Tiresia ebbe per più secoll un famos
. (5). Le figlivole di Cadmo furono chiamate Dee Madri. Altri sotto questo nome riconoscono certe Divinitù, presidi alla cam
Pallene, come vuole lo Scolaste dello stesso Apollonio. Potrebbe però questo Poeta aver anche inteso de’ campi Flegrei della C
hè infatti quello Scrittore per tale rappresenta se stesso ; ma non è questo ormai più il giudizio degli Eruditi, che lo rifer
ella porzione di piede, per cui lo aveva afferrato. Dicesi anche, che questo Atleta con una sola mano arrestò in un momento un
ti a sola l’oggetto degli amori di Borea. Il Poeta Cleante narra, che questo Vento amò anche una figlia d’Arcturo, di nome Clo
che appresso que’popoli dicesi significare ascia (b). Giove ebbe pure questo nome per allusione all’abbondanza delle pioggie,
tene, perchè questi proteggeva gli Eraclidi. Si consultò l’Oracolo, e questo promise la vittoria agli Ateniesi, qualora uno de
zio, gli gettò un bastone, che colpì ed uccise Licinnio. Per causa di questo omicidio, benchè involontario, Tlepolemo fu costr
iamata Angizia o Anguizia. Così pretende Servio (e) ; altri poi sotto questo nome riconoscono non Medea, ma un’ altra di lei s
o fine Ctonio, e Teleboante, quello armato d’un tronco a due punte, e questo di strale. Perifante riuscì vincirore del Centaur
to con impeto, non mai offendeva le membra di Ceneo, quando l’arma di questo uccise bensì colui. Nella morte del compagno acco
promise a Fillide di ritornate a lei dopo poco tempo. Moltro però di questo ne trascorse, senzachè la giovine nè lo avesse a
ta da Pirro sul sepolcro del di lui padre, Achille, perchè l’ombra di questo Eroe era apparsa a’Greci, e avea loro ricercato t
a torre Trojana(b). Euripide nella Tragedia delle Trojane attribuisce questo tratto d’inumanità a Menelao, e il Poeta Lescheo
piccole Statue, coperte di una pelle di cane, ovvero sotto quello di questo stesso animale(a), il quale simboleggiava la vigi
ecchia di campagna, che somministrò viveri al Popolo Romano, allorchè questo fu costretto a ritirarsi sul monte Aventino. Furo
ravida di sei figli, tra’quali ve ne sarebbe stato un solo maschio, e questo tutto nero, mentre gli altri avrebbono avuto dell
 ; benchè Orfeo fa sopravvivere. Macaone ad Euripilo(e). I sudditi di questo , come lo viddero morto, rimasero presi da sì veem
one(c)narrano, che l’anzidetta donna vinse ed uccise Achille ; ma che questo Eroe per le preghiere di Tetide, sua madre, cisus
ua gioventù da certi corsari Fenici, era stato venduto a Laerte, e da questo stabilito guardiano delle sue greggi(a). Oltre Eu
e e Lelapo convertiti in marmo, quella in atteggiamento di fuggire, e questo d’inseguirla(c). (a). Joh. Jacoh. Hofman. Lex.
Apollo sotto il titolo di Epibaterio, ossia del buon ritoruo, perchò questo Dio lo avea salvato dalla burrasca, che fece peri
. Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (9). Morti Eteocle e Polinice, non per questo ebbe fine la mentovata guerra. Dieci anni dopo i
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
XXXIV Il Dio Pane Prima di parlar dell’etimologia del nome di questo Dio e degli ufficii di lui, credo opportuno di pr
ar giustificata dall’ufficio eccezionale e dalla forma particolare di questo Dio. Egli è mezz’uomo e mezzo bestia : ha le gamb
i lui non solo i poeti, ma anche gli storici e i filosofi. Il nome di questo Dio in greco è Pan che significa tutto ; e gli an
significa tutto ; e gli antichi Mitologi basandosi sul significato di questo vocabolo e interpretando la forma strana di quest
sul significato di questo vocabolo e interpretando la forma strana di questo Nume come emblematica dei principali oggetti dell
Pane, dichiara che gli Antichi lasciarono in dubbio la generazione di questo Dio, osservando che non si accordavano i Mitologi
nch’egli) nella etimologia della parola Pan e nel simbolo indicato da questo Dio che, cioè, significhi il tutto e rappresenti
uel colle un antro consacrato da Evandro al Dio Pane. Dai Romani ebbe questo Dio anche il nome di Luperco (ab arcendis lupis)
Antonio il regio diadema a Cesare che lo ricusò ; e Cicerone rammenta questo fatto più volte nelle sue opere, e specialmente n
ente del volgo, e si tema ove nessuna ragion v’è di temere. Ma perchè questo improvviso e mal fondato timore debba chiamarsi p
e, e gli suggerisse il modo di spaventare i Persiani ; che la voce di questo Dio, uscita dalle sotterranee caverne del tempio
romore, ma lo scrive con lettere greche, perchè greca è l’origine di questo aggettivo al pari del nome Pan da cui deriva, e p
che considerato il Dio Pane come il Nume dei Pastori, l’etimologia di questo nome deriva da pao (io pasco) ; e che pan è perci
e cotem ferunt. « Di Orazio sol contra Toscana tutta » dichiara che questo fatto era più famoso che credibile : « Rem ausus
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
erivare da quello di Giano, si celebrava nel primo giorno la festa di questo Dio, e prima ad esso sacrificavasi che agli altri
perchè egli era considerato come il portiere delle celeste reggia. Da questo giorno, come al presente, incominciava l’anno civ
lenne convito fra i parenti ed affini che si riunivano annualmente in questo giorno alla stessa mensa, non solo in attestazion
a bambino, secondo gli etimologisti latini e lo stesso Ovidio. Perciò questo Dio è rappresentato giovinetto e senza i fulmini
te Robigali, cioè in onore del Dio Robìgo, facevansi per implorare da questo Dio che tenesse lontana la ruggine dalle biade. R
significa ruggine, e i Romani debbono a Numa Pompilio l’invenzione di questo Dio. Noi abbiamo notato nel Cap. XXXIII che di mo
gine tutta latina : deriva da prœstare opem (prestar soccorso). Sotto questo titolo erano considerati i protettori della città
cenzioso P. Clodio travestito da donna, egli fu stimato sacrilego ; e questo scandalo fu causa che Cesare ripudiò la propria m
a quegli ambasciatori che non erano ammessi in città. I sacerdoti di questo culto si chiamavano Bellonarii, derivando il loro
