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1 (1880) Lezioni di mitologia
gia Teologica. Dettò il nostro Poeta nell’anno 1807-8 per gli Artisti queste Lezioni, di guisa che non possiam ricercarvi quel
l suo culto) comincia dalle favole: onde io ho giudicato di dover con queste dar principio alle mie Lezioni, ed aprire quel va
, ma più n’erano fedeli ai venerati precetti. Vorrei nel prospetto di queste Lezioni aver potuto imitare l’architetto, che col
già tutte le cose erano possedute dall’acque, dalle tenebre, e che in queste erano chiusi uomini ed animali mostruosi, simili
universo, narra lo stesso, fu da Belo divisa in due parti: con una di queste formò la terra, coli’ altra il cielo, uccise tutt
Egizj, ragion vuole che quella dei Greci si discorra, che da ambedue queste nazioni riceverono parte della loro religione e d
volta gli univano, come nel tempio di Minerva presso i Tegeati, dove queste diverse norme dell’ architettura furono da Scopa
anti simulacri che fama sono ancora degli artefici antichi, ornassero queste fabbriche, e come le dipinte pareti, gli scudi vo
i, i vasi stessi che accogliere dovevano il sangue delle vittime. Con queste corone alcuni cingevano la sommità del capo, altr
ciando loro l’obliquo coltello dalla fronte sino alla coda. Osservate queste cose, il sacerdote ammantato di bianca o purpurea
offrivano ancora il cinghiale e l’agnello; l’unito sangue solevano in queste propiziazioni scagliare nel mare, e gli animali p
ostie che allora si offrivano, poiché ogni genere di sacrifìzj può in queste due classi esser compreso. Quando di lungo viaggi
agli eterni. Accrescerei il catalogo di questi sacri utensili, se in queste cose la vista, più di ogni descrizione, non ammae
ediassi colla brevità alla noia che in voi deve produrre l’aridità di queste ricerche. Seneca intanto, coi suoi versi immagino
sangue il core dei mortali ! Ma quali erano i riti che per celebrare queste empietà si osservavano ve lo dirà Euripide, da cu
tali ai quali è consegnato il fato di Polissena e d’Ifigenia. Ambedue queste descrizioni sono meno adorne d’immagini che quell
imi baci, e tu gli rendi Alla dolente tua consorte. Oh mia Madre, son queste le sperate nozze? Ma che? ministri all’ara e niun
no dei numi deve esser nato col tempo e colle sciagure. I mortali, da queste avvertiti, avranno con facile errore sottoposti i
ù delle volte, fidati a poche relazioni di rassomiglianza, dedurre da queste generali conseguenze, e tessere di tutti i ritrov
tati. Furono collocate col progresso del tempo le teste sulla cima di queste pie tre: cosi a Tricoloni e a Tegea in Arcadia fo
adoravano prostrandosi, ovvero accostando la mano alla bocca. Avevano queste figure ordinariamente i simboli loro sacri. L’egi
eccidio di Troia, e che fosse ad un tempo patria di Giove; ed ambedue queste qualità si trovarono riunite in Tebe, città della
si dei greci poeti, dai quali comincia l’istorica Mitologia, devono a queste colpe la gloria dell’origine e la felicità delle
gittarvi una specie di pasta composta di farina di grano e miele. Fra queste antichità io pongo ancora una colonna, su cui è l
damia e lo scudiere tenevano la sinistra. Opera di Peonio erano tutte queste figure. La facciata posteriore rappresentava il c
querce gareggiavano fra loro per ornare la fronte del nume. Ma tutte queste differenze potrete scorgere mentre io, adempiendo
no l’etimologie del cognome Feretrio dato a Giove: io, non invidiando queste dispute ai grammatici, dirò che vi consacrarono o
Perchè Giove fosse chiamato Statore Tito Livio lo insegna, riportando queste parole pronunziate da Romolo, mentre i suoi cedev
. Sarò breve, e per quanto sarà in mio potere, alleggerirò la noia di queste ricerche, nelle quali l’utilità difficilmente può
vano la palma per la celerità maggiore nel corso. Le più provette fra queste potevano ancora nell’olimpico agone presentarsi a
iamate στεφαναι, e coronœ dai Latini. Il nome però più particolare di queste si fatte, che sorgono verso il mezzo e vanno decr
eci appallavansi, e le vesti così pieghettate στολιδωτοι, e di una di queste così pieghettate fa menzione Senofonte. Osserva P
quali ebbe dopo che Saturno fu balzato dal trono. Il felice evento di queste , permise ai fratelli di gittare le sorti per divi
ggine col ferro; e avendo divise misuratamente le canne, trapassò con queste il dorso dell’ucciso animale, lo circondò di bovi
se I precetti del padre, e prima ai piedi I talari adattossi. Ali son queste Con penne d’oro, ond’ei l’aria trattando Sostenut
elle Sirene era piena d’ossa; perchè coloro che prestavano orecchie a queste incantatrici morivano, ed i loro corpi, privi di
grazie per la vittoria che riportarono sopra gli Ateniesi. j) Dietro queste statue, nel secondo posto, si scorgono quelle di
parente e suo scudiere, che tiene le briglie dei cavalli. L’ultima di queste statue è di Aliterse; l’altre sono di Ipatodoro e
lette le poesie di Lesche, altrimenti non avrebbe potuto sapere tutte queste circostanze. Egli rappresenta lo stesso Licomede
i Mecesteo ha pure due ferite, una nel capo, l’altra nel pugno. Tutte queste figure sono al di sopra di Elena situate. » Ques
ra stride Sopra gli omeri irati, e le Cadmee Mura minaccia. Innanzi a queste un piano Campo largheggia, a cui le dure glebe Fr
rnato Dalla porpora tiria, e regge briglie Che l’oro aggrava. Era tra queste Ismeno, Primo dolor dell’infelice madre, E certo
ereo letto Con sparse chiome le sorelle meste. Fere lo strale una fra queste ; cade, E muor baciando la fraterna bocca. All’alt
, veduto nel sito dove dovea collocarsi, avrebbe non solamente celate queste scorrezioni, ma ne avrebbe ritratto qualche maggi
ne di una mortalità impetrato dalla potenza d’Apollo. « Nel terminare queste riflessioni su tanto incomparabile simulacro, non
le nostre statue: Il re saettator, figlio a Latona Apollo è questo: e queste son le Muse, Amabil coro che il circonda e segue.
lia e di Grecia a contrastare la palma coi professori più rinomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di uno d
line, e come tale nelle statue e nelle monete effigiato. Parecchie di queste medaglie greche e latine si conservano tuttora co
ia del lavoro, non meno che la celebrità del luogo dove erano esposte queste statue alla luce dell’universo, che si affollava
da Erodoto che gli Egiziani dicevano generate da Cerere e da Dionisio queste due divinità, alle quali Latona non era stata che
del genitore, quando fece al padre la prima richiesta, aggiungendovi queste parole: — Dammi oltre l’inviolata castità ancora
perchè mandarono le loro figlie in compagnia di Diana. Circondata da queste andò ai Ciclopi, e gli trovò che nell’isola, Lipa
ni più minuta particolarità, che non può dubitarsi che non provengano queste diverse immagini da un medesimo originale. Sarà s
l cinto, poni aurei freni, ed aureo cocchio attacchi alle cerve. Dove queste ti condussero per la prima volta? Sul monte Emo d
eh’ è nel Campidoglio, e sopra un bassorilievo della Villa Borghese, queste ninfe tengono i cavalli attaccati al carro di Dia
dare un bacio a Endimione addormentato. Giulio Scaligero pretende che queste ninfe per esser distinte non portino il turcasso
ta di foglie, e che tiene un’ asce nelle sue mani: la più cognita fra queste si chiamava Figalia. » Non solamente le donne se
o sono state donate da altrettanti re, ed erano di 60 piedi alte. Fra queste colonne ve n’eran 36 ben lavorate collo scalpello
braccio Feminea destra impari: anche Diana Lo difenda coll’armi. — In queste voci Il superbo prorompe, e quindi innalza D’ambo
ambe dovrebbero essere di volatile in corrispondenza delle ali, e che queste altro non siano che le sirene. La lor figura inte
predicate da San Paolo aveano fatto di molto decrescere lo spaccio di queste sue opere. Una somiglianza di quel gran tempio, o
di Giove che colle figlie di lui e della Memoria. Si vedevano perciò queste divinità nel tempio di Minerva Alea in Tegea, e m
do attentamente le pieghe di questo nobile panneggiamento appariscono queste sulla parte manca del petto alquanto interrotte c
e Veneri adorate dagli antichi, nate da genitori diversi. La prima di queste , del Cielo e del Giorno figlia, ebbe tempio in El
eriscono tutte le romane immagini di Venere colle armi. Non sono però queste giammai equivoche coi simulacri di Pallade. Vener
mo, Ch’indi alla man di villanelle industri Le trasmette a vicenda, e queste attente Nodi formando delle vote paglie Ne fan ca
salvare dalla morte tutti i figliuoli degl’Immortali? — Nel terminare queste parole ricondusse Marte. Favoriva Marte i Troiani
o e Cieraente, hanno confuso le Tesmoforie coi misteri eleusini. Sono queste due cose diverse, come vedrete, ed è certo che le
n Atene, Melampo in Argo, Trofonio in Beozia obbligarono gli uomini a queste iniziazioni. Ma quale è la cagione di questi mist
ede per coloro che volevano iniziarzi. Convien però fissare che tutte queste cerimonie erano proprie dei misteri minori, e che
tuna non conservano che la superbia. Due giovani di Acarnia ignari di queste cerimonie entrarono nel tempio cogl’iniziati. L’a
offrivano le primizie dei sacrifizii, e le case dedicate le erano: in queste effigiata vedovasi per attestare, secondo Posidon
rammento per la finezza dell’esecuzione, le ali sono di marmo. Una di queste assai conservata, coll’arco della destra e la sin
aspra e noiosa; Soccorri al core ornai che langue, e posa Non ave; e queste membra stanche e frali Solleva: a me ten vola, o
e Vestigia di seguirti han per costume? Lasso: che invan te chiamo; e queste oscure E gelid’ ombre invan lusingo. piume D’aspr
i genii vengono avvicinati all’ infanzia. Del resto il rappresentare queste figure allegoriche in età cosi tenera si è costum
reccie riunite sulla sommità del capo, ma le gambe non appariscono in queste immagini, come nella maggior parte, una all’ altr
to che mitologici e storici. È una dell’ultime figure: e siccome sono queste situate una dietro l’altra, così ancora l’epigraf
Sapienza, tiene la mano aperta come in atto di favellare. Quantunque queste figure corrispondano assai bene al significato ch
distinte a seconda dei diversi attributi che siamo andati notando in queste esposizioni, e che egli avea dall’antico dedotti,
Che resta ancora Del suo furore Libero il core. Dunque io n’andrò per queste chiostre algenti Poste si lungi al tetto mio pate
on Rea, e Virgilio fé’ dire ad Evandro. « Saturno il primo fu che in queste parti Venne, dal ciel cacciato, e vi si ascose; E
istituì, secondo Macrobio, i saturnali in onore di lui. L’oggetto di queste feste era di conservare la memoria del secol d’or
gli eroi dell’Iliade. Non vi ha alcuna cosa che meno si rassomigli di queste due sorta di Ciclopi. Quelli di Esiodo sono esser
atore. I Telchini con tutto ciò avevano partigiani, che consideravano queste imputazioni come conseguenze dell’invidia prodott
cancellare ridea di giustizia. Egli era impossibile di far capire che queste bevande erano veleni preparati per l’empio: ora P
ambe le mani la spada di Piritoo e la sua: Piritoo fìssa gli occhi su queste due spade, e sembra afflitto ch’elleno sieno stat
onate di fiori, e giocano ai dadi. Pausania racconta qui l’istoria di queste fanciulle com’è narrata nell’Odissea. Egli contin
