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1 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
piccolo figlio chiamato Absirto. I Colchi eran celebri nell’antichità per l’arte magica, e Medea apparteneva al novero « D
on erbe e con imago. » Fra tutti gli Argonauti distinguevasi Giasone per avvenenza e per regale aspetto ; e Dante che lo p
ago. » Fra tutti gli Argonauti distinguevasi Giasone per avvenenza e per regale aspetto ; e Dante che lo pose nell’ Infern
ti, facendo dire a Virgilio : « ….. Guarda quel grande che viene « E per dolor non par lagrima spanda : « Quanto aspetto r
spanda : « Quanto aspetto reale ancor ritiene ! « Quegli è Iason che per cuore e per senno « Li Colchi del monton privati
Quanto aspetto reale ancor ritiene ! « Quegli è Iason che per cuore e per senno « Li Colchi del monton privati fene. » M
ambito tesoro, partì subito cogli eroi compagni e colla sua fidanzata per imbarcarsi nuovamente sulla nave Argo ancorata ne
raron, come voi farete, « Quando Jason vider fatto bifolco. » Medea per altro avea preveduto che suo padre Eeta li avrebb
a li avrebbe fatti inseguire, e perciò condusse seco come in ostaggio per qualunque più tristo evento il suo piccolo fratel
hia, uccise il fratello Absirto e ne gettò le membra sparse sulla via per cui passar doveva suo padre, affinchè questo fera
ual tempra ella fosse72. Quanto alla strada che tennero gli Argonauti per ritornare in Grecia, vi sono tre opinioni diverse
si Mitologi ad asserire che volendo gli Argonauti ritornare in Grecia per altri mari, furono obbligati a portarsi sulle spa
ono obbligati a portarsi sulle spalle la loro nave a traverso i monti per andare a trovare, chi dice il Mar Rosso, e chi il
cime delle Alpi. Quella antica è probabilmente una invenzione poetica per encomiar quegli Eroi che non ebber nulla da fare
compagnarono Giasone e Medea in Tessaglia, ed ivi si divisero da loro per andare a compiere altre illustri imprese, delle q
del regno di Giasone, poichè aveva sperato di essersi tolto di mezzo per sempre il nipote ; ed ora lo vedeva tornare colmo
ma ucciso da Pelia ; ma però tutti si accordano ad asserire che Medea per punir crudelmente Pelia fe’ credere alle figlie d
iasone che l’amore di madre ; e poi, benchè chiusa nella reggia fuggì per aria a volo in un carro tirato da serpenti alati,
ntemperie, cadde una trave sulla testa dell’Eroe e lo uccise. E forse per questa fine ingloriosa non ebbe egli dopo la mort
i fossero i primi navigatori. Le isole stesse dell’ Arcipelago greco, per quanto vicine tra loro, non che le più distanti n
piccole barche formate di un sol tronco d’albero scavato naturalmente per vecchiezza, oppure artificialmente col fuoco o co
me di quell’animale, e così il montone di Frisso ed Elle ; mentre poi per l’ aureo vello intendono un ricco tesoro trasport
n ricco tesoro trasportato nella Colchide, ove gli Argonauti andarono per ricuperarlo. I poeti per altro prescelgono sempre
o nella Colchide, ove gli Argonauti andarono per ricuperarlo. I poeti per altro prescelgono sempre quel che è più maravigli
iglioso, ancorchè sia men vero, e vi aggiungono particolari incidenti per renderlo verosimile. Lo stesso Cicerone nelle sue
ettero imitar questo pastore nell’osservare i fenomeni dell’Universo, per giunger poi a scuoprire col raziocinio qual ne fo
Greci e Latini vi trovarono un argomento eminentemente tragediabile, per dirlo col vocabolo usato dall’Alfieri ; ed anche
Quindi la guerra è giustificata soltanto quando non vi è altro mezzo per poter vivere in pace e progredire senza ostacoli
à infatti com’ebbe origine dalla concordia degli uomini a stare uniti per comune vantaggio78, così per la discordia si diss
lla concordia degli uomini a stare uniti per comune vantaggio78, così per la discordia si dissolve e dileguasi79. Furon per
che fosse re di Tebe. Di lui si narra un solo fatto mirabile, che val per mille ; e quasi nessun poeta tralascia di accenna
a cetra e col canto facesse scender dal monte Citerone i macigni, che per udirlo si disposero in giro l’uno sopra l’altro i
ella poesia e della musica sugli animi delle persone più rozze e dure per attirarle a un genere di vita più umano e sociale
a più crudele sventura domestica, quella cioè di perder tutti i figli per colpa e in punizione della superbia di sua moglie
nato alle sue nozze colla Ninfa Euridice, perdè la sua sposa che morì per essere stata morsa in un piede da una vipera. La
ivibile : basti il dire che egli osò scendere nelle Infernali regioni per pregar Plutone e Proserpina, creduti inesorabili,
ero ne rimase ammaliato, e le Furie cessarono di tormentare i dannati per ascoltarlo, e Plutone e Proserpina inteneriti gli
grazia implorata di riprender la sua diletta Euridice. Vi aggiunsero per altro una condizione (sic erat in fatis), che pre
erno presso il promontorio di Tenaro, Orfeo udì del romore, e temendo per Euridice, si voltò a mirare ; ed allora Euridice
ltò a mirare ; ed allora Euridice diè un grido di dolore, e gli disse per sempre addio. Fu inutile correre per raggiungerla
un grido di dolore, e gli disse per sempre addio. Fu inutile correre per raggiungerla, o tentar nuovamente di penetrare ne
amente di penetrare nel regno delle Ombre : il Destino vi si opponeva per , la violata condizione espressa. Inconsolabile e
o Orfeo, e furibonde lo fecero a brani. Il capo di lui ruotolando giù per le balze del Rodope cadde nel sottoposto fiume Eb
quando seppe che era stato preferito Orfeo, il giorno stesso fissato per le nozze si diede furibondo ad inseguire Euridice
o per le nozze si diede furibondo ad inseguire Euridice, che fuggendo per la campagna calpestò una vipera, pel cui morso ve
ra, pel cui morso velenoso morì, come abbiam detto di sopra. Le Ninfe per vendicar la morte della loro compagna uccisero tu
i Tebe e di Alcmena sua moglie ; ma fu detto che era figlio di Giove, per render più credibili, secondo le idee di quei tem
gli mandò due grossi serpenti a strangolarlo ; ma il fanciullo, che, per quanto dicono i poeti, anche in culla era degno d
ero un rimprovero ; ed essa finse di cangiar l’odio in benevolenza, e per illuder meglio, fattosi recare in cielo il piccol
lingua significa reso illustre da Era, ossia da Giunone, vale a dire per le persecuzioni di questa Dea. I Latini con poca
poca differenza di ortografia lo dissero Hercules che noi traduciamo per Ercole. Chiamavasi anche Alcide, o dall’avo suo A
, come asserisce Erodoto, o da un greco vocabolo significante forza e per traslato virtù, come affermano gli etimologisti.
tro di musica chiamato Lino, gli ruppe la testa colla lira 85. Giunto per altro alla pubertà scelse spontaneamente la via d
i finge che il giovane eroe, invece di sceglier la via della Voluttà, per quanto sembrasse amena e piacevole, ma che induce
la selva Nemea, e gli tolse l’irsuto vello, che portò sempre in dosso per manto e come il suo primo trofeo di gloria. Quest
e molte statue che di lui vedonsi ovunque. L’estinto Leone, non si sa per quali suoi meriti, fu cangiato nella costellazion
raviglia), che recisa una testa ne rinascessero due. Questa Idra avea per soggiorno la palude di Lerna in Grecia. Quanto fo
l’Idra tutte le teste che egli tagliava. Adoprò allora anche il fuoco per ristagnare il sangue che sgorgando dalle ferite p
e sgorgando dalle ferite produceva quel terribile effetto ; e Giunone per impedirgli di compier l’impresa gli mandò un enor
to famose anche nei poetici racconti della guerra di Troia. Il Cancro per questo maligno e sciagurato servigio prestato a G
uristeo voleva possederla viva ; perciò convenne ad Ercole inseguirla per un anno intero, e finalmente la raggiunse in un a
allude a quel che raccontano di queste guerriere i Mitologi, che cioè per esser più spedite a tirar d’arco, si tagliavano o
docia sul fiume Termodonte.Ad Ercole fu imposto di combatter con esse per togliere ad Ippolita loro regina un preziosissimo
egneri : deviò il corso del fiume Alfeo, e ne fece passar la corrente per quelle stalle e trasportarne al mare ogni sozzura
ivori, ed egli andò a far visita a quel tiranno, lo prese gentilmente per la vita e lo diede a divorare ai suoi cavalli ste
s’impadronì di tutte le mandre, varcando con esse i Pirenei e le Alpi per ritornare in Grecia. Di questo viaggio che diede
le loro monete, dette perciò volgarmente colonnati. Non deve credersi per altro che le così dette colonne d’Ercole fossero
alle altre, perchè trattavasi di liberar l’amico suo Teseo, il quale per secondare il suo inseparabile Piritoo si unì ad e
dal can Cerbero, e Teseo fu preso e attaccato a uno scoglio infernale per restarvi eternamente in corpo e in anima. Ercole
coglio infernale per restarvi eternamente in corpo e in anima. Ercole per questa spedizione, oltre la clava, prese una cate
si trascinò dietro il cane infernale fino alla superficie della Terra per farlo vedere ad Euristeo, e poi lo lasciò libero
e Terra rendevagli novelle forze. Di che accortosi Ercole, lo sollevò per aria e lo soffocò tra le sue braccia. Di questa f
lo aspettò dentro a’confini del suo regno ; ma come e’ se ne discostò per astuzia di Ercole, perdè lo Stato e la vita. E ne
che significa cattivo o malvagio 91, e perciò fu dato a questo mostro per antonomasia, ad indicare cioè il più gran malvagi
on le mandre tolte nella Spagna a Gerione, ed ivi le lasciò a pascere per andare a far visita al greco Evandro che abitava
non osava affrontarsi) quattro giovenche ; e le tirò a ritroso, ossia per la coda, nella sua caverna, perchè non si avesse
ata Massima ed ivi gli fecero sacrifizii come a un Nume. Questo culto per Ercole fu accolto e si conservò in appresso in Ro
Aventino « Di sangue fece spesse volte laco. « Non va co’suoi fratei per un cammino, « Per lo furar frodolente ch’ei fece
diece. » (Inf., xxv, v. 25.) Alcuni Mitologi raccontano che Ercole per far riposare Atlante dalla fatica di sostenere la
i sostenere la volta del Cielo colle spalle, si sottopose a quel peso per un giorno ; e suppongono che l’Eroe Tebano fosse
ongono che l’Eroe Tebano fosse già adulto a tempo di Perseo, il quale per mezzo della testa di Medusa cangiò Atlante nel mo
alche sua debolezza che in ultimo fu causa della sua morte ; la quale per altro egli incontrò con un eroismo pari a quello
a fra tutte le mogli di lui merita special menzione Deia-nira, perchè per essa Ercole dovè combattere, per essa dovè morire
a special menzione Deia-nira, perchè per essa Ercole dovè combattere, per essa dovè morire. Dovè combattere per Deianira co
er essa Ercole dovè combattere, per essa dovè morire. Dovè combattere per Deianira col Dio del fiume Acheloo, il più gran f
e di più gli ruppe un corno, onor della fronte degli Dei dei fiumi ; per ricuperare il quale Acheloo diede in cambio il co
te sposò lietamente Deianira ; e dopo le feste nuziali postosi in via per ritornar colla sposa a Tebe, trovò il fiume Evèno
uader Deianira che quella sua veste insanguinata sarebbe un talismano per conservarle l’affetto di suo marito. E infatti qu
e mezzo, facendo dire a Virgilio : « …………Quegli è Nesso « Che morì per la bella Deianira, « E fe’ di sè la vendetta egli
to erasi nascosto dietro una rupe, credè ch’ei fosse reo ; lo afferrò per un piede e roteandolo come una fionda lo scagliò
dio, volle morir da forte com’era vissuto, e acceso il rogo preparato per arder la vittima, vi si pose sopra come vittima e
l’Hercules furens, gruppo di Canova, ove Ercole tenendo sospeso Lica per un piede, sta in atto di scagliarlo nel mare, e l
nel numero degli Dei « Non già perchè figliuol fosse di Giove, « Ma per mille che ei fece illustri prove95. » XLIX
ovo divenne tanto popolare che se ne formò il proverbio latino ab ovo per significare dalla prima origine, alludendosi all’
re esempio di amor fraterno. Erano sempre insieme in tutte le imprese per aiutarsi scambievolmente : li abbiamo trovati ins
ero parte, come dicemmo, si racconta che mossero guerra agli Ateniesi per ritogliere ad essi la loro sorella Elena che era
; e perciò Orazio li invoca propizii al suo amico Virgilio che andava per mare nell’Attica. Ebbero poi a sostenere un duell
esito del duello fu questo, che Linceo uccise Castore, e che Polluce, per vendicar la morte del fratello, uccise l’uccisore
po fulminato da Giove. I poeti classici lodano molto quelle due spose per l’affetto costante ai loro sposi, e principalment
Talaira che serbò fede sino alla morte all’ombra di Castore. Polluce, per ultimo e impareggiabil tratto di amor fraterno, v
propria immortalità all’estinto fratello, e ottenne dagli Dei di star per lui la metà dell’anno nel regno delle Ombre, e ch
la metà dell’anno nel regno delle Ombre, e che egli a vicenda stesse per sei mesi nel Cielo. Gli Astronomi antichi aggiuns
nchè divenisse morigerata e civile. Nella vita privata o di famiglia, per altro, egli fu poco fortunato ; ma le sue sventur
questo mostro era carnivoro e pascevasi anche di carne umana. Minosse per allontanarlo dalla vista di tutti lo fece chiuder
a bella posta disposti da non poter chi vi entrava ritrovar la porta per uscirne. Gli Antichi rammentano quattro labirinti
enno ; e 4° quello di Chiusi, attribuito al re Porsena. Quest’ultimo, per gli avanzi che ancor ne restano, pare che fosse u
ù difficile indovinare lo scopo o l’uso. Quello di Creta fu costruito per ordine di Minosse da Dedalo, ingegnoso architetto
modo di uscirne. Fingendo di voler costruire qualche nuovo meccanismo per offrirlo alle figlie del re, si fece dare della c
lie del re, si fece dare della cera e delle penne, e costruite le ali per sè e pel figlio volò via con esso traversando il
uite le ali per sè e pel figlio volò via con esso traversando il mare per andar nell’Asia Minore. Aveva prima dato ad Icaro
nersi, volando, in una via di mezzo ; ma il giovinetto li trascurò, e per boria fanciullesca essendosi troppo avvicinato al
o della Luna. Dante nel Canto xxix dell’Inferno usò il nome di Dedalo per significar volatore, o uomo volante a somiglianza
: « Ver è ch’io dissi a lui parlando a giuoco : « Io mi saprei levar per l’aere a volo ; « E quei che avea vaghezza e senn
e solo « Perch’io nol feci Dedalo, mi fece « Ardere a tal che l’avea per figliuolo. » Dante rammenta anche il volo d’Ica
questo giovanetto, « …..quando Icaro misero le reni « Sentì spennar per la scaldata cera « Gridando il padre a lui : Mala
i ai gemelli Castore e Polluce, come abbiamo già detto. Notabilissima per altro è la guerra che Minosse fece agli Ateniesi
issima per altro è la guerra che Minosse fece agli Ateniesi non tanto per la causa che la fece sorgere, quanto e più ancora
niesi non tanto per la causa che la fece sorgere, quanto e più ancora per gli straordinarii effetti che ne derivarono. And
ti i competitori nei pubblici giuochi della Grecia ; perciò fu ucciso per invidia dagli Ateniesi ; e Minosse per vendicare
ella Grecia ; perciò fu ucciso per invidia dagli Ateniesi ; e Minosse per vendicare la morte del figlio fece loro la guerra
ioè che fossero mandati in Creta 7 giovanetti e 7 giovanette Ateniesi per servir di cibo al Minotauro ; il qual tributo dov
li Uomini illustri tanti insulsi prodigii, scrivendo la vita di Teseo per farne il parallelo con quella di Romolo, si trova
n compagnia di Ercole : quindi nacque il proverbio : Non senza Teseo, per alludere a qualche persona che sempre si trova in
tutte le imprese o speculazioni. Ora siam giunti a dover raccontarne per filo e per segno la nascita, la vita, la morte e
mprese o speculazioni. Ora siam giunti a dover raccontarne per filo e per segno la nascita, la vita, la morte e i pretesi m
nti dalla boria che il loro Eroe fosse di origine divina, non vollero per altro minorare la fama delle sue imprese coll’att
i Trezene nel tempo che era ospite in casa di lui ; ma dovendo partir per la guerra, lasciò ad Etra una spada che essa dove
figlio quando fosse adulto ; al qual segnale lo avrebbe riconosciuto per suo. Questo figlio fu chiamato Teseo ; il quale n
sua vera origine ed ebbe la spada lasciata dal padre, si mosse tosto per andarlo a trovare. L’avo e la madre avrebber volu
a trovare. L’avo e la madre avrebber voluto che egli andasse ad Atene per mare con viaggio più breve e più sicuro ; ma egli
mare con viaggio più breve e più sicuro ; ma egli preferì di viaggiar per terra desiderando non già di schivare, ma di affr
dei quali accenneremo soltanto i più straordinarii che si distinguono per qualche singolarità da quelli degli altri Eroi.
re, aspettava l’occasione che il re Egeo da sè stesso lo riconoscesse per figlio. Era giunta da qualche tempo alla corte d’
dicata di Giasone, come dicemmo ; ed avendo acquistato molta autorità per mezzo delle sue malìe (o vogliam dire raggiri) su
no in iscompiglio ed in lutto, perchè appressavasi il tempo di mandar per la terza volta il tributo di sangue a Minosse. Il
da questo vergognoso tributo, o morire. Volle esser messo anch’egli ( per quanto Egeo vi si opponesse), nel numero dei giov
i (per quanto Egeo vi si opponesse), nel numero dei giovani destinati per cibo al Minotauro. La nave che portava a Creta qu
one in tutti gli spettatori col suo avvenente e nobile aspetto, e più per la destrezza e il valore con cui superò i più fam
tta sua sposa e quindi regina di Atene. Due erano i pericoli di morte per chi fosse entrato nel labirinto : quello d’incont
are il Minotauro ed esser da lui divorato, e l’altro di morir di fame per non poter ritrovare l’uscita. Dal primo, era ben
tia, chè questi non viene « Ammaestrato dalla tua sorella, « Ma vassi per veder le vostre pene. » Se gli Dei stessi del Pa
invece l’abbandonò sola nella deserta isola di Nasso. Fortunatamente per essa giunse il giorno stesso in quell’isola Bacco
sposa, come dicemmo parlando di questo Dio. Intanto Teseo si avanzava per mare senza ricordarsi di cangiar le vele alla nav
ve. Egeo che tutti i giorni andava sopra una altura sporgente in mare per osservar se comparivano alla sua vista le desiate
io, scorte invece le vele nere, e perciò credendolo estinto, si gettò per disperato dolore nelle onde e vi annegò. D’allora
ato imitassero i muggiti del toro. A Falaride piacque l’invenzione, e per provare se faceva effetto vi fece chiuder dentro
poi al tiranno Falaride a entrar dentro il toro di rame, o ciò fosse per opera di Teseo, come dicono alcuni Mitologi, o pe
rame, o ciò fosse per opera di Teseo, come dicono alcuni Mitologi, o per sollevazione e vendetta popolare, come afferma Ci
le ; e fu utile assai la sua presenza e l’opera del suo forte braccio per impedir che all’amico fosse tolta la sposa e la v
mi impresero a domare i cavalli e sottoporli ai loro servigii ; e chi per la prima volta da lontano li vide cavalcare, cred
uomini e mezzi cavalli, ma si aggiunse che eran nati dalle Nuvole ; e per quanto sia strana questa invenzione, anche Dante
ccia, » a saettar colaggiù i violenti (tiranni ed assassini) immersi per pena nella riviera del sangue : « Dintorno al fo
avvero e la più pericolosa fu quella di Piritoo di andare all’Inferno per rapir Proserpina moglie di Plutone ; e Teseo ciec
aveva sposato Ippolita regina delle Amazzoni a lui concessa da Ercole per averlo aiutato in quella guerra. Da Ippolita (sec
ina malignità, che Teseo divenne crudele contro il proprio figlio ; e per non farsene micidiale egli stesso, ottenne da Net
impetrata, cadde in gravissimo lutto. » Il che dice il romano oratore per dimostrare che non debbonsi mantener le promesse
imandate sono dannose a chi le richiede115. Il modo che tenne Nettuno per appagar Teseo si fu di far comparire all’improvvi
el tempo che Ippolito in cocchio passava lungo la spiaggia del mare ; per la qual vista spaventati i suoi cavalli lo trasci
oll’esser precipitato da un’altura in un baratro. La sua morte rimase per lungo tempo ignota, o fu udita con indifferenza.
rimase per lungo tempo ignota, o fu udita con indifferenza. In Atene per altro dopo la morte dell’invasore Menesteo, i fig
noto chiamavasi Demofoonte, ricuperarono il regno paterno. Ci vollero per altro miracoli e risposte di Oracoli per eccitare
il regno paterno. Ci vollero per altro miracoli e risposte di Oracoli per eccitare il popolo a ricercar le ossa di Teseo e
pure di ogni altro mese. LII Atrocità Tebane La città di Tebe per fatti storici straordinari è meno rammentata di A
fatti storici straordinari è meno rammentata di Atene e di Sparta, ma per racconti mitologici non cede il primato a nessun’
sposto in un lontano bosco, perchè lo divorassero le fiere, ed appeso per un piede a un ramo d’albero. Ma invece di una fie
chi liberasse da quel mostro il paese, la mano della regina vedova, e per conseguenza il possesso del regno, poichè non v’e
fiera pestilenza devastava il regno ; e dall’Oracolo fu risposto che per farla cessare conveniva bandire dallo Stato l’ucc
perverso destino, esclamò, come dice Sofocle : 0 Sole, io t’ho veduto per l’ultima volta ! e si acciecò ; e lasciato il reg
è alternativamente lo governassero un anno a vicenda, andò ramingando per la Grecia, accompagnato e condotto dalla pietosa
re che dopo un anno doveva diventar suddito ; quindi inventò pretesti per altercare col fratello e negargli alla fin dell’a
te, Anfiarao e Partenopeo. Ma poichè i fatti d’arme di questa guerra, per quanto sanguinosi e strenui, non produssero l’eff
llo zio Creonte, che sperava di profittare della discordia dei nipoti per impadronirsi del regno, si preparò anch’egli alla
cuor suo di lasciarlo in vita vincitore e re, chiese di abbracciarlo per l’ultima volta ; e, raccolte tutte le sue forze,
lla morte dei nipoti, dei quali aveva fomentato l’odio e la discordia per impadronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei
adronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei più esecrati tiranni. E per primo atto inumano proibì che fossero seppellite
mbe a morte, stimando così di render più sicuro il possesso del trono per la sua dinastia. Ma non potè co’suoi delitti esse
tigone, e non potendo salvarla dalla crudeltà di suo padre, si uccise per disperazione. Anche Ismene volle subire la stessa
latino intitolato la Tebaide, esistono tragedie antiche e moderne. E per parlare soltanto di queste, chi non conosce il Po
del sogno che fosse), che tanto lo aveva tenuto in sospetto e timore per le sue figlie. E la spiegazione era questa : Poic
: Poichè Polinice, essendo discendente d’Ercole, portava sulle spalle per distintivo, e quasi per manto, una pelle di leone
do discendente d’Ercole, portava sulle spalle per distintivo, e quasi per manto, una pelle di leone, e Tideo come fratello
quel momento erano ambedue privi del regno e della patria ; Polinice, per le cause già dette nel precedente numero, e Tideo
ria ; Polinice, per le cause già dette nel precedente numero, e Tideo per avere ucciso un illustre personaggio della sua pa
olinice, la causa del quale era molto più urgente e più giusta. Prima per altro di dichiarar la guerra ad Eteocle volle ten
e se egli veniva a qualche equa transazione col fratello ; e vi mandò per ambasciatore plenipotenziario Tideo, l’altro suo
uesti è quello stesso Tideo che « …………… rose « Le tempie a Menalippo per disdegno, » come dice Dante, assomigliando ad es
e regolari battaglie, fece prodigii di valore, e la destra sua valeva per cento mani ; ma finalmente colpito da uno strale
ta alle fortezze. Al suo ardire univa un insolente ed empio disprezzo per gli Dei ; e giunse perfino a vantarsi di prender
e stato tutt’altro che felice l’esito della spedizione contro Tebe, e per lui stesso funesto ; e perciò non voleva prenderv
cognato del re Adrasto, avendone sposato la sorella Erìfile : quindi per fuggire qualunque molesta insistenza e sollecitaz
posto o nascondiglio ov’egli si era celato. Costretto allora Anfiarao per punto di onore e per comando del re a partir cogl
ov’egli si era celato. Costretto allora Anfiarao per punto di onore e per comando del re a partir cogli altri per la guerra
Anfiarao per punto di onore e per comando del re a partir cogli altri per la guerra, e sicuro di dovervi perire, lasciò det
irabile, a quanto raccontano i pœti. Mentre egli osservava gli astri, per trame, come gli Astrologi, argomento di predizion
le. » (Inf. xx, v. 31…..) Alcmeone appena udita la morte del padre, per vendicarlo com’egli desiderò, uccise la madre ; e
fece egli un dono alla sua prima sposa Alfesibea ; ma poi ripudiatala per isposar Callirœ, questa desiderò di possedere la
esta desiderò di possedere la famosa collana di Erifile ; ed Alcmeone per contentar la nuova sposa, pretendendo di ritoglie
nita di guai e di sciagure che di conseguenza in conseguenza durarono per molti anni. Poichè Adrasto, il solo dei Sette Pro
. Poichè Adrasto, il solo dei Sette Prodi rimasto in vita, quantunque per causa di quella guerra avesse perduto ambedue i s
dei rampolli, o discendenti ; ed ebbe luogo dieci anni dopo la prima per aspettar che questi rampolli fosser cresciuti ed
re almeno i fatti principali di questa stirpe funesta e troppo famosa per infami delitti. Nel parlare dei dannati celebri
cemmo che padre di Pelope fu Tantalo condannato alle pene del Tartaro per avere ucciso questo suo figlio, e imbanditene le
el Tartaro per avere ucciso questo suo figlio, e imbanditene le carni per cibo alla mensa dei Numi da lui convitati ; e ino
dall’Oracolo che il genero sarebbe causa della morte del suocero ; e per allontanare i pretendenti proponeva loro condizio
so. Da Ippodamia ebbe sei figli che tutti divennero re, ma i più noti per fama infame furono Atreo e Tieste. L’inimicizia e
esentato sulle scene questo ferale spettacolo. Orazio nella Pœtica dà per precetto agli scrittori di tragedie di non far cu
l’invasori Tieste ed Egisto, ricuperando il paterno regno ; del quale per patto di famiglia divenne re il solo Agamennone,
ran già morti e divenuti Dei ed Astri Castore e Polluce. Lasciamo che per pochi anni i due famosi Atridi godano in pace del
hille, di quell’Erœ che fu invidiato da Alessandro Magno, perchè ebbe per banditore delle sue lodi Omero. La prosapia di A
osa e vendicativa Giunone, usa a perseguitar sempre famiglie e popoli per cui Giove mostrasse qualche predilezione, mandò u
i rimase soltanto il giovinetto Eaco divenuto re senza sudditi. Giove per altro, alle preghiere del figlio, ripopolò quel r
ve sì bella che tutti i pœti l’accettarono, e Dante stesso se ne vale per una bellissima similitudine nel Canto xxix dell’
« Cascaron tutti ; e poi le genti antiche « Secondo che i pœti hanno per fermo, « Si ristorâr di seme di formiche ; « Ch’e
hanno per fermo, « Si ristorâr di seme di formiche ; « Ch’era a veder per quella oscura valle « Languir gli spirti per dive
miche ; « Ch’era a veder per quella oscura valle « Languir gli spirti per diverse biche. » Eaco per la sua bontà e giusti
quella oscura valle « Languir gli spirti per diverse biche. » Eaco per la sua bontà e giustizia fu posto dopo la morte f
i. Lasciò due figli, Telamone e Peleo. Telamone fu esiliato dal padre per avere ucciso, nel far gli esercizi ginnastici, un
re di Achille. Peleo dopo la morte di Eaco abbandonò (non si sa bene per quali motivi) l’isola di Egina, e seguìto dai Mir
nnero di unirla in matrimonio con quel mortale che ne fosse più degno per bontà di animo e per parentela coi Numi ; e il pr
trimonio con quel mortale che ne fosse più degno per bontà di animo e per parentela coi Numi ; e il prescelto fu Peleo, ott
e del mondo, Minerva la più gran sapienza e Venere la più bella donna per moglie. Il pastore consegnò l’aureo pomo a Venere
del Fato che questo suo figlio sarebbe un fulmine di guerra ; quindi per maggior sicurezza procurò di renderlo invulnerabi
elle acque del fiume Stige ; ma poichè nel tuffarlo lo teneva sospeso per un piede, rimase vulnerabile soltanto il calcagno
arte delle rovine di quella celebre città, ed asserisce pubblicamente per le stampe nel suo libro intitolato Antichità Troi
dai classici antichi la differenza di significato di quei due termini per intendere il preciso concetto espresso da Dante :
di ricorrere alle antiche tradizioni non bene accertate, io preferirò per lo scopo del mio racconto mitologico le splendide
dagli Dei « Rapito in cielo, perchè fosse a Giove « Di coppa mescitor per sua beltade, « Ed abitasse cogli Eterni. Ad Ilo «
a dato alla città ed anche al territorio Troiano : tutti gli altri re per altro son quegli stessi rammentati da Omero. Di E
stessa. Omero preferisce il vocabolo Ilion ; ma gli altri pœti usano per lo più indiscriminatamente i diversi nomi di Troi
ù indiscriminatamente i diversi nomi di Troia : solo alcuni intendono per Ilio l’interno della città e i cittadini126, e pe
o alcuni intendono per Ilio l’interno della città e i cittadini126, e per Troia il fabbricato della città ed anche il terri
el vocabolo Pergamon significava appunto luogo od oggetto elevato ; e per questa stessa etimologia pergamo in italiano è si
à nel N° XV che fu rapito dall’aquila di Giove e trasportato in cielo per far da coppiere invece della Dea Ebe. Di Ganimede
i i pœti ; ed anche nella prosa del volgo il nome di Ganimede è usato per indicare un giovane azzimato e lezioso. Dagli Ant
ede è usato per indicare un giovane azzimato e lezioso. Dagli Antichi per altro ebbe anche l’onore di esser posto nella Cos
i peccati del loro re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troiani per liberarsi da questi mali dovevano tutti gli anni
utti gli anni esporre a un mostro marino una fanciulla di lor nazione per esser divorata come vittima espiatoria. Sulla sce
o Laomedonte. Allora soltanto il re si scosse dalla sua noncuranza, e per salvar la propria figlia promise un gran premio a
cheggiò, uccise Laomedonte, prese Esione liberata dal mostro e la diè per isposa a Telamone suo amico, e portò seco in osta
rora, come dicemmo. Ora è da aggiungersi che avendo l’Aurora ottenuto per esso dagli Dei l’immortalità, si dimenticò di chi
angiarono in cicala, trasformazione a bella posta inventata dai poeti per significare quanto egli fosse divenuto querulo ne
ra i pastori chiamato Alessandro ; ed egli è quel desso che fu eletto per giudice della bellezza delle tre Dee, come dicemm
ssimo capitolo. LVII Origine della guerra di Troia e preparativi per la medesima Dopo che Venere ebbe riportato pel
pensasse a mantener la promessafatta al giudice, di procurargli cioè per moglie la più bella donna del mondo. Ma la più be
una Dea. In quanto al pastore fu trovato il modo di farlo riconoscere per figlio di Priamo e di Ecuba in un torneo in cui P
irono che egli era il loro fratello esposto da bambino nelle selve, e per tale lo riconobbero senza pensar più al sogno di
andò a viaggiare negli altri Stati e a visitare le altre corti « ….. per divenir del mondo esperto « E degli vizii umani e
ggire da esso e seguire spontaneamente Paride a Troia. Elena inoltre, per non andar senza dote al suo nuovo marito, portò v
da Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risoluto che il luogo di convegno per far tutti insieme il passaggio per mare nella Tro
risoluto che il luogo di convegno per far tutti insieme il passaggio per mare nella Troade sarebbe il porto di Aulide nell
ma non tanto in fretta, perchè molti ebbero bisogno di prender tempo per prepararsi ; altri pensandovi meglio sembravano p
cavano fra gli altri quei due famosi Eroi che meritarono in appresso, per le loro grandi gesta in quell’impresa, di esser f
mo qual era, sospettò accortamente che Ulisse fingesse di esser pazzo per non andare alla guerra e non lasciare la sua Pene
e poi si diede ad investigare dove fosse Achille, e il modo che tenne per trovarlo (poichè dubitava che si nascondesse in a
e dalla mollezza e dagli agi della corte di Licomede partì con Ulisse per i duri travagli della guerra. Intanto in Aulide s
ella guerra. Intanto in Aulide si erano raccolti tanti guerrieri, che per quanto fece dire Dante a Virgilio, « ……. Grecia
a Virgilio, « ……. Grecia fu di maschi vota « Sì, che appena rimaser per le cune ; » ed eran già da 1200 le navi pronte
e appena rimaser per le cune ; » ed eran già da 1200 le navi pronte per fare il passaggio nella Troade ; ma il vento spir
lla loro partenza. Allora gl’indovini Eurìpilo e Calcante dissero che per ottenere favorevoli i venti conveniva placar gli
o sacrifizio, e trasportò altrove Ifigenia, e in quella vece sostituì per vittima una cerva. Finalmente dopo avere i Greci
stituì per vittima una cerva. Finalmente dopo avere i Greci aspettato per un anno il vento favorevole, e dopo il sacrifizio
ie intorno alle mura di Troia Nel tempo che i Greci si preparavano per la guerra, i Troiani non stavano inoperosi : fabb
 Trafitto cadde dal dardanio ferro, » e come altri poeti aggiungono, per mano dello stesso Ettore. È ricordata con somme l
he non potesse ricever di fuori e viveri e truppe ausiliarie, nè mai, per nove anni, assaltarono la città ; e invece faceva
ano preveduti : la mancanza di provvisioni li costringeva a sbandarsi per vettovagliare, e non potevano perciò cingere talm
ntollerabili ; e perciò inventarono giuochi, fatalità e superstizioni per tenere a bada i soldati, e pascere di speranze la
sorte, poichè di lui si racconta che fu condannato a morte dai Greci per falso sospetto di tradimento ; e questo giudizio
9. Fu un infame delitto di Ulisse quello di far comparir reo Palamede per mezzo di falsi documenti di corrispondenza col ne
era disceso ; « Se ben con falso e scellerato indizio « Di tradigion, per detestar la guerra, « Ei fu da’Greci indegnamente
privi, i Greci stessi « Lo piangon tutti. A questo Palamede, « A cui per parentela era congiunto, « Il pover padre mio ne’
arentela era congiunto, « Il pover padre mio ne’miei prim’anni « Pria per valletto nel mestier dell’armi, « Poi per compagn
io ne’miei prim’anni « Pria per valletto nel mestier dell’armi, « Poi per compagno a questa guerra diemmi. « Infin ch’ei vi
’l nome « E’l grado mio ne fur talvolta in pregio. « Estinto lui (chè per invidia avvenne, « Come ognun sa, del traditore U
re Ulisse), « Amaramente il piansi. » Ma che Ulisse avesse ciò fatto per vendicarsi di Palamede, che aveva scoperto la sua
he aveva scoperto la sua simulazione d’insania e costrettolo a partir per la guerra, non è facile dimostrarlo, in quanto ch
; e questi era Tèlefo re di Misia. Telefo, quantunque di sangue greco per parte di padre perchè era figlio di Ercole, essen
e, essendo divenuto re di Misia, regione limitrofa alla Troade, dovè, per ragion di Stato, fare alleanza con Priamo contro
i Stato, fare alleanza con Priamo contro i Greci ; e l’esercito greco per assicurarsi i fianchi e le spalle, prima d’invest
fi. Telefo vinto in battaglia fu costretto a fuggir dal suo regno ; e per maggiore sciagura rimase colpito dall’asta di Ach
e nel campo greco in adempimento dei patti, e divenne amico dei Greci per sentimento di gratitudine. Dante rammenta questa
i abbattere il sepolcro di Laomedonte : e questa fatalità fu compiuta per opera dei Troiani stessi il giorno avanti l’eccid
igliosamente da Omero. L’Iliade ne contiene la lunga serie ; e perciò per traslato suol dirsi un’iliade di sventure a signi
o, accennerò brevissimamente i fatti principali che vi si contengono, per l’obbligo che mi corre di non lasciar lacune nel
ndo una pestilenza nel campo greco, fu creduta una vendetta di Apollo per l’insulto fatto al suo sacerdote. Ciò disse l’ind
che bisognava render Criseide al padre con doni ed offerte ad Apollo per placare quel Nume e far cessare la pestilenza. Ag
una tale altercazione con parole e frasi sì poco parlamentari, che fu per terminare colla uccisione di Agamennone per mano
poco parlamentari, che fu per terminare colla uccisione di Agamennone per mano di Achille, se questi non era trattenuto dal
o Nestore, e più ancora dalla Dea Minerva, che « Gli venne a tergo e per la bionda chioma « Prese il fiero Pelide, a tutti
a, » e gl’impedì di uccidere il re dei re. Obbedì Achille, ma giurò per altro di non più combatter per esso. E ritiratosi
il re dei re. Obbedì Achille, ma giurò per altro di non più combatter per esso. E ritiratosi nelle sue navi con Patroclo su
zio di Paride, e che Marte campione di Venere la seconderà in tutto e per tutto ; e per le opposte ragioni Giunone e Minerv
e che Marte campione di Venere la seconderà in tutto e per tutto ; e per le opposte ragioni Giunone e Minerva, per dispett
rà in tutto e per tutto ; e per le opposte ragioni Giunone e Minerva, per dispetto cioè del giudizio di Paride e per invidi
ragioni Giunone e Minerva, per dispetto cioè del giudizio di Paride e per invidia di Venere, perseguiteranno i Troiani e fa
loro simpatie o antipatie, come fanno i mortali, prenderanno parte o per gli uni o per gli altri combattenti 132. Il fatt
o antipatie, come fanno i mortali, prenderanno parte o per gli uni o per gli altri combattenti 132. Il fatto più strano c
lnerabili membra, ma quasi sangue, cioè un certo umore che i celesti, per quanto ci assicura Omero, chiamano icòre, « Qual
ia cresceva il numero dei morti e dei feriti in grandi proporzioni, e per conseguenza lo scoraggiamento dei superstiti ed i
e intanto nelle sue sicure tende godeva delle sconfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per mezzo dei più
deva delle sconfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per mezzo dei più illustri personaggi della sua armat
gò di permettergli almeno di combatter egli con le divine armi di lui per trattenere alquanto l’impeto dei Troiani che stav
armi di lui per trattenere alquanto l’impeto dei Troiani che stavano per irrompere nelle greche trincee. L’ottenne ; ma la
ti e con pianto sfogato il suo immenso affanno rivolse contro Ettore, per vendicar l’amico estinto, tutta l’ira che aveva p
spogliatolo delle armi e legatigli i piedi al suo carro, lo trascinò per tre volte nella polvere intorno alle mura di Troi
e il figlio, e lo prega singhiozzando di rendergli il corpo di Ettore per dargli sepoltura, offrendo per riscatto ricchissi
zzando di rendergli il corpo di Ettore per dargli sepoltura, offrendo per riscatto ricchissimi doni che seco aveva recati.
nto, e gli accorda il corpo del suo figlio senza alcun riscatto. Anzi per aver tempo di far lavare e sparger di balsami que
atta dai Greci in pochi giorni ; ma non fu così. Apparisce invece che per la stanchezza delle precedenti battaglie e per le
. Apparisce invece che per la stanchezza delle precedenti battaglie e per le gravi ferite che avevano tocche i più dei capi
ispensabile. È da credersi ancora che Achille dopo essersi intenerito per Priamo s’intenerisse non meno per Polissena figli
che Achille dopo essersi intenerito per Priamo s’intenerisse non meno per Polissena figlia di lui, poichè aderì alla propos
ena figlia di lui, poichè aderì alla proposta fattagli di sposarla, e per trattarne andò nel tempio di Apollo, ove Paride a
Patroclo, com’egli avea desiderato. Insorse quindi una grave contesa per decidere chi dovesse possedere quelle armi che fu
esse possedere quelle armi che furono opra di Vulcano, impareggiabili per tempra e per lavoro. Rimasero i più ostinati a co
e quelle armi che furono opra di Vulcano, impareggiabili per tempra e per lavoro. Rimasero i più ostinati a contrastarsele
osì indignato che perdè il senno, e divenuto furibondo, mentre errava per la campagna incontrò una mandra di porci, e crede
omede in Sciro : quindi andò ad invitarlo a recarsi al campo di Troia per vendicar la morte del padre ; e Pirro, degno figl
; e Pirro, degno figlio di Achille, non ebbe mestieri di altre parole per seguire Ulisse ; e quantunque giunto appena alla
o guerriero. Al tempo stesso Ulisse, al suo ritorno con Pirro, passò per l’isola di Lenno per ricondurre al campo greco Fi
o stesso Ulisse, al suo ritorno con Pirro, passò per l’isola di Lenno per ricondurre al campo greco Filottete, abbandonato,
piena di affanni e di privazioni. Non fu già in Ulisse commiserazione per la disgrazia di Filottete, ma calcolo di politica
commiserazione per la disgrazia di Filottete, ma calcolo di politica per aver nuovamente nel campo greco le freccie d’Erco
lleati dei Troiani che recaron loro soccorso personalmente e perderon per essi la vita in battaglia. Fra questi v’eran due
l corpo di Sarpèdone fu trasportato invisibilmente (si dice da Apollo per ordine di Giove) nel suo regno di Licia perchè i
e lo spirito di Mènnone animando quella statua tramandasse quei suoni per salutare il Sole suo avo quando la irradiava ; ed
re il Sole suo avo quando la irradiava ; ed erano essi che penetrando per occulti accessi nella cavità della statua suonava
te. » LIX Eccidio di Troia L’invenzione del cavallo di legno per prender la città di Troia è non solo di nuovo gen
nza curarsi se a chi legge sia noto o no quel che essi dicono, o sono per dire. Omero nel libro viii dell’Odissea, parland
o nella rôcca « Dardania, pregno (stratagemma insigne !) « Degli eroi per cui Troia andò in faville. » (Traduz. di Pindemo
rare da Enea la presa e l’incendio di Troia palesa pur anco il motivo per cui ricorsero i Greci a questa insidia : « ………..
eti « In sembianza d’un monte edificaro. « Poscia finto che ciò fosse per vóto « Del lor ritorno, di tornar sembiante « Fec
ndi in sì gran mole, « Rinchiuser di nascoso arme e guerrieri « A ciò per sorte e. per valore eletti. » (Traduz. del Caro.
n mole, « Rinchiuser di nascoso arme e guerrieri « A ciò per sorte e. per valore eletti. » (Traduz. del Caro.) Veramente
mare, o farlo a pezzi, sospettandovi dentro un inganno dei Greci ; e per quanto gli Antichi si sieno affaticati a scusar l
arono nella loro fortezza, abbandonandosi spensieratamente alla gioia per la partenza dei Greci, ai conviti, all’ebbrezza e
edesi Laocoonte con i due suoi figli in atto di fare i supremi sforzi per liberarsi da quelli spaventevoli serpenti che li
i Uffizi in Firenze. Delle astuzie poi e delle frodi del greco Sinone per farsi credere nemico dei Greci e indurre i Troian
rono nel cavallo sarà bene di conoscerne i nomi riferiti da Virgilio, per intendere qual grave perdita sarebbe stata per l’
riferiti da Virgilio, per intendere qual grave perdita sarebbe stata per l’esercito greco se fossero periti tutti questi i
 La macchina fatale, il muro ascende « D’armi pregna e d’armati. Ella per mezzo « Tratta della città, mentre si scuote, « M
lle mura della città in quel punto stesso ove fu necessario rovinarle per farvi passare il cavallo, venne così ad essere at
la patria, tra i quali trovò il Conte Ugolino. Ma gli scrittori greci per non menomare il merito dei loro Eroi nascosero pi
iana, aveva saputo trovare il modo di persuader Menelao a riprenderla per moglie al suo ritorno in Grecia, come difatti avv
lui : « Ch’ei fu dell’alma Roma e del suo impero « Nell’empireo Ciel per padre eletto. » Di Enea dunque sarà necessario p
suoi sudditi, e presa e incendiata dai Greci la sua città, fu ucciso per mano di Pirro. Nè qui si arrestò la vendetta del
nto il dolor le fe’ la mente torta. » Gli Antichi dissero che Ecuba per aver provato tante sciagure, piangendo sempre ed
he Ecuba per aver provato tante sciagure, piangendo sempre ed urlando per disperato dolore, fu cangiata dagli Dei per compa
angendo sempre ed urlando per disperato dolore, fu cangiata dagli Dei per compassione in cagna ; ma parve a Dante poco dign
dagli Dei per compassione in cagna ; ma parve a Dante poco dignitosa per Ecuba questa metamorfosi, e pietosamente la modif
ti della lor parte di preda ; ma la dissenzione si manifestò tra loro per decidere della partenza. Compiuta l’impresa e ces
he non vollero partire con Menelao. Nel tempo che ivi si trattenevano per placare con sacrifizii e rendersi propizia la Dea
rimasto solo in quella tomba, e si tratteneva con lui più che poteva per fargli compagnia ed avvertirlo del pericolo che c
accorse, e salito nella tomba ov’era nascosto il bambino, lo afferrò per un piede e lo scagliò lontano nella sottoposta ca
ntre l’infelice madre inginocchiata ai piè di lui lo supplica indarno per la salvezza del figlio136. Quando Agamennone cre
fu calunniato da Ulisse ed ucciso ingiustamente dai Greci ; e perciò per vendicar la morte del figlio aveva Nauplio sempre
esiderio di vendetta. Aiace stesso Oilèo (detto anche il minore Aiace per distinguerlo dall’altro Aiace Telamonio che si uc
dall’altro Aiace Telamonio che si uccise da sè stesso), perì, anzichè per l’insidia di Nauplio, per l’ira di Minerva e di N
che si uccise da sè stesso), perì, anzichè per l’insidia di Nauplio, per l’ira di Minerva e di Nettuno : Minerva sdegnata
figlia di Priamo, profetessa veridica in tutte le sue predizioni, ma per volere di Apollo con essa adirato, non mai credut
il debole e corrotto animo di Clitennestra, da renderla convinta che per evitare di essere uccisi entrambi da Agamennone n
regno e nella sua reggia, in mezzo alle finte accoglienze, quand’era per assidersi a mensa fu ucciso a tradimento da Egist
i avere ecceduto nella vendetta fu invaso dalle Furie, e andò errando per lungo tempo in preda ai rimorsi, sempre accompagn
nato dal fidissimo Pilade, che più e più volte espose la propria vita per salvar quella dell’amico. Spinti dalla tempesta n
e antiche e moderne, e tra le altre a quelle due di Alfieri che hanno per titolo il nome del gran re dei re e quello del fi
resso una sua parente a cui era morto il marito in quella guerra, fu, per ordine di essa, soffocata in un bagno da tre sue
na parte del regno dell’Epiro che era divenuto suo, non si sa bene se per volontà della nazione, o per conquista. Quindi sp
che era divenuto suo, non si sa bene se per volontà della nazione, o per conquista. Quindi sposò Lanassa nipote di Ercole,
da essa più figli. La fine però di quest’eroe fu poco gloriosa, e non per disgrazia, ma per colpa sua. Volle rapire Ermione
La fine però di quest’eroe fu poco gloriosa, e non per disgrazia, ma per colpa sua. Volle rapire Ermione promessa sposa di
lle mani con esso lo uccise. I suoi figli e discendenti si mantennero per molti secoli nel regno di Epiro, e formarono la d
in cui però mancava il figlio Antìloco, ucciso sotto le mura di Troia per mano di Ettore, o, secondo altri, di Mennone. Di
n Italia nella Puglia, ove sposò la figlia del re Dauno che gli diede per dote una parte del suo regno, ed ivi fondò la cit
n Italia Enea, ed essendo allora richiesto da Turno di unirsi con lui per distruggere quest’ultimo avanzo di Troia, ricusò
stato bisogno quanto prima della sua presenza e del suo forte braccio per discacciar dalla sua reggia una turba di principi
i anni ; ma prima era andato sempre errando contro il suo desiderio e per necessità o forza maggiore. Chi sente dir per la
ntro il suo desiderio e per necessità o forza maggiore. Chi sente dir per la prima volta che Ulisse errò per dieci anni, cr
tà o forza maggiore. Chi sente dir per la prima volta che Ulisse errò per dieci anni, crederà che egli in quel lungo spazio
che sì Enea la nominasse ; » e poi fu trattenuto dalla Ninfa Calipso per più di sette anni nell’isola di Ogige 140, talchè
i sette anni nell’isola di Ogige 140, talchè restano meno di due anni per tutte le navigazioni e traversate dall’una all’al
ator di vele « Vento in poppa mandò, che fedelmente « Ci accompagnava per l’ondosa via : « Tal che oziosi nella ratta nave
buio sempiterno involve, » non sarebbe bastato a quei tempi un anno per andare e tornare. Ristretti dunque gli errori di
nente della flotta greca capitanata da Agamennone, e diviso da quella per violenza di una tempesta, Ulisse fu spinto ad Ism
i in alto « Braccia e piedi agitavano, ed Ulisse « Chiamavan, lassi ! per l’estrema volta. « Qual pescator che su pendente
dicante, sciolte « Varie di caldi giovani contese, « Sorge dal foro e per cenar s’avvia, « Dall’onde usciro i sospirati ava
re cose, ch’ell’era quella stessa che attirò Ulisse a passarle vicino per udirla cantare. Mi affretto dunque a terminar la
cantore di Eroi mezzi barbari, ammira la forza e l’astuzia, e sceglie per protagonisti dei suoi due poemi il più forte e il
h’odio in Cielo acquista « Ingiuria è il fine, ed ogni fin cotale « O per forza o per frode altrui contrista, » non poteva
elo acquista « Ingiuria è il fine, ed ogni fin cotale « O per forza o per frode altrui contrista, » non poteva esser così
rode altrui contrista, » non poteva esser così indulgente come Omero per gli eccessi di Achille e di Ulisse. Ma…. (com’egl
sse volle passar le colonne d’Ercole, ossia lo stretto di Gibilterra, per andare in cerca di nuove regioni nell’Oceano atla
a fine di Ulisse posta da Dante sulle labbra di Ulisse stesso ; e ciò per dimostrazione e conferma di quanto ho accennato d
di Anchise principe troiano, e divenuto in appresso genero di Priamo per averne sposata la figlia Creusa, e inoltre ne cel
rivò Roma che fu poi dominatrice del Mondo. Quindi Virgilio lo scelse per protagonista nel suo poema epico intitolato perci
e lui « Ch’ei fu dell’alma Roma e del suo Impero « Nell’empireo ciel per padre eletto. » Ma poichè noi troviamo ad un tem
fficio del Mitologo è compiuto dove di Enea s’impadronisce lo Storico per narrar di lui ciò che crede conforme alla verità,
e egli concorda coi Mitologi e coi poeti. Enea ebbe il titolo di Pio per aver salvato dall’incendio di Troia il vecchio su
oia il vecchio suo padre Anchise portandolo sulle spalle e conducendo per mano il figlio Ascanio, mentre la moglie Creusa c
avvenuto : e sebbene Enea si trattenesse alquanti mesi sul monte Ida per costruir le navi e per raccoglier compagni che lo
nea si trattenesse alquanti mesi sul monte Ida per costruir le navi e per raccoglier compagni che lo seguissero nella sua e
di 20 navi partì dalle spiaggie della Troade in cerca di nuove terre per fondarvi un regno ; e nel suo corso marittimo toc
nuove terre per fondarvi un regno ; e nel suo corso marittimo toccò, per quanto affermano i poeti e principalmente Virgili
gò sette anni, essendosi però fermato a lungo in più luoghi. T. Livio per altro dice soltanto che Enea profugo dalla patria
testimone in Tracia è il primo non solo cronologicamente, ma pur anco per la sua importanza, poichè fu creduto degno di ess
iul la vita e l’oro. « Ahi dell’oro empia ed esecrabil fame ! « E che per te non osa, e che non tenta « Quest’umana ingordi
essendo calunniato dagl’invidiosi cortigiani e imprigionato si uccise per disdegno144. Ma in qual modo si accorgesse Dante
er delle Vigne, è pregio dell’opera riferirlo colle sue stesse parole per farne il confronto colla virgiliana invenzione, e
’io credesse « Che tante voci uscisser tra que’bronchi « Da gente che per noi si nascondesse. « Però disse ‘l Maestro : se
verde, ch’arso sia « Dall’un de’capi che dall’altro geme, « E cigola per vento che va via ; « Così di quella scheggia usci
evan parlato anche Dante e l’Ariosto. Virgilio racconta che i Troiani per non morir di fame furon costretti a cacciare le A
ra di Troia, e perciò era impossibile che avesse conosciuto Enea ; ma per quanto vi sia questo non piccolo anacronismo, l’i
questo non piccolo anacronismo, l’invenzione di Virgilio fu ritenuta per una verità istorica ed ebbe gran fama, perchè fac
Elisa, era figlia di Belo re di Tiro e Sidone nella Fenicia ; ed ebbe per marito Sichèo che poi fu ucciso da Pigmalione fra
be per marito Sichèo che poi fu ucciso da Pigmalione fratello di lei, per impadronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma es
, per impadronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma essa potè fuggir per mare con molti tesori e molti compagni o sudditi
uto sposo di lei che prima avea rifiutato le nozze con altri principi per serbar fede al cener di Sicheo 148 Ma Enea chiama
; ed essa imprecando ad Enea ed a tutti i Troiani e loro discendenti, per disperazione si uccise149 Ad Enea era già morto
» La Sibilla Cumana, che era solita dare agli altri le sue risposte per mezzo di foglie sparse qua e là geroglificamente
ce singolare accoglienza e si offrì di guidarlo nel regno delle Ombre per vedere e consultare l’anima di suo padre Anchise.
econdo la religione pagana ; e noi di questi soggetti importantissimi per la classica Mitologia abbiamo parlato a lungo nei
che furon resi a Miseno, e termina dicendo : « Oltre a ciò fece Enea per suo sepolcro « Ergere un’alta e sontuosa mole, « 
ti. Appena appena sono in grado di farci sapere i nomi dei re d’Alba, per ordine di successione sino a Numitore padre di Re
unto intenda la Storia di sostituirsi alla Mitologia, la sana critica per altro ci fa conoscere che nei primi tre secoli di
ivina 154. Cicerone argomenta molto a lungo e molto sillogisticamente per dimostrare che la Divinazione non esiste 155 ; ma
lampo, dal fulmine, ecc. Quasi tutti i diversi modi creduti efficaci per conoscere il futuro ebbero ancora diverse denomin
ro i quali ogni giorno pregavano gli Dei e ad essi immolavano vittime per ottenere che i loro figli fossero superstiti (cio
o la religione dalla superstizione 158. E quantunque egli non enumeri per filo e per segno tutte le idee e le pratiche del
one dalla superstizione 158. E quantunque egli non enumeri per filo e per segno tutte le idee e le pratiche del culto pagan
l culto pagano che egli credeva superstiziose, a noi basta il sapere, per l’argomento di questo capitolo, aver egli dichiar
li diede ragione a Giove, che cioè fosse più felice la donna, Giunone per dispetto lo acciecò, e Giove in compenso gli conc
nel tempo della guerra dei Sette Prodi che Tebe non sarebbe vinta, se per la patria avesse sacrificato sè stesso un discend
ero, andò nel regno delle Ombre, come dicemmo parlando di quest’Eroe, per consultare l’indovino Tiresia, e da lui ottenne n
terreno paludoso in mezzo ai laghi formati dal fiume Mincio, e « Lì per fuggire ogni consorzio umano « Ristette co’suoi s
che avea da tutte parti. « Fer la città sovra quell’ossa morte ; « E per colei che il luogo prima elesse, « Mantova l’appe
i è che le immagini delle Sibille si trovano anche nelle Chiese, come per es. nel Duomo di Siena si vedono sul pavimento in
do piuttosto che in un altro. Molti dei loro responsi eran conservati per tradizione nella memoria degli uomini, molti altr
quinio. Se poi quelle donne girovaghe e misteriose che si spacciavano per Sibille fossero state o no sacerdotesse di Apollo
il dimostrabile positivo. E poichè era utile ai reggitori degli Stati per facilità di governo che il popolo fosse così cred
ma spesso le favorivano, le sanzionavano ed anche se ne impadronivano per servirsene a modo loro a dirigere o contenere il
rivò nel Medio Evo la prima idea della trasfusione del sangue, se non per ringiovanire, almeno per riacquistare le forze il
ma idea della trasfusione del sangue, se non per ringiovanire, almeno per riacquistare le forze illanguidite dalla vecchiez
re quella dei vecchi a cui s’infondeva) fu posto in pratica più volte per alcuni principi e potenti della Terra. Anche nel
e mezzo curativo delle emorragie ; ma si dovè ben presto abbandonarla per l’incertezza dell’effetto e la responsabilità dei
esponsabilità dei mezzi. Anzi nel 1668 fu proibita e condannata anche per legge. Non ostante si asserisce da alcuni autori
nelle vene di una signora non anco trentenne, in caso di anemia grave per ripetute emorragie. (V. il giornale La Nazione de
ilano, pubblicò tra gli altri temi di concorso anche il seguente Tema per l’anno 1875 : La trasfusione del sangue nell’uomo
enio suo temperare quam indulgere maluisset. » — E Ovidio stesso, che per lo più rammenta modestamente altre sue Opere, e d
volte con gran convinzione e sicurezza del suo valore tragico, come, per esempio, nei seguenti versi : « Et dedimus tragi
et huic operi quamlibet aptus eram. » (Amor. ii, 18.) « Nune habeam per te, Romana tragœdis, nomen ; « Implebit leges spi
li gettò le prime basi e delineò il campo del Diritto Internazionale, per cui meritò e merita il glorioso titolo di Precurs
 » (Hor., De Arte poet., v. 394.) « Saxa Cithœronis, Thebas agitata per artem « Sponte sua in muri membra coisse ferunt. 
o a Metimna sua patria nell’isola di Lesbo, congiurarono di ucciderlo per impadronirsi dei suoi tesori. Egli accortosene, c
nirsi dei suoi tesori. Egli accortosene, cominciò a cantare e suonare per commuoverli ; ma vedendo mancare l’effetto sperat
enna a cantici e poemi antichissimi in onore di questo Eroe, troviamo per altro in Pindaro la prima narrazione della favola
o di S. Elmo anche in fisica e meteorologia ; e si manifesta non solo per mare, ma anco talvolta per terra. In questo stess
a e meteorologia ; e si manifesta non solo per mare, ma anco talvolta per terra. In questo stesso anno 1875, il dì 27 febbr
givano tanto da far paura, e tentavano con ogni sforzo di svincolarsi per fuggire. Questo fenomeno del fuoco di S. Elmo è s
fenomeno del fuoco di S. Elmo è stato osservato in Monte Cassino ora per la prima volta dal 1828 in poi, nel quale anno vi
quam fama feruntur. Sed quia provenere ibi scriptorum magna ingenia, per terrarum orbem Atheniensium facta pro maximis cel
 ? « Lascia a color che a tanto il Ciel destina « L’opra scabrosa ; o per lung’uso ed arte « Via più la mano e più l’ingegn
116. Dante ammette che Ippolito fosse costretto a partir d’Atene per le calunnie della sua matrigna Fedra ; ed egli fa
(Ibid,, v. 406.) 119. La città di Pisa in Toscana credesi fondata ( per quanto asserisce Strabone nel lib. ii) da quei gu
la sua disciplina li custodisse : il che non vuol dire altro l’avere per precettore un mezzo bestia e mezzo uomo, se non c
ale devesi suggerire il precetto opposto, cioè che tenga intorno a sè per consiglieri meno Centauri che sia possibile. 12
74, celebre periodico inglese che si pubblica in Londra, ed è diffuso per tutto. 124. « ………….. hinc Dardanus ortus, « J
« Ecce autem elapsus Pyrrhi de cæde Polites « Unus natorum Priami, per tela, per hastes, « Porticibus longis fugit, et v
utem elapsus Pyrrhi de cæde Polites « Unus natorum Priami, per tela, per hastes, « Porticibus longis fugit, et vacua atria
tragedia di Pacuvio, in cui Oreste e Pilade gareggiano a dar la vita per salvare quella dell’amico, quando Egisto voleva s
poema potrebbe in italiano chiamarsi Ulissea ; ma nella nostra lingua per lo più si seguono i Latini e non si fa altro che
ueste le parole che Dante fa dire a Pier delle Vigne : « L’animo mio per disdegnoso gusto, « Credendo col morir fuggir dis
rammentando di chi essa era figlia e la sua malaugurata predilezione per Enea : « Che più non arse la figlia di Belo, « N
o, e che quando vide la sorte delle armi favorevole ad Enea si uccise per disperazione. Dante rammenta questo fatto nel Can
sïone una fanciulla, « Piangendo forte, e diceva : O regina, « Perchè per ira hai voluto esser nulla ? « Ancisa t’hai per n
 : O regina, « Perchè per ira hai voluto esser nulla ? « Ancisa t’hai per non perder Lavina ; « Or m’hai perduta ; i’son es
unt. » — (Cic., ibid.) 159. « Nam ut vere loquamur, superstitio fusa per gentes oppressit omnium fere animos, atque hominu
ti, vuolsi che sia una parola composta che in lingua greca significhi per decreto divino, quasi si fosse voluto riconoscere
2 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
antichi, e moderni. Il ristretto che ora vien presentato al Pubblico per uso dei Reali Collegj, è stato ricavato con sobri
elle avventure, che andando innanzi osserveremo, non sono in sostanza per noi che semplici favole : noi le consideriamo com
lecite avevano custodito1. I dotti si sono a maggior segno affaticati per rintracciare la sorgente di tali invenzioni : ess
elta. Vi sono bensì delle favole, il di cui sviluppo è si chiaro, che per negarlo bisognerebbe rinunciare all’istessa evide
, che l’antichità si ha prefisso, senza determinarci ad alcun partito per tante altre, la cui spiegazione ci è affatto igno
etrazioni sarebbero all’intutto fuori di proposito in un’ opera fatta per darci le idee precise della favola, e lo sarebber
quadro delle idee suddette. Se le abbiamo noi accennate, ciò è stato per fare intendere alla gioventù studiosa, che le fav
ri giovani lettori, se Giove, Giunone, e tanti altri non sono più Dei per noi : se la scienza della favola si è perduta, o
n rapporto alla morale, il frutto non può essere che scarsissimo : ma per l’opposto ci fornirà di grandi vantaggi per bene
sere che scarsissimo : ma per l’opposto ci fornirà di grandi vantaggi per bene intendere le opere degli antichi, per la let
fornirà di grandi vantaggi per bene intendere le opere degli antichi, per la lettura de’ poeti, e per l’intelligenza di tan
er bene intendere le opere degli antichi, per la lettura de’ poeti, e per l’intelligenza di tanti lavori dell’ultima perfez
zza. Lo scroscio del tuono non è l’effetto dei vapori, è Giove armato per ispaventare i mortali. Sorge una tempesta, che sg
sconosciuti nel sistema mitologico, o molto poco vi sono nominati, o per nulla vi entrano. La divisione di quest’opera ci
polo degli Dei. La terza classe sarà composta de’ Semidei così detti, per esser nati da un Dio, ed una mortale, o da un Uom
sì una moltitudine di favole accoppiate alla storia degli Dei, ma che per altro non forma una parte del sistema religioso.
gli occhi. Egli è, a dire il vero, un Nume cieco, e ’l suo governo ha per guida una invincibile necessità1. Giace a suo fia
to il suo posto. Agitandosi in un ammasso di luce sembra dissipare da per ogni dove la densità delle nuvole. Una picciola p
 : Anzi era l’un contrario all’altro opposto Per le parti di mezzo, e per l’estremo : Fea guerra il lieve al grave, il moll
uì rapportato un picciolo squarcio di questo celebre pezzo di Ovidio, per far conoscere l’idea, che avevano gli antichi del
osse eterna, e che l’alta potenza del Creatore l’avesse posta in moto per formarne l’universo. Il dippiù si potrà leggere n
ifeo, che molto si distinse nella guerra degli Dei. Urano, che temeva per parte de’ figli, li rinchiuse secondo che nacquer
d essere eternamente legati : il solo Saturno andò esente da tal pena per cura di Titea per essere il prediletto. Questi an
te legati : il solo Saturno andò esente da tal pena per cura di Titea per essere il prediletto. Questi animato dallo spirit
dunque reclamò l’imperio : ma Saturno non volle cederlo, e lo ritenne per se. Si venne pertanto ad un aggiustamento, che gl
amiglia di Titano. Tantoppiù Saturno prestò orecchio a tale trattato, per avergli Urano presagito stando presso a morte, ch
amente nel Lazio, detto così dal Latino latere, perchè ivi si nascose per sottrarsi dall’ira di Giove. Fu accolto da Giano,
do entrambi che un Re solo. Vien figurato talvolta con quattro facce, per indicare le quattro stagioni. Ha dippiù una bacch
genio torbido non lo avesse indotto ad unirsi nuovamente con i Titani per fare la guerra a Giove. Fu vinto anche questa vol
avanzata non gli scema nè attività, nè le forze. Ha le ali sul dorso per dinotare, che il tempo veloce giunge, ed al momen
l tempo veloce giunge, ed al momento sen fugge : porta seco una falce per tutto mietere, e consumare. L’ampollina al suo fi
a, perchè presiede al nostro Globo. Fu detta Rèa del Greco Rhèo, fluo per le piogge, ed i fiumi, che scorrono sulla Terra,
ual Madre delle Divinità di prim’ordine ; come altresì Vesta l’antica per distinguerla dalla figlia del nome medesimo : tal
on di rado con un piede in terra, ed un altro sul rostro di una nave, per dinotare il di lei dominio sull’uno, e l’altro el
ntichità, le statue di Cibele altro non erano, che semplici piramidi, per simboleggiare la fermezza, e solidità della terra
l’inferno, ed esso l’empireo. Per mano de’ Ciclopi fu formato un elmo per Plutone, un tridente per Nettuno ; a Giove fu ris
reo. Per mano de’ Ciclopi fu formato un elmo per Plutone, un tridente per Nettuno ; a Giove fu riserbato il fulmine compost
, gli suscitarono contro i Giganti, ch’eran figli della terra. Questi per attaccarlo fin dentro la sua reggia, sovrapposero
eppure i Dei potessero violare. Il Destino avea altresì predetto, che per ultimar questa guerra ci voleva la destra di un u
si risentono tuttavia, al dire de’ Poeti, con gittar fiamme, e sassi per liberarsi dal grave peso, che l’opprime. Per mano
già la guerra fosse terminata, allorchè uscì in campo un altro nemico per se solo formidabile, quanto tutti gli altri presi
nemico per se solo formidabile, quanto tutti gli altri presi insieme, per nome Tifèo. La terra lo cacciò dal suo seno per v
altri presi insieme, per nome Tifèo. La terra lo cacciò dal suo seno per vendicare la morte de’ suoi fratelli. Questo Giga
resentato assiso sopra di un carro, e spessissimo sopra l’aquila, che per tale ragione chiamasi comunemente l’Augello di Gi
braccio sinistro. Questa Capra dopo la sua morte fu situata da Giove per gratitudine fra le costellazioni, e della sua pel
osi troppo Bacco fra gli arenosi deserti della Libia, non trovò acqua per cavarsi la sete. Appena che questo Dio ebbe implo
i questo rispettabile matrimonio non furono altrettanto felici. Giove per sua indole era incostante. Giunone sommamente gel
che presedeva alle nozze. Quindi le matrone Romane le offerivano voti per le loro figliuole : chiamandola pure Domiduca, pe
r testimonianza di Cicerone fu altresì detta Moneta dal Latino monere per una voce, che fu udita nel suo tempio in occasion
colla quale si avvertivano i Romani di sacrificare una troja gravida per placare lo sdegno degli Dei. Il sacrifizio fu ade
da Giove, il terzo nacque da essa particolarmente. Crucciata Giunone per essere nata Minerva dal cervello di Giove senz’av
astigo Vulcano volle essere il ministro. Egli sospese in aria Giunone per mezzo di due pietre di calamita colle incudini at
ee. Oltre di Argo aveva Giunone al suo servizio anche una messaggiera per nome Iride figlia di Taumante, e di Elettra, e so
insegnare l’arte dell’agricoltura, consistendo il vitto degli uomini per l’addietro in ghiande, radici, ed animali presi a
un giorno questa giovane Dea in compagnia di alcune Ninfe passeggiava per le praterìe di Sicilia accanto la fontana di Enna
lia accanto la fontana di Enna, incontrossi con Plutone, che lasciato per poco l’Inferno, volle visitar l’Etna. Questo Dio
lasciato per poco l’Inferno, volle visitar l’Etna. Questo Dio concepì per lei un amor violento ; e malgrado che non fosse c
or nero a dispetto delle lagnanze di Minerva, e Cianea, che fu punita per tal cagione da Plutone, con averla cangiata in un
e della mancanza di sua figlia, l’andò di notte, e di giorno cercando per tutta la terra con fiaccole accese nell’Etna. Rit
a dell’accaduto. Per liberare Proserpina, Cerere ricorse a Giove, che per altro esaudì i suoi voti : ma si ci opponeva un d
. Ascalafo l’accusò di aver mangiato de’ granelli di un pomo granato, per la qual denuncia fu cangiato in gufo : ma fu acco
’Asia, e l’Europa. Mancò poco però, che nella Scizia non fosse perito per parte di Linco geloso della preminenza, che in ta
di questa Dea altresì sopra di Erisittone, uno de’ primi di Tessaglia per aver questi tagliata una foresta consagrata a que
ò una fame sì terribile, che lo ridusse a consumare tutt’i suoi averi per soddisfarla. Cerere vien rappresentata ordinariam
glia di Saturno, e Cibele era Vesta Dea della verginità, e del fuoco, per cui portava una fiaccola nelle mani. Il principal
iori, e frutta, e mercè il calore de’ tuoi raggi la natura è ricca da per tutto. Dove tu non sei, tutto è lutto, orrore, e
e di Apollo, e di Diana. Accortasi Giunone della propensione di Giove per questa giovanetta, ebbra di sdegno la scacciò dal
Giove per questa giovanetta, ebbra di sdegno la scacciò dal Cielo, e per non darle tregua in verun luogo, obbligò la Terra
ciato dalle acque un orribile serpente detto Pitone, che inseguiva da per ogni dove la sventurata Latona. Un giorno stanca
i Latona, e sotto una pianta di palma partorì Apollo, e Diana. Apollo per gratitudine fissò quest’isola fralle Cicladi pria
sto da questa Ninfa. Un giorno mentre l’inseguiva a tutta possa, ella per timore di cadere fralle di lui mani, chiamò in su
a sventura di Apollo. Non potendo questo Dio attaccar Giove di fronte per vendicarsi, ammazzò a furia di frecce i Ciclopi,
lmine. Riputando Giove fatta a lui stesso tale ingiuria, privò Apollo per qualche tempo della qualità divina, e lo cacciò d
dall’Olimpo. Il più amabile, il più saggio fra gli Dei fu costretto, per non perir della fame, ad avvilirsi a pascolare gl
e gli armenti di Admeto Re di Tessaglia. Qual impiego avendo lasciato per i furti di Mercurio, non trovò altra via, che di
aneamente furono fatti inondare dalle acque del mare, con inviar colà per giunta un mostro orribile per accrescere la desol
e dalle acque del mare, con inviar colà per giunta un mostro orribile per accrescere la desolazione, e lo spavento. In sì f
e stata la vittima infelice, se non fosse sopraggiuuto a tempo Ercole per salvarla. Laomedonte l’aveva promessa in isposa a
to Eroe : ma al suo solito pure gli mancò di parola. Infuriato Ercole per tale indegnità, assediò Troja, e preso Laomedonte
Salamina sposasse Esione, in guiderdone del coraggio da esso mostrato per essere stato il primo nell’assalto. Rimesso final
eano, ebbe un giorno delle brighe con Epafo figlio di Giove, e di Jo, per avergli quest’ultimo rinfacciato di non essere na
ue doglianze a Climene sua madre, che gl’insinuò di recarsi ad Apollo per assicurarsene, locchè senza ritardo fu eseguito.
itardo fu eseguito. Apollo depose tutt’i suoi raggi luminosi, e giurò per la Stige, che avrebbe acconsentito a tutto ciò ch
paterna tenerezza. Fetonte gli chiedette in grazia di poter condurre per un sol giorno il suo carro per le vie del Cielo.
chiedette in grazia di poter condurre per un sol giorno il suo carro per le vie del Cielo. Tal dimanda fece tremare Apollo
gina di Tebe, figliuola di Tantalo, e moglie di Anfione. Ella superba per aver sette figli maschi, e sette femmine ardì di
frastornare le feste, che si celebravano in onore di questa Dea, che per punirla si rivolse a’ suoi figli. Apollo a colpi
a disfida, che Apollo volentieri accettò. Tmolo Re di Lidia fu scelto per giudice, ed il suo voto fu per Apollo. Mida ivi p
i accettò. Tmolo Re di Lidia fu scelto per giudice, ed il suo voto fu per Apollo. Mida ivi pur presente fu di contrario avv
cere gli orecchi simili a quelli dell’asino. Il povero Mida disperato per tal regalo, cercò di nascondergli sotto un’alta b
durante la notte, guidava il carro lunare, ed era altresì considerata per la luna istessa. In terra ella era tutta dedíta a
cacciatore, figliuolo di Aristèo, e nipote di Cadmo. Sdegnato la Dea per l’involontario fallo, lo cangiò in cervo. L’infel
he la seguivano. Callisto figliuola di Licaone fu amata da Giove, che per sedurla più facilmemte, prese l’aspetto di Diana
placabile trasformò in orsa questa Ninfa sventurata, che andò vagando per ben quindici anni sotto tal forma, finchè non fu
de’ suoi dritti avvolse ne’ malanni la casa di Enéo Re di Calidonia, per non essersi questi ricordato di lei in un sacrifi
di questo principe. Molti de’ primi guerrieri della Grecia si unirono per dargli caccia. Atalanta figlia di Glasio Re di Ar
orello di Caria, nipote di Giove, e dal medesimo condannato a dormire per sempre nell’inferno, per avere osato di pretender
i Giove, e dal medesimo condannato a dormire per sempre nell’inferno, per avere osato di pretendere sopra Giunone. Ma Diana
u di un carro da due cervi : qualche volta porta una fiaccola in mano per isnidare gli animali selvaggi da’ loro covili1.
Muse, che sovrastano alle scienze, alle arti, ai talenti. Hanno Giove per padre : Mnemosina (la memoria) è la loro madre. E
emoria. L’indole di tal nome porta seco il significato di molti Inni, per indicare i diversi soggetti, che canta questa Mus
dell’astronomia. La sua testa è coronata da un diadema di stelle : ha per insegna un compasso, un globo, ed altri istroment
arle sempre nuove attrattive. Giunone una volta la chiese in prestito per comparir più bella al suo sposo. I luoghi dove si
li Dei. Giove voleva obbligar Venere sua madre a disfarsene : ma ella per sottrarlo allo sdegno del Sovrano dell’Olimpo, lo
l’arco, se ne formò uno di frassino, e si servì de’ rami di cipresso per fare le frecce. I primi suoi saggi furono sugli a
cipresso per fare le frecce. I primi suoi saggi furono sugli animali, per indi dirigerli ai cuori degli uomini. Amò Psiche,
a fece da Zefiro trasportare in un luogo di delizie, ove la trattenne per molto tempo, senza che costei lo avesse conosciut
r molto tempo, senza che costei lo avesse conosciuto. Venere afflitta per vedere il suo figlio fatto suddito di questa giov
ra della parte di Cupido, restituì a Psiche la vita, e gliela destinò per isposa. Psiche è rappresentata come una ragazza i
ioè, con una gamba più corta dell’altra, e con un martello alla mano, per lo più assiso innanzi alla sua incudine. Vulcano
eguire un ballo detto Pirrico, annunciandosi con soverchia gentilezza per una Divinità, che durante la sua vita doveva mant
i. Ella non la perdonò ad Aracne figlia di Idimone nativo di Colofone per essersi vantata di sapere l’arte del ricamo al pa
prezzo le diede varj colpi di navicella sulla testa. Disperata Aracne per tale affronto voleva impiccarsi : ma impietositi
avorito2 : un’asta alla mano, ed il braccio armato dell’Egida, ch’era per l’appunto uno scudo fatto dalla pelle di un mostr
dicò un fiore, che al solo toccarlo concepì Marte. Questa è l’origine per altro gentile della nascita di un Dio così terrib
e Admeto, e da Apollo custodite, che trasportò nei boschi. Un pastore per nome Batto fu il solo, che se ne avvide. Mercurio
chi. Un pastore per nome Batto fu il solo, che se ne avvide. Mercurio per timore di essere scoverto gli donò la più bella d
l’eloquenza, del commercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e p
etto. Vedevasi da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e per potere da per tutto accorrere, aveva le ali nella
da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e per potere da per tutto accorrere, aveva le ali nella testa, e nei
roe sua nutrice, chiedette a Giove una grazia, obbligandolo a giurare per Stige, che glie l’accorderebbe : questa fu che Gi
e Giove venisse a visitarla con tutto l’apparato celeste. Tremò Giove per Semele a tale inchiesta, ma non avendo potuto rim
varsi, o di mettersi in calma : impone altresì ai venti, o di spirare per tutta la terra, o di rinserrarsi nelle loro caver
vendo uno scettro a due punte in una mano, e nell’altra delle chiavi, per dinotare, che a chi entrava nel suo regno, non er
osservato in qual maniera egli involò Proserpina figliuola di Cerere, per farla divenir sua moglie. Questo Dio non era sicu
la sotto le volte de’ Cieli. L’Averno era una dell’entrate principali per ivi penetrare. Alla porta dell’inferno stava una
ltura1, allontanando a colpi del suo remo le altre che si affollavano per passare. L’orrida sua ciera bastava a destare lo
gole spaventevoli. Questi abitava in un antro, e vegliava eternamente per impedire alle ombre l’uscita. Il Tartaro, ed i Ca
bbiamo già parlato : il fiume Stige, le cui acque giravano nove volte per que’ contorni, e per le quali i giuramenti fatti
il fiume Stige, le cui acque giravano nove volte per que’ contorni, e per le quali i giuramenti fatti neppure gli Dei potev
le ombre degli Eroi, e de’ giusti. Esse passeggiavano tranquillamente per que’ boschetti pieni di ogni delizia, si sollazza
que’ boschetti pieni di ogni delizia, si sollazzavano in mille guise per quelle vaste praterie, e godevano di una felicità
egno della loro dignità. Le Furie aspettavano le ombre de’ condannati per soggettarle alle pene ad esse applicate. Tre eran
carnificina, ed invidia. Chiamavansi altresì Eumenidi, cioè dolci, ma per antitesi, cioè per dinotare l’opposto. Il loro as
idia. Chiamavansi altresì Eumenidi, cioè dolci, ma per antitesi, cioè per dinotare l’opposto. Il loro aspetto avrebbe sgome
intrepidi : erano macilenti, scarne, con lunghe smunte mammelle, e da per tutto spiravano ferocia : il loro abbigliamento e
vita aveva colmata di delitti la Grecia, era condannato a trascinare per sempre un enorme sasso alla cima di una montagna,
continuo. Egli aveva osato di aspirare al possesso di Giunone. Giove per assicurarsi del suo delitto, gli avea consegnata
s’assomigliava perfettamente alla Dea. Tantalo quel Re crudele, che per mettere a prova la divinità degli Dei in una fest
acque spariscono a misura che vi porta le labbra : se stende la mano per cogliere delle frutta, il ramo da se stesso si al
delle divinità di second’ordine, che si occupavano dei dettagli, che per necessità dovevano sfuggire agli Dei del prim’ord
to Dio Siringa ninfa del seguito di Diana : ma come questa non voleva per niente ascoltarlo, tentò egli di usare la forza :
eto del fiume Ladonte suo padre, dal quale fu cangiata in canna. Pane per consolarsi di tal perdita, tagliò alcune canne ac
seco al conquisto delle Indie. Un giorno, che il buon uomo viaggiava per la Lidia, smontato dal suo asinello si fermò pres
i un fonte, ed ivi prese sonno. Mida che lo seppe, bramando di averlo per un poco nella Corte, mentre dormiva, fece empire
e labbra, diventava oro sotto i suoi denti, in guisachè sarebbe morto per inedia in mezzo alle ricchezze, se Bacco da lui n
liano perfettamente fra loro. I Centauri. I Centauri erano mostri per la metà uomini, e per l’altra cavalli ; la parte
a loro. I Centauri. I Centauri erano mostri per la metà uomini, e per l’altra cavalli ; la parte superiore fino al prin
eva al cavallo. Si crede nata l’invenzione di questi esseri favolosi, per designare i primi uomini domatori de’ cavalli.
Pale fu adorata dai Romani, era la Dea de’ fiori, e le si dava Zefiro per amante, o per isposo. Vertunno,ABCD e Pomona.
a dai Romani, era la Dea de’ fiori, e le si dava Zefiro per amante, o per isposo. Vertunno,ABCD e Pomona. Vertunno era
po. La statua di Priapo collocavasi ne’ giardini ad uso di fantoccio per ispauracchio : questo basta per dimostrare, che q
vasi ne’ giardini ad uso di fantoccio per ispauracchio : questo basta per dimostrare, che questo Dio non era bello : aveva
, era pertanto figliuolo di Venere, e fratello di Cupido. Giunone che per effetto di rivalità odiava Venere, mercè i suoi i
o di rivalità odiava Venere, mercè i suoi incantesimi, trovò il mezzo per rendere mostruoso il bambino che questa Dea porta
del libertinaggio. A lui fu sagrato l’asino. I fiumi. I Fiumi, o per dir meglio i Genj che preseggono alla sorgente, e
litarj, ed ivi fu cangiata in rupe. Sopravisse solamente la sua voce, per ripetere le ultime parole di chi la interrogava.
eva il dono di presagire il futuro : ma bisognava stentare moltissimo per carpirne una risposta sull’avvenire. Ciò si otten
ina. Allorchè questa Dea fu rapita da Pluto, chiesero le ali agli Dei per andarla cercando : ma nell’impossibilità di trova
io, che incontrava Scilla, chi fuggir voleva Cariddi, allorchè taluno per isfuggire un malanno corre incontro ad un altro.
erano le Parche nate dall’Erebo, e dalla Notte. Abitavano nel Tartaro per dinotare l’oscurità che vela l’avvenire. I loro n
figli del Sonno. Il suo altare era collocato presso quello delle Muse per dinotare, che gli uomini di lettere hanno bisogno
uria, or con sembianze più dolci : talvolta porta un velo sulla testa per dinotare, che la celeste vendetta è impenetrabile
i altresì assisa sopra un timone, o pur avendo a suoi piedi una ruota per correre da pertutto, e giudicare del merito di og
Città, o altri luoghi. Nell’ingresso delle abitazioni stavano i Lari per allontanare una qualche disgrazia che avesse potu
Cerere, e Giasone. Vedesi rappresentato qual vecchio zoppo, ma alato per dinotare che le ricchezze con pena si ammassano,
un nome vano ; e si potrebbe credere lo avesse l’antichità inventato per evitare l’occasione di lagnarsi contro la Provide
ca, è vestito di una pelle di lupo picchiettata d’occhi, e di orecchi per indicare, che bisogna vedere, e sentir molto, e p
este Carmentali. I pagani supponevano in lei una grande penetrazione, per indicare che la giustizia scopre la verità più na
verità più nascosta. È rappresentata assisa sopra una pietra quadrata per dimostrare la solidità de’ suoi giudizj, colla bi
suoi giudizj, colla bilancia in una mano, e con una spada nell’altra per vendicare egualmente i dritti della gente bassa,
qualche cosa. Le corna del toro dovevano essere più vicine agli occhi per potersi difendere a colpo sicuro. Dirimpetto al c
o sicuro. Dirimpetto al cuore dell’uomo doveva situarsi un finestrino per osservar tutto. La casa era male immaginata, perc
n bamboccio. Imenèo. Imene, o Imenèo era il Dio delle nozze. Egli per aver salvate alcune donzelle dalle mani de’ corsa
Le Grazie. Le Grazie eran figlie di Giove, e di Venere. Seguivano per lo più la loro madre, ed assistevano al suo abbíg
sia ricco, sia povero, ognuno è uguale innanzi a lei. Queste Divinità per noi sono semplici allegorie. I poeti, i pittori,
i sono semplici allegorie. I poeti, i pittori, gli scultori lor danno per lo più tali attributi per aggiungere naturalezza,
I poeti, i pittori, gli scultori lor danno per lo più tali attributi per aggiungere naturalezza, e vivacità ai loro lavori
ioè col corno dell’abbondanza con frutta di ogni specie, e fiori : ma per lo più vedesi appoggiata ad un’ancora. La Virt
in modo che non si poteva entrare nel tempio dell’onore senza passare per quello della virtù. L’allegoria era tanto bella,
per quello della virtù. L’allegoria era tanto bella, quanto istruiva, per insegnare agli uomini che bisogna essere virtuoso
uanto istruiva, per insegnare agli uomini che bisogna essere virtuoso per poter aver dritto all’onore. La virtù è figlia de
na di fresca età con veste bianca, e sedendo sopra di pietra quadrata per indicare la fermezza, ed aggiustatezza del suo ca
I Moderni la dipingono qual donna con alí larghissime, e due trombe per palesare il bene, ed il male. Gli antichi la cred
alle alleanze, al commercio. Inviolabili erano i giuramenti concepiti per lei. Vien dipinta con veste di color bianco, e co
egge. Da Giove, e da Temi è nata la Legge. Porta in mano uno scettro per simbolo del suo impero. La Sfrenatezza o la Li
la rappresentata qual donna robusta, avendo doppio ordine di mammelle per indicare la sua fecondità, e la cura che si prend
ne di mammelle per indicare la sua fecondità, e la cura che si prende per la sussistenza di quanto ha creato. La Provide
ol dito, ov’era il detto, da vicino, e da lontano : simboli ingegnosi per mostrare, che l’amicizia è la stessa in ogni temp
nelle disgrazie. Il suo cuore aperto indicava che non ha ella segreti per gli oggetti a lei cari. La Fatica. Era espres
vità. I suoi genitori erano l’Erebo, e la Notte. L’Inerzia. Aveva per genitori il Sonno, e la Notte. Erano a lei sagrat
a chiamavano anche Vacuna. La Frode. La sua fisonomia era ridente per meglio ingannare. Il resto del corpo terminava in
eleno che ha nel cuore sbocca dalle labbra. Ella non ride mai, se non per le nostre disgrazie, o per i disastri ch’essa ste
ca dalle labbra. Ella non ride mai, se non per le nostre disgrazie, o per i disastri ch’essa stessa ci cagiona. Le lodi e g
ontanare, o di attirarci le disgrazie. Così sagrificavano alla Febbre per non esserne attaccati, I Romani invocavano la Pau
rtale, oppur da un uomo, e da una Dea. Davasi il titolo di Eroe a chi per qualche impresa segnalata o illustre azione si fo
di Climene figlia dell’Oceano, era il più ingegnoso de’ Titani. Egli per emulare la potenza di Giove ardì creare, un uomo,
ila, o un avoltojo gli rodeva il fegato, che la notte si rinnovellava per essere al dì vegnente divorato di nuovo. Eterno s
sando, non lo avesse liberato. Non contento Giove di tale vendetta, e per punire gli uomini delle loro temerarie intraprese
la bellezza, Minerva il senno, Mercurio la parola, Apollo il talento per la musica. Finalmente ricevette tutt’i doni immag
ità degli uomini, Giove si decise a schiantarne la cattiva razza ; ma per non confondere i giusti cogli empj, intraprese co
e apprestò delle vivande alla mensa degli ospiti Numi. Irritato Giove per tale indegnità, incenerì con un fulmine il palazz
e dove avesse veduto fermarsi un bove. La novella sua patria fu detta per tal ragione Beozia. Prima di edificare la città c
tta, e l’abbandonò alla discrezione del mare. Battuta dai venti Danae per azzardo arrivò ad una delle isole Cicladi dove re
ndo di volere sposare una principessa di Grecia, ed in tale occasione per ostentare il suo fasto voleva quanto di più raro
ni poeti credono che tal sorte infelice avesse avuta solamente Medusa per odio di Minerva, che in tal guisa la sfigurò perc
a Nettuno, che con poco rispetto di questa Dea attestò la sua premura per questa giovane nel tempio di Minerva. Poichè Pers
cimiero lavorato da Vulcano. Allora l’Eroe si levò rapidamente a volo per l’aria, e giunse tosto alle isole Gorgonidi. Nasc
tre Gorgoni, e ritornò in Argo colla testa di Medusa, di cui si servì per cangiar gli uomini in pietra. Tal sorte toccò ad
ngue che ne grondarono, divennero serpenti. Continuando i suoi viaggi per l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 legata nuda a
gi per l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 legata nuda ad uno scoglio per esser preda di un mostro marino, che uccise all’i
i così verificato l’oracolo. Bellerofonte. Ascoltiamone la storia per bocca di Glauco suo discendente. « Questo Eroe (d
d’Argo. Come aveva una vantaggiosa figura, Antea moglie di Preto ebbe per lui qualche inclinazione, ma senza esserne corris
calunnia. Preto soverchiamente credulo diede orecchio all’accusa, ma per non violare il diritto delle genti, lo mandò a Gi
ioja, e nove giorni durarono le feste, ed i divertimenti nella reggia per il suo arrivo. Nel giorno decimo avendo aperto le
uscire di prigione coll’ajuto delle ali composte di cera, e di penne per se, e per Icaro. Avvertì pertanto il figlio che s
prigione coll’ajuto delle ali composte di cera, e di penne per se, e per Icaro. Avvertì pertanto il figlio che spiccandosi
lio del padre temerariamente s’innalzò tanto, che staccatesi le penne per l’ardore del Sole, cadde infelicemente nel mare,
penne per l’ardore del Sole, cadde infelicemente nel mare, cui diede per tale occasione il suo nome. Icarus Icariis nomina
cipi. Per la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto dopo morto per uno dei tre giudici nell’inferno con Eaco, e Rada
Piteo re di Trezenia, e padre di Etra volle intraprendere un viaggio per Atene per vedere Egèo suo genitore. Cammin facend
di Trezenia, e padre di Etra volle intraprendere un viaggio per Atene per vedere Egèo suo genitore. Cammin facendo diede i
cio de’ loro corpi. Teseo lo fece morire nella stessa guisa. Passando per le frontiere di Megara precipitò dall’alto di una
ozioso volle combattere col toro di Maratona, che menò vivo in Città per sacrificarlo ad Apollo. Vennero dopo poco tempo i
o ad Apollo. Vennero dopo poco tempo i deputati di Minosse a chiedere per la terza volta il solito tributo de’ sette giovan
e da sì umiliante tributo. Sarebbe però senza dubbio perito in questa per altro gloriosa impresa, se Arianna figliuola di M
di quel luogo. Volle Arianna seguire i passi di quest’Eroe, che amava per il suo valore : ma questi ebbe la crudeltà di abb
figlio, osservando il bruno segnale, che indicava la morte dell’Eroe, per disperazione gittossi nel mare, che dal suo nome
resì di felicità, e di disgrazie. Trovò in fine da pertutto occasioni per accrescere la riputazione che godeva. In compagni
o il suo avo Piteo. Divenne questo figlio in seguito l’odio del padre per una nera calunnia di Fedra. Volendo Teseo vendica
delle acque un mostro metà uomo, e metà serpente, che gittava fiamme per la bocca. Spaventati i cavalli a tal vista non se
sa. I Lapiti diedero di piglio alle armi, e Teseo non si fece pregare per fare lo stesso. In ricompensa Piritoo contribuì a
Piritoo contribuì al ratto di Elena figliuola di Tindaro, e di Leda, per averla veduta Teseo ballare con molta grazia nel
a Piritoo, e lo strangolò. Teseo fu preso vivo, e condannato a restar per sempre nel Tartaro. Per sua fortuna Ercole gli ot
a. I primi due furono riguardati come figli di Giove, e gli altri due per figliuoli di Tindaro, detti in seguito indifferen
e bisognò rapire, perchè promesse a Ida, e Lincèo. Si venne alle mani per giustificare, e per sostenere l’oltraggio. Castor
rchè promesse a Ida, e Lincèo. Si venne alle mani per giustificare, e per sostenere l’oltraggio. Castore uccise Lincèo, che
del suo popolo ; fu sbalzato dal trono da Pelia suo fratello. Questi per palliare l’usurpazione promise di restituire il r
ta, se Minerva, e Giunone non avessero ispirato amichevoli sentimenti per Giasone a Medèa figliuola del re di Celco, maga e
reusa figliuola di Creonte re di Corinto, e l’ottenne. Sdegnata Medèa per tanta infedeltà, finse di volere intervenire alle
ata Medèa per tanta infedeltà, finse di volere intervenire alle nozze per felicitare la nuova coppia, con aver fatto il don
nipote di Alcèo. Standosi ancora in culla, la Dea gli aizzò due serpi per farlo affogare. In questo rincontro fece Ercole c
del monte MenaIo, che aveva i piedi di bronzo, e le corna di oro, che per un anno intero inseguì. Fu ucciso parimente da Er
nto grande, e terribile, che in vederlo ritornare Euristeo si nascose per la paura in una botte di bronzo. Erano tante spor
bronzo. Erano tante sporche le stalle di Augìa re di Argo, che l’Eroe per nettarle deviò il corso del fiume Alfeo. Un toro
inferno, ove dopo aver liberato il suo amico Teseo, costrinse Cerbero per la prima volta a vedere la luce, ed incatenato lo
lcuni bovi ebbe l’avvertenza di condurli nella sua caverna, tirandoli per la coda per non far conoscere la strada che aveva
bbe l’avvertenza di condurli nella sua caverna, tirandoli per la coda per non far conoscere la strada che avevano battuta.
Una fucinata di uomini che avevano picciolissima statura detti Pigmei per vendicare la morte di Antèo loro re si affollò in
he ridendo li pose in fuga. Questo Eroe diseese duc volte all’Inferno per liberare Teseo, indi Alceste figliuola di Pelia,
erare Teseo, indi Alceste figliuola di Pelia, ed Anassabia. Suo padre per sottrarla dalle premure degli amanti che la circo
dalle premure degli amanti che la circondavano, fece loro sentire che per ottenerla in isposa dovevano condurla sopra di un
i giorni, quando Alceste che lo amava alla follìa, si offrì di morire per lui. Fu questa l’unica fiata che le Parche s’inte
e al suo sposo fedele, malgrado la renitenza di Plutone. Volle Ercole per la seconda volta maritarsi, e chiese la destra di
si, e chiese la destra di Jole figliuola di Eurito, che domandò tempo per pensarci, sull’idea che sua figlia non potesse es
iventò schiavo di Onfale regina di Lidia Da schiavo divenne amante, e per guadagnarsi l’affetto di Onfale si ridusse colla
ltà. Questa principessa volendo interamente frastornarlo dall’affetto per Jole gl’inviò questa fatale camicia, mentre andav
ma i Greci, che avevano bisogno delle frecce che ivi erano rinchiuse per poter prendere Troja, lo fecero mancare al giuram
che se avesse colla viva voce indicato quel sito. Appena imbarcatosi per recarsi a Troja, gli cadde sul piede che aveva ba
menò un vita miserabile. Intanto come le sue frecce erano necessarie per la presa di Troja, i Greci dopo la morte di Achil
acia, e della Musa Calliope. Apollo conoscendo in lui un raro talento per la musica gli regalò la sua lira, alla quale Orfè
ivenivano altresì sensibili le piante, ed i sassi. Dopo i suoi viaggi per l’Egitto si ripatriò, ed ebbe per sua sposa la be
nte, ed i sassi. Dopo i suoi viaggi per l’Egitto si ripatriò, ed ebbe per sua sposa la bella Euridice. Ma disgraziatamente
biscia, e dopo pochi momenti infelicemente morì. Orfèo inconsolabile per questa perdita volle scendere all’inferno per chi
rì. Orfèo inconsolabile per questa perdita volle scendere all’inferno per chiedere in grazia a Plutone la sua sposa, lusing
all’inferno. Lo smanioso Orfèo dimenticò l’ordine di Plutone, e sparì per la seconda fiata Euridice. Questa perdita lo affl
ta Euridice. Questa perdita lo afflisse in modo, che giurò di fuggire per sempre la compagnia delle donne. Le femmine di Tr
at, et rapta graviter pro conjuge saevit. Illa quidem, dum te fugeret per flumina preaceps, Immanem ante pedes hydram morit
acra Deum, nocturnique Orgia Bacchi Discerptum latos juvenem sparsere per agros. Tum quoque marmorea caput a cervice revuls
esti in vece di abbandonarlo alle bestie feroci, lo legò ad un albero per un piede. Per tal ragione il faneiullo ebbe il no
presentò al re, che lo fece educare con attenzione, adottandolo anche per figlio. Edipo divenuto adulto seppe, che Polibo n
esti era l’uomo, che nell’infanzia si rotola sovente anche colle mani per terra ; nello stato della sua robustezza camina a
emine Antigone, ed Ismene. Gli Dei vollero far presenti ad Edipo tali per altro involontarj delitti. Suscitarono una pestil
amiglia. Eteocle, e Polinice suoi figli convennero di regnare un anno per ciascuno. Eteocle come primo di età prese le redi
i poterono mai unire nella tomba, ed allorchè furono esposti sul rogo per bruciarsi i cadaveri, le fiamme si separarono con
cato, essendo stato consegnato alle Furie l’empio matricida, il quale per liberarsene si rifugiò a Psofi in Arcadia, per iv
io matricida, il quale per liberarsene si rifugiò a Psofi in Arcadia, per ivi fare de’ sacrifizj colla speranza di riacquis
e la perduta tranquillità. Fegèa re del paese lo accolse, e gli diede per moglie Alfesibea sua figlia, a cui Alcmeone donò
, a cui Alcmeone donò la fatale collana. Avendola però dopo ripudiata per Calliroe figliuola di Acheloo, chiese di nuovo qu
ove era salito il primo di tutti. La sua sposa Evadne figliuola d’Ifi per lo contrario era il modello della dolcezza. Ella
a, non possiamo dispensarci dal nominare Tiresia famoso indovino, che per sette anni fu donna. Suscitatasi fra Giove, e Giu
i Giove, e contro di Giunone. Spiacque alla Dea una tale decisione, e per vendicarsi di Tiresia, lo privò della vista. Giov
poltura alle ceneri di Polinice, perchè aveva chiamati de’ forestieri per difendere i suoi dritti contro la patria ; ma Ant
re al dolore parimente da se stessa si uccise. Creonte visse soltanto per sentire il peso delle sue disgrazie, e benchè reg
e. Giunto questi all’età della ragione, si riaccese la guerra di Tebe per opera di Adrasto, che stuzzicava i guerrieri dell
iuolo di Polinice. Tantalo. Rimontiamo frattanto ai tempi eroici, per indagare l’origine della famiglia de’ Pelopidi, c
to chiamato da Troe in una festa che si celebrò nella città di Troja, per vendicarsi di tale oscitanza, rapì al padre il ge
e le frutta gli pendevano sul capo. Pelope. Tornò in vita Pelope per opra degli Dei, che in luogo della spalla mangiat
che sosteneva le ruote del carro, a patto però, che Pelope gli desse per un solo giorno Ippodamia. Ciò fatto, Enomao si uc
la madre Erope. Dicono i poeti, che in quel giorno il sole si oscurò, per non vedere un sì atroce misfatto. Tieste non avev
. Atrèo, seguita la morte di Erope, sposò Pelopea che non riconosceva per sua nipote, facendo allevare nella sua reggia anc
re di Sicione, che gl’inviò ad Eneo re dell’Ecalia. Maritati entrambi per opra di questo principe generoso alle due figliuo
d Elena, giurarono la vendetta di Atrèo, e perseguitarono Tieste, che per altro non uccisero. Allora nel tempo stesso Agame
ce, quando Paride figliuolo di Priamo re di Troja recossi alla Grecia per reclamare Esione sua zia, che Telamone altra volt
ece uccidere un rapsodo 1, che il re aveva lasciato presso la regina, per sapere tutto ciò che si faceva nella sua corte. G
e, se Elettra sua sorella non lo avesse celato, ed indi fatto partire per la Focide, ove regnava Strofio, che aveva in mogl
to, e Clitennestra caddero nella retc, e recatisi al tempio di Apollo per rendere grazie al nume, entrato Oreste con i suoi
ndo finalmente Oreste ricuperato il trono di suo padre, diede Elettra per isposa a Pilade, e visse fino ad età avanzata. Tu
Cielo. Giove sempre infedele a Giunone sentiva una forte inclinazione per Teti figliuola di Nereo, e di Dori, che fa d’uopo
i, che fa d’uopo distinguere da Teti moglie dell’Oceano. Sapendo però per detto di Temi, che il figlio che nascerebbe da Te
Venere. Da Giove fu eretto in giudice Paride, detto anche Alessandro, per decidere a chi delle tre Dive spettasse quel pomo
ra stato predetto, mentre Ecuba era incinta, che il bambino che stava per nascere, sarebbe stata la causa della ruina della
a. Venere adempì fedelmente alla sua promessa. Essendo Paride partito per la Grecia per ordine di suo padre, ebbe colà l’oc
pì fedelmente alla sua promessa. Essendo Paride partito per la Grecia per ordine di suo padre, ebbe colà l’occasione di ved
re la sua vendetta. Furono non pertanto inviati ambasciatori a Priamo per finir colle buone la faccenda, ma tali mezzi di r
i Greci s’incaricò di condurre Achille alla guerra. Egli si mascherò per la strada, ed introdottosi nella reggia di Licome
la quale consisteva la salvezza della città. Ulisse, che accorreva da per ogni dove, colla sua destrezza seppe involarla co
a dichiarato nemico de’ Greci. Come questi non poteva guarire, se non per mezzo di quella lancia medesima, il saggio re d’I
pollo. Si affrettò questi di venire al campo de’ Greci carico di doni per riscattare la sua figlia, che Agamennone volle on
into dalle premure di tutti, fu costretto a cedere la prigioniera, ma per vendicarsi spedì due araldi alla tenda di Achille
ava alla follìa. Montato in furie Achille giurò di non combattere più per la Grecia, se prima non si fossero vendicati i su
are intese le querele di suo figlio, ed immantinente volò sull’Olimpo per indurre Giove a punire i Greci con far vincere i
cito, loro espone quanto aveva sognato. All’istante fumano gli altari per implorare il favore degli Dei, e le due parti sch
erra, uscito dalle file propose una pugna a corpo a corpo con Menelao per terminare così le contese. La dissida fu accettat
edendo di dover restarci di sotto, si raccomandò alle gambe. Il poeta per palliare questa fuga l’abbellisce con dire, che V
i Greci l’adempimento del trattato, ma gli Dei che si erano radunati per decidere sulla sorte di Troja, vollero che l’asse
osse prolungato. Minerva stessa, che non sapeva perdonarla ai Trojani per il giudizio di Paride, discese sulla terra, e reg
dere sua madre, e le matrone Trojane di recarsi al tempio di Pallade, per pregare la Dea, che allontanasse Diomede dalla mi
e la Dea, che allontanasse Diomede dalla mischia. Andromaca sua sposa per sottrarlo al pericolo, che correva, gli presentò
rribile, restò dubbia. Spossati i due guerrieri proposero una tregua, per aver campo da rendere gli onori della sepoltura a
averi degli estinti. Gli Dei, che avevano preso grandissimo interesse per questa guerra, furono convocati nell’Olimpo, e Gi
ocati nell’Olimpo, e Giove ordinò, che nessuno avesse sposato partito per l’una, e per l’altra parte : indi montò sul suo c
impo, e Giove ordinò, che nessuno avesse sposato partito per l’una, e per l’altra parte : indi montò sul suo carro, e si di
lo distolse. Mentre Giove dal Monte Ida proteggeva i Trojani, Giunone per l’opposto implacabile cercava tutt’i mezzi, come
o posti in fuga, allorchè Giove si svegliò. Accortosi del cambiamento per arte di sua moglie, la rimproverò fortemente : ma
. Marcia Ettore guidato da Apollo : abbatte le trincee de’ Greci, che per la seconda volta dovettero ritirarsi ai loro vasc
ccostato ad uno de’ più belli, quando sopraggiunse arditamente Ajace, per opporsi al figliuolo di Priamo. Patroclo intanto
lio di Peleo, si danno alla fuga. Superbo pel terrore che spargeva, e per la morte data a Sarpedone re della Licia, obbliò
voleva inoltrarsi, ma Apollo si oppose ai suoi progressi. Questo Dio per la terza volta spinse Ettore a combattere, che ve
nata tenzone, l’uccise. Patroclo nel cadere gli predisse la sua morte per mano di Achille. Ettore si burlò del presagio, e
Armata, con protestarsi che scordava l’antica sua collera. Agamennone per non farsi vincere in generosità, mandò alla tenda
suo amico estinto chiunque gli si opponeva : ma queste vittime erano per lui volgari : anelava di versare tutto il sangue
to fiera, ed ostinata la pugna, che gli stessi Numi erano ondeggianti per chi si decidesse la vittoria. Achille finalmente
il mattino il cadavere del suo nemico, che Apollo covrì col suo scudo per non farlo corrompere. Finalmente si contentò di c
struzione di quest’ infelice città, e l’artifizio che usarono i Greci per rendersene padroni. Fine della vita di Achille
per rendersene padroni. Fine della vita di Achille. Achille morì per mano del più vigliacco de’ figliuoli di Priamo. Q
a, poichè Teti sua madre lo aveva tuffato nelle acque del fiume Stige per renderlo invulnerabile : il solo tallone, per il
e acque del fiume Stige per renderlo invulnerabile : il solo tallone, per il quale lo teneva, non fu bagnato da quest’acque
punto stesso l’esser ferito, e morire il figliuolo di Peleo. I Greci per potergli fare gli onori della sepoltura, furono o
della sepoltura, furono obbligati a fare altrettanto che fece Priamo per avere il corpo di Ettore. Pel corso di dieciasset
ed una quantità di guerrieri, che avrebbe potuto soccorrere. Abbiamo per l’opposto veduto gl’Iddj dominati da uno spirito
asciato sarebbe pur troppo a giorni nostri umiliante, e poco orrevole per gli uomini, tralasciando per brevità altre rifles
giorni nostri umiliante, e poco orrevole per gli uomini, tralasciando per brevità altre riflessioni che potrebbero farsi. L
o poema ci offre de’ quadri ben diversi, ma preziosi, ed interessanti per la società. Vedremo Ulisse senza perdersi di cora
nelope, e’ l giovanetto Telemaco. Minerva intanto, che aveva spiegata per lui la sua protezione, discesa dall’Olimpo sotto
uove di suo padre. Si avvide Telemaco, che Minerva stessa gli parlava per essersi ritirata la Dea sotto la figura di un ucc
mere la loro temerità. La notte s’imbarca, dirige la prora verso Pilo per ivi trovar Nestore, dal quale non avendo avuto no
nelao. Colà appena arrivato, è chiamato ad una festa che si celebrava per le nozze di una figliuola di quel re, che gli dis
Telemaco. Lascia quì il poeta questo giovanetto principe a Sparta, e per far passare i leggitori da un luogo all’altro, es
de’ suoi pannilini, si affretta colle sue compagne di andare al fiume per lavarli. Ciò fatto, e dopo breve campestre ristor
i. Ciò fatto, e dopo breve campestre ristoro, si fermano alquanto chi per bagnarsi, chi per giocare alla palla. Desta allor
po breve campestre ristoro, si fermano alquanto chi per bagnarsi, chi per giocare alla palla. Desta allora Minerva il figli
d’indicargli la strada che conduce alla città, e dargli qualche panno per vestirsi. Nausicae dopo aver chiamate, ed assicur
à degli abiti, della biancheria, ed un’ampollina d’oro piena di odori per potersi profumare. L’eroe essendosi lavato nel fi
ell’isola di Ogigia ; isola dove regnava Calipso, Dea pericolosissima per le sue attrattive. Ella dopo averlo bene accolto,
er le sue attrattive. Ella dopo averlo bene accolto, lo ha trattenuto per otto anni in quest’isola, impegnandolo a divenire
zze. Tal dimanda è bene accolta. All’istante si danno le disposizioni per allestire un vascello, che debba condurlo alla pa
tino. Se ne vendicarono ben tosto questi popoli, uccidendo sei uomini per ogni vascello. Scappato dalle loro mani dopo una
o. Scappato dalle loro mani dopo una pugna sanguinosa, uscì di strada per la seconda fiata con averlo il vento sbalzato ai
i : e ’l dì vegnente altri due gli servirono di colezione. Ulisse che per tutte le vie trovava mezzi per salvarsi, tenne a
gli servirono di colezione. Ulisse che per tutte le vie trovava mezzi per salvarsi, tenne a bada il Ciclope con i suoi racc
che nell’uscire gli armenti, si fossero tenuti fermi sotto i montoni, per non essere schiacciati dal gigante. Nello staccar
o del trattamento, e dell’amor della Dea, che si trattenne volentieri per un anno nell’isola. Di là partito si recò al paes
per un anno nell’isola. Di là partito si recò al paese de’ Cimmerj1, per ivi invocare le ombre de’ morti, e consultare l’a
 : le carni de’ bovi scannati muggivano sopra le braci, e le pelli da per se si stendevano. Un tale prodigio li spaventò in
ssi riconobbero in lui un Eroe favorito dal Cielo. Ognuno fece a gara per offrirgli un dono corrispondente al suo rango, co
nte al suo rango, come pure fu allestito un naviglio ben equipaggiato per condurlo alla patria. La navigazione fu felice :
ello vi abbordò Ulisse placidamente dormiva : i marinari non, vollero per rispetto destarlo, e lasciatolo sopra di un letto
o separatamente in città. Ulisse da pitoccante entra nella sua reggia per dimandare la limosina ai principi radunati a sole
adunati, non escluso lo stesso Telemaco, ma inutilmente si affaticano per tendere quest’areo maraviglioso. Ulisse parimente
lope. L’Eroe prende l’arco, lo carica di una freccia, e la fa passare per dodici anelli attaccati ad altrettante colonne. Q
mpagni pensano a ristorare la flotta ; egli si avanza lungo la costa, per vedere se scopriva il resto de’ legni. In questo
re se scopriva il resto de’ legni. In questo mentre Venere si dà moto per suo figlio : si presenta a Giove, e gli rammenta
olo arriverà felicemente in Italia, ove la sua discendenza regnerebbe per lungo tempo. Spedisce intanto Mercurio a Didone r
r lungo tempo. Spedisce intanto Mercurio a Didone regina di Cartagine per indurla a bene accogliere il principe Trojano. Ve
salvi, menochè un solo, in un porto vicino, indi dopo averlo coverto per mezzo di una nuvola per involarlo alla vista di t
in un porto vicino, indi dopo averlo coverto per mezzo di una nuvola per involarlo alla vista di tutti, gli ordina di reca
gli contesta la gioja che sente pel suo arrivo, dando le disposizioni per una grandiosa festa. Sul finir del banchetto è ri
dio, che li teneva lontani dalla patria, escogitarono uno stratagemma per sorprendere Troja. Costruirono un cavallo di legn
do nel fianco di quello. Arrestano intanto i Trojani un giovine Greco per nome Sinone, che andava errando. Quest’impostore
che il cavallo di legno è un’offerta fatta a Minerva prima di partire per placarla : di più li consiglia ad introdurre ques
Laocoonte, e si avviticchiarono sopra di lui medesimo, ch’era venuto per soccorrerli. Ciò credettero i Trojani un segno ma
colla flotta verso Troja : sbarcano le truppe, penetrano nella città per la breccia dianzi aperta. Lo scellerato Sinone av
i ; in un istante l’infelice città è piena di soldati, che portano da per tutto il ferro, il fuoco, e la desolazione. Duran
o. Non avendo potuto Enea salvare la vita del vecchio re, si affretta per la difesa della sua sposa Creusa, del figlio suo,
rapani fu il termine de’ suoi viaggi, allorchè volendo di là far vela per l’Italia, un Dio tutelare l’aveva condotto nell’i
ione ad Anna sua germana, che la consiglia a farlo suo sposo. Giunone per impedire il corso dei destini a favore di Enea pr
dimento. Cerca Enea di scusarsi, ma nel tempo stesso dispone il tutto per la partenza, e col favore della notte scioglie le
nea, e che colà aveva questi lasciata. Accorre Anna mente colle donne per impedirla : muore l’infelice Didone, trafitta dal
o soltanto gli uomini d’armi. Gl’insinuò parimente di portarsi a Cuma per consultar la Sibilla, che lo avrebbe condotto all
ramicello, senza del quale non avrebbe potuto penetrare nell’inferno, per offrirlo in dono a Proserpina. Riuscì ad Enea di
trovar questa pianta. Finalmente colla scorta della Sibilla, passando per lo Lago di Averno, discende al soggiorno de’ mort
utuli. In tale occasione spedì Enea i suoi ambasciadori al Re Latino, per fare alleanza col medesimo. Questo re non solamen
’incendio di Troja, ecc., è necessario nondimeno di formarne un’ idea per aver piena cognizione della mitologìa. Queste fav
iute. Bauci, e Filemone. Giove, e Mercurio erano discesi dal Cielo per viaggiare sulla terra. Essi arrivarono sconosciut
’ era tutta la loro ricchezza. Gl’immortali viandanti nel di vegnente per punire gli abitanti del paese, e per mostrare il
ortali viandanti nel di vegnente per punire gli abitanti del paese, e per mostrare il loro potere a chi gli aveva alloggiat
essere i sacerdoti di questo tempio, e di morire in un giorno istesso per non soffrire il dispiacere di dover uno di essi p
pettivi parenti, che appartenevano a due principali famiglie di Tebe, per antica nimicizia non erano di accordo. Quindi non
funesto avvenimento, egualmente Tisbe raccolto il pugnale, si uccise per il dolore. Il loro sangue zampillando sulla piant
a, e sposa di Andremone strappò alcuni rami di una pianta detta Loto, per darne a mangiare le frutta a suo figlio. Alcune g
e desse alla luce una femmina, avrebbe data la morte alla bambina, se per l’opposto un maschio, lo avrebbe allevato, perchè
a bambina sotto spoglie maschili. Così fece la povera madre, ma stava per iscoprirsi il segreto all’istante di doversi mari
iù belle di Delo. Aconzio la vide nel tempio di Diana, e la chiedette per isposa ai suoi parenti : ma si oppose Cidippe a q
stratagemma. Gittò nel tempio una palla, dove era scritto : io giuro per Diana di essere la sposa di Aconzio . Cidippe pre
o. Legò una notte Ifi alla porta di Anassarte una corda, e con quella per disperazione si strangolò. Il dimani niente curan
Calidonia non volle giammai corrispondere all’inclinazione, che aveva per lei Coreso sacerdote di Bacco, che vendicò il suo
iroe la fedeltà di quel cuore, e mossa da compassione volle immolarsi per placare in tal guisa l’ombra di Coreso. Cleobi
rono il carro dov’era la loro madre, che si recava al tempio. Gli Dei per compensarli, ed esaudire nel tempo istesso la mad
alla vecchiaja, divenne tanto debole, e scarno, che l’Aurora istessa per compassione lo cangiò in cicala. Deifobe. Dei
Ella fu amata da Apollo, al quale dimandò di poter vivere tanti anni, per quanti granellini di arena poteva stringere in ma
Cefalo, e Procri. L’Aurora avendo concepito una forte inclinazione per Cefalo figliuolo di Mercurio, e di Ersete lo tras
e lo trasportò nel suo carro mentre era alla caccia, facendo di tutto per fargli dimenticare Procri sua sposa. Ma fu vano q
toso. Travestito volle mettere a pruova la fedeltà di sua moglie, che per vergogna sen fuggì fra le selve. Cefalo che non p
ov’egli regnava. Aveva Progne lasciata nella casa paterna una sorella per nome Filomela, che amava colla massima tenerezza.
volle Progne rivederla. S’incaricò Tereo di fare il viaggio di Atene per contentare la sua sposa, ma nel condurla, per ist
are il viaggio di Atene per contentare la sua sposa, ma nel condurla, per istrada concepì una violenta passione per Filomel
sua sposa, ma nel condurla, per istrada concepì una violenta passione per Filomela. Quindi strada facendo, dopo averla oltr
ngendo al primo un secondo delitto, le strappò barbaramente la lingua per impedirle di poter palesare la sua disgrazia. Con
i vedere suo figlio, allora Filomela infuriata si presenta a Tereo, e per maggiormente avvilirlo gitta innanzi a suoi piedi
infelice figliuolo. Avvampando d’ira Tereo diede di piglio alla spada per inseguire le due sorelle : ma queste gli scapparo
rvo. Dopo la morte di questo suo figlio, si ritirò in Sardegna da lui per la prima volta coltivata : indi passò nella Sicil
di passò nella Sicilia, e finalmente nella Tracia, ove Bacco lo volle per compagno delle sue fatiche. Morì sul monte Emo :
eria. Credevasi ch’ella consigliasse Numa Pompilio secondo re di Roma per ben governare. La morte di Numa le cagionò tanto
. Un giorno mentre navigava, i marinari lo volevano buttare nel mare, per arricchirsi delle sue spoglie. Lusingandosi Arion
iò nelle onde, ed uno de’ delfini, che si erano accostati al naviglio per sentir la sua voce, lo prese sul dorso, e lo port
di Tebe. Il suono della sua lira, e la sua voce era tanto dolce, che per sentirla gli corsero dietro le pietre, e si situa
si situarono in tal modo, che ne formarono le mura di Tebe. Ciò basti per un corso di Mitologia elementare. Potranno i giov
sso Sig. Tomeo autore di quest’opera, pubblicato fin dall’anno 1817 - per comode della gioventù studiosa. Proemio. P
esta serie numerosa di false Divinità sarebbe stata maggiore, laddove per poco si fosse data un’ occhiata alla folla degl’I
ti dal piano, che da principio ci abbiamo proposto : riserbandoci non per tanto di darne cammin facendo un’ idea, benchè su
degli eruditi indagatori della più remota antichità. Nel nostro suolo per l’appunto il fasto de’ Romani, conquistatori dell
soggetta la nostra Patria, il lungo andare di tanti secoli ha dovuto per necessità contribuire alla perdita d’infiniti mon
ità contribuire alla perdita d’infiniti monumenti. Possiamo solamente per via di congetture stabilire le basi del nostro ar
giacchè quanto vi ha di grande e magnifico nelle più vaste Capitali, per lo più dalla Religione ha tratto la sua origine,
nella prima parte, era però di somma necessità rinnovarne il discorso per l’intelligenza de’ monumenti, che anche a nostri
ciando le patrie memorie sparse quà, e là in tanti libri, e scrittori per lo più fra di loro discordi. A tale proposito abb
à ritirossi nella Campania, ed ivi elesse il suolo dove oggi è Napoli per sua abitazione, guidata dal volo di una colomba,
concorsero diversi altri popoli, onde Neapolis, nuova Città fu detta, per distinguerla da Palepoli, cioè vecchia città. And
vecchia città. Andò però quasi in disuso il nome di Napoli, ritenendo per lo più quello di Partenope fino a che Augusto, al
uciavano saci i Napoletani, e l’Ateniese Diotimo venne con una flotta per consultarne l’oracolo. Quindi il celebre Gioviano
arla dal Sabbato degli Ebrei, giorno in cui cessavano da ogni lavoro, per indicare l’indole della voce riposo, quiete, adat
dorarono Partenope come colei che diede il nome alla Città, dovettero per conseguenza accordare il culto Divino anche al di
o. Eunosto di Tanagra nella Boezia fu un giovane eroe conosciutissimo per la sua elegante figura, e diverse virtù che lo ad
in Napoli, in Pozzuoli, Atella, Capua, ed in tutta la terra di Lavoro per essere questo animale il più utile e necessario p
a terra di Lavoro per essere questo animale il più utile e necessario per l’agricoltura. Della varia figura di questo Nume,
l tempo degli equinozj, e de’ solstizj. Trasportati i nostri Maggiori per lo studio dell’astrologia, come è noto, non dee r
fessavano a questo Nume si esercitava negli antri, e ne’ sotterranei, per alludere forse alla virtù de’ raggi solari, che v
ialmente bianchi cavalli. Senefonte attesta, che il gran Ciro giurava per questo Dio, e Lampridio nella vita di Commodo fa
sì perchè germana di Apollo, sì perchè erano trasportati i Napoletani per lo studio dell’astrologia. Di questa scienza eran
dj, ed il resto del corpo fu destinato a formare le campane del Duomo per opera del Cardinal Caraffa. Colà tuttavia si ammi
dell’affronto con Diana, che amaramente piangendo non potè far altro per lui che trasportarlo nel Cielo, ed ivi situarlo n
stesse il tempio a lui dedicato, perchè vicinissimo al mare. Sappiamo per tradizione, che fino a’ tempi da noi non molto re
amo per tradizione, che fino a’ tempi da noi non molto remoti avevano per costume i Napoletani di celebrare una festa in on
fiero terremoto, come si è detto, nel 1688 quasi interamente ruinò, e per conservarne almeno gli avanzi grandiosi, furono l
to, sembra naturale che Napoli antichissima città marittima li avesse per Numi tutelari riconosciuti. Quindi non senza fond
verità. Affermano taluni che di forma rotonda era il tempio di Vesta per indicare la rotondità della terra, o per meglio d
tonda era il tempio di Vesta per indicare la rotondità della terra, o per meglio dire dell’Universo, nel cui centro colloca
qua Deos.1 Teofane negli anni sacri si serve della voce Charisteria per ringraziamento al sommo Iddio. XV. Il Genio
della Repubblica. Si è già osservato, che gli Eumelidi avevano Eumelo per loro Nume tutelare, gli Artemisj la Luna, i Cinei
apoletani. Questo picciolo saggio bastar potrà alla gioventù studiosa per acquistare un’idea della prima religione de’ nost
Greca Mythos fabula, e logos discorso : quindi Mitografi, e Mitologi per dinotare gli scrittori, o gl’inventori delle favo
hi comincia dall’unione di Urano, o del Cielo con la Terra, e termina per lo ritorno di Ulisse ad Itaca. Tutto questo perio
animate o di Dei, o di Eroi spacciavano presso il popolo tuttociò che per tradizione loro era stato tramandato, che abbelli
li attributi del mondo fisico. Vulcano, a modo di esempio, vien preso per il fuoco, Giunone per l’aria, Nettuno per l’acqua
fisico. Vulcano, a modo di esempio, vien preso per il fuoco, Giunone per l’aria, Nettuno per l’acqua, e cet. 1. Omero, ed
modo di esempio, vien preso per il fuoco, Giunone per l’aria, Nettuno per l’acqua, e cet. 1. Omero, ed Esiodo primi scritt
siti. Lattanzio Firmiano. 1. Le favole talvolta furono inventate per ridurre all’ubbidienza il popolo, o per ispirare
ole talvolta furono inventate per ridurre all’ubbidienza il popolo, o per ispirare agli altri i nostri sentimenti, come Fed
, erano scritti da tutta l’eternità in un luogo, ove gli Dei venivano per consultarli. Cosi Giove entra con Venere in quest
enivano per consultarli. Cosi Giove entra con Venere in questo luogo, per leggere il destino di Giulio Cesare. 3. Noi trat
e. I suoi Sacerdoti distinti coi nomi Galli, e Corybantes, scorrevano per le strade, portando la statua del loro nume. Danz
empio di questa Dea di Efeso era una delle sette meraviglie del Mondo per i tesori, e le statue d’oro, d’avorio, di marmo,
ondo per i tesori, e le statue d’oro, d’avorio, di marmo, e di bronzo per lo spazio di cinquecento anni ivi ammassati. Eros
spazio di cinquecento anni ivi ammassati. Erostrato ci attaecò fuoco per voglia di cosi poter tramandare il suo nome alla
ata rapita Elena. 2. Suol dipingersi Cupido colla benda su gli occhi per dinotare, al dire di Vico, l’amor cieco, e sregol
u gli occhi per dinotare, al dire di Vico, l’amor cieco, e sregolato, per distinguerlo dall’amor contemplativo e celeste, l
ste, laddove era dipinto colle ali ; se pur ciò non era a mio credere per darci un’ idea della sua istabilità e leggerezza.
o il Bacco de’ Greci. 1. Questo è il carattere di Bacco il Tebano : per contrario l’Indiano è rappresentato vecchio con l
Bacco poggiato talora al suo genio Ampelo, e talora con corna dorate per notare la sua nascita da Giove Ammone. Quindi Ora
ferma un dotto scrittore, che Chirone fu eletto precettore di Achille per dinotare che gli Eroi debbonsi servire della virt
i dire al sesto Libro dell’Eneide, che i sogni nell’inferno entravano per due porte, una di corno, l’altra di avorio. Per q
avorio. Per quella di corno come trasparente entravano i sogni veri : per quella di avorio, come materia meno diafana passa
atore Caligola fece morire moltissimi, che non avevano voluto giurare per il suo Genio. 1. Leggasi fra i moderni la stupen
tte. 1. I Greci fecero dell’Occasione un Dio detto Καιρος ; i Romani per contrario ne fecero una Dea, perchè il suo nome i
into delle Tusculane scrive, che Prometeo era un grande Astronomo ; e per fare le sue osservazioni, stava sempre nel monte
i Noè ? Come questa generale inondazione forma un’ epoca interessante per la storia profana, giova fissarne la data. Clemen
, e di Cassiope che si vantava di essere più bella di Giunone. La Dea per punirla di tale vanità, volle vendicarsene per me
lla di Giunone. La Dea per punirla di tale vanità, volle vendicarsene per mezzo di Nettuno, che inviò un mostro marino che
onte Aventino. 1. Sembra che i Greci abbiano foggiata questa favola, per fare allusione al seguente fatto attestato dalle
e Loth istesso perdette. 1. Rapsodi erano detti quei, che cantavano per le piazze gli squarci de’ rinomati poeti. Tali er
onosciuto nel proprio paese, mentre Omero ci assicura che un suo cane per nome Argo diede segni manifesti di aver ravvisato
s alebat Parthenope, studiis florentem ignobilis oti. Fu seppellito ( per quanto si dice) sulla grotta di Coccejo volgarmen
ta. 1. Nama fluentum, rivus. Gravi dispute ci sono fragli antiquarj per queste due paroline. Tra tanti leggasi il Martore
3 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
buoni trattati di Mitologia sono stati consultati e messi a profitto per questo libro ed agli autori di essi dovrassi attr
oggetti di cui è fatto parola in questo Compendio sono state aggiunte per corredo a quest’operetta, che speriamo vedere per
sono state aggiunte per corredo a quest’operetta, che speriamo vedere per vari titoli preferita ad altre di simil genere. D
asciugarle quando sapranno che Saturno non fu mai padre sì snaturato per divorare i propri figli ; che Giove non fu un fig
morale, colpiti al primo sguardo dall’immensa influenza dell’ ordine per la prosperità delle società e delle nazioni, pres
oesia secondo il precetto oraziano avvicinarsi alla pittura. Il Tasso per dire che Rinaldo aveva un aspetto avvenente e gue
nee al secolo di cui ci volevano far conoscere i costumi e gli usi. E per convincerli maggiormente porrem termine alla nost
ta nel porre in chiaro il consiglio e l’intendimento di questa scuola per poi discendere a distruggere i suoi errori(1) :
terra E nell’aria e nel mar produce effetti, Tanti Numi crearo : onde per tutta La celeste materia e la terrestre Uno spirt
e, in più desío Pungere i cuori ed allettar le menti. Vien, chè tutta per te fatta più viva Ti chiama la Natura. I laghi, i
iel la luna e il sole E le stelle non più rapite in giro Armonïoso, e per l’eterea vôlta Carolanti, non più mosse da Dive I
o della gioventù Introduzione V ari sono i metodi adottati per insegnare la Mitologia. Quand’essa non si rappres
il Destino, ecc. Semidei chiamavansi propriamente quelli che avevano per padre un Dio o una Dea per madre. Semidei si diss
hiamavansi propriamente quelli che avevano per padre un Dio o una Dea per madre. Semidei si dissero pure gli eroi che disti
facilitare ai giovanetti lo studio della Mitologia. NB. Nell’ indice per ordine alfabetico posto in fine di questo Compend
Giove un giorno gli avrebbe tolto l’inspero, tramò insidie al figlio per privarlo di vita e gli dichiarò senza riguardi la
emente accolto da Giano. Saturno insegnò l’agricoltura agli uomini, e per riconoscenza in particolare verso Giano gli accor
iano gli accordò la facoltà di conoscere le cose passate e le future, per cui si disse che Giano aveva due facce, una per c
passate e le future, per cui si disse che Giano aveva due facce, una per conoscere il passato e l’altra l’avvenire. Quando
cre bende e rinunziando al servigio del tempio potevano maritarsi. Se per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva
per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva, il che avevasi per funestissimo augurio, ella era dal pontefice mass
ade accese nel tempio di Vesta, e che se si estinguevano, la Vestale, per la cui incuranza ciò accadeva, era sepolta viva.
i. Talvolta si rappresenta con una fiaccola in mano e con una patera, per ispargere profumi sul fuoco sacro che si mantenev
rimise in trono. Ma informato Saturno dal Destino che Giove era nato per dar leggi all’universo, attentò più volte alla vi
l’universo, attentò più volte alla vita del figlio ; questi, irritato per l’ingratitudine del padre, gli mosse guerra apert
primo il regno de’ mari, quello dell’inferno al secondo, e riserbando per sè l’impero del cielo e della terra. I fratelli u
orme di animali. Giove li perseguitò anche in quel paese, ma finì poi per riconciliarsi con essi tutti.   Giove e Giuno
Giove e Giunone   I Giganti figli di Titano da esso detti Titani, per riconquistare i loro diritti gli mosser guerra ed
erra ed ammucchiando monti sopra monti, tentarono l’assedio del cielo per iscacciarne Giove, il quale, essendosì già impadr
Mercurio, Alcmena di Ercole e tante altre. Si cangiò in pioggia d’oro per penetrare nella torre di bronzo ove era rinchiusa
e Antiope che fu madre di Ansione e di Zeto. Prese la figura di Diana per ingannare Calisto da cui nacque Arcade, e quella
Diana per ingannare Calisto da cui nacque Arcade, e quella di Aquila per rapire Ganimede figlio di Troe, e portatolo in ci
a erano le piante a lui dedicate. Magnifici templi gli furono elevati per tutto il mondo. La vittima che si offriva a Giove
io dal re Tarquinio Prisco e più volte in seguito riedificato passava per il più sontuoso. Si è dato il nome di questo Dio
buiti ad un solo, e ornati colle favole delle trasformazioni ; ma che per la pioggia d’oro intender si deve l’oro col quale
none figlia di Saturno e di Rea, sorella e moglie di Giove era tenuta per la regina degli Dei. A principio fu ritrosa alle
di Giove, ma questi si cangiò in cucculo o corvo, come dicono alcuni, per ingannarla, ed essendo stato riconosciuto, ella s
ll’avvicinarsi di Giunone mentre stava con Io, cangiò questa in vacca per nasconderla alla moglie. Insospettita Giunone di
el pastore Argo che aveva cento occhi, ed essendo questi stato ucciso per ordine di Giove da Mercurio che lo avea indorment
lio, coll’ assillo, insetto infestissimo alle vacche, e secondo altri per mezzo delle Furie. Io si rifuggiò in Egitto ove r
’ medesimi Egiziani veneravasi sotto la forma di bue. Inaco disperato per averla perduta, fu secondo le favole eambiato in
on le dava retta, si ritirò in Samo, ove dimorò molto tempo ; ed egli per farnela ritornare, fè venire un carro sopra il qu
o mai scioglierla e pregarono Vulcano di farlo, promettendogli Venere per moglie. Ella avea un orgoglio insopportabile, e n
a di Taumante e di Elettra, che fu cangiata in arco baleno da Giunone per compensarla delle buone nuove che le arrecava con
a essa particolarmente onorata. Aveva molti nomi tratti dalle cagioni per le quali le si sacrificava. I poeti rappresentano
o sopra d’un cocchio tirato da’ pavoni. I filosofi che prendono Giove per l’aria più pura o l’etere, riguardano la sua spos
a Plutone dio dell’inferno, Cerere accese due fiaccole sul monte Etna per ricercarla. Andò alla corte del re Trittolemo cui
e il rapitore di Proserpina era stato Plutone, Cerere ricorse a Giove per ottenere che le fosse restituita, ed ebbe da lui
a mangiati sette grani, Cerere vedendo deluse le sue speranze, cambiò per vendetta Ascalafo in barbagianni. Giove per allev
e le sue speranze, cambiò per vendetta Ascalafo in barbagianni. Giove per alleviare il dolore di questa Dea ordinò che Pros
rano che una imitazione di quelli di Iside, la stessa cosa che Cerere per quanto sembra. Le furono innalzati de’ famosi tem
nnomi. Le si offrivano le primizie de’ frutti e v’era pena della vita per chi avesse sturbato i suoi misteri. Se le sacrifi
spiche o papaveri nell’altra. I papaveri non le erano sacri soltanto per la loro fecondità e perchè nascono in mezzo al fr
mezzo al frumento, ma perchè Giove era riescito a fargliene mangiare per conciliarle il sonno, che l’afflizione pel ratto
a la nascita di questa Dea. Giove prima di sposare Giunone aveva Meti per moglie. Essendogli stato annunciato dall’oracolo
la guerra contro i Titani ove si distinse molto. Gareggiò con Nettuno per dare il nome alla città fabbricata da Cecrope, e
sta ne usicì un ulivo ; ed avendo giudicato gli Dei più utile l’ulivo per essere il simbolo di pace, Minerva diede alla cit
anch’essa partorire da sè sola un figlio, e mentre andava in oriente per apprenderne il modo, si fermò nei giardini di Flo
atamente ; e dicesi di più che al solo toccarlo bastasse ad una donna per divenir madre. Giunone fece quanto le aveva Flora
esenta questo Dio sempre armato da capo a piedi, con un gallo vicino, per aver convertito in gallo il suo favorito Alettrio
vollero sposarla ; ma Giove la diede a Vulcano in ricompensa di aver per esso fabbricato i fulmini in occasione della guer
tta facendola sposare al più deforme degli Dei. Venere odiò il marito per la soverchia sua deformità ed ebbe un numero infi
ce dono di una armatura fabbricata da Vulcano, quando passò in Italia per fondarvi un nuovo regno dopo l’eccidio di Troia.
particolarmente onorata. Sua madre partorì due gemelli, e Diana, nata per la prima, appena vide la luce aiutò Latona a sgra
ti della madre concepì tant’odio pel matrimonio, che ottenne da Giove per sè e per la sorella sua Minerva la grazia di pote
madre concepì tant’odio pel matrimonio, che ottenne da Giove per sè e per la sorella sua Minerva la grazia di poter conserv
i boschi ed era la Dea della caccia ; sotto quello di Febea era presa per la Luna e presiedeva agl’incantesimi ; e sotto qu
soventi confusa con Proserpina moglie di Plutone. Si riconosceva pure per la Dea della castità, ed era tanto vergognosa che
della castità, ed era tanto vergognosa che converse Atteone in cervo per averla rimirata in un bagno. Giove stesso le died
io di bellissime Ninfe ch’ella volea pudiche al par di lei, e scacciò per questo Calisto perchè si era lasciata sedurre da
asse il pastore Endimione, che scendesse più volte di notte dal cielo per venir a vederlo e che avesse da lui cinquanta fig
ti amanti corrisposti di Diana ; e che anzi ella uccidesse il secondo per gelosia, non potendo soffrire che amasse la bella
di lanciare un dardo. Porta i coturni alle gambe ed ai piedi che son per altro nudi ; come porta scoperta la parte dritta
a sua commissione che persuase Anfitrite a sposare Nettuno ; e questi per compensare il delfino del servigio a lui renduto,
il suo nome. Si pretende che abbia avuto un infinito numero di amanti per le quali si cambiò sotto mille forme. Nella divis
e tutti i paesi vicini, e fu detto Dio del mare. Scacciato dal cielo per aver congiurato contro Giove insieme ad Apollo, a
tempio di Apollo e di quello di Nettuno. Gareggiò in vano con Minerva per dar il nome alla città di Atene. Violò e cangiò A
lla città di Atene. Violò e cangiò Anemone in fontana. Si rappresenta per lo più in piedi sopra un carro in forma di conchi
, mostri alati e malefici che portavano la carestia in tutti i luoghi per cui passavano, rapivano le vivande su le tavole e
o. Non valeva lo scacciarle, esse ritornavan sempre. Giunone le mandò per infettare e rapire le vivande dalla tavola di Fin
sembianze di donna vecchia, con lunghi crini, con volto sempre smunto per fame, col corpo di avoltoio, colle ali, con unghi
rso. Le principali erano Ello, Occipete e Celeno. Alcuni le prendono per un prodigioso numero di cavallette che dopo avere
e devastava la terra e ch’era stato mandato dalla implacabile Giunone per tormentare Latona. Della pelle di questo animale
Giunone per tormentare Latona. Della pelle di questo animale si servì per ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitoness
per ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitonessa o sacerdotessa per dar gli oracoli. Delo, Delfo, Chiaro, Tenedo, Cir
vedeva pel sapere di Esculapio diminuirsi il numero de’morti. Furioso per questo Apollo ammazzò i Ciclopi che avevano sommi
presso Admeto re di Tessaglia, del cui gregge fu fatto custode ; ed è per questa ragione che venne onorato come Dio de’past
n fiore che porta il suo nome. Ciparissa avendo con uno strale ucciso per disavventura un cervo addomesticato che gli era c
emerario Marsia, famoso satiro che lo sfidò a chi canterebbe meglio e per punirlo lo fece scorticar vivo ; e fece crescere
e di Giove suo padre, al levare del quale doveva ogni giorno trovarsi per ricevere i suoi comandi, li serviva tutti con uno
i i trattati di pace e di alleanza. Alle volte accompagnava Giunone o per custodirla o per vegliare su la di lei condotta ;
ace e di alleanza. Alle volte accompagnava Giunone o per custodirla o per vegliare su la di lei condotta ; altre volte era
sul monte Citerone i quali combattevano insieme, gettò loro in mezzo per separarli. I due serpenti s’avviticchiarono ad es
alcuni monumenti Mercurio appare a canto a Venere, ingegnoso emblema per indicare che i piaceri d’Amore non hanno prezzo s
lento il sonno su gli occhi de’ mortali ; del caduceo si serviva pure per guidare le anime de’ trapassati all’inferno e ric
vacche, Murcurio gli rubò nell’atto stesso la faretra, sicchè Apollo per la stravaganza cangiò lo sdegno in riso. Essendo
rcurio espertissimo nel suono della lira si servì di quella di Apollo per addormentare Argo che custodiva Io ed ucciderlo.
iglio, chiese a Giove una gràzia ma senza dirgli quale. Il Nume giurò per lo Stige di concedergliela, ed allora ella gli ch
ingolare e tumultuoso, fe’sì che Bacco non provasse alcuna resistenza per parte de’ popoli ; egli fu ricevuto ovunque come
ineidi figlie di Mineo principe tebano furono cangiate in pipistrelli per aver lavorato in un giorno di festa solenne consa
dimanda, e mutandosegli in oro anche il pane ed il vino, fu costretto per non perire d’inedia di pregar Bacco a ripigliarsi
ra con una tazza in mano e nell’altra un tirso, di cui si era servito per far scaturire delle fonti di vino ; si raffigurav
lati perpetuamente. Pretendono altri che fosse precipitato da Giove, per punirlo di aver voluto liberare la propria madre
una grotta profonda assistito da Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano, per le quali si occupò a fare dei pendenti, degli ane
almente da questo nascondiglio ricomparve nell’Olimpo, e sposò Venere per ordine di Giove. Aveva le sue fucine nelle isole
l simbolo del cratere. Vulcano fu chiamato. Dio del fuoco e de’fabbri per le cose maravigliose da esso fatte. Celebri sono
e d’oro che stavano a guardia di Alcinoo, le armi impenetrabili fatte per Achille a richiesta di Tetide tra le quali distin
ente effigiate. Eguali armi e scudi egualmente maravigliosi fece egli per Ercole ad istanza di Giove, per Enea alle preghie
udi egualmente maravigliosi fece egli per Ercole ad istanza di Giove, per Enea alle preghiere di Venere. Erano pur lavoro
i metallo d’una sì grande finezza che era invisibile, di cui si servì per cogliere Marte e Venero. Di tutte le opere di Vul
Vulcano di fabbricare una donna cui diedero il nome di Pandora, e che per renderla perfetta ognun di essi le fece un dono.
teo contro del quale era adirato perchè aveva rapito il fuoco al sole per animarne i primi uomini. Prometeo essendosi rifiu
tutti, che non potè ritrovare alcuna donna che volesse sposarlo, e fu per questo che si determinò di rapire Proserpina.  
icilia, che Plutone temè non si aprisse la terra, e uscì dall’inferno per vedere che fosse. Stava ne’ campi dell’Enna Prose
di Giunone infernale. Si è già parlato delle ricerche fatte da Cerere per rinvenire la figlia. Plutone soggiornava per lo p
ricerche fatte da Cerere per rinvenire la figlia. Plutone soggiornava per lo più nell’inferno e desiderava morissero tutti
ornava per lo più nell’inferno e desiderava morissero tutti i viventi per popolarne il suo regno. Questo Dio non ebbe poste
metterlo in salvo dai colpi di Ercole, allorchè gli Dei combatterono per la sorte di Troia. Plutone in quella giornata pro
esta ; talvolta si rappresenta con Proserpina tra le braccia, svenuta per la paura, mentre la trasporta all’inferno ; gli s
tone è stato considerato come una causa fisica, e gli hanno assegnato per soggiorno gli anditi delle miniere, e fattone cos
rno nella Campania, oggi Terra di Lavoro nel regno di Napoli, l’altro per una caverna nel Tenaro, or capo di Maina, promont
ertita in fonte. Nell’Inferno andavano le ombre o le anime de’mortali per essere giudicate da Minosse, Eaco e Radamanto. I
presidente della corte infernale, e gli altri due giudici, non erano per così dire, che gli assessori di lui. Le due grand
la possanza degli Dei non potrebbero spezzarle. Il Tartaro si prende per l’Inferno stesso molte volte. I Campi Elisi erano
va una eterna primavera ; il fiato de’venti non si faceva sentire che per ispandere intorno l’olezizo de’fiori ; un sole no
lcuni e di Titano e di Cerere da altri, e cambiato in fiume infernale per aver fornito l’acqua ai Titani nella lor guerra c
’Oceano cogli altri nove girava sopra la terra. Unita a Pallante ebbe per figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza. Allorchè Gi
allante ebbe per figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza. Allorchè Giove per punire l’orgoglio dei Titani, chiamò in soccorso
lo colmò di beneficenze e stabili che quando gli Dei avessero giurato per le sue acque, il loro giuramento fosse inviolabil
il loro giuramento fosse inviolabile, e se vi mancassero rimanessero per cent’anni privi della divinità. Le acque di Stige
i ed i calunniatori. La decima parte di queste acque erano riserbate per gli Dei spergiuri. Annoverasi tra i fiumi dell’In
tera e del Giorno, che fu cangiato in fiume e precipitato nel Tartaro per aver prestato aiuto ai Titani. Viene preso anche
tato nel Tartaro per aver prestato aiuto ai Titani. Viene preso anche per una parte dell’Inferno e per l’Inferno stesso. Si
stato aiuto ai Titani. Viene preso anche per una parte dell’Inferno e per l’Inferno stesso. Si fa anche marito della Notte
obusta e verde vecchiezza, al quale le anime dovevano dare una moneta per essere traghettate, e ponevasi perciò a’morti nel
i una moneta sotto la lingua. Le anime degli insepolti doveano errare per cento anni sulle rive del fiume prima di essere t
le. La sua barca ha vele color di ferro, ed egli tiene un palo e remo per dirigerla. Nessun mortale vivente poteva entrare
scendesse il nocchiero infernale era stato punito e mandato un esilio per un anno in uno de’ più oscuri e dei più orribili
r un anno in uno de’ più oscuri e dei più orribili luoghi del Tartaro per aver fatto passare Ercole, il quale non era munit
lingua egizia suoni barcaiuolo, e che con esso si denotasse colui che per ordine del re tragittava nella sua barca quelli c
va che tutti i suoi creditori erano soddisfatti, giacchè gli rimaneva per ottenere il suo passaggio. I Greci avevano tolto
suo passaggio. I Greci avevano tolto dagli Egizi l’idea di far errare per cento anni sulle sponde del Cocito le anime degl’
sorella di Apollo. Riconoscesi sotto questo nome una benefica deità, per la quale Giove aveva più riguardi che per qualunq
to nome una benefica deità, per la quale Giove aveva più riguardi che per qualunque altra divinità, poichè ella ha in mano,
iù riguardi che per qualunque altra divinità, poichè ella ha in mano, per così dire, il destino della terra, premia chi l’o
dà loro l’epiteto di vecchie donzelle : non vi fu alcuno tanto ardito per tentare di piacere ad esse. È forse questa la rag
anto ardito per tentare di piacere ad esse. È forse questa la ragione per cui fra tutte le divinità furon esse le sole che
o che ne fanno i poeti giustifica l’avversione che si ha sempre avuto per esse. Si rappresentano nere, digrignando i denti,
esse. Scorgonsi abbigliate d’insanguinate vesti, volare sopra i corpi per succhiarne il sangue e disputarsi i cadaveri che
overe. La dolce melodia della lira di Orfeo le intenerì a segno, che, per udirlo, lasciarono in abbandono i loro fusi, e po
ni colle malattie, le guerre e gli altri flagelli dell’ira celeste, e per questo oggetto le loro incombenze erano così divi
uadagnarono particolari omaggi. Era sì grande il rispetto che avevasi per esse che quasi non osavasi nominarle, nè fissare
ra oppure un uncino, con il Terrore, la Rabbia, il Pallore e la Morte per compagni. In questa guisa stando sedute intorno a
o una specie di Geni che presiedevano a morti. Da alcuni furono presi per le anime stesse de’ trapassati, e Plutone come ca
s. Si innalzavano de’ tempii in loro onore, si facevano de’ sacrifici per pacificarli ed il cipresso era la pianta che loro
l’Erebo fiume d’Averno, da cui ebbe molti figli e che rappresentavasi per lo più in veste nera sparsa di stelle diceasi abi
quelli che tocca con un gambo di papavero e fa sognare, sta vegliando per impedire che non si faccia rumore. Il Sonno posse
, il padre degli Dei, geloso delle persone dabbene, lo aveva accecato per togliergli il discernimento. Si rappresenta sotto
luto figlia di Teoclimene, dicesi che in un convito offerto agli Dei, per far prova della loro divinità diè loro a mangiare
glia senza avverdersene ne mangiasse una spalla ; ma Giove inorridito per un tale misfatto, riunite le membra di Pelope col
giungono fino al mento, ma che gli sfuggon di sotto quando si abbassa per beverne ; e collocandogli sopra la testa un alber
ro carico di frutta, che s’innalzano ogni volta che stende il braccio per coglierne. Le Danaidi erano cinquanta figlie di
te che queste principesse erano condannate a riempire un vaso forato, per consumare tant’ acqua. Sisifo figlio di Eolo e di
ia, figliuola di Deione o Deioneo. Volendosi vendicare di suo suocero per un’ingiuria che ne aveva ricevuto lo fece morire
to da tutti si rivolse a Giove il quale ebbe pietà de’ suoi rimorsi e per consolarlo della tristezza in cui tale sinistro a
adre lo partorì sotto terra o in una caverna ove Giove l’aveva chiusa per nasconderla a Giunone e perchè la Terra era rigua
uno smisurato gigante ; Apollo e Diana lo uccisero a colpi di freccia per aver tentato di far violenza a Latona ; e sepolto
onoscenza lo avrebbe scelto unitamente a Gige e Cotto, suoi fratelli, per servirgli di guardia. Pretendesi da altri che Bri
iderato come figlio di Demogorgone, il più antico degli Dei che aveva per compagni il Tempo ed il Caos, la cui sede fu post
il tempio di Delfo, venne loro incusso da Pane un improvviso terrore per cui tutti diedersi a fuggire. Da ciò prese origin
che ci assale improvvisamente senza conoscerne tante volte la causa o per causa non fondata. In Egitto, a Roma e particolar
occhia, un cane a lato ed alcuni alberi. Sotto la prima forma è preso per il dio Pane ed allora si vede tutto nudo, coronat
uesto Dio. Spesse fiate invece di pino ha un ramo di cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso che da lui non da A
mmamente onorato in Italia ove dicesi esser egli nato ed aver regnato per la felicitò degli uomini. Fauno Dio campestre fig
. Invaghitosi di Pomona Dea de’ frutti e de’ giardini, molto distinta per la sua bellezza e che avea rifiutato la mano di v
lezza e che avea rifiutato la mano di vari Dei, impiegò tutti i mezzi per farle superare l’avversione che aveva per le noza
Dei, impiegò tutti i mezzi per farle superare l’avversione che aveva per le nozae e riescì a piegarla colle persuasioni av
una grotta in cui andava a riposarsi, e in quella recavansi i mortali per consultarlo. Bisognava sorprenderlo però mentre d
do che non potesse fuggire, perchè altrimenti prendeva tutte le forme per ispaventare chi cercava di avvicinarlo. Comparve
legone giganti crudelissimi, e fu tanto lo spavento che incusse loro, per , cui desistettero dalle scelleraggini che commett
eo figlio di Apollo e di Cirene avendo perdute tutte le sue api, andò per consiglio della madre Cirene a consultare Proteo
le sue api, andò per consiglio della madre Cirene a consultare Proteo per sapere il mezzo di rìsuperare le sue api, e dovet
onoscesse l’avyenire. Era impenetrabile ne’suoi segreti, e bisognava, per così dire, circuirlo da vicino per iscoprirli. Si
bile ne’suoi segreti, e bisognava, per così dire, circuirlo da vicino per iscoprirli. Si mostrava di rado in pubblico e sol
cortigiani. Facile e pronto di spirito, sapeva trovare mille maniere per evitare di lasciarsì penetrare. I re d’Egitto ave
ti un timore superstizioso e quindi l’idea di prendere tutte le forme per ispaventare chi cercava di avvicinarlo. Da altri
il bosco stesso rigermogliò e divenne improvvisamente verdeggiante e per ciò desistettero dall’impresa. I sacerdoti di qu
tà dell’Asia Minore ora Natolia, ov’egli era particolarmente onorato, per la qual cosa vennegli dato il soprannome di Lamps
o o Lampsaco. Dicesi che Venere essendosi innamorata del Dio del vino per capriccio, andò ad incontrarlo mentre egli ritorn
ntrarlo mentre egli ritornava dalle Indie, e che si fermò in Lampsaco per isgravarsi. Giunone, che dopo il giudizio di Pari
di alloro, colla barba e la chioma scomposta e con una falce in mano per allontanare i ladri e gli uccelli. I Romani mette
rove le statue degli Dei che vi si trovavano. Tutti gli Dei cedettero per riverenza il luogo a Giove e si ritirarono ne’ vi
rimase nel suo posto senza muoversi malgrado gli sforzi che si fecero per levarnelo, ed egli si trovò in tal modo rinchiuso
empio innalzato in quel luogo. Si fece credere al popolo un tal fatto per persuaderlo che non vi era cosa più sacra dei lim
i limiti medesimi dei campi. I due proprietari vicini andavano a gara per ornar di ghirlande il limite principale presso cu
no Ulisse negli stati di Eolo, questi lo accolse molto cortesemente e per segno di benevolenza gli fece dono di alcuni otri
ri a Megalopoli. Si dipinge coi coturni ai piedi e le ali alle spalle per indicare la sua leggerezza. Si ricopre alcune vol
to, intieramente nudo. Cammina sopra nuvole, soffia con gote enfiate, per dinotare la sua violenza, e tiene in mano un inna
fiate, per dinotare la sua violenza, e tiene in mano un innaffiatoio, per indicare che conduce ordinariamente la pioggia. D
orno delle sue nozze fu schiacciato nella propria casa, e che i Greci per ispiare tale sventura, avevano stabilito d’invoca
ine ; era in un’età in cui un giovinetto può facilmente essere tenuto per una fanciulla, allorchè divenne amante di una don
no sovra una lontana spiaggia, ove, dopo aver sbarcata la loro preda, per la stanchezza s’addormentarono. Imene pieno di co
in età di 7 in 8 anni, colla fisonomia di uno sfaccendato ma maligno, per dimostrare che Amore non ha niente di proprio ; c
nno in amore il valore e l’eloquenza ; ora posto vicino alla Fortuna, per esprimore quanto in amore la riuscita sia soggett
la lira, o cavalca leoni e pantere, la cui chioma gli serve di guida, per dimostrare che non c’è creatura tanto selvatica c
sia ammansata da Amore. Si fa calvacare alcune volte su di un delfino per indicare che il suo potere si estende fino sui ma
quale fece trasportare da Zefiro in un luogo delizioso ov’ella dimorò per qualche tempo senza conoscerlo e quando il conobb
piocoli fanciulli alati. Antero Antero il Contro Amore o amore per amore era figlio di Venere e di Marte. Questo nom
mpre fanciullo, e che la Dea consultata rispondesse che il solo mezzo per farlo crescere era di dargli un fratello. Allora
farlo crescere era di dargli un fratello. Allora sua madre gli diede per fratello un altro Amore il quale fu chiamato Ante
n è difficile di scorgere che questo secondo Amore è stato immaginato per dinotare che la corrispondenza fa crescere l’amor
due piccioli fanciulli alati con turcasso, frecce e balteo. Avvi chi per Antero intende una divinità che guarisoe dall’amo
dalla Notte e dall’Erebo, o dall’Inferno e dalla Notte, dipingendolo per una divinità dell’ultimo ordine, e dandogli per c
a Notte, dipingendolo per una divinità dell’ultimo ordine, e dandogli per compagni l’Ebrezza, il Duolo e la Contesa. Gli da
Momo figlio del Sonno e della Notte era il Dio de’buffoni. Satirico per quanto lo si può essere, non aveva riguardi per a
de’buffoni. Satirico per quanto lo si può essere, non aveva riguardi per alcuno, e gli Dei stessi erano oggetto de’suoi mo
ano un uomo, Minerva una casa ; tutti e tre questi numi scelsero Momo per pronunciare un giudizio su la perfezione delle lo
li potesser leggere i più reconditi pensieri ; biasimò infine la casa per esserne difficile il trasporto in caso che si ave
madre, avendolo perduto mentre era fanciullo, andasse in cerca di lui per mare e per terra finchè l’ebbe trovato. Vuolsi ch
dolo perduto mentre era fanciullo, andasse in cerca di lui per mare e per terra finchè l’ebbe trovato. Vuolsi che fosse in
. Portavasi anticamento impressa su i sigilli una figura di Arpocrate per insegnare che si deve custodire il secreto delle
stanno nel seno materno ; questa attitudine fu interpretata dai Greci per comando del silenzio. Altri lo hanno creduto un
sposò e n’ebbe due figli chiamati Lari. Gli si facevano dei sacrifici per impedire la maldicenza. Ebe Ebe dea della
la è stata poseia metaforicamente usata dai poeti di tutte le nazioni per indicare i più eccelenti liquori. Quando in Roma
nascere del giorno. Amò teneramente Titone, giovinetto molto celebre per la sua bellezza, figlio di Laomedonte ; essa lo r
ebbe due figli, Memnone e Ematione. Fu tanto il dolore ch’essa provò per la morte di essi per cui le sue abbondanti lagrim
one e Ematione. Fu tanto il dolore ch’essa provò per la morte di essi per cui le sue abbondanti lagrime produssero la rugia
sue abbondanti lagrime produssero la rugiada della mattina. L’Aurora per dar un segno della sua tenerezza a Titone, gli ac
prima rapito a Procri di lui moglie, colla quale lo mise in discordia per farsi amare ; ma non passò molto tempo che Cefalo
volte con una face in una mano, mentre coll’altra sparge delle rose, per indicare che i fiori i quali abbelliscono la terr
te. Fu anche rappresentata con un sole ed una mezza luna su la testa, per indicare che essa presiede come questi due astri,
hiavitù sono i suoi seguaci, e le cammina sempre dinanzi la Sicurezza per indicare che la Fortuna arriva soventi quando è m
elle che cantavano e ballavano sonando. Andavano in tal guisa a banda per le case. Queste dissolutezze cominciavano dopo ce
zza, coronato il capo di rose, con una face nella mano destra che sta per cadergli, e in atto di appoggiarsi colla sinistra
o, e niun potere aveva la forza di cangiare ciò che aveva risolutò, o per meglio dire il Destino era esso medesimo quella f
on gli è noto. Lo stesso Dio si duole di non poter piegare il Destino per Sarpedonte suo figlio re di Licia natogli da Laod
llerofonte, nè salvarlo dalla morte che incontrò all’assedio di Troia per mano di Patroclo. Si fa dir anche a Giove che se
e gli Dei andavano a consultare questo Nume. Giove vi andò con Venere per conoscere il Destino di Giulio Cesare. I Destini
sa figlia di Apollo e di Climene, era la Dea della salute, e si aveva per lei una grande venerazione. Da Igiea si è formato
lla nei tempii di questo Dio, posti ordinariamente fuori delle città, per essere guariti dalle loro infermità ; vi passavan
coloro che le belle arti professavano, s’univano al tempio della Pace per disputarvi intorno alle loro prerogative, affinch
a idea che dovrebbe dovunque trovare la sua applicazione. Gl’infermi, per quanto si riferisce, avevano in questa Dea tutta
arare il carro di questo Dio e di attaccarvi i cavalli quando partiva per la guerra. Il potere di Bellona era nondimeno egu
otati di molte terre. A Comane nell’Asia Minore ne aveva uno servito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti ; e questi s
a lagnarsi di ciò con sua madre Climene, la quale il rimandò al Sole per accertarsi della sua nascita. Fetonte entrò nel p
uale essa si fosse. Il Sole in contrassegno del paterno affetto giurò per lo Stige di accordargli tutto quello che avesse c
vesse chiesto e l’imprudente figlio richiese di condurre il suo carro per lo spazio di un giorno. Impegnato il padre con un
e bruciano le montagne. Spaventata la terra ricorse a Giove il quale per prevenire lo sconvolgimento dell’universo rimediò
ll’Eridano, fiume oggi denominato Po. Fu tanto il piangere che fecero per la morte di Fetonte le Eliadi sue sorelle e l’ami
sapeva esser moderato nelle prosperità, e chi si mostrava orgoglioso per la bellezza e per la forza del corpo e per l’inge
rato nelle prosperità, e chi si mostrava orgoglioso per la bellezza e per la forza del corpo e per l’ingegno, e coloro fina
chi si mostrava orgoglioso per la bellezza e per la forza del corpo e per l’ingegno, e coloro finalmente che disobbedivano
Nemese figlie dell’Erebo e della Notte, le quali da altri sono prese per le Eumenidi. Una era il Pudore che dopo l’età del
dell’oro ritornò in cielo ; l’altra rimase sulla terra e nel Tartaro per punizione de’ malvagi. Queste due divinità, invoc
nti di giustizia e di moderazione. Sovente le Nemese tengono un freno per arrestare i malvagi oppure un pungolo per eccitar
le Nemese tengono un freno per arrestare i malvagi oppure un pungolo per eccitare al bene. Si portano esse un dito alla bo
e un pungolo per eccitare al bene. Si portano esse un dito alla bocca per insegnarne che è d’uopo essere discreti. La maggi
principessa della famiglia dei Titani, fece uso di stranieri soccorsi per trar Giove da qualche periglio. Pare nondimeno ch
quel carro volasse sulla superficie delle onde. Quando la Dea andava per diporto, i Delfini scherzando, sollevavano i flut
lía de’ venti ondeggiavano. Teti da una mano portava lo scettro d’oro per comandare a’ flutti ; dall’ altra teneva sovr’uno
flusso dell’onda amara, uscivano in fretta dalle profonde loro grotte per tributare alla Dea il dovuto omaggio. Teti mad
gli Dei la cedettero a Peleo. Poco contenta Teti di avere un mortale per isposo dopo di essere stata amata dai più grandi
gli Dei, a guisa di un novello Proteo, si cangiò sotto diverse forme per isfuggire alle ricerche di Peleo ; ma raggiunta d
e ricerche di Peleo ; ma raggiunta da questo principe, ei la incatenò per consiglio di Chirone, e la costrinse finalmente a
atiche e terrestri vi intervennero, eccettuata la Discordia, la quale per vendicarsi di non essere stata invitata, gittò in
giorno precedente era stato strofinato d’ambrosia, e perchè vi rimase per poco tempo ; imperocchè avendolo Peleo scoperto,
cono ch’essa gittava i suoi figli in una piccola vasca d’acqua calda, per provare se erano immortali. I poeti aggiungono al
e, locchè il rendette invulnerabile, tranne il tallone ch’essa teneva per immergerlo, e che dall’acque del fiume non fu pun
nto bagnato. Dopo la morte di Patroclo, uscì Teti dal seno delle onde per recarsi a consolare Achille, e vedendo che insiem
mpii in Grecia e particolarmente a Sparta. Questa Dea è soventi presa per Anfitrite stessa. Sarone Sarone, antico re
li fecero meritare il titolo di Gran Legislatore e fu detto il Giusto per cocellenza. Per dare alle sue leggi maggiore aut
risce che Minosse ricevè le sue leggi da Apollo e che viaggiò a Delfo per apprenderle da quel Dio. Si rappresenta con uno s
messo di sacrificare a Nettuno un toro che gli aveva promesso. Il Dio per punirlo di siffatto errore, mandò un toro furibon
tato l’odio degli Ateniesi e dei Magariani colla guerra che fece loro per vendicare la morte del proprio figlio Androgeo as
Scilla in un pesce, e il padre di lei che si era da sè stesso ucciso per non cadere nelle mani del vincitore, in una speci
tal guisa. Dicesi che Pasifae era stata colta da amorosa inclinazione per Tauro che si vuole uno de’ segretari di Minosse.
uno ed all’ altro, così gli venne dato il nome di Mino-Tauro. Minosse per nascondere agli sguardi di tutti ciò che insieme
Titoes, altri vogliono che fosse opera di dodici re. Questo edificio per quanto si narra conteneva tremila appartamenti, m
eva col tragitto degli estinti, abbia fatto costruire questo edificio per rinchiudervi i suoi tesori che, in forza di poten
a che essi palesano di condurveli. Il Labirinto di Creta fu edificato per ordine di Minosse II presso la città di Guosso da
ttà di Guosso da Dedalo sul modello di quello d’Egitto, espressamente per rinchiudervi il Minotauro, colla differenza che q
ed oscuro e questo era scoperto. Considerando che il Minotauro stava, per così dire, sepolto nel Labirinto, i Romani, dice
tava, per così dire, sepolto nel Labirinto, i Romani, dice un autore, per indicare che i piani e i divisamenti dei generali
a che il mostro lo era nel labirinto, portavano talvolta il Minotauro per insegna. Dedalo, celebre ateniese, figlio di Eup
dolla colla di pesce e del livello. Egli si rese specialmente famoso per la sua abilità nel fare certe statue che uscendo
che si credevano animati. Dedalo aveva fra i suoi allievi un nipote per nome Ascalo, noto anche sotto il nome di Talao, f
. Un’ azione tanto nera non poteva andar impunita in uno stato in cui per rendere più abbominevole l’omicidio si processava
o l’origine della favola che le vele della nave sulla quale egli salì per salvarsi, e delle quali Icaro non seppe far uso.
insensibile al di lei affetto, preferendo la giovine Scilla, la quale per vendetta fu cangiata da Circe in mostro marino do
sapeva ben nuotare, e siccome stava egli lunga pezza sott’acqua, così( per conciliarsi molta estimazione, dava egli a creder
non ripetendo che l’ultime parole di quelli che la interrogherebbero per avere imprudentemente parlato di quella Dea e ten
n intrighi amorosi colle Ninfe di Giunone. Eco amò Narciso e lo seguì per qualche tempo senza farsi però vedere ; ma accort
innocente, non sapevano adattarsi ad una gravità austera. Si tenevano per mano perchè le amabili qualità sono i più dolci l
nere. Accompagnavano alle volte anche Mercurio e le Muse. Stanziavano per l’ordinario sulle rive del Cefiso e in Orcomene p
Muse. Stanziavano per l’ordinario sulle rive del Cefiso e in Orcomene per cui furono dette le Dee del Cefiso e di Orcomene.
gione delle Grazie. Erano invocate a tavola come le Muse, e giuravasi per la loro divinità. Pausania ammette una quarta Gra
ul quale credesi essere elleno nate, o da Piero che alcuni danno loro per padre. Facevano per lo più dimora sui monti Parna
ere elleno nate, o da Piero che alcuni danno loro per padre. Facevano per lo più dimora sui monti Parnaso, Elicona, Pindo,
Focide, tra le piante la Palma ed il Lauro. Il caval Pegaso pascolava per lo più all’intorno e sopra i monti ove s’aggirava
avendo elle in una sfida di canto vinte le figliuole di Acheloo, che, per consiglio di Giunone, le avevano sfidate, strappa
ate nel palazzo di Pireneo re di Focide, dietro il suo gentile invito per riposarsi, avendo egli tentato di far loro violen
presiedeva. A Citera vedesi un tempio di Venere Urania il quale passa per il più antico ed il più celebre di tutti i tempii
i avorio, lavoro di Fidia. La Dea aveva un piede su di una testuggine per indicare la castità e la modestia che le erano pr
e Ore, cui si diede il nome di Carpo e Tallatta, che furono stabilite per vegliare alla custodia dei fiori e dei frutti. Qu
le nominarono le dodici sorelle, nate custodi delle celesti barriere, per aprirle e chiuderle a loro piacere, e venne altre
fanciulli e che esse regolassero tutta la vita degli uomini ; motivo per cui le fanno presenti a tutte le nozze celebrate
un sol occhio e un sol dente tra tutte e tre e se ne servivano un po’ per una a vicenda ; il dente era più lungo però di un
viandanti. Perseo le vinse e tagliò la testa a Medusa, la più eelebre per le sue disavventure, ma la sola che fosse mortale
ro nomi fenici. In tutte le lingue orientali, le navi di un principe, per quanto si dice, chiamansi sue figlie. Allorchè Pe
Minerva domò il caval Pegaso, lo diede a Bellerofonte che servissene per combattere la Chimera. Avendo poscia Bellerofonte
ere la Chimera. Avendo poscia Bellerofonte voluto servirsi del Pegaso per salire in cielo, Giove lo precitò in terra e pose
o tra gli astri ove forma una costellazione. Anche Perseo se ne servì per liberare Andromeda, e per rubare i pomi d’oro del
una costellazione. Anche Perseo se ne servì per liberare Andromeda, e per rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi.