li anni si celebrava la detta festa il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti dei più celebri scri
degli Dei Mani, e perciò il Dio Plutone. Cicerone e Plauto rammentano questo Dio Summano, ma non ne spiegano gli attributi : P
nel libro ii, cap. 52 della sua Storia Naturale, dice soltanto che a questo Dio si attribuivano i fulmini notturni, come a Gi
rammenti fossilizzati gli esseri preistorici, si sono impossessati di questo vocabolo Summanus, e raccogliendo qualche altra i
lo Summanus, e raccogliendo qualche altra indicazione che si trova di questo Dio e in Varrone e in Festo e negli Acta fr. Arva
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
suo palazzo nelle acque del mare agli estremi confini delle Terra, e questo palazzo, secondo altri poeti, è d’oro. Ma quantun
, per quanto io mi ricordi, dai poeti latini e italiani. Le statue di questo Dio si vedono in molte fonti pubbliche e private 
è il tridente, che consiste in una forca con tre corni o punte ; ed è questo il potente scettro di Nettuno col quale comanda a
cavalieri col titolo di Nettuno equestre, alludendosi alla favola che questo Dio nella gara con Minerva per dare il nome alla
sia solo sulla Terra, vale a dire senza aver moglie e famiglia, sarà questo non men vero nel Mare ; e se il matrimonio può co
dell’Oceano e di Teti. Da prima pareva che Amfitrite acconsentisse a questo matrimonio, ma poi avendo cangiato di avviso, Net
a costellazione dei Pesci, che è uno dei dodici segni del Zodiaco. Da questo matrimonio nacque il Dio Tritone che fu lo stipit
e il nome di Nettuno. Dante, nel Canto xxviii dell’Inferno, rammentò questo Dio nel senso mitologico e figurato : « Tra l’is
E coerentemente al nome mitologico, il simbolo o segno astronomico di questo pianeta è un circolo sormontato da un piccolo tri
Tritoni avran saputo trame più dolci suoni ; ma, comunque ciò fosse, questo strumento è il distintivo per cui riconosconsi i
colopendre di mare. Ai naturalisti, per quanto pare, è molto piaciuto questo nome mitologico di Nereidi, poichè si trova che p
porto, a due Divinità che avevan provato le più terribili procelle di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi racconta
ano composte principalmente di orche, di foche e di vitelli marini. A questo Nume costituito in sì umile ufficio attribuirono
erchè voleva raccontar di sè stesso un fatto maraviglioso non meno. E questo confronto sempre meglio dichiari qual è l’uso che
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
r essi indicavansi, dedussero gli Antichi altri correlativi uffici di questo Dio. Poichè egli era l’interprete e il messaggier
rbesche prodezze di Mercurio anche negl’ inni in onore di lui150. Era questo certamente un linguaggio allegorico, col quale si
e la preghiera che essi recitavano, la quale terminava col chiedere a questo Dio guadagni in qualunque modo ottenuti, e di pot
ere e disfare la società pagana. Ridotto alla sua vera significazione questo attributo di Mercurio, passiamo a parlar degli al
elle anime155 ; la seconda, ossia la verga coi serpenti, indicava che questo Dio consideravasi allora come ambasciatore di pac
imitivamente testuggine, perchè credevasi che Mercurio avesse formato questo stromento col guscio di una testuggine adattandov
ra e così a loro imitazione i poeti italiani. Ad Apollo piacque tanto questo stromento e tanto se ne invogliò che Mercurio suo
oi Commentarii ci lasciò scritto che i Galli adoravano principalmente questo Dio, e lo credevano inventore di tutte le arti, e
i basterà parlare di due soli che si riferiscono alla vita privata di questo Dio. Son due trasformazioni, cioè quella del past
falsificazione negli oggetti d’oro e d’argento162. Il significato di questo mito s’intende facilmente ; indica cioè che l’one
la scoperta delle qualità maravigliose che gli Antichi attribuivano a questo genere di piante. La più comune dicesi volgarment
al nome di Mercurio, e trovano la loro spiegazione negli attributi di questo Dio. 147. Le ali di Mercurio non formavano part
na maggior licenza poetica, che non sia in uso comunemente. Per altro questo modo di dire è incluso nelle regole di quel trasl
19 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
stiene la curiosità per modo, che vi si applicano più seriamente. Ora questo è quel metodo appunto, che adottò il eh. Professo
no a’ loro Dii ed Eroi hanno gli antichi immaginato. La cognizione di questo è troppo necessaria per bene intendere gli scritt
avole, quanto per esprimere come il Tempo miete e divora ogni cosa. A questo aggiungevansi anche le ali, per indicare la celer
Giugno, che preso ne aveva il nome, sebbene opinino alcuni che Romolo questo nome traesse da giuniori, come quello di maggio d
Minerva percolandola coll’ asta ne fè spuntare un ulivo; ed essendosi questo giudicato più utile, Minerva diede alla città il
utto con tal maestria, che Minerva rimase vinta. Indispettita però di questo e della superba iattanza di Aracne le ferì essa c
, nacque Erittonio mezz’ uomo, e mezzo serpente. Minerva per occultar questo mostro il consegnò chiuso in una cesta alle tre f
ontro di Marte. Nondimeno ebbe da lei Cupidine, sebbene altri dieno a questo diversa origine. Effigiavasi Vulcano, in sembianz
angiate in pietra. De’ suoi amori con Marte già si è detto Ma oltre a questo amò ella Anchise Troiano: del quale concepì Enea,
nnamoratasi furiosamente del padre, e disperata di poter soddisfare a questo amore incestuoso, erasi determinata ad appiccarsi
Sabea, ove fu trasformata nell’ albero della mirra, e dal tronco, di questo per se apertosi uscì Adone. Crebbe egli leggiadri
e avea dichiarato che una di loro volea prendersi in isposa. Avide di questo le sorelle una dopo l’ altra salirono lo scoglio,
rlo, e ne uscì un vapor soporifico, per cui ella cadde in letargo. Da questo però Amore la risvegliò, e salilo al cielo ottenn