co lo lascia prendere come pegno dell’amicizia antica. Al di sopra di queste due figure è Mera seduta sopra una pietra: ella e
piedi la sua lira, eh’ è fracassata, e ne sono rotto le corde. Tutte queste rappresentazioni, composte di re, di regine, di g
ione in particolare, ma una sola comune ad ambedue, la quale nota che queste donne sono fra le non iniziate. Più alto si vede
hio, di un fanciullo e di molte donne poste sopra uno scoglio: una di queste è accanto a un vecchio, ed è molto vecchia: l’alt
he sulle Furie e sulle Parche. Voi potrete difficilmente rintracciare queste notizie nei libri comuni di Mitologia, che spesse
cinquanta. 1 nomi delle tre Furie così sono espressi da Orfeo: Udite queste cose, Dee tremende e venerande, Tisifone, Aletto
lla quiete, si chiamavano i sacerdoti, che si astenevano dal libare a queste Dee il vino. Infatti Edipo giunto nella loro selv
ato un tempio all’ Eumenidi. Raccontano che alla prima apparizione di queste Dee, quando elleno levaron di cervello Oreste, eg
nia in memoria del narrato avvenimento credono di poter sacrificare a queste Dee, ed alle Grazie ad un tempo. Dante cosi descr
e, ed agli altri Dei, sia pure di esse il padrone. Platone fa vedere queste tre dee nel mezzo delle sfere celesti con abiti b
a Giove conduttore delle Parche, vicino al quale ne avevano un altro queste dee. In una statua di Teocosmo, nella quale lavor
arte dei Vasi di Hamilton. Così giovani e belle vengono rappresentate queste vindici dee su varii bassi rilievi in Roma, ove l
i, e mi squarciai le chiome, E con sospiri, e con sommessa voce Dissi queste parole: Ahi trista amante, Ahi dolente Ipermestra
Sangue s’era versato: ond’ei mi prese Per le ancor sciolte chiome (e queste sono Di mia pietà le meritate spoglie) E mi trass
osì il pallido aspetto ancor non scorge De le misere cure: L’orror di queste spoglie E di questo capanna ancor non vede: Vive
n solamente del canto, ma di ogni sapienza moderatrici furono stimate queste divine fanciulle nate sul Pierio monte. I loro at
o scrivevano gli antichi. « E troppo chiaro che convengono assai bene queste ultime a chi scrive dei versi come Calliope, e ch
lloro che le circonda i capelli, e perchè tutti sanno come convenga a queste Dee la pianta sacra ad Apollo, e perchè la testa,
nella biblioteca di Pergamo le cartepecore dette perciò pergamene. Se queste statue delle Muse fossero copie di quelle celebri
rmata di Pohnice, figlio di Edipo, divisa in altrettante schiere. Fra queste Anfìarao si avvicina con meste sembianze preveden
or parte dei monumenti. Qui però è da osservarsi che la capigliera di queste maschere detta dai Greci ò’/xo;, dai Latini Super
ual replica serve a provar sempre più la celebrità degli originali di queste Muse. La nostra era in antico stata ristaurata, e
una prova della stima in cui si avevano anticamente gli originali di queste figure delle Muse, che eran forse, come abbiamo p
torie e dei tempi mitici e favolosi, delle quali sono sempre oscurate queste remote avventure? Inoltre, anche secondo quel sis
la nostra Musa ne’ restanti monumenti più accreditati che ci offrono queste Dee dell’Arti; nel sarcofago Capitolino ninna più
on maggior forza quest’ ultima conformità perchè dalla somiglianza di queste due statue colossali neir abito e nella mole mi s
può essere di qualche indizio. La fabbrica al cui abbellimento erano queste statue destinate fu forse la ragione perchè si ve
antesimaquarta. Urania sedente, Calliope. Dopo la illustrazione di queste altre due statue Yoi avrete avuto da Visconti tut
e simile l’elegantissimo panneggiamento. « Siccome però nello spiegar queste statue abbiamo fatto talvolta menzione delle Muse
dritto, e con una sola in mano nel tipo del rovescio. « Le ragioni di queste denominazioni sono le medesime da noi accennate n
bligo di sacrificare più che l’artista? Disputata è pure l’origine di queste amabili divinità. Esiodo nella sua Teogonia le vu
ultimi tempi piegata la favola all’allegorie volevano significare che queste amabili divinità non abbisognano di alcuno orname
la sola natura per piacere. Certo è che gli antichi moralizzavano su queste divinità, come fra l’altre cose lo mostra l’uso s
iri più sozzi, dei quali i simulacri, qualche volta voti, contenevano queste divinità senza le quali la bellezza perde le sue
la bellezza e 1’ eloquenza. La Primavera era la stagione consacrata a queste dee, onde Orazio disse: La Grazia con le Ninfe e
re brindisi era costume di onorarle. Mille belle allegorie possono da queste divinità rilevarsi. Avendo gli Ateniesi prestato
he gli ricevono e gli rendono. Ma in qualunque maniera si giudichi di queste cose, che n’ importa di questa scienza? Perchè qu
iando questo vasto campo delle illusioni, che può trarre la morale da queste dee, ragionerò di quello che più v’ interessa, ci
o per le mani su qualche medaglia) altra differenza che il vestito di queste ultime. In un vetro riportato dal Fabbretti sono
neste, per esser l’unico in marmo di tutto rilievo che ci offra unite queste divinità assai spesso congiunte in gemme, in iscr
ore, conservano però le fisonomie e i caratteri conosciuti propri: di queste divinità. « Ad Esculapio è stata adattata una tes
onando le feste di Bacco e di Osiride, sorprende la rassomiglianza di queste due divinità, e crede trasportato in Grecia da Me
e fra le fanciulle un giovinetto, fra i garzoncelli una fanciulla. Se queste espressioni non dipingono la nostra statua, non s
ià d’Eolo il figlio all’apia reggia in mezzo Esclama: Olà, tendete in queste selve, O compagni, le reti: or qui m’apparve Di d
e compongono il corteggio del dio, che ha le forme di toro. Celebrano queste danze, ripetendo il nome del dio, intanto che Sem
e, onde le lacrime dei mortali siano asciugate. Appena ebbe terminate queste parole, che un prodigio colpì gli occhi del dio.
’Assiria le maravigliose imprese del dio del Vino. Stafilo regnava su queste con ro’o trade: Botri era suo figlio e Meti sua m
o vino, e non vuol bere che le acque dell’Idaspe. L’Acqua e la Terra, queste sono, egli dice, le mie sole divinità. Porta ques
Acqua e la Terra, queste sono, egli dice, le mie sole divinità. Porta queste risposte a Bacco, dice Deriade, ed annunziagli ch
onde. Era egli un dio quando un mortale lo pose in fuga?—  Terminate queste parole, Minerva ritorna in cielo e riprende le an
po Cigolar non udisti il crudo ferro, E non mirare gli occhi tuoi fra queste Canute chiome rosseggiare il sangue, Nè palpitar
atto di celebrare gli Orgii, mostra che aveva una face. Si adopravano queste , non tanto perchè lo credessero una medesima cosa
asta, dando loro in quella vece la ferula assai leggiera e debole: su queste , come prima facevano sull’aste, ci mettevano quel
sulle attitudini delle figure, se vi accostate all’antico digiuni di queste cognizioni, delle quali vi scongiuro a sentir fin
r corrispondere a diversi nomi diverse idee; lo che alla chiarezza di queste molto contribuisce. Sembra però che troppo siansi
, additandoceli alla testa delle armate conquistatrici dell’Indie con queste parole: Due comandavano l’esercito sotto del nume
arà forse la Naiade stessa, che il medesimo poeta fìnge applaudisse a queste nozze. Le siede accanto un fiume, che potrebbe es
tua, ed ora si conserva nella Villa Pinciana. Quantunque non giungano queste due copie ad eguagliare la bellezza degli origina
ttordici di numero, e dovean fare l’arcano sacrificio per la città, e queste ancora destinate erano a Bacco, e sacrificando, d
endo la punta dell’asta, colla quale uccidevano i malcauti, sebbene a queste ancora Pausania dà il nome di Menadi. Ad esse and
o, da che generalmente trovo in Tibullo: Bacco, ama le Naiadi. — Dopo queste notizie chiamerei Naiadi le ninfe che nei vasi an
ppate con Bacco coi Satiri: se non che avendo creduto gli antichi che queste divinità onorassero ancora l’Orgie delle Menadi,
li che nei Misteri soltanto si rilevavano, ma certo è che il culto di queste tre divinità fu congiunto, sì nei gran misteri El
giacenti, e in atto di reclinar suU’ urne le addormentate cervici. A queste eran talvolta soscritti dei gentili epigrammi, ch
ea seminuda, velata anch’essa come la sposa, e che serve di pronuba a queste nozze. Se costei sia Venere, i di cui amori con B
imile, come fondata sulla favola stessa, che fa intervenir Ciprigna a queste nozze, e donò alla sposa quella corona che fu poi
delle vesti mal indossate, nelle quali è sul punto d’ inciampare. Son queste una tunica manuleata, in cui soltanto ha il destr
i code. Due glandule prominenti pendono loro sotto le mascelle, anche queste ideate a seconda della lor natura caprina e non i
ella sua tragedia intitolata Le Baccanti la modestia e la decenza che queste seguaci di Bacco sapevano conservare nel furore s
i monumenti di Bacco, e nel tempo stesso alla Mitologia Teologica con queste tre ottave del Poliziano, che la dolente Arianna
2 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
ondo civile e morale. Noi, senza far precedere una lunga prefazione a queste brevi pagine, diciamo solo che potranno tornar ut
ò che non abbiamo saputo, o non abbiamo voluto far noi. Tuttavolta in queste brevi escogitazioni ci siamo studiati interpetrar
nulla tralasciare intentato di ciò che possa promettere la utilità di queste pagine. Abbiamo non meno tolto alcuni concetti, c
e l’ unità di religione, e furono immaginati gl’ Iddii — 4. Oltre di queste altre cagioni — 5. Si numerano gl’ Iddii presidi
il politeismo sorgeva impavido gigante e temuto da ogni parte. Noi in queste brevi investigazioni non tralasciamo portare in m
o in onore gl’ Iddii, e non poche altre cose, che hanno attenenza con queste ricerche filologiche. 2. Vno spettro di religione
n gli occhi nella vasta estensione de’paesi e dei secoli. La prima di queste strade, che può paragonarsi ad una linea retta lu
lio appresso i romani, e Socrate nella Grecia, ridersi apertamente di queste umane invenzioni ». « Occuparono perciò questa s
produttrice, e secondo gli esseri diversi da lei usciti, tutta sopra queste intelligenze e sopra questa anima del mondo vanno
r obbietto il mondo visibile e le forze motrici, che lo governano. Da queste nozioni di Macrobio può dirsi dunque altro non es
ii noi ci studieremo interpetrare i miti eterodossi nel breve giro di queste nostre escogitazioni, dando a un tempo ad intende
i ciò ch’è favola, supponendo il leggitore esserne istruito. E se poi queste nostre escogitazioni si volessero a un tempo asso
e una diversa interpetrazione de’miti di Mercurio, e noi per adornare queste povere pagine riporteremo i suoi concetti, scegli
si alimentano con Paria. Si vuole inventore di molte arti, perciocchè queste in miglior parte si compiono col fuoco. 31. Gli S
on possono andar congiunte neppure per natura ; e, quando per ventura queste cose avverse si contemperano fra loro, sorge un n
ro in città fortificate e poste sotto la protezione de’fondatori, con queste le dovizie che la terra racchiude nel suo seno ne
vo, e divorato dai suoi cani. 47. A lei si davano diversi nomi, e per queste varie attribuzioni le vedove, e qui riportiamo le
ali nove leggiadre donzelle molto intente al canto e alle danze, ed a queste davasi il nome di Muse. 52. Niuno ignora il nome