Muse, che sono le Ninfe di Apollo. Le Ninfe sono sempre rappresentate per metà ignude, mentre le Muse vengon sempre dipinte
co si dice delle Ninfe infernali se non che tra di esse distinguevasi per bellezza Orfne che dicesi moglie di Acheronte e m
ne che dicesi moglie di Acheronte e madre di Ascalafo cui altri danno per madre la Notte. Le Ninfe terrestri dividevansi in
e di Diana, perchè quella Dea amava d’andare alla caccia pei monti, e per distintivo particolare si dava loro le ali. In un
va loro le ali. In un bassorilievo vedesi Diana discesa dal suo carro per contemplare Endimione, che fa tenere dalle Oreadi
evano alle campagne, ai boschi ed agli alberi. Erano state immaginate per impedire che i popoli distruggessero troppo facil
infe l’avevano abbandonata. Erravano esse giorno e notte pei boschi e per le foreste, e potevano ballare intorno alle querc
ano e morivano, e non se ne potevano mai separare ; tali alberi erano per lo più le querce. Pretendesi da alcuni che non ne
assolutamente inseparabili perchè si fanno abbandonare i loro alberi per andare ad ascoltare il canto d’Orfeo. Le Amadriad
se dipendevano. Narrasi a questo proposito che un certo Parebio stava per abbattere una superba quercia, la più bella di tu
le dissegli che era disposta ad accordargli quanto cra in suo potere, per ricompensarlo del servigio che avevale reso con p
e che le medesime avevano in custodia ; ed era questo un ottimo mezzo per far rispettare i propri poderi senza l’apparato d
abitavano in grotte adorne di conchiglie e di pampini. Erano invocate per rendere il mare propizio. Alle Nereidi offrivasi
olate delle capre. Dimostravano di avere una particolare inclinazione per gli alcioni, augelli marini. Si diede un tempo il
sse in mare. Una delle più distinte tra le figlie di Nereo fu Galatea per la sua ammirabil bianchezza, per la divina bellez
te tra le figlie di Nereo fu Galatea per la sua ammirabil bianchezza, per la divina bellezza delle forme, per l’avvenenza d
per la sua ammirabil bianchezza, per la divina bellezza delle forme, per l’avvenenza del volto. Amata da Polifemo e da Aci
gne di Diana. Questa Ninfa ritornando dalla caccia un giorno si fermò per riposare al margine di un ruscello e vedendone le
sue acque con quelle di Aretusa. Allora la casta Diana aprì la terra per dare passaggio a questa fontana la quale attraver
Egle era la più bella delle Naiadi. I poeti indicano talvolta l’acqua per le Naiadi. Il color verde s’addice all’abbigliame
così bene in ricamo, che traeva in sua casa un’infinità di stranieri per ammirare la bellezza delle sue opere. Gli elogi c
te ad appiccarsi. Ma Minerva mossa a compassione la sostenne in aria, per timore che essa non riuscisse a strozzarsi, cangi
conservato la passione di filare e di far tele. Dicesi che gli Egizi per rammentare continuamente al popolo l’importanza d
non hanno scoperto che l’immagine dell’avarizia, la quale si consuma per custodire un oro che le diviene inutìle, e che no
antichi monumenti le quattro Stagioni sono d’ordinario simboleggiate per mezzo di alati fanciulli i quali hanno degli attr
uali hanno degli attributi particolari ad ogni Stagione. La Primavera per esempio è coronata di fiori e appresso lei evvi u
ltra degli acquatici augelli. Le quattro Stagioni sono state espresse per mezzo di quattro animali : si dà alla Primavera u
e divinità dei mari di second’ordine si dicono Tritoni e si dipingono per l’ordinario con una conchiglia di mare in mano ;
pel gran desiderio che mostrarono di andare in traccia di Proserpina per aria, per terra e per acqua ; si sostiene da altr
desiderio che mostrarono di andare in traccia di Proserpina per aria, per terra e per acqua ; si sostiene da altri che Cere
e mostrarono di andare in traccia di Proserpina per aria, per terra e per acqua ; si sostiene da altri che Cerere in punizi
geri, ma che dal momento in cui un solo fosse passato, senza fermarsi per sempre all’incanto della lor voce e delle loro pa
ti coloro che giungevano a quella volta, e che erano tanto imprudenti per fermarsi ad udirne i canti. Ne rimanevano essi in
le oreochie di tutti i suoi compagni, e si fece pei piedi attaccare e per le mani all’albero della nave, affinchè dandosi i
do dell’avvertimento ricevuto da Circe riguardo al pericolo cui stava per esporsi fu sì incantato de’ lusinghieri suoni di
scioglierlo, loochè essi furono guardinghi di non eseguire. Le Sirene per quanto vien riferito non avendo potuto trattenere
ope. Questa città fu ruinata dagli abitanti perchè abbandonavasi Cuma per ivi andare a stabilirsi ; ma avvertiti dall’oraco
vasi Cuma per ivi andare a stabilirsi ; ma avvertiti dall’oracolo che per liberarsi dai guasti della peste, era lor d’uopo
 ; una tiene una lira, l’altra due flauti e una terza un rotolo, come per cantare. Sono tanto discordi le opinioni di color
e le Sirene secondo i poeti vollero essere trasformate come lo furono per andare in cerca della loro compagna per cui erano
re trasformate come lo furono per andare in cerca della loro compagna per cui erano animate dalla più viva amicizia. Avrebb
oro compagna per cui erano animate dalla più viva amicizia. Avrebbero per caso i poeti avuto in mira con tale racconto di e
o, dicono i poeti, sporge la testa fuori del suo antro e se li attrae per farli perire. Dalla testa siuo alla cintura è una
mare dai due lati opposti. È celebre nell’antichità questo passaggio per i pericoli che vi correvano i navigatori. Questo
passaggio era pericolosissimo, e succedeva pur troppo di soventi che per evitare le terre alla sinistra, si radeva troppo
alle ville, alle case i secondi ; ma comunemente prendevansi gli uni per gli altri. Si vuole da alcuni che i Lari fossero
ercurio e di Lara ninfa del Tevere, che Mercurio condusse all’inferno per ordine di Giove il quale le aveva prima fatto tag
oro affari domestici. Sorsero degli altari in loro onore. Si tenevano per essi delle lampade accese. In pubblico si sacrifi
ella loro cattiva vita non avevano sicuro soggiorno erano considerati per Geni malefici, erranti e vagabondi che ritornavan
lino era il dio del concime, che dicevasi figlio di Fauno e che aveva per il primo introdotta la concimazione de’ campi. La
in tutela di un Dio particolare chiamato Genio, e che lo accompagnava per tutta la vita. Secondo alcuni due Geni attribuiva
detto Alcide e dal proprio fu chiamato il primo degli Eraclidi. Giove per ingannare Alcmena si vestì delle sembianze di Anf
imo che nascesse avrebbe l’impero sopra il secondo ; Giunone sdegnata per l’infedeltà di Giove, si vendicò sopra il figlio,
va in causa della madre, mandò due orribili dragoni alla di lui culla per farlo divorare ; ma il fanciullo, senza atterrirs
o, senza atterrirsi, li prese fra le mani e li pose in pezzi. Giunone per le preghiere di Pallade si raddolcì allora alquan
la grandezza della sua tazza, che dicesi fossero necessari due uomini per portarla : egli però non aveva bisogno che di una
due uomini per portarla : egli però non aveva bisogno che di una mano per valersene quando la vuotava. Datosi per inclinaz
veva bisogno che di una mano per valersene quando la vuotava. Datosi per inclinazione ad un genere di vita aspro e faticos
o i cui ordini dovea imprendere i suoi combattimenti e le sue fatiche per la sorte della sua nascita. Alcuni pretendono che
principio ricusasse di sottomettersi agli ordini di Euristeo. Giunoue per punirlo della sua disubbedienza lo colpì con tale
i, indi consultò l’oracolo di Apollo che gli ordinò di sottomettersi, per lo spazio di dodici anni, agli ordini di Euristeo
nascondersi sotto di un tino di bronzo. 4.° Sul monte Menalo inseguì per un anno intiero una cerva che aveva i piedi di br
d’oro. Siccome era dedicata a Diana era proibito di ucciderla. Ercole per ubbidire ad Euristeo che la voleva per sè, raggiu
proibito di ucciderla. Ercole per ubbidire ad Euristeo che la voleva per sè, raggiunta che l’ebbe su le sponde del Ladone,
e pulite dal letame e dopo aver purificata l’aria, Ercole si presentò per ricevere il compenso delle sue fatiche, il quale
scese all’inferno, incatenò il can Cerbero che ebbe anch’esso Echidna per madre, cavonne Alceste, e la restituì al marito A
un mostro marino al quale Esione figlia di Laomedonte era esposta ; e per punire Laomedonte che gli negava i promessigli ca
ferì anche Plutone in una spalla, nel tetro soggiorno degli estinti, per cui fu costretto a portarsi in cielo per farsi gu
tro soggiorno degli estinti, per cui fu costretto a portarsi in cielo per farsi guarire dal medico degli Dei. Un giorno in
i raggi del Sole, andò in collera contro questo pianeta e tese l’arco per dirigere a lui una freccia ; il Sole ammirando il
barcasse. Essendosi Ercole presentato finalmente ai Giuochi Olimpici per disputare il premio e non osando alcuno di compet
ambe le parti, il Dio si diede a conoscere e si congratulò col figlio per la sua forza e valore. Ercole ebbe molte mogli e
mia, Deianira e la giovinetta Ebe che sposò in cielo. L’amore ch’ebbe per Onfale regina di Lidia fu sì ardente, che si vest
bbe per Onfale regina di Lidia fu sì ardente, che si vestiva da donna per piacerle e silava con lei. La morte di Ercole fu
e della gelosia di Deianira. Deianira era figlia di Oeneo, ed Ercole per ottenerla in moglie dovè combattere col fiume Ach
a tal virtù, che suo marito indossandola non avrebbe potuto lasciarla per un’altra, o che se l’avesse abbandonata avrebb’es
e che avrebbe desiderato di scorrere egli medesimo le celesti regioni per scegliere quello che più gli fosse sembrato conve
a in terra diede con essa alla sua statua anima e vita. Adirato Giove per questo attentato ordinò a Vulcano di formare una
ato all’articolo Vulcano stesso. Gli Dei la ricolmarono tutti di doni per cui fu detta Pandora e la mandarono a Prometeo co
io, sintanto che andò a liberarlo Ercole. L’uomo formato da Prometeo per quelli che vogliono spiegare questa favola era un
Prometeo principe istrutto insegnò loro a condurre una vita umana, e per questo si è forse detto che coll’assistenza di Mi
li uomini, e Pirra sua sposa la più virtuosa tra le donne, i soli che per essere gente dabbene gli Dei vollero eccettuare d
parve loro crudele. Ma Deucalione dopo avervi riflettuto s’avvide che per madre dovevasi intendere la terra, madre comune,
Cerambo, abitante del monte Otri in Tessaglia, si ritirò sul Parnaso per sottrarsi al diluvio di Deucalione e fu cangiato
i Giove, ed Anfittione che regnò nell’Attica. Ebbe inoltre una figlia per nome Protogenea la quale fu amata da Giove che la
edusa, una delle tre Gorgoni, la sola che fosse mortale ; cui Pallade per punirla di aver amoreggiato con Nettuno nel suo t
erchè sembrandogli impossibile il buon successo avrebbe almeno tenuto per lungo tempo lontano Perseo. Ma siccome questo gio
aso, vedendo che il giorno era vicino a fmire, si fermò in Mauritania per riposarvisi fino al ritorno dell’Aurora. Chiese l
ania per riposarvisi fino al ritorno dell’Aurora. Chiese l’ospitalità per quella notte soltanto al re Atlante facendosi con
spitalità per quella notte soltanto al re Atlante facendosi conoscere per figlio di Giove. Atlante rammentandosi di un orac
Di là passò in Etiopia ove arrivò nel momento in cui Andromeda stava per finire i suoi giorni divorata da un mostro marino
mandato dalle Nereidi, che l’avevano prima legata nuda ad uno scoglio per ordine di Giunone e per espiare il delitto della
he l’avevano prima legata nuda ad uno scoglio per ordine di Giunone e per espiare il delitto della propria madre Cassiopea
espiare il delitto della propria madre Cassiopea che aveva gareggiato per la bellezza con Giunone e le Nereidi. Perseo la s
mezzo di diffamarlo ed inquietava con ogni sorta di violenze Danae, e per ultimo trasmutò in sasso lo stesso Acrisio che vo
quanto aveva predetto l’oracolo. Intanto il dolore provato da Perseo per la morte del suo avolo gli fece abbandonare il so
ordinaria era re di Mauritania oggi stato di Marocco. Divenne celebre per le sue cognizioni astronomiche ; fu il primo per
cco. Divenne celebre per le sue cognizioni astronomiche ; fu il primo per quanto narrasi che rappresentò la terra sotto la
mo per quanto narrasi che rappresentò la terra sotto la forma sferica per cui si dice che portava il cielo. Si narra da alt
che Giove lo condannò veramente a sostenere colle sue spalle il cielo per aver prestato dei soccorsi ai giganti ribellatisi
he l’occhio non giugne a scoprirne la sommità. Atlante si rappresenta per l’ordinario in atto di sostenere un globo colla t
to da un leone. Fu tanto il dolore che provarono le figlie di Atlante per la morte del loro fratello e sparsero tante lacri
e di Atlante per la morte del loro fratello e sparsero tante lacrime, per cui Giove commosso dal loro compassionevole stato
Iadi erano ninfe trasportate in cielo da Giove e convertite in astri, per sottrarle alla collera di Giunone che voleva puni
e alla collera di Giunone che voleva punirle delle cure da esse avute per educare Bacco. La costellazione formata dalle Iad
sò la loro regina Antiope o Ippolita. Discese all’inferno con Piritoo per aiutarlo a rapir Proserpina. Piritoo fu divorato
e presa la fuga, mandarono il carro in pezzi ed Ippolito strascinato per le rupi morì miseramente. Alle preghiere di Diana
o l’innocenza d’Ippolito, poi disperata s’uccise ; e Teseo addolorato per l’ingiusta morte del figlio, non ebbe da quel mom
tale ad Egeo. Questi gli aveva ordinato che tòrnando salvo in patria, per dargliene indizio, cangiasse in bianche le nere v
ngi tornar il naviglio colle nere vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare, che da lui prese il nom
i lui e vedendosi disprezzato dagli Ateniesi, Teseo si ritirò a Sciro per finirvi tranquillamente i suoi giorni in una vita
i facevano dei sacrifici. Siccome il nome di Teseo risonava altamente per tutta la Grecia, Piritoo figlio d’Issione re de’
one, invidioso della gloria di lui, venne colle sue genti nell’Attica per provarsi con esso : ma appena si videro i due val
e moglie di Plutone, e pregò Teseo a voler seco scendere nell’inferno per indi rapirla : ma Piritoo nel primo ingresso fu d
i da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edomo re dell’Epiro, per toglier la quale essendo andati Teseo e Piritoo,
berare la montagna da quegli animali e vi riescirono. Divenuti arditi per questi successi insultarono i Lapiti popoli della
nicia e di Telefassa, o secondo altri di Argiope o Agriope, e nipote, per parte di suo padre, di Nettuno e di Libia. Europa
apitore, ordinò a Cadmo e agli altri suoi figli di andarne in traccia per ogni parte e di non ritornare senza di lei. Cadmo
un dragone che aveva in custodia questo luogo li divorò tutti. Cadmo per consiglio di Minerva attaccò il drago e lo uccise
nta della città. Allorchè Tebe fu edificata Cadmo stabilì delle leggi per far regnare la pace tra gli abitanti. Sposò Ermio
nze della loro nascita. Giove amando Leda si era trasformato in cigno per riescire ne’suoi amori. Questa principessa partor
eo, cui diede morte Polluce ferito anch’esso da Ida. Polluce afflitto per la morte del fratello pregò Giove che rendesse qu
a ; le più feroci belve accorrevano a quella soave melodia e vi erano per anco attratti gli augelli ; al dolce suono della
orso fermavano i fiumi e gli alberi danzavano ; poetiche esagerazioni per dinotare o la perfezione de’ suoi talenti, oppure
edere simultaneamente la dignità di pontefice e quella di re, dignità per la quale ebbe il titolo di ministro e d’interpret
sua cetra le Ninfe delle acque e delle foreste, dovunque lo seguivano per udirlo, e di averlo in isposo ardentemente deside
mato ; ma poco tempo dopo l’imeneo, ebb’egli la disgrazia di perderla per la morsecchiatura d’un serpente, mentre ella fugg
fuggiva dal giovine Aristeo figlio di Apollo e della ninfa Cirene che per farle violenza la inseguiva. Orfeo inconsolabile
le Furie stesse ne furono commosse, e versarono in quella circostanza per la prima volta delle lagrime. Plutone e Proserpin
tuirgli la sposa, col patto ch’ei dovesse essere preparato a perderla per sempre e senza speranza di più riacquistarla, ove
pre e senza speranza di più riacquistarla, ove si fosse a lei rivolto per mirarla, prima d’uscire dai limiti del loro imper
a amata Euridice ; l’impazienza lo tradisce, egli si ferma ; si volge per vedere se la moglie lo segue e nel momento stesso
edere se la moglie lo segue e nel momento stesso Euridice gli è tolta per sempre. Essa gli stende le braccia ; egli tenta d
di legarsi con un nuovo imeneo. Le donne di Tracia tentarono ogni via per fargli rinunciare ad un genere di vita meno trist
ntrarre delle nuove nozze, ma vani riuscirono i loro sforzi. Irritate per vedersi disprezzate, profittarono dei giorni sacr
edersi disprezzate, profittarono dei giorni sacri alle feste di Bacco per vendicarsi dell’insultante rifiuto. Trasportate d
uccidesse da sè stesso, altri lo fanno perire di un colpo di folgore, per castigo di aver egli ad alcuni profani rivelati i
llo lo cangiò in rupe e lo lasciò nell’attitudine di un serpe che sta per mordere. Quella testa fu tenuta in grande veneraz
Zeto Antiope moglie di Lico re di Tebe fu ripudiata da suo marito per sospetto che fosse invaghita di Epafo o Epopeo re
poesia e la musica, facendo tanti progressi in quest’ultima che passò per inventore di tale arte. Alcuni accertano che Merc
nel maneggiare questo istromento, egli era stato abbastanza eloquente per persuadera ad un popolo rozzo, come aveva fatto O
tto Orfeo a quello di Tracia, di abbandonare le campagne e le foreste per ritirarsi in una città, e porsi con buone mura al
irici e delle canzoni. Ebbe da Apollo la lira a tre corde di lino. Ma per aver esso sostituite a queste le corde di budella
di lira, perchè lo aveva aspramente rampognato, ed anche contraffatto per la cattiva sua maniera di maneggiare quell’istrom
quali egli medesimo faceva professione, e specialemente la medicina ; per cui il giovine principe cambiò il suo primo nome
ì. Giunto Giasone in lolco trasse a sè gli sguardi di tutto il popolo per la bella sua presenza e pel suo abito straordinar
ntraprenderlo ; il suo dovere e la gloria lo invitano ; e Pelia giura per Giove dal quale hanno tutti e due origine che al
lla gloria, perciò colse avidamente l’occasione che gli si presentava per acquistarne. Fu annunciata per tutta la Grecia qu
ente l’occasione che gli si presentava per acquistarne. Fu annunciata per tutta la Grecia questa spedizione ed accorse in f
esta spedizione ed accorse in folla a Iolco il fiore degli eroi greci per prendervi parte ed accompagnare Giasone. Ne scels
one l’onore d’essere il loro capo e condottiero, siccome a quello cui per prossimità di parentela con Frisso, spettavasi pi
ri della città presso il tempio di Ecate, ove amendue recati si erano per implorare il soccorso di quella Diva. Medea che g
ella Diva. Medea che già incominciava ad interessarsi affettuosamente per Giasone, gli promise il soccorso dell’arte sua, p
separarono, e Medea andò subito a preparare ciò che erale necessario per salvare il suo amante. Le condizioni prescritte d
li lavorare quattro iugeri di terreno in un campo consacrato a Marte, per seminarvi i denti di un dragone dai quali dovevan
mente ed accordò loro generosa ospitalità. Essi vissero in quel paese per dieci anni in perfetta unione, frutto della quale
ltà di Giasone. Dimenticando questo principe quanto Medea aveva fatto per lui e le promesse fattele, s’invaglù di Glauce o
disperata di vedersi tradita e abbandonata ricorse all’astuzia. Finse per più sicura vendetta di essere contenta ch’egli pa
be posta andò essa a fiamme con tutta la reggia. Nè paga di ciò Medea per isfogare vie più il suo furore uccise essa stessa
. Narrano altri che Medea dopo aver uccisi i propri figli se ne fuggì per aria salita su di un carro tirato da draghi, andò
lira figlia dell’Oceano con Saturno che si era trasformato in cavallo per occultarsi a Rea sua sposa. Divenuto grande si ri
asone, Achille e molti altri furono suoi discepoli. Achille fu quegli per cui si pigliò, come avo materno, una particolare
i si servirono gli Argonauti nella loro spedizione. Il Bacco greco fu per quanto si crede un discepolo favorito di Chirone
erimonie del culto bacchico. Chirone portò a tal segno il suo talento per la musica, che giunse a guarire le malattie coi s
il male era incurabile e l’infelice Centauro soffriva acerbi dolori, per cui pregò Giove di porre fine a’ suoi giorni. Il
l quale si distinguono i principi greci che s’imbarcarono con Giasone per andare nella Colchide a fare la conquista del vel
presso ad un fonte ivi andato in cerca d’acqua, abbandonò i compagni per andar in cerca di quel giovinetto da esso molto a
to da esso molto amato. Anche i suoi compagni non poterono consolarsi per tal perdita e fecero eccheggiar le ripe all’intor
rono all’isola di Lenno che trovarono abitata da sole donne, le quali per vivere in loro balìa, avevano uccisi tutti gli uo
avuti. Borea vendicò l’innocenza de’nipoti, accecando Fineo, il quale per sua consolazione ottenne di poter saper l’avvenir
o e della Terra, le quali lordavano le vivande di Fineo sulla tavola, per cui Fineo si sarebbe ridotto a morir di fame senz
Eete, ed eseguita, come si è riferito, la loro intrapresa ripartirono per la Grecia inseguiti dal re Eete. Fosse il timore
ale dell’Illiria ora Croazia e Morlachia, di dove trasportata la nave per terra nell’Adriatico, per esso e pel mar Ionio se
ia e Morlachia, di dove trasportata la nave per terra nell’Adriatico, per esso e pel mar Ionio se ne tornarono a Iolco. Ass
esto misterioso ariete. Dicono gli uni che all’istante in cui stavasi per immolare Frisso ed Elle, Mercurio diede a Nefele,
rerogativa di traversare l’aria, e Nefele lo aveva dato ai suoi figli per sottrarli all’orribile sacrificio che la loro mat
igli per sottrarli all’orribile sacrificio che la loro matrigna stava per consumare. Nefele fu la seconda moglie di Atamant
uropa in Asia sopra l’ariete dal vello d’oro Elle cadde nel mare, che per questa ragione fu detto Ellesponto ora stretto de
ede in guardia a un drago il quale divorava tutti quelli che venivano per togliorlo e a due tori spiranti fuoco dalla bocca
ssero nell’abbondanza coloro, presso a’quali tal vello sarebbe stato, per tutto il tempo che conservato l’avrebbero, e fu p
primo fu spedito a scegliere la più bella pecora delle mandre del re per offrirla in sacrificio a Giove. Mentre la stava c
a discoperse ; il consigliò a fuggire con Elle sua sorella e si offrì per servir loro di vettura. L’offerta fu accettata e
a fu accettata e quando Elle cadde nel mare il montone parlò di nuovo per calmare, Frisso, promettendogli di farlo giungere
lane di quel paese e che il viaggio fatto da alcuni greci mercatanti per recarsi a comperarne, avesse dato argomento a sif
auco re di Efira o Corinto, nipote di Sisifo, pronipote di Eolo, ebbe per madre Eurimede. Egli portò prima il nome di Ippon
o sia punto dalla vergogna di un rifiuto. Preto non osando ucciderlo, per rispetto all’ospitalità, in casa propria, si cont
e su le rive del Xanto. Giobate lo ricevette con gioia, lo tenne soco per nove giorni, ed in ciascun giorno immolava un tor
u assalito da una truppa di Lici che erano stati inboscati da Giobate per assassinarlo, ma egli si difese coraggiosamente e
o. I popoli medesimi, tocchi di ammirazione pel suo valore, formarono per lui un immenso dominio, ch’ei riunì alla corona d
Narrasi da altri che Minerva diede il caval Pegaso a questo principe per domare la Chimera ; ch’egli su questo destriero,
mento contro i Solimi, Ippoloco che fu padre di Glauco, ed una figlia per nome Laodamia della quale Giove s’innamorò e la r
to il nasçose. Cresciuto che fu Meleagro, avvenne che Oeneo offrendo per l’ottenuta fecondità delle campagne solenni sacri
a i concorrenti trovossi Atalanta giovine principessa passionatissima per la caccia, e fu dessa la prima a ferire il cignal
to da interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma troppo tardi, e per disperazione si uccise ; e le sorelle di Meleagro
ridi, che si credeva passassero tutti gli anni dall’Affrica in Beozia per piangere su la tomba del fratello. Atalanta era
artenio. Essa non fu abbandonata dalla fortuna essendo stata allevata per cura di alcuni cacciatori che la rinvennero. Dive
di alcuni cacciatori che la rinvennero. Divenuta grande ella abborrì per molto tempo la compagnia degli uomini e non gusta
anto bella che non si poteva vederla senza amarla. Atalanta soggiornò per molti anni sulle più alte montagne d’Arcadia, e p
di questa spendizione ne divenne innamorato ; che avendo essa ferito per la prima il terribile animale, che Meleagro finì
ngue di Nettuno e di Merope. Questo giovine principe era sì casto che per non veder femmine ritirossi nei boschi e nelle mo
rrere ; così Ippomene lasciò cadere in tre diversi momenti quei pomi, per cui Atalanta invaghitasi della loro bellezza, si
econdo alcuni un antro consacrato a Cibele ; gli Dei li trasformarono per ciò in lioni, e Cibele li attaccò al suo carro. V
in un naufragio mentre andava a Claro oggi Calmine una delle Sporadi, per consultare l’oracolo d’Apollo, morì di cordoglio
icever che fece questa triste nuova mandatagli dalla regina degli Dei per mezzo di Morfeo. Gli Dei ricompensarono la loro f
a Xifeo e non avendo questi avuto prole, andò a consultare l’oracolo per sapere come far dovesse per divenir padre ; e n’e
avuto prole, andò a consultare l’oracolo per sapere come far dovesse per divenir padre ; e n’ebbe per risposta di adottare
re l’oracolo per sapere come far dovesse per divenir padre ; e n’ebbe per risposta di adottare il primo fanciullo in cui s’
dottò. Essendo Giano cresciuto in età apprestò una flotta e fece vela per l’Italia, ove approdato, conquistò molto paese e
qualche mitologo derivare l’uso di rappresentare Giano con due facce, per dinotare che la regia potestà era divisa fra ques
to l’autorità delle leggi ; mostrò loro ad onorare gli Dei nei tempii per mezzo dei sacrifici, a cingere le città di mura e
ato Mida. Sopraggiunsero intanto delle forti dissensioni tra i Frigi, per cui ricorsero all’oracolo, il quale disse, che ta
colo, il quale disse, che tali divisioni non sarebbero cessate se non per mezzo di un re il quale fosse venuto ad essi sopr
n dubitando che questi fosse colui indicato dall’oracolo, lo elessero per loro re, ed egli pose fine a tutte le loro differ
la promessa dell’oracolo risguardasse lui solo, fece molti tentativi per isciornelo : ma non avendo potuto riuscirvi, e te
tuoni e baleni, cosicchè il principe fece nell’indomani dei sacrifici per ringraziare gli Dei del favore che gli avevano ac
madre, dalla cui unione sarebbe sortita una detestabile stirpe. Laio per impedire tale enormità consegnò Edipo subito nato
di non esser figlio di Polibio, andò a consultar l’oracolo di Apollo per aver contezza de’suoi parenti, e l’oracolo gli pr
io erano state predette e lo avvisò di non ritornare nella sua patria per evitarle. Credendo Edipo che l’oracolo parlasse d
non più con due cammini. Così interpretò Edipo l’enimma, e la Sfinge per rabbia s’ammazzò. Edipo giusta la promessa di Cre
rsi tutt’ad un tempo reo di parricidio e d’incesto, si cavò gli occhi per non veder più la luce, mentre Giocasta presa egua
a nessun profano di portare il piede, vollero far uso della violenza per iscacciarnelo. Antigone, per il padre e per sè st
il piede, vollero far uso della violenza per iscacciarnelo. Antigone, per il padre e per sè stessa intercedendo, ottenne d’
ro far uso della violenza per iscacciarnelo. Antigone, per il padre e per sè stessa intercedendo, ottenne d’esser condotta
e Teseo li accolse ambidue favorevolmente, ed offrìloro il suo potere per appoggio ed i suoi stati per asilo. Edipo si rico
vorevolmente, ed offrìloro il suo potere per appoggio ed i suoi stati per asilo. Edipo si ricordò un oracolo d’Apollo, il q
, cui ordina di allontanarsi ; la terra trema e a poco a popo si apre per ricevere Edipo senza violenza e senza dolore alla
famosi condannati del Tartaro. Eteocle e Polinice che eran gemelli o per ordine del padre, come alcuni vogliono, o spontan
taneamente convennero fra di loro di regnare alternativamente un anno per ciascheduno e che per evitare qualunque contesa,
fra di loro di regnare alternativamente un anno per ciascheduno e che per evitare qualunque contesa, quello che non fosse s
dovesse allontanare da Tebe : ma Eteocle prese le redini del governo per il primo e terminato l’anno ricusò di più cederle
glio di Eneo re di Calidone che si era alla corte di Adrasto ritirato per aver disgraziatamente ucciso il fratello Menalipp
rimettere Polinice nel regno. Spedì a questo effetto Tideo ad Eteocle per intimargli di cedere il regno secondo il patto ;
ere un agguato dalle sue genti comandate da Licofonte e Meone a Tideo per assassinalo. Questi opponendosi valorosamente agl
gli assalitori gli uccise tutti, eccetto Meone cui rimandò ad Eteocle per recargli il triste annunzio. Irritato Adrasto al
o a corpo nella mischia o come si asserisce da alcuni avendo chiesto, per risparmiare il sangue de’popoli, di battersi in s
sa sia accaduta ne’sacrifici che gli venivano offerti insieme, poichè per quanto cattivi sieno stati questi due fratelli no
ella patria, e ordinò che quelle di Polinice fossero sparse al vento, per aver egli tratto sulla propria patria un’armata s
hioni del monte Ficeo, là dove riusciva loro impossibile di liberarsi per non saperne le diverse uscite che essa perfettame
ete, fu dall’empio padre, come si è già detto, dato in pasto agli Dei per far prova della loro divinità e da essi risuscita
nte Ippodamia. Questo principe informato dall’oracolo di dover morire per opera di suo genero, propose a’pretendenti d’Ippo
rte, allorchè Pelope non esitò, nè temette di accettare la sfida ; ma per assicurarsi la vittoria pose in opra l’astuzia. G
a morte di Crisippo altro suo figlio che aveva avuto da una concubina per nome Astioche, non volle mai più permettere che c
contentandosi di esiliarlo nell’isola di Creta. Divenuto Agamennone e per le sue conquiste e per la morte di Tieste, che gl
rlo nell’isola di Creta. Divenuto Agamennone e per le sue conquiste e per la morte di Tieste, che gli aveva ceduti i suoi d
go ed il più potente principe della Grecia, scelse la città di Micene per capitale del suo impero. Menelao divenne re di Sp
otere Agamennone fu scelto a voce unanime capo dell’armata de’ Greci, per la spedizione contro i Troiani, per ricuperare El
anime capo dell’armata de’ Greci, per la spedizione contro i Troiani, per ricuperare Elena moglie di Menelao che era stata
a Paride figlio di Priamo re di Troia. Prima della partenza de’ Greci per Troia Agamennone aveva avuto vari figli e tra gli
cerdote Calcante consultato l’oracolo di Delfo portò in risposta, che per avere propizi i venti conveniva sacrificare Ifige
roia. Agamennone lasciò Egisto l’uccisore di Atreo che era suo cugino per vegliare al governo de’ suoi stati. Invaghitosi d
figlio di Strofio, con cui era stato educato, giunse in Tauride, ove per ordine del re Toante fu in procinto di essere sac
. Ma una virtuosa gara qui nacque fra i due amici, perciocchè Pilade, per salvarlo, si finse Oreste, e Oreste costantemente
peva che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che questi venuto fosse per ispogliare il tempio, e il fe’dal popolo ammutina
sommamente irritata di non essere stata invitata alle nozze di Teti, per trarne vendetta alla metà del banchetto gettò ess
idusse tra le tre principali Dee, Giunone, Venere e Minerva. Gli Dei, per non incontrare l’odio di veruna di quelle gelose
rare l’odio di veruna di quelle gelose Divinità, quantunque ricercati per esserne i giudici, ricusarono e nominarono il pas
che vedendole coi loro vestimenti le trovava egualmente belle, e che per giudicare, eragli d’uopo di vederle ignude. L’org
le aggiudicò il contrastato pomo siccome premio della beltà ; quindi, per una necessaria conseguenza, si trovò egli esposto
re, e dopo averlo interrogato intorno il suo nascimento, il riconobbe per suo figlio, nè potendo resistere alla forza dell’
e diedegli il posto che gli conveniva. Poco dopo fu eletto da Priamo per andare in qualità d’ambasciadore a Sparta a ridom
nna di quell’età, colse Paride l’occasione che Menelao ebbe a partire per Creta, e abusando dell’ospitalità, si tolse Elena
iso da Pirro e vide prima di morire interamente ruinata la sua patria per propria cagione. Subito ch’ei fu ferito fecesi po
ale assedio. Ma essendo insorta grave rissa tra Agamennone ed Achille per una schiava che il primo al secondo voleva toglie
la di Tenedo si nascosero. Invano Cassandra figlia di Priamo, che era per destino verace sempre e non creduta mai, gridò ch
stato fabbricato da’ Greci onde placare lo sdegno di Pallade irritata per la violazione del Palladio o simulacro di Pallade
rasse prigioniera Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi per le case e per le vie, uccidendo, predando, incend
era Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi per le case e per le vie, uccidendo, predando, incendiando, ridusse
ile in cui fu presa Troia, veduto ucciso Priamo e la città in fiamme, per ordine di Venere prese sulle spalle il vecchio su
Dei davano agli uomini ; e lo stesso nome davasi pure al luogo in cui per bocca degli uomini eran renduti. Gli Oracoli face
del fanatismo. La venerazione tributata agli Oracoli erasi aumentata per mezzo di ricchi doni che si facevano ai loro temp
er mezzo di ricchi doni che si facevano ai loro templi e specialmente per le persone che recavansi a consultarli. I luoghi
cialmente per le persone che recavansi a consultarli. I luoghi scelti per costruire i tempii ove rendevansi gli Oracoli, le
redire il futuro. Gli Oracoli rendevansi in diverse maniere. Talvolta per ottenerli, era d’uopo di molte preparazioni, di d
ndevano le risposte ascosi nelle querce del bosco a Giove consacrato, per cui le favole dissero che le querce parlavano. L’
celebre però tra gli Oracoli di Apollo era quello di Delfo, non tanto per la sua anzianità, quanto per la precisione e la c
di Apollo era quello di Delfo, non tanto per la sua anzianità, quanto per la precisione e la chiarezza delle sue risposte,
li altri ; di modo che gli Oracoli del tripode passavano in proverbio per antiche ed infallibili verità. Il privilegio degl
izioni che avevano qualche cosa di misterioso ; talvolta ciò avveniva per mezzo di biglietti suggellati ; o finalmente rice
oppure dalle Parche ne’ loro tempii. Quello d’Upsal era famoso tanto per gli Oracoli quanto pei sacrifici. Nel predire il
o, o di Ercole o di Glauco. Dicesi che Apollo ne divenne amante e che per renderla sensibile, le offrì d’accordarle tutto c
o onde vedervi il proprio padre Anchise. Mancavanle ancora tre secoli per compiere il numero dei grani di sabbia che doveva
dal padre tutti i perigli cui sarebbe stato esposto nelle guerre che, per fondare in Italia un nuovo impero, doveva sostene
la quale era di Cuma in Eolide e confusa soventi con quella d’Italia per l’uniformità del nome del luogo ov’esse soggiorna
i pei quali chiese 300 monete d’oro. Il re la scacciò con disprezzo ; per il che essa ne gettò tre nel fuoco in sua presenz
essa ne gettò tre nel fuoco in sua presenza e chiese lo stesso prezzo per quelli che rimanevano. Essendole negata nuovament
mme, con molta fatica furono conservati quei libri che poscia vennero per certo in qualche altro religioso luogo collocati 
Italia. Il culto che si prestò agli Dei, a’ Semidei e agli uomini che per qualche straordinaria azione si erano resi illust
e dei grandi. Allora furono chiamati Parassiti gli adulatori i quali, per procurarsi una piacevole sussistenza, la delicate
Gli Anuspici erano quelli che esaminavano le interiora degli animali per trarne i presagi. I sacerdoti Akvali erano quelli
r trarne i presagi. I sacerdoti Akvali erano quelli che sacrificavano per la fertilità de’ campi ; le feste che si celebrav
de’ campi ; le feste che si celebravano due volte in onore di Cerere per questo oggetto chiamavansi Ambarvali. I Feciali e
ue particolari cerimonie. Le principali erano quelle che praticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città, per le ar
cerimonie. Le principali erano quelle che praticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città, per le armate, per i tem
rincipali erano quelle che praticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città, per le armate, per i templi. Le espiazi
o quelle che praticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città, per le armate, per i templi. Le espiazioni solenni er
aticavansi per l’omicida, per i prodigi, per le città, per le armate, per i templi. Le espiazioni solenni erano precedute d
ell’uscirne aspergevansi con quest’acqua : si soleva servirsene anche per lavare il corpo. Gli Egizi, i Greci, i Romani ave
e abbiamo fatto cenno ai loro rispettivi luoghi. Le Feste erano sacre per quei popoli. Se avessero dato luogo alla punizion
sorte di spettacoli pubblici adottati dalla maggior parte dei popoli per ricrearsi o per onorare i loro Dei. Non si conosc
coli pubblici adottati dalla maggior parte dei popoli per ricrearsi o per onorare i loro Dei. Non si conosceva giuoco alcun
n altre religiose cerimonie : in una parola la loro istituzione aveva per apparente motivo la religione, oppure qualche obb
ci, questi si rappresentavano sul teatro, o sulla scena che si prende per l’intero teatro. I giuochi di musica o di poesia,
a che si prende per l’intero teatro. I giuochi di musica o di poesia, per le loro rappresentazioni non avevano luoghi parti
nificenza incredibile. Furono distinti pei luoghi ov’eran celebrati o per la qualità del Dio cui erano dedicati. I primi er
agli Dei erano dessi divisi in sacri e in votivi, perchè si facevano per dimandare qualche grazia ; in giuochi funebri e i
lche grazia ; in giuochi funebri e in giuochi ricreativi, come erano, per esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i Roma
, come erano, per esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i Romani per celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli anfite
apellatura più bella assai di quella di Venere. 4. NB. Nell’ indice per ordine alfabetico posto in fine di questo Compend
4 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
ecoro ulteriormente perseverar sulla negativa pensai sottrarre al fin per pochi giorni, quasi insensibilmente, a me stesso
, e soddisfatte pienamente le brame. Ed in qual cosa in vero può esso per avventura il mio libro defraudare l’aspettativa v
i dei superiori detti maiorum gentium seguiti da sufficiente sviluppo per intelligenza più chiara ? Tanto il libro puntualm
nti della Mitologia, dalla definizione di essa pria d’ogni altra cosa per una ben chiesta ragion di chiarezza incomincia. L
on ostante, che tali massime in buona parte conosciute pur si fossero per incoerenti, e strane da quel valentuomini, de’qua
ender ragione d’ogni cosa richiesta, attinger potrà i necessarii lumi per sviluppare quelle tante cifre, e misteriose figur
che risultano a noi dalle mitologiche cognizioni. E son questi forse per un’amator delle scienze frutti di poco conto ? Ac
frutti di poco conto ? Acquisti da disprezzarsi ?(1) Le favole, che per tanti secoli sedotta tennero la infelice Gentilit
divinità : sacrificando la terza parte alla poesia toscana, cui quasi per appendice seguirà la quarta alle latine muse unic
nciamo propriamente da Giove padre degli Dei, e degli uomini presente per tutto, e provvido governator delle cose : Virg. E
divorato avrebbe similmente quest’altro, se la scaltrezza della madre per tai inumani fatti accigliata non l’ avesse in que
ello, si divise, assegnando il mare a Nettuno, l’Inferno a Plutone, e per se riserbando l’Empireo ; dando altresi al primo
o ; dando altresi al primo un tridente, al secondo un elmo, ritenendo per sua condecorazione, ed insegna il fulmine tre men
sfrontata ribellione, e licenzioso coraggio si diedero a combatterlo per vendicar quei dritti di preferenza, e di dominio,
impauriti gli Dei sotto figura di diversi animali fuggirono in Egitto per fissar quivi il soggiorno. Il solo Giove però cor
n Egitto per fissar quivi il soggiorno. Il solo Giove però coraggioso per la prima vittoria contro i Titani, severo nel cig
no, e riacquistò la perduta sua pace(1). Sue azioni. Quantunque però per queste superbe vittorie gloriosa sempre più sfavi
unque egli assicuratosi di già del sortito suo regno impalmato avesse per mogli e Meti dea del Consiglio, e Temi dea della
n diversì modi cambiandosi, e diverse forme prendendo, come di Cuculo per ingannare la sua stessa sorella Giunone, di Cigno
come di Cuculo per ingannare la sua stessa sorella Giunone, di Cigno per violar Leda meglie di Tintaro, di Satiro per abus
orella Giunone, di Cigno per violar Leda meglie di Tintaro, di Satiro per abusar di Antiope figlia di Nitteo ec. cereò con
Belo, che, come dissimo, il primo fù ad introdurre l’idolatrico culto per onorar i defonti. Da Greci, e da Libii fù detto A
rico culto per onorar i defonti. Da Greci, e da Libii fù detto Ammone per aver sotto sembianza d’ un montone prestato socco
etrius da ferre opem ; Fulminator dallo scroscio del fulmine : Stator per aver fermato i Romani fuggendo da Sabini, e final
lla mano, coll’uccello suo ministro a piedi, da lui stesso trasmutato per gelosia d’ onore da Regnator d’ Atene detto Perif
elebri giuochi Olimpici da celebrarsi verso il solistizio d’ogni està per cinque giorni continui a cagion del quinario eser
o Dio dedicati erano il faggio, e la quercia, e tanto era il rispetto per questi, che si giunse pure a credere aver essi la
garle ; mentre avendo molti immaginati più cose, sempre però dubbiose per ragion di folte tenebre attraversanti, è buon par
l vasto Regno Il Dio Nettuno, che dà legge al mare, Porta il tridente per mostrar lo sdegno, E ogni mostro marino al piè gl
ed assoluto Dio del mare, regno a lui sortito nella general divisione per sua parte, ed eredità, sul quale qual’assoluto pa
lse egli lo sguardo sulla vaga figlia di Doride chiamata Anfitride, e per ottenerla non lasciò mezzo alcuno intentato ; ma
itride, e per ottenerla non lasciò mezzo alcuno intentato ; ma quella per custodir illibato il suo vergineo candore con mag
monte Atlante, a tutto potere si diè a persuaderla, e seco menandola per incognite vie la condusse finalmente dal suo Re,
condusse finalmente dal suo Re, e così divenne essa sua sposa onorata per altro da popoli collo stesso culto divino qual de
si con tante indegne azioni, come col trasformarsi in diversi animali per giungervi. Queste strane metamorfisi però meritan
va. Ebbe questo dio una gran contesa colla dea della Sapienza Minerva per ragion del nome da darsi alla novella Cittä di Ce
iamati a dirimere tal controversia decretarono, che quella parte, che per propria virtù prodotto avesse la cosa più vantagg
ce un prodigioso Olivo. Tai produzioni discusse dagli Dei vuotanti fù per essi deciso, che Nettuno ceder dovea in tal causa
o le loro trombe con eco sonoro delle conche marine, innanzi a’ quali per rispetto del gran Nettuno si appianavano pacifica
mente da popoli abitanti alle marine spiagge venne Nettuno riguardato per una gran Deità, cui di tratto in tratto innalzaro
, bavoso, e sciagurato, Dal Ciel con sdegno spinto appena nato, Fatto per dare all’uom spavento, e lutto. A far säette crud
tte crudelmente istrutto Par che dal suo destin fù dichiarato ; Giove per esso vien sovente armato, Perchè il mondo talor v
prescritto della natura, ed un tal acceleramento forse fù la ragione, per cui mal formato, e deforme comparve fin dal primo
paterni un odio crudele, crucciato gli tirò fiero calcio, e dal cielo per più non mirarlo barbaramente lo spinse. Precipito
Precipitoso dopo mille giravolti a terra appressavasi il Nume bambino per esalar quivi giunto l’ultimo suo affannoso respir
lo scudo di Ettore, le armi di Enea, e mille altri capi d’opera, che per soddisfare a diverse richieste ei si compiacque c
sgomentato di sua natìa bruttezza ardi domandargli la saggia Minerva per sposa ? Vero è, che vane riuscirono le sue preten
Vero è, che vane riuscirono le sue pretenzioni ; non però ciò avvenne per parte di Giove renitente, ma per cagion della pre
e pretenzioni ; non però ciò avvenne per parte di Giove renitente, ma per cagion della pretesa Dea, che gelosa della sua am
però il piacere d’impalmare Venere fra le Dee la più bella, la quale per altro niente rapita di suo marito, non senza suo
dal suo astuto consorte, dove ella con Marte improvisamente fû colta per oscitanza di Elettrione posto per guardia, fece d
a con Marte improvisamente fû colta per oscitanza di Elettrione posto per guardia, fece delle reità sue la più aspra vendet
emente gli viene attribuito. Del resto la favola hà sempre riguardati per suoi figli tutti coloro, che celebri si resero ne
più bella di pascersi dell’immortale lor Nettare, la cagione furono, per cui la bella Ebe il piacere incontrò di subentrar
ant ecchè al dir di Varrone : Vulcanus est quasi volitans, quod ignis per aerem volitat ; vel a vi, ac violentia ignis ; fù
i recinti della Città, ove tenevansi sovente le assemblee del popolo per importantissimi affari. Molte similmente furono l
o onore, le più considerabili però furono le cosi dette Lampadophores per le fiaccole, che si portavano da campioni accorsi
a piene vele. Fonte, e cagion di stragge, e di ruina, Autor di pianto per qualunque stato, Che l’uom più fiero a piedi suoi
nque stato, Che l’uom più fiero a piedi suoi s’inchina. Dal mondo sol per lui fù il ben scacciato, E mentre a danni crudelm
sua nascita. Piccatasi fortemente del suo marito l’orgogliosa Giunone per aver egli da se solo senza vantarvi ella parte da
uo rivale marito. Anziosa quindi di veder paghe le sue brame partissi per consultar l’oceano pronta ad eseguire quanto quel
artissi per consultar l’oceano pronta ad eseguire quanto quello l’era per svelare ; ma per buona sua sorte stanca fermandos
ltar l’oceano pronta ad eseguire quanto quello l’era per svelare ; ma per buona sua sorte stanca fermandosi presso la Dea F
a quistione, e la lite, che ebbe questo Dio col suo zio Nettuno. Egli per vindicare la violenza usata da Allirozio figliuol
ore della concepita sua collera gli diè fieramente la morte. Commosso per tal barbaro fatto il padre di quello Nettuno citò
arte le sue ragioni, cosi attempatamente giustificò la sua causa, che per giudizio della più sana parte di quei giudici ne
do passò alla morbidezza delle nozze, e perciò nessun’altra si elesse per sposa, fuorchè Nerione, che nel Sabino linguaggio
a, fuorchè Nerione, che nel Sabino linguaggio significa forza, benchè per altro la favola in lui ancor riconosce le sue, pe
fica forza, benchè per altro la favola in lui ancor riconosce le sue, per aver divisi i suoi affetti e con Venere, da cui e
ione. Nominavasi finalmente Quirinus da quiris, che significa lancia, per cui i Romani si dissero Quirites dal lor fondator
ea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento, da più mostri cinto per corteggio, con furie svolazzanti intorno al suo e
mostri cinto per corteggio, con furie svolazzanti intorno al suo elmo per orrore, con gallo qual simbolo di vigilanza al su
preceduto dalla fama, che con spaventevole mormorìo ne annnnziava da per tutto la formidanda venuta. Suo culto. Questo Nu
, o perchè nazione fiera, e naturalmente portata a guerreggiare, ebbe per questo Dio speciale culto, ed affetto, istituendo
è forse non minore era il culto, che da’ Romani a lui si prestava, si per amore del lor fondatore, che per timore delle lor
che da’ Romani a lui si prestava, si per amore del lor fondatore, che per timore delle loro battaglie. In suo onore invero
ragione, che assegna Latt. lib. I de Fals. Rel. Cioè, che ad ogni Dio per quanto era possibile deputavasi una congrua vitti
al proposito quella ragione, che porta Ovidio nell’ enarrar la causa, per cui il sole godesse d’un cavallo per vittima. Ne
a Ovidio nell’ enarrar la causa, per cui il sole godesse d’un cavallo per vittima. Ne detur celeri victima tarda Deo lib. 1
one, e sviluppo Curiose pur troppo sono le storiette di questo Dio per qua lunque verso considerarlo ci aggrada. Chi fù
ta testuggine trovata sul Nilo valse ad efformar una lira non mai più per l’addietro veduta, detta perciò da latini Testudo
d’essere scoverto trattosi a lui innanzi gli esibì la più bella vacca per ottenerne il secreto, nè di ciò contento per ispe
esibì la più bella vacca per ottenerne il secreto, nè di ciò contento per isperimentar col fatto la fedeltà del pastore cam
a altresi nelle mani un caduceo ornato da due attorcigliati serpenti, per dinotare, che siccome al tocco di sua verga i due
e. Si veggono pendere da suoi labbri alcune ben formate catene di oro per significarci la sua aurea eloquenza, e l’ammirabi
ghi impertanto facil cosa è rilevare la diversità de’ suoi nomi. Egli per cagion dell’uffizio di servire agli Dei vien dett
cui sovente vien salutato dagli scrittori delle favole a lui fù dato per aver addormentato, e quindi ucciso per espresso v
ori delle favole a lui fù dato per aver addormentato, e quindi ucciso per espresso volere del padre degli Dei il pastore Ar
e degli Dei il pastore Argo dotato di cento occhi, alla cui vigilanza per cagion di gelosia era stata affidata da Giunone l
lla stessa, altro d’egual plausibilità non si scorge. Poco verisimile per altro sembra, come questo Dio, che per ragione de
non si scorge. Poco verisimile per altro sembra, come questo Dio, che per ragione delle sue occupazioni sempre aggiravasi n
esto Dio al pari degli altri i suoi sacrificii. Su suoi altari(1) ove per altro sovente si trovava unito con Minerva, dette
avesse i ladri, di cui egli era Dio, quantunque volte avveniva passar per quelle, non potevano essi far ammeno di prestargl
i sa da danni. Fulge il suo carro di saffiri adorno, Nè invecchia mai per lungo volger d’anni : Eccovi il Nume apportator d
assai spesso inseguire i più rinomati Eroi, e miriam sovente, che chi per qualche dono di natura infra gli altri singolarme
. Egli sebbene fra il sodalizio degli Dei uno de’ più rinomati si era per cagion del suo vasto singolare sapere ; pur tutta
rucciata Giunone perche Giove suo marito particolare affetto nudrisse per Latona già per lui feconda madre di questo Dio, u
e perche Giove suo marito particolare affetto nudrisse per Latona già per lui feconda madre di questo Dio, un giorno dal ci
re un’orribil serpente detto Pitone, acciò questo inseguito avesse da per tutto la sventurata Latona sua rivale. Commosso p
ravossi della doppia sua prole Apollo cioè, e Diana ; quale isola poi per favore del nato Nume non più fù errante com’era,
Nume non più fù errante com’era, ma restò ferma del tutto, ed immota, per essere cosi di memoria a posteri, e tardi nipoti.
ette. Conscio intanto questo Dio de’ patimenti tollerati da sua madre per cagion del detto mostro insecutore pria d’ogni al
rivolse contro Niobe, regina di Tebe, moglie di Anfione, che superba per la numerosa sua prole sprezzato aveva di lui la m
elle sue intraprese. Fù primieramente rapito egli da violento affetto per Dafne famosa figlia del fiume Peneo, la quale bur
a apparso. Leucotoe sol figliuola di Orcamo prodica fù di sua persona per contentar questo Dio, ma ella a caro prezzo pagò
d’affetto nell’ albore, da cuis tilla l’incenso, e trasformò altresi per sdegno la denunciante Clizia in girasole. Perduta
glio però, che riuscir dovea pel padre un bel motivo d’allegrezza, fu per lui la cagione del più aspro dolore. Imperocchè a
valente Esculapio, benchè come Dio della medicina al numero degli Dei per guiderdone l’ascrisse. Non potè pertanto Apollo c
sua opera (non altrimenti che fece Nettuno) a Laomedonte Re di Troja per la gran fabbrica delle sue mura ; benchè poi trad
ui nella convenuta mercede, con pestilenza ne attaccò gli stati, come per la causa istessa con inondazioni fè similmente il
perbo Pane con imprudente disfida, ma perditor partendo dalla contesa per giudizio di Tmolo Re di Lidia, pagò colle umiliaz
, e chiamato novellamente nel cielo chi mai creduto non avrebbe esser per lui terminati omai gli affanni ? Sue nuove sventu
sser egli figlio di Apollo come si vantava, chiese in grazia al padre per consiglio di sua madre di condurre per un giorno
ava, chiese in grazia al padre per consiglio di sua madre di condurre per un giorno il luminoso suo carro. Tremò il caro ge
o Delio a cagion del luogo, dove nacque, detto l’isola di Delo : Febo per cagion della luce, e calore del sole da lui guida
ce, e calore del sole da lui guidato, o perche egli stesso fù creduto per sole : Delfico per la città di Delfo nella Beozia
le da lui guidato, o perche egli stesso fù creduto per sole : Delfico per la città di Delfo nella Beozia, ove rendeva i fam
ttà di Delfo nella Beozia, ove rendeva i famosi suoi oracoli(1) Pitio per la gloria d’ aver ammazzato il serpente Pitone :
d’ aver ammazzato il serpente Pitone : Attico finalmente, e Palatino per ragion del promontorio Atio celebre per la vittor
Attico finalmente, e Palatino per ragion del promontorio Atio celebre per la vittoria di Augusto, e pel monte Palatino ragg
sica, della eloquenza, della Medicina, e di tutte quelle nobili arti, per cui si ingentiliscono i costumi, e si nobilita l’
i adorato in Delo, Claro, Timbra, Pataro, e soprattutto in Delfo, ove per bocca della Sacerdotessa Pitia situata sul Tripod
iove germana eletta figlia D’opi funesta, che pur regna in Cielo, Che per l’ aria talor da noi si piglia Arbitra di procell
lo stesso vertiginoso suo genio. E che altro invero bramar più poteva per esser felice ? Chi fù Giunone. Figlia essa di Sat
felice ? Chi fù Giunone. Figlia essa di Saturno, e di Opi, e Sorella per conseguenza dello stesso Giove, anzi con esso più
nta mercè i ligami di nozze, divenuta perciò regina dell’Olimpo, come per bocca di Virgilio I. Æn. sen pregia. Ast ego, qu
eppure ella lungi dal compiacersi delle sue fortune, e viver content per l’altezza del grado, da tumultuanti suoi affetti
mmettere atti di umiliazione i più denigranti. E che in vero non fece per vendicarsi degli oltraggi, che ella credeva d’ av
carsi degli oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti da Trojani si per la scelta di Ganimede per coppier degli Dei invec
ella credeva d’ aver ricevuti da Trojani si per la scelta di Ganimede per coppier degli Dei invece di Ebe sua figlia, come
ce di Ebe sua figlia, come nell’ esser posposta a Venere nella beltà, per giudizio di Paride divenuto arbitro nella gran co
ltà, per giudizio di Paride divenuto arbitro nella gran contesa sorta per cagione del pomo d’oro gittato dalla Discordia ne
contenta questa orgogliosa Dea di Ebe, e Vulcano suoi figli concepiti per opera del suo Giove, sollecita impegnossi ancora
epirne pel tocco d’un fiore, come appunto parlando di Marte si disse, per far conoscere agli Dei, ed agl’uomini quanto effi
on avea di gareggiar collo stesso suo marito Giove ; mentre se questi per sua virtù tratto aveva dal fecondo seno di sua me
quest’ uccello quell’ Argo di cento occhi suo esploratore da Mercurio per ordine di Giove crudelmente ammazzato : benchè in
d’ un cuculo sul suo scettro, perchè in quello cangiato si era Giove per ottenerla al fine dopo tante reiterate ripulse in
ll’ accompagnare la novella sposa al soggiorno dell’ amato suo sposo, per qual motivo ancora dicevasi Iuga, cioè Dea de’mat
, che aveva dei bambini, che uscivano alla luce fù chiamata Lucina, e per la stessa ragione Pronuba, ossia Natale. Fù detta
nte Eterea, perche sposata con Giove preso sovente, secondo Macrobio, per l’ etra ; e quindi essendo all’ Etra sottoposta l
di essendo all’ Etra sottoposta l’ aria, essa qual inferiore di Giove per l’ aria stessa comunemente fù presa. Sue feste.
tra il poter della natura, E salva il mondo dagl’ acerbi mali. L’uomo per essa ne travagli indura, L’augel per essa spiega
mondo dagl’ acerbi mali. L’uomo per essa ne travagli indura, L’augel per essa spiega allegro l’ ali. Cerere è questa onor
e sviluppo La Dea, cui più fosse obbligata la società degl’uomini per beneficii ricevuti fù certamente la figlia di Sat
ivere sollecita della infelice sua sorte. Conscia quindi la Dea della per dita, ma ignorante del fatto, dando presto di pig
ole accese mosse veloce i suoi passi a trovarla. Raggirossi affannosa per questa, e quella parte della terra, sichè di essa
fa Aretusa, sollecita volse indietro i suoi passi ad informarne Giove per l’opportuno riparo. Al sentire il gran padre le s
uto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso più da motivi di affetto per la madre, che di giustizia per la figlia non aves
gli Dei mosso più da motivi di affetto per la madre, che di giustizia per la figlia non avesse deciso, che sei mesi passass
. Vittima delle sue vendette divenne invero il fanciullo Stellio, che per essersi scioccamente burlato di essa, che stanca
ua collera ebbe similmente a provare l’irreligioso Eresittone. Questi per aver con audace ardire recise alcune piante in un
diffusiva bontà, corteggiata da uno stuolo di contadini, che festosi per le abbondanti messe a lei intorno raggirandosi le
rono i più solenni. Il primo fù detto mistero Eleusino de Eleusi, ove per man del re Celeo ebbe la Dea cortese accoglienze
rni segni di sua allegrezza facil era il giudicare gl’interni affetti per la sua amata purezza. Suo ossequio e culto. Alza
di essa nel cuore tai sensi di amore, di venerazione, e di culto, che per empio, e scellerato era tenuto chiunque ricusava
ben dovuto all’impareggiabile suo merito : anzi perchè era riguardata per Dea del fuoco, e pel fuoco istesso sovente pur pr
delle sue novelle fortune. A fronte intanto di questa gran cura, che per tal Deità nudrivano religiosamente i Gentili, qua
sibili statue alla presenza di Essa ? Qual prodigio se quelli rimossi per man di rispetto dalle vicinanze dei suoi altari,
di casta, e d’illibata matrona ? Crebbe però oltre ogni uman credere per questa Dea l’ossequio, e vieppiù ne rifulse la gl
ossequio, e vieppiù ne rifulse la gloria, qualora gran fiamma d’amore per essa si accese nel petto del religioso Nume II. R
nifico tempio in forma rotonda fra i due monti Palatino, e Capitolino per serbarsi quivi perpetuamente acceso il fuoco, e g
prive però di padre, o di madre, secondo la legge Papia, nè mostruose per qualche difetto. Egli dopo averle sorteggiate str
ise chiome veniva deputata al sacro ministero, e trascorsi dieci anni per apprenderne le funzioni, pel corso di altrettanti
lle stesse, soggetta ad esser punita con verga dal gran Sacerdote, se per sua negligenza estinto si fosse il Sacro fuoco, d
e quivi lasciavansi miseramente a perire. Se così severi però furono per esse i castighi ; larghi d’altronde erano i loro
me, e sempre forte, Non sa temer fortuna ancor funesta, E bella appar per lei l’istessa morte. Ella fiamme d’onor nell’alma
i, tutto conturbato negli affetti non vide altro mezzo più espediente per ovviare il futuro suo scorno, che con incredibile
dito saltando dal seno della madre nella testa del padre, quivi fissò per ben tre mesi con modo più nobile la sua dimora. A
e ravvisando crescere sempre più con suo maggior dolore il gran peso, per man di Vulcano si fè in due parti aprire il capo,
e il gran peso, per man di Vulcano si fè in due parti aprire il capo, per osservar cosa fosse del suo tormento il motivo. V
re una bambina ben grande, e tutt’armata, che intorno a se addolorato per la terribile percossa con bella garbatezza saltan
fia impertanto questa Dea dell’amor di se stessa, e molto più superba per la vittoria ottenuta contro il competitore Nettun
sibile dolore della sua fronte percossa da iterati colpi di navicella per man della Dea accigliata ; sichè non potendone pi
tendone più soffrire l’acerbità avrebbe a se stessa tolta la vita, se per favore delle sua rivale istessa, o per grazia deg
a se stessa tolta la vita, se per favore delle sua rivale istessa, o per grazia degli Dei impietositi a suoi tormenti non
imil castigo fù inoltre soggetta la infelice Babilonese Dirce. Questa per aver un di mossa non sò da qual furia di passione
mmo suo scorno privata dell’antico suo essere, e trasformata in pesce per unir così le amare lagrime delle sue aventure col
luto annebiarle, benchè sol collo sguardo, il suo vergineo candore. E per qual altra cagione invero privato venne del prezi
apelli della bella Medusa, se non perchè erano stati essi la cagione, per cui l’appassionato Nettuno senza rispettare il sa
, e profetessa figlia di Priamo Cassandra rifuggiatasi nel suo tempio per soccorso, e salute ? Illustri esempii questi si f
ancia nelle battaglie, mentre sotto tal nome era tal Dea riconosciuta per presidente delle guerre, e protettrice degl’Eroi.
e ella si vuol nata, o almen secondo altri educata. Fù nominata Cesia per indicar il ceruleo de’ graziosi suoi occhi. Final
azza, ove dipinta era la terribil testa di Medusa coverta di serpenti per capelli, giusta la descrizione, che ne forma Virg
ectore divae Gorgona desecto vertentem lumina collo. Suo culto Roma per onorar questa Dea di Sapienza, non men che di cas
fù chi somigliasse ad ella. Febo, e Marte provar fatal quadrella Sol per costei, che dominò ogni core, Nemica di modestia,
perigli, e di dolcezza, Che di tosco, e di mel gl’uomini pasce. Cade per lei l’ingegno, e la fermezza, La teme, e adora l’
centi, o con castigate parole esporre il più essenziale. Dappoichè se per essa un di rompendo i bei legami della modestia s
a sventurata tant’oltre gloriarsi di tal naturale suo pregio ; mentre per volontà di Giunone, non altro nume fù astretta ad
mentre per volontà di Giunone, non altro nume fù astretta ad impalmar per marito, che il deforme storpiato Vulcano, pel qua
lti perciò da altri, ed in particolar da Marte ne ottenne, come ancor per sue figlie comunemente riconosconsi le tre grazie
une Afrodite, perche dalla sozza indicata spuma riconobbe i natali, e per la stessa ragione ancora al dir di Ausonio fù nom
e fin d’allora quasi di maturo senno dotata tutta sollecita si esibì per levatrice a sua madre nello sgravarsi del suo sec
ro i colpi del suo sdegno l’incauto Atteone figliuol di Aristeo. Egli per aver un di mentre divertivasi alla caccia data li
e seguace sua Ninfa. La infelice sorte di Orione da suoi dardi ucciso per aver tentato di far violenza ad Opi sua Ninfa ne
e Campagne del re di Calidone Eneo ? Il poco rispetto che ebbe questi per essa nell’escluderla dalle offerte delle primizie
ordinaria di questa Dea fosse stata la caccia, come sopra si è detto, per cui qual principal divinità de’cacciatori era com
imilmente chiamata, benchè gl’antichi Mitologi la distinsero, e forse per non attribuire a questa Dea di castità le leggier
volgevansi spesso i gentili mossi dalla pietà verso i loro defonti, e per la stessa ragione volendo discendere nell’inferno
a Cumana. Tal triplice suo potere in Cielo, in terra, e nell’inferno, per cui chiamasi cumunemente la Dea triforme, ingegno
ome chiaramente cel descrive l’Epico Latino. … In Eurotae ripis, aut per iuga cynthi Exerct Diana Choros, quem mille secul
olti monumenti degl’antichi scrittori. In questi fù costume immolarsi per man di Sacerdoti per legge Eunuchi umane vittime,
ntichi scrittori. In questi fù costume immolarsi per man di Sacerdoti per legge Eunuchi umane vittime, almeno secondo Erodo
hitettura di Ctesifonte, annoverato fra le sette maraviglie del mondo per la magnificenza del lavoro, per la rarità delle c
ato fra le sette maraviglie del mondo per la magnificenza del lavoro, per la rarità delle colonne, per le ricchezze delle S
el mondo per la magnificenza del lavoro, per la rarità delle colonne, per le ricchezze delle Statue, per l’ornamento delle
l lavoro, per la rarità delle colonne, per le ricchezze delle Statue, per l’ornamento delle pitture ; si chè per esso Efeso
per le ricchezze delle Statue, per l’ornamento delle pitture ; si chè per esso Efeso abitacolo una volta de’Cari, e de’Lele
pur al riferir di Capitolino ebbe a sperimentare le sue finali ruine per man de’Goti crudeli devastatori dell’Asia. Ca
Una divinità sempre la stessa, e non mai soggetta ad essere alterata per qualunque cagione, dissero i gentili il destino.
esto pensarono essi, che pendeva ogni cosa, e che nessun mezzo vi era per eluderne la forza. Quindi è, che domandato un dì
tti a credere in questa ineluttabile Deità, non così chiaro si scorge per la moltiplicità delle opinioni. A mio credere più
ntimur regnare Iovem. qual nodo più inestrigabile riuscir non dovea per gl’uomini di que’ secoli di tenebre, e di follie 
pingerlo bendato, se non che la sola nccessità aveva nel suo governo per guida ? E che altro dargli nelle mani quel libro,
i avevano la facoltà di leggere in quel libro gl’eventi ; ma qual prò per essi, e per gl’uomini, se neppur un’apice potevan
facoltà di leggere in quel libro gl’eventi ; ma qual prò per essi, e per gl’uomini, se neppur un’apice potevano togliere d
del fato, tali squarci si spiegano non pel fato detto il destino, ma per la forza, che in se serba la natura di produrre q
si dovrebbe certamente Saturno. La sua crudelià però nol fé riguardar per tale, nè mai ottener gli fece il bel titolo di pa
tale, nè mai ottener gli fece il bel titolo di padre degli Dei a lui per natural dritto dovuto. Campato questi dallo sdegn
natural dritto dovuto. Campato questi dallo sdegno d’Urano suo padre per cura di Titea, si indocile si dimostrò nei consig
ro nei tratti, che non sol si fè usurpatore del Regno dovuto a Titano per dritto di primogenitura ; ma con mano audace anco
figli, nè i barbari consigli di divorare ogni maschile sua prole, si per mantenere inviolata al suo fratello la fede, come
e sua prole, si per mantenere inviolata al suo fratello la fede, come per perpetuarsi nel suo regno la sede, gli furono di
in giorno sempre più ingelosendo il suo figlio Giove, fù la cagione, per cui obliando questi tutti i dritti paterni con ma
A tal infausto fato impertanto piegando egli l’afflitto nume il capo, per non essere sempre ramingo in terra veloce i passi
on essere sempre ramingo in terra veloce i passi mosse verso l’Italia per provar quivi qualche novella fortuna. In umile at
l’aggiungono sul dorso le ali, ed una ambollina al suo fianco, quelle per dinotar la velocità del tempo, questa il corso se
giano Sonetto D uplice aspetto in Maestà Suprema Dimostra per donar leggi alla terra Il Nume della pace, e dell
parabile Giano ben sapendo, che la vera gloria, e la perenne felicità per dono del Clelo unicamente si ottiene, mosso da di
monie la gloria ; quali ottime qualità ammirando i sudditi spettatori per un Nume più tosto, che per loro Re lo canonizzaro
ime qualità ammirando i sudditi spettatori per un Nume più tosto, che per loro Re lo canonizzarono benchè ancor vivo. Suo
to perciò Clavigero qual’inventore de’ chiavistelli delle porte dette per questo Ianua dal proprio suo nome, se pur non din
l proprio suo nome, se pur non dinoti con quella esser egli la porta, per cui sol le umane preci potevano avere accesso pre
te inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso con Tazio, quale per prescritto del successore Numa sempre dovea tener
l figlio appena nato. A questa quindi attribuir si deve la colpa, che per sottrarre al giusto sdegno del regnator dell’Olim
è giunto non fosse alla età di poter produrre i suoi effetti ; benchè per altro al vederlo Essa contro il suo genio perduto
il suo genio perduto amante della giovanetta Psiche, la prima poi fù per voler del cielo a tracannare l’amarezza di frutto
e Monarca con poche circostanze a lui più da presso appartenenti sarà per me unicamente l’obietto. Chi fù Plutone. Riconob
agnato, e solo rimasto sarehbe perpetuamente sul trono. E chi in vero per soddisfar le sue brame avrebbe voluto infelicitar
or divorava chiunque osato avesse sloggiar via da quel luogo : benchè per altro dicesi essere stato incatenato da Ercole di
cgno, che nessun del suo regno disserrar mai più poteva quella porta, per cui ebbe una volta in quel luogo l’ingresso(1)
gri, che gli sono allato. Conforto dell’afflitto, ed impotente, Vince per tutto, e pur non pugna armato, Ristoro della vita
ad esso Giove sotto foggie mortali in grazia gli chiese un favore, e per stige l’obbligò a serbarle la promessa. Manifestò
forze di uomini, e donne radunate da lui stesso in soccorso : benchè per altro si generoso portossi co’vinti, che sembrò a
alcun male. Sue vendette. Tali viscere di Padre però non serbò egli per chiunque ardiva vilipenderlo, ma geloso de’suoi d
detta. I frutti di sua collera sperimentò e un Penteo Re di Tebe, che per aver impedito le sue feste fù dalla Madre istessa
r aver impedito le sue feste fù dalla Madre istessa oltre il consueto per cagion di questo Dio infuriata miseramente trafit
gion di questo Dio infuriata miseramente trafitto ; e le Meneidi, che per aver lavorato nel giorno delle sue feste, ebbero
orma col divenir pipistrelli ; e finalmente un Licurgo di Tracia, che per aver voluto distruggere le viti sacre a questo Me
ostra nel poter la Dea Tellura, Che tutti unisce i pregi di natura, E per essa il mortal teme la morte. Ella forma dell’uom
i questa gran figlia di Urano, e di Gea, detta comunemente Magna Dea, per esporre con ben purgata penna quanto di più magni
nudriti co’ dolci frutti delle sue beneficenze più care, questo forma per essa la gloria più bella del suo essere, ed il pi
corpi, come non pingere assisa su ben ordinato carro quella Dea, che per la terra istessa comunemente fù presa ? Se feroci
stata’già vinta, come non ligare al suo carro animali i più indomiti per natura, ed ammanziti sol per portento ? Se sulla
gare al suo carro animali i più indomiti per natura, ed ammanziti sol per portento ? Se sulla terra son costruite per ornam
natura, ed ammanziti sol per portento ? Se sulla terra son costruite per ornamento, e difesa torri, e castella, come non a
re alcuni di essi colla statua sulle spalle correvano quasi frenetici per le strade fra il trambusto di più suoni, altri qu
detta venne Lavazione. Gli osceni canti però, che non saprei dire se per onore, o per profanazione ripetevansi da que’scia
Lavazione. Gli osceni canti però, che non saprei dire se per onore, o per profanazione ripetevansi da que’sciagurati innanz
Agost. lib. 2. de civ. Dei meritano esser sepolti nel seno dell’oblio per comun bene, e vantaggio. Cap. XX. Proserpin
il guardo suo destina. Quando a rapirla il fier Plutone si mosse Ella per dimostrar la sua fermezza La lunga barba a pelo a
i di fiori, e perciò ben sovente distaccavasi del fianco di sua madre per andar ne’campi, e quivi divertirsi insiem con qua
dal continuo pensiere di restar solo sul trono abborrito, e negletto, per alleviarsi da suoi affanni montò un giorno il suo
vagheggiarle lo sguardo vide la bella Proserpina primeggiar fra tutte per le sorprendenti sue doti. Tal vistosa figura pose
orse ad involarla. Resistè alle sue insolenza la Dea, e strappandogli per disprezzo la barba, a tutto potere ingegnorsi sca
da bramata, e con rapida velocità seco la menò nel tartareo suo regno per farla seco sedere in qualità di sposa sul trono(1
novella speranza, e cedendo al sovrano volere rivolse il suo affetto per legge di sola necessità all’una volta odiato suo
ravvisandolo con soverchia parzialità trattar colla figlia di Cocito per nome Menta ingelosita cangiò questa in erba dello
ardello di narcisi, onde rammentar sempre la causa, e la circostanza, per cui sposa di quel Nume addivenne. Per quest’ultim
datrice della terra, e tanto era il rispetto, che quel popole nudriva per essa, che il giuramento dato in suo nome non solo
gini vistose risvegliasse negli animi di tutti i più affettuosi sensi per esse, acciò rapiti in tal guisa dalla dignità del
gloria. Ma che il vizio poi degno sempre di vitupero, e d’infamia si per sua natura, che per le funeste sue conseguenze fo
izio poi degno sempre di vitupero, e d’infamia si per sua natura, che per le funeste sue conseguenze fosse stato da que’sci
da tali mostri infelicemente assaliti dovè esser la infausta cagione, per cui per tenerli mai sempre lontani se ci mostraro
mostri infelicemente assaliti dovè esser la infausta cagione, per cui per tenerli mai sempre lontani se ci mostrarono da vi
virtù, quanto degna in se stessa, altrettanto disprezzata da mortali per cagion del perverso lor animo pingesi nuda per di
disprezzata da mortali per cagion del perverso lor animo pingesi nuda per dimostrare la sua semplicità, e schiettezza. Port
mostrare la sua semplicità, e schiettezza. Porta in mano uno specchio per additar, che essa non può esser guardata, che da
può essere intercettato, ma non mai suffocato dalle nubi, può restar per poco tempo nascosta, ma non mai del tutto depress
E da chi altro mai, eceettuati i bambini con poche anime avventurate per la divina grazia, che le cinge, e sostiene, un ta
scudo all’uom quando la trova. Annotazioni. Quella gran dote, per le quale sola, al dir di Cic. lib. 1. de off. ven
orati col bel titolo di uomini dabbene è appunto la giustizia, mentre per essa non uscendo l’uomo dalla sua sfera sarà amic
ertà da alcun ligame non avvinta. Vien fiangheggiata da due fanciulle per indicare il suo scopo di mantenere intatta nei po
cenza, e la pace. Mostra finalmente un sembiante non tristo, nè lieto per significar esser proprio di chi l’amministre acco
a pietà dolce istinto de’ cuori ben fatti pingesi seder su d’un monte per indicare l’altezza, cui si sublima chi la pruova.
nel sen di gioia un rivo. D’essa l’imperio passa oltre la morte, Cade per lei qualunque pena amara, E dan dolce piacer le s
etto e fedele. Che se finalmente d’una picca armata si scorge tutto é per far fronte alla menzogna, ed alla calunnia, che l
braccia a lui con dolce amore Condannando del mondo i rei costumi. E per mostrar d’amor l’opra più bella Al vecchio, che p
i rei costumi. E per mostrar d’amor l’opra più bella Al vecchio, che per fame è fatto un gelo In bocca dà la filïal mammel
lle carceri del disgraziato suo Padre, che col proprio latte nudrisce per prolungargli la vita son troppo note a chiunque h
poco conto oggi si faccia di tal principale virtù è stata la ragione, per cui nella morale del sonetto si è conchiuso, che
mortali sù tal fatto abbastanza rilevasi dalla necessità di tal virtù per ben oprare, essendo essa al dir di G. Cristo in S
vince ne’pregi ogni tesoro, Ogni affanno da lei vien calpestato, Che per giovare altrui scorda il suo stato, Fonte inesaus
d il papiro son veramente i caratteri della sincera amicizia : quello per indicare la incorruttibilità, questo per scovrire
la sincera amicizia : quello per indicare la incorruttibilità, questo per scovrire la stabilità de’suoi precetti. Ma chi og
omini relinquit, siamo amici di si bella virtù tanto da Dio inculcata per essere così amici di colui, che disse Ioan. 15 Vo
benigna in ogni tempo aïta. Non paventa il rigore, i torti scorda, Nè per offesa mai cangia desìo, Nè in alcun tempo alle p
legrezza Sonetto D onna gentil, che immota ognor si stà, Nè per stanchezza mai raffrena il piè, Serto rëal colla
embra esser maggiore degli stessi Monarchi. Porta finalmente l’ancora per denotar la gioia de’ naviganti sulle mosse di giu
innova, Tal che in lei stà riunita ogni bellezza. Ogni contento l’Uom per essa prova, Questa è felicità vera ricchezza, Che
mpre ricerca, e mai non trova. Annotazioni. La felicità mostra per sua insegna il caducco, onde designare, che con q
e favella essa fù creduta messaggiera di Giove, e sempre riconosciuta per annunziatrice indifferente della verità, e della
i occhi fa sì, che l’uomo non ri accorga della occasione offertasi, e per tale ignoranza la perde. Essendo dunque così impa
ali attribuzioni la vera idea del travaglio eterno compagno dell’uomo per la sentenza contro lui fulminata dall’Eterno nell
ell’Edem. Gen. 3. Sebbene però da tal ritratto chiaro rilevasi quanto per l’uomo penoso sia il travaglio, pur chi seriament
fuggirlo atterrito, intrepido, e con piacere ne sosterebbe l’amarezza per gustarne un tempo la desiderata dolcezza, giusta
imagine di questo sventurato uomo, che stringesi un serpe al seno, e per disperazione vuol abbeverarsi di quel mortale vel
eme, suda, e in modo strano Cerca di tutti far crudo macello, E morde per furor la propria mano. Mortal rifletti a un sì fa
crine disciolto, e di altre strane sue attitudini ? Eppure i Gentili per meglio farne conoscere il danno la fecero precede
ompire suoi rei disegni, ed il timone dimostra, che essa si aggira da per tutto in mare ed in terra perseguitando chiunque
er iniurias. Questo fatto varrebbe a confondere ogni vindicativo, che per dar la vinta alle sue passioni dietro si butta il
effigiato ritratto della credeltà denigrante non poco la umana natura per la vivacità de’suoi colori bisogno non ha di spie
un Uomo ignuto è trascinato. Alza cinta di serpi empia facella, Entra per tutto, e cauta ognor favella Ma il suo parlar rid
ella donna, perchè bellamente s’induce nell’animo di chi l’ascolta, e per tal cagione poi un serpe si mira escirle di bocca
che accusa, perchè è suo proprio vestire col manto della compassione per ottenere più facilmente l’intento lo sventurato c
ognuno ad abbominar tal mostro, se vuol essere amico di quel Dio, che per Geremia al 7. così si protesta : Advenae, et pupi
rdisce, suda, e gela Mentre il suo gran poter cresce, e dilata. Corre per tutto, e ricompensa brama, Il labro scioglie, e p
i barbaramente seduce. E qual figura in vera di questa più espressiva per indicar la rea qualità de’ fraudolenti, che con b
tutte l’ore. Porta un mantice in man, che desta ardore, Ed un flagel per fulminar le genti, Vaga sol di querele, e di lame
l di querele, e di lamenti. Nè l’averno contien furia peggiore. Corre per tutto, ed infiammar procura Popoli all’armi, che
i labri fan veramente orrore. Del mantice ella la iniqua donna fa uso per muovere gli affetti allo sdegno ; del flagello si
na fa uso per muovere gli affetti allo sdegno ; del flagello si serve per aizzare contro uno l’altro uomo ; vera madre d’in
atura son cosi vivamente descritti, che bisognerebbe occhio non avere per non ravvisarne i sfavillanti colori. Li riffetta
er sembra sospinto, Gli affanni da sua man sembran distrutti, Crescon per esso i fiumicelli asciutti In atto di danzar col
ra le immense sfere Quel che fia, quel che fù tutto hò presente. Anzi per esso a chiare note io veggo Cader le penne, e i f
tore invero, che all’ opinar di più scrittori compose ben sei cantici per piangere il commesso suo fallo, ed ottenerne dall
el tenebroso seno del obblio. Per essa vivono alla immortalità quanti per le scienze, o per le arti nella umana società si
del obblio. Per essa vivono alla immortalità quanti per le scienze, o per le arti nella umana società si distinsero. Per es
santuario della dottrina, che senza la scorta di arte si nobile, che per lui è il filo di Arianna nel laberinto dì Creta,
ecco perciò il bisogno di conoscere con distinzione queste tre parti, per poterle quindi con felicità maneggiare. 1. L’Esor
il poema è sagrato. Nè s’ induca ad imitar di leggieri il degnissimo per altro Iacopo Sannazzaro, che nel poema de partu V
ione ; altrimenti l’ episodio tutto che maraviglioso sarà considerato per pregio affettato, e perciò improprio, calzando be
nosce, che restringere in pochi detti il maneggiato argomento, mentre per questo ufficio appunto essa richiede grand’ arte.
hiede grand’ arte. In essa gli animi debbon ricevere le ultime scosse per abbandonarsi ad un dolce ingombrante stupore. Or
tutt’ i suoi rapporti ; in modo però che oscuro non diventi il poema per la troppo ricercatezza, ne per la soverchia sempl
o però che oscuro non diventi il poema per la troppo ricercatezza, ne per la soverchia semplicità triviale. 2. Si ricordino
a, ne per la soverchia semplicità triviale. 2. Si ricordino di tenere per una sillaba sola, fuorchè nella fine del verso, l
i, che non lo sono, come mas stoso glorioso ecc : si possono prendere per una, o due sillabe secondo che lo richiede l’armo
A quest’ultima legge però vorrei, che non aderissero in modo, sicchè per essere esatti osservatori di essa abbiano a fare
tori assai sovente preferito. 3. Non facciansi finalmente lecito usar per poetiche licenze una voce per un’ altra, e dire p
3. Non facciansi finalmente lecito usar per poetiche licenze una voce per un’ altra, e dire per esempio col Tasso Cero per
mente lecito usar per poetiche licenze una voce per un’ altra, e dire per esempio col Tasso Cero per chiedo, col Metastasio
che licenze una voce per un’ altra, e dire per esempio col Tasso Cero per chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec :
e dire per esempio col Tasso Cero per chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec : piochè sebbene da questi valentuomin
, che commuovono ; anzi tanta è stata la forza della sua armonia, che per esso è stato dato moto, numero, e legge alle musi
nel Inglese romanziere Walder-Scot le immense ballate degli Scozzesi per conoscere quanta sia la potestà, ed il valore del
, tarpate vedrebbe un tal chiesto Oratore dal suo intelletto le piume per sollevarsi a fare un parelio in faccia a tal sole
llungavano, ed accorciavano le strofe secondo più li riusciva commodo per spiegare quelle immagini che il lor genio più, o
versità de’metri sotto distinti nomi conosciuti in quest’arte. Quindi per dar io un poetico saggio quanto più possibil fia
presi sotto l’ ampio genere di poesia si Lirica, che Epica ; restando per altro i lettori nella prevenzione, che essendo la
Cap. III. Del disillabo e trisillabo Il verso di due sillabe per la sua brevità, e ristrettezza è quasi intrattabi
r la sua brevità, e ristrettezza è quasi intrattabile nella poesia, e per quanto si affaticasse un ingegno mai non può far
di urtare in simile scoglio, ma si contentino di conoscerlo soltanto per sapere di ciò, che la nostra poesia è capace. Ecc
, che si congeda dal figlio Teseo, che si porta al laberinto di Creta per combattere il Minotauro. Se cadrai Ma se avvie
endo il primo libero, ed il quarto colla stessa legge spiegata, quale per altro non è indispensabile, come chiaro può scorg
divisata nel capitolo precedente, mentre basta averlo detto una volta per sempre. L’ accento in questo verso cade alla quin
he alla sola sesta, ossia penultima sillaba il loro accento, restando per forza della rima obligato il solo secondo col ter
spoglia, Getta tutto in seno all’ onde Or la vela in acqua và. Sol per dir che si salvò. Cap. VII. Dello sdrucci
Questo verso quantunque a rima non soggetto, difficile però si è si per lo estemporaneo, che per lo scrivere. Dicesi sdru
a rima non soggetto, difficile però si è si per lo estemporaneo, che per lo scrivere. Dicesi sdrucciolo, perchè le ultime
iriche, e specialmente nel ditirambo, in cui fa maggior pompa, sempre per altro adattabile assai più al boscareccio, che al
in tal caso la metà dell’applauso si ottiene da un pubblico prevenuto per la cosa istessa, e non è da menticarsi unicamente
canto, e che dal nulla cerca di ritrarre corpi meravigliosi, e grandi per solo effetto della fervida sua immaginazione, com
o ecco l’intreccio di un tal metro. Questa ode è formata di sei versi per ogni strofa, il primo sdrucciolo, il secondo sett
Dopo il lungo incredibile travaglio sostenuto da questi grand’ uomini per recarla alla sua perfezione, altra bellezza non h
osi autori. Quindi si fù, che i posteri conoscendone la difficoltà, o per dir meglio la sua inutilità via la bandirono dall
le legge di rime, che si succedono rapidamente le une alle altre ; ma per dir vero a trattar questo metro bisogna esservi c
soffrir dovrò Trovata hò la mercè Nè meco unir potrò Miglior tomba per te Quel resto almeno. Fia questo petto Ca
e il forte delle conclusioni, evitando mai sempre però tutt’i plurali per tronchi, come i dolor, i can, gli uccel, ecc. men
ssimo degli errori. L’ottonario coronato dunque costa di cinque versi per ogni strofa, il primo è un ottonario piano, ed an
i moltiplici metri della toscana poesia miransi alcuni poco praticati per le grandi difficoltà, che presentano ; questo met
coltà, che presentano ; questo metro all’opposto vien poco maneggiato per la soverchia sua faciltà. Nel suol della Francia
di questi, in tal metro si dilettarono scrivere delle molte comedie, per cui un tal verso comunemente divenne la delizia,
due liberi, e due rimati dagli Italiani si volle compreso. Quantunque per altro un tal verso familiare piuttosto sia, e tri
a fantasia contribuisce non poco alla sua nobillà, ed altezza. Tale è per avventura la comedia intitolata Diogene nella bot
atura, e la misura d’un tal verso appongo giusta il consueto la norma per la pratica. Teseo, che condanna Ippolito a mort
on mille modi Ligia di gelosia, La troppo infame accusa. E spesso per tal causa Il credulo, e spietato Ogni ragione o
io, in cui non pochi ingegni han fatto naufragio. La vera ode alcaica per le sue gran difficoltá da qualcuno, o da nessuno
ue gran difficoltá da qualcuno, o da nessuno forse è trattata, benchè per altro adattata sia ad ogni argomento, e molto più
senza dubbio, sembra il laberinto di Creto hà bisogno d’un saldo filo per scorta, ma senza aspettarlo dalla favolosa Ariann
tarlo dalla favolosa Arianna si avrà dall’esempio seguente, nel quale per maggior intelligenza di coloro, che vorranno, e s
nza fallir dannato Era l’afflitta Troia, Misera ! è già spirato E per la moglie ingiusta La madre lagrimosa Perduta a
con fatal consiglio Perchè ti generai ? Dall’alta torre il getta, E per donarti aita E il campo soddisfò ; A tanto ti s
più sposa, Perchè figlio, perchè E madre più non son. Io non morii per te ? Ecco di già perduta Povero sangue mio L’
usi. Il novenario perchè metro sciocco, rozzo, ed astruso inflettente per altro anch’esso sulla fine non è da veruno di buo
lettente per altro anch’esso sulla fine non è da veruno di buon senno per avventura maneggiato. Ne metto perciò un brevissi
o per avventura maneggiato. Ne metto perciò un brevissimo esempio sol per fare conoscere, che nella nostra lingua si rattro
conoscere, che nella nostra lingua si rattrova un tal metro, non già per adescare i giovani ad invaghirsene. Se per te
a un tal metro, non già per adescare i giovani ad invaghirsene. Se per te a tanto son costretto, Quanta ubbidienza al co
ualunque natura si siano nella più bella, e grandiosa maniera, merita per ogni rapporto la preferenza fra i molti, e degno
tura, non altrimenti che il secondo, che è tronco rima col quarto. Ma per non dilungarmi a darne due norme distinte l’uno,
el padre l’amor non ignora Egli stesso la deve svenar. Cosi esposto ; per forza il guerriero A ubbidir con minacce s’induce
o sia accorto a disporre al secondo verso il cambiamento del pensiere per trovarsi colla rima adattata alla stanza seguente
Questa nella effervescenza delle sue passioni d’un tal metro servissi per esporre i moltiplici diversi affetti, da quali ti
anzi estinto. D’Orazio la sorella afflitta, anziosa Sente, che un gel per l’ossa appien le scorre, L’oste per incontrar tut
flitta, anziosa Sente, che un gel per l’ossa appien le scorre, L’oste per incontrar tutt’affannosa Afflitta accorre. Vista
ama : Romani or che faremo Qual sarà di costor la giusta sorte ? Roma per essi fù al periglio estremo Perciò a ragione io l
sto mar forte tragitta Dice : Romani è vano uu tal dolore Quanto feci per voi ciascun rammenti, E più che morte il suo ross
Qual passo astruso pe’poveri compositori ! Questo terri bil metro è per consenso di tutt’i conoscitori dell’arte pressoch
ticabile. Ed in vero se la terza rima piana incontra molte difficoltà per la sua concatenazione, quante maggiori dovrà aver
ntre quì il poeta deve dire, ciò che può, non gïa ciò, chevuole, e se per accidente s’incoutra a terminare il sccondo verso
e Sirti senza poter più nè avvanzarsi, nè dare indietro. Un tal metro per altro non sembra affatto adattabile a cose eroich
le a cose eroiche, guerriere, funebri ec. ma pare assolutamente fatto per dialoghi pastorali, e cose boscarecce. Eccone l’e
Ecora ; Ma tu ti mordi il labbro ? alcerto io dubito, Che fremi ancor per la rubata pecora. Tit. Uranio mio possa morir di
anio mio possa morir di subito Quel Melibeo mascalzon ladrissimo, Che per batterlo ier mi svolsi il gubito. Tre mesi son, c
er mi svolsi il gubito. Tre mesi son, che il mio capron bellissimo Fe per que’greppi divorando bacchere, E i cespi apria co
ap. XX. Della pastorale. Questo metro benchè rare volte trattato per le difficoltà, che in se racchiude, contiene per
rare volte trattato per le difficoltà, che in se racchiude, contiene per altro mille bellezze allorchè è ben maneggiato. E
gerista di Ulisse, e l’apologista della Grecia fù vinto da Esiodo non per altro, se non perchè quegli a suo solito cantó ge
etto con sommo piacere degli spettatori ; lo che poi fù la occasione, per cui Omero, vecchio pittor delle memorie antiche,
casione, per cui Omero, vecchio pittor delle memorie antiche, volendo per vendetta satirizzare i Greci un di tanto esaltati
in d’allora l’ode pastorale avvanzò più di credito, e Teocrito trasse per essa non pochi onori, e ricchezze in Sicilia. Man
asse per essa non pochi onori, e ricchezze in Sicilia. Mancò l’Italia per più secoli della vera pastorale di Esiodo, e sebb
di Esiodo. Due componimenti di tal natura a bella posta ei fece, uno per Lilla, per Cirene l’altro, entrambi però avvelena
Due componimenti di tal natura a bella posta ei fece, uno per Lilla, per Cirene l’altro, entrambi però avvelenati dal depr
icino il chiarissimo Senatore Vincenzio da Filicaia. Tal componimento per legge di sua lunghezza deve contenere non meno di
armi, e la baldanza rea Mai non piegò la fronte ; Pari al signor, che per l’altrui delitti Sparse di sangue un fonte ; Tal’
, che per l’altrui delitti Sparse di sangue un fonte ; Tal’egli offre per tutti la sua vita, E invoca dal gran Dio Dicendo 
e delle stesse più vili feminuccie ; mentre esser ragionevole non v’è per vil che sia, che non presuma tastare il polzo, e
i è caduto iu potere degl’ingegni i più che dozzinali ; ne mente vi è per limitata che sia, che non ardisce calzare lo stre
izioni, e molto più in questa, che di tutte è la più nobile mi spinge per un momento almeno a trattarla. Ci si sia adunque
chiarezza se mai è lungo, senza offenderne l’andamento se è breve. Or per ben riuscirvi bisogna, che ogni parte del Sonetto
ltima parte però perchè in preferenza delle altre la ragion contiene, per cui maestoso, e bello risulti il Sonetto, essa in
, e non rispose » o di mille altri sonetti, e mille altri autori, che per brevità io tralascio ? In questi, come in tanti e
o accenneremo, tutte partono da questi modelli, ed ad essi si possono per conseguenza riferire. Può rimare il Sonetto per r
ed ad essi si possono per conseguenza riferire. Può rimare il Sonetto per rapporto ai due quadernarii, o nel primo, e terzo
o, secondo, e quarto verso, o nel primo, e quarto, secondo, e terzo : per rapporto poi alle terzine, sogliono esse rimare c
i è la più usita ta. Venendo poi alla pratica, sebbene potrei addurre per norma i più belli Sonetti, che sotto un tal tripl
o il meno, e il più, E fa dir facilmente il si, e il nò. Abbia dunque per norma chi è quaggiù La maschera evitare, ed io be
e lo scherno Vedrà che puote il mio crudel furore, Avrà il mio spirto per compagno eterno Quel crudel, che di me volle lo s
so le tracce, e le norme siegue del Sonetto in generale. Suole questo per lo più darsi agli Estemporanei ; non saprei però
le questo per lo più darsi agli Estemporanei ; non saprei però se più per scandagliarne le bravure, o per facilitarne viepp
Estemporanei ; non saprei però se più per scandagliarne le bravure, o per facilitarne vieppiù l’impresa ; mentre il poeta a
ganno ; Inganno Chè il Ciel contro di me tuona, e balena. Balena Come per me il favor cangiò del fato ? Fato Tardi conosco
toscano costa di sillabe, cosí di piedi è composto il latino ; e come per la disposta unione di quelle camina il primo con
isposta unione di quelle camina il primo con allettante armonia, così per l’ordinato misto di questi sonoro si rende il sec
oè il Tribraco, il Dattilo, e l’Anapesto. I. Lo spondeo, di cui un di per la sua gravità facevasi grand’uso ne’ sacrificii,
armina ecc. VI. L’Anapesto finalmente è l’opposto del Dattilo, perchè per esso nelle danze in un modo tutto diverso dei dat
ssar oltre fa di mestieri avvertire, che una sillaba benchè sia breve per sua natura, pur se finisce con consonante, e con
questo esempio : Christus colendus l’us della parola Christus, che per la Reg. L. del nuovo Met. è breve, perchè seguita
omincia da consonante diventa lunga, e quindi la voce intera Christus per tal’accidente da Trocheo passa a Spondeo, lo che
ggregato di più piedi, che costituisce quell’armoniaca tessitura, che per antonomasia appellasi Verso siccome in rapporto a
o, d’uno Spondeo forzoso, e di due Anapesti anch’essi forzosi, benchè per altro comunemente si scande per due piedi Dattili
ue Anapesti anch’essi forzosi, benchè per altro comunemente si scande per due piedi Dattili, o Spondei come siansi ed una c
est lucrum. Ter. Ad. I Dimetri soli perche più brevi hanno conservata per metà l’antichià di lor composizione, mentre il so
1. Od. 1. III. L’ Innominato primo, che è più lungo dell’ Asclepiadeo per quattro sillabe costa d’uno Spondeo, d’un Dattilo
ribuit Iupiter ulcimam. Or. lib. 1. Od. 11. IV. L’ Innominato secondo per altro poco usato è uguale all’ Asclepiadeo almeno
d un titolato, che combattuto da diversi sinistri accidenti gli resta per fine il solo titolo senza patrimonio. Imperocchè
decorato del semplice nome, e privo della tessitura primiera ; benchè per altro coll’aver ricevuto un valore equivalente al
a poesia latina passando sotto silenzio la diversità de’ componimenti per ragion della materia, nè brigandomi delle composi
e specie chiamate Tricolon Tetrastrophon, voci, che ho dovuto apporre per non imbrogliare i giovani nella lettura di questo
dietro lunga lettura non si passi all’ esercizio, ed all’uso. Quindi per invogliare i Giovanetti a tale impresa, pria di s
e i primi saggi del Gentilesimo burlarsi degli stessi lor Dei ? Basta per tutti ascoltar le derisioni, che degli Egiziani D
on sieguono i belli lumi della ragione, di cui, quasi di sicura guida per ben oprare, arricchiti vennero graziosamente da D
io : Lucr. de reb. Nat. L. V. Primus in Orbe Deos fecit timor. Sò ben per altro non esservi documento istorico, che valga a
si. Questi co’loro atroci delitti cercarono muover guerra al cielo, e per ciò estinti per giusto giudizio di Dio, come di t
ro atroci delitti cercarono muover guerra al cielo, e per ciò estinti per giusto giudizio di Dio, come di tratto in tratto
uell’ Amazone de’ Giudei Giuditta nel dare a Dio l’ Eucaristico Canto per l’ ottenuta vittoria contro Oloferne con singolar
gran duce degl’ Assirii non col braccio de’ Titani, o de’ Giganti, ma per la mano della sua debelezza : Nec filii Titan ,
ere in sua vece la condizione de’bruti, che in essi non riconescevano per natura, fingevano mille metamorfisi, ed esprimeva
ed esprimevano le lero deità co’nomi di quadrupedi, di volatili ecc. per colorire in tal modo le deturpanti loro azioni. O
morti finalmente divorarli. Quale cosa ben sapendo Ulisse nel passar per quel luogo con tutti i suoi, a questi turò con ce
di Plinio le Sirene. Nel senso morale però molti non senza fondamento per le dette Sirene intendono alcune donne di deprava
n altrettanti lacci attiravano al lor seno gl’ incauti viaggiatori, e per sensuali diletti li spogliavano delle loro sostan
uroso affare meritava al certo qualche ricompensa, che perciò Nettuno per non sembrargli ingrato lo trasse dalle native ond
Capricorno. Sua contesa cou Minerva. 2. Questo Cavallo perchè sorto per arte miracolosa di Nettuno fù tenuto pel principe
pel principe fra destrieri distinto sotto il nome Hyppius, e Nettuno per questa sua bravura acquistò dritto su cavalli e m
ti delitti. Sue nozze. Suoi nomi. Suo ritratte. Suo culto. (1). Numa per consiglio, ed insinuazione della Dea Egeria chies
cudo, e con esso altri ben molti del tutto, simili al primo costruiti per sua ordinanza da un certo Mamurio. Tali sacerdoti
iunte le calende di Marzo preceduti dal principale fra essi portavano per tutta la Città detti scudi, detti Ancili, con fes
causata dal latte versato dalla bocca dell’infante Nume distaccatosi per un momento dalle poppe di sua nutrice Giuuone. Fo
el dire chi fra tutti i banditori del vangelo fù di Paolo più sublime per la cognizione delle cose celesti ? Chi di esso pi
orinti al 5 : Pro. Christo legatione fungimur tanquam Deo exhortante per nos, obsecramus pro Christo reconciliamini Deo ?
a penna di non pochi nell’ esser decantati, e descritti. Quindi Iddio per rimuovere sempre più i suoi Ebrei dal culto, e da
iù i suoi Ebrei dal culto, e dal rito de’ Gentili, nel seno de’ quali per moltissimi lustri vivevano nell’Egitto, del tutto
icabis illud sectis lapidibus. Che se tal legge del patto antico oggi per istituzione di Silvestro papa è del tutto abolita
neide fà Virgilio delle affannose voci di questa Dea recatasi da Eolo per ajuto, non che delle consolanti parole, che quest
eti celebravansi da gentili, soprattutto in tempo di notte, non sò se per onorar più raccolti i loro Dei, o per attendere p
to in tempo di notte, non sò se per onorar più raccolti i loro Dei, o per attendere più sfrontati ad ogni sorta di oscenità
ro Dei, o per attendere più sfrontati ad ogni sorta di oscenità degne per altro da tacersi, come consiglia Arnob. lib, 5 Sa
e veglie, e le lucernarie preci degl’antichi fedeli, nonchè calunniar per pagana la vera Chiesa di Cristo. Chi fù Vesta, Su
l quale sebbene fosse stato rapilo de Greci, ed altronde recato, pure per mezzo di Diomede di bel nuovo pervennc nelle mani
gio delle Vestali era, che incontrandosi colli stessi consoli, questi per rispetto alla loro dignità o doveano deviare del
fabil mistero si spedirono dicendo, che Giove si fece fendere il capo per farlo uscir fuori. Sue vendette. Suoi nomi. Suo r
Minerva fù la Principessa Nittimene, che mal servendosi delle tenebre per ingannare il suo padre Nitteo, onde conseguirne l
Per questa ragione Demostene qualora imprese a deridere gli Ateniesi per la ricevuta ingiuria di audarne in bando prese a
ù il suo depravato disegno, con ragione pagò il fio del suo attentato per mano degl’ingannatori Sacerdoti di quel tempio, c
. Suoi nomi. Sue culto. (1). Non fuor di ragione fù l’amor di Venere per la colomba in preferenza d’ogni altro animale. Im
giero Nume, se sorta non fosse in suo aiuto la bella Ninfa Peristea ; per la qual cosa corrucciato Cupido la trasformò in C
prae duro dente columbas. I tradita si guidiae sit tibi sacra Deae. E per la stessa ragione può dirsi, che ella tra fiori s
di dire, che la Verginità sempre porta seco la spada della pudicizia, per la quale essa recide le opere della carne, e supe
egli Apost. al 19 si legge. Quali poi sieno state tali argentee tecle per la diversità de’ sentimenti non è facile fissarlo
ndevasi in quel tempio seguendo in ciò le tracce del poeta Arato, che per mostrar qual in ciò fosse la sua mente disse : A
infallibile immutabilità, e prescienza del vero Dio non passi neppur per volo d’immaginazione la triste conseguenza tirata
ppur per volo d’immaginazione la triste conseguenza tirata da Gentili per la immobilità del lor destino : Desino fata Deum
enno invero si direbbe un agricoltore, un’ ammalato ec. Che solleciti per la divina prescienza l’uno si astenesse dal semin
medicine ; quanto più insano dunque dir non si dovrebbe chi commosso per la divina prescienza, disperato indietro si butta
o una volta con un’uccello vivo chiuso in mano portossi da un oracolo per sapere cosa egli rispondesse. La intenzione era d
, se lo diceva vivo, egli stringendolo facevalo morire ; ma l’oracolo per eludere l’inganno con invenzione più fina disse :
e secondo la tradizione degl’ Ebrei pascevasi di si barbare offerte ; per cui nel Levitico al 18 si legge : De semine tuo
ma benanche presso i Greci, Sciti, Traci, Africani, ed altri popoli ; per cui Lattanzio dopo aver esposte, e rampognate si
forza di questo Dio, i soli sacri esempii delle sventure di un Sichem per cagion di Dina Gen. 34. d’un Sansone per Dalila l
delle sventure di un Sichem per cagion di Dina Gen. 34. d’un Sansone per Dalila ludic. 16. d’un Ammone per Thamar. 2. Reg.
agion di Dina Gen. 34. d’un Sansone per Dalila ludic. 16. d’un Ammone per Thamar. 2. Reg. 13. ec. basterebbero a farci acqu
che l’adottò, e che sebbene lasciato venne sulle rive del Nilo, pure per speciale grazia fù presevato, e sottratto, e per
rive del Nilo, pure per speciale grazia fù presevato, e sottratto, e per questo appunto chiamato Mosè ? Bacco con grande a
ato Mosè ? Bacco con grande armata di uomini, e donne varcò l’Eritreo per la conquista delle Indie, e chi ignora aver Mosè
osè tragettato il mare istesso con nnmeroso stuolo di uomini, e donne per andar nella terra promessa ? Bacco prese vendetta
onosce aver Mosè punito Faraone, che ricusato avea lasciare il popolo per andare a sacrificare al lor Dio Signore ? Sue pro
munire le città colle torri contro gl’insulti nemici ; onde i sudditi per eternarne la memoria la effigiarono coronato di t
l celebre ratto non può con certezza definirsi. Molti antichi Storici per altro stimano esser derivato dall’antico ratto di
a Adioneo re di Epiro stante che la madre negata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi per questa la
re negata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi per questa la libertà de’ sei mesi di quella lo lasci
ciolto. Se perô un tal verso sciolto é della stessa natura del rimato per cagione della inflessione, e sol differente da qu
del rimato per cagione della inflessione, e sol differente da questo per la libertà della rima, io non scorgo per qual mot
, e sol differente da questo per la libertà della rima, io non scorgo per qual motivo ne doveva formare un capitolo a parte
sublimità devesi in esso singolarmente impiegare. Un tal verso serve per gli argomenti sublimi tragici, funebri, ma se si
ttare a tutte le composizioni riuscirebbe nauseante, e basso. Di esso per altro, come più analogo a tale intrapresa si son
da sapersi. (2). Di tutte le figure prescritte da maestri dell’arte per la intelligenza dei versi due soltanto perchè le
5 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
issimi sono, è vero, i Dizionarii delle favole eruditamente compilati per servire ai giovani, che si applicano alla intelli
si si ritrova, ed è che obbligato lo studente a leggere queste favole per salti, come lo richiede un dizionario alfabetico,
e favole per salti, come lo richiede un dizionario alfabetico, egli o per noiosa stanchezza finalmente si distoglie dallo s
i molto più adattato all’ intendimento, ed al profitto degli scolari, per quanto la Mitologia il comporta, un metodo isteri
ntasia loro più facile a ritenersi, ne eccita e sostiene la curiosità per modo, che vi si applicano più seriamente. Ora que
il eh. Professore Francesco Soave, fatto, come ognun sa, della natura per insinuare destramente alla gioventù, gli elementi
o gli antichi immaginato. La cognizione di questo è troppo necessaria per bene intendere gli scrittori, e singolarmente i p
’ umani vita, al nascere, alle nozze, ai parti, ec. Molti uomini, che per illustri azioni si erano resi celebri, furon anch
, Prometeo, ed Epimeteo. Finalmente Crono o Saturno unito a Rea ebbe per figlia Vesta, Cerere, Giunone, Plutone, Nettuno,
ve suo ultimo maschio alla luce, ricorse ai genitori suoi Urano e Gea per consiglio ed aiuto, onde occultarlo a Saturno. E
ghiottito, e quei sasso medesimo, che si è dello poc’ anzi, cui Giove per eterna memoria infisse a Pilo o Delfo sotto del m
mpo, e di piugevasi colla falce, e in atto di divorare i figli, tanto per alludere alle anzidette favole, quanto per esprim
di divorare i figli, tanto per alludere alle anzidette favole, quanto per esprimere come il Tempo miete e divora ogni cosa.
Tempo miete e divora ogni cosa. A questo aggiungevansi anche le ali, per indicare la celerità con cui vola. Giano, antich
nella costellazione della Capra, ed egli della pelle di lei si valse per coprirsene il petto, e lo scudo, che quindi da ai
ialo dal regno Saturno suo padre, ci diviselo co’ fratelli, ritenendo per se il regno del cielo e dell’ aria, e lasciando a
gno del mare, ed a Plutone quello dell’ inferno. Ma fierissime guerre per conservare il regno del cielo ebbe egli a sostene
Titani, nella quale ci venne soccorso da Collo, Gige, e Briareo; cui per consiglio di Gea sciolse da’ lacci, in cui tirano
e membra di Urano. Questi pur tentarono di cacciar Giove dal cielo, e per salirvi Sovrapposero ne’ campi di Flegra l’ un al
ie di Aloco, che anch’ essi vollero far guerra a Giove). A tal vista, per quel che accennano alcuni Mitologi, armaronsi non
alcuni Mitologi, armaronsi non solamente gli Dei, ma ancora le Dee, e per quello che dicono altri, tutti gl’ Iddii fuggiron
li seppellì. Assicurato il regno del Cielo, Giove secondo Esiodo menò per prima moglie Meli Dea del Consiglio, ma allorchè
i dissero, che Giove concepì da se stesso Minerva nel proprio capo, e per metterla fuori fecesi spaccare il cranio da Vulca
tto di Diana medesima, e n’ ebbe Arcadi. Tramutossi ancora in formica per Clitoride figlia di Mirmidone ch’ era di estrema
toride figlia di Mirmidone ch’ era di estrema piccolezza; in serpente per Doreida, in aquila per Asteria sorella di Latona,
one ch’ era di estrema piccolezza; in serpente per Doreida, in aquila per Asteria sorella di Latona, la quale però da esso
esso fuggì trasformata in quaglia. Finalmente in aquila pur cangiossi per rapir Ganimede figlio di Troe re di Troia, e port
tagemmi, e ornati colie favole delle trasformazioni, ma che realmente per la pioggia d’ oro intendersi deve l’ oro quale Gi
pel toro la nave avente l’ insegna del toro, colla quale rapì Europa, per l’ aquila un’ egual nave portante l’ aquila con c
esso Romolo un altro ne aveva già eretto sul Palatino a Giove Statore per aver da esso ottenuto che arrestasse la fuga, in
a tenuta Giunone. Fu ella però da principio a queste nozze ritrosa, e per vincerla dovette Giove ricorrere all’ inganno. Ca
o. Standosi Giove con questa si accorse dell’ appressar di Giunone, e per nasconderla la cangiò in vacca. Sospettando Giuno
ise sotto alla guardia del pastore Argo che aveva cento occhi. Questi per ordine di Giove fu da Mercurio addormentato col s
ll’ estro o assillo insetto alle vacche infestissimo, e secondo altri per mezzo delle Furie, fintantochè ella fuggi dispera
e mani dietro le spalle, ed attaccare un’ incudine d’ oro a’ piedi, e per tal modo in aria la sospese. Ella ne fu poi disci
l nome di Lucina ella era in vocata dalle partorienti, sebbene alcuni per essa intendan Diana, altri Ilitia figlia di Giuno
s’ intitolavano Giove e Giunone; nell’ altro Pigmea cangiata in grue per essersi a Giunone anteposta in bellezza, nel terz
n bellezza, nel terzo Antigone figlia di Laomedonte mutata in cicogna per avere essa pure arditamente sprezzata la beltà di
tamente sprezzata la beltà di Giunone; nel quarto le figlie di Cinira per lo stesso motivo trasformale da Giunone de gradi
sformale da Giunone de gradi del suo tempio. Aracne rappresentò Giove per Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila, p
del suo tempio. Aracne rappresentò Giove per Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila, per Leda in cigno, per Antiopi
rappresentò Giove per Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila, per Leda in cigno, per Antiopia in Satira, per Alcmen
er Europa cangiato in toro, per Asteria in Aquila, per Leda in cigno, per Antiopia in Satira, per Alcmena in Anfitrione, pe
ro, per Asteria in Aquila, per Leda in cigno, per Antiopia in Satira, per Alcmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ or
per Leda in cigno, per Antiopia in Satira, per Alcmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco, per
ia in Satira, per Alcmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco, per Mnemosine in pastore, per Deo
cmena in Anfitrione, per Danae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco, per Mnemosine in pastore, per Deoida in serpente: ind
anae in pioggia d’ oro, per Egina in fuoco, per Mnemosine in pastore, per Deoida in serpente: indi Nettuno per Canace figli
fuoco, per Mnemosine in pastore, per Deoida in serpente: indi Nettuno per Canace figlia di Eolo trasformato in giovenco, pe
ente: indi Nettuno per Canace figlia di Eolo trasformato in giovenco, per Ifimedia nel fiume, Enipeo, per Bisaltide in arie
glia di Eolo trasformato in giovenco, per Ifimedia nel fiume, Enipeo, per Bisaltide in ariete, per Cerere e Medusa, in cava
in giovenco, per Ifimedia nel fiume, Enipeo, per Bisaltide in ariete, per Cerere e Medusa, in cavalla, per Melanto in delfi
me, Enipeo, per Bisaltide in ariete, per Cerere e Medusa, in cavalla, per Melanto in delfino; poscia Apolline mutato in pas
n cavalla, per Melanto in delfino; poscia Apolline mutato in pastore, per Issa figlia di Macareo, Bacco in uva per Erigane,
Apolline mutato in pastore, per Issa figlia di Macareo, Bacco in uva per Erigane, Saturno in cavallo per Fillira: e il tut
Issa figlia di Macareo, Bacco in uva per Erigane, Saturno in cavallo per Fillira: e il tutto con tal maestria, che Minerva
acne le ferì essa colla spola replicatamente la fronde, sicchè Aracne per dolore e per ira di non poter farne vendetta andò
essa colla spola replicatamente la fronde, sicchè Aracne per dolore e per ira di non poter farne vendetta andò ad appiccars
lei violenza, nacque Erittonio mezz’ uomo, e mezzo serpente. Minerva per occultar questo mostro il consegnò chiuso in una
ia in cui era stata prima da essa cangiata Coronide figlia di Coroneo per sottrarla alla violenza di Nettuno, vendicossi di
nerva ossia Pallade armata da capo a piedi coli’ asta, e coll’ egida, per a cui intendesi egualmente e l’ usbergo di pelle,
nacchia, in cui da essa era stata cangiata Coronide figlia di Coroneo per sottrarla alla violenza di Nettuno; ma che avendo
odotto avesse Minerva, cercò di fare altrettanto, e che mentre andava per consultarne l’ Oceano, fermatasi nel giardino di
rivedere Filomela sua sorella, Tereo s’ incaricò di condorgliela, ma per viaggio la violò, ed acciocchè il fatto restasse
gua, e la chiuse in una prigione, dicendo a Progne ch’ ella era morta per via. Filomela in un candido velo con fili purpure
con fili purpurei descrisse la sua sciagura, e spedì il velo a Progne per uno de’ custodi. Questa, colta l’ occasione delle
e, e presentò ad esso la testai Allora Tereo infuriato prese la spada per uccidere le due sorelle; ma egli fu tramutalo in
e di Marzo. L’ occasione di questa istituzione si fu, che avendo Numa per consiglio della ninfa Egeria chiesto a Giove un p
ivano nelle calende di Marzo (mese a lui consecrato da Romolo) recati per la città con canti in lode di Marte (sul fine de’
’ egli a Numa aveva chiesto in compenso dell’ opera sua) e con salti, per cui a’ medesimi sacerdoti fu dato il nome di Sali
naci di Lenno, nell’ Etna, e nelle isole Vulcanie opere maravigliose; per cui venne chiamato Dio del fuoco, e dei fabbri. C
o, e dei fabbri. Celebri presso Omero sono i tripodi; che camminavano per se stessi, le donne d’ oro che aiutavanlo ne’ suo
stavan a guardia della reggia d’ Alcinoo, le arme impenetrabili fatte per Achille a richiesta di Tetide, tra le quali spezi
uali armi, e scudi egualmente maravigliosi fece egli, secondo Esiodo, per Ercole ad istanza di Giove, e secondo Virgilio, p
, secondo Esiodo, per Ercole ad istanza di Giove, e secondo Virgilio, per Enea alle preghiere di Venere. Oltrecciò opera di
ecarsi un lume, e riconosciuta la figlia * presel inorridito la spada per trucidarla. Riuscì ella a sottrarsi; ma errando m
spada per trucidarla. Riuscì ella a sottrarsi; ma errando miseramente per nove mesi di terra in terra alla fine giunse nell
ove fu trasformata nell’ albero della mirra, e dal tronco, di questo per se apertosi uscì Adone. Crebbe egli leggiadrissim
sse ascoso lo stesso Marte; e Venere dopo averlo cangiato in anemone, per lunga pezza amaramente lo pianse. Andava ella fre
li altri poeti comunemente contondono Cupidine con Amore, e gli danno per madre Venere, e per padre chi il Cielo, chi Giove
emente contondono Cupidine con Amore, e gli danno per madre Venere, e per padre chi il Cielo, chi Giove, chi Vulcano, chi M
issima, Venere di lei gelosa spedì Amore, perchè le spirasse passione per qualche oggetto di lei indegno. Amore in cambio d
eh’ ei fosse un mostro, il quale alla fine avrebbela divorata. Psiche per accertarsene, alla notte, mentr’ era addormentato
l dolore fuggi sdegnato, seco a volo traendo Psiche, la quale presolo per un piede cercava in vano di trattenerlo. Caduta a
piede cercava in vano di trattenerlo. Caduta al fine, e rimasta sola per disperazione gettossi in un fiume, che però salva
venutasi nelle sorelle raccontò loro la sua sciagura, ed aggiunse che per maggiore vendetta Amore le avea dichiarato che un
pieno di grazie e di vezzi, che dato sarebbele da Proserpina; e scesa per la via del Tenaro ottenne da Proserpina il vaso,
al ritorno ebbe curiosità d’ aprirlo, e ne uscì un vapor soporifico, per cui ella cadde in letargo. Da questo però Amore l
na Ninfa di questo nome, e riferillo a Procri. Questa ingelosita andò per sorprenderlo, e non lungi dal fonte in una densa
densa macchia si ascose. Di là udì Cefalo chiamar aura, e agitandosi per dolore e per ira fece tale strepito fra le fronde
a si ascose. Di là udì Cefalo chiamar aura, e agitandosi per dolore e per ira fece tale strepito fra le fronde, che Cefalo
figlio di Io; sentendosi da lui negare di esser figlio del Sole, andò per consiglio della madre nella regia del Sole stesso
l Sole, andò per consiglio della madre nella regia del Sole stesso, e per prova di essergli figlio richiese di poter regger
o con giuramento qualunque cosa gli avesse chiesto, dopo aver cercato per ogni modo di dissuaderlo, fu suo malgrado costret
leo e possessore del vello, d’ oro, che poi conquistato fu da Giasone per opera di Medea, siccome appresso vedremo. Pasifae
me appresso vedremo. Pasifae moglie di Minosse innamorata di un toro, per cui altri intendono un principe detto Tauro’ part
o ora Monte Circello, ove non corrisposta da Glauco amante di Scilla, per vendetta avvelenò la fonte ove Scilla lavavasi on
o della Sua verga mutò ella in porci i compagni di Ulisse, che poscia per le preghiere di lui restituì alla pristina forma,
Cupido, che osasse di trattar l’ arco e gli strali. Questi irritato, per dar prova del valor suo, scoccò uno strale dorato
prova del valor suo, scoccò uno strale dorato contro di lui medesimo, per cui ardentemente innammorossi di Dafne figlia del
ammorossi di Dafne figlia del fiume Peneo, ed una di piombo a Dal ne, per cui odiandolo si diede con tutta possa a fuggirlo
a fuggirlo. Con pari ardore si mise Apollo ad inseguirla, e già slava per raggiugnerla, quando frodate vide del tutto le su
e di Clio secondo alcuni, e di Ebalo o Amicleo secondo altri, Zefiro per rivalità portò il disco di Apollo alla testa di G
i un sasso ribalzò in faccia a Giacinto nell’ alto ch’ egli era corso per prenderlo. Ciparisso figlio di Amicleo avendo per
ch’ egli era corso per prenderlo. Ciparisso figlio di Amicleo avendo per disavventura ucciso con un colpo di saetta un cer
etta un cervo addimesticato, che gli era carissimo, volle ei medesimo per dolore ammazzarsi; ma Apollo che lo amava prevenn
rima di Clizia figliuola di Orcamo e d’ Eurinome; Apollo l’ abbandonò per Leucotoe di lei sorella, cui sedusse prendendo le
cangiata in girasole. Coronide figliuola di Flegia dopo essere stata per alcun tempo ad Apollo fedele, ad esso antepose il
io da Epidauro in Roma. Gli ambasciatimi passarono quindi in Epidauro per trasportare la statua. Ma intanto che su di ciò c
tenne dalle Parche il poterne campare, se altri si offerisse a morire per lui; ed essendosi Alceste generosamente a ciò off
ò pure Apollo in compagnia di Nettuno, esule anch’ esso in quel tempo per aver congiurato contro di Giove, a fabbricare pel
coll’ inondazione, e col mandar un mostro marino, al quale Laomedonte per ordine dell’ oracolo dovette esporre la figlia Es
io del monte Imolo. Ma alla decisione di questo si oppose il re Mida, per cui Apollo gli fece crescere le orecchie d’ asino
al suo tosatore di non manifestarle a nessuno; ma questi non potendo per una parte tacere, è temendo per l’ altra di esser
arle a nessuno; ma questi non potendo per una parte tacere, è temendo per l’ altra di esser punito, scavò in segreto luogo
della musica, colla lira. Era pur tenuto insieme col figlio Esculapio per Dio della medicina. Qual Dio della musica e della
. Le Muse eran nove, e ciascuna aveva una particolare ispezione, Clio per la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore per
iascuna aveva una particolare ispezione, Clio per la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore per la danza, Polinnia per l
lare ispezione, Clio per la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore per la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania per l
r la istoria, Euterpe per la musica, Tersicore per la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia per
la musica, Tersicore per la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia per la commedia, Melpomene p
la danza, Polinnia per l’ eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia per la commedia, Melpomene per la tragedia, Calliope
eloquenza, Urania per l’ astronomia, Talia per la commedia, Melpomene per la tragedia, Calliope per la poesia epica, Erato
stronomia, Talia per la commedia, Melpomene per la tragedia, Calliope per la poesia epica, Erato per la lirica. Il loro sog
media, Melpomene per la tragedia, Calliope per la poesia epica, Erato per la lirica. Il loro soggiorno poneasi nell’ Aonia,
bbene i più antichi l’ abbiano interamente distinta. Era Diana tenuta per Dea della caccia, perchè di essa formava la sua o
ista figlia di Licaone, la quale erasi lasciata sedurre da Giove, che per ingannarla avea assunte le sembianze di Diana med
ivi sorgere dalla terra Omero però fa dire a Calipso che l’ uccidesse per dispetto veggendolo rapito dall’ Aurora. Chione f
petto veggendolo rapito dall’ Aurora. Chione figlia di Dedalione, che per aver da Mercurio generato Autolico, da Apolline F
fece ella contro di Niobe figlia di Tantalo, e moglie di Anfione che per esser madre di quattordici figli, osò insultare s
ci figli, osò insultare superbamente Latona di averne due soli. Diana per punire l’ oltraggio fatto alla madre, unitasi con
do che tanto sarebbe durata la vita di lui, quanto il tizzone, rimise per vendicare la morte de’ suoi fratelli il tizzone s
ittima a lei dedicata era una cerva. In Tauride però le si immolarono per alcun tempo umane vittime, come vedremo parlando
o, e con cui pur guidava le anime de’ trapassati all’ inferno. Avendo per ordin di Giove ucciso Argo posto da Giunone alla
come si disse al Capo IV.), ebbe da ciò il titolo di Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’ egli abbia da Venere avuto Cupidine, p
Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’ egli abbia da Venere avuto Cupidine, per altri Ermafrodito. Innamorato di Erse figlia di C
vacche, Mercurio nell’ alio stesso gli rubò la faretra, sicchè Apollo per la stravaganza finì a cangiare lo sdegno in riso
pure d’ insultare Bacco, furono cangiate in nottole. Era egli tenuto per inventore del vino, e le sue feste celebravansi d
e tocco, mutandosegli in oro anche il pane ed il vino ei fu costretto per non morire d’ inedia a pregar Bacco di ripigliars
tutto ciò che toccassero; il che sapendo Agamennone re di Argo venne per prenderle, onde alimentare l’ armata nella guerra
fu Cerere, ed a lei venne attribuita l’ invenzione dell’ agricoltura, per cui gli uomini, che si pascevan prima di ghiande,
di frumento. Ebbe quindi gli epiteti mammosa e di alma, perchè tutti per certo modo essa aliatta ed alimenta.. Unita a Gia
utone stata rapita nelle campagne dell’ Enna in Sicilia, Cerere corse per ogn’ intorno a riceverla colle fiaccole accese al
enne a sgorgare in Sicilia (ove però dicon le favole, che fu tuttavia per le sotterranee strade dal fiume Alfeo raggiunta),
roserpina da Plutone, era stata rapita. Essa allora sir volse a Giove per riaverla ed ebbe dà lui promessa che le sarebbe r
seguito, che Proserpina pei sei mesi dell’ anno con lei si stesse, e per altri sei con Plutone. Mentre Cerere nelle sue sc
erere con lui la notte, e veggendol coperto di fuoco, corse atterrito per liberarlo; ma egli medesimo vi rimase abbruciato.
dì quindi nel Caucaso a ricercare la Fame, la quale assalì Erisittone per modo, e così insaziabile divoratore lo rese, che
sunte tutte le sue sostanze, vendette schiava perfino la figlia Metra per comperarsi di che mangiare. Ma questa mal soffere
schiavitù raccomandossi a Nettuno da cui prima era stata amata, ed ei per toglierla al padre la trasformò in pescatore. Res
oronata di spiche e di papaveri perchè dicevasi, che nell’ afflizione per la perdita della figlia non potendo mai prender s
per la perdita della figlia non potendo mai prender sonno, con questi per consiglio di Giove riuscita era a conciliarselo.
