piccolo figlio chiamato Absirto. I Colchi eran celebri nell’antichità
per
l’arte magica, e Medea apparteneva al novero « D
on erbe e con imago. » Fra tutti gli Argonauti distinguevasi Giasone
per
avvenenza e per regale aspetto ; e Dante che lo p
ago. » Fra tutti gli Argonauti distinguevasi Giasone per avvenenza e
per
regale aspetto ; e Dante che lo pose nell’ Infern
ti, facendo dire a Virgilio : « ….. Guarda quel grande che viene « E
per
dolor non par lagrima spanda : « Quanto aspetto r
spanda : « Quanto aspetto reale ancor ritiene ! « Quegli è Iason che
per
cuore e per senno « Li Colchi del monton privati
Quanto aspetto reale ancor ritiene ! « Quegli è Iason che per cuore e
per
senno « Li Colchi del monton privati fene. » M
ambito tesoro, partì subito cogli eroi compagni e colla sua fidanzata
per
imbarcarsi nuovamente sulla nave Argo ancorata ne
raron, come voi farete, « Quando Jason vider fatto bifolco. » Medea
per
altro avea preveduto che suo padre Eeta li avrebb
a li avrebbe fatti inseguire, e perciò condusse seco come in ostaggio
per
qualunque più tristo evento il suo piccolo fratel
hia, uccise il fratello Absirto e ne gettò le membra sparse sulla via
per
cui passar doveva suo padre, affinchè questo fera
ual tempra ella fosse72. Quanto alla strada che tennero gli Argonauti
per
ritornare in Grecia, vi sono tre opinioni diverse
si Mitologi ad asserire che volendo gli Argonauti ritornare in Grecia
per
altri mari, furono obbligati a portarsi sulle spa
ono obbligati a portarsi sulle spalle la loro nave a traverso i monti
per
andare a trovare, chi dice il Mar Rosso, e chi il
cime delle Alpi. Quella antica è probabilmente una invenzione poetica
per
encomiar quegli Eroi che non ebber nulla da fare
compagnarono Giasone e Medea in Tessaglia, ed ivi si divisero da loro
per
andare a compiere altre illustri imprese, delle q
del regno di Giasone, poichè aveva sperato di essersi tolto di mezzo
per
sempre il nipote ; ed ora lo vedeva tornare colmo
ma ucciso da Pelia ; ma però tutti si accordano ad asserire che Medea
per
punir crudelmente Pelia fe’ credere alle figlie d
iasone che l’amore di madre ; e poi, benchè chiusa nella reggia fuggì
per
aria a volo in un carro tirato da serpenti alati,
ntemperie, cadde una trave sulla testa dell’Eroe e lo uccise. E forse
per
questa fine ingloriosa non ebbe egli dopo la mort
i fossero i primi navigatori. Le isole stesse dell’ Arcipelago greco,
per
quanto vicine tra loro, non che le più distanti n
piccole barche formate di un sol tronco d’albero scavato naturalmente
per
vecchiezza, oppure artificialmente col fuoco o co
me di quell’animale, e così il montone di Frisso ed Elle ; mentre poi
per
l’ aureo vello intendono un ricco tesoro trasport
n ricco tesoro trasportato nella Colchide, ove gli Argonauti andarono
per
ricuperarlo. I poeti per altro prescelgono sempre
o nella Colchide, ove gli Argonauti andarono per ricuperarlo. I poeti
per
altro prescelgono sempre quel che è più maravigli
iglioso, ancorchè sia men vero, e vi aggiungono particolari incidenti
per
renderlo verosimile. Lo stesso Cicerone nelle sue
ettero imitar questo pastore nell’osservare i fenomeni dell’Universo,
per
giunger poi a scuoprire col raziocinio qual ne fo
Greci e Latini vi trovarono un argomento eminentemente tragediabile,
per
dirlo col vocabolo usato dall’Alfieri ; ed anche
Quindi la guerra è giustificata soltanto quando non vi è altro mezzo
per
poter vivere in pace e progredire senza ostacoli
à infatti com’ebbe origine dalla concordia degli uomini a stare uniti
per
comune vantaggio78, così per la discordia si diss
lla concordia degli uomini a stare uniti per comune vantaggio78, così
per
la discordia si dissolve e dileguasi79. Furon per
che fosse re di Tebe. Di lui si narra un solo fatto mirabile, che val
per
mille ; e quasi nessun poeta tralascia di accenna
a cetra e col canto facesse scender dal monte Citerone i macigni, che
per
udirlo si disposero in giro l’uno sopra l’altro i
ella poesia e della musica sugli animi delle persone più rozze e dure
per
attirarle a un genere di vita più umano e sociale
a più crudele sventura domestica, quella cioè di perder tutti i figli
per
colpa e in punizione della superbia di sua moglie
nato alle sue nozze colla Ninfa Euridice, perdè la sua sposa che morì
per
essere stata morsa in un piede da una vipera. La
ivibile : basti il dire che egli osò scendere nelle Infernali regioni
per
pregar Plutone e Proserpina, creduti inesorabili,
ero ne rimase ammaliato, e le Furie cessarono di tormentare i dannati
per
ascoltarlo, e Plutone e Proserpina inteneriti gli
grazia implorata di riprender la sua diletta Euridice. Vi aggiunsero
per
altro una condizione (sic erat in fatis), che pre
erno presso il promontorio di Tenaro, Orfeo udì del romore, e temendo
per
Euridice, si voltò a mirare ; ed allora Euridice
ltò a mirare ; ed allora Euridice diè un grido di dolore, e gli disse
per
sempre addio. Fu inutile correre per raggiungerla
un grido di dolore, e gli disse per sempre addio. Fu inutile correre
per
raggiungerla, o tentar nuovamente di penetrare ne
amente di penetrare nel regno delle Ombre : il Destino vi si opponeva
per
, la violata condizione espressa. Inconsolabile e
o Orfeo, e furibonde lo fecero a brani. Il capo di lui ruotolando giù
per
le balze del Rodope cadde nel sottoposto fiume Eb
quando seppe che era stato preferito Orfeo, il giorno stesso fissato
per
le nozze si diede furibondo ad inseguire Euridice
o per le nozze si diede furibondo ad inseguire Euridice, che fuggendo
per
la campagna calpestò una vipera, pel cui morso ve
ra, pel cui morso velenoso morì, come abbiam detto di sopra. Le Ninfe
per
vendicar la morte della loro compagna uccisero tu
i Tebe e di Alcmena sua moglie ; ma fu detto che era figlio di Giove,
per
render più credibili, secondo le idee di quei tem
gli mandò due grossi serpenti a strangolarlo ; ma il fanciullo, che,
per
quanto dicono i poeti, anche in culla era degno d
ero un rimprovero ; ed essa finse di cangiar l’odio in benevolenza, e
per
illuder meglio, fattosi recare in cielo il piccol
lingua significa reso illustre da Era, ossia da Giunone, vale a dire
per
le persecuzioni di questa Dea. I Latini con poca
poca differenza di ortografia lo dissero Hercules che noi traduciamo
per
Ercole. Chiamavasi anche Alcide, o dall’avo suo A
, come asserisce Erodoto, o da un greco vocabolo significante forza e
per
traslato virtù, come affermano gli etimologisti.
tro di musica chiamato Lino, gli ruppe la testa colla lira 85. Giunto
per
altro alla pubertà scelse spontaneamente la via d
i finge che il giovane eroe, invece di sceglier la via della Voluttà,
per
quanto sembrasse amena e piacevole, ma che induce
la selva Nemea, e gli tolse l’irsuto vello, che portò sempre in dosso
per
manto e come il suo primo trofeo di gloria. Quest
e molte statue che di lui vedonsi ovunque. L’estinto Leone, non si sa
per
quali suoi meriti, fu cangiato nella costellazion
raviglia), che recisa una testa ne rinascessero due. Questa Idra avea
per
soggiorno la palude di Lerna in Grecia. Quanto fo
l’Idra tutte le teste che egli tagliava. Adoprò allora anche il fuoco
per
ristagnare il sangue che sgorgando dalle ferite p
e sgorgando dalle ferite produceva quel terribile effetto ; e Giunone
per
impedirgli di compier l’impresa gli mandò un enor
to famose anche nei poetici racconti della guerra di Troia. Il Cancro
per
questo maligno e sciagurato servigio prestato a G
uristeo voleva possederla viva ; perciò convenne ad Ercole inseguirla
per
un anno intero, e finalmente la raggiunse in un a
allude a quel che raccontano di queste guerriere i Mitologi, che cioè
per
esser più spedite a tirar d’arco, si tagliavano o
docia sul fiume Termodonte.Ad Ercole fu imposto di combatter con esse
per
togliere ad Ippolita loro regina un preziosissimo
egneri : deviò il corso del fiume Alfeo, e ne fece passar la corrente
per
quelle stalle e trasportarne al mare ogni sozzura
ivori, ed egli andò a far visita a quel tiranno, lo prese gentilmente
per
la vita e lo diede a divorare ai suoi cavalli ste
s’impadronì di tutte le mandre, varcando con esse i Pirenei e le Alpi
per
ritornare in Grecia. Di questo viaggio che diede
le loro monete, dette perciò volgarmente colonnati. Non deve credersi
per
altro che le così dette colonne d’Ercole fossero
alle altre, perchè trattavasi di liberar l’amico suo Teseo, il quale
per
secondare il suo inseparabile Piritoo si unì ad e
dal can Cerbero, e Teseo fu preso e attaccato a uno scoglio infernale
per
restarvi eternamente in corpo e in anima. Ercole
coglio infernale per restarvi eternamente in corpo e in anima. Ercole
per
questa spedizione, oltre la clava, prese una cate
si trascinò dietro il cane infernale fino alla superficie della Terra
per
farlo vedere ad Euristeo, e poi lo lasciò libero
e Terra rendevagli novelle forze. Di che accortosi Ercole, lo sollevò
per
aria e lo soffocò tra le sue braccia. Di questa f
lo aspettò dentro a’confini del suo regno ; ma come e’ se ne discostò
per
astuzia di Ercole, perdè lo Stato e la vita. E ne
che significa cattivo o malvagio 91, e perciò fu dato a questo mostro
per
antonomasia, ad indicare cioè il più gran malvagi
on le mandre tolte nella Spagna a Gerione, ed ivi le lasciò a pascere
per
andare a far visita al greco Evandro che abitava
non osava affrontarsi) quattro giovenche ; e le tirò a ritroso, ossia
per
la coda, nella sua caverna, perchè non si avesse
ata Massima ed ivi gli fecero sacrifizii come a un Nume. Questo culto
per
Ercole fu accolto e si conservò in appresso in Ro
Aventino « Di sangue fece spesse volte laco. « Non va co’suoi fratei
per
un cammino, « Per lo furar frodolente ch’ei fece
diece. » (Inf., xxv, v. 25.) Alcuni Mitologi raccontano che Ercole
per
far riposare Atlante dalla fatica di sostenere la
i sostenere la volta del Cielo colle spalle, si sottopose a quel peso
per
un giorno ; e suppongono che l’Eroe Tebano fosse
ongono che l’Eroe Tebano fosse già adulto a tempo di Perseo, il quale
per
mezzo della testa di Medusa cangiò Atlante nel mo
alche sua debolezza che in ultimo fu causa della sua morte ; la quale
per
altro egli incontrò con un eroismo pari a quello
a fra tutte le mogli di lui merita special menzione Deia-nira, perchè
per
essa Ercole dovè combattere, per essa dovè morire
a special menzione Deia-nira, perchè per essa Ercole dovè combattere,
per
essa dovè morire. Dovè combattere per Deianira co
er essa Ercole dovè combattere, per essa dovè morire. Dovè combattere
per
Deianira col Dio del fiume Acheloo, il più gran f
e di più gli ruppe un corno, onor della fronte degli Dei dei fiumi ;
per
ricuperare il quale Acheloo diede in cambio il co
te sposò lietamente Deianira ; e dopo le feste nuziali postosi in via
per
ritornar colla sposa a Tebe, trovò il fiume Evèno
uader Deianira che quella sua veste insanguinata sarebbe un talismano
per
conservarle l’affetto di suo marito. E infatti qu
e mezzo, facendo dire a Virgilio : « …………Quegli è Nesso « Che morì
per
la bella Deianira, « E fe’ di sè la vendetta egli
to erasi nascosto dietro una rupe, credè ch’ei fosse reo ; lo afferrò
per
un piede e roteandolo come una fionda lo scagliò
dio, volle morir da forte com’era vissuto, e acceso il rogo preparato
per
arder la vittima, vi si pose sopra come vittima e
l’Hercules furens, gruppo di Canova, ove Ercole tenendo sospeso Lica
per
un piede, sta in atto di scagliarlo nel mare, e l
nel numero degli Dei « Non già perchè figliuol fosse di Giove, « Ma
per
mille che ei fece illustri prove95. » XLIX
ovo divenne tanto popolare che se ne formò il proverbio latino ab ovo
per
significare dalla prima origine, alludendosi all’
re esempio di amor fraterno. Erano sempre insieme in tutte le imprese
per
aiutarsi scambievolmente : li abbiamo trovati ins
ero parte, come dicemmo, si racconta che mossero guerra agli Ateniesi
per
ritogliere ad essi la loro sorella Elena che era
; e perciò Orazio li invoca propizii al suo amico Virgilio che andava
per
mare nell’Attica. Ebbero poi a sostenere un duell
esito del duello fu questo, che Linceo uccise Castore, e che Polluce,
per
vendicar la morte del fratello, uccise l’uccisore
po fulminato da Giove. I poeti classici lodano molto quelle due spose
per
l’affetto costante ai loro sposi, e principalment
Talaira che serbò fede sino alla morte all’ombra di Castore. Polluce,
per
ultimo e impareggiabil tratto di amor fraterno, v
propria immortalità all’estinto fratello, e ottenne dagli Dei di star
per
lui la metà dell’anno nel regno delle Ombre, e ch
la metà dell’anno nel regno delle Ombre, e che egli a vicenda stesse
per
sei mesi nel Cielo. Gli Astronomi antichi aggiuns
nchè divenisse morigerata e civile. Nella vita privata o di famiglia,
per
altro, egli fu poco fortunato ; ma le sue sventur
questo mostro era carnivoro e pascevasi anche di carne umana. Minosse
per
allontanarlo dalla vista di tutti lo fece chiuder
a bella posta disposti da non poter chi vi entrava ritrovar la porta
per
uscirne. Gli Antichi rammentano quattro labirinti
enno ; e 4° quello di Chiusi, attribuito al re Porsena. Quest’ultimo,
per
gli avanzi che ancor ne restano, pare che fosse u
ù difficile indovinare lo scopo o l’uso. Quello di Creta fu costruito
per
ordine di Minosse da Dedalo, ingegnoso architetto
modo di uscirne. Fingendo di voler costruire qualche nuovo meccanismo
per
offrirlo alle figlie del re, si fece dare della c
lie del re, si fece dare della cera e delle penne, e costruite le ali
per
sè e pel figlio volò via con esso traversando il
uite le ali per sè e pel figlio volò via con esso traversando il mare
per
andar nell’Asia Minore. Aveva prima dato ad Icaro
nersi, volando, in una via di mezzo ; ma il giovinetto li trascurò, e
per
boria fanciullesca essendosi troppo avvicinato al
o della Luna. Dante nel Canto xxix dell’Inferno usò il nome di Dedalo
per
significar volatore, o uomo volante a somiglianza
: « Ver è ch’io dissi a lui parlando a giuoco : « Io mi saprei levar
per
l’aere a volo ; « E quei che avea vaghezza e senn
e solo « Perch’io nol feci Dedalo, mi fece « Ardere a tal che l’avea
per
figliuolo. » Dante rammenta anche il volo d’Ica
questo giovanetto, « …..quando Icaro misero le reni « Sentì spennar
per
la scaldata cera « Gridando il padre a lui : Mala
i ai gemelli Castore e Polluce, come abbiamo già detto. Notabilissima
per
altro è la guerra che Minosse fece agli Ateniesi
issima per altro è la guerra che Minosse fece agli Ateniesi non tanto
per
la causa che la fece sorgere, quanto e più ancora
niesi non tanto per la causa che la fece sorgere, quanto e più ancora
per
gli straordinarii effetti che ne derivarono. And
ti i competitori nei pubblici giuochi della Grecia ; perciò fu ucciso
per
invidia dagli Ateniesi ; e Minosse per vendicare
ella Grecia ; perciò fu ucciso per invidia dagli Ateniesi ; e Minosse
per
vendicare la morte del figlio fece loro la guerra
ioè che fossero mandati in Creta 7 giovanetti e 7 giovanette Ateniesi
per
servir di cibo al Minotauro ; il qual tributo dov
li Uomini illustri tanti insulsi prodigii, scrivendo la vita di Teseo
per
farne il parallelo con quella di Romolo, si trova
n compagnia di Ercole : quindi nacque il proverbio : Non senza Teseo,
per
alludere a qualche persona che sempre si trova in
tutte le imprese o speculazioni. Ora siam giunti a dover raccontarne
per
filo e per segno la nascita, la vita, la morte e
mprese o speculazioni. Ora siam giunti a dover raccontarne per filo e
per
segno la nascita, la vita, la morte e i pretesi m
nti dalla boria che il loro Eroe fosse di origine divina, non vollero
per
altro minorare la fama delle sue imprese coll’att
i Trezene nel tempo che era ospite in casa di lui ; ma dovendo partir
per
la guerra, lasciò ad Etra una spada che essa dove
figlio quando fosse adulto ; al qual segnale lo avrebbe riconosciuto
per
suo. Questo figlio fu chiamato Teseo ; il quale n
sua vera origine ed ebbe la spada lasciata dal padre, si mosse tosto
per
andarlo a trovare. L’avo e la madre avrebber volu
a trovare. L’avo e la madre avrebber voluto che egli andasse ad Atene
per
mare con viaggio più breve e più sicuro ; ma egli
mare con viaggio più breve e più sicuro ; ma egli preferì di viaggiar
per
terra desiderando non già di schivare, ma di affr
dei quali accenneremo soltanto i più straordinarii che si distinguono
per
qualche singolarità da quelli degli altri Eroi.
re, aspettava l’occasione che il re Egeo da sè stesso lo riconoscesse
per
figlio. Era giunta da qualche tempo alla corte d’
dicata di Giasone, come dicemmo ; ed avendo acquistato molta autorità
per
mezzo delle sue malìe (o vogliam dire raggiri) su
no in iscompiglio ed in lutto, perchè appressavasi il tempo di mandar
per
la terza volta il tributo di sangue a Minosse. Il
da questo vergognoso tributo, o morire. Volle esser messo anch’egli (
per
quanto Egeo vi si opponesse), nel numero dei giov
i (per quanto Egeo vi si opponesse), nel numero dei giovani destinati
per
cibo al Minotauro. La nave che portava a Creta qu
one in tutti gli spettatori col suo avvenente e nobile aspetto, e più
per
la destrezza e il valore con cui superò i più fam
tta sua sposa e quindi regina di Atene. Due erano i pericoli di morte
per
chi fosse entrato nel labirinto : quello d’incont
are il Minotauro ed esser da lui divorato, e l’altro di morir di fame
per
non poter ritrovare l’uscita. Dal primo, era ben
tia, chè questi non viene « Ammaestrato dalla tua sorella, « Ma vassi
per
veder le vostre pene. » Se gli Dei stessi del Pa
invece l’abbandonò sola nella deserta isola di Nasso. Fortunatamente
per
essa giunse il giorno stesso in quell’isola Bacco
sposa, come dicemmo parlando di questo Dio. Intanto Teseo si avanzava
per
mare senza ricordarsi di cangiar le vele alla nav
ve. Egeo che tutti i giorni andava sopra una altura sporgente in mare
per
osservar se comparivano alla sua vista le desiate
io, scorte invece le vele nere, e perciò credendolo estinto, si gettò
per
disperato dolore nelle onde e vi annegò. D’allora
ato imitassero i muggiti del toro. A Falaride piacque l’invenzione, e
per
provare se faceva effetto vi fece chiuder dentro
poi al tiranno Falaride a entrar dentro il toro di rame, o ciò fosse
per
opera di Teseo, come dicono alcuni Mitologi, o pe
rame, o ciò fosse per opera di Teseo, come dicono alcuni Mitologi, o
per
sollevazione e vendetta popolare, come afferma Ci
le ; e fu utile assai la sua presenza e l’opera del suo forte braccio
per
impedir che all’amico fosse tolta la sposa e la v
mi impresero a domare i cavalli e sottoporli ai loro servigii ; e chi
per
la prima volta da lontano li vide cavalcare, cred
uomini e mezzi cavalli, ma si aggiunse che eran nati dalle Nuvole ; e
per
quanto sia strana questa invenzione, anche Dante
ccia, » a saettar colaggiù i violenti (tiranni ed assassini) immersi
per
pena nella riviera del sangue : « Dintorno al fo
avvero e la più pericolosa fu quella di Piritoo di andare all’Inferno
per
rapir Proserpina moglie di Plutone ; e Teseo ciec
aveva sposato Ippolita regina delle Amazzoni a lui concessa da Ercole
per
averlo aiutato in quella guerra. Da Ippolita (sec
ina malignità, che Teseo divenne crudele contro il proprio figlio ; e
per
non farsene micidiale egli stesso, ottenne da Net
impetrata, cadde in gravissimo lutto. » Il che dice il romano oratore
per
dimostrare che non debbonsi mantener le promesse
imandate sono dannose a chi le richiede115. Il modo che tenne Nettuno
per
appagar Teseo si fu di far comparire all’improvvi
el tempo che Ippolito in cocchio passava lungo la spiaggia del mare ;
per
la qual vista spaventati i suoi cavalli lo trasci
oll’esser precipitato da un’altura in un baratro. La sua morte rimase
per
lungo tempo ignota, o fu udita con indifferenza.
rimase per lungo tempo ignota, o fu udita con indifferenza. In Atene
per
altro dopo la morte dell’invasore Menesteo, i fig
noto chiamavasi Demofoonte, ricuperarono il regno paterno. Ci vollero
per
altro miracoli e risposte di Oracoli per eccitare
il regno paterno. Ci vollero per altro miracoli e risposte di Oracoli
per
eccitare il popolo a ricercar le ossa di Teseo e
pure di ogni altro mese. LII Atrocità Tebane La città di Tebe
per
fatti storici straordinari è meno rammentata di A
fatti storici straordinari è meno rammentata di Atene e di Sparta, ma
per
racconti mitologici non cede il primato a nessun’
sposto in un lontano bosco, perchè lo divorassero le fiere, ed appeso
per
un piede a un ramo d’albero. Ma invece di una fie
chi liberasse da quel mostro il paese, la mano della regina vedova, e
per
conseguenza il possesso del regno, poichè non v’e
fiera pestilenza devastava il regno ; e dall’Oracolo fu risposto che
per
farla cessare conveniva bandire dallo Stato l’ucc
perverso destino, esclamò, come dice Sofocle : 0 Sole, io t’ho veduto
per
l’ultima volta ! e si acciecò ; e lasciato il reg
è alternativamente lo governassero un anno a vicenda, andò ramingando
per
la Grecia, accompagnato e condotto dalla pietosa
re che dopo un anno doveva diventar suddito ; quindi inventò pretesti
per
altercare col fratello e negargli alla fin dell’a
te, Anfiarao e Partenopeo. Ma poichè i fatti d’arme di questa guerra,
per
quanto sanguinosi e strenui, non produssero l’eff
llo zio Creonte, che sperava di profittare della discordia dei nipoti
per
impadronirsi del regno, si preparò anch’egli alla
cuor suo di lasciarlo in vita vincitore e re, chiese di abbracciarlo
per
l’ultima volta ; e, raccolte tutte le sue forze,
lla morte dei nipoti, dei quali aveva fomentato l’odio e la discordia
per
impadronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei
adronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei più esecrati tiranni. E
per
primo atto inumano proibì che fossero seppellite
mbe a morte, stimando così di render più sicuro il possesso del trono
per
la sua dinastia. Ma non potè co’suoi delitti esse
tigone, e non potendo salvarla dalla crudeltà di suo padre, si uccise
per
disperazione. Anche Ismene volle subire la stessa
latino intitolato la Tebaide, esistono tragedie antiche e moderne. E
per
parlare soltanto di queste, chi non conosce il Po
del sogno che fosse), che tanto lo aveva tenuto in sospetto e timore
per
le sue figlie. E la spiegazione era questa : Poic
: Poichè Polinice, essendo discendente d’Ercole, portava sulle spalle
per
distintivo, e quasi per manto, una pelle di leone
do discendente d’Ercole, portava sulle spalle per distintivo, e quasi
per
manto, una pelle di leone, e Tideo come fratello
quel momento erano ambedue privi del regno e della patria ; Polinice,
per
le cause già dette nel precedente numero, e Tideo
ria ; Polinice, per le cause già dette nel precedente numero, e Tideo
per
avere ucciso un illustre personaggio della sua pa
olinice, la causa del quale era molto più urgente e più giusta. Prima
per
altro di dichiarar la guerra ad Eteocle volle ten
e se egli veniva a qualche equa transazione col fratello ; e vi mandò
per
ambasciatore plenipotenziario Tideo, l’altro suo
uesti è quello stesso Tideo che « …………… rose « Le tempie a Menalippo
per
disdegno, » come dice Dante, assomigliando ad es
e regolari battaglie, fece prodigii di valore, e la destra sua valeva
per
cento mani ; ma finalmente colpito da uno strale
ta alle fortezze. Al suo ardire univa un insolente ed empio disprezzo
per
gli Dei ; e giunse perfino a vantarsi di prender
e stato tutt’altro che felice l’esito della spedizione contro Tebe, e
per
lui stesso funesto ; e perciò non voleva prenderv
cognato del re Adrasto, avendone sposato la sorella Erìfile : quindi
per
fuggire qualunque molesta insistenza e sollecitaz
posto o nascondiglio ov’egli si era celato. Costretto allora Anfiarao
per
punto di onore e per comando del re a partir cogl
ov’egli si era celato. Costretto allora Anfiarao per punto di onore e
per
comando del re a partir cogli altri per la guerra
Anfiarao per punto di onore e per comando del re a partir cogli altri
per
la guerra, e sicuro di dovervi perire, lasciò det
irabile, a quanto raccontano i pœti. Mentre egli osservava gli astri,
per
trame, come gli Astrologi, argomento di predizion
le. » (Inf. xx, v. 31…..) Alcmeone appena udita la morte del padre,
per
vendicarlo com’egli desiderò, uccise la madre ; e
fece egli un dono alla sua prima sposa Alfesibea ; ma poi ripudiatala
per
isposar Callirœ, questa desiderò di possedere la
esta desiderò di possedere la famosa collana di Erifile ; ed Alcmeone
per
contentar la nuova sposa, pretendendo di ritoglie
nita di guai e di sciagure che di conseguenza in conseguenza durarono
per
molti anni. Poichè Adrasto, il solo dei Sette Pro
. Poichè Adrasto, il solo dei Sette Prodi rimasto in vita, quantunque
per
causa di quella guerra avesse perduto ambedue i s
dei rampolli, o discendenti ; ed ebbe luogo dieci anni dopo la prima
per
aspettar che questi rampolli fosser cresciuti ed
re almeno i fatti principali di questa stirpe funesta e troppo famosa
per
infami delitti. Nel parlare dei dannati celebri
cemmo che padre di Pelope fu Tantalo condannato alle pene del Tartaro
per
avere ucciso questo suo figlio, e imbanditene le
el Tartaro per avere ucciso questo suo figlio, e imbanditene le carni
per
cibo alla mensa dei Numi da lui convitati ; e ino
dall’Oracolo che il genero sarebbe causa della morte del suocero ; e
per
allontanare i pretendenti proponeva loro condizio
so. Da Ippodamia ebbe sei figli che tutti divennero re, ma i più noti
per
fama infame furono Atreo e Tieste. L’inimicizia e
esentato sulle scene questo ferale spettacolo. Orazio nella Pœtica dà
per
precetto agli scrittori di tragedie di non far cu
l’invasori Tieste ed Egisto, ricuperando il paterno regno ; del quale
per
patto di famiglia divenne re il solo Agamennone,
ran già morti e divenuti Dei ed Astri Castore e Polluce. Lasciamo che
per
pochi anni i due famosi Atridi godano in pace del
hille, di quell’Erœ che fu invidiato da Alessandro Magno, perchè ebbe
per
banditore delle sue lodi Omero. La prosapia di A
osa e vendicativa Giunone, usa a perseguitar sempre famiglie e popoli
per
cui Giove mostrasse qualche predilezione, mandò u
i rimase soltanto il giovinetto Eaco divenuto re senza sudditi. Giove
per
altro, alle preghiere del figlio, ripopolò quel r
ve sì bella che tutti i pœti l’accettarono, e Dante stesso se ne vale
per
una bellissima similitudine nel Canto xxix dell’
« Cascaron tutti ; e poi le genti antiche « Secondo che i pœti hanno
per
fermo, « Si ristorâr di seme di formiche ; « Ch’e
hanno per fermo, « Si ristorâr di seme di formiche ; « Ch’era a veder
per
quella oscura valle « Languir gli spirti per dive
miche ; « Ch’era a veder per quella oscura valle « Languir gli spirti
per
diverse biche. » Eaco per la sua bontà e giusti
quella oscura valle « Languir gli spirti per diverse biche. » Eaco
per
la sua bontà e giustizia fu posto dopo la morte f
i. Lasciò due figli, Telamone e Peleo. Telamone fu esiliato dal padre
per
avere ucciso, nel far gli esercizi ginnastici, un
re di Achille. Peleo dopo la morte di Eaco abbandonò (non si sa bene
per
quali motivi) l’isola di Egina, e seguìto dai Mir
nnero di unirla in matrimonio con quel mortale che ne fosse più degno
per
bontà di animo e per parentela coi Numi ; e il pr
trimonio con quel mortale che ne fosse più degno per bontà di animo e
per
parentela coi Numi ; e il prescelto fu Peleo, ott
e del mondo, Minerva la più gran sapienza e Venere la più bella donna
per
moglie. Il pastore consegnò l’aureo pomo a Venere
del Fato che questo suo figlio sarebbe un fulmine di guerra ; quindi
per
maggior sicurezza procurò di renderlo invulnerabi
elle acque del fiume Stige ; ma poichè nel tuffarlo lo teneva sospeso
per
un piede, rimase vulnerabile soltanto il calcagno
arte delle rovine di quella celebre città, ed asserisce pubblicamente
per
le stampe nel suo libro intitolato Antichità Troi
dai classici antichi la differenza di significato di quei due termini
per
intendere il preciso concetto espresso da Dante :
di ricorrere alle antiche tradizioni non bene accertate, io preferirò
per
lo scopo del mio racconto mitologico le splendide
dagli Dei « Rapito in cielo, perchè fosse a Giove « Di coppa mescitor
per
sua beltade, « Ed abitasse cogli Eterni. Ad Ilo «
a dato alla città ed anche al territorio Troiano : tutti gli altri re
per
altro son quegli stessi rammentati da Omero. Di E
stessa. Omero preferisce il vocabolo Ilion ; ma gli altri pœti usano
per
lo più indiscriminatamente i diversi nomi di Troi
ù indiscriminatamente i diversi nomi di Troia : solo alcuni intendono
per
Ilio l’interno della città e i cittadini126, e pe
o alcuni intendono per Ilio l’interno della città e i cittadini126, e
per
Troia il fabbricato della città ed anche il terri
el vocabolo Pergamon significava appunto luogo od oggetto elevato ; e
per
questa stessa etimologia pergamo in italiano è si
à nel N° XV che fu rapito dall’aquila di Giove e trasportato in cielo
per
far da coppiere invece della Dea Ebe. Di Ganimede
i i pœti ; ed anche nella prosa del volgo il nome di Ganimede è usato
per
indicare un giovane azzimato e lezioso. Dagli Ant
ede è usato per indicare un giovane azzimato e lezioso. Dagli Antichi
per
altro ebbe anche l’onore di esser posto nella Cos
i peccati del loro re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troiani
per
liberarsi da questi mali dovevano tutti gli anni
utti gli anni esporre a un mostro marino una fanciulla di lor nazione
per
esser divorata come vittima espiatoria. Sulla sce
o Laomedonte. Allora soltanto il re si scosse dalla sua noncuranza, e
per
salvar la propria figlia promise un gran premio a
cheggiò, uccise Laomedonte, prese Esione liberata dal mostro e la diè
per
isposa a Telamone suo amico, e portò seco in osta
rora, come dicemmo. Ora è da aggiungersi che avendo l’Aurora ottenuto
per
esso dagli Dei l’immortalità, si dimenticò di chi
angiarono in cicala, trasformazione a bella posta inventata dai poeti
per
significare quanto egli fosse divenuto querulo ne
ra i pastori chiamato Alessandro ; ed egli è quel desso che fu eletto
per
giudice della bellezza delle tre Dee, come dicemm
ssimo capitolo. LVII Origine della guerra di Troia e preparativi
per
la medesima Dopo che Venere ebbe riportato pel
pensasse a mantener la promessafatta al giudice, di procurargli cioè
per
moglie la più bella donna del mondo. Ma la più be
una Dea. In quanto al pastore fu trovato il modo di farlo riconoscere
per
figlio di Priamo e di Ecuba in un torneo in cui P
irono che egli era il loro fratello esposto da bambino nelle selve, e
per
tale lo riconobbero senza pensar più al sogno di
andò a viaggiare negli altri Stati e a visitare le altre corti « …..
per
divenir del mondo esperto « E degli vizii umani e
ggire da esso e seguire spontaneamente Paride a Troia. Elena inoltre,
per
non andar senza dote al suo nuovo marito, portò v
da Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risoluto che il luogo di convegno
per
far tutti insieme il passaggio per mare nella Tro
risoluto che il luogo di convegno per far tutti insieme il passaggio
per
mare nella Troade sarebbe il porto di Aulide nell
ma non tanto in fretta, perchè molti ebbero bisogno di prender tempo
per
prepararsi ; altri pensandovi meglio sembravano p
cavano fra gli altri quei due famosi Eroi che meritarono in appresso,
per
le loro grandi gesta in quell’impresa, di esser f
mo qual era, sospettò accortamente che Ulisse fingesse di esser pazzo
per
non andare alla guerra e non lasciare la sua Pene
e poi si diede ad investigare dove fosse Achille, e il modo che tenne
per
trovarlo (poichè dubitava che si nascondesse in a
e dalla mollezza e dagli agi della corte di Licomede partì con Ulisse
per
i duri travagli della guerra. Intanto in Aulide s
ella guerra. Intanto in Aulide si erano raccolti tanti guerrieri, che
per
quanto fece dire Dante a Virgilio, « ……. Grecia
a Virgilio, « ……. Grecia fu di maschi vota « Sì, che appena rimaser
per
le cune ; » ed eran già da 1200 le navi pronte
e appena rimaser per le cune ; » ed eran già da 1200 le navi pronte
per
fare il passaggio nella Troade ; ma il vento spir
lla loro partenza. Allora gl’indovini Eurìpilo e Calcante dissero che
per
ottenere favorevoli i venti conveniva placar gli
o sacrifizio, e trasportò altrove Ifigenia, e in quella vece sostituì
per
vittima una cerva. Finalmente dopo avere i Greci
stituì per vittima una cerva. Finalmente dopo avere i Greci aspettato
per
un anno il vento favorevole, e dopo il sacrifizio
ie intorno alle mura di Troia Nel tempo che i Greci si preparavano
per
la guerra, i Troiani non stavano inoperosi : fabb
Trafitto cadde dal dardanio ferro, » e come altri poeti aggiungono,
per
mano dello stesso Ettore. È ricordata con somme l
he non potesse ricever di fuori e viveri e truppe ausiliarie, nè mai,
per
nove anni, assaltarono la città ; e invece faceva
ano preveduti : la mancanza di provvisioni li costringeva a sbandarsi
per
vettovagliare, e non potevano perciò cingere talm
ntollerabili ; e perciò inventarono giuochi, fatalità e superstizioni
per
tenere a bada i soldati, e pascere di speranze la
sorte, poichè di lui si racconta che fu condannato a morte dai Greci
per
falso sospetto di tradimento ; e questo giudizio
9. Fu un infame delitto di Ulisse quello di far comparir reo Palamede
per
mezzo di falsi documenti di corrispondenza col ne
era disceso ; « Se ben con falso e scellerato indizio « Di tradigion,
per
detestar la guerra, « Ei fu da’Greci indegnamente
privi, i Greci stessi « Lo piangon tutti. A questo Palamede, « A cui
per
parentela era congiunto, « Il pover padre mio ne’
arentela era congiunto, « Il pover padre mio ne’miei prim’anni « Pria
per
valletto nel mestier dell’armi, « Poi per compagn
io ne’miei prim’anni « Pria per valletto nel mestier dell’armi, « Poi
per
compagno a questa guerra diemmi. « Infin ch’ei vi
’l nome « E’l grado mio ne fur talvolta in pregio. « Estinto lui (chè
per
invidia avvenne, « Come ognun sa, del traditore U
re Ulisse), « Amaramente il piansi. » Ma che Ulisse avesse ciò fatto
per
vendicarsi di Palamede, che aveva scoperto la sua
he aveva scoperto la sua simulazione d’insania e costrettolo a partir
per
la guerra, non è facile dimostrarlo, in quanto ch
; e questi era Tèlefo re di Misia. Telefo, quantunque di sangue greco
per
parte di padre perchè era figlio di Ercole, essen
e, essendo divenuto re di Misia, regione limitrofa alla Troade, dovè,
per
ragion di Stato, fare alleanza con Priamo contro
i Stato, fare alleanza con Priamo contro i Greci ; e l’esercito greco
per
assicurarsi i fianchi e le spalle, prima d’invest
fi. Telefo vinto in battaglia fu costretto a fuggir dal suo regno ; e
per
maggiore sciagura rimase colpito dall’asta di Ach
e nel campo greco in adempimento dei patti, e divenne amico dei Greci
per
sentimento di gratitudine. Dante rammenta questa
i abbattere il sepolcro di Laomedonte : e questa fatalità fu compiuta
per
opera dei Troiani stessi il giorno avanti l’eccid
igliosamente da Omero. L’Iliade ne contiene la lunga serie ; e perciò
per
traslato suol dirsi un’iliade di sventure a signi
o, accennerò brevissimamente i fatti principali che vi si contengono,
per
l’obbligo che mi corre di non lasciar lacune nel
ndo una pestilenza nel campo greco, fu creduta una vendetta di Apollo
per
l’insulto fatto al suo sacerdote. Ciò disse l’ind
che bisognava render Criseide al padre con doni ed offerte ad Apollo
per
placare quel Nume e far cessare la pestilenza. Ag
una tale altercazione con parole e frasi sì poco parlamentari, che fu
per
terminare colla uccisione di Agamennone per mano
poco parlamentari, che fu per terminare colla uccisione di Agamennone
per
mano di Achille, se questi non era trattenuto dal
o Nestore, e più ancora dalla Dea Minerva, che « Gli venne a tergo e
per
la bionda chioma « Prese il fiero Pelide, a tutti
a, » e gl’impedì di uccidere il re dei re. Obbedì Achille, ma giurò
per
altro di non più combatter per esso. E ritiratosi
il re dei re. Obbedì Achille, ma giurò per altro di non più combatter
per
esso. E ritiratosi nelle sue navi con Patroclo su
zio di Paride, e che Marte campione di Venere la seconderà in tutto e
per
tutto ; e per le opposte ragioni Giunone e Minerv
e che Marte campione di Venere la seconderà in tutto e per tutto ; e
per
le opposte ragioni Giunone e Minerva, per dispett
rà in tutto e per tutto ; e per le opposte ragioni Giunone e Minerva,
per
dispetto cioè del giudizio di Paride e per invidi
ragioni Giunone e Minerva, per dispetto cioè del giudizio di Paride e
per
invidia di Venere, perseguiteranno i Troiani e fa
loro simpatie o antipatie, come fanno i mortali, prenderanno parte o
per
gli uni o per gli altri combattenti 132. Il fatt
o antipatie, come fanno i mortali, prenderanno parte o per gli uni o
per
gli altri combattenti 132. Il fatto più strano c
lnerabili membra, ma quasi sangue, cioè un certo umore che i celesti,
per
quanto ci assicura Omero, chiamano icòre, « Qual
ia cresceva il numero dei morti e dei feriti in grandi proporzioni, e
per
conseguenza lo scoraggiamento dei superstiti ed i
e intanto nelle sue sicure tende godeva delle sconfitte dei Greci ; e
per
quanto Agamennone gli offrisse per mezzo dei più
deva delle sconfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse
per
mezzo dei più illustri personaggi della sua armat
gò di permettergli almeno di combatter egli con le divine armi di lui
per
trattenere alquanto l’impeto dei Troiani che stav
armi di lui per trattenere alquanto l’impeto dei Troiani che stavano
per
irrompere nelle greche trincee. L’ottenne ; ma la
ti e con pianto sfogato il suo immenso affanno rivolse contro Ettore,
per
vendicar l’amico estinto, tutta l’ira che aveva p
spogliatolo delle armi e legatigli i piedi al suo carro, lo trascinò
per
tre volte nella polvere intorno alle mura di Troi
e il figlio, e lo prega singhiozzando di rendergli il corpo di Ettore
per
dargli sepoltura, offrendo per riscatto ricchissi
zzando di rendergli il corpo di Ettore per dargli sepoltura, offrendo
per
riscatto ricchissimi doni che seco aveva recati.
nto, e gli accorda il corpo del suo figlio senza alcun riscatto. Anzi
per
aver tempo di far lavare e sparger di balsami que
atta dai Greci in pochi giorni ; ma non fu così. Apparisce invece che
per
la stanchezza delle precedenti battaglie e per le
. Apparisce invece che per la stanchezza delle precedenti battaglie e
per
le gravi ferite che avevano tocche i più dei capi
ispensabile. È da credersi ancora che Achille dopo essersi intenerito
per
Priamo s’intenerisse non meno per Polissena figli
che Achille dopo essersi intenerito per Priamo s’intenerisse non meno
per
Polissena figlia di lui, poichè aderì alla propos
ena figlia di lui, poichè aderì alla proposta fattagli di sposarla, e
per
trattarne andò nel tempio di Apollo, ove Paride a
Patroclo, com’egli avea desiderato. Insorse quindi una grave contesa
per
decidere chi dovesse possedere quelle armi che fu
esse possedere quelle armi che furono opra di Vulcano, impareggiabili
per
tempra e per lavoro. Rimasero i più ostinati a co
e quelle armi che furono opra di Vulcano, impareggiabili per tempra e
per
lavoro. Rimasero i più ostinati a contrastarsele
osì indignato che perdè il senno, e divenuto furibondo, mentre errava
per
la campagna incontrò una mandra di porci, e crede
omede in Sciro : quindi andò ad invitarlo a recarsi al campo di Troia
per
vendicar la morte del padre ; e Pirro, degno figl
; e Pirro, degno figlio di Achille, non ebbe mestieri di altre parole
per
seguire Ulisse ; e quantunque giunto appena alla
o guerriero. Al tempo stesso Ulisse, al suo ritorno con Pirro, passò
per
l’isola di Lenno per ricondurre al campo greco Fi
o stesso Ulisse, al suo ritorno con Pirro, passò per l’isola di Lenno
per
ricondurre al campo greco Filottete, abbandonato,
piena di affanni e di privazioni. Non fu già in Ulisse commiserazione
per
la disgrazia di Filottete, ma calcolo di politica
commiserazione per la disgrazia di Filottete, ma calcolo di politica
per
aver nuovamente nel campo greco le freccie d’Erco
lleati dei Troiani che recaron loro soccorso personalmente e perderon
per
essi la vita in battaglia. Fra questi v’eran due
l corpo di Sarpèdone fu trasportato invisibilmente (si dice da Apollo
per
ordine di Giove) nel suo regno di Licia perchè i
e lo spirito di Mènnone animando quella statua tramandasse quei suoni
per
salutare il Sole suo avo quando la irradiava ; ed
re il Sole suo avo quando la irradiava ; ed erano essi che penetrando
per
occulti accessi nella cavità della statua suonava
te. » LIX Eccidio di Troia L’invenzione del cavallo di legno
per
prender la città di Troia è non solo di nuovo gen
nza curarsi se a chi legge sia noto o no quel che essi dicono, o sono
per
dire. Omero nel libro viii dell’Odissea, parland
o nella rôcca « Dardania, pregno (stratagemma insigne !) « Degli eroi
per
cui Troia andò in faville. » (Traduz. di Pindemo
rare da Enea la presa e l’incendio di Troia palesa pur anco il motivo
per
cui ricorsero i Greci a questa insidia : « ………..
eti « In sembianza d’un monte edificaro. « Poscia finto che ciò fosse
per
vóto « Del lor ritorno, di tornar sembiante « Fec
ndi in sì gran mole, « Rinchiuser di nascoso arme e guerrieri « A ciò
per
sorte e. per valore eletti. » (Traduz. del Caro.
n mole, « Rinchiuser di nascoso arme e guerrieri « A ciò per sorte e.
per
valore eletti. » (Traduz. del Caro.) Veramente
mare, o farlo a pezzi, sospettandovi dentro un inganno dei Greci ; e
per
quanto gli Antichi si sieno affaticati a scusar l
arono nella loro fortezza, abbandonandosi spensieratamente alla gioia
per
la partenza dei Greci, ai conviti, all’ebbrezza e
edesi Laocoonte con i due suoi figli in atto di fare i supremi sforzi
per
liberarsi da quelli spaventevoli serpenti che li
i Uffizi in Firenze. Delle astuzie poi e delle frodi del greco Sinone
per
farsi credere nemico dei Greci e indurre i Troian
rono nel cavallo sarà bene di conoscerne i nomi riferiti da Virgilio,
per
intendere qual grave perdita sarebbe stata per l’
riferiti da Virgilio, per intendere qual grave perdita sarebbe stata
per
l’esercito greco se fossero periti tutti questi i
La macchina fatale, il muro ascende « D’armi pregna e d’armati. Ella
per
mezzo « Tratta della città, mentre si scuote, « M
lle mura della città in quel punto stesso ove fu necessario rovinarle
per
farvi passare il cavallo, venne così ad essere at
la patria, tra i quali trovò il Conte Ugolino. Ma gli scrittori greci
per
non menomare il merito dei loro Eroi nascosero pi
iana, aveva saputo trovare il modo di persuader Menelao a riprenderla
per
moglie al suo ritorno in Grecia, come difatti avv
lui : « Ch’ei fu dell’alma Roma e del suo impero « Nell’empireo Ciel
per
padre eletto. » Di Enea dunque sarà necessario p
suoi sudditi, e presa e incendiata dai Greci la sua città, fu ucciso
per
mano di Pirro. Nè qui si arrestò la vendetta del
nto il dolor le fe’ la mente torta. » Gli Antichi dissero che Ecuba
per
aver provato tante sciagure, piangendo sempre ed
he Ecuba per aver provato tante sciagure, piangendo sempre ed urlando
per
disperato dolore, fu cangiata dagli Dei per compa
angendo sempre ed urlando per disperato dolore, fu cangiata dagli Dei
per
compassione in cagna ; ma parve a Dante poco dign
dagli Dei per compassione in cagna ; ma parve a Dante poco dignitosa
per
Ecuba questa metamorfosi, e pietosamente la modif
ti della lor parte di preda ; ma la dissenzione si manifestò tra loro
per
decidere della partenza. Compiuta l’impresa e ces
he non vollero partire con Menelao. Nel tempo che ivi si trattenevano
per
placare con sacrifizii e rendersi propizia la Dea
rimasto solo in quella tomba, e si tratteneva con lui più che poteva
per
fargli compagnia ed avvertirlo del pericolo che c
accorse, e salito nella tomba ov’era nascosto il bambino, lo afferrò
per
un piede e lo scagliò lontano nella sottoposta ca
ntre l’infelice madre inginocchiata ai piè di lui lo supplica indarno
per
la salvezza del figlio136. Quando Agamennone cre
fu calunniato da Ulisse ed ucciso ingiustamente dai Greci ; e perciò
per
vendicar la morte del figlio aveva Nauplio sempre
esiderio di vendetta. Aiace stesso Oilèo (detto anche il minore Aiace
per
distinguerlo dall’altro Aiace Telamonio che si uc
dall’altro Aiace Telamonio che si uccise da sè stesso), perì, anzichè
per
l’insidia di Nauplio, per l’ira di Minerva e di N
che si uccise da sè stesso), perì, anzichè per l’insidia di Nauplio,
per
l’ira di Minerva e di Nettuno : Minerva sdegnata
figlia di Priamo, profetessa veridica in tutte le sue predizioni, ma
per
volere di Apollo con essa adirato, non mai credut
il debole e corrotto animo di Clitennestra, da renderla convinta che
per
evitare di essere uccisi entrambi da Agamennone n
regno e nella sua reggia, in mezzo alle finte accoglienze, quand’era
per
assidersi a mensa fu ucciso a tradimento da Egist
i avere ecceduto nella vendetta fu invaso dalle Furie, e andò errando
per
lungo tempo in preda ai rimorsi, sempre accompagn
nato dal fidissimo Pilade, che più e più volte espose la propria vita
per
salvar quella dell’amico. Spinti dalla tempesta n
e antiche e moderne, e tra le altre a quelle due di Alfieri che hanno
per
titolo il nome del gran re dei re e quello del fi
resso una sua parente a cui era morto il marito in quella guerra, fu,
per
ordine di essa, soffocata in un bagno da tre sue
na parte del regno dell’Epiro che era divenuto suo, non si sa bene se
per
volontà della nazione, o per conquista. Quindi sp
che era divenuto suo, non si sa bene se per volontà della nazione, o
per
conquista. Quindi sposò Lanassa nipote di Ercole,
da essa più figli. La fine però di quest’eroe fu poco gloriosa, e non
per
disgrazia, ma per colpa sua. Volle rapire Ermione
La fine però di quest’eroe fu poco gloriosa, e non per disgrazia, ma
per
colpa sua. Volle rapire Ermione promessa sposa di
lle mani con esso lo uccise. I suoi figli e discendenti si mantennero
per
molti secoli nel regno di Epiro, e formarono la d
in cui però mancava il figlio Antìloco, ucciso sotto le mura di Troia
per
mano di Ettore, o, secondo altri, di Mennone. Di
n Italia nella Puglia, ove sposò la figlia del re Dauno che gli diede
per
dote una parte del suo regno, ed ivi fondò la cit
n Italia Enea, ed essendo allora richiesto da Turno di unirsi con lui
per
distruggere quest’ultimo avanzo di Troia, ricusò
stato bisogno quanto prima della sua presenza e del suo forte braccio
per
discacciar dalla sua reggia una turba di principi
i anni ; ma prima era andato sempre errando contro il suo desiderio e
per
necessità o forza maggiore. Chi sente dir per la
ntro il suo desiderio e per necessità o forza maggiore. Chi sente dir
per
la prima volta che Ulisse errò per dieci anni, cr
tà o forza maggiore. Chi sente dir per la prima volta che Ulisse errò
per
dieci anni, crederà che egli in quel lungo spazio
che sì Enea la nominasse ; » e poi fu trattenuto dalla Ninfa Calipso
per
più di sette anni nell’isola di Ogige 140, talchè
i sette anni nell’isola di Ogige 140, talchè restano meno di due anni
per
tutte le navigazioni e traversate dall’una all’al
ator di vele « Vento in poppa mandò, che fedelmente « Ci accompagnava
per
l’ondosa via : « Tal che oziosi nella ratta nave
buio sempiterno involve, » non sarebbe bastato a quei tempi un anno
per
andare e tornare. Ristretti dunque gli errori di
nente della flotta greca capitanata da Agamennone, e diviso da quella
per
violenza di una tempesta, Ulisse fu spinto ad Ism
i in alto « Braccia e piedi agitavano, ed Ulisse « Chiamavan, lassi !
per
l’estrema volta. « Qual pescator che su pendente
dicante, sciolte « Varie di caldi giovani contese, « Sorge dal foro e
per
cenar s’avvia, « Dall’onde usciro i sospirati ava
re cose, ch’ell’era quella stessa che attirò Ulisse a passarle vicino
per
udirla cantare. Mi affretto dunque a terminar la
cantore di Eroi mezzi barbari, ammira la forza e l’astuzia, e sceglie
per
protagonisti dei suoi due poemi il più forte e il
h’odio in Cielo acquista « Ingiuria è il fine, ed ogni fin cotale « O
per
forza o per frode altrui contrista, » non poteva
elo acquista « Ingiuria è il fine, ed ogni fin cotale « O per forza o
per
frode altrui contrista, » non poteva esser così
rode altrui contrista, » non poteva esser così indulgente come Omero
per
gli eccessi di Achille e di Ulisse. Ma…. (com’egl
sse volle passar le colonne d’Ercole, ossia lo stretto di Gibilterra,
per
andare in cerca di nuove regioni nell’Oceano atla
a fine di Ulisse posta da Dante sulle labbra di Ulisse stesso ; e ciò
per
dimostrazione e conferma di quanto ho accennato d
di Anchise principe troiano, e divenuto in appresso genero di Priamo
per
averne sposata la figlia Creusa, e inoltre ne cel
rivò Roma che fu poi dominatrice del Mondo. Quindi Virgilio lo scelse
per
protagonista nel suo poema epico intitolato perci
e lui « Ch’ei fu dell’alma Roma e del suo Impero « Nell’empireo ciel
per
padre eletto. » Ma poichè noi troviamo ad un tem
fficio del Mitologo è compiuto dove di Enea s’impadronisce lo Storico
per
narrar di lui ciò che crede conforme alla verità,
e egli concorda coi Mitologi e coi poeti. Enea ebbe il titolo di Pio
per
aver salvato dall’incendio di Troia il vecchio su
oia il vecchio suo padre Anchise portandolo sulle spalle e conducendo
per
mano il figlio Ascanio, mentre la moglie Creusa c
avvenuto : e sebbene Enea si trattenesse alquanti mesi sul monte Ida
per
costruir le navi e per raccoglier compagni che lo
nea si trattenesse alquanti mesi sul monte Ida per costruir le navi e
per
raccoglier compagni che lo seguissero nella sua e
di 20 navi partì dalle spiaggie della Troade in cerca di nuove terre
per
fondarvi un regno ; e nel suo corso marittimo toc
nuove terre per fondarvi un regno ; e nel suo corso marittimo toccò,
per
quanto affermano i poeti e principalmente Virgili
gò sette anni, essendosi però fermato a lungo in più luoghi. T. Livio
per
altro dice soltanto che Enea profugo dalla patria
testimone in Tracia è il primo non solo cronologicamente, ma pur anco
per
la sua importanza, poichè fu creduto degno di ess
iul la vita e l’oro. « Ahi dell’oro empia ed esecrabil fame ! « E che
per
te non osa, e che non tenta « Quest’umana ingordi
essendo calunniato dagl’invidiosi cortigiani e imprigionato si uccise
per
disdegno144. Ma in qual modo si accorgesse Dante
er delle Vigne, è pregio dell’opera riferirlo colle sue stesse parole
per
farne il confronto colla virgiliana invenzione, e
’io credesse « Che tante voci uscisser tra que’bronchi « Da gente che
per
noi si nascondesse. « Però disse ‘l Maestro : se
verde, ch’arso sia « Dall’un de’capi che dall’altro geme, « E cigola
per
vento che va via ; « Così di quella scheggia usci
evan parlato anche Dante e l’Ariosto. Virgilio racconta che i Troiani
per
non morir di fame furon costretti a cacciare le A
ra di Troia, e perciò era impossibile che avesse conosciuto Enea ; ma
per
quanto vi sia questo non piccolo anacronismo, l’i
questo non piccolo anacronismo, l’invenzione di Virgilio fu ritenuta
per
una verità istorica ed ebbe gran fama, perchè fac
Elisa, era figlia di Belo re di Tiro e Sidone nella Fenicia ; ed ebbe
per
marito Sichèo che poi fu ucciso da Pigmalione fra
be per marito Sichèo che poi fu ucciso da Pigmalione fratello di lei,
per
impadronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma es
, per impadronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma essa potè fuggir
per
mare con molti tesori e molti compagni o sudditi
uto sposo di lei che prima avea rifiutato le nozze con altri principi
per
serbar fede al cener di Sicheo 148 Ma Enea chiama
; ed essa imprecando ad Enea ed a tutti i Troiani e loro discendenti,
per
disperazione si uccise149 Ad Enea era già morto
» La Sibilla Cumana, che era solita dare agli altri le sue risposte
per
mezzo di foglie sparse qua e là geroglificamente
ce singolare accoglienza e si offrì di guidarlo nel regno delle Ombre
per
vedere e consultare l’anima di suo padre Anchise.
econdo la religione pagana ; e noi di questi soggetti importantissimi
per
la classica Mitologia abbiamo parlato a lungo nei
che furon resi a Miseno, e termina dicendo : « Oltre a ciò fece Enea
per
suo sepolcro « Ergere un’alta e sontuosa mole, «
ti. Appena appena sono in grado di farci sapere i nomi dei re d’Alba,
per
ordine di successione sino a Numitore padre di Re
unto intenda la Storia di sostituirsi alla Mitologia, la sana critica
per
altro ci fa conoscere che nei primi tre secoli di
ivina 154. Cicerone argomenta molto a lungo e molto sillogisticamente
per
dimostrare che la Divinazione non esiste 155 ; ma
lampo, dal fulmine, ecc. Quasi tutti i diversi modi creduti efficaci
per
conoscere il futuro ebbero ancora diverse denomin
ro i quali ogni giorno pregavano gli Dei e ad essi immolavano vittime
per
ottenere che i loro figli fossero superstiti (cio
o la religione dalla superstizione 158. E quantunque egli non enumeri
per
filo e per segno tutte le idee e le pratiche del
one dalla superstizione 158. E quantunque egli non enumeri per filo e
per
segno tutte le idee e le pratiche del culto pagan
l culto pagano che egli credeva superstiziose, a noi basta il sapere,
per
l’argomento di questo capitolo, aver egli dichiar
li diede ragione a Giove, che cioè fosse più felice la donna, Giunone
per
dispetto lo acciecò, e Giove in compenso gli conc
nel tempo della guerra dei Sette Prodi che Tebe non sarebbe vinta, se
per
la patria avesse sacrificato sè stesso un discend
ero, andò nel regno delle Ombre, come dicemmo parlando di quest’Eroe,
per
consultare l’indovino Tiresia, e da lui ottenne n
terreno paludoso in mezzo ai laghi formati dal fiume Mincio, e « Lì
per
fuggire ogni consorzio umano « Ristette co’suoi s
che avea da tutte parti. « Fer la città sovra quell’ossa morte ; « E
per
colei che il luogo prima elesse, « Mantova l’appe
i è che le immagini delle Sibille si trovano anche nelle Chiese, come
per
es. nel Duomo di Siena si vedono sul pavimento in
do piuttosto che in un altro. Molti dei loro responsi eran conservati
per
tradizione nella memoria degli uomini, molti altr
quinio. Se poi quelle donne girovaghe e misteriose che si spacciavano
per
Sibille fossero state o no sacerdotesse di Apollo
il dimostrabile positivo. E poichè era utile ai reggitori degli Stati
per
facilità di governo che il popolo fosse così cred
ma spesso le favorivano, le sanzionavano ed anche se ne impadronivano
per
servirsene a modo loro a dirigere o contenere il
rivò nel Medio Evo la prima idea della trasfusione del sangue, se non
per
ringiovanire, almeno per riacquistare le forze il
ma idea della trasfusione del sangue, se non per ringiovanire, almeno
per
riacquistare le forze illanguidite dalla vecchiez
re quella dei vecchi a cui s’infondeva) fu posto in pratica più volte
per
alcuni principi e potenti della Terra. Anche nel
e mezzo curativo delle emorragie ; ma si dovè ben presto abbandonarla
per
l’incertezza dell’effetto e la responsabilità dei
esponsabilità dei mezzi. Anzi nel 1668 fu proibita e condannata anche
per
legge. Non ostante si asserisce da alcuni autori
nelle vene di una signora non anco trentenne, in caso di anemia grave
per
ripetute emorragie. (V. il giornale La Nazione de
ilano, pubblicò tra gli altri temi di concorso anche il seguente Tema
per
l’anno 1875 : La trasfusione del sangue nell’uomo
enio suo temperare quam indulgere maluisset. » — E Ovidio stesso, che
per
lo più rammenta modestamente altre sue Opere, e d
volte con gran convinzione e sicurezza del suo valore tragico, come,
per
esempio, nei seguenti versi : « Et dedimus tragi
et huic operi quamlibet aptus eram. » (Amor. ii, 18.) « Nune habeam
per
te, Romana tragœdis, nomen ; « Implebit leges spi
li gettò le prime basi e delineò il campo del Diritto Internazionale,
per
cui meritò e merita il glorioso titolo di Precurs
» (Hor., De Arte poet., v. 394.) « Saxa Cithœronis, Thebas agitata
per
artem « Sponte sua in muri membra coisse ferunt.
o a Metimna sua patria nell’isola di Lesbo, congiurarono di ucciderlo
per
impadronirsi dei suoi tesori. Egli accortosene, c
nirsi dei suoi tesori. Egli accortosene, cominciò a cantare e suonare
per
commuoverli ; ma vedendo mancare l’effetto sperat
enna a cantici e poemi antichissimi in onore di questo Eroe, troviamo
per
altro in Pindaro la prima narrazione della favola
o di S. Elmo anche in fisica e meteorologia ; e si manifesta non solo
per
mare, ma anco talvolta per terra. In questo stess
a e meteorologia ; e si manifesta non solo per mare, ma anco talvolta
per
terra. In questo stesso anno 1875, il dì 27 febbr
givano tanto da far paura, e tentavano con ogni sforzo di svincolarsi
per
fuggire. Questo fenomeno del fuoco di S. Elmo è s
fenomeno del fuoco di S. Elmo è stato osservato in Monte Cassino ora
per
la prima volta dal 1828 in poi, nel quale anno vi
quam fama feruntur. Sed quia provenere ibi scriptorum magna ingenia,
per
terrarum orbem Atheniensium facta pro maximis cel
? « Lascia a color che a tanto il Ciel destina « L’opra scabrosa ; o
per
lung’uso ed arte « Via più la mano e più l’ingegn
116. Dante ammette che Ippolito fosse costretto a partir d’Atene
per
le calunnie della sua matrigna Fedra ; ed egli fa
(Ibid,, v. 406.) 119. La città di Pisa in Toscana credesi fondata (
per
quanto asserisce Strabone nel lib. ii) da quei gu
la sua disciplina li custodisse : il che non vuol dire altro l’avere
per
precettore un mezzo bestia e mezzo uomo, se non c
ale devesi suggerire il precetto opposto, cioè che tenga intorno a sè
per
consiglieri meno Centauri che sia possibile. 12
74, celebre periodico inglese che si pubblica in Londra, ed è diffuso
per
tutto. 124. « ………….. hinc Dardanus ortus, « J
« Ecce autem elapsus Pyrrhi de cæde Polites « Unus natorum Priami,
per
tela, per hastes, « Porticibus longis fugit, et v
utem elapsus Pyrrhi de cæde Polites « Unus natorum Priami, per tela,
per
hastes, « Porticibus longis fugit, et vacua atria
tragedia di Pacuvio, in cui Oreste e Pilade gareggiano a dar la vita
per
salvare quella dell’amico, quando Egisto voleva s
poema potrebbe in italiano chiamarsi Ulissea ; ma nella nostra lingua
per
lo più si seguono i Latini e non si fa altro che
ueste le parole che Dante fa dire a Pier delle Vigne : « L’animo mio
per
disdegnoso gusto, « Credendo col morir fuggir dis
rammentando di chi essa era figlia e la sua malaugurata predilezione
per
Enea : « Che più non arse la figlia di Belo, « N
o, e che quando vide la sorte delle armi favorevole ad Enea si uccise
per
disperazione. Dante rammenta questo fatto nel Can
sïone una fanciulla, « Piangendo forte, e diceva : O regina, « Perchè
per
ira hai voluto esser nulla ? « Ancisa t’hai per n
: O regina, « Perchè per ira hai voluto esser nulla ? « Ancisa t’hai
per
non perder Lavina ; « Or m’hai perduta ; i’son es
unt. » — (Cic., ibid.) 159. « Nam ut vere loquamur, superstitio fusa
per
gentes oppressit omnium fere animos, atque hominu
ti, vuolsi che sia una parola composta che in lingua greca significhi
per
decreto divino, quasi si fosse voluto riconoscere
antichi, e moderni. Il ristretto che ora vien presentato al Pubblico
per
uso dei Reali Collegj, è stato ricavato con sobri
elle avventure, che andando innanzi osserveremo, non sono in sostanza
per
noi che semplici favole : noi le consideriamo com
lecite avevano custodito1. I dotti si sono a maggior segno affaticati
per
rintracciare la sorgente di tali invenzioni : ess
elta. Vi sono bensì delle favole, il di cui sviluppo è si chiaro, che
per
negarlo bisognerebbe rinunciare all’istessa evide
, che l’antichità si ha prefisso, senza determinarci ad alcun partito
per
tante altre, la cui spiegazione ci è affatto igno
etrazioni sarebbero all’intutto fuori di proposito in un’ opera fatta
per
darci le idee precise della favola, e lo sarebber
quadro delle idee suddette. Se le abbiamo noi accennate, ciò è stato
per
fare intendere alla gioventù studiosa, che le fav
ri giovani lettori, se Giove, Giunone, e tanti altri non sono più Dei
per
noi : se la scienza della favola si è perduta, o
n rapporto alla morale, il frutto non può essere che scarsissimo : ma
per
l’opposto ci fornirà di grandi vantaggi per bene
sere che scarsissimo : ma per l’opposto ci fornirà di grandi vantaggi
per
bene intendere le opere degli antichi, per la let
fornirà di grandi vantaggi per bene intendere le opere degli antichi,
per
la lettura de’ poeti, e per l’intelligenza di tan
er bene intendere le opere degli antichi, per la lettura de’ poeti, e
per
l’intelligenza di tanti lavori dell’ultima perfez
zza. Lo scroscio del tuono non è l’effetto dei vapori, è Giove armato
per
ispaventare i mortali. Sorge una tempesta, che sg
sconosciuti nel sistema mitologico, o molto poco vi sono nominati, o
per
nulla vi entrano. La divisione di quest’opera ci
polo degli Dei. La terza classe sarà composta de’ Semidei così detti,
per
esser nati da un Dio, ed una mortale, o da un Uom
sì una moltitudine di favole accoppiate alla storia degli Dei, ma che
per
altro non forma una parte del sistema religioso.
gli occhi. Egli è, a dire il vero, un Nume cieco, e ’l suo governo ha
per
guida una invincibile necessità1. Giace a suo fia
to il suo posto. Agitandosi in un ammasso di luce sembra dissipare da
per
ogni dove la densità delle nuvole. Una picciola p
: Anzi era l’un contrario all’altro opposto Per le parti di mezzo, e
per
l’estremo : Fea guerra il lieve al grave, il moll
uì rapportato un picciolo squarcio di questo celebre pezzo di Ovidio,
per
far conoscere l’idea, che avevano gli antichi del
osse eterna, e che l’alta potenza del Creatore l’avesse posta in moto
per
formarne l’universo. Il dippiù si potrà leggere n
ifeo, che molto si distinse nella guerra degli Dei. Urano, che temeva
per
parte de’ figli, li rinchiuse secondo che nacquer
d essere eternamente legati : il solo Saturno andò esente da tal pena
per
cura di Titea per essere il prediletto. Questi an
te legati : il solo Saturno andò esente da tal pena per cura di Titea
per
essere il prediletto. Questi animato dallo spirit
dunque reclamò l’imperio : ma Saturno non volle cederlo, e lo ritenne
per
se. Si venne pertanto ad un aggiustamento, che gl
amiglia di Titano. Tantoppiù Saturno prestò orecchio a tale trattato,
per
avergli Urano presagito stando presso a morte, ch
amente nel Lazio, detto così dal Latino latere, perchè ivi si nascose
per
sottrarsi dall’ira di Giove. Fu accolto da Giano,
do entrambi che un Re solo. Vien figurato talvolta con quattro facce,
per
indicare le quattro stagioni. Ha dippiù una bacch
genio torbido non lo avesse indotto ad unirsi nuovamente con i Titani
per
fare la guerra a Giove. Fu vinto anche questa vol
avanzata non gli scema nè attività, nè le forze. Ha le ali sul dorso
per
dinotare, che il tempo veloce giunge, ed al momen
l tempo veloce giunge, ed al momento sen fugge : porta seco una falce
per
tutto mietere, e consumare. L’ampollina al suo fi
a, perchè presiede al nostro Globo. Fu detta Rèa del Greco Rhèo, fluo
per
le piogge, ed i fiumi, che scorrono sulla Terra,
ual Madre delle Divinità di prim’ordine ; come altresì Vesta l’antica
per
distinguerla dalla figlia del nome medesimo : tal
on di rado con un piede in terra, ed un altro sul rostro di una nave,
per
dinotare il di lei dominio sull’uno, e l’altro el
ntichità, le statue di Cibele altro non erano, che semplici piramidi,
per
simboleggiare la fermezza, e solidità della terra
l’inferno, ed esso l’empireo. Per mano de’ Ciclopi fu formato un elmo
per
Plutone, un tridente per Nettuno ; a Giove fu ris
reo. Per mano de’ Ciclopi fu formato un elmo per Plutone, un tridente
per
Nettuno ; a Giove fu riserbato il fulmine compost
, gli suscitarono contro i Giganti, ch’eran figli della terra. Questi
per
attaccarlo fin dentro la sua reggia, sovrapposero
eppure i Dei potessero violare. Il Destino avea altresì predetto, che
per
ultimar questa guerra ci voleva la destra di un u
si risentono tuttavia, al dire de’ Poeti, con gittar fiamme, e sassi
per
liberarsi dal grave peso, che l’opprime. Per mano
già la guerra fosse terminata, allorchè uscì in campo un altro nemico
per
se solo formidabile, quanto tutti gli altri presi
nemico per se solo formidabile, quanto tutti gli altri presi insieme,
per
nome Tifèo. La terra lo cacciò dal suo seno per v
altri presi insieme, per nome Tifèo. La terra lo cacciò dal suo seno
per
vendicare la morte de’ suoi fratelli. Questo Giga
resentato assiso sopra di un carro, e spessissimo sopra l’aquila, che
per
tale ragione chiamasi comunemente l’Augello di Gi
braccio sinistro. Questa Capra dopo la sua morte fu situata da Giove
per
gratitudine fra le costellazioni, e della sua pel
osi troppo Bacco fra gli arenosi deserti della Libia, non trovò acqua
per
cavarsi la sete. Appena che questo Dio ebbe implo
i questo rispettabile matrimonio non furono altrettanto felici. Giove
per
sua indole era incostante. Giunone sommamente gel
che presedeva alle nozze. Quindi le matrone Romane le offerivano voti
per
le loro figliuole : chiamandola pure Domiduca, pe
r testimonianza di Cicerone fu altresì detta Moneta dal Latino monere
per
una voce, che fu udita nel suo tempio in occasion
colla quale si avvertivano i Romani di sacrificare una troja gravida
per
placare lo sdegno degli Dei. Il sacrifizio fu ade
da Giove, il terzo nacque da essa particolarmente. Crucciata Giunone
per
essere nata Minerva dal cervello di Giove senz’av
astigo Vulcano volle essere il ministro. Egli sospese in aria Giunone
per
mezzo di due pietre di calamita colle incudini at
ee. Oltre di Argo aveva Giunone al suo servizio anche una messaggiera
per
nome Iride figlia di Taumante, e di Elettra, e so
insegnare l’arte dell’agricoltura, consistendo il vitto degli uomini
per
l’addietro in ghiande, radici, ed animali presi a
un giorno questa giovane Dea in compagnia di alcune Ninfe passeggiava
per
le praterìe di Sicilia accanto la fontana di Enna
lia accanto la fontana di Enna, incontrossi con Plutone, che lasciato
per
poco l’Inferno, volle visitar l’Etna. Questo Dio
lasciato per poco l’Inferno, volle visitar l’Etna. Questo Dio concepì
per
lei un amor violento ; e malgrado che non fosse c
or nero a dispetto delle lagnanze di Minerva, e Cianea, che fu punita
per
tal cagione da Plutone, con averla cangiata in un
e della mancanza di sua figlia, l’andò di notte, e di giorno cercando
per
tutta la terra con fiaccole accese nell’Etna. Rit
a dell’accaduto. Per liberare Proserpina, Cerere ricorse a Giove, che
per
altro esaudì i suoi voti : ma si ci opponeva un d
. Ascalafo l’accusò di aver mangiato de’ granelli di un pomo granato,
per
la qual denuncia fu cangiato in gufo : ma fu acco
’Asia, e l’Europa. Mancò poco però, che nella Scizia non fosse perito
per
parte di Linco geloso della preminenza, che in ta
di questa Dea altresì sopra di Erisittone, uno de’ primi di Tessaglia
per
aver questi tagliata una foresta consagrata a que
ò una fame sì terribile, che lo ridusse a consumare tutt’i suoi averi
per
soddisfarla. Cerere vien rappresentata ordinariam
glia di Saturno, e Cibele era Vesta Dea della verginità, e del fuoco,
per
cui portava una fiaccola nelle mani. Il principal
iori, e frutta, e mercè il calore de’ tuoi raggi la natura è ricca da
per
tutto. Dove tu non sei, tutto è lutto, orrore, e
e di Apollo, e di Diana. Accortasi Giunone della propensione di Giove
per
questa giovanetta, ebbra di sdegno la scacciò dal
Giove per questa giovanetta, ebbra di sdegno la scacciò dal Cielo, e
per
non darle tregua in verun luogo, obbligò la Terra
ciato dalle acque un orribile serpente detto Pitone, che inseguiva da
per
ogni dove la sventurata Latona. Un giorno stanca
i Latona, e sotto una pianta di palma partorì Apollo, e Diana. Apollo
per
gratitudine fissò quest’isola fralle Cicladi pria
sto da questa Ninfa. Un giorno mentre l’inseguiva a tutta possa, ella
per
timore di cadere fralle di lui mani, chiamò in su
a sventura di Apollo. Non potendo questo Dio attaccar Giove di fronte
per
vendicarsi, ammazzò a furia di frecce i Ciclopi,
lmine. Riputando Giove fatta a lui stesso tale ingiuria, privò Apollo
per
qualche tempo della qualità divina, e lo cacciò d
dall’Olimpo. Il più amabile, il più saggio fra gli Dei fu costretto,
per
non perir della fame, ad avvilirsi a pascolare gl
e gli armenti di Admeto Re di Tessaglia. Qual impiego avendo lasciato
per
i furti di Mercurio, non trovò altra via, che di
aneamente furono fatti inondare dalle acque del mare, con inviar colà
per
giunta un mostro orribile per accrescere la desol
e dalle acque del mare, con inviar colà per giunta un mostro orribile
per
accrescere la desolazione, e lo spavento. In sì f
e stata la vittima infelice, se non fosse sopraggiuuto a tempo Ercole
per
salvarla. Laomedonte l’aveva promessa in isposa a
to Eroe : ma al suo solito pure gli mancò di parola. Infuriato Ercole
per
tale indegnità, assediò Troja, e preso Laomedonte
Salamina sposasse Esione, in guiderdone del coraggio da esso mostrato
per
essere stato il primo nell’assalto. Rimesso final
eano, ebbe un giorno delle brighe con Epafo figlio di Giove, e di Jo,
per
avergli quest’ultimo rinfacciato di non essere na
ue doglianze a Climene sua madre, che gl’insinuò di recarsi ad Apollo
per
assicurarsene, locchè senza ritardo fu eseguito.
itardo fu eseguito. Apollo depose tutt’i suoi raggi luminosi, e giurò
per
la Stige, che avrebbe acconsentito a tutto ciò ch
paterna tenerezza. Fetonte gli chiedette in grazia di poter condurre
per
un sol giorno il suo carro per le vie del Cielo.
chiedette in grazia di poter condurre per un sol giorno il suo carro
per
le vie del Cielo. Tal dimanda fece tremare Apollo
gina di Tebe, figliuola di Tantalo, e moglie di Anfione. Ella superba
per
aver sette figli maschi, e sette femmine ardì di
frastornare le feste, che si celebravano in onore di questa Dea, che
per
punirla si rivolse a’ suoi figli. Apollo a colpi
a disfida, che Apollo volentieri accettò. Tmolo Re di Lidia fu scelto
per
giudice, ed il suo voto fu per Apollo. Mida ivi p
i accettò. Tmolo Re di Lidia fu scelto per giudice, ed il suo voto fu
per
Apollo. Mida ivi pur presente fu di contrario avv
cere gli orecchi simili a quelli dell’asino. Il povero Mida disperato
per
tal regalo, cercò di nascondergli sotto un’alta b
durante la notte, guidava il carro lunare, ed era altresì considerata
per
la luna istessa. In terra ella era tutta dedíta a
cacciatore, figliuolo di Aristèo, e nipote di Cadmo. Sdegnato la Dea
per
l’involontario fallo, lo cangiò in cervo. L’infel
he la seguivano. Callisto figliuola di Licaone fu amata da Giove, che
per
sedurla più facilmemte, prese l’aspetto di Diana
placabile trasformò in orsa questa Ninfa sventurata, che andò vagando
per
ben quindici anni sotto tal forma, finchè non fu
de’ suoi dritti avvolse ne’ malanni la casa di Enéo Re di Calidonia,
per
non essersi questi ricordato di lei in un sacrifi
di questo principe. Molti de’ primi guerrieri della Grecia si unirono
per
dargli caccia. Atalanta figlia di Glasio Re di Ar
orello di Caria, nipote di Giove, e dal medesimo condannato a dormire
per
sempre nell’inferno, per avere osato di pretender
i Giove, e dal medesimo condannato a dormire per sempre nell’inferno,
per
avere osato di pretendere sopra Giunone. Ma Diana
u di un carro da due cervi : qualche volta porta una fiaccola in mano
per
isnidare gli animali selvaggi da’ loro covili1.
Muse, che sovrastano alle scienze, alle arti, ai talenti. Hanno Giove
per
padre : Mnemosina (la memoria) è la loro madre. E
emoria. L’indole di tal nome porta seco il significato di molti Inni,
per
indicare i diversi soggetti, che canta questa Mus
dell’astronomia. La sua testa è coronata da un diadema di stelle : ha
per
insegna un compasso, un globo, ed altri istroment
arle sempre nuove attrattive. Giunone una volta la chiese in prestito
per
comparir più bella al suo sposo. I luoghi dove si
li Dei. Giove voleva obbligar Venere sua madre a disfarsene : ma ella
per
sottrarlo allo sdegno del Sovrano dell’Olimpo, lo
l’arco, se ne formò uno di frassino, e si servì de’ rami di cipresso
per
fare le frecce. I primi suoi saggi furono sugli a
cipresso per fare le frecce. I primi suoi saggi furono sugli animali,
per
indi dirigerli ai cuori degli uomini. Amò Psiche,
a fece da Zefiro trasportare in un luogo di delizie, ove la trattenne
per
molto tempo, senza che costei lo avesse conosciut
r molto tempo, senza che costei lo avesse conosciuto. Venere afflitta
per
vedere il suo figlio fatto suddito di questa giov
ra della parte di Cupido, restituì a Psiche la vita, e gliela destinò
per
isposa. Psiche è rappresentata come una ragazza i
ioè, con una gamba più corta dell’altra, e con un martello alla mano,
per
lo più assiso innanzi alla sua incudine. Vulcano
eguire un ballo detto Pirrico, annunciandosi con soverchia gentilezza
per
una Divinità, che durante la sua vita doveva mant
i. Ella non la perdonò ad Aracne figlia di Idimone nativo di Colofone
per
essersi vantata di sapere l’arte del ricamo al pa
prezzo le diede varj colpi di navicella sulla testa. Disperata Aracne
per
tale affronto voleva impiccarsi : ma impietositi
avorito2 : un’asta alla mano, ed il braccio armato dell’Egida, ch’era
per
l’appunto uno scudo fatto dalla pelle di un mostr
dicò un fiore, che al solo toccarlo concepì Marte. Questa è l’origine
per
altro gentile della nascita di un Dio così terrib
e Admeto, e da Apollo custodite, che trasportò nei boschi. Un pastore
per
nome Batto fu il solo, che se ne avvide. Mercurio
chi. Un pastore per nome Batto fu il solo, che se ne avvide. Mercurio
per
timore di essere scoverto gli donò la più bella d
l’eloquenza, del commercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi da
per
tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e p
etto. Vedevasi da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e
per
potere da per tutto accorrere, aveva le ali nella
da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e per potere da
per
tutto accorrere, aveva le ali nella testa, e nei
roe sua nutrice, chiedette a Giove una grazia, obbligandolo a giurare
per
Stige, che glie l’accorderebbe : questa fu che Gi
e Giove venisse a visitarla con tutto l’apparato celeste. Tremò Giove
per
Semele a tale inchiesta, ma non avendo potuto rim
varsi, o di mettersi in calma : impone altresì ai venti, o di spirare
per
tutta la terra, o di rinserrarsi nelle loro caver
vendo uno scettro a due punte in una mano, e nell’altra delle chiavi,
per
dinotare, che a chi entrava nel suo regno, non er
osservato in qual maniera egli involò Proserpina figliuola di Cerere,
per
farla divenir sua moglie. Questo Dio non era sicu
la sotto le volte de’ Cieli. L’Averno era una dell’entrate principali
per
ivi penetrare. Alla porta dell’inferno stava una
ltura1, allontanando a colpi del suo remo le altre che si affollavano
per
passare. L’orrida sua ciera bastava a destare lo
gole spaventevoli. Questi abitava in un antro, e vegliava eternamente
per
impedire alle ombre l’uscita. Il Tartaro, ed i Ca
bbiamo già parlato : il fiume Stige, le cui acque giravano nove volte
per
que’ contorni, e per le quali i giuramenti fatti
il fiume Stige, le cui acque giravano nove volte per que’ contorni, e
per
le quali i giuramenti fatti neppure gli Dei potev
le ombre degli Eroi, e de’ giusti. Esse passeggiavano tranquillamente
per
que’ boschetti pieni di ogni delizia, si sollazza
que’ boschetti pieni di ogni delizia, si sollazzavano in mille guise
per
quelle vaste praterie, e godevano di una felicità
egno della loro dignità. Le Furie aspettavano le ombre de’ condannati
per
soggettarle alle pene ad esse applicate. Tre eran
carnificina, ed invidia. Chiamavansi altresì Eumenidi, cioè dolci, ma
per
antitesi, cioè per dinotare l’opposto. Il loro as
idia. Chiamavansi altresì Eumenidi, cioè dolci, ma per antitesi, cioè
per
dinotare l’opposto. Il loro aspetto avrebbe sgome
intrepidi : erano macilenti, scarne, con lunghe smunte mammelle, e da
per
tutto spiravano ferocia : il loro abbigliamento e
vita aveva colmata di delitti la Grecia, era condannato a trascinare
per
sempre un enorme sasso alla cima di una montagna,
continuo. Egli aveva osato di aspirare al possesso di Giunone. Giove
per
assicurarsi del suo delitto, gli avea consegnata
s’assomigliava perfettamente alla Dea. Tantalo quel Re crudele, che
per
mettere a prova la divinità degli Dei in una fest
acque spariscono a misura che vi porta le labbra : se stende la mano
per
cogliere delle frutta, il ramo da se stesso si al
delle divinità di second’ordine, che si occupavano dei dettagli, che
per
necessità dovevano sfuggire agli Dei del prim’ord
to Dio Siringa ninfa del seguito di Diana : ma come questa non voleva
per
niente ascoltarlo, tentò egli di usare la forza :
eto del fiume Ladonte suo padre, dal quale fu cangiata in canna. Pane
per
consolarsi di tal perdita, tagliò alcune canne ac
seco al conquisto delle Indie. Un giorno, che il buon uomo viaggiava
per
la Lidia, smontato dal suo asinello si fermò pres
i un fonte, ed ivi prese sonno. Mida che lo seppe, bramando di averlo
per
un poco nella Corte, mentre dormiva, fece empire
e labbra, diventava oro sotto i suoi denti, in guisachè sarebbe morto
per
inedia in mezzo alle ricchezze, se Bacco da lui n
liano perfettamente fra loro. I Centauri. I Centauri erano mostri
per
la metà uomini, e per l’altra cavalli ; la parte
a loro. I Centauri. I Centauri erano mostri per la metà uomini, e
per
l’altra cavalli ; la parte superiore fino al prin
eva al cavallo. Si crede nata l’invenzione di questi esseri favolosi,
per
designare i primi uomini domatori de’ cavalli.
Pale fu adorata dai Romani, era la Dea de’ fiori, e le si dava Zefiro
per
amante, o per isposo. Vertunno,ABCD e Pomona.
a dai Romani, era la Dea de’ fiori, e le si dava Zefiro per amante, o
per
isposo. Vertunno,ABCD e Pomona. Vertunno era
po. La statua di Priapo collocavasi ne’ giardini ad uso di fantoccio
per
ispauracchio : questo basta per dimostrare, che q
vasi ne’ giardini ad uso di fantoccio per ispauracchio : questo basta
per
dimostrare, che questo Dio non era bello : aveva
, era pertanto figliuolo di Venere, e fratello di Cupido. Giunone che
per
effetto di rivalità odiava Venere, mercè i suoi i
o di rivalità odiava Venere, mercè i suoi incantesimi, trovò il mezzo
per
rendere mostruoso il bambino che questa Dea porta
del libertinaggio. A lui fu sagrato l’asino. I fiumi. I Fiumi, o
per
dir meglio i Genj che preseggono alla sorgente, e
litarj, ed ivi fu cangiata in rupe. Sopravisse solamente la sua voce,
per
ripetere le ultime parole di chi la interrogava.
eva il dono di presagire il futuro : ma bisognava stentare moltissimo
per
carpirne una risposta sull’avvenire. Ciò si otten
ina. Allorchè questa Dea fu rapita da Pluto, chiesero le ali agli Dei
per
andarla cercando : ma nell’impossibilità di trova
io, che incontrava Scilla, chi fuggir voleva Cariddi, allorchè taluno
per
isfuggire un malanno corre incontro ad un altro.
erano le Parche nate dall’Erebo, e dalla Notte. Abitavano nel Tartaro
per
dinotare l’oscurità che vela l’avvenire. I loro n
figli del Sonno. Il suo altare era collocato presso quello delle Muse
per
dinotare, che gli uomini di lettere hanno bisogno
uria, or con sembianze più dolci : talvolta porta un velo sulla testa
per
dinotare, che la celeste vendetta è impenetrabile
i altresì assisa sopra un timone, o pur avendo a suoi piedi una ruota
per
correre da pertutto, e giudicare del merito di og
Città, o altri luoghi. Nell’ingresso delle abitazioni stavano i Lari
per
allontanare una qualche disgrazia che avesse potu
Cerere, e Giasone. Vedesi rappresentato qual vecchio zoppo, ma alato
per
dinotare che le ricchezze con pena si ammassano,
un nome vano ; e si potrebbe credere lo avesse l’antichità inventato
per
evitare l’occasione di lagnarsi contro la Provide
ca, è vestito di una pelle di lupo picchiettata d’occhi, e di orecchi
per
indicare, che bisogna vedere, e sentir molto, e p
este Carmentali. I pagani supponevano in lei una grande penetrazione,
per
indicare che la giustizia scopre la verità più na
verità più nascosta. È rappresentata assisa sopra una pietra quadrata
per
dimostrare la solidità de’ suoi giudizj, colla bi
suoi giudizj, colla bilancia in una mano, e con una spada nell’altra
per
vendicare egualmente i dritti della gente bassa,
qualche cosa. Le corna del toro dovevano essere più vicine agli occhi
per
potersi difendere a colpo sicuro. Dirimpetto al c
o sicuro. Dirimpetto al cuore dell’uomo doveva situarsi un finestrino
per
osservar tutto. La casa era male immaginata, perc
n bamboccio. Imenèo. Imene, o Imenèo era il Dio delle nozze. Egli
per
aver salvate alcune donzelle dalle mani de’ corsa
Le Grazie. Le Grazie eran figlie di Giove, e di Venere. Seguivano
per
lo più la loro madre, ed assistevano al suo abbíg
sia ricco, sia povero, ognuno è uguale innanzi a lei. Queste Divinità
per
noi sono semplici allegorie. I poeti, i pittori,
i sono semplici allegorie. I poeti, i pittori, gli scultori lor danno
per
lo più tali attributi per aggiungere naturalezza,
I poeti, i pittori, gli scultori lor danno per lo più tali attributi
per
aggiungere naturalezza, e vivacità ai loro lavori
ioè col corno dell’abbondanza con frutta di ogni specie, e fiori : ma
per
lo più vedesi appoggiata ad un’ancora. La Virt
in modo che non si poteva entrare nel tempio dell’onore senza passare
per
quello della virtù. L’allegoria era tanto bella,
per quello della virtù. L’allegoria era tanto bella, quanto istruiva,
per
insegnare agli uomini che bisogna essere virtuoso
uanto istruiva, per insegnare agli uomini che bisogna essere virtuoso
per
poter aver dritto all’onore. La virtù è figlia de
na di fresca età con veste bianca, e sedendo sopra di pietra quadrata
per
indicare la fermezza, ed aggiustatezza del suo ca
I Moderni la dipingono qual donna con alí larghissime, e due trombe
per
palesare il bene, ed il male. Gli antichi la cred
alle alleanze, al commercio. Inviolabili erano i giuramenti concepiti
per
lei. Vien dipinta con veste di color bianco, e co
egge. Da Giove, e da Temi è nata la Legge. Porta in mano uno scettro
per
simbolo del suo impero. La Sfrenatezza o la Li
la rappresentata qual donna robusta, avendo doppio ordine di mammelle
per
indicare la sua fecondità, e la cura che si prend
ne di mammelle per indicare la sua fecondità, e la cura che si prende
per
la sussistenza di quanto ha creato. La Provide
ol dito, ov’era il detto, da vicino, e da lontano : simboli ingegnosi
per
mostrare, che l’amicizia è la stessa in ogni temp
nelle disgrazie. Il suo cuore aperto indicava che non ha ella segreti
per
gli oggetti a lei cari. La Fatica. Era espres
vità. I suoi genitori erano l’Erebo, e la Notte. L’Inerzia. Aveva
per
genitori il Sonno, e la Notte. Erano a lei sagrat
a chiamavano anche Vacuna. La Frode. La sua fisonomia era ridente
per
meglio ingannare. Il resto del corpo terminava in
eleno che ha nel cuore sbocca dalle labbra. Ella non ride mai, se non
per
le nostre disgrazie, o per i disastri ch’essa ste
ca dalle labbra. Ella non ride mai, se non per le nostre disgrazie, o
per
i disastri ch’essa stessa ci cagiona. Le lodi e g
ontanare, o di attirarci le disgrazie. Così sagrificavano alla Febbre
per
non esserne attaccati, I Romani invocavano la Pau
rtale, oppur da un uomo, e da una Dea. Davasi il titolo di Eroe a chi
per
qualche impresa segnalata o illustre azione si fo
di Climene figlia dell’Oceano, era il più ingegnoso de’ Titani. Egli
per
emulare la potenza di Giove ardì creare, un uomo,
ila, o un avoltojo gli rodeva il fegato, che la notte si rinnovellava
per
essere al dì vegnente divorato di nuovo. Eterno s
sando, non lo avesse liberato. Non contento Giove di tale vendetta, e
per
punire gli uomini delle loro temerarie intraprese
la bellezza, Minerva il senno, Mercurio la parola, Apollo il talento
per
la musica. Finalmente ricevette tutt’i doni immag
ità degli uomini, Giove si decise a schiantarne la cattiva razza ; ma
per
non confondere i giusti cogli empj, intraprese co
e apprestò delle vivande alla mensa degli ospiti Numi. Irritato Giove
per
tale indegnità, incenerì con un fulmine il palazz
e dove avesse veduto fermarsi un bove. La novella sua patria fu detta
per
tal ragione Beozia. Prima di edificare la città c
tta, e l’abbandonò alla discrezione del mare. Battuta dai venti Danae
per
azzardo arrivò ad una delle isole Cicladi dove re
ndo di volere sposare una principessa di Grecia, ed in tale occasione
per
ostentare il suo fasto voleva quanto di più raro
ni poeti credono che tal sorte infelice avesse avuta solamente Medusa
per
odio di Minerva, che in tal guisa la sfigurò perc
a Nettuno, che con poco rispetto di questa Dea attestò la sua premura
per
questa giovane nel tempio di Minerva. Poichè Pers
cimiero lavorato da Vulcano. Allora l’Eroe si levò rapidamente a volo
per
l’aria, e giunse tosto alle isole Gorgonidi. Nasc
tre Gorgoni, e ritornò in Argo colla testa di Medusa, di cui si servì
per
cangiar gli uomini in pietra. Tal sorte toccò ad
ngue che ne grondarono, divennero serpenti. Continuando i suoi viaggi
per
l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 legata nuda a
gi per l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 legata nuda ad uno scoglio
per
esser preda di un mostro marino, che uccise all’i
i così verificato l’oracolo. Bellerofonte. Ascoltiamone la storia
per
bocca di Glauco suo discendente. « Questo Eroe (d
d’Argo. Come aveva una vantaggiosa figura, Antea moglie di Preto ebbe
per
lui qualche inclinazione, ma senza esserne corris
calunnia. Preto soverchiamente credulo diede orecchio all’accusa, ma
per
non violare il diritto delle genti, lo mandò a Gi
ioja, e nove giorni durarono le feste, ed i divertimenti nella reggia
per
il suo arrivo. Nel giorno decimo avendo aperto le
uscire di prigione coll’ajuto delle ali composte di cera, e di penne
per
se, e per Icaro. Avvertì pertanto il figlio che s
prigione coll’ajuto delle ali composte di cera, e di penne per se, e
per
Icaro. Avvertì pertanto il figlio che spiccandosi
lio del padre temerariamente s’innalzò tanto, che staccatesi le penne
per
l’ardore del Sole, cadde infelicemente nel mare,
penne per l’ardore del Sole, cadde infelicemente nel mare, cui diede
per
tale occasione il suo nome. Icarus Icariis nomina
cipi. Per la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto dopo morto
per
uno dei tre giudici nell’inferno con Eaco, e Rada
Piteo re di Trezenia, e padre di Etra volle intraprendere un viaggio
per
Atene per vedere Egèo suo genitore. Cammin facend
di Trezenia, e padre di Etra volle intraprendere un viaggio per Atene
per
vedere Egèo suo genitore. Cammin facendo diede i
cio de’ loro corpi. Teseo lo fece morire nella stessa guisa. Passando
per
le frontiere di Megara precipitò dall’alto di una
ozioso volle combattere col toro di Maratona, che menò vivo in Città
per
sacrificarlo ad Apollo. Vennero dopo poco tempo i
o ad Apollo. Vennero dopo poco tempo i deputati di Minosse a chiedere
per
la terza volta il solito tributo de’ sette giovan
e da sì umiliante tributo. Sarebbe però senza dubbio perito in questa
per
altro gloriosa impresa, se Arianna figliuola di M
di quel luogo. Volle Arianna seguire i passi di quest’Eroe, che amava
per
il suo valore : ma questi ebbe la crudeltà di abb
figlio, osservando il bruno segnale, che indicava la morte dell’Eroe,
per
disperazione gittossi nel mare, che dal suo nome
resì di felicità, e di disgrazie. Trovò in fine da pertutto occasioni
per
accrescere la riputazione che godeva. In compagni
o il suo avo Piteo. Divenne questo figlio in seguito l’odio del padre
per
una nera calunnia di Fedra. Volendo Teseo vendica
delle acque un mostro metà uomo, e metà serpente, che gittava fiamme
per
la bocca. Spaventati i cavalli a tal vista non se
sa. I Lapiti diedero di piglio alle armi, e Teseo non si fece pregare
per
fare lo stesso. In ricompensa Piritoo contribuì a
Piritoo contribuì al ratto di Elena figliuola di Tindaro, e di Leda,
per
averla veduta Teseo ballare con molta grazia nel
a Piritoo, e lo strangolò. Teseo fu preso vivo, e condannato a restar
per
sempre nel Tartaro. Per sua fortuna Ercole gli ot
a. I primi due furono riguardati come figli di Giove, e gli altri due
per
figliuoli di Tindaro, detti in seguito indifferen
e bisognò rapire, perchè promesse a Ida, e Lincèo. Si venne alle mani
per
giustificare, e per sostenere l’oltraggio. Castor
rchè promesse a Ida, e Lincèo. Si venne alle mani per giustificare, e
per
sostenere l’oltraggio. Castore uccise Lincèo, che
del suo popolo ; fu sbalzato dal trono da Pelia suo fratello. Questi
per
palliare l’usurpazione promise di restituire il r
ta, se Minerva, e Giunone non avessero ispirato amichevoli sentimenti
per
Giasone a Medèa figliuola del re di Celco, maga e
reusa figliuola di Creonte re di Corinto, e l’ottenne. Sdegnata Medèa
per
tanta infedeltà, finse di volere intervenire alle
ata Medèa per tanta infedeltà, finse di volere intervenire alle nozze
per
felicitare la nuova coppia, con aver fatto il don
nipote di Alcèo. Standosi ancora in culla, la Dea gli aizzò due serpi
per
farlo affogare. In questo rincontro fece Ercole c
del monte MenaIo, che aveva i piedi di bronzo, e le corna di oro, che
per
un anno intero inseguì. Fu ucciso parimente da Er
nto grande, e terribile, che in vederlo ritornare Euristeo si nascose
per
la paura in una botte di bronzo. Erano tante spor
bronzo. Erano tante sporche le stalle di Augìa re di Argo, che l’Eroe
per
nettarle deviò il corso del fiume Alfeo. Un toro
inferno, ove dopo aver liberato il suo amico Teseo, costrinse Cerbero
per
la prima volta a vedere la luce, ed incatenato lo
lcuni bovi ebbe l’avvertenza di condurli nella sua caverna, tirandoli
per
la coda per non far conoscere la strada che aveva
bbe l’avvertenza di condurli nella sua caverna, tirandoli per la coda
per
non far conoscere la strada che avevano battuta.
Una fucinata di uomini che avevano picciolissima statura detti Pigmei
per
vendicare la morte di Antèo loro re si affollò in
he ridendo li pose in fuga. Questo Eroe diseese duc volte all’Inferno
per
liberare Teseo, indi Alceste figliuola di Pelia,
erare Teseo, indi Alceste figliuola di Pelia, ed Anassabia. Suo padre
per
sottrarla dalle premure degli amanti che la circo
dalle premure degli amanti che la circondavano, fece loro sentire che
per
ottenerla in isposa dovevano condurla sopra di un
i giorni, quando Alceste che lo amava alla follìa, si offrì di morire
per
lui. Fu questa l’unica fiata che le Parche s’inte
e al suo sposo fedele, malgrado la renitenza di Plutone. Volle Ercole
per
la seconda volta maritarsi, e chiese la destra di
si, e chiese la destra di Jole figliuola di Eurito, che domandò tempo
per
pensarci, sull’idea che sua figlia non potesse es
iventò schiavo di Onfale regina di Lidia Da schiavo divenne amante, e
per
guadagnarsi l’affetto di Onfale si ridusse colla
ltà. Questa principessa volendo interamente frastornarlo dall’affetto
per
Jole gl’inviò questa fatale camicia, mentre andav
ma i Greci, che avevano bisogno delle frecce che ivi erano rinchiuse
per
poter prendere Troja, lo fecero mancare al giuram
che se avesse colla viva voce indicato quel sito. Appena imbarcatosi
per
recarsi a Troja, gli cadde sul piede che aveva ba
menò un vita miserabile. Intanto come le sue frecce erano necessarie
per
la presa di Troja, i Greci dopo la morte di Achil
acia, e della Musa Calliope. Apollo conoscendo in lui un raro talento
per
la musica gli regalò la sua lira, alla quale Orfè
ivenivano altresì sensibili le piante, ed i sassi. Dopo i suoi viaggi
per
l’Egitto si ripatriò, ed ebbe per sua sposa la be
nte, ed i sassi. Dopo i suoi viaggi per l’Egitto si ripatriò, ed ebbe
per
sua sposa la bella Euridice. Ma disgraziatamente
biscia, e dopo pochi momenti infelicemente morì. Orfèo inconsolabile
per
questa perdita volle scendere all’inferno per chi
rì. Orfèo inconsolabile per questa perdita volle scendere all’inferno
per
chiedere in grazia a Plutone la sua sposa, lusing
all’inferno. Lo smanioso Orfèo dimenticò l’ordine di Plutone, e sparì
per
la seconda fiata Euridice. Questa perdita lo affl
ta Euridice. Questa perdita lo afflisse in modo, che giurò di fuggire
per
sempre la compagnia delle donne. Le femmine di Tr
at, et rapta graviter pro conjuge saevit. Illa quidem, dum te fugeret
per
flumina preaceps, Immanem ante pedes hydram morit
acra Deum, nocturnique Orgia Bacchi Discerptum latos juvenem sparsere
per
agros. Tum quoque marmorea caput a cervice revuls
esti in vece di abbandonarlo alle bestie feroci, lo legò ad un albero
per
un piede. Per tal ragione il faneiullo ebbe il no
presentò al re, che lo fece educare con attenzione, adottandolo anche
per
figlio. Edipo divenuto adulto seppe, che Polibo n
esti era l’uomo, che nell’infanzia si rotola sovente anche colle mani
per
terra ; nello stato della sua robustezza camina a
emine Antigone, ed Ismene. Gli Dei vollero far presenti ad Edipo tali
per
altro involontarj delitti. Suscitarono una pestil
amiglia. Eteocle, e Polinice suoi figli convennero di regnare un anno
per
ciascuno. Eteocle come primo di età prese le redi
i poterono mai unire nella tomba, ed allorchè furono esposti sul rogo
per
bruciarsi i cadaveri, le fiamme si separarono con
cato, essendo stato consegnato alle Furie l’empio matricida, il quale
per
liberarsene si rifugiò a Psofi in Arcadia, per iv
io matricida, il quale per liberarsene si rifugiò a Psofi in Arcadia,
per
ivi fare de’ sacrifizj colla speranza di riacquis
e la perduta tranquillità. Fegèa re del paese lo accolse, e gli diede
per
moglie Alfesibea sua figlia, a cui Alcmeone donò
, a cui Alcmeone donò la fatale collana. Avendola però dopo ripudiata
per
Calliroe figliuola di Acheloo, chiese di nuovo qu
ove era salito il primo di tutti. La sua sposa Evadne figliuola d’Ifi
per
lo contrario era il modello della dolcezza. Ella
a, non possiamo dispensarci dal nominare Tiresia famoso indovino, che
per
sette anni fu donna. Suscitatasi fra Giove, e Giu
i Giove, e contro di Giunone. Spiacque alla Dea una tale decisione, e
per
vendicarsi di Tiresia, lo privò della vista. Giov
poltura alle ceneri di Polinice, perchè aveva chiamati de’ forestieri
per
difendere i suoi dritti contro la patria ; ma Ant
re al dolore parimente da se stessa si uccise. Creonte visse soltanto
per
sentire il peso delle sue disgrazie, e benchè reg
e. Giunto questi all’età della ragione, si riaccese la guerra di Tebe
per
opera di Adrasto, che stuzzicava i guerrieri dell
iuolo di Polinice. Tantalo. Rimontiamo frattanto ai tempi eroici,
per
indagare l’origine della famiglia de’ Pelopidi, c
to chiamato da Troe in una festa che si celebrò nella città di Troja,
per
vendicarsi di tale oscitanza, rapì al padre il ge
e le frutta gli pendevano sul capo. Pelope. Tornò in vita Pelope
per
opra degli Dei, che in luogo della spalla mangiat
che sosteneva le ruote del carro, a patto però, che Pelope gli desse
per
un solo giorno Ippodamia. Ciò fatto, Enomao si uc
la madre Erope. Dicono i poeti, che in quel giorno il sole si oscurò,
per
non vedere un sì atroce misfatto. Tieste non avev
. Atrèo, seguita la morte di Erope, sposò Pelopea che non riconosceva
per
sua nipote, facendo allevare nella sua reggia anc
re di Sicione, che gl’inviò ad Eneo re dell’Ecalia. Maritati entrambi
per
opra di questo principe generoso alle due figliuo
d Elena, giurarono la vendetta di Atrèo, e perseguitarono Tieste, che
per
altro non uccisero. Allora nel tempo stesso Agame
ce, quando Paride figliuolo di Priamo re di Troja recossi alla Grecia
per
reclamare Esione sua zia, che Telamone altra volt
ece uccidere un rapsodo 1, che il re aveva lasciato presso la regina,
per
sapere tutto ciò che si faceva nella sua corte. G
e, se Elettra sua sorella non lo avesse celato, ed indi fatto partire
per
la Focide, ove regnava Strofio, che aveva in mogl
to, e Clitennestra caddero nella retc, e recatisi al tempio di Apollo
per
rendere grazie al nume, entrato Oreste con i suoi
ndo finalmente Oreste ricuperato il trono di suo padre, diede Elettra
per
isposa a Pilade, e visse fino ad età avanzata. Tu
Cielo. Giove sempre infedele a Giunone sentiva una forte inclinazione
per
Teti figliuola di Nereo, e di Dori, che fa d’uopo
i, che fa d’uopo distinguere da Teti moglie dell’Oceano. Sapendo però
per
detto di Temi, che il figlio che nascerebbe da Te
Venere. Da Giove fu eretto in giudice Paride, detto anche Alessandro,
per
decidere a chi delle tre Dive spettasse quel pomo
ra stato predetto, mentre Ecuba era incinta, che il bambino che stava
per
nascere, sarebbe stata la causa della ruina della
a. Venere adempì fedelmente alla sua promessa. Essendo Paride partito
per
la Grecia per ordine di suo padre, ebbe colà l’oc
pì fedelmente alla sua promessa. Essendo Paride partito per la Grecia
per
ordine di suo padre, ebbe colà l’occasione di ved
re la sua vendetta. Furono non pertanto inviati ambasciatori a Priamo
per
finir colle buone la faccenda, ma tali mezzi di r
i Greci s’incaricò di condurre Achille alla guerra. Egli si mascherò
per
la strada, ed introdottosi nella reggia di Licome
la quale consisteva la salvezza della città. Ulisse, che accorreva da
per
ogni dove, colla sua destrezza seppe involarla co
a dichiarato nemico de’ Greci. Come questi non poteva guarire, se non
per
mezzo di quella lancia medesima, il saggio re d’I
pollo. Si affrettò questi di venire al campo de’ Greci carico di doni
per
riscattare la sua figlia, che Agamennone volle on
into dalle premure di tutti, fu costretto a cedere la prigioniera, ma
per
vendicarsi spedì due araldi alla tenda di Achille
ava alla follìa. Montato in furie Achille giurò di non combattere più
per
la Grecia, se prima non si fossero vendicati i su
are intese le querele di suo figlio, ed immantinente volò sull’Olimpo
per
indurre Giove a punire i Greci con far vincere i
cito, loro espone quanto aveva sognato. All’istante fumano gli altari
per
implorare il favore degli Dei, e le due parti sch
erra, uscito dalle file propose una pugna a corpo a corpo con Menelao
per
terminare così le contese. La dissida fu accettat
edendo di dover restarci di sotto, si raccomandò alle gambe. Il poeta
per
palliare questa fuga l’abbellisce con dire, che V
i Greci l’adempimento del trattato, ma gli Dei che si erano radunati
per
decidere sulla sorte di Troja, vollero che l’asse
osse prolungato. Minerva stessa, che non sapeva perdonarla ai Trojani
per
il giudizio di Paride, discese sulla terra, e reg
dere sua madre, e le matrone Trojane di recarsi al tempio di Pallade,
per
pregare la Dea, che allontanasse Diomede dalla mi
e la Dea, che allontanasse Diomede dalla mischia. Andromaca sua sposa
per
sottrarlo al pericolo, che correva, gli presentò
rribile, restò dubbia. Spossati i due guerrieri proposero una tregua,
per
aver campo da rendere gli onori della sepoltura a
averi degli estinti. Gli Dei, che avevano preso grandissimo interesse
per
questa guerra, furono convocati nell’Olimpo, e Gi
ocati nell’Olimpo, e Giove ordinò, che nessuno avesse sposato partito
per
l’una, e per l’altra parte : indi montò sul suo c
impo, e Giove ordinò, che nessuno avesse sposato partito per l’una, e
per
l’altra parte : indi montò sul suo carro, e si di
lo distolse. Mentre Giove dal Monte Ida proteggeva i Trojani, Giunone
per
l’opposto implacabile cercava tutt’i mezzi, come
o posti in fuga, allorchè Giove si svegliò. Accortosi del cambiamento
per
arte di sua moglie, la rimproverò fortemente : ma
. Marcia Ettore guidato da Apollo : abbatte le trincee de’ Greci, che
per
la seconda volta dovettero ritirarsi ai loro vasc
ccostato ad uno de’ più belli, quando sopraggiunse arditamente Ajace,
per
opporsi al figliuolo di Priamo. Patroclo intanto
lio di Peleo, si danno alla fuga. Superbo pel terrore che spargeva, e
per
la morte data a Sarpedone re della Licia, obbliò
voleva inoltrarsi, ma Apollo si oppose ai suoi progressi. Questo Dio
per
la terza volta spinse Ettore a combattere, che ve
nata tenzone, l’uccise. Patroclo nel cadere gli predisse la sua morte
per
mano di Achille. Ettore si burlò del presagio, e
Armata, con protestarsi che scordava l’antica sua collera. Agamennone
per
non farsi vincere in generosità, mandò alla tenda
suo amico estinto chiunque gli si opponeva : ma queste vittime erano
per
lui volgari : anelava di versare tutto il sangue
to fiera, ed ostinata la pugna, che gli stessi Numi erano ondeggianti
per
chi si decidesse la vittoria. Achille finalmente
il mattino il cadavere del suo nemico, che Apollo covrì col suo scudo
per
non farlo corrompere. Finalmente si contentò di c
struzione di quest’ infelice città, e l’artifizio che usarono i Greci
per
rendersene padroni. Fine della vita di Achille
per rendersene padroni. Fine della vita di Achille. Achille morì
per
mano del più vigliacco de’ figliuoli di Priamo. Q
a, poichè Teti sua madre lo aveva tuffato nelle acque del fiume Stige
per
renderlo invulnerabile : il solo tallone, per il
e acque del fiume Stige per renderlo invulnerabile : il solo tallone,
per
il quale lo teneva, non fu bagnato da quest’acque
punto stesso l’esser ferito, e morire il figliuolo di Peleo. I Greci
per
potergli fare gli onori della sepoltura, furono o
della sepoltura, furono obbligati a fare altrettanto che fece Priamo
per
avere il corpo di Ettore. Pel corso di dieciasset
ed una quantità di guerrieri, che avrebbe potuto soccorrere. Abbiamo
per
l’opposto veduto gl’Iddj dominati da uno spirito
asciato sarebbe pur troppo a giorni nostri umiliante, e poco orrevole
per
gli uomini, tralasciando per brevità altre rifles
giorni nostri umiliante, e poco orrevole per gli uomini, tralasciando
per
brevità altre riflessioni che potrebbero farsi. L
o poema ci offre de’ quadri ben diversi, ma preziosi, ed interessanti
per
la società. Vedremo Ulisse senza perdersi di cora
nelope, e’ l giovanetto Telemaco. Minerva intanto, che aveva spiegata
per
lui la sua protezione, discesa dall’Olimpo sotto
uove di suo padre. Si avvide Telemaco, che Minerva stessa gli parlava
per
essersi ritirata la Dea sotto la figura di un ucc
mere la loro temerità. La notte s’imbarca, dirige la prora verso Pilo
per
ivi trovar Nestore, dal quale non avendo avuto no
nelao. Colà appena arrivato, è chiamato ad una festa che si celebrava
per
le nozze di una figliuola di quel re, che gli dis
Telemaco. Lascia quì il poeta questo giovanetto principe a Sparta, e
per
far passare i leggitori da un luogo all’altro, es
de’ suoi pannilini, si affretta colle sue compagne di andare al fiume
per
lavarli. Ciò fatto, e dopo breve campestre ristor
i. Ciò fatto, e dopo breve campestre ristoro, si fermano alquanto chi
per
bagnarsi, chi per giocare alla palla. Desta allor
po breve campestre ristoro, si fermano alquanto chi per bagnarsi, chi
per
giocare alla palla. Desta allora Minerva il figli
d’indicargli la strada che conduce alla città, e dargli qualche panno
per
vestirsi. Nausicae dopo aver chiamate, ed assicur
à degli abiti, della biancheria, ed un’ampollina d’oro piena di odori
per
potersi profumare. L’eroe essendosi lavato nel fi
ell’isola di Ogigia ; isola dove regnava Calipso, Dea pericolosissima
per
le sue attrattive. Ella dopo averlo bene accolto,
er le sue attrattive. Ella dopo averlo bene accolto, lo ha trattenuto
per
otto anni in quest’isola, impegnandolo a divenire
zze. Tal dimanda è bene accolta. All’istante si danno le disposizioni
per
allestire un vascello, che debba condurlo alla pa
tino. Se ne vendicarono ben tosto questi popoli, uccidendo sei uomini
per
ogni vascello. Scappato dalle loro mani dopo una
o. Scappato dalle loro mani dopo una pugna sanguinosa, uscì di strada
per
la seconda fiata con averlo il vento sbalzato ai
i : e ’l dì vegnente altri due gli servirono di colezione. Ulisse che
per
tutte le vie trovava mezzi per salvarsi, tenne a
gli servirono di colezione. Ulisse che per tutte le vie trovava mezzi
per
salvarsi, tenne a bada il Ciclope con i suoi racc
che nell’uscire gli armenti, si fossero tenuti fermi sotto i montoni,
per
non essere schiacciati dal gigante. Nello staccar
o del trattamento, e dell’amor della Dea, che si trattenne volentieri
per
un anno nell’isola. Di là partito si recò al paes
per un anno nell’isola. Di là partito si recò al paese de’ Cimmerj1,
per
ivi invocare le ombre de’ morti, e consultare l’a
: le carni de’ bovi scannati muggivano sopra le braci, e le pelli da
per
se si stendevano. Un tale prodigio li spaventò in
ssi riconobbero in lui un Eroe favorito dal Cielo. Ognuno fece a gara
per
offrirgli un dono corrispondente al suo rango, co
nte al suo rango, come pure fu allestito un naviglio ben equipaggiato
per
condurlo alla patria. La navigazione fu felice :
ello vi abbordò Ulisse placidamente dormiva : i marinari non, vollero
per
rispetto destarlo, e lasciatolo sopra di un letto
o separatamente in città. Ulisse da pitoccante entra nella sua reggia
per
dimandare la limosina ai principi radunati a sole
adunati, non escluso lo stesso Telemaco, ma inutilmente si affaticano
per
tendere quest’areo maraviglioso. Ulisse parimente
lope. L’Eroe prende l’arco, lo carica di una freccia, e la fa passare
per
dodici anelli attaccati ad altrettante colonne. Q
mpagni pensano a ristorare la flotta ; egli si avanza lungo la costa,
per
vedere se scopriva il resto de’ legni. In questo
re se scopriva il resto de’ legni. In questo mentre Venere si dà moto
per
suo figlio : si presenta a Giove, e gli rammenta
olo arriverà felicemente in Italia, ove la sua discendenza regnerebbe
per
lungo tempo. Spedisce intanto Mercurio a Didone r
r lungo tempo. Spedisce intanto Mercurio a Didone regina di Cartagine
per
indurla a bene accogliere il principe Trojano. Ve
salvi, menochè un solo, in un porto vicino, indi dopo averlo coverto
per
mezzo di una nuvola per involarlo alla vista di t
in un porto vicino, indi dopo averlo coverto per mezzo di una nuvola
per
involarlo alla vista di tutti, gli ordina di reca
gli contesta la gioja che sente pel suo arrivo, dando le disposizioni
per
una grandiosa festa. Sul finir del banchetto è ri
dio, che li teneva lontani dalla patria, escogitarono uno stratagemma
per
sorprendere Troja. Costruirono un cavallo di legn
do nel fianco di quello. Arrestano intanto i Trojani un giovine Greco
per
nome Sinone, che andava errando. Quest’impostore
che il cavallo di legno è un’offerta fatta a Minerva prima di partire
per
placarla : di più li consiglia ad introdurre ques
Laocoonte, e si avviticchiarono sopra di lui medesimo, ch’era venuto
per
soccorrerli. Ciò credettero i Trojani un segno ma
colla flotta verso Troja : sbarcano le truppe, penetrano nella città
per
la breccia dianzi aperta. Lo scellerato Sinone av
i ; in un istante l’infelice città è piena di soldati, che portano da
per
tutto il ferro, il fuoco, e la desolazione. Duran
o. Non avendo potuto Enea salvare la vita del vecchio re, si affretta
per
la difesa della sua sposa Creusa, del figlio suo,
rapani fu il termine de’ suoi viaggi, allorchè volendo di là far vela
per
l’Italia, un Dio tutelare l’aveva condotto nell’i
ione ad Anna sua germana, che la consiglia a farlo suo sposo. Giunone
per
impedire il corso dei destini a favore di Enea pr
dimento. Cerca Enea di scusarsi, ma nel tempo stesso dispone il tutto
per
la partenza, e col favore della notte scioglie le
nea, e che colà aveva questi lasciata. Accorre Anna mente colle donne
per
impedirla : muore l’infelice Didone, trafitta dal
o soltanto gli uomini d’armi. Gl’insinuò parimente di portarsi a Cuma
per
consultar la Sibilla, che lo avrebbe condotto all
ramicello, senza del quale non avrebbe potuto penetrare nell’inferno,
per
offrirlo in dono a Proserpina. Riuscì ad Enea di
trovar questa pianta. Finalmente colla scorta della Sibilla, passando
per
lo Lago di Averno, discende al soggiorno de’ mort
utuli. In tale occasione spedì Enea i suoi ambasciadori al Re Latino,
per
fare alleanza col medesimo. Questo re non solamen
’incendio di Troja, ecc., è necessario nondimeno di formarne un’ idea
per
aver piena cognizione della mitologìa. Queste fav
iute. Bauci, e Filemone. Giove, e Mercurio erano discesi dal Cielo
per
viaggiare sulla terra. Essi arrivarono sconosciut
’ era tutta la loro ricchezza. Gl’immortali viandanti nel di vegnente
per
punire gli abitanti del paese, e per mostrare il
ortali viandanti nel di vegnente per punire gli abitanti del paese, e
per
mostrare il loro potere a chi gli aveva alloggiat
essere i sacerdoti di questo tempio, e di morire in un giorno istesso
per
non soffrire il dispiacere di dover uno di essi p
pettivi parenti, che appartenevano a due principali famiglie di Tebe,
per
antica nimicizia non erano di accordo. Quindi non
funesto avvenimento, egualmente Tisbe raccolto il pugnale, si uccise
per
il dolore. Il loro sangue zampillando sulla piant
a, e sposa di Andremone strappò alcuni rami di una pianta detta Loto,
per
darne a mangiare le frutta a suo figlio. Alcune g
e desse alla luce una femmina, avrebbe data la morte alla bambina, se
per
l’opposto un maschio, lo avrebbe allevato, perchè
a bambina sotto spoglie maschili. Così fece la povera madre, ma stava
per
iscoprirsi il segreto all’istante di doversi mari
iù belle di Delo. Aconzio la vide nel tempio di Diana, e la chiedette
per
isposa ai suoi parenti : ma si oppose Cidippe a q
stratagemma. Gittò nel tempio una palla, dove era scritto : io giuro
per
Diana di essere la sposa di Aconzio . Cidippe pre
o. Legò una notte Ifi alla porta di Anassarte una corda, e con quella
per
disperazione si strangolò. Il dimani niente curan
Calidonia non volle giammai corrispondere all’inclinazione, che aveva
per
lei Coreso sacerdote di Bacco, che vendicò il suo
iroe la fedeltà di quel cuore, e mossa da compassione volle immolarsi
per
placare in tal guisa l’ombra di Coreso. Cleobi
rono il carro dov’era la loro madre, che si recava al tempio. Gli Dei
per
compensarli, ed esaudire nel tempo istesso la mad
alla vecchiaja, divenne tanto debole, e scarno, che l’Aurora istessa
per
compassione lo cangiò in cicala. Deifobe. Dei
Ella fu amata da Apollo, al quale dimandò di poter vivere tanti anni,
per
quanti granellini di arena poteva stringere in ma
Cefalo, e Procri. L’Aurora avendo concepito una forte inclinazione
per
Cefalo figliuolo di Mercurio, e di Ersete lo tras
e lo trasportò nel suo carro mentre era alla caccia, facendo di tutto
per
fargli dimenticare Procri sua sposa. Ma fu vano q
toso. Travestito volle mettere a pruova la fedeltà di sua moglie, che
per
vergogna sen fuggì fra le selve. Cefalo che non p
ov’egli regnava. Aveva Progne lasciata nella casa paterna una sorella
per
nome Filomela, che amava colla massima tenerezza.
volle Progne rivederla. S’incaricò Tereo di fare il viaggio di Atene
per
contentare la sua sposa, ma nel condurla, per ist
are il viaggio di Atene per contentare la sua sposa, ma nel condurla,
per
istrada concepì una violenta passione per Filomel
sua sposa, ma nel condurla, per istrada concepì una violenta passione
per
Filomela. Quindi strada facendo, dopo averla oltr
ngendo al primo un secondo delitto, le strappò barbaramente la lingua
per
impedirle di poter palesare la sua disgrazia. Con
i vedere suo figlio, allora Filomela infuriata si presenta a Tereo, e
per
maggiormente avvilirlo gitta innanzi a suoi piedi
infelice figliuolo. Avvampando d’ira Tereo diede di piglio alla spada
per
inseguire le due sorelle : ma queste gli scapparo
rvo. Dopo la morte di questo suo figlio, si ritirò in Sardegna da lui
per
la prima volta coltivata : indi passò nella Sicil
di passò nella Sicilia, e finalmente nella Tracia, ove Bacco lo volle
per
compagno delle sue fatiche. Morì sul monte Emo :
eria. Credevasi ch’ella consigliasse Numa Pompilio secondo re di Roma
per
ben governare. La morte di Numa le cagionò tanto
. Un giorno mentre navigava, i marinari lo volevano buttare nel mare,
per
arricchirsi delle sue spoglie. Lusingandosi Arion
iò nelle onde, ed uno de’ delfini, che si erano accostati al naviglio
per
sentir la sua voce, lo prese sul dorso, e lo port
di Tebe. Il suono della sua lira, e la sua voce era tanto dolce, che
per
sentirla gli corsero dietro le pietre, e si situa
si situarono in tal modo, che ne formarono le mura di Tebe. Ciò basti
per
un corso di Mitologia elementare. Potranno i giov
sso Sig. Tomeo autore di quest’opera, pubblicato fin dall’anno 1817 -
per
comode della gioventù studiosa. Proemio. P
esta serie numerosa di false Divinità sarebbe stata maggiore, laddove
per
poco si fosse data un’ occhiata alla folla degl’I
ti dal piano, che da principio ci abbiamo proposto : riserbandoci non
per
tanto di darne cammin facendo un’ idea, benchè su
degli eruditi indagatori della più remota antichità. Nel nostro suolo
per
l’appunto il fasto de’ Romani, conquistatori dell
soggetta la nostra Patria, il lungo andare di tanti secoli ha dovuto
per
necessità contribuire alla perdita d’infiniti mon
ità contribuire alla perdita d’infiniti monumenti. Possiamo solamente
per
via di congetture stabilire le basi del nostro ar
giacchè quanto vi ha di grande e magnifico nelle più vaste Capitali,
per
lo più dalla Religione ha tratto la sua origine,
nella prima parte, era però di somma necessità rinnovarne il discorso
per
l’intelligenza de’ monumenti, che anche a nostri
ciando le patrie memorie sparse quà, e là in tanti libri, e scrittori
per
lo più fra di loro discordi. A tale proposito abb
à ritirossi nella Campania, ed ivi elesse il suolo dove oggi è Napoli
per
sua abitazione, guidata dal volo di una colomba,
concorsero diversi altri popoli, onde Neapolis, nuova Città fu detta,
per
distinguerla da Palepoli, cioè vecchia città. And
vecchia città. Andò però quasi in disuso il nome di Napoli, ritenendo
per
lo più quello di Partenope fino a che Augusto, al
uciavano saci i Napoletani, e l’Ateniese Diotimo venne con una flotta
per
consultarne l’oracolo. Quindi il celebre Gioviano
arla dal Sabbato degli Ebrei, giorno in cui cessavano da ogni lavoro,
per
indicare l’indole della voce riposo, quiete, adat
dorarono Partenope come colei che diede il nome alla Città, dovettero
per
conseguenza accordare il culto Divino anche al di
o. Eunosto di Tanagra nella Boezia fu un giovane eroe conosciutissimo
per
la sua elegante figura, e diverse virtù che lo ad
in Napoli, in Pozzuoli, Atella, Capua, ed in tutta la terra di Lavoro
per
essere questo animale il più utile e necessario p
a terra di Lavoro per essere questo animale il più utile e necessario
per
l’agricoltura. Della varia figura di questo Nume,
l tempo degli equinozj, e de’ solstizj. Trasportati i nostri Maggiori
per
lo studio dell’astrologia, come è noto, non dee r
fessavano a questo Nume si esercitava negli antri, e ne’ sotterranei,
per
alludere forse alla virtù de’ raggi solari, che v
ialmente bianchi cavalli. Senefonte attesta, che il gran Ciro giurava
per
questo Dio, e Lampridio nella vita di Commodo fa
sì perchè germana di Apollo, sì perchè erano trasportati i Napoletani
per
lo studio dell’astrologia. Di questa scienza eran
dj, ed il resto del corpo fu destinato a formare le campane del Duomo
per
opera del Cardinal Caraffa. Colà tuttavia si ammi
dell’affronto con Diana, che amaramente piangendo non potè far altro
per
lui che trasportarlo nel Cielo, ed ivi situarlo n
stesse il tempio a lui dedicato, perchè vicinissimo al mare. Sappiamo
per
tradizione, che fino a’ tempi da noi non molto re
amo per tradizione, che fino a’ tempi da noi non molto remoti avevano
per
costume i Napoletani di celebrare una festa in on
fiero terremoto, come si è detto, nel 1688 quasi interamente ruinò, e
per
conservarne almeno gli avanzi grandiosi, furono l
to, sembra naturale che Napoli antichissima città marittima li avesse
per
Numi tutelari riconosciuti. Quindi non senza fond
verità. Affermano taluni che di forma rotonda era il tempio di Vesta
per
indicare la rotondità della terra, o per meglio d
tonda era il tempio di Vesta per indicare la rotondità della terra, o
per
meglio dire dell’Universo, nel cui centro colloca
qua Deos.1 Teofane negli anni sacri si serve della voce Charisteria
per
ringraziamento al sommo Iddio. XV. Il Genio
della Repubblica. Si è già osservato, che gli Eumelidi avevano Eumelo
per
loro Nume tutelare, gli Artemisj la Luna, i Cinei
apoletani. Questo picciolo saggio bastar potrà alla gioventù studiosa
per
acquistare un’idea della prima religione de’ nost
Greca Mythos fabula, e logos discorso : quindi Mitografi, e Mitologi
per
dinotare gli scrittori, o gl’inventori delle favo
hi comincia dall’unione di Urano, o del Cielo con la Terra, e termina
per
lo ritorno di Ulisse ad Itaca. Tutto questo perio
animate o di Dei, o di Eroi spacciavano presso il popolo tuttociò che
per
tradizione loro era stato tramandato, che abbelli
li attributi del mondo fisico. Vulcano, a modo di esempio, vien preso
per
il fuoco, Giunone per l’aria, Nettuno per l’acqua
fisico. Vulcano, a modo di esempio, vien preso per il fuoco, Giunone
per
l’aria, Nettuno per l’acqua, e cet. 1. Omero, ed
modo di esempio, vien preso per il fuoco, Giunone per l’aria, Nettuno
per
l’acqua, e cet. 1. Omero, ed Esiodo primi scritt
siti. Lattanzio Firmiano. 1. Le favole talvolta furono inventate
per
ridurre all’ubbidienza il popolo, o per ispirare
ole talvolta furono inventate per ridurre all’ubbidienza il popolo, o
per
ispirare agli altri i nostri sentimenti, come Fed
, erano scritti da tutta l’eternità in un luogo, ove gli Dei venivano
per
consultarli. Cosi Giove entra con Venere in quest
enivano per consultarli. Cosi Giove entra con Venere in questo luogo,
per
leggere il destino di Giulio Cesare. 3. Noi trat
e. I suoi Sacerdoti distinti coi nomi Galli, e Corybantes, scorrevano
per
le strade, portando la statua del loro nume. Danz
empio di questa Dea di Efeso era una delle sette meraviglie del Mondo
per
i tesori, e le statue d’oro, d’avorio, di marmo,
ondo per i tesori, e le statue d’oro, d’avorio, di marmo, e di bronzo
per
lo spazio di cinquecento anni ivi ammassati. Eros
spazio di cinquecento anni ivi ammassati. Erostrato ci attaecò fuoco
per
voglia di cosi poter tramandare il suo nome alla
ata rapita Elena. 2. Suol dipingersi Cupido colla benda su gli occhi
per
dinotare, al dire di Vico, l’amor cieco, e sregol
u gli occhi per dinotare, al dire di Vico, l’amor cieco, e sregolato,
per
distinguerlo dall’amor contemplativo e celeste, l
ste, laddove era dipinto colle ali ; se pur ciò non era a mio credere
per
darci un’ idea della sua istabilità e leggerezza.
o il Bacco de’ Greci. 1. Questo è il carattere di Bacco il Tebano :
per
contrario l’Indiano è rappresentato vecchio con l
Bacco poggiato talora al suo genio Ampelo, e talora con corna dorate
per
notare la sua nascita da Giove Ammone. Quindi Ora
ferma un dotto scrittore, che Chirone fu eletto precettore di Achille
per
dinotare che gli Eroi debbonsi servire della virt
i dire al sesto Libro dell’Eneide, che i sogni nell’inferno entravano
per
due porte, una di corno, l’altra di avorio. Per q
avorio. Per quella di corno come trasparente entravano i sogni veri :
per
quella di avorio, come materia meno diafana passa
atore Caligola fece morire moltissimi, che non avevano voluto giurare
per
il suo Genio. 1. Leggasi fra i moderni la stupen
tte. 1. I Greci fecero dell’Occasione un Dio detto Καιρος ; i Romani
per
contrario ne fecero una Dea, perchè il suo nome i
into delle Tusculane scrive, che Prometeo era un grande Astronomo ; e
per
fare le sue osservazioni, stava sempre nel monte
i Noè ? Come questa generale inondazione forma un’ epoca interessante
per
la storia profana, giova fissarne la data. Clemen
, e di Cassiope che si vantava di essere più bella di Giunone. La Dea
per
punirla di tale vanità, volle vendicarsene per me
lla di Giunone. La Dea per punirla di tale vanità, volle vendicarsene
per
mezzo di Nettuno, che inviò un mostro marino che
onte Aventino. 1. Sembra che i Greci abbiano foggiata questa favola,
per
fare allusione al seguente fatto attestato dalle
e Loth istesso perdette. 1. Rapsodi erano detti quei, che cantavano
per
le piazze gli squarci de’ rinomati poeti. Tali er
onosciuto nel proprio paese, mentre Omero ci assicura che un suo cane
per
nome Argo diede segni manifesti di aver ravvisato
s alebat Parthenope, studiis florentem ignobilis oti. Fu seppellito (
per
quanto si dice) sulla grotta di Coccejo volgarmen
ta. 1. Nama fluentum, rivus. Gravi dispute ci sono fragli antiquarj
per
queste due paroline. Tra tanti leggasi il Martore
buoni trattati di Mitologia sono stati consultati e messi a profitto
per
questo libro ed agli autori di essi dovrassi attr
oggetti di cui è fatto parola in questo Compendio sono state aggiunte
per
corredo a quest’operetta, che speriamo vedere per
sono state aggiunte per corredo a quest’operetta, che speriamo vedere
per
vari titoli preferita ad altre di simil genere. D
asciugarle quando sapranno che Saturno non fu mai padre sì snaturato
per
divorare i propri figli ; che Giove non fu un fig
morale, colpiti al primo sguardo dall’immensa influenza dell’ ordine
per
la prosperità delle società e delle nazioni, pres
oesia secondo il precetto oraziano avvicinarsi alla pittura. Il Tasso
per
dire che Rinaldo aveva un aspetto avvenente e gue
nee al secolo di cui ci volevano far conoscere i costumi e gli usi. E
per
convincerli maggiormente porrem termine alla nost
ta nel porre in chiaro il consiglio e l’intendimento di questa scuola
per
poi discendere a distruggere i suoi errori(1) :
terra E nell’aria e nel mar produce effetti, Tanti Numi crearo : onde
per
tutta La celeste materia e la terrestre Uno spirt
e, in più desío Pungere i cuori ed allettar le menti. Vien, chè tutta
per
te fatta più viva Ti chiama la Natura. I laghi, i
iel la luna e il sole E le stelle non più rapite in giro Armonïoso, e
per
l’eterea vôlta Carolanti, non più mosse da Dive I
o della gioventù Introduzione V ari sono i metodi adottati
per
insegnare la Mitologia. Quand’essa non si rappres
il Destino, ecc. Semidei chiamavansi propriamente quelli che avevano
per
padre un Dio o una Dea per madre. Semidei si diss
hiamavansi propriamente quelli che avevano per padre un Dio o una Dea
per
madre. Semidei si dissero pure gli eroi che disti
facilitare ai giovanetti lo studio della Mitologia. NB. Nell’ indice
per
ordine alfabetico posto in fine di questo Compend
Giove un giorno gli avrebbe tolto l’inspero, tramò insidie al figlio
per
privarlo di vita e gli dichiarò senza riguardi la
emente accolto da Giano. Saturno insegnò l’agricoltura agli uomini, e
per
riconoscenza in particolare verso Giano gli accor
iano gli accordò la facoltà di conoscere le cose passate e le future,
per
cui si disse che Giano aveva due facce, una per c
passate e le future, per cui si disse che Giano aveva due facce, una
per
conoscere il passato e l’altra l’avvenire. Quando
cre bende e rinunziando al servigio del tempio potevano maritarsi. Se
per
negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva
per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva, il che avevasi
per
funestissimo augurio, ella era dal pontefice mass
ade accese nel tempio di Vesta, e che se si estinguevano, la Vestale,
per
la cui incuranza ciò accadeva, era sepolta viva.
i. Talvolta si rappresenta con una fiaccola in mano e con una patera,
per
ispargere profumi sul fuoco sacro che si mantenev
rimise in trono. Ma informato Saturno dal Destino che Giove era nato
per
dar leggi all’universo, attentò più volte alla vi
l’universo, attentò più volte alla vita del figlio ; questi, irritato
per
l’ingratitudine del padre, gli mosse guerra apert
primo il regno de’ mari, quello dell’inferno al secondo, e riserbando
per
sè l’impero del cielo e della terra. I fratelli u
orme di animali. Giove li perseguitò anche in quel paese, ma finì poi
per
riconciliarsi con essi tutti. Giove e Giuno
Giove e Giunone I Giganti figli di Titano da esso detti Titani,
per
riconquistare i loro diritti gli mosser guerra ed
erra ed ammucchiando monti sopra monti, tentarono l’assedio del cielo
per
iscacciarne Giove, il quale, essendosì già impadr
Mercurio, Alcmena di Ercole e tante altre. Si cangiò in pioggia d’oro
per
penetrare nella torre di bronzo ove era rinchiusa
e Antiope che fu madre di Ansione e di Zeto. Prese la figura di Diana
per
ingannare Calisto da cui nacque Arcade, e quella
Diana per ingannare Calisto da cui nacque Arcade, e quella di Aquila
per
rapire Ganimede figlio di Troe, e portatolo in ci
a erano le piante a lui dedicate. Magnifici templi gli furono elevati
per
tutto il mondo. La vittima che si offriva a Giove
io dal re Tarquinio Prisco e più volte in seguito riedificato passava
per
il più sontuoso. Si è dato il nome di questo Dio
buiti ad un solo, e ornati colle favole delle trasformazioni ; ma che
per
la pioggia d’oro intender si deve l’oro col quale
none figlia di Saturno e di Rea, sorella e moglie di Giove era tenuta
per
la regina degli Dei. A principio fu ritrosa alle
di Giove, ma questi si cangiò in cucculo o corvo, come dicono alcuni,
per
ingannarla, ed essendo stato riconosciuto, ella s
ll’avvicinarsi di Giunone mentre stava con Io, cangiò questa in vacca
per
nasconderla alla moglie. Insospettita Giunone di
el pastore Argo che aveva cento occhi, ed essendo questi stato ucciso
per
ordine di Giove da Mercurio che lo avea indorment
lio, coll’ assillo, insetto infestissimo alle vacche, e secondo altri
per
mezzo delle Furie. Io si rifuggiò in Egitto ove r
’ medesimi Egiziani veneravasi sotto la forma di bue. Inaco disperato
per
averla perduta, fu secondo le favole eambiato in
on le dava retta, si ritirò in Samo, ove dimorò molto tempo ; ed egli
per
farnela ritornare, fè venire un carro sopra il qu
o mai scioglierla e pregarono Vulcano di farlo, promettendogli Venere
per
moglie. Ella avea un orgoglio insopportabile, e n
a di Taumante e di Elettra, che fu cangiata in arco baleno da Giunone
per
compensarla delle buone nuove che le arrecava con
a essa particolarmente onorata. Aveva molti nomi tratti dalle cagioni
per
le quali le si sacrificava. I poeti rappresentano
o sopra d’un cocchio tirato da’ pavoni. I filosofi che prendono Giove
per
l’aria più pura o l’etere, riguardano la sua spos
a Plutone dio dell’inferno, Cerere accese due fiaccole sul monte Etna
per
ricercarla. Andò alla corte del re Trittolemo cui
e il rapitore di Proserpina era stato Plutone, Cerere ricorse a Giove
per
ottenere che le fosse restituita, ed ebbe da lui
a mangiati sette grani, Cerere vedendo deluse le sue speranze, cambiò
per
vendetta Ascalafo in barbagianni. Giove per allev
e le sue speranze, cambiò per vendetta Ascalafo in barbagianni. Giove
per
alleviare il dolore di questa Dea ordinò che Pros
rano che una imitazione di quelli di Iside, la stessa cosa che Cerere
per
quanto sembra. Le furono innalzati de’ famosi tem
nnomi. Le si offrivano le primizie de’ frutti e v’era pena della vita
per
chi avesse sturbato i suoi misteri. Se le sacrifi
spiche o papaveri nell’altra. I papaveri non le erano sacri soltanto
per
la loro fecondità e perchè nascono in mezzo al fr
mezzo al frumento, ma perchè Giove era riescito a fargliene mangiare
per
conciliarle il sonno, che l’afflizione pel ratto
a la nascita di questa Dea. Giove prima di sposare Giunone aveva Meti
per
moglie. Essendogli stato annunciato dall’oracolo
la guerra contro i Titani ove si distinse molto. Gareggiò con Nettuno
per
dare il nome alla città fabbricata da Cecrope, e
sta ne usicì un ulivo ; ed avendo giudicato gli Dei più utile l’ulivo
per
essere il simbolo di pace, Minerva diede alla cit
anch’essa partorire da sè sola un figlio, e mentre andava in oriente
per
apprenderne il modo, si fermò nei giardini di Flo
atamente ; e dicesi di più che al solo toccarlo bastasse ad una donna
per
divenir madre. Giunone fece quanto le aveva Flora
esenta questo Dio sempre armato da capo a piedi, con un gallo vicino,
per
aver convertito in gallo il suo favorito Alettrio
vollero sposarla ; ma Giove la diede a Vulcano in ricompensa di aver
per
esso fabbricato i fulmini in occasione della guer
tta facendola sposare al più deforme degli Dei. Venere odiò il marito
per
la soverchia sua deformità ed ebbe un numero infi
ce dono di una armatura fabbricata da Vulcano, quando passò in Italia
per
fondarvi un nuovo regno dopo l’eccidio di Troia.
particolarmente onorata. Sua madre partorì due gemelli, e Diana, nata
per
la prima, appena vide la luce aiutò Latona a sgra
ti della madre concepì tant’odio pel matrimonio, che ottenne da Giove
per
sè e per la sorella sua Minerva la grazia di pote
madre concepì tant’odio pel matrimonio, che ottenne da Giove per sè e
per
la sorella sua Minerva la grazia di poter conserv
i boschi ed era la Dea della caccia ; sotto quello di Febea era presa
per
la Luna e presiedeva agl’incantesimi ; e sotto qu
soventi confusa con Proserpina moglie di Plutone. Si riconosceva pure
per
la Dea della castità, ed era tanto vergognosa che
della castità, ed era tanto vergognosa che converse Atteone in cervo
per
averla rimirata in un bagno. Giove stesso le died
io di bellissime Ninfe ch’ella volea pudiche al par di lei, e scacciò
per
questo Calisto perchè si era lasciata sedurre da
asse il pastore Endimione, che scendesse più volte di notte dal cielo
per
venir a vederlo e che avesse da lui cinquanta fig
ti amanti corrisposti di Diana ; e che anzi ella uccidesse il secondo
per
gelosia, non potendo soffrire che amasse la bella
di lanciare un dardo. Porta i coturni alle gambe ed ai piedi che son
per
altro nudi ; come porta scoperta la parte dritta
a sua commissione che persuase Anfitrite a sposare Nettuno ; e questi
per
compensare il delfino del servigio a lui renduto,
il suo nome. Si pretende che abbia avuto un infinito numero di amanti
per
le quali si cambiò sotto mille forme. Nella divis
e tutti i paesi vicini, e fu detto Dio del mare. Scacciato dal cielo
per
aver congiurato contro Giove insieme ad Apollo, a
tempio di Apollo e di quello di Nettuno. Gareggiò in vano con Minerva
per
dar il nome alla città di Atene. Violò e cangiò A
lla città di Atene. Violò e cangiò Anemone in fontana. Si rappresenta
per
lo più in piedi sopra un carro in forma di conchi
, mostri alati e malefici che portavano la carestia in tutti i luoghi
per
cui passavano, rapivano le vivande su le tavole e
o. Non valeva lo scacciarle, esse ritornavan sempre. Giunone le mandò
per
infettare e rapire le vivande dalla tavola di Fin
sembianze di donna vecchia, con lunghi crini, con volto sempre smunto
per
fame, col corpo di avoltoio, colle ali, con unghi
rso. Le principali erano Ello, Occipete e Celeno. Alcuni le prendono
per
un prodigioso numero di cavallette che dopo avere
e devastava la terra e ch’era stato mandato dalla implacabile Giunone
per
tormentare Latona. Della pelle di questo animale
Giunone per tormentare Latona. Della pelle di questo animale si servì
per
ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitoness
per ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitonessa o sacerdotessa
per
dar gli oracoli. Delo, Delfo, Chiaro, Tenedo, Cir
vedeva pel sapere di Esculapio diminuirsi il numero de’morti. Furioso
per
questo Apollo ammazzò i Ciclopi che avevano sommi
presso Admeto re di Tessaglia, del cui gregge fu fatto custode ; ed è
per
questa ragione che venne onorato come Dio de’past
n fiore che porta il suo nome. Ciparissa avendo con uno strale ucciso
per
disavventura un cervo addomesticato che gli era c
emerario Marsia, famoso satiro che lo sfidò a chi canterebbe meglio e
per
punirlo lo fece scorticar vivo ; e fece crescere
e di Giove suo padre, al levare del quale doveva ogni giorno trovarsi
per
ricevere i suoi comandi, li serviva tutti con uno
i i trattati di pace e di alleanza. Alle volte accompagnava Giunone o
per
custodirla o per vegliare su la di lei condotta ;
ace e di alleanza. Alle volte accompagnava Giunone o per custodirla o
per
vegliare su la di lei condotta ; altre volte era
sul monte Citerone i quali combattevano insieme, gettò loro in mezzo
per
separarli. I due serpenti s’avviticchiarono ad es
alcuni monumenti Mercurio appare a canto a Venere, ingegnoso emblema
per
indicare che i piaceri d’Amore non hanno prezzo s
lento il sonno su gli occhi de’ mortali ; del caduceo si serviva pure
per
guidare le anime de’ trapassati all’inferno e ric
vacche, Murcurio gli rubò nell’atto stesso la faretra, sicchè Apollo
per
la stravaganza cangiò lo sdegno in riso. Essendo
rcurio espertissimo nel suono della lira si servì di quella di Apollo
per
addormentare Argo che custodiva Io ed ucciderlo.
iglio, chiese a Giove una gràzia ma senza dirgli quale. Il Nume giurò
per
lo Stige di concedergliela, ed allora ella gli ch
ingolare e tumultuoso, fe’sì che Bacco non provasse alcuna resistenza
per
parte de’ popoli ; egli fu ricevuto ovunque come
ineidi figlie di Mineo principe tebano furono cangiate in pipistrelli
per
aver lavorato in un giorno di festa solenne consa
dimanda, e mutandosegli in oro anche il pane ed il vino, fu costretto
per
non perire d’inedia di pregar Bacco a ripigliarsi
ra con una tazza in mano e nell’altra un tirso, di cui si era servito
per
far scaturire delle fonti di vino ; si raffigurav
lati perpetuamente. Pretendono altri che fosse precipitato da Giove,
per
punirlo di aver voluto liberare la propria madre
una grotta profonda assistito da Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano,
per
le quali si occupò a fare dei pendenti, degli ane
almente da questo nascondiglio ricomparve nell’Olimpo, e sposò Venere
per
ordine di Giove. Aveva le sue fucine nelle isole
l simbolo del cratere. Vulcano fu chiamato. Dio del fuoco e de’fabbri
per
le cose maravigliose da esso fatte. Celebri sono
e d’oro che stavano a guardia di Alcinoo, le armi impenetrabili fatte
per
Achille a richiesta di Tetide tra le quali distin
ente effigiate. Eguali armi e scudi egualmente maravigliosi fece egli
per
Ercole ad istanza di Giove, per Enea alle preghie
udi egualmente maravigliosi fece egli per Ercole ad istanza di Giove,
per
Enea alle preghiere di Venere. Erano pur lavoro
i metallo d’una sì grande finezza che era invisibile, di cui si servì
per
cogliere Marte e Venero. Di tutte le opere di Vul
Vulcano di fabbricare una donna cui diedero il nome di Pandora, e che
per
renderla perfetta ognun di essi le fece un dono.
teo contro del quale era adirato perchè aveva rapito il fuoco al sole
per
animarne i primi uomini. Prometeo essendosi rifiu
tutti, che non potè ritrovare alcuna donna che volesse sposarlo, e fu
per
questo che si determinò di rapire Proserpina.
icilia, che Plutone temè non si aprisse la terra, e uscì dall’inferno
per
vedere che fosse. Stava ne’ campi dell’Enna Prose
di Giunone infernale. Si è già parlato delle ricerche fatte da Cerere
per
rinvenire la figlia. Plutone soggiornava per lo p
ricerche fatte da Cerere per rinvenire la figlia. Plutone soggiornava
per
lo più nell’inferno e desiderava morissero tutti
ornava per lo più nell’inferno e desiderava morissero tutti i viventi
per
popolarne il suo regno. Questo Dio non ebbe poste
metterlo in salvo dai colpi di Ercole, allorchè gli Dei combatterono
per
la sorte di Troia. Plutone in quella giornata pro
esta ; talvolta si rappresenta con Proserpina tra le braccia, svenuta
per
la paura, mentre la trasporta all’inferno ; gli s
tone è stato considerato come una causa fisica, e gli hanno assegnato
per
soggiorno gli anditi delle miniere, e fattone cos
rno nella Campania, oggi Terra di Lavoro nel regno di Napoli, l’altro
per
una caverna nel Tenaro, or capo di Maina, promont
ertita in fonte. Nell’Inferno andavano le ombre o le anime de’mortali
per
essere giudicate da Minosse, Eaco e Radamanto. I
presidente della corte infernale, e gli altri due giudici, non erano
per
così dire, che gli assessori di lui. Le due grand
la possanza degli Dei non potrebbero spezzarle. Il Tartaro si prende
per
l’Inferno stesso molte volte. I Campi Elisi erano
va una eterna primavera ; il fiato de’venti non si faceva sentire che
per
ispandere intorno l’olezizo de’fiori ; un sole no
lcuni e di Titano e di Cerere da altri, e cambiato in fiume infernale
per
aver fornito l’acqua ai Titani nella lor guerra c
’Oceano cogli altri nove girava sopra la terra. Unita a Pallante ebbe
per
figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza. Allorchè Gi
allante ebbe per figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza. Allorchè Giove
per
punire l’orgoglio dei Titani, chiamò in soccorso
lo colmò di beneficenze e stabili che quando gli Dei avessero giurato
per
le sue acque, il loro giuramento fosse inviolabil
il loro giuramento fosse inviolabile, e se vi mancassero rimanessero
per
cent’anni privi della divinità. Le acque di Stige
i ed i calunniatori. La decima parte di queste acque erano riserbate
per
gli Dei spergiuri. Annoverasi tra i fiumi dell’In
tera e del Giorno, che fu cangiato in fiume e precipitato nel Tartaro
per
aver prestato aiuto ai Titani. Viene preso anche
tato nel Tartaro per aver prestato aiuto ai Titani. Viene preso anche
per
una parte dell’Inferno e per l’Inferno stesso. Si
stato aiuto ai Titani. Viene preso anche per una parte dell’Inferno e
per
l’Inferno stesso. Si fa anche marito della Notte
obusta e verde vecchiezza, al quale le anime dovevano dare una moneta
per
essere traghettate, e ponevasi perciò a’morti nel
i una moneta sotto la lingua. Le anime degli insepolti doveano errare
per
cento anni sulle rive del fiume prima di essere t
le. La sua barca ha vele color di ferro, ed egli tiene un palo e remo
per
dirigerla. Nessun mortale vivente poteva entrare
scendesse il nocchiero infernale era stato punito e mandato un esilio
per
un anno in uno de’ più oscuri e dei più orribili
r un anno in uno de’ più oscuri e dei più orribili luoghi del Tartaro
per
aver fatto passare Ercole, il quale non era munit
lingua egizia suoni barcaiuolo, e che con esso si denotasse colui che
per
ordine del re tragittava nella sua barca quelli c
va che tutti i suoi creditori erano soddisfatti, giacchè gli rimaneva
per
ottenere il suo passaggio. I Greci avevano tolto
suo passaggio. I Greci avevano tolto dagli Egizi l’idea di far errare
per
cento anni sulle sponde del Cocito le anime degl’
sorella di Apollo. Riconoscesi sotto questo nome una benefica deità,
per
la quale Giove aveva più riguardi che per qualunq
to nome una benefica deità, per la quale Giove aveva più riguardi che
per
qualunque altra divinità, poichè ella ha in mano,
iù riguardi che per qualunque altra divinità, poichè ella ha in mano,
per
così dire, il destino della terra, premia chi l’o
dà loro l’epiteto di vecchie donzelle : non vi fu alcuno tanto ardito
per
tentare di piacere ad esse. È forse questa la rag
anto ardito per tentare di piacere ad esse. È forse questa la ragione
per
cui fra tutte le divinità furon esse le sole che
o che ne fanno i poeti giustifica l’avversione che si ha sempre avuto
per
esse. Si rappresentano nere, digrignando i denti,
esse. Scorgonsi abbigliate d’insanguinate vesti, volare sopra i corpi
per
succhiarne il sangue e disputarsi i cadaveri che
overe. La dolce melodia della lira di Orfeo le intenerì a segno, che,
per
udirlo, lasciarono in abbandono i loro fusi, e po
ni colle malattie, le guerre e gli altri flagelli dell’ira celeste, e
per
questo oggetto le loro incombenze erano così divi
uadagnarono particolari omaggi. Era sì grande il rispetto che avevasi
per
esse che quasi non osavasi nominarle, nè fissare
ra oppure un uncino, con il Terrore, la Rabbia, il Pallore e la Morte
per
compagni. In questa guisa stando sedute intorno a
o una specie di Geni che presiedevano a morti. Da alcuni furono presi
per
le anime stesse de’ trapassati, e Plutone come ca
s. Si innalzavano de’ tempii in loro onore, si facevano de’ sacrifici
per
pacificarli ed il cipresso era la pianta che loro
l’Erebo fiume d’Averno, da cui ebbe molti figli e che rappresentavasi
per
lo più in veste nera sparsa di stelle diceasi abi
quelli che tocca con un gambo di papavero e fa sognare, sta vegliando
per
impedire che non si faccia rumore. Il Sonno posse
, il padre degli Dei, geloso delle persone dabbene, lo aveva accecato
per
togliergli il discernimento. Si rappresenta sotto
luto figlia di Teoclimene, dicesi che in un convito offerto agli Dei,
per
far prova della loro divinità diè loro a mangiare
glia senza avverdersene ne mangiasse una spalla ; ma Giove inorridito
per
un tale misfatto, riunite le membra di Pelope col
giungono fino al mento, ma che gli sfuggon di sotto quando si abbassa
per
beverne ; e collocandogli sopra la testa un alber
ro carico di frutta, che s’innalzano ogni volta che stende il braccio
per
coglierne. Le Danaidi erano cinquanta figlie di
te che queste principesse erano condannate a riempire un vaso forato,
per
consumare tant’ acqua. Sisifo figlio di Eolo e di
ia, figliuola di Deione o Deioneo. Volendosi vendicare di suo suocero
per
un’ingiuria che ne aveva ricevuto lo fece morire
to da tutti si rivolse a Giove il quale ebbe pietà de’ suoi rimorsi e
per
consolarlo della tristezza in cui tale sinistro a
adre lo partorì sotto terra o in una caverna ove Giove l’aveva chiusa
per
nasconderla a Giunone e perchè la Terra era rigua
uno smisurato gigante ; Apollo e Diana lo uccisero a colpi di freccia
per
aver tentato di far violenza a Latona ; e sepolto
onoscenza lo avrebbe scelto unitamente a Gige e Cotto, suoi fratelli,
per
servirgli di guardia. Pretendesi da altri che Bri
iderato come figlio di Demogorgone, il più antico degli Dei che aveva
per
compagni il Tempo ed il Caos, la cui sede fu post
il tempio di Delfo, venne loro incusso da Pane un improvviso terrore
per
cui tutti diedersi a fuggire. Da ciò prese origin
che ci assale improvvisamente senza conoscerne tante volte la causa o
per
causa non fondata. In Egitto, a Roma e particolar
occhia, un cane a lato ed alcuni alberi. Sotto la prima forma è preso
per
il dio Pane ed allora si vede tutto nudo, coronat
uesto Dio. Spesse fiate invece di pino ha un ramo di cipresso in mano
per
memoria del giovane Ciparisso che da lui non da A
mmamente onorato in Italia ove dicesi esser egli nato ed aver regnato
per
la felicitò degli uomini. Fauno Dio campestre fig
. Invaghitosi di Pomona Dea de’ frutti e de’ giardini, molto distinta
per
la sua bellezza e che avea rifiutato la mano di v
lezza e che avea rifiutato la mano di vari Dei, impiegò tutti i mezzi
per
farle superare l’avversione che aveva per le noza
Dei, impiegò tutti i mezzi per farle superare l’avversione che aveva
per
le nozae e riescì a piegarla colle persuasioni av
una grotta in cui andava a riposarsi, e in quella recavansi i mortali
per
consultarlo. Bisognava sorprenderlo però mentre d
do che non potesse fuggire, perchè altrimenti prendeva tutte le forme
per
ispaventare chi cercava di avvicinarlo. Comparve
legone giganti crudelissimi, e fu tanto lo spavento che incusse loro,
per
, cui desistettero dalle scelleraggini che commett
eo figlio di Apollo e di Cirene avendo perdute tutte le sue api, andò
per
consiglio della madre Cirene a consultare Proteo
le sue api, andò per consiglio della madre Cirene a consultare Proteo
per
sapere il mezzo di rìsuperare le sue api, e dovet
onoscesse l’avyenire. Era impenetrabile ne’suoi segreti, e bisognava,
per
così dire, circuirlo da vicino per iscoprirli. Si
bile ne’suoi segreti, e bisognava, per così dire, circuirlo da vicino
per
iscoprirli. Si mostrava di rado in pubblico e sol
cortigiani. Facile e pronto di spirito, sapeva trovare mille maniere
per
evitare di lasciarsì penetrare. I re d’Egitto ave
ti un timore superstizioso e quindi l’idea di prendere tutte le forme
per
ispaventare chi cercava di avvicinarlo. Da altri
il bosco stesso rigermogliò e divenne improvvisamente verdeggiante e
per
ciò desistettero dall’impresa. I sacerdoti di qu
tà dell’Asia Minore ora Natolia, ov’egli era particolarmente onorato,
per
la qual cosa vennegli dato il soprannome di Lamps
o o Lampsaco. Dicesi che Venere essendosi innamorata del Dio del vino
per
capriccio, andò ad incontrarlo mentre egli ritorn
ntrarlo mentre egli ritornava dalle Indie, e che si fermò in Lampsaco
per
isgravarsi. Giunone, che dopo il giudizio di Pari
di alloro, colla barba e la chioma scomposta e con una falce in mano
per
allontanare i ladri e gli uccelli. I Romani mette
rove le statue degli Dei che vi si trovavano. Tutti gli Dei cedettero
per
riverenza il luogo a Giove e si ritirarono ne’ vi
rimase nel suo posto senza muoversi malgrado gli sforzi che si fecero
per
levarnelo, ed egli si trovò in tal modo rinchiuso
empio innalzato in quel luogo. Si fece credere al popolo un tal fatto
per
persuaderlo che non vi era cosa più sacra dei lim
i limiti medesimi dei campi. I due proprietari vicini andavano a gara
per
ornar di ghirlande il limite principale presso cu
no Ulisse negli stati di Eolo, questi lo accolse molto cortesemente e
per
segno di benevolenza gli fece dono di alcuni otri
ri a Megalopoli. Si dipinge coi coturni ai piedi e le ali alle spalle
per
indicare la sua leggerezza. Si ricopre alcune vol
to, intieramente nudo. Cammina sopra nuvole, soffia con gote enfiate,
per
dinotare la sua violenza, e tiene in mano un inna
fiate, per dinotare la sua violenza, e tiene in mano un innaffiatoio,
per
indicare che conduce ordinariamente la pioggia. D
orno delle sue nozze fu schiacciato nella propria casa, e che i Greci
per
ispiare tale sventura, avevano stabilito d’invoca
ine ; era in un’età in cui un giovinetto può facilmente essere tenuto
per
una fanciulla, allorchè divenne amante di una don
no sovra una lontana spiaggia, ove, dopo aver sbarcata la loro preda,
per
la stanchezza s’addormentarono. Imene pieno di co
in età di 7 in 8 anni, colla fisonomia di uno sfaccendato ma maligno,
per
dimostrare che Amore non ha niente di proprio ; c
nno in amore il valore e l’eloquenza ; ora posto vicino alla Fortuna,
per
esprimore quanto in amore la riuscita sia soggett
la lira, o cavalca leoni e pantere, la cui chioma gli serve di guida,
per
dimostrare che non c’è creatura tanto selvatica c
sia ammansata da Amore. Si fa calvacare alcune volte su di un delfino
per
indicare che il suo potere si estende fino sui ma
quale fece trasportare da Zefiro in un luogo delizioso ov’ella dimorò
per
qualche tempo senza conoscerlo e quando il conobb
piocoli fanciulli alati. Antero Antero il Contro Amore o amore
per
amore era figlio di Venere e di Marte. Questo nom
mpre fanciullo, e che la Dea consultata rispondesse che il solo mezzo
per
farlo crescere era di dargli un fratello. Allora
farlo crescere era di dargli un fratello. Allora sua madre gli diede
per
fratello un altro Amore il quale fu chiamato Ante
n è difficile di scorgere che questo secondo Amore è stato immaginato
per
dinotare che la corrispondenza fa crescere l’amor
due piccioli fanciulli alati con turcasso, frecce e balteo. Avvi chi
per
Antero intende una divinità che guarisoe dall’amo
dalla Notte e dall’Erebo, o dall’Inferno e dalla Notte, dipingendolo
per
una divinità dell’ultimo ordine, e dandogli per c
a Notte, dipingendolo per una divinità dell’ultimo ordine, e dandogli
per
compagni l’Ebrezza, il Duolo e la Contesa. Gli da
Momo figlio del Sonno e della Notte era il Dio de’buffoni. Satirico
per
quanto lo si può essere, non aveva riguardi per a
de’buffoni. Satirico per quanto lo si può essere, non aveva riguardi
per
alcuno, e gli Dei stessi erano oggetto de’suoi mo
ano un uomo, Minerva una casa ; tutti e tre questi numi scelsero Momo
per
pronunciare un giudizio su la perfezione delle lo
li potesser leggere i più reconditi pensieri ; biasimò infine la casa
per
esserne difficile il trasporto in caso che si ave
madre, avendolo perduto mentre era fanciullo, andasse in cerca di lui
per
mare e per terra finchè l’ebbe trovato. Vuolsi ch
dolo perduto mentre era fanciullo, andasse in cerca di lui per mare e
per
terra finchè l’ebbe trovato. Vuolsi che fosse in
. Portavasi anticamento impressa su i sigilli una figura di Arpocrate
per
insegnare che si deve custodire il secreto delle
stanno nel seno materno ; questa attitudine fu interpretata dai Greci
per
comando del silenzio. Altri lo hanno creduto un
sposò e n’ebbe due figli chiamati Lari. Gli si facevano dei sacrifici
per
impedire la maldicenza. Ebe Ebe dea della
la è stata poseia metaforicamente usata dai poeti di tutte le nazioni
per
indicare i più eccelenti liquori. Quando in Roma
nascere del giorno. Amò teneramente Titone, giovinetto molto celebre
per
la sua bellezza, figlio di Laomedonte ; essa lo r
ebbe due figli, Memnone e Ematione. Fu tanto il dolore ch’essa provò
per
la morte di essi per cui le sue abbondanti lagrim
one e Ematione. Fu tanto il dolore ch’essa provò per la morte di essi
per
cui le sue abbondanti lagrime produssero la rugia
sue abbondanti lagrime produssero la rugiada della mattina. L’Aurora
per
dar un segno della sua tenerezza a Titone, gli ac
prima rapito a Procri di lui moglie, colla quale lo mise in discordia
per
farsi amare ; ma non passò molto tempo che Cefalo
volte con una face in una mano, mentre coll’altra sparge delle rose,
per
indicare che i fiori i quali abbelliscono la terr
te. Fu anche rappresentata con un sole ed una mezza luna su la testa,
per
indicare che essa presiede come questi due astri,
hiavitù sono i suoi seguaci, e le cammina sempre dinanzi la Sicurezza
per
indicare che la Fortuna arriva soventi quando è m
elle che cantavano e ballavano sonando. Andavano in tal guisa a banda
per
le case. Queste dissolutezze cominciavano dopo ce
zza, coronato il capo di rose, con una face nella mano destra che sta
per
cadergli, e in atto di appoggiarsi colla sinistra
o, e niun potere aveva la forza di cangiare ciò che aveva risolutò, o
per
meglio dire il Destino era esso medesimo quella f
on gli è noto. Lo stesso Dio si duole di non poter piegare il Destino
per
Sarpedonte suo figlio re di Licia natogli da Laod
llerofonte, nè salvarlo dalla morte che incontrò all’assedio di Troia
per
mano di Patroclo. Si fa dir anche a Giove che se
e gli Dei andavano a consultare questo Nume. Giove vi andò con Venere
per
conoscere il Destino di Giulio Cesare. I Destini
sa figlia di Apollo e di Climene, era la Dea della salute, e si aveva
per
lei una grande venerazione. Da Igiea si è formato
lla nei tempii di questo Dio, posti ordinariamente fuori delle città,
per
essere guariti dalle loro infermità ; vi passavan
coloro che le belle arti professavano, s’univano al tempio della Pace
per
disputarvi intorno alle loro prerogative, affinch
a idea che dovrebbe dovunque trovare la sua applicazione. Gl’infermi,
per
quanto si riferisce, avevano in questa Dea tutta
arare il carro di questo Dio e di attaccarvi i cavalli quando partiva
per
la guerra. Il potere di Bellona era nondimeno egu
otati di molte terre. A Comane nell’Asia Minore ne aveva uno servito,
per
quanto narrasi, da tremila sacerdoti ; e questi s
a lagnarsi di ciò con sua madre Climene, la quale il rimandò al Sole
per
accertarsi della sua nascita. Fetonte entrò nel p
uale essa si fosse. Il Sole in contrassegno del paterno affetto giurò
per
lo Stige di accordargli tutto quello che avesse c
vesse chiesto e l’imprudente figlio richiese di condurre il suo carro
per
lo spazio di un giorno. Impegnato il padre con un
e bruciano le montagne. Spaventata la terra ricorse a Giove il quale
per
prevenire lo sconvolgimento dell’universo rimediò
ll’Eridano, fiume oggi denominato Po. Fu tanto il piangere che fecero
per
la morte di Fetonte le Eliadi sue sorelle e l’ami
sapeva esser moderato nelle prosperità, e chi si mostrava orgoglioso
per
la bellezza e per la forza del corpo e per l’inge
rato nelle prosperità, e chi si mostrava orgoglioso per la bellezza e
per
la forza del corpo e per l’ingegno, e coloro fina
chi si mostrava orgoglioso per la bellezza e per la forza del corpo e
per
l’ingegno, e coloro finalmente che disobbedivano
Nemese figlie dell’Erebo e della Notte, le quali da altri sono prese
per
le Eumenidi. Una era il Pudore che dopo l’età del
dell’oro ritornò in cielo ; l’altra rimase sulla terra e nel Tartaro
per
punizione de’ malvagi. Queste due divinità, invoc
nti di giustizia e di moderazione. Sovente le Nemese tengono un freno
per
arrestare i malvagi oppure un pungolo per eccitar
le Nemese tengono un freno per arrestare i malvagi oppure un pungolo
per
eccitare al bene. Si portano esse un dito alla bo
e un pungolo per eccitare al bene. Si portano esse un dito alla bocca
per
insegnarne che è d’uopo essere discreti. La maggi
principessa della famiglia dei Titani, fece uso di stranieri soccorsi
per
trar Giove da qualche periglio. Pare nondimeno ch
quel carro volasse sulla superficie delle onde. Quando la Dea andava
per
diporto, i Delfini scherzando, sollevavano i flut
lía de’ venti ondeggiavano. Teti da una mano portava lo scettro d’oro
per
comandare a’ flutti ; dall’ altra teneva sovr’uno
flusso dell’onda amara, uscivano in fretta dalle profonde loro grotte
per
tributare alla Dea il dovuto omaggio. Teti mad
gli Dei la cedettero a Peleo. Poco contenta Teti di avere un mortale
per
isposo dopo di essere stata amata dai più grandi
gli Dei, a guisa di un novello Proteo, si cangiò sotto diverse forme
per
isfuggire alle ricerche di Peleo ; ma raggiunta d
e ricerche di Peleo ; ma raggiunta da questo principe, ei la incatenò
per
consiglio di Chirone, e la costrinse finalmente a
atiche e terrestri vi intervennero, eccettuata la Discordia, la quale
per
vendicarsi di non essere stata invitata, gittò in
giorno precedente era stato strofinato d’ambrosia, e perchè vi rimase
per
poco tempo ; imperocchè avendolo Peleo scoperto,
cono ch’essa gittava i suoi figli in una piccola vasca d’acqua calda,
per
provare se erano immortali. I poeti aggiungono al
e, locchè il rendette invulnerabile, tranne il tallone ch’essa teneva
per
immergerlo, e che dall’acque del fiume non fu pun
nto bagnato. Dopo la morte di Patroclo, uscì Teti dal seno delle onde
per
recarsi a consolare Achille, e vedendo che insiem
mpii in Grecia e particolarmente a Sparta. Questa Dea è soventi presa
per
Anfitrite stessa. Sarone Sarone, antico re
li fecero meritare il titolo di Gran Legislatore e fu detto il Giusto
per
cocellenza. Per dare alle sue leggi maggiore aut
risce che Minosse ricevè le sue leggi da Apollo e che viaggiò a Delfo
per
apprenderle da quel Dio. Si rappresenta con uno s
messo di sacrificare a Nettuno un toro che gli aveva promesso. Il Dio
per
punirlo di siffatto errore, mandò un toro furibon
tato l’odio degli Ateniesi e dei Magariani colla guerra che fece loro
per
vendicare la morte del proprio figlio Androgeo as
Scilla in un pesce, e il padre di lei che si era da sè stesso ucciso
per
non cadere nelle mani del vincitore, in una speci
tal guisa. Dicesi che Pasifae era stata colta da amorosa inclinazione
per
Tauro che si vuole uno de’ segretari di Minosse.
uno ed all’ altro, così gli venne dato il nome di Mino-Tauro. Minosse
per
nascondere agli sguardi di tutti ciò che insieme
Titoes, altri vogliono che fosse opera di dodici re. Questo edificio
per
quanto si narra conteneva tremila appartamenti, m
eva col tragitto degli estinti, abbia fatto costruire questo edificio
per
rinchiudervi i suoi tesori che, in forza di poten
a che essi palesano di condurveli. Il Labirinto di Creta fu edificato
per
ordine di Minosse II presso la città di Guosso da
ttà di Guosso da Dedalo sul modello di quello d’Egitto, espressamente
per
rinchiudervi il Minotauro, colla differenza che q
ed oscuro e questo era scoperto. Considerando che il Minotauro stava,
per
così dire, sepolto nel Labirinto, i Romani, dice
tava, per così dire, sepolto nel Labirinto, i Romani, dice un autore,
per
indicare che i piani e i divisamenti dei generali
a che il mostro lo era nel labirinto, portavano talvolta il Minotauro
per
insegna. Dedalo, celebre ateniese, figlio di Eup
dolla colla di pesce e del livello. Egli si rese specialmente famoso
per
la sua abilità nel fare certe statue che uscendo
che si credevano animati. Dedalo aveva fra i suoi allievi un nipote
per
nome Ascalo, noto anche sotto il nome di Talao, f
. Un’ azione tanto nera non poteva andar impunita in uno stato in cui
per
rendere più abbominevole l’omicidio si processava
o l’origine della favola che le vele della nave sulla quale egli salì
per
salvarsi, e delle quali Icaro non seppe far uso.
insensibile al di lei affetto, preferendo la giovine Scilla, la quale
per
vendetta fu cangiata da Circe in mostro marino do
sapeva ben nuotare, e siccome stava egli lunga pezza sott’acqua, così(
per
conciliarsi molta estimazione, dava egli a creder
non ripetendo che l’ultime parole di quelli che la interrogherebbero
per
avere imprudentemente parlato di quella Dea e ten
n intrighi amorosi colle Ninfe di Giunone. Eco amò Narciso e lo seguì
per
qualche tempo senza farsi però vedere ; ma accort
innocente, non sapevano adattarsi ad una gravità austera. Si tenevano
per
mano perchè le amabili qualità sono i più dolci l
nere. Accompagnavano alle volte anche Mercurio e le Muse. Stanziavano
per
l’ordinario sulle rive del Cefiso e in Orcomene p
Muse. Stanziavano per l’ordinario sulle rive del Cefiso e in Orcomene
per
cui furono dette le Dee del Cefiso e di Orcomene.
gione delle Grazie. Erano invocate a tavola come le Muse, e giuravasi
per
la loro divinità. Pausania ammette una quarta Gra
ul quale credesi essere elleno nate, o da Piero che alcuni danno loro
per
padre. Facevano per lo più dimora sui monti Parna
ere elleno nate, o da Piero che alcuni danno loro per padre. Facevano
per
lo più dimora sui monti Parnaso, Elicona, Pindo,
Focide, tra le piante la Palma ed il Lauro. Il caval Pegaso pascolava
per
lo più all’intorno e sopra i monti ove s’aggirava
avendo elle in una sfida di canto vinte le figliuole di Acheloo, che,
per
consiglio di Giunone, le avevano sfidate, strappa
ate nel palazzo di Pireneo re di Focide, dietro il suo gentile invito
per
riposarsi, avendo egli tentato di far loro violen
presiedeva. A Citera vedesi un tempio di Venere Urania il quale passa
per
il più antico ed il più celebre di tutti i tempii
i avorio, lavoro di Fidia. La Dea aveva un piede su di una testuggine
per
indicare la castità e la modestia che le erano pr
e Ore, cui si diede il nome di Carpo e Tallatta, che furono stabilite
per
vegliare alla custodia dei fiori e dei frutti. Qu
le nominarono le dodici sorelle, nate custodi delle celesti barriere,
per
aprirle e chiuderle a loro piacere, e venne altre
fanciulli e che esse regolassero tutta la vita degli uomini ; motivo
per
cui le fanno presenti a tutte le nozze celebrate
un sol occhio e un sol dente tra tutte e tre e se ne servivano un po’
per
una a vicenda ; il dente era più lungo però di un
viandanti. Perseo le vinse e tagliò la testa a Medusa, la più eelebre
per
le sue disavventure, ma la sola che fosse mortale
ro nomi fenici. In tutte le lingue orientali, le navi di un principe,
per
quanto si dice, chiamansi sue figlie. Allorchè Pe
Minerva domò il caval Pegaso, lo diede a Bellerofonte che servissene
per
combattere la Chimera. Avendo poscia Bellerofonte
ere la Chimera. Avendo poscia Bellerofonte voluto servirsi del Pegaso
per
salire in cielo, Giove lo precitò in terra e pose
o tra gli astri ove forma una costellazione. Anche Perseo se ne servì
per
liberare Andromeda, e per rubare i pomi d’oro del
una costellazione. Anche Perseo se ne servì per liberare Andromeda, e
per
rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi.