lo, uno che da lungi l’ udì, credette ch’ egli chiamasse una Ninfa di questo nome, e riferillo a Procri. Questa ingelosita and
Apollo che lo amava prevenne il colpo cangiandolo in cipresso. Tutto questo però da molti viene attribuito a Silvano. Innamor
citore ne fu dichiarato dal Dio del monte Imolo. Ma alla decisione di questo si oppose il re Mida, per cui Apollo gli fece cre
sposa trasportò iu cielo la corona di lei nella costellazione, che ha questo nome. Preso da’ corsari di Tiro, che sopra una sp
eneralmente il Dio Pan, che significa tutto, e riguardandolo sotto di questo aspetto, come figlio di Demogorgone. Egli rappres
rprendesse di nuovo, e tenerla malgrado qualunque trasformazione, per questo modo ottenne Peleo di averla in moglie, e da essi
egli Proserpina figlia di Cerere, il che da Ovidio vien raccontato in questo modo. Allorchè Giove seppellì, come è detto nel C
la moglie che lo lasciasse insepolto; e che uscito dall’ Inferno con questo pretesto non volle più ritornarvi, finche da Merc
fin anche a nutrir Ercole col proprio latte; ed essendosi porzione di questo sparso pel Cielo, formò la Via Lattea, e dalle go
disertar le campagne di Calidonia un mostruoso cignale. Per combatter questo mostro invitar si dovettero tutti gli Eroi più fa
hè Altea di ciò irritata, rimise il tizzone sul fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, egli pur divorato da interno a
leone si maritasse, e la seconda ad un cignale. Or mentre turbato da questo sogno cercando andavane il significalo, comparver
come sicuro pegno della prosperità dello stato che il possedesse. Era questo la pelle del montone, su cui Frisso ed Elle, figl
ih passaggio alle pietre erranti vicino a Scilla e Cariddi, e che in questo pericoloso passaggio aiutali furono da Giunone; m
e esibito per aver la gloria di uccidere quel terribile mostro. Stava questo nel labirinto fabbricato da Dedalo; e Teseo per p
. Il ritorno di Teseo fu in prima fatale ad Egeo. Perciocchè avevagli questo raccomandato, che qualora salvo tornasse, per dar
n secca servivano al campo de’ Greci di trinceramento e di riparo. In questo mezzo Patroclo amico di Achille, non potendolo in
la stessa cosa incominciò a scagliare contro di quello una lancia. In questo mentre, secondo Virgilio, due smisurati serpenti
o sposato avendo Ermione figlia di lui promessa innanzi ad Oreste, da questo fu ucciso. Aiace figlio di Oileo avendo nella pre
altri fu da Venere convertito in uccello; sebbene Ovidio dice essere questo tramutamento avvenuto a’ compagni di lui, che spr
gno, che serviva di uscio alla grotta, ne mandò fuori la greggia. Con questo acciecamento però Ulisse concitò contro se l’ odi
chiusi tutti i venti in un otre eccetto Zefiro a lui propizio, e con questo felicemente arrivò in faccia a Itaca; ma essendo
a Tracia, Enea sen venne a Delo, ove consultato l’ oracolo dì Apollo, questo rispose, che i Troiani cercar dovessero albergo l
fiume veduto avrebbe, una candida Troia con trenta candidi figli. In questo giro alle radici dell’ Etna gli si presentò il gr
to di terra quanto ne potesse cingere con un cuojo di bue, e tagliato questo in sottilissime liste, tanto spazio ne circondò,
richiamarlo, ivi si uccise colla spada che Enea avea lasciato. Tutto questo però non è che un’ invenzione di Virgilio, poichè
necessario procacciarsi il ramo d’ oro da presentarsi a Proserpina, e questo gli fu mostrato dalle colombe di Venere. Intanto
ipio insieme confusi eran l’ acqua, l’ aria, il fuoco, è la terra. Da questo caos il trasse il Dio della natura e ne formò il
ira s’ innamora del padre; è trasformata nell’ albero della mirra; da questo nasce Adone, che poi è amato da Venere, ucciso da
li. Parte quindi assoluto, e presso l’ Esare fabbrica Taranto, cui dà questo nome dal’ vicino, sepolcro di Tarante figlio di N
ciò dal culto degli astri, e principalmente del Sole e della Luna. Da questo , si passò al culto del Fuoco, dell’ Aria, e de’ V
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
V La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro Su questo argomento furon composti due poemi, uno in greco
scopo della spedizione era la conquista del Vello d’oro ; e perciò di questo convien prima di tutto parlare. Chiamasi il Vello
ne che invece di lana era coperta di fili d’oro. S’intende subito che questo montone è favoloso, e perciò convien cercarne l’o
dei Dardanelli la giovinetta Elle cadde nel mare e vi annegò ; e per questo fatto mitologico gli Antichi diedero a quello str
quindi Argonauti gli Eroi che navigarono in quella. Se le fosse dato questo nome da quello dell’architetto che la costruì, o
vi rappresentan soltanto una parte molto secondaria ; ma appunto per questo vi è maggiore unità e si rende più facile e più b
ea si fa vendetta. « Con lui sen va chi da tal parte inganna. » Dopo questo episodio, poco cavalleresco a dir vero, proseguir
n poche ottave tutte le classiche reminiscenze degli antichi poeti su questo fatto mitologico, aggiungendovi di suo altre inve
 Contaminato il tutto avesse e guasto. » (Orl. Fur., xxxiii, 119.) A questo punto l’Ariosto lascia l’imitazione degli Antichi
porterò parimente la descrizione coi versi stessi dell’Ariosto ; « E questo fu d’orribil suono un corno « Che fa fuggire ogn
nte. « Rumor di vento e di tremuoto, e ‘l tuono, « Al par del suon di questo , era nïente. » (Or. Fur., xv, 14.) Conosciuti i
di fendevano Adrasto e i suoi compagni. Dante in un sol verso accenna questo fatto, anzi ne fa una perifrasi del nome di Issip
s’io al vero son timido amico, « Temo di perder vita tra coloro « Che questo tempo chiameranno antico. » (Parad., Canto xviii
21 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
o, per somministrare ad essi maggior copia di argomenti a meditare su questo gran fatto, abbiamo, in questa seconda edizione,
medeaimi, se avessimo estirpato siffatto errore. Tuttavia (poichè su questo proposito voglio che il mio pensiero sia da tutti