Capo XV. Di Vesta. Due Veste si distinguevano, l’ una che si tenea per madre di Saturno, e confondeasi con Gea o la Terr
vente giovato moltissimo a calmar le discordie e le inimicizie. Ma se per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva
per negligenza di alcuna il fuoco sacro si estingueva, il che aveasi per funestissimo augurio, ell’ era dal Pontefice mass
gurio, ell’ era dal Pontefice massimo severamente punita. Nè il fuoco per altro modo si raccendeva, che per mezzo de’ raggi
imo severamente punita. Nè il fuoco per altro modo si raccendeva, che per mezzo de’ raggi solari raccolti con una specie d’
etta, secondo Varrone, perchè indi viene ogni opera, e d’ essa è uopo per vivere; Cibele o dalla città o dal monte Cibelo n
di Mida, altri la moglie di Fauno. Rappresentavasi coronata di torri per indicar le città, che sono sparse sopra la terra,
e de’ pastori era pure tenuto Pane figlio di Mercurio; sebbene alcuni per esso abbiano inteso più generalmente il Dio Pan,
il tempio di Delfo, venne loro incusso da Pane un improvviso terrore, per cui tutti diedero alla fuga, ond’ è poi venuto ch
re, per cui tutti diedero alla fuga, ond’ è poi venuto che il terrore per ignota o non fondata caglone chiamasi tuttavia te
ano era il Dio delle selve, e rappresentavasi con un cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso, che da lui non da
vasi colla barba, e la chioma scomposta, e una falce di legno in mano per allontanare i ladri e gli uccelli. In Lamsaco cit
nuta poi moglie di Andremone, da questa pianta cogliendo alcuni fiori per divertire il figlio Anfisso, anch’ ella venne can
o, che gli scoperse la cagione della morte delle api; ed allora fatti per consiglio della madre de’ sacrifici onde placare
i fabbricare il Tempio di Giove Capitolino, le statue degli altri Dei per rispetto cedettero il luogo, ma il Dio Termine st
tosi a Lara ninfa del Tevere nell’ atto che la conduceva all’ inferno per ordine di Giove, il quale le aveva prima tagliata
idius, Mehercule, Mecastor, sottintendendovi adjuvet, ed Ædepol, cioè per Ædem Follacis. Ad ogni parte dell’ uman corpo un
quello che guidava la sposa alla casa del marito; Domizio e Minturna per cui ella in casa e col marito restava: Virginense
nturna per cui ella in casa e col marito restava: Virginense e Cinzia per cui il cinto verginale a lei scioglievasi; Viripl
ella che i mariti placava nelle contese e negli sdegni. Oltre Lucina, per cui altri intendeano Latona, altri llitia ed altr
stri aggiunger si possono ancor gl’ Indigeti, cioè, quegli uomini che per le loro azioni meritaron gli onori divini. Tra qu
stesso figlio di Mercurio e di Carmenta nativo di Arcadia che avendo per disgraziato caso ucciso il padre, ricoverossi in
Romano, allorchè stava ritirato sul monte Aventino, si volle da esso per gratitudine onorata di perenne culto, e la sua fe
erato poi da Mercurio, e soviapposero all’ Olimpo l’ Ossa ed il Pelio per cacciar Giove dal cielo; ma da lui fulminati furo
di doni lo fece da’ suoi trasportare in Itaca. Ovidio aggiugne; che per Canace figlia di Eolo ei trasformossi in un giove
giugne; che per Canace figlia di Eolo ei trasformossi in un giovenco, per Bisaltite in ariete, per Cerere e Medusa in caval
glia di Eolo ei trasformossi in un giovenco, per Bisaltite in ariete, per Cerere e Medusa in cavallo, per Melanto in delfin
un giovenco, per Bisaltite in ariete, per Cerere e Medusa in cavallo, per Melanto in delfino; e che Cene figlia di Elato te
e su lui ammassate. Già si è detto come nella sua contesa con Pallade per dar il nome ad Atene, fece di terra uscire un cav
gosto. Due Dee marine lor proprie avean pure i Romani, l’ una Venilia per cui i flutti vengono al lido, e l’ altra Salacia
, l’ una Venilia per cui i flutti vengono al lido, e l’ altra Salacia per cui si ritirano; le quali Dee furono poi anche no
o dell’ Oceano e di Teli figlia della terra, il quale da Nettuno avea per ricompensa ottenuto da previsione del futuro; ma
a sorprendesse di nuovo, e tenerla malgrado qualunque trasformazione, per questo modo ottenne Peleo di averla in moglie, e
osamente dal Ciclope Polifemo. Essa spregiandolo si accese in cambio, per Aci figlio di Fauno e della ninfa Simetide. Ma av
llorchè questa fu da Plutone rapita, e bramando di andarne in traccia per acqua e per aria, non che per terra, si vider le
ta fu da Plutone rapita, e bramando di andarne in traccia per acqua e per aria, non che per terra, si vider le braccia cang
apita, e bramando di andarne in traccia per acqua e per aria, non che per terra, si vider le braccia cangiate in ali e le g
nfa Cratea. Fu amata perdutamente da Glauco, il quale ricorse a Circe per ottenere da lei qualche incantesimo, onde essere
innammorossi Circe di, lui, ma rimanendo esso costante nel suo amore per Scilla, Circe indispettita di vedersi posposta in
e, che Plutone temè che non si aprisse la terra; e uscì dall’ Inferno per vedere che fosse. Stava ne’ campi dell’ Enna Pros
di Cerere colle compagne cogliendo fiori. Plutone la vidde, e ferito per consiglio di Venere dallo strale di Amore, corse
no a’ morti. Da alcuni furon confusi co’ Lemuri, da altri furon presi per le anime stesse de’ trapassati, e Plutone come ca
di papavero. I sogni, secondo Omero, avean due porte: l’ una di corno per cui usciano i veri, l’ altra di avorio per cui i
due porte: l’ una di corno per cui usciano i veri, l’ altra di avorio per cui i falsi. Finalmente nell’ Inferno poneasi anc
di Averno nella Campania, ora Terra di Lavoro nella Puglia, l’ altro per una caverna del Tenaro, or capo di Marina promont
diceasi figlio del Sole e della Terra e cangiato in fiume infernale, per aver fornito l’ acqua a Titani nella lor guerra c
no cogli altri nove girava sopra la terra. Unita a Pallante essa ebbe per figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza, cui present
Forza, cui presentò a Giove, e ne ebbe in compensò che il giuramento per le acque di Stige fosse inviolabile anche agli De
e anche agli Dei, sicchè, ove taluno a quello mancasse, fosse sepolto per un anno in profondo letargo, indi escluso per alt
mancasse, fosse sepolto per un anno in profondo letargo, indi escluso per altri sette anni dal consorzio e dalla mensa de’
là dal fiume Acheronte. Le anime degl’ insepolti però dovean restare per cento anni sulle rive dei fiume sprima di essere
essere tragittate, e quelle pur de’ sepolti doveano pagarne il nolo, per cui nel seppellirli poneasi loro una moneta, sott
I Titani e Tifeo vi furono profondati, come è già detto nel Capo III, per avere osato di far guerra a Giove. Per la stessa
a; ma perchè questa il partorì sotto terra, ove Giove l’ aveva chiusa per occultarla a Giunone, fu detto figliuolo della Te
ove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Giove da essa avvertitone, per farne prova gli te comparire sotto alla sembianza
o figlio di Giove e della ninfa Piote in un convito offerto agli Dei, per fare esperimento della loro divinità, diè loro a
ngono fino al mento, ma che gli fuggon eli sotto quand’ ei si abbassa per beverne, e collocandogli vicino un albero carico
albero carico di frutta, ma che s’ innalzano allorchè stende la mano per coglierne. Sisifo, figliuolo di Eolo avendo occup
scosta. Ferecide disse invece, che Sisifo a dispetto di Plutone tenne per lungo tempo incatenata la Morte, finchè ad istanz
i non seppellirlo; che giunto all’ Inferno domandò a Plutone di poter per brevi momenti tornare in vita, onde punire la mog
retendeano esser la figlia d’ Iliaco da Giove prima cangiata in vacca per occultarla a Giunone, e poi dal medesimo restitui
ei e degli Eroi. Semidei chiamavansi propriamente quelli che avean per padre un Dio, o una Dea per madre, ed Eroi quelli
chiamavansi propriamente quelli che avean per padre un Dio, o una Dea per madre, ed Eroi quelli che distinti si erano con q
de a Giove la scelta. Questi scoperse la frode togliendo il grasso, e per punire non solo Prometeo, ma gli altri uomini anc
Suada, alle Grazie, alle Ore, a Mercurio di ornarla di tutti i doni, per cui fu detta Pandora, e la spedì ad Epimeteo frat
gettasse dietro le spalle le ossa della gran Madre. Comprese doversi per questa intender la Terra, e per quelle i sassi; e
sa della gran Madre. Comprese doversi per questa intender la Terra, e per quelle i sassi; e quindi le pietre che dietro get
lle che Pirra in donne. Gli altri animali, secondo Ovidio, rinacquero per se stessi dall’ umida terra, e fra questi il serp
na moglie di Anfitrione, il quale era figlio di Alceo, onde ad Ercole per fu dato il nome di Alcide. Giove per ingannare Al
figlio di Alceo, onde ad Ercole per fu dato il nome di Alcide. Giove per ingannare Alcmena prese la sembianza di Anfitrion
e questi era occupato nella guerra contro de’ Tafii e da’ Teleboi, e’ per istarsi più lungamente con lei triplicò il corso
cimo mese. Anzi, secondo Ovidio, Alcmena pur giunta al termine stette per sette giorni fra acerbi dolori senza poter partor
a gridare: Alcmena pur finalmente ha partorito; il che udendo Lucina per atto di sorpresa allargò le mani, e il parto di A
squarciata la gola, gli trasse la pelle, e n’ andò poi sempre coperto per monumento della sua vittoria. 2. Pugnò nel paese
ia prese e vivo trasse ad Euristeo un cignale ferocissimo. 4. Inseguì per un anno intero sul monte Menalo una cerva, che av
icchè Varrone ne numera fino a quarantaquattro, e che le loro azioni, per renderle più prodigiose, oltre all’ essere abbell
alpe, e formando lo stretto che or chiamasi di Gibilterra, ove Ercole per monumento piantò due colonne, su cui era scritto:
a lui tolte, Caco figliuolo di Vulcano alcune gliene rapì, e trattele per la coda, onde le orme indicassero contrario cammi
cò, e le sue vacche ritolse. Evandro, che allor regnava sul Palatino, per gratitudine di aver purgalo il paese da quel ladr
berò Esione figlia di Laomedonte re di Troia dal mostro marino, a cui per ordine dell’ oracolo era stata esposta, come s’ è
glie, irritate l’ uccise, poi prese seco il giovine Ila figlio di lui per compagno nella spedizione degli Argonauti, ma ess
sendo questi dalle Ninfe stato rapito nella Bitinia, mentre era sceso per bere al fiume Ascanio, Ercole inconsolabile l’ an
ceso per bere al fiume Ascanio, Ercole inconsolabile l’ andò cercando per tutte quelle contrade, nè più si curò di seguire
l fianco e l’ uccidesse. Altri voglion però che sia stato Periclimeno per la sua insolenza ucciso dallo stesso Nettuno. Il
oi, dice Ovidio, che il corno divenne dell’ abbondanza; sebbene altri per corna deli.’ abbondanza intendan quelle della cap
ui, giusta Omero, fu Megera figliuola di Creonte. Si accese ei poscia per Onfale regina di Litia, la quale abusando dell’ i
lia di Eurilo re dell’ Ecalia, di che Deianira fatta gelosa gli mandò per mezzo del giovine Licia la veste tinta del sangue
cocente, che furioso errando pel monte Eta, incontralo Licia, preselo per un piede, e rotatolo in alto lanciotto nell’ onde
el paese de’ Rutoli e fabbricata Ardea, fu poi padre di Turno), paese per cura della educazione di Perseo. Secondo altri, l
, il quale, allorchè Perseo fu cresciuto, di lui temendo, commisegli, per allontanarlo con onorevol pretesto, di andare a c
il capo dì Medusa lo convertì nel monte dello stesso nome., il quale per la sua altezza si disse poi sostenere il cielo: s
omia. Passò in Etiopia, dove Andromeda figlia di Cefeo e di Cassiopea per ordine dell’ oracolo era esposta ad essere divora
di Argol, indi Polidette, che invidioso della gloria di lui, cercava per ogni maniera di diffamarlo, e per ultimo Acrisio
idioso della gloria di lui, cercava per ogni maniera di diffamarlo, e per ultimo Acrisio stesso, che imprudentemente nel ca
ò presso il marito quasi avesse tentato di violarla. Preto non osando per ospitalità ucciderla in casa propria, lo spedì ad
azoni; ma essendo di queste guerre uscito sempre vittorioso, lo spedì per ultimo a combattere la Chimera, che infestava il
ato a salire in cielo, Giove mandò l’ assillo a tormentare il cavallo per modo, che si scosse Bellerofonte di dosso, e prec
te il nascose. Cresciuto che fu Meleagro, avvenne, che Oeneo offrendo per l’ ottenuta fecondità delle campagne solenni sacr
to da interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma troppo tardi, e per disperazione s’ uccise; e le sorelle di Meleagro
ugnendoli fosse in poter suo l’ ucciderli. Ippomene figlio di Macareo per superarla ottenne da Venere tre pomi d’ oro colti
anti a profanare il tempio di Giove, o, secondo molti, di Cibele, che per vendicarsene li mutò in lioni, e gli attaccò al s
uesta fu rapita da Giove, ebbe ordine dal padre di andarne in traccia per ogni parte, nè ritornare senza di lei. Venne egli
i Marte, e questi vennero tutti quanti divorati da un drago. Desolato per una tal perdita fu confortato dar Minerva a comba
teo, cui ella medesima uccise in compagnia delle Baccanti. Addolorato per queste sciagure di sua famiglia ed aggravato dagl
nel regno di Tebe il figlio Polidoro avuto similmente da Ermione; ma per essersi opposto a Bacco, in breve tempo anchi’ ei
un furioso toro, che trascinandola la fece a brani, finchè dagli Dei per compassione fu can giata nel fiume Dirce, che non
ordinò di soffocarlo appena nato. Ma non avendo ella cuore di eseguir per se stessa il barbaro comandamento, diè il figlio
soldato, che recatolo in un bosco e foratigli i piedi, attraversando per essi un vinciglio il lasciò sospeso ad un albero.
di non esser figlio di Polibio andò a consultar l’ oracolo di Apollo per aver contezza de’ suoi parenti, ed ebbe in rispos
i tutto ad un tempo reo di parricidio e d’ incesto; si Cavò gli occhi per non veder più la luce, mentre Giocasta egualmente
pagnarlo., andò a morire in Atene. I due gemelli Eteocle e Polinice o per ordine del padre, come alcuni vogliono, o spontan
ontaneamente convennero fra di loro di regnare alternatamente un anno per ciascheduno: ma Eteocle, prese le redini del gove
pegno di, rimettere Polinice nel regno. Spedì quindi Tideo ad Eteocle per intimargli di cederlo secondo il patto; ma Eteocl
e sue genti comandate da Licofonte e Meone tendere a Tideo un agguato per , assassinarlo al ritorno. Non atterrito Tideo dal
te opponendosi tutti gli uccise eccetto Meone, cui rimandò ad Eteocle per recargli il tristo annunzio. Ma irritato Adrasto
mpo, e prevedeva di dover sotto a Tebe perder la vita, erasi nascosto per sottrarsi a quell’ impresa, ma la moglie Erfile s
ne, che quando udisse la morte di lui, uccidesse l’ infedele Eri file per vendicarlo. Funestissima ad ambe le parli riesci
seguito il fiero comandamento paterno coll’ uccisione della madre, fu per lungo tempo agitato dalle furie; indi avendo spos
Alfesibea figlia di Fegeo, e poi Calliroe figlia di Acheloo, andando per togliere a quella il fatai monile, che areale rec
loo, andando per togliere a quella il fatai monile, che areale recato per presente di nozze dai fratelli di lei Temeno ed A
ottenne, che ancor fanciulli giugnessero immantinente all’ età matura per vendicar la morte del padre. Capo VIII. Di Gia
educare sul mente Pelio dal Centauro Chitone. Cresciuto Giasone venne per ripetere il regno paterno; ma Pelia non osando op
i ad essi ancor Ercole; ma perduto Ila nella Misia, ivi poi si rimase per ricercarlo. Giunti gli Argonauti all’ isola di Le
Giasone al re Eta chiedendo il vello d’ oro, ma questi risposegli che per averlo convenivagli prima domar due tori spiranti
ndati da Pallade e Marte, e vincere gli uomini che ne sarebbero nati; per ultimo uccidere il drago custode del vello. Giaso
ardato venisse nel suo inseguimento. Risalita la nave, gli Argonauti, per non ripassare gli scogli Gianei, entrarono; secon
ontr’ acqua fino a’ monti della Liburnia, di dove trasportata la nave per terra nell’ Adriatico, per esso e pel mare Ionio
ella Liburnia, di dove trasportata la nave per terra nell’ Adriatico, per esso e pel mare Ionio se ne tornarono a Ioleo. Fu
i acceso di Glauce figlia del re Creonte, di che Medea irritata finse per più sicura vendetta di esser contenta ch’ egli pa
posta, andò essa a fiamme con tutta la reggia. Ne paga di ciò Medea, per isfogare vie più il suo furore scannò atrocemente
dell’ Oceano congiunta a Saturno, il quale sorpreso dalla moglie Rea, per occultarsi, cangiossi in cavallo. Fu quindi Chiro
’ fiumi. Fu egli sposo di Euridice, ed essendo questa, caduta estinta per morsicatura di un serpente nell’ atto che fuggiva
n serpente nell’ atto che fuggiva da Aristeo, egli scese all’ inferno per riacquistarla. Seppe infatti col suo canto cosi i
o, secondo Ovidio, fu portato a Lesbo, dove un serpente che avvenissi per morderlo venne da Apollo cangiato in sasso, e le
ve, e di Europa e fratello di Radamanto, fu legislalor de’ Cretesi, e per meglio accreditar le sue leggi dicea di averle ri
il minotauro mezzo toro e mezzo uomo. Essendogli stato dagli Ateniesi per ordine di Egeo assassinato il figliò Androgeo, do
ormentalo un crine purpureo, al quale era annesso il destino di Nisa, per la qual cosa ella fu poi tramutata in lodola, e N
ernice. Rifugiatosi perciò Dedalo in Creta ivi fu accollo da Minosse, per ordin di cui fabbricò il laberinto, luogo d’ intr
ordin di cui fabbricò il laberinto, luogo d’ intralciatissime strade, per le quali chiunque vi era introdotto più non trova
o altri in Sicilia presso Cosalo re di Agrigento, dove andato Minosse per riaverlo a forza, fu prima da Cocalo accolto amic
no si unì poscia ad Egeo, re di Atene, onde fu Teseo tenuto da alcuni per figlio di Nettuno, e da altri per figlio di Egeo.
ene, onde fu Teseo tenuto da alcuni per figlio di Nettuno, e da altri per figlio di Egeo. Questi nel partir da Trachine per
Nettuno, e da altri per figlio di Egeo. Questi nel partir da Trachine per ritornarsene ad Atene, seppellì in presenza di Et
gettata la tazza abbracciò Teseo’ come suo figlio. Erano gli Ateniesi per l’ uccisione di Androgeo figlio di Minosse stati
o. Uno de’ sette giovani fu pur Teseo, o fosse egli uscito a sorte, o per opera di Medea, o si fosse spontaneamente esibito
cito a sorte, o per opera di Medea, o si fosse spontaneamente esibito per aver la gloria di uccidere quel terribile mostro.
bile mostro. Stava questo nel labirinto fabbricato da Dedalo; e Teseo per potere di là sottrarsi dopo l’ uccisione del Mino
endosi procacciato l’ amore di Arianna figlia di Minosse, ebbe da lei per consiglio di Dedalo un gomitolo di filo, che atta
bbe da lei per consiglio di Dedalo un gomitolo di filo, che attaccato per un capo all’ ingresso del labirinto andò svolgend
Perciocchè avevagli questo raccomandato, che qualora salvo tornasse, per dargliene indizio, cangiasse in bianche le nere v
ngi il naviglio tornar colle nere vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare, che da lui prese il nom
di Mar Egeo, ora Arcipelago. Come il nome di Teseo altamente risonava per tutta la Grecia, Piritoo figliuolo d’ Issione re
one, invidioso della gloria di lui venne colle sue genti nell’ Attica per provarsi con esso; ma appena si videro i due valo
e moglie di Plutone e pregò Teseo a voler seco scendere all’ inferno per indi rapirla: ma Piritoo nel primo ingresso fu di
da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edoneo re dell’ Epiro, per toglier la quale essendo andati Teseo e Piritoo,
i ultimi anni della sua vita. Erasi questa d’ incestuoso amore accesa per Ippolito, e rigettata da lui, cangiando l’ amore
sser dal cocchio Ippolito avviluppato fra le redini, e strascinandolo per bronchi e sassi miseramente io lacerarono. Fu egl
l’ innocenza d’ Ippolito, poi disperata si uccise e Teseo addolorato per l’ ingiusta morte del figlio, dai quel momento no
igete, fu dall’ empio padre, come è già detto, dato in pasto agli Dei per far pruova della loro divinità, e da essi risusci
niva ambita da molti. Ma Enomao sapendo dall’ oracolo di dover morire per opera di suo genero, propose ai pretendenti d’ Ip
morì; ed egli cosi ottenne Ippodamia ed il regno, cui poscia ingrandì per modo che tutta la penisola da lui trasse il nome
a mangiare in una abbominevole cena, da cui dicesi che il Sole torse per orrore la faccia. Figli di Atreo furono Agamennon
apita da Paride figlio di Priamo re di Troia, armossi tutta la Grecia per riaverla, e capo della Spedizione fu fatto Agamen
erdote Calcante consu Itato l’ oracolo di Delfo portò in risposta che per aver propizi i venti conveniva sacrificare Ifigen
Tauride, ove la fece sacerdotessa del suo tempio. Partito Agamennone per la guerra di Troia, di cui appresso diremo, Egist
guerra di Troia, di cui appresso diremo, Egisto figlio di Tieste, che per vendicare la morte de’ fratelli già aveva ucciso
e figlio di Strofio, con cui era stato educato giunse in Tauride, ove per ordine del re Toante fu in procinto di essere sac
a. Ma una virtuosa gara qui nacque fra i due amici, perciocchè Pilade per salvarlo si finse Oreste, e Oreste costantemente
apea che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che questi venuto fosse per dispogliare il tempio, e il fe dal popolo ammutin
tempo tornato a parta carico di ricchezze, visse tranquillo nel regno per molti anni, indi giusta la predizione avuta da Pr
lmente l’ accolse. Poco dopo lo spedì Priamo in Grecia con venti navi per ripetere Esione, che liberata dal mostro marino e
a di quell’ età, colse Paride l’ occasione che Menelao ebbe a partire per Creta, abusando dell’ ospitalità, si tolse Elena
prontezza. Ulisse cercò di sottrarsene simulandosi pazzo; ma Palamede per fame esperimento gli pose dinanzi a’ buoi, co’ qu
to la tenda di Palamede, e accusandolo di averlo ricevuto da’ Troiani per mezzo di tradimento, il fè lapidare da Greci. Tet
i Greci adunati in Aulide con mille navi stavano a Giove sacrificando per implorare propizi i venti, che poi non ottennero
ale assedio. Ma grave rissa dappoi insorse fra Agamennone ed Achille, per cui questi lungo tempo si astenne dal voler più p
Cagion della lite si fu, che essendo Venuto Crise sacerdote di Apollo per riscattare la figlia sua Astionome, nota più comu
ella Frigia era toccata ad Agamennone, questi lo ributtò bruscamente; per la qual cosa avendo Crise implorata da Apollo ven
e, indusse il troiano Pandaro a scoccare uno strale contro di Menelao per disturbare il duello, e trasportò Paride in Troia
contro di Ettore; ma ne fu ucciso e dell’ armi spogliato. Addoloralo per la perdila dell’ amico allor finalmente si mosse
doloralo per la perdila dell’ amico allor finalmente si mosse Achille per vendicarlo, e incontratosi in Ettore dopo lungo c
el calcagno, ove soltanto era vulnerabile, perchè Tetide, appena nato per esso tenendolo, immerso lo aveva nel fiume Stige,
zandolo, poichè esso pure a’ dardi era impenetrabile. Grave battaglia per riavere il corpo di Achille insorse allora fra i
ul promontorio Sigeo. Ma forte contesa poi nacque fra Ulisse ed Aiace per aver le armi di Achille, cui Tetide aveva posto i
la di Tenedo si nascosero. Invano Cassandra figlia di Priamo, che era per destino verace sempre e non creduta mai, gridò ch
stato fabbricato da’ Greci, onde placar lo sdegno di Pallade irritata per la violazion del Palladio, e che Troia sarebbe st
a condussero Elena, che dopo la morte di Paride, il quale era educato per man di Pirro, a quello era stata data in isposa.
trasse prigioniera Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi per le case e per le vie, uccidendo, predando, incend
iera Andromaca vedova di Ettore. Gli altri tutti sparsi per le case e per le vie, uccidendo, predando, incendiando ridusser
suscitò contro di esso una fiera burrasca, dalla quale ben fu campaio per opera di Nettuno sopra lo scoglio Gireo, ma poi v
usse Filottete, e vi fondò la città di Petilia, ora Belcastro. Teucro per non aver vendicato contro di Ulisse la morte del
, e con questo felicemente arrivò in faccia a Itaca; ma essendo quivi per tal stanchezza e la lunga veglia stato sorpreso d
a cui ebbe, secondo Esiodo, Aglio e Latino, e secondò altri Telegono, per ordine di lei medesima n’ andò a’ Cimmeri, che da
gni contro il suo divieto divorarono le vacche delle mandre del Sole; per cui questi irritato ricorse a Giove, il quale all
e la carena riuscisse, e gettatosi nuovamente sovr’ essa andò errando per dieci giorni, finchè arrivò all’ isola Ogigia, cr
Gozo vicino a Malta, ove la Ninfa Calipso figlia di Atlante lo tenne per sette anni, e tentò di farselo marito promettendo
Nausinoo. Pallade protettrice di Ulisse ottenne allora da Giove, che per mezzo di Mercurio spedisse ordine a Calipso di ri
i Pilo e Sparla, ov’ era andato a cercar novelle di suo padre; Ulisse per ordine di Pallade a lui si manifestò, e presi sec
offerse pazientemente insulti di ogni maniera. Avendo poscia Penelope per ispirazione di Pallade proposto a’ Proci di sposa
una dolce sorpresa al vecchio Laerte suo padre; ed essendo là venuti per assalirlo Eupide padre di Antinoo con altri del s
r assalirlo Eupide padre di Antinoo con altri del suo partito, Laerte per consiglio di Pallade getto contro di essi la prim
ta in Itaca vi fe qualche guasto, ed essendo venuti Ulisse e Telemaco per discacciarlo, egli con una spina avvelenata del p
in difesa di lei, allorchè vide Priamo ucciso, e la città in fiamme, per ordine di Venere si prese sulle spalle il vecchio
mise in mare. Approdò prima nella Tracia, ove menre tagliava de’ rami per velarne l’ altare, vide da essi gocciolar sangue,
ivi sepolto era Polidoro figlio di Priamo, ucciso dal re Polinnestore per rapirne i tesori, con cui Priamo l’ aveva a lui s
ficata da Pirro sopra la tomba di Achille), Ecuba accostatasi al mare per lavarne il corpo, vide sull’ onde il cadavere del
go là onde traevan l’ origine; il che essendo interpetrato da Anchise per l’ isola di Creta, da cui oriundo era Teucro, Ene
he non avrebbe avuto seggio in Italia, finchè non fosse stato ridotto per fame a divorarsi ancor le mense. Trapassate non s
ne Polifemo, che udendo il trambusto de’ remi inseguì a piedi le navi per lungo tratto di mare, che non gli oltrepassava il
i Cartagine. Accolse ella Enea piacevolmente, e di ardentissimo amore per lui si accese. Ma Jarba, figlio di Giove e della
l padre, il quale spedì Mercurio ad intimare ad Enea di lo sto partir per l’ Italia, ove chiamavalo il destino. Ubbidì Enea
sul rogo che avea fatto disporre col pretesto di un magico sacrificio per richiamarlo, ivi si uccise colla spada che Enea a
secondo gli storici visse trecento anni dopo di Enea e si uccise anzi per conservar la fede a Sicheo, e fuggir le nozze, a
al consiglio essendosi pur confermato da Anchise in sogno, Enea fondò per quelli una città, cui diede il nome di Acesta. Pa
. Intanto Mise trombettiere di Enea sonando la conca marina era stato per invidia da un Tritone gettato in mare; Enea datag
al nome di lui appellò Miseno, scese colla Sibilla sotterra, entrando per una spelonca vicino al lago di Averno. Trapassati
o paese sarebbe là giunto, ad Enea spontaneamente l’ offerse, Giunone per disturbar queste nozze chiamò dall’ inferno la Fu
tito quanti potè de’ principi dell’ Italia, fra i quali Mezenzio, che per le sue crudeltà era stato cacciato dal regno di E
per le sue crudeltà era stato cacciato dal regno di Etruria; ed Enea per consiglio avuto in sogno dal Dio del fiume Tevere
d Enea per consiglio avuto in sogno dal Dio del fiume Tevere, n’ andò per esso a chiedere soccorso ad Evandro figlio di Mer
Carmenta o Nicostrata, il quale, come si è detto, partito di Arcadia per avervi digraziatamente ucciso il padre, era venut
i, espulso Mezenzio, aspettavano secondo l’ oracolo un duce straniero per opporsi agli sforzi che esso faceva per rientrare
l’ oracolo un duce straniero per opporsi agli sforzi che esso faceva per rientrare nel regno, Turno frattanto avvisato da
o faceva per rientrare nel regno, Turno frattanto avvisato da Giunone per mezzo d’ iride di profittar dell’ assenza di Enea
a città, dove Enea aveva lasciato le sue genti, incendiò le navi, che per esser costruite con legni d’ Ida vennero da Cibel
tra sponda. I due amici Niso, ed Eurialo uscirono coraggiosi di notte per recare di queste cose l’ avviso ad Enea, ma entra
ttante, Enea uccise Mezenzio e Lauso figlio di lui, e Giunone temendo per Turno, gli presentò una falsa immagine di Enea, c
ato in Ardea capitale de’ Rutoli. Tornato a Laureato, si avanzò Turno per impedire ad Enea il passaggio de’ monti; e qui ap
ell’ argento, in cui egli costrinse gli uomini a coltivare il terreno per trarne la necessaria sussistenza. Succede l’ età
ra di sommerger la terra con un diluvio universale. Scende egli prima per visitarla, e Licaone re di Arcadia avendogli imba
ma per visitarla, e Licaone re di Arcadia avendogli imbandito a cena, per farne prova, le carni di un ostaggio de’ Molossi,
essendosi questi chinato un giorno, stanco della caccia, ad una fonte per bere, veduta in esso la propria immagine, si pazz
ne prese, che ne morì, e fu cangiato nel fiore narciso. La ninfa Eco per avere con lunghi discorsi intertenuto dal sorpren
rtenuto dal sorprender Giove nelle sue tresche amorose ne aveva avuto per pena di non poter più che ripetere le ultime paro
o e Tisbe babilonesi opponendosi i parenti alle nozze da lor bramate, per una fessura del muro che divideva le case loro, c
edendo il velo di Tisbe insanguinato la crede divorata dalle fiere, e per dolore si uccide. Tisbe tornando al concertalo lu
Perseo petrifica ti. Parte II. Capo III. Le Muse cangiansi in ucelli per fuggir Pireneo. Questi per voler inseguirle preci
 II. Capo III. Le Muse cangiansi in ucelli per fuggir Pireneo. Questi per voler inseguirle precipita dalla loggia e si amma
, ed è mutalo in ragno. Parie. I. Capo V. Gara di Nettuno con Pallade per dar il nome ad Atene. Parte I. Capo V. Emo e Rodo
a indicò ad Erigione figlia di lui il luogo ov’ era sepolto; e questa per dolore si appiccò, che sopravvenuta la peste in A
da lui ottenuto, pretende pure di aver un toro che Fillio gli ricusa; per dispetto si getta da una rupe, ed è convertito in
e altrettanti uomini, Giove gli cangia quelle formiche in uomini, che per ciò vengon da Eaco nominati Mirmidoni da myrmex f
ide al padre un crine purpureo, cui era annesso il destino di Megara, per darlo a Minosse. Ella è cangiata in lodola, e Nis
ata in un’ isola vicina ab l’ Echinadi. Giove, e Mercurio, viaggiando per la Frigia sotto umana sembianza, rigettati dagli
nel medesimo istante Filemone in elee, e Bauci in tiglio. Erisittone per aver tagliato il bosco di Cerere è tormentato dal
rmentato dalla fame. Metra sua figlia, col lasciarsi vendere schiava, per alcun tempo il sostiene; ma alla fine egli è rido
cui alleva, facendo credere a Litto che sia un maschio. La cosa stava per iscoprirsi all’ occasione che Ifi sposar doveva J
ide, che sia realmente cangiata in maschio. Orfeo scende all’ inferno per ricuperare Euridice. Parte II. Capo VII. Letea mo
eneo ricusa di unirsi ad alcuno, che lei non vinca nel corso, ponendo per patto la morte a colui che resta vinto. Ippomene
accoppiarsi con Atalanta nel bosco consacrato da Echione a Cibele, e per aver violato il luogo sacro egli è da Cibele cang
i Orfeo sono da Bacco mutate in piante, e un serpente, che si avventa per morderne il capo, è da Apolline mutato in Sasso.
rte I. Capo X. Laomedonte froda Apollo e Nettuno del prezzo convenuto per l’ edificazione delle mura di Troia. Nettuno mand
portato dalle onde verso il lido. La moglie lo scopre da lungi, e va per raggiungerlo in mare. Gli Dei mossi a pietà cangi
ninfa Eperie. Mentre P insegue, questa è morsa da un serpente. Esaco per dolore si getta in mare, e da Tetide è convertito
di Paride. Parte II. Capo XI. Aiace proposto ad Ulisse nella contesa per le armi di Achille, furioso si uccide, e dal suo
Parte I Capo XVII. I Cercopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante, per le loro frodi sono da Giove mutati in sci mie; e
a mortale e sia annoverato fra gli Bei. Parte II. Capo XIII. Vertunno per vincer Pomona, prima; si cambia in vecchio, e poi
iumi, della Terra e de’ Monti, e finalmente a quello degli Uomini che per qualche straordinaria azione si erano resi illust
uon augurio, e se eran guaste o infette, che era di augurio sinistro; per ultimo una porzione della vittima abbruciavasi in
più; del consueto. I sacerdoti Arvali erari quelli che sacrificavano per la fertilità de’ campi, i Feciali quelli che si s
icavano per la fertilità de’ campi, i Feciali quelli che si spedivano per dichiarare la guerra, o trattare la pace. Eravi p
rendeano le risposte ascose nelle querce del bosco a Giove consecrato per cui le favole dissero, che le querce parlavano. 2
dalle quali allorchè la Pitia era inebriata, pronunziava delle parole per lo più oscure o confuse, che raccoglievansi da’ S
in quella stessa caverna il suo oracolo fu indi stabilito. Chi andava per consultarlo dopo varie preparazioni entrar faceva
ano a galla. L’ oracolo della Fortuna a Preneste e ad Anzio rendevasi per via di sorti t gettando una specie di dadi, su cu
to pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco, domanda lo stesso prezzo per gli altri sei; che al secondo rifiuto ne gittò su
Frequenti erano presso i Gentili le espiazioni, le quali facevansi o per delitti commessi, o in occasione di pubbliche cal
acevansi o per delitti commessi, o in occasione di pubbliche calamità per placare gli Dei, o all’ apparir di prodigi straor
calamità per placare gli Dei, o all’ apparir di prodigi straordinari per allontanare i mali che si temevano, o all’ avveni
ali che si temevano, o all’ avvenirsi in alcuna cosa di mal augurio o per prepararsi a qualche impresa importante, onde ave
ararsi a qualche impresa importante, onde avere gli Dei favorevoli, o per iniziarsi a’ misteri. L’ espiazioni solenni erano
alle prime può consultarsi Meurzio, che ne ha trattato espressamente, per le seconde Ovidio ne’ Fasti, e Rosini nelle Roman
ipali tra queste sono state da noi accennate a’ loro luoghi. Le feste per ordinario accompagnate eran da’ pubblici giuochi.
da’ Romani, che teatri, e anfiteatri, e circhi magnifici innalzarono per celebrali, i di cui avanzi ancor si veggono non s
6 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
omini distinti dagli altri, considerati poi quali cuti soprannaturali per azioni egregie o pessime, e adorati per gratitudi
poi quali cuti soprannaturali per azioni egregie o pessime, e adorati per gratitudine o per paura ; e così possiam dire che
rannaturali per azioni egregie o pessime, e adorati per gratitudine o per paura ; e così possiam dire che il fondamento del
Babele, o le grandi eruzioni vulcaniche anticamente più frequenti, e per le quali preso aspetto diverso la superficie di v
dono antica sapienza e utili verità. Sicehè questa specie di favole è per lo più un modo di parlar figurato, che poi negl’i
dioti divenne religiosa credenza c fondamento di culti. 6. La favola, per esempio, dicc chc l’Oceano fu padre dei Fiumi ; e
telle inviate da Giove splendessero sulla terra quali occhi del cielo per rammentare agli uomini che tutte le loro azioni s
i oggetti materiali, ha popolato d’ esseri immaginarj l’ universo ; e per effetto delle sue finzioni i mortali egregi diven
te nella medicina ebbe vanto d’ essere figliuolo d’ Apollo ; e Bacco, per avere insegnato a coltivare la vite, fu Dio del v
non fosse sotto la protezione di uno Dio. Sicchè gli uomini vollero, per così dire, adorar la natura partitamente ; e come
e eruzioni, parvero aver combattuto e vinto le prime, ossia i Titani, per dividersi tra di esse il regno del cielo e della
raffi e liquido piombo, e tutta intera una suppellettile da patibolo, per significare che il cattivo destino è per chi lo m
a suppellettile da patibolo, per significare che il cattivo destino è per chi lo merita, e che il male par necessario solam
ile divinità. 25. Cielo o Cèlo figlio dell’ Aria e del Giorno passava per una divinità antica quanto il Destino. I poeti lo
i che le Ninfe e i Coribanti, che furon poi anche sacerdoti di Giove, per celar meglio a Saturno i vagiti del Nume in fasce
inalmente questa cautela non valse, e Titano scoprì la frode ; laonde per non vedere esclusi dal trono i Titani suoi figli,
ambedue. Il più celebre tra i Titani fu Giapeto, che i Greci tenevano per padre del genere umano ; od almeno non riconoscev
ropa, nel tempo che Sem restò nell’ Asia e Cam passò l’ istmo di Suez per istabilirsi nell’ Affrica. 31. Poichè Saturno udì
l’ esule Nume, e se lo fece compagno nel supremo potere. 33. Saturno, per gratitudine dell’ ospitalità generosa, lo dotò di
l futuro ; laonde è stato detto che Giano aveva due teste o due volti per conoscere tanto l’ uno che l’altro, ed ebbe perci
da essa prodotti. Ma le età successive travagliate da nuovi bisogni, per sodisfare ai quali nacquero le faticose arti, fur
faticose arti, furono denominate dall’ argento, dal rame e dal ferro, per significare il successivo traviamento del genere
mo, quant’ oro, fu bello ; Fe’savorose con fame le ghiande, E nettare per sete ogni ruscello. Dante, Purg., c. 22. Ovidio
idj ed a mille atti indegni, Ed a tante dell’ uom ruine e danni ; Chè per ostare in parte a tanti mali, S’ introdusser le l
cortese che saggio Alberga con amor persone infide, Che scannan poi, per rubarlo nel letto, Lui che con tanto amor diè lor
v’ era strada Da giunger con la pena al gran demerto, Se non rendeva per ogni contrada Il mondo affatto inutile e deserto,
anni avanti Gesù Cristo) gli edificò un tempio con dodici altari, uno per ciascun mese dell’anno ; il qual tempio stava ape
bacchetta in mano, quale Dio tutelare delle strade, e con una chiave per aver inventate le porte. Talvolta le sue statue h
e spesso con la destra additano il numero 300 e con la sinistra il 65 per significare la misura dell’ anno. Da lui ha preso
rg., c. XXVII. 37. Giano era invocato il primo nei sacrifizj, tanto per aver alzato altari e statuito le cerimonie del cu
anto per aver alzato altari e statuito le cerimonie del culto, quanto per esser tenuto in conto di valido intercessore ai s
nze e far la guerra ; ed i padroni servivano a tavola i loro schiavi, per rammentare l’antica libertà ed eguaglianza goduta
ll’oro. A questo medesimo Dio è attribuita l’ invenzione della moneta per agevolare il commercio ; e i primi conj rappresen
Si crede che fossero di bronzo ; e i Latini solevano offrirle in dono per capo d’ anno, dal che forse ebbero parimente orig
ppresentato qual vecchio curvo dal peso degli anni e armato di falce, per indicare ch’ei presiede al tempo che tutto distru
emblema dell’ eternità e della prudenza ; mentre il fanciullo che sta per essere divorato allude alla favola dei figli. È q
fallo. Non aspettate che la morte scocchi, Come fa la più parte : chè per certo Infinita è la schiera degli sciocchi. Ma v
li. 40. Cibele, qual sorella e moglie di Saturno (27), era tenuta per genitrice della maggior parte degli Dei, e perciò
il corno dell’abbondanza ; talora le si vedevano ai piedi due leoni, per la custodia che Pindaro le attribuisce degli stat
i dieci anni, ed essere di famiglie romane e di libera condizione. Se per loro negligenza il fuoco sacro si fosse spento, t
spegnersi di quel fuoco attribuiva terribili conseguenze. I sacerdoti per riaccenderlo adoperavano i raggi del sole o il fu
sacerdozio eran libere di abbandonare la custodia del fuoco di Vesta per accendere la face dell’ Imeneo ; ma per lo più pr
a custodia del fuoco di Vesta per accendere la face dell’ Imeneo ; ma per lo più preferivano di rimanere nel tempio ed esse
, bellissimo pastorello di Frigia ; ma egli trascurò il suo ministero per isposare la ninfa Sangaride (sangarius in latino
nfa Sangaride (sangarius in latino è lo stesso che frigio) ; e la Dea per punirlo della sua ingratitudine fece ferire quell
Anguillara. Cerere sconsolata salì un carro tratto da draghi alati per volare in traccia della prediletta figliuola. 54.
a prediletta figliuola. 54. Si pose a percorrere velocemente la terra per montagne e per boschi ; e inclusive là notte cont
gliuola. 54. Si pose a percorrere velocemente la terra per montagne e per boschi ; e inclusive là notte continuava le sue r
usive là notte continuava le sue ricerche al lume delle faci. Intanto per mostrarsi grata all’ ospitalità di Celeo, re d’El
suo figliuolo l’arte dell’agricoltura, e gli donò un carro coi draghi per recarsi a diffondere la pregevole arte sopra la t
si diventò poi uno dei più famosi della Grecia pei misteri Eleusini e per le feste che ogni quattro anni vi erano celebrate
di voler estinguere la sete ad una fonte ov’ erano certi villani che per malvezzo gliela intorbidarono ; ed essa, quanto e
ia, se questa nell’Inferno non avesse toccato nè bevanda nè cibo ; ma per sua sventura Proserpina aveva assaggiato alcuni c
oi viaggi, e tormentata dalla sete, entrò in casa di una vecchiarella per nome Bècubo, che amorevolmente le offerse da beve
anciulli pigliarsi beffe d’alcuno, e in ispecie di coloro che essendo per miseria o per altre necessità travagliati dalla f
arsi beffe d’alcuno, e in ispecie di coloro che essendo per miseria o per altre necessità travagliati dalla fame possono pa
el monte Etna, entrò nelle viscere della terra ; e di lì nell’inferno per richiedere a Plutone la sua figliuola ; ma ogni p
iù celebre e la più misteriosa. Perciò tali feste furon dette misteri per eccellenza. Alcuni autori ne attribuiscono l’isti
oltraggiava gli Dei, e negava d’offrir loro i sacrifizj. Indi, forse per rapacità, o in onta a Cerere, ebbe l’audacia di t
on la satolla, anzi l’ardore accende…. Vendè la casa e le masserizie per procacciarsi alimenti, ed era ridotto in estrema
sorta d’oggetti. Così trasformata, il padre la vendeva e la rivendeva per vivere ; ma lo strattagemma non bastò alla voraci
del fulmine, e divise l’impero del mondo co’suoi fratelli, ritenendo per sè il cielo, dando il dominio delle acque a Nettu
al padre, non fu mai lieto ; poichè la Terra (25) moglie di Celo (25) per vendicare i Titani suoi nipoti precipitati da Gio
cco (146) fu men codardo, poichè presa la figura d’un leone, combattè per qualche tempo con intrepidezza, animato da Giove
o fitto dal telo Celestïal, giacer dall’altra parte, Grave alla terra per lo mortal gelo ;18 Dante, Inf., c. XII. e Tifo
mezz’uomo e mezzo serpente, che arrivava con la testa al cielo, e che per sè solo, al dir d’Omero, più degli altri Giganti
o, sotto questa mole Giace il corpo d’Encelado superbo ; E che quando per duolo e per lassezza Ei si travolve o sospirando
sta mole Giace il corpo d’Encelado superbo ; E che quando per duolo e per lassezza Ei si travolve o sospirando anela, Si sc
ia. E siccome i sacerdoti del paganesimo secondavano talora i despoti per aver parte nell’ambizioso potere, così la pena di
l futuro esulta. Silvestro Centofanti. 72. Addolorati gli altri Dei per la severità di Giove, e ingelositi nel vedere che
ie mortali, e prese a tale oggetto diverse forme. Si trasmutò in toro per rendere immortale Europa figlia del re Agenore, l
partorì Minosse (228) e Radamanto (230) ; prese la figura di un cigno per trasportare in cielo Leda figlia di Testio re del
Alcmena, che fu madre d’Ercole (364). 75. Si cangiò in pioggia d’oro per penetrare nella torre di metallo dov’era ehiusa D
splendo intorno), che era uno dei Lapiti, popoli di Tessaglia famosi per le loro guerre contro i Centauri (430), e che fu
guerre contro i Centauri (430), e che fu re d’Atene prima di Cecrope, per le sue belle azioni aveva meritato anche in vita
o in terra al pari di uno Dio, voleva fulminarlo. Apollo intereedette per lui, e Perifa, cangiato in aquila, diventò l’ucce
l’Arcadia, fu il primo ad immaginare sacrifizj di animali agli Dei, e per questa assuefazione alle atrocità divenne crudele
i Dei solevan talora scendere sulla terra, s’argomentò di scoprire se per avventura il nuovo ospite fosse uno di loro, e sc
ente gl’imbandì carne umana. Allora una fiamma vendicatrice distrusse per ordine di Giove il palazzo di Licaone, e l’empio
a terra con la zampa, e ne fece scaturire una sorgente. Allora Bacco, per gratitudine, gli consacrò un tempio sotto il nome
il nome di Giore Ammone (Ammone in greco significa rena o sabbia) ; e per questo ancora Giove era talvolta rappresentato so
tore (79) n’ebbe uno in Roma erettogli da Romolo ; e moltissimi altri per tutto. I suoi tre Oracoli (667) principali erano
di Dodona nell’Epiro rendessero gli oracoli, e vi eressero un tempio per adorarlo sotto il nome di Giove Dodoneo ; e quind
o Giove esser nato fra loro, e additavano sì gran numero di monumenti per attestarlo. Giunone. 85. Giunone, figlia d
lora da lux (luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Moneta da moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni d
con gli Arunci o con Pirro. 86. Ebbe tre figli : Marte (255) generato per virtù di un fiore, o secondo altri comparso già c
egli punirla de’suoi interminabili piati, la condannò a star sospesa per aria a due calamite, con due incudini ai piedi e
hè pose gli occhi sopra la giovanetta Io figlia d’Inaco re d’Argo ; e per salvarla dalla persccuzione di Giunone la celò in
ono al marito con tante carezze ch’ei gliel concesse. Allora Giunone, per paura che Io non le fosse ritolta, la diede in cu
di Tebe perirono miseramente ; la figliuola Semele (147, 148) restò, per sua malizia, incenerita da Giove ; e fu esposto E
ina con una spaventosa pestilenza che fece perire tutti gli abitanti, per vendicarsi della protezione di Giove verso la fig
; e le figlie di Preto rè d’Argo (462), Lisippa, Ifinoe ed Ifianasse, per essersi vantate belle quanto Giunone, furono assa
a regina degli Dei non volle esser da menò del-marito, il quale aveva per suo araldo Mercurio (160). Giunone amò tanto ques
gia e docile giovinetta, dalla quale riceveva sempre buone nuove, che per ricompensa le regalò una splendida veste di tre c
690, 691 ec.) Apollo. 96. Giove (63), abbandonata Giunone (85) per unirsi a Latona (97) figlia del titano Ceo, n’ebb
far uso delle sue forze, consacrò la prima prova di valore alla madre per vendicarla del serpente Pitone che l’aveva tormen
oi a ricoprire il tripode sul quale sedeva la Pitia o Pitonessa (122) per dare gli oracoli. Indi furono istituiti da Teseo
per dare gli oracoli. Indi furono istituiti da Teseo i giuochi Pitii per rammentare questa prova di filiale affetto (672).
in reso la vita ad Ippolito (432) figlio di Teseo (402) che era morto per cagione dei mostri marini ; ma Giove, reputando q
ali i Ciclopi (272) che avevano fabbricato la folgore ; laonde Giove, per punirlo di tanto ardire, lo scacciò dal cielo, e
irlo di tanto ardire, lo scacciò dal cielo, e lo privò della divinità per molti anni. 102. Allora Apollo, per procacciarsi
cielo, e lo privò della divinità per molti anni. 102. Allora Apollo, per procacciarsi la sussistenza, si pose ai servigj d
dei pastori. Soggiornando poi in quelle campagne inventò la lira ; e per essere utile agli abitanti, si studiò di farne pi
pudibonda si pose a fuggirlo con tanta precipitazione, che suo padre, per meglio nasconderla, sulle proprie sponde la trasf
i Diomede ; e mentre un giorno giocavano insieme alla palla, Zeffiro, per gelosia d’amicizia, fece stornare la palla ribatt
sformò l’estinto giovinetto in quel fiore che ne porta il nome. Forse per questo i giacinti adornano con tanta mestizia la
ella morte. 105. I genitori di Giacinto si posero ad inseguire Apollo per vendicar su lui la morte del figliuolo, e lo ridu
costruire la città di Troia ; e venuti a patti con lui, s’allogarono per fabbricargli le mura. Ma condotta a fine la costr
placare Apollo e Nettuno, esponendo ogni anno sul lido una giovanetta per esservi divorata dai mostri marini. 108. Dovevano
losia, volle seguirlo occultamente e nascondersi in una folta macchia per ispiare i suoi passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato da
oi passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato dalla stanchezza e dal caldo, andò per caso a riposarsi sotto un albero vicino, e cominc
! La moglie, non bene intesa l’invocazione, e non so che sospettando, per volersi maggiormente accostare smosse il cespugli
nelle braccia rimproverando a sè stessa gl’ingiusti sospetti. Cefalo per disperazione si ferì con la medesima arme, e fu c
o color di fuoco. Omero la descrive con un gran velo dato alle spalle per significare che l’oscurità si dissipa innanzi a l
Annibal Caro, nel suggerire al pittore Taddeo Zuccheri le invenzioni per dipingere una camera nel celebre palazzo di Capra
do è vermiglia. Dalle ginocchia in giù fino ai piedi, di color d’oro, per rappresentarla quando è rancia. E così la veste,
sieno, dell’uno splendente in bianco, dell’altro splendente in rosso, per denotarli secondo il nome che Omero dà loro di La
la nereide Climene figlia dell’Oceano e creduta madre d’Omero, soleva per effetto di stolto orgoglio vantarsi con tutti e c
tti e continuamente de’ suoi celesti natali ; quasichè l’avere Apollo per padre e Giove per avo fosse merito suo, e tenesse
e de’ suoi celesti natali ; quasichè l’avere Apollo per padre e Giove per avo fosse merito suo, e tenesse luogo di virtù e
l padre, gli chiese in grazia di condurre un giorno il carro del Sole per attestare così la propria nobiltà vilipesa ; ed A
dati da mano inesperta, deviano il corso ; ed ora salendo troppo alto per le vie del cielo fanno temere lassù inevitabile i
, adusta fin nelle viscere, alza i suoi gemiti a Giove (63), ed egli, per impedire l’ultima ruina dell’universo, scagliò la
Febo n’avesse ceduto il reggimento al suo figliuolo Fetonte, il quale per l’imperita età mal resse il commesso freno. » (Ma
limene e sorelle di Fetonte, si afflissero tanto della sua morte, che per quattro mesi lo piansero sulle sponde dell’Eridan
Eneide, lib. X, trad. del Caro. Gli antichi credevano che il cigno, per Io più taciturno, all’avvicinarsi della morte alz
onoscer sè stesso. Ma Talete mandò il treppiede a Biante ch’ei teneva per più saggio di lui ; ed infatti Biante era proprio
che lo spedì a Cleobulo, e questi a Periandro, tutti filosofi celebri per saviezza e per dottrina. Periandro offerse il tre
Cleobulo, e questi a Periandro, tutti filosofi celebri per saviezza e per dottrina. Periandro offerse il treppiede a Solone
fermò a una fonte ove Mida aveva fatto porre uno spillo di buon vino per adescarlo. Infatti alcuni contadini vi trovarono
me. Ecco l’immagine dei sordidí avari che si lasciano mancar di tutto per accumular ricchezze. 129. Ma Bacco, mosso a compa
me. Il Nume la cangiò allora in girasole od elitropio, il qual fiore, per dimostrare l’affetto che Clizia avea per Apollo,
od elitropio, il qual fiore, per dimostrare l’affetto che Clizia avea per Apollo, dicesi vòlto sempre al disco solare, o pi
ed Apollo invaghitosi della sua bellezza prese l’effigie della madre per indurla a sposarlo ; ma Orcano, avutone sentore d
rdo e la cangiò in cornacchia. Indi si pentì del subitaneo gastigo, e per far pagare al corvo il fio della delazione, gli r
ne, perchè ordinariamente cominciavano con queste due parole Io Paean per rammentare la sua vittoria sul mostro Pitone. Gli
anale ai marinari. L’interno del colosso era vuoto dalla parte destra per poter salire al fanale. Un terremoto lo fece cade
a in mano dei Saraceni, e Moavia loro re ordinò d’atterrare la statua per venderla ad un ebreo, il quale ne fece trasportar
con l’oro ; le famose Piramidi di Egitto, che si crederono destinate per tomba ai Re di quel fertile paese ; e finalmente
ol dire Giove. 138. In cielo fu chiamata Luna o Febea dall’aver Febo per fratello, Diana sulla terra, Ecate (234, 2°) nell
adre di quel principe. Pare che Erostrato commettesse questo misfatto per fare immortale con l’infamia il suo nome. Gli Efe
cate infernale (234, 2°), i viaggiatori le sacrificavano un cane nero per non aver cattivi incontri nelle tenebre. In più s
o. Le Grazie. Anche qui ci varremo delle parole d’Annibal Caro (117, per offrire maggior numero d’immagini ai lettori. « L
a Diana, la fa vestita di pelle di cervo. Apuleio (pigliandola forse per Iside) le dà un abito di velo sottilissimo di var
7. Giunone (85) fu presa da fiera gelosia della predilezione di Giove per Semele, causa di tanti guai a’ Tebar Nel tempo c
recò in fasce alle figliuole d’Allante (359) ; e che dopo cresciuto, per gratitudine a Coloro che avevano avuto cura della
a terra e conquistò le Indie con un esercito d’ uomini e di donne che per armi avevano tirsi e tamburi ; indi si trasferì n
omano, vedendo la sfrenata licenza che le accompagnava, le proscrisse per sempre l’anno 186 avanti l’èra cristiana. Quando
fizj : ………. le folli Menadi, allor che lorde Di mosto il viso balzan per li colli. G.Parini. 155. Penteo, re di Tebe, vo
55. Penteo, re di Tebe, volle abolire le feste di Bacco ; ma il culto per questo nume era così radicato, che le Baccanti fu
56. Le Mineidi, ossia le figlie di Mineo re di Tebe, non fecero senno per tale esempio ; chè anzi ricusarono d’assistere al
ssistere alle feste di Bacco, e nel tempo che erano celebrate vollero per disprezzo continuare i loro lavori ; quand’ecco l
endevano allora sugli alberi vicini alle viti tante figurine di Bacco per custodire le uve ; la seconda nel mese di gennaio
è figurato comunemente con le corna, simbolo di forza e di potenza, e per rammentare ch’egli fu il primo ad aggiogare i bov
tere od anche da Centauri (430). 158. Era immolata a Bacco la gazza, per avvertire che il vino ci rende indiscretamente lo
da’ venti ovunque il corso Volga, o sopra la terra o sopra ’l mare Va per lo ciel rapidamente a volo. Virgilio, Encide, l
iata la morta spoglia, trasmigrassero nel corpo di quegli esseri, che per le loro inclinazioni s’accostano più alla nostra
specialmente nella religione dei Bramini, i quali mantengono spedali per tutti gli animali malati, essendo persuasi che, s
liava all’osservanza della buona fede tra i mercatanti ; era figurato per lo più con una borsa nell’una mano, un ramo d’oli
Mercurio, interprete ed esecutore delle volontà degli Dei, eloquente per la musica e per la parola, industrioso, commercia
prete ed esecutore delle volontà degli Dei, eloquente per la musica e per la parola, industrioso, commerciante, educatore,
165. Ma pretendono che Mercurio fosse anche il Nume dei ladri, forse per avvertire gli uomini a starne guardinghi, non già
ei ladri, forse per avvertire gli uomini a starne guardinghi, non già per proteggere quel malvagi, tanto più che vigilava a
ia del fanciullo, e se ne mostrò sdegnato oltremodo. Siechè Mercurio, per calmarne la collera, gli regalò la lira, della qu
dopo sotto le sembianze di contadino gli offerse un bove e una vacca per farsi dire dove fosse il gregge che era stato por
subito il segreto, laonde Mercurio sdegnatosi di tanta venalità prima per nascondere il furto indi per tradire il segreto,
curio sdegnatosi di tanta venalità prima per nascondere il furto indi per tradire il segreto, lo mutò in pietra di paragone
e la fede e l’onestà dei mortali, così può essere termine di paragone per metterli a prova. Un’altra metamorfosi operata da
ici mercati ; Vialis, perchè tutelava le vie o le strade, ove sorgeva per lo più in forma di pietra quadrata, ed aveva il s
nnome di Quadratus ; finalmente lo dissero Triceps (triplice o trino) per gli uffiej che esercitava nel cielo, sulla terra
lo, e quivi tutti gli Dei, rapiti dalla sua bellezza, la desiderarono per isposa ; ma Giove l’accordò a Vulcano (270) in ri
ito alla bocca ; indizio di quella discretezza che è tanto necessaria per ben governare le passioni che accende. Uomini e
per ben governare le passioni che accende. Uomini e Dei solea vincer per forza Amor, come si legge in prosa e ’n versi.
sentato nell’atto di tormentare e di straziare una farfalla afferrata per le ali ; e il Petrarca parla di quest’ultimo in a
e chiavi. Ed a questa medesima pessima divinità la Mitologia ha dato per nutrice la Follia. Nè tutti gli autori antichi so
ano in cielo la nascita di Venere, era accorsa al banchetto degli Dei per raccorne gli avanzi. Forse quel sommo filosofo es
ma e sventurata poetessa greca, lo fa nascere dal Cielo e dalla Terra per significare i sentimenti sublimi che debbono nobi
perchè riescano avventurate le nozze. Tra l’infinito numero di poesie per nozze, adorne dei fiori ormai appassiti della Mit
lor passata cura. E non venal cantor sciolga suo zelo A lieti annunzj per l’età ventura ; E tuoni a manca in testimonio il
rno di festa, gr.) ed Eufrosine (euphrosyne, gioia, gr.) ebbero Bacco per padre, e furon compagne inseparabili della madre,
e ognora Le Dee serbino al mondo. Foscolo, Le Grazie. Sono dipinte per lo più nude e sempre vagamente insieme abbracciat
Sono dipinte per lo più nude e sempre vagamente insieme abbracciate per indicare che fanno gradito e bello il vincolo del
ll’arte. Ma talora appariscono anche ricoperte di leggero velo, forse per la sentenza d’ alcuni che dicono non esservi graz
n Arabia, era giovine di straordinaria bellezza, ed appassionatissimo per la caccia. Non faceva che abbandonarsi a questo e
rni ; i primi quattro erano consacrati al lutto, gli altri alla gioja per indicare l’apoteosi del prediletto di Venere. 178
ava mai ferma in un proposito ; e non valevano meriti nè buoni ufficj per cattivarsene il cuore ; sicchè l’alitar dello zef
ello zeffiro, il volo della farfalla sarebbero immagini insufficienti per dare un’idea della leggerezza del suo animo. Infa
volazza intorno. Un Nume potente, amabile e giovine, fu preso d’amore per lei, ed immaginò uno strattagemma per esserne cos
ile e giovine, fu preso d’amore per lei, ed immaginò uno strattagemma per esserne costantemente corrisposto. Dopo avere stu
iti ad obbedirla. Per qualche giorno le parve un incanto la vita ; ma per far piena la sua felicità bisognava conoscere l’a
sei tu dunque, esclamava : chi sei tu che dici di amarmi e di vivere per me ? Tu vuoi ch’ io ti ami, e fuggi i miei sguard
o nel più bel fior dell’età ! Chi più felice di me ? Amore mi sceglie per sua sposa !…. » E si chinava su lui avidamente pe
? Amore mi sceglie per sua sposa !…. » E si chinava su lui avidamente per contemplarlo, non badando che i suoi moti facesse
luto vedere, hai visto ; l’incanto è distrutto. Addio, Psiche ; Addio per sempre ! » Addio per sempre ! Questo terribile de
o ; l’incanto è distrutto. Addio, Psiche ; Addio per sempre ! » Addio per sempre ! Questo terribile detto le scosse l’animo
ano. Per ultima prova Venere le disse : « Va a Proserpina, e chiedile per me di porre in questa scatola una porzione della
ove ritorna in sè, ed invoca la Dea. In quel punto Amore sopraggiunge per mettere il colmo alla sua confusione. Vorrebbe na
nel velo delle Grazie : Scegli, o madre de’ fior, tenui le fila ; E per te in mezzo il sacro vel s’adorni Della imago di
rose da Pito o Suada, Dea, della persuasione e sua fida compagna. Ma per lo più la rappresentarono assisa con Cupido in un
e ci sia pervenuta dall’antichità, è la Venere dei Medici, così detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è o
be colto più fiori di sua madre. Venuti infatti alla prova, Amore era per vincere, quando la Ninfa Peristeria (Péristéria,
ita dalle sue spine nell’ accorrere in aiuto d’ Adone (177) moribondo per la lotta col cinghiale. 184. Le sacerdotesse di V
) e fratello di Giove (63) e di Plutone (213). Appena nato, la madre, per liberarlo dalla voracità (allegorica) di Saturno
chè fu scoperto complice in una congiura ordita contro Giove, n’ ebbe per castigo l’esilio dal cielo nello stesso modo che
per castigo l’esilio dal cielo nello stesso modo che Apollo (96) ; e per vivere, si trovò come lui ridotto nella necessità
Doride (193), fu moglie di Nettuno. In sulle prime ella s’era celata per isfuggirlo, ma un delfino affezionato a Nettuno,
ell’altre Rapaci e lorde sue compagne Arpie Fin d’allora abitate, che per tema Lasciàr le prime mense, e di Finéo (362) Fu
intrisa ed irta ; Le man d’artigli armate, il collo smunto, La faccia per la fame e per la rabbia Pallida sempre, e raggrin
a ; Le man d’artigli armate, il collo smunto, La faccia per la fame e per la rabbia Pallida sempre, e raggrinzata e magra.
e sposò Teti o Tetide, tenuta parimente qual Dea del mare. Aveva Teti per abitazione un palazzo, dove, al dir della favola,
o, dove, al dir della favola, ogni sera il sole andava a riposarsi, e per carro una conchiglia di straordinaria bellezza e
enerarono Nereo e Dori o Doride, i quali sposatisi fra di loro ebbero per figliuoli quell’infinito numero di divinità secon
sentate da tante vezzose fanciullette. 194. Anche i Fiumi eran tenuti per figliuoli dell’Oceano e di Teli. Ed in ciò pure l
o ; ma allorchè andavano a consultarlo, pigliava ogni specie di forme per atterrire chiunque gli s’accostasse ; ed ora dive
le, e talvolta si trasformava in acqua ed anche in fuoco ; dimodochè, per astringerlo a rispondere, bisognava armarsi di co
o da non lasciargli campo a scappare. Parrebbe questo un avvertimento per coloro i quali, studiando il vero, non debbono ri
figlie del fiume Acheloo (393) e della musa Calliope (274), abitavano per entro gli scoscesi massi che sono tra l’isola di
, affrena e regge. Eglino impetuosi e ribellanti Tal fra lor fanno, e per quei chiostri, un fremito, Che ne trema la terra,
la tempesta rispetta la tenera prole ; ma questa calma dura solamente per quattordici giorni, che dai marinari sono chiamat
infatti galleggiar sulle acque il cadavere dello sposo, vi si slanciò per abbracciarlo e per morire con lui, Gli Dei intene
sulle acque il cadavere dello sposo, vi si slanciò per abbracciarlo e per morire con lui, Gli Dei inteneriti da tanto amor
in capo il regio diadema, ed è coronato di piante marine ; comparisce per lo più col tridente in mano ; sta ritto sulle acq
iore del corpo fatta a guisa della coda dei pesci, ed i piedi palmati per nuotar meglio. 208. Il carro di Nettuno aveva
spalancare la terra a piacere del Nume. 210. I Libii tenevano Nettuno per la loro maggiore divinità ; e la Grecia e l’Itali
e il tridente di Nettuno da un lato e la testa di Minerva dall’altro, per indicare il commercio governato dalla saviezza. I
lla saviezza. I Romani destinarono il primo giorno del mese di luglio per celebrare la sua festa, e gli consacrarono il feb
di luglio per celebrare la sua festa, e gli consacrarono il febbraio per averlo favorevole alla vicina epoca della nuova n
utone, ed egli dovè rapirla (53), giacchè nessuna Dea voleva sposarlo per paura della sua deformità e del tenebroso suo reg
vola, era un luogo sotterraneo dove scendevano le anime degli estinti per esservi punite o ricompensate ; e vi penetravano
e segnatamente nella Campania presso il lago Averno esistesse una via per discendervi, quella per la quale Enea fu condotto
pania presso il lago Averno esistesse una via per discendervi, quella per la quale Enea fu condotto dalla Sibilla Cumana (6
le ombre dei malvagi : Quivi sospiri, pianti ed alti guai Risonavan per l’ær senza stelle…. Diverse lingue, orribili fave
percote. Io venni in loco d’ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto. La b
e si chiamò Ida : Ora è diserta come cosa vieta.47 Rea la scelse già per cuna fida48 Del suo figliuolo, e per celarlo meg
osa vieta.47 Rea la scelse già per cuna fida48 Del suo figliuolo, e per celarlo meglio, Quando piangea, vi facea far le g
si diroccia.50 Fanno Acheronte, Stige e Flegetonta ; Poi sen van giù per questa stretta doccia Infin là ove più non si dis
ella Terra (25) fu cangiato in fiume e precipitato nell’Inferno (215) per aver somministrato l’acqua ai Giganti (65) allorc
Credevano gli antichi che le anime degl’ insepolti andassero errando per cento anni sulle sue sponde, e così la carità dei
scello con acqua buia » dalla quale esalavano mortiferi vapori, e che per nove volte girava intorno all’Inferno. I poeti ne
mata una ninfa, figlia dell’ Oceano (192) e di Teti (192), e le danno per figliuole la Forza (346) e la Vittoria (348). All
la Vittoria (348). Allorchè Giove (63) chiamò in aiuto tutti gli Dei per combattere i Giganti (67), Stige accorse la prima
o che avessero violato i giuramenti fatti nel suo nome. 222. Giurando per lo Stige gli Dei dovevano tenere una mano stesa s
a sulla terra e l’altra sul mare ; e chi rompea questo giuramento era per dieci anni bandito dal cielo, e privato dell’ amb
ella Notte (238), fu trasformato in fiume e precipitato nell’ inferno per aver soccorso i Titani contro Giove. Talora signi
ena. (Loc. cit.) Ogni ombra dovea pagargli il passo con una moneta ; per lo che i Greci e i Romani ponevano un obolo nella
che Orfeo (469) lo addormentò col suono della sua lira, quando scese per richiedere a Plutone (213) la sua Euridice ; e ch
bramose canne. Egli ingordo, famelico e rabbioso Tre bocche aprendo, per tre gole al ventre Trangugiando mandolla, e con s
bbe due celebri figli, Telamone e Peleo. Il primo, esiliato dal padre per aver ucciso per disgrazia Foco suo fratello minor
figli, Telamone e Peleo. Il primo, esiliato dal padre per aver ucciso per disgrazia Foco suo fratello minore nel fare il ch
serpenti attorcigliati sul capo, e una fiaccola in mano ; ed avevano per compagni il Terrore, la Rabbia, il Pallore e la M
atto ; E con idre verdissime eran cinte ; Serpentelli e ceraste avean per crine, Onde le fiere tempie erano avvinte. E quei
tto, Batteansi a palme, e gridavan si alto, Ch’io mi strinsi al poeta per sospetto. (Dante, Inf. c. IX.) E G. – B. Niccoli
Dee furono offerti singolari omaggi ; e tanto era il pauroso rispetto per esse, che quasi non s’arrischiavano a nominarle o
pregne, arieti e tortorelle, emblema dell’innocenza, essendochè solo per essa l’uomo può sottrarsi agli spasimi del rimors
per essa l’uomo può sottrarsi agli spasimi del rimorso. Oreste (533), per tentar di placarle, alzò in fondo dell’Arcadia un
un flagello e un pugnale ; nell’altra una chiave e una tazza funebre, per le libazioni alle quali presicde. Questa triplice
: Ecate con le chiavi dell’ abisso infernale, Febea (138) nella notte per regolare il corso della luna, Diana (138) nei bos
e volasse. Tenga le mani alte, e dall’una un bambino bianco che dorma per significare il sonno, dall’ altra un altro nero c
Il suo carro sia di bronzo, con le ruote distinte in quattro spazii, per toccare le sue quattro vigilie. » « Per significa
etro fra le gambe una grande stella, la quale fosse quella di Venere, per chè Venere e Fosforo, ed Espero e Crepuscolo, par
e, per chè Venere e Fosforo, ed Espero e Crepuscolo, par che si tenga per una cosà medesima. » (Vasari, vita di Taddeo Zucc
ed altre piante sonnifere, onde la Notte raccoglie i soporiferi umori per ispanderli sulla terra. Il Nume è coricato sopra
o sempre tenebre e non mai sole. A piè d’esso una concavità profonda, per dove passi un’ acqua come morta, per mostrare che
è d’esso una concavità profonda, per dove passi un’ acqua come morta, per mostrare che non mormori, e sia di color fosco, p
raccio un corno che mostri riversar sopra ’l letto un liquor liquido, per denotare l’oblivione, ancorchè altri lo facciano
dicono che si trasforma esso stesso in più forme ; e questo figurerei per modo, che nel tutto paresse uomo, ed avesse parte
ciuto anche sotto il nome d’ incubo o di fantasima, d’orrido aspetto, per lo più in sembianza di scimmia accovacciata ; e q
e talora veniva confuso con lui. È rappresentato con ali di farfalla per esprimerne la leggerezza. 242. La Morte (232), fi
ppena ricuopre il livido carcame. Talvolta ha in mano un corno, forse per indicare che nemmeno l’abbondanza di tutte le cos
di tutte le cose ci salva da lei, e le svolazza intorno una farfalla per rammentare che, se il corpo muore, l’anima non pe
lcri troyiamo le due iniziali D M che significano, Diis Manibus, come per raccomandare a loro la tutela dell’urna. Per lo p
del monte Etna, il quale, a motivo dei suo cratere ignivomo era preso per una sbocco infernale. Ovidio dice che quando il g
osa, e non da bassa gelosia. 246. Salmoneo, fratello di Sisifo (245), per aver conquistato l’Elide s’empì di tanto orgoglio
ri, La man di face armato, alteramente Per la Grecia scorrendo, e fin per mezzo D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, D
lgori imitava Ch’ imitar non si ponno. E ben fu degno Ch’ ei provasse per man del padre eterno D’altro fulmine il colpo e d
u amata da Apollo (96). e divenne madre d’Esculapio (100). Ma Flegia, per odio e disprezzo contro Apollo, dette fuoco al te
io e disprezzo contro Apollo, dette fuoco al tempio di Delfo. laonde, per punirlo, gli Dei lo condannarono nel Tartaro a vi
re dei Centauri (430), negò al suocero Deioneo i donativi promessigli per isposarne la figlia Dia ; ed esso gl’involò i suo
. (Virgilio, Eneide, traduzione del Caro.) Ebbe costui tanta audacia per essere così grosso, da volere offendere nell’onor
non vollero pigliar parte al banchetto, non accettarono un dono fatto per forza, ad eccezione di Cerere (51) che era fuor d
ioletto Pelope che menava con lui vita stentata, lo condusse in cielo per ministrare il néttare agli Dei prima che vi andas
fanciulle condannandole nel Tartaro a travagliarsi eternamente invano per empire d’acqua un vaso sfondato. Per quanto sia m
litti non va obbedito. Gli Argivi istituirono la festa delle fiaccole per celebrare la tenerezza coniugale d’Ipermestra. E
esti tali È chi vende la patria, chi la pose A giogo de’ tiranni, chi per prezzo Fece leggi e disfece……… ……… Quei che frode
 ; e cento lingue, E cento bocche, e voci anco di ferro Non basterian per divisare i nomi, E le forme de’ vizj e delle pene
lla scarna mano (242). I Greci dettero a Plutone il nome d’Agesilaos, per significare ch’egli trae a sè tutti i popoli. I L
essere acquistate adagio e andar disperse in pochi istanti. È cieco, per indicare ch’egli dispensa i suoi tesori a caso, t
uida da sè o fa guidar da Bellona (283). Gli mettono accanto un gallo per indicare quanto importi la vigilanza nel mestier
a vigilanza nel mestier delle armi. 259. Debole fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei Romani, i quali, c
a paragone di quello dei Romani, i quali, come ognun sa, lo tenevano per protettore del loro impero, e per padre di Romolo
i quali, come ognun sa, lo tenevano per protettore del loro impero, e per padre di Romolo. Gli Etruschi poi lo adoravano so
tti Salii dal latino sallare, perchè celebrandone le feste, ballavano per le vie, e recavano attorno altrettanti piccoli sc
mente adorata nella città di Troia ; ma il primo nome le è più comune per tutto il resto : « Minerva spira, e conducemi Apo
. Notabile nella storia di Minerva è la sua disputa con Nettuno (185) per dare un nome alla città fondata da Cecrope egizia
decretarono quest’onore a chi dei due avesse creata la cosa più utile per una città. Allora Nettuno, battendo la terra col
pre le arti della pace, e soprattutto l’agricoltura. 265. Una lezione per gli orgogliosi ci viene offerta da Aracne abile t
merità di sfidarla ; ma tanto la punse vergogna di restar vinta, che, per disperazione, stracciato il lavoro, s’impiccò, e
ea io te Già mezza aragna, trista in sugli stracci Dell’opera che mal per te si fe ! Da taluni questo fatto è narrato in a
ni, pregiudizio al pari di tanti altri non ancora del tutto sradicato per l’ignoranza delle menti volgari. 269. Minerva era
ndi Panatenee. Eranvi decretati premii pei certami della ginnastica e per quelli della poesia e della musica. Le minori fes
85) ; ma nacque così deforme, che il padre vergognandosene lo afferrò per un piede, e lo scagliò fuor del cielo, quasi foss
ata sua colpa il nascer brulto. Pensate s’ei dovè rimanere sbalordito per la caduta, dopoche, secondo narra da sè stesso ne
secondo narra da sè stesso nell’Iliade …… Un giorno intero Rovinai per l’immenso, e rifinito In Lenno caddi coì cader de
lergli bene ; anzi gli parve che fosse proprio arrivato in buon punto per farlo marito di Venere (170). Così al Nume più de
rme toccò la più bella tra le Dee ; e chi sa che Giove non lo facesse per ammonirla a non invanirsi della sua bellezza ! 27
i primi abitatori della Sicilia, e dall’usar che facevano in guerra, per difesa del volto, di un piccolo scudo con un buco
misurato, Ch’avea, come una grotta oscura in fronte Invece d’occhio ; per bastone un pino, Onde i passi fermava : avea d’in
-Evo, dal suo monte o dal suo castello usava la forza contro i deboli per assoggettarli e per derubar loro ogni cosa ?
o dal suo castello usava la forza contro i deboli per assoggettarli e per derubar loro ogni cosa ? Le muse. 274. Gi
ve Muse. Abitarono l’Elicona, il Pindo e il Parnaso (123) dove ebbero per precettore il loro fratello Apollo (96). Queste n
fondamento del bel collegio, e perciò volle che si chiamassero Muse, per indicare la loro eguaglianza. Infatti Cassiodoro
esia. Ora ponendo mente alla umiltà della loro origine, poichè ebbero per padre un pastore, ed alla belta e verecondia di c
a grande maschera caricata e ridicola. » 278. Le Muse presero le ali per sottrarsi agli oltraggi di Pireneo re della Focid
elebravasi onesto e gradevole banchetto senza che vi fossero invocate per tutelare la decenza pericolante tra la gioia dei
ngegni della Cristianità hanno adoperate le finzioni, mitologiche non per vano lusso di fantasia, ma per dedurne nobilissim
adoperate le finzioni, mitologiche non per vano lusso di fantasia, ma per dedurne nobilissimi sentimenti, e trar frotto dal
frotto dalle morali verità in esse contenute, le quali verità restano per avventura bene impresse nell’intelletto quando so
etende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e da Minerva per giudicare le loro opere, non fece che stoltamente
endendo che avesse dovuto fargli un finestrino in direzione del cuore per poterne scrutare i più segreti pensieri ; e la ca
a gli parve architettata senza criterio, e voleva che fosse ambulante per trasportarla altrove caso mai l’abitatore incappa
(430), diventò presto abile nell’arte di guarire le malattie, e passò per inventore e Dio della medicina. Accompagnò Ercole
d alcune specie di rettili, o dalla lunga vitalità di questi animali, per lo che i ciarlatani hanno usato fino ai nostri te
cendenti d’Esculapio furono chiamati Asclepiadi, e di padre in figlio per diciassette generazioni esercitarono la medecina
alla sanità, tra’quali si leggono i seguenti : Contentati di un pasto per giorno. — Fa’che il tuo pasto sia semplice e parc
iuol di Giove (63) e della Ninfa Calisto (140), altri gli assegnarono per genitori Mercurio (160) e Penelope (569). Quale D
iena gli spunta la coda a spazzolar le cosce e i piedi caprini. Aveva per compagni i Satiri e Silvano (302) prcposto alla t
le feste i sacerdoti di Pane, chiamati Luperci, andavan correndo nudi per Roma. 297. Il vocabolo pan in greco vuol dir tutt
0. Fauno, figlio di Pico re dei Latini e nipote di Saturno (23), ebbe per madre Canente figlia di Giano, la quale fu cangia
ebbe per madre Canente figlia di Giano, la quale fu cangiata in voce, per esser troppo ciarliera. Fauno era del numero dell
tempio, i sacerdoti del quale distribuivano al popolo erbe o semplici per curare ogni specie di malattie. Fu chiamata anche
ribuito comunemente a tutti gli Dei campestri, ed è vocabolo generale per indicare i Fauni, i Satiri, i Sileni, ec. Il cult
i. Il maggior culto di Priapo fu a Lampsaco donde era stato scacciato per aver messo paura negli abitanti co’suoi neri sopr
di ragione, decretarono il ritorno del Nume esiliato, e onori e feste per placarlo ; ed allora l’orribile tafferuglio ebbe
a al suo posto nel Campidoglio. Ed i Romani pigliando quest’avventura per buono augurio, dissero che il dio Termine colloca
rino le incoronavan la chioma ; ed aveva in mano un covone di paglia, per significare che di essa deve esser formato il let
ta dai Numi campestri. Ma Vertunno dio delle stagioni tentò ogni arte per indurla a sposarlo. Ora si trasformava in bifolco
i trasformava in bifolco, ora in vignaiuolo, in mietitore, in pastore per parlarle ; ma invano. Alla fine le apparve sotto
poichè non potrebbe meritare il favor di Pomona chi non si studiasse per opera di moltiplici esperimenti di perfezionare l
tura di bellezza abbonda. Per te Religïon, del Cielo figlia, S’ornò : per te la terra all’uom non spiacque, Quando dal ciel
aviganti sulla riva del mare con offerte di latte, d’olio e di miele, per ottenerle propizie alla navigazione. I poeti le r
ino a’ginocchi, le braccia ignude insino agli omeri, le chiome sparse per il collo, le vesti succinte nei fianchi, tutti i
. Usciva dall’un canto del sasso medesimo una gran polla d’acqua, che per certe rotture cadendo, e mormorando, rendeva suon
a ; e giunta a terra si riducea in un corrente ruscello, che passando per mezzo di un pratello amenissimo, posto innanzi al
lla bocca della grotta, lo teneva col suo nutrimento sempre erboso, e per lo più tempo fiorito ; d’intorno vi pendevano sec
i alberi in generale (Drys, quercia, gr.) ; e furono forse immaginate per impedire ai popoli di distruggere troppo facilmen
alla fine Eco andò a celare i vani sospiri ed a struggersi d’affanno per entro le più riposte parti dei boschi. Così di « 
dalla sua bellezza continuamente ne chiedeva la mano. Allora gli Dei per metter fine a quelle importune dimande trasformar
na casa, come a dire i custodi delle famiglie ; ed i Penati passavano per essere protettori delle città e degl’imperi, e ve
pubblico culto. 327. Le statuette dei Lari, spesso in forma di cane, per allusione alla fedeltà di questo animale, e quell
ne, per allusione alla fedeltà di questo animale, e quelle dei Penati per lo più effigiati in due giovani assisi con una la
dei Penati per lo più effigiati in due giovani assisi con una lancia per uno ed un grosso cane accovacciato a’piedi, risie
na lancia per uno ed un grosso cane accovacciato a’piedi, risiedevano per entro i recessi più segreti della casa in una cap
perchè animali domestici e fedeli ; e i medesimi Lari avevano spesso per manto una pelle di cane. Ciascuna famiglia romana
re meritate dagli uomini. Quindi le statue degli dei Lari si vedevano per tutto, e gli schiavi divenuti liberi appendevano
stri nemici ; ecco già ch’ Ilio Arde tutto, e ruina. Infino ad ora, E per Priamo e per Troja assai s’è fatto. Se difendere
ecco già ch’ Ilio Arde tutto, e ruina. Infino ad ora, E per Priamo e per Troja assai s’è fatto. Se difendere omai più si p
o e per Troja assai s’è fatto. Se difendere omai più si potesse, Fôra per questa man difesa ancora. Ma dovendo cader, le su
igie di Vesta, e ’l fuoco eterno. Ed Anchise (176), conosciuta anche per celesti annunzi ormai inevitabile la ruina di Tro
sorella del Fato, arbitra universale degli uomini e degli Dei, stava, per così dire, al governo delle cose umane, distribue
e protettrice del commercio e delle arti ; e con la sinistra conduce per mano l’ Occasione, che ha la testa calva e un sot
o di capelli sulla fronte ; posa un piede sulla ruota, e tien l’altro per aria ; in una mano ha un rasoio e nell’altra un v
rimevoli esempj ; ma la buona Fortuna sta in mano di chi la vuole, se per essa intendiamo un vivere agiato e felice secondo
ezze, lo dicano quei tanti ai quali sono state causa di rovina, o che per ottenerle hanno perduto la tranquillità della cos
e di doni magnifici ; la statua della Dea vi proferiva gli oracoli, e per consueto artifizio dei sacerdoti speculatori sull
2°. L’immaginazione ricca d’allegorie suggerì ai Greci altri emblemi per questa indivisibile compagna del Destino oltre qu
terra con larghe pieghe. Nelle mani ha il freno e il compasso, l’uno per governare l’impeto delle passioni, l’altro per di
o e il compasso, l’uno per governare l’impeto delle passioni, l’altro per distribuire agli uomini con esatta misura le pene
distribuire agli uomini con esatta misura le pene e le ricompense, e per serbare quella giusta eguaglianza per cui sia pro
sura le pene e le ricompense, e per serbare quella giusta eguaglianza per cui sia protetto l’innocente e il debole contro l
tto l’innocente e il debole contro l’oppressore. Talora ha una lancia per colpire il vizio, ed una tazza piena di liquore c
na lancia per colpire il vizio, ed una tazza piena di liquore celeste per fortificare la virtù contro la sventura. Altri po
ara nel Campidoglio, sulla quale deponevano una spada prima di partir per la guerra, scongiurando la Dea imparziale a prote
ica, di null’altro sollecita che di far del male agli uomini. Giunone per consiglio di questa Dea aveva ingannato Giove fac
a al Silenzio. La sua statua era collocata sul limitare dei templi, o per indicare che gli Dei vogliono essere adorati in s
li, o per indicare che gli Dei vogliono essere adorati in silenzio, o per significare che gli uomini, conoscendoli imperfet
l’altra una spada, non quale istrumento di vendetta o di violenza, ma per indizio di ben usato potere. Talvolta ha gli occh
la Fama « Che trae l’uom del sepolcro, e in vita il serba, » dandole per genitori Titano (30) e la Terra (25), e facendola
’ vo’ dir in semplici parole ? Era dintorno il ciel tanto sereno, Che per tutto ’l desio ch’ardea nel core L’occhio mio non
sio ch’ardea nel core L’occhio mio non potea non venir meno. Scolpito per le fronti era ’l valore Dell’ onorata gente …….
e tante (Meraviglia a ridirlo !) ha lingue e bocche Per favellare, e per udire orecchi. Vola di notte per l’oscure tenebre
ha lingue e bocche Per favellare, e per udire orecchi. Vola di notte per l’oscure tenebre Della terra e del ciel, senza ri
o Stridendo sempre, e non chiude occhi mai : Il giorno sopra tetti, e per le torri Sen va delle città spiando tutto Che si
presentata con ali al tergo e con la tromba ; talora ne ha due, l’una per divulgare la menzogna, l’altra la verità. La
nerazione questa Dea. Libertà va cercando ch’ è si cara, Come sa chi per lei vita rifiuta. (Dante, Purg., c. I.) Il padre
a’ mortali Mal conosciuta Libertà. Pietose Le tre sorelle addussero per mano Il pellegrino e il tacito eremita Ne’ queti
dì, perchè metteva sempre lo scompiglio tra i Numi. 344. Indispettita per non essere stata convitata alle nozze di Teti e d
le nozze di Teti e di Peleo, gettò nel mezzo alle Dee un pomo fatale, per cui nacque la famosa disputa che fu giudicata da
vendette ec. Ella in compagnia di Bellona, si caccia innanzi la Paura per la quale i sette Capitani (Eschilo) giurarono a T
Indi la segue la Menzogna con occhi loschi e perfido sorriso, traendo per mano la Frode che viene con passi obliqui, ed alz
. Portava nella sinistra una fiaccola, e con l’altra mano strascinava per la zazzera un giovane, il quale, elevando le mani
e, il quale, elevando le mani al cielo, chiamava ad alta voce gli Dei per testimoni della propria innocenza. Facevale scort
resto simigliantissima ad un tisico marcio ; e facilmente ravvisavasi per l’ Invidia. Poco meno che al pari della Calunnia
passo una giovinetta sua sorella coperta di velo più sottile. Ella ha per compagna indivisibile la Dolcezza, ma è distratta
accanto a sè gli strumenti necessarj a diverse arti. Talvolta egli ha per emblema un giovine assiso che scrive al lume di u
che paia illuminata dietro alle spalle dal sol che nasce, e che ella per prevenirlo si cacci dentro nella camera per lo fi
sol che nasce, e che ella per prevenirlo si cacci dentro nella camera per lo finestrone che si è detto. La sua forma sia di
meno, secondochè meno o più fossero appresso al lume di essa Aurora, per significare l’ore che vengono innanti al Sole ed
destro spenzolone, e vi tenga una gamba cavalcioni in atto di posare per ristoro e non per infingardia. Tenga una corona d
, e vi tenga una gamba cavalcioni in atto di posare per ristoro e non per infingardia. Tenga una corona di papaveri ed uno
gallo che canta, a questa si può fare ai piedi una gallina che covi, per mostrare che ancora posando fa la sua azione. » (
ltra con aspetto di trionfale maestà una palma intrecciata all’ ulivo per denotare che la vera gloria è non tanto frutto de
ine ruppe le ali alla statua che le era stata eretta in Roma, Pompeo, per confortare il popolo che pigliava quel fatto per
tta in Roma, Pompeo, per confortare il popolo che pigliava quel fatto per tristo augurio, esclamò : « Romani, gli Dei hanno
rono ingegnosamente che la Speranza fosse sorella del Sonno (240) che per breve tempo sospende i nostri affanni, e della Mo
di esse possono ricovrarsi gli uomini ; e candidissimo è il suo manto per simbolo di purità. Impugna l’asta, il bastone del
, e della ricompènsa che le è dovuta. Il suo trono è un cubo di marmo per denotare la perseveranza, la imperturbabilità, la
dir le genti ; Sta, come torre, fermo che non crolla Giammai la cima per soffiar de’venti. E così tutti le avessero sempr
e della Dea si leggeva quest’altra iscrizione : l’estate e l’inverno, per indicare che l’amicizia vera è costante sì nella
-Fede. 74 In Roma accanto al Campidoglio ebbe un tempio consacratole, per quanto si crede, da Numa Pompilio. La Dea era rap
io. La Dea era rappresentata a mani giunte, e con lungo abito bianco, per cui forse Virgilio la chiama Cana Fides, se pure
blema della Fedeltà, il quale consiste in due vergini che pigliandosi per la mano si promettono fedele amicizia. Divin
352. Le divinità della terza classe comprendevano gli Dei che ebbero per genitori un ente celeste ed una creatura mortale,
ra mortale, e quelli Eroi che furono prediletti a qualche Nume, o che per sovrumano valore e per ingegno straordinario avev
oi che furono prediletti a qualche Nume, o che per sovrumano valore e per ingegno straordinario avevano meritato onori divi
eo re d’Etiopia e di Cassiopea, era stata esposta sulla riva del mare per esservi divorata da un drago marino, in pena d’av
ll’alto del suo aereo viaggio scòrse la giovinetta, il mostro che era per divorarla, e udì i pianti dei desolati genitori.
nte, che alla testa di molti armati accorse a rapirgliela. Perseo era per essere soverchiato dal numero, quando si rammentò
erseo avesse ragione di lagnarsi dell’avo Acrisio, tuttavia s’adoperò per rimetterlo sul trono, dal quale era stato scaccia
che amava Alcmena, volle pigliarsi special cura d’Ercole, e lo adottò per figliuolo. 365. Giunone (85), sempre gelosa di tu
tutto, si apparecchiò a perseguitare Ercole, forzando Giove a giurar per lo Stige che il primo nato de’due fanciulli dovre
prima d’Ercole, ed il protetto di Giove fosse sottoposto al fratello per decreto del Fato. Così accadde ; ma non fu paga.
e languide sul morire, gli occhi appannati, le squame non più vivaci per la porpora e per l’oro, nè più lucenti nel moto,
orire, gli occhi appannati, le squame non più vivaci per la porpora e per l’oro, nè più lucenti nel moto, ma scolorite e li
. Imperciocchè non avendo riguardo di esser partoriente, appariva che per la paura, gettatasi attraverso una veste, si foss
e, il quale al primo romore, col pugnale sguainato s’era quivi tratto per intendere e vendicare l’oltraggio. Nè ben si dist
unone si placò a segno d’allattare col proprio seno il famoso pargolo per farlo diventare immortale ; e che allora Ercole,
coll’andar del tempo andarono ad assalire Eurisleo e che lo uccisero per vendicare le persecuzioni sofferte dal padre loro
i d’Atreo e di Tieste nipoti di Pelope (514 369. Vero è che Euristeo, per suggerimento di Giunone (85), aveva ordinato ad E
dosi che alla fine vi sarebbe perito. Questo severo comando, al quale per voler del Fato Ercole non poteva disobbedire, ori
: se quella dei piaceri e delle mollezze, piana e fiorita e seducente per lusinghiere delizie, ma inetta e vile ; o quella
Tanto, che ’l su andar ti sia leggero, Come a seconda in giuso andar per nave ; Allor sarai al fin d’esto sentiero : Quivi
tò vivo, e lo trasse ad Euristeo, che al primo vederselo in faccia fu per morirne dalla paura. 373. Nel monte Menalo s’anni
i feroci animali ad Euristeo. 378. Busiride re di Spagna, famigerato per crudelissime azioni, udito menar vanto della savi
i bovi con la carne umana ; e sotto le forme di quest’orribile mostro per lo più vogliono denotare la tirannide sostenuta d
oprapposte81 Non fer ma’in drappo Tartari nè Turchi, Né fur tai tele per Aragne imposte. Come talvolta stanno a riva i bur
no state ripulite, sicchè appestavano d’ogn’intorno il paese. Ercole, per rimediare con efficacia a tal guaio, deviò il fiu
a tal guaio, deviò il fiume Alfeo (346), facendo passar le sue acque per mezzo alle stalle ; e così in un giorno rimasero
giorno rimasero perfettamente pulite. Allora Ercole si recò ad Augia per ricevere il premio della sua fatica ; ma costui a
eseo (482) ebbe l’ardire di scendere nell’inferno con l’amico Piritoo per involare Proserpina (53), e vi restò prigioniero 
onte Aventino Di sangue fece spesse volte laco. Non va co’suoi fratei per un cammino, Per lo furar frodolente ch’ei fece De
a madre ogni volta ch’ei la toccava gli rendeva nuove forze ; sicchè, per finirla, il prode lo alzò di peso, e lo soffocò t
irati dalle pernici, e mietevano il grano con l’asce come faremmo noi per tagliare un bosco. Quando le grù od altri uccelli
d’Alceste figlia di Pelia fu ambita da molti principi ; e suo padre, per liberarsi dall’importunità di tante dimande, giur
no fosse morto in sua vece Alceste allora non esitò a dar la sua vita per quella del marito, e compiè generosamente il sacr
emodo, non trascurò veruno dei doveri dell’ospitalità. Laonde l’eroe, per essergli grato, scese tosto all’inferno a combatt
compie : ancor che in esso L’ardir non manchi, l’eta sua capace Non è per anco di spontaneo, vero Voler di morte : e se il
ato mondo. (Pindaro, trad. del Borghi.) 391. Tanta gloria non bastò per render mite ad Ercole l’implacabile Dea ; chè anz
igliuoli ; e quando ritornato in sè conobbe il fallo, si sarebbe data per disperazione la morte, se non glielo avessero imp
detta. Questo Dio svegliò allora in Ercole una passione così sfrenata per Onfale regina di Lidia, che il vincitore di tanti
della tirannia delle passioni ! 393. Poi Ercole andò perduto d’amore per Dejanira, principessa già fidanzata ad Acheloo fi
Jole, figlia d’ Euriteo re dell’ Ecalia, gl’ inviò la tonaca di Nesso per un giovane schiavo chiamato Lica. 397. Poichè Er
ossato la fatai veste, che il violento fuoco del veleno gli serpeggiò per tutte le membra, e lo dette in preda a sì acerbi
ue frecce tinte nel sangue dell’ Idra di Lerna (372), senza le quali, per voler del Fato, Troja non avrebbe potuto esser pr
alvolta ha una corona di pioppo bianco, che era l’ albero a lui sacro per essersi cinta la testa con le sue fronde scendend
ti di questi due personaggi mitologici. Teseo. 402. Teseo ebbe per padre Egeo re d’ Atene, e per madre Etra, figlia
tologici. Teseo. 402. Teseo ebbe per padre Egeo re d’ Atene, e per madre Etra, figlia di Pitteo re del Peloponneso,
rente e contemporaneo d’ Ercole (364). 403. Ma alcuni poeti gli danno per padre Nettuno (185), fondandosi sulla favola segu
l seguito della storia di Teseo. 404. Egeo, partendo dal Peloponneso per tornare ad Atene, laseiò la moglie negli stati di
fuggir da Corinto, e governava a nome d’ Egeo preso da folle passione per la rea maga. Ella temendo che la presenza di uno
r la rea maga. Ella temendo che la presenza di uno straniero, celebre per le sue gesta, le avesse a sventare il progetto d’
nza di farlo avvelenare in mezzo a un banchetto ; ma quando Teseo era per ingoiare il veleno, il padre lo riconobbe alla sp
Falaride, tiranno d’ Agrigento, aveva fatto gettare un toro di bronzo per ardervi a fuoco lento i condannati alla morte, e
indi Falaride stesso fu massacrato da Teseo ; o, secondo altri, cadde per sollevazione in mano del popolo stanco della sua
ocuste, il quale commetteva crudeltà orrende nell’ Attica, soggiacque per man di Teseo allo stesso gastigo di Falaride (408
d uccise il cignale di Calidone spintoda Diana (137) contro gli Etolj per punirli d’ aver tenuto in non cale il suo culto.
e umana, e gli Ateniesi, vinti da Minosse, erano obbligati a mandarvi per tributo ogni anno sette giovani tirati a sorte pe
bligati a mandarvi per tributo ogni anno sette giovani tirati a sorte per esser pasto del Minotauro. 416. Forse questo tri
. Forse questo tributo non era altro che di denaro ; ma gli Ateniesi, per far comparire più odioso il nemico al quale dovev
li la loro prole. Indi la storia narra che fu loro imposto da Minosse per vendicare la morte del suo figlio Androgeo ucciso
ra già stato pagato tre volte, allorchè Teseo offerse la propria vita per liberarne la patria, e salpò a Creta a combattere
cinto, pieno di stanze e di corridori méssi in comunicazione fra loro per mezzo d’ innumerabili andirivieni, sicchè diveniv
nome a quel mare : 87 …. Quando Icaro misero le reni Senti spennar per la scaldata cera, Gridando il padre a lui : mala
te quella delle vele. Credesi anzi che le sue ali sieno un’ allegoria per indicare le vele di una nave, quantunque non manc
Dedalo ebbe un nipote, chiamato Acalo, ateniese, quanto lui rinomato per abilità nelle arti meccaniche. È creduto inventor
tadella di Minerva ; ma questa Dea protettrice delle arti lo rattenne per aria, e lo trasformò in pernice. Per togliere a D
ccanico, ne rimanesse vittima, siccome tanti a’ di nostri sono periti per l’ aereonautica. 425. Quando Teseo mosse a combat
mbolo della destrezza in tutte le cose ; la mano di Chirone è la mano per eccellenza. La destrezza nella chirurgia, nel suo
lle andare sulle sponde del Termodonte incontro alle Amazzoili (373), per aver come Ercole la gloria di vincerle. Infatti l
ccò a Teseo, il quale si propose di scendere con Piritoo all’ inferno per involar Proserpina moglie di Plutone. Peccato che
be visto il giovine Ippolito, che si sentì pungere da acuto rammarico per non aver dato ella stessa a Teseo un figliuolo or
ingenue ricreazioni della caccia, era incorso nello sdegno di Venere per averne spregiato il culto. La Dea giurò di punirl
9) rese la vita ad Ippolito, e che Diana (137) lo coperse d’ una nube per farlo evadere dall’ inferno. Fedra poi lacerata d
gli si ribellarono ; ed egli, sdegnato di tale ingratitudine eccitata per altro dalle sue imprudenze, scagliò maledizioni c
della vita privata. Ma Licomede, re di quell’ isola, mosso da gelosia per la fama dell’ eroe, o istigatovi da’ suoi nemici,
tore addivenne celebre domatore di cavalli ; laonde ambedue passarono per protettori degli Atleti, ed erano invocati nei gi
la gloria di liberar l’ Arcipelago dai pirati che lo infestavano ; e per questo beneficio meritarono d’ essere annoverati
a restò fulminato da Giove (63). 446. Polluce, pieno d’ afflizione per la morte del fratello, scongiurò Giove affinchè l
ul loro capo. Giasone, Medea, Gli Argonauti. 448. Giasone ebbe per padre Esone re d’ lolco in Tessaglia, al quale er
gli Dei ad Atamante re di Tebe. Frisso, figliuolo di questo principe, per fuggire con Elle sua sorella i mali trattamenti d
zioni contro i figliastri ; poichè Atamante, reso furioso da Tisifone per opera di Giunone, incontrando la moglie con due f
per opera di Giunone, incontrando la moglie con due figliuoletti, uno per braccio, la credè una leonessa con due leoncini.
ciullo Learco, e lo uccise. La madre disperata s’ annegò con l’ altro per nome Melicerta. Maestrevolmente dipinge Dante que
ad un capo vicino a Colco, e vi si addormentò. Già gli abitanti erano per ucciderlo, quando l’ ariete che aveva il dono del
moglie la figliuola, ma poi invidiando le ricchezze del genero, entrò per violenza al possesso del Vello d’ oro. 88 451. G
ccasione d’ acquistarne ; e la spedizione del Vello d’ oro, divulgata per tutta Grecia, gli procacciò per seguaci i più sce
pedizione del Vello d’ oro, divulgata per tutta Grecia, gli procacciò per seguaci i più scelti guerrieri che ambivano divid
uella nave dava i responsi dell’ oracolo ; ed ebbe il nome d’ Argo, o per essere stata costruita ad Argo, o perchè Argo (89
ero ad Ea capitale della Colchide, e compita la conquista ripartirono per la Grecia, e sbarcarono all’ isola d’ Egina, onde
un aratro di diamante, e guidarli ad arare quattro jugeri di terreno, per seminarvi i denti del drago già ucciso da Cadmo.
utto, ma con l’ ajuto di Medea, figliuola del re Aeta (450), la quale per voler di Giunone e di Minerva protettrici dell’ e
o insieme con Medea, alla quale non rimaneva altro scampo che la fuga per sottrarsi allo sdegno del padre ; ma il re insegu
ggitivi ; ed essi accecati dalla paura non risparmiarono iniqui mezzi per rattenere i passi del furibondo. Sfuggiti alle su
gli artifizj nè l’ audacia di quella colpevole avventuriera bastarono per rivendicare a Giasone i suoi stati, perchè i figl
vissuto dieci anni con Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella aveva fatto per lui, e la ripudiò per isposare Glauca figlia del
Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella aveva fatto per lui, e la ripudiò per isposare Glauca figlia del re di Corinto. La lega
o la sua malvagità, e costretta nuovamente a fuggire, andò ramingando per l’ Asia Minore, dove unitasi a un re oscuro, n’ e
ccisione dei proprj figliuoletti, furono forse inventate dai Corintii per denigrarne la fama. 460. Dopo la fuga di Medea, G
he era dotata della cognizion del futuro, gli aveva predetto la morte per causa della nave degli Argonauti ; e infatti ment
e, figlia di Sisifo. Quest’ eroe ebbe anche il soprannome d’ Ipponoo, per indicare ch’ egli era stato il primo ad insegnare
mini l’ arte di guidar con la briglia un cavallo ; ma poi accadutogli per disgrazia di uccidere, cacciando, il fratello Bel
ndo violare i diritti dell’ ospitalità, lo mandò in Licia con lettere per Jobate re di quel paese e padre di Stenobea, face
olpi di frecce. Allora Jobate, conosciuta l’ innocenza d Bellerofonte per la protezion degli Dei, gli dette in moglie la su
oe la spense… Orfeo. 469. Questo celebre musico e poeta ebbe per genitori Apollo (96) e Clio (275) ; e tanta era l
massi si movevano quasi che avessero sensi di vita. Solita allegoria per indicare i popoli dallo stato selvaggio ridotti a
tta Euridice ; si volse un poco, e quella tenera sposa gli fu ritolta per sempre. 471. Allora, preso da disperazione, andò
orride rupi, Che han di nevi e di ghiaccio eterno manto, Echeggiando per entro agli antri cupi, S’ode accostar melodioso p
rne la presenza, fu punta da un serpe, e morì nell’atto. 475. Gli Dei per vendicar questa morte fecero perire tutte le api
n di culto e di tempio ; e soprattutto i pastori siciliani lo tennero per loro Dio. In Sicilia acquistò celebrità lo squisi
tornava da Taranto a Corinto, i marinari s’argomentarono di ucciderlo per carpire le sue ricchezze. 479. Arione chiese alme
uogo stesso ove il delfino aveva recato in salvo Arione. Quel delfino per ricompensa fu collocato da Giove fra gli astri, i
ze dell’armonia. Gli antichi lo avevano in tanta venerazione, che, se per avventura ne incappava taluno nelle loro reti, su
ra ne incappava taluno nelle loro reti, subito lo rimettevano in mare per non violare i diritti dell’amicizia. Quindi i del
) che da giovinetto cadde nelle onde baloccandosi sulla riva. Ulisse, per eternarne la memoria, fece scolpire un delfino su
admo era figlio d’ Agenore re di Fenicia e della ninfa Melia, ed ebbe per sorella Europa, fanciulla di così rara bellezza c
mare dove Europa passeggiava con le sue donzelle. Essa gli s’accostò per ammirare la bellezza dell’animale, e s’azzardò an
Creta, e quivi riprese la primiera sua forma. 484. Agenore, disperato per questa perdita, ordinò a Cadmo di andare a cercar
ato per questa perdita, ordinò a Cadmo di andare a cercare la sorella per tutto il mondo, e di non ritornare senz’essa. 485
potendo ritornare negli stati del padre, consultò l’oracolo di Delfo per sapere in qual luogo dovea stabilirsi. Apollo (96
ua dalla fontana di Diria furono divorati da un drago, e Cadmo andato per vendicarli uccise il mostro, e per consiglio di M
vorati da un drago, e Cadmo andato per vendicarli uccise il mostro, e per consiglio di Minerva (262) ne seminò i denti in u
ra minacciata da grandi sventure, cosi prese volontario bando da Tebe per non esserne spettatore, e si ritirò in Illiria, d
questa notizia, volle vederlo ; e siccome non aveva figli, lo adottò per suo, e lo fece regalmente educare. 494. Divenuto
oracolo intorno al suo destino, e n’ebbe in risposta ch’egli era nato per commettere delitti orrendi, e per esser padre di
n’ebbe in risposta ch’egli era nato per commettere delitti orrendi, e per esser padre di una detestabile prole. Allora, att
fosse una fanciulla presuntuosa, figliuola di Laio, la quale sdegnata per non aver parte alcuna negli affari dello stato, s
inetti riportandone quei versi che dimostrano la tenerezza d’Antigone per suo padre. Creonte, uomo pessimo, insultando alle
ti il trono ; ebbi del regno Parte migliore, il genitor diletto. Vivo per te, nè un solo istante, o padre, Dall’amarti io c
istante, o padre, Dall’amarti io cessava, e mille affanni Dimenticai per un amplesso. 504. Tratto poi da quel bosco, che
ssima fine, e la terra gli s’aperse sotto i piedi, ma senza violenza, per nascondere quetamente nel suo seno la vittima d’u
rsecuzione celeste. Antigone, modello di amor filiale, rimase in vita per dar nuovo esempio d’amor fraterno (510). Eteo
inice il trono di Tebe, pattuendo di regnare alternativamente un anno per uno. Eteocle fu il primo a prenderne il possesso 
, cominciarono ad agognare la libertà e la repubblica. 506. Polinice, per far valere i suoi diritti, eccitò le armi di tutt
s’unirono a questa guerra iniqua di fratelli contro fratelli, e fatta per avidità di regnare. I capitani furono Adrasto, Po
posta, non vuole acconsentire alla morte del figlio ; offre sè stesso per vittima, e interroga Tiresia per udire se l’oraco
a morte del figlio ; offre sè stesso per vittima, e interroga Tiresia per udire se l’oracolo concedesse questo cambio. Ma i
tto contro Tebe armi straniere. 510. La pietosa Antigone tornò a Tebe per rendere furtivamente gli ultimi onori al fratello
to il regno, così egli condannò la figliuola a perpetuo celibato ; e, per sempre più allontanarne i pretendenti, dichiarò c
ieste ebbe a figliuolo un Egisto, che si rese più empio del padre suo per vendicarlo. A suo tempo il giovine lettore conosc
Sparta. 518. Dopochè Ercole (364) ebbe saccheggiato la città di Troja per punire Laomedonte d’avergli mancato di parola (10
ella campagna di Troja, il Xanto e il Simoenta, unirono le loro acque per annegare Achille (536) uno dei più tremendi nemic
ra (527), e successe a Tindaro sul trono di Sparta ; ma Elena bella «  per cui tanto reo tempo si volse » essendogli stata i
tata involata da Paride (597), tutti i principi greci presero le armi per vendicar quest’offesa ; e il comando dell’esercit
ennone (527). 529. La flotta, che doveva portare sì numeroso esercito per la spedizione di Troja, era composta di circa 120
lei consacrata, negava ai Greci il vento favorevole ; ed era mestieri per placarla il sacrifizio d’Ifigenia. La figlia d’Ag
cerva ; e contenta di questa vittima, trasportò la vergine in Tauride per farla sua sacerdotessa (535). 530. Agamennone fec
io, e fu debitore della salvezza alla protezione di Venere (170) che, per sottrarlo ai colpi del vincitore, lo ravvolse in
presenza d’Oreste (527), figlio d’Agamennone, era un grande ostacolo per Egisto, che non avrebbe risparmiati nuovi delitti
grande ostacolo per Egisto, che non avrebbe risparmiati nuovi delitti per amor del trono ; ma la sorella Elettra (527), che
ide e suo parente. Dopo dodici anni d’assenza, Oreste tornò in patria per punire il tiranno ; e, non senza grave pericolo,
cizia, nella quale ambedue i giovani amici volevano dar la vita l’uno per l’altro. 535. Alfine la condanna cadde sopra Ores
ta l’uno per l’altro. 535. Alfine la condanna cadde sopra Oreste ; ma per avventura, mentre era per compiersi il sacrifizio
Alfine la condanna cadde sopra Oreste ; ma per avventura, mentre era per compiersi il sacrifizio, Ifigenia sacerdotessa e
le fuorchè nel calcagno pel quale lo teneva sospeso. Quindi gli dette per precettore il centauro Chirone (430), il quale, a
giosa forza che mostrò nelle pugne. 537. L’oracolo aveva predetto che per la presa di Troja era necessario Achille, ma ch’e
necessario Achille, ma ch’ei sarebbe perito sotto le sue mura. Teli, per distornare questa predizione funesta, vestì il gi
, e n’ebbe Pirro (543). Dante cita questo fatto nel IX del Purgatorio per fare un paragone con sè medesimo : Non altriment
otè aver sentore del nascondiglio d’Achille, e adoperò ogni artifizio per trarnelo. Travestitosi da mercante andò alla cort
niera Criseide, fìglia di Criseo, sacerdote d’Apollo (96), ed il Nume per vendicarlo desolò con la peste il campo dei Greci
andante de’Greci fu obbligato a sottoporsi a questa restituzione ; ma per rendere il contraccambio ad Achille fece sì che a
o amico d’Achille. 540. Non ci voleva altro che la morte di Patroclo per far ripigliare le armi ad Achille, dopo che era s
sto, inferocì nello stesso cadavere trascinandolo dietro il suo carro per tre volte intorno alle mura di Troja e alla tomba
ime dello sventurato Priamo, che da sè stesso andò a’ piedi d’Achille per implorar pace alle ossa del vinto figliuolo (594)
ssena figlia di Priamo, ed ammiratane la rara bellezza, fece di tutto per averla in isposa, e gli fu concessa ; ma quando e
ce di tutto per averla in isposa, e gli fu concessa ; ma quando erano per essere celebrate le nozze, il vilissimo Paride sc
ento nel calcagno d’Achille una freccia avvelenata, e l’uccise. Passò per tradizione che quella freccia fosse stata diretta
uscì dal seno delle acque, accompagnata da una lunga schiera di ninfe per andare a piangere sulla sua spoglia. Anche le nov
atte figliuolo d’ Ettore (591), e chiese il sangue di Polissena (541) per immolarlo alla memoria d’Achille. 545. Quando fu
e sua sposa. Questo amore gli riesci funesto, perchè recatosi a Delfo per sacrificare ad Apollo (96) e rendersi propizio qu
e rendersi propizio quel Nume, vi trovò nello stesso tempio la morte per mano d’Oreste agitato dalle furie, e spinto a ven
za l’uso di queste frecce, i Greci spedirono ambasciatori a Filottete per sapere da lui in che luogo fossero riposte ; e Fi
asciatori furono costretti a lasciarlo solo nell’isola di Lenno, dove per dieci anni patì atrocissimi dolori. Ma alla fine
ucciso con una delle frecce d’Ercole, che ferivano sempre mortalmente per essere state intrise nel sangue dell’ Idra di Ler
glio d’ Esculapio (289). Ma l’eroe non volle tornare in Grecia, forse per non rivedere i luoghi dov’era morto il suo amico 
eme con gli altri eroi della Grecia. All’ assedio di Troja si segnalò per tante prodezze, che passò pel più valoroso dell’
l’ impeto di Diomede se non col celarlo in una nube. 552. Questa Dea, per punirlo di tanta audacia, mise tale scompiglio ne
mpagni fu cangiato in airone. Pare che questa finzione sia immaginata per esprimere la valorosa audacia di Diomede, essendo
pi d’Ercole (364) quand’ egli punì la sua famiglia d’aver preso parte per Augia (380). 554. Viaggiò contro la Colchide con
ea Due vite, e nella terza allor regnava. Ma fu tanto utile ai Greci per la saviezza dei suoi consigli, da far dire ad Aga
chiamato Archiloco, il quale sotto le mura di Troja sacrificò la sua per salvare la vita del genitore : Ecco al Nestoreo
co discendere contra il gagliardo L’asta nemica.97 Corse al Messenio per l’ ossa un gelo, E, vieni, salvami, fedel mia pro
avano abbandonare le loro navi ; ma egli generosamente sacrificandosi per la patria, balzò dalla sua, e appena sbarcato fu
veva sposato la sua diletta Laodamia la vigilia stessa della partenza per la guerra. La sventurata sposa e vedova ad un tem
one (647) e nipote di Minosse (228), regnava in Creta, e si fe’chiaro per luminose prodezze all’assedio di Troja. 559. Dopo
colse una tempesta violentissima, e lo ridusse agli estremi. Allora, per sottrarsi al pericolo, fece voto a Nettuno (185 c
etrabile quanto quella del leone di Nemea (374) ch’ ei soleva portare per sua difesa. Nacque infatti il fanciullo, ed Ercol
563. Ajace mostrò dunque molto valore all’assedio di Troja ; e pugnò per un giorno intero con Ettore (591), finché stanchi
la morte d’Achille, Ajace ed Ulisse (563) vennero a contesa fra loro per ereditare le armi di quell’eroe. I capitani dell’
un incredibile dispregio dei Numi. Narrano i poeti che Minerva (262), per punirlo della sua tracotanza, gli suscitò contro
aerte, io sono, Per tutti accorgimenti al mondo in pregio, E già nolo per fama insino agli astri. Abito la serena Itaca, do
aduz. di Pindemonte.) 569. La sua moglie Penelope fu chiara non tanto per virtù e per prudenza che per bellezza, e fu sì gr
demonte.) 569. La sua moglie Penelope fu chiara non tanto per virtù e per prudenza che per bellezza, e fu sì grande l’amore
sua moglie Penelope fu chiara non tanto per virtù e per prudenza che per bellezza, e fu sì grande l’amore ch’ei le portava
e fu sì grande l’amore ch’ei le portava, da indurlo a fingersi pazzo per non accompagnare i principi greci alla grande imp
traverso il solco, ed Ulisse allora dovè tradirsi voltando il vomere per non ferire il figliuolo. Allora fu costretto a pa
; ed-essendo arrivato di notte, pose gli alloggiamenti vicino a Troja per aspettarvi il mattino. Ulisse e Diomede (550) gli
e un medicamento, e lo mandò a Telefo, che essendone guarito, si pose per gratitudine nella lega dei Greci. 5° Infine, benc
eci anni, prima di poter ritornare nei suoi stati dovè ancora lottare per altrettanto tempo contro la fortuna che in pena d
di un altro poema d’Omero, intitolato l’ Odissea. 572. Essendo stato per lungo tempo in balia delle tempeste, i venti lo s
ra loro, lo rinchiuse nella propria caverna con tutti i suoi compagni per farne lauto pasto. 573. Ulisse per sottrarsi a ta
caverna con tutti i suoi compagni per farne lauto pasto. 573. Ulisse per sottrarsi a tanto pericolo immaginò l’ espediente
desiderio di conoscere lo stato dell’anima dopo la morte del corpo, e per consultare il famoso indovino Tiresia (660), dal
ra il miserando fine che avrebbe fatto. E di nuovo si pose in viaggio per la sospirata isola d’Itaca, e fu gran ventura se
e un’ altra tempesta suscitatagli contro da Nettuno che volle punirlo per aver tolto la vista al figliuol suo Polifemo. All
Ninfa Calisso. 578. Questa Dea lo accolse benignamente, lo trattenne per sette anni nella sua isola, e gli promise l’immor
ter piede sulla spiaggia di Corcira a lui ignota, era quasi moribondo per aver combattuto tanti giorni contro il furore del
ta di recarsi a fare il bucato ; e quel giorno v’andò con le compagne per lavare le vesti de’ suoi fratelli. Intanto che il
Nausica lo accomiatò col più tenero addio, ed i suoi occhi seguirono per lungo tempo la nave. L’ eroe arrivò finalmente ad
gliersi tra loro un nuovo marito, così Ulisse immaginò di travestirsi per sorprenderli. 580. Penelope stessa, pigliandolo p
nò di travestirsi per sorprenderli. 580. Penelope stessa, pigliandolo per un amico d’Ulisse, gli narrò in che modo avesse f
unti scese, Le mie nozze indugiar, ch’io questo possa Lugubre ammanto per l’eroe Laerte,103 A ciò le fila inutil io non pe
) Ed aggiunse che non potendo ormai opporsi più alla loro insistenza, per consiglio di Minerva (262) aveva promesso di spos
poneva a vivere solitario, quand’ ecco arrivar Telegono suo figliuolo per visitarlo. Le guardie lo respingevano come un inc
ito, e nacque scompiglio alla porla del palazzo ; Ulisse vi accorreva per sedarlo ; e senza esser visto dal figliuolo restò
ivenir del mondo esperto, E degli vizj umani e del valore : Ma misimi per l’alto mare aperto Sol con un legno, e con quella
bilia,107 Da l’altra già m’avea lasciata Setta. O frati, dissi, che per cento milia108 Perigli siete giunti all’occident
onsiderate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza. Li miei compagni fec
e abile nell’arte della guerra. 584. Egli dovè perire sventuratamente per effetto delle frodi di Ulisse (568), il quale, pe
re sventuratamente per effetto delle frodi di Ulisse (568), il quale, per vendicarsi d’esserne stato tratto all’esercito gr
aginate lettere finte, e fu posta nella sua tenda una somma di denaro per far credere che gli fosse stata data da Priamo (5
taglioni, e gli attribuisce l’invenzione della parola di ricognizione per le sentinelle ; non meno che quella di varj giuoc
lle ; non meno che quella di varj giuochi, come i dadi e gli scacchi, per dare a’Greci un passatempo nelle noje del lungo a
(601) commesso da Paride (597) pose fine a tanta prosperità. I Greci per vendicar Menelao, distrussero Troja, e fecero mis
e descrizione. 589. Ecuba, infelice moglie di Priamo, scampò da morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani dei suoi n
spiaggia il corpo del giovinetto che Polinestore aveva fatto uccidere per impadronirsi delle sue ricchezze. Allora questa i
sero la sua prole. 590. Le guardie del principe sleale la inseguirono per lapidarla, e da quanto ella era disperata mordeva
ilmente a non passare da vile, riman solo fuori della città assediata per aspettare impavido il suo rivale : Ed ecco Achil
e sole, Balenava il suo scudo. Il riconobbe Ettore, e freddo corsegli per l’ossa Un tremor, nè aspettarlo ei più sostenne ;
di notte, con doni e supplichevoli preci a’piedi dello stesso Achille per riscattarlo. Omero dice che Mercurio, in sembianz
e’suoi fratelli E di Troja e di tutti era il sostegno : E questo pure per le patrie mura Combattendo cadeo dianzi al tuo pi
Achille, Membrando il genitor, proruppe in pianto, E preso il vecchio per la man, scostollo Dolcemente. Piangea questi il p
nfortarlo, e volle ristorarlo di cibo e di riposo, mentre le ancelle, per ordine suo lavavano il cadavere d’Ettore, e lo in
e suo lavavano il cadavere d’Ettore, e lo involgevano in candidi lini per restituirlo al padre. Da sè medesimo Achille coll
e ne avrebbe un giorno vendicata la morte, così Andromaca sua madre, per sottrarlo alla persecuzione dei nemici, lo aveva
pastori del monte Ida. Paride in breve si fece chiaro tra i pastori, per beltà, per ingegno e per destrezza nei giuochi pa
l monte Ida. Paride in breve si fece chiaro tra i pastori, per beltà, per ingegno e per destrezza nei giuochi pastorali. 59
aride in breve si fece chiaro tra i pastori, per beltà, per ingegno e per destrezza nei giuochi pastorali. 598. Accadde poi
nube, e lasciò cadere fra le Dee un pomo d’oro sul quale era scritto, per la più bella. Ecco subito tutto l’Olimpo in iscom
maggiore tra Venere (170), Minerva (262) e Giunone (85). 599. Giove, per finire lo scandalo, mandò le tre Dee sul monte Id
essere giudicate da Paride. Ognuna d’esse pose in opera il suo potere per ottener favorevole la sentenza : Giunone gli prom
ina di Troja ; nè tardò l’occasione. 601. Paride, fattosi riconoscere per figlio di Priamo, ebbe commissione dal padre di a
n di Minerva, di Giunone e di Venere, mosse da fini diversi, si fermò per viaggio negli stati di Menelao (528) sotto pretes
aveva sposato Elena figlia di Giove e di Leda (441) e celebratissima per la bellezza ; laonde Paride, abusando dell’ospita
nde Paride, abusando dell’ospitalità ricevuta da Menelao, se la tolse per sè ; e la condusse a Troja mentre il marito era a
ltri favori, e non potendo ormai ritogliersi il dono, la fece passare per folle, acciocchè niuno desse fede alle sue prediz
). Laocoonte asseriva che quella macchina era un artifizio del nemico per entrare nella città ; ed affinchè fossero persuas
raudolento Sinone che i Greci avevano lasciato a bella posta sul lido per tentare i nemici, e ciecamente ostinati a credere
credere che l’immenso cavallo fosse dedicato a Minerva (262), tennero per sacrilega l’azione di Laocoonte ; e ne furono più
d’un pezzo.118 Nella galleria di Firenze se ne vede la copia in marmo per mano di Baccio Bandinelli. Enea. 608. Ene
io di Troja dette le più alte prove del suo valore ; ma debole troppo per resistere a tanti vittoriosi nemici, si tolse sul
ale indi gli apparve, e gli disse che Cibele (40) l’aveva seco rapita per consacrarla al suo culto. 610. Enea potè costruir
ia e l’Epiro ; ma sempre inseguito dall’ira di Giunone (85), incorse, per causa sua, in una furiosa tempesta che lo gettò s
aro.) 611. Didone era figlia di Belo re di Tiro, e fuggì dalla patria per involarsi alle crudeltà del fratello Pigmalione,
eltà del fratello Pigmalione, che aveva assassinato Sicheo suo marito per possederne le ricchezze. Approdata all’Affrica, c
liata a strisce ; e su questo spazio fondò la città di Cartagine, che per tal cagione fu chiamata anche Birsa, cioè a dire,
eriti dell’eroe trojano mossero a pietà la bella Didone, ed egli cedè per qualche tempo alle seduzioni di molli affetti ; m
zi ; e quindi passò in Italia, ove consultò la Sibilla di Cuma (668), per sapere in qual modo avrebbe potuto scendere nell’
cendere nell’inferno. La Sibilla gli ordinò di cogliere un ramo d’oro per farne dono a Proserpina (53) ; ed obbeditala, pen
urno re dei Rutuli che pretendeva la mano della fanciulla, lo aggredì per sostenere le sue pretese. I Rutuli furono vinti d
della regina di Cartagine ; ma volle immaginare la passione di Didone per Enea, a fine di toccare dei grandi fatti che avve
, il quale, benchè povero, gli accolse con amorevole sollecitudine, e per imbandir loro men parca mensa uccise il solo bove
grande amore all’astronomia che gli fu insegnata da Atlante (359), e per la sua passione della caccia che, al dire dei poe
chè dicono che avesse, non si sa come, offeso Diana, e che questa Dea per punirlo facesse sbucare dalla terra uno scorpione
) Filemone e Bauci. 621. Filemone, povero vecchiarello, aveva per moglie Bauci anche più vecchia di lui. Giove (63)
auci anche più vecchia di lui. Giove (63) e Mercurio (160) viaggiando per la Frigia sotto spoglie di semplici mortali si tr
ddio. Cleobi e Bitone. 624. Cleobi e Bitone si resero celebri per la loro commovente pietà filiale verso la madre C
5. Questa sacerdotessa doveva esser condotta al tempio sopra un carro per fare i soliti sacrifizi ; ma Cleobi e Bitone eran
iorno dopo addormentatisi nel tempio non si svegliarono più, quasichè per l’uomo fosse il supremo dei beni l’essere liberat
avevan messo nel fuoco mentre sua madre lo partoriva ; sicchè Altea, per prolungare i giorni al figliuolo, si tolse quel t
lerita contro Oeneo, che s’era scordato di lei nel sacrificare a’Numi per ringraziarli della fertilità dell’anno, mandò un
i d’Altea s’ingelosirono di quella preferenza, e tentarono di rapirla per loro ; laonde nacque una zuffa, nella quale Melea
sapere al marito fino a qual punto era arrivata la ferocia di Progne per vendicar la sorella ; laonde Tereo infuriato chie
corso da non poter venire superata dagli uomini più veloci, dichiarò, per liberarsi da una folla importuna di pretendenti,
Tisbe. 644. Piramo giovine assiro è divenuto celebre pel suo amore per Tisbe che era la più bella tra le giovanette di B
che aveva già visto sulla sabbia le orme dell’animale, e che tremava per Tisbe, scoperse il velo, lo riconobbe, e persuaso
vedersi. Nonostante Leandro ogni sera attraversava a nuoto lo stretto per abboccarsi con colei che ormai gli era stata dest
lo stretto per abboccarsi con colei che ormai gli era stata destinata per moglie ; ed Ero per dirigerlo nel tragitto accend
carsi con colei che ormai gli era stata destinata per moglie ; ed Ero per dirigerlo nel tragitto accendeva una face sulla c
nuoto sarebbe stato lo stesso che andare incontro alla morte. Leandro per sette giorni aspettò che le onde si calmassero, m
di quei nuovi popoli incolti, la vita laboriosa che doveron condurre per sussistere, e quella età di ferro tanto diversa d
rso l’anno 1532 ; e fu cagionato da un terremoto e da continue piogge per le quali il fiume Peneo sommerse quelle campagne.
secondo gli antichi dimoravano nelle isole Eolie (Lipari), ed avevano per re Eolo (199) che li teneva incatenati in vaste c
nave degli Argonauti andasse a ripigliarlo dopo ch’ei n’era sbarcato per rintracciare il giovine Ila, che era stato rapito
ra stato rapito dalle ninfe nel recarsi a far provvista d’acqua dolce per la nave. 655. Euro suol essere dipinto in sembian
ura d’uomo alato, che cammina sopra le nuvole ; e soffia a piene gote per indicare la sua violenza, e tiene in mano un anna
i suo padre ; e venuta la notte si ricoverò in una caverna, ove dormì per cinquantasette anni di seguito. Alla fine sveglia
gatasi la fama di questo miracolo in tutta la Grecia, Epimenide passò per uomo prediletto dal cielo, e cominciarono a consu
lpì con la sua verga, e tosto diventò donna, e dopo essere stato così per sette anni, ritrovati i due serpenti nel medesimo
o, che è quanto dire, furono sfrontati impostori, l’Alighieri assegna per gastigo l’avere il collo e la faccia volti al con
trecce sciolte, E ha di là ogni pilosa pelle, Manto127 fu, che cercò per terre molte ; Poscia si pose là dove nacqu’ io ;1
di vita uscio. E venne serva la città di Baco,129 Questa gran tempo per lo mondo gio. Suso in Italia bella giace un laco
de terra nel mezzo del pantano, Senza cultura, e d’abitanti nuda. Li, per fuggire ogni consorzio umano, Ristette co’suoi se
ntan che avea da tutte parti. Fèr la città sovra quell’ossa morte ; E per colei, che ’l luogo prima elesse, Mantova l’ appe
e, che era di contrario parere, se l’ebbe a male, e lo acciecò. Giove per consolarlo fecelo diventare uno dei più grandi in
e con più gentile poetica finzione, è narrato da altri l’ avvenimento per cui Tiresia perdette la vista. Leggiamolo in ques
né più salutò dalle natie Cime eliconie il cocchio aureo del Sole, Né per la coronea selva odorata Guidò a’ ludi i garzoni,
a (252), e fu celebre indovino al tempo della guerra di Tebe. Sapendo per sua propria scienza che in quella guerra avrebbe
ropria scienza che in quella guerra avrebbe dovuto perire, si nascose per non andarvi ; ma Erifile sua moglie, sedotta dal
nel tornar dalla spedizione, il funesto vaticinio, poichè Giove (63) per punirlo della sua presunzione lo fulminò, e la te
o di Delfo. Per consultarlo bisognava purificarsi, astenersi dal cibo per ventiquattr’ ore e dal vino per tre giorni ; poi
gnava purificarsi, astenersi dal cibo per ventiquattr’ ore e dal vino per tre giorni ; poi sacrificare un ariete, stenderne
ore e dal vino per tre giorni ; poi sacrificare un ariete, stenderne per terra la pelle, dormirvi sopra, e aspettare in so
lui. Infatti morì di dolore nel bosco di Claro con sacrato ad Apollo, per non aver potuto indovinare gli enimmi propostigli
rò nove manoscritti, dicendo : « Principe, io voglio 300 monete d’oro per questi manoscritti che contengono i destini di Ro
za sconcertarsi, ne gettò tre alle fiamme, e ripetè la stessa dimanda per i sei rimastile. Tarquinio trattandola di stravag
dimanda per i sei rimastile. Tarquinio trattandola di stravagante era per farla cacciare dalla sua presenza, quand’ella ne
erono essere raccolti in Italia, in Grecia ed in Asia ; ma non ebbero per la moltitudine la stessa autorità dei primi. 667.
esponsi erano anco vergati sopra leggiere foglie che il vento portava per aria e confondeva insieme. Immagine efficacissima
vvenire ; e quando aprendo Talor la porta il vento le disturba, E van per l’antro a volo, ella non prende Più di ricorle e
nella sua mano. Apollo vi acconsentì, e le concesse ancora di serbare per tutta la vita la freschezza della gioventù ; ma l
ei primi anni. A tempo di Virgilio ne aveva già vissuti settecento, e per compiere il numero dei chicchi di sabbia le resta
vvedeva alla loro educazione ed alla futura lor sorte. Indi era bello per le greche città l’esser liete di viventi cittadin
ma con belle massime rammentava non esser vera gloria senza la virtù per compagna ; doversi le forze, il valore spender tu
nza la virtù per compagna ; doversi le forze, il valore spender tutto per il ben della patria ; ed esser veramente magnanim
e si sieno valsi i Greci, e che fu adottato da molti scrittori latini per andar d’accordo con loro. Ogni Olimpiade formava
ltri, che erano a lato di lui, sforzaronsi parimenti di raggiungerlo, per modo che formossi la loro schiera simile a quella
tissime ne’ tempi invernali, messaggiere delle caligini e delle nevi, per ignoto istinto, in ordine angolato. Rimasero per
ligini e delle nevi, per ignoto istinto, in ordine angolato. Rimasero per breve spazio in quella disposizione, quando colui
vicino in modo, che l’altro sentiva l’affannoso di lui respiro, onde, per tôrsi da tale molestia, trattenendosi all’improvv
animandoli colla voce e colla sferza, chini verso di loro alquanto, o per essere più facilmente intese le minacce, o per na
so di loro alquanto, o per essere più facilmente intese le minacce, o per naturale ansietà che induce a quell’atto involont
l veloce impeto il ritegno della rota stessa, uscì, volgendosi ancora per l’impeto benchè fuori dell’asse. Al quale oggetto
ali distanze seguivansi, deviando l’inciampo di quello ch’era rimasto per via, incominciarono a gareggiare fra di loro, ria
eva scolpita una quadriga in oro, col motto : « È felice ogni affanno per acquistare la gloria. » Gli altri tacitamente dev
are la gloria. » Gli altri tacitamente deviarono tutti, nascondendosi per vergogna ; ed i due caduti furono soccorsi da’ pi
on ancora appariva Faone,141 benchè in questi giochi celebrato, forse per eccitare maggior desiderio di sè : come infatti p
a di lui, come arse al raggio estivo in questi cimenti, e, lanuginose per virile robustezza, mostravano i turgidi muscoli i
non ancora Faone aveva potuto adattare le mani, intrecciando le dita, per afferrarlo sicuramente. Stettero così alquanto di
oggiò su quella ambe le mani, ed allargando le gambe spiccò un salto, per cui rimase di nuovo a tergo del suo deluso compet
lzarsi poi col viso imbrattato di polvere. Ma quegli, oramai cieco, e per la rena entrata negli occhi, e per la brama di ve
olvere. Ma quegli, oramai cieco, e per la rena entrata negli occhi, e per la brama di vendetta, mordendo le labbra, e con p
nciò a scuotere il garzone, or da una parte or dall’altra agitandolo, per istenderlo al suolo. Ma egli, secondando agilment
mbianza il fine, Il primo onor della vittoria ottenne. — Poco a dirti per molto, io mai non vidi Tanta d’uom lena, ed opre
molti aunghi. Achivo l’un ; di Sparta L’altro ; due Libj, ed ei venía per quinto Con tessale puledre. Etolo il sesto, Biond
trascorsi, ecco la guida Inavvedutamente rilasciando Al corridor che per voltar piegava, Forte diè nella meta ; entro le r
ote L’asse spezzò ; precipitò dal carro ; Fra le briglie s’avvolse, e per lo circo Dileguaronsi rapidi i cavalli. Mandâr le
ello spazio di cielo apparentemente percorso dal sole in un anno. Ma, per parlare con le teorie dell’astronomia, se si pren
di del cielo, tanto da una parte quanto dall’altra dell’eclittica,142 per quanto si stende la circonferenza di questa, ne n
la vegetazione delle piante, ed è l’animale in cui si trasformò Giove per rapire Europa (483). Il Nume riconoscente lo pose
o che fu mandato da Diana (137) a pungere il calcagno d’ Orione (618) per punirlo d’avere offeso la casta Dea. 685. Il Sagi
ate con templi, statue ed are dai Greci e dai Romani. La Primavera ha per emblema un fanciullo coronato di fiori ed appoggi
che con diversi riti Le virtù patrie e la pietà congiunta Tradussero per lungo ordine d’anni. ………………….. ……… Ma cipressi e
uei passi di Omero e di Virgilio che più d’ogni altra descrizione son per noi opportuni. 691. Tanta era la venerazione pei
orti appo i Greci che in un duello anche i più acerbi nemici ponevano per prima condizione di rendere ai parenti il corpo d
ul pelago l’Aurora il croceo velo, Mori la vampa sul consunto rogo, E per lo tracio mar, che rabbuffato Muggia, tornaro all
rano gli anniversarj, come rilevasi da quello che il pio Enea istituì per Anchise : Generosi e magnanimi Trojani, Degna pr
stessa Mi chiugga, e dentro al cerchio di Micene ; Ch’io l’arò sempre per solenne ; e voti Farogli ogn’anno e sacrificj e l
uie e questi onori Rinnovellati eternamente ogn’anno. Due pingui buoi per ciascun nostro legno Vi profferisce il buon troia
nuovo indarno Per onorarvi ; poichè Italia e ’l Tebro (Se pur Tebro è per noi) ne si contende. Or, quel ch’io posso, con de
pagni, Li purgò tutti, e ’l vale ultimo disse. Oltre a ciò fece Enea per suo sepolcro Ergere un’alta e sontuosa mole, E l’
e da Niobe(629), e, secondo alcuni, da Inaco re d’Argo (89) ; ed ebbe per sorella e compagna Iside, divinità egiziana, cele
testa di un grand’esercito, lasciando Iside a governare i suoi stati per lui, e dandole Mercurio (160) per consigliere, Er
ando Iside a governare i suoi stati per lui, e dandole Mercurio (160) per consigliere, Ercole (364) per generale, e per min
stati per lui, e dandole Mercurio (160) per consigliere, Ercole (364) per generale, e per ministro Argo (89) suo fratello,
dandole Mercurio (160) per consigliere, Ercole (364) per generale, e per ministro Argo (89) suo fratello, il quale per sap
e (364) per generale, e per ministro Argo (89) suo fratello, il quale per sapere tutto ciò che accadeva, distribuì nelle pr
o. 700. Iside, saputo il fine lacrimevole del fratello, fece di tutto per rintracciarne le spoglie, e potè trovarle a Biblo
e. Ella le riportò in Egitto, e fece costruire un magnifico monumento per tumularle. 701. Tifone era tutto intento ad assic
o usurpato. Così Oro suecesse al padre, benchè dovesse poi soccombere per la prepotenza dei Titani (30) che lo sconfissero
ad Osiride e ad Iside in memoria dei beneficj ricevutine ; e siccome per loro mezzo avevano imparato l’agricoltura, così s
ccome per loro mezzo avevano imparato l’agricoltura, così stabilirono per simboli di queste divinità il bue e la vacca. Qui
ul corpo dell’ animale quando era lattante. Questo bue veniva nutrito per quaranta giorni a Nilopoli, e lo custodivano le d
ndo ch’egli entrava nell’una o nell’altra era buono o cattivo augurio per l’Egitto. Non usciva di lì che per pigliare aria
’altra era buono o cattivo augurio per l’Egitto. Non usciva di lì che per pigliare aria sopra un prato, o per girar la citt
er l’Egitto. Non usciva di lì che per pigliare aria sopra un prato, o per girar la città in certe occasioni ; ed allora pro
ra favorevole quando accettava le offerte ; ma suo rifiutarle passava per cattivo augurio. Talora lo consultavano accostand
del santuario le riaprivano, e la prima parola che udivano, era presa per la risposta del Nume. 704. Anche gli Egiziani ist
a le acque del Nilo cominciavano a crescere ; e gli Egiziani dicevano per figura che l’inondazione di quel fiume fosse cagi
bastone a guisa di pastorale, e nella destra uno staffile a tre corde per indicare ch’egli è anche onorato come il sole, al
è anche onorato come il sole, al quale è attribuito quell’istrumento per isferzare i cavalli attaccati al suo carro. Talor
lto di Serapide l’anno 146 dell’èra cristiana ; ma il Senato lo abolì per la troppa licenza delle sue feste. 706. Iside, di
, ed un sistro nella diritta mano ed un vaso nella sinistra, il primo per indicare il perpetuo movimento della natura, il s
(51) o con Cibele. In certe medaglie antichissime ha in mano una nave per denotare i servigi da lei resi alla navigazione,
posta ; e sulla vela erano scritti a grandi lettere i voti del popolo per ottener da lei felice navigazione. I sacerdoti d’
o a chiedere l’elemosina, e non tornavano al tempio altro che la sera per ivi adorare in piedi la statua d’Iside. 707. Il
re. Ma dopo due secoli e mezzo, Commodo imperatore le ristabilì quasi per denotare come sotto i governi dispotici non impor
nè simulacri. 714. I loro sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per virtù e per sapere ; e da Zoroastro antico legisl
i. 714. I loro sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per virtù e per sapere ; e da Zoroastro antico legislatore dei Pe
origine d’ogni bene ; ed il cattivo principio, detto Arimane, passava per l’autore di tutto il male. Il primo era rappresen
di tutti gli esseri. 718. Questo Dio dopo aver soggiornato nell’uovo per un gran numero d’anni, scompartì la sua stanza in
imboli del potere legislativo. Siva. 721. Questo Dio è tenuto per la stessa divinità che distrugge o muta le forme.
chiamato Triloco. Visnù. 722. Questo Dio è celebre in specie per le sue nove metamorfosi, la storia delle quali è
are alla montagna e dare un po’di riposo alla terra. 724. Un gigante, per nome Paladas, aveasi presa la terra e recatala fi
di Marte. 734. I Galli si vantavano discendenti di Plutone (213), e per questa credenza misuravano il tempo non a giorni,
la statua del loro supremo Dio era un’altissima querce. Fu pur sacro per essi il vischio, pianta parasita che rampica sull
divoti le consultavano quali profetesse, ed i loro oracoli passavano per infallibili. 738. Il campo dove era stata celebra
osa diveniva sacro, ed era profanazione il lavorarne la terra. Quindi per impedire che anche a’tempi lontani quei campi ser
i Greci. Ebbe anche il nome di Padre delle battaglie, perchè adottava per suoi figliuoli tutti coloro che rimanevano uccisi
vittime. 742. Due corvi erano sempre appollaiati sulle spalle d’Odino per dirgli all’orecchio quanto avevano udito o visto
hè quel potentissimo Dio sapeva un visibilio di cose, ed era chiamato per antonomasia il Dio dei Corvi ! 743. Genii. Fra qu
ggera di Freya, figlia di Odino o la Terra, che la spedisce nei mondi per eseguir commissioni, con un cavallo che corre per
spedisce nei mondi per eseguir commissioni, con un cavallo che corre per l’aria attraverso al fuoco. Vengono poscia le Wal
irra e idromele agli eroi, e che da Odino son mandate nelle battaglie per fissar quelli che vi debbon perire. Segue Yduna c
nuna ecco pochi cenni. Divinità Peruviane. — I Peruviani riconoscono per Dio supremo Pasciacamac o anima del mondo. Da lui
abbassavan le montagne, colmavansi le valli, e se gli apriva una via per luoghi inaccessibili. Da lui furon creati i primi
di nuovi. Adoravano il Sole quale rappresentante di Dio, e gli davano per moglie e sorella la Luna, dai quali fu generato M
ano Cupac, ed allorchè eran costretti a nominarlo, sputavano in terra per dimostrar l’orrore svegliato da quest’essere malv
angiato. Il loro principal sacrifizio consiste nell’offrire agli Dei, per bruciarle poscia, le merci di cui trafficano cogl
i, e la cerimonia viene accompagnata da danze. 7. Avvertiremo ora per sempre che i nemi di parentela fra gli enti mitol
infinita varietà negli sutori. Anche modernamente sogliamo esprimerei per figure o personificazioni quando diciame la Veech
13. A gran ventura delle Lettere Italiane riordinalo sugli autografi per cura di F. S Orlandini, e pubblicato coi Tipi di
ue in Tracia e macchinò di levare il trono a Tegirio re di quel paese per regnare in sua vece ; ma sventata la coapirazione
-sacerdozio d’Eleosi finchè sussistè il tempio di Cerere, vale a dire per 1200 anui. — In sul finire della vita Eumolpo si
teri, dei qnali erane immagine. Il noviziato durava almeno un anne, e per lo più cinque, spirati i quali erano ammessi all’
perte elevate, di dove allo splendore di mille faci la vista spaziava per vasti ed ameni giardini ornati a festa e preparat
uirli interno alla natura del Creatore. Ma ci addolora il pensare che per giungere a queste fine avessere bisogno di tanto
nelle lor menti. Ciò cha ad alcnui parve campo della guerra celesle, per altri fu la tomba del Sole o di Vulcano. La guerr
del Sole o di Vulcano. La guerra poi dei Giganti, suscitata da Tifeo per vendicara i Titani, e cho, sccoudo una più accura
ndicara i Titani, e cho, sccoudo una più accurata investigazione cbbe per campo l’Italia, adombra forse una calsstrofo di f
questa la terra cho manda fuoco dallo sue viscero, essendo il Tartaro per gli antichi il fondo dolla terra ? E descrivendo
Chi non ravvisa in lai detti un vulcano allora sorto dalla terra, che per più bocche lanciava fiammo, e muggiva come talora
di aalvatiche frutta. Ma co’bisogni della vita nate le arti, sursero per necessità i mali, cioè il travaglio, le edaci cur
i, cioè il travaglio, le edaci cure, e l’aspra contesa. Questa favola per certo nacque nell’Oriente e ne’paesi caldi, ove g
a per certo nacque nell’Oriente e ne’paesi caldi, ove gli nomini sono per natnra lenti e infingardi. Avvegnachè aveansi per
ove gli nomini sono per natnra lenti e infingardi. Avvegnachè aveansi per nulla dagli autori di tal racconto i giovamenti d
i giovamenti derivati dalle arti a petto delle fatiche che ai devono per necessità dnrare nell’esercizio di esse. Finalmen
tanta siccità che il popolo implorò l’oracolo di Delfo (122). Apollo per esser grato al servigio rèsogli da Trofonio nell’
i modi di far cessare la careslia. D’allora in poi Trofonio fu tenuto per figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò uno d
antro diventò uno dei più celebri oracoli della Grecia. Vi scendevano per angusta gola, iulerrogavano tenendo io mano una f
elebri feste in onore di questi Dci. L’altare d’Apollo a Delo pasaava per una delle msrsviglie del mondo, e lo credevano er
io della poesia li facesse pessimi e senza misura, cosi la Pilonessa, per non perdere il credito, deliberò di parlare in pr
resté maravigliata di trovarsi tranqoilla. Questo rimedio cra tenuto per infallibile, e gl’ infelici in amore eccorrevano
Venere Zefiritide, e la nolte seguenle involala. Conone astronomo, o per isligazione dei sacerdoti, o per divozione alla r
guenle involala. Conone astronomo, o per isligazione dei sacerdoti, o per divozione alla regina, o più veramente per ragion
ligazione dei sacerdoti, o per divozione alla regina, o più veramente per ragione di stato, asserì di averla veduta fra le
n lo stretto di Messina senza pericolo ; oppure vi son pratici piloti per accompagnare le navi dei forestieri attraverso gl
seo e Piritoo scesero nell’ Inferno ; di qui Ercole trasse il Cerbero per condurlo ad Euristeo. 43. È probabile che l’orig
questo Dio acensato d’aver uceiso Alirrozio. L’Areopago in istituito per punira l’omicidia, il libertinaggio, l’irreligion
iniatrazione del pubblico erario. I giudici risiedevano allo acoperto per non respirare la stessa aria dei malfattori, e s’
r non respirare la stessa aria dei malfattori, e s’adunavano di notte per non caser commossi a scapito della giustizia dell
anti all’Areopago non potevano ricorrere agli artifizi dell’eloquenza per toccaro il cuoro doi giudici. Per lungo tempo le
i questo augusto tribunale furono dettate dall’imparzialità, e tenute per oracoli di giustizia. Forse l’accusa contro Marto
sse recare in un canestro di fiori quell’aspide, con cui ai diè morte per non cader nelle mani d’Augusto. 63. Dicesi di Cr
rché montando ambedue sul dorso del mostro dovevano esserne con dotti per discendere dal sellimo nell’ottavo cerchio. 77.