lle arti, della poesia, della musica, delle danze, e degli effetti da queste prodotti. Con la parola Clio κλεος gloria, da κλε
i del mare, perciocchè Ercole non andava disgiunto nel culto da tutte queste divinità. Ne’suoi tempii ancora si alimentava il
di lui, Cadmo li fece, tranne alcuni pochi, tutti morire. « Egli, son queste le parole dello scrittore della Scienza Nuova (1)
tura dei campi, onde fu iniziato il loro incivilimento. Ma noi che in queste pagine abbiamo preso di mira la favola nel senso
cire. cosi lo portinaio del Cielo gardo l’Oriente e l’Occidente. — Da queste poche parole del cantore de’Fasti romani chi è co
nsorte, Sfinge una delle Amazoni, prima consorte di Cadmo, dolente di queste nozze, sottratti dall’ossequio di lui non pochi c
sorge l’estetica, cioè il sublime ed il bello dell’universo. 71. Son queste le poche nozioni, che ho saputo dare intorno alla
ntato, per quanto io mi sappia, e vergine ancora, sperando di sorgere queste mie brevi parole ad altri di più alta intellettiv
si è fatto redhostire, e hostimentum. Da ciò si possono interpetrare queste parole di Plauto —  Quin promitto, inquam, hostir
3 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
sse nato nella LXIV Olimpiade (522 anni avanti Cristo). Ma nessuna di queste date è certa, quantunque l’ultima sia la più prob
loro. I poeti stessi dell’antichità si attennero, nelle loro opere, a queste contigurazioni d’incarnazione ; dando per tal mod
della Iliade, allorchè narra l’agguato che Minerva tese ad Eltore. Da queste simili ardite creazioni, ne venne per esplicita c
una catena d’oro, che Giove s esso aveva fissato nell’Olimpo. Fino a queste configurazioni, diremo ser plici, anche sotto la
lla sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad uno dei suoi personaggi queste parole che traduciamo alla lettera : « Nè io cre
lora avendo perduta ogni speranza di sposarla, incise su d’una pietra queste parole : Io giuro per Diana di non esser giammai
artenza della flotta Ateniese per la Sicilia, avvenuta nel periodo di queste lugubri cerimonie, come l’entrata nella città d’A
Plutone. 114. Adonie. — Feste in onore d’Adone. I giorni che duravano queste cerimonie si passavano nel lutto e nella tristezz
lla Grecia si dava una moneta d’argento a Venere onde prender parte a queste feste volendo così dimostrare che la Dea era tenu
iume Sangaro, avendo nascosto nel suo seno alcune di quelle mandorle, queste scomparvero e dopo qualche tempo la ninfa si trov
un albero. 310. Amadriadi. — Sebbene vi sia una completa analogia fra queste ninfe e quelle di cui è menzione nell’articolo pr
que’crudeli che avessero respinte le loro suppliche, e a malgrado di queste , avessero sagrificato l’albero abitato da un’amad
la testa scoperta e avente sulla parte inferiore della veste scritte queste parole : La morte e la vita — e sulla fronte ques
lla veste scritte queste parole : La morte e la vita — e sulla fronte queste altre : La state e l’inverno — Aveva scoperto il
rispose ad un tale che gli addebitava di non essere figlio di Giove, queste orgogliose parole : Se non sono figlio di un Dio,
— Erano gli angeli buoni e cattivi della religione Caldea. Esiste fra queste divinità pagane e gli angeli, Cherubini, etc. del
Aonidi. Ausonio le chiama Beolia Numina. Dalla Beozia in cui stavano queste montagne, fu poi detta Aonia tutta quella contrad
a tu non puoi veder la mia faccia. 489. Apatuarie. — L’istituzione di queste feste ha origine dal fatto seguente. A cagione di
ivi di padre. Da ciò, secondo altri scrittori, il nome di Apatuarie a queste feste, forse dalla parola greca απατορες che sign
’ Antonio alla battaglia di Azio, in ringraziamento ad Apollo rinnovò queste feste, trasportandone a Roma stessa la celebrazio
orta di dissolutezze e di bestiale libidine. I Greci chiamavano anche queste cerimonie Dionisiache da Dionisio, che era uno de
città. Grutero fu il primo a pubblicare una raccolta preziosissima di queste iscrizioni, le quali inseguito vennero particolar
ilila, Qui sotto il raggio della casta luce, Al nuzial mio letto ? In queste mura Una figlia del tempo, una mortale, Un atomo
redenza che la pietra detta Abadir, divorata da Saturno, fosse una di queste . Boccart, nelle sue opere, trae l’origine delle B
ospensione dei venti, onde impedire ai Greci di andare a Troia. Tutte queste sventure durarono finchè Agamennone, per placare
Carira. 865. Cabirie. — Feste in onore degli Dei Cabiri. Da principio queste cerimonie venivano celebrate solo nell’isola di L
aggio della Colchide, e furono fra i combattenti delle Arpie allorchè queste furono scacciate dalla Tracia. V. Arpie. Essi fur
ivano celebrate il 9 di luglio. Le sole donne avevano il ministero di queste feste, la cui principale cerimonia consisteva nel
ste in onore di Carmenta. V. l’articolo precedente. La istituzione di queste cerimonie ebbe la sua origine dalla riconciliazio
o anche soprannominati Dioscori e Tindaridi, significando la prima di queste parole : figliuoli valorosi di Giove, titolo che
ime a due grossi alberi di cui aveva ravvicinato le cime per modo che queste , riprendendo il loro posto, per forza naturale, f
sono molti che la confondono con Cibele ; ossia la Terra, quantunque queste due Dee siano completamente distinte fra loro. I
venisse esposta in un bosco per essere divorata dalle fiere ; ma che queste ne ebbero cura e la nudrirono col loro latte. Si
steri il luogo ove ebbero fine le sue conquiste. Al dire di Strabone, queste colonne conosciute sotto il nome di colonne d’Erc
nzie. — Dette anche Conseziane. Feste in onore degli dei Consenti. In queste cerimonie si faceva una specie di obbligazione di
di Giove con Giunone V. Citerone. Gli abitanti di Platea, celebravano queste medesime feste in una loro particolare maniera, i
esse apparissero di tratto in tratto. Al dire di Diodoro Siculo eran queste le ragioni per le quali il tempio d’Anguja divenn
tarono a crearsi altrettante divinità. Egli è perciò che il numero di queste era prodigioso presso i pagani, i quali contavano
eme a Diana, nacque in quell’isola — V. Delia. Durante il periodo di queste feste, gli Ateniesi inviavano una deputazione nel
el primo scritto del libri di Fabio Pittore, nel quale spesso vi sono queste che ci ricordiamo : È religione del sacerdoti di
per vendicarsi, gettò sulla mensa un pomo d’oro, su cui erano scritte queste semplici parole : « Alla più bella ». Minerva, ve
aghe ec. La Divinazione si praticava in cento maniere diverse, ma fra queste le più notevoli erano quattro specie, nelle quali
zia ; e quella che si faceva per mezzo dell’aria, Aeromanzia. Oltre a queste principali denominazioni, vi erano molte altre di
quale era grandemente venerata in quella città. Durante il periodo di queste feste, che si celebravano in ogni novilunio, i ci
avendolo condotto in mezzo alle donne Trojane, che l’avevano seguita, queste si avventarono sul traditore e lo acciecarono con
a favolosa aggiunge ch’essa fosse rapita dalle Arpie e trasportata da queste nell’Inferno, ove fu data in preda alle Furie. 15
lto particolare nelle città di Ambracia, Acacesio e Mileto, perchè in queste tre città ella servì di guida conduttrice a Cromi
Nettuno e di Libia e fratello di Danao. Fu principe buono e giusto, e queste pregevoli qualità gli valsero l’onore di dare il
enivano cosi dette da una parola greca che significa Cervo, perchè in queste ceremonie si offerivano alla Dea delle focacce ch
ti prosperi successi, ed una felice navigazione. L’avverarsi di tutte queste liete profezie, e più ancora l’avere Eleno distol
e sulla imboccatura dell’ Eridano. In uno dei piccoli laghi, posti in queste isole, cadde Fetonte fulminato da Giove, e da que
i Il tuo furore in me — Qui sola io venni, Sconosciuta, di furto : in queste soglie Di notte entrai, per ischernir tua legge.
feo, implica in sè stessa l’idea del fumo ; immagini e configurazioni queste , che si addicono entrambi con assai convenienza a
avalli. In quasi tutte le scuderie di Roma si trovava il simulacro di queste divinità. 1750. Epopeo. — Dalla ninfa Canace ebbe
quella di Ercole e delle Muse, nell’ultimo giorno di giugno. In tutte queste solenni ricorrenze era espressamente proibito d’i
itore i monti Arsi de’scudi ; allor ch’Erilo stesso, Lo stesso re con queste mani ancisi. A cui nascendo avea Feronia madre Da
ola Tu ricca sei tra poverelle genti ; E più d’Achille è Menelao. Son queste Dell’odiarti le cause. Euripide — Andromaca — Tr
venivano gettati nel prossimo lago. 1822. Es, Esculano o Ere. — Erano queste le differenti denominazioni che i pagani davano a
elle tre figliuole di Espero, fratello di Atlante. Il nome proprio di queste tre sorelle era Aretusa, Egle ed Ipertuosa : alcu
che fecero passare il reo sotto il giogo (specie di forca) ». Oltre a queste cerimonie espiatorie ne avevano i romani delle al
dei giorni prestabiliti per la espiazione della città di Roma. Una di queste date era il cinque di febbraio, nel qual giorno v
spiare, avuto riguardo al periodo di tempo che trascorreva tra una di queste pubbliche cerimonie ed un’altra, periodo mai mino
monie onde espiare le colpe di suo padre. Coro Tu dei propizie Far queste dive, il cui terren dapprima Col piè premesti Ed
Sofocle — Edipo a Colono — Tragedia. Trad. di F. Bellotti. Oltre a queste avevano gli antichi molte altri cerimonie espiato
feste che si celebravano in onore degli dei, prima della partenza. In queste cerimonie s’invocava la protezione dei numi e si
ome di Età dell’oro, dell’argento, del rame, e del ferro. La prima di queste età, ebbe cominciamento subito dopo la formazione
ti. La dea in fatti, mossa a compassione, placò le furie, ottenne da queste il riposo dello sventurato giovine. Da questo fat
no alla dea Persuasion, che il labbro Inspirommi e la lingua a piegar queste Già nel niegar si pertinaci. Altine Vinse Giove O
a Giove, i cui altari nelle principali solennità, venivano ornati di queste foglie. 1930. Fagutale. — Soprannome di Giove Dod
di febbraio in onore dei morti. Al dire di Ovidio, la celebrazione di queste feste, fu una volta impedita dai disordini delle
oro immortale genitore possedeva in Sicilia — V. Lampezia. Il nome di queste due immortali ha qualche cosa del linguaggio simb
lsità, d’ipocrisia e di superstizione, si fosse largamente avvalso di queste credenze, facendo passare come figliuoli degli de
ita dei fanciulli e della educazione dei figliuoli. Le principali fra queste divinità erano Opis, Rumina, Levana, Paventia, Ca
eo forsennato si gittò sulle sue armi, onde uccidere le due donne, ma queste si dettero ad una precipitosa fuga, e veleggiaron
n all’ anno 580 di Roma che fu fissato annualmente la celebrazione di queste cerimonie in occasione di una sterilità che durò
ro di vacche prossime al parto. Secondo le cronache, l’istituzione di queste feste è dovuta a Numa Pompilio. 2046. Formiche. —
ed il Cefiso, arbitro fra Giunone e Nettuno, per la contesa surta fra queste due divinità, a chi fosse toccato il regno del pa
odo che le ferite fatte con quelle armi, erano incurabili. Con una di queste , Ercole uccise il Centauro Nesso, e furono similm
n una di queste, Ercole uccise il Centauro Nesso, e furono similmente queste le famose freccie che Ercole legò a Filottete. V.