arono la novella credenza che usciva dalla Giudea ; anzi ella vide in questo esterminio una prova della sua verità ; e Roma, d
a d’un sovvertimento d’idee, onde fu guasto il linguaggio medesimo, a questo eran giunte di fare una cosa sola della virtù e d
nella causa de’ Cristiani che a condannare quelli v’astringa ; se in questo solo la vostra autorità teme o si vergogna di scr
llo che odiano, o mentre odiano ingiustamente quello che ignorano ; e questo è il testimonio della ignoranza, la quale, mentre
ne passi ; e se ne attristano come d’un grave danno ; e ad ogni modo, questo vedendo, non si fanno a considerare, se questo ma
anno ; e ad ogni modo, questo vedendo, non si fanno a considerare, se questo mai fosse un bene occulto, non essendo loro lecit
oscono per male. Ma qual somiglianza hanno costoro co’ Cristiani ? Di questo alcuno non si vergogna, alcuno non si pente, se n
te confessa ; condannato, ringrazia. Or che sorta di male si dirà mai questo , nel qual non si trova la natura del male ? Cioè
tarsi guadagno, mentre si spende per la pietà : poichè certamente con questo sollievo ajutiamo anche i mendichi, non per la va
noi siamo accusati, cioè come inutili per ogni affare. In che modo di questo ci fate rei, che pure con voi viviamo, che abbiam
itico, filosofico, o religioso del Paganesimo, avrebbe potuto operare questo effetto d’inestimabile pregio, se fosse mancata l
erranti sopra rovine. Ma di quanti anni non avrebbe poi avuto bisogno questo albero dei popoli prima di stendere i suoi rami d
popoli sostenevansi ancora colle antiche loro leggi ; un po’più tardi questo divino Messia non sarebbe comparso se non dopo il
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
ove adorata. Alcuni autori la chiamano ancora Cibebe, e fanno derivar questo nome da cubo, ossia dado, che è la più salda e st
ere, perchè dalla Terra scorrono, ossia provengono tutte le cose. Con questo nome di Rhea la rammenta anche Dante nel Canto xi
irsi e mutilarsi. Quindi l’altra favola che essi in origine facessero questo strepito per ordine di Cibele, affinchè non si ud
Cielo le grida dei figli di lei. In Roma conservarono più comunemente questo nome di Galli ; e poichè facevano vita comune e n
; e poichè facevano vita comune e non avevano moglie, somigliavano in questo i monaci o frati. Cicerone nelle sue opere filoso
ua ; ma non ne dice il perchè, non vedendo forse una buona ragione di questo eccezional privilegio, e, a quanto pare dal conte
ellus, nisi Terra ? » (Cic., de Nat. Deor., lib. iii.) 41. Infatti questo vocabolo tellùre è l’ablativo del nome latino tel
ller, e che per molti suoi caratteri imita le sostanze metalliche. Da questo termine primitivo derivarono o furon composte le
solinga valle, ecc. » 44. Ovidio nel 4° dei Fasti così parla di questo fiume : « Inter, ait, viridem Cybelen altasque C
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
ar con risse e pugne anche i conviti. Ben pochi fatti raccontavano di questo Dio che stessero ad onore di lui, perchè credevan
lio di Marte, come narra lo stesso Tito Livio. Da Ares, greco nome di questo Dio, derivò e fu composto il termine di Areopago,
opriamente ed etimologicamente significa borgo di Marte ; e poi sotto questo nome fu istituito da Solone il famoso tribunale d
vi eran portate a decidere le liti anche dagli stranieri. Come poi in questo nome tanto del borgo di Atene quanto del tribunal
Romani ne moltiplicarono le statue e le pitture, perchè al favore di questo Dio attribuivano le loro conquiste. Infatti il ge
fui della città che nel Batista « Cangiò il primo padrone, ond’ei per questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. » E-aggiu
a dire del Sole. Dalla luce rossastra e quasi sanguigna che riflette questo pianeta ebbe il nome del Dio che si diletta del s
di ponente, ove son più spessi i vapori dell’atmosfera ; e tanto più questo fenomeno si manifesta nel pianeta di Marte, che p
ferro, suol darsi in Terapeutica non solo per indicar la presenza di questo elemento, ma pur anco l’effetto del medesimo di r
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
edicina Due erano i nomi principali che più comunemente si davano a questo Dio, cioè Apollo e Febo. Si potrebbe disputare a
luce e vita ad ogni mortal cosa. Molti altri nomi e appellativi avea questo Dio : quelli di Delio e di Cinzio li abbiamo già
mente il Sole106). Molti e molto diversi sono gli uffici attribuiti a questo Dio ; e perciò li divido in due gruppi, riunendo
me di Pœan dato ad Apollo ; e Pœan chiamano ancora l’inno in onore di questo Dio. I nostri poeti, in generale, non adottarono
e, per indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si son serviti di questo stesso vocabolo come aggettivo poetico, invece de
’appon di die in die, « Lo tempo va d’intorno con le force. » E dice questo per significare che senza le egregie opere dei di
un possiede. « Rade volte risurge per li rami « L’umana probitate : e questo vuole « Quei che la dà perchè da lui si chiami. »
te il più gran fiume. 114. L’ambra è detta in greco electron ; e da questo termine è derivato il nome di elettricità, perchè
iaramente con una sola strofa saffica tutti i principali attributi di questo Dio, fra i quali quello importantissimo di essere
ienista Michel Lévy dichiara nella sua grand’ opera dell’ Igiene, che questo ed altri assiomi generali « sono la parte più san
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
ero chiama Vulcano l’inclito zoppo, e come zoppo Vulcano è conosciuto questo Nume anche dal nostro volgo ; e la fama dei suoi
alcuno dei suoi più celebri lavori di metallo. Molti sono i lavori di questo Dio, descritti e celebrati dai poeti ; e di alcun
nvisibile e imponderabile della Natura, di cui la scienza è giunta in questo secolo a sapersi valere per eseguir lavori di pre
mini anche agli antipodi colla velocità del lampo. Sentiamo dunque su questo proposito ciò che ne scriveva il poeta Virgilio,