Muse, che sono le Ninfe di Apollo. Le Ninfe sono sempre rappresentate
per
metà ignude, mentre le Muse vengon sempre dipinte
co si dice delle Ninfe infernali se non che tra di esse distinguevasi
per
bellezza Orfne che dicesi moglie di Acheronte e m
ne che dicesi moglie di Acheronte e madre di Ascalafo cui altri danno
per
madre la Notte. Le Ninfe terrestri dividevansi in
e di Diana, perchè quella Dea amava d’andare alla caccia pei monti, e
per
distintivo particolare si dava loro le ali. In un
va loro le ali. In un bassorilievo vedesi Diana discesa dal suo carro
per
contemplare Endimione, che fa tenere dalle Oreadi
evano alle campagne, ai boschi ed agli alberi. Erano state immaginate
per
impedire che i popoli distruggessero troppo facil
infe l’avevano abbandonata. Erravano esse giorno e notte pei boschi e
per
le foreste, e potevano ballare intorno alle querc
ano e morivano, e non se ne potevano mai separare ; tali alberi erano
per
lo più le querce. Pretendesi da alcuni che non ne
assolutamente inseparabili perchè si fanno abbandonare i loro alberi
per
andare ad ascoltare il canto d’Orfeo. Le Amadriad
se dipendevano. Narrasi a questo proposito che un certo Parebio stava
per
abbattere una superba quercia, la più bella di tu
le dissegli che era disposta ad accordargli quanto cra in suo potere,
per
ricompensarlo del servigio che avevale reso con p
e che le medesime avevano in custodia ; ed era questo un ottimo mezzo
per
far rispettare i propri poderi senza l’apparato d
abitavano in grotte adorne di conchiglie e di pampini. Erano invocate
per
rendere il mare propizio. Alle Nereidi offrivasi
olate delle capre. Dimostravano di avere una particolare inclinazione
per
gli alcioni, augelli marini. Si diede un tempo il
sse in mare. Una delle più distinte tra le figlie di Nereo fu Galatea
per
la sua ammirabil bianchezza, per la divina bellez
te tra le figlie di Nereo fu Galatea per la sua ammirabil bianchezza,
per
la divina bellezza delle forme, per l’avvenenza d
per la sua ammirabil bianchezza, per la divina bellezza delle forme,
per
l’avvenenza del volto. Amata da Polifemo e da Aci
gne di Diana. Questa Ninfa ritornando dalla caccia un giorno si fermò
per
riposare al margine di un ruscello e vedendone le
sue acque con quelle di Aretusa. Allora la casta Diana aprì la terra
per
dare passaggio a questa fontana la quale attraver
Egle era la più bella delle Naiadi. I poeti indicano talvolta l’acqua
per
le Naiadi. Il color verde s’addice all’abbigliame
così bene in ricamo, che traeva in sua casa un’infinità di stranieri
per
ammirare la bellezza delle sue opere. Gli elogi c
te ad appiccarsi. Ma Minerva mossa a compassione la sostenne in aria,
per
timore che essa non riuscisse a strozzarsi, cangi
conservato la passione di filare e di far tele. Dicesi che gli Egizi
per
rammentare continuamente al popolo l’importanza d
non hanno scoperto che l’immagine dell’avarizia, la quale si consuma
per
custodire un oro che le diviene inutìle, e che no
antichi monumenti le quattro Stagioni sono d’ordinario simboleggiate
per
mezzo di alati fanciulli i quali hanno degli attr
uali hanno degli attributi particolari ad ogni Stagione. La Primavera
per
esempio è coronata di fiori e appresso lei evvi u
ltra degli acquatici augelli. Le quattro Stagioni sono state espresse
per
mezzo di quattro animali : si dà alla Primavera u
e divinità dei mari di second’ordine si dicono Tritoni e si dipingono
per
l’ordinario con una conchiglia di mare in mano ;
pel gran desiderio che mostrarono di andare in traccia di Proserpina
per
aria, per terra e per acqua ; si sostiene da altr
desiderio che mostrarono di andare in traccia di Proserpina per aria,
per
terra e per acqua ; si sostiene da altri che Cere
e mostrarono di andare in traccia di Proserpina per aria, per terra e
per
acqua ; si sostiene da altri che Cerere in punizi
geri, ma che dal momento in cui un solo fosse passato, senza fermarsi
per
sempre all’incanto della lor voce e delle loro pa
ti coloro che giungevano a quella volta, e che erano tanto imprudenti
per
fermarsi ad udirne i canti. Ne rimanevano essi in
le oreochie di tutti i suoi compagni, e si fece pei piedi attaccare e
per
le mani all’albero della nave, affinchè dandosi i
do dell’avvertimento ricevuto da Circe riguardo al pericolo cui stava
per
esporsi fu sì incantato de’ lusinghieri suoni di
scioglierlo, loochè essi furono guardinghi di non eseguire. Le Sirene
per
quanto vien riferito non avendo potuto trattenere
ope. Questa città fu ruinata dagli abitanti perchè abbandonavasi Cuma
per
ivi andare a stabilirsi ; ma avvertiti dall’oraco
vasi Cuma per ivi andare a stabilirsi ; ma avvertiti dall’oracolo che
per
liberarsi dai guasti della peste, era lor d’uopo
; una tiene una lira, l’altra due flauti e una terza un rotolo, come
per
cantare. Sono tanto discordi le opinioni di color
e le Sirene secondo i poeti vollero essere trasformate come lo furono
per
andare in cerca della loro compagna per cui erano
re trasformate come lo furono per andare in cerca della loro compagna
per
cui erano animate dalla più viva amicizia. Avrebb
oro compagna per cui erano animate dalla più viva amicizia. Avrebbero
per
caso i poeti avuto in mira con tale racconto di e
o, dicono i poeti, sporge la testa fuori del suo antro e se li attrae
per
farli perire. Dalla testa siuo alla cintura è una
mare dai due lati opposti. È celebre nell’antichità questo passaggio
per
i pericoli che vi correvano i navigatori. Questo
passaggio era pericolosissimo, e succedeva pur troppo di soventi che
per
evitare le terre alla sinistra, si radeva troppo
alle ville, alle case i secondi ; ma comunemente prendevansi gli uni
per
gli altri. Si vuole da alcuni che i Lari fossero
ercurio e di Lara ninfa del Tevere, che Mercurio condusse all’inferno
per
ordine di Giove il quale le aveva prima fatto tag
oro affari domestici. Sorsero degli altari in loro onore. Si tenevano
per
essi delle lampade accese. In pubblico si sacrifi
ella loro cattiva vita non avevano sicuro soggiorno erano considerati
per
Geni malefici, erranti e vagabondi che ritornavan
lino era il dio del concime, che dicevasi figlio di Fauno e che aveva
per
il primo introdotta la concimazione de’ campi. La
in tutela di un Dio particolare chiamato Genio, e che lo accompagnava
per
tutta la vita. Secondo alcuni due Geni attribuiva
detto Alcide e dal proprio fu chiamato il primo degli Eraclidi. Giove
per
ingannare Alcmena si vestì delle sembianze di Anf
imo che nascesse avrebbe l’impero sopra il secondo ; Giunone sdegnata
per
l’infedeltà di Giove, si vendicò sopra il figlio,
va in causa della madre, mandò due orribili dragoni alla di lui culla
per
farlo divorare ; ma il fanciullo, senza atterrirs
o, senza atterrirsi, li prese fra le mani e li pose in pezzi. Giunone
per
le preghiere di Pallade si raddolcì allora alquan
la grandezza della sua tazza, che dicesi fossero necessari due uomini
per
portarla : egli però non aveva bisogno che di una
due uomini per portarla : egli però non aveva bisogno che di una mano
per
valersene quando la vuotava. Datosi per inclinaz
veva bisogno che di una mano per valersene quando la vuotava. Datosi
per
inclinazione ad un genere di vita aspro e faticos
o i cui ordini dovea imprendere i suoi combattimenti e le sue fatiche
per
la sorte della sua nascita. Alcuni pretendono che
principio ricusasse di sottomettersi agli ordini di Euristeo. Giunoue
per
punirlo della sua disubbedienza lo colpì con tale
i, indi consultò l’oracolo di Apollo che gli ordinò di sottomettersi,
per
lo spazio di dodici anni, agli ordini di Euristeo
nascondersi sotto di un tino di bronzo. 4.° Sul monte Menalo inseguì
per
un anno intiero una cerva che aveva i piedi di br
d’oro. Siccome era dedicata a Diana era proibito di ucciderla. Ercole
per
ubbidire ad Euristeo che la voleva per sè, raggiu
proibito di ucciderla. Ercole per ubbidire ad Euristeo che la voleva
per
sè, raggiunta che l’ebbe su le sponde del Ladone,
e pulite dal letame e dopo aver purificata l’aria, Ercole si presentò
per
ricevere il compenso delle sue fatiche, il quale
scese all’inferno, incatenò il can Cerbero che ebbe anch’esso Echidna
per
madre, cavonne Alceste, e la restituì al marito A
un mostro marino al quale Esione figlia di Laomedonte era esposta ; e
per
punire Laomedonte che gli negava i promessigli ca
ferì anche Plutone in una spalla, nel tetro soggiorno degli estinti,
per
cui fu costretto a portarsi in cielo per farsi gu
tro soggiorno degli estinti, per cui fu costretto a portarsi in cielo
per
farsi guarire dal medico degli Dei. Un giorno in
i raggi del Sole, andò in collera contro questo pianeta e tese l’arco
per
dirigere a lui una freccia ; il Sole ammirando il
barcasse. Essendosi Ercole presentato finalmente ai Giuochi Olimpici
per
disputare il premio e non osando alcuno di compet
ambe le parti, il Dio si diede a conoscere e si congratulò col figlio
per
la sua forza e valore. Ercole ebbe molte mogli e
mia, Deianira e la giovinetta Ebe che sposò in cielo. L’amore ch’ebbe
per
Onfale regina di Lidia fu sì ardente, che si vest
bbe per Onfale regina di Lidia fu sì ardente, che si vestiva da donna
per
piacerle e silava con lei. La morte di Ercole fu
e della gelosia di Deianira. Deianira era figlia di Oeneo, ed Ercole
per
ottenerla in moglie dovè combattere col fiume Ach
a tal virtù, che suo marito indossandola non avrebbe potuto lasciarla
per
un’altra, o che se l’avesse abbandonata avrebb’es
e che avrebbe desiderato di scorrere egli medesimo le celesti regioni
per
scegliere quello che più gli fosse sembrato conve
a in terra diede con essa alla sua statua anima e vita. Adirato Giove
per
questo attentato ordinò a Vulcano di formare una
ato all’articolo Vulcano stesso. Gli Dei la ricolmarono tutti di doni
per
cui fu detta Pandora e la mandarono a Prometeo co
io, sintanto che andò a liberarlo Ercole. L’uomo formato da Prometeo
per
quelli che vogliono spiegare questa favola era un
Prometeo principe istrutto insegnò loro a condurre una vita umana, e
per
questo si è forse detto che coll’assistenza di Mi
li uomini, e Pirra sua sposa la più virtuosa tra le donne, i soli che
per
essere gente dabbene gli Dei vollero eccettuare d
parve loro crudele. Ma Deucalione dopo avervi riflettuto s’avvide che
per
madre dovevasi intendere la terra, madre comune,
Cerambo, abitante del monte Otri in Tessaglia, si ritirò sul Parnaso
per
sottrarsi al diluvio di Deucalione e fu cangiato
i Giove, ed Anfittione che regnò nell’Attica. Ebbe inoltre una figlia
per
nome Protogenea la quale fu amata da Giove che la
edusa, una delle tre Gorgoni, la sola che fosse mortale ; cui Pallade
per
punirla di aver amoreggiato con Nettuno nel suo t
erchè sembrandogli impossibile il buon successo avrebbe almeno tenuto
per
lungo tempo lontano Perseo. Ma siccome questo gio
aso, vedendo che il giorno era vicino a fmire, si fermò in Mauritania
per
riposarvisi fino al ritorno dell’Aurora. Chiese l
ania per riposarvisi fino al ritorno dell’Aurora. Chiese l’ospitalità
per
quella notte soltanto al re Atlante facendosi con
spitalità per quella notte soltanto al re Atlante facendosi conoscere
per
figlio di Giove. Atlante rammentandosi di un orac
Di là passò in Etiopia ove arrivò nel momento in cui Andromeda stava
per
finire i suoi giorni divorata da un mostro marino
mandato dalle Nereidi, che l’avevano prima legata nuda ad uno scoglio
per
ordine di Giunone e per espiare il delitto della
he l’avevano prima legata nuda ad uno scoglio per ordine di Giunone e
per
espiare il delitto della propria madre Cassiopea
espiare il delitto della propria madre Cassiopea che aveva gareggiato
per
la bellezza con Giunone e le Nereidi. Perseo la s
mezzo di diffamarlo ed inquietava con ogni sorta di violenze Danae, e
per
ultimo trasmutò in sasso lo stesso Acrisio che vo
quanto aveva predetto l’oracolo. Intanto il dolore provato da Perseo
per
la morte del suo avolo gli fece abbandonare il so
ordinaria era re di Mauritania oggi stato di Marocco. Divenne celebre
per
le sue cognizioni astronomiche ; fu il primo per
cco. Divenne celebre per le sue cognizioni astronomiche ; fu il primo
per
quanto narrasi che rappresentò la terra sotto la
mo per quanto narrasi che rappresentò la terra sotto la forma sferica
per
cui si dice che portava il cielo. Si narra da alt
che Giove lo condannò veramente a sostenere colle sue spalle il cielo
per
aver prestato dei soccorsi ai giganti ribellatisi
he l’occhio non giugne a scoprirne la sommità. Atlante si rappresenta
per
l’ordinario in atto di sostenere un globo colla t
to da un leone. Fu tanto il dolore che provarono le figlie di Atlante
per
la morte del loro fratello e sparsero tante lacri
e di Atlante per la morte del loro fratello e sparsero tante lacrime,
per
cui Giove commosso dal loro compassionevole stato
Iadi erano ninfe trasportate in cielo da Giove e convertite in astri,
per
sottrarle alla collera di Giunone che voleva puni
e alla collera di Giunone che voleva punirle delle cure da esse avute
per
educare Bacco. La costellazione formata dalle Iad
sò la loro regina Antiope o Ippolita. Discese all’inferno con Piritoo
per
aiutarlo a rapir Proserpina. Piritoo fu divorato
e presa la fuga, mandarono il carro in pezzi ed Ippolito strascinato
per
le rupi morì miseramente. Alle preghiere di Diana
o l’innocenza d’Ippolito, poi disperata s’uccise ; e Teseo addolorato
per
l’ingiusta morte del figlio, non ebbe da quel mom
tale ad Egeo. Questi gli aveva ordinato che tòrnando salvo in patria,
per
dargliene indizio, cangiasse in bianche le nere v
ngi tornar il naviglio colle nere vele, e credendo il figlio estinto,
per
duolo affogossi nel mare, che da lui prese il nom
i lui e vedendosi disprezzato dagli Ateniesi, Teseo si ritirò a Sciro
per
finirvi tranquillamente i suoi giorni in una vita
i facevano dei sacrifici. Siccome il nome di Teseo risonava altamente
per
tutta la Grecia, Piritoo figlio d’Issione re de’
one, invidioso della gloria di lui, venne colle sue genti nell’Attica
per
provarsi con esso : ma appena si videro i due val
e moglie di Plutone, e pregò Teseo a voler seco scendere nell’inferno
per
indi rapirla : ma Piritoo nel primo ingresso fu d
i da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edomo re dell’Epiro,
per
toglier la quale essendo andati Teseo e Piritoo,
berare la montagna da quegli animali e vi riescirono. Divenuti arditi
per
questi successi insultarono i Lapiti popoli della
nicia e di Telefassa, o secondo altri di Argiope o Agriope, e nipote,
per
parte di suo padre, di Nettuno e di Libia. Europa
apitore, ordinò a Cadmo e agli altri suoi figli di andarne in traccia
per
ogni parte e di non ritornare senza di lei. Cadmo
un dragone che aveva in custodia questo luogo li divorò tutti. Cadmo
per
consiglio di Minerva attaccò il drago e lo uccise
nta della città. Allorchè Tebe fu edificata Cadmo stabilì delle leggi
per
far regnare la pace tra gli abitanti. Sposò Ermio
nze della loro nascita. Giove amando Leda si era trasformato in cigno
per
riescire ne’suoi amori. Questa principessa partor
eo, cui diede morte Polluce ferito anch’esso da Ida. Polluce afflitto
per
la morte del fratello pregò Giove che rendesse qu
a ; le più feroci belve accorrevano a quella soave melodia e vi erano
per
anco attratti gli augelli ; al dolce suono della
orso fermavano i fiumi e gli alberi danzavano ; poetiche esagerazioni
per
dinotare o la perfezione de’ suoi talenti, oppure
edere simultaneamente la dignità di pontefice e quella di re, dignità
per
la quale ebbe il titolo di ministro e d’interpret
sua cetra le Ninfe delle acque e delle foreste, dovunque lo seguivano
per
udirlo, e di averlo in isposo ardentemente deside
mato ; ma poco tempo dopo l’imeneo, ebb’egli la disgrazia di perderla
per
la morsecchiatura d’un serpente, mentre ella fugg
fuggiva dal giovine Aristeo figlio di Apollo e della ninfa Cirene che
per
farle violenza la inseguiva. Orfeo inconsolabile
le Furie stesse ne furono commosse, e versarono in quella circostanza
per
la prima volta delle lagrime. Plutone e Proserpin
tuirgli la sposa, col patto ch’ei dovesse essere preparato a perderla
per
sempre e senza speranza di più riacquistarla, ove
pre e senza speranza di più riacquistarla, ove si fosse a lei rivolto
per
mirarla, prima d’uscire dai limiti del loro imper
a amata Euridice ; l’impazienza lo tradisce, egli si ferma ; si volge
per
vedere se la moglie lo segue e nel momento stesso
edere se la moglie lo segue e nel momento stesso Euridice gli è tolta
per
sempre. Essa gli stende le braccia ; egli tenta d
di legarsi con un nuovo imeneo. Le donne di Tracia tentarono ogni via
per
fargli rinunciare ad un genere di vita meno trist
ntrarre delle nuove nozze, ma vani riuscirono i loro sforzi. Irritate
per
vedersi disprezzate, profittarono dei giorni sacr
edersi disprezzate, profittarono dei giorni sacri alle feste di Bacco
per
vendicarsi dell’insultante rifiuto. Trasportate d
uccidesse da sè stesso, altri lo fanno perire di un colpo di folgore,
per
castigo di aver egli ad alcuni profani rivelati i
llo lo cangiò in rupe e lo lasciò nell’attitudine di un serpe che sta
per
mordere. Quella testa fu tenuta in grande veneraz
Zeto Antiope moglie di Lico re di Tebe fu ripudiata da suo marito
per
sospetto che fosse invaghita di Epafo o Epopeo re
poesia e la musica, facendo tanti progressi in quest’ultima che passò
per
inventore di tale arte. Alcuni accertano che Merc
nel maneggiare questo istromento, egli era stato abbastanza eloquente
per
persuadera ad un popolo rozzo, come aveva fatto O
tto Orfeo a quello di Tracia, di abbandonare le campagne e le foreste
per
ritirarsi in una città, e porsi con buone mura al
irici e delle canzoni. Ebbe da Apollo la lira a tre corde di lino. Ma
per
aver esso sostituite a queste le corde di budella
di lira, perchè lo aveva aspramente rampognato, ed anche contraffatto
per
la cattiva sua maniera di maneggiare quell’istrom
quali egli medesimo faceva professione, e specialemente la medicina ;
per
cui il giovine principe cambiò il suo primo nome
ì. Giunto Giasone in lolco trasse a sè gli sguardi di tutto il popolo
per
la bella sua presenza e pel suo abito straordinar
ntraprenderlo ; il suo dovere e la gloria lo invitano ; e Pelia giura
per
Giove dal quale hanno tutti e due origine che al
lla gloria, perciò colse avidamente l’occasione che gli si presentava
per
acquistarne. Fu annunciata per tutta la Grecia qu
ente l’occasione che gli si presentava per acquistarne. Fu annunciata
per
tutta la Grecia questa spedizione ed accorse in f
esta spedizione ed accorse in folla a Iolco il fiore degli eroi greci
per
prendervi parte ed accompagnare Giasone. Ne scels
one l’onore d’essere il loro capo e condottiero, siccome a quello cui
per
prossimità di parentela con Frisso, spettavasi pi
ri della città presso il tempio di Ecate, ove amendue recati si erano
per
implorare il soccorso di quella Diva. Medea che g
ella Diva. Medea che già incominciava ad interessarsi affettuosamente
per
Giasone, gli promise il soccorso dell’arte sua, p
separarono, e Medea andò subito a preparare ciò che erale necessario
per
salvare il suo amante. Le condizioni prescritte d
li lavorare quattro iugeri di terreno in un campo consacrato a Marte,
per
seminarvi i denti di un dragone dai quali dovevan
mente ed accordò loro generosa ospitalità. Essi vissero in quel paese
per
dieci anni in perfetta unione, frutto della quale
ltà di Giasone. Dimenticando questo principe quanto Medea aveva fatto
per
lui e le promesse fattele, s’invaglù di Glauce o
disperata di vedersi tradita e abbandonata ricorse all’astuzia. Finse
per
più sicura vendetta di essere contenta ch’egli pa
be posta andò essa a fiamme con tutta la reggia. Nè paga di ciò Medea
per
isfogare vie più il suo furore uccise essa stessa
. Narrano altri che Medea dopo aver uccisi i propri figli se ne fuggì
per
aria salita su di un carro tirato da draghi, andò
lira figlia dell’Oceano con Saturno che si era trasformato in cavallo
per
occultarsi a Rea sua sposa. Divenuto grande si ri
asone, Achille e molti altri furono suoi discepoli. Achille fu quegli
per
cui si pigliò, come avo materno, una particolare
i si servirono gli Argonauti nella loro spedizione. Il Bacco greco fu
per
quanto si crede un discepolo favorito di Chirone
erimonie del culto bacchico. Chirone portò a tal segno il suo talento
per
la musica, che giunse a guarire le malattie coi s
il male era incurabile e l’infelice Centauro soffriva acerbi dolori,
per
cui pregò Giove di porre fine a’ suoi giorni. Il
l quale si distinguono i principi greci che s’imbarcarono con Giasone
per
andare nella Colchide a fare la conquista del vel
presso ad un fonte ivi andato in cerca d’acqua, abbandonò i compagni
per
andar in cerca di quel giovinetto da esso molto a
to da esso molto amato. Anche i suoi compagni non poterono consolarsi
per
tal perdita e fecero eccheggiar le ripe all’intor
rono all’isola di Lenno che trovarono abitata da sole donne, le quali
per
vivere in loro balìa, avevano uccisi tutti gli uo
avuti. Borea vendicò l’innocenza de’nipoti, accecando Fineo, il quale
per
sua consolazione ottenne di poter saper l’avvenir
o e della Terra, le quali lordavano le vivande di Fineo sulla tavola,
per
cui Fineo si sarebbe ridotto a morir di fame senz
Eete, ed eseguita, come si è riferito, la loro intrapresa ripartirono
per
la Grecia inseguiti dal re Eete. Fosse il timore
ale dell’Illiria ora Croazia e Morlachia, di dove trasportata la nave
per
terra nell’Adriatico, per esso e pel mar Ionio se
ia e Morlachia, di dove trasportata la nave per terra nell’Adriatico,
per
esso e pel mar Ionio se ne tornarono a Iolco. Ass
esto misterioso ariete. Dicono gli uni che all’istante in cui stavasi
per
immolare Frisso ed Elle, Mercurio diede a Nefele,
rerogativa di traversare l’aria, e Nefele lo aveva dato ai suoi figli
per
sottrarli all’orribile sacrificio che la loro mat
igli per sottrarli all’orribile sacrificio che la loro matrigna stava
per
consumare. Nefele fu la seconda moglie di Atamant
uropa in Asia sopra l’ariete dal vello d’oro Elle cadde nel mare, che
per
questa ragione fu detto Ellesponto ora stretto de
ede in guardia a un drago il quale divorava tutti quelli che venivano
per
togliorlo e a due tori spiranti fuoco dalla bocca
ssero nell’abbondanza coloro, presso a’quali tal vello sarebbe stato,
per
tutto il tempo che conservato l’avrebbero, e fu p
primo fu spedito a scegliere la più bella pecora delle mandre del re
per
offrirla in sacrificio a Giove. Mentre la stava c
a discoperse ; il consigliò a fuggire con Elle sua sorella e si offrì
per
servir loro di vettura. L’offerta fu accettata e
a fu accettata e quando Elle cadde nel mare il montone parlò di nuovo
per
calmare, Frisso, promettendogli di farlo giungere
lane di quel paese e che il viaggio fatto da alcuni greci mercatanti
per
recarsi a comperarne, avesse dato argomento a sif
auco re di Efira o Corinto, nipote di Sisifo, pronipote di Eolo, ebbe
per
madre Eurimede. Egli portò prima il nome di Ippon
o sia punto dalla vergogna di un rifiuto. Preto non osando ucciderlo,
per
rispetto all’ospitalità, in casa propria, si cont
e su le rive del Xanto. Giobate lo ricevette con gioia, lo tenne soco
per
nove giorni, ed in ciascun giorno immolava un tor
u assalito da una truppa di Lici che erano stati inboscati da Giobate
per
assassinarlo, ma egli si difese coraggiosamente e
o. I popoli medesimi, tocchi di ammirazione pel suo valore, formarono
per
lui un immenso dominio, ch’ei riunì alla corona d
Narrasi da altri che Minerva diede il caval Pegaso a questo principe
per
domare la Chimera ; ch’egli su questo destriero,
mento contro i Solimi, Ippoloco che fu padre di Glauco, ed una figlia
per
nome Laodamia della quale Giove s’innamorò e la r
to il nasçose. Cresciuto che fu Meleagro, avvenne che Oeneo offrendo
per
l’ottenuta fecondità delle campagne solenni sacri
a i concorrenti trovossi Atalanta giovine principessa passionatissima
per
la caccia, e fu dessa la prima a ferire il cignal
to da interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma troppo tardi, e
per
disperazione si uccise ; e le sorelle di Meleagro
ridi, che si credeva passassero tutti gli anni dall’Affrica in Beozia
per
piangere su la tomba del fratello. Atalanta era
artenio. Essa non fu abbandonata dalla fortuna essendo stata allevata
per
cura di alcuni cacciatori che la rinvennero. Dive
di alcuni cacciatori che la rinvennero. Divenuta grande ella abborrì
per
molto tempo la compagnia degli uomini e non gusta
anto bella che non si poteva vederla senza amarla. Atalanta soggiornò
per
molti anni sulle più alte montagne d’Arcadia, e p
di questa spendizione ne divenne innamorato ; che avendo essa ferito
per
la prima il terribile animale, che Meleagro finì
ngue di Nettuno e di Merope. Questo giovine principe era sì casto che
per
non veder femmine ritirossi nei boschi e nelle mo
rrere ; così Ippomene lasciò cadere in tre diversi momenti quei pomi,
per
cui Atalanta invaghitasi della loro bellezza, si
econdo alcuni un antro consacrato a Cibele ; gli Dei li trasformarono
per
ciò in lioni, e Cibele li attaccò al suo carro. V
in un naufragio mentre andava a Claro oggi Calmine una delle Sporadi,
per
consultare l’oracolo d’Apollo, morì di cordoglio
icever che fece questa triste nuova mandatagli dalla regina degli Dei
per
mezzo di Morfeo. Gli Dei ricompensarono la loro f
a Xifeo e non avendo questi avuto prole, andò a consultare l’oracolo
per
sapere come far dovesse per divenir padre ; e n’e
avuto prole, andò a consultare l’oracolo per sapere come far dovesse
per
divenir padre ; e n’ebbe per risposta di adottare
re l’oracolo per sapere come far dovesse per divenir padre ; e n’ebbe
per
risposta di adottare il primo fanciullo in cui s’
dottò. Essendo Giano cresciuto in età apprestò una flotta e fece vela
per
l’Italia, ove approdato, conquistò molto paese e
qualche mitologo derivare l’uso di rappresentare Giano con due facce,
per
dinotare che la regia potestà era divisa fra ques
to l’autorità delle leggi ; mostrò loro ad onorare gli Dei nei tempii
per
mezzo dei sacrifici, a cingere le città di mura e
ato Mida. Sopraggiunsero intanto delle forti dissensioni tra i Frigi,
per
cui ricorsero all’oracolo, il quale disse, che ta
colo, il quale disse, che tali divisioni non sarebbero cessate se non
per
mezzo di un re il quale fosse venuto ad essi sopr
n dubitando che questi fosse colui indicato dall’oracolo, lo elessero
per
loro re, ed egli pose fine a tutte le loro differ
la promessa dell’oracolo risguardasse lui solo, fece molti tentativi
per
isciornelo : ma non avendo potuto riuscirvi, e te
tuoni e baleni, cosicchè il principe fece nell’indomani dei sacrifici
per
ringraziare gli Dei del favore che gli avevano ac
madre, dalla cui unione sarebbe sortita una detestabile stirpe. Laio
per
impedire tale enormità consegnò Edipo subito nato
di non esser figlio di Polibio, andò a consultar l’oracolo di Apollo
per
aver contezza de’suoi parenti, e l’oracolo gli pr
io erano state predette e lo avvisò di non ritornare nella sua patria
per
evitarle. Credendo Edipo che l’oracolo parlasse d
non più con due cammini. Così interpretò Edipo l’enimma, e la Sfinge
per
rabbia s’ammazzò. Edipo giusta la promessa di Cre
rsi tutt’ad un tempo reo di parricidio e d’incesto, si cavò gli occhi
per
non veder più la luce, mentre Giocasta presa egua
a nessun profano di portare il piede, vollero far uso della violenza
per
iscacciarnelo. Antigone, per il padre e per sè st
il piede, vollero far uso della violenza per iscacciarnelo. Antigone,
per
il padre e per sè stessa intercedendo, ottenne d’
ro far uso della violenza per iscacciarnelo. Antigone, per il padre e
per
sè stessa intercedendo, ottenne d’esser condotta
e Teseo li accolse ambidue favorevolmente, ed offrìloro il suo potere
per
appoggio ed i suoi stati per asilo. Edipo si rico
vorevolmente, ed offrìloro il suo potere per appoggio ed i suoi stati
per
asilo. Edipo si ricordò un oracolo d’Apollo, il q
, cui ordina di allontanarsi ; la terra trema e a poco a popo si apre
per
ricevere Edipo senza violenza e senza dolore alla
famosi condannati del Tartaro. Eteocle e Polinice che eran gemelli o
per
ordine del padre, come alcuni vogliono, o spontan
taneamente convennero fra di loro di regnare alternativamente un anno
per
ciascheduno e che per evitare qualunque contesa,
fra di loro di regnare alternativamente un anno per ciascheduno e che
per
evitare qualunque contesa, quello che non fosse s
dovesse allontanare da Tebe : ma Eteocle prese le redini del governo
per
il primo e terminato l’anno ricusò di più cederle
glio di Eneo re di Calidone che si era alla corte di Adrasto ritirato
per
aver disgraziatamente ucciso il fratello Menalipp
rimettere Polinice nel regno. Spedì a questo effetto Tideo ad Eteocle
per
intimargli di cedere il regno secondo il patto ;
ere un agguato dalle sue genti comandate da Licofonte e Meone a Tideo
per
assassinalo. Questi opponendosi valorosamente agl
gli assalitori gli uccise tutti, eccetto Meone cui rimandò ad Eteocle
per
recargli il triste annunzio. Irritato Adrasto al
o a corpo nella mischia o come si asserisce da alcuni avendo chiesto,
per
risparmiare il sangue de’popoli, di battersi in s
sa sia accaduta ne’sacrifici che gli venivano offerti insieme, poichè
per
quanto cattivi sieno stati questi due fratelli no
ella patria, e ordinò che quelle di Polinice fossero sparse al vento,
per
aver egli tratto sulla propria patria un’armata s
hioni del monte Ficeo, là dove riusciva loro impossibile di liberarsi
per
non saperne le diverse uscite che essa perfettame
ete, fu dall’empio padre, come si è già detto, dato in pasto agli Dei
per
far prova della loro divinità e da essi risuscita
nte Ippodamia. Questo principe informato dall’oracolo di dover morire
per
opera di suo genero, propose a’pretendenti d’Ippo
rte, allorchè Pelope non esitò, nè temette di accettare la sfida ; ma
per
assicurarsi la vittoria pose in opra l’astuzia. G
a morte di Crisippo altro suo figlio che aveva avuto da una concubina
per
nome Astioche, non volle mai più permettere che c
contentandosi di esiliarlo nell’isola di Creta. Divenuto Agamennone e
per
le sue conquiste e per la morte di Tieste, che gl
rlo nell’isola di Creta. Divenuto Agamennone e per le sue conquiste e
per
la morte di Tieste, che gli aveva ceduti i suoi d
go ed il più potente principe della Grecia, scelse la città di Micene
per
capitale del suo impero. Menelao divenne re di Sp
otere Agamennone fu scelto a voce unanime capo dell’armata de’ Greci,
per
la spedizione contro i Troiani, per ricuperare El
anime capo dell’armata de’ Greci, per la spedizione contro i Troiani,
per
ricuperare Elena moglie di Menelao che era stata
a Paride figlio di Priamo re di Troia. Prima della partenza de’ Greci
per
Troia Agamennone aveva avuto vari figli e tra gli
cerdote Calcante consultato l’oracolo di Delfo portò in risposta, che
per
avere propizi i venti conveniva sacrificare Ifige
roia. Agamennone lasciò Egisto l’uccisore di Atreo che era suo cugino
per
vegliare al governo de’ suoi stati. Invaghitosi d
figlio di Strofio, con cui era stato educato, giunse in Tauride, ove
per
ordine del re Toante fu in procinto di essere sac
. Ma una virtuosa gara qui nacque fra i due amici, perciocchè Pilade,
per
salvarlo, si finse Oreste, e Oreste costantemente
peva che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che questi venuto fosse
per
ispogliare il tempio, e il fe’dal popolo ammutina
sommamente irritata di non essere stata invitata alle nozze di Teti,
per
trarne vendetta alla metà del banchetto gettò ess
idusse tra le tre principali Dee, Giunone, Venere e Minerva. Gli Dei,
per
non incontrare l’odio di veruna di quelle gelose
rare l’odio di veruna di quelle gelose Divinità, quantunque ricercati
per
esserne i giudici, ricusarono e nominarono il pas
che vedendole coi loro vestimenti le trovava egualmente belle, e che
per
giudicare, eragli d’uopo di vederle ignude. L’org
le aggiudicò il contrastato pomo siccome premio della beltà ; quindi,
per
una necessaria conseguenza, si trovò egli esposto
re, e dopo averlo interrogato intorno il suo nascimento, il riconobbe
per
suo figlio, nè potendo resistere alla forza dell’
e diedegli il posto che gli conveniva. Poco dopo fu eletto da Priamo
per
andare in qualità d’ambasciadore a Sparta a ridom
nna di quell’età, colse Paride l’occasione che Menelao ebbe a partire
per
Creta, e abusando dell’ospitalità, si tolse Elena
iso da Pirro e vide prima di morire interamente ruinata la sua patria
per
propria cagione. Subito ch’ei fu ferito fecesi po
ale assedio. Ma essendo insorta grave rissa tra Agamennone ed Achille
per
una schiava che il primo al secondo voleva toglie
la di Tenedo si nascosero. Invano Cassandra figlia di Priamo, che era
per
destino verace sempre e non creduta mai, gridò ch
stato fabbricato da’ Greci onde placare lo sdegno di Pallade irritata
per
la violazione del Palladio o simulacro di Pallade
rasse prigioniera Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi
per
le case e per le vie, uccidendo, predando, incend
era Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi per le case e
per
le vie, uccidendo, predando, incendiando, ridusse
ile in cui fu presa Troia, veduto ucciso Priamo e la città in fiamme,
per
ordine di Venere prese sulle spalle il vecchio su
Dei davano agli uomini ; e lo stesso nome davasi pure al luogo in cui
per
bocca degli uomini eran renduti. Gli Oracoli face
del fanatismo. La venerazione tributata agli Oracoli erasi aumentata
per
mezzo di ricchi doni che si facevano ai loro temp
er mezzo di ricchi doni che si facevano ai loro templi e specialmente
per
le persone che recavansi a consultarli. I luoghi
cialmente per le persone che recavansi a consultarli. I luoghi scelti
per
costruire i tempii ove rendevansi gli Oracoli, le
redire il futuro. Gli Oracoli rendevansi in diverse maniere. Talvolta
per
ottenerli, era d’uopo di molte preparazioni, di d
ndevano le risposte ascosi nelle querce del bosco a Giove consacrato,
per
cui le favole dissero che le querce parlavano. L’
celebre però tra gli Oracoli di Apollo era quello di Delfo, non tanto
per
la sua anzianità, quanto per la precisione e la c
di Apollo era quello di Delfo, non tanto per la sua anzianità, quanto
per
la precisione e la chiarezza delle sue risposte,
li altri ; di modo che gli Oracoli del tripode passavano in proverbio
per
antiche ed infallibili verità. Il privilegio degl
izioni che avevano qualche cosa di misterioso ; talvolta ciò avveniva
per
mezzo di biglietti suggellati ; o finalmente rice
oppure dalle Parche ne’ loro tempii. Quello d’Upsal era famoso tanto
per
gli Oracoli quanto pei sacrifici. Nel predire il
o, o di Ercole o di Glauco. Dicesi che Apollo ne divenne amante e che
per
renderla sensibile, le offrì d’accordarle tutto c
o onde vedervi il proprio padre Anchise. Mancavanle ancora tre secoli
per
compiere il numero dei grani di sabbia che doveva
dal padre tutti i perigli cui sarebbe stato esposto nelle guerre che,
per
fondare in Italia un nuovo impero, doveva sostene
la quale era di Cuma in Eolide e confusa soventi con quella d’Italia
per
l’uniformità del nome del luogo ov’esse soggiorna
i pei quali chiese 300 monete d’oro. Il re la scacciò con disprezzo ;
per
il che essa ne gettò tre nel fuoco in sua presenz
essa ne gettò tre nel fuoco in sua presenza e chiese lo stesso prezzo
per
quelli che rimanevano. Essendole negata nuovament
mme, con molta fatica furono conservati quei libri che poscia vennero
per
certo in qualche altro religioso luogo collocati
Italia. Il culto che si prestò agli Dei, a’ Semidei e agli uomini che
per
qualche straordinaria azione si erano resi illust
e dei grandi. Allora furono chiamati Parassiti gli adulatori i quali,
per
procurarsi una piacevole sussistenza, la delicate
Gli Anuspici erano quelli che esaminavano le interiora degli animali
per
trarne i presagi. I sacerdoti Akvali erano quelli
r trarne i presagi. I sacerdoti Akvali erano quelli che sacrificavano
per
la fertilità de’ campi ; le feste che si celebrav
de’ campi ; le feste che si celebravano due volte in onore di Cerere
per
questo oggetto chiamavansi Ambarvali. I Feciali e
ue particolari cerimonie. Le principali erano quelle che praticavansi
per
l’omicida, per i prodigi, per le città, per le ar
cerimonie. Le principali erano quelle che praticavansi per l’omicida,
per
i prodigi, per le città, per le armate, per i tem
rincipali erano quelle che praticavansi per l’omicida, per i prodigi,
per
le città, per le armate, per i templi. Le espiazi
o quelle che praticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città,
per
le armate, per i templi. Le espiazioni solenni er
aticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città, per le armate,
per
i templi. Le espiazioni solenni erano precedute d
ell’uscirne aspergevansi con quest’acqua : si soleva servirsene anche
per
lavare il corpo. Gli Egizi, i Greci, i Romani ave
e abbiamo fatto cenno ai loro rispettivi luoghi. Le Feste erano sacre
per
quei popoli. Se avessero dato luogo alla punizion
sorte di spettacoli pubblici adottati dalla maggior parte dei popoli
per
ricrearsi o per onorare i loro Dei. Non si conosc
coli pubblici adottati dalla maggior parte dei popoli per ricrearsi o
per
onorare i loro Dei. Non si conosceva giuoco alcun
n altre religiose cerimonie : in una parola la loro istituzione aveva
per
apparente motivo la religione, oppure qualche obb
ci, questi si rappresentavano sul teatro, o sulla scena che si prende
per
l’intero teatro. I giuochi di musica o di poesia,
a che si prende per l’intero teatro. I giuochi di musica o di poesia,
per
le loro rappresentazioni non avevano luoghi parti
nificenza incredibile. Furono distinti pei luoghi ov’eran celebrati o
per
la qualità del Dio cui erano dedicati. I primi er
agli Dei erano dessi divisi in sacri e in votivi, perchè si facevano
per
dimandare qualche grazia ; in giuochi funebri e i
lche grazia ; in giuochi funebri e in giuochi ricreativi, come erano,
per
esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i Roma
, come erano, per esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i Romani
per
celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli anfite
apellatura più bella assai di quella di Venere. 4. NB. Nell’ indice
per
ordine alfabetico posto in fine di questo Compend
ecoro ulteriormente perseverar sulla negativa pensai sottrarre al fin
per
pochi giorni, quasi insensibilmente, a me stesso
, e soddisfatte pienamente le brame. Ed in qual cosa in vero può esso
per
avventura il mio libro defraudare l’aspettativa v
i dei superiori detti maiorum gentium seguiti da sufficiente sviluppo
per
intelligenza più chiara ? Tanto il libro puntualm
nti della Mitologia, dalla definizione di essa pria d’ogni altra cosa
per
una ben chiesta ragion di chiarezza incomincia. L
on ostante, che tali massime in buona parte conosciute pur si fossero
per
incoerenti, e strane da quel valentuomini, de’qua
ender ragione d’ogni cosa richiesta, attinger potrà i necessarii lumi
per
sviluppare quelle tante cifre, e misteriose figur
che risultano a noi dalle mitologiche cognizioni. E son questi forse
per
un’amator delle scienze frutti di poco conto ? Ac
frutti di poco conto ? Acquisti da disprezzarsi ?(1) Le favole, che
per
tanti secoli sedotta tennero la infelice Gentilit
divinità : sacrificando la terza parte alla poesia toscana, cui quasi
per
appendice seguirà la quarta alle latine muse unic
nciamo propriamente da Giove padre degli Dei, e degli uomini presente
per
tutto, e provvido governator delle cose : Virg. E
divorato avrebbe similmente quest’altro, se la scaltrezza della madre
per
tai inumani fatti accigliata non l’ avesse in que
ello, si divise, assegnando il mare a Nettuno, l’Inferno a Plutone, e
per
se riserbando l’Empireo ; dando altresi al primo
o ; dando altresi al primo un tridente, al secondo un elmo, ritenendo
per
sua condecorazione, ed insegna il fulmine tre men
sfrontata ribellione, e licenzioso coraggio si diedero a combatterlo
per
vendicar quei dritti di preferenza, e di dominio,
impauriti gli Dei sotto figura di diversi animali fuggirono in Egitto
per
fissar quivi il soggiorno. Il solo Giove però cor
n Egitto per fissar quivi il soggiorno. Il solo Giove però coraggioso
per
la prima vittoria contro i Titani, severo nel cig
no, e riacquistò la perduta sua pace(1). Sue azioni. Quantunque però
per
queste superbe vittorie gloriosa sempre più sfavi
unque egli assicuratosi di già del sortito suo regno impalmato avesse
per
mogli e Meti dea del Consiglio, e Temi dea della
n diversì modi cambiandosi, e diverse forme prendendo, come di Cuculo
per
ingannare la sua stessa sorella Giunone, di Cigno
come di Cuculo per ingannare la sua stessa sorella Giunone, di Cigno
per
violar Leda meglie di Tintaro, di Satiro per abus
orella Giunone, di Cigno per violar Leda meglie di Tintaro, di Satiro
per
abusar di Antiope figlia di Nitteo ec. cereò con
Belo, che, come dissimo, il primo fù ad introdurre l’idolatrico culto
per
onorar i defonti. Da Greci, e da Libii fù detto A
rico culto per onorar i defonti. Da Greci, e da Libii fù detto Ammone
per
aver sotto sembianza d’ un montone prestato socco
etrius da ferre opem ; Fulminator dallo scroscio del fulmine : Stator
per
aver fermato i Romani fuggendo da Sabini, e final
lla mano, coll’uccello suo ministro a piedi, da lui stesso trasmutato
per
gelosia d’ onore da Regnator d’ Atene detto Perif
elebri giuochi Olimpici da celebrarsi verso il solistizio d’ogni està
per
cinque giorni continui a cagion del quinario eser
o Dio dedicati erano il faggio, e la quercia, e tanto era il rispetto
per
questi, che si giunse pure a credere aver essi la
garle ; mentre avendo molti immaginati più cose, sempre però dubbiose
per
ragion di folte tenebre attraversanti, è buon par
l vasto Regno Il Dio Nettuno, che dà legge al mare, Porta il tridente
per
mostrar lo sdegno, E ogni mostro marino al piè gl
ed assoluto Dio del mare, regno a lui sortito nella general divisione
per
sua parte, ed eredità, sul quale qual’assoluto pa
lse egli lo sguardo sulla vaga figlia di Doride chiamata Anfitride, e
per
ottenerla non lasciò mezzo alcuno intentato ; ma
itride, e per ottenerla non lasciò mezzo alcuno intentato ; ma quella
per
custodir illibato il suo vergineo candore con mag
monte Atlante, a tutto potere si diè a persuaderla, e seco menandola
per
incognite vie la condusse finalmente dal suo Re,
condusse finalmente dal suo Re, e così divenne essa sua sposa onorata
per
altro da popoli collo stesso culto divino qual de
si con tante indegne azioni, come col trasformarsi in diversi animali
per
giungervi. Queste strane metamorfisi però meritan
va. Ebbe questo dio una gran contesa colla dea della Sapienza Minerva
per
ragion del nome da darsi alla novella Cittä di Ce
iamati a dirimere tal controversia decretarono, che quella parte, che
per
propria virtù prodotto avesse la cosa più vantagg
ce un prodigioso Olivo. Tai produzioni discusse dagli Dei vuotanti fù
per
essi deciso, che Nettuno ceder dovea in tal causa
o le loro trombe con eco sonoro delle conche marine, innanzi a’ quali
per
rispetto del gran Nettuno si appianavano pacifica
mente da popoli abitanti alle marine spiagge venne Nettuno riguardato
per
una gran Deità, cui di tratto in tratto innalzaro
, bavoso, e sciagurato, Dal Ciel con sdegno spinto appena nato, Fatto
per
dare all’uom spavento, e lutto. A far säette crud
tte crudelmente istrutto Par che dal suo destin fù dichiarato ; Giove
per
esso vien sovente armato, Perchè il mondo talor v
prescritto della natura, ed un tal acceleramento forse fù la ragione,
per
cui mal formato, e deforme comparve fin dal primo
paterni un odio crudele, crucciato gli tirò fiero calcio, e dal cielo
per
più non mirarlo barbaramente lo spinse. Precipito
Precipitoso dopo mille giravolti a terra appressavasi il Nume bambino
per
esalar quivi giunto l’ultimo suo affannoso respir
lo scudo di Ettore, le armi di Enea, e mille altri capi d’opera, che
per
soddisfare a diverse richieste ei si compiacque c
sgomentato di sua natìa bruttezza ardi domandargli la saggia Minerva
per
sposa ? Vero è, che vane riuscirono le sue preten
Vero è, che vane riuscirono le sue pretenzioni ; non però ciò avvenne
per
parte di Giove renitente, ma per cagion della pre
e pretenzioni ; non però ciò avvenne per parte di Giove renitente, ma
per
cagion della pretesa Dea, che gelosa della sua am
però il piacere d’impalmare Venere fra le Dee la più bella, la quale
per
altro niente rapita di suo marito, non senza suo
dal suo astuto consorte, dove ella con Marte improvisamente fû colta
per
oscitanza di Elettrione posto per guardia, fece d
a con Marte improvisamente fû colta per oscitanza di Elettrione posto
per
guardia, fece delle reità sue la più aspra vendet
emente gli viene attribuito. Del resto la favola hà sempre riguardati
per
suoi figli tutti coloro, che celebri si resero ne
più bella di pascersi dell’immortale lor Nettare, la cagione furono,
per
cui la bella Ebe il piacere incontrò di subentrar
ant ecchè al dir di Varrone : Vulcanus est quasi volitans, quod ignis
per
aerem volitat ; vel a vi, ac violentia ignis ; fù
i recinti della Città, ove tenevansi sovente le assemblee del popolo
per
importantissimi affari. Molte similmente furono l
o onore, le più considerabili però furono le cosi dette Lampadophores
per
le fiaccole, che si portavano da campioni accorsi
a piene vele. Fonte, e cagion di stragge, e di ruina, Autor di pianto
per
qualunque stato, Che l’uom più fiero a piedi suoi
nque stato, Che l’uom più fiero a piedi suoi s’inchina. Dal mondo sol
per
lui fù il ben scacciato, E mentre a danni crudelm
sua nascita. Piccatasi fortemente del suo marito l’orgogliosa Giunone
per
aver egli da se solo senza vantarvi ella parte da
uo rivale marito. Anziosa quindi di veder paghe le sue brame partissi
per
consultar l’oceano pronta ad eseguire quanto quel
artissi per consultar l’oceano pronta ad eseguire quanto quello l’era
per
svelare ; ma per buona sua sorte stanca fermandos
ltar l’oceano pronta ad eseguire quanto quello l’era per svelare ; ma
per
buona sua sorte stanca fermandosi presso la Dea F
a quistione, e la lite, che ebbe questo Dio col suo zio Nettuno. Egli
per
vindicare la violenza usata da Allirozio figliuol
ore della concepita sua collera gli diè fieramente la morte. Commosso
per
tal barbaro fatto il padre di quello Nettuno citò
arte le sue ragioni, cosi attempatamente giustificò la sua causa, che
per
giudizio della più sana parte di quei giudici ne
do passò alla morbidezza delle nozze, e perciò nessun’altra si elesse
per
sposa, fuorchè Nerione, che nel Sabino linguaggio
a, fuorchè Nerione, che nel Sabino linguaggio significa forza, benchè
per
altro la favola in lui ancor riconosce le sue, pe
fica forza, benchè per altro la favola in lui ancor riconosce le sue,
per
aver divisi i suoi affetti e con Venere, da cui e
ione. Nominavasi finalmente Quirinus da quiris, che significa lancia,
per
cui i Romani si dissero Quirites dal lor fondator
ea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento, da più mostri cinto
per
corteggio, con furie svolazzanti intorno al suo e
mostri cinto per corteggio, con furie svolazzanti intorno al suo elmo
per
orrore, con gallo qual simbolo di vigilanza al su
preceduto dalla fama, che con spaventevole mormorìo ne annnnziava da
per
tutto la formidanda venuta. Suo culto. Questo Nu
, o perchè nazione fiera, e naturalmente portata a guerreggiare, ebbe
per
questo Dio speciale culto, ed affetto, istituendo
è forse non minore era il culto, che da’ Romani a lui si prestava, si
per
amore del lor fondatore, che per timore delle lor
che da’ Romani a lui si prestava, si per amore del lor fondatore, che
per
timore delle loro battaglie. In suo onore invero
ragione, che assegna Latt. lib. I de Fals. Rel. Cioè, che ad ogni Dio
per
quanto era possibile deputavasi una congrua vitti
al proposito quella ragione, che porta Ovidio nell’ enarrar la causa,
per
cui il sole godesse d’un cavallo per vittima. Ne
a Ovidio nell’ enarrar la causa, per cui il sole godesse d’un cavallo
per
vittima. Ne detur celeri victima tarda Deo lib. 1
one, e sviluppo Curiose pur troppo sono le storiette di questo Dio
per
qua lunque verso considerarlo ci aggrada. Chi fù
ta testuggine trovata sul Nilo valse ad efformar una lira non mai più
per
l’addietro veduta, detta perciò da latini Testudo
d’essere scoverto trattosi a lui innanzi gli esibì la più bella vacca
per
ottenerne il secreto, nè di ciò contento per ispe
esibì la più bella vacca per ottenerne il secreto, nè di ciò contento
per
isperimentar col fatto la fedeltà del pastore cam
a altresi nelle mani un caduceo ornato da due attorcigliati serpenti,
per
dinotare, che siccome al tocco di sua verga i due
e. Si veggono pendere da suoi labbri alcune ben formate catene di oro
per
significarci la sua aurea eloquenza, e l’ammirabi
ghi impertanto facil cosa è rilevare la diversità de’ suoi nomi. Egli
per
cagion dell’uffizio di servire agli Dei vien dett
cui sovente vien salutato dagli scrittori delle favole a lui fù dato
per
aver addormentato, e quindi ucciso per espresso v
ori delle favole a lui fù dato per aver addormentato, e quindi ucciso
per
espresso volere del padre degli Dei il pastore Ar
e degli Dei il pastore Argo dotato di cento occhi, alla cui vigilanza
per
cagion di gelosia era stata affidata da Giunone l
lla stessa, altro d’egual plausibilità non si scorge. Poco verisimile
per
altro sembra, come questo Dio, che per ragione de
non si scorge. Poco verisimile per altro sembra, come questo Dio, che
per
ragione delle sue occupazioni sempre aggiravasi n
esto Dio al pari degli altri i suoi sacrificii. Su suoi altari(1) ove
per
altro sovente si trovava unito con Minerva, dette
avesse i ladri, di cui egli era Dio, quantunque volte avveniva passar
per
quelle, non potevano essi far ammeno di prestargl
i sa da danni. Fulge il suo carro di saffiri adorno, Nè invecchia mai
per
lungo volger d’anni : Eccovi il Nume apportator d
assai spesso inseguire i più rinomati Eroi, e miriam sovente, che chi
per
qualche dono di natura infra gli altri singolarme
. Egli sebbene fra il sodalizio degli Dei uno de’ più rinomati si era
per
cagion del suo vasto singolare sapere ; pur tutta
rucciata Giunone perche Giove suo marito particolare affetto nudrisse
per
Latona già per lui feconda madre di questo Dio, u
e perche Giove suo marito particolare affetto nudrisse per Latona già
per
lui feconda madre di questo Dio, un giorno dal ci
re un’orribil serpente detto Pitone, acciò questo inseguito avesse da
per
tutto la sventurata Latona sua rivale. Commosso p
ravossi della doppia sua prole Apollo cioè, e Diana ; quale isola poi
per
favore del nato Nume non più fù errante com’era,
Nume non più fù errante com’era, ma restò ferma del tutto, ed immota,
per
essere cosi di memoria a posteri, e tardi nipoti.
ette. Conscio intanto questo Dio de’ patimenti tollerati da sua madre
per
cagion del detto mostro insecutore pria d’ogni al
rivolse contro Niobe, regina di Tebe, moglie di Anfione, che superba
per
la numerosa sua prole sprezzato aveva di lui la m
elle sue intraprese. Fù primieramente rapito egli da violento affetto
per
Dafne famosa figlia del fiume Peneo, la quale bur
a apparso. Leucotoe sol figliuola di Orcamo prodica fù di sua persona
per
contentar questo Dio, ma ella a caro prezzo pagò
d’affetto nell’ albore, da cuis tilla l’incenso, e trasformò altresi
per
sdegno la denunciante Clizia in girasole. Perduta
glio però, che riuscir dovea pel padre un bel motivo d’allegrezza, fu
per
lui la cagione del più aspro dolore. Imperocchè a
valente Esculapio, benchè come Dio della medicina al numero degli Dei
per
guiderdone l’ascrisse. Non potè pertanto Apollo c
sua opera (non altrimenti che fece Nettuno) a Laomedonte Re di Troja
per
la gran fabbrica delle sue mura ; benchè poi trad
ui nella convenuta mercede, con pestilenza ne attaccò gli stati, come
per
la causa istessa con inondazioni fè similmente il
perbo Pane con imprudente disfida, ma perditor partendo dalla contesa
per
giudizio di Tmolo Re di Lidia, pagò colle umiliaz
, e chiamato novellamente nel cielo chi mai creduto non avrebbe esser
per
lui terminati omai gli affanni ? Sue nuove sventu
sser egli figlio di Apollo come si vantava, chiese in grazia al padre
per
consiglio di sua madre di condurre per un giorno
ava, chiese in grazia al padre per consiglio di sua madre di condurre
per
un giorno il luminoso suo carro. Tremò il caro ge
o Delio a cagion del luogo, dove nacque, detto l’isola di Delo : Febo
per
cagion della luce, e calore del sole da lui guida
ce, e calore del sole da lui guidato, o perche egli stesso fù creduto
per
sole : Delfico per la città di Delfo nella Beozia
le da lui guidato, o perche egli stesso fù creduto per sole : Delfico
per
la città di Delfo nella Beozia, ove rendeva i fam
ttà di Delfo nella Beozia, ove rendeva i famosi suoi oracoli(1) Pitio
per
la gloria d’ aver ammazzato il serpente Pitone :
d’ aver ammazzato il serpente Pitone : Attico finalmente, e Palatino
per
ragion del promontorio Atio celebre per la vittor
Attico finalmente, e Palatino per ragion del promontorio Atio celebre
per
la vittoria di Augusto, e pel monte Palatino ragg
sica, della eloquenza, della Medicina, e di tutte quelle nobili arti,
per
cui si ingentiliscono i costumi, e si nobilita l’
i adorato in Delo, Claro, Timbra, Pataro, e soprattutto in Delfo, ove
per
bocca della Sacerdotessa Pitia situata sul Tripod
iove germana eletta figlia D’opi funesta, che pur regna in Cielo, Che
per
l’ aria talor da noi si piglia Arbitra di procell
lo stesso vertiginoso suo genio. E che altro invero bramar più poteva
per
esser felice ? Chi fù Giunone. Figlia essa di Sat
felice ? Chi fù Giunone. Figlia essa di Saturno, e di Opi, e Sorella
per
conseguenza dello stesso Giove, anzi con esso più
nta mercè i ligami di nozze, divenuta perciò regina dell’Olimpo, come
per
bocca di Virgilio I. Æn. sen pregia. Ast ego, qu
eppure ella lungi dal compiacersi delle sue fortune, e viver content
per
l’altezza del grado, da tumultuanti suoi affetti
mmettere atti di umiliazione i più denigranti. E che in vero non fece
per
vendicarsi degli oltraggi, che ella credeva d’ av
carsi degli oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti da Trojani si
per
la scelta di Ganimede per coppier degli Dei invec
ella credeva d’ aver ricevuti da Trojani si per la scelta di Ganimede
per
coppier degli Dei invece di Ebe sua figlia, come
ce di Ebe sua figlia, come nell’ esser posposta a Venere nella beltà,
per
giudizio di Paride divenuto arbitro nella gran co
ltà, per giudizio di Paride divenuto arbitro nella gran contesa sorta
per
cagione del pomo d’oro gittato dalla Discordia ne
contenta questa orgogliosa Dea di Ebe, e Vulcano suoi figli concepiti
per
opera del suo Giove, sollecita impegnossi ancora
epirne pel tocco d’un fiore, come appunto parlando di Marte si disse,
per
far conoscere agli Dei, ed agl’uomini quanto effi
on avea di gareggiar collo stesso suo marito Giove ; mentre se questi
per
sua virtù tratto aveva dal fecondo seno di sua me
quest’ uccello quell’ Argo di cento occhi suo esploratore da Mercurio
per
ordine di Giove crudelmente ammazzato : benchè in
d’ un cuculo sul suo scettro, perchè in quello cangiato si era Giove
per
ottenerla al fine dopo tante reiterate ripulse in
ll’ accompagnare la novella sposa al soggiorno dell’ amato suo sposo,
per
qual motivo ancora dicevasi Iuga, cioè Dea de’mat
, che aveva dei bambini, che uscivano alla luce fù chiamata Lucina, e
per
la stessa ragione Pronuba, ossia Natale. Fù detta
nte Eterea, perche sposata con Giove preso sovente, secondo Macrobio,
per
l’ etra ; e quindi essendo all’ Etra sottoposta l
di essendo all’ Etra sottoposta l’ aria, essa qual inferiore di Giove
per
l’ aria stessa comunemente fù presa. Sue feste.
tra il poter della natura, E salva il mondo dagl’ acerbi mali. L’uomo
per
essa ne travagli indura, L’augel per essa spiega
mondo dagl’ acerbi mali. L’uomo per essa ne travagli indura, L’augel
per
essa spiega allegro l’ ali. Cerere è questa onor
e sviluppo La Dea, cui più fosse obbligata la società degl’uomini
per
beneficii ricevuti fù certamente la figlia di Sat
ivere sollecita della infelice sua sorte. Conscia quindi la Dea della
per
dita, ma ignorante del fatto, dando presto di pig
ole accese mosse veloce i suoi passi a trovarla. Raggirossi affannosa
per
questa, e quella parte della terra, sichè di essa
fa Aretusa, sollecita volse indietro i suoi passi ad informarne Giove
per
l’opportuno riparo. Al sentire il gran padre le s
uto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso più da motivi di affetto
per
la madre, che di giustizia per la figlia non aves
gli Dei mosso più da motivi di affetto per la madre, che di giustizia
per
la figlia non avesse deciso, che sei mesi passass
. Vittima delle sue vendette divenne invero il fanciullo Stellio, che
per
essersi scioccamente burlato di essa, che stanca
ua collera ebbe similmente a provare l’irreligioso Eresittone. Questi
per
aver con audace ardire recise alcune piante in un
diffusiva bontà, corteggiata da uno stuolo di contadini, che festosi
per
le abbondanti messe a lei intorno raggirandosi le
rono i più solenni. Il primo fù detto mistero Eleusino de Eleusi, ove
per
man del re Celeo ebbe la Dea cortese accoglienze
rni segni di sua allegrezza facil era il giudicare gl’interni affetti
per
la sua amata purezza. Suo ossequio e culto. Alza
di essa nel cuore tai sensi di amore, di venerazione, e di culto, che
per
empio, e scellerato era tenuto chiunque ricusava
ben dovuto all’impareggiabile suo merito : anzi perchè era riguardata
per
Dea del fuoco, e pel fuoco istesso sovente pur pr
delle sue novelle fortune. A fronte intanto di questa gran cura, che
per
tal Deità nudrivano religiosamente i Gentili, qua
sibili statue alla presenza di Essa ? Qual prodigio se quelli rimossi
per
man di rispetto dalle vicinanze dei suoi altari,
di casta, e d’illibata matrona ? Crebbe però oltre ogni uman credere
per
questa Dea l’ossequio, e vieppiù ne rifulse la gl
ossequio, e vieppiù ne rifulse la gloria, qualora gran fiamma d’amore
per
essa si accese nel petto del religioso Nume II. R
nifico tempio in forma rotonda fra i due monti Palatino, e Capitolino
per
serbarsi quivi perpetuamente acceso il fuoco, e g
prive però di padre, o di madre, secondo la legge Papia, nè mostruose
per
qualche difetto. Egli dopo averle sorteggiate str
ise chiome veniva deputata al sacro ministero, e trascorsi dieci anni
per
apprenderne le funzioni, pel corso di altrettanti
lle stesse, soggetta ad esser punita con verga dal gran Sacerdote, se
per
sua negligenza estinto si fosse il Sacro fuoco, d
e quivi lasciavansi miseramente a perire. Se così severi però furono
per
esse i castighi ; larghi d’altronde erano i loro
me, e sempre forte, Non sa temer fortuna ancor funesta, E bella appar
per
lei l’istessa morte. Ella fiamme d’onor nell’alma
i, tutto conturbato negli affetti non vide altro mezzo più espediente
per
ovviare il futuro suo scorno, che con incredibile
dito saltando dal seno della madre nella testa del padre, quivi fissò
per
ben tre mesi con modo più nobile la sua dimora. A
e ravvisando crescere sempre più con suo maggior dolore il gran peso,
per
man di Vulcano si fè in due parti aprire il capo,
e il gran peso, per man di Vulcano si fè in due parti aprire il capo,
per
osservar cosa fosse del suo tormento il motivo. V
re una bambina ben grande, e tutt’armata, che intorno a se addolorato
per
la terribile percossa con bella garbatezza saltan
fia impertanto questa Dea dell’amor di se stessa, e molto più superba
per
la vittoria ottenuta contro il competitore Nettun
sibile dolore della sua fronte percossa da iterati colpi di navicella
per
man della Dea accigliata ; sichè non potendone pi
tendone più soffrire l’acerbità avrebbe a se stessa tolta la vita, se
per
favore delle sua rivale istessa, o per grazia deg
a se stessa tolta la vita, se per favore delle sua rivale istessa, o
per
grazia degli Dei impietositi a suoi tormenti non
imil castigo fù inoltre soggetta la infelice Babilonese Dirce. Questa
per
aver un di mossa non sò da qual furia di passione
mmo suo scorno privata dell’antico suo essere, e trasformata in pesce
per
unir così le amare lagrime delle sue aventure col
luto annebiarle, benchè sol collo sguardo, il suo vergineo candore. E
per
qual altra cagione invero privato venne del prezi
apelli della bella Medusa, se non perchè erano stati essi la cagione,
per
cui l’appassionato Nettuno senza rispettare il sa
, e profetessa figlia di Priamo Cassandra rifuggiatasi nel suo tempio
per
soccorso, e salute ? Illustri esempii questi si f
ancia nelle battaglie, mentre sotto tal nome era tal Dea riconosciuta
per
presidente delle guerre, e protettrice degl’Eroi.
e ella si vuol nata, o almen secondo altri educata. Fù nominata Cesia
per
indicar il ceruleo de’ graziosi suoi occhi. Final
azza, ove dipinta era la terribil testa di Medusa coverta di serpenti
per
capelli, giusta la descrizione, che ne forma Virg
ectore divae Gorgona desecto vertentem lumina collo. Suo culto Roma
per
onorar questa Dea di Sapienza, non men che di cas
fù chi somigliasse ad ella. Febo, e Marte provar fatal quadrella Sol
per
costei, che dominò ogni core, Nemica di modestia,
perigli, e di dolcezza, Che di tosco, e di mel gl’uomini pasce. Cade
per
lei l’ingegno, e la fermezza, La teme, e adora l’
centi, o con castigate parole esporre il più essenziale. Dappoichè se
per
essa un di rompendo i bei legami della modestia s
a sventurata tant’oltre gloriarsi di tal naturale suo pregio ; mentre
per
volontà di Giunone, non altro nume fù astretta ad
mentre per volontà di Giunone, non altro nume fù astretta ad impalmar
per
marito, che il deforme storpiato Vulcano, pel qua
lti perciò da altri, ed in particolar da Marte ne ottenne, come ancor
per
sue figlie comunemente riconosconsi le tre grazie
une Afrodite, perche dalla sozza indicata spuma riconobbe i natali, e
per
la stessa ragione ancora al dir di Ausonio fù nom
e fin d’allora quasi di maturo senno dotata tutta sollecita si esibì
per
levatrice a sua madre nello sgravarsi del suo sec
ro i colpi del suo sdegno l’incauto Atteone figliuol di Aristeo. Egli
per
aver un di mentre divertivasi alla caccia data li
e seguace sua Ninfa. La infelice sorte di Orione da suoi dardi ucciso
per
aver tentato di far violenza ad Opi sua Ninfa ne
e Campagne del re di Calidone Eneo ? Il poco rispetto che ebbe questi
per
essa nell’escluderla dalle offerte delle primizie
ordinaria di questa Dea fosse stata la caccia, come sopra si è detto,
per
cui qual principal divinità de’cacciatori era com
imilmente chiamata, benchè gl’antichi Mitologi la distinsero, e forse
per
non attribuire a questa Dea di castità le leggier
volgevansi spesso i gentili mossi dalla pietà verso i loro defonti, e
per
la stessa ragione volendo discendere nell’inferno
a Cumana. Tal triplice suo potere in Cielo, in terra, e nell’inferno,
per
cui chiamasi cumunemente la Dea triforme, ingegno
ome chiaramente cel descrive l’Epico Latino. … In Eurotae ripis, aut
per
iuga cynthi Exerct Diana Choros, quem mille secul
olti monumenti degl’antichi scrittori. In questi fù costume immolarsi
per
man di Sacerdoti per legge Eunuchi umane vittime,
ntichi scrittori. In questi fù costume immolarsi per man di Sacerdoti
per
legge Eunuchi umane vittime, almeno secondo Erodo
hitettura di Ctesifonte, annoverato fra le sette maraviglie del mondo
per
la magnificenza del lavoro, per la rarità delle c
ato fra le sette maraviglie del mondo per la magnificenza del lavoro,
per
la rarità delle colonne, per le ricchezze delle S
el mondo per la magnificenza del lavoro, per la rarità delle colonne,
per
le ricchezze delle Statue, per l’ornamento delle
l lavoro, per la rarità delle colonne, per le ricchezze delle Statue,
per
l’ornamento delle pitture ; si chè per esso Efeso
per le ricchezze delle Statue, per l’ornamento delle pitture ; si chè
per
esso Efeso abitacolo una volta de’Cari, e de’Lele
pur al riferir di Capitolino ebbe a sperimentare le sue finali ruine
per
man de’Goti crudeli devastatori dell’Asia. Ca
Una divinità sempre la stessa, e non mai soggetta ad essere alterata
per
qualunque cagione, dissero i gentili il destino.
esto pensarono essi, che pendeva ogni cosa, e che nessun mezzo vi era
per
eluderne la forza. Quindi è, che domandato un dì
tti a credere in questa ineluttabile Deità, non così chiaro si scorge
per
la moltiplicità delle opinioni. A mio credere più
ntimur regnare Iovem. qual nodo più inestrigabile riuscir non dovea
per
gl’uomini di que’ secoli di tenebre, e di follie
pingerlo bendato, se non che la sola nccessità aveva nel suo governo
per
guida ? E che altro dargli nelle mani quel libro,
i avevano la facoltà di leggere in quel libro gl’eventi ; ma qual prò
per
essi, e per gl’uomini, se neppur un’apice potevan
facoltà di leggere in quel libro gl’eventi ; ma qual prò per essi, e
per
gl’uomini, se neppur un’apice potevano togliere d
del fato, tali squarci si spiegano non pel fato detto il destino, ma
per
la forza, che in se serba la natura di produrre q
si dovrebbe certamente Saturno. La sua crudelià però nol fé riguardar
per
tale, nè mai ottener gli fece il bel titolo di pa
tale, nè mai ottener gli fece il bel titolo di padre degli Dei a lui
per
natural dritto dovuto. Campato questi dallo sdegn
natural dritto dovuto. Campato questi dallo sdegno d’Urano suo padre
per
cura di Titea, si indocile si dimostrò nei consig
ro nei tratti, che non sol si fè usurpatore del Regno dovuto a Titano
per
dritto di primogenitura ; ma con mano audace anco
figli, nè i barbari consigli di divorare ogni maschile sua prole, si
per
mantenere inviolata al suo fratello la fede, come
e sua prole, si per mantenere inviolata al suo fratello la fede, come
per
perpetuarsi nel suo regno la sede, gli furono di
in giorno sempre più ingelosendo il suo figlio Giove, fù la cagione,
per
cui obliando questi tutti i dritti paterni con ma
A tal infausto fato impertanto piegando egli l’afflitto nume il capo,
per
non essere sempre ramingo in terra veloce i passi
on essere sempre ramingo in terra veloce i passi mosse verso l’Italia
per
provar quivi qualche novella fortuna. In umile at
l’aggiungono sul dorso le ali, ed una ambollina al suo fianco, quelle
per
dinotar la velocità del tempo, questa il corso se
giano Sonetto D uplice aspetto in Maestà Suprema Dimostra
per
donar leggi alla terra Il Nume della pace, e dell
parabile Giano ben sapendo, che la vera gloria, e la perenne felicità
per
dono del Clelo unicamente si ottiene, mosso da di
monie la gloria ; quali ottime qualità ammirando i sudditi spettatori
per
un Nume più tosto, che per loro Re lo canonizzaro
ime qualità ammirando i sudditi spettatori per un Nume più tosto, che
per
loro Re lo canonizzarono benchè ancor vivo. Suo
to perciò Clavigero qual’inventore de’ chiavistelli delle porte dette
per
questo Ianua dal proprio suo nome, se pur non din
l proprio suo nome, se pur non dinoti con quella esser egli la porta,
per
cui sol le umane preci potevano avere accesso pre
te inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso con Tazio, quale
per
prescritto del successore Numa sempre dovea tener
l figlio appena nato. A questa quindi attribuir si deve la colpa, che
per
sottrarre al giusto sdegno del regnator dell’Olim
è giunto non fosse alla età di poter produrre i suoi effetti ; benchè
per
altro al vederlo Essa contro il suo genio perduto
il suo genio perduto amante della giovanetta Psiche, la prima poi fù
per
voler del cielo a tracannare l’amarezza di frutto
e Monarca con poche circostanze a lui più da presso appartenenti sarà
per
me unicamente l’obietto. Chi fù Plutone. Riconob
agnato, e solo rimasto sarehbe perpetuamente sul trono. E chi in vero
per
soddisfar le sue brame avrebbe voluto infelicitar
or divorava chiunque osato avesse sloggiar via da quel luogo : benchè
per
altro dicesi essere stato incatenato da Ercole di
cgno, che nessun del suo regno disserrar mai più poteva quella porta,
per
cui ebbe una volta in quel luogo l’ingresso(1)
gri, che gli sono allato. Conforto dell’afflitto, ed impotente, Vince
per
tutto, e pur non pugna armato, Ristoro della vita
ad esso Giove sotto foggie mortali in grazia gli chiese un favore, e
per
stige l’obbligò a serbarle la promessa. Manifestò
forze di uomini, e donne radunate da lui stesso in soccorso : benchè
per
altro si generoso portossi co’vinti, che sembrò a
alcun male. Sue vendette. Tali viscere di Padre però non serbò egli
per
chiunque ardiva vilipenderlo, ma geloso de’suoi d
detta. I frutti di sua collera sperimentò e un Penteo Re di Tebe, che
per
aver impedito le sue feste fù dalla Madre istessa
r aver impedito le sue feste fù dalla Madre istessa oltre il consueto
per
cagion di questo Dio infuriata miseramente trafit
gion di questo Dio infuriata miseramente trafitto ; e le Meneidi, che
per
aver lavorato nel giorno delle sue feste, ebbero
orma col divenir pipistrelli ; e finalmente un Licurgo di Tracia, che
per
aver voluto distruggere le viti sacre a questo Me
ostra nel poter la Dea Tellura, Che tutti unisce i pregi di natura, E
per
essa il mortal teme la morte. Ella forma dell’uom
i questa gran figlia di Urano, e di Gea, detta comunemente Magna Dea,
per
esporre con ben purgata penna quanto di più magni
nudriti co’ dolci frutti delle sue beneficenze più care, questo forma
per
essa la gloria più bella del suo essere, ed il pi
corpi, come non pingere assisa su ben ordinato carro quella Dea, che
per
la terra istessa comunemente fù presa ? Se feroci
stata’già vinta, come non ligare al suo carro animali i più indomiti
per
natura, ed ammanziti sol per portento ? Se sulla
gare al suo carro animali i più indomiti per natura, ed ammanziti sol
per
portento ? Se sulla terra son costruite per ornam
natura, ed ammanziti sol per portento ? Se sulla terra son costruite
per
ornamento, e difesa torri, e castella, come non a
re alcuni di essi colla statua sulle spalle correvano quasi frenetici
per
le strade fra il trambusto di più suoni, altri qu
detta venne Lavazione. Gli osceni canti però, che non saprei dire se
per
onore, o per profanazione ripetevansi da que’scia
Lavazione. Gli osceni canti però, che non saprei dire se per onore, o
per
profanazione ripetevansi da que’sciagurati innanz
Agost. lib. 2. de civ. Dei meritano esser sepolti nel seno dell’oblio
per
comun bene, e vantaggio. Cap. XX. Proserpin
il guardo suo destina. Quando a rapirla il fier Plutone si mosse Ella
per
dimostrar la sua fermezza La lunga barba a pelo a
i di fiori, e perciò ben sovente distaccavasi del fianco di sua madre
per
andar ne’campi, e quivi divertirsi insiem con qua
dal continuo pensiere di restar solo sul trono abborrito, e negletto,
per
alleviarsi da suoi affanni montò un giorno il suo
vagheggiarle lo sguardo vide la bella Proserpina primeggiar fra tutte
per
le sorprendenti sue doti. Tal vistosa figura pose
orse ad involarla. Resistè alle sue insolenza la Dea, e strappandogli
per
disprezzo la barba, a tutto potere ingegnorsi sca
da bramata, e con rapida velocità seco la menò nel tartareo suo regno
per
farla seco sedere in qualità di sposa sul trono(1
novella speranza, e cedendo al sovrano volere rivolse il suo affetto
per
legge di sola necessità all’una volta odiato suo
ravvisandolo con soverchia parzialità trattar colla figlia di Cocito
per
nome Menta ingelosita cangiò questa in erba dello
ardello di narcisi, onde rammentar sempre la causa, e la circostanza,
per
cui sposa di quel Nume addivenne. Per quest’ultim
datrice della terra, e tanto era il rispetto, che quel popole nudriva
per
essa, che il giuramento dato in suo nome non solo
gini vistose risvegliasse negli animi di tutti i più affettuosi sensi
per
esse, acciò rapiti in tal guisa dalla dignità del
gloria. Ma che il vizio poi degno sempre di vitupero, e d’infamia si
per
sua natura, che per le funeste sue conseguenze fo
izio poi degno sempre di vitupero, e d’infamia si per sua natura, che
per
le funeste sue conseguenze fosse stato da que’sci
da tali mostri infelicemente assaliti dovè esser la infausta cagione,
per
cui per tenerli mai sempre lontani se ci mostraro
mostri infelicemente assaliti dovè esser la infausta cagione, per cui
per
tenerli mai sempre lontani se ci mostrarono da vi
virtù, quanto degna in se stessa, altrettanto disprezzata da mortali
per
cagion del perverso lor animo pingesi nuda per di
disprezzata da mortali per cagion del perverso lor animo pingesi nuda
per
dimostrare la sua semplicità, e schiettezza. Port
mostrare la sua semplicità, e schiettezza. Porta in mano uno specchio
per
additar, che essa non può esser guardata, che da
può essere intercettato, ma non mai suffocato dalle nubi, può restar
per
poco tempo nascosta, ma non mai del tutto depress
E da chi altro mai, eceettuati i bambini con poche anime avventurate
per
la divina grazia, che le cinge, e sostiene, un ta
scudo all’uom quando la trova. Annotazioni. Quella gran dote,
per
le quale sola, al dir di Cic. lib. 1. de off. ven
orati col bel titolo di uomini dabbene è appunto la giustizia, mentre
per
essa non uscendo l’uomo dalla sua sfera sarà amic
ertà da alcun ligame non avvinta. Vien fiangheggiata da due fanciulle
per
indicare il suo scopo di mantenere intatta nei po
cenza, e la pace. Mostra finalmente un sembiante non tristo, nè lieto
per
significar esser proprio di chi l’amministre acco
a pietà dolce istinto de’ cuori ben fatti pingesi seder su d’un monte
per
indicare l’altezza, cui si sublima chi la pruova.
nel sen di gioia un rivo. D’essa l’imperio passa oltre la morte, Cade
per
lei qualunque pena amara, E dan dolce piacer le s
etto e fedele. Che se finalmente d’una picca armata si scorge tutto é
per
far fronte alla menzogna, ed alla calunnia, che l
braccia a lui con dolce amore Condannando del mondo i rei costumi. E
per
mostrar d’amor l’opra più bella Al vecchio, che p
i rei costumi. E per mostrar d’amor l’opra più bella Al vecchio, che
per
fame è fatto un gelo In bocca dà la filïal mammel
lle carceri del disgraziato suo Padre, che col proprio latte nudrisce
per
prolungargli la vita son troppo note a chiunque h
poco conto oggi si faccia di tal principale virtù è stata la ragione,
per
cui nella morale del sonetto si è conchiuso, che
mortali sù tal fatto abbastanza rilevasi dalla necessità di tal virtù
per
ben oprare, essendo essa al dir di G. Cristo in S
vince ne’pregi ogni tesoro, Ogni affanno da lei vien calpestato, Che
per
giovare altrui scorda il suo stato, Fonte inesaus
d il papiro son veramente i caratteri della sincera amicizia : quello
per
indicare la incorruttibilità, questo per scovrire
la sincera amicizia : quello per indicare la incorruttibilità, questo
per
scovrire la stabilità de’suoi precetti. Ma chi og
omini relinquit, siamo amici di si bella virtù tanto da Dio inculcata
per
essere così amici di colui, che disse Ioan. 15 Vo
benigna in ogni tempo aïta. Non paventa il rigore, i torti scorda, Nè
per
offesa mai cangia desìo, Nè in alcun tempo alle p
legrezza Sonetto D onna gentil, che immota ognor si stà, Nè
per
stanchezza mai raffrena il piè, Serto rëal colla
embra esser maggiore degli stessi Monarchi. Porta finalmente l’ancora
per
denotar la gioia de’ naviganti sulle mosse di giu
innova, Tal che in lei stà riunita ogni bellezza. Ogni contento l’Uom
per
essa prova, Questa è felicità vera ricchezza, Che
mpre ricerca, e mai non trova. Annotazioni. La felicità mostra
per
sua insegna il caducco, onde designare, che con q
e favella essa fù creduta messaggiera di Giove, e sempre riconosciuta
per
annunziatrice indifferente della verità, e della
i occhi fa sì, che l’uomo non ri accorga della occasione offertasi, e
per
tale ignoranza la perde. Essendo dunque così impa
ali attribuzioni la vera idea del travaglio eterno compagno dell’uomo
per
la sentenza contro lui fulminata dall’Eterno nell
ell’Edem. Gen. 3. Sebbene però da tal ritratto chiaro rilevasi quanto
per
l’uomo penoso sia il travaglio, pur chi seriament
fuggirlo atterrito, intrepido, e con piacere ne sosterebbe l’amarezza
per
gustarne un tempo la desiderata dolcezza, giusta
imagine di questo sventurato uomo, che stringesi un serpe al seno, e
per
disperazione vuol abbeverarsi di quel mortale vel
eme, suda, e in modo strano Cerca di tutti far crudo macello, E morde
per
furor la propria mano. Mortal rifletti a un sì fa
crine disciolto, e di altre strane sue attitudini ? Eppure i Gentili
per
meglio farne conoscere il danno la fecero precede
ompire suoi rei disegni, ed il timone dimostra, che essa si aggira da
per
tutto in mare ed in terra perseguitando chiunque
er iniurias. Questo fatto varrebbe a confondere ogni vindicativo, che
per
dar la vinta alle sue passioni dietro si butta il
effigiato ritratto della credeltà denigrante non poco la umana natura
per
la vivacità de’suoi colori bisogno non ha di spie
un Uomo ignuto è trascinato. Alza cinta di serpi empia facella, Entra
per
tutto, e cauta ognor favella Ma il suo parlar rid
ella donna, perchè bellamente s’induce nell’animo di chi l’ascolta, e
per
tal cagione poi un serpe si mira escirle di bocca
che accusa, perchè è suo proprio vestire col manto della compassione
per
ottenere più facilmente l’intento lo sventurato c
ognuno ad abbominar tal mostro, se vuol essere amico di quel Dio, che
per
Geremia al 7. così si protesta : Advenae, et pupi
rdisce, suda, e gela Mentre il suo gran poter cresce, e dilata. Corre
per
tutto, e ricompensa brama, Il labro scioglie, e p
i barbaramente seduce. E qual figura in vera di questa più espressiva
per
indicar la rea qualità de’ fraudolenti, che con b
tutte l’ore. Porta un mantice in man, che desta ardore, Ed un flagel
per
fulminar le genti, Vaga sol di querele, e di lame
l di querele, e di lamenti. Nè l’averno contien furia peggiore. Corre
per
tutto, ed infiammar procura Popoli all’armi, che
i labri fan veramente orrore. Del mantice ella la iniqua donna fa uso
per
muovere gli affetti allo sdegno ; del flagello si
na fa uso per muovere gli affetti allo sdegno ; del flagello si serve
per
aizzare contro uno l’altro uomo ; vera madre d’in
atura son cosi vivamente descritti, che bisognerebbe occhio non avere
per
non ravvisarne i sfavillanti colori. Li riffetta
er sembra sospinto, Gli affanni da sua man sembran distrutti, Crescon
per
esso i fiumicelli asciutti In atto di danzar col
ra le immense sfere Quel che fia, quel che fù tutto hò presente. Anzi
per
esso a chiare note io veggo Cader le penne, e i f
tore invero, che all’ opinar di più scrittori compose ben sei cantici
per
piangere il commesso suo fallo, ed ottenerne dall
el tenebroso seno del obblio. Per essa vivono alla immortalità quanti
per
le scienze, o per le arti nella umana società si
del obblio. Per essa vivono alla immortalità quanti per le scienze, o
per
le arti nella umana società si distinsero. Per es
santuario della dottrina, che senza la scorta di arte si nobile, che
per
lui è il filo di Arianna nel laberinto dì Creta,
ecco perciò il bisogno di conoscere con distinzione queste tre parti,
per
poterle quindi con felicità maneggiare. 1. L’Esor
il poema è sagrato. Nè s’ induca ad imitar di leggieri il degnissimo
per
altro Iacopo Sannazzaro, che nel poema de partu V
ione ; altrimenti l’ episodio tutto che maraviglioso sarà considerato
per
pregio affettato, e perciò improprio, calzando be
nosce, che restringere in pochi detti il maneggiato argomento, mentre
per
questo ufficio appunto essa richiede grand’ arte.
hiede grand’ arte. In essa gli animi debbon ricevere le ultime scosse
per
abbandonarsi ad un dolce ingombrante stupore. Or
tutt’ i suoi rapporti ; in modo però che oscuro non diventi il poema
per
la troppo ricercatezza, ne per la soverchia sempl
o però che oscuro non diventi il poema per la troppo ricercatezza, ne
per
la soverchia semplicità triviale. 2. Si ricordino
a, ne per la soverchia semplicità triviale. 2. Si ricordino di tenere
per
una sillaba sola, fuorchè nella fine del verso, l
i, che non lo sono, come mas stoso glorioso ecc : si possono prendere
per
una, o due sillabe secondo che lo richiede l’armo
A quest’ultima legge però vorrei, che non aderissero in modo, sicchè
per
essere esatti osservatori di essa abbiano a fare
tori assai sovente preferito. 3. Non facciansi finalmente lecito usar
per
poetiche licenze una voce per un’ altra, e dire p
3. Non facciansi finalmente lecito usar per poetiche licenze una voce
per
un’ altra, e dire per esempio col Tasso Cero per
mente lecito usar per poetiche licenze una voce per un’ altra, e dire
per
esempio col Tasso Cero per chiedo, col Metastasio
che licenze una voce per un’ altra, e dire per esempio col Tasso Cero
per
chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec :
e dire per esempio col Tasso Cero per chiedo, col Metastasio Straccia
per
strappa ec : piochè sebbene da questi valentuomin
, che commuovono ; anzi tanta è stata la forza della sua armonia, che
per
esso è stato dato moto, numero, e legge alle musi
nel Inglese romanziere Walder-Scot le immense ballate degli Scozzesi
per
conoscere quanta sia la potestà, ed il valore del
, tarpate vedrebbe un tal chiesto Oratore dal suo intelletto le piume
per
sollevarsi a fare un parelio in faccia a tal sole
llungavano, ed accorciavano le strofe secondo più li riusciva commodo
per
spiegare quelle immagini che il lor genio più, o
versità de’metri sotto distinti nomi conosciuti in quest’arte. Quindi
per
dar io un poetico saggio quanto più possibil fia
presi sotto l’ ampio genere di poesia si Lirica, che Epica ; restando
per
altro i lettori nella prevenzione, che essendo la
Cap. III. Del disillabo e trisillabo Il verso di due sillabe
per
la sua brevità, e ristrettezza è quasi intrattabi
r la sua brevità, e ristrettezza è quasi intrattabile nella poesia, e
per
quanto si affaticasse un ingegno mai non può far
di urtare in simile scoglio, ma si contentino di conoscerlo soltanto
per
sapere di ciò, che la nostra poesia è capace. Ecc
, che si congeda dal figlio Teseo, che si porta al laberinto di Creta
per
combattere il Minotauro. Se cadrai Ma se avvie
endo il primo libero, ed il quarto colla stessa legge spiegata, quale
per
altro non è indispensabile, come chiaro può scorg
divisata nel capitolo precedente, mentre basta averlo detto una volta
per
sempre. L’ accento in questo verso cade alla quin
he alla sola sesta, ossia penultima sillaba il loro accento, restando
per
forza della rima obligato il solo secondo col ter
spoglia, Getta tutto in seno all’ onde Or la vela in acqua và. Sol
per
dir che si salvò. Cap. VII. Dello sdrucci
Questo verso quantunque a rima non soggetto, difficile però si è si
per
lo estemporaneo, che per lo scrivere. Dicesi sdru
a rima non soggetto, difficile però si è si per lo estemporaneo, che
per
lo scrivere. Dicesi sdrucciolo, perchè le ultime
iriche, e specialmente nel ditirambo, in cui fa maggior pompa, sempre
per
altro adattabile assai più al boscareccio, che al
in tal caso la metà dell’applauso si ottiene da un pubblico prevenuto
per
la cosa istessa, e non è da menticarsi unicamente
canto, e che dal nulla cerca di ritrarre corpi meravigliosi, e grandi
per
solo effetto della fervida sua immaginazione, com
o ecco l’intreccio di un tal metro. Questa ode è formata di sei versi
per
ogni strofa, il primo sdrucciolo, il secondo sett
Dopo il lungo incredibile travaglio sostenuto da questi grand’ uomini
per
recarla alla sua perfezione, altra bellezza non h
osi autori. Quindi si fù, che i posteri conoscendone la difficoltà, o
per
dir meglio la sua inutilità via la bandirono dall
le legge di rime, che si succedono rapidamente le une alle altre ; ma
per
dir vero a trattar questo metro bisogna esservi c
soffrir dovrò Trovata hò la mercè Nè meco unir potrò Miglior tomba
per
te Quel resto almeno. Fia questo petto Ca
e il forte delle conclusioni, evitando mai sempre però tutt’i plurali
per
tronchi, come i dolor, i can, gli uccel, ecc. men
ssimo degli errori. L’ottonario coronato dunque costa di cinque versi
per
ogni strofa, il primo è un ottonario piano, ed an
i moltiplici metri della toscana poesia miransi alcuni poco praticati
per
le grandi difficoltà, che presentano ; questo met
coltà, che presentano ; questo metro all’opposto vien poco maneggiato
per
la soverchia sua faciltà. Nel suol della Francia
di questi, in tal metro si dilettarono scrivere delle molte comedie,
per
cui un tal verso comunemente divenne la delizia,
due liberi, e due rimati dagli Italiani si volle compreso. Quantunque
per
altro un tal verso familiare piuttosto sia, e tri
a fantasia contribuisce non poco alla sua nobillà, ed altezza. Tale è
per
avventura la comedia intitolata Diogene nella bot
atura, e la misura d’un tal verso appongo giusta il consueto la norma
per
la pratica. Teseo, che condanna Ippolito a mort
on mille modi Ligia di gelosia, La troppo infame accusa. E spesso
per
tal causa Il credulo, e spietato Ogni ragione o
io, in cui non pochi ingegni han fatto naufragio. La vera ode alcaica
per
le sue gran difficoltá da qualcuno, o da nessuno
ue gran difficoltá da qualcuno, o da nessuno forse è trattata, benchè
per
altro adattata sia ad ogni argomento, e molto più
senza dubbio, sembra il laberinto di Creto hà bisogno d’un saldo filo
per
scorta, ma senza aspettarlo dalla favolosa Ariann
tarlo dalla favolosa Arianna si avrà dall’esempio seguente, nel quale
per
maggior intelligenza di coloro, che vorranno, e s
nza fallir dannato Era l’afflitta Troia, Misera ! è già spirato E
per
la moglie ingiusta La madre lagrimosa Perduta a
con fatal consiglio Perchè ti generai ? Dall’alta torre il getta, E
per
donarti aita E il campo soddisfò ; A tanto ti s
più sposa, Perchè figlio, perchè E madre più non son. Io non morii
per
te ? Ecco di già perduta Povero sangue mio L’
usi. Il novenario perchè metro sciocco, rozzo, ed astruso inflettente
per
altro anch’esso sulla fine non è da veruno di buo
lettente per altro anch’esso sulla fine non è da veruno di buon senno
per
avventura maneggiato. Ne metto perciò un brevissi
o per avventura maneggiato. Ne metto perciò un brevissimo esempio sol
per
fare conoscere, che nella nostra lingua si rattro
conoscere, che nella nostra lingua si rattrova un tal metro, non già
per
adescare i giovani ad invaghirsene. Se per te
a un tal metro, non già per adescare i giovani ad invaghirsene. Se
per
te a tanto son costretto, Quanta ubbidienza al co
ualunque natura si siano nella più bella, e grandiosa maniera, merita
per
ogni rapporto la preferenza fra i molti, e degno
tura, non altrimenti che il secondo, che è tronco rima col quarto. Ma
per
non dilungarmi a darne due norme distinte l’uno,
el padre l’amor non ignora Egli stesso la deve svenar. Cosi esposto ;
per
forza il guerriero A ubbidir con minacce s’induce
o sia accorto a disporre al secondo verso il cambiamento del pensiere
per
trovarsi colla rima adattata alla stanza seguente
Questa nella effervescenza delle sue passioni d’un tal metro servissi
per
esporre i moltiplici diversi affetti, da quali ti
anzi estinto. D’Orazio la sorella afflitta, anziosa Sente, che un gel
per
l’ossa appien le scorre, L’oste per incontrar tut
flitta, anziosa Sente, che un gel per l’ossa appien le scorre, L’oste
per
incontrar tutt’affannosa Afflitta accorre. Vista
ama : Romani or che faremo Qual sarà di costor la giusta sorte ? Roma
per
essi fù al periglio estremo Perciò a ragione io l
sto mar forte tragitta Dice : Romani è vano uu tal dolore Quanto feci
per
voi ciascun rammenti, E più che morte il suo ross
Qual passo astruso pe’poveri compositori ! Questo terri bil metro è
per
consenso di tutt’i conoscitori dell’arte pressoch
ticabile. Ed in vero se la terza rima piana incontra molte difficoltà
per
la sua concatenazione, quante maggiori dovrà aver
ntre quì il poeta deve dire, ciò che può, non gïa ciò, chevuole, e se
per
accidente s’incoutra a terminare il sccondo verso
e Sirti senza poter più nè avvanzarsi, nè dare indietro. Un tal metro
per
altro non sembra affatto adattabile a cose eroich
le a cose eroiche, guerriere, funebri ec. ma pare assolutamente fatto
per
dialoghi pastorali, e cose boscarecce. Eccone l’e
Ecora ; Ma tu ti mordi il labbro ? alcerto io dubito, Che fremi ancor
per
la rubata pecora. Tit. Uranio mio possa morir di
anio mio possa morir di subito Quel Melibeo mascalzon ladrissimo, Che
per
batterlo ier mi svolsi il gubito. Tre mesi son, c
er mi svolsi il gubito. Tre mesi son, che il mio capron bellissimo Fe
per
que’greppi divorando bacchere, E i cespi apria co
ap. XX. Della pastorale. Questo metro benchè rare volte trattato
per
le difficoltà, che in se racchiude, contiene per
rare volte trattato per le difficoltà, che in se racchiude, contiene
per
altro mille bellezze allorchè è ben maneggiato. E
gerista di Ulisse, e l’apologista della Grecia fù vinto da Esiodo non
per
altro, se non perchè quegli a suo solito cantó ge
etto con sommo piacere degli spettatori ; lo che poi fù la occasione,
per
cui Omero, vecchio pittor delle memorie antiche,
casione, per cui Omero, vecchio pittor delle memorie antiche, volendo
per
vendetta satirizzare i Greci un di tanto esaltati
in d’allora l’ode pastorale avvanzò più di credito, e Teocrito trasse
per
essa non pochi onori, e ricchezze in Sicilia. Man
asse per essa non pochi onori, e ricchezze in Sicilia. Mancò l’Italia
per
più secoli della vera pastorale di Esiodo, e sebb
di Esiodo. Due componimenti di tal natura a bella posta ei fece, uno
per
Lilla, per Cirene l’altro, entrambi però avvelena
Due componimenti di tal natura a bella posta ei fece, uno per Lilla,
per
Cirene l’altro, entrambi però avvelenati dal depr
icino il chiarissimo Senatore Vincenzio da Filicaia. Tal componimento
per
legge di sua lunghezza deve contenere non meno di
armi, e la baldanza rea Mai non piegò la fronte ; Pari al signor, che
per
l’altrui delitti Sparse di sangue un fonte ; Tal’
, che per l’altrui delitti Sparse di sangue un fonte ; Tal’egli offre
per
tutti la sua vita, E invoca dal gran Dio Dicendo
e delle stesse più vili feminuccie ; mentre esser ragionevole non v’è
per
vil che sia, che non presuma tastare il polzo, e
i è caduto iu potere degl’ingegni i più che dozzinali ; ne mente vi è
per
limitata che sia, che non ardisce calzare lo stre
izioni, e molto più in questa, che di tutte è la più nobile mi spinge
per
un momento almeno a trattarla. Ci si sia adunque
chiarezza se mai è lungo, senza offenderne l’andamento se è breve. Or
per
ben riuscirvi bisogna, che ogni parte del Sonetto
ltima parte però perchè in preferenza delle altre la ragion contiene,
per
cui maestoso, e bello risulti il Sonetto, essa in
, e non rispose » o di mille altri sonetti, e mille altri autori, che
per
brevità io tralascio ? In questi, come in tanti e
o accenneremo, tutte partono da questi modelli, ed ad essi si possono
per
conseguenza riferire. Può rimare il Sonetto per r
ed ad essi si possono per conseguenza riferire. Può rimare il Sonetto
per
rapporto ai due quadernarii, o nel primo, e terzo
o, secondo, e quarto verso, o nel primo, e quarto, secondo, e terzo :
per
rapporto poi alle terzine, sogliono esse rimare c
i è la più usita ta. Venendo poi alla pratica, sebbene potrei addurre
per
norma i più belli Sonetti, che sotto un tal tripl
o il meno, e il più, E fa dir facilmente il si, e il nò. Abbia dunque
per
norma chi è quaggiù La maschera evitare, ed io be
e lo scherno Vedrà che puote il mio crudel furore, Avrà il mio spirto
per
compagno eterno Quel crudel, che di me volle lo s
so le tracce, e le norme siegue del Sonetto in generale. Suole questo
per
lo più darsi agli Estemporanei ; non saprei però
le questo per lo più darsi agli Estemporanei ; non saprei però se più
per
scandagliarne le bravure, o per facilitarne viepp
Estemporanei ; non saprei però se più per scandagliarne le bravure, o
per
facilitarne vieppiù l’impresa ; mentre il poeta a
ganno ; Inganno Chè il Ciel contro di me tuona, e balena. Balena Come
per
me il favor cangiò del fato ? Fato Tardi conosco
toscano costa di sillabe, cosí di piedi è composto il latino ; e come
per
la disposta unione di quelle camina il primo con
isposta unione di quelle camina il primo con allettante armonia, così
per
l’ordinato misto di questi sonoro si rende il sec
oè il Tribraco, il Dattilo, e l’Anapesto. I. Lo spondeo, di cui un di
per
la sua gravità facevasi grand’uso ne’ sacrificii,
armina ecc. VI. L’Anapesto finalmente è l’opposto del Dattilo, perchè
per
esso nelle danze in un modo tutto diverso dei dat
ssar oltre fa di mestieri avvertire, che una sillaba benchè sia breve
per
sua natura, pur se finisce con consonante, e con
questo esempio : Christus colendus l’us della parola Christus, che
per
la Reg. L. del nuovo Met. è breve, perchè seguita
omincia da consonante diventa lunga, e quindi la voce intera Christus
per
tal’accidente da Trocheo passa a Spondeo, lo che
ggregato di più piedi, che costituisce quell’armoniaca tessitura, che
per
antonomasia appellasi Verso siccome in rapporto a
o, d’uno Spondeo forzoso, e di due Anapesti anch’essi forzosi, benchè
per
altro comunemente si scande per due piedi Dattili
ue Anapesti anch’essi forzosi, benchè per altro comunemente si scande
per
due piedi Dattili, o Spondei come siansi ed una c
est lucrum. Ter. Ad. I Dimetri soli perche più brevi hanno conservata
per
metà l’antichià di lor composizione, mentre il so
1. Od. 1. III. L’ Innominato primo, che è più lungo dell’ Asclepiadeo
per
quattro sillabe costa d’uno Spondeo, d’un Dattilo
ribuit Iupiter ulcimam. Or. lib. 1. Od. 11. IV. L’ Innominato secondo
per
altro poco usato è uguale all’ Asclepiadeo almeno
d un titolato, che combattuto da diversi sinistri accidenti gli resta
per
fine il solo titolo senza patrimonio. Imperocchè
decorato del semplice nome, e privo della tessitura primiera ; benchè
per
altro coll’aver ricevuto un valore equivalente al
a poesia latina passando sotto silenzio la diversità de’ componimenti
per
ragion della materia, nè brigandomi delle composi
e specie chiamate Tricolon Tetrastrophon, voci, che ho dovuto apporre
per
non imbrogliare i giovani nella lettura di questo
dietro lunga lettura non si passi all’ esercizio, ed all’uso. Quindi
per
invogliare i Giovanetti a tale impresa, pria di s
e i primi saggi del Gentilesimo burlarsi degli stessi lor Dei ? Basta
per
tutti ascoltar le derisioni, che degli Egiziani D
on sieguono i belli lumi della ragione, di cui, quasi di sicura guida
per
ben oprare, arricchiti vennero graziosamente da D
io : Lucr. de reb. Nat. L. V. Primus in Orbe Deos fecit timor. Sò ben
per
altro non esservi documento istorico, che valga a
si. Questi co’loro atroci delitti cercarono muover guerra al cielo, e
per
ciò estinti per giusto giudizio di Dio, come di t
ro atroci delitti cercarono muover guerra al cielo, e per ciò estinti
per
giusto giudizio di Dio, come di tratto in tratto
uell’ Amazone de’ Giudei Giuditta nel dare a Dio l’ Eucaristico Canto
per
l’ ottenuta vittoria contro Oloferne con singolar
gran duce degl’ Assirii non col braccio de’ Titani, o de’ Giganti, ma
per
la mano della sua debelezza : Nec filii Titan ,
ere in sua vece la condizione de’bruti, che in essi non riconescevano
per
natura, fingevano mille metamorfisi, ed esprimeva
ed esprimevano le lero deità co’nomi di quadrupedi, di volatili ecc.
per
colorire in tal modo le deturpanti loro azioni. O
morti finalmente divorarli. Quale cosa ben sapendo Ulisse nel passar
per
quel luogo con tutti i suoi, a questi turò con ce
di Plinio le Sirene. Nel senso morale però molti non senza fondamento
per
le dette Sirene intendono alcune donne di deprava
n altrettanti lacci attiravano al lor seno gl’ incauti viaggiatori, e
per
sensuali diletti li spogliavano delle loro sostan
uroso affare meritava al certo qualche ricompensa, che perciò Nettuno
per
non sembrargli ingrato lo trasse dalle native ond
Capricorno. Sua contesa cou Minerva. 2. Questo Cavallo perchè sorto
per
arte miracolosa di Nettuno fù tenuto pel principe
pel principe fra destrieri distinto sotto il nome Hyppius, e Nettuno
per
questa sua bravura acquistò dritto su cavalli e m
ti delitti. Sue nozze. Suoi nomi. Suo ritratte. Suo culto. (1). Numa
per
consiglio, ed insinuazione della Dea Egeria chies
cudo, e con esso altri ben molti del tutto, simili al primo costruiti
per
sua ordinanza da un certo Mamurio. Tali sacerdoti
iunte le calende di Marzo preceduti dal principale fra essi portavano
per
tutta la Città detti scudi, detti Ancili, con fes
causata dal latte versato dalla bocca dell’infante Nume distaccatosi
per
un momento dalle poppe di sua nutrice Giuuone. Fo
el dire chi fra tutti i banditori del vangelo fù di Paolo più sublime
per
la cognizione delle cose celesti ? Chi di esso pi
orinti al 5 : Pro. Christo legatione fungimur tanquam Deo exhortante
per
nos, obsecramus pro Christo reconciliamini Deo ?
a penna di non pochi nell’ esser decantati, e descritti. Quindi Iddio
per
rimuovere sempre più i suoi Ebrei dal culto, e da
iù i suoi Ebrei dal culto, e dal rito de’ Gentili, nel seno de’ quali
per
moltissimi lustri vivevano nell’Egitto, del tutto
icabis illud sectis lapidibus. Che se tal legge del patto antico oggi
per
istituzione di Silvestro papa è del tutto abolita
neide fà Virgilio delle affannose voci di questa Dea recatasi da Eolo
per
ajuto, non che delle consolanti parole, che quest
eti celebravansi da gentili, soprattutto in tempo di notte, non sò se
per
onorar più raccolti i loro Dei, o per attendere p
to in tempo di notte, non sò se per onorar più raccolti i loro Dei, o
per
attendere più sfrontati ad ogni sorta di oscenità
ro Dei, o per attendere più sfrontati ad ogni sorta di oscenità degne
per
altro da tacersi, come consiglia Arnob. lib, 5 Sa
e veglie, e le lucernarie preci degl’antichi fedeli, nonchè calunniar
per
pagana la vera Chiesa di Cristo. Chi fù Vesta, Su
l quale sebbene fosse stato rapilo de Greci, ed altronde recato, pure
per
mezzo di Diomede di bel nuovo pervennc nelle mani
gio delle Vestali era, che incontrandosi colli stessi consoli, questi
per
rispetto alla loro dignità o doveano deviare del
fabil mistero si spedirono dicendo, che Giove si fece fendere il capo
per
farlo uscir fuori. Sue vendette. Suoi nomi. Suo r
Minerva fù la Principessa Nittimene, che mal servendosi delle tenebre
per
ingannare il suo padre Nitteo, onde conseguirne l
Per questa ragione Demostene qualora imprese a deridere gli Ateniesi
per
la ricevuta ingiuria di audarne in bando prese a
ù il suo depravato disegno, con ragione pagò il fio del suo attentato
per
mano degl’ingannatori Sacerdoti di quel tempio, c
. Suoi nomi. Sue culto. (1). Non fuor di ragione fù l’amor di Venere
per
la colomba in preferenza d’ogni altro animale. Im
giero Nume, se sorta non fosse in suo aiuto la bella Ninfa Peristea ;
per
la qual cosa corrucciato Cupido la trasformò in C
prae duro dente columbas. I tradita si guidiae sit tibi sacra Deae. E
per
la stessa ragione può dirsi, che ella tra fiori s
di dire, che la Verginità sempre porta seco la spada della pudicizia,
per
la quale essa recide le opere della carne, e supe
egli Apost. al 19 si legge. Quali poi sieno state tali argentee tecle
per
la diversità de’ sentimenti non è facile fissarlo
ndevasi in quel tempio seguendo in ciò le tracce del poeta Arato, che
per
mostrar qual in ciò fosse la sua mente disse : A
infallibile immutabilità, e prescienza del vero Dio non passi neppur
per
volo d’immaginazione la triste conseguenza tirata
ppur per volo d’immaginazione la triste conseguenza tirata da Gentili
per
la immobilità del lor destino : Desino fata Deum
enno invero si direbbe un agricoltore, un’ ammalato ec. Che solleciti
per
la divina prescienza l’uno si astenesse dal semin
medicine ; quanto più insano dunque dir non si dovrebbe chi commosso
per
la divina prescienza, disperato indietro si butta
o una volta con un’uccello vivo chiuso in mano portossi da un oracolo
per
sapere cosa egli rispondesse. La intenzione era d
, se lo diceva vivo, egli stringendolo facevalo morire ; ma l’oracolo
per
eludere l’inganno con invenzione più fina disse :
e secondo la tradizione degl’ Ebrei pascevasi di si barbare offerte ;
per
cui nel Levitico al 18 si legge : De semine tuo
ma benanche presso i Greci, Sciti, Traci, Africani, ed altri popoli ;
per
cui Lattanzio dopo aver esposte, e rampognate si
forza di questo Dio, i soli sacri esempii delle sventure di un Sichem
per
cagion di Dina Gen. 34. d’un Sansone per Dalila l
delle sventure di un Sichem per cagion di Dina Gen. 34. d’un Sansone
per
Dalila ludic. 16. d’un Ammone per Thamar. 2. Reg.
agion di Dina Gen. 34. d’un Sansone per Dalila ludic. 16. d’un Ammone
per
Thamar. 2. Reg. 13. ec. basterebbero a farci acqu
che l’adottò, e che sebbene lasciato venne sulle rive del Nilo, pure
per
speciale grazia fù presevato, e sottratto, e per
rive del Nilo, pure per speciale grazia fù presevato, e sottratto, e
per
questo appunto chiamato Mosè ? Bacco con grande a
ato Mosè ? Bacco con grande armata di uomini, e donne varcò l’Eritreo
per
la conquista delle Indie, e chi ignora aver Mosè
osè tragettato il mare istesso con nnmeroso stuolo di uomini, e donne
per
andar nella terra promessa ? Bacco prese vendetta
onosce aver Mosè punito Faraone, che ricusato avea lasciare il popolo
per
andare a sacrificare al lor Dio Signore ? Sue pro
munire le città colle torri contro gl’insulti nemici ; onde i sudditi
per
eternarne la memoria la effigiarono coronato di t
l celebre ratto non può con certezza definirsi. Molti antichi Storici
per
altro stimano esser derivato dall’antico ratto di
a Adioneo re di Epiro stante che la madre negata gli aveva tal figlia
per
sposa ; ma come poi è da spiegarsi per questa la
re negata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi
per
questa la libertà de’ sei mesi di quella lo lasci
ciolto. Se perô un tal verso sciolto é della stessa natura del rimato
per
cagione della inflessione, e sol differente da qu
del rimato per cagione della inflessione, e sol differente da questo
per
la libertà della rima, io non scorgo per qual mot
, e sol differente da questo per la libertà della rima, io non scorgo
per
qual motivo ne doveva formare un capitolo a parte
sublimità devesi in esso singolarmente impiegare. Un tal verso serve
per
gli argomenti sublimi tragici, funebri, ma se si
ttare a tutte le composizioni riuscirebbe nauseante, e basso. Di esso
per
altro, come più analogo a tale intrapresa si son
da sapersi. (2). Di tutte le figure prescritte da maestri dell’arte
per
la intelligenza dei versi due soltanto perchè le
issimi sono, è vero, i Dizionarii delle favole eruditamente compilati
per
servire ai giovani, che si applicano alla intelli
si si ritrova, ed è che obbligato lo studente a leggere queste favole
per
salti, come lo richiede un dizionario alfabetico,
e favole per salti, come lo richiede un dizionario alfabetico, egli o
per
noiosa stanchezza finalmente si distoglie dallo s
i molto più adattato all’ intendimento, ed al profitto degli scolari,
per
quanto la Mitologia il comporta, un metodo isteri
ntasia loro più facile a ritenersi, ne eccita e sostiene la curiosità
per
modo, che vi si applicano più seriamente. Ora que
il eh. Professore Francesco Soave, fatto, come ognun sa, della natura
per
insinuare destramente alla gioventù, gli elementi
o gli antichi immaginato. La cognizione di questo è troppo necessaria
per
bene intendere gli scrittori, e singolarmente i p
’ umani vita, al nascere, alle nozze, ai parti, ec. Molti uomini, che
per
illustri azioni si erano resi celebri, furon anch
, Prometeo, ed Epimeteo. Finalmente Crono o Saturno unito a Rea ebbe
per
figlia Vesta, Cerere, Giunone, Plutone, Nettuno,
ve suo ultimo maschio alla luce, ricorse ai genitori suoi Urano e Gea
per
consiglio ed aiuto, onde occultarlo a Saturno. E
ghiottito, e quei sasso medesimo, che si è dello poc’ anzi, cui Giove
per
eterna memoria infisse a Pilo o Delfo sotto del m
mpo, e di piugevasi colla falce, e in atto di divorare i figli, tanto
per
alludere alle anzidette favole, quanto per esprim
di divorare i figli, tanto per alludere alle anzidette favole, quanto
per
esprimere come il Tempo miete e divora ogni cosa.
Tempo miete e divora ogni cosa. A questo aggiungevansi anche le ali,
per
indicare la celerità con cui vola. Giano, antich
nella costellazione della Capra, ed egli della pelle di lei si valse
per
coprirsene il petto, e lo scudo, che quindi da ai
ialo dal regno Saturno suo padre, ci diviselo co’ fratelli, ritenendo
per
se il regno del cielo e dell’ aria, e lasciando a
gno del mare, ed a Plutone quello dell’ inferno. Ma fierissime guerre
per
conservare il regno del cielo ebbe egli a sostene
Titani, nella quale ci venne soccorso da Collo, Gige, e Briareo; cui
per
consiglio di Gea sciolse da’ lacci, in cui tirano
e membra di Urano. Questi pur tentarono di cacciar Giove dal cielo, e
per
salirvi Sovrapposero ne’ campi di Flegra l’ un al
ie di Aloco, che anch’ essi vollero far guerra a Giove). A tal vista,
per
quel che accennano alcuni Mitologi, armaronsi non
alcuni Mitologi, armaronsi non solamente gli Dei, ma ancora le Dee, e
per
quello che dicono altri, tutti gl’ Iddii fuggiron
li seppellì. Assicurato il regno del Cielo, Giove secondo Esiodo menò
per
prima moglie Meli Dea del Consiglio, ma allorchè
i dissero, che Giove concepì da se stesso Minerva nel proprio capo, e
per
metterla fuori fecesi spaccare il cranio da Vulca
tto di Diana medesima, e n’ ebbe Arcadi. Tramutossi ancora in formica
per
Clitoride figlia di Mirmidone ch’ era di estrema
toride figlia di Mirmidone ch’ era di estrema piccolezza; in serpente
per
Doreida, in aquila per Asteria sorella di Latona,
one ch’ era di estrema piccolezza; in serpente per Doreida, in aquila
per
Asteria sorella di Latona, la quale però da esso
esso fuggì trasformata in quaglia. Finalmente in aquila pur cangiossi
per
rapir Ganimede figlio di Troe re di Troia, e port
tagemmi, e ornati colie favole delle trasformazioni, ma che realmente
per
la pioggia d’ oro intendersi deve l’ oro quale Gi
pel toro la nave avente l’ insegna del toro, colla quale rapì Europa,
per
l’ aquila un’ egual nave portante l’ aquila con c
esso Romolo un altro ne aveva già eretto sul Palatino a Giove Statore
per
aver da esso ottenuto che arrestasse la fuga, in
a tenuta Giunone. Fu ella però da principio a queste nozze ritrosa, e
per
vincerla dovette Giove ricorrere all’ inganno. Ca
o. Standosi Giove con questa si accorse dell’ appressar di Giunone, e
per
nasconderla la cangiò in vacca. Sospettando Giuno
ise sotto alla guardia del pastore Argo che aveva cento occhi. Questi
per
ordine di Giove fu da Mercurio addormentato col s
ll’ estro o assillo insetto alle vacche infestissimo, e secondo altri
per
mezzo delle Furie, fintantochè ella fuggi dispera
e mani dietro le spalle, ed attaccare un’ incudine d’ oro a’ piedi, e
per
tal modo in aria la sospese. Ella ne fu poi disci
l nome di Lucina ella era in vocata dalle partorienti, sebbene alcuni
per
essa intendan Diana, altri Ilitia figlia di Giuno
s’ intitolavano Giove e Giunone; nell’ altro Pigmea cangiata in grue
per
essersi a Giunone anteposta in bellezza, nel terz
n bellezza, nel terzo Antigone figlia di Laomedonte mutata in cicogna
per
avere essa pure arditamente sprezzata la beltà di
tamente sprezzata la beltà di Giunone; nel quarto le figlie di Cinira
per
lo stesso motivo trasformale da Giunone de gradi
sformale da Giunone de gradi del suo tempio. Aracne rappresentò Giove
per
Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila, p
del suo tempio. Aracne rappresentò Giove per Europa cangiato in toro,
per
Asteria in Aquila, per Leda in cigno, per Antiopi
rappresentò Giove per Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila,
per
Leda in cigno, per Antiopia in Satira, per Alcmen
er Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila, per Leda in cigno,
per
Antiopia in Satira, per Alcmena in Anfitrione, pe
ro, per Asteria in Aquila, per Leda in cigno, per Antiopia in Satira,
per
Alcmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ or
per Leda in cigno, per Antiopia in Satira, per Alcmena in Anfitrione,
per
Danae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco, per
ia in Satira, per Alcmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ oro,
per
Egina in fuoco, per Mnemosine in pastore, per Deo
cmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco,
per
Mnemosine in pastore, per Deoida in serpente: ind
anae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco, per Mnemosine in pastore,
per
Deoida in serpente: indi Nettuno per Canace figli
fuoco, per Mnemosine in pastore, per Deoida in serpente: indi Nettuno
per
Canace figlia di Eolo trasformato in giovenco, pe
ente: indi Nettuno per Canace figlia di Eolo trasformato in giovenco,
per
Ifimedia nel fiume, Enipeo, per Bisaltide in arie
glia di Eolo trasformato in giovenco, per Ifimedia nel fiume, Enipeo,
per
Bisaltide in ariete, per Cerere e Medusa, in cava
in giovenco, per Ifimedia nel fiume, Enipeo, per Bisaltide in ariete,
per
Cerere e Medusa, in cavalla, per Melanto in delfi
me, Enipeo, per Bisaltide in ariete, per Cerere e Medusa, in cavalla,
per
Melanto in delfino; poscia Apolline mutato in pas
n cavalla, per Melanto in delfino; poscia Apolline mutato in pastore,
per
Issa figlia di Macareo, Bacco in uva per Erigane,
Apolline mutato in pastore, per Issa figlia di Macareo, Bacco in uva
per
Erigane, Saturno in cavallo per Fillira: e il tut
Issa figlia di Macareo, Bacco in uva per Erigane, Saturno in cavallo
per
Fillira: e il tutto con tal maestria, che Minerva
acne le ferì essa colla spola replicatamente la fronde, sicchè Aracne
per
dolore e per ira di non poter farne vendetta andò
essa colla spola replicatamente la fronde, sicchè Aracne per dolore e
per
ira di non poter farne vendetta andò ad appiccars
lei violenza, nacque Erittonio mezz’ uomo, e mezzo serpente. Minerva
per
occultar questo mostro il consegnò chiuso in una
ia in cui era stata prima da essa cangiata Coronide figlia di Coroneo
per
sottrarla alla violenza di Nettuno, vendicossi di
nerva ossia Pallade armata da capo a piedi coli’ asta, e coll’ egida,
per
a cui intendesi egualmente e l’ usbergo di pelle,
nacchia, in cui da essa era stata cangiata Coronide figlia di Coroneo
per
sottrarla alla violenza di Nettuno; ma che avendo
odotto avesse Minerva, cercò di fare altrettanto, e che mentre andava
per
consultarne l’ Oceano, fermatasi nel giardino di
rivedere Filomela sua sorella, Tereo s’ incaricò di condorgliela, ma
per
viaggio la violò, ed acciocchè il fatto restasse
gua, e la chiuse in una prigione, dicendo a Progne ch’ ella era morta
per
via. Filomela in un candido velo con fili purpure
con fili purpurei descrisse la sua sciagura, e spedì il velo a Progne
per
uno de’ custodi. Questa, colta l’ occasione delle
e, e presentò ad esso la testai Allora Tereo infuriato prese la spada
per
uccidere le due sorelle; ma egli fu tramutalo in
e di Marzo. L’ occasione di questa istituzione si fu, che avendo Numa
per
consiglio della ninfa Egeria chiesto a Giove un p
ivano nelle calende di Marzo (mese a lui consecrato da Romolo) recati
per
la città con canti in lode di Marte (sul fine de’
’ egli a Numa aveva chiesto in compenso dell’ opera sua) e con salti,
per
cui a’ medesimi sacerdoti fu dato il nome di Sali
naci di Lenno, nell’ Etna, e nelle isole Vulcanie opere maravigliose;
per
cui venne chiamato Dio del fuoco, e dei fabbri. C
o, e dei fabbri. Celebri presso Omero sono i tripodi; che camminavano
per
se stessi, le donne d’ oro che aiutavanlo ne’ suo
stavan a guardia della reggia d’ Alcinoo, le arme impenetrabili fatte
per
Achille a richiesta di Tetide, tra le quali spezi
uali armi, e scudi egualmente maravigliosi fece egli, secondo Esiodo,
per
Ercole ad istanza di Giove, e secondo Virgilio, p
, secondo Esiodo, per Ercole ad istanza di Giove, e secondo Virgilio,
per
Enea alle preghiere di Venere. Oltrecciò opera di
ecarsi un lume, e riconosciuta la figlia * presel inorridito la spada
per
trucidarla. Riuscì ella a sottrarsi; ma errando m
spada per trucidarla. Riuscì ella a sottrarsi; ma errando miseramente
per
nove mesi di terra in terra alla fine giunse nell
ove fu trasformata nell’ albero della mirra, e dal tronco, di questo
per
se apertosi uscì Adone. Crebbe egli leggiadrissim
sse ascoso lo stesso Marte; e Venere dopo averlo cangiato in anemone,
per
lunga pezza amaramente lo pianse. Andava ella fre
li altri poeti comunemente contondono Cupidine con Amore, e gli danno
per
madre Venere, e per padre chi il Cielo, chi Giove
emente contondono Cupidine con Amore, e gli danno per madre Venere, e
per
padre chi il Cielo, chi Giove, chi Vulcano, chi M
issima, Venere di lei gelosa spedì Amore, perchè le spirasse passione
per
qualche oggetto di lei indegno. Amore in cambio d
eh’ ei fosse un mostro, il quale alla fine avrebbela divorata. Psiche
per
accertarsene, alla notte, mentr’ era addormentato
l dolore fuggi sdegnato, seco a volo traendo Psiche, la quale presolo
per
un piede cercava in vano di trattenerlo. Caduta a
piede cercava in vano di trattenerlo. Caduta al fine, e rimasta sola
per
disperazione gettossi in un fiume, che però salva
venutasi nelle sorelle raccontò loro la sua sciagura, ed aggiunse che
per
maggiore vendetta Amore le avea dichiarato che un
pieno di grazie e di vezzi, che dato sarebbele da Proserpina; e scesa
per
la via del Tenaro ottenne da Proserpina il vaso,
al ritorno ebbe curiosità d’ aprirlo, e ne uscì un vapor soporifico,
per
cui ella cadde in letargo. Da questo però Amore l
na Ninfa di questo nome, e riferillo a Procri. Questa ingelosita andò
per
sorprenderlo, e non lungi dal fonte in una densa
densa macchia si ascose. Di là udì Cefalo chiamar aura, e agitandosi
per
dolore e per ira fece tale strepito fra le fronde
a si ascose. Di là udì Cefalo chiamar aura, e agitandosi per dolore e
per
ira fece tale strepito fra le fronde, che Cefalo
figlio di Io; sentendosi da lui negare di esser figlio del Sole, andò
per
consiglio della madre nella regia del Sole stesso
l Sole, andò per consiglio della madre nella regia del Sole stesso, e
per
prova di essergli figlio richiese di poter regger
o con giuramento qualunque cosa gli avesse chiesto, dopo aver cercato
per
ogni modo di dissuaderlo, fu suo malgrado costret
leo e possessore del vello, d’ oro, che poi conquistato fu da Giasone
per
opera di Medea, siccome appresso vedremo. Pasifae
me appresso vedremo. Pasifae moglie di Minosse innamorata di un toro,
per
cui altri intendono un principe detto Tauro’ part
o ora Monte Circello, ove non corrisposta da Glauco amante di Scilla,
per
vendetta avvelenò la fonte ove Scilla lavavasi on
o della Sua verga mutò ella in porci i compagni di Ulisse, che poscia
per
le preghiere di lui restituì alla pristina forma,
Cupido, che osasse di trattar l’ arco e gli strali. Questi irritato,
per
dar prova del valor suo, scoccò uno strale dorato
prova del valor suo, scoccò uno strale dorato contro di lui medesimo,
per
cui ardentemente innammorossi di Dafne figlia del
ammorossi di Dafne figlia del fiume Peneo, ed una di piombo a Dal ne,
per
cui odiandolo si diede con tutta possa a fuggirlo
a fuggirlo. Con pari ardore si mise Apollo ad inseguirla, e già slava
per
raggiugnerla, quando frodate vide del tutto le su
e di Clio secondo alcuni, e di Ebalo o Amicleo secondo altri, Zefiro
per
rivalità portò il disco di Apollo alla testa di G
i un sasso ribalzò in faccia a Giacinto nell’ alto ch’ egli era corso
per
prenderlo. Ciparisso figlio di Amicleo avendo per
ch’ egli era corso per prenderlo. Ciparisso figlio di Amicleo avendo
per
disavventura ucciso con un colpo di saetta un cer
etta un cervo addimesticato, che gli era carissimo, volle ei medesimo
per
dolore ammazzarsi; ma Apollo che lo amava prevenn
rima di Clizia figliuola di Orcamo e d’ Eurinome; Apollo l’ abbandonò
per
Leucotoe di lei sorella, cui sedusse prendendo le
cangiata in girasole. Coronide figliuola di Flegia dopo essere stata
per
alcun tempo ad Apollo fedele, ad esso antepose il
io da Epidauro in Roma. Gli ambasciatimi passarono quindi in Epidauro
per
trasportare la statua. Ma intanto che su di ciò c
tenne dalle Parche il poterne campare, se altri si offerisse a morire
per
lui; ed essendosi Alceste generosamente a ciò off
ò pure Apollo in compagnia di Nettuno, esule anch’ esso in quel tempo
per
aver congiurato contro di Giove, a fabbricare pel
coll’ inondazione, e col mandar un mostro marino, al quale Laomedonte
per
ordine dell’ oracolo dovette esporre la figlia Es
io del monte Imolo. Ma alla decisione di questo si oppose il re Mida,
per
cui Apollo gli fece crescere le orecchie d’ asino
al suo tosatore di non manifestarle a nessuno; ma questi non potendo
per
una parte tacere, è temendo per l’ altra di esser
arle a nessuno; ma questi non potendo per una parte tacere, è temendo
per
l’ altra di esser punito, scavò in segreto luogo
della musica, colla lira. Era pur tenuto insieme col figlio Esculapio
per
Dio della medicina. Qual Dio della musica e della
. Le Muse eran nove, e ciascuna aveva una particolare ispezione, Clio
per
la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore per
iascuna aveva una particolare ispezione, Clio per la istoria, Euterpe
per
la musica, Tersicore per la danza, Polinnia per l
lare ispezione, Clio per la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore
per
la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania per l
r la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore per la danza, Polinnia
per
l’ eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia per
la musica, Tersicore per la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania
per
l’ astronomia, Talia per la commedia, Melpomene p
la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia
per
la commedia, Melpomene per la tragedia, Calliope
eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia per la commedia, Melpomene
per
la tragedia, Calliope per la poesia epica, Erato
stronomia, Talia per la commedia, Melpomene per la tragedia, Calliope
per
la poesia epica, Erato per la lirica. Il loro sog
media, Melpomene per la tragedia, Calliope per la poesia epica, Erato
per
la lirica. Il loro soggiorno poneasi nell’ Aonia,
bbene i più antichi l’ abbiano interamente distinta. Era Diana tenuta
per
Dea della caccia, perchè di essa formava la sua o
ista figlia di Licaone, la quale erasi lasciata sedurre da Giove, che
per
ingannarla avea assunte le sembianze di Diana med
ivi sorgere dalla terra Omero però fa dire a Calipso che l’ uccidesse
per
dispetto veggendolo rapito dall’ Aurora. Chione f
petto veggendolo rapito dall’ Aurora. Chione figlia di Dedalione, che
per
aver da Mercurio generato Autolico, da Apolline F
fece ella contro di Niobe figlia di Tantalo, e moglie di Anfione che
per
esser madre di quattordici figli, osò insultare s
ci figli, osò insultare superbamente Latona di averne due soli. Diana
per
punire l’ oltraggio fatto alla madre, unitasi con
do che tanto sarebbe durata la vita di lui, quanto il tizzone, rimise
per
vendicare la morte de’ suoi fratelli il tizzone s
ittima a lei dedicata era una cerva. In Tauride però le si immolarono
per
alcun tempo umane vittime, come vedremo parlando
o, e con cui pur guidava le anime de’ trapassati all’ inferno. Avendo
per
ordin di Giove ucciso Argo posto da Giunone alla
come si disse al Capo IV.), ebbe da ciò il titolo di Arcidiga. Vuolsi
per
alcuni ch’ egli abbia da Venere avuto Cupidine, p
Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’ egli abbia da Venere avuto Cupidine,
per
altri Ermafrodito. Innamorato di Erse figlia di C
vacche, Mercurio nell’ alio stesso gli rubò la faretra, sicchè Apollo
per
la stravaganza finì a cangiare lo sdegno in riso
pure d’ insultare Bacco, furono cangiate in nottole. Era egli tenuto
per
inventore del vino, e le sue feste celebravansi d
e tocco, mutandosegli in oro anche il pane ed il vino ei fu costretto
per
non morire d’ inedia a pregar Bacco di ripigliars
tutto ciò che toccassero; il che sapendo Agamennone re di Argo venne
per
prenderle, onde alimentare l’ armata nella guerra
fu Cerere, ed a lei venne attribuita l’ invenzione dell’ agricoltura,
per
cui gli uomini, che si pascevan prima di ghiande,
di frumento. Ebbe quindi gli epiteti mammosa e di alma, perchè tutti
per
certo modo essa aliatta ed alimenta.. Unita a Gia
utone stata rapita nelle campagne dell’ Enna in Sicilia, Cerere corse
per
ogn’ intorno a riceverla colle fiaccole accese al
enne a sgorgare in Sicilia (ove però dicon le favole, che fu tuttavia
per
le sotterranee strade dal fiume Alfeo raggiunta),
roserpina da Plutone, era stata rapita. Essa allora sir volse a Giove
per
riaverla ed ebbe dà lui promessa che le sarebbe r
seguito, che Proserpina pei sei mesi dell’ anno con lei si stesse, e
per
altri sei con Plutone. Mentre Cerere nelle sue sc
erere con lui la notte, e veggendol coperto di fuoco, corse atterrito
per
liberarlo; ma egli medesimo vi rimase abbruciato.
dì quindi nel Caucaso a ricercare la Fame, la quale assalì Erisittone
per
modo, e così insaziabile divoratore lo rese, che
sunte tutte le sue sostanze, vendette schiava perfino la figlia Metra
per
comperarsi di che mangiare. Ma questa mal soffere
schiavitù raccomandossi a Nettuno da cui prima era stata amata, ed ei
per
toglierla al padre la trasformò in pescatore. Res
oronata di spiche e di papaveri perchè dicevasi, che nell’ afflizione
per
la perdita della figlia non potendo mai prender s
per la perdita della figlia non potendo mai prender sonno, con questi
per
consiglio di Giove riuscita era a conciliarselo.
Capo XV. Di Vesta. Due Veste si distinguevano, l’ una che si tenea
per
madre di Saturno, e confondeasi con Gea o la Terr
vente giovato moltissimo a calmar le discordie e le inimicizie. Ma se
per
negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva
per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva, il che aveasi
per
funestissimo augurio, ell’ era dal Pontefice mass
gurio, ell’ era dal Pontefice massimo severamente punita. Nè il fuoco
per
altro modo si raccendeva, che per mezzo de’ raggi
imo severamente punita. Nè il fuoco per altro modo si raccendeva, che
per
mezzo de’ raggi solari raccolti con una specie d’
etta, secondo Varrone, perchè indi viene ogni opera, e d’ essa è uopo
per
vivere; Cibele o dalla città o dal monte Cibelo n
di Mida, altri la moglie di Fauno. Rappresentavasi coronata di torri
per
indicar le città, che sono sparse sopra la terra,
e de’ pastori era pure tenuto Pane figlio di Mercurio; sebbene alcuni
per
esso abbiano inteso più generalmente il Dio Pan,
il tempio di Delfo, venne loro incusso da Pane un improvviso terrore,
per
cui tutti diedero alla fuga, ond’ è poi venuto ch
re, per cui tutti diedero alla fuga, ond’ è poi venuto che il terrore
per
ignota o non fondata caglone chiamasi tuttavia te
ano era il Dio delle selve, e rappresentavasi con un cipresso in mano
per
memoria del giovane Ciparisso, che da lui non da
vasi colla barba, e la chioma scomposta, e una falce di legno in mano
per
allontanare i ladri e gli uccelli. In Lamsaco cit
nuta poi moglie di Andremone, da questa pianta cogliendo alcuni fiori
per
divertire il figlio Anfisso, anch’ ella venne can
o, che gli scoperse la cagione della morte delle api; ed allora fatti
per
consiglio della madre de’ sacrifici onde placare
i fabbricare il Tempio di Giove Capitolino, le statue degli altri Dei
per
rispetto cedettero il luogo, ma il Dio Termine st
tosi a Lara ninfa del Tevere nell’ atto che la conduceva all’ inferno
per
ordine di Giove, il quale le aveva prima tagliata
idius, Mehercule, Mecastor, sottintendendovi adjuvet, ed Ædepol, cioè
per
Ædem Follacis. Ad ogni parte dell’ uman corpo un
quello che guidava la sposa alla casa del marito; Domizio e Minturna
per
cui ella in casa e col marito restava: Virginense
nturna per cui ella in casa e col marito restava: Virginense e Cinzia
per
cui il cinto verginale a lei scioglievasi; Viripl
ella che i mariti placava nelle contese e negli sdegni. Oltre Lucina,
per
cui altri intendeano Latona, altri llitia ed altr
stri aggiunger si possono ancor gl’ Indigeti, cioè, quegli uomini che
per
le loro azioni meritaron gli onori divini. Tra qu
stesso figlio di Mercurio e di Carmenta nativo di Arcadia che avendo
per
disgraziato caso ucciso il padre, ricoverossi in
Romano, allorchè stava ritirato sul monte Aventino, si volle da esso
per
gratitudine onorata di perenne culto, e la sua fe
erato poi da Mercurio, e soviapposero all’ Olimpo l’ Ossa ed il Pelio
per
cacciar Giove dal cielo; ma da lui fulminati furo
di doni lo fece da’ suoi trasportare in Itaca. Ovidio aggiugne; che
per
Canace figlia di Eolo ei trasformossi in un giove
giugne; che per Canace figlia di Eolo ei trasformossi in un giovenco,
per
Bisaltite in ariete, per Cerere e Medusa in caval
glia di Eolo ei trasformossi in un giovenco, per Bisaltite in ariete,
per
Cerere e Medusa in cavallo, per Melanto in delfin
un giovenco, per Bisaltite in ariete, per Cerere e Medusa in cavallo,
per
Melanto in delfino; e che Cene figlia di Elato te
e su lui ammassate. Già si è detto come nella sua contesa con Pallade
per
dar il nome ad Atene, fece di terra uscire un cav
gosto. Due Dee marine lor proprie avean pure i Romani, l’ una Venilia
per
cui i flutti vengono al lido, e l’ altra Salacia
, l’ una Venilia per cui i flutti vengono al lido, e l’ altra Salacia
per
cui si ritirano; le quali Dee furono poi anche no
o dell’ Oceano e di Teli figlia della terra, il quale da Nettuno avea
per
ricompensa ottenuto da previsione del futuro; ma
a sorprendesse di nuovo, e tenerla malgrado qualunque trasformazione,
per
questo modo ottenne Peleo di averla in moglie, e
osamente dal Ciclope Polifemo. Essa spregiandolo si accese in cambio,
per
Aci figlio di Fauno e della ninfa Simetide. Ma av
llorchè questa fu da Plutone rapita, e bramando di andarne in traccia
per
acqua e per aria, non che per terra, si vider le
ta fu da Plutone rapita, e bramando di andarne in traccia per acqua e
per
aria, non che per terra, si vider le braccia cang
apita, e bramando di andarne in traccia per acqua e per aria, non che
per
terra, si vider le braccia cangiate in ali e le g
nfa Cratea. Fu amata perdutamente da Glauco, il quale ricorse a Circe
per
ottenere da lei qualche incantesimo, onde essere
innammorossi Circe di, lui, ma rimanendo esso costante nel suo amore
per
Scilla, Circe indispettita di vedersi posposta in
e, che Plutone temè che non si aprisse la terra; e uscì dall’ Inferno
per
vedere che fosse. Stava ne’ campi dell’ Enna Pros
di Cerere colle compagne cogliendo fiori. Plutone la vidde, e ferito
per
consiglio di Venere dallo strale di Amore, corse
no a’ morti. Da alcuni furon confusi co’ Lemuri, da altri furon presi
per
le anime stesse de’ trapassati, e Plutone come ca
di papavero. I sogni, secondo Omero, avean due porte: l’ una di corno
per
cui usciano i veri, l’ altra di avorio per cui i
due porte: l’ una di corno per cui usciano i veri, l’ altra di avorio
per
cui i falsi. Finalmente nell’ Inferno poneasi anc
di Averno nella Campania, ora Terra di Lavoro nella Puglia, l’ altro
per
una caverna del Tenaro, or capo di Marina promont
diceasi figlio del Sole e della Terra e cangiato in fiume infernale,
per
aver fornito l’ acqua a Titani nella lor guerra c
no cogli altri nove girava sopra la terra. Unita a Pallante essa ebbe
per
figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza, cui present
Forza, cui presentò a Giove, e ne ebbe in compensò che il giuramento
per
le acque di Stige fosse inviolabile anche agli De
e anche agli Dei, sicchè, ove taluno a quello mancasse, fosse sepolto
per
un anno in profondo letargo, indi escluso per alt
mancasse, fosse sepolto per un anno in profondo letargo, indi escluso
per
altri sette anni dal consorzio e dalla mensa de’
là dal fiume Acheronte. Le anime degl’ insepolti però dovean restare
per
cento anni sulle rive dei fiume sprima di essere
essere tragittate, e quelle pur de’ sepolti doveano pagarne il nolo,
per
cui nel seppellirli poneasi loro una moneta, sott
I Titani e Tifeo vi furono profondati, come è già detto nel Capo III,
per
avere osato di far guerra a Giove. Per la stessa
a; ma perchè questa il partorì sotto terra, ove Giove l’ aveva chiusa
per
occultarla a Giunone, fu detto figliuolo della Te
ove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Giove da essa avvertitone,
per
farne prova gli te comparire sotto alla sembianza
o figlio di Giove e della ninfa Piote in un convito offerto agli Dei,
per
fare esperimento della loro divinità, diè loro a
ngono fino al mento, ma che gli fuggon eli sotto quand’ ei si abbassa
per
beverne, e collocandogli vicino un albero carico
albero carico di frutta, ma che s’ innalzano allorchè stende la mano
per
coglierne. Sisifo, figliuolo di Eolo avendo occup
scosta. Ferecide disse invece, che Sisifo a dispetto di Plutone tenne
per
lungo tempo incatenata la Morte, finchè ad istanz
i non seppellirlo; che giunto all’ Inferno domandò a Plutone di poter
per
brevi momenti tornare in vita, onde punire la mog
retendeano esser la figlia d’ Iliaco da Giove prima cangiata in vacca
per
occultarla a Giunone, e poi dal medesimo restitui
ei e degli Eroi. Semidei chiamavansi propriamente quelli che avean
per
padre un Dio, o una Dea per madre, ed Eroi quelli
chiamavansi propriamente quelli che avean per padre un Dio, o una Dea
per
madre, ed Eroi quelli che distinti si erano con q
de a Giove la scelta. Questi scoperse la frode togliendo il grasso, e
per
punire non solo Prometeo, ma gli altri uomini anc
Suada, alle Grazie, alle Ore, a Mercurio di ornarla di tutti i doni,
per
cui fu detta Pandora, e la spedì ad Epimeteo frat
gettasse dietro le spalle le ossa della gran Madre. Comprese doversi
per
questa intender la Terra, e per quelle i sassi; e
sa della gran Madre. Comprese doversi per questa intender la Terra, e
per
quelle i sassi; e quindi le pietre che dietro get
lle che Pirra in donne. Gli altri animali, secondo Ovidio, rinacquero
per
se stessi dall’ umida terra, e fra questi il serp
na moglie di Anfitrione, il quale era figlio di Alceo, onde ad Ercole
per
fu dato il nome di Alcide. Giove per ingannare Al
figlio di Alceo, onde ad Ercole per fu dato il nome di Alcide. Giove
per
ingannare Alcmena prese la sembianza di Anfitrion
e questi era occupato nella guerra contro de’ Tafii e da’ Teleboi, e’
per
istarsi più lungamente con lei triplicò il corso
cimo mese. Anzi, secondo Ovidio, Alcmena pur giunta al termine stette
per
sette giorni fra acerbi dolori senza poter partor
a gridare: Alcmena pur finalmente ha partorito; il che udendo Lucina
per
atto di sorpresa allargò le mani, e il parto di A
squarciata la gola, gli trasse la pelle, e n’ andò poi sempre coperto
per
monumento della sua vittoria. 2. Pugnò nel paese
ia prese e vivo trasse ad Euristeo un cignale ferocissimo. 4. Inseguì
per
un anno intero sul monte Menalo una cerva, che av
icchè Varrone ne numera fino a quarantaquattro, e che le loro azioni,
per
renderle più prodigiose, oltre all’ essere abbell
alpe, e formando lo stretto che or chiamasi di Gibilterra, ove Ercole
per
monumento piantò due colonne, su cui era scritto:
a lui tolte, Caco figliuolo di Vulcano alcune gliene rapì, e trattele
per
la coda, onde le orme indicassero contrario cammi
cò, e le sue vacche ritolse. Evandro, che allor regnava sul Palatino,
per
gratitudine di aver purgalo il paese da quel ladr
berò Esione figlia di Laomedonte re di Troia dal mostro marino, a cui
per
ordine dell’ oracolo era stata esposta, come s’ è
glie, irritate l’ uccise, poi prese seco il giovine Ila figlio di lui
per
compagno nella spedizione degli Argonauti, ma ess
sendo questi dalle Ninfe stato rapito nella Bitinia, mentre era sceso
per
bere al fiume Ascanio, Ercole inconsolabile l’ an
ceso per bere al fiume Ascanio, Ercole inconsolabile l’ andò cercando
per
tutte quelle contrade, nè più si curò di seguire
l fianco e l’ uccidesse. Altri voglion però che sia stato Periclimeno
per
la sua insolenza ucciso dallo stesso Nettuno. Il
oi, dice Ovidio, che il corno divenne dell’ abbondanza; sebbene altri
per
corna deli.’ abbondanza intendan quelle della cap
ui, giusta Omero, fu Megera figliuola di Creonte. Si accese ei poscia
per
Onfale regina di Litia, la quale abusando dell’ i
lia di Eurilo re dell’ Ecalia, di che Deianira fatta gelosa gli mandò
per
mezzo del giovine Licia la veste tinta del sangue
cocente, che furioso errando pel monte Eta, incontralo Licia, preselo
per
un piede, e rotatolo in alto lanciotto nell’ onde
el paese de’ Rutoli e fabbricata Ardea, fu poi padre di Turno), paese
per
cura della educazione di Perseo. Secondo altri, l
, il quale, allorchè Perseo fu cresciuto, di lui temendo, commisegli,
per
allontanarlo con onorevol pretesto, di andare a c
il capo dì Medusa lo convertì nel monte dello stesso nome., il quale
per
la sua altezza si disse poi sostenere il cielo: s
omia. Passò in Etiopia, dove Andromeda figlia di Cefeo e di Cassiopea
per
ordine dell’ oracolo era esposta ad essere divora
di Argol, indi Polidette, che invidioso della gloria di lui, cercava
per
ogni maniera di diffamarlo, e per ultimo Acrisio
idioso della gloria di lui, cercava per ogni maniera di diffamarlo, e
per
ultimo Acrisio stesso, che imprudentemente nel ca
ò presso il marito quasi avesse tentato di violarla. Preto non osando
per
ospitalità ucciderla in casa propria, lo spedì ad
azoni; ma essendo di queste guerre uscito sempre vittorioso, lo spedì
per
ultimo a combattere la Chimera, che infestava il
ato a salire in cielo, Giove mandò l’ assillo a tormentare il cavallo
per
modo, che si scosse Bellerofonte di dosso, e prec
te il nascose. Cresciuto che fu Meleagro, avvenne, che Oeneo offrendo
per
l’ ottenuta fecondità delle campagne solenni sacr
to da interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma troppo tardi, e
per
disperazione s’ uccise; e le sorelle di Meleagro
ugnendoli fosse in poter suo l’ ucciderli. Ippomene figlio di Macareo
per
superarla ottenne da Venere tre pomi d’ oro colti
anti a profanare il tempio di Giove, o, secondo molti, di Cibele, che
per
vendicarsene li mutò in lioni, e gli attaccò al s
uesta fu rapita da Giove, ebbe ordine dal padre di andarne in traccia
per
ogni parte, nè ritornare senza di lei. Venne egli
i Marte, e questi vennero tutti quanti divorati da un drago. Desolato
per
una tal perdita fu confortato dar Minerva a comba
teo, cui ella medesima uccise in compagnia delle Baccanti. Addolorato
per
queste sciagure di sua famiglia ed aggravato dagl
nel regno di Tebe il figlio Polidoro avuto similmente da Ermione; ma
per
essersi opposto a Bacco, in breve tempo anchi’ ei
un furioso toro, che trascinandola la fece a brani, finchè dagli Dei
per
compassione fu can giata nel fiume Dirce, che non
ordinò di soffocarlo appena nato. Ma non avendo ella cuore di eseguir
per
se stessa il barbaro comandamento, diè il figlio
soldato, che recatolo in un bosco e foratigli i piedi, attraversando
per
essi un vinciglio il lasciò sospeso ad un albero.
di non esser figlio di Polibio andò a consultar l’ oracolo di Apollo
per
aver contezza de’ suoi parenti, ed ebbe in rispos
i tutto ad un tempo reo di parricidio e d’ incesto; si Cavò gli occhi
per
non veder più la luce, mentre Giocasta egualmente
pagnarlo., andò a morire in Atene. I due gemelli Eteocle e Polinice o
per
ordine del padre, come alcuni vogliono, o spontan
ontaneamente convennero fra di loro di regnare alternatamente un anno
per
ciascheduno: ma Eteocle, prese le redini del gove
pegno di, rimettere Polinice nel regno. Spedì quindi Tideo ad Eteocle
per
intimargli di cederlo secondo il patto; ma Eteocl
e sue genti comandate da Licofonte e Meone tendere a Tideo un agguato
per
, assassinarlo al ritorno. Non atterrito Tideo dal
te opponendosi tutti gli uccise eccetto Meone, cui rimandò ad Eteocle
per
recargli il tristo annunzio. Ma irritato Adrasto
mpo, e prevedeva di dover sotto a Tebe perder la vita, erasi nascosto
per
sottrarsi a quell’ impresa, ma la moglie Erfile s
ne, che quando udisse la morte di lui, uccidesse l’ infedele Eri file
per
vendicarlo. Funestissima ad ambe le parli riesci
seguito il fiero comandamento paterno coll’ uccisione della madre, fu
per
lungo tempo agitato dalle furie; indi avendo spos
Alfesibea figlia di Fegeo, e poi Calliroe figlia di Acheloo, andando
per
togliere a quella il fatai monile, che areale rec
loo, andando per togliere a quella il fatai monile, che areale recato
per
presente di nozze dai fratelli di lei Temeno ed A
ottenne, che ancor fanciulli giugnessero immantinente all’ età matura
per
vendicar la morte del padre. Capo VIII. Di Gia
educare sul mente Pelio dal Centauro Chitone. Cresciuto Giasone venne
per
ripetere il regno paterno; ma Pelia non osando op
i ad essi ancor Ercole; ma perduto Ila nella Misia, ivi poi si rimase
per
ricercarlo. Giunti gli Argonauti all’ isola di Le
Giasone al re Eta chiedendo il vello d’ oro, ma questi risposegli che
per
averlo convenivagli prima domar due tori spiranti
ndati da Pallade e Marte, e vincere gli uomini che ne sarebbero nati;
per
ultimo uccidere il drago custode del vello. Giaso
ardato venisse nel suo inseguimento. Risalita la nave, gli Argonauti,
per
non ripassare gli scogli Gianei, entrarono; secon
ontr’ acqua fino a’ monti della Liburnia, di dove trasportata la nave
per
terra nell’ Adriatico, per esso e pel mare Ionio
ella Liburnia, di dove trasportata la nave per terra nell’ Adriatico,
per
esso e pel mare Ionio se ne tornarono a Ioleo. Fu
i acceso di Glauce figlia del re Creonte, di che Medea irritata finse
per
più sicura vendetta di esser contenta ch’ egli pa
posta, andò essa a fiamme con tutta la reggia. Ne paga di ciò Medea,
per
isfogare vie più il suo furore scannò atrocemente
dell’ Oceano congiunta a Saturno, il quale sorpreso dalla moglie Rea,
per
occultarsi, cangiossi in cavallo. Fu quindi Chiro
’ fiumi. Fu egli sposo di Euridice, ed essendo questa, caduta estinta
per
morsicatura di un serpente nell’ atto che fuggiva
n serpente nell’ atto che fuggiva da Aristeo, egli scese all’ inferno
per
riacquistarla. Seppe infatti col suo canto cosi i
o, secondo Ovidio, fu portato a Lesbo, dove un serpente che avvenissi
per
morderlo venne da Apollo cangiato in sasso, e le
ve, e di Europa e fratello di Radamanto, fu legislalor de’ Cretesi, e
per
meglio accreditar le sue leggi dicea di averle ri
il minotauro mezzo toro e mezzo uomo. Essendogli stato dagli Ateniesi
per
ordine di Egeo assassinato il figliò Androgeo, do
ormentalo un crine purpureo, al quale era annesso il destino di Nisa,
per
la qual cosa ella fu poi tramutata in lodola, e N
ernice. Rifugiatosi perciò Dedalo in Creta ivi fu accollo da Minosse,
per
ordin di cui fabbricò il laberinto, luogo d’ intr
ordin di cui fabbricò il laberinto, luogo d’ intralciatissime strade,
per
le quali chiunque vi era introdotto più non trova
o altri in Sicilia presso Cosalo re di Agrigento, dove andato Minosse
per
riaverlo a forza, fu prima da Cocalo accolto amic
no si unì poscia ad Egeo, re di Atene, onde fu Teseo tenuto da alcuni
per
figlio di Nettuno, e da altri per figlio di Egeo.
ene, onde fu Teseo tenuto da alcuni per figlio di Nettuno, e da altri
per
figlio di Egeo. Questi nel partir da Trachine per
Nettuno, e da altri per figlio di Egeo. Questi nel partir da Trachine
per
ritornarsene ad Atene, seppellì in presenza di Et
gettata la tazza abbracciò Teseo’ come suo figlio. Erano gli Ateniesi
per
l’ uccisione di Androgeo figlio di Minosse stati
o. Uno de’ sette giovani fu pur Teseo, o fosse egli uscito a sorte, o
per
opera di Medea, o si fosse spontaneamente esibito
cito a sorte, o per opera di Medea, o si fosse spontaneamente esibito
per
aver la gloria di uccidere quel terribile mostro.
bile mostro. Stava questo nel labirinto fabbricato da Dedalo; e Teseo
per
potere di là sottrarsi dopo l’ uccisione del Mino
endosi procacciato l’ amore di Arianna figlia di Minosse, ebbe da lei
per
consiglio di Dedalo un gomitolo di filo, che atta
bbe da lei per consiglio di Dedalo un gomitolo di filo, che attaccato
per
un capo all’ ingresso del labirinto andò svolgend
Perciocchè avevagli questo raccomandato, che qualora salvo tornasse,
per
dargliene indizio, cangiasse in bianche le nere v
ngi il naviglio tornar colle nere vele, e credendo il figlio estinto,
per
duolo affogossi nel mare, che da lui prese il nom
di Mar Egeo, ora Arcipelago. Come il nome di Teseo altamente risonava
per
tutta la Grecia, Piritoo figliuolo d’ Issione re
one, invidioso della gloria di lui venne colle sue genti nell’ Attica
per
provarsi con esso; ma appena si videro i due valo
e moglie di Plutone e pregò Teseo a voler seco scendere all’ inferno
per
indi rapirla: ma Piritoo nel primo ingresso fu di
da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edoneo re dell’ Epiro,
per
toglier la quale essendo andati Teseo e Piritoo,
i ultimi anni della sua vita. Erasi questa d’ incestuoso amore accesa
per
Ippolito, e rigettata da lui, cangiando l’ amore
sser dal cocchio Ippolito avviluppato fra le redini, e strascinandolo
per
bronchi e sassi miseramente io lacerarono. Fu egl
l’ innocenza d’ Ippolito, poi disperata si uccise e Teseo addolorato
per
l’ ingiusta morte del figlio, dai quel momento no
igete, fu dall’ empio padre, come è già detto, dato in pasto agli Dei
per
far pruova della loro divinità, e da essi risusci
niva ambita da molti. Ma Enomao sapendo dall’ oracolo di dover morire
per
opera di suo genero, propose ai pretendenti d’ Ip
morì; ed egli cosi ottenne Ippodamia ed il regno, cui poscia ingrandì
per
modo che tutta la penisola da lui trasse il nome
a mangiare in una abbominevole cena, da cui dicesi che il Sole torse
per
orrore la faccia. Figli di Atreo furono Agamennon
apita da Paride figlio di Priamo re di Troia, armossi tutta la Grecia
per
riaverla, e capo della Spedizione fu fatto Agamen
erdote Calcante consu Itato l’ oracolo di Delfo portò in risposta che
per
aver propizi i venti conveniva sacrificare Ifigen
Tauride, ove la fece sacerdotessa del suo tempio. Partito Agamennone
per
la guerra di Troia, di cui appresso diremo, Egist
guerra di Troia, di cui appresso diremo, Egisto figlio di Tieste, che
per
vendicare la morte de’ fratelli già aveva ucciso
e figlio di Strofio, con cui era stato educato giunse in Tauride, ove
per
ordine del re Toante fu in procinto di essere sac
a. Ma una virtuosa gara qui nacque fra i due amici, perciocchè Pilade
per
salvarlo si finse Oreste, e Oreste costantemente
apea che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che questi venuto fosse
per
dispogliare il tempio, e il fe dal popolo ammutin
tempo tornato a parta carico di ricchezze, visse tranquillo nel regno
per
molti anni, indi giusta la predizione avuta da Pr
lmente l’ accolse. Poco dopo lo spedì Priamo in Grecia con venti navi
per
ripetere Esione, che liberata dal mostro marino e
a di quell’ età, colse Paride l’ occasione che Menelao ebbe a partire
per
Creta, abusando dell’ ospitalità, si tolse Elena
prontezza. Ulisse cercò di sottrarsene simulandosi pazzo; ma Palamede
per
fame esperimento gli pose dinanzi a’ buoi, co’ qu
to la tenda di Palamede, e accusandolo di averlo ricevuto da’ Troiani
per
mezzo di tradimento, il fè lapidare da Greci. Tet
i Greci adunati in Aulide con mille navi stavano a Giove sacrificando
per
implorare propizi i venti, che poi non ottennero
ale assedio. Ma grave rissa dappoi insorse fra Agamennone ed Achille,
per
cui questi lungo tempo si astenne dal voler più p
Cagion della lite si fu, che essendo Venuto Crise sacerdote di Apollo
per
riscattare la figlia sua Astionome, nota più comu
ella Frigia era toccata ad Agamennone, questi lo ributtò bruscamente;
per
la qual cosa avendo Crise implorata da Apollo ven
e, indusse il troiano Pandaro a scoccare uno strale contro di Menelao
per
disturbare il duello, e trasportò Paride in Troia
contro di Ettore; ma ne fu ucciso e dell’ armi spogliato. Addoloralo
per
la perdila dell’ amico allor finalmente si mosse
doloralo per la perdila dell’ amico allor finalmente si mosse Achille
per
vendicarlo, e incontratosi in Ettore dopo lungo c
el calcagno, ove soltanto era vulnerabile, perchè Tetide, appena nato
per
esso tenendolo, immerso lo aveva nel fiume Stige,
zandolo, poichè esso pure a’ dardi era impenetrabile. Grave battaglia
per
riavere il corpo di Achille insorse allora fra i
ul promontorio Sigeo. Ma forte contesa poi nacque fra Ulisse ed Aiace
per
aver le armi di Achille, cui Tetide aveva posto i
la di Tenedo si nascosero. Invano Cassandra figlia di Priamo, che era
per
destino verace sempre e non creduta mai, gridò ch
stato fabbricato da’ Greci, onde placar lo sdegno di Pallade irritata
per
la violazion del Palladio, e che Troia sarebbe st
a condussero Elena, che dopo la morte di Paride, il quale era educato
per
man di Pirro, a quello era stata data in isposa.
trasse prigioniera Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi
per
le case e per le vie, uccidendo, predando, incend
iera Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi per le case e
per
le vie, uccidendo, predando, incendiando ridusser
suscitò contro di esso una fiera burrasca, dalla quale ben fu campaio
per
opera di Nettuno sopra lo scoglio Gireo, ma poi v
usse Filottete, e vi fondò la città di Petilia, ora Belcastro. Teucro
per
non aver vendicato contro di Ulisse la morte del
, e con questo felicemente arrivò in faccia a Itaca; ma essendo quivi
per
tal stanchezza e la lunga veglia stato sorpreso d
a cui ebbe, secondo Esiodo, Aglio e Latino, e secondò altri Telegono,
per
ordine di lei medesima n’ andò a’ Cimmeri, che da
gni contro il suo divieto divorarono le vacche delle mandre del Sole;
per
cui questi irritato ricorse a Giove, il quale all
e la carena riuscisse, e gettatosi nuovamente sovr’ essa andò errando
per
dieci giorni, finchè arrivò all’ isola Ogigia, cr
Gozo vicino a Malta, ove la Ninfa Calipso figlia di Atlante lo tenne
per
sette anni, e tentò di farselo marito promettendo
Nausinoo. Pallade protettrice di Ulisse ottenne allora da Giove, che
per
mezzo di Mercurio spedisse ordine a Calipso di ri
i Pilo e Sparla, ov’ era andato a cercar novelle di suo padre; Ulisse
per
ordine di Pallade a lui si manifestò, e presi sec
offerse pazientemente insulti di ogni maniera. Avendo poscia Penelope
per
ispirazione di Pallade proposto a’ Proci di sposa
una dolce sorpresa al vecchio Laerte suo padre; ed essendo là venuti
per
assalirlo Eupide padre di Antinoo con altri del s
r assalirlo Eupide padre di Antinoo con altri del suo partito, Laerte
per
consiglio di Pallade getto contro di essi la prim
ta in Itaca vi fe qualche guasto, ed essendo venuti Ulisse e Telemaco
per
discacciarlo, egli con una spina avvelenata del p
in difesa di lei, allorchè vide Priamo ucciso, e la città in fiamme,
per
ordine di Venere si prese sulle spalle il vecchio
mise in mare. Approdò prima nella Tracia, ove menre tagliava de’ rami
per
velarne l’ altare, vide da essi gocciolar sangue,
ivi sepolto era Polidoro figlio di Priamo, ucciso dal re Polinnestore
per
rapirne i tesori, con cui Priamo l’ aveva a lui s
ficata da Pirro sopra la tomba di Achille), Ecuba accostatasi al mare
per
lavarne il corpo, vide sull’ onde il cadavere del
go là onde traevan l’ origine; il che essendo interpetrato da Anchise
per
l’ isola di Creta, da cui oriundo era Teucro, Ene
he non avrebbe avuto seggio in Italia, finchè non fosse stato ridotto
per
fame a divorarsi ancor le mense. Trapassate non s
ne Polifemo, che udendo il trambusto de’ remi inseguì a piedi le navi
per
lungo tratto di mare, che non gli oltrepassava il
i Cartagine. Accolse ella Enea piacevolmente, e di ardentissimo amore
per
lui si accese. Ma Jarba, figlio di Giove e della
l padre, il quale spedì Mercurio ad intimare ad Enea di lo sto partir
per
l’ Italia, ove chiamavalo il destino. Ubbidì Enea
sul rogo che avea fatto disporre col pretesto di un magico sacrificio
per
richiamarlo, ivi si uccise colla spada che Enea a
secondo gli storici visse trecento anni dopo di Enea e si uccise anzi
per
conservar la fede a Sicheo, e fuggir le nozze, a
al consiglio essendosi pur confermato da Anchise in sogno, Enea fondò
per
quelli una città, cui diede il nome di Acesta. Pa
. Intanto Mise trombettiere di Enea sonando la conca marina era stato
per
invidia da un Tritone gettato in mare; Enea datag
al nome di lui appellò Miseno, scese colla Sibilla sotterra, entrando
per
una spelonca vicino al lago di Averno. Trapassati
o paese sarebbe là giunto, ad Enea spontaneamente l’ offerse, Giunone
per
disturbar queste nozze chiamò dall’ inferno la Fu
tito quanti potè de’ principi dell’ Italia, fra i quali Mezenzio, che
per
le sue crudeltà era stato cacciato dal regno di E
per le sue crudeltà era stato cacciato dal regno di Etruria; ed Enea
per
consiglio avuto in sogno dal Dio del fiume Tevere
d Enea per consiglio avuto in sogno dal Dio del fiume Tevere, n’ andò
per
esso a chiedere soccorso ad Evandro figlio di Mer
Carmenta o Nicostrata, il quale, come si è detto, partito di Arcadia
per
avervi digraziatamente ucciso il padre, era venut
i, espulso Mezenzio, aspettavano secondo l’ oracolo un duce straniero
per
opporsi agli sforzi che esso faceva per rientrare
l’ oracolo un duce straniero per opporsi agli sforzi che esso faceva
per
rientrare nel regno, Turno frattanto avvisato da
o faceva per rientrare nel regno, Turno frattanto avvisato da Giunone
per
mezzo d’ iride di profittar dell’ assenza di Enea
a città, dove Enea aveva lasciato le sue genti, incendiò le navi, che
per
esser costruite con legni d’ Ida vennero da Cibel
tra sponda. I due amici Niso, ed Eurialo uscirono coraggiosi di notte
per
recare di queste cose l’ avviso ad Enea, ma entra
ttante, Enea uccise Mezenzio e Lauso figlio di lui, e Giunone temendo
per
Turno, gli presentò una falsa immagine di Enea, c
ato in Ardea capitale de’ Rutoli. Tornato a Laureato, si avanzò Turno
per
impedire ad Enea il passaggio de’ monti; e qui ap
ell’ argento, in cui egli costrinse gli uomini a coltivare il terreno
per
trarne la necessaria sussistenza. Succede l’ età
ra di sommerger la terra con un diluvio universale. Scende egli prima
per
visitarla, e Licaone re di Arcadia avendogli imba
ma per visitarla, e Licaone re di Arcadia avendogli imbandito a cena,
per
farne prova, le carni di un ostaggio de’ Molossi,
essendosi questi chinato un giorno, stanco della caccia, ad una fonte
per
bere, veduta in esso la propria immagine, si pazz
ne prese, che ne morì, e fu cangiato nel fiore narciso. La ninfa Eco
per
avere con lunghi discorsi intertenuto dal sorpren
rtenuto dal sorprender Giove nelle sue tresche amorose ne aveva avuto
per
pena di non poter più che ripetere le ultime paro
o e Tisbe babilonesi opponendosi i parenti alle nozze da lor bramate,
per
una fessura del muro che divideva le case loro, c
edendo il velo di Tisbe insanguinato la crede divorata dalle fiere, e
per
dolore si uccide. Tisbe tornando al concertalo lu
Perseo petrifica ti. Parte II. Capo III. Le Muse cangiansi in ucelli
per
fuggir Pireneo. Questi per voler inseguirle preci
II. Capo III. Le Muse cangiansi in ucelli per fuggir Pireneo. Questi
per
voler inseguirle precipita dalla loggia e si amma
, ed è mutalo in ragno. Parie. I. Capo V. Gara di Nettuno con Pallade
per
dar il nome ad Atene. Parte I. Capo V. Emo e Rodo
a indicò ad Erigione figlia di lui il luogo ov’ era sepolto; e questa
per
dolore si appiccò, che sopravvenuta la peste in A
da lui ottenuto, pretende pure di aver un toro che Fillio gli ricusa;
per
dispetto si getta da una rupe, ed è convertito in
e altrettanti uomini, Giove gli cangia quelle formiche in uomini, che
per
ciò vengon da Eaco nominati Mirmidoni da myrmex f
ide al padre un crine purpureo, cui era annesso il destino di Megara,
per
darlo a Minosse. Ella è cangiata in lodola, e Nis
ata in un’ isola vicina ab l’ Echinadi. Giove, e Mercurio, viaggiando
per
la Frigia sotto umana sembianza, rigettati dagli
nel medesimo istante Filemone in elee, e Bauci in tiglio. Erisittone
per
aver tagliato il bosco di Cerere è tormentato dal
rmentato dalla fame. Metra sua figlia, col lasciarsi vendere schiava,
per
alcun tempo il sostiene; ma alla fine egli è rido
cui alleva, facendo credere a Litto che sia un maschio. La cosa stava
per
iscoprirsi all’ occasione che Ifi sposar doveva J
ide, che sia realmente cangiata in maschio. Orfeo scende all’ inferno
per
ricuperare Euridice. Parte II. Capo VII. Letea mo
eneo ricusa di unirsi ad alcuno, che lei non vinca nel corso, ponendo
per
patto la morte a colui che resta vinto. Ippomene
accoppiarsi con Atalanta nel bosco consacrato da Echione a Cibele, e
per
aver violato il luogo sacro egli è da Cibele cang
i Orfeo sono da Bacco mutate in piante, e un serpente, che si avventa
per
morderne il capo, è da Apolline mutato in Sasso.
rte I. Capo X. Laomedonte froda Apollo e Nettuno del prezzo convenuto
per
l’ edificazione delle mura di Troia. Nettuno mand
portato dalle onde verso il lido. La moglie lo scopre da lungi, e va
per
raggiungerlo in mare. Gli Dei mossi a pietà cangi
ninfa Eperie. Mentre P insegue, questa è morsa da un serpente. Esaco
per
dolore si getta in mare, e da Tetide è convertito
di Paride. Parte II. Capo XI. Aiace proposto ad Ulisse nella contesa
per
le armi di Achille, furioso si uccide, e dal suo
Parte I Capo XVII. I Cercopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante,
per
le loro frodi sono da Giove mutati in sci mie; e
a mortale e sia annoverato fra gli Bei. Parte II. Capo XIII. Vertunno
per
vincer Pomona, prima; si cambia in vecchio, e poi
iumi, della Terra e de’ Monti, e finalmente a quello degli Uomini che
per
qualche straordinaria azione si erano resi illust
uon augurio, e se eran guaste o infette, che era di augurio sinistro;
per
ultimo una porzione della vittima abbruciavasi in
più; del consueto. I sacerdoti Arvali erari quelli che sacrificavano
per
la fertilità de’ campi, i Feciali quelli che si s
icavano per la fertilità de’ campi, i Feciali quelli che si spedivano
per
dichiarare la guerra, o trattare la pace. Eravi p
rendeano le risposte ascose nelle querce del bosco a Giove consecrato
per
cui le favole dissero, che le querce parlavano. 2
dalle quali allorchè la Pitia era inebriata, pronunziava delle parole
per
lo più oscure o confuse, che raccoglievansi da’ S
in quella stessa caverna il suo oracolo fu indi stabilito. Chi andava
per
consultarlo dopo varie preparazioni entrar faceva
ano a galla. L’ oracolo della Fortuna a Preneste e ad Anzio rendevasi
per
via di sorti t gettando una specie di dadi, su cu
to pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco, domanda lo stesso prezzo
per
gli altri sei; che al secondo rifiuto ne gittò su
Frequenti erano presso i Gentili le espiazioni, le quali facevansi o
per
delitti commessi, o in occasione di pubbliche cal
acevansi o per delitti commessi, o in occasione di pubbliche calamità
per
placare gli Dei, o all’ apparir di prodigi straor
calamità per placare gli Dei, o all’ apparir di prodigi straordinari
per
allontanare i mali che si temevano, o all’ avveni
ali che si temevano, o all’ avvenirsi in alcuna cosa di mal augurio o
per
prepararsi a qualche impresa importante, onde ave
ararsi a qualche impresa importante, onde avere gli Dei favorevoli, o
per
iniziarsi a’ misteri. L’ espiazioni solenni erano
alle prime può consultarsi Meurzio, che ne ha trattato espressamente,
per
le seconde Ovidio ne’ Fasti, e Rosini nelle Roman
ipali tra queste sono state da noi accennate a’ loro luoghi. Le feste
per
ordinario accompagnate eran da’ pubblici giuochi.
da’ Romani, che teatri, e anfiteatri, e circhi magnifici innalzarono
per
celebrali, i di cui avanzi ancor si veggono non s
omini distinti dagli altri, considerati poi quali cuti soprannaturali
per
azioni egregie o pessime, e adorati per gratitudi
poi quali cuti soprannaturali per azioni egregie o pessime, e adorati
per
gratitudine o per paura ; e così possiam dire che
rannaturali per azioni egregie o pessime, e adorati per gratitudine o
per
paura ; e così possiam dire che il fondamento del
Babele, o le grandi eruzioni vulcaniche anticamente più frequenti, e
per
le quali preso aspetto diverso la superficie di v
dono antica sapienza e utili verità. Sicehè questa specie di favole è
per
lo più un modo di parlar figurato, che poi negl’i
dioti divenne religiosa credenza c fondamento di culti. 6. La favola,
per
esempio, dicc chc l’Oceano fu padre dei Fiumi ; e
telle inviate da Giove splendessero sulla terra quali occhi del cielo
per
rammentare agli uomini che tutte le loro azioni s
i oggetti materiali, ha popolato d’ esseri immaginarj l’ universo ; e
per
effetto delle sue finzioni i mortali egregi diven
te nella medicina ebbe vanto d’ essere figliuolo d’ Apollo ; e Bacco,
per
avere insegnato a coltivare la vite, fu Dio del v
non fosse sotto la protezione di uno Dio. Sicchè gli uomini vollero,
per
così dire, adorar la natura partitamente ; e come
e eruzioni, parvero aver combattuto e vinto le prime, ossia i Titani,
per
dividersi tra di esse il regno del cielo e della
raffi e liquido piombo, e tutta intera una suppellettile da patibolo,
per
significare che il cattivo destino è per chi lo m
a suppellettile da patibolo, per significare che il cattivo destino è
per
chi lo merita, e che il male par necessario solam
ile divinità. 25. Cielo o Cèlo figlio dell’ Aria e del Giorno passava
per
una divinità antica quanto il Destino. I poeti lo
i che le Ninfe e i Coribanti, che furon poi anche sacerdoti di Giove,
per
celar meglio a Saturno i vagiti del Nume in fasce
inalmente questa cautela non valse, e Titano scoprì la frode ; laonde
per
non vedere esclusi dal trono i Titani suoi figli,
ambedue. Il più celebre tra i Titani fu Giapeto, che i Greci tenevano
per
padre del genere umano ; od almeno non riconoscev
ropa, nel tempo che Sem restò nell’ Asia e Cam passò l’ istmo di Suez
per
istabilirsi nell’ Affrica. 31. Poichè Saturno udì
l’ esule Nume, e se lo fece compagno nel supremo potere. 33. Saturno,
per
gratitudine dell’ ospitalità generosa, lo dotò di
l futuro ; laonde è stato detto che Giano aveva due teste o due volti
per
conoscere tanto l’ uno che l’altro, ed ebbe perci
da essa prodotti. Ma le età successive travagliate da nuovi bisogni,
per
sodisfare ai quali nacquero le faticose arti, fur
faticose arti, furono denominate dall’ argento, dal rame e dal ferro,
per
significare il successivo traviamento del genere
mo, quant’ oro, fu bello ; Fe’savorose con fame le ghiande, E nettare
per
sete ogni ruscello. Dante, Purg., c. 22. Ovidio
idj ed a mille atti indegni, Ed a tante dell’ uom ruine e danni ; Chè
per
ostare in parte a tanti mali, S’ introdusser le l
cortese che saggio Alberga con amor persone infide, Che scannan poi,
per
rubarlo nel letto, Lui che con tanto amor diè lor
v’ era strada Da giunger con la pena al gran demerto, Se non rendeva
per
ogni contrada Il mondo affatto inutile e deserto,
anni avanti Gesù Cristo) gli edificò un tempio con dodici altari, uno
per
ciascun mese dell’anno ; il qual tempio stava ape
bacchetta in mano, quale Dio tutelare delle strade, e con una chiave
per
aver inventate le porte. Talvolta le sue statue h
e spesso con la destra additano il numero 300 e con la sinistra il 65
per
significare la misura dell’ anno. Da lui ha preso
rg., c. XXVII. 37. Giano era invocato il primo nei sacrifizj, tanto
per
aver alzato altari e statuito le cerimonie del cu
anto per aver alzato altari e statuito le cerimonie del culto, quanto
per
esser tenuto in conto di valido intercessore ai s
nze e far la guerra ; ed i padroni servivano a tavola i loro schiavi,
per
rammentare l’antica libertà ed eguaglianza goduta
ll’oro. A questo medesimo Dio è attribuita l’ invenzione della moneta
per
agevolare il commercio ; e i primi conj rappresen
Si crede che fossero di bronzo ; e i Latini solevano offrirle in dono
per
capo d’ anno, dal che forse ebbero parimente orig
ppresentato qual vecchio curvo dal peso degli anni e armato di falce,
per
indicare ch’ei presiede al tempo che tutto distru
emblema dell’ eternità e della prudenza ; mentre il fanciullo che sta
per
essere divorato allude alla favola dei figli. È q
fallo. Non aspettate che la morte scocchi, Come fa la più parte : chè
per
certo Infinita è la schiera degli sciocchi. Ma v
li. 40. Cibele, qual sorella e moglie di Saturno (27), era tenuta
per
genitrice della maggior parte degli Dei, e perciò
il corno dell’abbondanza ; talora le si vedevano ai piedi due leoni,
per
la custodia che Pindaro le attribuisce degli stat
i dieci anni, ed essere di famiglie romane e di libera condizione. Se
per
loro negligenza il fuoco sacro si fosse spento, t
spegnersi di quel fuoco attribuiva terribili conseguenze. I sacerdoti
per
riaccenderlo adoperavano i raggi del sole o il fu
sacerdozio eran libere di abbandonare la custodia del fuoco di Vesta
per
accendere la face dell’ Imeneo ; ma per lo più pr
a custodia del fuoco di Vesta per accendere la face dell’ Imeneo ; ma
per
lo più preferivano di rimanere nel tempio ed esse
, bellissimo pastorello di Frigia ; ma egli trascurò il suo ministero
per
isposare la ninfa Sangaride (sangarius in latino
nfa Sangaride (sangarius in latino è lo stesso che frigio) ; e la Dea
per
punirlo della sua ingratitudine fece ferire quell
Anguillara. Cerere sconsolata salì un carro tratto da draghi alati
per
volare in traccia della prediletta figliuola. 54.
a prediletta figliuola. 54. Si pose a percorrere velocemente la terra
per
montagne e per boschi ; e inclusive là notte cont
gliuola. 54. Si pose a percorrere velocemente la terra per montagne e
per
boschi ; e inclusive là notte continuava le sue r
usive là notte continuava le sue ricerche al lume delle faci. Intanto
per
mostrarsi grata all’ ospitalità di Celeo, re d’El
suo figliuolo l’arte dell’agricoltura, e gli donò un carro coi draghi
per
recarsi a diffondere la pregevole arte sopra la t
si diventò poi uno dei più famosi della Grecia pei misteri Eleusini e
per
le feste che ogni quattro anni vi erano celebrate
di voler estinguere la sete ad una fonte ov’ erano certi villani che
per
malvezzo gliela intorbidarono ; ed essa, quanto e
ia, se questa nell’Inferno non avesse toccato nè bevanda nè cibo ; ma
per
sua sventura Proserpina aveva assaggiato alcuni c
oi viaggi, e tormentata dalla sete, entrò in casa di una vecchiarella
per
nome Bècubo, che amorevolmente le offerse da beve
anciulli pigliarsi beffe d’alcuno, e in ispecie di coloro che essendo
per
miseria o per altre necessità travagliati dalla f
arsi beffe d’alcuno, e in ispecie di coloro che essendo per miseria o
per
altre necessità travagliati dalla fame possono pa
el monte Etna, entrò nelle viscere della terra ; e di lì nell’inferno
per
richiedere a Plutone la sua figliuola ; ma ogni p
iù celebre e la più misteriosa. Perciò tali feste furon dette misteri
per
eccellenza. Alcuni autori ne attribuiscono l’isti
oltraggiava gli Dei, e negava d’offrir loro i sacrifizj. Indi, forse
per
rapacità, o in onta a Cerere, ebbe l’audacia di t
on la satolla, anzi l’ardore accende…. Vendè la casa e le masserizie
per
procacciarsi alimenti, ed era ridotto in estrema
sorta d’oggetti. Così trasformata, il padre la vendeva e la rivendeva
per
vivere ; ma lo strattagemma non bastò alla voraci
del fulmine, e divise l’impero del mondo co’suoi fratelli, ritenendo
per
sè il cielo, dando il dominio delle acque a Nettu
al padre, non fu mai lieto ; poichè la Terra (25) moglie di Celo (25)
per
vendicare i Titani suoi nipoti precipitati da Gio
cco (146) fu men codardo, poichè presa la figura d’un leone, combattè
per
qualche tempo con intrepidezza, animato da Giove
o fitto dal telo Celestïal, giacer dall’altra parte, Grave alla terra
per
lo mortal gelo ;18 Dante, Inf., c. XII. e Tifo
mezz’uomo e mezzo serpente, che arrivava con la testa al cielo, e che
per
sè solo, al dir d’Omero, più degli altri Giganti
o, sotto questa mole Giace il corpo d’Encelado superbo ; E che quando
per
duolo e per lassezza Ei si travolve o sospirando
sta mole Giace il corpo d’Encelado superbo ; E che quando per duolo e
per
lassezza Ei si travolve o sospirando anela, Si sc
ia. E siccome i sacerdoti del paganesimo secondavano talora i despoti
per
aver parte nell’ambizioso potere, così la pena di
l futuro esulta. Silvestro Centofanti. 72. Addolorati gli altri Dei
per
la severità di Giove, e ingelositi nel vedere che
ie mortali, e prese a tale oggetto diverse forme. Si trasmutò in toro
per
rendere immortale Europa figlia del re Agenore, l
partorì Minosse (228) e Radamanto (230) ; prese la figura di un cigno
per
trasportare in cielo Leda figlia di Testio re del
Alcmena, che fu madre d’Ercole (364). 75. Si cangiò in pioggia d’oro
per
penetrare nella torre di metallo dov’era ehiusa D
splendo intorno), che era uno dei Lapiti, popoli di Tessaglia famosi
per
le loro guerre contro i Centauri (430), e che fu
guerre contro i Centauri (430), e che fu re d’Atene prima di Cecrope,
per
le sue belle azioni aveva meritato anche in vita
o in terra al pari di uno Dio, voleva fulminarlo. Apollo intereedette
per
lui, e Perifa, cangiato in aquila, diventò l’ucce
l’Arcadia, fu il primo ad immaginare sacrifizj di animali agli Dei, e
per
questa assuefazione alle atrocità divenne crudele
i Dei solevan talora scendere sulla terra, s’argomentò di scoprire se
per
avventura il nuovo ospite fosse uno di loro, e sc
ente gl’imbandì carne umana. Allora una fiamma vendicatrice distrusse
per
ordine di Giove il palazzo di Licaone, e l’empio
a terra con la zampa, e ne fece scaturire una sorgente. Allora Bacco,
per
gratitudine, gli consacrò un tempio sotto il nome
il nome di Giore Ammone (Ammone in greco significa rena o sabbia) ; e
per
questo ancora Giove era talvolta rappresentato so
tore (79) n’ebbe uno in Roma erettogli da Romolo ; e moltissimi altri
per
tutto. I suoi tre Oracoli (667) principali erano
di Dodona nell’Epiro rendessero gli oracoli, e vi eressero un tempio
per
adorarlo sotto il nome di Giove Dodoneo ; e quind
o Giove esser nato fra loro, e additavano sì gran numero di monumenti
per
attestarlo. Giunone. 85. Giunone, figlia d
lora da lux (luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Moneta da moneo,
per
cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni d
con gli Arunci o con Pirro. 86. Ebbe tre figli : Marte (255) generato
per
virtù di un fiore, o secondo altri comparso già c
egli punirla de’suoi interminabili piati, la condannò a star sospesa
per
aria a due calamite, con due incudini ai piedi e
hè pose gli occhi sopra la giovanetta Io figlia d’Inaco re d’Argo ; e
per
salvarla dalla persccuzione di Giunone la celò in
ono al marito con tante carezze ch’ei gliel concesse. Allora Giunone,
per
paura che Io non le fosse ritolta, la diede in cu
di Tebe perirono miseramente ; la figliuola Semele (147, 148) restò,
per
sua malizia, incenerita da Giove ; e fu esposto E
ina con una spaventosa pestilenza che fece perire tutti gli abitanti,
per
vendicarsi della protezione di Giove verso la fig
; e le figlie di Preto rè d’Argo (462), Lisippa, Ifinoe ed Ifianasse,
per
essersi vantate belle quanto Giunone, furono assa
a regina degli Dei non volle esser da menò del-marito, il quale aveva
per
suo araldo Mercurio (160). Giunone amò tanto ques
gia e docile giovinetta, dalla quale riceveva sempre buone nuove, che
per
ricompensa le regalò una splendida veste di tre c
690, 691 ec.) Apollo. 96. Giove (63), abbandonata Giunone (85)
per
unirsi a Latona (97) figlia del titano Ceo, n’ebb
far uso delle sue forze, consacrò la prima prova di valore alla madre
per
vendicarla del serpente Pitone che l’aveva tormen
oi a ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitia o Pitonessa (122)
per
dare gli oracoli. Indi furono istituiti da Teseo
per dare gli oracoli. Indi furono istituiti da Teseo i giuochi Pitii
per
rammentare questa prova di filiale affetto (672).
in reso la vita ad Ippolito (432) figlio di Teseo (402) che era morto
per
cagione dei mostri marini ; ma Giove, reputando q
ali i Ciclopi (272) che avevano fabbricato la folgore ; laonde Giove,
per
punirlo di tanto ardire, lo scacciò dal cielo, e
irlo di tanto ardire, lo scacciò dal cielo, e lo privò della divinità
per
molti anni. 102. Allora Apollo, per procacciarsi
cielo, e lo privò della divinità per molti anni. 102. Allora Apollo,
per
procacciarsi la sussistenza, si pose ai servigj d
dei pastori. Soggiornando poi in quelle campagne inventò la lira ; e
per
essere utile agli abitanti, si studiò di farne pi
pudibonda si pose a fuggirlo con tanta precipitazione, che suo padre,
per
meglio nasconderla, sulle proprie sponde la trasf
i Diomede ; e mentre un giorno giocavano insieme alla palla, Zeffiro,
per
gelosia d’amicizia, fece stornare la palla ribatt
sformò l’estinto giovinetto in quel fiore che ne porta il nome. Forse
per
questo i giacinti adornano con tanta mestizia la
ella morte. 105. I genitori di Giacinto si posero ad inseguire Apollo
per
vendicar su lui la morte del figliuolo, e lo ridu
costruire la città di Troia ; e venuti a patti con lui, s’allogarono
per
fabbricargli le mura. Ma condotta a fine la costr
placare Apollo e Nettuno, esponendo ogni anno sul lido una giovanetta
per
esservi divorata dai mostri marini. 108. Dovevano
losia, volle seguirlo occultamente e nascondersi in una folta macchia
per
ispiare i suoi passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato da
oi passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato dalla stanchezza e dal caldo, andò
per
caso a riposarsi sotto un albero vicino, e cominc
! La moglie, non bene intesa l’invocazione, e non so che sospettando,
per
volersi maggiormente accostare smosse il cespugli
nelle braccia rimproverando a sè stessa gl’ingiusti sospetti. Cefalo
per
disperazione si ferì con la medesima arme, e fu c
o color di fuoco. Omero la descrive con un gran velo dato alle spalle
per
significare che l’oscurità si dissipa innanzi a l
Annibal Caro, nel suggerire al pittore Taddeo Zuccheri le invenzioni
per
dipingere una camera nel celebre palazzo di Capra
do è vermiglia. Dalle ginocchia in giù fino ai piedi, di color d’oro,
per
rappresentarla quando è rancia. E così la veste,
sieno, dell’uno splendente in bianco, dell’altro splendente in rosso,
per
denotarli secondo il nome che Omero dà loro di La
la nereide Climene figlia dell’Oceano e creduta madre d’Omero, soleva
per
effetto di stolto orgoglio vantarsi con tutti e c
tti e continuamente de’ suoi celesti natali ; quasichè l’avere Apollo
per
padre e Giove per avo fosse merito suo, e tenesse
e de’ suoi celesti natali ; quasichè l’avere Apollo per padre e Giove
per
avo fosse merito suo, e tenesse luogo di virtù e
l padre, gli chiese in grazia di condurre un giorno il carro del Sole
per
attestare così la propria nobiltà vilipesa ; ed A
dati da mano inesperta, deviano il corso ; ed ora salendo troppo alto
per
le vie del cielo fanno temere lassù inevitabile i
, adusta fin nelle viscere, alza i suoi gemiti a Giove (63), ed egli,
per
impedire l’ultima ruina dell’universo, scagliò la
Febo n’avesse ceduto il reggimento al suo figliuolo Fetonte, il quale
per
l’imperita età mal resse il commesso freno. » (Ma
limene e sorelle di Fetonte, si afflissero tanto della sua morte, che
per
quattro mesi lo piansero sulle sponde dell’Eridan
Eneide, lib. X, trad. del Caro. Gli antichi credevano che il cigno,
per
Io più taciturno, all’avvicinarsi della morte alz
onoscer sè stesso. Ma Talete mandò il treppiede a Biante ch’ei teneva
per
più saggio di lui ; ed infatti Biante era proprio
che lo spedì a Cleobulo, e questi a Periandro, tutti filosofi celebri
per
saviezza e per dottrina. Periandro offerse il tre
Cleobulo, e questi a Periandro, tutti filosofi celebri per saviezza e
per
dottrina. Periandro offerse il treppiede a Solone
fermò a una fonte ove Mida aveva fatto porre uno spillo di buon vino
per
adescarlo. Infatti alcuni contadini vi trovarono
me. Ecco l’immagine dei sordidí avari che si lasciano mancar di tutto
per
accumular ricchezze. 129. Ma Bacco, mosso a compa
me. Il Nume la cangiò allora in girasole od elitropio, il qual fiore,
per
dimostrare l’affetto che Clizia avea per Apollo,
od elitropio, il qual fiore, per dimostrare l’affetto che Clizia avea
per
Apollo, dicesi vòlto sempre al disco solare, o pi
ed Apollo invaghitosi della sua bellezza prese l’effigie della madre
per
indurla a sposarlo ; ma Orcano, avutone sentore d
rdo e la cangiò in cornacchia. Indi si pentì del subitaneo gastigo, e
per
far pagare al corvo il fio della delazione, gli r
ne, perchè ordinariamente cominciavano con queste due parole Io Paean
per
rammentare la sua vittoria sul mostro Pitone. Gli
anale ai marinari. L’interno del colosso era vuoto dalla parte destra
per
poter salire al fanale. Un terremoto lo fece cade
a in mano dei Saraceni, e Moavia loro re ordinò d’atterrare la statua
per
venderla ad un ebreo, il quale ne fece trasportar
con l’oro ; le famose Piramidi di Egitto, che si crederono destinate
per
tomba ai Re di quel fertile paese ; e finalmente
ol dire Giove. 138. In cielo fu chiamata Luna o Febea dall’aver Febo
per
fratello, Diana sulla terra, Ecate (234, 2°) nell
adre di quel principe. Pare che Erostrato commettesse questo misfatto
per
fare immortale con l’infamia il suo nome. Gli Efe
cate infernale (234, 2°), i viaggiatori le sacrificavano un cane nero
per
non aver cattivi incontri nelle tenebre. In più s
o. Le Grazie. Anche qui ci varremo delle parole d’Annibal Caro (117,
per
offrire maggior numero d’immagini ai lettori. « L
a Diana, la fa vestita di pelle di cervo. Apuleio (pigliandola forse
per
Iside) le dà un abito di velo sottilissimo di var
7. Giunone (85) fu presa da fiera gelosia della predilezione di Giove
per
Semele, causa di tanti guai a’ Tebar Nel tempo c
recò in fasce alle figliuole d’Allante (359) ; e che dopo cresciuto,
per
gratitudine a Coloro che avevano avuto cura della
a terra e conquistò le Indie con un esercito d’ uomini e di donne che
per
armi avevano tirsi e tamburi ; indi si trasferì n
omano, vedendo la sfrenata licenza che le accompagnava, le proscrisse
per
sempre l’anno 186 avanti l’èra cristiana. Quando
fizj : ………. le folli Menadi, allor che lorde Di mosto il viso balzan
per
li colli. G.Parini. 155. Penteo, re di Tebe, vo
55. Penteo, re di Tebe, volle abolire le feste di Bacco ; ma il culto
per
questo nume era così radicato, che le Baccanti fu
56. Le Mineidi, ossia le figlie di Mineo re di Tebe, non fecero senno
per
tale esempio ; chè anzi ricusarono d’assistere al
ssistere alle feste di Bacco, e nel tempo che erano celebrate vollero
per
disprezzo continuare i loro lavori ; quand’ecco l
endevano allora sugli alberi vicini alle viti tante figurine di Bacco
per
custodire le uve ; la seconda nel mese di gennaio
è figurato comunemente con le corna, simbolo di forza e di potenza, e
per
rammentare ch’egli fu il primo ad aggiogare i bov
tere od anche da Centauri (430). 158. Era immolata a Bacco la gazza,
per
avvertire che il vino ci rende indiscretamente lo
da’ venti ovunque il corso Volga, o sopra la terra o sopra ’l mare Va
per
lo ciel rapidamente a volo. Virgilio, Encide, l
iata la morta spoglia, trasmigrassero nel corpo di quegli esseri, che
per
le loro inclinazioni s’accostano più alla nostra
specialmente nella religione dei Bramini, i quali mantengono spedali
per
tutti gli animali malati, essendo persuasi che, s
liava all’osservanza della buona fede tra i mercatanti ; era figurato
per
lo più con una borsa nell’una mano, un ramo d’oli
Mercurio, interprete ed esecutore delle volontà degli Dei, eloquente
per
la musica e per la parola, industrioso, commercia
prete ed esecutore delle volontà degli Dei, eloquente per la musica e
per
la parola, industrioso, commerciante, educatore,
165. Ma pretendono che Mercurio fosse anche il Nume dei ladri, forse
per
avvertire gli uomini a starne guardinghi, non già
ei ladri, forse per avvertire gli uomini a starne guardinghi, non già
per
proteggere quel malvagi, tanto più che vigilava a
ia del fanciullo, e se ne mostrò sdegnato oltremodo. Siechè Mercurio,
per
calmarne la collera, gli regalò la lira, della qu
dopo sotto le sembianze di contadino gli offerse un bove e una vacca
per
farsi dire dove fosse il gregge che era stato por
subito il segreto, laonde Mercurio sdegnatosi di tanta venalità prima
per
nascondere il furto indi per tradire il segreto,
curio sdegnatosi di tanta venalità prima per nascondere il furto indi
per
tradire il segreto, lo mutò in pietra di paragone
e la fede e l’onestà dei mortali, così può essere termine di paragone
per
metterli a prova. Un’altra metamorfosi operata da
ici mercati ; Vialis, perchè tutelava le vie o le strade, ove sorgeva
per
lo più in forma di pietra quadrata, ed aveva il s
nnome di Quadratus ; finalmente lo dissero Triceps (triplice o trino)
per
gli uffiej che esercitava nel cielo, sulla terra
lo, e quivi tutti gli Dei, rapiti dalla sua bellezza, la desiderarono
per
isposa ; ma Giove l’accordò a Vulcano (270) in ri
ito alla bocca ; indizio di quella discretezza che è tanto necessaria
per
ben governare le passioni che accende. Uomini e
per ben governare le passioni che accende. Uomini e Dei solea vincer
per
forza Amor, come si legge in prosa e ’n versi.
sentato nell’atto di tormentare e di straziare una farfalla afferrata
per
le ali ; e il Petrarca parla di quest’ultimo in a
e chiavi. Ed a questa medesima pessima divinità la Mitologia ha dato
per
nutrice la Follia. Nè tutti gli autori antichi so
ano in cielo la nascita di Venere, era accorsa al banchetto degli Dei
per
raccorne gli avanzi. Forse quel sommo filosofo es
ma e sventurata poetessa greca, lo fa nascere dal Cielo e dalla Terra
per
significare i sentimenti sublimi che debbono nobi
perchè riescano avventurate le nozze. Tra l’infinito numero di poesie
per
nozze, adorne dei fiori ormai appassiti della Mit
lor passata cura. E non venal cantor sciolga suo zelo A lieti annunzj
per
l’età ventura ; E tuoni a manca in testimonio il
rno di festa, gr.) ed Eufrosine (euphrosyne, gioia, gr.) ebbero Bacco
per
padre, e furon compagne inseparabili della madre,
e ognora Le Dee serbino al mondo. Foscolo, Le Grazie. Sono dipinte
per
lo più nude e sempre vagamente insieme abbracciat
Sono dipinte per lo più nude e sempre vagamente insieme abbracciate
per
indicare che fanno gradito e bello il vincolo del
ll’arte. Ma talora appariscono anche ricoperte di leggero velo, forse
per
la sentenza d’ alcuni che dicono non esservi graz
n Arabia, era giovine di straordinaria bellezza, ed appassionatissimo
per
la caccia. Non faceva che abbandonarsi a questo e
rni ; i primi quattro erano consacrati al lutto, gli altri alla gioja
per
indicare l’apoteosi del prediletto di Venere. 178
ava mai ferma in un proposito ; e non valevano meriti nè buoni ufficj
per
cattivarsene il cuore ; sicchè l’alitar dello zef
ello zeffiro, il volo della farfalla sarebbero immagini insufficienti
per
dare un’idea della leggerezza del suo animo. Infa
volazza intorno. Un Nume potente, amabile e giovine, fu preso d’amore
per
lei, ed immaginò uno strattagemma per esserne cos
ile e giovine, fu preso d’amore per lei, ed immaginò uno strattagemma
per
esserne costantemente corrisposto. Dopo avere stu
iti ad obbedirla. Per qualche giorno le parve un incanto la vita ; ma
per
far piena la sua felicità bisognava conoscere l’a
sei tu dunque, esclamava : chi sei tu che dici di amarmi e di vivere
per
me ? Tu vuoi ch’ io ti ami, e fuggi i miei sguard
o nel più bel fior dell’età ! Chi più felice di me ? Amore mi sceglie
per
sua sposa !…. » E si chinava su lui avidamente pe
? Amore mi sceglie per sua sposa !…. » E si chinava su lui avidamente
per
contemplarlo, non badando che i suoi moti facesse
luto vedere, hai visto ; l’incanto è distrutto. Addio, Psiche ; Addio
per
sempre ! » Addio per sempre ! Questo terribile de
o ; l’incanto è distrutto. Addio, Psiche ; Addio per sempre ! » Addio
per
sempre ! Questo terribile detto le scosse l’animo
ano. Per ultima prova Venere le disse : « Va a Proserpina, e chiedile
per
me di porre in questa scatola una porzione della
ove ritorna in sè, ed invoca la Dea. In quel punto Amore sopraggiunge
per
mettere il colmo alla sua confusione. Vorrebbe na
nel velo delle Grazie : Scegli, o madre de’ fior, tenui le fila ; E
per
te in mezzo il sacro vel s’adorni Della imago di
rose da Pito o Suada, Dea, della persuasione e sua fida compagna. Ma
per
lo più la rappresentarono assisa con Cupido in un
e ci sia pervenuta dall’antichità, è la Venere dei Medici, così detta
per
aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è o
be colto più fiori di sua madre. Venuti infatti alla prova, Amore era
per
vincere, quando la Ninfa Peristeria (Péristéria,
ita dalle sue spine nell’ accorrere in aiuto d’ Adone (177) moribondo
per
la lotta col cinghiale. 184. Le sacerdotesse di V
) e fratello di Giove (63) e di Plutone (213). Appena nato, la madre,
per
liberarlo dalla voracità (allegorica) di Saturno
chè fu scoperto complice in una congiura ordita contro Giove, n’ ebbe
per
castigo l’esilio dal cielo nello stesso modo che
per castigo l’esilio dal cielo nello stesso modo che Apollo (96) ; e
per
vivere, si trovò come lui ridotto nella necessità
Doride (193), fu moglie di Nettuno. In sulle prime ella s’era celata
per
isfuggirlo, ma un delfino affezionato a Nettuno,
ell’altre Rapaci e lorde sue compagne Arpie Fin d’allora abitate, che
per
tema Lasciàr le prime mense, e di Finéo (362) Fu
intrisa ed irta ; Le man d’artigli armate, il collo smunto, La faccia
per
la fame e per la rabbia Pallida sempre, e raggrin
a ; Le man d’artigli armate, il collo smunto, La faccia per la fame e
per
la rabbia Pallida sempre, e raggrinzata e magra.
e sposò Teti o Tetide, tenuta parimente qual Dea del mare. Aveva Teti
per
abitazione un palazzo, dove, al dir della favola,
o, dove, al dir della favola, ogni sera il sole andava a riposarsi, e
per
carro una conchiglia di straordinaria bellezza e
enerarono Nereo e Dori o Doride, i quali sposatisi fra di loro ebbero
per
figliuoli quell’infinito numero di divinità secon
sentate da tante vezzose fanciullette. 194. Anche i Fiumi eran tenuti
per
figliuoli dell’Oceano e di Teli. Ed in ciò pure l
o ; ma allorchè andavano a consultarlo, pigliava ogni specie di forme
per
atterrire chiunque gli s’accostasse ; ed ora dive
le, e talvolta si trasformava in acqua ed anche in fuoco ; dimodochè,
per
astringerlo a rispondere, bisognava armarsi di co
o da non lasciargli campo a scappare. Parrebbe questo un avvertimento
per
coloro i quali, studiando il vero, non debbono ri
figlie del fiume Acheloo (393) e della musa Calliope (274), abitavano
per
entro gli scoscesi massi che sono tra l’isola di
, affrena e regge. Eglino impetuosi e ribellanti Tal fra lor fanno, e
per
quei chiostri, un fremito, Che ne trema la terra,
la tempesta rispetta la tenera prole ; ma questa calma dura solamente
per
quattordici giorni, che dai marinari sono chiamat
infatti galleggiar sulle acque il cadavere dello sposo, vi si slanciò
per
abbracciarlo e per morire con lui, Gli Dei intene
sulle acque il cadavere dello sposo, vi si slanciò per abbracciarlo e
per
morire con lui, Gli Dei inteneriti da tanto amor
in capo il regio diadema, ed è coronato di piante marine ; comparisce
per
lo più col tridente in mano ; sta ritto sulle acq
iore del corpo fatta a guisa della coda dei pesci, ed i piedi palmati
per
nuotar meglio. 208. Il carro di Nettuno aveva
spalancare la terra a piacere del Nume. 210. I Libii tenevano Nettuno
per
la loro maggiore divinità ; e la Grecia e l’Itali
e il tridente di Nettuno da un lato e la testa di Minerva dall’altro,
per
indicare il commercio governato dalla saviezza. I
lla saviezza. I Romani destinarono il primo giorno del mese di luglio
per
celebrare la sua festa, e gli consacrarono il feb
di luglio per celebrare la sua festa, e gli consacrarono il febbraio
per
averlo favorevole alla vicina epoca della nuova n
utone, ed egli dovè rapirla (53), giacchè nessuna Dea voleva sposarlo
per
paura della sua deformità e del tenebroso suo reg
vola, era un luogo sotterraneo dove scendevano le anime degli estinti
per
esservi punite o ricompensate ; e vi penetravano
e segnatamente nella Campania presso il lago Averno esistesse una via
per
discendervi, quella per la quale Enea fu condotto
pania presso il lago Averno esistesse una via per discendervi, quella
per
la quale Enea fu condotto dalla Sibilla Cumana (6
le ombre dei malvagi : Quivi sospiri, pianti ed alti guai Risonavan
per
l’ær senza stelle…. Diverse lingue, orribili fave
percote. Io venni in loco d’ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar
per
tempesta, Se da contrari venti è combattuto. La b
e si chiamò Ida : Ora è diserta come cosa vieta.47 Rea la scelse già
per
cuna fida48 Del suo figliuolo, e per celarlo meg
osa vieta.47 Rea la scelse già per cuna fida48 Del suo figliuolo, e
per
celarlo meglio, Quando piangea, vi facea far le g
si diroccia.50 Fanno Acheronte, Stige e Flegetonta ; Poi sen van giù
per
questa stretta doccia Infin là ove più non si dis
ella Terra (25) fu cangiato in fiume e precipitato nell’Inferno (215)
per
aver somministrato l’acqua ai Giganti (65) allorc
Credevano gli antichi che le anime degl’ insepolti andassero errando
per
cento anni sulle sue sponde, e così la carità dei
scello con acqua buia » dalla quale esalavano mortiferi vapori, e che
per
nove volte girava intorno all’Inferno. I poeti ne
mata una ninfa, figlia dell’ Oceano (192) e di Teti (192), e le danno
per
figliuole la Forza (346) e la Vittoria (348). All
la Vittoria (348). Allorchè Giove (63) chiamò in aiuto tutti gli Dei
per
combattere i Giganti (67), Stige accorse la prima
o che avessero violato i giuramenti fatti nel suo nome. 222. Giurando
per
lo Stige gli Dei dovevano tenere una mano stesa s
a sulla terra e l’altra sul mare ; e chi rompea questo giuramento era
per
dieci anni bandito dal cielo, e privato dell’ amb
ella Notte (238), fu trasformato in fiume e precipitato nell’ inferno
per
aver soccorso i Titani contro Giove. Talora signi
ena. (Loc. cit.) Ogni ombra dovea pagargli il passo con una moneta ;
per
lo che i Greci e i Romani ponevano un obolo nella
che Orfeo (469) lo addormentò col suono della sua lira, quando scese
per
richiedere a Plutone (213) la sua Euridice ; e ch
bramose canne. Egli ingordo, famelico e rabbioso Tre bocche aprendo,
per
tre gole al ventre Trangugiando mandolla, e con s
bbe due celebri figli, Telamone e Peleo. Il primo, esiliato dal padre
per
aver ucciso per disgrazia Foco suo fratello minor
figli, Telamone e Peleo. Il primo, esiliato dal padre per aver ucciso
per
disgrazia Foco suo fratello minore nel fare il ch
serpenti attorcigliati sul capo, e una fiaccola in mano ; ed avevano
per
compagni il Terrore, la Rabbia, il Pallore e la M
atto ; E con idre verdissime eran cinte ; Serpentelli e ceraste avean
per
crine, Onde le fiere tempie erano avvinte. E quei
tto, Batteansi a palme, e gridavan si alto, Ch’io mi strinsi al poeta
per
sospetto. (Dante, Inf. c. IX.) E G. – B. Niccoli
Dee furono offerti singolari omaggi ; e tanto era il pauroso rispetto
per
esse, che quasi non s’arrischiavano a nominarle o
pregne, arieti e tortorelle, emblema dell’innocenza, essendochè solo
per
essa l’uomo può sottrarsi agli spasimi del rimors
per essa l’uomo può sottrarsi agli spasimi del rimorso. Oreste (533),
per
tentar di placarle, alzò in fondo dell’Arcadia un
un flagello e un pugnale ; nell’altra una chiave e una tazza funebre,
per
le libazioni alle quali presicde. Questa triplice
: Ecate con le chiavi dell’ abisso infernale, Febea (138) nella notte
per
regolare il corso della luna, Diana (138) nei bos
e volasse. Tenga le mani alte, e dall’una un bambino bianco che dorma
per
significare il sonno, dall’ altra un altro nero c
Il suo carro sia di bronzo, con le ruote distinte in quattro spazii,
per
toccare le sue quattro vigilie. » « Per significa
etro fra le gambe una grande stella, la quale fosse quella di Venere,
per
chè Venere e Fosforo, ed Espero e Crepuscolo, par
e, per chè Venere e Fosforo, ed Espero e Crepuscolo, par che si tenga
per
una cosà medesima. » (Vasari, vita di Taddeo Zucc
ed altre piante sonnifere, onde la Notte raccoglie i soporiferi umori
per
ispanderli sulla terra. Il Nume è coricato sopra
o sempre tenebre e non mai sole. A piè d’esso una concavità profonda,
per
dove passi un’ acqua come morta, per mostrare che
è d’esso una concavità profonda, per dove passi un’ acqua come morta,
per
mostrare che non mormori, e sia di color fosco, p
raccio un corno che mostri riversar sopra ’l letto un liquor liquido,
per
denotare l’oblivione, ancorchè altri lo facciano
dicono che si trasforma esso stesso in più forme ; e questo figurerei
per
modo, che nel tutto paresse uomo, ed avesse parte
ciuto anche sotto il nome d’ incubo o di fantasima, d’orrido aspetto,
per
lo più in sembianza di scimmia accovacciata ; e q
e talora veniva confuso con lui. È rappresentato con ali di farfalla
per
esprimerne la leggerezza. 242. La Morte (232), fi
ppena ricuopre il livido carcame. Talvolta ha in mano un corno, forse
per
indicare che nemmeno l’abbondanza di tutte le cos
di tutte le cose ci salva da lei, e le svolazza intorno una farfalla
per
rammentare che, se il corpo muore, l’anima non pe
lcri troyiamo le due iniziali D M che significano, Diis Manibus, come
per
raccomandare a loro la tutela dell’urna. Per lo p
del monte Etna, il quale, a motivo dei suo cratere ignivomo era preso
per
una sbocco infernale. Ovidio dice che quando il g
osa, e non da bassa gelosia. 246. Salmoneo, fratello di Sisifo (245),
per
aver conquistato l’Elide s’empì di tanto orgoglio
ri, La man di face armato, alteramente Per la Grecia scorrendo, e fin
per
mezzo D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, D
lgori imitava Ch’ imitar non si ponno. E ben fu degno Ch’ ei provasse
per
man del padre eterno D’altro fulmine il colpo e d
u amata da Apollo (96). e divenne madre d’Esculapio (100). Ma Flegia,
per
odio e disprezzo contro Apollo, dette fuoco al te
io e disprezzo contro Apollo, dette fuoco al tempio di Delfo. laonde,
per
punirlo, gli Dei lo condannarono nel Tartaro a vi
re dei Centauri (430), negò al suocero Deioneo i donativi promessigli
per
isposarne la figlia Dia ; ed esso gl’involò i suo
. (Virgilio, Eneide, traduzione del Caro.) Ebbe costui tanta audacia
per
essere così grosso, da volere offendere nell’onor
non vollero pigliar parte al banchetto, non accettarono un dono fatto
per
forza, ad eccezione di Cerere (51) che era fuor d
ioletto Pelope che menava con lui vita stentata, lo condusse in cielo
per
ministrare il néttare agli Dei prima che vi andas
fanciulle condannandole nel Tartaro a travagliarsi eternamente invano
per
empire d’acqua un vaso sfondato. Per quanto sia m
litti non va obbedito. Gli Argivi istituirono la festa delle fiaccole
per
celebrare la tenerezza coniugale d’Ipermestra. E
esti tali È chi vende la patria, chi la pose A giogo de’ tiranni, chi
per
prezzo Fece leggi e disfece……… ……… Quei che frode
; e cento lingue, E cento bocche, e voci anco di ferro Non basterian
per
divisare i nomi, E le forme de’ vizj e delle pene
lla scarna mano (242). I Greci dettero a Plutone il nome d’Agesilaos,
per
significare ch’egli trae a sè tutti i popoli. I L
essere acquistate adagio e andar disperse in pochi istanti. È cieco,
per
indicare ch’egli dispensa i suoi tesori a caso, t
uida da sè o fa guidar da Bellona (283). Gli mettono accanto un gallo
per
indicare quanto importi la vigilanza nel mestier
a vigilanza nel mestier delle armi. 259. Debole fu il culto dei Greci
per
Marte a paragone di quello dei Romani, i quali, c
a paragone di quello dei Romani, i quali, come ognun sa, lo tenevano
per
protettore del loro impero, e per padre di Romolo
i quali, come ognun sa, lo tenevano per protettore del loro impero, e
per
padre di Romolo. Gli Etruschi poi lo adoravano so
tti Salii dal latino sallare, perchè celebrandone le feste, ballavano
per
le vie, e recavano attorno altrettanti piccoli sc
mente adorata nella città di Troia ; ma il primo nome le è più comune
per
tutto il resto : « Minerva spira, e conducemi Apo
. Notabile nella storia di Minerva è la sua disputa con Nettuno (185)
per
dare un nome alla città fondata da Cecrope egizia
decretarono quest’onore a chi dei due avesse creata la cosa più utile
per
una città. Allora Nettuno, battendo la terra col
pre le arti della pace, e soprattutto l’agricoltura. 265. Una lezione
per
gli orgogliosi ci viene offerta da Aracne abile t
merità di sfidarla ; ma tanto la punse vergogna di restar vinta, che,
per
disperazione, stracciato il lavoro, s’impiccò, e
ea io te Già mezza aragna, trista in sugli stracci Dell’opera che mal
per
te si fe ! Da taluni questo fatto è narrato in a
ni, pregiudizio al pari di tanti altri non ancora del tutto sradicato
per
l’ignoranza delle menti volgari. 269. Minerva era
ndi Panatenee. Eranvi decretati premii pei certami della ginnastica e
per
quelli della poesia e della musica. Le minori fes
85) ; ma nacque così deforme, che il padre vergognandosene lo afferrò
per
un piede, e lo scagliò fuor del cielo, quasi foss
ata sua colpa il nascer brulto. Pensate s’ei dovè rimanere sbalordito
per
la caduta, dopoche, secondo narra da sè stesso ne
secondo narra da sè stesso nell’Iliade …… Un giorno intero Rovinai
per
l’immenso, e rifinito In Lenno caddi coì cader de
lergli bene ; anzi gli parve che fosse proprio arrivato in buon punto
per
farlo marito di Venere (170). Così al Nume più de
rme toccò la più bella tra le Dee ; e chi sa che Giove non lo facesse
per
ammonirla a non invanirsi della sua bellezza ! 27
i primi abitatori della Sicilia, e dall’usar che facevano in guerra,
per
difesa del volto, di un piccolo scudo con un buco
misurato, Ch’avea, come una grotta oscura in fronte Invece d’occhio ;
per
bastone un pino, Onde i passi fermava : avea d’in
-Evo, dal suo monte o dal suo castello usava la forza contro i deboli
per
assoggettarli e per derubar loro ogni cosa ?