ge ed Invidia ; qualificazioni tutte, che si addicono perfettamente a queste terribili divinità, di cui la tradizione mitologi
one dei più accreditati scrittori e poeti antichi, sulla paternità di queste ministre dell’ ira dei numi, ciascuno assegnando
mo, grande disparità negli scrittori antichi ; ma anche sul numero di queste ministre della giustizia eterna, dappoichè Virgil
ore Demostene, fu per un dato spazio di tempo ministro e sacerdote di queste implacabili divinità, secondo che egli stesso ass
fece comparire sul teatro, nella sua tragedia intitolata le Eumenidi, queste divinità in tutto il loro spaventevole apparato,
tra e seguite dal Terrore, dalla Rabbia e dalla Morte. Senz’ ali Son queste , e negre, e abbominande in lutto, Russan con ribu
denominazione delle tre Grazie ; pure è quasi generale l’opinione che queste tre dee giovanette si chiamassero Gelasia Lecori
siano Giasione e Trittolemo, favoriti della dea Cerere. Però di tutte queste differenti e discorde opinioni, quella più genera
e il nome di Genio ai dei Lari, ai Lemuri, ai Penati ed ai Demoni. V. queste differenti voci. 2101. Genisse. — Era questa la d
delle ceste di datteri, di fichi e di miele, ritenendo la dolcezza di queste frutta, come simbolo della felicità, di cui avreb
so coccodrillo, come simbolo dell’impudicizia e della temerità. Tutte queste figure, secondo che riferisce il suddetto cronist
eunuchi. V. Ati. 2146. Gierofanzie. — Dette anche Gerofantrie, erano queste presso i greci le appellazioni che si davano alle
o moltiplice e svariate sieno le opinioni degli antichi scrittori, su queste fantastiche e soprannaturali personalità della mi
ne, ripete che si vedevano nel corteo un gran numero di statue, e fra queste una che rappresentava la Notte, un’altra il Giorn
nità che presiedevano alla giovanezza, cioè : Ebe ed Orta. I romani a queste ne aggiungevano una terza detta Giuventa, la qual
imonie nuziali ; e l’ altro alla sommità delle montagne, forse perchè queste in latino si chiamano juga. 2170. Giugno — Quest
rquata, di cui parlammo all’articolo particolare, si leggono in greco queste parole che noi traduciamo alla lettera : Alla Gi
el teatro pubblico, in onore di Apollo, di Bacco e di Venere. Oltre a queste tre specie di pubblici spettacoli ve ne erano mol
no senza che essa avesse potuto vederli, a colpi di freccia. Non sono queste le sole notizie pervenuteci dagli scrittori dell’
, e lo fece prigioniero, ricusando di restituirlo alle sue regine, se queste in cambio non gli avessero ceduta una statua di M
stesissimo numero delle divinità pagane, non ve n’era alcuna che come queste tre sorelle riunite insieme, avessero avuto maggi
lo si limitava la superstiziosa venerazione, che i pagani avevano per queste tre divinità ; imperocchè essi a render loro magg
e due divinità o genii, chiamati Siva e Visnù. Secondo la tradizione, queste tre divinità, informantesi in una sola, erano sta
allo, ed a cui dettero il nome di frecce della sorte. È probabile che queste sette frecce raffigurassero simbolicamente i sett
appunto che in un novilunio fosse nato Epicuro. Nella celebrazione di queste feste, era costume di adornare le case, e di port
li, le cui penne erano unite fra loro per mezzo della cera, e che con queste ali intraprendesse la fuga dall’isola di Creta. P
ignificato che cammina sulle vestigia altrui ; e si dava dai pagani a queste due divinità ritenendosi fermamente che esse segu
tiene, fra Nettuno e Giunone surse una contesa, pretendendo ognuna di queste divinità di avere la supremazia sul regno di Argo
no e finalmente di Piromanzia, quando si servivano del fuoco. Oltre a queste principali specie di divinazione, ve ne era un al
o D’Eolo il figliuolo esclama : Orsù, compagni, Le reti distendete in queste selve : Io con due leoncini una lionessa Qui pur
uente. Eschilo — Prometeo Legato — Tragedia Trad. di F. Bellotti. A queste rivelazioni, un novello accesso di furore colpisc
mizie della terra, come offerta nel tempio di Delo. Da principio anzi queste offerte erano umane, imperocchè si mandavano tre
onseguenza diretta del movimento dei corpi celesti. Avendo comunicate queste sue cognizioni agli uomini, fu dagli antichi rite
l nome di Consualia a cerimonie identiche. Durante la celebrazione di queste feste, i cavalli erano esenti da qualunque fatica
del toro, ove esse piangono ancora il fratello. Da ciò ne è venuto a queste stelle il nome complessivo di Jadi, dalla parola
non cuocere gli asparagi e di non sbarbicare le canne ; tributando a queste piante, una specie di particolare venerazione. Nè
e ammettono un ente supremo, come capo di tutti i Kamis. I templi di queste divinità, alle quali, con vocabolo proprio, si dà
madri occidentali, dirozzatrici e incivilitrici dell’Irlanda ; e che queste tre dee vengono considerate come tre idee individ
entrione, mentre una stessa muraglia le circonda al di fuori. Oltre a queste immense sale, il laberinto egiziano comprendeva n
i andirivieni, dei passaggi, dei corridoi e delle uscite praticate in queste sale che mettevano le une nelle altre, e tutte er
terra cotta e di bronzo, e talvolta anche d’argento e d’oro. Oltre a queste , i pagani distinguevano alcune lampadi miracolose
ime ; Esestiee o Vulcanie le seconde ; e Prometee, le terze. In tutte queste tre feste si celebravano i giuochi al lume delle
te. Fu sorella di Faetusa. Al dire di Omero, il Sole avea affidato a queste sue dilettissime la custodia delle mandre che pos
one sulle labbra di lui : timeo Danaos et dona ferentes. Pronunziando queste parole, e trasportato dal proprio convincimento,
l Tevere. 2440. Larenzia. — Detta più communemente Acca Laurenzia. V. queste voci. 2441. Lari. — Altamente seria era, nel cult
i dei Penati. Grandissima era la venerazione che i pagani avevano per queste loro divinità tutelari ; sebbene le cronache dell
Però questa opinione di qualche autore, non è la più generalizzata su queste tre famose dee dell’Olimpo pagano. V. Grazie. 246
ea. È a notare che varii autori dell’ antichità, chiamano la prima di queste due famose sorelle semplicemente Febe. 2487. Leuc
ndamento alla mitologica allegoria a cui si attiene Ovidio stesso. Ma queste non sono tutte le notizie trasmesseci dalle crona
fosse abbruciato, e le sue ceneri disperse al vento ; temendo che se queste venissero trasportate nella Lacedemonia, gli abit
lle none si solennizzavano le feste Caprotine ; nel giorno seguente a queste , si compiva l’altra solennità della Vitulatio. Ai
sse nato nella LXIV Olimpiade (522 anni avanti Cristo). Ma nessuna di queste date è certa, quantunque l’ultima sia la più prob
rsarii del Dio degli Ebrei. 22. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono queste altre tre denominazioni di eretici, le cui nefand
i misteri della loro setta. 23. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono queste altre tre denominazioni di eretici, le cui nefand
i misteri della loro setta. 24. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono queste altre tre denominazioni di eretici, le cui nefand
4 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
nio sul mondo in generale e sugli esseri umani in particolare271). Nè queste idee eran proprie soltanto dei Politeisti greci e
ra l’uomo da ogni responsabilità, sottomettendolo al cieco destino. A queste stesse conclusioni io giunsi per altra via, quand
 ; ed Apuleio lasciò scritto che corrispondono ai Genii dei Latini. E queste etimologie e somiglianze di ufficio non furon con
lle lingue affini e derivate, e specialmente nella italiana ; anzi in queste riceve sempre nuove applicazioni, ossia va sempre
zionario dei Sinonimi determina il significato del vocabolo Genio con queste parole : « Genio, nel senso moderno, è la forza d
tolo che si dava soltanto al principe delle tenebre, come deducesi da queste parole di sant’Agostino : « Diabolus et angeli ei
ice infatti lo stesso Tommaseo nel suo Dizionario dei Sinonimi, e son queste le sue parole : « Il genio genera : chi confronta
le, come anticamente chiamavansi. Furon primi i Francesi ad inventare queste vanitose espressioni ; e i nostri ingegneri milit
5 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
nte pure in essi si ritrova, ed è che obbligato lo studente a leggere queste favole per salti, come lo richiede un dizionario
gitto, e si nascosero sotto le forme di varii animali, onde poi sotto queste adorati furono dagli Egizii. Bacco soltanto in se
Eunomia, Dice, ed Irene, e le Parche Cloto, Lachesi ed Atropo; sebben queste dal medesimo Esiodo sieno state prima dichiarate
ciò regina degli Dei, era tenuta Giunone. Fu ella però da principio a queste nozze ritrosa, e per vincerla dovette Giove ricor
he incontravano, a titolo di purgarli o espiarli, nè le giovini donne queste percosse fuggivano, persuase che utili fossero al
a, e da lei rifiutato ottenne Venere. Ebbe però sovente a pentirsi di queste nozze, tormentato da perpetue gelosie, spezialmen
he avea Amore permise che fosser anch’ esse da Zefiro colà portate, e queste udendo la felicità ch’ ella godeva, ma che non ve
a un leone e da un cignale. Apollo gl’ insegnò il modo onde aggiogare queste due bestie feroci. Oltreciò allorchè preso da gra
a di Giove e di Proserpina, l’ altra figlia di Upi e di Glauce: ma di queste appena trovasi menzione presso i Poeti. Ben vedas
na specie di furore, ond’ erano da’ Greci chiamate orge da furore. In queste il giovane Cisso spensieramente saltando cadde in
a al fiume paterno fa cangiata, in un cespo di canne; e dal suono che queste , fecero tra lor percosse ci prese poscia l’ idea
Echidna. Le donne di Eripilo insofferenti di veder condotte da Ercole queste vacche pe’ loro campi furon esse medesime cangiat
ole, sien pure state ad un solo attribuite. Una delle più celebri tra queste imprese fu quella di unire l’ Oceano al Mediterra
a guerreggiar contro i Solimi, indi contro le Amazoni; ma essendo di queste guerre uscito sempre vittorioso, lo spedì per ult
a da Giove fu madre poi di Sarpendone, e Stenobea disperata all’ udir queste nozze di propria mano si uccise. Avendo poi Belle
cui ella medesima uccise in compagnia delle Baccanti. Addolorato per queste sciagure di sua famiglia ed aggravato dagli anni,
Cadmo e i suoi successori Polidoro e Labdaco non l’ avean recinta: e queste furono poi fabbricate da Anfione, il quale second
a cui Virgilio aggiunge Celeno figlia di Taumante e di Elettra. Erano queste mezze donne, e mezzo uccelli, che divorando e lor
e figlie di Pelia, che altrettanto facesse al padre loro prescrisse a queste di ucciderlo, e farlo bollire in una caldaia, pro
enti donneschi, a’ quali frammiste eran delle armi, vedendo Achille a queste subito appigliarsi, lo riconobbe, e l’ indusse a
ce col piede. Ma allorchè le frecce ne furon tratte, cadutagli una di queste sol piede, incominciò egli a mandar tal fatore da
trofadi, ora Strivali, ove inquietato fu dalle Arpie, o Celeno una di queste predissegli che non avrebbe avuto seggio in Itali
non essere più costrette ad esporsi a’ rischi del mare, e quattro di queste rimasero incendiate, il fuoco dell’ altre fu esti
e là giunto, ad Enea spontaneamente l’ offerse, Giunone per disturbar queste nozze chiamò dall’ inferno la Furia Aletto, la qu
due amici Niso, ed Eurialo uscirono coraggiosi di notte per recare di queste cose l’ avviso ad Enea, ma entrambi rimasero ucci
ri, e da altri fenomeni della natura predire i futuri eventi, come se queste cose avessero sopra le umane vicende quell’ influ
ne’ Fasti, e Rosini nelle Romane antichità; sebbene le principali tra queste sono state da noi accennate a’ loro luoghi. Le fe
6 (1897) Mitologia classica illustrata
te nelle leggende classiche. Non è nostro compito discutere intorno a queste ipotesi e ricercare se alcuna di esse sia vera ad
re, personificazione del movimento degli esseri e della durata. Oltre queste coppie vanno ricordati tra i Titani Giapeto (Iape
sentazioni piene di energia e di vita. Fra le descrizioni poetiche di queste lotte chi non ricorda quella che si legge nella T
s, Ermes nato da Maia e Afrodite nata da Dione. Salvo Posidone, tutte queste divinità, insiem con altre, si favoleggiava abita