ento dell’ambra (dal cui greco nome di electron fu appunto denominato questo fenomeno e l’elettricità stessa), ma si fermarono
gate le favole, consideriamo l’allegoria contenuta nell’invenzione di questo Dio e de’suoi attributi. Di che era simbolo Vulca
nostro globo, furon chiamati Vulcanisti ; e Vulcanismo dicesi ancora questo sistema di geologia, e Vulcanologia la storia e l
dovrà maravigliare che due Divinità fossero assegnate dai mitologi a questo elemento, quando pur si rammenti che avevan fatto
co celeste dal fuoco terrestre : a quello facean presieder Vesta, e a questo Vulcano. Erravano però nel credere che il fuoco c
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
e la loro abilità nel canto in confronto delle Muse. A Dante piacque questo mito, e rammentando quel che dice Ovidio, che le
fida da lui ricevuta a chi meglio cantasse. A Dante non sfuggì neppur questo mito ; anzi per la stessa ragion che lo mosse nel
di Plutone, che si vedeva rapire i sudditi dell’Inferno per opera di questo medico incomparabile. Aggiunsero i poeti che Apol
, e divenne pastore delle greggie di Admeto re di Tessaglia. Anche in questo placido ufficio ebbe a soffrir disgrazie e dispia
ia e dell’incoronarsi di quelle foglie 133. Il Petrarca però abusa di questo nome di lauro sacro ad Apollo per farvi tanti giu
girasole. Invenzione semplicissima, basata sul nome e la proprietà di questo fiore, di voltarsi sempre dalla parte dove si tro
opera di Apollo. Egli cangiò in cipresso il giovane Ciparisso, perchè questo pastorello suo amico era morto dal dispiacere di
i effetti ebbe per Apollo la morte del giovinetto Giacinto. Era anche questo un di quei pastorelli amici o dipendenti di Apoll
tempia di Giacinto il disco scagliato da Apollo ; e il giovinetto per questo colpo dopo brevi istanti morì. Apollo dolentissim
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
ine nacque Afrodite, ossia Venere, raggiante di celeste bellezza. Con questo strano mito voleva significarsi che la Bellezza è
queste due opinioni, e che serve di transizione dall’una all’altra è questo , che essendo Dione una Dea marina, e Venere sua f
onsiderata in principio come Dea dell’Amore, e poi le fu aggiunto per questo particolare attributo un figlio chiamato Eros dai
e e impareggiabil bellezza, era ambita in isposa da tutti gli Dei ; e questo è naturale e probabilissimo, e non sta di certo a
con cui atterrò e vinse i Giganti. Venere non si oppose e obbedì ; ma questo matrimonio così male assortito fu causa di coniug
osì male assortito fu causa di coniugali discordie e di scandali. Con questo vennero a significare quanto sian condannabili i
genio ; ma però si estesero tanto ad inventare aneddoti scandalosi su questo tema, che spesso deturpano le più belle poesie de
si esser nata Venere. Inoltre ella produsse l’anemone trasformando in questo fiore il giovane Adone da lei favorito e protetto
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
igantomachia, non ci fa molto rimpiangere la perdita del rimanente di questo suo mitico poema ; ma il titolo soltanto dimostra
eramente ch’egli ebbe una gran paura al primo vederli, non lasciò per questo di guardarli bene e di misurarne a occhio le dime
tre monti uno sopra l’altro, cioè sul monte Olimpo il monte Ossa e su questo il monte Pelio 73). Il teatro della guerra fu dun
to ebbe il nome di pugna di Flègra 74) dalla prossima antica città di questo nome, poi chiamata Pallène. Il caso più strano d
campagne e ’l Cielo « Di tuoni empie, di pomici e di fumo77). » Ed è questo uno dei più evidenti esempi a dimostrazione del m
Etna, così egregiamente tradotta dal Caro : « ….. Esce talvolta « Da questo monte all’aura un’atra nube « Mista di nero fumo
esset iter. » (Propert., ii, 1.) 74. Anche Dante la rammenta con questo nome : « Si come ei fece alla pugna di Flegra. »
; lo zolfo nativo è quello derivato dai vulcani, come già sapete ; ma questo corpo elementare si trova in molte combinazioni c
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
atteristici di questa suprema divinità del paganesimo64. Nell’Affrica questo Dio era adorato sotto il nome di Giove Ammone e s
ne e sotto la forma di ariete. Ammone significa arenoso, e Giove ebbe questo titolo perchè nelle arene della Libia comparve so
e l’idolo del Nume ebbe perciò la forma di ariete65. Dell’ Oracolo di questo tempio parleremo in un capitolo a parte, spiegand
tutti a questa v’attaccate, o Divi, « E voi Dee, e traete. E non per questo « Dal ciel trarrete in terra il sommo Giove, « Su
no quel giorno della settimana che tuttora chiamasi Giovedì. Se tutto questo e null’altro si sapesse di Giove, avremmo in esso
aziatamente ci fu tramandato ancora il racconto della vita privata di questo Dio, indegna d’un uomo non che d’un nume. Prima p
s Optimum, propter vim Maximum nominavit. (Cic. pro Domo sua.) Perciò questo duplice titolo di Ottimo Massimo lo troviamo attr
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
suo maggiore e più potente fratello Giove. Si accorsero i mitologi di questo difetto del loro mito infernale, e pretesero di s
: allora confondevasi invece con Diana triforme, o con Persefone (chè questo era il nome che davasi dai Greci alla regina dell
altri nomi ; e in principio chiamavasi Pluto, ma poi si distinse con questo nome il Dio delle ricchezze ; e Plutone re dell’I
e di porpora, le ricchezze e gli onori, ecc. E dovendo le Parche far questo lavorìo per ogni persona che veniva al mondo, non
riti lasciarono quieto Oreste. Altri mitologi dicono che ebbero esse questo nome per antifrasi, cioè per significare tutto l’
e era il presidente di quel tribunale ; ma nell’Inferno dei Cristiani questo giudice ha perduto molto della sua dignità. Infat
o di Dante non poteva trovar posto come re dell’Inferno, perchè anche questo dipende dal re dell’Universo che in tutte parti i
indegno di cotanto uffizio. — Un commentatore Darwiniano direbbe che questo giudice era uno scimmione precocemente perfeziona