, intendi le fallaci parole con che i frodolenti ingannano altrui ; e per rotelle o scudi intendi le arti e le difese, ond’
ativo d’ acreonantica. Abbiamo già detto che le gesta di questi croi, per quanto inverosimili, adombrano nobilisaimi fatti,
vedono altro in questa spedizione che ono dei primi viaggi mercantili per l’ acquisto di ricche pelli di lane sopraffioi. I
ritano fede. 91. Quest’isola, oggidì chiamala di Metelina, ò celebre per la fertilità del suo territorio, per i suoi vini
chiamala di Metelina, ò celebre per la fertilità del suo territorio, per i suoi vini squisiti, e per essere stata patria d
ebre per la fertilità del suo territorio, per i suoi vini squisiti, e per essere stata patria d’uomini distinti. Oltre ad A
endere Tebe anche a dispetto di Giove e di tutti gli altri Dei. Aveva per stemms nello scudo uu uomo senz’armi, con una fia
iovine prode, amabile e bello, che seppe cattivarsi il cuore di tutti per la sua savia condotta e per la onoralezza dei sen
o, che seppe cattivarsi il cuore di tutti per la sua savia condotta e per la onoralezza dei sentimenti. Era intrepido e for
giovinetti quale modello di poetiche descrizioni ; ma è troppo lungo per poterlo citare intero in queste pagine ; ci coute
leoni, e un’amena paatura con danze di pastori e greggi e capanne ; e per tulto l’ oro, l’argento e lo stagno davano ai var
rrano diversamente la morte di questa sposa affettuosa ; e dicono cho per alimentare di più il sno dolore fece faro un bust
ossa di l’elope re del Peloponneso, ed aveva una certa molla nascosta per farla muovere come una marionetta, cosa che ispir
a, abbattuta ella usci di Tebe, e ritornò nella Lidia suo paese natio per abbandonarvisi liberamente al dolore. All’ aspett
n’allegoria della svenlurala fine d’Orizia, cadula e annegata in mare per cagione d’ un lurbine. 123. Retrogrado cammino.
zia, erano i più reputati ; ed ogni oracolo aveva un modo particolare per annunziare i voleri del cielo. A Delfo la sacerdo
isposte in sogno, in altri coi dadi ec. Queste decisioni erano tenute per infallibili ; ma sempre fondate sul doppio senso
he potevano essere interpretate in più modi ; insomma erano imposture per ingannare il volgo, o per le quali i potenti se l
etate in più modi ; insomma erano imposture per ingannare il volgo, o per le quali i potenti se la intendevano coi sacerdot
o, o per le quali i potenti se la intendevano coi sacerdoti non tanto per i secondarj fini dei primi, quanto per mantenere
devano coi sacerdoti non tanto per i secondarj fini dei primi, quanto per mantenere la riputazione dei secondi e degli orac
7 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
ine e di rispetto Ristretto analitico del dizionario della favola per Camillo Benucci Introduzione Illuminati
o a completare l’opera nostra, dando in questa Prefazione una spiega, per quanto più potremo concisa e limpida, del modo al
ha fatto fare all’umanità ; tutto ciò è opera ardua, lunga, faticosa, per raggiungere la quale, abbisogna fermezza di volon
ccurato ed indefesso, osservazione profonda e sottile. Nè ciò diciamo per menar vanto da noi stessi dell’opera nostra ; lun
più eletta parte della cittadinanza di una illustre metropoli, quella per la quale noi abbiamo intrapreso e compiuto questo
enoso lavoro intorno a quest’opera. Fu questa e non altra, la ragione per la quale noi, dopo aver delucidato in questa Pref
le noi, dopo aver delucidato in questa Prefazione, alcuni punti (che, per avventura, potevano non esser chiari abb astanza,
lendesse della maggior luce possibile all’intelligenza di coloro che, per lo studio delle antichità pagane, si faranno a co
nsultare l’opera nostra. Ci adoperammo alacremente onde questa fosse, per quanto era in noi, completa e perfetta. Noi non a
o, materiale dell’opera. Ci è caduto in pensiero di scrivere un’opera per la gioventù studiosa ; dare ad essa una guida, ch
ile armonia delle leggi della natura ; il miracolo della riproduzione per mezzo dell’istinto, che porta incessantemente il
to analitico del Dizionario della Favola, suddiviso in articoli posti per ordine alfabetico, con notizie, ragguagli e annot
ove quelle ideate personalità vissero ed agirono ; una nomenclatura, per quanto più si possa, fedele e letterale dei nomi
di quei personaggi, di quegli avvenimenti, o di quei luoghi, i quali per la loro individuale importanza, richiedessero una
numerose annotazioni, onde i lettori si avessero una guida sicura, e per quanto più potemmo, dettagliata ed esplicita, dal
er più agevoli le ricerche dello studioso, col marcare e distinguere, per mezzo di un segno particolare, ciascuno di essi.
ongono la nomenclatura, dalla lettera A fino alla Z, apponendo sempre per maggior chiarezza e regolarità, ad ognuno di quei
interi brani, sia in verso che in prosa, degli autori da noi citati, per mostrare col loro autorevole appoggio, quanto fos
raccia tutte le cognizioni, e quella della Mitologia non vi si trova, per certo meno sviluppata delle altre, essendo anzi i
nire, con un’eterna espiazione, le anime dei reprobi. Questa è stata, per non toccar delle altre, la ragione più convincent
o da tutti gli scienziati, ed in tutte le opere di recente pubblicate per le stampe, non solo, ma altresi in quelle esisten
di luogo, ma a tutto il lavoro, considerato nel suo insieme totale. E per maggior mente far comprendere il nostro pensiero,
li della importanza storica, scientifica e letteraria dell’opera. Ciò per la prima parte di questo libro, ossia per lo insi
letteraria dell’opera. Ciò per la prima parte di questo libro, ossia per lo insieme materiale e fisicame nte visibile di e
ti più importanti, i punti più salienti della pagana Mitologia. Ma se per poco la mente dei lettori si porti a considerare,
elle credenze religiose degli antichi ; e la letterature vi è esposta per mezzo delle citazioni dei classici che noi abbiam
e caratteristici della civiltà ellenica, saranno maggiormente limpidi per coloro che si faranno a studiare questo popolo ne
gislatore, si è servito della simbolica allegoria del roveto ardente, per fare che i figli d’Israello si curvassero ossequi
una verità inconcussa, e il raggio del vero scintilla ed illumina di per sè, nè abbisogna di frasi suonanti, o di storiche
e riprodotti fino ai nostri giorni, e nella nostra religione istessa, per mezzo dei monumenti, i quali resisterono all’oper
nformata l’unica e divina personalità di Maria, Madre di Dio. A Roma, per esempio, il tempio ove si venerò Vesta, la Dea de
te nella città di Messina, a simiglianza della Cerere Sicula, vagante per le campagne della Trinacria in cerca di sua figli
e, la Madonna nel giorno dell’ Assunzione25 tratta in processione, va per le strade della città in cerca del suo Divino Fig
ce, piange di gioia, e allora una nidiata di uccelletti irrompe, come per incanto, dal suo seno divino, e s’innalza nell’ar
ggende dei sacerdoti caldei, Noè si cangia in Xisustro : trasfigurato per istrani racconti lo si ritrova nelle tradizioni E
a ; e questo studio è tanto più fecondo d’insegnamenti e di dottrine, per quanto più enigmatici sono i simboli o i miti, ch
ta nell’Ercole pagano, la cui mano possente soffoca i draghi mandati, per celeste vendetta, a spegnere in culla il neonato
ensi, tanto più volentieri l’uomo gli attribuisce una forma imitativa per riavvicinarlo a sè, portarlo seco, indirizzargli
ella Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato da Giacobbe, per comando di Dio, in Bethel : 2. E Giacobbe, raun
mundamini ac mutale vestimenta vestra. 3. Venite e andiamo a Bethel per fare ivi un altare a bio, il quale mi esaudi nel
i e di divinità, si arrestò solamente alla Grecia. Ben presto, e come per forza di contagio, tutta la natura si trovò rappr
ero, nelle loro opere, a queste contigurazioni d’incarnazione ; dando per tal modo uno sviluppo maggiore alle allegor e rel
 ; dando per tal modo uno sviluppo maggiore alle allegor e religiose, per mezzo delle quali si attribuivano alle divinità d
e Minerva tese ad Eltore. Da queste simili ardite creazioni, ne venne per esplicita conseguenza, l’innumerevole quantità di
ti sono la forma più saliente che assume la religione di un popolo, e per quanto moltiplici e svariati sono essi miti, altr
lo scherniva, egli alzandosi disse : Voi, Condorcet, vi avvelenerete per sottrarvi al carnefice ! E, continuando, predice
o alquanto, lentamente rispose : Nell’assedio di Gerusalemme, un uomo per sette giorni di seguito, fece il giro delle mura,
utere. E, a questo proposito, ci viene alla mente un altro fatto, che per essere recentissimo ci da maggiore incoraggiament
nca compariva nella casa degli Hohenzollern, tutte le volte che stava per succedere qualche sventura a taluno dei component
lo di Berlino, e che questo era certamente segno di prossima sciagura per la famiglia regnante. Nel mese seguente, e propri
éféloge traeva una pistolettata a Re Federigo Guglielmo, mentre stava per partire alla volta di Postdam40. La ragione conda
i la forma del mito non è, a prima vista, limpida e staccata. Tale è, per esempio, l’anecdoto di Giunone, sospesa in aria c
izione mitologica, e configurati nei suoi miti, che noi non esponiamo per amore di brevità. Diremo, invece, che tanto nello
iero degli dei ; e Vulcano, il dio fabbro ferraio, fabbricò i fulmini per la destra vendicatrice di Giove ! Maggiormente s
diventa pei Greci un avventuriero, pei Fenici un fondator di colonie, per gli Sciti un trionfatore, per tutti, un mito divi
ero, pei Fenici un fondator di colonie, per gli Sciti un trionfatore, per tutti, un mito divinizzato dall’apoteosi della su
cato. Nella Mitologia l’idea si personifica alternativamente, poscia, per generale che essa sia, si individualizza, unifica
osa, mentre nell’idea che l’informa ne chiude una dissimile ; il mito per contrario, rappresenta ciò che è, e come è : espr
il nome di Dionisio, Dionisio. — Soprannome dato dal Greci a Bacco. per alludere che egli era stato loro padre. ed anche
ío ferisco ; perchè Giove si feri facendosi un’incisione nella coscia per salvare il bambino Bacco di cui Semele era incint
ea simbolica, e l’obbietto materiale che la rappresenta. La giovenca, per esempio, per la sua fecondità raffigurava simboli
e l’obbietto materiale che la rappresenta. La giovenca, per esempio, per la sua fecondità raffigurava simbolicamente la Te
ente la Terra ; il capro generatore è la vittima immolata dal pastore per la espiazione del gregge ; il cavallo ed il bue c
o detto fin qui, dando in questo Studio Preliminare un cenno storico, per quanto più potemmo ristretto e conciso della Mito
un uomo solo, e il mondo nave sopra la quale egli si fosse imbarcato per arrivare traverso il fiume del tempo al mare magn
discono, ma ci vuole pazienza — Ogni popolo possiede un garbo proprio per concepire e per dichiarare il concetto. Guerrazz
uole pazienza — Ogni popolo possiede un garbo proprio per concepire e per dichiarare il concetto. Guerrazzi F. D. — Pasqua
legrini intelletti illuminano di un tratto di luce i tempi avvenire ; per essi i fati non tengono i pugni chiusi ; sull’oce
 Pellegrinaggio di Aroldo — Canto I. Vol. I. … .or non sai tu che per una cattiva usanza quelle cose sogliono essere es
li di noi. Cenere sopra cenere ; e l’universo si allarga e si feconda per questi incessanti alluvioni della morte. Dove gli
coli, avanti che si rompano sfasciati a rovinare in corsa disordinata per le miriadi di mondi superstiti ; ma ogni secolo c
ogni secolo come ogni minuto si avvicinano al punto, dove il creatore per ogni cosa creata ha seritto : Basta. F. D. Guerra
 — Iliade libro 6° Trad. V. Monti). 7. Abaride. — Era uno scito, che per aver cantato il viaggio d’Apollo, fu nominato Gra
e egli traversava l’aria. Si racconta che avendo fabbricato un flauto per Minerva, con le ossa dei Pelopidi, egli lo rendes
sue parole che confermavano esser quello istrumento disceso dal cielo per opera sua. Si dice esser questo flauto che poi fu
idamente ad una tazza che le fu offerta. Egli derise la Dea, e questa per punirlo della sua oltracotanza lo cangiò in lucer
o d’accordo con la passione che gli Abdereniani han sempre dimostrato per la poesia, per la musica, e per la declamazione d
la passione che gli Abdereniani han sempre dimostrato per la poesia, per la musica, e per la declamazione delle opere teat
gli Abdereniani han sempre dimostrato per la poesia, per la musica, e per la declamazione delle opere teatrali, soprattutto
razione sul suo nome, le cui lettere in carattere greco, presa ognuna per la sua cifra, formano in totale il N.° 365 che è
dette il suo nome alla Misia, città in cui Giove era adorato, ragione per la quale questo Dio, fra i tanti suoi nomi, ba av
 — La teologia pagana ammetteva cinque differenti soli, e dava Acanto per madreal quarto di essi. Un traduttore dell’opera
appena fanciulli di pochi anni, fossero divenuti adulti in un giorno, per vendicare la morte del padre loro, ucciso a tradi
la. Crudelmente offesa dal rifiuto, Creteisa, accusò Peleo al marito per aver voluto attentare al suo onore. Acasto dissim
rentia moglie del pastore Faustolo che allevò Romolo e Remo, al quale per questo motivo i Romani decretarono gli onori divi
iar libero lo sconosciuto. Bacco allora si fece subito riconoscere, e per punire i ribaldi compagni di Acete li cangiò in d
ni di Acete li cangiò in delfini, e fece suo gran sagrificatore Acete per ricompensarlo della sua buona azione. Vi fu anche
lie in consorte a Pirro. Evandro re d’Italia, ebbe anche uno scudiero per nome Acete. 45. Achaja. — Contrada della Grecia p
enominazione assai usata dai poeti e scrittori di Achei, Achivi, ec : per denotare i Greci o cosa a loro concernente. Così
iti che attaccavan briga ed insultavano tutti coloro che incontravano per via. Sènnone loro madre, li avvisò di evitare Mel
che dormiva all’ombra di un albero, e lo insultarono : Ercole li legò per i piedi alla sua clava, con la testa in giù, e al
a sua clava, con la testa in giù, e alzatili sulle spalle s’incamminò per portarli altrove, forse gettarli in un fiume. In
ascoltandoli si mise a ridere, e li lasciò liberi. 52. Acheo. — Detto per soprannome Calicone greco che si rese famoso per
. 52. Acheo. — Detto per soprannome Calicone greco che si rese famoso per la sua stupidità. Si racconta di lui che avendo u
idità. Si racconta di lui che avendo una volta pieno un vaso di fiori per servirsene da origliere lo avesse riempiuto di pa
di toro, ma non ebbe più felice la sorte, poichè, Ercole afferratolo per le corna gliene strappò una, lo atterrò, e lo get
lo getto nel fiume Toa, detto da quel tempo Acheolo. Il vinto allora, per riavere il corno che Ercole gli aveva strappato,
e della Terra. Egli fu precipitato nell’inferno, e cangiato in fiume per aver fornito l’acqua ai Titani, quando questi det
a questo il luogo destinato alla sepoltura dei morti di quella città, per modo che bisognava traversare la palude Acherusio
i quella città, per modo che bisognava traversare la palude Acherusio per entrare in Eliopoli. Come gli onori funebri non v
Ponte : si credeva comunemente che da quel sito fosse passato Ercole per discendere all’inferno. Senofonte riporta che ai
gli in tenerissima età, lo immerse tutto nelle acque del fiume Stige, per renderlo invulnerabile, ed egli infatto lo fu, me
inviò alla corte di Scio in abito da donna, e sotto il nome di Pirra, per tenerlo a tutti celato. Essendo così travestito e
idamia, figlia di Licomede. La sposò segretamente e ne ebbe un figlio per nome Pirro. Quando i Greci risolvettero di cinger
so Patroclo, amico fedelissimo di Achille, questi ritornò alle armi e per vendicare il caduto amico, fece legare Ettore al
o XXIV trad. V. Monti). Avendo in seguito concepito un ardente amore per Polissena, figlia di Priamo, e perciò sorella del
madre, gli avesse proposto di vivere lunghissimi anni senza far nulla per la gloria, ovvero, morir giovine ricco della fama
ia. 66. Achmon. V. Achemone 67. Acidaila. — Soprannome dato a Venere per esser quella Dea che cagionava dell’ansie e delle
uesto nome da Acisio giovane siculo ucciso da Polifemo, e che Nettuno per compiacere Galatea, che lo aveva amato, cangiò in
di Cirene, racconta Plinio, offerivano a questo Dio ricchi sacrifizii per essere liberati da quegl’insetti, che col loro mo
un povero pescatore. Egli non viene ricordato nell’antichichità, che per la bellissima descrizione che fa Ovidio della sua
di tutte le cose. I Greci ereditarono dagli Egizii tale opinione che, per questi ultimi, era una conseguenza della fertilit
del Nilo. Daciò la grande ed antica venerazione che gli Egizii ebbero per l’acqua, e che al dire di S. Atanagio anch’egli E
inità. Non minore era la venerazione che gli antichi Persiani avevano per l’acqua, i quali, secondo Erodoto, spingevano la
o, spingevano la loro superstizione fino a non servirsi dell’acqua nè per lavare il corpo nè per estinguere il fuoco. I Gre
uperstizione fino a non servirsi dell’acqua nè per lavare il corpo nè per estinguere il fuoco. I Greci e i Romani accettand
e i Romani accettando coteste superstizioni ebbero anch’essi un culto per l’acqua, a cui consacrarono altari e offerirono s
lorabile casa di Labdaco . Dal culto che generalmente i Pagani ebbero per l’acqua, discesero a venerare i fiumi e le fontan
ipiente di bronzo pieno d’acqua lustrale nella quale si lavavano come per purificarsi tutti coloro che entravano per pregar
lla quale si lavavano come per purificarsi tutti coloro che entravano per pregare. Nelle case ove era un morto, si poneva i
nza essersi aspersi d’acqua lustrale, la quale veniva anche adoperata per lavare il cadavere. 82. Acquario. — Secondo la tr
olosi, in cerca di avventure onde segnalare il suo coraggio. Passando per Lariffa egli incontrò in questa città Acrise suo
suo avo, e lo riconobbe. Si preparava a lasciare questa città con lui per ritornare ad Argo, quando in una partita di piace
croncio. — Giovane di straordinaria bellezza. Essendosi recato a Delo per un sacrifizio, s’innamorò perdutamente di una gio
peranza di sposarla, incise su d’una pietra queste parole : Io giuro per Diana di non esser giammai che d’ Acroncio . Cedi
he Acteone. 93. Actor. — Padre di Menozio e Avo di Patroclo, il quale per questo veniva anche chiamato Actoride. Vi fu anch
to il nome di alcune feste pubbliche istituite da Augusto Imperatore, per solennizzare la vittoria da lui avuta sopra Anton
a statua sulia spiaggia del mare. Admeta persuase ai Samii che la Dea per punirli voleva abbandonare il loro paese e recars
cui Phra era la Capitale. Fu uno dei principi greci che si riunirono per dare la caccia al cignale di Calydone. Prese anch
e da un cignale. Apollo riconoscente alla bontà che Admeto avea avuto per lui, gl’insegnò il modo di aggiogare sotto lo ste
morte, quante volte però avesse trovato un altro uomo tanto generoso per morire in sua vece. Admeto attaccato d’una malat
cato d’una malattia mortale era presso a morire, e nessuno si offriva per lui : quando Alceste lo fece generosamente : Adme
incestuosi di Ciniro Re di Cipro con Mirra sua figlia. Si sapea ben per Cipro il folle incesto, Che già commesso Mirra av
re d’Ovidio, la conquista di lui a quella degli Dei stessi. Abbandonò per lui il soggiorno di Citera, d’Amatunta e di Pafo,
ica afflizione. Le donne ministre di questo culto piangendo correvano per le strade col capo raso, battendosi il petto. In
sa una piccola statua di Adone, seguita da tutte le dame più rinomate per illustri natali, le quali portavano in giro dei p
l corso delle cerimonie le donne vestite a bruno andavano a toglierle per celebrare i funerali del morto, piangendo e canta
si ritenne come un malvagio augurio la partenza della flotta Ateniese per la Sicilia, avvenuta nel periodo di queste lugubr
vano nel lutto e nella tristezza. Le donne vestite a bruno piangevano per delle ore intere. V. Adone. 115. Adorea. — Divini
’Argo, fu obbligato a cercar rifugio presso Polibio, suo avo paterno, per sottrarsi alle persecuzioni dell’usurpatore che s
élon Télémaque. Vi fu un altro Adrasto figlio del Re Mida, il quale per inavvertenza uccise Atiso figlio di Creso, e ne f
e una figliuola a nome Calciope, che dette in moglie ad uno straniero per nome Frisso, il quale dopo qualche anno per avidi
n moglie ad uno straniero per nome Frisso, il quale dopo qualche anno per avidità di ricchezze, fece assassinare il suocero
a. 131. Aetlio. — Fu uno dei figliuoli di Eolo : sposò una giovanetta per nome Calice che lo rese padre di Endimione. In Gr
e dalla voce greca αιδως nero mentre codesto nome significa l’ardente per esprimere il sole nel suo meriggio, essendo stata
una luminosa prova del loro duplice ingegno nella città di Delto, sia per la meravigliosa costruzione del famoso tempio ; s
eso un agguato nel quale cadde Agamede, e da cui non valse a tirarsi, per modo che suo fratello Trofonio non seppe trovare
si, per modo che suo fratello Trofonio non seppe trovare altro scampo per se stesso, che quello di tagliare la testa al fra
Troja, egli ebbe una forte contesa con Achille, a causa d’una schiava per nome Briseide, figlia del sacerdote Brise, la qua
ceo fu uno dei principi che avrebbero voluto sposare Elena. Egli andò per questo all’assedio di Troia, e fece forte la flot
ito, fu dalla ninfa sua madre inviato alla Corte del re di Pessinunte per sposare una figliuola di lui. Già le cerimonie nu
Pirra prendessero le altre pietre che gettarono dietro le loro spalle per ripopolare il mondo. Giove innamorato di questa p
loro impose ……………. Ma ben ch’Aglauro avea rotto il contratto, Nè sol per sè quel cesto avea scoperto. (Ovidio — Metamorfos
io — Metamorfosi. Libro 2. trad. di Dall’Anguillara). Minerva allora per punire Aglauro la rese pazzamente gelosa di sua s
io di offerirle ogni anno una vittima umana alla quale si faceva fare per tre volte il giro del tempio, e poi il Flamine sa
Ninfe nutrici di Giove. Ella dette il suo nome ad una fontana celebre per favolose meraviglie. 193. Agonali. — Festa che i
niesi avevano ancora dei numi detti Agyei ai quali essi sacrificavano per allontanare le sventure, allorchè si credevano mi
olo Itilo, che l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò per uno dei suoi nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aid
i Dei allora irritati mandarono loro uno spirito di discordia, che fu per essi la sorgente d’infinite sventure. 217. Almena
ti più ricordati dalle cronache mitologiche, il quale sposò una donna per nome Ifimedia. La favola racconta, che, essendogl
osa tempesta, non appena Ajace con la sua flotta era uscito dal porto per ritornare in patria. Dopo avere sfuggito ad una i
alore, cessarono dal combattere e si scambiarono dei ricchi doni, che per altro furono loro funesti ; poichè il calteo, o b
ro di Achille, quando ucciso da questi in combattimento fu trascinato per tre volte intorno alle mura di Troja. In seguito
servazione che potrebbe forse taluno credere ovvia, è pure necessaria per intendere uno dei più bei passi di Ovidio Come h
anza di nomi ne è venuta la favola della discesa di Teseo all’inferno per rapire la moglie a Plutone. 223. Ajo Locutio. — D
polano. Però l’anno seguente i Galli s’impadronirono di Roma, i quali per altro furono ben presto ricacciati dalla città, e
er altro furono ben presto ricacciati dalla città, ed allora Camillo, per espiare la negligenza dei magistrati nel non aver
assunto agli onori eroici. 228. Alalcomena soprannome dato a Minerva per la ragione esposta nell’articolo precedente. 229.
ito d’Ipponomea. Egli fu padre di Anfitrione e avo di Ercole al quale per questa ragione si da tanto comunemente il nome di
e offerto in sua vece. Nessuno essendosi presentato all’appello fatto per salvare il morente. Alceste si offri pel marito.
on trascurò a riguardo di lui i doveri dell’ospitalità. Ercole allora per testimoniargli la sua riconoscenza intraprese di
vece sua : solu ei trovava Presta a lasciare in eterno la luce Del di per esso, la sua moglie Alceste. Euripide, Alceste T
, perchè questa aveva scoperto il luogo dove Anfiareo si era nascosto per non andar alla guerra di Tebe. Alchmeone tormenta
e Furie, a causa del delitto che avea commesso, si rifugiò in Arcadia per sottoporsi a dolorose espiazioni ond’essere liber
una magnifica collana che Polinice aveva regalata alla morta Erifile per sapere da lei il luogo ove Anfiaroe erasi celato.
endo l’audacia fino al punto di farsi da questa restituire la collana per farne presente alla nuova sua sposa, Fegeo ed Arf
ed Anfotero, ancora bambini, divenissero in un momento uomini maturi per vendicare la morte del loro padre : ciò che essi
la fatale collana ad Apollo. Properzio dice invece che Arfinoe stessa per vendicare suo marito uccidesse i suoi due fratell
della Grecia. 245. Alcinoe. — Moglie di Anfiloco. Essendosi ritenuta per se la mercede dovuta ad una povera operaia ne fu
fu punita da Diana, la quale le accese nel core una violenta passione per un uomo chiamato Hanto. Perdutamente innamorata d
per un uomo chiamato Hanto. Perdutamente innamorata di lui, abbandonò per seguirlo il marito ed i figli, ma poi divenne cos
afito o Nafitoo re dell’isola di Corcira. Il suo nome divenne celebre per la bellezza dei giardini da lui coltivati, o piut
ne celebre per la bellezza dei giardini da lui coltivati, o piuttosto per le meraviglie che ne racconta Omero, narrando il
liuole del morto, giovanette di una rara bellezza furono così dolenti per la morte del padre che si precipitano nel mare, d
. Alcippe. — Figlia di Marte, fu rapita da Allyrotio che Marte uccise per vendicare l’oltraggio. Per questa vendetta egli v
sacri in cui si celebravano le orgie in onore di quel Dio ; il quale per punirla la cangiò in pipistrello. 253. Alemena. —
rione era al campo, Giove innamorato d’Alcmena, prese le forme di lui per ingannaria ; Giunone moglie di Giove, allorchè Al
ne moglie di Giove, allorchè Alcmena fu prossima a partorire, le rese per gelosia il parto crudelmente doloroso, e cercò di
anciullo che fu chiamato Euristeo, e poi l’altro che fu detto Ercole, per fare che il primo avesse avuto predominio ed impe
he Aleti. 272. Aetryomanzia. — Formola di uno scongiuro che si faceva per mezzo di un gallo. 273. Aletrione. — Giovane sold
lasciò sorprendere i due amanti da Vulcano, marito di Venere. — Marte per punire Aletrione lo cangiò in gallo. 274. Aletto
un capello a cui érano legati i destini della patria, la quale cadde per questo coi suoi abitanti in potere di Minos. Niso
igliuoli di Nettuno. La tradizione mitologica ci racconta di lui, che per vendicare suo padre, il quale in una contesa con
lla guerra, a combatterli, ma essi lo fecero prigioniero e lo tennero per lo spazio di tredici mesi ricchiuso in una gabbia
muti ed invincibili. Marte fatto da essi prigioniero è tenuto schiavo per tredici mesi, potrebbe non essere altro che un fa
no, ne ebbe un figlio Ippotono. Però il padre della sedotta la uccise per lavare col sangue l’onta riversata sul suo nome.
giorno questo principe dimenticato Diana nei suoi sacrificii, la dea per vendicarsi di quest’oltraggio gli spinse contro u
le terre di Calidone. Gli altri principi della contrada si riunirono per isterminare il mostro, e organizzarono una caccia
sdegno, e trasportato dal suo furore uccise i suoi zii. Allora, Altea per vendicare la morte dei suoi fratelli, gettò nel f
Meleagro si consumava visibilmente fino a che morì, e Altea si uccise per disperazione. 304. Altepo. — Figlio di Nettuno, f
col quale avevano comune l’alito della vita. Ma potevano abbandonario per un dato tempo per far ritorno nel tronco di quell
comune l’alito della vita. Ma potevano abbandonario per un dato tempo per far ritorno nel tronco di quello. Così Omero nel
Amata. — Moglie del re Latino, fu madre di Lavinia. Ella si strangolò per disperazione vedendo che non avea potuto impedire
o nome fu detto Amatunta. 322. Amazonto. — Soprannome dato ad Apollo, per aver posto fine alla guerra fra le Amazzoni ed i
degli altri numi. Dipingevano questa Divinità con le ali sugli omeri, per alludere alla prontezza con cui mette in esecuzio
ero nell’Iliade, ripete che il corpo di Ettore, trascinato da Achille per ben tre volte intorno alle mura di Troja, conserv
ta Ibico citato da Ateneo, ne ha fatto la materia di una comparazione per mezzo della quale ha voluto dare un’idea della na
andonolla. Intanto un giorno essendo Amimome andata ad attinger acqua per un sacrifizio, un satiro volle violentarla. La pr
itati raccontano che Bacco, smarrito in un deserto, e vicino a morire per sete ardentissima, implorò il soccorso di Giove,
innalzare in quel luogo un tempio, che fu detto Ammone cioè Arenario, per essere collocato in mezzo all’arena del deserto e
il nome di un figlio di Cinira che sposò Mirra e ne ebbe un figliuolo per nome Adone, famoso per la sua bellezza. Essendosi
Cinira che sposò Mirra e ne ebbe un figliuolo per nome Adone, famoso per la sua bellezza. Essendosi un giorno Cinira addor
zza. Essendosi un giorno Cinira addormentato in una sconcia positura, per effetto di ubbriachezza, la nuora lo vide e lo de
i. Finalmente Ammone era anche il nome di un re della Libia, il quale per questa ragione viene spesso erroneamente confuso
o sotto questo nome. 353. Amulio. — Fu fratello di Numitore. Entrato per caso nella prigione della vestale Rea Silvia, la
a Danaldi, sposò Encelado che ella uccise la prima notte delle nozze, per ubbidire al comando di suo padre. Straziata dai r
Greci, che si fosse riposata Cerere, dopo la lunga corsa ch’ella fece per ritrovare sua figlia Proserpina, rapita da Pluton
rapita da Plutone. Le donne di Megara avevano una grande venerazione per questa pietra, la quale veniva custodita ad Atene
lla spuma del mare. 364. Anagogie. — Feste in onore di Venere assente per pregarla di far ritorno. In greco αναγογη signifi
pere racconta che avendo Giove scagliato il fulmine contro Anassagora per punirlo della sua miscredenza, Pericle lo avesse
veniva, secondo asseriscono Plutarco e Cicerone, ritenuto come sacro per modo che non si dava che ai semidei, agli eroi od
xabia. — Ninfa che disparvé nel tempio di Diana dove si era rifuggita per sottrarsi alle persecuzioni di Apollo. 375. Anaxa
mai più bevuto il vino della sua vigna. Anceo derise la predizione e per provare col fatto la falsità di quella, ordinò ch
ittò a terra la sua coppa, alla quale non aveva ancora bevuto e corse per combattere il mostro, ma rimase da questo uccise.
ndosi in Celene, città della Frigia, spalancata una voragine. Anchuro per il bene pubblico vi si precipitò col suo cavallo,
395. Androclea. — Una delle figlie di Antipono, che si sagrificarono per la salute di Tebe. L’oracolo avea sentenziato che
La tradizione favolosa racconta che tal soprannome era dato a Venere per aver fatto morire gran numero di Tessali per puni
annome era dato a Venere per aver fatto morire gran numero di Tessali per punirli della morte di un giovane a nome Laiso da
a quale ebbe la temerità di proclamarsi più bella di Giunone. Nettuno per vendicare la Dea, fece dalle Nereidi legare Andro
condannò ad essere divorata da un mostro marino. La misera stava già per essere ingolata dal mostro, allorchè Perseo monta
iglio d’Apollo e d’Ipermestra. Erifile, sua moglie, palesò a Polinice per il dono di una collana d’oro, il luogo dove s’era
il dono di una collana d’oro, il luogo dove s’era nascosto Anfiareo, per non andare alle guerra di Tebe, ov’egli sarebbe m
degli Argonauti. Credendo che il figlio fosse morto nella spedizione per la conquista del vello d’oro, si uccise trapassan
a che le pietre, sensibili alla dolcissima melodia, si collocavano di per se stesse al loro posto. A lui ed a Zeto suo frat
etti dello straordinario valore di Ercole a cui fu d’uopo dare un dio per padre. Seneca nelle sue opere ricorda che Ercole
rgogliose parole : Se non sono figlio di un Dio, ho merito abbastanza per esserio. 423. Anfitrionidi. — Furono così detti t
. 424. Anfriso. — Fiume della Tessaglia sulle cui rive Apollo custodì per lungo tempo gli armenti del re Admeto. Fu del par
rfiaso e che amò Evadnea, Licoride e Hacinta la quale egli poi uccise per inavvertenza giuocando alla palla. La Sibilla di
. — Vocabolo che significa senza pietà. Venere veniva cosi denominata per la stessa ragione percui le si dava il nome di An
Stenobea. Fu moglie di Preto, re d’Argo : ella arse d’impudica fiamma per Bellorofonte, ma avendo questi respinte le lasciv
a, o secondo altri della Mauritania, dove massacrava tutt’i viandanti per compiere un voto che avea fatto a Nettuno, di eri
nteo. — Uno dei figli di Antenore. vedi Antenore. Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal nome uno dei
ero prigioniera quando s’impadronirono di Troia. Vi fu anche un’altra per nome Antia moglie di Preto. 469. Anticlea — Figli
adre di Ulisse. La favola racconta che al momento in cui Laerte stava per impalmaria, Sisifo figlio di Eolo la violò, e che
isse. 470. Anticyra. — Isola nel golfo di Corinto celebrata dai poeti per l’abbondanza dell’elleboro che vi cresceva in mod
aviglioso. 471. Anti-Dei. — Genii malefici che ingannavano gli uomini per mezzo delle più seducenti illusioni. 472. Antifo.
ta la cangiò in cicogna. 474. Antigonie. — Feste in onore di un Greco per nome Antigonio, ora poco ricordato dagli scrittor
to avvenuto sotto il regno di Servio Tullio. Un abitante della Sabina per nome Antron orace, aveva una vacca bellissima che
pero su tutta l’ Italia. Corace, spinto d’amor patrio, recossi a Roma per sagrificare a Diana la sua vacca ; ma un ufficial
glio di Nettuno. Essendo stato obbligato di fuggire dalla sua patria, per ragioni che la favola non ripete, egli si stabili
ra della Beozia, chiamata anche Aonia. Veniva così detto anche Ercole per la stessa ragione. 488. Aorasia. — Voce greca sig
oi troviamo che quando Iddio si rivela a Mosè gli dice : Tu mi vedrai per di dietro, ma tu non puoi veder la mia faccia. 48
battere seguito dai suoi. Alle inattese parole, Xanto rivolse il capo per vedere chi lo seguisse, e Melanto allora gli imme
no tutte le giovani persone che dalla propria tribù venivano ad Atene per essere ricevute alla festa, le quali non potevano
toro che aveva se non tutti, almeno buon numero dei requisiti voluti per rappresentare il dio Apis, prima di condurlo a Me
luti per rappresentare il dio Apis, prima di condurlo a Memfi veniva, per lo spazio di 40 giorni, segretamente nutrito da a
rinchiuso non facendolo uscire che molto di rado, lasciandolo allora per poche ore in un prato attiguo al tempio ove dimor
olennità proprie degli Egiziani, il sacro animale veniva nel suo giro per la città scortato da tutti gli ufficiali e dignit
ostrava più palesemente il culto superstizioso che gli Egizii avevano per il dio Apis, era quando il bue che lo rappresenta
ro sacro cerimoniale ; poscia faceanglisi magnifici e solenni esequie per le quali veniva profusa una larghissima somma di
Nettuno nella fabbricazione dei mattoni di cui si serviva Laomedone, per riedificare Troia, e dopo aver lungamente lavorat
evastava le circostanti campagne. La pelle del mostro servì ad Apollo per ricoprire il tripode sul quale la Pitonessa rende
suo, sdegnatasi ruppe il telaio. Aracne fu così afflitta di ciò, che per disperazione appiccossi, e Minerva la cangiò in r
ea lo te Già mezza ragna, trista in su gli stracci Dell’opera che mal per te si fè. Dante. — Purg. C. XII. …… Un nuovo
arco, fu un eroe greco che dopo la morte venne annoverato fra gli Dei per le gloriose imprese compiute durante la vita. 511
i, perchè venivano in special modo consacrati ad una divinità ; così, per esempio, il mirto ed il lauro a Venere ed Apollo 
o nome all’ Arcadia che è la contrada più rinomata di tutta la Grecia per le favole a cui dette vita. Il dio Pane vi era ve
15. Arcadia. — Parte del Peloponneso i cui abitanti si resero celebri per il loro amore alla poesia ed alla musica. 516. Ar
ecò a mostrare una fontana ai principi che traversavano quella città, per recarsi all’assedio di Tebe. Il piccolo Archemore
re della sua amata, così satiricamente mordaci che Licambo si appiccò per disperazione. Qualche tempo dopo Archiloco fu ucc
l’oracolo di Delfo avesse altamente biasimati gli uccisori del poeta per la stima che tutti facevano del suo genio. Egli n
roprio di una stella, pure gli scrittori del Paganesimo se ne servono per dinotare la castellazione dell’ Orsa. 525. Arculo
scrittori che la prima sentenza dell’ Areopago, fosse contro Cefalo, per avere ucciso sua moglie. Temistocle, accusato di
la Grecia raccoglieva nelle sue acque, prima di giungere in Sicilia e per conseguenza prima di gettarsi nell’ Aretusa, il l
ttarsi nell’ Aretusa, il letame dei cavalli e delle vittime preparate per la celebrazione di quei giuochi. 536. Areuso. — P
utto degli amori che Giove ebbe con la propria moglie Giunone, quando per averne gli amplessi, che ella gli negava mossa da
uo marito morì, essa insieme alla sorella Antigone, prese il cadavere per rendergli gli ultimi onori, questo irritò siffatt
erto Argo, il quale ben presto concepì l’infame disegno di ucciderlo, per usurpare il potere. I seguaci di Evandro, consci
dell’iniquo progetto, uccisero Argo all’insaputa di Evandro, il quale per rispetto ai sacri doveri dell’ospitalità fece far
i scrittori. Argo si chiamava del paro una città dell’ Acaja, celebre per il culto di Giunone e per gli eroi di cui fu patr
ava del paro una città dell’ Acaja, celebre per il culto di Giunone e per gli eroi di cui fu patria. Dal nome di questa cit
cangiò in paone. Argo avea nome il lucido pastore. Che le cose vedea per cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite
vedea per cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite ore, E due per volta avean le luci morte : Gli altri, spargendo
ivò le terre della Grecia. 556. Argolea. — Soprannome dato ad Alcmena per essere nativa di Argo. 557. Argolica. Vedi Argian
Tessaglia al capo di Magnesia, e dopo aver toccato l’isola di Lemnos per la Samotracia, entrarono nell’ Ellesponto e dopo
l famoso laberinto di quella città, che gli dette un gomitolo di filo per mezzo del quale l’eroe potè ritrovare l’inestrica
Greco. Stando nn giorno su di un vascello i marinai vollero ucciderlo per derubarlo, e già lo avevano legato per farlo mori
lo i marinai vollero ucciderlo per derubarlo, e già lo avevano legato per farlo morire ; quand’egli chiese in grazia di suo
vea diventar moglie d’ Orfeo. Le ninfe allora sdegnate contro Aristeo per la sventura di cui era causa, uccisero tutte le s
va una festa militare nella quale si offeriva un sacrifizio agli Dei, per la prosperità delle armi Romane. Durante la cerim
584. Arnea o Arna. — Giovane Ateniese la quale fu cangiata in civetta per aver voluto tradire la sua patria in favore di Ni
a in civetta per aver voluto tradire la sua patria in favore di Ninos per avidità di danaro. Il simbolo racchiuso sotto l’a
uso sotto l’allegoria mitologica è l’attrazione che questo uccello ha per l’argento. 585. Arno. — Fu il nome di un celebre
ino il quale fu ucciso nella città di Naupata, da un nipote di Ercole per nome Ippote, che lo avea creduto una spia dei nem
e ebbe in risposta esser quella la vendetta di Apollo, il quale facea per tal modo espiare la morte del suo indovino ; e ch
raggiunse gli sposi, uccise il genero e ricondusse in Argo sua figlia per esserne assoluto e solo padrone. Arpalice dispera
se pure montato su d’un buon corridore. Finalmente dopo essere stata per lungo tempo il terrore delle campagne circostanti
soprannome a Mercurio, forse in memoria della astuzia di cui si servì per uccidere Argo. 589. Arpie. — Giammai la vendetta
celli. Essi al dire di Virgilio, avevano volto umano, ma pallido come per famelica rabbia ; le mani armate di formidabili a
e di Taumaso e di Elettra ; altri scrittori dell’antichità danno loro per padre Nettuno e per madre la terra. Le Arpie eran
ettra ; altri scrittori dell’antichità danno loro per padre Nettuno e per madre la terra. Le Arpie erano in gran numero, se
erano riguardate come un flagello di cui Giove e Giunone si servivano per punire le colpe degli uomini o per vendicarsi d’a
i cui Giove e Giunone si servivano per punire le colpe degli uomini o per vendicarsi d’alcuno di essi. Fineo, re di Tracia,
quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due degli Argonauti, i quali per esser figliuoli del vento Borea avevano le ali, d
sse talmente preso dalla straordinaria bellezza di lei che la inseguì per lungo tempo e non la raggiunse che nel tempio ste
ello del padre. Essa mori nel fiore della sua giovanezza, e il marito per eternarne nella posterità la memoria le fece inna
nio racconta che lo splendido disegno di Dinocrete, rimase incompiuto per la morte di lui e che solo la facciata del tempio
na divinità. Ariano ci rapporta che i Gadarii avevano lo stesso culto per le arti e per la povertà, la quale veniva del par
riano ci rapporta che i Gadarii avevano lo stesso culto per le arti e per la povertà, la quale veniva del paro deificata da
vo e nell’istesso momento si erano di già maritati nell’utero materno per modo che Iside nascendo era già gravida d’ Arteri
ifica piede leggiero. Omero così chiama Marte dio della guerra, forse per indicare la sveltezza di quel dio nella corsa e i
o. 600. Arunticeo. — Avendo disprezzato le feste di Bacco, questo dio per punirlo lo costrinse a bere una così sproporziona
l modo seguente l’origine di questa istituzione. La nutrice di Romolo per nome Acca Laurenzia avea l’abito di offerire ogni
ne di Roma, essendo morto uno dei figliuoli di Acca Laurenzia, Romolo per attestare il suo affetto alla sua nutrice si offr
to alla sua nutrice si offrì ad occupare il posto del morto rimanendo per tal modo sempre a dodici il numero dei seguaci di
ulla mangiato nell’inferno. Cerere fu così indegnata contro Ascalafo, per la sua rivelazione, che gli gettò sul volto dell’
Troia, nativo d’ Orcomene nella Beozia. Egli rese famoso il suo nome per aver condotto seco più di trenta navi. Dell’ Orc
ccorso dei Troiani fu ucciso da Achille quando questi riprese le armi per vendicare la morte di Patroclo. …..Dal fianco al
venne arrecator di morte. Lo percosse nell’epa all’ombelico ; N’andàr per terra gl’intestini ; in negra Caligine ravvolti e
se. — Ancella di Elena, la quale fu non meno della sua padrona famosa per la corruzione dei suoi costumi. 634. Astianatte. 
una torre. Per seguire il consiglio crudele ma utile, Ulisse cercò da per ogni dove l’illustre rampollo dei re Troiani, ond
mi e Dea della giustizia. Durante l’età dell’oro essa lasciò il cielo per venire ad abitare la terra, ma i delitti degli uo
recia sorgesse un grave alterco fra Nettuno e Minerva. Allora gli Dei per por termine alla contesa stabilirono un tribunale
doti di Cibele e il più famoso fra gli amanti di quella Dea, la quale per altro egli pose in obblio essendosi perdutamente
perdutamente innammorato di Sangaride figlia del fiume Sango. Cibele per punire Ati del suo tradimento fece morire Sangari
zzamente invaghita ed a cui ella facesse fare la dolorosa amputazione per averlo sorpreso fra le braccia di una giovane riv
sacerdoti del culto di lei gemevano e gridavano dolorosamente, forse per ricordare le crudeli sofferenze di Ati V. Cibele
pri cani. Euripide narra che Atteone fosse divorato dai cani di Diana per essersi vantato più esperto di quella Dea nell’ar
caccia. Diodoro asserisce che Atteone fosse considerato come un empio per aver dispregiato il culto di Diana fino al segno
ulto di Diana fino al segno di mangiare della carne che era preparata per un sacrifizio a quella Dea. Dopo la morte Atteone
a Tetraso, re di Misia presso il quale Augea si era del pari ritirata per sotirarsi allo sdegno del padre suo. Telefo senza
a Augea non volendo divenir la moglie di un ignoto avventuriero stava per ucciderlo, allorchè spaventata dalla vista d’un s
la gran quantità di letame che infettava l’aria nel suo regno. Ercole per riuscire nello scopo prefisso deviò dal loro cors
n commemorazione della pioggia d’oro in cui si cangiò Giove suo padre per giungere fino a Danae, della quale poi nacque Per
amò teneramente Titone figlio di Laomedone, giovane principe celebre per la sua bellezza. Ella lo rapì, lo sposò e ne ebbe
lo sposò e ne ebbe un figlio chiamato Mennone. La passione di Aurora per lui fu così grande che gli propose di domandarle
cicala. Dopo di lui Aurora amò Cefalo che rapì alla moglie Procride e per farsi amare da lui fece nascere la discordia fra
ificarono, e un giorno Cefalo andando a caccia con Procride la uccise per inavvertenza. Allora Aurora lo condusse in Siria
ò e ne ebbe un figlio. Ben presto però disgustata di lui lo abbandonò per amore di Orione che alla sua volta fu da lei abba
bbandonò per amore di Orione che alla sua volta fu da lei abbandonato per altri. 687. Ausone. — Figlio di Ulisse e di Calip
quali lasciavano sempre nel mezzo della loro armata un posto d’onore per Aiace loro famoso eroe come se fosse ancora in vi
stretta intelligenza con gli Dei, erano presso i Pagani ritenuti come per essere in quello stato d’illimitato potere, a cui
crizione bellissima del tempio di Baal in Babilonia, monumento famoso per la sua estrema ricchezza e magnificenza. 716. Baa
n. — Dio sentinella. I magi di Egitto posero quest’idolo nel deserto, per impedire la fuga agli Ebrei. Da ciò il nome che p
. Babilonia. — Antica e grandissima città della Caldea, così chiamata per la sua ampiezza e pel tumulto continuo che l’imme
di larghezza. Non meno celebri si resero gli abitatori di Babilonia, per la loro sfrenata libidine, che arrivò al suo magg
I Soldan corregge. Dante Inf. Canto V. Tutta la città si estendeva per un circuito di sessanta miglia, ed ebbe cento por
ai baccanali e dalle dionisiache ; e fu creato un magistrato speciale per regolare la forma, l’ordinanza e la celebrazione
iadi. — Denominazione che si dava agli antichi re di Corinto, i quali per lo spazio di 230 anni, ebbero il governo di quell
ente. Giunone, sempre gelosa e sdegnata contro le concubine di Giove, per vendicarsi di Semele, le consigliò, mentre questa
nelle fiamme. Giove allora, prima che Semele fosse del tutto spirata, per salvare la vita del figlio, di cui la disgraziata
e ; poi ando in Egitto, ove insegnò agli uomini l’agricoltura, piantò per il primo una vigna e fu adorato come Dio del vino
a vigna e fu adorato come Dio del vino. Egli punì severamente Penteo, per essersi opposto alle solenni oscenità dei suoi ri
ii, erano l’irco, perchè distrugge i germogli delle viti ; e la gazza per dinotare che il vino fa parlare indiscretamente.
sacerdoti conosciuti sotto il nome di Bali, i quali si resero celebri per le loro infami dissolutezze e brutalità. Giovenal
a sotto l’istesso nome, e nella quale l’eroe avea un oracolo, celebre per la maniera affatto particolare, con la quale rend
to a Venere, che, sebbene di rado, veniva rappresentata con la barba, per dinotare che le erano attribuiti tanto il sesso m
azzì pel dolore e con le chiome disciolte, ballando e gridando, corse per le vie empiendo di compassione quanti la videro.
io allora lo cangiò in pietra di paragone, la stessa che si adoperava per provare l’oro, e della quale si credeva generalme
in, che nel suo povero tetto Teneva, e d’una rustica polenta, Ch’avea per uso suo fatta pur dianzi, Con fede e con amor le
Dell’Anguillara. 754. Bebrici, — Popoli che sortirono dalla Tracia, per andarsi a stabilire nella Bitinia. Sotto pretesto
Belidi da Belo loro zio paterno. Belide era anche chiamato Palamede, per essere pronipote dello stesso Belo. 763. Belifama
rno essendo alla caccia uccise inavvedutamente suo fratello Pireno, e per sottrarsi all’ira del padre, ando a rifugirsi pre
izioni alle quali fu insensibile. Antea punta da questa indifferenza, per vendicarsi lo accusò al marito come aver egli vol
accusò al marito come aver egli voluto attentare al suo onore. Preto, per non violare il diritto delle genti, non puni di s
ntro una infinità di nemici dei quali egli trionfò sempre, rimanendo, per valore e destrezza, vincitore di tutt’i pericoli
ore e destrezza, vincitore di tutt’i pericoli ai quali lo si esponeva per vendetta. Finalmente provatasi la sua innocenza,
e aveva una magnifica capellatura, che ella recise ed offrì agli dei, per la prosperità delle armi di suo marito. Tolomeo f
o. Tolomeo fu profondamente commosso da questa prova di attaccamento, per modo che, qualche giorno dopo, non vedendo nel te
te : ma un astronomo, chiamato Conone o Conon, prese da ciò occasione per insinuarsi nelle buone grazie di Tolomeo e di Ber
82. Beroe. — Vecchia donna d’Epidauro, di cui Giunone prese la figura per ingannare Semele, della quale Beroe era stata nut
a della Tebaide, vi era un oracolo di questa divinità, che rispondeva per mezzo di alcuni biglietti suggellati. La tradizio
Autim. È generale credenza che un tal nome fosse dato a quella città, per essersi ritrovato nel suo ricinto una iscrizione
igero e Bucorno. Cioè che ha due corna : soprannome che si dà a Bacco per la sua sfrontatezza. La luna veniva anch’essa det
gnella ; ed il luogo divenuto sacro, veniva recinto di una palizzata, per impedire che vi si caminasse. 796. Bieunio. — Uno
tori dicono che tal nome gli venisse dalla scure di cui egli si servì per recidersi le gambe. È questa una opinione poco ac
ne uccise una che apparteneva particolarmente a quella dea, la quale per vendicarsi suscitò nel campo di lui una terribile
di andare a Troia. Tutte queste sventure durarono finchè Agamennone, per placare la dea non sagrificò la propria figliuola
Enea. 808. Bittone. — Fratello di Cleobe. Entrambi si resero celebri per la pietà verso la loro madre e tanto che meritaro
animali tardarono ad essere condotti al giogo ; onde i due fratelli, per non fare aspettare la madre tirarono essi stessi
atelli, per non fare aspettare la madre tirarono essi stessi il carro per uno spazio di 45 stadii di terreno. Giunti al tem
erreno. Giunti al tempio, tutti gli astanti felicitarono quella madre per aver dei figliuoli così affettuosi, ed ella stess
mpio di Delfo. 809. Bizeno. — Figlio di Nettuno. Egli si rese celebre per la estrema franchezza con la quale diceva ciò che
812. Bolatheno. — Soprannome dato a Saturno. 813. Bolina. — Ninfa che per sottrarsi alle persecuzioni di Apollo si precipit
e figli Calaide e Zeto. Subito scuote l’ali, ed alza il grido, Trema per tutto il mare, e s’apre e mugge, E rende polveros
erazione e gli rendevano onori divini. Egli si trasformò in cavallo e per mezzo di questa metamorfosi procurò a Dardano 12
c. Monti I Poeti dipingono Borea con le ali ai piedi ed alle spalle per mostrare, la sua leggerezza e con la figura di un
rincipale dela medicina ch’è quello d’impedire la morte degli uomini, per quanto sia in potere della scienza. Era quindi lo
sse alcuno ; ma non è egualmente logico che lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo in uno dei suoi sacr
veniva da un tempio che egli fece innalzare in onore di un giovanetto per nome Branco, che quel nume ebbe estremamente caro
e ; ma poi Agamennone stesso la ritolse ad Achille, volendo ritenerla per sè. ….. e mi pensai dal punto Che dalla tenda de
la morte di Ettore (il cui cadavere egli trascinò legato al suo carro per tre volte intorno alle mura di Troia) quella dell
a lui dato dall’invenzione che gli si attribuisce di schiacciar l’uva per estrarne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno d
asidee. 829. Britomarte o Britormati. — Figliuola di Giove, la quale, per sottrarsi alle persecuzioni di Minos, si precipit
altri due compagni a nome Sterope e Piracmone, fabbricavano i fulmini per Giove. …. Stavan ne l’antro allora Sterope e Bro
va un numero immenso di forestieri. 839. Bubona. — Dea che s’invocava per la conservazione degli armenti. 840. Bucentauro. 
confonde con Flora ; Varrone la fa moglie di Fauno, e dice ch’ella fu per tutta la vita l’esempio della castità coniugale.
i dava questo semplice nome al buon Genio, Dio dei bevitori, il quale per questa ragione veniva sovente confuso con Bacco.
se il poeta Ippanaso sotto una figura estremamente ridicola. Il poeta per vendicarsi la punse così spietatamente in una sat
etatamente in una satira, che il pittore, deriso da tutti, si appiccò per disperazione. 850. Bupalo. — Celebre scultore che
lla sessantesima olimpiade. Egli è lo stesso ricordato nelle cronache per aver scolpito la prima statua della Fortuna per g
ordato nelle cronache per aver scolpito la prima statua della Fortuna per gli abitatori di Smirne. Plinio nelle sue opere n
rdinata una Diana, egli l’avesse fatta collocare in un luogo elevato, per modo che chi entrava vedeva il volto della Dea tr
no e di Lidia. Egli fu uno dei più crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva per costume d’immolare a Giove tutti gli stranieri ch
e di sangue. 854. Bute. — Città dell’Egitto, celebre secondo Strabone per un oracolo di Latona. 855. Buteo. — Figlio di Bor
Iffimedia, Paneratise e Coronide, sacerdotesse di Bacco. Buteo tenne per se Coronide, ma Bacco, di cui ella era stata nutr
pozzo. Altri scrittori dicono che Buteo sposasse una donna, la quale, per la sua incomparabile bellezza, fosse soprannomina
a, egli appiccò il fuoco ad un bosco consacrato a quel Dio, il quale, per punirlo, lo uccise a colpi di frecce. 858. Caball
abiri in lingua Fenicia possente, era stato adoperato questo vocabolo per denotare gli Dei in generale. 863. Cabiria. — Sop
nte Aventino. Di sangue fece spesse volte laco. Non va co’suoi fratei per un cammino. Per lo furar frodolente ch’ei fece De
amità. 871. Camdea o Cadmia. — Pietra che veniva fusa col rame rosso, per farne una specie di metallo di coloro giallognolo
, ordinando ai suoi seguaci di andare ad attingere l’acqua necessaria per l’offerta alla fontana di Dirce ; ma i suoi compa
attere il mostro, ed avendolo egli ucciso, ne seminò i denti, e, come per incanto, uscirono dalla terra degli uomini armati
mele, Ino, Autoneo e Agave. Avendo novellamente consultato l’oracolo, per interrogarlo sulla sorte dei suoi figli, ne ebbe
to dalla crudele profezia, si esiliò con la moglie dal proprio paese, per non assistere alle sciagure della sua famiglia, m
serpenti che combattevano fra loro, e gettò fra di essi la sua verga per separarli. Le due serpi si attorcigliarono intorn
funebri di Pelia. Vengono rappresentati coi capelli di colore azzurro per indicare l’aria d’onde soffia il vento e con le a
lore azzurro per indicare l’aria d’onde soffia il vento e con le ali, per alludere alla loro paternità (V. Borea.) 884. Cal
ti il più saggio, a cui le cose Eran conte che fur, sono e saranno, E per quella che dono era d’Apollo, Profetica virtù, de
lchee o Calcie — Feste in onore di Vulcano, celebrate dagli Ateniesi, per essersi trovata l’arte di porre in opera il rame.
edea e moglie di Frisso da cui ebbe molti figliuoli. Il padre di lei, per impadronirsi dei tesori di Frisso, lo fece assass
ssa sorte fosse toccata ai suoi figli, li fece segretamente imbarcare per la Grecia ; ma essi fecero naufragio in un isola,
rcole l’uccise, e poscia fuggì con Calciope, da cui ebbe un figliuolo per nome Tessalo, che poi dette il suo nome alla Tess
94. Calibea. — Sacerdotessa di Giunone. Alecto prese la figura di lei per presentarsi a Turno, re dei Rutuli. 895. Calicea.
co : sotto quel nome veniva designato Meleagro, ritenuto come un eroe per l’uccisione del mostruoso cignale (V. Calidone) e
ato questo tempo, Ulisse fece ritorno in patria, abbandonando Calipso per sua moglie Penelope ; e non curando la promessa d
Licaone ed una delle ninfe del seguito di Diana. Giove, avendo presso per ingannarla la figura di Diana, ne ebbe un figlio
e, avendo presso per ingannarla la figura di Diana, ne ebbe un figlio per nome Arcaso, al quale, Calisto dette la luce in u
o dette la luce in un bosco, avendola Diana scacciata dal suo seguito per essersi ella negata a spogliarsi prima di prender
se. 904. Callicore. — Luogo della Focide ove le Baccanti si riunivano per danzare in onore di Bacco. Questo vocabolo deriva
o alle donne di prender parte, si travestì da maestro degli esercizî, per accompagnarvi suo figlio. Ma, non potendo frenare
resto a pentirsi della disobbedienza, imperocchè i nemici penetrarono per quel passaggio nella loro isola e la desolarono p
iti era lo stesso che il Como dei Romani e dei Greci. Il re Salomone, per compiacere ad una delle sue concubine, innalzò al
di colpa che avvolgeva la sua nascita. Il padre di Canacea, furibondo per l’infamia dei suoi figliuoli, fece divorare dai s
he volle un giorno che ella si facesse veder nuda ad un suo favorito, per nome Gige. La regina fu così profondamente sdegna
la mitologia greca e romana questo animale era consacrato a Mercurio, per essere questi ritenuto il più astuto e vigilante
ignate col nome di cani di Giove, forse perchè questo Dio se ne servì per punire Fineo. V. Fineo. 938. Canente. — Conosciut
’Italia. Ella fu così afflitta della morte del marito, che si consumò per modo che svanì nell’aria, non lasciando di sè che
ui destini umani, che le sacrificavano ogni anno un cane rosso, forse per la grande affinità che passa tra la vittima offer
bbe ben presto il dolore di perdere il suo fido pilota, il quale morì per la morsicatura di un serpente. Menelao, per onora
ido pilota, il quale morì per la morsicatura di un serpente. Menelao, per onorare la memoria del suo servo fedele, fabbricò
, di Canobe. 941. Canopio Ercole. — Era l’Ercole Egiziano, così detto per un tempio che egli aveva nella Città di Canope, d
apra. Erodoto, nelle sue opere, narra che la devozione degli Egiziani per le capre, stendevasi anche ai caprai loro custodi
rno. — Essendo un giorno il Dio Pane perseguitato dal gigante Tifone, per sottrarsi a lui si trasformò in becco, e Giove so
Caria. — Provincia dell’Asia minore, fra la Licia e la Jonia, celebre per le metamorfosi che vi operarono diverse Divinità.
Essa dette alla luce una fanciulla, a cui fu dato il nome di Ociroe, per averla la madre partorita sulle sponde di un rapi
o, di frangersi sull’altro. Da ciò il famoso proverbio, evitar Scilla per cadere in Cariddi. 963. Caride o Charisa. — Era u
Cariddi. 963. Caride o Charisa. — Era una delle grazie ; Omero la dà per consorte a Vulcano, volendo forse dinotare con qu
nvenzione della musica. Era anche questo uno dei soprannomi di Giove, per il culto particolare con cui veniva adorato nella
a festa era di ristabilire l’unione e la pace fra le famiglie, divise per dissapori domestici. Ovidio, nei suoi Fasti, dice
resiedeva alle parti vitali del corpo e che s’invocava principalmente per ottenere la sanità delle viscere. Essa aveva un t
o, che traghettava le ombre dei morti sulle rive del fiume Acheronte, per una moneta che esse erano obbligate a dargli al m
 : era quella la mercede devoluta a Caronte, il quale lasciava errare per cento anni le anime di quei morti che non avevano
e d’Adamo : Gittansi di quel lito ad una ad una, Per cenni, com’augel per suo richiamo. Cosi sen vanno su per l’onda bruna,
una ad una, Per cenni, com’augel per suo richiamo. Cosi sen vanno su per l’onda bruna, Ed avanti che sien di là discese, A
ece grande strage, fu conseguenza della vendetta di Saturno, sdegnato per avere i Cartaginesi sostituiti alcuni altri ciull
n sagrificio a lui offerto. Al dire del citato autore, i Cartaginesi, per rimediare all’errore commesso, scelsero fra le pi
l’ebbe sodisfatta, essa non volle più tenere la sua parola, e Apollo, per vendicarsi, le giurò che non si sarebbe mai da al
guillara. Le quali sdegnate, pregarono Nettuno di vendicarle. Il Dio per sodisfare le ninfe del suo seguito, mandò sulle t
avento e desolazione quelle contrade. Il re allora consultò l’oracolo per sapere come placare lo sdegno dei numi, e ne ebbe
dinò il supplizio della misera giovanetta, e già la disgraziata stava per essere divorata, allorchè Perseo, montato sul cav
e parole : figliuoli valorosi di Giove, titolo che essi si meritarono per le loro gloriose azioni ; e la seconda, discenden
i furono allevati. Divenuti adulti, seguirono Giasone nella Colchide, per la conquista del vello d’oro, e si distinsero fra
mmortalità a Polluce, questi la divid sse col suo bene amato Castore, per modo che, essendo quest’ultimo sempre sottoposto
cagione della morte di Castore, il quale qualche tempo dopo fu ucciso per vendetta d’uno degli oltraggiati sposi. A cagione
tempio dei due fratelli un uomo montato su di un cavallo, conducendo per la briglia un altro destidero, su cui non montava
 ; e Polluce veniva considerato come il nume protettore degli atleti, per aver molte volte riportato il premio ai giuochi o
to o Cataibate. — Soprannome dato a Giove, che gli veniva dai prodigi per mezzo dei quali si credeva che egli palesasse agl
allorchè Giovelo condannò ad avere il core divorato da un avvoltojo, per aver rubato il fuoco sacro. 1004. Caumaso. — Era
 Figlio di Mileto e di Ciane. Accortosi che sua sorella Bibli, ardeva per lui di una flamma incestuosa, egli abbandonò la s
etamente s’allontana, E ferma alfin in Caria il suo viaggio : E fonda per fuggir l’incesto indegno, Lontan da lei, nova cit
o dice che il carro del sole era tirato da quattro destrieri bianchi, per nome Eoo, Piroi, Aelone e Flegone. Altri scrittor
i famosi destrieri fu il premio che il re Laomedone promise ad Ercole per la liberazione della figliuola Esione. La tradizi
già durava da dieci anni, docisero finalmente di rendersene padroni, per mezzo di uno stratagemma, che molti scrittori att
fecero farlo cosi grande, acciocchè voi, Troiani, nol poteste mettere per le porte di Troia. Chè però, se per le vostre por
voi, Troiani, nol poteste mettere per le porte di Troia. Chè però, se per le vostre porte si potesse mettere, Troia tornere
jani caddero nell’insidia e atterrarono una parte delle mura di cinta per dar passaggio alla funesta macchina, a cui la smi
i guerra, specie di ariete, inventata da certo Epeo, guerriero greco, per abbattere le mura di Troja, nella quale s’introdu
ere le mura di Troja, nella quale s’introducessero i guerrieri Achei, per mezzo di una larga breccia, prodotta dall’urto di
 Isola del mare Egeo, cosi nomata da Ceo, figlio di Titano, è celebre per la sua fertilità in bachi da seta e in armenti di
e. — Padre di Eufenio : egli è ricordato nella tradizione mitologica, per aver condotto un gran numero di soldati Traci in
isse dall’aver fatto delle leggi sull’unione dell’uomo e della donna, per mezzo del matrimonio ; ed altri perchè essendo eg
monio ; ed altri perchè essendo egiziano di nascita, era anche greco, per essersi stabilito nell’ Attica. 1024. Cecrope. — 
Teseo col nome di Cecropide. 1027. Cecropisa. — Soprannome di Aglaura per esser moglie di Cecopro. V. Cecopro. 1028. Cedemp
traffico. Similmente si dava a Mercurio la denominazione di Cerdauso, per le ragioni precedenti, e anche ad Apollo, per la
ominazione di Cerdauso, per le ragioni precedenti, e anche ad Apollo, per la venalità dei suoi oracoli. 1029. Cedippe. — V
ivenne furiosamente gelosa. Un giorno ella si nascose in un cespuglio per spiarlo, e Cefalo credendo che fosse una fiera, l
recò nella città di Claro onde consultare l’oracolo e sapere i mezzi per farla risuscitare ; ma si annegò nella traversata
Celeo. — Re di Eleusi il quale accolse assai benignamente Cerere, che per ricompensarlo gl’insegnò l’agricoltura. 1039. Cel
Venere. 1041. Celma. — Dama tessala la quale fu cangiata in diamante, per avere sostenuto che Giove era mortale. Al dire di
Coribanti sacerdoti di Giove, il quale fu scacciato da’suoi compagni per aver mancato di rispetto alla madre degli Dei. 10
osato vantarsi di avere una figlia assai più bella di Venere, la Dea per vendicarsi ispirò alla giovanetta Mirra una passi
or ciò che di Ceneo avvenne, E quasi ognun di noi giudizio diede. Che per lo troppo peso ch’ei sostenne, Fosse dell’ alma s
Ceo era anche il nome di una delle isole Cicladi nel mar Egeo, famosa per aver dato i natali a Simonide. 1053. Cepo. — V. C
— Vecchio tessalo il quale essendosi ritirato sopra il monte Parnaso, per salvarsi dall’innondazione delle acque del diluvi
significa con le corna. 1055. Cerasti. — Popoli di Amatunta, celebri per la loro crudeltà. Venere li cangiò in torisdegnat
della sua lira dolcissima. Ercole alla sua volta disceso all’inferno per liberare Alceste, incatenò il terribile guardiano
i splende il maggior lampo. E ’l can vuol pur resistere, e s’adira. E per tre gole abbaia, e cerca scampo. La bava, che gli
a le sue vittime a due grossi alberi di cui aveva ravvicinato le cime per modo che queste, riprendendo il loro posto, per f
a ravvicinato le cime per modo che queste, riprendendo il loro posto, per forza naturale, fa cevano a brani gli sventurati
supplizio ch’egli infliggeva ai viaggiatori. Cercione ebbe una figlia per nome Alope la quale Nettuno rese madre, e il padr
itato che la condusse in un bosco insieme al bambino e ve l’abbandonò per esservi divorata dalle fiere. 1060. Cercopi. — Po
erra, e assunse l’incarico di allevare segretamente il figlio di lui, per nome Deifone, al quale ella porse il suo latte pe
il figlio di lui, per nome Deifone, al quale ella porse il suo latte per renderlo immortale : ma per negligenza di Meganir
Deifone, al quale ella porse il suo latte per renderlo immortale : ma per negligenza di Meganira, Deifone morì nelle fiamme
se immediatamente all’inferno, ove trovò infatti sua figlia la quale, per altro, si ricusò a seguirla sulla terra. Vedendo
elograna nei giardini di Plutone e ne avea mangiati sette granellini, per il chè essa non potette essere restituita a sua m
i, per il chè essa non potette essere restituita a sua madre la quale per vendicarsi contro l’indegno delatore, cangiò Asca
venivano scrupolosamente offerte, ed erano puniti di morte coloro che per qualunque ragione avessero turbati i solenni mist
crin le si diffuse, E un siffatto splendor come di folgore Lampeggiò per la casa e quindi uscio. Omero — Inno a Cerere Tr
ire araldi. Così furono detti da Cerisco figlio di Mercurio. Si aveva per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu u
che fossero rinchiuse le grazie, i desiderii e le attrattive. Giunone per piacere a Giove, pregò Venere che le prestasse qu
onia. — Contrada dell’Epiro piena di montagne e di foreste, e celebre per le ghiande di cui si nutrivano i suoi abitanti, p
i cui si nutrivano i suoi abitanti, prima dell’invenzione del pane, e per i suoi colombi che, secondo la tradizione mitolog
annome dato a Giunone forse perchè Giove l’abbandonò assai di sovente per altre donne. 1078. Cherone. — Figlio di Apollo. D
l corpo di capra e la coda di drago e vomitava fuoco e fiamme. Desolò per lungo tempo le contrade della Licia, finchè Belle
issima, tutte le volte che si recava da lei si trasformava in cavallo per deludere la gelosa vigilanza di sua moglie Rea ;
rmato di un arco di cui si serviva con mirabile destrezza. Conoscendo per lungo uso le virtù medicinali delle erbe e delle
fiume Meandro e madre di Cauno e di Bibli. Essa fu cangiata in roccia per non aver voluto ascoltare un giovane che l’amava
ggio ; e siccome all’avvicinarsi o all’allontanarsi da quegli scogli, per effetto della dubbia e fioca luce che ivi regnava
, e impedì alla nave Argo ove quelli erano imbarcati di naufragarsi ; per modo che gli Argonauti giunsero felicemente al lo
rdote di Siracusa. Avendo disprezzato i misteri di Bacco, questo Dio, per punirlo, lo colpì d’una tale ebbrezza che quasi d
chiamata la madre degli Dei, non altrimenti che Cibelle con la quale per altro non bisogna punto confonderla. 1092. Cibell
ne favolosa narra di lei che, appena nata venisse esposta in un bosco per essere divorata dalle fiere ; ma che queste ne eb
. Cibernesie. — Così venivano chiamate alcune feste che Teseo istituì per onorare la memoria del suo pilota Naufitosio, a l
tride. Essi avevano un sol’occhio in mezzo la fronte. Apollo sdegnato per la morte di Esculapio suo figlio, fulminato da Gi
ne. Il carro di questa Dea veniva sovente tirato da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si trasformò in uno di questi
i Marte, che combattè contro Ercole e fu vinto. Marte allora sdegnato per la disfatta del proprio figlio volle battersi per
ra legato da fraterna amicizia a Fetonte, tantochè quando quegli morì per la sua famosa caduta. Cigno abbandonò i suoi stat
he dopo la morte di lui, fond ò una città a cui impose nome di Cilla, per onorare la memoria del servo fedele. 1112. Cimmer
de abitate da questi popoli, sorgesse il palazzo del sonno, e l’antro per il quale si discendeva all’inferno. 1114. Cimmeri
rgo, durante la quale venivano uccisi tutti i cani che s’incontravano per la via. 1129. Cinosora. — Ninfa del monte Ida. Fu
oprannome di Ercole a lui dato a cagione di un’avventura. Un ateniese per nome Didimo, si accingeva ad offerire un sacrifiz
n gran cura un cervo al quale era estremamente affezionato. Un giorno per inavvertenza lo ucoise, e ne fu così addolorato c
. trad. di Dell’anguillara. Circe fu scacciata dal suo paese nativo per avere avvelenato suo marito, re dei Sarmati, ed a
e dov’essa cangiò Scilla in mostro marino, avendole un giovane greco per nome Glauco, che essa amava, preferita quella nin
mava, preferita quella ninfa. Circe accolse Ulisse nella sua isola, e per ritenerlo presso di se, cangiò tutti i seguaci di
ella Tracia. 1145. Cissone. — Così avea nome un giovane il quale morì per una caduta, mentre danzava nei misteri di Bacco,
ere nascesse dalla spuma del mare gli abitanti di quest’isola avevano per quella Dea un culto particolare e le avevano cons
irritata contro di Giove vedendosi di continuo abbandonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividersi da lui pe
andonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividersi da lui per mezzo di un pubblico divorzio. Allora Citerone co
zio. Allora Citerone consigliò a Giove di fingere un nuovo matrimonio per ricondurre a se Giunone. Il consiglio di Citerone
Quella contrada era coperta di boschi. 1157. Civetta. — Quest’uccello per essere ritenuto come simbolo della vigilanza veni
dei Dolioni nella Misia. Giasone, movendo alla testa degli Argonauti per la conquista del vello d’oro lo uccise inavverten
ta di libertinaggio fu salvata dalla dea Vesta, che operò un miracolo per provare la virtù di lei. La tradizione favolosa n
r provare la virtù di lei. La tradizione favolosa narra, che Claudia, per mezzo della sua cintura, avesse tirato a terra il
a, perchè, al dire di Euripide, egli si armò di una grossissima clava per combattere contro Creonte, re di Tebe. Secondo il
Cleone. — Borgata nelle circostanze della foresta Nemea, resa celebre per l’uccisione del famoso leone Nemeo, fatta da Erco
romanzia. — Divinazione con la quale si pretendeva conoscere la sorte per mezzo dei dadi. 1180. Cleta. — Nome che i Lacedem
una delle tre grazie. 1181. Clidomanzia. — Indovinamento che si facea per mezzo di alcune chiavi. 1182. Climene. — Ninfa, f
e. Essendole morto il marito, ch’essa amava teneramente, si strangolò per non sopravvivergli. 1187. Clitennestra. — Figlia
dell’Oceano e di Teti. Essa fu amata da Apollo, il quale l’abbandonò per ottenere i favori di Leupotea. Clizia concepi una
delle cloache. La tradizione favolosa racconta che Tito Tazio avendo per caso trovata una statua in una cloaca, la proclam
ri fu anche il nome di una ninfa che sposò Zeffiro, il quale le dette per dote l’impero sui fiori, ciò che la fece adorare
li esseri mortali. Plutarco riferisce che gli Egiziani della Tebaide, per un lungo elasso di tempo, non ebbero se non quest
ndarglielo a mano armata e fece perire il persecutore di lui. Vi sono per altro alcuni scrittori dell’antichità, i quali ri
dalo alle persecuzioni di Minos, se ne fosse disfatto egli stesso poi per proprio conto. È questa un’opinione assai vaga. 1
vaga. 1209. Coccodrilio. — Gli Egiziani avevano un culto particolare per questo animale, e lo ritenevano come sacro. Gli a
si fosse cangiato in coccodrillo. Al dire di Plutarco questo rettile per essere senza lingua era ritenuto come il simbolo
sti animali avessero mangiato nelle mani stesse del porgitore, mentre per contrario si teneva come pessimo presagio, se ave
 — quei terribili rettili deponessero affatto la loro innata ferocia, per non riprenderla che all’ottavo giorno. E finalmen
guingeva fino al punto da credere che essi avevano un grande rispetto per la dea Iside, e che non facessero alcun male a co
. Coeinomanzia o Coseinomanzia. — Specie di divinazione che si faceva per mezzo d’un crivello o staccio. 1211. Cocitia-Virg
rada dell’Asia, la cui capitale fu la città di Cita : si rese celebre per il vella d’oro. Gli abitanti di questa contrada,
Collina. — V. Collatina. 1219. Colofone. — Città della Ionia, celebre per un famoso oracolo di Apollo. 1220. Colomba. — Det
famoso oracolo di Apollo. 1220. Colomba. — Detto uccello di Citerea, per essere sacro a Venere. Apulejo ripete che questa
elle loro divinità. Anche presso gli Assiri era grande la venerazione per le colombe ; ed era generale credenza presso quei
di una quercia circondata da numeroso popolo, che vi si recava parte per offrirle dei sacrifizii, parte per avere degli or
oso popolo, che vi si recava parte per offrirle dei sacrifizii, parte per avere degli oracoli. Secondo Sofocle due colombe
con l’oceano. Sulle due montagne, Ercole fece innalzare due colonne, per contrasegnare ai posteri il luogo ove ebbero fine
e gambe della statua senza il menomo ostacolo. Un architetto indiano, per nome Cares, discepolo di Lisippo, fu il costrutto
dopo la sua costruzione, finchè sotto il regno di Vespasiano, non fu, per ordine di questo imperatore, ricollocato al suo p
che significa capigliatura ; veniva dato codesto soprannome ad Apollo per la bellezza della sua chioma. Al dire di Ateneo s
lia di Peterela, re dei Teleboeni : la tradizione racconta di lei che per un trasporto amoroso tradi il proprio padre, il c
pitale dei Teleboeni, pose inutilmente in opera l’ingegno e le forze, per rendersi padrone della città, poichè gli assediat
pello e data in balia dei nemici la propria patria, fu fatta uccidere per ordine di quello stesso uomo pel cui amore essa s
rappresentato sotto le sembianze d’un giovine dalla faccia arrossita per l’ubbriachezza, e col capo coronato di rose, seco
Tasio. 1265. Corna di Bacco. — Al dire di Properzio s’invocava Bacco per le sue corna, dimandandogli una lunga vita, onde
corno dell’abbondanza sul braccio, perchè Acheolo gliene fece un dono per riavere il corno che Ercole gli aveva tagliato. 1
oe, figlia di Flegia. Apollo l’amo con passione ; ma essa l’abbandonò per darsi ad Ischiso, giovanetto di meravigliosa bell
quando l’ebbe uccisa, tirò dal grembo di lei un fanciullo e l’affidò per farlo educare al centauro Chirone, il quale lo no
ò Esculapio. Apollo si penti ben presto della crudele sua vendetta, e per punire il corvo che gli aveva denunziato l’infede
un di che si trastulla Con altro amante, e che ad Apollo è rea ; E va per accusar l’ingrata e fella Che per nome Coronide s
mante, e che ad Apollo è rea ; E va per accusar l’ingrata e fella Che per nome Coronide s’appella. Ovidio — Metamorfosi Li
figlia di Coroneo, re della Focide, che Minerva cangiò in cornacchia, per sottrarla alle oscene persecuzioni di Nettuno. In
rola Κορὠνγ, significa cornacchia. Anche fra le baccanti ve ne fu una per nome Coronide, la quale fu rapita da Buteo. Final
tori dell’antichità, pretende che il nome di Cortina, fosse adoperato per indicare il tripode stesso. L’opinione più fondat
Creteo. — Figlio di Minosse e di Pasifae. Avendo consultato l’oracolo per conoscere i destini della sua vita, ne ebbe in ri
esta predizione dell’oracolo, perchè quando suo figlio gli si accosto per spogliarlo delle armi, essi si riconobbero. Altme
ell’isola di Creta : si davano comunemente come le seguaci di Venere, per essere questa dea particolarmente adorata nell’is
i Corinto : essa sposò Giasone, quando questi ripudiò Medea, la quale per vendicarsi mandò in dono a Creusa una piccola sca
non Creusa ; forse perchè questi due nomi vengono adoperati a vicenda per denotare la figlia di Creonte. ……. Di Glauca in
eralmente il Vulcano dei Greci. Si riteneva come l’inventore dell’amo per pescare. Dopo la sua morte ebbe gli onori divini.
ma poi negò ai due numi la ricompensa che avea loro promessa. Nettuno per vendicarsi mandò nelle campagne della Frigia un m
ostruoso serpente, al quale ogni giorno bisognava dare una giovanetta per pasto. Tutte le volte che il mostro compariva, le
del rettile, il padre di lei la mise furtivamente su di una barca, e per non esporla alla triste sorte delle sue campagne,
a suo talento assumere qualunque sembianza. Egli usò di questo potere per sorprendere molte ninfe, e combattè contro Acheol
questo potere per sorprendere molte ninfe, e combattè contro Acheolo per la ninfa Egesta, che poi sposò e da cui ebbe un f
ro Acheolo per la ninfa Egesta, che poi sposò e da cui ebbe un figlio per nome Aceste. 1399. Criniso. — Sacerdote di Apollo
lio per nome Aceste. 1399. Criniso. — Sacerdote di Apollo. Questo dio per punirlo di aver trascurato il suo dovere nei sagr
lla Troade, vi era una città conosciuta sotto l’istesso nome, celebre per un tempio dedicato ad Apollo. 1305. Criseide. — 
i lei, rivestito degli abiti sacerdotali, si recò nel campo dei Greci per ridimandare la figlia. Degli Achivi era Crise al
pestilenza avesse decimato l’esercito greco. Il flagello durò finchè, per ordine dell’indovino Calcante, la rapita giovanet
adre. Agamennone, costretto a cederla, ritolse ad Achille una schiava per nome Briseide, che era a lui spettata in sorte ne
offerte nei sagrifizii, e della farina che si spargeva sulle vittime per trarne i presagi. La parola Critomanzia viene dal
316. Cromione. — Contrada posta nelle circostanze di Corinto, celebre per i danni che ebbe a soffrire da un mostro che poi
nità tutelare dei dormienti. 1327. Cuculo. — Soprannome dato a Giove, per aver preso le forme di quest’uccello onde riacqui
alla parola greca Χδων, che significa terra e dall’altra Χδονως che è per terra. 1328. Cuma. — Città d’Italia ove avea sta
rrogaria se egli avesse potuto ritrovare il proprio cavallo, il quale per altro egli era ben lungi d’aver perduto. Apollo s
ne di Delfo, la quale, al dire di Pausania, fu scelta dalla dea Tello per presiedere agli oracoli, che la medesima dea rend
ne ministro di esse. 1344. Dafneo. — Soprannome di Apollo, a lui date per l’affetto che portò a Dafne. 1345. Dafni. — Giova
io. 1350. Damaste. — Soprannominato Procuste : famoso gigante celebre per la sua crudeltà. Egli deve il suo soprannome, che
la sua crudeltà. Egli deve il suo soprannome, che significa estendere per forza, perchè si narra che facesse tirare per le
che significa estendere per forza, perchè si narra che facesse tirare per le gambe e per il collo, tutti coloro ai quali da
stendere per forza, perchè si narra che facesse tirare per le gambe e per il collo, tutti coloro ai quali dava ospitalità,
e Caronte, il navicellajo dell’inferno, esigeva dalle anime dei morti per far loro traghettare l’Acheronte. V. Caronte. Ed
ar loro traghettare l’Acheronte. V. Caronte. Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco per antico pelo, Gridando 
onte. V. Caronte. Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco per antico pelo, Gridando : Guai a voi, anime prave.
o : Guai a voi, anime prave. Non isperate mai veder lo cielo. I’vegno per menarvi all’altra riva Nelle tenebre eterne, in c
. Dante — Inferno Cant. III. 1354. Danacio. — Soprannome di Perseo, per esser figlio di Giove e di Danae. 1355. Danae. — 
ridice di Acrisio, re di Argo. Avendo suo padre consultato l’oracolo, per conoscere il proprio destino, ne ebbe in risposta
e in risposta ch’egli sarebbe ucciso dal figlio di sua figlia. Allora per togliere Danae alla conoscenza degli uomini, e so
ortal, ma vera dea Sembrava al viso, a’modi, e alla favella. Il padre per lo ben, che le volea. Saper cercò il destin della
o uomini la prima notte delle nozze. La sola Ipernestra salvò il suo, per nome Linceo, mentre le sorelle di lei, che seguir
suoi figli. 1364. Dattlomancia. — Specie d’incantesimo che si faceva per mezzo di alcuni anelli disegnati sulla figura di
be un nipote artefice, quanto lui abile e fors’anche di più, ch’egli, per gelosia di mestiere, fece assassinare. Consumato
e, re di quell’isola, lo fece rinchiudere insieme a suo figlio Icaro, per punire entrambi, secondochè narra la cronaca favo
figlio, li fece rinchiudere nello stesso laberinto da essi costruito, per lasciarveli morire. Essi però pensarono al modo d
accò con grossi pezzi di cera alle spalle del figlio, dopo aver fatto per sè altrettanto, ed aver raccomandato caldamente a
giovanetto dimenticò la paterna lezione e si avvicinò troppo al sole, per modo che i raggi liquefecero la cera e lcaro prec
accorto dell’incauto figliuolo, giunse a salvamento in Sicilia, dove per altro mori poco dopo, soffocato in una stufa, per
to in Sicilia, dove per altro mori poco dopo, soffocato in una stufa, per ordine di Cocalo, re di quell’isola, al quale Min
sovente menzione di varie dee che si sono accoppiate ai mortali, come per esempio Venere, che sposò Anchise, Teti, che spos
vano alla campagna ed ai prodotti della terra, ed è questa la ragione per la quale, tanto sulle medaglie dell’antichità, qu
ntichissimo, ove traevano gli abitanti di tutti i paesi circonvicini, per offrir loro sagrifizî ed onori solenni ; e dove e
di tratto in tratto. Al dire di Diodoro Siculo eran queste le ragioni per le quali il tempio d’Anguja divenne, con l’andare
ello, un’assai larga estensione di paese e oltre a 3000 buoi, il che, per quei tempi, era un’assai cospicua ricchezza. Il c
mati scrittori dell’antichità, ed appoggiata dallo essersi trovato da per ogni dove le vestigie di questo culto. 1376. Del.
ltri finalmente detti Semi Dei, erano propriamente quelli che avevano per padre un dio e per madre una donna mortale : o vi
ti Semi Dei, erano propriamente quelli che avevano per padre un dio e per madre una donna mortale : o viceversa per madre u
avevano per padre un dio e per madre una donna mortale : o viceversa per madre una dea e per padre un uomo. Fra i Semi Dei
n dio e per madre una donna mortale : o viceversa per madre una dea e per padre un uomo. Fra i Semi Dei venivano anche anno
ano anche annoverati, dopo la morte, quegli uomini e quelle donne che per le loro eroiche azioni avessero meritato di esser
tichità, si trovino indifferentemente adoperate le parole dii e divi, per indicare gli dei in generale, pure la parola dii,
um, e più particolarmente a quelli che non erano riconosciuti dei che per l’apoteosi. Fra i più antichi obbietti del culto
ati. Più comunemente detti Semi Dei : vale a dire quei mortali che per una qualche eroica azione durante la vita, veniva
mortali che per una qualche eroica azione durante la vita, venivano, per mezzo dell’apoteosi, annoverati fra gli dei. D
origine e principio quasi tutte le innumerevoli deità, che formarono per tanti anni il sostrato animatore del culto pagano
pagano ; poichè non bisogna credere che il popolo creasse da sè solo per mezzo della Deificazione tanto numero di numi, ma
ganesimo. Dopo la Deificazione dei re, la pubblica riconoscenza trovò per mezzo dell’apoteosi, il modo di eternare la memor
dell’apoteosi, il modo di eternare la memoria di quegli uomini che, o per l’invenzione di qualche arte necessaria alla vita
omini che, o per l’invenzione di qualche arte necessaria alla vita, o per le vittorie riportate sopra i nemici, o per altra
e necessaria alla vita, o per le vittorie riportate sopra i nemici, o per altra ragione, avessero meritata la pubblica rico
lena, ma dopo la presa di Troja, Elena lo dette in potere di Menelao, per riguadagnarsi le sue buone grazie. Deifobo. di P
re opinioni, figlio d’Ippotoone. Cerere l’amò con passione, tanto che per renderlo immortale, e per purificarlo da ogni ter
toone. Cerere l’amò con passione, tanto che per renderlo immortale, e per purificarlo da ogni terrestre caducità, Io faceva
le ; E di tutte più bella e più leggiadra È Dejopea — Costei vogl’io, per merto Di ciò, che sia tua sposa ; e che tu, seco
dre. 1391. Dejanira. — Moglie di Ercole, il quale, secondo la Favola, per ottenerla combattè contro il fiume Acheolo. Domat
ta gentile, ma vedendo che il centauro erasi dato a precipitosa fuga, per rapirgli la sposa, gli tiro una freccia che lo fe
sa di sangue a Dejanira, dicendole esser quella un possente talismano per richiamare a sè il marito, tutte le volte ch’egli
esso, la credula Dejanira venne a sapere che Ercole era preso d’amore per la bella Jole, e penso di servirsi della magica s
ar le cade in mente Della camicia ch’ebbe dal centauro. La cui virtù, per quel ch’ella ne sente, Può dare al morto amor, fo
rifizio, malgrado gli sforzi che Lica e Filotette, suoi amici, fecero per arrestarlo. Dejanira, che amava passionatamente i
arrestarlo. Dejanira, che amava passionatamente il marito, si uccise per disperazione. 1392. Delfa. — Detta anche Delfisa 
cangiò in delfini ; ed altri finalmente dal delfino che Apollo dette per condottiero ad una colonia di Cretesi, che andaro
un delfino. 1397. Delfo. — Città della Focide : celebre nella favola per il famoso oracolo di Apollo. Lo spazio in cui sor
favolosa, a proposito dell’oracolo di Delfo, racconta che un pastore, per nome Coreta, stando un giorno a guardia del suo g
este feste, gli Ateniesi inviavano una deputazione nell’isola di Delo per offerire dei sagrifizi ad Apollo. I membri di que
so gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo lo stesso prezzo per gli altri sei che rimanevano. Il reperò la respin
tre dei suoi volumi, seguitando a pretendere sempre lo stesso prezzo per gli ultimi, e minacciando il re per la sua incred
retendere sempre lo stesso prezzo per gli ultimi, e minacciando il re per la sua incredulità. Tarquinio allora colpito dall
i quali risposero che bisognava pagarle il prezzo che essa pretendeva per gli ultimi tre volumi, essendo in quelli rinchius
nascendo, aveva a guida un demonio o genio tutelare, che gli serviva per tutta la vita. È questa una credenza perfettament
rso, essendovene nell’aria, sulle montagne, sul mare, nei boschi e da per ogni dove. I pagani non davano punto alla parola
nelle feste di Cibele e di Bacco e che consisteva nel portare in giro per la città un grosso albero, che poi veniva piantat
Vale a dire albero del Libano. Da questo albero si facevano le corone per gli dei, ed era generale credenza presso i pagani
donna, che dalla cintura in giù aveva il corpo di pesce. Essi avevano per questa specie di mostri una grande venerazione. L
bione. — Figliuoli di Nettuno recordati, nella tradizione mitologica, per aver derubati ad Ercole, gli armenti che questi a
colpe. Deucalione e Pirra, sua moglie, furono i soli esseri umani che per la loro virtù sopravvissero alla generale distruz
ce il monte, Gitta alla parte ove non guarda il volto. I sassi sparti per piani e per colli, Secondo la fatal prefissa norm
Gitta alla parte ove non guarda il volto. I sassi sparti per piani e per colli, Secondo la fatal prefissa norma. Deposta l
Giove e delle cerimonie : e parole unite ad un editto del magistrato, per le quali dice, non esser costretti al giuramento
pronta cavalleria vada a cavallo, fuori il pomerio : questo stesso è per l’esercito armato ; per la qual cosa di rado il s
a cavallo, fuori il pomerio : questo stesso è per l’esercito armato ; per la qual cosa di rado il sacerdote di Giove è crea
io sia disciolto dai legami io schiavo, ed introdotto nella casa loro per nasconderlo nel cortile, senza tetti, e poi manda
est ; vinctum, si œdes ejus introjerit, solvi necessum est el vincula per impluvium in legulas subduci ulque inde foras in
à ; e questa virtù era in lei così tenace che cangiò Atteone in cervo per averla sorpresa colle sue ninfe nel bagno. V. Att
eneva al seguito di Diana fu scacciata ignominiosamente da questa dea per aver ceduto alle lascive brame di Giove. La tradi
della persona, e che la notte lasciasse sovente la sua dimora celeste per visitarlo. Diana passava quasi tutti i suoi giorn
vano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte agli dei, e più ancora per la delicatezza delle cortesie che essi scambiavan
seo avea seco condotta dalla isola di Creta, ove sorgeva una montagna per nome Dictea 1437. Dictee-ninfe. — Ninfe dell’isol
di Creta, alla quale gli antichi attribuivano l’invenzione delle reti per uccellare. Taluni scrittori pretendono che sia la
luni scrittori pretendono che sia la stessa che Britomarte ; è questa per altro un’opinione assai incerta. Dictinnia era an
do l’opinione di Pindaro, era questo uno dei soprannomi dato a Diana, per essere gemella di Apollo. Didima avea anche nome
ratello di Didone, accecato dalla passione dell’oro uccise il cognato per impadronirsi dei suoi immensi tesori. « … …il qu
atto sparger la voce che Sicheo fosse stato ucciso dai ladroni, restò per qualche tempo impunito il suo delitto ; ma l’ombr
offeso dalla inattesa ripulsa, marciava contro la nascente Cartagine per distruggerla, amò meglio darsi la morte che viola
valse il nome di Didone, che vuol dire donna risoluta. Il Metastasio per l’effetto scenico del suo celebre melodramma, Did
gia della favola ; e Virgilio ha dipinto l’ardente passione di Didone per l’eroe trojano, per innestarvi le famose ragioni
Virgilio ha dipinto l’ardente passione di Didone per l’eroe trojano, per innestarvi le famose ragioni che persì lungo temp
i, giovandosi dell’ invenzione di Virgilio, mette Didone nell’Inferno per punirla d’avere, per amore di Enea, mancato di fe
nvenzione di Virgilio, mette Didone nell’Inferno per punirla d’avere, per amore di Enea, mancato di fede alla ombra di Sich
uesto il soprannome. che comunemente i pagani davano a Cecrope, forse per alludere alla tradizione favolosa che lo faceva m
d Achille il posto di Briseide — V. Briseide, quando Agamennone tolse per sè quest’ultima. 1458. Diomede. — Re d’ Etiolia :
ndavano flamme dalle nari ; e che egli nutriva di carne umana. Ercole per comando di Euristeo, lo uccise facendolo divorare
e di Giove, il quale la rese madre di Venere ; ed è questa la ragione per la quale si dà talvolta a questa dea, il sopranno
n altro Dioniso, che fu tiranno di Siracusa, il quale si rese celebre per le sue crudeltà, e per la nessuna reverenza che e
tiranno di Siracusa, il quale si rese celebre per le sue crudeltà, e per la nessuna reverenza che egli ebbe verso gli dei.
attribuisce la fondazione di quell’edifizio all’avo materno di Teseo, per nome Pitteo, nativo della città di Trezeno. 1469.
 — Fu moglie di Lico, re di Tebe. Ella trattò con assai aspra maniera per lungo tempo Anflone ed Antiope, che poi fu madre
sola dea non invitata il banchetto di nozze fu la Discordia, la quale per vendicarsi, gettò sulla mensa un pomo d’oro, su c
la ». Minerva, venere e Giunone si disputarono il pomo, finchè Paride per ordine di Giove, assuntosi il carico del giudizio
zza avesse ispirata a Minosse, re dell’isola, una violenta passione ; per mode che, avendo un giorno sorpresa la ninfa, vol
che presso gli antichi era così frequente l’uso di prestar giuramento per questa divinità. Taluni scrittori dissero che Fid
si faceva con la terra chiamavasi Geromanzia ; e quella che si faceva per mezzo dell’aria, Aeromanzia. Oltre a queste princ
’oracolo di Dodona. Giove aveva fatto dono ad una delle sue figliuole per nome Teba, di due meravigliose colombe, le quali
rdotessa ; da ciò ebbe origine l’oracolo di Dodona, che poi fu famoso per tutta la Grecia. Quanto ella favola delle colombe
si rendeva nella città di Dolichene. 1492. Dolone. — Trojano, celebre per la rapidità con la quale correva. Nella speranza
serviti del nome Dori, proprio di una particolare divinità marittima, per indicare il mare istesso. Virgilio à detto : Dori
dno. 1505. Draghi. — Questi animali erano consacrati a Minerva, forse per dinotare che la vera saggezza non si addormenta m
gezza non si addormenta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi, per dinotare che uno degli attributi dell’ubbriachezz
rieri greci, spaventati dal prodigio, ricorsero all’indovino Calcante per averne la spiegazione, ma questi, traendo dall’ac
avano se non che il numero degli anni che i greci avrebbero impiegato per abbattere la potenza troiana, e che nel decimo an
i la tradizione mitologica attribuisce una celerità prodigiosa, forse per alludere all’ansia con la quale essa cercò per tu
rità prodigiosa, forse per alludere all’ansia con la quale essa cercò per tutta la terra la figliuola Proserpina, rapita da
ghi di Medea. La cronaca mitologica racconta che Medea, furibonda per l’abbandono di Giasone, fosse corsa sulle sue tra
designato dal nome del padre ; i discendenti di Licurgo furono detti per la stessa ragione Driantiadi. 1510. Driaso. — Olt
un bambino suo figlio, svelse un ramo di edera da una pianta vicina, per divertire l’infante. Bacco, a cui quella pianta e
e una sola volta l’anno, in un dato giorno. in cui era loro concesso, per qualche ora, di vivere sotto il tetto conjugale.
ponevano dai loro uffici i magistrati, gli alti e bassi dignitarii, e per sino i generali ed i re, quando non osservavano l
mormorato, tanto era grande il rispetto e la venerazione che si aveva per essi. Essi davano le loro lezioni sempre a voce,
. Essi davano le loro lezioni sempre a voce, senza mai vergare parola per iscritto ; ma facevano imparare a memoria ai loro
attivo augurio, e perciò dedicato a Plutone al quale era anche sacro, per la stessa ragione, il secondo mese dell’anno e il
Circe. Anche all’intera isola si dava talvolta il nome di Ea, ragione per la quale si dava anche a Circe la stessa denomina
stizia che alla sua morte Plutone lo associò a Minosse ed a Rodomonte per giudicare le anime dei morti. 1522. Eagro. — Così
cavalli al suo carro. La cronaca mitologica fa Ebe moglie di Ercole, per simboleggiare, sotto questo connubio, l’eterna gi
a greca Ἔβη che vuol dire gioventù, si dava questo soprannome a Bacco per indicare che la giovanezza era inseparabile da qu
ncitore ai guochi olimpici, mandarono a Delfo a consultare l’oracolo, per saperne la ragione : e l’oracolo rispose che pesa
giuramento assai in uso presso i pagani, con la quale essi giuravano per Castore nell’istesso senso con cui adoperavano la
con cui adoperavano la parola Meehrcole quando prestavano giuramento per Ercole. 1531.Ecate. — Secondo asserisce Esiodo, e
mori con Cerere una figliuola che fu detta Ecate, la quale fu celebre per la sua grande statura. È detto anche che Cerere,
pagani veniva Ecate detta con nome particolare dea Triformis, appunto per alludere alla triplice denominazione di cui parla
non si offeriva un’ Ecatombe agli dei che in casi straordinarii ; sia per sollennizzare un felice avvenimento, sia per impl
casi straordinarii ; sia per sollennizzare un felice avvenimento, sia per implorare il termine d’una publica calamità. Diog
azie di aver trovata la soluzione di un problema geometrico. È questa per altro una notizia nè generalizzata nè ripetuta fr
nè generalizzata nè ripetuta fra gli scrittori dell’antichità, di cui per contrario moltissimi ripetono che quel filosofo i
no andò nell’ Etiopia onde comperare cento tori e altrettanti agnelli per farne delle Ecatombi. E l’istesso autore ci ripet
ste che si offerivano in Atene durante il primo mese Attico, chiamato per questo Hecacatombion e nelle quali si offeriva un
nome di Ecatonofle ad alcune feste nelle quali si faceva l’ Ecatombe per la suddetta ragione. Riferisce Pausania, che cert
ra di lui che essendo sopravvenuta nei suoi stati una grande siccità, per la quale morivano gran numero dei suoi sudditi, l
nide o Chionio. — Sotto questo nome si riconoscea comunemente Penteo, per essere figliuolo di Echione. V. l’articolo preced
ndigeni fanno uno strepito spaventevole con ogni specie di strumenti, per obbligare il mostro a lasciare la sua preda. Qual
enelle, nella sua relazione di viaggio nell’Indie orientali. Il certo per altro è che qualunque fosse la ragione alla quale
ire, ma quell’ufficiale, commosso alla vista dell’innocente creatura, per non spargere quel sangue, lo legò per i piedi ad
vista dell’innocente creatura, per non spargere quel sangue, lo legò per i piedi ad un albero ed ivi lo lasciò sospeso. Un
r i piedi ad un albero ed ivi lo lasciò sospeso. Un pastore, passando per di là, attratto dalle grida lamentose del bambino
adulto, credendosi figlio del re Polibio, volle consultare l’oracolo per conoscere qual fosse la sua sorte, e avendogli l’
bato a colui che avesse risposto alla Sfinge, egli la sposò dividendo per tal modo il talamo nuziale della propria madre. D
o, venne a Tebe, lo riconobbe e gli palesò la sua vera nascita. Edipo per disperazione si acciecò, e fuggi per sempre dalla
alesò la sua vera nascita. Edipo per disperazione si acciecò, e fuggi per sempre dalla sua vera patria. 1552. Edo. — Figliu
figlia di Pantareo, di Efeso, la quale sposò un artista di Colofone, per nome Politecno. Questi due sposi si amavano così
, si fece sentire. Essendo un giorno Politecno andato da suo suocero, per chiedergli Chelidonia, sorella di Edone, cbe ques
e, allora, disperata della trista sorte del padre, corse vicino a lui per consolarlo colle sue filiali carezze ; ma quest’a
età le fu imputato a delitto e glà Politecno, cieco di furore, moveva per trucidarla, allorchè Giove, mosso a pietà cangiò
del Sole e di Persa : fu re della Colchide e padre di Medea, la quale per questa ragione vien anche detta Eetia, ed anche E
he il celebre architetto Taesifonte, che ne fece il disegno e diresse per lungo tempo i lavori d’impianto, non potè vedere,
e tanto lusso di ricchezze e di splendori, fu distruita in poche ore per mano di un uomo per nome Erostrato, il quale, ina
cchezze e di splendori, fu distruita in poche ore per mano di un uomo per nome Erostrato, il quale, inabile a rendersi cele
o di un uomo per nome Erostrato, il quale, inabile a rendersi celebre per opere valorose, volle eternare il suo nome coll’i
one di tutti i templi pagani. La Città di Efeso fu egualmente celebre per aver dato i natali al pittore Parrasio, ed al fil
ndro il conquistatore, entrò in Efeso alla testa dei suoi eserciti, e per ricompensare il popolo della confidenza che ponev
di Efeso fu sempre un punto d’invidiosa mira pergl’imperadori greci e per i califfi maomettani, i quali, a forza di toglier
ttani, i quali, a forza di togliersela di mano l’un l’altro, finirono per distruggeria interamente. Secondo la favola Efeso
ro innalzati dei templi, sacrificate offerte ed olocausti, e dedicato per fino un oracolo. Luciano, nelle sue opere, asseri
trasformato in donna, e secondo la tradizione mitologica, restò tale per lo spazio di sette anni. Finalmente al cominciare
nelle cerimonie dette Efestrie, nelle quali i Tebani facevano girare per la loro città la statua di Tiresia, che all’andar
ra la scalata al cielo. Essi incatenarono Marte e lo tennero prigione per un anno e un mese, finchè Mercurio non andò a lib
rivelava Al buon Mercurio, che di la furtivo Lo sottrasse, già tutto per la lunga E dolorosa prigionia consunto. Omero — 
orgone. Vedi Gorgone e Medusa. 1572. Egea. — Soprannome dato e Venere per essere particolarmente adorata nelle isole del ma
o dette a Diana, quando le fabbricò in Tegea, un tempio dopo di avere per consiglio di lei, ucciso Aristomelidas, tiranno d
aver prole ; onde consultato l’oracolo, questo gli rispose di recarsi per qualche tempo nella corte di Pitteo, re di Trezen
ecarsi per qualche tempo nella corte di Pitteo, re di Trezene, famoso per la sua saggezza. Pitteo lo accolse regalmente, e
fu ucciso in Atene e il re di Creta dichiarò la guerra agli Ateniesi per vendicare la morte del figlio, ed avendoli vinti,
sero dovuto mandare in Creta sette giovanetti ed altrettante vergini, per essere divorati dal Minotauro. Mentre volgeva cod
e poscia, seguito il riconoscimento, abbracciò il figliuolo e scacciò per sempre la colpevole Medea. Però la nemica sorte d
cadde sopra Teseo, designandolo come una delle vittime che ogni anno, per patto della sconfitta, dovevano essere esposte al
il terribile viaggio, con altrettante di colore bianco, ove mai egli, per una speciale grazia dei numi, fosse ritornato sal
ipitò nel mare, che da quel tempo prese il nome di Egeo. Gli Ateniesi per onorare Teseo, loro liberatore, annoverarono Egeo
litta, che pianse giorno e notte, riempiendo l’aria nei suoi lamenti, per modo che Diana, sturbata nei suoi sagrifizi, la c
eria. Tra i moderni scrittori taluni, sebbene non numerosi, han posto per fino in dubbio l’esistenza di Numa Pompilio. Altr
lle fanciulle, che nelle funebri cerimonie portavano l’acqua lustrale per le libazioni sui sepolcri. 1580. Egialeo. — Fu fi
nti e si gettava su di essa il sangue fumante delle vittime sgozzate, per modo che il sommo sacerdote riceveva tutto su di
rdinò a Minerva di combatterlo e questa lo uccise. La Terra, sdegnata per questa morte, partorì i Giganti, che poi mossero
dei. 1584. Egilia. — Sorella di Faetone, la quale a forza di piangere per la sciagura di suo fratello, fu insieme alle sore
sto, re di Argo, e moglie di Diomede. Venere, sdegnata contro Diomede per la ferita che quest’ultimo le fece all’assedio di
uoi fulmini e costrinse l’ Asopo a risalire verso la sua sorgente ; e per sottrarre Egina alla paterna vendetta, la nascose
elle guerre persiane, gli Egineti furono quelli che più si distinsero per aver fornito maggior numero di navi. Gelosi però
ornarono in patria, ma non poterono mai ricostruire la loro possanza, per quanto gloriosi ed antichi ne fossero i ruderi. S
ti fossero i primi fra i Greci a coniar moneta, e che fu uno di essi, per nome Fidone, che consiglio i suoi concittadini, o
Giove secondo gli uni e di Pane e di Ega, secondo gli altri. È questa per altro un’opinione non convalidata da valevoli tes
esta donna bellissima gli aveva acceso nel sangue. Neofronte intanto, per vendicare l’offesa che gli aveva fatta l’amico, f
imandra, e pose nel letto di lei Bulis, la madre di Egipio ; il quale per tal modo non sospettando di nulla ebbe commercio
ercò di calmare il dolore del figlio il quale, indegnato contro Atreo per l’infame incarico che gli aveva affidato lo raggi
con Agammenone, re d’Argo e di Micene, questi, al momento di partire per l’assedio di Troja, affidò ad Egisto la reggenza
ò in patria, d’accordo con la colpevole moglie, lo assassinò, e tenne per lungo tempo schiava nella stessa reggia, Elettra,
conosciute sotto il nome di Danaidi. Danao però, ch’era tanto iniquo per quanto più era Egitto, acconsenti alle nozze, ma
di armature di rame ma Giove sdegnato della loro tracotanza stava già per fulminarli, allorchè Teni Leparche, gli fecero os
consigliati in uccelli notturni. 1602 Egone. — Famoso atleta il quale per dutamente innammorato della giovanetta Amarilli,
l quale per dutamente innammorato della giovanetta Amarilli, trascino per i piedi un Toro furioso fin sulla vetta di un’alt
pochi giorni uno di questi animali posato sulla casa di un cittadino per nome Egone, questi venne all’istante proclamato r
roclamato re. Egone era similmente il nome di varii pastori dei quali per altro la tradizione mitologica non ricorda alcun
fosse costretto a far colà una lunga dimora perchè i venti spirarono per molti giorni per modo da rendere affatto impossib
a far colà una lunga dimora perchè i venti spirarono per molti giorni per modo da rendere affatto impossibile l’uscita dall
ne, e nelle quali si offrivano ricchi sacrifizii a Giove ed a Minerva per la prosperità della repubblica. 1606 Ejona. Cosi
a Enereidi. 1607 Ejoneo.Fu l’avo di Issinione : egli perdette la vita per l’astuzia di suo genere. V. Issinione. 1608. Elaf
articolo precedente. 1910. Elagabalo. — In una città dell’alta. Siria per nome Emesa si adorava dagli abitanti una deità a
la di Elato. 1612. Elatelo. — Cosi veniva comunemente Chiamato Ceneo, per essere figliuolo di Elato. 1613. Elea. — Uno dei
sua vita. Nei misteri di Bacco erano sovente adoperati degli Elefanti per ricordare il viaggio che quel Dio faceva nell’Ind
no. — Cioè che fa molto strepito : si dava cotesto soprannome a Bacco per alludere al gran rumore che si faceva nella celeb
ti. Noi però ci atterremo alla stretta esposizione di quei fatti, che per essere più generalmente ripetuti dagli scrittori
olluce. Tindaro Re d’Ebalia fu consorte Di Leda, la qual Testio ebbe per padre : Giove in forma di cigno oprò di sorte, Ch
di Atreo, re di Micene. I primi tempi di questo imeneo volsero lieti per la coppia avventurata, ma ben presto il destino c
i l’ebbero assediata pel non breve spazio di dieci anni. Elena vidi, per cui tanto reo Tempo si volse…… Dante — Inferno —
na dell’isola di Rodi, la quale però altamente sdegnata contro di lei per averla trovata fra le braccia di Tlepolemo, suo c
Elena. 1620. Eleno. — Uno dei figliuoli di Priamo. Amò una giovanetta per nome Cassandra e la favola racconta che dormendo
li dono gran parte dell’Epiro, che egli in memoria di un suo fratello per nome Caone, da lui involontariamente ucciso, chia
trada, e al momento della sua morte istituì erede il figlio di Pirro, per nome Molosso, mentre al suo proprio figliuolo Ces
Cestrino. 1621. Elenore — Figlio di un re di Meonia, e di una schiava per nome Licinnia. Fu uno di coloro che dopo l’assedi
giore della loro città, un tempio a lei dedicato. Tutti coloro che, o per sventure, o per delitti, si rifugiavano nel sacro
città, un tempio a lei dedicato. Tutti coloro che, o per sventure, o per delitti, si rifugiavano nel sacro recinto di quel
All’epoca in cui Agamennone fu trucidato da Clitennestra sua moglie, per istigazione dell’ usurpatore Egisto, Elettra avev
lo inviò presso Strofio. …… oh ! ben sovvienmi : Elettra, a fretta, per quest’atrio stesso Là mi portava, ove pietoso in
agedia Atto II Scena II. Euripide dice che l’iniqua madre di Eletira per accontentare il desiderio del drudo Egisto, l’ av
tte in moglie a Pilade. L’Eumenidi però straziarono ben presto Oreste per la uccisione da lui compiuta, sebbene inavvedutam
di andare a rapire la statua di Diana. Egli corse pericolo della vita per compiere questa impresa, e tanto che la notizia d
impresa, e tanto che la notizia della sua morte si sparse rapidamente per l’ Argolide. Elettra allora si recò ella stessa n
Atlante e di Plejone, la quale sposò Corito, da cui ebbe un figliuolo per nome Iasio. Giove, invaghitosi di Elettra la rese
i Alcmena, Anfimaco ed altri — V. Anaxo — Da una schiava della Frigia per nome Medea, egli ebbe anche un altro figliuolo de
che in greco significa arrivo, dall’epoca in cui Cerere vi soggiornò per breve spazio di tempo, allorchè, per ritrovare la
epoca in cui Cerere vi soggiornò per breve spazio di tempo, allorchè, per ritrovare la figlia Proserpina, rapita da Plutone
— V. l’articolo precedente. Queste feste venivano anche dette misteri per eccellenza e duravano nove giorni, nel qual tempo
store, Polluce, Esculapio, ed altri, fossero iniziati a quei misteri, per il loro merito personale. 1629. Eleuslo. — Così a
oltura. 1630. Eleutera. — Bacco, prima d’intraprendere il suo viaggio per le Indie, liberò i popoli della Beozia dalla schi
e alla dea Lucina, la quale, presiedendo allo sgravo, veniva in tempo per soccorrere le partorienti. 1635. Eliache. — Cosi
ma ; mentre Cecrope, re degli Ateniesi, profittando di ciò, sacrificò per il primo a Minerva e ottenne che la dea dimorasse
i primi a suddividere l’anno in quattro stagioni : si resero celebri per le cognizioni tecnologiche ed astronomiche, e det
Triopo, Candale e Tenage, il più famoso fu quest’ultimo, il quale fu per gelosia ucciso dai suoi fratelli. Scopertosi il d
opertosi il delitto, gli autori di esso fuggirono in diverse contrade per sottrarsi al castigo ; e Atti, traversando l’Egit
II. 1641. Elide. — Provincia del Peloponneso, celebre nell’antichità per gli spettacoli conosciuti sotto il nome di giuoch
. Si narra nelle cronache, che allorquando l’imperatore Trajano mosse per la spedizione contro i Parti, vi fu taluno fra i
ite fatta in pezzi. Oltre ai responsi che l’oraco lo di Eliopoli dava per iscritto, comunicava ancora il suo volere, sia ch
e onde, il coraggio che fino allora l’aveva accompagnata, l’abbandonò per modo che affogò miseramente, rendendo, con la sua
nta velocità, onde raggiungere i suoi compagni, la cui nave già stava per far vela, che precipitò da una rupe assai alta e
ella potenza soprannaturale di questa divinità era estesa e divulgata per tutta l’Asia per modo che il suo tempio nella cit
annaturale di questa divinità era estesa e divulgata per tutta l’Asia per modo che il suo tempio nella città di Castabea er
l suo tempio, sebbene non circondato di mura, fu sempre rispettato, e per sino i Persiani che spogliarono tutt’i templi del
tigone figlia di Edipo. Allorquando Creonte condannò a morte Antigone per aver dato sepoltura a Polinice, In me, deh volgi
a io venni, Sconosciuta, di furto : in queste soglie Di notte entrai, per ischernir tua legge. Di velenoso sdegno, è ver, c
e spira Su la candida guancia il fiato estremo. Presso all’estinta ei per tal guisa estinto, Sceso è nell’Orco a far sue no
Sceso è nell’Orco a far sue nozze ; all’uomo Insegnando cosi, quanto per l’uomo Insana mente è d’ogni male il peggio. Sof
i Telamone e di Teleo. 1673. Endimione. — Pastore della Caria, famoso per la sua bellezza, era nipote di Giove il quale, av
o sorpreso un giorno fra le braccia di Giunone, lo condannò a dormire per lo spazio di trent’anni. In seguito, egli fu pass
nt’anni. In seguito, egli fu passionatamente amato da Diana, la quale per visitarlo abbandonava di notte il cielo, ravvolta
assando col suo brando il petto di due chiari e prodi guerrieri greci per nome Afareo ed Enomao. Poscia combattendo intorno
sottraendolo così alle ferite e alla morte. Udito quel parlar, corse per mezzo Alla mischia e al fragor delle volanti Aste
ssa con tutti quei Trojani che vollero seguire le sue sorti, fuggendo per una porta segreta portando sulle proprie spalle i
segreta portando sulle proprie spalle il suo vecchio padre Anchise e per mano il figliuolo Ascanio, e tutti ripararono mom
gilio — Eneide Libro XII. trad. di A. Caro. Enea regnò pacificamente per lo spazio di quattro anni, durante i quali sembrò
i, ma ben presto i Rutoli, nei quali non era ancora sopito il rancore per la morte del loro re Turno, collegatisi con Mezen
cendenti, il nome di Eolidi. Eneo sposò in prime nozze una giovanetta per nome Altea, che morì assai presto dopo averlo res
esse avuto luogo la famosa caccia del cignale di Calidonia. È questo, per altro, un parere assai vago. 1678. Enialio. — Fig
reca Ηυιολ che significa redini, si dava cotesto soprannome a Giunone per indicare ch’essa conduceva da sè stessa il suo ca
a Tiro, della quale era nello stesso tempo innamorato Nettuno. Il dio per ingannarla prese le sembianze di Enipeo, e la res
onie che venivano celebrate in Atene dai giovanetti avanti di radersi per la prima volta la barba. Nella celebrazione di qu
e del quale, secondo la tradizione, gli abitanti arrestarono il corso per condurne le acque nei loro poderi, credendo così
ramente le loro campagne, a cagione delle fosse fatte dalla corrente, per modo che le loro terre divennero affatto inatte a
à, Enomao fu figlio di Alcione, e padre di una giovanetta bellissima, per nome Ippodamia. Secondo le cronache, Enomao, spav
, ed essa lungi dal resistergli, si abbandonò alle voglie di lui, che per mostrar le la sua gratitudine le concesse una lar
fu chiamato Coritto. Quando Enone intese che Paride voleva lasciarla per ritornare in patria, fece ogni sforzo per impedir
che Paride voleva lasciarla per ritornare in patria, fece ogni sforzo per impedirgli il viaggio, predicendogli tutte le sve
per impedirgli il viaggio, predicendogli tutte le sventure che erano per accadergli, ma Paride la scacciò da sè e partì. A
tto le mura di Troja, andò a ritrovare Enone sul monte Ida, ma questa per vendicarsi lo scacciò dalla sua presenza. Però es
te dal gigante Orione, il quale, non potendola ottenere diversamente, per le ripulse del padre di lei, la sedusse. Enopione
gli occhi. 1694. Enoptromanzia. — Specie di divinazione che si faceva per mezzo di uno specchio ; ed era così detta dalla p
 ; era membruto e vasto L’altro, ma flacco in sui ginocchi e lento. E per lentezza fit fiato ansio scotendo Le gravi membra
 : e ver le tempie, Miravan la più parte : e s’eran vote Rombi facean per l’aria e fischi e venti. Virgilio — Eneide Lib. 
o, affrena e regge, Eglino impetuosi e ribellanti Tal fra lor fanno e per quei chiostri un fremito Che ne trema la terra e
terra e ’l ciclo, Lacerati da lor, confusi e sparsi Con essi andrian per lo gran vano a volo. Ma la possa maggior del Padr
hè spesso prediceva con felice successo, quale vento dovesse soffiare per qualche giorno, e dava utili consigli ai navigato
adizione mitologica, che Ercole, ancora giovanetto, andando a diporto per le vie di Sparta, passò dinanzi la casa d’Ipocoon
atto che Ercole innalzò un tempio a Giunone sotto il nome di Egofora, per non averla trovata ostile alla sua vendetta. V. E
irritato li fece tutti morire. Io, dal canto suo, abbandonò l’Egitto per andare in traccia del figlio, e dopo molte ricerc
e del re Biblo. Epafo divenuto adulto, tolse in moglie una giovanetta per nome Menfi, ed avendo in seguito edificata una ci
ie. — Cerimonie che i greci celebravano il secondo giorno delle nozze per consacrare la casa che lo sposo aveva scelto per
o giorno delle nozze per consacrare la casa che lo sposo aveva scelto per domicilio. Lo stesso nome di Epaulie davansi ai d
ricorda come un abilissimo operajo, e ripete ch’egli si rese celebre per l’invenzione di diverse macchine da guerra. Vari
a che Giocasta, madre di Edipo, la quale, al dire di Omero si appiccò per disperazione appena ebbe conoscenza dell’incesto
di benefico, avendo questo dio liberata l’Arcadia dalla peste. Forse per la stessa ragione, aveva Apollo un tempio dedicat
ino al promontorio di Malia sulle spiagge della Laconia. I Lacedemoni per onorare Apollo gl’innalzarono un tempio all’istes
della presenza del padre degli dei sulla terra, rivelata agli uomini per mezzo del rimbombo del tuono, e del balenare dei
oni. 1732. Epimelidi. — Ninfe che presiedevano alle mandre. Mercurio, per la stessa ragione veniva sovente soprannominato E
egli assiso in una caverna fu sorpreso da un profondo sonno che durò per lo spazio di cinquantasette anni. Destato da un f
ale Epimenide raccontò la sua storia. Ben presto la fama se ne sparse per tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come u
re Epimenide, persuasi che offerendo ai numi nn sacrificio espiatorio per le mani di lui, il flagello sarebbe cessato. Infa
mai un presente da Giove, temendo che questi sdegnato contro Prometeo per aver questi fatta con la creta una figura umana e
o che era anch’egli un creatore, non avesse voluto vendicarsene. Egli per altro trascurò l’avviso del fratello ed accolse i
del fratello ed accolse il falal dono che Giove gli fece inviandogli per mezzo di Mercurio la bella Pandora che egli sposò
Epinicie. — Davasi questo nome alle feste che gli antichi celebravano per solennizzare una vittoria. 1738. Epinicio. — Si d
Si dava questo nome ad un inno che gli antichi costumavano di cantare per celebrare le vittorie riportate in guerra contro
in guerra contro i nemici. Coll’andare del tempo si cantò l’Epinicio per acclamare coloro che riuscivano vincitori ai pubb
ato, all’assedio di Troja. Essendo stata in un conflitto riconosciuta per donna, i suoi concittadini la lapidarono credendo
rono credendola una spia. 1742. Epiponsia. — Soprannome data a Venere per indicare che essa era nata dalla spuma del mare.
el piedestallo della statua che questa dea aveva nel tempio di Delfo, per indicare che essa che come dea degli amori presie
uto a Teseo mentre sacrificava a quella dea. L’eroe prima di far vela per l’isola di Creta, offri a Venere una capra, la qu
con lunga barba nera, e che avendolo ucciso rimase all’istante cieco per tutta la vita. 1749. Epona. — Era questo il nome
di un animo ambizioso ed irrequieto, si recò in Tessaglia e fermossi per qualche tempo nella città di Sicione di cui Corac
ebe, Nitteo, si vide costretto a sostenere una guerra contro i Tebani per tale ragione e morì in una battaglia. Altri asser
te il nome di Anfione e Zeto ; e fabbricò inoltre un tempio a Minerva per la quale egli ebbe in tutta la sua vita una parti
che gli dei prendessero parte, e che perciò veniva apparecchiato solo per essi. I sacerdoti Epuloni godevano del privilegio
i. In questa guerra ebbe Quinto Fulvio il comando delle cavalleria, e per fare che la battaglia fosse decisiva, dette ordin
e l’urto della cavalleria fu così impetuoso che bastò una sola carica per decidere della vittoria. Sebbene più assai che al
comune ardire, ed alla bravura dei soldati, pure egli tenne il voto e per fare che il tempio della Fortuna fosse quant altr
rannome di Giunone, imperocchè alcuni vogliono che venisse detta Era, per significare Sovrana essendo ella moglie del re de
7. Eracle. — In Grecia si dava cotesta denominazione ad Ercole, forse per voler ricordare che le fatiche che Giunone fece i
petrando la primitiva risposta dell’oracolo (il quale aveva detto che per occupare il Peloponneso, gli Eraclidi avessero do
furono novellamente scacciati da Atreo, ed allora essi compresero che per impadronirsi del Peloponneso, dovevano attendere
vessero consultato l’oracolo, e che questo imponesse loro di prendere per capo un uomo che avesse tre occhi. Nel cammino es
telea significa donna perfetta e si dava a Giunone in tali occasione, per significare che le fanciulle vanno a marito quand
da due parole che in lingua greca significano gloria e soccorso. Se, per contrario, la grande figura del figlio di Alemena
re una ampia conoscenza, e forse anche un culto di religioso rispetto per l’Ercole greco, per mezzo dei popoli di questa na
nza, e forse anche un culto di religioso rispetto per l’Ercole greco, per mezzo dei popoli di questa nazione che emigrarono
ali e particolari divinità, che un cieco spirito di sistema à potuto, per una strana aberrazione, paragonare a creazioni co
me essenzialmente pedestre. Lunge dal riunire una numerosa flottiglia per attaccare Ilione, (secondo la erronea opinione di
co) ; che egli ricevette poi a causa delle persecuzioni di Giunone, o per ordine dell’oracolo, il nome di Ercole, col quale
are diversi altri eroi, divinizzati dopo la morte, ai quali si dette, per la stessa ragione, lo stesso nome. La confusione
me ; Lidio ne conta sette, e Varone non meno di quarantatrè. È chiaro per altro che un tale sistema storico tradizionale, n
volta la sua audacia fino a disfidare gli dei, alla volontà dei quali per altro egli si sottopone durante tutta la sua vita
minabili persecuzioni, lo costringe ad errare sulla terra e sul mare, per compiere i suoi alti destini. Il cerchio del suo
moglie di Anfitrione re di Tebe, le cui sembianze Giove aveva assunto per avere l’amplesso della moglie di lui. Nato dopo d
amplesso della moglie di lui. Nato dopo di Ificlo, Ercole fu privato, per gelosia di Giunone, del dritto di successione al
ndaro — Le odi Nemee — Ode I trad. di G. Borchi. Questa tradizione è per altro completamente assurda e contraria al buon s
G. M. Pagnini. Colpito da Lino, egli lo uccise con un colpo di lira per il quale fatto, richiamato innanzi ai Tribunali,
gino, Ercole, continuamente perseguitato dalla gelosia di Giunone, fu per opera di lei colpito di furore, e in un accesso d
uesta azione crudele, egli si recò a Delfo onde consultare l’oracolo, per sapere il luogo che dovesse abitare, e fu, second
, secondo il parere di Apollodoro, in questa città che egli ricevette per la prima volta dalla Pitonessa il nome di Ercole.
e raffrenare il suo terribile furore. Pindaro si accorda con Euripide per far perire i figli di Ercole sotto le frecce del
avesse rimesso al suo posto che dietro un assoluto comando di Giove, per la qual cosa, (come vedremo in prosieguo) Mercuri
erza tradizione dice che Euristeo, mosso da un sentimento di gelosia, per la gloria che Ercole si acquistava, lo avesse ric
con l’Ercole egizia no, il quale nella sua qualità di Dio-Sole, passa per i dodici segni dello Zodiaco. Noi, seguendo la op
suo valore all’ucciso nemico. …. e alle mie membra avvolsi Sua pelle per riparo incontro a Marte Lacerator de’ corpi….. T
fosse annoverata fra le dodici fatiche imposte ad Ercole, dicendo che per uccidere l’idra egli aveva dovuto avere il soccor
argli qualunque cosa fosse uscita dal mare, e che il dio delle acque, per provare la fedeltà di Minos, avesse fatto uscire
ei buoi di Gerione è un’altra delle grandi imprese di Ercole. Partito per impadronirsi di quegli armenti, Ercole traversò l
rando il suo coraggio, lo presentò di una barca d’oro di cui si servi per attraversare l’Oceano. Giunto ad Euritia egli s’i
tà di Tirrenia. Nella traversata uno dei suoi tori si sbandò, errando per le campagne di Reggio, ed uccise Ericio re di que
ratteri particolari dell’ Ercole greco, è di essere un gran bevitore, per il che lo si vede uscir vincitore dalla lotta con
rossolano, quando si rapporta alla ruvida asprezza della vita eroica, per l’uso che essi aveano di vuotare completamente la
figlio d’Ippolito, il quale gli rese un tale servigio. Ciò non impedì per altro all’Eterna Giustizia, di seguire il suo imm
te tre anni. Ercole si sottomise e allora fu che Mercurio lo vendette per tre talenti ad Onfale, regina di Lidia. Sofocle d
alenti ad Onfale, regina di Lidia. Sofocle dice che l’eroe fu venduto per comando dell’oracolo di Giove, e che la sua schia
etto secondo taluni Lamio, e secondo altri Tirrenio o Agelao. Gioverà per altro ricordare che tuttociò riposa su tradizioni
ale massacrava tutti coloro a cui dava l’ospitalità, Ercole lo uccise per un movimento di generosa indegnazione. Seguendo l
tre notizie non meno tradizionali, raccolte da Apollonio, pretendono, per contrario, avere Ercole preso una parte attivissi
one ci presenta come figlio di Giasone. Gli Argonauti scelsero Ercole per loro capo ma egli ricusò quest’onore temendo di m
ve, e che abbandonato dai suoi compagni egli fosse giunto in Colchide per un cammino sconosciuto. Terminata la sua schiavit
ni e si slanciò il primo sulle mura nemiche, ciò che gli valse, forse per gelosia, l’inimicizia di Ercole. Diodoro dice che
rì istantaneamente. Dopo questa spedizione egli si rese a Flegra, ove per comando di Minerva, combattè contro i giganti in
abitanti di Pilo. Da quest’ultima città egli marciò contro Lacedemone per vendicarsi di suo figlio Ippocoone, e in ciò si e
scettro al suo legittimo re Tintaro. Di là Ercole si rese a Calidone per dimandare la mano di Dejanira, figlia di Oeneo, c
corona, uccise Laogara, re dei Driopi, e tutti i suoi figli con lui, per punirli della loro ribellione. Al suo passaggio p
oi figli con lui, per punirli della loro ribellione. Al suo passaggio per Itone. Ercole fu disfidato ad un particolare comb
opinione di Stesicore, uccideva tutti i viaggiatori, che transitavano per quella città, onde innalzare coi loro cranî un te
e che egualmente Ercole uccise perchè si era opposto al suo passaggio per i suoi stati, quantunque Diodoro rapporto che Ami
tati, quantunque Diodoro rapporto che Amintore fosse ucciso da Ercole per avergli negato la mano di sua figlia Astidamia. S
roe serviva allora la regina Onfale, e parte direttamente dalla Lidia per assediare la città di O calia di cui si rende pad
rendendolo quasi demente. In eccesso di furore afferrò il giovanetto per nome Lica e lo lanciò dall’alto di una roccia nel
 : ma ratto Che dall’ostie e dai rami in su l’altare Surse la fiamma, per le membra un largo Sudor gli si diffuse, e tutta,
ascea. lo sventurato Lica, non rea del fallir tuo, sgridando. Domandò per qual fraude a lui recata Avea tal veste. Il miser
so il fatale tessuto, il quale si era come incollato sulle sue carni, per modo che ad ogni sforzo che Ercole faceva per str
ollato sulle sue carni, per modo che ad ogni sforzo che Ercole faceva per strapparselo di dosso, la carne di lui si lacerav
e a Trachina, ove Dejanira vedendo il male che aveva fatto, si uccise per disperazione. La luminosa carriera di questo eroe
sservisi coricato ordinò che vi venisse appiccato il fuoco, obbedendo per tal modo all’oracolo al quale egli s’era rivolto
renze. Non vi fu alcuno che avesse voluto mettere il fuoco alle legna per molti giorni ; finalmente un pastore per nome Pae
mettere il fuoco alle legna per molti giorni ; finalmente un pastore per nome Paeso accettò il compito doloroso, ricevendo
dono che colui che compì codesta triste funzione fosse stato un greco per nome Morsimio. Mentre il rogo bruciava, il fiume
orsimio. Mentre il rogo bruciava, il fiume Diraso scaturì dalla terra per portare qualche refrigerio alle sofferenze dell’e
be, su trasportato nel cielo in mezzo a replicati scrosci di fulmine, per comando dl Giove stesso. E come la sua invitta e
ed alma, E credo che ogni Dio ne sia contento ; Che s’ei portò laggiú per noi la palma Di mille imprese carche di spavento,
diverse tradizioni indigene, le quali sono quasi tutte identiche, sia per la confusione necessariamente avvenuta fra le leg
he, che essendo in guerra contro gli Eleusini, seppe dall’oracolo che per riuscire vittorioso, avrebbe dovuto sagrificare a
a a morire, le altre tre si sarebbero uccise di propria mano. Eretteo per ubbidire all’oracolo sagrificò la maggiore delle
eo per ubbidire all’oracolo sagrificò la maggiore delle sue figliuole per nome Ottonea, e le altre tre mantennero la fede g
eniesi in commemorazione della loro gratitudine a questo loro re, che per il bene comune non aveva esitato un momento a sag
Il nome di lui è ripetuto dai mitologi e dai cronisti dell’antichità, per avere egli fatto uccidere tutt’i sacerdoti del su
otta Ercole, questi accettò col patto che premio della pugna fossero, per parte del principe, i suoi stati, e per parte sua
e premio della pugna fossero, per parte del principe, i suoi stati, e per parte sua gli armenti di Gerione. Nel combattimen
o Imperadore e che si rese celebre nei fasti dell’antichità religiosa per le cerimonie dette Catacogie e Anacogie. Il nome
Essa tradì il marito, il quale venne a conoscenza della colpa di lei per essersi nascosto invece di andare all’assedio di
li aveva rivelato l’arte della negromanzia, in cui era famoso. Venuto per altro in certezza del tradimento di sua moglie, A
in certezza del tradimento di sua moglie, Anfiarao decise di partire per la guerra, non ostante l’inevitabile morte che lo
e di Egisto e moglie di Oreste, quantunque questi fosse suo fratello per parte materna, da questa unione naque un figliuol
che egli cioè avesse ricevuta da sua madre tre anime e tre armature, per modo che per ucciderlo bisognava trucidarlo tre v
è avesse ricevuta da sua madre tre anime e tre armature, per modo che per ucciderlo bisognava trucidarlo tre volte. Evandro
avendo sorpreso Venere che usciva dal bagno dalle braccia di Adone fu per volere della dea colpito di cecità. Apollo allora
cia di Adone fu per volere della dea colpito di cecità. Apollo allora per vendicare il figliuolo, prese le forme di un cign
done. Erimanto era anche il nome di una montagna nell’Arcadia, famosa per il cignale che è conosciuto nella tradizione favo
e la peste decimavano gli uomini. Allora gli dei la fecero cercare da per ogni dove, ma non giunsero a scoprirla, finchè il
r ogni dove, ma non giunsero a scoprirla, finchè il dio Pane entrando per caso nella caverna dove Cerere era nascosta, la r
atto ; E con idre verdissime eran cinte : Serpentelli e ceraste avean per crine. Onde le fiere tempie eran avvinte. E quei
ione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro città da Tiro per mare, e che entrata nel mare Jonio, si fosse ferm
rono la statua, posero in opera tutt’i mezzi ciascuno dalla sua parte per tirarla alla propria spiaggia, ma non riuscirono
no la statua di Ercole nella città senza ostacolo alcuno. Gli Eritrei per ricompensare lo zelo delle Tracie, stabilirono ch
di Mercurio avente la testa di Arpocrate, si dava cotesto nome forse per voler significare che talvolta il silenzio, raffi
n tempio. Da ciò forse derivò l’uso di porre alla soglia delle case e per sino nelle crociere delle strade, un simulacro di
Una vecchia tradizione racconta che in questa città eravi una strada per la quale si discendeva all’inferno. Le cronache m
rno in cui ella andò all’altare, tutti gli dei abbandonarono il cielo per assistere alle nozze di Lei. La sola Giunone fra
ei. La sola Giunone fra tutte le dee non volle recarsi agli sponsali, per l’odio ch’essa nutriva contro la famiglia di Ermi
lia ne è venuta la seguente tradizione favolosa. Fu detto che Vulcano per vendicarsi della infedeltà di Venere, allorchè qu
lle due divinità, cioè una testa di sparviero con un Aquila a fianco, per simboleggiare Osiride ; e un caduceo per ricordar
iero con un Aquila a fianco, per simboleggiare Osiride ; e un caduceo per ricordare Mercurio. 1809. Ermotimo. — Così aveva
igato Leandro a nascondere la sua fiamma, alla quale i suoi genitori, per antiche inimicizie, non avrebbero mai aderito, eg
uoi genitori, per antiche inimicizie, non avrebbero mai aderito, egli per vedere la sua amata traversava a nuoto un tratto
passi. Ero, conturbata dal pericolo a cui si esponeva il suo diletto per amore di lei, poneva ogni notte sull’alto di una
ri di Ero e Leandro. Avendo una tempesta sconvolte le onde del mare per più giorni, a Leandro su per sei notti, impossibi
una tempesta sconvolte le onde del mare per più giorni, a Leandro su per sei notti, impossibile il recarsi all’amoroso rit
sperata si precipitò nel mare volendo morire della morte istessa, che per amore di lei aveva incontrata quegli ch’ella ador
in generale col dare l’appellazione di eroe a quel mortale che aveva per madre una dea e per padre un uomo, o viceversa, p
e l’appellazione di eroe a quel mortale che aveva per madre una dea e per padre un uomo, o viceversa, per padre un dio e pe
mortale che aveva per madre una dea e per padre un uomo, o viceversa, per padre un dio e per madre una donna. La maggioranz
er madre una dea e per padre un uomo, o viceversa, per padre un dio e per madre una donna. La maggioranza di questi scritto
to in quel sacro ricinto. Così Omero pel sepolcro di Ettore. …… Indi per tulto Queto il foco, i fratelli e i fidi amici Pi
anzia. — Nome di una specie di divinazione che i Persiani praticavano per mezzo dell’aria. In greco la parola Ἀηρ significa
poi acquistata tanta lagrimevole rinomanza, nella cronaca mitologica, per l’incestuoso adulterio con suo cognato Tieste. Er
accendere la fiamma di quell’odio terribile, la cui fosca luce balenò per tanto tempo, nei fasti delittuosi della Grecia an
. Ero. 1816. Erostrato. — Così avea nome quell’abitante di Efeso, che per rendersi celebre concepì l’infame e pazzo pensier
ra anche il nome di un mercatante Nacraziano il quale si rese celebre per avere instituita la corona Naucratite di Venere. 
i caduceo la cangiò in una statua di pietra di colore nerastro, forse per indicare che la bianchezza di quella era stata os
ua sposa e n’ebbe un figlio che poi fu chiamato Aollio, ed una figlia per nome Prima. La morte di Romolo penetrò Ersilia di
esta cerimonia era ritenuto come festivo ; il carro veniva accolto da per ogni dove con grande solennità, i pubblici affari
re del dio Argentino perché il rame e più antico dello argento. Anche per l’oro vi era una particolare divinità, e questa è
nche per l’oro vi era una particolare divinità, e questa è la ragione per la quale si sono ritrovate non poche medaglie, co
i ancor giovanissimo, predisse a Priamo (quando questi ripudiò Arisba per sposare Ecuba) che il secondo siglio che avrebbe
ioni più accreditate però raccontano, invece che Apollo avendo saputo per mezzo di un corvo che la sua amante aveva una tre
l comando e già Coronide era presso a morire, allorchè Apollo accorse per salvare suo figlio Esculapio e lo trasportò press
con la quale richiamava in vita i cadaveri. Esculapio ebbe una moglie per nome Epione (che significa calmante). Fra i suoi
ro VII. trad. di A. Caro. Però Giove stesso che lo aveva ucciso, sia per propria amicirazione, sia per accondiscendere all
ò Giove stesso che lo aveva ucciso, sia per propria amicirazione, sia per accondiscendere alle preghiere di Apollo, mise Es
l’avvenire, percuotendoli uno contro l’altro. La tradizione dice che per mezzo di un simile incantesimo egli avesse saputa
imile incantesimo egli avesse saputa l’epoca della sua morte, ciò che per altro non gl’impedì di morire ucciso a tradimento
gere dal re il compimento della sua parola. Ma il fedifrago principe, per tutta risposta fece mettere in prigione il messag
n carro tirato da due draghi, vi montò sopra, e scorrendo rapidamente per varî paesi, raccolse gran quantità di erbe, e rit
za di dolore, si fosse appiccata, e che Giasone al suo ritorno avesse per onorare la memoria del padre fatto celebrare dei
sull’antichità, confonde le Esperidi con le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna, per nome Esperide, da cui trasse
onde le Esperidi con le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna, per nome Esperide, da cui trassero il nome collettivo
racconta ch’essendo un giorno Espero, salito sulla vetta di un monte, per studiare il corso degli astri, fu trasportato da
Specie di solennità o cerimonia religiosa che gli antichi istituirono per purificare le persone che aveano commesso un qual
elitto era stato consumato. Lo studio dei tempi dell’antichità rivela per altro che presso i romani ed i greci si faceva us
iasse la patria. Presso i pagani le principali espiazioni si facevano per le armate, pei templî, per le città, per l’omicid
agani le principali espiazioni si facevano per le armate, pei templî, per le città, per l’omicidio e pei prodigî. Nei tempi
ipali espiazioni si facevano per le armate, pei templî, per le città, per l’omicidio e pei prodigî. Nei tempi eroici l’espi
le città, per l’omicidio e pei prodigî. Nei tempi eroici l’espiazione per l’omicidio, detta anche espiazione di sangue, ven
one per l’omicidio, detta anche espiazione di sangue, veniva compiuta per mezzo di cerimonie solenni, gravi, dolorose. L’om
nfatti nello studio dell’antichità, vediamo Creso re di Lidia espiare per Adrasto, reo di omicidio ; Copreo uccisore di Ifi
te, re di Atene, espia Oreste, e Circe compie le cerimonie espiatrici per Giasone e Medea. Allorquando il reo si presentava
placare con più sicurezza le Furie. Non tutte le cerimonie espiatrici per gli omicidi venivano fatte con la stessa pompa, n
e avesse espiato una qualche uccisione in modo ben più semplice, come per esempio, il lavarsi nell’acqua corrente. Così fec
asso, nel quale è ripetuta la maniera con la quale fu espiato Orazio, per l’uccisione di sua sorella Camilla, all’epoca del
cui professavasi di temere gli dei, il giudizio degli uomini bastasse per assolvere un delinquente, fece venire i pontefici
cassero gli dei e che il reo subisse tutte le pruove che erano in uso per espiare quei delitti, in cui non avea avuto parte
renti cerimonie. Il calendario romano segnava dei giorni prestabiliti per la espiazione della città di Roma. Una di queste
rderemo il fatto di Edipo, il quale esiliato della sua patria, drizzò per caso i suoi passi verso Atene, si fermò nel tempi
lor diam, benignamente Di raccorti le prega (od altri il rito Compai per te) ma con sommessa voce Mormorando la prece ; in
e mille altri accidenti, erano presso i pagani, altrettante ragioni, per la celebrazione delle cerimonie espiatorie. Final
e s’invocava la protezione dei numi e si offerivano loro dei donativi per averli propizî. 1841. Esta. — Nome particolare ch
che si dava alle viscere delle vittime, che gli Aruspici esaminavano per prodire l’avvenire. Questa voce deriva dal latino
re. 1844. Estipielo. — Istrumento del quale si servivano gli Aruspici per estrarre le viscere dal corpo della vittima. 1845
teocle convenne col fratello, che avrebbero regnato a vicende un anno per ciascuno. Come maggiore, Eteocle fu il primo a re
de un anno per ciascuno. Come maggiore, Eteocle fu il primo a regnare per un anno, ma compiuto il suo tempo egli ricusò di
ell’Argolide. Egli era di un disinteressamento a tutta prova, e aveva per la sua patria, e per le leggi di questa, una devo
a di un disinteressamento a tutta prova, e aveva per la sua patria, e per le leggi di questa, una devozione senza limite. E
obo nella destra. Con questi differenti attributi si voleva denotare, per mezzo di simboli allegorici, i caratteri principa
i la Musogonia. I pagani si servivano delle lave ardenti dell’Etna, per leggere in quelle la predizione del futuro. La ce
uole di Niobe. 1859. Etra — Figlia di Piteo, re di Trezene conosciuto per la sua saggezza. Etra fu segretamente, dallo stes
stesso suo padre, maritata ad Egeo che la rese madre di Teseo. Piteo per alcune particolari sue ragioni, delle quali la cr
o in Trezene, innammoratosi della figlia, l’avesse resa madre ; e che per conseguenza Teseo era figlio di Nettuno. Allorchè
ciò in custodia ad Etra. E quando Castore e Polluce corsero alle armi per vendicare il ratto della sorella e s’impadroniron
o dell’assenza di Teseo, essi ricondussero con se Elena a cui dettero per schiava Etra stessa la quale seguitò da quel gior
vente dei loro colpi ; ma l’eroico valore dei guerrieri greci fu vano per lo spazio di nove anni, mentre Ettore uscì sempre
mbattimenti e più di trenta fra i più famosi guerrieri greci perirono per mano di lui, sotto le mura della contrastata citt
Omero — Iliade — Libro XXII trad. di V. Monti. Abbandonato dagli dei per avere disobbedito ad Apollo, Ettore giunto al cos
e disobbedito ad Apollo, Ettore giunto al cospetto di Achille, sentì, per un istante, vacillare il proprio coraggio, e quel
la intrepida energia che non lo aveva mai abbandonato un solo istante per lo spazio di dieci anni. Ciò bon ostante egli at
ore cade, e Achille, fatto legare al suo carro il cadavere di lui, fa per tre volte il giro delle mura della città. ….. e
alla putrefazione e coprì il corpo dell’eroe con la sua egida di oro, per impedire che Achille, col trascinarlo tante volte
ibro XXIV trad. di V. Monti. Finalmente gli dei, mossi a compassione per un valoroso che li aveva sempre onorati, inspirar
nsïglio. 1867. Eubulo. — Figlio di Demetrio di Maratona, il quale fu, per decreto del senato, premiato con la sacra dei cor
nome un giovine abitatore della Tessaglia, il quale recatosi a Delfo, per consultare la Pitia, s’innammorò così perdutament
della loro città. Era figlio di Penteo, e mori sotto le mura di Troja per mano di Menelao. 1876. Eufrona. — Dalle due parol
enefattore e μενος animo. Racconta la tradizione favolosa che Apollo, per liberare Oreste dalle furie che lo tormentavano d
soccorso di Minerva. ……Te Inseguiranno In terra, in mar. nell’isole. per tutto ; Ma tu prosegui il tuo cammino. e stanco N
ondussero nell’isola d’Itaca, e lo venderono al re di quella contrada per nome Laerte padre di Ulisse, il quale dopo qualch
inistri delle cerimonie del culto di Cerere. Il loro sacerdozio aveva per ogni individuo la durata di dieci anni ed era cre
o di Giasone e della giovanetta Isifile, figlia di un re della Tracia per nome Toante. Giasone in un suo viaggio all’isola
i Delfo, insieme ad un altro celebre suonatore della città di Reggio, per nome Aristano onde sostenere una sfida nella loro
lo con un liuto sul quale era posata una cicala. I Locresi ritenevano per fermo che le cicale cantavano solamente sulle riv
esta legge. Si facevano in simili congiunture le più severe ricerche, per conoscere se qualche donna fosse penetrata nel te
rche, per conoscere se qualche donna fosse penetrata nel tempio anche per combinazione, e appena si scopriva la rea veniva
che s’imbattessero in uno di essi, ritornavano in casa e non uscivano per tutto quel giorno. 1893. Euploca. — Soprannome ch
a. — Soprannome che si dava a Venere prima d’intraprendere un viaggio per mare, onde ottenere, una felice navigazione. La g
lo. — Il più bello fra i guerrieri trojani e celebre nella tradizione per il grande amore che lo legava a Niso, altro giova
V. Monti. 1897. Euribate. — Uno degli Argonauti che si rese celebre per la sua agilità negli esercizii del corpo, e per l
i che si rese celebre per la sua agilità negli esercizii del corpo, e per l’arte che aveva di risanare le ferite. Oileo gra
e che Laerte, padre di Ulisse, avea comperata Euridea ancora bambina, per l’equivalente somma di venti buoi. 1900. Euridice
teva un oracolo che faceva rivedere le anime dei morti, richiamandole per poco al contatto degli uomini. Fu là che Orfeo ri
etta Euridice, e lusingandosi che ella l’avrebbe questa volta seguito per non abbandonarlo più mai, si rivolse a guardarla,
rogare nuovamente l’oracolo, ma questo rispose che Euridice era morta per sempre, e ch’egli non l’avrebbe riveduta più. In
voce dell’oracolo, Euripile s’imbarcò nuovamente, e la sua nave girò per più giorni in balia dei venti, ma finalmente fu s
o, che non gli permetteva di entrare in città, e facevagli comunicare per mezzo di un araldo i suoi ordini. Quando Ercole m
o di un araldo i suoi ordini. Quando Ercole mori, Euristeo perseguitò per fino i suoi discendenti. — V. Eraclidi. — La trad
alla sua presenza, e che sì era fatto fabbricare una botte di bronzo per nascondervisi in caso di bisogno. 1906. Euristemo
ignita del suo sacro carattere, doveva far giuramente di viver celibe per tutto il rimanente dei suoi giorni. 1907. Eurito.
maestro di Ercole nel tirar d’arco. V. Ercole. Egli aveva una figlia per nome Jole, di cui aveva promesso la mano a colui
si tuffò nelle onde prendendo la via dell’isola di Creta, ove giunse per l’imboccatura del fiume Lete, che passava a Gorit
, al dire del citato scrittore, le acque dell’ Eurota erano maledette per essere generate dalle Furie. Finalmente si chiama
a Imero. Essendo i Lacedemoni in guerra con gli Ateniesi, aspettavano per fissare il giorno della battaglia, che fosse comp
osse compiuto il plenilunio. Però il generale della armata Lacedemone per nome Eurota, mise in derisione cotesta credenza d
interamente l’esercito dei Lacedemoni, il cui comandante si precipitò per disperazione nel fiume Imero, che da quel tempo f
si precipitò per disperazione nel fiume Imero, che da quel tempo fu, per questa ragione, chiamato Eurota. 1911. Eusebia — 
914. Eutico. — Narrano le cronache, che quando Augusto mosse da Roma, per la spedizione che poi finì con la battaglia di Az
Nicone, che vuol dire vinvitore, da ciò prese Augusto lieto presagio per la vittoria, ed è scritto che riportata che l’ebb
e, ella si precipitò fra quelle, volendo che le proprie fossero unite per sempre alle ceneri dell’uomo che essa aveva amato
petuto una volta l’anno sul monte Aventino. …… ed appressarsi La ’ve per avventura il re quel giorno Solennemente in un sa
ava questo soprannome a Bacco. 1922. Evocazione — Cerimonia religiosa per mezzo della quale i pagani evocavano gli dei ovve
llo stesso carattere. La prima Evocazione era quella che si praticava per chiamare gli dei, quando si credeva necessaria la
religiosa dei pagani alle differenti divinità, il potere d’essere da per ogni dove. In simili occasioni si cantavano alcun
el luogo ove si credeva utile la loro presenza : e quando il pericolo per cui si evocavano le divinità era cessato, si cant
ava loro commiato. Al dire di Plinio, gli Etrurî evocavano il fulmine per liberarsi da qualche nemico. Numa Pompilio, il pi
. La seconda specie di Evocazione era quella che i pagani praticavano per evocare gli dei tutelari. Dice Macrobio, che quan
comandato che i soldati pigliassero le armi, disse : O Apollo Pizio, per tuo conforto seguitando la tua deità, come mia sc
di F. Nardi. Finalmente la terza Evocazione era quella che si faceva per evocare le anime dei morti, ed era di tutte la pi
della sua diletta Euridice. Ulisse, recandosi nel paese dei Cimmerj, per consultare l’ombra dell’indovino Tiresia, compie
dei figliuoli di Ercole, che egli ebbe da una figlia del re Evandro, per nome Vinduna. Al dire di Festo, egli chiamavasi d
scrittori pretendono che questo primitivo nome di Fovio, gli venisse per essere stato il primo ad insegnare ai suoi concit
nome alla cignala madre del famoso cignale di Calidone, e che desolò per più tempo le circostanze del borgo di Crommione,
to. Teseo la fece morire e ad essa restò la denominazione di cignala, per alludere forse alla laidezza dei suoi costumi. 19
interamente cieco. Un giorno il dio di Epidauro, Esculapio, gli mandò per mezzo d’una donna chiamata Anite, una lettera sug
te da prima che la donna volesse prendersi giuoco di lui, insultando, per basso animo, alla dolorosa sventura che lo avea c
ica, avendo portate in Atene delle piccole statue di Bacco, si attirò per questo, senza alcuna plausibile ragione, il dispr
lla città una terribile epidemia, onde si andò a consultare l’oracolo per saperne la cagione, ed essere indicato il mezzo o
a era conseguenza dello sdegno di Bacco, irritato contro gli Ateniesi per l’indegno trattamento da essi fatto ad un suo pro
esentanti qual dio, e le portarono con grande apparato in processione per tutte le strade. Da quel tempo le feste dette Fal
lori. — Nome collettivo, che si dava ai ministri delle orgie di Bacco per dinotare che essi portavano il fatto nella proces
ne che si faceva durante le cerimonie falliche. I Fallolori correvano per le strade della città, mentre continuava la celeb
i, e tante (Meraviglia a ridirlo) ha lingue e bocche Per favellare, e per udire orecchi, Vola di notte per l’oscure tenebre
ha lingue e bocche Per favellare, e per udire orecchi, Vola di notte per l’oscure tenebre De la terra e del ciel senza rip
o. Stridendo sempre, e non chiude occhi mal, Il giorno sopra tetti, e per le torri Sen va de le città, spïando tutto Che si
sti della mitologia pagana, che gli dei formavano spesso dei fantasmi per salvare e talvolta anche per ingannare gli uomini
he gli dei formavano spesso dei fantasmi per salvare e talvolta anche per ingannare gli uomini. Così Giunone per salvare Tu
i per salvare e talvolta anche per ingannare gli uomini. Così Giunone per salvare Turno re dei Rutoli che si esponeva con t
no lo inseguì fino su di un vascello che si trovava nel porto. Allora per volere della dea il fantasma disparve e il vascel
ella città di Mitilene, nell’isola di Lesbo, il quale si rese celebre per la sua straordinaria bellezza. I poeti della favo
vola finsero che Venere lo avesse fatto così sorprendentemente belio, per ricompensarlo di un servigio che egli le aveva re
fu unto il corpo, diventò di una bellezza simile a quello di un dio, per modo che tutte le donne di Mitilene furono pazze
da di Acaja, vi era una città conosciuta sotto questo nome, e celebre per un oracolo che la dea Vesta e Mercurio, avevano n
mortale, avesse cooperato all’opera dei celesti. Fu questa la ragione per la quale i greci adoperarono ogni arte onde Achil
abbandonasse Deidamia, presso alla quale, la madre lo aveva nascosto, per trarlo allo assedio di Troja ; e fu similmente qu
, per trarlo allo assedio di Troja ; e fu similmente questo il motivo per il quale morto Achille i greci condussero al famo
o, sebbene ancora fanciullo. In secondo luogo, la fatalità voleva che per la caduta di Troja fossero adoperate le frecce di
nto, nè mangiato l’erba dei campi trojani ; e quindi Ulisse e Diomede per raggiungere un tale scopo, sorpresero Reso in un
dei trojani, ma legato coi vincoli del sangue alla real casa Priamea, per aver tolta in moglie Astioca, figliuola del re Pr
inzioni. Queste favole sono in gran maggioranza come quelle che hanno per sobbietto principale gli dei maggiori, e gli eroi
come madre dei delitti. Veniva raffigurato cieco e con le ali, forse per dinotare che non riconosce i suoi amici quando s’
gli uomini di penetrare. L’oracolo di questa dea rimaneva sempre muto per gli uomini ; e non rispondeva neanche alle donne,
n rispondeva neanche alle donne, quando talune di esse la interrogava per cosa che riguardasse un uomo. 1958. Faunali — Pre
una pecora. 1959. Fauni — Dei campestri, figliuoli di Fauno che ebbe per padre Pico. Ovidio li chiama Fauni bicornes, perc
rificato le vittime vicino alla fontana Albunea, ne stendeva le pelli per terra e vi si coricava sopra durante la notte. Pe
romani questo dio aveva un culto simile a quello che i greci avevano per il dio Pane. 1961. Faustolo — Ci ammaestra la tra
demonte. Però Nettuno, che odiava Ulisse, sdegnato contro i Feacidi, per aver essi portato nell’isola di Itaca un uomo al
a fatto rivelazione, ed in cui era detto che Nettuno odiava i Feacidi per essere questi dei celebri piloti, e che perciò mo
, dopo le esortazioni di Alcinoo, i Feacidi ne ebbero in risposta che per placare lo sdegno di Nettuno, bisognava offrirgli
ta particolare denominazione, sia come sorella di Apollo o Febo ; sia per voler intendere che la Luna riceve la luce dal So
eci davano codesta appellazione ad Apollo come dio della Luce e forse per alludere anche al calore che emana dal Sole e che
accompagnate da sacrifizi ed offerte si facevano, al dire di Plinio, per rendere propizii gli dei infernali, alle anime de
ata di dodici giorni ; elasso di tempo che si occupava ordinariamente per tutte le specie di espiazioni, sia private, che p
e a Plutone. 1971. Febbre — I romani avevano ricevuta questa divinità per trasmissione dai primitivi abitatori della Grecia
aceva mestieri dichiarare la guerra, i feciali eleggevano uno di essi per mezzo di votazione, e allora l’eletto portavasi,
non è altro se non la Terra. Le donne romane invocavano la Fecondità, per avere dei figliuoli, e a tale uopo si assoggettav
avere dei figliuoli, e a tale uopo si assoggettavano ad una cerimonia per quanto oscena altrettanto ridicola. Narrano le cr
dell’antichità, che quando le donne si recavano nel tempio della dea, per invocare la grazia di esser feconde, i sacerdoti
aglie si trova la fecondità rappresentata come una donna appariscente per florida bellezza, col seno interamente nudo fino
alla inviolabilità dei contratti. Presso i romani un giuramento fatto per la dea Fedeltà, era ritenuto come il più sacro ed
rtorella nell’altra, essendo questo uccello il simbolo della fedeltà, per la fede che porta alla sua compagna. 1976. Fedra 
lle pianure circonvicine. Al dire di Euripide, fece Fedra ogni sforzo per vincere da principio la funesta passione che le s
enti parole ad Ippolito l’amore che bruciava il sangue della matrigna per lui. Ma avendo Ippolito respinto con orrore le in
tava che tentata nell’onore dal figliastro Ippolito, ella si uccideva per sottrarsi all’infamia, preferendo la morte al dis
rdi, e cogli occhi scintillanti come due stelle. Gli Egizi ritenevano per fermo, che quando l’uccello Fenice si sentiva pro
a credenza pagana del risorgimento, dalle proprie ceneri della Fenice per confermare l’idea miracolosa della resurrezione d
io non perchè essi prestassero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto uno dei loro principii ; cosa la
articolarmente sopra i sepolcri, si scolpiva l’immagine di una Fenice per risvegliare così la idea dell’eternità collegata
olo di Amintore, re dei Dolopi, in Epiro. Narra la cronaca che Fenice per soddisfare il giusto risentimento di sua madre, l
re il giusto risentimento di sua madre, la quale Amintore abbandonava per i laidi vezzi di una sua concubina per nome Lizia
la quale Amintore abbandonava per i laidi vezzi di una sua concubina per nome Lizia, si facesse amare da questa, la quale
esse amare da questa, la quale abbandonò facilmente il vecchio padre, per darsi in braccio al giovane figliuolo. Amintore,
la morte di Patroclo, ritornò alle armi, Fenice, sempre fedele amico, per quanto invitto guerriero, lo seguitò in tutti i p
roe, ed egli lo accompagnò sottò le mura di Troia, e seguitò ad avere per lui lo stesso paterno amore, e la stessa inaltera
sso paterno amore, e la stessa inalterabile amicizia, che aveva avuta per Achille. Finalmente, caduta Troia in potere dei g
este feste, fu una volta impedita dai disordini delle guerre civili ; per la qual cosa durante la notte si intesero delle g
re civili ; per la qual cosa durante la notte si intesero delle grida per la strade di Roma, e fu detto che le anime dei mo
er la strade di Roma, e fu detto che le anime dei morti si agirassero per le vie della città. I Romani, spaventati da siffa
ni. Da ciò, al dire di Pindaro, fu dato questo nome alla dea fortuna, per dinotare che ella governa e sostiene il mondo. 19
 Riferiscono le cronache codeste Ferie fossero istituite da Tarquinio per solennizzare Roma come capitale del Lazio. I magi
gnò agli uomini a conservare il fuoco nel gambo di questa pianta, che per naturale conformazione, puo, ritenerlo acceso in
a pianta, che per naturale conformazione, puo, ritenerlo acceso in sè per più giorni senza esserne divorata. Riferisce Diod
di quelli di Ferula. Forse i seguaci di quel dio colpiti da ebbrezza per troppo larghe libazioni, dovettero offendersi sca
ente di bastoni di Ferula, imperocchè questi sebbene forti abbastanza per servire di appoggio, erano troppo fragili per per
ebbene forti abbastanza per servire di appoggio, erano troppo fragili per percuotere. 1992. Ferusa — Una delle cinquanta ni
a similmente il nome di quel famoso figliuolo del Sole e di una ninfa per nome Climene. Le cronache della favola ne fanno t
lla favola ne fanno tutte menzione, come di colui che si rese celebre per la sua famosa caduta, la cui origine si attribuis
li domandata. Il Sole, trasportato d’affetto pel figliuolo suo, giuro per lo Stige, che non gli avrebbe nulla negato, e all
lla negato, e allora l’audace giovanetto dimando in grazia, di potere per un sol giorno illuminare la terra, conducendo il
a stare I fonti nel materno ombroso ventre : Alza il fruttifer volto per parlare, Oppon la mano all’arsa fronte, e mentre
 — Metamorfosi — Libro II. trad. di Dell’Anguillara. e Giove allora, per prevenire la catastrofe universale, di cui l’auda
n prec pizio il corpo estinto, Ardendo l’aureo crin doppia facella. E per l’aria all’ingiù gran tratto spinto, Sembra quand
di Eliadi, erano le sorelle di Fetonte, che furono cangiate in pioppi per aver pianto troppo lungamente la morte del loro f
anza di molti altri, la fecondità d’immaginativa che avevano i pagani per tutto ciò che si collegava alle loro religiose cr
ne. 1999. Fidio. — Nome particolare che si dava al dio della fedeltà, per il quale si prestava il giuramento dicendo : Me D
come Orfeo, Lino ed altri moltissimi. Tutti coloro che si distinsero per gloriose azioni, o fatti memorandi compiuti sul m
dati come figliuoli di Nettuno ; quelli che si illustrarono in guerra per invitto coraggio, e intrepidezza di valore, furon
gliuoli della terra tutti coloro la cui origine era sconosciuta, così per esempio, i giganti che dettero la scalata al ciel
epoche, ha sempre cercato di tener schiava l’intelligenza dei popoli per mezzo di falsità, d’ipocrisia e di superstizione,
sicurezza, all’empio e tenebroso potere dei ministri della divinità, per modo che la tradizione mitologica, ci ammaestra d
umero dei sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati deificati per mezzo dell’apoteosi, dopo la morte, erano ritenut
ologica dice che essi furono allattati da una capra, la quale essendo per ciò ritenuta come sacra, ebbe una statua nel temp
7. Filammone. — Figlio di Apollo e della ninfa Chiona. Resosi celebre per la sua bellissima voce e per la perfezione colla
llo e della ninfa Chiona. Resosi celebre per la sua bellissima voce e per la perfezione colla quale suonava la lira, la tra
le quali avessero dovuto partire contemporaneamente, facendo il giro per opposta via ; e che quel punto ov’esse si sarebbe
rnare sui loro passi. Ma gli eroici fratelli, ricusarono recisamente, per lo che furono dai Cirenesi che erano più forti, u
one mitologica narra di lei che Saturno l’amò passionatamente ; e che per sottrarsi alle gelose investigazioni di sua mogli
un cavallo, tutte le volte che si recava presso la bella Filira. Ciò per altro non bastò a deludere la gelosia di Rea, la
deludere la gelosia di Rea, la quale un giorno sorprese i due amanti, per il che Saturno si dette a fuggire rapidadamente,
e supplicò notte e giorno gli dei, di toglierle la sua umana natura ; per lo che mossi a compassione i numi, la cangiarono
iglia di Sitone e dice che ella non aveva l’età di venti anni, quando per la morte del padre fu fatta regina. Un’antica tra
oja, fu accolto con ogni cortesia dalla giovane regina, la quale finì per innammorarsi passionatamente di lui. Ben presto p
erfino il giorno del suo arrivo. Venuto quel giorno. Fillide, si recò per nove volte alla spiaggia, sperando sempre veder d
e strade, in ricordanza della corsa che la povera Fillide aveva fatto per nove volte ; e coll’ andare degli anni fu nel med
more altro non era se non le lagrime della disgraziata Fillide, morta per amore. 2013. Fillo. — Alcimedonte ebbe una figliu
a cronaca, che Alcimedonte, severo custode dell’onore della famiglia, per punire la figlia dell’onta ch’ella riversava su q
a voce con tale incredibile perfezione, che un giorno passando Ercole per di là, sentendo la voce, della gazza la credette
la credette il grido d’un bambino abbandonato, onde datosi a cercare per quelle foreste, trovò la madre e il fanciullo, e
ano nome le due giovanette figliuole di Pandione re d’Atene, rinomate per la loro estrema bellezza. La cronaca mitologica n
etta. Pure, amorosissimo com’era delle sue figliuole, il buon re finì per accondiscendere, e permise a Filomena di seguire
provvisamente durante il viaggio. A tale annunzio altrettanto funesto per quanto inatteso, la gentile ed affettuosa anima d
modo che quella tela, capitò nelle mani di Progne ; la quale conscia per tal modo di quanto era avvenuto, non si perdette
piccolo Iti, figlio di Tereo e della sventuratissima Filomena. Posta per tal modo in sicuro la sorella, la quale non meno
questo avvenimento una delle sue più belle Metamorfosi. E mentre che per l’aria anch’ei s’affretta. E si sostien per non c
etamorfosi. E mentre che per l’aria anch’ei s’affretta. E si sostien per non cader sul piano, Come alle Greche insidiose a
ncora ha il petto Macchiato, e se talor le torna a mente, Tanta pietà per lui la move e ancide, Che si querela un pezzo, e
a Fedra. V. Fedra ; e che pazzamente innammorata di un suo figliastro per nome Tene, nè potendo piegarlo alle sue voglie, s
tro per nome Tene, nè potendo piegarlo alle sue voglie, si appiccasse per disperazione. Filonome era similmente chiamata un
mi ch’erano state cagione del suo tradimento ; imperocchè nel passare per l’isola di Lemnos, volendo far vedere ai suoi com
cangiò in una orribile piaga da cui esalava un insopportabile puzzo, per modo che i greci temendo che egli non, fosse stat
. ……. Or tu la voce D’ Ercole ascolli e ne contempli il volto. Vengo per te dalla celeste sede, Di Giove il senno ad annun
ll’ egro piè ristoro Troverai primamente, è là fra tutti Poi riputato per valor primiero, D’alma privo cader con mie quadre
la ferita in breve Ti manderò. Fato é che Troja in somma Ricada ancor per l’armi mie. Sofocle — Filottete — Tragedia trad.
po. Coll’ andare del tempo innammoratosi di una figliuola di Dardano, per nome Idea, egli ripudiò Cleobola per sposare la n
osi di una figliuola di Dardano, per nome Idea, egli ripudiò Cleobola per sposare la novella amante. Ben presto Idea prese
la novella amante. Ben presto Idea prese in odio i suoi figliastri e per liberarsene li accusò a Fineo dicendo che essi av
ece cavar gli occhi ai suoi due figliuoli. Ma gli dei sdegnati fecero per mezzo d’Aquilone acciecare il crudele re, il qual
fettavano tutto ciò che si apprestava sulla mensa di Fineo facendogli per tal modo soffrire la fame e la sete. ….. Finco s
avesse recisamente negato di condiscendere alla preghiera dell’eroe, per il che sdegnato Ercole liberò a viva forza Pandio
enni sacrifizi a Bacco suo padre, nei quali si cantava un coro che fu per lungo tempo chiamato il coro di Fiscoa, per onora
si cantava un coro che fu per lungo tempo chiamato il coro di Fiscoa, per onorare la memoria della madre di Narcea. 2023. F
lorquando questa dea andava in cerca di sua figlia Proserpina. Cerere per ricompensare Fitalo della sua buona accoglienza,
ua buona accoglienza, gli fece presente di un albero di fico, facendo per tal modo conoscere agli uomini questa pianta, il
ti veneravano il Danubio ; i popoli dell’ Etiolia adoravano l’Acheolo per aver combattuto con Ercole ; i Tessali, il fiume
iffatto culto ; e finalmente gli Ateniesi ebbero un culto particolare per il fiume Ilisso. Faremo ancora notare a testimoni
personificazione di un fiume sotto la figura di un vecchio venerando per dinotare l’antichità di essi ; con la barba e i c
olto più che persa : E noi in compagnia dell’ onde bige. Entrammo giù per una via diversa Una palude fa, c’ ha nome Stige,
gge grige. Dante — Inferno — Canto VII. il Cocito, Poi sen van giù per questa stretta doccia Infin là ove più non si dis
; e l’elezione tanto dei Flamini maggiori quanto dei minori si faceva per votazione dal popolo. La dignità di Flamine era a
’ individuo ; però ognuno di essi poteva essere rimosso dal suo grado per alcune date ragioni ; ciò che si diceva, con fras
e ciò a testimonianza dell’ odio e del disprezzo che i romani ebbero per lui. Similmente troviamo la istituzione di un Fla
a istituzione di un Flamine fatta dall’ imperatore Augusto e chiamato per conseguenza Flamine Augustale. 2027. Flamine Dial
tologica ce lo presenta come figlio del dio Marte e di una giovanetta per nome Crisa figliuola di Almo. Flegia non ebbe che
re di Esculapio. V . Coronide. La cronaca favolosa ripete che Flegia per vendicare l’ingiuria fattagli da Apollo, avesse a
a Apollo, avesse appiccato il fuoco al tempio di Delfo ; onde gli dei per punirlo lo precipitarono nel Tartaro, dove Flegia
cciarlo sotto l’immano peso. Come io vidi una nave piccioletta Venir per l’acqua verso noi in quella, Sotto il governo d’u
ondo Virgilio  :Imparale dal mio esempio a non disprezzare gli dei. È per altro a notare che questo passo del classico scri
nte bellezza di Flora se ne fosse perdutamente innammorato ; ond’ella per sottrarsi alle persecuzioni di lui si dette a fug
rte lasciò erede di tutte le sue sostanze il popolo di Roma, il quale per ricompensa la mise fra le sue numerose divinità.
ai giuochi Florali, Catone il saggio, il popolo pieno di venerazione per un uomo di così severi costumi, non osò di dimand
ttacolo. Favonio amico di Catone, lo avverti del riguardo che avevano per lui i suoi concittadini, ond’egli per non turbare
vverti del riguardo che avevano per lui i suoi concittadini, ond’egli per non turbare la festa, e non essere presente a cos
ssi bastoni e di pietre ; ma l’eroe ne uccise molti a colpi di clava, per modo che gli altri intimoriti si dettero alla fug
lo dei suoi seguaci, costringeva tutti i passaggieri che transitavano per la via principale, che conduceva a Delfo, a batte
della Terra e del Mare. Atlante lo vinse in un combattimento ed egli per disperazione si gettò nelle onde. Fin quì la part
a anche il nome di Fordicidie. Durante la cerimonia, i pagani avevano per costume, di sacrificare alla terra un dato numero
i, e propriamente dalle formiche della selva di Egina. Avevano quindi per esse un culto particolare. V . Mirmidoni. 2047.