lto grado di potenza, egli è che « fa la pioggia e, il bel tempo ». A queste attribuzioni si connette l’ Egida o scudo di Zeus
sostanza ma varie nei particolari; diffusesi poi a tutta la nazione, queste leggende vennero considerate come diverse, e così
ne che ci dà lo stesso poeta della forza di Zeus mettendogli in bocca queste parole: « Orsù, dic’ egli agli altri Dei quando p
so in intimo rapporto con Atena, la dea delle arti, e si capisce come queste due divinità avessero culto comune in Atene, sede
to col mondo umano, le altre col mondo sovrannaturale. Cominciando da queste ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero degli
to colla morte, e anche qui può dirsi che gli estremi si toccano. — A queste forme più antiche del culto latino di Venere se n
o gruppo septemtriones, i sette buoi aratori, perchè il girar che fan queste stelle intorno al centro polare aveva destato l’
ntiche affatto alle Cariti, da cui n’ era stata tolta l’ idea. 3. Che queste Deità siano spesso menzionate dai poeti è cosa be
la pace, prevalendo in questa forma di leggenda il concetto morale di queste Deità. Più tardi, nell’ età ellenistica e romana,
i giovinezza e di beltà, e rappresentante anche dei godimenti che con queste doti si connettono. Nel culto Ebe or è messa in r
e (Met. 13, 894): incinctus iuvenis flexis nova cornua cannis 31. A queste stesse immagini s’ ispirò la statuaria che soleva
i Sesto Pompeo e quella di Antonio e Cleopatra, eresse, in memoria di queste vittorie, un altro santuario a Nettuno nel Campo
per riprender vigore in primavera? È dunque naturale che, indotti da queste riflessioni, gli antichi abbiano creata tutta una
eggi, le altre tristi, dominatrici del mondo di sotterra. Il culto di queste divinità doveva risentirsi di questo doppio aspet
piritosi, origine della poesia drammatica. Divertimento prediletto di queste feste le Ascolie, o la danza sugli otri. 2º Le Le
lezza; dapprima era stato preso per un’ Arianna, ma a torto. In tutte queste statue e in altre molte apparisce Dioniso con una
elle belve in compagnia di Dioniso, per lo più leoni e pantere; oltre queste erano sacri a questo Dio il toro e il capro, simb
si potevano volgere a riso. Il Ciclope d’ Euripide è un bel saggio di queste composizioni, che il popolino in Grecia preferiva
l’ arte della divinazione e alcune invenzioni musicali. Ma nonostante queste differenze, in processo di tempo Satiri e Sileni
a terra nel fosso. Sorto da quel punto un boschetto di tremule canne, queste agitate da leggieri venticelli, ripetevano le par
ondeva di valle in valle, e gli uomini rimanevano attoniti all’ udire queste divine armonie. E danzava egli stesso, Paue, alla
non già di bestie selvaggie, ma di lepri, cavriuoli e simili. Durante queste feste, a partire dalla seconda metà del 6º secolo
itolino in uno spazio dove già sorgevano tempietti di varie divinità, queste furono interrogate se volessero cedere il luogo a
rsefone, si fecero corrispondere Cerere, Libero e Libera. Un tempio a queste tre Deità sorse verso il 260 di R. (494 av. C.) n
nulla del rapimento di loi e del ritorno periodico alla terra. Quando queste leggende si formarono, Persefone aveva un doppio
, così ahrettanto tempo avrebbe impiegato per giungere al Tartaro. Ma queste idee nelle età seguenti si mutarono, e a poco a p
igliuole delle tenebre. Da principio non era determinato il numero di queste Dee; Euripide fu il primo a parlare di tre Erinni
battenti con tre teste, sei braccia e un sol corpo. A dar un’ idea di queste rappresentazioni gioverà la fig. 70 riproducente
i culto privato anzichè della pubblica religione. Ciò nonostante eran queste Divinità importantissime perchè sempre a contatto
etre; gettaron dunque delle pietre dietro sè, ed ecco miracolosamente queste pietre si mutaron in uomini, maschi e femmine, e
nò e anzi gli diede in moglie Armonia figlia di lui e di Afrodite. Da queste nozze nacquero quattro celebri figliuole, Autonoe
ll’ altro mondo e morì poi ben più tardi di morte naturale. Per tutte queste gherminelle Sisifo ebbe in inferno la nota pena d
. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e da Atena uno specchio. Con queste istruzioni e arnesi mosse Perseo, e prima s’ avvi
sì le obbligò a insegnargli la via per giungere alle Ninfe; venuto da queste , ottenne facilmente i tre oggetti onde aveva biso
figliuola, e avendo osato venire in questo al paragone colle Nereidi, queste ricorsero a Posidone per ottener vendetta. Posido
cioè colle grigiastre nubi, quelle con un sol occhio che è il lampo, queste dallo sguardo terribile che impietra, immagine de
n tema frequentemente trattato. Siccome la superstizione attribuiva a queste maschere di Gorgoni la forza di allontanare le di
ollana un annodamento di serpi. Da Prassitele in poi l’ arte disdegnò queste deformità, e si prese a rappresentare la Medusa c
i diceva fossero i due gemelli comparsi in aiuto del navigante. Tutte queste leggende e credenze intorno ai Dioscuri lasciavan
tato poi nell’ ultima dai latini Livio Andronico e Accio. E tutte tre queste leggende raccontò, con l’ usata ricchezza di colo
a l’ opera. Anche diverse pitture vascolari hanno rappresentazioni di queste scene, e se ne trovano in parecchi musei d’ Europ
’ eroe nazionale dei Greci in genere. Salvochè al nucleo primitivo di queste leggende se ne aggiunsero e intrecciarono tante a
into. A questa fatica si connettono altre, che son fra i parerga. Tra queste è da ricordare l’ avventura di Esione, figlia del
ve. Eracle vinse Diomede e diè lui in pasto alle sue bestie. Poi legò queste e le portò vive ad Euristeo, il quale le rimise i
uinzagliano i cani, si va dietro l’ orme impresse dalla belva. Infine queste è stanata, e feroce si scaglia in mezzo ai caccia
poi dai fratelli di Alfesibea e venerato dopo morte con divini onori, queste avventure formarono l’ argomento di una poesia in
iamo mettere a riscontro un numero rispondente di opere d’ arte; anzi queste sono relativamente scarse o di poca importanza. A
Balio, e l’ amico Chirone una pesante asta di effetti miracolosi. Da queste nozze nacque unico Achille, il più grande e forte
etto figlio di Titone, fratello di Priamo, e di Eos, l’ aurora; anche queste dierono valido aiuto ai Troiani, e per mano di Me
se l’ amor della diletta patria e della sua Penelope perchè cedesse a queste lusinghe. Neanche la promessa di renderlo immorta
oppo lungo sarebbe enumerare i drammi d’ Eschilo, Sofocle, Euripide a queste leggende riferentisi; basti dire che tutti i mome
7 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
o, ma l’epicurea e la cinica erano le più possenti e più popolari : e queste poneano in derisione ad un tempo e l’antica relig
ssero città contro città per vendicare le ingiurie fatte ad alcuna di queste innumerabili divinità. Gl’Indi giacevano sotto il
 ; ma nel mentre che i Romani vennero a cinger d’assedio Gerusalemme, queste sètte si fusero in quella degli Zelanti, cioè di
uesto eran giunte di fare una cosa sola della virtù e del piacere. Da queste semplici osservazioni si può giudicare della buon
la prova della nostra innocenza. Perciò Iddio permette che soffriamo queste cose. Non però qualunque vostra crudeltà molto vi
o pecca, che si venga a relegarlo dalla comunione dell’orazioni, e da queste adunanze, e da ogni santo commercio. Presiedono a
mente per la confessione della divina religione che professano. Tutte queste opere, e sopra ogni cosa la carità che è tra noi,
tesse ancora qualche costumatezza nelle province ; ma è da notare che queste province già cominciavano a divenir cristiane ; e
n cui i Romani facevano immenso spese nelle crapole e ne’bagordi. Tra queste erano le cene di Serapi, dio egizio, nelle quali,
8 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
ei primi uomini celebri e degli antichi eroi ; laonde giova repartire queste narrazioni come segue : 1° in favole o finzioni r
si tra di esse il regno del cielo e della terra. E così le origini di queste favole, che forse furon le prime ad essere invent
nae, (onde abbiamo ricavato la parola strenna) : Virgilio inverso me queste cotali Parole usò, e mai non furo strenne Che fos
ste cotali Parole usò, e mai non furo strenne Che fosser di piacere a queste iguali. Dante, Purg., c. XXVII. 37. Giano era
gior culto l’onoravano ad Argo, a Samo ed a Cartagine. Nella prima di queste città si celebravano le sue feste col sacrifizio
pollo un toro bianco e un agnello, e far libazioni d’olio e di latte, queste in memoria del tempo nel quale fece il pastore, q
suo furon detti Peani o Peane, perchè ordinariamente cominciavano con queste due parole Io Paean per rammentare la sua vittori
i ordini dei Numi aveva ali alla testa, ed ai piedi talari : Ali son queste Con penne d’oro, ond’ ei l’aria trattando, Sosten
zo esperto mercatante, ec. ; ed è verosimile che coll’andar del tempo queste diverse qualità sieno state tutte attribuite al s
di rattenerlo, e lo scongiura ; ma una voce debole e lontana susurra queste parole : « Tutto è finito ; poichè hai dubitato,
r le prime mense, e di Finéo (362) Fu lor chiuso l’albergo ; altro di queste Più sozzo mostro, altra più dira peste Dalle tart
Italia, od in un’isola del Capo Peloro in Sicilia. Le principali sono queste tre : Leucosia, Lisia e Partenope che diede il no
re sè medesimo all’albero mæstro della sua nave. Non furon già troppe queste cautele ; essendochè Ulisse restò così preso dall
anime degl’ insepolti, come dicemmo : ………..non è concesso Traiettar queste ripe e questo fiume, Se pria l’ossa non han segg
lamentevoli latrati allontanassero gli spiriti maligni. 235. Dopo di queste gli antichi avevano immaginato altre tre divinità
bia la carnagione nera, nero il manto, neri i cavalli, nere l’ali ; e queste siano aperte come se volasse. Tenga le mani alte,
e massime bianche e nere. Avrà una mano appoggiata ad un’arpa. » Se queste arti sono esercitate con vera dignità, ingentilis
erale per indicare i Fauni, i Satiri, i Sileni, ec. Il culto di tutte queste divinità dei campie dei boschi mostra in quanto o
e i Silvani furono divinità più specialmente romane. In generale poi queste divinità pastorali, boschereccie, son care ad Apo
aura ai pastori e d’inseguire le pastorelle. Laonde bisognava placare queste importune divinità con sacrifizj, offrendo loro l
ono ad immolargli agnelli e majali, consumando finalmente le carni di queste vittime in lieti banchetti attorno al simulacro d
diletta potar gli alberi, innestarli e annaffiarli ; e tutta dedita a queste faccende rifiutava ogni offerta di matrimonio che
eran date in custodia ad enti così leggiadri. Venivano sacrificate a queste ninfe capre ed agnelli, e fatte libazioni di vino
ano ad essi in ringraziamento le loro catene. Quanta carità civile in queste idee ! E come la moltiplicità di siffatti idoli r
dell’ eccidio di Troia, … Oh fuggi, Enea, fuggi,… disse : Togliti a queste fiamme ; ecco che dentro Sono i nostri nemici ; e
ndice della destra scopriva il suo cuore, nel cui mezzo erano scritte queste parole : Da vicino e da lontano. La fedeltà.
a tra l’ Ercole greco e l’ Osiride egiziano (690, 691), ed in ambedue queste divinità era personificato il sole ; le dodici fa
niche. È creduto inventore della sega, della lima e del compasso. Per queste scoperte ottenne tanta riputazione, che lo zio, d
enti sensi contrarj all’espettativa di chi le porta. Omero fa narrare queste avventure con bella semplicità da un discendente
a godere i favori della fortuna e gli omaggi dovuti al suo merito. A queste parole Arione comparisce al loro cospetto. Gl’imp
ndo volere del fato (521) che Troja non potesse cadere senza l’uso di queste frecce, i Greci spedirono ambasciatori a Filottet
gridando : scamperò a dispetto degli Dei. Ma non prima ebbe proferito queste parole, che Nettuno (185) sdegnato, franse lo sco
ulichio, Samo, e la di selve bruna Zacinto. All’ orto e a mezzogiorno queste , Itaca al polo si rivolge, e meno Dal continente
supplicante alla mia bocca La man premendo che i miei figli uccise. A queste voci intenerito Achille, Membrando il genitor, pr
ovevano già sposarsi ; ma i lor genitori, venuti a contesa, sciolsero queste nozze, e impedirono ai figliuoli di più vedersi.