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
n li dirigesse continuamente. Quindi inventarono Divinità destinate a questo ufficio. Nei primi tempi non fecero distinzione f
detto dai Greci anche Elios, e Dante lo rammenta più d’una volta con questo nome. Anzi Dante considerando forse che un simil
sollevata da Nettuno con un colpo di tridente dal fondo del mare ; e questo racconto pure si può spiegare con un fatto geolog
rni nel 1538, all’altezza di 200 metri, ed esiste tuttora. Inoltre in questo secolo, e precisamente nel 1831, formossi per sol
ossia l’epoca geologica in cui esse si sollevarono. Per terminare in questo capitolo le generalità, o vogliam dire i fatti ri
ficace anche nel Purgatorio (Canto xii) dicendo di aver veduto sculto questo fatto in uno dei bassirilievi che rappresentavano
e sette tuoi figliuoli spenti ! » Anche l’arte greca s’impadronì di questo tragico soggetto ; e se ne conservano nella Galle
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
Molti di essi formavano il corteo di Bacco, come dicemmo parlando di questo Dio, ed ivi notammo che per frastuono, stravizii
oro umore bizzarro e petulante si confaceva a tal qualificazione. Con questo concetto e sotto questo punto di vista furono int
ulante si confaceva a tal qualificazione. Con questo concetto e sotto questo punto di vista furono introdotti i Satiri nelle B
critto di lui i Classici latini ; e tra i Greci, dopo Esiodo che creò questo bel tipo di maldicente, gli fece le spese Luciano
ioni sui prodotti della terra) dimostra l’origine italica e romana di questo Dio. Le sue feste si celebravano nell’ottobre qua
tra i quali Orazio e Marziale, si sbizzarrirono a dileggiar talmente questo Dio, che peggio non avrebbero fatto nè detto cont
atalizio di Roma, ossia della sua fondazione. Anche Cicerone rammenta questo giorno natalizio di Roma corrispondente alle Fest
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
va, per render perpetua la pena di lui. Parve esorbitante e tirannico questo supplizio agli stessi Dei, che inoltre rimasero i
hiudere il vaso, ma non vi rimase dentro che la speranza82). In tutto questo racconto mitico Giove non fa più la figura del Di
cupato chi volesse darne di tutte la descrizione e la spiegazione : è questo l’argomento prediletto non solo dei poeti, ma pur
enza detta Termodinamica, ossia meccanica del calore, si dimostra che questo stesso elemento, (e in ultima analisi il Sole che
cono tutti i mali che rovinano gli uomini e gli Stati85). Se Giove in questo mito, sì riguardo a Prometeo che a Pandora e al g
di Giove. Peggio poi che bestiale non che disumana fu la condotta di questo Dio nel precipitar dal Cielo in Terra con un calc
34 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
1764. Diluvio d’Ogige, re dell’Attica e della Beozia. Credesi che questo diluvio fosse un’inondazione prodotta dallo strar
nche ai tempi di Silla era celebrata in Atene una festa che ricordava questo fatto. 1582. Cecrope, d’origino egizio, conduc
a. Una terribili inondazione che devastò le sue terre fu l’origine di questo diluvio. Deucalione si rifugia colla sua moglie P
e poi ripopola la Tessaglia. A Deucalione succede Elleno. I figli di questo sono stipite dei quattro popoli principali della
Romolo. Fondazione di Roma. 714. Numa Pompilio. 624. Intorno a questo tempo fiorirono i sette Sapienti della Grecia, ri
smalto. 157. Gli storici congetturano, con molto fondamento, che questo Menete sia lo stesso che Misraim, figlio di Cam.
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
acerle. E di queste ci occuperemo principalmente, non però subito, in questo capitolo, per evitare la monotonia dello stesso a
adre di essa accennano colla loro etimologia le parti fondamentali di questo mito e di questo fenomeno, poichè Iride (in greco
nnano colla loro etimologia le parti fondamentali di questo mito e di questo fenomeno, poichè Iride (in greco e in latino Iris
are che è situata sopra l’umor cristallino dell’occhio, ed ha appunto questo nome dalla varietà dei suoi colori, ed è quella c
re del cielo, eran per altro ben lungi dal conoscere le vere cause di questo splendido fenomeno. Dal vederlo comparire dopo la
iti di dare il nome di Giunone ad uno dei primi asteroidi scoperti in questo secolo, e precisamente al 3°, veduto per la prima
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
ciarono correre la volgare e grossolana opinione che l’oscurazione di questo astro dipendesse dagl’incantesimi degli stregoni,
cura dell’infanzia di Giove, e che per benemerenza fu trasformata in questo gruppo di stelle. L’Orsa maggiore fu chiamata an
e. Atroce e vergognosa vendetta ! Il Petrarca si credè autorizzato da questo racconto mitologico a darci ad intendere, nella s
icamente. La Dea Triforme era considerata come Ecate nell’Inferno. Su questo terzo attributo son molto incerti e discordi fra
lo, una di cane ed una di leone e, secondo altri, di cinghiale, basta questo perchè tal mostruosa Dea faccia orrore. E gli uff
fatti ad imitazione di quello di Diana Efesina146. Pochi anni dopo fu questo tempio saccheggiato da Nerone, e nel terzo secolo
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
rono ad esse bisogni, abitudini, idee e passioni come alle persone di questo mondo. Quindi immaginarono il nettare e l’ambrosi
, ma o poco o nulla, per quanto io mi ricordi, dai poeti italiani. Da questo matrimonio nacquero due figli, Titano e Saturno,
oesia come sinonimi del Sole. Quando poi fu nato e cresciuto. Apollo, questo Dio oltre molte altre attribuzioni ebbe in perpet
pianeta che è più lontano di Saturno assegnarono il nome del padre di questo , cioè di Urano. Anche il nome di Vesta fu attribu
a poichè il segno simbolico che nelle carte uranografiche rappresenta questo pianeta è un’ara sormontata da viva fiamma, convi
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
premo dei Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e degli Dei. E questo Dio più potente di Giove era il Fato. Il Fato 14,