o dal suo castello usava la forza contro i deboli per assoggettarli e
per
derubar loro ogni cosa ? Le muse. 274. Gi
ve Muse. Abitarono l’Elicona, il Pindo e il Parnaso (123) dove ebbero
per
precettore il loro fratello Apollo (96). Queste n
fondamento del bel collegio, e perciò volle che si chiamassero Muse,
per
indicare la loro eguaglianza. Infatti Cassiodoro
esia. Ora ponendo mente alla umiltà della loro origine, poichè ebbero
per
padre un pastore, ed alla belta e verecondia di c
a grande maschera caricata e ridicola. » 278. Le Muse presero le ali
per
sottrarsi agli oltraggi di Pireneo re della Focid
elebravasi onesto e gradevole banchetto senza che vi fossero invocate
per
tutelare la decenza pericolante tra la gioia dei
ngegni della Cristianità hanno adoperate le finzioni, mitologiche non
per
vano lusso di fantasia, ma per dedurne nobilissim
adoperate le finzioni, mitologiche non per vano lusso di fantasia, ma
per
dedurne nobilissimi sentimenti, e trar frotto dal
frotto dalle morali verità in esse contenute, le quali verità restano
per
avventura bene impresse nell’intelletto quando so
etende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e da Minerva
per
giudicare le loro opere, non fece che stoltamente
endendo che avesse dovuto fargli un finestrino in direzione del cuore
per
poterne scrutare i più segreti pensieri ; e la ca
a gli parve architettata senza criterio, e voleva che fosse ambulante
per
trasportarla altrove caso mai l’abitatore incappa
(430), diventò presto abile nell’arte di guarire le malattie, e passò
per
inventore e Dio della medicina. Accompagnò Ercole
d alcune specie di rettili, o dalla lunga vitalità di questi animali,
per
lo che i ciarlatani hanno usato fino ai nostri te
cendenti d’Esculapio furono chiamati Asclepiadi, e di padre in figlio
per
diciassette generazioni esercitarono la medecina
alla sanità, tra’quali si leggono i seguenti : Contentati di un pasto
per
giorno. — Fa’che il tuo pasto sia semplice e parc
iuol di Giove (63) e della Ninfa Calisto (140), altri gli assegnarono
per
genitori Mercurio (160) e Penelope (569). Quale D
iena gli spunta la coda a spazzolar le cosce e i piedi caprini. Aveva
per
compagni i Satiri e Silvano (302) prcposto alla t
le feste i sacerdoti di Pane, chiamati Luperci, andavan correndo nudi
per
Roma. 297. Il vocabolo pan in greco vuol dir tutt
0. Fauno, figlio di Pico re dei Latini e nipote di Saturno (23), ebbe
per
madre Canente figlia di Giano, la quale fu cangia
ebbe per madre Canente figlia di Giano, la quale fu cangiata in voce,
per
esser troppo ciarliera. Fauno era del numero dell
tempio, i sacerdoti del quale distribuivano al popolo erbe o semplici
per
curare ogni specie di malattie. Fu chiamata anche
ribuito comunemente a tutti gli Dei campestri, ed è vocabolo generale
per
indicare i Fauni, i Satiri, i Sileni, ec. Il cult
i. Il maggior culto di Priapo fu a Lampsaco donde era stato scacciato
per
aver messo paura negli abitanti co’suoi neri sopr
di ragione, decretarono il ritorno del Nume esiliato, e onori e feste
per
placarlo ; ed allora l’orribile tafferuglio ebbe
a al suo posto nel Campidoglio. Ed i Romani pigliando quest’avventura
per
buono augurio, dissero che il dio Termine colloca
rino le incoronavan la chioma ; ed aveva in mano un covone di paglia,
per
significare che di essa deve esser formato il let
ta dai Numi campestri. Ma Vertunno dio delle stagioni tentò ogni arte
per
indurla a sposarlo. Ora si trasformava in bifolco
i trasformava in bifolco, ora in vignaiuolo, in mietitore, in pastore
per
parlarle ; ma invano. Alla fine le apparve sotto
poichè non potrebbe meritare il favor di Pomona chi non si studiasse
per
opera di moltiplici esperimenti di perfezionare l
tura di bellezza abbonda. Per te Religïon, del Cielo figlia, S’ornò :
per
te la terra all’uom non spiacque, Quando dal ciel
aviganti sulla riva del mare con offerte di latte, d’olio e di miele,
per
ottenerle propizie alla navigazione. I poeti le r
ino a’ginocchi, le braccia ignude insino agli omeri, le chiome sparse
per
il collo, le vesti succinte nei fianchi, tutti i
. Usciva dall’un canto del sasso medesimo una gran polla d’acqua, che
per
certe rotture cadendo, e mormorando, rendeva suon
a ; e giunta a terra si riducea in un corrente ruscello, che passando
per
mezzo di un pratello amenissimo, posto innanzi al
lla bocca della grotta, lo teneva col suo nutrimento sempre erboso, e
per
lo più tempo fiorito ; d’intorno vi pendevano sec
i alberi in generale (Drys, quercia, gr.) ; e furono forse immaginate
per
impedire ai popoli di distruggere troppo facilmen
alla fine Eco andò a celare i vani sospiri ed a struggersi d’affanno
per
entro le più riposte parti dei boschi. Così di «
dalla sua bellezza continuamente ne chiedeva la mano. Allora gli Dei
per
metter fine a quelle importune dimande trasformar
na casa, come a dire i custodi delle famiglie ; ed i Penati passavano
per
essere protettori delle città e degl’imperi, e ve
pubblico culto. 327. Le statuette dei Lari, spesso in forma di cane,
per
allusione alla fedeltà di questo animale, e quell
ne, per allusione alla fedeltà di questo animale, e quelle dei Penati
per
lo più effigiati in due giovani assisi con una la
dei Penati per lo più effigiati in due giovani assisi con una lancia
per
uno ed un grosso cane accovacciato a’piedi, risie
na lancia per uno ed un grosso cane accovacciato a’piedi, risiedevano
per
entro i recessi più segreti della casa in una cap
perchè animali domestici e fedeli ; e i medesimi Lari avevano spesso
per
manto una pelle di cane. Ciascuna famiglia romana
re meritate dagli uomini. Quindi le statue degli dei Lari si vedevano
per
tutto, e gli schiavi divenuti liberi appendevano
stri nemici ; ecco già ch’ Ilio Arde tutto, e ruina. Infino ad ora, E
per
Priamo e per Troja assai s’è fatto. Se difendere
ecco già ch’ Ilio Arde tutto, e ruina. Infino ad ora, E per Priamo e
per
Troja assai s’è fatto. Se difendere omai più si p
o e per Troja assai s’è fatto. Se difendere omai più si potesse, Fôra
per
questa man difesa ancora. Ma dovendo cader, le su
igie di Vesta, e ’l fuoco eterno. Ed Anchise (176), conosciuta anche
per
celesti annunzi ormai inevitabile la ruina di Tro
sorella del Fato, arbitra universale degli uomini e degli Dei, stava,
per
così dire, al governo delle cose umane, distribue
e protettrice del commercio e delle arti ; e con la sinistra conduce
per
mano l’ Occasione, che ha la testa calva e un sot
o di capelli sulla fronte ; posa un piede sulla ruota, e tien l’altro
per
aria ; in una mano ha un rasoio e nell’altra un v
rimevoli esempj ; ma la buona Fortuna sta in mano di chi la vuole, se
per
essa intendiamo un vivere agiato e felice secondo
ezze, lo dicano quei tanti ai quali sono state causa di rovina, o che
per
ottenerle hanno perduto la tranquillità della cos
e di doni magnifici ; la statua della Dea vi proferiva gli oracoli, e
per
consueto artifizio dei sacerdoti speculatori sull
2°. L’immaginazione ricca d’allegorie suggerì ai Greci altri emblemi
per
questa indivisibile compagna del Destino oltre qu
terra con larghe pieghe. Nelle mani ha il freno e il compasso, l’uno
per
governare l’impeto delle passioni, l’altro per di
o e il compasso, l’uno per governare l’impeto delle passioni, l’altro
per
distribuire agli uomini con esatta misura le pene
distribuire agli uomini con esatta misura le pene e le ricompense, e
per
serbare quella giusta eguaglianza per cui sia pro
sura le pene e le ricompense, e per serbare quella giusta eguaglianza
per
cui sia protetto l’innocente e il debole contro l
tto l’innocente e il debole contro l’oppressore. Talora ha una lancia
per
colpire il vizio, ed una tazza piena di liquore c
na lancia per colpire il vizio, ed una tazza piena di liquore celeste
per
fortificare la virtù contro la sventura. Altri po
ara nel Campidoglio, sulla quale deponevano una spada prima di partir
per
la guerra, scongiurando la Dea imparziale a prote
ica, di null’altro sollecita che di far del male agli uomini. Giunone
per
consiglio di questa Dea aveva ingannato Giove fac
a al Silenzio. La sua statua era collocata sul limitare dei templi, o
per
indicare che gli Dei vogliono essere adorati in s
li, o per indicare che gli Dei vogliono essere adorati in silenzio, o
per
significare che gli uomini, conoscendoli imperfet
l’altra una spada, non quale istrumento di vendetta o di violenza, ma
per
indizio di ben usato potere. Talvolta ha gli occh
la Fama « Che trae l’uom del sepolcro, e in vita il serba, » dandole
per
genitori Titano (30) e la Terra (25), e facendola
’ vo’ dir in semplici parole ? Era dintorno il ciel tanto sereno, Che
per
tutto ’l desio ch’ardea nel core L’occhio mio non
sio ch’ardea nel core L’occhio mio non potea non venir meno. Scolpito
per
le fronti era ’l valore Dell’ onorata gente …….
e tante (Meraviglia a ridirlo !) ha lingue e bocche Per favellare, e
per
udire orecchi. Vola di notte per l’oscure tenebre
ha lingue e bocche Per favellare, e per udire orecchi. Vola di notte
per
l’oscure tenebre Della terra e del ciel, senza ri
o Stridendo sempre, e non chiude occhi mai : Il giorno sopra tetti, e
per
le torri Sen va delle città spiando tutto Che si
presentata con ali al tergo e con la tromba ; talora ne ha due, l’una
per
divulgare la menzogna, l’altra la verità. La
nerazione questa Dea. Libertà va cercando ch’ è si cara, Come sa chi
per
lei vita rifiuta. (Dante, Purg., c. I.) Il padre
a’ mortali Mal conosciuta Libertà. Pietose Le tre sorelle addussero
per
mano Il pellegrino e il tacito eremita Ne’ queti
dì, perchè metteva sempre lo scompiglio tra i Numi. 344. Indispettita
per
non essere stata convitata alle nozze di Teti e d
le nozze di Teti e di Peleo, gettò nel mezzo alle Dee un pomo fatale,
per
cui nacque la famosa disputa che fu giudicata da
vendette ec. Ella in compagnia di Bellona, si caccia innanzi la Paura
per
la quale i sette Capitani (Eschilo) giurarono a T
Indi la segue la Menzogna con occhi loschi e perfido sorriso, traendo
per
mano la Frode che viene con passi obliqui, ed alz
. Portava nella sinistra una fiaccola, e con l’altra mano strascinava
per
la zazzera un giovane, il quale, elevando le mani
e, il quale, elevando le mani al cielo, chiamava ad alta voce gli Dei
per
testimoni della propria innocenza. Facevale scort
resto simigliantissima ad un tisico marcio ; e facilmente ravvisavasi
per
l’ Invidia. Poco meno che al pari della Calunnia
passo una giovinetta sua sorella coperta di velo più sottile. Ella ha
per
compagna indivisibile la Dolcezza, ma è distratta
accanto a sè gli strumenti necessarj a diverse arti. Talvolta egli ha
per
emblema un giovine assiso che scrive al lume di u
che paia illuminata dietro alle spalle dal sol che nasce, e che ella
per
prevenirlo si cacci dentro nella camera per lo fi
sol che nasce, e che ella per prevenirlo si cacci dentro nella camera
per
lo finestrone che si è detto. La sua forma sia di
meno, secondochè meno o più fossero appresso al lume di essa Aurora,
per
significare l’ore che vengono innanti al Sole ed
destro spenzolone, e vi tenga una gamba cavalcioni in atto di posare
per
ristoro e non per infingardia. Tenga una corona d
, e vi tenga una gamba cavalcioni in atto di posare per ristoro e non
per
infingardia. Tenga una corona di papaveri ed uno
gallo che canta, a questa si può fare ai piedi una gallina che covi,
per
mostrare che ancora posando fa la sua azione. » (
ltra con aspetto di trionfale maestà una palma intrecciata all’ ulivo
per
denotare che la vera gloria è non tanto frutto de
ine ruppe le ali alla statua che le era stata eretta in Roma, Pompeo,
per
confortare il popolo che pigliava quel fatto per
tta in Roma, Pompeo, per confortare il popolo che pigliava quel fatto
per
tristo augurio, esclamò : « Romani, gli Dei hanno
rono ingegnosamente che la Speranza fosse sorella del Sonno (240) che
per
breve tempo sospende i nostri affanni, e della Mo
di esse possono ricovrarsi gli uomini ; e candidissimo è il suo manto
per
simbolo di purità. Impugna l’asta, il bastone del
, e della ricompènsa che le è dovuta. Il suo trono è un cubo di marmo
per
denotare la perseveranza, la imperturbabilità, la
dir le genti ; Sta, come torre, fermo che non crolla Giammai la cima
per
soffiar de’venti. E così tutti le avessero sempr
e della Dea si leggeva quest’altra iscrizione : l’estate e l’inverno,
per
indicare che l’amicizia vera è costante sì nella
-Fede. 74 In Roma accanto al Campidoglio ebbe un tempio consacratole,
per
quanto si crede, da Numa Pompilio. La Dea era rap
io. La Dea era rappresentata a mani giunte, e con lungo abito bianco,
per
cui forse Virgilio la chiama Cana Fides, se pure
blema della Fedeltà, il quale consiste in due vergini che pigliandosi
per
la mano si promettono fedele amicizia. Divin
352. Le divinità della terza classe comprendevano gli Dei che ebbero
per
genitori un ente celeste ed una creatura mortale,
ra mortale, e quelli Eroi che furono prediletti a qualche Nume, o che
per
sovrumano valore e per ingegno straordinario avev
oi che furono prediletti a qualche Nume, o che per sovrumano valore e
per
ingegno straordinario avevano meritato onori divi
eo re d’Etiopia e di Cassiopea, era stata esposta sulla riva del mare
per
esservi divorata da un drago marino, in pena d’av
ll’alto del suo aereo viaggio scòrse la giovinetta, il mostro che era
per
divorarla, e udì i pianti dei desolati genitori.
nte, che alla testa di molti armati accorse a rapirgliela. Perseo era
per
essere soverchiato dal numero, quando si rammentò
erseo avesse ragione di lagnarsi dell’avo Acrisio, tuttavia s’adoperò
per
rimetterlo sul trono, dal quale era stato scaccia
che amava Alcmena, volle pigliarsi special cura d’Ercole, e lo adottò
per
figliuolo. 365. Giunone (85), sempre gelosa di tu
tutto, si apparecchiò a perseguitare Ercole, forzando Giove a giurar
per
lo Stige che il primo nato de’due fanciulli dovre
prima d’Ercole, ed il protetto di Giove fosse sottoposto al fratello
per
decreto del Fato. Così accadde ; ma non fu paga.
e languide sul morire, gli occhi appannati, le squame non più vivaci
per
la porpora e per l’oro, nè più lucenti nel moto,
orire, gli occhi appannati, le squame non più vivaci per la porpora e
per
l’oro, nè più lucenti nel moto, ma scolorite e li
. Imperciocchè non avendo riguardo di esser partoriente, appariva che
per
la paura, gettatasi attraverso una veste, si foss
e, il quale al primo romore, col pugnale sguainato s’era quivi tratto
per
intendere e vendicare l’oltraggio. Nè ben si dist
unone si placò a segno d’allattare col proprio seno il famoso pargolo
per
farlo diventare immortale ; e che allora Ercole,
coll’andar del tempo andarono ad assalire Eurisleo e che lo uccisero
per
vendicare le persecuzioni sofferte dal padre loro
i d’Atreo e di Tieste nipoti di Pelope (514 369. Vero è che Euristeo,
per
suggerimento di Giunone (85), aveva ordinato ad E
dosi che alla fine vi sarebbe perito. Questo severo comando, al quale
per
voler del Fato Ercole non poteva disobbedire, ori
: se quella dei piaceri e delle mollezze, piana e fiorita e seducente
per
lusinghiere delizie, ma inetta e vile ; o quella
Tanto, che ’l su andar ti sia leggero, Come a seconda in giuso andar
per
nave ; Allor sarai al fin d’esto sentiero : Quivi
tò vivo, e lo trasse ad Euristeo, che al primo vederselo in faccia fu
per
morirne dalla paura. 373. Nel monte Menalo s’anni
i feroci animali ad Euristeo. 378. Busiride re di Spagna, famigerato
per
crudelissime azioni, udito menar vanto della savi
i bovi con la carne umana ; e sotto le forme di quest’orribile mostro
per
lo più vogliono denotare la tirannide sostenuta d
oprapposte81 Non fer ma’in drappo Tartari nè Turchi, Né fur tai tele
per
Aragne imposte. Come talvolta stanno a riva i bur
no state ripulite, sicchè appestavano d’ogn’intorno il paese. Ercole,
per
rimediare con efficacia a tal guaio, deviò il fiu
a tal guaio, deviò il fiume Alfeo (346), facendo passar le sue acque
per
mezzo alle stalle ; e così in un giorno rimasero
giorno rimasero perfettamente pulite. Allora Ercole si recò ad Augia
per
ricevere il premio della sua fatica ; ma costui a
eseo (482) ebbe l’ardire di scendere nell’inferno con l’amico Piritoo
per
involare Proserpina (53), e vi restò prigioniero
onte Aventino Di sangue fece spesse volte laco. Non va co’suoi fratei
per
un cammino, Per lo furar frodolente ch’ei fece De
a madre ogni volta ch’ei la toccava gli rendeva nuove forze ; sicchè,
per
finirla, il prode lo alzò di peso, e lo soffocò t
irati dalle pernici, e mietevano il grano con l’asce come faremmo noi
per
tagliare un bosco. Quando le grù od altri uccelli
d’Alceste figlia di Pelia fu ambita da molti principi ; e suo padre,
per
liberarsi dall’importunità di tante dimande, giur
no fosse morto in sua vece Alceste allora non esitò a dar la sua vita
per
quella del marito, e compiè generosamente il sacr
emodo, non trascurò veruno dei doveri dell’ospitalità. Laonde l’eroe,
per
essergli grato, scese tosto all’inferno a combatt
compie : ancor che in esso L’ardir non manchi, l’eta sua capace Non è
per
anco di spontaneo, vero Voler di morte : e se il
ato mondo. (Pindaro, trad. del Borghi.) 391. Tanta gloria non bastò
per
render mite ad Ercole l’implacabile Dea ; chè anz
igliuoli ; e quando ritornato in sè conobbe il fallo, si sarebbe data
per
disperazione la morte, se non glielo avessero imp
detta. Questo Dio svegliò allora in Ercole una passione così sfrenata
per
Onfale regina di Lidia, che il vincitore di tanti
della tirannia delle passioni ! 393. Poi Ercole andò perduto d’amore
per
Dejanira, principessa già fidanzata ad Acheloo fi
Jole, figlia d’ Euriteo re dell’ Ecalia, gl’ inviò la tonaca di Nesso
per
un giovane schiavo chiamato Lica. 397. Poichè Er
ossato la fatai veste, che il violento fuoco del veleno gli serpeggiò
per
tutte le membra, e lo dette in preda a sì acerbi
ue frecce tinte nel sangue dell’ Idra di Lerna (372), senza le quali,
per
voler del Fato, Troja non avrebbe potuto esser pr
alvolta ha una corona di pioppo bianco, che era l’ albero a lui sacro
per
essersi cinta la testa con le sue fronde scendend
ti di questi due personaggi mitologici. Teseo. 402. Teseo ebbe
per
padre Egeo re d’ Atene, e per madre Etra, figlia
tologici. Teseo. 402. Teseo ebbe per padre Egeo re d’ Atene, e
per
madre Etra, figlia di Pitteo re del Peloponneso,
rente e contemporaneo d’ Ercole (364). 403. Ma alcuni poeti gli danno
per
padre Nettuno (185), fondandosi sulla favola segu
l seguito della storia di Teseo. 404. Egeo, partendo dal Peloponneso
per
tornare ad Atene, laseiò la moglie negli stati di
fuggir da Corinto, e governava a nome d’ Egeo preso da folle passione
per
la rea maga. Ella temendo che la presenza di uno
r la rea maga. Ella temendo che la presenza di uno straniero, celebre
per
le sue gesta, le avesse a sventare il progetto d’
nza di farlo avvelenare in mezzo a un banchetto ; ma quando Teseo era
per
ingoiare il veleno, il padre lo riconobbe alla sp
Falaride, tiranno d’ Agrigento, aveva fatto gettare un toro di bronzo
per
ardervi a fuoco lento i condannati alla morte, e
indi Falaride stesso fu massacrato da Teseo ; o, secondo altri, cadde
per
sollevazione in mano del popolo stanco della sua
ocuste, il quale commetteva crudeltà orrende nell’ Attica, soggiacque
per
man di Teseo allo stesso gastigo di Falaride (408
d uccise il cignale di Calidone spintoda Diana (137) contro gli Etolj
per
punirli d’ aver tenuto in non cale il suo culto.
e umana, e gli Ateniesi, vinti da Minosse, erano obbligati a mandarvi
per
tributo ogni anno sette giovani tirati a sorte pe
bligati a mandarvi per tributo ogni anno sette giovani tirati a sorte
per
esser pasto del Minotauro. 416. Forse questo tri
. Forse questo tributo non era altro che di denaro ; ma gli Ateniesi,
per
far comparire più odioso il nemico al quale dovev
li la loro prole. Indi la storia narra che fu loro imposto da Minosse
per
vendicare la morte del suo figlio Androgeo ucciso
ra già stato pagato tre volte, allorchè Teseo offerse la propria vita
per
liberarne la patria, e salpò a Creta a combattere
cinto, pieno di stanze e di corridori méssi in comunicazione fra loro
per
mezzo d’ innumerabili andirivieni, sicchè diveniv
nome a quel mare : 87 …. Quando Icaro misero le reni Senti spennar
per
la scaldata cera, Gridando il padre a lui : mala
te quella delle vele. Credesi anzi che le sue ali sieno un’ allegoria
per
indicare le vele di una nave, quantunque non manc
Dedalo ebbe un nipote, chiamato Acalo, ateniese, quanto lui rinomato
per
abilità nelle arti meccaniche. È creduto inventor
tadella di Minerva ; ma questa Dea protettrice delle arti lo rattenne
per
aria, e lo trasformò in pernice. Per togliere a D
ccanico, ne rimanesse vittima, siccome tanti a’ di nostri sono periti
per
l’ aereonautica. 425. Quando Teseo mosse a combat
mbolo della destrezza in tutte le cose ; la mano di Chirone è la mano
per
eccellenza. La destrezza nella chirurgia, nel suo
lle andare sulle sponde del Termodonte incontro alle Amazzoili (373),
per
aver come Ercole la gloria di vincerle. Infatti l
ccò a Teseo, il quale si propose di scendere con Piritoo all’ inferno
per
involar Proserpina moglie di Plutone. Peccato che
be visto il giovine Ippolito, che si sentì pungere da acuto rammarico
per
non aver dato ella stessa a Teseo un figliuolo or
ingenue ricreazioni della caccia, era incorso nello sdegno di Venere
per
averne spregiato il culto. La Dea giurò di punirl
9) rese la vita ad Ippolito, e che Diana (137) lo coperse d’ una nube
per
farlo evadere dall’ inferno. Fedra poi lacerata d
gli si ribellarono ; ed egli, sdegnato di tale ingratitudine eccitata
per
altro dalle sue imprudenze, scagliò maledizioni c
della vita privata. Ma Licomede, re di quell’ isola, mosso da gelosia
per
la fama dell’ eroe, o istigatovi da’ suoi nemici,
tore addivenne celebre domatore di cavalli ; laonde ambedue passarono
per
protettori degli Atleti, ed erano invocati nei gi
la gloria di liberar l’ Arcipelago dai pirati che lo infestavano ; e
per
questo beneficio meritarono d’ essere annoverati
a restò fulminato da Giove (63). 446. Polluce, pieno d’ afflizione
per
la morte del fratello, scongiurò Giove affinchè l
ul loro capo. Giasone, Medea, Gli Argonauti. 448. Giasone ebbe
per
padre Esone re d’ lolco in Tessaglia, al quale er
gli Dei ad Atamante re di Tebe. Frisso, figliuolo di questo principe,
per
fuggire con Elle sua sorella i mali trattamenti d
zioni contro i figliastri ; poichè Atamante, reso furioso da Tisifone
per
opera di Giunone, incontrando la moglie con due f
per opera di Giunone, incontrando la moglie con due figliuoletti, uno
per
braccio, la credè una leonessa con due leoncini.
ciullo Learco, e lo uccise. La madre disperata s’ annegò con l’ altro
per
nome Melicerta. Maestrevolmente dipinge Dante que
ad un capo vicino a Colco, e vi si addormentò. Già gli abitanti erano
per
ucciderlo, quando l’ ariete che aveva il dono del
moglie la figliuola, ma poi invidiando le ricchezze del genero, entrò
per
violenza al possesso del Vello d’ oro. 88 451. G
ccasione d’ acquistarne ; e la spedizione del Vello d’ oro, divulgata
per
tutta Grecia, gli procacciò per seguaci i più sce
pedizione del Vello d’ oro, divulgata per tutta Grecia, gli procacciò
per
seguaci i più scelti guerrieri che ambivano divid
uella nave dava i responsi dell’ oracolo ; ed ebbe il nome d’ Argo, o
per
essere stata costruita ad Argo, o perchè Argo (89
ero ad Ea capitale della Colchide, e compita la conquista ripartirono
per
la Grecia, e sbarcarono all’ isola d’ Egina, onde
un aratro di diamante, e guidarli ad arare quattro jugeri di terreno,
per
seminarvi i denti del drago già ucciso da Cadmo.
utto, ma con l’ ajuto di Medea, figliuola del re Aeta (450), la quale
per
voler di Giunone e di Minerva protettrici dell’ e
o insieme con Medea, alla quale non rimaneva altro scampo che la fuga
per
sottrarsi allo sdegno del padre ; ma il re insegu
ggitivi ; ed essi accecati dalla paura non risparmiarono iniqui mezzi
per
rattenere i passi del furibondo. Sfuggiti alle su
gli artifizj nè l’ audacia di quella colpevole avventuriera bastarono
per
rivendicare a Giasone i suoi stati, perchè i figl
vissuto dieci anni con Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella aveva fatto
per
lui, e la ripudiò per isposare Glauca figlia del
Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella aveva fatto per lui, e la ripudiò
per
isposare Glauca figlia del re di Corinto. La lega
o la sua malvagità, e costretta nuovamente a fuggire, andò ramingando
per
l’ Asia Minore, dove unitasi a un re oscuro, n’ e
ccisione dei proprj figliuoletti, furono forse inventate dai Corintii
per
denigrarne la fama. 460. Dopo la fuga di Medea, G
he era dotata della cognizion del futuro, gli aveva predetto la morte
per
causa della nave degli Argonauti ; e infatti ment
e, figlia di Sisifo. Quest’ eroe ebbe anche il soprannome d’ Ipponoo,
per
indicare ch’ egli era stato il primo ad insegnare
mini l’ arte di guidar con la briglia un cavallo ; ma poi accadutogli
per
disgrazia di uccidere, cacciando, il fratello Bel
ndo violare i diritti dell’ ospitalità, lo mandò in Licia con lettere
per
Jobate re di quel paese e padre di Stenobea, face
olpi di frecce. Allora Jobate, conosciuta l’ innocenza d Bellerofonte
per
la protezion degli Dei, gli dette in moglie la su
oe la spense… Orfeo. 469. Questo celebre musico e poeta ebbe
per
genitori Apollo (96) e Clio (275) ; e tanta era l
massi si movevano quasi che avessero sensi di vita. Solita allegoria
per
indicare i popoli dallo stato selvaggio ridotti a
tta Euridice ; si volse un poco, e quella tenera sposa gli fu ritolta
per
sempre. 471. Allora, preso da disperazione, andò
orride rupi, Che han di nevi e di ghiaccio eterno manto, Echeggiando
per
entro agli antri cupi, S’ode accostar melodioso p
rne la presenza, fu punta da un serpe, e morì nell’atto. 475. Gli Dei
per
vendicar questa morte fecero perire tutte le api
n di culto e di tempio ; e soprattutto i pastori siciliani lo tennero
per
loro Dio. In Sicilia acquistò celebrità lo squisi
tornava da Taranto a Corinto, i marinari s’argomentarono di ucciderlo
per
carpire le sue ricchezze. 479. Arione chiese alme
uogo stesso ove il delfino aveva recato in salvo Arione. Quel delfino
per
ricompensa fu collocato da Giove fra gli astri, i
ze dell’armonia. Gli antichi lo avevano in tanta venerazione, che, se
per
avventura ne incappava taluno nelle loro reti, su
ra ne incappava taluno nelle loro reti, subito lo rimettevano in mare
per
non violare i diritti dell’amicizia. Quindi i del
) che da giovinetto cadde nelle onde baloccandosi sulla riva. Ulisse,
per
eternarne la memoria, fece scolpire un delfino su
admo era figlio d’ Agenore re di Fenicia e della ninfa Melia, ed ebbe
per
sorella Europa, fanciulla di così rara bellezza c
mare dove Europa passeggiava con le sue donzelle. Essa gli s’accostò
per
ammirare la bellezza dell’animale, e s’azzardò an
Creta, e quivi riprese la primiera sua forma. 484. Agenore, disperato
per
questa perdita, ordinò a Cadmo di andare a cercar
ato per questa perdita, ordinò a Cadmo di andare a cercare la sorella
per
tutto il mondo, e di non ritornare senz’essa. 485
potendo ritornare negli stati del padre, consultò l’oracolo di Delfo
per
sapere in qual luogo dovea stabilirsi. Apollo (96
ua dalla fontana di Diria furono divorati da un drago, e Cadmo andato
per
vendicarli uccise il mostro, e per consiglio di M
vorati da un drago, e Cadmo andato per vendicarli uccise il mostro, e
per
consiglio di Minerva (262) ne seminò i denti in u
ra minacciata da grandi sventure, cosi prese volontario bando da Tebe
per
non esserne spettatore, e si ritirò in Illiria, d
questa notizia, volle vederlo ; e siccome non aveva figli, lo adottò
per
suo, e lo fece regalmente educare. 494. Divenuto
oracolo intorno al suo destino, e n’ebbe in risposta ch’egli era nato
per
commettere delitti orrendi, e per esser padre di
n’ebbe in risposta ch’egli era nato per commettere delitti orrendi, e
per
esser padre di una detestabile prole. Allora, att
fosse una fanciulla presuntuosa, figliuola di Laio, la quale sdegnata
per
non aver parte alcuna negli affari dello stato, s
inetti riportandone quei versi che dimostrano la tenerezza d’Antigone
per
suo padre. Creonte, uomo pessimo, insultando alle
ti il trono ; ebbi del regno Parte migliore, il genitor diletto. Vivo
per
te, nè un solo istante, o padre, Dall’amarti io c
istante, o padre, Dall’amarti io cessava, e mille affanni Dimenticai
per
un amplesso. 504. Tratto poi da quel bosco, che
ssima fine, e la terra gli s’aperse sotto i piedi, ma senza violenza,
per
nascondere quetamente nel suo seno la vittima d’u
rsecuzione celeste. Antigone, modello di amor filiale, rimase in vita
per
dar nuovo esempio d’amor fraterno (510). Eteo
inice il trono di Tebe, pattuendo di regnare alternativamente un anno
per
uno. Eteocle fu il primo a prenderne il possesso
, cominciarono ad agognare la libertà e la repubblica. 506. Polinice,
per
far valere i suoi diritti, eccitò le armi di tutt
s’unirono a questa guerra iniqua di fratelli contro fratelli, e fatta
per
avidità di regnare. I capitani furono Adrasto, Po
posta, non vuole acconsentire alla morte del figlio ; offre sè stesso
per
vittima, e interroga Tiresia per udire se l’oraco
a morte del figlio ; offre sè stesso per vittima, e interroga Tiresia
per
udire se l’oracolo concedesse questo cambio. Ma i
tto contro Tebe armi straniere. 510. La pietosa Antigone tornò a Tebe
per
rendere furtivamente gli ultimi onori al fratello
to il regno, così egli condannò la figliuola a perpetuo celibato ; e,
per
sempre più allontanarne i pretendenti, dichiarò c
ieste ebbe a figliuolo un Egisto, che si rese più empio del padre suo
per
vendicarlo. A suo tempo il giovine lettore conosc
Sparta. 518. Dopochè Ercole (364) ebbe saccheggiato la città di Troja
per
punire Laomedonte d’avergli mancato di parola (10
ella campagna di Troja, il Xanto e il Simoenta, unirono le loro acque
per
annegare Achille (536) uno dei più tremendi nemic
ra (527), e successe a Tindaro sul trono di Sparta ; ma Elena bella «
per
cui tanto reo tempo si volse » essendogli stata i
tata involata da Paride (597), tutti i principi greci presero le armi
per
vendicar quest’offesa ; e il comando dell’esercit
ennone (527). 529. La flotta, che doveva portare sì numeroso esercito
per
la spedizione di Troja, era composta di circa 120
lei consacrata, negava ai Greci il vento favorevole ; ed era mestieri
per
placarla il sacrifizio d’Ifigenia. La figlia d’Ag
cerva ; e contenta di questa vittima, trasportò la vergine in Tauride
per
farla sua sacerdotessa (535). 530. Agamennone fec
io, e fu debitore della salvezza alla protezione di Venere (170) che,
per
sottrarlo ai colpi del vincitore, lo ravvolse in
presenza d’Oreste (527), figlio d’Agamennone, era un grande ostacolo
per
Egisto, che non avrebbe risparmiati nuovi delitti
grande ostacolo per Egisto, che non avrebbe risparmiati nuovi delitti
per
amor del trono ; ma la sorella Elettra (527), che
ide e suo parente. Dopo dodici anni d’assenza, Oreste tornò in patria
per
punire il tiranno ; e, non senza grave pericolo,
cizia, nella quale ambedue i giovani amici volevano dar la vita l’uno
per
l’altro. 535. Alfine la condanna cadde sopra Ores
ta l’uno per l’altro. 535. Alfine la condanna cadde sopra Oreste ; ma
per
avventura, mentre era per compiersi il sacrifizio
Alfine la condanna cadde sopra Oreste ; ma per avventura, mentre era
per
compiersi il sacrifizio, Ifigenia sacerdotessa e
le fuorchè nel calcagno pel quale lo teneva sospeso. Quindi gli dette
per
precettore il centauro Chirone (430), il quale, a
giosa forza che mostrò nelle pugne. 537. L’oracolo aveva predetto che
per
la presa di Troja era necessario Achille, ma ch’e
necessario Achille, ma ch’ei sarebbe perito sotto le sue mura. Teli,
per
distornare questa predizione funesta, vestì il gi
, e n’ebbe Pirro (543). Dante cita questo fatto nel IX del Purgatorio
per
fare un paragone con sè medesimo : Non altriment
otè aver sentore del nascondiglio d’Achille, e adoperò ogni artifizio
per
trarnelo. Travestitosi da mercante andò alla cort
niera Criseide, fìglia di Criseo, sacerdote d’Apollo (96), ed il Nume
per
vendicarlo desolò con la peste il campo dei Greci
andante de’Greci fu obbligato a sottoporsi a questa restituzione ; ma
per
rendere il contraccambio ad Achille fece sì che a
o amico d’Achille. 540. Non ci voleva altro che la morte di Patroclo
per
far ripigliare le armi ad Achille, dopo che era s
sto, inferocì nello stesso cadavere trascinandolo dietro il suo carro
per
tre volte intorno alle mura di Troja e alla tomba
ime dello sventurato Priamo, che da sè stesso andò a’ piedi d’Achille
per
implorar pace alle ossa del vinto figliuolo (594)
ssena figlia di Priamo, ed ammiratane la rara bellezza, fece di tutto
per
averla in isposa, e gli fu concessa ; ma quando e
ce di tutto per averla in isposa, e gli fu concessa ; ma quando erano
per
essere celebrate le nozze, il vilissimo Paride sc
ento nel calcagno d’Achille una freccia avvelenata, e l’uccise. Passò
per
tradizione che quella freccia fosse stata diretta
uscì dal seno delle acque, accompagnata da una lunga schiera di ninfe
per
andare a piangere sulla sua spoglia. Anche le nov
atte figliuolo d’ Ettore (591), e chiese il sangue di Polissena (541)
per
immolarlo alla memoria d’Achille. 545. Quando fu
e sua sposa. Questo amore gli riesci funesto, perchè recatosi a Delfo
per
sacrificare ad Apollo (96) e rendersi propizio qu
e rendersi propizio quel Nume, vi trovò nello stesso tempio la morte
per
mano d’Oreste agitato dalle furie, e spinto a ven
za l’uso di queste frecce, i Greci spedirono ambasciatori a Filottete
per
sapere da lui in che luogo fossero riposte ; e Fi
asciatori furono costretti a lasciarlo solo nell’isola di Lenno, dove
per
dieci anni patì atrocissimi dolori. Ma alla fine
ucciso con una delle frecce d’Ercole, che ferivano sempre mortalmente
per
essere state intrise nel sangue dell’ Idra di Ler
glio d’ Esculapio (289). Ma l’eroe non volle tornare in Grecia, forse
per
non rivedere i luoghi dov’era morto il suo amico
eme con gli altri eroi della Grecia. All’ assedio di Troja si segnalò
per
tante prodezze, che passò pel più valoroso dell’
l’ impeto di Diomede se non col celarlo in una nube. 552. Questa Dea,
per
punirlo di tanta audacia, mise tale scompiglio ne
mpagni fu cangiato in airone. Pare che questa finzione sia immaginata
per
esprimere la valorosa audacia di Diomede, essendo
pi d’Ercole (364) quand’ egli punì la sua famiglia d’aver preso parte
per
Augia (380). 554. Viaggiò contro la Colchide con
ea Due vite, e nella terza allor regnava. Ma fu tanto utile ai Greci
per
la saviezza dei suoi consigli, da far dire ad Aga
chiamato Archiloco, il quale sotto le mura di Troja sacrificò la sua
per
salvare la vita del genitore : Ecco al Nestoreo
co discendere contra il gagliardo L’asta nemica.97 Corse al Messenio
per
l’ ossa un gelo, E, vieni, salvami, fedel mia pro
avano abbandonare le loro navi ; ma egli generosamente sacrificandosi
per
la patria, balzò dalla sua, e appena sbarcato fu
veva sposato la sua diletta Laodamia la vigilia stessa della partenza
per
la guerra. La sventurata sposa e vedova ad un tem
one (647) e nipote di Minosse (228), regnava in Creta, e si fe’chiaro
per
luminose prodezze all’assedio di Troja. 559. Dopo
colse una tempesta violentissima, e lo ridusse agli estremi. Allora,
per
sottrarsi al pericolo, fece voto a Nettuno (185 c
etrabile quanto quella del leone di Nemea (374) ch’ ei soleva portare
per
sua difesa. Nacque infatti il fanciullo, ed Ercol
563. Ajace mostrò dunque molto valore all’assedio di Troja ; e pugnò
per
un giorno intero con Ettore (591), finché stanchi
la morte d’Achille, Ajace ed Ulisse (563) vennero a contesa fra loro
per
ereditare le armi di quell’eroe. I capitani dell’
un incredibile dispregio dei Numi. Narrano i poeti che Minerva (262),
per
punirlo della sua tracotanza, gli suscitò contro
aerte, io sono, Per tutti accorgimenti al mondo in pregio, E già nolo
per
fama insino agli astri. Abito la serena Itaca, do
aduz. di Pindemonte.) 569. La sua moglie Penelope fu chiara non tanto
per
virtù e per prudenza che per bellezza, e fu sì gr
demonte.) 569. La sua moglie Penelope fu chiara non tanto per virtù e
per
prudenza che per bellezza, e fu sì grande l’amore
sua moglie Penelope fu chiara non tanto per virtù e per prudenza che
per
bellezza, e fu sì grande l’amore ch’ei le portava
e fu sì grande l’amore ch’ei le portava, da indurlo a fingersi pazzo
per
non accompagnare i principi greci alla grande imp
traverso il solco, ed Ulisse allora dovè tradirsi voltando il vomere
per
non ferire il figliuolo. Allora fu costretto a pa
; ed-essendo arrivato di notte, pose gli alloggiamenti vicino a Troja
per
aspettarvi il mattino. Ulisse e Diomede (550) gli
e un medicamento, e lo mandò a Telefo, che essendone guarito, si pose
per
gratitudine nella lega dei Greci. 5° Infine, benc
eci anni, prima di poter ritornare nei suoi stati dovè ancora lottare
per
altrettanto tempo contro la fortuna che in pena d
di un altro poema d’Omero, intitolato l’ Odissea. 572. Essendo stato
per
lungo tempo in balia delle tempeste, i venti lo s
ra loro, lo rinchiuse nella propria caverna con tutti i suoi compagni
per
farne lauto pasto. 573. Ulisse per sottrarsi a ta
caverna con tutti i suoi compagni per farne lauto pasto. 573. Ulisse
per
sottrarsi a tanto pericolo immaginò l’ espediente
desiderio di conoscere lo stato dell’anima dopo la morte del corpo, e
per
consultare il famoso indovino Tiresia (660), dal
ra il miserando fine che avrebbe fatto. E di nuovo si pose in viaggio
per
la sospirata isola d’Itaca, e fu gran ventura se
e un’ altra tempesta suscitatagli contro da Nettuno che volle punirlo
per
aver tolto la vista al figliuol suo Polifemo. All
Ninfa Calisso. 578. Questa Dea lo accolse benignamente, lo trattenne
per
sette anni nella sua isola, e gli promise l’immor
ter piede sulla spiaggia di Corcira a lui ignota, era quasi moribondo
per
aver combattuto tanti giorni contro il furore del
ta di recarsi a fare il bucato ; e quel giorno v’andò con le compagne
per
lavare le vesti de’ suoi fratelli. Intanto che il
Nausica lo accomiatò col più tenero addio, ed i suoi occhi seguirono
per
lungo tempo la nave. L’ eroe arrivò finalmente ad
gliersi tra loro un nuovo marito, così Ulisse immaginò di travestirsi
per
sorprenderli. 580. Penelope stessa, pigliandolo p
nò di travestirsi per sorprenderli. 580. Penelope stessa, pigliandolo
per
un amico d’Ulisse, gli narrò in che modo avesse f
unti scese, Le mie nozze indugiar, ch’io questo possa Lugubre ammanto
per
l’eroe Laerte,103 A ciò le fila inutil io non pe
) Ed aggiunse che non potendo ormai opporsi più alla loro insistenza,
per
consiglio di Minerva (262) aveva promesso di spos
poneva a vivere solitario, quand’ ecco arrivar Telegono suo figliuolo
per
visitarlo. Le guardie lo respingevano come un inc
ito, e nacque scompiglio alla porla del palazzo ; Ulisse vi accorreva
per
sedarlo ; e senza esser visto dal figliuolo restò
ivenir del mondo esperto, E degli vizj umani e del valore : Ma misimi
per
l’alto mare aperto Sol con un legno, e con quella
bilia,107 Da l’altra già m’avea lasciata Setta. O frati, dissi, che
per
cento milia108 Perigli siete giunti all’occident
onsiderate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma
per
seguir virtute e conoscenza. Li miei compagni fec
e abile nell’arte della guerra. 584. Egli dovè perire sventuratamente
per
effetto delle frodi di Ulisse (568), il quale, pe
re sventuratamente per effetto delle frodi di Ulisse (568), il quale,
per
vendicarsi d’esserne stato tratto all’esercito gr
aginate lettere finte, e fu posta nella sua tenda una somma di denaro
per
far credere che gli fosse stata data da Priamo (5
taglioni, e gli attribuisce l’invenzione della parola di ricognizione
per
le sentinelle ; non meno che quella di varj giuoc
lle ; non meno che quella di varj giuochi, come i dadi e gli scacchi,
per
dare a’Greci un passatempo nelle noje del lungo a
(601) commesso da Paride (597) pose fine a tanta prosperità. I Greci
per
vendicar Menelao, distrussero Troja, e fecero mis
e descrizione. 589. Ecuba, infelice moglie di Priamo, scampò da morte
per
cadere in misera schiavitù, nelle mani dei suoi n
spiaggia il corpo del giovinetto che Polinestore aveva fatto uccidere
per
impadronirsi delle sue ricchezze. Allora questa i
sero la sua prole. 590. Le guardie del principe sleale la inseguirono
per
lapidarla, e da quanto ella era disperata mordeva
ilmente a non passare da vile, riman solo fuori della città assediata
per
aspettare impavido il suo rivale : Ed ecco Achil
e sole, Balenava il suo scudo. Il riconobbe Ettore, e freddo corsegli
per
l’ossa Un tremor, nè aspettarlo ei più sostenne ;
di notte, con doni e supplichevoli preci a’piedi dello stesso Achille
per
riscattarlo. Omero dice che Mercurio, in sembianz
e’suoi fratelli E di Troja e di tutti era il sostegno : E questo pure
per
le patrie mura Combattendo cadeo dianzi al tuo pi
Achille, Membrando il genitor, proruppe in pianto, E preso il vecchio
per
la man, scostollo Dolcemente. Piangea questi il p
nfortarlo, e volle ristorarlo di cibo e di riposo, mentre le ancelle,
per
ordine suo lavavano il cadavere d’Ettore, e lo in
e suo lavavano il cadavere d’Ettore, e lo involgevano in candidi lini
per
restituirlo al padre. Da sè medesimo Achille coll
e ne avrebbe un giorno vendicata la morte, così Andromaca sua madre,
per
sottrarlo alla persecuzione dei nemici, lo aveva
pastori del monte Ida. Paride in breve si fece chiaro tra i pastori,
per
beltà, per ingegno e per destrezza nei giuochi pa
l monte Ida. Paride in breve si fece chiaro tra i pastori, per beltà,
per
ingegno e per destrezza nei giuochi pastorali. 59
aride in breve si fece chiaro tra i pastori, per beltà, per ingegno e
per
destrezza nei giuochi pastorali. 598. Accadde poi
nube, e lasciò cadere fra le Dee un pomo d’oro sul quale era scritto,
per
la più bella. Ecco subito tutto l’Olimpo in iscom
maggiore tra Venere (170), Minerva (262) e Giunone (85). 599. Giove,
per
finire lo scandalo, mandò le tre Dee sul monte Id
essere giudicate da Paride. Ognuna d’esse pose in opera il suo potere
per
ottener favorevole la sentenza : Giunone gli prom
ina di Troja ; nè tardò l’occasione. 601. Paride, fattosi riconoscere
per
figlio di Priamo, ebbe commissione dal padre di a
n di Minerva, di Giunone e di Venere, mosse da fini diversi, si fermò
per
viaggio negli stati di Menelao (528) sotto pretes
aveva sposato Elena figlia di Giove e di Leda (441) e celebratissima
per
la bellezza ; laonde Paride, abusando dell’ospita
nde Paride, abusando dell’ospitalità ricevuta da Menelao, se la tolse
per
sè ; e la condusse a Troja mentre il marito era a
ltri favori, e non potendo ormai ritogliersi il dono, la fece passare
per
folle, acciocchè niuno desse fede alle sue prediz
). Laocoonte asseriva che quella macchina era un artifizio del nemico
per
entrare nella città ; ed affinchè fossero persuas
raudolento Sinone che i Greci avevano lasciato a bella posta sul lido
per
tentare i nemici, e ciecamente ostinati a credere
credere che l’immenso cavallo fosse dedicato a Minerva (262), tennero
per
sacrilega l’azione di Laocoonte ; e ne furono più
d’un pezzo.118 Nella galleria di Firenze se ne vede la copia in marmo
per
mano di Baccio Bandinelli. Enea. 608. Ene
io di Troja dette le più alte prove del suo valore ; ma debole troppo
per
resistere a tanti vittoriosi nemici, si tolse sul
ale indi gli apparve, e gli disse che Cibele (40) l’aveva seco rapita
per
consacrarla al suo culto. 610. Enea potè costruir
ia e l’Epiro ; ma sempre inseguito dall’ira di Giunone (85), incorse,
per
causa sua, in una furiosa tempesta che lo gettò s
aro.) 611. Didone era figlia di Belo re di Tiro, e fuggì dalla patria
per
involarsi alle crudeltà del fratello Pigmalione,
eltà del fratello Pigmalione, che aveva assassinato Sicheo suo marito
per
possederne le ricchezze. Approdata all’Affrica, c
liata a strisce ; e su questo spazio fondò la città di Cartagine, che
per
tal cagione fu chiamata anche Birsa, cioè a dire,
eriti dell’eroe trojano mossero a pietà la bella Didone, ed egli cedè
per
qualche tempo alle seduzioni di molli affetti ; m
zi ; e quindi passò in Italia, ove consultò la Sibilla di Cuma (668),
per
sapere in qual modo avrebbe potuto scendere nell’
cendere nell’inferno. La Sibilla gli ordinò di cogliere un ramo d’oro
per
farne dono a Proserpina (53) ; ed obbeditala, pen
urno re dei Rutuli che pretendeva la mano della fanciulla, lo aggredì
per
sostenere le sue pretese. I Rutuli furono vinti d
della regina di Cartagine ; ma volle immaginare la passione di Didone
per
Enea, a fine di toccare dei grandi fatti che avve
, il quale, benchè povero, gli accolse con amorevole sollecitudine, e
per
imbandir loro men parca mensa uccise il solo bove
grande amore all’astronomia che gli fu insegnata da Atlante (359), e
per
la sua passione della caccia che, al dire dei poe
chè dicono che avesse, non si sa come, offeso Diana, e che questa Dea
per
punirlo facesse sbucare dalla terra uno scorpione
) Filemone e Bauci. 621. Filemone, povero vecchiarello, aveva
per
moglie Bauci anche più vecchia di lui. Giove (63)
auci anche più vecchia di lui. Giove (63) e Mercurio (160) viaggiando
per
la Frigia sotto spoglie di semplici mortali si tr
ddio. Cleobi e Bitone. 624. Cleobi e Bitone si resero celebri
per
la loro commovente pietà filiale verso la madre C
5. Questa sacerdotessa doveva esser condotta al tempio sopra un carro
per
fare i soliti sacrifizi ; ma Cleobi e Bitone eran
iorno dopo addormentatisi nel tempio non si svegliarono più, quasichè
per
l’uomo fosse il supremo dei beni l’essere liberat
avevan messo nel fuoco mentre sua madre lo partoriva ; sicchè Altea,
per
prolungare i giorni al figliuolo, si tolse quel t
lerita contro Oeneo, che s’era scordato di lei nel sacrificare a’Numi
per
ringraziarli della fertilità dell’anno, mandò un
i d’Altea s’ingelosirono di quella preferenza, e tentarono di rapirla
per
loro ; laonde nacque una zuffa, nella quale Melea
sapere al marito fino a qual punto era arrivata la ferocia di Progne
per
vendicar la sorella ; laonde Tereo infuriato chie
corso da non poter venire superata dagli uomini più veloci, dichiarò,
per
liberarsi da una folla importuna di pretendenti,
Tisbe. 644. Piramo giovine assiro è divenuto celebre pel suo amore
per
Tisbe che era la più bella tra le giovanette di B
che aveva già visto sulla sabbia le orme dell’animale, e che tremava
per
Tisbe, scoperse il velo, lo riconobbe, e persuaso
vedersi. Nonostante Leandro ogni sera attraversava a nuoto lo stretto
per
abboccarsi con colei che ormai gli era stata dest
lo stretto per abboccarsi con colei che ormai gli era stata destinata
per
moglie ; ed Ero per dirigerlo nel tragitto accend
carsi con colei che ormai gli era stata destinata per moglie ; ed Ero
per
dirigerlo nel tragitto accendeva una face sulla c
nuoto sarebbe stato lo stesso che andare incontro alla morte. Leandro
per
sette giorni aspettò che le onde si calmassero, m
di quei nuovi popoli incolti, la vita laboriosa che doveron condurre
per
sussistere, e quella età di ferro tanto diversa d
rso l’anno 1532 ; e fu cagionato da un terremoto e da continue piogge
per
le quali il fiume Peneo sommerse quelle campagne.
secondo gli antichi dimoravano nelle isole Eolie (Lipari), ed avevano
per
re Eolo (199) che li teneva incatenati in vaste c
nave degli Argonauti andasse a ripigliarlo dopo ch’ei n’era sbarcato
per
rintracciare il giovine Ila, che era stato rapito
ra stato rapito dalle ninfe nel recarsi a far provvista d’acqua dolce
per
la nave. 655. Euro suol essere dipinto in sembian
ura d’uomo alato, che cammina sopra le nuvole ; e soffia a piene gote
per
indicare la sua violenza, e tiene in mano un anna
i suo padre ; e venuta la notte si ricoverò in una caverna, ove dormì
per
cinquantasette anni di seguito. Alla fine sveglia
gatasi la fama di questo miracolo in tutta la Grecia, Epimenide passò
per
uomo prediletto dal cielo, e cominciarono a consu
lpì con la sua verga, e tosto diventò donna, e dopo essere stato così
per
sette anni, ritrovati i due serpenti nel medesimo
o, che è quanto dire, furono sfrontati impostori, l’Alighieri assegna
per
gastigo l’avere il collo e la faccia volti al con
trecce sciolte, E ha di là ogni pilosa pelle, Manto127 fu, che cercò
per
terre molte ; Poscia si pose là dove nacqu’ io ;1
di vita uscio. E venne serva la città di Baco,129 Questa gran tempo
per
lo mondo gio. Suso in Italia bella giace un laco
de terra nel mezzo del pantano, Senza cultura, e d’abitanti nuda. Li,
per
fuggire ogni consorzio umano, Ristette co’suoi se
ntan che avea da tutte parti. Fèr la città sovra quell’ossa morte ; E
per
colei, che ’l luogo prima elesse, Mantova l’ appe
e, che era di contrario parere, se l’ebbe a male, e lo acciecò. Giove
per
consolarlo fecelo diventare uno dei più grandi in
e con più gentile poetica finzione, è narrato da altri l’ avvenimento
per
cui Tiresia perdette la vista. Leggiamolo in ques
né più salutò dalle natie Cime eliconie il cocchio aureo del Sole, Né
per
la coronea selva odorata Guidò a’ ludi i garzoni,
a (252), e fu celebre indovino al tempo della guerra di Tebe. Sapendo
per
sua propria scienza che in quella guerra avrebbe
ropria scienza che in quella guerra avrebbe dovuto perire, si nascose
per
non andarvi ; ma Erifile sua moglie, sedotta dal
nel tornar dalla spedizione, il funesto vaticinio, poichè Giove (63)
per
punirlo della sua presunzione lo fulminò, e la te
o di Delfo. Per consultarlo bisognava purificarsi, astenersi dal cibo
per
ventiquattr’ ore e dal vino per tre giorni ; poi
gnava purificarsi, astenersi dal cibo per ventiquattr’ ore e dal vino
per
tre giorni ; poi sacrificare un ariete, stenderne
ore e dal vino per tre giorni ; poi sacrificare un ariete, stenderne
per
terra la pelle, dormirvi sopra, e aspettare in so
lui. Infatti morì di dolore nel bosco di Claro con sacrato ad Apollo,
per
non aver potuto indovinare gli enimmi propostigli
rò nove manoscritti, dicendo : « Principe, io voglio 300 monete d’oro
per
questi manoscritti che contengono i destini di Ro
za sconcertarsi, ne gettò tre alle fiamme, e ripetè la stessa dimanda
per
i sei rimastile. Tarquinio trattandola di stravag
dimanda per i sei rimastile. Tarquinio trattandola di stravagante era
per
farla cacciare dalla sua presenza, quand’ella ne
erono essere raccolti in Italia, in Grecia ed in Asia ; ma non ebbero
per
la moltitudine la stessa autorità dei primi. 667.
esponsi erano anco vergati sopra leggiere foglie che il vento portava
per
aria e confondeva insieme. Immagine efficacissima
vvenire ; e quando aprendo Talor la porta il vento le disturba, E van
per
l’antro a volo, ella non prende Più di ricorle e
nella sua mano. Apollo vi acconsentì, e le concesse ancora di serbare
per
tutta la vita la freschezza della gioventù ; ma l
ei primi anni. A tempo di Virgilio ne aveva già vissuti settecento, e
per
compiere il numero dei chicchi di sabbia le resta
vvedeva alla loro educazione ed alla futura lor sorte. Indi era bello
per
le greche città l’esser liete di viventi cittadin
ma con belle massime rammentava non esser vera gloria senza la virtù
per
compagna ; doversi le forze, il valore spender tu
nza la virtù per compagna ; doversi le forze, il valore spender tutto
per
il ben della patria ; ed esser veramente magnanim
e si sieno valsi i Greci, e che fu adottato da molti scrittori latini
per
andar d’accordo con loro. Ogni Olimpiade formava
ltri, che erano a lato di lui, sforzaronsi parimenti di raggiungerlo,
per
modo che formossi la loro schiera simile a quella
tissime ne’ tempi invernali, messaggiere delle caligini e delle nevi,
per
ignoto istinto, in ordine angolato. Rimasero per
ligini e delle nevi, per ignoto istinto, in ordine angolato. Rimasero
per
breve spazio in quella disposizione, quando colui
vicino in modo, che l’altro sentiva l’affannoso di lui respiro, onde,
per
tôrsi da tale molestia, trattenendosi all’improvv
animandoli colla voce e colla sferza, chini verso di loro alquanto, o
per
essere più facilmente intese le minacce, o per na
so di loro alquanto, o per essere più facilmente intese le minacce, o
per
naturale ansietà che induce a quell’atto involont
l veloce impeto il ritegno della rota stessa, uscì, volgendosi ancora
per
l’impeto benchè fuori dell’asse. Al quale oggetto
ali distanze seguivansi, deviando l’inciampo di quello ch’era rimasto
per
via, incominciarono a gareggiare fra di loro, ria
eva scolpita una quadriga in oro, col motto : « È felice ogni affanno
per
acquistare la gloria. » Gli altri tacitamente dev
are la gloria. » Gli altri tacitamente deviarono tutti, nascondendosi
per
vergogna ; ed i due caduti furono soccorsi da’ pi
on ancora appariva Faone,141 benchè in questi giochi celebrato, forse
per
eccitare maggior desiderio di sè : come infatti p
a di lui, come arse al raggio estivo in questi cimenti, e, lanuginose
per
virile robustezza, mostravano i turgidi muscoli i
non ancora Faone aveva potuto adattare le mani, intrecciando le dita,
per
afferrarlo sicuramente. Stettero così alquanto di
oggiò su quella ambe le mani, ed allargando le gambe spiccò un salto,
per
cui rimase di nuovo a tergo del suo deluso compet
lzarsi poi col viso imbrattato di polvere. Ma quegli, oramai cieco, e
per
la rena entrata negli occhi, e per la brama di ve
olvere. Ma quegli, oramai cieco, e per la rena entrata negli occhi, e
per
la brama di vendetta, mordendo le labbra, e con p
nciò a scuotere il garzone, or da una parte or dall’altra agitandolo,
per
istenderlo al suolo. Ma egli, secondando agilment
mbianza il fine, Il primo onor della vittoria ottenne. — Poco a dirti
per
molto, io mai non vidi Tanta d’uom lena, ed opre
molti aunghi. Achivo l’un ; di Sparta L’altro ; due Libj, ed ei venía
per
quinto Con tessale puledre. Etolo il sesto, Biond
trascorsi, ecco la guida Inavvedutamente rilasciando Al corridor che
per
voltar piegava, Forte diè nella meta ; entro le r
ote L’asse spezzò ; precipitò dal carro ; Fra le briglie s’avvolse, e
per
lo circo Dileguaronsi rapidi i cavalli. Mandâr le
ello spazio di cielo apparentemente percorso dal sole in un anno. Ma,
per
parlare con le teorie dell’astronomia, se si pren
di del cielo, tanto da una parte quanto dall’altra dell’eclittica,142
per
quanto si stende la circonferenza di questa, ne n
la vegetazione delle piante, ed è l’animale in cui si trasformò Giove
per
rapire Europa (483). Il Nume riconoscente lo pose
o che fu mandato da Diana (137) a pungere il calcagno d’ Orione (618)
per
punirlo d’avere offeso la casta Dea. 685. Il Sagi
ate con templi, statue ed are dai Greci e dai Romani. La Primavera ha
per
emblema un fanciullo coronato di fiori ed appoggi
che con diversi riti Le virtù patrie e la pietà congiunta Tradussero
per
lungo ordine d’anni. ………………….. ……… Ma cipressi e
uei passi di Omero e di Virgilio che più d’ogni altra descrizione son
per
noi opportuni. 691. Tanta era la venerazione pei
orti appo i Greci che in un duello anche i più acerbi nemici ponevano
per
prima condizione di rendere ai parenti il corpo d
ul pelago l’Aurora il croceo velo, Mori la vampa sul consunto rogo, E
per
lo tracio mar, che rabbuffato Muggia, tornaro all
rano gli anniversarj, come rilevasi da quello che il pio Enea istituì
per
Anchise : Generosi e magnanimi Trojani, Degna pr
stessa Mi chiugga, e dentro al cerchio di Micene ; Ch’io l’arò sempre
per
solenne ; e voti Farogli ogn’anno e sacrificj e l
uie e questi onori Rinnovellati eternamente ogn’anno. Due pingui buoi
per
ciascun nostro legno Vi profferisce il buon troia
nuovo indarno Per onorarvi ; poichè Italia e ’l Tebro (Se pur Tebro è
per
noi) ne si contende. Or, quel ch’io posso, con de
pagni, Li purgò tutti, e ’l vale ultimo disse. Oltre a ciò fece Enea
per
suo sepolcro Ergere un’alta e sontuosa mole, E l’
e da Niobe(629), e, secondo alcuni, da Inaco re d’Argo (89) ; ed ebbe
per
sorella e compagna Iside, divinità egiziana, cele
testa di un grand’esercito, lasciando Iside a governare i suoi stati
per
lui, e dandole Mercurio (160) per consigliere, Er
ando Iside a governare i suoi stati per lui, e dandole Mercurio (160)
per
consigliere, Ercole (364) per generale, e per min
stati per lui, e dandole Mercurio (160) per consigliere, Ercole (364)
per
generale, e per ministro Argo (89) suo fratello,
dandole Mercurio (160) per consigliere, Ercole (364) per generale, e
per
ministro Argo (89) suo fratello, il quale per sap
e (364) per generale, e per ministro Argo (89) suo fratello, il quale
per
sapere tutto ciò che accadeva, distribuì nelle pr
o. 700. Iside, saputo il fine lacrimevole del fratello, fece di tutto
per
rintracciarne le spoglie, e potè trovarle a Biblo
e. Ella le riportò in Egitto, e fece costruire un magnifico monumento
per
tumularle. 701. Tifone era tutto intento ad assic
o usurpato. Così Oro suecesse al padre, benchè dovesse poi soccombere
per
la prepotenza dei Titani (30) che lo sconfissero
ad Osiride e ad Iside in memoria dei beneficj ricevutine ; e siccome
per
loro mezzo avevano imparato l’agricoltura, così s
ccome per loro mezzo avevano imparato l’agricoltura, così stabilirono
per
simboli di queste divinità il bue e la vacca. Qui
ul corpo dell’ animale quando era lattante. Questo bue veniva nutrito
per
quaranta giorni a Nilopoli, e lo custodivano le d
ndo ch’egli entrava nell’una o nell’altra era buono o cattivo augurio
per
l’Egitto. Non usciva di lì che per pigliare aria
’altra era buono o cattivo augurio per l’Egitto. Non usciva di lì che
per
pigliare aria sopra un prato, o per girar la citt
er l’Egitto. Non usciva di lì che per pigliare aria sopra un prato, o
per
girar la città in certe occasioni ; ed allora pro
ra favorevole quando accettava le offerte ; ma suo rifiutarle passava
per
cattivo augurio. Talora lo consultavano accostand
del santuario le riaprivano, e la prima parola che udivano, era presa
per
la risposta del Nume. 704. Anche gli Egiziani ist
a le acque del Nilo cominciavano a crescere ; e gli Egiziani dicevano
per
figura che l’inondazione di quel fiume fosse cagi
bastone a guisa di pastorale, e nella destra uno staffile a tre corde
per
indicare ch’egli è anche onorato come il sole, al
è anche onorato come il sole, al quale è attribuito quell’istrumento
per
isferzare i cavalli attaccati al suo carro. Talor
lto di Serapide l’anno 146 dell’èra cristiana ; ma il Senato lo abolì
per
la troppa licenza delle sue feste. 706. Iside, di
, ed un sistro nella diritta mano ed un vaso nella sinistra, il primo
per
indicare il perpetuo movimento della natura, il s
(51) o con Cibele. In certe medaglie antichissime ha in mano una nave
per
denotare i servigi da lei resi alla navigazione,
posta ; e sulla vela erano scritti a grandi lettere i voti del popolo
per
ottener da lei felice navigazione. I sacerdoti d’
o a chiedere l’elemosina, e non tornavano al tempio altro che la sera
per
ivi adorare in piedi la statua d’Iside. 707. Il
re. Ma dopo due secoli e mezzo, Commodo imperatore le ristabilì quasi
per
denotare come sotto i governi dispotici non impor
nè simulacri. 714. I loro sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili
per
virtù e per sapere ; e da Zoroastro antico legisl
i. 714. I loro sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per virtù e
per
sapere ; e da Zoroastro antico legislatore dei Pe
origine d’ogni bene ; ed il cattivo principio, detto Arimane, passava
per
l’autore di tutto il male. Il primo era rappresen
di tutti gli esseri. 718. Questo Dio dopo aver soggiornato nell’uovo
per
un gran numero d’anni, scompartì la sua stanza in
imboli del potere legislativo. Siva. 721. Questo Dio è tenuto
per
la stessa divinità che distrugge o muta le forme.
chiamato Triloco. Visnù. 722. Questo Dio è celebre in specie
per
le sue nove metamorfosi, la storia delle quali è
are alla montagna e dare un po’di riposo alla terra. 724. Un gigante,
per
nome Paladas, aveasi presa la terra e recatala fi
di Marte. 734. I Galli si vantavano discendenti di Plutone (213), e
per
questa credenza misuravano il tempo non a giorni,
la statua del loro supremo Dio era un’altissima querce. Fu pur sacro
per
essi il vischio, pianta parasita che rampica sull
divoti le consultavano quali profetesse, ed i loro oracoli passavano
per
infallibili. 738. Il campo dove era stata celebra
osa diveniva sacro, ed era profanazione il lavorarne la terra. Quindi
per
impedire che anche a’tempi lontani quei campi ser
i Greci. Ebbe anche il nome di Padre delle battaglie, perchè adottava
per
suoi figliuoli tutti coloro che rimanevano uccisi
vittime. 742. Due corvi erano sempre appollaiati sulle spalle d’Odino
per
dirgli all’orecchio quanto avevano udito o visto
hè quel potentissimo Dio sapeva un visibilio di cose, ed era chiamato
per
antonomasia il Dio dei Corvi ! 743. Genii. Fra qu
ggera di Freya, figlia di Odino o la Terra, che la spedisce nei mondi
per
eseguir commissioni, con un cavallo che corre per
spedisce nei mondi per eseguir commissioni, con un cavallo che corre
per
l’aria attraverso al fuoco. Vengono poscia le Wal
irra e idromele agli eroi, e che da Odino son mandate nelle battaglie
per
fissar quelli che vi debbon perire. Segue Yduna c
nuna ecco pochi cenni. Divinità Peruviane. — I Peruviani riconoscono
per
Dio supremo Pasciacamac o anima del mondo. Da lui
abbassavan le montagne, colmavansi le valli, e se gli apriva una via
per
luoghi inaccessibili. Da lui furon creati i primi
di nuovi. Adoravano il Sole quale rappresentante di Dio, e gli davano
per
moglie e sorella la Luna, dai quali fu generato M
ano Cupac, ed allorchè eran costretti a nominarlo, sputavano in terra
per
dimostrar l’orrore svegliato da quest’essere malv
angiato. Il loro principal sacrifizio consiste nell’offrire agli Dei,
per
bruciarle poscia, le merci di cui trafficano cogl
i, e la cerimonia viene accompagnata da danze. 7. Avvertiremo ora
per
sempre che i nemi di parentela fra gli enti mitol
infinita varietà negli sutori. Anche modernamente sogliamo esprimerei
per
figure o personificazioni quando diciame la Veech
13. A gran ventura delle Lettere Italiane riordinalo sugli autografi
per
cura di F. S Orlandini, e pubblicato coi Tipi di
ue in Tracia e macchinò di levare il trono a Tegirio re di quel paese
per
regnare in sua vece ; ma sventata la coapirazione
-sacerdozio d’Eleosi finchè sussistè il tempio di Cerere, vale a dire
per
1200 anui. — In sul finire della vita Eumolpo si
teri, dei qnali erane immagine. Il noviziato durava almeno un anne, e
per
lo più cinque, spirati i quali erano ammessi all’
perte elevate, di dove allo splendore di mille faci la vista spaziava
per
vasti ed ameni giardini ornati a festa e preparat
uirli interno alla natura del Creatore. Ma ci addolora il pensare che
per
giungere a queste fine avessere bisogno di tanto
nelle lor menti. Ciò cha ad alcnui parve campo della guerra celesle,
per
altri fu la tomba del Sole o di Vulcano. La guerr
del Sole o di Vulcano. La guerra poi dei Giganti, suscitata da Tifeo
per
vendicara i Titani, e cho, sccoudo una più accura
ndicara i Titani, e cho, sccoudo una più accurata investigazione cbbe
per
campo l’Italia, adombra forse una calsstrofo di f
questa la terra cho manda fuoco dallo sue viscero, essendo il Tartaro
per
gli antichi il fondo dolla terra ? E descrivendo
Chi non ravvisa in lai detti un vulcano allora sorto dalla terra, che
per
più bocche lanciava fiammo, e muggiva come talora
di aalvatiche frutta. Ma co’bisogni della vita nate le arti, sursero
per
necessità i mali, cioè il travaglio, le edaci cur
i, cioè il travaglio, le edaci cure, e l’aspra contesa. Questa favola
per
certo nacque nell’Oriente e ne’paesi caldi, ove g
a per certo nacque nell’Oriente e ne’paesi caldi, ove gli nomini sono
per
natnra lenti e infingardi. Avvegnachè aveansi per
ove gli nomini sono per natnra lenti e infingardi. Avvegnachè aveansi
per
nulla dagli autori di tal racconto i giovamenti d
i giovamenti derivati dalle arti a petto delle fatiche che ai devono
per
necessità dnrare nell’esercizio di esse. Finalmen
tanta siccità che il popolo implorò l’oracolo di Delfo (122). Apollo
per
esser grato al servigio rèsogli da Trofonio nell’
i modi di far cessare la careslia. D’allora in poi Trofonio fu tenuto
per
figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò uno d
antro diventò uno dei più celebri oracoli della Grecia. Vi scendevano
per
angusta gola, iulerrogavano tenendo io mano una f
elebri feste in onore di questi Dci. L’altare d’Apollo a Delo pasaava
per
una delle msrsviglie del mondo, e lo credevano er
io della poesia li facesse pessimi e senza misura, cosi la Pilonessa,
per
non perdere il credito, deliberò di parlare in pr
resté maravigliata di trovarsi tranqoilla. Questo rimedio cra tenuto
per
infallibile, e gl’ infelici in amore eccorrevano
Venere Zefiritide, e la nolte seguenle involala. Conone astronomo, o
per
isligazione dei sacerdoti, o per divozione alla r
guenle involala. Conone astronomo, o per isligazione dei sacerdoti, o
per
divozione alla regina, o più veramente per ragion
ligazione dei sacerdoti, o per divozione alla regina, o più veramente
per
ragione di stato, asserì di averla veduta fra le
n lo stretto di Messina senza pericolo ; oppure vi son pratici piloti
per
accompagnare le navi dei forestieri attraverso gl
seo e Piritoo scesero nell’ Inferno ; di qui Ercole trasse il Cerbero
per
condurlo ad Euristeo. 43. È probabile che l’orig
questo Dio acensato d’aver uceiso Alirrozio. L’Areopago in istituito
per
punira l’omicidia, il libertinaggio, l’irreligion
iniatrazione del pubblico erario. I giudici risiedevano allo acoperto
per
non respirare la stessa aria dei malfattori, e s’
r non respirare la stessa aria dei malfattori, e s’adunavano di notte
per
non caser commossi a scapito della giustizia dell
anti all’Areopago non potevano ricorrere agli artifizi dell’eloquenza
per
toccaro il cuoro doi giudici. Per lungo tempo le
i questo augusto tribunale furono dettate dall’imparzialità, e tenute
per
oracoli di giustizia. Forse l’accusa contro Marto
sse recare in un canestro di fiori quell’aspide, con cui ai diè morte
per
non cader nelle mani d’Augusto. 63. Dicesi di Cr
rché montando ambedue sul dorso del mostro dovevano esserne con dotti
per
discendere dal sellimo nell’ottavo cerchio. 77.
, intendi le fallaci parole con che i frodolenti ingannano altrui ; e
per
rotelle o scudi intendi le arti e le difese, ond’
ativo d’ acreonantica. Abbiamo già detto che le gesta di questi croi,
per
quanto inverosimili, adombrano nobilisaimi fatti,
vedono altro in questa spedizione che ono dei primi viaggi mercantili
per
l’ acquisto di ricche pelli di lane sopraffioi. I
ritano fede. 91. Quest’isola, oggidì chiamala di Metelina, ò celebre
per
la fertilità del suo territorio, per i suoi vini
chiamala di Metelina, ò celebre per la fertilità del suo territorio,
per
i suoi vini squisiti, e per essere stata patria d
ebre per la fertilità del suo territorio, per i suoi vini squisiti, e
per
essere stata patria d’uomini distinti. Oltre ad A
endere Tebe anche a dispetto di Giove e di tutti gli altri Dei. Aveva
per
stemms nello scudo uu uomo senz’armi, con una fia
iovine prode, amabile e bello, che seppe cattivarsi il cuore di tutti
per
la sua savia condotta e per la onoralezza dei sen
o, che seppe cattivarsi il cuore di tutti per la sua savia condotta e
per
la onoralezza dei sentimenti. Era intrepido e for
giovinetti quale modello di poetiche descrizioni ; ma è troppo lungo
per
poterlo citare intero in queste pagine ; ci coute
leoni, e un’amena paatura con danze di pastori e greggi e capanne ; e
per
tulto l’ oro, l’argento e lo stagno davano ai var
rrano diversamente la morte di questa sposa affettuosa ; e dicono cho
per
alimentare di più il sno dolore fece faro un bust
ossa di l’elope re del Peloponneso, ed aveva una certa molla nascosta
per
farla muovere come una marionetta, cosa che ispir
a, abbattuta ella usci di Tebe, e ritornò nella Lidia suo paese natio
per
abbandonarvisi liberamente al dolore. All’ aspett
n’allegoria della svenlurala fine d’Orizia, cadula e annegata in mare
per
cagione d’ un lurbine. 123. Retrogrado cammino.
zia, erano i più reputati ; ed ogni oracolo aveva un modo particolare
per
annunziare i voleri del cielo. A Delfo la sacerdo
isposte in sogno, in altri coi dadi ec. Queste decisioni erano tenute
per
infallibili ; ma sempre fondate sul doppio senso
he potevano essere interpretate in più modi ; insomma erano imposture
per
ingannare il volgo, o per le quali i potenti se l
etate in più modi ; insomma erano imposture per ingannare il volgo, o
per
le quali i potenti se la intendevano coi sacerdot
o, o per le quali i potenti se la intendevano coi sacerdoti non tanto
per
i secondarj fini dei primi, quanto per mantenere
devano coi sacerdoti non tanto per i secondarj fini dei primi, quanto
per
mantenere la riputazione dei secondi e degli orac
ine e di rispetto Ristretto analitico del dizionario della favola
per
Camillo Benucci Introduzione Illuminati
o a completare l’opera nostra, dando in questa Prefazione una spiega,
per
quanto più potremo concisa e limpida, del modo al
ha fatto fare all’umanità ; tutto ciò è opera ardua, lunga, faticosa,
per
raggiungere la quale, abbisogna fermezza di volon
ccurato ed indefesso, osservazione profonda e sottile. Nè ciò diciamo
per
menar vanto da noi stessi dell’opera nostra ; lun
più eletta parte della cittadinanza di una illustre metropoli, quella
per
la quale noi abbiamo intrapreso e compiuto questo
enoso lavoro intorno a quest’opera. Fu questa e non altra, la ragione
per
la quale noi, dopo aver delucidato in questa Pref
le noi, dopo aver delucidato in questa Prefazione, alcuni punti (che,
per
avventura, potevano non esser chiari abb astanza,
lendesse della maggior luce possibile all’intelligenza di coloro che,
per
lo studio delle antichità pagane, si faranno a co
nsultare l’opera nostra. Ci adoperammo alacremente onde questa fosse,
per
quanto era in noi, completa e perfetta. Noi non a
o, materiale dell’opera. Ci è caduto in pensiero di scrivere un’opera
per
la gioventù studiosa ; dare ad essa una guida, ch
ile armonia delle leggi della natura ; il miracolo della riproduzione
per
mezzo dell’istinto, che porta incessantemente il
to analitico del Dizionario della Favola, suddiviso in articoli posti
per
ordine alfabetico, con notizie, ragguagli e annot
ove quelle ideate personalità vissero ed agirono ; una nomenclatura,
per
quanto più si possa, fedele e letterale dei nomi
di quei personaggi, di quegli avvenimenti, o di quei luoghi, i quali
per
la loro individuale importanza, richiedessero una
numerose annotazioni, onde i lettori si avessero una guida sicura, e
per
quanto più potemmo, dettagliata ed esplicita, dal
er più agevoli le ricerche dello studioso, col marcare e distinguere,
per
mezzo di un segno particolare, ciascuno di essi.
ongono la nomenclatura, dalla lettera A fino alla Z, apponendo sempre
per
maggior chiarezza e regolarità, ad ognuno di quei
interi brani, sia in verso che in prosa, degli autori da noi citati,
per
mostrare col loro autorevole appoggio, quanto fos
raccia tutte le cognizioni, e quella della Mitologia non vi si trova,
per
certo meno sviluppata delle altre, essendo anzi i
nire, con un’eterna espiazione, le anime dei reprobi. Questa è stata,
per
non toccar delle altre, la ragione più convincent
o da tutti gli scienziati, ed in tutte le opere di recente pubblicate
per
le stampe, non solo, ma altresi in quelle esisten
di luogo, ma a tutto il lavoro, considerato nel suo insieme totale. E
per
maggior mente far comprendere il nostro pensiero,
li della importanza storica, scientifica e letteraria dell’opera. Ciò
per
la prima parte di questo libro, ossia per lo insi
letteraria dell’opera. Ciò per la prima parte di questo libro, ossia
per
lo insieme materiale e fisicame nte visibile di e
ti più importanti, i punti più salienti della pagana Mitologia. Ma se
per
poco la mente dei lettori si porti a considerare,
elle credenze religiose degli antichi ; e la letterature vi è esposta
per
mezzo delle citazioni dei classici che noi abbiam
e caratteristici della civiltà ellenica, saranno maggiormente limpidi
per
coloro che si faranno a studiare questo popolo ne
gislatore, si è servito della simbolica allegoria del roveto ardente,
per
fare che i figli d’Israello si curvassero ossequi
una verità inconcussa, e il raggio del vero scintilla ed illumina di
per
sè, nè abbisogna di frasi suonanti, o di storiche
e riprodotti fino ai nostri giorni, e nella nostra religione istessa,
per
mezzo dei monumenti, i quali resisterono all’oper
nformata l’unica e divina personalità di Maria, Madre di Dio. A Roma,
per
esempio, il tempio ove si venerò Vesta, la Dea de
te nella città di Messina, a simiglianza della Cerere Sicula, vagante
per
le campagne della Trinacria in cerca di sua figli
e, la Madonna nel giorno dell’ Assunzione25 tratta in processione, va
per
le strade della città in cerca del suo Divino Fig
ce, piange di gioia, e allora una nidiata di uccelletti irrompe, come
per
incanto, dal suo seno divino, e s’innalza nell’ar
ggende dei sacerdoti caldei, Noè si cangia in Xisustro : trasfigurato
per
istrani racconti lo si ritrova nelle tradizioni E
a ; e questo studio è tanto più fecondo d’insegnamenti e di dottrine,
per
quanto più enigmatici sono i simboli o i miti, ch
ta nell’Ercole pagano, la cui mano possente soffoca i draghi mandati,
per
celeste vendetta, a spegnere in culla il neonato
ensi, tanto più volentieri l’uomo gli attribuisce una forma imitativa
per
riavvicinarlo a sè, portarlo seco, indirizzargli
ella Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato da Giacobbe,
per
comando di Dio, in Bethel : 2. E Giacobbe, raun
mundamini ac mutale vestimenta vestra. 3. Venite e andiamo a Bethel
per
fare ivi un altare a bio, il quale mi esaudi nel
i e di divinità, si arrestò solamente alla Grecia. Ben presto, e come
per
forza di contagio, tutta la natura si trovò rappr
ero, nelle loro opere, a queste contigurazioni d’incarnazione ; dando
per
tal modo uno sviluppo maggiore alle allegor e rel
; dando per tal modo uno sviluppo maggiore alle allegor e religiose,
per
mezzo delle quali si attribuivano alle divinità d
e Minerva tese ad Eltore. Da queste simili ardite creazioni, ne venne
per
esplicita conseguenza, l’innumerevole quantità di
ti sono la forma più saliente che assume la religione di un popolo, e
per
quanto moltiplici e svariati sono essi miti, altr
lo scherniva, egli alzandosi disse : Voi, Condorcet, vi avvelenerete
per
sottrarvi al carnefice ! E, continuando, predice
o alquanto, lentamente rispose : Nell’assedio di Gerusalemme, un uomo
per
sette giorni di seguito, fece il giro delle mura,
utere. E, a questo proposito, ci viene alla mente un altro fatto, che
per
essere recentissimo ci da maggiore incoraggiament
nca compariva nella casa degli Hohenzollern, tutte le volte che stava
per
succedere qualche sventura a taluno dei component
lo di Berlino, e che questo era certamente segno di prossima sciagura
per
la famiglia regnante. Nel mese seguente, e propri
éféloge traeva una pistolettata a Re Federigo Guglielmo, mentre stava
per
partire alla volta di Postdam40. La ragione conda
i la forma del mito non è, a prima vista, limpida e staccata. Tale è,
per
esempio, l’anecdoto di Giunone, sospesa in aria c
izione mitologica, e configurati nei suoi miti, che noi non esponiamo
per
amore di brevità. Diremo, invece, che tanto nello
iero degli dei ; e Vulcano, il dio fabbro ferraio, fabbricò i fulmini
per
la destra vendicatrice di Giove ! Maggiormente s
diventa pei Greci un avventuriero, pei Fenici un fondator di colonie,
per
gli Sciti un trionfatore, per tutti, un mito divi
ero, pei Fenici un fondator di colonie, per gli Sciti un trionfatore,
per
tutti, un mito divinizzato dall’apoteosi della su
cato. Nella Mitologia l’idea si personifica alternativamente, poscia,
per
generale che essa sia, si individualizza, unifica
osa, mentre nell’idea che l’informa ne chiude una dissimile ; il mito
per
contrario, rappresenta ciò che è, e come è : espr
il nome di Dionisio, Dionisio. — Soprannome dato dal Greci a Bacco.
per
alludere che egli era stato loro padre. ed anche
ío ferisco ; perchè Giove si feri facendosi un’incisione nella coscia
per
salvare il bambino Bacco di cui Semele era incint
ea simbolica, e l’obbietto materiale che la rappresenta. La giovenca,
per
esempio, per la sua fecondità raffigurava simboli
e l’obbietto materiale che la rappresenta. La giovenca, per esempio,
per
la sua fecondità raffigurava simbolicamente la Te
ente la Terra ; il capro generatore è la vittima immolata dal pastore
per
la espiazione del gregge ; il cavallo ed il bue c
o detto fin qui, dando in questo Studio Preliminare un cenno storico,
per
quanto più potemmo ristretto e conciso della Mito
un uomo solo, e il mondo nave sopra la quale egli si fosse imbarcato
per
arrivare traverso il fiume del tempo al mare magn
discono, ma ci vuole pazienza — Ogni popolo possiede un garbo proprio
per
concepire e per dichiarare il concetto. Guerrazz
uole pazienza — Ogni popolo possiede un garbo proprio per concepire e
per
dichiarare il concetto. Guerrazzi F. D. — Pasqua
legrini intelletti illuminano di un tratto di luce i tempi avvenire ;
per
essi i fati non tengono i pugni chiusi ; sull’oce
Pellegrinaggio di Aroldo — Canto I. Vol. I. … .or non sai tu che
per
una cattiva usanza quelle cose sogliono essere es
li di noi. Cenere sopra cenere ; e l’universo si allarga e si feconda
per
questi incessanti alluvioni della morte. Dove gli
coli, avanti che si rompano sfasciati a rovinare in corsa disordinata
per
le miriadi di mondi superstiti ; ma ogni secolo c
ogni secolo come ogni minuto si avvicinano al punto, dove il creatore
per
ogni cosa creata ha seritto : Basta. F. D. Guerra
— Iliade libro 6° Trad. V. Monti). 7. Abaride. — Era uno scito, che
per
aver cantato il viaggio d’Apollo, fu nominato Gra
e egli traversava l’aria. Si racconta che avendo fabbricato un flauto
per
Minerva, con le ossa dei Pelopidi, egli lo rendes
sue parole che confermavano esser quello istrumento disceso dal cielo
per
opera sua. Si dice esser questo flauto che poi fu
idamente ad una tazza che le fu offerta. Egli derise la Dea, e questa
per
punirlo della sua oltracotanza lo cangiò in lucer
o d’accordo con la passione che gli Abdereniani han sempre dimostrato
per
la poesia, per la musica, e per la declamazione d
la passione che gli Abdereniani han sempre dimostrato per la poesia,
per
la musica, e per la declamazione delle opere teat
gli Abdereniani han sempre dimostrato per la poesia, per la musica, e
per
la declamazione delle opere teatrali, soprattutto
razione sul suo nome, le cui lettere in carattere greco, presa ognuna
per
la sua cifra, formano in totale il N.° 365 che è
dette il suo nome alla Misia, città in cui Giove era adorato, ragione
per
la quale questo Dio, fra i tanti suoi nomi, ba av
— La teologia pagana ammetteva cinque differenti soli, e dava Acanto
per
madreal quarto di essi. Un traduttore dell’opera
appena fanciulli di pochi anni, fossero divenuti adulti in un giorno,
per
vendicare la morte del padre loro, ucciso a tradi
la. Crudelmente offesa dal rifiuto, Creteisa, accusò Peleo al marito
per
aver voluto attentare al suo onore. Acasto dissim
rentia moglie del pastore Faustolo che allevò Romolo e Remo, al quale
per
questo motivo i Romani decretarono gli onori divi
iar libero lo sconosciuto. Bacco allora si fece subito riconoscere, e
per
punire i ribaldi compagni di Acete li cangiò in d
ni di Acete li cangiò in delfini, e fece suo gran sagrificatore Acete
per
ricompensarlo della sua buona azione. Vi fu anche
lie in consorte a Pirro. Evandro re d’Italia, ebbe anche uno scudiero
per
nome Acete. 45. Achaja. — Contrada della Grecia p
enominazione assai usata dai poeti e scrittori di Achei, Achivi, ec :
per
denotare i Greci o cosa a loro concernente. Così
iti che attaccavan briga ed insultavano tutti coloro che incontravano
per
via. Sènnone loro madre, li avvisò di evitare Mel
che dormiva all’ombra di un albero, e lo insultarono : Ercole li legò
per
i piedi alla sua clava, con la testa in giù, e al
a sua clava, con la testa in giù, e alzatili sulle spalle s’incamminò
per
portarli altrove, forse gettarli in un fiume. In
ascoltandoli si mise a ridere, e li lasciò liberi. 52. Acheo. — Detto
per
soprannome Calicone greco che si rese famoso per
. 52. Acheo. — Detto per soprannome Calicone greco che si rese famoso
per
la sua stupidità. Si racconta di lui che avendo u
idità. Si racconta di lui che avendo una volta pieno un vaso di fiori
per
servirsene da origliere lo avesse riempiuto di pa
di toro, ma non ebbe più felice la sorte, poichè, Ercole afferratolo
per
le corna gliene strappò una, lo atterrò, e lo get
lo getto nel fiume Toa, detto da quel tempo Acheolo. Il vinto allora,
per
riavere il corno che Ercole gli aveva strappato,
e della Terra. Egli fu precipitato nell’inferno, e cangiato in fiume
per
aver fornito l’acqua ai Titani, quando questi det
a questo il luogo destinato alla sepoltura dei morti di quella città,
per
modo che bisognava traversare la palude Acherusio
i quella città, per modo che bisognava traversare la palude Acherusio
per
entrare in Eliopoli. Come gli onori funebri non v
Ponte : si credeva comunemente che da quel sito fosse passato Ercole
per
discendere all’inferno. Senofonte riporta che ai
gli in tenerissima età, lo immerse tutto nelle acque del fiume Stige,
per
renderlo invulnerabile, ed egli infatto lo fu, me
inviò alla corte di Scio in abito da donna, e sotto il nome di Pirra,
per
tenerlo a tutti celato. Essendo così travestito e
idamia, figlia di Licomede. La sposò segretamente e ne ebbe un figlio
per
nome Pirro. Quando i Greci risolvettero di cinger
so Patroclo, amico fedelissimo di Achille, questi ritornò alle armi e
per
vendicare il caduto amico, fece legare Ettore al
o XXIV trad. V. Monti). Avendo in seguito concepito un ardente amore
per
Polissena, figlia di Priamo, e perciò sorella del
madre, gli avesse proposto di vivere lunghissimi anni senza far nulla
per
la gloria, ovvero, morir giovine ricco della fama
ia. 66. Achmon. V. Achemone 67. Acidaila. — Soprannome dato a Venere
per
esser quella Dea che cagionava dell’ansie e delle
uesto nome da Acisio giovane siculo ucciso da Polifemo, e che Nettuno
per
compiacere Galatea, che lo aveva amato, cangiò in
di Cirene, racconta Plinio, offerivano a questo Dio ricchi sacrifizii
per
essere liberati da quegl’insetti, che col loro mo
un povero pescatore. Egli non viene ricordato nell’antichichità, che
per
la bellissima descrizione che fa Ovidio della sua
di tutte le cose. I Greci ereditarono dagli Egizii tale opinione che,
per
questi ultimi, era una conseguenza della fertilit
del Nilo. Daciò la grande ed antica venerazione che gli Egizii ebbero
per
l’acqua, e che al dire di S. Atanagio anch’egli E
inità. Non minore era la venerazione che gli antichi Persiani avevano
per
l’acqua, i quali, secondo Erodoto, spingevano la
o, spingevano la loro superstizione fino a non servirsi dell’acqua nè
per
lavare il corpo nè per estinguere il fuoco. I Gre
uperstizione fino a non servirsi dell’acqua nè per lavare il corpo nè
per
estinguere il fuoco. I Greci e i Romani accettand
e i Romani accettando coteste superstizioni ebbero anch’essi un culto
per
l’acqua, a cui consacrarono altari e offerirono s
lorabile casa di Labdaco . Dal culto che generalmente i Pagani ebbero
per
l’acqua, discesero a venerare i fiumi e le fontan
ipiente di bronzo pieno d’acqua lustrale nella quale si lavavano come
per
purificarsi tutti coloro che entravano per pregar
lla quale si lavavano come per purificarsi tutti coloro che entravano
per
pregare. Nelle case ove era un morto, si poneva i
nza essersi aspersi d’acqua lustrale, la quale veniva anche adoperata
per
lavare il cadavere. 82. Acquario. — Secondo la tr
olosi, in cerca di avventure onde segnalare il suo coraggio. Passando
per
Lariffa egli incontrò in questa città Acrise suo
suo avo, e lo riconobbe. Si preparava a lasciare questa città con lui
per
ritornare ad Argo, quando in una partita di piace
croncio. — Giovane di straordinaria bellezza. Essendosi recato a Delo
per
un sacrifizio, s’innamorò perdutamente di una gio
peranza di sposarla, incise su d’una pietra queste parole : Io giuro
per
Diana di non esser giammai che d’ Acroncio . Cedi
he Acteone. 93. Actor. — Padre di Menozio e Avo di Patroclo, il quale
per
questo veniva anche chiamato Actoride. Vi fu anch
to il nome di alcune feste pubbliche istituite da Augusto Imperatore,
per
solennizzare la vittoria da lui avuta sopra Anton
a statua sulia spiaggia del mare. Admeta persuase ai Samii che la Dea
per
punirli voleva abbandonare il loro paese e recars
cui Phra era la Capitale. Fu uno dei principi greci che si riunirono
per
dare la caccia al cignale di Calydone. Prese anch
e da un cignale. Apollo riconoscente alla bontà che Admeto avea avuto
per
lui, gl’insegnò il modo di aggiogare sotto lo ste
morte, quante volte però avesse trovato un altro uomo tanto generoso
per
morire in sua vece. Admeto attaccato d’una malat
cato d’una malattia mortale era presso a morire, e nessuno si offriva
per
lui : quando Alceste lo fece generosamente : Adme
incestuosi di Ciniro Re di Cipro con Mirra sua figlia. Si sapea ben
per
Cipro il folle incesto, Che già commesso Mirra av
re d’Ovidio, la conquista di lui a quella degli Dei stessi. Abbandonò
per
lui il soggiorno di Citera, d’Amatunta e di Pafo,
ica afflizione. Le donne ministre di questo culto piangendo correvano
per
le strade col capo raso, battendosi il petto. In
sa una piccola statua di Adone, seguita da tutte le dame più rinomate
per
illustri natali, le quali portavano in giro dei p
l corso delle cerimonie le donne vestite a bruno andavano a toglierle
per
celebrare i funerali del morto, piangendo e canta
si ritenne come un malvagio augurio la partenza della flotta Ateniese
per
la Sicilia, avvenuta nel periodo di queste lugubr
vano nel lutto e nella tristezza. Le donne vestite a bruno piangevano
per
delle ore intere. V. Adone. 115. Adorea. — Divini
’Argo, fu obbligato a cercar rifugio presso Polibio, suo avo paterno,
per
sottrarsi alle persecuzioni dell’usurpatore che s
élon Télémaque. Vi fu un altro Adrasto figlio del Re Mida, il quale
per
inavvertenza uccise Atiso figlio di Creso, e ne f
e una figliuola a nome Calciope, che dette in moglie ad uno straniero
per
nome Frisso, il quale dopo qualche anno per avidi
n moglie ad uno straniero per nome Frisso, il quale dopo qualche anno
per
avidità di ricchezze, fece assassinare il suocero
a. 131. Aetlio. — Fu uno dei figliuoli di Eolo : sposò una giovanetta
per
nome Calice che lo rese padre di Endimione. In Gr
e dalla voce greca αιδως nero mentre codesto nome significa l’ardente
per
esprimere il sole nel suo meriggio, essendo stata
una luminosa prova del loro duplice ingegno nella città di Delto, sia
per
la meravigliosa costruzione del famoso tempio ; s
eso un agguato nel quale cadde Agamede, e da cui non valse a tirarsi,
per
modo che suo fratello Trofonio non seppe trovare
si, per modo che suo fratello Trofonio non seppe trovare altro scampo
per
se stesso, che quello di tagliare la testa al fra
Troja, egli ebbe una forte contesa con Achille, a causa d’una schiava
per
nome Briseide, figlia del sacerdote Brise, la qua
ceo fu uno dei principi che avrebbero voluto sposare Elena. Egli andò
per
questo all’assedio di Troia, e fece forte la flot
ito, fu dalla ninfa sua madre inviato alla Corte del re di Pessinunte
per
sposare una figliuola di lui. Già le cerimonie nu
Pirra prendessero le altre pietre che gettarono dietro le loro spalle
per
ripopolare il mondo. Giove innamorato di questa p
loro impose ……………. Ma ben ch’Aglauro avea rotto il contratto, Nè sol
per
sè quel cesto avea scoperto. (Ovidio — Metamorfos
io — Metamorfosi. Libro 2. trad. di Dall’Anguillara). Minerva allora
per
punire Aglauro la rese pazzamente gelosa di sua s
io di offerirle ogni anno una vittima umana alla quale si faceva fare
per
tre volte il giro del tempio, e poi il Flamine sa
Ninfe nutrici di Giove. Ella dette il suo nome ad una fontana celebre
per
favolose meraviglie. 193. Agonali. — Festa che i
niesi avevano ancora dei numi detti Agyei ai quali essi sacrificavano
per
allontanare le sventure, allorchè si credevano mi
olo Itilo, che l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò
per
uno dei suoi nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aid
i Dei allora irritati mandarono loro uno spirito di discordia, che fu
per
essi la sorgente d’infinite sventure. 217. Almena
ti più ricordati dalle cronache mitologiche, il quale sposò una donna
per
nome Ifimedia. La favola racconta, che, essendogl
osa tempesta, non appena Ajace con la sua flotta era uscito dal porto
per
ritornare in patria. Dopo avere sfuggito ad una i
alore, cessarono dal combattere e si scambiarono dei ricchi doni, che
per
altro furono loro funesti ; poichè il calteo, o b
ro di Achille, quando ucciso da questi in combattimento fu trascinato
per
tre volte intorno alle mura di Troja. In seguito
servazione che potrebbe forse taluno credere ovvia, è pure necessaria
per
intendere uno dei più bei passi di Ovidio Come h
anza di nomi ne è venuta la favola della discesa di Teseo all’inferno
per
rapire la moglie a Plutone. 223. Ajo Locutio. — D
polano. Però l’anno seguente i Galli s’impadronirono di Roma, i quali
per
altro furono ben presto ricacciati dalla città, e
er altro furono ben presto ricacciati dalla città, ed allora Camillo,
per
espiare la negligenza dei magistrati nel non aver
assunto agli onori eroici. 228. Alalcomena soprannome dato a Minerva
per
la ragione esposta nell’articolo precedente. 229.
ito d’Ipponomea. Egli fu padre di Anfitrione e avo di Ercole al quale
per
questa ragione si da tanto comunemente il nome di
e offerto in sua vece. Nessuno essendosi presentato all’appello fatto
per
salvare il morente. Alceste si offri pel marito.
on trascurò a riguardo di lui i doveri dell’ospitalità. Ercole allora
per
testimoniargli la sua riconoscenza intraprese di
vece sua : solu ei trovava Presta a lasciare in eterno la luce Del di
per
esso, la sua moglie Alceste. Euripide, Alceste T
, perchè questa aveva scoperto il luogo dove Anfiareo si era nascosto
per
non andar alla guerra di Tebe. Alchmeone tormenta
e Furie, a causa del delitto che avea commesso, si rifugiò in Arcadia
per
sottoporsi a dolorose espiazioni ond’essere liber
una magnifica collana che Polinice aveva regalata alla morta Erifile
per
sapere da lei il luogo ove Anfiaroe erasi celato.
endo l’audacia fino al punto di farsi da questa restituire la collana
per
farne presente alla nuova sua sposa, Fegeo ed Arf
ed Anfotero, ancora bambini, divenissero in un momento uomini maturi
per
vendicare la morte del loro padre : ciò che essi
la fatale collana ad Apollo. Properzio dice invece che Arfinoe stessa
per
vendicare suo marito uccidesse i suoi due fratell
della Grecia. 245. Alcinoe. — Moglie di Anfiloco. Essendosi ritenuta
per
se la mercede dovuta ad una povera operaia ne fu
fu punita da Diana, la quale le accese nel core una violenta passione
per
un uomo chiamato Hanto. Perdutamente innamorata d
per un uomo chiamato Hanto. Perdutamente innamorata di lui, abbandonò
per
seguirlo il marito ed i figli, ma poi divenne cos
afito o Nafitoo re dell’isola di Corcira. Il suo nome divenne celebre
per
la bellezza dei giardini da lui coltivati, o piut
ne celebre per la bellezza dei giardini da lui coltivati, o piuttosto
per
le meraviglie che ne racconta Omero, narrando il
liuole del morto, giovanette di una rara bellezza furono così dolenti
per
la morte del padre che si precipitano nel mare, d
. Alcippe. — Figlia di Marte, fu rapita da Allyrotio che Marte uccise
per
vendicare l’oltraggio. Per questa vendetta egli v
sacri in cui si celebravano le orgie in onore di quel Dio ; il quale
per
punirla la cangiò in pipistrello. 253. Alemena. —
rione era al campo, Giove innamorato d’Alcmena, prese le forme di lui
per
ingannaria ; Giunone moglie di Giove, allorchè Al
ne moglie di Giove, allorchè Alcmena fu prossima a partorire, le rese
per
gelosia il parto crudelmente doloroso, e cercò di
anciullo che fu chiamato Euristeo, e poi l’altro che fu detto Ercole,
per
fare che il primo avesse avuto predominio ed impe
he Aleti. 272. Aetryomanzia. — Formola di uno scongiuro che si faceva
per
mezzo di un gallo. 273. Aletrione. — Giovane sold
lasciò sorprendere i due amanti da Vulcano, marito di Venere. — Marte
per
punire Aletrione lo cangiò in gallo. 274. Aletto
un capello a cui érano legati i destini della patria, la quale cadde
per
questo coi suoi abitanti in potere di Minos. Niso
igliuoli di Nettuno. La tradizione mitologica ci racconta di lui, che
per
vendicare suo padre, il quale in una contesa con
lla guerra, a combatterli, ma essi lo fecero prigioniero e lo tennero
per
lo spazio di tredici mesi ricchiuso in una gabbia
muti ed invincibili. Marte fatto da essi prigioniero è tenuto schiavo
per
tredici mesi, potrebbe non essere altro che un fa
no, ne ebbe un figlio Ippotono. Però il padre della sedotta la uccise
per
lavare col sangue l’onta riversata sul suo nome.
giorno questo principe dimenticato Diana nei suoi sacrificii, la dea
per
vendicarsi di quest’oltraggio gli spinse contro u
le terre di Calidone. Gli altri principi della contrada si riunirono
per
isterminare il mostro, e organizzarono una caccia
sdegno, e trasportato dal suo furore uccise i suoi zii. Allora, Altea
per
vendicare la morte dei suoi fratelli, gettò nel f
Meleagro si consumava visibilmente fino a che morì, e Altea si uccise
per
disperazione. 304. Altepo. — Figlio di Nettuno, f
col quale avevano comune l’alito della vita. Ma potevano abbandonario
per
un dato tempo per far ritorno nel tronco di quell
comune l’alito della vita. Ma potevano abbandonario per un dato tempo
per
far ritorno nel tronco di quello. Così Omero nel
Amata. — Moglie del re Latino, fu madre di Lavinia. Ella si strangolò
per
disperazione vedendo che non avea potuto impedire
o nome fu detto Amatunta. 322. Amazonto. — Soprannome dato ad Apollo,
per
aver posto fine alla guerra fra le Amazzoni ed i
degli altri numi. Dipingevano questa Divinità con le ali sugli omeri,
per
alludere alla prontezza con cui mette in esecuzio
ero nell’Iliade, ripete che il corpo di Ettore, trascinato da Achille
per
ben tre volte intorno alle mura di Troja, conserv
ta Ibico citato da Ateneo, ne ha fatto la materia di una comparazione
per
mezzo della quale ha voluto dare un’idea della na
andonolla. Intanto un giorno essendo Amimome andata ad attinger acqua
per
un sacrifizio, un satiro volle violentarla. La pr
itati raccontano che Bacco, smarrito in un deserto, e vicino a morire
per
sete ardentissima, implorò il soccorso di Giove,
innalzare in quel luogo un tempio, che fu detto Ammone cioè Arenario,
per
essere collocato in mezzo all’arena del deserto e
il nome di un figlio di Cinira che sposò Mirra e ne ebbe un figliuolo
per
nome Adone, famoso per la sua bellezza. Essendosi
Cinira che sposò Mirra e ne ebbe un figliuolo per nome Adone, famoso
per
la sua bellezza. Essendosi un giorno Cinira addor
zza. Essendosi un giorno Cinira addormentato in una sconcia positura,
per
effetto di ubbriachezza, la nuora lo vide e lo de
i. Finalmente Ammone era anche il nome di un re della Libia, il quale
per
questa ragione viene spesso erroneamente confuso
o sotto questo nome. 353. Amulio. — Fu fratello di Numitore. Entrato
per
caso nella prigione della vestale Rea Silvia, la
a Danaldi, sposò Encelado che ella uccise la prima notte delle nozze,
per
ubbidire al comando di suo padre. Straziata dai r
Greci, che si fosse riposata Cerere, dopo la lunga corsa ch’ella fece
per
ritrovare sua figlia Proserpina, rapita da Pluton
rapita da Plutone. Le donne di Megara avevano una grande venerazione
per
questa pietra, la quale veniva custodita ad Atene
lla spuma del mare. 364. Anagogie. — Feste in onore di Venere assente
per
pregarla di far ritorno. In greco αναγογη signifi
pere racconta che avendo Giove scagliato il fulmine contro Anassagora
per
punirlo della sua miscredenza, Pericle lo avesse
veniva, secondo asseriscono Plutarco e Cicerone, ritenuto come sacro
per
modo che non si dava che ai semidei, agli eroi od
xabia. — Ninfa che disparvé nel tempio di Diana dove si era rifuggita
per
sottrarsi alle persecuzioni di Apollo. 375. Anaxa
mai più bevuto il vino della sua vigna. Anceo derise la predizione e
per
provare col fatto la falsità di quella, ordinò ch
ittò a terra la sua coppa, alla quale non aveva ancora bevuto e corse
per
combattere il mostro, ma rimase da questo uccise.
ndosi in Celene, città della Frigia, spalancata una voragine. Anchuro
per
il bene pubblico vi si precipitò col suo cavallo,
395. Androclea. — Una delle figlie di Antipono, che si sagrificarono
per
la salute di Tebe. L’oracolo avea sentenziato che
La tradizione favolosa racconta che tal soprannome era dato a Venere
per
aver fatto morire gran numero di Tessali per puni
annome era dato a Venere per aver fatto morire gran numero di Tessali
per
punirli della morte di un giovane a nome Laiso da
a quale ebbe la temerità di proclamarsi più bella di Giunone. Nettuno
per
vendicare la Dea, fece dalle Nereidi legare Andro
condannò ad essere divorata da un mostro marino. La misera stava già
per
essere ingolata dal mostro, allorchè Perseo monta
iglio d’Apollo e d’Ipermestra. Erifile, sua moglie, palesò a Polinice
per
il dono di una collana d’oro, il luogo dove s’era
il dono di una collana d’oro, il luogo dove s’era nascosto Anfiareo,
per
non andare alle guerra di Tebe, ov’egli sarebbe m
degli Argonauti. Credendo che il figlio fosse morto nella spedizione
per
la conquista del vello d’oro, si uccise trapassan
a che le pietre, sensibili alla dolcissima melodia, si collocavano di
per
se stesse al loro posto. A lui ed a Zeto suo frat
etti dello straordinario valore di Ercole a cui fu d’uopo dare un dio
per
padre. Seneca nelle sue opere ricorda che Ercole
rgogliose parole : Se non sono figlio di un Dio, ho merito abbastanza
per
esserio. 423. Anfitrionidi. — Furono così detti t
. 424. Anfriso. — Fiume della Tessaglia sulle cui rive Apollo custodì
per
lungo tempo gli armenti del re Admeto. Fu del par
rfiaso e che amò Evadnea, Licoride e Hacinta la quale egli poi uccise
per
inavvertenza giuocando alla palla. La Sibilla di
. — Vocabolo che significa senza pietà. Venere veniva cosi denominata
per
la stessa ragione percui le si dava il nome di An
Stenobea. Fu moglie di Preto, re d’Argo : ella arse d’impudica fiamma
per
Bellorofonte, ma avendo questi respinte le lasciv
a, o secondo altri della Mauritania, dove massacrava tutt’i viandanti
per
compiere un voto che avea fatto a Nettuno, di eri
nteo. — Uno dei figli di Antenore. vedi Antenore. Fu ucciso da Paride
per
isbaglio. Si chiamava anche con tal nome uno dei
ero prigioniera quando s’impadronirono di Troia. Vi fu anche un’altra
per
nome Antia moglie di Preto. 469. Anticlea — Figli
adre di Ulisse. La favola racconta che al momento in cui Laerte stava
per
impalmaria, Sisifo figlio di Eolo la violò, e che
isse. 470. Anticyra. — Isola nel golfo di Corinto celebrata dai poeti
per
l’abbondanza dell’elleboro che vi cresceva in mod
aviglioso. 471. Anti-Dei. — Genii malefici che ingannavano gli uomini
per
mezzo delle più seducenti illusioni. 472. Antifo.
ta la cangiò in cicogna. 474. Antigonie. — Feste in onore di un Greco
per
nome Antigonio, ora poco ricordato dagli scrittor
to avvenuto sotto il regno di Servio Tullio. Un abitante della Sabina
per
nome Antron orace, aveva una vacca bellissima che
pero su tutta l’ Italia. Corace, spinto d’amor patrio, recossi a Roma
per
sagrificare a Diana la sua vacca ; ma un ufficial
glio di Nettuno. Essendo stato obbligato di fuggire dalla sua patria,
per
ragioni che la favola non ripete, egli si stabili
ra della Beozia, chiamata anche Aonia. Veniva così detto anche Ercole
per
la stessa ragione. 488. Aorasia. — Voce greca sig
oi troviamo che quando Iddio si rivela a Mosè gli dice : Tu mi vedrai
per
di dietro, ma tu non puoi veder la mia faccia. 48
battere seguito dai suoi. Alle inattese parole, Xanto rivolse il capo
per
vedere chi lo seguisse, e Melanto allora gli imme
no tutte le giovani persone che dalla propria tribù venivano ad Atene
per
essere ricevute alla festa, le quali non potevano
toro che aveva se non tutti, almeno buon numero dei requisiti voluti
per
rappresentare il dio Apis, prima di condurlo a Me
luti per rappresentare il dio Apis, prima di condurlo a Memfi veniva,
per
lo spazio di 40 giorni, segretamente nutrito da a
rinchiuso non facendolo uscire che molto di rado, lasciandolo allora
per
poche ore in un prato attiguo al tempio ove dimor
olennità proprie degli Egiziani, il sacro animale veniva nel suo giro
per
la città scortato da tutti gli ufficiali e dignit
ostrava più palesemente il culto superstizioso che gli Egizii avevano
per
il dio Apis, era quando il bue che lo rappresenta
ro sacro cerimoniale ; poscia faceanglisi magnifici e solenni esequie
per
le quali veniva profusa una larghissima somma di
Nettuno nella fabbricazione dei mattoni di cui si serviva Laomedone,
per
riedificare Troia, e dopo aver lungamente lavorat
evastava le circostanti campagne. La pelle del mostro servì ad Apollo
per
ricoprire il tripode sul quale la Pitonessa rende
suo, sdegnatasi ruppe il telaio. Aracne fu così afflitta di ciò, che
per
disperazione appiccossi, e Minerva la cangiò in r
ea lo te Già mezza ragna, trista in su gli stracci Dell’opera che mal
per
te si fè. Dante. — Purg. C. XII. …… Un nuovo
arco, fu un eroe greco che dopo la morte venne annoverato fra gli Dei
per
le gloriose imprese compiute durante la vita. 511
i, perchè venivano in special modo consacrati ad una divinità ; così,
per
esempio, il mirto ed il lauro a Venere ed Apollo
o nome all’ Arcadia che è la contrada più rinomata di tutta la Grecia
per
le favole a cui dette vita. Il dio Pane vi era ve
15. Arcadia. — Parte del Peloponneso i cui abitanti si resero celebri
per
il loro amore alla poesia ed alla musica. 516. Ar
ecò a mostrare una fontana ai principi che traversavano quella città,
per
recarsi all’assedio di Tebe. Il piccolo Archemore
re della sua amata, così satiricamente mordaci che Licambo si appiccò
per
disperazione. Qualche tempo dopo Archiloco fu ucc
l’oracolo di Delfo avesse altamente biasimati gli uccisori del poeta
per
la stima che tutti facevano del suo genio. Egli n
roprio di una stella, pure gli scrittori del Paganesimo se ne servono
per
dinotare la castellazione dell’ Orsa. 525. Arculo
scrittori che la prima sentenza dell’ Areopago, fosse contro Cefalo,
per
avere ucciso sua moglie. Temistocle, accusato di
la Grecia raccoglieva nelle sue acque, prima di giungere in Sicilia e
per
conseguenza prima di gettarsi nell’ Aretusa, il l
ttarsi nell’ Aretusa, il letame dei cavalli e delle vittime preparate
per
la celebrazione di quei giuochi. 536. Areuso. — P
utto degli amori che Giove ebbe con la propria moglie Giunone, quando
per
averne gli amplessi, che ella gli negava mossa da
uo marito morì, essa insieme alla sorella Antigone, prese il cadavere
per
rendergli gli ultimi onori, questo irritò siffatt
erto Argo, il quale ben presto concepì l’infame disegno di ucciderlo,
per
usurpare il potere. I seguaci di Evandro, consci
dell’iniquo progetto, uccisero Argo all’insaputa di Evandro, il quale
per
rispetto ai sacri doveri dell’ospitalità fece far
i scrittori. Argo si chiamava del paro una città dell’ Acaja, celebre
per
il culto di Giunone e per gli eroi di cui fu patr
ava del paro una città dell’ Acaja, celebre per il culto di Giunone e
per
gli eroi di cui fu patria. Dal nome di questa cit
cangiò in paone. Argo avea nome il lucido pastore. Che le cose vedea
per
cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite
vedea per cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite ore, E due
per
volta avean le luci morte : Gli altri, spargendo
ivò le terre della Grecia. 556. Argolea. — Soprannome dato ad Alcmena
per
essere nativa di Argo. 557. Argolica. Vedi Argian
Tessaglia al capo di Magnesia, e dopo aver toccato l’isola di Lemnos
per
la Samotracia, entrarono nell’ Ellesponto e dopo
l famoso laberinto di quella città, che gli dette un gomitolo di filo
per
mezzo del quale l’eroe potè ritrovare l’inestrica
Greco. Stando nn giorno su di un vascello i marinai vollero ucciderlo
per
derubarlo, e già lo avevano legato per farlo mori
lo i marinai vollero ucciderlo per derubarlo, e già lo avevano legato
per
farlo morire ; quand’egli chiese in grazia di suo
vea diventar moglie d’ Orfeo. Le ninfe allora sdegnate contro Aristeo
per
la sventura di cui era causa, uccisero tutte le s
va una festa militare nella quale si offeriva un sacrifizio agli Dei,
per
la prosperità delle armi Romane. Durante la cerim
584. Arnea o Arna. — Giovane Ateniese la quale fu cangiata in civetta
per
aver voluto tradire la sua patria in favore di Ni
a in civetta per aver voluto tradire la sua patria in favore di Ninos
per
avidità di danaro. Il simbolo racchiuso sotto l’a
uso sotto l’allegoria mitologica è l’attrazione che questo uccello ha
per
l’argento. 585. Arno. — Fu il nome di un celebre
ino il quale fu ucciso nella città di Naupata, da un nipote di Ercole
per
nome Ippote, che lo avea creduto una spia dei nem
e ebbe in risposta esser quella la vendetta di Apollo, il quale facea
per
tal modo espiare la morte del suo indovino ; e ch
raggiunse gli sposi, uccise il genero e ricondusse in Argo sua figlia
per
esserne assoluto e solo padrone. Arpalice dispera
se pure montato su d’un buon corridore. Finalmente dopo essere stata
per
lungo tempo il terrore delle campagne circostanti
soprannome a Mercurio, forse in memoria della astuzia di cui si servì
per
uccidere Argo. 589. Arpie. — Giammai la vendetta
celli. Essi al dire di Virgilio, avevano volto umano, ma pallido come
per
famelica rabbia ; le mani armate di formidabili a
e di Taumaso e di Elettra ; altri scrittori dell’antichità danno loro
per
padre Nettuno e per madre la terra. Le Arpie eran
ettra ; altri scrittori dell’antichità danno loro per padre Nettuno e
per
madre la terra. Le Arpie erano in gran numero, se
erano riguardate come un flagello di cui Giove e Giunone si servivano
per
punire le colpe degli uomini o per vendicarsi d’a
i cui Giove e Giunone si servivano per punire le colpe degli uomini o
per
vendicarsi d’alcuno di essi. Fineo, re di Tracia,
quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due degli Argonauti, i quali
per
esser figliuoli del vento Borea avevano le ali, d
sse talmente preso dalla straordinaria bellezza di lei che la inseguì
per
lungo tempo e non la raggiunse che nel tempio ste
ello del padre. Essa mori nel fiore della sua giovanezza, e il marito
per
eternarne nella posterità la memoria le fece inna
nio racconta che lo splendido disegno di Dinocrete, rimase incompiuto
per
la morte di lui e che solo la facciata del tempio
na divinità. Ariano ci rapporta che i Gadarii avevano lo stesso culto
per
le arti e per la povertà, la quale veniva del par
riano ci rapporta che i Gadarii avevano lo stesso culto per le arti e
per
la povertà, la quale veniva del paro deificata da
vo e nell’istesso momento si erano di già maritati nell’utero materno
per
modo che Iside nascendo era già gravida d’ Arteri
ifica piede leggiero. Omero così chiama Marte dio della guerra, forse
per
indicare la sveltezza di quel dio nella corsa e i
o. 600. Arunticeo. — Avendo disprezzato le feste di Bacco, questo dio
per
punirlo lo costrinse a bere una così sproporziona
l modo seguente l’origine di questa istituzione. La nutrice di Romolo
per
nome Acca Laurenzia avea l’abito di offerire ogni
ne di Roma, essendo morto uno dei figliuoli di Acca Laurenzia, Romolo
per
attestare il suo affetto alla sua nutrice si offr
to alla sua nutrice si offrì ad occupare il posto del morto rimanendo
per
tal modo sempre a dodici il numero dei seguaci di
ulla mangiato nell’inferno. Cerere fu così indegnata contro Ascalafo,
per
la sua rivelazione, che gli gettò sul volto dell’
Troia, nativo d’ Orcomene nella Beozia. Egli rese famoso il suo nome
per
aver condotto seco più di trenta navi. Dell’ Orc
ccorso dei Troiani fu ucciso da Achille quando questi riprese le armi
per
vendicare la morte di Patroclo. …..Dal fianco al
venne arrecator di morte. Lo percosse nell’epa all’ombelico ; N’andàr
per
terra gl’intestini ; in negra Caligine ravvolti e
se. — Ancella di Elena, la quale fu non meno della sua padrona famosa
per
la corruzione dei suoi costumi. 634. Astianatte.
una torre. Per seguire il consiglio crudele ma utile, Ulisse cercò da
per
ogni dove l’illustre rampollo dei re Troiani, ond
mi e Dea della giustizia. Durante l’età dell’oro essa lasciò il cielo
per
venire ad abitare la terra, ma i delitti degli uo
recia sorgesse un grave alterco fra Nettuno e Minerva. Allora gli Dei
per
por termine alla contesa stabilirono un tribunale
doti di Cibele e il più famoso fra gli amanti di quella Dea, la quale
per
altro egli pose in obblio essendosi perdutamente
perdutamente innammorato di Sangaride figlia del fiume Sango. Cibele
per
punire Ati del suo tradimento fece morire Sangari
zzamente invaghita ed a cui ella facesse fare la dolorosa amputazione
per
averlo sorpreso fra le braccia di una giovane riv
sacerdoti del culto di lei gemevano e gridavano dolorosamente, forse
per
ricordare le crudeli sofferenze di Ati V. Cibele
pri cani. Euripide narra che Atteone fosse divorato dai cani di Diana
per
essersi vantato più esperto di quella Dea nell’ar
caccia. Diodoro asserisce che Atteone fosse considerato come un empio
per
aver dispregiato il culto di Diana fino al segno
ulto di Diana fino al segno di mangiare della carne che era preparata
per
un sacrifizio a quella Dea. Dopo la morte Atteone
a Tetraso, re di Misia presso il quale Augea si era del pari ritirata
per
sotirarsi allo sdegno del padre suo. Telefo senza
a Augea non volendo divenir la moglie di un ignoto avventuriero stava
per
ucciderlo, allorchè spaventata dalla vista d’un s
la gran quantità di letame che infettava l’aria nel suo regno. Ercole
per
riuscire nello scopo prefisso deviò dal loro cors
n commemorazione della pioggia d’oro in cui si cangiò Giove suo padre
per
giungere fino a Danae, della quale poi nacque Per
amò teneramente Titone figlio di Laomedone, giovane principe celebre
per
la sua bellezza. Ella lo rapì, lo sposò e ne ebbe
lo sposò e ne ebbe un figlio chiamato Mennone. La passione di Aurora
per
lui fu così grande che gli propose di domandarle
cicala. Dopo di lui Aurora amò Cefalo che rapì alla moglie Procride e
per
farsi amare da lui fece nascere la discordia fra
ificarono, e un giorno Cefalo andando a caccia con Procride la uccise
per
inavvertenza. Allora Aurora lo condusse in Siria
ò e ne ebbe un figlio. Ben presto però disgustata di lui lo abbandonò
per
amore di Orione che alla sua volta fu da lei abba
bbandonò per amore di Orione che alla sua volta fu da lei abbandonato
per
altri. 687. Ausone. — Figlio di Ulisse e di Calip
quali lasciavano sempre nel mezzo della loro armata un posto d’onore
per
Aiace loro famoso eroe come se fosse ancora in vi
stretta intelligenza con gli Dei, erano presso i Pagani ritenuti come
per
essere in quello stato d’illimitato potere, a cui
crizione bellissima del tempio di Baal in Babilonia, monumento famoso
per
la sua estrema ricchezza e magnificenza. 716. Baa
n. — Dio sentinella. I magi di Egitto posero quest’idolo nel deserto,
per
impedire la fuga agli Ebrei. Da ciò il nome che p
. Babilonia. — Antica e grandissima città della Caldea, così chiamata
per
la sua ampiezza e pel tumulto continuo che l’imme
di larghezza. Non meno celebri si resero gli abitatori di Babilonia,
per
la loro sfrenata libidine, che arrivò al suo magg
I Soldan corregge. Dante Inf. Canto V. Tutta la città si estendeva
per
un circuito di sessanta miglia, ed ebbe cento por
ai baccanali e dalle dionisiache ; e fu creato un magistrato speciale
per
regolare la forma, l’ordinanza e la celebrazione
iadi. — Denominazione che si dava agli antichi re di Corinto, i quali
per
lo spazio di 230 anni, ebbero il governo di quell
ente. Giunone, sempre gelosa e sdegnata contro le concubine di Giove,
per
vendicarsi di Semele, le consigliò, mentre questa
nelle fiamme. Giove allora, prima che Semele fosse del tutto spirata,
per
salvare la vita del figlio, di cui la disgraziata
e ; poi ando in Egitto, ove insegnò agli uomini l’agricoltura, piantò
per
il primo una vigna e fu adorato come Dio del vino
a vigna e fu adorato come Dio del vino. Egli punì severamente Penteo,
per
essersi opposto alle solenni oscenità dei suoi ri
ii, erano l’irco, perchè distrugge i germogli delle viti ; e la gazza
per
dinotare che il vino fa parlare indiscretamente.
sacerdoti conosciuti sotto il nome di Bali, i quali si resero celebri
per
le loro infami dissolutezze e brutalità. Giovenal
a sotto l’istesso nome, e nella quale l’eroe avea un oracolo, celebre
per
la maniera affatto particolare, con la quale rend
to a Venere, che, sebbene di rado, veniva rappresentata con la barba,
per
dinotare che le erano attribuiti tanto il sesso m
azzì pel dolore e con le chiome disciolte, ballando e gridando, corse
per
le vie empiendo di compassione quanti la videro.
io allora lo cangiò in pietra di paragone, la stessa che si adoperava
per
provare l’oro, e della quale si credeva generalme
in, che nel suo povero tetto Teneva, e d’una rustica polenta, Ch’avea
per
uso suo fatta pur dianzi, Con fede e con amor le
Dell’Anguillara. 754. Bebrici, — Popoli che sortirono dalla Tracia,
per
andarsi a stabilire nella Bitinia. Sotto pretesto
Belidi da Belo loro zio paterno. Belide era anche chiamato Palamede,
per
essere pronipote dello stesso Belo. 763. Belifama
rno essendo alla caccia uccise inavvedutamente suo fratello Pireno, e
per
sottrarsi all’ira del padre, ando a rifugirsi pre
izioni alle quali fu insensibile. Antea punta da questa indifferenza,
per
vendicarsi lo accusò al marito come aver egli vol
accusò al marito come aver egli voluto attentare al suo onore. Preto,
per
non violare il diritto delle genti, non puni di s
ntro una infinità di nemici dei quali egli trionfò sempre, rimanendo,
per
valore e destrezza, vincitore di tutt’i pericoli
ore e destrezza, vincitore di tutt’i pericoli ai quali lo si esponeva
per
vendetta. Finalmente provatasi la sua innocenza,
e aveva una magnifica capellatura, che ella recise ed offrì agli dei,
per
la prosperità delle armi di suo marito. Tolomeo f
o. Tolomeo fu profondamente commosso da questa prova di attaccamento,
per
modo che, qualche giorno dopo, non vedendo nel te
te : ma un astronomo, chiamato Conone o Conon, prese da ciò occasione
per
insinuarsi nelle buone grazie di Tolomeo e di Ber
82. Beroe. — Vecchia donna d’Epidauro, di cui Giunone prese la figura
per
ingannare Semele, della quale Beroe era stata nut
a della Tebaide, vi era un oracolo di questa divinità, che rispondeva
per
mezzo di alcuni biglietti suggellati. La tradizio
Autim. È generale credenza che un tal nome fosse dato a quella città,
per
essersi ritrovato nel suo ricinto una iscrizione
igero e Bucorno. Cioè che ha due corna : soprannome che si dà a Bacco
per
la sua sfrontatezza. La luna veniva anch’essa det
gnella ; ed il luogo divenuto sacro, veniva recinto di una palizzata,
per
impedire che vi si caminasse. 796. Bieunio. — Uno
tori dicono che tal nome gli venisse dalla scure di cui egli si servì
per
recidersi le gambe. È questa una opinione poco ac
ne uccise una che apparteneva particolarmente a quella dea, la quale
per
vendicarsi suscitò nel campo di lui una terribile
di andare a Troia. Tutte queste sventure durarono finchè Agamennone,
per
placare la dea non sagrificò la propria figliuola
Enea. 808. Bittone. — Fratello di Cleobe. Entrambi si resero celebri
per
la pietà verso la loro madre e tanto che meritaro
animali tardarono ad essere condotti al giogo ; onde i due fratelli,
per
non fare aspettare la madre tirarono essi stessi
atelli, per non fare aspettare la madre tirarono essi stessi il carro
per
uno spazio di 45 stadii di terreno. Giunti al tem
erreno. Giunti al tempio, tutti gli astanti felicitarono quella madre
per
aver dei figliuoli così affettuosi, ed ella stess
mpio di Delfo. 809. Bizeno. — Figlio di Nettuno. Egli si rese celebre
per
la estrema franchezza con la quale diceva ciò che
812. Bolatheno. — Soprannome dato a Saturno. 813. Bolina. — Ninfa che
per
sottrarsi alle persecuzioni di Apollo si precipit
e figli Calaide e Zeto. Subito scuote l’ali, ed alza il grido, Trema
per
tutto il mare, e s’apre e mugge, E rende polveros
erazione e gli rendevano onori divini. Egli si trasformò in cavallo e
per
mezzo di questa metamorfosi procurò a Dardano 12
c. Monti I Poeti dipingono Borea con le ali ai piedi ed alle spalle
per
mostrare, la sua leggerezza e con la figura di un
rincipale dela medicina ch’è quello d’impedire la morte degli uomini,
per
quanto sia in potere della scienza. Era quindi lo
sse alcuno ; ma non è egualmente logico che lo stesso Iddio proibisse
per
sempre la nascita di un uomo in uno dei suoi sacr
veniva da un tempio che egli fece innalzare in onore di un giovanetto
per
nome Branco, che quel nume ebbe estremamente caro
e ; ma poi Agamennone stesso la ritolse ad Achille, volendo ritenerla
per
sè. ….. e mi pensai dal punto Che dalla tenda de
la morte di Ettore (il cui cadavere egli trascinò legato al suo carro
per
tre volte intorno alle mura di Troia) quella dell
a lui dato dall’invenzione che gli si attribuisce di schiacciar l’uva
per
estrarne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno d
asidee. 829. Britomarte o Britormati. — Figliuola di Giove, la quale,
per
sottrarsi alle persecuzioni di Minos, si precipit
altri due compagni a nome Sterope e Piracmone, fabbricavano i fulmini
per
Giove. …. Stavan ne l’antro allora Sterope e Bro
va un numero immenso di forestieri. 839. Bubona. — Dea che s’invocava
per
la conservazione degli armenti. 840. Bucentauro.
confonde con Flora ; Varrone la fa moglie di Fauno, e dice ch’ella fu
per
tutta la vita l’esempio della castità coniugale.
i dava questo semplice nome al buon Genio, Dio dei bevitori, il quale
per
questa ragione veniva sovente confuso con Bacco.
se il poeta Ippanaso sotto una figura estremamente ridicola. Il poeta
per
vendicarsi la punse così spietatamente in una sat
etatamente in una satira, che il pittore, deriso da tutti, si appiccò
per
disperazione. 850. Bupalo. — Celebre scultore che
lla sessantesima olimpiade. Egli è lo stesso ricordato nelle cronache
per
aver scolpito la prima statua della Fortuna per g
ordato nelle cronache per aver scolpito la prima statua della Fortuna
per
gli abitatori di Smirne. Plinio nelle sue opere n
rdinata una Diana, egli l’avesse fatta collocare in un luogo elevato,
per
modo che chi entrava vedeva il volto della Dea tr
no e di Lidia. Egli fu uno dei più crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva
per
costume d’immolare a Giove tutti gli stranieri ch
e di sangue. 854. Bute. — Città dell’Egitto, celebre secondo Strabone
per
un oracolo di Latona. 855. Buteo. — Figlio di Bor
Iffimedia, Paneratise e Coronide, sacerdotesse di Bacco. Buteo tenne
per
se Coronide, ma Bacco, di cui ella era stata nutr
pozzo. Altri scrittori dicono che Buteo sposasse una donna, la quale,
per
la sua incomparabile bellezza, fosse soprannomina
a, egli appiccò il fuoco ad un bosco consacrato a quel Dio, il quale,
per
punirlo, lo uccise a colpi di frecce. 858. Caball
abiri in lingua Fenicia possente, era stato adoperato questo vocabolo
per
denotare gli Dei in generale. 863. Cabiria. — Sop
nte Aventino. Di sangue fece spesse volte laco. Non va co’suoi fratei
per
un cammino. Per lo furar frodolente ch’ei fece De
amità. 871. Camdea o Cadmia. — Pietra che veniva fusa col rame rosso,
per
farne una specie di metallo di coloro giallognolo
, ordinando ai suoi seguaci di andare ad attingere l’acqua necessaria
per
l’offerta alla fontana di Dirce ; ma i suoi compa
attere il mostro, ed avendolo egli ucciso, ne seminò i denti, e, come
per
incanto, uscirono dalla terra degli uomini armati
mele, Ino, Autoneo e Agave. Avendo novellamente consultato l’oracolo,
per
interrogarlo sulla sorte dei suoi figli, ne ebbe
to dalla crudele profezia, si esiliò con la moglie dal proprio paese,
per
non assistere alle sciagure della sua famiglia, m
serpenti che combattevano fra loro, e gettò fra di essi la sua verga
per
separarli. Le due serpi si attorcigliarono intorn
funebri di Pelia. Vengono rappresentati coi capelli di colore azzurro
per
indicare l’aria d’onde soffia il vento e con le a
lore azzurro per indicare l’aria d’onde soffia il vento e con le ali,
per
alludere alla loro paternità (V. Borea.) 884. Cal
ti il più saggio, a cui le cose Eran conte che fur, sono e saranno, E
per
quella che dono era d’Apollo, Profetica virtù, de
lchee o Calcie — Feste in onore di Vulcano, celebrate dagli Ateniesi,
per
essersi trovata l’arte di porre in opera il rame.
edea e moglie di Frisso da cui ebbe molti figliuoli. Il padre di lei,
per
impadronirsi dei tesori di Frisso, lo fece assass
ssa sorte fosse toccata ai suoi figli, li fece segretamente imbarcare
per
la Grecia ; ma essi fecero naufragio in un isola,
rcole l’uccise, e poscia fuggì con Calciope, da cui ebbe un figliuolo
per
nome Tessalo, che poi dette il suo nome alla Tess
94. Calibea. — Sacerdotessa di Giunone. Alecto prese la figura di lei
per
presentarsi a Turno, re dei Rutuli. 895. Calicea.
co : sotto quel nome veniva designato Meleagro, ritenuto come un eroe
per
l’uccisione del mostruoso cignale (V. Calidone) e
ato questo tempo, Ulisse fece ritorno in patria, abbandonando Calipso
per
sua moglie Penelope ; e non curando la promessa d
Licaone ed una delle ninfe del seguito di Diana. Giove, avendo presso
per
ingannarla la figura di Diana, ne ebbe un figlio
e, avendo presso per ingannarla la figura di Diana, ne ebbe un figlio
per
nome Arcaso, al quale, Calisto dette la luce in u
o dette la luce in un bosco, avendola Diana scacciata dal suo seguito
per
essersi ella negata a spogliarsi prima di prender
se. 904. Callicore. — Luogo della Focide ove le Baccanti si riunivano
per
danzare in onore di Bacco. Questo vocabolo deriva
o alle donne di prender parte, si travestì da maestro degli esercizî,
per
accompagnarvi suo figlio. Ma, non potendo frenare
resto a pentirsi della disobbedienza, imperocchè i nemici penetrarono
per
quel passaggio nella loro isola e la desolarono p
iti era lo stesso che il Como dei Romani e dei Greci. Il re Salomone,
per
compiacere ad una delle sue concubine, innalzò al
di colpa che avvolgeva la sua nascita. Il padre di Canacea, furibondo
per
l’infamia dei suoi figliuoli, fece divorare dai s
he volle un giorno che ella si facesse veder nuda ad un suo favorito,
per
nome Gige. La regina fu così profondamente sdegna
la mitologia greca e romana questo animale era consacrato a Mercurio,
per
essere questi ritenuto il più astuto e vigilante
ignate col nome di cani di Giove, forse perchè questo Dio se ne servì
per
punire Fineo. V. Fineo. 938. Canente. — Conosciut
’Italia. Ella fu così afflitta della morte del marito, che si consumò
per
modo che svanì nell’aria, non lasciando di sè che
ui destini umani, che le sacrificavano ogni anno un cane rosso, forse
per
la grande affinità che passa tra la vittima offer
bbe ben presto il dolore di perdere il suo fido pilota, il quale morì
per
la morsicatura di un serpente. Menelao, per onora
ido pilota, il quale morì per la morsicatura di un serpente. Menelao,
per
onorare la memoria del suo servo fedele, fabbricò
, di Canobe. 941. Canopio Ercole. — Era l’Ercole Egiziano, così detto
per
un tempio che egli aveva nella Città di Canope, d
apra. Erodoto, nelle sue opere, narra che la devozione degli Egiziani
per
le capre, stendevasi anche ai caprai loro custodi
rno. — Essendo un giorno il Dio Pane perseguitato dal gigante Tifone,
per
sottrarsi a lui si trasformò in becco, e Giove so
Caria. — Provincia dell’Asia minore, fra la Licia e la Jonia, celebre
per
le metamorfosi che vi operarono diverse Divinità.
Essa dette alla luce una fanciulla, a cui fu dato il nome di Ociroe,
per
averla la madre partorita sulle sponde di un rapi
o, di frangersi sull’altro. Da ciò il famoso proverbio, evitar Scilla
per
cadere in Cariddi. 963. Caride o Charisa. — Era u
Cariddi. 963. Caride o Charisa. — Era una delle grazie ; Omero la dà
per
consorte a Vulcano, volendo forse dinotare con qu
nvenzione della musica. Era anche questo uno dei soprannomi di Giove,
per
il culto particolare con cui veniva adorato nella
a festa era di ristabilire l’unione e la pace fra le famiglie, divise
per
dissapori domestici. Ovidio, nei suoi Fasti, dice
resiedeva alle parti vitali del corpo e che s’invocava principalmente
per
ottenere la sanità delle viscere. Essa aveva un t
o, che traghettava le ombre dei morti sulle rive del fiume Acheronte,
per
una moneta che esse erano obbligate a dargli al m
: era quella la mercede devoluta a Caronte, il quale lasciava errare
per
cento anni le anime di quei morti che non avevano
e d’Adamo : Gittansi di quel lito ad una ad una, Per cenni, com’augel
per
suo richiamo. Cosi sen vanno su per l’onda bruna,
una ad una, Per cenni, com’augel per suo richiamo. Cosi sen vanno su
per
l’onda bruna, Ed avanti che sien di là discese, A
ece grande strage, fu conseguenza della vendetta di Saturno, sdegnato
per
avere i Cartaginesi sostituiti alcuni altri ciull
n sagrificio a lui offerto. Al dire del citato autore, i Cartaginesi,
per
rimediare all’errore commesso, scelsero fra le pi
l’ebbe sodisfatta, essa non volle più tenere la sua parola, e Apollo,
per
vendicarsi, le giurò che non si sarebbe mai da al
guillara. Le quali sdegnate, pregarono Nettuno di vendicarle. Il Dio
per
sodisfare le ninfe del suo seguito, mandò sulle t
avento e desolazione quelle contrade. Il re allora consultò l’oracolo
per
sapere come placare lo sdegno dei numi, e ne ebbe
dinò il supplizio della misera giovanetta, e già la disgraziata stava
per
essere divorata, allorchè Perseo, montato sul cav
e parole : figliuoli valorosi di Giove, titolo che essi si meritarono
per
le loro gloriose azioni ; e la seconda, discenden
i furono allevati. Divenuti adulti, seguirono Giasone nella Colchide,
per
la conquista del vello d’oro, e si distinsero fra
mmortalità a Polluce, questi la divid sse col suo bene amato Castore,
per
modo che, essendo quest’ultimo sempre sottoposto
cagione della morte di Castore, il quale qualche tempo dopo fu ucciso
per
vendetta d’uno degli oltraggiati sposi. A cagione
tempio dei due fratelli un uomo montato su di un cavallo, conducendo
per
la briglia un altro destidero, su cui non montava
; e Polluce veniva considerato come il nume protettore degli atleti,
per
aver molte volte riportato il premio ai giuochi o
to o Cataibate. — Soprannome dato a Giove, che gli veniva dai prodigi
per
mezzo dei quali si credeva che egli palesasse agl
allorchè Giovelo condannò ad avere il core divorato da un avvoltojo,
per
aver rubato il fuoco sacro. 1004. Caumaso. — Era
Figlio di Mileto e di Ciane. Accortosi che sua sorella Bibli, ardeva
per
lui di una flamma incestuosa, egli abbandonò la s
etamente s’allontana, E ferma alfin in Caria il suo viaggio : E fonda
per
fuggir l’incesto indegno, Lontan da lei, nova cit
o dice che il carro del sole era tirato da quattro destrieri bianchi,
per
nome Eoo, Piroi, Aelone e Flegone. Altri scrittor
i famosi destrieri fu il premio che il re Laomedone promise ad Ercole
per
la liberazione della figliuola Esione. La tradizi
già durava da dieci anni, docisero finalmente di rendersene padroni,
per
mezzo di uno stratagemma, che molti scrittori att
fecero farlo cosi grande, acciocchè voi, Troiani, nol poteste mettere
per
le porte di Troia. Chè però, se per le vostre por
voi, Troiani, nol poteste mettere per le porte di Troia. Chè però, se
per
le vostre porte si potesse mettere, Troia tornere
jani caddero nell’insidia e atterrarono una parte delle mura di cinta
per
dar passaggio alla funesta macchina, a cui la smi
i guerra, specie di ariete, inventata da certo Epeo, guerriero greco,
per
abbattere le mura di Troja, nella quale s’introdu
ere le mura di Troja, nella quale s’introducessero i guerrieri Achei,
per
mezzo di una larga breccia, prodotta dall’urto di
Isola del mare Egeo, cosi nomata da Ceo, figlio di Titano, è celebre
per
la sua fertilità in bachi da seta e in armenti di
e. — Padre di Eufenio : egli è ricordato nella tradizione mitologica,
per
aver condotto un gran numero di soldati Traci in
isse dall’aver fatto delle leggi sull’unione dell’uomo e della donna,
per
mezzo del matrimonio ; ed altri perchè essendo eg
monio ; ed altri perchè essendo egiziano di nascita, era anche greco,
per
essersi stabilito nell’ Attica. 1024. Cecrope. —
Teseo col nome di Cecropide. 1027. Cecropisa. — Soprannome di Aglaura
per
esser moglie di Cecopro. V. Cecopro. 1028. Cedemp
traffico. Similmente si dava a Mercurio la denominazione di Cerdauso,
per
le ragioni precedenti, e anche ad Apollo, per la
ominazione di Cerdauso, per le ragioni precedenti, e anche ad Apollo,
per
la venalità dei suoi oracoli. 1029. Cedippe. — V
ivenne furiosamente gelosa. Un giorno ella si nascose in un cespuglio
per
spiarlo, e Cefalo credendo che fosse una fiera, l
recò nella città di Claro onde consultare l’oracolo e sapere i mezzi
per
farla risuscitare ; ma si annegò nella traversata
Celeo. — Re di Eleusi il quale accolse assai benignamente Cerere, che
per
ricompensarlo gl’insegnò l’agricoltura. 1039. Cel
Venere. 1041. Celma. — Dama tessala la quale fu cangiata in diamante,
per
avere sostenuto che Giove era mortale. Al dire di
Coribanti sacerdoti di Giove, il quale fu scacciato da’suoi compagni
per
aver mancato di rispetto alla madre degli Dei. 10
osato vantarsi di avere una figlia assai più bella di Venere, la Dea
per
vendicarsi ispirò alla giovanetta Mirra una passi
or ciò che di Ceneo avvenne, E quasi ognun di noi giudizio diede. Che
per
lo troppo peso ch’ei sostenne, Fosse dell’ alma s
Ceo era anche il nome di una delle isole Cicladi nel mar Egeo, famosa
per
aver dato i natali a Simonide. 1053. Cepo. — V. C
— Vecchio tessalo il quale essendosi ritirato sopra il monte Parnaso,
per
salvarsi dall’innondazione delle acque del diluvi
significa con le corna. 1055. Cerasti. — Popoli di Amatunta, celebri
per
la loro crudeltà. Venere li cangiò in torisdegnat
della sua lira dolcissima. Ercole alla sua volta disceso all’inferno
per
liberare Alceste, incatenò il terribile guardiano
i splende il maggior lampo. E ’l can vuol pur resistere, e s’adira. E
per
tre gole abbaia, e cerca scampo. La bava, che gli
a le sue vittime a due grossi alberi di cui aveva ravvicinato le cime
per
modo che queste, riprendendo il loro posto, per f
a ravvicinato le cime per modo che queste, riprendendo il loro posto,
per
forza naturale, fa cevano a brani gli sventurati
supplizio ch’egli infliggeva ai viaggiatori. Cercione ebbe una figlia
per
nome Alope la quale Nettuno rese madre, e il padr
itato che la condusse in un bosco insieme al bambino e ve l’abbandonò
per
esservi divorata dalle fiere. 1060. Cercopi. — Po
erra, e assunse l’incarico di allevare segretamente il figlio di lui,
per
nome Deifone, al quale ella porse il suo latte pe
il figlio di lui, per nome Deifone, al quale ella porse il suo latte
per
renderlo immortale : ma per negligenza di Meganir
Deifone, al quale ella porse il suo latte per renderlo immortale : ma
per
negligenza di Meganira, Deifone morì nelle fiamme
se immediatamente all’inferno, ove trovò infatti sua figlia la quale,
per
altro, si ricusò a seguirla sulla terra. Vedendo
elograna nei giardini di Plutone e ne avea mangiati sette granellini,
per
il chè essa non potette essere restituita a sua m
i, per il chè essa non potette essere restituita a sua madre la quale
per
vendicarsi contro l’indegno delatore, cangiò Asca
venivano scrupolosamente offerte, ed erano puniti di morte coloro che
per
qualunque ragione avessero turbati i solenni mist
crin le si diffuse, E un siffatto splendor come di folgore Lampeggiò
per
la casa e quindi uscio. Omero — Inno a Cerere Tr
ire araldi. Così furono detti da Cerisco figlio di Mercurio. Si aveva
per
essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu u
che fossero rinchiuse le grazie, i desiderii e le attrattive. Giunone
per
piacere a Giove, pregò Venere che le prestasse qu
onia. — Contrada dell’Epiro piena di montagne e di foreste, e celebre
per
le ghiande di cui si nutrivano i suoi abitanti, p
i cui si nutrivano i suoi abitanti, prima dell’invenzione del pane, e
per
i suoi colombi che, secondo la tradizione mitolog
annome dato a Giunone forse perchè Giove l’abbandonò assai di sovente
per
altre donne. 1078. Cherone. — Figlio di Apollo. D
l corpo di capra e la coda di drago e vomitava fuoco e fiamme. Desolò
per
lungo tempo le contrade della Licia, finchè Belle
issima, tutte le volte che si recava da lei si trasformava in cavallo
per
deludere la gelosa vigilanza di sua moglie Rea ;
rmato di un arco di cui si serviva con mirabile destrezza. Conoscendo
per
lungo uso le virtù medicinali delle erbe e delle
fiume Meandro e madre di Cauno e di Bibli. Essa fu cangiata in roccia
per
non aver voluto ascoltare un giovane che l’amava
ggio ; e siccome all’avvicinarsi o all’allontanarsi da quegli scogli,
per
effetto della dubbia e fioca luce che ivi regnava
, e impedì alla nave Argo ove quelli erano imbarcati di naufragarsi ;
per
modo che gli Argonauti giunsero felicemente al lo
rdote di Siracusa. Avendo disprezzato i misteri di Bacco, questo Dio,
per
punirlo, lo colpì d’una tale ebbrezza che quasi d
chiamata la madre degli Dei, non altrimenti che Cibelle con la quale
per
altro non bisogna punto confonderla. 1092. Cibell
ne favolosa narra di lei che, appena nata venisse esposta in un bosco
per
essere divorata dalle fiere ; ma che queste ne eb
. Cibernesie. — Così venivano chiamate alcune feste che Teseo istituì
per
onorare la memoria del suo pilota Naufitosio, a l
tride. Essi avevano un sol’occhio in mezzo la fronte. Apollo sdegnato
per
la morte di Esculapio suo figlio, fulminato da Gi
ne. Il carro di questa Dea veniva sovente tirato da due cigni. Giove,
per
farsi amare da Leda si trasformò in uno di questi
i Marte, che combattè contro Ercole e fu vinto. Marte allora sdegnato
per
la disfatta del proprio figlio volle battersi per
ra legato da fraterna amicizia a Fetonte, tantochè quando quegli morì
per
la sua famosa caduta. Cigno abbandonò i suoi stat
he dopo la morte di lui, fond ò una città a cui impose nome di Cilla,
per
onorare la memoria del servo fedele. 1112. Cimmer
de abitate da questi popoli, sorgesse il palazzo del sonno, e l’antro
per
il quale si discendeva all’inferno. 1114. Cimmeri
rgo, durante la quale venivano uccisi tutti i cani che s’incontravano
per
la via. 1129. Cinosora. — Ninfa del monte Ida. Fu
oprannome di Ercole a lui dato a cagione di un’avventura. Un ateniese
per
nome Didimo, si accingeva ad offerire un sacrifiz
n gran cura un cervo al quale era estremamente affezionato. Un giorno
per
inavvertenza lo ucoise, e ne fu così addolorato c
. trad. di Dell’anguillara. Circe fu scacciata dal suo paese nativo
per
avere avvelenato suo marito, re dei Sarmati, ed a
e dov’essa cangiò Scilla in mostro marino, avendole un giovane greco
per
nome Glauco, che essa amava, preferita quella nin
mava, preferita quella ninfa. Circe accolse Ulisse nella sua isola, e
per
ritenerlo presso di se, cangiò tutti i seguaci di
ella Tracia. 1145. Cissone. — Così avea nome un giovane il quale morì
per
una caduta, mentre danzava nei misteri di Bacco,
ere nascesse dalla spuma del mare gli abitanti di quest’isola avevano
per
quella Dea un culto particolare e le avevano cons
irritata contro di Giove vedendosi di continuo abbandonata da questo
per
altre donne, avesse deciso di dividersi da lui pe
andonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividersi da lui
per
mezzo di un pubblico divorzio. Allora Citerone co
zio. Allora Citerone consigliò a Giove di fingere un nuovo matrimonio
per
ricondurre a se Giunone. Il consiglio di Citerone
Quella contrada era coperta di boschi. 1157. Civetta. — Quest’uccello
per
essere ritenuto come simbolo della vigilanza veni
dei Dolioni nella Misia. Giasone, movendo alla testa degli Argonauti
per
la conquista del vello d’oro lo uccise inavverten
ta di libertinaggio fu salvata dalla dea Vesta, che operò un miracolo
per
provare la virtù di lei. La tradizione favolosa n
r provare la virtù di lei. La tradizione favolosa narra, che Claudia,
per
mezzo della sua cintura, avesse tirato a terra il
a, perchè, al dire di Euripide, egli si armò di una grossissima clava
per
combattere contro Creonte, re di Tebe. Secondo il
Cleone. — Borgata nelle circostanze della foresta Nemea, resa celebre
per
l’uccisione del famoso leone Nemeo, fatta da Erco
romanzia. — Divinazione con la quale si pretendeva conoscere la sorte
per
mezzo dei dadi. 1180. Cleta. — Nome che i Lacedem
una delle tre grazie. 1181. Clidomanzia. — Indovinamento che si facea
per
mezzo di alcune chiavi. 1182. Climene. — Ninfa, f
e. Essendole morto il marito, ch’essa amava teneramente, si strangolò
per
non sopravvivergli. 1187. Clitennestra. — Figlia
dell’Oceano e di Teti. Essa fu amata da Apollo, il quale l’abbandonò
per
ottenere i favori di Leupotea. Clizia concepi una
delle cloache. La tradizione favolosa racconta che Tito Tazio avendo
per
caso trovata una statua in una cloaca, la proclam
ri fu anche il nome di una ninfa che sposò Zeffiro, il quale le dette
per
dote l’impero sui fiori, ciò che la fece adorare
li esseri mortali. Plutarco riferisce che gli Egiziani della Tebaide,
per
un lungo elasso di tempo, non ebbero se non quest
ndarglielo a mano armata e fece perire il persecutore di lui. Vi sono
per
altro alcuni scrittori dell’antichità, i quali ri
dalo alle persecuzioni di Minos, se ne fosse disfatto egli stesso poi
per
proprio conto. È questa un’opinione assai vaga. 1
vaga. 1209. Coccodrilio. — Gli Egiziani avevano un culto particolare
per
questo animale, e lo ritenevano come sacro. Gli a
si fosse cangiato in coccodrillo. Al dire di Plutarco questo rettile
per
essere senza lingua era ritenuto come il simbolo
sti animali avessero mangiato nelle mani stesse del porgitore, mentre
per
contrario si teneva come pessimo presagio, se ave
— quei terribili rettili deponessero affatto la loro innata ferocia,
per
non riprenderla che all’ottavo giorno. E finalmen
guingeva fino al punto da credere che essi avevano un grande rispetto
per
la dea Iside, e che non facessero alcun male a co
. Coeinomanzia o Coseinomanzia. — Specie di divinazione che si faceva
per
mezzo d’un crivello o staccio. 1211. Cocitia-Virg
rada dell’Asia, la cui capitale fu la città di Cita : si rese celebre
per
il vella d’oro. Gli abitanti di questa contrada,
Collina. — V. Collatina. 1219. Colofone. — Città della Ionia, celebre
per
un famoso oracolo di Apollo. 1220. Colomba. — Det
famoso oracolo di Apollo. 1220. Colomba. — Detto uccello di Citerea,
per
essere sacro a Venere. Apulejo ripete che questa
elle loro divinità. Anche presso gli Assiri era grande la venerazione
per
le colombe ; ed era generale credenza presso quei
di una quercia circondata da numeroso popolo, che vi si recava parte
per
offrirle dei sacrifizii, parte per avere degli or
oso popolo, che vi si recava parte per offrirle dei sacrifizii, parte
per
avere degli oracoli. Secondo Sofocle due colombe
con l’oceano. Sulle due montagne, Ercole fece innalzare due colonne,
per
contrasegnare ai posteri il luogo ove ebbero fine
e gambe della statua senza il menomo ostacolo. Un architetto indiano,
per
nome Cares, discepolo di Lisippo, fu il costrutto
dopo la sua costruzione, finchè sotto il regno di Vespasiano, non fu,
per
ordine di questo imperatore, ricollocato al suo p
che significa capigliatura ; veniva dato codesto soprannome ad Apollo
per
la bellezza della sua chioma. Al dire di Ateneo s
lia di Peterela, re dei Teleboeni : la tradizione racconta di lei che
per
un trasporto amoroso tradi il proprio padre, il c
pitale dei Teleboeni, pose inutilmente in opera l’ingegno e le forze,
per
rendersi padrone della città, poichè gli assediat
pello e data in balia dei nemici la propria patria, fu fatta uccidere
per
ordine di quello stesso uomo pel cui amore essa s
rappresentato sotto le sembianze d’un giovine dalla faccia arrossita
per
l’ubbriachezza, e col capo coronato di rose, seco
Tasio. 1265. Corna di Bacco. — Al dire di Properzio s’invocava Bacco
per
le sue corna, dimandandogli una lunga vita, onde
corno dell’abbondanza sul braccio, perchè Acheolo gliene fece un dono
per
riavere il corno che Ercole gli aveva tagliato. 1
oe, figlia di Flegia. Apollo l’amo con passione ; ma essa l’abbandonò
per
darsi ad Ischiso, giovanetto di meravigliosa bell
quando l’ebbe uccisa, tirò dal grembo di lei un fanciullo e l’affidò
per
farlo educare al centauro Chirone, il quale lo no
ò Esculapio. Apollo si penti ben presto della crudele sua vendetta, e
per
punire il corvo che gli aveva denunziato l’infede
un di che si trastulla Con altro amante, e che ad Apollo è rea ; E va
per
accusar l’ingrata e fella Che per nome Coronide s
mante, e che ad Apollo è rea ; E va per accusar l’ingrata e fella Che
per
nome Coronide s’appella. Ovidio — Metamorfosi Li
figlia di Coroneo, re della Focide, che Minerva cangiò in cornacchia,
per
sottrarla alle oscene persecuzioni di Nettuno. In
rola Κορὠνγ, significa cornacchia. Anche fra le baccanti ve ne fu una
per
nome Coronide, la quale fu rapita da Buteo. Final
tori dell’antichità, pretende che il nome di Cortina, fosse adoperato
per
indicare il tripode stesso. L’opinione più fondat
Creteo. — Figlio di Minosse e di Pasifae. Avendo consultato l’oracolo
per
conoscere i destini della sua vita, ne ebbe in ri
esta predizione dell’oracolo, perchè quando suo figlio gli si accosto
per
spogliarlo delle armi, essi si riconobbero. Altme
ell’isola di Creta : si davano comunemente come le seguaci di Venere,
per
essere questa dea particolarmente adorata nell’is
i Corinto : essa sposò Giasone, quando questi ripudiò Medea, la quale
per
vendicarsi mandò in dono a Creusa una piccola sca
non Creusa ; forse perchè questi due nomi vengono adoperati a vicenda
per
denotare la figlia di Creonte. ……. Di Glauca in
eralmente il Vulcano dei Greci. Si riteneva come l’inventore dell’amo
per
pescare. Dopo la sua morte ebbe gli onori divini.
ma poi negò ai due numi la ricompensa che avea loro promessa. Nettuno
per
vendicarsi mandò nelle campagne della Frigia un m
ostruoso serpente, al quale ogni giorno bisognava dare una giovanetta
per
pasto. Tutte le volte che il mostro compariva, le
del rettile, il padre di lei la mise furtivamente su di una barca, e
per
non esporla alla triste sorte delle sue campagne,
a suo talento assumere qualunque sembianza. Egli usò di questo potere
per
sorprendere molte ninfe, e combattè contro Acheol
questo potere per sorprendere molte ninfe, e combattè contro Acheolo
per
la ninfa Egesta, che poi sposò e da cui ebbe un f
ro Acheolo per la ninfa Egesta, che poi sposò e da cui ebbe un figlio
per
nome Aceste. 1399. Criniso. — Sacerdote di Apollo
lio per nome Aceste. 1399. Criniso. — Sacerdote di Apollo. Questo dio
per
punirlo di aver trascurato il suo dovere nei sagr
lla Troade, vi era una città conosciuta sotto l’istesso nome, celebre
per
un tempio dedicato ad Apollo. 1305. Criseide. —
i lei, rivestito degli abiti sacerdotali, si recò nel campo dei Greci
per
ridimandare la figlia. Degli Achivi era Crise al
pestilenza avesse decimato l’esercito greco. Il flagello durò finchè,
per
ordine dell’indovino Calcante, la rapita giovanet
adre. Agamennone, costretto a cederla, ritolse ad Achille una schiava
per
nome Briseide, che era a lui spettata in sorte ne
offerte nei sagrifizii, e della farina che si spargeva sulle vittime
per
trarne i presagi. La parola Critomanzia viene dal
316. Cromione. — Contrada posta nelle circostanze di Corinto, celebre
per
i danni che ebbe a soffrire da un mostro che poi
nità tutelare dei dormienti. 1327. Cuculo. — Soprannome dato a Giove,
per
aver preso le forme di quest’uccello onde riacqui
alla parola greca Χδων, che significa terra e dall’altra Χδονως che è
per
terra. 1328. Cuma. — Città d’Italia ove avea sta
rrogaria se egli avesse potuto ritrovare il proprio cavallo, il quale
per
altro egli era ben lungi d’aver perduto. Apollo s
ne di Delfo, la quale, al dire di Pausania, fu scelta dalla dea Tello
per
presiedere agli oracoli, che la medesima dea rend
ne ministro di esse. 1344. Dafneo. — Soprannome di Apollo, a lui date
per
l’affetto che portò a Dafne. 1345. Dafni. — Giova
io. 1350. Damaste. — Soprannominato Procuste : famoso gigante celebre
per
la sua crudeltà. Egli deve il suo soprannome, che
la sua crudeltà. Egli deve il suo soprannome, che significa estendere
per
forza, perchè si narra che facesse tirare per le
che significa estendere per forza, perchè si narra che facesse tirare
per
le gambe e per il collo, tutti coloro ai quali da
stendere per forza, perchè si narra che facesse tirare per le gambe e
per
il collo, tutti coloro ai quali dava ospitalità,
e Caronte, il navicellajo dell’inferno, esigeva dalle anime dei morti
per
far loro traghettare l’Acheronte. V. Caronte. Ed
ar loro traghettare l’Acheronte. V. Caronte. Ed ecco verso noi venir
per
nave Un vecchio bianco per antico pelo, Gridando
onte. V. Caronte. Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco
per
antico pelo, Gridando : Guai a voi, anime prave.
o : Guai a voi, anime prave. Non isperate mai veder lo cielo. I’vegno
per
menarvi all’altra riva Nelle tenebre eterne, in c
. Dante — Inferno Cant. III. 1354. Danacio. — Soprannome di Perseo,
per
esser figlio di Giove e di Danae. 1355. Danae. —
ridice di Acrisio, re di Argo. Avendo suo padre consultato l’oracolo,
per
conoscere il proprio destino, ne ebbe in risposta
e in risposta ch’egli sarebbe ucciso dal figlio di sua figlia. Allora
per
togliere Danae alla conoscenza degli uomini, e so
ortal, ma vera dea Sembrava al viso, a’modi, e alla favella. Il padre
per
lo ben, che le volea. Saper cercò il destin della
o uomini la prima notte delle nozze. La sola Ipernestra salvò il suo,
per
nome Linceo, mentre le sorelle di lei, che seguir
suoi figli. 1364. Dattlomancia. — Specie d’incantesimo che si faceva
per
mezzo di alcuni anelli disegnati sulla figura di
be un nipote artefice, quanto lui abile e fors’anche di più, ch’egli,
per
gelosia di mestiere, fece assassinare. Consumato
e, re di quell’isola, lo fece rinchiudere insieme a suo figlio Icaro,
per
punire entrambi, secondochè narra la cronaca favo
figlio, li fece rinchiudere nello stesso laberinto da essi costruito,
per
lasciarveli morire. Essi però pensarono al modo d
accò con grossi pezzi di cera alle spalle del figlio, dopo aver fatto
per
sè altrettanto, ed aver raccomandato caldamente a
giovanetto dimenticò la paterna lezione e si avvicinò troppo al sole,
per
modo che i raggi liquefecero la cera e lcaro prec
accorto dell’incauto figliuolo, giunse a salvamento in Sicilia, dove
per
altro mori poco dopo, soffocato in una stufa, per
to in Sicilia, dove per altro mori poco dopo, soffocato in una stufa,
per
ordine di Cocalo, re di quell’isola, al quale Min
sovente menzione di varie dee che si sono accoppiate ai mortali, come
per
esempio Venere, che sposò Anchise, Teti, che spos
vano alla campagna ed ai prodotti della terra, ed è questa la ragione
per
la quale, tanto sulle medaglie dell’antichità, qu
ntichissimo, ove traevano gli abitanti di tutti i paesi circonvicini,
per
offrir loro sagrifizî ed onori solenni ; e dove e
di tratto in tratto. Al dire di Diodoro Siculo eran queste le ragioni
per
le quali il tempio d’Anguja divenne, con l’andare
ello, un’assai larga estensione di paese e oltre a 3000 buoi, il che,
per
quei tempi, era un’assai cospicua ricchezza. Il c
mati scrittori dell’antichità, ed appoggiata dallo essersi trovato da
per
ogni dove le vestigie di questo culto. 1376. Del.
ltri finalmente detti Semi Dei, erano propriamente quelli che avevano
per
padre un dio e per madre una donna mortale : o vi
ti Semi Dei, erano propriamente quelli che avevano per padre un dio e
per
madre una donna mortale : o viceversa per madre u
avevano per padre un dio e per madre una donna mortale : o viceversa
per
madre una dea e per padre un uomo. Fra i Semi Dei
n dio e per madre una donna mortale : o viceversa per madre una dea e
per
padre un uomo. Fra i Semi Dei venivano anche anno
ano anche annoverati, dopo la morte, quegli uomini e quelle donne che
per
le loro eroiche azioni avessero meritato di esser
tichità, si trovino indifferentemente adoperate le parole dii e divi,
per
indicare gli dei in generale, pure la parola dii,
um, e più particolarmente a quelli che non erano riconosciuti dei che
per
l’apoteosi. Fra i più antichi obbietti del culto
ati. Più comunemente detti Semi Dei : vale a dire quei mortali che
per
una qualche eroica azione durante la vita, veniva
mortali che per una qualche eroica azione durante la vita, venivano,
per
mezzo dell’apoteosi, annoverati fra gli dei. D
origine e principio quasi tutte le innumerevoli deità, che formarono
per
tanti anni il sostrato animatore del culto pagano
pagano ; poichè non bisogna credere che il popolo creasse da sè solo
per
mezzo della Deificazione tanto numero di numi, ma
ganesimo. Dopo la Deificazione dei re, la pubblica riconoscenza trovò
per
mezzo dell’apoteosi, il modo di eternare la memor
dell’apoteosi, il modo di eternare la memoria di quegli uomini che, o
per
l’invenzione di qualche arte necessaria alla vita
omini che, o per l’invenzione di qualche arte necessaria alla vita, o
per
le vittorie riportate sopra i nemici, o per altra
e necessaria alla vita, o per le vittorie riportate sopra i nemici, o
per
altra ragione, avessero meritata la pubblica rico
lena, ma dopo la presa di Troja, Elena lo dette in potere di Menelao,
per
riguadagnarsi le sue buone grazie. Deifobo. di P
re opinioni, figlio d’Ippotoone. Cerere l’amò con passione, tanto che
per
renderlo immortale, e per purificarlo da ogni ter
toone. Cerere l’amò con passione, tanto che per renderlo immortale, e
per
purificarlo da ogni terrestre caducità, Io faceva
le ; E di tutte più bella e più leggiadra È Dejopea — Costei vogl’io,
per
merto Di ciò, che sia tua sposa ; e che tu, seco
dre. 1391. Dejanira. — Moglie di Ercole, il quale, secondo la Favola,
per
ottenerla combattè contro il fiume Acheolo. Domat
ta gentile, ma vedendo che il centauro erasi dato a precipitosa fuga,
per
rapirgli la sposa, gli tiro una freccia che lo fe
sa di sangue a Dejanira, dicendole esser quella un possente talismano
per
richiamare a sè il marito, tutte le volte ch’egli
esso, la credula Dejanira venne a sapere che Ercole era preso d’amore
per
la bella Jole, e penso di servirsi della magica s
ar le cade in mente Della camicia ch’ebbe dal centauro. La cui virtù,
per
quel ch’ella ne sente, Può dare al morto amor, fo
rifizio, malgrado gli sforzi che Lica e Filotette, suoi amici, fecero
per
arrestarlo. Dejanira, che amava passionatamente i
arrestarlo. Dejanira, che amava passionatamente il marito, si uccise
per
disperazione. 1392. Delfa. — Detta anche Delfisa
cangiò in delfini ; ed altri finalmente dal delfino che Apollo dette
per
condottiero ad una colonia di Cretesi, che andaro
un delfino. 1397. Delfo. — Città della Focide : celebre nella favola
per
il famoso oracolo di Apollo. Lo spazio in cui sor
favolosa, a proposito dell’oracolo di Delfo, racconta che un pastore,
per
nome Coreta, stando un giorno a guardia del suo g
este feste, gli Ateniesi inviavano una deputazione nell’isola di Delo
per
offerire dei sagrifizi ad Apollo. I membri di que
so gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo lo stesso prezzo
per
gli altri sei che rimanevano. Il reperò la respin
tre dei suoi volumi, seguitando a pretendere sempre lo stesso prezzo
per
gli ultimi, e minacciando il re per la sua incred
retendere sempre lo stesso prezzo per gli ultimi, e minacciando il re
per
la sua incredulità. Tarquinio allora colpito dall
i quali risposero che bisognava pagarle il prezzo che essa pretendeva
per
gli ultimi tre volumi, essendo in quelli rinchius
nascendo, aveva a guida un demonio o genio tutelare, che gli serviva
per
tutta la vita. È questa una credenza perfettament
rso, essendovene nell’aria, sulle montagne, sul mare, nei boschi e da
per
ogni dove. I pagani non davano punto alla parola
nelle feste di Cibele e di Bacco e che consisteva nel portare in giro
per
la città un grosso albero, che poi veniva piantat
Vale a dire albero del Libano. Da questo albero si facevano le corone
per
gli dei, ed era generale credenza presso i pagani
donna, che dalla cintura in giù aveva il corpo di pesce. Essi avevano
per
questa specie di mostri una grande venerazione. L
bione. — Figliuoli di Nettuno recordati, nella tradizione mitologica,
per
aver derubati ad Ercole, gli armenti che questi a
colpe. Deucalione e Pirra, sua moglie, furono i soli esseri umani che
per
la loro virtù sopravvissero alla generale distruz
ce il monte, Gitta alla parte ove non guarda il volto. I sassi sparti
per
piani e per colli, Secondo la fatal prefissa norm
Gitta alla parte ove non guarda il volto. I sassi sparti per piani e
per
colli, Secondo la fatal prefissa norma. Deposta l
Giove e delle cerimonie : e parole unite ad un editto del magistrato,
per
le quali dice, non esser costretti al giuramento
pronta cavalleria vada a cavallo, fuori il pomerio : questo stesso è
per
l’esercito armato ; per la qual cosa di rado il s
a cavallo, fuori il pomerio : questo stesso è per l’esercito armato ;
per
la qual cosa di rado il sacerdote di Giove è crea
io sia disciolto dai legami io schiavo, ed introdotto nella casa loro
per
nasconderlo nel cortile, senza tetti, e poi manda
est ; vinctum, si œdes ejus introjerit, solvi necessum est el vincula
per
impluvium in legulas subduci ulque inde foras in
à ; e questa virtù era in lei così tenace che cangiò Atteone in cervo
per
averla sorpresa colle sue ninfe nel bagno. V. Att
eneva al seguito di Diana fu scacciata ignominiosamente da questa dea
per
aver ceduto alle lascive brame di Giove. La tradi
della persona, e che la notte lasciasse sovente la sua dimora celeste
per
visitarlo. Diana passava quasi tutti i suoi giorn
vano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte agli dei, e più ancora
per
la delicatezza delle cortesie che essi scambiavan
seo avea seco condotta dalla isola di Creta, ove sorgeva una montagna
per
nome Dictea 1437. Dictee-ninfe. — Ninfe dell’isol
di Creta, alla quale gli antichi attribuivano l’invenzione delle reti
per
uccellare. Taluni scrittori pretendono che sia la
luni scrittori pretendono che sia la stessa che Britomarte ; è questa
per
altro un’opinione assai incerta. Dictinnia era an
do l’opinione di Pindaro, era questo uno dei soprannomi dato a Diana,
per
essere gemella di Apollo. Didima avea anche nome
ratello di Didone, accecato dalla passione dell’oro uccise il cognato
per
impadronirsi dei suoi immensi tesori. « … …il qu
atto sparger la voce che Sicheo fosse stato ucciso dai ladroni, restò
per
qualche tempo impunito il suo delitto ; ma l’ombr
offeso dalla inattesa ripulsa, marciava contro la nascente Cartagine
per
distruggerla, amò meglio darsi la morte che viola
valse il nome di Didone, che vuol dire donna risoluta. Il Metastasio
per
l’effetto scenico del suo celebre melodramma, Did
gia della favola ; e Virgilio ha dipinto l’ardente passione di Didone
per
l’eroe trojano, per innestarvi le famose ragioni
Virgilio ha dipinto l’ardente passione di Didone per l’eroe trojano,
per
innestarvi le famose ragioni che persì lungo temp
i, giovandosi dell’ invenzione di Virgilio, mette Didone nell’Inferno
per
punirla d’avere, per amore di Enea, mancato di fe
nvenzione di Virgilio, mette Didone nell’Inferno per punirla d’avere,
per
amore di Enea, mancato di fede alla ombra di Sich
uesto il soprannome. che comunemente i pagani davano a Cecrope, forse
per
alludere alla tradizione favolosa che lo faceva m
d Achille il posto di Briseide — V. Briseide, quando Agamennone tolse
per
sè quest’ultima. 1458. Diomede. — Re d’ Etiolia :
ndavano flamme dalle nari ; e che egli nutriva di carne umana. Ercole
per
comando di Euristeo, lo uccise facendolo divorare
e di Giove, il quale la rese madre di Venere ; ed è questa la ragione
per
la quale si dà talvolta a questa dea, il sopranno
n altro Dioniso, che fu tiranno di Siracusa, il quale si rese celebre
per
le sue crudeltà, e per la nessuna reverenza che e
tiranno di Siracusa, il quale si rese celebre per le sue crudeltà, e
per
la nessuna reverenza che egli ebbe verso gli dei.
attribuisce la fondazione di quell’edifizio all’avo materno di Teseo,
per
nome Pitteo, nativo della città di Trezeno. 1469.