on divenne mestiero, non gradivano le proprie lodi, se non venivano a queste mescolate le lodi della città natia. Il XXIII can
lazioni o gruppi di stelle chiamati segni dello Zodiaco. L’origine di queste costellazioni è sepolta nelle tenebre del tempo.
amici i venti, E stabil seggio, ove gli s’erga un tempio. In cui sian queste esequie e questi onori Rinnovellati eternamente o
mezzo avevano imparato l’agricoltura, così stabilirono per simboli di queste divinità il bue e la vacca. Quindi fu divulgato c
ta sapienza, e vi dettò leggi che sono sempre in vigore. 719. Una di queste leggi ordina agl’Indiani di nutrirsi di sole frut
ue di molti fanciulli ai quali si era strappato il cuore. Il culto di queste divinità consisteva principalmente nel sacrificar
lla natura del Creatore. Ma ci addolora il pensare che per giungere a queste fine avessere bisogno di tanto artifizioso appara
e ad Apollo perchè le insegnasse una via a mederare il suo dolore ; e queste Dio le conaigliò il salto di Leucade. Leucade è u
stemms nello scudo uu uomo senz’armi, con una fiaccola accesa, e con queste parole scritte in oro : Io brucerò Tebe. 93. Qu
poetiche descrizioni ; ma è troppo lungo per poterlo citare intero in queste pagine ; ci coutenteremo di darue un saggio : Iv
agli uomini dagli Dei, non meno che i luoghi dove andavano a chiedere queste risposte, e le divinità che vi erano consultate.
9 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
ifizj, le Vittime, gli Altari, i Tempj, i sacri Boschi, e le Statue ; queste ed altre filologiche nozioni verranno quà e là in
e prese vendetta. Sangaride era una delle Ninfe Amadriadi. La vita di queste dipendeva dall’ esistenza di certe quercie, cosic
queste dipendeva dall’ esistenza di certe quercie, cosicchè mancando queste , anche quelle Ninfe perivano. Cibele atterrò la q
e col sacrifizio di due vittime, nate da una sola giovenca. Trenta di queste gravide s’immolarono in quel giorno, e la terra d
ttolemo (f). In onote di Cerere s’instituirono varie altre Feste. Tra queste sono rinomate l’Eleusinie, le Misie, le Demetrie,
i Proserpina. Quelle si celebravano, come abbiamo detto, in Eleusi, e queste in Agri, appresso il fiume Ilisso. Le minori eran
o a otto giorni, e parimenti si celebravano dalle sole Matrone. Anche queste , vestite a bianco, portavano delle torcia accese,
una distinzione tralle Feste Ambarvali e le Amburbie (g). Al tempo di queste prima del sacrifizio si conduceva la vittima into
, e Agno (d). Eravi colà una fontana, che avea il nome della terza di queste Ninfe. In tempo di siccità il Sacerdote di Giove,
bbruciavano incenso ed altri aromi. L’uso delle Ceste mistiche(10) in queste Feste era solenne assai più che in quelle di qual
e questioni (f). Tra gli Orcomenj di Beozia v’ avea di particolate in queste Feste, che le donne n’erano escluse. Quindi un sa
stante si videro cangiate in Nottole(a) (20). Pausania riferisce, che queste figlie di Minia divennero allora sì acciecate, ch
ne in Argo, in Samo, ed in Egina cette Feste, dette Eree. Al tempo di queste que’ d’ Argo, dopo d’averle offerto il sacrifizio
a Ippodamia. Vi presiedevano sedici matrone con altrettante serve. In queste garoggiavano le vergini, distinte in varie classi
ano placare la sorella di Gìove con sacrifizj e offerte. Presentarono queste un bacino d’oro a Giunone sull’Aventino. Indi i D
va i suoi Oracoli da uno stagno, in cui, gettandosi delle focacce, se queste s’immergevano, ciò era di buon augurio ; se altri
’Antonio e Cleopatra, e di cui si credette debitore ad Apollo, rinovò queste Feste : e mentro queste per lo innanzi si colebra
di cui si credette debitore ad Apollo, rinovò queste Feste : e mentro queste per lo innanzi si colebravano ogni tre anni solam
lo, alla quale si offerivano sacrifizj. Il primo e il terzo giorno di queste Feste erano consecrati a piangere la morte di Gia
. Un coro di musici gareggiava poi nel canto. Era lecito nel tempo di queste Festo scrivere ne’pubblici Registri i figliuoli s
capo delle Muse(d) (32), figlie di Giove e di Mnemosina(e) (33). Con queste il Nume soggiornava sopra i monti, Parnasso(34),
iderio. Qualche tempo dopo uscì da quel terreno quantità di canne ; e queste , agitate dal vento, andarono ripetendo le stesse
cui si solennizzavano, dicevansi Panionio. Se muggiva il toro, che in queste Feste si sacrificava, ciò si aveva per buon augur
ppellate Lafira dalla voce greca lafira, spoglie de’nemici, perchè di queste s’impadronivano quegli eserciti, cui ella favoriv
elle urne piene d’acqua per rinfrescare gli Ateniesi, che celebravano queste Feste. Erano esse seguite da scelte nobilissime v
e in cestelli alcune cose inservienti a quelle sacre ceremonie. Anche queste finalmente venivano accompagnate da altre vergini
, come abbiamo esposto, presiedeva alle nozze e a’ parti. Al tempo di queste Feste le donne ricevevano dei regali da’ loro mar
suto cinquecento anni, formisi un nido di odorose legna, che sopra di queste da se si abbruci, e che rinasca poi dalle stesse
il nome di questa venerava egli il fuoco(b). I Poeti però confondono queste due Dee, nominando frequentemente l’una per l’alt
ti e a’ fiumi(o), da’ quali presero anche il nome di Potamidi(p). Tra queste la più bella era Egle(a), figlia del Sole e di Ne
i finalmente la Belomanzia, ossia il modo d’indovinare colle frecce : queste o si estraevano a sorte dalla faretra, o si getta
, Busto. I Poeti però, e singolarmente Virgilio usa indifferentemente queste voci. (c). Paus. in Astic. (d). Thuc. l. 2.
appresso gli antichi Greci s’indicavano le Stagioni dell’anno (d). A queste spettava il custodire la porte dell’Olimpo (e), e
j per ottenere un anno dolce e temperato (h). Non sono da confondersi queste Dee coll’altra Divinità, detta Ora, ossia la Dea
no come Dei della Sicilia. Narra Diodoro di Sicilia, che il tempio di queste Divinità era tenuto in grandissima venerazione (d
pezialmente delle Imperatrici divinizzate vi rilevano varie figure di queste Tense, le quali si sa, ch’erano molto usate anche
seconde a Giove(c). Quelle s’instituirono per assaggiare i vini(d) ; queste per avere un tempo propizio per le vendemmie. Al
iccò per aver ricevuto un insulto dal re di Delfo. Nell’ occasione di queste Feste le Tiadi sotterravano la statua di Carila n
a di bianco velo, ed intersecatevi altre fila di color porporino, con queste descrisse l’atrocità del misfatto, e l’empietà de
(13). Molte altre Deità si riconobbero come presidi a’matrimonj. Tra queste si nomina Manturna, a cui si porgevano voti ed of
esti per ricordare, che Remo e Romolo, mentre celebravano anch’eglino queste stesse Feste, furono avvertiti, che alcuni ladri
i aveano un tempio sul monte Pago nell’ Eolide presso Smirna(f). Come queste Divinità dicevansi Eumenidi e Furie sulla terra,
i quali erano altrettanti asili Gli Areopagiti tenevano le Statue di queste Dee presso il loro tribunale, e ; Sacerdoti delle
el suo regno(g). Dicesi, che l’anzidetta moglie di Preto, udite tutte queste cose, siasi data la morte(h). Bellerofonte poi vo
e, de’ quali vicendevolmente si servivano(f). Alcuni hanno detto, che queste erano le stesse Gorgoni(g). (10). Le Parche eran
lla loro città, e a certe Feste, dette perciò Carmentali. Al tempo di queste queglino sacrificavano prima del mezzodì a Carmen
on siasi più unito in matrimonio con altre donne, e che da’ alcune di queste al tempo delle Orgie sia stato lacerato(a). Alcun
lamentevoli versi di lode al defonto(a). Dicono che alla ceremonia di queste donne presiedesse la Dea Nenia, a cui i Romani av
un antico Monumento vengono chiamate Lecori, Gelasia, e Comasia ; ma queste forse non furono che tre giovinette, le quali per
i(d). I Romani finalmente, tra’quali Augusto e Vespasiano, eressero a queste Deitì molti tempj. Omero(e), e Virgilio(f) stabil
10 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
ci che significano senza mammella, ed allude a quel che raccontano di queste guerriere i Mitologi, che cioè per esser più sped
o ragionare nel racconto dei re di Troia. Basti qui l’avere accennate queste imprese che in appresso racconteremo più a lungo.