ane vicende. Non v’è termine nelle lingue moderne europee, che più di questo di Fato o Destino sia comune e frequente sulle la
forza insuperabile del destino, come i fenomeni fisici. Onde che con questo sistema (adottato dai Turchi come principio relig
a e facoltà di prestare o negare liberamente il suo assenso ; e sotto questo rapporto suol dirsi che si può esser liberi anche
« Oltre la difension de’ senni umani, » s’intende facilmente che con questo linguaggio poetico si vogliono significare le occ
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
fica tutto), Dio secondario e campestre, mezzo uomo e mezzo capro. Di questo nume semibestiale parleremo a suo luogo, poichè a
la seconda o inferior classe degli Dei. Intanto però è da notarsi che questo termine di Natura è di un uso estesissimo in tutt
pio e la causa efficiente di tutte le cose fisiche ; e perciò usavano questo termine come sinonimo di Dio. E in questo stesso
fisiche ; e perciò usavano questo termine come sinonimo di Dio. E in questo stesso significato si usa nelle scienze anche ogg
ntium, qua quis dominio alieno contra naturam subiicitur. » 12. In questo senso Orazio diceva : « Naturam expellas furca,
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
significa fanciulla robusta, perchè nacque adulta e tutta armata ; e questo nome fu adottato dai Latini e dagli Italiani. Mi
ai verbi minuere e minitari (diminuire e minacciare) ; e perciò sotto questo nome sarebbe considerata come della guerra. Altri
poeti greci che la loro antica città di Atene, prima di aver ricevuto questo nome, era detta città Cecropia, perchè costruita
darle il nome ; e Giove per troncar le questioni decretò che avrebbe questo privilegio quel Nume che producesse una cosa più
tare di lettere, scienze e filosofia. In italiano si dà elegantemente questo nome di Ateneo alle Università, e da noi ed altro
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
galità e per condimenti la fame e la sete. Aggiungono i Pagani che in questo tempo anche gli Dei celesti soggiornavano cogli u
l’umana radice ; « Qui primavera sempre ed ogni frutto ; « Nettare è questo di che ciascun dice ! » All’età dell’oro success
È facile il riconoscere nelle pitture e nelle sculture l’immagine di questo Dio. Si rappresenta come un vecchio alato, avente
futuro, e l’altro di non dimenticarsi mai del passato. Giano in tutto questo racconto dell’esilio di Saturno e dell’età dell’o
considerato e come uomo e come Dio. La Grecia non ha alcun Dio pari a questo , asserisce Ovidio nei Fasti, ed anche Cicerone e
42 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
Avvertimento. Nel dare alla luce la terza edizione di questo Corso di Mitologia, stimiamo opportuno riprodurre
bblico, e che riesce molto utile nelle scuole. » Il maggior pregio di questo libro elementare consiste, a parer nostro, nella
e per risposte. » — Il racconto non interrotto, dicono gli Autori di questo Corso, offre all’ alunno una lettura più gradevol
n Corso di Mitologia pei giovinetti, abbbiamo stimato dover preferire questo a molti altri, in grazia della sperimentata bontà
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
stente nello spazio prima che con essa fosse plasmato il mondo ; e in questo significato si adopra quella parola anche dai nos
cui ab eterno componevasi, ma un Dio o una miglior natura. Qual fosse questo Dio non lo sa, poichè poco dopo soggiunge : qualu
verso e dei fenomeni morali, ossia delle passioni degli uomini. Sotto questo punto di vista nelle lingue moderne affini della
le mie idee sul fine e sui limiti dello studio della Mitologia, sarà questo il filo di Arianna per non smarrirmi nell’ intric
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
e alla letteratura italiana. E qui mi piace avvertire che lo scopo di questo lavoro sulla Mitologia non è già di risalire alle
aturale, e che perciò potrà chiamarsi la Paleontologia mitologica. Ma questo non toglierà che sia sempre necessaria la cognizi
tre infinite cognizioni anche quelle della Mitologia. Ed io perciò in questo libro ho riportate e spiegate tutte le parole e t
termini scientifici che derivano dai vocaboli mitologici. Chi leggerà questo libro troverà, che quasi tutte le scienze, dall’a
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
nuti a questa caccia, dei quali non si conoscono fatti più celebri di questo , ne diremo qui brevemente quanto è necessario a s
un ramo d’albero, dissero : « tanto vivrai, o neonato, quanto durerà questo legno ; » e subito dopo disparvero63. La madre, c
come Meleagro « Si consumò al consumar d’un tizzo « Non fora, disse, questo a te sì agro. » Ma accorgendosi Virgilio che con
fora, disse, questo a te sì agro. » Ma accorgendosi Virgilio che con questo esempio pretendeva di spiegare un mistero con un
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
cioè generati sulla Terra, o ascritti fra gli Dei. E per quanto possa questo vocabolo sembrare a primo aspetto sinonimo di que
iacemi che il mio umile assunto e lo scopo principale a cui è diretto questo lavoro m’impediscano di estendermi in osservazion
chi di quelli che presero parte attiva nella guerra di Troia. E a far questo ci aiuteranno diverse celebri imprese a cui inter
i quella impresa nel narrare l’impresa stessa. Prima di por termine a questo Capitolo convien fare un’altra osservazione gener
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
iem colla quercia, o come si è detto di sopra, coll’albero ; e davasi questo titolo a quelle Ninfe la cui esistenza era legata
lle lingue antiche quanto nelle moderne, e specialmente nella nostra, questo termine di Ninfa, anche nel senso traslato, cioè
al mondo. « Fummo ordinate a lei per sue ancelle. » E nel rammentar questo passo il can. Bianchi, che fu segretario dell’Acc
gli Scienziati trovarono da far nuove applicazioni del significato di questo nome e da formarne vocaboli derivati e composti.