— Fu moglie di Lico, re di Tebe. Ella trattò con assai aspra maniera
per
lungo tempo Anflone ed Antiope, che poi fu madre
sola dea non invitata il banchetto di nozze fu la Discordia, la quale
per
vendicarsi, gettò sulla mensa un pomo d’oro, su c
la ». Minerva, venere e Giunone si disputarono il pomo, finchè Paride
per
ordine di Giove, assuntosi il carico del giudizio
zza avesse ispirata a Minosse, re dell’isola, una violenta passione ;
per
mode che, avendo un giorno sorpresa la ninfa, vol
che presso gli antichi era così frequente l’uso di prestar giuramento
per
questa divinità. Taluni scrittori dissero che Fid
si faceva con la terra chiamavasi Geromanzia ; e quella che si faceva
per
mezzo dell’aria, Aeromanzia. Oltre a queste princ
’oracolo di Dodona. Giove aveva fatto dono ad una delle sue figliuole
per
nome Teba, di due meravigliose colombe, le quali
rdotessa ; da ciò ebbe origine l’oracolo di Dodona, che poi fu famoso
per
tutta la Grecia. Quanto ella favola delle colombe
si rendeva nella città di Dolichene. 1492. Dolone. — Trojano, celebre
per
la rapidità con la quale correva. Nella speranza
serviti del nome Dori, proprio di una particolare divinità marittima,
per
indicare il mare istesso. Virgilio à detto : Dori
dno. 1505. Draghi. — Questi animali erano consacrati a Minerva, forse
per
dinotare che la vera saggezza non si addormenta m
gezza non si addormenta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi,
per
dinotare che uno degli attributi dell’ubbriachezz
rieri greci, spaventati dal prodigio, ricorsero all’indovino Calcante
per
averne la spiegazione, ma questi, traendo dall’ac
avano se non che il numero degli anni che i greci avrebbero impiegato
per
abbattere la potenza troiana, e che nel decimo an
i la tradizione mitologica attribuisce una celerità prodigiosa, forse
per
alludere all’ansia con la quale essa cercò per tu
rità prodigiosa, forse per alludere all’ansia con la quale essa cercò
per
tutta la terra la figliuola Proserpina, rapita da
ghi di Medea. La cronaca mitologica racconta che Medea, furibonda
per
l’abbandono di Giasone, fosse corsa sulle sue tra
designato dal nome del padre ; i discendenti di Licurgo furono detti
per
la stessa ragione Driantiadi. 1510. Driaso. — Olt
un bambino suo figlio, svelse un ramo di edera da una pianta vicina,
per
divertire l’infante. Bacco, a cui quella pianta e
e una sola volta l’anno, in un dato giorno. in cui era loro concesso,
per
qualche ora, di vivere sotto il tetto conjugale.
ponevano dai loro uffici i magistrati, gli alti e bassi dignitarii, e
per
sino i generali ed i re, quando non osservavano l
mormorato, tanto era grande il rispetto e la venerazione che si aveva
per
essi. Essi davano le loro lezioni sempre a voce,
. Essi davano le loro lezioni sempre a voce, senza mai vergare parola
per
iscritto ; ma facevano imparare a memoria ai loro
attivo augurio, e perciò dedicato a Plutone al quale era anche sacro,
per
la stessa ragione, il secondo mese dell’anno e il
Circe. Anche all’intera isola si dava talvolta il nome di Ea, ragione
per
la quale si dava anche a Circe la stessa denomina
stizia che alla sua morte Plutone lo associò a Minosse ed a Rodomonte
per
giudicare le anime dei morti. 1522. Eagro. — Così
cavalli al suo carro. La cronaca mitologica fa Ebe moglie di Ercole,
per
simboleggiare, sotto questo connubio, l’eterna gi
a greca Ἔβη che vuol dire gioventù, si dava questo soprannome a Bacco
per
indicare che la giovanezza era inseparabile da qu
ncitore ai guochi olimpici, mandarono a Delfo a consultare l’oracolo,
per
saperne la ragione : e l’oracolo rispose che pesa
giuramento assai in uso presso i pagani, con la quale essi giuravano
per
Castore nell’istesso senso con cui adoperavano la
con cui adoperavano la parola Meehrcole quando prestavano giuramento
per
Ercole. 1531.Ecate. — Secondo asserisce Esiodo, e
mori con Cerere una figliuola che fu detta Ecate, la quale fu celebre
per
la sua grande statura. È detto anche che Cerere,
pagani veniva Ecate detta con nome particolare dea Triformis, appunto
per
alludere alla triplice denominazione di cui parla
non si offeriva un’ Ecatombe agli dei che in casi straordinarii ; sia
per
sollennizzare un felice avvenimento, sia per impl
casi straordinarii ; sia per sollennizzare un felice avvenimento, sia
per
implorare il termine d’una publica calamità. Diog
azie di aver trovata la soluzione di un problema geometrico. È questa
per
altro una notizia nè generalizzata nè ripetuta fr
nè generalizzata nè ripetuta fra gli scrittori dell’antichità, di cui
per
contrario moltissimi ripetono che quel filosofo i
no andò nell’ Etiopia onde comperare cento tori e altrettanti agnelli
per
farne delle Ecatombi. E l’istesso autore ci ripet
ste che si offerivano in Atene durante il primo mese Attico, chiamato
per
questo Hecacatombion e nelle quali si offeriva un
nome di Ecatonofle ad alcune feste nelle quali si faceva l’ Ecatombe
per
la suddetta ragione. Riferisce Pausania, che cert
ra di lui che essendo sopravvenuta nei suoi stati una grande siccità,
per
la quale morivano gran numero dei suoi sudditi, l
nide o Chionio. — Sotto questo nome si riconoscea comunemente Penteo,
per
essere figliuolo di Echione. V. l’articolo preced
ndigeni fanno uno strepito spaventevole con ogni specie di strumenti,
per
obbligare il mostro a lasciare la sua preda. Qual
enelle, nella sua relazione di viaggio nell’Indie orientali. Il certo
per
altro è che qualunque fosse la ragione alla quale
ire, ma quell’ufficiale, commosso alla vista dell’innocente creatura,
per
non spargere quel sangue, lo legò per i piedi ad
vista dell’innocente creatura, per non spargere quel sangue, lo legò
per
i piedi ad un albero ed ivi lo lasciò sospeso. Un
r i piedi ad un albero ed ivi lo lasciò sospeso. Un pastore, passando
per
di là, attratto dalle grida lamentose del bambino
adulto, credendosi figlio del re Polibio, volle consultare l’oracolo
per
conoscere qual fosse la sua sorte, e avendogli l’
bato a colui che avesse risposto alla Sfinge, egli la sposò dividendo
per
tal modo il talamo nuziale della propria madre. D
o, venne a Tebe, lo riconobbe e gli palesò la sua vera nascita. Edipo
per
disperazione si acciecò, e fuggi per sempre dalla
alesò la sua vera nascita. Edipo per disperazione si acciecò, e fuggi
per
sempre dalla sua vera patria. 1552. Edo. — Figliu
figlia di Pantareo, di Efeso, la quale sposò un artista di Colofone,
per
nome Politecno. Questi due sposi si amavano così
, si fece sentire. Essendo un giorno Politecno andato da suo suocero,
per
chiedergli Chelidonia, sorella di Edone, cbe ques
e, allora, disperata della trista sorte del padre, corse vicino a lui
per
consolarlo colle sue filiali carezze ; ma quest’a
età le fu imputato a delitto e glà Politecno, cieco di furore, moveva
per
trucidarla, allorchè Giove, mosso a pietà cangiò
del Sole e di Persa : fu re della Colchide e padre di Medea, la quale
per
questa ragione vien anche detta Eetia, ed anche E
he il celebre architetto Taesifonte, che ne fece il disegno e diresse
per
lungo tempo i lavori d’impianto, non potè vedere,
e tanto lusso di ricchezze e di splendori, fu distruita in poche ore
per
mano di un uomo per nome Erostrato, il quale, ina
cchezze e di splendori, fu distruita in poche ore per mano di un uomo
per
nome Erostrato, il quale, inabile a rendersi cele
o di un uomo per nome Erostrato, il quale, inabile a rendersi celebre
per
opere valorose, volle eternare il suo nome coll’i
one di tutti i templi pagani. La Città di Efeso fu egualmente celebre
per
aver dato i natali al pittore Parrasio, ed al fil
ndro il conquistatore, entrò in Efeso alla testa dei suoi eserciti, e
per
ricompensare il popolo della confidenza che ponev
di Efeso fu sempre un punto d’invidiosa mira pergl’imperadori greci e
per
i califfi maomettani, i quali, a forza di toglier
ttani, i quali, a forza di togliersela di mano l’un l’altro, finirono
per
distruggeria interamente. Secondo la favola Efeso
ro innalzati dei templi, sacrificate offerte ed olocausti, e dedicato
per
fino un oracolo. Luciano, nelle sue opere, asseri
trasformato in donna, e secondo la tradizione mitologica, restò tale
per
lo spazio di sette anni. Finalmente al cominciare
nelle cerimonie dette Efestrie, nelle quali i Tebani facevano girare
per
la loro città la statua di Tiresia, che all’andar
ra la scalata al cielo. Essi incatenarono Marte e lo tennero prigione
per
un anno e un mese, finchè Mercurio non andò a lib
rivelava Al buon Mercurio, che di la furtivo Lo sottrasse, già tutto
per
la lunga E dolorosa prigionia consunto. Omero —
orgone. Vedi Gorgone e Medusa. 1572. Egea. — Soprannome dato e Venere
per
essere particolarmente adorata nelle isole del ma
o dette a Diana, quando le fabbricò in Tegea, un tempio dopo di avere
per
consiglio di lei, ucciso Aristomelidas, tiranno d
aver prole ; onde consultato l’oracolo, questo gli rispose di recarsi
per
qualche tempo nella corte di Pitteo, re di Trezen
ecarsi per qualche tempo nella corte di Pitteo, re di Trezene, famoso
per
la sua saggezza. Pitteo lo accolse regalmente, e
fu ucciso in Atene e il re di Creta dichiarò la guerra agli Ateniesi
per
vendicare la morte del figlio, ed avendoli vinti,
sero dovuto mandare in Creta sette giovanetti ed altrettante vergini,
per
essere divorati dal Minotauro. Mentre volgeva cod
e poscia, seguito il riconoscimento, abbracciò il figliuolo e scacciò
per
sempre la colpevole Medea. Però la nemica sorte d
cadde sopra Teseo, designandolo come una delle vittime che ogni anno,
per
patto della sconfitta, dovevano essere esposte al
il terribile viaggio, con altrettante di colore bianco, ove mai egli,
per
una speciale grazia dei numi, fosse ritornato sal
ipitò nel mare, che da quel tempo prese il nome di Egeo. Gli Ateniesi
per
onorare Teseo, loro liberatore, annoverarono Egeo
litta, che pianse giorno e notte, riempiendo l’aria nei suoi lamenti,
per
modo che Diana, sturbata nei suoi sagrifizi, la c
eria. Tra i moderni scrittori taluni, sebbene non numerosi, han posto
per
fino in dubbio l’esistenza di Numa Pompilio. Altr
lle fanciulle, che nelle funebri cerimonie portavano l’acqua lustrale
per
le libazioni sui sepolcri. 1580. Egialeo. — Fu fi
nti e si gettava su di essa il sangue fumante delle vittime sgozzate,
per
modo che il sommo sacerdote riceveva tutto su di
rdinò a Minerva di combatterlo e questa lo uccise. La Terra, sdegnata
per
questa morte, partorì i Giganti, che poi mossero
dei. 1584. Egilia. — Sorella di Faetone, la quale a forza di piangere
per
la sciagura di suo fratello, fu insieme alle sore
sto, re di Argo, e moglie di Diomede. Venere, sdegnata contro Diomede
per
la ferita che quest’ultimo le fece all’assedio di
uoi fulmini e costrinse l’ Asopo a risalire verso la sua sorgente ; e
per
sottrarre Egina alla paterna vendetta, la nascose
elle guerre persiane, gli Egineti furono quelli che più si distinsero
per
aver fornito maggior numero di navi. Gelosi però
ornarono in patria, ma non poterono mai ricostruire la loro possanza,
per
quanto gloriosi ed antichi ne fossero i ruderi. S
ti fossero i primi fra i Greci a coniar moneta, e che fu uno di essi,
per
nome Fidone, che consiglio i suoi concittadini, o
Giove secondo gli uni e di Pane e di Ega, secondo gli altri. È questa
per
altro un’opinione non convalidata da valevoli tes
esta donna bellissima gli aveva acceso nel sangue. Neofronte intanto,
per
vendicare l’offesa che gli aveva fatta l’amico, f
imandra, e pose nel letto di lei Bulis, la madre di Egipio ; il quale
per
tal modo non sospettando di nulla ebbe commercio
ercò di calmare il dolore del figlio il quale, indegnato contro Atreo
per
l’infame incarico che gli aveva affidato lo raggi
con Agammenone, re d’Argo e di Micene, questi, al momento di partire
per
l’assedio di Troja, affidò ad Egisto la reggenza
ò in patria, d’accordo con la colpevole moglie, lo assassinò, e tenne
per
lungo tempo schiava nella stessa reggia, Elettra,
conosciute sotto il nome di Danaidi. Danao però, ch’era tanto iniquo
per
quanto più era Egitto, acconsenti alle nozze, ma
di armature di rame ma Giove sdegnato della loro tracotanza stava già
per
fulminarli, allorchè Teni Leparche, gli fecero os
consigliati in uccelli notturni. 1602 Egone. — Famoso atleta il quale
per
dutamente innammorato della giovanetta Amarilli,
l quale per dutamente innammorato della giovanetta Amarilli, trascino
per
i piedi un Toro furioso fin sulla vetta di un’alt
pochi giorni uno di questi animali posato sulla casa di un cittadino
per
nome Egone, questi venne all’istante proclamato r
roclamato re. Egone era similmente il nome di varii pastori dei quali
per
altro la tradizione mitologica non ricorda alcun
fosse costretto a far colà una lunga dimora perchè i venti spirarono
per
molti giorni per modo da rendere affatto impossib
a far colà una lunga dimora perchè i venti spirarono per molti giorni
per
modo da rendere affatto impossibile l’uscita dall
ne, e nelle quali si offrivano ricchi sacrifizii a Giove ed a Minerva
per
la prosperità della repubblica. 1606 Ejona. Cosi
a Enereidi. 1607 Ejoneo.Fu l’avo di Issinione : egli perdette la vita
per
l’astuzia di suo genere. V. Issinione. 1608. Elaf
articolo precedente. 1910. Elagabalo. — In una città dell’alta. Siria
per
nome Emesa si adorava dagli abitanti una deità a
la di Elato. 1612. Elatelo. — Cosi veniva comunemente Chiamato Ceneo,
per
essere figliuolo di Elato. 1613. Elea. — Uno dei
sua vita. Nei misteri di Bacco erano sovente adoperati degli Elefanti
per
ricordare il viaggio che quel Dio faceva nell’Ind
no. — Cioè che fa molto strepito : si dava cotesto soprannome a Bacco
per
alludere al gran rumore che si faceva nella celeb
ti. Noi però ci atterremo alla stretta esposizione di quei fatti, che
per
essere più generalmente ripetuti dagli scrittori
olluce. Tindaro Re d’Ebalia fu consorte Di Leda, la qual Testio ebbe
per
padre : Giove in forma di cigno oprò di sorte, Ch
di Atreo, re di Micene. I primi tempi di questo imeneo volsero lieti
per
la coppia avventurata, ma ben presto il destino c
i l’ebbero assediata pel non breve spazio di dieci anni. Elena vidi,
per
cui tanto reo Tempo si volse…… Dante — Inferno —
na dell’isola di Rodi, la quale però altamente sdegnata contro di lei
per
averla trovata fra le braccia di Tlepolemo, suo c
Elena. 1620. Eleno. — Uno dei figliuoli di Priamo. Amò una giovanetta
per
nome Cassandra e la favola racconta che dormendo
li dono gran parte dell’Epiro, che egli in memoria di un suo fratello
per
nome Caone, da lui involontariamente ucciso, chia
trada, e al momento della sua morte istituì erede il figlio di Pirro,
per
nome Molosso, mentre al suo proprio figliuolo Ces
Cestrino. 1621. Elenore — Figlio di un re di Meonia, e di una schiava
per
nome Licinnia. Fu uno di coloro che dopo l’assedi
giore della loro città, un tempio a lei dedicato. Tutti coloro che, o
per
sventure, o per delitti, si rifugiavano nel sacro
città, un tempio a lei dedicato. Tutti coloro che, o per sventure, o
per
delitti, si rifugiavano nel sacro recinto di quel
All’epoca in cui Agamennone fu trucidato da Clitennestra sua moglie,
per
istigazione dell’ usurpatore Egisto, Elettra avev
lo inviò presso Strofio. …… oh ! ben sovvienmi : Elettra, a fretta,
per
quest’atrio stesso Là mi portava, ove pietoso in
agedia Atto II Scena II. Euripide dice che l’iniqua madre di Eletira
per
accontentare il desiderio del drudo Egisto, l’ av
tte in moglie a Pilade. L’Eumenidi però straziarono ben presto Oreste
per
la uccisione da lui compiuta, sebbene inavvedutam
di andare a rapire la statua di Diana. Egli corse pericolo della vita
per
compiere questa impresa, e tanto che la notizia d
impresa, e tanto che la notizia della sua morte si sparse rapidamente
per
l’ Argolide. Elettra allora si recò ella stessa n
Atlante e di Plejone, la quale sposò Corito, da cui ebbe un figliuolo
per
nome Iasio. Giove, invaghitosi di Elettra la rese
i Alcmena, Anfimaco ed altri — V. Anaxo — Da una schiava della Frigia
per
nome Medea, egli ebbe anche un altro figliuolo de
che in greco significa arrivo, dall’epoca in cui Cerere vi soggiornò
per
breve spazio di tempo, allorchè, per ritrovare la
epoca in cui Cerere vi soggiornò per breve spazio di tempo, allorchè,
per
ritrovare la figlia Proserpina, rapita da Plutone
— V. l’articolo precedente. Queste feste venivano anche dette misteri
per
eccellenza e duravano nove giorni, nel qual tempo
store, Polluce, Esculapio, ed altri, fossero iniziati a quei misteri,
per
il loro merito personale. 1629. Eleuslo. — Così a
oltura. 1630. Eleutera. — Bacco, prima d’intraprendere il suo viaggio
per
le Indie, liberò i popoli della Beozia dalla schi
e alla dea Lucina, la quale, presiedendo allo sgravo, veniva in tempo
per
soccorrere le partorienti. 1635. Eliache. — Cosi
ma ; mentre Cecrope, re degli Ateniesi, profittando di ciò, sacrificò
per
il primo a Minerva e ottenne che la dea dimorasse
i primi a suddividere l’anno in quattro stagioni : si resero celebri
per
le cognizioni tecnologiche ed astronomiche, e det
Triopo, Candale e Tenage, il più famoso fu quest’ultimo, il quale fu
per
gelosia ucciso dai suoi fratelli. Scopertosi il d
opertosi il delitto, gli autori di esso fuggirono in diverse contrade
per
sottrarsi al castigo ; e Atti, traversando l’Egit
II. 1641. Elide. — Provincia del Peloponneso, celebre nell’antichità
per
gli spettacoli conosciuti sotto il nome di giuoch
. Si narra nelle cronache, che allorquando l’imperatore Trajano mosse
per
la spedizione contro i Parti, vi fu taluno fra i
ite fatta in pezzi. Oltre ai responsi che l’oraco lo di Eliopoli dava
per
iscritto, comunicava ancora il suo volere, sia ch
e onde, il coraggio che fino allora l’aveva accompagnata, l’abbandonò
per
modo che affogò miseramente, rendendo, con la sua
nta velocità, onde raggiungere i suoi compagni, la cui nave già stava
per
far vela, che precipitò da una rupe assai alta e
ella potenza soprannaturale di questa divinità era estesa e divulgata
per
tutta l’Asia per modo che il suo tempio nella cit
annaturale di questa divinità era estesa e divulgata per tutta l’Asia
per
modo che il suo tempio nella città di Castabea er
l suo tempio, sebbene non circondato di mura, fu sempre rispettato, e
per
sino i Persiani che spogliarono tutt’i templi del
tigone figlia di Edipo. Allorquando Creonte condannò a morte Antigone
per
aver dato sepoltura a Polinice, In me, deh volgi
a io venni, Sconosciuta, di furto : in queste soglie Di notte entrai,
per
ischernir tua legge. Di velenoso sdegno, è ver, c
e spira Su la candida guancia il fiato estremo. Presso all’estinta ei
per
tal guisa estinto, Sceso è nell’Orco a far sue no
Sceso è nell’Orco a far sue nozze ; all’uomo Insegnando cosi, quanto
per
l’uomo Insana mente è d’ogni male il peggio. Sof
i Telamone e di Teleo. 1673. Endimione. — Pastore della Caria, famoso
per
la sua bellezza, era nipote di Giove il quale, av
o sorpreso un giorno fra le braccia di Giunone, lo condannò a dormire
per
lo spazio di trent’anni. In seguito, egli fu pass
nt’anni. In seguito, egli fu passionatamente amato da Diana, la quale
per
visitarlo abbandonava di notte il cielo, ravvolta
assando col suo brando il petto di due chiari e prodi guerrieri greci
per
nome Afareo ed Enomao. Poscia combattendo intorno
sottraendolo così alle ferite e alla morte. Udito quel parlar, corse
per
mezzo Alla mischia e al fragor delle volanti Aste
ssa con tutti quei Trojani che vollero seguire le sue sorti, fuggendo
per
una porta segreta portando sulle proprie spalle i
segreta portando sulle proprie spalle il suo vecchio padre Anchise e
per
mano il figliuolo Ascanio, e tutti ripararono mom
gilio — Eneide Libro XII. trad. di A. Caro. Enea regnò pacificamente
per
lo spazio di quattro anni, durante i quali sembrò
i, ma ben presto i Rutoli, nei quali non era ancora sopito il rancore
per
la morte del loro re Turno, collegatisi con Mezen
cendenti, il nome di Eolidi. Eneo sposò in prime nozze una giovanetta
per
nome Altea, che morì assai presto dopo averlo res
esse avuto luogo la famosa caccia del cignale di Calidonia. È questo,
per
altro, un parere assai vago. 1678. Enialio. — Fig
reca Ηυιολ che significa redini, si dava cotesto soprannome a Giunone
per
indicare ch’essa conduceva da sè stessa il suo ca
a Tiro, della quale era nello stesso tempo innamorato Nettuno. Il dio
per
ingannarla prese le sembianze di Enipeo, e la res
onie che venivano celebrate in Atene dai giovanetti avanti di radersi
per
la prima volta la barba. Nella celebrazione di qu
e del quale, secondo la tradizione, gli abitanti arrestarono il corso
per
condurne le acque nei loro poderi, credendo così
ramente le loro campagne, a cagione delle fosse fatte dalla corrente,
per
modo che le loro terre divennero affatto inatte a
à, Enomao fu figlio di Alcione, e padre di una giovanetta bellissima,
per
nome Ippodamia. Secondo le cronache, Enomao, spav
, ed essa lungi dal resistergli, si abbandonò alle voglie di lui, che
per
mostrar le la sua gratitudine le concesse una lar
fu chiamato Coritto. Quando Enone intese che Paride voleva lasciarla
per
ritornare in patria, fece ogni sforzo per impedir
che Paride voleva lasciarla per ritornare in patria, fece ogni sforzo
per
impedirgli il viaggio, predicendogli tutte le sve
per impedirgli il viaggio, predicendogli tutte le sventure che erano
per
accadergli, ma Paride la scacciò da sè e partì. A
tto le mura di Troja, andò a ritrovare Enone sul monte Ida, ma questa
per
vendicarsi lo scacciò dalla sua presenza. Però es
te dal gigante Orione, il quale, non potendola ottenere diversamente,
per
le ripulse del padre di lei, la sedusse. Enopione
gli occhi. 1694. Enoptromanzia. — Specie di divinazione che si faceva
per
mezzo di uno specchio ; ed era così detta dalla p
; era membruto e vasto L’altro, ma flacco in sui ginocchi e lento. E
per
lentezza fit fiato ansio scotendo Le gravi membra
: e ver le tempie, Miravan la più parte : e s’eran vote Rombi facean
per
l’aria e fischi e venti. Virgilio — Eneide Lib.
o, affrena e regge, Eglino impetuosi e ribellanti Tal fra lor fanno e
per
quei chiostri un fremito Che ne trema la terra e
terra e ’l ciclo, Lacerati da lor, confusi e sparsi Con essi andrian
per
lo gran vano a volo. Ma la possa maggior del Padr
hè spesso prediceva con felice successo, quale vento dovesse soffiare
per
qualche giorno, e dava utili consigli ai navigato
adizione mitologica, che Ercole, ancora giovanetto, andando a diporto
per
le vie di Sparta, passò dinanzi la casa d’Ipocoon
atto che Ercole innalzò un tempio a Giunone sotto il nome di Egofora,
per
non averla trovata ostile alla sua vendetta. V. E
irritato li fece tutti morire. Io, dal canto suo, abbandonò l’Egitto
per
andare in traccia del figlio, e dopo molte ricerc
e del re Biblo. Epafo divenuto adulto, tolse in moglie una giovanetta
per
nome Menfi, ed avendo in seguito edificata una ci
ie. — Cerimonie che i greci celebravano il secondo giorno delle nozze
per
consacrare la casa che lo sposo aveva scelto per
o giorno delle nozze per consacrare la casa che lo sposo aveva scelto
per
domicilio. Lo stesso nome di Epaulie davansi ai d
ricorda come un abilissimo operajo, e ripete ch’egli si rese celebre
per
l’invenzione di diverse macchine da guerra. Vari
a che Giocasta, madre di Edipo, la quale, al dire di Omero si appiccò
per
disperazione appena ebbe conoscenza dell’incesto
di benefico, avendo questo dio liberata l’Arcadia dalla peste. Forse
per
la stessa ragione, aveva Apollo un tempio dedicat
ino al promontorio di Malia sulle spiagge della Laconia. I Lacedemoni
per
onorare Apollo gl’innalzarono un tempio all’istes
della presenza del padre degli dei sulla terra, rivelata agli uomini
per
mezzo del rimbombo del tuono, e del balenare dei
oni. 1732. Epimelidi. — Ninfe che presiedevano alle mandre. Mercurio,
per
la stessa ragione veniva sovente soprannominato E
egli assiso in una caverna fu sorpreso da un profondo sonno che durò
per
lo spazio di cinquantasette anni. Destato da un f
ale Epimenide raccontò la sua storia. Ben presto la fama se ne sparse
per
tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come u
re Epimenide, persuasi che offerendo ai numi nn sacrificio espiatorio
per
le mani di lui, il flagello sarebbe cessato. Infa
mai un presente da Giove, temendo che questi sdegnato contro Prometeo
per
aver questi fatta con la creta una figura umana e
o che era anch’egli un creatore, non avesse voluto vendicarsene. Egli
per
altro trascurò l’avviso del fratello ed accolse i
del fratello ed accolse il falal dono che Giove gli fece inviandogli
per
mezzo di Mercurio la bella Pandora che egli sposò
Epinicie. — Davasi questo nome alle feste che gli antichi celebravano
per
solennizzare una vittoria. 1738. Epinicio. — Si d
Si dava questo nome ad un inno che gli antichi costumavano di cantare
per
celebrare le vittorie riportate in guerra contro
in guerra contro i nemici. Coll’andare del tempo si cantò l’Epinicio
per
acclamare coloro che riuscivano vincitori ai pubb
ato, all’assedio di Troja. Essendo stata in un conflitto riconosciuta
per
donna, i suoi concittadini la lapidarono credendo
rono credendola una spia. 1742. Epiponsia. — Soprannome data a Venere
per
indicare che essa era nata dalla spuma del mare.
el piedestallo della statua che questa dea aveva nel tempio di Delfo,
per
indicare che essa che come dea degli amori presie
uto a Teseo mentre sacrificava a quella dea. L’eroe prima di far vela
per
l’isola di Creta, offri a Venere una capra, la qu
con lunga barba nera, e che avendolo ucciso rimase all’istante cieco
per
tutta la vita. 1749. Epona. — Era questo il nome
di un animo ambizioso ed irrequieto, si recò in Tessaglia e fermossi
per
qualche tempo nella città di Sicione di cui Corac
ebe, Nitteo, si vide costretto a sostenere una guerra contro i Tebani
per
tale ragione e morì in una battaglia. Altri asser
te il nome di Anfione e Zeto ; e fabbricò inoltre un tempio a Minerva
per
la quale egli ebbe in tutta la sua vita una parti
che gli dei prendessero parte, e che perciò veniva apparecchiato solo
per
essi. I sacerdoti Epuloni godevano del privilegio
i. In questa guerra ebbe Quinto Fulvio il comando delle cavalleria, e
per
fare che la battaglia fosse decisiva, dette ordin
e l’urto della cavalleria fu così impetuoso che bastò una sola carica
per
decidere della vittoria. Sebbene più assai che al
comune ardire, ed alla bravura dei soldati, pure egli tenne il voto e
per
fare che il tempio della Fortuna fosse quant altr
rannome di Giunone, imperocchè alcuni vogliono che venisse detta Era,
per
significare Sovrana essendo ella moglie del re de
7. Eracle. — In Grecia si dava cotesta denominazione ad Ercole, forse
per
voler ricordare che le fatiche che Giunone fece i
petrando la primitiva risposta dell’oracolo (il quale aveva detto che
per
occupare il Peloponneso, gli Eraclidi avessero do
furono novellamente scacciati da Atreo, ed allora essi compresero che
per
impadronirsi del Peloponneso, dovevano attendere
vessero consultato l’oracolo, e che questo imponesse loro di prendere
per
capo un uomo che avesse tre occhi. Nel cammino es
telea significa donna perfetta e si dava a Giunone in tali occasione,
per
significare che le fanciulle vanno a marito quand
da due parole che in lingua greca significano gloria e soccorso. Se,
per
contrario, la grande figura del figlio di Alemena
re una ampia conoscenza, e forse anche un culto di religioso rispetto
per
l’Ercole greco, per mezzo dei popoli di questa na
nza, e forse anche un culto di religioso rispetto per l’Ercole greco,
per
mezzo dei popoli di questa nazione che emigrarono
ali e particolari divinità, che un cieco spirito di sistema à potuto,
per
una strana aberrazione, paragonare a creazioni co
me essenzialmente pedestre. Lunge dal riunire una numerosa flottiglia
per
attaccare Ilione, (secondo la erronea opinione di
co) ; che egli ricevette poi a causa delle persecuzioni di Giunone, o
per
ordine dell’oracolo, il nome di Ercole, col quale
are diversi altri eroi, divinizzati dopo la morte, ai quali si dette,
per
la stessa ragione, lo stesso nome. La confusione
me ; Lidio ne conta sette, e Varone non meno di quarantatrè. È chiaro
per
altro che un tale sistema storico tradizionale, n
volta la sua audacia fino a disfidare gli dei, alla volontà dei quali
per
altro egli si sottopone durante tutta la sua vita
minabili persecuzioni, lo costringe ad errare sulla terra e sul mare,
per
compiere i suoi alti destini. Il cerchio del suo
moglie di Anfitrione re di Tebe, le cui sembianze Giove aveva assunto
per
avere l’amplesso della moglie di lui. Nato dopo d
amplesso della moglie di lui. Nato dopo di Ificlo, Ercole fu privato,
per
gelosia di Giunone, del dritto di successione al
ndaro — Le odi Nemee — Ode I trad. di G. Borchi. Questa tradizione è
per
altro completamente assurda e contraria al buon s
G. M. Pagnini. Colpito da Lino, egli lo uccise con un colpo di lira
per
il quale fatto, richiamato innanzi ai Tribunali,
gino, Ercole, continuamente perseguitato dalla gelosia di Giunone, fu
per
opera di lei colpito di furore, e in un accesso d
uesta azione crudele, egli si recò a Delfo onde consultare l’oracolo,
per
sapere il luogo che dovesse abitare, e fu, second
, secondo il parere di Apollodoro, in questa città che egli ricevette
per
la prima volta dalla Pitonessa il nome di Ercole.
e raffrenare il suo terribile furore. Pindaro si accorda con Euripide
per
far perire i figli di Ercole sotto le frecce del
avesse rimesso al suo posto che dietro un assoluto comando di Giove,
per
la qual cosa, (come vedremo in prosieguo) Mercuri
erza tradizione dice che Euristeo, mosso da un sentimento di gelosia,
per
la gloria che Ercole si acquistava, lo avesse ric
con l’Ercole egizia no, il quale nella sua qualità di Dio-Sole, passa
per
i dodici segni dello Zodiaco. Noi, seguendo la op
suo valore all’ucciso nemico. …. e alle mie membra avvolsi Sua pelle
per
riparo incontro a Marte Lacerator de’ corpi….. T
fosse annoverata fra le dodici fatiche imposte ad Ercole, dicendo che
per
uccidere l’idra egli aveva dovuto avere il soccor
argli qualunque cosa fosse uscita dal mare, e che il dio delle acque,
per
provare la fedeltà di Minos, avesse fatto uscire
ei buoi di Gerione è un’altra delle grandi imprese di Ercole. Partito
per
impadronirsi di quegli armenti, Ercole traversò l
rando il suo coraggio, lo presentò di una barca d’oro di cui si servi
per
attraversare l’Oceano. Giunto ad Euritia egli s’i
tà di Tirrenia. Nella traversata uno dei suoi tori si sbandò, errando
per
le campagne di Reggio, ed uccise Ericio re di que
ratteri particolari dell’ Ercole greco, è di essere un gran bevitore,
per
il che lo si vede uscir vincitore dalla lotta con
rossolano, quando si rapporta alla ruvida asprezza della vita eroica,
per
l’uso che essi aveano di vuotare completamente la
figlio d’Ippolito, il quale gli rese un tale servigio. Ciò non impedì
per
altro all’Eterna Giustizia, di seguire il suo imm
te tre anni. Ercole si sottomise e allora fu che Mercurio lo vendette
per
tre talenti ad Onfale, regina di Lidia. Sofocle d
alenti ad Onfale, regina di Lidia. Sofocle dice che l’eroe fu venduto
per
comando dell’oracolo di Giove, e che la sua schia
etto secondo taluni Lamio, e secondo altri Tirrenio o Agelao. Gioverà
per
altro ricordare che tuttociò riposa su tradizioni
ale massacrava tutti coloro a cui dava l’ospitalità, Ercole lo uccise
per
un movimento di generosa indegnazione. Seguendo l
tre notizie non meno tradizionali, raccolte da Apollonio, pretendono,
per
contrario, avere Ercole preso una parte attivissi
one ci presenta come figlio di Giasone. Gli Argonauti scelsero Ercole
per
loro capo ma egli ricusò quest’onore temendo di m
ve, e che abbandonato dai suoi compagni egli fosse giunto in Colchide
per
un cammino sconosciuto. Terminata la sua schiavit
ni e si slanciò il primo sulle mura nemiche, ciò che gli valse, forse
per
gelosia, l’inimicizia di Ercole. Diodoro dice che
rì istantaneamente. Dopo questa spedizione egli si rese a Flegra, ove
per
comando di Minerva, combattè contro i giganti in
abitanti di Pilo. Da quest’ultima città egli marciò contro Lacedemone
per
vendicarsi di suo figlio Ippocoone, e in ciò si e
scettro al suo legittimo re Tintaro. Di là Ercole si rese a Calidone
per
dimandare la mano di Dejanira, figlia di Oeneo, c
corona, uccise Laogara, re dei Driopi, e tutti i suoi figli con lui,
per
punirli della loro ribellione. Al suo passaggio p
oi figli con lui, per punirli della loro ribellione. Al suo passaggio
per
Itone. Ercole fu disfidato ad un particolare comb
opinione di Stesicore, uccideva tutti i viaggiatori, che transitavano
per
quella città, onde innalzare coi loro cranî un te
e che egualmente Ercole uccise perchè si era opposto al suo passaggio
per
i suoi stati, quantunque Diodoro rapporto che Ami
tati, quantunque Diodoro rapporto che Amintore fosse ucciso da Ercole
per
avergli negato la mano di sua figlia Astidamia. S
roe serviva allora la regina Onfale, e parte direttamente dalla Lidia
per
assediare la città di O calia di cui si rende pad
rendendolo quasi demente. In eccesso di furore afferrò il giovanetto
per
nome Lica e lo lanciò dall’alto di una roccia nel
: ma ratto Che dall’ostie e dai rami in su l’altare Surse la fiamma,
per
le membra un largo Sudor gli si diffuse, e tutta,
ascea. lo sventurato Lica, non rea del fallir tuo, sgridando. Domandò
per
qual fraude a lui recata Avea tal veste. Il miser
so il fatale tessuto, il quale si era come incollato sulle sue carni,
per
modo che ad ogni sforzo che Ercole faceva per str
ollato sulle sue carni, per modo che ad ogni sforzo che Ercole faceva
per
strapparselo di dosso, la carne di lui si lacerav
e a Trachina, ove Dejanira vedendo il male che aveva fatto, si uccise
per
disperazione. La luminosa carriera di questo eroe
sservisi coricato ordinò che vi venisse appiccato il fuoco, obbedendo
per
tal modo all’oracolo al quale egli s’era rivolto
renze. Non vi fu alcuno che avesse voluto mettere il fuoco alle legna
per
molti giorni ; finalmente un pastore per nome Pae
mettere il fuoco alle legna per molti giorni ; finalmente un pastore
per
nome Paeso accettò il compito doloroso, ricevendo
dono che colui che compì codesta triste funzione fosse stato un greco
per
nome Morsimio. Mentre il rogo bruciava, il fiume
orsimio. Mentre il rogo bruciava, il fiume Diraso scaturì dalla terra
per
portare qualche refrigerio alle sofferenze dell’e
be, su trasportato nel cielo in mezzo a replicati scrosci di fulmine,
per
comando dl Giove stesso. E come la sua invitta e
ed alma, E credo che ogni Dio ne sia contento ; Che s’ei portò laggiú
per
noi la palma Di mille imprese carche di spavento,
diverse tradizioni indigene, le quali sono quasi tutte identiche, sia
per
la confusione necessariamente avvenuta fra le leg
he, che essendo in guerra contro gli Eleusini, seppe dall’oracolo che
per
riuscire vittorioso, avrebbe dovuto sagrificare a
a a morire, le altre tre si sarebbero uccise di propria mano. Eretteo
per
ubbidire all’oracolo sagrificò la maggiore delle
eo per ubbidire all’oracolo sagrificò la maggiore delle sue figliuole
per
nome Ottonea, e le altre tre mantennero la fede g
eniesi in commemorazione della loro gratitudine a questo loro re, che
per
il bene comune non aveva esitato un momento a sag
Il nome di lui è ripetuto dai mitologi e dai cronisti dell’antichità,
per
avere egli fatto uccidere tutt’i sacerdoti del su
otta Ercole, questi accettò col patto che premio della pugna fossero,
per
parte del principe, i suoi stati, e per parte sua
e premio della pugna fossero, per parte del principe, i suoi stati, e
per
parte sua gli armenti di Gerione. Nel combattimen
o Imperadore e che si rese celebre nei fasti dell’antichità religiosa
per
le cerimonie dette Catacogie e Anacogie. Il nome
Essa tradì il marito, il quale venne a conoscenza della colpa di lei
per
essersi nascosto invece di andare all’assedio di
li aveva rivelato l’arte della negromanzia, in cui era famoso. Venuto
per
altro in certezza del tradimento di sua moglie, A
in certezza del tradimento di sua moglie, Anfiarao decise di partire
per
la guerra, non ostante l’inevitabile morte che lo
e di Egisto e moglie di Oreste, quantunque questi fosse suo fratello
per
parte materna, da questa unione naque un figliuol
che egli cioè avesse ricevuta da sua madre tre anime e tre armature,
per
modo che per ucciderlo bisognava trucidarlo tre v
è avesse ricevuta da sua madre tre anime e tre armature, per modo che
per
ucciderlo bisognava trucidarlo tre volte. Evandro
avendo sorpreso Venere che usciva dal bagno dalle braccia di Adone fu
per
volere della dea colpito di cecità. Apollo allora
cia di Adone fu per volere della dea colpito di cecità. Apollo allora
per
vendicare il figliuolo, prese le forme di un cign
done. Erimanto era anche il nome di una montagna nell’Arcadia, famosa
per
il cignale che è conosciuto nella tradizione favo
e la peste decimavano gli uomini. Allora gli dei la fecero cercare da
per
ogni dove, ma non giunsero a scoprirla, finchè il
r ogni dove, ma non giunsero a scoprirla, finchè il dio Pane entrando
per
caso nella caverna dove Cerere era nascosta, la r
atto ; E con idre verdissime eran cinte : Serpentelli e ceraste avean
per
crine. Onde le fiere tempie eran avvinte. E quei
ione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro città da Tiro
per
mare, e che entrata nel mare Jonio, si fosse ferm
rono la statua, posero in opera tutt’i mezzi ciascuno dalla sua parte
per
tirarla alla propria spiaggia, ma non riuscirono
no la statua di Ercole nella città senza ostacolo alcuno. Gli Eritrei
per
ricompensare lo zelo delle Tracie, stabilirono ch
di Mercurio avente la testa di Arpocrate, si dava cotesto nome forse
per
voler significare che talvolta il silenzio, raffi
n tempio. Da ciò forse derivò l’uso di porre alla soglia delle case e
per
sino nelle crociere delle strade, un simulacro di
Una vecchia tradizione racconta che in questa città eravi una strada
per
la quale si discendeva all’inferno. Le cronache m
rno in cui ella andò all’altare, tutti gli dei abbandonarono il cielo
per
assistere alle nozze di Lei. La sola Giunone fra
ei. La sola Giunone fra tutte le dee non volle recarsi agli sponsali,
per
l’odio ch’essa nutriva contro la famiglia di Ermi
lia ne è venuta la seguente tradizione favolosa. Fu detto che Vulcano
per
vendicarsi della infedeltà di Venere, allorchè qu
lle due divinità, cioè una testa di sparviero con un Aquila a fianco,
per
simboleggiare Osiride ; e un caduceo per ricordar
iero con un Aquila a fianco, per simboleggiare Osiride ; e un caduceo
per
ricordare Mercurio. 1809. Ermotimo. — Così aveva
igato Leandro a nascondere la sua fiamma, alla quale i suoi genitori,
per
antiche inimicizie, non avrebbero mai aderito, eg
uoi genitori, per antiche inimicizie, non avrebbero mai aderito, egli
per
vedere la sua amata traversava a nuoto un tratto
passi. Ero, conturbata dal pericolo a cui si esponeva il suo diletto
per
amore di lei, poneva ogni notte sull’alto di una
ri di Ero e Leandro. Avendo una tempesta sconvolte le onde del mare
per
più giorni, a Leandro su per sei notti, impossibi
una tempesta sconvolte le onde del mare per più giorni, a Leandro su
per
sei notti, impossibile il recarsi all’amoroso rit
sperata si precipitò nel mare volendo morire della morte istessa, che
per
amore di lei aveva incontrata quegli ch’ella ador
in generale col dare l’appellazione di eroe a quel mortale che aveva
per
madre una dea e per padre un uomo, o viceversa, p
e l’appellazione di eroe a quel mortale che aveva per madre una dea e
per
padre un uomo, o viceversa, per padre un dio e pe
mortale che aveva per madre una dea e per padre un uomo, o viceversa,
per
padre un dio e per madre una donna. La maggioranz
er madre una dea e per padre un uomo, o viceversa, per padre un dio e
per
madre una donna. La maggioranza di questi scritto
to in quel sacro ricinto. Così Omero pel sepolcro di Ettore. …… Indi
per
tulto Queto il foco, i fratelli e i fidi amici Pi
anzia. — Nome di una specie di divinazione che i Persiani praticavano
per
mezzo dell’aria. In greco la parola Ἀηρ significa
poi acquistata tanta lagrimevole rinomanza, nella cronaca mitologica,
per
l’incestuoso adulterio con suo cognato Tieste. Er
accendere la fiamma di quell’odio terribile, la cui fosca luce balenò
per
tanto tempo, nei fasti delittuosi della Grecia an
. Ero. 1816. Erostrato. — Così avea nome quell’abitante di Efeso, che
per
rendersi celebre concepì l’infame e pazzo pensier
ra anche il nome di un mercatante Nacraziano il quale si rese celebre
per
avere instituita la corona Naucratite di Venere.
i caduceo la cangiò in una statua di pietra di colore nerastro, forse
per
indicare che la bianchezza di quella era stata os
ua sposa e n’ebbe un figlio che poi fu chiamato Aollio, ed una figlia
per
nome Prima. La morte di Romolo penetrò Ersilia di
esta cerimonia era ritenuto come festivo ; il carro veniva accolto da
per
ogni dove con grande solennità, i pubblici affari
re del dio Argentino perché il rame e più antico dello argento. Anche
per
l’oro vi era una particolare divinità, e questa è
nche per l’oro vi era una particolare divinità, e questa è la ragione
per
la quale si sono ritrovate non poche medaglie, co
i ancor giovanissimo, predisse a Priamo (quando questi ripudiò Arisba
per
sposare Ecuba) che il secondo siglio che avrebbe
ioni più accreditate però raccontano, invece che Apollo avendo saputo
per
mezzo di un corvo che la sua amante aveva una tre
l comando e già Coronide era presso a morire, allorchè Apollo accorse
per
salvare suo figlio Esculapio e lo trasportò press
con la quale richiamava in vita i cadaveri. Esculapio ebbe una moglie
per
nome Epione (che significa calmante). Fra i suoi
ro VII. trad. di A. Caro. Però Giove stesso che lo aveva ucciso, sia
per
propria amicirazione, sia per accondiscendere all
ò Giove stesso che lo aveva ucciso, sia per propria amicirazione, sia
per
accondiscendere alle preghiere di Apollo, mise Es
l’avvenire, percuotendoli uno contro l’altro. La tradizione dice che
per
mezzo di un simile incantesimo egli avesse saputa
imile incantesimo egli avesse saputa l’epoca della sua morte, ciò che
per
altro non gl’impedì di morire ucciso a tradimento
gere dal re il compimento della sua parola. Ma il fedifrago principe,
per
tutta risposta fece mettere in prigione il messag
n carro tirato da due draghi, vi montò sopra, e scorrendo rapidamente
per
varî paesi, raccolse gran quantità di erbe, e rit
za di dolore, si fosse appiccata, e che Giasone al suo ritorno avesse
per
onorare la memoria del padre fatto celebrare dei
sull’antichità, confonde le Esperidi con le Atlantidi, alle quali dà
per
madre una donna, per nome Esperide, da cui trasse
onde le Esperidi con le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna,
per
nome Esperide, da cui trassero il nome collettivo
racconta ch’essendo un giorno Espero, salito sulla vetta di un monte,
per
studiare il corso degli astri, fu trasportato da
Specie di solennità o cerimonia religiosa che gli antichi istituirono
per
purificare le persone che aveano commesso un qual
elitto era stato consumato. Lo studio dei tempi dell’antichità rivela
per
altro che presso i romani ed i greci si faceva us
iasse la patria. Presso i pagani le principali espiazioni si facevano
per
le armate, pei templî, per le città, per l’omicid
agani le principali espiazioni si facevano per le armate, pei templî,
per
le città, per l’omicidio e pei prodigî. Nei tempi
ipali espiazioni si facevano per le armate, pei templî, per le città,
per
l’omicidio e pei prodigî. Nei tempi eroici l’espi
le città, per l’omicidio e pei prodigî. Nei tempi eroici l’espiazione
per
l’omicidio, detta anche espiazione di sangue, ven
one per l’omicidio, detta anche espiazione di sangue, veniva compiuta
per
mezzo di cerimonie solenni, gravi, dolorose. L’om
nfatti nello studio dell’antichità, vediamo Creso re di Lidia espiare
per
Adrasto, reo di omicidio ; Copreo uccisore di Ifi
te, re di Atene, espia Oreste, e Circe compie le cerimonie espiatrici
per
Giasone e Medea. Allorquando il reo si presentava
placare con più sicurezza le Furie. Non tutte le cerimonie espiatrici
per
gli omicidi venivano fatte con la stessa pompa, n
e avesse espiato una qualche uccisione in modo ben più semplice, come
per
esempio, il lavarsi nell’acqua corrente. Così fec
asso, nel quale è ripetuta la maniera con la quale fu espiato Orazio,
per
l’uccisione di sua sorella Camilla, all’epoca del
cui professavasi di temere gli dei, il giudizio degli uomini bastasse
per
assolvere un delinquente, fece venire i pontefici
cassero gli dei e che il reo subisse tutte le pruove che erano in uso
per
espiare quei delitti, in cui non avea avuto parte
renti cerimonie. Il calendario romano segnava dei giorni prestabiliti
per
la espiazione della città di Roma. Una di queste
rderemo il fatto di Edipo, il quale esiliato della sua patria, drizzò
per
caso i suoi passi verso Atene, si fermò nel tempi
lor diam, benignamente Di raccorti le prega (od altri il rito Compai
per
te) ma con sommessa voce Mormorando la prece ; in
e mille altri accidenti, erano presso i pagani, altrettante ragioni,
per
la celebrazione delle cerimonie espiatorie. Final
e s’invocava la protezione dei numi e si offerivano loro dei donativi
per
averli propizî. 1841. Esta. — Nome particolare ch
che si dava alle viscere delle vittime, che gli Aruspici esaminavano
per
prodire l’avvenire. Questa voce deriva dal latino
re. 1844. Estipielo. — Istrumento del quale si servivano gli Aruspici
per
estrarre le viscere dal corpo della vittima. 1845
teocle convenne col fratello, che avrebbero regnato a vicende un anno
per
ciascuno. Come maggiore, Eteocle fu il primo a re
de un anno per ciascuno. Come maggiore, Eteocle fu il primo a regnare
per
un anno, ma compiuto il suo tempo egli ricusò di
ell’Argolide. Egli era di un disinteressamento a tutta prova, e aveva
per
la sua patria, e per le leggi di questa, una devo
a di un disinteressamento a tutta prova, e aveva per la sua patria, e
per
le leggi di questa, una devozione senza limite. E
obo nella destra. Con questi differenti attributi si voleva denotare,
per
mezzo di simboli allegorici, i caratteri principa
i la Musogonia. I pagani si servivano delle lave ardenti dell’Etna,
per
leggere in quelle la predizione del futuro. La ce
uole di Niobe. 1859. Etra — Figlia di Piteo, re di Trezene conosciuto
per
la sua saggezza. Etra fu segretamente, dallo stes
stesso suo padre, maritata ad Egeo che la rese madre di Teseo. Piteo
per
alcune particolari sue ragioni, delle quali la cr
o in Trezene, innammoratosi della figlia, l’avesse resa madre ; e che
per
conseguenza Teseo era figlio di Nettuno. Allorchè
ciò in custodia ad Etra. E quando Castore e Polluce corsero alle armi
per
vendicare il ratto della sorella e s’impadroniron
o dell’assenza di Teseo, essi ricondussero con se Elena a cui dettero
per
schiava Etra stessa la quale seguitò da quel gior
vente dei loro colpi ; ma l’eroico valore dei guerrieri greci fu vano
per
lo spazio di nove anni, mentre Ettore uscì sempre
mbattimenti e più di trenta fra i più famosi guerrieri greci perirono
per
mano di lui, sotto le mura della contrastata citt
Omero — Iliade — Libro XXII trad. di V. Monti. Abbandonato dagli dei
per
avere disobbedito ad Apollo, Ettore giunto al cos
e disobbedito ad Apollo, Ettore giunto al cospetto di Achille, sentì,
per
un istante, vacillare il proprio coraggio, e quel
la intrepida energia che non lo aveva mai abbandonato un solo istante
per
lo spazio di dieci anni. Ciò bon ostante egli at
ore cade, e Achille, fatto legare al suo carro il cadavere di lui, fa
per
tre volte il giro delle mura della città. ….. e
alla putrefazione e coprì il corpo dell’eroe con la sua egida di oro,
per
impedire che Achille, col trascinarlo tante volte
ibro XXIV trad. di V. Monti. Finalmente gli dei, mossi a compassione
per
un valoroso che li aveva sempre onorati, inspirar
nsïglio. 1867. Eubulo. — Figlio di Demetrio di Maratona, il quale fu,
per
decreto del senato, premiato con la sacra dei cor
nome un giovine abitatore della Tessaglia, il quale recatosi a Delfo,
per
consultare la Pitia, s’innammorò così perdutament
della loro città. Era figlio di Penteo, e mori sotto le mura di Troja
per
mano di Menelao. 1876. Eufrona. — Dalle due parol
enefattore e μενος animo. Racconta la tradizione favolosa che Apollo,
per
liberare Oreste dalle furie che lo tormentavano d
soccorso di Minerva. ……Te Inseguiranno In terra, in mar. nell’isole.
per
tutto ; Ma tu prosegui il tuo cammino. e stanco N
ondussero nell’isola d’Itaca, e lo venderono al re di quella contrada
per
nome Laerte padre di Ulisse, il quale dopo qualch
inistri delle cerimonie del culto di Cerere. Il loro sacerdozio aveva
per
ogni individuo la durata di dieci anni ed era cre
o di Giasone e della giovanetta Isifile, figlia di un re della Tracia
per
nome Toante. Giasone in un suo viaggio all’isola
i Delfo, insieme ad un altro celebre suonatore della città di Reggio,
per
nome Aristano onde sostenere una sfida nella loro
lo con un liuto sul quale era posata una cicala. I Locresi ritenevano
per
fermo che le cicale cantavano solamente sulle riv
esta legge. Si facevano in simili congiunture le più severe ricerche,
per
conoscere se qualche donna fosse penetrata nel te
rche, per conoscere se qualche donna fosse penetrata nel tempio anche
per
combinazione, e appena si scopriva la rea veniva
che s’imbattessero in uno di essi, ritornavano in casa e non uscivano
per
tutto quel giorno. 1893. Euploca. — Soprannome ch
a. — Soprannome che si dava a Venere prima d’intraprendere un viaggio
per
mare, onde ottenere, una felice navigazione. La g
lo. — Il più bello fra i guerrieri trojani e celebre nella tradizione
per
il grande amore che lo legava a Niso, altro giova
V. Monti. 1897. Euribate. — Uno degli Argonauti che si rese celebre
per
la sua agilità negli esercizii del corpo, e per l
i che si rese celebre per la sua agilità negli esercizii del corpo, e
per
l’arte che aveva di risanare le ferite. Oileo gra
e che Laerte, padre di Ulisse, avea comperata Euridea ancora bambina,
per
l’equivalente somma di venti buoi. 1900. Euridice
teva un oracolo che faceva rivedere le anime dei morti, richiamandole
per
poco al contatto degli uomini. Fu là che Orfeo ri
etta Euridice, e lusingandosi che ella l’avrebbe questa volta seguito
per
non abbandonarlo più mai, si rivolse a guardarla,
rogare nuovamente l’oracolo, ma questo rispose che Euridice era morta
per
sempre, e ch’egli non l’avrebbe riveduta più. In
voce dell’oracolo, Euripile s’imbarcò nuovamente, e la sua nave girò
per
più giorni in balia dei venti, ma finalmente fu s
o, che non gli permetteva di entrare in città, e facevagli comunicare
per
mezzo di un araldo i suoi ordini. Quando Ercole m
o di un araldo i suoi ordini. Quando Ercole mori, Euristeo perseguitò
per
fino i suoi discendenti. — V. Eraclidi. — La trad
alla sua presenza, e che sì era fatto fabbricare una botte di bronzo
per
nascondervisi in caso di bisogno. 1906. Euristemo
ignita del suo sacro carattere, doveva far giuramente di viver celibe
per
tutto il rimanente dei suoi giorni. 1907. Eurito.
maestro di Ercole nel tirar d’arco. V. Ercole. Egli aveva una figlia
per
nome Jole, di cui aveva promesso la mano a colui
si tuffò nelle onde prendendo la via dell’isola di Creta, ove giunse
per
l’imboccatura del fiume Lete, che passava a Gorit
, al dire del citato scrittore, le acque dell’ Eurota erano maledette
per
essere generate dalle Furie. Finalmente si chiama
a Imero. Essendo i Lacedemoni in guerra con gli Ateniesi, aspettavano
per
fissare il giorno della battaglia, che fosse comp
osse compiuto il plenilunio. Però il generale della armata Lacedemone
per
nome Eurota, mise in derisione cotesta credenza d
interamente l’esercito dei Lacedemoni, il cui comandante si precipitò
per
disperazione nel fiume Imero, che da quel tempo f
si precipitò per disperazione nel fiume Imero, che da quel tempo fu,
per
questa ragione, chiamato Eurota. 1911. Eusebia —
914. Eutico. — Narrano le cronache, che quando Augusto mosse da Roma,
per
la spedizione che poi finì con la battaglia di Az
Nicone, che vuol dire vinvitore, da ciò prese Augusto lieto presagio
per
la vittoria, ed è scritto che riportata che l’ebb
e, ella si precipitò fra quelle, volendo che le proprie fossero unite
per
sempre alle ceneri dell’uomo che essa aveva amato
petuto una volta l’anno sul monte Aventino. …… ed appressarsi La ’ve
per
avventura il re quel giorno Solennemente in un sa
ava questo soprannome a Bacco. 1922. Evocazione — Cerimonia religiosa
per
mezzo della quale i pagani evocavano gli dei ovve
llo stesso carattere. La prima Evocazione era quella che si praticava
per
chiamare gli dei, quando si credeva necessaria la
religiosa dei pagani alle differenti divinità, il potere d’essere da
per
ogni dove. In simili occasioni si cantavano alcun
el luogo ove si credeva utile la loro presenza : e quando il pericolo
per
cui si evocavano le divinità era cessato, si cant
ava loro commiato. Al dire di Plinio, gli Etrurî evocavano il fulmine
per
liberarsi da qualche nemico. Numa Pompilio, il pi
. La seconda specie di Evocazione era quella che i pagani praticavano
per
evocare gli dei tutelari. Dice Macrobio, che quan
comandato che i soldati pigliassero le armi, disse : O Apollo Pizio,
per
tuo conforto seguitando la tua deità, come mia sc
di F. Nardi. Finalmente la terza Evocazione era quella che si faceva
per
evocare le anime dei morti, ed era di tutte la pi
della sua diletta Euridice. Ulisse, recandosi nel paese dei Cimmerj,
per
consultare l’ombra dell’indovino Tiresia, compie
dei figliuoli di Ercole, che egli ebbe da una figlia del re Evandro,
per
nome Vinduna. Al dire di Festo, egli chiamavasi d
scrittori pretendono che questo primitivo nome di Fovio, gli venisse
per
essere stato il primo ad insegnare ai suoi concit
nome alla cignala madre del famoso cignale di Calidone, e che desolò
per
più tempo le circostanze del borgo di Crommione,
to. Teseo la fece morire e ad essa restò la denominazione di cignala,
per
alludere forse alla laidezza dei suoi costumi. 19
interamente cieco. Un giorno il dio di Epidauro, Esculapio, gli mandò
per
mezzo d’una donna chiamata Anite, una lettera sug
te da prima che la donna volesse prendersi giuoco di lui, insultando,
per
basso animo, alla dolorosa sventura che lo avea c
ica, avendo portate in Atene delle piccole statue di Bacco, si attirò
per
questo, senza alcuna plausibile ragione, il dispr
lla città una terribile epidemia, onde si andò a consultare l’oracolo
per
saperne la cagione, ed essere indicato il mezzo o
a era conseguenza dello sdegno di Bacco, irritato contro gli Ateniesi
per
l’indegno trattamento da essi fatto ad un suo pro
esentanti qual dio, e le portarono con grande apparato in processione
per
tutte le strade. Da quel tempo le feste dette Fal
lori. — Nome collettivo, che si dava ai ministri delle orgie di Bacco
per
dinotare che essi portavano il fatto nella proces
ne che si faceva durante le cerimonie falliche. I Fallolori correvano
per
le strade della città, mentre continuava la celeb
i, e tante (Meraviglia a ridirlo) ha lingue e bocche Per favellare, e
per
udire orecchi, Vola di notte per l’oscure tenebre
ha lingue e bocche Per favellare, e per udire orecchi, Vola di notte
per
l’oscure tenebre De la terra e del ciel senza rip
o. Stridendo sempre, e non chiude occhi mal, Il giorno sopra tetti, e
per
le torri Sen va de le città, spïando tutto Che si
sti della mitologia pagana, che gli dei formavano spesso dei fantasmi
per
salvare e talvolta anche per ingannare gli uomini
he gli dei formavano spesso dei fantasmi per salvare e talvolta anche
per
ingannare gli uomini. Così Giunone per salvare Tu
i per salvare e talvolta anche per ingannare gli uomini. Così Giunone
per
salvare Turno re dei Rutoli che si esponeva con t
no lo inseguì fino su di un vascello che si trovava nel porto. Allora
per
volere della dea il fantasma disparve e il vascel
ella città di Mitilene, nell’isola di Lesbo, il quale si rese celebre
per
la sua straordinaria bellezza. I poeti della favo
vola finsero che Venere lo avesse fatto così sorprendentemente belio,
per
ricompensarlo di un servigio che egli le aveva re
fu unto il corpo, diventò di una bellezza simile a quello di un dio,
per
modo che tutte le donne di Mitilene furono pazze
da di Acaja, vi era una città conosciuta sotto questo nome, e celebre
per
un oracolo che la dea Vesta e Mercurio, avevano n
mortale, avesse cooperato all’opera dei celesti. Fu questa la ragione
per
la quale i greci adoperarono ogni arte onde Achil
abbandonasse Deidamia, presso alla quale, la madre lo aveva nascosto,
per
trarlo allo assedio di Troja ; e fu similmente qu
, per trarlo allo assedio di Troja ; e fu similmente questo il motivo
per
il quale morto Achille i greci condussero al famo
o, sebbene ancora fanciullo. In secondo luogo, la fatalità voleva che
per
la caduta di Troja fossero adoperate le frecce di
nto, nè mangiato l’erba dei campi trojani ; e quindi Ulisse e Diomede
per
raggiungere un tale scopo, sorpresero Reso in un
dei trojani, ma legato coi vincoli del sangue alla real casa Priamea,
per
aver tolta in moglie Astioca, figliuola del re Pr
inzioni. Queste favole sono in gran maggioranza come quelle che hanno
per
sobbietto principale gli dei maggiori, e gli eroi
come madre dei delitti. Veniva raffigurato cieco e con le ali, forse
per
dinotare che non riconosce i suoi amici quando s’
gli uomini di penetrare. L’oracolo di questa dea rimaneva sempre muto
per
gli uomini ; e non rispondeva neanche alle donne,
n rispondeva neanche alle donne, quando talune di esse la interrogava
per
cosa che riguardasse un uomo. 1958. Faunali — Pre
una pecora. 1959. Fauni — Dei campestri, figliuoli di Fauno che ebbe
per
padre Pico. Ovidio li chiama Fauni bicornes, perc
rificato le vittime vicino alla fontana Albunea, ne stendeva le pelli
per
terra e vi si coricava sopra durante la notte. Pe
romani questo dio aveva un culto simile a quello che i greci avevano
per
il dio Pane. 1961. Faustolo — Ci ammaestra la tra
demonte. Però Nettuno, che odiava Ulisse, sdegnato contro i Feacidi,
per
aver essi portato nell’isola di Itaca un uomo al
a fatto rivelazione, ed in cui era detto che Nettuno odiava i Feacidi
per
essere questi dei celebri piloti, e che perciò mo
, dopo le esortazioni di Alcinoo, i Feacidi ne ebbero in risposta che
per
placare lo sdegno di Nettuno, bisognava offrirgli
ta particolare denominazione, sia come sorella di Apollo o Febo ; sia
per
voler intendere che la Luna riceve la luce dal So
eci davano codesta appellazione ad Apollo come dio della Luce e forse
per
alludere anche al calore che emana dal Sole e che
accompagnate da sacrifizi ed offerte si facevano, al dire di Plinio,
per
rendere propizii gli dei infernali, alle anime de
ata di dodici giorni ; elasso di tempo che si occupava ordinariamente
per
tutte le specie di espiazioni, sia private, che p
e a Plutone. 1971. Febbre — I romani avevano ricevuta questa divinità
per
trasmissione dai primitivi abitatori della Grecia
aceva mestieri dichiarare la guerra, i feciali eleggevano uno di essi
per
mezzo di votazione, e allora l’eletto portavasi,
non è altro se non la Terra. Le donne romane invocavano la Fecondità,
per
avere dei figliuoli, e a tale uopo si assoggettav
avere dei figliuoli, e a tale uopo si assoggettavano ad una cerimonia
per
quanto oscena altrettanto ridicola. Narrano le cr
dell’antichità, che quando le donne si recavano nel tempio della dea,
per
invocare la grazia di esser feconde, i sacerdoti
aglie si trova la fecondità rappresentata come una donna appariscente
per
florida bellezza, col seno interamente nudo fino
alla inviolabilità dei contratti. Presso i romani un giuramento fatto
per
la dea Fedeltà, era ritenuto come il più sacro ed
rtorella nell’altra, essendo questo uccello il simbolo della fedeltà,
per
la fede che porta alla sua compagna. 1976. Fedra
lle pianure circonvicine. Al dire di Euripide, fece Fedra ogni sforzo
per
vincere da principio la funesta passione che le s
enti parole ad Ippolito l’amore che bruciava il sangue della matrigna
per
lui. Ma avendo Ippolito respinto con orrore le in
tava che tentata nell’onore dal figliastro Ippolito, ella si uccideva
per
sottrarsi all’infamia, preferendo la morte al dis
rdi, e cogli occhi scintillanti come due stelle. Gli Egizi ritenevano
per
fermo, che quando l’uccello Fenice si sentiva pro
a credenza pagana del risorgimento, dalle proprie ceneri della Fenice
per
confermare l’idea miracolosa della resurrezione d
io non perchè essi prestassero fede alle superstizioni dei pagani, ma
per
mettere in atto uno dei loro principii ; cosa la
articolarmente sopra i sepolcri, si scolpiva l’immagine di una Fenice
per
risvegliare così la idea dell’eternità collegata
olo di Amintore, re dei Dolopi, in Epiro. Narra la cronaca che Fenice
per
soddisfare il giusto risentimento di sua madre, l
re il giusto risentimento di sua madre, la quale Amintore abbandonava
per
i laidi vezzi di una sua concubina per nome Lizia
la quale Amintore abbandonava per i laidi vezzi di una sua concubina
per
nome Lizia, si facesse amare da questa, la quale
esse amare da questa, la quale abbandonò facilmente il vecchio padre,
per
darsi in braccio al giovane figliuolo. Amintore,
la morte di Patroclo, ritornò alle armi, Fenice, sempre fedele amico,
per
quanto invitto guerriero, lo seguitò in tutti i p
roe, ed egli lo accompagnò sottò le mura di Troia, e seguitò ad avere
per
lui lo stesso paterno amore, e la stessa inaltera
sso paterno amore, e la stessa inalterabile amicizia, che aveva avuta
per
Achille. Finalmente, caduta Troia in potere dei g
este feste, fu una volta impedita dai disordini delle guerre civili ;
per
la qual cosa durante la notte si intesero delle g
re civili ; per la qual cosa durante la notte si intesero delle grida
per
la strade di Roma, e fu detto che le anime dei mo
er la strade di Roma, e fu detto che le anime dei morti si agirassero
per
le vie della città. I Romani, spaventati da siffa
ni. Da ciò, al dire di Pindaro, fu dato questo nome alla dea fortuna,
per
dinotare che ella governa e sostiene il mondo. 19
Riferiscono le cronache codeste Ferie fossero istituite da Tarquinio
per
solennizzare Roma come capitale del Lazio. I magi
gnò agli uomini a conservare il fuoco nel gambo di questa pianta, che
per
naturale conformazione, puo, ritenerlo acceso in
a pianta, che per naturale conformazione, puo, ritenerlo acceso in sè
per
più giorni senza esserne divorata. Riferisce Diod
di quelli di Ferula. Forse i seguaci di quel dio colpiti da ebbrezza
per
troppo larghe libazioni, dovettero offendersi sca
ente di bastoni di Ferula, imperocchè questi sebbene forti abbastanza
per
servire di appoggio, erano troppo fragili per per
ebbene forti abbastanza per servire di appoggio, erano troppo fragili
per
percuotere. 1992. Ferusa — Una delle cinquanta ni
a similmente il nome di quel famoso figliuolo del Sole e di una ninfa
per
nome Climene. Le cronache della favola ne fanno t
lla favola ne fanno tutte menzione, come di colui che si rese celebre
per
la sua famosa caduta, la cui origine si attribuis
li domandata. Il Sole, trasportato d’affetto pel figliuolo suo, giuro
per
lo Stige, che non gli avrebbe nulla negato, e all
lla negato, e allora l’audace giovanetto dimando in grazia, di potere
per
un sol giorno illuminare la terra, conducendo il
a stare I fonti nel materno ombroso ventre : Alza il fruttifer volto
per
parlare, Oppon la mano all’arsa fronte, e mentre
— Metamorfosi — Libro II. trad. di Dell’Anguillara. e Giove allora,
per
prevenire la catastrofe universale, di cui l’auda
n prec pizio il corpo estinto, Ardendo l’aureo crin doppia facella. E
per
l’aria all’ingiù gran tratto spinto, Sembra quand
di Eliadi, erano le sorelle di Fetonte, che furono cangiate in pioppi
per
aver pianto troppo lungamente la morte del loro f
anza di molti altri, la fecondità d’immaginativa che avevano i pagani
per
tutto ciò che si collegava alle loro religiose cr
ne. 1999. Fidio. — Nome particolare che si dava al dio della fedeltà,
per
il quale si prestava il giuramento dicendo : Me D
come Orfeo, Lino ed altri moltissimi. Tutti coloro che si distinsero
per
gloriose azioni, o fatti memorandi compiuti sul m
dati come figliuoli di Nettuno ; quelli che si illustrarono in guerra
per
invitto coraggio, e intrepidezza di valore, furon
gliuoli della terra tutti coloro la cui origine era sconosciuta, così
per
esempio, i giganti che dettero la scalata al ciel
epoche, ha sempre cercato di tener schiava l’intelligenza dei popoli
per
mezzo di falsità, d’ipocrisia e di superstizione,
sicurezza, all’empio e tenebroso potere dei ministri della divinità,
per
modo che la tradizione mitologica, ci ammaestra d
umero dei sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati deificati
per
mezzo dell’apoteosi, dopo la morte, erano ritenut
ologica dice che essi furono allattati da una capra, la quale essendo
per
ciò ritenuta come sacra, ebbe una statua nel temp
7. Filammone. — Figlio di Apollo e della ninfa Chiona. Resosi celebre
per
la sua bellissima voce e per la perfezione colla
llo e della ninfa Chiona. Resosi celebre per la sua bellissima voce e
per
la perfezione colla quale suonava la lira, la tra
le quali avessero dovuto partire contemporaneamente, facendo il giro
per
opposta via ; e che quel punto ov’esse si sarebbe
rnare sui loro passi. Ma gli eroici fratelli, ricusarono recisamente,
per
lo che furono dai Cirenesi che erano più forti, u
one mitologica narra di lei che Saturno l’amò passionatamente ; e che
per
sottrarsi alle gelose investigazioni di sua mogli
un cavallo, tutte le volte che si recava presso la bella Filira. Ciò
per
altro non bastò a deludere la gelosia di Rea, la
deludere la gelosia di Rea, la quale un giorno sorprese i due amanti,
per
il che Saturno si dette a fuggire rapidadamente,
e supplicò notte e giorno gli dei, di toglierle la sua umana natura ;
per
lo che mossi a compassione i numi, la cangiarono
iglia di Sitone e dice che ella non aveva l’età di venti anni, quando
per
la morte del padre fu fatta regina. Un’antica tra
oja, fu accolto con ogni cortesia dalla giovane regina, la quale finì
per
innammorarsi passionatamente di lui. Ben presto p
erfino il giorno del suo arrivo. Venuto quel giorno. Fillide, si recò
per
nove volte alla spiaggia, sperando sempre veder d
e strade, in ricordanza della corsa che la povera Fillide aveva fatto
per
nove volte ; e coll’ andare degli anni fu nel med
more altro non era se non le lagrime della disgraziata Fillide, morta
per
amore. 2013. Fillo. — Alcimedonte ebbe una figliu
a cronaca, che Alcimedonte, severo custode dell’onore della famiglia,
per
punire la figlia dell’onta ch’ella riversava su q
a voce con tale incredibile perfezione, che un giorno passando Ercole
per
di là, sentendo la voce, della gazza la credette
la credette il grido d’un bambino abbandonato, onde datosi a cercare
per
quelle foreste, trovò la madre e il fanciullo, e
ano nome le due giovanette figliuole di Pandione re d’Atene, rinomate
per
la loro estrema bellezza. La cronaca mitologica n
etta. Pure, amorosissimo com’era delle sue figliuole, il buon re finì
per
accondiscendere, e permise a Filomena di seguire
provvisamente durante il viaggio. A tale annunzio altrettanto funesto
per
quanto inatteso, la gentile ed affettuosa anima d
modo che quella tela, capitò nelle mani di Progne ; la quale conscia
per
tal modo di quanto era avvenuto, non si perdette
piccolo Iti, figlio di Tereo e della sventuratissima Filomena. Posta
per
tal modo in sicuro la sorella, la quale non meno
questo avvenimento una delle sue più belle Metamorfosi. E mentre che
per
l’aria anch’ei s’affretta. E si sostien per non c
etamorfosi. E mentre che per l’aria anch’ei s’affretta. E si sostien
per
non cader sul piano, Come alle Greche insidiose a
ncora ha il petto Macchiato, e se talor le torna a mente, Tanta pietà
per
lui la move e ancide, Che si querela un pezzo, e
a Fedra. V. Fedra ; e che pazzamente innammorata di un suo figliastro
per
nome Tene, nè potendo piegarlo alle sue voglie, s
tro per nome Tene, nè potendo piegarlo alle sue voglie, si appiccasse
per
disperazione. Filonome era similmente chiamata un
mi ch’erano state cagione del suo tradimento ; imperocchè nel passare
per
l’isola di Lemnos, volendo far vedere ai suoi com
cangiò in una orribile piaga da cui esalava un insopportabile puzzo,
per
modo che i greci temendo che egli non, fosse stat
. ……. Or tu la voce D’ Ercole ascolli e ne contempli il volto. Vengo
per
te dalla celeste sede, Di Giove il senno ad annun
ll’ egro piè ristoro Troverai primamente, è là fra tutti Poi riputato
per
valor primiero, D’alma privo cader con mie quadre
la ferita in breve Ti manderò. Fato é che Troja in somma Ricada ancor
per
l’armi mie. Sofocle — Filottete — Tragedia trad.
po. Coll’ andare del tempo innammoratosi di una figliuola di Dardano,
per
nome Idea, egli ripudiò Cleobola per sposare la n
osi di una figliuola di Dardano, per nome Idea, egli ripudiò Cleobola
per
sposare la novella amante. Ben presto Idea prese
la novella amante. Ben presto Idea prese in odio i suoi figliastri e
per
liberarsene li accusò a Fineo dicendo che essi av
ece cavar gli occhi ai suoi due figliuoli. Ma gli dei sdegnati fecero
per
mezzo d’Aquilone acciecare il crudele re, il qual
fettavano tutto ciò che si apprestava sulla mensa di Fineo facendogli
per
tal modo soffrire la fame e la sete. ….. Finco s
avesse recisamente negato di condiscendere alla preghiera dell’eroe,
per
il che sdegnato Ercole liberò a viva forza Pandio
enni sacrifizi a Bacco suo padre, nei quali si cantava un coro che fu
per
lungo tempo chiamato il coro di Fiscoa, per onora
si cantava un coro che fu per lungo tempo chiamato il coro di Fiscoa,
per
onorare la memoria della madre di Narcea. 2023. F
lorquando questa dea andava in cerca di sua figlia Proserpina. Cerere
per
ricompensare Fitalo della sua buona accoglienza,
ua buona accoglienza, gli fece presente di un albero di fico, facendo
per
tal modo conoscere agli uomini questa pianta, il
ti veneravano il Danubio ; i popoli dell’ Etiolia adoravano l’Acheolo
per
aver combattuto con Ercole ; i Tessali, il fiume
iffatto culto ; e finalmente gli Ateniesi ebbero un culto particolare
per
il fiume Ilisso. Faremo ancora notare a testimoni
personificazione di un fiume sotto la figura di un vecchio venerando
per
dinotare l’antichità di essi ; con la barba e i c
olto più che persa : E noi in compagnia dell’ onde bige. Entrammo giù
per
una via diversa Una palude fa, c’ ha nome Stige,
gge grige. Dante — Inferno — Canto VII. il Cocito, Poi sen van giù
per
questa stretta doccia Infin là ove più non si dis
; e l’elezione tanto dei Flamini maggiori quanto dei minori si faceva
per
votazione dal popolo. La dignità di Flamine era a
’ individuo ; però ognuno di essi poteva essere rimosso dal suo grado
per
alcune date ragioni ; ciò che si diceva, con fras
e ciò a testimonianza dell’ odio e del disprezzo che i romani ebbero
per
lui. Similmente troviamo la istituzione di un Fla
a istituzione di un Flamine fatta dall’ imperatore Augusto e chiamato
per
conseguenza Flamine Augustale. 2027. Flamine Dial
tologica ce lo presenta come figlio del dio Marte e di una giovanetta
per
nome Crisa figliuola di Almo. Flegia non ebbe che
re di Esculapio. V . Coronide. La cronaca favolosa ripete che Flegia
per
vendicare l’ingiuria fattagli da Apollo, avesse a
a Apollo, avesse appiccato il fuoco al tempio di Delfo ; onde gli dei
per
punirlo lo precipitarono nel Tartaro, dove Flegia
cciarlo sotto l’immano peso. Come io vidi una nave piccioletta Venir
per
l’acqua verso noi in quella, Sotto il governo d’u
ondo Virgilio :Imparale dal mio esempio a non disprezzare gli dei. È
per
altro a notare che questo passo del classico scri
nte bellezza di Flora se ne fosse perdutamente innammorato ; ond’ella
per
sottrarsi alle persecuzioni di lui si dette a fug
rte lasciò erede di tutte le sue sostanze il popolo di Roma, il quale
per
ricompensa la mise fra le sue numerose divinità.
ai giuochi Florali, Catone il saggio, il popolo pieno di venerazione
per
un uomo di così severi costumi, non osò di dimand
ttacolo. Favonio amico di Catone, lo avverti del riguardo che avevano
per
lui i suoi concittadini, ond’egli per non turbare
vverti del riguardo che avevano per lui i suoi concittadini, ond’egli
per
non turbare la festa, e non essere presente a cos
ssi bastoni e di pietre ; ma l’eroe ne uccise molti a colpi di clava,
per
modo che gli altri intimoriti si dettero alla fug
lo dei suoi seguaci, costringeva tutti i passaggieri che transitavano
per
la via principale, che conduceva a Delfo, a batte
della Terra e del Mare. Atlante lo vinse in un combattimento ed egli
per
disperazione si gettò nelle onde. Fin quì la part
a anche il nome di Fordicidie. Durante la cerimonia, i pagani avevano
per
costume, di sacrificare alla terra un dato numero
i, e propriamente dalle formiche della selva di Egina. Avevano quindi
per
esse un culto particolare. V . Mirmidoni. 2047.
— Nella città di Eritrea, visse un pescatore così chiamato, il quale
per
una malattia d’occhi perdette la vista. La tradiz
i due fiumi l’ Asterione ed il Cefiso, arbitro fra Giunone e Nettuno,
per
la contesa surta fra queste due divinità, a chi f
giata con un cornucopia nella mano, ed avendo vicino un Cupido alato,
per
significare, secondo il citato scrittore, che in
i di Smirne, dettero incarico al famoso statuario Bupalo, di lavorare
per
essi una statua colossale di questa dea, avente i
si venerava una statua della Fortuna che la rappresentava conducente
per
mano Plutone fanciullo, per dinotare che la fortu
a Fortuna che la rappresentava conducente per mano Plutone fanciullo,
per
dinotare che la fortuna è arbitra del dio delle r
una talvolta con un sole sulla testa e tal’ altra con una mezza luna,
per
esprimere che essa al paro di questi due pianeti,
ulla terra. Col suo braccio sinistro cinge due corni dell’abbondanza,
per
dimostrare che essa è la dispensatrice dei beni d
dei beni del mondo, e appoggia la mano destra sul timone di una nave,
per
spiegare che essa governa tutto l’ universo e che
ne. Assai di sovente si dipinge la Fortuna con una ruota nella mano,
per
simboleggiare l’ incostanza e la volubilità di qu
seguendo la configurazione simbolica dei loro miti religiosi, davano
per
madre la dea Temide, e la facevano sorella della
lse, Poi le schiere a ferir prese, vibrando Le mortifere punte ; onde
per
tutto Degli esanimi corpi ardean le pire. Nove gi
Idra di Lerna, bagnò le sue freccie nel sangue avvelenato del mostro,
per
modo che le ferite fatte con quelle armi, erano i
ella Colchide ; ove giunto fu cortesemente ospitato da un suo parente
per
nome Aete, re di quell’ isola, il quale gli dette
ttifea, divinità che presiedeva alle frutta e che i pagani invocavano
per
ottenere un largo raccolto. 2058. Fulgora. — Nome
o da Giove, suo nipote, dalla prigione ove Saturno lo aveva rinchiuso
per
impadronirsi dei suoi regni, per ricompensare il
gione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impadronirsi dei suoi regni,
per
ricompensare il suo liberatore lo avesse presenta
generalmente a Giove. Plinio nella sua storia naturale, dice, che era
per
fino proibito di abbruciare il cadavere di un uom
o stato Capaneo atterrato da un colpo di fulmine lanciatogli da Giove
per
punirlo delle sue atroci bestemmie, fosse stato p
isto giorno, e qual la Luna Dalle celeri ninfe accompagnata Equitanti
per
mezzo all’ aura bruna. Rischiarò de’ suoi rai Inf
ghiere innanzi ad un gran fuoco che ardeva continuamente. I patrizi e
per
sino le dame appartenenti a cospicue ed illustri
Xis nella Media ; ed era tanta la venerazione che quei popoli avevano
per
il fuoco, che non osavano neppure di guardarlo fi
fuoco, che non osavano neppure di guardarlo fissamente, e ritenevano
per
fermo che la sacra fiamma ardesse di per sè e sen
rlo fissamente, e ritenevano per fermo che la sacra fiamma ardesse di
per
sè e senza alimento. Così fatta credenza, figlia
co consacrato alla dea, senza essere alimentato. Lo stesso si credeva
per
il tempio di Apollo in Delfo ; nonchè pel famoso
ligiosa cerimonia, ove il fuoco non avesse la sua gran parte, venendo
per
fino onorato con ogni specie di riguardo, quello
per fino onorato con ogni specie di riguardo, quello che si preparava
per
consumare le vittime. La tradizione favolosa dice
odoro, nelle sue cronache dell’antich tà, dice che fu un re d’Egitto,
per
nome Vulcano, quello che insegnò agli uomini il m
altro I concordi fratelli : odj e zizzanie Seminar tra’ congiunti : e
per
le case Con mill’ arti nocendo, in mille guise In
’orrenda confusione prodotta in Tebe ; dalle Furie mandate da Giunone
per
vendicare Atamante ; nonchè quello che ebbe a sof
none per vendicare Atamante ; nonchè quello che ebbe a soffrire Ifide
per
la Furia suscitatale contro dalla vendetta di Giu
tizione, onorate con un culto particolare, quasi a voler scongiurare,
per
mezzo di preghiere e di adorazioni, lo spaventevo
In fatti secondo asserisce Euripide, il rispetto che i pagani avevano
per
le Furie, era cosi grande che non osavano nemmeno
no di tormentarlo ; e fu in esso che il celebre oratore Demostene, fu
per
un dato spazio di tempo ministro e sacerdote di q
a sopra un mucchio d’arme d’ogni maniera e fremente in tutto il corpo
per
tremito rabbioso. I pagani credevano che in tempo
ni credevano che in tempo di guerra il Furore spezzasse le sue catene
per
volare sui campi di battaglia, ove si compiaceva
a sua padrona tormentata dai dolori del parlo, Galantide fosse uscita
per
breve tempo dal palazzo della sua signora e che n
i strano. Sospettando che quella vecchia fosse la stessa Giunone, che
per
gelosia contro Alcmena le ritardasse il parto, pe
tessa Giunone, che per gelosia contro Alcmena le ritardasse il parto,
per
farla partire di là, dopo essere rientrata presso
nimale conosciuto sotto il nome di Donnola, condannandola a partorire
per
la gola. Al dire di Eliano, i Tebani adoravano qu
nosa che i moderni astronomi han chiamata Via lattea. Dice Ovidio che
per
questa via si andava al palazzo di Giove ; ed era
vidio che per questa via si andava al palazzo di Giove ; ed era anche
per
questa, che gli eroi avevano accesso in cielo. Al
ta dalle goccie di latte cadute dal seno di Giunone allorquando essa,
per
consiglio di Minerva, nudrì del suo latte il picc
vole fatto. Galatea amò passionatamente un bellissimo giovane pastore
per
nome Aci, dal quale fu controcambiata con tutta l
, tra’ fiori e l’ erba : Ben la sua voce allor cruda ed altera Passò,
per
quel che udii, la nona sfera. Ovidio — Metamorf
quanto era avvenuto fra i due amanti, mentre egli cantava, reso cieco
per
furore di gelosia, lanciò un enorme masso sul pov
a, quando era incinta di questo bambino, consultò gl’indovini Galeoti
per
sapere la sorte del figlio ; ed essi le risposero
vano in nome della loro dea, e distribuendo immagini, filtri e rimedi
per
ogni male. Girando batteran gli eunuchi Galli Ca
onsacravano questo volatile a Minerva, come simbolo della vigilanza e
per
dimostrare che la vera saggezza non si lascia mai
, perdutamente innammorata di lui, abbandonava furtivamente il cielo,
per
inebbriarsi d’ amore nelle sue braccia. Narra la
2086. Ganimede. — Figliuolo di Tros, re di Troja, che si rese celebre
per
la sua incomparabile e femminea bellezza. Narra l
desta allegoria favolosa ha un fondamento storico che noi riporteremo
per
maggiore delucidazione. Tros re di Troja aveva un
seguito di signori e di valletti. Senonchè Tanalo, re di Lidia, prese
per
spie i Trojani e li fece tutti mettere in prigion
ni che accompagna ano il principe giovanetto e verso Ganimede stesso,
per
risarcimento di alcune vecchie ingiurie fattegli
enti interrogazioni che venivano loro fatte, senza muovere le labbra,
per
modo che sembrava che una voce aerea avesse rispo
te di un gatto. 2091. Ge. — Uno dei più antichi cronisti della favola
per
nome Sanconiatone, riferisce che Ge fu figlia d’I
degli Inachidi, il quale teneva il governo di Argo, allorquando Danao
per
sottrarsi alle persecuzioni del fratello Egitto,
che dal suo nome prese quella di Gelone, popoli che si resero celebri
per
la loro forza e pel loro coraggio, che li fece ge
ali ai donici segni dello zodiaco. 2100. Genio. — I pagani ritenevano
per
fermo che ogni uomo nascendo avesse avuto il suo
uo genio tutelare ; nè più nè meno che i cristiani, i quali ritengono
per
positiva e reale la guida celeste d’un Angelo Cus
no, perchè a somiglianza di questa divinità, che aveva due facce, una
per
l’avvenire l’altra pel passato ; il mese di Genna
rione a cui l’imperatore andò a chiedere un responso prima di partire
per
la spedizione nell’Illiria. Da ciò il cronista Cl
dire di qualche autore, era la stessa che Cerere o la Terra. E questa
per
altro un’opinione seguita da ben pochi scrittori
popolo ancora quasi selvaggio non aveva punto idea. Noi faremo notare
per
altro che non essendo la ghianda atta a nudrir l’
ωυ che significa gridatore, i greci davano questo soprannome a Bacco,
per
alludere alle alte grida, con che le baccanti cel
endo che sua madre lo avesse preso in sua compagnia, allorquando andò
per
le campagne della Sicilia, in cerca della rapita
vecchia Bauci V. Bauci e Filemone, Giacco, colle sue facezie, divertì
per
poco la madre sua e le dette a bere certo liquore
ua e le dette a bere certo liquore chiamato Cyceon, che valse a farle
per
brev’ora dimenticare la sua angoscia materna. Per
ne mitologica ripete a proposito di lui un fatto altrettanto doloroso
per
quanto poetico. Giacinto era così passionatamente
e amato da Apollo, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora
per
seguirlo da per ogni dove, e star sempre in sua c
o, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora per seguirlo da
per
ogni dove, e star sempre in sua compagnia. Un gio
cadeva sulla terra, Giacinto trasportato dall’ardore del giuoco corse
per
raccoglierlo, ma sventuralamente non fu in tempo
o di mal’occhio la preferenza che il giovane accordava a Febo, avesse
per
vendicarsi lasciato cadere il disco sulla fronte
una detta de’Giamidi, e l’altra dei Clitidi, alle quali era devoluto,
per
diritto ereditario, di servire alle funzioni degl
2120. Giana. — Era questo il primitivo nome della dea Iana, detta poi
per
uso abituale Diana. 2121. Giane. — V. Giano. 2122
nte a quello in cui l’oracolo aveva dato siffatto responso, s’imbattè
per
via in un fanciullo chiamato Giano, che era appun
dificazione della città Gianicola, e la cacciata di Saturno dal cielo
per
opera di Giove ; e ripete che Giano accogliesse a
ue visi, coi quali si è fin dai più remoti tempi rappresentato Giano,
per
dinotare che la potenza reale era divisa fra ques
no a vicenda le redini del loro governo. È detto ancora, che Saturno,
per
mostrarsi riconoscente della reale ospitanza, ave
i pagani invocavano il dio Giano in tutti i loro sacrifizi, ritenendo
per
fermo che egli fosse stato il primo ad istituire
Plutarco, nelle sue Quistioni Romane, asserisce esser due le ragioni
per
le quali Giano veniva raffigurato con due facce.
o che Giano avesse insegnato agl’italiani l’agricoltura, contribuendo
per
tal modo largamente alla loro civilizzazione : e
uori le mura di Roma. 2126. Giante. — Figliuola di Teleste e rinomata
per
la sua bellezza. Un’antica tradizione ripele, che
n’antica tradizione ripele, che ella fu tolta in moglie da un giovane
per
nome Ifi o Ifide che si cangiò in uomo lo stesso
o delle nozze. — V. Ifi. Tra le festiadi vergini costei Andò famosa
per
beltade egregia. E dal Dittéo Teleste ebbe i nata
vicinarsi del nemico. Immantinenti però la porta si apri ad un tratto
per
tre volte di seguito, senza che i ripetuti sforzi
er tre volte di seguito, senza che i ripetuti sforzi fatti dai romani
per
rinchiuderla, andassero coronati di successo. E c
ssero coronati di successo. E ciò, secondo riferisce Ovidio, avveniva
per
volontà di Giunone, la quale per gelosia contro i
, secondo riferisce Ovidio, avveniva per volontà di Giunone, la quale
per
gelosia contro i romani aveva tolto i ganci e abb
quella poria. Colpiti i sabini da siffatto prodigio si precipitarono
per
penetrare nella città, di cui si sarebbero certam
cielo. Diodoro lo fa marito della ninfa Asia, e padre di un figliuolo
per
nome Vespero, o più comunemente Espero ; mentre E
e pregò solo Apollo d’insegnargli la maniera di guarire le malattie,
per
mezzo della conoscenza dell’erbe e delle piante :
per mezzo della conoscenza dell’erbe e delle piante : e ciò egli fece
per
prolungare l’esistenza del suo amatissimo genitor
ntidi. È detto che Giasione sposasse Cibele, da cui ebbe un figliuolo
per
nome Coribante. Siccome Giasione perfeziono di mo
e ; volendo con ciò alludere all’agricoltura che è fonte di ricchezza
per
quelli che lavorano la terra. Dopo la morte, Gias
fu posto nel numero degli dei non solo come figlio di Giove, ma anche
per
aver contratto nozze con due dee. 2136. Giaso. —
zzi di farlo morire. Ma Esone, spinto dalla forza dell’amore paterno,
per
sottrarre il figlio alle persecuzioni dell’usurpa
mposto dalla volontà degli dei, e lo stesso giorno si mise in cammino
per
alla volta di Jolco. Strada facendo giunse in vic
da sulle proprie spalle. Giasone accettò l’offerta della vegliarda, e
per
siffatta maniera traversò l’Anauro, e giunse all’
ato Giasone nella città di Jolco, attrasse dapprima tutti gli sguardi
per
la sua strana vestitura ; e la sua nobile e bella
taggio paterno, e gli restituisse l’usurpata corona. Ma Pelia, astuto
per
quanto perverso, avendo osservato l’interesse che
ro ; e quindi non è strano che fece, con ogni sollecitudine, spargere
per
tutta la Grecia la nuova della prossima sua spedi
piuti i preparativi del viaggio, riunì tutti coloro che erano accorsi
per
dividere con lui gloria e periglio, e ordinò un s
cronache, sotto il nome di spedizione degli Argonauti, la quale ebbe
per
scopo di andar nella Colchide, onde rapire ad Aet
li in seguito l’abbandonò, lasciandola incinta. Quelli è Jason, che
per
cuore e per seuno Li Colchi del monton privati fe
o l’abbandonò, lasciandola incinta. Quelli è Jason, che per cuore e
per
seuno Li Colchi del monton privati fene Egli pa
per cuore e per seuno Li Colchi del monton privati fene Egli passò
per
l’isola di Lenno. Poi che le ardite femmine spiet
a. Dante — Inferno — Canto XVIII. Minerva e Giunone stessa, sempre
per
proteggerlo, convennero fra di loro di fare che M
si a farsi giuoco dell’audacia del giovane eroe, aveva prescritto che
per
avere il possesso del vello d’oro, avesse dovuto
prezioso deposito. Giasone sicuro dell’appoggio di Medea, e protetto
per
forza d’amore, dalle arti incantatrici di lei, ac
poscia lanciò nel mezzo di un numeroso stuolo di guerrieri, che come
per
incanto sursero da quelli, una grossa pietra, ond
ioso vello, e quindi, presa con sè Medea, s’imbarcò coi suoi compagni
per
alla volta della Grecia. Ritornato a Joico si pre
stituzione del trono paterno, che ora gli era doppiamente dovuto, sia
per
essere suo retaggio, sia per gli enormi pericoli
che ora gli era doppiamente dovuto, sia per essere suo retaggio, sia
per
gli enormi pericoli che aveva dovuto affrontare o
conquistarlo. Ma Pelia trovò mezzo di traccheggiare il giovane ancora
per
qualche tempo, finchè Medea, mal soffrendo di ved
spalle ; e si c’insegne. E si c’incalza, che parea perduta Ogni speme
per
noi — Furente allora. Fremo in ridirlo. allor Med
tragedia Atto I Scena III. Giunti a Corinto, vissero in quella città
per
lo spazio di dieci anni, secondo le cronache dell
i verso Medea ; e calpestando le promesse ed i giuramenti, la ripudiò
per
sposare Creusa, figlia di Creonte, re di Corinto,
eno crudele ingiuria ; imperocchè la rivale Creusa, il resuo padre, e
per
fino i due figliuoli di Medea che ella uccise di
, questi ebbe da Anobret un figliuolo al quale pose il nome di Gehud,
per
essere unico. Avendo dovuto Saturno sostenere una
ratteri di cui particolarmente si servirono gli Egiziani ed i Caldei,
per
esprimere senza parlare i loro pensieri. La parol
o, perchè gli Egiziani quando cominciarono a servirsi di questo mezzo
per
comunicarsi le loro idee senza parlare, cominciar
uesto mezzo per comunicarsi le loro idee senza parlare, cominciarono,
per
disegnare e scolpire diverse figure di animali, d
anzi furono le figure più sovente ripetute dai Gieroglifici, non solo
per
le diverse attitudini ed usi delle differenti mem
ttitudini ed usi delle differenti membra del corpo dell’uomo ; quanto
per
la moltiplicità di esse. Il senso configurato, e
egiziani volevano far servire i diversi Gieroglifici, che adoperavano
per
rendere un’idea ; così per esempio, per allontana
re i diversi Gieroglifici, che adoperavano per rendere un’idea ; così
per
esempio, per allontanare la folla dalla casa di u
Gieroglifici, che adoperavano per rendere un’idea ; così per esempio,
per
allontanare la folla dalla casa di un ministro o
ata principale, venivano disegnati vari occhi e varie orecchie umane,
per
dimostrare che nulla sfugge agli dei e che essi v
o i primi egiziani le figure Gieroglifiche, ma se ne servirono ancora
per
comporre dei discorsi interi. Al dire di Clemente
Atene, ed erano destinati particolarmente all’insegnamento dei novizi
per
tutto ciò che riguardava i misteri della loro dea
si dava agli indovini, che si servivano delle cognizioni astronomiche
per
spiegare i gieroglitici e che erano tenuti in som
ste fantastiche e soprannaturali personalità della mitologia pagana ;
per
altrettanto differenti sono le varie opinioni deg
ed altri ; ripetono che i Giganti fossero figli della Terra, la quale
per
vendicare la morte dei suoi figliuoli Titani, ste
liuoli Titani, sterminati dagli dei, li avesse vomitati dal suo seno,
per
farli ministri della sua collera. E come sotto a
surato, Che avea come una grotta oscura in fronte In vece d’occhio, e
per
bastone un pino, Onde i passi fermava. Virgilio
mati di essa, fanno continua menzione di uomini che si resero celebri
per
la loro gigantesca figura. Cosi, al dire di Virgi
cadavere nell’isola di Lemnos, la cui testa era di tale grandezza che
per
riempirla di acqua bisognò vuotarvi due intere zu
ed una porzione del cranio, che furono portati nella città di Erice,
per
ordinamento dei magistrati ; e che in quella porz
dall’altra latina Gigas. Si dava questo soprannome a Pallade Minerva,
per
ricordare che essa aveva aiutato Giove suo padre
alange dei Giganti, essi al dire di vari scrittori e poeti rotolarono
per
nove giorni nel vuoto e finalmente nel decimo fur
rpetua la notte. Gige era anche il nome di un pastore del re di Lidia
per
nome Candaule, del quale la cronaca mitologica na
do la sua modesta professione, la terra si sprofondo in diversi punti
per
continue ed abbondanti piogge. A Gige prese vaghe
olcata la terra, e posto ad esecuzione il suo audace disegno, penetrò
per
oscuro e tenebroso cammino finnei visceri della t
evitare l’imminente spargimento di sangue, fu convenuto di rimettersi
per
una decisione, a quanto avrebbe risposto l’oracol
avrebbe risposto l’oracolo di Delfo ; il quale fu favorevole a Gige,
per
il che egli restò pacifico possessore del trono.
combattimenti, in cui gli atleti che vi prendevano parte, erano nudi,
per
essere più liberi nei movimenti del corpo. Da pri
giere e corte tuniche ; e non fu che alla 32’ Olimpiade, che un greco
per
nome Orcippo, introdusse l’uso di andare nudi. Ne
perto il fatale mistero in cui era avvolto il suo incesto, si appiccò
per
disperazione. e la sua madre e moglie (Moglie e
cui Pausania ed Omero, i quali asseriscono che l’incesto di Giocasta,
per
essere stato incontanente scoperto non obbe alcun
a opera noi ci siamo già avvalsi di numerosissime citazioni, le quali
per
esser tutte tolte ai classici serittori antichi e
ome testimonianze irrecusabili della verità di quanto esponemmo. Così
per
esempio il cronista Ateneo, descrivendo una magni
figurato identicamente al crepuscolo dell’aurora, ma senza la torcia,
per
alludere che quell’ora della sera va a precipitar
mani le redini di uno dei cavalli del carro di Diana, ossia la Luna,
per
significare che all’ora del Crepuscolo serale, su
tale era la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i romani
per
aver questi, quando combatterono contro i Galli s
e Allia, fatto un sacrifizio nel giorno dopo gl’Idi di luglio ; e che
per
la stessa ragione i Fabii furono tutti uccisi nel
se. Infatti gli scritti dell’antichità rivelano, come essi ritenevano
per
giorni infausti quelli in cui sacrificavano alle
nne ; la sesta chiamata Lemuria nel mese di maggio ; gl’Idi di marzo,
per
essere stato in quei giorni ucciso Giulio Cesare
to mai sospetto di quella pietosa astuzia materna. Rea la scelse già
per
cuna fida Del suo figliuolo, e, per celarlo megli
tuzia materna. Rea la scelse già per cuna fida Del suo figliuolo, e,
per
celarlo meglio, Quando piangea, vi facea far le g
iclopi di fabbricargli il fulmine, il tuono, ed il lampo, se ne servi
per
detronizzare il padre suo, e rendersi così padron
te. CALLIMACO — Inno a Giore — trad. di DIGNIGI STROCCHI. Restò così
per
alcun tempo pacifico signore del mondo ; finchè i
ero Giove padre di un eguale sterminato numero di figli ; Non quando
per
la sposa Issionea, Che Piritóo, divin senno, prod
ssero in altre contrade il culto ; e finalmente moltissimi dal motivo
per
cui gli erano stati innalzati dei templi o consac
sola di Creta si vedeva il sepolcro di un Giove, il quale aveva avuto
per
padre Saturno. La tradizione mitologica, appoggia
o al quale essi andavano debitore di un tanto bene ; ed allora fu che
per
nascondere la origine di lui, lo dissero figliuol
ro i figliuoli di Noè. Altri vogliono che essendosi i Titani dispersi
per
tutta la terra, avessero indefinitivamente esteso
e Giove avesse diviso coi suoi fratelli l’ immenso dominio, ritenendo
per
sè i paesi orientali, l’Olimpia e la Tessaglia ;
tichità. 2163. Giovio — Uno dei soprannomi di Ercole che a lui veniva
per
esser figlio di Giove. 2164. Giromanzia — Specie
ravano con tanta celerità, intorno al cerchio tracciato, che finivano
per
cadere per terra, e dall’unione delle differenti
tanta celerità, intorno al cerchio tracciato, che finivano per cadere
per
terra, e dall’unione delle differenti lettere sul
luogo a numerosi errori, e sovente anche ad ingiustizie. Giove allora
per
mettere un argine al grave sconcio, creò i due su
il Tartaro e i campi Elisi, in un luogo chiamato campo della Verità,
per
alludere che non vi poteva mai penetrare nè la me
alludendo così al giogo, che durante la cerimonia nuziale, si metteva
per
poco sopra gli sposi. In Roma vi era una piccola
mezzo alla quale sorgeva un altare consacrato a Giunone Giuga, e che
per
questa ragione si chiamava Vicus Iugatinus. 2169.
lissimo, interamente nudo, e con una torcia accesa nella mano destra,
per
dinotare che portava i bollori della stagione. 21
so Enea. Secondo Virgilio, nella notte in cui Troja cadde, incendiata
per
mano de’greci, non sapendo Enea col padre Anchise
spinse a questa risoluzione, che fu poi cagione della loro salvezza,
per
mezzo di un prodigio. ……e la materna scorta Segu
i Tacito, avea nome una delle prime Vestali, la quale si rese celebre
per
la sua grande virtù, che le valse, dopo la morte,
i gli animali. Solo la ninfa Chelonea ricusò di tenere l’invito, e fu
per
questo cangiata in tartaruga V. CHELONEA. Giove e
l’ingannava del continuo, assumendo moltiplici e differenti aspetti,
per
darsi buon tempo con le sue innumerevoli amanti,
e tentò liberarla, fu da Giove precipitato dall’Olimpo con un calcio,
per
modo che percosse violentemente sulla terra e ne
cio, per modo che percosse violentemente sulla terra e ne restò zoppo
per
tutta la vita. Per altro i mitologi asseriscono c
ti muliebri, e di tutti gli ornamenti, e presiedeva anche alla moneta
per
modo che veniva sovente chiamata col soprannome d
gine, in Egittò e nella Siria. In Italia ed in Grecia si trovavano da
per
ogni dove templi, oratori, are ed oracoli a lei d
sparviere erano gli uccelli a lei consacrati, ed è questa la ragione
per
la quale si vedono auche oggidi, molte statue di
a del nome di Giove, che deriva da juvans pater. V. Giove. Finalmente
per
completare le notizie storicomitologiche de gli s
a celeste protettrice . Presso i greci le donne giuravano comunemente
per
la loro Giunone, e questo giuramento era ritenuto
uenza, che la istituzione dei giuochi pubblici, presso i pagani, ebbe
per
motivo apparente la religione ; ma lo studio dell
i divertimenti, la sua gran parte ; imperocchè la gioventù acquistava
per
mezzo di questi esercizi, amore alle cose militar
ntano Le spalle, il sudor gronda, e spessi appaiono Pe’larghi dossi e
per
le coste i lividi Rosseggianti di sangue. Ambi de
ferenti formole di giuramenti, ma la più comune era quella di giurare
per
Giove Pietra — Deum Lapidem — Gli dei stessi giur
di giurare per Giove Pietra — Deum Lapidem — Gli dei stessi giuravano
per
le acque stigie, e questo giuramento era ritenuto
labile o sacro. Giove presiedeva ai giuramenti, e i pagani ritenevano
per
fermo che il violatore d’un giuramento veniva col
a a proposito dell’inviolabile giuramento che gli dei stessi facevano
per
le acque stigie, che avendo la Vitto ria figlia d
riconoscenza verso di lei, comandò che tutti gli dei avessero giurato
per
le acque stigie ; e che quello che avesse violato
tradizione col dire che gli dei essendo beati ed immortali giuravano
per
lo stigie, che è un fiume di mestizie e di dolore
giuravano per lo stigie, che è un fiume di mestizie e di dolore, come
per
una cosa completamente ad essi contraria ; e che
o spergiurato. Presso i romani era anche comunissimo l’uso di giurare
per
gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giurav
Presso i romani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli dei e
per
i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirit
o di giurare per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano
per
Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e per
per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirito,
per
Ercole, per le corna di Bacco, e per Castore e Po
e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirito, per Ercole,
per
le corna di Bacco, e per Castore e Polluce, con u
ente essi giuravano per Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e
per
Castore e Polluce, con una formola particolare V.
romani anche nei misteri Eleusini. Le donne gioravano ordinariamente
per
le loro Giunoni, e gli uomini per i loro genii V.
. Le donne gioravano ordinariamente per le loro Giunoni, e gli uomini
per
i loro genii V. Giunoni. Sotto il governo degl’im
otto il governo degl’imperatori romani, era comunissimo il giuramento
per
l’imperatore regnante. Al dire dello storico Svet
la mano. I greci la raffiguravano con una bilancia ed una spada nuda,
per
dinotare che la giustizia premia e castiga, dopo
valse ad impedire il fatale duello, nè a salvare Turno, il quale morì
per
mano di Enea, e allora Giuturna disperata si gett
e ne servivano particolarmente nei sacrifizi della dea Vesta, ragione
per
la quale si chiamava l’acqua della fontana di Giu
a Valle — Medea — tragedia Atto 2.° Scena III Sposata da Giasone, fu
per
gelosia fatta morire da Medea con un cinto avvele
uco, avendo fatto troppo e frequente uso di miele, era presso a morte
per
anemia ; e che un famoso medico per nome Dracone,
uso di miele, era presso a morte per anemia ; e che un famoso medico
per
nome Dracone, lo avesse ritornato alla sanità per
he un famoso medico per nome Dracone, lo avesse ritornato alla sanità
per
mezzo di un suo specifico. Glauco fu similmente i
e se fossero ancora nel loro naturale elemento. Colpito da quel fatto
per
sè stesso semplicissimo, Glauco non dubitò che l’
nti colpito da un ardente ed indomabile desiderio di cangiar natura ;
per
modo che si precipitò in mare ; ove al della trad
fatto rimango, e a lungo incerto, Investigarne la cagione agogno ; Se
per
voler d’un nume, o per lo succo Dell’erbe il fatt
o incerto, Investigarne la cagione agogno ; Se per voler d’un nume, o
per
lo succo Dell’erbe il fatto nacque. Or qual virtu
ppando, Fra’denti il maciullai. Disceso appena Era il succo novel giù
per
la gola, Quando tutte le viscere commosse Mi sent
pito. Nè restarmi potei, là dove io m’era. E, terra, dissi, sovra cui
per
sempre Ilo di posar cessato, io ti saluto ; Ed il
ui per sempre Ilo di posar cessato, io ti saluto ; Ed il corpo tuffai
per
entro all’onde. Con ceremonie di compagno, accolt
Bacco l’abbandonò ; e si dette ad amarla con passione ; ma che Bacco
per
castigarlo lo avesse fatto legare ad un albero co
era nipote di Bellorofonte, la cui famiglia era sacra all’eroe greco
per
dritto d’ospitalità, depose a terra l’asta che av
ambiarono le loro armi, volendo con ciò dimostrare che se pure nemici
per
ragioni di patria, essi erano amici per l’affetto
dimostrare che se pure nemici per ragioni di patria, essi erano amici
per
l’affetto che li legrava insieme. Glauco ricordan
ui parlammo più sopra. Egli si rese celebre nei fasti del paganesimo,
per
la sua destrezza e per la sua forza ; cosa che gl
Egli si rese celebre nei fasti del paganesimo, per la sua destrezza e
per
la sua forza ; cosa che gli valse più volte gli o
tenti la lotta. Però a principio Glauco con tutta la sua forza, stava
per
essere vinto, allorchè suo padre Dimilo, gli grid
mo. I pagani davano questo nome ad una specie di magia, che si faceva
per
compiere i maleficii. I genii malefici erano i so
Mida, re di Frigia, aveva un carro, il cui giogo era legato al timone
per
mezzo di un nodo di così intrigato e difficile ma
l’impero della Asia. L’imperatore Alessandro, trovandosi di passaggio
per
la Frigia, ebbe vaghezza di vedere il nodo Gordia
zione dell’oracolo lo riguardasse personalmente, fece molti tentativi
per
scioglierlo ; ma non essendone venuto a capo, tem
temendo che i suoi soldati non avessero da ciò tratto cattivi auspici
per
le battaglie avvenire, lo tagliò con un colpo di
lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ; uno dei quali gli serviva
per
tirare il carro, e l’altro per arare la terra. Un
jo di buoi ; uno dei quali gli serviva per tirare il carro, e l’altro
per
arare la terra. Un giorno, mentr’egli lavorava, u
acolo, il quale rispose che la pace sarebbe ritornata nel loro paese,
per
mezzo di un re che fosse venuto ad essi su di un
o padre e con sua madre, seduti su di un carro. Allora riconoscendolo
per
l’uomo cui accennava l’oracolo, lo elessero re, e
ella bellissima Castianira, la quale, al dire di Omero, rassomigliava
per
la sua bellezza alle dee. Gorgizione morì all’ass
a sua bellezza alle dee. Gorgizione morì all’assedio di Troja, ucciso
per
mano di Teucro con una freccia che avea mancato E
goni — Queste tre sorelle figlie di Forco, dio marino, e di una donna
per
nome Ceto, formavano la triade che insieme alle A
ro Giugurta, avendo incontrata una delle gorgoni le dettero la caccia
per
farla morire, ma essa li prevenne e con uno sguar
notizie pervenuteci dagli scrittori dell’antichità, sulle gorgoni ; e
per
quanto moltiplici sono i ragguagli trasmessici su
o di foltissimi e lunghi crini. Il citato scrittore ripete che Annone
per
conservare memoria dello strano avvenimento, face
na razza di cavalle allevate dai Fenici, i quali avevano un loro capo
per
nome Perseo. Queste erano le donne coperte di pel
dir ! mercè del vento E non d’altri imenei gravate il fianco Fuggono
per
montagne e per convalli. Virgilio — Delle Georgi
l vento E non d’altri imenei gravate il fianco Fuggono per montagne e
per
convalli. Virgilio — Delle Georgiche — Libro III
95. Gortina — Detta anche Cortina, città dell’isola di Creta ; famosa
per
gli ottimi pascoli che vi si trovavano. Riferisce
serpenti, ben presto Cornelia moglie di Tiberio sarebbe morta ; e che
per
contrario cesserebbe egli stesso di vivere, se la
Talia, Egle ed Eufrosina. Presso i popoli dell’antichità ve ne erano
per
altro alcuni, come i Lacedemoni, i quali non rico
ania mette nel numero delle Grazie, la dea della Persuasione, volendo
per
tal modo indicarci che il mezzo più efficace a pe
I pagani ritenevano le Grazie come vergini ; sebbene Omero ne dà una
per
moglie al dio del Sonno ed un’altra a Vulcano. Un
le statue ed i simulacri di questi ultimi, eran vuoti nello interno,
per
modo che aprendosi vi si trovavano quasi sempre d
nnalzare in loro onore un tempio, e a stabilire un culto particolare,
per
il che fu detto ch’egli fosse loro padre. Secondo
io, riferisce Apollodoro, ch’essendovisi recato Minosse, re di Creta,
per
offerire un sacrifizio alle Grazie, nel momento c
he lo stesso dio dell’eloquenza, avea bisogno dell’aiuto delle Grazie
per
persuadere. E ciò deve ritenersi anche per i temp
no dell’aiuto delle Grazie per persuadere. E ciò deve ritenersi anche
per
i templi consacrati alle nove Muse, le quali dove
ò solo si limitava la superstiziosa venerazione, che i pagani avevano
per
queste tre divinità ; imperocchè essi a render lo
i abitanti del Chersoneso, in una grave congiuntura in cui versavano,
per
eternare la memoria di questo fatto, innalzarono
e nella destra un piccolo gruppo rappresentante le tre Grazie, e ciò
per
significare che se con la sinistra feriva, con la
più alto della divinità, vera forza della terra e dell’aria. Vi sono
per
altro molti monumenti dell’antichità greche e rom
a nell’isola di Delo, in una festa celebrata in onore di questo eroe,
per
solenuizzare la sua vittoria contro il Minotauro
a dire la più alta intelligenza umana, che si offre ostia espiatrice,
per
la redenzione universale. 2213. Halden. — I cimbr
non solo divise, ma nemiche fra loro ; e non si riunirono insieme che
per
combattere Brahma. Gl’indiani rappresentavano Har
e ad un pestello, ch’essi ritengono come sacri e dei quali si servono
per
infrangere il legno dell’albero Hum. 2217. Heja.
una singolare credenza su questo volatile. Si vuole che l’ibi avesse
per
il primo fatto nascere l’idea di servirsi dei cri
lla città di Sparta, ove aveva già avuto numerose richieste, ond’egli
per
evitare le contese che sarebbero certamente surte
netta. Icario pero che amava teneramente la figlia sua, fece di tutto
per
persuadere il genero a restar seco, onde non sepa
rio segui correndo i veloci corsieri, che gli rapivano il suo tesoro,
per
modo che Ulisse, stanco della tenace importunità
odarono, fossero detti dal nome di lui mare e isola d’Icaro. Diversa,
per
altro, sebbene informata su questa base, è la fav
poeti dell’antichità, si vuole che Dedalo, famoso operajo fabbricasse
per
sè e pel figliuolo delle ali, le cui penne erano
e per sè e pel figliuolo delle ali, le cui penne erano unite fra loro
per
mezzo della cera, e che con queste ali intraprend
da principio si attenne strettamente alle raccomandazioni paterne, e
per
non breve tratto, l’aereo viaggio segui senza acc
ed infuocati le spalle del temerario giovanetto, liquefecero la cera
per
modo, che mancato ad un tratto l’appoggio che lo
abbrucia e fonde ; Invan l’ignude braccia Icaro scuole, S’ajuta invan
per
non cader nell’onde : L’aure con l’ali più prende
mente era il nome di un figliuolo di Afareo, re di Messenia, il quale
per
essere della schiatta degli Eolidi, e per consegu
o, re di Messenia, il quale per essere della schiatta degli Eolidi, e
per
conseguenza, parente di Giasone, lo seguì nella C
olidi, e per conseguenza, parente di Giasone, lo seguì nella Colchide
per
la famosa spedizione del Vello d’oro. Ida prese a
tempi il grido Di fortissimo avea, tanto che contra Lo stesso Apollo
per
la tolta ninfa Ardi l’arco impugnar……. Omero — H
figliuola di Leucippo, da lui sposata in seconde nozze. Però Polluce,
per
vendicare il fratello, trucidò Ida stesso. 2235.
madre Idea, con pubblici giuochi e sacrifizii solenni ; e portandosi
per
le strade la statua di lei a suono di flauti e di
ata composta di 80 vascelli, e si distinse in più di un fatto d’arme,
per
l’intrepidezza del suo valore. Il gran mastro di
moderni, fra cui il Fénélon, nelle sue avventure di Telemaco. Vi sono
per
altro alcuni autori, i quali asseriscono che il p
abitanti della novella città riconoscenti verso la memoria d’Idomeneo
per
aver egli mantenuto in vigore le savie leggi di M
tarono gli onori divini e gl’Innalzarono eroici monumenti. Tale non è
per
altro l’opinione del cronista Diodoro, il quale a
onava istantaneamente la morte. Le cronache ripetono che l’Idra fece,
per
più tempo orrende stragi di uomini e di animali,
circostanze della palude di Lerna, ov’essa aveva il suo covo. Ercole
per
combatterla pensò di salire su di una piccola big
lta impalcatura, specie di teatro, su cui tutti gli abitanti salivano
per
adorare, con le mani levate verso il cielo, quest
mazione presso i greci, ed è scritto che Pitagora stesso, se ne servì
per
tutta la vita. 2248. Idullo. — Così si chiamava l
e del suo amore paterno a far ritorno presso di lui. Ma Evadne sorda,
per
disperato dolore, alle preghiere del vecchio geni
ecchio genitore, si precipitò sotto i suoi occhi sul rogo del marito,
per
morire con lui. Ifi fuori di sè alla vista terrib
darsi la morte, ma Stenelo, suo nipote, ne lo impedì promettendogli,
per
calmare il suo dolore di vendicare sui tebani, la
sarete. Ifi finalmente era il nome di una schiava giovanetta rinomata
per
l’eleganza delle sue forme, e che divise una nott
li argivi, la quale fu tolta in moglie da un medico chiamato Melampo,
per
questo singolare avvenimento. Narra la cronaca, c
la divina maestà del luogo ; avessero mostrato un sacrilego disprezzo
per
la dea, proclamandosi più belle di Giunone stessa
che credendosi cangiate in vacche, si dettero a correre furiosamente
per
la campagna. Proteo, addolorato di vedere le prop
mano di una di esse, all’uomo che le avesse guarite. Un famoso medico
per
nome Melampo, a cui la tradizione ripete che Apol
venne genero del re. 2251. Ificlo. — Fu figlio di un re di Tessaglia,
per
nome Filaco. Non avendo potuto aver figli, dopo v
se stemperato quella ruggine in una coppa di vino, e ne avesse bevuto
per
dieci giorni. Ificlo eseguì alla lettera le istru
ronache dell’antichità aggiungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo
per
nome Iolao che fu uno dei più fedeli amici di Erc
rittore riferisce che nella città di Festo viveva un uomo poverissimo
per
nome Ligdo il quale aveva una moglie chiamata Fel
credere al marito che si fosse sgravata d’un maschio. La cosa rimase
per
lungo tempo nascosta, perchè forse per un miracol
a d’un maschio. La cosa rimase per lungo tempo nascosta, perchè forse
per
un miracolo che gli dei vollero operare in favore
pagnia di Ifide, onde implorere l’ajuto del cielo. Infatti dopo avere
per
qualche tempo pregato, nel far ritorno presso il
atria e di gloria che Agamennone le pose sott’occhio finì ella stessa
per
accettare eroicamente il sacrifizio della propria
orso che Achille era pronto a portarle ; preparò ella stessa l’altare
per
l’orribile cerimonia, e spinse il suo eroico cora
ti ne risentono il colpo ; ma improvvisamente Ifigenia sparisce, come
per
incante, e sull’ara si trova, svenata e palpitant
Ifigenia la quale avesse dovuto recarsi in Tauride, e servire la dea,
per
un dato numero di anni, come sacerdotessa. Il cro
raffacendo la scrittura del re, di lasciar partire la figlia Ifigenia
per
alla volta del campo greco ; ove la giovanetta sa
in Tauride nella Scizia ove fu fatta sacerdotessa del tempio, e dove
per
doveri della sua carica l’era imposto d’iniziare
l’ara della dea Diana tutti i forestieri che approdavano in Tauride ;
per
modo che Oreste e Pilade furono entrambi presi e
do che Oreste e Pilade furono entrambi presi e trascinati nel tempio,
per
esservi sacrificati ; allorchè Ifigenia, avendo i
i. Vedi questo nome. Ifimedia aveva avuto da suo marito una figliuola
per
nome Pancratide, la quale stando un giorno con su
Ifito. — Re dell’Elide, che si rese celebre nei fasti del paganesimo,
per
aver ritornato in vigore la celebrazione dei giuo
te sciagure ; onde il re di Elide pensò di recarsi in persona a Delfo
per
consultare l’oracolo di Apollo, ed avere così il
ropriamente nella città di Elide, nel tempio consacrato a Giunone, fu
per
lunghi anni conservato il disco d’Ifito, sul qual
a di Esculapio e della ninfa Lampezia, famosa nei fasti della favola,
per
la bellezza. Igiea aveva nella città di Sicione,
raccio un grosso serpente che ripiegandosele sul seno sporge la testa
per
bere nella coppa ch’ella ha nella mano sinistra.
dati da Ila, ai quali dettero anche il carico di provvedersi di acqua
per
la navigazione. Ila però non fu più rinvenuto dai
rapito. Ercole intanto che lo aveva carissimo, discese sulla spiaggia
per
ricercarlo facendo risuonare gli echi di quelle r
discendesse dalla nave insieme a Telamone, e ad altri suoi compagni,
per
tagliare le legna sul monte Ida, onde fabbricare
gni, per tagliare le legna sul monte Ida, onde fabbricare un vascello
per
la spedizione di Troja ; e che il rumore prodotto
— Queste due giovanette si son rese celebri nei fasti del paganesimo
per
il ratto che Castore e Polluce fecero di esse, ne
che Castore e Polluce fecero di esse, nel momento istesso che stavano
per
dare la loro fede di spose, a Linceo ed Ida, cugi
i gemelli. Narra la tradizione che Linceo ed Ida ricorsero alle armi,
per
vendicare l’offesa mortale, ma nel conflitto Cast
suo padre la concesse in moglie a Polinnestore, re di Tracia, famoso
per
le sue crudeltà. Durante il decennio assedio di T
lo Polidoro, suo fratello, bambino ancora nelle fasce ; e conoscendo,
per
prova, il perverso animo del marito, fece passare
persona, e ripetono che il saggio re avesse promulgata codesta legge,
per
avere esatta conoscenza del numero dei cittadini
lo sposo, esortò il figliuolo Ilio ad andare in traccia di suo padre,
per
cer care di saperne il destino. Ilio cedendo alle
orquando Euristeo mosse alla testa di un esercito alla volta di Atene
per
scacciarne gli Eraclidi, Illo, duce supremo delle
Pelopidi ; e la guerra minacciava di durar Inngamente, allorchè Illo,
per
porvi un termine, mandò ai nemici un bando di sfi
vanetta ateniese e non potendo nemmeno sperare di farla sua un giorno
per
esser ella di nobile e ricca famiglia, si content
r esser ella di nobile e ricca famiglia, si contentò di seguitarla da
per
ogni dove, felice di poterla almeno vedere e di s
ntanto, che nella città di Atene si cominciavano a fare i preparativi
per
le feste di Cerere, che con gran pompa si celebra
ch’egli amava. La proposta fu accettata e Imene parti la sera stessa
per
l’isola dei corsari alla testa di una forte mano
altare. 2271. Imero. — Figlio di Lacedemone e di una ninfa bellissima
per
nome Taigete. A proposito di questo giovanetto le
tradizione che essendosi Imero tirato addosso l’ira di Venere, la dea
per
vendicarsi fece in modo, che una sera egli senza
il fiume Imero cangiasse nuovamente il suo nome in quello di Eurola,
per
una consimile congiuntura V. Eurota. Imero era an
tre i greci ne ammettevano tre : entrambi questi popoli le invocavano
per
la distruzione dei nemici. Così Sofocle, nel suo
to un altare ed un uccello, propriamente la pernice, che nòn sappiamo
per
quale ragione era ritenuto presso i pagani come u
e gli mostrò la persona che avea consumato il furto. Il poeta tacque
per
allora, ma essendosi lo stesso sogno ripetuto per
to. Il poeta tacque per allora, ma essendosi lo stesso sogno ripetuto
per
tre notti di seguito, all’indomani del terzo gior
ettiva di dei indigeti a tutti gli eroi che essi avevano divinizzato,
per
mezzo dell’apoteosi, come per esempio, a Romolo,
gli eroi che essi avevano divinizzato, per mezzo dell’apoteosi, come
per
esempio, a Romolo, a Giulio Cesare, a Vesta ecc.
da principio se non una specie di arte ignota e misteriosa, la quale
per
mezzo di assiduo studio sugli avvenimenti del pas
eno a ribocco di superstiziose credenze : tanto più poi perchè l’uomo
per
sua natura preoccupato sempre ed inquieto dell’av
o sguardo dolce e malinconico ; e seduta tra un toro ed un bue, forse
per
indicare che l’indulgenza ammanzisce gli animi pi
brutali. 2284. Inferno. — Questa parola veniva adoperata dai pagani,
per
denotare in generale, il luogo dove andavano tutt
della terra ; e ciò, secondo l’opinione di Cicerone, veniva asserito
per
esprimere che dev’essere agli uomini indifferente
terra, ove si muoia, l’anima avea sempre a percorrere eguale distanza
per
giungere all’Inferno. I poeti dell’antichità ass
lla morte, traversando il lago d’Averno ; ed Omero ripete, che Ulisse
per
scendere all’Inferno, traversò l’oceano dal paese
ò l’oceano dal paese dei Cimmeri. Il cronista Apulejo, fa, che Psiche
per
discendere all’Inferno e presentarsi a Plutone, p
ri di Cerere, perchè bisognava essere iniziato al culto di quella dea
per
assistervi. 2286. Ino. — Figlia di Cadmo e di Arm
, figliuoli del primo letto di suo marito ; e tanto che, sapendo che,
per
diritto di primogenitura, sarebbe a questi spetta
imento dei propri figliuoli, pensò di far morire i suoi figliastri, e
per
raggiungere con più sicu rezza lo scopo crudele,
avendo, secondo alcuni, fatto avvelenare il grano ; e secondo Igino,
per
averne consumato il germe facendolo bollire). E s
cendolo bollire). E siccome in ogni pubblica calamità, i pagani avean
per
costume d’interrogare l’oracolo, così quando si c
ora placata dalla morte di Semele, perseguitò Ino, sorella di quella,
per
aver preso cura del piccolo Bacco, figlio di Giov
o di durissime battiture ; sotto le quali la sventurata sarebbe morta
per
certo, se non si fosse trovato a passar per di là
sventurata sarebbe morta per certo, se non si fosse trovato a passar
per
di là Ercole, il quale ritornava dalla Spagna. L’
presso la celebre indovina Carmenta, onde sapere da lei quale sarebbe
per
essere il proprio destino, e quello del figlio su
e delle donne gravide e che la invocavano insieme a Deverra e Piluno,
per
essere protette contro le persecuzioni del dio Si
ime, nel momento stesso che esse venivano esaminate, onde significare
per
mezzo di quelle, la loro volontà. Però presso gli
tto é ’l guardo, Lividi sono i denti e rugginosi : Verdeggia il petto
per
lo fiele : aspersa Di veleno è la lingua : il ris
ghito, la sorprese un giorno mentre usciva sola della casa paterna, e
per
impedirle la fuga, la ricinse di una densa nuvola
terra, in preda a gelosi sospetti e disgombrò la nuvola. Giove allora
per
sottrarre la sua amata al furore della moglie, ca
rvò anche sotto la novella sembianza tutto l’incanto delle sue forme,
per
modo che Giunone stesso non potè fare a meno di a
e straziandola senza riposo, la costrinse ad andare errante e raminga
per
città e per borgate. Incalzata così dalla vindice
la senza riposo, la costrinse ad andare errante e raminga per città e
per
borgate. Incalzata così dalla vindice mano della
nfatti, presso quasi tutti gliantichi scrittori, è detto che Giunone,
per
vendicare sull’odiata giovanetta la morte del suo
una grossa mosca, la quale pungendola senza posa, la mise in furore,
per
modo che agitata in strana guisa, e quasi demente
ntichità, che Io, sacerdotessa di Giunone, fu amata da un re di Argo,
per
nome Api, il quale era soprannominato Giove ; e c
avesse fatto rapire Io, affidandola alla custodia di un suo seguace,
per
nome Argo, il quale Api avesse fatto uccidere per
di un suo seguace, per nome Argo, il quale Api avesse fatto uccidere
per
riavere la sua amante. Questa però temendo la ven
a sua amante. Questa però temendo la vendetta della regina, s’imbarcò
per
lontani viaggi su di una nave, che avea nella pro
enerale presso i pagani, era che gli dei si rivelassero agl’uomini, o
per
mezzo dei sogni ; o con un’azione reale ; o final
i facevano le più ricche offerte. Finalmente gl’ Iperborei ritenevano
per
fermo che Apollo discendesse nella loro isola, og
ola di Delo, ove Apollo a causa di questa grande devozione che aveano
per
lui quegl’isolani, veniva generalmente additato c
lle. V. Danao e Danaidi. Ipernestra invece di pugnalare il suo sposo,
per
nome Linceo, gli porse il mezzo di sottrarsi alla
ciagura che lo minacciava. Danao intanto, sdegnato contro Ipernestra,
per
averla trovata ribelle agli ordini suoi, la fece
osse Epito così violentemente negli occhi, che lo sciagurato fu cieco
per
tutta la vita. Ippio era anche il soprannome part
l tempo stesso della natura umana e di quella del cavallo. È a notare
per
altro che non sono pochi gli autori dell’antichit
avalli erano esenti da qualunque fatica e si lasciavano andare liberi
per
le strade e per le campagne, magnificamente barda
nti da qualunque fatica e si lasciavano andare liberi per le strade e
per
le campagne, magnificamente bardati e coperti di
ienze fenicie, fosse stato il primo a scoprire quella fontana, che fu
per
questa ragione chiamata fonte delle muse — V. Mu
egno di possederla solo, ricorse ad un’astuzia altrettanto colpevole,
per
quanto turpe era il suo amore. Essendo egli posse
do il patto sanguinoso, appena scesi dal carro furono posti a morte :
per
modo che Enomao si credeva già unico possessore d
ti contro di lui, gli suscitarono contro Pelope, al quale concessero,
per
la disfida, quattro immortali destrieri, e fecero
podete. — Al dire di Pausania, un tale soprannome era dato ad Ercole,
per
essergli attribuito il singolare fatto che riport
ata degli Orcomeni, avanzata fino nella pianura di Teneto, in Beozia,
per
combattere i Tebani ; Ercole pensò di ricorrere a
l’ inimico e fece legare le code dei loro cavalli, le une alle altre,
per
modo che, al momento della battaglia la cavalleri
nne ; perlocchè si tirò sopra il terribile sdegno di Venere, la quale
per
vendicarsi ispirò a Fedra, madrigna di lui una vi
ano del proprio padrone, lo trascinarono nella loro corsa precipitosa
per
modo che, dopo poco, altro non rimase del belliss
riga dirigeva il temo. Ecco il mostro pararsi a lui davanti. Onde far
per
paura alla quadriga Dar volta indictro : e se i c
oti sparsero la voce, che Ippolito fosse stato preservato dalla morte
per
volere degli dei, dai quali fosse stato ammesso i
e racconta, che ai tempi di Numa Pompilio, comparve in Italia un uomo
per
nome Virbio, il quale abitava nella selva Aricina
per nome Virbio, il quale abitava nella selva Aricina e si spacciava
per
Ipppolito figlio di Teseo, miracolosamente risusc
adorare la dea Fedra, si recava quasi ogni giorno in quel tempio, che
per
la sua elevata posizione, dominava la pianura ove
o, da lui creduto spia dei Pelopidi. Narra la tradizione, che Apollo,
per
vendicare la morte di uno dei suoi sacerdoti, ave
a quale racconta che Ippotoo, fosse, appena nato, esposto in un bosco
per
ordine di Cercione, suo avolo ; e che quivi egli
che avendo le donne di Lenno trascurati gli altari di Venere, la dea
per
punirle, le rese di un tale insopportabile odore,
gli uomini, e in una sola notte ne uccisero quanti ne capitarono loro
per
le mani. La sola Ipsipile abborrendo dall’ atto s
uesti, V. Giasone) fu assunta regina al governo dell’isola, che tenne
per
qualche tempo pacificamente. Allorquando gli Argo
e accolse regalmente benigna gli avventurieri navigatori, e trattenne
per
lungo spazio di tempo Giasone stesso, dal quale e
missione che avea giurato di compiere, e volle ad ogni costo partire
per
alla volta della Colchide. Invano Ipsipile pianse
di quell’amore interamente sodisfatto, volle assolutamente partire, e
per
calmare la disgraziata giovanetta le giurò, come
della sventurata sedotta ; l’ amore col quale ella lo avea amato ; e
per
fino i figli di cui lo avea reso padre. Intanto p
cevano figliuola di Taomante, il cui nome significa in greco ammirare
per
dimostrare che non c’ è cosa più mirabile dell’ar
pposta al pianeta maggiore ; e le si attribuiva, secondo Esiodo, Ello
per
sorella, perchè in lingua greca questa parola vuo
le i tre numi promisero di concedere qualunque cosa avesse domandata,
per
ricompensarlo della lieta accoglienza. Irieo allo
e il nome di un ricco greco, ricordato nelle cronache dell’ antichità
per
aver fatto costruire dai celebri architetti Trofo
o Magno. 2329. Iro. — Nativo dell’ isola d’Itaca, che si rese celebre
per
le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di
ativo dell’ isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie,
per
essere uno degli amanti di Penelope e per la sua
ebre per le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di Penelope e
per
la sua grande povertà, da cui i suoi concittadini
cui veniva incaricato, così fu detto Iro dai due vocaboli greci ιρῆν
per
ῆρην che significano portar la parola. Egli avea
viveva alla porta di un palazzo un mendico, il quale era reso famoso
per
la sua fame, che non era mai satolla. Egli era di
a famosa favola Isiaca, non restano ora che delle copie. Dallo studio
per
altro delle figure che ci sono restate della favo
se della dea Iside. Al dire di Diodoro e di Plutarco, esse scorrevano
per
le strade della città, coperte di lunghe vesti di
ano congiunti coi legami maritali nell’ alvo stesso della madre loro,
per
modo che Iside nell’ istesso momento in che nacqu
che nacque, era già gravida di un figlio. Iside ed Osiride regnarono
per
più tempo in Egitto, vivendo fra loro nel più per
re, colpito da morte istantanea. Presso i romani, sebbene fosse stato
per
lungo tempo proscritto il culto della dea Iside,
i Cadmo. Qualche tempo dopo, Ismeno figliuolo della sventurata Niobe,
per
liberarsi dagli atroci dolori, che gli cagionavan
un banchetto. Deioneo di nulla sospettando, tenne l’invito, e si recò
per
questo nella città di Larissa ove Issione si trov
dergli l’ospitalità ; tutti respinsero spaventati l’atroce assassino,
per
modo ch’ egli fu costretto ad errase per molto te
aventati l’atroce assassino, per modo ch’ egli fu costretto ad errase
per
molto tempo, fuggendo la luce del giorno, nè pote
larghezze dell’ospite suo, del quale sedusse la moglie, intrattenendo
per
più tempo con essa, un’ infame tresca. Avvertito
onde fece travestire coi ricchi abiti della principessa, una schiava
per
nome Nefele, la quale entrata di notte nella came
rdinario benefizio fu pagato da una ingratitudine tanto più abbietta,
per
quanto audace, imperocchè Issione acciecato dalla
a cui il nettare degli dei avea stravolta la ragione, nen se ne dette
per
offeso e solamente consigliò alla moglie di aderi
po di fulmine, precipitò Issione nel fondo del Tartaro, dove Mercurio
per
suo ordine, legò lo sciagurato millantatore ad un
guiti con la maggiore magnificenza ogni tre anni, e questa usanza era
per
i Corinti così importante, che anche allorquando
e si astenevano dal recarsi in Corinto, in quella occasione ritenendo
per
fermo quanto un’ antica tradizione favolosa della
della loro città, asseriva a questo proposito. Gli Eleati ritenevano
per
fermo, che avrebbero evitate gravi sventure col n
eati che avesse assistito a quei giuochi. I giuochi istmici marcavano
per
i greci una data epoca ; nè più, nè meno che la c
ultimo vi fu anche introdotta la rappresentazione di una gran caccia,
per
la quale i Corinti facevan venire da lontane cont
itto gran numero di odi in onore dei vincitori dei giuochi istmici, e
per
questa ragiòne il quarto libro delle opere di lui
l paese dei Corinti. Chiamato a giudice della querela Briareo, questi
per
conciliare le differenze, decise che il paese int
sa come la patria di Ulisse, il più astuto dei greci. Omero l’ha resa
per
questa ragione, celebre nella sua immortale Odiss
dalla propria madre e presentato in orrido banchetto al suo genitore
per
atroce vendetta — V. Filomena e Progne. 2352. Iti
nnome di Giove, col quale veniva particolarmente adorato in Messenia,
per
un magnifico tempio che egli aveva sul monte Itom
ta cangiò il suo sesso e divenne uomo. V. Ifide. Jante era già famosa
per
la sua bellezza, quando si maritò con Ifide, sebb
— Plù comunemente detto Giapeto. Fu uno dei giganti che Giove fulminò
per
aver dato coi suoi compagni la scalata al cielo.
e di Ercole, e compagno di tutte le sue fatiche. Egli si rese celebre
per
la sua grande perizia nel condurre il carro a qua
ne gli sarebbe tornata funesta, fece sposare Megara a Jolao, il quale
per
la grande affezione che aveva per lo zio, accondi
ce sposare Megara a Jolao, il quale per la grande affezione che aveva
per
lo zio, accondiscese anche in ciò a fare il voler
infatti alcuni pretendono che ella fosse figlia di un re della Lidia,
per
nome Giardano ; ed altri, segnatamente Ovidio e S
roprio figliuolo in quella stessa grotta, ove lo aveva partorito ; ma
per
quel santo istinto della maternità, che parla pot
e del tempio, inspirata da Apollo, concepì una passione quasi materna
per
l’abbandonato bambino e lo allevò con solerte e v
to bambino e lo allevò con solerte e vigile affetto. Così Jone crebbe
per
varî anni sotto gli occhi della sua affettuosa li
one si acquistò l’affetto degli abitanti di Delfo e la loro fiducia ;
per
modo che, ad onta della sua età giovanissima, lo
ria di essere nell’avvenire il fondatore della Jonia. Xuto addolorato
per
non aver figliuoli, dopo qualche tempo di matrimo
ortossi a Delfo, onde saper dall’ oracolo che cosa avesse dovuto fare
per
averne ; e l’oracolo rispose che la prima persona
ra in esatta corrispondenza con la data del suo viaggio, lo riconobbe
per
figliuolo, e gl’ impose il nome di Jone, dalla pa
ortata la tazza avvelenata nel convito che Jone avea fatto imbandire,
per
sollennizzare il suo riconoscimento, il giovanett
Ma già i seguaci di Jone erano sul punto di avanzarsi contro di lei,
per
trascinarla al supplizio, quando la sacerdotessa
— Dejoneo, figlio d’ Eurito, re di Tessaglia, ebbe da una giovanetta
per
nome Perigona, un figliuolo chiamato Josso. Diven
oi discesero gli Jossidi. A proposito di questi, scrive Pausania, che
per
una superstiz iosa credenza, piuttosto di famigli
o questo dio col nome di Jov che nella loro lingua vuol dire giovane,
per
dinotare l’eterna giovanezza di un dio. Presso i
na delle numerose varietà del gran fico delle Indie, e che è notevole
per
la sua ricca e splendida floritura. Le statue e l
della agricoltura. I popoli Carelii poi avevano altri dei particolari
per
l’avena, l’ orzo e la segala. 2390. Ker. — E opin
il novilunio. Kurù è una delle divinità alla quale i Bramani debbono,
per
legge della loro religione, offrire ogni giorno u
a contrada, Kolna è figlio di uno dei capi Scandinavi, il quale fondò
per
il primo la classificazione botanica sui caratter
le si rese immortale tanto nei fasti religiosi, quanto negli storici,
per
aver fatto costruire le famose piramidi d’ Egitto
inio asserisce, che una somma non minore di 1800 talenti, fosse spesa
per
il vitto di quegli operai. Le piramidi di Kopto s
o tempo ; ond’egli fece innalzare le due piramidi, di cui favelliamo,
per
deporvi quei corpi adorati. 2396. Krisna. — Nel c
profetizzato che un giorno, egli avrebbe jerduta la corona e la vita
per
mano di un suo nipote. Preoccupato da siffatte ap
la giovine regina avrebbe vissuto al di là di un giorno solo. Infatti
per
ben sette volte la dolente Devakì vide Kansa ucci
assordante strepito di gran numero di strumenti, sui quali si batteva
per
ordine della regina, stordisce i ministri del suo
uccide i Daitri scherani del perfido zio, che movevano contro di lui
per
compiere il sanguinoso mandato. Devakì intanto, i
non si assopiva giammai, affidò il figliuolo Krisna ad un re pastore
per
nome Nunda, ed alla moglie di lui detta Jasciada
del loro latte il bambino ch’egli porta seco. Krisna allora, sapendo
per
volere divino che il seno che gli si porge è avve
erpente Kalinaga, ma Krisna lo uccide. Finalmente sottraendosi ancora
per
varii anni alle persecuzioni del traditore Kansa,
opo, Labda si maritò ad Echeone, figliuolo di un cittadino di Corinto
per
nome Echecrate, ed ebbe da quello un figliuolo ch
colo avea data a Labda, vollero uccidere il fanciullo, onde sua madre
per
salvarlo, lo nascose in una misura di biada che i
llo d’Egitto. Al dire di Erodoto, il laberinto di Egitto fu edificato
per
i dodici re, che secondo la tradizione storica, r
amente vi era un immenso, un enorme, uno sterminato numero di strade,
per
le quali si era forzati di passare e ripassare, g
edalo, sul modello di quello egiziano, ma in più piccole proporzioni,
per
ordine di Minosse re di quell’isola, il quale vi
onsacrato alla dea Giunone, sotto questo soprannome, e che era famoso
per
i ricchi donativi che lo adornavano. Questo tempi
magnifiche tegole di marmo che ne formavano il tetto, onde servirsene
per
la edificazione di un tempio della Fortuna, che e
lacco, i suoi contemporanei ritennero che quella morte fosse avvenuta
per
vendetta di Giunone Lacinia, la quale avesse per
morte fosse avvenuta per vendetta di Giunone Lacinia, la quale avesse
per
tal modo punito il tracotante che si facea reo di
loro posto. Ma la superstizione non si arrestò a questo avvenimento,
per
sè stesso semplicissimo ; imperocchè si credeva c
na istessa. 2405. Lacinio. — Cosi avea nome un famoso masnadiere, che
per
lung o tempo, desolò il paese di Crotone. Ercole
orgata dei Lacidi ; e che poi divenne famosa nei fasti del paganesimo
per
aver dato i natali a Milziade ed a Cimone figlio
anne che crescevano sulle rive del fiume Ladone, si servì il dio Pane
per
costruire il suo famoso flauto a sette canne, al
ava con sè dalla propria dimora. Le Lacenoforie erano feste istituite
per
la sola plebe. 2414. Laghi. — I Galli celtici ave
plebe. 2414. Laghi. — I Galli celtici avevano una grande venerazione
per
i laghi, che essi consideravano come altrettante
iere, andavano sulle sponde del lago, e un rappresentante individuale
per
le due parti, gettava ai corvi una focaccia, egua
, denomina Taida. Ella richiese al famoso Demostene, diecimila dramme
per
una notte di piacere, onde provocò la famosa risp
rema bellezza di lei. In una contrada della città di Corinto, si vide
per
lungo tempo un sepolcro, ritenuto comunemente per
di Corinto, si vide per lungo tempo un sepolcro, ritenuto comunemente
per
quello di Laide, sul quale si vedeva scolpita, co
agedia trad. di F. Bellotti. È questo il famoso Lajo che morì ucciso
per
mano del proprio figliuolo Edipo. V. Edipo. Se a
famosa cortigiana d’ Atene, figlia di Cleonora e che si rese celebre
per
la perizia con la quale suonava vari strumenti. T
con la quale suonava vari strumenti. Tolomeo primo re d’Egitto ne fu
per
lungo tempo pazzamente innamorato. All’ epoca del
due giovanette cretesi, le quali nel tempo che Trezene era tumultuosa
per
dissidii politici e discordie di partiti, abbando
i politici e discordie di partiti, abbandonarono la loro isola nativa
per
recarsi in quella città di cui esse ignoravano l’
lapidazione. 2419. Lampadi. — Gli antichi si servivano delle lampadi
per
tre usi principali. Le adoperavano nei tempii e p
ano delle lampadi per tre usi principali. Le adoperavano nei tempii e
per
gli atti della religione ; se ne servivano nelle
te le mettevano nei sepolcri. Quando una Vestale veniva sepolta viva,
per
aver lasciato spegnere il fuoco sacro della dea,
i molti chiari scrittori dell’antichità, che quelle lampadi ardessero
per
lungo tratto di anni senza bisogno di alimento. F
sogno di più ritoccarla. Il cronista Solino asserisce un fatto simile
per
una lampada inestinguibile, trovata dopo lunghi a
ostori. Plutarco istesso racconta, che un abitante della Lacedemonia,
per
nome Cleombroto, avesse vista una lampada perpetu
sonale interesse ad alimentare la superstiziosa ignoranza dei pagani,
per
prestar loro cieca fede. 2420. Lampadaforie. — Co
ano nome alcune pubbliche feste nelle quali si adoperavano le lampadi
per
le cerimonie dei sacrifizii. Segnatamente in Aten
della ninfa Climene. Al paro delle sue sorelle fu cangiata in pioppo,
per
aver troppo pianto la morte del fratello Fetonte.
Lampo. — Figlio di Laomedonte. Egli è ricordato nei fasti mitologici
per
essere fratello di Priamo. 2424. Lampos. — Detto
sso di tutta la testa e della parte superiore del corpo, lo strinsero
per
modo che quasi lo soffocarono. Finalmente coperto
uoi figliuoli fu da tutti ritenuta come il castigo del suo sacrilegio
per
aver osato di ferire il cavallo offerto a Minerva
statua che riproduceva fedelmente la cara immagine del suo sposo ; e
per
farsi una dolce illusione, sempre soave al suo cu
ormente afflitta, chiese in grazia agli dei che le avessero conceduto
per
sole tre ore di poter favellare con lo sposo ador
grazia, che gli dei impietositi gliela concessero. Mercurio infatti,
per
ordine di Giove discese all’inferno e ne trasse l
e una principessa di Epiro, che insieme a sua sorella Nereide, riuseì
per
poco tempo a sottrarsi al furore degli Epiroti, i
trad. di V. Monti. Tolta in moglie da uno dei tanti figli di Ercole
per
nome Telefo, Laodice fu ben presto abbandonata da
nsolare la derelitta figliuola, la rimaritò ad un figlio di Antenore,
per
nome Elicaone, ma questo secondo imeneo fu come i
figliuoli avesse raggiunta l’età maggiorenne. Laodice rimasta vedova,
per
spietata libidine di regno, avvelenò l’un dopo l’
e fu a parte di ogni buona e cattiva fortuna del padre, e lo seguì da
per
ogni dove, finchè caduta Troja, andò con lui nell
Laomedonte. — Figlio di Ilo e padre del famoso Priamo. Regnò in Troia
per
lo spazio di ventinove anni. Nei fasti dell’antic
nove anni. Nei fasti dell’antichità, questo famoso re si rese celebre
per
aver fatto circondare di fortissime e salde mura,
argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sdegnato contro Laomedonte,
per
non avergli data la promessa ricompensa dopo la c
i lavori, Laomedonte non restituì le ricchezze di cui s’era servito,
per
modo che Apollo afflisse il popolo troiano con un
uando la stessa figliuola del re Laomedonte venisse esposta al mostro
per
esser divorata. Laomedonte allora, piegando all’i
uesto monumento è quello stesso che fu abbattuto dai Troiani medesimi
per
dar passaggio al famoso cavallo troiano. V. Fatal
se cura dell’infanzia di suo nipote Ercole e lo ritenne presso di sè,
per
qualche tempo, nella città di Feneone, in Arcadia
popoli della Tessaglia che si resero celebri nei fasti dell’antichità
per
la sanguinosa guerra che sostennero contro i Cent
guinosa guerra che sostennero contro i Centauri, e che ebbe principio
per
una dissensione surta fra di loro, durante il ban
sò a Giunone la tresca amorosa che egli aveva con la ninfa Giuturna ;
per
il che sdegnato Giove le fece tagliare la lingua
tte motivo a quelle menti ottenebrate dalla superstizione di ritenere
per
fermo che le anime dei trapassati soggiornassero
mavano Lari le anime dei buoni, e Lemori quelle dei cattivi, le quali
per
altro venivano anch’esse onorate con certe sacre
degli dei Penati. Grandissima era la venerazione che i pagani avevano
per
queste loro divinità tutelari ; sebbene le cronac
osta propriamente sul monte Peneo, è celebre nei fasti del paganesimo
per
essere la patria di Achille ; e perchè Giove vi e
avano le anime dei perversi, e credevano che ritornassero sulla terra
per
tormentare i vivi. Le chiamavano anche genii, spe
alla regina Amata, un figliuolo che gli fu rapito da alcuni delfini ;
per
modo che non gli restò altra prole, che una leggi
per modo che non gli restò altra prole, che una leggiadra giovanetta
per
nome Lavinia, la quale per la sua bellezza, si vi
altra prole, che una leggiadra giovanetta per nome Lavinia, la quale
per
la sua bellezza, si vide ben presto scopo ai voti
o di Latino, e impossessatosi del trono, sposò la principessa e regnò
per
quarantasei anni. — V. Lavinia. 2448. Latmo. — Mo
di gemella prole Sgravossi, della suocera a dispetto. Fama è però che
per
fuggir lo sdegno Di Giuno, la puerpera da Delo Pu
VI Fav. III trad. del Cav. Ermolao Federico Finalmente dopo d’aver
per
lungo tratto di tempo errato alla ventura, espost
ema, fosse la vera madre di lui. Al dire del citato scrittore, Latona
per
sottrarre Apollo alle crudeli persecuzioni di Tif
Egizii. Infatti presso questi ultimi popoli, Apollo, ossia il sole ha
per
madre Latona (parola che significa nel linguaggio
dore. Anche i Tripolitani ed i Galli avevano una particolar divozione
per
questa dea, la quale veniva adorata anche sotto i
e Ateneo, nelle sue cronache. Narra il citato scrittore, che un greco
per
nome Parmenisco Netapontino, il quale per le sue
ato scrittore, che un greco per nome Parmenisco Netapontino, il quale
per
le sue immense ricchezze godeva del primato su tu
a azione sagrilega, fosse condannato dagli dei a non poter più ridere
per
qualunque cosa gli fosse avvenuta. Addolorato di
gli ricorse all’oracolo d’Apollo, onde sapere cosa avesse dovuto fare
per
essere liberato da tale castigo ; e l’oracolo ris
lmente in onore della madre degli dei. Era costume di portare in giro
per
la città in gran pompa la statua della dea, posta
el più alto silenzio. Una della porte di Roma veniva detta Lavernale,
per
essere nelle circostanze del bosco, consacrato a
me al re suo padre, improvvisamente, la flamma di cui ella si serviva
per
abbruciare i profumi sull’altare, si appiccò alla
ofumi sull’altare, si appiccò alla sua folta e magnifica capellatura,
per
modo che la ricca acconciatura di perle, di cui e
almente, spentosi il fuoco, e trovatasi la principessa incolume, come
per
miracolo, gl’indovini predissero che ella avrebbe
mo destino, il quale pero sarebbe riuscito funesto al suo popolo, che
per
cagione di lei avrebbe avuto a sostenere una lung
tanti del Lazio cominciarono a mormorare della lontananza di Lavinia,
per
modo che Ascanio fu costretto a ricercare della m
ripete che nel palazzo del re sorgeva un albero d’ alloro, il quale,
per
essere secolare, era tenuto con certo religioso r
ze della città di Alba ; propriamente dove si tennero poi le adunanze
per
le feste latine. Da quanto riferiscono le cronach
il re Tarquinio conchiuso un trattato di alleanza coi latini, volle,
per
eternare la memoria del fatto, che si fosse fabbr
e potuto, senza sospetto, dar sfogo all’amoroso desiderio onde ardeva
per
la bellissima Leda. Infatti la sua divina volontà
estra. Tindaro Re d’ Ebalia fu consorte Di Leda, la qual Testio ebbe
per
padre ; Giove in forma di Cigno oprò di sorte, Ch
ipete la tradizione a cui si attiene il citato poeta, che offesa Temi
per
la morte della sfinge, e per vedere spiegati i su
attiene il citato poeta, che offesa Temi per la morte della sfinge, e
per
vedere spiegati i suoi oracoli, mandò nelle campa
tra in atto di latrare inseguendo. Questo prodigio fu detto avvenisse
per
volontà di qualche nume, che non avea voluto perm
e l’offrì in dono a Procri, il quale poi finalmente lo donò a Cefalo,
per
la famosa caccia della volpe di Tebe. 2468. Lemno
stabilito le sue fucine, ove insieme ai Ciclopi fabbricava i fulmini
per
la destra vendicatrice di Giove. 2469. Lemuri. —
e irrequiete. I romani credevano fermamente che il mezzo più efficace
per
allontanare i lemuri fosse quello di abbruciare d
re l’ ombra di Remo, suo fratello, da lui ucciso. È questa la ragione
per
la quale molti autori han creduto che la parola L
eternare l’invitto coraggio di Leonida e dei suoi trecento spartani,
per
la difesa del passo delle Termopili, si celebrava
della Grecia. Al dire di Pausania egli fu innalzato agli onori eroici
per
aver, dietro consiglio dell’oracolo, sagrificata
consiglio dell’oracolo, sagrificata la vita delle proprie figliuole,
per
salvare la patria. 2474. Lepreade. — Conosciuto a
avrebbe bevuto più vino. Ercole vinse sempre in tutti gli esercizii,
per
modo che Lepreo, ebbro di collera e di vino, sfid
lega francese. Nei fasti della mitologia, il lago di Lerna è celebre
per
la famosa Idra che fu uccisa da Ercole e che form
dra. V. Ercole. Euripide dice, che l’arme della quale Ercole si servì
per
uccidere il mostro era una falce d’oro. Al dire d
l rossore della vergogna. 2477. Lesbo. — Isola del mare Egeo, celebre
per
aver dato i natali alla famosa poetessa Saffo. Gl
della Lestrigonia, mandò due dei suoi seguaci verso il re del paese,
per
nome Antifate. Ma i messaggieri all’ingresso dell
ia trovarono la moglie del re, la cui speventevole vista gli inorridì
per
modo che essi vollero ritornare sui loro passi, e
trad. di I. Pindemonte L’immane voce del mostruoso signore rimbombò
per
tutta l’ isola, sì che i Lestrigoni dall’alto del
itornar sulla terra ad animare altri corpi ; ma che doveano aggirarsi
per
lo spazio di mille anni nel vuoto prima di esser
rti, e del quale la tradizione mitologica ripete, che dopo aver corso
per
una sufficiente lunghezza, scompariva ad un tratt
ufficiente lunghezza, scompariva ad un tratto rientrando nella terra,
per
poi ricomparire, ricco di abbondanti acque, vicin
Consisteva il Lettisternio in un sontuoso e splendido banchetto, che
per
più giorni, in nome ed a spesa della repubbblica,
ero interrogati i libri sibillini. Infatti i sacerdoti risposero, che
per
far cessare il castigo, bisognava celebraré una f
Storia Romana. Segui dopo la spiacevol vernata una pestilente state,
per
ogni sorta di animali ; ovvero dalla stemperanza
ate, per ogni sorta di animali ; ovvero dalla stemperanza dell’ aria,
per
la subita mutazioue in contrario, ovvero per qual
stemperanza dell’ aria, per la subita mutazioue in contrario, ovvero
per
qualche altra cagione : per la quale insanabil ma
la subita mutazioue in contrario, ovvero per qualche altra cagione :
per
la quale insanabil malattia, posciacchè né cagion
insanabil malattia, posciacchè né cagione, nè fine alcuno si trovava,
per
deliberazione del senato si videro i libri sibill
ri sibillini. I due nomini preposti alla cura de’ sacrifizii attesero
per
lo spazio di otto giorni a placare col lettistern
del cennato autore, questa cerimonia riusci completamente inefficace,
per
modo che si dovè ricorrere ad altra divozione per
tamente inefficace, per modo che si dovè ricorrere ad altra divozione
per
raggiungere lo scopo desiderato ; e questa fu la
e sue braccia, levandolo dalla terra, senza di che il bambino passava
per
illegittimo. Al dire del cronista Vossio, la dea
a avesse avvertito il poeta Stesicoro che egli aveva perduta la vista
per
effetto della collera di lei. Così almeno ripete
a giovanetta Dafne ; ma sapendo la grande avversione che essa nudriva
per
tutti gli uomini in generale, pensò che piuttosio
servava tutta la sua forza e la sua destrezza, e non trascurava nulla
per
tornar bene accetto a Dafne, così avvenne che ben
llo intanto che anch’egli avea concepito un ardente desiderio d’amore
per
la bellissima Dafne, sdegnato per vedersi respint
cepito un ardente desiderio d’amore per la bellissima Dafne, sdegnato
per
vedersi respinto, e preferito Leucippo, per vendi
ellissima Dafne, sdegnato per vedersi respinto, e preferito Leucippo,
per
vendicarsi ispirò a Dafne e alle compagne di lei
camo, settimo re dell’ antica stirpe di Belo. Leucotea si rese famosa
per
la sua stupenda bellezza, che vinceva d’assai que
ù belle donne dei suoi tempi. ….. Leucotea prole D’Eurinome la prima
per
beltade Tra le genti odorifere ; ma quando Crebbe
giovinetta. Orcamo intanto, avvisato da certa Clizia del tranello che
per
amore gli faceva Apollo, cieco di furore, e ceden
eva Apollo, cieco di furore, e cedendo alle perfide insinuazioni, che
per
gelosia del divino amante, l’abbandonata Clizia g
sse gettato sul corpo di lei un monte di sabbia. Apollo fece di tutto
per
salvare dell’ordibile morte la sua diletta, ma no
della sua amata, e la terra che lo ricopriva ; dalla quale surse come
per
incanto, quell’ albero che produce l’incenso. Il
veramente proibito alle donne schiave di entrare in quel tempio, e se
per
disavventura veniva una di esse sorpresa in quel
offrì ai suoi compagni uno splendido banchetto, ove Liba si inebbriò
per
siffatto modo, che nel tripudio osò violentare un
uccisori. Aggiunge la tradizione che trovandosi in Temessa un atleta
per
nome Eutimo, nel tempo stesso in cui dovea compie
re non bisogna confonderle con quelli. Durante le Liberali si portava
per
la città e per le campagne un Fallo in trionfo so
confonderle con quelli. Durante le Liberali si portava per la città e
per
le campagne un Fallo in trionfo sopra d’un carro
quando correvano alcun pericolo, dal quale credevano di uscir immuni
per
la protezione di Giove Liberatore. 2502. Libero.
nata dalle due dee, dette Adeona e Abeona, cioè l’Andare e il Venire,
per
alludere che essa poteva andare ove più le piacev
di loro concittadini ad interrogare l’oracolo di Bacco, nella Tracia,
per
sapere quale sarebbe il destino della loro città,
a colonna che sorgeva sul sepolcro d’Orfeo, si rovesciò e s’infranse,
per
modo che il Sole vide le ossa di Orfeo. Nella not
lli, che racchiudevano i misteri e la scienza di conoscere il futuro,
per
mezzo dell’esame delle visceri delle vittime. Li
lli che contenevano la maniera, ovvero il rito che si doveva compiere
per
consacrare le città, i templi, le mura, gli altar
il costume di portare nel tempio di Libitina una data somma di danaro
per
ogni persona che moriva. I ministri del tempio, c
i si attiene il cennato poeta, aggiunge che il corpo di Lica s’indurì
per
l’aria, ed egli fu cangiato in uno scoglio, che s
l’antica età narra che spinto Colui nell’ aere dalla man robusta, Già
per
la tema esangue, e d’ ogni umore Esausto, si muta
di cui Omero dice, che prestò al fratello Paride, la propria corazza
per
il singolare duello che quegli combattè contro Me
essere uscito di servaggio. In quel torno di tempo, Achille furibondo
per
la morte del suo amico Patreclo, Perchè si piang
mergendogli il brando fra la giuntura del collo ; e poi trascinandolo
per
un piede, lo scagliò nel mare. Strinse Achille l
’ Arcadia. Narra la tradizione mitologica che Licaone sì rese celebre
per
la efferata sua barbarie, la quale lo spinse a fa
servirle la sera al banchetto che dava al suo ospite. Ma ben presto,
per
comando di Giove, Licaone fu cangiato in lupo, e
o. Al dire del citato scrittore, gli abitanti dell’Arcadia ritenevano
per
fermo che oltre a questo Licaone, loro re, cangia
evano per fermo che oltre a questo Licaone, loro re, cangiato in lupo
per
vendetta di Giove, vi fosse stato un altro Licaon
milmente cangiato in quell’ animale, e che ogni dieci anni ripigliava
per
poco la forma umana, quante volte però si fosse a
La città di Licosura, la più antica di tutta la Grecia, fu edificata
per
suo ordine sui monti d’ Arcadia, e vi fece innalz
: da ciò ha principio la tradizione favolosa, la quale ingrandendosi
per
le crudeltà di cui si rese col tempo colpevole Li
uno dei cronisti più accreditati del paganesimo, racconta che Licaone
per
indurre i suoi sudditi all’ osservanza delle sue
sua reggia, sotto le sembianze di uno straniero. I figliuoli del re,
per
accertarsi della verità di quanto asseriva il lor
ente fu ritenuto aver Licaone istituiti i sacerdoti Luperci. È questa
per
altro un’ opinione poco generalizzata. 2511. Lica
. Lico. — Fratello di Nitteo e usurpatore del trono di Tebe spettante
per
diritto a Lajo. Questo Lico, che taluni autori ch
gno di Ercole che lo seguì quando l’eroe combattè contro le Amazzoni,
per
comando di Euristeo. V. Ercole : Quando l’ eroe e
essendo Latona, sul punto di partorire, si fosse trasformata in lupa,
per
sottrarsi più facilmente alle persecuzioni di Giu
minentemente superstizioso, avevano in quella città tanta venerazione
per
quegli animali, che non solo non li uccidevano, m
, secondo Virgilio, era anche nominata la cortigiana Citeride, famosa
per
la sua bellezza. Essa veniva anche detta Volunnia
nio. Il poeta Cornelio Gallo l’ amò con passione, e Licori corrispose
per
qualche tempo all’ affetto di lui ; ma poi lo abb
orrispose per qualche tempo all’ affetto di lui ; ma poi lo abbandonò
per
darsi nelle braccia di Marc’ Antonio triumviro, i
quale alla sua volta la dimenticò del tutto, pazzo com’ era d’ amore,
per
la bellissima Cleopatra. ……. e ne dimandan tutti
, Licori La ninfa tua, e siegue un altro intanto Per nevi, e monti, e
per
armate schíere. Virgilio — Egloga X. trad. di An
latore della Lacedemonia, del quale la cronaca mitologica fa menzione
per
aver egli ricorso all’ oracolo di Delfo, onde far
ssi avessero scrupolosamente osservate le leggi di Licurgo. Raggiunto
per
tal modo, lo scopo desiderato, Licurgo fece sparg
di Aristeo, e secondo Virgilio, una delle compagne di Cirene, famose
per
la bianchezza del loro collo, e per la ricchezza
delle compagne di Cirene, famose per la bianchezza del loro collo, e
per
la ricchezza della bionda capellatura. ……… le ni
storico Plinio, si dava la strana prerogativa di rendere gli oracoli
per
mezzo dei pesci che vivevano nelle sue acque. Al
he veniva loro gettato, si riteneva come propizio augurio ; mentre se
per
contrario essi si allontanavano dal cibo, credeva
di Pindaro, Linceo vedeva fin nelle viscere della terra, la qual cosa
per
altro si può spiegare coll’ aver egli avuto grand
va con le dita. Da principio i pagani non si servivano della lira che
per
cantare le lodi degli dei ; poi fu adoperata nei
fu adoperata nei banchetti, nei sacrifizii, e se ne servirono i poeti
per
improvvisare. 2545. Liriade. — Ninfa oceanide, am
azione. V. Lapidazione. 2549. Litomanzia. — Divinazione che si faceva
per
mezzo di molti anelli di metallo, i quali spinti
le fu cangiata in quel fiore conosciuto sotto l’appellazione di Loto,
per
le preghiere ch’ella rivolse agli dei, ond’essere
Loto, in un completo oblìo di tutto. Io due scelgo de’nostri, a cui
per
terzo Giungo un araldo, e a investigar li mando.
tto di quelle che un esercito vittorioso celebrava dopo la battaglia,
per
espiare il sangue versato. Il nome di Lua viene d
i prieghi, Nè, quando a maturezza il feto arriva, Al nascer facil via
per
te si neghi. Ovidio — I Fasti — Libro II trad. d
delle vittime bruciate sugli altari di Luciniana, restavano immobili
per
qualunque si fosse l’impetuosità del vento che av
era, forse dal suo nome medesimo, consacrato a Diana Luna, ed è forse
per
questo che sui ruderi dei monumenti antichi si tr
te soggetti al potere delle donne, ed erano dominati da esse ; mentre
per
contrario gli adoratori del dio Luno, conservavan
esse ; mentre per contrario gli adoratori del dio Luno, conservavano
per
tutta la vita la loro maschia autorità sulle loro
al dio Luno, gli uomini vestivano da donna, e le donne da uomo. Forse
per
mostrare la promiscuità dei due sessi, attribuiti
lo e Remo. Lo storico Servio dice, che il nome di Lupercale le veniva
per
essere quella grotta scavata nel monte Palatino e
l tutto ignudi, tenendo in una mano il coltello di cui s’eran serviti
per
immolare le vittime, e tingendosi la fronte col s
battevano tutti quelli che incontravano e segnatamente le donne, che
per
altro ricevevano quei colpi assai volentieri, ed
un felice e sollecito parto. Altri autori asseriscono che la ragione
per
la quale i giovani correvano nudi nelle Lupercali
mandre da alcuni ladri, i quali approfittarono di quella congiuntura
per
fare il colpo. Però i due fratelli, e tutti i gio
Fasti — Libro II. trad. di Giambattista Bianchi. Aggiungeremo ancora
per
quanto riguarda la parte storico-mitologica della
razioni nel nono giorno dopo la nascita di un maschio, e nell’ ottavo
per
le femmine : talvolta si prendeva anche il quinto
’ ottavo per le femmine : talvolta si prendeva anche il quinto giorno
per
questa cerimonia dei bambini. Comunemente le lust
le lustrazioni. — V. Acqua lustrale. 2575. Lustro. — I romani avevano
per
antichissima costumanza di offrire un sacrifizio
oro dimore a seconda degli auspicii ; o se sia veramente patronimica,
per
la derivazione del capo della loro razza, a nome
e caratteristici della civiltà ellenica, saranno maggiormente limpidi
per
coloro che si faranno a studiare questo popolo ne
ella Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato da Giacobbe,
per
comando di Dio, in Bethel : 2. E Giacobbe, raun
mundamini ac mutale vestimenta vestra. 3. Venite e andiamo a Bethel
per
fare ivi un altare a bio, il quale mi esaudi nel
mo e da suo figlio Ismaele. Questo tempio gode il privilegio di asilo
per
ogni sorta di colpevoli ; ed è famoso pei pellegr
nell’iliade, libro V, traduzione di Vincenzo Monli. Poichè raggiunta
per
la folta ei l’ebbe Abbassò l’asta il fiero, e col
so del libro l deire al Cap. XXVIII della Bibbia. quando la Pitonessa
per
comando di Saul evoca l’ombra di Samuele : « 16.
comando di Saul evoca l’ombra di Samuele : « 16. E Samuele rispose :
per
qual motivo consulti me mentre il Signore si è ri
ato da te, ed è favorevole al tuo rivale ? 20. Subitamente cadde Saul
per
terra disteso ; perocchè si sbigotti alle parole
u Francesco Stabili, conosciuto però sotto il nome di Cecco d’ Ascoll
per
esser nato in questa città della Marca d’Ancona n
i far giungere il mare Adriatico fin sotto le mura d’ Ascoli. Citato,
per
un libro di astrologia, a comparire innanzi al tr
— Fu moglie di Minosse, re di Creta : di lei la Favola racconta, che
per
soddisfare alla sua bestiale libbline, fosse sogg
hiudere ia una vacca di legno. 44. Giunone. — Giove volendo punirla
per
aver cospirato contro di lui nella guerra del Tit
lui nella guerra del Titani, ordinò a vulcano di sospenderla in aria
per
mezzo di due calamite, di appenderte sotto i pled
ata da Argiasp. 50. Dionisio. — Soprannome dato dal Greci a Bacco.
per
alludere che egli era stato loro padre. ed anche
ío ferisco ; perchè Giove si feri facendosi un’incisione nella coscia
per
salvare il bambino Bacco di cui Semele era incint
o, ma coll’ opera eziandio, in ogni mio frangente, tenne tutte le vie
per
giovarmi. Di che con questa mia dedicatoria inten
forta la bontà con cui l’E. V. R. ha compatita qualche altra cosuccia
per
me data alla stampa, in guisa che potrei dirle co
sull’intendimento di questa opericciuola, chè così verrà a scorgersi
per
avventura, non esser del tutto vana la mia fatica
mani della gioventù una Mitologia, la quale fosse ricca di erudizione
per
l’intelligenza degli antichi poeti, e scevra di o
e forse un po soverchiamente carica di greca e di latina erudizione ;
per
cui molti mi han consigliato a pubblicarne un dis
emidei (ημιθεοι), e finalmente degl’Infernali (υποκθονιοι, στυγιοι) ;
per
cui questo Compendio sarà in tre parti diviso.
mboleggiato sotto il nome di Satùrno, si satolla di anni ; o da satus
per
satio, seminagione, perchè quel nume la insegnò a
ia, ov’era in ispecial modo venerata. Si chiamava pure la Gran Madre,
per
esser nati da lei molti e grandissimi numi ; Opi
nsi Aborigeni (1) e ne riformò i sel vatici costumi, percui fu tenuto
per
un nume e chiamato figliuolo del Cielo, perchè si
(2). Egli sposò una figliuola di Giano e di Venilia, chiamata Canènte
per
la maravigliosa maestria nel canto. Or un giorno
maravigliosa maestria nel canto. Or un giorno andando Pico a diletto
per
un bosco, incontrò la maga Circe, la quale il toc
ed il cangiò nell’uccello detto pico (1). I compagni del principe che
per
la campagna il cercavano, furono dalla Maga anche
cangiati in orribili forme di fiere. Ma Canènte forsennata pel dolore
per
sei giorni si diede a discorrere per valli e per
Ma Canènte forsennata pel dolore per sei giorni si diede a discorrere
per
valli e per monti senza prender cibo e senza sonn
orsennata pel dolore per sei giorni si diede a discorrere per valli e
per
monti senza prender cibo e senza sonno. Finalment
ce. Fauno si vuole figlio di Pico e quindi nipote di Satùrno, ed avea
per
moglie Fauna, la quale dava gli oracoli alle donn
pio di Giano. I Latini adunque eran superbi di aver avuto Satùrno
per
fondatore di lor nazione e che nelle vene de’lor
tùrno, e si celebravano con allegria grandissima nel mese di Dicembre
per
cinque giorni detti da Catullo (4) i migliori fra
ima guerra Punica ; e finalmente, dopo la battaglia di Azio, regnando
per
Cesare Augusto grandissima pace in tutto il mondo
a scorza ed il legno di quell’albero, di cui si servivano gli antichi
per
iscrivere. Essi intonacavano leggiermente una tal
le lettere con un punteruolo di ferro (Stylus), la cui testa serviva
per
cancellare ciò che si era scritto. Chiròne da’poe
per cancellare ciò che si era scritto. Chiròne da’poeti fu celebrato
per
la sua giustizia e pietà : ritrovò non solo la ch
figliuolo di Satùrno ; ma mentre maneggiava le armi di Ercole, ferito
per
caso in un piede da una saetta intinta nel sangue
cui Giove donata l’avea a patto che un immortale avesse voluto morire
per
lui. Fu egli trasformato in una costellazione det
e membra, ruotavano il capo e cozzavano fronte a fronte come montoni,
per
cui ebbero il nome di Coribanti ; si tosavano nel
Cibèle, mentre pareva che volesse far danno alla propria persona, fu
per
pietà della Dea cangiato in pino, che fu poscia a
gevano l’amaro fato di Ati ; e chi colle chiome rabbuffate discorreva
per
le montagne, e chi percuoteva timpani e cembali,
bievoli banchetti. A Cibèle offerivasi un sacrificio detto Taurobolio
per
la consacrazione del gran Sacerdote, per l’espiaz
sacrificio detto Taurobolio per la consacrazione del gran Sacerdote,
per
l’espiazione de’delitti, e per la salute del Prin
r la consacrazione del gran Sacerdote, per l’espiazione de’delitti, e
per
la salute del Principe o di que’che l’offerivano,
io, sul quale s’immolava un toro colle corna dorate, di cui il sangue
per
quei forami colando, tutto aspergeva il Sacerdote
era il principal nume tutelare di Roma e specialmente della Terra, e
per
essa intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del
per essa intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del fuoco eterno fu
per
Enèa dalla Frigia recato in Italia ; ed i Frigii
resso al quale era il palagio del suo fondatore. Era di forma rotonda
per
significare l’universo ch’è rotondo, e nel cui be
so, perchè siccome eternamente risplendono gli astri nel cielo, così,
per
cura delle Vestali, sempre arder dovea il fuoco d
ublica. Era esso fuoco di legna che ardevano su di un focolare ; e se
per
colpa della Vestale o per caso veniva a spegnersi
legna che ardevano su di un focolare ; e se per colpa della Vestale o
per
caso veniva a spegnersi, si reputava prodigio per
lpa della Vestale o per caso veniva a spegnersi, si reputava prodigio
per
la cosa pubblica funestissimo, e la Vestale colle
col volto pallido e mesto. Spesso ha il capo velato o mezzo coperto,
per
dinotare che i tempi sono oscuri e coperti di un
a falce del tempo ogni cosa miete e distrugge. Si dipinge pure alato,
per
significare la velocità del tempo, o sotto figura
locità del tempo, o sotto figura di un serpente che si morde la coda,
per
mostrare l’eternità ch’è senza principio e senza
uta su di un cubo. Avea il capo coronato di torri e di merli di mura,
per
significare le città che sono come la corona dell
tre preziose e sparsa di fiori ; ed alle volte coronavasi di quercia,
per
ricordare che gli uomini un tempo nudrivansi del
Roma a Cibèle, la quale, coll’augusto capo coronato di torri ; lieta
per
vedersi madre di tanti numi, vien portata su pomp
ieta per vedersi madre di tanti numi, vien portata su pomposo cocchìo
per
le città della Frigia. Giano si dipingeva con due
ra prima e dopo del diluvio. Alle volte si dipinge con quattro facce,
per
indicare le quattro stagioni dell’anno cui egli p
di Giano, da una parte vedeansi le due facce, e dall’altra, una nave,
per
ricordare che Satùrno su di una nave erasi salvat
li. Il giorno sacro a Satùrno era infausto e malaguroso, specialmente
per
viaggiare. Da quest’indole di Satùrno venne il gr
ci e satirici, o perchè ritrovati in Italia che dicevasi Saturnia ; o
per
quella specie di malignità che si attribuiva a Sa
omini e degli Dei, chiamavasi Jupiter da’ Latini, quasi iuvans pater,
per
la somma beneficenza, con cui sopra tutte le crea
Quindi nella celebre formola augurale, Jove fulgente, tonante si dice
per
coelo fulgente ; ed in Orazio manet sub Jove frig
ano il vanto di aver veduto nascere questo nume fra loro ; ma i Poeti
per
lo più danno a’ Cretesi un tant’onore. Quindi il
indi il Sannazzaro : Cagion sì giusta mai Creta non ebbe Per Giove o
per
Giunon di gloriarsi. Or il natale di Giove è var
alla crudeltà del genitore. I quali aprirono alla figliuola quel che
per
decreto del Fato avvenir dovea di Satùrno e di Gi
fichi Giove fanciullo e senza que’ fulmini, de’ quali ebbe ad armarsi
per
debellare i Giganti ; sebbene altri l’intendano p
i ebbe ad armarsi per debellare i Giganti ; sebbene altri l’intendano
per
Giove nocivo, dal vedersi la statua di lui armata
ndano per Giove nocivo, dal vedersi la statua di lui armata di saette
per
ferire. Come poi Giove ottenuto avesse nella divi
ttenuto avesse nella divisione dell’universo l’impero del cielo, si è
per
noi detto nell’articolo di Satùrno. III. Poten
e la giustizia che governano l’universo ; ed egli ottenne il primato
per
ragione del potere e della forza che sedevan semp
orato qual altro Giove ; il quale di ciò adirato volea fulminarlo, ma
per
intercessione di Apòllo, eui Perifante avea consa
u sì maraviglioso che il mondo da’ Greci fu chiamato κοσμος, l’ordine
per
eccellenza. Or fra tutte le create cose la più be
mo uomo a somiglianza degli Dei, dandogli un sembiante nobile e fatto
per
mirare il cielo. Nel che traluce la vera origine
ette uccise l’uccello e liberò Prometeo da quel supplizio. Or Giove,
per
vendicare il temerario attentato del fig. di Giap
tutt’i doni. Altri dicono che gli Dei, mal sofferendo che Giove volea
per
se solo il poter formare degli uomini, fabbricaro
rono questa donna e tutti l’arricchirono de’ loro doni ; e che Giove,
per
vendicarsi di ciò, comandò a Mercurio di recarla
razione di mali. Epimeteo, dimentico del consiglio del fratello, apri
per
curiosità la fatale cassetta, da cui uscirono in
di una sapienza tutta divina ; e l’anima, un fuoco tratto dal cielo,
per
indicare la sua origine da Dio. Potrebbe pur dirs
eguire l’empio attentato, il figliuol di Latòna li uccise ». L’Olimpo
per
forza di un gran tremuoto fu distaccato dal monte
on lasciò l’implacabile mostro d’inseguirli. Essi, vinti dal terrore,
per
consiglio del Dio Pan, pigliarono sembianza di an
pposta tutta quanta è la Sicilia. Spesso invano fa tutt’i suoi sforzi
per
liberarsi da quell’eterno peso che sdegna, gettan
ggidì Ischia, dalla quale vogliono che un tempo fu distaccata Procida
per
forza di orribile tremuoto. Il che ha dovuto aver
o giace sepolto in Arimis (εν Αριμοις) luoghi dell’Asia Minore famosi
per
frequenti tremuoli e per sotterranei fuochi. Alcu
(εν Αριμοις) luoghi dell’Asia Minore famosi per frequenti tremuoli e
per
sotterranei fuochi. Alcuni dicono che i Giganti m
a e ferocia, che insolentivano contra gli Dei e gli uomini, a’ quali,
per
dinotarne la forza, gli antichi diedero corpi smi
ove nacque una razza di uomini crudeli e spregiatori de’ Numi. Giove,
per
domare siffalla genia, tenne il gran concilio deg
e crudele ed empio, fu trasformato in lupo ; ovvero ebbe la malattia,
per
la quale gli uomini credonsi trasmutati in lupi,
meteo e di Pandora, o di Climene ; e Pirra, di Epimeteo ; tutti e due
per
pietà fra gli altri uomini insigni. I quali veden
bio denotava una povera, ma pietosa vecchierella. Or viaggiando Giove
per
la Frigia con Mercurio che solea portar seco per
Or viaggiando Giove per la Frigia con Mercurio che solea portar seco
per
compagno, da niuno furono accolti che da que’ vec
chi. Dall’una parte e dall’altra eran dodici stanze o piccioli palagi
per
gli Dei maggiori, e nel bel mezzo una sala magnif
li palagi per gli Dei maggiori, e nel bel mezzo una sala magnifica sì
per
deliberare e sì per banchettarvi. Omero però nel
i maggiori, e nel bel mezzo una sala magnifica sì per deliberare e sì
per
banchettarvi. Omero però nel principio del XX. li
andare(1) alla gran sala del celeste consiglio passar doveano i Numi
per
la via lattea ( γαλαξια, orbis lacteus, via lacte
serene, tutto luccicante di minute stelle, e di un notabile candore,
per
cui ha preso il nome dal latte. A destra ed a sin
suo cocchio, Giove era solito di passeggiare. E’ fama che Mercurio fu
per
qualche tempo allattato da Giunòne, e che dal poc
curio fu per qualche tempo allattato da Giunòne, e che dal poco latte
per
caso caduto dalla bocca di lui si fosse formata l
Nell’Iliade (2) si legge che teneva gran tavola co’ Numi nell’Etiopia
per
dodici giorni ; e gli Etiopi vi son chiamati irre
iopia per dodici giorni ; e gli Etiopi vi son chiamati irreprensibili
per
l’innoncenza de’ costumi ; il che forse ha dato l
tarle processionalmente intorno alla Libia, facendo feste grandissime
per
dodici giorni ; il che pure ha potuto dar luogo a
primo quant’oro fu bello : Fè saporose con fame le ghiande, E nettare
per
sete ogni ruscello. L’ambrosia era propriamente
amente al suolo e fu occasione di molto ridere alla celeste brigata ;
per
cui Giove la rimosse da quell’uffizio ; e per com
alla celeste brigata ; per cui Giove la rimosse da quell’uffizio ; e
per
compenso fu data in moglie ad Ercole, col quale a
e degli Dei, Rapito in cielo, perchè fosse a Giove Di coppa mescitor
per
sua beltade, Ed abitasse cogli Eterni. Monti. St
ricoprivano le spalle nell’andare alla pugna. Virgilio però pare che
per
egida intenda una corazza, un’armatura da petto,
rmatura da petto, su cui era il capo della Gorgone. Diremo quindi che
per
egida i poeti intendevano ora lo scudo, ora la co
ν αιγιδα ειπισειειν). Allorchè i Greci si ponevano in bella ordinanza
per
andare al combattimento, Errava Minerva in mezzo
le sorelle essa sola era mortale. Or sì bel pregio de’ capelli perdè
per
volere di Minerva, la quale per vendicare l’onor
e. Or sì bel pregio de’ capelli perdè per volere di Minerva, la quale
per
vendicare l’onor del suo tempio da lei oltraggiat
in una cesta coperta di cuoio espose alla discrezione delle onde ; ma
per
volere di Giove fu essa dal mare trasportata pres
uesta guisa una tal favola (1). Polidètte desideroso di sposar Danae,
per
disfarsi di Persèo, già adulto, finse di dover ce
solenni nozze con Ippodamìa, principessa greca di famosa bellezza ; e
per
farle più splendide, ordinò che ciascuno degl’inv
li, in pena di tanta baldanza, legarono la figliuola a quello scoglio
per
essere divorata da una balena. Altri dicono che l
avesse esposto alla balena la figliuola Andromeda ; al quale oracolo,
per
timore de’suoi popoli, fu costretto ubbidire. Or
u costretto ubbidire. Or Persèo, vedendo l’orrendo mostro avvicinarsi
per
divorare la donzella, si pone coraggiosamente all
ed uccide la bestia con applauso grande de’ riguardanti. Dopo di che,
per
lavarsi le mani, nascose fra certe piante marine
(1), ritornato Perseo a Serifo, vi ritrovò la madre Danae, la quale,
per
fuggire le insidie di Polidette, erasi col fratel
fu fondatore della città di Micene, ed uno degli eroi dell’antichità
per
lunghe e malagevoli imprese celebratissimo. Medus
la regale donzella, la quale fra le disperate lagrime delle compagne,
per
mare, tutta fuori di se per lo spavento, fu trasp
fra le disperate lagrime delle compagne, per mare, tutta fuori di se
per
lo spavento, fu trasportata nell’isola di Creta.
mpo nella Tracia con Telafassa, sua madre, questa morta, andò a Delfo
per
consultare l’oracolo della futura sua sorte. Il q
admo uccise quel mostro con un colpo di pietra, o colla sua spada ; e
per
consiglio di Minerva ne seminò i denti, da’ quali
; ma Ovidio favoleggia alquanto diversamente, come anderemo divisando
per
far cosa grata a’ studiosi giovanetti. Stanco orm
mai Cadmo (2) di più cercare la sorella Europa, ed esule dalla patria
per
comando dell’ingiusto genitore andò a consultare
e il cammino e sulle orme di essa giunge in non conosciuta terra, ove
per
volere del fato sorger dovea la novella città. Eg
; e forse la venuta di Cadmo mosse grandi discordie civili fra loro,
per
le quali perirono non pochi uomini ; e di que’ ch
ve ed Autonoe ; le sventure delle quali sì conte nelle favole vinsero
per
modo l’animo dell’infelice genitore, che colla mo
e ogni nove anni scendeva in una spelonca profondissima del monte Ida
per
ricevere nuove leggi, la giustizia delle quali fe
uove leggi, la giustizia delle quali fece si che i poeti lo ponessero
per
giudice dell’inferno. Era forse un re di moltissi
i altri figliuoli, avea egli avuto Androgeo, il quale andato in Atene
per
le feste Panatenee, vi riportò tutt’i premii dovu
tori ; percui Egeo, re di Atene, o secondo altri, gli Atleti Ateniesi
per
invidia l’uccisero. Minos mosse tosto a farne ven
rte, o di Pandione, re di Atene, del quale si parlava molto a que’ dì
per
la sua chioma tutta di bellissímo oro, dalla qual
cise l’aureo crine del genitore, mentre dormiva, ed il recò al nemico
per
metterlo al possesso della città. Ma Minos, per t
ed il recò al nemico per metterlo al possesso della città. Ma Minos,
per
tanta di lei empietà inorridito, ricusò di seco c
om’essa desiderava ; percui gittossi disperatamente nel mare, o vi fu
per
ordine di Minos precipitata. Il corpo di lei fu d
uccello, o pesce detto ciris. Niso poi, mentre inseguiva la figliuola
per
punirla, fu trasformato in una specie di sparvier
iffusamente si racconta la favola di Niso e di Scilla. Giorgio Sabino
per
questo crine fatale di Niso intende un qualche ar
e nobili giovanetti, i quali tratti a sorte spedir si doveano a Creta
per
essere miseramente divorati dal Minotauro. Si rac
anima e vita, percui i Greci dedalce chiamavano le macchine, le quali
per
se stesse si muovono senza che ne apparisca la ca
arisca la cagione. Inventò pure non pochi strumenti di grande utilità
per
le arti, come la scure, la livella, il succhiello
odoro, avendo ritrovato l’intera mascella di un serpente, se ne servì
per
tagliare un picciol pezzo di legno e così inventò
o, si ricoverò in Creta e chiese la protezione di Minos. E qui fu che
per
colpa del suo ingegno avendo offeso quel principe
eguendo gli accorti consigli del padre, alzò troppo alto il suo volo,
per
cui il calore del solle, liquefacendo a poco a po
ua patria, si ritirò nella Cilicia, e s’impadronì della Licia ; e ciò
per
una contesa avuta col fratello Minos. Si vuole ch
lle isole del Mediterraneo, le quali volentieri a lui si soggettavano
per
averle liberate da’ corsali, e per aver dato a qu
i volentieri a lui si soggettavano per averle liberate da’ corsali, e
per
aver dato a quegli abitanti giustissime leggi.
ove e di Leda ; o di Tindaro, fig. di Ebalo e re della Laconia, detti
per
ciò Tindaridi (Tyndaridae), ed Ebalidi (Oebalidae
lli, e nati dalla stessa sua madre (1). nulladimeno essi son chiamati
per
lo più Dioscuri (Διοσκουροι, i. e. Διος κουροι, I
ri (Διοσκουροι, i. e. Διος κουροι, Iovis filii), o figliuoli di Giove
per
eccellenza. Or Polluce era insigne per la maestri
s filii), o figliuoli di Giove per eccellenza. Or Polluce era insigne
per
la maestria nel giuoco del cesto, o pugilato ; e
di avere il primo ritrovato il giuoco del cesto. Percui Virgilio (1)
per
lodare Bute ed Erice di segnalata destrezza nel c
ano da Amico e dalla gente de’ Bebrici. Or questo re tutti coloro che
per
sorte giungevano nel suo regno, obbligava a seco
incipi Ida e Linceo, fig. di Afareo. Questo Linceo era celebratissimo
per
l’acutezza della vista ; percui fu scelto a pilot
Teocrito, vicino alla tomba di Afareo ; ed in esso, Castore fu morto
per
man di Linceo. Polluce vendicò la morte del frate
esso, da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi ad unirsi da se
per
fabbricare le mura di Tebe (1), alla quale fecero
adella detta Cadmea colla città bassa. Nati questi gemelli, la madre,
per
sottrarli alle violenze della rivale Dirce, li di
e, ove vissero ignari di loro condizione ; ed Anfione divenne celebre
per
la musica, e Zeto, per la caccia. Il primo era di
i loro condizione ; ed Anfione divenne celebre per la musica, e Zeto,
per
la caccia. Il primo era di mansueto ingegno e di
), ch’era una giovane ninfa di Arcadia, fig. del re Licaone, la quale
per
insigne bellezza e per perizia nella caccia fra l
infa di Arcadia, fig. del re Licaone, la quale per insigne bellezza e
per
perizia nella caccia fra le compagne di Diana pri
lasgia, ch’era quella parte del Peloponneso da’ poeti tanto decantata
per
l’inclinazione degli abitanti alla poesia, specia
nti alla poesia, specialmente pastorale, ed alla musica. Or Callisto,
per
odio di Giunone, fu cangiata in orsa, la quale pi
1), cioè buoi d’aratro, sono le stelle che formano le due Orse, dette
per
ciò i gemini Trioni(2) ; le quali dicono i poeti
eti che non mai tramontano e non cangian sito, perchè il polo artico,
per
la posizione obliqua della sfera, è il solo a noi
ella nella coda della costellazione di Boote ; ma da’ poeti si prende
per
l’Orsa stessa. XIX. Eaco-Mirmidoni. Eaco (
ll’inferno. Sua madre fu Europa, o Egina, fig. del fiume Asopo, detta
per
ciò Asopiade da Ovidio. Regnò nell’isola Enopia o
ilirono nella Tessaglia. Fingono i Poeti che, rimasta Egina spopolata
per
una pestilenza mandata da Giunone, Eaco, veduto a
he seguirono Achille alla guerra di Troia(2). Fu pure cagione di lode
per
la pietà di Eaco una strana siccità, con cui i Nu
pietà di Eaco una strana siccità, con cui i Numi afflissero l’Attica
per
punire la perfidia del re Egeo, che avea fatto mo
i eran formiche cangiate in uomini. Può dirsi ancora che i Mirmidoni,
per
la piccola loro statura rassomigliati alle formic
lamone ; e da Psammate, fig. di Nereo e di Dori, ebbe Foco, il quale,
per
le sue virtù, dal buon genitore fu più amato degl
un giorno giuoca vano, Telamone uccise il fratello Foco col disco ; e
per
evitare la giusta ira del padre si rifuggì a Sala
ll’Argolide, che nasce da Artemisio o dal Linceo, monti di Arcadia, e
per
ciò detta Inachide (Inachis) ; ma Apollodoro la f
lo. Egli avea il capo ornato di cento occhi, de’ quali due alla volta
per
dormire si chiudevano, mentre gli altri erano ape
Giunone, quell’odiata vacca rese sì furibonda che andò vagando quasi
per
tutta la terra, agitata o da uno spettro, ch’era
are, il quale da lei prese il nome d’Ionio. Passò quindi nella Scizia
per
lo stretto di Costantinopoli, che da siffatto avv
to avvenimento ebbe il nome di Bosforo. Giunse finalmente nell’Egitto
per
opera di Mercurio, e quivi partorì Epafo. Allora
l’uso del lino. In quanto ad Epafo, appena nato fu rapito da’ Cureti
per
ordine di Giunone. Ma, uccisi questi da Giove, Io
olo presso la Regina de’ Biblii, il riportò a regnare in Egitto, ove,
per
ordine di Giove medesimo, edificò una città famos
conoscevan l’origine, uccise il fratello Iasio, essendo nata fra loro
per
ragion di successione gravissima discordia ; e te
e temendo l’ira de’ cittadini, lasciò la patria, e dopo lungo viaggio
per
mare prima si fermò nella Samotracia, e poscia pa
uoi compagni si stabilì nelle montagne dette da lui Idee ; e Dardano,
per
avviso dell’oracolo, andò nella Teucride, ove acc
). Erittonio(2) trovò i cocchi a quattro cavalli (quadrigae), i quali
per
altro prima di lui erano in uso presso gli Egizia
o(3) Giove stesso esercita un impero assoluto su i venti ; ma poscia,
per
opera di Giunone, il diede ad Eolo, e gli concess
on uscivano che quando Eolo il permetteva. Ve li avea rinchiusi Giove
per
impedire che ponessero sossopra e cielo e terra c
o che spirar dovea a prospero fine di sua navigazione. Ma i compagni,
per
sospetto che nell’otre non vi fossero riposte mol
nie, le quali gettano fuoco, dal fumo di essi prevedevano quali venti
per
tre giorni dovessero spirare(2). Da ciò avvenne c
era giunto, si credeva o voleva esser creduto figliuolo di Giove ; e
per
dar colore a siffatta mensogna, imprese, per le c
o figliuolo di Giove ; e per dar colore a siffatta mensogna, imprese,
per
le cocenti arene della Libia, un malagevole viagg
na, imprese, per le cocenti arene della Libia, un malagevole viaggio,
per
cui giunse, nou senza favore de’ Numi, ad un bosc
nal seguito di matrone e di verginelle, che cantavano inconditi carmi
per
rendere propizio il nume. Alessandro ebbe da’ Sac
ciò, rispose, non doverne fare le maraviglie, perchè Giove, il quale
per
natura è padre di tutti, ama che gli ottimi sien
di Giove Dodoneo, il più antico di quanti ne avesse la Grecia, e che
per
molto tempo era anche il solo(2). Fu fondato da’
; e l’altra, a quello di Giove Ammone. Un uomo importunamente loquace
per
modo proverbiale chiamavasi aes Dodonaeum, perchè
che, percossone un solo, tutti gli altri davano un suono, che durava
per
ben lungo tempo. Ulisse andò a Dodona per conosce
davano un suono, che durava per ben lungo tempo. Ulisse andò a Dodona
per
conoscere la volontà di Giove, che dava oracoli d
ia e celebrarono la prima Olimpiade. Altri dicono che l’istituì Atreo
per
onorare i funerali di Pelope, suo padre. A tempo
eansi celebrare i giuochi olimpici, ed il nome del vincitore denotava
per
lo più ciascuna Olimpiade. Da questo tempo nella
o, dalla prima olimpiade sino a noi. La città di Olimpia era illustre
per
l’oracolo di Giove Olimpico, e per un magnifico t
. La città di Olimpia era illustre per l’oracolo di Giove Olimpico, e
per
un magnifico tempio di questo Nume, ricco de’ don
rodoto recitare la sua storia. Il vincitore dei giuochi olimpici avea
per
premio una corona di appio o di ulivo, ed alle vo
o di avorio, ed avea il tempio nel luogo più elevato del Campidoglio,
per
significare la maggioranza di lui sopra gli altri
di oro eziandio la barba ; donde la ridevole follia di Caligola, che
per
imitare Giove portava il fulmine e la barba d’oro
e un lato era lungo circa dugento piedi. Vi si saliva dal foro romano
per
ben cento scaglioni, che ne rendevano più maestos
2). E giunsero questi giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non più
per
lustri, ma per giuochi Capitolini computavano gli
questi giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non più per lustri, ma
per
giuochi Capitolini computavano gli anni. Rimase p
sinistra, nella destra il fulmine, ed a’piedi, un’aquila. Alle volte
per
iscettro gli si dava il fulmine ; e non di rado v
, rotondamente ricurvato e men lungo che comunemente esser non suole,
per
tenerne l’arco più rilevato. Agl’intendenti però
ciendo, perchè credevano poterlo trarre dal cielo con certe cerimonie
per
allontanare un male minacciato da’prodigii, e spe
lo. Presso i Romani santissimo ed antichissimo costume era il giurare
per
Iovem Lapidem. Iupiter Latialis. In onore di lui
Olimpico(2). Ζευς ορκιος, da ορκος, giuramento ; perchè Giove teneasi
per
vindice del giuramento, e perchè nel nome suo sog
omnis ominis auctor, dicesi da Omero Giove, cui sacrificavano i Greci
per
averlo propizio contro i Troiani, da πας. omnis,
di Ate (Ατη, noxa), la quale fa cadere gli uomini negli errori, ed è
per
loro cagione di sventure ; e la chiama veneranda
sventure ; e la chiama veneranda figliuola di Giove, ìl quale adirato
per
aver dato mano ad un inganno fattogli da Giunone,
tudine de’malvagi pregò Giove a sollevarla di sì molesto peso ; e che
per
ciò quel Nume mandò prima la guerra di Tebe, e po
Percui le guerre più che i fulmini e le inondazioni, vengono da Giove
per
liberare la terra dal peso de’malvagi(1). Nella p
ove. E siccome Giove presso gli antichi non era che il sole(5) : così
per
Giunone intendevasi la luna. Dai Greci chiamavasi
ρατη, amabile, o perchè a Giove diletta ; o perchè l’aria significata
per
Giunone ci è amabile, vivendo noi col respirarla.
col respirarla. Laonde alcuni affermano che Ηρα sia detta quasi αηρ,
per
metatesi, o trasposizion di lettere. II. Stori
ratello ed una sorella di tal nome, i quali sì forte si amavano, che,
per
un tal vezzo di stolta superbia, chiamavansi, Emo
ali metter soleano piccoli uomini di paglia, o Pigmei, ne’loro campi,
per
ispaventare le grù ed impedir loro che portassero
cubito. E come le grù di verno abbandonano le regioni settentrionali
per
andare verso l’oceano ; e que’ popoli Pigmei si u
trionali per andare verso l’oceano ; e que’ popoli Pigmei si uniscono
per
impedire ch’esse devastassero i loro campi ; così
gmei colle grù. Finalmente Antigone, fig. di Laomedonte, re di Troia,
per
la sua bellissima chioma osò agguagliarsi a Giuno
gine. Altri dicono che Giunone le cangiò i capelli in serpenti, e che
per
compassione degli Dei fu trasformata in cicogna c
l suo tempio(1). Ma più conto è l’odio di questa Dea contro i Troiani
per
l’oltraggio recatole da Paride(2), percui dichiar
), percui dichiarossi loro irreconciliabile nemica e tentò ogni mezzo
per
vederne l’estrema rovina, tanto che non finì mai
poichè il pertinace sdegno della nostra Dea è propriamente il fondo,
per
dir così, dell’Iliade e dell’Eneide ; ci conviene
medonte pel rapito Ganimede(3). Ercole consegnò la figliuola al padre
per
andare a compiere una sua impresa ; dalla quale r
e di Roma. Ercole offeso assedia Troia, uccide Laomedonte e dà Esione
per
isposa a Telamone, che primo era entrato nella ci
are un prigioniere, ed ella scelse Podarcete, suo piccolo fratello, e
per
prezzo del riscatto diede un serto d’oro, di cui
le nozze di Peleo, a cui, benchè mortale, dice Omero, gli Dei diedero
per
isposa una Dea. Catullo ha scritto su tali nozze
Peleo adunque, e Telamone, fig. di Eaco, fuggendo dalla patria Egina
per
avere ucciso il fratello Foco, fermarono la loro
è tuo, ma il pomo è mio . Or dopo qualche tempo fu Paride conosciuto
per
figliuolo di Priamo e però accolto nella reggia.
eo e di Europa, fratello di Agamennone, e re di Sparta, il quale avea
per
moglie Elena, fig. di Giove e di Leda, e sorella
re e Polluce, la quale era di straordinaria bellezza. Or Menelao andò
per
suoi affari a Creta ; ed allora fu che Paride, ma
sere stata una vera donna non già, ma un essere immaginario inventato
per
significare, che la bellezza appresso è cagione d
e, si rivolge sdegnoso ad Elena che a tutta la Grecia fu sì funesta e
per
la quale si versò tanto sangue, e ne desidera la
di aver veduta Troia distrutta, e che Roma distendesse il suo impero
per
tutta la terra, purchè però fra Troia e Roma foss
t’appesi ? Fra l’atre nubi nell’immenso vôto Tu pendola ondeggiavi, e
per
l’eccelso Olimpo ne fremean di rabbia i Numi, Ma
oro, sul quale appena assisa, vi restò legata. Bacco tutto si adoperò
per
indurre Vulcano a sciorre la povera Giunone. A Sp
esentava Vulcano in atto di sciogliere Giunone. Il ch. Heyne dice che
per
Giunone s’intende l’atmosfera, o sia l’aere infer
e che per Giunone s’intende l’atmosfera, o sia l’aere inferiore, come
per
Giove, l’etere che all’aria soprasta. Or per sign
a l’aere inferiore, come per Giove, l’etere che all’aria soprasta. Or
per
significare che la terra ed il mare, i quali occu
ena di cruccio vede la flotta di Enea navigare alla volta dell’Italia
per
farvi risorgere una Troia novella e più potente ;
ma alla memoria i ricevuti torti, ed al paragone di Pallade, la quale
per
più lieve cagione avea fulminato Aiace, si crede
re, non isdegna in atto supplichevole pregarlo che scatenasse i venti
per
disperdere la nemica flotta di Enea. Ma i suoi di
’ venti e siede alla mensa de’ Numi. Il che può spiegarsi dicendo che
per
beneficio di Giunone, cioè dell’aria, Eolo signor
certe sue acque la purificava(2). Nell’Eneide(3) Giove spedisce Iride
per
significare a Turno la sua volontà ; e Giunone la
icare a Turno la sua volontà ; e Giunone la manda all’infelice Didone
per
reciderle il crine fatale e così accelerarle la m
s, e τυχη da’ Greci, la quale voce non trovasi in Omero ed in Esiodo,
per
cui il nome Fortuna dovea essere sconosciuto agli
n un sole ed una luna crescente sul capo, ed appoggiata ad un timone,
per
indicare ch’essa regola, quasi pilota, la nave de
gno dell’abbondanza, ed a Tebe si rappresentava nell’atto di condurre
per
mano, in forma di fanciullo, Pluto, Dio delle ric
il genio e quasi il presidente delle ricchezze ; e spesso si adopera
per
le dovizie stesse ; nè deesi confondere con Pluto
diritto. Alla Fortuna da Orazio(1) si attribuisce un grosso chiodo o
per
significare la fermezza di lei, o per esprimere l
attribuisce un grosso chiodo o per significare la fermezza di lei, o
per
esprimere la forza e la potenza della necessità,
na detta aurea, ch’era il Genio de’ Principi. I comandanti nel partir
per
la guerra sacrificavano alla Fortuna, dalla quale
ine avvertire che il Fato dicevasi in riguardo agli Dei ; la Fortuna,
per
riguardo degli uomini. Tutto ciò che accade, dice
e Giunoni furon detti i Genii delle donne ; percui una donna giurava
per
la sua Giunone, come un uomo, pel suo Genio(2). E
la soprantendeva a’ parti, e però a lei le donne incinte facevan voti
per
la felicità del parto, ed a lei si raccomandava l
rano consacrati a Giunone, come gl’idi a Giove, perchè(3) gli antichi
per
Giunone intendevano la luna, il corso della quale
i zodiacali, già Borghese, ed ora nel Museo di Parigi, basta sol esso
per
indicarla. Appresso Fulvio Orsini si vede Giunone
si andava restringendo verso l’estremità laterali, dov’erano i nastri
per
legarsi. Giunone il più dipingesi collo scettro d
ira la grazia de’ contorni, la bellezza e la maestà de’ grandi occhi,
per
cui fu chiamata boope, e la sublime nobiltà de’ l
(θεριστριον, ο ιματιον). La Giunone di Samo avea sul capo la corona,
per
cui chiamavasi Giunone la Regina, ed era coperta
zione : Iunoni Lucinae. E perchè questa Dea era il Genio delle donne,
per
ciò ne’ vasi etruschi si vede spesso dipinta in f
ta a monendo, perchè ammonì i Romani di sacrificare una troia gravida
per
divertire i mali minacciati da un tremuoto in tem
ra le fu dedicato un tempio. Iuno Samia, dall’isola di Samo, celebre
per
la nascita, per le nozze e pel tempio di Giunone.
o un tempio. Iuno Samia, dall’isola di Samo, celebre per la nascita,
per
le nozze e pel tempio di Giunone. Iuno Saturnia,
e il tempio di Giunone Lacinia da loro tenuto in somma venerazione. E
per
uso di esso dipinse un’Elena, che rappresentar do
essaggiera, come abbiam detto. Il suo cocchio era portato leggermente
per
l’aria da’ pavoni ch’erano sacri alla nostra Dea,
ato leggermente per l’aria da’ pavoni ch’erano sacri alla nostra Dea,
per
essere uccello superbo di se stesso ed ambizioso.