a di trasformarsi in toro e in serpente. Infatti combattè anche sotto queste due forme, oltre che in quella di Nume fluviatile
tenere un duello coi pretendenti delle spose che avevano scelte. Eran queste due sorelle chiamate Febèa ed Ilaìra o Talaìra, e
o stimate favolose dagli storici e dai filosofi greci e latini. Ma di queste appunto noi dobbiamo principalmente parlare, trat
giovani destinati per cibo al Minotauro. La nave che portava a Creta queste innocenti vittime aveva in segno di lutto le vele
redè che uomo e cavallo fossero un solo animale mostruoso composto di queste due forme o nature111. Mitologicamente poi non so
baide, esistono tragedie antiche e moderne. E per parlare soltanto di queste , chi non conosce il Polinice e l’Antigone d’Alfie
ne ? Troppo lungo sarebbe l’enumerare soltanto i poeti che rammentano queste atrocità Tebane. E basterà citar Dante che molte
poraneamente alla corte Argiva Polinice e Tideo, e chiesto di sposare queste due principesse, Adrasto vi acconsentì volentieri
fa che Virgilio gli rintuzzi severamente la sua impotente stizza con queste parole : « O Capaneo, in ciò che non s’ammorza «
 ; e il prescelto fu Peleo, ottimo principe e nipote di Giove. Furono queste le più splendide nozze che fossero mai celebrate
sogni, gli augùrii, o auspicii, gli aruspicii, la negromanzia, ecc. A queste e simili pratiche religiose del Paganesimo suol d
parlar delle Sibille, non si può così facilmente dare una sentenza su queste donne straordinarie e misteriose 162. Infatti nep
ti alle Sibille ; e siccome si credè, e forse era vero, che alcune di queste Sacerdotesse preferissero una vita girovaga allo
Quindi si raccolsero i loro responsi, veri o supposti, e una copia di queste raccolte erano i così detti libri sibillini compr
popolo fosse così credulo ed ignorante, non solo lasciavano allignare queste imposture, ma spesso le favorivano, le sanzionava
vi delle Metamorfosi fa dire a Niobe, tra le altre millanterie, anche queste  : « Me gentes metuunt Phrygiæ, me regia Cadmi « 
g’uso ed arte « Via più la mano e più l’ingegno affina. » 108. Con queste ultime parole sembrerebbe che Plutarco lodasse e
mente com’è solito, facendo pronunziare nel Canto xiii del Purgatorio queste parole : Io sono Oreste, come un esempio sublime
trovi tuttora in qualche antico manoscritto dell’Eneide. 144. Son queste le parole che Dante fa dire a Pier delle Vigne :
11 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
o tutti i fenomeni fisici e morali, come abbiam detto, attribuirono a queste Divinità pregi e difetti, virtù e vizii come agli
fu eretto un tempio dopo la infelice battaglia del Trasimeno. Perciò queste Divinità non erano soltanto astrazioni filosofich
nnaturali, di tante divinità o benefiche o malefiche ; e a seconda di queste descrizioni si sono aiutati gli artisti a rappres
i gli artisti a rappresentarle in scultura e in pittura. Ma non tutte queste allegoriche divinità ebbero culto pubblico e temp
di Belle Arti, e non al Mitologo, poichè miti speciali non vi sono in queste astrazioni, o personificazioni, o apoteosi, da ra
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
i guadagni, dedussero che egli fosse pure anco il Dio dei ladri. E su queste illazioni inventarono subito una quantità di fatt
, la spada a Marte e perfino lo scettro a Giove. I poeti commentarono queste furbesche prodezze di Mercurio anche negl’ inni i
, Mercuriali in commercio i registri officiali delle derrate. E tutte queste denominazioni derivano dal nome di Mercurio, e tr
de i venti e le nubi e va sublime « Sovra la terra e sovra il mar con queste . » 154. E celebre il Mercurio di Giovan Bologn
. 162. In latino la pietra di paragone chiamasi Lydius lapis, perchè queste pietre trovansi più comunemente nella Lidia ; e p
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
meno conosce storicamente il meccanismo e gli effetti maravigliosi di queste macchine ingegnosissime, che sotto forme di uomin
il termine di Vulcano è usato figuratamente anche in prosa in ambedue queste lingue. Nelle scienze fisiche chiamansi Vulcani i
tano fiamme, fumo, lava infocata, ceneri, lapilli, ecc., e vulcaniche queste eruzioni, e vulcaniche le materie eruttate. Anche
indi aggiunge che le eruzioni vulcaniche son le fiamme e le scorie di queste fucine metallurgiche, e i crateri sono i camini d
so Ganot (francese) comincia a trattare dell’elettricità dinamica con queste parole : « È dovuta a Galvani, professore di « an
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
io senso ; e il sacro orrore che investiva i creduli devoti ammessi a queste fantasmagorie era la paura prodotta dalla tetragg
altre molte che si potrebbero citare, e delle quali ciascun che legge queste pagine avrà facilmente præ manibus più d’una, si
i degli Oracoli ; e la più sapiente e mirabile di tutte, espressa con queste poche parole : conosci te stesso, leggevasi scrit
. 391.) 289. Narra Erodoto che la Pizia terminò il suo responso con queste parole che in greco eran comprese in due versi :
il loro poco valore. » 290. Cicerone lo interpreta egregiamente con queste parole : « Quum igitur, Nosce te, dicit, hoc dici
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
no, con un particolar corteo di Ninfe e di Tritoni. I nomi di ambedue queste Divinità (Nettuno e Amfitrite) significano per me
che volgarmente chiamasi tromba marina o conchiglia di Tritone ; e di queste alcune son lunghe sino a 60 centimetri. Trovasi c
verdi)219), sciolte sulle spalle e grondanti acqua, perchè per lo più queste Ninfe nuotano nelle onde e tra i flutti come le f
le. I naturalisti peraltro applicano distintamente ed arbitrariamente queste due denominazioni a due diverse specie di animali
a, vale a dire trasumanata 220) dalla mortal condizione e natura. Tra queste convien rammentare la dea Leucotoe, il dio Palemo
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
Vestali che si erano dedicate al servizio della Dea della castità. Da queste due condizioni credeva il popolo che dipendesse l
una grave sciagura, se fossero neglette o non rispettate. Conosciute queste popolari credenze o superstizioni, s’intende subi
ampo, detto scellerato, fuori di Roma. I giorni in cui avessero luogo queste pene o espiazioni consideravansi giorni di lutto,
l’ Araba fenice. 48. Il Pontefice Massimo quando avea scelto una di queste giovanette, per consacrarla Vestale usava la semp
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
torelle. Ammettevano per altro i Mitologi un grande assurdo, che cioè queste Divinità potessero morire ; il che è una contradi
che si diedero alle Ninfe, indicano col loro significato a quali cose queste Dee presiedevano ; poichè derivano da greci nomi
e col latte di una capra detta comunemente Amaltea dal nome di una di queste due Ninfe a cui apparteneva. La qual capra fu poi
è collegata colla favola di Narciso. E poichè Dante allude ad ambedue queste favole nella Divina Commedia, è necessario il far
18 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
amente il terribile Giove si fosse. Sue battaglie La prima dunque di queste battaglie fù al riferir di Esiodo quella, che ei
e riacquistò la perduta sua pace(1). Sue azioni. Quantunque però per queste superbe vittorie gloriosa sempre più sfavillasse
stesse facende col sottrargli il tempo, avessero del pari distolti da queste cose i suoi pensieri, oppur sia, che come invaghi
, e perciò senza motivo di gloriarsi in appresso. Sue nozze Commesse queste bravure depose insieme collo sdegno le armi, e sp
re. Suo ritratto. Collo scorrer degl’anni però, o perchè si confusero queste due Dee, o perchè credettero indispensabil dovere
o alcuni, crebbero fino a sette giorni di loro durata. Nel decorso di queste era vietato tenersi senato, insegnarsi nelle scuo
un poeta cantando ragionare, il suo poema o lungo, o breve che sia di queste tre parti Esordio cioè, Narrazione, e Conclusione
on si efforma. Ed ecco perciò il bisogno di conoscere con distinzione queste tre parti, per poterle quindi con felicità manegg
di un libro diffuso non senza stupore del Re di Persia, che ad una di queste due pene l’aveva condannato. E non fu forse rispo
tenne in Grecia Figli di Lacedemone Sempre l’onor primiero Venite a queste mura Argo volea deprimere, Difese dalle femmine
agrimevol veduta dal suo natio decoro. Badino dunque bene i giovani a queste vedute, ed attendino pria a consumarsi nella lett
smanio. Uran. Titiro mio pazienza, e non t’irascere Teco m’assido su queste erbe tenere, Mentre il mio gregge Alcon conduce a
li acrostici, i bisdruccioli, i Bisticciati ec. ma lasciando da parte queste stentate freddure, di due soltanto più necessarii
ti, e Ter zine si ripete il verso usato nel principio di quelli, e di queste  ; sichè in vece di quattordici versi ne avrà un t
e generalmente si trovavano. Facciamoci impertanto all’esame di tutte queste cose Articolo I. Delle strofe di due versi d
e nessun ignora aver Noè predetto l’universale inondamento. Mossi da queste , e da altre ragioni, che legger si possono nel ci
lti. Suo ritratto. (1). Bella è la descrizione, che dell’effigie di queste Dio efforma Properzio al terzo. Quicumque ille f
la incorporazione d’una vocale finale nella vocale iniziale. Ambedue queste figure possono osservarsi in questo verso di Virg
19 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
e fulminò dall’ Olimpo. Se a caso non s’avvedessero che gli autori di queste allegorie hanno avuto in mira d’istruire i popoli
e qualcuno confonde Vesta Prisca o Tetture con Cibele sua figlia. Da queste due divinità trassero origine l’Acheronte fiume i
ano e Saturno. Il nostro globo ed un altro pianeta portano il nome di queste due divinità. Titano a Saturno A Titano, m
acco. Il gallo, lo sparviero, l’ulivo gli furono consagrati perchè in queste cose aveva egli cangiati coloro che da lui furono
Nettuno e di Anfirite, perchè ordinariamente il mare bagna il pie’ di queste montagne. Erano giganti di statura enorme perchè
na il pie’ di queste montagne. Erano giganti di statura enorme perchè queste montagne erano altissime, ed il solo occhio scint
n esse si ponevano i traditori ed i calunniatori. La decima parte di queste acque erano riserbate per gli Dei spergiuri. Anno
dell’Averno, da altri di Giove e di Temi. Gli antichi credevano che queste divinità presiedessero alla vita ed alla morte ed
tribuiva, e l’inflessibilità della terza impediva loro di variare. In queste tre divinità tutto era emblematico e tutto aveva
trombe ; e siccome si traeva forse continuamente acqua col unezzo di queste trombe pei differenti usi delle Danaidi, così que
rano impiegati in questo disagioso lavoro, dissero verisimilmente che queste principesse erano condannate a riempire un vaso f
erchè non c’è cosa più passeggiera della passione ch’esso inspira ; e queste ali sono di colore azzurro, di porpora e d’oro. A
n loro degli abbigliamenti gialli, e una corona d’alloro e delle ali, queste ultime perchè essendo una volta entrate nel palaz
oglie di quercia, ed avevano in mano una scure, perchè si credeva che queste Ninfe punissero gli oltraggi fatti alla pianta ch
uale tu sei debitore dei più dolci momenti di tua vita ; all’ombra di queste foglie incontrasti la donna che ti rese il più fe
umana vita erano anch’esse raccomandate a qualche Divinità ; di tutte queste basterà accennare le principali. Giove presiedeva
ne nomasi da alcuni Ia dal nome del fratello delle Iadi. Fanno alcuni queste Ninfe figlie di Cadmo. Altri pretendono che le fi
da Apollo la lira a tre corde di lino. Ma per aver esso sostituite a queste le corde di budella molto più armoniose, il Dio,
menti donneschi a’quali frammiste erano delle armi, vedendo Achille a queste subito appigliarsi, lo riconobbe e l’indusse a se
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
presentazioni, i cui personaggi erano antichi pastori mitologici. Tra queste sono meritamente celebrate l’Aminta del Tasso e i
spiare le loro colpe. Questa placida Dea, come la chiama Tibullo19, e queste rozze e semplici cerimonie sarebbero rimaste igno
olo. Con tali feste terminavano anticamente il loro anno i Romani ; e queste coincidevano in appresso con quelle della cacciat
co calendario romano delle feste pagane il di 21 di aprile presentava queste tre indicazioni : 1ª XI. kal. majas cioè undici g
21 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
: spesso era un semi-Dio, o un Eroe della famiglia trapassato. Presso queste immagini stava anche un cane, che egualmente era
più vedesi appoggiata ad un’ancora. La Virtù, e l’Onore. Avevano queste due Divinità ciascuna il suo tempio in Roma, ma f
gnavano nelle isole Gorgonidi. Medusa, Stenio, ed Euriale chiamavansi queste tre sorelle, che avevano un occhio solo, ed un so
mmolava all’ombra del suo amico estinto chiunque gli si opponeva : ma queste vittime erano per lui volgari : anelava di versar
e per impedire il corso dei destini a favore di Enea propose a Venere queste nozze, che finse di acconsentirvi. Profittano le
a, e la chiedette per isposa ai suoi parenti : ma si oppose Cidippe a queste nozze. Aconzio ricorse ad uno stratagemma. Gittò
ra Tereo diede di piglio alla spada per inseguire le due sorelle : ma queste gli scapparono dalle mani, involandosi da lui col
orilievo, nel quale stavano scolpite diverse sacre immaginette, e fra queste vi era quella del Sebeto. Il suo nome però e la s
per la sua elegante figura, e diverse virtù che lo adornavano, e fra queste in grado eminente quella della castità. Di costui
ltri diedero occasione alle piacevoli feste di Bacco in Pozzuoli. Ivi queste feste erano colla massima solennità celebrate, e
Martorelli, ascritto il nostro concittadino egregio poeta Stazio. In queste vicinanze vedevasi l’antico nostro teatro, dove i
la, che amato da Diana era già presso a sposarla. Mal soffriva Apollo queste nozze della germana : onde sfidatala un giorno a
lla nobile famiglia Pappacoda accanto S. Gio : Maggiore. Correvano in queste feste i sacerdoti da disperati, e fra questi si a
temdi tempi 181 28 non, vollero non vollero 214 5 di questa di queste 222 17 Boezia Beozia 240 8 inclinati inclin
1. Nama fluentum, rivus. Gravi dispute ci sono fragli antiquarj per queste due paroline. Tra tanti leggasi il Martorelli, e
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
gete (condottier delle Muse), quando consideravasi come il maestro di queste Dee. Esse eran figlie di Giove e di Mnemosine che
smo senza pari. In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli stesso, soffrì la fa
sso a poco colla loro etimologia il distintivo ufficio di ciascuna di queste Dee, poichè Calliope significa bella voce ; Polin
disposte da imitare le lettere A J ; e i poeti subito inventarono che queste rappresentano l’ultima esclamazione di dolore che
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
pollo e Febo. Si potrebbe disputare a lungo sulla greca etimologia di queste due parole, se si trattasse di filologia ; ma in
reci, le greche parole le Pai, che significano ferisci o figlio, e da queste parole trassero tanto i Greci quanto i Latini l’e
ea della Salute. Nella invenzione della discendenza in linea retta di queste tre divinità v’è molta connessione logica di prin
no a schivare qualunque genere d’intemperanza121. Nella invenzione di queste tre Divinità che presiedono alla più felice conse
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
ne cito in nota246. Anche Michelangelo ha rappresentato le Parche in queste loro diverse occupazioni, come si vede nel suo qu
sudditi di Plutone, le posero tra le divinità infernali. Insieme con queste si annoveravano ancora la Morte, il Lutto, il Tim
o Vasari, ne ragiona ex-cathedra nelle sue Vite. Vediamo ora quali di queste Divinità mitologiche stimò bene l’Alighieri d’imp
vulcaniche, e perciò da doversi distinguere con altro nome. E poichè queste roccie (principalmente i graniti e alcuni porfidi
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
ltre sue membra son di forma umana, ma coperte di pelo caprino ; e in queste membra semibestiali alberga l’anima di un Nume im
i l’usano assolutamente come nome. E per non chiudere il capitolo con queste quisquilie filologiche, terminerò esponendo una s
 ; e perciò per distinzione bisogna dir sempre il Dio Pane. 10. Son queste le precise parole di Bacone nel libro de Sapienti
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
no la 1ª divisione degli Acalefi. Non v’è però da spaventarsi a veder queste Meduse, perchè son piccoli animali marini gelatin
mi, i quali ci dicono pur anco di quante stelle è formata ciascuna di queste costellazioni, cioè Perseo di 6551 ; Andromeda di
ngon, ma rari, « Molto di là dagli agghiacciati mari. » 51. Una di queste stelle di color cangiante è chiamata la Testa di
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
delle Sirene un clima incantevole bene adattato agli attributi che a queste assegna la favola. Il nome di Sirena è usato figu
spergiuro Laomedonte, e l’altra da cui Perseo liberò Andromeda : e di queste dovremo parlare lungamente a suo tempo. Per altro
teri, orche e balene « Escon dal mar con mostruose schiene. » E tra queste descrive il poeta più particolarmente « …… una b
28 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
no in luoghi circondati da orride selve e da straripevoli burroni. Di queste la più famosa, perchè bellissima, era Medusa, e l
con grande splendore ; e quivi, dice Strabone, era la sede di Eolo. A queste isole approdò Ulisse, il quale da Eolo ebbe tutt’
a sua stirpe. Nell’Antologia, Venere schernendo Minerva, la punge con queste parole : L’asta e lo scudo è tuo, ma il pomo è m
avano ; ed anticamente i mariti chiamavan Giunoni le loro mogli, come queste , Giovi i loro mariti(1). Essa accompagnava la spo
nopeo, fu il fabbro della gran machina, sulla quale i Greci scrissero queste parole : A Minerva, protettrice delle armi, i Gre
Giove stabilita in Creta, in cui primeggiavano nove sue figliuole, e queste furon poscia le Muse, ed egli fu chiamato lor pad
ezza. Ma altri dicono che ciò ottenne da Teti. Vi è pure chi dice che queste ninfe dette Dodonidi furon da Giove convertite in
issimo pianto de’ genitori e delle ninfe sorelle mosso Giove a pietà, queste mutò in sette stelle che pose sul capo del toro.