 — Nella città di Eritrea, visse un pescatore così chiamato, il quale per una malattia d’occhi perdette la vista. La tradiz
i due fiumi l’ Asterione ed il Cefiso, arbitro fra Giunone e Nettuno, per la contesa surta fra queste due divinità, a chi f
giata con un cornucopia nella mano, ed avendo vicino un Cupido alato, per significare, secondo il citato scrittore, che in
i di Smirne, dettero incarico al famoso statuario Bupalo, di lavorare per essi una statua colossale di questa dea, avente i
si venerava una statua della Fortuna che la rappresentava conducente per mano Plutone fanciullo, per dinotare che la fortu
a Fortuna che la rappresentava conducente per mano Plutone fanciullo, per dinotare che la fortuna è arbitra del dio delle r
una talvolta con un sole sulla testa e tal’ altra con una mezza luna, per esprimere che essa al paro di questi due pianeti,
ulla terra. Col suo braccio sinistro cinge due corni dell’abbondanza, per dimostrare che essa è la dispensatrice dei beni d
dei beni del mondo, e appoggia la mano destra sul timone di una nave, per spiegare che essa governa tutto l’ universo e che
ne. Assai di sovente si dipinge la Fortuna con una ruota nella mano, per simboleggiare l’ incostanza e la volubilità di qu
seguendo la configurazione simbolica dei loro miti religiosi, davano per madre la dea Temide, e la facevano sorella della
lse, Poi le schiere a ferir prese, vibrando Le mortifere punte ; onde per tutto Degli esanimi corpi ardean le pire. Nove gi
Idra di Lerna, bagnò le sue freccie nel sangue avvelenato del mostro, per modo che le ferite fatte con quelle armi, erano i
ella Colchide ; ove giunto fu cortesemente ospitato da un suo parente per nome Aete, re di quell’ isola, il quale gli dette
ttifea, divinità che presiedeva alle frutta e che i pagani invocavano per ottenere un largo raccolto. 2058. Fulgora. — Nome
o da Giove, suo nipote, dalla prigione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impadronirsi dei suoi regni, per ricompensare il
gione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impadronirsi dei suoi regni, per ricompensare il suo liberatore lo avesse presenta
generalmente a Giove. Plinio nella sua storia naturale, dice, che era per fino proibito di abbruciare il cadavere di un uom
o stato Capaneo atterrato da un colpo di fulmine lanciatogli da Giove per punirlo delle sue atroci bestemmie, fosse stato p
isto giorno, e qual la Luna Dalle celeri ninfe accompagnata Equitanti per mezzo all’ aura bruna. Rischiarò de’ suoi rai Inf
ghiere innanzi ad un gran fuoco che ardeva continuamente. I patrizi e per sino le dame appartenenti a cospicue ed illustri
Xis nella Media ; ed era tanta la venerazione che quei popoli avevano per il fuoco, che non osavano neppure di guardarlo fi
fuoco, che non osavano neppure di guardarlo fissamente, e ritenevano per fermo che la sacra fiamma ardesse di per sè e sen
rlo fissamente, e ritenevano per fermo che la sacra fiamma ardesse di per sè e senza alimento. Così fatta credenza, figlia
co consacrato alla dea, senza essere alimentato. Lo stesso si credeva per il tempio di Apollo in Delfo ; nonchè pel famoso
ligiosa cerimonia, ove il fuoco non avesse la sua gran parte, venendo per fino onorato con ogni specie di riguardo, quello
per fino onorato con ogni specie di riguardo, quello che si preparava per consumare le vittime. La tradizione favolosa dice
odoro, nelle sue cronache dell’antich tà, dice che fu un re d’Egitto, per nome Vulcano, quello che insegnò agli uomini il m
altro I concordi fratelli : odj e zizzanie Seminar tra’ congiunti : e per le case Con mill’ arti nocendo, in mille guise In
’orrenda confusione prodotta in Tebe ; dalle Furie mandate da Giunone per vendicare Atamante ; nonchè quello che ebbe a sof
none per vendicare Atamante ; nonchè quello che ebbe a soffrire Ifide per la Furia suscitatale contro dalla vendetta di Giu
tizione, onorate con un culto particolare, quasi a voler scongiurare, per mezzo di preghiere e di adorazioni, lo spaventevo
In fatti secondo asserisce Euripide, il rispetto che i pagani avevano per le Furie, era cosi grande che non osavano nemmeno
no di tormentarlo ; e fu in esso che il celebre oratore Demostene, fu per un dato spazio di tempo ministro e sacerdote di q
a sopra un mucchio d’arme d’ogni maniera e fremente in tutto il corpo per tremito rabbioso. I pagani credevano che in tempo
ni credevano che in tempo di guerra il Furore spezzasse le sue catene per volare sui campi di battaglia, ove si compiaceva
a sua padrona tormentata dai dolori del parlo, Galantide fosse uscita per breve tempo dal palazzo della sua signora e che n
i strano. Sospettando che quella vecchia fosse la stessa Giunone, che per gelosia contro Alcmena le ritardasse il parto, pe
tessa Giunone, che per gelosia contro Alcmena le ritardasse il parto, per farla partire di là, dopo essere rientrata presso
nimale conosciuto sotto il nome di Donnola, condannandola a partorire per la gola. Al dire di Eliano, i Tebani adoravano qu
nosa che i moderni astronomi han chiamata Via lattea. Dice Ovidio che per questa via si andava al palazzo di Giove ; ed era
vidio che per questa via si andava al palazzo di Giove ; ed era anche per questa, che gli eroi avevano accesso in cielo. Al
ta dalle goccie di latte cadute dal seno di Giunone allorquando essa, per consiglio di Minerva, nudrì del suo latte il picc
vole fatto. Galatea amò passionatamente un bellissimo giovane pastore per nome Aci, dal quale fu controcambiata con tutta l
, tra’ fiori e l’ erba : Ben la sua voce allor cruda ed altera Passò, per quel che udii, la nona sfera. Ovidio — Metamorf 
quanto era avvenuto fra i due amanti, mentre egli cantava, reso cieco per furore di gelosia, lanciò un enorme masso sul pov
a, quando era incinta di questo bambino, consultò gl’indovini Galeoti per sapere la sorte del figlio ; ed essi le risposero
vano in nome della loro dea, e distribuendo immagini, filtri e rimedi per ogni male. Girando batteran gli eunuchi Galli Ca
onsacravano questo volatile a Minerva, come simbolo della vigilanza e per dimostrare che la vera saggezza non si lascia mai
, perdutamente innammorata di lui, abbandonava furtivamente il cielo, per inebbriarsi d’ amore nelle sue braccia. Narra la
2086. Ganimede. — Figliuolo di Tros, re di Troja, che si rese celebre per la sua incomparabile e femminea bellezza. Narra l
desta allegoria favolosa ha un fondamento storico che noi riporteremo per maggiore delucidazione. Tros re di Troja aveva un
seguito di signori e di valletti. Senonchè Tanalo, re di Lidia, prese per spie i Trojani e li fece tutti mettere in prigion
ni che accompagna ano il principe giovanetto e verso Ganimede stesso, per risarcimento di alcune vecchie ingiurie fattegli
enti interrogazioni che venivano loro fatte, senza muovere le labbra, per modo che sembrava che una voce aerea avesse rispo
te di un gatto. 2091. Ge. — Uno dei più antichi cronisti della favola per nome Sanconiatone, riferisce che Ge fu figlia d’I
degli Inachidi, il quale teneva il governo di Argo, allorquando Danao per sottrarsi alle persecuzioni del fratello Egitto,
che dal suo nome prese quella di Gelone, popoli che si resero celebri per la loro forza e pel loro coraggio, che li fece ge
ali ai donici segni dello zodiaco. 2100. Genio. — I pagani ritenevano per fermo che ogni uomo nascendo avesse avuto il suo
uo genio tutelare ; nè più nè meno che i cristiani, i quali ritengono per positiva e reale la guida celeste d’un Angelo Cus
no, perchè a somiglianza di questa divinità, che aveva due facce, una per l’avvenire l’altra pel passato ; il mese di Genna
rione a cui l’imperatore andò a chiedere un responso prima di partire per la spedizione nell’Illiria. Da ciò il cronista Cl
dire di qualche autore, era la stessa che Cerere o la Terra. E questa per altro un’opinione seguita da ben pochi scrittori
popolo ancora quasi selvaggio non aveva punto idea. Noi faremo notare per altro che non essendo la ghianda atta a nudrir l’
ωυ che significa gridatore, i greci davano questo soprannome a Bacco, per alludere alle alte grida, con che le baccanti cel
endo che sua madre lo avesse preso in sua compagnia, allorquando andò per le campagne della Sicilia, in cerca della rapita
vecchia Bauci V. Bauci e Filemone, Giacco, colle sue facezie, divertì per poco la madre sua e le dette a bere certo liquore
ua e le dette a bere certo liquore chiamato Cyceon, che valse a farle per brev’ora dimenticare la sua angoscia materna. Per
ne mitologica ripete a proposito di lui un fatto altrettanto doloroso per quanto poetico. Giacinto era così passionatamente
e amato da Apollo, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora per seguirlo da per ogni dove, e star sempre in sua c
o, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora per seguirlo da per ogni dove, e star sempre in sua compagnia. Un gio
cadeva sulla terra, Giacinto trasportato dall’ardore del giuoco corse per raccoglierlo, ma sventuralamente non fu in tempo
o di mal’occhio la preferenza che il giovane accordava a Febo, avesse per vendicarsi lasciato cadere il disco sulla fronte
una detta de’Giamidi, e l’altra dei Clitidi, alle quali era devoluto, per diritto ereditario, di servire alle funzioni degl
2120. Giana. — Era questo il primitivo nome della dea Iana, detta poi per uso abituale Diana. 2121. Giane. — V. Giano. 2122
nte a quello in cui l’oracolo aveva dato siffatto responso, s’imbattè per via in un fanciullo chiamato Giano, che era appun
dificazione della città Gianicola, e la cacciata di Saturno dal cielo per opera di Giove ; e ripete che Giano accogliesse a
ue visi, coi quali si è fin dai più remoti tempi rappresentato Giano, per dinotare che la potenza reale era divisa fra ques
no a vicenda le redini del loro governo. È detto ancora, che Saturno, per mostrarsi riconoscente della reale ospitanza, ave
i pagani invocavano il dio Giano in tutti i loro sacrifizi, ritenendo per fermo che egli fosse stato il primo ad istituire
Plutarco, nelle sue Quistioni Romane, asserisce esser due le ragioni per le quali Giano veniva raffigurato con due facce.
o che Giano avesse insegnato agl’italiani l’agricoltura, contribuendo per tal modo largamente alla loro civilizzazione : e
uori le mura di Roma. 2126. Giante. — Figliuola di Teleste e rinomata per la sua bellezza. Un’antica tradizione ripele, che
n’antica tradizione ripele, che ella fu tolta in moglie da un giovane per nome Ifi o Ifide che si cangiò in uomo lo stesso
o delle nozze. — V. Ifi. Tra le festiadi vergini costei Andò famosa per beltade egregia. E dal Dittéo Teleste ebbe i nata
vicinarsi del nemico. Immantinenti però la porta si apri ad un tratto per tre volte di seguito, senza che i ripetuti sforzi
er tre volte di seguito, senza che i ripetuti sforzi fatti dai romani per rinchiuderla, andassero coronati di successo. E c
ssero coronati di successo. E ciò, secondo riferisce Ovidio, avveniva per volontà di Giunone, la quale per gelosia contro i
, secondo riferisce Ovidio, avveniva per volontà di Giunone, la quale per gelosia contro i romani aveva tolto i ganci e abb
quella poria. Colpiti i sabini da siffatto prodigio si precipitarono per penetrare nella città, di cui si sarebbero certam
cielo. Diodoro lo fa marito della ninfa Asia, e padre di un figliuolo per nome Vespero, o più comunemente Espero ; mentre E
e pregò solo Apollo d’insegnargli la maniera di guarire le malattie, per mezzo della conoscenza dell’erbe e delle piante :
per mezzo della conoscenza dell’erbe e delle piante : e ciò egli fece per prolungare l’esistenza del suo amatissimo genitor
ntidi. È detto che Giasione sposasse Cibele, da cui ebbe un figliuolo per nome Coribante. Siccome Giasione perfeziono di mo
e ; volendo con ciò alludere all’agricoltura che è fonte di ricchezza per quelli che lavorano la terra. Dopo la morte, Gias
fu posto nel numero degli dei non solo come figlio di Giove, ma anche per aver contratto nozze con due dee. 2136. Giaso. — 
zzi di farlo morire. Ma Esone, spinto dalla forza dell’amore paterno, per sottrarre il figlio alle persecuzioni dell’usurpa
mposto dalla volontà degli dei, e lo stesso giorno si mise in cammino per alla volta di Jolco. Strada facendo giunse in vic
da sulle proprie spalle. Giasone accettò l’offerta della vegliarda, e per siffatta maniera traversò l’Anauro, e giunse all’
ato Giasone nella città di Jolco, attrasse dapprima tutti gli sguardi per la sua strana vestitura ; e la sua nobile e bella
taggio paterno, e gli restituisse l’usurpata corona. Ma Pelia, astuto per quanto perverso, avendo osservato l’interesse che
ro ; e quindi non è strano che fece, con ogni sollecitudine, spargere per tutta la Grecia la nuova della prossima sua spedi
piuti i preparativi del viaggio, riunì tutti coloro che erano accorsi per dividere con lui gloria e periglio, e ordinò un s
cronache, sotto il nome di spedizione degli Argonauti, la quale ebbe per scopo di andar nella Colchide, onde rapire ad Aet
li in seguito l’abbandonò, lasciandola incinta. Quelli è Jason, che per cuore e per seuno Li Colchi del monton privati fe
o l’abbandonò, lasciandola incinta. Quelli è Jason, che per cuore e per seuno Li Colchi del monton privati fene Egli pa
per cuore e per seuno Li Colchi del monton privati fene Egli passò per l’isola di Lenno. Poi che le ardite femmine spiet
a. Dante — Inferno — Canto XVIII. Minerva e Giunone stessa, sempre per proteggerlo, convennero fra di loro di fare che M
si a farsi giuoco dell’audacia del giovane eroe, aveva prescritto che per avere il possesso del vello d’oro, avesse dovuto
prezioso deposito. Giasone sicuro dell’appoggio di Medea, e protetto per forza d’amore, dalle arti incantatrici di lei, ac
poscia lanciò nel mezzo di un numeroso stuolo di guerrieri, che come per incanto sursero da quelli, una grossa pietra, ond
ioso vello, e quindi, presa con sè Medea, s’imbarcò coi suoi compagni per alla volta della Grecia. Ritornato a Joico si pre
stituzione del trono paterno, che ora gli era doppiamente dovuto, sia per essere suo retaggio, sia per gli enormi pericoli
che ora gli era doppiamente dovuto, sia per essere suo retaggio, sia per gli enormi pericoli che aveva dovuto affrontare o
conquistarlo. Ma Pelia trovò mezzo di traccheggiare il giovane ancora per qualche tempo, finchè Medea, mal soffrendo di ved
spalle ; e si c’insegne. E si c’incalza, che parea perduta Ogni speme per noi — Furente allora. Fremo in ridirlo. allor Med
tragedia Atto I Scena III. Giunti a Corinto, vissero in quella città per lo spazio di dieci anni, secondo le cronache dell
i verso Medea ; e calpestando le promesse ed i giuramenti, la ripudiò per sposare Creusa, figlia di Creonte, re di Corinto,
eno crudele ingiuria ; imperocchè la rivale Creusa, il resuo padre, e per fino i due figliuoli di Medea che ella uccise di
, questi ebbe da Anobret un figliuolo al quale pose il nome di Gehud, per essere unico. Avendo dovuto Saturno sostenere una
ratteri di cui particolarmente si servirono gli Egiziani ed i Caldei, per esprimere senza parlare i loro pensieri. La parol
o, perchè gli Egiziani quando cominciarono a servirsi di questo mezzo per comunicarsi le loro idee senza parlare, cominciar
uesto mezzo per comunicarsi le loro idee senza parlare, cominciarono, per disegnare e scolpire diverse figure di animali, d
anzi furono le figure più sovente ripetute dai Gieroglifici, non solo per le diverse attitudini ed usi delle differenti mem
ttitudini ed usi delle differenti membra del corpo dell’uomo ; quanto per la moltiplicità di esse. Il senso configurato, e
egiziani volevano far servire i diversi Gieroglifici, che adoperavano per rendere un’idea ; così per esempio, per allontana
re i diversi Gieroglifici, che adoperavano per rendere un’idea ; così per esempio, per allontanare la folla dalla casa di u
Gieroglifici, che adoperavano per rendere un’idea ; così per esempio, per allontanare la folla dalla casa di un ministro o
ata principale, venivano disegnati vari occhi e varie orecchie umane, per dimostrare che nulla sfugge agli dei e che essi v
o i primi egiziani le figure Gieroglifiche, ma se ne servirono ancora per comporre dei discorsi interi. Al dire di Clemente
Atene, ed erano destinati particolarmente all’insegnamento dei novizi per tutto ciò che riguardava i misteri della loro dea
si dava agli indovini, che si servivano delle cognizioni astronomiche per spiegare i gieroglitici e che erano tenuti in som
ste fantastiche e soprannaturali personalità della mitologia pagana ; per altrettanto differenti sono le varie opinioni deg
ed altri ; ripetono che i Giganti fossero figli della Terra, la quale per vendicare la morte dei suoi figliuoli Titani, ste
liuoli Titani, sterminati dagli dei, li avesse vomitati dal suo seno, per farli ministri della sua collera. E come sotto a
surato, Che avea come una grotta oscura in fronte In vece d’occhio, e per bastone un pino, Onde i passi fermava. Virgilio 
mati di essa, fanno continua menzione di uomini che si resero celebri per la loro gigantesca figura. Cosi, al dire di Virgi
cadavere nell’isola di Lemnos, la cui testa era di tale grandezza che per riempirla di acqua bisognò vuotarvi due intere zu
ed una porzione del cranio, che furono portati nella città di Erice, per ordinamento dei magistrati ; e che in quella porz
dall’altra latina Gigas. Si dava questo soprannome a Pallade Minerva, per ricordare che essa aveva aiutato Giove suo padre
alange dei Giganti, essi al dire di vari scrittori e poeti rotolarono per nove giorni nel vuoto e finalmente nel decimo fur
rpetua la notte. Gige era anche il nome di un pastore del re di Lidia per nome Candaule, del quale la cronaca mitologica na
do la sua modesta professione, la terra si sprofondo in diversi punti per continue ed abbondanti piogge. A Gige prese vaghe
olcata la terra, e posto ad esecuzione il suo audace disegno, penetrò per oscuro e tenebroso cammino finnei visceri della t
evitare l’imminente spargimento di sangue, fu convenuto di rimettersi per una decisione, a quanto avrebbe risposto l’oracol
avrebbe risposto l’oracolo di Delfo ; il quale fu favorevole a Gige, per il che egli restò pacifico possessore del trono.
combattimenti, in cui gli atleti che vi prendevano parte, erano nudi, per essere più liberi nei movimenti del corpo. Da pri
giere e corte tuniche ; e non fu che alla 32’ Olimpiade, che un greco per nome Orcippo, introdusse l’uso di andare nudi. Ne
perto il fatale mistero in cui era avvolto il suo incesto, si appiccò per disperazione. e la sua madre e moglie (Moglie e
cui Pausania ed Omero, i quali asseriscono che l’incesto di Giocasta, per essere stato incontanente scoperto non obbe alcun
a opera noi ci siamo già avvalsi di numerosissime citazioni, le quali per esser tutte tolte ai classici serittori antichi e
ome testimonianze irrecusabili della verità di quanto esponemmo. Così per esempio il cronista Ateneo, descrivendo una magni
figurato identicamente al crepuscolo dell’aurora, ma senza la torcia, per alludere che quell’ora della sera va a precipitar
mani le redini di uno dei cavalli del carro di Diana, ossia la Luna, per significare che all’ora del Crepuscolo serale, su
tale era la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i romani per aver questi, quando combatterono contro i Galli s
e Allia, fatto un sacrifizio nel giorno dopo gl’Idi di luglio ; e che per la stessa ragione i Fabii furono tutti uccisi nel
se. Infatti gli scritti dell’antichità rivelano, come essi ritenevano per giorni infausti quelli in cui sacrificavano alle
nne ; la sesta chiamata Lemuria nel mese di maggio ; gl’Idi di marzo, per essere stato in quei giorni ucciso Giulio Cesare 
to mai sospetto di quella pietosa astuzia materna. Rea la scelse già per cuna fida Del suo figliuolo, e, per celarlo megli
tuzia materna. Rea la scelse già per cuna fida Del suo figliuolo, e, per celarlo meglio, Quando piangea, vi facea far le g
iclopi di fabbricargli il fulmine, il tuono, ed il lampo, se ne servi per detronizzare il padre suo, e rendersi così padron
te. CALLIMACO — Inno a Giore — trad. di DIGNIGI STROCCHI. Restò così per alcun tempo pacifico signore del mondo ; finchè i
ero Giove padre di un eguale sterminato numero di figli ; Non quando per la sposa Issionea, Che Piritóo, divin senno, prod
ssero in altre contrade il culto ; e finalmente moltissimi dal motivo per cui gli erano stati innalzati dei templi o consac
sola di Creta si vedeva il sepolcro di un Giove, il quale aveva avuto per padre Saturno. La tradizione mitologica, appoggia
o al quale essi andavano debitore di un tanto bene ; ed allora fu che per nascondere la origine di lui, lo dissero figliuol
ro i figliuoli di Noè. Altri vogliono che essendosi i Titani dispersi per tutta la terra, avessero indefinitivamente esteso
e Giove avesse diviso coi suoi fratelli l’ immenso dominio, ritenendo per sè i paesi orientali, l’Olimpia e la Tessaglia ;
tichità. 2163. Giovio — Uno dei soprannomi di Ercole che a lui veniva per esser figlio di Giove. 2164. Giromanzia — Specie
ravano con tanta celerità, intorno al cerchio tracciato, che finivano per cadere per terra, e dall’unione delle differenti
tanta celerità, intorno al cerchio tracciato, che finivano per cadere per terra, e dall’unione delle differenti lettere sul
luogo a numerosi errori, e sovente anche ad ingiustizie. Giove allora per mettere un argine al grave sconcio, creò i due su
il Tartaro e i campi Elisi, in un luogo chiamato campo della Verità, per alludere che non vi poteva mai penetrare nè la me
alludendo così al giogo, che durante la cerimonia nuziale, si metteva per poco sopra gli sposi. In Roma vi era una piccola
mezzo alla quale sorgeva un altare consacrato a Giunone Giuga, e che per questa ragione si chiamava Vicus Iugatinus. 2169.
lissimo, interamente nudo, e con una torcia accesa nella mano destra, per dinotare che portava i bollori della stagione. 21
so Enea. Secondo Virgilio, nella notte in cui Troja cadde, incendiata per mano de’greci, non sapendo Enea col padre Anchise
spinse a questa risoluzione, che fu poi cagione della loro salvezza, per mezzo di un prodigio. ……e la materna scorta Segu
i Tacito, avea nome una delle prime Vestali, la quale si rese celebre per la sua grande virtù, che le valse, dopo la morte,
i gli animali. Solo la ninfa Chelonea ricusò di tenere l’invito, e fu per questo cangiata in tartaruga V. CHELONEA. Giove e
l’ingannava del continuo, assumendo moltiplici e differenti aspetti, per darsi buon tempo con le sue innumerevoli amanti,
e tentò liberarla, fu da Giove precipitato dall’Olimpo con un calcio, per modo che percosse violentemente sulla terra e ne
cio, per modo che percosse violentemente sulla terra e ne restò zoppo per tutta la vita. Per altro i mitologi asseriscono c
ti muliebri, e di tutti gli ornamenti, e presiedeva anche alla moneta per modo che veniva sovente chiamata col soprannome d
gine, in Egittò e nella Siria. In Italia ed in Grecia si trovavano da per ogni dove templi, oratori, are ed oracoli a lei d
sparviere erano gli uccelli a lei consacrati, ed è questa la ragione per la quale si vedono auche oggidi, molte statue di
a del nome di Giove, che deriva da juvans pater. V. Giove. Finalmente per completare le notizie storicomitologiche de gli s
a celeste protettrice . Presso i greci le donne giuravano comunemente per la loro Giunone, e questo giuramento era ritenuto
uenza, che la istituzione dei giuochi pubblici, presso i pagani, ebbe per motivo apparente la religione ; ma lo studio dell
i divertimenti, la sua gran parte ; imperocchè la gioventù acquistava per mezzo di questi esercizi, amore alle cose militar
ntano Le spalle, il sudor gronda, e spessi appaiono Pe’larghi dossi e per le coste i lividi Rosseggianti di sangue. Ambi de
ferenti formole di giuramenti, ma la più comune era quella di giurare per Giove Pietra — Deum Lapidem — Gli dei stessi giur
di giurare per Giove Pietra — Deum Lapidem — Gli dei stessi giuravano per le acque stigie, e questo giuramento era ritenuto
labile o sacro. Giove presiedeva ai giuramenti, e i pagani ritenevano per fermo che il violatore d’un giuramento veniva col
a a proposito dell’inviolabile giuramento che gli dei stessi facevano per le acque stigie, che avendo la Vitto ria figlia d
riconoscenza verso di lei, comandò che tutti gli dei avessero giurato per le acque stigie ; e che quello che avesse violato
tradizione col dire che gli dei essendo beati ed immortali giuravano per lo stigie, che è un fiume di mestizie e di dolore
giuravano per lo stigie, che è un fiume di mestizie e di dolore, come per una cosa completamente ad essi contraria ; e che
o spergiurato. Presso i romani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giurav
Presso i romani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirit
o di giurare per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e per
per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e per Castore e Po
e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e per Castore e Polluce, con u
ente essi giuravano per Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e per Castore e Polluce, con una formola particolare V.
romani anche nei misteri Eleusini. Le donne gioravano ordinariamente per le loro Giunoni, e gli uomini per i loro genii V.
. Le donne gioravano ordinariamente per le loro Giunoni, e gli uomini per i loro genii V. Giunoni. Sotto il governo degl’im
otto il governo degl’imperatori romani, era comunissimo il giuramento per l’imperatore regnante. Al dire dello storico Svet
la mano. I greci la raffiguravano con una bilancia ed una spada nuda, per dinotare che la giustizia premia e castiga, dopo
valse ad impedire il fatale duello, nè a salvare Turno, il quale morì per mano di Enea, e allora Giuturna disperata si gett
e ne servivano particolarmente nei sacrifizi della dea Vesta, ragione per la quale si chiamava l’acqua della fontana di Giu
a Valle — Medea — tragedia Atto 2.° Scena III Sposata da Giasone, fu per gelosia fatta morire da Medea con un cinto avvele
uco, avendo fatto troppo e frequente uso di miele, era presso a morte per anemia ; e che un famoso medico per nome Dracone,
uso di miele, era presso a morte per anemia ; e che un famoso medico per nome Dracone, lo avesse ritornato alla sanità per
he un famoso medico per nome Dracone, lo avesse ritornato alla sanità per mezzo di un suo specifico. Glauco fu similmente i
e se fossero ancora nel loro naturale elemento. Colpito da quel fatto per sè stesso semplicissimo, Glauco non dubitò che l’
nti colpito da un ardente ed indomabile desiderio di cangiar natura ; per modo che si precipitò in mare ; ove al della trad
fatto rimango, e a lungo incerto, Investigarne la cagione agogno ; Se per voler d’un nume, o per lo succo Dell’erbe il fatt
o incerto, Investigarne la cagione agogno ; Se per voler d’un nume, o per lo succo Dell’erbe il fatto nacque. Or qual virtu
ppando, Fra’denti il maciullai. Disceso appena Era il succo novel giù per la gola, Quando tutte le viscere commosse Mi sent
pito. Nè restarmi potei, là dove io m’era. E, terra, dissi, sovra cui per sempre Ilo di posar cessato, io ti saluto ; Ed il
ui per sempre Ilo di posar cessato, io ti saluto ; Ed il corpo tuffai per entro all’onde. Con ceremonie di compagno, accolt
Bacco l’abbandonò ; e si dette ad amarla con passione ; ma che Bacco per castigarlo lo avesse fatto legare ad un albero co
era nipote di Bellorofonte, la cui famiglia era sacra all’eroe greco per dritto d’ospitalità, depose a terra l’asta che av
ambiarono le loro armi, volendo con ciò dimostrare che se pure nemici per ragioni di patria, essi erano amici per l’affetto
dimostrare che se pure nemici per ragioni di patria, essi erano amici per l’affetto che li legrava insieme. Glauco ricordan
ui parlammo più sopra. Egli si rese celebre nei fasti del paganesimo, per la sua destrezza e per la sua forza ; cosa che gl
Egli si rese celebre nei fasti del paganesimo, per la sua destrezza e per la sua forza ; cosa che gli valse più volte gli o
tenti la lotta. Però a principio Glauco con tutta la sua forza, stava per essere vinto, allorchè suo padre Dimilo, gli grid
mo. I pagani davano questo nome ad una specie di magia, che si faceva per compiere i maleficii. I genii malefici erano i so
Mida, re di Frigia, aveva un carro, il cui giogo era legato al timone per mezzo di un nodo di così intrigato e difficile ma
l’impero della Asia. L’imperatore Alessandro, trovandosi di passaggio per la Frigia, ebbe vaghezza di vedere il nodo Gordia
zione dell’oracolo lo riguardasse personalmente, fece molti tentativi per scioglierlo ; ma non essendone venuto a capo, tem
temendo che i suoi soldati non avessero da ciò tratto cattivi auspici per le battaglie avvenire, lo tagliò con un colpo di
lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ; uno dei quali gli serviva per tirare il carro, e l’altro per arare la terra. Un
jo di buoi ; uno dei quali gli serviva per tirare il carro, e l’altro per arare la terra. Un giorno, mentr’egli lavorava, u
acolo, il quale rispose che la pace sarebbe ritornata nel loro paese, per mezzo di un re che fosse venuto ad essi su di un
o padre e con sua madre, seduti su di un carro. Allora riconoscendolo per l’uomo cui accennava l’oracolo, lo elessero re, e
ella bellissima Castianira, la quale, al dire di Omero, rassomigliava per la sua bellezza alle dee. Gorgizione morì all’ass
a sua bellezza alle dee. Gorgizione morì all’assedio di Troja, ucciso per mano di Teucro con una freccia che avea mancato E
goni — Queste tre sorelle figlie di Forco, dio marino, e di una donna per nome Ceto, formavano la triade che insieme alle A
ro Giugurta, avendo incontrata una delle gorgoni le dettero la caccia per farla morire, ma essa li prevenne e con uno sguar
notizie pervenuteci dagli scrittori dell’antichità, sulle gorgoni ; e per quanto moltiplici sono i ragguagli trasmessici su
o di foltissimi e lunghi crini. Il citato scrittore ripete che Annone per conservare memoria dello strano avvenimento, face
na razza di cavalle allevate dai Fenici, i quali avevano un loro capo per nome Perseo. Queste erano le donne coperte di pel
dir ! mercè del vento E non d’altri imenei gravate il fianco Fuggono per montagne e per convalli. Virgilio — Delle Georgi
l vento E non d’altri imenei gravate il fianco Fuggono per montagne e per convalli. Virgilio — Delle Georgiche — Libro III
95. Gortina — Detta anche Cortina, città dell’isola di Creta ; famosa per gli ottimi pascoli che vi si trovavano. Riferisce
serpenti, ben presto Cornelia moglie di Tiberio sarebbe morta ; e che per contrario cesserebbe egli stesso di vivere, se la
Talia, Egle ed Eufrosina. Presso i popoli dell’antichità ve ne erano per altro alcuni, come i Lacedemoni, i quali non rico
ania mette nel numero delle Grazie, la dea della Persuasione, volendo per tal modo indicarci che il mezzo più efficace a pe
I pagani ritenevano le Grazie come vergini ; sebbene Omero ne dà una per moglie al dio del Sonno ed un’altra a Vulcano. Un
le statue ed i simulacri di questi ultimi, eran vuoti nello interno, per modo che aprendosi vi si trovavano quasi sempre d
nnalzare in loro onore un tempio, e a stabilire un culto particolare, per il che fu detto ch’egli fosse loro padre. Secondo
io, riferisce Apollodoro, ch’essendovisi recato Minosse, re di Creta, per offerire un sacrifizio alle Grazie, nel momento c
he lo stesso dio dell’eloquenza, avea bisogno dell’aiuto delle Grazie per persuadere. E ciò deve ritenersi anche per i temp
no dell’aiuto delle Grazie per persuadere. E ciò deve ritenersi anche per i templi consacrati alle nove Muse, le quali dove
ò solo si limitava la superstiziosa venerazione, che i pagani avevano per queste tre divinità ; imperocchè essi a render lo
i abitanti del Chersoneso, in una grave congiuntura in cui versavano, per eternare la memoria di questo fatto, innalzarono
e nella destra un piccolo gruppo rappresentante le tre Grazie, e ciò per significare che se con la sinistra feriva, con la
più alto della divinità, vera forza della terra e dell’aria. Vi sono per altro molti monumenti dell’antichità greche e rom
a nell’isola di Delo, in una festa celebrata in onore di questo eroe, per solenuizzare la sua vittoria contro il Minotauro
a dire la più alta intelligenza umana, che si offre ostia espiatrice, per la redenzione universale. 2213. Halden. — I cimbr
non solo divise, ma nemiche fra loro ; e non si riunirono insieme che per combattere Brahma. Gl’indiani rappresentavano Har
e ad un pestello, ch’essi ritengono come sacri e dei quali si servono per infrangere il legno dell’albero Hum. 2217. Heja. 
una singolare credenza su questo volatile. Si vuole che l’ibi avesse per il primo fatto nascere l’idea di servirsi dei cri
lla città di Sparta, ove aveva già avuto numerose richieste, ond’egli per evitare le contese che sarebbero certamente surte
netta. Icario pero che amava teneramente la figlia sua, fece di tutto per persuadere il genero a restar seco, onde non sepa
rio segui correndo i veloci corsieri, che gli rapivano il suo tesoro, per modo che Ulisse, stanco della tenace importunità
odarono, fossero detti dal nome di lui mare e isola d’Icaro. Diversa, per altro, sebbene informata su questa base, è la fav
poeti dell’antichità, si vuole che Dedalo, famoso operajo fabbricasse per sè e pel figliuolo delle ali, le cui penne erano
e per sè e pel figliuolo delle ali, le cui penne erano unite fra loro per mezzo della cera, e che con queste ali intraprend
da principio si attenne strettamente alle raccomandazioni paterne, e per non breve tratto, l’aereo viaggio segui senza acc
ed infuocati le spalle del temerario giovanetto, liquefecero la cera per modo, che mancato ad un tratto l’appoggio che lo
abbrucia e fonde ; Invan l’ignude braccia Icaro scuole, S’ajuta invan per non cader nell’onde : L’aure con l’ali più prende
mente era il nome di un figliuolo di Afareo, re di Messenia, il quale per essere della schiatta degli Eolidi, e per consegu
o, re di Messenia, il quale per essere della schiatta degli Eolidi, e per conseguenza, parente di Giasone, lo seguì nella C
olidi, e per conseguenza, parente di Giasone, lo seguì nella Colchide per la famosa spedizione del Vello d’oro. Ida prese a
tempi il grido Di fortissimo avea, tanto che contra Lo stesso Apollo per la tolta ninfa Ardi l’arco impugnar……. Omero — H
figliuola di Leucippo, da lui sposata in seconde nozze. Però Polluce, per vendicare il fratello, trucidò Ida stesso. 2235.
madre Idea, con pubblici giuochi e sacrifizii solenni ; e portandosi per le strade la statua di lei a suono di flauti e di
ata composta di 80 vascelli, e si distinse in più di un fatto d’arme, per l’intrepidezza del suo valore. Il gran mastro di
moderni, fra cui il Fénélon, nelle sue avventure di Telemaco. Vi sono per altro alcuni autori, i quali asseriscono che il p
abitanti della novella città riconoscenti verso la memoria d’Idomeneo per aver egli mantenuto in vigore le savie leggi di M
tarono gli onori divini e gl’Innalzarono eroici monumenti. Tale non è per altro l’opinione del cronista Diodoro, il quale a
onava istantaneamente la morte. Le cronache ripetono che l’Idra fece, per più tempo orrende stragi di uomini e di animali,
circostanze della palude di Lerna, ov’essa aveva il suo covo. Ercole per combatterla pensò di salire su di una piccola big
lta impalcatura, specie di teatro, su cui tutti gli abitanti salivano per adorare, con le mani levate verso il cielo, quest
mazione presso i greci, ed è scritto che Pitagora stesso, se ne servì per tutta la vita. 2248. Idullo. — Così si chiamava l
e del suo amore paterno a far ritorno presso di lui. Ma Evadne sorda, per disperato dolore, alle preghiere del vecchio geni
ecchio genitore, si precipitò sotto i suoi occhi sul rogo del marito, per morire con lui. Ifi fuori di sè alla vista terrib
darsi la morte, ma Stenelo, suo nipote, ne lo impedì promettendogli, per calmare il suo dolore di vendicare sui tebani, la
sarete. Ifi finalmente era il nome di una schiava giovanetta rinomata per l’eleganza delle sue forme, e che divise una nott
li argivi, la quale fu tolta in moglie da un medico chiamato Melampo, per questo singolare avvenimento. Narra la cronaca, c
la divina maestà del luogo ; avessero mostrato un sacrilego disprezzo per la dea, proclamandosi più belle di Giunone stessa
che credendosi cangiate in vacche, si dettero a correre furiosamente per la campagna. Proteo, addolorato di vedere le prop
mano di una di esse, all’uomo che le avesse guarite. Un famoso medico per nome Melampo, a cui la tradizione ripete che Apol
venne genero del re. 2251. Ificlo. — Fu figlio di un re di Tessaglia, per nome Filaco. Non avendo potuto aver figli, dopo v
se stemperato quella ruggine in una coppa di vino, e ne avesse bevuto per dieci giorni. Ificlo eseguì alla lettera le istru
ronache dell’antichità aggiungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu uno dei più fedeli amici di Erc
rittore riferisce che nella città di Festo viveva un uomo poverissimo per nome Ligdo il quale aveva una moglie chiamata Fel
credere al marito che si fosse sgravata d’un maschio. La cosa rimase per lungo tempo nascosta, perchè forse per un miracol
a d’un maschio. La cosa rimase per lungo tempo nascosta, perchè forse per un miracolo che gli dei vollero operare in favore
pagnia di Ifide, onde implorere l’ajuto del cielo. Infatti dopo avere per qualche tempo pregato, nel far ritorno presso il
atria e di gloria che Agamennone le pose sott’occhio finì ella stessa per accettare eroicamente il sacrifizio della propria
orso che Achille era pronto a portarle ; preparò ella stessa l’altare per l’orribile cerimonia, e spinse il suo eroico cora
ti ne risentono il colpo ; ma improvvisamente Ifigenia sparisce, come per incante, e sull’ara si trova, svenata e palpitant
Ifigenia la quale avesse dovuto recarsi in Tauride, e servire la dea, per un dato numero di anni, come sacerdotessa. Il cro
raffacendo la scrittura del re, di lasciar partire la figlia Ifigenia per alla volta del campo greco ; ove la giovanetta sa
in Tauride nella Scizia ove fu fatta sacerdotessa del tempio, e dove per doveri della sua carica l’era imposto d’iniziare
l’ara della dea Diana tutti i forestieri che approdavano in Tauride ; per modo che Oreste e Pilade furono entrambi presi e
do che Oreste e Pilade furono entrambi presi e trascinati nel tempio, per esservi sacrificati ; allorchè Ifigenia, avendo i
i. Vedi questo nome. Ifimedia aveva avuto da suo marito una figliuola per nome Pancratide, la quale stando un giorno con su
Ifito. — Re dell’Elide, che si rese celebre nei fasti del paganesimo, per aver ritornato in vigore la celebrazione dei giuo
te sciagure ; onde il re di Elide pensò di recarsi in persona a Delfo per consultare l’oracolo di Apollo, ed avere così il
ropriamente nella città di Elide, nel tempio consacrato a Giunone, fu per lunghi anni conservato il disco d’Ifito, sul qual
a di Esculapio e della ninfa Lampezia, famosa nei fasti della favola, per la bellezza. Igiea aveva nella città di Sicione,
raccio un grosso serpente che ripiegandosele sul seno sporge la testa per bere nella coppa ch’ella ha nella mano sinistra.
dati da Ila, ai quali dettero anche il carico di provvedersi di acqua per la navigazione. Ila però non fu più rinvenuto dai
rapito. Ercole intanto che lo aveva carissimo, discese sulla spiaggia per ricercarlo facendo risuonare gli echi di quelle r
discendesse dalla nave insieme a Telamone, e ad altri suoi compagni, per tagliare le legna sul monte Ida, onde fabbricare
gni, per tagliare le legna sul monte Ida, onde fabbricare un vascello per la spedizione di Troja ; e che il rumore prodotto
 — Queste due giovanette si son rese celebri nei fasti del paganesimo per il ratto che Castore e Polluce fecero di esse, ne
che Castore e Polluce fecero di esse, nel momento istesso che stavano per dare la loro fede di spose, a Linceo ed Ida, cugi
i gemelli. Narra la tradizione che Linceo ed Ida ricorsero alle armi, per vendicare l’offesa mortale, ma nel conflitto Cast
suo padre la concesse in moglie a Polinnestore, re di Tracia, famoso per le sue crudeltà. Durante il decennio assedio di T
lo Polidoro, suo fratello, bambino ancora nelle fasce ; e conoscendo, per prova, il perverso animo del marito, fece passare
persona, e ripetono che il saggio re avesse promulgata codesta legge, per avere esatta conoscenza del numero dei cittadini
lo sposo, esortò il figliuolo Ilio ad andare in traccia di suo padre, per cer care di saperne il destino. Ilio cedendo alle
orquando Euristeo mosse alla testa di un esercito alla volta di Atene per scacciarne gli Eraclidi, Illo, duce supremo delle
Pelopidi ; e la guerra minacciava di durar Inngamente, allorchè Illo, per porvi un termine, mandò ai nemici un bando di sfi
vanetta ateniese e non potendo nemmeno sperare di farla sua un giorno per esser ella di nobile e ricca famiglia, si content
r esser ella di nobile e ricca famiglia, si contentò di seguitarla da per ogni dove, felice di poterla almeno vedere e di s
ntanto, che nella città di Atene si cominciavano a fare i preparativi per le feste di Cerere, che con gran pompa si celebra
ch’egli amava. La proposta fu accettata e Imene parti la sera stessa per l’isola dei corsari alla testa di una forte mano
altare. 2271. Imero. — Figlio di Lacedemone e di una ninfa bellissima per nome Taigete. A proposito di questo giovanetto le
tradizione che essendosi Imero tirato addosso l’ira di Venere, la dea per vendicarsi fece in modo, che una sera egli senza
il fiume Imero cangiasse nuovamente il suo nome in quello di Eurola, per una consimile congiuntura V. Eurota. Imero era an
tre i greci ne ammettevano tre : entrambi questi popoli le invocavano per la distruzione dei nemici. Così Sofocle, nel suo
to un altare ed un uccello, propriamente la pernice, che nòn sappiamo per quale ragione era ritenuto presso i pagani come u
e gli mostrò la persona che avea consumato il furto. Il poeta tacque per allora, ma essendosi lo stesso sogno ripetuto per
to. Il poeta tacque per allora, ma essendosi lo stesso sogno ripetuto per tre notti di seguito, all’indomani del terzo gior
ettiva di dei indigeti a tutti gli eroi che essi avevano divinizzato, per mezzo dell’apoteosi, come per esempio, a Romolo,
gli eroi che essi avevano divinizzato, per mezzo dell’apoteosi, come per esempio, a Romolo, a Giulio Cesare, a Vesta ecc.
da principio se non una specie di arte ignota e misteriosa, la quale per mezzo di assiduo studio sugli avvenimenti del pas
eno a ribocco di superstiziose credenze : tanto più poi perchè l’uomo per sua natura preoccupato sempre ed inquieto dell’av
o sguardo dolce e malinconico ; e seduta tra un toro ed un bue, forse per indicare che l’indulgenza ammanzisce gli animi pi
brutali. 2284. Inferno. — Questa parola veniva adoperata dai pagani, per denotare in generale, il luogo dove andavano tutt
della terra ; e ciò, secondo l’opinione di Cicerone, veniva asserito per esprimere che dev’essere agli uomini indifferente
terra, ove si muoia, l’anima avea sempre a percorrere eguale distanza per giungere all’Inferno. I poeti dell’antichità ass
lla morte, traversando il lago d’Averno ; ed Omero ripete, che Ulisse per scendere all’Inferno, traversò l’oceano dal paese
ò l’oceano dal paese dei Cimmeri. Il cronista Apulejo, fa, che Psiche per discendere all’Inferno e presentarsi a Plutone, p
ri di Cerere, perchè bisognava essere iniziato al culto di quella dea per assistervi. 2286. Ino. — Figlia di Cadmo e di Arm
, figliuoli del primo letto di suo marito ; e tanto che, sapendo che, per diritto di primogenitura, sarebbe a questi spetta
imento dei propri figliuoli, pensò di far morire i suoi figliastri, e per raggiungere con più sicu rezza lo scopo crudele,
avendo, secondo alcuni, fatto avvelenare il grano ; e secondo Igino, per averne consumato il germe facendolo bollire). E s
cendolo bollire). E siccome in ogni pubblica calamità, i pagani avean per costume d’interrogare l’oracolo, così quando si c
ora placata dalla morte di Semele, perseguitò Ino, sorella di quella, per aver preso cura del piccolo Bacco, figlio di Giov
o di durissime battiture ; sotto le quali la sventurata sarebbe morta per certo, se non si fosse trovato a passar per di là
sventurata sarebbe morta per certo, se non si fosse trovato a passar per di là Ercole, il quale ritornava dalla Spagna. L’
presso la celebre indovina Carmenta, onde sapere da lei quale sarebbe per essere il proprio destino, e quello del figlio su
e delle donne gravide e che la invocavano insieme a Deverra e Piluno, per essere protette contro le persecuzioni del dio Si
ime, nel momento stesso che esse venivano esaminate, onde significare per mezzo di quelle, la loro volontà. Però presso gli
tto é ’l guardo, Lividi sono i denti e rugginosi : Verdeggia il petto per lo fiele : aspersa Di veleno è la lingua : il ris
ghito, la sorprese un giorno mentre usciva sola della casa paterna, e per impedirle la fuga, la ricinse di una densa nuvola
terra, in preda a gelosi sospetti e disgombrò la nuvola. Giove allora per sottrarre la sua amata al furore della moglie, ca
rvò anche sotto la novella sembianza tutto l’incanto delle sue forme, per modo che Giunone stesso non potè fare a meno di a
e straziandola senza riposo, la costrinse ad andare errante e raminga per città e per borgate. Incalzata così dalla vindice
la senza riposo, la costrinse ad andare errante e raminga per città e per borgate. Incalzata così dalla vindice mano della
nfatti, presso quasi tutti gliantichi scrittori, è detto che Giunone, per vendicare sull’odiata giovanetta la morte del suo
una grossa mosca, la quale pungendola senza posa, la mise in furore, per modo che agitata in strana guisa, e quasi demente
ntichità, che Io, sacerdotessa di Giunone, fu amata da un re di Argo, per nome Api, il quale era soprannominato Giove ; e c
avesse fatto rapire Io, affidandola alla custodia di un suo seguace, per nome Argo, il quale Api avesse fatto uccidere per
di un suo seguace, per nome Argo, il quale Api avesse fatto uccidere per riavere la sua amante. Questa però temendo la ven
a sua amante. Questa però temendo la vendetta della regina, s’imbarcò per lontani viaggi su di una nave, che avea nella pro
enerale presso i pagani, era che gli dei si rivelassero agl’uomini, o per mezzo dei sogni ; o con un’azione reale ; o final
i facevano le più ricche offerte. Finalmente gl’ Iperborei ritenevano per fermo che Apollo discendesse nella loro isola, og
ola di Delo, ove Apollo a causa di questa grande devozione che aveano per lui quegl’isolani, veniva generalmente additato c
lle. V. Danao e Danaidi. Ipernestra invece di pugnalare il suo sposo, per nome Linceo, gli porse il mezzo di sottrarsi alla
ciagura che lo minacciava. Danao intanto, sdegnato contro Ipernestra, per averla trovata ribelle agli ordini suoi, la fece
osse Epito così violentemente negli occhi, che lo sciagurato fu cieco per tutta la vita. Ippio era anche il soprannome part
l tempo stesso della natura umana e di quella del cavallo. È a notare per altro che non sono pochi gli autori dell’antichit
avalli erano esenti da qualunque fatica e si lasciavano andare liberi per le strade e per le campagne, magnificamente barda
nti da qualunque fatica e si lasciavano andare liberi per le strade e per le campagne, magnificamente bardati e coperti di
ienze fenicie, fosse stato il primo a scoprire quella fontana, che fu per questa ragione chiamata fonte delle muse —  V. Mu
egno di possederla solo, ricorse ad un’astuzia altrettanto colpevole, per quanto turpe era il suo amore. Essendo egli posse
do il patto sanguinoso, appena scesi dal carro furono posti a morte : per modo che Enomao si credeva già unico possessore d
ti contro di lui, gli suscitarono contro Pelope, al quale concessero, per la disfida, quattro immortali destrieri, e fecero
podete. — Al dire di Pausania, un tale soprannome era dato ad Ercole, per essergli attribuito il singolare fatto che riport
ata degli Orcomeni, avanzata fino nella pianura di Teneto, in Beozia, per combattere i Tebani ; Ercole pensò di ricorrere a
l’ inimico e fece legare le code dei loro cavalli, le une alle altre, per modo che, al momento della battaglia la cavalleri
nne ; perlocchè si tirò sopra il terribile sdegno di Venere, la quale per vendicarsi ispirò a Fedra, madrigna di lui una vi
ano del proprio padrone, lo trascinarono nella loro corsa precipitosa per modo che, dopo poco, altro non rimase del belliss
riga dirigeva il temo. Ecco il mostro pararsi a lui davanti. Onde far per paura alla quadriga Dar volta indictro : e se i c
oti sparsero la voce, che Ippolito fosse stato preservato dalla morte per volere degli dei, dai quali fosse stato ammesso i
e racconta, che ai tempi di Numa Pompilio, comparve in Italia un uomo per nome Virbio, il quale abitava nella selva Aricina
per nome Virbio, il quale abitava nella selva Aricina e si spacciava per Ipppolito figlio di Teseo, miracolosamente risusc
adorare la dea Fedra, si recava quasi ogni giorno in quel tempio, che per la sua elevata posizione, dominava la pianura ove
o, da lui creduto spia dei Pelopidi. Narra la tradizione, che Apollo, per vendicare la morte di uno dei suoi sacerdoti, ave
a quale racconta che Ippotoo, fosse, appena nato, esposto in un bosco per ordine di Cercione, suo avolo ; e che quivi egli
che avendo le donne di Lenno trascurati gli altari di Venere, la dea per punirle, le rese di un tale insopportabile odore,
gli uomini, e in una sola notte ne uccisero quanti ne capitarono loro per le mani. La sola Ipsipile abborrendo dall’ atto s
uesti, V. Giasone) fu assunta regina al governo dell’isola, che tenne per qualche tempo pacificamente. Allorquando gli Argo
e accolse regalmente benigna gli avventurieri navigatori, e trattenne per lungo spazio di tempo Giasone stesso, dal quale e
missione che avea giurato di compiere, e volle ad ogni costo partire per alla volta della Colchide. Invano Ipsipile pianse
di quell’amore interamente sodisfatto, volle assolutamente partire, e per calmare la disgraziata giovanetta le giurò, come
della sventurata sedotta ; l’ amore col quale ella lo avea amato ; e per fino i figli di cui lo avea reso padre. Intanto p
cevano figliuola di Taomante, il cui nome significa in greco ammirare per dimostrare che non c’ è cosa più mirabile dell’ar
pposta al pianeta maggiore ; e le si attribuiva, secondo Esiodo, Ello per sorella, perchè in lingua greca questa parola vuo
le i tre numi promisero di concedere qualunque cosa avesse domandata, per ricompensarlo della lieta accoglienza. Irieo allo
e il nome di un ricco greco, ricordato nelle cronache dell’ antichità per aver fatto costruire dai celebri architetti Trofo
o Magno. 2329. Iro. — Nativo dell’ isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di
ativo dell’ isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di Penelope e per la sua
ebre per le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di Penelope e per la sua grande povertà, da cui i suoi concittadini
cui veniva incaricato, così fu detto Iro dai due vocaboli greci ιρῆν per ῆρην che significano portar la parola. Egli avea
viveva alla porta di un palazzo un mendico, il quale era reso famoso per la sua fame, che non era mai satolla. Egli era di
a famosa favola Isiaca, non restano ora che delle copie. Dallo studio per altro delle figure che ci sono restate della favo
se della dea Iside. Al dire di Diodoro e di Plutarco, esse scorrevano per le strade della città, coperte di lunghe vesti di
ano congiunti coi legami maritali nell’ alvo stesso della madre loro, per modo che Iside nell’ istesso momento in che nacqu
che nacque, era già gravida di un figlio. Iside ed Osiride regnarono per più tempo in Egitto, vivendo fra loro nel più per
re, colpito da morte istantanea. Presso i romani, sebbene fosse stato per lungo tempo proscritto il culto della dea Iside,
i Cadmo. Qualche tempo dopo, Ismeno figliuolo della sventurata Niobe, per liberarsi dagli atroci dolori, che gli cagionavan
un banchetto. Deioneo di nulla sospettando, tenne l’invito, e si recò per questo nella città di Larissa ove Issione si trov
dergli l’ospitalità ; tutti respinsero spaventati l’atroce assassino, per modo ch’ egli fu costretto ad errase per molto te
aventati l’atroce assassino, per modo ch’ egli fu costretto ad errase per molto tempo, fuggendo la luce del giorno, nè pote
larghezze dell’ospite suo, del quale sedusse la moglie, intrattenendo per più tempo con essa, un’ infame tresca. Avvertito
onde fece travestire coi ricchi abiti della principessa, una schiava per nome Nefele, la quale entrata di notte nella came
rdinario benefizio fu pagato da una ingratitudine tanto più abbietta, per quanto audace, imperocchè Issione acciecato dalla
a cui il nettare degli dei avea stravolta la ragione, nen se ne dette per offeso e solamente consigliò alla moglie di aderi
po di fulmine, precipitò Issione nel fondo del Tartaro, dove Mercurio per suo ordine, legò lo sciagurato millantatore ad un
guiti con la maggiore magnificenza ogni tre anni, e questa usanza era per i Corinti così importante, che anche allorquando
e si astenevano dal recarsi in Corinto, in quella occasione ritenendo per fermo quanto un’ antica tradizione favolosa della
della loro città, asseriva a questo proposito. Gli Eleati ritenevano per fermo, che avrebbero evitate gravi sventure col n
eati che avesse assistito a quei giuochi. I giuochi istmici marcavano per i greci una data epoca ; nè più, nè meno che la c
ultimo vi fu anche introdotta la rappresentazione di una gran caccia, per la quale i Corinti facevan venire da lontane cont
itto gran numero di odi in onore dei vincitori dei giuochi istmici, e per questa ragiòne il quarto libro delle opere di lui
l paese dei Corinti. Chiamato a giudice della querela Briareo, questi per conciliare le differenze, decise che il paese int
sa come la patria di Ulisse, il più astuto dei greci. Omero l’ha resa per questa ragione, celebre nella sua immortale Odiss
dalla propria madre e presentato in orrido banchetto al suo genitore per atroce vendetta — V. Filomena e Progne. 2352. Iti
nnome di Giove, col quale veniva particolarmente adorato in Messenia, per un magnifico tempio che egli aveva sul monte Itom
ta cangiò il suo sesso e divenne uomo. V. Ifide. Jante era già famosa per la sua bellezza, quando si maritò con Ifide, sebb
— Plù comunemente detto Giapeto. Fu uno dei giganti che Giove fulminò per aver dato coi suoi compagni la scalata al cielo.
e di Ercole, e compagno di tutte le sue fatiche. Egli si rese celebre per la sua grande perizia nel condurre il carro a qua
ne gli sarebbe tornata funesta, fece sposare Megara a Jolao, il quale per la grande affezione che aveva per lo zio, accondi
ce sposare Megara a Jolao, il quale per la grande affezione che aveva per lo zio, accondiscese anche in ciò a fare il voler
infatti alcuni pretendono che ella fosse figlia di un re della Lidia, per nome Giardano ; ed altri, segnatamente Ovidio e S
roprio figliuolo in quella stessa grotta, ove lo aveva partorito ; ma per quel santo istinto della maternità, che parla pot
e del tempio, inspirata da Apollo, concepì una passione quasi materna per l’abbandonato bambino e lo allevò con solerte e v
to bambino e lo allevò con solerte e vigile affetto. Così Jone crebbe per varî anni sotto gli occhi della sua affettuosa li
one si acquistò l’affetto degli abitanti di Delfo e la loro fiducia ; per modo che, ad onta della sua età giovanissima, lo
ria di essere nell’avvenire il fondatore della Jonia. Xuto addolorato per non aver figliuoli, dopo qualche tempo di matrimo
ortossi a Delfo, onde saper dall’ oracolo che cosa avesse dovuto fare per averne ; e l’oracolo rispose che la prima persona
ra in esatta corrispondenza con la data del suo viaggio, lo riconobbe per figliuolo, e gl’ impose il nome di Jone, dalla pa
ortata la tazza avvelenata nel convito che Jone avea fatto imbandire, per sollennizzare il suo riconoscimento, il giovanett
Ma già i seguaci di Jone erano sul punto di avanzarsi contro di lei, per trascinarla al supplizio, quando la sacerdotessa
 — Dejoneo, figlio d’ Eurito, re di Tessaglia, ebbe da una giovanetta per nome Perigona, un figliuolo chiamato Josso. Diven
oi discesero gli Jossidi. A proposito di questi, scrive Pausania, che per una superstiz iosa credenza, piuttosto di famigli
o questo dio col nome di Jov che nella loro lingua vuol dire giovane, per dinotare l’eterna giovanezza di un dio. Presso i
na delle numerose varietà del gran fico delle Indie, e che è notevole per la sua ricca e splendida floritura. Le statue e l
della agricoltura. I popoli Carelii poi avevano altri dei particolari per l’avena, l’ orzo e la segala. 2390. Ker. — E opin
il novilunio. Kurù è una delle divinità alla quale i Bramani debbono, per legge della loro religione, offrire ogni giorno u
a contrada, Kolna è figlio di uno dei capi Scandinavi, il quale fondò per il primo la classificazione botanica sui caratter
le si rese immortale tanto nei fasti religiosi, quanto negli storici, per aver fatto costruire le famose piramidi d’ Egitto
inio asserisce, che una somma non minore di 1800 talenti, fosse spesa per il vitto di quegli operai. Le piramidi di Kopto s
o tempo ; ond’egli fece innalzare le due piramidi, di cui favelliamo, per deporvi quei corpi adorati. 2396. Krisna. — Nel c
profetizzato che un giorno, egli avrebbe jerduta la corona e la vita per mano di un suo nipote. Preoccupato da siffatte ap
la giovine regina avrebbe vissuto al di là di un giorno solo. Infatti per ben sette volte la dolente Devakì vide Kansa ucci
assordante strepito di gran numero di strumenti, sui quali si batteva per ordine della regina, stordisce i ministri del suo
uccide i Daitri scherani del perfido zio, che movevano contro di lui per compiere il sanguinoso mandato. Devakì intanto, i
non si assopiva giammai, affidò il figliuolo Krisna ad un re pastore per nome Nunda, ed alla moglie di lui detta Jasciada 
del loro latte il bambino ch’egli porta seco. Krisna allora, sapendo per volere divino che il seno che gli si porge è avve
erpente Kalinaga, ma Krisna lo uccide. Finalmente sottraendosi ancora per varii anni alle persecuzioni del traditore Kansa,
opo, Labda si maritò ad Echeone, figliuolo di un cittadino di Corinto per nome Echecrate, ed ebbe da quello un figliuolo ch
colo avea data a Labda, vollero uccidere il fanciullo, onde sua madre per salvarlo, lo nascose in una misura di biada che i
llo d’Egitto. Al dire di Erodoto, il laberinto di Egitto fu edificato per i dodici re, che secondo la tradizione storica, r
amente vi era un immenso, un enorme, uno sterminato numero di strade, per le quali si era forzati di passare e ripassare, g
edalo, sul modello di quello egiziano, ma in più piccole proporzioni, per ordine di Minosse re di quell’isola, il quale vi
onsacrato alla dea Giunone, sotto questo soprannome, e che era famoso per i ricchi donativi che lo adornavano. Questo tempi
magnifiche tegole di marmo che ne formavano il tetto, onde servirsene per la edificazione di un tempio della Fortuna, che e
lacco, i suoi contemporanei ritennero che quella morte fosse avvenuta per vendetta di Giunone Lacinia, la quale avesse per
morte fosse avvenuta per vendetta di Giunone Lacinia, la quale avesse per tal modo punito il tracotante che si facea reo di
loro posto. Ma la superstizione non si arrestò a questo avvenimento, per sè stesso semplicissimo ; imperocchè si credeva c
na istessa. 2405. Lacinio. — Cosi avea nome un famoso masnadiere, che per lung o tempo, desolò il paese di Crotone. Ercole
orgata dei Lacidi ; e che poi divenne famosa nei fasti del paganesimo per aver dato i natali a Milziade ed a Cimone figlio
anne che crescevano sulle rive del fiume Ladone, si servì il dio Pane per costruire il suo famoso flauto a sette canne, al
ava con sè dalla propria dimora. Le Lacenoforie erano feste istituite per la sola plebe. 2414. Laghi. — I Galli celtici ave
plebe. 2414. Laghi. — I Galli celtici avevano una grande venerazione per i laghi, che essi consideravano come altrettante
iere, andavano sulle sponde del lago, e un rappresentante individuale per le due parti, gettava ai corvi una focaccia, egua
, denomina Taida. Ella richiese al famoso Demostene, diecimila dramme per una notte di piacere, onde provocò la famosa risp
rema bellezza di lei. In una contrada della città di Corinto, si vide per lungo tempo un sepolcro, ritenuto comunemente per
di Corinto, si vide per lungo tempo un sepolcro, ritenuto comunemente per quello di Laide, sul quale si vedeva scolpita, co
agedia trad. di F. Bellotti. È questo il famoso Lajo che morì ucciso per mano del proprio figliuolo Edipo. V. Edipo. Se a
famosa cortigiana d’ Atene, figlia di Cleonora e che si rese celebre per la perizia con la quale suonava vari strumenti. T
con la quale suonava vari strumenti. Tolomeo primo re d’Egitto ne fu per lungo tempo pazzamente innamorato. All’ epoca del
due giovanette cretesi, le quali nel tempo che Trezene era tumultuosa per dissidii politici e discordie di partiti, abbando
i politici e discordie di partiti, abbandonarono la loro isola nativa per recarsi in quella città di cui esse ignoravano l’
lapidazione. 2419. Lampadi. — Gli antichi si servivano delle lampadi per tre usi principali. Le adoperavano nei tempii e p
ano delle lampadi per tre usi principali. Le adoperavano nei tempii e per gli atti della religione ; se ne servivano nelle
te le mettevano nei sepolcri. Quando una Vestale veniva sepolta viva, per aver lasciato spegnere il fuoco sacro della dea,
i molti chiari scrittori dell’antichità, che quelle lampadi ardessero per lungo tratto di anni senza bisogno di alimento. F
sogno di più ritoccarla. Il cronista Solino asserisce un fatto simile per una lampada inestinguibile, trovata dopo lunghi a
ostori. Plutarco istesso racconta, che un abitante della Lacedemonia, per nome Cleombroto, avesse vista una lampada perpetu
sonale interesse ad alimentare la superstiziosa ignoranza dei pagani, per prestar loro cieca fede. 2420. Lampadaforie. — Co
ano nome alcune pubbliche feste nelle quali si adoperavano le lampadi per le cerimonie dei sacrifizii. Segnatamente in Aten
della ninfa Climene. Al paro delle sue sorelle fu cangiata in pioppo, per aver troppo pianto la morte del fratello Fetonte.
Lampo. — Figlio di Laomedonte. Egli è ricordato nei fasti mitologici per essere fratello di Priamo. 2424. Lampos. — Detto
sso di tutta la testa e della parte superiore del corpo, lo strinsero per modo che quasi lo soffocarono. Finalmente coperto
uoi figliuoli fu da tutti ritenuta come il castigo del suo sacrilegio per aver osato di ferire il cavallo offerto a Minerva
statua che riproduceva fedelmente la cara immagine del suo sposo ; e per farsi una dolce illusione, sempre soave al suo cu
ormente afflitta, chiese in grazia agli dei che le avessero conceduto per sole tre ore di poter favellare con lo sposo ador
grazia, che gli dei impietositi gliela concessero. Mercurio infatti, per ordine di Giove discese all’inferno e ne trasse l
e una principessa di Epiro, che insieme a sua sorella Nereide, riuseì per poco tempo a sottrarsi al furore degli Epiroti, i
trad. di V. Monti. Tolta in moglie da uno dei tanti figli di Ercole per nome Telefo, Laodice fu ben presto abbandonata da
nsolare la derelitta figliuola, la rimaritò ad un figlio di Antenore, per nome Elicaone, ma questo secondo imeneo fu come i
figliuoli avesse raggiunta l’età maggiorenne. Laodice rimasta vedova, per spietata libidine di regno, avvelenò l’un dopo l’
e fu a parte di ogni buona e cattiva fortuna del padre, e lo seguì da per ogni dove, finchè caduta Troja, andò con lui nell
Laomedonte. — Figlio di Ilo e padre del famoso Priamo. Regnò in Troia per lo spazio di ventinove anni. Nei fasti dell’antic
nove anni. Nei fasti dell’antichità, questo famoso re si rese celebre per aver fatto circondare di fortissime e salde mura,
argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sdegnato contro Laomedonte, per non avergli data la promessa ricompensa dopo la c
i lavori, Laomedonte non restituì le ricchezze di cui s’era servito, per modo che Apollo afflisse il popolo troiano con un
uando la stessa figliuola del re Laomedonte venisse esposta al mostro per esser divorata. Laomedonte allora, piegando all’i
uesto monumento è quello stesso che fu abbattuto dai Troiani medesimi per dar passaggio al famoso cavallo troiano. V. Fatal
se cura dell’infanzia di suo nipote Ercole e lo ritenne presso di sè, per qualche tempo, nella città di Feneone, in Arcadia
popoli della Tessaglia che si resero celebri nei fasti dell’antichità per la sanguinosa guerra che sostennero contro i Cent
guinosa guerra che sostennero contro i Centauri, e che ebbe principio per una dissensione surta fra di loro, durante il ban
sò a Giunone la tresca amorosa che egli aveva con la ninfa Giuturna ; per il che sdegnato Giove le fece tagliare la lingua
tte motivo a quelle menti ottenebrate dalla superstizione di ritenere per fermo che le anime dei trapassati soggiornassero
mavano Lari le anime dei buoni, e Lemori quelle dei cattivi, le quali per altro venivano anch’esse onorate con certe sacre
degli dei Penati. Grandissima era la venerazione che i pagani avevano per queste loro divinità tutelari ; sebbene le cronac
osta propriamente sul monte Peneo, è celebre nei fasti del paganesimo per essere la patria di Achille ; e perchè Giove vi e
avano le anime dei perversi, e credevano che ritornassero sulla terra per tormentare i vivi. Le chiamavano anche genii, spe
alla regina Amata, un figliuolo che gli fu rapito da alcuni delfini ; per modo che non gli restò altra prole, che una leggi
per modo che non gli restò altra prole, che una leggiadra giovanetta per nome Lavinia, la quale per la sua bellezza, si vi
altra prole, che una leggiadra giovanetta per nome Lavinia, la quale per la sua bellezza, si vide ben presto scopo ai voti
o di Latino, e impossessatosi del trono, sposò la principessa e regnò per quarantasei anni. — V. Lavinia. 2448. Latmo. — Mo
di gemella prole Sgravossi, della suocera a dispetto. Fama è però che per fuggir lo sdegno Di Giuno, la puerpera da Delo Pu
VI Fav. III trad. del Cav. Ermolao Federico Finalmente dopo d’aver per lungo tratto di tempo errato alla ventura, espost
ema, fosse la vera madre di lui. Al dire del citato scrittore, Latona per sottrarre Apollo alle crudeli persecuzioni di Tif
Egizii. Infatti presso questi ultimi popoli, Apollo, ossia il sole ha per madre Latona (parola che significa nel linguaggio
dore. Anche i Tripolitani ed i Galli avevano una particolar divozione per questa dea, la quale veniva adorata anche sotto i
e Ateneo, nelle sue cronache. Narra il citato scrittore, che un greco per nome Parmenisco Netapontino, il quale per le sue
ato scrittore, che un greco per nome Parmenisco Netapontino, il quale per le sue immense ricchezze godeva del primato su tu
a azione sagrilega, fosse condannato dagli dei a non poter più ridere per qualunque cosa gli fosse avvenuta. Addolorato di
gli ricorse all’oracolo d’Apollo, onde sapere cosa avesse dovuto fare per essere liberato da tale castigo ; e l’oracolo ris
lmente in onore della madre degli dei. Era costume di portare in giro per la città in gran pompa la statua della dea, posta
el più alto silenzio. Una della porte di Roma veniva detta Lavernale, per essere nelle circostanze del bosco, consacrato a
me al re suo padre, improvvisamente, la flamma di cui ella si serviva per abbruciare i profumi sull’altare, si appiccò alla
ofumi sull’altare, si appiccò alla sua folta e magnifica capellatura, per modo che la ricca acconciatura di perle, di cui e
almente, spentosi il fuoco, e trovatasi la principessa incolume, come per miracolo, gl’indovini predissero che ella avrebbe
mo destino, il quale pero sarebbe riuscito funesto al suo popolo, che per cagione di lei avrebbe avuto a sostenere una lung
tanti del Lazio cominciarono a mormorare della lontananza di Lavinia, per modo che Ascanio fu costretto a ricercare della m
ripete che nel palazzo del re sorgeva un albero d’ alloro, il quale, per essere secolare, era tenuto con certo religioso r
ze della città di Alba ; propriamente dove si tennero poi le adunanze per le feste latine. Da quanto riferiscono le cronach
il re Tarquinio conchiuso un trattato di alleanza coi latini, volle, per eternare la memoria del fatto, che si fosse fabbr
e potuto, senza sospetto, dar sfogo all’amoroso desiderio onde ardeva per la bellissima Leda. Infatti la sua divina volontà
estra. Tindaro Re d’ Ebalia fu consorte Di Leda, la qual Testio ebbe per padre ; Giove in forma di Cigno oprò di sorte, Ch
ipete la tradizione a cui si attiene il citato poeta, che offesa Temi per la morte della sfinge, e per vedere spiegati i su
attiene il citato poeta, che offesa Temi per la morte della sfinge, e per vedere spiegati i suoi oracoli, mandò nelle campa
tra in atto di latrare inseguendo. Questo prodigio fu detto avvenisse per volontà di qualche nume, che non avea voluto perm
e l’offrì in dono a Procri, il quale poi finalmente lo donò a Cefalo, per la famosa caccia della volpe di Tebe. 2468. Lemno
stabilito le sue fucine, ove insieme ai Ciclopi fabbricava i fulmini per la destra vendicatrice di Giove. 2469. Lemuri. — 
e irrequiete. I romani credevano fermamente che il mezzo più efficace per allontanare i lemuri fosse quello di abbruciare d
re l’ ombra di Remo, suo fratello, da lui ucciso. È questa la ragione per la quale molti autori han creduto che la parola L
eternare l’invitto coraggio di Leonida e dei suoi trecento spartani, per la difesa del passo delle Termopili, si celebrava
della Grecia. Al dire di Pausania egli fu innalzato agli onori eroici per aver, dietro consiglio dell’oracolo, sagrificata
consiglio dell’oracolo, sagrificata la vita delle proprie figliuole, per salvare la patria. 2474. Lepreade. — Conosciuto a
avrebbe bevuto più vino. Ercole vinse sempre in tutti gli esercizii, per modo che Lepreo, ebbro di collera e di vino, sfid
lega francese. Nei fasti della mitologia, il lago di Lerna è celebre per la famosa Idra che fu uccisa da Ercole e che form
dra. V. Ercole. Euripide dice, che l’arme della quale Ercole si servì per uccidere il mostro era una falce d’oro. Al dire d
l rossore della vergogna. 2477. Lesbo. — Isola del mare Egeo, celebre per aver dato i natali alla famosa poetessa Saffo. Gl
della Lestrigonia, mandò due dei suoi seguaci verso il re del paese, per nome Antifate. Ma i messaggieri all’ingresso dell
ia trovarono la moglie del re, la cui speventevole vista gli inorridì per modo che essi vollero ritornare sui loro passi, e
trad. di I. Pindemonte L’immane voce del mostruoso signore rimbombò per tutta l’ isola, sì che i Lestrigoni dall’alto del
itornar sulla terra ad animare altri corpi ; ma che doveano aggirarsi per lo spazio di mille anni nel vuoto prima di esser
rti, e del quale la tradizione mitologica ripete, che dopo aver corso per una sufficiente lunghezza, scompariva ad un tratt
ufficiente lunghezza, scompariva ad un tratto rientrando nella terra, per poi ricomparire, ricco di abbondanti acque, vicin
Consisteva il Lettisternio in un sontuoso e splendido banchetto, che per più giorni, in nome ed a spesa della repubbblica,
ero interrogati i libri sibillini. Infatti i sacerdoti risposero, che per far cessare il castigo, bisognava celebraré una f
Storia Romana. Segui dopo la spiacevol vernata una pestilente state, per ogni sorta di animali ; ovvero dalla stemperanza
ate, per ogni sorta di animali ; ovvero dalla stemperanza dell’ aria, per la subita mutazioue in contrario, ovvero per qual
stemperanza dell’ aria, per la subita mutazioue in contrario, ovvero per qualche altra cagione : per la quale insanabil ma
la subita mutazioue in contrario, ovvero per qualche altra cagione : per la quale insanabil malattia, posciacchè né cagion
insanabil malattia, posciacchè né cagione, nè fine alcuno si trovava, per deliberazione del senato si videro i libri sibill
ri sibillini. I due nomini preposti alla cura de’ sacrifizii attesero per lo spazio di otto giorni a placare col lettistern
del cennato autore, questa cerimonia riusci completamente inefficace, per modo che si dovè ricorrere ad altra divozione per
tamente inefficace, per modo che si dovè ricorrere ad altra divozione per raggiungere lo scopo desiderato ; e questa fu la
e sue braccia, levandolo dalla terra, senza di che il bambino passava per illegittimo. Al dire del cronista Vossio, la dea
a avesse avvertito il poeta Stesicoro che egli aveva perduta la vista per effetto della collera di lei. Così almeno ripete
a giovanetta Dafne ; ma sapendo la grande avversione che essa nudriva per tutti gli uomini in generale, pensò che piuttosio
servava tutta la sua forza e la sua destrezza, e non trascurava nulla per tornar bene accetto a Dafne, così avvenne che ben
llo intanto che anch’egli avea concepito un ardente desiderio d’amore per la bellissima Dafne, sdegnato per vedersi respint
cepito un ardente desiderio d’amore per la bellissima Dafne, sdegnato per vedersi respinto, e preferito Leucippo, per vendi
ellissima Dafne, sdegnato per vedersi respinto, e preferito Leucippo, per vendicarsi ispirò a Dafne e alle compagne di lei
camo, settimo re dell’ antica stirpe di Belo. Leucotea si rese famosa per la sua stupenda bellezza, che vinceva d’assai que
ù belle donne dei suoi tempi. ….. Leucotea prole D’Eurinome la prima per beltade Tra le genti odorifere ; ma quando Crebbe
giovinetta. Orcamo intanto, avvisato da certa Clizia del tranello che per amore gli faceva Apollo, cieco di furore, e ceden
eva Apollo, cieco di furore, e cedendo alle perfide insinuazioni, che per gelosia del divino amante, l’abbandonata Clizia g
sse gettato sul corpo di lei un monte di sabbia. Apollo fece di tutto per salvare dell’ordibile morte la sua diletta, ma no
della sua amata, e la terra che lo ricopriva ; dalla quale surse come per incanto, quell’ albero che produce l’incenso. Il
veramente proibito alle donne schiave di entrare in quel tempio, e se per disavventura veniva una di esse sorpresa in quel
offrì ai suoi compagni uno splendido banchetto, ove Liba si inebbriò per siffatto modo, che nel tripudio osò violentare un
uccisori. Aggiunge la tradizione che trovandosi in Temessa un atleta per nome Eutimo, nel tempo stesso in cui dovea compie
re non bisogna confonderle con quelli. Durante le Liberali si portava per la città e per le campagne un Fallo in trionfo so
confonderle con quelli. Durante le Liberali si portava per la città e per le campagne un Fallo in trionfo sopra d’un carro 
quando correvano alcun pericolo, dal quale credevano di uscir immuni per la protezione di Giove Liberatore. 2502. Libero. 
nata dalle due dee, dette Adeona e Abeona, cioè l’Andare e il Venire, per alludere che essa poteva andare ove più le piacev
di loro concittadini ad interrogare l’oracolo di Bacco, nella Tracia, per sapere quale sarebbe il destino della loro città,
a colonna che sorgeva sul sepolcro d’Orfeo, si rovesciò e s’infranse, per modo che il Sole vide le ossa di Orfeo. Nella not
lli, che racchiudevano i misteri e la scienza di conoscere il futuro, per mezzo dell’esame delle visceri delle vittime. Li
lli che contenevano la maniera, ovvero il rito che si doveva compiere per consacrare le città, i templi, le mura, gli altar
il costume di portare nel tempio di Libitina una data somma di danaro per ogni persona che moriva. I ministri del tempio, c
i si attiene il cennato poeta, aggiunge che il corpo di Lica s’indurì per l’aria, ed egli fu cangiato in uno scoglio, che s
l’antica età narra che spinto Colui nell’ aere dalla man robusta, Già per la tema esangue, e d’ ogni umore Esausto, si muta
di cui Omero dice, che prestò al fratello Paride, la propria corazza per il singolare duello che quegli combattè contro Me
essere uscito di servaggio. In quel torno di tempo, Achille furibondo per la morte del suo amico Patreclo, Perchè si piang
mergendogli il brando fra la giuntura del collo ; e poi trascinandolo per un piede, lo scagliò nel mare. Strinse Achille l
’ Arcadia. Narra la tradizione mitologica che Licaone sì rese celebre per la efferata sua barbarie, la quale lo spinse a fa
servirle la sera al banchetto che dava al suo ospite. Ma ben presto, per comando di Giove, Licaone fu cangiato in lupo, e
o. Al dire del citato scrittore, gli abitanti dell’Arcadia ritenevano per fermo che oltre a questo Licaone, loro re, cangia
evano per fermo che oltre a questo Licaone, loro re, cangiato in lupo per vendetta di Giove, vi fosse stato un altro Licaon
milmente cangiato in quell’ animale, e che ogni dieci anni ripigliava per poco la forma umana, quante volte però si fosse a
La città di Licosura, la più antica di tutta la Grecia, fu edificata per suo ordine sui monti d’ Arcadia, e vi fece innalz
 : da ciò ha principio la tradizione favolosa, la quale ingrandendosi per le crudeltà di cui si rese col tempo colpevole Li
uno dei cronisti più accreditati del paganesimo, racconta che Licaone per indurre i suoi sudditi all’ osservanza delle sue
sua reggia, sotto le sembianze di uno straniero. I figliuoli del re, per accertarsi della verità di quanto asseriva il lor
ente fu ritenuto aver Licaone istituiti i sacerdoti Luperci. È questa per altro un’ opinione poco generalizzata. 2511. Lica
. Lico. — Fratello di Nitteo e usurpatore del trono di Tebe spettante per diritto a Lajo. Questo Lico, che taluni autori ch
gno di Ercole che lo seguì quando l’eroe combattè contro le Amazzoni, per comando di Euristeo. V. Ercole : Quando l’ eroe e
essendo Latona, sul punto di partorire, si fosse trasformata in lupa, per sottrarsi più facilmente alle persecuzioni di Giu
minentemente superstizioso, avevano in quella città tanta venerazione per quegli animali, che non solo non li uccidevano, m
, secondo Virgilio, era anche nominata la cortigiana Citeride, famosa per la sua bellezza. Essa veniva anche detta Volunnia
nio. Il poeta Cornelio Gallo l’ amò con passione, e Licori corrispose per qualche tempo all’ affetto di lui ; ma poi lo abb
orrispose per qualche tempo all’ affetto di lui ; ma poi lo abbandonò per darsi nelle braccia di Marc’ Antonio triumviro, i
quale alla sua volta la dimenticò del tutto, pazzo com’ era d’ amore, per la bellissima Cleopatra. ……. e ne dimandan tutti
, Licori La ninfa tua, e siegue un altro intanto Per nevi, e monti, e per armate schíere. Virgilio — Egloga X. trad. di An
latore della Lacedemonia, del quale la cronaca mitologica fa menzione per aver egli ricorso all’ oracolo di Delfo, onde far
ssi avessero scrupolosamente osservate le leggi di Licurgo. Raggiunto per tal modo, lo scopo desiderato, Licurgo fece sparg
di Aristeo, e secondo Virgilio, una delle compagne di Cirene, famose per la bianchezza del loro collo, e per la ricchezza
delle compagne di Cirene, famose per la bianchezza del loro collo, e per la ricchezza della bionda capellatura. ……… le ni
storico Plinio, si dava la strana prerogativa di rendere gli oracoli per mezzo dei pesci che vivevano nelle sue acque. Al
he veniva loro gettato, si riteneva come propizio augurio ; mentre se per contrario essi si allontanavano dal cibo, credeva
di Pindaro, Linceo vedeva fin nelle viscere della terra, la qual cosa per altro si può spiegare coll’ aver egli avuto grand
va con le dita. Da principio i pagani non si servivano della lira che per cantare le lodi degli dei ; poi fu adoperata nei
fu adoperata nei banchetti, nei sacrifizii, e se ne servirono i poeti per improvvisare. 2545. Liriade. — Ninfa oceanide, am
azione. V. Lapidazione. 2549. Litomanzia. — Divinazione che si faceva per mezzo di molti anelli di metallo, i quali spinti
le fu cangiata in quel fiore conosciuto sotto l’appellazione di Loto, per le preghiere ch’ella rivolse agli dei, ond’essere
Loto, in un completo oblìo di tutto. Io due scelgo de’nostri, a cui per terzo Giungo un araldo, e a investigar li mando.
tto di quelle che un esercito vittorioso celebrava dopo la battaglia, per espiare il sangue versato. Il nome di Lua viene d
i prieghi, Nè, quando a maturezza il feto arriva, Al nascer facil via per te si neghi. Ovidio — I Fasti — Libro II trad. d
delle vittime bruciate sugli altari di Luciniana, restavano immobili per qualunque si fosse l’impetuosità del vento che av
era, forse dal suo nome medesimo, consacrato a Diana Luna, ed è forse per questo che sui ruderi dei monumenti antichi si tr
te soggetti al potere delle donne, ed erano dominati da esse ; mentre per contrario gli adoratori del dio Luno, conservavan
esse ; mentre per contrario gli adoratori del dio Luno, conservavano per tutta la vita la loro maschia autorità sulle loro
al dio Luno, gli uomini vestivano da donna, e le donne da uomo. Forse per mostrare la promiscuità dei due sessi, attribuiti
lo e Remo. Lo storico Servio dice, che il nome di Lupercale le veniva per essere quella grotta scavata nel monte Palatino e
l tutto ignudi, tenendo in una mano il coltello di cui s’eran serviti per immolare le vittime, e tingendosi la fronte col s
battevano tutti quelli che incontravano e segnatamente le donne, che per altro ricevevano quei colpi assai volentieri, ed
un felice e sollecito parto. Altri autori asseriscono che la ragione per la quale i giovani correvano nudi nelle Lupercali
mandre da alcuni ladri, i quali approfittarono di quella congiuntura per fare il colpo. Però i due fratelli, e tutti i gio
Fasti — Libro II. trad. di Giambattista Bianchi. Aggiungeremo ancora per quanto riguarda la parte storico-mitologica della
razioni nel nono giorno dopo la nascita di un maschio, e nell’ ottavo per le femmine : talvolta si prendeva anche il quinto
’ ottavo per le femmine : talvolta si prendeva anche il quinto giorno per questa cerimonia dei bambini. Comunemente le lust
le lustrazioni. — V. Acqua lustrale. 2575. Lustro. — I romani avevano per antichissima costumanza di offrire un sacrifizio
oro dimore a seconda degli auspicii ; o se sia veramente patronimica, per la derivazione del capo della loro razza, a nome
e caratteristici della civiltà ellenica, saranno maggiormente limpidi per coloro che si faranno a studiare questo popolo ne
ella Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato da Giacobbe, per comando di Dio, in Bethel : 2. E Giacobbe, raun
mundamini ac mutale vestimenta vestra. 3. Venite e andiamo a Bethel per fare ivi un altare a bio, il quale mi esaudi nel
mo e da suo figlio Ismaele. Questo tempio gode il privilegio di asilo per ogni sorta di colpevoli ; ed è famoso pei pellegr
nell’iliade, libro V, traduzione di Vincenzo Monli. Poichè raggiunta per la folta ei l’ebbe Abbassò l’asta il fiero, e col
so del libro l deire al Cap. XXVIII della Bibbia. quando la Pitonessa per comando di Saul evoca l’ombra di Samuele : « 16.
comando di Saul evoca l’ombra di Samuele : « 16. E Samuele rispose : per qual motivo consulti me mentre il Signore si è ri
ato da te, ed è favorevole al tuo rivale ? 20. Subitamente cadde Saul per terra disteso ; perocchè si sbigotti alle parole
u Francesco Stabili, conosciuto però sotto il nome di Cecco d’ Ascoll per esser nato in questa città della Marca d’Ancona n
i far giungere il mare Adriatico fin sotto le mura d’ Ascoli. Citato, per un libro di astrologia, a comparire innanzi al tr
 — Fu moglie di Minosse, re di Creta : di lei la Favola racconta, che per soddisfare alla sua bestiale libbline, fosse sogg
hiudere ia una vacca di legno. 44. Giunone. — Giove volendo punirla per aver cospirato contro di lui nella guerra del Tit
lui nella guerra del Titani, ordinò a vulcano di sospenderla in aria per mezzo di due calamite, di appenderte sotto i pled
ata da Argiasp. 50. Dionisio. — Soprannome dato dal Greci a Bacco. per alludere che egli era stato loro padre. ed anche
ío ferisco ; perchè Giove si feri facendosi un’incisione nella coscia per salvare il bambino Bacco di cui Semele era incint
8 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
o, ma coll’ opera eziandio, in ogni mio frangente, tenne tutte le vie per giovarmi. Di che con questa mia dedicatoria inten
forta la bontà con cui l’E. V. R. ha compatita qualche altra cosuccia per me data alla stampa, in guisa che potrei dirle co
sull’intendimento di questa opericciuola, chè così verrà a scorgersi per avventura, non esser del tutto vana la mia fatica
mani della gioventù una Mitologia, la quale fosse ricca di erudizione per l’intelligenza degli antichi poeti, e scevra di o
e forse un po soverchiamente carica di greca e di latina erudizione ; per cui molti mi han consigliato a pubblicarne un dis
emidei (ημιθεοι), e finalmente degl’Infernali (υποκθονιοι, στυγιοι) ; per cui questo Compendio sarà in tre parti diviso.
mboleggiato sotto il nome di Satùrno, si satolla di anni ; o da satus per satio, seminagione, perchè quel nume la insegnò a
ia, ov’era in ispecial modo venerata. Si chiamava pure la Gran Madre, per esser nati da lei molti e grandissimi numi ; Opi
nsi Aborigeni (1) e ne riformò i sel vatici costumi, percui fu tenuto per un nume e chiamato figliuolo del Cielo, perchè si
(2). Egli sposò una figliuola di Giano e di Venilia, chiamata Canènte per la maravigliosa maestria nel canto. Or un giorno
maravigliosa maestria nel canto. Or un giorno andando Pico a diletto per un bosco, incontrò la maga Circe, la quale il toc
ed il cangiò nell’uccello detto pico (1). I compagni del principe che per la campagna il cercavano, furono dalla Maga anche
cangiati in orribili forme di fiere. Ma Canènte forsennata pel dolore per sei giorni si diede a discorrere per valli e per
Ma Canènte forsennata pel dolore per sei giorni si diede a discorrere per valli e per monti senza prender cibo e senza sonn
orsennata pel dolore per sei giorni si diede a discorrere per valli e per monti senza prender cibo e senza sonno. Finalment
ce. Fauno si vuole figlio di Pico e quindi nipote di Satùrno, ed avea per moglie Fauna, la quale dava gli oracoli alle donn
pio di Giano. I Latini adunque eran superbi di aver avuto Satùrno per fondatore di lor nazione e che nelle vene de’lor
tùrno, e si celebravano con allegria grandissima nel mese di Dicembre per cinque giorni detti da Catullo (4) i migliori fra
ima guerra Punica ; e finalmente, dopo la battaglia di Azio, regnando per Cesare Augusto grandissima pace in tutto il mondo
a scorza ed il legno di quell’albero, di cui si servivano gli antichi per iscrivere. Essi intonacavano leggiermente una tal
le lettere con un punteruolo di ferro (Stylus), la cui testa serviva per cancellare ciò che si era scritto. Chiròne da’poe
per cancellare ciò che si era scritto. Chiròne da’poeti fu celebrato per la sua giustizia e pietà : ritrovò non solo la ch
figliuolo di Satùrno ; ma mentre maneggiava le armi di Ercole, ferito per caso in un piede da una saetta intinta nel sangue
cui Giove donata l’avea a patto che un immortale avesse voluto morire per lui. Fu egli trasformato in una costellazione det
e membra, ruotavano il capo e cozzavano fronte a fronte come montoni, per cui ebbero il nome di Coribanti ; si tosavano nel
Cibèle, mentre pareva che volesse far danno alla propria persona, fu per pietà della Dea cangiato in pino, che fu poscia a
gevano l’amaro fato di Ati ; e chi colle chiome rabbuffate discorreva per le montagne, e chi percuoteva timpani e cembali,
bievoli banchetti. A Cibèle offerivasi un sacrificio detto Taurobolio per la consacrazione del gran Sacerdote, per l’espiaz
sacrificio detto Taurobolio per la consacrazione del gran Sacerdote, per l’espiazione de’delitti, e per la salute del Prin
r la consacrazione del gran Sacerdote, per l’espiazione de’delitti, e per la salute del Principe o di que’che l’offerivano,
io, sul quale s’immolava un toro colle corna dorate, di cui il sangue per quei forami colando, tutto aspergeva il Sacerdote
era il principal nume tutelare di Roma e specialmente della Terra, e per essa intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del
per essa intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del fuoco eterno fu per Enèa dalla Frigia recato in Italia ; ed i Frigii
resso al quale era il palagio del suo fondatore. Era di forma rotonda per significare l’universo ch’è rotondo, e nel cui be
so, perchè siccome eternamente risplendono gli astri nel cielo, così, per cura delle Vestali, sempre arder dovea il fuoco d
ublica. Era esso fuoco di legna che ardevano su di un focolare ; e se per colpa della Vestale o per caso veniva a spegnersi
legna che ardevano su di un focolare ; e se per colpa della Vestale o per caso veniva a spegnersi, si reputava prodigio per
lpa della Vestale o per caso veniva a spegnersi, si reputava prodigio per la cosa pubblica funestissimo, e la Vestale colle
col volto pallido e mesto. Spesso ha il capo velato o mezzo coperto, per dinotare che i tempi sono oscuri e coperti di un
a falce del tempo ogni cosa miete e distrugge. Si dipinge pure alato, per significare la velocità del tempo, o sotto figura
locità del tempo, o sotto figura di un serpente che si morde la coda, per mostrare l’eternità ch’è senza principio e senza
uta su di un cubo. Avea il capo coronato di torri e di merli di mura, per significare le città che sono come la corona dell
tre preziose e sparsa di fiori ; ed alle volte coronavasi di quercia, per ricordare che gli uomini un tempo nudrivansi del
Roma a Cibèle, la quale, coll’augusto capo coronato di torri ; lieta per vedersi madre di tanti numi, vien portata su pomp
ieta per vedersi madre di tanti numi, vien portata su pomposo cocchìo per le città della Frigia. Giano si dipingeva con due
ra prima e dopo del diluvio. Alle volte si dipinge con quattro facce, per indicare le quattro stagioni dell’anno cui egli p
di Giano, da una parte vedeansi le due facce, e dall’altra, una nave, per ricordare che Satùrno su di una nave erasi salvat
li. Il giorno sacro a Satùrno era infausto e malaguroso, specialmente per viaggiare. Da quest’indole di Satùrno venne il gr
ci e satirici, o perchè ritrovati in Italia che dicevasi Saturnia ; o per quella specie di malignità che si attribuiva a Sa
omini e degli Dei, chiamavasi Jupiter da’ Latini, quasi iuvans pater, per la somma beneficenza, con cui sopra tutte le crea
Quindi nella celebre formola augurale, Jove fulgente, tonante si dice per coelo fulgente ; ed in Orazio manet sub Jove frig
ano il vanto di aver veduto nascere questo nume fra loro ; ma i Poeti per lo più danno a’ Cretesi un tant’onore. Quindi il
indi il Sannazzaro : Cagion sì giusta mai Creta non ebbe Per Giove o per Giunon di gloriarsi. Or il natale di Giove è var
alla crudeltà del genitore. I quali aprirono alla figliuola quel che per decreto del Fato avvenir dovea di Satùrno e di Gi
fichi Giove fanciullo e senza que’ fulmini, de’ quali ebbe ad armarsi per debellare i Giganti ; sebbene altri l’intendano p
i ebbe ad armarsi per debellare i Giganti ; sebbene altri l’intendano per Giove nocivo, dal vedersi la statua di lui armata
ndano per Giove nocivo, dal vedersi la statua di lui armata di saette per ferire. Come poi Giove ottenuto avesse nella divi
ttenuto avesse nella divisione dell’universo l’impero del cielo, si è per noi detto nell’articolo di Satùrno. III. Poten
e la giustizia che governano l’universo ; ed egli ottenne il primato per ragione del potere e della forza che sedevan semp
orato qual altro Giove ; il quale di ciò adirato volea fulminarlo, ma per intercessione di Apòllo, eui Perifante avea consa
u sì maraviglioso che il mondo da’ Greci fu chiamato κοσμος, l’ordine per eccellenza. Or fra tutte le create cose la più be
mo uomo a somiglianza degli Dei, dandogli un sembiante nobile e fatto per mirare il cielo. Nel che traluce la vera origine
ette uccise l’uccello e liberò Prometeo da quel supplizio. Or Giove, per vendicare il temerario attentato del fig. di Giap
tutt’i doni. Altri dicono che gli Dei, mal sofferendo che Giove volea per se solo il poter formare degli uomini, fabbricaro
rono questa donna e tutti l’arricchirono de’ loro doni ; e che Giove, per vendicarsi di ciò, comandò a Mercurio di recarla
razione di mali. Epimeteo, dimentico del consiglio del fratello, apri per curiosità la fatale cassetta, da cui uscirono in
di una sapienza tutta divina ; e l’anima, un fuoco tratto dal cielo, per indicare la sua origine da Dio. Potrebbe pur dirs
eguire l’empio attentato, il figliuol di Latòna li uccise ». L’Olimpo per forza di un gran tremuoto fu distaccato dal monte
on lasciò l’implacabile mostro d’inseguirli. Essi, vinti dal terrore, per consiglio del Dio Pan, pigliarono sembianza di an
pposta tutta quanta è la Sicilia. Spesso invano fa tutt’i suoi sforzi per liberarsi da quell’eterno peso che sdegna, gettan
ggidì Ischia, dalla quale vogliono che un tempo fu distaccata Procida per forza di orribile tremuoto. Il che ha dovuto aver
o giace sepolto in Arimis (εν Αριμοις) luoghi dell’Asia Minore famosi per frequenti tremuoli e per sotterranei fuochi. Alcu
(εν Αριμοις) luoghi dell’Asia Minore famosi per frequenti tremuoli e per sotterranei fuochi. Alcuni dicono che i Giganti m
a e ferocia, che insolentivano contra gli Dei e gli uomini, a’ quali, per dinotarne la forza, gli antichi diedero corpi smi
ove nacque una razza di uomini crudeli e spregiatori de’ Numi. Giove, per domare siffalla genia, tenne il gran concilio deg
e crudele ed empio, fu trasformato in lupo ; ovvero ebbe la malattia, per la quale gli uomini credonsi trasmutati in lupi,
meteo e di Pandora, o di Climene ; e Pirra, di Epimeteo ; tutti e due per pietà fra gli altri uomini insigni. I quali veden
bio denotava una povera, ma pietosa vecchierella. Or viaggiando Giove per la Frigia con Mercurio che solea portar seco per
Or viaggiando Giove per la Frigia con Mercurio che solea portar seco per compagno, da niuno furono accolti che da que’ vec
chi. Dall’una parte e dall’altra eran dodici stanze o piccioli palagi per gli Dei maggiori, e nel bel mezzo una sala magnif
li palagi per gli Dei maggiori, e nel bel mezzo una sala magnifica sì per deliberare e sì per banchettarvi. Omero però nel
i maggiori, e nel bel mezzo una sala magnifica sì per deliberare e sì per banchettarvi. Omero però nel principio del XX. li
andare(1) alla gran sala del celeste consiglio passar doveano i Numi per la via lattea ( γαλαξια, orbis lacteus, via lacte
serene, tutto luccicante di minute stelle, e di un notabile candore, per cui ha preso il nome dal latte. A destra ed a sin
suo cocchio, Giove era solito di passeggiare. E’ fama che Mercurio fu per qualche tempo allattato da Giunòne, e che dal poc
curio fu per qualche tempo allattato da Giunòne, e che dal poco latte per caso caduto dalla bocca di lui si fosse formata l
Nell’Iliade (2) si legge che teneva gran tavola co’ Numi nell’Etiopia per dodici giorni ; e gli Etiopi vi son chiamati irre
iopia per dodici giorni ; e gli Etiopi vi son chiamati irreprensibili per l’innoncenza de’ costumi ; il che forse ha dato l
tarle processionalmente intorno alla Libia, facendo feste grandissime per dodici giorni ; il che pure ha potuto dar luogo a
primo quant’oro fu bello : Fè saporose con fame le ghiande, E nettare per sete ogni ruscello. L’ambrosia era propriamente
amente al suolo e fu occasione di molto ridere alla celeste brigata ; per cui Giove la rimosse da quell’uffizio ; e per com
alla celeste brigata ; per cui Giove la rimosse da quell’uffizio ; e per compenso fu data in moglie ad Ercole, col quale a
e degli Dei, Rapito in cielo, perchè fosse a Giove Di coppa mescitor per sua beltade, Ed abitasse cogli Eterni. Monti. St
ricoprivano le spalle nell’andare alla pugna. Virgilio però pare che per egida intenda una corazza, un’armatura da petto,
rmatura da petto, su cui era il capo della Gorgone. Diremo quindi che per egida i poeti intendevano ora lo scudo, ora la co
ν αιγιδα ειπισειειν). Allorchè i Greci si ponevano in bella ordinanza per andare al combattimento, Errava Minerva in mezzo
le sorelle essa sola era mortale. Or sì bel pregio de’ capelli perdè per volere di Minerva, la quale per vendicare l’onor
e. Or sì bel pregio de’ capelli perdè per volere di Minerva, la quale per vendicare l’onor del suo tempio da lei oltraggiat
in una cesta coperta di cuoio espose alla discrezione delle onde ; ma per volere di Giove fu essa dal mare trasportata pres
uesta guisa una tal favola (1). Polidètte desideroso di sposar Danae, per disfarsi di Persèo, già adulto, finse di dover ce
solenni nozze con Ippodamìa, principessa greca di famosa bellezza ; e per farle più splendide, ordinò che ciascuno degl’inv
li, in pena di tanta baldanza, legarono la figliuola a quello scoglio per essere divorata da una balena. Altri dicono che l
avesse esposto alla balena la figliuola Andromeda ; al quale oracolo, per timore de’suoi popoli, fu costretto ubbidire. Or
u costretto ubbidire. Or Persèo, vedendo l’orrendo mostro avvicinarsi per divorare la donzella, si pone coraggiosamente all
ed uccide la bestia con applauso grande de’ riguardanti. Dopo di che, per lavarsi le mani, nascose fra certe piante marine
(1), ritornato Perseo a Serifo, vi ritrovò la madre Danae, la quale, per fuggire le insidie di Polidette, erasi col fratel
fu fondatore della città di Micene, ed uno degli eroi dell’antichità per lunghe e malagevoli imprese celebratissimo. Medus
la regale donzella, la quale fra le disperate lagrime delle compagne, per mare, tutta fuori di se per lo spavento, fu trasp
fra le disperate lagrime delle compagne, per mare, tutta fuori di se per lo spavento, fu trasportata nell’isola di Creta.
mpo nella Tracia con Telafassa, sua madre, questa morta, andò a Delfo per consultare l’oracolo della futura sua sorte. Il q
admo uccise quel mostro con un colpo di pietra, o colla sua spada ; e per consiglio di Minerva ne seminò i denti, da’ quali
; ma Ovidio favoleggia alquanto diversamente, come anderemo divisando per far cosa grata a’ studiosi giovanetti. Stanco orm
mai Cadmo (2) di più cercare la sorella Europa, ed esule dalla patria per comando dell’ingiusto genitore andò a consultare
e il cammino e sulle orme di essa giunge in non conosciuta terra, ove per volere del fato sorger dovea la novella città. Eg
 ; e forse la venuta di Cadmo mosse grandi discordie civili fra loro, per le quali perirono non pochi uomini ; e di que’ ch
ve ed Autonoe ; le sventure delle quali sì conte nelle favole vinsero per modo l’animo dell’infelice genitore, che colla mo
e ogni nove anni scendeva in una spelonca profondissima del monte Ida per ricevere nuove leggi, la giustizia delle quali fe
uove leggi, la giustizia delle quali fece si che i poeti lo ponessero per giudice dell’inferno. Era forse un re di moltissi
i altri figliuoli, avea egli avuto Androgeo, il quale andato in Atene per le feste Panatenee, vi riportò tutt’i premii dovu
tori ; percui Egeo, re di Atene, o secondo altri, gli Atleti Ateniesi per invidia l’uccisero. Minos mosse tosto a farne ven
rte, o di Pandione, re di Atene, del quale si parlava molto a que’ dì per la sua chioma tutta di bellissímo oro, dalla qual
cise l’aureo crine del genitore, mentre dormiva, ed il recò al nemico per metterlo al possesso della città. Ma Minos, per t
ed il recò al nemico per metterlo al possesso della città. Ma Minos, per tanta di lei empietà inorridito, ricusò di seco c
om’essa desiderava ; percui gittossi disperatamente nel mare, o vi fu per ordine di Minos precipitata. Il corpo di lei fu d
uccello, o pesce detto ciris. Niso poi, mentre inseguiva la figliuola per punirla, fu trasformato in una specie di sparvier
iffusamente si racconta la favola di Niso e di Scilla. Giorgio Sabino per questo crine fatale di Niso intende un qualche ar
e nobili giovanetti, i quali tratti a sorte spedir si doveano a Creta per essere miseramente divorati dal Minotauro. Si rac
anima e vita, percui i Greci dedalce chiamavano le macchine, le quali per se stesse si muovono senza che ne apparisca la ca
arisca la cagione. Inventò pure non pochi strumenti di grande utilità per le arti, come la scure, la livella, il succhiello
odoro, avendo ritrovato l’intera mascella di un serpente, se ne servì per tagliare un picciol pezzo di legno e così inventò
o, si ricoverò in Creta e chiese la protezione di Minos. E qui fu che per colpa del suo ingegno avendo offeso quel principe
eguendo gli accorti consigli del padre, alzò troppo alto il suo volo, per cui il calore del solle, liquefacendo a poco a po
ua patria, si ritirò nella Cilicia, e s’impadronì della Licia ; e ciò per una contesa avuta col fratello Minos. Si vuole ch
lle isole del Mediterraneo, le quali volentieri a lui si soggettavano per averle liberate da’ corsali, e per aver dato a qu
i volentieri a lui si soggettavano per averle liberate da’ corsali, e per aver dato a quegli abitanti giustissime leggi.
ove e di Leda ; o di Tindaro, fig. di Ebalo e re della Laconia, detti per ciò Tindaridi (Tyndaridae), ed Ebalidi (Oebalidae
lli, e nati dalla stessa sua madre (1). nulladimeno essi son chiamati per lo più Dioscuri (Διοσκουροι, i. e. Διος κουροι, I
ri (Διοσκουροι, i. e. Διος κουροι, Iovis filii), o figliuoli di Giove per eccellenza. Or Polluce era insigne per la maestri
s filii), o figliuoli di Giove per eccellenza. Or Polluce era insigne per la maestria nel giuoco del cesto, o pugilato ; e
di avere il primo ritrovato il giuoco del cesto. Percui Virgilio (1) per lodare Bute ed Erice di segnalata destrezza nel c
ano da Amico e dalla gente de’ Bebrici. Or questo re tutti coloro che per sorte giungevano nel suo regno, obbligava a seco
incipi Ida e Linceo, fig. di Afareo. Questo Linceo era celebratissimo per l’acutezza della vista ; percui fu scelto a pilot
Teocrito, vicino alla tomba di Afareo ; ed in esso, Castore fu morto per man di Linceo. Polluce vendicò la morte del frate
esso, da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi ad unirsi da se per fabbricare le mura di Tebe (1), alla quale fecero
adella detta Cadmea colla città bassa. Nati questi gemelli, la madre, per sottrarli alle violenze della rivale Dirce, li di
e, ove vissero ignari di loro condizione ; ed Anfione divenne celebre per la musica, e Zeto, per la caccia. Il primo era di
i loro condizione ; ed Anfione divenne celebre per la musica, e Zeto, per la caccia. Il primo era di mansueto ingegno e di
), ch’era una giovane ninfa di Arcadia, fig. del re Licaone, la quale per insigne bellezza e per perizia nella caccia fra l
infa di Arcadia, fig. del re Licaone, la quale per insigne bellezza e per perizia nella caccia fra le compagne di Diana pri
lasgia, ch’era quella parte del Peloponneso da’ poeti tanto decantata per l’inclinazione degli abitanti alla poesia, specia
nti alla poesia, specialmente pastorale, ed alla musica. Or Callisto, per odio di Giunone, fu cangiata in orsa, la quale pi
1), cioè buoi d’aratro, sono le stelle che formano le due Orse, dette per ciò i gemini Trioni(2) ; le quali dicono i poeti
eti che non mai tramontano e non cangian sito, perchè il polo artico, per la posizione obliqua della sfera, è il solo a noi
ella nella coda della costellazione di Boote ; ma da’ poeti si prende per l’Orsa stessa. XIX. Eaco-Mirmidoni. Eaco (
ll’inferno. Sua madre fu Europa, o Egina, fig. del fiume Asopo, detta per ciò Asopiade da Ovidio. Regnò nell’isola Enopia o
ilirono nella Tessaglia. Fingono i Poeti che, rimasta Egina spopolata per una pestilenza mandata da Giunone, Eaco, veduto a
he seguirono Achille alla guerra di Troia(2). Fu pure cagione di lode per la pietà di Eaco una strana siccità, con cui i Nu
pietà di Eaco una strana siccità, con cui i Numi afflissero l’Attica per punire la perfidia del re Egeo, che avea fatto mo
i eran formiche cangiate in uomini. Può dirsi ancora che i Mirmidoni, per la piccola loro statura rassomigliati alle formic
lamone ; e da Psammate, fig. di Nereo e di Dori, ebbe Foco, il quale, per le sue virtù, dal buon genitore fu più amato degl
un giorno giuoca vano, Telamone uccise il fratello Foco col disco ; e per evitare la giusta ira del padre si rifuggì a Sala
ll’Argolide, che nasce da Artemisio o dal Linceo, monti di Arcadia, e per ciò detta Inachide (Inachis) ; ma Apollodoro la f
lo. Egli avea il capo ornato di cento occhi, de’ quali due alla volta per dormire si chiudevano, mentre gli altri erano ape
Giunone, quell’odiata vacca rese sì furibonda che andò vagando quasi per tutta la terra, agitata o da uno spettro, ch’era
are, il quale da lei prese il nome d’Ionio. Passò quindi nella Scizia per lo stretto di Costantinopoli, che da siffatto avv
to avvenimento ebbe il nome di Bosforo. Giunse finalmente nell’Egitto per opera di Mercurio, e quivi partorì Epafo. Allora
l’uso del lino. In quanto ad Epafo, appena nato fu rapito da’ Cureti per ordine di Giunone. Ma, uccisi questi da Giove, Io
olo presso la Regina de’ Biblii, il riportò a regnare in Egitto, ove, per ordine di Giove medesimo, edificò una città famos
conoscevan l’origine, uccise il fratello Iasio, essendo nata fra loro per ragion di successione gravissima discordia ; e te
e temendo l’ira de’ cittadini, lasciò la patria, e dopo lungo viaggio per mare prima si fermò nella Samotracia, e poscia pa
uoi compagni si stabilì nelle montagne dette da lui Idee ; e Dardano, per avviso dell’oracolo, andò nella Teucride, ove acc
). Erittonio(2) trovò i cocchi a quattro cavalli (quadrigae), i quali per altro prima di lui erano in uso presso gli Egizia
o(3) Giove stesso esercita un impero assoluto su i venti ; ma poscia, per opera di Giunone, il diede ad Eolo, e gli concess
on uscivano che quando Eolo il permetteva. Ve li avea rinchiusi Giove per impedire che ponessero sossopra e cielo e terra c
o che spirar dovea a prospero fine di sua navigazione. Ma i compagni, per sospetto che nell’otre non vi fossero riposte mol
nie, le quali gettano fuoco, dal fumo di essi prevedevano quali venti per tre giorni dovessero spirare(2). Da ciò avvenne c
era giunto, si credeva o voleva esser creduto figliuolo di Giove ; e per dar colore a siffatta mensogna, imprese, per le c
o figliuolo di Giove ; e per dar colore a siffatta mensogna, imprese, per le cocenti arene della Libia, un malagevole viagg
na, imprese, per le cocenti arene della Libia, un malagevole viaggio, per cui giunse, nou senza favore de’ Numi, ad un bosc
nal seguito di matrone e di verginelle, che cantavano inconditi carmi per rendere propizio il nume. Alessandro ebbe da’ Sac
ciò, rispose, non doverne fare le maraviglie, perchè Giove, il quale per natura è padre di tutti, ama che gli ottimi sien
di Giove Dodoneo, il più antico di quanti ne avesse la Grecia, e che per molto tempo era anche il solo(2). Fu fondato da’
; e l’altra, a quello di Giove Ammone. Un uomo importunamente loquace per modo proverbiale chiamavasi aes Dodonaeum, perchè
che, percossone un solo, tutti gli altri davano un suono, che durava per ben lungo tempo. Ulisse andò a Dodona per conosce
davano un suono, che durava per ben lungo tempo. Ulisse andò a Dodona per conoscere la volontà di Giove, che dava oracoli d
ia e celebrarono la prima Olimpiade. Altri dicono che l’istituì Atreo per onorare i funerali di Pelope, suo padre. A tempo
eansi celebrare i giuochi olimpici, ed il nome del vincitore denotava per lo più ciascuna Olimpiade. Da questo tempo nella
o, dalla prima olimpiade sino a noi. La città di Olimpia era illustre per l’oracolo di Giove Olimpico, e per un magnifico t
. La città di Olimpia era illustre per l’oracolo di Giove Olimpico, e per un magnifico tempio di questo Nume, ricco de’ don
rodoto recitare la sua storia. Il vincitore dei giuochi olimpici avea per premio una corona di appio o di ulivo, ed alle vo
o di avorio, ed avea il tempio nel luogo più elevato del Campidoglio, per significare la maggioranza di lui sopra gli altri
di oro eziandio la barba ; donde la ridevole follia di Caligola, che per imitare Giove portava il fulmine e la barba d’oro
e un lato era lungo circa dugento piedi. Vi si saliva dal foro romano per ben cento scaglioni, che ne rendevano più maestos
2). E giunsero questi giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non più per lustri, ma per giuochi Capitolini computavano gli
questi giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non più per lustri, ma per giuochi Capitolini computavano gli anni. Rimase p
sinistra, nella destra il fulmine, ed a’piedi, un’aquila. Alle volte per iscettro gli si dava il fulmine ; e non di rado v
, rotondamente ricurvato e men lungo che comunemente esser non suole, per tenerne l’arco più rilevato. Agl’intendenti però
ciendo, perchè credevano poterlo trarre dal cielo con certe cerimonie per allontanare un male minacciato da’prodigii, e spe
lo. Presso i Romani santissimo ed antichissimo costume era il giurare per Iovem Lapidem. Iupiter Latialis. In onore di lui
Olimpico(2). Ζευς ορκιος, da ορκος, giuramento ; perchè Giove teneasi per vindice del giuramento, e perchè nel nome suo sog
omnis ominis auctor, dicesi da Omero Giove, cui sacrificavano i Greci per averlo propizio contro i Troiani, da πας. omnis,
di Ate (Ατη, noxa), la quale fa cadere gli uomini negli errori, ed è per loro cagione di sventure ; e la chiama veneranda
sventure ; e la chiama veneranda figliuola di Giove, ìl quale adirato per aver dato mano ad un inganno fattogli da Giunone,
tudine de’malvagi pregò Giove a sollevarla di sì molesto peso ; e che per ciò quel Nume mandò prima la guerra di Tebe, e po
Percui le guerre più che i fulmini e le inondazioni, vengono da Giove per liberare la terra dal peso de’malvagi(1). Nella p
ove. E siccome Giove presso gli antichi non era che il sole(5) : così per Giunone intendevasi la luna. Dai Greci chiamavasi
ρατη, amabile, o perchè a Giove diletta ; o perchè l’aria significata per Giunone ci è amabile, vivendo noi col respirarla.
col respirarla. Laonde alcuni affermano che Ηρα sia detta quasi αηρ, per metatesi, o trasposizion di lettere. II. Stori
ratello ed una sorella di tal nome, i quali sì forte si amavano, che, per un tal vezzo di stolta superbia, chiamavansi, Emo
ali metter soleano piccoli uomini di paglia, o Pigmei, ne’loro campi, per ispaventare le grù ed impedir loro che portassero
cubito. E come le grù di verno abbandonano le regioni settentrionali per andare verso l’oceano ; e que’ popoli Pigmei si u
trionali per andare verso l’oceano ; e que’ popoli Pigmei si uniscono per impedire ch’esse devastassero i loro campi ; così
gmei colle grù. Finalmente Antigone, fig. di Laomedonte, re di Troia, per la sua bellissima chioma osò agguagliarsi a Giuno
gine. Altri dicono che Giunone le cangiò i capelli in serpenti, e che per compassione degli Dei fu trasformata in cicogna c
l suo tempio(1). Ma più conto è l’odio di questa Dea contro i Troiani per l’oltraggio recatole da Paride(2), percui dichiar
), percui dichiarossi loro irreconciliabile nemica e tentò ogni mezzo per vederne l’estrema rovina, tanto che non finì mai
poichè il pertinace sdegno della nostra Dea è propriamente il fondo, per dir così, dell’Iliade e dell’Eneide ; ci conviene
medonte pel rapito Ganimede(3). Ercole consegnò la figliuola al padre per andare a compiere una sua impresa ; dalla quale r
e di Roma. Ercole offeso assedia Troia, uccide Laomedonte e dà Esione per isposa a Telamone, che primo era entrato nella ci
are un prigioniere, ed ella scelse Podarcete, suo piccolo fratello, e per prezzo del riscatto diede un serto d’oro, di cui
le nozze di Peleo, a cui, benchè mortale, dice Omero, gli Dei diedero per isposa una Dea. Catullo ha scritto su tali nozze
Peleo adunque, e Telamone, fig. di Eaco, fuggendo dalla patria Egina per avere ucciso il fratello Foco, fermarono la loro
è tuo, ma il pomo è mio . Or dopo qualche tempo fu Paride conosciuto per figliuolo di Priamo e però accolto nella reggia.
eo e di Europa, fratello di Agamennone, e re di Sparta, il quale avea per moglie Elena, fig. di Giove e di Leda, e sorella
re e Polluce, la quale era di straordinaria bellezza. Or Menelao andò per suoi affari a Creta ; ed allora fu che Paride, ma
sere stata una vera donna non già, ma un essere immaginario inventato per significare, che la bellezza appresso è cagione d
e, si rivolge sdegnoso ad Elena che a tutta la Grecia fu sì funesta e per la quale si versò tanto sangue, e ne desidera la
di aver veduta Troia distrutta, e che Roma distendesse il suo impero per tutta la terra, purchè però fra Troia e Roma foss
t’appesi ? Fra l’atre nubi nell’immenso vôto Tu pendola ondeggiavi, e per l’eccelso Olimpo ne fremean di rabbia i Numi, Ma
oro, sul quale appena assisa, vi restò legata. Bacco tutto si adoperò per indurre Vulcano a sciorre la povera Giunone. A Sp
esentava Vulcano in atto di sciogliere Giunone. Il ch. Heyne dice che per Giunone s’intende l’atmosfera, o sia l’aere infer
e che per Giunone s’intende l’atmosfera, o sia l’aere inferiore, come per Giove, l’etere che all’aria soprasta. Or per sign
a l’aere inferiore, come per Giove, l’etere che all’aria soprasta. Or per significare che la terra ed il mare, i quali occu
ena di cruccio vede la flotta di Enea navigare alla volta dell’Italia per farvi risorgere una Troia novella e più potente ;
ma alla memoria i ricevuti torti, ed al paragone di Pallade, la quale per più lieve cagione avea fulminato Aiace, si crede
re, non isdegna in atto supplichevole pregarlo che scatenasse i venti per disperdere la nemica flotta di Enea. Ma i suoi di
’ venti e siede alla mensa de’ Numi. Il che può spiegarsi dicendo che per beneficio di Giunone, cioè dell’aria, Eolo signor
certe sue acque la purificava(2). Nell’Eneide(3) Giove spedisce Iride per significare a Turno la sua volontà ; e Giunone la
icare a Turno la sua volontà ; e Giunone la manda all’infelice Didone per reciderle il crine fatale e così accelerarle la m
s, e τυχη da’ Greci, la quale voce non trovasi in Omero ed in Esiodo, per cui il nome Fortuna dovea essere sconosciuto agli
n un sole ed una luna crescente sul capo, ed appoggiata ad un timone, per indicare ch’essa regola, quasi pilota, la nave de
gno dell’abbondanza, ed a Tebe si rappresentava nell’atto di condurre per mano, in forma di fanciullo, Pluto, Dio delle ric
il genio e quasi il presidente delle ricchezze ; e spesso si adopera per le dovizie stesse ; nè deesi confondere con Pluto
diritto. Alla Fortuna da Orazio(1) si attribuisce un grosso chiodo o per significare la fermezza di lei, o per esprimere l
attribuisce un grosso chiodo o per significare la fermezza di lei, o per esprimere la forza e la potenza della necessità,
na detta aurea, ch’era il Genio de’ Principi. I comandanti nel partir per la guerra sacrificavano alla Fortuna, dalla quale
ine avvertire che il Fato dicevasi in riguardo agli Dei ; la Fortuna, per riguardo degli uomini. Tutto ciò che accade, dice
e Giunoni furon detti i Genii delle donne ; percui una donna giurava per la sua Giunone, come un uomo, pel suo Genio(2). E
la soprantendeva a’ parti, e però a lei le donne incinte facevan voti per la felicità del parto, ed a lei si raccomandava l
rano consacrati a Giunone, come gl’idi a Giove, perchè(3) gli antichi per Giunone intendevano la luna, il corso della quale
i zodiacali, già Borghese, ed ora nel Museo di Parigi, basta sol esso per indicarla. Appresso Fulvio Orsini si vede Giunone
si andava restringendo verso l’estremità laterali, dov’erano i nastri per legarsi. Giunone il più dipingesi collo scettro d
ira la grazia de’ contorni, la bellezza e la maestà de’ grandi occhi, per cui fu chiamata boope, e la sublime nobiltà de’ l
(θεριστριον, ο ιματιον). La Giunone di Samo avea sul capo la corona, per cui chiamavasi Giunone la Regina, ed era coperta
zione : Iunoni Lucinae. E perchè questa Dea era il Genio delle donne, per ciò ne’ vasi etruschi si vede spesso dipinta in f
ta a monendo, perchè ammonì i Romani di sacrificare una troia gravida per divertire i mali minacciati da un tremuoto in tem
ra le fu dedicato un tempio. Iuno Samia, dall’isola di Samo, celebre per la nascita, per le nozze e pel tempio di Giunone.
o un tempio. Iuno Samia, dall’isola di Samo, celebre per la nascita, per le nozze e pel tempio di Giunone. Iuno Saturnia,
e il tempio di Giunone Lacinia da loro tenuto in somma venerazione. E per uso di esso dipinse un’Elena, che rappresentar do
essaggiera, come abbiam detto. Il suo cocchio era portato leggermente per l’aria da’ pavoni ch’erano sacri alla nostra Dea,
ato leggermente per l’aria da’ pavoni ch’erano sacri alla nostra Dea, per essere uccello superbo di se stesso ed ambizioso.
Minerva, quasi Meminerva ; ed ognun sa che gli antichi aveano Minerva per la memoria, o per figliuola di quella. Questa Dea
inerva ; ed ognun sa che gli antichi aveano Minerva per la memoria, o per figliuola di quella. Questa Dea poi chiamavasi Pa
apo di lui. Pindaro(2) volendo lodare l’isola di Rodi, cara a Minerva per le belle arti che vi fiorivano e per la doviziosa
l’isola di Rodi, cara a Minerva per le belle arti che vi fiorivano e per la doviziosa felicità di cui godeva, finge nobilm
ità di cui godeva, finge nobilmente che quando dal cervello di Giove, per un colpo di mannaia datogli da Vulcano, uscir dov
ione dell’animo loro, fece piovere su quell’isola bella pioggia d’oro per irrigarne il beato suolo ; e Minerva fu anche con
del lago Tritone, nell’Africa, o del fiume Tritone, in Beozia, famosa per le opere di lana ; e perchè le arti son frutto de
della mente e sapienza divina. Minerva è pur qualche volta celebrata per l’avvenenza della forma ; ma di rado i poeti ne l
ibulto vi è chi giura pe’crini di Minerva, come in Properzio si giura per gli occhi di questa Dea(2). La sua chioma poi era
Omero ne’ suoi poemi rappresenta Achille, Ulisse e tutti gli eroi che per valore e per senno sopra gli altri si alzarono, s
i poemi rappresenta Achille, Ulisse e tutti gli eroi che per valore e per senno sopra gli altri si alzarono, sotto la speci
divino, eran soliti gli antichi di attribuirle a Minerva. E pare che per ciò abbian detto i poeti che non debbasi imprende
poeti che non debbasi imprendere opera alcuna se non siamo inspirati, per così dire, e condotti da Minerva(5). Da ciò pure
grossolanamente(6) ; e quell’altra di Petronio, omnis Minervae homo, per dire un uomo ingegnosissimo. IV. Minerva, Dea
gran piato fra loro a chi dovesse dare il nome alla novella città ; e per decidere sì gran lite, sedendo Giove in mezzo a’
in mezzo a’ primarii Numi, sulla testimonianza di Cecrope, sentenziò per Minerva, la quale chiamò la città Atene (ab Αθηνη
e a vincerla. Ragunati i cittadini allo squittino, gli uomini tennero per Nettuno, e per Minerva, le donne. La quale vinse
agunati i cittadini allo squittino, gli uomini tennero per Nettuno, e per Minerva, le donne. La quale vinse per un suffragi
i uomini tennero per Nettuno, e per Minerva, le donne. La quale vinse per un suffragio di più ; e però Nettuno adirato copr
era il tipo delle medaglie di Atene, la quale tenevasi dagli antichi per la sede delle scienze e delle arti, e per maestra
uale tenevasi dagli antichi per la sede delle scienze e delle arti, e per maestra delle altre città. Forse Cecrope approdat
Aracne. Tiresia. Invenzione del flauto. Minerva adunque tenevasi per la Dea delle arti, del lanificio, del tessere e d
ella Lidia ; ma la fama delle sue opere maravigliose andava sì grande per quelle contrade che spesso le ninfe del Tmolo, e
la ninfa Caricle. Al quale ancor giovinetto, mentre coi veltri andava per que’ sacri boschi discorrendo, avvenne di veder P
sa a pietà delle lagrime della dolente madre del giovanetto, il quale per caso avea commesso quel fallo, per mitigarne il d
nte madre del giovanetto, il quale per caso avea commesso quel fallo, per mitigarne il dolore, fece che il figliuolo, privo
privo degli occhi del corpo, fosse assai veggente delle future cose ; per cui divenne insigne indovino per quelle contrade.
e assai veggente delle future cose ; per cui divenne insigne indovino per quelle contrade. Ebbe ancora lunga vita di sette
ò fra le stelle. Il cavallo che riuscì sì fatale a Troia, fu eziandio per opera e per consiglio di Minerva fabbricato(1). E
lle. Il cavallo che riuscì sì fatale a Troia, fu eziandio per opera e per consiglio di Minerva fabbricato(1). Epeo, fig. di
ano le loro preghiere. A lei si attribuisce l’invenzione del tessere, per cui la frase operari Minervae significa dare oper
anificio, percui in Atene a lei si sacrificava la pecora. Ed in Omero per opera di Minerva s’intende il lanificio ed il tes
di Minerva s’intende il lanificio ed il tessere. Avean anche Minerva per protettrice i lavatori o purgatori de’ panni (ful
ero e grave in proverbial modo dicesi un Areopagita. I tragici greci, per secondare la vanità degli Ateniesi e render quel
co spettacolo dell’Areopago istituito dalla Dea stessa della sapienza per una causa famosa, e nel quale gli Dei stessi eran
formale giudizio, assicura l’animo dell’infelice Principe dicendo che per suo riguardo istituito avrebbe un tribunale per g
Principe dicendo che per suo riguardo istituito avrebbe un tribunale per giudicare gli omicidii, il quale esser dovea perp
io. L’asta, lo scudo e l’elmo erano tanto proprii di Pallade, che per questi soli, nel tempio di Giunone in Elea, il su
. Ne’ greci poeti leggiamo l’epiteto dal bel peplo dato a molte donne per loro gran lode ; ed Omero(1) dal peplo e dall’aur
ma cosa era il peplo di Minerva. Per via di occulte machine portavasi per le strade al tempio della Dea una nave fornita di
vasi per le strade al tempio della Dea una nave fornita di remi e che per vela avea un peplo. Se questo fosse una veste del
ogliono istituite da Teseo, o da Erittonio, fig. di Vulcano, il quale per avere i piedi di serpente, era stato da Minerva s
ituì le feste Panatenee. Questo re inventò l’uso di andare in cocchio per nascondere la deformità de’ suoi piedi. Dopo mort
co. Nelle Panatenee maggiori si cantavano da’Rapsodi i versi di Omero per una legge d’Ipparco, fig. di Pisistrato(3) ; ed a
este, fra gli altri giuochi, celebravansi quelli istituiti da Pericle per la musica e per la poesia ; e nel teatro fanciull
tri giuochi, celebravansi quelli istituiti da Pericle per la musica e per la poesia ; e nel teatro fanciulli e fanciulle in
a spada. Alcuni vogliono che le Panatenee furono ristabilite da Teseo per riunire le sparse borgate dell’Attica in una citt
a Dea vincitrice di un gigante, che ha steso a terra colla sua asta ; per cui cantò Dante : ……. vedea Pallade e Marte, Arm
e colla Vittoria in una mano, e che con un piede posa su di un globo, per indicare che la sapienza regola il mondo. Gli Ate
ri(1). Εργανη, laboriosa ; Ευρεσιτεχνος, inventrice di arti, dicevasi per le tante arti ed opere, cui presedeva. Flava Min
rato a Minerva ; ed il luogo, ove si congregavano gli uomini studiosi per trattare di cose letterarie, da’ Greci chiamavasi
o secondo altri, la parietaria, che Minerva additò in sogno a Pericle per guarire un operaio a lui caro caduto da un ponte
uccelli. Cicerone(1) domandò all’amico Attico un’Ermatena, da servire per ornamento alla sua accademia. Vi è chi crede ch’e
o, la quale alle sole gambe vada a terminare in un ceppo quadrato. Ma per Ermatena deesi intendere propriamente una statua
zza d’Ilio, l’oracolo comandò di costruirsi un tempio su quella rocca per custodirvi gelosamente quella prodigiosa statua,
che il Palladio rendeva quella città inespugnabile, Ulisse, e Diomede per le cloache osarono penetrare sino al luogo ove cu
atale effigie ; ed uccisi i custodi, col favore di Antenore, che avea per moglie una sacerdotessa di Pallade, con sacrilega
tra che presso gli antichi Apollo era tutt’altro che il Sole ; ma noi per brevità seguiremo Cicerone, il quale dice che i G
chiamasi Iperione, quasi supergradiens, perchè fa le sue passeggiate per le soprane regioni del cielo, Porfirio dice che u
ra, ed Apollo, nell’inferno. E fu detto Libero, perchè libere vagatur per gli spazii del cielo(3). II. Storia favolosa d
tano i Poeti che Giove trasformò Asteria, fig. di Titano, in quaglia, per essere stato da lei dispregiato, e che avendola g
gier soffio di vento vedeasi galleggiare sulle acque ; il che finsero per essere quell’isola scossa da frequenti tremuoti(1
che credeasi animale dotato della virtù d’indovinare. Latona intanto, per comando di Giove, fu dal vento borea portata a Ne
no chiamato Pitone o Dracone, uomo crudele, forse ucciso da Apollo. O per Pitone(6) intesero i poeti le micidiali esalazion
o, che dipingevano co’ più dolci colori della bellezza, e che non mai per volger di anni scadeva. Quindi leggiadrissimo e c
scriveva Tibullo(2). Febo e Bacco avean soli eterna la giovinezza ; e per lodare una bella chioma, la dice degna di ornare
contadini intesi a raccogliere la sala ed il giunco, gliel vietano, e per dispetto quelle chiare acque intorbidarono. Sdegn
sformassero que’ villani in ranocchie, come avvenne. Giunone intanto, per disfogare il suo mal talento contro Latona, coman
Fetonte. Esculapio. A strani accidenti andò soggetto questo Nume per la catastrofe di Fetonte, o secondo altri, per qu
ò soggetto questo Nume per la catastrofe di Fetonte, o secondo altri, per quella di Esculapio. Da Climene, fig. dell’Oceano
oso fu tosto dalla madre a far doglianze di quell’oltraggio. Climene, per acchetare il dolore del figliuolo, disse non trov
ficata la magione del Sole, la quale di oro e di fiammeggianti piropi per tutto risplendeva. Il tetto era di candido avorio
accoglienze, certificandolo ch’era veramente suo figlio. Giurò poscia per la stigia palude di volergli concedere quanto ave
ndato. Allora Fetonte, mosso da giovanile vaghezza, chiese di guidare per un giorno i cavalli del cocchio paterno. Si argom
quel fuoco scintillante che a ciel sereno vedesi di notte trascorrere per l’aria(1). Egli fu poscia da Febo allogato nel ci
, re de’Liguri, il quale pel dolore fu cangiato in cigno, uccello che per la dolcezza del canto e perchè credevasi dar qual
ianto il fabuloso elettro, E Cigno si vestì di bianche piume. Alcuni per Fetonte intendono qualche antico Astronomo, il qu
indottovi eziandio dalle gravi querele di Plutone, il quale si doleva per vedersi rapito un abitatore del suo regno, percos
mberbe. IV. Continuazione. Admeto. Dafne. Giacinto. Or Apollo, per la morte di Esculapio adirato, volle farne vendet
are con Giove, uccise di saetta i Ciclopi, fabbricatori del fulmine ; per cui Giove lo spogliò della divinità e cacciollo d
che giunto all’ora estrema, potesse evitarla, se trovato si fosse chi per lui avesse voluto morire. Infermatosi a morte Adm
se voluto morire. Infermatosi a morte Admeto, Alceste l’amò tanto che per lui si offrì generosamente a perder la vita. Pros
ed alla solitudine, fuggendo un giorno la vistu di Apollo, quand’era per nascondersi nelle paterne acque del Peneo, fu da
l futuro. Esiodo(4) dice che le Muse nel farlo poeta gli diedero come per iscettro un ramoscello di verde alloro. Giacinto
ciò quel Nume ben alto e con mirabil destrezza ; ma il vento Zeffiro, per fare qualche sua vendetta, spirò più gagliardo e
nsacrato alle Ninfe dell’isola di Zea, una delle Cicladi, il quale sì per le campagne, e sì per le case andava a diletto ;
ll’isola di Zea, una delle Cicladi, il quale sì per le campagne, e sì per le case andava a diletto ; e le ramose corna freg
dietro, ed il corso arrestava de’fiumi e l’impeto de’ venti(1). Ebbe per moglie Euridice, una delle Driadi, la quale fugge
Rodope. E tanta fidanza ebbe nella sua lira, che discese all’inferno per la profonda caverna del Tenaro. Quivi sì dolcemen
n Euridice ritornava, non si tenne dal rimirarla, e si volse, ma solo per vederla svanire per sempre dagli occhi suoi e rit
, non si tenne dal rimirarla, e si volse, ma solo per vederla svanire per sempre dagli occhi suoi e ritornare al soggiorno
li occhi suoi e ritornare al soggiorno delle ombre. Allora squallido, per sette giorni(1), senz’altro cibo che il suo dolor
vuole che nell’inferno celebrò tutt’i numi, salvo che Bacco, il quale per ciò spinse contro di lui le Baccanti, le quali cr
lacerate e le seppellirono in Dio, città della Macedonia. Il capo poi per mare giunse a Lesbo ; e la lira fu cangiata in un
Orfeo, morta Euridice, andò ad Aorno, luogo nell’Epiro, assai famoso per l’esercizio della negromanzia, in cui erano antri
ianze e presagiva il futuro. Ei gli disse ch’eran morti i suoi sciami per gli oltraggi fatti ad Euridice, e per placare l’o
sse ch’eran morti i suoi sciami per gli oltraggi fatti ad Euridice, e per placare l’ombra di Orfeo. Allora Cirene al figlio
ai rostri in Roma era una statua di Marsia, ove univansi i causidici per le loro faccende e per comporre le liti(1). La so
una statua di Marsia, ove univansi i causidici per le loro faccende e per comporre le liti(1). La sorgente del fiume Marsia
). La sorgente del fiume Marsia è una palude spessa di cannucce buone per le linguette de’ pifferi. Un qualche uomo d’ingeg
a raccolta moltitudine parlò di Latona con assai villanie : aver ella per avo materno Atlante, e Giove, per suocero ed avo 
tona con assai villanie : aver ella per avo materno Atlante, e Giove, per suocero ed avo ; esser signora di ampio reame ed
nel Peloponneso, sposò il re di Tebe ; il quale matrimonio fu felice per numerosa e bellissima prole. Dovea questa regina
dice che i Tebani a tradimento uccisero i figliuoli di Anfione, forse per dispetto dell’alterigia e dell’irreligioso animo
mente Pausania racconta che fu egli di persona sulla vetta del Sipilo per vedervi la favolosa Niobe, e che quivi vide una r
a di Crine sì ha una più nobile vendetta, ed una gloriosa spedizione, per cui Apollo meritò il soprannome di Sminteo, o sia
evoli animali, il che udendo Crine, fece un tempio in onor dt Apollo, per ciò detto Sininteo. Un più strano gastigo dal nos
er nate da Giove e dalla veneranda Mnemosine. Il che finsero i poeti, per avere Giove il primo ritrovato le scienze e le ar
sacraron poeta(3). Le Muse ed Apollo inspiravano i Vati ed i Cantori, per cui son chiamati ministri e quasi servi delle Mus
lle Muse, da Ovidio chiamato virgineo monte, perchè le Muse si tenean per vergini, era il loro felice soggiorno. Un suolo t
isa tempesta ; e fingendo amorevolezza, pregolle a volersi ricoverare per poco in sua casa. Vi andarono esse, ma come furon
entrate, conobbero le coperte insidie che loro tramava quel tristo ; per cui, prese le ali, fuggirono velocissime per l’ar
ro tramava quel tristo ; per cui, prese le ali, fuggirono velocissime per l’aria ; ed egli che salito su di un’alta torre d
inue guerre, si disse da’ Poeti che tramò insidie alle Muse, le quali per ciò si dipingono anche colle ali. Ma sopra tutte
sopra tutte celebratissima è la gara delle Pieridi colle Muse. Alcuni per un luogo di Strabone avvisano che la regione dett
X. Continuazione. Aganippe. Ippocrene. Pegaso. Parnaso. Persio(2) per dire che non era poeta, afferma di non aver bagna
Pegaso. Esiodo dice che fu esso così detto da πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oce
olino, diede occasione Cadmo, il quale cercando nella Beozia un luogo per edificare una città, mentre su di un bel destrier
n luogo per edificare una città, mentre su di un bel destriero girava per varie contrade, fu il primo a ritrovare questa fo
opriamente il Parnasso, monte tutto sacro e venerando, dice Strabone, per quegli antri ombrosi, soggiorno delle Ninfe ; fra
i suoi compagni che a quel fonte erano andati ad attignere dell’acqua per un sacrificio. Il qual fonte chiamavasi pure Aret
quali, da un pastore educati, riconobbero poscia la loro origine ; e per vendicare l’onta della madre legarono Dirce alla
lla madre legarono Dirce alla coda di un indomito toro. La quale così per più tempo miseramente strascinata, fu per compass
ndomito toro. La quale così per più tempo miseramente strascinata, fu per compassione degli Dei convertita in una fontana d
cuni dicono che Anfione e Zeto furon fig. di Giove e di Antiope ; che per comando di Apollo circondaron di mura la città di
le corde i sassi, movendosi da se, andarono in bell’ ordine ad unirsi per costruir quelle mura. Il che vuol dire, che Anfio
a dolcezza del suono e del canto persuase i Tebani a portar le pietre per le mura della città. Orazio(2) coll’esempio di lu
oncerto musicale, simile forse a Jubal della Sacra Scrittura, che fu, per così dire, il primo maestro di cappella, (Pater c
fig. di Acheloo, o di Oebalo, piangendo oltremodo il figlio Cencria, per caso uccisole da Diana, fu cangiata in quel fonte
di Pirene. Anzi Stazio(3) afferma che questa fontana eziandio scaturì per un colpo che col suo piè diede il Pegaso ad un sa
che in generale gli antri e gli ameni recessi si credevano attissimi per la inspirazione della poesia, per cui alle Muse e
meni recessi si credevano attissimi per la inspirazione della poesia, per cui alle Muse eran dedicati, non meno che i bosch
ti si veggono vestite di lunghe tonache, ed una o due piume sul capo, per la vittoria riportata sulle Sirene, come in un ba
Albani. Anzi spesso le Muse e le Grazie non aveano che un sol tempio, per indicare che uno de’ principali fini della poesia
ovane coronata di alloro. Ila in mano un fascio di carte ed uno stile per segnarvi le memorabili gesta ed i fatti storici.
lla sinistra una maschera. Orazio(1) ben due volte ha preso Melpomene per la Musa de’ lirici poeti. Tersicore, (a τερπω, fu
tant’ oro che bastasse ; le donne romane diedero i più cari ornamenti per giungere al determinato valore. Il tempio poi, ov
mo di essi. Volle con ciò Apollo dare ad intendere, niuna cosa essere per l’uomo migliore che la morte(3). Nel tempio di De
io, sopra le quali le sacerdotesse di quel nume profetavano. E Plinio per cortina intende un treppiè, una picciola mensa fa
no. E Plinio per cortina intende un treppiè, una picciola mensa fatta per tenervi bicchieri, appellata delfica, perchè era
, sopra del quale la Pitonessa dava gli oracoli(1), ispirata dal Nume per mezzo di un vento o vapore che usciva da un fredd
pode. Dicono che Flegia fig. di Marte e re de’ Lapiti, ’in Tessaglia, per vendetta di un grave oltraggio recatogli da Apoll
uale città essendo non molto lontana da Delfo, spesso si prende l’uno per l’altro. Le sue risposte non eran che liete ; e s
l’Asia Minore(4), e sei mesi di està, in Delo. Teseo, dovendo partire per combattere il Minotauro, promise con voto ad Apol
te dette Teorie, in cui gli Ateniesi mandavano una deputazione a Delo per offerirvi sacrificii ad Apollo. Per questa scienz
rvo avea le piume candidissime, e che Apollo gliele trasformò in nere per punirlo della sua loquacità. Un giorno(2) avendol
(2) avendolo mandato quel Nume ad attingere dell’acqua ad una fontana per alcuni sacrificii, il corvo, adocchiati de’ buoni
uoni fichi, ma immaturi, dimentico del comando, si adagiò sull’albero per aspettare che venuti fossero a maturità. Ritornò
he alla moglie Erifile, fig. di Talao e sorella di Adrasto, il quale, per iscoprire il cognato, le diede un bel monile di o
andato a Tebe, insieme co’ cavalli fu inghiottito dalla terra aperta per un gran tremuoto. Alcmeone, memore del paterno co
muoto. Alcmeone, memore del paterno comando, uccise la madre Erifile, per la qual cosa fu dalle furie agitato. Apollo infin
dii a quasi tener lontana dall’uomo la morte. Anche Ippocrate giurava per Apollo medico ; ed Igino gli attribuisce l’invenz
, come pure i figliuoli di Niobe. Da Orazio(1) chiamasi Febo tremendo per l’infallibile suo arco ; e dice ancora(2) che il
acolo di Delfo sì riguardo al luogo ed al modo d’impadronirsene, e sì per conoscere a chi meglio si dovesse affidare l’impr
ni avean consacrata la città di Eliopoli ; il quarto che in Rodi ebbe per figliuoli Gialiso, Camero e Lindo ; ed il quinto
a, ebbe il dolore di vedersi molti suoi compagni trasformati in porci per virtù di alcuni di lei farmaci, ed al tocco della
osi. Per modo proverbiale la tazza di Circe si adopera da Cicerone(3) per dinotare un uomo che subitaneamente veggasi cambi
deformità forte vergognandosi, gettossi nel mare presso la Sicilia, e per opera di Glauco fu convertita in dea marina. Scil
gendo d’ogn’intorno il cielo : E lasciato le stelle aveano i balli, E per partirsi postosi già il velo. E l’Aurora appunto
di grande bellezza, ed ottenne da Giove(6) il dono della immortalità per le preghiere della consorte ; la quale non avendo
senza che potesse morire ; tanto che si dice la vecchiezza di Titone per una età molto inoltrata. Or egli avea avuto dall’
chiama l’Etiope Mennone, e da Properzio la reggia di Mennone si pone per l’Etiopia. Presso Troia uccise Antiloco, fig. di
a pace di Tolentino nel 1797 fu trasportata in Francia ; ma nel 1815, per gli avvenimenti della guerra, ritornò nel Vatican
ramente ideale, prendendo dalla materia solo quello ch’era necessario per esprimere il suo intento e renderlo visibile. Que
data ». Queste e più altre parole ; nell’estasi della sua ammirazione per l’Apollo di Belvedere, diceva il ch. Winckelmann.
bo Apollo. Il colosso ha in una mano l’asta, e nell’altra un flagello per indicare ch’egli agita il cocchio, che corre sì v
poeti ed i pittori adoperano ogni fiore di bellezza. Egli va superbo per la bella sua chioma lunghissima(2), che portava t
i gemme, opera di mirabil lavoro. La sua eterna gioventù era più cara per cagione di una fiorente avvenenza che ornava le f
tò anche picciola lanugine. Or si sa che presso gli orientali il sole per gli uomini, e la luna per le donne esprimono la p
. Or si sa che presso gli orientali il sole per gli uomini, e la luna per le donne esprimono la più alta bellezza. I suoi l
o de’ suoni della solfa, e dalle loro vibrazioni risulta un’ armonia, per la quale noi mortali siam sordi(1). XVIII. Pri
ttoria di Azio. Apollo αλεξικακος, che allontana il male. Essendo che per Apollo e Diana intendevasi il sole e la luna, da
tà. E però nel Carme secolare di Orazio si fanno preghiere a que’numi per la felicità della Repubblica. Apollo auricomus,
into, monte nell’isola di Delo, ove nacquero Apollo e Diana, la quale per ciò fu pur detta Cinzia. Stefano vuole che tutta
lo, isola dell’ Egeo, ove Apollo era nato. Apollo intonso, intonsus, per la sua lunga chioma ; da’ Greci, ακειρεκομης. Ap
r di Apollo, feritore del serpente Pitone, o dopo qualche vittoria, o per allontanare alcuna sciagura. Peani pure chiamavan
te la battaglia ; e quelli che la gioventù cantava nelle panatenee, o per celebrare i fatti degli uomini illustri. La palma
er cibo, stando sempre cogli occhi rivolti al Sole. E però da Febo fu per compassione convertita in eliotropio o girasole,
avasi ne’giuochi secolari che si celebravan da’ Romani con gran pompa per tre giorni al terminare di ogni secolo dalla fond
In esso si cantano le lodi de’due figliuoli di Latona e si fanno voti per la felicità dell’impero. Vi erano pure i giuochi
Vi erano pure i giuochi Apollinari, la prima volta celebrati in Roma per un decreto del Senato l’anno 542. Della loro isti
Nomi diversi dati a questa Dea e lor ragione. Le vetuste teogonie per lo più distinguono la Luna, Ecate e Diana, facend
a, Luna, Diana, Ima, suprema, feras, sceptro, fulgore, sagitta. Noi, per maggior distinzione, ragioneremo in questo artico
celeste, le quali eran riputate come deliquii, cui esso era soggetto per la paura di quel mostro ; ed a ciò credevasi pote
la notte con perpetua vicenda entrano nel Tartaro e n’escono il primo per recare a’ mortali la luce, e l’altra, il sonno, f
veri o falsi ; che abitavano al vestibolo dell’inferno, onde uscivano per due porte, una di corno, dalla quale i veraci, l’
n una fiaccola nell’altra, che tiene rovesciata in giù verso la terra per estinguerla. IV. Continuazione – Endimione.