Minerva, quasi Meminerva ; ed ognun sa che gli antichi aveano Minerva
per
la memoria, o per figliuola di quella. Questa Dea
inerva ; ed ognun sa che gli antichi aveano Minerva per la memoria, o
per
figliuola di quella. Questa Dea poi chiamavasi Pa
apo di lui. Pindaro(2) volendo lodare l’isola di Rodi, cara a Minerva
per
le belle arti che vi fiorivano e per la doviziosa
l’isola di Rodi, cara a Minerva per le belle arti che vi fiorivano e
per
la doviziosa felicità di cui godeva, finge nobilm
ità di cui godeva, finge nobilmente che quando dal cervello di Giove,
per
un colpo di mannaia datogli da Vulcano, uscir dov
ione dell’animo loro, fece piovere su quell’isola bella pioggia d’oro
per
irrigarne il beato suolo ; e Minerva fu anche con
del lago Tritone, nell’Africa, o del fiume Tritone, in Beozia, famosa
per
le opere di lana ; e perchè le arti son frutto de
della mente e sapienza divina. Minerva è pur qualche volta celebrata
per
l’avvenenza della forma ; ma di rado i poeti ne l
ibulto vi è chi giura pe’crini di Minerva, come in Properzio si giura
per
gli occhi di questa Dea(2). La sua chioma poi era
Omero ne’ suoi poemi rappresenta Achille, Ulisse e tutti gli eroi che
per
valore e per senno sopra gli altri si alzarono, s
i poemi rappresenta Achille, Ulisse e tutti gli eroi che per valore e
per
senno sopra gli altri si alzarono, sotto la speci
divino, eran soliti gli antichi di attribuirle a Minerva. E pare che
per
ciò abbian detto i poeti che non debbasi imprende
poeti che non debbasi imprendere opera alcuna se non siamo inspirati,
per
così dire, e condotti da Minerva(5). Da ciò pure
grossolanamente(6) ; e quell’altra di Petronio, omnis Minervae homo,
per
dire un uomo ingegnosissimo. IV. Minerva, Dea
gran piato fra loro a chi dovesse dare il nome alla novella città ; e
per
decidere sì gran lite, sedendo Giove in mezzo a’
in mezzo a’ primarii Numi, sulla testimonianza di Cecrope, sentenziò
per
Minerva, la quale chiamò la città Atene (ab Αθηνη
e a vincerla. Ragunati i cittadini allo squittino, gli uomini tennero
per
Nettuno, e per Minerva, le donne. La quale vinse
agunati i cittadini allo squittino, gli uomini tennero per Nettuno, e
per
Minerva, le donne. La quale vinse per un suffragi
i uomini tennero per Nettuno, e per Minerva, le donne. La quale vinse
per
un suffragio di più ; e però Nettuno adirato copr
era il tipo delle medaglie di Atene, la quale tenevasi dagli antichi
per
la sede delle scienze e delle arti, e per maestra
uale tenevasi dagli antichi per la sede delle scienze e delle arti, e
per
maestra delle altre città. Forse Cecrope approdat
Aracne. Tiresia. Invenzione del flauto. Minerva adunque tenevasi
per
la Dea delle arti, del lanificio, del tessere e d
ella Lidia ; ma la fama delle sue opere maravigliose andava sì grande
per
quelle contrade che spesso le ninfe del Tmolo, e
la ninfa Caricle. Al quale ancor giovinetto, mentre coi veltri andava
per
que’ sacri boschi discorrendo, avvenne di veder P
sa a pietà delle lagrime della dolente madre del giovanetto, il quale
per
caso avea commesso quel fallo, per mitigarne il d
nte madre del giovanetto, il quale per caso avea commesso quel fallo,
per
mitigarne il dolore, fece che il figliuolo, privo
privo degli occhi del corpo, fosse assai veggente delle future cose ;
per
cui divenne insigne indovino per quelle contrade.
e assai veggente delle future cose ; per cui divenne insigne indovino
per
quelle contrade. Ebbe ancora lunga vita di sette
ò fra le stelle. Il cavallo che riuscì sì fatale a Troia, fu eziandio
per
opera e per consiglio di Minerva fabbricato(1). E
lle. Il cavallo che riuscì sì fatale a Troia, fu eziandio per opera e
per
consiglio di Minerva fabbricato(1). Epeo, fig. di
ano le loro preghiere. A lei si attribuisce l’invenzione del tessere,
per
cui la frase operari Minervae significa dare oper
anificio, percui in Atene a lei si sacrificava la pecora. Ed in Omero
per
opera di Minerva s’intende il lanificio ed il tes
di Minerva s’intende il lanificio ed il tessere. Avean anche Minerva
per
protettrice i lavatori o purgatori de’ panni (ful
ero e grave in proverbial modo dicesi un Areopagita. I tragici greci,
per
secondare la vanità degli Ateniesi e render quel
co spettacolo dell’Areopago istituito dalla Dea stessa della sapienza
per
una causa famosa, e nel quale gli Dei stessi eran
formale giudizio, assicura l’animo dell’infelice Principe dicendo che
per
suo riguardo istituito avrebbe un tribunale per g
Principe dicendo che per suo riguardo istituito avrebbe un tribunale
per
giudicare gli omicidii, il quale esser dovea perp
io. L’asta, lo scudo e l’elmo erano tanto proprii di Pallade, che
per
questi soli, nel tempio di Giunone in Elea, il su
. Ne’ greci poeti leggiamo l’epiteto dal bel peplo dato a molte donne
per
loro gran lode ; ed Omero(1) dal peplo e dall’aur
ma cosa era il peplo di Minerva. Per via di occulte machine portavasi
per
le strade al tempio della Dea una nave fornita di
vasi per le strade al tempio della Dea una nave fornita di remi e che
per
vela avea un peplo. Se questo fosse una veste del
ogliono istituite da Teseo, o da Erittonio, fig. di Vulcano, il quale
per
avere i piedi di serpente, era stato da Minerva s
ituì le feste Panatenee. Questo re inventò l’uso di andare in cocchio
per
nascondere la deformità de’ suoi piedi. Dopo mort
co. Nelle Panatenee maggiori si cantavano da’Rapsodi i versi di Omero
per
una legge d’Ipparco, fig. di Pisistrato(3) ; ed a
este, fra gli altri giuochi, celebravansi quelli istituiti da Pericle
per
la musica e per la poesia ; e nel teatro fanciull
tri giuochi, celebravansi quelli istituiti da Pericle per la musica e
per
la poesia ; e nel teatro fanciulli e fanciulle in
a spada. Alcuni vogliono che le Panatenee furono ristabilite da Teseo
per
riunire le sparse borgate dell’Attica in una citt
a Dea vincitrice di un gigante, che ha steso a terra colla sua asta ;
per
cui cantò Dante : ……. vedea Pallade e Marte, Arm
e colla Vittoria in una mano, e che con un piede posa su di un globo,
per
indicare che la sapienza regola il mondo. Gli Ate
ri(1). Εργανη, laboriosa ; Ευρεσιτεχνος, inventrice di arti, dicevasi
per
le tante arti ed opere, cui presedeva. Flava Min
rato a Minerva ; ed il luogo, ove si congregavano gli uomini studiosi
per
trattare di cose letterarie, da’ Greci chiamavasi
o secondo altri, la parietaria, che Minerva additò in sogno a Pericle
per
guarire un operaio a lui caro caduto da un ponte
uccelli. Cicerone(1) domandò all’amico Attico un’Ermatena, da servire
per
ornamento alla sua accademia. Vi è chi crede ch’e
o, la quale alle sole gambe vada a terminare in un ceppo quadrato. Ma
per
Ermatena deesi intendere propriamente una statua
zza d’Ilio, l’oracolo comandò di costruirsi un tempio su quella rocca
per
custodirvi gelosamente quella prodigiosa statua,
che il Palladio rendeva quella città inespugnabile, Ulisse, e Diomede
per
le cloache osarono penetrare sino al luogo ove cu
atale effigie ; ed uccisi i custodi, col favore di Antenore, che avea
per
moglie una sacerdotessa di Pallade, con sacrilega
tra che presso gli antichi Apollo era tutt’altro che il Sole ; ma noi
per
brevità seguiremo Cicerone, il quale dice che i G
chiamasi Iperione, quasi supergradiens, perchè fa le sue passeggiate
per
le soprane regioni del cielo, Porfirio dice che u
ra, ed Apollo, nell’inferno. E fu detto Libero, perchè libere vagatur
per
gli spazii del cielo(3). II. Storia favolosa d
tano i Poeti che Giove trasformò Asteria, fig. di Titano, in quaglia,
per
essere stato da lei dispregiato, e che avendola g
gier soffio di vento vedeasi galleggiare sulle acque ; il che finsero
per
essere quell’isola scossa da frequenti tremuoti(1
che credeasi animale dotato della virtù d’indovinare. Latona intanto,
per
comando di Giove, fu dal vento borea portata a Ne
no chiamato Pitone o Dracone, uomo crudele, forse ucciso da Apollo. O
per
Pitone(6) intesero i poeti le micidiali esalazion
o, che dipingevano co’ più dolci colori della bellezza, e che non mai
per
volger di anni scadeva. Quindi leggiadrissimo e c
scriveva Tibullo(2). Febo e Bacco avean soli eterna la giovinezza ; e
per
lodare una bella chioma, la dice degna di ornare
contadini intesi a raccogliere la sala ed il giunco, gliel vietano, e
per
dispetto quelle chiare acque intorbidarono. Sdegn
sformassero que’ villani in ranocchie, come avvenne. Giunone intanto,
per
disfogare il suo mal talento contro Latona, coman
Fetonte. Esculapio. A strani accidenti andò soggetto questo Nume
per
la catastrofe di Fetonte, o secondo altri, per qu
ò soggetto questo Nume per la catastrofe di Fetonte, o secondo altri,
per
quella di Esculapio. Da Climene, fig. dell’Oceano
oso fu tosto dalla madre a far doglianze di quell’oltraggio. Climene,
per
acchetare il dolore del figliuolo, disse non trov
ficata la magione del Sole, la quale di oro e di fiammeggianti piropi
per
tutto risplendeva. Il tetto era di candido avorio
accoglienze, certificandolo ch’era veramente suo figlio. Giurò poscia
per
la stigia palude di volergli concedere quanto ave
ndato. Allora Fetonte, mosso da giovanile vaghezza, chiese di guidare
per
un giorno i cavalli del cocchio paterno. Si argom
quel fuoco scintillante che a ciel sereno vedesi di notte trascorrere
per
l’aria(1). Egli fu poscia da Febo allogato nel ci
, re de’Liguri, il quale pel dolore fu cangiato in cigno, uccello che
per
la dolcezza del canto e perchè credevasi dar qual
ianto il fabuloso elettro, E Cigno si vestì di bianche piume. Alcuni
per
Fetonte intendono qualche antico Astronomo, il qu
indottovi eziandio dalle gravi querele di Plutone, il quale si doleva
per
vedersi rapito un abitatore del suo regno, percos
mberbe. IV. Continuazione. Admeto. Dafne. Giacinto. Or Apollo,
per
la morte di Esculapio adirato, volle farne vendet
are con Giove, uccise di saetta i Ciclopi, fabbricatori del fulmine ;
per
cui Giove lo spogliò della divinità e cacciollo d
che giunto all’ora estrema, potesse evitarla, se trovato si fosse chi
per
lui avesse voluto morire. Infermatosi a morte Adm
se voluto morire. Infermatosi a morte Admeto, Alceste l’amò tanto che
per
lui si offrì generosamente a perder la vita. Pros
ed alla solitudine, fuggendo un giorno la vistu di Apollo, quand’era
per
nascondersi nelle paterne acque del Peneo, fu da
l futuro. Esiodo(4) dice che le Muse nel farlo poeta gli diedero come
per
iscettro un ramoscello di verde alloro. Giacinto
ciò quel Nume ben alto e con mirabil destrezza ; ma il vento Zeffiro,
per
fare qualche sua vendetta, spirò più gagliardo e
nsacrato alle Ninfe dell’isola di Zea, una delle Cicladi, il quale sì
per
le campagne, e sì per le case andava a diletto ;
ll’isola di Zea, una delle Cicladi, il quale sì per le campagne, e sì
per
le case andava a diletto ; e le ramose corna freg
dietro, ed il corso arrestava de’fiumi e l’impeto de’ venti(1). Ebbe
per
moglie Euridice, una delle Driadi, la quale fugge
Rodope. E tanta fidanza ebbe nella sua lira, che discese all’inferno
per
la profonda caverna del Tenaro. Quivi sì dolcemen
n Euridice ritornava, non si tenne dal rimirarla, e si volse, ma solo
per
vederla svanire per sempre dagli occhi suoi e rit
, non si tenne dal rimirarla, e si volse, ma solo per vederla svanire
per
sempre dagli occhi suoi e ritornare al soggiorno
li occhi suoi e ritornare al soggiorno delle ombre. Allora squallido,
per
sette giorni(1), senz’altro cibo che il suo dolor
vuole che nell’inferno celebrò tutt’i numi, salvo che Bacco, il quale
per
ciò spinse contro di lui le Baccanti, le quali cr
lacerate e le seppellirono in Dio, città della Macedonia. Il capo poi
per
mare giunse a Lesbo ; e la lira fu cangiata in un
Orfeo, morta Euridice, andò ad Aorno, luogo nell’Epiro, assai famoso
per
l’esercizio della negromanzia, in cui erano antri
ianze e presagiva il futuro. Ei gli disse ch’eran morti i suoi sciami
per
gli oltraggi fatti ad Euridice, e per placare l’o
sse ch’eran morti i suoi sciami per gli oltraggi fatti ad Euridice, e
per
placare l’ombra di Orfeo. Allora Cirene al figlio
ai rostri in Roma era una statua di Marsia, ove univansi i causidici
per
le loro faccende e per comporre le liti(1). La so
una statua di Marsia, ove univansi i causidici per le loro faccende e
per
comporre le liti(1). La sorgente del fiume Marsia
). La sorgente del fiume Marsia è una palude spessa di cannucce buone
per
le linguette de’ pifferi. Un qualche uomo d’ingeg
a raccolta moltitudine parlò di Latona con assai villanie : aver ella
per
avo materno Atlante, e Giove, per suocero ed avo
tona con assai villanie : aver ella per avo materno Atlante, e Giove,
per
suocero ed avo ; esser signora di ampio reame ed
nel Peloponneso, sposò il re di Tebe ; il quale matrimonio fu felice
per
numerosa e bellissima prole. Dovea questa regina
dice che i Tebani a tradimento uccisero i figliuoli di Anfione, forse
per
dispetto dell’alterigia e dell’irreligioso animo
mente Pausania racconta che fu egli di persona sulla vetta del Sipilo
per
vedervi la favolosa Niobe, e che quivi vide una r
a di Crine sì ha una più nobile vendetta, ed una gloriosa spedizione,
per
cui Apollo meritò il soprannome di Sminteo, o sia
evoli animali, il che udendo Crine, fece un tempio in onor dt Apollo,
per
ciò detto Sininteo. Un più strano gastigo dal nos
er nate da Giove e dalla veneranda Mnemosine. Il che finsero i poeti,
per
avere Giove il primo ritrovato le scienze e le ar
sacraron poeta(3). Le Muse ed Apollo inspiravano i Vati ed i Cantori,
per
cui son chiamati ministri e quasi servi delle Mus
lle Muse, da Ovidio chiamato virgineo monte, perchè le Muse si tenean
per
vergini, era il loro felice soggiorno. Un suolo t
isa tempesta ; e fingendo amorevolezza, pregolle a volersi ricoverare
per
poco in sua casa. Vi andarono esse, ma come furon
entrate, conobbero le coperte insidie che loro tramava quel tristo ;
per
cui, prese le ali, fuggirono velocissime per l’ar
ro tramava quel tristo ; per cui, prese le ali, fuggirono velocissime
per
l’aria ; ed egli che salito su di un’alta torre d
inue guerre, si disse da’ Poeti che tramò insidie alle Muse, le quali
per
ciò si dipingono anche colle ali. Ma sopra tutte
sopra tutte celebratissima è la gara delle Pieridi colle Muse. Alcuni
per
un luogo di Strabone avvisano che la regione dett
X. Continuazione. Aganippe. Ippocrene. Pegaso. Parnaso. Persio(2)
per
dire che non era poeta, afferma di non aver bagna
Pegaso. Esiodo dice che fu esso così detto da πηγη, fonte, sorgente,
per
esser nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oce
olino, diede occasione Cadmo, il quale cercando nella Beozia un luogo
per
edificare una città, mentre su di un bel destrier
n luogo per edificare una città, mentre su di un bel destriero girava
per
varie contrade, fu il primo a ritrovare questa fo
opriamente il Parnasso, monte tutto sacro e venerando, dice Strabone,
per
quegli antri ombrosi, soggiorno delle Ninfe ; fra
i suoi compagni che a quel fonte erano andati ad attignere dell’acqua
per
un sacrificio. Il qual fonte chiamavasi pure Aret
quali, da un pastore educati, riconobbero poscia la loro origine ; e
per
vendicare l’onta della madre legarono Dirce alla
lla madre legarono Dirce alla coda di un indomito toro. La quale così
per
più tempo miseramente strascinata, fu per compass
ndomito toro. La quale così per più tempo miseramente strascinata, fu
per
compassione degli Dei convertita in una fontana d
cuni dicono che Anfione e Zeto furon fig. di Giove e di Antiope ; che
per
comando di Apollo circondaron di mura la città di
le corde i sassi, movendosi da se, andarono in bell’ ordine ad unirsi
per
costruir quelle mura. Il che vuol dire, che Anfio
a dolcezza del suono e del canto persuase i Tebani a portar le pietre
per
le mura della città. Orazio(2) coll’esempio di lu
oncerto musicale, simile forse a Jubal della Sacra Scrittura, che fu,
per
così dire, il primo maestro di cappella, (Pater c
fig. di Acheloo, o di Oebalo, piangendo oltremodo il figlio Cencria,
per
caso uccisole da Diana, fu cangiata in quel fonte
di Pirene. Anzi Stazio(3) afferma che questa fontana eziandio scaturì
per
un colpo che col suo piè diede il Pegaso ad un sa
che in generale gli antri e gli ameni recessi si credevano attissimi
per
la inspirazione della poesia, per cui alle Muse e
meni recessi si credevano attissimi per la inspirazione della poesia,
per
cui alle Muse eran dedicati, non meno che i bosch
ti si veggono vestite di lunghe tonache, ed una o due piume sul capo,
per
la vittoria riportata sulle Sirene, come in un ba
Albani. Anzi spesso le Muse e le Grazie non aveano che un sol tempio,
per
indicare che uno de’ principali fini della poesia
ovane coronata di alloro. Ila in mano un fascio di carte ed uno stile
per
segnarvi le memorabili gesta ed i fatti storici.
lla sinistra una maschera. Orazio(1) ben due volte ha preso Melpomene
per
la Musa de’ lirici poeti. Tersicore, (a τερπω, fu
tant’ oro che bastasse ; le donne romane diedero i più cari ornamenti
per
giungere al determinato valore. Il tempio poi, ov
mo di essi. Volle con ciò Apollo dare ad intendere, niuna cosa essere
per
l’uomo migliore che la morte(3). Nel tempio di De
io, sopra le quali le sacerdotesse di quel nume profetavano. E Plinio
per
cortina intende un treppiè, una picciola mensa fa
no. E Plinio per cortina intende un treppiè, una picciola mensa fatta
per
tenervi bicchieri, appellata delfica, perchè era
, sopra del quale la Pitonessa dava gli oracoli(1), ispirata dal Nume
per
mezzo di un vento o vapore che usciva da un fredd
pode. Dicono che Flegia fig. di Marte e re de’ Lapiti, ’in Tessaglia,
per
vendetta di un grave oltraggio recatogli da Apoll
uale città essendo non molto lontana da Delfo, spesso si prende l’uno
per
l’altro. Le sue risposte non eran che liete ; e s
l’Asia Minore(4), e sei mesi di està, in Delo. Teseo, dovendo partire
per
combattere il Minotauro, promise con voto ad Apol
te dette Teorie, in cui gli Ateniesi mandavano una deputazione a Delo
per
offerirvi sacrificii ad Apollo. Per questa scienz
rvo avea le piume candidissime, e che Apollo gliele trasformò in nere
per
punirlo della sua loquacità. Un giorno(2) avendol
(2) avendolo mandato quel Nume ad attingere dell’acqua ad una fontana
per
alcuni sacrificii, il corvo, adocchiati de’ buoni
uoni fichi, ma immaturi, dimentico del comando, si adagiò sull’albero
per
aspettare che venuti fossero a maturità. Ritornò
he alla moglie Erifile, fig. di Talao e sorella di Adrasto, il quale,
per
iscoprire il cognato, le diede un bel monile di o
andato a Tebe, insieme co’ cavalli fu inghiottito dalla terra aperta
per
un gran tremuoto. Alcmeone, memore del paterno co
muoto. Alcmeone, memore del paterno comando, uccise la madre Erifile,
per
la qual cosa fu dalle furie agitato. Apollo infin
dii a quasi tener lontana dall’uomo la morte. Anche Ippocrate giurava
per
Apollo medico ; ed Igino gli attribuisce l’invenz
, come pure i figliuoli di Niobe. Da Orazio(1) chiamasi Febo tremendo
per
l’infallibile suo arco ; e dice ancora(2) che il
acolo di Delfo sì riguardo al luogo ed al modo d’impadronirsene, e sì
per
conoscere a chi meglio si dovesse affidare l’impr
ni avean consacrata la città di Eliopoli ; il quarto che in Rodi ebbe
per
figliuoli Gialiso, Camero e Lindo ; ed il quinto
a, ebbe il dolore di vedersi molti suoi compagni trasformati in porci
per
virtù di alcuni di lei farmaci, ed al tocco della
osi. Per modo proverbiale la tazza di Circe si adopera da Cicerone(3)
per
dinotare un uomo che subitaneamente veggasi cambi
deformità forte vergognandosi, gettossi nel mare presso la Sicilia, e
per
opera di Glauco fu convertita in dea marina. Scil
gendo d’ogn’intorno il cielo : E lasciato le stelle aveano i balli, E
per
partirsi postosi già il velo. E l’Aurora appunto
di grande bellezza, ed ottenne da Giove(6) il dono della immortalità
per
le preghiere della consorte ; la quale non avendo
senza che potesse morire ; tanto che si dice la vecchiezza di Titone
per
una età molto inoltrata. Or egli avea avuto dall’
chiama l’Etiope Mennone, e da Properzio la reggia di Mennone si pone
per
l’Etiopia. Presso Troia uccise Antiloco, fig. di
a pace di Tolentino nel 1797 fu trasportata in Francia ; ma nel 1815,
per
gli avvenimenti della guerra, ritornò nel Vatican
ramente ideale, prendendo dalla materia solo quello ch’era necessario
per
esprimere il suo intento e renderlo visibile. Que
data ». Queste e più altre parole ; nell’estasi della sua ammirazione
per
l’Apollo di Belvedere, diceva il ch. Winckelmann.
bo Apollo. Il colosso ha in una mano l’asta, e nell’altra un flagello
per
indicare ch’egli agita il cocchio, che corre sì v
poeti ed i pittori adoperano ogni fiore di bellezza. Egli va superbo
per
la bella sua chioma lunghissima(2), che portava t
i gemme, opera di mirabil lavoro. La sua eterna gioventù era più cara
per
cagione di una fiorente avvenenza che ornava le f
tò anche picciola lanugine. Or si sa che presso gli orientali il sole
per
gli uomini, e la luna per le donne esprimono la p
. Or si sa che presso gli orientali il sole per gli uomini, e la luna
per
le donne esprimono la più alta bellezza. I suoi l
o de’ suoni della solfa, e dalle loro vibrazioni risulta un’ armonia,
per
la quale noi mortali siam sordi(1). XVIII. Pri
ttoria di Azio. Apollo αλεξικακος, che allontana il male. Essendo che
per
Apollo e Diana intendevasi il sole e la luna, da
tà. E però nel Carme secolare di Orazio si fanno preghiere a que’numi
per
la felicità della Repubblica. Apollo auricomus,
into, monte nell’isola di Delo, ove nacquero Apollo e Diana, la quale
per
ciò fu pur detta Cinzia. Stefano vuole che tutta
lo, isola dell’ Egeo, ove Apollo era nato. Apollo intonso, intonsus,
per
la sua lunga chioma ; da’ Greci, ακειρεκομης. Ap
r di Apollo, feritore del serpente Pitone, o dopo qualche vittoria, o
per
allontanare alcuna sciagura. Peani pure chiamavan
te la battaglia ; e quelli che la gioventù cantava nelle panatenee, o
per
celebrare i fatti degli uomini illustri. La palma
er cibo, stando sempre cogli occhi rivolti al Sole. E però da Febo fu
per
compassione convertita in eliotropio o girasole,
avasi ne’giuochi secolari che si celebravan da’ Romani con gran pompa
per
tre giorni al terminare di ogni secolo dalla fond
In esso si cantano le lodi de’due figliuoli di Latona e si fanno voti
per
la felicità dell’impero. Vi erano pure i giuochi
Vi erano pure i giuochi Apollinari, la prima volta celebrati in Roma
per
un decreto del Senato l’anno 542. Della loro isti
Nomi diversi dati a questa Dea e lor ragione. Le vetuste teogonie
per
lo più distinguono la Luna, Ecate e Diana, facend
a, Luna, Diana, Ima, suprema, feras, sceptro, fulgore, sagitta. Noi,
per
maggior distinzione, ragioneremo in questo artico
celeste, le quali eran riputate come deliquii, cui esso era soggetto
per
la paura di quel mostro ; ed a ciò credevasi pote
la notte con perpetua vicenda entrano nel Tartaro e n’escono il primo
per
recare a’ mortali la luce, e l’altra, il sonno, f
veri o falsi ; che abitavano al vestibolo dell’inferno, onde uscivano
per
due porte, una di corno, dalla quale i veraci, l’
n una fiaccola nell’altra, che tiene rovesciata in giù verso la terra
per
estinguerla. IV. Continuazione – Endimione.
Leggesi nel Banier che la prima delle figliuole di Urano, chiamata
per
eccellenza Basilea o la Regina, e che vuolsi la s
il Sole, ed una figliuola detta Selene o la Luna, insigni tutti e due
per
bellezza e per senno. I Titani, fratelli di Basil
figliuola detta Selene o la Luna, insigni tutti e due per bellezza e
per
senno. I Titani, fratelli di Basilea, temendo che
n’eterna giovinezza ed un perpetuo sonno. Altri raccontano che Giove,
per
la sua giustizia e probità, accolto lo avesse in
rome lo aveano educato. Dicevasi pure Iaccus dal greco ιαχω, gridare,
per
le grida tumultuose di coloro che sacrificavano a
si dice aver edificato Nisa ; il terzo, da Caprio, o Apio, o Cabiro,
per
cui s’istituirono le feste Sabazie ; il quarto, d
una vecchia appellata Beroe, secondo il costume degl’Iddii, i quali,
per
ingannare i mortali, predevan la sembianza di qua
a sembianza di qualche persona loro familiare(1). La vecchia adunque,
per
insidiosa maniera, induce Semele a chiedere che G
pel fuoco, onde divampò la casa. Bacco fatto adulto scese all’inferno
per
liberarne la madre, colla quale ritornato alla lu
a maga a far lo stesso colle ninfe che nudrito lo aveano ; e di fatto
per
di lei opera tornarono a bellissima giovinezza. M
ninfe dette Dodonidi furon da Giove convertite in altrettante stelle
per
sottrarle all’ira di Giunone. Ovidio(1) finalment
niato stranamente di tigri, di pantere e di altri siffatti animali. O
per
paura di questa subita mutazione, o per un cieco
di altri siffatti animali. O per paura di questa subita mutazione, o
per
un cieco furore mandato loro da Bacco, i compagni
tto alla foggia de’ Tirii. Fu sua delizia il canto a suon del flauto,
per
cui era fatto più per le danze e per le sollazzev
rii. Fu sua delizia il canto a suon del flauto, per cui era fatto più
per
le danze e per le sollazzevoli occupazioni che pe
izia il canto a suon del flauto, per cui era fatto più per le danze e
per
le sollazzevoli occupazioni che per le guerriere
cui era fatto più per le danze e per le sollazzevoli occupazioni che
per
le guerriere imprese(1). Questo carattere di effe
delle orgie mossero Penteo a tal dispregio di Bacco ed a tanto sdegno
per
le sue feste, che a tutto potere cercò distoglier
sregolato del vino, fu ucciso dalle Baccanti, cioè da persone furiose
per
immoderato bere il che ha dato luogo alla favola.
timpani e di altri strumenti che lor pareva udire. Le misere donzelle
per
campare dalla vendetta del Nume, che mostrasi pre
e donzelle per campare dalla vendetta del Nume, che mostrasi presente
per
l’improvviso apparire di varie fiere ed il risple
, i loro tirsi ; e Bacco dovè nascondersi nel mare, accolto da Teti ;
per
la qual cosa venne in odio agli Dei e Giove il pr
onta che Licurgo, essendo nemico di Bacco e non volendolo riconoscere
per
dio, il cacciò fuori del suo regno, e ne fece tag
o perniciosa medicina che le umane menti trasforma. Onde reso furioso
per
ope ra di Bacco, la moglie ed il figliuolo uccise
anae. Egli(1) ebbe di Bacco sì poca stima, che non volle riconoscerlo
per
figliuolo di Giove ; che anzi, armata mano, gl’im
riportarono gran pro dall’amicizia di Bacco, il quale, quando andava
per
le città mostrando agli uomini il prezioso frutto
elope. Ora a sì buon ospite donò Bacco un otre pieno di generoso vino
per
mostrarne l’uso a’ sudditi suoi ; ed egli su di u
i su di un cocchio con Erigone e col fedel cane Mera andò nell’Attica
per
propagare l’uso del novello liquore. Alcuni agric
rare mostrò alla figliuola ov’era il cadavere del padre ; ed ella ivi
per
dolore finì la vita con un laccio, e per compassi
vere del padre ; ed ella ivi per dolore finì la vita con un laccio, e
per
compassione degli Dei fu trasportata in cielo e d
canicola, la quale, e specialemente la stella Sirio, nel suo nascere
per
quaranta giorni tormenta le regioni meridionali c
o intollerabile. Ed alcuni popoli(2) offerivano a Sirio de’sacrificii
per
calmarne il furore, essendo stato detto cane o ca
ei rabbiosi calori che spesso son cagione di pericolose infermità. Or
per
vendicare la morte di Erigone, Bacco mandò tal mo
marito di Altea(1), fu lietamente accolto il nostro Bacco, il quale,
per
sì liberale ospitalità, il regalò della vite e gl
irabilmente. Forse Orfeo portò il culto di lui dall’Egitto ; il quale
per
far onore a Cadmo, adattò ad un Principe della fa
quanto la famosa spedizione delle Indie impresa dall’uno e dall’altro
per
lo stesso fine e col medesimo corteggio. E verame
hiamavansi Satiri ; la quale spedizione fu un viaggio guerriero fatto
per
ammaestrare que’ popoli. Imperocchè, volendo egli
a beneficenza non si restringesse nel solo suo regno, deliberò girare
per
varie nazioni e dirozzarle non colla forza delle
oquenza e della musica(2). Così il nostro Bacco divenuto adulto partì
per
l’oriente, fermato avendo in suo cuore di portare
sibena ; ed egli destatosi l’uccise con un colpo di sermento. Fu pure
per
l’odio della Dea che il povero Bacco impazzò stra
per l’odio della Dea che il povero Bacco impazzò stranamente ed errò
per
l’ Egitto e per la Frigia, ed accompagnò Cerere,
a Dea che il povero Bacco impazzò stranamente ed errò per l’ Egitto e
per
la Frigia, ed accompagnò Cerere, quando cercava l
di cembalo, solito a suonarsi ne’ sacrificii di Bacco. Il che finsero
per
significare che i centauri erano grandi bevitori
ovasi piú di quaranta volte. Si vuole che questo tirso si fosse usato
per
ingannare i rozzi Indiani, che non avean cognizio
di Bacco. Ansi si racconta che il re Mida avea fatto un fonte di vino
per
ubbriacare e quindi impadronirsi del buon Sileno
i del buon Sileno ; dal quale apprese assai buone cose ; il che finse
per
conciliare autorità alle sue leggi ; e trattò que
g. di Minos, re di Creta, e di Pasifae. Allorchè Teseo giunse a Creta
per
pugnare col Minotauro, quella giovane principessa
maniera di vincerlo, dandogli un gomitolo di filo(1) che ella teneva
per
un capo, stando alla porta del laberinto, mentre
la seco. Secondo Omero, Diana stessa trattenne Arianna in quell’isola
per
volontà di Bacco che intendeva menarla in moglie.
monte della Beozia era consacrato a Bacco ed alle Muse, ed era famoso
per
le orgie che vi si celebravano di notte, tanto ch
vi si celebravano di notte, tanto che Ovidio(3) il chiama monte fatto
per
le cose sacre. Le feste di Bacco si chiamavano Ba
), o di tre nature (τριφυης) ; o alle feste trieteriche. Questa cesta
per
lo più si vede mezzo aperta e pare che n’esca un
estri si tenevan de’ serpenti, che facevansi ad un tratto uscir fuora
per
ispaventare glì spettatori. Vi erano infine i lic
nnumerabile di uomini e di donne vestite in modo assai strano correva
per
le strade, facendo balli e cento altre cose da fo
insegnò agli uomini l’uso del vino, ed il modo di colfivare le viti,
per
cui spesso da’poeti chiamasi il dio del vino, il
tre a ciò gli antichi credevano, essere nel vino un principio igneo ;
per
cui Bacco chiamossi Pirigeno, Lamptero ec. epitet
pterie, nelle quali al suo tempio portavansi torce accese, e qua e là
per
le contrade collocavansi crateri pieni di vino ;
ava sull’ Ismaro, monte della Tracia fin da’tempi di Omero(3) insigne
per
le viti. Egli un giorno cadde da un pergolato, e
mise a zioni molto indegne, specialmente di quella lieta circostanza,
per
cui fu maltrattato in modo assai strano, e fra’ C
racconta che viaggiando Bacco vicino al monte Rodope, i suoi seguaci
per
caso batterono i loro bronzi, e che un novello sc
il preside ai tripudii ed a’conviti in onore di Bacco. E propriamente
per
tiaso s’intende una moltitudine di tripudianti o
, danzando avanti a lui, o sia facendo parte del tiaso, cadde e morì,
per
cui fu trasformato in edera che chiamasi pure cis
nda e lunga chioma inanellata che gli cade su gli omeri ; vaso di oro
per
uso di bere nella destra : e nella sinistra, il t
a delle Baccanti di Euripide(1). Egli non meno che Apollo celebravasi
per
un’eterna bellezza, e pel fiore di una gioventù c
epiteto proprio di un bel volto ; e le arti del disegno fecero a gara
per
raccogliere dalla natura le forme più leggiadre e
tano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o da pantere, o da linci,
per
indicare forse che la forza del vino doma ed amma
sare da bere. Bacco si serve del rython, ed è osservabile pel tirso e
per
la pantera che ha a’ piedi. Ercole è assiso sulla
a corno a corno con un caprone ; Sileno coricato sopra un cammello, e
per
ultimo un coro di musici che assistono alla festa
prima dell’invenzione del bicchiere facevano uso delle corna de’ buoi
per
bere. Rodigino riferisce che Bacco, dopo aver rit
tavasi o con un corno di toro in mano, ch’era l’antica forma de’ vasi
per
bere ; o perchè i poeti gli attribuivano due picc
na chioma delicata ; κρυσοκομης, dall’aurea chioma ; epiteti di Bacco
per
la sua bella e delicata capellatura. Κρισσοκομης,
θυειν, furere ; o da Tione, sua madre, perchè egli scese all’inferno
per
trarne la madre Semele, che Giove, ad istanza del
lle feste di Bacco dette Liberalia, prendevano la viril toga, e ciò o
per
indicare la perpetua giovinezza di quel nume, o p
Libero i loro figliuoli. Secondo alcuni Bacco fu chiamato Ditirambo,
per
, essere stato allevato in un antro che avea due p
ici nacque il proverbio, aver più poco senno di un poeta ditirambico,
per
dinotare un uomo stupido e furioso. L’ordinario s
enere, percui Cesare che si vantava discendere da Venere e da Anchise
per
parte di Enea, chiamasi Dioneo da Virgilio(1). I
a Giove allogate tra gli astri ; ed i Sirii non le uccidono, avendole
per
cosa sacra(6). Macrobio finalmente(7), seguendo i
ll’ingiuria fattagli, quando il precipitò dal cielo, gli diede Venere
per
moglie. I poeti, dice Banier, seguendo queste rid
Fenicii che i primi avean recato colà il culto di Venere, eran venuti
per
mare ; così i Greci che portavan tutto al maravig
e altri dicano che Apollo, cangiato in cinghiale, avesse ucciso Adone
per
vendicarsi di Venere, la quale avea privato di vi
l sangue di lui fece nascere un fiore che Bione crede essere la rosa,
per
ciò consacrata a quella Dea ; ma che Ovidio dice
di Adone. In esse tutta la città vestivasi a lutto, e non si udivano
per
tutto che pianti e grida. Le donne correvano per
to, e non si udivano per tutto che pianti e grida. Le donne correvano
per
le strade co’ capelli sparsi e si battevano forte
lte a piangerlo le donne. I porci ed i cinghiali sono odiosi a Venere
per
la morte data ad’ Adone ; quindi il greco proverb
greco proverbio, sacrificare il porco a Venere (Αφροδιτη υν εθυκεν),
per
significare un uomo che fa cosa ingrata ad alcuno
avea predetto che maritandosi sarebbe stata cangiata in altra forma ;
per
cui fuggiva di dare la mano a chicchessia ed atte
iva di dare la mano a chicchessia ed attendeva solo alla caccia. Ora,
per
evitare le importune richieste, fece sentire che
fig. di Atlante e di Esperide, fig. di Espero, ne coglievano spesso ;
per
cui Giunone li diede in guardia ad un dragone di
lla città sventurata ; mentre Venere pone in opera tutte le forze sue
per
salvare e l’una e l’altro, se stato fosse possibi
e l’altro, se stato fosse possibile, dal turbine che loro soprastava
per
volere del fato. Nel terzo libro dell’Iliade, Par
gl’involi. Ma l’eroe imperterrito insegue Venere, e Poichè raggiunta
per
la folta ei l’ebbe, Abbassò l’asta il fiero, e co
rido, e dalle braccia Depose il figlio. Monti. Allora Iride, presala
per
mano, tirò la Dea fuori del tumulto, ed ella, sal
e sono feriti. La qual cosa sembrò così ingiuriosa alla divinità, che
per
questa ragione Platone cacciò Omero dalla sua rep
a ; e Pittagora disse ch’egli era crudelmente tormentato nell’inferno
per
avere sparso nel suo poema finzioni sì strane ed
è, avessero i loro corpi, sebbene di altra natura che i nostri, e che
per
ciò potevano molto bene partecipare delle umane d
ove interdetto avea agl’Iddii di prender parte alla guerra di Troia ;
per
cui Giunone scaltramente ottiene il misterioso ci
ottiene il misterioso cinto di Venere, fingendo che volea avvalersene
per
comporre una difficile lite fra l’Oceano e Teti ;
comporre una difficile lite fra l’Oceano e Teti ; ma veramente servì
per
rendersi benevolo il consorte Giove, che fece add
a, tanto che Luciano dice che Mercurio involò a Venere la sua cintura
per
significare che questo nume possedeva tutte le gr
ntro al figliuolo, il quale ignaro de’ luoghi discorreva alla ventura
per
conoscere in qual paese il vento gli avesse spint
anto(2), che in una città consacrata a Giunone, qual’era Cartagine, e
per
la naturale incostanza di una donna, il suo Enea
mo amore verso l’eroe Troiano. Anzi si pose di accordo con Giunone, e
per
diversi fini le nemiche Dee procurano che Didone
procurano che Didone ed Enea in marital nodo si stringano ; Giunone,
per
impedire ad Enea di porre il piede in Italia e fo
di porre il piede in Italia e fondarvi il destinato impero ; Venere,
per
rendere più sicura la dimora del figliuolo in Car
ea nel Lazio non potersi da forza alcuna distornare. Nettuno intanto,
per
le preghiere di Venere, rende il mare tranquillo,
nova le sue lagnanze pel pernicioso odio di Giunone contro i Troiani,
per
la salute de’ quali ella supplica, e specialmente
vedendo che indarno tentava di richiamare quelle Dee alla concordia,
per
non offendere la consorte o la figliuola, si dich
ramente commette. Arde intanto gran fuoco di guerra fra Turno ed Enea
per
la promessa mano della principessa Lavinia ; ed è
ia. Turno si mostra pronto a decidere con un duello la gran lite ; ma
per
opera dell’inquieta Giunone, l’esercito latino, r
sa da qual mano, ferisce gravemente quell’eroe. Si adopera ogni mezzo
per
togliere l’acuto strale e far che tosto ritorni a
i rappresenta qual fanciullo cieco, o cogli occhi bendati, colle ali,
per
ciò detto alato, ed aligero ; armato di strali, e
, per ciò detto alato, ed aligero ; armato di strali, e col turcasso,
per
cui si chiama il faretrato Arciero. Qualche volta
ibuzione. In detta città eran quelle Dee con ispecial culto venerate,
per
cui furon dette da Pindaro regine della ricca Orc
la sola Pasitea, che Giunone promette in moglie al dio Sonno ; forse
per
significare che il sonno sta in grazia ed è caro
ti nella magione affumicata di quel nume. Omero, dice Mad. Dacier, dà
per
moglie a Vulcano la bella Carite, cioè una delle
cier, dà per moglie a Vulcano la bella Carite, cioè una delle Grazie,
per
indicare la grazia e la bellezza delle opere che
ero delle Grazie poneva anche Pito, o la Dea della persuasione, forse
per
significare che il gran segreto del persuadere è
lle Muse. E Plutarco afferma che a Mercurio erano congiunte le Grazie
per
significare che la piacevolezza, per così dire, d
rcurio erano congiunte le Grazie per significare che la piacevolezza,
per
così dire, dell’eloquenza cui quel nume presiede
cielo senza le Grazie non facevasi dagli Dei alcuna danza o convito ;
per
cui dai poeti erano esse destinate ad essere il d
tanze che le Grazie, dalle quali tutte le altre prendono in prestito,
per
così dire, quanto hanno di amabile e di vezzoso.
tone « Vedi, caro Senocrate, di sacrificare alle Grazie ». Queste Dee
per
lo più si dipingevano nude e discinte, per signif
alle Grazie ». Queste Dee per lo più si dipingevano nude e discinte,
per
significare che l’amicizia esser dee schietta e s
esser dee schietta e senza orpello ; e colle mani fra loro congiunte,
per
indicare la concordia degli amici (3). Anacreonte
velle spose consacravano a Venere, prima di sposare, i loro fantocci,
per
indicare che davano un addio a’puerilì trastulli.
sio era e che a Talassio era menata, rispondevano ad alta voce ; onde
per
l’avvenire lu poi questa voce nelle nozze gridata
o afferma che nel celebrarsi le nozze si ripeteva la parola Talassio,
per
ricordare alla sposa il dovere ehe ha la donna, q
al lanificio, giacchè Talassio significava un panierino o canestrello
per
usodi filar lana (θαλασιον, lana. Plutarch.). Si
anche Armonia o Ermione, la quale nacque da Marte e da Venere, forse
per
dinotare che l’armonia e l’ordine spesso deriva d
rmonia e l’ordine spesso deriva dalla guerra e dalla collisione (3) ;
per
cui Eraclito poneva la guerra per principio di tu
lla guerra e dalla collisione (3) ; per cui Eraclito poneva la guerra
per
principio di tutte le cose, che potrebbe essere l
posteri di Cadmo. Venere le fece il dono della fatale collana di oro,
per
la quale Erifile scoprì a Polinice il luogo, ove
oprì a Polinice il luogo, ove Anfiarao, di lei marito, erasi nascosto
per
non andare alla guerra di Tebe, come in altro luo
ttà, in cui un nume era venerato, e che avea sotto la sua tutela, era
per
esso argomento di maggior dignità ; per cui non d
avea sotto la sua tutela, era per esso argomento di maggior dignità ;
per
cui non di rado gli Dei stessi con un certo senti
re col titolo di regina di Gnido e di Pafo, e la prega ad abbandonare
per
poco la sua diletta Cipro. Vediamo brevemente de’
el soggiorno e degno della Dea che vi si adorava. Vi andavano a folla
per
ammirarne la statua, opera di Prassitele e di per
ma che in tutto il mondo non se ne vedea la simile, e che molti solo
per
vederla andavano a Gnido. Nicomede, re di Bitinia
del nitido peplo di Venere, col quale ella ricoprì il figliuolo Enea
per
difenderlo da’ dardi de’ Greci. La Venere de’ Med
e in un certo modo superarono Apelle, ma lo resero illustre. Vedevasi
per
opera degl’industri pennelli alzarsi dalle onde l
ogni cuore. Colori celesti esprimean la bellezza delle membra divine,
per
farsi dolci al cui soave contatto detto avresti d
Cesare, consacrando al padre l’origine e l’autrice di casa Giulia ; e
per
averla da’ cittadini di Coo, rimesse loro cento t
ombe le svolazzano d’intorno. Comunemente però si rappresenta portata
per
le onde su di una conchiglia ; si vede anche spes
Finalmente Venere si rappresentava ora con un gloho celeste in mano,
per
indicare Venere Urania ; ora assisa su di un delf
pure da’naviganti(1). Aurea, χρυση, Hom. ; πολυχρυσος, Hesiod. Forse
per
la bellezza, perchè diceasi aureo tutto ciò che h
rocinio di que’ numi, da’ quali avea avuto origine la città di Roma ;
per
cui ne’sacrificii invocavasi Marte col nome di pa
pe’ funerali ; e Libitinariiappellavansi coloro che le custodivano ;
per
cui Libitina presso Orazio(3) si adopera per la m
oro che le custodivano ; per cui Libitina presso Orazio(3) si adopera
per
la morte stessa. Ortense, Hortensis, perchè pres
colombe ed i passeri ; ed il cocchio della bella Ciprigna era portato
per
l’aria or da una bianca coppia di amorose colombe
ol figliuolo Cupido a coglier fiori. Cupido volea superare la madre ;
per
cui s’incollerì fuor di misura, quando vide che l
erano sotto la protezione de’ Genii, de’ quali la pittura si serviva
per
rappresentare le arti medesime in acconcia ed ele
e si credeva ch’esso l’accompagnava dalla culla sino alla tomba(2) ;
per
cui fu detto da Menandro guida segreta della nost
delle donne, e si onorava specialmente nel giorno natale di ciascuno,
per
cui fu detto Dio Natalizio (Deus Natalis)(3). Nè
mini solamente, ma i regni ed i luoghi aveano i loro Genii tutelari ;
per
cui vi era il costume di salutare una città o un
la Beozia, e della ninfa Liriope, fig. dell’Oceano. Tiresia(5) ch’era
per
le città della Beozia assai conto pe’ suoi vatici
solo alla caccia, ogni altra passione spregiando. Stanco un giorno sì
per
la caccia e sì pel caldo, si ritirò in una fresca
re, nè armento avea mai intorbidato la chiarezza. In esso inchinatosi
per
bere e veggendo nello specchio delle acque la sua
a dello stesso Apollo. Invaghito delle proprie fattezze e vaneggiando
per
sì folle amore, dopo lungo languire, morì, alla r
o ; sebbene alcuni dicono che fosse in quelle acque caduto. Fu poscia
per
compassione delle ninfe cangiato in un bel fiore
da’Greci, e Mars da’Latini. In Plauto troviamo Ares latinamente usato
per
Mars. Or Αρης deriva dal greco αιρω, fut. αρω,dis
poi insegna che Mamers nel linguaggio degli Osci significava Marte ;
per
cui la voce Mars de’Latini Latini è lo stesso Mam
he travolge grandi cose (quia magna verteret, Mavors) ; e ne adducono
per
ragione che queste non sono voci latine. Marte in
iamata da bellum, la guerra, e si sa che gli antichi dicevano duellum
per
bellum. Da’ Greci dicevasi Ενυω, Enyo, dal verbo
Tracia, chiamato Odino, assai bellicoso e che fece grandi conquiste,
per
cui fu da quel popolo guerriero onorato come il d
Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. I popoli della Bitinia(2) raccontavano
per
una loro antica tradizione, che Giunone fece educ
innastici che servir doveano quasi di preludio all’arte della guerra,
per
cui divenne un insigne capitano, dopo che il suo
Marte fu il primo che, fabbricate le armi, ponesse in campo eserciti
per
combattere i nemici degli Dei ; e che così, avend
ana grandezza, giunsero ad incatenar Marte e tenerlo in dura prigione
per
ben tredici mesi, dalla quale fu con accorto arti
lotta dello Scamandro con Achille e calmato lo sdegno de’ due rivali
per
volontà di Giunone(4), più risorse la contesa fra
colo aiutò il povero nume ; ma Minerva non la trattò meno aspramente,
per
cui giacquero entrambi per mano della Dea distesi
ma Minerva non la trattò meno aspramente, per cui giacquero entrambi
per
mano della Dea distesi vergognosamente al suolo.
no della Dea distesi vergognosamente al suolo. Ma certo fu più ontoso
per
Marte il fatto di Diomede. Incoraggiava Marte i T
o sempremai vittoriosi della forza cieca ed insensata. Peone intanto,
per
comando di Giove, guarì a Marte la ferita fattagl
rcomenii, avea condotto trenta navi alla guerra di Troia, erasi mosso
per
andar di presente a farne spaventosa vendetta.
ra. Ed il Furore e la Collera ne adornavano l’elmo, mentre la Fama da
per
tutto gli andava innanzi. V. Culto di Marte ap
he tacitamente seco stessi giudicassero, Romolo essere stato lacerato
per
le mani de’ senatori nel tempio di Vulcano, donde
), prima che fosse Roma, più di ogni altro nume il veneravano ; e ciò
per
l’indole bellicosa di essi popoli. Anche Varrone
a Catullo(3) si chiamavano salisubsuli, voce forse foggiata dal poeta
per
esprimere più vivamente la sua idea. Livio(4) dic
ro quegli scudi che caddero dal cielo, chiamati Ancili ; ed andassero
per
la città cantando alcuni inni, detti versi saliar
fece intendere al popolo che quello scudo era stato mandato dal cielo
per
salvezza della città e che doveasi gelosamente co
, ma così tagliati intorno intorno che non presentano alcun angolo, e
per
ciò detti ancili, quasi ancisa ; per cui ne’ carm
e non presentano alcun angolo, e per ciò detti ancili, quasi ancisa ;
per
cui ne’ carmi saliari trovasi scritto ancisia. Nu
ser rubato. Questi sacerdoti alle calende di Marzo facevano una danza
per
la città in onore di Marte, la quale rassomigliav
). Le loro danze e processioni erano coronate da sontuosi banchetti ;
per
cui banchetti saliari volevan dire banchetti laut
la quale portava il cingolo o sia la fascia di Marte (balteus Martis)
per
segno della sua diguità di regina delle Amazzoni.
Martis) per segno della sua diguità di regina delle Amazzoni. Ercole,
per
compiacere Euristeo, volle farne acquisto ; percu
ino. Diomede faceva uccidere i forestieri che giungevan nel suo regno
per
alimentare que’ destrieri ; ma Ercole gli mosse g
amia, vergine di esimia bellezza, che a niuno dar volea in matrimonio
per
aver inteso dall’oracolo che un suo genero l’avre
idi, al quale avea promesso la metà del regno, vinse Enomao nel corso
per
essersi rovesciato il cocchio pel tradimento di M
gli astri, e chiamasi Enioco o il cocchiere. Pelope e la sua famiglia
per
questo fatto di Mirtilo, furon costantemente da M
lo della vigilanza, col volto infocato, qualche volta colla barba, ma
per
lo più senza di essa ; sopra un cocchio tratto da
arte si dipingeva un lupo che portava seco una pecora, perchè il lupo
per
la sua rapacità e ferocia, era a quel nume consac
elle statue di lui si vede spesso un gallo, uccello che gli era sacro
per
la sua indole guerresca, e come simbolo della vig
Ovidio si chiama bellicus, e da Virgilio, bellipotens ; ed a lui Enea
per
trofeo consacrò le armi dell’ucciso Mez enzio(1).
Ενυω. Bisultor, che si vendica due volte. Fu così detto da Augusto,
per
aver vendicato la morte di Cesare colla sconfitta
rittori, ma eziandio da Omero(3). E con bel tropo i Greci ed i Latini
per
Marte intendevano la guerra. Quindi incerto Marte
rolla il suo elmo. Questa voce poi deriva o dal verbo ενυω, uccidere,
per
cui potrebbe significare uccisore ; o da Enio, ci
dedicato a Marte Ultore. Χαλκεος Αρης, Mars aereus, Marte di bronzo,
per
indicare la fortezza del dio della guerra. Quindi
ebre tempio fuori le porte di Roma, nel quale si assembrava il Senato
per
ricevere gli ambasciatori stranieri ed altri che
io, era un gran campo consacrato a Marte, detto campo Marzio, e campo
per
eccellenza, ove si radunavano i comizii del popol
e campo per eccellenza, ove si radunavano i comizii del popolo romano
per
la creazione de’ magistrati, per la promulgazione
dunavano i comizii del popolo romano per la creazione de’ magistrati,
per
la promulgazione delle leggi ec. Quivi la giovent
igliuoli (οζοι Αρηος), ed uguali a Marte (Αρηι αταλαντοι, ισος Αρηι),
per
indicare la loro gran prodezza nelle armi. Me
l nome Ermete. Ne’ lessicì si fa derivare dal verbo ειρω, annunziare,
per
l’ufficio che Mercurio avea di messaggiere de’ nu
ius sia quasi medius currens o Medicurrius, perchè il discorso corre,
per
così dire, in mezzo agli uomini, secondo S. Agost
ire tre volte grandissimo (a τρεις, tres, e μεγιστος, maximus), forse
per
le sue tre grandi qualità di altissimo Filosofo,
fra’ celesti aleuno più infelice di lui, (εν ουρανω θεος αθλιωτερος)
per
le tante faccende che lo rendevano stanco e distr
detto alla vendita di qualsivoglia merce, offeriva incenso a Mercurio
per
fare maggior guadagno ; ed i mercatanti (2) prega
rificavano, immolando una troia gravida, e se stessi e le loro merci,
per
modo di espiazione, lavandosi nel fonte detto di
in questa circostanza Apollo trasse quel landroncello avanti a Giove
per
la restituzione dei suoi buoi, ed in che modo Mer
l quale, affinchè tacesse, donò quel nume una bellissima giovenca. Ma
per
assicurarsi della fedeltà del pastore, ritornò to
il trasformò nella pietra detta di paragone, della quale ci serviamo
per
saggiare l’oro. Ovidio (3) dice che fu trasformat
balbuziente ; e batto (βαττος) in greco vuol dire uomo balbuziente. E
per
argomento della destrezza di questo nume nell’ing
destrezza di questo nume nell’ingannare, Omero (3) racconta ch’egli,
per
volontà di Giove, guidò l’infelice Priamo sino al
volontà di Giove, guidò l’infelice Priamo sino alla tenda di Achille,
per
riscattare con molti doni il corpo dell’estinto E
ia. Monti. » Poscia con bell’arte si avviene in Priamo, gli si offre
per
guida, ed addormentate le scolte del greco eserci
gli alloggiamenti a Troia infesti. Forse un qualche greco comandante,
per
volere di Achille, di notte andò incontro a Priam
o comandante, per volere di Achille, di notte andò incontro a Priamo,
per
guidarlo con sicurezza alla tenda dell’eroe, il q
cienza, e sì in que’ giuochi di mano ed altre maniere d’inganni fatti
per
diporto o per mostra d’ingegno. Or tutto ciò dice
n que’ giuochi di mano ed altre maniere d’inganni fatti per diporto o
per
mostra d’ingegno. Or tutto ciò dicevasi κλοπη (p.
asi κλοπη (p.m. verbi κλεπτο. occulo) da’ Greci e furtum da’ Latini ;
per
le quali voci prese in cattivo senso dissero che
nte il padre Dedalione che si precipitò dal monte Parnaso ; ma Apollo
per
compassione il cangiò in aquila, o in isparviere.
vanno disgiunte, la prima non sarà che un vano strepito di parole. E
per
ciò pure gli antichi offerivano sacrificii a Merc
; e se i cittadini di Listri (6), vedendo quel che operava il Signore
per
mezzo di S. Barnaba e di S. Paolo, chiamarono Gio
a, tanto che Orazio (2) chiama Fauno custode degli uomini Mercuriali,
per
dir de’ poeti ; e Mercurio, padre della curva lir
artaruga ch’è materia assai sonora. Si vuole (4) che Mercurio, avendo
per
caso ritrovato il guscio di una testuggine alla r
l che diede la prima idea della lira, che facevasi di tartaruga. Essa
per
lo più avea sette corde ; ed Ovidio (5) finge che
corde ; ed Ovidio (5) finge che Mercurio avesse scelto questo numero
per
onorare le sette Pleiadi, da una delle quali egli
i avea posto le ali alla testa ed a’ piedi, onde velocemente portasse
per
ogni luogo gli ordini suoi. Omero (2) e Virgilio
seguire gli ordini di Giove. Il quale gl’ impone di recarsi a Calipso
per
indurla a liberare da quella specie di prigionia
’venti, ovunque il corso Volga, o sopra la terra, o sopra il mare, Va
per
lo ciel rapidamente a volo. Indi prende la verga,
oeti è quasi sempre adoperato come messaggiero di pace, laddove Iride
per
lo più annunzia guerra e discordie. Con quella ve
on avesse sciolta dal vincolo del corpo l’anima che ad esso era unita
per
virtù divina. Da Virgilio (2) si rileva ch’egli c
edia l’Alceste introduce l’Orco o Caronte che porta in mano una spada
per
tagliare la ciocca fatale di Alceste. Ma comunque
chi, Tutti stridendo allor volano in folla. Così movean gli spirti, e
per
la fosca Via precedeali il mansueto Ermete. L’Oce
afforzare. La palestra era un luogo, ove gli antichi si esercitavano,
per
la ginnastica, alla lotta, al disco, al bersaglio
al bersaglio e ad altri simili giuochi ; e questo nome spesso si usa
per
significare la lotta stessa ed i certami ginnasti
icino, forse simboleggia quelle occulte malizie e quelle coperte vie,
per
le quali questo nume conduce agl’illeciti guadagn
proprio, presso i Greci ed i Romani, de’ viaggiatori e de’ cacciatori
per
ripararsi dalla pioggia e dal sole. Le ali poi at
de, che lo rappresentava nell’attodi portare un montone sulle spalle,
per
significare ch’era il dio de’ pastori. Altri dico
sul cuore umano. Qualche volta(1) gli hanno posto in mano un volume,
per
indicare ch’egli era il protettore dei letterati.
dipinge come un giovinetto di bello aspetto, di svelta corporatura, e
per
lo più con un mantello alle spalle. Una delle più
Crioforo (a κριος, aries, et φερω, fero) ; soprannome dato a Mercurio
per
avere impedito che la peste distruggesse Tebe, po
intorno alle mura. Ctonio, Ερμης Χθονιος. presso Luciano, così detto
per
vedersi spesso nell’inferno a trattar colle ombre
a), quasi preside delle strade ; e la sua statua si poneva ne’ trivii
per
indicare la via. Facundus da Orazio, λογιος (a λ
che lenealo avvinto co’ suoi serpentini stragrandi ravvolgimenti(2) ;
per
comando di Giove stesso andò da Deucalione per tr
ndi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove stesso andò da Deucalione
per
trattare la riparazione del genere umano dopo il
ttare la riparazione del genere umano dopo il suo famoso diluvio(3) ;
per
comando anche di Giove attaccò l’audace Issione a
impresa delle Gorgoni ; in somma, dice Millin, questo nume incontrasi
per
tutto, in cielo, in terra ed anche nell’inferno.
ei mortali ; o perchè da essa nascono le biade ed i frutti necessarii
per
la conservazione dell’umana vita. Da’ Latini si c
hiama Terra o Tellure, sebbene propriamente la voce Tellus si adopera
per
denotare la Dea, e la parola Terra significava il
all’antico ops (unde inops) che significava ricco, perchè la terra sì
per
le biade e pe’ frutti, e sì pe’ metalli è la pere
mente vuole che la Terra fu detta Opi, perchè di essa abbiamo bisogno
per
vivere, (nobis opus est ad vivendum), essendo mad
ti Dei del gentilesimo. E ciò nacque dal naturale amore che ha l’uomo
per
la propria conservazione, percui chiamaron Dea la
one, percui chiamaron Dea la Terra, ch’è la donatrice di quelle cose,
per
le quali vivono essi e godono molte comodità. Per
gli uomini e gli animali che sono i figli suoi. E Plinio(4) dice che
per
ragione de’ grandi meriti della Terra verso di no
o, ne avea moltissimi. La quale cosa era certamente molto a proposito
per
inspirare negli animi de’creduli gentili un relig
era un antro immenso scavato nel fianco di una rupe, a cui si andava
per
cento vie e cento porte, dalle quali cento voci u
ello. Quivi aprivasi un pertugio assai stretto. In cui scendevasi non
per
gradini, ma per picciole scale. Quando vi erano d
vasi un pertugio assai stretto. In cui scendevasi non per gradini, ma
per
picciole scale. Quando vi erano dentro, trovavano
i antichi chiamavan figliuoli della Terra coloro che si distinguevano
per
mostruosa statura e stratordinaria robustezza (1)
tondo scudo od alla luna che risplende in mezzo al cielo (2), sebbene
per
tampana Febea presso Virgilio i migliori interpet
il nome di Ciclopi (a κυκλος, orbis, et ωψ, ωπος, oculus). Essi erano
per
la statura e per la bruttezza mostruosissimi. Cal
i (a κυκλος, orbis, et ωψ, ωπος, oculus). Essi erano per la statura e
per
la bruttezza mostruosissimi. Callimaco li rassomi
a statura e per la bruttezza mostruosissimi. Callimaco li rassomiglia
per
l’altezza al monte Ossa ; ed Omero dice esser sim
na vita senza leggi, senza agricoltura e senza religione. A’ medesimi
per
altro si attribuisce un particolar modo di fabbri
, senza alcun cemento, grandi e grossolani massi di forma irregolare,
per
cui adoperavano piccole pietre, per empiere i van
solani massi di forma irregolare, per cui adoperavano piccole pietre,
per
empiere i vani che lasciavan tra loro i massi roz
o specie di laberinti cavati da’Ciclopi a Nauplia nel seno de’ monti
per
trarne delle pietre. E come gli Egiziani nelle mi
he capitavano nel suo regno e coll’enorme suo peso li schiacciava. Ma
per
sua mala ventura provocò anche Ercole, il quale l
eo, lo stringe con un braccio pe’ fianchi, sollevandolo dal suolo ; e
per
terra vedesi l’arco ed il turcasso ch’egli ha get
terra vedesi l’arco ed il turcasso ch’egli ha gettato via nella zuffa
per
essere più libero. Qui non dobbiamo omettere i Ce
ge e Cotto, i quali(1) di cento braccia e cinquanta teste forniti, sì
per
enorme statura, e si per valentia erano insuperab
cento braccia e cinquanta teste forniti, sì per enorme statura, e si
per
valentia erano insuperabili. Esiodo li fa fig. de
detto alcuni che forse i ciechi pagani furon costretti a ciò fingere
per
significare in certa guisa che la Divinità è in t
significare in certa guisa che la Divinità è in tutt’i luoghi. Or noi
per
ragionare con ordine di tante specie di numi, fav
modo da sembrare che partecipasse di tutto l’universo. Avea le corna
per
significare i raggi del sole e la luna bicorne ;
r significare i raggi del sole e la luna bicorne ; era rosso in viso,
per
esprimere il rosseggiare dell’etere ; avea il ven
sprimere il rosseggiare dell’etere ; avea il ventre sparso di stelle,
per
indicare gli astri ; la barba ed i capelli incolt
uron detti Pani, i Satiri, o sia gli Dei delle foreste e de’campi ; e
per
la deformità di essi avvenne che tutt’i mostruosi
; e per la deformità di essi avvenne che tutt’i mostruosi e segnalali
per
qualche sconcezza di corpo si chiamassero Satiri,
mor panico appellasi quella subita costernazione che non può vincersi
per
alcun imperio della ragione, la quale volevasi in
angiali in varie forme di animali, allorchè si rifuggirono in Egitto,
per
lo spavento del crudele Tifone ; e che in grazia
a del suono ; e di ciò fu cagione l’esser venuto Pan in gran superbia
per
avere ritrovato la fistola o siringa (συριγξ, fis
da fiato, formato di varie cannucce con certa proporzione disuguale,
per
lo più in numero di sette e congiunte con cera ;
e e congiunte con cera ; il quale era diverso dalla sampogna, con cui
per
altro spesso si confonde. Or vi furono tre manier
lla vista del selvaggio Dio Pan, e giunta alle sponde del Ladone , fu
per
pietà delle ninfe sorelle, cangiata in palustre c
ù semplice forma di musicale strumento, fu eziandio la più antica ; e
per
esser riputata la musica nobilissima cosa e quasi
ed il Liceo , monti di Arcadia tanto celebrati da’ poeti. Orazio (8)
per
significare Pan dice il nume cui piacciono gli ar
gne si celebravano alle none di Dicembre alcune feste dette Faunalia,
per
le quali Orazio (1) ha scritto una bellissima ode
ino, consacrato da Evandro a Pan, nume antichissimo dell’Arcadia, ove
per
quei monti errava ora cantando al suon della fist
o deriva da λυκυς, lupus. I Luperci celebravano dette feste, correndo
per
la ritta vestiti delle pelli delle vittime immola
ori, o di canne, e col cipresso in mano. Orazio (4) lo chiama orrido,
per
quella incolta e selvatica sembianza propria degl
lando dell’eco, così espone le varie favolette che il volgo spacciava
per
ispiegare questo e simili fenomeni : « E mi sovv
ventato dal satiro Cordace. Ovidio(2) appella i Satiri gioventù fatta
per
le danze ; e Virgilio (3) dice che Alfesibeo imit
nata una rappresentazione da’ Greci detta Satirica, di cui servivansi
per
rallegrare gli animi dopo la tragedia. Satira poi
mata di varie specie di cibi. E Pescennio Festo scrisse le sue storie
per
saturam, che eran le varie istorie (ποικιλαι ιστο
abili soggiorni di Napee. Ed altrove : A’sospiri di Zeffiro soavi E
per
li campi se ne va succinta In verdissima gonna og
Era anche il simbolo di una naturale attitudine e destrezza di agire,
per
la quale ad alcuno ogni cosa felicemente succede
e di lui moglie. Ovidio(3) la dice una delle Amadriadi del Lazio che
per
la sua destrezza nel coltivare i giardini, meritò
; ed avea un sacerdote (flamen Pomonalis), che offerivale sacrificii
per
la conservazione de’frutti. Pomona poi dicesi un
to Zeffiro, detto perciò l’alato cavallo di Clori (4), perchè i venti
per
la velocità si paragonano a’ destrieri, o si rapp
rso il braccio sinistro, raccoglie alcuni fiori che la caratterizzano
per
la Dea della primavera. Si rappresentava vestita
’i beni della vita. Fu essa moglie di Fauno, o di Giano, o di Numa, e
per
la sua modestia meritò gli onori divini. I suoi m
’interpetri dell’erme de’ Termini che spesso si trovavano ne’ campi e
per
le vie (6). Numa istituì le feste del dio Termine
Tarpeio un tempio a Giove, acciocchè la piazza del monte libera fosse
per
la edificazione di esso, ordinò di esaugurare tut
risterna, ed una sacerdotessa. In Esiodo (2) leggesi Γαιαευρυστερνος,
per
ragione dell’ampiezza del suo seno, cioè delle va
con quelle conte parole : Sit. tibi. terra. levis. ; come a’ nemici,
per
modo d’imprecazione, la desideravano grave e pesa
dia, in onore della Terra si sacrificavano delle vacche pregne, forse
per
significare la fecondità di essa. Cerere.
Cicerone (1) deriva il nome Ceres a gerendis frugibus, quasi Geres,
per
un cangiamento della prima lettera, e ciò perchè
la produttrice delle biade. Servio (2) il fa venire dall’antico cereo
per
creo, perchè questa Dea si reputava la creatrice
pina(2). Nelle mani avea due gran faci accese al gran fuoco dell’Etna
per
la notte ; ed in tutto quel tempo, non gustò cibo
; ed in tutto quel tempo, non gustò cibo, se non che il papavero, che
per
la sua virtù sonnifera, valse ad ammorzar qualche
cano, E die lor non potere esser mai spenti ; E portandosi questi uno
per
mano Sul carro che tiravan due serpenti, Cercò l
si ascose in un forame. Ritornata in Sicilia la nostra Cerere, guarda
per
tutto e pure all’amico fonte di Ciane, la quale p
ggiare la cintura di Proserpina ; il che fu argomento di essere stata
per
que’ luoghi rapita ; di che pianse, e fu in colle
grata a’ suoi beneficii, percui privolla di tutt’i suoi doni. Allora,
per
pietà di sì gravi mali, la ninfa Aretusa, dalle s
dalle sue chiare acque levando il capo, alla dea disse che Proserpina
per
forza rapita, già moglie del dio dell’inferno, er
el fato, non potere uscir dell’inferno chi vi avesse toccato cibo. Or
per
mala ventura, Proserpina, andando un giorno per c
esse toccato cibo. Or per mala ventura, Proserpina, andando un giorno
per
certi giardini ricchi di alberi fruttiferi, ne co
, volendo far piacere a Plutone ed a Cerere, sentenziò che Proserpina
per
sei mesi fosse colla madre in cielo, e sei altri
utone. Allora acchetossi lo sdegno di Cerere, e la terra, quasi lieta
per
l’allegrezza della dea, ringiovanì e vestissi di
gislatrice o Tesmofora. Si finse in Sicilia particolarmente venerata,
per
ragione di quella fertilità delle sue campagne, p
armente venerata, per ragione di quella fertilità delle sue campagne,
per
la quale M. Catone(1) chiamò la Sicilia dispensa
nascosta sotterra è cercata da Cerere, sua madre. Lo stare Proserpina
per
sei mesi con Plutone, era simbolo de’ sei mesi ch
i che la semenza del grano è sotterra in quel tempo che il sole corre
per
i sei segni australi del zodiaco ; come gli altri
menza germoglia in piantoline, matura ed è mietuta, quando il sole va
per
gli altri segni dell’emisfero boreale(3). IV.
Le quali, dolenti oltremodo di tanta perdita, furon subito a cercarla
per
ogni luogo della terra. Or, riuscendo vana ogni l
ron gli dei che potessero, fornite di ale, andar sulle acque del mare
per
averne contezza. E però furon trasformate in ucce
lcemente cantava ; l’altra suonava il flauto, e la terza, la lira ; e
per
loro dolce canto e suono facevano addormentare ch
ano. Ma non avendo potuto prendere nella lor rete il prudente Ulisse,
per
dispetto si spinsero a rompicollo nel mare. Plini
amente che la ninfa Aretusa, vedendo sterilite le campagne di Sicilia
per
l’ira di Cerere che volea ad ogni modo trovar la
rapita ; e che aveala veduta cogli occhi proprii seder regina, quando
per
occulte vie gettavasi sotterra per congiungere le
occhi proprii seder regina, quando per occulte vie gettavasi sotterra
per
congiungere le sue acque con quelle dell’Alfeo. O
a la dea a tal nuova, volle che Aretusa i tristi suoi casi narrasse e
per
qual modo fosse stata in sì strano fonte conversa
buona dea mi cangiò di presente in bellissimo fonte. E così cangiata,
per
sotterranei ed occulti luoghi apertomi un sentier
a. Era Celeo padrone di quel podere e marito di Metanira che piangeva
per
un suo figliuolino infermo. Entrata che fu la dea
te divino nutricarlo di giorno, mentre di notte il passava pel fuoco,
per
renderlo immortale ; il che dalla madre osservato
olle la dea che su di un cocchio tirato da dragoni alati, discorrendo
per
le regioni della terra, a’ popoli distribuisse la
a la più celebre era quella de’ misteri Eleusini, appellati i Misteri
per
eccellenza, che si celebravano in Eleusi, città f
mo ordinato che niuno straniero potesse iniziarsi ne’ grandi misteri,
per
ammettersi Ercole che n’avea fatta la dimanda ed
uesti piccioli misteri servivano di preparazione a’ grandi di Eleusi,
per
essere a parte dei quali era mestieri sottoporsi
a creazione, de’ gastighi e de’ premii di un’altra vita ec ; i quali,
per
timore del popolo, si tenevano con tanta cura cel
distornarlo da sì reo disegno, ma indarno ; percui gli mandò la Fame,
per
soddisfar la quale consumò tutto il suo avere e v
tuno il privilegio di potere cangiar forma, si fece vendere più volte
per
soddisfare a’ bisogni del padre, il quale con tut
la ne divorò la spalla destra. Giove allora ritornò Pelope in vita, e
per
la spalla mangiata da Cerere ne pose una di avori
lembo del manto, nel quale Mercurio mette una borsa piena di danaro,
per
indicare che i due grandi mezzi di ricchezza sono
ee eran quelle che s’immolavano la vigilia delle grandi solennità ; o
per
supplire a qualche rito trascurato. A questa Dea
ia di Cerere che andava in cerca della sua Proserpina ; e si facevano
per
otto giorni nel Circo massimo colla corsa de’cava
(5), fu così detto quasi volans candor, perchè il fuoco sembra volare
per
l’aria, nascendo dalle nuvole. Non so poi come il
e. Non so poi come il Calepino dica che fu detto quasi canus volitans
per
aerem, perchè la fiamma pare che vola ed è candid
i alcune isole dette Vulcanie. Or Vulcano nacque sì deforme che Giove
per
dispetto il precipitò dal cielo con un calcio ; d
e rimase zoppo. E peggio gli sarebbe venuto, se gli abitanti di Lenno
per
caso non lo avessero fra Ie loro braccia raccolto
L’antichissimo fabbro Siciliano. Quindi Lenno dicesì Vulcania(3). Ma
per
testimonianza di Omero, Vulcano nacque da Giove e
Vulcano nacque da Giove e da Giunone ; e Giove il precipitò dal cielo
per
aver egli voluto dare aiuto alla madre posta dal
re posta dal marito in prigione. Caduto Vulcano nell’isola di Lenno e
per
tal caduta reso zoppo, Teti ne prese cura. Lo ste
moglie di Anfiarao e sorella di Adrasto, data in premio da Polinice,
per
avere perfidamente scoperto il marito ch’erasi na
Polinice, per avere perfidamente scoperto il marito ch’erasi nascosto
per
non andare alla guerra di Tebe, ove sapeva dover
u il cordoglio e la disperazione dell’eroe, che vuol correre al campo
per
vendicarla ; ma la madre Teti, uscita del mare pe
l correre al campo per vendicarla ; ma la madre Teti, uscita del mare
per
consolarlo, lo esorta a soprassedere, finchè gli
ferro, il rame, l’oro, l’argento e tutto ciò che abbisogna del fuoco
per
maneggiarsi, e l’insegnò agli uomini. E quei che
le compose l’ire de’ coniugi, porgendo alla genitrice un tondo nappo,
per
cui….. la Diva dalle bianche braccia rise, e ne r
lcano, malgrado la debolezza delle sue gambe, non mancò di adoperarsi
per
la salvezza degli altri Dei, avendo ucciso il gig
gli gettava fuoco da tre bocche(5), ed abitava un antro, donde usciva
per
uccidere e spogliare i viandanti, e la cui bocca
avrebbero potuto mostrare al padrone, ove essi fossero stati guidati,
per
la coda indietro tirandoli, li condusse alla sua
gr. κλυτος, αγακλυτος e περικλυτος, celeberrimo, in Omero ed Esiodo,
per
la sua perizia maravigliosa nelle arli. Etneo, A
notò questo difetto, che non avea fatto una porta al petto dell’uomo,
per
iscorgere i pensieri dell’animo suo, e se egli di
i Vulcano, in cui i Romani facevano un picciol saggio del loro studio
per
una certa superstizione di buouo augurio. Plinio
letterarie vigilie net di delle feste Volcanali, e che ciò faceva non
per
ragion di augurio, ma per attendere a’ serii suoi
delle feste Volcanali, e che ciò faceva non per ragion di augurio, ma
per
attendere a’ serii suoi studii. I Romani aveano u
Vulcano il leone. Finalmente, dice Apollodoro, Vulcano fu quello che
per
commessione di Giove, attaccò Prometeo al monte C
monte Caucaso in pena di aver rubato il fuoco dal cielo. Si vuole che
per
ciò si servì di catene d’oro e di chiodi di diama
i Giano si disse che Diana fu detta quasi Jana, aggiunta la lettera D
per
dolcezza di suono, come afferma Macrobio(1), il q
o di Diana dice che Giove amò assai questa sua figliuola specialmente
per
la sua verginità ; e ch’egli le avea donato l’arc
donato l’arco, gli strali ed il drappello di sessanta ninfe Oceanine
per
suo corteggio, oltre venti altre che le custodiva
ella era la Dea de’cacciatori, e delle foreste. Or siffatta passione
per
la caccia fu fatale a Cencria, fig. della ninfa P
Cencria, fig. della ninfa Pirene, il quale fu dalla Dea che cacciava,
per
imprudenza ucciso, di che la madre sparse tante l
gafia con un limpidissimo fonte detto Partenio. In esso Diana, stanca
per
la lunga caccia, in un bel giorno di està, si lav
Diana ; la quale di ciò sdegnata la uccise con uno strale. Dedalione
per
dolore si precipitò da una rupé del Parnaso, ma A
Dedalione per dolore si precipitò da una rupé del Parnaso, ma Apollo
per
compassione il cangiò in isparviere(1). Le figliu
pollo, furono da Diana nella propria reggia uccise a colpi di freccia
per
averla dispregiata a cagione della sua veste cort
tutt’i numi, fra’quali sola Diana fu a bella posta trascurata. La Dea
per
fare di tanto oltraggio una vendetta degna di lei
a il fiore de’ giovani guerrieri e bandisce una caccia non mai veduta
per
uccidere il mostruoso cinghiale. Questa famosa ca
la nostra Dea coll’uccidere nella caccia una cerva a lei consacrata e
per
essersi vantato che Diana stessa non avrebbe tira
colpo più sicuro. Or eletto egli supremo duce de’ Greci contro Troia,
per
una gran fortuna di mare suscitata dall’ira di Di
cedere ; ed Ulisse con Diomede furon mandati alla madre Clitennestra
per
prendere l’infelice donzella, la quale giunta in
quale giunta in Aulide fu con gran pompa portata all’altare della Dea
per
esservi immolata ; ma questa mossa a pietà dell’
lta nebbia e sostituendo in suo luogo una cerva, ed un toro ; ed essa
per
aria fu portata nella Tauride, ove nel tempio di
ndollo segretamente nella corte di Strofio, re della Focide, che avea
per
moglie una sorella di Agamennone. Il quale accols
con molta amorevolezza e lo fece educare con Pilade, suo figliuolo ;
per
cui fra questi due principi si strinse un’amicizi
andona Argo e va in Delfo a consultare l’oracolo, dal quale seppe che
per
liberarsi da quel tormento, recar si dovea nella
Tauride, furon presi e condotti a Toante e portati al tempio di Diana
per
esservi immolati. Allora i due generosi amici dan
o questi, che Pilade affermavano di essere Oreste, perchè l’uno volea
per
l’altro morire(1) Ma il Re mosso da sì generosa g
ta Dea sono a cuore gli archi, ed il ferir lepri, e le liete danze su
per
le montagne ; anzi che a Giove cercò quasi per re
i, e le liete danze su per le montagne ; anzi che a Giove cercò quasi
per
retaggio tutt’i monti. Omero(2) descrive Diana ch
d i cinghiali. E si noti che presso i Greci nella caccia delle lepri,
per
ciascuno si pagavano due oboli al tesoro di Diana
i in onore di questa Dea dalle donzelle che prendevansi tutte in giro
per
le mani ; la quale credevasi molto cara alla Dea.
i tuttora un’esatta immagine de’cori delle Ninfe greche che tenendosi
per
la mano danzano sul prato o nel bosco nella stess
cavano ne’ dolori del parto, e forse tre volte (4). Quindi Ovidio (5)
per
dire che Evippe avea nove figliuoli dice che essa
presedeva alle vie, ed era come ispettrice e custode de’porti(7) ; e
per
ciò il simulacro di lei era collocato in capo all
tizioso culto, suscitò grave tumulto fra quegli artefici, dicendo che
per
opera di Paolo si perdeva l’onore prestato al tem
fra le sette maraviglie del mondo. In esso l’ordine Gionico fu posto
per
la prima volta in uso(3) ; e tutta l’Asia concors
ittura, è seguita dalle Ninfe, sue compagne, dalle quali si distingue
per
la mezza luna, ond’ha fregiato il capo. Presso Vi
o ; posa una mano sulla faretra, tiene con l’altra l’arco, ed afferra
per
le corna una cerva. Dice Millin che le due trecce
accola, perchè Diana talvolta si rappresenta con una fiaccola in mano
per
significare Io splendore della luna. Perciò fu de
nel mondo. Lucina dicevasi Diana come Dea de’ parti, perchè il parto
per
opera sua veniva alla luce. Diana saeva dicesi d
vidio(1), perchè Dea vendicativa, iraconda ed avida di sangue. Virgo
per
eccellenza chiamasi la nostra Dea da’ poeti(2), e
si ed eroici della Grecia. L’antica Grecia avea ben molte ragioni
per
abbellire la sua origine col maraviglioso delle f
i e di audaci metafore ; il loro bel cielo, il suolo, tutto era fatto
per
innalzare a grandi slanci la loro fantasia. Così
ς, Heros) ne’ tempi favolosi dicevasi un uomo che si era reso celebre
per
prodigiosa forza, o per una serie di belle azioni
losi dicevasi un uomo che si era reso celebre per prodigiosa forza, o
per
una serie di belle azioni, ed a cui dopo la morte
Greci. Or, come vuolsi, Ercole fu il primo de’mortali adorato in vita
per
Iddio ed a cui furon fatti tempii ed altari ; e c
orme di S. Agostino, il quale sostiene che da Sansone principalmente,
per
la prodigiosa sua forza, i poeti hanno foggiato i
ipo ideale della fortezza e della ferocia portata oltre l’ordinario ;
per
cui, parlandosi di uomo robustissimo, suol dirsi
fin dall’infanzia mostrò la grandezza della sua forza. Giunone mandò
per
divorarlo due orribili serpenti, mentre egli era
da lui sbalzato dal trono. Quindi a ragione Euristeo fece ogni sforzo
per
disfarsi di siffatto competitore. Accortosi di ci
da cui ebbe risposta, essere volontà degl’Iddii che servisse Euristeo
per
dodici anni. Il quale gl’impose dodici ardue impr
emea, e che si appella il leone Nemeo. Il quale essendo invulnerabile
per
la sua pelle durissima, Ercole con inudito valore
ore, presolo pel collo, lo strozzò e vestissi della sua pelle. Furono
per
ciò istituiti celebri giuochi detti Nemei che si
l’Arcadia, secondo Virgilio. La quale nudrita nella palude, ne usciva
per
infestare gli uomini e gli armenti. Enorme era la
e che avea le corna d’oro ed era consacrata a Diana. L’eroe l’inseguì
per
un anno, non volendola uccidere nè ferire ; ma fi
viva a Micene. Questa cerva da’ Greci chiamasi da’piè di bronzo (2),
per
dinotare la robustezza e velocità de’ suoi piedi.
e di Elide, il quale, avendo un bovile ampissimo con tremila buoi che
per
trenta anni non era stato purgato, promise ad Erc
n catene di ferro e le alimentava della carne di coloro che passavano
per
que’ luoghi. Ercole, avendo prima condannato l’in
a ed Ivica. Ercole uccise Gerione e ne portò via i bellissimi armenti
per
offrirli ad Euristeo. L’undecima fatica fu quella
acconta Apollodoro che il nostro eroe giunto nel paese dell’Esperidi,
per
avviso di Prometeo, fece sì che Atlante fosse and
uegli aurei pomi e portatili ad Euristeo. Finalmente calò all’inferno
per
trarne fuori il can Cerbero(1). Egli andò al Tena
al Tenaro, promontorio della Laconia, ov’era la porta del Tartaro, e
per
quel luogo vi penetrò ed a viva forza condusse il
ibri del fato che senza l’ainto di un mortale non potean esser vinti,
per
consiglio di Minerva Giove chiamò Ercole in aiuto
erano i principali fra que’ mostri. Famoso è poi il combattimento che
per
Deianira, fig. di Eneo, re di Caledonia, ebbe a s
ibuiscono a quest’eroe che troppo lungo sarebbe qui riferirle tutte ;
per
cui ora della morte di lui favelleremo. Ercole, p
riferirle tutte ; per cui ora della morte di lui favelleremo. Ercole,
per
comando dell’oracolo, abitar dovea nella città di
go e da cui fu detto Tirinzio(1). Or viaggiando colla moglie Deianira
per
recarsi a quella città, e giunti al fiume Eveno c
ianira per recarsi a quella città, e giunti al fiume Eveno che allora
per
molte acque era gonfio, Ercole il passò a nuoto,
tinte le saette dell’eroe. Or dopo qualche tempo accadde che Deianira
per
conciliarsi vie più l’amore dello sposo, gli mand
e che Deianira per conciliarsi vie più l’amore dello sposo, gli mandò
per
Lica, di lui servo, il fatale regalo della camici
osì il fuoco consumò quanto vi era di mortale nel figliuolo di Giove,
per
volere del quale fu egli ammesso nel numero degli
ato i suoi cavalli. Con Argo confinava Micene, da Orazio(1) celebrata
per
le sue dovizie. Da Argo sino a Stenelo regnarono
ata da Inaco, primo re dell’Argolide. Il popolo avendolo riconosciuto
per
suo re, Egitto sotto la condotta de’cinquanta suo
cito e l’ obbligò a dar loro in matrimonio le sue figliuole, le quali
per
consiglio del padre nella prima notte delle nozze
e Linceo fu dichiarato erede e successore al regno. Le altre sorelle,
per
l’inumano tradimento verso i mariti, furon condan
e gemelli, Preto ed Acrisio, de’ quali il primo fece tutti gli sforzi
per
ascendere sul trono ; ma, dopo molte gare, i due
lattia e credendosi diventate vacche, errarono lungo tempo, muggendo,
per
l’Argolide ; e ciò, per essersi vantate di supera
ntate vacche, errarono lungo tempo, muggendo, per l’Argolide ; e ciò,
per
essersi vantate di superare Ginnone in bellezza.
lì su quel trono Atreo, fig, di Pelope e nipote di Tantalo. Il quale,
per
un gravissimo fallo commesso dal fratello Tieste,
Atreo ha dato agli antichi argomento di molte tragedie ; ed Orazio(1)
per
dire che la tragedia rigetta un verseggiare dimes
un bosco e ritrovato da un pastore, fu nutricato con latte di capra e
per
ciò detto Egisto (ab, αιξ, αιγος, capra). Il qual
te di capra e per ciò detto Egisto (ab, αιξ, αιγος, capra). Il quale,
per
instigazione del padre, uccise Atreo, cui success
no dell’attica. Il paese dell’Attica era sterile di sua natura, ma
per
l’industria degli abitanti reudeasi fertile. Si f
e che fossero stati prodotti dal terreno, a guisa degl’insetti, e che
per
ciò portavano sul capo una locusta d’oro(1). Fra
vestita da Baccante, nelle feste ; Dionisiache, liberò la sorella, e
per
vendicarsi di tanta ingiuria, uccise Iti, suo fig
ereo si diede ad inseguirla insieme colla sorella Filomela, la quale,
per
compassione degl’Iddii, fu cangiata in usignuolo,
Pandione fu Eretteo, stimato il più possente principe di que’tempi ;
per
cui Borea, re di Tracia, bramando di stringere co
memoria l’orrendo fatto di Tereo, quel barbaro re se la condusse via
per
forza. Perciò finsero i poeti che Oritia fosse st
iporto presso il fiume Ilisso ; e ciò anche perchè la Tracia tenevasi
per
la regione de’venti e specialmente dell’Aquilone
liuola Etra. Egeo intanto, temendo di condurre in Atene una straniera
per
moglie, fece disegno di abbandonarla ; e perchè g
per moglie, fece disegno di abbandonarla ; e perchè già era incinta,
per
non perdere la speranza di un figliuolo da lei, c
ciò giunse Teseo in Atene, che col padre Egeo trovò assai costernata
per
l’infame tributo che doveasi ogni anno pagare al
ovare il modo di sortire dal laberinto. Dopo questo successo veleggiò
per
Atene, avendo ingratamente abbandonata Arianna ne
ne. Giove comandò loro in sogno che dimandassero a Plutone Proserpina
per
moglie a Piritoo ; ed i due eroi per la Tenaria s
imandassero a Plutone Proserpina per moglie a Piritoo ; ed i due eroi
per
la Tenaria spelonca, creduta strada dell’inferno,
fu dal padre consegnato ad un pastore, acciocchè, foratigli i piedi,
per
quelli lo avesse sospeso ad un albero, perchè div
esse sospeso ad un albero, perchè divenisse preda delle fiere ; e ciò
per
aver predetto l’oracolo ch’egli dovea essere ucci
racolo ch’egli dovea essere ucciso da un suo figliuolo. Ma il pastore
per
compassione il lasciò vivo nella campagna, donde
ò a consultare l’oracolo di Delfo nel tempo stesso che Laio viaggiava
per
que’luoghi in cerca del figlio. I quali s’incontr
esa, Edipo ammazzò Laio che non conosceva ; e poscia andô a Tebe, ove
per
avere spiegato l’enigma della sfinge, ottenne la
uomo grossolano, non già d’ingegno sottile, com’era Edipo. Il quale,
per
orrore del commesso parricidio, si cavò gli occhi
ice, dopo la morte del padre, convennero di regnare a vicenda un anno
per
ciascuno ; ma il fratello maggiore mancò all’acco
perirono avanti le mura di Tebe salvo che Adrasto, il quale salvossi
per
la velocità del cavallo Arione detto vocale da Pr
teri de’primi eroi che caddero sotto le mura di Tebe. Scelto Alcmeone
per
duce, dieci anni dopo la prima spedizione, strins
assai erbe velenose ; (percui i Tessali furon famosi pe’ veneficii e
per
le arti magiche, tanto che un venefico qualunque
za assai bella, eran pure ben maneggiati da que’popoli ; donde nacque
per
avventura la favola de’ Centauri, i quali aveano
e Giasone, suo figliuolo. Pelia però, risoluto di assicurare il regno
per
se, ne consultò l’oracolo, dal quale gli fu rispo
domandato al nipote che dovesse mai fare di una persona, da cui esso
per
detto dell’oracolo avesse a temere la morte, tost
Frisso ed Elle tentarono di passare il mare e recarsi nella Colchide
per
quivi porre in salvo la vita ; ma l’infelice Elle
uell’impresa molti altri giovani ch’erano il fiore di tutta la Grecia
per
nobiltà e per valore, conosciuti sotto il nome di
olti altri giovani ch’erano il fiore di tutta la Grecia per nobiltà e
per
valore, conosciuti sotto il nome di Argonauti, de
e di quella nave e che morì nel viaggio presso i Mariandinii, ed ebbe
per
successore Anceo ; Orfeo, fig. di Eagro ; Zete e
tempo dall’isola, furon respinti indietro dal vento, ed essendo stati
per
errore giudicati Pelasgi, co’quali i Dolioni eran
e, da cui erano stati così amorevolmente trattati. Poscia fecero vela
per
la Misia, ove Ercole, avendo con maggior forza ch
pratica piegato il suo remo, lo ruppe, e mentre che andava nel bosco
per
farsene un altro, Ila, fig. di Tiodamante e molto
rsene un altro, Ila, fig. di Tiodamante e molto caro a quell’eroe, fu
per
la sua bellezza dalle Ninfe rapito nell’atto che
ueste mostruosi uccelli di rapina, col volto di donna, sempre pallido
per
la fame, con lunghi crini, e con mani armate di d
di, ch’eran due scogli o isolette poco lontane dal Bosforo, le quali,
per
l’impeto de’venti urtandosi fra loro, impedivano
donati da Minerva. Questi buoi aveano le unghie di bronzo e mandavano
per
la bocca e per le nari vive flamme ; dono fatale
va. Questi buoi aveano le unghie di bronzo e mandavano per la bocca e
per
le nari vive flamme ; dono fatale di Vulcano. Gia
ello Absirto ; la quale tosto coll’invitto drappello prese il viaggio
per
la Grecia. Eeta, oltremodo adirato, inseguì Giaso
n luogo chiamato Tomi (a τομη, sectio) dal fatto di Absirto e celebre
per
l’esilio di Ovidio(1). Giunto intanto Giasone da
ucciso un suo fratello, si rifuggì da Preto, dal quale fu espiato. Ma
per
le cattive arti di Stenobea, moglie di Preto, ent
o pura istoria. Quindi è che il poema di Omero merita di esser tenuto
per
la più antica storia della Grecia, di cui i primi
a storia della Grecia, di cui i primi tempi sono sepolti nell’obblio,
per
non esservi stati scrittori che ne tramandassero
degli Acarnani. Troia sostenne l’assedio di quel formidabile esercito
per
ben dieci anni. Oltre i popoli della Frigia, dell
, quivi approdate le greche navi e tutti indugiando a smontar di nave
per
timore dell’oracolo, Iolao, fig. d’Ificle e di Di
i tutti il chiamarono Protesilao (a πρωτος, primus, et λαως, populus)
per
esser morto il primo fra tutti. Il che saputosi d
chè Crise, sacerdote di quel nume, essendo venuto alle navi de’ Greci
per
riscattare la figliuola Criseide ch’era schiava d
fra Agamennone ed Achille, fig. di Peleo, fig. di Eaco, detto spesso
per
ciò Eacide, dall’avo, e Pelide, dal padre. Peleo
oe come quello di un uomo pronto, iracondo, inesorabile, altero. Ora,
per
ritornare alla gara fra quest’eroe ed il supremo
diciamo che avendo questi restituita al padre la sua schiava Criseide
per
placare lo sdegno di Apollo, in vece di essa per
sua schiava Criseide per placare lo sdegno di Apollo, in vece di essa
per
forza si prese Briseide ch’era toccata in sorte a
e della Grecia. Egli disonorò la vittoria coll’aver fatto strascinare
per
tre volte intorno alle mura di Troia l’infelice c
o gli permise di portarselo via. Rendendo a Patroclo i funebri onori,
per
placarne l’ombra, gli sacrificò dodici giovani pr
mura di Troia(1). Dopo la sua morte nacque una famosa gara fra’Greci
per
ottenerne le armi fabbricate da Vulcano, le quali
li si ottennero da Ulisse con grandissimo cruccio di Aiace, il quale,
per
tal ragione, si uccise(2). E questo basti di Achi
stra di ritornare in Grecia col resto dell’armata. I creduli Troiani,
per
le arti specialmente del greco Sinone sì bellamen
l guisa la guerra, i Greci si divisero le spoglie e’si posero in mare
per
far ritorno alla ler patria, ove pochi giunsero d
affermare un tal fatto, e si protesta di non avere pruove sufficienti
per
ammettere o rigettare la comune opinione. Ma cont
sto nome venga da una parola latina (a nando), che significa nuotare,
per
una semplice mutazione delle prime lettere ; ma C
Giove si è detto. Quindi è che spesso appo i poeti Nettuno si adopera
per
significare il mare(1) ; e Virgilio(2) bellamente
lle ombre penetrasse la chiara luce del giorno. E questa sua potenza,
per
la quale chiamavasi scotitor della terra, egli di
iferisce una tradizione de’ Tessali, i quali affermavano che la valle
per
la quale scorre il fiume Peneo a guisa di un cana
pensare ch’essa sia nata da un tremuoto. Da ciò si scorge la ragione,
per
cui egli chiamavasi Ennosigeo, cioè colui che fat
peretta abbiam raccontata la famosa gara che fu fra Nettuno e Minerva
per
la città di Atene, e come Nettuno fece uscir dell
istituiti de’ giuochi e delle feste. Per questa potenza di Nettuno e
per
una tale idea di ferocia e di crudeltà che gli uo
venuto che i poeti, come chiamano figliuoli di Giove tutti quelli che
per
insigne virtù si distinguono, quasi fossero proge
i Nettuno, cioè quasi partecipi della inumanil à del mare, coloro che
per
immane ferocia o singolare empietà son famosi(1).
mettiamo in primo luogo il famoso Polifemo, detto da Omero il Ciclope
per
eccellenza. Egli era fig. di Nettuno e della ninf
e tanto tempo l’accorto Ulisse lontano dalla patria, facendolo errare
per
tanti mari. Questo favoloso avvenimento è assai p
esser letto da’giovani studiosi. Il Chiabrera, alludendo al vino che
per
opera di Ulisse imbriacò Polifemo, cantò leggiadr
e l’unico ciglio All’immenso Ciclopo. È noto pure il nostro Polifemo
per
l’avvenimento di Aci, giovane ed avvenente pastor
lanciando uno scoglio di enorme grandezza che lo schiacciò. Il quale,
per
opera di Galatea, fu cangiato nel fiume oggidì de
’ Lestrigoni fu Lamo, di eui fa menzione Omero ed Ovidio ; ma quando,
per
sua mala ventura, alla loro spiaggia approdò Ulis
altri figli ebbe Nettuno ; Ergino, che fu uno d’egli Argonauti, e che
per
le sue molte conoscenze nautiche ed astronomiche,
uccesse a Tifi, pilota della nave Argo ; Erice, re della Sicilia. che
per
avere posto fra i suoi armenti uno de’buoi di Ger
di Nettuno a tutti coloro che si distinsero nelle marittime pugne, e
per
la loro abilità nelta nautica. Sesto Pompeo, gonf
elazione con Nettuno. Gli antichi, dice Millin, aveano molti nomi
per
significare il Dio protettore del mare, come Pont
. Dicesi ch’esso sia stato il primogenito de’ figliuoli del Cielo ; e
per
ciò spesso da’ poeti se gli dà l’aggiunto di vecc
iò spesso da’ poeti se gli dà l’aggiunto di vecchio, e gli Dei stessi
per
lui, come per la moglie Teti, aveano grandissima
poeti se gli dà l’aggiunto di vecchio, e gli Dei stessi per lui, come
per
la moglie Teti, aveano grandissima riverenza. Si
eanidi, ovvero Oceanine, ch’erano tremila, secondo lo stesso Esiodo ;
per
cui da Catullo(2) vien detto padre delle ninfe. L
rata da delfini o da cavalli marini, nell’atto di andare a diporto su
per
le onde del mare, accompagnata dalle Nereidi che
l’architettura ed in certi dipinti. In un calcedonio(4) vedesi Venere
per
le onde portata sul dorso di un enorme Tritone.
iaggia del mare posto sull’erba alcuni pesci, questi ritornati a vita
per
virtù di quell’erba, saltarono di nuovo nel mare.
re. Di che avvedutosi Glauco e fatto accorto di quella occulta virtù,
per
essa gettossi nel mare e fu convertito in uno de’
Cadmo, pose sì strano furore nell’animo di quel re, che pigliando Ino
per
una leonessa, ed i figliuoli Learco e Melicerta p
che pigliando Ino per una leonessa, ed i figliuoli Learco e Melicerta
per
leoncelli, schiacciò il primo ad un muro. Ma Ino,
licerta per leoncelli, schiacciò il primo ad un muro. Ma Ino, temendo
per
se e per l’altro figliuolo la stessa sorte, con M
er leoncelli, schiacciò il primo ad un muro. Ma Ino, temendo per se e
per
l’altro figliuolo la stessa sorte, con Melicerta
ano la virtù di presagire il futuro, forse perchè il mare dà de’segni
per
prevedere le tempeste. La stessa fatidica virtù s
o sulle onde del mare e di ammirare stupefatte la prima nave Argo che
per
loro era una novità mostruosa ; e ad esse attribu
ncora in alcuni antichi monumenti. Esse finalmente si rappresentavano
per
lo più a foggia di donzelle avvenenti, co’capelli
apelli intrecciati di perle, sopra delfini e cavalli marini, portando
per
lo più in una mano il tridente di Nettuno, e nell
, i quali in versi cantavano l’origine delle cose, e ponevano l’acqua
per
principio di tutt’i corpi ; opinione abbracciata
boleggiava l’elemento dell’acqua che si trasforma in varii corpi. Ora
per
ottenere che Proteo desse le sue fatidiche rispos
enta con volto sereno e tranquillo ed alle volte commosso e sdegnato,
per
indicare il diverso stato del mare or quieto, ed
entre Nettuno nel rovescio in figura di combattente vibra il tridente
per
mettere in fuga i nemici, è stata rappresentata l
rabbiosi cani marini che orribilmente latravano. Alcuni vogliono che
per
ragion di Nettuno, la moglie Anfitrite avesse ind
lla o alla caverna di Cariddi, si corre pericolo di naufragare, così,
per
esprimere che spesso il timore di un male ci cond
da’Greci chiamavasi Αδης, o Αιδες, da α privativo ed ιδειν, vedere ;
per
cui Aide dinota un luogo tenebroso, o secondo la
ù profondo dell’inferno, immaginato da’ poeti nel centro della terra,
per
servire di eterna prigione a coloro, i cui delitt
are agli Elisii dimoravano le anime de’ buoni ; ma talvolta si prende
per
l’inferno stesso. Sovente si chiama pure Orco, ch
è non vi era più santo ed invidiabile giuramento che quando giuravasi
per
la palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva
d invidiabile giuramento che quando giuravasi per la palude Stigia, o
per
l’Orco, fiume che nasceva da quella palude. Or qu
del Dio delle ricchezze, o del Dio dell’inferno, e talvolta si prende
per
l’inferno stesso ; come Virgilio disse che notte
dicesi l’inferno (2), dal Iago di Averno, il quale, come diremo, era
per
folte selve tenebroso, ed avea acque assai pestil
hi il credevano quasi porta dell’inferno. Ed Acheronte anche prendesi
per
l’inferno. Finalmente spesso i Latini quel luogo
so i Latini quel luogo sotterraneo, ove andavano le anime de’ mortali
per
essere giudicate e ricevervi la pena o il premio
ortalità dell’anima ; i quali sognarono, passare essa, dopo la morte,
per
molti e varii corpi di animali, e ciò per lo spaz
assare essa, dopo la morte, per molti e varii corpi di animali, e ciò
per
lo spazio di ben tremila anni. Da che nacque la l
L’aere di quei luoghi era assai crasso e coperto di perpetua nebbia,
per
cui di rado godevano della vista del Sole. percui
lla vista del Sole. percui tenebre cimmerie proverbialmente si dicono
per
una foltissima caligine. Strabone però parla de’C
ro d’inestimabile pregio su questo proposito, che dovrebbesi riferire
per
intero, affinchè si conoscesse appieno questa mat
e di crini ha il capo attorto di crudeli serpenti, i rei flagella ; e
per
timbre qua e là fuggendo quell’empia turba si dis
ad insaziabili avvoltoi Tizio fa pasto dell’atre sue viscere, mentre
per
nove ingeri è prosteso al suolo. Quivi ancora è T
la rabbiosa sua sete. Quivi infine è l’empia prole di Danao, la quale
per
avere offesa Venere, invano il cavo doglio delle
udii loro son pur quelli che amarono in vita. La virtù li guidò quasi
per
mano a quel fortunato soggiorno. Ma i versi del p
uel fortunato soggiorno. Ma i versi del poeta meritano di esser letti
per
la loro bellezza. Or raccogliendo in uno le cose
mana mitologia. Un luogo sotterraneo ove andavano le anime de’mortali
per
essere giudicate e ricevere la pena delle loro co
e Piriflegetonte urtandosi cadono nell’Acheronte. Il lago di Averno,
per
folte tenebre che il circondavano, spaventoso, er
barca guidata da Caronte, a cui ciascuna di esse dar debbe una moneta
per
nolo. Cerbero, cane a tre teste, sta continuament
Cerbero, cane a tre teste, sta continuamente alla porta dell’inferno,
per
impedirne l’entrata a’ vivi, e l’uscita a’ morti.
e ombre però di quelli, i cui cadaveri eran rimasti insepolti, errano
per
cento anni sulle rive della Stigia palude, nè da
bambini morti sul nascere ; nel secondo, eran le ombre di quelli che
per
falsi delitti apposti, furono ingiustamente conda
olle proprie mani la morte ; nel quarto si vedean coloro che morirono
per
un forsennato amore ; nel quinto, stavano allogat
i gli uccelli non vi poteano volar di sopra senza lasciarvi la vita ;
per
la qual cosa fu questo lago da’Greci chiamato Aor
caliginosi (1), finsero i poeti, essere quivi una bocca dell’inferno,
per
la quale entrò il figliuolo di Anchise guidato da
ano i Cimmerii e le lor grotte ; e più altre simili cose. Ma che poi,
per
ordine dell’imperatore Augusto, avendo Agrippa fa
vano le rive, da cui uscivano vapori pestilenziali, oggidì ve li trae
per
l’abbondanza del nutrimento che loro offre. In al
o nome una caverna vicina all’Acheronte che comunicava coll’inferno e
per
la quale gli abitanti del paese pretendevano che
ro il regno della Notte e di Plutone, i fiumi di quel paese divennero
per
conseguenza fiumi dell’Inferno. Strabone però pon
cciosi e lenti ; ma rapidi l’Acheronte ed il Flegetonte ; e lo Stige,
per
essere assai torbido e limaccioso più ad una palu
degli Dei spergiuri. Chiunque di essi siasi renduto colpevole, rimane
per
un anno senza segno di vita ; è egli steso su di
ore, e privo del nettare e dell’ambrosia. Oltre a ciò egli è separato
per
altri nove anni dal consorzio degli Dei ; non è a
corpi, avendo esse virtù di far dimenticare interamente il passato ;
per
cui dicesi anche fiume dell’oblio. Quindi il Petr
ui dicesi anche fiume dell’oblio. Quindi il Petrarca disse bever Lete
per
dimenticarsi. « E secondo quasi tutt’i poeti, dic
e le anime, deposto questo corpo terrestre, prendevano un altro corpo
per
così dire ombratile e leggiero, privo di sangue,
o altri, intorno alla palude Stigia, che loro era vietato di varcare,
per
lo spazio di cento anni (3). Credevano pure i gen
vano pure i gentili che un certo idolo diverso dall’ombra e dai Mani,
per
qualche tempo vagava intorno al proprio tumolo. E
ì (1) ; ed Euridice seguiva nell’inferno il suo Orfeo con lenti passi
per
cagion della ferita che le diè morte (2). E Tibul
i finse che le ombre de’ morti nell’inferno si radunavano chi al foro
per
attendere alle liti, chi nella reggia di Plutone,
i Mani (Manes) erano diversi dalle ombre de’ morti, intendendo alcuni
per
Dei Mani una maniera di Dei Infernali che si plac
Mercurio restava assopito ; ma presso Virgilio (5) la Sibilla Cumana,
per
farlo star cheto, gli porge una mistura sonnifera
esse sedevano avanti le porte dell’eterno carcere, ed aveano serpenti
per
crini, o crini frammischiati di serpenti ; percui
ellite di Plutone. Il nostro Dante il descrive come un vecchio bianco
per
antico pelo, ed il chiama Dimonio con occhi di br
là della stigia palude (1). E di fatto ricordavasi Caronte che avendo
per
timore accolto Ercole nella sua barca, quando que
olle andare all’inferno, donde portò via legalo il tricipite Cerbero,
per
tutto un anno, come dice Servio, ne pagò il fio i
I gentili ponevano in bocca a’cadaveri una moneta di oro o di argento
per
pagare a Caronte il nolo del loro passaggio. Pare
sto onorevole fra i giudici dell’inferno, ove siede coll’urna in mano
per
discutere i falli degli uomini e sentenziare seco
lato nell’articolo di Giove, dettò leggi di grandissima sapienza e fu
per
fama di molta giustizia lodato a cielo da tutt’i
ono arbitro dell’inferno. Ovidio lo nomina gran legislatore, e giusto
per
eccellenza ; e da Omero e da Orazio dicesi coscio
prudenza di svelare agli uomini le segrete cose del padre de’numi. Fu
per
ciò da Giove condannato a stare nell’inferno in m
e, secondo Omero, gli va rodendo le viscere sempre rinascenti ; e ciò
per
aver osato di oltraggiare Diana. Pindaro (1) dice
alla cima di un monte un gran macigno, donde, appena giunto, ricadeva
per
un potere supremo nella valle sottoposta. Lo Scol
ottoposta. Lo Scoliaste di Omero afferma che fu condannato a tal pena
per
aver rivelato agli uomini i segreti de’numi. Altr
aver rivelato agli uomini i segreti de’numi. Altri lo dicono insigne
per
la sua astuzia e pe’suoi ladronecci, poichè, dopo
di ameni boschetti di canne e di loto. Ora gli Egiziani erano soliti
per
quella palude traghettare i cadaveri de’ morti, c
lavasi Plutone (Πλουτων), si chiamava Dite (Dis, Ditis) da’Latini ; e
per
esso intende la forza stessa e la natura della te
liavano di giorno (2). Presso Plauto (3) si adopera la voce summanare
per
rubare, perchè Summano, cioè Plutone, rapisce e t
Plutone avea il suo soggiorno e la sua signoria nelle miniere, e che
per
ciò era tenuto pel Dio delle ricchezze. Quindi pi
e di quelli di Egitto, hanno spesso inventato delle favole che aveano
per
base i fenomeni celesti. E veramente Esiodo nella
aveano per base i fenomeni celesti. E veramente Esiodo nella Teogonia
per
lo più chiama gli Dei figliuoli dello stellato ci
o possiamo spiegare l’opinione di coloro, i quali hanno preso Plutone
per
le ricchezze rinchiuse nel grembo della terra, av
antichi credevano che i metalli si formano nelle viscere della terra
per
virtù degl’ influssi solari. Quest’ allegoria di
e, apparisce nell’autunno ed insieme col sole tramonta sulla Sicilia,
per
un osservatore che si ritrovi in Egitto o nella F
la Proserpina sia stata rapita da Plutone, di collocarla nell’inferno
per
sei mesi, e per altri sei nel cielo, e di chiamar
a stata rapita da Plutone, di collocarla nell’inferno per sei mesi, e
per
altri sei nel cielo, e di chiamarla sposa di Autu
resenta i tre figliuoli di Saturno riuniti, che si riconoscono Giove,
per
l’aquila, Nettuno, pel tridente, e Plutone, pel t
anima, il Cerbero accovacciato a’ suoi piedi, e d’appresso tre Arpie,
per
le quali forse intendono le tre Furie ; e dal sul
bruus, chiamavasi Plutone, come Dio delle purificazioni che facevansi
per
le ombre de’ morti nel mese di Febbraio dagli ant
nio, ευς Χθονιος, Giove terrestre. Ferale, soprannome dato a Plutone
per
quell’indole sua crudele ed inesorabile, per la q
oprannome dato a Plutone per quell’indole sua crudele ed inesorabile,
per
la quale fu detto da Orazio illacrymabilis e torv
Ercole osò ferire di saetta lo stesso Plutone alla porta del Tartaro,
per
cui diede grida di grandissimo dolore, e ne fu gu
n Atene una statua della Pace, che portava Pluto o Plutone in grembo,
per
dinotare che le ricchezze cui questo Dio presedev
iò ponevasi qual segno funebre avanti la porta de’ defonti (6), e ciò
per
una sua proprietà, che una volta reciso, non rina
riva da un verbo latino (proserpo), che significa germogliare, perchè
per
essa le biade germogliano ne’campi ; percui quest
, ad imitazione dell’ Ulisse di Omero, sacrifica all’uno ed all’altra
per
renderseli propizii(1). Tibullo espressamente fa
one della potestà che avea Proserpina sulla vita umana(2) ; ed aveasi
per
arbitra della vita e della morte ; per cui non so
ulla vita umana(2) ; ed aveasi per arbitra della vita e della morte ;
per
cui non solo si chiamava Giunone Lucina, come que
he Orazio disse, niuno aver mai potuto evitare la crudele Proserpina,
per
significare che niuno ha mai evitata la morte (nu
Claudiano(1) introduce Plutone che, usando ogni maniera di argomenti
per
mitigare il dolore di Proserpina indegnamente rap
dice fig. di Giove e di Temi. Alcuni vogliono che furon dette Parche
per
antifrasi, essendo che esse sono inesorabili e no
egara erano state scolpite da Teocosmo sulla testa di un Giove, forse
per
dinotare che anche questo nume era soggetto al De
resso Ovidio(1) si legge che Giove stesso con Venere va a consultarlo
per
leggervi il fato di Giulio Cesare. Questa specie
ati dal fato(2) ; ed alle volte si servono del ministero degli uomini
per
togliere la vita a coloro di cui è compiuto il co
a a coloro di cui è compiuto il corso. Così elegantemente Virgilio(3)
per
significare che Aleso dovea morire per mano del f
Così elegantemente Virgilio(3) per significare che Aleso dovea morire
per
mano del figliuolo di Evandro, dice che le Parche
o basti delle Parche. IV. Iconologia di Proserpina. Proserpina
per
ordinario si rappresenta assisa allato a Plutone,
, il qual vaso o paniere simile a quelli, di cui servivansi in Grecia
per
coglier fiori, era simbolo del canestro che tenev
glie di Siracusa vedesi la testa di Proserpina che fu presa da alcuni
per
quella di Aretusa, credendo di raffigurarvi delle
na, lat. Libitina, Dea che presedeva a’ funerali, che aleuni prendono
per
Venere, altri per Proserpina. Libitinarii erano q
Dea che presedeva a’ funerali, che aleuni prendono per Venere, altri
per
Proserpina. Libitinarii erano quelli che presedev
hiesto di porre a stampa l’opera intitolata : Compendio di Mitologia
per
uso de’ giovanetti del Sacerdote D. Antonio Mari
egretario Generale Giuseppe Pietrocola Commissione arcivescovile
per
la revisione de’libri Napoli 3 Settembre 185
i. XVIII, 9. (1). Georg. I, v. 12, sq. (2). Quindi operari Minervae
per
dare opera al tessere. Tibull. II, el. 1. Virg. A
V, v. 405, sqq. (5). Id. Met. XIV, v. 687. (6). Propert. IV, el. 2,
per
tot. (1). Lib. IV, el. 2, v. 13, sq. (2). Hor.
si perdusi al bene dell’ intelletto, scambiando il sopraintelligibile
per
lo intelligibile, l’Ente per lo esistente. I Miti
lletto, scambiando il sopraintelligibile per lo intelligibile, l’Ente
per
lo esistente. I Miti degl’ Iddii, immaginazione d
la interpetrazione di un mito, abbiamo aggiunto la sua etimologia, e
per
toglierne tante volte la interpetrazione del mito
a, e per toglierne tante volte la interpetrazione del mito istesso, e
per
nulla tralasciare intentato di ciò che possa prom
spigolati con lungo studio nel campo dovizioso delle opere di loro, e
per
impromettere a questo dettato più lunga erudizion
di loro, e per impromettere a questo dettato più lunga erudizione, e
per
più copiosamente interpetrarlo. Perciò non ci cad
oro alunni, rannodandole allo studio della Mitologia, potranno trarre
per
questi non poco giovamento. Taluni, forse compara
non dissimili. A costoro noi rispondiamo, che oltre di esserei fatti,
per
quanto ci sappiamo, per un sentiero vergine, anco
noi rispondiamo, che oltre di esserei fatti, per quanto ci sappiamo,
per
un sentiero vergine, ancora e tutto nuovo, la nat
fatto dettato, siffatti concetti, siffatte immagini ; ed aggiungiamo,
per
toglierci da tali censure : che le umane, virtù d
ificato della parola mito — Il primo parlar degli uomini essere tutto
per
miti, se ne trae un esempio dalla Repubblica di P
erra E nell’ aria e nel mar produce effetti, Tanti Numi crearo : onde
per
tutta La celeste materia e la terrestre Vno spirt
oteva sorgere libera e franca a maledire tante follie ; tuttavolta, o
per
lasciare illesa la eredità religiosa degli avi lo
tavolta, o per lasciare illesa la eredità religiosa degli avi loro, o
per
non mostrarsi avversi al volgo, o ancora per la c
igiosa degli avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o ancora
per
la clava per la onnipotenza degl’imperi, che face
avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o ancora per la clava
per
la onnipotenza degl’imperi, che facevano fermo pi
i tacquero, ribadendo i bei sentimenti che spuntavano loro nel cuore,
per
non pagarla con gli strazii, con la cicuta, e cos
artendosi dal trono di Dio, ed appresa dall’uomo dal solo intuito, o,
per
meglio dire, dalla semplice apprensione dell’ Ent
ne indivise ; e quando questa si ottenebra, si smarrisce, si disperde
per
le ambage e circuizioni dell’errore, non diparten
dell’Ente, ancora quella va sventuratamente disviandosi nell’uomo, e
per
uno psicologismo, che ha per prime nozioni intuit
sventuratamente disviandosi nell’uomo, e per uno psicologismo, che ha
per
prime nozioni intuitive le creature, non ci può p
te — e questa fu la filosofia di tutti i tempi fino a quando non andò
per
le cagioni, che ora esporremo, obbliato il primo
a e divina, quale una candida figlia del cielo discesa in su la terra
per
santificare ed incivilire l’umana progenie, e per
cesa in su la terra per santificare ed incivilire l’umana progenie, e
per
indiarla, quando, compiuto il periodo della vita,
gitativa che la nozione dell’esistente, ora come fantasma che procede
per
via di emanazione, e non potevasi avere per relig
come fantasma che procede per via di emanazione, e non potevasi avere
per
religione che un’emanatismo ; ora come un moltipl
: questo è il pensiero eterodosso, che ignora e nega la creazione, e
per
la mancanza di questa idea intermedia divinizza l
olo, ma invece adulto e virile, educato nella scuola dello stesso Dio
per
vie tutte misteriose ed arcane. Nè poteva, come v
lle doti del Creatore, il culto e l’amore a lui dovuto, la religione,
per
dir tutto in una parola, dovè parlare eloquenteme
quentemente nel suo cuore, dovè nascere tutta compiuta e perfetta, o,
per
adottare il concetto di un mito eterodosso, come
tutta compiutamente plasmata dal cervello di Giove. L’uomo non serbò
per
sempre la forza primitiva di sua mente, non mante
aglie, e molte cagioni concorsero alla sua dispersione. Il dipartirsi
per
diverse regioni della terra degli orgogliosi dell
tempo di errore in errore, e cogliendo in fine gli estremi, facendosi
per
ogni divieto, la Idea andò in lui offuscata e dis
loro impero, la tutela di ogni cosa, non credendo uno esser bastante
per
tutto, numera ad uno ad uno quest’Iddii. — Dimand
dea Tutilina(4). E non sembrando loro essere bastante quella Segezia
per
conservare le biade dal pullulare in erba fino ad
mito tutta greca μιθος altro non importa che un parlar vero, ma fatto
per
via d’immagini di esseri animati creduti in migli
bbene viveva in una età assai posteriore. Ei nella sua Repubblica (5)
per
dare un’immagine del mondo, dell’uomo e della vit
zare, nè muovere il capo, irradiando a loro spalle una luce, che solo
per
loro splende a riflesso, e passando ombre d’avant
di uomo, or di donna. Ne’ primi tempi tutto era simbolico e conceputo
per
via d’immagini ; perciocchè secondo le escogitazi
to meno la forma di civile sapienza ». Invero tutto era rappresentato
per
via d’immagini sensibili nella prima infanzia del
iar Siringa, si trova fra le baccia le canne — Issione preso di amore
per
Giunone, dea de’matrimonii solenni, stringe in ve
chi non comprende di leggieri, essere i miti un parlar vero espresso
per
via di allegorie, e tutti gl’intraprendimenti uma
utti gl’intraprendimenti umani essere conceputi con modi fantastici e
per
immagini. 7. E non sempre questo si intese co’mit
uesto si intese co’miti e con le favole, ma la ignoranza e lo smodare
per
ogni estremo fè ad essi cambiare significato. E p
del sole dall’orto all’occaso, e di vedersi le immagini degli Dei. E
per
tal ragione si finsero essere il cielo come un’im
andi e lunghissime braccia l’immense forze, un essere gigantesco, che
per
tale possanza dissero Messimo, di cui credevano r
ostumi, onde appiccarono a gl’ Iddii stessi i loro proprii trasporti,
per
trascorrere senza rimorso alcuno. È per questo ch
ssi i loro proprii trasporti, per trascorrere senza rimorso alcuno. È
per
questo che al concetto dell’ Ente sottentò quello
loro errori. Vomini, esseri esistenti elevati alla nozione dell’ Ente
per
pubblica riconoscenza, Diodoro Sicolo parla della
, invece di riconoscere e di adorare l’autore, tentarono di cacciarlo
per
cedere il luogo ad un popolo di chimere o di numi
lli ch’erano avvenimenti d’istoria, e fantasie d’ignoranti spacciando
per
dogmi e per massime di filosofi. L’ambizione del
avvenimenti d’istoria, e fantasie d’ignoranti spacciando per dogmi e
per
massime di filosofi. L’ambizione del parto ingegn
Altri riponendo un’allegoria in ciascun mito, spiegarono la mitologia
per
mezzo delle Costellazioni. « Le favole, così il s
ciascuno mese dell’anno. Altri non meno spiegando i miti e le favole
per
mezzo di caratteri astronomici, e supponendo a un
anime, e su l’eterne potenze vanno fondate tutte le favole, che hanno
per
obbietto il mondo visibile e le forze motrici, ch
ivisa la menzogna occupata a contraffare la istoria. Avendo le favole
per
obbietto le nozioni della istoria teologica, favo
madre della ruggiada — Morali, cioè finte a comunicare alcuni dettati
per
formare i costumi, e tali sono gli apologhi — All
o di oro, che la Discordia fece cadere in mezzo al convito degli Dei,
per
darsi alla più bella delle Dee, quando da Giove s
ei, per darsi alla più bella delle Dee, quando da Giove scelto Paride
per
giudice, onde a quale delle dee si dovesse dare,
in uno, con ragione viene gettato dalla Discordia — e di morale, chè
per
Paride qui s’intende l’animo dell’ uomo che vive
, il suo bene. — Inventate a capriccio, e sono quelle immaginate solo
per
divertimento, così potrebbesi dire la favola di P
che voleva intendere lo scultore in così immaginarlo 14. Giove preso
per
l’anima del Mondo, nozioni tolte da S. Agostino n
figlio di Giove, interpetrazione di questo mito. 17. A Giove si dava
per
padre Saturno — Etimologia della parola Saturno —
tazioni si volessero a un tempo associare allo studio della Mitologia
per
la istruzione de’giovanetti, debbonsi far precede
1), a iuvando, ossia da’beneficii, che credevasi versare a larga mano
per
lo universo, veniva rappresentato da tutta l’anti
ione, e ci viene porta dagli stessi antichi poeti. Eglino intendevano
per
Giove l’etere sparso per le regioni superiori del
gli stessi antichi poeti. Eglino intendevano per Giove l’etere sparso
per
le regioni superiori dell’alto, e l’aere diffuso
gni lato, che con tenero amplesso circonda la terra : questo ritenete
per
sommo tra gl’Iddii, questo ritenete per Giove » I
da la terra : questo ritenete per sommo tra gl’Iddii, questo ritenete
per
Giove » Il seggio di Giove, così Virgilio(4), è p
e, dov’è terra, dov’è mare : è Giove tutto ciò che vedi, tutte quello
per
cui ti muovi. E non è l’aere uno degli immensi ri
ricettacoli dell’elettricismo, che lanciandosi di regione in regione
per
le vie dell’alto ingenera la folgore, e nel rapid
ncio, squardo i campi dell’aere, è infine il produttore del tuono ? E
per
questo i Greci lo chiamavano Διος, onde i latini
Διος, onde i latini dissero sub diu a cielo scoperto. E, preso Giove
per
l’aere, ben si possono interpetrare nel vero loro
nia plena ; perciocchè l’aere primo tra gli elementi è diffuso ancora
per
ogni recondito recesso della terra, è principio e
ndiosi titoli de’quali vanno pieni i canti de’poeti greci e latini. E
per
questo ancora Giove era detto Dio del cielo, dell
la fronte ; perciocchè oltre la idea dello scultore, da cui fu fatto,
per
indicare lo impero di Dio sul triplice regno dell
re lo impero di Dio sul triplice regno della creazione, l’aere mobile
per
sua natura si eleva in alto cielo, si diffonde su
rincipio della scuola pitagorica — essere un Dio diffuso dappertutto,
per
le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e
scuola pitagorica — essere un Dio diffuso dappertutto, per le terre,
per
lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e dallo stesso p
ica — essere un Dio diffuso dappertutto, per le terre, per lo mare, e
per
l’alto cielo(1) ; e dallo stesso poeta su le prim
a la turba innumera degl’ Iddii non fosse che il solo Giove. Mirabile
per
questo argomento è uno squarcio dall’ Agostino, e
è l’anno andasse consacrato a Giove, e i mesi a Giunone, prende Giove
per
il Sole, e Giunone per la Luna ; poichè il sole c
rato a Giove, e i mesi a Giunone, prende Giove per il Sole, e Giunone
per
la Luna ; poichè il sole con il suo corso apparen
le, e Giunone per la Luna ; poichè il sole con il suo corso apparente
per
le vie del cielo compie l’anno, e la Luna con le
udendo alle apparizioni della Luna ; ed è detta Lucina, quasi lucida,
per
esprimere il lucido candore della Luna istessa(2)
sprimere il lucido candore della Luna istessa(2). 16. A Giove si dava
per
figlio il dio Bacco. Fu creduto che Giove lo rinc
oscia, onde si disse essere stato rinchiuso nella coscia di Giove ; e
per
questo ancora portava il nome di Ditirambo, ossia
, che il vino, ossia le uve calcate co’piedi, che vengono significati
per
la coscia, viene a concuocersi, a perfezionarsi.
lanti or da una parte, or da un’altra. A lui si innalzavano simulacri
per
lo più nudi, volendosi esprimere gli animi degli
rgie di lui celebravansi al suono strepitoso di cembali e di tamburi,
per
indirare il tumulto degl’ubbriachi. Al suo cocchi
’ubbriachi. Al suo cocchio si aggiogavano pardi e pardi lo seguivano,
per
dimostrare non esservi uomini sì fieri, che non s
non si rendono miti con l’uso moderato del vino. 17. A Giove si dava
per
padre Saturno. Egli fu così detto o a satis, camp
come vuole Tullio(2), chè saturatur annis. L’Agostino prende Saturno
per
la terra, e pe’semi che si mandano alla terra — L
significato assai bello ; perciocchè l’etere generando tutte le cose
per
sè stesso, non ha d’uopo de’virili, onde generare
o tutte le cose per sè stesso, non ha d’uopo de’virili, onde generare
per
le vie ordinarie. Per Saturno poi si è inteso col
ti quei che corrono. Si dice essere stato da Giove avvinto in catene,
per
non iscorrere troppo rapidamente, o per meglio di
o da Giove avvinto in catene, per non iscorrere troppo rapidamente, o
per
meglio dire, assoggettollo al corso degli astri,
ente, o per meglio dire, assoggettollo al corso degli astri, che sono
per
lui come tanti lacci. 18. Nettvno — Creduto come
velarsi, o maritarsi ; perciocchè il mare circondando tutta la terra,
per
un traslato può dirsi di maritarsi con la terra i
ione della simiglianza del muggito de’bovi con il rugghio de’mari — e
per
questo ancora i fiumi si dipingono solto le sembi
esta divinità nacque in mente de’poeti come un’universale fantastico,
per
indicarsi ogni oceano, ogni mare ; o come un cara
ie di Minosse, e con la spedizione navale, che fece Giasone nel Ponto
per
la conquista del vello di oro ; sì ancora, mancan
i elementi(1). Perciò i greci lo chiamavano αδης, invisible, o perchè
per
sè stesso è invisible, credendosi aver la sede ne
terra, o da ανδανειν, placare, perchè presedendo alla morte, la rende
per
antifrasi quasi gioconda e soave. Ed è chiamato P
terra. Il più saggio tra tutti i romani, lo immenso Varrone, intende
per
Plutone l’aria, che sovrasta alla terra, ove tutt
Egizii Plutone era lo emblema del Sole d’inverno, o del giro del Sole
per
tutto quel periodo di tempo, in cui questo pianet
va soggetto a vecchiezza. Gli si pongono in mano l’arco e le frecce,
per
indicare i raggi del Sole ; e soprattutto la lira
Sole. Si nomava Febo da φοιβος quasi φως luce, o calore, e βιος vita,
per
esprimersi il calore vitale del Sole. Si diceva P
del sole istesso. Gli facevano pendere dal mento una prolissa barba,
per
indicare la emissione de’raggi del Sole in verso
el Sole in verso la terra — gli ponevano sul capo un canestro di oro,
per
significare la luce eterea — gli facevano stringe
on può dirsi a cagione della obbliquità dell’apparente corso del sole
per
lo Zodiaco. A lui it concento della musica, onde
me sedi della terra portavano il guasto, e contaminando tutte le cose
per
via di una putredine, la quale originata dal calo
ella Scienza Nuova, senza indentificare Apollo con il sole, lo prende
per
la luce-civile, ossia per la nobiltà degli eroi.
indentificare Apollo con il sole, lo prende per la luce-civile, ossia
per
la nobiltà degli eroi. Fra la gran farragine dell
Si fantasticò, ei dice(1), la quarta divinità, che fu Apollo, appreso
per
Dio della luce civile, onde gli eroi si dissero κ
te tenebre della notte ; e con i colubri, tenuti da tutta l’antichità
per
simbolo della vita, associati al radiar del Sole
ta a tutta la natura. Si credeva che Mercurio scendesse nello inferno
per
ricondurre le ombre da que’luoghi tenebrosi : con
dità, onde il pianeta Mercurio percorre, come è noto dall’astronomia,
per
le vie del cielo, gli fè dare una tale attribuzio
del cielo, gli fè dare una tale attribuzione. 26. L’Agostino intende
per
Mercurio non altro che la parola. « È detto Mercu
scorso. Gli posero le ali a’piedi e al capo, chè il parlare va rapido
per
l’aria. Portò il nome di nunzio, giacchè con il f
on il favellare si danno fuori tutti gli escogitati della mente » — E
per
questo egli era detto Cillenio, parola tutta grec
si ammansiscono ancora le fiere. Si fingeva senza mani e senza piedi,
per
indicare non aver bisogno di questi per eseguire
eva senza mani e senza piedi, per indicare non aver bisogno di questi
per
eseguire le cose a lui commesse, bastandogli solo
occhè ognuno che vi passava dappresso vi gettava una pietra, e questo
per
utilità comune, chè torna utile a tutti che altri
za Nuova porge una diversa interpetrazione de’miti di Mercurio, e noi
per
adornare queste povere pagine riporteremo i suoi
quiritario, che questi si serbarono ; con due ali in capo alla verga,
per
significare, il dominio eminente degli ordini… Ol
are, il dominio eminente degli ordini… Oltre di ciò con ali a talloni
per
significare, che il dominio dei fondi era de’sena
della guerra nacque in mente de’poeti greci come un carattere eroico,
per
indicare coloro, che con le armi avevano fatto pr
eglio può dirsi esser Marte un Dio creato dalla politica degl’imperi,
per
risvegliare negli animi l’ardire, la forza, la gr
la osservazione de’pianeti e de’pretesi loro influssi, personificando
per
una divinità il pianeta che chiamasi Marte, trass
di questo pianeta, che va sempre torbido e rossastro, caratteristiche
per
la divinità che ne immaginarono, onde lo dissero
era sacro l’avoltoio, chè siffatti uccelli a stormi sogliono volitare
per
quei campi, ove la guerra fa strage di uomini, e
rre molti vantaggi. — Il fuoco, dice Diodoro Sicolo, è detto Vulcano
per
metafora, e che deve adorarsi come un gran Nume,
arte si compiono col fuoco. 31. Gli Stoici ammettendo un’aria diffusa
per
tutto lo universo, dicevano di esser ella un fuoc
stato precipitato dal cielo, e caduto su la terra andasse zoppicante
per
tutta la sua vita, non è altro che una personific
ta le fattezze di uno zoppo nel moto del suo vampo. A Vulcano si dava
per
consorte Venere, la più bella infra le Dive ; per
on vanno d’accordo fra loro, così non possono andar congiunte neppure
per
natura ; e, quando per ventura queste cose avvers
loro, così non possono andar congiunte neppure per natura ; e, quando
per
ventura queste cose avverse si contemperano fra l
a dar fuori le arti istesse, pria occulte ed ignote. 32. Si volevano
per
compagni di Vulcano i Ciclopi di alta corporatura
e loro cime sorgono non di rado presso i mari, personificando il mare
per
Nettuno ed Anfitrite. Si dipingevano qua’giganti
fitrite. Si dipingevano qua’giganti di robusta e di alta corporatura,
per
darci un tipo dell’enorme mole e dell’altezza de’
pisce Proserpina, e la trasporta seco nell’Erebo, cercandola la madre
per
tutta la terra, traslato allegorico di questo mit
, il quale del pari ha con l’etere molta simiglianza e stretta unione
per
la vicinanza che è tra Giove l’etere, e Giunone l
con quello di Αηρ, aria Fu detta ancora sorella e consorte di Giove,
per
la prossimità dell’aria con l’etere, cui, come di
’etere, cui, come dicemmo, intendevasi Giove, onde fu nomata aerea. E
per
questo ancora vedesi in alcune antiche medaglie a
n alcune antiche medaglie assisa su di un carro trasportata da pavoni
per
le vie dell’aria. Da questo del pari fu indotto,
a’piedi, che significavano tutta la santità del matrimonio ; in aria
per
gli auspicii, che abbisognavano alle nozze solenn
il pavone, che con la coda l’Iride rassomiglia ; conla fune al collo
per
significare la forza fatta da’giganti alle prime
le mani, la quale poi appo tutte le nazioni s’ingentili con lo anello
per
dimostrare la soggezione delle mogli a’mariti ; c
trare la soggezione delle mogli a’mariti ; co’pesanti sassi ai piedi,
per
dinotare la stabilità delle nozze, onde Virgilio
ama coniugium stabile il matrimonio solenne : essendo poi stato preso
per
crudele castigo di Giove adultero, con si fatti s
ro, i quali sovente vanno serpeggiando. Varrone poi, prendendo Cerere
per
la terra istessa, ne tragge la etimologia dall’an
e tragge la etimologia dall’antico verbo cereo, che significa creare,
per
dinotare essere la terra generatrice di ogni cosa
onde porgere all’uomo istesso un migliore alimento. 36. Presa Cerere
per
la terra con ragione da greci fu detta γημητηρ, d
osi con la rotondità di tal flore la forma quasi sferica della terra,
per
la quale ella si prendeva. 37. A Cerere si dava p
rica della terra, per la quale ella si prendeva. 37. A Cerere si dava
per
figlia Proserpina. È questo un nome tutto greco π
pita figlia, accende una fiaccola a gl’incendii dell’Etna, e la cerca
per
tutta la terra. Sapendo finalmente di trovarsi ne
te di trovarsi nello inferno, ottiene da Giove di riportarla con seco
per
sei mesi su la terra, lasciandola a gli amori di
con seco per sei mesi su la terra, lasciandola a gli amori di Plutone
per
altrettanto tempo alternativamente — Questo mito
opera della istoria delle Opere della Natura (1), e qui lo ripetiamo
per
dare ad esso una più estesa interpetrazione. È de
l seme alla terra, nell’imo della quale credevasi aver regno Plutone,
per
farlo germogliare ; se pur non si voglia dire, ch
Plutone, ed il frumento in Proserpina. Cerere cerca la sua Proserpina
per
tutta la terra — con questo esprimevasi, che Cere
erpina, ossia il frumento, cui ella si confonde. Proserpina fu tenuta
per
impero di Giove a rimanersi per sei mesi con Plut
lla si confonde. Proserpina fu tenuta per impero di Giove a rimanersi
per
sei mesi con Plutone nell’inferno e per altrettan
r impero di Giove a rimanersi per sei mesi con Plutone nell’inferno e
per
altrettanti con Cerere su la terra — con questo i
to indicavasi, che il frumento mandato alla terra vi resta seppellito
per
qualche tempo, e non si vede useir fuori e pullul
i e pullulare, che nella stagione di primavera. E perciò celebravansi
per
questa figlia di Cerere due feste, lieta l’una in
o. L’Agostino poi esponendo la dottrina di Varrone, prende Proserpina
per
la stessa fecondità de’semi mandati alla terra. E
furono a lei instituiti giorni solenni. 38. Eusebio prendendo il sole
per
Plutone, porge una diversa interpetrazione a ques
lanciarsi, fuori ». 39. Cibele — Questa Diva nacque in mente de’Greci
per
rappresentarsi un tipo di coloro, che radunando g
della terra. Le si circondavano le tempia con una corona di quercia,
per
rammentare di essersi una volta gli uomini nudrit
esto albero. Le si mettevano sul capo alcune torri, e chiavi in mano,
per
indicare con quelle le aggregazioni degli uomini,
che non possa mettersi a coltura. Le si metteva dappresso un tamburo
per
raffigurare il globo della terra. A questo mito l
del mondo. » 40. Minerva — Nacque questa Diva nella mente de’poeti,
per
crear un tipo di sapienza, e onde personificare i
ienza divina. Taluni si finsero in tal modo questa prima intelligenza
per
dire, che Dio per verbum avesse creato il mondo.
ni si finsero in tal modo questa prima intelligenza per dire, che Dio
per
verbum avesse creato il mondo. I pitagorici dando
lire o scemare il regno di Giove, come resto ai latini minuere caput,
per
fiaccare la testa, perchè non sapendo dire in ast
eologi contemplarono Minerva come la idea di ordine civile come restò
per
eccellenza a’latini ordo per senato ; lo che fors
come la idea di ordine civile come restò per eccellenza a’latini ordo
per
senato ; lo che forse diede motivo a’filosofi di
e ; perciocchè la virtù ed il valore non tanto scendono con il sangue
per
lungo ordine, come dice ironicamente il Panni(1),
uò derivare da ατρειν, raccogliere ; perciocchè personificandosi ella
per
la sapienza, può considerarsi come una virtù, che
sapienza, può considerarsi come una virtù, che tutto raccoglie in uno
per
saper contemperare la vita. Le si dava il nome di
Αρεια marziale, duce e governatrice della guerra, pugnando acremente
per
tutelare la giustizia. Da ciò gli antichi le attr
a dalle onde del mare, posciachè la generazione di cui ella era tipo,
per
aver luogo ha bisogno di umore e di movimento, ci
di essa — il mirto, poichè gli antichi si servivano di questa pianta
per
conciliare gli amori. 44. A Venere si dava per fi
ivano di questa pianta per conciliare gli amori. 44. A Venere si dava
per
figlio il Dio Cupido, ed una a lei era venerato.
fruizione di quelle cose, che sono di forma avvenente e graziosa ; o
per
una certa follia, un delirio, che nasce dall’oltr
bella, Venere che con tanta pompa esce dal grembo delle acque, passò
per
aver avuto da quelle il suo nascere. Fra i piccol
ome una divinità infernale e portava il nome di Ecate e Proserpina, o
per
altra cagione che poco dopo esporremo, e da quest
a etimologia da Dea iens, cioè Dea che trovasi in continuo movimento,
per
alludere al trasporto, che credevasi di avere per
continuo movimento, per alludere al trasporto, che credevasi di avere
per
la caccia, se pur non si voglia derivare da dies
cervo, e divorato dai suoi cani. 47. A lei si davano diversi nomi, e
per
queste varie attribuzioni le vedove, e qui riport
a lei fabbricato in Roma da Numa Pompilio quasi in forma di un globo,
per
dimostrare tutto l’universo, nel mezzo del quale
cui si appicca(2). 49. A Vesta si consacrava un fuoco perenne, e ciò
per
dinotare, che ella stessa era questo fuoco, o che
ra questo fuoco, o che ella ne fosse la cagione, e che quasi sia nato
per
suo potere. E non di rado fu presa per la terra.
cagione, e che quasi sia nato per suo potere. E non di rado fu presa
per
la terra. Invero Aristarco di Samo fu accusato da
a intendersi di aver egli spostata la terra dal centro dell’universo,
per
farla rivolgere intorno al sole. Posciachè da gli
a nel suo centro, a Vesta fu dato il nome di εστια da εστενια, stare,
per
indicare che quasi su di un fondamento si poggia
è questa si sostiene col suo proprio peso, è detta Vesta. Presa Vesta
per
la terra le si davano sembianze rotonde, e veniva
Vesta per la terra le si davano sembianze rotonde, e veniva collocata
per
mezzo gli omeri, per esprimersi la forma quasi ro
si davano sembianze rotonde, e veniva collocata per mezzo gli omeri,
per
esprimersi la forma quasi rotonda della terra, e
olte col loro nome non s’intende che la stessa poesia, come Alighieri
per
Musa intese Virgilio(2), « Sì pia l’ombra di Anc
Furono credute figlie di Giove, e di Mnemosine, ossia della memoria,
per
indicare che le discipline necessarie all’uomo, r
va ed il compimento dal cielo. Si disse elleno andar sempre cacciando
per
le selve, pe’monti, chè le scienze e le arti, cui
do per le selve, pe’monti, chè le scienze e le arti, cui presedevano,
per
coltivarsi con esito cercano sempre la solitudine
use, scelsero tre scultori a rilevar ciascuno dal marmo tre simulacri
per
collocarne solo tre nel tempio di Apollo, che per
marmo tre simulacri per collocarne solo tre nel tempio di Apollo, che
per
superiore bellezza meritassero l’approvazione di
ntar le geste, onde volevasi personificare la gloria che va immortale
per
coloro, che meritano le laudi della poesia. Per E
Melpomene μελπη canto, indicavasi lo insinuarsi de’melodiosi concenti
per
le vie più secrete del cuore. Per tersicore dal v
fama, il piceol numero de’vati, che mandarono a’posteri il loro nome
per
gl’inni cantati in laude degl’Iddii. Per Vrania d
a munificenza. Si rappresentavano nella età più fresca di giovinezza,
per
indicarsi, che la ricordanza di un beneficio deve
1), unite alla ninfe percuotono la terra con alternative piede — nude
per
indicarsi che nulla torna più gradevole della sem
nulla torna più gradevole della semplice natura — moventisi a danza,
per
dinotare che mutua deve essere la munificenza tra
interpetrazione di questo mito e secondo i principii della istoria, e
per
via di allegorie. 58. Ercole uccide Anteo figlio
dio, onde dimostrare essere Giano un segno celeste. 69. Altre ragioni
per
lo stesso argomento — da altri si vuole essere il
sfugge a colui che vi pone mente di confonderlo col sole, rispondendo
per
un traslato allegorico le dodici fatiche a lui at
chi potesse del tutto morirla : idra variante di tre colori, di nero
per
esprimere la gran selva della terra, cui fu appic
er esprimere la gran selva della terra, cui fu appiccato lo incendio,
per
mettersi a coltura — di verde per indicare la ter
erra, cui fu appiccato lo incendio, per mettersi a coltura — di verde
per
indicare la terra in erba — di oro per significar
mettersi a coltura — di verde per indicare la terra in erba — di oro
per
significare le biade mature dal color dell’oro, t
re colori che vanno impressi dalla natura nella spoglia della idra. E
per
questo ancora narrossi, che Ercole ancor bambolo
sto ancora narrossi, che Ercole ancor bambolo strozzasse due colubri,
per
dare una nozione del tempo dell’eroismo bambino.
seco portasse molto utile all’uomo. Trascorrendo in vero col pensiere
per
alcuni periodi della istoria antica si rinviene p
fece quel memorabile ramo di oro, di che Enea scendendo nello inferno
per
riveder l’ombra di suo padre Anchise, fè dono a P
oggia di ciottoli, e con questi lo uccise, menando seco i bovi di lui
per
farne dono ad Euristeo. In questo mito si nascond
i dalla favola a Gerione forse non erano che tre corpi di armati, che
per
tutelare il suo territorio oppose ad Ercole ; opp
rpetrazione — Con Gerione intendersi il fulmine, cui fu dato tal nome
per
indicarsi lo strepito, che seco porta il fulmine
: ch’è il nodo erculeo, col quale Ercole fondò le nazioni eroiche, e
per
lo quale da’plebei si pagava agli eroi la decima
censo, pianta delle repubbliche aristocratiche, onde i plebei romani
per
lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nobili
lebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nobili ; e
per
lo giuramento che narra Tacito, darsi da’ Germani
nel cuor di Ercole e prostrarlo. Ercole lo strinse di tanto che stava
per
soffocarlo, quando cangiossi in toro, ma quegli p
che stava per soffocarlo, quando cangiossi in toro, ma quegli presolo
per
le corna, e, strappandogliene uno, rovesciollo. L
no dell’abbondanza — non è questo che un fatto istorico personificato
per
mezzo di un’allegoria. Acheloo era un fi ume di G
ortatore dell’aurora e dell’oscura notte, esecutore di dodici fatiche
per
ogni parte della terra dall’orto fino all’occaso
vendosi il cammino di quello a traverso de’dodici segni dello Zodiaco
per
mezzo di altrettante fatiche che la favole vuole
Pitagorica, in cui fu creduto essere Ercole la forza della natura. E
per
esprimere questa forza fu porta a lui da Greci un
o, qui esporremo in iscorcio ad una ad una le XII. fatiche di Ercole,
per
compararle con il cammino, che il Sole fa di mese
lto in ospitalità dal Centauro Chirone uccide i centauri altercantisi
per
una botte di vino — uccide un feroce cignale, che
ero Euristeo figlio di Cirene. VIII. Ercole scendendo su la nave Argo
per
la conquista del vello di oro, combatte con alcun
ino delle Esperidi, posti alla custodia di un Dragone. Veste inoltre,
per
fare un sacrificio, una tonica sparsa di sangue d
icare la città di Tebe, mandando i suoi compagni alla fonte di Dirce,
per
cavarne acqna, li vide divorati da un Dragone, ch
legni duri che innanzi di trovarsi l’uso del ferro dovettero servire
per
denti dei primi aratri, che denti ne restarono de
i del mondo : gitta una gran pietra, ch’è la terra dura, che volevano
per
sè arare i clienti, ovvero famoli : nascono da’so
sè arare i clienti, ovvero famoli : nascono da’sol chi uomini armati,
per
la contesa eroica della prima agraria gli Eroi es
la contesa eroica della prima agraria gli Eroi escono dai loro fondi,
per
dire che essi sono signori de’fondi, e si uniscon
o ed aperto della mia mano. Presso di me solo è la custodia del mondo
per
quanto è grande, ed a me si appartiene solamente
a pace tra le rappacificate abitazioni, essa libera si vede camminare
per
vie sicure. Di letiforo sangue verrà rimescolato
a. Vna alle Ore io presiedo alle porte del Cielo, e l’aere va e viene
per
mio comando. Per questo porto il nome di Giano, e
cambierai il mio nome : poichè sul labbro di colui, che sacrifica ora
per
me risuona il nome di Petulcio, ora di Clusio(1).
do egli apre il cammino del tempo, che circola nello Zodiaco ? 68. Ma
per
venir meglio a’particolari su la interpetrazione
gni altro invocare quando si celebravano sacri riti qualche Dio, onde
per
lui si desse l’accesso a quel Nume, cui sacrifica
e l’accesso a quel Nume, cui sacrificavasi, come se egli trasmettesse
per
le sue porte a gli Dei le preci dei supplicanti.
ntavano tenendo con la destra il numero 300, e con la sinistra il 65,
per
dimostrare il numero dei giorni componenti il cor
cio(2), vuole non Giano, ma Eano ab cundo meglio essere denominato. E
per
questo i Fenici, volendo porgere un immagine sens
onte portavano quattro lati eguali con una sola porta, e tre finestre
per
ciascun ato. Co’quattro lati, e le quattro porte
apporta Macrobio(3) vuole che a lui si erano innalzati dodici altari,
per
dare una simbolica dei dodici mesi dell’anno. 69.
l’uomo, l’aria, l’etere. Fu creduto abitar le selve e luoghi deserti,
per
esprimere l’unità di natura ; perciocchè la natur
diceva vestire una veste di pardo bella e screziata di varii colori,
per
significare la moltiplice la variata bellezza, ed
inse esser lascivo, e di inseguire le minfe de’boschi, vera simbolica
per
indicare la commistione di tanti semi, onde sorge
le, e tante esalazioni ed umori che vengono dalla terra e dalle acque
per
ravvivare la natura istessa. Si disse di produrre
voragini della terra, onde vengono atterriti gli armenti e le greggi,
per
indicare non pochi commovimenti e fremiti di natu
inaspettati ed improvvisi, perchè non se ne conosce la cagione. Pane,
per
dir tutto in una parola, era considerato come un
n una parola, era considerato come un demone, come l’anima del mondo,
per
indicare il mirabile potere di natura, che subord
atto che aprire le prime tracce a questo studio filologico intentato,
per
quanto io mi sappia, e vergine ancora, sperando d
lacro ove fu fatta la pace tra i romani e Sabiri dopo di aver pugnato
per
le donne rapite. Così Phirio lib. XX. (3). Sege
st quodeunque vides, quodcunque moveris. (1). …….. Deum namque ire
per
omnes Terrasque tractusque maris, coelumque profu
globum Lunae, Titaniaque astra, Spiritus intus alit, totamque infusa
per
artus Mens agitat molem, et magno se corpore misc
2). Νομιον Απολλονα cognominarunt non ex officio pastorali et fabula,
per
quam fingitur Admeti regis pecora pavisse ; sed q
erpinam antiqui significarunt spiritum illum aethereum, qui sub terra
per
Plutonem representata clauditur et delinetur a su
perfezione ridotta ; che più non abbisognasse di lavoro alcuno. Tale
per
certo non è la Mitologia, il di cui studio è poi
que necessario, che le Favole eziandio a tale sistema si riducessero,
per
cui cosi concatenate risultassero, che potessero
, in cui ogni cosa a noi pervenne : siffatto lavoro bensi intrapresi,
per
cui riducendo tutte le Favole ad un ragionato ord
: nella prima si descrivono le Maggiori Divinità, e delle Minori pure
per
mezzo di Annotazioni al fine di ogni Capo, onde n
gli Eroi più celebri vengono indicati, e degli altri ancora con Note
per
lo più si fa parola ; nella terza finalmente trat
, a cui mira la tessitura della presente Istoria. L’indice alfabetico
per
ultimo, descritto nel fine della medesima, sarà o
il bramato effetto ? Basta leggere i Santi Padri della nostra Chiesa
per
intendore quanto eglino piangevano sull’esecrande
a depravazione dello spirito. Nè fia che la taccia d’imperfezione sia
per
derivare alla presente Opera, p rchè spoglia comp
Opera incerte interpretazioni, migliore impresa fia, che si coltivi (
per
quanto però è possibile) la semplice concatenazio
i a riconoscere quali Divinità anche gli Elementi. Finalmente quanto,
per
così dire, v’ha nel mondo, le acque, le pietre, i
lve, gli alberi, gli animali, i morti uomini, tutto in somma si tenne
per
Dio, tranne il vero Dio. Varrone dice, che il num
diffuse, che quelle sognate Deità ben presto si acquistarono quasi da
per
tutto immensa turba di adoratori. Queglino stessi
rare questi Dei, uniti insieme. Gli Dei principali, benchè fossero da
per
tutto riconosciuti, e però detti Azoni, ossia Dei
li Giove accordò il privilegio di scagliare il fulmine(c). Servio poi
per
Dei Novensili intende gli Eroi e gli altri mortal
ervio poi per Dei Novensili intende gli Eroi e gli altri mortali, che
per
le loro esimie gesta meritarono di essere annover
alcun figliuolo maschio, affinchè il regno dopo di lui passasse a chi
per
diritto creditario apparteneva(7). Saturno prese
, si numerano Nettuno, Plutone, Giunone, e Cerere. Non altrimenti era
per
accadere anche a Giove, se Cibele, sua madre, art
altri esuli, debellò i Titani, e rimise sul trono il genitore. Questi
per
timore di esserne nuovamente da Giove stesso scac
coltivare le campagne. Giano in ricambio lo associò al suo regno : e
per
indicare ciò, volle che in una parte delle monete
uelle, con cui egli era stato avvinto da Giove, allora si scioglieva,
per
indicare la di lui liberazione, ovvero la libertà
pj e culto singolarissimo. Orribili furono i sacrifizj(21), co’ quali
per
molti anni l’onorò l’Italica superstizione. Un em
inalmente riconosciuta sotto il nome d’ Iside(b). Come tale si teneva
per
moglie d’ Osiride(10), e per una delle più grandi
il nome d’ Iside(b). Come tale si teneva per moglie d’ Osiride(10), e
per
una delle più grandi Divinità dell’ Egitto. Da Is
este, suo connazionale, la quale fralle giovani di Festo si decantava
per
la più bella. Teletusa, conoscendo l’ impossibili
tusa, conoscendo l’ impossibilità di tale sposalizio, usò ogni studio
per
trarlo in lungo ; ma non potendo più differirlo,
are alla loro Dea beveano al fiume Gallo. Divenivano allora furibondì
per
modo, che perfino si facevano eunuchi. Quindi app
dal che acquistarono anche il nome di Matragirti, ossia raccoglitori
per
la Madre, come appellavasi Cibele. Conducevano al
la vita di Sangaride ; e questa più non esistette. Ati voleva allora
per
disperazione darsi la morte, ma Cibele lo convert
le ceremonie, che si praticavano nelle Feste di Cibele era il portare
per
la città un pino, e riporlo poi dinanzi al di lei
o i capelli nella parte anteriore della testa, onde non fossero presi
per
quelli da’nemici(a) ; ovvero dal verbo Greco curi
una volta al servigio di Vesta, doveano rimanorvi trenta anni, dieci
per
apprendere il loro ministero, dieci per esercitar
rimanorvi trenta anni, dieci per apprendere il loro ministero, dieci
per
esercitarlo, e dioci per addestrarvi le altre, ch
ieci per apprendere il loro ministero, dieci per esercitarlo, e dioci
per
addestrarvi le altre, che vi si sostituivano. Il
vergini, e di attendere alla conservazione del sacro fuoco. Se questo
per
loro negligenza mancava, esse venivano severament
, e le Ordinali o Ordicidie. Al tempo delle Vestalie s’imbandivano da
per
tutto in Roma conviti dinanzi alle porte ; si spe
onde li offrissero alla Dea Vesta ; gli asini si conducevano in giro
per
la città, coronati di fiori, e portando essi come
Porta Capena(d). Le Feste Ilarie si celebravano col conduire in giro
per
Roma la statua della Dea. Cessava allora ogni lut
me. Quel re dell’ oracolo di Fauno, di cuì parleremo altrove, udi che
per
far cessare quelle desolazione conveniva placaro
1), perchè fu la prima che insegnasse la maniera di seminare le biade
per
sostituirle alle ghiande, delle quali fino allora
delle quali fino allora si erano cibati gli uomini(b) (2). Questa Dea
per
molto tempo andò cercando la sua figliuola, Prose
, si sentì talmente stanca e assetata, che si appressò ad una capanna
per
ricercarvi dell’acqua. Una vecchierella, di nome
lui serve, cercò di rallegrarla con varj ridicoli racconti(a). La Dea
per
ricompensare quel re dell’ accoglienza, che le av
bel dono ; ma tuttavia, fingendo amicizia, lo accolse appresso di se,
per
trucidarlo poi, qualora fosse caduto in profondo
bilì in Eleusi a di lei onore una festa(e) (9). Non altrimenti Cerere
per
essere stata accolta da Fitale, uno de’ primi abi
spetto degli altri Numi, si nascose in oscurissima spelonca. La terra
per
la di lei assenza divenne sterile, e grave pestil
Argo appresso Pelasgo, figlio di Triopa (b). A sì tristo avviso restò
per
lungo tempo attonita la dolente madre, ma rassere
ngiato in Gufo, uccello annunziatore di funesti eventi. Sembrava, che
per
Cerere dovesse essere perduta ogni speranza di ri
perduta ogni speranza di ricuperare la figlia ; ma Giove fece sì che
per
sei mesi dell’ anno la avesse appresso di se la m
e sì che per sei mesi dell’ anno la avesse appresso di se la madre, e
per
altrettanti il marito (c). Cerere fu soprannomina
così dette da Eleusi, borgo dell’ Attica, ove si celebravano, ebbero
per
eccellenza anche il nome di Misterj, perchè in es
Ne’ sacrifizj di questa Dea si usavano corone di mirto o di narciso,
per
ricordare la tristezza, a cui Cerere soggiacque d
tte Feste minori sieno state introdotte in grazia di Ercole, il quale
per
legge non poteva essere ammesso alle maggiori (g)
atrice, attese le leggi, ch’ ella dettò al genete umano. Queste Feste
per
quattro giorni si facevano in più città della Gre
ta sino ad Eleusi alcuni libri, ne’ quali stovano scritte certe leggi
per
ricordare quelle, delle quali ne fu inventrice Ce
izj, offerti alcuni giorni prima di seminare la terra. S’instituirono
per
comando di un certo vate, chiamato Autia, il qual
presso gli Ateniesi in memoria del dolore, che Cerere ebbe a soffrire
per
la perdita di sua figliuola (i). Tra’ varj tempj,
permetteva il Fato, che la Fame si unisse con Cerere ; quindi costei
per
mezzo di una delle Oreadi la eccitò a recarsi ent
va. Appenachè egli si destò dal sonno, le viscere di lui si trovarono
per
avidità di mangiare in somma agitazione e torment
restava che una figliuola, di nome Metra, e questa pure egli vendette
per
isfamarsi. Ella però, de mal comportava di vivere
Non cessava la meschina di prendere ora questo ed ora quell’ aspetto
per
alimentare il padre suo, sempre più affamato. Si
sse Metra. Erisittone allora disperato si stracciò co’ morsi le carni
per
cibarsene (a). Fu soprannominato Etone, ossia ard
rchè anche questo è simbolo di fertilità ; o perchè a Dea, addolorata
per
la perdita di Proserpina, nè potendo addormentars
ltri si attribuiscono, è il figliuolo di Saturno e di Cibele. Costei,
per
sottrarlo alla morte, che Saturno, come abbiamo e
imento da certe Colombe (e) : altri dalle Api (f) ; e che Giove abbia
per
questo cangiato il loro colore, il quale prima er
e sia stato allevato da Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che questi,
per
aver detto che il Nume era mortale, ne fu cangiat
. Destinò l’uno signore delle acque, l’altro dell’ Inferno, e riserbò
per
se la sovranità del Cielo e della terra (i). Ma l
i ottiene che cou molti stenti e somme inquietudini (l). Anche Giove,
per
conservarsi sul trono, ebbe a sostenere la famosa
o stati i soli, i quali si fossero serbati senza colpa (f). Giove poi
per
mezzo di questi due ripopolò in maravigliosa guis
r mezzo di questi due ripopolò in maravigliosa guisa la terra. Eglino
per
consiglio della Dea. Temide si velarono il capo,
Mercurio nella Corsa, e Marte nel Pugilato (h). Alcuni ne riconoscono
per
autore Pelopida ; e dicono, ch’egli li celebrò pe
uni ne riconoscono per autore Pelopida ; e dicono, ch’egli li celebrò
per
onorare Nettuno, che gli avea fatto conseguire in
le, figlio di Alcmena, in onore di Pelope, da cui egli traeva origine
per
parte di madre, e che i medesimi, essendo stati p
li traeva origine per parte di madre, e che i medesimi, essendo stati
per
qualche tempo sospesi, si sieno poi rinovati da I
Ificlo, figlio di Ercole (a). Altri narrano, che Ercole li introdusse
per
onorare non Pelope, ma Giove Olimpico, e ch’egli
, re d’Elide, come pure vedremo (b). Strabone finalmente ne riconosce
per
autori alcuni dell’Etolia, e dei discendenti d’Er
vano precipitate da una rupe, qualora avessero passato il fiume Alfeo
per
assistere a’medesimi Giuochi, volle tuttavia farl
cisioni al Senato d’Olimpia, giudice supremo de’ Giuochi (a). Notiamo
per
ultimo che i Giuochi Olimpici furono di nuovo int
h’ egli avea offerto al suo Nume. Sdegnato lo uccise. Ciò era delitto
per
l’utilità de’ buoi. Il Sacerdote fuggì per timore
lo uccise. Ciò era delitto per l’utilità de’ buoi. Il Sacerdote fuggì
per
timore degli Ateniesi. Questi chiamarono in giudi
uando esercitavano il loro ministero. Il Flamine Diale, quando andava
per
le strade, era preceduto da un littore. Benedicev
e, ossia che ferma, perchè Romolo, combattendo co’ Sabini, ed essendo
per
rimanerne vinto, invocò Giove, acciocchè fermasse
auzi al simulacro di Giove Statore. I di lui soldati ebbero tal fatto
per
infausto presagio, o per un avviso del Nume, ondo
e Statore. I di lui soldati ebbero tal fatto per infausto presagio, o
per
un avviso del Nume, ondo Haminio si arrestasse, n
, perchè era creduto il suscitatore del tuono. I Latini lo chiamavano
per
questa ragione Tonante. Sotto questo titolo Augus
tissimo tra li Tessaglia e la Macedonia ; e però tenuto dagli Antichi
per
lo stesso Cielo(b). Giove sulla più alla pendice
l medesimo tempio era circondato da un bosco sacro, detto Alti (f), e
per
cui anche Giove venne soprannominato Alzio (g). A
spediti da quasi tutte le Città, della Grecia (c). Vennero instituite
per
causa d’una celebre vittoria, riportata da’ Greci
quercie, da dove credevasi che il Nume desse i suoi Oracoli. Questi e
per
la loro origine e pel modo, con cui si rendevano,
dette quercie si posò, e con voce umana fece intendere, che Giove era
per
istabilire ivi un Oracolo (c) (12). In quella for
a, sostenuta da tre piedi(f). Non molto dopo s’immaginò un’altra arte
per
acquistare maggiore riputazione all’anzidetto Ora
i, disposti in sì piccola distanza tra loro, che bastava agitarne uno
per
dar moto a tutti, e produrne un lungo suono. I Sa
rcie circonvicine, rendevano la spiegazione di sì confusa armonia ; e
per
tale motivo tutti quegli alberi erano tenuti per
confusa armonia ; e per tale motivo tutti quegli alberi erano tenuti
per
loquaci e fatidici (a). Questo Oracolo finalmente
denominato Elicio, perchè Numa Pompilio lo fece discendere dal Cielo
per
apprenderne il modo, con cui si porevano allontan
etrale (d). Assediando i Galli il Campidoglio, e i Romani essendo già
per
arrendersi a motivo della fame, Giove comparve a
le oltre i due soliti occhi ne aveva un terzo nel mezzo della fronte,
per
indic re che Giove vedeva tutto ciò, che avveniva
uesti, dopo aver fatto alleanza co’Latini, cogli Ernici, e co’Volsci,
per
assicurarne la perpetuità, propose di alzare a Gi
essi comune, e dove tutti gli alleati ogni anno avessero a radunarsi
per
sacrificarvi un toro, delle di cui viscere ne ven
Que’ d’ Olimpia aveano collocato nel loro Senato la di lui statua, e
per
inspirare alle genti maggior terrore, gli aveano
ore, gli aveano posto anche il fulmimine in ambe le mani (h). Giove,
per
conservare la memoria della capra Amaltea, col di
, Narrasi, che l’armata di Trajano, vedendosi agli estremi della vita
per
mancanza d’acqua, fece voto a Giove Pluvio, e tos
cquilicio (e), in tale occasione si faceva anche girare da’ sacerdoti
per
le vie di Roma con grande pompa la sacra Pietra,
Ronolo ricercò a’ Sabini e a’ vicini popoli alcune delle loro donne
per
popolare la città, che avea fabbricato ? nè avent
enne, che anche i di lui posteri colà vi recavano le spoglie nemiche,
per
consecrarvene una parte a questo Dio (b). Quindi
ircondato da un vasto portico. Quivi eravi riposta un’ Oca d’argento,
per
ricordare, che le Oche aveano salvato col grido e
l recinto del nuovo tempio (d). L’immobile fermezza di Termine ebbesi
per
buon augurio della perpetuità del Romano Imperio,
lino, che avea salvato il Campidoglio dalle armi de’ Galli, il Senato
per
consiglio di Camillo instituì certi Giuochi, deno
li dopo nove anni nello stesso modo la ripassavano, senza essersi mai
per
tutto quel tempo cibati di carne urnana, era pet
eo, perchè i Romani, quando stabilivano le alleanze, solevano giurare
per
Giove, tenendo una pietra in mano (b) ; ovvero pe
nsiro, ossia giovine e senza barba (l) Questo Nume era anche tenuto
per
l’aria o pel Cielo. Quindi da lui sotto il nome d
il loro nome e la loro patria (o). Si celebravano inoltre delle feste
per
recare diletto agli stranieri, ed esse si cominci
onia, praticata da’Romani spezialmente in tempo di pubbliche calamità
per
placare gli Dei. Essa consisteva in un sacro banc
alloggio da molte case in un villaggio della Frigia, e ne vennero da
per
tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna, ab
ito ai due Numi fruita, latte, e melo. Volevano anche uccidere un’Oca
per
offrirla loro in cibò ; ma quella corse appresso
asciata in vita. Alzatisi di mensa i due personaggi, si manifestarono
per
quelli ch’erano, e seco condussero su per una col
ersonaggi, si manifestarono per quelli ch’erano, e seco condussero su
per
una collina Baucide e Filemone. Erano questi poco
vi si trovò cangiato in Lupo (b) (29). Giove castigò moltissimi altri
per
altre ragioni, come vedremo nel decorso dell’Oper
ta il fuoco sulla terra (d) (31). Altri dicono, che ne lo abbia preso
per
animare gli uomini, che aveva formati (e). Giove,
ro di che cibarsi. In quesco sì do loroso stato Prometeo se ne stette
per
trenta anni, dopo i quali Ercole uccise con una s
adde nel prodetto fiume, e vi perdette la vita. Calamo, inconsolabile
per
sì trista sventura, pregò Giove di togliere lui p
esi parimenti il nome di Calamo (g). Giove amò altresì molte donne, e
per
avvicinarsi ad esse si trasformò in varie guise,
lle ale spiegate. Questo uccello porta anche tra’ piedi Ganimede (e),
per
alludere alla Favola, la quale dire, che Giove si
alludere alla Favola, la quale dire, che Giove si trasformò in Aquila
per
rapire Ganimede, figlio della Ninfa Calliroe e di
nimede, figlio della Ninfa Calliroe e di Troe, re della Frigia(37), e
per
farsi porgere da lui in Cielo il nettare in vece
ominò Vejove, ossia piccolo Giove (b). Varie ragioni vengono addotte,
per
le quali l’Aquila era sacta a Giove(39). Primo pe
ì la futura vittoria (c) : lo che fece sì che l’effigie di un’ Aquila
per
volere dello stesso Nume divenisse anche l’Insegn
nte chi dice che Perifa, uno de’ primi re dell’ Attica, divenuto tale
per
l’esimia sua equità, non fece uso del suo potere,
venuto tale per l’esimia sua equità, non fece uso del suo potere, che
per
rendete felici i suoi sudditi, e per eccitarli ad
non fece uso del suo potere, che per rendete felici i suoi sudditi, e
per
eccitarli ad onorare gli Dei e spezialmente Apoll
ti spezialmente Briareo, eccitato da Saturno, lo uccise, ed era anche
per
abbruciarne le interiora, quando un Nibbio per or
o uccise, ed era anche per abbruciarne le interiora, quando un Nibbio
per
ordine di Giove le portò via. Giove stesso allora
di Semele (a) (1). Giunone, gelosa dell’affetto, che Giove dimostrava
per
Semele, prese le sembianze della di lei nutrice,
il maligno suggerimento, e lo eseguì. Giove, che prevedeva quanto era
per
riuscirle fatale l’inchiesta, tentò di dissuadern
detto Ditirambo, perchè essendo due volte venuto al mondo, di questo
per
così dire ne avea passato due volte la porta (d).
suoi natali nella città di Nisa, donde prese poi il nome di Dionisio,
per
alludere nello stesso tempo al padre suo, che nel
idato alle Ninse di Nisa, dette Niseidi (d), o Nisiadi (e), le quali,
per
sottrarlo alle persecuzioni di Giunone, lo nascos
elle prime azioni di questo Nume fu quella di discendere nell’Inferno
per
trarne fuori sua madre. Nel tempio di Diana, eret
ri, sacri agli Dei Infernali, l’uno de’ quali mascondeva l’ apertura,
per
cui Bacco avea ricondotto Semele sulla terra(b).
ell’ Arcadia e della Siria, dette le Indie. Intraprese questo viaggio
per
sottrarsi all’ odio, con cui lo perseguitava Giun
di fu venerato come il Dio del vino(c). In memoria di tale conquista,
per
cui il Nume avea impiegato tre anni, i Beozj e i
o perchè egli fu il primo, che insegnò agli uomini a spremere l’ uva
per
fare il vino : lo che significa il verbo brisare
vitavano i passeggieri a comperare certi liquori, mescolati col mele,
per
versali nel fuoco ad onore del Nume(g). Eleleo (
to loro prescrisse d’ immolate a Bacco un bellissimo giovinetto. Così
per
molti anni si fece da loro, e finalmente per vole
lissimo giovinetto. Così per molti anni si fece da loro, e finalmente
per
volere di Bacco stesso sostituirono in luogo del
olere di Bacco stesso sostituirono in luogo del giovinetto una capra,
per
cui il Nume acquistò il nome di Egobolo(h). Evant
e medesime trattava a convito il Senato (h). Si celebravano due volte
per
ciasoun anno(i), e continuavano un mese(l). V’ è
rivò della voce, apati, inganne. La Beozia avea mosso guerra ad Atene
per
un Territorio limitrofo. Santio, re de’ Beozj, pr
altro guerriero, coperto con nera pelle di capra. Santio girò il capo
per
vedere chi era seco, e restò frattanto da Melanto
non vi si ammettevano, se non dopochè i loro genitori aveano giurato
per
la loro legittimità, come se sino a quel tempo i
eno state chiamate Apaturie(b). I Protentiesi celebravano le medesime
per
cinque giorni, nel che furono poi imitati dagli A
hi della città si esponevano anfore piene di vino, le quali servivano
per
i passeggieri. Da tali Feste Bacco si denominò La
ino, perchè ne’ conviti ciascuno bevea da una tazza, la quale serviva
per
lui solo. Voleasi cou ciò ricordare un fatto, avv
tene. Oreste, avendo ucciso sua madre, come più diffusamente vedremo,
per
purgarsi del suo delitto, giunse in Atene, mentre
osì dette, perchè si celebravano di noste, correndo con torcla accese
per
Atene(b). Coloro, che v’intervenivano, tenevano u
Leucippe, e lo recarono sulla mensa furono con tutta la loro famiglia
per
sempre escluse dalle Agrionie(a). Le Tiie si sole
alle stesse vigne attaccavano certe figurine di Bacco, dette oscille
per
la piccolezza del loro volto(c). Le Sacerdotesse
racia bassari ; o finalmente perchè Bacco stesso si chiamava Bassareo
per
aver un tempio in Bassata, borgo della Lidia(a).