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
bestiale, poichè anche le bestie allevano ed amano la loro prole. Ma questo racconto è un mito, ossia un simbolo del Tempo ch
mirabile e tremenda, « Di poema degnissima e di storia. » 21. Da questo greco termine Cronos son derivati e composti i vo
ivi al tempo. 22. Il Monti fa dire ad Aristodemo, nella tragedia di questo nome : « Che l’uomo ambizioso è uom crudele. « T
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
ini, danno alla religione pagana il titolo di Panteismo Mitologico, è questo un altro motivo di credere che il sistema da me p
ittori fu quello del Sole e della Luna e quindi degli altri Astri ; e questo culto fu chiamato il Sabeismo, perchè ridotto a r
e poi furono dette scientificamente di attrazione e di repulsione. Fu questo il ponte di passaggio dal culto materiale del fet
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
estarono l’ammirazione di tutti per la bontà e santità della vita : e questo parve un gran miracolo in mezzo a società così co
 : e questo parve un gran miracolo in mezzo a società così corrotta ; questo richiamò l’attenzione di tutti sulla nuova religi
unemente gens, mentre familia significava anche i servi o schiavi. Da questo significato legale è derivato in italiano l’agget
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
un culto speciale gli Dei protettori della sua città e del suo regno, questo fatto non toglie agli Dei Penati il loro caratter
della città che nel Battista « Cangiò ’l primo padrone ; ond’ ei per questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. » (Inf.,
il focolare. Questa differenza si trova chiaramente esemplificata in questo pentametro di Tibullo (lib. i, Eleg.,i) : « Dum
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
lza, e tronchi aduna e sassi, « E con fracasso ruotali nel petto « Di questo immane guastator, che tenta « Uguagliarsi agli De
ccorne non potran : cotanta « La belletta sarà che lo nasconda. « Fia questo il suo sepolcro, onde non v’abbia « Mestier di fo
i concede laborem. » 30. Non solo Ovidio ed altri poeti raccontano questo fatto mitologico, ma pur anco Strabone il geograf
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
eci e latini, ma altresì gl’italiani, e sopra gli altri Dante, che in questo è superiore a tutti gli antichi e ai moderni. I P
ttoria nella guerra dei Giganti si dichiarò dalla parte di Giove. Era questo il primo fiume che trovavasi nello scendere all’I
tessa Astronomia ha portato e porta continuamente molti materiali per questo nuovo edifizio scientifico, e adotta l’ipotesi mo
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
gna in Piazza della Signoria. Anche i Naturalisti si son ricordati di questo mostro mitologico nel dare il nome di Meduse a un
o caval Pegaso, che servì poi sempre di cavalcatura a Perseo. Inoltre questo cavallo dando un calcio al terreno presso il mont
tali stelle cadenti son distinte col nome di Perseidi. 47. Ho dato questo cenno in conferma di quanto osservai nel preceden
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
o si moltiplicano gl’impiegati, comiciarono i mitologi a supporre che questo unico Genio sarebbe troppo occupato a provvedere
e del principio maligno. » Vien poi a concludere giustamente che con questo sistema si libera l’uomo da ogni responsabilità,
n Omero troviamo che gli stessi Dei davansi tra loro per onorificenza questo titolo. Perciò sembra più di tutte probabile la i
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
la Grecia ed esistessero molti secoli prima della fondazione di Roma, questo vocabolo sotto cui si conoscono in italiano e in
a non solo presso gl’ignoranti, ma anche presso i dotti e sapienti. E questo è argomento di più alta indagine, sul quale piace
primo governo regolare e il primo cemento della civil società288). In questo concetto si trovano d’accordo mitologi, poeti, st
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
r consacrarla Vestale usava la semplice formula : Te, Amata, capio. E questo nome rituale di Amata davasi, nella loro consacra
si il nome di Amata per tradizione. 49. Raccontano però in due modi questo supplizio delle Vestali. Alcuni autori dicono che
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
attro tempora invece dei quattro tempi. 7. I Grammatici noteranno in questo verso il pronome egli invece di eglino per tronca
e tra essi anche il canonico Bianchi di onorata memoria, interpretano questo passo cosi : « per quanti idoli adorassero i paga
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
tutte, appunto per lo stranissimo accozzo animalesco ond’ è composto questo mostro56. Quindi è che anco nelle Belle Arti è ra
abea pel suo generale Gioabbo ; nelle quali la supposta promozione di questo bravo ufficiale consisteva nel doverlo esporre su
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
dal greco licos che significa lupo, e l’altra degl’istinti feroci di questo animale con quelli di quel re bestiale, primo mod
nza dei diritti che deriva dalla comune origine. E particolarmente in questo senso filosofico l’usa Dante nel Canto xi del Pur
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
nominato il vento Euro, alcuni Eruditi hanno detto che è sinonimo di questo ., Ma Plinio il Naturalista afferma che l’Argeste
crive il suo maestro Virgilio nei versi da noi citati in principio di questo Numero, poichè invece di dire prosaicamente che s
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
divino e di mirabile fantasia l’Ariosto principalmente si dilettò di questo genere d’invenzioni ; e nel suo poema dell’ Orlan
ior non se ne puote. « Di bocca il sangue in tanta copia fonde, « Che questo oggi il mar Rosso si può dire, « Dove in tal guis
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
i (che i più fissano a mille) negli Elsii o nel Tartaro, ritornino in questo mondo, entrando nei corpi non solo degli uomini n
sta predica è inutile nell’Inferno ; e perciò Dante non ha imitato in questo il suo Maestro, ed ha fatto di Flegia un nocchier
64 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
sacrifizj in onor suo, 158 : — supposizioni degli antiquarj intorno a questo Nume, e diversi nomi che egli ebbe, 159. Balder,
rpina. Sua nascita, 52 ; — rapita da Plutone, 53 ; — divien moglie di questo Dio, 58. Proteo, Dio marino, 195. Protesilao. Sua
65 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
ll’ opera della Redenzione. I discorsi aggiunti dunque in Appendice a questo trattato di Mitologia sono opportuno avviamento a
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
i più moderni, hanno sempre mostrato curiosità di sapere l’origine di questo mondo, o vogliam dire dell’ universo ; e non solo
67 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Avvertenza » pp. -
empo, com’ egli rispose direttamente a me stesso, di pubblicare anche questo libro prima della riapertura delle Scuole ; e all
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
elle medesime ; alla formazione favolosa del fulmine la causa vera di questo fenomeno ; e così di tante altre. Oggidì che hann
69 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
mercanti romani, secondo quel che afferma Ovidio nei Fasti, pregavano questo Dio a proteggerli nell’ingannare il prossimo senz
70 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
le oasi, il delta, le bocche o foci del Nilo e la stessa sorgente di questo fiume. L’Egizia Dea Iside, poichè credevasi che f
71 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
mo effetto sulla immaginazione dei lettori, volle gareggiare anche in questo cogli antichi poeti, come fece nel Canto xxv dell
72 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
erchè purtavano avvultu al capo un filu di laua. Plutarco fa derivare questo nume a pileo, pilamines ; altri a flammeo capitis
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ns lequel l’or a un si grand pouvoir : …… Veramente il secol d’oro è questo , Poichè sol vince, e regna l’oro. Jupiter ne dem
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