Leggesi nel Banier che la prima delle figliuole di Urano, chiamata per eccellenza Basilea o la Regina, e che vuolsi la s
il Sole, ed una figliuola detta Selene o la Luna, insigni tutti e due per bellezza e per senno. I Titani, fratelli di Basil
figliuola detta Selene o la Luna, insigni tutti e due per bellezza e per senno. I Titani, fratelli di Basilea, temendo che
n’eterna giovinezza ed un perpetuo sonno. Altri raccontano che Giove, per la sua giustizia e probità, accolto lo avesse in
rome lo aveano educato. Dicevasi pure Iaccus dal greco ιαχω, gridare, per le grida tumultuose di coloro che sacrificavano a
si dice aver edificato Nisa ; il terzo, da Caprio, o Apio, o Cabiro, per cui s’istituirono le feste Sabazie ; il quarto, d
una vecchia appellata Beroe, secondo il costume degl’Iddii, i quali, per ingannare i mortali, predevan la sembianza di qua
a sembianza di qualche persona loro familiare(1). La vecchia adunque, per insidiosa maniera, induce Semele a chiedere che G
pel fuoco, onde divampò la casa. Bacco fatto adulto scese all’inferno per liberarne la madre, colla quale ritornato alla lu
a maga a far lo stesso colle ninfe che nudrito lo aveano ; e di fatto per di lei opera tornarono a bellissima giovinezza. M
ninfe dette Dodonidi furon da Giove convertite in altrettante stelle per sottrarle all’ira di Giunone. Ovidio(1) finalment
niato stranamente di tigri, di pantere e di altri siffatti animali. O per paura di questa subita mutazione, o per un cieco
di altri siffatti animali. O per paura di questa subita mutazione, o per un cieco furore mandato loro da Bacco, i compagni
tto alla foggia de’ Tirii. Fu sua delizia il canto a suon del flauto, per cui era fatto più per le danze e per le sollazzev
rii. Fu sua delizia il canto a suon del flauto, per cui era fatto più per le danze e per le sollazzevoli occupazioni che pe
izia il canto a suon del flauto, per cui era fatto più per le danze e per le sollazzevoli occupazioni che per le guerriere
cui era fatto più per le danze e per le sollazzevoli occupazioni che per le guerriere imprese(1). Questo carattere di effe
delle orgie mossero Penteo a tal dispregio di Bacco ed a tanto sdegno per le sue feste, che a tutto potere cercò distoglier
sregolato del vino, fu ucciso dalle Baccanti, cioè da persone furiose per immoderato bere il che ha dato luogo alla favola.
timpani e di altri strumenti che lor pareva udire. Le misere donzelle per campare dalla vendetta del Nume, che mostrasi pre
e donzelle per campare dalla vendetta del Nume, che mostrasi presente per l’improvviso apparire di varie fiere ed il risple
, i loro tirsi ; e Bacco dovè nascondersi nel mare, accolto da Teti ; per la qual cosa venne in odio agli Dei e Giove il pr
onta che Licurgo, essendo nemico di Bacco e non volendolo riconoscere per dio, il cacciò fuori del suo regno, e ne fece tag
o perniciosa medicina che le umane menti trasforma. Onde reso furioso per ope ra di Bacco, la moglie ed il figliuolo uccise
anae. Egli(1) ebbe di Bacco sì poca stima, che non volle riconoscerlo per figliuolo di Giove ; che anzi, armata mano, gl’im
riportarono gran pro dall’amicizia di Bacco, il quale, quando andava per le città mostrando agli uomini il prezioso frutto
elope. Ora a sì buon ospite donò Bacco un otre pieno di generoso vino per mostrarne l’uso a’ sudditi suoi ; ed egli su di u
i su di un cocchio con Erigone e col fedel cane Mera andò nell’Attica per propagare l’uso del novello liquore. Alcuni agric
rare mostrò alla figliuola ov’era il cadavere del padre ; ed ella ivi per dolore finì la vita con un laccio, e per compassi
vere del padre ; ed ella ivi per dolore finì la vita con un laccio, e per compassione degli Dei fu trasportata in cielo e d
canicola, la quale, e specialemente la stella Sirio, nel suo nascere per quaranta giorni tormenta le regioni meridionali c
o intollerabile. Ed alcuni popoli(2) offerivano a Sirio de’sacrificii per calmarne il furore, essendo stato detto cane o ca
ei rabbiosi calori che spesso son cagione di pericolose infermità. Or per vendicare la morte di Erigone, Bacco mandò tal mo
marito di Altea(1), fu lietamente accolto il nostro Bacco, il quale, per sì liberale ospitalità, il regalò della vite e gl
irabilmente. Forse Orfeo portò il culto di lui dall’Egitto ; il quale per far onore a Cadmo, adattò ad un Principe della fa
quanto la famosa spedizione delle Indie impresa dall’uno e dall’altro per lo stesso fine e col medesimo corteggio. E verame
hiamavansi Satiri ; la quale spedizione fu un viaggio guerriero fatto per ammaestrare que’ popoli. Imperocchè, volendo egli
a beneficenza non si restringesse nel solo suo regno, deliberò girare per varie nazioni e dirozzarle non colla forza delle
oquenza e della musica(2). Così il nostro Bacco divenuto adulto partì per l’oriente, fermato avendo in suo cuore di portare
sibena ; ed egli destatosi l’uccise con un colpo di sermento. Fu pure per l’odio della Dea che il povero Bacco impazzò stra
per l’odio della Dea che il povero Bacco impazzò stranamente ed errò per l’ Egitto e per la Frigia, ed accompagnò Cerere,
a Dea che il povero Bacco impazzò stranamente ed errò per l’ Egitto e per la Frigia, ed accompagnò Cerere, quando cercava l
di cembalo, solito a suonarsi ne’ sacrificii di Bacco. Il che finsero per significare che i centauri erano grandi bevitori
ovasi piú di quaranta volte. Si vuole che questo tirso si fosse usato per ingannare i rozzi Indiani, che non avean cognizio
di Bacco. Ansi si racconta che il re Mida avea fatto un fonte di vino per ubbriacare e quindi impadronirsi del buon Sileno 
i del buon Sileno ; dal quale apprese assai buone cose ; il che finse per conciliare autorità alle sue leggi ; e trattò que
g. di Minos, re di Creta, e di Pasifae. Allorchè Teseo giunse a Creta per pugnare col Minotauro, quella giovane principessa
maniera di vincerlo, dandogli un gomitolo di filo(1) che ella teneva per un capo, stando alla porta del laberinto, mentre
la seco. Secondo Omero, Diana stessa trattenne Arianna in quell’isola per volontà di Bacco che intendeva menarla in moglie.
monte della Beozia era consacrato a Bacco ed alle Muse, ed era famoso per le orgie che vi si celebravano di notte, tanto ch
vi si celebravano di notte, tanto che Ovidio(3) il chiama monte fatto per le cose sacre. Le feste di Bacco si chiamavano Ba
), o di tre nature (τριφυης) ; o alle feste trieteriche. Questa cesta per lo più si vede mezzo aperta e pare che n’esca un
estri si tenevan de’ serpenti, che facevansi ad un tratto uscir fuora per ispaventare glì spettatori. Vi erano infine i lic
nnumerabile di uomini e di donne vestite in modo assai strano correva per le strade, facendo balli e cento altre cose da fo
insegnò agli uomini l’uso del vino, ed il modo di colfivare le viti, per cui spesso da’poeti chiamasi il dio del vino, il
tre a ciò gli antichi credevano, essere nel vino un principio igneo ; per cui Bacco chiamossi Pirigeno, Lamptero ec. epitet
pterie, nelle quali al suo tempio portavansi torce accese, e qua e là per le contrade collocavansi crateri pieni di vino ;
ava sull’ Ismaro, monte della Tracia fin da’tempi di Omero(3) insigne per le viti. Egli un giorno cadde da un pergolato, e
mise a zioni molto indegne, specialmente di quella lieta circostanza, per cui fu maltrattato in modo assai strano, e fra’ C
racconta che viaggiando Bacco vicino al monte Rodope, i suoi seguaci per caso batterono i loro bronzi, e che un novello sc
il preside ai tripudii ed a’conviti in onore di Bacco. E propriamente per tiaso s’intende una moltitudine di tripudianti o
, danzando avanti a lui, o sia facendo parte del tiaso, cadde e morì, per cui fu trasformato in edera che chiamasi pure cis
nda e lunga chioma inanellata che gli cade su gli omeri ; vaso di oro per uso di bere nella destra : e nella sinistra, il t
a delle Baccanti di Euripide(1). Egli non meno che Apollo celebravasi per un’eterna bellezza, e pel fiore di una gioventù c
epiteto proprio di un bel volto ; e le arti del disegno fecero a gara per raccogliere dalla natura le forme più leggiadre e
tano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o da pantere, o da linci, per indicare forse che la forza del vino doma ed amma
sare da bere. Bacco si serve del rython, ed è osservabile pel tirso e per la pantera che ha a’ piedi. Ercole è assiso sulla
a corno a corno con un caprone ; Sileno coricato sopra un cammello, e per ultimo un coro di musici che assistono alla festa
prima dell’invenzione del bicchiere facevano uso delle corna de’ buoi per bere. Rodigino riferisce che Bacco, dopo aver rit
tavasi o con un corno di toro in mano, ch’era l’antica forma de’ vasi per bere ; o perchè i poeti gli attribuivano due picc
na chioma delicata ; κρυσοκομης, dall’aurea chioma ; epiteti di Bacco per la sua bella e delicata capellatura. Κρισσοκομης,
θυειν, furere ; o da Tione, sua madre, perchè egli scese all’inferno per trarne la madre Semele, che Giove, ad istanza del
lle feste di Bacco dette Liberalia, prendevano la viril toga, e ciò o per indicare la perpetua giovinezza di quel nume, o p
Libero i loro figliuoli. Secondo alcuni Bacco fu chiamato Ditirambo, per , essere stato allevato in un antro che avea due p
ici nacque il proverbio, aver più poco senno di un poeta ditirambico, per dinotare un uomo stupido e furioso. L’ordinario s
enere, percui Cesare che si vantava discendere da Venere e da Anchise per parte di Enea, chiamasi Dioneo da Virgilio(1). I
a Giove allogate tra gli astri ; ed i Sirii non le uccidono, avendole per cosa sacra(6). Macrobio finalmente(7), seguendo i
ll’ingiuria fattagli, quando il precipitò dal cielo, gli diede Venere per moglie. I poeti, dice Banier, seguendo queste rid
Fenicii che i primi avean recato colà il culto di Venere, eran venuti per mare ; così i Greci che portavan tutto al maravig
e altri dicano che Apollo, cangiato in cinghiale, avesse ucciso Adone per vendicarsi di Venere, la quale avea privato di vi
l sangue di lui fece nascere un fiore che Bione crede essere la rosa, per ciò consacrata a quella Dea ; ma che Ovidio dice
di Adone. In esse tutta la città vestivasi a lutto, e non si udivano per tutto che pianti e grida. Le donne correvano per
to, e non si udivano per tutto che pianti e grida. Le donne correvano per le strade co’ capelli sparsi e si battevano forte
lte a piangerlo le donne. I porci ed i cinghiali sono odiosi a Venere per la morte data ad’ Adone ; quindi il greco proverb
greco proverbio, sacrificare il porco a Venere (Αφροδιτη υν εθυκεν), per significare un uomo che fa cosa ingrata ad alcuno
avea predetto che maritandosi sarebbe stata cangiata in altra forma ; per cui fuggiva di dare la mano a chicchessia ed atte
iva di dare la mano a chicchessia ed attendeva solo alla caccia. Ora, per evitare le importune richieste, fece sentire che
fig. di Atlante e di Esperide, fig. di Espero, ne coglievano spesso ; per cui Giunone li diede in guardia ad un dragone di
lla città sventurata ; mentre Venere pone in opera tutte le forze sue per salvare e l’una e l’altro, se stato fosse possibi
e l’altro, se stato fosse possibile, dal turbine che loro soprastava per volere del fato. Nel terzo libro dell’Iliade, Par
gl’involi. Ma l’eroe imperterrito insegue Venere, e Poichè raggiunta per la folta ei l’ebbe, Abbassò l’asta il fiero, e co
rido, e dalle braccia Depose il figlio. Monti. Allora Iride, presala per mano, tirò la Dea fuori del tumulto, ed ella, sal
e sono feriti. La qual cosa sembrò così ingiuriosa alla divinità, che per questa ragione Platone cacciò Omero dalla sua rep
a ; e Pittagora disse ch’egli era crudelmente tormentato nell’inferno per avere sparso nel suo poema finzioni sì strane ed
è, avessero i loro corpi, sebbene di altra natura che i nostri, e che per ciò potevano molto bene partecipare delle umane d
ove interdetto avea agl’Iddii di prender parte alla guerra di Troia ; per cui Giunone scaltramente ottiene il misterioso ci
ottiene il misterioso cinto di Venere, fingendo che volea avvalersene per comporre una difficile lite fra l’Oceano e Teti ;
comporre una difficile lite fra l’Oceano e Teti ; ma veramente servì per rendersi benevolo il consorte Giove, che fece add
a, tanto che Luciano dice che Mercurio involò a Venere la sua cintura per significare che questo nume possedeva tutte le gr
ntro al figliuolo, il quale ignaro de’ luoghi discorreva alla ventura per conoscere in qual paese il vento gli avesse spint
anto(2), che in una città consacrata a Giunone, qual’era Cartagine, e per la naturale incostanza di una donna, il suo Enea
mo amore verso l’eroe Troiano. Anzi si pose di accordo con Giunone, e per diversi fini le nemiche Dee procurano che Didone
procurano che Didone ed Enea in marital nodo si stringano ; Giunone, per impedire ad Enea di porre il piede in Italia e fo
di porre il piede in Italia e fondarvi il destinato impero ; Venere, per rendere più sicura la dimora del figliuolo in Car
ea nel Lazio non potersi da forza alcuna distornare. Nettuno intanto, per le preghiere di Venere, rende il mare tranquillo,
nova le sue lagnanze pel pernicioso odio di Giunone contro i Troiani, per la salute de’ quali ella supplica, e specialmente
vedendo che indarno tentava di richiamare quelle Dee alla concordia, per non offendere la consorte o la figliuola, si dich
ramente commette. Arde intanto gran fuoco di guerra fra Turno ed Enea per la promessa mano della principessa Lavinia ; ed è
ia. Turno si mostra pronto a decidere con un duello la gran lite ; ma per opera dell’inquieta Giunone, l’esercito latino, r
sa da qual mano, ferisce gravemente quell’eroe. Si adopera ogni mezzo per togliere l’acuto strale e far che tosto ritorni a
i rappresenta qual fanciullo cieco, o cogli occhi bendati, colle ali, per ciò detto alato, ed aligero ; armato di strali, e
, per ciò detto alato, ed aligero ; armato di strali, e col turcasso, per cui si chiama il faretrato Arciero. Qualche volta
ibuzione. In detta città eran quelle Dee con ispecial culto venerate, per cui furon dette da Pindaro regine della ricca Orc
la sola Pasitea, che Giunone promette in moglie al dio Sonno ; forse per significare che il sonno sta in grazia ed è caro
ti nella magione affumicata di quel nume. Omero, dice Mad. Dacier, dà per moglie a Vulcano la bella Carite, cioè una delle
cier, dà per moglie a Vulcano la bella Carite, cioè una delle Grazie, per indicare la grazia e la bellezza delle opere che
ero delle Grazie poneva anche Pito, o la Dea della persuasione, forse per significare che il gran segreto del persuadere è
lle Muse. E Plutarco afferma che a Mercurio erano congiunte le Grazie per significare che la piacevolezza, per così dire, d
rcurio erano congiunte le Grazie per significare che la piacevolezza, per così dire, dell’eloquenza cui quel nume presiede
cielo senza le Grazie non facevasi dagli Dei alcuna danza o convito ; per cui dai poeti erano esse destinate ad essere il d
tanze che le Grazie, dalle quali tutte le altre prendono in prestito, per così dire, quanto hanno di amabile e di vezzoso.
tone « Vedi, caro Senocrate, di sacrificare alle Grazie ». Queste Dee per lo più si dipingevano nude e discinte, per signif
alle Grazie ». Queste Dee per lo più si dipingevano nude e discinte, per significare che l’amicizia esser dee schietta e s
esser dee schietta e senza orpello ; e colle mani fra loro congiunte, per indicare la concordia degli amici (3). Anacreonte
velle spose consacravano a Venere, prima di sposare, i loro fantocci, per indicare che davano un addio a’puerilì trastulli.
sio era e che a Talassio era menata, rispondevano ad alta voce ; onde per l’avvenire lu poi questa voce nelle nozze gridata
o afferma che nel celebrarsi le nozze si ripeteva la parola Talassio, per ricordare alla sposa il dovere ehe ha la donna, q
al lanificio, giacchè Talassio significava un panierino o canestrello per usodi filar lana (θαλασιον, lana. Plutarch.). Si
anche Armonia o Ermione, la quale nacque da Marte e da Venere, forse per dinotare che l’armonia e l’ordine spesso deriva d
rmonia e l’ordine spesso deriva dalla guerra e dalla collisione (3) ; per cui Eraclito poneva la guerra per principio di tu
lla guerra e dalla collisione (3) ; per cui Eraclito poneva la guerra per principio di tutte le cose, che potrebbe essere l
posteri di Cadmo. Venere le fece il dono della fatale collana di oro, per la quale Erifile scoprì a Polinice il luogo, ove
oprì a Polinice il luogo, ove Anfiarao, di lei marito, erasi nascosto per non andare alla guerra di Tebe, come in altro luo
ttà, in cui un nume era venerato, e che avea sotto la sua tutela, era per esso argomento di maggior dignità ; per cui non d
avea sotto la sua tutela, era per esso argomento di maggior dignità ; per cui non di rado gli Dei stessi con un certo senti
re col titolo di regina di Gnido e di Pafo, e la prega ad abbandonare per poco la sua diletta Cipro. Vediamo brevemente de’
el soggiorno e degno della Dea che vi si adorava. Vi andavano a folla per ammirarne la statua, opera di Prassitele e di per
ma che in tutto il mondo non se ne vedea la simile, e che molti solo per vederla andavano a Gnido. Nicomede, re di Bitinia
del nitido peplo di Venere, col quale ella ricoprì il figliuolo Enea per difenderlo da’ dardi de’ Greci. La Venere de’ Med
e in un certo modo superarono Apelle, ma lo resero illustre. Vedevasi per opera degl’industri pennelli alzarsi dalle onde l
ogni cuore. Colori celesti esprimean la bellezza delle membra divine, per farsi dolci al cui soave contatto detto avresti d
Cesare, consacrando al padre l’origine e l’autrice di casa Giulia ; e per averla da’ cittadini di Coo, rimesse loro cento t
ombe le svolazzano d’intorno. Comunemente però si rappresenta portata per le onde su di una conchiglia ; si vede anche spes
Finalmente Venere si rappresentava ora con un gloho celeste in mano, per indicare Venere Urania ; ora assisa su di un delf
pure da’naviganti(1). Aurea, χρυση, Hom. ; πολυχρυσος, Hesiod. Forse per la bellezza, perchè diceasi aureo tutto ciò che h
rocinio di que’ numi, da’ quali avea avuto origine la città di Roma ; per cui ne’sacrificii invocavasi Marte col nome di pa
pe’ funerali ; e Libitinariiappellavansi coloro che le custodivano ; per cui Libitina presso Orazio(3) si adopera per la m
oro che le custodivano ; per cui Libitina presso Orazio(3) si adopera per la morte stessa. Ortense, Hortensis, perchè pres
colombe ed i passeri ; ed il cocchio della bella Ciprigna era portato per l’aria or da una bianca coppia di amorose colombe
ol figliuolo Cupido a coglier fiori. Cupido volea superare la madre ; per cui s’incollerì fuor di misura, quando vide che l
erano sotto la protezione de’ Genii, de’ quali la pittura si serviva per rappresentare le arti medesime in acconcia ed ele
e si credeva ch’esso l’accompagnava dalla culla sino alla tomba(2) ; per cui fu detto da Menandro guida segreta della nost
delle donne, e si onorava specialmente nel giorno natale di ciascuno, per cui fu detto Dio Natalizio (Deus Natalis)(3). Nè
mini solamente, ma i regni ed i luoghi aveano i loro Genii tutelari ; per cui vi era il costume di salutare una città o un
la Beozia, e della ninfa Liriope, fig. dell’Oceano. Tiresia(5) ch’era per le città della Beozia assai conto pe’ suoi vatici
solo alla caccia, ogni altra passione spregiando. Stanco un giorno sì per la caccia e sì pel caldo, si ritirò in una fresca
re, nè armento avea mai intorbidato la chiarezza. In esso inchinatosi per bere e veggendo nello specchio delle acque la sua
a dello stesso Apollo. Invaghito delle proprie fattezze e vaneggiando per sì folle amore, dopo lungo languire, morì, alla r
o ; sebbene alcuni dicono che fosse in quelle acque caduto. Fu poscia per compassione delle ninfe cangiato in un bel fiore
da’Greci, e Mars da’Latini. In Plauto troviamo Ares latinamente usato per Mars. Or Αρης deriva dal greco αιρω, fut. αρω,dis
poi insegna che Mamers nel linguaggio degli Osci significava Marte ; per cui la voce Mars de’Latini Latini è lo stesso Mam
he travolge grandi cose (quia magna verteret, Mavors) ; e ne adducono per ragione che queste non sono voci latine. Marte in
iamata da bellum, la guerra, e si sa che gli antichi dicevano duellum per bellum. Da’ Greci dicevasi Ενυω, Enyo, dal verbo
Tracia, chiamato Odino, assai bellicoso e che fece grandi conquiste, per cui fu da quel popolo guerriero onorato come il d
Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. I popoli della Bitinia(2) raccontavano per una loro antica tradizione, che Giunone fece educ
innastici che servir doveano quasi di preludio all’arte della guerra, per cui divenne un insigne capitano, dopo che il suo
Marte fu il primo che, fabbricate le armi, ponesse in campo eserciti per combattere i nemici degli Dei ; e che così, avend
ana grandezza, giunsero ad incatenar Marte e tenerlo in dura prigione per ben tredici mesi, dalla quale fu con accorto arti
lotta dello Scamandro con Achille e calmato lo sdegno de’ due rivali per volontà di Giunone(4), più risorse la contesa fra
colo aiutò il povero nume ; ma Minerva non la trattò meno aspramente, per cui giacquero entrambi per mano della Dea distesi
ma Minerva non la trattò meno aspramente, per cui giacquero entrambi per mano della Dea distesi vergognosamente al suolo.
no della Dea distesi vergognosamente al suolo. Ma certo fu più ontoso per Marte il fatto di Diomede. Incoraggiava Marte i T
o sempremai vittoriosi della forza cieca ed insensata. Peone intanto, per comando di Giove, guarì a Marte la ferita fattagl
rcomenii, avea condotto trenta navi alla guerra di Troia, erasi mosso per andar di presente a farne spaventosa vendetta.
ra. Ed il Furore e la Collera ne adornavano l’elmo, mentre la Fama da per tutto gli andava innanzi. V. Culto di Marte ap
he tacitamente seco stessi giudicassero, Romolo essere stato lacerato per le mani de’ senatori nel tempio di Vulcano, donde
), prima che fosse Roma, più di ogni altro nume il veneravano ; e ciò per l’indole bellicosa di essi popoli. Anche Varrone
a Catullo(3) si chiamavano salisubsuli, voce forse foggiata dal poeta per esprimere più vivamente la sua idea. Livio(4) dic
ro quegli scudi che caddero dal cielo, chiamati Ancili ; ed andassero per la città cantando alcuni inni, detti versi saliar
fece intendere al popolo che quello scudo era stato mandato dal cielo per salvezza della città e che doveasi gelosamente co
, ma così tagliati intorno intorno che non presentano alcun angolo, e per ciò detti ancili, quasi ancisa ; per cui ne’ carm
e non presentano alcun angolo, e per ciò detti ancili, quasi ancisa ; per cui ne’ carmi saliari trovasi scritto ancisia. Nu
ser rubato. Questi sacerdoti alle calende di Marzo facevano una danza per la città in onore di Marte, la quale rassomigliav
). Le loro danze e processioni erano coronate da sontuosi banchetti ; per cui banchetti saliari volevan dire banchetti laut
la quale portava il cingolo o sia la fascia di Marte (balteus Martis) per segno della sua diguità di regina delle Amazzoni.
Martis) per segno della sua diguità di regina delle Amazzoni. Ercole, per compiacere Euristeo, volle farne acquisto ; percu
ino. Diomede faceva uccidere i forestieri che giungevan nel suo regno per alimentare que’ destrieri ; ma Ercole gli mosse g
amia, vergine di esimia bellezza, che a niuno dar volea in matrimonio per aver inteso dall’oracolo che un suo genero l’avre
idi, al quale avea promesso la metà del regno, vinse Enomao nel corso per essersi rovesciato il cocchio pel tradimento di M
gli astri, e chiamasi Enioco o il cocchiere. Pelope e la sua famiglia per questo fatto di Mirtilo, furon costantemente da M
lo della vigilanza, col volto infocato, qualche volta colla barba, ma per lo più senza di essa ; sopra un cocchio tratto da
arte si dipingeva un lupo che portava seco una pecora, perchè il lupo per la sua rapacità e ferocia, era a quel nume consac
elle statue di lui si vede spesso un gallo, uccello che gli era sacro per la sua indole guerresca, e come simbolo della vig
Ovidio si chiama bellicus, e da Virgilio, bellipotens ; ed a lui Enea per trofeo consacrò le armi dell’ucciso Mez enzio(1).
Ενυω. Bisultor, che si vendica due volte. Fu così detto da Augusto, per aver vendicato la morte di Cesare colla sconfitta
rittori, ma eziandio da Omero(3). E con bel tropo i Greci ed i Latini per Marte intendevano la guerra. Quindi incerto Marte
rolla il suo elmo. Questa voce poi deriva o dal verbo ενυω, uccidere, per cui potrebbe significare uccisore ; o da Enio, ci
dedicato a Marte Ultore. Χαλκεος Αρης, Mars aereus, Marte di bronzo, per indicare la fortezza del dio della guerra. Quindi
ebre tempio fuori le porte di Roma, nel quale si assembrava il Senato per ricevere gli ambasciatori stranieri ed altri che
io, era un gran campo consacrato a Marte, detto campo Marzio, e campo per eccellenza, ove si radunavano i comizii del popol
e campo per eccellenza, ove si radunavano i comizii del popolo romano per la creazione de’ magistrati, per la promulgazione
dunavano i comizii del popolo romano per la creazione de’ magistrati, per la promulgazione delle leggi ec. Quivi la giovent
igliuoli (οζοι Αρηος), ed uguali a Marte (Αρηι αταλαντοι, ισος Αρηι), per indicare la loro gran prodezza nelle armi. Me
l nome Ermete. Ne’ lessicì si fa derivare dal verbo ειρω, annunziare, per l’ufficio che Mercurio avea di messaggiere de’ nu
ius sia quasi medius currens o Medicurrius, perchè il discorso corre, per così dire, in mezzo agli uomini, secondo S. Agost
ire tre volte grandissimo (a τρεις, tres, e μεγιστος, maximus), forse per le sue tre grandi qualità di altissimo Filosofo,
fra’ celesti aleuno più infelice di lui, (εν ουρανω θεος αθλιωτερος) per le tante faccende che lo rendevano stanco e distr
detto alla vendita di qualsivoglia merce, offeriva incenso a Mercurio per fare maggior guadagno ; ed i mercatanti (2) prega
rificavano, immolando una troia gravida, e se stessi e le loro merci, per modo di espiazione, lavandosi nel fonte detto di
in questa circostanza Apollo trasse quel landroncello avanti a Giove per la restituzione dei suoi buoi, ed in che modo Mer
l quale, affinchè tacesse, donò quel nume una bellissima giovenca. Ma per assicurarsi della fedeltà del pastore, ritornò to
il trasformò nella pietra detta di paragone, della quale ci serviamo per saggiare l’oro. Ovidio (3) dice che fu trasformat
balbuziente ; e batto (βαττος) in greco vuol dire uomo balbuziente. E per argomento della destrezza di questo nume nell’ing
destrezza di questo nume nell’ingannare, Omero (3) racconta ch’egli, per volontà di Giove, guidò l’infelice Priamo sino al
volontà di Giove, guidò l’infelice Priamo sino alla tenda di Achille, per riscattare con molti doni il corpo dell’estinto E
ia. Monti. » Poscia con bell’arte si avviene in Priamo, gli si offre per guida, ed addormentate le scolte del greco eserci
gli alloggiamenti a Troia infesti. Forse un qualche greco comandante, per volere di Achille, di notte andò incontro a Priam
o comandante, per volere di Achille, di notte andò incontro a Priamo, per guidarlo con sicurezza alla tenda dell’eroe, il q
cienza, e sì in que’ giuochi di mano ed altre maniere d’inganni fatti per diporto o per mostra d’ingegno. Or tutto ciò dice
n que’ giuochi di mano ed altre maniere d’inganni fatti per diporto o per mostra d’ingegno. Or tutto ciò dicevasi κλοπη (p.
asi κλοπη (p.m. verbi κλεπτο. occulo) da’ Greci e furtum da’ Latini ; per le quali voci prese in cattivo senso dissero che
nte il padre Dedalione che si precipitò dal monte Parnaso ; ma Apollo per compassione il cangiò in aquila, o in isparviere.
vanno disgiunte, la prima non sarà che un vano strepito di parole. E per ciò pure gli antichi offerivano sacrificii a Merc
; e se i cittadini di Listri (6), vedendo quel che operava il Signore per mezzo di S. Barnaba e di S. Paolo, chiamarono Gio
a, tanto che Orazio (2) chiama Fauno custode degli uomini Mercuriali, per dir de’ poeti ; e Mercurio, padre della curva lir
artaruga ch’è materia assai sonora. Si vuole (4) che Mercurio, avendo per caso ritrovato il guscio di una testuggine alla r
l che diede la prima idea della lira, che facevasi di tartaruga. Essa per lo più avea sette corde ; ed Ovidio (5) finge che
corde ; ed Ovidio (5) finge che Mercurio avesse scelto questo numero per onorare le sette Pleiadi, da una delle quali egli
i avea posto le ali alla testa ed a’ piedi, onde velocemente portasse per ogni luogo gli ordini suoi. Omero (2) e Virgilio
seguire gli ordini di Giove. Il quale gl’ impone di recarsi a Calipso per indurla a liberare da quella specie di prigionia
’venti, ovunque il corso Volga, o sopra la terra, o sopra il mare, Va per lo ciel rapidamente a volo. Indi prende la verga,
oeti è quasi sempre adoperato come messaggiero di pace, laddove Iride per lo più annunzia guerra e discordie. Con quella ve
on avesse sciolta dal vincolo del corpo l’anima che ad esso era unita per virtù divina. Da Virgilio (2) si rileva ch’egli c
edia l’Alceste introduce l’Orco o Caronte che porta in mano una spada per tagliare la ciocca fatale di Alceste. Ma comunque
chi, Tutti stridendo allor volano in folla. Così movean gli spirti, e per la fosca Via precedeali il mansueto Ermete. L’Oce
afforzare. La palestra era un luogo, ove gli antichi si esercitavano, per la ginnastica, alla lotta, al disco, al bersaglio
al bersaglio e ad altri simili giuochi ; e questo nome spesso si usa per significare la lotta stessa ed i certami ginnasti
icino, forse simboleggia quelle occulte malizie e quelle coperte vie, per le quali questo nume conduce agl’illeciti guadagn
proprio, presso i Greci ed i Romani, de’ viaggiatori e de’ cacciatori per ripararsi dalla pioggia e dal sole. Le ali poi at
de, che lo rappresentava nell’attodi portare un montone sulle spalle, per significare ch’era il dio de’ pastori. Altri dico
sul cuore umano. Qualche volta(1) gli hanno posto in mano un volume, per indicare ch’egli era il protettore dei letterati.
dipinge come un giovinetto di bello aspetto, di svelta corporatura, e per lo più con un mantello alle spalle. Una delle più
Crioforo (a κριος, aries, et φερω, fero) ; soprannome dato a Mercurio per avere impedito che la peste distruggesse Tebe, po
intorno alle mura. Ctonio, Ερμης Χθονιος. presso Luciano, così detto per vedersi spesso nell’inferno a trattar colle ombre
a), quasi preside delle strade ; e la sua statua si poneva ne’ trivii per indicare la via. Facundus da Orazio, λογιος (a λ
che lenealo avvinto co’ suoi serpentini stragrandi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove stesso andò da Deucalione per tr
ndi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove stesso andò da Deucalione per trattare la riparazione del genere umano dopo il
ttare la riparazione del genere umano dopo il suo famoso diluvio(3) ; per comando anche di Giove attaccò l’audace Issione a
impresa delle Gorgoni ; in somma, dice Millin, questo nume incontrasi per tutto, in cielo, in terra ed anche nell’inferno.
ei mortali ; o perchè da essa nascono le biade ed i frutti necessarii per la conservazione dell’umana vita. Da’ Latini si c
hiama Terra o Tellure, sebbene propriamente la voce Tellus si adopera per denotare la Dea, e la parola Terra significava il
all’antico ops (unde inops) che significava ricco, perchè la terra sì per le biade e pe’ frutti, e sì pe’ metalli è la pere
mente vuole che la Terra fu detta Opi, perchè di essa abbiamo bisogno per vivere, (nobis opus est ad vivendum), essendo mad
ti Dei del gentilesimo. E ciò nacque dal naturale amore che ha l’uomo per la propria conservazione, percui chiamaron Dea la
one, percui chiamaron Dea la Terra, ch’è la donatrice di quelle cose, per le quali vivono essi e godono molte comodità. Per
gli uomini e gli animali che sono i figli suoi. E Plinio(4) dice che per ragione de’ grandi meriti della Terra verso di no
o, ne avea moltissimi. La quale cosa era certamente molto a proposito per inspirare negli animi de’creduli gentili un relig
era un antro immenso scavato nel fianco di una rupe, a cui si andava per cento vie e cento porte, dalle quali cento voci u
ello. Quivi aprivasi un pertugio assai stretto. In cui scendevasi non per gradini, ma per picciole scale. Quando vi erano d
vasi un pertugio assai stretto. In cui scendevasi non per gradini, ma per picciole scale. Quando vi erano dentro, trovavano
i antichi chiamavan figliuoli della Terra coloro che si distinguevano per mostruosa statura e stratordinaria robustezza (1)
tondo scudo od alla luna che risplende in mezzo al cielo (2), sebbene per tampana Febea presso Virgilio i migliori interpet
il nome di Ciclopi (a κυκλος, orbis, et ωψ, ωπος, oculus). Essi erano per la statura e per la bruttezza mostruosissimi. Cal
i (a κυκλος, orbis, et ωψ, ωπος, oculus). Essi erano per la statura e per la bruttezza mostruosissimi. Callimaco li rassomi
a statura e per la bruttezza mostruosissimi. Callimaco li rassomiglia per l’altezza al monte Ossa ; ed Omero dice esser sim
na vita senza leggi, senza agricoltura e senza religione. A’ medesimi per altro si attribuisce un particolar modo di fabbri
, senza alcun cemento, grandi e grossolani massi di forma irregolare, per cui adoperavano piccole pietre, per empiere i van
solani massi di forma irregolare, per cui adoperavano piccole pietre, per empiere i vani che lasciavan tra loro i massi roz
o specie di laberinti cavati da’Ciclopi a Nauplia nel seno de’ monti per trarne delle pietre. E come gli Egiziani nelle mi
he capitavano nel suo regno e coll’enorme suo peso li schiacciava. Ma per sua mala ventura provocò anche Ercole, il quale l
eo, lo stringe con un braccio pe’ fianchi, sollevandolo dal suolo ; e per terra vedesi l’arco ed il turcasso ch’egli ha get
terra vedesi l’arco ed il turcasso ch’egli ha gettato via nella zuffa per essere più libero. Qui non dobbiamo omettere i Ce
ge e Cotto, i quali(1) di cento braccia e cinquanta teste forniti, sì per enorme statura, e si per valentia erano insuperab
cento braccia e cinquanta teste forniti, sì per enorme statura, e si per valentia erano insuperabili. Esiodo li fa fig. de
detto alcuni che forse i ciechi pagani furon costretti a ciò fingere per significare in certa guisa che la Divinità è in t
significare in certa guisa che la Divinità è in tutt’i luoghi. Or noi per ragionare con ordine di tante specie di numi, fav
modo da sembrare che partecipasse di tutto l’universo. Avea le corna per significare i raggi del sole e la luna bicorne ;
r significare i raggi del sole e la luna bicorne ; era rosso in viso, per esprimere il rosseggiare dell’etere ; avea il ven
sprimere il rosseggiare dell’etere ; avea il ventre sparso di stelle, per indicare gli astri ; la barba ed i capelli incolt
uron detti Pani, i Satiri, o sia gli Dei delle foreste e de’campi ; e per la deformità di essi avvenne che tutt’i mostruosi
; e per la deformità di essi avvenne che tutt’i mostruosi e segnalali per qualche sconcezza di corpo si chiamassero Satiri,
mor panico appellasi quella subita costernazione che non può vincersi per alcun imperio della ragione, la quale volevasi in
angiali in varie forme di animali, allorchè si rifuggirono in Egitto, per lo spavento del crudele Tifone ; e che in grazia
a del suono ; e di ciò fu cagione l’esser venuto Pan in gran superbia per avere ritrovato la fistola o siringa (συριγξ, fis
da fiato, formato di varie cannucce con certa proporzione disuguale, per lo più in numero di sette e congiunte con cera ;
e e congiunte con cera ; il quale era diverso dalla sampogna, con cui per altro spesso si confonde. Or vi furono tre manier
lla vista del selvaggio Dio Pan, e giunta alle sponde del Ladone , fu per pietà delle ninfe sorelle, cangiata in palustre c
ù semplice forma di musicale strumento, fu eziandio la più antica ; e per esser riputata la musica nobilissima cosa e quasi
ed il Liceo , monti di Arcadia tanto celebrati da’ poeti. Orazio (8) per significare Pan dice il nume cui piacciono gli ar
gne si celebravano alle none di Dicembre alcune feste dette Faunalia, per le quali Orazio (1) ha scritto una bellissima ode
ino, consacrato da Evandro a Pan, nume antichissimo dell’Arcadia, ove per quei monti errava ora cantando al suon della fist
o deriva da λυκυς, lupus. I Luperci celebravano dette feste, correndo per la ritta vestiti delle pelli delle vittime immola
ori, o di canne, e col cipresso in mano. Orazio (4) lo chiama orrido, per quella incolta e selvatica sembianza propria degl
lando dell’eco, così espone le varie favolette che il volgo spacciava per ispiegare questo e simili fenomeni : « E mi sovv
ventato dal satiro Cordace. Ovidio(2) appella i Satiri gioventù fatta per le danze ; e Virgilio (3) dice che Alfesibeo imit
nata una rappresentazione da’ Greci detta Satirica, di cui servivansi per rallegrare gli animi dopo la tragedia. Satira poi
mata di varie specie di cibi. E Pescennio Festo scrisse le sue storie per saturam, che eran le varie istorie (ποικιλαι ιστο
abili soggiorni di Napee. Ed altrove : A’sospiri di Zeffiro soavi E per li campi se ne va succinta In verdissima gonna og
Era anche il simbolo di una naturale attitudine e destrezza di agire, per la quale ad alcuno ogni cosa felicemente succede
e di lui moglie. Ovidio(3) la dice una delle Amadriadi del Lazio che per la sua destrezza nel coltivare i giardini, meritò
 ; ed avea un sacerdote (flamen Pomonalis), che offerivale sacrificii per la conservazione de’frutti. Pomona poi dicesi un
to Zeffiro, detto perciò l’alato cavallo di Clori (4), perchè i venti per la velocità si paragonano a’ destrieri, o si rapp
rso il braccio sinistro, raccoglie alcuni fiori che la caratterizzano per la Dea della primavera. Si rappresentava vestita
’i beni della vita. Fu essa moglie di Fauno, o di Giano, o di Numa, e per la sua modestia meritò gli onori divini. I suoi m
’interpetri dell’erme de’ Termini che spesso si trovavano ne’ campi e per le vie (6). Numa istituì le feste del dio Termine
Tarpeio un tempio a Giove, acciocchè la piazza del monte libera fosse per la edificazione di esso, ordinò di esaugurare tut
risterna, ed una sacerdotessa. In Esiodo (2) leggesi Γαιαευρυστερνος, per ragione dell’ampiezza del suo seno, cioè delle va
con quelle conte parole : Sit. tibi. terra. levis. ; come a’ nemici, per modo d’imprecazione, la desideravano grave e pesa
dia, in onore della Terra si sacrificavano delle vacche pregne, forse per significare la fecondità di essa. Cerere.
Cicerone (1) deriva il nome Ceres a gerendis frugibus, quasi Geres, per un cangiamento della prima lettera, e ciò perchè
la produttrice delle biade. Servio (2) il fa venire dall’antico cereo per creo, perchè questa Dea si reputava la creatrice
pina(2). Nelle mani avea due gran faci accese al gran fuoco dell’Etna per la notte ; ed in tutto quel tempo, non gustò cibo
; ed in tutto quel tempo, non gustò cibo, se non che il papavero, che per la sua virtù sonnifera, valse ad ammorzar qualche
cano, E die lor non potere esser mai spenti ; E portandosi questi uno per mano Sul carro che tiravan due serpenti, Cercò l
si ascose in un forame. Ritornata in Sicilia la nostra Cerere, guarda per tutto e pure all’amico fonte di Ciane, la quale p
ggiare la cintura di Proserpina ; il che fu argomento di essere stata per que’ luoghi rapita ; di che pianse, e fu in colle
grata a’ suoi beneficii, percui privolla di tutt’i suoi doni. Allora, per pietà di sì gravi mali, la ninfa Aretusa, dalle s
dalle sue chiare acque levando il capo, alla dea disse che Proserpina per forza rapita, già moglie del dio dell’inferno, er
el fato, non potere uscir dell’inferno chi vi avesse toccato cibo. Or per mala ventura, Proserpina, andando un giorno per c
esse toccato cibo. Or per mala ventura, Proserpina, andando un giorno per certi giardini ricchi di alberi fruttiferi, ne co
, volendo far piacere a Plutone ed a Cerere, sentenziò che Proserpina per sei mesi fosse colla madre in cielo, e sei altri
utone. Allora acchetossi lo sdegno di Cerere, e la terra, quasi lieta per l’allegrezza della dea, ringiovanì e vestissi di
gislatrice o Tesmofora. Si finse in Sicilia particolarmente venerata, per ragione di quella fertilità delle sue campagne, p
armente venerata, per ragione di quella fertilità delle sue campagne, per la quale M. Catone(1) chiamò la Sicilia dispensa
nascosta sotterra è cercata da Cerere, sua madre. Lo stare Proserpina per sei mesi con Plutone, era simbolo de’ sei mesi ch
i che la semenza del grano è sotterra in quel tempo che il sole corre per i sei segni australi del zodiaco ; come gli altri
menza germoglia in piantoline, matura ed è mietuta, quando il sole va per gli altri segni dell’emisfero boreale(3). IV.
Le quali, dolenti oltremodo di tanta perdita, furon subito a cercarla per ogni luogo della terra. Or, riuscendo vana ogni l
ron gli dei che potessero, fornite di ale, andar sulle acque del mare per averne contezza. E però furon trasformate in ucce
lcemente cantava ; l’altra suonava il flauto, e la terza, la lira ; e per loro dolce canto e suono facevano addormentare ch
ano. Ma non avendo potuto prendere nella lor rete il prudente Ulisse, per dispetto si spinsero a rompicollo nel mare. Plini
amente che la ninfa Aretusa, vedendo sterilite le campagne di Sicilia per l’ira di Cerere che volea ad ogni modo trovar la
rapita ; e che aveala veduta cogli occhi proprii seder regina, quando per occulte vie gettavasi sotterra per congiungere le
occhi proprii seder regina, quando per occulte vie gettavasi sotterra per congiungere le sue acque con quelle dell’Alfeo. O
a la dea a tal nuova, volle che Aretusa i tristi suoi casi narrasse e per qual modo fosse stata in sì strano fonte conversa
buona dea mi cangiò di presente in bellissimo fonte. E così cangiata, per sotterranei ed occulti luoghi apertomi un sentier
a. Era Celeo padrone di quel podere e marito di Metanira che piangeva per un suo figliuolino infermo. Entrata che fu la dea
te divino nutricarlo di giorno, mentre di notte il passava pel fuoco, per renderlo immortale ; il che dalla madre osservato
olle la dea che su di un cocchio tirato da dragoni alati, discorrendo per le regioni della terra, a’ popoli distribuisse la
a la più celebre era quella de’ misteri Eleusini, appellati i Misteri per eccellenza, che si celebravano in Eleusi, città f
mo ordinato che niuno straniero potesse iniziarsi ne’ grandi misteri, per ammettersi Ercole che n’avea fatta la dimanda ed
uesti piccioli misteri servivano di preparazione a’ grandi di Eleusi, per essere a parte dei quali era mestieri sottoporsi
a creazione, de’ gastighi e de’ premii di un’altra vita ec ; i quali, per timore del popolo, si tenevano con tanta cura cel
distornarlo da sì reo disegno, ma indarno ; percui gli mandò la Fame, per soddisfar la quale consumò tutto il suo avere e v
tuno il privilegio di potere cangiar forma, si fece vendere più volte per soddisfare a’ bisogni del padre, il quale con tut
la ne divorò la spalla destra. Giove allora ritornò Pelope in vita, e per la spalla mangiata da Cerere ne pose una di avori
lembo del manto, nel quale Mercurio mette una borsa piena di danaro, per indicare che i due grandi mezzi di ricchezza sono
ee eran quelle che s’immolavano la vigilia delle grandi solennità ; o per supplire a qualche rito trascurato. A questa Dea
ia di Cerere che andava in cerca della sua Proserpina ; e si facevano per otto giorni nel Circo massimo colla corsa de’cava
(5), fu così detto quasi volans candor, perchè il fuoco sembra volare per l’aria, nascendo dalle nuvole. Non so poi come il
e. Non so poi come il Calepino dica che fu detto quasi canus volitans per aerem, perchè la fiamma pare che vola ed è candid
i alcune isole dette Vulcanie. Or Vulcano nacque sì deforme che Giove per dispetto il precipitò dal cielo con un calcio ; d
e rimase zoppo. E peggio gli sarebbe venuto, se gli abitanti di Lenno per caso non lo avessero fra Ie loro braccia raccolto
L’antichissimo fabbro Siciliano. Quindi Lenno dicesì Vulcania(3). Ma per testimonianza di Omero, Vulcano nacque da Giove e
Vulcano nacque da Giove e da Giunone ; e Giove il precipitò dal cielo per aver egli voluto dare aiuto alla madre posta dal
re posta dal marito in prigione. Caduto Vulcano nell’isola di Lenno e per tal caduta reso zoppo, Teti ne prese cura. Lo ste
moglie di Anfiarao e sorella di Adrasto, data in premio da Polinice, per avere perfidamente scoperto il marito ch’erasi na
Polinice, per avere perfidamente scoperto il marito ch’erasi nascosto per non andare alla guerra di Tebe, ove sapeva dover
u il cordoglio e la disperazione dell’eroe, che vuol correre al campo per vendicarla ; ma la madre Teti, uscita del mare pe
l correre al campo per vendicarla ; ma la madre Teti, uscita del mare per consolarlo, lo esorta a soprassedere, finchè gli
ferro, il rame, l’oro, l’argento e tutto ciò che abbisogna del fuoco per maneggiarsi, e l’insegnò agli uomini. E quei che
le compose l’ire de’ coniugi, porgendo alla genitrice un tondo nappo, per cui….. la Diva dalle bianche braccia rise, e ne r
lcano, malgrado la debolezza delle sue gambe, non mancò di adoperarsi per la salvezza degli altri Dei, avendo ucciso il gig
gli gettava fuoco da tre bocche(5), ed abitava un antro, donde usciva per uccidere e spogliare i viandanti, e la cui bocca
avrebbero potuto mostrare al padrone, ove essi fossero stati guidati, per la coda indietro tirandoli, li condusse alla sua
gr. κλυτος, αγακλυτος e περικλυτος, celeberrimo, in Omero ed Esiodo, per la sua perizia maravigliosa nelle arli. Etneo, A
notò questo difetto, che non avea fatto una porta al petto dell’uomo, per iscorgere i pensieri dell’animo suo, e se egli di
i Vulcano, in cui i Romani facevano un picciol saggio del loro studio per una certa superstizione di buouo augurio. Plinio
letterarie vigilie net di delle feste Volcanali, e che ciò faceva non per ragion di augurio, ma per attendere a’ serii suoi
delle feste Volcanali, e che ciò faceva non per ragion di augurio, ma per attendere a’ serii suoi studii. I Romani aveano u
Vulcano il leone. Finalmente, dice Apollodoro, Vulcano fu quello che per commessione di Giove, attaccò Prometeo al monte C
monte Caucaso in pena di aver rubato il fuoco dal cielo. Si vuole che per ciò si servì di catene d’oro e di chiodi di diama
i Giano si disse che Diana fu detta quasi Jana, aggiunta la lettera D per dolcezza di suono, come afferma Macrobio(1), il q
o di Diana dice che Giove amò assai questa sua figliuola specialmente per la sua verginità ; e ch’egli le avea donato l’arc
donato l’arco, gli strali ed il drappello di sessanta ninfe Oceanine per suo corteggio, oltre venti altre che le custodiva
ella era la Dea de’cacciatori, e delle foreste. Or siffatta passione per la caccia fu fatale a Cencria, fig. della ninfa P
Cencria, fig. della ninfa Pirene, il quale fu dalla Dea che cacciava, per imprudenza ucciso, di che la madre sparse tante l
gafia con un limpidissimo fonte detto Partenio. In esso Diana, stanca per la lunga caccia, in un bel giorno di està, si lav
Diana ; la quale di ciò sdegnata la uccise con uno strale. Dedalione per dolore si precipitò da una rupé del Parnaso, ma A
Dedalione per dolore si precipitò da una rupé del Parnaso, ma Apollo per compassione il cangiò in isparviere(1). Le figliu
pollo, furono da Diana nella propria reggia uccise a colpi di freccia per averla dispregiata a cagione della sua veste cort
tutt’i numi, fra’quali sola Diana fu a bella posta trascurata. La Dea per fare di tanto oltraggio una vendetta degna di lei
a il fiore de’ giovani guerrieri e bandisce una caccia non mai veduta per uccidere il mostruoso cinghiale. Questa famosa ca
la nostra Dea coll’uccidere nella caccia una cerva a lei consacrata e per essersi vantato che Diana stessa non avrebbe tira
colpo più sicuro. Or eletto egli supremo duce de’ Greci contro Troia, per una gran fortuna di mare suscitata dall’ira di Di
cedere ; ed Ulisse con Diomede furon mandati alla madre Clitennestra per prendere l’infelice donzella, la quale giunta in
quale giunta in Aulide fu con gran pompa portata all’altare della Dea per esservi immolata ; ma questa mossa a pietà dell’
lta nebbia e sostituendo in suo luogo una cerva, ed un toro ; ed essa per aria fu portata nella Tauride, ove nel tempio di
ndollo segretamente nella corte di Strofio, re della Focide, che avea per moglie una sorella di Agamennone. Il quale accols
con molta amorevolezza e lo fece educare con Pilade, suo figliuolo ; per cui fra questi due principi si strinse un’amicizi
andona Argo e va in Delfo a consultare l’oracolo, dal quale seppe che per liberarsi da quel tormento, recar si dovea nella
Tauride, furon presi e condotti a Toante e portati al tempio di Diana per esservi immolati. Allora i due generosi amici dan
o questi, che Pilade affermavano di essere Oreste, perchè l’uno volea per l’altro morire(1) Ma il Re mosso da sì generosa g
ta Dea sono a cuore gli archi, ed il ferir lepri, e le liete danze su per le montagne ; anzi che a Giove cercò quasi per re
i, e le liete danze su per le montagne ; anzi che a Giove cercò quasi per retaggio tutt’i monti. Omero(2) descrive Diana ch
d i cinghiali. E si noti che presso i Greci nella caccia delle lepri, per ciascuno si pagavano due oboli al tesoro di Diana
i in onore di questa Dea dalle donzelle che prendevansi tutte in giro per le mani ; la quale credevasi molto cara alla Dea.
i tuttora un’esatta immagine de’cori delle Ninfe greche che tenendosi per la mano danzano sul prato o nel bosco nella stess
cavano ne’ dolori del parto, e forse tre volte (4). Quindi Ovidio (5) per dire che Evippe avea nove figliuoli dice che essa
presedeva alle vie, ed era come ispettrice e custode de’porti(7) ; e per ciò il simulacro di lei era collocato in capo all
tizioso culto, suscitò grave tumulto fra quegli artefici, dicendo che per opera di Paolo si perdeva l’onore prestato al tem
fra le sette maraviglie del mondo. In esso l’ordine Gionico fu posto per la prima volta in uso(3) ; e tutta l’Asia concors
ittura, è seguita dalle Ninfe, sue compagne, dalle quali si distingue per la mezza luna, ond’ha fregiato il capo. Presso Vi
o ; posa una mano sulla faretra, tiene con l’altra l’arco, ed afferra per le corna una cerva. Dice Millin che le due trecce
accola, perchè Diana talvolta si rappresenta con una fiaccola in mano per significare Io splendore della luna. Perciò fu de
nel mondo. Lucina dicevasi Diana come Dea de’ parti, perchè il parto per opera sua veniva alla luce. Diana saeva dicesi d
vidio(1), perchè Dea vendicativa, iraconda ed avida di sangue. Virgo per eccellenza chiamasi la nostra Dea da’ poeti(2), e
si ed eroici della Grecia. L’antica Grecia avea ben molte ragioni per abbellire la sua origine col maraviglioso delle f
i e di audaci metafore ; il loro bel cielo, il suolo, tutto era fatto per innalzare a grandi slanci la loro fantasia. Così
ς, Heros) ne’ tempi favolosi dicevasi un uomo che si era reso celebre per prodigiosa forza, o per una serie di belle azioni
losi dicevasi un uomo che si era reso celebre per prodigiosa forza, o per una serie di belle azioni, ed a cui dopo la morte
Greci. Or, come vuolsi, Ercole fu il primo de’mortali adorato in vita per Iddio ed a cui furon fatti tempii ed altari ; e c
orme di S. Agostino, il quale sostiene che da Sansone principalmente, per la prodigiosa sua forza, i poeti hanno foggiato i
ipo ideale della fortezza e della ferocia portata oltre l’ordinario ; per cui, parlandosi di uomo robustissimo, suol dirsi
fin dall’infanzia mostrò la grandezza della sua forza. Giunone mandò per divorarlo due orribili serpenti, mentre egli era
da lui sbalzato dal trono. Quindi a ragione Euristeo fece ogni sforzo per disfarsi di siffatto competitore. Accortosi di ci
da cui ebbe risposta, essere volontà degl’Iddii che servisse Euristeo per dodici anni. Il quale gl’impose dodici ardue impr
emea, e che si appella il leone Nemeo. Il quale essendo invulnerabile per la sua pelle durissima, Ercole con inudito valore
ore, presolo pel collo, lo strozzò e vestissi della sua pelle. Furono per ciò istituiti celebri giuochi detti Nemei che si
l’Arcadia, secondo Virgilio. La quale nudrita nella palude, ne usciva per infestare gli uomini e gli armenti. Enorme era la
e che avea le corna d’oro ed era consacrata a Diana. L’eroe l’inseguì per un anno, non volendola uccidere nè ferire ; ma fi
viva a Micene. Questa cerva da’ Greci chiamasi da’piè di bronzo (2), per dinotare la robustezza e velocità de’ suoi piedi.
e di Elide, il quale, avendo un bovile ampissimo con tremila buoi che per trenta anni non era stato purgato, promise ad Erc
n catene di ferro e le alimentava della carne di coloro che passavano per que’ luoghi. Ercole, avendo prima condannato l’in
a ed Ivica. Ercole uccise Gerione e ne portò via i bellissimi armenti per offrirli ad Euristeo. L’undecima fatica fu quella
acconta Apollodoro che il nostro eroe giunto nel paese dell’Esperidi, per avviso di Prometeo, fece sì che Atlante fosse and
uegli aurei pomi e portatili ad Euristeo. Finalmente calò all’inferno per trarne fuori il can Cerbero(1). Egli andò al Tena
al Tenaro, promontorio della Laconia, ov’era la porta del Tartaro, e per quel luogo vi penetrò ed a viva forza condusse il
ibri del fato che senza l’ainto di un mortale non potean esser vinti, per consiglio di Minerva Giove chiamò Ercole in aiuto
erano i principali fra que’ mostri. Famoso è poi il combattimento che per Deianira, fig. di Eneo, re di Caledonia, ebbe a s
ibuiscono a quest’eroe che troppo lungo sarebbe qui riferirle tutte ; per cui ora della morte di lui favelleremo. Ercole, p
riferirle tutte ; per cui ora della morte di lui favelleremo. Ercole, per comando dell’oracolo, abitar dovea nella città di
go e da cui fu detto Tirinzio(1). Or viaggiando colla moglie Deianira per recarsi a quella città, e giunti al fiume Eveno c
ianira per recarsi a quella città, e giunti al fiume Eveno che allora per molte acque era gonfio, Ercole il passò a nuoto,
tinte le saette dell’eroe. Or dopo qualche tempo accadde che Deianira per conciliarsi vie più l’amore dello sposo, gli mand
e che Deianira per conciliarsi vie più l’amore dello sposo, gli mandò per Lica, di lui servo, il fatale regalo della camici
osì il fuoco consumò quanto vi era di mortale nel figliuolo di Giove, per volere del quale fu egli ammesso nel numero degli
ato i suoi cavalli. Con Argo confinava Micene, da Orazio(1) celebrata per le sue dovizie. Da Argo sino a Stenelo regnarono
ata da Inaco, primo re dell’Argolide. Il popolo avendolo riconosciuto per suo re, Egitto sotto la condotta de’cinquanta suo
cito e l’ obbligò a dar loro in matrimonio le sue figliuole, le quali per consiglio del padre nella prima notte delle nozze
e Linceo fu dichiarato erede e successore al regno. Le altre sorelle, per l’inumano tradimento verso i mariti, furon condan
e gemelli, Preto ed Acrisio, de’ quali il primo fece tutti gli sforzi per ascendere sul trono ; ma, dopo molte gare, i due
lattia e credendosi diventate vacche, errarono lungo tempo, muggendo, per l’Argolide ; e ciò, per essersi vantate di supera
ntate vacche, errarono lungo tempo, muggendo, per l’Argolide ; e ciò, per essersi vantate di superare Ginnone in bellezza.
lì su quel trono Atreo, fig, di Pelope e nipote di Tantalo. Il quale, per un gravissimo fallo commesso dal fratello Tieste,
Atreo ha dato agli antichi argomento di molte tragedie ; ed Orazio(1) per dire che la tragedia rigetta un verseggiare dimes
un bosco e ritrovato da un pastore, fu nutricato con latte di capra e per ciò detto Egisto (ab, αιξ, αιγος, capra). Il qual
te di capra e per ciò detto Egisto (ab, αιξ, αιγος, capra). Il quale, per instigazione del padre, uccise Atreo, cui success
no dell’attica. Il paese dell’Attica era sterile di sua natura, ma per l’industria degli abitanti reudeasi fertile. Si f
e che fossero stati prodotti dal terreno, a guisa degl’insetti, e che per ciò portavano sul capo una locusta d’oro(1). Fra
vestita da Baccante, nelle feste ; Dionisiache, liberò la sorella, e per vendicarsi di tanta ingiuria, uccise Iti, suo fig
ereo si diede ad inseguirla insieme colla sorella Filomela, la quale, per compassione degl’Iddii, fu cangiata in usignuolo,
Pandione fu Eretteo, stimato il più possente principe di que’tempi ; per cui Borea, re di Tracia, bramando di stringere co
memoria l’orrendo fatto di Tereo, quel barbaro re se la condusse via per forza. Perciò finsero i poeti che Oritia fosse st
iporto presso il fiume Ilisso ; e ciò anche perchè la Tracia tenevasi per la regione de’venti e specialmente dell’Aquilone
liuola Etra. Egeo intanto, temendo di condurre in Atene una straniera per moglie, fece disegno di abbandonarla ; e perchè g
per moglie, fece disegno di abbandonarla ; e perchè già era incinta, per non perdere la speranza di un figliuolo da lei, c
ciò giunse Teseo in Atene, che col padre Egeo trovò assai costernata per l’infame tributo che doveasi ogni anno pagare al
ovare il modo di sortire dal laberinto. Dopo questo successo veleggiò per Atene, avendo ingratamente abbandonata Arianna ne
ne. Giove comandò loro in sogno che dimandassero a Plutone Proserpina per moglie a Piritoo ; ed i due eroi per la Tenaria s
imandassero a Plutone Proserpina per moglie a Piritoo ; ed i due eroi per la Tenaria spelonca, creduta strada dell’inferno,
fu dal padre consegnato ad un pastore, acciocchè, foratigli i piedi, per quelli lo avesse sospeso ad un albero, perchè div
esse sospeso ad un albero, perchè divenisse preda delle fiere ; e ciò per aver predetto l’oracolo ch’egli dovea essere ucci
racolo ch’egli dovea essere ucciso da un suo figliuolo. Ma il pastore per compassione il lasciò vivo nella campagna, donde
ò a consultare l’oracolo di Delfo nel tempo stesso che Laio viaggiava per que’luoghi in cerca del figlio. I quali s’incontr
esa, Edipo ammazzò Laio che non conosceva ; e poscia andô a Tebe, ove per avere spiegato l’enigma della sfinge, ottenne la
uomo grossolano, non già d’ingegno sottile, com’era Edipo. Il quale, per orrore del commesso parricidio, si cavò gli occhi
ice, dopo la morte del padre, convennero di regnare a vicenda un anno per ciascuno ; ma il fratello maggiore mancò all’acco
perirono avanti le mura di Tebe salvo che Adrasto, il quale salvossi per la velocità del cavallo Arione detto vocale da Pr
teri de’primi eroi che caddero sotto le mura di Tebe. Scelto Alcmeone per duce, dieci anni dopo la prima spedizione, strins
assai erbe velenose ; (percui i Tessali furon famosi pe’ veneficii e per le arti magiche, tanto che un venefico qualunque
za assai bella, eran pure ben maneggiati da que’popoli ; donde nacque per avventura la favola de’ Centauri, i quali aveano
e Giasone, suo figliuolo. Pelia però, risoluto di assicurare il regno per se, ne consultò l’oracolo, dal quale gli fu rispo
domandato al nipote che dovesse mai fare di una persona, da cui esso per detto dell’oracolo avesse a temere la morte, tost
Frisso ed Elle tentarono di passare il mare e recarsi nella Colchide per quivi porre in salvo la vita ; ma l’infelice Elle
uell’impresa molti altri giovani ch’erano il fiore di tutta la Grecia per nobiltà e per valore, conosciuti sotto il nome di
olti altri giovani ch’erano il fiore di tutta la Grecia per nobiltà e per valore, conosciuti sotto il nome di Argonauti, de
e di quella nave e che morì nel viaggio presso i Mariandinii, ed ebbe per successore Anceo ; Orfeo, fig. di Eagro ; Zete e
tempo dall’isola, furon respinti indietro dal vento, ed essendo stati per errore giudicati Pelasgi, co’quali i Dolioni eran
e, da cui erano stati così amorevolmente trattati. Poscia fecero vela per la Misia, ove Ercole, avendo con maggior forza ch
pratica piegato il suo remo, lo ruppe, e mentre che andava nel bosco per farsene un altro, Ila, fig. di Tiodamante e molto
rsene un altro, Ila, fig. di Tiodamante e molto caro a quell’eroe, fu per la sua bellezza dalle Ninfe rapito nell’atto che
ueste mostruosi uccelli di rapina, col volto di donna, sempre pallido per la fame, con lunghi crini, e con mani armate di d
di, ch’eran due scogli o isolette poco lontane dal Bosforo, le quali, per l’impeto de’venti urtandosi fra loro, impedivano
donati da Minerva. Questi buoi aveano le unghie di bronzo e mandavano per la bocca e per le nari vive flamme ; dono fatale
va. Questi buoi aveano le unghie di bronzo e mandavano per la bocca e per le nari vive flamme ; dono fatale di Vulcano. Gia
ello Absirto ; la quale tosto coll’invitto drappello prese il viaggio per la Grecia. Eeta, oltremodo adirato, inseguì Giaso
n luogo chiamato Tomi (a τομη, sectio) dal fatto di Absirto e celebre per l’esilio di Ovidio(1). Giunto intanto Giasone da
ucciso un suo fratello, si rifuggì da Preto, dal quale fu espiato. Ma per le cattive arti di Stenobea, moglie di Preto, ent
o pura istoria. Quindi è che il poema di Omero merita di esser tenuto per la più antica storia della Grecia, di cui i primi
a storia della Grecia, di cui i primi tempi sono sepolti nell’obblio, per non esservi stati scrittori che ne tramandassero
degli Acarnani. Troia sostenne l’assedio di quel formidabile esercito per ben dieci anni. Oltre i popoli della Frigia, dell
, quivi approdate le greche navi e tutti indugiando a smontar di nave per timore dell’oracolo, Iolao, fig. d’Ificle e di Di
i tutti il chiamarono Protesilao (a πρωτος, primus, et λαως, populus) per esser morto il primo fra tutti. Il che saputosi d
chè Crise, sacerdote di quel nume, essendo venuto alle navi de’ Greci per riscattare la figliuola Criseide ch’era schiava d
fra Agamennone ed Achille, fig. di Peleo, fig. di Eaco, detto spesso per ciò Eacide, dall’avo, e Pelide, dal padre. Peleo
oe come quello di un uomo pronto, iracondo, inesorabile, altero. Ora, per ritornare alla gara fra quest’eroe ed il supremo
diciamo che avendo questi restituita al padre la sua schiava Criseide per placare lo sdegno di Apollo, in vece di essa per
sua schiava Criseide per placare lo sdegno di Apollo, in vece di essa per forza si prese Briseide ch’era toccata in sorte a
e della Grecia. Egli disonorò la vittoria coll’aver fatto strascinare per tre volte intorno alle mura di Troia l’infelice c
o gli permise di portarselo via. Rendendo a Patroclo i funebri onori, per placarne l’ombra, gli sacrificò dodici giovani pr
mura di Troia(1). Dopo la sua morte nacque una famosa gara fra’Greci per ottenerne le armi fabbricate da Vulcano, le quali
li si ottennero da Ulisse con grandissimo cruccio di Aiace, il quale, per tal ragione, si uccise(2). E questo basti di Achi
stra di ritornare in Grecia col resto dell’armata. I creduli Troiani, per le arti specialmente del greco Sinone sì bellamen
l guisa la guerra, i Greci si divisero le spoglie e’si posero in mare per far ritorno alla ler patria, ove pochi giunsero d
affermare un tal fatto, e si protesta di non avere pruove sufficienti per ammettere o rigettare la comune opinione. Ma cont
sto nome venga da una parola latina (a nando), che significa nuotare, per una semplice mutazione delle prime lettere ; ma C
Giove si è detto. Quindi è che spesso appo i poeti Nettuno si adopera per significare il mare(1) ; e Virgilio(2) bellamente
lle ombre penetrasse la chiara luce del giorno. E questa sua potenza, per la quale chiamavasi scotitor della terra, egli di
iferisce una tradizione de’ Tessali, i quali affermavano che la valle per la quale scorre il fiume Peneo a guisa di un cana
pensare ch’essa sia nata da un tremuoto. Da ciò si scorge la ragione, per cui egli chiamavasi Ennosigeo, cioè colui che fat
peretta abbiam raccontata la famosa gara che fu fra Nettuno e Minerva per la città di Atene, e come Nettuno fece uscir dell
istituiti de’ giuochi e delle feste. Per questa potenza di Nettuno e per una tale idea di ferocia e di crudeltà che gli uo
venuto che i poeti, come chiamano figliuoli di Giove tutti quelli che per insigne virtù si distinguono, quasi fossero proge
i Nettuno, cioè quasi partecipi della inumanil à del mare, coloro che per immane ferocia o singolare empietà son famosi(1).
mettiamo in primo luogo il famoso Polifemo, detto da Omero il Ciclope per eccellenza. Egli era fig. di Nettuno e della ninf
e tanto tempo l’accorto Ulisse lontano dalla patria, facendolo errare per tanti mari. Questo favoloso avvenimento è assai p
esser letto da’giovani studiosi. Il Chiabrera, alludendo al vino che per opera di Ulisse imbriacò Polifemo, cantò leggiadr
e l’unico ciglio All’immenso Ciclopo. È noto pure il nostro Polifemo per l’avvenimento di Aci, giovane ed avvenente pastor
lanciando uno scoglio di enorme grandezza che lo schiacciò. Il quale, per opera di Galatea, fu cangiato nel fiume oggidì de
’ Lestrigoni fu Lamo, di eui fa menzione Omero ed Ovidio ; ma quando, per sua mala ventura, alla loro spiaggia approdò Ulis
altri figli ebbe Nettuno ; Ergino, che fu uno d’egli Argonauti, e che per le sue molte conoscenze nautiche ed astronomiche,
uccesse a Tifi, pilota della nave Argo ; Erice, re della Sicilia. che per avere posto fra i suoi armenti uno de’buoi di Ger
di Nettuno a tutti coloro che si distinsero nelle marittime pugne, e per la loro abilità nelta nautica. Sesto Pompeo, gonf
elazione con Nettuno. Gli antichi, dice Millin, aveano molti nomi per significare il Dio protettore del mare, come Pont
. Dicesi ch’esso sia stato il primogenito de’ figliuoli del Cielo ; e per ciò spesso da’ poeti se gli dà l’aggiunto di vecc
iò spesso da’ poeti se gli dà l’aggiunto di vecchio, e gli Dei stessi per lui, come per la moglie Teti, aveano grandissima
poeti se gli dà l’aggiunto di vecchio, e gli Dei stessi per lui, come per la moglie Teti, aveano grandissima riverenza. Si
eanidi, ovvero Oceanine, ch’erano tremila, secondo lo stesso Esiodo ; per cui da Catullo(2) vien detto padre delle ninfe. L
rata da delfini o da cavalli marini, nell’atto di andare a diporto su per le onde del mare, accompagnata dalle Nereidi che
l’architettura ed in certi dipinti. In un calcedonio(4) vedesi Venere per le onde portata sul dorso di un enorme Tritone.
iaggia del mare posto sull’erba alcuni pesci, questi ritornati a vita per virtù di quell’erba, saltarono di nuovo nel mare.
re. Di che avvedutosi Glauco e fatto accorto di quella occulta virtù, per essa gettossi nel mare e fu convertito in uno de’
Cadmo, pose sì strano furore nell’animo di quel re, che pigliando Ino per una leonessa, ed i figliuoli Learco e Melicerta p
che pigliando Ino per una leonessa, ed i figliuoli Learco e Melicerta per leoncelli, schiacciò il primo ad un muro. Ma Ino,
licerta per leoncelli, schiacciò il primo ad un muro. Ma Ino, temendo per se e per l’altro figliuolo la stessa sorte, con M
er leoncelli, schiacciò il primo ad un muro. Ma Ino, temendo per se e per l’altro figliuolo la stessa sorte, con Melicerta
ano la virtù di presagire il futuro, forse perchè il mare dà de’segni per prevedere le tempeste. La stessa fatidica virtù s
o sulle onde del mare e di ammirare stupefatte la prima nave Argo che per loro era una novità mostruosa ; e ad esse attribu
ncora in alcuni antichi monumenti. Esse finalmente si rappresentavano per lo più a foggia di donzelle avvenenti, co’capelli
apelli intrecciati di perle, sopra delfini e cavalli marini, portando per lo più in una mano il tridente di Nettuno, e nell
, i quali in versi cantavano l’origine delle cose, e ponevano l’acqua per principio di tutt’i corpi ; opinione abbracciata
boleggiava l’elemento dell’acqua che si trasforma in varii corpi. Ora per ottenere che Proteo desse le sue fatidiche rispos
enta con volto sereno e tranquillo ed alle volte commosso e sdegnato, per indicare il diverso stato del mare or quieto, ed
entre Nettuno nel rovescio in figura di combattente vibra il tridente per mettere in fuga i nemici, è stata rappresentata l
rabbiosi cani marini che orribilmente latravano. Alcuni vogliono che per ragion di Nettuno, la moglie Anfitrite avesse ind
lla o alla caverna di Cariddi, si corre pericolo di naufragare, così, per esprimere che spesso il timore di un male ci cond
da’Greci chiamavasi Αδης, o Αιδες, da α privativo ed ιδειν, vedere ; per cui Aide dinota un luogo tenebroso, o secondo la
ù profondo dell’inferno, immaginato da’ poeti nel centro della terra, per servire di eterna prigione a coloro, i cui delitt
are agli Elisii dimoravano le anime de’ buoni ; ma talvolta si prende per l’inferno stesso. Sovente si chiama pure Orco, ch
è non vi era più santo ed invidiabile giuramento che quando giuravasi per la palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva
d invidiabile giuramento che quando giuravasi per la palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva da quella palude. Or qu
del Dio delle ricchezze, o del Dio dell’inferno, e talvolta si prende per l’inferno stesso ; come Virgilio disse che notte
dicesi l’inferno (2), dal Iago di Averno, il quale, come diremo, era per folte selve tenebroso, ed avea acque assai pestil
hi il credevano quasi porta dell’inferno. Ed Acheronte anche prendesi per l’inferno. Finalmente spesso i Latini quel luogo
so i Latini quel luogo sotterraneo, ove andavano le anime de’ mortali per essere giudicate e ricevervi la pena o il premio
ortalità dell’anima ; i quali sognarono, passare essa, dopo la morte, per molti e varii corpi di animali, e ciò per lo spaz
assare essa, dopo la morte, per molti e varii corpi di animali, e ciò per lo spazio di ben tremila anni. Da che nacque la l
L’aere di quei luoghi era assai crasso e coperto di perpetua nebbia, per cui di rado godevano della vista del Sole. percui
lla vista del Sole. percui tenebre cimmerie proverbialmente si dicono per una foltissima caligine. Strabone però parla de’C
ro d’inestimabile pregio su questo proposito, che dovrebbesi riferire per intero, affinchè si conoscesse appieno questa mat
e di crini ha il capo attorto di crudeli serpenti, i rei flagella ; e per timbre qua e là fuggendo quell’empia turba si dis
ad insaziabili avvoltoi Tizio fa pasto dell’atre sue viscere, mentre per nove ingeri è prosteso al suolo. Quivi ancora è T
la rabbiosa sua sete. Quivi infine è l’empia prole di Danao, la quale per avere offesa Venere, invano il cavo doglio delle
udii loro son pur quelli che amarono in vita. La virtù li guidò quasi per mano a quel fortunato soggiorno. Ma i versi del p
uel fortunato soggiorno. Ma i versi del poeta meritano di esser letti per la loro bellezza. Or raccogliendo in uno le cose
mana mitologia. Un luogo sotterraneo ove andavano le anime de’mortali per essere giudicate e ricevere la pena delle loro co
e Piriflegetonte urtandosi cadono nell’Acheronte. Il lago di Averno, per folte tenebre che il circondavano, spaventoso, er
barca guidata da Caronte, a cui ciascuna di esse dar debbe una moneta per nolo. Cerbero, cane a tre teste, sta continuament
Cerbero, cane a tre teste, sta continuamente alla porta dell’inferno, per impedirne l’entrata a’ vivi, e l’uscita a’ morti.
e ombre però di quelli, i cui cadaveri eran rimasti insepolti, errano per cento anni sulle rive della Stigia palude, nè da
bambini morti sul nascere ; nel secondo, eran le ombre di quelli che per falsi delitti apposti, furono ingiustamente conda
olle proprie mani la morte ; nel quarto si vedean coloro che morirono per un forsennato amore ; nel quinto, stavano allogat
i gli uccelli non vi poteano volar di sopra senza lasciarvi la vita ; per la qual cosa fu questo lago da’Greci chiamato Aor
caliginosi (1), finsero i poeti, essere quivi una bocca dell’inferno, per la quale entrò il figliuolo di Anchise guidato da
ano i Cimmerii e le lor grotte ; e più altre simili cose. Ma che poi, per ordine dell’imperatore Augusto, avendo Agrippa fa
vano le rive, da cui uscivano vapori pestilenziali, oggidì ve li trae per l’abbondanza del nutrimento che loro offre. In al
o nome una caverna vicina all’Acheronte che comunicava coll’inferno e per la quale gli abitanti del paese pretendevano che
ro il regno della Notte e di Plutone, i fiumi di quel paese divennero per conseguenza fiumi dell’Inferno. Strabone però pon
cciosi e lenti ; ma rapidi l’Acheronte ed il Flegetonte ; e lo Stige, per essere assai torbido e limaccioso più ad una palu
degli Dei spergiuri. Chiunque di essi siasi renduto colpevole, rimane per un anno senza segno di vita ; è egli steso su di
ore, e privo del nettare e dell’ambrosia. Oltre a ciò egli è separato per altri nove anni dal consorzio degli Dei ; non è a
corpi, avendo esse virtù di far dimenticare interamente il passato ; per cui dicesi anche fiume dell’oblio. Quindi il Petr
ui dicesi anche fiume dell’oblio. Quindi il Petrarca disse bever Lete per dimenticarsi. « E secondo quasi tutt’i poeti, dic
e le anime, deposto questo corpo terrestre, prendevano un altro corpo per così dire ombratile e leggiero, privo di sangue,
o altri, intorno alla palude Stigia, che loro era vietato di varcare, per lo spazio di cento anni (3). Credevano pure i gen
vano pure i gentili che un certo idolo diverso dall’ombra e dai Mani, per qualche tempo vagava intorno al proprio tumolo. E
ì (1) ; ed Euridice seguiva nell’inferno il suo Orfeo con lenti passi per cagion della ferita che le diè morte (2). E Tibul
i finse che le ombre de’ morti nell’inferno si radunavano chi al foro per attendere alle liti, chi nella reggia di Plutone,
i Mani (Manes) erano diversi dalle ombre de’ morti, intendendo alcuni per Dei Mani una maniera di Dei Infernali che si plac
Mercurio restava assopito ; ma presso Virgilio (5) la Sibilla Cumana, per farlo star cheto, gli porge una mistura sonnifera
esse sedevano avanti le porte dell’eterno carcere, ed aveano serpenti per crini, o crini frammischiati di serpenti ; percui
ellite di Plutone. Il nostro Dante il descrive come un vecchio bianco per antico pelo, ed il chiama Dimonio con occhi di br
là della stigia palude (1). E di fatto ricordavasi Caronte che avendo per timore accolto Ercole nella sua barca, quando que
olle andare all’inferno, donde portò via legalo il tricipite Cerbero, per tutto un anno, come dice Servio, ne pagò il fio i
I gentili ponevano in bocca a’cadaveri una moneta di oro o di argento per pagare a Caronte il nolo del loro passaggio. Pare
sto onorevole fra i giudici dell’inferno, ove siede coll’urna in mano per discutere i falli degli uomini e sentenziare seco
lato nell’articolo di Giove, dettò leggi di grandissima sapienza e fu per fama di molta giustizia lodato a cielo da tutt’i
ono arbitro dell’inferno. Ovidio lo nomina gran legislatore, e giusto per eccellenza ; e da Omero e da Orazio dicesi coscio
prudenza di svelare agli uomini le segrete cose del padre de’numi. Fu per ciò da Giove condannato a stare nell’inferno in m
e, secondo Omero, gli va rodendo le viscere sempre rinascenti ; e ciò per aver osato di oltraggiare Diana. Pindaro (1) dice
alla cima di un monte un gran macigno, donde, appena giunto, ricadeva per un potere supremo nella valle sottoposta. Lo Scol
ottoposta. Lo Scoliaste di Omero afferma che fu condannato a tal pena per aver rivelato agli uomini i segreti de’numi. Altr
aver rivelato agli uomini i segreti de’numi. Altri lo dicono insigne per la sua astuzia e pe’suoi ladronecci, poichè, dopo
di ameni boschetti di canne e di loto. Ora gli Egiziani erano soliti per quella palude traghettare i cadaveri de’ morti, c
lavasi Plutone (Πλουτων), si chiamava Dite (Dis, Ditis) da’Latini ; e per esso intende la forza stessa e la natura della te
liavano di giorno (2). Presso Plauto (3) si adopera la voce summanare per rubare, perchè Summano, cioè Plutone, rapisce e t
Plutone avea il suo soggiorno e la sua signoria nelle miniere, e che per ciò era tenuto pel Dio delle ricchezze. Quindi pi
e di quelli di Egitto, hanno spesso inventato delle favole che aveano per base i fenomeni celesti. E veramente Esiodo nella
aveano per base i fenomeni celesti. E veramente Esiodo nella Teogonia per lo più chiama gli Dei figliuoli dello stellato ci
o possiamo spiegare l’opinione di coloro, i quali hanno preso Plutone per le ricchezze rinchiuse nel grembo della terra, av
antichi credevano che i metalli si formano nelle viscere della terra per virtù degl’ influssi solari. Quest’ allegoria di
e, apparisce nell’autunno ed insieme col sole tramonta sulla Sicilia, per un osservatore che si ritrovi in Egitto o nella F
la Proserpina sia stata rapita da Plutone, di collocarla nell’inferno per sei mesi, e per altri sei nel cielo, e di chiamar
a stata rapita da Plutone, di collocarla nell’inferno per sei mesi, e per altri sei nel cielo, e di chiamarla sposa di Autu
resenta i tre figliuoli di Saturno riuniti, che si riconoscono Giove, per l’aquila, Nettuno, pel tridente, e Plutone, pel t
anima, il Cerbero accovacciato a’ suoi piedi, e d’appresso tre Arpie, per le quali forse intendono le tre Furie ; e dal sul
bruus, chiamavasi Plutone, come Dio delle purificazioni che facevansi per le ombre de’ morti nel mese di Febbraio dagli ant
nio, ευς Χθονιος, Giove terrestre. Ferale, soprannome dato a Plutone per quell’indole sua crudele ed inesorabile, per la q
oprannome dato a Plutone per quell’indole sua crudele ed inesorabile, per la quale fu detto da Orazio illacrymabilis e torv
Ercole osò ferire di saetta lo stesso Plutone alla porta del Tartaro, per cui diede grida di grandissimo dolore, e ne fu gu
n Atene una statua della Pace, che portava Pluto o Plutone in grembo, per dinotare che le ricchezze cui questo Dio presedev
iò ponevasi qual segno funebre avanti la porta de’ defonti (6), e ciò per una sua proprietà, che una volta reciso, non rina
riva da un verbo latino (proserpo), che significa germogliare, perchè per essa le biade germogliano ne’campi ; percui quest
, ad imitazione dell’ Ulisse di Omero, sacrifica all’uno ed all’altra per renderseli propizii(1). Tibullo espressamente fa
one della potestà che avea Proserpina sulla vita umana(2) ; ed aveasi per arbitra della vita e della morte ; per cui non so
ulla vita umana(2) ; ed aveasi per arbitra della vita e della morte ; per cui non solo si chiamava Giunone Lucina, come que
he Orazio disse, niuno aver mai potuto evitare la crudele Proserpina, per significare che niuno ha mai evitata la morte (nu
Claudiano(1) introduce Plutone che, usando ogni maniera di argomenti per mitigare il dolore di Proserpina indegnamente rap
dice fig. di Giove e di Temi. Alcuni vogliono che furon dette Parche per antifrasi, essendo che esse sono inesorabili e no
egara erano state scolpite da Teocosmo sulla testa di un Giove, forse per dinotare che anche questo nume era soggetto al De
resso Ovidio(1) si legge che Giove stesso con Venere va a consultarlo per leggervi il fato di Giulio Cesare. Questa specie
ati dal fato(2) ; ed alle volte si servono del ministero degli uomini per togliere la vita a coloro di cui è compiuto il co
a a coloro di cui è compiuto il corso. Così elegantemente Virgilio(3) per significare che Aleso dovea morire per mano del f
Così elegantemente Virgilio(3) per significare che Aleso dovea morire per mano del figliuolo di Evandro, dice che le Parche
o basti delle Parche. IV. Iconologia di Proserpina. Proserpina per ordinario si rappresenta assisa allato a Plutone,
, il qual vaso o paniere simile a quelli, di cui servivansi in Grecia per coglier fiori, era simbolo del canestro che tenev
glie di Siracusa vedesi la testa di Proserpina che fu presa da alcuni per quella di Aretusa, credendo di raffigurarvi delle
na, lat. Libitina, Dea che presedeva a’ funerali, che aleuni prendono per Venere, altri per Proserpina. Libitinarii erano q
Dea che presedeva a’ funerali, che aleuni prendono per Venere, altri per Proserpina. Libitinarii erano quelli che presedev
hiesto di porre a stampa l’opera intitolata : Compendio di Mitologia per uso de’ giovanetti del Sacerdote D. Antonio Mari
egretario Generale Giuseppe Pietrocola Commissione arcivescovile per la revisione de’libri Napoli 3 Settembre 185
i. XVIII, 9. (1). Georg. I, v. 12, sq. (2). Quindi operari Minervae per dare opera al tessere. Tibull. II, el. 1. Virg. A
V, v. 405, sqq. (5). Id. Met. XIV, v. 687. (6). Propert. IV, el. 2, per tot. (1). Lib. IV, el. 2, v. 13, sq. (2). Hor. 
9 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
si perdusi al bene dell’ intelletto, scambiando il sopraintelligibile per lo intelligibile, l’Ente per lo esistente. I Miti
lletto, scambiando il sopraintelligibile per lo intelligibile, l’Ente per lo esistente. I Miti degl’ Iddii, immaginazione d
la interpetrazione di un mito, abbiamo aggiunto la sua etimologia, e per toglierne tante volte la interpetrazione del mito
a, e per toglierne tante volte la interpetrazione del mito istesso, e per nulla tralasciare intentato di ciò che possa prom
spigolati con lungo studio nel campo dovizioso delle opere di loro, e per impromettere a questo dettato più lunga erudizion
di loro, e per impromettere a questo dettato più lunga erudizione, e per più copiosamente interpetrarlo. Perciò non ci cad
oro alunni, rannodandole allo studio della Mitologia, potranno trarre per questi non poco giovamento. Taluni, forse compara
non dissimili. A costoro noi rispondiamo, che oltre di esserei fatti, per quanto ci sappiamo, per un sentiero vergine, anco
noi rispondiamo, che oltre di esserei fatti, per quanto ci sappiamo, per un sentiero vergine, ancora e tutto nuovo, la nat
fatto dettato, siffatti concetti, siffatte immagini ; ed aggiungiamo, per toglierci da tali censure : che le umane, virtù d
ificato della parola mito — Il primo parlar degli uomini essere tutto per miti, se ne trae un esempio dalla Repubblica di P
erra E nell’ aria e nel mar produce effetti, Tanti Numi crearo : onde per tutta La celeste materia e la terrestre Vno spirt
oteva sorgere libera e franca a maledire tante follie ; tuttavolta, o per lasciare illesa la eredità religiosa degli avi lo
tavolta, o per lasciare illesa la eredità religiosa degli avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o ancora per la c
igiosa degli avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o ancora per la clava per la onnipotenza degl’imperi, che face
avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o ancora per la clava per la onnipotenza degl’imperi, che facevano fermo pi
i tacquero, ribadendo i bei sentimenti che spuntavano loro nel cuore, per non pagarla con gli strazii, con la cicuta, e cos
artendosi dal trono di Dio, ed appresa dall’uomo dal solo intuito, o, per meglio dire, dalla semplice apprensione dell’ Ent
ne indivise ; e quando questa si ottenebra, si smarrisce, si disperde per le ambage e circuizioni dell’errore, non diparten
dell’Ente, ancora quella va sventuratamente disviandosi nell’uomo, e per uno psicologismo, che ha per prime nozioni intuit
sventuratamente disviandosi nell’uomo, e per uno psicologismo, che ha per prime nozioni intuitive le creature, non ci può p
te — e questa fu la filosofia di tutti i tempi fino a quando non andò per le cagioni, che ora esporremo, obbliato il primo
a e divina, quale una candida figlia del cielo discesa in su la terra per santificare ed incivilire l’umana progenie, e per
cesa in su la terra per santificare ed incivilire l’umana progenie, e per indiarla, quando, compiuto il periodo della vita,
gitativa che la nozione dell’esistente, ora come fantasma che procede per via di emanazione, e non potevasi avere per relig
come fantasma che procede per via di emanazione, e non potevasi avere per religione che un’emanatismo ; ora come un moltipl
 : questo è il pensiero eterodosso, che ignora e nega la creazione, e per la mancanza di questa idea intermedia divinizza l
olo, ma invece adulto e virile, educato nella scuola dello stesso Dio per vie tutte misteriose ed arcane. Nè poteva, come v
lle doti del Creatore, il culto e l’amore a lui dovuto, la religione, per dir tutto in una parola, dovè parlare eloquenteme
quentemente nel suo cuore, dovè nascere tutta compiuta e perfetta, o, per adottare il concetto di un mito eterodosso, come
tutta compiutamente plasmata dal cervello di Giove. L’uomo non serbò per sempre la forza primitiva di sua mente, non mante
aglie, e molte cagioni concorsero alla sua dispersione. Il dipartirsi per diverse regioni della terra degli orgogliosi dell
tempo di errore in errore, e cogliendo in fine gli estremi, facendosi per ogni divieto, la Idea andò in lui offuscata e dis
loro impero, la tutela di ogni cosa, non credendo uno esser bastante per tutto, numera ad uno ad uno quest’Iddii. — Dimand
dea Tutilina(4). E non sembrando loro essere bastante quella Segezia per conservare le biade dal pullulare in erba fino ad
mito tutta greca μιθος altro non importa che un parlar vero, ma fatto per via d’immagini di esseri animati creduti in migli
bbene viveva in una età assai posteriore. Ei nella sua Repubblica (5) per dare un’immagine del mondo, dell’uomo e della vit
zare, nè muovere il capo, irradiando a loro spalle una luce, che solo per loro splende a riflesso, e passando ombre d’avant
di uomo, or di donna. Ne’ primi tempi tutto era simbolico e conceputo per via d’immagini ; perciocchè secondo le escogitazi
to meno la forma di civile sapienza ». Invero tutto era rappresentato per via d’immagini sensibili nella prima infanzia del
iar Siringa, si trova fra le baccia le canne — Issione preso di amore per Giunone, dea de’matrimonii solenni, stringe in ve
chi non comprende di leggieri, essere i miti un parlar vero espresso per via di allegorie, e tutti gl’intraprendimenti uma
utti gl’intraprendimenti umani essere conceputi con modi fantastici e per immagini. 7. E non sempre questo si intese co’mit
uesto si intese co’miti e con le favole, ma la ignoranza e lo smodare per ogni estremo fè ad essi cambiare significato. E p
del sole dall’orto all’occaso, e di vedersi le immagini degli Dei. E per tal ragione si finsero essere il cielo come un’im
andi e lunghissime braccia l’immense forze, un essere gigantesco, che per tale possanza dissero Messimo, di cui credevano r
ostumi, onde appiccarono a gl’ Iddii stessi i loro proprii trasporti, per trascorrere senza rimorso alcuno. È per questo ch
ssi i loro proprii trasporti, per trascorrere senza rimorso alcuno. È per questo che al concetto dell’ Ente sottentò quello
loro errori. Vomini, esseri esistenti elevati alla nozione dell’ Ente per pubblica riconoscenza, Diodoro Sicolo parla della
, invece di riconoscere e di adorare l’autore, tentarono di cacciarlo per cedere il luogo ad un popolo di chimere o di numi
lli ch’erano avvenimenti d’istoria, e fantasie d’ignoranti spacciando per dogmi e per massime di filosofi. L’ambizione del
avvenimenti d’istoria, e fantasie d’ignoranti spacciando per dogmi e per massime di filosofi. L’ambizione del parto ingegn
Altri riponendo un’allegoria in ciascun mito, spiegarono la mitologia per mezzo delle Costellazioni. « Le favole, così il s
ciascuno mese dell’anno. Altri non meno spiegando i miti e le favole per mezzo di caratteri astronomici, e supponendo a un
anime, e su l’eterne potenze vanno fondate tutte le favole, che hanno per obbietto il mondo visibile e le forze motrici, ch
ivisa la menzogna occupata a contraffare la istoria. Avendo le favole per obbietto le nozioni della istoria teologica, favo
madre della ruggiada — Morali, cioè finte a comunicare alcuni dettati per formare i costumi, e tali sono gli apologhi — All
o di oro, che la Discordia fece cadere in mezzo al convito degli Dei, per darsi alla più bella delle Dee, quando da Giove s
ei, per darsi alla più bella delle Dee, quando da Giove scelto Paride per giudice, onde a quale delle dee si dovesse dare,
in uno, con ragione viene gettato dalla Discordia — e di morale, chè per Paride qui s’intende l’animo dell’ uomo che vive
, il suo bene. — Inventate a capriccio, e sono quelle immaginate solo per divertimento, così potrebbesi dire la favola di P
che voleva intendere lo scultore in così immaginarlo 14. Giove preso per l’anima del Mondo, nozioni tolte da S. Agostino n
figlio di Giove, interpetrazione di questo mito. 17. A Giove si dava per padre Saturno — Etimologia della parola Saturno —
tazioni si volessero a un tempo associare allo studio della Mitologia per la istruzione de’giovanetti, debbonsi far precede
1), a iuvando, ossia da’beneficii, che credevasi versare a larga mano per lo universo, veniva rappresentato da tutta l’anti
ione, e ci viene porta dagli stessi antichi poeti. Eglino intendevano per Giove l’etere sparso per le regioni superiori del
gli stessi antichi poeti. Eglino intendevano per Giove l’etere sparso per le regioni superiori dell’alto, e l’aere diffuso
gni lato, che con tenero amplesso circonda la terra : questo ritenete per sommo tra gl’Iddii, questo ritenete per Giove » I
da la terra : questo ritenete per sommo tra gl’Iddii, questo ritenete per Giove » Il seggio di Giove, così Virgilio(4), è p
e, dov’è terra, dov’è mare : è Giove tutto ciò che vedi, tutte quello per cui ti muovi. E non è l’aere uno degli immensi ri
ricettacoli dell’elettricismo, che lanciandosi di regione in regione per le vie dell’alto ingenera la folgore, e nel rapid
ncio, squardo i campi dell’aere, è infine il produttore del tuono ? E per questo i Greci lo chiamavano Διος, onde i latini
Διος, onde i latini dissero sub diu a cielo scoperto. E, preso Giove per l’aere, ben si possono interpetrare nel vero loro
nia plena ; perciocchè l’aere primo tra gli elementi è diffuso ancora per ogni recondito recesso della terra, è principio e
ndiosi titoli de’quali vanno pieni i canti de’poeti greci e latini. E per questo ancora Giove era detto Dio del cielo, dell
la fronte ; perciocchè oltre la idea dello scultore, da cui fu fatto, per indicare lo impero di Dio sul triplice regno dell
re lo impero di Dio sul triplice regno della creazione, l’aere mobile per sua natura si eleva in alto cielo, si diffonde su
rincipio della scuola pitagorica — essere un Dio diffuso dappertutto, per le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e
scuola pitagorica — essere un Dio diffuso dappertutto, per le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e dallo stesso p
ica — essere un Dio diffuso dappertutto, per le terre, per lo mare, e per l’alto cielo(1) ; e dallo stesso poeta su le prim
a la turba innumera degl’ Iddii non fosse che il solo Giove. Mirabile per questo argomento è uno squarcio dall’ Agostino, e
è l’anno andasse consacrato a Giove, e i mesi a Giunone, prende Giove per il Sole, e Giunone per la Luna ; poichè il sole c
rato a Giove, e i mesi a Giunone, prende Giove per il Sole, e Giunone per la Luna ; poichè il sole con il suo corso apparen
le, e Giunone per la Luna ; poichè il sole con il suo corso apparente per le vie del cielo compie l’anno, e la Luna con le
udendo alle apparizioni della Luna ; ed è detta Lucina, quasi lucida, per esprimere il lucido candore della Luna istessa(2)
sprimere il lucido candore della Luna istessa(2). 16. A Giove si dava per figlio il dio Bacco. Fu creduto che Giove lo rinc
oscia, onde si disse essere stato rinchiuso nella coscia di Giove ; e per questo ancora portava il nome di Ditirambo, ossia
, che il vino, ossia le uve calcate co’piedi, che vengono significati per la coscia, viene a concuocersi, a perfezionarsi.
lanti or da una parte, or da un’altra. A lui si innalzavano simulacri per lo più nudi, volendosi esprimere gli animi degli
rgie di lui celebravansi al suono strepitoso di cembali e di tamburi, per indirare il tumulto degl’ubbriachi. Al suo cocchi
’ubbriachi. Al suo cocchio si aggiogavano pardi e pardi lo seguivano, per dimostrare non esservi uomini sì fieri, che non s
non si rendono miti con l’uso moderato del vino. 17. A Giove si dava per padre Saturno. Egli fu così detto o a satis, camp
come vuole Tullio(2), chè saturatur annis. L’Agostino prende Saturno per la terra, e pe’semi che si mandano alla terra — L
significato assai bello ; perciocchè l’etere generando tutte le cose per sè stesso, non ha d’uopo de’virili, onde generare
o tutte le cose per sè stesso, non ha d’uopo de’virili, onde generare per le vie ordinarie. Per Saturno poi si è inteso col
ti quei che corrono. Si dice essere stato da Giove avvinto in catene, per non iscorrere troppo rapidamente, o per meglio di
o da Giove avvinto in catene, per non iscorrere troppo rapidamente, o per meglio dire, assoggettollo al corso degli astri,
ente, o per meglio dire, assoggettollo al corso degli astri, che sono per lui come tanti lacci. 18. Nettvno — Creduto come
velarsi, o maritarsi ; perciocchè il mare circondando tutta la terra, per un traslato può dirsi di maritarsi con la terra i
ione della simiglianza del muggito de’bovi con il rugghio de’mari — e per questo ancora i fiumi si dipingono solto le sembi
esta divinità nacque in mente de’poeti come un’universale fantastico, per indicarsi ogni oceano, ogni mare ; o come un cara
ie di Minosse, e con la spedizione navale, che fece Giasone nel Ponto per la conquista del vello di oro ; sì ancora, mancan
i elementi(1). Perciò i greci lo chiamavano αδης, invisible, o perchè per sè stesso è invisible, credendosi aver la sede ne
terra, o da ανδανειν, placare, perchè presedendo alla morte, la rende per antifrasi quasi gioconda e soave. Ed è chiamato P
terra. Il più saggio tra tutti i romani, lo immenso Varrone, intende per Plutone l’aria, che sovrasta alla terra, ove tutt
Egizii Plutone era lo emblema del Sole d’inverno, o del giro del Sole per tutto quel periodo di tempo, in cui questo pianet
va soggetto a vecchiezza. Gli si pongono in mano l’arco e le frecce, per indicare i raggi del Sole ; e soprattutto la lira
Sole. Si nomava Febo da φοιβος quasi φως luce, o calore, e βιος vita, per esprimersi il calore vitale del Sole. Si diceva P
del sole istesso. Gli facevano pendere dal mento una prolissa barba, per indicare la emissione de’raggi del Sole in verso
el Sole in verso la terra — gli ponevano sul capo un canestro di oro, per significare la luce eterea — gli facevano stringe
on può dirsi a cagione della obbliquità dell’apparente corso del sole per lo Zodiaco. A lui it concento della musica, onde
me sedi della terra portavano il guasto, e contaminando tutte le cose per via di una putredine, la quale originata dal calo
ella Scienza Nuova, senza indentificare Apollo con il sole, lo prende per la luce-civile, ossia per la nobiltà degli eroi.
indentificare Apollo con il sole, lo prende per la luce-civile, ossia per la nobiltà degli eroi. Fra la gran farragine dell
Si fantasticò, ei dice(1), la quarta divinità, che fu Apollo, appreso per Dio della luce civile, onde gli eroi si dissero κ
te tenebre della notte ; e con i colubri, tenuti da tutta l’antichità per simbolo della vita, associati al radiar del Sole
ta a tutta la natura. Si credeva che Mercurio scendesse nello inferno per ricondurre le ombre da que’luoghi tenebrosi : con
dità, onde il pianeta Mercurio percorre, come è noto dall’astronomia, per le vie del cielo, gli fè dare una tale attribuzio
del cielo, gli fè dare una tale attribuzione. 26. L’Agostino intende per Mercurio non altro che la parola. « È detto Mercu
scorso. Gli posero le ali a’piedi e al capo, chè il parlare va rapido per l’aria. Portò il nome di nunzio, giacchè con il f
on il favellare si danno fuori tutti gli escogitati della mente » — E per questo egli era detto Cillenio, parola tutta grec
si ammansiscono ancora le fiere. Si fingeva senza mani e senza piedi, per indicare non aver bisogno di questi per eseguire
eva senza mani e senza piedi, per indicare non aver bisogno di questi per eseguire le cose a lui commesse, bastandogli solo
occhè ognuno che vi passava dappresso vi gettava una pietra, e questo per utilità comune, chè torna utile a tutti che altri
za Nuova porge una diversa interpetrazione de’miti di Mercurio, e noi per adornare queste povere pagine riporteremo i suoi
quiritario, che questi si serbarono ; con due ali in capo alla verga, per significare, il dominio eminente degli ordini… Ol
are, il dominio eminente degli ordini… Oltre di ciò con ali a talloni per significare, che il dominio dei fondi era de’sena
della guerra nacque in mente de’poeti greci come un carattere eroico, per indicare coloro, che con le armi avevano fatto pr
eglio può dirsi esser Marte un Dio creato dalla politica degl’imperi, per risvegliare negli animi l’ardire, la forza, la gr
la osservazione de’pianeti e de’pretesi loro influssi, personificando per una divinità il pianeta che chiamasi Marte, trass
di questo pianeta, che va sempre torbido e rossastro, caratteristiche per la divinità che ne immaginarono, onde lo dissero
era sacro l’avoltoio, chè siffatti uccelli a stormi sogliono volitare per quei campi, ove la guerra fa strage di uomini, e
rre molti vantaggi.  — Il fuoco, dice Diodoro Sicolo, è detto Vulcano per metafora, e che deve adorarsi come un gran Nume,
arte si compiono col fuoco. 31. Gli Stoici ammettendo un’aria diffusa per tutto lo universo, dicevano di esser ella un fuoc
stato precipitato dal cielo, e caduto su la terra andasse zoppicante per tutta la sua vita, non è altro che una personific
ta le fattezze di uno zoppo nel moto del suo vampo. A Vulcano si dava per consorte Venere, la più bella infra le Dive ; per
on vanno d’accordo fra loro, così non possono andar congiunte neppure per natura ; e, quando per ventura queste cose avvers
loro, così non possono andar congiunte neppure per natura ; e, quando per ventura queste cose avverse si contemperano fra l
a dar fuori le arti istesse, pria occulte ed ignote. 32. Si volevano per compagni di Vulcano i Ciclopi di alta corporatura
e loro cime sorgono non di rado presso i mari, personificando il mare per Nettuno ed Anfitrite. Si dipingevano qua’giganti
fitrite. Si dipingevano qua’giganti di robusta e di alta corporatura, per darci un tipo dell’enorme mole e dell’altezza de’
pisce Proserpina, e la trasporta seco nell’Erebo, cercandola la madre per tutta la terra, traslato allegorico di questo mit
, il quale del pari ha con l’etere molta simiglianza e stretta unione per la vicinanza che è tra Giove l’etere, e Giunone l
con quello di Αηρ, aria Fu detta ancora sorella e consorte di Giove, per la prossimità dell’aria con l’etere, cui, come di
’etere, cui, come dicemmo, intendevasi Giove, onde fu nomata aerea. E per questo ancora vedesi in alcune antiche medaglie a
n alcune antiche medaglie assisa su di un carro trasportata da pavoni per le vie dell’aria. Da questo del pari fu indotto,
a’piedi, che significavano tutta la santità del matrimonio ; in aria per gli auspicii, che abbisognavano alle nozze solenn
il pavone, che con la coda l’Iride rassomiglia ; conla fune al collo per significare la forza fatta da’giganti alle prime
le mani, la quale poi appo tutte le nazioni s’ingentili con lo anello per dimostrare la soggezione delle mogli a’mariti ; c
trare la soggezione delle mogli a’mariti ; co’pesanti sassi ai piedi, per dinotare la stabilità delle nozze, onde Virgilio
ama coniugium stabile il matrimonio solenne : essendo poi stato preso per crudele castigo di Giove adultero, con si fatti s
ro, i quali sovente vanno serpeggiando. Varrone poi, prendendo Cerere per la terra istessa, ne tragge la etimologia dall’an
e tragge la etimologia dall’antico verbo cereo, che significa creare, per dinotare essere la terra generatrice di ogni cosa
onde porgere all’uomo istesso un migliore alimento. 36. Presa Cerere per la terra con ragione da greci fu detta γημητηρ, d
osi con la rotondità di tal flore la forma quasi sferica della terra, per la quale ella si prendeva. 37. A Cerere si dava p
rica della terra, per la quale ella si prendeva. 37. A Cerere si dava per figlia Proserpina. È questo un nome tutto greco π
pita figlia, accende una fiaccola a gl’incendii dell’Etna, e la cerca per tutta la terra. Sapendo finalmente di trovarsi ne
te di trovarsi nello inferno, ottiene da Giove di riportarla con seco per sei mesi su la terra, lasciandola a gli amori di
con seco per sei mesi su la terra, lasciandola a gli amori di Plutone per altrettanto tempo alternativamente — Questo mito
opera della istoria delle Opere della Natura (1), e qui lo ripetiamo per dare ad esso una più estesa interpetrazione. È de
l seme alla terra, nell’imo della quale credevasi aver regno Plutone, per farlo germogliare ; se pur non si voglia dire, ch
Plutone, ed il frumento in Proserpina. Cerere cerca la sua Proserpina per tutta la terra — con questo esprimevasi, che Cere
erpina, ossia il frumento, cui ella si confonde. Proserpina fu tenuta per impero di Giove a rimanersi per sei mesi con Plut
lla si confonde. Proserpina fu tenuta per impero di Giove a rimanersi per sei mesi con Plutone nell’inferno e per altrettan
r impero di Giove a rimanersi per sei mesi con Plutone nell’inferno e per altrettanti con Cerere su la terra — con questo i
to indicavasi, che il frumento mandato alla terra vi resta seppellito per qualche tempo, e non si vede useir fuori e pullul
i e pullulare, che nella stagione di primavera. E perciò celebravansi per questa figlia di Cerere due feste, lieta l’una in
o. L’Agostino poi esponendo la dottrina di Varrone, prende Proserpina per la stessa fecondità de’semi mandati alla terra. E
furono a lei instituiti giorni solenni. 38. Eusebio prendendo il sole per Plutone, porge una diversa interpetrazione a ques
lanciarsi, fuori ». 39. Cibele — Questa Diva nacque in mente de’Greci per rappresentarsi un tipo di coloro, che radunando g
della terra. Le si circondavano le tempia con una corona di quercia, per rammentare di essersi una volta gli uomini nudrit
esto albero. Le si mettevano sul capo alcune torri, e chiavi in mano, per indicare con quelle le aggregazioni degli uomini,
che non possa mettersi a coltura. Le si metteva dappresso un tamburo per raffigurare il globo della terra. A questo mito l
del mondo. » 40. Minerva — Nacque questa Diva nella mente de’poeti, per crear un tipo di sapienza, e onde personificare i
ienza divina. Taluni si finsero in tal modo questa prima intelligenza per dire, che Dio per verbum avesse creato il mondo.
ni si finsero in tal modo questa prima intelligenza per dire, che Dio per verbum avesse creato il mondo. I pitagorici dando
lire o scemare il regno di Giove, come resto ai latini minuere caput, per fiaccare la testa, perchè non sapendo dire in ast
eologi contemplarono Minerva come la idea di ordine civile come restò per eccellenza a’latini ordo per senato ; lo che fors
come la idea di ordine civile come restò per eccellenza a’latini ordo per senato ; lo che forse diede motivo a’filosofi di
e ; perciocchè la virtù ed il valore non tanto scendono con il sangue per lungo ordine, come dice ironicamente il Panni(1),
uò derivare da ατρειν, raccogliere ; perciocchè personificandosi ella per la sapienza, può considerarsi come una virtù, che
sapienza, può considerarsi come una virtù, che tutto raccoglie in uno per saper contemperare la vita. Le si dava il nome di
Αρεια marziale, duce e governatrice della guerra, pugnando acremente per tutelare la giustizia. Da ciò gli antichi le attr
a dalle onde del mare, posciachè la generazione di cui ella era tipo, per aver luogo ha bisogno di umore e di movimento, ci
di essa — il mirto, poichè gli antichi si servivano di questa pianta per conciliare gli amori. 44. A Venere si dava per fi
ivano di questa pianta per conciliare gli amori. 44. A Venere si dava per figlio il Dio Cupido, ed una a lei era venerato.
fruizione di quelle cose, che sono di forma avvenente e graziosa ; o per una certa follia, un delirio, che nasce dall’oltr
bella, Venere che con tanta pompa esce dal grembo delle acque, passò per aver avuto da quelle il suo nascere. Fra i piccol
ome una divinità infernale e portava il nome di Ecate e Proserpina, o per altra cagione che poco dopo esporremo, e da quest
a etimologia da Dea iens, cioè Dea che trovasi in continuo movimento, per alludere al trasporto, che credevasi di avere per
continuo movimento, per alludere al trasporto, che credevasi di avere per la caccia, se pur non si voglia derivare da dies
cervo, e divorato dai suoi cani. 47. A lei si davano diversi nomi, e per queste varie attribuzioni le vedove, e qui riport
a lei fabbricato in Roma da Numa Pompilio quasi in forma di un globo, per dimostrare tutto l’universo, nel mezzo del quale
cui si appicca(2). 49. A Vesta si consacrava un fuoco perenne, e ciò per dinotare, che ella stessa era questo fuoco, o che
ra questo fuoco, o che ella ne fosse la cagione, e che quasi sia nato per suo potere. E non di rado fu presa per la terra.
cagione, e che quasi sia nato per suo potere. E non di rado fu presa per la terra. Invero Aristarco di Samo fu accusato da
a intendersi di aver egli spostata la terra dal centro dell’universo, per farla rivolgere intorno al sole. Posciachè da gli
a nel suo centro, a Vesta fu dato il nome di εστια da εστενια, stare, per indicare che quasi su di un fondamento si poggia
è questa si sostiene col suo proprio peso, è detta Vesta. Presa Vesta per la terra le si davano sembianze rotonde, e veniva
Vesta per la terra le si davano sembianze rotonde, e veniva collocata per mezzo gli omeri, per esprimersi la forma quasi ro
si davano sembianze rotonde, e veniva collocata per mezzo gli omeri, per esprimersi la forma quasi rotonda della terra, e
olte col loro nome non s’intende che la stessa poesia, come Alighieri per Musa intese Virgilio(2), « Sì pia l’ombra di Anc
Furono credute figlie di Giove, e di Mnemosine, ossia della memoria, per indicare che le discipline necessarie all’uomo, r
va ed il compimento dal cielo. Si disse elleno andar sempre cacciando per le selve, pe’monti, chè le scienze e le arti, cui
do per le selve, pe’monti, chè le scienze e le arti, cui presedevano, per coltivarsi con esito cercano sempre la solitudine
use, scelsero tre scultori a rilevar ciascuno dal marmo tre simulacri per collocarne solo tre nel tempio di Apollo, che per
marmo tre simulacri per collocarne solo tre nel tempio di Apollo, che per superiore bellezza meritassero l’approvazione di
ntar le geste, onde volevasi personificare la gloria che va immortale per coloro, che meritano le laudi della poesia. Per E
Melpomene μελπη canto, indicavasi lo insinuarsi de’melodiosi concenti per le vie più secrete del cuore. Per tersicore dal v
fama, il piceol numero de’vati, che mandarono a’posteri il loro nome per gl’inni cantati in laude degl’Iddii. Per Vrania d
a munificenza. Si rappresentavano nella età più fresca di giovinezza, per indicarsi, che la ricordanza di un beneficio deve
1), unite alla ninfe percuotono la terra con alternative piede — nude per indicarsi che nulla torna più gradevole della sem
nulla torna più gradevole della semplice natura — moventisi a danza, per dinotare che mutua deve essere la munificenza tra
interpetrazione di questo mito e secondo i principii della istoria, e per via di allegorie. 58. Ercole uccide Anteo figlio
dio, onde dimostrare essere Giano un segno celeste. 69. Altre ragioni per lo stesso argomento — da altri si vuole essere il
sfugge a colui che vi pone mente di confonderlo col sole, rispondendo per un traslato allegorico le dodici fatiche a lui at
chi potesse del tutto morirla : idra variante di tre colori, di nero per esprimere la gran selva della terra, cui fu appic
er esprimere la gran selva della terra, cui fu appiccato lo incendio, per mettersi a coltura — di verde per indicare la ter
erra, cui fu appiccato lo incendio, per mettersi a coltura — di verde per indicare la terra in erba — di oro per significar
mettersi a coltura — di verde per indicare la terra in erba — di oro per significare le biade mature dal color dell’oro, t
re colori che vanno impressi dalla natura nella spoglia della idra. E per questo ancora narrossi, che Ercole ancor bambolo
sto ancora narrossi, che Ercole ancor bambolo strozzasse due colubri, per dare una nozione del tempo dell’eroismo bambino.
seco portasse molto utile all’uomo. Trascorrendo in vero col pensiere per alcuni periodi della istoria antica si rinviene p
fece quel memorabile ramo di oro, di che Enea scendendo nello inferno per riveder l’ombra di suo padre Anchise, fè dono a P
oggia di ciottoli, e con questi lo uccise, menando seco i bovi di lui per farne dono ad Euristeo. In questo mito si nascond
i dalla favola a Gerione forse non erano che tre corpi di armati, che per tutelare il suo territorio oppose ad Ercole ; opp
rpetrazione — Con Gerione intendersi il fulmine, cui fu dato tal nome per indicarsi lo strepito, che seco porta il fulmine
 : ch’è il nodo erculeo, col quale Ercole fondò le nazioni eroiche, e per lo quale da’plebei si pagava agli eroi la decima
censo, pianta delle repubbliche aristocratiche, onde i plebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nobili 
lebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nobili ; e per lo giuramento che narra Tacito, darsi da’ Germani
nel cuor di Ercole e prostrarlo. Ercole lo strinse di tanto che stava per soffocarlo, quando cangiossi in toro, ma quegli p
che stava per soffocarlo, quando cangiossi in toro, ma quegli presolo per le corna, e, strappandogliene uno, rovesciollo. L
no dell’abbondanza — non è questo che un fatto istorico personificato per mezzo di un’allegoria. Acheloo era un fi ume di G
ortatore dell’aurora e dell’oscura notte, esecutore di dodici fatiche per ogni parte della terra dall’orto fino all’occaso 
vendosi il cammino di quello a traverso de’dodici segni dello Zodiaco per mezzo di altrettante fatiche che la favole vuole
Pitagorica, in cui fu creduto essere Ercole la forza della natura. E per esprimere questa forza fu porta a lui da Greci un
o, qui esporremo in iscorcio ad una ad una le XII. fatiche di Ercole, per compararle con il cammino, che il Sole fa di mese
lto in ospitalità dal Centauro Chirone uccide i centauri altercantisi per una botte di vino — uccide un feroce cignale, che
ero Euristeo figlio di Cirene. VIII. Ercole scendendo su la nave Argo per la conquista del vello di oro, combatte con alcun
ino delle Esperidi, posti alla custodia di un Dragone. Veste inoltre, per fare un sacrificio, una tonica sparsa di sangue d
icare la città di Tebe, mandando i suoi compagni alla fonte di Dirce, per cavarne acqna, li vide divorati da un Dragone, ch
legni duri che innanzi di trovarsi l’uso del ferro dovettero servire per denti dei primi aratri, che denti ne restarono de
i del mondo : gitta una gran pietra, ch’è la terra dura, che volevano per sè arare i clienti, ovvero famoli : nascono da’so
sè arare i clienti, ovvero famoli : nascono da’sol chi uomini armati, per la contesa eroica della prima agraria gli Eroi es
la contesa eroica della prima agraria gli Eroi escono dai loro fondi, per dire che essi sono signori de’fondi, e si uniscon
o ed aperto della mia mano. Presso di me solo è la custodia del mondo per quanto è grande, ed a me si appartiene solamente
a pace tra le rappacificate abitazioni, essa libera si vede camminare per vie sicure. Di letiforo sangue verrà rimescolato
a. Vna alle Ore io presiedo alle porte del Cielo, e l’aere va e viene per mio comando. Per questo porto il nome di Giano, e
cambierai il mio nome : poichè sul labbro di colui, che sacrifica ora per me risuona il nome di Petulcio, ora di Clusio(1).
do egli apre il cammino del tempo, che circola nello Zodiaco ? 68. Ma per venir meglio a’particolari su la interpetrazione
gni altro invocare quando si celebravano sacri riti qualche Dio, onde per lui si desse l’accesso a quel Nume, cui sacrifica
e l’accesso a quel Nume, cui sacrificavasi, come se egli trasmettesse per le sue porte a gli Dei le preci dei supplicanti.
ntavano tenendo con la destra il numero 300, e con la sinistra il 65, per dimostrare il numero dei giorni componenti il cor
cio(2), vuole non Giano, ma Eano ab cundo meglio essere denominato. E per questo i Fenici, volendo porgere un immagine sens
onte portavano quattro lati eguali con una sola porta, e tre finestre per ciascun ato. Co’quattro lati, e le quattro porte
apporta Macrobio(3) vuole che a lui si erano innalzati dodici altari, per dare una simbolica dei dodici mesi dell’anno. 69.
l’uomo, l’aria, l’etere. Fu creduto abitar le selve e luoghi deserti, per esprimere l’unità di natura ; perciocchè la natur
diceva vestire una veste di pardo bella e screziata di varii colori, per significare la moltiplice la variata bellezza, ed
inse esser lascivo, e di inseguire le minfe de’boschi, vera simbolica per indicare la commistione di tanti semi, onde sorge
le, e tante esalazioni ed umori che vengono dalla terra e dalle acque per ravvivare la natura istessa. Si disse di produrre
voragini della terra, onde vengono atterriti gli armenti e le greggi, per indicare non pochi commovimenti e fremiti di natu
inaspettati ed improvvisi, perchè non se ne conosce la cagione. Pane, per dir tutto in una parola, era considerato come un
n una parola, era considerato come un demone, come l’anima del mondo, per indicare il mirabile potere di natura, che subord
atto che aprire le prime tracce a questo studio filologico intentato, per quanto io mi sappia, e vergine ancora, sperando d
lacro ove fu fatta la pace tra i romani e Sabiri dopo di aver pugnato per le donne rapite. Così Phirio lib. XX. (3). Sege
st quodeunque vides, quodcunque moveris. (1). …….. Deum namque ire per omnes Terrasque tractusque maris, coelumque profu
globum Lunae, Titaniaque astra, Spiritus intus alit, totamque infusa per artus Mens agitat molem, et magno se corpore misc
2). Νομιον Απολλονα cognominarunt non ex officio pastorali et fabula, per quam fingitur Admeti regis pecora pavisse ; sed q
erpinam antiqui significarunt spiritum illum aethereum, qui sub terra per Plutonem representata clauditur et delinetur a su
10 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
perfezione ridotta ; che più non abbisognasse di lavoro alcuno. Tale per certo non è la Mitologia, il di cui studio è poi
que necessario, che le Favole eziandio a tale sistema si riducessero, per cui cosi concatenate risultassero, che potessero
, in cui ogni cosa a noi pervenne : siffatto lavoro bensi intrapresi, per cui riducendo tutte le Favole ad un ragionato ord
: nella prima si descrivono le Maggiori Divinità, e delle Minori pure per mezzo di Annotazioni al fine di ogni Capo, onde n
gli Eroi più celebri vengono indicati, e degli altri ancora con Note per lo più si fa parola ; nella terza finalmente trat
, a cui mira la tessitura della presente Istoria. L’indice alfabetico per ultimo, descritto nel fine della medesima, sarà o
il bramato effetto ? Basta leggere i Santi Padri della nostra Chiesa per intendore quanto eglino piangevano sull’esecrande
a depravazione dello spirito. Nè fia che la taccia d’imperfezione sia per derivare alla presente Opera, p rchè spoglia comp
Opera incerte interpretazioni, migliore impresa fia, che si coltivi ( per quanto però è possibile) la semplice concatenazio
i a riconoscere quali Divinità anche gli Elementi. Finalmente quanto, per così dire, v’ha nel mondo, le acque, le pietre, i
lve, gli alberi, gli animali, i morti uomini, tutto in somma si tenne per Dio, tranne il vero Dio. Varrone dice, che il num
diffuse, che quelle sognate Deità ben presto si acquistarono quasi da per tutto immensa turba di adoratori. Queglino stessi
rare questi Dei, uniti insieme. Gli Dei principali, benchè fossero da per tutto riconosciuti, e però detti Azoni, ossia Dei
li Giove accordò il privilegio di scagliare il fulmine(c). Servio poi per Dei Novensili intende gli Eroi e gli altri mortal
ervio poi per Dei Novensili intende gli Eroi e gli altri mortali, che per le loro esimie gesta meritarono di essere annover
alcun figliuolo maschio, affinchè il regno dopo di lui passasse a chi per diritto creditario apparteneva(7). Saturno prese
, si numerano Nettuno, Plutone, Giunone, e Cerere. Non altrimenti era per accadere anche a Giove, se Cibele, sua madre, art
altri esuli, debellò i Titani, e rimise sul trono il genitore. Questi per timore di esserne nuovamente da Giove stesso scac
coltivare le campagne. Giano in ricambio lo associò al suo regno : e per indicare ciò, volle che in una parte delle monete
uelle, con cui egli era stato avvinto da Giove, allora si scioglieva, per indicare la di lui liberazione, ovvero la libertà
pj e culto singolarissimo. Orribili furono i sacrifizj(21), co’ quali per molti anni l’onorò l’Italica superstizione. Un em
inalmente riconosciuta sotto il nome d’ Iside(b). Come tale si teneva per moglie d’ Osiride(10), e per una delle più grandi
il nome d’ Iside(b). Come tale si teneva per moglie d’ Osiride(10), e per una delle più grandi Divinità dell’ Egitto. Da Is
este, suo connazionale, la quale fralle giovani di Festo si decantava per la più bella. Teletusa, conoscendo l’ impossibili
tusa, conoscendo l’ impossibilità di tale sposalizio, usò ogni studio per trarlo in lungo ; ma non potendo più differirlo,
are alla loro Dea beveano al fiume Gallo. Divenivano allora furibondì per modo, che perfino si facevano eunuchi. Quindi app
dal che acquistarono anche il nome di Matragirti, ossia raccoglitori per la Madre, come appellavasi Cibele. Conducevano al
la vita di Sangaride ; e questa più non esistette. Ati voleva allora per disperazione darsi la morte, ma Cibele lo convert
le ceremonie, che si praticavano nelle Feste di Cibele era il portare per la città un pino, e riporlo poi dinanzi al di lei
o i capelli nella parte anteriore della testa, onde non fossero presi per quelli da’nemici(a) ; ovvero dal verbo Greco curi
una volta al servigio di Vesta, doveano rimanorvi trenta anni, dieci per apprendere il loro ministero, dieci per esercitar
rimanorvi trenta anni, dieci per apprendere il loro ministero, dieci per esercitarlo, e dioci per addestrarvi le altre, ch
ieci per apprendere il loro ministero, dieci per esercitarlo, e dioci per addestrarvi le altre, che vi si sostituivano. Il
vergini, e di attendere alla conservazione del sacro fuoco. Se questo per loro negligenza mancava, esse venivano severament
, e le Ordinali o Ordicidie. Al tempo delle Vestalie s’imbandivano da per tutto in Roma conviti dinanzi alle porte ; si spe
onde li offrissero alla Dea Vesta ; gli asini si conducevano in giro per la città, coronati di fiori, e portando essi come
Porta Capena(d). Le Feste Ilarie si celebravano col conduire in giro per Roma la statua della Dea. Cessava allora ogni lut
me. Quel re dell’ oracolo di Fauno, di cuì parleremo altrove, udi che per far cessare quelle desolazione conveniva placaro
1), perchè fu la prima che insegnasse la maniera di seminare le biade per sostituirle alle ghiande, delle quali fino allora
delle quali fino allora si erano cibati gli uomini(b) (2). Questa Dea per molto tempo andò cercando la sua figliuola, Prose
, si sentì talmente stanca e assetata, che si appressò ad una capanna per ricercarvi dell’acqua. Una vecchierella, di nome
lui serve, cercò di rallegrarla con varj ridicoli racconti(a). La Dea per ricompensare quel re dell’ accoglienza, che le av
bel dono ; ma tuttavia, fingendo amicizia, lo accolse appresso di se, per trucidarlo poi, qualora fosse caduto in profondo
bilì in Eleusi a di lei onore una festa(e) (9). Non altrimenti Cerere per essere stata accolta da Fitale, uno de’ primi abi
spetto degli altri Numi, si nascose in oscurissima spelonca. La terra per la di lei assenza divenne sterile, e grave pestil
Argo appresso Pelasgo, figlio di Triopa (b). A sì tristo avviso restò per lungo tempo attonita la dolente madre, ma rassere
ngiato in Gufo, uccello annunziatore di funesti eventi. Sembrava, che per Cerere dovesse essere perduta ogni speranza di ri
perduta ogni speranza di ricuperare la figlia ; ma Giove fece sì che per sei mesi dell’ anno la avesse appresso di se la m
e sì che per sei mesi dell’ anno la avesse appresso di se la madre, e per altrettanti il marito (c). Cerere fu soprannomina
così dette da Eleusi, borgo dell’ Attica, ove si celebravano, ebbero per eccellenza anche il nome di Misterj, perchè in es
Ne’ sacrifizj di questa Dea si usavano corone di mirto o di narciso, per ricordare la tristezza, a cui Cerere soggiacque d
tte Feste minori sieno state introdotte in grazia di Ercole, il quale per legge non poteva essere ammesso alle maggiori (g)
atrice, attese le leggi, ch’ ella dettò al genete umano. Queste Feste per quattro giorni si facevano in più città della Gre
ta sino ad Eleusi alcuni libri, ne’ quali stovano scritte certe leggi per ricordare quelle, delle quali ne fu inventrice Ce
izj, offerti alcuni giorni prima di seminare la terra. S’instituirono per comando di un certo vate, chiamato Autia, il qual
presso gli Ateniesi in memoria del dolore, che Cerere ebbe a soffrire per la perdita di sua figliuola (i). Tra’ varj tempj,
permetteva il Fato, che la Fame si unisse con Cerere ; quindi costei per mezzo di una delle Oreadi la eccitò a recarsi ent
va. Appenachè egli si destò dal sonno, le viscere di lui si trovarono per avidità di mangiare in somma agitazione e torment
restava che una figliuola, di nome Metra, e questa pure egli vendette per isfamarsi. Ella però, de mal comportava di vivere
Non cessava la meschina di prendere ora questo ed ora quell’ aspetto per alimentare il padre suo, sempre più affamato. Si
sse Metra. Erisittone allora disperato si stracciò co’ morsi le carni per cibarsene (a). Fu soprannominato Etone, ossia ard
rchè anche questo è simbolo di fertilità ; o perchè a Dea, addolorata per la perdita di Proserpina, nè potendo addormentars
ltri si attribuiscono, è il figliuolo di Saturno e di Cibele. Costei, per sottrarlo alla morte, che Saturno, come abbiamo e
imento da certe Colombe (e) : altri dalle Api (f) ; e che Giove abbia per questo cangiato il loro colore, il quale prima er
e sia stato allevato da Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che questi, per aver detto che il Nume era mortale, ne fu cangiat
. Destinò l’uno signore delle acque, l’altro dell’ Inferno, e riserbò per se la sovranità del Cielo e della terra (i). Ma l
i ottiene che cou molti stenti e somme inquietudini (l). Anche Giove, per conservarsi sul trono, ebbe a sostenere la famosa
o stati i soli, i quali si fossero serbati senza colpa (f). Giove poi per mezzo di questi due ripopolò in maravigliosa guis
r mezzo di questi due ripopolò in maravigliosa guisa la terra. Eglino per consiglio della Dea. Temide si velarono il capo,
Mercurio nella Corsa, e Marte nel Pugilato (h). Alcuni ne riconoscono per autore Pelopida ; e dicono, ch’egli li celebrò pe
uni ne riconoscono per autore Pelopida ; e dicono, ch’egli li celebrò per onorare Nettuno, che gli avea fatto conseguire in
le, figlio di Alcmena, in onore di Pelope, da cui egli traeva origine per parte di madre, e che i medesimi, essendo stati p
li traeva origine per parte di madre, e che i medesimi, essendo stati per qualche tempo sospesi, si sieno poi rinovati da I
Ificlo, figlio di Ercole (a). Altri narrano, che Ercole li introdusse per onorare non Pelope, ma Giove Olimpico, e ch’egli
, re d’Elide, come pure vedremo (b). Strabone finalmente ne riconosce per autori alcuni dell’Etolia, e dei discendenti d’Er
vano precipitate da una rupe, qualora avessero passato il fiume Alfeo per assistere a’medesimi Giuochi, volle tuttavia farl
cisioni al Senato d’Olimpia, giudice supremo de’ Giuochi (a). Notiamo per ultimo che i Giuochi Olimpici furono di nuovo int
h’ egli avea offerto al suo Nume. Sdegnato lo uccise. Ciò era delitto per l’utilità de’ buoi. Il Sacerdote fuggì per timore
lo uccise. Ciò era delitto per l’utilità de’ buoi. Il Sacerdote fuggì per timore degli Ateniesi. Questi chiamarono in giudi
uando esercitavano il loro ministero. Il Flamine Diale, quando andava per le strade, era preceduto da un littore. Benedicev
e, ossia che ferma, perchè Romolo, combattendo co’ Sabini, ed essendo per rimanerne vinto, invocò Giove, acciocchè fermasse
auzi al simulacro di Giove Statore. I di lui soldati ebbero tal fatto per infausto presagio, o per un avviso del Nume, ondo
e Statore. I di lui soldati ebbero tal fatto per infausto presagio, o per un avviso del Nume, ondo Haminio si arrestasse, n
, perchè era creduto il suscitatore del tuono. I Latini lo chiamavano per questa ragione Tonante. Sotto questo titolo Augus
tissimo tra li Tessaglia e la Macedonia ; e però tenuto dagli Antichi per lo stesso Cielo(b). Giove sulla più alla pendice
l medesimo tempio era circondato da un bosco sacro, detto Alti (f), e per cui anche Giove venne soprannominato Alzio (g). A
spediti da quasi tutte le Città, della Grecia (c). Vennero instituite per causa d’una celebre vittoria, riportata da’ Greci
quercie, da dove credevasi che il Nume desse i suoi Oracoli. Questi e per la loro origine e pel modo, con cui si rendevano,
dette quercie si posò, e con voce umana fece intendere, che Giove era per istabilire ivi un Oracolo (c) (12). In quella for
a, sostenuta da tre piedi(f). Non molto dopo s’immaginò un’altra arte per acquistare maggiore riputazione all’anzidetto Ora
i, disposti in sì piccola distanza tra loro, che bastava agitarne uno per dar moto a tutti, e produrne un lungo suono. I Sa
rcie circonvicine, rendevano la spiegazione di sì confusa armonia ; e per tale motivo tutti quegli alberi erano tenuti per
confusa armonia ; e per tale motivo tutti quegli alberi erano tenuti per loquaci e fatidici (a). Questo Oracolo finalmente
denominato Elicio, perchè Numa Pompilio lo fece discendere dal Cielo per apprenderne il modo, con cui si porevano allontan
etrale (d). Assediando i Galli il Campidoglio, e i Romani essendo già per arrendersi a motivo della fame, Giove comparve a
le oltre i due soliti occhi ne aveva un terzo nel mezzo della fronte, per indic re che Giove vedeva tutto ciò, che avveniva
uesti, dopo aver fatto alleanza co’Latini, cogli Ernici, e co’Volsci, per assicurarne la perpetuità, propose di alzare a Gi
essi comune, e dove tutti gli alleati ogni anno avessero a radunarsi per sacrificarvi un toro, delle di cui viscere ne ven
Que’ d’ Olimpia aveano collocato nel loro Senato la di lui statua, e per inspirare alle genti maggior terrore, gli aveano
ore, gli aveano posto anche il fulmimine in ambe le mani (h). Giove, per conservare la memoria della capra Amaltea, col di
, Narrasi, che l’armata di Trajano, vedendosi agli estremi della vita per mancanza d’acqua, fece voto a Giove Pluvio, e tos
cquilicio (e), in tale occasione si faceva anche girare da’ sacerdoti per le vie di Roma con grande pompa la sacra Pietra,
Ronolo ricercò a’ Sabini e a’ vicini popoli alcune delle loro donne per popolare la città, che avea fabbricato ? nè avent
enne, che anche i di lui posteri colà vi recavano le spoglie nemiche, per consecrarvene una parte a questo Dio (b). Quindi
ircondato da un vasto portico. Quivi eravi riposta un’ Oca d’argento, per ricordare, che le Oche aveano salvato col grido e
l recinto del nuovo tempio (d). L’immobile fermezza di Termine ebbesi per buon augurio della perpetuità del Romano Imperio,
lino, che avea salvato il Campidoglio dalle armi de’ Galli, il Senato per consiglio di Camillo instituì certi Giuochi, deno
li dopo nove anni nello stesso modo la ripassavano, senza essersi mai per tutto quel tempo cibati di carne urnana, era pet
eo, perchè i Romani, quando stabilivano le alleanze, solevano giurare per Giove, tenendo una pietra in mano (b) ; ovvero pe
nsiro, ossia giovine e senza barba (l) Questo Nume era anche tenuto per l’aria o pel Cielo. Quindi da lui sotto il nome d
il loro nome e la loro patria (o). Si celebravano inoltre delle feste per recare diletto agli stranieri, ed esse si cominci
onia, praticata da’Romani spezialmente in tempo di pubbliche calamità per placare gli Dei. Essa consisteva in un sacro banc
alloggio da molte case in un villaggio della Frigia, e ne vennero da per tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna, ab
ito ai due Numi fruita, latte, e melo. Volevano anche uccidere un’Oca per offrirla loro in cibò ; ma quella corse appresso
asciata in vita. Alzatisi di mensa i due personaggi, si manifestarono per quelli ch’erano, e seco condussero su per una col
ersonaggi, si manifestarono per quelli ch’erano, e seco condussero su per una collina Baucide e Filemone. Erano questi poco
vi si trovò cangiato in Lupo (b) (29). Giove castigò moltissimi altri per altre ragioni, come vedremo nel decorso dell’Oper
ta il fuoco sulla terra (d) (31). Altri dicono, che ne lo abbia preso per animare gli uomini, che aveva formati (e). Giove,
ro di che cibarsi. In quesco sì do loroso stato Prometeo se ne stette per trenta anni, dopo i quali Ercole uccise con una s
adde nel prodetto fiume, e vi perdette la vita. Calamo, inconsolabile per sì trista sventura, pregò Giove di togliere lui p
esi parimenti il nome di Calamo (g). Giove amò altresì molte donne, e per avvicinarsi ad esse si trasformò in varie guise,
lle ale spiegate. Questo uccello porta anche tra’ piedi Ganimede (e), per alludere alla Favola, la quale dire, che Giove si
alludere alla Favola, la quale dire, che Giove si trasformò in Aquila per rapire Ganimede, figlio della Ninfa Calliroe e di
nimede, figlio della Ninfa Calliroe e di Troe, re della Frigia(37), e per farsi porgere da lui in Cielo il nettare in vece
ominò Vejove, ossia piccolo Giove (b). Varie ragioni vengono addotte, per le quali l’Aquila era sacta a Giove(39). Primo pe
ì la futura vittoria (c) : lo che fece sì che l’effigie di un’ Aquila per volere dello stesso Nume divenisse anche l’Insegn
nte chi dice che Perifa, uno de’ primi re dell’ Attica, divenuto tale per l’esimia sua equità, non fece uso del suo potere,
venuto tale per l’esimia sua equità, non fece uso del suo potere, che per rendete felici i suoi sudditi, e per eccitarli ad
non fece uso del suo potere, che per rendete felici i suoi sudditi, e per eccitarli ad onorare gli Dei e spezialmente Apoll
ti spezialmente Briareo, eccitato da Saturno, lo uccise, ed era anche per abbruciarne le interiora, quando un Nibbio per or
o uccise, ed era anche per abbruciarne le interiora, quando un Nibbio per ordine di Giove le portò via. Giove stesso allora
di Semele (a) (1). Giunone, gelosa dell’affetto, che Giove dimostrava per Semele, prese le sembianze della di lei nutrice,
il maligno suggerimento, e lo eseguì. Giove, che prevedeva quanto era per riuscirle fatale l’inchiesta, tentò di dissuadern
detto Ditirambo, perchè essendo due volte venuto al mondo, di questo per così dire ne avea passato due volte la porta (d).
suoi natali nella città di Nisa, donde prese poi il nome di Dionisio, per alludere nello stesso tempo al padre suo, che nel
idato alle Ninse di Nisa, dette Niseidi (d), o Nisiadi (e), le quali, per sottrarlo alle persecuzioni di Giunone, lo nascos
elle prime azioni di questo Nume fu quella di discendere nell’Inferno per trarne fuori sua madre. Nel tempio di Diana, eret
ri, sacri agli Dei Infernali, l’uno de’ quali mascondeva l’ apertura, per cui Bacco avea ricondotto Semele sulla terra(b).
ell’ Arcadia e della Siria, dette le Indie. Intraprese questo viaggio per sottrarsi all’ odio, con cui lo perseguitava Giun
di fu venerato come il Dio del vino(c). In memoria di tale conquista, per cui il Nume avea impiegato tre anni, i Beozj e i
o perchè egli fu il primo, che insegnò agli uomini a spremere l’ uva per fare il vino : lo che significa il verbo brisare
vitavano i passeggieri a comperare certi liquori, mescolati col mele, per versali nel fuoco ad onore del Nume(g). Eleleo (
to loro prescrisse d’ immolate a Bacco un bellissimo giovinetto. Così per molti anni si fece da loro, e finalmente per vole
lissimo giovinetto. Così per molti anni si fece da loro, e finalmente per volere di Bacco stesso sostituirono in luogo del
olere di Bacco stesso sostituirono in luogo del giovinetto una capra, per cui il Nume acquistò il nome di Egobolo(h). Evant
e medesime trattava a convito il Senato (h). Si celebravano due volte per ciasoun anno(i), e continuavano un mese(l). V’ è
rivò della voce, apati, inganne. La Beozia avea mosso guerra ad Atene per un Territorio limitrofo. Santio, re de’ Beozj, pr
altro guerriero, coperto con nera pelle di capra. Santio girò il capo per vedere chi era seco, e restò frattanto da Melanto
non vi si ammettevano, se non dopochè i loro genitori aveano giurato per la loro legittimità, come se sino a quel tempo i
eno state chiamate Apaturie(b). I Protentiesi celebravano le medesime per cinque giorni, nel che furono poi imitati dagli A
hi della città si esponevano anfore piene di vino, le quali servivano per i passeggieri. Da tali Feste Bacco si denominò La
ino, perchè ne’ conviti ciascuno bevea da una tazza, la quale serviva per lui solo. Voleasi cou ciò ricordare un fatto, avv
tene. Oreste, avendo ucciso sua madre, come più diffusamente vedremo, per purgarsi del suo delitto, giunse in Atene, mentre
osì dette, perchè si celebravano di noste, correndo con torcla accese per Atene(b). Coloro, che v’intervenivano, tenevano u
Leucippe, e lo recarono sulla mensa furono con tutta la loro famiglia per sempre escluse dalle Agrionie(a). Le Tiie si sole
alle stesse vigne attaccavano certe figurine di Bacco, dette oscille per la piccolezza del loro volto(c). Le Sacerdotesse
racia bassari ; o finalmente perchè Bacco stesso si chiamava Bassareo per aver un tempio in Bassata, borgo della Lidia(a).
Tra’ Sacerdoti di Bacco il più famoso fu Coreso. Questi divenne tale per l’amore, che nutriva per Calliroe, Principessa di
il più famoso fu Coreso. Questi divenne tale per l’amore, che nutriva per Calliroe, Principessa di Calidone, da cui però al
o rispose, che si doveva placare lo sdegno di Bacco col sacrificargli per mano di Coreso la giovine Calliroe, o qualche alt
lo seguiva. Questa abbajando corse appresso Erigone, e strascinandola per la veste, la condusse, ove Icario era stato getta
. La figlia, al vederlo, pel dolore s’appiccò(15). Mera del pari morì per eccessiva tristezza(a). Molti vennero puniti da B
to le Orgie di Bacco. Questi lo fece cadere in sì forte ubbriachezza, per cui egli commise una nefanda scelleraggine. Lo st
ndo tralle braccia il suo figliuolino, Anfisso, avuto da Andremone, e per divertirlo gli diede in mano un fiore di Loto(16)
Omero dà il nome di Medede(a), e Ovidio quello di Acete, lo riconobbe per un Nume, e si fece a pregarlo di ristorarli da’lo
si destò, e chiese di essere condotto a Nasso. I nocchieri giurarono per le marine Deità di compiacernelo ; ma poi presero
glio in alto mare. Non risparmiò industria e sudori l’attonita ciurma per rimetterlo a forza di vele e remi in corso ; ma q
aperne il nome di lui, e quello de’genitori, la patria, e la ragione, per cui egli onorava Bacco. Lo stranìero soggiunse, c
raesse Acete nelle carceri, e fosse fatto crudelmente morire. Stavasi per trucidarlo, quando da se si aprirono le porte, ch
le sole Minieidi ostinatamente ricusarono di farlo ; Ognuna di loro, per rendere frattanto le ore meno nojose in mezzo a’l
olà il Nume, venivano in sogno avvertito de’rimedj, che doveano usare per guarire le loro malattie. Era pure sacra a Bacco
aforati, chiamati da’ Greci Etmi, e de’quali gli Antichi si servivano per colare il vino nelle tazze delle mense(b). I pove
onte di corona, da cui pendono varj corimbi, ossia grappoli d’ellera, per cui fu anche detto Corimbifero(d). Il di lui volt
Giunone Teleia, ossia adulta ; il terzo a Giunone Xera, ossia vedova, per alludere al tempo ; in cui ella stette lontana da
allo Scoliaste d’ Apollonio, dice, che Giunone diede que’pomi a Giove per dote. Giunone non visse troppo in buona armonia c
ennero soddisfatti, perchè gli promisero Venere in moglie. Il motivo, per cui Giunone non visse quasi mai in pace col marit
ce col marito, fu la gelosia, da cui era continuamente agitata (c), e per cui fu soprannominata Zelotipa (d). E ben ebbero
fiume Inaco e da Ismene, e sacerdotessa di questa Divinità (g). Lamia per la sua sorprendente bellezza era amata da Giove,
ticale sampogna addormentò tutti gli occhi d’ Argo. Mentre però erasi per eseguire il comando di Giove, giovane Jerace sveg
tte due credettero di essere divenute iovenche, e si misero a correro per le campagne. Ina malattia di tal fatta era di gra
ta era di gran dolore all’ aimo di Preto. Usò questi di tutti i mezzi per uarirnele, e perfino promise una parte del suo re
e a sue fratello, Biante (b) (11). Giunone cangiò Antigone in Cicognà per punirla di essersi paragonata a lei in bellezza (
unone, questa Dea mandò tra loro la Dea Eride. Stava allora il marito per finire una seuia curule, e la moglie la tessitura
na tela. Proposero di gareggiaro, e stabilirono che chi di loro fosse per compire più presto la sua opera, avesse a ricever
Un’azione sì lodevole fu risguardata come un delitto ; e già stavasi per farla morire, quando Giove, penetrato dalle trist
a, il di cui fiele gettavasi lungi dal tempio, o a piedi dell’altare, per avvertire gli sposi della dolce armonia, che semp
5) al tempo de’ Lupercali(16) davano a tutti coloro, che incontravano per istrada (h) (17). Sotto il nome di Unsia presiede
, Tropea, Conservatrice, Natale, Aerea, ed Argolica o Argiva. Giunone per essersi sposata a Giove fu denominata Regina, ed
stesso nome si solennizzava in Pellene con giuochi, ne’ quali davasi per premio al vincitore una veste preziosa (a). Final
he la vestisse pomposamente, e che la facesse condurre sopra un carro per la città, spargendo voce, che quella era Platea,
autore, perciò ella dal nome di lui fu detta Citeronia (b). Giove poi per ricompensare quel re del consiglio datogli, Io ca
esta delle Dedali (così anticamente si chiamavano le statue di legno) per onorare la memoria della predetta riconciliazione
un tempio ricchissimo (b). I Crotoniati professavano grande rispetto per quello. Al lato del medesimo eravi un bosco sacro
ovata sulla spiaggia del mare, credettero, che volesse fuggirsene ; e per timore che lo facesse, la legarono con rami d’alb
cuno (b). I Liberti, ossia gli Schiavi fatti liberi, tenevano Feronia per loro protettrice e assumovano nel di lei tempio i
Romani furono minacciati di grande terremoto Giunone li avvertì, che per allontanarlo conveniva fare un sacrifizio alla De
la venerarono, come preside alle medesime. Mentrechè i Romani stavano per ristabilire la loro città, già da’ Galli rovinata
vestire gli abiti delle Matrone Romane (b). Ebbe il nome di Lanuvia per cansa del tempio che aveva in Lanuvio, città del
a del tempio che aveva in Lanuvio, città del Lazio. Numerose genti da per tutto concorrevano a quel tempio per offerirvi sa
ttà del Lazio. Numerose genti da per tutto concorrevano a quel tempio per offerirvi sacrifizj. I Romani cittadini, prima d’
l di lui giorno natalizio (d) (23). Si chiamò Acrea, perchè era presa per l’acia (e). E’ stata finalmente appellata Argolic
ordinarono, che ventisette giovani, divise in tre achiere, andassero per la città cantando un cantico composto de Livio Po
. Si condussero due giovenche bianche dal tempio d’Apollo nella città per la porta Carmentale. Si portarono due immagini di
bbe pure nell’Isola di Lesbo un tempio, in cui le donne si radunavano per celebrare le Feste, dette Callistie, perchè ellen
avalli al suo carro (d). L’Eresidi poi servivano la Dea, quando ella, per riacquistare la sua verginità, si recava a bagnar
ambini, morti nell’ istante medesimo, in cui erano nati. Si va quindi per una vasta campagna, denominata Campo delle lagrim
fratello ; ed Eaco, nato dalla Ninfa Egina(20), e da Giove, il quale per unirsi a colei erasi convertito in fiamma(a). I G
la sua vittoria seppellito sotto il monte Etna, facevano ogni sforzo per liberarsi dal peso, che li opprimeva ; e le scoss
in iscompiglio le ombre colà confinate. Uscì quindi dalla sua Reggia per visitare le viscere più profonde della Sicilia. Q
e ne stette tutto il tempo, che sarebbe vissuta sulla terra, Plutone, per conservarne la memoria, fece germogliare negli El
o dalla voce greca orcos, giuramento, perchè gli Dei solevano giurare per Plutone(d). Si chiamò Summano, ossia il sommo Dio
ni(i). Ne fu autore il Console P. Valerio Poplicola, che gl’ instituì per la salvezza e conservazione del Romano Impetio(a)
l Romano Impetio(a). Prima del tempo de’ medesimi si spedivano araldi per l’ Italia, acciocchè invitassero i popoli agli st
e a quelli, i quali eglino non aveano mai veduto, o non orano mai più per vederli. Per tre giorni si celebravano con ogni g
il di lei nome(d). Ovidio vuole, che sia stata Proserpina quella, che per gelosia trasformò Menta nella predetta erba(e). L
sani gliene offerivano di neri tutti gli anni sulla fontana di Ciane, per dove credevano, ch’ egli avesse preso la strada d
ume, lo scacciò dal Cielo, e fece giurare alla Terra, che non sarebbe per accogliere Latona in alcun luogo, quando fosse pe
a, che non sarebbe per accogliere Latona in alcun luogo, quando fosse per partorire. Nè contenta di ciò, suscitò contro di
nta di ciò, suscitò contro di Latona il mostro Pitone(1), affinchè da per tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno però t
ro di Latona il mostro Pitone(1), affinchè da per tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno però trasse fuori dal mare l’i
chiamata Delo(2), acciocchè divenisse sicuro asilo alla figlia di Ceo per dare alla luce Apollo e Diana (e) (3). Apollo si
rco, e contro il mostro anzidetto scoccò tanti strali, che lo uccise, per vendicare la madre, che n’era stata sì fieramente
o, figlio d’Apollo, conte più diffusamente vedremo altrove ; e Apollo per vendetta uccise i Ciclopi, che avevano fabbricato
incontrare la morte in vece di lui. La sola Alceste, la quale Admeto per favore di Apollo avea conseguito in matrimonio(6)
per favore di Apollo avea conseguito in matrimonio(6), si trovò, che per prolungare al marito la vita, sacrificasse geneto
tuno, ramingo del pari sulla terra, esibì la sua assistenza a quel re per una somma di danaro. Compito il faticoso lavoro,
). Il tempio più famoso, che gli si fabbricò, fu quello di Delfo (f), per cui il Nume conseguì anche il nome di Delfico (g)
l lavoro, ne chiesero in mercede dallo stesso Apollo la cosa migliore per l’uomo. N’ebbero in risposta, che la attendessero
asportato da tal furore profetico, si chiamava Coreta(b). Apollo poi, per rendere noti i suoi Oracoli nel tempio anzidetto,
mpiva di sacro orrore l’animo degli astanti (e). Proferiva finalmente per intervalli alcune mal articolate parole, le quali
vino Tessalo, rapì la Pitonessa di quel tempo, si pubblicò una legge, per cui quelle donne doveano avere più di cinquanta a
tuttavia si recavano a consultarlo. Niuno però si presentava al Nume per interrogarlo, senzachè fosse coronato il capo, e
statue d’oro e d’argento di varia grandezza(14). Narrasi, che Apollo per mezzo della Pitonessa ricercò agli abitanti di Si
etto tempio nell’Olimpiade LVIII si abbruniò. Dopo quaranta otto anni per comando degli Anfizioni(16) gli Alcmeonidi, ossia
o le solite preghiere, gettava lo stesso incenso sul fuoco. Se era si per ottenere quel, che si ricercava, l’incenso restav
di tutto il loro paese. Consultarono gl’Indovini, e ne intesero, che per farla cessare era d’uopo spedire sette fanciulli
d’uopo spedire sette fanciulli e sette fanciulle ad Apollo e a Diana per placarli ed eccitarli a ritornarsene nelle loro c
e si celebrarono da que’di Delfo in memoria del giorno, in cui Apollo per la prima volta loro si manifestò (b). L’Ebdomee s
timenti d’Atloti, di cavalli, e di navi (e). Uccidevasi allora un buc per le mosche, le quali sazie di quel sangue volavano
si credette debitore ad Apollo, rinovò queste Feste : e mentro queste per lo innanzi si colebravano ogni tre anni solamente
e dello stesso nome gli consecrò un tempio assai celebre pe’portici e per la Biblioteca Greca e Latina, di cui era fornito(
a fornito(c) (17). Le Giacinzie venivario solennizzate dagli Spartani per tre giorni appresso la tomba di Giacinto, sopra d
chi. In quelle solennità i Tebani solevano sacrificangli dei tori, ma per mancanza di questi fu poi introdotto il costume d
venca colle corna dorate(a). Macrobio dice, che quando si celebrarono per la prima volta tali Giuochi, il Popolo Romano fu
racoli(c) ; Pitio dall’uccisione di Pitone(d) ; Nomio, ossia Pastore, per aver avuto cura delle greggi di Admeto : dal che
dire di Clemente i discendenti di Teucro, usciti dall’Isola di Creta, per cercare altrove il loro stabilimento, udirono dal
(e), dice che i Frigj alzarono anch’essi ad Apollo Sminteo un tempio, per ringraziarlo, che i topi aveano divorate le corde
va nella città di Crisa in Misia un sacerdote, di nome Crine. Il Nume per punirlo della negligenza, con cui esercitava il s
llo in quella guisa avea voluto dichiarare, che uno straniero sarebbe per prevalere ad un cittadino. Così tal discorso sorp
o Licottono da licos, lupo, fu detto il Nume, perchè Latona, essendo per partorire, fu cangiata in quell’ animale. Per que
vedeasi un simulacro di lupo in bronzo. V’ è però chi soggiunge, che per altro motivo gli si diede questo nome. Alcuni lad
tesso Nume con orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, che que’ popoli per liberarsi da tale castigo abbiano instituite le F
iarono un albero di rami simili nella durezza e rigidezza alle corna, per formare il cavallo Trojano, di cui parleremo. Alt
osì denominate dall’ essere stato esaudito Menelao, il quale, essendo per portarsi contro Troja, avea fatto voto ad Apollo
da tutte le Tribù, e detti Carneati, i quali presiedevano a ali Feste per quattro anni continui. Anche i Musici vi gareggia
elo, e il tempio d’Apollo, che vi si trovava, la statua di questo Dio per disprezzo fu gettata in mare. I flutti la spinser
no, che nella loro Isola fosse nata la di lui madre, Latona. Queglino per così dire erano Sacerdoti di questo Nume, e conti
rtavano quelle offerte. Fecero poi passare i donativi di mano in mano per mezzo di que’popoli, che si trovavano sulla strad
l Nume d’ una freccia d’ oro, con cui sollevavasi in aria, e scorreva per qualsisia inaccessibile luogo. Lo stesso vantavas
ossi di Pelope avea formato il Palladio(a). Apollo si denominò Febo, per alludere alla luce, the sparge per tutto il mondo
ladio(a). Apollo si denominò Febo, per alludere alla luce, the sparge per tutto il mondo, in quanto che egli è lo stesso ch
quanto che egli è lo stesso che il Sole(b). Sotto questo aspetto ebbe per padre Iperione, figlio di Urano e di Titea(c). In
questa : gli Eolj ; che abitavano in Arne e ne’ luoghi circonvicini, per obbedite ad un Oracolo, andarono a guastare il te
pensione d’ armi, e sì gli uni che gli altri tagliarono degli allori, per portarli poi in mano coll’ oggetto di onorare il
fosse stato rapido al par di quello del Sole(c). Il Sole arse d’amore per la vezzosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle
a torcendo lo stame. Fece, che quelle si allontanassero, si manifestò per quello ch’ era, e chiese d’ unirsi seco lei in ma
ume sotto il medesimo aspetto ha qualche volta in mano il cornucopio, per simboleggiare l’ abbondanza, ch’ egli produce. Ha
a protezione di Latona ; e che le medesime inalzarono a Latona stessa per gratitudine una statua in Argo(a). Apollodoro sog
ione(b) (44). Niobe poi, non potendo reggere al dolore, che sofferiva per la perdita de’ figli, fu dagli Dei convertita in
che Elara, come si trovò gravida di Tizio, Giove la nascose sotterra per sottrarla alle furiose gelosie di Giunone. Morì l
iuolo(e). Igino narra, che Giunone, gelosa dell’amore, che Giove avea per Latona, comandò a Tizio, che le conducesse dinanz
rebbe restituita, incendiò il bosco Ismenio, a lui consecrato. Apollo per tal delitto scoccò contro di lui una freccia, che
Re aveva le orecchie asinine, ma non osando nel tempo stesso di farlo per timote di castigo, scavò in rimota campagna una f
liuolo, che Apollo aveva avuto da Psamate, figlia di Crotopo. Il Nume per punirli suscitò il mostro Pene, il quale strappav
i, e li divorava. Il valoroso Corebo, Eroe d’Argolide, lo uccise. Non per questo cessò la collera del Nume, e colla peste d
he prendesse dal tempio un tripode, e che nel luogo, ove quello fosse per cadergli di mano, ergesse un tempio ad Apollo, ed
parisso avea preso ad amare un cervò. Avvenne, che il giovine, avendo per giuoco scoccato uno strale, mortalmente lo ferì.
di lagrime egli proruppe, che divenne verde cipresso. Afflitto Apollo per questa metamorfosi, ordinò, che il cipresso fosse
o in Delfo una capra di bronzo, che allattava due bambini(b). Apollo, per ottenere corrispondenza da Isse, si cangiò in un
lupo, sì perchè Latona secondo alcuni fu trasformata in quell’animale per sottrarla alle persecuzioni di Giunone, sì perchè
e ne ritornò ad Apollo, e finse che quello gli fosse stato d’ostacolo per avvicinarsi alla fonte. Il Nume, per punirlo d’av
uello gli fosse stato d’ostacolo per avvicinarsi alla fonte. Il Nume, per punirlo d’aver aggiunto al delitto la menzogna, l
atra coll’altra un arco con varie frecce, ovvero una lira. Il motivo, per cui divenne sacro ad Apollo l’alloro, è questo ;
desse, Apollo tuttavia procurava sempre d’abbattersi in lei. Era egli per raggiungerla sulle sponde’ del fiume, suo padre,
è d’ Iperione, il quale la ebbe da Tia, una anch’ella delle Titanidi, per cui la Luna fu chiamata Titania (b). Ecate poi so
ta Cinzia. Ella veneravasi come la Dea della caccia, e come tale avea per compagne alcune vergini(1). Amò la verginità, e n
de strage di selvaggina in boschi e in monti, desistette dalla caccia per ripigliarla poi nel dì seguente. Non molto distan
one, perchè ella aveva osato di credersi più bella di lei. L’infelice per tale ferita morì (b) (7). Aconzio, giovinetto del
rnito di singolare avvenenza, erasi recato al tempio di Diana in Delo per vedere le Feste di quella Dea. Quivi osservò la b
ile condizione, e la povertà, in cui trovavasi, gli erano di ostacolo per giungere a possederla. Per riuscirvi ricorse all’
isse sopra un bellissimo pomo due versi, leggendo i quali Cidippe era per giurare d’unirsi seco lui in matrimonio, ed era p
quali Cidippe era per giurare d’unirsi seco lui in matrimonio, ed era per chiamare la stessa Diana in testimonio del giuram
lmente Cidippe, ch’era quello un castigo del trascurato giuramento, e per non esperimentarlo più a lungo sposò Aconzio (a).