Tra’ Sacerdoti di Bacco il più famoso fu Coreso. Questi divenne tale
per
l’amore, che nutriva per Calliroe, Principessa di
il più famoso fu Coreso. Questi divenne tale per l’amore, che nutriva
per
Calliroe, Principessa di Calidone, da cui però al
o rispose, che si doveva placare lo sdegno di Bacco col sacrificargli
per
mano di Coreso la giovine Calliroe, o qualche alt
lo seguiva. Questa abbajando corse appresso Erigone, e strascinandola
per
la veste, la condusse, ove Icario era stato getta
. La figlia, al vederlo, pel dolore s’appiccò(15). Mera del pari morì
per
eccessiva tristezza(a). Molti vennero puniti da B
to le Orgie di Bacco. Questi lo fece cadere in sì forte ubbriachezza,
per
cui egli commise una nefanda scelleraggine. Lo st
ndo tralle braccia il suo figliuolino, Anfisso, avuto da Andremone, e
per
divertirlo gli diede in mano un fiore di Loto(16)
Omero dà il nome di Medede(a), e Ovidio quello di Acete, lo riconobbe
per
un Nume, e si fece a pregarlo di ristorarli da’lo
si destò, e chiese di essere condotto a Nasso. I nocchieri giurarono
per
le marine Deità di compiacernelo ; ma poi presero
glio in alto mare. Non risparmiò industria e sudori l’attonita ciurma
per
rimetterlo a forza di vele e remi in corso ; ma q
aperne il nome di lui, e quello de’genitori, la patria, e la ragione,
per
cui egli onorava Bacco. Lo stranìero soggiunse, c
raesse Acete nelle carceri, e fosse fatto crudelmente morire. Stavasi
per
trucidarlo, quando da se si aprirono le porte, ch
le sole Minieidi ostinatamente ricusarono di farlo ; Ognuna di loro,
per
rendere frattanto le ore meno nojose in mezzo a’l
olà il Nume, venivano in sogno avvertito de’rimedj, che doveano usare
per
guarire le loro malattie. Era pure sacra a Bacco
aforati, chiamati da’ Greci Etmi, e de’quali gli Antichi si servivano
per
colare il vino nelle tazze delle mense(b). I pove
onte di corona, da cui pendono varj corimbi, ossia grappoli d’ellera,
per
cui fu anche detto Corimbifero(d). Il di lui volt
Giunone Teleia, ossia adulta ; il terzo a Giunone Xera, ossia vedova,
per
alludere al tempo ; in cui ella stette lontana da
allo Scoliaste d’ Apollonio, dice, che Giunone diede que’pomi a Giove
per
dote. Giunone non visse troppo in buona armonia c
ennero soddisfatti, perchè gli promisero Venere in moglie. Il motivo,
per
cui Giunone non visse quasi mai in pace col marit
ce col marito, fu la gelosia, da cui era continuamente agitata (c), e
per
cui fu soprannominata Zelotipa (d). E ben ebbero
fiume Inaco e da Ismene, e sacerdotessa di questa Divinità (g). Lamia
per
la sua sorprendente bellezza era amata da Giove,
ticale sampogna addormentò tutti gli occhi d’ Argo. Mentre però erasi
per
eseguire il comando di Giove, giovane Jerace sveg
tte due credettero di essere divenute iovenche, e si misero a correro
per
le campagne. Ina malattia di tal fatta era di gra
ta era di gran dolore all’ aimo di Preto. Usò questi di tutti i mezzi
per
uarirnele, e perfino promise una parte del suo re
e a sue fratello, Biante (b) (11). Giunone cangiò Antigone in Cicognà
per
punirla di essersi paragonata a lei in bellezza (
unone, questa Dea mandò tra loro la Dea Eride. Stava allora il marito
per
finire una seuia curule, e la moglie la tessitura
na tela. Proposero di gareggiaro, e stabilirono che chi di loro fosse
per
compire più presto la sua opera, avesse a ricever
Un’azione sì lodevole fu risguardata come un delitto ; e già stavasi
per
farla morire, quando Giove, penetrato dalle trist
a, il di cui fiele gettavasi lungi dal tempio, o a piedi dell’altare,
per
avvertire gli sposi della dolce armonia, che semp
5) al tempo de’ Lupercali(16) davano a tutti coloro, che incontravano
per
istrada (h) (17). Sotto il nome di Unsia presiede
, Tropea, Conservatrice, Natale, Aerea, ed Argolica o Argiva. Giunone
per
essersi sposata a Giove fu denominata Regina, ed
stesso nome si solennizzava in Pellene con giuochi, ne’ quali davasi
per
premio al vincitore una veste preziosa (a). Final
he la vestisse pomposamente, e che la facesse condurre sopra un carro
per
la città, spargendo voce, che quella era Platea,
autore, perciò ella dal nome di lui fu detta Citeronia (b). Giove poi
per
ricompensare quel re del consiglio datogli, Io ca
esta delle Dedali (così anticamente si chiamavano le statue di legno)
per
onorare la memoria della predetta riconciliazione
un tempio ricchissimo (b). I Crotoniati professavano grande rispetto
per
quello. Al lato del medesimo eravi un bosco sacro
ovata sulla spiaggia del mare, credettero, che volesse fuggirsene ; e
per
timore che lo facesse, la legarono con rami d’alb
cuno (b). I Liberti, ossia gli Schiavi fatti liberi, tenevano Feronia
per
loro protettrice e assumovano nel di lei tempio i
Romani furono minacciati di grande terremoto Giunone li avvertì, che
per
allontanarlo conveniva fare un sacrifizio alla De
la venerarono, come preside alle medesime. Mentrechè i Romani stavano
per
ristabilire la loro città, già da’ Galli rovinata
vestire gli abiti delle Matrone Romane (b). Ebbe il nome di Lanuvia
per
cansa del tempio che aveva in Lanuvio, città del
a del tempio che aveva in Lanuvio, città del Lazio. Numerose genti da
per
tutto concorrevano a quel tempio per offerirvi sa
ttà del Lazio. Numerose genti da per tutto concorrevano a quel tempio
per
offerirvi sacrifizj. I Romani cittadini, prima d’
l di lui giorno natalizio (d) (23). Si chiamò Acrea, perchè era presa
per
l’acia (e). E’ stata finalmente appellata Argolic
ordinarono, che ventisette giovani, divise in tre achiere, andassero
per
la città cantando un cantico composto de Livio Po
. Si condussero due giovenche bianche dal tempio d’Apollo nella città
per
la porta Carmentale. Si portarono due immagini di
bbe pure nell’Isola di Lesbo un tempio, in cui le donne si radunavano
per
celebrare le Feste, dette Callistie, perchè ellen
avalli al suo carro (d). L’Eresidi poi servivano la Dea, quando ella,
per
riacquistare la sua verginità, si recava a bagnar
ambini, morti nell’ istante medesimo, in cui erano nati. Si va quindi
per
una vasta campagna, denominata Campo delle lagrim
fratello ; ed Eaco, nato dalla Ninfa Egina(20), e da Giove, il quale
per
unirsi a colei erasi convertito in fiamma(a). I G
la sua vittoria seppellito sotto il monte Etna, facevano ogni sforzo
per
liberarsi dal peso, che li opprimeva ; e le scoss
in iscompiglio le ombre colà confinate. Uscì quindi dalla sua Reggia
per
visitare le viscere più profonde della Sicilia. Q
e ne stette tutto il tempo, che sarebbe vissuta sulla terra, Plutone,
per
conservarne la memoria, fece germogliare negli El
o dalla voce greca orcos, giuramento, perchè gli Dei solevano giurare
per
Plutone(d). Si chiamò Summano, ossia il sommo Dio
ni(i). Ne fu autore il Console P. Valerio Poplicola, che gl’ instituì
per
la salvezza e conservazione del Romano Impetio(a)
l Romano Impetio(a). Prima del tempo de’ medesimi si spedivano araldi
per
l’ Italia, acciocchè invitassero i popoli agli st
e a quelli, i quali eglino non aveano mai veduto, o non orano mai più
per
vederli. Per tre giorni si celebravano con ogni g
il di lei nome(d). Ovidio vuole, che sia stata Proserpina quella, che
per
gelosia trasformò Menta nella predetta erba(e). L
sani gliene offerivano di neri tutti gli anni sulla fontana di Ciane,
per
dove credevano, ch’ egli avesse preso la strada d
ume, lo scacciò dal Cielo, e fece giurare alla Terra, che non sarebbe
per
accogliere Latona in alcun luogo, quando fosse pe
a, che non sarebbe per accogliere Latona in alcun luogo, quando fosse
per
partorire. Nè contenta di ciò, suscitò contro di
nta di ciò, suscitò contro di Latona il mostro Pitone(1), affinchè da
per
tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno però t
ro di Latona il mostro Pitone(1), affinchè da per tutto la inseguisse
per
divorarla. Nettuno però trasse fuori dal mare l’i
chiamata Delo(2), acciocchè divenisse sicuro asilo alla figlia di Ceo
per
dare alla luce Apollo e Diana (e) (3). Apollo si
rco, e contro il mostro anzidetto scoccò tanti strali, che lo uccise,
per
vendicare la madre, che n’era stata sì fieramente
o, figlio d’Apollo, conte più diffusamente vedremo altrove ; e Apollo
per
vendetta uccise i Ciclopi, che avevano fabbricato
incontrare la morte in vece di lui. La sola Alceste, la quale Admeto
per
favore di Apollo avea conseguito in matrimonio(6)
per favore di Apollo avea conseguito in matrimonio(6), si trovò, che
per
prolungare al marito la vita, sacrificasse geneto
tuno, ramingo del pari sulla terra, esibì la sua assistenza a quel re
per
una somma di danaro. Compito il faticoso lavoro,
). Il tempio più famoso, che gli si fabbricò, fu quello di Delfo (f),
per
cui il Nume conseguì anche il nome di Delfico (g)
l lavoro, ne chiesero in mercede dallo stesso Apollo la cosa migliore
per
l’uomo. N’ebbero in risposta, che la attendessero
asportato da tal furore profetico, si chiamava Coreta(b). Apollo poi,
per
rendere noti i suoi Oracoli nel tempio anzidetto,
mpiva di sacro orrore l’animo degli astanti (e). Proferiva finalmente
per
intervalli alcune mal articolate parole, le quali
vino Tessalo, rapì la Pitonessa di quel tempo, si pubblicò una legge,
per
cui quelle donne doveano avere più di cinquanta a
tuttavia si recavano a consultarlo. Niuno però si presentava al Nume
per
interrogarlo, senzachè fosse coronato il capo, e
statue d’oro e d’argento di varia grandezza(14). Narrasi, che Apollo
per
mezzo della Pitonessa ricercò agli abitanti di Si
etto tempio nell’Olimpiade LVIII si abbruniò. Dopo quaranta otto anni
per
comando degli Anfizioni(16) gli Alcmeonidi, ossia
o le solite preghiere, gettava lo stesso incenso sul fuoco. Se era si
per
ottenere quel, che si ricercava, l’incenso restav
di tutto il loro paese. Consultarono gl’Indovini, e ne intesero, che
per
farla cessare era d’uopo spedire sette fanciulli
d’uopo spedire sette fanciulli e sette fanciulle ad Apollo e a Diana
per
placarli ed eccitarli a ritornarsene nelle loro c
e si celebrarono da que’di Delfo in memoria del giorno, in cui Apollo
per
la prima volta loro si manifestò (b). L’Ebdomee s
timenti d’Atloti, di cavalli, e di navi (e). Uccidevasi allora un buc
per
le mosche, le quali sazie di quel sangue volavano
si credette debitore ad Apollo, rinovò queste Feste : e mentro queste
per
lo innanzi si colebravano ogni tre anni solamente
e dello stesso nome gli consecrò un tempio assai celebre pe’portici e
per
la Biblioteca Greca e Latina, di cui era fornito(
a fornito(c) (17). Le Giacinzie venivario solennizzate dagli Spartani
per
tre giorni appresso la tomba di Giacinto, sopra d
chi. In quelle solennità i Tebani solevano sacrificangli dei tori, ma
per
mancanza di questi fu poi introdotto il costume d
venca colle corna dorate(a). Macrobio dice, che quando si celebrarono
per
la prima volta tali Giuochi, il Popolo Romano fu
racoli(c) ; Pitio dall’uccisione di Pitone(d) ; Nomio, ossia Pastore,
per
aver avuto cura delle greggi di Admeto : dal che
dire di Clemente i discendenti di Teucro, usciti dall’Isola di Creta,
per
cercare altrove il loro stabilimento, udirono dal
(e), dice che i Frigj alzarono anch’essi ad Apollo Sminteo un tempio,
per
ringraziarlo, che i topi aveano divorate le corde
va nella città di Crisa in Misia un sacerdote, di nome Crine. Il Nume
per
punirlo della negligenza, con cui esercitava il s
llo in quella guisa avea voluto dichiarare, che uno straniero sarebbe
per
prevalere ad un cittadino. Così tal discorso sorp
o Licottono da licos, lupo, fu detto il Nume, perchè Latona, essendo
per
partorire, fu cangiata in quell’ animale. Per que
vedeasi un simulacro di lupo in bronzo. V’ è però chi soggiunge, che
per
altro motivo gli si diede questo nome. Alcuni lad
tesso Nume con orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, che que’ popoli
per
liberarsi da tale castigo abbiano instituite le F
iarono un albero di rami simili nella durezza e rigidezza alle corna,
per
formare il cavallo Trojano, di cui parleremo. Alt
osì denominate dall’ essere stato esaudito Menelao, il quale, essendo
per
portarsi contro Troja, avea fatto voto ad Apollo
da tutte le Tribù, e detti Carneati, i quali presiedevano a ali Feste
per
quattro anni continui. Anche i Musici vi gareggia
elo, e il tempio d’Apollo, che vi si trovava, la statua di questo Dio
per
disprezzo fu gettata in mare. I flutti la spinser
no, che nella loro Isola fosse nata la di lui madre, Latona. Queglino
per
così dire erano Sacerdoti di questo Nume, e conti
rtavano quelle offerte. Fecero poi passare i donativi di mano in mano
per
mezzo di que’popoli, che si trovavano sulla strad
l Nume d’ una freccia d’ oro, con cui sollevavasi in aria, e scorreva
per
qualsisia inaccessibile luogo. Lo stesso vantavas
ossi di Pelope avea formato il Palladio(a). Apollo si denominò Febo,
per
alludere alla luce, the sparge per tutto il mondo
ladio(a). Apollo si denominò Febo, per alludere alla luce, the sparge
per
tutto il mondo, in quanto che egli è lo stesso ch
quanto che egli è lo stesso che il Sole(b). Sotto questo aspetto ebbe
per
padre Iperione, figlio di Urano e di Titea(c). In
questa : gli Eolj ; che abitavano in Arne e ne’ luoghi circonvicini,
per
obbedite ad un Oracolo, andarono a guastare il te
pensione d’ armi, e sì gli uni che gli altri tagliarono degli allori,
per
portarli poi in mano coll’ oggetto di onorare il
fosse stato rapido al par di quello del Sole(c). Il Sole arse d’amore
per
la vezzosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle
a torcendo lo stame. Fece, che quelle si allontanassero, si manifestò
per
quello ch’ era, e chiese d’ unirsi seco lei in ma
ume sotto il medesimo aspetto ha qualche volta in mano il cornucopio,
per
simboleggiare l’ abbondanza, ch’ egli produce. Ha
a protezione di Latona ; e che le medesime inalzarono a Latona stessa
per
gratitudine una statua in Argo(a). Apollodoro sog
ione(b) (44). Niobe poi, non potendo reggere al dolore, che sofferiva
per
la perdita de’ figli, fu dagli Dei convertita in
che Elara, come si trovò gravida di Tizio, Giove la nascose sotterra
per
sottrarla alle furiose gelosie di Giunone. Morì l
iuolo(e). Igino narra, che Giunone, gelosa dell’amore, che Giove avea
per
Latona, comandò a Tizio, che le conducesse dinanz
rebbe restituita, incendiò il bosco Ismenio, a lui consecrato. Apollo
per
tal delitto scoccò contro di lui una freccia, che
Re aveva le orecchie asinine, ma non osando nel tempo stesso di farlo
per
timote di castigo, scavò in rimota campagna una f
liuolo, che Apollo aveva avuto da Psamate, figlia di Crotopo. Il Nume
per
punirli suscitò il mostro Pene, il quale strappav
i, e li divorava. Il valoroso Corebo, Eroe d’Argolide, lo uccise. Non
per
questo cessò la collera del Nume, e colla peste d
he prendesse dal tempio un tripode, e che nel luogo, ove quello fosse
per
cadergli di mano, ergesse un tempio ad Apollo, ed
parisso avea preso ad amare un cervò. Avvenne, che il giovine, avendo
per
giuoco scoccato uno strale, mortalmente lo ferì.
di lagrime egli proruppe, che divenne verde cipresso. Afflitto Apollo
per
questa metamorfosi, ordinò, che il cipresso fosse
o in Delfo una capra di bronzo, che allattava due bambini(b). Apollo,
per
ottenere corrispondenza da Isse, si cangiò in un
lupo, sì perchè Latona secondo alcuni fu trasformata in quell’animale
per
sottrarla alle persecuzioni di Giunone, sì perchè
e ne ritornò ad Apollo, e finse che quello gli fosse stato d’ostacolo
per
avvicinarsi alla fonte. Il Nume, per punirlo d’av
uello gli fosse stato d’ostacolo per avvicinarsi alla fonte. Il Nume,
per
punirlo d’aver aggiunto al delitto la menzogna, l
atra coll’altra un arco con varie frecce, ovvero una lira. Il motivo,
per
cui divenne sacro ad Apollo l’alloro, è questo ;
desse, Apollo tuttavia procurava sempre d’abbattersi in lei. Era egli
per
raggiungerla sulle sponde’ del fiume, suo padre,
è d’ Iperione, il quale la ebbe da Tia, una anch’ella delle Titanidi,
per
cui la Luna fu chiamata Titania (b). Ecate poi so
ta Cinzia. Ella veneravasi come la Dea della caccia, e come tale avea
per
compagne alcune vergini(1). Amò la verginità, e n
de strage di selvaggina in boschi e in monti, desistette dalla caccia
per
ripigliarla poi nel dì seguente. Non molto distan
one, perchè ella aveva osato di credersi più bella di lei. L’infelice
per
tale ferita morì (b) (7). Aconzio, giovinetto del
rnito di singolare avvenenza, erasi recato al tempio di Diana in Delo
per
vedere le Feste di quella Dea. Quivi osservò la b
ile condizione, e la povertà, in cui trovavasi, gli erano di ostacolo
per
giungere a possederla. Per riuscirvi ricorse all’
isse sopra un bellissimo pomo due versi, leggendo i quali Cidippe era
per
giurare d’unirsi seco lui in matrimonio, ed era p
quali Cidippe era per giurare d’unirsi seco lui in matrimonio, ed era
per
chiamare la stessa Diana in testimonio del giuram
lmente Cidippe, ch’era quello un castigo del trascurato giuramento, e
per
non esperimentarlo più a lungo sposò Aconzio (a).
glino non potevano maritarsi, ne profanarono quel sacro luogo. La Dea
per
punirli mandò loro una malattia, per cui poco tem
anarono quel sacro luogo. La Dea per punirli mandò loro una malattia,
per
cui poco tempo dopo moritono. Nè quì ebbe fine lo
rese ad opprimere eziandio quegli abitanti con varie sciagure. Coloro
per
liberarsene furono dall’ Oracolo consigliati ad i
c) ; e Aretusa, figlia di Nereo e di Coride, nata in Elide. Endimione
per
la sua giustizia ottenne da Giove il privilegio d
della Caria (d). Era là, dove Diana ogni giorno si recava a visitarlo
per
dimostrargli il suo affetto. Endimione secondo Pa
a, che significa la Dea delle reti (10). Altri dicono, che Britomarti
per
sottrarsi alle persecuzioni di Minos, re di Creta
sse di non ordinaria avvenenza, pure non amava di essere riconosciuta
per
tale, anzi arrossiva delle lodi, che per questa r
amava di essere riconosciuta per tale, anzi arrossiva delle lodi, che
per
questa ragione le si davano. Stanca un giorno ent
Dea la involse in una nuvola, e la adombrò di sì folta caligine, che
per
quanto Alfeo la cercasse, non mai poteva ritrovar
ttavia era in angustie, nè osava di muovere un piede, nè di respirare
per
non iscoprirsi. Un freddo sudore scorse allora pe
e, nè di respirare per non iscoprirsi. Un freddo sudore scorse allora
per
le di lei membra, e in un istante trovossi conver
le di fiume. Così voleva pure raggiungerla, ma Diana la fece scorrere
per
oscure caverne sino all’ Isola Ortigia, daddove l
iso di propria mano il suo predecessore, e stringeva sempre una spada
per
resistere a chi tentava di privare lui pure di vi
vita. Quì si celebrava anche una festa, in cui i Romani si astenevano
per
qualche dì dalla caccia, coronavano i cani di fio
cani di fiori, e con fiaccole accese si recavano nella predetta selva
per
sacrificare alla Dea (b). Fu denominata Saronia d
ssa della medesima Dea. Per questo tutte le fanciulle, soprannominate
per
l’anzidetta ragione Orse, da’ cinque sino a’ diec
vo della sua triplice potestà, in cielo, in terra, e nell’inferno ; o
per
alludere alle tre fasi della Luna, crescente, pie
d’un’altezza straordinaria, simile ad una torre (a). Fu detta Trivia
per
le tre strade, ch’ella scorre, l’una del cielo, l
di guida a’ viaggiatori. Come tale rappresentasi con fiaccole in mano
per
additare il cammino (e). Ebbe tempio, e feste, de
quali le venivano offerti in sacrifizio un fanciullo e una fanciulla
per
placarla, mentr’era adirata per causa del delitto
crifizio un fanciullo e una fanciulla per placarla, mentr’era adirata
per
causa del delitto, commesso nel di lei tempio da
ulli, e vi danzavano, mentre si sacrificavano alla Dea lattanti porci
per
la conservazione di que’ bambini. Si faceva allor
, sesto re de’ Romani, si portava anche al medesimo tempio una moneta
per
chiunque moriva, e riponevasi la stessa nell’erar
ro, chiamato lepre marino, e però caro a Diana (d). I Siracusani pure
per
tre giorni celebravano le stesse Feste con convit
tra questi eranvi i più belli lavori, formati coll’ago. Ciò facevano
per
ottonere un felice matrimonio (c) (15). L’Efesie
o, e i suoi népoti, Astrabaco, e Alopeco, Spartani, divennero maniaci
per
aver toccata la statua di Diana Orcia (a). Ecate
pendevano delle corna di bue. Plutarco dice, che ciò forse si facesse
per
conservare la memoria d’un Fatto, avvenuto sotto
e Servio, avvertito del vaticinio, lo manifestò al Pontefice. Questi,
per
deludere il Sabino, gli fece credere, che prima d
’ Greci, e il quale avea incenerito tutti i loro tempj, ebbe rispetto
per
questo (a). Finalmente rimase abbruciato l’anno p
nacque Alessandro il Grande. Lo ridusse a tal fine Erostrato Efesino
per
rendere immortale il suo nome (b). Il predetto Al
a alla Dea i forestieri, che giungevano appresso di lui. Quìndi Diana
per
ironia fu detta Orsiloche, Ossia ospitale (e). Di
avano i forestieri, che giungevano appresso di loro. Venere, sdegnata
per
tale inumanità, cangiò quelle genti in tori, affi
tempio(c) ; in Cnido, antica città di Caria, la quale divenne celebre
per
una maravigliosa statua di marmo, formata da Pras
sopra i quali fumava un perpetuo incenso. La venerazione, che si avea
per
lo stesso tempio, estendevasi anche a’sacerdoti d
o, natrano, che Pigmalione concepì un disprezzo e un odio grandissimo
per
le donne a cagione delle impudiche Propetidi, abi
ve giaceva la statua, e la trovò animata. Ciò fece sì, che mentr’egli
per
lo innanzi erasi dichlarato odiatore di donne, e
quale l’Imperatore Tito consultò, quando, si trasferì in quell’ Isola
per
congratularsi con Galba del suo innalzamento all’
nnoltre, che nello stesso tempio siasi fatto venire Tamira di Cilicia
per
istabilirvi la scienza degli Aruspici. Ivi pure v
si bagnavano(h). Dalla voce greca afros, schiuma, fu detta Afrodite,
per
alludere alla schiuma del mare, da cui era nata(i
ione del mondo(m). Cesare, che pretendeva di descendere da questa Dea
per
mezzo di Julo, figlio d’Enea, le fece ergere un t
ssale, ch’erano divenute gelose della di lei bellezza(d). Dicesi, che
per
la medesima ragione siasi dato a Venere anche il
vasi in Cos nel tempio d’Esculapio. Strabone riferisce, che i Romani,
per
averla appresso di loro, offerirono a quelle gent
pagavano alla loro Repubblica. Plinio aggiunge che la stessa pittura
per
ordine d’Augusto fu riposta nel tempio, consecrat
uesta denominazione ebbe due tempj in Roma. Il primo le fu consecrato
per
ricordare, che le Matrone Romane, durante l’assed
’assedio del Campidoglio fatto da’ Galli, si avevano reciso i capelli
per
formarne delle corde ad uso di certe macchine di
va preparando il pranzo(a). Fu detta Mecanitide, ossia macchinatrice,
per
allusione agli artifizj, che soglionsi usare per
ossia macchinatrice, per allusione agli artifizj, che soglionsi usare
per
procurarsi i piaceri dell’amore. Ebbe un tempio i
a Salaria. Quivi le giovani Romane venivano ad offerire doni alla Der
per
conservate la loro castità, o per riacquistarla,
venivano ad offerire doni alla Der per conservate la loro castità, o
per
riacquistarla, se la aveano perduta. Fu detta Eup
ossia di felice navigazione, perchè era la protettrice de’viaggiatori
per
mare. Que’di Cnido le avevano alzato un tempio so
pre in grande venerazione ; e ne’ primi tempi si aveva tanto rispetto
per
esso, che niuno osava di porre mano ne’tesori, ch
cui ella compariva velata, con catene a’piedi, impostele da Tindaro,
per
indicare che la fedeltà delle donne verso i loro
dell’ Istmo di Corinto, e la di lei statua era colà molto pregiabile
per
la sua grandezza e bellezza. Ivi le giovani avant
celebri statuarj e discepoli di Fidia, contrastarono chi di loro era
per
formare la più bella Venere. Quella d’ Alcamene s
mparivano le colombe. Pensavano, che Venere allora abbandonasse Erice
per
andarsene nella Libia dietro la scorta di quegli
Venere (c). V’è finalmente chi dice, che la Dea siasi rivolta a Giove
per
riaverlo in vita ; che Proserpina non voleva acco
acconsentirvi, perchè ella pure avea tosto concepito della tenerezza
per
lui ; che Giove per non dispiacere alle due Dee,
hè ella pure avea tosto concepito della tenerezza per lui ; che Giove
per
non dispiacere alle due Dee, le rimise al giudizi
lliope ; e che questa decise, che lo avessero a possedere ciascheduna
per
la metà dell’anno (d) (12). La Dea oltre Adone fa
mina in Cipro, bastò di rimirare un giorno Anasarete, nata da Teucro,
per
concepirne un amore senza limiti. La disuguanglia
imiti. La disuguanglianza de’natali tenne il di lui cuore ondeggiante
per
qualche tempo. Non potendo alfine la ragione supe
il contrasto, talora chiedeva patrocinio e favore agli amici, talora
per
lettera sfogava colla giovine le sue tenerezze, e
rgeva di vino e odori, e la cingeva di fiori, e la baciava. Anasarete
per
altro lo sprezzava e derideva. Egli, stanco di to
in pietra, perchè fu spettatrice de’funerali di Arceofonte, che morì
per
non poterla sposare (b). Le donne di Lenno sacrif
ne dovettero allontanare i loro mariti (14). Elleno allora, sdegnate
per
siffatta separazione, implorarono il soccorso di
coll’ajuto delle ali sì velocemente girava di fiore in fiore, ch’era
per
riportarne la vittoria. La Ninfa Peristera soccor
ta tinta del sangue d’Adone, quando si punse con una di quelle spine,
per
la quale puntura la rosa divenne rossa, mentre pe
a di quelle spine, per la quale puntura la rosa divenne rossa, mentre
per
lo innanzi era stata sempre bianca. Il mirto pure
a stata sempre bianca. Il mirto pure era grato a Venere, perchè nasce
per
lo più lungo le sponde del mare, dond’era nata la
ata la Dea ; ovvero perchè Venere, trovandosi sulle spiaggie del mare
per
asciugarsi i capelli, e veggendo da lungi una ciu
uella, che avea disfatto Cleopatra nell’aceto, fu divisa in due parti
per
farne gli orocchini ad una statua di Venere. Lamp
b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata da Cupido, ed ha
per
suo speziale ornamento una misteriosa cintura, de
iono, che abbia incontrato tale castigo, perchè erasi unito a Giunone
per
mettere in ceppi Giove(e). Incontratosi in Apollo
ur era stato esiliato dal Cielo, nè sapendo come vivere, si unì a lui
per
ajutare Laomedonte, re di Troja, il quale stava f
estrema rovina alla nascente città. Nè pago di tale vendetta, intimò
per
mezzo ed’un oracolo, che la figlia di quello stes
, e uno al Capo di Tenaro, nella Laconia, sull’ingresso della grotta,
per
cui i Greci pretendevano, che si discendesse nell
cavalli non venivano assoggettati ad alcuna fatica, e si conducevano
per
le strade e campagne, adorni di bellissimi arnesi
e volle violare questa legge, divenne cieco(c). Si chiamò Enosictone,
per
indicare il potere, ch’egli aveva, di scuotere la
ell’Isola di Tenedo, una delle Cicladi, un gran tempio, considerabile
per
le vaste sale, ove banchettavasi, quando si celeb
e banchettavasi, quando si celebravano le mentovate Feste(a). Nettuno
per
vendicarsi d’Inaco e degli iltritra gli Argivi, i
no d’avere il dominio del loro paese. Briareo, uno de’Ciclopi, scelto
per
giudice, decise, che il Promontorio di Corinto do
Se muggiva il toro, che in queste Feste si sacrificava, ciò si aveva
per
buon augurio, perchè credevasi, che quella voce p
amate degli Egineti, perchè in Egina si celebravano a questa Divinità
per
sedici continui giorni. I soli cittadini liberi v
zione de’navigli(b). Nettuno rappresentasi con lunga barba, e striage
per
iscettro il tridente, ch’è una forca a tre denti,
. Dal predetto nome il tempio, distrutto da’ Persiani, e rifabbricato
per
ordine di Pericle dal celebre Architetto Ittino i
. Aracne trattò da insensata la donna, e protestò che non sarebbe mai
per
mutarsi di parere. Minerva allora si, diede a con
rebbe mai per mutarsi di parere. Minerva allora si, diede a conoscere
per
quella ch’era. Aracne con tutto ciò stette baldan
di sospendersi con un laccio, e morire. Minerva però volle, che colei
per
suo castigo vivesse sempre così cospesa, come si
nvertì in ragno, il quale anche oggidì va tessendo una finissima tela
per
eternare la memoria del suo antico esercizio,(a)
ch’ella mise al cavallo Pegaso, quando Bellerofonte volle servirsene
per
combattere la Chimera. La statua della Dea in que
rate al culto della Dea. La statua di Minerva era d’avorio, e passava
per
uno de’più celebri lavori di Fidia. Minerva Polia
pelli di Medusa, i quali Minerva aveva donato a Cefeo, figlio d’Aleo,
per
assicurarlo, che Tegea non sarebbe mai stata pres
, chiamate Ellotide ed Eurizione, si ritirarono nel tempio di Minerva
per
sottrarsi agl’insulti del vincitore. I Dorj ne fu
alla nuova città, fabbricata da Gecrope nella Grecia. Gli Dei, scelti
per
giudici di tale questione, stabilirono, che quell
inalzò nella medesima un tempio(a) ; o finalmente perchè Minerva ebbe
per
nutrice, come abbiamo riferito, Alalcomenia(b). F
le Feste, chiamate Calciecie, nelle quali intervenivano tutti armati
per
sacrificare a Minerva(c). E’stata detta Madre o M
quando la pregarono di renderle in una sola notte madri di varj figli
per
accrescere il poco numero d’uomini, che si trovav
te de’tempj e delle città(e). Venne chiamata Steniade, ossia robusta,
per
indicare l’aria forte e maschile, che le si attri
le Quinquatrie, l’Arreforia, e le Panatenec. Le prime si celebravano
per
onorare il di lei giorno natalizio(g). Si dissero
ì da balli, e sì conpivano con solenne sacrifizio e pubblico convito,
per
cui ogni borgo dell’ Attica era tenuto a contribu
nere di giuochi ; il quinto era il più festivo, e si faceva in quello
per
la città una magnifica cavalcata, alla testa dell
chiamate Idriafore, perchè elleno portavano delle urne piene d’acqua
per
rinfrescare gli Ateniesi, che celebravano queste
l’altra sorella nol fece. Ciò accese talmente Minerva di sdegno, che
per
punire Aglauro della sua disobbedienza, la rendet
d Ausesia, e l’altra a Lamia. Coloro interrogarono di nuovo l’Oracolo
per
sapere di qual materia le due comandate statue do
dini dell’Oracolo, viddero riprodursi la fertilità nel loro paese. Fu
per
questo, ch’eglino sacrificavano ogni anno alla De
ve avea fatto uscire Minerva dal suo cervello, s’avviò verso l’Oceano
per
conoscere in qual maniera avrebbe potuto anch’ell
da Priapo, che lo addestrò nella danza e in altri esercizj del corpo,
per
cui divenne siffatamente atto alla guerra, che ne
remo(c). Il nome Arete vuol dire danno, e fu attribuito a questo Nume
per
alludere a’ mali, che porta seco la guerra (d). S
la guerra (d). Si disse Gradivo dal verbo latino gradior, camminare,
per
darlo a divedere in atto di marciare. Roma sotto
iò di pascere in gran copia il bambino col proprio latte. Ciò si ebbe
per
un prodigio, operato da Marte. Que’ d’ Arcadia in
amavano Salj, perchè, avendo i predetti scudi nella destra, saltavano
per
la città, e battevano nello stesso tempo sullo sc
Feste Saturnali. Le donne inoltre trattavano allora a convito i servi
per
eccitarli a prestare più pronto il loro servigio
sacrificavano nel Campo Marzio un capro, una pecora, e un bue a Marte
per
espiare(2) le armi e le Insegne militari (c). In
prese la figura di pastora, e la rendette madre di due gemelli. Ella
per
timore del padre li getto appena nati nel fiume E
no di rapire le Dee, Giunone e Diana. Coloro lo fecero prigioniero, e
per
varj mesi lo tennero rinchiuso in una gabbia di b
entù, divisa in due partiti, se ne disputava la testa (b). Marte ebbe
per
compagno Eremartea, Divinità, che gli Antichi ono
i pongono altresì nella destra il fulmine. Sta vicino a lui il gallo,
per
ricordare, che questo Nume cangiò nella figura di
che Fobo fosse figlio di questo Dio, e che a lui pure si sacrificasse
per
tenerlo lontano dalle armate (b). Vulcano.
ri, dette perciò da’ Greci Efestiadi, e da’ Latini Vulcanie(e). Aveva
per
compagni ne’ suoi lavori i Ciclopi(f). Secondo un
di Vulcano fu una sedia d’oro, la quale egli spedì in Cielo a Giunone
per
vendicarsi del disprezzo, ch’ella gli aveva dimos
a Giunone per vendicarsi del disprezzo, ch’ella gli aveva dimostrato
per
causa della di lui bruttezza. La Dea, che non dif
a godere il bizzarro spettacolo. Ognuno proruppe in altissime risa, e
per
qualche tempo si parlò nell’ Olimpo di questa rid
, rame, perchè si solennizzavano spezialmente dagli artefici di rame,
per
ricordare che nella loro città si trovò l’arte di
. Esso era molto magnifico, perchè i Re d’ Egitto erano andati a gara
per
abbellirlo. Innanzi al portico del medesimo v’ave
ia un maltello, e coll’altra stringe sopra un’incudine delle tanaglie
per
lavorate un fulmine. Al lato poi di lui evvi un’a
e. Al lato poi di lui evvi un’aquila, che attende il predetto fulmine
per
portarlo a Giove(d). (a). Mart. Capell. l.
fu il principio di tutte le cose. Ovidio più chiaramente lo definisce
per
quel miscuglio rozzo e confuso di tutte le cose,
re d’Omero nacque dalla Ninfa Toosa e da Nettuno(g). Apollonio gli dà
per
madre Europa, figlia di Tizio(h). V’ è chi lo dic
Sterope(n), Piracmone(o), e Telemo. Quest’ ultimo secondo Ovidio ebbe
per
padre Eurimo, e fu vate insigne(p). (6). I Poeti
la terra dava da se le frutta, perpetua era la primavera, scorrevano
per
le pianure ruscelli di latte, e dagli alberi stil
quando quello era aperto(i). Questo ultimo nome gli fu imposto anche
per
indicare, ch’ era egli quello, il quale in certa
asi il popolo, adorno di nuove vesti, sul monte Tarpeo a porgere voti
per
la salute della Repubblica. Ogni caso funesto si
re voti per la salute della Repubblica. Ogni caso funesto si prendeva
per
cattivo augurio. Non si assoggettava alcuno a ver
cattivo augurio. Non si assoggettava alcuno a verun supplizio ; e chi
per
debiti giaceva nelle carceri, a spese pubbliche n
tevano essere venduti, niente possedevano di proprio, nè guadagnavano
per
se cosa alcuna. Tutto era de’padroni, i quali per
, che li sostenevano, si dissero Gladiatori da gladium, spada, di cui
per
lo più facevano uso. Quando l’offeso alzava il di
offeso alzava il dito e abbassava l’arma, ciò era indizio, che davasi
per
vinto. La vita però di lui dipendeva dalla volont
e del tempio. Si esaminavano poscia le interiora dello stesso animale
per
trarne de’ presagi, e si aspergevano di farina, o
va sull’ingresso del tempio in un vaso, chiamato Acquiminario. Notisi
per
ultimo, che non si faceva quasi mai alcun sacrifi
o calcate co’piedi nel torchio, o colpite dal fulmine, o contaminate
per
aversi alcuno data la morte appresso di esse(c).
ire a’Numi, se non ciò ch’era intiero e perfetto(d). Quando poi erasi
per
sacrificate, il Sacerdote assaggiava prima egli u
Poeti però confondono queste due Dee, nominando frequentemente l’una
per
l’altra(c). (b). Cic. de Nat. Deor. l. 3., Ovid
rio della natura. Niente v’ebbe di più opportuno, quanto gli Oracoli,
per
alimentare la superstizione, e per sorprendere la
più opportuno, quanto gli Oracoli, per alimentare la superstizione, e
per
sorprendere la facile credulità degli uomini Venn
acerdoti del Paganesimo ne ritraevano, fece sì che sempre di nuovi da
per
tutto se ne stabilissero(e). I Ministri che li sc
ero non tutti si riputarono egualmente veridici, e solo i più antichi
per
più lungo tempo si mantennero in grande riputazio
l’Oracolo colla Teomanzia.Questa era un vaticinio, che i Numi davano
per
mezzo di certi uomini, detti perciò Teomanti. Cos
on abitavano, ma solamente li dirigevano : in Estatici, i quali prima
per
qualche tempo, e talora anche per qualche anno mo
gevano : in Estatici, i quali prima per qualche tempo, e talora anche
per
qualche anno mostravano di trovarsi fuori de’sens
agando nelle regioni celesti, ora si recassero al soggiorno de’ morti
per
osservare ciò che ivi si faceva, ed ora passasser
ivi si faceva, ed ora passassero a conversare cogli Dei e cogli Eroi
per
apprenderne ciò ch’era necessario a ben dirigere
ondi secreti. Fu quindi trovata la Divinazione, ossia l’arte, con cui
per
mezzo di sensibili indizj si credeva di poter isc
rebbe ben presto tra gli Egiziani e i Greci. L’una e l’altra Nazione,
per
sottrarla a qualsivoglia esame, la fece risguarda
apo, usavano d’un bastone curvo nella parte superiore, e detto lituo,
per
disegnare nel Cielo quattro parti, ciascuna delle
specio, osservare, perchè esaminavano le vittime e le interiora loro
per
trarne dei presagi(d). L’arte pertanto di costoro
; se percossi dal sacro ferro, dettosécespita, subito morivano, o se
per
qualche tempo sopravvivevano. Scannata la vittima
e languide, di cattivo. Queste bene spesso si asserivano essere tali
per
malizia de’Sacerdoti, i quali ne ritraevano il lo
ore, abbia chiesto un segno, il quale gli fosse stato di buon augurio
per
la durata della città d’Ilo, che stava formando ;
ladio anche da’ Romani si tenne in somma venerazione. Cecilio Metello
per
sottrarlo alle fiamme, appiccatesi al tempio di V
enerata come la Dea del silenzio, a cui si porgevano voti e sacrifizj
per
allontanare le calunnie e maldicenze(a). Giuturna
le dalle donne spezialmente si onorava, perchè speravano d’incontrare
per
mezzo di essa un matrimonio e un parto felice(b)
di cui onore s’istituirono le Feste ei Giuochi Florali, abbominevoli
per
la licenza e dissolutezza, con cui si celebravano
perchè ciò facevano di notte in occulto(f) ; però il loro sacrifizio
per
antifrasi, ossia in senso contrario, come dice Fe
è insegnò a nettare dal lettame la terra(a). Macrobio però vuole, che
per
l’addotta ragione così siasi denominato Saturno(b
quelle rozze genti molte egregie arti, e spezialmente l’agricoltura,
per
cuit ne divenne re, e dopo morte conseguì gli ono
poi loro il nome di Jeracobosci, nutritori degli sparvieri. Chiunque
per
qualsisia anche non voluto accidente avesse uccis
a di Tebe in Egitto, ritornando dal tempio di Giove, ov’ erasi recata
per
attignere dell’acqua, aveva udito una voce, che l
chaoel. Graec. l. 2. (e). Lacan. l. 8. (12). Iside, morto Osiride,
per
lungo tempo lo éercò, e avendolo finalmente trova
simile al primo. Cangiavasi allora la tristezza in somma esultanza ;
per
moltissimi giorni l’animale veniva con tutta la s
nvitarono tutte le Deità campereccie, tranne il fiume Acheloo. Questo
per
isdegno gonfiò le sue acque, e trasporto nel mare
que, e trasporto nel mare le Ninfe e il luogo del sacrifizio. Nettuno
per
compassione le cangiò in altrettante Isole, dette
ava la fonte, la quale avea un tempio in Roma presso la porta Capena,
per
cui anche la stessa Porta fu detta Fontinale(e).
cui anche la stessa Porta fu detta Fontinale(e). Il nome poi di Ninfe
per
catacresi si diede anche a quelle Divinità, che p
to quegli all’età virile, si trasferì alla Corte del Re di Pessinunte
per
isposarne la figliuola. Agdesti vi sopravvenne, e
quelle Vestali, che non serbavansi vergini. Festo accenna una legge,
per
cui era loro reciso il capo. S’introdusse poi anc
i Greci ; ch’Ercole li persuase a cangiare sì barbaro costume ; e che
per
espiare il loro delitto li indusse a fare dei sac
non ne davano la giusta spiegazione(c), però la di lei figura si usò
per
indicare, che la sopraddetta Sibilla patimenti ri
ostei recò nove volumi di predizioni a Tarquinio Prisco, e ne ricercò
per
essi cento, o come altri vogliono, trecento monet
ono, trecento monete d’oro. Si rigettò l’inchiesta, ed ella fu tenuta
per
pazza. La Sibilla in presenza di Tarquinio ne bru
isprezzo, ne diede, altri tre alle fiamme, e fece la medesima ricerca
per
i tre ultimi. La fermezza di lei fece sì, che Tar
mi. La fermezza di lei fece sì, che Tarquinio consultasse gli Auguri,
per
consiglio de’ quali sborsò finalmente l’anzidetta
oglio sotto la Dittatura di Cornelio Silla(b). Il Console C. Curione,
per
riparare alla perdita di que’ fatidici Libri, pro
fatidici Libri, propose al Senato di spedire ambasciatori in Eritrea
per
farne una nuova raccolta. Così si fece ; e P. Gab
, ricevuti da Venere. Avida Atalanta di farne l’acquisto, uscì di via
per
raccorlo, e diede tempo intanto al giovine di olt
aglia. Così fecero ; e Cibele sdegnatà li cangiò in leoni(a). Notiamo
per
ultimo, che non è da confondersi questa Atalanta
li ; i quali avvertirono Cerere del ratto di sua figlia, e che la Dea
per
gratitudine abbia loro insegnato a coltivare la t
lla guisa anche con Deifonte, figlio d’Ipotoonte, sebbene dimostrasse
per
lui pure somma tenerezza, e si fosse proposta di
ato tragli Astri (f). Altri soggiungono, che Triopa, re di Tessaglia,
per
aver saccheggiato un tempio di Cerere, fu primier
niv. (13). L’iniziazione ne’ Misterj consisteva nell’essere ammessi
per
mezzo di certe ceremonie al conoscimento di alcun
li, i quali appartenevano alla Religione. Per lo più si celebravano o
per
onorare i Numi e gli Eroi, o per esercitare le fo
ligione. Per lo più si celebravano o per onorare i Numi e gli Eroi, o
per
esercitare le forze del corpo, o per correggere i
per onorare i Numi e gli Eroi, o per esercitare le forze del corpo, o
per
correggere i costumi dell’ animo (f). Quasi tutti
gli Attori. Di quì ebbe origine la Tragedia e la Commedia. Finalmente
per
rendere questi Giuochi ancora più dilettevoli, si
emici (g). Il Salto consisteva nell’ alzarsi con tutto impeto in aria
per
trapassare uno spazio più o meno esteso (a). Il D
inquerzioni (m). I medesimi si denominarono anche Atleti (n). Questi,
per
impedire il freddo nel momento del sudore, usavan
amiglie. Il numero loro non era fisso. Talvolta ve n’era uno solo, ma
per
lo più se ne contavano sette o nove. Questa caric
o, proceduta da dodici suoi figliuoli, faceva ogni anno un sacrifizio
per
chiedere agli Dei abbondante raccolta dalle campa
ndante raccolta dalle campagne. Uno di que’ figliuoli morì, e Romolo,
per
onorare la sua nutrice, volle sostituirsi nel di
aligero poi pretende, che le anzidette Feste fossero state introdotte
per
onorare un’ altra Acca, detta Tarunzia, perchè av
eti Greci pongono promiscuamente l’ambrosia pel nettare, e il nettare
per
l’ambrosia (c). (e). Nat. Com. Mytol. l. 2. (
ca(i). Questo Gigante secondo alcuni dichiarò solo la guerra agli Dei
per
vendicare gli altri Giganti, da loro sterminati(l
ytol. l. 8. (a). Ovid. Met. l. 1. (8). In memoria di coloro, che
per
causa di quel Diluvio perirono, si celebrarono da
doro o Eucleo, vi conseguì pure una corona : Allora ella si manifestò
per
quella ch’era ; e tuttavia non fu secondo la legg
olte coronato al tempo della quarta Olimpiade in tali Giuochi, quando
per
la terza volta fece pure fronte a tutti i suoi Av
e fronte a tutti i suoi Avversarj, nè gli restava a vincerne che uno,
per
riportare il premio. Questi gli si avventò con gr
re di Persia, mangiò da se solo tutte le vivande, che doveano servire
per
nove convitati(e). Più volte conseguì il premio i
e’ medesimi Giuochi, egli prese il padre suo salle spalle, e lo portò
per
le vie d’Olimpia in mezzo alla folla de’ Greci, c
le vie d’Olimpia in mezzo alla folla de’ Greci, che spargevano fiori
per
dove passava. Diagora, Damagete, Àcusilao, e i di
empio di Minerva, e si nascose in un sepolero. Si consultò l’ Oracolo
per
sapere cosa era avvenuto di lui ; e si udì ch’egl
a avea ottenuto il premio ne’Giuochi Olimpici ; mà essendovi concorso
per
la settima volta, non potè superare nella lotta T
enne, che quella cadde finalmente sopra colui, e lo schiacciò. I Tasj
per
eccitamento de’di lui figliuoli decretarono, che
asciata la professione d’Atleta a cagione della sua avanzata età ; ma
per
conservarsi robusto, soleva esercitarsi ogni dì n
nel tirare d’arco. Obbligato ad intraprendere un viaggio, interruppe
per
qualche tempo anche siffatto esercizio. Al suo ri
re riportata la vittoria, andò a porsi dimanzi a’ Giudici de’ Giuochi
per
riceverne il premio. Così avvenne ; e a Fidola si
ativo di Locri, fu sempre premiato, eccettuata una sola volta, in cui
per
via d’inganno restò superato da Teagene(c). Fu pu
ma statua a lui ancor vivente era stata eretta da’ suoi concittadini,
per
premiarlo d’aver riportato il premio del Pancrazi
e alle Feste, ossia a’conviti, che da’ Romani ogni anno s’imbandivano
per
onorare i loro parenti morti. Ausonio vuole, che
, che sieno state instituite da Numa Pompilio ; e Ovidio ne riconosce
per
autore Enea(f). (i). Virg. Aeneid. l. 7. (a).
perchè appresso gli Antichi, come alcuni credono, i Poeti si tenevano
per
uomini ispirati e divini, e tra questi principalm
principalmente Omero. L’altro modo, con cui si traevano le Sorti, era
per
mezzo di dali, o di piccole pietre, o di fave, su
iuramento appresso i Greci era accompagnato da un sacrifizio al Nume,
per
cui si giurava. Vi si facevano pure delle libazio
izio al Nume, per cui si giurava. Vi si facevano pure delle libazioni
per
indicare il mutuo consenso. Vi si chiamavano posc
chè chi l’avesse fatta, fosse stato costretto dalla violenza, o fosse
per
dorivargli gravissimi danni(g). Le anzidette Gent
ona e colla palma al Campidoglio. In memoria del qual fatto la Porta,
per
cui que’cavalli rientrarono in Roma, si chiamò Ra
rio. Questa Dea, invitata ad un convito da Apollo, mangiò certe erbe,
per
cui avvenne, che mentr’ella per lo innanzi era st
convito da Apollo, mangiò certe erbe, per cui avvenne, che mentr’ella
per
lo innanzi era stata sempre sterile, divenne grav
era stata sempre sterile, divenne gravida, e partorì Ebe (e). Costel
per
la sua singolare bellezza fu da Giove trasferita
. Ivi il di lei tempio era inviolabile asilo pegl’infelici. Ogni anno
per
più giorni vi si celebravano a di lei onore delle
chè in quel tempo sovrastava una nuova guerra con Antioco (b). Notisi
per
ultimo che siccome Ebe era la Dea della Gioventù,
e tre predette nutrici di Giove furono cangiate in Orse, ma non si sa
per
qual ragione (d). (f). Paus. in Arcad. (a).
to, ricevette gli onori del Rogo (g). Il Rogo era un mucchio di legna
per
abbruciare i morti (h). Esso era circondato da ci
. Un Sacerdote tre volte aspergeva d’acqua lustrale tutti gli astanti
per
purificarli. Ognuno de’medesimi in atto di partir
na nel sepolcro, e vi scolpivano un’iscrizione e una preghiera a’Numi
per
impetrare tranquillo riposo allo stesso defunto(a
’Numi per impetrare tranquillo riposo allo stesso defunto(a). Notiamo
per
ultimo, che Jouvency indica la vera differenza, c
il loro nome e la loro patria (o). Si celebravano inoltre delle feste
per
recare diletto agli stranieri, ed esse si cominci
onia, praticata da’Romani spezialmente in tempo di pubbliche calamità
per
placare gli Dei. Essa consisteva in un sacro banc
spesso a visitarlo sotto la figura di straniero. I di lui figliuoli,
per
assicurarsene, nel momento, in cui egli stava per
I di lui figliuoli, per assicurarsene, nel momento, in cui egli stava
per
offrire un sacrifizio al Nume, mescolarono tralle
e pe’piedi, e attaccatili alla sua massa, dietro alle spalle li portò
per
la strada colla testa rivolta all’ingiù. Coloro o
Id Ibid. l. 4. (c). Id. Ibid. (d). Id. Ibid. (31). Prometeo,
per
essersi considerato come il primo ritrovatore del
achè fosse giunto alla meta, egli dovea cederla al secondo : e questi
per
la stessa ragione al teizo. Quegli, che giungeva
l. l. 2. (32). Giove s’invaghì di Proserpina. Cerere, di lei madre,
per
allontanarla da quel Nume, la nascose in una grot
e che Giove trasportò il predetto bambino nell’Olimpo, e che i Titani
per
eccitamento di Giunone lo fecero in pezzi (f). (
cui si celebravano certe Feste, dette Orce, e si offrivano sacrifizj
per
ottenere un anno dolce e temperato (h). Non sono
partorirli, appresso il fiume Simeto pregò la Terra, che la ingojasse
per
celarla a Giunone, di cui ne temeva il furore. Ne
e acqua bollente e fetida (e). Gli Antichi si servivano di tali acque
per
riconoscere la verità de’giuramenti. L’esperiment
mai di violare il giuramento, fatto nello stesso tempio, di trattarli
per
l’avvenire più dolcemente (e). Nel medesimo luogo
e Liti, ossia Preghiere, le quali cercano sempre d’andarle d’appresso
per
impedire il male, che staper apportare ; ma essen
le, che sia stata Cabera, nata da Proteo. Lo stesso Scrittore dà loro
per
padre Vulcano, perchè si credeva ch’eglino avesse
. (e). Albric. (37). Omero dice che Ganimede fu rapito dagli Dei
per
costituirlo coppiere di Giove (e). Altri lo vogli
(e). (a). Fast. l. 3. (b). Calep. Seps. Ling. (39). L’Aquila,
per
essere sacra a Giove, conseguì dallo stesso Nume
40). I Romani ad imitazione di Giove adottarono la figura dell’Aquila
per
loro Insegna (h). Essa era d’oro o d’argento, e v
atori, etc.. La sopraddetta picca stava conficcata in terra, e aveasi
per
cattivo augurio, se non si poteva strapparnela, q
stesso predava. Se i Principi sognavano di esserne rapiti, ciò aveasi
per
tristo augurio. Finalmente le Aquile ricevettero
Ninfe del fiume Acheloo, quella, che trasse Bacco dal seno di Semele
per
ordine di Giove, il quale poi se lo ripose in una
iò si denominarono Dodonidi, e vennero da Giove trasportate in Cielo,
per
sottrarle all’ira di Giunone, e alla crudeltà di
ceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla loro madre da Orione
per
cinque anni nella Beozia, ricorsero supplici a Gi
a stella, la quale al dire de’Poeti si lascia vedere meno delle altre
per
rossore di essersi unita in matrimonio con un mor
, che fu Sisifo, re de’Corintj(h), mentre le altre sue sorelle ebbero
per
isposi dei Numi. (l). Nat. Com. Mythol. l. 5.
non a Bacco, ma ad un suo figlio(b). Cicerone pretende, che il Bacco,
per
cui s’instituirono le Feste Sabazie, fosse figlio
si usava un serpente d’oro dal petto sino all’estremità della veste,
per
ricordare quello, in cui Giove si cangiò per rapi
l’estremità della veste, per ricordare quello, in cui Giove si cangiò
per
rapire Proserpina. (7). Le Ambarvali si solenniz
rna di capra in cesta, e nell’inferiore quella dello stesso animale :
per
cui furono soprannominati Capripedi(i). Gli Aniqu
ato tra le Deltà campestri(h). Tutti i villaggi celebravano due volte
per
ciascun anno ne’boschi e ne’prati le Feste Faunal
ogni lavoro, si viveva in allegria, e si lasciavano andare eziando da
per
tutto i buoi(i). Credeasi, che Fauno in una fores
fu assai amato dalla Ninfa Galatea, figlia di Nereo e di Doride. Ebbe
per
rivale il Ciclope Polifemo, cui la Ninfa costante
olifemo, cui la Ninfa costantemente dimostrava avversione. Il Ciclope
per
vendetta e gelosia inseguì Acide, e svelta una po
) lo fanno figlio di Cratide, pastore d’Italia, e di una capra : ed è
per
questo, dicono essi, che Silvano comparve alla lu
ari. Il Dio Forculo presiedeva a ciò, che chiude l’apertura del muro,
per
cui si entra ed esce dalla casa(f). Il Dio Liment
ob. Hofman. Lex. Univ. (9). I Sileni, detti da’ Greci Titiri, forse
per
alludere al loro genio pel flauto, denominato in
stremamente gioì, e fece palese il suo godimento con magnifiche Feste
per
dieci giorni e altrettante notti. Poscia si trasf
dal che ne nacque, che le vicine campagne ebbero poi le zolle lucide
per
la mistura dell’oro(a) ; e per tal fatto il prede
ne campagne ebbero poi le zolle lucide per la mistura dell’oro(a) ; e
per
tal fatto il predetto fiume si denominò Crisorroa
Le medesime poi si dissero mistiche, perchè contenevano certi arcani
per
uso di varie iniziazioni e di altre sacre ceremon
va reo di profanazione. Solamente nelle Orgie comparivano così aperte
per
metà, che si poteva vedervi un serpente vivo. Era
re appresso gli Ateniesi, s’impiegavano in tale ministerio(a). Si può
per
altro credere, che un tale uffizio, comechè sacro
me erano sacre a Venere, le seconde a Giove(c). Quelle s’instituirono
per
assaggiare i vini(d) ; queste per avere un tempo
e a Giove(c). Quelle s’instituirono per assaggiare i vini(d) ; queste
per
avere un tempo propizio per le vendemmie. Al temp
tuirono per assaggiare i vini(d) ; queste per avere un tempo propizio
per
le vendemmie. Al tempo delle prime si onorava Ven
nde erano consecrate ad una fanciulla, di nome Carila, che si appiccò
per
aver ricevuto un insulto dal re di Delfo. Nell’ o
ov’erasi sepolta. Il re era tenuto a presiederne alle ceremonie, come
per
risarcire la Ninfa (b). (f). Job. Jacob. Hofman
e allora anche la Festa E ora, ossia sospensione, peschè gli Ateniesi
per
espiare il suicidio di Erigone, si libravano in a
da Apollo il dono di predire il futuro, perchè quel Nume, viaggiando
per
la Laconia, era stato cortesemente alloggiato dal
n Bacch. (18). Pausania dice, che dell’albero, su cui Penteo ascese
per
osservare le ceremonie delle Baccanti, que’ di Co
teo ascese per osservare le ceremonie delle Baccanti, que’ di Corinto
per
ordine dell’ Oracolo ne formarono due statue di B
foresta una leonessa, lorda di sangue, che a quella volta s’avviava o
per
lavarsi, o per bere alla fonte. Cercò la fanciull
nessa, lorda di sangue, che a quella volta s’avviava o per lavarsi, o
per
bere alla fonte. Cercò la fanciulla di salvarsi i
piè della pianta s’immerse la spada nel seno. Passò l’umor sanguigno
per
le fibre del Gelso, e tinse le bianche more di co
zj a Bacco, e compose in onore di sua madre un Coro di Musici, che fu
per
lungo tempo denominato il Coro di Fiscoa (e). (c
Notte (c). Elleno possedevano numeroso gregge di pecore, dette auree
per
la loro somma bellezza (d) ; ovvero perchè erano
me Clitorio in Arcadia i residui dell’erbe, delle quali erasi servito
per
guarire le Pretidi (c). Dopo tal fatto chi si dis
alla predetta malattia tutte le donne d’Argo, le quali erano divenute
per
causa di quella sì furibonde, che non potendo sta
ribonde, che non potendo starsene nelle loro case, correvano quà e là
per
le campagne. Anasagora, re di quella città, per r
e, correvano quà e là per le campagne. Anasagora, re di quella città,
per
ricompensare Melampode di sì rilevante scivigio,
ivedere Filomela, sua cara sorella, oppure di recarvisi egli medesimo
per
condurla appresso di lei. Andò il marito alla Reg
pugnanza d’animo, come se avesse presagita la trista sventura, ch’era
per
accadere alla sua figliuola. Nè s’ingannò : il pe
Compito il lavoro, lo consegnò ad una delle custodi della prigione, e
per
via di moti la pregò di recarlo secretamente alla
reo, nè seppe di mangiare le sue carni in quelle del figlio. Non avea
per
anco finito di cibarsene, che ricercò del suo Iti
iglio. Non avea per anco finito di cibarsene, che ricercò del suo Iti
per
divertirsi seco lui. Comparve allora Filomela, e
Filomela, e gettò sulla mensa il capo del fanciulletto. Stette Tereo
per
qualche tempo immobile a cotal vista, ma finalmen
l Dio Domizio (c). Le Dee Camele s’invocavano dalle giovani, ch’erano
per
maritarsi (d). Il Dio Domiduco conduceva la sposa
). Populonia era anche un’altra Divinità, cui si offerivano sacrifizj
per
allontanare ciò, che poteva recare guasto alle ca
tro non fosseche le lagrime, le quali si versavano dallo stesso vento
per
la perdita dell’accennata Ninfa (a). Pane soleva
Evandro vennero poi trasportate in Italia (g). Pausania ne riconosce
per
institutore Licaone, re d’Arcadia ; e vuole che f
h). Altri pretendono, che sieno state instituite da Romolo e da Remo,
per
aver essi ottenuto dal loro Avo, Numitore, la fac
è finalmente chi asserisce, che le medesime si celebrarono da’ Romani
per
ricordare il benefizio. prestato ad essi dalla lu
fizio. prestato ad essi dalla lupa coll’educare Romolo e Remo ; e che
per
tal motivo si fabbricò appresso il borgo Ruminale
ltri (b). S’introdusse poi anche il costume di spogliarsi delle vesti
per
ricordare, che Remo e Romolo, mentre celebravano
che i due fratelli con tutta l’altra gioventù, gettate via le vesti,
per
essere più spediti alla corsa, li inseguirono, e
(e) ; altri Giunone medesima (f). Ilitia avea in Roma un tempio, dove
per
comando di Servio Tullio, sesto de’ re Romani, po
avasi una moneta alla nascita di ciascuno. Erasi stabilito questo uso
per
avere il numero esatto degli abitanti della città
tale anello era di ferro, e senza gemma (l). Le nozze si celebravano
per
tre giorni, nel primo de’ quali lo sposo andava a
fi, e Pronubi da’ Romani (c). Due di tali giovani in Roma conducevano
per
mano la sposa, ed un altro la precedeva con una f
nche le predette Ninfe vennero appellate Sfragididi (d). Gli Ateniesi
per
comando dell’Oracolo di Delfo offerivano loro ogn
come Postvorta conosceva l’avvenire (f). Quindi all’una si ricorreva
per
riparare a’ mali incorsi ; all’altra per prevenir
Quindi all’una si ricorreva per riparare a’ mali incorsi ; all’altra
per
prevenire quelli, ch’erano per accadere (g). Le D
r riparare a’ mali incorsi ; all’altra per prevenire quelli, ch’erano
per
accadere (g). Le Dee Carmenti predicevano il dest
resiedevano al loro crescere (r) ; Lallo alle cantilene delle nutrici
per
conciliare loro il sonno (s) ; Nondina alle lustr
rassero il suo carro, i due figliuoli lo strascinarono sino al tempio
per
quaranta cinque stadj. La madre pregò la Dea, che
bi nel tempio di Delfo (f). (25). Criseide, sacerdotessa di Giunone,
per
negligenza lasciò ardere il tempio della sua Dea
sopra i vecchi, che sopra i giovani. Sca sdrajata in atto di dormire,
per
indicare ch’ ella ci reca eterno dopo le tante fa
fatto da Nettuno, perchè quello non aveva le corna davanti gli occhi
per
ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibr
corna davanti gli occhi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle
per
vibrare dei colpi più forti(c). Rìputò finalmente
uomo, di cui n’era stato l’artefice, non avea aperto un piccolo foto,
per
il quale si avesse potuto scorgere i più segreti
il vestito, e le parole degli uomini(e). Alcuni però nol riconoscono
per
figlio, ma per ministro del Sonno(g). Fantaso, co
le parole degli uomini(e). Alcuni però nol riconoscono per figlio, ma
per
ministro del Sonno(g). Fantaso, così detto dallo
e altri popoli della Grecia veneravano Brizo, come la Dea de’ sogni,
per
mezzo de’ quali dava i suoi oracoli. Le donne di
piccole barche, piene d’ogni sorta di ottime cose, fuorchè di pesci,
per
ottenere qualsivoglia felicità, e spezialmente la
rocurava di placarle con sacrifizj e preghiere. Quindi dopochè Oreste
per
consiglio di Minerva lo fece, come più diffusamen
ianche vesti(d). Alcuni però vogliono, che sieno state dette Eumenidi
per
antifrasi, o per ironia(e) ; e che abbiano avuto
Alcuni però vogliono, che sieno state dette Eumenidi per antifrasi, o
per
ironia(e) ; e che abbiano avuto tal nome molto te
mente si chiamarono le Dee rispettabili(b). Il rispetto, che si aveva
per
loro, era sì grande, che quasi non osavasi di pro
h’egli, tostochè v’ entrava, veniva sopraffatto da improvviso furore,
per
cui perdeva il senno(d). I Sicionj sacrificavano
glie di Nettuno e della Terra(f). Avevano il volto di giovine pallida
per
la fame(g), le orecchie simili a quelle de gli or
un mostro composto di una strana mescolanza di tre sorta d’ animali,
per
cui fu soprannominata Trisomato(n), ossia Triform
la Chimera. Bellerofonte ricevuto da Nettuno il Cavallo Pegaso, volò
per
l’aria, assalì quel mostro, e dopo lungo contrast
leva anche ascendere col mezzo di Pegaso perfino in Cielo ; ma Giove,
per
reprimere l’audace tentativo, mandò un insetto a
ciò Bellerofonte in Aleia, pianura della Cilicia. Il medesimo, avendo
per
tal caduta perduti gli occhi, andò errando per qu
a. Il medesimo, avendo per tal caduta perduti gli occhi, andò errando
per
que’ diatorni, finchè visse, e finalmente restò c
, a motivo de’ sacrifizj, soliti a farsi allora sulle tombe de’ morti
per
placare gli Dei Mani(c). Dallo stesso mese preser
sì la denominazione le Feste Februali, dette anche Ferali, instituite
per
onorare le medesime Deità. Duravano undici giorni
avano undici giorni, nel qual tempo nè si solennizzavano gli sponsali
per
timore che rinscissero sciagurati, nè si aprivano
ni, le quali osservavano un profondo silenzio, offeriva il sacrifizio
per
impedire ogni calunnia e maldicenza(e). Oltre le
da principio si chiamavano Remurie, perchè le avea introdotte Romolo
per
placare l’ombra di suo fratello, Remo. In tali Fe
lle loro case, e ad impedire, che v’entrassero. Eccone le ceremonie :
per
tre notti il padre di famiglia si alzava dal lett
Credevasi, che coloro, i quali ne rimanevano privi, andassero errando
per
cento anni lungo quelle sponde, agitati sempre da
vano avere le ceneri, si alzava un sepolcro vuoto, detto Cenotafio, e
per
tre volte se ne chiamavano le anime, onde si reca
e sopra una leggierissima barca, formata di scorza d’olmo, trasferiva
per
l’anzidetto fiume le predette anime nell’ Inferno
staccato, un altro simile tosto ne rinasceva. L’anzidetto Barcajuolo
per
un anno fu punito colla carcere, perchè trasportò
are, e spogliati della Divinità, nel quale stato dovevano rimanersene
per
un anno ; altri dicono per nove ; altri per cento
nità, nel quale stato dovevano rimanersene per un anno ; altri dicono
per
nove ; altri per cento ; e Servio soggiunge per n
tato dovevano rimanersene per un anno ; altri dicono per nove ; altri
per
cento ; e Servio soggiunge per nove mille(f). Pre
n anno ; altri dicono per nove ; altri per cento ; e Servio soggiunge
per
nove mille(f). Pretendesi, che siasi conferito ta
e, perchè svelò a Giove la congiura, che aveano tramata gli altri Dei
per
metterlo in ceppi(a). Nelle acque dello Stige sta
ella Terra. Ella se ne invaghì, e non essendone corrisposta, talmente
per
l’affizione si consunse, che rimase convertita in
n sasso, nè lasciò di se che la voce, di cui pure non potè mai usarne
per
parlare ella la prima, ma solo per ripetere le ul
e, di cui pure non potè mai usarne per parlare ella la prima, ma solo
per
ripetere le ultime parole altrui. Narcisso poi fu
ccia ; e infievolito dal caldo, e assetato ch’egli era, vi si accostò
per
dissetarsi. Vide, bevendo, l’immagine di se stess
esalazioni, che ne uscivano(e). Questo Lago prendesi frequenti volte
per
tutto l’ Inferno(f). (18). Per entrare ne’ Campi
figlie di Danao, re d’Argo. Non convengono i Mitologi nel raccontare
per
qual motivo Sisifo venne precipitato nel Tartaro.
formato in fiamma di fuoco(h). Altri riferiscono, che Sisifo, essendo
per
motire, comandò a sua moglie di lasciara insepolt
suo corpo ; ch’egli poi chiese a Plutone di ritornarsene sulla terra
per
punire la moglie, la quale avea eseguito il coman
punire la moglie, la quale avea eseguito il comando datole solamente
per
far prova del di lei amore ; che avendo ottenuto
ar prova del di lei amore ; che avendo ottenuto il permesso di venire
per
pochi giorni in questo mondo, non voleva più rito
iunge, che Tantalo rubò dalla mensa degli Dei il nettare e l’ambrosia
per
farne dono agli uomini(f). Lo Scoliaste del prede
figlio, ma fratello di Flegia(a) ; Eschilo soggiunge, che quegli ebbe
per
padre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione
one prese allora ad amare Giunone. Costei ne avvertì Giove, il quale,
per
accertarsene, formò una nuvola somigliantissima a
a presentò ad Issione. Questi al vederla diede subito segni d’affetto
per
essa. Il Nume lo colpì col, fulmine, e ordinò a M
sì l’uno che l’altra accesaro una fiaccola sulla sommità d’una torre,
per
reciprocamente avvertirsi, che v’erano arrivati s
amente avvertirsi, che v’erano arrivati sani e salvi. Della qual cosa
per
eternarne la memoria s’instituì in Argola festa d
est. de Verb. signif. (b). Nat. Com. Mythol. l. 3. (24). Virgilio
per
Orco intende l’Inferno (b). (c). Virg. Aeneid.
sola di Creta da Cerere e da Iasione. Pluto al dire de’Poeti è cieco,
per
indicare, ch’egli spesso non favorisce al merito
veneravano anche Pecunia, Esculano, e Argentino. La prima invocavasi
per
aver danari (l) : benchè Giovenale ci attesta, ch
to, nè altari (a). Si ricorreva alla seconda delle tre predette Deità
per
conseguire il rame, e all’ultima per ottenerne l’
seconda delle tre predette Deità per conseguire il rame, e all’ultima
per
ottenerne l’argento. Argentino era creduto figliu
vò uno nel luogo, ove avea cominciato a scavare. Fec’egli delle Feste
per
tre continui giorni, perchè gli Dei entro lo spaz
il Diluvio, avvenuto a’tempi di Deucalione(a). (2). L’Isola di Delo,
per
esservi nato Apollo, divenne sì rispettabile, che
. I Poeti la decantarono come il soggiorno il più ameno dell’Universo
per
la freschezza e purità dell’aria. Era cinta da’mo
Lex. Univ. (7). Admeto colle sue lagrime, versate dal grande amore
per
Alceste, talmente intenerì Proserpina, che questa
i della Beozia, scelse i due predetti fratelli a fabbricare una torre
per
custodirvi i di lui tesori. Queglino la formarono
ere nudo sull’ingresso di quell’antro, e a portare seco delle focacce
per
gettarle a’Lemuri, e a’serpenti, che gli si facev
ando fu loro restituito l’uso del cocchio, di cui erano state private
per
decreto del Senato. Il nome di questa Dea fu dato
rchè avea predetto molte cose intorno il loro Impero(a). (11). Numa,
per
conciliare maggiore venerazione alle leggi, che s
era potentissimo in armi e in ricchezze, consultò l’Oracolo di Delfo
per
sapere, se v’era alcuno più felice di lui. Udì, c
eti in mare, vendettero ad alcuni astanti la prima raccolta, ch’erano
per
fare. Avvenne, che insieme co’pesci raccolsero an
anche un tripode d’oro. Nacque contesa tra’pescatori e i compratori,
per
terminare la quale si ricorse alla Pitonessa. Que
velo abbbandonò, rinchiuso con certi ornamenti in una cesta. Mercurio
per
eccitamento d’ Apollo ne trasse fuori il bambino,
l Nume il momento, in cui quel re recavasi a consultare ilsuo Oracolo
per
sapere, se egli avrebbe alcun figliuolo. Intese,
i incontrerebbe, uscendo dal tempio. Zuto v’incontrò Jone, e lo tenne
per
quello, che gli era stato indicato. Creusa pensò,
indicato. Creusa pensò, che tal cosa altro non fosse che un artifizio
per
collocare sul trono il figlio di qualche schiava
asi egli allora occupato a sacrificare, e ad apparecchiare un convito
per
celebrare la sua nascita. In vece d’assaggiare la
lto d’una rupe. Creusa si ritirò appresso l’altare del Nume. Jone era
per
farnela allontanare, quando comparve la Sacerdote
acrificavano ad Apollo un bue. Questo veniva tagliato in minute parti
per
significare l’unione e concordia delle Greche cit
paglia, sopra i quali i pastori al suono di varj stromenti saltavano
per
far mostra della loro destrezza e agilità. In que
oro, e d’ulivo(a). Queste Feste al dire di Suetonio si facevano anche
per
ricordare, che in que’giorni Romolo aveva gettato
hè credevasi, ch’egli stesso avesse indicato agl’infelici amanti, che
per
guarire dalla loro passione era necessario balzar
Hofman. Lex. Univ. (21). Molti altri Numi s’invocavano da’ Gentili
per
allontanare i mali, che loro sovrastavano. Eglino
. La madre di Branco, vicina a partorirlo, sognò, che il Sole entrava
per
la sua bocca, e usciva per le sue viscere. Gl’ In
a a partorirlo, sognò, che il Sole entrava per la sua bocca, e usciva
per
le sue viscere. Gl’ Indovini asserirono, che ciò
ò Apollo, da cui venne preso e regalato di una corona e di una verga,
per
cui divenne giovine fatidico. Per tal fatto Apoll
Maga, e applicavasi allo studio della bottanica, di cui se ne serviva
per
avvelenare o per convertire in bestie gli uomini.
si allo studio della bottanica, di cui se ne serviva per avvelenare o
per
convertire in bestie gli uomini. Neppure la rispa
i uomini. Neppure la risparmio a suo marito, ch’era re de’ Sarmati, e
per
regnare sola lo avvelenò. A motivo poi della crud
e Febo era il di lui padre, ed esortollo a récarsi alla Reggia di lui
per
esserne viemaggiormente certificato. Così fece il
rotestò d’essergli padre : e affinchè non ne avesse più dubbio, giurò
per
lo Stige, the sarebbe per accordargli quanto mai
e affinchè non ne avesse più dubbio, giurò per lo Stige, the sarebbe
per
accordargli quanto mai gli avesse ricercato. Faet
li quanto mai gli avesse ricercato. Faetonte chiese di guidare almeno
per
un giorno il di lui carro, insigne lavoro di Vulc
ure sulle sponde di quel fiume le di lui sorelle, Faetusa e Lampezia,
per
piangerne colla madre il tristo fine. Il pianto l
soprannominata Faetontide(b). Febo altresì, preso da grave tristezza
per
la perdita del figlio, privò per un’intera giorna
bo altresì, preso da grave tristezza per la perdita del figlio, privò
per
un’intera giornata della sua luce tutto il Mondo.
lla Liguria, e zio di Faetonte. Anch’egli n’ebbe tal’eccessivo dolore
per
la sciagura del nipote, che, abbandonate le cure
e collo cato tra gli Astri(d). (31). Faetusa e Lampezia ebbero Neera
per
madre. Si soprannominarono Eliadi dal loro padre,
ro nutrice fu la Ninfa Eufeme, il di cui figliuolo, Croco, dopo morte
per
le preghiere delle Muse fu da Giove trasferito tr
di nome Telsiope(a). Divennero poi nove. Varrone apporta una ragione,
per
cui crebbero a tal numero, e Diodoro ce ne dà un’
appresso Cupido, ossia Amore, sotto le sembianze di fanciullo, perchè
per
lo più è privo di ragione e di raziocinio. Ha il
lascia a’piedi di Euterpe l’arco e il turcasso, di cui egli si serve
per
ferire i cuori (a). La terza Musa fu l’invontrice
rgogliose e ardite, presero ad insultare quelle Deità. Apollo allora,
per
punirle, le cangiò in Piche(c). Le Muse inoltre s
mpio di Minerva, e la rendette madre del medesimo cavallo(a). Notiamo
per
ultimo che alle Muse si offerirono sacrifizj in v
e altri dicono, di Nettuno(f). Egli trovò l’arto di predire il futuro
per
mezzo del volo degli uccelli, e inoltre fabbricò
esso di se. Elleno allora spiegarono il volo, e uscirono dalla Reggia
per
le finestre. Deluso colui nel suo desiderio, si l
o strumento gonfiava in modo assai sconcio le di lei guancie. Minerva
per
accertarsene si recò ad una fonte del monte Ida,
, che presero di lore Apollo e Diana(a). Niobe poi tal dolore concepì
per
la perdita de’ suoi figliuoli, che Giove per piet
e poi tal dolore concepì per la perdita de’ suoi figliuoli, che Giove
per
pietà la convertì sul monte Sipilo in sasso, il q
uo pianto. Narrasi inoltre, che i di lei figliuoli rimaseto insepolti
per
nove giotni, perchè i Tebani erano stati da Giove
essi nel decimo giorno rendettero a quelli i funebri onori(b). Dicesi
per
ultimo, che Anfione, addolorato per aver perduto
quelli i funebri onori(b). Dicesi per ultimo, che Anfione, addolorato
per
aver perduto sì miseramente tutta la sua famiglia
olo : si predisse loro, che le medesime non avrebbono cessato, se non
per
mezzo di colui, che avessero veduto andarsene sop
onoscerne nè il principio, nè il fine. Alessandro fece ogni tentativo
per
isciorlo, perchè un’ antica tradizione di quel pa
la giovine celarlo al di lei padre, e con sacre frondi avealo coperto
per
consegnarlo ad una nutrice. Rimase deluso il mate
i Canace arse pur anche Bibli, figlia di Mileto e della Ninfa Gianea,
per
Cauno, suo fratello. Questi però, non volendo cor
b). Anfione fu il primo che innalzò un altare a Mercurio nella Grecia
per
avet da lui ricevuto il predotto strumento. Alcun
stato regalato da Apollo(c). Ebbe un fratello, di nome Zeto. Eglino,
per
vendicare i barbari trattamenti, che Dirce, mogli
intorbidò la mente ad Antiope, madre d’Anfione. Costei andava errando
per
la Grecia, quando Foco, figlio d’Ornizione per la
Costei andava errando per la Grecia, quando Foco, figlio d’Ornizione
per
la di lei singolare bellezza la guarì e sposò(b).
figlia d’Asopo(c) ; e Zetze dice, che Anfione e Zeto ebbero Teoboonte
per
padre(d). Altri pretendono, che Giove per unirsi
one e Zeto ebbero Teoboonte per padre(d). Altri pretendono, che Giove
per
unirsi ad Antiope siasi trasformato in satiro(e).
ai del naviglio, su cui era salito, determinarono di privarlo di vita
per
impadronirsi delle di lui dovizie. Egli se ne acc
eramente figlio della Ninfa Calliope e di Eagro, re di Tracia(c) ; ma
per
aggiungere maggior splendore alla nascita e al ta
cque e delle foreste, allettate dal canoro suo canto, lo seguivano da
per
tutto, e lo desideravano in isposo. La sola Eurid
o, figlio d’Apollo e della Ninfa Cirene(g). Soggiungono che le Ninfe,
per
vendicare la morte d’Euridice, uccisero tutte le
o tutte le Api di Aristeo, e che questi assai più ne ottenne, dopochè
per
consiglio di Proteo sàcrificò quattro tori e altr
, ma risoluto di discendere nel Regno di Plutone, se ne aprì il varco
per
l’ampia caverna del Promontorio di Tenaro. Giunto
ui disavventura le lagrime. Perfino Plutone e Proserpina, inesorabili
per
natura, si piegarono alle preghiere di lui, e gli
oro Regno, perchè altrimenti la avrebbe nuovamente perduta. Era ormai
per
rivedere la luce del Sole, quando temendo, che la
ivedere la luce del Sole, quando temendo, che la moglie nol seguisse,
per
accertarsene voltò indietro lo sguardo, e di nuov
Baccanti tale furore, ch’ elleno appresso l’Ebro lo fecero a brani, e
per
le campagne ne dispersero le membra, onde fossero
Dafne lo accolsè nel numero delle sue compagne, ed egli niente omise
per
piacerle. Apollo, geloso di vedere Leucippo corri
siderio di bagnarsi nel fiume Ladone. Leucippo fu allora riconosciuto
per
quello ch’ era, e rimase ucciso a colpi di frecce
’assedio di Troja. Polimela sposò poi Echecleo, figlio di Attore, che
per
averla in moglie dovette offerire al di lei padre
lei padre varj doni (a). Quì si ricorda pure Polifonte, la quale ebbe
per
padre Ippono, figlio di Triballo ; e per madre Tr
ure Polifonte, la quale ebbe per padre Ippono, figlio di Triballo ; e
per
madre Trassa o Traossa, figlia di Marte e di Tere
ifonte faceva di lei, volle vendi. l carsene, e le inspirò dell’amore
per
un orso. Come Diana lo seppe, eccitò ogni sorta d
ro sì feroci, che divoravano tutti quelli, che incontravano. Mercurio
per
ordine di Giove era per farli in brani, quando Ma
vano tutti quelli, che incontravano. Mercurio per ordine di Giove era
per
farli in brani, quando Marte, perchè eglino erano
sso Enopione, ove tentò d’insultare la di lui moglie, Erope. Enopione
per
vendicarseno gli strappò gli occhi, e lo scacciò
acciò dal suo paese. Passò Orione in Lenno, e da Vulcano vi ricevette
per
guida uno de’ di lui ministri, chiamato Cedalione
conta, che Orione perì d’un morso di scorpione, che la Terra produsse
per
punirlo d’essersi vantato, che non eravi bestia,
quali avessero tratta la loro origine dagli Dei. Le figlie di Orione,
per
salvate la loro patria, si trapassarono elleno st
feroci, perchè dopo morte secondo l’opinione degli Antichi ciascurio
per
lo più si occupa in quegliesercizj, che amava sul
co, nato in Creta, e figlio di Agiasarcò. Costui, entrato in un antro
per
riposarsi, prese sonno, nè si svegliò che dopo se
uo nome a quella parte, la quale poscia venne chiamata Peonia. Notisi
per
ultimo, che secondo l’opinione di alcuni vi furon
accolta nelle reti da certi pescatori, allorchè si precipitò nel mare
per
sottrarsi alle persecuzioni di Minos(a). (a). J
il nome di Libitina si riconoscesse Venere Epitimbia, così denominata
per
avvertire gli uomini della fragilità della loro n
ominata per avvertire gli uomini della fragilità della loro natura, e
per
far comprendere, che il fine de’loro giorni non e
porta della di lui casa un ramo di ranno, e uno d’alloro(d). Il primo
per
allontanarne i cattivi spiriti, l’altro per placa
uno d’alloro(d). Il primo per allontanarne i cattivi spiriti, l’altro
per
placare Apollo, considerato come il Dio della Med
e ultime parole e gli estremi sospiri. Indi percuotevano certi bronzi
per
allontanare i cattivi Spiriti, affinchè essi non
ontro di lui, mentre entrava nell’Inferno, e in bocca gli si riponeva
per
Caronte la moneta, di cui abbiamo parlato. I Grec
farsi dal morto(c) ; innoltre i Liberti Orcini, ossia que’servi, che
per
testamento del defonto aveano conseguita la liber
a volta, selciati nel pavimento, e chiusi con mura. Vi si discendeva
per
alquanti gradini, e ogni celetta avea la sua port
ti, altri pubblici. I privati si comperavano dalle famiglie, ed erano
per
lo più formati ne’ campi e negli orti. I pubblici
da una legge delle dodici Tavole(d). Finalmente la famiglia del morto
per
tre giorni si Ourificava dall’infezione contratta
costanza. I giorni di tale ceremonia si dicevano Denicali(a). Notiamo
per
ultimo, che se alcuno moriva lontano, se ne facev
dalle giovani Ateniesi, onde riuscisse felice il matrimonio, ch’erano
per
incontrare. Notisi altresì, che la Caneforia non
trovava. Dopo molti viaggi felici il mare divenne sì procelloso, che
per
sette giorni Leandro non potè tragittarlo. L’impa
nch’ella nel mare (c). Ovidio suppone, che Leandro, non avendo potuto
per
alquanti giorni passare a nuoto il mare, spedì ad
per alquanti giorni passare a nuoto il mare, spedì ad Erone un foglio
per
toglierla da ogni inquietudine ; e che la giovine
(a). Aclian. apud Var. Histor. l. 1. (7). Priapo nacque bruttissimo
per
un incantesimo fatto da Giunone, la quale oltremo
oro. Le di lui statue qualche volta sono acompagnate da strostrumentì
per
coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le fru
ta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli orti, da ceste
per
tipori vi le frutta, da una mazza per allontanare
er coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le frutta, da una mazza
per
allontanare i ladri, e da una bacchatta per impau
i le frutta, da una mazza per allontanare i ladri, e da una bacchatta
per
impaurice gli uccelli (a). Que’di Lampoaco erano
elebravano le Feste, denominate Ornee, in onore di Priapo (c). Notisi
per
ultimo, che quale era Priapo appresso i Greci, sa
tra’Greci, così Talassio tra’Romani veniva invocato, quando si erano
per
celebrare le nozze (b). Roma riconobbe altresì co
, e Comasia ; ma queste forse non furono che tre giovinette, le quali
per
la vivacità del loro spirito, e per la loro belle
rono che tre giovinette, le quali per la vivacità del loro spirito, e
per
la loro bellezza moritarono di essere denominate
Le Grazie soggiornavano lungo le rive del Cefiso, fiume della Beozia,
per
cui si denominarono anche le Dee del Cefiso. Alle
lo sposo recavasi a visitarla ; e come nasceva il dì, ei la lasciava
per
non esserne conosciuto. Psiche, che aveva sempre
cese una fiaccola, e s’avvide ch’era Cupido. Una goccia d’oglio cadde
per
accidente dalla lampada sopra di lui, e lo svegli
e, ma il Nume invisibilmente ne la trattenne. Ella andò a cercarlo da
per
tutto, nè ebbe riguardo di ricorrere per fino a V
nne. Ella andò a cercarlo da per tutto, nè ebbe riguardo di ricorrere
per
fino a Venere, benchè sapesse, quanto era quella
quelle ardue imprese ; ma avendo dovuto anche discendere nell’Inferno
per
raccorre in un vaso porzione della bellezza di Pr
orzione della bellezza di Proserpina, nel ritornarsene da di là, aprì
per
curiosità il vaso, che dovea tenere sempre chiuso
Ovid. Fast. l. 4. (16). [page 363 manquante] Vi riuscì ; e avendo
per
ricompensa ricercata la sacerdotessa in matrimoni
ta a soggiacere alla non meritata sciagura. Ma allorchè il mostro era
per
divorarla, Ercole ne la liberò, perchè il di lei
bero, e ricevette da quel momento il nome di Priamo, che conservò poi
per
tutto il tempo della sua vita(b). Nè è fuor di pr
ddette acque(b). (c). Hyg. Fah. stell. (4). Il Delfino mentovato,
per
aver ottenuto Anfitrite in moglie a Nettuno, fu c
o nomi a due porti di Corinto. Cencreo rimase ucciso da Diana. Pirene
per
tale fatto versò tante lagrime, che fu convertita
egaso bevette alla medesima, primachè Bellerofonte si servisse di lui
per
combattere la Chimera(e). (6). Nereo possedeva l
Orazio disse ch’egli annunziò a Paride tutto quel, che di tristo era
per
accadere alla sua patria a motivo del ratto di El
sia stato peritissimo nell’ Idromanzia, ossia nell’arte d’indovinare
per
mezzo dell’acqua(a). Apollodoro racconta, che Ner
o i pomi d’oro, de’quali pur ragioneremo(b). Questo figlio di Nettuno
per
lo più soggiornava nel mare Egeo, circondato dall
e Nereidi, le quali lo divertivano col canto e colle danze(c). Notisi
per
ultimo, che Nereo secondo altri Poeti era un Nume
ondeva a ciò, di che veniva interrogato, come vedremo altrove. Dicesi
per
ultimo che Proteo pascesse sott’acqua le Foche, o
i Vertunno, Dio de’giardini, perchè anche questi prese diverse figure
per
conciliarsi l’affetto di Pomona, Dea degli orti (
incantatrice arte gliene ottenesse pari corrispondenza. La Maga, che
per
indole era sempre trasportata ad amare, si accese
indole era sempre trasportata ad amare, si accese ben presto d’amore
per
lui, e lo eccirò ad amare piuttosto lei, che, com
ibuisce il mentovato furto all’anzidetta Scilla (d). (9). Anceo ebbe
per
madre Astipalea. Egli fu amantissimo dell’agricol
predisse, che già non ne godrebbe alcun fiutto. Se ne rise Anceo, le
per
dimostrate la fallacia della predizione, si appre
divenne il re, e le diede il nome di sua madre (a). (11). Tafio ebbe
per
madre Ippotoe, nata da Nestore, e da Lisidice, fi
a rendette madre di Pterelao (b). (12). Beto o Boeto, ed Eolo ebbero
per
madre Melanippa. Eglino erano stati esposti alle
i esposti alle bestie feroci. Metaponte, figlio di Sisifo, era allora
per
ripudiare Teano, sua moglie, perchè non potea ave
luogo solitario, i figli di Teano si avventarono contro gli altri due
per
ucciderli. I loro colpi andarono falliti, ed essi
rte di Melanippa, la quale dal giorno, in cui eglino nacquero, viveva
per
comando del padre rinchiusa in una carcere. Beto
eano, la rigettò, e prese in moglie Melanippa (c). (13). Nitteo ebbe
per
madre Celene, figlia d’Atlante(a). Secondo Ovidio
i i Mitologi fu Anfitrite. Acesandro poi, citato da Tzetze(h), gli dà
per
madre Celene. I Poeti ci descrivono Tritone, come
rati de’ giuochi funebri in onore di Melicerta. Ciò si fece solamente
per
qualche tempo, e quindi la peste continuò. Allora
qualche tempo, e quindi la peste continuò. Allora fu, che nuovamente
per
consiglio dell’Oracolo si stabilì di ripigliare p
u, che nuovamente per consiglio dell’Oracolo si stabilì di ripigliare
per
sempre gli anzidetti Giuochi. Altri pretendono, c
riferisce, che su quell’Istmo si facevano due sorta di Giuochi, l’uno
per
onorare Nettuno, e l’altro Melicerta(c). Riguardo
ch’era Eolo, figlio d’Ippoto, o di Giove(h). Eutidemo Ateniese gli dà
per
madre Menecla, figlia d’Illo Liparese(i). Eudoso
te, ordinò ad Iride che commettesse al Sonno di far sapere ad Alcione
per
sogno l’infortunio del di lei marito, Ceice. Così
ente chiamata Marpesia. Il di lei marito usò dell’arco e delle saette
per
riaverla da Apollo, che gliela aveva rapita ; ma
tempo, che acquistò il soprannome di Grea, ossia Vecchia (a). Notiamo
per
ultimo ; che varie altre Divinità furono venerate
Partaone, e re d’Etolia, celebrò una festa in onore di tutti gli Dei
per
ringraziarli dell’abbondante raccolta, che gli av
gloria Atalanta, e seco lei ne divise le spoglie. Queste però vennero
per
invidia tolte alla giovine da Plesippo e Tosseo,
e di tutto ciò, e trasportata dal furore, gettò nel focolare il legno
per
abbruciarlo. Lontano si trovava allora il figlio,
poi dopo la morte di Meleagro fu detronizzato, e scacciato dal regno
per
opera di Agrio, suo cugino. Fu in seguito ristabi
ad Andremone, suo genero, e stabilì di ritirarsi nell’Argolide. Morì
per
viaggio, e il suo corpo fu da Diomede fatto trasf
Aglauro lo fece col precipitarsi dall’alto di una torre. Gli Ateniesi
per
riconoscenza le innalzarono un tempiob. Ella ebbe
acob. Hofman. Lex. Univ. (c). Iliad. l. 2. (11). Eretteo, essendo
per
guerreggiare contro gli Eleusini, intese dall’ Or
arono un tempio sopra una montagna, detta perciò Quirinale. La porta,
per
cui si ascendeva a quel monte, ebbe la stessa den
lustrazione, generalmente presa, era un atto di Religione, stabilito
per
purificare i rei e tutto ciò, che riputavasi immo
alche reo poneva piede in luogo sacro, perchè questo subito si teneva
per
profanato. All’ espiazioni dovea parimenti sottop
, o celebrava le nozze, o intraprendeva qualche viaggio. Non avveniva
per
ultimo cosa alcuna di cattivo augurio, per cui no
lche viaggio. Non avveniva per ultimo cosa alcuna di cattivo augurio,
per
cui non si ricorresse all’ espiazioni. Queste si
ò, che era da purificare. Quando poi si faceva questa sacra ceremonia
per
un luogo pubblico, allora si conduceva tre volte
in Tito Livio, che l’armata Romana dopo la sconfitta, data a’ Volsci,
per
comando del Console consacrò a Lua le armi di col
. I Romani celebravano anche un’ altra Festa, denominata Tubilustrio,
per
purificare le trombe sacre(d). (a). Fest. de Ve
laudio il Cieco presso il Circo. Si trovava questo fuori della città,
per
timore, che Bellona seminasse discordie tra’ citt
rra a qualche Nazione(d). Nell’ accennato tempio radunavasi il Senato
per
dare udienza a coloro, che non voleva ammettere i
coscia o nel braccio, e col raccorno il sangue nella palma della mano
per
farne una libazione alla loro Dea(f). A tanta bar
plice finzione. Quando celebravano la festa della loro Dea, correvano
per
le strade come furibondi, ed esprimevano varie pr
. Bellona rappresentasi colle chiome sparse, e con una sferza in mano
per
eccitare i guerrieti a’ combattimenti(a). Silio I
reità (a). Ivi usavasi anche la Clepsidra, ossia l’orologio d’acqua,
per
misurare il tempo, oltre il quale non era permess
ndo un’ antica tradizione quella Dea avea dato il suo voto favorevole
per
decidere la causa di Oreste, di cui parleremo, e
e e una pecora. Fu ad esse eretto fuori della città di Roma un tempio
per
voto, fatto da T. Ostilio, quando osservò che le
tosto perire in mezzo a quelle fiamme, ch’essere continuamente deriso
per
la deformità della sua bocca(e). (4). Ceculo fu
uno dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole da voi scrittevi
per
me: « in testimonianza d’amica memoria ». E basta
lla compagnia pure di quel dolcissimo Giovanni Boglino, fratello a me
per
intima amicizia, e nel quale già parvemi riabbrac
sante anime di Silvio Pellico e di Vincenzo Gioberti, poiché e’ visse
per
lungo tempo familiare ad ambedue. — Sovrattutto m
due. — Sovrattutto m’è fìsso in mente quel giorno in cui ci aggirammo
per
Doragrossa, e voi con erudita e limpida parola, e
, che io, a testimonianza di grato animo e di affetto, che non iscema
per
lontananza nè per tempo, v’intitoli, fra le Opere
onianza di grato animo e di affetto, che non iscema per lontananza nè
per
tempo, v’intitoli, fra le Opere che tutte riunisc
irato, la Mitologia Teologica. Dettò il nostro Poeta nell’anno 1807-8
per
gli Artisti queste Lezioni, di guisa che non poss
mmiratore ed amico, che bramò anche in questa raccolta apparecchiare,
per
dirlo con modo dell’ Alighieri, grazioso loco al
i studj io avrei fatto di più » 2. Veramente unanime fu l’ammirazione
per
le versioni del Niccolini, lodato rispetto ad ess
e da’ quali dovrebbe sorgere, insieme colle voci di alta riconoscenza
per
lui, frutto più copioso di nobili ed efficaci ope
rrado Gargiolli . Lezione prima. Che contiene il Metodo da tenersi
per
insegnare la Mitologia. Poiché gli uomini da D
il ministro maggiore della Natura, il padre degli anni e della luce,
per
cui l’universo ride e si rinnova, il vincitor del
la popolare ambizione, recarono alle divinità l’origine delle nazioni
per
essi ordinate. Quindi è che l’istoria di tutte le
ero mortai che se ne carca, Noi biasmerebbe se sott’esso trema. » Ma
per
dimostrarvi che arduo è l’assunto, ed accrescere
e dobbiamo percorrere ò difficile ad un tempo stesso ed amena; ed io,
per
quanto la povertà dell’ingegno mio lo concede, po
er quanto la povertà dell’ingegno mio lo concede, porrò ogni mia cura
per
allontanare tutti gli ostacoli che s’incontrano i
in così lungo cammino. Essendomi prefìsso di cominciare dalle Favole
per
quindi condurle dove, purgate dalla ragione, pren
ei simboli coi quali questi Dei vengono rappresentati, e di combinare
per
quanto potrò la Mitologia scritta colla figurata;
di combinare per quanto potrò la Mitologia scritta colla figurata; e
per
rialzare maggiormente la vostra fantasia, quando
ignità non rappresenti l’originale, avrò io l’ardire di volgarizzarlo
per
vostro vantaggio, come la tenuità dei miei lumi i
ll’odio vicendevole, che nè la pietosa sorella, nè la madre veneranda
per
la maestà dei mali, nè la morte stessa può esting
e fìnalmente Priamo che bacia le mani lorde del sangue del suo figlio
per
riaverne il cadavere. Quinto Calabro ci dirà gli
rà in Roma, e Roma comanderà all’universo. Virgilio, quel grandissimo
per
cui Omero dubita della prima palma nell’epica poe
rito delle arti belle, ha scritto su questo soggetto un’operetta, che
per
l’utilità quasi gareggia colla famosa istoria del
zo delle immagini, in che consiste l’allegoria, la quale vedrete che,
per
esser vera, dee contenere con chiarezza le qualit
ori. Comandate ai nemici del nome Italiano l’invidia e l’ammirazione,
per
cui disperino di emularci, conoscendo che il geni
lterazione della Genesi di Mosè; che io non sono nè curioso nè ardito
per
investigarlo. Aggiungerò solamente che questo Bel
ito di aere oscuro, ed un turbato caos di folte tenebre ingombro. Ciò
per
molti secoli fu infinito: ma lo spirito s’innamor
L’aria cominciò a moversi costantemente; il foco, alzandosi al cielo,
per
sua natura produsse il rapido circolare moto del
onie relio’iose istituì colla divinità dei suoi versi, viene accusato
per
alcuni di avere a suo capriccio inventati i nomi
ei che è nel poema del mentovato scrittore. Ho cer cato, traducendolo
per
vostro vantaggio, d’impri mere nella copia tutta
invece del figlio che occultò in Creta; onde questa isola va superba
per
essere stata culla di Giove; e i Cretesi mendaci
ato alla Terra, liberando i Ciclopi, i quali gli donarono il fulmine,
per
cui comanda agli Dei, ed atterrisce i mortali. Er
tanto sotto terra quanto il Cielo dalla Terra è distante, e die loro
per
custodi Cotto, Gige e Briareo, onde erra Banier c
ove stava in forse del suo trono; ma rimediò alla comune paura l’arme
per
cui trionfò dei fratelli di questo, il fulmine, c
lo dell’Olimpo, sposò Meti, dea fra tutte sapientissima; e questa era
per
dare alla luce Minerva. Sapendo il padre che il f
bella Perseide partorì al Sole Circe ed Eete, il quale sposando Idia
per
consiglio divino, n’ebbe in figlia Medea. Tale è
ra la piscina, dalla quale i sacerdoti attingevano l’acqua necessaria
per
le lustrazioni di coloro ch’entravano nel tempio.
tre vestiboli, come da Erodoto si rileva. È da notarsi, specialmente
per
gli artisti, che gli antichi nel genere ancora de
fìzj significavano la natura dei numi ai quali erano dedicati, poiché
per
Giove, per Marte e per Ercole adopravano l’ordine
icavano la natura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove,
per
Marte e per Ercole adopravano l’ordine dorico; l’
atura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, per Marte e
per
Ercole adopravano l’ordine dorico; l’ionico per B
er Giove, per Marte e per Ercole adopravano l’ordine dorico; l’ionico
per
Bacco, Apollo e Diana; il corintio per Vesta: e q
vano l’ordine dorico; l’ionico per Bacco, Apollo e Diana; il corintio
per
Vesta: e qualche volta gli univano, come nel temp
ani tennero questo costume, come Clemente Alessandrino ne insegna, ma
per
motivo vero e sublime. Lunga opra sarebbe l’annov
— Erano soliti celebrarsi in primo luogo quando le gote dell’aurora,
per
servirmi dell’espressione di Dante, pallide diven
ola diligenza credevasi esser principio d’infortunj. In alcune città,
per
sacrificare a certi numi, solo ammettevansi alcun
per sacrificare a certi numi, solo ammettevansi alcune famiglie, come
per
Ercole, fra i Romani, i Pinarj e i Potizj,7 e per
cune famiglie, come per Ercole, fra i Romani, i Pinarj e i Potizj,7 e
per
Cerere, in Atene, gli Eumolpidi. Osservavano se l
oco che sopra l’ara splendeva, il che diceasi primo libamento; quello
per
cui propiziavasi tenea l’altare colla destra, e f
a lodato autore la terribile espiazione offerta a Patroclo da Achille
per
dolore forsennato. Usanza fu degli antichi piange
olore forsennato. Usanza fu degli antichi pianger gli estinti parenti
per
tre giorni, avanti di rendere alla gelida spoglia
ri eccelsa pira Costrutta d’ammontati aridi tronchi, Che ha cento pie
per
ogni lato: in cima Vi si adagia il cadavere; dai
o compio, Godi del dono mio; s’Ettor vi manca Non ti lagnar; peggio è
per
lui, che a pasto Del foco no, ma de’ miei cani il
si ragionò ancora de’ sacrifizj, argomento vasto ed importante, e che
per
esser esaurito quanto è permesso dal metodo prefi
ai grammatici il combattere sull’etimologia della voce altare, e sarà
per
noi soggetto di dubbio ancora se sussista veramen
che ammassi di erbe, pietre informi, mucchi di terra, come attestasi
per
Pausania essere stata l’ara di Giove Licio. Coi c
zo, di oro si formavano le are; raramente si trovavano di legno, come
per
Pausania si osserva. La cenere stessa fa destinat
altezza, troviamo fatta menzione nell’antichità: la prima, elevata fu
per
onorar Giove in Olimpia; la seconda edificò Ercol
so la porta Carmentale. Solenne il rispetto che gli antichi avevano
per
gli altari, onde nè lume profano poteva accendere
no gli sponsali e pubblici conviti ancora innanzi all’are, e il luogo
per
inalzarle doveva esser dalla pubblica autorità de
sì lunga serie il giorno. Ma siccome i mortali agli Dei si volsero, o
per
ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder
tali agli Dei si volsero, o per ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o
per
chieder l’adempimento dei loro voti, parlerò dell
enso sotto il nome di Lucina, perchè ne favorisse il parto quando era
per
farli ricchi di prole. Un bianco toro, una corona
curiosità desiderio non lascia. Conviene adesso parlare dei ministri
per
le vittime, degl’istrumenti adoprati per ucciderl
adesso parlare dei ministri per le vittime, degl’istrumenti adoprati
per
ucciderle, e quindi dei sacrifizj umani praticati
io. Il ministro detto presultore, distribuiva secondo l’ordine i vasi
per
le libazioni ripieni di vino. I così detti vittim
queste cose la vista, più di ogni descrizione, non ammaestrasse; onde
per
voi stessi consultar potete le accennate medaglie
io al mio scopo venendo a favellare di quei sacrifìzj, i quali vorrei
per
onore del genere umano che non fossero mai stati
dei loro giuramenti: « Cosa volete che vi sia di santo e di religioso
per
coloro i quali, se qualche volta dal terrore guid
pponoo suoi figli seguirono gettandosi nel fuoco8; vittima volontaria
per
la salvezza di Tebe sua patria si offerse Meneceo
neca, di cui la descrizione serbiamo alla seguente Lezione, ci mostra
per
questo motivo immolati i figli di Tieste, e maggi
cio di Astianatte e di Polissena. Sacrificavansi ancora umane vittime
per
la salvezza di un moribondo amico o congiunto; e
ordinava il sacrifizio; onde Amasi patteggiò con Plutone dieci uomini
per
la propria vita. Nè a sesso nè a età perdonavasi
sacrifizio avrebbe gli altri figli scampati dalla morte, e resi loro
per
tutta la vita felici. Degni di lode i Siri, che t
crudeltà ed al sangue il core dei mortali ! Ma quali erano i riti che
per
celebrare queste empietà si osservavano ve lo dir
che quella di Seneca: ma pure di molta compassione percotono il core
per
la stessa loro semplicità, giacché il sentimento
francese. Sacrifizio d’Ifigenia. « Questa il fior degli eroi scelti
per
duci Dell’oste argiva in Aulide già indusse L’ara
lui vicini i sacerdoti Celar l’aspra bipenne, e’1 popol tutto Stillar
per
gli occhi in larga vena il pianto Sol per pietà d
ne, e’1 popol tutto Stillar per gli occhi in larga vena il pianto Sol
per
pietà di lei, che muta e mesta Teneva a terra le
il sacrificio. Legata fosse co’1 soave nodo D’un illustre imeneo; ma
per
cadere Nel tempo istesso di sposarsi, offerta Dal
agita il petto. Esclama: Udite, o Greci, odimi Achille: Adesso un Dio
per
me vi parla, e spiega I suoi decreti e la sua sce
osa di rintracciare la patria di questo ritrovato, e non vi ha motivo
per
concedere precedenza ad un paese anziché ad un al
i, secondo la divinità rappresentata. Ancora nei bei giorni dell’arte
per
le città tutte di Grecia questi simulacri erano s
Atene, a riserva di quello che stava avanti la porta di Andocide, che
per
questo motivo la prigionia sofferse. Nè fuggì la
lecito il servirsi agli antichi artisti d’ogni materia e d’ogni forma
per
le statue degli Dei. Oltre il marmo e la pietra,
esti luoghi si celebrarono i primi misteri del Gentilesimo: sacro era
per
gli Arabi il bosco d’Elim, ove gli Ebrei, varcato
pesata, come egli dice, l’ira di Cesare e quella degli Dei. Tradurrei
per
vostro vantaggio i versi di questo ingegno sovran
vi dal mostruoso Atreo. Da Seneca vi saranno rammentati ancora i riti
per
tanta empietà osservati, dei quali si ragionò nel
le travi aurate Ornamento e sostegno. Appo le note Pompe che adora, e
per
cui serve il volgo. Sembra la reggia allontanarsi
à di Saturno. E l’Arcadia è illustre ancora pel fiume Lusio, il quale
per
Cortina scorre, e che, secondo Pausania, servì al
ei, che con celere ed armonica danza movendosi, picchiavano gli scudi
per
occultarne il vagito. Così sono rappresentati in
lse il trono, lo avvinse, e piombar lo fece nel Tartaro, dove gli die
per
custodi Cotto e Briareo. Tanto la sete del regnar
l’aquila, assisa sullo scettro del dio, che l’ale e gli occhi dechina
per
la dolcezza del suono, e cader lascia dagli artig
picchiar faceva cento scudi, ed altrettante spade impugnava vomitando
per
cinquanta bocche le fiamme. Ma non rispose l’even
more divenne gran parte della vita di Giove che vestì mille sembianze
per
deludere il geloso ingegno di Giunone, e macchian
ne, ad essa eguali Per natali ed età; soave scherzo D’Europa e quando
per
le danze ornava La potente bellezza, e allor ch’i
forma, è toro: Non qual si nutre nelle stalle, e il curvo Aratro trae
per
le ostinate glebe, O fra gli armenti pasce, o con
accoglier puote il tergo, Vasto qual nave. Come gli altri tori Non è
per
certo: è mansueto e dolce; Ha senno d’uomo: la fa
onde Ridi: io son Giove; e l’amor tuo mi fece Vestir forme di toro; e
per
te sola Tanto seritier misuro. E te fra poco, Cre
l colle già detto Tronace, che Coccige quindi, con greco vocabolo, fu
per
tal motivo chiamato. Tempesta, comandata dal dio
me stancava gli occhi dei greci nocchieri, poiché, come dice Omero, è
per
essi intatta dai lavacri dell’oceano, cioè non tr
a, li due occhi del cielo; la bionda Cerere generò da lui Proserpina,
per
cui tanto pianse ed errò, che col primo sorriso m
he d’isterico hanno preteso di ritrovare gli antichi nelle divinità é
per
la critica dubbio; e qualora vi sia qualche parte
acer dovevano brancolando nelle tenebre di una religione così diversa
per
origine, indole, tempo ed uso, che tanto deve all
ovi quella bella statua che converte gli occhi di tutto il mondo, non
per
la sua grandezza, perchè in Rodi ed in Roma si ve
grandezza, perchè in Rodi ed in Roma si veggono statue colossali, ma
per
la sua ricchezza perchè è d’avorio e d’oro, e per
tatue colossali, ma per la sua ricchezza perchè è d’avorio e d’oro, e
per
la proporzione che vi re gna, in che si dimostra
che gli Ateniesi chiamano colonie di Adriano. Il recinto del tempio è
per
lo meno di quattro stadj (cinquecento passi geome
una selva sacra, chiamata bosco di Olimpia. Ivi si vede un’apertura,
per
la quale le acque scolarono dopo il diluvio di De
e dalle cure del governo lontano lo tenne; il terzo di amore supremo
per
la libertà, che attestò essergli più cara della v
che settecento anni scorsero dalla fondazione al compimento. É vanto
per
l’Italia che Copuzio Romano fosse l’architetto de
to di Giove era compreso ogni genere di animali e di fiori. Splendeva
per
l’oro e per le pietre preziose il trono variato d
era compreso ogni genere di animali e di fiori. Splendeva per l’oro e
per
le pietre preziose il trono variato dall’ebano e
ersi: agli angoli vi erano quattro Vittorie che pareano darsi la mano
per
danzare; altre due stavano ai piedi del nume. I g
felice letto? Deh: vieni, o ninfa, fra quest’ombre meco Che fian oggi
per
noi dolce ricetto. Mentre alto è il Sol, che ‘1 s
E fé’ la violata ninfa bella Una matura e candida vitella. Poi fìnse
per
diporto e per ristoro. Andar godendo il bel luogo
ata ninfa bella Una matura e candida vitella. Poi fìnse per diporto e
per
ristoro. Andar godendo il bel luogo, ov’egli era;
piaccia alle sue voglie. Ma non vuol già la sua moglie ritrosa. Alfin
per
torlo allor quel gran sospetto, Tolse a sé stesso
occhi in testa. Argo avea nome il lucido pastore, Che le cose vedea
per
cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite
vedea per cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite ore, E due
per
volta avean le luci morte; Gli altri, spargendo i
ccia gira. Ch’ha di si ricche gemme il capo adorno, Alla giovenca sua
per
forza mira, Perch’egli scuopre ancor di dietro il
di dietro il giorno; Nè gli è d’uopo, s’altrove ella s’aggira, Voltar
per
ben vederla il capo attorno: Che, se ben dietro a
cenna) Seguendo lei nel nudo lito scende, Dove l’unghia sua fessa usa
per
penna Per far noto quel mal, che sì l’offende; Ro
mal, che sì l’offende; Rompe col piede al lito la cotenna Per dritto,
per
traverso, e in giro il fende; E tanto e tanto fa,
va esser nel gregge Nascosta sotto a quel hovino manto, Appena in pie
per
lo dolor si regge; Raddoppia il duol, la pena, il
i trovarte, E finalmente or t’ ho trovata a caso; Figlia, onde il cor
per
gran duol mi si parte Mentre ch’io penso al tuo n
ristoro. È questo dunque il ben, ch’io ne sperava? Dunque ho da darti
per
marito un toro? Dunque i vitelli al nostro ceppo
ia essere dio: Poich’ai morir mi son chiuse le porte. Che posso altro
per
te che dolerm’io? E mentre rotan le celesti tempr
llato pastor, che la rivuole. Presente il padre la rilega e toglie, E
per
diversi pascoli, ove suole Condurla spesso, la ri
attacca. Tutta arrabbiata poi la lingua snoda: Dunque, disse, debb’io
per
questa vacca Sempre star in sospetto, in pene e i
un punto si vede; E quanto più le par, men ella crede. Volea parlar
per
veder s’era quella Che esser solca, ma temea non
za fosse il dipinger Giove. L’ulivo e la querce gareggiavano fra loro
per
ornare la fronte del nume. Ma tutte queste differ
i Metello. Onorato era presso i Romani Giove Lapideo. Così chiamavasi
per
la pietra che adoperavano nel giuramento, di cui
indaro: i Pagani gli attribuirono quel miracolo che fece il Redentore
per
le preghiere di una legione cristiana. Gli Atenie
a fu posseduta, secondo gli storici, da Numa; e Dutens, così liberale
per
gli antichi, scorge in questo re un conoscitore s
i vimini l’antica semplicità altari gli eresse. Sacra era la vendetta
per
gli uomini innanzi che l’Evangelo insegnasse la s
a quelli che presso i Greci e presso i barbari ottenne. Sarò breve, e
per
quanto sarà in mio potere, alleggerirò la noia di
vigilanti cani Occupa colla spada: è tutto al sonno In preda. Giove,
per
la tua vendetta Vegli tu solo: Avea Tarpea tradit
zio , Elegie. Lezione decima. Giunone. Argo e Samo gareggiarono
per
l’onore di esser patria a Giunone, regina degli D
l plaustro, si avventò sulla creduta rivale, ed avendola riconosciuta
per
una statua, terminò col riso l’ordita frode, e ne
do pel cielo ne colorisse quel lato cui dà il nome, e parte scorrendo
per
la terra mutasse dei gigli già crocei il colore.
ene, quantunque ancora presso gli abitanti di Elide fossero stabiliti
per
ogni quinto anno giuochi, nei quali le donne si d
ogni quinto anno giuochi, nei quali le donne si disputavano la palma
per
la celerità maggiore nel corso. Le più provette f
ostrinse gli Dei a fuggire nell’Egitto, prescelse la dea questa forma
per
celare le sue sembianze. Col sangue di un’agnella
nella le propiziavano, a tenore di una legge di Numa, le donne famose
per
impudicizia che avessero osato di profanare il te
i sopra tutte d’Iride, e lo accennò VirgiHo quando dalla dea, pietosa
per
la misera Didone, fu inviata a troncarle il crine
ndiosità dell’abito e della positura ce la fan riconoscere facilmente
per
Giunone, così ci resta molto più sensibile la per
, nelle quali il greco artefice avrà gareggiato sicuramente con Omero
per
esprimerne la bellezza, pregio singolare di quest
neggiamenti, la finitezza del lavoro in ogni minima parte ce la danno
per
un’opera di un grande artefice della Grecia. Se n
di un grande artefice della Grecia. Se non ci mancassero troppi dati
per
ve rificarne l’identità, si potrebbe dire cbe fos
di quel gran maestro, delle cui opere non conosciamo che alcune copie
per
plausibile congettura, nè sappiamo la provenienza
ma le Terme d’Olimpiade, personaggio incerto, in uno scavo intrapreso
per
ordine del cardinale Barberini, e diretto da Leon
miamo etrusco. Questi caratteri ci danno il tempo di questa scultura
per
molto remoto, e per quello appunto, in cui l’arte
ti caratteri ci danno il tempo di questa scultura per molto remoto, e
per
quello appunto, in cui l’arte essendo giunta sott
maniere usate nelle scuole dei più abili quattrocentisti. Nè meno che
per
la scultura è osservabile questo marmo nobilissim
i. Nè meno che per la scultura è osservabile questo marmo nobilissimo
per
ciò che può avere relazione alle antiche costuman
cono gli antichi che la sfendone è un ornamento femminile, così detto
per
la similitudine colla fionda da lanciare, perchè
che resta sopra la fronte, più stretto e sottile verso le estremità,
per
le quali si lega dietro la testa. — La esatta des
, e il lembo della sopraveste, su cui si scorge un riporto aggiuntovi
per
abbellimento. Le prime στλιόες dai Greci appallav
strerà la dea che col cinto di Venere accresce la sua eterna bellezza
per
distogliere col piacere Giove dalle cure, onde ri
ante Ebbrezza di delizia, e quanto alfine Forma il senso inefFabbile,
per
cui Delira il saggio e s’incatena il forte. Placi
da te discorde Non sarò mai pur d’un pensiero: il giuro Pel capo tuo,
per
quell’augusto letto Conscio della mia fé, che mai
o attempra. Non un afi’etto sol, di tutti è un misto Quel ch’io sento
per
te: lievi faville Fur l’altre e vane; un sacro fu
a. Lucina, quantunque questo nome a Diana pur competesse, fu chiamata
per
diverse ragioni, fra le quali la più comune è per
che ha nella destra la patera e l’asta nella sinistra. Egeria ancora
per
la stessa ragione era detta. Juga dicevasi, perch
ti i popoli era il suo tempio: e Fulvio Censore che lo scemò di marmi
per
ornar il tempio della Fortuna Equestre, volle l’a
l pittore, mi è sembrato che adornino questo mitologico racconto, che
per
vostra utilità, seguendo il mio costume, ho ardit
astel di Guido, sito corrispondente all’antica Lorio, è considerabile
per
la sua integrità, essendosi conservata la destra
ra. Questo simbolo, il velo e il diadema la caratterizzano abbastanza
per
Giunone, che velata appunto s’incontra e colla pa
se un vestigio delle colonne che negli antichissimi tempi si venerano
per
statue, o un vero moggio, segno della gratitudine
ua, che non è certamente di uno stile così antico, può ditsi aggiunto
per
imitazione di qualche vetusta immagine della dea,
itsi aggiunto per imitazione di qualche vetusta immagine della dea, o
per
dimostrarla dispensatrice e padrona delle ricchez
siamo certi che la dea sia appunto la sposa e la germana di Giove, e
per
l’ornamento del capo, e per una certa nobile fiso
appunto la sposa e la germana di Giove, e per l’ornamento del capo, e
per
una certa nobile fiso nomia che è sua propria, al
Mercurio, anch’esso in qualche occasione allattato dalla dea. Non so
per
altro perchè tutti si siano apposti a credere in
lude la prima, non esiterei di scegliere Marte tra i figli di Giunone
per
supporlo il bambino rappresentato nel nostro marm
rice. Quest’allusione non permette che il bambino possa interpretarsi
per
altro che per Marte. Il fiore che è nella destra
lusione non permette che il bambino possa interpretarsi per altro che
per
Marte. Il fiore che è nella destra della dea n’è
a della dea n’è un’altra prova. Sappiamo da Ovidio che offesa Giunone
per
non aver avuta parte nel natale di Pallade, volev
a medaglia di Mammea ha in braccio Marte bambino, ò questo un indizio
per
riconoscere lo stesso sosfo-etto nel nostro marmo
fermano questo pensiero. Può dirsi una Giunone Marziale, che ad altro
per
avventura non si riferisce questo suo epiteto, e
estra nelle monete di Gallo e di Volusiano, da alcuni antiquari preso
per
una tanaglia, alluda forse alla maravigliosa gene
iarsi dal putta che stringe al seno. « Ma questa statua, la cui testa
per
la maestà dei lineamenti e per la dolcezza dell’e
seno. « Ma questa statua, la cui testa per la maestà dei lineamenti e
per
la dolcezza dell’espressione merita distinta lode
azie, e tesson serti. Che son decoro dell’eterne chiome. I nuovi semi
per
l’immense genti Sparsi: d’un sol colore era la te
cimaseconda. Nettuno. Nettuno, fra gli Dei consiglieri, dopo Giove
per
impero il maggiore, a cui servono l’onde sortite,
. Il felice evento di queste, permise ai fratelli di gittare le sorti
per
dividere il governo dell’universo, e la fortuna d
questa fama fu sparsa accortamente da Piteo, avolo materno dell’eroe,
per
conciliargli la reverenza dei Trezenii, che somma
n fu questo dio esente dall’ambizione, giacché congiurò con gli altri
per
legar Giove, che fatto accorto da Teti, fu conten
bellione in Apollo e Nettuno, comandando loro di servire a Laomedonte
per
la costruzione delle mura troiane. Il re spergiur
ta la regione inondò coll’acque dalla vasta bocca vomitate. A questa,
per
allontanare lo sdegno del nume, fu offerta Esione
to spiega l’origine di questa favola dicendo, che Laomedonte si servi
per
edificare i muri iliaci del denaro offerto nei sa
tuno e ad Apollo. Venne Nettuno pure in contesa con Minerva e Vulcano
per
la preferenza dell’arte; e commemorò Luciano che
u l’uomo composto. Un’altra volta ebbe gara con Minerva nell’Areopago
per
dar nome ad Atene, e al dono dell’oliva oppose il
maestà degna di un dio quanto Omero descrivendone il viaggio sul mare
per
porgere ai Greci soccorso. Questa passo dell’ Ili
ite a lui d’intorno, Conoscendo il re lor, l’ampie balene Esultano, e
per
gioia il mar si spiana. Così rapide volano le rot
ra mai così nei monumenti, ma spesso è tutto vestito. Era stato preso
per
Giove, e per tale ristorato nel palazzo Verospi:
ei monumenti, ma spesso è tutto vestito. Era stato preso per Giove, e
per
tale ristorato nel palazzo Verospi: errore deriva
rore derivato da una certa simiglianza colle sembianze fraterne. Ora,
per
vieppiù distinguerlo, gli è stato aggiunto il del
immortali; quindi affrettandosi verso il proprio tetto, non riscontrò
per
sua gran ventura ninno degli uomini e degli Dei:
. Questi sono i principii dell’infanzia del nipote di Atlante narrati
per
Omero. Luciano, che sovranamente era fornito del
e il nume si prese di Priamo, che verso la tenda di Achille avviavasi
per
chiedere il corpo dell’estinto figliuolo, e bacia
a alle labbra, possa convenire anche al Sonno. Questo gesto è proprio
per
altro di Mercurio, come ne fan fede molte antiche
avendo egli involato lo stesso giorno che nacque i buoi di Apolline,
per
quanto colla sua avvedutezza si avvisasse di cela
riso artificioso l’imbarazzo della sua sorpresa, e far cenno col dito
per
inculcare il silenzio a chi l’avea osservato. Que
sto dio, a cui si attribuiva il lucro ed il commercio; il quale serve
per
farlo al primo colpo d’occhio conoscere. L’abito
ravvolta al braccio sinistro, emblema consueto della sua speditezza,
per
cui gli furono anche attribuite le ali alle piant
dai venti ovunque il corso Volga, sopra la terra, o sopra il mare. Va
per
lo ciel rapidamente a volo. Indi prende la verga
ggia, a venti, a nembi E sempre esposta, il cui mento, il cui dorso E
per
nevi e per gel canuto e curvo E da fiumi rigato.
ti, a nembi E sempre esposta, il cui mento, il cui dorso E per nevi e
per
gel canuto e curvo E da fiumi rigato. In questo m
acro del nume, al quale un vento è sostegno mentre s accinge al volo,
per
cui dal cielo fino agli abissi discende apportato
i paterni. Messaggiero e banditore dei numi Mercurio pure fu detto, e
per
tanto ufficio attribuito gli fu il caduceo, che c
uesto l’ire separò nell’Arcadia di due serpenti, onde vi furono uniti
per
significare la concordia degli animi più efferati
o, che col velo dell’allegoria adonestar volle di soverchio le favole
per
opporle con insana fiducia alla luce dell’Evangel
dei primi mortali. Vergadoro fu il nipote d’Atlante pure cognominato
per
questo segno, che era con molto artifizio compost
cielo alla terra, all’inferno. Così scolpito gli antichi lo ponevano
per
indicare le strade, e verso di esse rivolgevano l
nte onoravasi, ed in Tebe gli sorgeva un tempio che Pindaro, illustre
per
versi e per la pietà, gli avea consacrato. Pitago
i, ed in Tebe gli sorgeva un tempio che Pindaro, illustre per versi e
per
la pietà, gli avea consacrato. Pitagora soleva ch
di Belvedere, ma riconosciuta dal consenso dei dotti e’degli artisti
per
rappresentante il figlio di Maia. Farò a questa s
nsigne statua comparisce al pubblico senza la falsa denominazione che
per
ben due secoli ebbe dal volgo degli eruditi e dei
finalmente, dietro l’autorità di Winkelmann, un Meleagro. Se di Teseo
per
altro ha la nostra statua la serena avvenenza del
più sublimi; disconviene l’abitudine delle membra molto più robusta e
per
così dire atletica, di quella che si osserva nei
o, poteva essere nell’antico, giacché sono mancanti le mani. Che più?
per
ridurre la congettura a dimostrazione si chiede d
simo del confronto riconosciuto dagli eruditi come il mezzo più certo
per
decifrare simili ambiguità. Che se alcuno fosse c
atti certi di Antinoo. Credettero ancora di avere un altro fondamento
per
tale opinione nel nome di Adrianello che davasi,
me se una statua, dissot» terrata dalle rovine di un edifizio ch’ebbe
per
fondatore Adriano, non potesse appartenere ad alt
esecuzione. Tra le molte che n’esistono, due ne furono dissotterrate
per
la Via Appia nella tenuta detta Il Colombaro, ove
ora in Francia, ed è stata pubblicata dal conte di Caylus. Non si dee
per
altro porre, nel numero delle copie di questa sta
verga conduce I Giusti sciolti dal corporeo manto, E quei che spargon
per
la nova luce Provido pianto. Tu vinci gli occhi
va luce Provido pianto. Tu vinci gli occhi col miglior dei numi, Che
per
te lascia le Cimmerie grotte: Dical Argo, cui pre
na palma additava ove la madre perseguitata si appoggiò, partoriente (
per
servirmi dell’espressione di Dante) li due occhi
il padre degli uomini rilegò dal cielo Apollo, che esule famoso errò
per
la terra lungo tempo, e finalmente ricovrossi pre
ca: più generoso del re dell’acque, non fece piangere Apollo i popoli
per
la colpa del re, ma propizio ai Troiani diresse l
opere servili domò la divina alterezza perchè fu aiutatore di Alcatoo
per
edificare l’ inestricabile errore del laberinto.
tà e nei comuni studj. Non giovarono a Febo le preghiere, le promesse
per
fermare il timido corso della giovinetta, cui la
scusa il suo fallo, non gustò più la dolcezza dei baci divini. Invano
per
nove giorni cogli sparsi capelli si assise digiun
a sventurata, in croceo fiore, detto Elitropio, trasformata. Ma assai
per
la presente Lezione degli amori di Apollo. Un sim
nsidioso, perdona alla strisciante lucertola: ella desidera di morire
per
le tue mani. — Poco più c’insegna questo epigramm
l distico. La descrizione che ce ne dà Plinio è più accurata, e servì
per
far riconoscere in simile statua il Saurottono di
sidiante, da Marziale col fanciullo insidioso, sono altrettanti segni
per
riconoscervi la stessa opera rammentata per ambed
o, sono altrettanti segni per riconoscervi la stessa opera rammentata
per
ambedue. Anzi, quando questo scrittore non ci dic
e, colla quale l’artefice lo ha caratterizzato, ce la fanno conoscere
per
un nume. L’azione di saettare non può essere equi
noi vedi? La Deliaca palma Di repente si spiega, e dà soave Cenno; e
per
Taer dolcemente il cigno Canta. Apritevi, o porte
el giovinetto Admeto: — Io Peane, diciam — fu l’inno primo Che sonava
per
Delfo, allorché Apollo Insegnò l’arte dei curati
io e dall’oracolo del nume. Pausania, tesoro di pellegrine cognizioni
per
l’artista, c’istruirà colle sue stesse parole. «V
one a Temi, e che Temi ne facesse dono ad Apollo, e che quest’ultimo,
per
aver la parte di Nettuno, gli cedesse Calaurea ch
rezene. Ho sentito dire a degli altri che dei pastori avendo condotto
per
caso i loro armenti verso questo luogo, si trovar
o celebre: ella fu la prima interprete del dio, e lo fé’ parlare pure
per
la prima volta in versi esametri. Non ostante Boe
ta in versi esametri. Non ostante Boeo nativa del luogo, e conosciuta
per
Inni che fece per gli abitanti di Delfo, attribui
ri. Non ostante Boeo nativa del luogo, e conosciuta per Inni che fece
per
gli abitanti di Delfo, attribuisce a stranieri ve
profetizzarono, e che Oleno, fra gli altri, inventò il verso esametro
per
quest’ uso. Non ostante, l’opinione più probabile
iù probabile e più seguitata è che Apollo ha sempre avuto delle donne
per
interpreti delle sue risposte. « Si pretende che
, poiché Acrisie avea fatta edificare una camera della stessa materia
per
la sua figlia, la quale si vede ancora a Sparta n
di rame. In Roma, il luogo ove si amministra la giustizia, sorprende
per
la sua gran dezza: ma ciò che più vi si ammira è
ua gran dezza: ma ciò che più vi si ammira è un pavimento di rame che
per
tutto si stende. « Così non è incredibile che il
oni che ne ordinarono la costruzione col danaro dal popolo consacrato
per
quest’uso. Spiritare di Corinto n’è stato l’archi
Egli era figlio della ninfa Cleudora, e, come tutti gli eroi, passava
per
avere due padri, uno mortale in Cleopompo, l’altr
i servivano loro di scorta, vi edificarono una città chiamata Licorea
per
questo motivo. Con tutto ciò, un’ altra tradizion
i ancora vien chiamato. « E fama inoltre che lamo nato da Licore ehhe
per
figlia Celeno, che partorì ad Apollo un figlio ch
i mentovati, Delfo nacque da Apollo e da questa Tia: alcuni gli danno
per
madre ancora Melene figlia del Cefiso. « Col temp
ai suoi piedi. Macchiato di un sangue così vile, ricorrerà ai Cretesi
per
esser purificato, e questo avvenimento sarà celeb
giarlo. Una parte dell’armata di Serse ebbe lo stesso scopo. I Focesi
per
le istigazioni dei loro capi, si resero padroni d
dei giuochi Pitici. Si racconta che Eleutero fu dichiarato vincitore
per
la sua bella e sonora voce, quantunque cantasse u
compagnare il canto. Quanto ad Omero, si pretende che venisse a Delfo
per
consultare l’oracolo: ma che essendo divenuto cie
e il premio della musica e della poesia, ne aggiunsero due altri; uno
per
quelli che accompagnavano col flauto, l’altro per
sero due altri; uno per quelli che accompagnavano col flauto, l’altro
per
quelli che lo sonavano. Allora s’istituì a Delfo
enti che in Olimpia: la quadriga fu solamente eccettuata. I fanciulli
per
una legge espressa, furono ammessi alla corsa del
zio volgesti, E contro Achille Larisseo maggiore Duce d’ogni altro, e
per
te solo, o Dio, Ineguale guerrier, benché di Teti
. « Delfo è situato sopra una sommità, dalla quale si può discendere
per
tutte le parti con un facil pendio. Il tempio di
tata la palma, Faille di Crotone sarà da me solo rammentato, illustre
per
tre vittorie riportate ai giuochi pitici, due al
la contrada, il figlio di lui Elato, Afida e Azano, Trifilo, che ebbe
per
madre non Erato, ma Laodamia, figlia di Amicla re
imulacri ne stanno altri nuovi dei Lacedemoni in rendimento di grazie
per
la vittoria che riportarono sopra gli Ateniesi. j
ncipali capi che presero il partito di Polinice, e si unirono con lui
per
l’assedio di Tebe; Adrasto figlio di Talao, Tideo
anno pur costruita col nome di tesoro una specie di cappella, i primi
per
lasciar una memoria della pugna di Maratona, i se
Ercole che disputano un tripode: ognuno di loro vuole averlo, e sono
per
battersi: ma Latona e Diana ritengono Apollo; Min
e tradizione in Delfo che Ercole figlio di Anfitrione, essendo venuto
per
consultare l’oracolo, Xenoclea, ch’era la sacerdo
hanno presa l’occasione di fingere ch’Ercole aveva pugnato con Apollo
per
un treppiede. « Dopo la famosa vittoria che i Gre
e il fratello e la sorella in una cassa, e li gettò nel mare. Salvati
per
loro ventura, arrivarono a Leucofri, che dal nome
la sceleraggine della moglie. S’imbarca e va in traccia dei figliuoli
per
confessar loro la sua imprudenza, e dimandarne pe
el tempio di Delfo bellissime sentenze leggevansi, e di somma utilità
per
la condotta della vita. Tralascio di riportarle,
Grecia, e parlerò solo del come è concepita la risposta dell’oracolo,
per
quello che si dice, data ad Omero, la quale si le
tua del principe dei poeti. — Felice ed infelice, giacché tu sei nato
per
l’una e l’altra sorte, tu vuoi sapere qual’è la t
e rappresenta la presa di Troia, e a sinistra i Greci che s’imbarcano
per
il ritorno. « Si prepara il vascello che deve sal
o di porpora, ed esternamente afflitto. Non vi è bisogno d’iscrizione
per
conoscere che è Eleno figliuolo di Priamo. — (È d
Quel potente che il ciel sostiene e i numi Sull’eguale cervice, ed ho
per
avo E per socero Giove: il Frigio aspetta I miei
te che il ciel sostiene e i numi Sull’eguale cervice, ed ho per avo E
per
socero Giove: il Frigio aspetta I miei cenni trem
preme. Vedresti Celarsi l’une, tremar l’altre, sempre Correre a morte
per
diverso fato. L’ultima avanza di cotanta prole: C
ture colle quali Polignoto celebrò Delfo, ma pensando che veruna lode
per
Apollo è più grande che il simulacro di lui, dett
olo istante che ne ha abbandonato la cocca; il moto dell’azione non è
per
anco sedato nelle agili sue membra, che ne conser
te contro Pitone. Ma perchè non piuttosto contro il campo degli Achei
per
vendicare l’oltraggio del suo sacerdote, vendetta
i chiamavano sandali, di sottili strisce. Il tronco stesso, riservato
per
sostegno, non è restato insignificante, ma vi è s
celebre nella storia romana e pel porto e pel tempio della Fortuna, e
per
le delizie imperiali chiamate da Filostrato col n
ritato ancora la fama di autore, mercè l’amicizia di persona distinta
per
impieghi e per letteratura, che si è compiaciuta
a fama di autore, mercè l’amicizia di persona distinta per impieghi e
per
letteratura, che si è compiaciuta fare al pubblic
apparenti difetti osservati nella figura, riconosciuta d’altra parte
per
ciò che di più bello esista nell’arte. « L’opinio
o giungesse il lusso dei Cesari e la non curanza del pubblico di Roma
per
le arti del disegno. E poi, una villa che onorava
li omeri. Questa terza difficoltà può incontrar più d’una risposta. E
per
lasciare la generale che nulla vi ha di veramente
stato consiglio dell’artefice di allentanarsi in ciò dal rigido vero
per
servire alla destinazione del simulacro, che, ved
sou restate nelli scritti a noi pervenuti, e soltanto di quelle che o
per
la situazione in luoghi assai frequentati, per la
ltanto di quelle che o per la situazione in luoghi assai frequentati,
per
la religion de’ popoli, o per altre curiose avven
situazione in luoghi assai frequentati, per la religion de’ popoli, o
per
altre curiose avventure si rendevano più interess
i Apollini in marmo rammentati da Plinio, ma che non può determinarsi
per
mancanza di piìi accurata descrizione, Lasciando
di Filisco erano nei Portici di Ottavia, uno nel suo tempio, l’altro
per
ornamento, e questo aggiunge ch’era nudo. Da tal
tempo stesso col serpe ai piedi, simbolo dei rimedii e della salute;
per
mostrare che il morbo eccitato dall’ira del nume
ute; per mostrare che il morbo eccitato dall’ira del nume cessava poi
per
la sua clemenza col mezzo dell’arti agli uomini d
e intellettuale, prendendo dalla materia quel solo che era necessario
per
esprimere la sua idea e renderla visibile. Questa
elle bellezze eteree, o diventa un Genio, e prendi una natura celeste
per
riempier l’anima tua coll’idea di un bello sovrum
rfìcie. Eccolo: egli ha inseguito il serpente Pitone contro di cui ha
per
la prima volta piegato il suo arco, e coll’agil p
e l’altre opere ne oblio, e sovra di me stessa e dei sensi mi sollevo
per
degnamente estimarlo. Il mio petto si gonfia e s’
effetto Contrario; il primo all’odio, ed all’amore Desta il secondo:
per
la sua vendetta Ambo gli sceglie, e col primiero
ntono al nume Pur gli oracoli suoi. Qual lieve paglia Arde, e splende
per
largo incendio il campo, Tal regna nel Febeo pett
a, e con tremante Penna l’aquila tal fugge colomba: Ma son nemici: io
per
amor ti seguo; Misero me, che tu non cada, e il p
eve dell’erbe; Mi è soggetto il potere. Ahimè non vince Un’erba amor:
per
me vane son l’arti Utili a tutti. — Più narrar vo
me un Apollo benigno e tranquillo. Tale statua è altresì rimarchevole
per
esser la sola, che io sappia, che ha un particola
dal che appare che siasi voluto rappresentare Apollo pastore (νομιος)
per
indicare l’arte pastorizia da lui esercitata pres
’arti del disegno. In un’altra operetta sull’Allegoria, non tradotta,
per
quel ch’io sappia, ancora nella nostra lingua, e
nterrogativo dopo la seconda dimanda, come ve n’ha uno dopo la prima,
per
salvare la manifesta contradizione che ha imbaraz
ghi ove sono ombrati, offrono una tinta di questi colori. » Scusate,
per
amore di Winkelmann, questa digressione di lui me
ollo, rappresenta la ninfa Arge, che fu trasformata in questo animale
per
essersi vantata, seguendolo, che ella l’avrebbe r
ole. « Plutarco fa menzione di un Apollo tenente un gallo sulla mano
per
indicare il Sole di cui annunzia il comparir sull
io in pesce: può ancora applicarsi al creduto amore di questo animale
per
la musica. Apollo non è stato mai rappresentato c
ere stata presso gli antichi dalle medaglie che ci rimangono. È noto,
per
infamia della storia augusta, il fanatico traspor
uò essere stato il motivo che indusse gli antichi scultori a copiarla
per
fare una statua dell’imperatore, come ancora dell
allo stupore in cui ci trasporta l’osservazione di così bel simulacro
per
esaminar ciò che d’istruttivo, circa le antiche c
ciò che d’istruttivo, circa le antiche costumanze, ci presenta parte
per
parte. Incominciando dal capo veramente mirabile
i presenta parte per parte. Incominciando dal capo veramente mirabile
per
avervi l’antico artefice scolpita, per così dire,
do dal capo veramente mirabile per avervi l’antico artefice scolpita,
per
così dire, l’immaginazione, sollevata dall’estro
armi in lunga veste. Ed Ovidio: Lo stesso dio dei poeti ragguardevole
per
aurea palla, tratta le armoniose corde della dora
a dalla manca parte la garrula lira, opera dì rara arte, risplendente
per
la testuggine e l’oro. « Qui sembra che il poeta
agli omeri con due borchie è anche parte di questo abito citaredico,
per
testimonianza degli antichi scrittori. La fascia,
altheo, secondo la espressione di Apuleio, pende dagli omeri del nume
per
una specie di armacollo. Tali cetre più grandi, c
del nume per una specie di armacollo. Tali cetre più grandi, che così
per
comodo si sospendevano, vengono da Esichio dette
ia fìngea assoggettarsi al libero giudizio de’ Presidenti dei giuochi
per
aver motivo di più compiacersi della vittoria. Qu
troviamo descritto in Esichio qual lo veggiamo rappresentato. Serviva
per
chiudere un vuoto che desse maggior voce allo str
e avea le vele Piene l’Augusta nave, e l’altre insegne A vincer dotte
per
la patria. Alfine In doppio arco curvò Nereo le s
ai mortali di salute, e Teseo gli fé’ voti sotto tal cognome, quando
per
la cara Atene volle profondere la vita esponendos
saccheggiata, la fortuna dell’onde recò alle spiaggie del Peloponneso
per
farlo oggetto di culto ai Greci presso Malea. Reg
o oggetto di culto ai Greci presso Malea. Regna discordia sulle cause
per
le quali Febo si nomina: l’opinione che più al ve
Il ministro maggior della natura. » Più incerta ancora è la ragione
per
cui Licio fu detto; e Pausania si contradice, per
della luce primogenita degli esseri e dell’universo, Latoo lo dissero
per
Latona madre di lui, e frequenti esempi di questo
n Delfo ad Apollo sorgeva. Stazio volendo esprimere il dolore del dio
per
la morte di Anfìarao, reputò di non poter meglio
uogo nell’agro spartano, dove al nume edificato era un tempio insigne
per
ricchezza e per lavoro. Col nome di Carneo si tro
partano, dove al nume edificato era un tempio insigne per ricchezza e
per
lavoro. Col nome di Carneo si trova frequentement
ove e di Europa, che fu educato dal nume, altri in diversa favola che
per
brevità tralascio. Timbreo afferma Strabene che f
di Priamo, perchè ivi un tempio gli sorgeva. Apollo Grineo è illustre
per
Orino città dei Mirine:, nella quale il dio aveva
llo Grineo. » L’arco di argento gii diede l’epiteto di Argirotosso, e
per
l’arco sua arma fu chiamato Arcitenente ancora da
taceva appena il nume, Che fé dimanda del paterno cocchio Fetonte, e
per
un dì chiese il governo Dei volanti corsier. Pent
n veloce giro Gli astri conduce: nell’avversa parte Io mi sostengo, e
per
contraria forza L’impeto vinco che comanda al mon
ssi, e più davanti: i lumi All’occaso rivolge, e all’oriente: Stupido
per
timor non lascia il freno, Nè lo ritiene. Non con
o vide colla torta coda Lo scorpione vibrar l’atro veneno, Fuor di sé
per
paura il freno errante Abbandona. Lo sente Eto su
era lo stesso che la luna, quantunque a quest’ultima l’antichità dia
per
genitore ora Iperione, or Fallante. Fingono i Mit
cia delle lepri, le allegre danze sotto gli alberi, e il celere corso
per
le montagne, sedea ancor bambina, come narra Call
on cinte ancora, tutte fanciulle. Yoglio inoltre venti ninfe Amnisidi
per
ancelle, che abbiano cura dei miei coturni da cac
rinito di boschi; poscia all’Oceano, e scelse le ninfe che desiderava
per
seguaci. Gioì Cerato, gioì Teti perchè mandarono
Meliguni, stavano intorno ad una massa infocata, la quale preparavano
per
un lavoro che dovea servire per Nettuno, e consis
massa infocata, la quale preparavano per un lavoro che dovea servire
per
Nettuno, e consisteva in un vaso per abbeverare i
per un lavoro che dovea servire per Nettuno, e consisteva in un vaso
per
abbeverare i cavalli del nume. Spaventaronsi le n
ente maravigliosa ottava che fa indirizzare a Diana da Medoro, famoso
per
la fedeltà e per gli amori non sperati, frutti de
ottava che fa indirizzare a Diana da Medoro, famoso per la fedeltà e
per
gli amori non sperati, frutti della sventura. «
in terra e nell’inferno mostri L’alta bellezza tua sotto più forme, E
per
le selve di fere e di mostri Vai cacciatrice segu
to di estrarre dal turcasso, che tiene appeso agii omeri, una freccia
per
lanciarla coir arco, ch’ella reggeva nella sinist
erviamo in veste talare con un cervo che ha raggiunto, stretto da lei
per
le corna colla sua destra, e con una lancia da ca
tro il tentatore Orione, come canta Orazio, o contro i figli di Niobe
per
vendicare la madre. Omero stesso nella sua Necrom
poteva anticamente aver rapporto a così fatte avventure. « Niuna cosa
per
altro in questa elegantissima statua mi è sembrat
a a Leucotea attribuirsi, perchè Clemente Alessandrino dà il credemno
per
distintivo di Leucotea. Il fondamento di ciò è la
ciò che Ino o Leucotea con tal benda soleva effigiarsi: non mi sembra
per
altro legittima conseguenza l’inferirne che quest
stra assai frequentemente in figure virili, e anche barbate, che sono
per
altro della compagnia di Bacco, per tacere l’imma
virili, e anche barbate, che sono per altro della compagnia di Bacco,
per
tacere l’immagine di questo nume, che ne hanno ci
cchico che si dava a Leucotea come nudrice di Bacco, non così proprio
per
altro di questa seconda divinità che non possa at
l teatro rappresentavano i cacciatori. Simili mantelli che nascondono
per
lo più una sola mano, si veggono soltanto in qual
n corona e abbiggliamento da baccaute. Questo bronzo mi serve di lume
per
riconoscere Ercole in abito femminile nel superbo
abito femminile nel superbo simu lacro della Villa Panfili, spiegato
per
Clodio da certi antiquarii. E questi un giovine r
amasse tanto l’opinione di Winkelmann che volesse assolutamente avere
per
Leucotea, o per persona a lei aderente, qualunque
pinione di Winkelmann che volesse assolutamente avere per Leucotea, o
per
persona a lei aderente, qualunque immagine la cui
i ai pie veloci, E Crocale più dotta in un sol nodo Raccoglie i crini
per
lo collo sparsi. Benché laccio veruri non le repr
temi un arco Cidonio (così dicevasi da Cidone città di Creta, celebre
per
questo genere di armi), le freccie, la faretra: i
e quel nume barbuto le fé’ dono di cinque cani capaci di strascinare
per
la pelle gli stessi leoni, e di altrettante cagno
a di me. — Di cinque, quattro ne prese senza il corso dei cani, ma da
per
se stessa, acciocché le portassero il cocchio vel
cchio veloce. Una fiigoita sul fiume Celadone ricevè il masso Cerineo
per
voler di Giunone, acciocché fosse d’Ercole l’ulti
reni, ed aureo cocchio attacchi alle cerve. Dove queste ti condussero
per
la prima volta? Sul monte Emo di Tracia, ove il t
ocera Giunone quando ti prende di sul cocchio un toro assai grande, o
per
un pie di dietro smisurato palpitante cignale, e
l porto? Quale delle ninfe amasti sopra le altre? quali eroine avesti
per
compagne? Dillo, dea, onde agli altri si canti. D
r sotto querci irsute si nascondeva, or fra stagni paludosi: l’amante
per
balzi e per dirupi la seguiva, nè cessò mai finch
ci irsute si nascondeva, or fra stagni paludosi: l’amante per balzi e
per
dirupi la seguiva, nè cessò mai finche avendola q
o ed inseguir le fiere coi cani. La lodano quelli che furono chiamati
per
la caccia del cignale di Calidone: infatti i segn
sì Winkelmann si esprime, sta in atteggiamento di andare come lo sono
per
lo più le figure di questa divinità. Gli angoli d
nte altra fascia più larga di color rossigno, sparsa di fiori bianchi
per
indicare il ricamo: nella stessa guisa é dipinto
ua piacevole occupazione, e quale appunto si conviene ad una dea, che
per
lo più rappresentasi in atto di correre; cioè dir
na stessa, presso Omero, fra tutte le sue belle Oreadi distinguevasi:
per
lo più non ha che una corta veste, la quale non l
este e di Pilade, si vede Diana Taurica che tiene un ferro nel fodero
per
indicare i sacrifizi umani; e il soprannome di qu
care i sacrifizi umani; e il soprannome di questa deità vi è indicato
per
una testa di toro scorticato, sospesa ad un alber
ninfe tengono i cavalli attaccati al carro di Diana, quando discende
per
dare un bacio a Endimione addormentato. Giulio Sc
a Endimione addormentato. Giulio Scaligero pretende che queste ninfe
per
esser distinte non portino il turcasso sulle spal
ella tragedia di Euripide intitolata l’ Ippolito coronato, introdotta
per
sciogliere Fazione, ci palesa l’innocenza del suo
o, e larga Piasra nel fianco con la man sicura Gli apre. Per rabbia e
per
dolore il mostro Verso i destrieri si rivolta, e
a il terror, son sordi al freno E alla voce: l’eroe frenarli tenta, E
per
, sanguigna spuma è rosso il morso. Fama è che un
e divenne in appresso, poiché, secondo Plinio, tutta 1’ Asia concorse
per
lo spazio di dugento ventanni, o come dice altrov
to tempio mentre le stesse Amazzoni vennero dalle rive del Termodonte
per
sacrificare a Diana Efesina nel di lei tempio, de
a mole. « Fu fabbricato questo, tempio dicegli, in un luogo paludoso
per
assicurarlo dai terremoti e dalle crepature, che
di sì gran peso. L’artificio di cui servissi questo valente artefice
per
ve nirne a capo è singolare. Distese sulla sommit
imo: e dice che il seguente mattino vi-, desi la pietra discendere da
per
se stessa, e adattarsi nel luogo in cui si dovea
re; ma non so se vorremo prestar fede a ciò ch’egli dice della scala,
per
cui salivasi sino alla cima del tetto e ch’era fa
rlo: nò in Asia vi era cosa piìi famosa di questo edificio, non tanto
per
la divozione, quanto pel gran concorso di gente c
n fa parola. Assicura Strabene che gli Efesii aveano ancora collocata
per
gratitudine nel medesimo luogo una statua d’oro i
si estendeva fino a 125 piedi all’intorno. Mitridate l’aveva limitato
per
quanto portava un tiro di freccia. Marcantonio ra
a un tiro di freccia. Marcantonio raddoppiò questo spazio; ma Tiberio
per
evitare gli abusi che commettevansi col favore di
atonia dea cinghiai ministro E vindice. Volò pubblico grido Che Eneo,
per
l’anno che con larga usura Rese ai cultori gli af
numi ancora: Inulta Io non sarò se inonorata, esclama La diva: manda
per
gli oenei campi Cignal vendicator d’Epiro erbosa,
istade unica fede, I due figli di Testi e Linceo, il fero Leucippo, e
per
saette insigne Adrasto, Ida veloce, Telamon, d’Ac
ia gloria, e prendi Questa spoglia mio dritto: e le offre il tergo, E
per
gli immensi denti il capo insigne. Alla donzella
nuovo amante. — E a lei la preda e la ragion del dono Tolgon. Le mani
per
furor si morse L’eroe, gridando: Usurpatori ingiu
i? Ombre fraterne. Alme recenti, i lagrimati uffìcii Sentite: abbiate
per
le tombe un dono, Un dono grande, il figlio mio,
me, e le braccia In lunghe ali distese, in rostri il volto, E lor die
per
l immenso etere il volo. Ovidio , Metamorf., l
avasi, come dal consenso risulta di tutti i poeti. E favoleggiano che
per
Endimione pastore le stelle abbandonasse, colla s
era, o Portaluce cognominavasi, e nei Monumenti Inediti di Winkelmann
per
ciò espressa si vede colla face e col cane. Illit
lei la nutrice di tutte le bestie e di tutti i viventi. — Tanto basta
per
poter riguardare la Diana d’Efeso come l’ immagin
tica della natura, o della terra medesima confusa colla natura stessa
per
essere la nudrice di quanto quaggiù vediamo. « Su
etusti tempi i sassi in forma di mete, di piramidi, di colonne furono
per
divinità venerati, così nella forma della nostra
me come rette da due bastoni, che veru si appellavano dall’antichità,
per
esser simili agli spiedi, armi da caccia, e così
uaggiù esistenti, poteva dagli antichi essere presa indifferentemente
per
la stessa natura, tanto più che da lei alcuni fil
tte, che avevano presso i Greci simili nimbi, è un’ altra probabilità
per
tal congettura. « Essendo tutto il simulacro dell
edesime, ma non sembra sì facile il supplirla colla immaginazione. Io
per
me credo che le lor gambe dovrebbero essere di vo
Ed è molto probabile che siccome in altre si sono espresse le sfingi
per
dimostrar la natura madre universale persino de’
n tal guisa espresse, sono una prova di quanto fosse divulgata ancora
per
l’Italia e per Roma questa asiatica religione, co
resse, sono una prova di quanto fosse divulgata ancora per l’Italia e
per
Roma questa asiatica religione, conformemente a q
gli antri Ahi quante volte non ardì posarsi, E verso i lari errava, e
per
li campi Già suoi: fuggiva dei latranti cani L’ir
comenio castello di Beozia, Alalcomenia disse Minerva; e questo luogo
per
patria del nume vien confermato da Strabone, che
rogava questo vanto. Apollodoro nel secondo libro della Biblioteca dà
per
genitori a Pallade Euritia e Orio; ma distingue d
conda, e che vennero ambedue, come guerriere, in contesa: Pallade era
per
ferire Minerva: Giove oppose l’egida, onde spaven
buona arte ammaestrò la fanciulla. Nella battaglia de’ Giganti stette
per
Giove: le armi terribili, il cocchio e le cavalle
cudo della dea, che nel fine della presente Lezione vi sarà descritto
per
Omero tradotto dal celebre Cesarotti. Virgilio,
rator s’accorge La folarore divina: Tremenda, alta reina. Cui diletta
per
mezzo alle battaglie Il nitrir dei cavalli, Il pi
pi di lampi Di Maratona i campi E le rupi Erettee: tu che d’Atene Vai
per
la notte oscura Visitando le mura, e ti palesa Il
rendi alla tua cittade il suo sostegno. Teseo, Parte I, scena 2. Ma
per
attributi migliori era insigne ancora la dea. Mos
nato dal tridente del nume, la maniera di edificare una casa. A lei,
per
testimonianza di Teocrito, di Virgilio, di Ovidio
camo, l’arte di tessere ogni genere di lanificio, e fino le leggi. Ma
per
ninno ritrovato acquistò maggior fama e riconosce
i scrittori danno ad essa e ad Esculapio Igia, o la dea della salute,
per
figlia. Assai delle azioni e degli attributi dell
ollo con delle strisele di pelle, e gettata sopra il braccio sinistro
per
servire di difesa, nella stessa maniera che i Gre
a più comoda di porre delle strisce nella parte interiore dello scudo
per
passarvi il braccio: circostanza che si avrebbe p
per passarvi il braccio: circostanza che si avrebbe potuto riportare
per
schiarire un passo di Snida. Nel combattimento si
mi sono maravigliato che Gronovio abbia potuto prendere simil figura
per
Circe. La testa di toro ornata di bende, che si v
alla costruzione di Capua, è egualmente rara. Si è portati a prender
per
una trombetta il carcasse che una figura mutilata
pittura di Ercolano armata di arco e di freccia portata sulla spalla,
per
farne una Pallade che avea il soprannome di tromb
chi tranquillamente medita. Tale però non è la testa di Pallade posta
per
simbolo di Roma, ove qual dominatrice dei regni m
er questa dea i capelli più lunghi dell’altre sia il solo fondamento,
per
cui sulla sua chioma biònda giurar si solea. Si t
Questo elegante simulacro di Minerva Armata ha segni troppo distinti
per
riconoscervi al primo sguardo la dea della Guerra
d aurea celata. E questa fregiata da due civette, uccello a lei sacro
per
la somiglianza del colore delle sue pupille con q
appunto è il colore degli occhi de’ più feroci e guerrieri animali, e
per
ciò l’attribuivano a Pallade che uscita dalla tes
rra. Cacciò alle spalle l’egida co’ fiocchi Orrenda, che ‘1 timore da
per
tutto, E la fuga d’intorno incoronava. Eravi la t
ale ai riguardanti era affìsso sul suo usbergo, anche come un trofeo;
per
aver Medusa contrastato con Minerva sulla bellezz
edusa contrastato con Minerva sulla bellezza dei suoi biondi capelli,
per
tal presunzione cangiati in serpi: sebbene nel no
tata in gemma han travedute la immagine della Verità. Che gli antichi
per
altro supponessero la spoglia istessa del mostro
iù famosi. Omero continuamente chiama Minerva dagli occhi glauchi, e
per
testimonianza di Pausania così ancora effigiavasi
l’invenzione di questa, avendone tentato il suono, si vide nell’acque
per
l’enfiate gote così deforme che da sé gettò lungi
inerva da Callimaco nella celebre Elegia sui lavacri di lei, la quale
per
vostro vantaggio ho tradotta. Dai Lacedemoni fu c
traggio impunito, e si fé’ coi benefìzi un amico nel reo. I Telchini,
per
origine Cretesi, ma abitanti nell’isola di Cipro,
per origine Cretesi, ma abitanti nell’isola di Cipro, essendo celebri
per
l’artificio d’imitare le opere antiche, eressero
pre superstizioso che questa divinità gli si era in sogno manifestata
per
insegnargli il modo di guarire un artefice insign
quale era gelosa, come lo indica la favola di Aracne mutata in ragno
per
aver voluto contrastare alla dea il primato nell’
le tele. Il simulacro di lei era d’avorio e d’oro, ed opera di Fidia,
per
quello che si credeva. Sul casco della dea l’arte
i è il più coraggioso, ovvero come simbolo della vigilanza necessaria
per
le fatiche. In un villaggio dell’Arcadia nominato
assici a questa dea. Così parla di questo Polibio: — La parma è forte
per
la sua struttura, e di sufficiente grandezza per
: — La parma è forte per la sua struttura, e di sufficiente grandezza
per
la difesa, essendo di figura rotonda, ed avendo i
tura, detta dai Greci (grec), diversa dal (grec) o striscia di cuoio,
per
cui si porta van gli scudi in tempi più vetusti a
« La statua di Pallade che presentiamo è interessante pel movimento e
per
l’azione che ci esprime al vivo il carattere bell
atua ce l’offre in tale azione appunto scorrendo, come dice il poeta,
per
gli ordini delle battaglie, e in questa attitudin
ata, anzi è ripetuta l’egida che ha sul petto. L’egida usata da Giove
per
scudo sì vede in una gemma presso Winkelmann, e d
la parte manca del petto alquanto interrotte come in drappo che resti
per
qualche part^ aderente ad una superfìcie aspra so
sovrapjosto paludamento: nè al certo altra cagione saprei immaginare
per
un tal getto di pieghe, forse vero, ma sicurament
vo simile del Palazzo Giustiniani, dopo Minerva aggiunge il suo voto,
per
assolvere Oreste, ai suffragi raccolti nell’urna,
o il ramo di ulivo, nato, secondo la favola, presso la rocca di Atene
per
suo volere; è simbolo di Minerva quando ha il tit
Inaco, e che gii uomini non riguardino Pallade nuda, proponendo loro
per
esempio la disavventura occorsa a Tiresia, nella
ui storia molto si diffonde. Poi, ritornando a Minerva, molto la loda
per
la sua nascita prodigiosa, e per la sua divina be
ritornando a Minerva, molto la loda per la sua nascita prodigiosa, e
per
la sua divina bellezza, e termina col solito salu
ea, che, sparse d’oro e fiori Inaco l’onde sue, verrà dai colli Lieti
per
erba, e fia che rechi a Palla Gentil lavacro: ma,
me misera, o monte, Elicona, dai miei lumi lontano Siatevi sempre. Tu
per
lievi cose Prendesti, o dea, terribil pegno: i lu
ievi cose Prendesti, o dea, terribil pegno: i lumi Hai del mio figlio
per
corvette e damme? — Sì Cariclo dicendo, al sen st
io, e l’albor caro Mira sparso di sangue, ed errar vede Le note piume
per
lo sparso nido. Ma di Minerva il cor pietà percos
rà: ma dei suoi cani stessi Sarà cena feral: la madre afflitta Errerà
per
le selve, e l’ossa sole Troverà del suo figlio; e
o intorno al corpo di Venere, la condussero dai numi che gareggiavauo
per
abbracciarla, ed ognuno chiedeva di prenderla in
one vuole che vi siano due Veneri, la celeste e la popolare, distinte
per
origine e per attributi, quantunque Orfeo, o chi
vi siano due Veneri, la celeste e la popolare, distinte per origine e
per
attributi, quantunque Orfeo, o chi sia l’autore d
di divini. Venere la prima mescolò gli Dei con donne mortali, e Giove
per
vendicarsi la fé’ soggiacere all’ istessa legge d
icarsi la fé’ soggiacere all’ istessa legge destandole nel seno amore
per
gli uomini fra i quali il primo (secondo l’Inno O
i altri amori e le altre imprese di Venere riserbo ad un’altra volta,
per
trattenervi sulle diverse maniere nelle quali vie
maniere nelle quali vien rappresentata, argomento di tanto interesse
per
voi, e scopo principale dei miei studii. Venere è
ri del Palazzo Barberini. La lepre gli era particolarmente consacrata
per
cognite ragioni. Alcune pietre incise del Museo S
n pomo e la lancia con la punta rivolta verso la terra, probabilmente
per
indicare che ella move querele, ma tali che esser
lla Albani. A Sparta vi era una Venere eseguita in cedro, incatenata,
per
significare la fedeltà costante nell’amore. La Ve
more. La Venere Celeste di Fidia posava un piede sopra una testuggine
per
indicare (secondo Plutarco) alle donne che il lor
è la statua di Venere composta di calamita col fine di attrarre quasi
per
grazie segrete un Marte di ferro. Udite da Winkel
e Grazie, le Stagioni e l’Ore) è la sola che si rappresenti ignuda, e
per
essere stata più frequentemente delle altre in va
e iniziava ai misteri di amore, e me la immagino appunto qual dovette
per
la prima volta ignuda esporsi al di lui sguardo.
e Celeste, cioè quella che di Giove e d’Armonia è figlia, distinguesi
per
un diadema (ciò vi avvertii io pure di sopra) sim
tri, come dai pili ragionevoli filosofi di quei tempi, consideravasi,
per
valermi dell’espressione di Euripide, come il con
stesso soggetto. E ammirabile il giudizio con cui ha ancora impiegato
per
sostegno dell’ anca sinistra uno di quei vasi d’u
simili vasi arli alabastri della dea. Questo alabastro serve appunto
per
determinare meglio il soggetto del simulacro, per
o portare nella sommità del braccio sinistro. Questa sommità conviene
per
l’ appunto alla nostra statua, e la foggia stessa
vi, e prenda, e stringa, E mescoli le mie colle tue labbra. Svegliati
per
un poco. Adone, e baciami; Sia l’ultimo tuo bacio
E le lagrime anemoli si fanno. Io piango Adone, ecc. Non sparger più
per
selve i tuoi lamenti, Citerea; è bello e fatto il
o lamento. Lascia star questo dì conviti e feste. Per ripigliarle poi
per
tutto l’anno, Finché non riede l’annual funesto G
a passata Lezione come fosse da Fidia scolpita, e quali siano i fregi
per
riconoscerla nelle statue antiche. La Popolare, c
e nacque nel loro core, quando videro le donne svelare la loro nudità
per
difendersi dall’ impeto col quale assalivanle cre
zioni di statue di Venere del Visconti, dalle quali quante cognizioni
per
ritrarre questa divinità potete dedurre! « Molte
di sollevarsi dietro all’omero il manto si è avuto luogo di ragionare
per
riconoscervi una leggiadria introdotta nelle arti
tura in cui è situata, reggendo colla manca un panno ornato di frange
per
asciugarsi, che cade aggruppato sopra di un’urna,
risalto notabile alla nostra statua; ed è sicuramente un gran piacere
per
l’amatore delle antichità e delle arti poter vede
tiera e conservata una immagine di quel nobile simulacro, che i Gnidi
per
somme immense d’oro non voller cedere a Nicomede
che ecclissava nel suo tempio i capi d’opera di Scopa e di Briasside;
per
cui tanti navigavano a bella posta in Asia, e per
opa e di Briasside; per cui tanti navigavano a bella posta in Asia, e
per
cui il fanatismo degli antichi giunse agli eccess
fortunatamente pervenuta sino a dì nostri? Il vaso è un idrio servito
per
l’acqua del bagno; la cura della beltà han cercat
elle quali è l’idria, hanno a Venere una relazione anche più stretta,
per
esser ella nata dalle acque, cioè dalla spuma del
troppo è chiara in questo episodio virgiliano l’ imitazione di Omero
per
credere anteriore tal favola al latino poeta: sem
la Grecia antichi simulacri di Venere coll’armi, questi furono scelti
per
adombrare la Venere, annoverata fra gli autori de
ome Romano. Cesare stesso, che nella pugna Farsalica avea dato Venere
per
segnale, non doveva in altra maniera farla rappre
ammai equivoche coi simulacri di Pallade. Venere tratta le armi, ma o
per
adornarne un trofeo come vincitrice, o per riporl
enere tratta le armi, ma o per adornarne un trofeo come vincitrice, o
per
riporlo in tempo di pace, allorché accarezzando M
rore della guerra, e fa sì che i feri uffici della milizia pei mari e
per
le terre tutte dormono sopiti. La colonia otricul
sole alla Sicilia vicine. Vogliono che fosse educato dalle scimmie, e
per
la sua deformità tanto al padre dispiacesse da es
infamia escluso dal corso. Se alcuno era superato da chi lo seguiva,
per
legge del giuoco era costretto a dargli la face a
’ebbe con esso ara comune. Ma delle arti che col fuoco si esercitano,
per
comune consenso autore è creduto, e divide, secon
o Giove vincitore nella guerra dei Giganti. Chiese Vulcano in mercede
per
tanto ufficio Minerva, che virilmente la giurata
asa ove qua giù s’adopra Vulcano, onde da lui Vulcania è detta; E qui
per
l’armi fabbricar discese Del grand’Enea. Stavan n
stato rappresentato nelle pitture con un cappello di colore violetto
per
indicare il fuoco celeste, del quale era deposita
ra, del cane in bronzo di Procri, e di quel famoso scettro che, fatto
per
Giove, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pe
conquista, e sol consulta Della sorte dei vinti e della preda. Ma non
per
questo l’assediata gente Perdea la speme; che un
a gente Perdea la speme; che un drappel de’ forti Gli altri lasciando
per
età men fermi Le mura a custodir, furtivo agguato
meritar; divisa La terra in lievi tumuli colmeggia Sotto l’aratro, e
per
mirabil’ arte Vivido in suo fulgor l’oro s’imbrun
e fosca Di ceruleo metal fossa lo cinge. Guida colà solo un sentier,
per
quello Vengono e van le gaie villanelle E i vispi
urò vario girevole Simile a quel che l’ingegnoso Dedalo In Creta ordì
per
Arianna amabile: Qui giovinotti e graziose vergin
’è costume dei soldati, di rapina: non ostante, alcuni gli hanno dato
per
compagna una certa Neriene, nome oscurissimo nell
edi, e la gramigna fra 1’ erbe. Anche il gallo consacrato era a Marte
per
questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il s
che il gallo consacrato era a Marte per questo motivo. Aveva il nume,
per
assicurare il segreto dei suoi furti amorosi con
a, e furono sostituite altre vittime nei verri, quantunque il cavallo
per
la simiglianza della ferocia fosse di lui propria
ra i vanti del dio 1’ aver dato il nome a quel luogo celebre in Atene
per
la santità dei giudizi, che Areopago si disse. Di
successo la causa della sua vita alla presenza di dodici Dei, e ne fu
per
comun suffragio assoluto. Omero narra varie cose
Oto ed Efialte figli di Aloeo con catene di bronzo legato lo tennero
per
tredici mesi, e perito forse sarebbe se di questa
di apprestare il suo carro e prendere le sue armi rilucenti. Era egli
per
accendere nell’animo di Giove terribile furore se
urezza custode; il secondo fuori della città vicino alla porta, quasi
per
allontanare i nemici. Fu detto Enialio da Enio, l
la descrizione della reggia di Marte, alla quale Giove manda Mercurio
per
movere alla guerra gli abitanti d’Argo nella famo
. Schiere di nubi contro il cielo opposte E’I primo soffio d’Aquilon:
per
molta Grandin risuona la dorata veste, E mal prot
ona i suoi cavalli, e stanca A lor con l’asta il polveroso tergo. Sol
per
la vista la Cillenia prole Tremò: Terrebbe anche
rto non vieni Volontario, o fratel: d’Arcadia i colli Questi non sono
per
rugiada lieti, Nè del Liceo l’aura clemente. — Il
cercavano dove la dea dell’agricoltura si fosse celata. Pane errando
per
la caccia nell’Arcadia scoperse l’antro custode d
autamente la figlia, la preferì al Cielo. Il diverso viaggio che fece
per
ritrovarla così descrisse l’ Ariosto in questi ve
lcano, E die lor non potere esser mai spenti, E portandosi questi uno
per
mano Sul carro, che tiravan due serpenti. Cercò l
na avendo partorito Trittolemo cercava una nutrice. La dea si offerse
per
questo ufficio, ed il fanciullo nutrito di latte
e è accompagnato presso i poeti greci e latini. Son troppo conosciuti
per
fermarvisi, e servirà di notare che l’uso di rapp
, e un gran numero di poeti latini si sono serviti del nome di Cerere
per
significare il pane. Si faceva onore di tutto ciò
calato sulla testa. Il papavero era un simbolo della fecondità, ed è
per
questa ragione che sopra alcune medaglie si vede
mezzo delle quali si scorge una testa di papavero. Il serpente che è,
per
così dire, figlio della terra, doveva esser caro
to di questa divinità famosa, parlerò nelle seguenti Lezioni. Nè sarà
per
me omesso di trattare delle feste di lei e dei mi
agita il petto. Nelle sedi tremanti il tempio crolla; Luce si sparge
per
l’aeree cime, E annunzia il dio; freme la terra,
i ginocchi Supplicanti abbracciar, non senza pianto, Con quelle mani
per
cui trema il mondo E serve; che dei fati il lungo
i il messaggero alato Innanzi al dio, che sopra il soglio assiso Sta,
per
atroce maestà, tremendo. Squallido scettro colla
reggia, Nè verun pegno dell’eterne cure Eia conforto? Soffersi assai
per
questa Pace infernale: dell’antica notte 1 princi
ato con ragione come il nemico della dea delle biade. Ecco la ragione
per
la quale si trova nel rovescio di molte medaglie
ano, sulla quale siede uno di questi animali. Le gru passavano ancora
per
fedeli interpreti di Cerere, e le erano con sacra
ono riferirsi. Eglino hanno dato a Cerere le hilancie, verisimilmente
per
l’invenzione delle leggi, e il timone perchè gove
il nome di Paria, o Egiziana, perchè poco da Iside differisce, o sia
per
accennare che deve lo stabilimento della sua reli
a il grano vicino alla mietitura. Importava egli riunire tre divinità
per
esprimere un’ idea tanto comune? Dei secoli barba
rinchiude in sé un’eguale evidenza. La fatica è di compenso al povero
per
le ricchezze, e somministrandogli il modo di sodd
altri simboli a Cerere convenienti. Forse questa parità fu immaginata
per
mostrarne l’incertezza delle raccolte, e per farc
sta parità fu immaginata per mostrarne l’incertezza delle raccolte, e
per
farci comprendere ohe tutte le ricchezze sono fig
imi greci. In conseguenza non è maraviglia che Cerere sia stata presa
per
la Terra e per Temi, e tutte e tre dovevano neces
onseguenza non è maraviglia che Cerere sia stata presa per la Terra e
per
Temi, e tutte e tre dovevano necessariamente aver
ra chiamavano i cadaveri demetrii (grecsignifica Cerere) senza dubbio
per
la natura del corpo umano, e per la maniera nella
(grecsignifica Cerere) senza dubbio per la natura del corpo umano, e
per
la maniera nella quale è decomposto, piuttosto ch
llegorica può essere dei bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e
per
intenderla non vi abbisounano iscrizioni, come in
l cielo avventa, E con i danni suoi l’incendio nutre. Ma benché bolla
per
soverchio ardore Sa serbar fede alle Sicane nevi,
li dirige ai suoi serpenti, E l’aer fende, e tratta i nembi a volo. E
per
placida spuma umido il freno, Purpurea cresta le
ente sparsi e sciolti sulla fronte, il che forse n’ esprime il dolore
per
la rapita sua figlia Proserpina. Le città della M
n posso omettere di lodare l’avvedimento di chi l’ha fatta ristaurare
per
Cerere, però che la sopravvesta, o palla, che tut
ssere o caratteristico, sembrava non dar nessun lume nè allo scultore
per
convenientemente risarcirla, nè all’erudito per a
lume nè allo scultore per convenientemente risarcirla, nè all’erudito
per
acconciamente denominarla. Pensai che qualche soc
i Bacco, o di Mercurio, di Marte, così di altre ragioni si servissero
per
una Venere, d’altre per una Giunone, o per una Mi
di Marte, così di altre ragioni si servissero per una Venere, d’altre
per
una Giunone, o per una Minerva. Quindi osservando
ltre ragioni si servissero per una Venere, d’altre per una Giunone, o
per
una Minerva. Quindi osservando nella figura una c
ce il carattere generale di questa scultura destinata, come suppongo,
per
effigie di quella dea che fu propriamente cognomi
ione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno dei più universali, e
per
le campagne, della cultura delle quali era presid
iversali, e per le campagne, della cultura delle quali era preside, e
per
le città, delle leggi delle quali era la prima di
città, delle leggi delle quali era la prima dispositrice, finalmente
per
ogni luogo a cagione dei suoi misteri che sembrav
ro di Pompeo, essendo le rappresentazioni teatrali entrate anch’ esse
per
una parte non ultima del culto greco e romano, ed
selve, all’aura solo Striduli carmi coi loquaci rami Mormorar sembra:
per
concerto orrendo Di timpani percossi il tempio fr
al legge avea Vinta natura la discordia antica. Il fuoco al ciel salì
per
sua natura, E la terra piombò nel mezzo, il mare
al fraterno cenno: Aletto lega i corridor tremendi, Ch’erran d’Averno
per
li neri prati A Oocito ghirlanda, e del tranquill
erto. Da Aristofane sembra dedursi che fossero sei; Esichio vuole che
per
quattro giorni la solennità durasse. Merita nx^^g
a spesa della festa era, secondo il solito, a carico dei mariti, che,
per
così dire, vi si obbli gavano nella scritta, quan
anepsione, ch’ equivale al nostro settembre. Ascendevano ad Eleusi, e
per
memoria delle leggi a Cerere dovute, portavano su
cava dallo Scoliaste di Teocrito. Si astenevano dall’opera di Venere
per
alcuni giorni, e gran rimedio alle voglie impudic
vano il dormire sopra le foglie di vetrice. Mangiavano ancora l’aglio
per
studio di castità. Per togliere ancora il sospett
guale rigore proibivasi di mangiare il melagrano, giacché Proserpina,
per
aver mangiato questo frutto, non potè ritornare a
non potè ritornare agli amplessi della madre e alla luce. Digiunavano
per
un giorno, sedendo presso il simulacro della dea,
. Digiunavano per un giorno, sedendo presso il simulacro della dea, o
per
astenersi dai suoi doni, o per timore della cares
dendo presso il simulacro della dea, o per astenersi dai suoi doni, o
per
timore della carestia già da lei mandata sulla te
diverse, come vedrete, ed è certo che le Tesmoforie furono stabilite
per
la rimembranza delle ricevute leggi; ed al contra
ranza delle ricevute leggi; ed al contrario i misteri eleusini ebbero
per
oggetto il diverso pellegrinaggio di Cerere per l
steri eleusini ebbero per oggetto il diverso pellegrinaggio di Cerere
per
la rapita Proserpina, e i doni dell’agricoltura,
io detto ^V7f/t« coli’ oggetto di allontanare lo sdegno della dea, se
per
caso nelle cerimonie avessero violate le regole d
prezzo dell’opera il favellare adesso delle cerimonie eleusine dette
per
eccellenza Misteri. Per mostrarci in qual conto f
vvero ad Inaco, e v’ ha chi a Cerere stessa. Vien riferita ad Eamolpo
per
altri, che ne prendono motivo dal nome di Eumolpi
a cagione di questi misteri? Scorrendo Cerere in traccia della figlia
per
tutta la terra, seppe finalmente dagli Erminionen
ennata la causa: i secondi si devono al fatto seguente. Doveva Ercole
per
comando di Euristeo trar Cerbero dall’ Inferno, e
ro dall’ Inferno, e non volendovi discendere che iniziato, si diresse
per
questo oggetto ad Eumolpo. Vietava la legge che f
evano, osservando il silenzio, dar prova della taciturnità necessaria
per
mantenere il segreto dei misteri. Fatte le cerimo
tempi non v’ era spesa, ma Aristogitone pensò di trarre una ^rendita
per
l’erario di Atene fissando una mercede per coloro
nsò di trarre una ^rendita per l’erario di Atene fissando una mercede
per
coloro che volevano iniziarzi. Convien però fissa
i nei misteri Eleusini. Nei minori un piccolo tempietto era destinato
per
le cerimonie. Ma nei maggiori era sontuoso il mis
riva Mani pure, mente pura, perizia della greca lingua era necessario
per
l’iniziazione. Quindi imponevasi il silenzio più
l ciceone, — ch’era una bevanda composta di molti liquori, che Cerere
per
le persuasioni di una donna chiamata Baubone, bev
er le persuasioni di una donna chiamata Baubone, bevve nel suo dolore
per
la figlia rapita. Soggiungevano: Lo tolsi dalla c
la veste, onde erano coperti nel tempo della cerimonia, se non lacera
per
lungo uso, e allora la consecravano a Proserpina
lora la consecravano a Proserpina e a Cerere, e da alcuni era serbata
per
formar delle fasce ai fanciulli. Il sacerdote, o
asce ai fanciulli. Il sacerdote, o maestro dei misteri, come di sopra
per
me vi fu detto, Jerofante si chiamava, ed era del
me di sopra per me vi fu detto, Jerofante si chiamava, ed era delitto
per
l’iniziato rivelare in nome di lui. Si ornava nel
in nome di lui. Si ornava nelle sembianze di Creatore, ed era insigne
per
l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la
Si ornava nelle sembianze di Creatore, ed era insigne per l’ammanto,
per
la chioma, per la benda, e per la voce e per l’et
e sembianze di Creatore, ed era insigne per l’ammanto, per la chioma,
per
la benda, e per la voce e per l’età venerando, At
reatore, ed era insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e
per
la voce e per l’età venerando, Atene aveva il dir
a insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la voce e
per
l’età venerando, Atene aveva il diritto di dare q
astenesse, e che dopo la solennità radunava il senato nell’Eleusinio
per
conoscere quelle cose che si fossero fatte contro
ro il rito. Ad altri quattro col nome di Curatori, scelti dal popolo,
per
legge era commessa la religione dei misteri. E di
nel tempio cogl’iniziati. L’assurdità delle loro dimande gli scoperse
per
profani, e condotti ai prefetti del tempio furono
clusi gli omicidi ancora involontarii, i magi, i prestigiatori (forse
per
gelosia di mestiere), e finalmente quelli ch’eran
re la prole è fra le dee, Or gloria, ma dolor presto alla madre. Pari
per
forme e per onor, potea Con gli strali sembrar Di
è fra le dee, Or gloria, ma dolor presto alla madre. Pari per forme e
per
onor, potea Con gli strali sembrar Diana, e Palla
imo Ibleo Trae l’api allora che le ceree schiere Movono i regi, e che
per
l’erbe elette L’esercito gentil da cavo faggio Ve
a Plutarco nella vita di Camillo e di Alessandro si rileva. È incerto
per
quanto tempo durasse, e Meursio che nell’oscurità
misura di orzo n’era il premio, perchè questo vegetabile era fama che
per
la prima volta fosse nato in Eleusi. Potete veder
n onore di Esculapio, che venne da Epidauro dopo i celebrati misteri,
per
essere ammesso all’iniziazione. Questa si apriva
misteri, per essere ammesso all’iniziazione. Questa si apriva allora
per
la seconda volta. Nel nono giorno, l’ultimo dei m
. Questi erano in tanta venerazione presso gli antichi, che sacro era
per
essi il giuramento. Tanto è l’impero della supers
o cedean le dive, e sciolse Tali accenti Diana: Ah noi ricorda: Addio
per
sempre: altro tentar ne vieta Reverenza del Padre
illustrarle coi monumenti degli artisti, colle descrizioni dei poeti,
per
quanto lo concedeva la tenuità delle mie forze e
sacrifizii, e le case dedicate le erano: in queste effigiata vedovasi
per
attestare, secondo Posidonio, che a lei dovevasi
oco. E questa opinione segue Ovidio nei Fasti, dicendo: Non intendere
per
Vesta altro che la viva fiamma, che non vede nasc
lo fece costruire quasi in forma di un globo, non già, dice Plutarco,
per
significare che questo fosse il globo della Terra
e Plutarco, per significare che questo fosse il globo della Terra, ma
per
additare con esso tutto l’universo, nel mezzo del
i antichi si chiamassero veste, afi’erma che tal nome loro fosse dato
per
la somiglianza che avevano colla Terra, reputata
ll’ imperator Vespasiano. In altre ella tiene comunemente una lampade
per
indicare il fuoco eterno. Sopra un monumento di f
ianto e parole Formar non puote: i tremuli ginocchi Mancano, e scorre
per
le membra un gelo. Ma geme al fine, e con il crin
un gelo. Ma geme al fine, e con il crin si strappa Le spighe, ed erra
per
le vote sedi, Per gli atrii desolati, e riconosce
e onorata, reputa » vasi Giove il marito. Esiodo certamente non le dà
per
consorte, ma per figlio il Cielo. Che che ne sia,
» vasi Giove il marito. Esiodo certamente non le dà per consorte, ma
per
figlio il Cielo. Che che ne sia, fu annoverata, c
una pasta antica è indicata da uno scoglio sul quale Temide è assisa
per
indicare che questa dea era figlia della Terra. «
Stelle fìngesi madre. Stassi adagiatamente sotto l’ombra di una palma
per
dinotare la sua continua fecondità, essendo quest
ose. Col tempo gli furono afirsriunti non solamente nomi, ma insesrne
per
significarne la forza e gli effetti. Oltre l’arco
mo da un antico poeta che sosteneva nelle mani un delfino e un fiore,
per
indicarci il doppio impero ch’esercitava sulla te
cco, il tridente a Nettuno. Fanciullo fu detto e Cieco, e gli diedero
per
compagne l’Ebrietà, le Angoscie, le Inimicizie, l
rtista: « Egli primo conobbe viver gli amanti senza sentimento, e che
per
lievi cure gran beni periscono: « E non invano gl
era una pietra informe non mai adoprata. Successivamente Lisippo fece
per
essi un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva p
ente Lisippo fece per essi un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva
per
l’ innanzi scolpito uno per loro del bel marmo de
n Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’ innanzi scolpito uno
per
loro del bel marmo del Monte Pentelico. I Tespies
le aveva tanta celerità, che si faceva il viaggio di Tespi unicamente
per
vederla. I tespiesi celebravano una festa in onor
i Cupido, nella quale vi era il premio non solo pei musici, ma ancora
per
gli atleti. L’Amore in Elide vedevasi sullo stess
ato stava in una piccola cappella accanto alla Fortuna, probabilmente
per
significare che in amore la fortuna giova più del
sentava ancora l’Amore con gli attributi di tutte le grandi divi^nità
per
denotare l’estensione e l’universalità del suo im
Sopra una pietra conosciutissima, l’Amore è a cavallo sopra un leone,
per
indicare ch’egli doma ancora i cuori più feroci.
ca, l’Invidia, la Vecchiezza, le Tenebre, la Miseria, sono sua prole,
per
tacere di molti altri. Vogliono alcuni che senza
dea assisa sopra un letto tiene al di sopra di essa un manto volante,
per
indicare probabilmente che questo delitto fu comm
le ali, riportate forse di bronzo, rimanendovi sopra gli omeri i vani
per
inserirvele. « In due repliche antiche di questo
iche di questo elegante simulacro, inferiori però al nostro frammento
per
la finezza dell’esecuzione, le ali sono di marmo.
da Plinio ch’egli scolpì l’Amore a Tespi piccola città di Beozia, che
per
questo solo era visitata dai forestieri; che fu t
ta ai Tespiesi da Caligola e portata a Roma, donde Claudio la rimosse
per
restituirla loro: che Nerone tornò a ritorla e la
ido. Quel che sicuro è, che la moltiplicità delle copie ce lo attesta
per
una delle più celebri statue di questo nume; ed i
ta entro a funereo letto Tradotta al monte, abbandonata e pianta, Giù
per
valli profonde in ricco tetto Peso a un Zefiro am
la tua Psiche i guai! Ella, come imponea la sua tiranna, Osò d’entrar
per
la Tenaria porta, E por vivendo il piede Ne’ tris
igine, ma alcuni fra gli antichi estendono la sua parentela, dandogli
per
sorelle ancora le Speranze. Così forse vollero si
il lume? E i lievi sogni, che con non secure Vestigia di seguirti han
per
costume? Lasso: che invan te chiamo; e queste osc
a può presentare molte idee al vostro criterio, come di non poco lume
per
l’arte vi possono essere le seguenti notizie, che
e il Sonno derivo dagli antichi monumenti. Questo dio è rappresentato
per
una figura addormentata nelle braccia di Morfeo s
tue del mondo. Io non voglio defraudarvi di tante cognizioni preziose
per
l’Arti e per la Mitologia; onde inserirò in quest
. Io non voglio defraudarvi di tante cognizioni preziose per l’Arti e
per
la Mitologia; onde inserirò in questo mio ragiona
lta ancor dalla vita, che ne ha scritta il Bellori, benché pubblicato
per
antico da Montfaucon. Con questo Nume sia effigia
dea di porgli in mano una face rovesciata, simbolo dei seutimenti che
per
lui si estinguono. L’ara che è ai suoi piedi é fo
i é forse quella di Trezene, ch’ebbe comune colle Muse, e la pianta è
per
avventura il fatidico alloro, simbolo dell’oracol
ti monumenti troviamo effigiato il Sonno colle ali alle tempie, forse
per
simboleggiare i voti cbe fa dormendo l’immaginazi
ro Monetale, che fece coniar tali medaglie, troverà tante probabilità
per
questa spiegazione che giungeranno a rendergliela
renze nella Galleria. « Con più ragione l’attribuiamo ora a Morfeo, e
per
l’uniformità col tipo sopramentovato della famigl
o, e per l’uniformità col tipo sopramentovato della famiglia Tizia, e
per
la chioma femminilmente raccolta come nel Sonno d
cofago del nostro Museo, e nella nostra statua medesima, e finalmente
per
le ali di farfalla che adornano gli omeri di quel
sonnacchioso, e preso anche nell’ordinarie espressioni del linguaggio
per
simbolo del Sonno, le cui apparenze mentisce l’ie
volo della farfalla, o che vi sia qual simbolo dell’anima umana, che
per
virtù del Sonno sembrò libera da’ lacci della mat
edesi scolpito a’ piedi del putto? Forse lo stesso che quel del ghiro
per
l’apparente sua sonnolenza durante la fredda stag
sua sonnolenza durante la fredda stagione. « Tal replica di simboli,
per
così dire sinonimi, parrebbemi alquanto inelegant
e cascante, nelle gambe incrocicchiate, nella face rovesciata, quasi
per
estinguerla, somiglia le tante, che sogliono a co
uando vengono effigiati in due, debbano onnimamente interpretarsi uno
per
la Morte e l’altro pel Sonno, giacché simili di s
sciata veggansi certamente scolpiti attorno a’ mo numeriti sepolcrali
per
denotare la Morte, non siano però mai altra cosa
cosa se non che genii del Sonno, tratti a quel più tristo significato
per
un eufemismo del linguaggio e dell’arte, e quasi
isto significato per un eufemismo del linguaggio e dell’arte, e quasi
per
un farmaco dell’immaginazione, come se il defunto
na. Qui il significato non può essere equivoco: la figura vi sta solo
per
significare che in quei doni è la morte; e la nat
e erbe famiglia: Notte dal loro umore i sonni accoglie E gli diffonde
per
l’opaca terra. Manca la porta, onde strider non r
dalla Terra, come r Etere e il Giorno. Ma Cicerone nel libro terzo dà
per
genitori allo dio quelli che il poeta di Ascra gl
rzo dà per genitori allo dio quelli che il poeta di Ascra gli assegna
per
fratelli. Celo sposò col tempo la Terra, che lo f
iò scritto, Celo essere stato un re, il quale essendo reputato un dio
per
quella vile venerazione che gli uomini ebbero sem
le venerazione che gli uomini ebbero sempre pel potere, fu col tempo,
per
la simiglianza del nome, adorato come il Cielo. S
ne non sappiamo se non che fu madre delle Muse ed amica di Giove, che
per
sedurla si trasformò in Pastore. L’unico simulacr
ne, e così viene illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi più singolari
per
la rarità e per l’erudizione è la presente statua
illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi più singolari per la rarità e
per
l’erudizione è la presente statua di Mnemosine, o
di questo simulacro, che sarebbe restato oscurissimo, ma ci è servito
per
riconoscere con maggior chiarezza di quella che p
l’immagine della sua figlia Polinnia. Il raccoglimento cotanto utile
per
richiamarsi al pensiero le impressioni degli ogge
oria che quelle conserva, e fornisce così la materia all’ingegno. «Ma
per
tornare al nostro marmo dirò che é l’unica statua
l’Apoteosi di Omero in quella figura istessa che abbiamo riconosciuto
per
Calliope. Lo Scott peraltro 1’ esclude anche egli
Pizia. Piacemi estremamente questa suo congettura: aggiungo solamente
per
avvalorarla che non tiene già in mano, come appar
fìnor pubblicate, un volume, ma piuttosto un disco veduto di profilo
per
presentarvi sopra le offerte, una cassettina di p
interpretazione che fa lo Scott sì della spelonca da lui riconosciuta
per
l’antro Concio, sì della statua appoggiata ad un
della statua appoggiata ad un tripode, ingegnosamente da lui spiegata
per
Biante Prieneo: lo che tanto più si rende verisim
si in abito di filosofessa immersa in profonde meditazioni, non tanto
per
ricordarsi le cose già state, quanto per rintracc
fonde meditazioni, non tanto per ricordarsi le cose già state, quanto
per
rintracciare e scoprire novelle verità. Il velo s
a filosofessa. « Mi resta finalmente ad osservare che in una maniera,
per
la sua semplicità e nobiltà degna degli artefici
Saturno e zia di Giove. Ella si distinse colla sua prudenza ed amore
per
la giustizia; ed è quella, dice Diodoro, che isti
dea) che apportò i misteri di lei, furono afflitti dalla fame. Quindi
per
consiglio della sacerdotessa di Apollo detta Pizi
o la lustrazione sopra un carro da buoi, fece il suo ingresso in Roma
per
la porta Capena. Avea prescritto l’oracolo che il
forma di Tolo, o cupoletta, e la pietra di Pessinunte che somigliava
per
la sua scabrosità una testa umana, videsi soprapo
n pino. Rade volte tiene nella sinistra un’asta, attributo di risorsa
per
non lasciare la mano oziosa. Vi è ancora qualche
sinistra un globo come padrona dell’universo. I leoni sogliono sedere
per
terra a guisa di satelliti, uno a destra, uno a s
ia. L’abbigliamento di esso da quello degli altri Frigii si distingue
per
quel sottabito angusto, che in un formando tunica
nge di nascondersi, nella sinistra tenendo il timpano sollevato quasi
per
indicare che col tempo farà ritorno alla servitù
Zoega, in una delle fiancate dell’ara, ed essendo rimaste invisibili
per
es’ sere stata la medesima segata in due pezzi, e
Ati è in diversi modi narrata. Ovidio narra che Ati scelto dalla dea
per
custode dei suoi santuari gli promise castità ete
zione. Non starò a indagare se l’Eunuco di cui parla questo poeta sia
per
l’appunto il Frigio, che ciò poco importa, ma vi
’Italia, il dottissimo abate Lanzi, tanto benemerito delle Belle Arti
per
la sua Storia Pittorica, quanto lo è dell’ Antiqu
el suo Saggio sulla lingua etrusca. « Entro veloce legno, Tenuto già
per
alto mar viaggio, Pien di caldo desire il giovin
ra, Che resta ancora Del suo furore Libero il core. Dunque io n’andrò
per
queste chiostre algenti Poste si lungi al tetto m
a un albero di pino e portavasi in processione al santuario della dea
per
essere ivi erettto. Il secondo impiegavasi per ce
al santuario della dea per essere ivi erettto. Il secondo impiegavasi
per
cercare a suon di trombe lo smarrito Ati. Il terz
purificazione della dea, il cui simulacro, unitamente ai sacri arredi
per
la celebrazione dei misteri adoprati, portavasi i
ttiga, ovvero sotto carro coperto ad uso di carpento, tirato da buoi,
per
essere con segreti riti lavato in un vicino rusce
nel decadimento del Paganesimo si armarono di platoniche sottigliezze
per
difendere l’assurdità contro i maestri dell’Evang
lo inscritto nell’ara e spesso mentovato nei mar mi antichi. Cavavasi
per
questo oggetto una profonda fossa coperta di un i
il tavolato conducevasi il toro, e altra vittima se v’era annessa (e
per
lo più un montone, delle volte ancora un caprone)
lte ancora un caprone) ed ivi si scannavano in modo che il lor sangue
per
quei fori piombasse come pioggia addosso al devot
facilmente da loro di succeder nel regno del padre. Oltre i Ciclopi,
per
fratelli egli aveva i Centimani, l’Oceano, Ceo, O
i tigli maschi che da lui nascessero, onde in uno di esso pervenisse
per
diritto ereditario il dominio dell’ universo. Sat
r diritto ereditario il dominio dell’ universo. Saturno scelse allora
per
moglie Opi, o Rea, sorella; ed avendo udito che u
tutti. Incresceva al core di Rea tanta crudeltà, onde fuggì in Creta
per
partorire Giove, come vi esposi allora che favell
ire Giove, come vi esposi allora che favellai di questo dio. Si crede
per
alcuni che sì mostruosa colpa patteggiasse Saturn
acendolo spergiuro, fosse colla moglie da essi incatenato. Giove volò
per
liberare il padre, e col soccorso di soldati Cret
icompensa gì’ insegnò l’agricoltura, e fu tanta la gratitudine del re
per
questa inestimabile cognizione, che gli cede la m
monete da una parte una nave, e dall’altra un’effigie con due fronti,
per
denotare che due re, ma un solo consiglio governa
iel cacciato, e vi si ascose; E quelle rozze genti, che disperse Eran
per
questi monti, insieme accolse E die lor leggi; on
e la maniera di mietere, ovvero perchè si servi di quest’arme, ancora
per
lui fatale, per mutilare il genitore. Saturno, be
mietere, ovvero perchè si servi di quest’arme, ancora per lui fatale,
per
mutilare il genitore. Saturno, benché padre di tr
cipali, non ebbe però fra i poeti il titolo di Padre degli Dei, forse
per
la crudeltà ch’esercitò contro i suoi figliuoli.
altri fanciulli invece dei proprii, che doveano essere sacrificati: e
per
riparare questo fallo, secondo Plutarco, elessero
allo, secondo Plutarco, elessero fra la prima nobiltà dugento giovani
per
essere sacrificati, e ve ne furono più di trecent
ecento altri, i quali, sentendosi colpevoli, si ofi’rirono volontarii
per
lo sacrifizio. A questo, scrive Plutarco, che il
vittime senza macchia perchè venissero consumate dal fuoco sacro. Ma
per
conservare nel tempo stesso la religione dei popo
un vecchio incurvato sotto il peso degli anni, con una falce in mano
per
indicare che presiede al tempo e all’agricoltura.