i non potevasi fare a meno in tutte le feste di lui. Nel tempo poi di queste solennità, una turba innumerabile di uomini e di
arte di Enea, chiamasi Dioneo da Virgilio(1). I poeti però confondono queste Veneri e ad una sola attribuiscono ciò ch’è propr
al cielo, gli diede Venere per moglie. I poeti, dice Banier, seguendo queste ridenti idee, han procurato di vincersi scambievo
a ad una piramide. Clemente Alessandrino (3) a proposito riflette che queste figure di Venere e di altri Dei e Dee, che non av
di cose (quia magna verteret, Mavors) ; e ne adducono per ragione che queste non sono voci latine. Marte infine si chiamava Gr
uelli che muoiono in guerra, con bella immagine dice che le Furie con queste vittime infelici del guerriero furore danno un gr
i era assai viva, così i poeti posteriori ad Omero introdussero anche queste donne bellicose nella guerra di Troia, e finsero
fulmine, se non avesse temuto di restarne bruciato. E Vulcano, mentre queste cose con istupore udiva, si accorse, da quel ladr
e I precetti del padre ; e prima a’ piedi I talari adattossi. Ali son queste Con penne d’oro, ond’ei l’aria trattando, Sostenu
à o ad un regno, e che a Roma si veneravano sul Campidoglio ; sebbene queste voci spesso si confondono. I Lari custodivano le
di Pan le feste dette Licee. Or Evandro dall’Arcadia portò in Italia queste feste, e le introdusse in quel luogo che da lupus
a delle Amadriadi, eran riputate immortali. Di tutti gli alberi erano queste Ninfe, ma specialmente delle querce ; e perciò si
ento in tempo di carestia. Il famoso tempio di Eleusi era destinato a queste misteriose cerimonie, ove i Greci concorrevano ve
tiche di Ercole ch’egli rassegna alla presenza di Euristeo. Ma, oltre queste dodici fatiche, innumerevoli altre imprese di Erc
era di continuo molestato dalle Arpie che infestavano il paese. Erano queste mostruosi uccelli di rapina, col volto di donna,
uono fragoroso della sua conca quasi sgridava le onde commosse, e che queste , come se avessero avuto senso, ubbidivano al suo
e ; e la terza su di un giovane toro, che finisce in delfino. A lutte queste divinità aggiungiamo il celebre Proteo, fig. dell
bratile e leggiero, privo di sangue, di carne e di ossa (1). Da Omero queste ombre chiamansi simulacri o idoli (βροτων ειδωλα
le avea permesso di ritornare fra le braccia della propria madre. Or queste Parche che si annoverano fra le divinità infernal
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
a piccola moneta di tal nome nella bocca degli estinti258. Vero è che queste stesse monete si ritrovarono anche dopo 100 e 100
ei doveri morali verso Dio, verso sè stesso, e verso il prossimo. Son queste le sue parole : « D’ogni malizia ch’odio in ciel
aestro fa ’l discente, « Sì che vostr’arte a Dio quasi è nipote. « Da queste due, se tu ti rechi a mente « Lo Genesi dal princ
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
civili, e della cui civiltà è figlia la nostra. Se una gran parte di queste loro idee, quali si trovano espresse e rappresent
i detti di Cicerone forse più spesso di quei della Bibbia. Andando su queste traccie, riesce più facile o almeno più probabile
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
anza forte contro le prosperità e le ricchezze, e si lasciò vincer da queste , le idee morali cominciarono ad esser neglette ed
pio, come furono i più degli Imperatori romani. Contemporaneamente a queste prime apoteosi sorgeva e ben presto diffondevasi
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
a innocenza se riuscisse vittorioso54. La più celebre e memorabile di queste imprese fu quella della Chimera, mostro che avea
uivalenti a lettere di Bellerofonte in linguaggio mitologico. 54. Su queste stesse idee di Iobate eran fondati nei secoli bar
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
ed Osiride in bove o toro. Nè gli Egiziani si contentavano di adorare queste due Divinità sotto la forma dei suddetti animali,
ato o era risuscitato ; e il popolo ne faceva maravigliosa festa. Con queste stravaganti cerimonie volevasi alludere alla favo
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
inità che vi presiedesse o li dirigesse nel loro corso. Quali fossero queste Divinità, e come i pianeti che ne prendono il nom
meno così per fretta a inventar miti fantasmagorici e dilettevoli su queste due Divinità, alle quali diedero il nome di Apoll
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
he le colonie Romane adoravano Marte come loro Dio protettore : e tra queste Firenze che non fu già tutta plasmata da « ….que
sempre più rosso di tutti gli altri. Avendo egli presenti alla mente queste osservazioni, se ne valse per fare una bellissima
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
evano rivi di latte e di miele. Ma il nostro Dante fa una gran tara a queste poetiche iperboli, dicendo : « Lo secol primo qu
l bronzo e del ferro, di mano in mano che gli uomini peggiorarono. Da queste idee poetiche nacque il proverbio che il mondo pe
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
nel globo terraqueo manifestasi più che altrove sul mare. Ma ambedue queste origini così diverse son talmente confuse e amalg
n due modi e l’avere due diverse madri. Il solo punto di contatto fra queste due opinioni, e che serve di transizione dall’una
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
Titanomachia e la Gigantomachia Per intender bene le vere cause di queste guerre convien risalire al patto di famiglia fra
ciò devesi distinguere la Titanomachia dalla Gigantomachia. Ma poichè queste si rassomigliano come due successive ribellioni d
39 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
di Giunone, lo rendettero glorioso (c). Ercole ebbe molte mogli. Tra queste si nominano principalmente le cinquanta giovani,
arina, e poco olio, ed offeriva il sacrifizio(g). Plutarco vuole, che queste Feste si celebressero in onore di Bacco e di Aria
a la sua autorità, nè si riserbò che il comando delle armi. Per tutte queste diverse instituzioni meritò il titolo di secondo
nio, gran Sacerdote d’Apollo, e re dell’Isola di Delo(15). Fornito di queste e di altre forze ancora, voleva subito Agamenonne
no. Le di lui braccia si trovarono intricate nelle maniche, perchè di queste n’erano chiuse le aperture. La moglie allora lo a
sso dimostra, che ciascuno dee misurare le proprie facoltà, e secondo queste intraprendere le spese. Il timone risveglia l’ide
e sia lontana. Nell’ estremità finalmente nella di lei veste leggonsi queste parole : la morte e la vita : ciò indica, che l’a
della gente plebea, la quale, invencando nuove mode, dagli amatori di queste ne ritraggono poi doviziose ricompense : lo che e
lle Fortune Gemelle, cioè alla buona e alla cattiva. Ivi le statue di queste Divinità al dire di Macrobio si muovevano da se s
se la di lei balia(c). Sonovi quindi degli Autori, che per conciliate queste due opinioni, dissero, che Nemesi e Leda erano la
g). Quindi ad essi alzarono tempj, e instituirono varie Feste(h). Tra queste le più celebri erano le Lararie, dette anche Comp
Telefo allora prese in moglie Laodice, figlia di Priamo. In forza di queste nozze avvenne, che Telefo si attaccò al partito d
opolo, e spezialmente a’ Dolopi nella Tessaglia. Fenice alla testa di queste genti si portò all’assedio di Troja(g). Apollodor
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
care analogamente le altre parti o forze dell’Universo ; e poi perchè queste divine persone riuscissero intelligibili e paress
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
i, le loro abitudini e le loro leggi di vitalità, senza aver prima di queste stesse cose cognizioni esatte negli esseri organi
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
cere fin dove potesse estendersi la sua potenza o il suo arbitrio. Da queste idee pagane del Fato e della predestinazione deri
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
teo portator del fuoco, Prometeo incatenato e Prometeo liberato. — Di queste esiste soltanto la seconda, cioè : Prometeo incat
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
guerra di Tebe o dei 7 Prodi, e finalmente la guerra di Troia. Ora in queste diverse imprese trovansi rammentati quasi tutti g
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
tura divina e della Natura umana, e inoltre dell’unione ipostatica di queste due nature. Il volgo stesso ha sempre pronte sul
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
ità è onnipotente, perciò immensa e infinita è la sua beneficenza. Da queste idee filosofiche derivò il titolo di Ottimo Massi
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
dovinava le cose accadute, e la seconda, cioè Posverta, le future. Ma queste sono deduzioni filologiche arditamente derivate d
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
chi, che i moderni poeti e lo stesso Dante non poterono tacerle. E di queste ci occuperemo principalmente, non però subito, in
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
il suo esilio, e indicarne l’epoca fra circa 50 mesi lunari, esprime queste idee con frasi mitologiche nel modo seguente : «
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
producevano l’oblio del passato e perfino della propria esistenza ; e queste davansi a bevere a quelle anime, che, secondo la
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
non piacciono neppure la cioccolata, il tè e il caffè, appunto perchè queste sostanze e bevande non fanno lega col vino, e ne
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