glino non potevano maritarsi, ne profanarono quel sacro luogo. La Dea per punirli mandò loro una malattia, per cui poco tem
anarono quel sacro luogo. La Dea per punirli mandò loro una malattia, per cui poco tempo dopo moritono. Nè quì ebbe fine lo
rese ad opprimere eziandio quegli abitanti con varie sciagure. Coloro per liberarsene furono dall’ Oracolo consigliati ad i
c) ; e Aretusa, figlia di Nereo e di Coride, nata in Elide. Endimione per la sua giustizia ottenne da Giove il privilegio d
della Caria (d). Era là, dove Diana ogni giorno si recava a visitarlo per dimostrargli il suo affetto. Endimione secondo Pa
a, che significa la Dea delle reti (10). Altri dicono, che Britomarti per sottrarsi alle persecuzioni di Minos, re di Creta
sse di non ordinaria avvenenza, pure non amava di essere riconosciuta per tale, anzi arrossiva delle lodi, che per questa r
amava di essere riconosciuta per tale, anzi arrossiva delle lodi, che per questa ragione le si davano. Stanca un giorno ent
Dea la involse in una nuvola, e la adombrò di sì folta caligine, che per quanto Alfeo la cercasse, non mai poteva ritrovar
ttavia era in angustie, nè osava di muovere un piede, nè di respirare per non iscoprirsi. Un freddo sudore scorse allora pe
e, nè di respirare per non iscoprirsi. Un freddo sudore scorse allora per le di lei membra, e in un istante trovossi conver
le di fiume. Così voleva pure raggiungerla, ma Diana la fece scorrere per oscure caverne sino all’ Isola Ortigia, daddove l
iso di propria mano il suo predecessore, e stringeva sempre una spada per resistere a chi tentava di privare lui pure di vi
vita. Quì si celebrava anche una festa, in cui i Romani si astenevano per qualche dì dalla caccia, coronavano i cani di fio
cani di fiori, e con fiaccole accese si recavano nella predetta selva per sacrificare alla Dea (b). Fu denominata Saronia d
ssa della medesima Dea. Per questo tutte le fanciulle, soprannominate per l’anzidetta ragione Orse, da’ cinque sino a’ diec
vo della sua triplice potestà, in cielo, in terra, e nell’inferno ; o per alludere alle tre fasi della Luna, crescente, pie
d’un’altezza straordinaria, simile ad una torre (a). Fu detta Trivia per le tre strade, ch’ella scorre, l’una del cielo, l
di guida a’ viaggiatori. Come tale rappresentasi con fiaccole in mano per additare il cammino (e). Ebbe tempio, e feste, de
quali le venivano offerti in sacrifizio un fanciullo e una fanciulla per placarla, mentr’era adirata per causa del delitto
crifizio un fanciullo e una fanciulla per placarla, mentr’era adirata per causa del delitto, commesso nel di lei tempio da
ulli, e vi danzavano, mentre si sacrificavano alla Dea lattanti porci per la conservazione di que’ bambini. Si faceva allor
, sesto re de’ Romani, si portava anche al medesimo tempio una moneta per chiunque moriva, e riponevasi la stessa nell’erar
ro, chiamato lepre marino, e però caro a Diana (d). I Siracusani pure per tre giorni celebravano le stesse Feste con convit
tra questi eranvi i più belli lavori, formati coll’ago. Ciò facevano per ottonere un felice matrimonio (c) (15). L’Efesie
o, e i suoi népoti, Astrabaco, e Alopeco, Spartani, divennero maniaci per aver toccata la statua di Diana Orcia (a). Ecate
pendevano delle corna di bue. Plutarco dice, che ciò forse si facesse per conservare la memoria d’un Fatto, avvenuto sotto
e Servio, avvertito del vaticinio, lo manifestò al Pontefice. Questi, per deludere il Sabino, gli fece credere, che prima d
’ Greci, e il quale avea incenerito tutti i loro tempj, ebbe rispetto per questo (a). Finalmente rimase abbruciato l’anno p
nacque Alessandro il Grande. Lo ridusse a tal fine Erostrato Efesino per rendere immortale il suo nome (b). Il predetto Al
a alla Dea i forestieri, che giungevano appresso di lui. Quìndi Diana per ironia fu detta Orsiloche, Ossia ospitale (e). Di
avano i forestieri, che giungevano appresso di loro. Venere, sdegnata per tale inumanità, cangiò quelle genti in tori, affi
tempio(c) ; in Cnido, antica città di Caria, la quale divenne celebre per una maravigliosa statua di marmo, formata da Pras
sopra i quali fumava un perpetuo incenso. La venerazione, che si avea per lo stesso tempio, estendevasi anche a’sacerdoti d
o, natrano, che Pigmalione concepì un disprezzo e un odio grandissimo per le donne a cagione delle impudiche Propetidi, abi
ve giaceva la statua, e la trovò animata. Ciò fece sì, che mentr’egli per lo innanzi erasi dichlarato odiatore di donne, e
quale l’Imperatore Tito consultò, quando, si trasferì in quell’ Isola per congratularsi con Galba del suo innalzamento all’
nnoltre, che nello stesso tempio siasi fatto venire Tamira di Cilicia per istabilirvi la scienza degli Aruspici. Ivi pure v
si bagnavano(h). Dalla voce greca afros, schiuma, fu detta Afrodite, per alludere alla schiuma del mare, da cui era nata(i
ione del mondo(m). Cesare, che pretendeva di descendere da questa Dea per mezzo di Julo, figlio d’Enea, le fece ergere un t
ssale, ch’erano divenute gelose della di lei bellezza(d). Dicesi, che per la medesima ragione siasi dato a Venere anche il
vasi in Cos nel tempio d’Esculapio. Strabone riferisce, che i Romani, per averla appresso di loro, offerirono a quelle gent
pagavano alla loro Repubblica. Plinio aggiunge che la stessa pittura per ordine d’Augusto fu riposta nel tempio, consecrat
uesta denominazione ebbe due tempj in Roma. Il primo le fu consecrato per ricordare, che le Matrone Romane, durante l’assed
’assedio del Campidoglio fatto da’ Galli, si avevano reciso i capelli per formarne delle corde ad uso di certe macchine di
va preparando il pranzo(a). Fu detta Mecanitide, ossia macchinatrice, per allusione agli artifizj, che soglionsi usare per
ossia macchinatrice, per allusione agli artifizj, che soglionsi usare per procurarsi i piaceri dell’amore. Ebbe un tempio i
a Salaria. Quivi le giovani Romane venivano ad offerire doni alla Der per conservate la loro castità, o per riacquistarla,
venivano ad offerire doni alla Der per conservate la loro castità, o per riacquistarla, se la aveano perduta. Fu detta Eup
ossia di felice navigazione, perchè era la protettrice de’viaggiatori per mare. Que’di Cnido le avevano alzato un tempio so
pre in grande venerazione ; e ne’ primi tempi si aveva tanto rispetto per esso, che niuno osava di porre mano ne’tesori, ch
cui ella compariva velata, con catene a’piedi, impostele da Tindaro, per indicare che la fedeltà delle donne verso i loro
dell’ Istmo di Corinto, e la di lei statua era colà molto pregiabile per la sua grandezza e bellezza. Ivi le giovani avant
celebri statuarj e discepoli di Fidia, contrastarono chi di loro era per formare la più bella Venere. Quella d’ Alcamene s
mparivano le colombe. Pensavano, che Venere allora abbandonasse Erice per andarsene nella Libia dietro la scorta di quegli
Venere (c). V’è finalmente chi dice, che la Dea siasi rivolta a Giove per riaverlo in vita ; che Proserpina non voleva acco
acconsentirvi, perchè ella pure avea tosto concepito della tenerezza per lui ; che Giove per non dispiacere alle due Dee,
hè ella pure avea tosto concepito della tenerezza per lui ; che Giove per non dispiacere alle due Dee, le rimise al giudizi
lliope ; e che questa decise, che lo avessero a possedere ciascheduna per la metà dell’anno (d) (12). La Dea oltre Adone fa
mina in Cipro, bastò di rimirare un giorno Anasarete, nata da Teucro, per concepirne un amore senza limiti. La disuguanglia
imiti. La disuguanglianza de’natali tenne il di lui cuore ondeggiante per qualche tempo. Non potendo alfine la ragione supe
il contrasto, talora chiedeva patrocinio e favore agli amici, talora per lettera sfogava colla giovine le sue tenerezze, e
rgeva di vino e odori, e la cingeva di fiori, e la baciava. Anasarete per altro lo sprezzava e derideva. Egli, stanco di to
in pietra, perchè fu spettatrice de’funerali di Arceofonte, che morì per non poterla sposare (b). Le donne di Lenno sacrif
ne dovettero allontanare i loro mariti (14). Elleno allora, sdegnate per siffatta separazione, implorarono il soccorso di
coll’ajuto delle ali sì velocemente girava di fiore in fiore, ch’era per riportarne la vittoria. La Ninfa Peristera soccor
ta tinta del sangue d’Adone, quando si punse con una di quelle spine, per la quale puntura la rosa divenne rossa, mentre pe
a di quelle spine, per la quale puntura la rosa divenne rossa, mentre per lo innanzi era stata sempre bianca. Il mirto pure
a stata sempre bianca. Il mirto pure era grato a Venere, perchè nasce per lo più lungo le sponde del mare, dond’era nata la
ata la Dea ; ovvero perchè Venere, trovandosi sulle spiaggie del mare per asciugarsi i capelli, e veggendo da lungi una ciu
uella, che avea disfatto Cleopatra nell’aceto, fu divisa in due parti per farne gli orocchini ad una statua di Venere. Lamp
b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata da Cupido, ed ha per suo speziale ornamento una misteriosa cintura, de
iono, che abbia incontrato tale castigo, perchè erasi unito a Giunone per mettere in ceppi Giove(e). Incontratosi in Apollo
ur era stato esiliato dal Cielo, nè sapendo come vivere, si unì a lui per ajutare Laomedonte, re di Troja, il quale stava f
estrema rovina alla nascente città. Nè pago di tale vendetta, intimò per mezzo ed’un oracolo, che la figlia di quello stes
, e uno al Capo di Tenaro, nella Laconia, sull’ingresso della grotta, per cui i Greci pretendevano, che si discendesse nell
cavalli non venivano assoggettati ad alcuna fatica, e si conducevano per le strade e campagne, adorni di bellissimi arnesi
e volle violare questa legge, divenne cieco(c). Si chiamò Enosictone, per indicare il potere, ch’egli aveva, di scuotere la
ell’Isola di Tenedo, una delle Cicladi, un gran tempio, considerabile per le vaste sale, ove banchettavasi, quando si celeb
e banchettavasi, quando si celebravano le mentovate Feste(a). Nettuno per vendicarsi d’Inaco e degli iltritra gli Argivi, i
no d’avere il dominio del loro paese. Briareo, uno de’Ciclopi, scelto per giudice, decise, che il Promontorio di Corinto do
Se muggiva il toro, che in queste Feste si sacrificava, ciò si aveva per buon augurio, perchè credevasi, che quella voce p
amate degli Egineti, perchè in Egina si celebravano a questa Divinità per sedici continui giorni. I soli cittadini liberi v
zione de’navigli(b). Nettuno rappresentasi con lunga barba, e striage per iscettro il tridente, ch’è una forca a tre denti,
. Dal predetto nome il tempio, distrutto da’ Persiani, e rifabbricato per ordine di Pericle dal celebre Architetto Ittino i
. Aracne trattò da insensata la donna, e protestò che non sarebbe mai per mutarsi di parere. Minerva allora si, diede a con
rebbe mai per mutarsi di parere. Minerva allora si, diede a conoscere per quella ch’era. Aracne con tutto ciò stette baldan
di sospendersi con un laccio, e morire. Minerva però volle, che colei per suo castigo vivesse sempre così cospesa, come si
nvertì in ragno, il quale anche oggidì va tessendo una finissima tela per eternare la memoria del suo antico esercizio,(a)
ch’ella mise al cavallo Pegaso, quando Bellerofonte volle servirsene per combattere la Chimera. La statua della Dea in que
rate al culto della Dea. La statua di Minerva era d’avorio, e passava per uno de’più celebri lavori di Fidia. Minerva Polia
pelli di Medusa, i quali Minerva aveva donato a Cefeo, figlio d’Aleo, per assicurarlo, che Tegea non sarebbe mai stata pres
, chiamate Ellotide ed Eurizione, si ritirarono nel tempio di Minerva per sottrarsi agl’insulti del vincitore. I Dorj ne fu
alla nuova città, fabbricata da Gecrope nella Grecia. Gli Dei, scelti per giudici di tale questione, stabilirono, che quell
inalzò nella medesima un tempio(a) ; o finalmente perchè Minerva ebbe per nutrice, come abbiamo riferito, Alalcomenia(b). F
le Feste, chiamate Calciecie, nelle quali intervenivano tutti armati per sacrificare a Minerva(c). E’stata detta Madre o M
quando la pregarono di renderle in una sola notte madri di varj figli per accrescere il poco numero d’uomini, che si trovav
te de’tempj e delle città(e). Venne chiamata Steniade, ossia robusta, per indicare l’aria forte e maschile, che le si attri
le Quinquatrie, l’Arreforia, e le Panatenec. Le prime si celebravano per onorare il di lei giorno natalizio(g). Si dissero
ì da balli, e sì conpivano con solenne sacrifizio e pubblico convito, per cui ogni borgo dell’ Attica era tenuto a contribu
nere di giuochi ; il quinto era il più festivo, e si faceva in quello per la città una magnifica cavalcata, alla testa dell
chiamate Idriafore, perchè elleno portavano delle urne piene d’acqua per rinfrescare gli Ateniesi, che celebravano queste
l’altra sorella nol fece. Ciò accese talmente Minerva di sdegno, che per punire Aglauro della sua disobbedienza, la rendet
d Ausesia, e l’altra a Lamia. Coloro interrogarono di nuovo l’Oracolo per sapere di qual materia le due comandate statue do
dini dell’Oracolo, viddero riprodursi la fertilità nel loro paese. Fu per questo, ch’eglino sacrificavano ogni anno alla De
ve avea fatto uscire Minerva dal suo cervello, s’avviò verso l’Oceano per conoscere in qual maniera avrebbe potuto anch’ell
da Priapo, che lo addestrò nella danza e in altri esercizj del corpo, per cui divenne siffatamente atto alla guerra, che ne
remo(c). Il nome Arete vuol dire danno, e fu attribuito a questo Nume per alludere a’ mali, che porta seco la guerra (d). S
la guerra (d). Si disse Gradivo dal verbo latino gradior, camminare, per darlo a divedere in atto di marciare. Roma sotto
iò di pascere in gran copia il bambino col proprio latte. Ciò si ebbe per un prodigio, operato da Marte. Que’ d’ Arcadia in
amavano Salj, perchè, avendo i predetti scudi nella destra, saltavano per la città, e battevano nello stesso tempo sullo sc
Feste Saturnali. Le donne inoltre trattavano allora a convito i servi per eccitarli a prestare più pronto il loro servigio
sacrificavano nel Campo Marzio un capro, una pecora, e un bue a Marte per espiare(2) le armi e le Insegne militari (c). In
prese la figura di pastora, e la rendette madre di due gemelli. Ella per timore del padre li getto appena nati nel fiume E
no di rapire le Dee, Giunone e Diana. Coloro lo fecero prigioniero, e per varj mesi lo tennero rinchiuso in una gabbia di b
entù, divisa in due partiti, se ne disputava la testa (b). Marte ebbe per compagno Eremartea, Divinità, che gli Antichi ono
i pongono altresì nella destra il fulmine. Sta vicino a lui il gallo, per ricordare, che questo Nume cangiò nella figura di
che Fobo fosse figlio di questo Dio, e che a lui pure si sacrificasse per tenerlo lontano dalle armate (b). Vulcano.
ri, dette perciò da’ Greci Efestiadi, e da’ Latini Vulcanie(e). Aveva per compagni ne’ suoi lavori i Ciclopi(f). Secondo un
di Vulcano fu una sedia d’oro, la quale egli spedì in Cielo a Giunone per vendicarsi del disprezzo, ch’ella gli aveva dimos
a Giunone per vendicarsi del disprezzo, ch’ella gli aveva dimostrato per causa della di lui bruttezza. La Dea, che non dif
a godere il bizzarro spettacolo. Ognuno proruppe in altissime risa, e per qualche tempo si parlò nell’ Olimpo di questa rid
, rame, perchè si solennizzavano spezialmente dagli artefici di rame, per ricordare che nella loro città si trovò l’arte di
. Esso era molto magnifico, perchè i Re d’ Egitto erano andati a gara per abbellirlo. Innanzi al portico del medesimo v’ave
ia un maltello, e coll’altra stringe sopra un’incudine delle tanaglie per lavorate un fulmine. Al lato poi di lui evvi un’a
e. Al lato poi di lui evvi un’aquila, che attende il predetto fulmine per portarlo a Giove(d). (a). Mart. Capell. l.
fu il principio di tutte le cose. Ovidio più chiaramente lo definisce per quel miscuglio rozzo e confuso di tutte le cose,
re d’Omero nacque dalla Ninfa Toosa e da Nettuno(g). Apollonio gli dà per madre Europa, figlia di Tizio(h). V’ è chi lo dic
Sterope(n), Piracmone(o), e Telemo. Quest’ ultimo secondo Ovidio ebbe per padre Eurimo, e fu vate insigne(p). (6). I Poeti
la terra dava da se le frutta, perpetua era la primavera, scorrevano per le pianure ruscelli di latte, e dagli alberi stil
quando quello era aperto(i). Questo ultimo nome gli fu imposto anche per indicare, ch’ era egli quello, il quale in certa
asi il popolo, adorno di nuove vesti, sul monte Tarpeo a porgere voti per la salute della Repubblica. Ogni caso funesto si
re voti per la salute della Repubblica. Ogni caso funesto si prendeva per cattivo augurio. Non si assoggettava alcuno a ver
cattivo augurio. Non si assoggettava alcuno a verun supplizio ; e chi per debiti giaceva nelle carceri, a spese pubbliche n
tevano essere venduti, niente possedevano di proprio, nè guadagnavano per se cosa alcuna. Tutto era de’padroni, i quali per
, che li sostenevano, si dissero Gladiatori da gladium, spada, di cui per lo più facevano uso. Quando l’offeso alzava il di
offeso alzava il dito e abbassava l’arma, ciò era indizio, che davasi per vinto. La vita però di lui dipendeva dalla volont
e del tempio. Si esaminavano poscia le interiora dello stesso animale per trarne de’ presagi, e si aspergevano di farina, o
va sull’ingresso del tempio in un vaso, chiamato Acquiminario. Notisi per ultimo, che non si faceva quasi mai alcun sacrifi
o calcate co’piedi nel torchio, o colpite dal fulmine, o contaminate per aversi alcuno data la morte appresso di esse(c).
ire a’Numi, se non ciò ch’era intiero e perfetto(d). Quando poi erasi per sacrificate, il Sacerdote assaggiava prima egli u
Poeti però confondono queste due Dee, nominando frequentemente l’una per l’altra(c). (b). Cic. de Nat. Deor. l. 3., Ovid
rio della natura. Niente v’ebbe di più opportuno, quanto gli Oracoli, per alimentare la superstizione, e per sorprendere la
più opportuno, quanto gli Oracoli, per alimentare la superstizione, e per sorprendere la facile credulità degli uomini Venn
acerdoti del Paganesimo ne ritraevano, fece sì che sempre di nuovi da per tutto se ne stabilissero(e). I Ministri che li sc
ero non tutti si riputarono egualmente veridici, e solo i più antichi per più lungo tempo si mantennero in grande riputazio
l’Oracolo colla Teomanzia.Questa era un vaticinio, che i Numi davano per mezzo di certi uomini, detti perciò Teomanti. Cos
on abitavano, ma solamente li dirigevano : in Estatici, i quali prima per qualche tempo, e talora anche per qualche anno mo
gevano : in Estatici, i quali prima per qualche tempo, e talora anche per qualche anno mostravano di trovarsi fuori de’sens
agando nelle regioni celesti, ora si recassero al soggiorno de’ morti per osservare ciò che ivi si faceva, ed ora passasser
ivi si faceva, ed ora passassero a conversare cogli Dei e cogli Eroi per apprenderne ciò ch’era necessario a ben dirigere
ondi secreti. Fu quindi trovata la Divinazione, ossia l’arte, con cui per mezzo di sensibili indizj si credeva di poter isc
rebbe ben presto tra gli Egiziani e i Greci. L’una e l’altra Nazione, per sottrarla a qualsivoglia esame, la fece risguarda
apo, usavano d’un bastone curvo nella parte superiore, e detto lituo, per disegnare nel Cielo quattro parti, ciascuna delle
specio, osservare, perchè esaminavano le vittime e le interiora loro per trarne dei presagi(d). L’arte pertanto di costoro
 ; se percossi dal sacro ferro, dettosécespita, subito morivano, o se per qualche tempo sopravvivevano. Scannata la vittima
e languide, di cattivo. Queste bene spesso si asserivano essere tali per malizia de’Sacerdoti, i quali ne ritraevano il lo
ore, abbia chiesto un segno, il quale gli fosse stato di buon augurio per la durata della città d’Ilo, che stava formando ;
ladio anche da’ Romani si tenne in somma venerazione. Cecilio Metello per sottrarlo alle fiamme, appiccatesi al tempio di V
enerata come la Dea del silenzio, a cui si porgevano voti e sacrifizj per allontanare le calunnie e maldicenze(a). Giuturna
le dalle donne spezialmente si onorava, perchè speravano d’incontrare per mezzo di essa un matrimonio e un parto felice(b)
di cui onore s’istituirono le Feste ei Giuochi Florali, abbominevoli per la licenza e dissolutezza, con cui si celebravano
perchè ciò facevano di notte in occulto(f) ; però il loro sacrifizio per antifrasi, ossia in senso contrario, come dice Fe
è insegnò a nettare dal lettame la terra(a). Macrobio però vuole, che per l’addotta ragione così siasi denominato Saturno(b
quelle rozze genti molte egregie arti, e spezialmente l’agricoltura, per cuit ne divenne re, e dopo morte conseguì gli ono
poi loro il nome di Jeracobosci, nutritori degli sparvieri. Chiunque per qualsisia anche non voluto accidente avesse uccis
a di Tebe in Egitto, ritornando dal tempio di Giove, ov’ erasi recata per attignere dell’acqua, aveva udito una voce, che l
chaoel. Graec. l. 2. (e). Lacan. l. 8. (12). Iside, morto Osiride, per lungo tempo lo éercò, e avendolo finalmente trova
simile al primo. Cangiavasi allora la tristezza in somma esultanza ; per moltissimi giorni l’animale veniva con tutta la s
nvitarono tutte le Deità campereccie, tranne il fiume Acheloo. Questo per isdegno gonfiò le sue acque, e trasporto nel mare
que, e trasporto nel mare le Ninfe e il luogo del sacrifizio. Nettuno per compassione le cangiò in altrettante Isole, dette
ava la fonte, la quale avea un tempio in Roma presso la porta Capena, per cui anche la stessa Porta fu detta Fontinale(e).
cui anche la stessa Porta fu detta Fontinale(e). Il nome poi di Ninfe per catacresi si diede anche a quelle Divinità, che p
to quegli all’età virile, si trasferì alla Corte del Re di Pessinunte per isposarne la figliuola. Agdesti vi sopravvenne, e
quelle Vestali, che non serbavansi vergini. Festo accenna una legge, per cui era loro reciso il capo. S’introdusse poi anc
i Greci ; ch’Ercole li persuase a cangiare sì barbaro costume ; e che per espiare il loro delitto li indusse a fare dei sac
non ne davano la giusta spiegazione(c), però la di lei figura si usò per indicare, che la sopraddetta Sibilla patimenti ri
ostei recò nove volumi di predizioni a Tarquinio Prisco, e ne ricercò per essi cento, o come altri vogliono, trecento monet
ono, trecento monete d’oro. Si rigettò l’inchiesta, ed ella fu tenuta per pazza. La Sibilla in presenza di Tarquinio ne bru
isprezzo, ne diede, altri tre alle fiamme, e fece la medesima ricerca per i tre ultimi. La fermezza di lei fece sì, che Tar
mi. La fermezza di lei fece sì, che Tarquinio consultasse gli Auguri, per consiglio de’ quali sborsò finalmente l’anzidetta
oglio sotto la Dittatura di Cornelio Silla(b). Il Console C. Curione, per riparare alla perdita di que’ fatidici Libri, pro
fatidici Libri, propose al Senato di spedire ambasciatori in Eritrea per farne una nuova raccolta. Così si fece ; e P. Gab
, ricevuti da Venere. Avida Atalanta di farne l’acquisto, uscì di via per raccorlo, e diede tempo intanto al giovine di olt
aglia. Così fecero ; e Cibele sdegnatà li cangiò in leoni(a). Notiamo per ultimo, che non è da confondersi questa Atalanta
li ; i quali avvertirono Cerere del ratto di sua figlia, e che la Dea per gratitudine abbia loro insegnato a coltivare la t
lla guisa anche con Deifonte, figlio d’Ipotoonte, sebbene dimostrasse per lui pure somma tenerezza, e si fosse proposta di
ato tragli Astri (f). Altri soggiungono, che Triopa, re di Tessaglia, per aver saccheggiato un tempio di Cerere, fu primier
niv. (13). L’iniziazione ne’ Misterj consisteva nell’essere ammessi per mezzo di certe ceremonie al conoscimento di alcun
li, i quali appartenevano alla Religione. Per lo più si celebravano o per onorare i Numi e gli Eroi, o per esercitare le fo
ligione. Per lo più si celebravano o per onorare i Numi e gli Eroi, o per esercitare le forze del corpo, o per correggere i
per onorare i Numi e gli Eroi, o per esercitare le forze del corpo, o per correggere i costumi dell’ animo (f). Quasi tutti
gli Attori. Di quì ebbe origine la Tragedia e la Commedia. Finalmente per rendere questi Giuochi ancora più dilettevoli, si
emici (g). Il Salto consisteva nell’ alzarsi con tutto impeto in aria per trapassare uno spazio più o meno esteso (a). Il D
inquerzioni (m). I medesimi si denominarono anche Atleti (n). Questi, per impedire il freddo nel momento del sudore, usavan
amiglie. Il numero loro non era fisso. Talvolta ve n’era uno solo, ma per lo più se ne contavano sette o nove. Questa caric
o, proceduta da dodici suoi figliuoli, faceva ogni anno un sacrifizio per chiedere agli Dei abbondante raccolta dalle campa
ndante raccolta dalle campagne. Uno di que’ figliuoli morì, e Romolo, per onorare la sua nutrice, volle sostituirsi nel di
aligero poi pretende, che le anzidette Feste fossero state introdotte per onorare un’ altra Acca, detta Tarunzia, perchè av
eti Greci pongono promiscuamente l’ambrosia pel nettare, e il nettare per l’ambrosia (c). (e). Nat. Com. Mytol. l. 2. (
ca(i). Questo Gigante secondo alcuni dichiarò solo la guerra agli Dei per vendicare gli altri Giganti, da loro sterminati(l
ytol. l. 8. (a). Ovid. Met. l. 1. (8). In memoria di coloro, che per causa di quel Diluvio perirono, si celebrarono da
doro o Eucleo, vi conseguì pure una corona : Allora ella si manifestò per quella ch’era ; e tuttavia non fu secondo la legg
olte coronato al tempo della quarta Olimpiade in tali Giuochi, quando per la terza volta fece pure fronte a tutti i suoi Av
e fronte a tutti i suoi Avversarj, nè gli restava a vincerne che uno, per riportare il premio. Questi gli si avventò con gr
re di Persia, mangiò da se solo tutte le vivande, che doveano servire per nove convitati(e). Più volte conseguì il premio i
e’ medesimi Giuochi, egli prese il padre suo salle spalle, e lo portò per le vie d’Olimpia in mezzo alla folla de’ Greci, c
le vie d’Olimpia in mezzo alla folla de’ Greci, che spargevano fiori per dove passava. Diagora, Damagete, Àcusilao, e i di
empio di Minerva, e si nascose in un sepolero. Si consultò l’ Oracolo per sapere cosa era avvenuto di lui ; e si udì ch’egl
a avea ottenuto il premio ne’Giuochi Olimpici ; mà essendovi concorso per la settima volta, non potè superare nella lotta T
enne, che quella cadde finalmente sopra colui, e lo schiacciò. I Tasj per eccitamento de’di lui figliuoli decretarono, che
asciata la professione d’Atleta a cagione della sua avanzata età ; ma per conservarsi robusto, soleva esercitarsi ogni dì n
nel tirare d’arco. Obbligato ad intraprendere un viaggio, interruppe per qualche tempo anche siffatto esercizio. Al suo ri
re riportata la vittoria, andò a porsi dimanzi a’ Giudici de’ Giuochi per riceverne il premio. Così avvenne ; e a Fidola si
ativo di Locri, fu sempre premiato, eccettuata una sola volta, in cui per via d’inganno restò superato da Teagene(c). Fu pu
ma statua a lui ancor vivente era stata eretta da’ suoi concittadini, per premiarlo d’aver riportato il premio del Pancrazi
e alle Feste, ossia a’conviti, che da’ Romani ogni anno s’imbandivano per onorare i loro parenti morti. Ausonio vuole, che
, che sieno state instituite da Numa Pompilio ; e Ovidio ne riconosce per autore Enea(f). (i). Virg. Aeneid. l. 7. (a).
perchè appresso gli Antichi, come alcuni credono, i Poeti si tenevano per uomini ispirati e divini, e tra questi principalm
principalmente Omero. L’altro modo, con cui si traevano le Sorti, era per mezzo di dali, o di piccole pietre, o di fave, su
iuramento appresso i Greci era accompagnato da un sacrifizio al Nume, per cui si giurava. Vi si facevano pure delle libazio
izio al Nume, per cui si giurava. Vi si facevano pure delle libazioni per indicare il mutuo consenso. Vi si chiamavano posc
chè chi l’avesse fatta, fosse stato costretto dalla violenza, o fosse per dorivargli gravissimi danni(g). Le anzidette Gent
ona e colla palma al Campidoglio. In memoria del qual fatto la Porta, per cui que’cavalli rientrarono in Roma, si chiamò Ra
rio. Questa Dea, invitata ad un convito da Apollo, mangiò certe erbe, per cui avvenne, che mentr’ella per lo innanzi era st
convito da Apollo, mangiò certe erbe, per cui avvenne, che mentr’ella per lo innanzi era stata sempre sterile, divenne grav
era stata sempre sterile, divenne gravida, e partorì Ebe (e). Costel per la sua singolare bellezza fu da Giove trasferita
. Ivi il di lei tempio era inviolabile asilo pegl’infelici. Ogni anno per più giorni vi si celebravano a di lei onore delle
chè in quel tempo sovrastava una nuova guerra con Antioco (b). Notisi per ultimo che siccome Ebe era la Dea della Gioventù,
e tre predette nutrici di Giove furono cangiate in Orse, ma non si sa per qual ragione (d). (f). Paus. in Arcad. (a).
to, ricevette gli onori del Rogo (g). Il Rogo era un mucchio di legna per abbruciare i morti (h). Esso era circondato da ci
. Un Sacerdote tre volte aspergeva d’acqua lustrale tutti gli astanti per purificarli. Ognuno de’medesimi in atto di partir
na nel sepolcro, e vi scolpivano un’iscrizione e una preghiera a’Numi per impetrare tranquillo riposo allo stesso defunto(a
’Numi per impetrare tranquillo riposo allo stesso defunto(a). Notiamo per ultimo, che Jouvency indica la vera differenza, c
il loro nome e la loro patria (o). Si celebravano inoltre delle feste per recare diletto agli stranieri, ed esse si cominci
onia, praticata da’Romani spezialmente in tempo di pubbliche calamità per placare gli Dei. Essa consisteva in un sacro banc
spesso a visitarlo sotto la figura di straniero. I di lui figliuoli, per assicurarsene, nel momento, in cui egli stava per
I di lui figliuoli, per assicurarsene, nel momento, in cui egli stava per offrire un sacrifizio al Nume, mescolarono tralle
e pe’piedi, e attaccatili alla sua massa, dietro alle spalle li portò per la strada colla testa rivolta all’ingiù. Coloro o
Id Ibid. l. 4. (c). Id. Ibid. (d). Id. Ibid. (31). Prometeo, per essersi considerato come il primo ritrovatore del
achè fosse giunto alla meta, egli dovea cederla al secondo : e questi per la stessa ragione al teizo. Quegli, che giungeva
l. l. 2. (32). Giove s’invaghì di Proserpina. Cerere, di lei madre, per allontanarla da quel Nume, la nascose in una grot
e che Giove trasportò il predetto bambino nell’Olimpo, e che i Titani per eccitamento di Giunone lo fecero in pezzi (f). (
cui si celebravano certe Feste, dette Orce, e si offrivano sacrifizj per ottenere un anno dolce e temperato (h). Non sono
partorirli, appresso il fiume Simeto pregò la Terra, che la ingojasse per celarla a Giunone, di cui ne temeva il furore. Ne
e acqua bollente e fetida (e). Gli Antichi si servivano di tali acque per riconoscere la verità de’giuramenti. L’esperiment
mai di violare il giuramento, fatto nello stesso tempio, di trattarli per l’avvenire più dolcemente (e). Nel medesimo luogo
e Liti, ossia Preghiere, le quali cercano sempre d’andarle d’appresso per impedire il male, che staper apportare ; ma essen
le, che sia stata Cabera, nata da Proteo. Lo stesso Scrittore dà loro per padre Vulcano, perchè si credeva ch’eglino avesse
. (e). Albric. (37). Omero dice che Ganimede fu rapito dagli Dei per costituirlo coppiere di Giove (e). Altri lo vogli
(e). (a). Fast. l. 3. (b). Calep. Seps. Ling. (39). L’Aquila, per essere sacra a Giove, conseguì dallo stesso Nume
40). I Romani ad imitazione di Giove adottarono la figura dell’Aquila per loro Insegna (h). Essa era d’oro o d’argento, e v
atori, etc.. La sopraddetta picca stava conficcata in terra, e aveasi per cattivo augurio, se non si poteva strapparnela, q
stesso predava. Se i Principi sognavano di esserne rapiti, ciò aveasi per tristo augurio. Finalmente le Aquile ricevettero
Ninfe del fiume Acheloo, quella, che trasse Bacco dal seno di Semele per ordine di Giove, il quale poi se lo ripose in una
iò si denominarono Dodonidi, e vennero da Giove trasportate in Cielo, per sottrarle all’ira di Giunone, e alla crudeltà di
ceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla loro madre da Orione per cinque anni nella Beozia, ricorsero supplici a Gi
a stella, la quale al dire de’Poeti si lascia vedere meno delle altre per rossore di essersi unita in matrimonio con un mor
, che fu Sisifo, re de’Corintj(h), mentre le altre sue sorelle ebbero per isposi dei Numi. (l). Nat. Com. Mythol. l. 5.
non a Bacco, ma ad un suo figlio(b). Cicerone pretende, che il Bacco, per cui s’instituirono le Feste Sabazie, fosse figlio
si usava un serpente d’oro dal petto sino all’estremità della veste, per ricordare quello, in cui Giove si cangiò per rapi
l’estremità della veste, per ricordare quello, in cui Giove si cangiò per rapire Proserpina. (7). Le Ambarvali si solenniz
rna di capra in cesta, e nell’inferiore quella dello stesso animale : per cui furono soprannominati Capripedi(i). Gli Aniqu
ato tra le Deltà campestri(h). Tutti i villaggi celebravano due volte per ciascun anno ne’boschi e ne’prati le Feste Faunal
ogni lavoro, si viveva in allegria, e si lasciavano andare eziando da per tutto i buoi(i). Credeasi, che Fauno in una fores
fu assai amato dalla Ninfa Galatea, figlia di Nereo e di Doride. Ebbe per rivale il Ciclope Polifemo, cui la Ninfa costante
olifemo, cui la Ninfa costantemente dimostrava avversione. Il Ciclope per vendetta e gelosia inseguì Acide, e svelta una po
) lo fanno figlio di Cratide, pastore d’Italia, e di una capra : ed è per questo, dicono essi, che Silvano comparve alla lu
ari. Il Dio Forculo presiedeva a ciò, che chiude l’apertura del muro, per cui si entra ed esce dalla casa(f). Il Dio Liment
ob. Hofman. Lex. Univ. (9). I Sileni, detti da’ Greci Titiri, forse per alludere al loro genio pel flauto, denominato in
stremamente gioì, e fece palese il suo godimento con magnifiche Feste per dieci giorni e altrettante notti. Poscia si trasf
dal che ne nacque, che le vicine campagne ebbero poi le zolle lucide per la mistura dell’oro(a) ; e per tal fatto il prede
ne campagne ebbero poi le zolle lucide per la mistura dell’oro(a) ; e per tal fatto il predetto fiume si denominò Crisorroa
Le medesime poi si dissero mistiche, perchè contenevano certi arcani per uso di varie iniziazioni e di altre sacre ceremon
va reo di profanazione. Solamente nelle Orgie comparivano così aperte per metà, che si poteva vedervi un serpente vivo. Era
re appresso gli Ateniesi, s’impiegavano in tale ministerio(a). Si può per altro credere, che un tale uffizio, comechè sacro
me erano sacre a Venere, le seconde a Giove(c). Quelle s’instituirono per assaggiare i vini(d) ; queste per avere un tempo
e a Giove(c). Quelle s’instituirono per assaggiare i vini(d) ; queste per avere un tempo propizio per le vendemmie. Al temp
tuirono per assaggiare i vini(d) ; queste per avere un tempo propizio per le vendemmie. Al tempo delle prime si onorava Ven
nde erano consecrate ad una fanciulla, di nome Carila, che si appiccò per aver ricevuto un insulto dal re di Delfo. Nell’ o
ov’erasi sepolta. Il re era tenuto a presiederne alle ceremonie, come per risarcire la Ninfa (b). (f). Job. Jacob. Hofman
e allora anche la Festa E ora, ossia sospensione, peschè gli Ateniesi per espiare il suicidio di Erigone, si libravano in a
da Apollo il dono di predire il futuro, perchè quel Nume, viaggiando per la Laconia, era stato cortesemente alloggiato dal
n Bacch. (18). Pausania dice, che dell’albero, su cui Penteo ascese per osservare le ceremonie delle Baccanti, que’ di Co
teo ascese per osservare le ceremonie delle Baccanti, que’ di Corinto per ordine dell’ Oracolo ne formarono due statue di B
foresta una leonessa, lorda di sangue, che a quella volta s’avviava o per lavarsi, o per bere alla fonte. Cercò la fanciull
nessa, lorda di sangue, che a quella volta s’avviava o per lavarsi, o per bere alla fonte. Cercò la fanciulla di salvarsi i
piè della pianta s’immerse la spada nel seno. Passò l’umor sanguigno per le fibre del Gelso, e tinse le bianche more di co
zj a Bacco, e compose in onore di sua madre un Coro di Musici, che fu per lungo tempo denominato il Coro di Fiscoa (e). (c
Notte (c). Elleno possedevano numeroso gregge di pecore, dette auree per la loro somma bellezza (d) ; ovvero perchè erano
me Clitorio in Arcadia i residui dell’erbe, delle quali erasi servito per guarire le Pretidi (c). Dopo tal fatto chi si dis
alla predetta malattia tutte le donne d’Argo, le quali erano divenute per causa di quella sì furibonde, che non potendo sta
ribonde, che non potendo starsene nelle loro case, correvano quà e là per le campagne. Anasagora, re di quella città, per r
e, correvano quà e là per le campagne. Anasagora, re di quella città, per ricompensare Melampode di sì rilevante scivigio,
ivedere Filomela, sua cara sorella, oppure di recarvisi egli medesimo per condurla appresso di lei. Andò il marito alla Reg
pugnanza d’animo, come se avesse presagita la trista sventura, ch’era per accadere alla sua figliuola. Nè s’ingannò : il pe
Compito il lavoro, lo consegnò ad una delle custodi della prigione, e per via di moti la pregò di recarlo secretamente alla
reo, nè seppe di mangiare le sue carni in quelle del figlio. Non avea per anco finito di cibarsene, che ricercò del suo Iti
iglio. Non avea per anco finito di cibarsene, che ricercò del suo Iti per divertirsi seco lui. Comparve allora Filomela, e
Filomela, e gettò sulla mensa il capo del fanciulletto. Stette Tereo per qualche tempo immobile a cotal vista, ma finalmen
l Dio Domizio (c). Le Dee Camele s’invocavano dalle giovani, ch’erano per maritarsi (d). Il Dio Domiduco conduceva la sposa
). Populonia era anche un’altra Divinità, cui si offerivano sacrifizj per allontanare ciò, che poteva recare guasto alle ca
tro non fosseche le lagrime, le quali si versavano dallo stesso vento per la perdita dell’accennata Ninfa (a). Pane soleva
Evandro vennero poi trasportate in Italia (g). Pausania ne riconosce per institutore Licaone, re d’Arcadia ; e vuole che f
h). Altri pretendono, che sieno state instituite da Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto dal loro Avo, Numitore, la fac
è finalmente chi asserisce, che le medesime si celebrarono da’ Romani per ricordare il benefizio. prestato ad essi dalla lu
fizio. prestato ad essi dalla lupa coll’educare Romolo e Remo ; e che per tal motivo si fabbricò appresso il borgo Ruminale
ltri (b). S’introdusse poi anche il costume di spogliarsi delle vesti per ricordare, che Remo e Romolo, mentre celebravano
che i due fratelli con tutta l’altra gioventù, gettate via le vesti, per essere più spediti alla corsa, li inseguirono, e
(e) ; altri Giunone medesima (f). Ilitia avea in Roma un tempio, dove per comando di Servio Tullio, sesto de’ re Romani, po
avasi una moneta alla nascita di ciascuno. Erasi stabilito questo uso per avere il numero esatto degli abitanti della città
tale anello era di ferro, e senza gemma (l). Le nozze si celebravano per tre giorni, nel primo de’ quali lo sposo andava a
fi, e Pronubi da’ Romani (c). Due di tali giovani in Roma conducevano per mano la sposa, ed un altro la precedeva con una f
nche le predette Ninfe vennero appellate Sfragididi (d). Gli Ateniesi per comando dell’Oracolo di Delfo offerivano loro ogn
come Postvorta conosceva l’avvenire (f). Quindi all’una si ricorreva per riparare a’ mali incorsi ; all’altra per prevenir
Quindi all’una si ricorreva per riparare a’ mali incorsi ; all’altra per prevenire quelli, ch’erano per accadere (g). Le D
r riparare a’ mali incorsi ; all’altra per prevenire quelli, ch’erano per accadere (g). Le Dee Carmenti predicevano il dest
resiedevano al loro crescere (r) ; Lallo alle cantilene delle nutrici per conciliare loro il sonno (s) ; Nondina alle lustr
rassero il suo carro, i due figliuoli lo strascinarono sino al tempio per quaranta cinque stadj. La madre pregò la Dea, che
bi nel tempio di Delfo (f). (25). Criseide, sacerdotessa di Giunone, per negligenza lasciò ardere il tempio della sua Dea
sopra i vecchi, che sopra i giovani. Sca sdrajata in atto di dormire, per indicare ch’ ella ci reca eterno dopo le tante fa
fatto da Nettuno, perchè quello non aveva le corna davanti gli occhi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibr
corna davanti gli occhi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibrare dei colpi più forti(c). Rìputò finalmente
uomo, di cui n’era stato l’artefice, non avea aperto un piccolo foto, per il quale si avesse potuto scorgere i più segreti
il vestito, e le parole degli uomini(e). Alcuni però nol riconoscono per figlio, ma per ministro del Sonno(g). Fantaso, co
le parole degli uomini(e). Alcuni però nol riconoscono per figlio, ma per ministro del Sonno(g). Fantaso, così detto dallo
e altri popoli della Grecia veneravano Brizo, come la Dea de’ sogni, per mezzo de’ quali dava i suoi oracoli. Le donne di
piccole barche, piene d’ogni sorta di ottime cose, fuorchè di pesci, per ottenere qualsivoglia felicità, e spezialmente la
rocurava di placarle con sacrifizj e preghiere. Quindi dopochè Oreste per consiglio di Minerva lo fece, come più diffusamen
ianche vesti(d). Alcuni però vogliono, che sieno state dette Eumenidi per antifrasi, o per ironia(e) ; e che abbiano avuto
Alcuni però vogliono, che sieno state dette Eumenidi per antifrasi, o per ironia(e) ; e che abbiano avuto tal nome molto te
mente si chiamarono le Dee rispettabili(b). Il rispetto, che si aveva per loro, era sì grande, che quasi non osavasi di pro
h’egli, tostochè v’ entrava, veniva sopraffatto da improvviso furore, per cui perdeva il senno(d). I Sicionj sacrificavano
glie di Nettuno e della Terra(f). Avevano il volto di giovine pallida per la fame(g), le orecchie simili a quelle de gli or
un mostro composto di una strana mescolanza di tre sorta d’ animali, per cui fu soprannominata Trisomato(n), ossia Triform
la Chimera. Bellerofonte ricevuto da Nettuno il Cavallo Pegaso, volò per l’aria, assalì quel mostro, e dopo lungo contrast
leva anche ascendere col mezzo di Pegaso perfino in Cielo ; ma Giove, per reprimere l’audace tentativo, mandò un insetto a
ciò Bellerofonte in Aleia, pianura della Cilicia. Il medesimo, avendo per tal caduta perduti gli occhi, andò errando per qu
a. Il medesimo, avendo per tal caduta perduti gli occhi, andò errando per que’ diatorni, finchè visse, e finalmente restò c
, a motivo de’ sacrifizj, soliti a farsi allora sulle tombe de’ morti per placare gli Dei Mani(c). Dallo stesso mese preser
sì la denominazione le Feste Februali, dette anche Ferali, instituite per onorare le medesime Deità. Duravano undici giorni
avano undici giorni, nel qual tempo nè si solennizzavano gli sponsali per timore che rinscissero sciagurati, nè si aprivano
ni, le quali osservavano un profondo silenzio, offeriva il sacrifizio per impedire ogni calunnia e maldicenza(e). Oltre le
da principio si chiamavano Remurie, perchè le avea introdotte Romolo per placare l’ombra di suo fratello, Remo. In tali Fe
lle loro case, e ad impedire, che v’entrassero. Eccone le ceremonie : per tre notti il padre di famiglia si alzava dal lett
Credevasi, che coloro, i quali ne rimanevano privi, andassero errando per cento anni lungo quelle sponde, agitati sempre da
vano avere le ceneri, si alzava un sepolcro vuoto, detto Cenotafio, e per tre volte se ne chiamavano le anime, onde si reca
e sopra una leggierissima barca, formata di scorza d’olmo, trasferiva per l’anzidetto fiume le predette anime nell’ Inferno
staccato, un altro simile tosto ne rinasceva. L’anzidetto Barcajuolo per un anno fu punito colla carcere, perchè trasportò
are, e spogliati della Divinità, nel quale stato dovevano rimanersene per un anno ; altri dicono per nove ; altri per cento
nità, nel quale stato dovevano rimanersene per un anno ; altri dicono per nove ; altri per cento ; e Servio soggiunge per n
tato dovevano rimanersene per un anno ; altri dicono per nove ; altri per cento ; e Servio soggiunge per nove mille(f). Pre
n anno ; altri dicono per nove ; altri per cento ; e Servio soggiunge per nove mille(f). Pretendesi, che siasi conferito ta
e, perchè svelò a Giove la congiura, che aveano tramata gli altri Dei per metterlo in ceppi(a). Nelle acque dello Stige sta
ella Terra. Ella se ne invaghì, e non essendone corrisposta, talmente per l’affizione si consunse, che rimase convertita in
n sasso, nè lasciò di se che la voce, di cui pure non potè mai usarne per parlare ella la prima, ma solo per ripetere le ul
e, di cui pure non potè mai usarne per parlare ella la prima, ma solo per ripetere le ultime parole altrui. Narcisso poi fu
ccia ; e infievolito dal caldo, e assetato ch’egli era, vi si accostò per dissetarsi. Vide, bevendo, l’immagine di se stess
esalazioni, che ne uscivano(e). Questo Lago prendesi frequenti volte per tutto l’ Inferno(f). (18). Per entrare ne’ Campi
figlie di Danao, re d’Argo. Non convengono i Mitologi nel raccontare per qual motivo Sisifo venne precipitato nel Tartaro.
formato in fiamma di fuoco(h). Altri riferiscono, che Sisifo, essendo per motire, comandò a sua moglie di lasciara insepolt
suo corpo ; ch’egli poi chiese a Plutone di ritornarsene sulla terra per punire la moglie, la quale avea eseguito il coman
punire la moglie, la quale avea eseguito il comando datole solamente per far prova del di lei amore ; che avendo ottenuto
ar prova del di lei amore ; che avendo ottenuto il permesso di venire per pochi giorni in questo mondo, non voleva più rito
iunge, che Tantalo rubò dalla mensa degli Dei il nettare e l’ambrosia per farne dono agli uomini(f). Lo Scoliaste del prede
figlio, ma fratello di Flegia(a) ; Eschilo soggiunge, che quegli ebbe per padre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione
one prese allora ad amare Giunone. Costei ne avvertì Giove, il quale, per accertarsene, formò una nuvola somigliantissima a
a presentò ad Issione. Questi al vederla diede subito segni d’affetto per essa. Il Nume lo colpì col, fulmine, e ordinò a M
sì l’uno che l’altra accesaro una fiaccola sulla sommità d’una torre, per reciprocamente avvertirsi, che v’erano arrivati s
amente avvertirsi, che v’erano arrivati sani e salvi. Della qual cosa per eternarne la memoria s’instituì in Argola festa d
est. de Verb. signif. (b). Nat. Com. Mythol. l. 3. (24). Virgilio per Orco intende l’Inferno (b). (c). Virg. Aeneid.
sola di Creta da Cerere e da Iasione. Pluto al dire de’Poeti è cieco, per indicare, ch’egli spesso non favorisce al merito
veneravano anche Pecunia, Esculano, e Argentino. La prima invocavasi per aver danari (l) : benchè Giovenale ci attesta, ch
to, nè altari (a). Si ricorreva alla seconda delle tre predette Deità per conseguire il rame, e all’ultima per ottenerne l’
seconda delle tre predette Deità per conseguire il rame, e all’ultima per ottenerne l’argento. Argentino era creduto figliu
vò uno nel luogo, ove avea cominciato a scavare. Fec’egli delle Feste per tre continui giorni, perchè gli Dei entro lo spaz
il Diluvio, avvenuto a’tempi di Deucalione(a). (2). L’Isola di Delo, per esservi nato Apollo, divenne sì rispettabile, che
. I Poeti la decantarono come il soggiorno il più ameno dell’Universo per la freschezza e purità dell’aria. Era cinta da’mo
Lex. Univ. (7). Admeto colle sue lagrime, versate dal grande amore per Alceste, talmente intenerì Proserpina, che questa
i della Beozia, scelse i due predetti fratelli a fabbricare una torre per custodirvi i di lui tesori. Queglino la formarono
ere nudo sull’ingresso di quell’antro, e a portare seco delle focacce per gettarle a’Lemuri, e a’serpenti, che gli si facev
ando fu loro restituito l’uso del cocchio, di cui erano state private per decreto del Senato. Il nome di questa Dea fu dato
rchè avea predetto molte cose intorno il loro Impero(a). (11). Numa, per conciliare maggiore venerazione alle leggi, che s
era potentissimo in armi e in ricchezze, consultò l’Oracolo di Delfo per sapere, se v’era alcuno più felice di lui. Udì, c
eti in mare, vendettero ad alcuni astanti la prima raccolta, ch’erano per fare. Avvenne, che insieme co’pesci raccolsero an
anche un tripode d’oro. Nacque contesa tra’pescatori e i compratori, per terminare la quale si ricorse alla Pitonessa. Que
velo abbbandonò, rinchiuso con certi ornamenti in una cesta. Mercurio per eccitamento d’ Apollo ne trasse fuori il bambino,
l Nume il momento, in cui quel re recavasi a consultare ilsuo Oracolo per sapere, se egli avrebbe alcun figliuolo. Intese,
i incontrerebbe, uscendo dal tempio. Zuto v’incontrò Jone, e lo tenne per quello, che gli era stato indicato. Creusa pensò,
indicato. Creusa pensò, che tal cosa altro non fosse che un artifizio per collocare sul trono il figlio di qualche schiava
asi egli allora occupato a sacrificare, e ad apparecchiare un convito per celebrare la sua nascita. In vece d’assaggiare la
lto d’una rupe. Creusa si ritirò appresso l’altare del Nume. Jone era per farnela allontanare, quando comparve la Sacerdote
acrificavano ad Apollo un bue. Questo veniva tagliato in minute parti per significare l’unione e concordia delle Greche cit
paglia, sopra i quali i pastori al suono di varj stromenti saltavano per far mostra della loro destrezza e agilità. In que
oro, e d’ulivo(a). Queste Feste al dire di Suetonio si facevano anche per ricordare, che in que’giorni Romolo aveva gettato
hè credevasi, ch’egli stesso avesse indicato agl’infelici amanti, che per guarire dalla loro passione era necessario balzar
Hofman. Lex. Univ. (21). Molti altri Numi s’invocavano da’ Gentili per allontanare i mali, che loro sovrastavano. Eglino
. La madre di Branco, vicina a partorirlo, sognò, che il Sole entrava per la sua bocca, e usciva per le sue viscere. Gl’ In
a a partorirlo, sognò, che il Sole entrava per la sua bocca, e usciva per le sue viscere. Gl’ Indovini asserirono, che ciò
ò Apollo, da cui venne preso e regalato di una corona e di una verga, per cui divenne giovine fatidico. Per tal fatto Apoll
Maga, e applicavasi allo studio della bottanica, di cui se ne serviva per avvelenare o per convertire in bestie gli uomini.
si allo studio della bottanica, di cui se ne serviva per avvelenare o per convertire in bestie gli uomini. Neppure la rispa
i uomini. Neppure la risparmio a suo marito, ch’era re de’ Sarmati, e per regnare sola lo avvelenò. A motivo poi della crud
e Febo era il di lui padre, ed esortollo a récarsi alla Reggia di lui per esserne viemaggiormente certificato. Così fece il
rotestò d’essergli padre : e affinchè non ne avesse più dubbio, giurò per lo Stige, the sarebbe per accordargli quanto mai
e affinchè non ne avesse più dubbio, giurò per lo Stige, the sarebbe per accordargli quanto mai gli avesse ricercato. Faet
li quanto mai gli avesse ricercato. Faetonte chiese di guidare almeno per un giorno il di lui carro, insigne lavoro di Vulc
ure sulle sponde di quel fiume le di lui sorelle, Faetusa e Lampezia, per piangerne colla madre il tristo fine. Il pianto l
soprannominata Faetontide(b). Febo altresì, preso da grave tristezza per la perdita del figlio, privò per un’intera giorna
bo altresì, preso da grave tristezza per la perdita del figlio, privò per un’intera giornata della sua luce tutto il Mondo.
lla Liguria, e zio di Faetonte. Anch’egli n’ebbe tal’eccessivo dolore per la sciagura del nipote, che, abbandonate le cure
e collo cato tra gli Astri(d). (31). Faetusa e Lampezia ebbero Neera per madre. Si soprannominarono Eliadi dal loro padre,
ro nutrice fu la Ninfa Eufeme, il di cui figliuolo, Croco, dopo morte per le preghiere delle Muse fu da Giove trasferito tr
di nome Telsiope(a). Divennero poi nove. Varrone apporta una ragione, per cui crebbero a tal numero, e Diodoro ce ne dà un’
appresso Cupido, ossia Amore, sotto le sembianze di fanciullo, perchè per lo più è privo di ragione e di raziocinio. Ha il
lascia a’piedi di Euterpe l’arco e il turcasso, di cui egli si serve per ferire i cuori (a). La terza Musa fu l’invontrice
rgogliose e ardite, presero ad insultare quelle Deità. Apollo allora, per punirle, le cangiò in Piche(c). Le Muse inoltre s
mpio di Minerva, e la rendette madre del medesimo cavallo(a). Notiamo per ultimo che alle Muse si offerirono sacrifizj in v
e altri dicono, di Nettuno(f). Egli trovò l’arto di predire il futuro per mezzo del volo degli uccelli, e inoltre fabbricò
esso di se. Elleno allora spiegarono il volo, e uscirono dalla Reggia per le finestre. Deluso colui nel suo desiderio, si l
o strumento gonfiava in modo assai sconcio le di lei guancie. Minerva per accertarsene si recò ad una fonte del monte Ida,
, che presero di lore Apollo e Diana(a). Niobe poi tal dolore concepì per la perdita de’ suoi figliuoli, che Giove per piet
e poi tal dolore concepì per la perdita de’ suoi figliuoli, che Giove per pietà la convertì sul monte Sipilo in sasso, il q
uo pianto. Narrasi inoltre, che i di lei figliuoli rimaseto insepolti per nove giotni, perchè i Tebani erano stati da Giove
essi nel decimo giorno rendettero a quelli i funebri onori(b). Dicesi per ultimo, che Anfione, addolorato per aver perduto
quelli i funebri onori(b). Dicesi per ultimo, che Anfione, addolorato per aver perduto sì miseramente tutta la sua famiglia
olo : si predisse loro, che le medesime non avrebbono cessato, se non per mezzo di colui, che avessero veduto andarsene sop
onoscerne nè il principio, nè il fine. Alessandro fece ogni tentativo per isciorlo, perchè un’ antica tradizione di quel pa
la giovine celarlo al di lei padre, e con sacre frondi avealo coperto per consegnarlo ad una nutrice. Rimase deluso il mate
i Canace arse pur anche Bibli, figlia di Mileto e della Ninfa Gianea, per Cauno, suo fratello. Questi però, non volendo cor
b). Anfione fu il primo che innalzò un altare a Mercurio nella Grecia per avet da lui ricevuto il predotto strumento. Alcun
stato regalato da Apollo(c). Ebbe un fratello, di nome Zeto. Eglino, per vendicare i barbari trattamenti, che Dirce, mogli
intorbidò la mente ad Antiope, madre d’Anfione. Costei andava errando per la Grecia, quando Foco, figlio d’Ornizione per la
Costei andava errando per la Grecia, quando Foco, figlio d’Ornizione per la di lei singolare bellezza la guarì e sposò(b).
figlia d’Asopo(c) ; e Zetze dice, che Anfione e Zeto ebbero Teoboonte per padre(d). Altri pretendono, che Giove per unirsi
one e Zeto ebbero Teoboonte per padre(d). Altri pretendono, che Giove per unirsi ad Antiope siasi trasformato in satiro(e).
ai del naviglio, su cui era salito, determinarono di privarlo di vita per impadronirsi delle di lui dovizie. Egli se ne acc
eramente figlio della Ninfa Calliope e di Eagro, re di Tracia(c) ; ma per aggiungere maggior splendore alla nascita e al ta
cque e delle foreste, allettate dal canoro suo canto, lo seguivano da per tutto, e lo desideravano in isposo. La sola Eurid
o, figlio d’Apollo e della Ninfa Cirene(g). Soggiungono che le Ninfe, per vendicare la morte d’Euridice, uccisero tutte le
o tutte le Api di Aristeo, e che questi assai più ne ottenne, dopochè per consiglio di Proteo sàcrificò quattro tori e altr
, ma risoluto di discendere nel Regno di Plutone, se ne aprì il varco per l’ampia caverna del Promontorio di Tenaro. Giunto
ui disavventura le lagrime. Perfino Plutone e Proserpina, inesorabili per natura, si piegarono alle preghiere di lui, e gli
oro Regno, perchè altrimenti la avrebbe nuovamente perduta. Era ormai per rivedere la luce del Sole, quando temendo, che la
ivedere la luce del Sole, quando temendo, che la moglie nol seguisse, per accertarsene voltò indietro lo sguardo, e di nuov
Baccanti tale furore, ch’ elleno appresso l’Ebro lo fecero a brani, e per le campagne ne dispersero le membra, onde fossero
Dafne lo accolsè nel numero delle sue compagne, ed egli niente omise per piacerle. Apollo, geloso di vedere Leucippo corri
siderio di bagnarsi nel fiume Ladone. Leucippo fu allora riconosciuto per quello ch’ era, e rimase ucciso a colpi di frecce
’assedio di Troja. Polimela sposò poi Echecleo, figlio di Attore, che per averla in moglie dovette offerire al di lei padre
lei padre varj doni (a). Quì si ricorda pure Polifonte, la quale ebbe per padre Ippono, figlio di Triballo ; e per madre Tr
ure Polifonte, la quale ebbe per padre Ippono, figlio di Triballo ; e per madre Trassa o Traossa, figlia di Marte e di Tere
ifonte faceva di lei, volle vendi. l carsene, e le inspirò dell’amore per un orso. Come Diana lo seppe, eccitò ogni sorta d
ro sì feroci, che divoravano tutti quelli, che incontravano. Mercurio per ordine di Giove era per farli in brani, quando Ma
vano tutti quelli, che incontravano. Mercurio per ordine di Giove era per farli in brani, quando Marte, perchè eglino erano
sso Enopione, ove tentò d’insultare la di lui moglie, Erope. Enopione per vendicarseno gli strappò gli occhi, e lo scacciò
acciò dal suo paese. Passò Orione in Lenno, e da Vulcano vi ricevette per guida uno de’ di lui ministri, chiamato Cedalione
conta, che Orione perì d’un morso di scorpione, che la Terra produsse per punirlo d’essersi vantato, che non eravi bestia,
quali avessero tratta la loro origine dagli Dei. Le figlie di Orione, per salvate la loro patria, si trapassarono elleno st
feroci, perchè dopo morte secondo l’opinione degli Antichi ciascurio per lo più si occupa in quegliesercizj, che amava sul
co, nato in Creta, e figlio di Agiasarcò. Costui, entrato in un antro per riposarsi, prese sonno, nè si svegliò che dopo se
uo nome a quella parte, la quale poscia venne chiamata Peonia. Notisi per ultimo, che secondo l’opinione di alcuni vi furon
accolta nelle reti da certi pescatori, allorchè si precipitò nel mare per sottrarsi alle persecuzioni di Minos(a). (a). J
il nome di Libitina si riconoscesse Venere Epitimbia, così denominata per avvertire gli uomini della fragilità della loro n
ominata per avvertire gli uomini della fragilità della loro natura, e per far comprendere, che il fine de’loro giorni non e
porta della di lui casa un ramo di ranno, e uno d’alloro(d). Il primo per allontanarne i cattivi spiriti, l’altro per placa
uno d’alloro(d). Il primo per allontanarne i cattivi spiriti, l’altro per placare Apollo, considerato come il Dio della Med
e ultime parole e gli estremi sospiri. Indi percuotevano certi bronzi per allontanare i cattivi Spiriti, affinchè essi non
ontro di lui, mentre entrava nell’Inferno, e in bocca gli si riponeva per Caronte la moneta, di cui abbiamo parlato. I Grec
farsi dal morto(c) ; innoltre i Liberti Orcini, ossia que’servi, che per testamento del defonto aveano conseguita la liber
a volta, selciati nel pavimento, e chiusi con mura. Vi si discendeva per alquanti gradini, e ogni celetta avea la sua port
ti, altri pubblici. I privati si comperavano dalle famiglie, ed erano per lo più formati ne’ campi e negli orti. I pubblici
da una legge delle dodici Tavole(d). Finalmente la famiglia del morto per tre giorni si Ourificava dall’infezione contratta
costanza. I giorni di tale ceremonia si dicevano Denicali(a). Notiamo per ultimo, che se alcuno moriva lontano, se ne facev
dalle giovani Ateniesi, onde riuscisse felice il matrimonio, ch’erano per incontrare. Notisi altresì, che la Caneforia non
trovava. Dopo molti viaggi felici il mare divenne sì procelloso, che per sette giorni Leandro non potè tragittarlo. L’impa
nch’ella nel mare (c). Ovidio suppone, che Leandro, non avendo potuto per alquanti giorni passare a nuoto il mare, spedì ad
per alquanti giorni passare a nuoto il mare, spedì ad Erone un foglio per toglierla da ogni inquietudine ; e che la giovine
(a). Aclian. apud Var. Histor. l. 1. (7). Priapo nacque bruttissimo per un incantesimo fatto da Giunone, la quale oltremo
oro. Le di lui statue qualche volta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le fru
ta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le frutta, da una mazza per allontanare
er coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le frutta, da una mazza per allontanare i ladri, e da una bacchatta per impau
i le frutta, da una mazza per allontanare i ladri, e da una bacchatta per impaurice gli uccelli (a). Que’di Lampoaco erano
elebravano le Feste, denominate Ornee, in onore di Priapo (c). Notisi per ultimo, che quale era Priapo appresso i Greci, sa
tra’Greci, così Talassio tra’Romani veniva invocato, quando si erano per celebrare le nozze (b). Roma riconobbe altresì co
, e Comasia ; ma queste forse non furono che tre giovinette, le quali per la vivacità del loro spirito, e per la loro belle
rono che tre giovinette, le quali per la vivacità del loro spirito, e per la loro bellezza moritarono di essere denominate
Le Grazie soggiornavano lungo le rive del Cefiso, fiume della Beozia, per cui si denominarono anche le Dee del Cefiso. Alle
lo sposo recavasi a visitarla ; e come nasceva il dì, ei la lasciava per non esserne conosciuto. Psiche, che aveva sempre
cese una fiaccola, e s’avvide ch’era Cupido. Una goccia d’oglio cadde per accidente dalla lampada sopra di lui, e lo svegli
e, ma il Nume invisibilmente ne la trattenne. Ella andò a cercarlo da per tutto, nè ebbe riguardo di ricorrere per fino a V
nne. Ella andò a cercarlo da per tutto, nè ebbe riguardo di ricorrere per fino a Venere, benchè sapesse, quanto era quella
quelle ardue imprese ; ma avendo dovuto anche discendere nell’Inferno per raccorre in un vaso porzione della bellezza di Pr
orzione della bellezza di Proserpina, nel ritornarsene da di là, aprì per curiosità il vaso, che dovea tenere sempre chiuso
Ovid. Fast. l.  4. (16). [page 363 manquante] Vi riuscì ; e avendo per ricompensa ricercata la sacerdotessa in matrimoni
ta a soggiacere alla non meritata sciagura. Ma allorchè il mostro era per divorarla, Ercole ne la liberò, perchè il di lei
bero, e ricevette da quel momento il nome di Priamo, che conservò poi per tutto il tempo della sua vita(b). Nè è fuor di pr
ddette acque(b). (c). Hyg. Fah. stell. (4). Il Delfino mentovato, per aver ottenuto Anfitrite in moglie a Nettuno, fu c
o nomi a due porti di Corinto. Cencreo rimase ucciso da Diana. Pirene per tale fatto versò tante lagrime, che fu convertita
egaso bevette alla medesima, primachè Bellerofonte si servisse di lui per combattere la Chimera(e). (6). Nereo possedeva l
Orazio disse ch’egli annunziò a Paride tutto quel, che di tristo era per accadere alla sua patria a motivo del ratto di El
sia stato peritissimo nell’ Idromanzia, ossia nell’arte d’indovinare per mezzo dell’acqua(a). Apollodoro racconta, che Ner
o i pomi d’oro, de’quali pur ragioneremo(b). Questo figlio di Nettuno per lo più soggiornava nel mare Egeo, circondato dall
e Nereidi, le quali lo divertivano col canto e colle danze(c). Notisi per ultimo, che Nereo secondo altri Poeti era un Nume
ondeva a ciò, di che veniva interrogato, come vedremo altrove. Dicesi per ultimo che Proteo pascesse sott’acqua le Foche, o
i Vertunno, Dio de’giardini, perchè anche questi prese diverse figure per conciliarsi l’affetto di Pomona, Dea degli orti (
incantatrice arte gliene ottenesse pari corrispondenza. La Maga, che per indole era sempre trasportata ad amare, si accese
indole era sempre trasportata ad amare, si accese ben presto d’amore per lui, e lo eccirò ad amare piuttosto lei, che, com
ibuisce il mentovato furto all’anzidetta Scilla (d). (9). Anceo ebbe per madre Astipalea. Egli fu amantissimo dell’agricol
predisse, che già non ne godrebbe alcun fiutto. Se ne rise Anceo, le per dimostrate la fallacia della predizione, si appre
divenne il re, e le diede il nome di sua madre (a). (11). Tafio ebbe per madre Ippotoe, nata da Nestore, e da Lisidice, fi
a rendette madre di Pterelao (b). (12). Beto o Boeto, ed Eolo ebbero per madre Melanippa. Eglino erano stati esposti alle
i esposti alle bestie feroci. Metaponte, figlio di Sisifo, era allora per ripudiare Teano, sua moglie, perchè non potea ave
luogo solitario, i figli di Teano si avventarono contro gli altri due per ucciderli. I loro colpi andarono falliti, ed essi
rte di Melanippa, la quale dal giorno, in cui eglino nacquero, viveva per comando del padre rinchiusa in una carcere. Beto
eano, la rigettò, e prese in moglie Melanippa (c). (13). Nitteo ebbe per madre Celene, figlia d’Atlante(a). Secondo Ovidio
i i Mitologi fu Anfitrite. Acesandro poi, citato da Tzetze(h), gli dà per madre Celene. I Poeti ci descrivono Tritone, come
rati de’ giuochi funebri in onore di Melicerta. Ciò si fece solamente per qualche tempo, e quindi la peste continuò. Allora
qualche tempo, e quindi la peste continuò. Allora fu, che nuovamente per consiglio dell’Oracolo si stabilì di ripigliare p
u, che nuovamente per consiglio dell’Oracolo si stabilì di ripigliare per sempre gli anzidetti Giuochi. Altri pretendono, c
riferisce, che su quell’Istmo si facevano due sorta di Giuochi, l’uno per onorare Nettuno, e l’altro Melicerta(c). Riguardo
ch’era Eolo, figlio d’Ippoto, o di Giove(h). Eutidemo Ateniese gli dà per madre Menecla, figlia d’Illo Liparese(i). Eudoso
te, ordinò ad Iride che commettesse al Sonno di far sapere ad Alcione per sogno l’infortunio del di lei marito, Ceice. Così
ente chiamata Marpesia. Il di lei marito usò dell’arco e delle saette per riaverla da Apollo, che gliela aveva rapita ; ma
tempo, che acquistò il soprannome di Grea, ossia Vecchia (a). Notiamo per ultimo ; che varie altre Divinità furono venerate
Partaone, e re d’Etolia, celebrò una festa in onore di tutti gli Dei per ringraziarli dell’abbondante raccolta, che gli av
gloria Atalanta, e seco lei ne divise le spoglie. Queste però vennero per invidia tolte alla giovine da Plesippo e Tosseo,
e di tutto ciò, e trasportata dal furore, gettò nel focolare il legno per abbruciarlo. Lontano si trovava allora il figlio,
poi dopo la morte di Meleagro fu detronizzato, e scacciato dal regno per opera di Agrio, suo cugino. Fu in seguito ristabi
ad Andremone, suo genero, e stabilì di ritirarsi nell’Argolide. Morì per viaggio, e il suo corpo fu da Diomede fatto trasf
Aglauro lo fece col precipitarsi dall’alto di una torre. Gli Ateniesi per riconoscenza le innalzarono un tempiob. Ella ebbe
acob. Hofman. Lex. Univ. (c). Iliad. l. 2. (11). Eretteo, essendo per guerreggiare contro gli Eleusini, intese dall’ Or
arono un tempio sopra una montagna, detta perciò Quirinale. La porta, per cui si ascendeva a quel monte, ebbe la stessa den
lustrazione, generalmente presa, era un atto di Religione, stabilito per purificare i rei e tutto ciò, che riputavasi immo
alche reo poneva piede in luogo sacro, perchè questo subito si teneva per profanato. All’ espiazioni dovea parimenti sottop
, o celebrava le nozze, o intraprendeva qualche viaggio. Non avveniva per ultimo cosa alcuna di cattivo augurio, per cui no
lche viaggio. Non avveniva per ultimo cosa alcuna di cattivo augurio, per cui non si ricorresse all’ espiazioni. Queste si
ò, che era da purificare. Quando poi si faceva questa sacra ceremonia per un luogo pubblico, allora si conduceva tre volte
in Tito Livio, che l’armata Romana dopo la sconfitta, data a’ Volsci, per comando del Console consacrò a Lua le armi di col
. I Romani celebravano anche un’ altra Festa, denominata Tubilustrio, per purificare le trombe sacre(d). (a). Fest. de Ve
laudio il Cieco presso il Circo. Si trovava questo fuori della città, per timore, che Bellona seminasse discordie tra’ citt
rra a qualche Nazione(d). Nell’ accennato tempio radunavasi il Senato per dare udienza a coloro, che non voleva ammettere i
coscia o nel braccio, e col raccorno il sangue nella palma della mano per farne una libazione alla loro Dea(f). A tanta bar
plice finzione. Quando celebravano la festa della loro Dea, correvano per le strade come furibondi, ed esprimevano varie pr
. Bellona rappresentasi colle chiome sparse, e con una sferza in mano per eccitare i guerrieti a’ combattimenti(a). Silio I
reità (a). Ivi usavasi anche la Clepsidra, ossia l’orologio d’acqua, per misurare il tempo, oltre il quale non era permess
ndo un’ antica tradizione quella Dea avea dato il suo voto favorevole per decidere la causa di Oreste, di cui parleremo, e
e e una pecora. Fu ad esse eretto fuori della città di Roma un tempio per voto, fatto da T. Ostilio, quando osservò che le
tosto perire in mezzo a quelle fiamme, ch’essere continuamente deriso per la deformità della sua bocca(e). (4). Ceculo fu
11 (1880) Lezioni di mitologia
uno dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole da voi scrittevi per me: « in testimonianza d’amica memoria ». E basta
lla compagnia pure di quel dolcissimo Giovanni Boglino, fratello a me per intima amicizia, e nel quale già parvemi riabbrac
sante anime di Silvio Pellico e di Vincenzo Gioberti, poiché e’ visse per lungo tempo familiare ad ambedue. — Sovrattutto m
due. — Sovrattutto m’è fìsso in mente quel giorno in cui ci aggirammo per Doragrossa, e voi con erudita e limpida parola, e
, che io, a testimonianza di grato animo e di affetto, che non iscema per lontananza nè per tempo, v’intitoli, fra le Opere
onianza di grato animo e di affetto, che non iscema per lontananza nè per tempo, v’intitoli, fra le Opere che tutte riunisc
irato, la Mitologia Teologica. Dettò il nostro Poeta nell’anno 1807-8 per gli Artisti queste Lezioni, di guisa che non poss
mmiratore ed amico, che bramò anche in questa raccolta apparecchiare, per dirlo con modo dell’ Alighieri, grazioso loco al
i studj io avrei fatto di più » 2. Veramente unanime fu l’ammirazione per le versioni del Niccolini, lodato rispetto ad ess
e da’ quali dovrebbe sorgere, insieme colle voci di alta riconoscenza per lui, frutto più copioso di nobili ed efficaci ope
rrado Gargiolli . Lezione prima. Che contiene il Metodo da tenersi per insegnare la Mitologia. Poiché gli uomini da D
il ministro maggiore della Natura, il padre degli anni e della luce, per cui l’universo ride e si rinnova, il vincitor del
la popolare ambizione, recarono alle divinità l’origine delle nazioni per essi ordinate. Quindi è che l’istoria di tutte le
ero mortai che se ne carca, Noi biasmerebbe se sott’esso trema. » Ma per dimostrarvi che arduo è l’assunto, ed accrescere
e dobbiamo percorrere ò difficile ad un tempo stesso ed amena; ed io, per quanto la povertà dell’ingegno mio lo concede, po
er quanto la povertà dell’ingegno mio lo concede, porrò ogni mia cura per allontanare tutti gli ostacoli che s’incontrano i
in così lungo cammino. Essendomi prefìsso di cominciare dalle Favole per quindi condurle dove, purgate dalla ragione, pren
ei simboli coi quali questi Dei vengono rappresentati, e di combinare per quanto potrò la Mitologia scritta colla figurata;
di combinare per quanto potrò la Mitologia scritta colla figurata; e per rialzare maggiormente la vostra fantasia, quando
ignità non rappresenti l’originale, avrò io l’ardire di volgarizzarlo per vostro vantaggio, come la tenuità dei miei lumi i
ll’odio vicendevole, che nè la pietosa sorella, nè la madre veneranda per la maestà dei mali, nè la morte stessa può esting
e fìnalmente Priamo che bacia le mani lorde del sangue del suo figlio per riaverne il cadavere. Quinto Calabro ci dirà gli
rà in Roma, e Roma comanderà all’universo. Virgilio, quel grandissimo per cui Omero dubita della prima palma nell’epica poe
rito delle arti belle, ha scritto su questo soggetto un’operetta, che per l’utilità quasi gareggia colla famosa istoria del
zo delle immagini, in che consiste l’allegoria, la quale vedrete che, per esser vera, dee contenere con chiarezza le qualit
ori. Comandate ai nemici del nome Italiano l’invidia e l’ammirazione, per cui disperino di emularci, conoscendo che il geni
lterazione della Genesi di Mosè; che io non sono nè curioso nè ardito per investigarlo. Aggiungerò solamente che questo Bel
ito di aere oscuro, ed un turbato caos di folte tenebre ingombro. Ciò per molti secoli fu infinito: ma lo spirito s’innamor
L’aria cominciò a moversi costantemente; il foco, alzandosi al cielo, per sua natura produsse il rapido circolare moto del
onie relio’iose istituì colla divinità dei suoi versi, viene accusato per alcuni di avere a suo capriccio inventati i nomi
ei che è nel poema del mentovato scrittore. Ho cer cato, traducendolo per vostro vantaggio, d’impri mere nella copia tutta
invece del figlio che occultò in Creta; onde questa isola va superba per essere stata culla di Giove; e i Cretesi mendaci
ato alla Terra, liberando i Ciclopi, i quali gli donarono il fulmine, per cui comanda agli Dei, ed atterrisce i mortali. Er
tanto sotto terra quanto il Cielo dalla Terra è distante, e die loro per custodi Cotto, Gige e Briareo, onde erra Banier c
ove stava in forse del suo trono; ma rimediò alla comune paura l’arme per cui trionfò dei fratelli di questo, il fulmine, c
lo dell’Olimpo, sposò Meti, dea fra tutte sapientissima; e questa era per dare alla luce Minerva. Sapendo il padre che il f
bella Perseide partorì al Sole Circe ed Eete, il quale sposando Idia per consiglio divino, n’ebbe in figlia Medea. Tale è
ra la piscina, dalla quale i sacerdoti attingevano l’acqua necessaria per le lustrazioni di coloro ch’entravano nel tempio.
tre vestiboli, come da Erodoto si rileva. È da notarsi, specialmente per gli artisti, che gli antichi nel genere ancora de
fìzj significavano la natura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, per Marte e per Ercole adopravano l’ordine
icavano la natura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, per Marte e per Ercole adopravano l’ordine dorico; l’
atura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, per Marte e per Ercole adopravano l’ordine dorico; l’ionico per B
er Giove, per Marte e per Ercole adopravano l’ordine dorico; l’ionico per Bacco, Apollo e Diana; il corintio per Vesta: e q
vano l’ordine dorico; l’ionico per Bacco, Apollo e Diana; il corintio per Vesta: e qualche volta gli univano, come nel temp
ani tennero questo costume, come Clemente Alessandrino ne insegna, ma per motivo vero e sublime. Lunga opra sarebbe l’annov
— Erano soliti celebrarsi in primo luogo quando le gote dell’aurora, per servirmi dell’espressione di Dante, pallide diven
ola diligenza credevasi esser principio d’infortunj. In alcune città, per sacrificare a certi numi, solo ammettevansi alcun
per sacrificare a certi numi, solo ammettevansi alcune famiglie, come per Ercole, fra i Romani, i Pinarj e i Potizj,7 e per
cune famiglie, come per Ercole, fra i Romani, i Pinarj e i Potizj,7 e per Cerere, in Atene, gli Eumolpidi. Osservavano se l
oco che sopra l’ara splendeva, il che diceasi primo libamento; quello per cui propiziavasi tenea l’altare colla destra, e f
a lodato autore la terribile espiazione offerta a Patroclo da Achille per dolore forsennato. Usanza fu degli antichi piange
olore forsennato. Usanza fu degli antichi pianger gli estinti parenti per tre giorni, avanti di rendere alla gelida spoglia
ri eccelsa pira Costrutta d’ammontati aridi tronchi, Che ha cento pie per ogni lato: in cima Vi si adagia il cadavere; dai
o compio, Godi del dono mio; s’Ettor vi manca Non ti lagnar; peggio è per lui, che a pasto Del foco no, ma de’ miei cani il
si ragionò ancora de’ sacrifizj, argomento vasto ed importante, e che per esser esaurito quanto è permesso dal metodo prefi
ai grammatici il combattere sull’etimologia della voce altare, e sarà per noi soggetto di dubbio ancora se sussista veramen
che ammassi di erbe, pietre informi, mucchi di terra, come attestasi per Pausania essere stata l’ara di Giove Licio. Coi c
zo, di oro si formavano le are; raramente si trovavano di legno, come per Pausania si osserva. La cenere stessa fa destinat
altezza, troviamo fatta menzione nell’antichità: la prima, elevata fu per onorar Giove in Olimpia; la seconda edificò Ercol
so la porta Carmentale.   Solenne il rispetto che gli antichi avevano per gli altari, onde nè lume profano poteva accendere
no gli sponsali e pubblici conviti ancora innanzi all’are, e il luogo per inalzarle doveva esser dalla pubblica autorità de
sì lunga serie il giorno. Ma siccome i mortali agli Dei si volsero, o per ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder
tali agli Dei si volsero, o per ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder l’adempimento dei loro voti, parlerò dell
enso sotto il nome di Lucina, perchè ne favorisse il parto quando era per farli ricchi di prole. Un bianco toro, una corona
curiosità desiderio non lascia. Conviene adesso parlare dei ministri per le vittime, degl’istrumenti adoprati per ucciderl
adesso parlare dei ministri per le vittime, degl’istrumenti adoprati per ucciderle, e quindi dei sacrifizj umani praticati
io. Il ministro detto presultore, distribuiva secondo l’ordine i vasi per le libazioni ripieni di vino. I così detti vittim
queste cose la vista, più di ogni descrizione, non ammaestrasse; onde per voi stessi consultar potete le accennate medaglie
io al mio scopo venendo a favellare di quei sacrifìzj, i quali vorrei per onore del genere umano che non fossero mai stati
dei loro giuramenti: « Cosa volete che vi sia di santo e di religioso per coloro i quali, se qualche volta dal terrore guid
pponoo suoi figli seguirono gettandosi nel fuoco8; vittima volontaria per la salvezza di Tebe sua patria si offerse Meneceo
neca, di cui la descrizione serbiamo alla seguente Lezione, ci mostra per questo motivo immolati i figli di Tieste, e maggi
cio di Astianatte e di Polissena. Sacrificavansi ancora umane vittime per la salvezza di un moribondo amico o congiunto; e
ordinava il sacrifizio; onde Amasi patteggiò con Plutone dieci uomini per la propria vita. Nè a sesso nè a età perdonavasi
sacrifizio avrebbe gli altri figli scampati dalla morte, e resi loro per tutta la vita felici. Degni di lode i Siri, che t
crudeltà ed al sangue il core dei mortali ! Ma quali erano i riti che per celebrare queste empietà si osservavano ve lo dir
che quella di Seneca: ma pure di molta compassione percotono il core per la stessa loro semplicità, giacché il sentimento
francese. Sacrifizio d’Ifigenia. « Questa il fior degli eroi scelti per duci Dell’oste argiva in Aulide già indusse L’ara
lui vicini i sacerdoti Celar l’aspra bipenne, e’1 popol tutto Stillar per gli occhi in larga vena il pianto Sol per pietà d
ne, e’1 popol tutto Stillar per gli occhi in larga vena il pianto Sol per pietà di lei, che muta e mesta Teneva a terra le
il sacrificio. Legata fosse co’1 soave nodo D’un illustre imeneo; ma per cadere Nel tempo istesso di sposarsi, offerta Dal
agita il petto. Esclama: Udite, o Greci, odimi Achille: Adesso un Dio per me vi parla, e spiega I suoi decreti e la sua sce
osa di rintracciare la patria di questo ritrovato, e non vi ha motivo per concedere precedenza ad un paese anziché ad un al
i, secondo la divinità rappresentata. Ancora nei bei giorni dell’arte per le città tutte di Grecia questi simulacri erano s
Atene, a riserva di quello che stava avanti la porta di Andocide, che per questo motivo la prigionia sofferse. Nè fuggì la
lecito il servirsi agli antichi artisti d’ogni materia e d’ogni forma per le statue degli Dei. Oltre il marmo e la pietra,
esti luoghi si celebrarono i primi misteri del Gentilesimo: sacro era per gli Arabi il bosco d’Elim, ove gli Ebrei, varcato
pesata, come egli dice, l’ira di Cesare e quella degli Dei. Tradurrei per vostro vantaggio i versi di questo ingegno sovran
vi dal mostruoso Atreo. Da Seneca vi saranno rammentati ancora i riti per tanta empietà osservati, dei quali si ragionò nel
le travi aurate Ornamento e sostegno. Appo le note Pompe che adora, e per cui serve il volgo. Sembra la reggia allontanarsi
à di Saturno. E l’Arcadia è illustre ancora pel fiume Lusio, il quale per Cortina scorre, e che, secondo Pausania, servì al
ei, che con celere ed armonica danza movendosi, picchiavano gli scudi per occultarne il vagito. Così sono rappresentati in
lse il trono, lo avvinse, e piombar lo fece nel Tartaro, dove gli die per custodi Cotto e Briareo. Tanto la sete del regnar
l’aquila, assisa sullo scettro del dio, che l’ale e gli occhi dechina per la dolcezza del suono, e cader lascia dagli artig
picchiar faceva cento scudi, ed altrettante spade impugnava vomitando per cinquanta bocche le fiamme. Ma non rispose l’even
more divenne gran parte della vita di Giove che vestì mille sembianze per deludere il geloso ingegno di Giunone, e macchian
ne, ad essa eguali Per natali ed età; soave scherzo D’Europa e quando per le danze ornava La potente bellezza, e allor ch’i
forma, è toro: Non qual si nutre nelle stalle, e il curvo Aratro trae per le ostinate glebe, O fra gli armenti pasce, o con
accoglier puote il tergo, Vasto qual nave. Come gli altri tori Non è per certo: è mansueto e dolce; Ha senno d’uomo: la fa
onde Ridi: io son Giove; e l’amor tuo mi fece Vestir forme di toro; e per te sola Tanto seritier misuro. E te fra poco, Cre
l colle già detto Tronace, che Coccige quindi, con greco vocabolo, fu per tal motivo chiamato. Tempesta, comandata dal dio
me stancava gli occhi dei greci nocchieri, poiché, come dice Omero, è per essi intatta dai lavacri dell’oceano, cioè non tr
a, li due occhi del cielo; la bionda Cerere generò da lui Proserpina, per cui tanto pianse ed errò, che col primo sorriso m
he d’isterico hanno preteso di ritrovare gli antichi nelle divinità é per la critica dubbio; e qualora vi sia qualche parte
acer dovevano brancolando nelle tenebre di una religione così diversa per origine, indole, tempo ed uso, che tanto deve all
ovi quella bella statua che converte gli occhi di tutto il mondo, non per la sua grandezza, perchè in Rodi ed in Roma si ve
grandezza, perchè in Rodi ed in Roma si veggono statue colossali, ma per la sua ricchezza perchè è d’avorio e d’oro, e per
tatue colossali, ma per la sua ricchezza perchè è d’avorio e d’oro, e per la proporzione che vi re gna, in che si dimostra
che gli Ateniesi chiamano colonie di Adriano. Il recinto del tempio è per lo meno di quattro stadj (cinquecento passi geome
una selva sacra, chiamata bosco di Olimpia. Ivi si vede un’apertura, per la quale le acque scolarono dopo il diluvio di De
e dalle cure del governo lontano lo tenne; il terzo di amore supremo per la libertà, che attestò essergli più cara della v
che settecento anni scorsero dalla fondazione al compimento. É vanto per l’Italia che Copuzio Romano fosse l’architetto de
to di Giove era compreso ogni genere di animali e di fiori. Splendeva per l’oro e per le pietre preziose il trono variato d
era compreso ogni genere di animali e di fiori. Splendeva per l’oro e per le pietre preziose il trono variato dall’ebano e
ersi: agli angoli vi erano quattro Vittorie che pareano darsi la mano per danzare; altre due stavano ai piedi del nume. I g
felice letto? Deh: vieni, o ninfa, fra quest’ombre meco Che fian oggi per noi dolce ricetto. Mentre alto è il Sol, che ‘1 s
E fé’ la violata ninfa bella Una matura e candida vitella. Poi fìnse per diporto e per ristoro. Andar godendo il bel luogo
ata ninfa bella Una matura e candida vitella. Poi fìnse per diporto e per ristoro. Andar godendo il bel luogo, ov’egli era;
piaccia alle sue voglie. Ma non vuol già la sua moglie ritrosa. Alfin per torlo allor quel gran sospetto, Tolse a sé stesso
occhi in testa. Argo avea nome il lucido pastore, Che le cose vedea per cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite
vedea per cento porte. Gli occhi in giro dormian le debite ore, E due per volta avean le luci morte; Gli altri, spargendo i
ccia gira. Ch’ha di si ricche gemme il capo adorno, Alla giovenca sua per forza mira, Perch’egli scuopre ancor di dietro il
di dietro il giorno; Nè gli è d’uopo, s’altrove ella s’aggira, Voltar per ben vederla il capo attorno: Che, se ben dietro a
cenna) Seguendo lei nel nudo lito scende, Dove l’unghia sua fessa usa per penna Per far noto quel mal, che sì l’offende; Ro
mal, che sì l’offende; Rompe col piede al lito la cotenna Per dritto, per traverso, e in giro il fende; E tanto e tanto fa,
va esser nel gregge Nascosta sotto a quel hovino manto, Appena in pie per lo dolor si regge; Raddoppia il duol, la pena, il
i trovarte, E finalmente or t’ ho trovata a caso; Figlia, onde il cor per gran duol mi si parte Mentre ch’io penso al tuo n
ristoro. È questo dunque il ben, ch’io ne sperava? Dunque ho da darti per marito un toro? Dunque i vitelli al nostro ceppo
ia essere dio: Poich’ai morir mi son chiuse le porte. Che posso altro per te che dolerm’io? E mentre rotan le celesti tempr
llato pastor, che la rivuole. Presente il padre la rilega e toglie, E per diversi pascoli, ove suole Condurla spesso, la ri
attacca. Tutta arrabbiata poi la lingua snoda: Dunque, disse, debb’io per questa vacca Sempre star in sospetto, in pene e i
un punto si vede; E quanto più le par, men ella crede. Volea parlar per veder s’era quella Che esser solca, ma temea non
za fosse il dipinger Giove. L’ulivo e la querce gareggiavano fra loro per ornare la fronte del nume. Ma tutte queste differ
i Metello. Onorato era presso i Romani Giove Lapideo. Così chiamavasi per la pietra che adoperavano nel giuramento, di cui
indaro: i Pagani gli attribuirono quel miracolo che fece il Redentore per le preghiere di una legione cristiana. Gli Atenie
a fu posseduta, secondo gli storici, da Numa; e Dutens, così liberale per gli antichi, scorge in questo re un conoscitore s
i vimini l’antica semplicità altari gli eresse. Sacra era la vendetta per gli uomini innanzi che l’Evangelo insegnasse la s
a quelli che presso i Greci e presso i barbari ottenne. Sarò breve, e per quanto sarà in mio potere, alleggerirò la noia di
vigilanti cani Occupa colla spada: è tutto al sonno In preda. Giove, per la tua vendetta Vegli tu solo: Avea Tarpea tradit
zio , Elegie. Lezione decima. Giunone. Argo e Samo gareggiarono per l’onore di esser patria a Giunone, regina degli D
l plaustro, si avventò sulla creduta rivale, ed avendola riconosciuta per una statua, terminò col riso l’ordita frode, e ne
do pel cielo ne colorisse quel lato cui dà il nome, e parte scorrendo per la terra mutasse dei gigli già crocei il colore.
ene, quantunque ancora presso gli abitanti di Elide fossero stabiliti per ogni quinto anno giuochi, nei quali le donne si d
ogni quinto anno giuochi, nei quali le donne si disputavano la palma per la celerità maggiore nel corso. Le più provette f
ostrinse gli Dei a fuggire nell’Egitto, prescelse la dea questa forma per celare le sue sembianze. Col sangue di un’agnella
nella le propiziavano, a tenore di una legge di Numa, le donne famose per impudicizia che avessero osato di profanare il te
i sopra tutte d’Iride, e lo accennò VirgiHo quando dalla dea, pietosa per la misera Didone, fu inviata a troncarle il crine
ndiosità dell’abito e della positura ce la fan riconoscere facilmente per Giunone, così ci resta molto più sensibile la per
, nelle quali il greco artefice avrà gareggiato sicuramente con Omero per esprimerne la bellezza, pregio singolare di quest
neggiamenti, la finitezza del lavoro in ogni minima parte ce la danno per un’opera di un grande artefice della Grecia. Se n
di un grande artefice della Grecia. Se non ci mancassero troppi dati per ve rificarne l’identità, si potrebbe dire cbe fos
di quel gran maestro, delle cui opere non conosciamo che alcune copie per plausibile congettura, nè sappiamo la provenienza
ma le Terme d’Olimpiade, personaggio incerto, in uno scavo intrapreso per ordine del cardinale Barberini, e diretto da Leon
miamo etrusco. Questi caratteri ci danno il tempo di questa scultura per molto remoto, e per quello appunto, in cui l’arte
ti caratteri ci danno il tempo di questa scultura per molto remoto, e per quello appunto, in cui l’arte essendo giunta sott
maniere usate nelle scuole dei più abili quattrocentisti. Nè meno che per la scultura è osservabile questo marmo nobilissim
i. Nè meno che per la scultura è osservabile questo marmo nobilissimo per ciò che può avere relazione alle antiche costuman
cono gli antichi che la sfendone è un ornamento femminile, così detto per la similitudine colla fionda da lanciare, perchè
che resta sopra la fronte, più stretto e sottile verso le estremità, per le quali si lega dietro la testa. — La esatta des
, e il lembo della sopraveste, su cui si scorge un riporto aggiuntovi per abbellimento. Le prime στλιόες dai Greci appallav
strerà la dea che col cinto di Venere accresce la sua eterna bellezza per distogliere col piacere Giove dalle cure, onde ri
ante Ebbrezza di delizia, e quanto alfine Forma il senso inefFabbile, per cui Delira il saggio e s’incatena il forte. Placi
da te discorde Non sarò mai pur d’un pensiero: il giuro Pel capo tuo, per quell’augusto letto Conscio della mia fé, che mai
o attempra. Non un afi’etto sol, di tutti è un misto Quel ch’io sento per te: lievi faville Fur l’altre e vane; un sacro fu
a. Lucina, quantunque questo nome a Diana pur competesse, fu chiamata per diverse ragioni, fra le quali la più comune è per
che ha nella destra la patera e l’asta nella sinistra. Egeria ancora per la stessa ragione era detta. Juga dicevasi, perch
ti i popoli era il suo tempio: e Fulvio Censore che lo scemò di marmi per ornar il tempio della Fortuna Equestre, volle l’a
l pittore, mi è sembrato che adornino questo mitologico racconto, che per vostra utilità, seguendo il mio costume, ho ardit
astel di Guido, sito corrispondente all’antica Lorio, è considerabile per la sua integrità, essendosi conservata la destra
ra. Questo simbolo, il velo e il diadema la caratterizzano abbastanza per Giunone, che velata appunto s’incontra e colla pa
se un vestigio delle colonne che negli antichissimi tempi si venerano per statue, o un vero moggio, segno della gratitudine
ua, che non è certamente di uno stile così antico, può ditsi aggiunto per imitazione di qualche vetusta immagine della dea,
itsi aggiunto per imitazione di qualche vetusta immagine della dea, o per dimostrarla dispensatrice e padrona delle ricchez
siamo certi che la dea sia appunto la sposa e la germana di Giove, e per l’ornamento del capo, e per una certa nobile fiso
appunto la sposa e la germana di Giove, e per l’ornamento del capo, e per una certa nobile fiso nomia che è sua propria, al
Mercurio, anch’esso in qualche occasione allattato dalla dea. Non so per altro perchè tutti si siano apposti a credere in
lude la prima, non esiterei di scegliere Marte tra i figli di Giunone per supporlo il bambino rappresentato nel nostro marm
rice. Quest’allusione non permette che il bambino possa interpretarsi per altro che per Marte. Il fiore che è nella destra
lusione non permette che il bambino possa interpretarsi per altro che per Marte. Il fiore che è nella destra della dea n’è
a della dea n’è un’altra prova. Sappiamo da Ovidio che offesa Giunone per non aver avuta parte nel natale di Pallade, volev
a medaglia di Mammea ha in braccio Marte bambino, ò questo un indizio per riconoscere lo stesso sosfo-etto nel nostro marmo
fermano questo pensiero. Può dirsi una Giunone Marziale, che ad altro per avventura non si riferisce questo suo epiteto, e
estra nelle monete di Gallo e di Volusiano, da alcuni antiquari preso per una tanaglia, alluda forse alla maravigliosa gene
iarsi dal putta che stringe al seno. « Ma questa statua, la cui testa per la maestà dei lineamenti e per la dolcezza dell’e
seno. « Ma questa statua, la cui testa per la maestà dei lineamenti e per la dolcezza dell’espressione merita distinta lode
azie, e tesson serti. Che son decoro dell’eterne chiome. I nuovi semi per l’immense genti Sparsi: d’un sol colore era la te
cimaseconda. Nettuno. Nettuno, fra gli Dei consiglieri, dopo Giove per impero il maggiore, a cui servono l’onde sortite,
. Il felice evento di queste, permise ai fratelli di gittare le sorti per dividere il governo dell’universo, e la fortuna d
questa fama fu sparsa accortamente da Piteo, avolo materno dell’eroe, per conciliargli la reverenza dei Trezenii, che somma
n fu questo dio esente dall’ambizione, giacché congiurò con gli altri per legar Giove, che fatto accorto da Teti, fu conten
bellione in Apollo e Nettuno, comandando loro di servire a Laomedonte per la costruzione delle mura troiane. Il re spergiur
ta la regione inondò coll’acque dalla vasta bocca vomitate. A questa, per allontanare lo sdegno del nume, fu offerta Esione
to spiega l’origine di questa favola dicendo, che Laomedonte si servi per edificare i muri iliaci del denaro offerto nei sa
tuno e ad Apollo. Venne Nettuno pure in contesa con Minerva e Vulcano per la preferenza dell’arte; e commemorò Luciano che
u l’uomo composto. Un’altra volta ebbe gara con Minerva nell’Areopago per dar nome ad Atene, e al dono dell’oliva oppose il
maestà degna di un dio quanto Omero descrivendone il viaggio sul mare per porgere ai Greci soccorso. Questa passo dell’ Ili
ite a lui d’intorno, Conoscendo il re lor, l’ampie balene Esultano, e per gioia il mar si spiana. Così rapide volano le rot
ra mai così nei monumenti, ma spesso è tutto vestito. Era stato preso per Giove, e per tale ristorato nel palazzo Verospi:
ei monumenti, ma spesso è tutto vestito. Era stato preso per Giove, e per tale ristorato nel palazzo Verospi: errore deriva
rore derivato da una certa simiglianza colle sembianze fraterne. Ora, per vieppiù distinguerlo, gli è stato aggiunto il del
immortali; quindi affrettandosi verso il proprio tetto, non riscontrò per sua gran ventura ninno degli uomini e degli Dei:
. Questi sono i principii dell’infanzia del nipote di Atlante narrati per Omero. Luciano, che sovranamente era fornito del
e il nume si prese di Priamo, che verso la tenda di Achille avviavasi per chiedere il corpo dell’estinto figliuolo, e bacia
a alle labbra, possa convenire anche al Sonno. Questo gesto è proprio per altro di Mercurio, come ne fan fede molte antiche
avendo egli involato lo stesso giorno che nacque i buoi di Apolline, per quanto colla sua avvedutezza si avvisasse di cela
riso artificioso l’imbarazzo della sua sorpresa, e far cenno col dito per inculcare il silenzio a chi l’avea osservato. Que
sto dio, a cui si attribuiva il lucro ed il commercio; il quale serve per farlo al primo colpo d’occhio conoscere. L’abito
ravvolta al braccio sinistro, emblema consueto della sua speditezza, per cui gli furono anche attribuite le ali alle piant
dai venti ovunque il corso Volga, sopra la terra, o sopra il mare. Va per lo ciel rapidamente a volo. Indi prende la verga
ggia, a venti, a nembi E sempre esposta, il cui mento, il cui dorso E per nevi e per gel canuto e curvo E da fiumi rigato.
ti, a nembi E sempre esposta, il cui mento, il cui dorso E per nevi e per gel canuto e curvo E da fiumi rigato. In questo m
acro del nume, al quale un vento è sostegno mentre s accinge al volo, per cui dal cielo fino agli abissi discende apportato
i paterni. Messaggiero e banditore dei numi Mercurio pure fu detto, e per tanto ufficio attribuito gli fu il caduceo, che c
uesto l’ire separò nell’Arcadia di due serpenti, onde vi furono uniti per significare la concordia degli animi più efferati
o, che col velo dell’allegoria adonestar volle di soverchio le favole per opporle con insana fiducia alla luce dell’Evangel
dei primi mortali. Vergadoro fu il nipote d’Atlante pure cognominato per questo segno, che era con molto artifizio compost
cielo alla terra, all’inferno. Così scolpito gli antichi lo ponevano per indicare le strade, e verso di esse rivolgevano l
nte onoravasi, ed in Tebe gli sorgeva un tempio che Pindaro, illustre per versi e per la pietà, gli avea consacrato. Pitago
i, ed in Tebe gli sorgeva un tempio che Pindaro, illustre per versi e per la pietà, gli avea consacrato. Pitagora soleva ch
di Belvedere, ma riconosciuta dal consenso dei dotti e’degli artisti per rappresentante il figlio di Maia. Farò a questa s
nsigne statua comparisce al pubblico senza la falsa denominazione che per ben due secoli ebbe dal volgo degli eruditi e dei
finalmente, dietro l’autorità di Winkelmann, un Meleagro. Se di Teseo per altro ha la nostra statua la serena avvenenza del
più sublimi; disconviene l’abitudine delle membra molto più robusta e per così dire atletica, di quella che si osserva nei
o, poteva essere nell’antico, giacché sono mancanti le mani. Che più? per ridurre la congettura a dimostrazione si chiede d
simo del confronto riconosciuto dagli eruditi come il mezzo più certo per decifrare simili ambiguità. Che se alcuno fosse c
atti certi di Antinoo. Credettero ancora di avere un altro fondamento per tale opinione nel nome di Adrianello che davasi,
me se una statua, dissot» terrata dalle rovine di un edifizio ch’ebbe per fondatore Adriano, non potesse appartenere ad alt
esecuzione. Tra le molte che n’esistono, due ne furono dissotterrate per la Via Appia nella tenuta detta Il Colombaro, ove
ora in Francia, ed è stata pubblicata dal conte di Caylus. Non si dee per altro porre, nel numero delle copie di questa sta
verga conduce I Giusti sciolti dal corporeo manto, E quei che spargon per la nova luce Provido pianto. Tu vinci gli occhi
va luce Provido pianto. Tu vinci gli occhi col miglior dei numi, Che per te lascia le Cimmerie grotte: Dical Argo, cui pre
na palma additava ove la madre perseguitata si appoggiò, partoriente ( per servirmi dell’espressione di Dante) li due occhi
il padre degli uomini rilegò dal cielo Apollo, che esule famoso errò per la terra lungo tempo, e finalmente ricovrossi pre
ca: più generoso del re dell’acque, non fece piangere Apollo i popoli per la colpa del re, ma propizio ai Troiani diresse l
opere servili domò la divina alterezza perchè fu aiutatore di Alcatoo per edificare l’ inestricabile errore del laberinto.
tà e nei comuni studj. Non giovarono a Febo le preghiere, le promesse per fermare il timido corso della giovinetta, cui la
scusa il suo fallo, non gustò più la dolcezza dei baci divini. Invano per nove giorni cogli sparsi capelli si assise digiun
a sventurata, in croceo fiore, detto Elitropio, trasformata. Ma assai per la presente Lezione degli amori di Apollo. Un sim
nsidioso, perdona alla strisciante lucertola: ella desidera di morire per le tue mani. — Poco più c’insegna questo epigramm
l distico. La descrizione che ce ne dà Plinio è più accurata, e servì per far riconoscere in simile statua il Saurottono di
sidiante, da Marziale col fanciullo insidioso, sono altrettanti segni per riconoscervi la stessa opera rammentata per ambed
o, sono altrettanti segni per riconoscervi la stessa opera rammentata per ambedue. Anzi, quando questo scrittore non ci dic
e, colla quale l’artefice lo ha caratterizzato, ce la fanno conoscere per un nume. L’azione di saettare non può essere equi
noi vedi? La Deliaca palma Di repente si spiega, e dà soave Cenno; e per Taer dolcemente il cigno Canta. Apritevi, o porte
el giovinetto Admeto: — Io Peane, diciam — fu l’inno primo Che sonava per Delfo, allorché Apollo Insegnò l’arte dei curati
io e dall’oracolo del nume. Pausania, tesoro di pellegrine cognizioni per l’artista, c’istruirà colle sue stesse parole. «V
one a Temi, e che Temi ne facesse dono ad Apollo, e che quest’ultimo, per aver la parte di Nettuno, gli cedesse Calaurea ch
rezene. Ho sentito dire a degli altri che dei pastori avendo condotto per caso i loro armenti verso questo luogo, si trovar
o celebre: ella fu la prima interprete del dio, e lo fé’ parlare pure per la prima volta in versi esametri. Non ostante Boe
ta in versi esametri. Non ostante Boeo nativa del luogo, e conosciuta per Inni che fece per gli abitanti di Delfo, attribui
ri. Non ostante Boeo nativa del luogo, e conosciuta per Inni che fece per gli abitanti di Delfo, attribuisce a stranieri ve
profetizzarono, e che Oleno, fra gli altri, inventò il verso esametro per quest’ uso. Non ostante, l’opinione più probabile
iù probabile e più seguitata è che Apollo ha sempre avuto delle donne per interpreti delle sue risposte. « Si pretende che
, poiché Acrisie avea fatta edificare una camera della stessa materia per la sua figlia, la quale si vede ancora a Sparta n
di rame. In Roma, il luogo ove si amministra la giustizia, sorprende per la sua gran dezza: ma ciò che più vi si ammira è
ua gran dezza: ma ciò che più vi si ammira è un pavimento di rame che per tutto si stende. « Così non è incredibile che il
oni che ne ordinarono la costruzione col danaro dal popolo consacrato per quest’uso. Spiritare di Corinto n’è stato l’archi
Egli era figlio della ninfa Cleudora, e, come tutti gli eroi, passava per avere due padri, uno mortale in Cleopompo, l’altr
i servivano loro di scorta, vi edificarono una città chiamata Licorea per questo motivo. Con tutto ciò, un’ altra tradizion
i ancora vien chiamato. « E fama inoltre che lamo nato da Licore ehhe per figlia Celeno, che partorì ad Apollo un figlio ch
i mentovati, Delfo nacque da Apollo e da questa Tia: alcuni gli danno per madre ancora Melene figlia del Cefiso. « Col temp
ai suoi piedi. Macchiato di un sangue così vile, ricorrerà ai Cretesi per esser purificato, e questo avvenimento sarà celeb
giarlo. Una parte dell’armata di Serse ebbe lo stesso scopo. I Focesi per le istigazioni dei loro capi, si resero padroni d
dei giuochi Pitici. Si racconta che Eleutero fu dichiarato vincitore per la sua bella e sonora voce, quantunque cantasse u
compagnare il canto. Quanto ad Omero, si pretende che venisse a Delfo per consultare l’oracolo: ma che essendo divenuto cie
e il premio della musica e della poesia, ne aggiunsero due altri; uno per quelli che accompagnavano col flauto, l’altro per
sero due altri; uno per quelli che accompagnavano col flauto, l’altro per quelli che lo sonavano. Allora s’istituì a Delfo
enti che in Olimpia: la quadriga fu solamente eccettuata. I fanciulli per una legge espressa, furono ammessi alla corsa del
zio volgesti, E contro Achille Larisseo maggiore Duce d’ogni altro, e per te solo, o Dio, Ineguale guerrier, benché di Teti
. « Delfo è situato sopra una sommità, dalla quale si può discendere per tutte le parti con un facil pendio. Il tempio di
tata la palma, Faille di Crotone sarà da me solo rammentato, illustre per tre vittorie riportate ai giuochi pitici, due al
la contrada, il figlio di lui Elato, Afida e Azano, Trifilo, che ebbe per madre non Erato, ma Laodamia, figlia di Amicla re
imulacri ne stanno altri nuovi dei Lacedemoni in rendimento di grazie per la vittoria che riportarono sopra gli Ateniesi. j
ncipali capi che presero il partito di Polinice, e si unirono con lui per l’assedio di Tebe; Adrasto figlio di Talao, Tideo
anno pur costruita col nome di tesoro una specie di cappella, i primi per lasciar una memoria della pugna di Maratona, i se
Ercole che disputano un tripode: ognuno di loro vuole averlo, e sono per battersi: ma Latona e Diana ritengono Apollo; Min
e tradizione in Delfo che Ercole figlio di Anfitrione, essendo venuto per consultare l’oracolo, Xenoclea, ch’era la sacerdo
hanno presa l’occasione di fingere ch’Ercole aveva pugnato con Apollo per un treppiede. « Dopo la famosa vittoria che i Gre
e il fratello e la sorella in una cassa, e li gettò nel mare. Salvati per loro ventura, arrivarono a Leucofri, che dal nome
la sceleraggine della moglie. S’imbarca e va in traccia dei figliuoli per confessar loro la sua imprudenza, e dimandarne pe
el tempio di Delfo bellissime sentenze leggevansi, e di somma utilità per la condotta della vita. Tralascio di riportarle,
Grecia, e parlerò solo del come è concepita la risposta dell’oracolo, per quello che si dice, data ad Omero, la quale si le
tua del principe dei poeti. — Felice ed infelice, giacché tu sei nato per l’una e l’altra sorte, tu vuoi sapere qual’è la t
e rappresenta la presa di Troia, e a sinistra i Greci che s’imbarcano per il ritorno. « Si prepara il vascello che deve sal
o di porpora, ed esternamente afflitto. Non vi è bisogno d’iscrizione per conoscere che è Eleno figliuolo di Priamo. — (È d
Quel potente che il ciel sostiene e i numi Sull’eguale cervice, ed ho per avo E per socero Giove: il Frigio aspetta I miei
te che il ciel sostiene e i numi Sull’eguale cervice, ed ho per avo E per socero Giove: il Frigio aspetta I miei cenni trem
preme. Vedresti Celarsi l’une, tremar l’altre, sempre Correre a morte per diverso fato. L’ultima avanza di cotanta prole: C
ture colle quali Polignoto celebrò Delfo, ma pensando che veruna lode per Apollo è più grande che il simulacro di lui, dett
olo istante che ne ha abbandonato la cocca; il moto dell’azione non è per anco sedato nelle agili sue membra, che ne conser
te contro Pitone. Ma perchè non piuttosto contro il campo degli Achei per vendicare l’oltraggio del suo sacerdote, vendetta
i chiamavano sandali, di sottili strisce. Il tronco stesso, riservato per sostegno, non è restato insignificante, ma vi è s
celebre nella storia romana e pel porto e pel tempio della Fortuna, e per le delizie imperiali chiamate da Filostrato col n
ritato ancora la fama di autore, mercè l’amicizia di persona distinta per impieghi e per letteratura, che si è compiaciuta
a fama di autore, mercè l’amicizia di persona distinta per impieghi e per letteratura, che si è compiaciuta fare al pubblic
apparenti difetti osservati nella figura, riconosciuta d’altra parte per ciò che di più bello esista nell’arte. « L’opinio
o giungesse il lusso dei Cesari e la non curanza del pubblico di Roma per le arti del disegno. E poi, una villa che onorava
li omeri. Questa terza difficoltà può incontrar più d’una risposta. E per lasciare la generale che nulla vi ha di veramente
stato consiglio dell’artefice di allentanarsi in ciò dal rigido vero per servire alla destinazione del simulacro, che, ved
sou restate nelli scritti a noi pervenuti, e soltanto di quelle che o per la situazione in luoghi assai frequentati, per la
ltanto di quelle che o per la situazione in luoghi assai frequentati, per la religion de’ popoli, o per altre curiose avven
situazione in luoghi assai frequentati, per la religion de’ popoli, o per altre curiose avventure si rendevano più interess
i Apollini in marmo rammentati da Plinio, ma che non può determinarsi per mancanza di piìi accurata descrizione, Lasciando
di Filisco erano nei Portici di Ottavia, uno nel suo tempio, l’altro per ornamento, e questo aggiunge ch’era nudo. Da tal
tempo stesso col serpe ai piedi, simbolo dei rimedii e della salute; per mostrare che il morbo eccitato dall’ira del nume
ute; per mostrare che il morbo eccitato dall’ira del nume cessava poi per la sua clemenza col mezzo dell’arti agli uomini d
e intellettuale, prendendo dalla materia quel solo che era necessario per esprimere la sua idea e renderla visibile. Questa
elle bellezze eteree, o diventa un Genio, e prendi una natura celeste per riempier l’anima tua coll’idea di un bello sovrum
rfìcie. Eccolo: egli ha inseguito il serpente Pitone contro di cui ha per la prima volta piegato il suo arco, e coll’agil p
e l’altre opere ne oblio, e sovra di me stessa e dei sensi mi sollevo per degnamente estimarlo. Il mio petto si gonfia e s’
effetto Contrario; il primo all’odio, ed all’amore Desta il secondo: per la sua vendetta Ambo gli sceglie, e col primiero
ntono al nume Pur gli oracoli suoi. Qual lieve paglia Arde, e splende per largo incendio il campo, Tal regna nel Febeo pett
a, e con tremante Penna l’aquila tal fugge colomba: Ma son nemici: io per amor ti seguo; Misero me, che tu non cada, e il p
eve dell’erbe; Mi è soggetto il potere. Ahimè non vince Un’erba amor: per me vane son l’arti Utili a tutti. — Più narrar vo
me un Apollo benigno e tranquillo. Tale statua è altresì rimarchevole per esser la sola, che io sappia, che ha un particola
dal che appare che siasi voluto rappresentare Apollo pastore (νομιος) per indicare l’arte pastorizia da lui esercitata pres
’arti del disegno. In un’altra operetta sull’Allegoria, non tradotta, per quel ch’io sappia, ancora nella nostra lingua, e
nterrogativo dopo la seconda dimanda, come ve n’ha uno dopo la prima, per salvare la manifesta contradizione che ha imbaraz
ghi ove sono ombrati, offrono una tinta di questi colori. » Scusate, per amore di Winkelmann, questa digressione di lui me
ollo, rappresenta la ninfa Arge, che fu trasformata in questo animale per essersi vantata, seguendolo, che ella l’avrebbe r
ole. «  Plutarco fa menzione di un Apollo tenente un gallo sulla mano per indicare il Sole di cui annunzia il comparir sull
io in pesce: può ancora applicarsi al creduto amore di questo animale per la musica. Apollo non è stato mai rappresentato c
ere stata presso gli antichi dalle medaglie che ci rimangono. È noto, per infamia della storia augusta, il fanatico traspor
uò essere stato il motivo che indusse gli antichi scultori a copiarla per fare una statua dell’imperatore, come ancora dell
allo stupore in cui ci trasporta l’osservazione di così bel simulacro per esaminar ciò che d’istruttivo, circa le antiche c
ciò che d’istruttivo, circa le antiche costumanze, ci presenta parte per parte. Incominciando dal capo veramente mirabile
i presenta parte per parte. Incominciando dal capo veramente mirabile per avervi l’antico artefice scolpita, per così dire,
do dal capo veramente mirabile per avervi l’antico artefice scolpita, per così dire, l’immaginazione, sollevata dall’estro
armi in lunga veste. Ed Ovidio: Lo stesso dio dei poeti ragguardevole per aurea palla, tratta le armoniose corde della dora
a dalla manca parte la garrula lira, opera dì rara arte, risplendente per la testuggine e l’oro. « Qui sembra che il poeta
agli omeri con due borchie è anche parte di questo abito citaredico, per testimonianza degli antichi scrittori. La fascia,
altheo, secondo la espressione di Apuleio, pende dagli omeri del nume per una specie di armacollo. Tali cetre più grandi, c
del nume per una specie di armacollo. Tali cetre più grandi, che così per comodo si sospendevano, vengono da Esichio dette
ia fìngea assoggettarsi al libero giudizio de’ Presidenti dei giuochi per aver motivo di più compiacersi della vittoria. Qu
troviamo descritto in Esichio qual lo veggiamo rappresentato. Serviva per chiudere un vuoto che desse maggior voce allo str
e avea le vele Piene l’Augusta nave, e l’altre insegne A vincer dotte per la patria. Alfine In doppio arco curvò Nereo le s
ai mortali di salute, e Teseo gli fé’ voti sotto tal cognome, quando per la cara Atene volle profondere la vita esponendos
saccheggiata, la fortuna dell’onde recò alle spiaggie del Peloponneso per farlo oggetto di culto ai Greci presso Malea. Reg
o oggetto di culto ai Greci presso Malea. Regna discordia sulle cause per le quali Febo si nomina: l’opinione che più al ve
 Il ministro maggior della natura. » Più incerta ancora è la ragione per cui Licio fu detto; e Pausania si contradice, per
della luce primogenita degli esseri e dell’universo, Latoo lo dissero per Latona madre di lui, e frequenti esempi di questo
n Delfo ad Apollo sorgeva. Stazio volendo esprimere il dolore del dio per la morte di Anfìarao, reputò di non poter meglio
uogo nell’agro spartano, dove al nume edificato era un tempio insigne per ricchezza e per lavoro. Col nome di Carneo si tro
partano, dove al nume edificato era un tempio insigne per ricchezza e per lavoro. Col nome di Carneo si trova frequentement
ove e di Europa, che fu educato dal nume, altri in diversa favola che per brevità tralascio. Timbreo afferma Strabene che f
di Priamo, perchè ivi un tempio gli sorgeva. Apollo Grineo è illustre per Orino città dei Mirine:, nella quale il dio aveva
llo Grineo. » L’arco di argento gii diede l’epiteto di Argirotosso, e per l’arco sua arma fu chiamato Arcitenente ancora da
taceva appena il nume, Che fé dimanda del paterno cocchio Fetonte, e per un dì chiese il governo Dei volanti corsier. Pent
n veloce giro Gli astri conduce: nell’avversa parte Io mi sostengo, e per contraria forza L’impeto vinco che comanda al mon
ssi, e più davanti: i lumi All’occaso rivolge, e all’oriente: Stupido per timor non lascia il freno, Nè lo ritiene. Non con
o vide colla torta coda Lo scorpione vibrar l’atro veneno, Fuor di sé per paura il freno errante Abbandona. Lo sente Eto su
era lo stesso che la luna, quantunque a quest’ultima l’antichità dia per genitore ora Iperione, or Fallante. Fingono i Mit
cia delle lepri, le allegre danze sotto gli alberi, e il celere corso per le montagne, sedea ancor bambina, come narra Call
on cinte ancora, tutte fanciulle. Yoglio inoltre venti ninfe Amnisidi per ancelle, che abbiano cura dei miei coturni da cac
rinito di boschi; poscia all’Oceano, e scelse le ninfe che desiderava per seguaci. Gioì Cerato, gioì Teti perchè mandarono
Meliguni, stavano intorno ad una massa infocata, la quale preparavano per un lavoro che dovea servire per Nettuno, e consis
massa infocata, la quale preparavano per un lavoro che dovea servire per Nettuno, e consisteva in un vaso per abbeverare i
per un lavoro che dovea servire per Nettuno, e consisteva in un vaso per abbeverare i cavalli del nume. Spaventaronsi le n
ente maravigliosa ottava che fa indirizzare a Diana da Medoro, famoso per la fedeltà e per gli amori non sperati, frutti de
ottava che fa indirizzare a Diana da Medoro, famoso per la fedeltà e per gli amori non sperati, frutti della sventura. « 
in terra e nell’inferno mostri L’alta bellezza tua sotto più forme, E per le selve di fere e di mostri Vai cacciatrice segu
to di estrarre dal turcasso, che tiene appeso agii omeri, una freccia per lanciarla coir arco, ch’ella reggeva nella sinist
erviamo in veste talare con un cervo che ha raggiunto, stretto da lei per le corna colla sua destra, e con una lancia da ca
tro il tentatore Orione, come canta Orazio, o contro i figli di Niobe per vendicare la madre. Omero stesso nella sua Necrom
poteva anticamente aver rapporto a così fatte avventure. « Niuna cosa per altro in questa elegantissima statua mi è sembrat
a a Leucotea attribuirsi, perchè Clemente Alessandrino dà il credemno per distintivo di Leucotea. Il fondamento di ciò è la
ciò che Ino o Leucotea con tal benda soleva effigiarsi: non mi sembra per altro legittima conseguenza l’inferirne che quest
stra assai frequentemente in figure virili, e anche barbate, che sono per altro della compagnia di Bacco, per tacere l’imma
virili, e anche barbate, che sono per altro della compagnia di Bacco, per tacere l’immagine di questo nume, che ne hanno ci
cchico che si dava a Leucotea come nudrice di Bacco, non così proprio per altro di questa seconda divinità che non possa at
l teatro rappresentavano i cacciatori. Simili mantelli che nascondono per lo più una sola mano, si veggono soltanto in qual
n corona e abbiggliamento da baccaute. Questo bronzo mi serve di lume per riconoscere Ercole in abito femminile nel superbo
abito femminile nel superbo simu lacro della Villa Panfili, spiegato per Clodio da certi antiquarii. E questi un giovine r
amasse tanto l’opinione di Winkelmann che volesse assolutamente avere per Leucotea, o per persona a lei aderente, qualunque
pinione di Winkelmann che volesse assolutamente avere per Leucotea, o per persona a lei aderente, qualunque immagine la cui
i ai pie veloci, E Crocale più dotta in un sol nodo Raccoglie i crini per lo collo sparsi. Benché laccio veruri non le repr
temi un arco Cidonio (così dicevasi da Cidone città di Creta, celebre per questo genere di armi), le freccie, la faretra: i
e quel nume barbuto le fé’ dono di cinque cani capaci di strascinare per la pelle gli stessi leoni, e di altrettante cagno
a di me. — Di cinque, quattro ne prese senza il corso dei cani, ma da per se stessa, acciocché le portassero il cocchio vel
cchio veloce. Una fiigoita sul fiume Celadone ricevè il masso Cerineo per voler di Giunone, acciocché fosse d’Ercole l’ulti
reni, ed aureo cocchio attacchi alle cerve. Dove queste ti condussero per la prima volta? Sul monte Emo di Tracia, ove il t
ocera Giunone quando ti prende di sul cocchio un toro assai grande, o per un pie di dietro smisurato palpitante cignale, e
l porto? Quale delle ninfe amasti sopra le altre? quali eroine avesti per compagne? Dillo, dea, onde agli altri si canti. D
r sotto querci irsute si nascondeva, or fra stagni paludosi: l’amante per balzi e per dirupi la seguiva, nè cessò mai finch
ci irsute si nascondeva, or fra stagni paludosi: l’amante per balzi e per dirupi la seguiva, nè cessò mai finche avendola q
o ed inseguir le fiere coi cani. La lodano quelli che furono chiamati per la caccia del cignale di Calidone: infatti i segn
sì Winkelmann si esprime, sta in atteggiamento di andare come lo sono per lo più le figure di questa divinità. Gli angoli d
nte altra fascia più larga di color rossigno, sparsa di fiori bianchi per indicare il ricamo: nella stessa guisa é dipinto
ua piacevole occupazione, e quale appunto si conviene ad una dea, che per lo più rappresentasi in atto di correre; cioè dir
na stessa, presso Omero, fra tutte le sue belle Oreadi distinguevasi: per lo più non ha che una corta veste, la quale non l
este e di Pilade, si vede Diana Taurica che tiene un ferro nel fodero per indicare i sacrifizi umani; e il soprannome di qu
care i sacrifizi umani; e il soprannome di questa deità vi è indicato per una testa di toro scorticato, sospesa ad un alber
ninfe tengono i cavalli attaccati al carro di Diana, quando discende per dare un bacio a Endimione addormentato. Giulio Sc
a Endimione addormentato. Giulio Scaligero pretende che queste ninfe per esser distinte non portino il turcasso sulle spal
ella tragedia di Euripide intitolata l’ Ippolito coronato, introdotta per sciogliere Fazione, ci palesa l’innocenza del suo
o, e larga Piasra nel fianco con la man sicura Gli apre. Per rabbia e per dolore il mostro Verso i destrieri si rivolta, e
a il terror, son sordi al freno E alla voce: l’eroe frenarli tenta, E per , sanguigna spuma è rosso il morso. Fama è che un
e divenne in appresso, poiché, secondo Plinio, tutta 1’ Asia concorse per lo spazio di dugento ventanni, o come dice altrov
to tempio mentre le stesse Amazzoni vennero dalle rive del Termodonte per sacrificare a Diana Efesina nel di lei tempio, de
a mole. « Fu fabbricato questo, tempio dicegli, in un luogo paludoso per assicurarlo dai terremoti e dalle crepature, che
di sì gran peso. L’artificio di cui servissi questo valente artefice per ve nirne a capo è singolare. Distese sulla sommit
imo: e dice che il seguente mattino vi-, desi la pietra discendere da per se stessa, e adattarsi nel luogo in cui si dovea
re; ma non so se vorremo prestar fede a ciò ch’egli dice della scala, per cui salivasi sino alla cima del tetto e ch’era fa
rlo: nò in Asia vi era cosa piìi famosa di questo edificio, non tanto per la divozione, quanto pel gran concorso di gente c
n fa parola. Assicura Strabene che gli Efesii aveano ancora collocata per gratitudine nel medesimo luogo una statua d’oro i
si estendeva fino a 125 piedi all’intorno. Mitridate l’aveva limitato per quanto portava un tiro di freccia. Marcantonio ra
a un tiro di freccia. Marcantonio raddoppiò questo spazio; ma Tiberio per evitare gli abusi che commettevansi col favore di
atonia dea cinghiai ministro E vindice. Volò pubblico grido Che Eneo, per l’anno che con larga usura Rese ai cultori gli af
numi ancora: Inulta Io non sarò se inonorata, esclama La diva: manda per gli oenei campi Cignal vendicator d’Epiro erbosa,
istade unica fede, I due figli di Testi e Linceo, il fero Leucippo, e per saette insigne Adrasto, Ida veloce, Telamon, d’Ac
ia gloria, e prendi Questa spoglia mio dritto: e le offre il tergo, E per gli immensi denti il capo insigne. Alla donzella
nuovo amante. — E a lei la preda e la ragion del dono Tolgon. Le mani per furor si morse L’eroe, gridando: Usurpatori ingiu
i? Ombre fraterne. Alme recenti, i lagrimati uffìcii Sentite: abbiate per le tombe un dono, Un dono grande, il figlio mio,
me, e le braccia In lunghe ali distese, in rostri il volto, E lor die per l immenso etere il volo. Ovidio , Metamorf., l
avasi, come dal consenso risulta di tutti i poeti. E favoleggiano che per Endimione pastore le stelle abbandonasse, colla s
era, o Portaluce cognominavasi, e nei Monumenti Inediti di Winkelmann per ciò espressa si vede colla face e col cane. Illit
lei la nutrice di tutte le bestie e di tutti i viventi. — Tanto basta per poter riguardare la Diana d’Efeso come l’ immagin
tica della natura, o della terra medesima confusa colla natura stessa per essere la nudrice di quanto quaggiù vediamo. « Su
etusti tempi i sassi in forma di mete, di piramidi, di colonne furono per divinità venerati, così nella forma della nostra
me come rette da due bastoni, che veru si appellavano dall’antichità, per esser simili agli spiedi, armi da caccia, e così
uaggiù esistenti, poteva dagli antichi essere presa indifferentemente per la stessa natura, tanto più che da lei alcuni fil
tte, che avevano presso i Greci simili nimbi, è un’ altra probabilità per tal congettura. « Essendo tutto il simulacro dell
edesime, ma non sembra sì facile il supplirla colla immaginazione. Io per me credo che le lor gambe dovrebbero essere di vo
Ed è molto probabile che siccome in altre si sono espresse le sfingi per dimostrar la natura madre universale persino de’
n tal guisa espresse, sono una prova di quanto fosse divulgata ancora per l’Italia e per Roma questa asiatica religione, co
resse, sono una prova di quanto fosse divulgata ancora per l’Italia e per Roma questa asiatica religione, conformemente a q
gli antri Ahi quante volte non ardì posarsi, E verso i lari errava, e per li campi Già suoi: fuggiva dei latranti cani L’ir
comenio castello di Beozia, Alalcomenia disse Minerva; e questo luogo per patria del nume vien confermato da Strabone, che
rogava questo vanto. Apollodoro nel secondo libro della Biblioteca dà per genitori a Pallade Euritia e Orio; ma distingue d
conda, e che vennero ambedue, come guerriere, in contesa: Pallade era per ferire Minerva: Giove oppose l’egida, onde spaven
buona arte ammaestrò la fanciulla. Nella battaglia de’ Giganti stette per Giove: le armi terribili, il cocchio e le cavalle
cudo della dea, che nel fine della presente Lezione vi sarà descritto per Omero tradotto dal celebre Cesarotti. Virgilio,
rator s’accorge La folarore divina: Tremenda, alta reina. Cui diletta per mezzo alle battaglie Il nitrir dei cavalli, Il pi
pi di lampi Di Maratona i campi E le rupi Erettee: tu che d’Atene Vai per la notte oscura Visitando le mura, e ti palesa Il
rendi alla tua cittade il suo sostegno. Teseo, Parte I, scena 2. Ma per attributi migliori era insigne ancora la dea. Mos
nato dal tridente del nume, la maniera di edificare una casa. A lei, per testimonianza di Teocrito, di Virgilio, di Ovidio
camo, l’arte di tessere ogni genere di lanificio, e fino le leggi. Ma per ninno ritrovato acquistò maggior fama e riconosce
i scrittori danno ad essa e ad Esculapio Igia, o la dea della salute, per figlia. Assai delle azioni e degli attributi dell
ollo con delle strisele di pelle, e gettata sopra il braccio sinistro per servire di difesa, nella stessa maniera che i Gre
a più comoda di porre delle strisce nella parte interiore dello scudo per passarvi il braccio: circostanza che si avrebbe p
per passarvi il braccio: circostanza che si avrebbe potuto riportare per schiarire un passo di Snida. Nel combattimento si
mi sono maravigliato che Gronovio abbia potuto prendere simil figura per Circe. La testa di toro ornata di bende, che si v
alla costruzione di Capua, è egualmente rara. Si è portati a prender per una trombetta il carcasse che una figura mutilata
pittura di Ercolano armata di arco e di freccia portata sulla spalla, per farne una Pallade che avea il soprannome di tromb
chi tranquillamente medita. Tale però non è la testa di Pallade posta per simbolo di Roma, ove qual dominatrice dei regni m
er questa dea i capelli più lunghi dell’altre sia il solo fondamento, per cui sulla sua chioma biònda giurar si solea. Si t
 Questo elegante simulacro di Minerva Armata ha segni troppo distinti per riconoscervi al primo sguardo la dea della Guerra
d aurea celata. E questa fregiata da due civette, uccello a lei sacro per la somiglianza del colore delle sue pupille con q
appunto è il colore degli occhi de’ più feroci e guerrieri animali, e per ciò l’attribuivano a Pallade che uscita dalla tes
rra. Cacciò alle spalle l’egida co’ fiocchi Orrenda, che ‘1 timore da per tutto, E la fuga d’intorno incoronava. Eravi la t
ale ai riguardanti era affìsso sul suo usbergo, anche come un trofeo; per aver Medusa contrastato con Minerva sulla bellezz
edusa contrastato con Minerva sulla bellezza dei suoi biondi capelli, per tal presunzione cangiati in serpi: sebbene nel no
tata in gemma han travedute la immagine della Verità. Che gli antichi per altro supponessero la spoglia istessa del mostro
iù famosi. Omero continuamente chiama Minerva dagli occhi glauchi, e per testimonianza di Pausania così ancora effigiavasi
l’invenzione di questa, avendone tentato il suono, si vide nell’acque per l’enfiate gote così deforme che da sé gettò lungi
inerva da Callimaco nella celebre Elegia sui lavacri di lei, la quale per vostro vantaggio ho tradotta. Dai Lacedemoni fu c
traggio impunito, e si fé’ coi benefìzi un amico nel reo. I Telchini, per origine Cretesi, ma abitanti nell’isola di Cipro,
per origine Cretesi, ma abitanti nell’isola di Cipro, essendo celebri per l’artificio d’imitare le opere antiche, eressero
pre superstizioso che questa divinità gli si era in sogno manifestata per insegnargli il modo di guarire un artefice insign
quale era gelosa, come lo indica la favola di Aracne mutata in ragno per aver voluto contrastare alla dea il primato nell’
le tele. Il simulacro di lei era d’avorio e d’oro, ed opera di Fidia, per quello che si credeva. Sul casco della dea l’arte
i è il più coraggioso, ovvero come simbolo della vigilanza necessaria per le fatiche. In un villaggio dell’Arcadia nominato
assici a questa dea. Così parla di questo Polibio: — La parma è forte per la sua struttura, e di sufficiente grandezza per
: — La parma è forte per la sua struttura, e di sufficiente grandezza per la difesa, essendo di figura rotonda, ed avendo i
tura, detta dai Greci (grec), diversa dal (grec) o striscia di cuoio, per cui si porta van gli scudi in tempi più vetusti a
« La statua di Pallade che presentiamo è interessante pel movimento e per l’azione che ci esprime al vivo il carattere bell
atua ce l’offre in tale azione appunto scorrendo, come dice il poeta, per gli ordini delle battaglie, e in questa attitudin
ata, anzi è ripetuta l’egida che ha sul petto. L’egida usata da Giove per scudo sì vede in una gemma presso Winkelmann, e d
la parte manca del petto alquanto interrotte come in drappo che resti per qualche part^ aderente ad una superfìcie aspra so
sovrapjosto paludamento: nè al certo altra cagione saprei immaginare per un tal getto di pieghe, forse vero, ma sicurament
vo simile del Palazzo Giustiniani, dopo Minerva aggiunge il suo voto, per assolvere Oreste, ai suffragi raccolti nell’urna,
o il ramo di ulivo, nato, secondo la favola, presso la rocca di Atene per suo volere; è simbolo di Minerva quando ha il tit
Inaco, e che gii uomini non riguardino Pallade nuda, proponendo loro per esempio la disavventura occorsa a Tiresia, nella
ui storia molto si diffonde. Poi, ritornando a Minerva, molto la loda per la sua nascita prodigiosa, e per la sua divina be
ritornando a Minerva, molto la loda per la sua nascita prodigiosa, e per la sua divina bellezza, e termina col solito salu
ea, che, sparse d’oro e fiori Inaco l’onde sue, verrà dai colli Lieti per erba, e fia che rechi a Palla Gentil lavacro: ma,
me misera, o monte, Elicona, dai miei lumi lontano Siatevi sempre. Tu per lievi cose Prendesti, o dea, terribil pegno: i lu
ievi cose Prendesti, o dea, terribil pegno: i lumi Hai del mio figlio per corvette e damme? — Sì Cariclo dicendo, al sen st
io, e l’albor caro Mira sparso di sangue, ed errar vede Le note piume per lo sparso nido. Ma di Minerva il cor pietà percos
rà: ma dei suoi cani stessi Sarà cena feral: la madre afflitta Errerà per le selve, e l’ossa sole Troverà del suo figlio; e
o intorno al corpo di Venere, la condussero dai numi che gareggiavauo per abbracciarla, ed ognuno chiedeva di prenderla in
one vuole che vi siano due Veneri, la celeste e la popolare, distinte per origine e per attributi, quantunque Orfeo, o chi
vi siano due Veneri, la celeste e la popolare, distinte per origine e per attributi, quantunque Orfeo, o chi sia l’autore d
di divini. Venere la prima mescolò gli Dei con donne mortali, e Giove per vendicarsi la fé’ soggiacere all’ istessa legge d
icarsi la fé’ soggiacere all’ istessa legge destandole nel seno amore per gli uomini fra i quali il primo (secondo l’Inno O
i altri amori e le altre imprese di Venere riserbo ad un’altra volta, per trattenervi sulle diverse maniere nelle quali vie
maniere nelle quali vien rappresentata, argomento di tanto interesse per voi, e scopo principale dei miei studii. Venere è
ri del Palazzo Barberini. La lepre gli era particolarmente consacrata per cognite ragioni. Alcune pietre incise del Museo S
n pomo e la lancia con la punta rivolta verso la terra, probabilmente per indicare che ella move querele, ma tali che esser
lla Albani. A Sparta vi era una Venere eseguita in cedro, incatenata, per significare la fedeltà costante nell’amore. La Ve
more. La Venere Celeste di Fidia posava un piede sopra una testuggine per indicare (secondo Plutarco) alle donne che il lor
è la statua di Venere composta di calamita col fine di attrarre quasi per grazie segrete un Marte di ferro. Udite da Winkel
e Grazie, le Stagioni e l’Ore) è la sola che si rappresenti ignuda, e per essere stata più frequentemente delle altre in va
e iniziava ai misteri di amore, e me la immagino appunto qual dovette per la prima volta ignuda esporsi al di lui sguardo.
e Celeste, cioè quella che di Giove e d’Armonia è figlia, distinguesi per un diadema (ciò vi avvertii io pure di sopra) sim
tri, come dai pili ragionevoli filosofi di quei tempi, consideravasi, per valermi dell’espressione di Euripide, come il con
stesso soggetto. E ammirabile il giudizio con cui ha ancora impiegato per sostegno dell’ anca sinistra uno di quei vasi d’u
simili vasi arli alabastri della dea. Questo alabastro serve appunto per determinare meglio il soggetto del simulacro, per
o portare nella sommità del braccio sinistro. Questa sommità conviene per l’ appunto alla nostra statua, e la foggia stessa
vi, e prenda, e stringa, E mescoli le mie colle tue labbra. Svegliati per un poco. Adone, e baciami; Sia l’ultimo tuo bacio
E le lagrime anemoli si fanno. Io piango Adone, ecc. Non sparger più per selve i tuoi lamenti, Citerea; è bello e fatto il
o lamento. Lascia star questo dì conviti e feste. Per ripigliarle poi per tutto l’anno, Finché non riede l’annual funesto G
a passata Lezione come fosse da Fidia scolpita, e quali siano i fregi per riconoscerla nelle statue antiche. La Popolare, c
e nacque nel loro core, quando videro le donne svelare la loro nudità per difendersi dall’ impeto col quale assalivanle cre
zioni di statue di Venere del Visconti, dalle quali quante cognizioni per ritrarre questa divinità potete dedurre! « Molte
di sollevarsi dietro all’omero il manto si è avuto luogo di ragionare per riconoscervi una leggiadria introdotta nelle arti
tura in cui è situata, reggendo colla manca un panno ornato di frange per asciugarsi, che cade aggruppato sopra di un’urna,
risalto notabile alla nostra statua; ed è sicuramente un gran piacere per l’amatore delle antichità e delle arti poter vede
tiera e conservata una immagine di quel nobile simulacro, che i Gnidi per somme immense d’oro non voller cedere a Nicomede
che ecclissava nel suo tempio i capi d’opera di Scopa e di Briasside; per cui tanti navigavano a bella posta in Asia, e per
opa e di Briasside; per cui tanti navigavano a bella posta in Asia, e per cui il fanatismo degli antichi giunse agli eccess
fortunatamente pervenuta sino a dì nostri? Il vaso è un idrio servito per l’acqua del bagno; la cura della beltà han cercat
elle quali è l’idria, hanno a Venere una relazione anche più stretta, per esser ella nata dalle acque, cioè dalla spuma del
troppo è chiara in questo episodio virgiliano l’ imitazione di Omero per credere anteriore tal favola al latino poeta: sem
la Grecia antichi simulacri di Venere coll’armi, questi furono scelti per adombrare la Venere, annoverata fra gli autori de
ome Romano. Cesare stesso, che nella pugna Farsalica avea dato Venere per segnale, non doveva in altra maniera farla rappre
ammai equivoche coi simulacri di Pallade. Venere tratta le armi, ma o per adornarne un trofeo come vincitrice, o per riporl
enere tratta le armi, ma o per adornarne un trofeo come vincitrice, o per riporlo in tempo di pace, allorché accarezzando M
rore della guerra, e fa sì che i feri uffici della milizia pei mari e per le terre tutte dormono sopiti. La colonia otricul
sole alla Sicilia vicine. Vogliono che fosse educato dalle scimmie, e per la sua deformità tanto al padre dispiacesse da es
infamia escluso dal corso. Se alcuno era superato da chi lo seguiva, per legge del giuoco era costretto a dargli la face a
’ebbe con esso ara comune. Ma delle arti che col fuoco si esercitano, per comune consenso autore è creduto, e divide, secon
o Giove vincitore nella guerra dei Giganti. Chiese Vulcano in mercede per tanto ufficio Minerva, che virilmente la giurata
asa ove qua giù s’adopra Vulcano, onde da lui Vulcania è detta; E qui per l’armi fabbricar discese Del grand’Enea. Stavan n
stato rappresentato nelle pitture con un cappello di colore violetto per indicare il fuoco celeste, del quale era deposita
ra, del cane in bronzo di Procri, e di quel famoso scettro che, fatto per Giove, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pe
conquista, e sol consulta Della sorte dei vinti e della preda. Ma non per questo l’assediata gente Perdea la speme; che un
a gente Perdea la speme; che un drappel de’ forti Gli altri lasciando per età men fermi Le mura a custodir, furtivo agguato
meritar; divisa La terra in lievi tumuli colmeggia Sotto l’aratro, e per mirabil’ arte Vivido in suo fulgor l’oro s’imbrun
e fosca Di ceruleo metal fossa lo cinge. Guida colà solo un sentier, per quello Vengono e van le gaie villanelle E i vispi
urò vario girevole Simile a quel che l’ingegnoso Dedalo In Creta ordì per Arianna amabile: Qui giovinotti e graziose vergin
’è costume dei soldati, di rapina: non ostante, alcuni gli hanno dato per compagna una certa Neriene, nome oscurissimo nell
edi, e la gramigna fra 1’ erbe. Anche il gallo consacrato era a Marte per questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il s
che il gallo consacrato era a Marte per questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il segreto dei suoi furti amorosi con
a, e furono sostituite altre vittime nei verri, quantunque il cavallo per la simiglianza della ferocia fosse di lui propria
ra i vanti del dio 1’ aver dato il nome a quel luogo celebre in Atene per la santità dei giudizi, che Areopago si disse. Di
successo la causa della sua vita alla presenza di dodici Dei, e ne fu per comun suffragio assoluto. Omero narra varie cose
Oto ed Efialte figli di Aloeo con catene di bronzo legato lo tennero per tredici mesi, e perito forse sarebbe se di questa
di apprestare il suo carro e prendere le sue armi rilucenti. Era egli per accendere nell’animo di Giove terribile furore se
urezza custode; il secondo fuori della città vicino alla porta, quasi per allontanare i nemici. Fu detto Enialio da Enio, l
la descrizione della reggia di Marte, alla quale Giove manda Mercurio per movere alla guerra gli abitanti d’Argo nella famo
. Schiere di nubi contro il cielo opposte E’I primo soffio d’Aquilon: per molta Grandin risuona la dorata veste, E mal prot
ona i suoi cavalli, e stanca A lor con l’asta il polveroso tergo. Sol per la vista la Cillenia prole Tremò: Terrebbe anche
rto non vieni Volontario, o fratel: d’Arcadia i colli Questi non sono per rugiada lieti, Nè del Liceo l’aura clemente. — Il
cercavano dove la dea dell’agricoltura si fosse celata. Pane errando per la caccia nell’Arcadia scoperse l’antro custode d
autamente la figlia, la preferì al Cielo. Il diverso viaggio che fece per ritrovarla così descrisse l’ Ariosto in questi ve
lcano, E die lor non potere esser mai spenti, E portandosi questi uno per mano Sul carro, che tiravan due serpenti. Cercò l
na avendo partorito Trittolemo cercava una nutrice. La dea si offerse per questo ufficio, ed il fanciullo nutrito di latte
e è accompagnato presso i poeti greci e latini. Son troppo conosciuti per fermarvisi, e servirà di notare che l’uso di rapp
, e un gran numero di poeti latini si sono serviti del nome di Cerere per significare il pane. Si faceva onore di tutto ciò
calato sulla testa. Il papavero era un simbolo della fecondità, ed è per questa ragione che sopra alcune medaglie si vede
mezzo delle quali si scorge una testa di papavero. Il serpente che è, per così dire, figlio della terra, doveva esser caro
to di questa divinità famosa, parlerò nelle seguenti Lezioni. Nè sarà per me omesso di trattare delle feste di lei e dei mi
agita il petto. Nelle sedi tremanti il tempio crolla; Luce si sparge per l’aeree cime, E annunzia il dio; freme la terra,
i ginocchi Supplicanti abbracciar, non senza pianto, Con quelle mani per cui trema il mondo E serve; che dei fati il lungo
i il messaggero alato Innanzi al dio, che sopra il soglio assiso Sta, per atroce maestà, tremendo. Squallido scettro colla
reggia, Nè verun pegno dell’eterne cure Eia conforto? Soffersi assai per questa Pace infernale: dell’antica notte 1 princi
ato con ragione come il nemico della dea delle biade. Ecco la ragione per la quale si trova nel rovescio di molte medaglie
ano, sulla quale siede uno di questi animali. Le gru passavano ancora per fedeli interpreti di Cerere, e le erano con sacra
ono riferirsi. Eglino hanno dato a Cerere le hilancie, verisimilmente per l’invenzione delle leggi, e il timone perchè gove
il nome di Paria, o Egiziana, perchè poco da Iside differisce, o sia per accennare che deve lo stabilimento della sua reli
a il grano vicino alla mietitura. Importava egli riunire tre divinità per esprimere un’ idea tanto comune? Dei secoli barba
rinchiude in sé un’eguale evidenza. La fatica è di compenso al povero per le ricchezze, e somministrandogli il modo di sodd
altri simboli a Cerere convenienti. Forse questa parità fu immaginata per mostrarne l’incertezza delle raccolte, e per farc
sta parità fu immaginata per mostrarne l’incertezza delle raccolte, e per farci comprendere ohe tutte le ricchezze sono fig
imi greci. In conseguenza non è maraviglia che Cerere sia stata presa per la Terra e per Temi, e tutte e tre dovevano neces
onseguenza non è maraviglia che Cerere sia stata presa per la Terra e per Temi, e tutte e tre dovevano necessariamente aver
ra chiamavano i cadaveri demetrii (grecsignifica Cerere) senza dubbio per la natura del corpo umano, e per la maniera nella
(grecsignifica Cerere) senza dubbio per la natura del corpo umano, e per la maniera nella quale è decomposto, piuttosto ch
llegorica può essere dei bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e per intenderla non vi abbisounano iscrizioni, come in
l cielo avventa, E con i danni suoi l’incendio nutre. Ma benché bolla per soverchio ardore Sa serbar fede alle Sicane nevi,
li dirige ai suoi serpenti, E l’aer fende, e tratta i nembi a volo. E per placida spuma umido il freno, Purpurea cresta le
ente sparsi e sciolti sulla fronte, il che forse n’ esprime il dolore per la rapita sua figlia Proserpina. Le città della M
n posso omettere di lodare l’avvedimento di chi l’ha fatta ristaurare per Cerere, però che la sopravvesta, o palla, che tut
ssere o caratteristico, sembrava non dar nessun lume nè allo scultore per convenientemente risarcirla, nè all’erudito per a
lume nè allo scultore per convenientemente risarcirla, nè all’erudito per acconciamente denominarla. Pensai che qualche soc
i Bacco, o di Mercurio, di Marte, così di altre ragioni si servissero per una Venere, d’altre per una Giunone, o per una Mi
di Marte, così di altre ragioni si servissero per una Venere, d’altre per una Giunone, o per una Minerva. Quindi osservando
ltre ragioni si servissero per una Venere, d’altre per una Giunone, o per una Minerva. Quindi osservando nella figura una c
ce il carattere generale di questa scultura destinata, come suppongo, per effigie di quella dea che fu propriamente cognomi
ione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno dei più universali, e per le campagne, della cultura delle quali era presid
iversali, e per le campagne, della cultura delle quali era preside, e per le città, delle leggi delle quali era la prima di
città, delle leggi delle quali era la prima dispositrice, finalmente per ogni luogo a cagione dei suoi misteri che sembrav
ro di Pompeo, essendo le rappresentazioni teatrali entrate anch’ esse per una parte non ultima del culto greco e romano, ed
selve, all’aura solo Striduli carmi coi loquaci rami Mormorar sembra: per concerto orrendo Di timpani percossi il tempio fr
al legge avea Vinta natura la discordia antica. Il fuoco al ciel salì per sua natura, E la terra piombò nel mezzo, il mare
al fraterno cenno: Aletto lega i corridor tremendi, Ch’erran d’Averno per li neri prati A Oocito ghirlanda, e del tranquill
erto. Da Aristofane sembra dedursi che fossero sei; Esichio vuole che per quattro giorni la solennità durasse. Merita nx^^g
a spesa della festa era, secondo il solito, a carico dei mariti, che, per così dire, vi si obbli gavano nella scritta, quan
anepsione, ch’ equivale al nostro settembre. Ascendevano ad Eleusi, e per memoria delle leggi a Cerere dovute, portavano su
cava dallo Scoliaste di Teocrito. Si astenevano dall’opera di Venere per alcuni giorni, e gran rimedio alle voglie impudic
vano il dormire sopra le foglie di vetrice. Mangiavano ancora l’aglio per studio di castità. Per togliere ancora il sospett
guale rigore proibivasi di mangiare il melagrano, giacché Proserpina, per aver mangiato questo frutto, non potè ritornare a
non potè ritornare agli amplessi della madre e alla luce. Digiunavano per un giorno, sedendo presso il simulacro della dea,
. Digiunavano per un giorno, sedendo presso il simulacro della dea, o per astenersi dai suoi doni, o per timore della cares
dendo presso il simulacro della dea, o per astenersi dai suoi doni, o per timore della carestia già da lei mandata sulla te
diverse, come vedrete, ed è certo che le Tesmoforie furono stabilite per la rimembranza delle ricevute leggi; ed al contra
ranza delle ricevute leggi; ed al contrario i misteri eleusini ebbero per oggetto il diverso pellegrinaggio di Cerere per l
steri eleusini ebbero per oggetto il diverso pellegrinaggio di Cerere per la rapita Proserpina, e i doni dell’agricoltura,
io detto ^V7f/t« coli’ oggetto di allontanare lo sdegno della dea, se per caso nelle cerimonie avessero violate le regole d
prezzo dell’opera il favellare adesso delle cerimonie eleusine dette per eccellenza Misteri. Per mostrarci in qual conto f
vvero ad Inaco, e v’ ha chi a Cerere stessa. Vien riferita ad Eamolpo per altri, che ne prendono motivo dal nome di Eumolpi
a cagione di questi misteri? Scorrendo Cerere in traccia della figlia per tutta la terra, seppe finalmente dagli Erminionen
ennata la causa: i secondi si devono al fatto seguente. Doveva Ercole per comando di Euristeo trar Cerbero dall’ Inferno, e
ro dall’ Inferno, e non volendovi discendere che iniziato, si diresse per questo oggetto ad Eumolpo. Vietava la legge che f
evano, osservando il silenzio, dar prova della taciturnità necessaria per mantenere il segreto dei misteri. Fatte le cerimo
tempi non v’ era spesa, ma Aristogitone pensò di trarre una ^rendita per l’erario di Atene fissando una mercede per coloro
nsò di trarre una ^rendita per l’erario di Atene fissando una mercede per coloro che volevano iniziarzi. Convien però fissa
i nei misteri Eleusini. Nei minori un piccolo tempietto era destinato per le cerimonie. Ma nei maggiori era sontuoso il mis
riva Mani pure, mente pura, perizia della greca lingua era necessario per l’iniziazione. Quindi imponevasi il silenzio più
l ciceone, — ch’era una bevanda composta di molti liquori, che Cerere per le persuasioni di una donna chiamata Baubone, bev
er le persuasioni di una donna chiamata Baubone, bevve nel suo dolore per la figlia rapita. Soggiungevano: Lo tolsi dalla c
la veste, onde erano coperti nel tempo della cerimonia, se non lacera per lungo uso, e allora la consecravano a Proserpina
lora la consecravano a Proserpina e a Cerere, e da alcuni era serbata per formar delle fasce ai fanciulli. Il sacerdote, o
asce ai fanciulli. Il sacerdote, o maestro dei misteri, come di sopra per me vi fu detto, Jerofante si chiamava, ed era del
me di sopra per me vi fu detto, Jerofante si chiamava, ed era delitto per l’iniziato rivelare in nome di lui. Si ornava nel
in nome di lui. Si ornava nelle sembianze di Creatore, ed era insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la
Si ornava nelle sembianze di Creatore, ed era insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la voce e per l’et
e sembianze di Creatore, ed era insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la voce e per l’età venerando, At
reatore, ed era insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la voce e per l’età venerando, Atene aveva il dir
a insigne per l’ammanto, per la chioma, per la benda, e per la voce e per l’età venerando, Atene aveva il diritto di dare q
astenesse, e che dopo la solennità radunava il senato nell’Eleusinio per conoscere quelle cose che si fossero fatte contro
ro il rito. Ad altri quattro col nome di Curatori, scelti dal popolo, per legge era commessa la religione dei misteri. E di
nel tempio cogl’iniziati. L’assurdità delle loro dimande gli scoperse per profani, e condotti ai prefetti del tempio furono
clusi gli omicidi ancora involontarii, i magi, i prestigiatori (forse per gelosia di mestiere), e finalmente quelli ch’eran
re la prole è fra le dee, Or gloria, ma dolor presto alla madre. Pari per forme e per onor, potea Con gli strali sembrar Di
è fra le dee, Or gloria, ma dolor presto alla madre. Pari per forme e per onor, potea Con gli strali sembrar Diana, e Palla
imo Ibleo Trae l’api allora che le ceree schiere Movono i regi, e che per l’erbe elette L’esercito gentil da cavo faggio Ve
a Plutarco nella vita di Camillo e di Alessandro si rileva. È incerto per quanto tempo durasse, e Meursio che nell’oscurità
misura di orzo n’era il premio, perchè questo vegetabile era fama che per la prima volta fosse nato in Eleusi. Potete veder
n onore di Esculapio, che venne da Epidauro dopo i celebrati misteri, per essere ammesso all’iniziazione. Questa si apriva
misteri, per essere ammesso all’iniziazione. Questa si apriva allora per la seconda volta. Nel nono giorno, l’ultimo dei m
. Questi erano in tanta venerazione presso gli antichi, che sacro era per essi il giuramento. Tanto è l’impero della supers
o cedean le dive, e sciolse Tali accenti Diana: Ah noi ricorda: Addio per sempre: altro tentar ne vieta Reverenza del Padre
illustrarle coi monumenti degli artisti, colle descrizioni dei poeti, per quanto lo concedeva la tenuità delle mie forze e
sacrifizii, e le case dedicate le erano: in queste effigiata vedovasi per attestare, secondo Posidonio, che a lei dovevasi
oco. E questa opinione segue Ovidio nei Fasti, dicendo: Non intendere per Vesta altro che la viva fiamma, che non vede nasc
lo fece costruire quasi in forma di un globo, non già, dice Plutarco, per significare che questo fosse il globo della Terra
e Plutarco, per significare che questo fosse il globo della Terra, ma per additare con esso tutto l’universo, nel mezzo del
i antichi si chiamassero veste, afi’erma che tal nome loro fosse dato per la somiglianza che avevano colla Terra, reputata
ll’ imperator Vespasiano. In altre ella tiene comunemente una lampade per indicare il fuoco eterno. Sopra un monumento di f
ianto e parole Formar non puote: i tremuli ginocchi Mancano, e scorre per le membra un gelo. Ma geme al fine, e con il crin
un gelo. Ma geme al fine, e con il crin si strappa Le spighe, ed erra per le vote sedi, Per gli atrii desolati, e riconosce
e onorata, reputa » vasi Giove il marito. Esiodo certamente non le dà per consorte, ma per figlio il Cielo. Che che ne sia,
 » vasi Giove il marito. Esiodo certamente non le dà per consorte, ma per figlio il Cielo. Che che ne sia, fu annoverata, c
una pasta antica è indicata da uno scoglio sul quale Temide è assisa per indicare che questa dea era figlia della Terra. «
Stelle fìngesi madre. Stassi adagiatamente sotto l’ombra di una palma per dinotare la sua continua fecondità, essendo quest
ose. Col tempo gli furono afirsriunti non solamente nomi, ma insesrne per significarne la forza e gli effetti. Oltre l’arco
mo da un antico poeta che sosteneva nelle mani un delfino e un fiore, per indicarci il doppio impero ch’esercitava sulla te
cco, il tridente a Nettuno. Fanciullo fu detto e Cieco, e gli diedero per compagne l’Ebrietà, le Angoscie, le Inimicizie, l
rtista: « Egli primo conobbe viver gli amanti senza sentimento, e che per lievi cure gran beni periscono: « E non invano gl
era una pietra informe non mai adoprata. Successivamente Lisippo fece per essi un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva p
ente Lisippo fece per essi un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’ innanzi scolpito uno per loro del bel marmo de
n Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’ innanzi scolpito uno per loro del bel marmo del Monte Pentelico. I Tespies
le aveva tanta celerità, che si faceva il viaggio di Tespi unicamente per vederla. I tespiesi celebravano una festa in onor
i Cupido, nella quale vi era il premio non solo pei musici, ma ancora per gli atleti. L’Amore in Elide vedevasi sullo stess
ato stava in una piccola cappella accanto alla Fortuna, probabilmente per significare che in amore la fortuna giova più del
sentava ancora l’Amore con gli attributi di tutte le grandi divi^nità per denotare l’estensione e l’universalità del suo im
Sopra una pietra conosciutissima, l’Amore è a cavallo sopra un leone, per indicare ch’egli doma ancora i cuori più feroci.
ca, l’Invidia, la Vecchiezza, le Tenebre, la Miseria, sono sua prole, per tacere di molti altri. Vogliono alcuni che senza
dea assisa sopra un letto tiene al di sopra di essa un manto volante, per indicare probabilmente che questo delitto fu comm
le ali, riportate forse di bronzo, rimanendovi sopra gli omeri i vani per inserirvele. « In due repliche antiche di questo
iche di questo elegante simulacro, inferiori però al nostro frammento per la finezza dell’esecuzione, le ali sono di marmo.
da Plinio ch’egli scolpì l’Amore a Tespi piccola città di Beozia, che per questo solo era visitata dai forestieri; che fu t
ta ai Tespiesi da Caligola e portata a Roma, donde Claudio la rimosse per restituirla loro: che Nerone tornò a ritorla e la
ido. Quel che sicuro è, che la moltiplicità delle copie ce lo attesta per una delle più celebri statue di questo nume; ed i
ta entro a funereo letto Tradotta al monte, abbandonata e pianta, Giù per valli profonde in ricco tetto Peso a un Zefiro am
la tua Psiche i guai! Ella, come imponea la sua tiranna, Osò d’entrar per la Tenaria porta, E por vivendo il piede Ne’ tris
igine, ma alcuni fra gli antichi estendono la sua parentela, dandogli per sorelle ancora le Speranze. Così forse vollero si
il lume? E i lievi sogni, che con non secure Vestigia di seguirti han per costume? Lasso: che invan te chiamo; e queste osc
a può presentare molte idee al vostro criterio, come di non poco lume per l’arte vi possono essere le seguenti notizie, che
e il Sonno derivo dagli antichi monumenti. Questo dio è rappresentato per una figura addormentata nelle braccia di Morfeo s
tue del mondo. Io non voglio defraudarvi di tante cognizioni preziose per l’Arti e per la Mitologia; onde inserirò in quest
. Io non voglio defraudarvi di tante cognizioni preziose per l’Arti e per la Mitologia; onde inserirò in questo mio ragiona
lta ancor dalla vita, che ne ha scritta il Bellori, benché pubblicato per antico da Montfaucon. Con questo Nume sia effigia
dea di porgli in mano una face rovesciata, simbolo dei seutimenti che per lui si estinguono. L’ara che è ai suoi piedi é fo
i é forse quella di Trezene, ch’ebbe comune colle Muse, e la pianta è per avventura il fatidico alloro, simbolo dell’oracol
ti monumenti troviamo effigiato il Sonno colle ali alle tempie, forse per simboleggiare i voti cbe fa dormendo l’immaginazi
ro Monetale, che fece coniar tali medaglie, troverà tante probabilità per questa spiegazione che giungeranno a rendergliela
renze nella Galleria. « Con più ragione l’attribuiamo ora a Morfeo, e per l’uniformità col tipo sopramentovato della famigl
o, e per l’uniformità col tipo sopramentovato della famiglia Tizia, e per la chioma femminilmente raccolta come nel Sonno d
cofago del nostro Museo, e nella nostra statua medesima, e finalmente per le ali di farfalla che adornano gli omeri di quel
sonnacchioso, e preso anche nell’ordinarie espressioni del linguaggio per simbolo del Sonno, le cui apparenze mentisce l’ie
volo della farfalla, o che vi sia qual simbolo dell’anima umana, che per virtù del Sonno sembrò libera da’ lacci della mat
edesi scolpito a’ piedi del putto? Forse lo stesso che quel del ghiro per l’apparente sua sonnolenza durante la fredda stag
sua sonnolenza durante la fredda stagione. « Tal replica di simboli, per così dire sinonimi, parrebbemi alquanto inelegant
e cascante, nelle gambe incrocicchiate, nella face rovesciata, quasi per estinguerla, somiglia le tante, che sogliono a co
uando vengono effigiati in due, debbano onnimamente interpretarsi uno per la Morte e l’altro pel Sonno, giacché simili di s
sciata veggansi certamente scolpiti attorno a’ mo numeriti sepolcrali per denotare la Morte, non siano però mai altra cosa
cosa se non che genii del Sonno, tratti a quel più tristo significato per un eufemismo del linguaggio e dell’arte, e quasi
isto significato per un eufemismo del linguaggio e dell’arte, e quasi per un farmaco dell’immaginazione, come se il defunto
na. Qui il significato non può essere equivoco: la figura vi sta solo per significare che in quei doni è la morte; e la nat
e erbe famiglia: Notte dal loro umore i sonni accoglie E gli diffonde per l’opaca terra. Manca la porta, onde strider non r
dalla Terra, come r Etere e il Giorno. Ma Cicerone nel libro terzo dà per genitori allo dio quelli che il poeta di Ascra gl
rzo dà per genitori allo dio quelli che il poeta di Ascra gli assegna per fratelli. Celo sposò col tempo la Terra, che lo f
iò scritto, Celo essere stato un re, il quale essendo reputato un dio per quella vile venerazione che gli uomini ebbero sem
le venerazione che gli uomini ebbero sempre pel potere, fu col tempo, per la simiglianza del nome, adorato come il Cielo. S
ne non sappiamo se non che fu madre delle Muse ed amica di Giove, che per sedurla si trasformò in Pastore. L’unico simulacr
ne, e così viene illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi più singolari per la rarità e per l’erudizione è la presente statua
illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi più singolari per la rarità e per l’erudizione è la presente statua di Mnemosine, o
di questo simulacro, che sarebbe restato oscurissimo, ma ci è servito per riconoscere con maggior chiarezza di quella che p
l’immagine della sua figlia Polinnia. Il raccoglimento cotanto utile per richiamarsi al pensiero le impressioni degli ogge
oria che quelle conserva, e fornisce così la materia all’ingegno. «Ma per tornare al nostro marmo dirò che é l’unica statua
l’Apoteosi di Omero in quella figura istessa che abbiamo riconosciuto per Calliope. Lo Scott peraltro 1’ esclude anche egli
Pizia. Piacemi estremamente questa suo congettura: aggiungo solamente per avvalorarla che non tiene già in mano, come appar
fìnor pubblicate, un volume, ma piuttosto un disco veduto di profilo per presentarvi sopra le offerte, una cassettina di p
interpretazione che fa lo Scott sì della spelonca da lui riconosciuta per l’antro Concio, sì della statua appoggiata ad un
della statua appoggiata ad un tripode, ingegnosamente da lui spiegata per Biante Prieneo: lo che tanto più si rende verisim
si in abito di filosofessa immersa in profonde meditazioni, non tanto per ricordarsi le cose già state, quanto per rintracc
fonde meditazioni, non tanto per ricordarsi le cose già state, quanto per rintracciare e scoprire novelle verità. Il velo s
a filosofessa. « Mi resta finalmente ad osservare che in una maniera, per la sua semplicità e nobiltà degna degli artefici
Saturno e zia di Giove. Ella si distinse colla sua prudenza ed amore per la giustizia; ed è quella, dice Diodoro, che isti
dea) che apportò i misteri di lei, furono afflitti dalla fame. Quindi per consiglio della sacerdotessa di Apollo detta Pizi
o la lustrazione sopra un carro da buoi, fece il suo ingresso in Roma per la porta Capena. Avea prescritto l’oracolo che il
forma di Tolo, o cupoletta, e la pietra di Pessinunte che somigliava per la sua scabrosità una testa umana, videsi soprapo
n pino. Rade volte tiene nella sinistra un’asta, attributo di risorsa per non lasciare la mano oziosa. Vi è ancora qualche
sinistra un globo come padrona dell’universo. I leoni sogliono sedere per terra a guisa di satelliti, uno a destra, uno a s
ia. L’abbigliamento di esso da quello degli altri Frigii si distingue per quel sottabito angusto, che in un formando tunica
nge di nascondersi, nella sinistra tenendo il timpano sollevato quasi per indicare che col tempo farà ritorno alla servitù
Zoega, in una delle fiancate dell’ara, ed essendo rimaste invisibili per es’ sere stata la medesima segata in due pezzi, e
Ati è in diversi modi narrata. Ovidio narra che Ati scelto dalla dea per custode dei suoi santuari gli promise castità ete
zione. Non starò a indagare se l’Eunuco di cui parla questo poeta sia per l’appunto il Frigio, che ciò poco importa, ma vi
’Italia, il dottissimo abate Lanzi, tanto benemerito delle Belle Arti per la sua Storia Pittorica, quanto lo è dell’ Antiqu
el suo Saggio sulla lingua etrusca. « Entro veloce legno, Tenuto già per alto mar viaggio, Pien di caldo desire il giovin
ra, Che resta ancora Del suo furore Libero il core. Dunque io n’andrò per queste chiostre algenti Poste si lungi al tetto m
a un albero di pino e portavasi in processione al santuario della dea per essere ivi erettto. Il secondo impiegavasi per ce
al santuario della dea per essere ivi erettto. Il secondo impiegavasi per cercare a suon di trombe lo smarrito Ati. Il terz
purificazione della dea, il cui simulacro, unitamente ai sacri arredi per la celebrazione dei misteri adoprati, portavasi i
ttiga, ovvero sotto carro coperto ad uso di carpento, tirato da buoi, per essere con segreti riti lavato in un vicino rusce
nel decadimento del Paganesimo si armarono di platoniche sottigliezze per difendere l’assurdità contro i maestri dell’Evang
lo inscritto nell’ara e spesso mentovato nei mar mi antichi. Cavavasi per questo oggetto una profonda fossa coperta di un i
il tavolato conducevasi il toro, e altra vittima se v’era annessa (e per lo più un montone, delle volte ancora un caprone)
lte ancora un caprone) ed ivi si scannavano in modo che il lor sangue per quei fori piombasse come pioggia addosso al devot
facilmente da loro di succeder nel regno del padre. Oltre i Ciclopi, per fratelli egli aveva i Centimani, l’Oceano, Ceo, O
i tigli maschi che da lui nascessero, onde in uno di esso pervenisse per diritto ereditario il dominio dell’ universo. Sat
r diritto ereditario il dominio dell’ universo. Saturno scelse allora per moglie Opi, o Rea, sorella; ed avendo udito che u
tutti. Incresceva al core di Rea tanta crudeltà, onde fuggì in Creta per partorire Giove, come vi esposi allora che favell
ire Giove, come vi esposi allora che favellai di questo dio. Si crede per alcuni che sì mostruosa colpa patteggiasse Saturn
acendolo spergiuro, fosse colla moglie da essi incatenato. Giove volò per liberare il padre, e col soccorso di soldati Cret
icompensa gì’ insegnò l’agricoltura, e fu tanta la gratitudine del re per questa inestimabile cognizione, che gli cede la m
monete da una parte una nave, e dall’altra un’effigie con due fronti, per denotare che due re, ma un solo consiglio governa
iel cacciato, e vi si ascose; E quelle rozze genti, che disperse Eran per questi monti, insieme accolse E die lor leggi; on
e la maniera di mietere, ovvero perchè si servi di quest’arme, ancora per lui fatale, per mutilare il genitore. Saturno, be
mietere, ovvero perchè si servi di quest’arme, ancora per lui fatale, per mutilare il genitore. Saturno, benché padre di tr
cipali, non ebbe però fra i poeti il titolo di Padre degli Dei, forse per la crudeltà ch’esercitò contro i suoi figliuoli.
altri fanciulli invece dei proprii, che doveano essere sacrificati: e per riparare questo fallo, secondo Plutarco, elessero
allo, secondo Plutarco, elessero fra la prima nobiltà dugento giovani per essere sacrificati, e ve ne furono più di trecent
ecento altri, i quali, sentendosi colpevoli, si ofi’rirono volontarii per lo sacrifizio. A questo, scrive Plutarco, che il
vittime senza macchia perchè venissero consumate dal fuoco sacro. Ma per conservare nel tempo stesso la religione dei popo
un vecchio incurvato sotto il peso degli anni, con una falce in mano per indicare che presiede al tempo e all’agricoltura.