Saturno, riportato da Montfaucon ha delle piccole ali ai piedi, forse
per
indicare non il tempo in generale, ma solamente u
li uni sopra gli altri; i frammenti di altre pietre vi sono mescolati
per
riempire i vuoti; vi si scorge delle specie di vo
uripide nella sua tragedia di Alceste fa uccidere i Ciclopi da Apollo
per
aver fabbricato il fulmine col quale Giove uccise
uccise i Ciclopi, ma i loro figli. I Ciclopi fabbri, e dati a Vulcano
per
aiuti, erano una finzione nuova immaginata dopo O
Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo libro dell’Odissea gli da
per
madre Toosa. Lo stesso autore, nel nono libro, co
evarrò intanto dell’altre notizie che intorno ai Dattili, simiglianti
per
loro uftlcio ai Ciclopi, ha raccolte il prelodato
femo traea sì facil vita, Odio di Galatea, Ciclope illustre. Ed ardea
per
la ninfa allor ch’ai mento Ombra faceva la lanugi
. O madre mia, perchè non farmi l’ali Con che guizzano i pesci: allor
per
l’onde A te verrei, ti bacerei le mani Se non vol
di Giove e lo stabilirono, secondo Pausania, in Olimpia: costruirono
per
onorare questo dio un’ara egualmente singolare pe
impia: costruirono per onorare questo dio un’ara egualmente singolare
per
la materia e per la forma. Avea ventidue piedi di
o per onorare questo dio un’ara egualmente singolare per la materia e
per
la forma. Avea ventidue piedi di elevazione, e tr
ettuno. Probabilmente eglino impararono nell’isola di Cipro celebrata
per
le sue miniere, l’arte di lavorare il ferro e il
ano i loro scudi con ferri come baionette. La danza dei Coribanti era
per
lo contrario accompagnata da movimenti quasi conv
e fiflessioni del critico sopra lodato, tralasciando ogni discussione
per
voi noiosa, vi dirò che i Cabiri erano presso gli
ta presso gli Ateniesi una statua di questo dio fanciullo con la Pace
per
nutrice, forse per significare che questa dea reg
esi una statua di questo dio fanciullo con la Pace per nutrice, forse
per
significare che questa dea regna solo fra i morti
i alcuni che la favola dell’Inferno assegnatogli in dominio riconosca
per
origine dell’aver egli avuto soggetti al suo impe
i ad un tal lavoro sono costretti a scavare bene addentro la terra, e
per
così dire, fin nell’inferno, fu detto che Plutone
al nume dei regni sotterranei, o infernali, che vale lo stesso. Forse
per
una simile ragione fu creduto Plutone il nume dei
hissimo quello di servirsi delle spelonche e di altri luoghi sotterra
per
seppellire i cadaveri, e così nascondere quelle m
bile del Ponto. Questo simulacro giunto poi in Egitto, e riconosciuto
per
Plutone dal Cerbero e dal Serpente, ebbe il nome
, delle Diane di Perga ed Efeso: e vogliasi questo attributo spiegare
per
un vestigio delle colonne adorate nei prischi tem
del Buonarroti, o secondo quello degli antichi, voglia interpretarsi
per
simbolo dell’abbondanza e della dovizia, di cui s
significato che voglia darsi a quel modio, sempre dovrà riconoscersi
per
uno di quei fregi chiamati da Giovenale: « antich
mati da Giovenale: « antichi ornamenti degli Dei di Asia. » « Infatti
per
quanto cariche di pompose dec orazioni sian le te
solo oggetto la moltiplico religione del Politeismo, pure è stimabile
per
la sua integrità e per rappresentarci forse l’imm
ico religione del Politeismo, pure è stimabile per la sua integrità e
per
rappresentarci forse l’immagine stessa di Plutone
ata innestata una testa imberbe e non sua fa congetturare che celebre
per
la devozione dei popoli ne fosse divenuto l’origi
ad osservarsi alcune piante scolpite all’intorno del calato, le quali
per
non essere abbastanza distinte sono state omesse
ibile alla letizia dell’ anno, fecero tener l’elee presso gli antichi
per
arbore tristo e lugubre. Il raro basso rilievo ch
e il calato che non ha sul capo, benché sembrasse a Winkelmann, forse
per
dimenticanza, di avervelo osservato. L’ abito, co
rti, e il celebre conte Caylus, disegnatore valente ed erudito, ne dà
per
prova la descrizione di due pitture di Polignoto
Vi esporrò il secondo perchè riguarda l’Inferno, ove Ulisse discende
per
consultare 1’ anima di Tiresia sui mezzi di ritor
del bianco ch’egli sarà possibile col giorno, che si usa di spargere
per
illuminare gli oggetti dei quali l’Inferno è ripi
quest’ombre deve essere molto allungata: questo è uno dei gran mezzi
per
farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre dei
’azione del padre in se stessa è inumana, bisogna diminuirne l’orrore
per
non scancellare ridea di giustizia. Egli era impo
a impossibile di far capire che queste bevande erano veleni preparati
per
l’empio: ora Pausania indovina che lo scritto sup
sotto questo emblema. Fare la corda d’Ocno era un proverbio in Ionia
per
indicare fatica inutile. Tizio non è rappresentat
n piedi, che fa passar la sua mano al di sotto della sua tunica, come
per
nascondere il monile così famoso. Al di sopra di
su queste due spade, e sembra afflitto ch’elleno sieno state inutili
per
eseguire la loro ardita intrapresa. Questo moment
to non l’ha distinta con alcuna affettazione, e concorre con le altre
per
l’effetto di un ricco e magnifico insieme. Si veg
etra, si riscontra sovente nei monumenti. Gli antichi se ne servivano
per
variare la posizione delle gambe, e per dare un a
. Gli antichi se ne servivano per variare la posizione delle gambe, e
per
dare un appoggio più solido alle loro statue. Que
eduto ai loro piedi. Il Conte Caylus ha fatto uso dell’anello di Foco
per
provare l’ antichità degli anelli. Si vede che da
anconica ed abbattuta, la sua barba ed i suoi capelli sono incanutiti
per
la vecchiaia: egli ha gettata ai piedi la sua lir
celli si chiamano Memnonidi. Accanto a lui si vede uno schiavo etiope
per
indicare che era re di quella nazione. Sopra Sarp
una ninfa del loro paese, ed i poeti c’insegnano che le ninfe vivono
per
molto tempo, ma non sono immortali. Questa abbond
ggetti, dei quali Tesecuzione riescirebbe tanto più gradevole, quanto
per
la maggior parte non sono stati trattati. Dopo Ca
o dell’erudizione mancava, come osserva Caylus, delle doti necessarie
per
porre sugli occhi le opere dei grandi maestri. Co
do muore il giorno. E le Tenarie foci, e le profonde Porte di Dite, e
per
paura cieco Il nero bosco ei vide; al re tremendo
numi e l’Ombre? Ella già fredda sulla stigia barca Naviga. È fama che
per
sette mesi Dello Strimon nella deserta riva Piang
si al costume di Serapide, di cui però non ha in testa il medio, come
per
inavvertenza, già da Visconti notata, asserisce W
rimorsi altrettante dee che i Latini dissero Furie, ed i Greci Erinni
per
lo stesso motivo, giacché loro si attribuiva il f
Licofrone ed Eschilo fanno le Furie figlie della Notte. Orfeo loro dà
per
genitori Proserpina e Plutone; Esiodo nella Teogo
rno, quantunque nel suo libro intitolato L’opera ed i Giorni dia loro
per
madre la Rissa. Abitano, secondo Virgilio, nel ve
e quel cinto incrociato sul petto, ovvio nelle figure Etrusche, serva
per
sostener le ali legate alle spalle, mentre qui un
romidi, cioè vesti pesanti da inverno, si crederebbero dagli Etruschi
per
solo capriccio di tal foggia calzate, usitata da
d atto, E con idre verdissime eran cinte: Serpentelli e ceraste avean
per
crine, Onde le fiere tempie eran avvinte. E quei,
etto; Batteansi a palme, e gridavan sì alto, Ch’i mi strinsi al Poeta
per
sospetto.» Inferno, canto IX, v. 37 e segg. Le
ogo dell’opera stessa dissente, facendole figlie della Notte, qualora
per
Parche in quel caso non abbia voluto accennar gli
an denti, mani adunche; insomma sembianze più terribili di una fiera,
per
additare il terribile destino di quei due fratell
ati amanti. Io son pur, lassa me: vergine e donna Per gli anni umile,
per
natura pia, Nè son conformi al dispietato ferro L
nata e lorda? Perchè debbon morir questi infelici Giovini, ohimè, sol
per
avere in dote I regni del lor zio? Or non si deve
vero. Che fosser degni di morir: che abbiamo Misere noi commesso? or
per
qual colpa. Per qual cagion non mi lice esser pia
e quinci e quindi Le tue movendo addormentate braccia Più volte fosti
per
ferirle al ferro. Che tra pietà e timor dubbiosa
e chiome (e queste sono Di mia pietà le meritate spoglie) E mi trasse
per
forza a quest’oscura Prigion, dov’ io d’ogni stag
chi. Di Proserpina vi ragionai in parte quando le mie ricerche ebbero
per
soggetto Cerere madre di lei: ma l’ampiezza dell’
Esiodo, che non violò l’antica semplicità delle Favole, le dà Cerere
per
genitrice, contro l’opinione di Apollodoro, che f
to persuasi gli abitanti di quell’Isola, che usavano di giurar sempre
per
|Proserpina. Ora cani, ora nere ed infeconde vitt
che Enea le sacrificò una sterile giovenca. Ma passando a cognizioni
per
voi più importanti, vi ripeterò con Winkelmann ch
ntfaucon, può essere dei bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e
per
intenderla non vi ha bisogno d’iscrizioni, come i
b. IV, v. 441 e segg. Annibal Caro, che così tradusse Virgilio, ebbe
per
certo in mente questi versi di Dante, che così in
he così introduce Caronte nel suo Inferno: « Ed ecco verso noi venir
per
nave Un vecchio bianco per antico pelo. Gridando:
el suo Inferno: « Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco
per
antico pelo. Gridando: Guai a voi, anime prave: N
o: Guai a voi, anime prave: Non isperate mai veder lo cielo: l’ vegno
per
menarvi all’altra riva, Nelle tenebre eterne, in
morti. Ma poi ch’ei vide ch’io non mi partiva, Disse: Per altre vie,
per
altri porti Verrai a piaggia, non qui: per passar
iva, Disse: Per altre vie, per altri porti Verrai a piaggia, non qui:
per
passare, Più lieve legno convien che ti porti. E
ro gli antichi, perchè tutti noi nudi scendiamo nel sepolcro. Plutone
per
sollevare il dolore di Proserpina l’idea della su
i il porre nella bocca dei morti un obolo, ch’era una piccola moneta,
per
pagare il nolo della barca al traghettatore dei m
Ermioniensi solo fra tutti gli uomini si credevano esenti dal tributo
per
esser vicini più d’ogni altro popolo al regno del
Odissea, lo vuole discepolo di Giove, e dice che in quest’isola regnò
per
nove anni, quantunque Eusebio ed altri scrittori
lui dissentano su questo particolare. E fama che fosse tanto potente
per
mare da imporre tributo agli Ateniesi per la mort
ama che fosse tanto potente per mare da imporre tributo agli Ateniesi
per
la morte di Andro geo, come dichiarerò a suo luog
so acqua bollente nel bagno. Ma quello che è fuori di dubbio si è che
per
la fama della sua giustizia meritò di esser credu
llodola, e suo padre in isparviere, che piombò subito sopra la figlia
per
lacerarla. Coloro che vogliono spiegar coli’ isto
Radamanto, cui la Mitologia assegna gli stessi genitori, fu anch’esso
per
la sua prudenza ed amore del giusto stimato degno
dubitare della giustizia di Radamanto, narrandoci che fuggì da Creta
per
aver ucciso il fratello, e rifugiatosi in Ocalea
il fratello, e rifugiatosi in Ocalea città della Beozia prese Alcmena
per
moglie. Eaco la favola aggiunge agli altri due gi
di Delfo rispose, che se volevano placare Giove si servissero di Eaco
per
intercessore. Egli giudicava i morti europei come
ell’Inferno sono Acheronte, Stige, Cocito e Flegetonte. Tutte l’anime
per
passar nell’Inferno varcano sulla barca di Caront
fiume di Titano e della Terra, e dicono che discese fino nell’Inferno
per
sottrarsi al furore dei fratelli. Favoleggiano al
mare e nocevoli: ciò unito alla sua lunga dimora sotto la terra servì
per
far credere che fosse un fiume infernale, nè poco
stessi numi. Quelli che fra loro nel di lei nome spergiuravano erano
per
del tempo allontanati dalla mensa celeste, e da o
ava ai numi mentitori un vaso pieno dell’acqua stigia, che sospendeva
per
nove anni la loro divinità. Gli Dei che giuravano
che sospendeva per nove anni la loro divinità. Gli Dei che giuravano
per
Stige dovevano tenere una mano sulla terra e l’al
al lago Averno, e che i Sacerdoti avari avvalorassero quest’opinione,
per
godere dell’amenità e dei frutti di quel clima be
aver dato causa alle menzogne dei poeti; come all’uso che ne facevano
per
provar la reità, o l’innocenza degli accusati, as
un freno nella mano, che da Buonarroti e da Winkelmann è stato preso
per
una fionda, quantunque del freno, e non della fio
la ha la ruota come dea della fortuna sotto un altro nome, e il freno
per
indicare la moderazione nelle parole e in questa
ta ed equa di tutte le azioni. Lo sguardo che ella volge nel suo seno
per
la parte del suo vestiario, ch’ella ne tiene lont
à un’idea delle ricerche scrupolose, delle quali questa dea si occupa
per
discoprire i segreti più nascosi; ed è sotto ques
a con un dito sulla bocca. Il ramo eh’ ella tiene è di melo selvaggio
per
mostrare la durezza e l’inflessibilità de’ suoi d
iegazione di quella pittura, è Nemesi probabilmente, ed hanno creduto
per
isbaglio un elmo i suoi capelli annodati sulla ci
avere avuto intenzione di rappresentare i favoriti di Nemesi, i quali
per
una condotta virtuosa dei beneficii di lei si ren
che presentiamo in questo rame, ha certamente i surriferiti caratteri
per
incoraggirne l’espositore. Le figure di Nemesi so
boli che gli antichi attribuiscono a questa nemica dei superbi, avuta
per
la persona allegorica della divina indignazione,
issero gli antichi del cubito di Nemesi, dalla maggior parte spiegato
per
una verga, che il simulacro della dea stringesse
a Albani, la quale solleva, è vero, il manto colla sinistra, ma forse
per
accogliervi nel grembo alcuna cosa, ma non già pe
sinistra, ma forse per accogliervi nel grembo alcuna cosa, ma non già
per
presentare la consueta attitudine di Nemesi cogni
che lo facesse apparir verisimile. Più naturale azione e più adattata
per
quella necessaria mossa del braccio non poteva pe
nte dell’altro. A quest’altro sarebbesi dovuto porre in mano il freno
per
imitare le due Nemesi di Smirne, una delle quali
Pausania della famosa Nemesi di Ramnunte borgo dell’Attica, simulacro
per
la divozione e per l’arte memorando, che da Varro
sa Nemesi di Ramnunte borgo dell’Attica, simulacro per la divozione e
per
l’arte memorando, che da Varrone venia preposto a
enza di Alcamene suo condiscepolo. « Il favore e la passione di Fidia
per
questo secondo gli procurarono il soccorso della
di Agoracrito, se il pubblico d’Atene parziale pel suo concittadino,
per
un male inteso patriottismo, non ne avesse prepos
nguenti tutta propria di Venere, su cui sono scolpiti gli Etiopi, non
per
la loro giustizia, come vanno ideando i commentat
oro giustizia, come vanno ideando i commentatori di quel classico, ma
per
indicare o la Libia, o l’Arabia, confusa spesso c
lica luce. Egli osserva fra le altre cose, che la fiala non è un vaso
per
unguenti, come pretende il Visconti, ma che gli a
guenti, come pretende il Visconti, ma che gli antichi se ne servivano
per
bere e per giuramenti. Ma io non voglio con altre
e pretende il Visconti, ma che gli antichi se ne servivano per bere e
per
giuramenti. Ma io non voglio con altre riflession
mone e la carnucopia della Fortuna, ed in altri monumenti ha le torri
per
la stessa ragione. Dione così spiega i simboli de
vede in una iscrizione appresso il Grutero, che venne presa da alcuni
per
l’Aurora. Nessuna cosa fu però più particolare al
livo; bisogna più lodarne la buona intenzione ed i voti che concepiva
per
l’impero che il buon gusto. Per escludere ogni so
ere ogni sospetto di gentilesimo le pose col tempo in testa una croce
per
mostrare la sua dipendenza da Dio. Ciò diede moti
esta Fortuna si assomigliava principalmente a una Vittoria. L’unirono
per
lo più però con la Croce, o altri segni, per leva
una Vittoria. L’unirono per lo più però con la Croce, o altri segni,
per
levarle ogni superstizione, e distinguerla dalla
amo ottiene dall’integrità quella considerazione che non può meritare
per
l’arte. Comunissimo sono l’immagini in bronzo di
fu il polo che le pose sul capo. « Alcuni si contentano d’ intendere
per
questa voce il Cielo senza curarsi di sapere sott
voce (grec) è ragionevole, perchè non se ne sono serviti gli antichi
per
denotare il calato della Diana Efesina, quello di
dio della Fortuna torreggiano sulla testa venerata di tanti dii? « Io
per
me non credo dovermi allontanare dal senso più na
el vocabolo, quando vedo che i monumenti non mei contrastano. Intendo
per
polo una specie di celata, pìleo, quale appunto o
specie di callotta che copriva la testa della Fortuua Smirnea, forse
per
indicare l’oscurità delle risoluzioni di lei, que
dicare l’oscurità delle risoluzioni di lei, quella della sua origine,
per
imitazione dei vetusti simulacri adorati in Anzio
per imitazione dei vetusti simulacri adorati in Anzio, non dissimili
per
avventura da altri consacrati nei Greco-Italici s
nimede. Sulle medaglie della città, la Vittoria è rappresentata, come
per
l’ordinario, sotto la figura di una donna seduta,
sconti descritta: «Questa divinità allegorica propagatrice e tutelare
per
undici secoli dell’Impero romano, fu quella altre
non ostante sono i simulacri d’una certa grandezza, o perchè fossero
per
maggior parte di bronzo, distrutti perciò dal bis
i questa idolatria. « Fra i pochi che ne restano in marmo, se piccolo
per
mole, assai stimabile per l’invenzione, assai ele
i pochi che ne restano in marmo, se piccolo per mole, assai stimabile
per
l’invenzione, assai elegante per la maniera è il
se piccolo per mole, assai stimabile per l’invenzione, assai elegante
per
la maniera è il nostro. « Esprime una vittoria na
se la vittoria, alla quale spettava il nostro monumento, fu riportata
per
terra e per mare, o forse ancora il trofeo non in
ia, alla quale spettava il nostro monumento, fu riportata per terra e
per
mare, o forse ancora il trofeo non indica uno di
toria il trofeo, che un greco autore non l’ha altrimenti definita che
per
l’ottenimento del trofeo medesimo (grec), la Vitt
nostro marmo ha dunque preso il partito di farla riposare sul trofeo,
per
indicare la sicurezza prodotta dall’aver volto in
apprendesse che la sua vera attitudine era di coprirsi il capo, quasi
per
gioco, dell’elmo sospeso alla sommità del trofeo.
lle quali la Vittoria sacrifica un toro, o presso all’antro di Mitra,
per
denotare vittime de’ trionfi. La corona moderna,
di Marcello i violenti ardori: Africa trassi in sul Tarpeo cattiva, E
per
me corse il Nil sotto le leggi Del gran fiume lat
le voglie tue fansi reine. Da lor speri venture alte e divine: Speran
per
loro i tuoi superbi carmi Arbitrio eterno in su l
cuor si tiene, E questa i miei pensieri alto sostiene, E gli avvolge
per
entro il suo gran lume. Che tutti i tuoi splendor
e Roma avventò le fiamme in grembo A l’emula Cartago, Ch’andò errando
per
Libia ombra sdegnata. Sinché per me poi vide Tras
o A l’emula Cartago, Ch’andò errando per Libia ombra sdegnata. Sinché
per
me poi vide Trasformata l’immago De la sua gran n
o Cato uccise. Nè il ferro che de’ Cesari le membra Cominciò a violar
per
man di Bruto. Teco non tratterò l’alto furore Ste
a possedere le statue delle nove Muse co’ loro distintivi antichi, e
per
la maggior parte trovate insieme nella Villa Tibu
ione non mi allontanerò dall’ordine di Esiodo e di Erodoto, esponendo
per
la prima la statua di Clio. « La distinguo per ta
di Erodoto, esponendo per la prima la statua di Clio. « La distinguo
per
tale dal volume che ha in seno, quasi svolgendolo
ellare o di riformare dove all’incontro sarebbe assai improprio darli
per
simbolo di Clio musa deiristoria, che siccome ram
ttributi, dà il volume a una sola Musa, che perciò deve interpretarsi
per
quella dell’Istoria, rappresentando la musa dell’
portici di Ottavia, questo volume potrebbe servire di una congettura
per
fissare 1’età incerta di quell’artefice, e creder
una delle Muse. Il sasso ove siede come la precedente, è un argomento
per
crederla o una Ninfa o una Musa, e la decenza del
la rupe non ha sostenuto mai verun simbolo; non così la sinistra, che
per
altro non poteva altra cosa reggere per la sua di
lo; non così la sinistra, che per altro non poteva altra cosa reggere
per
la sua disposizione che una bacchetta o una tibia
dimostrata Urania, la seconda, che vi è stata supplita, la distingue
per
Euterpe, Musa che ha specialmente sortito il suon
nia, a cui corrisponde il radio, o bacchetta, che suole avere in mano
per
additare i segni. La Musa rappresentata in questo
bile dagli spettacoli ci viene attestato dai Classici, e può bastarne
per
una prova l’iscrizione delle Commedie di Terenzio
teatrali della Tragedia e della Lira. Il genio che ebber gli antichi
per
simili istrumenti si comprende dall’ uso tanto es
pe: vi è perciò sostituita la presente, che si è ammirata lungo tempo
per
le scale del Palazzo Lancillotti a Coronari insie
pe è quella Musa che regge colla destra due flauti, presi dal Kirkero
per
fiaccole, ed è nel piano superiore. Il Cupero e l
iaccole, ed è nel piano superiore. Il Cupero e lo Schott la ravvisano
per
tale: quello soltanto che rilevo dall’ osservazio
a cura dei vegetabili, dei quali è strettamente proprio il fiorire. E
per
ciò la divinità ancora della poesia pastorale e g
to rotondo.» Voi dimandate spesso dei soggetti, e le descrizioni che
per
vostro vantaggio traduco dai poeti non sono sempr
d’esempio la seguente, ove è descritta Tebe assediata, e Meneceo che
per
la patria offre la vita. — Questa è Tebe, perchè
ste. Ma tutto questo è prospettiva: perchè bisogna ingannar gli occhi
per
certi serpeggiamenti, che s’allontanano e vanno q
enza saputa di suo padre: degno certamente di grandissima compassione
per
la sua tenera giovinezza, ma felice dall’altra pa
i poesia a cui generalmente presiede. « Infatti nulla di piìi proprio
per
denotare la Tragedia che la maschera di Ercole, l
to tragico. Sembra che ì simboli di questo eroe siano stati prescelti
per
adombrare la tragedia perchè si comprendesse qual
ore delle viti. Perciò la scena fu attribuita a Bacco, ed egli stesso
per
la sua sovrintendenza alla Tragedia fu venerato i
ata di alloro, calzata di quel genere di scarpe che abbiamo ravvisate
per
le antiche alute, col plettro che ha nella destra
a, va destando i concenti dell’armoniosa sua lira? La credo Tersicore
per
la somiglianza appunto di questo musicale istrume
non si rifletta che le canzoni liriche furono primitivamente composte
per
essere cantate danzando, particolarmente intorno
etra. Lo Schott, indotto in errore da una stampa, ha preso il plettro
per
un volume, ed ha dato alla Musa il nome di Clio.
eiano, Tersicore che è la prima della facciata, è parimente descritta
per
Clio, ma noi dalla singolare insegna, ch’è la Lir
ella Lirica eziandio secondo Pindaro, la cui assertiva, anche sola, e
per
l’antichità e pel merto del poeta, dovrebbe esser
ella situazione, nel movimento, nell’abito, che sta suonando la cetra
per
dar il tempo di qualche lieta danza nuziale. E ve
resentano, come r insigne bassorilievo Colonna, dove si vede danzante
per
le pendici di Elicona, ravvisata ancor dallo Scho
nno i loro attributi che le distinguono abbastanza; Clio ha il Yolume
per
la storia, Euterpe le tibie, Talìa la maschera co
rà Erato, l’altra Polinnia. Recheremo appresso le ragioni che abbiamo
per
credere quest’ultima la Musa ravvolta nel manto e
ture la descrizione, che ho tradotta, mosso dal gradimento che aveste
per
questo animato scrittore nella passata Lezione.
ano Anfìarao che ritorna da Tebe, nel qual tempo si dice che la terra
per
lui sprofondasse, onde nell’Attica rendesse gli o
ndesse gli oracoli, e dasse vera risposta sapiente fra gente illustre
per
sapienza. Fra questi sette che a Polinice Tebano
ori che Adrasto ed Anfìarao; gli altri ha la città di Cadmo: perirono
per
l’aste, pei sassi e per le scuri. Ma è fama che C
rao; gli altri ha la città di Cadmo: perirono per l’aste, pei sassi e
per
le scuri. Ma è fama che Capaneo fosse ferito dal
ora un corno nelle mani, come quello che è solito di condurci i sogni
per
la vera porta. — Agamennone. — Questi sparsi in
gni per la vera porta. — Agamennone. — Questi sparsi in qua e in là
per
la stanza del convito, il sangue mescolato col vi
impedisce come se avesse ai piedi catene. E fra tutti questi che sono
per
terra non ve n’è uno che sia pallido, poiché, spi
a cadere sopra Agamennone, strappandosi le sue ghirlande dalla chioma
per
porle sulla testa di lui. Finalmente la scure è a
sa della Memoria. Siccome questa facoltà molto si fortifica nell’uomo
per
mezzo del raccoglimento, l’hanno però scolpita i
te dimostrato dalla statua della Memoria del nostro Museo, indubitata
per
la greca iscrizione che ha nella base (grec), Rim
a Musa Polinnia, è consenso universale degli antichi scrittori. « Ma,
per
tornare alla considerazione del nostro marmo, chi
tatua detta la Flora Capitolina. Siccome i simboli che la distinguono
per
Flora sono aggiunti modernamente, così non esiter
ra dell’abito con quello della Polinnia Ercolanense. « Del rimanente,
per
non dubitare della reputazione che godeva questa
i a Velletri, mancante però del capo; l’altra eguale al vero, moderna
per
altro dal mezzo in su, ma di eccellente scalpello
e, una delle quali è precisamente la stessa figura da noi determinata
per
Polinnia nel sarcofago Capitolino. Le altre due,
Menelao. Polinnia, eh’ è la Musa del Gesto e dell’Azione, è qui posta
per
le belle maniere di Paride, come in altri simili
mano, e tanto replicata, la stimo di molto antica invenzione, appunto
per
trovarsi nel bassorilievo dell’Apoteosi di Omero,
e a quella del Campidoglio, benché nell’esposizione venga determinata
per
Erato. Ma ciò che comprova mirabilmente la nostra
ciò che comprova mirabilmente la nostra opinione d’interpetrar sempre
per
Polinnia quella Musa così appoggiata al gomito, è
igura, simile alla sovra descritta, si aggiunge una maschera ai piedi
per
simbolo delle pantomime teatrali, proprie di Poli
tuna Reduce. « Chiunque però l’esamini con riflessione la riconoscerà
per
la Musa dell’Astronomia, e perchè sul globo sono
lio di Edipo sarà reso questo ufficio dalla sorella Antigone, essendo
per
questa effetto uscita di notte fuori del recinto
iopia, e il combattimento di questo che di buona voglia ha intrapreso
per
amore. Io penso che avrete udito parlare di Perse
Etiopia un gran mostro del mare Atlantico, che si gettava sulla terra
per
divorare gli uomini e gli animali. Perlochè il pi
il pittore facendo caso di questo, ed avendo compassione di Andromeda
per
esser stata esposta a questa bestia crudele, il c
, ma più robusto ch’esser non suole. Egli è dipinto quasi senza possa
per
essersi molto adoprato, perché Perseo innanzi d’
ere seco lui con l ‘orribile animale. Fu il Greco esaudito, ed arrivò
per
soccorrerlo. Quanto alla giovinetta, ella é piace
ò per soccorrerlo. Quanto alla giovinetta, ella é piacevole e gentile
per
esser di una tal bianchezza in Etiopia, ma più an
e e gentile per esser di una tal bianchezza in Etiopia, ma più ancora
per
la sua beltà. Perchè di delicatezza ella vincereb
erseo riceve cortesemente i loro doni appoggiato sul gomito sinistro,
per
distendersi a suo bell’agio e risposare il suo pe
i i Pelopidi in paragone delle spalle di Perseo, perchè essendo belle
per
sé stesse e di un vivo color sanguigno, la fatica
fondo Cassiano di Tivoli dove le altre, e quantunque vi siano indizi
per
crederla ancor essa una Musa, comecché mancante d
rei che fosse stata destinata colle altre alla medesima collezione, e
per
la notabile diversità di grandezza, e per essere
alla medesima collezione, e per la notabile diversità di grandezza, e
per
essere di un’altra ma niera di artifizio. Le altr
amo far a meno di crederla un elegante originale. » È stata ristorata
per
Urania e perchè mancava appunto l’Urania fra le m
tra, o i pugillari, il volume, e perchè finalmente non avea segno che
per
Musa la caratterizzasse, determinandola al tempo
segno che per Musa la caratterizzasse, determinandola al tempo stesso
per
una delle muse di Pindo lo star seduta come le al
che è singolare in questa eccellente scoltura è il panneggiamento, sì
per
la maniera nobile e leggiadra in cui è trattato,
ggiamento, sì per la maniera nobile e leggiadra in cui è trattato, sì
per
la qualità dell’abito che si è voluto rappresenta
su è trasparente, sia fatta dal mezzo in giù di più grosso drappo non
per
altra ragione che per quella della decenza, osser
fatta dal mezzo in giù di più grosso drappo non per altra ragione che
per
quella della decenza, osservata sempre dagli anti
he di questi era calzata la Pallade di Fidia, onde non debbonsi avere
per
abbigliamento improprio di una Musa, che ol’ tre
tura dell’Ercolano. Merita però osservazione anche la testa riportata
per
essere antica. Si vede adorna sulla fronte di una
emoria del punito orgoglio delle sorelle Pieridi trasformate in piche
per
avere con loro voluto competere nella perizia del
segnare sulla cera le note dei suoi pensieri, o disposta a rivolgerlo
per
cancellare il già scritto, è senza dubbio la musa
o, e hanno avuto perciò il bisogno dell’epigrafe: Calliope, il poema,
per
distinguerla da Clio, che ha pure in quelli inton
nostre Muse, o secondo l’uso che osserviamo più comune nei monumenti,
per
non confondere colla musa della Storia quella del
to nell’aria attenta e pensierosa che ha saputo dare a questa figura,
per
la quale merita di essere con meraviglia consider
trati: li ha nel superbo bassorilievo Capitolino la settima Musa, che
per
Polinnia è stata descritta senza considerargli i
olano è questa Musa così parimente rappresentata; e il quadro stesso,
per
torre ogni dubbio, ci offre la figura di un Poeta
l’antica Ercolano, che il Vesuvio sotto le sue eruzioni ha conservate
per
tanti secoli, per farne poi all’ età nostra ed al
che il Vesuvio sotto le sue eruzioni ha conservate per tanti secoli,
per
farne poi all’ età nostra ed al sovrano di quella
ssimo contro Arianna l’abbandonasse in Dia, isola, quantunque ciò non
per
ingratitudine di lui, ma per volontà di Bacco pen
onasse in Dia, isola, quantunque ciò non per ingratitudine di lui, ma
per
volontà di Bacco pensino alcuni che sia avvenuto,
innanzi, nè dopo, e che si sia dimenticato del Laberinto e del motivo
per
cui navigò in Creta: tanto egli riguarda quelle c
i quali elleno sono state liberali dei loro doni basta la sola natura
per
piacere. Certo è che gli antichi moralizzavano su
loro che potrebbero innamorarsi del vero. A così care dee non doveano
per
certo mancar templi. Eteocle re d’Orcomene fu il
Amore, e quelli pure di Mercurio, erano ancora alle Grazie dedicati,
per
indicarci che da esse deve essere accompagnato 1’
o a quella fra le Grazie che presiede alla riconoscenza. E certamente
per
niun altro attributo meritarono dagli antichi mag
mani unite fra loro come se danzassero? Perchè un benefìzio passando
per
diverse mani ritorna sempre a chi lo dà, e perchè
e sovente fra esse e le tre Parche (che come le tre Grazie si tengono
per
le mani su qualche medaglia) altra differenza che
ta di Faustina minore della Collezione Albani, offerta forse alla dea
per
ringraziamento della fecondità di quell’Augusta.
niente a lui minore. Infatti guardate quali immense membra sono stese
per
terra: che folta chioma nutriva per sacrificarla
e quali immense membra sono stese per terra: che folta chioma nutriva
per
sacrificarla al Nilo, perchè questo fiume, quantu
ole, e prega la Notte che si affretti di venire più presto del solito
per
arrestare l’esercito, onde ella possa togliersi i
scintillare dal volto di lui, e il grido di questo prodigio si sparse
per
quelle regioni. Si vuole che questo aio di Escula
utrice dello dio, ed il centauro Chìrone lo educò nelle arti mediche,
per
le quali tanto celebrato divenne. Credesi che il
a Peone. Ebbe Esculapio in moglie Epione, e n’ebbe Podalirio rinomato
per
la medicina, e Macaone, che militò con gli altri
, poiché nasceva da madre mortale. Ippolito essendo ritornato in vita
per
la perizia di lui, Giove si sdegnò tanto che gli
Vero pubblicato dal Buonarotti, e che vien descritto da Tertulliano,
per
ornamento delle statue di Esculapio. In quanto al
l serpente avviticchiato, racconta Igino che Esculapio se ne servisse
per
ammazzare il serpente, e vien così descritto da A
a Apuleio: — Diresti che del dio medico nel bastone, che porta nodoso
per
rami mezzo potati, fosse attaccato un serpente ge
o un serpente generoso, con lubrico ravvolgimento. — Ciò veniva preso
per
simbolo degli aiuti che alla natura umana deve da
ta dea unita insieme con Esculapio, come si vedeva in Atene nella via
per
andare alla fortezza, in Corinto vicino al ginnas
omunica la salubrità all’aria. Alla Salute era ancor dato il serpente
per
l’attenenza con Esculapio: e lo facevano in atto
attenenza con Esculapio: e lo facevano in atto di dargli da mangiare,
per
alludere ai serpenti in varii templi di Esculapio
avranno portati i cibi e le mole dei sacrifizii (le quali eran forse
per
questo chiamate generalmente Igia) per dar loro d
acrifizii (le quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia)
per
dar loro da mangiare; e secondo Macrobio, riferen
, che conferiscono alla salute dei corpi, sono forse i serpenti fatti
per
simbolo di quei due principali pianeti, il moto d
ico della serpe. Ma in quella maniera che veniva attribuita la Salute
per
figliuola ad Esculapio, per la connessione del no
a maniera che veniva attribuita la Salute per figliuola ad Esculapio,
per
la connessione del nome con gli effetti e cause d
e discendenti por tano nel nome la stessa allegoria: onde gli diedero
per
nutrice Trigone, forse per essere il cibo del gra
nome la stessa allegoria: onde gli diedero per nutrice Trigone, forse
per
essere il cibo del grano più salubre di tutti; e
e Trigone, forse per essere il cibo del grano più salubre di tutti; e
per
moglie Epione, che secondo altri gl’insegnò la me
tutti; e per moglie Epione, che secondo altri gl’insegnò la medicina,
per
significare i medicamenti lenitivi; sicché dall’a
foro e Alexanore che vuol dire Scacciatore dei mali. Plinio annovera
per
figliuola di Esculapio anche Egle, cioè risplende
nio annovera per figliuola di Esculapio anche Egle, cioè risplendente
per
il sano colore delle carni; e Marino poeta de’ Lu
dente per il sano colore delle carni; e Marino poeta de’ Lupercali dà
per
figliuola di Esculapio anche Roma, che significa
la figura del mese di Dicembre in un antico calendario: questo abito
per
una devota allegoria fu dai monaci adottato. In m
egoria fu dai monaci adottato. In molte statue vedesi esser chiuso da
per
tutto; in quella di Telesforo è fatto in forma di
one. Raro è bensì questo gruppo trovato nell’antico fòro di Preneste,
per
esser l’unico in marmo di tutto rilievo che ci of
divinità. « Ad Esculapio è stata adattata una testa con barba essendo
per
lo più barbato questo nume nei monumenti, cominci
da questo infelice fanciullo che resta, mentre i due altri giacciono
per
terra: egli ha ancora la mano in atto di ferire,
ipide che affrettava colla sferza i cavalli uniti alla biga terribile
per
saccheggiar la casa del vile fratello. Il furore
tanza ov’egli infuria contiene Megara co’ suoi figli; i vasi, le mole
per
le vittime, le legna destinate al sacrifizio per
gli; i vasi, le mole per le vittime, le legna destinate al sacrifizio
per
Giove Erceo, tutto è rovesciato. Il toro vi è: ma
è rovesciato. Il toro vi è: ma le al tre vittime sono sparse qua e là
per
l’altare insieme alla pelle del Leone: di questi
ngetture è la divinità ed il culto di Bacco. Famoso al pari di Ercole
per
le conquiste: l’Oriente e l’Occidente è pieno del
ste: l’Oriente e l’Occidente è pieno della sua fama: nè poca gloria è
per
lui di essere stato causa d’ invidia e di conquis
nome di Bacco. Nisa in Arabia era la patria del dio, e passava almeno
per
essere il luogo ove fu deposto dopo la sua nascit
el Nume sono consegnate al poema di Nonno, da cui estrarrò quello che
per
voi vi ha di più interessante. Non vi è nulla di
e per voi vi ha di più interessante. Non vi è nulla di più necessario
per
voi che il sapere quale idea gli antichi artefici
bene alla fantasia, che una giusta immagine se ne faccia: il secondo,
per
quanto vaglia a ritrarre la grazia dei contorni g
ndo quasi insensibilmente su quel bellissimo corpo, fan sembrare come
per
una certa magia cedente il marmo, e spirante. « Q
raccia e delle gambe. Così mutilato com’era, ne fu ricercato il gesso
per
molte Collezioni, ed uno fra gli altri formò la d
ultimi periodi della sua vita. « Quantunque l’essere stato risarcito
per
Bacco abbia incontrato qualche disapprovazione, p
la nudità dai mitologi attribuitagh, ma sempre con lunghe treccie, e
per
lo più così sparse intorno al collo, agli omeri,
le e donnesca; quindi finalmente fu creduto esser maschio e femina, o
per
dir meglio con Aristide, avea così miste le quali
rtefici ne ritrassero, or figurandolo armato e vincitore, ora cornuto
per
emblema dell’ebrietà, ora barbato come in aria di
attributi, altre volte non ne han considerato che un solo. Non tutti,
per
« sempio, hanno esagerato, come il nostro, la mol
e del dio del Vino. Il presente simulacro è un modello impareggiabile
per
un corpo maschile bellissimo di una bellezza effe
ano: «Molto abbiamo perduto in Valerio Fiacco: » Sorgi fra l’acque,
per
diverso affanno da Vulcano lacrimata Lenno: Nè a
l morto antico. Dei Celesti mirò sorger le ascose Risse il Tonante, e
per
lo nuovo regno Scosse il silenzio dell’eterea pac
lane Del loco insegna: in mezzo ai flutti un grido Risuona: patria, o
per
diverse cure Affannose consorti, eccovi ancelle P
, e ritorna Coll’adultera sua, che al casto letto Già s’avvicina: Non
per
fama eguale E non per lode di pudore e d’arte A t
era sua, che al casto letto Già s’avvicina: Non per fama eguale E non
per
lode di pudore e d’arte A te, gran prole Doriclea
per lode di pudore e d’arte A te, gran prole Doriclea: gli piace Sol
per
le pinte mani, e l’arso mento. Ma con fato miglio
n luce sonora: accresce il Padre Col tuono a lei la maestà crudele; E
per
l’aure tremanti odi una voce Replicarsi: il mar s
dal suol, parte dell’ombre Il Citerone perde, e prono al suolo Penteo
per
l’aer rotolando cade. L’antico senno allor racqui
con la gioia del furor volgeva Al mal non ebro Cadmo il pie veloce, E
per
la preda del lion mendace Ne vomitò dalla rabbios
forme, tenendo in mano la chiave delle generazioni va a trovare Giove
per
rappresentargli l’infelicità dell’uomo. Egli ricu
scite tutte le sciagure, e non riconosce la prudenza di Prometeo, che
per
rimediarvi non ha pensato dì togliere agli Dei il
suo padre consulta Tiresia ed Europa sua figlia nel tempio di Minerva
per
sacrificare a Giove dio del Fulmine un toro, che
frutti autunnali. Quindi Semele passò sulle rive dell’Asopo ove scese
per
bagnarsi. Amore vibrò la sua freccia nel cuore di
cese per bagnarsi. Amore vibrò la sua freccia nel cuore di Giove, che
per
meglio osservare la sua amante si cangiò in aquil
iventano rotondeggianti, accusano la sua colpa. Ella già prende gusto
per
1’ edera, di cui ella intralcia la corona ornamen
are la madre. Ben presto l’Invidia sotto le forme di Marte le suscita
per
nemiche Minerva e Giunone. Ella rammenta a quest’
ttosto l’Invidia sotto la sua forma, io non posso restar più in cielo
per
vedervi trasportata tutta la razza dei mortali. I
al cielo col suo fiolio. Giunone medita nell’istante uno stratagemma
per
vendicarsi di questa nuova amante. Ella s’indiriz
spiaceri e i suoi timori: ella le dice di temer che Giove non finisca
per
bandirla dal cielo, e ne faccia Semele la regina.
e il fulmine terribile, e ne perisce in mezzo al fuoco. Il suo figlio
per
mezzo delle cure di Mercurio fugge all’incendio c
nsibile all’infelicità della sua amante la trasporta in cielo, ove ha
per
compagni Mercurio, Marte, Venere e la Luna. Voi v
quale turbògli in tal maniera la mente, che prese il proprio palazzo
per
un bosco, la moglie e i figliuoli per fiere. Schi
e, che prese il proprio palazzo per un bosco, la moglie e i figliuoli
per
fiere. Schiacciò Learco fanciuUetto: ed Ino a un
le percorre L’intime fibre. Allor, scagliata in alto La face, scorre
per
l’istesso giro, E il suo loco raggiunge. Alfìn ri
nel poter, ti chieggo Alte cose: pietà dei miei, che vedi Neir Ionio
per
vasta onda sonante Sbalzati. Ai numi tuoi gli agg
acco, finché il parto arrivasse al suo termine, e non ve lo tolse che
per
darlo alla luce. Nell’istante di questa nuova nas
Nell’istante di questa nuova nascita di Bacco l’Ore si trovano pronte
per
riceverlo, e pongono sulla sua testa una corona d
uindi il poeta ci dipinge Mercurio, che lo porta a traverso dell’aria
per
confidarlo alle ninfe dell’Acque, chiamate ladi.
none avendole rese furiose, Mercurio fu obbligato di levar loro Bacco
per
confidarlo ad Ino figliuola di Cadmo e sorella di
uesta nuova nutrice, Mercurio ritira il nume bambino dalle mani d’Ino
per
darlo in deposito a Rea, a Cibele, che ne prende
ce le cose più lusinghiere: lo interroga sulla sua nascita, e finisce
per
dire, che lo conosce e sa che è figlio del Sole e
della sua assenza. L’amore di Ampelo gli tien luogo di tutto: finisce
per
chiederlo a Giove, e sollecita questa grazia coll
avvedersi che tutto ciò non è che un’ allegoria sull’ amore di Bacco
per
la vigna. Diodoro espone ciò semplicemente, narra
, e con altrettanta sicurezza di Europa che non ebbe bisogno di freno
per
condur quello che la rapì. Il caso conduce precis
la rapì. Il caso conduce precisamente un toro disceso dalle montagne
per
bere: il giovine audace osa salirvi, e tenta di c
audace osa salirvi, e tenta di condurlo: toglie dei giunchi del fiume
per
farne una frusta, e cinge di fiori lo corna dell’
ia donatagli da Rea, che dopo la metamorfosi di Ampelo in vite, bastò
per
dare al suo frutto un odore delizioso. I Sileni d
e le sue prede. Scongiura Giove di voler rendere la vita al suo amico
per
qualche istante. L’Amore sotto la forma di Sileno
dei nuovi amori onde dimenticare il perduto giovinetto. Gli racconta
per
questo oggetto una graziosa favoletta, che contie
La ninfa delle Stagioni passa rapidamente su questi quadri differenti
per
giungere a quello ove sono scolpiti i caratteri d
e d’oriente, da cui esce il Sole. Bacco però era sempre inconsolabile
per
la perdita del suo amico, e la natura intera semb
Ampelo non è morto del tutto; che non passerà l’Acheronte, e diverrà
per
i mortali la sorgente di un liquore delizioso, ch
frutto di lei, e raccoglierne il liquore. La sua bocca divenne rossa
per
questo umore, e Bacco •ch’errava per le montagne
uore. La sua bocca divenne rossa per questo umore, e Bacco •ch’errava
per
le montagne se n’ avvide, e si rammentò di un ant
un antico oracolo di Rea. In conseguenza fece un foro in questa rupe
per
procurarsi una specie di strettoio in cui mettere
e l’ uve. Egli le preme coi Satiri, che ben presto divengono ubriachi
per
la forza del nuovo liquore. Vien descritta la ven
sembianze piangerà ben tosto i lacrimevoli casi che vi avverranno. Ha
per
ora una corona di edera che gli pende con neglige
a, e sembra pronta a cadere, perchè gli duole di dovere essere ornato
per
la nascita di Bacco. Ecco l’arrabbiata Megera che
llano, miele. Ecco là un grosso salcio rovesciato, forza maravigliosa
per
donne che non siano invase da Bacco. Le scellerat
dal fato la conquista dell’Indie, Giove invia Iride al palazzo di Rea
per
comandare a Bacco che vada a combattere gl’Indian
tto forma di Cerasta nata dall’acqua dei fiumi, si era reso terribile
per
le sue navi, e comunichi quindi a questi popoli l
elo. Nelristante Cibele invia il capo dei suoi cori e delle sue danze
per
riunire un’armata, che deve esser comandata da Ba
ravigliati della loro perdita, bevono 1’ onda del fiume, che prendono
per
nettare, e di cui non possono mai saziarsi. Il nu
e dello dio, e l’umiltà delle preghiere alle quali discende. La segue
per
tutto: ma la crudele nega soddisfare i suoi desid
del Sole, e ignorando la mutazione successa nelle acque del fiume, va
per
togliersi la sete, si ubriaca e dorme. L’amore av
ca e dorme. L’amore avverte Bacco, che coglie la favorevole occasione
per
commettere così caro furto, di cui Pane stesso è
ella perdita della sua verginità, vuole uccidersi e cerca il rapitore
per
trapassarlo coi suoi dardi. E costretta ad esilia
coi suoi dardi. E costretta ad esiliarsi dalle selve a lei così care
per
timore di riscontrarvi Diana, di soffrirne i rimp
lo dio, e Blemi, capo degl’ Indiani, si presenta con un ramo di ulivo
per
domandargli la pace. Il seguente Libro ci rappres
con ro’o trade: Botri era suo figlio e Meti sua moglie, ed aveva Pito
per
capitano. Questi eroi non sono che allegorici: St
ito che prepara. Vi si distingue sopra tutto la principessa Meti, che
per
la prima volta che beve il liquore che Bacco le v
one di Stafilo, Bacco invia un araldo al capo degl’Indiani, a Deriade
per
proporgli di accettare i suoi doni, o di preparar
esimo comincia dallo spettacolo della principessa di Assiria desolata
per
la perdita del suo sposo. Ella ha perduto il suo
ilo, e il dio del Vino 1’ ha abbandonata: ella dimanda il suo liquore
per
consolarsi. Serve, dic’ella, eh’ io vegga una taz
à degli altri Canti. Meti dichiara di esser pronta a sacrificar tutto
per
unirsi a Bacco, al quale ella raccomanda il giovi
izione di questo avvenimento, che ho tradotta. Il fatto è troppo noto
per
aver bisogno di spiegazione: dirò solo che Androm
ea che aveva avuto r ardire di credersi più bella di Giunone. Nettuno
per
vendicar la sorella mandò un mostro che desolava
l’imeneo? pubblici danni Privato pianto già consola, e l’orna Vittima
per
la pena un’ aurea veste Non preparata a questi vo
uesti voti. Appena Giunsero al lito del nemico mare, Le molli braccia
per
le dure rupi Aprono, e son fissi agli scogli i pi
sua figura Scorre la veste dalle spalle, e fugge Le braccia ancora, e
per
gli omeri vedi All’ aura sventolar le nere chiome
le note ripe. Con lieve soffio le pendenti membra L’aura riscalda, e
per
l’estrema rupe Flebilmente risuona. Alfin quel gi
e dal profondo flutto, Tanto in su Perseo vola, onde lo stanco Mostro
per
lo sicuro eter delude, E gii percote la contraria
petale, o la bella foglia, nutrice di Bacco, prepara gli appartamenti
per
dormire. Vi è la descrizione di un sogno che ha l
canti, che compongono l’armata di Bacco. Lo dio dirige le sue schiere
per
Tiro e per Biblo sulle rive del fiume Adone press
compongono l’armata di Bacco. Lo dio dirige le sue schiere per Tiro e
per
Biblo sulle rive del fiume Adone presso il Libano
ici che aveva uccisi, come Polifemo in Virgilio. Questo principe avea
per
padre Dria, la querce, ed era re dell’Arabia. Giu
rce, ed era re dell’Arabia. Giunone invia Iride verso questo principe
per
irritarlo contro Bacco. Iride, per adempire al de
invia Iride verso questo principe per irritarlo contro Bacco. Iride,
per
adempire al desiderio della dea, prende le forme
ede di esser vincitore. La dea va in seguito a trovar Bacco, e prende
per
ingannarlo la forma di Mercurio: lo impegna a tra
li Dei che proteggono il dio del Vino. Comanda che si taghno le vigne
per
tutto, e minaccia Nereo e Bacco. L’Arabia soccorr
’Indiani schierati assalgono l’armata di Bacco, che fugge con inganno
per
condurli neUa pianura. Incontanente la presenza d
, che negli abissi del Tartaro impiega vanamente le armi dell’Inferno
per
difendersi, e Venere che lavora l’opera di Minerv
mo Canto, o la seconda parte del poema, con un’ invocazione alla Musa
per
invitarla a cantare la guerra delle Indie, e si p
e di Cibele, di cui il poeta ci rammenta la famosa castrazione, viene
per
parte della dea a consolar Bacco, e gli dà un’ ar
le serpente. Nè trionfa: ma poco tempo dopo il serpente è risuscitato
per
virtù d’ una certa pianta chiamata fior di Giove,
Bacco. — Tu dormi, Deriade, gli dice. Un re che deve esser vegliante
per
difendere il suo popolo numeroso, deve egli dormi
da tutte le parti dell’Oriente. Agreo e Flogio si presentano i primi
per
comandar le sue squadre. Entrano nella lega tutti
Indiani contro lo dio, e loro rivolge un discorso pieno di disprezzo
per
nemici e per Bacco, nel quale il barbaro rammenta
ro lo dio, e loro rivolge un discorso pieno di disprezzo per nemici e
per
Bacco, nel quale il barbaro rammenta molti fatti
e: Giove raduna gì’ immortali, e invita molte divinità a interessarsi
per
la difesa di Bacco, mostrando loro le diverse rag
idando incontro gli si fanno, perchè la quadriga di lui si è spezzata
per
l’artifìcio di Mirtillo. Nelle imprese della guer
superate le mura. Voi avrete sentito dai poeti, ch’egli fu fulminato
per
avere con arroganti parole ingiuriato Giove. Poic
perirono davanti alla città di Cadmo, gli Ateniesi ottennero a forza
per
essi l’onore della sepoltura. Capaneo fu quindi p
nobile uso, poiché qual vittima più degna di una moglie che s’ immola
per
amor del marito: — Lezione sessantesimasecond
ducatori di Bacco. Giunone avvertita della disfatta degrindiani viene
per
rianimare il coraggio e il furore di Deriade loro
enno, e quindi al cielo ritorna. Bacco profitta dell’assenza di Marte
per
assalire gl’Indiani, e per far guerra al popolo n
orna. Bacco profitta dell’assenza di Marte per assalire gl’Indiani, e
per
far guerra al popolo nero. Aristeo combatte all’a
io contro Bacco cerca nuovi mezzi di nuocergli. Discende all’ Inferno
per
trovarvi Proserpina, onde prenda parte alla sua v
nder conto della sua imbasciata a Giunone, che prepara altri artifizi
per
sedurre Giove. Va a trovar Venere sul Libano per
epara altri artifizi per sedurre Giove. Va a trovar Venere sul Libano
per
chiederle il suo cinto: questa vedendola afflitta
le espone i suoi timori sulle conseguenze dell’afi’etto che Giove ha
per
Semole e per Bacco, al quala dà sede nell’Olimpo.
suoi timori sulle conseguenze dell’afi’etto che Giove ha per Semole e
per
Bacco, al quala dà sede nell’Olimpo. Ella teme ch
into potente, onde io prevenga questi mali, risvegli l’amore di Giove
per
me, e possa aiutar gl’Indiani, mentre il re degl’
ove, che dell’antica fiamma i segni risente. Il suo amore si accresce
per
le carezze insidiose della sua sposa, alla quale
nsidiose della sua sposa, alla quale confessa il suo violento afietto
per
lei. Mentre che gustano il piacere pei desiderati
misera sorte di lui. Ella era occupata a formare una corona di fiori
per
Venere, e sale al cielo, onde veder la dea, la qu
dolore ne domanda la cagione. Non la tace, e la prega ad interessarsi
per
la sorte di suo padre. Venere commossa, invia Agl
e, che teneramente lo abbraccia. Gli espone il motivo dei suoi timori
per
Bacco, e lo persuade a prender parte nella sua ca
ontro esso un dardo potente, che lo accende dell’amore il più ardente
per
la bella Calcomedia, che finge di amarlo. L’insen
nno coi suoi discorsi. Intanto ella profitta del silenzio della notte
per
andare in traccia di Bacco fra le selve. Il fiero
casa. Avea la veste, che l’ incerta strage Dicea, rossa di sangue, e
per
la polve Squallida, e aperta dagli alterni ferri;
effigiato. Dopo avervi in gran parte narrata l’ istoria di Bacco,
per
accrescere la vostra attenzione io passo a più im
Ercolano. Un’ iscrizione pubblicata poco dopo gli dà lo stesso abito
per
indicare il colore del vino. La Base della Villa
esentante lo stesso dio col soprannome di dolce, era di legno di fico
per
allusione alla dolcezza dei frutti di questo albe
è giunta fino a noi, è quella nella quale teneva una fiaccola in mano
per
far lume a Cerere che cerca Proserpina. Ma lo dio
e Libero, cioè Bacco, vicino a Lerna, e dell’altra in Pellene, in cui
per
questo chiamavansi Lamptera, cioè festa delle fia
nteo se gli Orgii si celebrassero di dì o di notte, risponde di notte
per
lo più, perchè le tenebre portano venerazione. In
mmeo riportato dal Buonarroti, e che rappresenta Bacco, il nume porta
per
bicchiere un corno, che finisce in una testa di c
mo tutti rabescati duellerà o di vite nella Villa Borghese, che hanno
per
fondo un capo di vitella; e nella Pompa Bacchica
esimi, dei quali parleremo, scrive Pindaro che si servivano dei corni
per
bere. Conviene adesso favellarvi del tirso, che v
coperto di ellera, tessuto insieme a scaglie di pesce, la quale forse
per
la similitudine fu chiamata e creduta esser veram
eso quel nome dalla similitudine che ne rappresentava la cima. È noto
per
altro che il pino era consacrato anche a Bacco pe
va la cima. È noto per altro che il pino era consacrato anche a Bacco
per
l’amicizia eh’ egli ebbe con Cibele, come vi ho g
o. Poteva inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe
per
uno dei segni sacri della cesta mistica, senza ch
za che noi siamo costretti a dire che la portassero sui tirsi: quando
per
altro le scaglie di quella pannocchia nei marmi s
li aste erano co mimemente dai pittori dei tempi del Buonarroti fatte
per
tirso nei Baccanali: quando ne’ veri le foglie do
nei Baccanali: quando ne’ veri le foglie dovevano esser cucite ad una
per
una, non attaccate ai rami. Poiché per lo più, se
e dovevano esser cucite ad una per una, non attaccate ai rami. Poiché
per
lo più, senza che vi fosse altro ferro di sotto e
vevano fare quelle pannocchie tutte di foglie d’ellera cucite insieme
per
semplice e sola mostra per non far male: siccome
ie tutte di foglie d’ellera cucite insieme per semplice e sola mostra
per
non far male: siccome scrive Diodoro che per il m
r semplice e sola mostra per non far male: siccome scrive Diodoro che
per
il medesimo fine Bacco levò alla sua gente l’asta
o probabile che alcune aste col ferro in cima tondo e grosso fossero,
per
la similitudine che avevano coi tirsi, chiamate a
e (cred’io) che lungi dal luogo della loro destinazione si lavoravano
per
uso, o per ornamento dei palazzi e di ville parti
che lungi dal luogo della loro destinazione si lavoravano per uso, o
per
ornamento dei palazzi e di ville particolari, per
voravano per uso, o per ornamento dei palazzi e di ville particolari,
per
potersi a loro piacimento con più facilità trasfe
o di amante: gli occhi sono sicuramente d’ innamorato; poiché essendo
per
natura loro glauchi e feroci sono mitigati dall’a
perchè vi è scritto, ed attesta di essere stato procreato dalla terra
per
amore di un bel giovinetto che piange quando è pr
in memoria della metamorfosi che di lui in questo animale fece Giove
per
salvarlo, quando era infante, dalla madrigna Giun
ui inventato contro l’ubriachezza. Tiene in mano tazza o larga o alta
per
esser latore del vino; spesso asta o tirso, qualc
benefizio col darne a Bacco il soprannome di porta ferule. Alle gambe
per
lo più ha coturni, calzatura dei tragici, essendo
a coturni, calzatura dei tragici, essendo egli il dio della Tragedia,
per
cui il giudizio fra le tragedie di Eschilo presso
Sileni? Io non voglio guidarvi a traverso d’erudite ricerche inutili
per
voi, e mi limito solo a darvene il resultato reso
hie acute, alle quali, se alcuna cosa si aggiunge d’ircino, par fosse
per
fantasia di artefice e di poeta. Nonno attesta l’
ed eleganza: in tutto vi è l’originalità di un popolo pieno d’ingegno
per
inventare, pieno di fantasia per abbellire, pieno
inalità di un popolo pieno d’ingegno per inventare, pieno di fantasia
per
abbellire, pieno di scrittori per conservare ciò
no per inventare, pieno di fantasia per abbellire, pieno di scrittori
per
conservare ciò che gli antichi aveano creduto e d
Baccanali, fin qui chiamati Fauni, non possono comunemente riputarsi
per
tali, perchè i Greci, di cui sono opera i vasi, n
di Bacco. Sebbene le forme d’uomo siano pari nel Fauno e nel Satiro,
per
distinguere quelli lavorati ai tempi degl’imperat
rappresentassero, non più Fauni, ma Sileni voglionsi nominare. Alcuni
per
maggior precisione hanno pur voluto distinguere c
rba lunga, e stizzoso. Questi due ritratti di Sileno o di Pan servono
per
farceli rico noscere nei monumenti: ma riguardo a
autori che ne discorrono. E dove alcuni di questi ultimi ce lo danno
per
un vecchio ubbriaco e ridicolo, altri ce lo descr
e lo danno per un vecchio ubbriaco e ridicolo, altri ce lo descrivono
per
un savio così lontano dall’impostura che si lasci
fante Bacco, e nelle forme nobili del volto e delle membra si ravvisa
per
un personaggio assennato, a cui potea confidarsi
n abito teatrale lavorato a maglia, che si poneano indosso gli attori
per
meglio rappresentare le membra pingui ed irsute |
o ne divenne, e non sapea a quale degli Dei e degli uomini rivolgersi
per
essere del suo atroce misfatto espiato. Giove mos
leo minacciante i Lapiti col gran vaso; — intendendo della guerra che
per
soverchio vino intrapresero coi Lapiti. Per quest
nfa, o Genio di quell’isola, con una vela che le svolazza sulla testa
per
indicare il suo sito sul mare; e sarà forse la Na
be essere il Biblino, a cui pare che Zeffìro, portandosi placidamente
per
aria, gli versi nel cornucopie la buccina che si
versi nel cornucopie la buccina che si suol dare ai venti, quasi che
per
festeggiare ancor egli le nozze di Bacco, le rive
e che diedero occasione alla favola che vi fosse un fonte di vino. Ma
per
tornare al nostro proposito principale, il Sarisb
tauro a mancina, non conoscendosi quello si potesse aver nella destra
per
essere rotto, tiene coll’altra una lampade, o fac
auro fu costumato dagli antichi, in quella loro semplicità di vivere,
per
bicchiere, come a lungo fa vedere Ateneo, e lo te
l’olmo e del rito che fu ordinato la prima volta da Tolomeo Filadelfo
per
adornarne la statua di Arsinoe: onde si può crede
te le Centauresse sulle spalle alcune pelli consuete a’ Baccanti, che
per
lo più erano le nebridi, le quali propriamente er
o pure nebridi le pelli di daino. Polluce fra le vesti dei Satiri, e
per
conseguenza di Bacco, annovera ancora le pelli di
co, annovera ancora le pelli di capra e quella della pantera, imitata
per
lo più però e tessuta, perchè, come nota il Salma
Rare ciò non ostante pur sono le loro rappresentanze nei monumenti, e
per
lo più fan di se mostra, come nel nostro marmo, i
o e dei suoi seguaci. « Le tredici figure componenti il bassorilievo,
per
la grazia, l’originalità, la varietà dei moviment
che salito in ginocchio sulla sua groppa si adopera con ambe le mani
per
torli ad essa. Un altro giovin Baccante porta anc
oltre la rarità del soggetto hanno un grandissimo merito di lavoro, e
per
alcune parti, che si sono in questo mantenute, sc
colo cavaliere. « L’Amorino, che è sul secondo, è cinto di una fascia
per
sospendervi la faretra. Queste figurine danno, pe
into di una fascia per sospendervi la faretra. Queste figurine danno,
per
così dire, tutta l’anima alle presenti sculture.
o di Bione, dov’è descritto un giovine cacciatore, che vedendo Cupido
per
la foresta volea farne sua preda; ma fu avvertito
ca di questo mostro, da Palefato diffusamente descritta. Ma ciò basti
per
dar ragione del ristauro del braccio destro: nel
esce colle sembianze umane, e forma dell’uomo e del cavallo un tutto,
per
quanto può immaginarsi, uniforme. Si è situata qu
ssendo noto il trasporto di tali mostri pel vino, che servì ad Ercole
per
cavarli dalle loro tane e domarli, e vedendosi pe
ti intorno alla vita, o cinti al capo. Questi eccessi però di furore,
per
cui sappiamo che i serpenti si facean mansuefare,
ciste da Orgie, e a tanti simboli che in esse si racchiudevano, e che
per
la più parte sappiamo da Clemente Alessandrino. T
Gerare; eran quattordici di numero, e dovean fare l’arcano sacrificio
per
la città, e queste ancora destinate erano a Bacco
tte in quell’occasione: il resto han comune colle Baccanti trovandosi
per
titolo dell’ Idilio di Teocrito Lene, o le Baccan
ebra i Vinali, nei quali vedeasi la principessa col suo coro scorrere
per
la reggia nel modo che Euripide descrive Agave ne
ia di Bacco, perchè non nocesse, ma vi è altra più plausibile ragione
per
inserirvele. Le Naiadi sono di un ordine superior
e alla vostra vista. Bacco barbato con Fauni. « Questo curioso marmo
per
la scultura, pel genere, e per la conservazione u
bato con Fauni. « Questo curioso marmo per la scultura, pel genere, e
per
la conservazione ugualmente stimabile ed interess
do si consideri la sua forma non lascia dubbio alcuno di aver servito
per
ara sepolcrale, comecché la sua figura e le sue p
le membra, s’appresta a coricarsi sopra un letto convivale. Un Fauno
per
molle comodità il sostiene sotto il sinistro cubi
giù a guisa d’erma, ed è posata sopra d’un’ara, è egualmente propria
per
adornare un luogo riservato ai piaceri del suo ge
ria per adornare un luogo riservato ai piaceri del suo genitore, come
per
indicare il luogo agreste della scena, quale appu
ena, quale appunto amavasi da quel nume pei suoi diporti non meno che
per
gli arcani riti. « I bassirilievi laterali proseg
e l’oggetto del monumento abbellito con bacchiche rappresentazioni, o
per
indicare che il defunto iniziato anch’egli a quei
radersi ogni giorno, come solito abbigliarsi donnescamente: la quale
per
altro apparisce nel personaggio rappresentato nut
personaggio rappresentato nutrita con gran cura e disposta. Immaginò
per
tal motivo che spettasse il simulacro ad un più a
coli’ iscrizione, nel qual caso dovremo aver quel nome Sardanapalo o
per
un antico errore, o per un’antica impostura. Ora
ual caso dovremo aver quel nome Sardanapalo o per un antico errore, o
per
un’antica impostura. Ora il soggetto del simulacr
co errore, o per un’antica impostura. Ora il soggetto del simulacro è
per
se notissimo, e può dimostrarsi altro non essere
rimalcione, dove un corteggio di Sileni e di Fauni la contradistingue
per
Bacco. La stessa coi simboli dionisiaci del nappo
cento altri monumenti Bacchici è frequentissima. Nè solo è la figura
per
se determinata a rappresentarci un Bacco barbato,
è la figura per se determinata a rappresentarci un Bacco barbato, ma
per
tale confermanla quelle circostanze che più debbo
li dava un altro nome, ma che non trattenne Pausania dal riconoscerlo
per
Nettuno; le iscrizioni erano fallaci ai simulacri
ro soggetto delle immagini, non devon essere d’ostacolo neppure a noi
per
determinarci contro l’epigrafe, quantunque antica
e figure del suo corteggio, che facilmente l’ avrebbero contrasegnato
per
Bacco. Gli antichi presso i quali erano in prover
i bronzo d’ un Baccante ubriaco lo comprova. E siccome in espressione
per
lo più voluttuosa solcano esser tali figure di Ba
per lo più voluttuosa solcano esser tali figure di Bacco: la nostra,
per
avventura, avea la mano, che certamente era levat
sa adunque fu allora il confonderla coir immagine dì Sardanapalo, che
per
quel gesto era nota, e lo scriverne il nome sull’
memoria alcuna. Ctesiloco discepolo di Apelle scelse questo argomento
per
soggetto di una poco religiosa pittura, nella qua
n Velletri. ambedue inediti e singolari, che comunichiamo al pubblico
per
la prima volta. « Cominciando dalla sinistra. Gio
o di una pelle di capriolo detta nebride e sacra alla nascente deità,
per
riceverlo fra le sue braccia, e condurlo alle Nin
d’ogni deità, pur non dubito denominar Proserpina o Libera, e ciò sì
per
le sue relazioni col nume che nasce, sì per l’alt
erpina o Libera, e ciò sì per le sue relazioni col nume che nasce, sì
per
l’altre più cognite colle deità seguenti, che abb
più cognite colle deità seguenti, che abbastanza vien contrassegnata
per
Cerere. Aggiungo che quella specie di rete che le
le medaglie di Sicilia, e serve nel bassorilievo ad accrescer segnali
per
ravvisarla, e probabilità alla mia congettura. «
a e filosofo qual ce lo additava Virgilio, adopra la musicale armonia
per
ricomporre la sconcertata immaginazione. Pane è p
ta di campanelli adoperati forse nei misteri e nei riti dei Baccanali
per
allontanare i profani col suono, e i male augurat
zione. Confido che le illustrazioni di questi monumenti saranno utili
per
l’ intelligenza dell’ antico, e per la notizia de
di questi monumenti saranno utili per l’ intelligenza dell’ antico, e
per
la notizia dei costumi. Bacco indiano barbato. «
vano all’ arredo di questo nume, l’ abito del re di Taprobana. Simile
per
avventura al pallio che avvolge questa statua, o
ntura al pallio che avvolge questa statua, o l’altra conosciuta prima
per
Sardanapalo, era il grandioso ammanto di cui una
minavano (grec) e frontem comatos. « La nostra statua è commendabile
per
la sua integrità, non avendo restauro che nelle b
dabile per la sua integrità, non avendo restauro che nelle braccia, e
per
la grazia e la vivezza dell’atteggiamento e della
soscritti dei gentili epigrammi, che raccomandavano silenzio e quiete
per
non destarle. « Gli accennati simulacri non sogli
rpe: ho perciò distinto la presente figura col nome di ninfa Bacchica
per
esser fornita di questo simbolo Dionisiaco. Dorme
o del Palazzo Giustiniani, ove è rappresentata la punizione di Penteo
per
aver tentato di proscrivere i Baccanali. Un angue
one, e nello stesso tempo dimostra quanto andassero errati coloro che
per
nobilitare con qualche celebrata avventura la rap
, la madre del gran Macedone, col serpe in cui si pretese trasformato
per
amor di lei Giove Ammone. « Più al caso parrebbem
co dovea rappresentarsi qualche ritratto. Più decisivo al mio credere
per
confermar questa opinione è il partito, onde lo s
redenza, che molto quei misteri e quelle cerimonie avessero di valore
per
conciliare all’anime dei defunti riposo e felicit
te movendo i tagliati velli Tegeatici delle capre nei giuochi festivi
per
le strade. Dal costume greco furono imitate dai R
efatta. « Lo stile del bassorilievo è del più ordinario, l’invenzione
per
altro delle figure vien dal buono, come la compos
al certame gliela togliesse, tutti consentono Dell’attribuire a Bacco
per
sua sposa la figlia di Minosse e di Pasifae. Pare
io di Semele, condiscese pure a porgere a lui adulto il proprio petto
per
guarirlo da una furiosa mania, non saprei decider
me: si distinguono però fra le altre quelle di Arianna e di Venere sì
per
la grandiosità dei panneggiamenti, sì per la graz
e di Arianna e di Venere sì per la grandiosità dei panneggiamenti, sì
per
la grazia delle situazioni. Merita per la sua sem
diosità dei panneggiamenti, sì per la grazia delle situazioni. Merita
per
la sua semplicità di essere ancora osservata la f
i essere ancora osservata la figura del Fauno coli’ otre. L’ artefice
per
altro che ha eseguito nello stile solito dei sarc
e col fior della Grecia ardisce violar l’onde non tentate dai mortali
per
conquistare sulle sponde dell’estremo Fasi il vel
il nostro bas sorilievo eziandio ne sia un monumento, e ciò non tanto
per
la bassezza dell’arte, che si sostenne ancora a q
cco arricchito di greche epigrafi, già Farnesiano, ora Albano, che ha
per
soggetto l’apoteosi di quest’ultimo. Egli giace s
sposa. « La bibacità d’Ercole celebrata dai poeti era un altro motivo
per
unirlo a Bacco, per le cui cerimonie mostrò, ment
d’Ercole celebrata dai poeti era un altro motivo per unirlo a Bacco,
per
le cui cerimonie mostrò, mentre visse, non ordina
o campestre e Bacchico piuttosto che al sepolcrale, e caratterizzarlo
per
monumento del lusso dei predii rustici e delle an
cerimonie di Pan introdotto, ed usato al par delle viti e dell’edera
per
le sue corone. Cinquecento fanciulle comparvero n
è forse Nisa nudrice di Bacco, il cui simulacro colossale e mobile da
per
se stesso in virtù delle segrete macchine, compar
ente Baccanti seminude e lascive, o perchè gli artefici preferissero,
per
dare alla loro opera un vezzo maggiore, di rappre
eto, e r epiteto di frequentatore di montagne, dato a Bacco dai Poeti
per
dimostrare che le solennità delle sue rumorose or
ti per dimostrare che le solennità delle sue rumorose orgie sui monti
per
sacro costume si celebravano. Fauno Bambino. «
Minos e di Fronia. 18. Dalle saette formate in guisa d’amo riconobbi
per
antico un Amorino nel cortile del palazzo del cav
e agli uomini più valenti di loro stirpe; i quali racconti, propagati
per
tradizione orale attraverso ai secoli e alle gene
Mitologia dei Greci e dei Romani suol esser detta Mitologia classica,
per
distinguerla da quella d’ altri popoli. 2. La Mit
acia sulla mitologia; molti racconti presero la loro forma definitiva
per
opera dei poeti; e in più d’ un caso una statua c
ortante. 4. Si può chiedere: come mai la Grecia s’ è venuta creando e
per
secoli ha conservato una serie così numerosa di l
ni, prese, appunto dal suo autore, il nome di Euemerismo. — Altri poi
per
altre vie cercarono un a soluzione soddisfacente.
nto composto di due pezzi di legno congegnati in modo da produr fuoco
per
mezzo della confricazione, strumento detto praman
a in indiano, diventa il benefico Prometeo che fura il fuoco al cielo
per
donarlo ai mortali. Ecco veri racconti mitici, a
o di leggende; essendo naturale che gli abitanti dei luoghi alpestri,
per
lo più cacciatori e pastori, concepissero le divi
luogo a un incrocio anche delle tradizioni mitiche e a una collisione
per
cui alcune Divinità dovevano avere il sopravvento
issima di evoluzione mitica, il moltiplicarsi di un mito in più altri
per
effetto di polionimia. Più nomi o epiteti, usati
amente era solo de’ Greci. Gli Dei delle stirpi italiche conservarono
per
molto tempo il loro schietto essere primitivo di
ione delle greche corrispondenti; si farà un cenno separato di quelle
per
le quali non trovasi alcun riscontro. 6. La Mitol
dunque gli Dei in genere concepiti come esseri simili all’ uomo, sia
per
l’ aspetto esteriore, sia per le qualità intellet
epiti come esseri simili all’ uomo, sia per l’ aspetto esteriore, sia
per
le qualità intellettuali o morali. È ciò che suol
orfismo. Ma l’ idea del divino importava che le qualità umane fossero
per
loro innalzate al più alto grado di eccellenza; q
rono immense distanze, la facoltà del vedere e dell’ udire s’ estende
per
loro illimitatamente, e Zeus, ad es., dall’ alto
nda dell’ immortalità; e se nascono e crescono come gli uomini, hanno
per
sè il dono di una grande celerità; Ermes, nato al
orno colla lira da lui inventata, e dalla culla ov’ è in fasce sfugge
per
andare a rapire le giovenche di Apollo, e dopo na
o, gli Dei erano naturalmente pensati come superiori agli uomini, sia
per
sapere sia per potenza. A piacer loro penetravano
o naturalmente pensati come superiori agli uomini, sia per sapere sia
per
potenza. A piacer loro penetravano ogni segreto d
braccia. I Titani erano dodici, sei maschi e sei femmine, e venivano
per
lo più accoppiati a due a due. Le coppie più note
divinità che personificavano concetti morali, Temi (Themis), la legge
per
eccellenza, e Mnemosine (Mnemosune), la memoria.
avasi dunque che, temendo Urano di perdere la signoria dell’ universo
per
opera dei suoi minori figli, i Ciclopi e gli Ecat
le tempeste sopraffatte dal cielo sereno e stellato). Gea, addolorata
per
questo, sollecito i Titani perchè facessero guerr
Crono, e dopo averlo obbligato a rigettar fuori i figli ingoiati che
per
la divinità loro erano immortali, incominciò cont
e. Ma il nuovo ordine di cose non fu ancora assicurato. Gea crucciata
per
l’ imprigionamento dei Titani, si uni col Tartaro
di grandezza e di forza meravigliosa, lo indusse a muover contro Zeus
per
rovesciarlo dal trono. Di qui una nuova, terribil
na donna in piedi, la moglie Rea, porge un involto che il tiranno sta
per
accogliere nella destra mano. Si ricorda l’ ingan
che si legge nella Teogonia di Esiodo, (v. 629 e seg.), così mirabile
per
grandiosità e forza? E per tacere di tante allusi
di Esiodo, (v. 629 e seg.), così mirabile per grandiosità e forza? E
per
tacere di tante allusioni che trovansi in molti a
lo, in atto alcuni di lanciar sassi, altri di strappar rami di albero
per
servirsene nella pugna; a cui fan contrapposto al
ta da una Niche; in fondo si scorge la figura di Rea che invoca pietà
per
i suoi figliuoli. Già si è detto che vinti
rimarie. I. Zeus-Iupiter. 1. Il Dio supremo del mondo, il Dio
per
eccellenza, era per i Greci Zeus, per i Latini Iu
s-Iupiter. 1. Il Dio supremo del mondo, il Dio per eccellenza, era
per
i Greci Zeus, per i Latini Iupiter. La parola Zeu
l Dio supremo del mondo, il Dio per eccellenza, era per i Greci Zeus,
per
i Latini Iupiter. La parola Zeus, ossia Djeus (ge
a pioggia benefica a fecondar la terra e maturarne i frutti. Insomma,
per
dirla con un’ espressione popolare che designa ap
di serpenti, sul cui mezzo Giove aveva fissato il volto della Gorgone
per
atterrire i suoi avversari. 2. Alle attribuzioni
mano giusta i beni e i mali; a tutela dell’ ordine, egli delega al re
per
qualche tempo una parte dell’ autorità sua sugli
iva a lui regolari sacrifizi. Insomma Zeus era il Dio Sovrano, il Dio
per
eccellenza; e il concetto che se n’ aveva non dif
ine rivelazioni. In vario modo credevasi manifestasse la sua volontà,
per
via del tuono e del lampo, per mezzo del volo deg
credevasi manifestasse la sua volontà, per via del tuono e del lampo,
per
mezzo del volo degli uccelli, per mezzo dei sogni
ntà, per via del tuono e del lampo, per mezzo del volo degli uccelli,
per
mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto anche il princ
di Dodona in Epiro e di Olimpia, e manifestava poi anche l’ avvenire
per
mezzo del suo prediletto figlio Apollo. 3. L’ alt
suo padre, venne allevato, in un antro segreto dell’ isola di Creta,
per
cura della ninfa Adrastea, e ricevette il latte d
o detto perciò Olimpiade) si radunavano i Greci di tutte le provincie
per
celebrarvi i giochi Olimpici in onor di Giove. Iv
taccatevi tutti a quello quanti siete, Dei e Dee; voi non riuscirete,
per
quanto vi stanchiate, a tirar giù dal cielo me Ze
tina, in oro e avorio come il Giove di Fidia, e a questo creduta pari
per
bellezza. 4. Giunone è la dea romana che s’ ident
Lucina presiedeva all’ atto del nascere, ed era invocata da chi stava
per
divenir madre; Iuno Pronuba presiedeva alle nozze
nsi processionalmente al tempio dedicato alla Dea sul monte Esquilino
per
offrirle doni e sacrifizi. Alla Iuno Lucina era d
dall’ arte antica, e formano ancor oggi l’ oggetto dell’ ammirazione
per
una perfetta rappresentazione della bellezza matr
statua dell’ Era Barberini (fig. 8), ora in Vaticano, è celebre anche
per
le ricche pieghe del manto ond’ è adorna. Del tut
ndo Perseo l’ uccise, Atena n’ avrebbe presa la testa, irta di serpi,
per
fissarla nel centro della sua egida, a terrore de
a Polias, da polis, città, stato); essa favorisce la coltura, inventa
per
l’ uomo le cose più utili alla vita, l’ aratro, i
h’ esso nell’ età di Pericle, venne riccamente ornato di bassorilievi
per
opera del gran Fidia 4, il quale pure compose l
a; statua di cui diremo più sotto. La venerazione delle genti Attiche
per
Atena aveva una splendida manifestazione nelle fe
i i lavori femminili. Una Minerva guerriera non fu pensata che tardi,
per
analogia d’ Atena; ad essa ad es. Pompeo edificò
rgevano sull’ Aventino e sul Celio; presso il primo avevano il locale
per
le adunanze loro i poeti; il secondo aveva nome d
i flauto (tibicines). In occasione dei Quinquatrus maggiori si davano
per
quattro giorni spettacoli di lotte gladiatorie, p
ontro i nemici esterni, e li chiamavano Palladii, favoleggiando anche
per
lo più che fossero venuti giù dal cielo. È noto c
iosissima, alta ben dieci metri, tutta in avorio e oro, con due gemme
per
occhi e adorna anche nella base di rappresentazio
costa), e Delo, che vuol dire « quella che mostra » è il luogo adatto
per
questa epifania della luce. E come la luce combat
ollo, tutte riferibili agli effetti della luce e del calore solare. E
per
i benefizi da lui apportati alla vegetazione, Apo
to di Giacinto (Hyacinthus), il bel giovane Spartano, amato da Apollo
per
la sua straordinaria bellezza, e da lui ucciso co
cerdote Crise i dovuti onori, Apollo si appostò lontano dalle navi, e
per
nove giorni volarono le sue pestifere saette nel
o riappare il carattere benefico del Dio; egli è anzi il Dio salutare
per
eccellenza, protettore e degli armenti e degli uo
o tutte le stirpi greche e fino ai più tardi tempi l’ acquistò Apollo
per
l’ attribuitogli potere divinatorio. Era creduto
l tempo dei Pisistratidi in seguito ad un incendio, vide accumularsi,
per
donativi dei fedeli, ingenti ricchezze che si cal
ia romana non è una deità italica, ma è lo stesso Apollo greco, molto
per
tempo accolto nel Panteon di Roma. Le colonie gre
di Roma. Le colonie greche dell’ Italia meridionale furono il tramite
per
cui il greco Apollo penetra fra i Latini. E vi pe
dei giochi pitici. Più tardi un vero slancio ebbe il culto Apollineo
per
opera di Augusto, che attribuiva la vittoria d’ A
fosi, racconta con soavi versi la leggenda dell’ amore di Febo Apollo
per
Dafne ritrosa, e il mutamento di costei nella pia
s Et Claros et Tenedos Patareaque regia servit; Iuppiter est genitor:
per
me quod eritque fuitque Estque patet; per me conc
rvit; Iuppiter est genitor: per me quod eritque fuitque Estque patet;
per
me concordant carmina nervis… Inventum medicina m
r me concordant carmina nervis… Inventum medicina meum est, opiferque
per
orbem Dicor et herbarum subiecta potentia nobis
’ età di Alessandro Magno. Scopa compose un Apollo Citaredo, ammirato
per
la sua bellezza nei secoli seguenti e da Augusto
oli seguenti e da Augusto trasportato a Roma dopo la vittoria di Azio
per
collocarlo nel nuovo tempio sul Palatino, onde eb
mostra avere il Dio vittorioso8. I simboli di Apollo sono
per
lo più l’ arco e le saette, riferentisi al dio so
co corso d’ acqua, circondata dalle sue ninfe, tra le quali primeggia
per
l’ alta statura. Ma guai al malcapitato cui prend
lverebbe dalla sua ira. Ben sel seppe il cacciatore Atteone, il quale
per
aver visto Artemide nel bagno fu trasformato in c
(Ilithyia). La bella leggenda del giovane Ippolito, caro ad Artemide
per
la sua castità, dà una chiara idea del concetto c
protettrice della giustizia nelle città. 3. Il culto di Artemide era
per
lo più connesso col culto di Febo-Apollo e di Let
Ivi i tempietti a lei dedicati erano numerosissimi. In alcuni luoghi,
per
es., a Braurone nell’ Attica e a Sparta, Artemide
he doveva essere sacrificata in Aulide prima della partenza dei Greci
per
Troia. E poichè anche gli Sciti della Tauride ono
tituendole una cerva, e l’ avesse di poi portata con sè nella Tauride
per
farne là una sua sacerdotessa. In seguito Ifigeni
offriva un solenne sacrificio in onor di Diana, ed era giorno festivo
per
gli schiavi. — Quando più tardi Diana fu confusa
. Anche Orazio ha tra le sue odi degl’ inni a Diana; dove però essa è
per
lo più congiunta con Apollo e anche con Latona, c
cudo, scorreva pel campo di battaglia seminando strage e morte. Aveva
per
compagni la terribile Enio (Enyo), dea della stra
re la sua capigliatura si lordò di polvere. Altra volta, preso ferito
per
opera di Atena, emise un grido pari al clamore di
ettacolo. Secondo altri, Afrodite era la moglie legittima di Ares che
per
lei genero Armonia, la progenitrice della stirpe
lui il sacerdozio dei Sal ii. Narravasi che un di mentre Numa pregava
per
la salvezza dello stato, Giove, a dar segno della
en tra gli omerici un inno dove Ares è invocato come un dio che pugna
per
cause della più alta importanza, è chiamato prote
aggiante e riscaldante, ma anche esce fuori dalle viscere della terra
per
la via dei vulcani, e, dominato dall’ uomo, torna
ile la lavorazione dei metalli, ond’ esso è condizione indispensabile
per
lo sviluppo dell’ arte e della civiltà. Non farà
omini ne formasse oggetto di culto. E poichè il fuoco vien dal cielo,
per
questo Efesto era stato detto figlio di Zeus. Lo
etide (Thetis) ebbero compassione di lui e lo accolsero e custodirono
per
nove anni in una profonda grotta del mare, dove e
un’ altra leggenda, era stato Giove stesso che adirato contro Efesto
per
aver voluto dar aiuto ad Era in una contesa dei d
o pei piedi e scaraventato giù dal cielo; l’ infelice era precipitato
per
un giorno intiero, e infine era caduto nell’ isol
interno dei vulcani si diceva che egli avesse le sue grandi officine
per
lavorare i metalli. Così il monte Mosiclo (Mosych
ice. Oltre allo splendido palazzo di bronzo che egli aveva fabbricato
per
sè sull’ Olimpo, aveva anche edificato immortali
icato per sè sull’ Olimpo, aveva anche edificato immortali abitazioni
per
gli altri Dei; poi si consideravano come opere su
e gli uomini; lo si faceva patrono di tutti gli artisti ed operai che
per
l’ opera loro hanno bisogno del fuoco. Per questo
o (ciò si diceva tubilustria: analoga cerimonia si faceva il 23 Marzo
per
Minerva). — Vulcano era poi anche considerato dai
n poteva ignorare la cosa, ed ecco se ne viene alla grotta di Cillene
per
obbligare Ermes a restituire il mal tolto. Ermes
o uccide Argo, cioè oscura il sole e fa che la nuvola scorra qua e là
per
le regioni del cielo. 2. Varie sono le attribuzio
olontà di Giove o degli altri Dei. Così fu mandato alla ninfa Calipso
per
trasmetterle l’ ordine di Zeus circa il rilascio
e l’ ordine di Zeus circa il rilascio di Ulisse; fu mandato ad Egisto
per
avvertirlo di non uccidere Agamennone; fu mandato
Egisto per avvertirlo di non uccidere Agamennone; fu mandato ad Enea
per
indurlo a subita partenza da Cartagine. Già abbia
ime dei trapassati nel regno delle ombre, e in certe occasioni anche,
per
via di oracoli e di scongiuri, le faceva tornare
onale di Napoli, e rappresenta (fig. 26) il messaggiero degli Dei che
per
breve riposo s’ è messo a sedere su una rupe. Le
s’ è messo a sedere su una rupe. Le ali ai piedi sono ivi assicurate
per
mezzo di nastri. IX. Afrodite-Venere. 1.
irresistibile. Quindi molte leggende di dei od uomini presi d’ amore
per
Afrodite; anche molto varie secondo le tradizioni
Efesto; più spesso il secondo, torse perchè non mancava di attrattiva
per
ragioni di contrasto, l’ immagine della bella Afr
e così contribuì ad accendere la guerra troiana; era ciò un compenso
per
la celebre sentenza da lui Paride pronunziata, al
ose d’ amore, come Peleo invaghito della ninfa marina Tetide; e altri
per
contro fieramente punì perchè erano restii all’ a
stesso. Merita un cenno speciale la leggenda dell’ amore di Afrodite
per
Adone, figlio di Fenice e di Afesibea. Era questa
rsefone dea dei morti e nol voleva rendere. Alfine Zeus sentenziò che
per
una parte dell’ anno rimanesse Adone nel regno de
e nell’ isola di Delo, infine in Attica e Beozia. Altra terra celebre
per
il culto di Afrodite fu l’ isola di Citera, onde
o il Circo Massimo, che si voleva fabbricato dai Latini ivi stanziati
per
opera di Anco Marzio. Il tempio di Cloacina trova
suo tempio (n’ è ignoto il luogo) conservavansi gli arredi necessari
per
i trasporti funebri. Nè faccia meraviglia che la
x, venerata soprattutto da Giulio Cesare che faceva discendere da lei
per
via di Enea la sua famiglia, e che a lei votò un
el settembre del 708 di R. (46 av. C.). Il culto si diffuse anche più
per
tutta Italia al tempo dell’ impero, e furono anch
onde alla vita. Celebre tra l’ altre la Venere scolpita da Prassitele
per
quei di Cnido, posta nel loro tempio di Afrodite
e scuola attica fiorita verso lo scorcio del secondo secolo av. C. Fu
per
qualche tempo attribuita allo scultore Cleomene,
tazioni di Venere pittori e incisori. Apelle tra gli altri si segnalò
per
la pittura della Venere Anadiomene che prima si t
ere Anadiomene che prima si trovava nel tempio di Esculapio a Coo, ma
per
opera di Augusto tu portata a Roma e posta nel te
atue degli Dei, ivi il ritrovo di tutti i membri della famiglia, ivi,
per
dir così, il tempio della religione domestica. Es
lla famiglia, ma poichè lo Stato è una grande famiglia, così essa era
per
gli antichi anche patrona dello Stato, e a lei er
con sè un po’ di fuoco quelli che andavano a colonizzare altre terre,
per
mostrare che essi mantenevano sempre un cotal leg
sentimento di nazionalità, così l’ Estia del tempio di Delfo divenne
per
loro rappresentazione sensibile dell’ unità nazio
gevano templi speciali, giacchè ogni casa ed ogni città era un tempio
per
lei; anzi essa aveva posto anche nei templi degli
Estia nella divisione del mondo, dopo la vittoria sul Titani, avesse
per
sè chiesto eterna verginità e le primizie d’ ogni
i Vesta asini da macina inghirlandati e con pani appesi all’ intorno,
per
indicar che la Dea manteneva alla famiglia il gio
e, in cielo, nel mare, sulla terra, tutto si diceva chiuso e riaperto
per
opera di Giano; onde era invocato cogli epiteti P
inizio dell’ umana attività era sacro a Giano. Il principiar bene era
per
gli antichi un buon augurio per proceder bene nel
sacro a Giano. Il principiar bene era per gli antichi un buon augurio
per
proceder bene nell’ impresa. Quindi nulla s’ inco
i fatti più notevoli della vita pubblica era l’ uscita di un esercito
per
una spedizione di guerra; in quest’ occasione il
ndante dell’ esercito faceva un sacrifizio a Giano, e da quel momento
per
tutta la durata della guerra si tenevano aperte l
a della guerra si tenevano aperte le porte di un certo tempio di lui,
per
indicare che il Dio era uscito coll’ esercito e l
he come Ianus Agonius presiedeva a tutti i lavori degli uomini. Anche
per
la procreazione dei figliuoli era invocato col no
i Sabini, dopo il ratto delle lor donne, facevan guerra ai Romani, e
per
una porta aperta cercavano penetrare nella città
erta cercavano penetrare nella città Palatina, zampillo d’ un tratto,
per
opera di Giano, una sorgente d’ acqua solforosa c
le porte, i passaggi, gli archi della città. Segnatamente si avevano
per
sacri a Giano quegli archi che erano nelle vie o
mani; anzi i Greci in più casi avevano ricorso a una simile immagine,
per
es., nelle doppie erme e nella figura di Argo; e
va opera di Scopa o di Prassitele, portò Augusto a Roma dall’ Egitto,
per
servire come immagine di Giano. È dunque probabil
Dio un sacerdote speciale, il flamen Quirinalis, e Tullo Ostilio creò
per
lui un secondo ordine di Salii. La festa animale
scendo al mattino dall’ oceano d’ oriente là dove abitano gli Etiopi,
per
traversar la volta celeste e rituffarsi la sera n
a prima si pensò al modo come Elio dovesse di notte tornare a oriente
per
rinascere il giorno successivo; più tardi si favo
gran pompa un’ annua festa con giochi ginnastici e musici, festa che
per
Rodi aveva la stessa importanza delle Panatenee i
ra le cime delle montagne, mentre le stelle rapidamente se ne fuggono
per
rifugiarsi nel grembo della sacra notte; immagine
econdo delle Metamorfosi, va certamente segnalato tra tutti gli altri
per
ricchezza di particolari, vivacità di colorito, a
; era una statua colossale in bronzo, eretta nel 291 av. C., ammirata
per
la intelligente proporzione delle membra; ma soli
o della notte, e dicevano che la sera sorgeva dai flutti dell’ oceano
per
percorrere la volta celeste sul suo carro tirato
se a bardare i suoi cavalli Lampo e Faetonte (splendore e scintillio)
per
gratificare della diurna luce Dei ed uomini, prev
plena rosarum Atria 17, e molti altri simili. Il dolore dell’ Aurora
per
la morte di Mennone suo figlio, bene è ricordato
ovvero è in atto di bardare i cavalli del sole, o fornita d’ ali vola
per
l’ aria intanto che da un vaso versa sulla terra
impallidire al sorgere del sole, destò l’ immagine dell’ amor di Eos
per
lui; invece al principio dell’ inverno il suo lev
diede un figlio in Erme. Dai Latini eran denominate Vergiliae, forse
per
il rapporto loro colla primavera (ver). 4. Non me
Secondo una leggenda, erano cinque sorelle, le quali tanto piangevano
per
la morte di un loro fratello Iade (Hyas), che gli
piangevano per la morte di un loro fratello Iade (Hyas), che gli Dei
per
compassione le mutarono in stelle. Il loro nome d
el seguito di Artemide, amata da Zeus epperò perseguitata da Artemide
per
ayer offeso la legge della castità, e da Zeus por
enti dalla parte di Zeus contro i Giganti. Artifizio a cui si ricorse
per
riempire in qualche modo il largo spazio che veni
n passaggio e lasciava che si scatenassero sulla terra. 2. Importanti
per
la caratteristica dei quattro venti principali e
i alla testa e alle spalle, e la bocca semiaperta e le guancie gonfie
per
il soffiare, erano oltre i quattro già detti, Cae
inanze trovavasi la fonte Aganippe, mentre un’ altra fonte, scaturita
per
un calcio del cavallo Pegaso, detta perciò la fon
va l’ arte del canto e del divinare. Celebre tra esse la ninfa Egeria
per
i rapporti che ebbe col re Numa. Pare fossero tut
lo e le Muse, in compagnia delle quali solevano cantare e danzare; ma
per
lo più eran dette formare il corteo di Afrodite.
e mirti; talvolta anche con strumenti musicali o con dadi da giuoco;
per
lo più si figuravano con mani e braccia a vicenda
ile, op. cit. p. 125). Anche la Pax presso i Romani era rappresentata
per
via di statue; n’ eran distintivi un ramo d’ oliv
Cristiani che la volevano rimuovere. 3. L’ arte greca e romana soleva
per
lo più rappresentare la Vittoria alata con un ram
nel 1875. È essa una Niche alata, che i Messenii e quei di Naupatto,
per
riportata vittoria, come l’ iscrizione dice, avev
e consecrata in Olimpia. La riproduciamo nella fig. 40, ma completata
per
congettura, giacchè l’ originale mancava dell’ al
neva l’ asta di bandiera di una nave vinta, e colla destra una tromba
per
annunziare la vittoria. Base della statua una pro
del mondo, penetra anche nelle profondità del mare e fino allo Stige;
per
lo più in servigio di Zeus e di Era, ma anche tal
osì Virgilio nel quarto dell’ Eneide (v. 700): Iris croceis
per
caelum roscida pennis Mille trahens varios adve
giovani romani assumevano la toga virile, si recassero in Campidoglio
per
pagare un tributo alla dea Juventas e rivolgere a
ppiere agli Dei. Omero dice che era figlio del re Troiano Tros, e che
per
la sua grande bellezza fu da Giove assunto in cie
contarono che il sovrano dell’ Olimpo si fosse trasformato in aquila,
per
rapire egli stesso l’ amato garzone. 2. I poeti g
etamorfosi (v. 152-161); il quale fa che Giove si trasformi in aquila
per
rapire l’ amato giovane. L’ arte antica più volte
afferrato il giovine cogli artigli, dai quali le carni sono protette
per
mezzo della clamide fluente. Il volto di Ganimede
a dall’ artista con ingegnosa accortezza, in quanto che diè al gruppo
per
appoggio il tronco d’ un albero, lasciando suppor
contavano che il piccolo Eros non volendo crescer su bene, sua madre,
per
consiglio di Temi (l’ ordin di natura) gli diede
ttore del 2º sec. dell’ e.v. Psiche era una bellissima fanciulla, che
per
la sua bellezza destò la gelosia di Venere; quest
Venere; questa allora ordinò a suo figlio che eccitasse in lei amore
per
un basso e volgare nomo. Amore si muove per esegu
he eccitasse in lei amore per un basso e volgare nomo. Amore si muove
per
eseguir l’ ordine; ma vista la fanciulla, si inna
parisce Amore ed ella rimane colla sua desolazione. Allora cominciano
per
lei le più crudeli ansie; cerca invano per tutta
lazione. Allora cominciano per lei le più crudeli ansie; cerca invano
per
tutta la terra il perduto bene; invano supplica g
invisibili potenze aiutata. Infine, essendo essa discesa all’ inferno
per
farsi dare da Persefone certa scatola voluta da c
fone certa scatola voluta da colei che era la sua signora, e avendola
per
curiosità aperta, stava per essere soffocata dal
colei che era la sua signora, e avendola per curiosità aperta, stava
per
essere soffocata dal vapore Stigio che ne emanava
i rappresentante i due fratelli Eros e Anteros, in atto di contendere
per
la palma della vittoria; un’ imitazione probabilm
orio delle acque correnti. Narravasi poi, che essendo stata Coronide,
per
colpe sue, condannata a morire sotto gli strali d
ià il cadavere suo veniva bruciato sul rogo, Apollo stesso intervenne
per
salvare il bambino ancor vivo e farlo uscire dal
del dover suo, volle anche risuscitare un morto; allora Zeus adirato
per
questo sconvolgimento dell’ ordine naturale lo fu
volgimento dell’ ordine naturale lo fulminò; e Apollo alla sua volta,
per
vendicare il figliuolo, uccise i Ciclopi, fabbric
ise i Ciclopi, fabbricatori dei fulmini di Zeus, e sdegnato abbandonò
per
qualche tempo il Cielo. — In altri miti parlavasi
te erano istituiti degli ospedali, dove accorrevano a frotte i malati
per
ottenere la guarigione. Si curavano con atti chir
libri sibillini, avendo i Romani mandato una deputazione ad Epidauro
per
condur seco Esculapio, narravasi che il Dio in fo
e tutta l’ isola divenne sacra ad Esculapio; là accorrevano i malati
per
ottener guarigione e venue in uso pure il metodo
gione e venue in uso pure il metodo dell’ incubazione. La venerazione
per
Esculapio, aiutata dalla superstizione e dai preg
’ usava il plurale fata (anche, in linguaggio popolare, fati o fatae)
per
indicare la sorte assegnata a ciascuno. Esseri po
a, va ricordata Nemesi, la quale rappresentava una santa indignazione
per
ogni disordine morale, per ogni cosa che turbasse
quale rappresentava una santa indignazione per ogni disordine morale,
per
ogni cosa che turbasse il normale equilibrio dell
rale, per ogni cosa che turbasse il normale equilibrio della società,
per
es. la felicita soverchia degli uni o la tracotan
di Nemesi e delle misure da lei prese contro persone troppo felici e
per
ciò presuntuose; ad es. Erodoto, Pindaro, ecc.; a
a statua fra le tante a noi giunte è stata con sicurezza riconosciuta
per
figura di Nemesi. 2. Tiche (Tyche), la dea della
un solo regno della natura; un regno, a vero dire, molto importante,
per
la considerazione dei grandi e molteplici effetti
e o in tempesta o in bonaccia, facile comunicazione di luoghi lontani
per
via della navigazione, e, effetto spaventoso dagl
atura dell’ elemento loro, avevano il dono di mutarsi in più guise, e
per
solito avevano anche la virtù della divinazione.
uise, e per solito avevano anche la virtù della divinazione. 2. Anche
per
i Romani erano oggetto di venerazione le fonti e
erinus, al quale i pontefici e gli auguri rivolgevano annue preghiere
per
la salvezza della città. È nota la leggenda secon
enda secondo la quale Rea Silvia, madre di Romolo, getta.ta nel fiume
per
ordine dello zio Numitore, fu dal Dio accolta ben
figura di uomini, colla barba fluente e due piccole corna in fronte;
per
lo più appoggiati a un’ urna da cui esce abbondev
do Eracle nel suo viaggio ai giardini delle Esperidi andò a visitarlo
per
domandargli il modo migliore di venire in possess
Nereo veniva in arte rappresentato come un vecchio dai ricci canuti,
per
lo più munito di scettro o di tridende. Più frequ
i di Nereo, questa coppia rappresenta quella segreta terribile forza,
per
cui il mare si popola di mostri, e atterrisce l’
dre di Toosa, la ninfa rappresentante l’ impetuoso flutto marino, che
per
via di Posidone divenne madre dei Ciclope Polifem
su un cocchio tirato da terapestosi cavalli, dall’ unghie di bronzo,
per
scorrere sopra i flutti. Irapetuoso è egli e pote
profondità delle acque. Ma basta anche uno sguardo o un cenno di lui
per
rabbonire il mare minaccioso e ridonar la calma.
mo. Prima di tutto egli era fatto padre di parecchi giganti e mostri,
per
es., di Polifemo, l’ accecamento del quale tirò s
terribile mostro che distruggeva i raccolti e uccideva uomini, finchè
per
ammansirlo gli si dovette dare in pasto la figlia
icchezza, si riflette in altri racconti. Molte città greche vantavano
per
fondatore un figlio di Posidone; si raccoutava av
si raccoutava avesse egli in più luoghi gareggiato con altre divinità
per
la signoria di alcuna terra, ad es., per l’ Attic
areggiato con altre divinità per la signoria di alcuna terra, ad es.,
per
l’ Attica con Atena, per l’ Argolide con Era, ecc
ità per la signoria di alcuna terra, ad es., per l’ Attica con Atena,
per
l’ Argolide con Era, ecc. 2. Il potente Dio del m
utto la gente di mare, commerciauti, navigatori, pescatori lo avevano
per
patrono e non intraprendevano viaggi seuza offrir
avesse creato lui il cavallo in occasione della sua contesa con Atena
per
il possesso dell’ Attica (cfr. pag. 43). Nelle le
ica (cfr. pag. 43). Nelle leggende di Corinto narravasi che Posidone,
per
mezzo di Medusa, fosse padre del noto cavallo ala
o, anche il delfino era sacro a Posidone, e tra gli alberi il pino, o
per
il suo color verde cupo somigliante al color del
o color verde cupo somigliante al color del mare, o più probabilmente
per
l’ utilità sua nella fabbricazione delle navi. 3.
Circo Massimo veneravasi l’ antico Dio latino Consus che si riteneva
per
un Neptunus equester. Ai tempi di Augusto, Agripp
ttorie, un altro santuario a Nettuno nel Campo Marzio. I Romani davan
per
moglie a Nettuno la dea marina Salacia (da salum,
placida testa, e veduto di che si trattava, chiamò a sè Euro e Zefiro
per
rimproverarli della licenza che si eran presa e r
ni nell’ opere poetiche dell’ antichità ricorrono assai di frequente,
per
lo più non si menziona Posidone senza accennare u
lione. Il ceruleo Tritone avuto l’ ordine di soffiar nella sua tromba
per
ritirar l’ acque ai loro luoghi,
L’ arte statuaria ricorreva spesso alle rappresentazioni di Tritoni o
per
motivo ornamentale delle statue di Posidone e Anf
toni o per motivo ornamentale delle statue di Posidone e Anfitrite, o
per
lavori di fontane e simili; l’ arte decorativa po
potrebbe anche essere una personificazione di qualche parte di mare,
per
es., del golfo di Baia. VIII. Ino, Leucotea
1. Come Glauco, così Ino era donna mortale, ma ottenne la divinità
per
essersi buttata a mare affidandosi alle deità mar
fosse associato nel culto a Posidone. Così spiegavasi la venerazione
per
Ino Leucotea e Melicerte Palemone, diffusasi dall
non si mosse più da Roma. 3. La favola d’ Ino molto piacque ai poeti
per
la pietà che destava il caso della madre sventura
ran figlie di Forchi e Cheto. È nota l’ avventura di Ulisse in Omero;
per
non lasciarsi ammaliare dalle lusinghe delle Sire
o la loro compagna di gioco nel momento che il re dell’ Inferno stava
per
rapirla. Anche si favoleggiò d’ una contesa fra l
osa ricordando che dopo il ratto di Proserpina, la ricercarono invano
per
tutta la terra e allora desiderarono potersi libr
no per tutta la terra e allora desiderarono potersi librare sull’ ali
per
ricercarla anche in mare, in che: … fa
ciando d’ uccello che le ali e le estremità inferiori. È a notare che
per
esser fatale il canto delle Sirene, divennero ess
ongono quelle energie che rimangono assopite nella stagione hivernale
per
riprender vigore in primavera? È dunque naturale
sentirsi di questo doppio aspetto, ed estrinsecarsi in feste di gioia
per
le une, di dolore per l’ altre; e così fu. E poic
pio aspetto, ed estrinsecarsi in feste di gioia per le une, di dolore
per
l’ altre; e così fu. E poichè la gioia e il dolor
agus o gruppo di più villaggi, con solenni preghiere a Tellus e Ceres
per
la prosperità della campagna. 3. Già i più antich
iovane Frigio di così eccezionale bellezza che la Gran Madre lo volle
per
isposo. Dapprincipio egli corrispondeva all’ amor
ndo col tamburi e co’ dischi, movevano alla volta della montagna come
per
cercare Atti; finalmente si fingeva trovarlo o si
enso più generale rappresentava quell’ energia della natura la quale,
per
effetto del calore e dell’ umido, porta a maturit
porta a maturità i frutti delle piante; era quindi una deità benefica
per
gli uomini, e a lei si riferivano tutti i benefic
ci. — Cresciuto nella solitudine dei boschi ed educato principalmente
per
cura di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ inne
giava, impazzì e colla propria accetta uccise suo figlio scambiandolo
per
un tralcio di vite, e fu poi sbranato sul monte P
a le Baccanti, invasata da sacro furore, l’ uccise avendolo scambiato
per
un cinghiale. — Anche le figlie di Minia, re di O
ta da colui ch’ ella aveva tanto amato? Diè in ismanie, corse al lido
per
veder se ancor si scorgeva la nave di Teseo, levo
or terrestre che fecondato dal calore fa crescere piante e frutti, e,
per
i benefici effetti dell’ agricoltura sulla civilt
li si fosse recato fino in India, e là avesse propagato il suo culto,
per
poi tornar trionfante in Occidente. — Altro indir
ie, o le Dionisie cittadine, erano la principal festa della primavera
per
gli Ateniesi e si celebrava con grande pompa. Dur
Queste feste si chiamavano Liberalia, e si celebravano a mezzo Marzo
per
chiedere la prosperità della campagna, e nella st
iedere la prosperità della campagna, e nella stagione della vendemmia
per
lesteggiare il raccolto fatto. È però da notare c
ed orgiastico che il culto di Dioniso ebbe in Grecia. Solo più tardi,
per
l’ influenza greca s’ introdussoro in Rorna le ce
un viso pieno d’ espressione e di bellezza; dapprima era stato preso
per
un’ Arianna, ma a torto. In tutte queste statue e
Dioniso con una folta chioma, tutta a riccioli pendenti sulle spalle,
per
lo più una corona d’ edera o di tralci di vite. S
o e una coppa. Si figurano anche delle belve in compagnia di Dioniso,
per
lo più leoni e pantere; oltre queste erano sacri
co di Artemide e Pane, sposo felice di una ninfa, poichè l’ abbandonò
per
essersi lasciato sedurre dalla figlia d’ un re, p
ndo altri, perde la luce della sua vita cioè l’ amor di quella ninfa,
per
la quale invano ora spasimava, lamentando finchè
altro che voce. Ma Narciso fu punito da Afrodite, perchè accostatosi
per
dissetarsi a una chiara fontana sull’ Elicone, s’
ria antica spesso rappresentò ninfe, in figura di graziose fanciulle,
per
lo più leggermente vestite, e ornate di flori e c
tti anche « Satiri », se ne composero altresi nella età alessandrina,
per
es., da Timone di Fliunte, non più in verità per
la età alessandrina, per es., da Timone di Fliunte, non più in verità
per
rappresentarli ma semplicemente per lettura. Oltr
one di Fliunte, non più in verità per rappresentarli ma semplicemente
per
lettura. Oltre che in questi speciali componiment
o i Satiri sia dai Greci sia dai Latini; questi ultimi li designavano
per
lo più coll’ epiteto « capripedi » alludendo ai p
ppresentati barbuti e vecchi, anche deformi, ma a poco a poco, specie
per
opera della giovane scuola attica, prevalse un ti
i Satiri eran genii dei boschi e dei monti, i Sileni, di cui parlano
per
lo più le leggende asiatiche, erano genii dell’ a
mpensar Mida promettendo di soddisfare qualunque desiderio egli fosse
per
esprimere. Mida, spinto dalla sua avarizia, chies
he egli toccasse col suo corpo. Fu soddisfatto; ma il piacere divenne
per
lui ben presto un intollerabile tormento; giacchè
a il padre presolo e avvoltolo in pelli di lepre lo portò all’ Olimpo
per
farlo vedere agli altri Dei. Questi ne presero un
endo la vita libera de’ monti al modo di Artemide. Un di ch’ ella era
per
essere presa da lui che rincorrevala, pregò Gea l
e imparato la mantica da lui. In rapporto con Apollo fu pensato anche
per
via della musica; anzi si narrò anche d’ una gara
pei monti e nelle foreste. Per altra via s’ avviò il concetto di Pane
per
influenza delle idee filosofiche; giacchè indotti
pecialmente dai pastori, dai cacciatori, dai pescatori che lo avevano
per
loro protettore. Le cime delle montagne, le caver
oste nemico avvicinavasi, gli ambasciatori mandati da Atene a Sparta
per
chiedere aiuto, giunti ai confini dell’ Argolide
a destra un coltello da giardiniere. Spesso anche gli si dava un cane
per
compagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Sil
l senso era detto Incubus. Aveva pure il dono di predir l’ avvenire o
per
via di segni diretti, come rumori nei boschi, vol
i, come rumori nei boschi, volo d’ uccelli e simili, o indirettamente
per
via di sogni. Per questo rispetto aveva il sopran
i sostituì il concetto di una moltitudine di Fauni, com’ era avvenuto
per
Sileno, Pane, ecc.; e allora questi Fauni furono
degli uomini. 2. Fauno era oggetto di culto antichissimo in ltalia, e
per
lo più lo si onorava nell’ aperta campagna o in c
lo più lo si onorava nell’ aperta campagna o in caverne o in boschi o
per
via di piante a lui consacrate. La principal fest
acrificava a Priapo era un asino, e curiose storielle si raccontavano
per
spiegare perchè questo animale fosse a lui inviso
il merito d’ aver raccolto gli uomini in sedi fisse e regnato su loro
per
lungo tempo (l’ età d’ oro dell’ umana vita). — I
icata colla madre terra produttrice di ogni umana agiatezza (opes). E
per
l’ intima connessione che si poneva tra i prodott
stessi, e mangiavano e bevevano quanto piaceva loro. Gentile usanza,
per
via della quale almeno un giorno dell’ anno quell
ia miseria! Quel giorno i ricchi Romani solevano tener tavola bandita
per
chiunque si presentasse nelle loro case, e andava
andita per chiunque si presentasse nelle loro case, e andavano a gara
per
usare i più splendidi trattamenti ai loro ospiti.
re il popolo i giochi del Circo. Insomma era tutta una festa di gioia
per
la città e più specialmente per le classi disered
Insomma era tutta una festa di gioia per la città e più specialmente
per
le classi diseredate. 3. Nella letteratura Saturn
da frutta. Armata della sua piccola falce, essa si compiace di vagar
per
la campagna e i frutteti, e qui potar rami di sov
eti, e qui potar rami di soverchio rigogliosi, là fender la corteccia
per
innestare; non altro brama, non d’ altro vive. La
. Poi anche il florire della giovinezza e l’ età più gaia dell’ uomo,
per
ragion di somiglianza, era sotto il patrocinio di
inavvertitamente alle fonti sacre, ai boschi, ai pascoli e pregavano
per
la salute e la prosperità delle loro greggi. 2. L
uelle pietre che segnavano i confini tra i varii poderi e si dicevano
per
l’ appunto termini. Nella coscienza dei Romani er
eniva anche considerata come la Dea che dà stabilità ai matrimonii; e
per
altro rispetto era pure patrona e direttrice dell
ono col nome di questa Dea, nessuna è più conosciuta e più importante
per
capire il culto di lei, che il ratto di Persefone
i; in un momento ch’ ella erasi scostata dalle compagne e dalla madre
per
cogliere un bel narciso, eccoti all’ improvviso a
e via sprofondasi nelle viscere della terra e la trasporta in Inferno
per
farne la sua sposa. Tutto ciò avveniva non senza
ua chiamata, e nessuno sapeva darle notizie, cominciò a ricercarla da
per
tutto, e, accese fiaccole, errò nove giorni e nov
rò nove giorni e nove notti senza prender cibo, senza prender riposo,
per
tutti i paesi della terra, invan cercando con sem
va di sterminare l’ umana schiatta. Invano Zeus le inviò i suoi messi
per
ammansir la corrucciata e indurla a tornar nell’
ta l’ amata figliuola. Zeus fu obbligato a mandar Ermes nell’ Inferno
per
indurre Ade a restituir Persefone; ma questa avev
va più tornare definitivamente alla madre. Finalmente si convenne che
per
due terzi dell’ anno Persefone tornasse sopra la
mavera Persefone torna sulla terra e vi rimane fino al tardo autunno,
per
poi ridursi novellamente d’ inverno alla stanza i
ottetempo, celandosi allo sguardo dei genitori, lo mette va nel fuoco
per
purificarlo. Una volta Metanira insospettita stet
e in atto di gettar suo figlio nel fuoco. Die’ in acuto grido temendo
per
Demofoonte. La Dea allora lo toglie dal fuoco, ma
vi potevan prendere parte solo le donne maritate. Il culto di Demetra
per
il senso riposto de’ suoi riti, de’ suoi simboli,
ulto di Demetra per il senso riposto de’ suoi riti, de’ suoi simboli,
per
la connessione di Demetra colle divinità ctoniche
ier parte che gli iniziati. Si esigevano certe condizioni di moralità
per
essere ammessi; e da principio n’ erano esclusi i
e. v., Teodosio il grande lo fe’ chiudere. 3. Quello che era Demetra
per
i Greci, era Cerere pei Romani, come Dea delle bi
hè poco dopo la cacciata dei Tarquinii, in occasione di una carestia,
per
suggerimento dei libri sibillini, fu adottato il
i di bianco. In Agosto poi le matrone romane facevano un’ altra festa
per
celebrare il ritrovamento di Proserpina e a quest
to figlio di Celeo, e la Dea l’ avrebbe guarito da una grave malattia
per
guadagnarlo poi al suo culto. Ancor nei tardi tem
Demetra, personificazione di quella forza indefettibile della natura,
per
cui ogni anno la più ricca vegetazione ricomparis
cui ogni anno la più ricca vegetazione ricomparisce a’ nostri occlii,
per
avvizzire di nuovo e ritornare nel nulla al tardo
ale le si sacrificavano vacche nere e sterili. 2. I Romani accolsero,
per
le cose d’ oltretomba, quasi tutte le idee greche
, per le cose d’ oltretomba, quasi tutte le idee greche, quindi auche
per
loro valse Proserpina come moglie di Plutone e re
va dell’ anima di ogni mortale, non appena fosse scoccata l’ ora sua,
per
trascinarla con sè nell’ inferno; più tardi quest
o mite e benefico. Non era il Dio di sotterra quella forza misteriosa
per
cui si nutrono e crescon le piante? E donde si ri
e in alcune statue non è che un’ aggiunta degli artisti moderni latta
per
analogia del tridente di Posidone. XIII. L’ In
ossa alla terra, dicesi che Ade saltasse giù spaventato dal suo trono
per
terna che si squarciasse la terra e comparisse ag
attivi, e l’ Eliso, dove venivano mandati quelli che eran cari a Zeus
per
vivervi beati senza alcun affanno, non era ancor
he un’ incudine di bronzo come avrebbe impiegato nove di e nove notti
per
giungere dal cielo in terra, così ahrettanto temp
giungere dal cielo in terra, così ahrettanto tempo avrebbe impiegato
per
giungere al Tartaro. Ma queste idee nelle età seg
largo e tenebroso dentro terra, al quale si poteva accedere di qua su
per
molte entrature, giacchè dapertutto dove si trova
oteva passarc senza l’ aiuto del nocchiero Caronte, un vecchio bianco
per
antico pelo, severo il volto e gli occhi di bragi
ttere in bocca ai morti un obolo, piccola moneta di bronzo, come nolo
per
passaggio dello Stige. Di la dai fiumi, alla port
(Sisyphos), Issione e le Danaidi. Tizio gigante, figlio della Terra,
per
aver assalito con turpi desideri Leto sulla via d
rivelando agli uomini i loro segreti, o come da altri si raccontava,
per
aver dato in cibo agli Dei le membra cotte di suo
aporiti frutti della terra ebe si ritirano appena egli stende le mani
per
coglierli. Sisifo, re di Corinto, che colla sua a
mpre gira. Infine le Danaidi, ossia le cinquanta figlie di Danao, ebe
per
ordine del padre avevano in una notte ucciso i lo
i di Ovidio, a proposito della venuta di Giunone al regno delle ombre
per
trarne la furia Tisifone e ottener per mezzo di l
i Giunone al regno delle ombre per trarne la furia Tisifone e ottener
per
mezzo di lei vendetta contro Ino sua rivale (v. 4
guicrinita, incute un indicibile spavento; l’ infelice non ha scampo:
per
quanto tenti non riesce a sfuggir loro; le fiacco
ce Edipo dopo esser stato tutta la sua vita perseguitato dalle Erinni
per
delitti involontariamente commessi. Alle Erinni s
re e abominande; un tristo umor cola dai loro occhi, han dei serpenti
per
capelli, la lingua sporge dalla bocca e digrignan
tra, anche fiaccole o un serpente in mano, sovente anche uno specchio
per
presentare la propria immagine ai colpevoli. X
proteggeva e ammaestrava le maliarde che nella notte andavan vagando
per
cercare, al lume incerto della luna, l’ erbe inca
rivii e i crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia. Più tardi,
per
opera degli Orfici, si modifico il concetto di Ec
di Ecate. Presso le statue poste nei trivii si sacrificavano dei cani
per
espiazione a favor de’ morti, e ciò generalmente
riconoscimento. Ancora Diocleziano costruiva in Antiochia una cripta
per
il culto sotterraneo di Ecate, alla quale cripta
ripta per il culto sotterraneo di Ecate, alla quale cripta scendevasi
per
nna scala di 365 gradini. 4. Ecate è nominata spo
ano poi anche altre Cere che non in battaglia, ma in altre occasioni,
per
via di discordie e di risse, per via di morbi e d
in battaglia, ma in altre occasioni, per via di discordie e di risse,
per
via di morbi e della decrepitezza insidiavano all
e sgg.) là dove si racconta come Iride fosse venuta a nome di Giunone
per
invitare il Sonno a dar notizia ad Alcione della
la Morte apparisce con nere ali, torvo sguardo e un coltello in mano
per
recidere ai morituri quel cotal crine, il cui tag
l suo proposito di portar con sè l’ infelice regina sacratasi a morte
per
la salvezza di suo marito Admeto. L’ arte dapprim
, che è la raccolta di quelle provvigioni annue le quali si ripongono
per
l’ uso della famiglia. Penati eran dunque gli Dei
nze popolari in questa parte rimasero sempre un po’ indeterminate; ma
per
lo più appariscono in numero di due. Santuario de
, che si mettevano anche a tavola apponendo loro avanti dei cibi come
per
far partecipare alla comune mensa gli spiriti pro
crifizio ai Lari, ad es. la vestizione della toga virile, la partenza
per
un lungo viaggio, o il ritorno, ecc. Si veneravan
avatesi tre volte le mani in acqua di fonte, si aggirava a piè scalzi
per
la casa tacendo schioccar le dita e mettendo in b
ombre le spaventose apparizioni di spettri, e altri fenomeni paurosi;
per
questo si cercava scongiurare il danno. Anche in
i moltiplicarono in vario modo questi Lari che potevan dirsi pubblici
per
contrapposto ai Lari privati. Anche è da notare c
eratori divinizzati aveva posto anche le statue di personaggi celebri
per
saviezza come Orfeo, Abramo, Cristo, Apollonio di
più forti delle età preistoriche, quelli che si rendevano benemeriti
per
qualche beneficio fatto a un paese, uccidendo ad
erreni incolti, prosciugando paludi, ovvero quelli che si segnalavano
per
fatti di arme straordinarii, tali da attestare do
parlava di una religione dei morti; pero non mai più di tanto, salvo
per
quelli che per essere stati divinizzati, erano di
religione dei morti; pero non mai più di tanto, salvo per quelli che
per
essere stati divinizzati, erano divenuti vero ogg
me con Efesto ed Atena, Dei promotori dell’ umano progresso. Senonchè
per
il detto furto essendo stata come profanata la pu
diffusero mali pria sconosciuti, è il mito di Pandora. Zeus, adirato
per
il rapimento del fuoco, non lo volle riprendere e
con terra ed acqua una bella figura di donna; gli Dei andarono a gara
per
adornarla delle più graziose attrattive, Afrodite
chiusa dove si trovavano tutti i mali; e la fè da Ermes accompagnare
per
donaria ad Epimeteo. L’ imprudente, sebbene fosse
d’ argento, durante la quale gli uomini erano inferiori ai precedenti
per
forza di corpo e bontà di animo; rimanevan fanciu
giacchè si affermava che il diluvio era stato mandato da Zeus appunto
per
disperdere le corrotte generazioni de’ viventi e
Deucalione si costruì un’ arca ed ivi racchiusosi con Pirra galleggiò
per
nove giorni e nove notti sulle acque, finchè cess
coppia di Deucalione e Pirra. I quali poi chiedendo grazia agli Dei,
per
ripopolar la terra ebbero ordine di velarsi la te
itiva barbarie pelasgica, ebbe occasione e principio durante le feste
per
le nozze di Piritoo, re dei Lapiti e di Ippodamia
ato femmina poi mutato da Posidone in un uomo, e fatto invulnerabile;
per
colpi che ricevesse dai Centauri, sempre rimaneva
vesse dai Centauri, sempre rimaneva illeso e forte, sicchè i Centauri
per
levarlo di mezzo furono obbligati a seppellirlo s
quel monte, si diceva avesse posto sede sul promontorio Malea. Ferito
per
disgrazia con una delle freccie avvelenate del su
le freccie avvelenate del suo amico Eracle, rinunziò all’ immortalità
per
favorire Prometeo, in luogo del quale accettò di
iato in vita purchè si trovasse un’ altra persona disposta a scendere
per
lui all’ Ade. Allorchè giunse questo momento, non
vollero nè il vecchio padre di Admeto nè la madre morire pel figlio,
per
quanto secondo il corso naturale delle cose non d
affezionatissima a’ suoi due figliuoli, non dubitò accettar la morte
per
prolungar la vita al marito. Persefone, commossa
nome, figura fra gli eroi greci a Troia, e si la notare specialmente
per
la bellezza de’ suoi cavalli; Apollo stesso li av
ntitola. Ivi dopo un fiero dibattito tra Febo e la Morte che è venuta
per
rapir sua preda, si assiste agli ultimi momenti d
avendo mandato i suoi compagni ad attingere acqua ad una fonte vicina
per
le libagioni, un drago sacro a Marte, custode del
e. Senonchè in espiazione di aver ucciso il drago, Cadmo dovè servire
per
otto anni ad Ares. Passato questo tempo, Ares gli
cchia Autonoe, cioè Atteone, mutato in cerva e sbranato da’ suoi cani
per
castigo di aver vista in bagno Artemide, o come a
ni per castigo di aver vista in bagno Artemide, o come altri narrava,
per
essor venuto a gara con lei di abilità cacciatric
one era stato Aristeo figlio di Apollo, e che egli era stato affidato
per
l’ educazione a Chirone, il quale ne aveva fatto
ro. Dopo la sua morte, Atteone fu venerato in Beozia e lo si invocava
per
protezione contro gli effetti disastrosi del sole
vori a Zeus avvicinatosi a lei in forma di Satiro e sentendosi madre,
per
sfuggire lo sdegno paterno, recossi a Sicione, do
opeo l’ accolse e fe’ sua sposa. Nitteo allora mosse guerra ad Epopeo
per
obbligarlo a restituire la figliuola; ma non vi r
vinse ed uccise Epopeo e condusse seco prigioniera Antiope. La quale
per
via die’ alla luce, presso Eleutera sul Citerone,
a come schiava in casa dello zio, ma subiva i più duri maltrattamenti
per
opera di Dirce moglie di Lico. Alfine riuscì a fu
tamenti per opera di Dirce moglie di Lico. Alfine riuscì a fuggire, e
per
fortunata combinazione trovò nelle solitudini del
morte. Secondo un’ altra leggenda, Dirce essendo andata sul Citerone
per
prender parte a una festa bacchica, ivi trovò la
rovò la schiava fuggitale; subitamente ordinò a due pastori che erano
per
caso presenti, ed erano Anfione e Zeto, di dare a
dove occorreva. Ancora son dalla leggenda ricordati i Dioscuri Tebani
per
la triste sorte toccata alla loro famiglia. Anfio
prole, sei maschi e sei feminine secondo alcuni, secondo altri dieci
per
sorta. Era una famiglia felice, e i tanti figli c
(l’ usignolo), una figlia di Pandareo, l’ amico e compagno di Tantalo
per
il quale ei rubò un cane dal tempio di Zeus in Cr
tteratura e dell’ arte. La letteratura drammatica ne trasse argomento
per
alcune tragedie celebri; basti ricordare quella d
in atto di chieder pietà, è Dirce, mentre Antiope raggiante di gioia
per
la vendetta che si compie è posta più dietro. Sul
la tragedia euripidea. E un monumento grandioso a un tempo e mirabile
per
l’ armonia delle linee; il raggruppamento delle f
unica ed ultima figlia ti chieggo! ». Ma dovette vedere anche quella
per
cui pregava cader trafitta; onde affranta dal dol
ietrò. Ora Niobe appunto che sta coprendo la sua figlia e supplicando
per
lei, eccola (fig. 78) in marmo, scolpita da mano
ci e nel 1775 fu portato a Firenze. Le singole statue sono ammirabili
per
l’ espressione del dolore, e tutta la scena è pie
one del dolore, e tutta la scena è piena di spavento e di compassione
per
la sorte toccata a quella gioventù bella e infeli
a cittadella di Corinto; di qui la celebre fonte Pirene. Avendo Zeus,
per
questo tradimento, mandato a Sisifo la morte, egl
n si stretti nodi che nessuno più moriva, onde dovette ricorrere Ares
per
liberarla; il quale allora a lei consegnò Sisifo.
rima di morire avendo ordinato a sua moglie di non celebrare funerali
per
lui, andato in Inferno, si presentò a Plutone e P
ie e tanto seppe fare e dire che gli fu consentito di tornare in vita
per
castigar la moglie; ma una volta vivo egli non vo
este gherminelle Sisifo ebbe in inferno la nota pena di trascinare su
per
un monte un gran masso, che dalla cima poi riprec
può toccare del cielo, si volge e riprende a discendere la sua china
per
ricorninciare il gioco dopo il solstizio d’ inver
malizia, inventore d’ ogni sorta mtrighi, ma anche della divinazione
per
via dell’ esame delle interiora. b) Glauco.
, e in fatto lo troviamo in relazione con Posidone Ippio. È ricordato
per
la disgrazia che gli toccò nei giochi funebri che
lio di Glauco o di Posidone, nato e cresciuto in Corinto. Non è detto
per
qual causa (giacchè l’ uccisione attribuitagli di
Omero, Stenebea (Stheneboea) presso i Tragici, concepi ardente amore
per
il giovine ospite dall’ aspetto bello e nobile; m
arito di aver tentato tradire i doveri dell’ ospitalità. Allora Preto
per
vendicare il creduto insulto, pensò mandar Beller
della Licia, con una tavoletta suggellata, entrovi dei segni segreti
per
avvertire lo suocero che dovesse dar morte al lat
le quali, secondo la leggenda, solevano recidersi la mammella destra
per
non aver impedimenti nel maneggio dell’ arco; il
diceva essere in Cappadocia presso il fiume Termodonte con Temiscira
per
capitale, oppure nel paese degli Sciti sulle rive
a uno tutti i suoi assalitori. Finalmente Jobate preso d’ ammirazione
per
Bellerophonte così valoroso e così evidentemente
iseramente perì. Secondo Pindaro, si sarebbe attirato l’ odio di Zeus
per
aver voluto in groppa al suo Pegaso salire al cie
fonte tornò a Tirinto sul suo Pegaso, e riaccese l’ amore di Stenebea
per
lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alat
Stenebea per lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alato come
per
condurla nella sua nuova sede; ma per via la balz
e con sè sul cavallo alato come per condurla nella sua nuova sede; ma
per
via la balzò giù in mare. Alcuni pochi pescatori
. Plinio racconta che una volta Fidia, Policleto, Fradmone e Cresila,
per
desiderio di quei d’ Efeso, fecero a gara chi sco
e mitografi. Eccola in breve. Io, sacerdotessa di Era, attrasse a sè,
per
la sua singolare bellezza, gli sguardi di Zeus ch
scienza di sè si vedeva mutata in vacca e invano accostavasi al padre
per
implorar pietà, e del padre stesso che accortosi
s’ avvinghiava al collo della candida giovenca senza nulla poter fare
per
lei? Alfine Zeus, mosso a compassione di Io, mand
infuriata dal di lui morso cominciò a correre all’ impazzata vagando
per
molte terre d’ Europa e d’ Asia, finchè si posò i
e lettere, ha subito molte alterazioni, com’ è naturale, specialmente
per
la designazione delle regioni ove peregrinò Io. L
ne di Argo o la fuga d’ Io. La fig. 81 rappresenta la venuta di Ermes
per
la liberazione d’ Io, figurata questa però come l
molto merito al re Danao, il quale avendo trovato il paese disseccato
per
lo sdegno di Posidone, lo provvide di acqua, face
roi Perseo ed Eracle. Le Danaidi sono ancora ricordate dalla leggenda
per
la punizione inflitta loro nell’ altro mondo, di
, dette perciò Pretidi, delle quali favoleggiavasi, che insuperbitesi
per
la loro bellezza e per la potenza del padre osaro
delle quali favoleggiavasi, che insuperbitesi per la loro bellezza e
per
la potenza del padre osarono manear di rispetto a
egli aveva imparato a intendere il linguaggio degli uccelli. Melampo
per
questa guarigione ottenne la mano di una delle fi
Amitaone Messenio, la stirpe degli Amitaonidi, in cui si trasmetteva
per
eredità l’ arte della divinazione, si stanziò nel
Zeus; ma Acrisio ammonito dall’ oracolo che egli avrebbe avuto morte
per
opera d’ un suo nipote, richiuse Danae in una cav
eo, fatto omai grandicello, pensò affidargli una pericolosa avventura
per
liberarsene, e gli diè ordine di portargli la tes
rive dell’ Oceano, dove erano le Esperidi e Atlante. Perseo s’ avvia
per
compir l’ impresa affidatagli, non ben conscio de
gli eroi. Da loro venne informato di quel ch’ era uopo si procurasse
per
tentar l’ avventura pericolosa, cioè un elmo che
a il dente e l’ occhio comune, e così le obbligò a insegnargli la via
per
giungere alle Ninfe; venuto da queste, ottenne fa
oggetti onde aveva bisogno; infine mosse contro le Gorgoni. Le trovò
per
fortuna addormentate. Subito s’ accinse a troncar
go, consegnato il capo di Medusa ad Atena che lo pose sull’ egida sua
per
servirsene a terrore de’ nemici (cfr. pag. 34). Q
nire in questo al paragone colle Nereidi, queste ricorsero a Posidone
per
ottener vendetta. Posidone colpi prima il paese c
e ad Argo. Perseo si riconcilia bensì coll’ avo suo Acrisio, il quale
per
timor di lui era fuggito a Larissa, ma, poichè il
rti giochi allestiti dai Larissei in onor di lui, egli uccise Acrisio
per
isbaglio nel lanciare il disco. Di poi, vergognan
ente figlio di Preto. Ivi egli fondò le città di Midea e di Micene, e
per
via dei figliuoli natigli da Andromeda fu il capo
cia: in Egitto pure Erodoto trovà discendenti di Perseo, tantopiù che
per
via di Danao e Linceo egli stesso era d’ origine
conforme all’ ultima forma della tradizione. Che anche l’ arte assai
per
tempo abbia fatto suo pro’ di questo terna ricco
de giù dallo scoglio, aiutata da Perseo; entrambe le statue nottevoli
per
espressione ed eleganza di movimento. Lo stesso m
erseo vien raffigurato col calzari alati, colla falce di cui si servi
per
uccidere Medusa e coll’ elmo che lo rendeva invis
ui diede loro in moglie le sue figliuole, a Icario Policaste che ebbe
per
figlia Penelope la futura sposa di Ulisse, a Tind
celebri donne Clitennestra ed Elena. Più tardi Tindareo fu restituito
per
opera d’ Ercole alla sua signoria di Amicla (Amyc
e eroiche gesta dei Dioscuri, è a notare anzitutto la diversa abilità
per
cui i due gemelli si segnalarono; Castore era abi
eva rapito la loro sorella Elena ancor bambina di dieci anni, e presa
per
assedio la città di Afidna, riuscirono a liberarl
gione di questa contesa è diversamente narrata; or si dice che nacque
per
aver essi, i Dioscuri, rapite le figlie di Leucip
or si parla di un bottino fatto in comune d’ una mandra di giovenchi,
per
la divisione del quale non rimasero d’ accordo. I
re Ida veniva colpito da un fulmine di Zeus. Polluce, addoloratissimo
per
la morte del fratello, da cui non avrebbe voluto
ati e si erigessero loro anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta
per
cui essi erano i protettori dello Stato, e i mode
er cui essi erano i protettori dello Stato, e i modelli di ogni virtù
per
i giovani. Nelle spedizioni di guerra gli Spartan
sopra tutti Simonide di Ceo il quale serbava gratitudine ai Dioscuri
per
essere stato da loro salvato da certa morte. In u
forme più che umane, sparsi di polvere e grondanti di sudore; i quali
per
mezzo d’ un servo chiaman luori Simonide come ave
ti alla porta, tutti capirono che eran essi i Dioscuri, comparsi solo
per
salvar la vita al poeta. — Cenni di benefici otte
non potè liberare la patria da quest’ invasione se non sacrificando,
per
ordine dell’ oracolo, una delle sue figliuole agl
2. Di Eretteo la tradizione ricordava due figliuole, entrambe celebri
per
la loro sorte avventurosa, Orizia (Oreithyia) che
posa del bel cacciatore Cefalo, poi tormentata dalla gelosia e uccisa
per
sbaglio da lui stesso mentre ella lo spiava. In A
poi sarebbe stato il padre di Orizia e di Procri e avrebbe avuto Ione
per
successore. 3. Degna di ricordo la storia di Prog
, finalmente riuscì a far pervenire alla sorella un suo ricamo in cui
per
segni le faceva conoscere la disgrazia sua. Progn
n altro Cecrope e di Mezione; e dei pari al secondo Cecrope assegnava
per
figliuolo un secondo Pandione, fatto padre di Ege
suoi quattro figli, teste nominati, i Pandionidi, si sarebbero mossi
per
riconquistare il paterno regno, e cacciati alla l
illa in uccello marino detto Ciris. Infine Egeo si trovò alle strette
per
causa dei Pallantidi e di Minosse; dai quali peri
n maniera ch’ ei non capiva; onde recossi a Trezene dal saggio Pitteo
per
averne consiglio; ivi conobbe la figlia di lui Et
i dice anche sia stato educato dal centauro Chirone, cosa inevitabile
per
un eroe dell’ età mitica. Allorquando Egeo prese
ove anni dovevano mandare sette giovanetti e sette fanciulle in Creta
per
essere divorati dal Minotauro, il mostro mezzo uo
l numero, deciso a lottare contro il Minotauro ed esporre la sua vita
per
liberare la patria da si doloroso tributo. Gli fu
ello di Dionisio, con sacrifizii; fondò pure le Pianepsie (Pyanepsia)
per
il settimo giorno del mese Pianepsione, verso la
izione a Creta, rapi Elena, la sorella dei Dioscuri; 4º con Piritoo e
per
fare cosa a lui grata scese all’ inferno allo sco
come incollati quelli che si posavan su. Teseo fu più tardi liberato
per
opera di Eracle come si vedrà. Durante la sua ass
eseo a combattere contro le Amazoni, allorchè esse invasero l’ Attica
per
liberare la loro regina Antiopa; nella qual occas
riuscì a ottenere la successione. Più tardi le ossa di Teseo furono,
per
ordine dell’ oracolo, da Sciro trasportate ad Ate
n aspetto placido e mansueto. Era Zeus che aveva preso quell’ aspetto
per
accostarsi a lei. La figlia di Agenore s’ avvicin
o, perchè il Dio ispirò alla moglie di Minosse Pasifae un pazzo amore
per
quel toro, si che cominciò a corrergli dietro per
ifae un pazzo amore per quel toro, si che cominciò a corrergli dietro
per
monti e boschi fin che ridusselo al suo desiderio
dalo. Questo celebre figlio di Mezione e pronipote di Eretteo, avendo
per
gelosia d’ arte ucciso il suo nipote Talo, erasi
degli schiavi, specialmente giovanetti e giovanette, fatti consegnare
per
tributo dalle genti vinte in guerra. Come anche g
ro, s’ è narrato nel precedente capitolo. Qui s’ aggiunga che Dedalo,
per
punizione d’ aver aiutato Teseo, fu rinchiuso col
l figlio Icaro nel labirinto. Ma egli non sgomentatosi pensò sfuggire
per
le vie aeree, e fabbricate delle ali di penne, le
be benigna accoglienza dal re Cocalo. Là si recò subito anche Minosse
per
far vendetta contro di lui, e richiese a Cocalo l
stituzione del fuggitivo; ma non che ottenerla, fu egli stesso ucciso
per
istigazione delle figlie di Cocalo. Secondo una n
origine relativamente recente, inventate o introdotte da altre fonti
per
compire la biografia Eraclea. A) Nascita e giovi
e giovinezza di Eracle. — Questa parte del racconto è stata elaborata
per
lo più in Beozia. Eracle era detto discendente di
ipote di Perseo. Sposo a costei era Anfitrione, nipote pure di Perseo
per
via di Alceo. Or avendo Anfitrione ucciso Elettri
erseo per via di Alceo. Or avendo Anfitrione ucciso Elettrione, dovè,
per
sottrarsi alla vendetta di Stenelo fratello dell’
i è appunto durante l’ assenza di Anfitrione, che Zeus preso d’ amore
per
Alcmena la fè madre di Eracle. Di qui s’ intende
ò i messi di Ergino, re dei Minii in Orcomeno, che si recavano a Tebe
per
ritirare l’ annuo tributo di 100 buoi; egli tagli
uti da Megara e due figli di Iflcle. Tornato in sè, si recò a Tirinto
per
compiervi la sua missione. B) Eracle al servizio
cima del monte che era coperta di neve, e di là lo afferrò e s’ avviò
per
portario vivo ad Euristeo. Ma quando Eracle compa
o il centauro Folo, che gli diè a mangiare carni arrostite, ed avendo
per
bere aperto il vaso del vino che era comune a tut
a Malea, dove si rifugiarono in casa di Chirone là cacciato dal Pelio
per
opera dei Lapiti; anche Chirone fu inavvertenteme
edonte, esposta a un mostro marino, che era stato mandato da Posidone
per
punire quel re della fraudata mercede, dopo l’ ai
e non lo sacrificò come aveva promesso, e scorrendo il toro infuriato
per
l’ isola, Eracle ebbe il compito di prenderlo. Lo
impegnò lotta con lui, ma fu vinto ed ucciso. Eracle ritornò passando
per
l’ Iberia, la Gallia e l’ Italia e portò il gregg
sua madre terra, ripigliava forza, ond’ era invincibile. Eracle dovè
per
vincerlo tenerlo sollevato da terra e soffocarlo
qui l’ occasione di inventare molte altre avventure accessorie. Prima
per
l’ Illiria si recò l’ eroe all’ Eridano, allo sco
i interrogare le ninfe di questo fiume intorno alla via da percorrere
per
giungere alle Esperidi. Gli fu suggerito di ricor
Descrittagli da Prometeo la via alle Esperidi, giunse egli finalmente
per
la Scizia al paese degli Iperborei dove Atlante r
ò riassumesse il peso tanto almeno che egli si fosse fatto un cercine
per
non sentir troppo la fatica. Atlante se la bevve,
. Aiutato da Ermes e Atena, s’ avviò alla volta dell’ Erebo, passando
per
il promontorio Tenaro in Laconia. Alle porte dell
i. A espiare questi misfatti, la Pizia disse che Eracle doveva vivere
per
tre anni in condizione di schiavo. — Segue la leg
nsuale che in essa si osserva. Dicevasi dunque che Eracle era vissuto
per
quei tre anni tra le donne di Onfale, filando lan
eci, come Peleo, Telamone, Oicle, fece la sua spedizione contro Troia
per
trar vendetta di Laomedonte. La città fu presa e
per trar vendetta di Laomedonte. La città fu presa e Laomedonte cadde
per
mano d’ Eracle con tutti i suoi figli, ac eccezio
uesta città, generò con la bella Auge, figlia del re, quel Telefo che
per
diversi casi diventò re della Misia e combattè co
a lancia risanato. — Segue nella storia dell’ eroe la lotta sostenuta
per
ottenere in moglie Deianira, figlia di Eneo re de
L’ ultima impresa di Eracle fu la spedizione contro Eurito di Ecalia
per
vendicare l’ affronto di avergli rifiutato la fig
figlio Illo di sposar Iole, tornò sull’ Oeta, ivi fe’ erigere un rogo
per
finir i suoi strazi tra le fiamme. Ma niuno de’ s
i venero come salvatore e benefattore dell’ umanità, e lo si invocava
per
aiuto nelle difficili congiunture della vita, spe
to. Era a lui sacro il quarto giorno d’ ogni mese; chè lo si riteneva
per
il suo giorno natalizio. 3. Latinizzato il nome E
nte la favola della spedizione contro Gerione e del ritorno di Ercole
per
l’ Italia era ampliata in tal senso. Si favoleggi
era stato accolto con segni di amicizia; ma passando col suo armento
per
le pendici del monte stesso un ladrone per nome C
a passando col suo armento per le pendici del monte stesso un ladrone
per
nome Caco, abitante in una grotta dell’ Aventino
grotta dell’ Aventino presso il Tevere, gli tolse via alcuni buoi, e
per
la coda, affinchè le orme non tradissero il luogo
Caco, e impegnata con lui aspra lotta, affine lo vinse ed uccise. Poi
per
gratitudine a suo padre Giove che gli aveva fatto
i privati, in caso di guadagno, offrissero la decima parte ad Ercole
per
ringraziamento. In nome d’ Ercole giuravano speci
mente alle leggende di Trachine e dell’ Oeta; poesie speciali compose
per
celebrare le nozze di Ceice con intervento di Era
Ecalia e alle ultime vicende dell’ eroe. Altri fra i racconti Eraclei
per
qualche lato ridicolo offrirono begli argomenti a
eggenda di Eracle die’ argomento a lavori poetici diversi, o trattata
per
intiero come da Riano di Creta, o parzialmente co
inesauribile fonte di argomenti. Quando si rappresentava Ercole solo,
per
lo più si cercava rendere l’ immagine di una forz
gante, tutto carne e muscoli. Sopra tutti gli altri ottenne celebrità
per
rappresentazioni di questo genere lo scultore Lis
sippo rappresentò anche le dodici fatiche; un gruppo fatto in origine
per
un santuario della città di Alizia in Acarnania,
ata, e feroce si scaglia in mezzo ai cacciatori, i quali vanno a gara
per
ferirla. Fra tanti dardi caduti a vuoto, il primo
ia fu quello della bella Atalanta. La lotta si fa sempre più aspra, e
per
alcuni fatale; Anceo spintosi troppo avanti per d
a sempre più aspra, e per alcuni fatale; Anceo spintosi troppo avanti
per
dar un colpo d’ ascia al cinghiale ebbe il corpo
e. Da principio quei di Calidone eran superiori, ma poi avendo Altea,
per
il dolore dei perduti fratelli maledetto il figli
me Achille nella guerra di Troia quand’ era adirato contro Agamennone
per
la schiava toltagli. Alla fine riuscì alla moglie
i legge giù nell’ Iliade. Ma più tardi si invento un’ altra storiella
per
spiegare la fine dell’ eroe. Si diceva che poco d
ano avvisata che il figlio suo sarebbe vissuto sol tanto quanto stava
per
durare certo tizzone che in quel momento era sul
te espressione mitica della lotta tra il sole e la tempesta. Ma molto
per
tempo s’ intrecciarono al mito primitivo dei moti
er tempo s’ intrecciarono al mito primitivo dei motivi umani e morali
per
rendere il racconto più interessante; e coll’ and
forma, presto altri generi letterari si impadronirono di questo tipo,
per
crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico,
olgendo specialmente la parte più patetica, cioè l’ amore di Meleagro
per
Atalanta e l’ acerba morte dell’ eroe. Fra i Lati
oscia) ed Elie (Helle, la viva luce). Ma poi lasciò la moglie celeste
per
sposare donna terrena, Ino figlia di Cadmo, dalla
eucotea (vedi pagina 206). Di che offesa Nefele abbandonò la terra, e
per
castigo inviò un’ ostinata siccità sulla terra di
a terra di Atamante. Ino pensando approfittarsi di questa congiuntura
per
toglier di mezzo i figli del primo letto, cercava
gli del primo letto, cercava indurre lo sposo a uccidere Frisso, come
per
immolarlo a Giove e ottenerne la cessazione della
smano atto a liberare la patria dai mali ond’ era angustiata, divenne
per
gli eroi della stirpe di Eolo il compito principa
zio a dargli la signoria a cui aveva dritto. Per caso, avendo perduto
per
istrada un sandalo, egli si presente a Pelia con
Ifito, Teseo, Orfeo, Anfiarao ed Eracle stesso; il quale ultimo però,
per
non assegnargli una parte troppo secondaria, s’ i
i ritirasse presto dall’ impresa, lasciando nella Misia i commilitoni
per
inseguire il suo prediletto Ila (Hylas) che le ni
colle Lenniesi che avevano tutte ucciso i loro infedeli mariti; di là
per
l’ Ellesponto giunsero a Cizico, ove furono benev
quando dai denti di drago seminati balzarono su tanti guerrieri, egli
per
consiglio di Medea, gettò fra loro una grossa pie
il vello e lo portò sulla nave, seguito da Medea; e salparono subito
per
tornare in Occidente. Invano Eeta mandò gente a i
el mare; sicchè quei di Eeta si trattenevano a raccogliere que’ pezzi
per
darvi onorata sepoltura, e i fuggiaschi guadagnar
ti nel ritorno, vi sono dati molto diversi. Secondo gli uni tornarono
per
la stessa via di prima; secondo altri, risalendo
l’ Oceano Orientale, e di là attraverso il Mar Rosso nel Nilo, ovvero
per
il deserto libico, attraverso il quale la nave Ar
Istro o Danubio sarebbero riusciti nell’ Oceano Occidentale, e di là
per
le colonne d’ Ercole sarebbero rientrati nel Medi
rare in Corinto. Ivi nuova tragedia; disegnando Giasone lasciar Medea
per
sposar Creusa o Glauce, la figlia del re Creonte,
iar Medea per sposar Creusa o Glauce, la figlia del re Creonte, Medea
per
vendicarsi mande in dono alla sposa una veste e u
io da Egeo, di nome Medo, e con questo poi tornò in Colchide allorchè
per
opera di Teseo dovette lasciare anche Atene. Gias
Medea in atto di preparare i suoi farmachi circondata dalle Peliadi,
per
far ringiovanire Pelia. Anche la così detta Cesta
Labdacidi in Tebe era così ricca di caratteri e di fatti che costituì
per
tempo come un ciclo di leggende, il quale fornì i
parte eroi non solo Tebani ma anche d’ altre provincie della Grecia,
per
questo ne abbiamo riservato l’ esposizione a ques
ll’ anima il sospetto sulla sua origine. Allora egli partì da Corinto
per
recarsi a Delfo e interrogare l’ oracolo. N’ ebbe
vitar Corinto, dove credeva aver lasciato i suoi genitori, e s’ avviò
per
la strada di Tebe. A un certo punto, in un passo
o, si imbattò appunto in Laio il quale in un cocchio recavasi a Delfo
per
interrogare l’ oracolo sulla Sfinge. Il cocchiere
omo era quell’ animale che nella prima infanzia s’ aiuta mani e piedi
per
camminare, cammina sul due piedi quando è maturo
icercare il colpevole; ma qual è la sua sorpresa quando, specialmente
per
mezzo del servo che l’ aveva esposto bambino e ch
a stirpe di Melampo cognato di Adrasto stesso. Veramente Anfiarao che
per
la sua virtù di antivedere le cose sapeva che la
sette disposti colle loro schiere di contro alle sette porte di Tebe
per
cingerla di regolare assedio; alcuni di loro comp
a nella grotta già abitata dal drago di Ares; allora tutto a rovescio
per
gli assalitori; Capaneo che vantava nel suo orgog
to da Teseo s’ interponesse presso Creonte, il nuovo signore di Tebe,
per
ottenere licenza di dar sepoltura ai morti. — Die
ra ai morti. — Dieci anni dopo, i figli degli eroi morti si riunirono
per
vendicare i loro padri. Perciò chiamasi questa la
erciò perseguitato dalle Erinni finchè ebbe espiazione e pace a Psofi
per
opera di Fegeo, alla cui figlia Alfesibea (o Arsi
di, e traevano la origine loro dal re frigio Tantalo, quel re celebre
per
la sua straordinaria felicità e ricchezza, precip
ncora. Cominciarono a rendersi colpevoli di un fratricidio, uccidendo
per
istigazione di Ippodamia il loro consanguineo Cri
Crisippo che Pelope aveva avuto da altra moglie. Obbligati a fuggire
per
questo, si ripararono colla madre in Micene press
irmidoni (myrmex voce greca, che val formica). Dopo morte, Eaco venne
per
la sua giustizia ascritto con Minosse e Radamanto
giudici dell’ inferno. Figli di Eaco furono Peleo e Telamone. Costoro
per
avere, come i figli di Pelope ucciso un fratellas
mpio di lui. Ma gli Dei vegliavano alla sua salvezza, e gli mandarono
per
mezzo di Ermes una spada di meravigliosa potenza;
orze, prese parte alla guerra di Troia, pur sapendo che sarebbe stata
per
lui fatale; ed è anch’ essa leggenda posteriore a
nch’ essa leggenda posteriore ad Omero quella secondo la quale Tetide
per
sottrarre suo figlio al suo destino lo mandò a Sc
di Licomede in abiti donneschi, donde poi sarebbe stato tratto fuori
per
l’ astuzia di Ulisse. — Telamone, il fratello di
riale. Anche il fratellastro Teucro ebbe un bel posto tra i guerrieri
per
la sua abilità nel trar d’ arco. Di molto inferio
spedizione degli Argonauti. Questo Aiace, detto anche « il piccolo »
per
distinguerlo dall’ altro detto « il grande », era
tinguerlo dall’ altro detto « il grande », era segnalato specialmente
per
abilità nel lanciar dardi e per velocità, nella q
grande », era segnalato specialmente per abilità nel lanciar dardi e
per
velocità, nella qual virtù solo Achille lo supera
da Pallade Atena, compì molti atti di valore; specialmente è celebre
per
l’ attribuitogli rapimento del Palladio; ma è leg
del Palladio; ma è leggenda posteriore ad Omero. Agli eroi segnalati
per
la forza del braccio se n’ aggiungono altri in cu
o grado di affinità cogli Atridi. Alla guerra di Troia si rese famoso
per
la sua scaltrezza, per l’ eloquenza, ed anche per
li Atridi. Alla guerra di Troia si rese famoso per la sua scaltrezza,
per
l’ eloquenza, ed anche per la sua abilità e ferme
roia si rese famoso per la sua scaltrezza, per l’ eloquenza, ed anche
per
la sua abilità e fermezza nei pericoli; anch’ egl
cia e di là nella Frigia, ove aveva ottenuto dal re Teucro il terreno
per
fabbricarvi la città Dardania. Da una figlia di T
gli, Ilo, Assaraco e Ganimede. Di quest’ ultimo, fatto rapir da Zeus,
per
la sua straordinaria bellezza e divenuto coppiere
i Posidone e Apollo costruirono la cittadella detta Pergamo. Come poi
per
manear di parola questo re si sia tirato addosso
iagure e calamità, e infine anche una grossa guerra di Eracle, fatale
per
lui e per la sua famiglia, narrammo nel capitolo
alamità, e infine anche una grossa guerra di Eracle, fatale per lui e
per
la sua famiglia, narrammo nel capitolo delle legg
ntura, Eleno, augure e vate; ultimo, il più giovane, Troilo, che morì
per
man d’ Achille. 2. Ma ormai è tempo che narriamo
Troilo, che morì per man d’ Achille. 2. Ma ormai è tempo che narriamo
per
sommi capi le vicende della guerra. Eris, la cont
ella guerra. Eris, la contesa, sorella e compagna di Ares, irritatasi
per
non essere stata invitata alle nozze di Peleo e T
a Elena, moglie di Menelao. Afrodite instillo in lei un ardente amore
per
l’ ospite che alla bellezza delle forme aggiungev
ell’ abbigliamento orientale. Essendo Menelao temporariamente assente
per
un viaggio a Creta, e i fratelli di Elena, i Dios
sacrificare la sua figlia Ifigenia. Già la innocente fanciulla stava
per
essere immolata, quando d’ un tratto Artemide la
emide la sottrasse sostituendole una cerva, e la trasportò in Tauride
per
farla sacerdotessa del suo tempio. Dopo ciò la fl
damente si oppose a’ Greci e uccise infatti mille uomini, morì infine
per
man d’ Achille, strozzato colla correggia dell’ e
avansi di scorrerie e saccheggi nelle terre vicine e così si trascinò
per
ben dieci anni la guerra. Nei primi nove anni non
n avvenne nulla di veramente notevole, se non si ricordi l’ uccisione
per
man d’ Achille del più giovane dei figli di Priam
e vendicarsi di lui perchè, quando Ulisse in Itaca s’ era finto pazzo
per
non andare alla guerra, egli Palamede ne aveva sc
to il campo Acheo di grave pestilenza. Tenutasi una popolare adunanza
per
provvedere a questo guaio, l’ indovino Calcante p
nte con Achille, dichiarò avrebbe liberato Criseide ma avrebbe voluto
per
sè Briseide ancella di Achille; e in fatto, lasci
ivolse l’ animo di Achille al pensiero di vendicare il morto amico, e
per
mezzo della sua divina madre ottenuta dalle mani
e di Eos, l’ aurora; anche queste dierono valido aiuto ai Troiani, e
per
mano di Mennone cadde il figlio di Nestore, Antil
ille; dopo aver fatto soccombere tanta gente, era venuta l’ ora anche
per
lui. In un assalto alla porta Scea, una delle pri
orta Scea, una delle principali porte di Troia, mentre già egli stava
per
entrare in città, lo colpiva un dardo scagliato d
urarne il possesso ai Greci. Allora cominciarono i lamenti e i pianti
per
la morte di tanto eroe; la madre Tetide e tutta l
to eroe; la madre Tetide e tutta la schiera delle Nereidi lo piansero
per
diciasette giorni e diciasette notti con canti e
ano trattenere le lagrime. Poco appresso sorse la famosa controversia
per
l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatur
ra dei più grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia come cugino, sia
per
il suo valore, vi aspirava con ragionevole presun
ore guerresco univa altri pregi di abilità e di eloquenza. Agamennone
per
consiglio di Atena decise la controversia in favo
il famoso cavallo di legno, e disporre quell’ agguato che doveva aver
per
effetto la caduta di Troia. Trenta de’ più bravi
ggito alla persecuzione di Ulisse il quale lo aveva destinato vittima
per
un sacrifizio d’ espiaziazione. Interrogato sul c
zione. Interrogato sul cavallo, rispondeva esser quello un voto fatto
per
espiare il rapimento del Palladio; sarebbe stato
el Palladio; sarebbe stato di danno ai Troiani se l’ avessero offeso,
per
contro diverrebbe una salvaguardia della città se
Ai Troiani parve questo una punizione inflitta dagli Dei a Laocoonte
per
il consiglio dato, e senza indugio aprirono le po
per il consiglio dato, e senza indugio aprirono le porte della città
per
introdurvi il cavallo di legno. La notte seguente
durvi il cavallo di legno. La notte seguente la flotta greca avvisata
per
mezzo di un fuoco acceso da Sinone, o, secondo al
affranta da tanti dolori, verso sulla tomba d’ Achille il suo sangue
per
opera di Neottolemo. 3. Ed ora le avventure del r
e dell’ Eubea, nella sua reggia di Micene trovò la morte a tradimento
per
mano di Egisto che durante l’ assenza di lui avev
tarla in Attica. Vi si recò con Pilade; e, colto dal re Toante, stava
per
essere sacrificato, quando la sacerdotessa di Art
ra girare sette anni prima di tornare a Sparta; ma ivi giunto godette
per
il resto de’ suoi giorni non interrotta felicità.
Troia essendo penetrato nel tempio di Atena e di qui avendo strappato
per
forza Cassandra che s’ era avvinghiata alla statu
dre Tideo, ove viveva ancora l’ avo Eneo, ma spogliato della signoria
per
opera dei figli di Agrio suo fratello; Diomede co
olevano più tornare in patria. Ulisse dovette ricorrere alla violenza
per
farli ancora imbarcare, e salpò. c) Seguono avven
di giganti in un’ isola del mare occidentale, che abitavano sparsi su
per
monti curando le loro grosse greggi; eran detti C
e, e il domani altri due. Ulisse ricorse alla scaltrezza; avendo seco
per
buona fortuna portato del buon vino donatogli in
ola favolosa dove Eolo, re dei venti, li teneva racchiusi in un antro
per
scatenarli quando ne riceveva ordine da qualche D
raversie, quando i compagni di Ulisse in un momento ch’ egli dormiva,
per
curiosità slacciarono l’ otre; d’ un tratto n’ us
e lo consigliò a navigare ancora verso occidente, di là dall’ Oceano,
per
potere presso i boschi di Persefone, nel vestibol
fece una seconda visita a Circe la quale gli diede avvisi e consigli
per
il rimanente del viaggio. Poco appresso toccò l’
le tre punte (la Sicilia?), dove sbarcò veramente a malincuore e solo
per
condiscendere al desiderio dei compagni. Pareva p
ti salvo Ulisse che afferrata una trave galleggiò sbattuto dall’ onde
per
nove giorni e infine pervenne all’ isola di Ogigi
Alfine gli Dei si mossero a compassione di tanto dolore, e Zeus mande
per
mezzo di Ermes ordine a Calipso di lasciar partir
ilo dell’ isola di Scheria; ma mentre pieno di speranza s’ affaticava
per
giungere a quella volta, ecco passa Posidone di r
conquassa la zattera e lo abbandona nell’ acque. Sarebbe stata finita
per
lui, se la buona Ino Leucotea, mossa a compassion
Itaca. Correva il ventesimo anno dacchè egli aveva lasciato la patria
per
recarsi a Troia; e dormiva in quel momento che i
e a nuove nozze dopo terminato il lenzuolo funebre che stava tessendo
per
il vecchio suocero, disfaceva di notte il lavoro
ua reggia e lo condusse all’ abitazione di un pastore di porci Eumeo,
per
ivi fargli ritrovare il figlio Telemaco e porgerg
la sua patria. La tradizione posteriore ad Omero lo faceva poi morire
per
mano di Telegono, figlio di lui e di Circe, da qu
eroe italico. Mentre Troia ardeva ancora, egli fece gli ultimi sforzi
per
bravamente difenderla, ma poi visto che era tutto
uzione d’ Elena e la pace, con venti navi salpò dal portò di Antandro
per
andare in cerca d’ una nuova patria. Le vicende a
i una certa somiglianza. Prima visitò la Tracia, poi l’ isola di Delo
per
ivi interrogare l’ oracolo d’ Apollo. Ammonito di
i la famosa Sibilla Cumana, n’ ebbe consiglio di scendere all’ Averno
per
veder l’ ombre dei trapassati e saper da loro not
Laurento, il cui re Latino l’ accolse benignamente cedendogli spazio
per
la fondazione d’ una nuova città, e la mano della
nia di Eugammone da Cirene. Ancora nella tarda età bizantina, ripresi
per
sollazzo d’ erudizione i vieti argomenti epici, v
o le tragiche e fatali sventure dei Pelopidi e degli Atridi serbarono
per
secoli e secoli la virtù loro di commuovere profo
li e secoli la virtù loro di commuovere profondamente chi aveva fibra
per
sentire l’ eterno umano. — Venendo alla letteratu
nti frammenti di questo bassorilievo furono scoperti un venti anni fa
per
cura del governo germanico. In mezzo s’ erge maes
vigna presso le terme di Tito a Roma, e da papa Giulio II acquistato
per
il museo Vaticano. Mancava il braccio destro di L
sinistra di liberare il piede inceppato, egli mostrasi spaventato non
per
sè ma per il padre suo, al quale si volge con pie
i liberare il piede inceppato, egli mostrasi spaventato non per sè ma
per
il padre suo, al quale si volge con pietà e sgome
o il corpo si incurva, si convelle nello strazio; i muscoli sono tesi
per
lo spasimo, le vene si fanno turgide sotto la cut
piedi si raggrinzano tremanti; un brivido, un fremito di dolore corre
per
tutte le membra, avvinte nelle strette di quelle
gentile accoglienza a un giovine minore di lei d’ anni e di statura;
per
lo più si crede si tratti di Elettra ed Oreste ne
ono contemporaneamente alla stirpe di Neleo. Entrambi erano segnalati
per
la loro antiveggenza e saviezza, ma specialmente
i Tebe e facendolo ancora vivo al tempo della distruzione della città
per
opera degli Epigoni. A sette anni d’ età si dicev
. A sette anni d’ età si diceva avesse perso la vista, secondo alcuni
per
opera d’ Atena che era stata vista nel bagno da l
er opera d’ Atena che era stata vista nel bagno da lui, secondo altri
per
aver egli rivelato i segreti della Dea. Come tutt
della distruzione di Tebe, fu portata a Delfo e consacrata ad Apollo;
per
ordine di lui andò poi nell’ Asia Minore, dove fo
ome tale si diceva prediletto ad Apollo. Nato fra i Traci così famosi
per
la musica e Tarte del canto poetico, pose sua res
genda di Orfeo e di Euridice, sua sposa. Morta questa di acerba morte
per
essere stata morsicata da un serpe, egli la pians
canti che commuovevano fin le pietre. Pensò di scendere all’ inferno
per
veder di riaverla. In fatti il suo dolce canto fa
; ma a un certo punto egli non potè trattenersi dal voltarsi indietro
per
guardar la sposa amata, e allora questa d’ un tra
llora questa d’ un tratto spari; Orfeo tornato in terra, andò errante
per
le montagne della Tracia a dare sfogo al suo dolo
ola di Creta, in Attica e anche in Italia e Sicilia; e si segnalò sia
per
costruzioni architettoniche sia per lavori di sta
talia e Sicilia; e si segnalò sia per costruzioni architettoniche sia
per
lavori di statuaria. Due altri artisti, a cui si
artisti, a cui si attribuiva la costruzione di grotte, cripte, camere
per
tesori, furono Trofonio e Agamede, detti fratelli
Ducere quereus 53. Dedalo in letteratura è ricordato soprattutto
per
la leggenda d’ Icaro e la fuga dal labirinto, già
petto alla Troade) e su Patara (città della Licia). Giove m’ è padre;
per
me è palese quel che sarà, e quel che è stato e q
è palese quel che sarà, e quel che è stato e quel che è al presente;
per
me si disposa la poesia al suon della lira… La me
ro degli Dei, inventore della curva lira, destro a nascondere le cose
per
scherzo rubate ». 14. V. 255 e segg . « Per lung
lli, e sozzo il gran ventre e adunche le mani e smorto sempre il viso
per
la fame. » 34. Si coafroati la pittura dell’ A
neo re di Celidone, fatta schiava allorchè Eneo fu caccialo dal regno
per
opera dei figliuoli di Agrio suo fratello, cfr. p
beneficenze alla società diveunero nel Paganesimo altrettanti titoli
per
conseguire il nome d’ Eroe, e per essere annovera
o nel Paganesimo altrettanti titoli per conseguire il nome d’ Eroe, e
per
essere annoverato dopo morte tra gli Dei(a). Le t
ovine. Finalmente si recò a consultate l’ Oracolo d’ Apollo in Delfo,
per
sapere come avrebbe potuto trovarla, ovvero per c
o d’ Apollo in Delfo, per sapere come avrebbe potuto trovarla, ovvero
per
conoscere a che in quella sì ardua difficoltà dov
ese l’ Eroe di furore, vibrò un dardo contro il Dragone, lo uccise, e
per
comando di Pallade ne seminò i denti(a). Ne nacqu
ovata fontana fosse infettata dal veleno del Dragone, scorse quà e là
per
trovarne dell’altra. Giunto all’antro Corcireo, m
etti di somma compiacenza. Ma n’uno può dirsi beato, primanchè chiuda
per
sempre gli occhi alla luce del giorno. Ad amaregg
da lui ucciso, fosse vissuto sotto la tutela di qualche Deità, e che
per
tale motivo gli forsero sopraggiunte cotante acia
ente : Io che avvenne(a). V’è chi dice, che Cadmo, dope d’aver goduto
per
molti anni il regno, ne sia stato stacciato da An
da Acrisiore d’Argo. Questi, recatosi a interrogare l’Oracolo, se ora
per
aver alcun figliuolo, intese, che non ne avrebbe
on atterrì il magnanimo giovine, e fatto questi più coraggioso ancona
per
l’elmo, ricevuto da Plutone, per le ali a’ piedi,
e fatto questi più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plutone,
per
le ali a’ piedi, e l’arma, datagli da Mercurio(5)
da Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli da Mercurio(5), e
per
lo scudo, che Pallade aveagli somministrato, e ch
che riflettendo gli oggetti, li faceva senza rischio osservare, volò
per
aria al soggiorno delle Gorgori, e felicemente es
eragli stato proposto(a). Compita l’impresa, l’Eroe nuovamente s’alzò
per
l’aria colla spoglia del suo trionfo. Scorse a vo
n lui gli antichi timori, alle villanie v’aggiunse violenze e minacce
per
discacciare Perseo dal suo Regno. Questi gli pres
mostro. L’innocente vergine pertanto venne legata ad un sasso. Passò
per
colà Perseo, mentre andava sollevandosi sulle acq
rtì pure in sassi tutti gli abitanti(d), e Poliderte stesso, il quale
per
invidia tentava di nuocere alla di lui gloriosa r
ell’arrivo di Perseo nel Peloponneso avea abbandonata la città d’Argo
per
evitare ciò, che l’Oracolo aveagli predetto. Avve
Gorgofone(13). Il fine di Perseo fu, che Megapente, figlio di Preto,
per
vendicare la morte di suo padre, Io privò di vita
in Egitto, nella città di Chemmis, vicino a quella di Tebe(b), Dicesi
per
ultimo, che Perseo, Andromeda, Cefeo, e Cassiope
olco, che apparteneva ad Esone. Temendo, che la sua usurpazione fosse
per
produrgli tristi conseguenze, per consiglio dell’
mendo, che la sua usurpazione fosse per produrgli tristi conseguenze,
per
consiglio dell’Oracolo prese a guardarsì da quell
i si sarebbe presentato con un piede calzato e l’altro ignudo (b). Fu
per
questo, che Esone, avendo avuto da Alcimede, figl
si impadronito(c). Varie strane condizioni si erano stabilite da Eeta
per
conseguirlo. Si dovevano primieramente rendere ma
go ne, e finalmente vincere gli uomini armati, che da quel seme etano
per
mascere (d) (7). Giasone avido di gloria, si acci
quattro de’ più illustri personaggi della Grecia si unirono seco lui,
per
cogliere anch’ eglino quell’ occasione di segnala
contrario vento spinse pure la nave, Argo, sulle coste della Lidia, e
per
molto tempo la trattenne nel Lago Tritonide. Un T
bricate cento città sull’anzidetto Lago. Allorchè gli Argonauti erano
per
proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone sta
rono contro Giasone. L’Eroe scagliò nel mezzo loro una grossa pietra,
per
cui di tale furore si accesero, che, abbandonato
mpo l’un dopo l’altro caddero sul terreno estinti. Apollonio di Rodi,
per
sempre più rendere glorioso il nome di Giasone, d
llonio ; e dopo d’averlo fatto in pezzi, ne sparse le membra quà e là
per
la via, per cui Eeta era per passare, affinchè la
opo d’averlo fatto in pezzi, ne sparse le membra quà e là per la via,
per
cui Eeta era per passare, affinchè la cura di rac
o in pezzi, ne sparse le membra quà e là per la via, per cui Eeta era
per
passare, affinchè la cura di raccogliere quelle,
sso bene anche al loro vecchio padre. Medea promise di compiacerle, e
per
meglio accertarnele, fece che in tutte le mandre
sone a ritirarsi appresso Creonte, re di Corinto. Quì Medea e Giasone
per
diesi anni tranquillamente vissero. Finalmente Gi
iesi anni tranquillamente vissero. Finalmente Giasone ripudiò la Maga
per
isposare Glauce (a), o Creusa, figlia a dell’ anz
ui venne ornata co’ maravigliosi fatti di tutti gli altri(d). Il Sole
per
un giorno non illuminò la terra, affinchè fosse t
lle serve d’ Alcmena, s’avvide di ciò, che la Dea andava operando ; e
per
farnela desistere, le diede a credere ; che Alcme
po d’averla caricata di percosse, la cangiò in Donnola, animale ; che
per
questo motivo fu poscia venerato da’ Tebani(b). N
prodigi allora avvennero, i quali presagirono la gloria, ch’egli era
per
acquistarsi colle sue esimie azioni (c). Giunone
nfitrione, volendo conoscere, quale di que’ due fosse stato conceputo
per
opera di Giove, gettò le due predette serpi nel m
el paese, situato tra Micene e Nemea (a). Altri vogliono, che Giunone
per
far perire Ercole abbia impegnato Ecate a far com
Ofelta, dove il primo giorno divorò un pastore, detto Apesanto. Erasi
per
lo innanzi inutilmente adoperato il ferro e il fu
santo. Erasi per lo innanzi inutilmente adoperato il ferro e il fuoco
per
farlo morire. Ercole, ammaestrato da Radamanto o
verna, la quale aveva due aperture. Dopo d’averne chiusa una, v’entrò
per
l’altra, si avventò contro la bestia, la sbranò,
avento, nol ammise più in città, e si formò un nascondiglio sotterra,
per
ritirarvisi, ogni qualvolta Ercole era per avvici
un nascondiglio sotterra, per ritirarvisi, ogni qualvolta Ercole era
per
avvicinarsi alla volta di Micene. Euristeo inoltr
. Euristeo inoltre mandava dal predetto luogo all’ Eroe i suoi ordini
per
mezzo d’un araldo, chiamato Copreo. Dicesi, ch’ E
detto leone fu da’ Poeti qualche volta detto Cleoneo(a). Molorco poi,
per
dimostrare il suo rispetto vero sì celebre ospite
saglia, e suo particolare amico(6), s’accinse al gran cimento.Era già
per
rimanerne vittorioso, quando Giunone spedì in aju
, e seco li portò via. I Bistoni, sudditi di Diomede, presero le armi
per
vendicare la morte del loro Sovrano, e per riaver
i Diomede, presero le armi per vendicare la morte del loro Sovrano, e
per
riaverne i cavalli. Ercole affidò questi alla cus
ato Abdero. N’ebbe gran dolore, e accoppò quegli animali colla clava,
per
cui acquistò il nome d’ Ippottono Alzò poi una to
(11). Ercole finalmente li privò di vita presso Cleona, mentre erano
per
trasferisi in Corinto a’ Giuochi Istmici(c). Fece
occasione di vendicarsi di Leprea e di Neleo. Nol fece però col primo
per
opera di Astidamia : bensì gli propose di far pro
cui ne venne istruito. L’ Eroe uccise il Dragone, che vegliava sempre
per
custodire que’pomi, e felicemente riuscì nella di
posito dicesi, che avendo l’ Eroe ricercato qualche cibo a Teodamente
per
Illo, suo figlio, avendo quel re ricusato di sodd
la terra, sua madre, questa sempre gli somministrava forze maggiori,
per
cui compariva più furibondo di prima. L’ Eroe se
ima. L’ Eroe se n’accorse, di nuovo lo afferrò, lo strinse fortemente
per
aria, e sì lo tenne, finchè lo strangolò(b) (20).
Ovidio(f) dicono, che coloro erano governati da una donna, la quale,
per
essersi creduta superinore in bellezza a Giunone,
da Cipro l’ Indovino Trasea, o Trasio, e questi accertò Busiride che
per
avere di nuovo la fertilità nelle di lui campagne
iva sacrificare ogni anno uno straniero a Giove. Ciò subito si esegui
per
ordine del re sullo stesso Indovino(c). Busiride
di Mida, e suo successore al trono di Colene. Dafnide, inconsolabile
per
la perdita di Piplea, intraprese di cercarla da p
de, inconsolabile per la perdita di Piplea, intraprese di cercarla da
per
tutto, nè di mai riposare, finchè la avesse trova
e Ippolita dagli altri, la quale il Centauro Eurizione voleva sposare
per
forza. Ercole attaccò colui, e lo fece morire(c).
era, si ritirarono in città. Ercole li strinse d’assedio, ed era già
per
prenderli d’assalto, quando coloro per placarlo g
strinse d’assedio, ed era già per prenderli d’assalto, quando coloro
per
placarlo gli offerirono quanti de’ loro concittad
ed erasi colà addormentato. Caco di notte gliene rubò quattro paja, e
per
la coda le strascinò nella sua abitazione, affinc
rovandosi in Trachina, soggiogò i Driopi. Attaccò in seguito i Lapiti
per
soccorrere Egimio, re de’Dorj ; li abbattè, uccis
rte, il quale disputò secolui il premio della Corsa a cavallo. Marte,
per
vendicare la morte del figlio, s’accinse a batter
con Giove, il quale cravi comparso sotto la figura d’atleta. La zuffa
per
lungo tempo duiò in modo eguale ; finalmente il D
datosi a conoscere, si rallegiô col figlio pel di lui valore. Ercole
per
ultimo con una freccia offese Plutone, che fu cos
con una freccia offese Plutone, che fu costretto di salire al Cielo,
per
farsi guarire da Peone, medico degli Dei (a). Erc
Peone, medico degli Dei (a). Ercole nelle anzidette circostanze ebbe
per
compagno anche Argeo, figlio di Licinnio. L’Eroe
veva giurato al di lui padre di ricondurglielo, ma il giovinetto morì
per
viaggio. Ercole ne abbruciò il corpo, e ne portò
, frenò il mare con dighe, appianò montagne, aperse pubbliche strade,
per
cui ne fu tenuto qual Dio, e si confuse con Mercu
stituì il furto. Per tale fatto Ercole fu detto Indicante (a). Ercole
per
la sua eccessiva voracità si appellò Polifago, e
b) (22). Ei mangiava, come abbiamo altrove osservato, i buoi intieri,
per
cui venne sopranom’nato anche Bufago, ossia mangi
Chio, e che amendue que’ popoli abbiano usato di tutte le loro forze
per
trarla a se, senzachè abbiano potuto mai riuscirv
i Greche, che significano Giunone e gloria. Ercole fu così appellato,
per
indicare, che i travagli, da lui intrapresi per c
le fu così appellato, per indicare, che i travagli, da lui intrapresi
per
causa di Giunone, lo rendettero glorioso (c). Erc
omene, un annuo tributo di cento buoi, ed egli esigeva questo omaggio
per
vendicare la morte di Climeno, suo padre, ucciso
cciso da un Tebano. Quel re spediva ogni anno a Tebe certi commissarj
per
ricevere quell’ imposizione. Ercole, avendoli inc
avendone ricevuto in ricompensa una città, la avea denominata Eraclea
per
onorare il suo benefattone. Colui, fattosi capo d
gara co’ suoi figliuoli vennero liberati dalle mani di Lico, e costni
per
mano d’Ercole rimase ucciso (c). Giunone, sdegnat
co, e costni per mano d’Ercole rimase ucciso (c). Giunone, sdegnatasi
per
la morte dello stesso, intorbidò ad Ercole la men
morte dello stesso, intorbidò ad Ercole la mente, e mentre stava egli
per
offerire un sacrifizio a Giove, lo rendette furib
ere d’avervi riportate molte gloriose vittorie. Giove se gli presentò
per
richiamarlo alla primiera serenità di mente ; ma
age, che avea fatto de’ suoi, se ne afflisse estremamente, e si tenne
per
lungo tempo nascosto, fuggendo la società degli u
e. L’Eroe lo afferrò pel collo, sì fortemente lo strinse, che gia era
per
soffocarlo. Acheloo, vestite allora le sembianze
to era imperturbabile riguardo a se, altrettanto mostravasi affannoso
per
la sposa, nè azzardava d’esporla al rapido corso
ivano(26). Trascorsi parecchi anni dalla morte di Nesso, Ercole passò
per
. l’isola d’Eubea, ove s’invaghi di lole, figlia d
to. Ercole vi riuscì, e colui no volle stare alla promessa, allegando
per
pretesto, chegli aveva ucciso i figli, avuti da M
so i figli, avuti da Megara, sua prima moglie, e che temeva che fosse
per
trattare nella stessa guisa anche qualsivoglia al
e per trattare nella stessa guisa anche qualsivoglia altro, che fosse
per
nascergli in avvenire. Ercole rapì la giovine, e
osse stato abbastanza punito, lo afflissero inoltre con una malattia,
per
liberarsi dalla quale l’Eroe si portò a consultar
ualità di schiavo. Per eseguire la predizione dell’ Oracolo, Mercurio
per
ordine di Giove lo condusse nella Lidia, e lo ven
ad amare l’anzidetta Jole, piena di gelosia e timori, spedì al marito
per
mano di Lica, suo servo, la veste di Nesso. L’Ero
ano di Lica, suo servo, la veste di Nesso. L’Eroe Tebano stava allora
per
offerire vittime e voti a Giove, venerato in Gene
o il luogo, ove le avrebbe sotterrate (a) (30). La fiamma, dilatatasi
per
ogni parte ridusse, in cenere le membra e le ossa
gemiti. del bambino apprese ad imitarli sì bene, ch’ Ercole, passando
per
colà, e udendola, credette d’udire la voce d’un f
zavano da’ giovani prossimi all’ adolescenza, primachè si recidessero
per
la prima volta la barba e i capelli. Queglino por
e. Varj popoli imploravano la di lui protezione in tempo di malattie,
per
cui egli acquistò il nome di Alessicaco(a). Final
atiche d’Ercole. Alcuni dicono, che quelle colonne vennero ivi alzate
per
alludere alle altre due, appellate le Colonne d’E
due montagne, Calpe ed Abila, e sopra cadauna vi piantò una colonna,
per
ricordare a’ posteri il termine delle sue conquis
fiume de’ Bruzj in Italia. Dileguatasi col sonno la visione, Miscelo
per
lungo tempo stette dubbioso sul partito, cui dove
elatasi in città la di lui determinazione, venne accusato, e convinto
per
trasgressore delle Leggi. Impallidito e tremante
uindi, rendute grazie al suo liberatore, fece vela con propizio vento
per
la Ionia, e giunse a’ lidi dell’ Esaro. Non lungi
te Aventino, e che Pinario e la stirpe di lui non v’assistessero, che
per
servire in essi a’ Sacrificatori. Non sempre però
erò il sacro ministero persistette appresso i Potizj. Esso in seguito
per
opera d’Appio Claudio venne affidato anche agli s
sogno due tori, i quali, dopo d’aver lungo tempo contrastato tra loro
per
una giovenca, erano caduti a terra semivivi. Inco
se alla foresta, vi trovò il toro estremamente affaticato, lo afferrò
per
un piede, lo trasse all’ altare comandato, ed ivi
rotezione d’Ercole restò liberato dalla fiamma d’amore, di cui ardeva
per
Cigno : lo che talmente avvilì l’oggetto da prima
a. Ercole, trasferitosi appresso Pitteo, depose la sua pelle di leone
per
assidersi a mensa. Molti fanciulli, e tra quelli
astare le campagna di Maratona. L’Etoe proseguì il suo viaggio, passò
per
Cremiona, luogo vicino a Corinto, e v’uccise un c
lo riconobbe, e strappatogli il bicchiere di mano, imbrandì la spada
per
uccidere l’ingannatrice. La Maga si sottrasse al
di Teseo. La uccisione di costoro obbligò questo Eroe ad allontanarsi
per
un anno dalla sua città, e dopo questo tempo egli
, la sottrasse al barbaro non meno, che ignominioso tributo, cui essa
per
la terza volta doveva pagare a Minos II, re di Cr
a pagare a Minos II, re di Creta. Androgeo, figlio di questo Monarca,
per
aver riportato il premio ne’ Giuochi, che andavan
le Grazie in Paro, quando intese la morte del suo figliuolo(b). Egli,
per
vendicarla con numerose forze terrestri e maritti
, furono nella dura necessità di segnare col re Megarese un trattato,
per
cui si obbligarono di mandargli ogni nove anni(c)
tempo del terzo tributo gli Ateniesi altamente si agitavano, ed erano
per
sollevarsi. Teseo ganerosamente s’offerì d’essere
tire consultò l’Oracolo di Delfo, che gli commise di prendersi Venere
per
guida, e di sacrificarle una capra in riva al mar
Così egli fece, e la Dea tosto gli comparve sotto la figura di capra,
per
cui acquistò il nome di Epitragia(a). Non appena
, figlia di quel re. Ella gli diede un filo, il quale gli fu di guida
per
uscire dal Labirinto, dopochè uccise il Minotauro
bbandonò ivi Arianna, mentre dormiva(15), e si trasferì in Delo, dove
per
eternare la memoria del suo trionfo sopra il Mino
vo, coperto di lana, che si attaccava poi da un fanciullo sulle porte
per
allontanare la carestia in onore di Minerva. Se e
o sulle porte per allontanare la carestia in onore di Minerva. Se era
per
Apollo, il ramo era d’alloro(a). Teseo, e gli alt
il ramo era d’alloro(a). Teseo, e gli altri giovani, mandati in Creta
per
essere divorati dal Minotauro, avevano fatto voto
a(c). Nello stesso naviglio portavasi tutto quello, ch’era necessario
per
la Festa, e pe’sacrifizj. Giunti in Delo, offeriv
nore di Bacco e di Minerva(i) (18). Teseo, primachè partisse da Atene
per
trasferirsi in Creta, aveva ricevuto ordine dal p
a morto il padre suo, e che egli n’era stato la cagione. Gli Ateniesi
per
consolarnelo esaltarono Egeo al grado di Nume mar
o di coloro. Tra quelli perì anche Censo, figlio di Elato(22). Teseo,
per
vendicare l’ ingiuria, fatta all’ amico, e la mor
lta la turba de’ Centauri, ne uccise molti, e ricuperò Ippodamia, che
per
quel motivo acquistò anche il nome d’ Iscomache(a
etto. Irritato l’ Eros Ateniese, pigliò una tazza ben grande e scabra
per
un rilievò d’ intaglio, e scagliatala con tutta l
avvenimenti felici del suo combattere ; e però adoperò tutta la forza
per
istrappare dalle radici un annoso pino ; ma non p
iso da Cerbero(e). Teseo poi doveva rimanersene anch’ egli incatenato
per
sempre nell’ Inferno ; ma Ercole, quando calò lag
i incatenato per sempre nell’ Inferno ; ma Ercole, quando calò laggiù
per
trarne il Cane Cerbero, ottenne mediante il favor
cole sul trono del predetto Laomedonte, suo padre, ne ampliò lo Stato
per
mezzo di varie conquiste, e ne accrebbe la gloria
iove, soprannominato Erceo. Tutto era grandezza nella di lui Corte, e
per
molti anni visse nella prosperità(b). Arisba, fig
arleremo anche quanto prima, allestì una flotta di venti vascelli(13)
per
andarsene in Grecia a ridomandare Esione, sorella
’altare di Giove Erceo, ove anch’ella colle sue figliuole era ricorsa
per
sottrarsi al furore nemico. Pitro, figlio d’Achil
a testa, la ripose sulla punta d’una picca, e la fece portare in giro
per
tutta la città(a). Ettore. Ettore fu figli
ella porta, che ne rimase fracassata(c). Filostrato dice, che Ettore,
per
rendersi robusto, erasi per lungo tempo addestrat
acassata(c). Filostrato dice, che Ettore, per rendersi robusto, erasi
per
lungo tempo addestrato a combattere co’ tori(d).
asi impaziente di venire alle mani con lui. Priamo ed Ecuba, tremanti
per
la vita del loro figlio, lo scongiuravano di rien
d’aver insultato agli ultimi respiri di lui, lo attaccò al suo carro,
per
tre volte lo strascinò col volto nella polvere in
girono tutti i disastri, che dovea cagionare il bambino, cui Ella era
per
dare alla luce(a). Si spaventò Priamo dell’infaus
giustizia ed equità sì grande, che i vicini Pastori a lui ricorrevano
per
decidere le loro questioni(d). Giove stesso lo co
, figlia del Centauro Chirone(a), o della Ninfa Egina(b) (2), essendo
per
isposare Tetide, figlia di Nereo e di Doride(3),
nte Pelio. La sola Eride, detta da noi Discordia, n’era stata omessa,
per
timore che’ vi cagionasse qualche disordine. Ella
rasi riconosciuto, voleva ucciderlo ; ma Paride, manifestatosi allora
per
quello ch’era, cangiò la gelosia in tenerezza, e
figlia del fiume Cebreno, e pastorella di straordinaria bellezza, che
per
dono di Apollo prediceva l’avvenire, e conosceva
figlio, detto Cotito(4). Ella vaticinò molte cosè al marito, ch’erano
per
accadergli : tralle altre gli presagì, che se ave
bbe rimasto mortalmente ferito ; e che allora sarebbe ritornato a lei
per
esserne risanato, ma che sarebbe già riuscito van
o fratello, si presen ò di nuovo a combattere contro Menelao. Era già
per
cadere sotto i colpi di, quello, quando Venere lo
o e di Filomedusa(f). Dicest pure, che abbia dato la morte ad Achille
per
tradimento, come più diffusamente narreremo. Filo
noti varj secreti di medicina. La Pastorella impiegò tutto lo studio
per
guarirlo ; ma ogni rimedio fu inutile, perchè la
combattimento fu lungo assai e dubbioso. Il Trojano finalmente stava
per
soccombere, quando Nettuno ad istanza di Venere l
Greco Capitano, lo spoglio dell’enorme corazza, e la regalò a Mnesteo
per
ricompensarne il singolare valore(g). Vinse Abant
lo, Ascanio(4), a mano uscì di città(5). Le fiamme lo rispettarono, e
per
non nuocere a lui, che aveva dimostrato tanta ten
alla città(7), formò ivi co’ suoi seguaci(8) una flotta di venti navi
per
fuggire(a) (9). Si trasferì nella Tracia appresso
Dei un sacrifizio, vide che gli arboscelli, i quali andava svellendo
per
ornarne l’altare, stillavano gocce di sangue. Udì
stato predetto anche da Cassandra. Subito Enea intraprese il viaggio
per
colà ; e balzato da furiosa tempesta alle Isole S
vorarsi le vivande, offerte da lui a Giove. I Trojani presero le armi
per
allontanare que’ rapaci uccelli ; e allora Celeno
se fine alle predizioni, consire la Sibilla Cumana. Enea fece viaggio
per
Drepani, città gliando Enea tentare per placare G
lla Cumana. Enea fece viaggio per Drepani, città gliando Enea tentare
per
placare Giunone, e a consultae porto della Sicili
i, all’udirlo raccontare le sue disavventure, si senti ardere d’amore
per
lui(12), lo ristorò di tutte le perdite fatte nel
li terre avrebbe regnato, e quali sanguinose battaglie avrebbe dovuto
per
tale motivo sostenere(a). Dopo l’uscita dal Regno
gia di Latino, diede occasione di presagire, che in quella Reggià era
per
giungervi moltitudine di forestieri. Da un altare
e uscì pure una fiamma, che cinse il capo di Lavinia, e poi si sparse
per
tutto il di lei palagio : dal che si congetturò,
che si congetturò, che somma gloria, accompagnata però da guerre, era
per
derivare a quella giovine. Latino allora volle co
he sarebbe arrivato appresso di lui uno straniero, il di cui nome era
per
divenire famoso in tutto il mondo. Enea non molto
sua madre, con certa erba quasi in un istante lo risanò. Il contrasto
per
ultimo si decise solamente tra Turno ed Enea. Que
amenonne dovette fitirarsi appresso Polifide, re di Sicione, il quale
per
timore di dispiacere a Tieste non volle accoglier
venuto il più possente tra’Greci Principi, stabilì la città di Micene
per
Capitale del suo Impero. Egli fu altresì nominato
città di Micene per Capitale del suo Impero. Egli fu altresì nominato
per
supremo Comandante della Greca armata contro i Tr
timenti delle paterne tenerezze talchè acconserti al sacrifizio. Egli
per
farla venire al campo finse appresso la moglie, c
nto comune venne accompagnata all’ara. Alzò la mano il sacro Ministro
per
fevirla col fesso micidiale, quando Diana, mossa
lvare la propria vita ; ma il Greco Eroe non ostante li privò di vita
per
vendicarsi di Antimaca, loro padre, ch’erasi oppo
fatta sua schiava la di lui figliuola, erasi recato al campo de’Greci
per
ridomandarla, e per offerire un ricco riscatto. A
di lui figliuola, erasi recato al campo de’Greci per ridomandarla, e
per
offerire un ricco riscatto. Agamenonne ricusò di
la Focide. Gli abitanti di quel luogo lo trovarono, e avendo raccolto
per
se l’oro, lasciarono lo scettro a que’di Cheronea
Sacerdote, che ne presiedesse al culto, e lo tenesse in propria casa
per
tutto il tempo del suo ministero. Questo durava u
resso di quello Elettra, sua sorella, lo fece secretamente trasferire
per
sottratlo al furore di sua madre, che altrimenti
i Clitennestra, e a lei pure immerse un pugnale nel seno (c). I Greci
per
tale delitto lo aveano condannato a morte ; ed eg
(c). I Greci per tale delitto lo aveano condannato a morte ; ed egli,
per
evitare l’infamia del supplizio, a grande stento
ì, che i di lui, concittadini si contentassero solamente di esiliarlo
per
un anno. Oreste intanto per eccitamento dello ste
i si contentassero solamente di esiliarlo per un anno. Oreste intanto
per
eccitamento dello stesso Nume passò in Atene, e s
è contento di essere stato assolto, passò eziandio appresso i Trezenj
per
sottomettersi alla ceremonia dell’ espiazione. Là
na lettera in Argo. Allora fu, che nacque generosa gara tra gli amici
per
determinare chi di loro dovea restare pel sacrifi
ma lo trattenne Minerva, la quale gl’indicò essere il tutto avvenuto
per
volere degli Dei (a). Oreste dopo di ciò non si s
ne. Dicesi, che sia morto d’una puntura di serpente, mentre viaggiava
per
l’ Arcadia. Lasciò successore al trono il figlio
Paride, come si è raccontato, gliela rapì. Menelao nella guerra, che
per
tale ragione si suscitò tra’Greci e i Trojani, di
a’Greci e i Trojani, diede saggi di gran, valore. Le due armate erano
per
azzuffarsi. Paride, come abbiamo esposto, avea sf
rogetto, ma poi v’acconsentì. E glà, venuti alle mani, il Trojano era
per
soccombere, quando Venere nuovamente lo tolse dal
uando Venere nuovamente lo tolse dal combattimento(a). Allora Minerva
per
ordine di Giove prese le sembianze di Laodoco, fi
sti voleva immolarla al suo risentimento, e alle ombre di coloro, che
per
causa di quella guerra erano periti ; ma colei se
roja, avea trascurato di sacrificare a Giove e alle Divinità del mare
per
ottenerne una prospera navigazione. Per tutto que
glia di Proteo, apparve a Menelao, e gl’insegnò, come dovea regolarsi
per
sapere dal di lei padre la maniera di restituirsi
padre la maniera di restituirsi alla sua patria. Ella lo avvertì, che
per
farlo parlare, conveniva sorprenderlo addormentat
trastato da’venti, fece uccidere due bambini di quel passe, e li aprì
per
conoscere nell’osservazione delle loro interiora
Peleo lo avea strappato dalle mani di sua moglie, quando colei stava
per
porlo sulle fiamme, onde consumare tutto quel ch’
e quindi le parti del di lui corpo furono tali, trattone il calcagno,
per
cui la madre lo tenne, mentre lo’immerse nelle pr
nevoli, stese in vece le mani alle armi. Ulisse non cercò altra prova
per
riconoscere, in lui il figliuolo di Tetide ; e in
iconoscere, in lui il figliuolo di Tetide ; e informatolo del motivo,
per
cui erasi colà recato, lo condusse seco al Greco
e re de’Misj ; perchè egli tentava d’impedire che i Greci passassero
per
le sue terre(6). Non trovavasi rimedio che guaris
le, ne ottenne di essere guàrito nel modo indicato dall’Oracolo(f), e
per
riconoscenza, come dicono alcuni, strinse allcanz
Ciparisso, città della Grecia, il quale era passato nel Campo Trojano
per
vagheggiare la predetta Regina delle Amazoni(g).
ergognosa risoluzione, e lo esortavano a cercare piuttosto ogni mezzo
per
placare la collera d’Achille. Agamennone finalmen
ggiare l’isola di Tenedo. Emitea, figlia di Cigno, erasi colà portata
per
seguire il suo fratello, Tene(11). Achille, invag
ratello, Tene(11). Achille, invaghitosi della di lei bellezza, voleva
per
forza farsela sua. Ne venne impedito da Tene, ed
ncia. Sembrava da prima impossibile all’Eroe il prenderla ; e già era
per
desistere dall’impresa, quando una giovine di que
pomo. Eranvi scritti due versi, co’quali ella lo avvertiva, che ancor
per
poco avesse sofferenza, giacchè Ia di lei città e
va, che ancor per poco avesse sofferenza, giacchè Ia di lei città era
per
arrendersi per mancanza d’acqua. L’Eroe approfitt
er poco avesse sofferenza, giacchè Ia di lei città era per arrendersi
per
mancanza d’acqua. L’Eroe approfittò dell’avviso ;
e lapidassero la giovine in pena del suo delitto(b) (12). Ad Achille,
per
essere nato da Peleo, diedesi il soprannome di Pe
stata bagnata dallo Stige(a). Ovidio poi dice, che Nettuno, sdegnato
per
la morte del suo figliuolo, Cicno, concepì implac
elle due piccole Isole del mare Ionio, Itaca, e Dulichio(b) (1). Ebbe
per
nutrice Euriclea, figlia del Greco Ope, comperata
Ebbe per nutrice Euriclea, figlia del Greco Ope, comperata da Laerte
per
venti buoi(2), e fornita di bellissime prerogativ
di darla a chi fosse rimasto vincitore in certi Giuochi, ch’egli era
per
celebrare. Vinse Ulisse, e a lui quindi fu la gio
ntovato giuramento(e). Allorchè tutti i Principi Greci si collegarono
per
andarsene contro Troja, Ulisse, non sapendo stacc
di farlo perire. Avvenne, che Ulisse fu inviato da’ suoi nella Tracia
per
riportarne de’viveri, ma se ne ritornò senza null
si, che aveagli dati, e gl’indicava la grossa somma di danaro, di cui
per
tale motivo lo regalava. Nello stesso tempo fece
di Palamede. Ciò servì di prova manifesta del tradimento ; e Palamede
per
sentenza di tutto il Greco esereito venne lapidat
iume Santo. Verso il fine di quella guerra le truppe di quel re etano
per
entrare di notte in Troja, quando Ulisse e Diomed
imieramete spinto da’ venti in Africa alla città d’Ismara. Sbarcò ivi
per
procacciarsi vettovaglie, sconfisse quelle genti,
i lui compagni(a). Ulisse poco tempo dopo sofferì una nuova burrasca,
per
cui videsi trasportato a quella parte della costa
vedere la loro citta ; e però fu d’uopo che Ulisse usasse molta forza
per
farli ritornare alle navi. Una terza procella lo
, ove soleva starsene il Ciclope Polifemo. Costui n’era allora uscito
per
pascere la sua greggia ne’ vicini campi. Mentre l
molto dopo il Ciclope, altamente gemendo, aprì la porta della caverna
per
condurre secondo il solito i greggi a pascolare.
erlo, ma non potè recarvi danno alcuno(a) (10). Ulisse andava errando
per
le onde Tirrene ; e avendo approdato finalmente a
azza avvelenata, che Circe aveagli tosto offerto. Colei altresì stava
per
toccarlo colla sua verga ; ma egli, imbrandita la
). La Maga prontamente lo fece, strinse innoltre seco lui amicizia, e
per
un anno lo trattenne appresso di se. Ulisse duran
di discendere nell’Inferno a consultare l’ombra di Tiresia, il quale
per
singolare favore di Proserpina conservava anche c
ioni, e svenò un nero ariete e una pecora. V’accorsero tutte le ombre
per
bere il sangue delle vittime, raccolto in quella
a dell’anzidetto Indovino, da cui intese quanti ostacoli ancora erano
per
impedirgli il ritorno alla patria, e quanto dovea
ra erano per impedirgli il ritorno alla patria, e quanto dovea temere
per
causa dell’odio implacabile, che Nettuno contro d
tomato Ulisse a Circe, essa pure gli manifestò le traversie, ch’erano
per
succedergli, primachè potesse rimettersi in Itaca
spiegarono le vele a’venti. Giove suscitò allora una fiera burrasca,
per
cui la loro nave fu ridotta in pezzi, tutti i Gre
ro di Atlante, come vuole Omero(c). Ulisse al dire di questo Poeta(d)
per
sette anni, o per sei, se attendiamo ad Ovidio(e)
e vuole Omero(c). Ulisse al dire di questo Poeta(d) per sette anni, o
per
sei, se attendiamo ad Ovidio(e), vi si trattenne.
anni, o per sei, se attendiamo ad Ovidio(e), vi si trattenne. Calipso
per
tutto quel tempo andò persuadendolo, onde volesse
endole d’essere ricondotto alla sua patria. Alcinoo, prendendo Ulisse
per
mano, lo fece sorgere, e sedere. Ordinò al suo co
azione di Antimoo(b). Frattanto sopraggiunse un altro mendico, famoso
per
la sua ghiottoneria, perchè sempre mangiava, e no
i d’Autolico. L’Eroe le commise di non palesarlo(d). Penelope intanto
per
sottrarsi alle insistenti ricerche de’suoi amanti
la figura di Mentore, l’amico fedele, a cui l’Eroe prima di partire,
per
Troja avea affidata la sua famiglia(b). Secondo S
sola Eea. Cresciuto in età, montò sopra un naviglio con varj compagni
per
amlarsene ad Itaca, ed ivi farsi riconoscere da U
o, che lo aveva ferito, e morì tralle di lui braccia. Telegono allora
per
ordine di Minerva sposò Penelope, e la rendette m
assandra, figlia di Priamo, nel tempio di Minerva, dov’erasi ritirata
per
sottrarsi agli ostili insulti. Un tale fatto dest
rfino degli Dei. Ulisse voleva, che fosse lapi dato ; e Ajace avrebbe
per
certo soggiaciuto a quella pena, se non avesse pr
po la peste desolasse il di lui regno. Non cessò quel castigo, finchè
per
consiglio dell’ Oracolo non si promise di spedire
jace portossi con dodici vascelli alla volta di Troja, e si qualificò
per
uno de’più valorosi guerri ri, che vi fossero nel
nato poi in se, e confuso sì pel furore, a cui erasi abbandonato, che
per
la vendetta fallita e derisa, tanto se ne cruciò,
o, si diede con essa la morte(a). Altri pretendono, che Ajace volendo
per
se il Palladio, tolto a’ Trojani, minacciò d’ucci
dicono, che Ajace, combattendo contro Paride, ne riportò una ferita,
per
cui poco dopo morì(c). La terra, imbevuta del di
empio, una statua d’ebano, e certe Feste, dette Ajanzie, nelle quali,
per
ricordare il di lui invitto valore, ornavasi un f
Clitennenestra. Altri finalmente pretendono, che Leda abbia concepito
per
opera di Giove un solo uovo, da cui trassero orig
na nati, vennero da Mercurio portati in Pellena, città della Laconia,
per
esservi allevati(a). Si segnalarono col loro valo
ornati dalla conquista del Vello d’oro ; si trasferirono nell’ Attica
per
riavere la loro sorella, Elena, ch’era stata rapi
eucippo, fratello di Tindaro(e), chiamate perciò Leucippidi(3), erano
per
isposarsi con Linceo ed Ida, figliuoli di Afareo
lodoro dice, che Castore e Polluce si erano unin con Ida e con Linceo
per
rubare certi greggi ; che questi, eseguito il fur
virimase ucciso ; ma comunemente si riferisce, che Polluce, il quale
per
essere figliuolo di Giove era immortale, chiese a
o Afesj, perchè presie devano alle sbarre, donde partivano i cavalli
per
correre ne’ Giuochi pubblici(e). Furono detti Ana
che se avesse potuto trionfare de’ Latini, i quali si erano ribellati
per
ristabilire i Tarquinj sul trono, avrebbe celebra
Igino la denomina Dione, figlia di Atlante(c). L’impresa più gloriosa
per
Pelope fu quella d’aversi guadagnato in isposa Ip
maritarla, perchè un Oracolo gli avea predetto, ch’ei sarebbe perito
per
le insidie di un suo genero. A fine dunque di lib
he essendo Ippodamia molestata dalla sete, Pelope si allontanò da lei
per
andar ad attignerle dell’acqua. Colse Mirtilo que
lei per andar ad attignerle dell’acqua. Colse Mirtilo quell’occasione
per
insultare alla giovine. Pelope, tostochè ne venne
, lo fece in pezzi, e poi ne imbandì le membra in un convito agli Dei
per
accertarsi in tal modo, se queglino erano veramen
nascerebbe, lo avrebbe ucciso. Il Genitore, spaventato dal vaticinio,
per
impedire l’orribile attentato, consegnò il figlio
ro sul monte Citeroné. Sorte volle, che aliro pastore, di nome Forba,
per
là passando, odisse le grida del bambino, lo stac
ch’ egli non era, come credeva, figlio di Polibo. Consultò l’Oracolo
per
sapere, qual’era il suo padre, e ne udì, che lo a
il quale dopo la morte di Lajo era salito sul trono di Tebe, pubblicò
per
tutta la Grecia, ch’egli cederebbe la propria cor
(4), anch’egli, divenuto in orrore a se medesimo, si trasse gli occhi
per
disperazione ; e guidato da Antigona, sua figliuo
, fuggì il consorzio di tutti gli altri uomini(d) (5). Sofocle gli dà
per
conduttrice anche l’altra figlia, Ismene(e). Edip
sorpresi di vedervelo, vollero a forza discacciarnelo, e lo avrebbono
per
questo motivo ucciso, se Antigona colle preghiese
, figlia d’Ifide. Colei fece conoscere l’eccessivo amore, che nutriva
per
lui, e diede di se medesima un grande spettacolo.
cono, che il di lui padre fosse l’eccellente Indovino. Melampo, e che
per
altro sia stato creduto figlio d’Apollo, perchè e
cellentissìmo e indovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire
per
mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sog
ato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o
per
mezzo de’ sogni, come altri riferiscono. La sua s
della Grecia(g). Coloro, che lo consultavano, doveano prima digiunare
per
lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino
prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino
per
tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli alt
o l’opportuno rimedio, che lo liberasse dal furore, ond’era oppresso,
per
consiglio dell’Oracolo si trasferì appresso l’alt
Costei gli ricercò la collana d’Erifile ; ed egli, ritornato a Fegeo
per
riavernela, rimase ucciso da’ di lui figliuoli(c)
e avessero potuto effettuare ciò, ch’ella bramava. Queglino partirono
per
eseguire il materno desiderio, e privarono di vit
to(a). Polinice, mentre marciava contro Tebe, passò co’ suoi compagni
per
la foresta di Nemea nell’Acaja. Tutti erano moles
cqua. Ella stessa volle guidarli alla fonte Langia, poco discosta ; e
per
esserne più sollecita, depose il bambino sull’erb
attortigliò al collo del fanciulletto, e lo soffocò. Coloro, afflitti
per
tale disavventura, uccisero il serpente, salvaron
ino(a), e in di lui onore instituirono, i Giuochi Nemei(b),(8). Tideo
per
ordine di Adrasto si portò ad Eteocle, e ne esige
e ne sdegnò, il Tebano, gli tese molti agguati, e spedì sulla strada,
per
cui quegli dovea ritornarsene in Argo, cinquanta
o ferito, e cadde bagnato nel proprio sangue. Gli si accostò Polinice
per
disarmarlo, ma quegli, avvalorato dal desiderio d
iposti, si divise, nè più si riunì(a) Morti Eteocle e Polinice, non
per
questo ebbe fine la mentovata guerra. Dieci anni
i quegli Eroi, che in quella erano periti, presero nuovamente Ie armi
per
vendicare Ie ombre loro padri, e sotto la guida d
degli animali(b). Anche Antigona, di lui sorella, era uscita di Tebe
per
lo stesso fine. Tutte due vennero sorprese nel pi
a vita umana Vrtù VIrtù è un’interna abituale disposizione,
per
cui si opera il bene. I Greci diedero alla Virtù
all’ Onore, che non si poteva penetrare in questo, se non si passava
per
quello : con che voleasi esprimere, che la vera e
ll’uomo. La lancia è simbolo di maggioranza, ed è in mano della Virtù
per
indicare la superiorità, ch’ella esercita sopra i
ò, che conviene. Le saggie direzioni e misure, che prende il Prudente
per
guardarsi da quel, che potrebbe nuocerlo, e per s
he prende il Prudente per guardarsi da quel, che potrebbe nuocerlo, e
per
seguire quel, che può giovargli, vengono espresse
cui si trova. Consiglio. Il Consiglio è quella matura ragione ;
per
cui nelle difficili emergenze si prende piuttosto
ia altra età, quali azioni si deono operare. La veste di lui è lunga,
per
alludere alla Toga, di cui i Consiglieri si servi
ui è lunga, per alludere alla Toga, di cui i Consiglieri si servivano
per
sostenere maggiormente la loro gravità. Si voleva
iesce al nuoto rapidissimo. Sono pertanto da questa Divinità calcati,
per
avvertire, che ne’consigli si deve deporre lo sde
devesi schivare altresì la velocità, perchè il consiglio precipitato
per
lo più è dannoso. Accortezza. L’ Accortezza
to, sparso di varj occhi e orecchie, de’quali bene spesso se ne serve
per
apparire qual’è. Ha ella in mano una Pernice, per
risveglia l’idea della saggia direzione, che deo coltivare l’Economo
per
promuovere la felicità di chi egli ha cura. Di
io de’più impetuosi venti, non cede alla veemenza delle onde, e regge
per
lungo tempo sotto il peso delle più grandi moli.
l contrasto pertanto de’medesimi ci avverte a reggersi conmoderazione
per
non cadere nella temerità. Emulazione. L’Em
n cadere nella temerità. Emulazione. L’Emulazione è uno studio,
per
cui si procura d’imitare, ed anche superare le be
gloria e onore. Questo Nume ha il braccio armato, e un libro in mano,
per
significare, ch’esso spezialmente nasce dall’eser
a da’ Greci chiamavasi Nice. Era figlia di Stige e di Pallante. Aveva
per
sorella la Forza, per fratello il Valore, e accom
Nice. Era figlia di Stige e di Pallante. Aveva per sorella la Forza,
per
fratello il Valore, e accompagnava da per tutto G
Aveva per sorella la Forza, per fratello il Valore, e accompagnava da
per
tutto Giove(a). Gli Ateniesi le fabbricarono un t
ochi(d). La Vittoria viene rappresentata con un piede sopra un globo,
per
indicare ch’ella domina sulla terra(e). Le si dan
globo, per indicare ch’ella domina sulla terra(e). Le si danno le ali
per
esprimere la di lei in-[numerisation pages] [page
è la madre non solo delle Ore, ma anche delle Parche. Altri le danno
per
figliuole Irene, Dice, ed Eunomia, cioè la Pace,
le un tempio. Gli Egiziani dicevano ch’ella se ne stava sopra la Luna
per
osservare più facilmente le azioni di quaggiù(b).
supponeva, ch’ella con tutta prestezza seguisse i passi degli uomini
per
osservarne gli andamenti(c). I Romani secondo Pli
er osservarne gli andamenti(c). I Romani secondo Plinio, quando erano
per
intraprendere qualche guerra, solevano offerire u
la Giustizia da altri venne anche rappresentata con velo agli o chi,
per
indicare ch’ella non ha riguardo a chiccbessia. P
modo significare, che il giudice dee spogliarsi de’ proprj sentimenti
per
eseguire ciò, che dalle leggi venne stabilito.
solato di Quinzio e di Attilio dal Decemviro M. Attilio Glabrione. Là
per
mezzo d’una tavola si ricordava la bella azione d
lle Dime Romane. Colei avea sposato L. Volumnio, uomo della plebe ; e
per
tale matrimonio le altre Dame sdegnarono di mesco
larsi seco lei nel tempio della Pudicizia, e usarono di tutti i mezzi
per
farnela uscire. Virginia poi giudicava, che non m
rtù dalle Dame, quanto quoste pretendevano di essere distinte da esse
per
causa della loro nobiltà(a). Festo pretende, che
a volontà altrui. Questa Virtù dipingesi scalza, e in abito succinto,
per
qualificare la sua prontezza nell’eseguire i vole
favore viene fatta. Questa Divinità stringe inoltre una catena d’oro,
per
simboleggiare il dolce legame d’amore, con cui si
verj altri uccelli di rapina. Liberalità La Liberalità è virtù,
per
cui a proporzione delle proprie forze si somminis
io, indizio dell’abbondanza delle ricchezze, le quali sono necessarie
per
dimostrarsi liberale. Concordia. La Concord
da Cn. Flavio(a). Due spighe di grano adornano la mano di questa Dea,
per
indicare l’abbondanza, che dalla Concordia suole
cordia n’è pure il caduceo. Questa Dea finalmente rappresentasi anche
per
mezzo di due mani, congiunte insieme. E quì si no
onata di spighe, simbolo dell’abondanza, che si produce e si mantiene
per
mezzo di essa. I Greci e i Romani nelle pubbliche
ci e i Romani nelle pubbliche Feste solevano comparire in toga bianca
per
dimostrare la loro interna allegrezza. E perchè n
ora questa Dea è in atto d’abbruciare con una face un mucchio d’armi,
per
esprimere, ch’ella estingue le guerre, le ire, e
oi la rappresentavano in atto di tenere tralle braccia Pluto bambino,
per
indicare, che le ricchezze nascono dalla pace(a).
derata figlia di Saturno, e madre della Virtù(b). Pindaro le dà Giove
per
padre(c). Questa Virtù è in atto d’addittare il
rito diceva, che questa Virtù giace d’ordinario nel fondo d’un pozzo,
per
esprimere ch’essa molte volte con difficoltà si s
con difficoltà si scuopre(a). Sincerità. La Sincerità è virtù,
per
cui tali si manifestano, agli occhi altrui i sent
no. I Greci la chiamavano Filia. I Romani la rappresentavano giovane,
per
indicare, ch’essa non invecchia mai, ed è sempre
ch’essa non invecchia mai, ed è sempre la medesima ; a capo scoperto,
per
dimostrare, che l’amico niente occulta all’ altro
inità in testimonio de’ patti, che si stabilivano. Il giuramento, che
per
Lei si faceva, era uno de’ più inviolabili. Numa
rdoti, destinati al di lei culto, erano vestiti di lino bianchissimo,
per
dinotare la sincerità di questa virtù(a). La Fede
te deesi osservare da questa virtù. Qualche volta viene rappresentata
per
mezzo di due figurine, che si danno la mano l’una
ta per mezzo di due figurine, che si danno la mano l’una coll’ altra,
per
indicare l’unione delle genti, che reciprocamente
a e l’altro sono animali fedelissimi. Umiltà. L’Umiltà è virtù,
per
cui l’uomo si reputa inferiore agli altri, quando
a medesima Virtù vedesi anche in atto di conculcare una corona d’oro,
per
far conoscere, ch’ella niente cura le grandezze,
eziose sopra rozze casette, e colla destra maneggia un grave maltello
per
atterrare magnifici palagi. La regla corona quali
maschera, perchè l’Affettato s’allontana da ciò, che gli è naturale,
per
cercare in un’aria, presa ad imprestito, il sicur
omparsa più serena o colorita del solito, lo rapì, e fece ogni sforzo
per
induslo ad amarla. Ma egli, che sempre aveva Proc
te egli s’intenerì, che detestando il suo malnato capriccio, si mosse
per
abbracciarla. Procride, che non ancor lo avea ric
volto di vergognoso rossore, fuggì ne’ boschi, e si propose la caccia
per
unico oggetto di sue delizie. La privazione di sì
o di Cefalo desiderio e smania di riacquistarla. S’accinse a cercarla
per
foreste e per balze, e dopo lungo travaglio e fat
siderio e smania di riacquistarla. S’accinse a cercarla per foreste e
per
balze, e dopo lungo travaglio e fatica al fine la
ndasse a vuoto : cosicchè sazio della strage di molte fiere, e stanco
per
la fatica, prendeva riposo all’ ombra degli alber
giovine, di nome Pteleone, il quale le avea regalata una corona d’oro
per
ottenerne corrispondenza(b). Un altro fatto narra
ell’ inguire cinghiali e leoni. Quando ritornava la sera a sa, stanco
per
la continua fatica, sì coricava a etto, e subito
to, e subito si addormentava. La moglie cominiò a diffidare di lui, e
per
accertarsi, se egli veramente consumava tutto il
cia della fieta, incontrarono Leusona, e la fecero a brani. Il marito
per
disperaziose si trafisse il petto, e cadde anch’e
o del mare, che non è mai tranquillo. Tal’è il carattere del Gelòto :
per
quanto egli sia certo della fede altrui, vive per
quel che ’desidera. L’Ambizione ha le ali al dorso, e i piedi ignudi,
per
esprìmere l’ ampiezza de’ suoi disegni, e la velo
to colla coda. Il surarsi, che fa l’animale in tale guisa le orecchie
per
non udire la voce di chi a se lo chiama, mette in
endesi socda a’ comandi altrui. Arroganza. L’Arroganza è vizio,
per
cui l’uomo dí poca abilità, per far pompa di se,
Arroganza. L’Arroganza è vizio, per cui l’uomo dí poca abilità,
per
far pompa di se, si assume degl’ incarichi diffic
. Sta in mezzo di densa notte, ed ha nella destra un’arma. E’giovine,
per
indicare, che l’imprudenza e temerità, solite a t
norate azioni. Stringe l’arma, perchè i ladri d’ordinario sono armati
per
usare anche violenza, quando si tratta di rubare.
ota se ne apra l’occasione, il male altrui. E’vestita di color rosso,
per
significate, ch’essa si pasce di sangue e di stra
a si pasce di sangue e di strage. Le sta sopta il capo un Ussignuolo,
per
alludere alla favola di Progne e di Filomela. E’i
esteso colla mano aperta. Ciò indica, che questo vizio toglie ad uno
per
dare all’altro, quando dovrebbe essere eguale con
rta la cieca passione. La Parzialità finalmente conculca due bilance,
per
mostrare, che non cura la giustizia Bugia L
li colla varietà de’suoi discorsi scuopra se stesso La Bugia è zoppa,
per
alludere a ciò, che volgarmente si dice, che cioè
essa ha le gambe corte : vale a dire che in breve viene riconosciuta
per
quella ch’è. Il fascetto di paglia accesa signifi
nio. Costui era tanto goloso, che desiderava d’avere il collo di gru,
per
godere più a lungo del cibo, mentre questo gli di
ente consumano tutte le loro sostanze. Viltà. La Viltà è vizio,
per
cui l’ uomo, riputandosí meno di quello ch’è, non
Ha in mano l’Upupa, urcello vilissimo, che si nutre de’più vili cibi,
per
non sofferico la difficeltà, che incontterebbe ne
ra coperta con veste di colore cangiante, con un mantice nella destra
per
accendere il fuoco, con una corda nella sinistra,
ei mani, e le sta a canto un Cané. E’ vestita nell’ anzidetta manicra
per
indicare le belle e artifiziose parole, che sogli
, perchè questo Vizio facilmente fa perdere il lume della ragione. Ha
per
cimiero una testa d’Orso, da cui escono fiamme e
dall’ altra parte il Pavone, in quanto che è nemico de’proprj parti,
per
timore, che essi, crescendo, lo uguaglino in bell
è la cagione principalissima di questo Vizio. Tiene la bocca aperta,
per
significare la prontezza del Detrattore nel dire
a stupidezza in chi la ama. Ha appresso di se gran quantità di spine,
per
esprimere, che al Pigro ogni cosa riesce difficil
ta di nube. Quella innaridisce l’albero stesso, che le fu di sostegno
per
innalzarsi ; questa, che viene prodotta da’ vapor
beneficato. diffidenza. La diffidenza è perturbazione d’animo,
per
cui fuori di misura si teme d’altrui. Sta colla f
questo Vizio. Ha appresso di se una Volpe, animale, che qualorà gira
per
qualche paludoso luogo, in tempo principalmente d
ne. Si figura coronato di foglie di zucca, e vestito di colore verde,
per
simboleggiare le speranze, continuo pascolo di ch
attentamente gli occhi. E’ tenuto sospeso pe’ capelli dalla Fortuna,
per
notare, che il Giuoco è per lo più fondato sulla
tenuto sospeso pe’ capelli dalla Fortuna, per notare, che il Giuoco è
per
lo più fondato sulla sorte. Viene finalmente da q
olante aspetto, e l’abito magnifico. Sull’ accumulato oro ed argento,
per
cui si hannoquasi tutti gli altri beni della terr
annoquasi tutti gli altri beni della terra, sta la vegliante Nottola,
per
indicare, che i beni, affinchè non vengano rapiti
eci avea il nome d’ Eugenia. Si dipingeva in abito nero, colore usato
per
indicare la gravità de’ costumi, che nel Nobile s
’ Sacrificatori dovea uscire dal tempio, prendere la fuga, e starsene
per
alcuni giorni in campagna. I Romani parimenti le
schiavi, davano loro un pileo, con cui si cuoprissero il capo, mentre
per
lo innanzi dovevano averlo sempre nudo. Ella stri
ortuna è un’ unione di circostanze e avvenimenti prosperi o infausti,
per
noi inaspettati, e creduti accidentali, perchè se
Il Senato pure fabbricò presso la Porta Capena un tempio alla Fortuna
per
onorare Veturia, la quale colle sue lagrime fece,
uoi primi altari ne’ campi, ove gli agricoltori porgevano i loto voci
per
avere buona raccolta(a). Non è da confondersi la
, onoravano la Dea Forte Fortuna(b). La Fortuna è fasciata gli occhi,
per
indicare, ch’ella senza discernimento favorisce e
te dice, ch’ella mostravasi anche in atto di portare Pluto fanciullo,
per
far intendere, che da essa dipende il possesso d’
nell’altra una face. E’ giovanetto, perchè in questa età spezialmente
per
difetto di cognizione e di esperienza si dubita d
osteneva Tullo Ostilio, gli Albani, i quali prima si erano dichiarati
per
lui, gli rivolsero poi le spalle, e passarono al
(a). Apollod. l. 2. & 3. (1). Telafassa s’unì a’suoi figliuoli
per
cercare Europa ; ed essendosi fermata nella Traci
Il nome di quelle Festa derivò dal verbo greco eleste, essere rapito,
per
alludere al ratto d’ Europa(e). (a). Nat. Com.
). Apollod. l. 3. (c). Id. Ibid. (4). Udeo si rese famoso anche
per
questo, perchè da lui discese il celebre Tiresia(
Tiresia, perchè era stato dell’uno e dell’ altro sesso, fu ricercato
per
giudice. Egli decise a favore di Giove. Giunone i
ve. Giunone in quello stesso istante lo privò della Iuce degli occhic
per
quesso egli si vede appoggiato agli omeri di un g
iato agli omeri di un giovine, che gli serve di guida. Non potè Ciove
per
legge di Fato restituirgli la vista, ma in compen
ariclo, di lui madre. Cariclo, continua lo stesso Scrittore, desolata
per
l’anzidetto castigo, dato al figlio, pregò la Dea
etta Telfussa, o Tilfossa, la di cui acqua era sì fredda, che Tiresia
per
averne bevuto mori(b). Egli anche dopo morte otte
di Circe appresso Omero commette ad Ulisse di discendere nell’Inferno
per
consultare questo Incovino(c). Tiresia ebbe per p
scendere nell’Inferno per consultare questo Incovino(c). Tiresia ebbe
per
più secoll un famoso Oracolo nella città di Orcom
eggono con fiori e frutta in mano, e calvolta col cornucopio. V’è chi
per
Dee Madri intende le balie di Giove, le quali pre
vorato da’ cani, come pure abbiamo raccontato. Sappiarro, che Semele,
per
aver voluto vedere Giove in tutta la sua maestà,
alcuna v’entrava, veniva battuta(a). Ivi le donne libere ricorrevano
per
chiedere grazie pe’ figli delle loro sorelle(b).
ettavano la corona e le ricchezze d’ Atamante ma Ino cerco ogni mezzo
per
farli perire, e corruppe i Sacerdoti del tempio d
per farli perire, e corruppe i Sacerdoti del tempio d’ Apollo Delfico
per
averne un oracolo favorevole a suoi disegni. La c
non molto dope afflitta dalla fame ; e Apollo consultato rispose, che
per
far cessare quel male conveniva sacrificare i fig
onveniva sacrificare i figliuoli di Nefele. Nel momento, in cui erasi
per
eseguire il sacrifizio, la loro madre, cangitasi
e, ricevuto in dono da Minerva, e nato da Teofane, figlia di Bisalto,
per
avvicinarsi alla quale Nettuno aveala cangiata in
d’oro. Vuolsi, che lo stesso animale abbia servito a Frisso e ad Elle
per
cercare un asilo presso Eeta, loro parente, che r
he divide l’Europa dall’ Asia, presa dallo spavento, cadde nelle onde
per
cui quel mare dal nome di lei poscia fu detto Ell
po tutto ciò Frisso terminò i suoi giorni, perchè Eeta lo fece morire
per
impadronirsi de’ di lui tesori(b). Erafostene sog
fostene soggiunge, che gli Dei lo collocarono tragli Astri(c). Notisi
per
ultimo, che il sacrifizie di Frisso e di Elle sec
crifizie di Frisso e di Elle secondo altri Scrittori doveasi eseguire
per
determinazione dello stesso padre, Atamante. Ve l
da altra moglie(d). Ciò ebbesi a vedere anche quando colui la ripudiò
per
isposare la figlioulà d’ Ipseo, chiamata Temisto.
mmesso alla loro non conosciuta madre, che licuopris se di nere vesti
per
distinguerli da’ proprj. La suppost schiava fece
però questo Poeta aver anche inteso de’ campi Flegrei della Campania,
per
l’amenità ed eccelenza de’ quali dice Polibio ess
uti. Cotal nave fu la prima a vedersi di figura lunga, mentre i Greci
per
lo innanzi aveano avuto sempre notonde le tro nav
cinquanta, detta perciò anche Pentecontoro, e qualificata da Teocrito
per
capace di trenta banchi. Nè è quì da tacersi, che
ica, che corresotto il nome di Orfeo, perchè infatti quello Scrittore
per
tale rappresenta se stesso ; ma non è questo orma
o di patria, celebre indovino, nacque dalla Ninfa Clori, e da Ampico,
per
cui fu anche detto Ampicide(d).Ritornando da Colc
Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritornando da Colco, mori
per
un morso di serpe. Giasone gli alzò una tomba sul
o d’un cinghiale. Flacco dice, che morì di semplice malattia. Giasone
per
molti giorni ne celebrò con gran pompa i funerali
pa i funerali, e diede segni di somma tristezza(a). I Beozj e i Nisei
per
comando d’Apollo si presero Idmone per protettore
ristezza(a). I Beozj e i Nisei per comando d’Apollo si presero Idmone
per
protettore della loro città, e l’onorarono sotto
otettore della loro città, e l’onorarono sotto il nome di Agamestore,
per
alludere alla sua arte di vaticinare, e alla sua
Argonauti(c), Essendoglisi rotto il remo, sbarcò sulla costa di Misia
per
cercarvene un altro, e seco condusse il giovane I
uelle ripe, e nel chinarsi cadde al giovane l’urna di mano. Si avanzò
per
ripigliarla, e il peso del corpo lo trasse nel fi
che sia stato rapito dalle Ninfe di quel fiume. Ercole inconsolabile
per
la perdita del caro suo amico andò a cercarlo per
rcole inconsolabile per la perdita del caro suo amico andò a cercarlo
per
le foreste e montagne circonvicine. Scorse poscia
per le foreste e montagne circonvicine. Scorse poscia tutta la Misia
per
lo stesso oggetto, nè più pensò a far ritorno agl
izia del padre e della sorella, consultò l’Oracolo, e ne intese, che,
per
appagare i suoi desiderj, conveniva, ch’ ella si
ere sì crudele azione. Ciò detto, trasse fuori della veste il pugnale
per
trafiggersi il seno. Leucippe, che lo riconobbe,
urmanno. Valerio Flacco poi vuole, che Ificlo vi sia intervenuto solo
per
dare consigli (b).Ificlo ebbe un figlio, di nome
n. l. I. (19). Cizico sposò una figlia di Merope, nativo di Percote,
per
nome Clite(d). Questo Merope da Omero viene nomin
o, il quale, parlando degli ambasciatori, spediti da’ Colchi a’ Greci
per
ridomandare Medea, nulla dice delle querele, che
e fosse stata vera l’uccisione di Absirto. Di quelli poi, che tengono
per
vera l’uccisione medesima, altri la vogliono in u
olo dice Absirto ucciso in nave (a). Ovidio pure lo fa ucciso in nave
per
la mano istessa di Medea ; e lo stesso Poeta sogg
sparse le membra verso la città, detta Torno da temno, fare in pezzi,
per
ricordare il predetto sbranamento di membra (b).E
ella persona di Esone, chese a quella Maga il soccorso della sua arte
per
ringiovinire le sue Baccanti, e ne rimase compiac
(l) dicono, che Esone si privò di vita col bere il sangue di un toto
per
liberarsi dalle persecuzioni di Pella. (a). Ovi
certi doni avvelenati, affinchè egli li presentasse a Creusa ; e che
per
questa ragione que’ di Corinto lo lapidarono (c).
Alcmena sia stata sposata ad Anfitrione, figlio di Alceo, e che Giove
per
renderla madre d’Ercole le sia apparso sotto le s
ro, quando ella partorì Ercole (b). Alcmena dopo morte fu da Mercurio
per
ordine di Giove sposata con Radamanto (c). (e).
andi e furiosi animali. Egli un’ altra volta prese un fortissimo Toro
per
uno dei due piedi di cietro ; e non ostante gli s
dei due piedi di cietro ; e non ostante gli sforzi, che quello faceva
per
iscappargli di mano, lo tenne sempre fermo con so
nte robustezza, finchè la bestia gli lasciò quella porzione di piede,
per
cui lo aveva afferrato. Dicesi anche, che questo
solo pugno. Egli finalmente, entrato in una grotta con alquanti amici
per
salvarsi dalla tempesta, ardì di sostenerla a for
vo, il privilegio di trasformarsi a piacere in qualunque figura : ciò
per
altro nol potè salvare dalla clava d’Ercolé, che
enevole urbanità verso il padre di colei, acciocchè gliela accordasse
per
moglie ; ma vedendo infruttuoso tale mezzo, adope
no alle due Isole Plote, dette poi Strofadi, nel mare Ionio. Là Iride
per
comando di Giove vietò loro d’inseguirle più oltr
la quale lo persuase d’arcecare i figli, avuti da Cleopatra. Gli Dei,
per
ponirlo di sì ingiusta barbarie, non solamente fe
rono il modo di restituirgli la vista, perchè egli additò loro la via
per
giungere presto e senza pericolo, ove tendevano(d
o e d’Ippea, e marito di Laonome, sorella uterina d’Ercole, e celebre
per
la sua celerità de’ piedi(f). Il medesimo rimase
sto all’amore d’Acheloo, la precipitò dall’alto di una rupe. Ella era
per
partorire. Il suo amante, trovatosi in quel momen
bella Cleopatra, che poi divenne sposa di Meleagro. Eveno inseguì Ida
per
riaverla, nè avendolo potuto raggiungere, si prec
tempo di una festa ; che Ida, armato d’arco, avesse inseguito il Nume
per
vendicarsi dell’insulto ricevuto ; e che Giove av
llo, quando fosse divenuta vecchia, si riunì a suo marito(b). Notiamo
per
ultimo, che Plutarco chiama Sterope la madre di E
que’popoli dicesi significare ascia (b). Giove ebbe pure questo nome
per
allusione all’abbondanza delle pioggie, che vuols
, che Euristeo fu ucciso da Iolao, amico di Ercole(d). Que’ di Atene,
per
eternare la memoria della generosa azione di Maca
). (33). Abia ebbe un tempio famoso in Messenia(g). (34). Illo ebbe
per
madre Dejanira. Egli dopo la morte di suo padre f
andare a stabilire una colonia, spedirono allo stesso Oracolo Miscelo
per
sapere, ov’eglino doveano eseguire il dato comand
iberal. c. 12. (39). Iria, non potendo reggere al dolore, concepito
per
la perdita del figlio, si precipitò da una rupe,
n. lib. de plant. (a). Declaustre. Diction. Mythol. (1). Connida
per
l’ educazione, che diede a Teseo, meritò, che gli
eclaustre Diction. Mithol. (2). Igino è il solo, che dia a Perifete
per
padre Nettuno (b). (3). La clava di Perifete sec
ieti a lottare secolui, e uccideva i vinti (g). (6). Ippotoonte ebbe
per
padre Nettuno. La di lui madre, per occultare la
vinti (g). (6). Ippotoonte ebbe per padre Nettuno. La di lui madre,
per
occultare la nascita, lo espose, tostochè lo part
j popoli, che abitavano appresso il Lago Fucino in Italia. Da questi,
per
aver loro insegnato i rimedj opportuni contro i s
ingegni, sostenne Perdice in aria, e lo cangiò in uccello(a). Dedalo,
per
sottrarsi al supplizio, cui era stato condannato
si appresso Minos, formò un serraglio, che fu detto Labirinto, di cui
per
le molte replicate tortuosità di muraglie, e per
to Labirinto, di cui per le molte replicate tortuosità di muraglie, e
per
la copia e uniformità de’ giri e stradelli non si
va trovarne l’ uscita(d). Ivi Dedalo stesso col suo figliuolo, Icaro,
per
ordine del re in pena di un certo delitto venne r
, per ordine del re in pena di un certo delitto venne rinchiuso. Egli
per
sortirne immaginò un’ arte fino a quel tempo igno
Isola ; la quale mentre lo amava, non n’ era corrisposta, e la quale,
per
aver tentato di vendicarsi con Arianna, sua rival
Peribea. Minos tostochè la vide, ne divenne amante, e usò ogni sforzo
per
aver corrispondenza da colei, che ricusava di far
enza da colei, che ricusava di farlo. Teseo vi si oppose anch’egli, e
per
farsi riconoscere capace di prendere le difese de
e le difese della giovine, dichiarò ch’ era figlio di Nettuno. Minos,
per
farsi beffe di lui, trasse dal dito un anello d’o
edesimo anello. Ambizioso nel tempo stesso quel re di farsi conoscere
per
figlio di Giove, pregò il padre suo di darne una
rendette a lui l’ anello, e fece dono della corona ad Arianna. Notisi
per
ultimo, che Arianna secondo l’ opinione di Plutar
ipio l’ Oscillazione, e che questa Festa si celebrasse dagli Ateniesi
per
espiare la morte d’ Icario e di Erigone, de’ qual
alcuni, che le Feste Boedromie sieno state introdotte dagli Ateniesi
per
ricordare il soccorso, che loro prestò Ione, figl
n esse gli cavò gli occhi. Frattanto Reto, abbrancato il tizzone, che
per
rito ardeva sull’ ara, lo tirò nelle tempia a Car
à. Afflitto Evagro di vedere morto il compagno, aveva aperto la bocca
per
rimproverare a Reto la viltà d’ aver infierito co
e Orneo, Licaba, Medonte, Taumante, Pisenore, e Mermeronte. Fuggivano
per
ultimo Folo, Melaneo, Abante, e quell’ Astilo ind
flo Stige. Il nerboruto Petreo faceva con ambe le braccia ogni sforzo
per
ischian are una quercia, piena di ghiande. Vi sop
e che Leda fosse la di lei balia(c). Sonovi quindi degli Autori, che
per
conciliate queste due opinioni, dissero, che Neme
ndevole cotrispondenza, Demofoonte, obbligato a ritornarsene in Atene
per
affari del Regno di suo padre, promise a Fillide
assicurarsi il trono d’Atene, da cui il padre suo n’era stato escluso
per
opera de’partigiani di Mnesteo, non più si ricord
e dell’anno comparivano umide, come se avessero versato delle lagrime
per
la perdita della predetta Principessa(b). Secondo
e. Esaco, irritato contro quell’animale, e assai più con’ se medesimo
per
aver dato causa a tale morte, non volle sopravviv
edesimo giovine amante della Ninfa Esperia, figlia del fiume Cebreno,
per
cui anche il Poeta dice, che Esaco morì(b). (d).
uaggio degli uccelli, e del loro volo(a). Predisse l’eccidio di Troja
per
mezzo della Litomanzia, ossia coll’ajuto d’una ce
sultava(b). Eleno, preso da’Greci, indicò loro i luoghi più opportuni
per
impadronirsi della di lui città. Divenuto schiavo
chiavo di Pirro, figliuolo d’Achille, lo consigliò a non ritornarsene
per
mare alla patria, e predisse il naufragio di tutt
Eleno ebbe da Andromaca un figlio, di nome Cestrino(d). (6). Priamo,
per
sottrarre Polidoro a’pericoli, che minacciava la
prio figlio, il quale già era della stessa età ; fece passare Deifilo
per
suo fratello. I Greci, dopo d’averpreso la città
tutta la discendenza di Priamo, inviarono ambasciatori a Polinnestore
per
offerirgli Elettrà, figlia d’Agamennone, affinchè
h’era accaduto, e Polidoro strappò gli occhi a Polinestore(b). Notisi
per
ultimo, che Omero fa nascere Polidoro non da Ecub
a, ma da Laotoe figlia d’Alte, re de’ Lelegi(c), e lo fa cadere morto
per
mano d’Achille(d). (7). Virgilio dice, che Troil
(8). Polite, com’era agilissimo di piedi, stava fuori della sua città
per
ispiare, quando i Greci si avanzavano verso la me
uirsi alle loro città(e). Ditti Cretese pretende, che ciò siasi fatto
per
consiglio d’Ulisse(f). Filostrato poi vuole, che
consiglio d’Ulisse(f). Filostrato poi vuole, che Polissena, disperata
per
la morte d’Achille, cui ella sommamente amava, si
(10). Nella notte, in cui Troja fu presa da’Greci, Creusa si smarrì
per
istrada, mentre seguiva il suo marito, Enea, il q
amiglia(c). Alcuni pretendono, ch’ella al tempo della presa di Troja,
per
non cadere in ischiavitù, siasi precipitata dall’
po dopo la loro nascita nel tempio d’Apollo ; che ivi furono lasciati
per
un’interanotte ; e che il di seguente si trovaron
Fu sepolta in Amichea, citta della Laconia. Que’popoli la riconobbero
per
una Divinita, e le cressero un tempio(d). Plutarc
, ed eccellente Artista, decantato da Omero. Fereclo poi, combattendo
per
la sua patria, rimase ferito da Merione, I figlio
sso Erodoto, la quale dice, che Elena, essendosi imbarcata con Paride
per
trasferirsi in Troja, fu da una procella gettata
contentò di scacciallo da’suoi Stati, ritenendo appresso di se Elena
per
restituirla al marito. Appena giunse Paride in Tr
rito. Appena giunse Paride in Troja, che pur v’arrivò la Greca armata
per
ridomandare la sua concittadina. I Trojani espose
. & 4., Dares Phryg. c. 24. & 25. (15). Elena, resasi famosa
per
la sua bellezza, avea destato in molcissimi Princ
ipi della Grecia il desiderio d’averla in isposa. Tindaro, suo padre,
per
consiglio d’Ulisse avea fatto, che tutti gli aman
prima di muovere guerra a’Trojani, spedirono loro alcuni ambasciatori
per
chiedere pacificamente la rapita donna. Antimaco,
la vita a quello ed a lei, che gliedo avea fatto conoscere(c). Notisi
per
ultimo, che tra gli ambasciatori anzidetti alcuni
rmando colle sue lagrime quella rugiada, che sul crepuscolo mattutino
per
ogni dove cade dal Cielo. Aggiungesi, che l’Auror
fa cadere sotto Patroclo (i). (26). Rigmo spirò sotto Achille. Ebbe
per
cocchiere Areitoo(l). (27). Satnio, dopo aver co
portassero a quella guerra ; ma eglino nol ascoltarono, e vi perirono
per
mano di Diomede, figlio di Tideo (d). (31). Niun
tto ignata della morte del figlio, invitò quel re a secreto colloquio
per
iscuoprirgli un tesoro, da se nascosto, e riserba
gognosa schiavitù, andava ricolmando i Greci d’ingiurie e maledizioni
per
incontrare il fine de’ suoi giorni, che tante sos
, arrivato in Sicilia, sia rimasto così agitato da funesti sogni, che
per
liberarsene abbia inalzato un piccolo tempio ad E
iarvelo arrugginire, di mescolare quella ruggine col vino, e di berne
per
dieci giorni. Se ne ottenne il bramato effetto. I
figlia d’ Acasto. Ella dimostrò grande dolore, quando lo vide partire
per
l’assedio di Troja, perche dal di lei padre avea
nza, nè avendovi trovato che la mentovasa statua ; la fece abbruciare
per
togliere agli ecchi di bua figlia un oggetto, che
non faceva se non pastere la di loi affizione. Laodamia, amaroggiata
per
quella nuova perdita, chiese agli Dei, cae le fos
perdita, chiese agli Dei, cae le fosse permesso di vedere e ragionare
per
tre ore sole col suo marito. Mercurio ne la soddi
stava abbracciando l’ombra di Protesilao, spirò di dolore(c). Notisi
per
ultimo, che a Protesilao si dà soventi volte il s
Declaustre Diction. Mythol. (b). Ovid. Metam. l. 11. (2). Peleo,
per
aver ucciso Foco, suo fratello, dovette ritirarsi
sonno, gli nascose la spada, e lo abbandonò. Erano accorsi i Centauri
per
metterlo a morte, ma Chirone gli trovò la nascost
’anzidetto monte, affinchè fosse divorato dalle fiere ; e che gli Dei
per
in zzo di Mercurio gli abbiano spedito una spada,
eificato, e donde ella poi lo avrebbe trasferito nel palagio di Nereo
per
esservi onorato come uno de’ Semidei. Notisi per
nel palagio di Nereo per esservi onorato come uno de’ Semidei. Notisi
per
ultimo, che gli abitanti di Pella nella Macedonia
eo, non sapendo più come guadagnarsela, offerì un sacrifizio agli Dei
per
esserne assistito. Gli apparve Proteo, e gli mani
tto di Elena, fattosi da lui, spedì il suo figliuolo, Corito, a Troja
per
ispiare la condotta della sua rivale. Ma il giovi
e, nato sul monte Nerizio, nell’Isola d’Itaca, si trattenne in Caieta
per
riposarsi de’ lunghi travagli, sostenuti insieme
are sacro agli Dei Lari. Questa ceremonia chiamavasi Anfidromia. Essa
per
lo più si praticava nel quinto giorno dopo la nas
rtà. Ciò però fu causà, che le medesime venissero in seguito proihite
per
timore di qualche cospirazione (a). Augusto le ri
ce celebrare due volte nell’anno, l’estate, e la Minavera (b). Notisi
per
ultimo, che gli Dei Penati, i quali Enea sottrass
a notte dell’eccidio di Troja, si salvò a traverso de’nemici, tenendo
per
una mano un suo nipore, e portando coll’altra i s
trici, i due predetti giovani presero sulle spalle i loro genitori, e
per
sottrarli alla morte non temettero di passare tra
oi (b) e Virgilio (c) ce lo descrivono come un vecchio Capitano, che,
per
l’età divenuto impotente a prendere le armi in di
ago, che restò ucciso da Mezenzio (d) ; Darete (e) ; Oronte, che perì
per
naufragio sulla costa d’Africa (f) ; Ladone, che
di averlo spogliato e ucciso, di nuovo lo gettarono in mare. Gli Dei,
per
punire tanta inumanità di coloro, li àfflissero c
one sorprese il di lei marito, mentre questi sacrificava, e lo uccise
per
impossessarsi delle di lui ricchezze. Il truce fa
e lo uccise per impossessarsi delle di lui ricchezze. Il truce fatto
per
qualche tempo stette nascosto a Didone ; ma final
done, ma la di lei sorella, Anna, concepì in quella circostanza amore
per
Enea. (a). Id. Acneid. l. 4. (13). Altri racco
ad Eolo la più bella tralle sue quattordici Ninfe, di nome Dejopeia,
per
eccitarlo a suscitare quella nuova procella contr
lla nuova procella contro i Trojani (a). (15). Appresso gli Antichi,
per
celebrare l’Anniversario della morte di alcuno, s
da Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico degli Dei, e gli dà
per
compagni l’Eternità e il Caos. Paussania scrive,
carre e il cocchiere. Quindi si facevano voti e sacrifizj a Tarasippo
per
averlo propizio (f). Ai Cenj si offerivano in sac
emi, da Solmo Nicostrata, e comunemente da’Latini Carmenta (g). Egli,
per
aver ucciso accidemalmente il padre, lasciò l’Art
). Egli, per aver ucciso accidemalmente il padre, lasciò l’Artadia, e
per
consiglio di sua madre si trasferì in Italia. Qui
Sacerdotessa Rea, e che portava scoloita sullo scudo l’Idra di Lerna,
per
indicare la sua illustre origine (h). (c). Id.
Niso spontaneamente diodesi in loro potere, ed offerì la propria vita
per
salvare quella dell’amico (a). (a). Virg. Aneid
giumento. Venne consecrata a Diana da Metabo, quando egli, scacciato
per
invidia de’suoi dal regno, si ritirò nelle forest
, soldato Trojano, il quale approfittò del momento, in cui ella stava
per
ispogliare delle armi Cloreo, antico Sacerdote di
avvertita in sogno da Didone, che abbandonasse quel soggiorno, fuggì
per
una finestra, e corse a precipitarsi nel fiume Nu
le Atlantidi, la quale fu nutrice di Giove. Comunque ciò sia, notiamo
per
ultimo, che Anna Perenna fu venerata come una Dea
à, malgrado la minacciosa apparenza del Cielo. Molti di essi periròno
per
nautragio, e gli altri vennero per lungo tempo po
del Cielo. Molti di essi periròno per nautragio, e gli altri vennero
per
lungo tempo portati quà e là per ignoti mari. Uno
o per nautragio, e gli altri vennero per lungo tempo portati quà e là
per
ignoti mari. Uno di questi ultimi fu anche Agapen
lora fu, che vi eresse al dire di Lattanzio un tempio a Giove, in eui
per
comando di lui si sacrificava al Nume un uomo (c)
a sua curiosità divenne tosto furibondo. Questa malattia gli continuò
per
lungo tempo, nè gli lasciava, che brevi intervali
che brevi intervali di retto sentimento. Euripilo colse uno di quelli
per
andarsene a consultare l’Oracolo di Apollo Delfic
nando dall’assedio di Troja fu colto da sì fiera burrasca, che stette
per
naufragare. Fece allora voto a Nettuno, che se lo
(a). (8). Patroclo nacque da’Stenele, e da Menezio, figlio d’Attore,
per
cui lo stesso Patroclo fu soprannominato Attoride
). L’azione più memorabile, ch’egli allora operò, è questa : Achille,
per
vendicarsi di Agamennone, il quale, come piu diff
battere. Prese Patroclo le di lui armi, eccettuatane l’asta, la quale
per
l’immenso suo peso non si poteva maneggiare che d
armi ; una Ettore, incoraggito da Apollo, gli si oppose. Combatterono
per
lungo tempo con eguale valore. Finalmente la vitt
quattro de’suoi più belli cavalli, e due de’migliori cani, che teneva
per
guardia ; v’aggiunse, com’erasi proposto, dudicì
ierio, e, le quali, ersendoveloti al pati degli uccelli, portavano da
per
tutto il terrore e lo spavento di Marte(d). Nel g
ino(h), o sopra quaranta secondo Omero(i). Piro, capo de’Traci, spirò
per
mano di lui(l). Toante era sì stimato, che Nettun
lui(l). Toante era sì stimato, che Nettuno prese le di lui sembianze
per
animare i Greci al combattimento(m). (13). Teuti
con un pugno lo privò di vita(c). (15). Le figliuole di Anio ebbero
per
madre Dorippe, e si chiamavano Eno, Spermo, ed El
io tutro quel, che toccavano. Usò Agamennone della forza e delle armi
per
istaccarle dal paterno seno, e seco le condusse v
ra ad Andro, qualora non gli avesse dato nelle mani le sorelle. Ansro
per
timore consegnò ad Agamennone le giovani. Esse a
città, voleva sapere, come gli sarebbe riuscita la guerra, che stava
per
intraprendere. Calcante predisse, che l’esito ne
poscia Calcante quanti feti portasse in seno una porca, quando fosse
per
partorire, e con quali segni ; egli per timore d’
seno una porca, quando fosse per partorire, e con quali segni ; egli
per
timore d’ingannarsi non proferi parola ; laddove
stra, avea avuto da Tesseo, e che da lei non era stata mai dichiarata
per
sua figliuola, attesochè ella non osava di manife
imo propose a’suoi d’introdurlo in città. Dicesi, che ciò abbia fatto
per
vendicarsi con Priamo, che avea fatto morire il d
Palladio, non godettero più favorevole sorte nelle loro imprese ; che
per
consiglio di Calcante conobbero, ch’era necessari
e poi ripigliare l’assedio di Troja. Conchiuse col dire, che intanto
per
espiare la fatale colpa aveano eretto in vece del
quale seppe occultare agli occhi di sua madre il dolore, che sentiva
per
la morte di suo padre. N’ era quindi ben veduta ;
non solo annunziano la morte di Oreste, ma fingono anche di portarne
per
ordine di Strofio le ceneri raccolte in un’urna.
enti trattenuto in Egitto, e morì di quella puntura. Il re di Sparta,
per
onorarne la memoria, fabbricò ivi una città, che
andarsene appresso Poliso, moglie di Tlepolemo, re di Rodi. Poliso ;
per
vendicarsi di Elena, cagione della guerra, in cui
i dissero, che Tetide soleva gettare in acqua bollente i proprj agli,
per
esperimentare, se erano mortali(b). (b). Joh. J
avesse messo in fuga il nemico. Questa sì valorosa giovine, afflitta
per
la perdita di suo padre, che qualche tempo dopo e
etto di farla perire, mentre Neottolemo era andato in Delfo. Ella era
per
eseguire il suo progetto, allorchè ne fu impedita
dicò Apollo autore della morte di suo padre. Si portò quindi in Delfo
per
saccheggiare il tempio di quel Nume, ma in vece r
noe. Colei sposò Tolommeo Evergere, re d’Egitto, e tale amore sentiva
per
lui, che veggendolo marciare alla testa de’ suoi
bella Polidora, figlia di Peleo, ma Boro, figlio di Periereo, passava
per
di lui padre, perchè egli la aveva sposata, prima
invece la spedì a Teutrante, re di Misia in Asia, il quale la adotto
per
sua figliuola(d). Pausania dice, che Auge, rinchi
sata da Teutrante(e). Anche Igino riferisce ; che Teutrante la adottò
per
sua figliuola ; ma soggiunge, ch’ella da se medes
(a). Telefo rimasto in Arcadia, e divenuto grande, consultò l’Oracolo
per
sapere, quali fossero i di lui genitori. L’Oracol
onfò d’Ida, ed anche lo uccise. Salà quindi sol trono, ed era altresì
per
unirsi con Auge, quando gli Dei mandarono nel mez
ngerneli, ne uccise gran numero, e costrinse gli altri alla fuga. Era
per
trionfare totalmente de’ nemici, quando Bacco, ch
o, che l’anzidetta donna vinse ed uccise Achille ; ma che questo Eroe
per
le preghiere di Tetide, sua madre, cisuscitò un m
esto Eroe per le preghiere di Tetide, sua madre, cisuscitò un momento
per
troncare la vita a colei, che gli avea tolto la s
Hard. Stor. Poct. (b). Metam. l. 12. (13). Dicesi, che i Greci,
per
farsi restituire da’ Trojani il corpo d’Achille,
ano dovuto sborsare il riscatto stesso, che quelli aveano contribuito
per
riavere il corpo d’Ettore(c). (14). Antiloco fu
abbiamo detto, lo uccise. Il solo Ovidio tragli Antichi lo fa cadere
per
mano di Ettore, figlio di Priamo(b). Senofonte di
re, ossia amatore di suo padre, perchè egli sacrificò la propria vita
per
riparare il colpo, che Mennone avea vibrato contr
li, detti Penelopi, ella abbia acquistato il nome di Penelope, mentre
per
lo innanzi aveva quello di Arne(b). (d). Declau
adre, con quello, che nacque da Aminome, una delle Danaidi, le quali,
per
essere nipoti di Belo, furono dette anche Belidi(
dintorni si recavano tutti gli anni a fare sacrifizj(a). I Greci poi,
per
aver lapidato Palamede, n’ebbero a sofferire gran
gliuolo era morto ; e che colei disperata si diede la morte(c). Omero
per
altro dice solamente, che l’anzidetta donna morì
Omero per altro dice solamente, che l’anzidetta donna morì di dolore
per
la lunga assenza di suo figlio(d). (c). Declaus
udine, nè d’altro dilettavasi che della caccia. Reso, essendo passato
per
que’dintorni, e avendo udito a decantare la belle
e avendo udito a decantare la bellezza di colei, cercò tutti i mezzi
per
farsi amare dalla medesima. Per meglio riuscirvi
sa. Ella lo amava teneramente, e allorchè egli si disponeva a pattire
per
recarsi in soccorso de’ Trojani, fece tutti gli s
a pattire per recarsi in soccorso de’ Trojani, fece tutti gli sforzi
per
dissuadernelo. Quando poi intese la di lui morte,
olui dovette rimanersene colà, finchè Enea, passando colla sua flotta
per
quell’ Isola, lo raccolse nel suo naviglio, e sec
figlia, quando fu sorpresa da Plutone(a). (14). Le Sirene, disperate
per
non aver potuto vincere Ulisse, si precipitarono
l’ Isola di Corcira. L Oracolo avea predetto ad Alcinoo, che così era
per
accadere. Quel re poi, per placare Nettuno, gi im
olo avea predetto ad Alcinoo, che così era per accadere. Quel re poi,
per
placare Nettuno, gi immolò dodici scelti tori, e
più prestare soccorso ad alcun straniero(f). (18). Eumeo aveva avuto
per
padre un re d’un Isola Siria, chiamato Cresio Orm
ss. l. 17. (c). Id. Odyss. l. 18. (20). Penelope, benchè sia stata
per
lo spazio di venti anni divisa da Ulisse, tuttavi
la sua risoluzione, quando avesse compito quel lavoro, che destivana
per
ravvolgervi il corpo di Laerte, suo suocero, allo
aerte, suo suocero, allorchè fosse morto. In cotal guisa li trattenne
per
tre anni, senzachè la predetta tela vertisse mai
famoso Indovino, Melampode di Pilo. Colui, obbligato a lasciare Argo
per
un omicidio, da lui commesso, si rifugiò in Pilo
a lui commesso, si rifugiò in Pilo nel momento, in cui Telemaco stava
per
partire da di là, e per ritornarsene alla sua pat
iò in Pilo nel momento, in cui Telemaco stava per partire da di là, e
per
ritornarsene alla sua patria. Egli lo pregò di ri
. Pausania dà ad Autoleone il nome di Leonimo(e). (3). Telamone ebbe
per
madre Endeide, figlia del Centauro Chirone, e per
(3). Telamone ebbe per madre Endeide, figlia del Centauro Chirone, e
per
padre Eaco, re degli Egineti. Egli, giuocando con
e, e come videsi lontano da quelle spiaggie, spedì un araldo al padre
per
giustificarsi del commesso omicidio. Eaco nuovame
ando, che voleva alzare un altare ad Ercole Callinico, cioè vinciture
per
eccellenza. L’Eroe, acciecato da tale adulazione,
cellenza. L’Eroe, acciecato da tale adulazione, lo ricolmò d’elogi, e
per
ricompensare il di lui valore gli diede Esione, f
raec. l. 2. (1). Da Tindaró e da Leda nacque anche Filònoe, la quale
per
favore di Diana divenne immortale, e fu una delle
mentre erano minacciati da orrida procella nel viaggio, che facevano
per
la Colchide. La burrasca però all’apparire di que
nza del suo balio, non potè celare al medesimo il suo timore. Quegli,
per
consolarla, le promise, che avrebbe così disposte
diante considerabile somma di danaro corruppe il cocchiere di Driante
per
modo, che questi adattò le ruote del carro del su
di alzare al Dio Marte un tempio, formato de cranj di coloro, i quali
per
aspirare alle nozze di sua figlia, aveano per man
ranj di coloro, i quali per aspirare alle nozze di sua figlia, aveano
per
mano di lui perduto la vita(a). (a). Declaustre
a(a). (a). Declaustre Diction. Mythol. (4). Altri danno a Mirtilo
per
madre Faetusa, ed altri un’Amazone, detta Mirto(b
fman. Lex. Univ. (a). Nat. Com. Mitbol. l. 7. (7). Atreo e Tieste
per
eccitamento della loro madre, Ippodamia, fecero m
a pasciuto(d). Dicono i Poeti, che il Sole in quel momento si nascose
per
non illuminare sì barbara azione(e). Nè altriment
nto si nascose per non illuminare sì barbara azione(e). Nè altrimenti
per
certo conveniva dire di Arpalice, bella giovine d
nascose sotto la sabbia, ne segnò la situazione, e se ne andò a Delfo
per
sapere dall’ Oracolo di chi fosse quell’osso, e q
eva farne. S’incontrò in alcuni d’ Elea, i quali si erano colà recati
per
ricercare allo stesso Nume il modo di far cessare
di. Quegli abitanti lo giudicarono un nemico, corsero tutti alle armi
per
impedirgli che entrasse nelle loro terre. V’accor
accorgersi ferì il padre. Ne venne in cognizione, quando quegli stava
per
morire ; e preso allora da estremo cordoglio, sup
ione d’una Volpe sì feroce che ne fece orribile guasto. Temi, adirata
per
la morte della Sfinge, ve la avea fatta uscrire.
to alcun figliuolo, perchè Giocasta, appenachè lo sposò, Io riconobbe
per
suo figlio, ed ella tosto si uccise(d). V’è chi,
tro Diomede, che lo ferì iu una spalla. Il figlìo di Tideo, furibondo
per
tale ferita ; e ajutato da Minerva, si avventò co
de uccise altresì Dolone, ch’erasi recato di notte al campo de’ Greci
per
ispiarne la situazione. Colui erasi cimentato all
ispiarne la situazione. Colui erasi cimentato alla mentovata impresa
per
conseguire i cavalti d’Achille(d). Questi eranò t
nque fosse mortale, era degno di marciare cogli altri due(e). Dolone,
per
riuscire nel tentativo, erasi coperto tutto il co
do fu vicino a’ Greci imitò la maniera del camminare di quell’animale
per
non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide p
Siponto, o Sipunto, o Sipo, città marittima, appiè delemonte Gargano,
per
non unirsi di nuovo a sua moglie, Egiale, figlia
, ovvero, come altri dicono, con qualsisia uomo : lo ché gli avvenne,
per
aver ferito Venere, quando questa difendeva il su
arezzavano i Greci, e fuggivano coloro, che non erano tali(d). Notisi
per
ultimo, che Diomede ebbe un tempio appresso il fi
, figlia d’Ifide. Colei fece conoscere l’eccessivo amore, che nutriva
per
lui, e diede di se medesima un grande spettacolo.
cono, che il di lui padre fosse l’eccellente Indovino. Melampo, e che
per
altro sia stato creduto figlio d’Apollo, perchè e
cellentissìmo e indovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire
per
mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sog
ato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o
per
mezzo de’ sogni, come altri riferiscono. La sua s
della Grecia(g). Coloro, che lo consultavano, doveano prima digiunare
per
lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino
prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino
per
tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli alt
o l’opportuno rimedio, che lo liberasse dal furore, ond’era oppresso,
per
consiglio dell’Oracolo si trasferì appresso l’alt
Costei gli ricercò la collana d’Erifile ; ed egli, ritornato a Fegeo
per
riavernela, rimase ucciso da’ di lui figliuoli(c)
e avessero potuto effettuare ciò, ch’ella bramava. Queglino partirono
per
eseguire il materno desiderio, e privarono di vit
. Altri lo fanno nascere da Marte e da Menalippe ; ed altri gli danno
per
padre Milanione, re d’Arcadia(e). Era di bell’asp
etende, che i Giuochi Nemei sieno stati introdotti in onore di Ercole
per
la vittoria, da lui ripottata sopra il Leone Neme
si celebravano ogni tre anni. I Greci v’assistevano vestiti di nero,
per
ricordare la morte d’Ofelte. Non vi si ammetteva
Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (9). Morti Eteocle e Polinice, non
per
questo ebbe fine la mentovata guerra. Dieci anni
i quegli Eroi, che in quella erano periti, presero nuovamente Ie armi
per
vendicare Ie ombre loro padri, e sotto la guida d
ria appo i popoli più noti dell’antichità ; istoria vie più tenebrosa
per
la lontananza dei tempi ai quali appartiene. Inta
nanza dei tempi ai quali appartiene. Intanto questi errori dominarono
per
molti secoli sopra la faccia della terra, e conta
la verità del Cristianesimo dovè sostenere contro di essi. E appunto
per
dare un’idea di questa lotta, per far conoscere a
sostenere contro di essi. E appunto per dare un’idea di questa lotta,
per
far conoscere ai giovani studiosi questa importan
antissima epoca di transizione tra il Paganesimo ed il Cristianesimo,
per
somministrare ad essi maggior copia di argomenti
ra infiacchito a tal segno, che, cessata la fede ne’falsi Iddii, omai
per
tutto si dubitava persino dell’esistenza d’una na
do il loro religioso terrore a quel de’fanciulletti, i quali prendono
per
uomini vivi tutte le statue che lor vien fatto di
a dire Cicerone, Cesare, Varrone, Orazio, Augusto e Catone medesimo,
per
non parlare di molti altri insigni o nell’armi o
j e nelle cerimonie ; e l’esistenza d’una natura eterna, la necessità
per
l’uomo di riconoscerla e d’adorarla è attestata d
ra, non solamente il tipo, ma il teatro di tutti i vizj de’suoi Dei ;
per
modo che si può argomentare, che le credenze del
la sua decadenza. Il solo Livio rimpiangeva la pietà dei primi Romani
per
gli antichi loro Dei, ma questa pietà confondevas
; e, se spesso la scaltrezza del senato abusava della loro prevalenza
per
disciogliere le assemblee, sconcertare o preparar
molto tempo intrusa fra i sacerdoti, ed avea fatto grande avanzamento
per
cagione delle sventure del paese. Più non sorgeva
mento per cagione delle sventure del paese. Più non sorgevano tribune
per
gli oratori ; ma i sofisti più liberamente potean
che si recavano sul dorso un fardello di divinità impure, e passavano
per
astrologi e giocolieri. Ma il paese, ove pareva c
dorassero le cipolle ed i gatti, e che s’armassero città contro città
per
vendicare le ingiurie fatte ad alcuna di queste i
ti, mentre egli solo dovea durare immutabile, e che, già sparso quasi
per
l’intero universo, non avea partecipato del gener
a guerra spaventevole che fece terrore ai Romani medesimi, e diè loro
per
la prima volta a combattere il fanatismo religios
sto dell’impero, merciajuoli, mercadanti, astrologi, usurai, pasciuti
per
tutto d’insulti, fecero sul suolo della loro patr
ibro della legge ; la nazione giudaica sparì, e le sue ceneri furono,
per
così dire, gettate come polvere al vento nell’uni
nze, andava sfasciandosi da tutte parti, o, a dir meglio, si maturava
per
un grande mutamento. Ma gli uomini non avean forz
e favole in vece di prestarvi fede ; logoravano il vecchio paganesimo
per
ringiovanirlo ; non facevano altro che rimescolar
a tanto : esso profittò dell’ordine e della pace fiorenti nell’impero
per
ispargersi con incredibile rapidità ; e marciò, p
renti nell’impero per ispargersi con incredibile rapidità ; e marciò,
per
così dire, a grandi giornate su quelle vaste stra
erano ingolfati nella più crassa ignoranza, e troppo erano istupiditi
per
poter diffidare d’alcuna impostura che tuttavia m
ora la base della società romana : i suoi templi e i suoi idoli erano
per
tutto innanzi agli sguardi ; i suoi poeti signore
nza, sorretto dal potere, dall’interesse, dall’abitudine, parea fatto
per
durare quanto l’impero medesimo. Villemain.
il Cristianesimo apparve sulla terra, il genere umano più non vivea,
per
così dire, che pei sensi. Il culto, simbolo vano,
mbolo vano, non era più da veruna credenza rafforzato, e conservavasi
per
consuetudine a cagione delle sue pompe e delle su
ro origine, degenerate fra breve da un’austerità presa ad imprestito,
per
opera d’un sovvertimento d’idee, onde fu guasto i
(Al tempo dell’imperator Severo, essendo perseguitati i Cristiani
per
lo solo odio in che avevano i Gentili il nome cri
me o si vergogna di scrutinare in palese le ragioni del suo procedere
per
dare il diritto alla giustizia, mentre per avere
ragioni del suo procedere per dare il diritto alla giustizia, mentre
per
avere pur troppo, come ultimamente è accaduto, ne
roppo, come ultimamente è accaduto, nelle domestiche sentenze operato
per
la sola inimicizia che avete con questa setta, è
precluso il sentiero alla sua difesa ; sia lecito almeno alla verità
per
la tacita via delle lettere di pervenire alle vos
ta via delle lettere di pervenire alle vostre orecchie. Questa invero
per
la sua causa non vi prega, perchè nemmeno della s
ello che, saputo, non potrebbero poi condannare. Laonde vi opporremo,
per
prima causa della vostra poca equità, l’odio che
le, mentre scusa la poca equità, la condanna. Poichè tutti coloro che
per
lo passato odiarono, non sapendo ciò che fosse lo
è veramente male, neppure da que’ medesimi che da esso travolti sono,
per
cosa buona è difeso. La natura ogni opera biasime
estino e le stelle, e non vogliono che sia suo quello che riconoscono
per
male. Ma qual somiglianza hanno costoro co’ Crist
cuno non si vergogna, alcuno non si pente, se non di non essere stato
per
lo passato Cristiano. Se è biasimato, si gloria ;
ale il reo si allegra, l’accusa del quale si brama, la pena del quale
per
felicità si considera ? Non puoi dire che sia paz
: ma essi o della propria bocca, o di mercenarj difensori si servono
per
provare l’innocenza loro. Possono rispondere ed a
te si va di noi vociferando, cioè quanti infanticidj148 fatti abbiamo
per
imbandire i conviti, e quanti altri delitti tra l
annati alcuni Cristiani, alcuni dal suo posto rimossi, turbato alfine
per
tanta moltitudine, scrisse a Trajano, allora impe
imonie scoperto, cho alcune adunanze avanti giorno tra loro praticate
per
cantare inni a Gesù Cristo, come a Dio, e per con
orno tra loro praticate per cantare inni a Gesù Cristo, come a Dio, e
per
confermar il loro istituto che proibiva l’omicidi
e volte contra i Cristiani incrudelite, parte di vostro volere, parte
per
obbedire alle leggi ! Quante volte, senza riguard
e non interi, e li lacerano, e li dispergono. Contuttociò di questi,
per
altro intrepidi, così da voi trattati, quali offe
e potete contare ? Da questi cotanto uniti e disposti fino al morire,
per
questa ingiuria come vi è corrisposto, quando anc
esso abbandonarlo l’avrebbe punito. Senza dubbio vi sareste atterriti
per
la vostra solitudine, per lo silenzio delle cose,
e punito. Senza dubbio vi sareste atterriti per la vostra solitudine,
per
lo silenzio delle cose, per un certo stupore del
reste atterriti per la vostra solitudine, per lo silenzio delle cose,
per
un certo stupore del mondo ; e quasi avreste cerc
a voi rimasi più nemici che cittadini. Di presente avete meno nemici
per
la moltitudine dei Cristiani quasi tutti vostri c
genere umano. Chi di voi però da quegli occulti nemici che devastano
per
ogni parte la vostra mente e la salute, vi scampe
ste cose. Non però qualunque vostra crudeltà molto vi giova, servendo
per
allettamento ad abbracciare la nostra religione,
po averne ricercato, a noi non s’unisca, ed unito non brami di patire
per
acquistare intera la divina grazia e per ottenere
ed unito non brami di patire per acquistare intera la divina grazia e
per
ottenere il perdono col prezzo del proprio sangue
. Siamo soliti di congregarci, acciocchè, orando avanti a Dio, quasi,
per
dir così, fatto uno squadrone, l’assediamo colle
o colle preghiere. Questa violenza però è grata a Dio. Preghiamo anco
per
l’imperadore, per i ministri suoi, per le potestà
Questa violenza però è grata a Dio. Preghiamo anco per l’imperadore,
per
i ministri suoi, per le potestà secolari, per la
è grata a Dio. Preghiamo anco per l’imperadore, per i ministri suoi,
per
le potestà secolari, per la quiete delle cose, pe
anco per l’imperadore, per i ministri suoi, per le potestà secolari,
per
la quiete delle cose, per lo ritardamento della f
r i ministri suoi, per le potestà secolari, per la quiete delle cose,
per
lo ritardamento della fine del mondo.150 Ci uniam
te delle cose, per lo ritardamento della fine del mondo.150 Ci uniamo
per
rammemorare le divine Scritture : chè la qualità
esenza di esso. Talchè è un gran contrassegno della futura dannazione
per
colui che in tal modo pecca, che si venga a releg
cuni buoni uomini, i più vecchi,151 i quali non con prezzo alcuno, ma
per
pubblica approvazione hanno acquistato tale onore
in conviti, o in isbevazzare, nè in odiosi mangiari ; ma bensì serve
per
nutrire i mendichi e per seppellirli, per le fanc
zare, nè in odiosi mangiari ; ma bensì serve per nutrire i mendichi e
per
seppellirli, per le fanciulle e per i fanciulli p
i mangiari ; ma bensì serve per nutrire i mendichi e per seppellirli,
per
le fanciulle e per i fanciulli privi di averi e d
sì serve per nutrire i mendichi e per seppellirli, per le fanciulle e
per
i fanciulli privi di averi e di genitori, per i v
rli, per le fanciulle e per i fanciulli privi di averi e di genitori,
per
i vecchi domestici e per gl’inabili, per i naufra
er i fanciulli privi di averi e di genitori, per i vecchi domestici e
per
gl’inabili, per i naufraghi, e per ehi è condanna
rivi di averi e di genitori, per i vecchi domestici e per gl’inabili,
per
i naufraghi, e per ehi è condannato alle miniere
genitori, per i vecchi domestici e per gl’inabili, per i naufraghi, e
per
ehi è condannato alle miniere de’metalli, o nell’
to alle miniere de’metalli, o nell’isole, e nelle prigioni, solamente
per
la confessione della divina religione che profess
mente s’odiano). C’infamano, perchè ci stimiamo tra noi fratelli, non
per
altra ragione, mi persuado, se non perchè appress
rsuado, se non perchè appresso di loro ogni nome di parentela è finto
per
affettazione. Siamo ancora vostri fratelli per di
e di parentela è finto per affettazione. Siamo ancora vostri fratelli
per
diritto di natura, madre comune, benchè voi siate
amente si chiamano e stimano fratelli coloro che hanno conosciuto Dio
per
unico loro padre, e si sono imbevuti d’un solo sp
no de’conviti ? Anche le nostre povere cene, oltre ad averle infamate
per
iscellerate, da voi son tacciate di prodighe. Ver
sia di qualunque dispendio, è da reputarsi guadagno, mentre si spende
per
la pietà : poichè certamente con questo sollievo
poichè certamente con questo sollievo ajutiamo anche i mendichi, non
per
la vanagloria di renderci schiavi gli uomini libe
sso di voi succede, arrolandosi i parassiti anche a ricevere ingiurie
per
ingrassare il ventre, ma perchè appresso a Dio è
prima d’aver fatto a Dio un poco d’orazione. Uno si ciba quanto basta
per
sedare alquanto la fame : si beve quanto giova ad
Parimente l’orazione scioglie il convito, di dove s’esce di poi, non
per
andar tra le truppe di coloro che fanno alle colt
leciti, ed è con giustizia condannabile, se alcuno di quella si duole
per
la ragione stessa onde della fazioni suol darsi q
Con un altro titolo ingiurioso noi siamo accusati, cioè come inutili
per
ogni affare. In che modo di questo ci fate rei, c
tiamo alcun frutto delle sue opere. Bene è vero che siamo temperanti,
per
non servircene smoderatamente e fuori di regola ;
el giorno son uomo. Non mi bagno avanti giorno nelle feste di Saturno
per
non perdere la notte e il di Contuttociò all’ora
dere la notte e il di Contuttociò all’ora debita e giovevole mi bagno
per
conservarmi il calore ed il sangue. Intirizzire e
hi di Bacco, perchè è costume de’combattenti con le fiere, che cenano
per
l’ultima volta. Tuttavia, quando io ceno, compro
mbrano a me i fiori più vaghi, mentre son liberi o sciolti, e vaganti
per
ogni parte, che non se sono ristretti in corona :
elle corone solo colle narici. Il facciano coloro che fiutano i fiori
per
mezzo de’capelli. Non veniamo negli spettacoli ;
loro merci hanno più spaccio presso di noi, e migliore, servendocene
per
dar sepoltura ai Cristiani, non per affumicare gl
di noi, e migliore, servendocene per dar sepoltura ai Cristiani, non
per
affumicare gli Dei.156 Certo voi dite : Calano di
la limosina ; essendo che frattanto la nostra misericordia più spende
per
le strade, che la vostra religione per i templi.
nostra misericordia più spende per le strade, che la vostra religione
per
i templi. Le altre imposte ringraziano i Cristian
stra religione per i templi. Le altre imposte ringraziano i Cristiani
per
la fedeltà con cui sono pagate puntualmente, esse
dal defraudare quel d’altrui. Talchè, se si considera quanto si perde
per
la frode e per la bugia delle vostre professioni,
quel d’altrui. Talchè, se si considera quanto si perde per la frode e
per
la bugia delle vostre professioni, si farà facilm
Non può calcolarsi quanti secoli sarebbero bisognati al genere umano
per
uscire da quella ignoranza e da quella corrotta b
arti del mondo, e tutti diretti al conseguimento di un medesimo fine,
per
conservare almeno quelle scintille che riaccesero
ui si trovarono i sacerdoti cristiani di pubblicare dei libri, o vuoi
per
propagare la fede, o vuoi per combattere l’eresia
istiani di pubblicare dei libri, o vuoi per propagare la fede, o vuoi
per
combattere l’eresia, servi possentemente alla con
; eroi della carità, quando vi erano mostri di barbarie : finalmente,
per
istrappare tutto un popolo corrotto ai vili comba
battimenti del circo e dell’arena, bisognava che la Religione avesse,
per
così dire, anch’essi i suoi atleti ed i suoi spet
e a mensa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi erano
per
lo più gli Eroi o Semidei, e non tutti, ma quelli
tempii ed altari, offrivansi incensi e voti. Tutti gli altri mortali,
per
quanto buoni e giusti e pii andavano ai Campi Eli
rte, o Ulisse, « Replicava il Pelide. Io pria torrei « Servir bifolco
per
mercede, a cui « Più scarso il cibo difendesse i
’altro mondo in quelle stesse arti ovvero occupazioni che erano state
per
loro più gradite in questo252. Per tal credenza,
materiali oggetti che gli furono più cari in vita, non dubitando che
per
tal via andassero a raggiungere l’anima di lui ne
r tal via andassero a raggiungere l’anima di lui nell’altro mondo ; e
per
la stessa ragione anche oggidì tra gl’Indiani ado
entro o spirto o mente « O anima che sia dell’Universo ; « Che sparsa
per
lo tutto e per le parti « Di sì gran mole, di sè
o mente « O anima che sia dell’Universo ; « Che sparsa per lo tutto e
per
le parti « Di sì gran mole, di sè l’empie e seco
ian le meschine « Delle sue macchie ; chè ’l corporeo lezzo « Sì l’ha
per
lungo suo contagio infette, « Che scevre anco dal
Le tien contaminate, impure e sozze. « Perciò di purga han d’uopo, e
per
purgarle « Son dell’antiche colpe in varii modi
sse esser traghettata da Caronte all’altra riva, e non andare errando
per
100 anni lungo lo Stige nella penosa incertezza d
pellire i morti e il serbarne inviolate le tombe e le ceneri259. Anzi
per
indurne negli animi maggior rispetto e venerazion
mosi scellerati. E qui ne faremo una breve rassegna. La pena generale
per
tutti i dannati al Tartaro era quella di esser to
a Flegia, a Salmoneo e alle Belidi o Danaidi. Issione re dei Lapiti,
per
avere tentato di offender Giunone, fu punito nel
degli Dei ; ma egli abusando di tal fiducia, li rivelò ai mortali, e
per
far prova se i Numi avessero l’onniscenza, li inv
diti si astennero dal mangiarne, ad eccezione di Cerere, che afflitta
per
la perdita di Proserpina, non si accorse di quell
tto la destra, « Vêr le nubi lanciava i rami il vento264). » Pindaro
per
altro, secondo l’interpretazione dei moderni grec
e il timore continuo di essere schiacciato da una rupe che sta sempre
per
cadergli addosso, e il tormento di sapere che egl
vera dovizia di cibi squisiti, non posson comprar nemmeno i più vili
per
saziar la fame che li tormenta. Dicesi ancora che
città di Dite. Salmoneo, fratello di Sisifo, era sì pien d’orgoglio
per
aver conquistato l’Elide, « Che temerario verame
« La man di face armato, alteramente « Per la Grecia scorrendo, e fin
per
mezzo « D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio,
i imitava, « Che imitar non si ponno. E ben fu degno « Ch’ei provasse
per
man del padre eterno « D’altro fulmine il colpo e
ll’insistenza e colle ostilità lo costrinse a cedere ; e Danao allora
per
tentar di assicurarsi la vita macchinò un misfatt
bolge infernali sottoponendoli con giusta proporzione a pene diverse
per
qualità o intensità. Mirabile è poi in sommo grad
ar la gente. « E perchè l’usuriere altra via tiene, « Per sè natura e
per
la sua seguace. « Dispregia, poichè in altro pon
se Dante nel suo Inferno, perchè non volle che gli mancasse lo spazio
per
cacciarvi tanti storici personaggi dell’èra crist
quei dannati che Dante non rammentò raccolsero i nomi gli Scienziati
per
formarvi certe particolari denominazioni scientif
alio un nuovo elemento o corpo che partecipa della natura dei metalli
per
le sue proprietà fisiche, ma se ne scosta per var
ella natura dei metalli per le sue proprietà fisiche, ma se ne scosta
per
varii caratteri chimici ; e inoltre ne formarono
s. » (Virg.,Æneid., vi, v. 642.) 253. Pitagora era nativo di Samo,
per
quanto asserisce Ovidio nel lib. xv delle Metamor
ipse autem erat Pythagoras, come dice Cicerone. Dopo avere insegnato
per
venti anni a Crotone, passò a Metaponto ed ivi mo
globum Lunæ, titaniaque astra « Spiritus intus alit, totamque infusa
per
artus « Mens agitat molem, et magno se corpore m
itur scelus, aut exuritur igni. « Quisque suos patimur Manes : exinde
per
amplum « Mittimur Elysium, et pauci læta arva ten
um, atque aurai simplicis ignem. « Hos omnes, ubi mille rotam volvere
per
annos, « Lethæum ad fluvium Deus evocat agmine ma
« L’ipotesi dell’ anima del mondo, dice il Pestalozza, non è erronea
per
sè stessa, ma pel solo motivo che in essa l’anima
l quale si rammentano le antiche pene, e se ne aggiungono delle nuove
per
la violazione dei sepolcri. 260. Perciò non sol
con diversi riti « Le virtù patrie e la pietà congiunta « Tradussero
per
lungo ordine d’anni. » 261. « Illic Junonem
3. Non dovrebbe ai moderni recar maraviglia che i Pelopidi portassero
per
decorazione una piccola spalla d’avorio, essendo
lope e neppure della spalla di san Secondo. — A scanso di equivoci, e
per
chi non lo sapesse, chiamasi spalla di san Second
o : « Nec non et Tytion, Terræ omniparentis alumnum, « Cernere erat,
per
tota novem cui jugera corpus « Porrigitur ; restr
te Tibullo nell’ Elegia iii del lib. i : « Porrectusque novem Tytius
per
jugera terræ « Assiduas atro viscere pascit aves.
« ….. Phlegyasque miserrimus omnes « Admonet, et magna testatur voce
per
umbras : « Discite justitiam moniti, et non temne
c invectus equis, et lampada quassans, « Per Graiûm populos, mediæque
per
Elidis urbem « Ibat ovans, Divûmque sibi poscebat
e tetro, si può dedurre pur anco dal sapere che nessuna Dea o Ninfa,
per
quanto ambiziosa e vana, acconsentì a sposar Plut
Dea o Ninfa, per quanto ambiziosa e vana, acconsentì a sposar Plutone
per
divenir regina ; e se egli volle aver moglie gli
lie gli convenne rapirla, e poi contentarsi che ella stesse ogni anno
per
sei mesi con la madre o sulla Terra o nel Cielo.
te Can Cerbero. Tal volta gli si poneva a lato Proserpina, sua moglie
per
forza, di cui dicemmo il ratto e le vicende nel c
u adoprata dai poeti romanzeschi, e tra gli altri anche dall’Ariosto,
per
significare un mostro immaginario, come il Polife
figlio di Cerere dea delle biade e di un ricco agricoltore Giasione,
per
indicare che le vere e più sicure ricchezze deriv
i Cloto, Lachesi ed Atropo, nomi che furono adottati dai poeti latini
per
le loro Parche, e passarono ancora nel frasario p
con un segno sensibile singolarissimo, ma invisibile ai mortali, cioè
per
mezzo di un filo di lana, che esse incominciavano
troncare o recidere lo stame vitale, il fil della vita, ecc. Inoltre
per
significare le varie vicende della vita di ciascu
le ricchezze e gli onori, ecc. E dovendo le Parche far questo lavorìo
per
ogni persona che veniva al mondo, non mancava lor
sona che veniva al mondo, non mancava loro occupazione : quindi Dante
per
contraddistinguere una di esse Parche senza nomin
e di vesti, e di modi zotici ed aspri. Aggiunge poi che ciascun’anima
per
essere ricevuta nella barca di Caronte doveva, pe
che ciascun’anima per essere ricevuta nella barca di Caronte doveva,
per
superiore decreto inesorabile, pagare un obolo ;
n origine erano stati sulla Terra tre ottimi re della Grecia, celebri
per
la loro giustizia ; e perciò dopo la morte merita
rono quieto Oreste. Altri mitologi dicono che ebbero esse questo nome
per
antifrasi, cioè per significare tutto l’opposto,
Altri mitologi dicono che ebbero esse questo nome per antifrasi, cioè
per
significare tutto l’opposto, vale a dire implacab
a mano aveano la face fiammeggiante e nell’altra un mazzo di serpenti
per
avventarli a morsicare i colpevoli. Il Sonno, «
iposo « Della stanca Natura, » come lo definisce il poeta Young, era
per
gli Antichi un Dio, creduto figlio dell’Erebo e d
l fiume Lete, e perciò posto tra le Divinità infernali. Gli si davano
per
figli i Sogni, di cui si rammentano con nomi spec
che nelle regioni sotterranee vi son due porte da cui escono i sogni
per
venire sulla Terra ; la prima è di corno da cui e
’Acheronte, « Caron dimonio con occhi di bragia, « Un vecchio bianco
per
antico pelo, « Che intorno agli occhi avea di fia
i a voi, anime prave ! « Non isperate mai veder lo Cielo : « Io vengo
per
condurvi all’altra riva « Nelle tenebre eterne, i
ualunque si adagia. » Ha soltanto di buono che non esige più l’obolo
per
traghettar le anime all’altra riva, e le trasport
le colpe nell’entrata, « Giudica e manda secondo che avvinghia, cioè
per
mezzo della sua coda, come spiega Dante stesso ;
o, « E con idre verdissime eran cinte ; « Serpentelli e ceraste avean
per
crine, « Onde le fiere tempie erano avvinte. » S
il poeta si valse di uno dei nomi di Plutone, di quello cioè di Dite,
per
darlo alla città del fuoco ed allo stesso Lucifer
rogresso delle osservazioni scientifiche fece riconoscere differenti,
per
certi particolari caratteri, da quelle che avevan
orfidi), sono in parte affini alle formazioni vulcaniche, prescelsero
per
esse una denominazione derivata da Plutone Dio in
logia e adottato perfino il nome dell’orrida divinità infernale Ecate
per
darlo al 100° pianeta telescopico. Anche il can C
iosto fa dell’ Orco di Norandino nel Canto xvii dell’ Orlando Furioso
per
vedervi il vero modello di tutti gli Orchi delle
viso orrendo « Dell’ Orco agli occhi mai vi sia dimostro ; « Meglio è
per
fama aver notizia d’esso, « Che andargli, sì che
ino empissene anco, « Che gli pendea, come a pastor, dal fianco. » E
per
intender poi che questa è una imitazione del giga
a nessuno, vuolsi intendere (secondo i mitologi), che sien così dette
per
antifrasi ex eo quod non parcant : il che equivar
lla Orazione pro Roscio Amerino, di cui riporto qui le precise parole
per
chi studia la lingua latina, affinchè ciascuno le
Atamante ; e montati a cavallo su quell’animale, lo spinsero in mare
per
farsi trasportar da esso fra le onde sino alla Co
cesi dei Dardanelli la giovinetta Elle cadde nel mare e vi annegò ; e
per
questo fatto mitologico gli Antichi diedero a que
rì loro in sacrifizio quel bravo montone che lo aveva sì ben servito,
per
appenderne come voto l’aureo vello maraviglioso.
ia di Tebe, come abbiam detto di sopra. Ma gli Eroi di questa impresa
per
far lo stesso viaggio marittimo che fece Frisso s
stati aggiunti in appresso nuovi eroi dei diversi Stati della Grecia
per
accomunar la gloria di questa impresa a tutta la
poichè si fanno ascendere, come abbiam detto, almeno a cinquanta, uno
per
remo, essendo Argo una nave di cinquanta remi. In
Argo una nave di cinquanta remi. In questa comune e nazionale impresa
per
altro il solo Giasone è quello di cui si racconta
Eroi vi rappresentan soltanto una parte molto secondaria ; ma appunto
per
questo vi è maggiore unità e si rende più facile
to il regno dal fratello Pelia ; perciò essendo egli ancor fanciullo,
per
salvarlo dalle in sidie dello zio, fu mandato ad
Chirone. Ma divenuto adulto e prode ritornò arditamente in Tessaglia
per
ridomandare allo zio il regno paterno. Pelia non
n cuor suo che sarebbe perito in quella impresa. Fu costruita la nave
per
questa spedizione coi pini del monte Pelio e coll
a a Giove, e, aggiungono i poeti, sul disegno dato da Minerva stessa,
per
significarne la perfetta costruzione. Riuniti a G
rfetta costruzione. Riuniti a Giasone i cinquanta eroi, la nave salpò
per
la Colchide, che allora chiamavasi la terra di Ee
o di vista acutissima, (come significa il suo nome derivato da lince,
per
osservare se v’eran sott’ acqua scogli e sirti, o
uivano la ciurma che eroicamente remava. Convenne far diverse fermate
per
prender, come suol dirsi, paese, ossia per avere
nvenne far diverse fermate per prender, come suol dirsi, paese, ossia
per
avere a mano a mano opportune notizie riferibili
e notizie riferibili al luogo e allo scopo del loro viaggio, ed anche
per
rinnovare le loro provvisioni da bocca, perchè Er
iù forte e robusto eroe, era anche il più gran divoratore, e mangiava
per
cinquanta, bevendo ancora in proporzione ; e perc
ontente delle leggi e dei trattamenti degli uomini, li uccisero tutti
per
costituirsi in repubblica femminile. La sola Issi
ti lassisti 68 che scusano facilmente i così detti errori giovanili :
per
lui qualunque inganno dannoso al prossimo, in qua
o e monotono sarebbe il racconto di tutti e singoli gl’incidenti, che
per
lo più son comuni alla maggior parte dei viaggi m
muni alla maggior parte dei viaggi marittimi narrati dai poeti, come,
per
esempio, qualche tempesta, qualche combattimento
Approdati gli Argonauti nella Tracia o bene accolti da Fineo, vollero
per
gratitudine liberarlo dalle Arpie, ed oltre a cac
ie, ed oltre a cacciarle dalla reggia colle armi, le fecero inseguire
per
aria da Calai e Zete, figli di Borea, che avevano
ono confinate nell’Inferno, ove Dante le trovò a tormentare i dannati
per
suicidio. Ma poichè l’Ariosto, coll’immaginare ch
nàpo s’assise solamente « Il Duca Astolfo, e la vivanda venne. « Ecco
per
l’aria lo stridor si sente, « Percosso intorno da
e lunga coda « Come di serpe che s’aggira e snoda. « Si sentono venir
per
l’aria e quasi « Si veggon tutte a un tempo in su
zi, ecco in qual modo l’Ariosto li fa porre in opera dal duca Astolfo
per
la liberazione del Senàpo dalle Arpie : « Avuto
strier fuor della loggia, « E col castel la gran città abbandona, « E
per
l’aria, cacciando i mostri, poggia. « Astolfo il
da lui colmi di ringraziamenti e di doni proseguirono il loro viaggio
per
l’Ellesponto e la Propontide. Prima di entrar nel
rendesse sicura qualunque impresa da compiersi colla forza, trovaron
per
altro che questa non bastava a conquistare il Vel
felte, o altrimenti Archemore ; ed avendolo lasciato solo in un prato
per
mostrare ad Adrasto e a’suoi compagni la fontana
coperto come Balboa dall’alto delle Ande il grande Oceano equinoziale
per
esser compresi di maraviglia all’idea dell’Immens
pparisce più terra alcuna e null’altro vedesi che Cielo ed acqua209),
per
sentirsi intenerito il core210) e rapita in estas
da ogni parte dove finivan le terre da loro conosciute, una immensa e
per
loro incommensurabile estensione di onde salse, o
rreno e l’Arno, non men che gli altri mari e fiumi d’Italia dormirono
per
più di trecento anni !212 Abbiamo detto altra vo
n italiano Posidone e significa spezza navi, nome poco o nulla usato,
per
quanto io mi ricordi, dai poeti latini e italiani
uestre, alludendosi alla favola che questo Dio nella gara con Minerva
per
dare il nome alla città di Cecrope avesse prodott
padrone di tutto217), e a cui non può mancar mai un lauto trattamento
per
una numerosa famiglia. Perciò Nettuno si risolse
lia. Perciò Nettuno si risolse ben presto a prender moglie ; e scelse
per
sua sposa la dea Amfitrite, figlia di Nereo e di
tandola alternativamente sul loro dorso, la sposa a Nettuno ; ed egli
per
gratitudine li trasformò nella costellazione dei
. I nomi di ambedue queste Divinità (Nettuno e Amfitrite) significano
per
metonimia il mare, nelle lingue greca e latina ;
sì gran fallo Nettuno, « Non da pirati, e non da gente Argolica ; »
per
dire che non fu commesso mai prima d’allora nel m
o le osservazioni ed i calcoli sulle perturbazioni di Urano, e veduto
per
la prima volta da Galle a Berlino il 23 settembre
olci suoni ; ma, comunque ciò fosse, questo strumento è il distintivo
per
cui riconosconsi i Tritoni stessi nelle opere d’a
; e ce le dipingono come vaghe e snelle giovinette con lunghe chiome (
per
lo più verdi)219), sciolte sulle spalle e grondan
per lo più verdi)219), sciolte sulle spalle e grondanti acqua, perchè
per
lo più queste Ninfe nuotano nelle onde e tra i fl
gnate dai Tritoni che fanno lazzi e salti, e suonano la tromba marina
per
divertirle. Queste Ninfe eran distinte in tre cla
a quelle che volgarmente diconsi Scolopendre di mare. Ai naturalisti,
per
quanto pare, è molto piaciuto questo nome mitolog
piccolo figlio chiamato Melicerta. Dal colmo-della sventura sofferta
per
l’odio e le persecuzioni di Giunone (nemica acerr
Semele madre di Bacco amata da Giove), passarono ambedue all’apoteosi
per
compassione delle benigne Divinità marine. Ma las
enere ; e di cui nulladimeno seppe valersi Dante come di similitudine
per
dare idea di uno dei suoi più straordinarii e sub
noce si dischiava, » trovò a proposito di citar l’esempio di Glauco
per
offrirci qualche immagine più sensibile del suo c
condo gli antichi Mitologi, era figlio dell’Oceano e di Teti, ed avea
per
ufficio di condurre a pascer le mandre di Nettuno
che egli cioè non volesse presagire il futuro se non costretto, e che
per
esimersene si trasformasse in mille guise ; ed in
in mille guise ; ed inventarono che bisognava legarlo mentre dormiva
per
costringerlo a dare i responsi, perchè allora, pe
rlo mentre dormiva per costringerlo a dare i responsi, perchè allora,
per
quanto si sbizzarrisse a trasformarsi, se finalme
nque segreto degli Dei e ciò che fosse utile o dannoso ai mortali, ma
per
rivelarlo ad essi bisognava che vi fosse costrett
che essa ordì « Una tela di cabale e d’inganni « Che fu tessuta poi
per
trecent’anni ; » ed eran precisamente 300, quand
sororum. » (Ovid., Metamorf., ii) 220. « Trasumanar significar
per
verba « Non si potria. » (Parad., i, 70.) 221.
no. 222. L’aver provato i mali della vita rende piu compassionevoli
per
le altrui sventure. Perciò il Tasso fa dire da Er
sformazione ; e gli bastava soltanto l’esempio del furore di Atamante
per
preludio alla descrizione di quelle furibonde ani
qual è l’uso che accortamente può farsi della Mitologia in servigio e
per
ornamento del inguaggio e dello stile poetico.
o Dione una Dea marina, e Venere sua figlia nata nel mare, e comparsa
per
la prima volta nel mondo alla superficie delle on
nde spumanti, fu detto figuratamente che era nata dalle onde del mare
per
dire che era uscita da quelle. Quindi alludendo a
e forme poetiche alla Bellezza dell’Universo, ove, con amplificazione
per
enumerazion delle parti, fa la rassegna delle più
poco nell’italiana. Dante però rammenta Dione come madre di Venere, e
per
figura poetica adopra il nome della madre per que
come madre di Venere, e per figura poetica adopra il nome della madre
per
quello della figlia, volendo indicare nel Canto x
ra considerata in principio come Dea dell’Amore, e poi le fu aggiunto
per
questo particolare attributo un figlio chiamato E
ti e vizii, a Venere più che mai. Cominciarono a dire che questa Dea,
per
la sua singolare e impareggiabil bellezza, era am
mo, e non sta di certo a disdoro di Venere ; ma poi vi aggiunsero che
per
voler di Giove suo padre fu data in moglie al più
e per voler di Giove suo padre fu data in moglie al più brutto, e che
per
di più era zoppo e tutto affumicato e fuligginoso
ù brutto, e che per di più era zoppo e tutto affumicato e fuligginoso
per
l’esercizio della sua professione di fabbro. Giov
sto vennero a significare quanto sian condannabili i matrimonii fatti
per
forza ed a contraggenio ; ma però si estesero tan
el suo Carme sui Sepolcri parlando del Petrarca, che nelle sue poesie
per
Madonna Laura aveva sempre adoperato un linguaggi
almeno nasconde in parte i danni dell’età. Servivasi Venere del cèsto
per
le solenni occasioni ; e non mancò di adornarsene
ie uomini e donne, Dei e Dee, senza pensar mai a scegliersi una sposa
per
sè ; e inventarono una complicatissima favola, un
o realmente forme corporee, nella guisa stessa che non sono esseri di
per
sè esistenti le febbri, i dolori, gli starnuti, g
appresentata come una giovanetta delicatissima colle ali di farfalla,
per
alludere all’immortalità dell’anima, derivandone
rimonio ; ed anche in italiano si usa elegantemente il nome di imeneo
per
significar le nozze, ossia la celebrazione del ma
care i vincoli e gli obblighi del matrimonio, catene, d’oro ma catene
per
sempre. Sino al secolo passato non celebravasi un
omponesse un epitalamio 188, in cui v’era sempre Imene con le catene,
per
rima obbligata, a unire gli sposi. Da questa mito
anette gentili ed ingenue, nude e abbracciate amorevolmente tra loro,
per
indicar che le grazie debbono esser naturali e sp
ornamenti ed aiuti. Qualche poeta le ricoprì d’un sottilissimo velo,
per
significare che debbono esser temperate e non aff
ricuopre d’un candido velo in cui finge istoriato il mito di Psiche,
per
indicare che il candor dell’animo è il solo ornam
fu cangiata in colomba una Ninfa sua prediletta chiamata Peristeria,
per
un infantile vendetta di Cupido su questa Ninfa c
ere una scommessa a chi coglieva più rose. La rosa erale sacra perchè
per
bellezza e fragranza è la regina dei fiori : il m
pre ardente, « Giovane e bella in sogno mi parea « Donna vedere andar
per
una landa « Cogliendo fiori, e cantando dicea : «
erbo avvenirsi pongono anche quella che significa « venir bene adatto
per
convenienza di eleganza, piacevolezza, ecc. » Qui
ul talamo, ossia letto nuziale ; e perciò sta ad indicare una canzone
per
nozze. È di antichissima origine, poichè troviamo
le biade50. I Greci la chiamavano Demèter quali Gemèter (madre Terra)
per
questa stessa ragione. L’adoravano ancora e le fa
al consorzio sociale e vincolarsi con leggi ; e che solo allorquando
per
mezzo dell’agricoltura si fissarono su quei terre
erere tirato da draghi volanti avesse percorso gran parte della terra
per
insegnar quell’arte agli altri popoli. Quindi i M
i arcani che si celebravano nelle feste di Cerere in Eleusi. I Latini
per
altro non ammettevano che a loro avesse insegnato
iori alle falde del monte Etna fu rapita da Plutone Dio dell’inferno,
per
farla sua sposa e regina de’ sotterranei regni ;
no « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi uno
per
mano « Sul carro che tiravan due serpenti, « Cerc
tutto il mondo « Cercò di sopra, andò al tartareo fondo53. » Cerere
per
altro non pensava nemmen per ombra di dover cerca
pra, andò al tartareo fondo53. » Cerere per altro non pensava nemmen
per
ombra di dover cercar la figlia nel tartareo fond
o tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da Plutone
per
le vie sotterranee verso le regioni infernali. Co
ee verso le regioni infernali. Corse subito alla reggia di questo Dio
per
riprender la figlia ; ma Plutone non volle render
a ; ma Plutone non volle renderla. Cerere allora ricorse a Giove, che
per
questo caso strano consultò il libro del Fato, ne
re di ritornar da Plutone ; e mentre sperava di essere stata in tempo
per
ricondur via la figlia, poichè molti testimoni in
i cattivo augurio. Si venne allora ad una transazione, e fu convenuto
per
la mediazione di Giove che Proserpina restasse 6
esse avuto bisogno di un decotto di papaveri che Giove le somministrò
per
liberarla dall’insonnio cagionatole dall’afflizio
one fu rappresentata ancora talvolta con una doppia fila di mammelle,
per
cui le si dava il titolo di Mammosa. Non è però p
che essa avesse anche trasformato il fanciulletto Stellio in lucerta
per
punirlo dell’essersi fatto beffa di lei. Forse la
na più solenne e tremenda nella Bibbia, quella cioè dei fanciulli che
per
aver beffato il profeta Eliseo della sua calvizie
Eliseo della sua calvizie, furono divorati dagli orsi ; e se ne valse
per
fare una perifrasi dei nome di quel profeta : «
à di Eresittone. Questo re di Tracia (o di Tessaglia) aveva atterrato
per
dispregio una selva sacra al culto di Cerere ; e
volgea co’denti. » Dante rammenta questo celebre mito, e se ne vale
per
una similitudine della magrezza a cui per pena er
celebre mito, e se ne vale per una similitudine della magrezza a cui
per
pena eran ridotti i golosi nel Purgatorio : « No
il mangiatore56. » Il nome di Cerere in latino stava a significare,
per
figura rettorica di metonimia, il grano o le biad
o l’espressione Cerere corrotta dalle onde (Cererem corruptam undis),
per
indicare il grano avariato dall’acqua del mare. M
a Cerere ; e si usa al plurale in forza di nome, dicendosi i cereali
per
significar le biade o le granaglie. In astronomia
se stato Orlando pare « All’ Eleusina Dea come in desio, « Non avria,
per
Angelica cercare, « Lasciato o selva o campo o st
quanto graziosamente i nostri sommi poeti si servano della Mitologia
per
ornamento del linguaggio poetico. 54. Anche i p
a significare le risposte a voce che rendevansi dagli Dei ai mortali
per
mezzo dei sacerdoti281). Perciò, stando all’etimo
idue ; Giunone, Cerere, Mercurio e Plutone ebbero soltanto un oracolo
per
ciascuno di loro ; delle Divinità inferiori o ter
rirono i Pagani di attribuirli a più d’uno degli Eroi o Semidei, come
per
esempio ad Esculapio, a Trofonio, ad Ercole, ad A
nte Pitone. — In appresso la parola cortina in latino fu interpretata
per
tenda o velario, col qual significato è passata n
ello di Giove in Dodona città dell’Epiro ; e i responsi si deducevano
per
interpretazione o divinazione in tre modi : 1° da
quello, già da noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo : ma
per
regola generale preferivano i così detti oracoli
re le risposte dei libri sibillini, di cui parleremo altrove. V’erano
per
altro anche in Italia alcuni Oracoli, che perciò
ni imposture del Politeismo, e sì abilmente organizzate da allucinare
per
molti secoli non solo i popoli rozzi e barbari, m
a citare centinaia di autori che avevano scritto contro gli Oracoli,
per
noi non è necessario tanto lusso di erudizione, t
ene, Cicerone e Catone Uticense, di ciascuno dei quali l’autorità val
per
mille. Demostene in una delle sue celeberrime Ora
ltare l’Oracolo di Giove Ammone, rispose, che gli Oracoli erano buoni
per
le donne, i fanciulli, e gl’ignoranti. Cominciaro
nascosta ed ignota, e poi a poco a poco scoperta e smascherata. Resta
per
altro a spiegarsi il fatto storico, pur troppo ve
tro a spiegarsi il fatto storico, pur troppo vero e indubitabile, che
per
tanti secoli gli Oracoli avessero credito e fama
credere o figli degli Dei o interpreti dei supremi voleri di quelli,
per
rimuovere i primitivi uomini ignoranti e barbari
a umana società, aggiunge con forza mirabile di convinzione : « Sono,
per
lo contrario, infami e detestabili gli uomini des
ntà degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta e benigna
per
uno scopo altamente sociale, e che essendo dirett
elleniche, e d’ispirar loro l’amore della patria comune e il coraggio
per
difenderla contro le straniere invasioni. Il resp
ci si difendessero in mura di legno, suggerì saggiamente di combatter
per
mare le innumerevoli orde di Serse, e ne derivò l
sussistente, e Catone ad asserire che gli Oracoli eran buoni soltanto
per
le donne, i fanciulli e gl’ignoranti. E il Pagane
Lari ….. » 283. Orazio nell’Ode vii del lib. i, notando i pregi
per
cui distinguevansi diverse città della Grecia, ra
nguevansi diverse città della Grecia, rammenta che Delfo era illustre
per
l’oracolo di Apollo : « Laudabunt alii claram Rh
del Paradiso, Dante adopra due perifrasi mitologiche : Delfica deità
per
Apollo, e fronda Peneia per l’alloro, in cui fu c
due perifrasi mitologiche : Delfica deità per Apollo, e fronda Peneia
per
l’alloro, in cui fu cangiata Dafne figlia di Pene
Dafne figlia di Peneo. 285. Son celebri le risposte degli Oracoli
per
la loro studiata ambiguità. Se ne trovano riporta
Tarquinio il Superbo che insieme con Bruto erano andati a consultarlo
per
sapere chi dovesse regnare in Roma. Tito Livio ne
successe come primo console nel governo della Repubblica. Tanto basti
per
avere un’idea de genere toto. 286. Ovidio nel
care i Fasti a Cesare Germanico dà ad Apollo il titolo di Dio Clario,
per
la celebrità dell’oracolo di Claro che rendeva i
ntro i Persiani, i quali dall’oracolo eran chiamati figli delle donne
per
indicare la loro effemminatezza e il loro poco va
pur anco nel popolo eletto 123. Non dovrà dunque recar maraviglia che
per
associazione d’ idee Apollo fosse riguardato anco
emosine che era la Dea della Memoria (come indica il greco vocabolo),
per
significare che questa facoltà dell’anima, la Mem
o scettro o il pugnale, e calzata col tragico coturno. Euterpe aveva
per
distintivo il flauto. Terpsicore con vèsti corte
requentati. Anzi spesse volte questi stessi nomi sono usati dai poeti
per
figura di metonimia, a significare le Muse, la po
nte ha detto nel Canto xxix del Purgatorio : « Or convien ch’Elicona
per
me versi, « Ed Urania m’aiuti col suo coro « Fort
28. Anche il Tasso ha usato il nome del monte Parnaso figuratamente
per
la poesia nel Canto i della Gerusalemme liberata.
ò i poeti, accorti di questa derivazione, difficilmente se ne servono
per
traslato a significare la loro poetica inspirazio
no per traslato a significare la loro poetica inspirazione ; e Dante (
per
quanto io mi ricordi), non l’ha mai usato. Anche
piacque questo mito, e rammentando quel che dice Ovidio, che le Muse,
per
confonder le loro emule presuntuose, cantarono co
imanere attonite ed atterrite, se ne vale stupendamente coll’ invocar
per
sè da quelle Dee un simil canto, che abbatta l’in
ologi che le Muse fossero inseguite da Pireneo re della Focide, e che
per
salvarsi dalle violenze di lui, che le aveva ragg
ro via. Pireneo acciecato dal furore, pretendendo di inseguirle anche
per
aria, precipitò da quell’altezza e rimase morto n
usiasmo senza pari. In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto
per
queste Dee, che per loro, dice egli stesso, soffr
In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che
per
loro, dice egli stesso, soffrì la fame e la sete,
vò del sonno : « O sacrosante vergini, se fami, « Seti e vigilie sol
per
voi soffersi, « Cagion mi sprona ch’io mercè ne c
a a chi meglio cantasse. A Dante non sfuggì neppur questo mito ; anzi
per
la stessa ragion che lo mosse nella invocazione a
o, ad istanza di Plutone, che si vedeva rapire i sudditi dell’Inferno
per
opera di questo medico incomparabile. Aggiunsero
clopi che fabbricavano i fulmini. Giove lo punì esiliandolo dal Cielo
per
cento anni. Ridotto Apollo alla condizione degli
ento anni. Ridotto Apollo alla condizione degli uomini, dovè lavorare
per
vivere, e divenne pastore delle greggie di Admeto
e 133. Il Petrarca però abusa di questo nome di lauro sacro ad Apollo
per
farvi tanti giuochetti di parole col nome di Laur
lui, spinta da gelosia si lasciò morire di fame e di sete ; e Apollo
per
compassione la cangiò in elitropio, fiore di grec
n chiome or aspre, e già distese e bionde. » Più tristi effetti ebbe
per
Apollo la morte del giovinetto Giacinto. Era anch
una tempia di Giacinto il disco scagliato da Apollo ; e il giovinetto
per
questo colpo dopo brevi istanti morì. Apollo dole
inetto per questo colpo dopo brevi istanti morì. Apollo dolentissimo,
per
sollievo della sua afflizione lo cangiò nel fiore
m scimus quantum memoriæ mandamus. 126. Questi nomi furono riuniti,
per
comodo di memoria, in un distico latino che è il
la Musica ; e i poeti latini chiamavano le Muse Comœnæ (quasi Canenœ,
per
quanto affermano Varrone, Festo e Macrobio) a can
29. Neppure i poeti latini del secol d’oro usaron mai la parola estro
per
l’ispirazione poetica : solo nel secolo d’argento
esso avremo luogo di notarne anche altri. Ma intanto è bene osservare
per
la precisa intelligenza delle poetiche frasi, che
, in atto di guidare con mano ferma e sicura quattro focosi destrieri
per
le vie del firmamento, e circondato da dodici avv
al carro rappresentano le Ore del giorno ; le quali sebbene soltanto
per
gli equinozii sieno precisamente dodici, non sono
mente dodici, non sono però ragguagliatamente più di dodici un giorno
per
l’altro in tutto l’anno ; e per gli antichi Roman
uagliatamente più di dodici un giorno per l’altro in tutto l’anno ; e
per
gli antichi Romani v’era inoltre una ragione spec
i nomi dei cavalli del Sole, e le ancelle del dì, ossia le Ore. Così,
per
citarne qualche esempio, usa l’Ariosto le seguent
, usa l’Ariosto le seguenti espressioni mitologiche a significare che
per
chi aspetta sembra che il tempo non passi mai :
marina, in un palazzo di cristallo in fondo al mare. Come poi facesse
per
ritornar nella notte dalla parte d’Oriente, i più
col suo carro ed i suoi cavalli, ed era trasportato velocissimamente
per
mare, girando a settentrione, per ritornare in te
ed era trasportato velocissimamente per mare, girando a settentrione,
per
ritornare in tempo la mattina all’Oriente. Ma que
io di Giove e della Ninfa lo, già vacca e poi Dea, si trovò impegnato
per
fanciullesco puntiglio a dimostrare ad Epafo ed a
ostrare ad Epafo ed al mondo che egli era figlio di Apollo col guidar
per
un giorno il carro della luce. E coll’approvazion
e reggia di Apollo e chiese al padre una grazia, prègandolo a giurare
per
le acque del fiume Stige che non glie l’avrebbe n
li alberi e gli animali e prosciugando i fiumi, i laghi ed i mari. Da
per
tutto s’udivano i gemiti degli uomini, e i lament
nta ancora nel Canto xxix del Purgatorio il lamento della Dea Tellure
per
gli spaventevoli effetti cagionati ne’suoi tre re
favelle e della scienza antica. Finchè il Paganesimo, che le spacciò
per
verità religiose, fu la religione degli Stati e d
questo Dio. I nostri poeti, in generale, non adottarono il nome Pean
per
significare quel nume, ma soltanto l’inno, che ch
. Gli zoologi poi adottarono il nome del favoleggiato serpente Pitone
per
darlo a un genere di rettili, in cui son compresi
i serpenti dell’India e dell’Affrica, animali carnivori e formidabili
per
la loro gran forza muscolare. Del serpente Pitone
imenti impedire ad Esculapio l’esercizio dell’arte medica, lo fulminò
per
contentar più pienamente il suo fratello Plutone.
ulminò per contentar più pienamente il suo fratello Plutone. Consentì
per
altro che fosse trasportato in Cielo e divenisse
sima in pratica pel gran numero di speciali osservazioni che richiede
per
ciascuna persona, ma utilissima sempre anche ne’s
, che è la più felice e la più durevole conservazione della salute. E
per
indicare che non sempre l’arte medica può ottener
ifica l’Aurora hanno i poeti formato Eoo che vorrebbe dire orientale,
per
indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si s
tetto ! » 110. I nomi di questi segni del zodiaco furono riuniti,
per
comodo di memoria di chi sa o studia il latino, n
di die in die, « Lo tempo va d’intorno con le force. » E dice questo
per
significare che senza le egregie opere dei discen
reami : « Del retaggio miglior nessun possiede. « Rade volte risurge
per
li rami « L’umana probitate : e questo vuole « Qu
reni. » Altrove però la chiama Galassia come i poeti greci. I latini
per
lo più la dicono via lattea, come Ovidio nel 1° d
teo di Bacco, come dicemmo parlando di questo Dio, ed ivi notammo che
per
frastuono, stravizii ed ogni genere di follie non
ssi anche gli Dei malefici, eran questi di certo peggiori dei Satiri,
per
quanto poco esemplari. Siccome poi, come dicemmo
li. E perciò son rammentati quasi sempre scherzevolmente dai poeti, e
per
gli aneddoti che se ne raccontano rappresentati c
olle rappresentare qualche cosa di giocoso e di bizzarro. Gli Artisti
per
lo più nel rappresentare i Satiri non seguono ser
mezzo ai capelli. Talvolta gli scultori pongono le figure dei Satiri
per
cariatidi ; della qual parola dà una bella spiega
a bella spiegazione l’Alighieri nella seguente similitudine : « Come
per
sostentar solaio o tetto « Per mensola talvolta u
così fatti « Vid’io color, quando presi ben cura. » Due Satiri posti
per
cariatidi si vedono in Firenze nella facciata di
iurni ; e i Retori o Letterati chiamano Satira un componimento che ha
per
oggetto la censura più o meno mordace degli altru
to nella corte celeste come buffone degli Dei, ma poi ne fu scacciato
per
la sua soverchia insolenza. Poco o nulla hanno sc
mai rappresentati colle gambe e colle corna di capra16. I Naturalisti
per
altro sin dal tempo di Linneo pare che li conside
bestie che uomini, poichè usarono a guisa di nome collettivo la Fauna
per
indicare complessivamente tutti gli animali che v
i che vivono in una data regione, nel modo stesso che dicono la Flora
per
significare tutti i fiori che si trovano nella re
oca Silvano tra le divinità protettrici delle campagne, e accenna che
per
distintivo portava in mano un piccolo cipresso di
celebravasi soltanto nelle campagne dai pastori e dagli agricoltori,
per
implorare la protezione di essa ; ed oltre le usa
maturità dei più utili frutti dell’anno. Opportunamente gli era data
per
moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia
o in tratto qualcuna non egualmente felice, ed inoltre poco dignitosa
per
una divinità, qual fu l’invenzione del Dio Priapo
contano di lui servono tutti a ispirar dispregio anzi che venerazione
per
esso. Aveva culto pubblico soltanto in Lampsaco,
2. I Romani ponevano la statua di Priapo nei loro orti o giardini, ma
per
far soltanto da spauracchio agli uccelli ; e a ta
lelepipedo rettangolo, come direbbesi in geometria, il quale ponevasi
per
confine del territorio dello Stato e dei campi de
nche dalle Leggi civili a chi rimuovesse il Dio Termine dal suo posto
per
estendere i proprii possessi a danno di quelli de
li. Le Feste Terminali eran celebrate agli ultimi di febbraio, che fu
per
lungo tempo l’estremo mese dell’anno, poiché quan
uale egli guata fiso, e disiosamente con occhi languidi e imbambolati
per
berlasi tutta. Ha nel sinistro braccio una pelle
gli nol vegga, cautamente piluccando. » Non sarà inutile l’osservare
per
chi studia la propria lingua, che l’espressione i
e in verso. 14. Orazio satiro, come lo chiama Dante, ossia celebre
per
le sue Satire, nel parlar di giudizii diversi che
te nel libro 2° dei Fasti. Ne riporto alcuni distici dei più notabili
per
chi studia il latino, o come grata reminiscenza p
dei più notabili per chi studia il latino, o come grata reminiscenza
per
chi l’ha studiato : « Nox ubi transierit, solito
Agamennone, i quali non esitarono ad uccider le loro figlie, non già
per
salvarsi la vita, ma per ambizione di regno. Acri
esitarono ad uccider le loro figlie, non già per salvarsi la vita, ma
per
ambizione di regno. Acrisio credè invece che bast
io credè invece che bastasse rinchiuder la sua in una torre di bronzo
per
impedire che prendesse marito. Ma fu inutile ques
le guardie da un ricco principe aprì le porte della torre di bronzo,
per
la stessa ragione che fece dire a Filippo padre d
l re Polidette. Cresceva Perseo e si dimostrava degno figlio di Giove
per
valore e per senno, talchè Polidette cominciò a t
e. Cresceva Perseo e si dimostrava degno figlio di Giove per valore e
per
senno, talchè Polidette cominciò a temere che pot
talchè Polidette cominciò a temere che potesse detronizzarlo : quindi
per
dargli occupazione e allontanarlo dalla sua reggi
a, e perciò le chiamavano ancora le Fòrcidi. Più terribile era Medusa
per
la fatal proprietà di cangiar gli uomini in pietr
ucciderla sarebbe stata impossibile senza l’aiuto degli Dei ; i quali
per
favorire il figlio di Giove gl’imprestarono le lo
tagliò la testa, che dipoi portò sempre seco e se ne servì utilmente
per
far diventar di sasso chi più gli piacque, come v
sercito fornito di qualsivoglia arme più micidiale e diabolica valeva
per
velocità e potenza di mezzi di distruzione delle
velocità e potenza di mezzi di distruzione delle umane esistenze. Ma
per
non perdere il vanto del valor personale e per no
le umane esistenze. Ma per non perdere il vanto del valor personale e
per
non nuocere agl’innocenti, teneva nascosto in una
ata di esser più bella delle Nereidi. Nel tempo che l’Orca avanzavasi
per
ingoiarla, passò per aria Perseo sul caval Pegaso
a delle Nereidi. Nel tempo che l’Orca avanzavasi per ingoiarla, passò
per
aria Perseo sul caval Pegaso, e accortosi del per
senti diedero in premio al liberatore la figlia in isposa, e il regno
per
dote. Questa mirabile liberazione di Andromeda fu
to la statua colossale del Grande Oceano, che ivi si ammira. Le feste
per
le nozze di Perseo con Andromeda furono disturbat
Andromeda era stata promessa in isposa, ma che però non si era mosso
per
liberarla dal mostro marino, e quindi avea perdut
empo ad uccidere i nemici uno alla volta, perchè pochi compagni aveva
per
aiutarlo, mise fuori la testa di Medusa e pietrif
l’ospitalità dal re Atlante ; il quale avea saputo dall’Oracolo, che
per
quanto egli fosse di statura e di forza gigantesc
o, e trovò che Polidette voleva costringer Danae a sposarlo ; ed egli
per
toglier d’impaccio la madre, lo cangiò in una sta
rsi la predizione dell’Oracolo, inventarono i Mitologi che il nipote,
per
caso, nel fare esercizi guerreschi uccidesse l’av
che ivi Perseo fu ucciso a tradimento da Megapente, figlio di Preto,
per
vendicare la morte di suo padre. La storia di Pe
tesso Cantù (Ved. i Documenti alla sua Storia Universale), pone Inaco
per
primo re d’Argo, e come vissuto più di 1900 anni
t : fore enim tutum iter et patens « Converso in pretium Deo. « Aurum
per
medios ire satellites « Et perrumpere amat saxa p
la terra rade ; « E ne porta con lui tutte le belle « Donne che trova
per
quelle contrade : « Talmente che le misere donzel
. Da questi due principali nomi Erme e Mercurio e dagli attributi che
per
essi indicavansi, dedussero gli Antichi altri cor
rcio, nelle quali occupazioni si commettevano anticamente molte frodi
per
fare illeciti e subiti guadagni, dedussero che eg
o d’ingegno acutissimo ed accortissimo, ma. coll’istinto di valersene
per
ingannare gli altri. Non già che egli, come Dio,
altri. Non già che egli, come Dio, avesse bisogno di rubare, ma così
per
trastullo149 e per dimostrare la sua scaltrezza s
egli, come Dio, avesse bisogno di rubare, ma così per trastullo149 e
per
dimostrare la sua scaltrezza si divertiva a far d
ti gli Dei dovendo Mercurio far molti viaggi in Terrà e nell’Inferno,
per
diminuir le distanze e guadagnar tempo colla velo
li trovato due serpenti che si battevano, li percosse colla sua verga
per
separarli e dividerli ; ed essi attortigliandosi
to il simbolo del Commercio, che è arte di pace, e prospera utilmente
per
tutti soltanto in tempo di pace156. La borsa poi,
za non trascura l’armonia del linguaggio, ma sì la coltiva e l’adopra
per
iscender più facilmente dall’orecchio al cuore157
ontano i poeti che quando Mercurio rubò le vacche ad Apollo, incontrò
per
via il pastor Batto, al quale regalò una giovenca
Batto, al quale regalò una giovenca perchè non lo scuoprisse ; ma poi
per
provar la sua fede prese la forma di un altro che
onclusione o morale della favola è questa : chi, nelle cose illecite,
per
lucro favorisce, per lucro tradisce. La metamorfo
ella favola è questa : chi, nelle cose illecite, per lucro favorisce,
per
lucro tradisce. La metamorfosi di Aglauro si racc
lucro tradisce. La metamorfosi di Aglauro si racconta così : Mercurio
per
quanto pieno di occupazioni aveva trovato il temp
osì : Mercurio per quanto pieno di occupazioni aveva trovato il tempo
per
invaghirsi di Erse figlia di Eretteo re di Atene
si di Erse figlia di Eretteo re di Atene ; ed Aglauro sorella di lei,
per
invidia frapponeva ostacoli alla conclusione degl
conclusione degli sponsali. Mercurio che non aveva tempo da perdere,
per
levar di mezzo quest’impaccio, la cangiò in livid
; » e seppe così valersi incomparabilmente della pagana Mitologia,
per
ornamento del linguaggio poetico anche nel Purgat
nto vivo a causa del suo color bianco argenteo e della sua mobilità ;
per
cui serve ottimamente nei tubi dei termometri e d
iteto di jocoso dato al furto, il quale significa che Mercurio rubava
per
ischerzo, sottintendendosi perciò che poi restitu
oggetti rubati. Ma i devoti del furto anzichè di Mercurio, non rubano
per
celia, nè pensano neppur per ombra alla restituzi
el furto anzichè di Mercurio, non rubano per celia, nè pensano neppur
per
ombra alla restituzione ; anzi se ne tengono e se
ime dopo la morte. 156. A tempo di Dante i messaggeri di pace avean
per
costume di incoronarsi d’olivo, come accenna Dant
Purgatorio. « E come a messaggier che porta olivo « Tragge la gente
per
udir novelle, « E di calcar nessun si mostra schi
lapis, perchè queste pietre trovansi più comunemente nella Lidia ; e
per
la stessa ragione qualche naturalista moderno l’h
di Troia, si metteva sempre dalla fazione contraria a Marte. In Roma
per
altro, la cui fondazione ebbe luogo tre in quattr
o, perchè i Romani oltre al credersi discendenti dai Troiani, tenevan
per
fermo che il fondatore della loro città fosse fig
i ragione il suo figlio Alitrozio ; e fu scelto un consesso di 12 Dei
per
giudicarlo, e il dibattimento ebbe luogo in un bo
Marte, e gli altri sei lo assolsero ; e la parità dei voti fu tenuta
per
favorevole all’imputato, tanto più che per l’asso
parità dei voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto più che
per
l’assoluzione era dato il voto di Minerva, Dea de
immagini sculte o dipinte del Dio Marte, prima perchè non era il Dio
per
cui avessero maggior devozione, e poi perchè il t
attribuivano le loro conquiste. Infatti il generale romano nel partir
per
la guerra scuoteva l’asta della statua di Marte d
, e’ la chiamavano bellum, come se fosse una bella cosa, quale riuscì
per
loro sino al termine della repubblica e ai primi
nto xv.) E inoltre Dante ricorda che Firenze, quand’era pagana, aveva
per
suo protettore Marte, che cangiò nel Battista, al
Io fui della città che nel Batista « Cangiò il primo padrone, ond’ei
per
questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. »
(dicon sul serio i poeti) il gallo canta prima dell’apparir del Sole,
per
avvertir Marte che si guardi dall’essere un’altra
o, si attribuiva subito a Marte : sì poco buona stima si aveva di lui
per
morale condotta !179 In onore di Marte fu dato d
si usa figuratamente tanto nella poesia latina quanto nella italiana
per
significare la guerra, e in prosa latina anche pe
nto nella italiana per significare la guerra, e in prosa latina anche
per
indicare la forza non solo fisica, ma pur anco in
; e tanto più questo fenomeno si manifesta nel pianeta di Marte, che
per
natura sua è sempre più rosso di tutti gli altri.
tri. Avendo egli presenti alla mente queste osservazioni, se ne valse
per
fare una bellissima similitudine nel Canto ii del
a il suol marino ; « Cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, « Un lume
per
lo mar venir sì ratto, Che’l muover suo nessun vo
à dei voti e di chiamar voto di Minerva quello decisivo. Modernamente
per
altro nei tribunali collegiali si procura che il
dire (e trovasi anche scritto nelle epistole di Cicerone) bellum est,
per
significare è cosa utile e gioconda. Chiamavano b
cibi delicati e squisiti ; e quindi formarono il nome bellaria, orum
per
significare quelli che noi diciamo confetti, past
nsi. Dice il Machiavelli che quand’egli si chiudeva nel suo gabinetto
per
leggere e studiare questi scrittori, si metteva i
rende a Marte. » 180. Trovasi infatti in Cicerone : Marte nostro,
per
significare colle nostre forze, cioè col nostro i
nazione o mistione anche il ferro, suol darsi in Terapeutica non solo
per
indicar la presenza di questo elemento, ma pur an
la creazione ; e perciò immaginarono che vi fossero Genii particolari
per
ciascun popolo, e poi per ciascun luogo, e finalm
maginarono che vi fossero Genii particolari per ciascun popolo, e poi
per
ciascun luogo, e finalmente per ciascuna persona
particolari per ciascun popolo, e poi per ciascun luogo, e finalmente
per
ciascuna persona ; e in tal modo li moltiplicaron
e benefici e Genii maligni e malefici, che fossero in lotta tra loro
per
avere il predominio sul mondo in generale e sugli
iti e nel potere degli stregoni e fattucchieri che tengono il demonio
per
loro iddio ? Abbiamo perciò davanti a noi un sogg
Visnù e Siva, o di altre triadi poco da questa dissimili ; e mi basta
per
la spiegazione dei Genii il rammentare soltanto i
ichissimamente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesimo,
per
opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove g
ttomettendolo al cieco destino. A queste stesse conclusioni io giunsi
per
altra via, quando nel N° IV parlai del Fato e del
parlai del Fato e del Fatalismo. Passando ora alla Mitologia classica
per
ordine cronologico, noterò prima di tutto che i G
etti Dèmoni ; e in Omero troviamo che gli stessi Dei davansi tra loro
per
onorificenza questo titolo. Perciò sembra più di
hè la Divinità non ha comunicazione diretta cogli uomini, ma soltantò
per
mezzo di Dèmoni. » E altrove aggiunge : « Ogni mo
quale suggerivagli tutto ciò che doveva fare275). Socrate diceva così
per
secondare il linguaggio e le idee dei suoi connaz
va così per secondare il linguaggio e le idee dei suoi connazionali e
per
essere inteso da loro ; ma in cuor suo e per inti
dei suoi connazionali e per essere inteso da loro ; ma in cuor suo e
per
intimo convincimento era monoteista. Bastino a pr
o come l’anima governa il corpo. L’anima stessa è di natura divina, e
per
conseguenza immortale. La vita futura sarà uno st
i corrispondevano ai Dèmoni dei Greci : eran molto diversi i vocaboli
per
la loro etimologia, ma gli esseri per quelli sign
: eran molto diversi i vocaboli per la loro etimologia, ma gli esseri
per
quelli significati nulla differivano secondo le o
ora potrebbero facilmente confondersi cogli Angeli dei Cristiani ; ma
per
altro hanno quasi sempre qualche distintivo, perc
ristiani ; ma per altro hanno quasi sempre qualche distintivo, perchè
per
lo più tengono nelle mani la patera o il cornucop
stintivi pagani furono ammessi anche nell’arte cristiana, e si vedono
per
lo più nei monumenti sepolcrali in atto mesto e c
sistessero i Genii delle città e dei diversi luoghi o territorii ; ma
per
lo più li rappresentavano in forma di serpenti e
Quale già i Numi « D’Ilio sui campi, tal l’amico Genio, « Lieve lieve
per
l’aere labendo, « S’avvicina alla Terra ; e quest
i nelle sue impareggiabili poesie usa molte volte il termine Genio, e
per
lo più nel significato d’ingegno straordinario e
ra : chi confronta, raccozza, non è un genio. » Nessun vocabolarista,
per
altro, ammette e registra il Genio Militare e il
ebe degli Dei, come li chiama Ovidio : de plebe Deos. Fortunatamente,
per
chi deve studiar la Mitologia, a ben pochi di que
limitato dalle speciali attribuzioni degli altri ; e se ciò era vero
per
gli Dei Superiori e per lo stesso Giove, come ci
attribuzioni degli altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e
per
lo stesso Giove, come ci è accaduto di narrare pi
accaduto di narrare più volte, tanto più è presumibile e conseguente
per
gli altri Dei che furon detti e considerati Infer
. ; e lasciando libero il freno alla immaginazione videro Divinità da
per
tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nelle s
nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopio si vedono da
per
tutto brulicar gl’insetti e gl’infusorii. Sappiam
esimo (i quali studiavano con gran premura ed attenzione la Mitologia
per
dimostrare le assurdità della religione degl’Idol
o o concime. Plinio asserisce che era questi un re d’Italia deificato
per
sì utile insegnamento3. Di tali divinità il cui u
cato del loro stesso nome ve n’era un bel numero nel Politeismo, come
per
esempio, il Dio Robigo, la Dea Ippona, il Dio Loc
; e basta conoscere l’etimologia e il significato di questi vocaboli
per
intendere qual fosse l’ufficio di tali Dei. Non d
è i Pagani avevano libertà di adottare anche gli Dei stranieri, e poi
per
mezzo della cerimonia detta l’Apoteosi facevano d
arando che questi Dei son cento volte più numerosi di quelli, accetta
per
lo meno il computo di Varrone, poichè così rimpro
ontenteremo della definizione che ne dà l’Alighieri pel 1° capo, cioè
per
la Simonia a pretio : « O Simon Mago, o miseri s
di Dio, che di bontate « Deono essere spose, e voi rapaci « Per oro e
per
argento adulterate, « Or convien che per voi suon
se, e voi rapaci « Per oro e per argento adulterate, « Or convien che
per
voi suoni la tromba, « Perocchè nella terza bolgi
Grammatici noteranno in questo verso il pronome egli invece di eglino
per
troncamento della sillaba finale, che nella metri
a metrica latina e greca direbbesi apocope ; come pure il verbo orate
per
adorate, che è una licenza poetica chiamata afere
nonico Bianchi di onorata memoria, interpretano questo passo cosi : «
per
quanti idoli adorassero i pagani, voi ne adorate
nto al numero di 30 mila Dei dichiarato da Varrone, e moltiplicandolo
per
cento, come dice Dante, ne verrebbero 3 milioni d
e verrebbero 3 milioni di Dei, adorati dai Simoniaci. E non bastavano
per
saziar quella Lupa, « Che mai non empie la bramo
ra e propria ragione. La famiglia dei Titani privata del trono, prima
per
frode, e poi per forza 69, esiliata dal Cielo ed
one. La famiglia dei Titani privata del trono, prima per frode, e poi
per
forza 69, esiliata dal Cielo ed oppressa, tenta d
e grossi, talchè da lontano tra la caligine infernale li aveva presi
per
torri, quantunque non apparissero che per metà, c
ne infernale li aveva presi per torri, quantunque non apparissero che
per
metà, cioè dai fianchi in su ; e Virgilio lo disi
sinceramente ch’egli ebbe una gran paura al primo vederli, non lasciò
per
questo di guardarli bene e di misurarne a occhio
i grossezza proporzionati all’altezza come nella specie umana. Alcuni
per
altro di quelli che Dante non accenna di aver ved
nel suo viaggio all’Inferno, eran molto più lunghi e più grossi, come
per
esempio il gigante Tizio che si estendeva per nov
nghi e più grossi, come per esempio il gigante Tizio che si estendeva
per
nove jugeri, ed Encelado che era lungo quanto la
econdo loro, sublime della grandezza e forza dei Giganti dicendo, che
per
dar la scalata al cielo posero tre monti uno sopr
aura dei Giganti, e la massima parte fuggirono vilmente dal Cielo ; e
per
celarsi meglio e non esser riconosciuti, invece d
tto dal tèlo « Celestïal, giacer dall’altra parte, « Grave alla terra
per
lo mortal gelo. « Vedea Timbrèo76), vedea Pallade
to a questa mole « Giace il corpo d’Encelado superbo : « E che quando
per
duolo e per lassezza « Ei si travolve o sospirand
mole « Giace il corpo d’Encelado superbo : « E che quando per duolo e
per
lassezza « Ei si travolve o sospirando anela, « S
descrizione dei naturali fenomeni. Infatti Virgilio, che Dante scelse
per
suo maestro 78), e. che egli chiama il mar di tut
è suo stile, distinguendosi da esso e da qualsivoglia altro scrittore
per
insuperabile concisione, accenna con un solo vers
caligine, fra Pachino e Peloro (ove appunto è situata l’Etna), « Non
per
Tifeo, ma per nascente zolfo. » Vedano ora i mod
Pachino e Peloro (ove appunto è situata l’Etna), « Non per Tifeo, ma
per
nascente zolfo. » Vedano ora i moderni geologi e
iani ; e giacchè ho rammentato nel testo la venerazione dell’ Alfieri
per
Dante, riporterò qui i primi versi del suo sonett
’odio in Cielo acquista « Ingiuria è il fine ; ed ogni fin cotale « O
per
forza o per frode altrui contrista. » 70. Nell
lo acquista « Ingiuria è il fine ; ed ogni fin cotale « O per forza o
per
frode altrui contrista. » 70. Nelle leggi dell
ove illustre pel trionfo sui Giganti (clari Giganteo triumpho), e non
per
quello sui Titani. 73. « Non ego Titanas cane
sere anche lo zolfo non nativo, ossia procurato con mezzi artificiali
per
l’industria dell’uomo ! — Mai si, mai si, rispond
e l’Italia meridionale attraevano col canto e col suono i naviganti,
per
avere il barbaro diletto di annegarli nel mare o
aro diletto di annegarli nel mare o di divorarseli. Ed asserivasi che
per
quanto le prossime coste dell’Italia e della Sici
loro canto non poteva resistere alla tentazione di avvicinarsi a loro
per
udirle meglio, e non pensava più alla trista fine
la cera ai suoi compagni, e detto loro qual direzione tener dovessero
per
non accostarsi troppo agli scogli ov’esse abitava
Canto xix del Purgatorio immagina di aver fatto un sogno, nel quale,
per
quanto parvogli, una donna « Io son, cantava, io
ca richiusa, « Quando una donna apparve santa e presta « Lunghesso me
per
far colei confusa. » E questa donna santa era la
Napoli, che significa città nuova. Scelsero egregiamente gli Antichi
per
soggiorno delle Sirene un clima incantevole bene
da veste dello stoico e del moralista, lasciando quella effeminata, e
per
lui più abituale, dell’epicureo225, chiama Sirena
ina e di Ecate dea infernale, e che in origine era bellissima, ma poi
per
gelosia di Amfitrite, o, secondo altri, della mag
anticamente, o perchè il vortice e i flutti fossero più impetuosi, o
per
la imperizia degli antichi navigatori, certo è pe
larmente fuori dell’acqua, l’illuso marinaio la crede uno scoglio ; e
per
quanto sia straordinaria e tremenda la sua forza,
potente sua pinna produce una piccola tempesta e ne rimbomba il suono
per
le solitudini dell’artico Oceano come il romor de
spiriti guerreschi e sanguinarii, è assolutamente priva di coraggio ;
per
cui se anche un uccelletto marino le si posa sul
il poeta più particolarmente « …… una balena, la maggiore « Che mai
per
tutto il mar veduta fosse : « Undici passi e più
crizione del modo con cui Orlando libera Olimpia dall’ Orca che stava
per
divorarla : « Tosto che l’Orca s’accostò, e scop
uro « Che’l mostro più serrar non può la bocca, « Stringe la spada, e
per
quell’antro oscuro « Di qua e di là con tagli e p
’impaccio ; « Così fuor del suo antico almo soggiorno « L’Orca tratta
per
forza di quel braccio, « Con mille guizzi e mille
uscir dall’Orca Orlando, « E al lido trar sì smisurato pesce, « Fugge
per
l’alto Oceano, oblïando « Lo sparso gregge : e sì
uci e Tritoni, o gli altri, non sappiendo « Dove, chi qua, chi là van
per
salvarsi. « Orlando al lito trasse il pesce orren
rendo, « Col qual non bisognò più affaticarsi ; « Che pel travaglio e
per
l’avuta pena « Prima morì che fosse in su l’arena
. 14.) 227. Inoltre nella lingua inglese vi son due termini diversi
per
distinguer le femmine dei Lamentini dai maschi ;
e finalmente, esaurite le forze, muore la Balena « E pel travaglio e
per
l’avuta pena. » 234. Il raziocinio che fa Dan
iceviamo la benefica luce, e che feconda le campagne. Poi deificarono
per
gratitudine coloro che li seppero governare, che
animali offerti in sacrifizio ed immolati agli Dei, ossia le vittime,
per
cavarne i presagi. Se la vittima doveva essere tr
ittime, per cavarne i presagi. Se la vittima doveva essere trascinata
per
forza all’altare, se sfuggiva di mano al condutto
duli. Gli auguri goderono in Roma di molta considerazione ; ma a poco
per
volta caddero in discredito ; e un cittadino pote
volgo ignorante e coloro che ci trovavano il proprio conto mantennero
per
lungo tempo siffatte puerili e dannose superstizi
e ferie latine furono le più solenni. Tarquinio il superbo le istituì
per
assuefare tutti i popoli latini a tener Roma in c
e gli era vietato di veder lavorare la gente ; laonde quando passava
per
le strade, un araldo lo precedeva per avvisare gl
a gente ; laonde quando passava per le strade, un araldo lo precedeva
per
avvisare gli operai che sospendessero i loro lavo
ar grazia a quelli che, andando al supplizio, erano da lui incontrati
per
via. Egli benediva gli eserciti ; e portava in ca
ttisterni, banchetti sacri dei Romani in tempi di pubbliche calamità,
per
placare lo sdegno del cielo. Nel tempo di questa
a Roma e i suoi contorni. Ancorchè la storia nol dica, possiamo tener
per
fermo che il rimedio deve essere stato peggiore d
mali. X. Lustrazioni, cerimonie sacre unite ai sacrifizj ; ed avevano
per
iscopo di purificare i campi, gli eserciti, i gre
evoli caddero naturalmente in discredito delle persone assennate : ma
per
mala sorte gl’ ignoranti e i superstiziosi non li
r mala sorte gl’ ignoranti e i superstiziosi non li dimenticarono mai
per
l’affatto, e furono spesso fomento di vizj e cagi
a mano. Con la Negromanzia pretendevano di richiamare in vita i morti
per
consultarli intorno alle eose future. I Greei ed
angue ealdo i eadaveri. XII. Purificazione, atto religioso dei Pagani
per
onorare gli Dei, per espiare i delitti o per allo
i. XII. Purificazione, atto religioso dei Pagani per onorare gli Dei,
per
espiare i delitti o per allontanare una calamità.
tto religioso dei Pagani per onorare gli Dei, per espiare i delitti o
per
allontanare una calamità. Prima del saerifizio il
a interamente consumata dal fuoco, senza che ne restasse alcuna parte
per
il banchetto dei sacerdoti o degli assistenti.
slituiti da Romolo ; poi quattro, e più ; Silla no creò fin quindici,
per
accrescere appoggi alla sua tiranuide. Le persone
ticamente : lasciò correre diverse opinioni, tra le quali accenneremo
per
ora quella soltanto che è la più semplice e sbrig
zio disse che l’anima era una particella dell’aura divina 27). Questa
per
verità apparisce una opinione più filosofica e bi
ontano dunque i poeti che l’esule Saturno, dopo essere andato errando
per
l’orbe terrestre, venne per nave sul Tevere29), e
esule Saturno, dopo essere andato errando per l’orbe terrestre, venne
per
nave sul Tevere29), e fu accolto ospitalmente dal
ttere, o nell’una o nell’altra epoca, l’età dell’oro e nel celebrarla
per
l’innocenza dei costumi e per le spontanee produz
epoca, l’età dell’oro e nel celebrarla per l’innocenza dei costumi e
per
le spontanee produzioni di ogni ben di Dio sulla
boli, dicendo : « Lo secol primo quant’oro fu bello ; « Fe’ savorose
per
fame le ghiande, « E nettare per sete ogni ruscel
quant’oro fu bello ; « Fe’ savorose per fame le ghiande, « E nettare
per
sete ogni ruscello. » Ammette sì la felicità di
non la contorna però d’ozio e di squisiti cibi gratuiti ; ma ne pone
per
base la frugalità e per condimenti la fame e la s
ozio e di squisiti cibi gratuiti ; ma ne pone per base la frugalità e
per
condimenti la fame e la sete. Aggiungono i Pagani
tosto : « …. O Marco mio, bene argomenti. » Qui osserverò una volta
per
sempre che alle erronee o pregiudicate opinioni b
o pregiudicate opinioni bisogna sempre opporre le contrarie sentenze
per
rettificarle : diversamente la nuda erudizione ch
n sa far confronti e dedurne logiche conseguenze è peggio che inutile
per
l’umano progresso ; e quel tempo che si perde in
di tutto, perchè la terra spontaneamente produceva più che abbastanza
per
tutti senza spesa o fatica di alcuno. In quelle f
con due faccie, e talvolta con quattro : con due, dicevano i pagani,
per
simboleggiare le due prerogative accordategli da
che come portinaio del cielo, affinchè potesse vedere e invigilare da
per
tutto senza bisogno di voltarsi. Quattro faccie p
di guerra ; il quale in più di settecento anni fu chiuso soltanto, e
per
poco tempo, tre volte, come sappiamo dalla storia
ana. A Giano facevansi libazioni e preghiere prima che gli altri Dei,
per
ottenere da lui facile accesso a qualunque altro
trovi mai rammentata la Bibbia negli scrittori di quell’epoca, si sa
per
altro di certo anche da Orazio, che molti Ebrei (
certi ottimi negozianti di Borsa eran più bravi di qualunque filosofo
per
saper far denari e impiegarli bene. Eccone le pre
he parole avessero tanta potenza da trarre la Luna dal Cielo in Terra
per
farla servire alle loro male arti. Orazio ramment
a Tessaglia facevano alti rumori con stromenti ed utensili di metallo
per
liberar di travaglio la Luna, credendo così d’imp
gli stregoni ; che un esercito perdè la battaglia fuggendo spaventato
per
un’ecclisse di Sole che avvenne in quel tempo ; c
asse la faccia della Luna. Gli astronomi stessi passarono anticamente
per
maghi o per innamorati della Luna. Anzi di quel p
ia della Luna. Gli astronomi stessi passarono anticamente per maghi o
per
innamorati della Luna. Anzi di quel primo che oss
ano le loro imprese secondo le fasi lunari ; e stimavano più propizia
per
loro la luna nuova 139. In Roma v’era un tempio d
Giove. La qual’orsa fu poi da Giove trasformata in una costellazione
per
impedire un matricidio, vale a dire che fosse ucc
ei boschi quest’orrida fiera e non sapendo che fosse sua madre, stava
per
trafiggerla con un dardo. E questa costellazione
n dardo. E questa costellazione fu detta Orsa maggiore ed anche Elice
per
distinguerla dall’altra vicinissima ad essa che c
di una di quelle Ninfe che ebbero cura dell’infanzia di Giove, e che
per
benemerenza fu trasformata in questo gruppo di st
rse nel C. II del Paradiso ; ma ivi parlò con figura poetica, e prese
per
sue stelle polari le Muse : « E nove Muse mi dim
ne, fu spinto malignamente da questa Dea ad entrare in quel boschetto
per
procurargli una sì miseranda fine. Atroce e vergo
o racconto mitologico a darci ad intendere, nella sua 4ª Canzone, che
per
opera di Madonna Laura avvenisse a lui stesso un
vista non m’appago, « Stetti a mirarla, ond’ella ebbe vergogna ; « E
per
farne vendetta, o per celarse, « L’acqua nel viso
Stetti a mirarla, ond’ella ebbe vergogna ; « E per farne vendetta, o
per
celarse, « L’acqua nel viso con le man mi sparse.
rno ai sepolcri e pei trivii ; spingeva i cani ad urlare orribilmente
per
le vie, e proteggeva le maliarde e le streghe nei
vii, ond’ebbe ancora il nome di Trivia 143. Orazio in tre odi che han
per
soggetto le streghe e le stregonerie non rammenta
avanti l’era cristiana. Fu ben presto rifabbricato non meno splendido
per
ricchezza, sebbene fosse impossibile rifare dello
unii sereni « Trivia ride tra le ninfe eterne « Che dipingono il ciel
per
tutti i seni, ecc. (Parad., C. xxiii, 25.) 14
opinione divenne tanto comune che alcuni eruditi latinisti composero
per
comodo di memoria i seguenti versi sulla Dea Trif
l seno di essa esistessero due inferne regioni molto diverse tra loro
per
l’uso a cui erano destinate. La prima chiamavasi
erano destinate. La prima chiamavasi il Tartaro, ed era luogo di pena
per
le anime dei malvagi : la seconda dicevasi Elisio
agi : la seconda dicevasi Elisio o Campi Elisii, luogo di beatitudine
per
le anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credev
he le hanno immaginate e descritte gli Antichi, è necessario non solo
per
intendere i classici greci e latini, ma altresì g
periore a tutti gli antichi e ai moderni. I Pagani sapevano molte vie
per
andare all’Inferno ; ma ne rammentavano principal
getonte e il Lete. Lo Stige era considerato come un Dio fluviatile, e
per
le sue acque giuravano gli Dei, e il loro giurame
(come lo spirito di vino o il petrolio) che sempre ardeva, e serviva
per
tuffarvi i dannati. Il Lete poi aveva il suo cors
un bosco di alberi annosi ed un boschetto di mirti. Nei Campi Elisii
per
altro la scena mutava in tutto e per tutto. Comin
hetto di mirti. Nei Campi Elisii per altro la scena mutava in tutto e
per
tutto. Cominciavasi dall’avere colà un nuovo Sole
ominciavasi dall’avere colà un nuovo Sole e nuovi astri fatti apposta
per
illuminar sotto terra quelle anime fortunate dei
si, nei quali conviene scendere in un modo straordinario e pericoloso
per
giungere al centro. Oltre i quattro fiumi dell’In
larghezza e profondità237. Certamente chiunque ascolta o legge anche
per
la prima volta le descrizioni mitologiche o dante
na periferia di 21,600 miglia geografiche pari a 40,000 chilometri, e
per
conseguenza con una superficie di più di 500 mili
superficie di più di 500 milioni di chilometri quadri ed una capacità
per
più di 3000 milioni di chilometri cubi, vi posson
La stessa Astronomia ha portato e porta continuamente molti materiali
per
questo nuovo edifizio scientifico, e adotta l’ipo
te dal tempo e dagli occulti agenti chimici sotterranei, avremo anche
per
la fantasia un campo molto più vasto di quello de
; « Mella cavâ manant ex ilice, etc. » e seguita questa enumerazione
per
una ventina di versi, conchiudendo : « Jupiter i
o. » 236. Son questi i versi originali di Virgilio, notabilissimi
per
la dolcezza dell’armonia : His demum exactis, pe
a, riporterò soltanto quella di Malebolge, che è veramente ammirabile
per
la sua evidenza : « Luogo è in inferno, detto Ma
ta ripa dura, « Ed ha distinto in dieci valli il fondo. « Quale, dove
per
guardia delle mura « Più e più fossi cingon li ca
XXV Bacco I mitologi greci avevano una fantasia inesauribile
per
inventar cose strane e fuori dell’ordine naturale
lo allevassero. Il piccolo Bacco cresceva vivace ed allegro ; ed ebbe
per
custode della sua giovinezza (o come ora diremmo
llegro ; ed ebbe per custode della sua giovinezza (o come ora diremmo
per
aio o educatore) un vecchio satiro chiamato Silen
in tutto il resto ; e viaggiava in un carro tirato da animali feroci,
per
lo più tigri o pantere. Tutti questi distintivi e
il furore e la brutalità cui produce l’abuso di questo liquore. Anzi
per
indicare non tanto la forza del vino che dà alla
glie e bagordi. I Latini bene spesso davano a Bacco il nome di Libero
per
indicare che il vino ispira libertà, ma però ecce
anto dai poeti latini201) quanto ancora dagl’italiani, come troviamo,
per
esempio, nell’Orfeo del Poliziano, e nel Ditiramb
sa e conducendola sempre seco in continua festa ed allegria. Arianna (
per
chi non lo sapesse) significa molto piacente ; e
atronimico di Mineidi, ricusando di prender parte alle feste di Bacco
per
attendere alla loro occupazione di tesser le tele
etto che furono cangiate in vipistrelli 205) e i loro telai in ellera
per
castigo del disprezzo mostrato pel culto di Bacco
generosissimo co’suoi devoti cultori, ma i suoi doni erano pericolosi
per
la sovrabbondanza stessa con cui li accordava, ta
ivenne Mida, allorquando Apollo gli fece crescere le orecchie d’asino
per
aver giudicato bestialmente che all’armonia dell’
ella rusticana sampogna del Dio dei pastori. Come si usa poeticamente
per
metonimia il nome di Cerere a significare il gran
6. Tutti seppero e sanno, e gli antichi e i moderni, o storicamente o
per
pratica che le uve non maturano nei luoghi freddi
riconosciuto e riconoscono indispensabile l’azione del Sole sulle uve
per
renderle atte a produrre il vino ; ma Dante fu il
lla rete. » Ma la chimica soltanto colla teoria delle trasformazioni
per
mezzo della luce, del calorico e della elettricit
popolari predominanti. Il vino (come dice il proverbio) è un balsamo
per
chi sa usarne temperatamente e secondo il bisogno
hi sa usarne temperatamente e secondo il bisogno208) ; ed è un veleno
per
chi ne abusa : oltre al nuocere alla salute, scor
.) 199. Son celebri i Canti Carnascialeschi di Lorenzo il Magnifico
per
le mascherate dette di carattere che si facevano
serie. » 203. Il crotalo era uno stromento a percussione, composto
per
lo più di due pezzi concavi di metallo (ferro o b
V’adoprassi, ovvero il tè : « Medicine così fatte « Non saran giammai
per
me : « Beverei prima il veleno, « Che un bicchier
o che il trattamento brutale di esser precipitato dal Cielo in Terra (
per
la qual caduta divenne zoppo) lo ricevè essendo g
iede, e mi scagliò « Dalle soglie celesti. Un giorno intero « Rovinai
per
l’immenso, e rifinito « In Lenno caddi col cader
oeti ; e il difetto di essere zoppo da un piede è appena accennato. E
per
farne distinguere gli ufficii, gli pongono in man
remo occasione di parlare in appresso nel ragionar di quei personaggi
per
cui furono eseguiti : qui basterà soltanto accenn
non meno mirabili, descrive Omero come fatti da Vulcano : « ……..Avea
per
mano « Dieci tripodi e dieci, adornamento « Di pa
come fanno le macchine da filare, da tessere, da cucire, ecc. Inoltre
per
bellezza e comodo si moltiplicheranno sempre gli
Natura, di cui la scienza è giunta in questo secolo a sapersi valere
per
eseguir lavori di precisione matematica e per tra
secolo a sapersi valere per eseguir lavori di precisione matematica e
per
trasmettere i concetti e i desiderii degli uomini
o denominato questo fenomeno e l’elettricità stessa), ma si fermarono
per
secoli e secoli a questa prima osservazione, e no
colto e venerato qual Dio. Lemno era un’isola vulcanica : ecco perchè
per
l’appunto la favola fa cadere e adorare Vulcano i
er l’appunto la favola fa cadere e adorare Vulcano in quest’isola ; e
per
lo stesso motivo pone le sue fucine sotto il mont
notammo nel N° VIII, e trovammo che ciascuna aveva speciali attributi
per
distinguersi dall’altra. Così distinguevano ancor
che è composto di due parole greche ciclos (circolo) e ops (occhio),
per
indicare la straordinaria particolarità a loro at
e in direzione degli occhi, uso inventato dai tre aiutanti di Vulcano
per
ripararsi la faccia nel lavorare i metalli incand
ri, ma spesso ancora tagliati a poliedri regolari, e notabili inoltre
per
l’assenza di qualunque cemento : la loro pesante
trovano principalmente in Grecia e in Italia ; e le più antiche sono
per
lo più attribuite ai Pelasgi. In Zoologia si dà i
o Müller, dell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli
per
questa loro caratteristica di avere un sol occhio
il batter dei polsi, ecc. 190. L’originale latino, mirabile sempre
per
l’eleganza dello stile e l’armonia del verso, dic
dinamica, o del galvanismo, nuovo ramo della fisica, tanto importante
per
le innumerevoli applicazioni che se ne fecero da
lche Divinità che, a giudicarne dalla forma, si prenderebbe piuttosto
per
un mostro di natura che per un essere soprannatur
rne dalla forma, si prenderebbe piuttosto per un mostro di natura che
per
un essere soprannaturale, il Dio Pane richiama ma
oprannaturale, il Dio Pane richiama maggiormente la nostra attenzione
per
gli uffici che gli furono attribuiti, e per quant
ente la nostra attenzione per gli uffici che gli furono attribuiti, e
per
quanto ragionan di lui non solo i poeti, ma anche
rio e di Penelope, ed anche di Urano e di Gea, ossia Tellure. Afferma
per
altro che tutti eran d’accordo (e vi si unisce an
o simile a quello di Apollo rispetto a Dafne. Egli pure voleva sposar
per
forza una Ninfa di nome Siringa ; ma essa avendo
onto che ne fa Ovidio nel lib. i delle Metamorfosi, che cioè Mercurio
per
addormentare Argo non solo suonasse la lira, ma g
ssono ragionare freddamente e conoscer subito la causa delle cose ; e
per
casi nuovi o ignorati o non preveduti avviene spe
prove di fatto, diversi aneddoti riferiti nelle antiche storie, come
per
esempio, che il Dio Pane al tempo della battaglia
i Pagani una paura senza fondamento, ciò stesso dimostra che si aveva
per
una ubbìa e non per un miracolo. Anche Cicerone n
enza fondamento, ciò stesso dimostra che si aveva per una ubbìa e non
per
un miracolo. Anche Cicerone nelle sue Opere usa a
per un miracolo. Anche Cicerone nelle sue Opere usa almeno due volte,
per
quanto mi ricordi, l’aggettivo pànico riferito a
lesi e spagnuoli : anzi gl’Inglesi l’usano assolutamente come nome. E
per
non chiudere il capitolo con queste quisquilie fi
rulamio sul timor pànico. Egli afferma che ai timori veri e necessari
per
la conservazion della vita si aggiungono sempre m
nome Pan, declinandolo anche alla greca col gen. in os e l’acc. in a,
per
distinguerlo dal loro vocabolo panis significante
ano pane. Il qual compenso non seppero trovare gl’Italiani ; e perciò
per
distinzione bisogna dir sempre il Dio Pane. 10.
nel secondo secolo, dell’êra volgare), il quale fantasticò e spacciò
per
verità scientifica l’esistenza di tante sfere di
vessero gli Antichi quasi indovinate le moderne ipotesi astronomiche,
per
cui si ammetta nello spazio una materia cosmica,
illusioni e li dominavano, « Forse con intenzion casta e benigna, »
per
rimuoverli dalla vita selvaggia e vincolarli in u
l Giorno e l’ Aria come genitori del Cielo, e volevano serbar l’Acqua
per
farne la moglie di Nettuno Dio del mare. Ma sicco
lità della Terra18. Le fu aggiunto in appresso l’aggettivo di Prisca,
per
distinguerla da un’altra Vesta sua nipote, Dea de
i Titèa e Pasitèa, usati dai poeti greci e latini, ma o poco o nulla,
per
quanto io mi ricordi, dai poeti italiani. Da ques
iglio chiamato Iperione ebbero l’ufficio di guidare il carro del Sole
per
distribuire la luce al mondo ; perciò i nomi di T
mitologi che gli fosse piaciuto abdicare in favore di essi. Credendo
per
altro che esistesse anche in Cielo il diritto di
rbarsi, non meno di diritto che di fatto, aperta la strada al trono o
per
sè o per i propri figli Titani, quando Saturno a
on meno di diritto che di fatto, aperta la strada al trono o per sè o
per
i propri figli Titani, quando Saturno a sua volta
ausa di frodi, di dissenzioni, di guerre fraterne e di sciagure anche
per
Saturno e per Cibele, ma principalmente per Titan
di dissenzioni, di guerre fraterne e di sciagure anche per Saturno e
per
Cibele, ma principalmente per Titano e pe’ suoi d
terne e di sciagure anche per Saturno e per Cibele, ma principalmente
per
Titano e pe’ suoi discendenti, come vedremo a suo
merito di nascer prima. Da noi e presso molti altri popoli è abolito
per
legge tra i privati o sudditi di uno Stato ; e pe
la successione nei beni paterni ; ma si conserva nei regni ereditarii
per
non cagionare lo smembramento degli Stati nè le g
urono Dei superiori si dovrà parlare separatamente. Il tema più vasto
per
altro e l’eterno argomento della vita di Giunone
te ci occuperemo principalmente, non però subito, in questo capitolo,
per
evitare la monotonia dello stesso argomento, ma q
ose a questa Dea, o di famiglie o di popoli da essa perseguitati. Qui
per
altro è indispensabile il narrare uno di questi f
ove faceva di certo ogni suo volere, ma non senza disturbi ed impacci
per
parte di Giunone ; la quale, superba e invidiosa
a degli Dei. Giove prediligendo la Ninfa Io figlia d’Inaco re d’Argo,
per
sottrarla alle investigazioni ed alle persecuzion
chiese in dono al marito quella giovenca, che Giove non potè negarle
per
non scuoprirsi. Ottenutala, la diede in custodia
lle penne l’immagine e il ricordo de’suoi cento occhi, e lo prescelse
per
l’animale a lei sacro. Non perdè di vista neppure
celebre in tutte le lingue moderne affini alla greca ed alla latina,
per
significare antonomasticamente un uomo oculatissi
una Ninfa o Dea inferiore, figlia di Taumante ; e credevasi che essa
per
discender sulla terra ad eseguire gli ordini di G
per discender sulla terra ad eseguire gli ordini di Giunone passasse
per
quella splendida via che è contrassegnata nel cie
e è contrassegnata nel cielo dall’arcobaleno. Quindi il nome di Iride
per
figura rettorica di metonimia sta a significare l
llezza e chiamatala, come Virgilio96, fregio ed onore del cielo, eran
per
altro ben lungi dal conoscere le vere cause di qu
uvio, come troviamo anche in Orazio97) : ma non avevan pensato neppur
per
ombra ad analizzare col prisma di cristallo il se
sopra un prisma, i raggi che la compongono son separati, e presentano
per
ordine questi sette colori, cominciando da quello
ioletto. Ai tempi nostri la spettroscopia, ossia l’analisi della luce
per
mezzo dello spettroscopio è divenuta così importa
imi asteroidi scoperti in questo secolo, e precisamente al 3°, veduto
per
la prima volta da Harding il 1° settembre 1804.
i Dei maggiori o superiori o supremi ; e questi erano soltanto venti,
per
lo più conosciuti e adorati da tutte le antiche n
giungerò che raramente trovasi rammentata e rappresentata come Dea, e
per
lo più confondesi coll’ Abbondanza di tutte le co
io. E in questo stesso significato si usa nelle scienze anche oggidì,
per
non star sempre a rammentare il nome di Dio : e n
on solo nelle scienze fisiche, ma pur anco nelle scienze morali, come
per
esempio, dove si tratta del diritto naturale. I g
ni nel parlare della schiavitù (quantunque a quei tempi fosse ammessa
per
diritto internazionale o delle genti, e riconosci
osse ammessa per diritto internazionale o delle genti, e riconosciuta
per
diritto civile), dicono francamente che è contro
ignifica ancora il complesso delle cose create. Ma più frequentemente
per
Natura s’intende l’essenza degli oggetti esistent
mpre pronte sulle labbra le espressioni : è naturale ; naturalmente ;
per
natura, o di natura sua e simili. Di più nella li
dotto ancora nel linguaggio delle nostre leggi, forse ad imitazione e
per
copia conforme del Codice Napoleone13. Il notare
nificati della parola Natura e suoi derivati, credo che sia più utile
per
la studiosa gioventù, che una eruditissima discus
ditissima discussione, a guisa de’più tenaci antiquarii o archeologi,
per
decidere se certe sculte o dipinte immagini rappr
dodici Dei superiori che formavano il consiglio di Giove. Li riporto
per
chi studia la lingua latina : « Juno, Vesta, Min
gi ; perchè ogni nazione gentile n’ebbe uno, de’quali tutti gli Egizi
per
la loro boria dicevano il loro Giove Ammone esser
si trova usata la parola naturalità, alla quale si aggiunge concessa
per
legge o per decreto reale (Art. 10).
ata la parola naturalità, alla quale si aggiunge concessa per legge o
per
decreto reale (Art. 10).
eidi e di Doridi, oltre all’aver detto anche prima, che Giunone aveva
per
suo corteo quattordici Ninfe, Diana cinquanta e C
al più ornate di fiorellini campestri come le pastorelle. Ammettevano
per
altro i Mitologi un grande assurdo, che cioè ques
è derivano da greci nomi significanti monti, valli, acque, quercie, e
per
catacresi, ossia abusivamente o estensivamente, a
co) « Ch’amor consunse come Sol vapori ; » e fa questa similitudine
per
dar la spiegazione che quando compariscono nel Ci
e concolori « Nascendo di quel d’entro quel di fuori, » ciò avviene
per
riflessione dei raggi della luce, come il parlar
vviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar dell’ Eco
per
riflessione del suon della voce. Quanto poi all’o
orta il suo nome. Dante allude più d’una volta a questa favola, come,
per
esempio, nel Canto xxx dell’Inferno, ove un danna
e, e umor mi rinfarcia, « Tu hai l’arsura e ‘l capo che ti duole, « E
per
leccar lo specchio di Narcisso (cioè l’acqua) « N
immagini riflesse dall’ acque nitide e tranquille, anzi che esseri di
per
sè esistenti, conchiudendo con la seguente osserv
le : « Pria che Beatrice discendesse al mondo. « Fummo ordinate a lei
per
sue ancelle. » E nel rammentar questo passo il c
ipalmente degli insetti, presero dalla Mitologia il vocabolo di ninfa
per
significare l’insetto nello stato intermedio fra
o che stavano nell’acqua, (il nome preciso di Naiadi non pare che lì
per
lì lo avessero ben presente) e si affrettarono a
ti in fontane (e necessariamente le vasche e i bacini), aggiungevansi
per
ornamento e statue e vasi e talvolta ancora un te
starebbe a significare il corno della capra, o la capra con un corno,
per
alludere alla favola, che alla capra nutrice di G
Egioco, che alcuni interpretano nutrito dalla Capra ; il qual termine
per
altro non fu adottato dai Latini, e l’usò soltant
dei, Indigeti ed Eroi si trovano usati talvolta indistintamente l’uno
per
l’altro, benchè differiscano tra loro non solo et
, benchè differiscano tra loro non solo etimologicamente, ma pur anco
per
certe speciali condizioni, che converrà prima di
in diis agentes, cioè generati sulla Terra, o ascritti fra gli Dei. E
per
quanto possa questo vocabolo sembrare a primo asp
brare a primo aspetto sinonimo di quello di Semidei, non v’è compresa
per
altro come necessaria la condizione che uno dei g
ce, cioè di Semidei, di Dei Indigeti, e di uomini divenuti illustri o
per
dignità o per imprese di sovrumano valore. Lo ste
midei, di Dei Indigeti, e di uomini divenuti illustri o per dignità o
per
imprese di sovrumano valore. Lo stesso Omero l’us
l’abuso della forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era
per
lo più questa la causa delle antiche guerre. Nel
ristianesimo), che aiutarono e sollecitarono il risorgimento, ritornò
per
altro colla dissoluzione di tutti gli ordini soci
ri che più ne abbisognano ; ma ho voluto premetter questi brevi cenni
per
far conoscer la necessità di studiare i tempi ero
fra la Mitologia e la Storia, e che perciò hanno la stessa importanza
per
le origini storiche dei popoli antichi che il Med
mportanza per le origini storiche dei popoli antichi che il Medio Evo
per
le origini della moderna civil società. Scendendo
empi eroici. Degli altri dirò a mano a mano che toccherà la lor volta
per
ordine cronologico ; e di quelli che si trovarono
furon chiamati spiriti folletti. (Anche Dante usò la parola folletto
per
anima dannata nel C. xxx dell’Inferno : « …..Que
sinonimi Eroi e Semidei. 46. Vedasi l’epigramma del Giusti, che ha
per
titolo : Il Poeta e gli Eroi da poltrona.
emidei, e neppur divenne un Indigete Dio ; ma è considerato un Eroe e
per
l’epoca in cui visse e per quanto oprò. Il raccon
Indigete Dio ; ma è considerato un Eroe e per l’epoca in cui visse e
per
quanto oprò. Il racconto della sua vita è un mist
idissimo toro. Europa vedendolo così mansueto vi era salita in groppa
per
giovanile trastullo ; ma il toro giunto sulla riv
nchè non avesse trovato la sorella. Cadmo, dopo averla cercata invano
per
un anno, trovandosi vicino a Delfo, consultò quel
per un anno, trovandosi vicino a Delfo, consultò quel celebre Oracolo
per
sapere se fosse possibile trovarla, e dove ; ma l
Dove ei la incontrò, ivi la uccise, offrendola in sacrifizio ai Numi
per
implorarli favorevoli alla nuova città che dovea
de di quella fonte, che finiva di divorarsi l’ ultimo di essi. Allora
per
vendicare la morte dei compagni rischiò la propri
ale ivi trovato e sacrificato da Cadmo. Fondata la città, prese Cadmo
per
moglie Ermione, o, secondo altri Mitologi, Armoni
angiata nella Dea marina Leucotoe, e che Semele fu madre di Bacco. Ma
per
quanto avesse Cadmo strettissima parentela coi pr
ccia maledettamente « D’esser di carne come tutti siamo, « E vorrebbe
per
padre un altro Adamo. » (La Vestizione.) 59.
beto. Ma che diremo di quegli eruditi che volevano abolir questi nomi
per
sostituirvi quello di grammaticario ? Diremo per
o abolir questi nomi per sostituirvi quello di grammaticario ? Diremo
per
lo meno che qui è davvero applicabile la massima
a Giove : « Nisi utile est quod facimus, stulta est gloria. » Non è
per
verità molto utile neppure il conoscere quali fur
i suoi derivati e composti (alfabetico, alfabetare, analfabeta ecc.)
per
sostituirvene un altro di nuova formazione o etim
e moderne lingue francese e inglese, mentre in italiano lo traduciamo
per
Giove, prendendo questa voce, come generalmente s
dunque etimologicamente il Dio che giova agli uomini, il Dio benefico
per
eccellenza57. Questa significazione è tanto chiar
nte, che un dei nostri poeti ha detto : quel Dio che a tutti è Giove,
per
dire che giova a tutti ; e Dante nel celeberrimo
a perifrasi : « E se licito m’è, o sommo Giove « Che fosti in terra
per
noi crucifisso, « Son li giusti occhi tuoi rivolt
uto e il secondo come dovere relativo, a cui si sottintende se puoi e
per
quanto puoi 58 ; ma poichè la Divinità è onnipote
buti colle seguenti parole : « Il popolo romano chiamò « Giove Ottimo
per
i suoi benefizii e Massimo per la sua potenza » 5
Il popolo romano chiamò « Giove Ottimo per i suoi benefizii e Massimo
per
la sua potenza » 59. Era detto ancora Ospitale, p
suo trono teneva Giove due coppe, l’una del bene e l’altra del male,
per
versarle a suo beneplacito sopra i mortali. Dalle
siderata come una delle maraviglie del mondo ; la quale rimase sempre
per
tutti i seguenti scultori e pittori il primo e pi
to e smarrito nel deserto, e gl’indicò in un’ oasi vicina una fontana
per
dissetarsi. Il tempio che Bacco per gratitudine g
cò in un’ oasi vicina una fontana per dissetarsi. Il tempio che Bacco
per
gratitudine gli eresse in quell’oasi fu perciò de
« E tutti a questa v’attaccate, o Divi, « E voi Dee, e traete. E non
per
questo « Dal ciel trarrete in terra il sommo Giov
no gli Antichi che ve le stendesse Giove, allorquando vi soggiornava,
per
nascondersi agli occhi dei mortali. 62. Nella p
ssenziali alla Divinità. Scese perciò dal Cielo in Terra, e prendendo
per
compagno suo figlio Mercurio, si misero ambedue a
ambedue a viaggiare sotto forma di pellegrini pel mondo. Trovarono da
per
tutto orribili delitti, nefandità di nuova idea ;
quella razza bestiale più che umana. Mise in discussione soltanto se
per
mezzo del fuoco o dell’acqua ; e fu deliberato il
el fuoco o dell’acqua ; e fu deliberato il diluvio. Per nove giorni e
per
nove notti piombarono senza intermissione le acqu
arono senza intermissione le acque dirottamente su tutta la Terra ; e
per
affrettar la pena, anche Nettuno vi si accordò co
te coppie di coniugi fu ripopolato il mondo. Questo fatto mitologico,
per
quanto strano, trovò anche un pittore che lo ritr
una squallida campagna, e sotto un cielo fantasmagoricamente nuvoloso
per
l’umido vapore sollevato dalle recenti acque anco
o, cioè in relazione al diluvio, basta il parlare delle roccie acquee
per
conoscere come la scienza ammette e dimostra il g
frazioni di animali e di vegetabili travolti e seppelliti nella terra
per
forza di successivi cataclismi. Trovansi infatti
del nostro globo travolti e seppelliti da migliaia e milioni di anni
per
le forze irresistibili della Natura negli strati
mmentatori aggiungono ancora precisamente di terra rossa ; filosofica
per
l’uguaglianza dei diritti che deriva dalla comune
arlare Omberto Aldobrandeschi dei conti di Santa Fiora, che fu ucciso
per
la sua superbia arrogante : « L’antico sangue e
ilmente il significato generale di roccie metamorfiche, e lo tradurrà
per
trasformate. Questa denominazione fu proposta da
ario almeno accennarne alcune. Aggiungono dunque i mitologi che Giove
per
tre mesi sentì un gran dolor di testa, e non pote
ò a chiamare Prometeo, o secondo altri, lo stesso Vulcano suo figlio,
per
farsi spaccare con un ferro tagliente il cranio ;
quindi Cecropidi gli abitanti. Aggiungono che nacque gara fra gli Dei
per
darle il nome ; e Giove per troncar le questioni
i. Aggiungono che nacque gara fra gli Dei per darle il nome ; e Giove
per
troncar le questioni decretò che avrebbe questo p
erva dai Greci ; ma sì il derivativo di Ateneo. Intendevasi dai Greci
per
Ateneo un edifizio sacro alla Dea Atena, e destin
hiamavasi pure Ateneo un altro simile edifizio ove adunavansi i dotti
per
leggere o recitare i loro scritti e disputare di
edusa ; e secondo altri questa orribile figura era sculta nello scudo
per
opera di Vulcano. Perchè poi fosse sacro a Minerv
agli artisti e dagli artigiani ; e cominciando dal 10 di marzo durava
per
cinque giorni, e perciò si chiamava il Quinquatru
te, « Già mezza aragna, trista in su gli stracci « Dell’opera che mal
per
te si fe ! » Quindi egli non accetta l’opinione
ta l’opinione di qualche strambo mitologo, che Minerva fosse vinta, e
per
dispetto percuotesse Aracne e la trasformasse in
e in ragno. È questa una delle tante metamorfosi che furono inventate
per
la somiglianza del nome. Infatti Suida, lessicogr
u usato dai poeti latini (e spesso anche dai prosatori) a significare
per
metonimia l’ingegno naturale, e vi si univa qualc
tonimia l’ingegno naturale, e vi si univa qualche epiteto o aggettivo
per
indicare se era pronto e facile, oppure rozzo, ot
o Enea li consegna a suo padre Anchise, li chiama patrii Penati 33. E
per
viaggio, allorchè questi Dei gli compariscono in
e Penati è soltanto un attributo o aggettivo che corrisponde, non già
per
l’etimologia, ma pel significato e per l’effetto
ttivo che corrisponde, non già per l’etimologia, ma pel significato e
per
l’effetto creduto, alla parola protettori, o patr
o e per l’effetto creduto, alla parola protettori, o patroni : quindi
per
tale ufficio poteva scegliersi qualunque Nume dei
us), senza aggiungere che questi fossero d’origine troiana, bisognerà
per
ora starsene a quel che egli ne scrisse, e creder
l’ Italiani : lo stesso Ugo Foscolo, peritissimo nelle lingue dotte e
per
conseguenza anche nella Mitologia, li chiama nel
ni etimologisti notano come composta colla voce Lari 38. La questione
per
altro verte intorno all’etimologia del nome ed al
nifica capo o principe. Chi non la pretende a filologo è indifferente
per
l’una o per l’altra etimologia ; ma quanto all’or
o principe. Chi non la pretende a filologo è indifferente per l’una o
per
l’altra etimologia ; ma quanto all’origine e alla
osservazione di Cicerone, nel lib. v della Repubblica, ov’egli parla,
per
dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori dell
adstare jacentis « In somnis, multo manifesti lumine, qua se « Plena
per
insertas fundebat Luna fenestras. » (Æneid., iii
fui della città che nel Battista « Cangiò ’l primo padrone ; ond’ ei
per
questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. »
liava che il Padre Nilo nascondesse il suo capo in ignote terre26 ; e
per
quanto i Geografi e i più arditi viaggiatori si s
eneralmente seduti in un terreno alquanto declive e colle gambe stese
per
indicare il corso del fiume e la pendenza dell’ a
alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna da cui esce l’acqua
per
significar la sorgente ; e se il fiume è navigabi
particolari alla regione nella quale scorre quel fiume. Modernamente,
per
indicar meglio qual Fiume sia rappresentato, gli
Fiumi della Grecia ve n’erano alcuni molto bizzarri. Il fiume Alfeo,
per
esempio, essendosi invaghito della Ninfa Aretusa
ata in fonte che scorrevà sotto terra nella Sicilia presso Siracusa),
per
andarla a trovare si scavò un canale sottomarino
quanto Rodomonte, e osò venir tre volte a singolar tenzone con Ercole
per
ottenere a preferenza di lui Deianira in isposa.
elle prodezze di Achille (invidiato dallo stesso Alessandro il Grande
per
la singolar fortuna di averne per banditore Omero
o dallo stesso Alessandro il Grande per la singolar fortuna di averne
per
banditore Omero), che non vi sarà spazio a raccon
dal Xanto. I moderni Geografi, non che i Letterati e gli Archeologi,
per
quanto abbiano visitato e studiato diligentemente
terra. Nè ciò deve recar maraviglia. I fiumi abbandonati a sè stessi
per
tanti secoli spesso mutano direzione e si aprono
ovo corso, o perchè restò colmato il loro antico alveo dalle piene, o
per
fenomeni geologici che abbiano alterato la superf
formare il Sole, la Luna e le Stelle. Nè sanno assicurarci se ciò fu
per
opera di un Dio o del caso : le loro opinioni son
ente, perchè la fantasia dei mitologi e dei poeti non venne meno così
per
fretta a inventar miti fantasmagorici e dilettevo
l, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con questa doppia allusione
per
indicare l’ eccelso Sole, cioè Dio, quando nel C.
Cicladi nel mare Egeo, isola natante, ossia galleggiante, che Nettuno
per
compassione di Latona rese stabilé. Ivi diede all
nte adottò questa stessa idea di Pindaro, e se ne valse stupendamente
per
una bellissima similitudine nel raccontare che eg
questo racconto pure si può spiegare con un fatto geologico, che cioè
per
la forza del fuoco centrale del nostro globo si s
tuttora. Inoltre in questo secolo, e precisamente nel 1831, formossi
per
sollevamento nel mare al sud-ovest della Sicilia
tarono a gara l’uno i figli e l’altra le figlie di Niobe ; e la madre
per
ineffabil dolore fu cangiata in pietra. Ne parla
ignifica Luna son derivati e composti molti termini scientifici, come
per
esempio in astronomia la selenografia e le parase
se, ecc., ecc. — Il selenio è un corpo elementare elettronegativo che
per
molti dei suoi caratteri armonizza col solfo, ma
ra. Si chiamò col nome di selenio dal greco vocabolo selene (la Luna)
per
significare la sua rassomiglianza col Tellurio, a
a Niobe in Firenze vi sono 14 statue di Niobidi, ma due sono ripetute
per
copia conforme : perciò restano 12, come asserisc
cio, e tutto il popolo vestito a festa li accompagnava al Campidoglio
per
assistere ai riti religiosi. E poichè i Consoli f
monie descritte da Ovidio nel libro i dei Fasti si mantennero in Roma
per
più di mille anni. Anzi l’uso che vi fu allora di
tuttora da quasi tremila anni, e non in Roma e in Italia soltanto, ma
per
tutta Europa e presso molti popoli delle altre pa
attestazione e conferma del loro reciproco affetto, ma principalmente
per
avere occasione di sopire in mezzo alla comune le
lta all’anno nel mese di marzo i sacerdoti del Dio Marte li portavano
per
le vie della città cantando e saltando secondo il
bolo fosse il nome dell’artefice degli undici ancili, poichè dicevasi
per
tradizione che egli null’altro premio avesse rich
da Virgilio nel lib. iv dell’Eneide, e dopo la morte della sorella e
per
varie vicende dolorosissime venuta nel Lazio. Le
di Apollo. Le feste Robigali, cioè in onore del Dio Robìgo, facevansi
per
implorare da questo Dio che tenesse lontana la ru
em cruentis. Aveva un tempio fuori di Roma, ove si radunava il Senato
per
dare udienza a quegli ambasciatori che non erano
ove tutti gli anni si celebrava la detta festa il dì 20 di giugno ; e
per
quanto questo Nume sia rammentato da molti dei pi
ato da molti dei più celebri scrittori Latini, restò peraltro incerto
per
lungo tempo quale ufficio egli avesse. Marziano C
» e invece riconosce giusta la conclusione del Preller, non nasconde
per
altro che le notizie date dal dotto autore tedesc
o un soprannome quello di Bellerofonte, che gli fu dato dopo che egli
per
caso uccise Beller suo fratello ; di che rimase p
lui. Quivi fu calunniato malignamente dalla regina Stenobea ; e Preto
per
le accuse della perfida moglie (volendo per altro
regina Stenobea ; e Preto per le accuse della perfida moglie (volendo
per
altro schivare l’odiosità di farlo morire egli st
atore di quella. D’allora in poi lettere di Bellerofonte furono dette
per
antonomasia dai Pagani simili lettere proditorie5
dovessero accoglierlo nel loro consesso ed alla loro mensa. Ma Giove,
per
punirlo della sua folle superbia, mandò un tafano
o i leoni, a mezza costa le capre selvagge e alle falde i serpenti. E
per
quanto a taluni non soddisfi pienamente questa sp
uralisti hanno dato il nome di Chimera a un genere di pesci, notabili
per
la forma mostruosa della loro testa, e che son cl
iena la Mitologia, questa è stimata la più favolosa di tutte, appunto
per
lo stranissimo accozzo animalesco ond’ è composto
caratteri, e perchè fu trovata presso Arezzo. Potrà bene aver pregio
per
gli Antiquarii e per la Storia dell’ Arte, ma non
fu trovata presso Arezzo. Potrà bene aver pregio per gli Antiquarii e
per
la Storia dell’ Arte, ma non reca di certo una gr
avano tale, dicevano : « Crederò prima che esista la Chimera. » Cosi,
per
esempio, Ovidio nelle Elegie : « ….. Credam priu
re una belva feroce), e perciò ne parlino soltanto incidentalmente, è
per
altro di somma importanza per la cronologia degli
ne parlino soltanto incidentalmente, è per altro di somma importanza
per
la cronologia degli Eroi, dimostrando essa che fu
di Troia. Questo re nel fare un sacrifizio agli Dei in ringraziamento
per
le buone raccolte ottenute, erasi dimenticato di
alla città v’era la folta selva Calidonia, da cui usciva il cinghiale
per
devastare ed uccidere, ed ivi tornava ad imboscar
quel tempo : alcuni dei quali divennero anche più celebri in appresso
per
altre più importanti e mirabili imprese, come Gia
atterrare quell’immane belva ; e il diritto che egli avea di prender
per
sè il teschio e la pelle del cinghiale lo cedè ad
questo legno ; » e subito dopo disparvero63. La madre, che non si sa
per
qual privilegio o grazia speciale potè vederle e
materno cominciò a prevalere la pietà dei fratelli uccisi e l’orrore
per
la scelleraggine del figlio ; e dopo molti e stra
atale. Quando lo seppe la madre, agitata dal rimorso e divenuta folle
per
disperato dolore si diede la morte ; il padre ne
llo specchio vostra image, « Ciò che par duro ti parrebbe vizzo. » E
per
quanto anche il poeta Stazio, a richiesta di Virg
umane cognizioni misteri inesplicabili. 62. I posteri conservarono
per
molti secoli come una preziosa reliquia il teschi
l n° XI notammo tutte le eccellenti qualità che gli erano attribuite,
per
le quali veniva ad esser l’ideale della divinità
vvoltoio a rodergli il fegato, che di notte gli rinasceva e cresceva,
per
render perpetua la pena di lui. Parve esorbitante
che inoltre rimasero indispettiti delle pretese di Giove di arrogarsi
per
sè solo la facoltà di creare gli uomini ; ma inve
n vaso chiuso con ordine di portarlo ad Epimeteo perchè l’aprisse. Ma
per
quanto piena di pregi fosse Pandora, gli Dei non
zione di esso significa le traversie e le persecuzioni immeritate che
per
lo più si ricevono dai grandi inventori invece de
erte83). Ingegnosissimo è pure il mezzo che fanno adoprare a Prometeo
per
rapire il fuoco celeste, inventando che egli acce
engono a significare il modo usato anche oggidì, in caso di bisogno o
per
esperimento, di eccitar la fiamma colla confricaz
icazione di due aridi legni. Un uguale effetto deriva ancora talvolta
per
la prolungata agitazione del vento, che confrican
ione, trovandosi molte famiglie dei mortali involte in gravi sciagure
per
colpa di Giove. Lungo sarebbe e molesto il voler
dal Cielo in Terra con un calcio Vulcano figlio suo e di Giunone, non
per
altro motivo se non perchè gli parve brutto e def
none, non per altro motivo se non perchè gli parve brutto e deforme :
per
la qual caduta il misero Vulcano ebbe di più la d
ato dall’imprudenza di Fetonte42, come a suo luogo vedremo. Di Cibele
per
altro convien parlare molto più a lungo. Comincie
gli parla dell’isola di Creta e del monte Ida : « Rhea la scelse già
per
cuna fida « Del suo figliuolo, e per celarlo megl
onte Ida : « Rhea la scelse già per cuna fida « Del suo figliuolo, e
per
celarlo meglio, « Quando piangea, vi facea far le
endo una pestilenza, le risposte dei libri sibillini prescrissero che
per
farla cessare si ricorresse alla Gran Madre. S’in
a i suoi adattati alle fantasie ed alla credulità dei popoli. In Roma
per
altro Cibele in progresso di tempo acquistò forma
. Quindi l’altra favola che essi in origine facessero questo strepito
per
ordine di Cibele, affinchè non si udissero in Cie
lli della madre degli Dei erano i soli sacerdoti a cui fosse lasciata
per
pochi giorni la facoltà di far la questua ; ma no
he che significano cozzanti col corno ; il che appella ai loro furori
per
cui sembravano tori infuriati che tra lor si cozz
da lei cangiato un suo prediletto sacerdote chiamato Ati, che si era
per
disperazione mutilato e poi precipitato fra i dir
on derivate in chimica più e diverse denominazioni scientifiche, come
per
sempio il tellurio, che è un corpo elementare ele
corpo elementare elettro negativo, scoperto nel 1772 da Muller, e che
per
molti suoi caratteri imita le sostanze metalliche
che l’eroe da considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divinità o
per
padre o per madre ; 2° che vivendo avesse compiut
a considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divinità o per padre o
per
madre ; 2° che vivendo avesse compiute imprese st
re o per madre ; 2° che vivendo avesse compiute imprese straordinarie
per
valore o per ingegno a prò dell’umanità ; e 3° ch
e ; 2° che vivendo avesse compiute imprese straordinarie per valore o
per
ingegno a prò dell’umanità ; e 3° che solo dopo l
e Messalina ? A tempo dei re di Roma fu deificato soltanto Romolo, ma
per
gherminella politica dopo che i Senatori lo ebber
etare il popolo che ricercava il suo re guerriero, gli fecero credere
per
mezzo di Procolo che fosse assunto in Cielo e div
). Questa stessa frase nel poema dell’Ariosto adopra Ruggiero, quando
per
significare che avrebbe ucciso il figlio dell’Imp
non solo da Erodiano, ma ancora da Dione Cassio senatore, che assistè
per
dovere d’ufficio a quella dell’Imperator Pertinac
e si fingeva che l’imperatore non fosse morto, ma soltanto malato ; e
per
aiutar questa finzione ponevasi in un gran letto
l suo cadavere, il quale era seppellito o arso segretamente. I medici
per
sette giorni si recavano a visitare l’illustre in
ra, e ‘l cielo « Lacerati da lor, confusi e sparsi « Con essi andrian
per
lo gran vano a volo. « Ma la possa maggior del pa
ffrena e regge. « Eglino impetuosi e ribellanti « Tal fra lor fanno e
per
quei chiostri un fremito, « Che ne trema la terra
fanerogame, cioè che producono fiori. Poichè tutti i poeti epici han
per
costume di descrivere qualche tempesta in cui ine
rgilio. E siccome i nomi che diedero i Greci e i Latini ai Venti sono
per
lo più adottati anche dai poeti italiani, e inolt
ristrettissima essendo e timida la loro navigazione, perchè andavano
per
lo più costeggiando, e poco si azzardavano in alt
si però che talvolta gli Autori e specialmente i poeti, nominano l’un
per
l’altro quei Venti che spirano tra lor più vicini
Quand’egli dice nel Canto xi dell’Inferno, « Che i Pesci guizzan su
per
l’orizzonta « E’l Carro tutto sovra’l Coro giace,
c terras cœlumque pr ofundum « Quippe ferant rapidi secum, verrantque
per
auras. « Sed Pater omnipotens speluncis abdidit a
latini usano il patronimico Hippotades, invece del nome di Eolo, come
per
es. Ovidio nel lib. iv delle Metamorfosi : « Cla
volta spiegando il titolo di padre dato ad Apollo anche da Dante ; e
per
la stessa ragione Virgilio appella Giove pater om
ianesimo. Nei tempi eroici della romana Repubblica (eroici non solo
per
valore, ma ancora per senno e per moralità), i ri
eroici della romana Repubblica (eroici non solo per valore, ma ancora
per
senno e per moralità), i riti degli Dei stranieri
romana Repubblica (eroici non solo per valore, ma ancora per senno e
per
moralità), i riti degli Dei stranieri non erano a
stigio e la sua dignità, e non servì più allo scopo altamente sociale
per
cui fu istituita. In Roma insiem coi vizii penetr
i una nuova religione, i cui seguaci destarono l’ammirazione di tutti
per
la bontà e santità della vita : e questo parve un
guette, « Senza mio lagrimar non fur lor pianti. « E mentre che di là
per
me si stette, « Io gli sovvenni, e lor dritti cos
in italiano la parola gentilesimo che si può usare indifferentemente
per
paganesimo ; ma non così la parola gentili per pa
sare indifferentemente per paganesimo ; ma non così la parola gentili
per
pagani, perchè il vocabolo gentili ha due altri d
tutti i Ghibellini (considerandoli come componenti una sola famiglia
per
gl’interessi comuni che avevano) quando egli diss
Mitologia in senso lato sia riferibile a tutte le religioni pagane, è
per
altro più specialmente applicabile a quella dei G
oni mitologiche che si trovano nei poeti greci, latini ed italiani, e
per
conseguenza ancora delle altre nazioni che hanno
petto il nostro Alighieri, quantunque cristiano e cattolico e teologo
per
eccellenza, è quello che nel suo divino linguaggi
si vale delle immagini e delle frasi mitologiche ; e gli altri tutti
per
quanto grandi ed illustri, tengon bordone alle su
e frasi ed alle sue rime. Quindi, benchè d’ora in avanti s’inaridisse
per
qualche secolo (e non sarebbe un gran danno) la v
ponimenti, resteranno pur sempre necessarie le cognizioni mitologiche
per
bene intendere il linguaggio poetico di quei somm
alle idee mitologiche dei classici greci e latini riporto nel testo,
per
chi non conosce le lingue dotte, gli opportuni es
dunque non intendo di scrivere un trattato di Mitologia appositamente
per
gli studiosi delle lingue greca e latina ; chè sa
ti, ma pur anco nelle piazze e nelle strade, non in Roma soltanto, ma
per
tutta Italia, la cognizione della Mitologia si re
LXX Delle Divinità straniere adorate dai Romani Se
per
divinità straniere adorate dai Romani si dovesser
me abbiamo notato nel corso di questa Mitologia. I Romani infatti che
per
ordine di tempo comparvero gli ultimi nella scena
in linea retta da Enea, nacque il fondatore di Roma a cui si attribuì
per
padre il Dio Marte. Dal che si deduce che le Divi
llora nel Lazio e nel territorio stesso ove sorse Roma esser dovevano
per
la massima parte quelle stesse dei Troiani e dei
ivinità delle altre nazioni, e solo alcuni di loro fanno un’eccezione
per
le principali Divinità Egiziane, che sono Osìride
cora qualche notte avanti le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea
per
la salute di Tibullo stesso che era infermo in Co
ri ; e linìgera trovasi detta la stessa Dea Iside. Lo stromento sacro
per
le cerimonie religiose era il sistro, formato di
i, e fra questi Catullo, usarono la frase reddere aliquem Harpocratem
per
significare ridurre qualcuno al silenzio. Trovasi
ubis ; ma pare che, in generale, i Romani non avessero gran devozione
per
questi mostruosi Dei Egiziani, poichè Giovenale,
3 ; mentre i fisici e i chimici moderni colle loro analisi, ne hanno
per
ora distinti e caratterizzati più di 60 ; e non s
disperano di trovarne molti altri. Può riuscir piacevole e divertente
per
chi intende bene le lingue dotte il leggere nei p
a regolare la Mitologia come scienza religiosa degli Antichi, non già
per
voler tentare di superarle, ma per dichiarare che
a religiosa degli Antichi, non già per voler tentare di superarle, ma
per
dichiarare che sarebbe opera perduta l’affaticarv
principii che l’età moderna ci presenta sotto altre forme ! E prende
per
guida ed interpetre dei portati dell’antica sapie
i limiti dello studio della Mitologia, sarà questo il filo di Arianna
per
non smarrirmi nell’ intricato labirinto di questa
nche il salire gli parrà tanto leggiero « Come a seconda giù l’andar
per
nave. » 2. Dimostrano di sentir poco l’armonia
me è scritta in greco, in latino, in francese e in inglese. L’ adopra
per
altro non già nel senso panteistico degli antichi
teismo è il vero modello della monarchia assoluta ; la quale soltanto
per
analogia o somiglianza di forma, e senza alcun fo
a o registrati in un libro di bronzo, e consultati dallo stesso Giove
per
conoscere fin dove potesse estendersi la sua pote
l libero volere in questi splendidi versi : « Lo maggior don che Dio
per
sua larghezza « Fesse creando, e alla sua bontate
nificante il caso ; Fortuna è dunque la Dea delle casuali vicende, ma
per
lo più buone ossia favorevoli agli uomini ; e per
nna stante in equilibrio con un sol piede sopra una ruota o un globo,
per
indicare la facile sua mutabilità. Le si dava ino
copia da cui spargeva inesauribilmente frutti e fiori sopra la Terra,
per
significar le ricchezze che dispensava ai mortali
nde al Verbum dei Latini, e al Logos dei Greci. Nella Mitologia greca
per
altro si dà il potere del Fato alle Mire, cioè al
dei devoti cultori della medesima ; seno i Botteghini del Lotto, ove
per
altro, se l’aritmetica non falla, è cento mila vo
i Cronos 21 che appunto significa tempo. Questa notizia ci sarà utile
per
la spiegazione di alcuni strani miti che a lui si
ile per la spiegazione di alcuni strani miti che a lui si riferiscono
per
tale attributo ed ufficio. Saturno memore del pat
ale e violare anche i più stretti vincoli del sangue22. Cibele dipoi,
per
salvare gli altri figli maschi che nacquero in ap
come abbiamo altrove accennato. Cibele aveva preso molte precauzioni
per
nascondere l’esistenza de’suoi figli a Saturno e
la famiglia dei Titani ; liberò di carcere i suoi genitori, ma prese
per
sè il regno del Cielo e diede ai fratelli i regni
a maggior parte delle vicende politiche di un regno, cioè successione
per
abdicazione del padre, patti di famiglia, violazi
atello « Calcherà l’uno e l’altro ; e farà d’ambo « Sgabello ai piedi
per
salir sublime. » 23. « Hoc rigidos silices,
ologi che presero l’assunto di spiegare i miti della Religione Pagana
per
mezzo di antichi fatti istorici e di incerte trad
o personificazioni degli affetti dell’animo o buoni o rei. Quella che
per
essi è parte suppletoria, per me è stata la parte
ti dell’animo o buoni o rei. Quella che per essi è parte suppletoria,
per
me è stata la parte principale e fondamentale del
e supremo il Sole ; e Ovidio ci dice che gli sacrificavano il cavallo
per
offrire una veloce vittima al celere Dio (ne detu
a terra, e principalmente degli animali ; ed eccoci al Feticismo, che
per
antichità gareggia col Sabeismo, e fu principalme
imitata dagli Ebrei nel deserto col vitello d’oro, che costò la vita,
per
ordine di Mosè, a tante migliaia di quegli stupid
lla pagana religione si giunse ad abusare dell’apoteosi col deificare
per
vile adulazione i potenti della Terra non solo do
aturno e di Cibele fu dato il nome stesso dell’ava, cioè di Vesta ; e
per
distinguere l’una dall’altra fu aggiunto all’ava
ad alcune sacerdotesse chiamate le Vergini Vestali. Il culto di Vesta
per
altro è antichissimo, poichè Virgilio asserisce c
ser minore di anni sette, nè maggiore di dieci. L’ufficio loro durava
per
trent’anni ; dopo il qual tempo potevano uscir di
ò di rado accadeva, poichè fu considerata una determinazione infausta
per
la Vestale. I voti e gli obblighi che riguardavan
due indicati di sopra ; e severissime le pene minacciate ed inflitte
per
la violazione di quelli. La Vestale che avesse la
48. Il Pontefice Massimo quando avea scelto una di queste giovanette,
per
consacrarla Vestale usava la semplice formula : T
formatore di quel sacerdozio, e della quale sapevasi il nome di Amata
per
tradizione. 49. Raccontano però in due modi que
bellezza, e, non avendolo ottenuto, si unì con Giunone a perseguitare
per
dispetto Paride ed i Troiani. Qual Nume dunque po
n Nume non è perfetto, può egli essere un Dio ? Quegli antichi Romani
per
altro che tanto fecero maravigliare delle loro mo
la repubblica colla vita di Marco Bruto, si udì la bestemmia che egli
per
disperato dolore proferì nell’atto di uccidersi :
unito, ma voleva anche apparire agli occhi del mondo uomo santo e pio
per
ingannare più facilmente il prossimo suo. Non è n
riferivasi dunque piuttosto alla pubblica vendetta del Popolo Romano
per
mezzo della guerra, che alle vendette particolari
le Virtù civili e militari, ed anche le religiose, sono rappresentate
per
mezzo di figure umane accompagnate da oggetti sim
ancora descritti e personificati i Vizii del loro secolo ; e basterà
per
tutti citare il Giusti, che ci rappresentò quelli
narj della Favola, nè gl’ inconvenienti ormai a tutti noti del metodo
per
dimande e per risposte. » — Il racconto non inter
ola, nè gl’ inconvenienti ormai a tutti noti del metodo per dimande e
per
risposte. » — Il racconto non interrotto, dicono
tura, eccitando i giovinetti a ricavare utili avvertimenti da ciò che
per
lo più era di solo pascolo alla curiosità giovani
ll’ antica sapienza civile e politica è riposta nelle spesso oscure e
per
noi strane allegorie della favola ; ma l’esporla
studio adattato all’età de’ nostri lettori. Bensì abbiamo avuto cura,
per
ciò che alla moralità si riferisce, d’aggiungere
che non ci parvero troppo superiori all’ intelligenza comune. » Ora,
per
aderire alle ricerche che ne vengono fatte, rista
Avvertenza In luogo di Prefazione,
per
dar conto di quest’opera ai cortesi lettori, si r
ta persona. Di quest’opera di erudizione letteraria furono pubblicati
per
saggio xxii capitoli nel periodico fiorentino L’E
la lettera correva di certo, ed io la spedii subito, e qui la riporto
per
copia conforme : « Il saggio di Mitologia in uso
e utile farsi editore. Ella, signore, proponga che condizioni farebbe
per
il diritto a certo termine, o per l’intera propri
re, proponga che condizioni farebbe per il diritto a certo termine, o
per
l’intera proprietà. » Il contratto non potè ave
uole ; e allora il Tommasèo mi consigliò di stamparlo l’anno appresso
per
associazione. Il che ora io vo tentando di fare c
— Io, sua figlia, rapita da mercanti Fenicj, e condotta in Egitto, e
per
la sua bontà stimata degna d’Osiride, soprannomin
dei Giganti contro Giove, indicanti i grandi sconvolgimenti del suolo
per
opera di terremoti o di vulcani, il Vesuvio, l’Et
ndenti di Pelope. 1321. Espulsione degli Eraclidi dal Peloponneso,
per
opera dei Pelopidi. 1318. Edipo figlio di Lajo
bolizione della dignità regia in Atene, Codro ultimo re d’Atene muore
per
la patria. 907. Fiorisce Omero 163 poeta sommo
alla Tirrenia (Toscana) esser egli venuto in Cefallenia ed Itaca, ove
per
malattia perdette gli occhi. » (Vedi Mazzoldi, Or
Avviso
per
questa terza edizione. La favorevole accogl
erza edizione, che abbiamo cercato rendere anche migliore delle altre
per
esattezza nella correzione, e per un numero maggi
rendere anche migliore delle altre per esattezza nella correzione, e
per
un numero maggiore d’incisioni in legno intercala
amento. La descrizione delle favole assurde, strane, spesso immorali,
per
lo più oscure, che sovrabbondavano nella falsa cr
he s’asconde « Sotto ’l velame degli versi strani. » I loro filosofi
per
altro furono i primi a ridurle al. loro più vero
cienze, le idee degli Antichi fossero vere, e in quali false. Quindi,
per
esempio, alla causa mitologica delle eruzioni vul
ma forza fisica, si considerano incarnate negli uomini dalle Divinità
per
mezzo di matrimonii misti, che danno origine ai S
iglia in una torre di metallo, 353 ; — perde il trono e lo riacquista
per
opera di Perseo, 363. Admeto, re di Tessaglia, 10
e del miele, 319. Melpomene, una delle nove Muse, 275. Meneceo, muore
per
la salvezza della patria, 507. Menelao. Sue avven
onte sacro ad Apollo, 123. Piragmone, Ciclope, 272. Piramo. Suo amore
per
Tisbe, 644 ; — sua fine, 645. Pireneo. Oltraggia
putzli, 744. Vulcano, Dio del fuoco, 270 ; — sposa Venere, 271 ; — ha
per
compagni i Ciclopi, 272. W Walchirie, 743.
nzi di tradizioni religiose e sociali tramandate da tempi migliori, e
per
la degenerazione degli uomini contraffatte. (Osse
egli uomini contraffatte. (Osservazione del Tommasèo, a me comunicata
per
lettera, e da lui riportata nella Nuova Antologia
ller. A combien de femmes ne pourroit on pas dire justement : Meglio
per
te s’avessi il fuso el’ vago37. L’estime des anc
ne’ miei perigli Nelle sventure tu mi consigli Et sol contento sento
per
te39. On trouve dans la Jérusalem délivrée une b
rassant d’Epernon ; au-dessous du groupe étoient écrits ces mots : E
per
non lasciarti. Autres divinités allégoriques
in dio sicura S’alzar volando alle celesti spere Come va foco al ciel
per
sua natura45. La Gerusalemme Liberata. La
ans la formule de ce serment les hommes disaient Ædepol, c’est-à-dire
per
ædem Pollucis, et les femmes Æcastor, c’est-à-dir
, c’est-à-dire per ædem Pollucis, et les femmes Æcastor, c’est-à-dire
per
ædem Castoris. 8. Voir mon Précis de l’histoire
natural effeminacy of some of the Roman nobles, he says (ii. 98), «Et
per
Junonem domini jurante ministro.» The name Juno i
I. ii. 865. (Heyne in loc.) See also II. xvi. 174. 30. «Hic Messapus
per
mare ad Italiam venit ; unde Neptuni dictus est f
ril. 462, 469. «Quam fecunda tragicorum ingenia in fabulis variandis,
per
tot exempla edocti, fuisse putabimus !» — Heyne a
unt sacra quæ Cronia esse iterantur ab illis : Cumque diem celebrant,
per
agros urbesque per omnes Exercent epulas læti, fa
a esse iterantur ab illis : Cumque diem celebrant, per agros urbesque
per
omnes Exercent epulas læti, famulosque procurant
Mythol. i. “Pandora.” 1483. Audax omnia perpeti Gens humana ruit
per
vetitum nefas. Audax Iapeti genus Ignem fraude m
ne, 58. Perseph΄one (per-sef΄o-ne), 36. (See Proserpina). Per΄seus (
per
΄suse). Son of Danaë. As an infant, was cast adrif
d; either he is talking, or he is pursuing, or he is in a journey, or
per
adventure he sleepeth and must be awaked.” 1 King
ee also Com. §§ 11, 18. Hesi′o-ne, 189, 240, 287; Com. § 165 (5). Hes′
per
, Hes′perus, 73, 280; Com. § 43 (11). Hespe′ria, 3
8-365; transl. Com. § 12; Æneid, §§ 174-176. Vertum′nus, 89, 213. Ves′
per
, 161. Ves′ta (Hestia), 69; Com. § 42. Vestal Virg
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