Saturno, riportato da Montfaucon ha delle piccole ali ai piedi, forse per indicare non il tempo in generale, ma solamente u
li uni sopra gli altri; i frammenti di altre pietre vi sono mescolati per riempire i vuoti; vi si scorge delle specie di vo
uripide nella sua tragedia di Alceste fa uccidere i Ciclopi da Apollo per aver fabbricato il fulmine col quale Giove uccise
uccise i Ciclopi, ma i loro figli. I Ciclopi fabbri, e dati a Vulcano per aiuti, erano una finzione nuova immaginata dopo O
Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo libro dell’Odissea gli da per madre Toosa. Lo stesso autore, nel nono libro, co
evarrò intanto dell’altre notizie che intorno ai Dattili, simiglianti per loro uftlcio ai Ciclopi, ha raccolte il prelodato
femo traea sì facil vita, Odio di Galatea, Ciclope illustre. Ed ardea per la ninfa allor ch’ai mento Ombra faceva la lanugi
. O madre mia, perchè non farmi l’ali Con che guizzano i pesci: allor per l’onde A te verrei, ti bacerei le mani Se non vol
di Giove e lo stabilirono, secondo Pausania, in Olimpia: costruirono per onorare questo dio un’ara egualmente singolare pe
impia: costruirono per onorare questo dio un’ara egualmente singolare per la materia e per la forma. Avea ventidue piedi di
o per onorare questo dio un’ara egualmente singolare per la materia e per la forma. Avea ventidue piedi di elevazione, e tr
ettuno. Probabilmente eglino impararono nell’isola di Cipro celebrata per le sue miniere, l’arte di lavorare il ferro e il
ano i loro scudi con ferri come baionette. La danza dei Coribanti era per lo contrario accompagnata da movimenti quasi conv
e fiflessioni del critico sopra lodato, tralasciando ogni discussione per voi noiosa, vi dirò che i Cabiri erano presso gli
ta presso gli Ateniesi una statua di questo dio fanciullo con la Pace per nutrice, forse per significare che questa dea reg
esi una statua di questo dio fanciullo con la Pace per nutrice, forse per significare che questa dea regna solo fra i morti
i alcuni che la favola dell’Inferno assegnatogli in dominio riconosca per origine dell’aver egli avuto soggetti al suo impe
i ad un tal lavoro sono costretti a scavare bene addentro la terra, e per così dire, fin nell’inferno, fu detto che Plutone
al nume dei regni sotterranei, o infernali, che vale lo stesso. Forse per una simile ragione fu creduto Plutone il nume dei
hissimo quello di servirsi delle spelonche e di altri luoghi sotterra per seppellire i cadaveri, e così nascondere quelle m
bile del Ponto. Questo simulacro giunto poi in Egitto, e riconosciuto per Plutone dal Cerbero e dal Serpente, ebbe il nome
, delle Diane di Perga ed Efeso: e vogliasi questo attributo spiegare per un vestigio delle colonne adorate nei prischi tem
del Buonarroti, o secondo quello degli antichi, voglia interpretarsi per simbolo dell’abbondanza e della dovizia, di cui s
significato che voglia darsi a quel modio, sempre dovrà riconoscersi per uno di quei fregi chiamati da Giovenale: « antich
mati da Giovenale: « antichi ornamenti degli Dei di Asia. » « Infatti per quanto cariche di pompose dec orazioni sian le te
solo oggetto la moltiplico religione del Politeismo, pure è stimabile per la sua integrità e per rappresentarci forse l’imm
ico religione del Politeismo, pure è stimabile per la sua integrità e per rappresentarci forse l’immagine stessa di Plutone
ata innestata una testa imberbe e non sua fa congetturare che celebre per la devozione dei popoli ne fosse divenuto l’origi
ad osservarsi alcune piante scolpite all’intorno del calato, le quali per non essere abbastanza distinte sono state omesse
ibile alla letizia dell’ anno, fecero tener l’elee presso gli antichi per arbore tristo e lugubre. Il raro basso rilievo ch
e il calato che non ha sul capo, benché sembrasse a Winkelmann, forse per dimenticanza, di avervelo osservato. L’ abito, co
rti, e il celebre conte Caylus, disegnatore valente ed erudito, ne dà per prova la descrizione di due pitture di Polignoto
Vi esporrò il secondo perchè riguarda l’Inferno, ove Ulisse discende per consultare 1’ anima di Tiresia sui mezzi di ritor
del bianco ch’egli sarà possibile col giorno, che si usa di spargere per illuminare gli oggetti dei quali l’Inferno è ripi
quest’ombre deve essere molto allungata: questo è uno dei gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre dei
’azione del padre in se stessa è inumana, bisogna diminuirne l’orrore per non scancellare ridea di giustizia. Egli era impo
a impossibile di far capire che queste bevande erano veleni preparati per l’empio: ora Pausania indovina che lo scritto sup
sotto questo emblema. Fare la corda d’Ocno era un proverbio in Ionia per indicare fatica inutile. Tizio non è rappresentat
n piedi, che fa passar la sua mano al di sotto della sua tunica, come per nascondere il monile così famoso. Al di sopra di
su queste due spade, e sembra afflitto ch’elleno sieno state inutili per eseguire la loro ardita intrapresa. Questo moment
to non l’ha distinta con alcuna affettazione, e concorre con le altre per l’effetto di un ricco e magnifico insieme. Si veg
etra, si riscontra sovente nei monumenti. Gli antichi se ne servivano per variare la posizione delle gambe, e per dare un a
. Gli antichi se ne servivano per variare la posizione delle gambe, e per dare un appoggio più solido alle loro statue. Que
eduto ai loro piedi. Il Conte Caylus ha fatto uso dell’anello di Foco per provare l’ antichità degli anelli. Si vede che da
anconica ed abbattuta, la sua barba ed i suoi capelli sono incanutiti per la vecchiaia: egli ha gettata ai piedi la sua lir
celli si chiamano Memnonidi. Accanto a lui si vede uno schiavo etiope per indicare che era re di quella nazione. Sopra Sarp
una ninfa del loro paese, ed i poeti c’insegnano che le ninfe vivono per molto tempo, ma non sono immortali. Questa abbond
ggetti, dei quali Tesecuzione riescirebbe tanto più gradevole, quanto per la maggior parte non sono stati trattati. Dopo Ca
o dell’erudizione mancava, come osserva Caylus, delle doti necessarie per porre sugli occhi le opere dei grandi maestri. Co
do muore il giorno. E le Tenarie foci, e le profonde Porte di Dite, e per paura cieco Il nero bosco ei vide; al re tremendo
numi e l’Ombre? Ella già fredda sulla stigia barca Naviga. È fama che per sette mesi Dello Strimon nella deserta riva Piang
si al costume di Serapide, di cui però non ha in testa il medio, come per inavvertenza, già da Visconti notata, asserisce W
rimorsi altrettante dee che i Latini dissero Furie, ed i Greci Erinni per lo stesso motivo, giacché loro si attribuiva il f
Licofrone ed Eschilo fanno le Furie figlie della Notte. Orfeo loro dà per genitori Proserpina e Plutone; Esiodo nella Teogo
rno, quantunque nel suo libro intitolato L’opera ed i Giorni dia loro per madre la Rissa. Abitano, secondo Virgilio, nel ve
e quel cinto incrociato sul petto, ovvio nelle figure Etrusche, serva per sostener le ali legate alle spalle, mentre qui un
romidi, cioè vesti pesanti da inverno, si crederebbero dagli Etruschi per solo capriccio di tal foggia calzate, usitata da
d atto, E con idre verdissime eran cinte: Serpentelli e ceraste avean per crine, Onde le fiere tempie eran avvinte. E quei,
etto; Batteansi a palme, e gridavan sì alto, Ch’i mi strinsi al Poeta per sospetto.» Inferno, canto IX, v. 37 e segg. Le
ogo dell’opera stessa dissente, facendole figlie della Notte, qualora per Parche in quel caso non abbia voluto accennar gli
an denti, mani adunche; insomma sembianze più terribili di una fiera, per additare il terribile destino di quei due fratell
ati amanti. Io son pur, lassa me: vergine e donna Per gli anni umile, per natura pia, Nè son conformi al dispietato ferro L
nata e lorda? Perchè debbon morir questi infelici Giovini, ohimè, sol per avere in dote I regni del lor zio? Or non si deve
vero. Che fosser degni di morir: che abbiamo Misere noi commesso? or per qual colpa. Per qual cagion non mi lice esser pia
e quinci e quindi Le tue movendo addormentate braccia Più volte fosti per ferirle al ferro. Che tra pietà e timor dubbiosa
e chiome (e queste sono Di mia pietà le meritate spoglie) E mi trasse per forza a quest’oscura Prigion, dov’ io d’ogni stag
chi. Di Proserpina vi ragionai in parte quando le mie ricerche ebbero per soggetto Cerere madre di lei: ma l’ampiezza dell’
Esiodo, che non violò l’antica semplicità delle Favole, le dà Cerere per genitrice, contro l’opinione di Apollodoro, che f
to persuasi gli abitanti di quell’Isola, che usavano di giurar sempre per |Proserpina. Ora cani, ora nere ed infeconde vitt
che Enea le sacrificò una sterile giovenca. Ma passando a cognizioni per voi più importanti, vi ripeterò con Winkelmann ch
ntfaucon, può essere dei bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e per intenderla non vi ha bisogno d’iscrizioni, come i
b. IV, v. 441 e segg. Annibal Caro, che così tradusse Virgilio, ebbe per certo in mente questi versi di Dante, che così in
he così introduce Caronte nel suo Inferno: « Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco per antico pelo. Gridando:
el suo Inferno: « Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco per antico pelo. Gridando: Guai a voi, anime prave: N
o: Guai a voi, anime prave: Non isperate mai veder lo cielo: l’ vegno per menarvi all’altra riva, Nelle tenebre eterne, in
morti. Ma poi ch’ei vide ch’io non mi partiva, Disse: Per altre vie, per altri porti Verrai a piaggia, non qui: per passar
iva, Disse: Per altre vie, per altri porti Verrai a piaggia, non qui: per passare, Più lieve legno convien che ti porti. E
ro gli antichi, perchè tutti noi nudi scendiamo nel sepolcro. Plutone per sollevare il dolore di Proserpina l’idea della su
i il porre nella bocca dei morti un obolo, ch’era una piccola moneta, per pagare il nolo della barca al traghettatore dei m
Ermioniensi solo fra tutti gli uomini si credevano esenti dal tributo per esser vicini più d’ogni altro popolo al regno del
Odissea, lo vuole discepolo di Giove, e dice che in quest’isola regnò per nove anni, quantunque Eusebio ed altri scrittori
lui dissentano su questo particolare. E fama che fosse tanto potente per mare da imporre tributo agli Ateniesi per la mort
ama che fosse tanto potente per mare da imporre tributo agli Ateniesi per la morte di Andro geo, come dichiarerò a suo luog
so acqua bollente nel bagno. Ma quello che è fuori di dubbio si è che per la fama della sua giustizia meritò di esser credu
llodola, e suo padre in isparviere, che piombò subito sopra la figlia per lacerarla. Coloro che vogliono spiegar coli’ isto
Radamanto, cui la Mitologia assegna gli stessi genitori, fu anch’esso per la sua prudenza ed amore del giusto stimato degno
dubitare della giustizia di Radamanto, narrandoci che fuggì da Creta per aver ucciso il fratello, e rifugiatosi in Ocalea
il fratello, e rifugiatosi in Ocalea città della Beozia prese Alcmena per moglie. Eaco la favola aggiunge agli altri due gi
di Delfo rispose, che se volevano placare Giove si servissero di Eaco per intercessore. Egli giudicava i morti europei come
ell’Inferno sono Acheronte, Stige, Cocito e Flegetonte. Tutte l’anime per passar nell’Inferno varcano sulla barca di Caront
fiume di Titano e della Terra, e dicono che discese fino nell’Inferno per sottrarsi al furore dei fratelli. Favoleggiano al
mare e nocevoli: ciò unito alla sua lunga dimora sotto la terra servì per far credere che fosse un fiume infernale, nè poco
stessi numi. Quelli che fra loro nel di lei nome spergiuravano erano per del tempo allontanati dalla mensa celeste, e da o
ava ai numi mentitori un vaso pieno dell’acqua stigia, che sospendeva per nove anni la loro divinità. Gli Dei che giuravano
che sospendeva per nove anni la loro divinità. Gli Dei che giuravano per Stige dovevano tenere una mano sulla terra e l’al
al lago Averno, e che i Sacerdoti avari avvalorassero quest’opinione, per godere dell’amenità e dei frutti di quel clima be
aver dato causa alle menzogne dei poeti; come all’uso che ne facevano per provar la reità, o l’innocenza degli accusati, as
un freno nella mano, che da Buonarroti e da Winkelmann è stato preso per una fionda, quantunque del freno, e non della fio
la ha la ruota come dea della fortuna sotto un altro nome, e il freno per indicare la moderazione nelle parole e in questa
ta ed equa di tutte le azioni. Lo sguardo che ella volge nel suo seno per la parte del suo vestiario, ch’ella ne tiene lont
à un’idea delle ricerche scrupolose, delle quali questa dea si occupa per discoprire i segreti più nascosi; ed è sotto ques
a con un dito sulla bocca. Il ramo eh’ ella tiene è di melo selvaggio per mostrare la durezza e l’inflessibilità de’ suoi d
iegazione di quella pittura, è Nemesi probabilmente, ed hanno creduto per isbaglio un elmo i suoi capelli annodati sulla ci
avere avuto intenzione di rappresentare i favoriti di Nemesi, i quali per una condotta virtuosa dei beneficii di lei si ren
che presentiamo in questo rame, ha certamente i surriferiti caratteri per incoraggirne l’espositore. Le figure di Nemesi so
boli che gli antichi attribuiscono a questa nemica dei superbi, avuta per la persona allegorica della divina indignazione,
issero gli antichi del cubito di Nemesi, dalla maggior parte spiegato per una verga, che il simulacro della dea stringesse
a Albani, la quale solleva, è vero, il manto colla sinistra, ma forse per accogliervi nel grembo alcuna cosa, ma non già pe
sinistra, ma forse per accogliervi nel grembo alcuna cosa, ma non già per presentare la consueta attitudine di Nemesi cogni
che lo facesse apparir verisimile. Più naturale azione e più adattata per quella necessaria mossa del braccio non poteva pe
nte dell’altro. A quest’altro sarebbesi dovuto porre in mano il freno per imitare le due Nemesi di Smirne, una delle quali
Pausania della famosa Nemesi di Ramnunte borgo dell’Attica, simulacro per la divozione e per l’arte memorando, che da Varro
sa Nemesi di Ramnunte borgo dell’Attica, simulacro per la divozione e per l’arte memorando, che da Varrone venia preposto a
enza di Alcamene suo condiscepolo. « Il favore e la passione di Fidia per questo secondo gli procurarono il soccorso della
di Agoracrito, se il pubblico d’Atene parziale pel suo concittadino, per un male inteso patriottismo, non ne avesse prepos
nguenti tutta propria di Venere, su cui sono scolpiti gli Etiopi, non per la loro giustizia, come vanno ideando i commentat
oro giustizia, come vanno ideando i commentatori di quel classico, ma per indicare o la Libia, o l’Arabia, confusa spesso c
lica luce. Egli osserva fra le altre cose, che la fiala non è un vaso per unguenti, come pretende il Visconti, ma che gli a
guenti, come pretende il Visconti, ma che gli antichi se ne servivano per bere e per giuramenti. Ma io non voglio con altre
e pretende il Visconti, ma che gli antichi se ne servivano per bere e per giuramenti. Ma io non voglio con altre riflession
mone e la carnucopia della Fortuna, ed in altri monumenti ha le torri per la stessa ragione. Dione così spiega i simboli de
vede in una iscrizione appresso il Grutero, che venne presa da alcuni per l’Aurora. Nessuna cosa fu però più particolare al
livo; bisogna più lodarne la buona intenzione ed i voti che concepiva per l’impero che il buon gusto. Per escludere ogni so
ere ogni sospetto di gentilesimo le pose col tempo in testa una croce per mostrare la sua dipendenza da Dio. Ciò diede moti
esta Fortuna si assomigliava principalmente a una Vittoria. L’unirono per lo più però con la Croce, o altri segni, per leva
una Vittoria. L’unirono per lo più però con la Croce, o altri segni, per levarle ogni superstizione, e distinguerla dalla
amo ottiene dall’integrità quella considerazione che non può meritare per l’arte. Comunissimo sono l’immagini in bronzo di
fu il polo che le pose sul capo. « Alcuni si contentano d’ intendere per questa voce il Cielo senza curarsi di sapere sott
voce (grec) è ragionevole, perchè non se ne sono serviti gli antichi per denotare il calato della Diana Efesina, quello di
dio della Fortuna torreggiano sulla testa venerata di tanti dii? « Io per me non credo dovermi allontanare dal senso più na
el vocabolo, quando vedo che i monumenti non mei contrastano. Intendo per polo una specie di celata, pìleo, quale appunto o
specie di callotta che copriva la testa della Fortuua Smirnea, forse per indicare l’oscurità delle risoluzioni di lei, que
dicare l’oscurità delle risoluzioni di lei, quella della sua origine, per imitazione dei vetusti simulacri adorati in Anzio
per imitazione dei vetusti simulacri adorati in Anzio, non dissimili per avventura da altri consacrati nei Greco-Italici s
nimede. Sulle medaglie della città, la Vittoria è rappresentata, come per l’ordinario, sotto la figura di una donna seduta,
sconti descritta: «Questa divinità allegorica propagatrice e tutelare per undici secoli dell’Impero romano, fu quella altre
non ostante sono i simulacri d’una certa grandezza, o perchè fossero per maggior parte di bronzo, distrutti perciò dal bis
i questa idolatria. « Fra i pochi che ne restano in marmo, se piccolo per mole, assai stimabile per l’invenzione, assai ele
i pochi che ne restano in marmo, se piccolo per mole, assai stimabile per l’invenzione, assai elegante per la maniera è il
se piccolo per mole, assai stimabile per l’invenzione, assai elegante per la maniera è il nostro. « Esprime una vittoria na
se la vittoria, alla quale spettava il nostro monumento, fu riportata per terra e per mare, o forse ancora il trofeo non in
ia, alla quale spettava il nostro monumento, fu riportata per terra e per mare, o forse ancora il trofeo non indica uno di
toria il trofeo, che un greco autore non l’ha altrimenti definita che per l’ottenimento del trofeo medesimo (grec), la Vitt
nostro marmo ha dunque preso il partito di farla riposare sul trofeo, per indicare la sicurezza prodotta dall’aver volto in
apprendesse che la sua vera attitudine era di coprirsi il capo, quasi per gioco, dell’elmo sospeso alla sommità del trofeo.
lle quali la Vittoria sacrifica un toro, o presso all’antro di Mitra, per denotare vittime de’ trionfi. La corona moderna,
di Marcello i violenti ardori: Africa trassi in sul Tarpeo cattiva, E per me corse il Nil sotto le leggi Del gran fiume lat
le voglie tue fansi reine. Da lor speri venture alte e divine: Speran per loro i tuoi superbi carmi Arbitrio eterno in su l
cuor si tiene, E questa i miei pensieri alto sostiene, E gli avvolge per entro il suo gran lume. Che tutti i tuoi splendor
e Roma avventò le fiamme in grembo A l’emula Cartago, Ch’andò errando per Libia ombra sdegnata. Sinché per me poi vide Tras
o A l’emula Cartago, Ch’andò errando per Libia ombra sdegnata. Sinché per me poi vide Trasformata l’immago De la sua gran n
o Cato uccise. Nè il ferro che de’ Cesari le membra Cominciò a violar per man di Bruto. Teco non tratterò l’alto furore Ste
a possedere le statue delle nove Muse co’ loro distintivi antichi, e per la maggior parte trovate insieme nella Villa Tibu
ione non mi allontanerò dall’ordine di Esiodo e di Erodoto, esponendo per la prima la statua di Clio. « La distinguo per ta
di Erodoto, esponendo per la prima la statua di Clio. « La distinguo per tale dal volume che ha in seno, quasi svolgendolo
ellare o di riformare dove all’incontro sarebbe assai improprio darli per simbolo di Clio musa deiristoria, che siccome ram
ttributi, dà il volume a una sola Musa, che perciò deve interpretarsi per quella dell’Istoria, rappresentando la musa dell’
portici di Ottavia, questo volume potrebbe servire di una congettura per fissare 1’età incerta di quell’artefice, e creder
una delle Muse. Il sasso ove siede come la precedente, è un argomento per crederla o una Ninfa o una Musa, e la decenza del
la rupe non ha sostenuto mai verun simbolo; non così la sinistra, che per altro non poteva altra cosa reggere per la sua di
lo; non così la sinistra, che per altro non poteva altra cosa reggere per la sua disposizione che una bacchetta o una tibia
dimostrata Urania, la seconda, che vi è stata supplita, la distingue per Euterpe, Musa che ha specialmente sortito il suon
nia, a cui corrisponde il radio, o bacchetta, che suole avere in mano per additare i segni. La Musa rappresentata in questo
bile dagli spettacoli ci viene attestato dai Classici, e può bastarne per una prova l’iscrizione delle Commedie di Terenzio
teatrali della Tragedia e della Lira. Il genio che ebber gli antichi per simili istrumenti si comprende dall’ uso tanto es
pe: vi è perciò sostituita la presente, che si è ammirata lungo tempo per le scale del Palazzo Lancillotti a Coronari insie
pe è quella Musa che regge colla destra due flauti, presi dal Kirkero per fiaccole, ed è nel piano superiore. Il Cupero e l
iaccole, ed è nel piano superiore. Il Cupero e lo Schott la ravvisano per tale: quello soltanto che rilevo dall’ osservazio
a cura dei vegetabili, dei quali è strettamente proprio il fiorire. E per ciò la divinità ancora della poesia pastorale e g
to rotondo.» Voi dimandate spesso dei soggetti, e le descrizioni che per vostro vantaggio traduco dai poeti non sono sempr
d’esempio la seguente, ove è descritta Tebe assediata, e Meneceo che per la patria offre la vita. — Questa è Tebe, perchè
ste. Ma tutto questo è prospettiva: perchè bisogna ingannar gli occhi per certi serpeggiamenti, che s’allontanano e vanno q
enza saputa di suo padre: degno certamente di grandissima compassione per la sua tenera giovinezza, ma felice dall’altra pa
i poesia a cui generalmente presiede. « Infatti nulla di piìi proprio per denotare la Tragedia che la maschera di Ercole, l
to tragico. Sembra che ì simboli di questo eroe siano stati prescelti per adombrare la tragedia perchè si comprendesse qual
ore delle viti. Perciò la scena fu attribuita a Bacco, ed egli stesso per la sua sovrintendenza alla Tragedia fu venerato i
ata di alloro, calzata di quel genere di scarpe che abbiamo ravvisate per le antiche alute, col plettro che ha nella destra
a, va destando i concenti dell’armoniosa sua lira? La credo Tersicore per la somiglianza appunto di questo musicale istrume
non si rifletta che le canzoni liriche furono primitivamente composte per essere cantate danzando, particolarmente intorno
etra. Lo Schott, indotto in errore da una stampa, ha preso il plettro per un volume, ed ha dato alla Musa il nome di Clio.
eiano, Tersicore che è la prima della facciata, è parimente descritta per Clio, ma noi dalla singolare insegna, ch’è la Lir
ella Lirica eziandio secondo Pindaro, la cui assertiva, anche sola, e per l’antichità e pel merto del poeta, dovrebbe esser
ella situazione, nel movimento, nell’abito, che sta suonando la cetra per dar il tempo di qualche lieta danza nuziale. E ve
resentano, come r insigne bassorilievo Colonna, dove si vede danzante per le pendici di Elicona, ravvisata ancor dallo Scho
nno i loro attributi che le distinguono abbastanza; Clio ha il Yolume per la storia, Euterpe le tibie, Talìa la maschera co
rà Erato, l’altra Polinnia. Recheremo appresso le ragioni che abbiamo per credere quest’ultima la Musa ravvolta nel manto e
ture la descrizione, che ho tradotta, mosso dal gradimento che aveste per questo animato scrittore nella passata Lezione.
ano Anfìarao che ritorna da Tebe, nel qual tempo si dice che la terra per lui sprofondasse, onde nell’Attica rendesse gli o
ndesse gli oracoli, e dasse vera risposta sapiente fra gente illustre per sapienza. Fra questi sette che a Polinice Tebano
ori che Adrasto ed Anfìarao; gli altri ha la città di Cadmo: perirono per l’aste, pei sassi e per le scuri. Ma è fama che C
rao; gli altri ha la città di Cadmo: perirono per l’aste, pei sassi e per le scuri. Ma è fama che Capaneo fosse ferito dal
ora un corno nelle mani, come quello che è solito di condurci i sogni per la vera porta. — Agamennone. — Questi sparsi in
gni per la vera porta. — Agamennone. — Questi sparsi in qua e in là per la stanza del convito, il sangue mescolato col vi
impedisce come se avesse ai piedi catene. E fra tutti questi che sono per terra non ve n’è uno che sia pallido, poiché, spi
a cadere sopra Agamennone, strappandosi le sue ghirlande dalla chioma per porle sulla testa di lui. Finalmente la scure è a
sa della Memoria. Siccome questa facoltà molto si fortifica nell’uomo per mezzo del raccoglimento, l’hanno però scolpita i
te dimostrato dalla statua della Memoria del nostro Museo, indubitata per la greca iscrizione che ha nella base (grec), Rim
a Musa Polinnia, è consenso universale degli antichi scrittori. « Ma, per tornare alla considerazione del nostro marmo, chi
tatua detta la Flora Capitolina. Siccome i simboli che la distinguono per Flora sono aggiunti modernamente, così non esiter
ra dell’abito con quello della Polinnia Ercolanense. « Del rimanente, per non dubitare della reputazione che godeva questa
i a Velletri, mancante però del capo; l’altra eguale al vero, moderna per altro dal mezzo in su, ma di eccellente scalpello
e, una delle quali è precisamente la stessa figura da noi determinata per Polinnia nel sarcofago Capitolino. Le altre due,
Menelao. Polinnia, eh’ è la Musa del Gesto e dell’Azione, è qui posta per le belle maniere di Paride, come in altri simili
mano, e tanto replicata, la stimo di molto antica invenzione, appunto per trovarsi nel bassorilievo dell’Apoteosi di Omero,
e a quella del Campidoglio, benché nell’esposizione venga determinata per Erato. Ma ciò che comprova mirabilmente la nostra
ciò che comprova mirabilmente la nostra opinione d’interpetrar sempre per Polinnia quella Musa così appoggiata al gomito, è
igura, simile alla sovra descritta, si aggiunge una maschera ai piedi per simbolo delle pantomime teatrali, proprie di Poli
tuna Reduce. « Chiunque però l’esamini con riflessione la riconoscerà per la Musa dell’Astronomia, e perchè sul globo sono
lio di Edipo sarà reso questo ufficio dalla sorella Antigone, essendo per questa effetto uscita di notte fuori del recinto
iopia, e il combattimento di questo che di buona voglia ha intrapreso per amore. Io penso che avrete udito parlare di Perse
Etiopia un gran mostro del mare Atlantico, che si gettava sulla terra per divorare gli uomini e gli animali. Perlochè il pi
il pittore facendo caso di questo, ed avendo compassione di Andromeda per esser stata esposta a questa bestia crudele, il c
, ma più robusto ch’esser non suole. Egli è dipinto quasi senza possa per essersi molto adoprato, perché Perseo innanzi d’
ere seco lui con l ‘orribile animale. Fu il Greco esaudito, ed arrivò per soccorrerlo. Quanto alla giovinetta, ella é piace
ò per soccorrerlo. Quanto alla giovinetta, ella é piacevole e gentile per esser di una tal bianchezza in Etiopia, ma più an
e e gentile per esser di una tal bianchezza in Etiopia, ma più ancora per la sua beltà. Perchè di delicatezza ella vincereb
erseo riceve cortesemente i loro doni appoggiato sul gomito sinistro, per distendersi a suo bell’agio e risposare il suo pe
i i Pelopidi in paragone delle spalle di Perseo, perchè essendo belle per sé stesse e di un vivo color sanguigno, la fatica
fondo Cassiano di Tivoli dove le altre, e quantunque vi siano indizi per crederla ancor essa una Musa, comecché mancante d
rei che fosse stata destinata colle altre alla medesima collezione, e per la notabile diversità di grandezza, e per essere
alla medesima collezione, e per la notabile diversità di grandezza, e per essere di un’altra ma niera di artifizio. Le altr
amo far a meno di crederla un elegante originale. » È stata ristorata per Urania e perchè mancava appunto l’Urania fra le m
tra, o i pugillari, il volume, e perchè finalmente non avea segno che per Musa la caratterizzasse, determinandola al tempo
segno che per Musa la caratterizzasse, determinandola al tempo stesso per una delle muse di Pindo lo star seduta come le al
che è singolare in questa eccellente scoltura è il panneggiamento, sì per la maniera nobile e leggiadra in cui è trattato,
ggiamento, sì per la maniera nobile e leggiadra in cui è trattato, sì per la qualità dell’abito che si è voluto rappresenta
su è trasparente, sia fatta dal mezzo in giù di più grosso drappo non per altra ragione che per quella della decenza, osser
fatta dal mezzo in giù di più grosso drappo non per altra ragione che per quella della decenza, osservata sempre dagli anti
he di questi era calzata la Pallade di Fidia, onde non debbonsi avere per abbigliamento improprio di una Musa, che ol’ tre
tura dell’Ercolano. Merita però osservazione anche la testa riportata per essere antica. Si vede adorna sulla fronte di una
emoria del punito orgoglio delle sorelle Pieridi trasformate in piche per avere con loro voluto competere nella perizia del
segnare sulla cera le note dei suoi pensieri, o disposta a rivolgerlo per cancellare il già scritto, è senza dubbio la musa
o, e hanno avuto perciò il bisogno dell’epigrafe: Calliope, il poema, per distinguerla da Clio, che ha pure in quelli inton
nostre Muse, o secondo l’uso che osserviamo più comune nei monumenti, per non confondere colla musa della Storia quella del
to nell’aria attenta e pensierosa che ha saputo dare a questa figura, per la quale merita di essere con meraviglia consider
trati: li ha nel superbo bassorilievo Capitolino la settima Musa, che per Polinnia è stata descritta senza considerargli i
olano è questa Musa così parimente rappresentata; e il quadro stesso, per torre ogni dubbio, ci offre la figura di un Poeta
l’antica Ercolano, che il Vesuvio sotto le sue eruzioni ha conservate per tanti secoli, per farne poi all’ età nostra ed al
che il Vesuvio sotto le sue eruzioni ha conservate per tanti secoli, per farne poi all’ età nostra ed al sovrano di quella
ssimo contro Arianna l’abbandonasse in Dia, isola, quantunque ciò non per ingratitudine di lui, ma per volontà di Bacco pen
onasse in Dia, isola, quantunque ciò non per ingratitudine di lui, ma per volontà di Bacco pensino alcuni che sia avvenuto,
innanzi, nè dopo, e che si sia dimenticato del Laberinto e del motivo per cui navigò in Creta: tanto egli riguarda quelle c
i quali elleno sono state liberali dei loro doni basta la sola natura per piacere. Certo è che gli antichi moralizzavano su
loro che potrebbero innamorarsi del vero. A così care dee non doveano per certo mancar templi. Eteocle re d’Orcomene fu il
Amore, e quelli pure di Mercurio, erano ancora alle Grazie dedicati, per indicarci che da esse deve essere accompagnato 1’
o a quella fra le Grazie che presiede alla riconoscenza. E certamente per niun altro attributo meritarono dagli antichi mag
mani unite fra loro come se danzassero? Perchè un benefìzio passando per diverse mani ritorna sempre a chi lo dà, e perchè
e sovente fra esse e le tre Parche (che come le tre Grazie si tengono per le mani su qualche medaglia) altra differenza che
ta di Faustina minore della Collezione Albani, offerta forse alla dea per ringraziamento della fecondità di quell’Augusta.
niente a lui minore. Infatti guardate quali immense membra sono stese per terra: che folta chioma nutriva per sacrificarla
e quali immense membra sono stese per terra: che folta chioma nutriva per sacrificarla al Nilo, perchè questo fiume, quantu
ole, e prega la Notte che si affretti di venire più presto del solito per arrestare l’esercito, onde ella possa togliersi i
scintillare dal volto di lui, e il grido di questo prodigio si sparse per quelle regioni. Si vuole che questo aio di Escula
utrice dello dio, ed il centauro Chìrone lo educò nelle arti mediche, per le quali tanto celebrato divenne. Credesi che il
a Peone. Ebbe Esculapio in moglie Epione, e n’ebbe Podalirio rinomato per la medicina, e Macaone, che militò con gli altri
, poiché nasceva da madre mortale. Ippolito essendo ritornato in vita per la perizia di lui, Giove si sdegnò tanto che gli
Vero pubblicato dal Buonarotti, e che vien descritto da Tertulliano, per ornamento delle statue di Esculapio. In quanto al
l serpente avviticchiato, racconta Igino che Esculapio se ne servisse per ammazzare il serpente, e vien così descritto da A
a Apuleio: — Diresti che del dio medico nel bastone, che porta nodoso per rami mezzo potati, fosse attaccato un serpente ge
o un serpente generoso, con lubrico ravvolgimento. — Ciò veniva preso per simbolo degli aiuti che alla natura umana deve da
ta dea unita insieme con Esculapio, come si vedeva in Atene nella via per andare alla fortezza, in Corinto vicino al ginnas
omunica la salubrità all’aria. Alla Salute era ancor dato il serpente per l’attenenza con Esculapio: e lo facevano in atto
attenenza con Esculapio: e lo facevano in atto di dargli da mangiare, per alludere ai serpenti in varii templi di Esculapio
avranno portati i cibi e le mole dei sacrifizii (le quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia) per dar loro d
acrifizii (le quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia) per dar loro da mangiare; e secondo Macrobio, riferen
, che conferiscono alla salute dei corpi, sono forse i serpenti fatti per simbolo di quei due principali pianeti, il moto d
ico della serpe. Ma in quella maniera che veniva attribuita la Salute per figliuola ad Esculapio, per la connessione del no
a maniera che veniva attribuita la Salute per figliuola ad Esculapio, per la connessione del nome con gli effetti e cause d
e discendenti por tano nel nome la stessa allegoria: onde gli diedero per nutrice Trigone, forse per essere il cibo del gra
nome la stessa allegoria: onde gli diedero per nutrice Trigone, forse per essere il cibo del grano più salubre di tutti; e
e Trigone, forse per essere il cibo del grano più salubre di tutti; e per moglie Epione, che secondo altri gl’insegnò la me
tutti; e per moglie Epione, che secondo altri gl’insegnò la medicina, per significare i medicamenti lenitivi; sicché dall’a
foro e Alexanore che vuol dire Scacciatore dei mali. Plinio annovera per figliuola di Esculapio anche Egle, cioè risplende
nio annovera per figliuola di Esculapio anche Egle, cioè risplendente per il sano colore delle carni; e Marino poeta de’ Lu
dente per il sano colore delle carni; e Marino poeta de’ Lupercali dà per figliuola di Esculapio anche Roma, che significa
la figura del mese di Dicembre in un antico calendario: questo abito per una devota allegoria fu dai monaci adottato. In m
egoria fu dai monaci adottato. In molte statue vedesi esser chiuso da per tutto; in quella di Telesforo è fatto in forma di
one. Raro è bensì questo gruppo trovato nell’antico fòro di Preneste, per esser l’unico in marmo di tutto rilievo che ci of
divinità. « Ad Esculapio è stata adattata una testa con barba essendo per lo più barbato questo nume nei monumenti, cominci
da questo infelice fanciullo che resta, mentre i due altri giacciono per terra: egli ha ancora la mano in atto di ferire,
ipide che affrettava colla sferza i cavalli uniti alla biga terribile per saccheggiar la casa del vile fratello. Il furore
tanza ov’egli infuria contiene Megara co’ suoi figli; i vasi, le mole per le vittime, le legna destinate al sacrifizio per
gli; i vasi, le mole per le vittime, le legna destinate al sacrifizio per Giove Erceo, tutto è rovesciato. Il toro vi è: ma
è rovesciato. Il toro vi è: ma le al tre vittime sono sparse qua e là per l’altare insieme alla pelle del Leone: di questi
ngetture è la divinità ed il culto di Bacco. Famoso al pari di Ercole per le conquiste: l’Oriente e l’Occidente è pieno del
ste: l’Oriente e l’Occidente è pieno della sua fama: nè poca gloria è per lui di essere stato causa d’ invidia e di conquis
nome di Bacco. Nisa in Arabia era la patria del dio, e passava almeno per essere il luogo ove fu deposto dopo la sua nascit
el Nume sono consegnate al poema di Nonno, da cui estrarrò quello che per voi vi ha di più interessante. Non vi è nulla di
e per voi vi ha di più interessante. Non vi è nulla di più necessario per voi che il sapere quale idea gli antichi artefici
bene alla fantasia, che una giusta immagine se ne faccia: il secondo, per quanto vaglia a ritrarre la grazia dei contorni g
ndo quasi insensibilmente su quel bellissimo corpo, fan sembrare come per una certa magia cedente il marmo, e spirante. « Q
raccia e delle gambe. Così mutilato com’era, ne fu ricercato il gesso per molte Collezioni, ed uno fra gli altri formò la d
ultimi periodi della sua vita. « Quantunque l’essere stato risarcito per Bacco abbia incontrato qualche disapprovazione, p
la nudità dai mitologi attribuitagh, ma sempre con lunghe treccie, e per lo più così sparse intorno al collo, agli omeri,
le e donnesca; quindi finalmente fu creduto esser maschio e femina, o per dir meglio con Aristide, avea così miste le quali
rtefici ne ritrassero, or figurandolo armato e vincitore, ora cornuto per emblema dell’ebrietà, ora barbato come in aria di
attributi, altre volte non ne han considerato che un solo. Non tutti, per « sempio, hanno esagerato, come il nostro, la mol
e del dio del Vino. Il presente simulacro è un modello impareggiabile per un corpo maschile bellissimo di una bellezza effe
ano: «Molto abbiamo perduto in Valerio Fiacco: » Sorgi fra l’acque, per diverso affanno da Vulcano lacrimata Lenno: Nè a
l morto antico. Dei Celesti mirò sorger le ascose Risse il Tonante, e per lo nuovo regno Scosse il silenzio dell’eterea pac
lane Del loco insegna: in mezzo ai flutti un grido Risuona: patria, o per diverse cure Affannose consorti, eccovi ancelle P
, e ritorna Coll’adultera sua, che al casto letto Già s’avvicina: Non per fama eguale E non per lode di pudore e d’arte A t
era sua, che al casto letto Già s’avvicina: Non per fama eguale E non per lode di pudore e d’arte A te, gran prole Doriclea
per lode di pudore e d’arte A te, gran prole Doriclea: gli piace Sol per le pinte mani, e l’arso mento. Ma con fato miglio
n luce sonora: accresce il Padre Col tuono a lei la maestà crudele; E per l’aure tremanti odi una voce Replicarsi: il mar s
dal suol, parte dell’ombre Il Citerone perde, e prono al suolo Penteo per l’aer rotolando cade. L’antico senno allor racqui
con la gioia del furor volgeva Al mal non ebro Cadmo il pie veloce, E per la preda del lion mendace Ne vomitò dalla rabbios
forme, tenendo in mano la chiave delle generazioni va a trovare Giove per rappresentargli l’infelicità dell’uomo. Egli ricu
scite tutte le sciagure, e non riconosce la prudenza di Prometeo, che per rimediarvi non ha pensato dì togliere agli Dei il
suo padre consulta Tiresia ed Europa sua figlia nel tempio di Minerva per sacrificare a Giove dio del Fulmine un toro, che
frutti autunnali. Quindi Semele passò sulle rive dell’Asopo ove scese per bagnarsi. Amore vibrò la sua freccia nel cuore di
cese per bagnarsi. Amore vibrò la sua freccia nel cuore di Giove, che per meglio osservare la sua amante si cangiò in aquil
iventano rotondeggianti, accusano la sua colpa. Ella già prende gusto per 1’ edera, di cui ella intralcia la corona ornamen
are la madre. Ben presto l’Invidia sotto le forme di Marte le suscita per nemiche Minerva e Giunone. Ella rammenta a quest’
ttosto l’Invidia sotto la sua forma, io non posso restar più in cielo per vedervi trasportata tutta la razza dei mortali. I
al cielo col suo fiolio. Giunone medita nell’istante uno stratagemma per vendicarsi di questa nuova amante. Ella s’indiriz
spiaceri e i suoi timori: ella le dice di temer che Giove non finisca per bandirla dal cielo, e ne faccia Semele la regina.
e il fulmine terribile, e ne perisce in mezzo al fuoco. Il suo figlio per mezzo delle cure di Mercurio fugge all’incendio c
nsibile all’infelicità della sua amante la trasporta in cielo, ove ha per compagni Mercurio, Marte, Venere e la Luna. Voi v
quale turbògli in tal maniera la mente, che prese il proprio palazzo per un bosco, la moglie e i figliuoli per fiere. Schi
e, che prese il proprio palazzo per un bosco, la moglie e i figliuoli per fiere. Schiacciò Learco fanciuUetto: ed Ino a un
le percorre L’intime fibre. Allor, scagliata in alto La face, scorre per l’istesso giro, E il suo loco raggiunge. Alfìn ri
nel poter, ti chieggo Alte cose: pietà dei miei, che vedi Neir Ionio per vasta onda sonante Sbalzati. Ai numi tuoi gli agg
acco, finché il parto arrivasse al suo termine, e non ve lo tolse che per darlo alla luce. Nell’istante di questa nuova nas
Nell’istante di questa nuova nascita di Bacco l’Ore si trovano pronte per riceverlo, e pongono sulla sua testa una corona d
uindi il poeta ci dipinge Mercurio, che lo porta a traverso dell’aria per confidarlo alle ninfe dell’Acque, chiamate ladi.
none avendole rese furiose, Mercurio fu obbligato di levar loro Bacco per confidarlo ad Ino figliuola di Cadmo e sorella di
uesta nuova nutrice, Mercurio ritira il nume bambino dalle mani d’Ino per darlo in deposito a Rea, a Cibele, che ne prende
ce le cose più lusinghiere: lo interroga sulla sua nascita, e finisce per dire, che lo conosce e sa che è figlio del Sole e
della sua assenza. L’amore di Ampelo gli tien luogo di tutto: finisce per chiederlo a Giove, e sollecita questa grazia coll
avvedersi che tutto ciò non è che un’ allegoria sull’ amore di Bacco per la vigna. Diodoro espone ciò semplicemente, narra
, e con altrettanta sicurezza di Europa che non ebbe bisogno di freno per condur quello che la rapì. Il caso conduce precis
la rapì. Il caso conduce precisamente un toro disceso dalle montagne per bere: il giovine audace osa salirvi, e tenta di c
audace osa salirvi, e tenta di condurlo: toglie dei giunchi del fiume per farne una frusta, e cinge di fiori lo corna dell’
ia donatagli da Rea, che dopo la metamorfosi di Ampelo in vite, bastò per dare al suo frutto un odore delizioso. I Sileni d
e le sue prede. Scongiura Giove di voler rendere la vita al suo amico per qualche istante. L’Amore sotto la forma di Sileno
dei nuovi amori onde dimenticare il perduto giovinetto. Gli racconta per questo oggetto una graziosa favoletta, che contie
La ninfa delle Stagioni passa rapidamente su questi quadri differenti per giungere a quello ove sono scolpiti i caratteri d
e d’oriente, da cui esce il Sole. Bacco però era sempre inconsolabile per la perdita del suo amico, e la natura intera semb
Ampelo non è morto del tutto; che non passerà l’Acheronte, e diverrà per i mortali la sorgente di un liquore delizioso, ch
frutto di lei, e raccoglierne il liquore. La sua bocca divenne rossa per questo umore, e Bacco •ch’errava per le montagne
uore. La sua bocca divenne rossa per questo umore, e Bacco •ch’errava per le montagne se n’ avvide, e si rammentò di un ant
un antico oracolo di Rea. In conseguenza fece un foro in questa rupe per procurarsi una specie di strettoio in cui mettere
e l’ uve. Egli le preme coi Satiri, che ben presto divengono ubriachi per la forza del nuovo liquore. Vien descritta la ven
sembianze piangerà ben tosto i lacrimevoli casi che vi avverranno. Ha per ora una corona di edera che gli pende con neglige
a, e sembra pronta a cadere, perchè gli duole di dovere essere ornato per la nascita di Bacco. Ecco l’arrabbiata Megera che
llano, miele. Ecco là un grosso salcio rovesciato, forza maravigliosa per donne che non siano invase da Bacco. Le scellerat
dal fato la conquista dell’Indie, Giove invia Iride al palazzo di Rea per comandare a Bacco che vada a combattere gl’Indian
tto forma di Cerasta nata dall’acqua dei fiumi, si era reso terribile per le sue navi, e comunichi quindi a questi popoli l
elo. Nelristante Cibele invia il capo dei suoi cori e delle sue danze per riunire un’armata, che deve esser comandata da Ba
ravigliati della loro perdita, bevono 1’ onda del fiume, che prendono per nettare, e di cui non possono mai saziarsi. Il nu
e dello dio, e l’umiltà delle preghiere alle quali discende. La segue per tutto: ma la crudele nega soddisfare i suoi desid
del Sole, e ignorando la mutazione successa nelle acque del fiume, va per togliersi la sete, si ubriaca e dorme. L’amore av
ca e dorme. L’amore avverte Bacco, che coglie la favorevole occasione per commettere così caro furto, di cui Pane stesso è
ella perdita della sua verginità, vuole uccidersi e cerca il rapitore per trapassarlo coi suoi dardi. E costretta ad esilia
coi suoi dardi. E costretta ad esiliarsi dalle selve a lei così care per timore di riscontrarvi Diana, di soffrirne i rimp
lo dio, e Blemi, capo degl’ Indiani, si presenta con un ramo di ulivo per domandargli la pace. Il seguente Libro ci rappres
con ro’o trade: Botri era suo figlio e Meti sua moglie, ed aveva Pito per capitano. Questi eroi non sono che allegorici: St
ito che prepara. Vi si distingue sopra tutto la principessa Meti, che per la prima volta che beve il liquore che Bacco le v
one di Stafilo, Bacco invia un araldo al capo degl’Indiani, a Deriade per proporgli di accettare i suoi doni, o di preparar
esimo comincia dallo spettacolo della principessa di Assiria desolata per la perdita del suo sposo. Ella ha perduto il suo
ilo, e il dio del Vino 1’ ha abbandonata: ella dimanda il suo liquore per consolarsi. Serve, dic’ella, eh’ io vegga una taz
à degli altri Canti. Meti dichiara di esser pronta a sacrificar tutto per unirsi a Bacco, al quale ella raccomanda il giovi
izione di questo avvenimento, che ho tradotta. Il fatto è troppo noto per aver bisogno di spiegazione: dirò solo che Androm
ea che aveva avuto r ardire di credersi più bella di Giunone. Nettuno per vendicar la sorella mandò un mostro che desolava
l’imeneo? pubblici danni Privato pianto già consola, e l’orna Vittima per la pena un’ aurea veste Non preparata a questi vo
uesti voti. Appena Giunsero al lito del nemico mare, Le molli braccia per le dure rupi Aprono, e son fissi agli scogli i pi
sua figura Scorre la veste dalle spalle, e fugge Le braccia ancora, e per gli omeri vedi All’ aura sventolar le nere chiome
le note ripe. Con lieve soffio le pendenti membra L’aura riscalda, e per l’estrema rupe Flebilmente risuona. Alfin quel gi
e dal profondo flutto, Tanto in su Perseo vola, onde lo stanco Mostro per lo sicuro eter delude, E gii percote la contraria
petale, o la bella foglia, nutrice di Bacco, prepara gli appartamenti per dormire. Vi è la descrizione di un sogno che ha l
canti, che compongono l’armata di Bacco. Lo dio dirige le sue schiere per Tiro e per Biblo sulle rive del fiume Adone press
compongono l’armata di Bacco. Lo dio dirige le sue schiere per Tiro e per Biblo sulle rive del fiume Adone presso il Libano
ici che aveva uccisi, come Polifemo in Virgilio. Questo principe avea per padre Dria, la querce, ed era re dell’Arabia. Giu
rce, ed era re dell’Arabia. Giunone invia Iride verso questo principe per irritarlo contro Bacco. Iride, per adempire al de
invia Iride verso questo principe per irritarlo contro Bacco. Iride, per adempire al desiderio della dea, prende le forme
ede di esser vincitore. La dea va in seguito a trovar Bacco, e prende per ingannarlo la forma di Mercurio: lo impegna a tra
li Dei che proteggono il dio del Vino. Comanda che si taghno le vigne per tutto, e minaccia Nereo e Bacco. L’Arabia soccorr
’Indiani schierati assalgono l’armata di Bacco, che fugge con inganno per condurli neUa pianura. Incontanente la presenza d
, che negli abissi del Tartaro impiega vanamente le armi dell’Inferno per difendersi, e Venere che lavora l’opera di Minerv
mo Canto, o la seconda parte del poema, con un’ invocazione alla Musa per invitarla a cantare la guerra delle Indie, e si p
e di Cibele, di cui il poeta ci rammenta la famosa castrazione, viene per parte della dea a consolar Bacco, e gli dà un’ ar
le serpente. Nè trionfa: ma poco tempo dopo il serpente è risuscitato per virtù d’ una certa pianta chiamata fior di Giove,
Bacco. — Tu dormi, Deriade, gli dice. Un re che deve esser vegliante per difendere il suo popolo numeroso, deve egli dormi
da tutte le parti dell’Oriente. Agreo e Flogio si presentano i primi per comandar le sue squadre. Entrano nella lega tutti
Indiani contro lo dio, e loro rivolge un discorso pieno di disprezzo per nemici e per Bacco, nel quale il barbaro rammenta
ro lo dio, e loro rivolge un discorso pieno di disprezzo per nemici e per Bacco, nel quale il barbaro rammenta molti fatti
e: Giove raduna gì’ immortali, e invita molte divinità a interessarsi per la difesa di Bacco, mostrando loro le diverse rag
idando incontro gli si fanno, perchè la quadriga di lui si è spezzata per l’artifìcio di Mirtillo. Nelle imprese della guer
superate le mura. Voi avrete sentito dai poeti, ch’egli fu fulminato per avere con arroganti parole ingiuriato Giove. Poic
perirono davanti alla città di Cadmo, gli Ateniesi ottennero a forza per essi l’onore della sepoltura. Capaneo fu quindi p
nobile uso, poiché qual vittima più degna di una moglie che s’ immola per amor del marito: — Lezione sessantesimasecond
ducatori di Bacco. Giunone avvertita della disfatta degrindiani viene per rianimare il coraggio e il furore di Deriade loro
enno, e quindi al cielo ritorna. Bacco profitta dell’assenza di Marte per assalire gl’Indiani, e per far guerra al popolo n
orna. Bacco profitta dell’assenza di Marte per assalire gl’Indiani, e per far guerra al popolo nero. Aristeo combatte all’a
io contro Bacco cerca nuovi mezzi di nuocergli. Discende all’ Inferno per trovarvi Proserpina, onde prenda parte alla sua v
nder conto della sua imbasciata a Giunone, che prepara altri artifizi per sedurre Giove. Va a trovar Venere sul Libano per
epara altri artifizi per sedurre Giove. Va a trovar Venere sul Libano per chiederle il suo cinto: questa vedendola afflitta
le espone i suoi timori sulle conseguenze dell’afi’etto che Giove ha per Semole e per Bacco, al quala dà sede nell’Olimpo.
suoi timori sulle conseguenze dell’afi’etto che Giove ha per Semole e per Bacco, al quala dà sede nell’Olimpo. Ella teme ch
into potente, onde io prevenga questi mali, risvegli l’amore di Giove per me, e possa aiutar gl’Indiani, mentre il re degl’
ove, che dell’antica fiamma i segni risente. Il suo amore si accresce per le carezze insidiose della sua sposa, alla quale
nsidiose della sua sposa, alla quale confessa il suo violento afietto per lei. Mentre che gustano il piacere pei desiderati
misera sorte di lui. Ella era occupata a formare una corona di fiori per Venere, e sale al cielo, onde veder la dea, la qu
dolore ne domanda la cagione. Non la tace, e la prega ad interessarsi per la sorte di suo padre. Venere commossa, invia Agl
e, che teneramente lo abbraccia. Gli espone il motivo dei suoi timori per Bacco, e lo persuade a prender parte nella sua ca
ontro esso un dardo potente, che lo accende dell’amore il più ardente per la bella Calcomedia, che finge di amarlo. L’insen
nno coi suoi discorsi. Intanto ella profitta del silenzio della notte per andare in traccia di Bacco fra le selve. Il fiero
casa. Avea la veste, che l’ incerta strage Dicea, rossa di sangue, e per la polve Squallida, e aperta dagli alterni ferri;
effigiato. Dopo avervi in gran parte narrata l’ istoria di Bacco, per accrescere la vostra attenzione io passo a più im
Ercolano. Un’ iscrizione pubblicata poco dopo gli dà lo stesso abito per indicare il colore del vino. La Base della Villa
esentante lo stesso dio col soprannome di dolce, era di legno di fico per allusione alla dolcezza dei frutti di questo albe
è giunta fino a noi, è quella nella quale teneva una fiaccola in mano per far lume a Cerere che cerca Proserpina. Ma lo dio
e Libero, cioè Bacco, vicino a Lerna, e dell’altra in Pellene, in cui per questo chiamavansi Lamptera, cioè festa delle fia
nteo se gli Orgii si celebrassero di dì o di notte, risponde di notte per lo più, perchè le tenebre portano venerazione. In
mmeo riportato dal Buonarroti, e che rappresenta Bacco, il nume porta per bicchiere un corno, che finisce in una testa di c
mo tutti rabescati duellerà o di vite nella Villa Borghese, che hanno per fondo un capo di vitella; e nella Pompa Bacchica
esimi, dei quali parleremo, scrive Pindaro che si servivano dei corni per bere. Conviene adesso favellarvi del tirso, che v
coperto di ellera, tessuto insieme a scaglie di pesce, la quale forse per la similitudine fu chiamata e creduta esser veram
eso quel nome dalla similitudine che ne rappresentava la cima. È noto per altro che il pino era consacrato anche a Bacco pe
va la cima. È noto per altro che il pino era consacrato anche a Bacco per l’amicizia eh’ egli ebbe con Cibele, come vi ho g
o. Poteva inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe per uno dei segni sacri della cesta mistica, senza ch
za che noi siamo costretti a dire che la portassero sui tirsi: quando per altro le scaglie di quella pannocchia nei marmi s
li aste erano co mimemente dai pittori dei tempi del Buonarroti fatte per tirso nei Baccanali: quando ne’ veri le foglie do
nei Baccanali: quando ne’ veri le foglie dovevano esser cucite ad una per una, non attaccate ai rami. Poiché per lo più, se
e dovevano esser cucite ad una per una, non attaccate ai rami. Poiché per lo più, senza che vi fosse altro ferro di sotto e
vevano fare quelle pannocchie tutte di foglie d’ellera cucite insieme per semplice e sola mostra per non far male: siccome
ie tutte di foglie d’ellera cucite insieme per semplice e sola mostra per non far male: siccome scrive Diodoro che per il m
r semplice e sola mostra per non far male: siccome scrive Diodoro che per il medesimo fine Bacco levò alla sua gente l’asta
o probabile che alcune aste col ferro in cima tondo e grosso fossero, per la similitudine che avevano coi tirsi, chiamate a
e (cred’io) che lungi dal luogo della loro destinazione si lavoravano per uso, o per ornamento dei palazzi e di ville parti
che lungi dal luogo della loro destinazione si lavoravano per uso, o per ornamento dei palazzi e di ville particolari, per
voravano per uso, o per ornamento dei palazzi e di ville particolari, per potersi a loro piacimento con più facilità trasfe
o di amante: gli occhi sono sicuramente d’ innamorato; poiché essendo per natura loro glauchi e feroci sono mitigati dall’a
perchè vi è scritto, ed attesta di essere stato procreato dalla terra per amore di un bel giovinetto che piange quando è pr
in memoria della metamorfosi che di lui in questo animale fece Giove per salvarlo, quando era infante, dalla madrigna Giun
ui inventato contro l’ubriachezza. Tiene in mano tazza o larga o alta per esser latore del vino; spesso asta o tirso, qualc
benefizio col darne a Bacco il soprannome di porta ferule. Alle gambe per lo più ha coturni, calzatura dei tragici, essendo
a coturni, calzatura dei tragici, essendo egli il dio della Tragedia, per cui il giudizio fra le tragedie di Eschilo presso
Sileni? Io non voglio guidarvi a traverso d’erudite ricerche inutili per voi, e mi limito solo a darvene il resultato reso
hie acute, alle quali, se alcuna cosa si aggiunge d’ircino, par fosse per fantasia di artefice e di poeta. Nonno attesta l’
ed eleganza: in tutto vi è l’originalità di un popolo pieno d’ingegno per inventare, pieno di fantasia per abbellire, pieno
inalità di un popolo pieno d’ingegno per inventare, pieno di fantasia per abbellire, pieno di scrittori per conservare ciò
no per inventare, pieno di fantasia per abbellire, pieno di scrittori per conservare ciò che gli antichi aveano creduto e d
Baccanali, fin qui chiamati Fauni, non possono comunemente riputarsi per tali, perchè i Greci, di cui sono opera i vasi, n
di Bacco. Sebbene le forme d’uomo siano pari nel Fauno e nel Satiro, per distinguere quelli lavorati ai tempi degl’imperat
rappresentassero, non più Fauni, ma Sileni voglionsi nominare. Alcuni per maggior precisione hanno pur voluto distinguere c
rba lunga, e stizzoso. Questi due ritratti di Sileno o di Pan servono per farceli rico noscere nei monumenti: ma riguardo a
autori che ne discorrono. E dove alcuni di questi ultimi ce lo danno per un vecchio ubbriaco e ridicolo, altri ce lo descr
e lo danno per un vecchio ubbriaco e ridicolo, altri ce lo descrivono per un savio così lontano dall’impostura che si lasci
fante Bacco, e nelle forme nobili del volto e delle membra si ravvisa per un personaggio assennato, a cui potea confidarsi
n abito teatrale lavorato a maglia, che si poneano indosso gli attori per meglio rappresentare le membra pingui ed irsute |
o ne divenne, e non sapea a quale degli Dei e degli uomini rivolgersi per essere del suo atroce misfatto espiato. Giove mos
leo minacciante i Lapiti col gran vaso; — intendendo della guerra che per soverchio vino intrapresero coi Lapiti. Per quest
nfa, o Genio di quell’isola, con una vela che le svolazza sulla testa per indicare il suo sito sul mare; e sarà forse la Na
be essere il Biblino, a cui pare che Zeffìro, portandosi placidamente per aria, gli versi nel cornucopie la buccina che si
versi nel cornucopie la buccina che si suol dare ai venti, quasi che per festeggiare ancor egli le nozze di Bacco, le rive
e che diedero occasione alla favola che vi fosse un fonte di vino. Ma per tornare al nostro proposito principale, il Sarisb
tauro a mancina, non conoscendosi quello si potesse aver nella destra per essere rotto, tiene coll’altra una lampade, o fac
auro fu costumato dagli antichi, in quella loro semplicità di vivere, per bicchiere, come a lungo fa vedere Ateneo, e lo te
l’olmo e del rito che fu ordinato la prima volta da Tolomeo Filadelfo per adornarne la statua di Arsinoe: onde si può crede
te le Centauresse sulle spalle alcune pelli consuete a’ Baccanti, che per lo più erano le nebridi, le quali propriamente er
o pure nebridi le pelli di daino. Polluce fra le vesti dei Satiri, e per conseguenza di Bacco, annovera ancora le pelli di
co, annovera ancora le pelli di capra e quella della pantera, imitata per lo più però e tessuta, perchè, come nota il Salma
Rare ciò non ostante pur sono le loro rappresentanze nei monumenti, e per lo più fan di se mostra, come nel nostro marmo, i
o e dei suoi seguaci. « Le tredici figure componenti il bassorilievo, per la grazia, l’originalità, la varietà dei moviment
che salito in ginocchio sulla sua groppa si adopera con ambe le mani per torli ad essa. Un altro giovin Baccante porta anc
oltre la rarità del soggetto hanno un grandissimo merito di lavoro, e per alcune parti, che si sono in questo mantenute, sc
colo cavaliere. « L’Amorino, che è sul secondo, è cinto di una fascia per sospendervi la faretra. Queste figurine danno, pe
into di una fascia per sospendervi la faretra. Queste figurine danno, per così dire, tutta l’anima alle presenti sculture.
o di Bione, dov’è descritto un giovine cacciatore, che vedendo Cupido per la foresta volea farne sua preda; ma fu avvertito
ca di questo mostro, da Palefato diffusamente descritta. Ma ciò basti per dar ragione del ristauro del braccio destro: nel
esce colle sembianze umane, e forma dell’uomo e del cavallo un tutto, per quanto può immaginarsi, uniforme. Si è situata qu
ssendo noto il trasporto di tali mostri pel vino, che servì ad Ercole per cavarli dalle loro tane e domarli, e vedendosi pe
ti intorno alla vita, o cinti al capo. Questi eccessi però di furore, per cui sappiamo che i serpenti si facean mansuefare,
ciste da Orgie, e a tanti simboli che in esse si racchiudevano, e che per la più parte sappiamo da Clemente Alessandrino. T
Gerare; eran quattordici di numero, e dovean fare l’arcano sacrificio per la città, e queste ancora destinate erano a Bacco
tte in quell’occasione: il resto han comune colle Baccanti trovandosi per titolo dell’ Idilio di Teocrito Lene, o le Baccan
ebra i Vinali, nei quali vedeasi la principessa col suo coro scorrere per la reggia nel modo che Euripide descrive Agave ne
ia di Bacco, perchè non nocesse, ma vi è altra più plausibile ragione per inserirvele. Le Naiadi sono di un ordine superior
e alla vostra vista. Bacco barbato con Fauni. « Questo curioso marmo per la scultura, pel genere, e per la conservazione u
bato con Fauni. « Questo curioso marmo per la scultura, pel genere, e per la conservazione ugualmente stimabile ed interess
do si consideri la sua forma non lascia dubbio alcuno di aver servito per ara sepolcrale, comecché la sua figura e le sue p
le membra, s’appresta a coricarsi sopra un letto convivale. Un Fauno per molle comodità il sostiene sotto il sinistro cubi
giù a guisa d’erma, ed è posata sopra d’un’ara, è egualmente propria per adornare un luogo riservato ai piaceri del suo ge
ria per adornare un luogo riservato ai piaceri del suo genitore, come per indicare il luogo agreste della scena, quale appu
ena, quale appunto amavasi da quel nume pei suoi diporti non meno che per gli arcani riti. « I bassirilievi laterali proseg
e l’oggetto del monumento abbellito con bacchiche rappresentazioni, o per indicare che il defunto iniziato anch’egli a quei
radersi ogni giorno, come solito abbigliarsi donnescamente: la quale per altro apparisce nel personaggio rappresentato nut
personaggio rappresentato nutrita con gran cura e disposta. Immaginò per tal motivo che spettasse il simulacro ad un più a
coli’ iscrizione, nel qual caso dovremo aver quel nome Sardanapalo o per un antico errore, o per un’antica impostura. Ora
ual caso dovremo aver quel nome Sardanapalo o per un antico errore, o per un’antica impostura. Ora il soggetto del simulacr
co errore, o per un’antica impostura. Ora il soggetto del simulacro è per se notissimo, e può dimostrarsi altro non essere
rimalcione, dove un corteggio di Sileni e di Fauni la contradistingue per Bacco. La stessa coi simboli dionisiaci del nappo
cento altri monumenti Bacchici è frequentissima. Nè solo è la figura per se determinata a rappresentarci un Bacco barbato,
è la figura per se determinata a rappresentarci un Bacco barbato, ma per tale confermanla quelle circostanze che più debbo
li dava un altro nome, ma che non trattenne Pausania dal riconoscerlo per Nettuno; le iscrizioni erano fallaci ai simulacri
ro soggetto delle immagini, non devon essere d’ostacolo neppure a noi per determinarci contro l’epigrafe, quantunque antica
e figure del suo corteggio, che facilmente l’ avrebbero contrasegnato per Bacco. Gli antichi presso i quali erano in prover
i bronzo d’ un Baccante ubriaco lo comprova. E siccome in espressione per lo più voluttuosa solcano esser tali figure di Ba
per lo più voluttuosa solcano esser tali figure di Bacco: la nostra, per avventura, avea la mano, che certamente era levat
sa adunque fu allora il confonderla coir immagine dì Sardanapalo, che per quel gesto era nota, e lo scriverne il nome sull’
memoria alcuna. Ctesiloco discepolo di Apelle scelse questo argomento per soggetto di una poco religiosa pittura, nella qua
n Velletri. ambedue inediti e singolari, che comunichiamo al pubblico per la prima volta. « Cominciando dalla sinistra. Gio
o di una pelle di capriolo detta nebride e sacra alla nascente deità, per riceverlo fra le sue braccia, e condurlo alle Nin
d’ogni deità, pur non dubito denominar Proserpina o Libera, e ciò sì per le sue relazioni col nume che nasce, sì per l’alt
erpina o Libera, e ciò sì per le sue relazioni col nume che nasce, sì per l’altre più cognite colle deità seguenti, che abb
più cognite colle deità seguenti, che abbastanza vien contrassegnata per Cerere. Aggiungo che quella specie di rete che le
le medaglie di Sicilia, e serve nel bassorilievo ad accrescer segnali per ravvisarla, e probabilità alla mia congettura. « 
a e filosofo qual ce lo additava Virgilio, adopra la musicale armonia per ricomporre la sconcertata immaginazione. Pane è p
ta di campanelli adoperati forse nei misteri e nei riti dei Baccanali per allontanare i profani col suono, e i male augurat
zione. Confido che le illustrazioni di questi monumenti saranno utili per l’ intelligenza dell’ antico, e per la notizia de
di questi monumenti saranno utili per l’ intelligenza dell’ antico, e per la notizia dei costumi. Bacco indiano barbato. «
vano all’ arredo di questo nume, l’ abito del re di Taprobana. Simile per avventura al pallio che avvolge questa statua, o
ntura al pallio che avvolge questa statua, o l’altra conosciuta prima per Sardanapalo, era il grandioso ammanto di cui una
minavano (grec) e frontem comatos. « La nostra statua è commendabile per la sua integrità, non avendo restauro che nelle b
dabile per la sua integrità, non avendo restauro che nelle braccia, e per la grazia e la vivezza dell’atteggiamento e della
soscritti dei gentili epigrammi, che raccomandavano silenzio e quiete per non destarle. « Gli accennati simulacri non sogli
rpe: ho perciò distinto la presente figura col nome di ninfa Bacchica per esser fornita di questo simbolo Dionisiaco. Dorme
o del Palazzo Giustiniani, ove è rappresentata la punizione di Penteo per aver tentato di proscrivere i Baccanali. Un angue
one, e nello stesso tempo dimostra quanto andassero errati coloro che per nobilitare con qualche celebrata avventura la rap
, la madre del gran Macedone, col serpe in cui si pretese trasformato per amor di lei Giove Ammone. « Più al caso parrebbem
co dovea rappresentarsi qualche ritratto. Più decisivo al mio credere per confermar questa opinione è il partito, onde lo s
redenza, che molto quei misteri e quelle cerimonie avessero di valore per conciliare all’anime dei defunti riposo e felicit
te movendo i tagliati velli Tegeatici delle capre nei giuochi festivi per le strade. Dal costume greco furono imitate dai R
efatta. « Lo stile del bassorilievo è del più ordinario, l’invenzione per altro delle figure vien dal buono, come la compos
al certame gliela togliesse, tutti consentono Dell’attribuire a Bacco per sua sposa la figlia di Minosse e di Pasifae. Pare
io di Semele, condiscese pure a porgere a lui adulto il proprio petto per guarirlo da una furiosa mania, non saprei decider
me: si distinguono però fra le altre quelle di Arianna e di Venere sì per la grandiosità dei panneggiamenti, sì per la graz
e di Arianna e di Venere sì per la grandiosità dei panneggiamenti, sì per la grazia delle situazioni. Merita per la sua sem
diosità dei panneggiamenti, sì per la grazia delle situazioni. Merita per la sua semplicità di essere ancora osservata la f
i essere ancora osservata la figura del Fauno coli’ otre. L’ artefice per altro che ha eseguito nello stile solito dei sarc
e col fior della Grecia ardisce violar l’onde non tentate dai mortali per conquistare sulle sponde dell’estremo Fasi il vel
il nostro bas sorilievo eziandio ne sia un monumento, e ciò non tanto per la bassezza dell’arte, che si sostenne ancora a q
cco arricchito di greche epigrafi, già Farnesiano, ora Albano, che ha per soggetto l’apoteosi di quest’ultimo. Egli giace s
sposa. « La bibacità d’Ercole celebrata dai poeti era un altro motivo per unirlo a Bacco, per le cui cerimonie mostrò, ment
d’Ercole celebrata dai poeti era un altro motivo per unirlo a Bacco, per le cui cerimonie mostrò, mentre visse, non ordina
o campestre e Bacchico piuttosto che al sepolcrale, e caratterizzarlo per monumento del lusso dei predii rustici e delle an
cerimonie di Pan introdotto, ed usato al par delle viti e dell’edera per le sue corone. Cinquecento fanciulle comparvero n
è forse Nisa nudrice di Bacco, il cui simulacro colossale e mobile da per se stesso in virtù delle segrete macchine, compar
ente Baccanti seminude e lascive, o perchè gli artefici preferissero, per dare alla loro opera un vezzo maggiore, di rappre
eto, e r epiteto di frequentatore di montagne, dato a Bacco dai Poeti per dimostrare che le solennità delle sue rumorose or
ti per dimostrare che le solennità delle sue rumorose orgie sui monti per sacro costume si celebravano. Fauno Bambino. « 
Minos e di Fronia. 18. Dalle saette formate in guisa d’amo riconobbi per antico un Amorino nel cortile del palazzo del cav
12 (1897) Mitologia classica illustrata
e agli uomini più valenti di loro stirpe; i quali racconti, propagati per tradizione orale attraverso ai secoli e alle gene
Mitologia dei Greci e dei Romani suol esser detta Mitologia classica, per distinguerla da quella d’ altri popoli. 2. La Mit
acia sulla mitologia; molti racconti presero la loro forma definitiva per opera dei poeti; e in più d’ un caso una statua c
ortante. 4. Si può chiedere: come mai la Grecia s’ è venuta creando e per secoli ha conservato una serie così numerosa di l
ni, prese, appunto dal suo autore, il nome di Euemerismo. — Altri poi per altre vie cercarono un a soluzione soddisfacente.
nto composto di due pezzi di legno congegnati in modo da produr fuoco per mezzo della confricazione, strumento detto praman
a in indiano, diventa il benefico Prometeo che fura il fuoco al cielo per donarlo ai mortali. Ecco veri racconti mitici, a
o di leggende; essendo naturale che gli abitanti dei luoghi alpestri, per lo più cacciatori e pastori, concepissero le divi
luogo a un incrocio anche delle tradizioni mitiche e a una collisione per cui alcune Divinità dovevano avere il sopravvento
issima di evoluzione mitica, il moltiplicarsi di un mito in più altri per effetto di polionimia. Più nomi o epiteti, usati
amente era solo de’ Greci. Gli Dei delle stirpi italiche conservarono per molto tempo il loro schietto essere primitivo di
ione delle greche corrispondenti; si farà un cenno separato di quelle per le quali non trovasi alcun riscontro. 6. La Mitol
dunque gli Dei in genere concepiti come esseri simili all’ uomo, sia per l’ aspetto esteriore, sia per le qualità intellet
epiti come esseri simili all’ uomo, sia per l’ aspetto esteriore, sia per le qualità intellettuali o morali. È ciò che suol
orfismo. Ma l’ idea del divino importava che le qualità umane fossero per loro innalzate al più alto grado di eccellenza; q
rono immense distanze, la facoltà del vedere e dell’ udire s’ estende per loro illimitatamente, e Zeus, ad es., dall’ alto
nda dell’ immortalità; e se nascono e crescono come gli uomini, hanno per sè il dono di una grande celerità; Ermes, nato al
orno colla lira da lui inventata, e dalla culla ov’ è in fasce sfugge per andare a rapire le giovenche di Apollo, e dopo na
o, gli Dei erano naturalmente pensati come superiori agli uomini, sia per sapere sia per potenza. A piacer loro penetravano
o naturalmente pensati come superiori agli uomini, sia per sapere sia per potenza. A piacer loro penetravano ogni segreto d
braccia. I Titani erano dodici, sei maschi e sei femmine, e venivano per lo più accoppiati a due a due. Le coppie più note
divinità che personificavano concetti morali, Temi (Themis), la legge per eccellenza, e Mnemosine (Mnemosune), la memoria.
avasi dunque che, temendo Urano di perdere la signoria dell’ universo per opera dei suoi minori figli, i Ciclopi e gli Ecat
le tempeste sopraffatte dal cielo sereno e stellato). Gea, addolorata per questo, sollecito i Titani perchè facessero guerr
Crono, e dopo averlo obbligato a rigettar fuori i figli ingoiati che per la divinità loro erano immortali, incominciò cont
e. Ma il nuovo ordine di cose non fu ancora assicurato. Gea crucciata per l’ imprigionamento dei Titani, si uni col Tartaro
di grandezza e di forza meravigliosa, lo indusse a muover contro Zeus per rovesciarlo dal trono. Di qui una nuova, terribil
na donna in piedi, la moglie Rea, porge un involto che il tiranno sta per accogliere nella destra mano. Si ricorda l’ ingan
che si legge nella Teogonia di Esiodo, (v. 629 e seg.), così mirabile per grandiosità e forza? E per tacere di tante allusi
di Esiodo, (v. 629 e seg.), così mirabile per grandiosità e forza? E per tacere di tante allusioni che trovansi in molti a
lo, in atto alcuni di lanciar sassi, altri di strappar rami di albero per servirsene nella pugna; a cui fan contrapposto al
ta da una Niche; in fondo si scorge la figura di Rea che invoca pietà per i suoi figliuoli. Già si è detto che vinti
rimarie. I. Zeus-Iupiter. 1. Il Dio supremo del mondo, il Dio per eccellenza, era per i Greci Zeus, per i Latini Iu
s-Iupiter. 1. Il Dio supremo del mondo, il Dio per eccellenza, era per i Greci Zeus, per i Latini Iupiter. La parola Zeu
l Dio supremo del mondo, il Dio per eccellenza, era per i Greci Zeus, per i Latini Iupiter. La parola Zeus, ossia Djeus (ge
a pioggia benefica a fecondar la terra e maturarne i frutti. Insomma, per dirla con un’ espressione popolare che designa ap
di serpenti, sul cui mezzo Giove aveva fissato il volto della Gorgone per atterrire i suoi avversari. 2. Alle attribuzioni
mano giusta i beni e i mali; a tutela dell’ ordine, egli delega al re per qualche tempo una parte dell’ autorità sua sugli
iva a lui regolari sacrifizi. Insomma Zeus era il Dio Sovrano, il Dio per eccellenza; e il concetto che se n’ aveva non dif
ine rivelazioni. In vario modo credevasi manifestasse la sua volontà, per via del tuono e del lampo, per mezzo del volo deg
credevasi manifestasse la sua volontà, per via del tuono e del lampo, per mezzo del volo degli uccelli, per mezzo dei sogni
ntà, per via del tuono e del lampo, per mezzo del volo degli uccelli, per mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto anche il princ
di Dodona in Epiro e di Olimpia, e manifestava poi anche l’ avvenire per mezzo del suo prediletto figlio Apollo. 3. L’ alt
suo padre, venne allevato, in un antro segreto dell’ isola di Creta, per cura della ninfa Adrastea, e ricevette il latte d
o detto perciò Olimpiade) si radunavano i Greci di tutte le provincie per celebrarvi i giochi Olimpici in onor di Giove. Iv
taccatevi tutti a quello quanti siete, Dei e Dee; voi non riuscirete, per quanto vi stanchiate, a tirar giù dal cielo me Ze
tina, in oro e avorio come il Giove di Fidia, e a questo creduta pari per bellezza. 4. Giunone è la dea romana che s’ ident
Lucina presiedeva all’ atto del nascere, ed era invocata da chi stava per divenir madre; Iuno Pronuba presiedeva alle nozze
nsi processionalmente al tempio dedicato alla Dea sul monte Esquilino per offrirle doni e sacrifizi. Alla Iuno Lucina era d
dall’ arte antica, e formano ancor oggi l’ oggetto dell’ ammirazione per una perfetta rappresentazione della bellezza matr
statua dell’ Era Barberini (fig. 8), ora in Vaticano, è celebre anche per le ricche pieghe del manto ond’ è adorna. Del tut
ndo Perseo l’ uccise, Atena n’ avrebbe presa la testa, irta di serpi, per fissarla nel centro della sua egida, a terrore de
a Polias, da polis, città, stato); essa favorisce la coltura, inventa per l’ uomo le cose più utili alla vita, l’ aratro, i
h’ esso nell’ età di Pericle, venne riccamente ornato di bassorilievi per opera del gran Fidia 4, il quale pure compose l
a; statua di cui diremo più sotto. La venerazione delle genti Attiche per Atena aveva una splendida manifestazione nelle fe
i i lavori femminili. Una Minerva guerriera non fu pensata che tardi, per analogia d’ Atena; ad essa ad es. Pompeo edificò
rgevano sull’ Aventino e sul Celio; presso il primo avevano il locale per le adunanze loro i poeti; il secondo aveva nome d
i flauto (tibicines). In occasione dei Quinquatrus maggiori si davano per quattro giorni spettacoli di lotte gladiatorie, p
ontro i nemici esterni, e li chiamavano Palladii, favoleggiando anche per lo più che fossero venuti giù dal cielo. È noto c
iosissima, alta ben dieci metri, tutta in avorio e oro, con due gemme per occhi e adorna anche nella base di rappresentazio
costa), e Delo, che vuol dire « quella che mostra » è il luogo adatto per questa epifania della luce. E come la luce combat
ollo, tutte riferibili agli effetti della luce e del calore solare. E per i benefizi da lui apportati alla vegetazione, Apo
to di Giacinto (Hyacinthus), il bel giovane Spartano, amato da Apollo per la sua straordinaria bellezza, e da lui ucciso co
cerdote Crise i dovuti onori, Apollo si appostò lontano dalle navi, e per nove giorni volarono le sue pestifere saette nel
o riappare il carattere benefico del Dio; egli è anzi il Dio salutare per eccellenza, protettore e degli armenti e degli uo
o tutte le stirpi greche e fino ai più tardi tempi l’ acquistò Apollo per l’ attribuitogli potere divinatorio. Era creduto
l tempo dei Pisistratidi in seguito ad un incendio, vide accumularsi, per donativi dei fedeli, ingenti ricchezze che si cal
ia romana non è una deità italica, ma è lo stesso Apollo greco, molto per tempo accolto nel Panteon di Roma. Le colonie gre
di Roma. Le colonie greche dell’ Italia meridionale furono il tramite per cui il greco Apollo penetra fra i Latini. E vi pe
dei giochi pitici. Più tardi un vero slancio ebbe il culto Apollineo per opera di Augusto, che attribuiva la vittoria d’ A
fosi, racconta con soavi versi la leggenda dell’ amore di Febo Apollo per Dafne ritrosa, e il mutamento di costei nella pia
s Et Claros et Tenedos Patareaque regia servit; Iuppiter est genitor: per me quod eritque fuitque Estque patet; per me conc
rvit; Iuppiter est genitor: per me quod eritque fuitque Estque patet; per me concordant carmina nervis… Inventum medicina m
r me concordant carmina nervis… Inventum medicina meum est, opiferque per orbem Dicor et herbarum subiecta potentia nobis
’ età di Alessandro Magno. Scopa compose un Apollo Citaredo, ammirato per la sua bellezza nei secoli seguenti e da Augusto
oli seguenti e da Augusto trasportato a Roma dopo la vittoria di Azio per collocarlo nel nuovo tempio sul Palatino, onde eb
mostra avere il Dio vittorioso8. I simboli di Apollo sono per lo più l’ arco e le saette, riferentisi al dio so
co corso d’ acqua, circondata dalle sue ninfe, tra le quali primeggia per l’ alta statura. Ma guai al malcapitato cui prend
lverebbe dalla sua ira. Ben sel seppe il cacciatore Atteone, il quale per aver visto Artemide nel bagno fu trasformato in c
(Ilithyia). La bella leggenda del giovane Ippolito, caro ad Artemide per la sua castità, dà una chiara idea del concetto c
protettrice della giustizia nelle città. 3. Il culto di Artemide era per lo più connesso col culto di Febo-Apollo e di Let
Ivi i tempietti a lei dedicati erano numerosissimi. In alcuni luoghi, per es., a Braurone nell’ Attica e a Sparta, Artemide
he doveva essere sacrificata in Aulide prima della partenza dei Greci per Troia. E poichè anche gli Sciti della Tauride ono
tituendole una cerva, e l’ avesse di poi portata con sè nella Tauride per farne là una sua sacerdotessa. In seguito Ifigeni
offriva un solenne sacrificio in onor di Diana, ed era giorno festivo per gli schiavi. — Quando più tardi Diana fu confusa
. Anche Orazio ha tra le sue odi degl’ inni a Diana; dove però essa è per lo più congiunta con Apollo e anche con Latona, c
cudo, scorreva pel campo di battaglia seminando strage e morte. Aveva per compagni la terribile Enio (Enyo), dea della stra
re la sua capigliatura si lordò di polvere. Altra volta, preso ferito per opera di Atena, emise un grido pari al clamore di
ettacolo. Secondo altri, Afrodite era la moglie legittima di Ares che per lei genero Armonia, la progenitrice della stirpe
lui il sacerdozio dei Sal ii. Narravasi che un di mentre Numa pregava per la salvezza dello stato, Giove, a dar segno della
en tra gli omerici un inno dove Ares è invocato come un dio che pugna per cause della più alta importanza, è chiamato prote
aggiante e riscaldante, ma anche esce fuori dalle viscere della terra per la via dei vulcani, e, dominato dall’ uomo, torna
ile la lavorazione dei metalli, ond’ esso è condizione indispensabile per lo sviluppo dell’ arte e della civiltà. Non farà
omini ne formasse oggetto di culto. E poichè il fuoco vien dal cielo, per questo Efesto era stato detto figlio di Zeus. Lo
etide (Thetis) ebbero compassione di lui e lo accolsero e custodirono per nove anni in una profonda grotta del mare, dove e
un’ altra leggenda, era stato Giove stesso che adirato contro Efesto per aver voluto dar aiuto ad Era in una contesa dei d
o pei piedi e scaraventato giù dal cielo; l’ infelice era precipitato per un giorno intiero, e infine era caduto nell’ isol
interno dei vulcani si diceva che egli avesse le sue grandi officine per lavorare i metalli. Così il monte Mosiclo (Mosych
ice. Oltre allo splendido palazzo di bronzo che egli aveva fabbricato per sè sull’ Olimpo, aveva anche edificato immortali
icato per sè sull’ Olimpo, aveva anche edificato immortali abitazioni per gli altri Dei; poi si consideravano come opere su
e gli uomini; lo si faceva patrono di tutti gli artisti ed operai che per l’ opera loro hanno bisogno del fuoco. Per questo
o (ciò si diceva tubilustria: analoga cerimonia si faceva il 23 Marzo per Minerva). — Vulcano era poi anche considerato dai
n poteva ignorare la cosa, ed ecco se ne viene alla grotta di Cillene per obbligare Ermes a restituire il mal tolto. Ermes
o uccide Argo, cioè oscura il sole e fa che la nuvola scorra qua e là per le regioni del cielo. 2. Varie sono le attribuzio
olontà di Giove o degli altri Dei. Così fu mandato alla ninfa Calipso per trasmetterle l’ ordine di Zeus circa il rilascio
e l’ ordine di Zeus circa il rilascio di Ulisse; fu mandato ad Egisto per avvertirlo di non uccidere Agamennone; fu mandato
Egisto per avvertirlo di non uccidere Agamennone; fu mandato ad Enea per indurlo a subita partenza da Cartagine. Già abbia
ime dei trapassati nel regno delle ombre, e in certe occasioni anche, per via di oracoli e di scongiuri, le faceva tornare
onale di Napoli, e rappresenta (fig. 26) il messaggiero degli Dei che per breve riposo s’ è messo a sedere su una rupe. Le
s’ è messo a sedere su una rupe. Le ali ai piedi sono ivi assicurate per mezzo di nastri. IX. Afrodite-Venere. 1.
irresistibile. Quindi molte leggende di dei od uomini presi d’ amore per Afrodite; anche molto varie secondo le tradizioni
Efesto; più spesso il secondo, torse perchè non mancava di attrattiva per ragioni di contrasto, l’ immagine della bella Afr
e così contribuì ad accendere la guerra troiana; era ciò un compenso per la celebre sentenza da lui Paride pronunziata, al
ose d’ amore, come Peleo invaghito della ninfa marina Tetide; e altri per contro fieramente punì perchè erano restii all’ a
stesso. Merita un cenno speciale la leggenda dell’ amore di Afrodite per Adone, figlio di Fenice e di Afesibea. Era questa
rsefone dea dei morti e nol voleva rendere. Alfine Zeus sentenziò che per una parte dell’ anno rimanesse Adone nel regno de
e nell’ isola di Delo, infine in Attica e Beozia. Altra terra celebre per il culto di Afrodite fu l’ isola di Citera, onde
o il Circo Massimo, che si voleva fabbricato dai Latini ivi stanziati per opera di Anco Marzio. Il tempio di Cloacina trova
suo tempio (n’ è ignoto il luogo) conservavansi gli arredi necessari per i trasporti funebri. Nè faccia meraviglia che la
x, venerata soprattutto da Giulio Cesare che faceva discendere da lei per via di Enea la sua famiglia, e che a lei votò un
el settembre del 708 di R. (46 av. C.). Il culto si diffuse anche più per tutta Italia al tempo dell’ impero, e furono anch
onde alla vita. Celebre tra l’ altre la Venere scolpita da Prassitele per quei di Cnido, posta nel loro tempio di Afrodite
e scuola attica fiorita verso lo scorcio del secondo secolo av. C. Fu per qualche tempo attribuita allo scultore Cleomene,
tazioni di Venere pittori e incisori. Apelle tra gli altri si segnalò per la pittura della Venere Anadiomene che prima si t
ere Anadiomene che prima si trovava nel tempio di Esculapio a Coo, ma per opera di Augusto tu portata a Roma e posta nel te
atue degli Dei, ivi il ritrovo di tutti i membri della famiglia, ivi, per dir così, il tempio della religione domestica. Es
lla famiglia, ma poichè lo Stato è una grande famiglia, così essa era per gli antichi anche patrona dello Stato, e a lei er
con sè un po’ di fuoco quelli che andavano a colonizzare altre terre, per mostrare che essi mantenevano sempre un cotal leg
sentimento di nazionalità, così l’ Estia del tempio di Delfo divenne per loro rappresentazione sensibile dell’ unità nazio
gevano templi speciali, giacchè ogni casa ed ogni città era un tempio per lei; anzi essa aveva posto anche nei templi degli
Estia nella divisione del mondo, dopo la vittoria sul Titani, avesse per sè chiesto eterna verginità e le primizie d’ ogni
i Vesta asini da macina inghirlandati e con pani appesi all’ intorno, per indicar che la Dea manteneva alla famiglia il gio
e, in cielo, nel mare, sulla terra, tutto si diceva chiuso e riaperto per opera di Giano; onde era invocato cogli epiteti P
inizio dell’ umana attività era sacro a Giano. Il principiar bene era per gli antichi un buon augurio per proceder bene nel
sacro a Giano. Il principiar bene era per gli antichi un buon augurio per proceder bene nell’ impresa. Quindi nulla s’ inco
i fatti più notevoli della vita pubblica era l’ uscita di un esercito per una spedizione di guerra; in quest’ occasione il
ndante dell’ esercito faceva un sacrifizio a Giano, e da quel momento per tutta la durata della guerra si tenevano aperte l
a della guerra si tenevano aperte le porte di un certo tempio di lui, per indicare che il Dio era uscito coll’ esercito e l
he come Ianus Agonius presiedeva a tutti i lavori degli uomini. Anche per la procreazione dei figliuoli era invocato col no
i Sabini, dopo il ratto delle lor donne, facevan guerra ai Romani, e per una porta aperta cercavano penetrare nella città
erta cercavano penetrare nella città Palatina, zampillo d’ un tratto, per opera di Giano, una sorgente d’ acqua solforosa c
le porte, i passaggi, gli archi della città. Segnatamente si avevano per sacri a Giano quegli archi che erano nelle vie o
mani; anzi i Greci in più casi avevano ricorso a una simile immagine, per es., nelle doppie erme e nella figura di Argo; e
va opera di Scopa o di Prassitele, portò Augusto a Roma dall’ Egitto, per servire come immagine di Giano. È dunque probabil
Dio un sacerdote speciale, il flamen Quirinalis, e Tullo Ostilio creò per lui un secondo ordine di Salii. La festa animale
scendo al mattino dall’ oceano d’ oriente là dove abitano gli Etiopi, per traversar la volta celeste e rituffarsi la sera n
a prima si pensò al modo come Elio dovesse di notte tornare a oriente per rinascere il giorno successivo; più tardi si favo
gran pompa un’ annua festa con giochi ginnastici e musici, festa che per Rodi aveva la stessa importanza delle Panatenee i
ra le cime delle montagne, mentre le stelle rapidamente se ne fuggono per rifugiarsi nel grembo della sacra notte; immagine
econdo delle Metamorfosi, va certamente segnalato tra tutti gli altri per ricchezza di particolari, vivacità di colorito, a
; era una statua colossale in bronzo, eretta nel 291 av. C., ammirata per la intelligente proporzione delle membra; ma soli
o della notte, e dicevano che la sera sorgeva dai flutti dell’ oceano per percorrere la volta celeste sul suo carro tirato
se a bardare i suoi cavalli Lampo e Faetonte (splendore e scintillio) per gratificare della diurna luce Dei ed uomini, prev
plena rosarum Atria 17, e molti altri simili. Il dolore dell’ Aurora per la morte di Mennone suo figlio, bene è ricordato
ovvero è in atto di bardare i cavalli del sole, o fornita d’ ali vola per l’ aria intanto che da un vaso versa sulla terra
impallidire al sorgere del sole, destò l’ immagine dell’ amor di Eos per lui; invece al principio dell’ inverno il suo lev
diede un figlio in Erme. Dai Latini eran denominate Vergiliae, forse per il rapporto loro colla primavera (ver). 4. Non me
Secondo una leggenda, erano cinque sorelle, le quali tanto piangevano per la morte di un loro fratello Iade (Hyas), che gli
piangevano per la morte di un loro fratello Iade (Hyas), che gli Dei per compassione le mutarono in stelle. Il loro nome d
el seguito di Artemide, amata da Zeus epperò perseguitata da Artemide per ayer offeso la legge della castità, e da Zeus por
enti dalla parte di Zeus contro i Giganti. Artifizio a cui si ricorse per riempire in qualche modo il largo spazio che veni
n passaggio e lasciava che si scatenassero sulla terra. 2. Importanti per la caratteristica dei quattro venti principali e
i alla testa e alle spalle, e la bocca semiaperta e le guancie gonfie per il soffiare, erano oltre i quattro già detti, Cae
inanze trovavasi la fonte Aganippe, mentre un’ altra fonte, scaturita per un calcio del cavallo Pegaso, detta perciò la fon
va l’ arte del canto e del divinare. Celebre tra esse la ninfa Egeria per i rapporti che ebbe col re Numa. Pare fossero tut
lo e le Muse, in compagnia delle quali solevano cantare e danzare; ma per lo più eran dette formare il corteo di Afrodite.
e mirti; talvolta anche con strumenti musicali o con dadi da giuoco; per lo più si figuravano con mani e braccia a vicenda
ile, op. cit. p. 125). Anche la Pax presso i Romani era rappresentata per via di statue; n’ eran distintivi un ramo d’ oliv
Cristiani che la volevano rimuovere. 3. L’ arte greca e romana soleva per lo più rappresentare la Vittoria alata con un ram
nel 1875. È essa una Niche alata, che i Messenii e quei di Naupatto, per riportata vittoria, come l’ iscrizione dice, avev
e consecrata in Olimpia. La riproduciamo nella fig. 40, ma completata per congettura, giacchè l’ originale mancava dell’ al
neva l’ asta di bandiera di una nave vinta, e colla destra una tromba per annunziare la vittoria. Base della statua una pro
del mondo, penetra anche nelle profondità del mare e fino allo Stige; per lo più in servigio di Zeus e di Era, ma anche tal
osì Virgilio nel quarto dell’ Eneide (v. 700):          Iris croceis per caelum roscida pennis Mille trahens varios adve
giovani romani assumevano la toga virile, si recassero in Campidoglio per pagare un tributo alla dea Juventas e rivolgere a
ppiere agli Dei. Omero dice che era figlio del re Troiano Tros, e che per la sua grande bellezza fu da Giove assunto in cie
contarono che il sovrano dell’ Olimpo si fosse trasformato in aquila, per rapire egli stesso l’ amato garzone. 2. I poeti g
etamorfosi (v. 152-161); il quale fa che Giove si trasformi in aquila per rapire l’ amato giovane. L’ arte antica più volte
afferrato il giovine cogli artigli, dai quali le carni sono protette per mezzo della clamide fluente. Il volto di Ganimede
a dall’ artista con ingegnosa accortezza, in quanto che diè al gruppo per appoggio il tronco d’ un albero, lasciando suppor
contavano che il piccolo Eros non volendo crescer su bene, sua madre, per consiglio di Temi (l’ ordin di natura) gli diede
ttore del 2º sec. dell’ e.v. Psiche era una bellissima fanciulla, che per la sua bellezza destò la gelosia di Venere; quest
Venere; questa allora ordinò a suo figlio che eccitasse in lei amore per un basso e volgare nomo. Amore si muove per esegu
he eccitasse in lei amore per un basso e volgare nomo. Amore si muove per eseguir l’ ordine; ma vista la fanciulla, si inna
parisce Amore ed ella rimane colla sua desolazione. Allora cominciano per lei le più crudeli ansie; cerca invano per tutta
lazione. Allora cominciano per lei le più crudeli ansie; cerca invano per tutta la terra il perduto bene; invano supplica g
invisibili potenze aiutata. Infine, essendo essa discesa all’ inferno per farsi dare da Persefone certa scatola voluta da c
fone certa scatola voluta da colei che era la sua signora, e avendola per curiosità aperta, stava per essere soffocata dal
colei che era la sua signora, e avendola per curiosità aperta, stava per essere soffocata dal vapore Stigio che ne emanava
i rappresentante i due fratelli Eros e Anteros, in atto di contendere per la palma della vittoria; un’ imitazione probabilm
orio delle acque correnti. Narravasi poi, che essendo stata Coronide, per colpe sue, condannata a morire sotto gli strali d
ià il cadavere suo veniva bruciato sul rogo, Apollo stesso intervenne per salvare il bambino ancor vivo e farlo uscire dal
del dover suo, volle anche risuscitare un morto; allora Zeus adirato per questo sconvolgimento dell’ ordine naturale lo fu
volgimento dell’ ordine naturale lo fulminò; e Apollo alla sua volta, per vendicare il figliuolo, uccise i Ciclopi, fabbric
ise i Ciclopi, fabbricatori dei fulmini di Zeus, e sdegnato abbandonò per qualche tempo il Cielo. — In altri miti parlavasi
te erano istituiti degli ospedali, dove accorrevano a frotte i malati per ottenere la guarigione. Si curavano con atti chir
libri sibillini, avendo i Romani mandato una deputazione ad Epidauro per condur seco Esculapio, narravasi che il Dio in fo
e tutta l’ isola divenne sacra ad Esculapio; là accorrevano i malati per ottener guarigione e venue in uso pure il metodo
gione e venue in uso pure il metodo dell’ incubazione. La venerazione per Esculapio, aiutata dalla superstizione e dai preg
’ usava il plurale fata (anche, in linguaggio popolare, fati o fatae) per indicare la sorte assegnata a ciascuno. Esseri po
a, va ricordata Nemesi, la quale rappresentava una santa indignazione per ogni disordine morale, per ogni cosa che turbasse
quale rappresentava una santa indignazione per ogni disordine morale, per ogni cosa che turbasse il normale equilibrio dell
rale, per ogni cosa che turbasse il normale equilibrio della società, per es. la felicita soverchia degli uni o la tracotan
di Nemesi e delle misure da lei prese contro persone troppo felici e per ciò presuntuose; ad es. Erodoto, Pindaro, ecc.; a
a statua fra le tante a noi giunte è stata con sicurezza riconosciuta per figura di Nemesi. 2. Tiche (Tyche), la dea della
un solo regno della natura; un regno, a vero dire, molto importante, per la considerazione dei grandi e molteplici effetti
e o in tempesta o in bonaccia, facile comunicazione di luoghi lontani per via della navigazione, e, effetto spaventoso dagl
atura dell’ elemento loro, avevano il dono di mutarsi in più guise, e per solito avevano anche la virtù della divinazione.
uise, e per solito avevano anche la virtù della divinazione. 2. Anche per i Romani erano oggetto di venerazione le fonti e
erinus, al quale i pontefici e gli auguri rivolgevano annue preghiere per la salvezza della città. È nota la leggenda secon
enda secondo la quale Rea Silvia, madre di Romolo, getta.ta nel fiume per ordine dello zio Numitore, fu dal Dio accolta ben
figura di uomini, colla barba fluente e due piccole corna in fronte; per lo più appoggiati a un’ urna da cui esce abbondev
do Eracle nel suo viaggio ai giardini delle Esperidi andò a visitarlo per domandargli il modo migliore di venire in possess
Nereo veniva in arte rappresentato come un vecchio dai ricci canuti, per lo più munito di scettro o di tridende. Più frequ
i di Nereo, questa coppia rappresenta quella segreta terribile forza, per cui il mare si popola di mostri, e atterrisce l’
dre di Toosa, la ninfa rappresentante l’ impetuoso flutto marino, che per via di Posidone divenne madre dei Ciclope Polifem
su un cocchio tirato da terapestosi cavalli, dall’ unghie di bronzo, per scorrere sopra i flutti. Irapetuoso è egli e pote
profondità delle acque. Ma basta anche uno sguardo o un cenno di lui per rabbonire il mare minaccioso e ridonar la calma.
mo. Prima di tutto egli era fatto padre di parecchi giganti e mostri, per es., di Polifemo, l’ accecamento del quale tirò s
terribile mostro che distruggeva i raccolti e uccideva uomini, finchè per ammansirlo gli si dovette dare in pasto la figlia
icchezza, si riflette in altri racconti. Molte città greche vantavano per fondatore un figlio di Posidone; si raccoutava av
si raccoutava avesse egli in più luoghi gareggiato con altre divinità per la signoria di alcuna terra, ad es., per l’ Attic
areggiato con altre divinità per la signoria di alcuna terra, ad es., per l’ Attica con Atena, per l’ Argolide con Era, ecc
ità per la signoria di alcuna terra, ad es., per l’ Attica con Atena, per l’ Argolide con Era, ecc. 2. Il potente Dio del m
utto la gente di mare, commerciauti, navigatori, pescatori lo avevano per patrono e non intraprendevano viaggi seuza offrir
avesse creato lui il cavallo in occasione della sua contesa con Atena per il possesso dell’ Attica (cfr. pag. 43). Nelle le
ica (cfr. pag. 43). Nelle leggende di Corinto narravasi che Posidone, per mezzo di Medusa, fosse padre del noto cavallo ala
o, anche il delfino era sacro a Posidone, e tra gli alberi il pino, o per il suo color verde cupo somigliante al color del
o color verde cupo somigliante al color del mare, o più probabilmente per l’ utilità sua nella fabbricazione delle navi. 3.
Circo Massimo veneravasi l’ antico Dio latino Consus che si riteneva per un Neptunus equester. Ai tempi di Augusto, Agripp
ttorie, un altro santuario a Nettuno nel Campo Marzio. I Romani davan per moglie a Nettuno la dea marina Salacia (da salum,
placida testa, e veduto di che si trattava, chiamò a sè Euro e Zefiro per rimproverarli della licenza che si eran presa e r
ni nell’ opere poetiche dell’ antichità ricorrono assai di frequente, per lo più non si menziona Posidone senza accennare u
lione. Il ceruleo Tritone avuto l’ ordine di soffiar nella sua tromba per ritirar l’ acque ai loro luoghi,                
L’ arte statuaria ricorreva spesso alle rappresentazioni di Tritoni o per motivo ornamentale delle statue di Posidone e Anf
toni o per motivo ornamentale delle statue di Posidone e Anfitrite, o per lavori di fontane e simili; l’ arte decorativa po
potrebbe anche essere una personificazione di qualche parte di mare, per es., del golfo di Baia. VIII. Ino, Leucotea
1. Come Glauco, così Ino era donna mortale, ma ottenne la divinità per essersi buttata a mare affidandosi alle deità mar
fosse associato nel culto a Posidone. Così spiegavasi la venerazione per Ino Leucotea e Melicerte Palemone, diffusasi dall
non si mosse più da Roma. 3. La favola d’ Ino molto piacque ai poeti per la pietà che destava il caso della madre sventura
ran figlie di Forchi e Cheto. È nota l’ avventura di Ulisse in Omero; per non lasciarsi ammaliare dalle lusinghe delle Sire
o la loro compagna di gioco nel momento che il re dell’ Inferno stava per rapirla. Anche si favoleggiò d’ una contesa fra l
osa ricordando che dopo il ratto di Proserpina, la ricercarono invano per tutta la terra e allora desiderarono potersi libr
no per tutta la terra e allora desiderarono potersi librare sull’ ali per ricercarla anche in mare, in che:          … fa
ciando d’ uccello che le ali e le estremità inferiori. È a notare che per esser fatale il canto delle Sirene, divennero ess
ongono quelle energie che rimangono assopite nella stagione hivernale per riprender vigore in primavera? È dunque naturale
sentirsi di questo doppio aspetto, ed estrinsecarsi in feste di gioia per le une, di dolore per l’ altre; e così fu. E poic
pio aspetto, ed estrinsecarsi in feste di gioia per le une, di dolore per l’ altre; e così fu. E poichè la gioia e il dolor
agus o gruppo di più villaggi, con solenni preghiere a Tellus e Ceres per la prosperità della campagna. 3. Già i più antich
iovane Frigio di così eccezionale bellezza che la Gran Madre lo volle per isposo. Dapprincipio egli corrispondeva all’ amor
ndo col tamburi e co’ dischi, movevano alla volta della montagna come per cercare Atti; finalmente si fingeva trovarlo o si
enso più generale rappresentava quell’ energia della natura la quale, per effetto del calore e dell’ umido, porta a maturit
porta a maturità i frutti delle piante; era quindi una deità benefica per gli uomini, e a lei si riferivano tutti i benefic
ci. — Cresciuto nella solitudine dei boschi ed educato principalmente per cura di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ inne
giava, impazzì e colla propria accetta uccise suo figlio scambiandolo per un tralcio di vite, e fu poi sbranato sul monte P
a le Baccanti, invasata da sacro furore, l’ uccise avendolo scambiato per un cinghiale. — Anche le figlie di Minia, re di O
ta da colui ch’ ella aveva tanto amato? Diè in ismanie, corse al lido per veder se ancor si scorgeva la nave di Teseo, levo
or terrestre che fecondato dal calore fa crescere piante e frutti, e, per i benefici effetti dell’ agricoltura sulla civilt
li si fosse recato fino in India, e là avesse propagato il suo culto, per poi tornar trionfante in Occidente. — Altro indir
ie, o le Dionisie cittadine, erano la principal festa della primavera per gli Ateniesi e si celebrava con grande pompa. Dur
Queste feste si chiamavano Liberalia, e si celebravano a mezzo Marzo per chiedere la prosperità della campagna, e nella st
iedere la prosperità della campagna, e nella stagione della vendemmia per lesteggiare il raccolto fatto. È però da notare c
ed orgiastico che il culto di Dioniso ebbe in Grecia. Solo più tardi, per l’ influenza greca s’ introdussoro in Rorna le ce
un viso pieno d’ espressione e di bellezza; dapprima era stato preso per un’ Arianna, ma a torto. In tutte queste statue e
Dioniso con una folta chioma, tutta a riccioli pendenti sulle spalle, per lo più una corona d’ edera o di tralci di vite. S
o e una coppa. Si figurano anche delle belve in compagnia di Dioniso, per lo più leoni e pantere; oltre queste erano sacri
co di Artemide e Pane, sposo felice di una ninfa, poichè l’ abbandonò per essersi lasciato sedurre dalla figlia d’ un re, p
ndo altri, perde la luce della sua vita cioè l’ amor di quella ninfa, per la quale invano ora spasimava, lamentando finchè
altro che voce. Ma Narciso fu punito da Afrodite, perchè accostatosi per dissetarsi a una chiara fontana sull’ Elicone, s’
ria antica spesso rappresentò ninfe, in figura di graziose fanciulle, per lo più leggermente vestite, e ornate di flori e c
tti anche « Satiri », se ne composero altresi nella età alessandrina, per es., da Timone di Fliunte, non più in verità per
la età alessandrina, per es., da Timone di Fliunte, non più in verità per rappresentarli ma semplicemente per lettura. Oltr
one di Fliunte, non più in verità per rappresentarli ma semplicemente per lettura. Oltre che in questi speciali componiment
o i Satiri sia dai Greci sia dai Latini; questi ultimi li designavano per lo più coll’ epiteto « capripedi » alludendo ai p
ppresentati barbuti e vecchi, anche deformi, ma a poco a poco, specie per opera della giovane scuola attica, prevalse un ti
i Satiri eran genii dei boschi e dei monti, i Sileni, di cui parlano per lo più le leggende asiatiche, erano genii dell’ a
mpensar Mida promettendo di soddisfare qualunque desiderio egli fosse per esprimere. Mida, spinto dalla sua avarizia, chies
he egli toccasse col suo corpo. Fu soddisfatto; ma il piacere divenne per lui ben presto un intollerabile tormento; giacchè
a il padre presolo e avvoltolo in pelli di lepre lo portò all’ Olimpo per farlo vedere agli altri Dei. Questi ne presero un
endo la vita libera de’ monti al modo di Artemide. Un di ch’ ella era per essere presa da lui che rincorrevala, pregò Gea l
e imparato la mantica da lui. In rapporto con Apollo fu pensato anche per via della musica; anzi si narrò anche d’ una gara
pei monti e nelle foreste. Per altra via s’ avviò il concetto di Pane per influenza delle idee filosofiche; giacchè indotti
pecialmente dai pastori, dai cacciatori, dai pescatori che lo avevano per loro protettore. Le cime delle montagne, le caver
oste nemico avvicinavasi, gli ambasciatori mandati da Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai confini dell’ Argolide
a destra un coltello da giardiniere. Spesso anche gli si dava un cane per compagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Sil
l senso era detto Incubus. Aveva pure il dono di predir l’ avvenire o per via di segni diretti, come rumori nei boschi, vol
i, come rumori nei boschi, volo d’ uccelli e simili, o indirettamente per via di sogni. Per questo rispetto aveva il sopran
i sostituì il concetto di una moltitudine di Fauni, com’ era avvenuto per Sileno, Pane, ecc.; e allora questi Fauni furono
degli uomini. 2. Fauno era oggetto di culto antichissimo in ltalia, e per lo più lo si onorava nell’ aperta campagna o in c
lo più lo si onorava nell’ aperta campagna o in caverne o in boschi o per via di piante a lui consacrate. La principal fest
acrificava a Priapo era un asino, e curiose storielle si raccontavano per spiegare perchè questo animale fosse a lui inviso
il merito d’ aver raccolto gli uomini in sedi fisse e regnato su loro per lungo tempo (l’ età d’ oro dell’ umana vita). — I
icata colla madre terra produttrice di ogni umana agiatezza (opes). E per l’ intima connessione che si poneva tra i prodott
stessi, e mangiavano e bevevano quanto piaceva loro. Gentile usanza, per via della quale almeno un giorno dell’ anno quell
ia miseria! Quel giorno i ricchi Romani solevano tener tavola bandita per chiunque si presentasse nelle loro case, e andava
andita per chiunque si presentasse nelle loro case, e andavano a gara per usare i più splendidi trattamenti ai loro ospiti.
re il popolo i giochi del Circo. Insomma era tutta una festa di gioia per la città e più specialmente per le classi disered
Insomma era tutta una festa di gioia per la città e più specialmente per le classi diseredate. 3. Nella letteratura Saturn
da frutta. Armata della sua piccola falce, essa si compiace di vagar per la campagna e i frutteti, e qui potar rami di sov
eti, e qui potar rami di soverchio rigogliosi, là fender la corteccia per innestare; non altro brama, non d’ altro vive. La
. Poi anche il florire della giovinezza e l’ età più gaia dell’ uomo, per ragion di somiglianza, era sotto il patrocinio di
inavvertitamente alle fonti sacre, ai boschi, ai pascoli e pregavano per la salute e la prosperità delle loro greggi. 2. L
uelle pietre che segnavano i confini tra i varii poderi e si dicevano per l’ appunto termini. Nella coscienza dei Romani er
eniva anche considerata come la Dea che dà stabilità ai matrimonii; e per altro rispetto era pure patrona e direttrice dell
ono col nome di questa Dea, nessuna è più conosciuta e più importante per capire il culto di lei, che il ratto di Persefone
i; in un momento ch’ ella erasi scostata dalle compagne e dalla madre per cogliere un bel narciso, eccoti all’ improvviso a
e via sprofondasi nelle viscere della terra e la trasporta in Inferno per farne la sua sposa. Tutto ciò avveniva non senza
ua chiamata, e nessuno sapeva darle notizie, cominciò a ricercarla da per tutto, e, accese fiaccole, errò nove giorni e nov
rò nove giorni e nove notti senza prender cibo, senza prender riposo, per tutti i paesi della terra, invan cercando con sem
va di sterminare l’ umana schiatta. Invano Zeus le inviò i suoi messi per ammansir la corrucciata e indurla a tornar nell’
ta l’ amata figliuola. Zeus fu obbligato a mandar Ermes nell’ Inferno per indurre Ade a restituir Persefone; ma questa avev
va più tornare definitivamente alla madre. Finalmente si convenne che per due terzi dell’ anno Persefone tornasse sopra la
mavera Persefone torna sulla terra e vi rimane fino al tardo autunno, per poi ridursi novellamente d’ inverno alla stanza i
ottetempo, celandosi allo sguardo dei genitori, lo mette va nel fuoco per purificarlo. Una volta Metanira insospettita stet
e in atto di gettar suo figlio nel fuoco. Die’ in acuto grido temendo per Demofoonte. La Dea allora lo toglie dal fuoco, ma
vi potevan prendere parte solo le donne maritate. Il culto di Demetra per il senso riposto de’ suoi riti, de’ suoi simboli,
ulto di Demetra per il senso riposto de’ suoi riti, de’ suoi simboli, per la connessione di Demetra colle divinità ctoniche
ier parte che gli iniziati. Si esigevano certe condizioni di moralità per essere ammessi; e da principio n’ erano esclusi i
e. v., Teodosio il grande lo fe’ chiudere. 3. Quello che era Demetra per i Greci, era Cerere pei Romani, come Dea delle bi
hè poco dopo la cacciata dei Tarquinii, in occasione di una carestia, per suggerimento dei libri sibillini, fu adottato il
i di bianco. In Agosto poi le matrone romane facevano un’ altra festa per celebrare il ritrovamento di Proserpina e a quest
to figlio di Celeo, e la Dea l’ avrebbe guarito da una grave malattia per guadagnarlo poi al suo culto. Ancor nei tardi tem
Demetra, personificazione di quella forza indefettibile della natura, per cui ogni anno la più ricca vegetazione ricomparis
cui ogni anno la più ricca vegetazione ricomparisce a’ nostri occlii, per avvizzire di nuovo e ritornare nel nulla al tardo
ale le si sacrificavano vacche nere e sterili. 2. I Romani accolsero, per le cose d’ oltretomba, quasi tutte le idee greche
, per le cose d’ oltretomba, quasi tutte le idee greche, quindi auche per loro valse Proserpina come moglie di Plutone e re
va dell’ anima di ogni mortale, non appena fosse scoccata l’ ora sua, per trascinarla con sè nell’ inferno; più tardi quest
o mite e benefico. Non era il Dio di sotterra quella forza misteriosa per cui si nutrono e crescon le piante? E donde si ri
e in alcune statue non è che un’ aggiunta degli artisti moderni latta per analogia del tridente di Posidone. XIII. L’ In
ossa alla terra, dicesi che Ade saltasse giù spaventato dal suo trono per terna che si squarciasse la terra e comparisse ag
attivi, e l’ Eliso, dove venivano mandati quelli che eran cari a Zeus per vivervi beati senza alcun affanno, non era ancor
he un’ incudine di bronzo come avrebbe impiegato nove di e nove notti per giungere dal cielo in terra, così ahrettanto temp
giungere dal cielo in terra, così ahrettanto tempo avrebbe impiegato per giungere al Tartaro. Ma queste idee nelle età seg
largo e tenebroso dentro terra, al quale si poteva accedere di qua su per molte entrature, giacchè dapertutto dove si trova
oteva passarc senza l’ aiuto del nocchiero Caronte, un vecchio bianco per antico pelo, severo il volto e gli occhi di bragi
ttere in bocca ai morti un obolo, piccola moneta di bronzo, come nolo per passaggio dello Stige. Di la dai fiumi, alla port
(Sisyphos), Issione e le Danaidi. Tizio gigante, figlio della Terra, per aver assalito con turpi desideri Leto sulla via d
rivelando agli uomini i loro segreti, o come da altri si raccontava, per aver dato in cibo agli Dei le membra cotte di suo
aporiti frutti della terra ebe si ritirano appena egli stende le mani per coglierli. Sisifo, re di Corinto, che colla sua a
mpre gira. Infine le Danaidi, ossia le cinquanta figlie di Danao, ebe per ordine del padre avevano in una notte ucciso i lo
i di Ovidio, a proposito della venuta di Giunone al regno delle ombre per trarne la furia Tisifone e ottener per mezzo di l
i Giunone al regno delle ombre per trarne la furia Tisifone e ottener per mezzo di lei vendetta contro Ino sua rivale (v. 4
guicrinita, incute un indicibile spavento; l’ infelice non ha scampo: per quanto tenti non riesce a sfuggir loro; le fiacco
ce Edipo dopo esser stato tutta la sua vita perseguitato dalle Erinni per delitti involontariamente commessi. Alle Erinni s
re e abominande; un tristo umor cola dai loro occhi, han dei serpenti per capelli, la lingua sporge dalla bocca e digrignan
tra, anche fiaccole o un serpente in mano, sovente anche uno specchio per presentare la propria immagine ai colpevoli. X
proteggeva e ammaestrava le maliarde che nella notte andavan vagando per cercare, al lume incerto della luna, l’ erbe inca
rivii e i crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia. Più tardi, per opera degli Orfici, si modifico il concetto di Ec
di Ecate. Presso le statue poste nei trivii si sacrificavano dei cani per espiazione a favor de’ morti, e ciò generalmente
riconoscimento. Ancora Diocleziano costruiva in Antiochia una cripta per il culto sotterraneo di Ecate, alla quale cripta
ripta per il culto sotterraneo di Ecate, alla quale cripta scendevasi per nna scala di 365 gradini. 4. Ecate è nominata spo
ano poi anche altre Cere che non in battaglia, ma in altre occasioni, per via di discordie e di risse, per via di morbi e d
in battaglia, ma in altre occasioni, per via di discordie e di risse, per via di morbi e della decrepitezza insidiavano all
e sgg.) là dove si racconta come Iride fosse venuta a nome di Giunone per invitare il Sonno a dar notizia ad Alcione della
la Morte apparisce con nere ali, torvo sguardo e un coltello in mano per recidere ai morituri quel cotal crine, il cui tag
l suo proposito di portar con sè l’ infelice regina sacratasi a morte per la salvezza di suo marito Admeto. L’ arte dapprim
, che è la raccolta di quelle provvigioni annue le quali si ripongono per l’ uso della famiglia. Penati eran dunque gli Dei
nze popolari in questa parte rimasero sempre un po’ indeterminate; ma per lo più appariscono in numero di due. Santuario de
, che si mettevano anche a tavola apponendo loro avanti dei cibi come per far partecipare alla comune mensa gli spiriti pro
crifizio ai Lari, ad es. la vestizione della toga virile, la partenza per un lungo viaggio, o il ritorno, ecc. Si veneravan
avatesi tre volte le mani in acqua di fonte, si aggirava a piè scalzi per la casa tacendo schioccar le dita e mettendo in b
ombre le spaventose apparizioni di spettri, e altri fenomeni paurosi; per questo si cercava scongiurare il danno. Anche in
i moltiplicarono in vario modo questi Lari che potevan dirsi pubblici per contrapposto ai Lari privati. Anche è da notare c
eratori divinizzati aveva posto anche le statue di personaggi celebri per saviezza come Orfeo, Abramo, Cristo, Apollonio di
più forti delle età preistoriche, quelli che si rendevano benemeriti per qualche beneficio fatto a un paese, uccidendo ad
erreni incolti, prosciugando paludi, ovvero quelli che si segnalavano per fatti di arme straordinarii, tali da attestare do
parlava di una religione dei morti; pero non mai più di tanto, salvo per quelli che per essere stati divinizzati, erano di
religione dei morti; pero non mai più di tanto, salvo per quelli che per essere stati divinizzati, erano divenuti vero ogg
me con Efesto ed Atena, Dei promotori dell’ umano progresso. Senonchè per il detto furto essendo stata come profanata la pu
diffusero mali pria sconosciuti, è il mito di Pandora. Zeus, adirato per il rapimento del fuoco, non lo volle riprendere e
con terra ed acqua una bella figura di donna; gli Dei andarono a gara per adornarla delle più graziose attrattive, Afrodite
chiusa dove si trovavano tutti i mali; e la fè da Ermes accompagnare per donaria ad Epimeteo. L’ imprudente, sebbene fosse
d’ argento, durante la quale gli uomini erano inferiori ai precedenti per forza di corpo e bontà di animo; rimanevan fanciu
giacchè si affermava che il diluvio era stato mandato da Zeus appunto per disperdere le corrotte generazioni de’ viventi e
Deucalione si costruì un’ arca ed ivi racchiusosi con Pirra galleggiò per nove giorni e nove notti sulle acque, finchè cess
coppia di Deucalione e Pirra. I quali poi chiedendo grazia agli Dei, per ripopolar la terra ebbero ordine di velarsi la te
itiva barbarie pelasgica, ebbe occasione e principio durante le feste per le nozze di Piritoo, re dei Lapiti e di Ippodamia
ato femmina poi mutato da Posidone in un uomo, e fatto invulnerabile; per colpi che ricevesse dai Centauri, sempre rimaneva
vesse dai Centauri, sempre rimaneva illeso e forte, sicchè i Centauri per levarlo di mezzo furono obbligati a seppellirlo s
quel monte, si diceva avesse posto sede sul promontorio Malea. Ferito per disgrazia con una delle freccie avvelenate del su
le freccie avvelenate del suo amico Eracle, rinunziò all’ immortalità per favorire Prometeo, in luogo del quale accettò di
iato in vita purchè si trovasse un’ altra persona disposta a scendere per lui all’ Ade. Allorchè giunse questo momento, non
vollero nè il vecchio padre di Admeto nè la madre morire pel figlio, per quanto secondo il corso naturale delle cose non d
affezionatissima a’ suoi due figliuoli, non dubitò accettar la morte per prolungar la vita al marito. Persefone, commossa
nome, figura fra gli eroi greci a Troia, e si la notare specialmente per la bellezza de’ suoi cavalli; Apollo stesso li av
ntitola. Ivi dopo un fiero dibattito tra Febo e la Morte che è venuta per rapir sua preda, si assiste agli ultimi momenti d
avendo mandato i suoi compagni ad attingere acqua ad una fonte vicina per le libagioni, un drago sacro a Marte, custode del
e. Senonchè in espiazione di aver ucciso il drago, Cadmo dovè servire per otto anni ad Ares. Passato questo tempo, Ares gli
cchia Autonoe, cioè Atteone, mutato in cerva e sbranato da’ suoi cani per castigo di aver vista in bagno Artemide, o come a
ni per castigo di aver vista in bagno Artemide, o come altri narrava, per essor venuto a gara con lei di abilità cacciatric
one era stato Aristeo figlio di Apollo, e che egli era stato affidato per l’ educazione a Chirone, il quale ne aveva fatto
ro. Dopo la sua morte, Atteone fu venerato in Beozia e lo si invocava per protezione contro gli effetti disastrosi del sole
vori a Zeus avvicinatosi a lei in forma di Satiro e sentendosi madre, per sfuggire lo sdegno paterno, recossi a Sicione, do
opeo l’ accolse e fe’ sua sposa. Nitteo allora mosse guerra ad Epopeo per obbligarlo a restituire la figliuola; ma non vi r
vinse ed uccise Epopeo e condusse seco prigioniera Antiope. La quale per via die’ alla luce, presso Eleutera sul Citerone,
a come schiava in casa dello zio, ma subiva i più duri maltrattamenti per opera di Dirce moglie di Lico. Alfine riuscì a fu
tamenti per opera di Dirce moglie di Lico. Alfine riuscì a fuggire, e per fortunata combinazione trovò nelle solitudini del
morte. Secondo un’ altra leggenda, Dirce essendo andata sul Citerone per prender parte a una festa bacchica, ivi trovò la
rovò la schiava fuggitale; subitamente ordinò a due pastori che erano per caso presenti, ed erano Anfione e Zeto, di dare a
dove occorreva. Ancora son dalla leggenda ricordati i Dioscuri Tebani per la triste sorte toccata alla loro famiglia. Anfio
prole, sei maschi e sei feminine secondo alcuni, secondo altri dieci per sorta. Era una famiglia felice, e i tanti figli c
(l’ usignolo), una figlia di Pandareo, l’ amico e compagno di Tantalo per il quale ei rubò un cane dal tempio di Zeus in Cr
tteratura e dell’ arte. La letteratura drammatica ne trasse argomento per alcune tragedie celebri; basti ricordare quella d
in atto di chieder pietà, è Dirce, mentre Antiope raggiante di gioia per la vendetta che si compie è posta più dietro. Sul
la tragedia euripidea. E un monumento grandioso a un tempo e mirabile per l’ armonia delle linee; il raggruppamento delle f
unica ed ultima figlia ti chieggo! ». Ma dovette vedere anche quella per cui pregava cader trafitta; onde affranta dal dol
ietrò. Ora Niobe appunto che sta coprendo la sua figlia e supplicando per lei, eccola (fig. 78) in marmo, scolpita da mano
ci e nel 1775 fu portato a Firenze. Le singole statue sono ammirabili per l’ espressione del dolore, e tutta la scena è pie
one del dolore, e tutta la scena è piena di spavento e di compassione per la sorte toccata a quella gioventù bella e infeli
a cittadella di Corinto; di qui la celebre fonte Pirene. Avendo Zeus, per questo tradimento, mandato a Sisifo la morte, egl
n si stretti nodi che nessuno più moriva, onde dovette ricorrere Ares per liberarla; il quale allora a lei consegnò Sisifo.
rima di morire avendo ordinato a sua moglie di non celebrare funerali per lui, andato in Inferno, si presentò a Plutone e P
ie e tanto seppe fare e dire che gli fu consentito di tornare in vita per castigar la moglie; ma una volta vivo egli non vo
este gherminelle Sisifo ebbe in inferno la nota pena di trascinare su per un monte un gran masso, che dalla cima poi riprec
può toccare del cielo, si volge e riprende a discendere la sua china per ricorninciare il gioco dopo il solstizio d’ inver
malizia, inventore d’ ogni sorta mtrighi, ma anche della divinazione per via dell’ esame delle interiora. b) Glauco.
, e in fatto lo troviamo in relazione con Posidone Ippio. È ricordato per la disgrazia che gli toccò nei giochi funebri che
lio di Glauco o di Posidone, nato e cresciuto in Corinto. Non è detto per qual causa (giacchè l’ uccisione attribuitagli di
Omero, Stenebea (Stheneboea) presso i Tragici, concepi ardente amore per il giovine ospite dall’ aspetto bello e nobile; m
arito di aver tentato tradire i doveri dell’ ospitalità. Allora Preto per vendicare il creduto insulto, pensò mandar Beller
della Licia, con una tavoletta suggellata, entrovi dei segni segreti per avvertire lo suocero che dovesse dar morte al lat
le quali, secondo la leggenda, solevano recidersi la mammella destra per non aver impedimenti nel maneggio dell’ arco; il
diceva essere in Cappadocia presso il fiume Termodonte con Temiscira per capitale, oppure nel paese degli Sciti sulle rive
a uno tutti i suoi assalitori. Finalmente Jobate preso d’ ammirazione per Bellerophonte così valoroso e così evidentemente
iseramente perì. Secondo Pindaro, si sarebbe attirato l’ odio di Zeus per aver voluto in groppa al suo Pegaso salire al cie
fonte tornò a Tirinto sul suo Pegaso, e riaccese l’ amore di Stenebea per lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alat
Stenebea per lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alato come per condurla nella sua nuova sede; ma per via la balz
e con sè sul cavallo alato come per condurla nella sua nuova sede; ma per via la balzò giù in mare. Alcuni pochi pescatori
. Plinio racconta che una volta Fidia, Policleto, Fradmone e Cresila, per desiderio di quei d’ Efeso, fecero a gara chi sco
e mitografi. Eccola in breve. Io, sacerdotessa di Era, attrasse a sè, per la sua singolare bellezza, gli sguardi di Zeus ch
scienza di sè si vedeva mutata in vacca e invano accostavasi al padre per implorar pietà, e del padre stesso che accortosi
s’ avvinghiava al collo della candida giovenca senza nulla poter fare per lei? Alfine Zeus, mosso a compassione di Io, mand
infuriata dal di lui morso cominciò a correre all’ impazzata vagando per molte terre d’ Europa e d’ Asia, finchè si posò i
e lettere, ha subito molte alterazioni, com’ è naturale, specialmente per la designazione delle regioni ove peregrinò Io. L
ne di Argo o la fuga d’ Io. La fig. 81 rappresenta la venuta di Ermes per la liberazione d’ Io, figurata questa però come l
molto merito al re Danao, il quale avendo trovato il paese disseccato per lo sdegno di Posidone, lo provvide di acqua, face
roi Perseo ed Eracle. Le Danaidi sono ancora ricordate dalla leggenda per la punizione inflitta loro nell’ altro mondo, di
, dette perciò Pretidi, delle quali favoleggiavasi, che insuperbitesi per la loro bellezza e per la potenza del padre osaro
delle quali favoleggiavasi, che insuperbitesi per la loro bellezza e per la potenza del padre osarono manear di rispetto a
egli aveva imparato a intendere il linguaggio degli uccelli. Melampo per questa guarigione ottenne la mano di una delle fi
Amitaone Messenio, la stirpe degli Amitaonidi, in cui si trasmetteva per eredità l’ arte della divinazione, si stanziò nel
Zeus; ma Acrisio ammonito dall’ oracolo che egli avrebbe avuto morte per opera d’ un suo nipote, richiuse Danae in una cav
eo, fatto omai grandicello, pensò affidargli una pericolosa avventura per liberarsene, e gli diè ordine di portargli la tes
rive dell’ Oceano, dove erano le Esperidi e Atlante. Perseo s’ avvia per compir l’ impresa affidatagli, non ben conscio de
gli eroi. Da loro venne informato di quel ch’ era uopo si procurasse per tentar l’ avventura pericolosa, cioè un elmo che
a il dente e l’ occhio comune, e così le obbligò a insegnargli la via per giungere alle Ninfe; venuto da queste, ottenne fa
oggetti onde aveva bisogno; infine mosse contro le Gorgoni. Le trovò per fortuna addormentate. Subito s’ accinse a troncar
go, consegnato il capo di Medusa ad Atena che lo pose sull’ egida sua per servirsene a terrore de’ nemici (cfr. pag. 34). Q
nire in questo al paragone colle Nereidi, queste ricorsero a Posidone per ottener vendetta. Posidone colpi prima il paese c
e ad Argo. Perseo si riconcilia bensì coll’ avo suo Acrisio, il quale per timor di lui era fuggito a Larissa, ma, poichè il
rti giochi allestiti dai Larissei in onor di lui, egli uccise Acrisio per isbaglio nel lanciare il disco. Di poi, vergognan
ente figlio di Preto. Ivi egli fondò le città di Midea e di Micene, e per via dei figliuoli natigli da Andromeda fu il capo
cia: in Egitto pure Erodoto trovà discendenti di Perseo, tantopiù che per via di Danao e Linceo egli stesso era d’ origine
conforme all’ ultima forma della tradizione. Che anche l’ arte assai per tempo abbia fatto suo pro’ di questo terna ricco
de giù dallo scoglio, aiutata da Perseo; entrambe le statue nottevoli per espressione ed eleganza di movimento. Lo stesso m
erseo vien raffigurato col calzari alati, colla falce di cui si servi per uccidere Medusa e coll’ elmo che lo rendeva invis
ui diede loro in moglie le sue figliuole, a Icario Policaste che ebbe per figlia Penelope la futura sposa di Ulisse, a Tind
celebri donne Clitennestra ed Elena. Più tardi Tindareo fu restituito per opera d’ Ercole alla sua signoria di Amicla (Amyc
e eroiche gesta dei Dioscuri, è a notare anzitutto la diversa abilità per cui i due gemelli si segnalarono; Castore era abi
eva rapito la loro sorella Elena ancor bambina di dieci anni, e presa per assedio la città di Afidna, riuscirono a liberarl
gione di questa contesa è diversamente narrata; or si dice che nacque per aver essi, i Dioscuri, rapite le figlie di Leucip
or si parla di un bottino fatto in comune d’ una mandra di giovenchi, per la divisione del quale non rimasero d’ accordo. I
re Ida veniva colpito da un fulmine di Zeus. Polluce, addoloratissimo per la morte del fratello, da cui non avrebbe voluto
ati e si erigessero loro anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta per cui essi erano i protettori dello Stato, e i mode
er cui essi erano i protettori dello Stato, e i modelli di ogni virtù per i giovani. Nelle spedizioni di guerra gli Spartan
sopra tutti Simonide di Ceo il quale serbava gratitudine ai Dioscuri per essere stato da loro salvato da certa morte. In u
forme più che umane, sparsi di polvere e grondanti di sudore; i quali per mezzo d’ un servo chiaman luori Simonide come ave
ti alla porta, tutti capirono che eran essi i Dioscuri, comparsi solo per salvar la vita al poeta. — Cenni di benefici otte
non potè liberare la patria da quest’ invasione se non sacrificando, per ordine dell’ oracolo, una delle sue figliuole agl
2. Di Eretteo la tradizione ricordava due figliuole, entrambe celebri per la loro sorte avventurosa, Orizia (Oreithyia) che
posa del bel cacciatore Cefalo, poi tormentata dalla gelosia e uccisa per sbaglio da lui stesso mentre ella lo spiava. In A
poi sarebbe stato il padre di Orizia e di Procri e avrebbe avuto Ione per successore. 3. Degna di ricordo la storia di Prog
, finalmente riuscì a far pervenire alla sorella un suo ricamo in cui per segni le faceva conoscere la disgrazia sua. Progn
n altro Cecrope e di Mezione; e dei pari al secondo Cecrope assegnava per figliuolo un secondo Pandione, fatto padre di Ege
suoi quattro figli, teste nominati, i Pandionidi, si sarebbero mossi per riconquistare il paterno regno, e cacciati alla l
illa in uccello marino detto Ciris. Infine Egeo si trovò alle strette per causa dei Pallantidi e di Minosse; dai quali peri
n maniera ch’ ei non capiva; onde recossi a Trezene dal saggio Pitteo per averne consiglio; ivi conobbe la figlia di lui Et
i dice anche sia stato educato dal centauro Chirone, cosa inevitabile per un eroe dell’ età mitica. Allorquando Egeo prese
ove anni dovevano mandare sette giovanetti e sette fanciulle in Creta per essere divorati dal Minotauro, il mostro mezzo uo
l numero, deciso a lottare contro il Minotauro ed esporre la sua vita per liberare la patria da si doloroso tributo. Gli fu
ello di Dionisio, con sacrifizii; fondò pure le Pianepsie (Pyanepsia) per il settimo giorno del mese Pianepsione, verso la
izione a Creta, rapi Elena, la sorella dei Dioscuri; 4º con Piritoo e per fare cosa a lui grata scese all’ inferno allo sco
come incollati quelli che si posavan su. Teseo fu più tardi liberato per opera di Eracle come si vedrà. Durante la sua ass
eseo a combattere contro le Amazoni, allorchè esse invasero l’ Attica per liberare la loro regina Antiopa; nella qual occas
riuscì a ottenere la successione. Più tardi le ossa di Teseo furono, per ordine dell’ oracolo, da Sciro trasportate ad Ate
n aspetto placido e mansueto. Era Zeus che aveva preso quell’ aspetto per accostarsi a lei. La figlia di Agenore s’ avvicin
o, perchè il Dio ispirò alla moglie di Minosse Pasifae un pazzo amore per quel toro, si che cominciò a corrergli dietro per
ifae un pazzo amore per quel toro, si che cominciò a corrergli dietro per monti e boschi fin che ridusselo al suo desiderio
dalo. Questo celebre figlio di Mezione e pronipote di Eretteo, avendo per gelosia d’ arte ucciso il suo nipote Talo, erasi
degli schiavi, specialmente giovanetti e giovanette, fatti consegnare per tributo dalle genti vinte in guerra. Come anche g
ro, s’ è narrato nel precedente capitolo. Qui s’ aggiunga che Dedalo, per punizione d’ aver aiutato Teseo, fu rinchiuso col
l figlio Icaro nel labirinto. Ma egli non sgomentatosi pensò sfuggire per le vie aeree, e fabbricate delle ali di penne, le
be benigna accoglienza dal re Cocalo. Là si recò subito anche Minosse per far vendetta contro di lui, e richiese a Cocalo l
stituzione del fuggitivo; ma non che ottenerla, fu egli stesso ucciso per istigazione delle figlie di Cocalo. Secondo una n
origine relativamente recente, inventate o introdotte da altre fonti per compire la biografia Eraclea. A) Nascita e giovi
e giovinezza di Eracle. — Questa parte del racconto è stata elaborata per lo più in Beozia. Eracle era detto discendente di
ipote di Perseo. Sposo a costei era Anfitrione, nipote pure di Perseo per via di Alceo. Or avendo Anfitrione ucciso Elettri
erseo per via di Alceo. Or avendo Anfitrione ucciso Elettrione, dovè, per sottrarsi alla vendetta di Stenelo fratello dell’
i è appunto durante l’ assenza di Anfitrione, che Zeus preso d’ amore per Alcmena la fè madre di Eracle. Di qui s’ intende
ò i messi di Ergino, re dei Minii in Orcomeno, che si recavano a Tebe per ritirare l’ annuo tributo di 100 buoi; egli tagli
uti da Megara e due figli di Iflcle. Tornato in sè, si recò a Tirinto per compiervi la sua missione. B) Eracle al servizio
cima del monte che era coperta di neve, e di là lo afferrò e s’ avviò per portario vivo ad Euristeo. Ma quando Eracle compa
o il centauro Folo, che gli diè a mangiare carni arrostite, ed avendo per bere aperto il vaso del vino che era comune a tut
a Malea, dove si rifugiarono in casa di Chirone là cacciato dal Pelio per opera dei Lapiti; anche Chirone fu inavvertenteme
edonte, esposta a un mostro marino, che era stato mandato da Posidone per punire quel re della fraudata mercede, dopo l’ ai
e non lo sacrificò come aveva promesso, e scorrendo il toro infuriato per l’ isola, Eracle ebbe il compito di prenderlo. Lo
impegnò lotta con lui, ma fu vinto ed ucciso. Eracle ritornò passando per l’ Iberia, la Gallia e l’ Italia e portò il gregg
sua madre terra, ripigliava forza, ond’ era invincibile. Eracle dovè per vincerlo tenerlo sollevato da terra e soffocarlo
qui l’ occasione di inventare molte altre avventure accessorie. Prima per l’ Illiria si recò l’ eroe all’ Eridano, allo sco
i interrogare le ninfe di questo fiume intorno alla via da percorrere per giungere alle Esperidi. Gli fu suggerito di ricor
Descrittagli da Prometeo la via alle Esperidi, giunse egli finalmente per la Scizia al paese degli Iperborei dove Atlante r
ò riassumesse il peso tanto almeno che egli si fosse fatto un cercine per non sentir troppo la fatica. Atlante se la bevve,
. Aiutato da Ermes e Atena, s’ avviò alla volta dell’ Erebo, passando per il promontorio Tenaro in Laconia. Alle porte dell
i. A espiare questi misfatti, la Pizia disse che Eracle doveva vivere per tre anni in condizione di schiavo. — Segue la leg
nsuale che in essa si osserva. Dicevasi dunque che Eracle era vissuto per quei tre anni tra le donne di Onfale, filando lan
eci, come Peleo, Telamone, Oicle, fece la sua spedizione contro Troia per trar vendetta di Laomedonte. La città fu presa e
per trar vendetta di Laomedonte. La città fu presa e Laomedonte cadde per mano d’ Eracle con tutti i suoi figli, ac eccezio
uesta città, generò con la bella Auge, figlia del re, quel Telefo che per diversi casi diventò re della Misia e combattè co
a lancia risanato. — Segue nella storia dell’ eroe la lotta sostenuta per ottenere in moglie Deianira, figlia di Eneo re de
L’ ultima impresa di Eracle fu la spedizione contro Eurito di Ecalia per vendicare l’ affronto di avergli rifiutato la fig
figlio Illo di sposar Iole, tornò sull’ Oeta, ivi fe’ erigere un rogo per finir i suoi strazi tra le fiamme. Ma niuno de’ s
i venero come salvatore e benefattore dell’ umanità, e lo si invocava per aiuto nelle difficili congiunture della vita, spe
to. Era a lui sacro il quarto giorno d’ ogni mese; chè lo si riteneva per il suo giorno natalizio. 3. Latinizzato il nome E
nte la favola della spedizione contro Gerione e del ritorno di Ercole per l’ Italia era ampliata in tal senso. Si favoleggi
era stato accolto con segni di amicizia; ma passando col suo armento per le pendici del monte stesso un ladrone per nome C
a passando col suo armento per le pendici del monte stesso un ladrone per nome Caco, abitante in una grotta dell’ Aventino
grotta dell’ Aventino presso il Tevere, gli tolse via alcuni buoi, e per la coda, affinchè le orme non tradissero il luogo
Caco, e impegnata con lui aspra lotta, affine lo vinse ed uccise. Poi per gratitudine a suo padre Giove che gli aveva fatto
i privati, in caso di guadagno, offrissero la decima parte ad Ercole per ringraziamento. In nome d’ Ercole giuravano speci
mente alle leggende di Trachine e dell’ Oeta; poesie speciali compose per celebrare le nozze di Ceice con intervento di Era
Ecalia e alle ultime vicende dell’ eroe. Altri fra i racconti Eraclei per qualche lato ridicolo offrirono begli argomenti a
eggenda di Eracle die’ argomento a lavori poetici diversi, o trattata per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente co
inesauribile fonte di argomenti. Quando si rappresentava Ercole solo, per lo più si cercava rendere l’ immagine di una forz
gante, tutto carne e muscoli. Sopra tutti gli altri ottenne celebrità per rappresentazioni di questo genere lo scultore Lis
sippo rappresentò anche le dodici fatiche; un gruppo fatto in origine per un santuario della città di Alizia in Acarnania,
ata, e feroce si scaglia in mezzo ai cacciatori, i quali vanno a gara per ferirla. Fra tanti dardi caduti a vuoto, il primo
ia fu quello della bella Atalanta. La lotta si fa sempre più aspra, e per alcuni fatale; Anceo spintosi troppo avanti per d
a sempre più aspra, e per alcuni fatale; Anceo spintosi troppo avanti per dar un colpo d’ ascia al cinghiale ebbe il corpo
e. Da principio quei di Calidone eran superiori, ma poi avendo Altea, per il dolore dei perduti fratelli maledetto il figli
me Achille nella guerra di Troia quand’ era adirato contro Agamennone per la schiava toltagli. Alla fine riuscì alla moglie
i legge giù nell’ Iliade. Ma più tardi si invento un’ altra storiella per spiegare la fine dell’ eroe. Si diceva che poco d
ano avvisata che il figlio suo sarebbe vissuto sol tanto quanto stava per durare certo tizzone che in quel momento era sul
te espressione mitica della lotta tra il sole e la tempesta. Ma molto per tempo s’ intrecciarono al mito primitivo dei moti
er tempo s’ intrecciarono al mito primitivo dei motivi umani e morali per rendere il racconto più interessante; e coll’ and
forma, presto altri generi letterari si impadronirono di questo tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico,
olgendo specialmente la parte più patetica, cioè l’ amore di Meleagro per Atalanta e l’ acerba morte dell’ eroe. Fra i Lati
oscia) ed Elie (Helle, la viva luce). Ma poi lasciò la moglie celeste per sposare donna terrena, Ino figlia di Cadmo, dalla
eucotea (vedi pagina 206). Di che offesa Nefele abbandonò la terra, e per castigo inviò un’ ostinata siccità sulla terra di
a terra di Atamante. Ino pensando approfittarsi di questa congiuntura per toglier di mezzo i figli del primo letto, cercava
gli del primo letto, cercava indurre lo sposo a uccidere Frisso, come per immolarlo a Giove e ottenerne la cessazione della
smano atto a liberare la patria dai mali ond’ era angustiata, divenne per gli eroi della stirpe di Eolo il compito principa
zio a dargli la signoria a cui aveva dritto. Per caso, avendo perduto per istrada un sandalo, egli si presente a Pelia con
Ifito, Teseo, Orfeo, Anfiarao ed Eracle stesso; il quale ultimo però, per non assegnargli una parte troppo secondaria, s’ i
i ritirasse presto dall’ impresa, lasciando nella Misia i commilitoni per inseguire il suo prediletto Ila (Hylas) che le ni
colle Lenniesi che avevano tutte ucciso i loro infedeli mariti; di là per l’ Ellesponto giunsero a Cizico, ove furono benev
quando dai denti di drago seminati balzarono su tanti guerrieri, egli per consiglio di Medea, gettò fra loro una grossa pie
il vello e lo portò sulla nave, seguito da Medea; e salparono subito per tornare in Occidente. Invano Eeta mandò gente a i
el mare; sicchè quei di Eeta si trattenevano a raccogliere que’ pezzi per darvi onorata sepoltura, e i fuggiaschi guadagnar
ti nel ritorno, vi sono dati molto diversi. Secondo gli uni tornarono per la stessa via di prima; secondo altri, risalendo
l’ Oceano Orientale, e di là attraverso il Mar Rosso nel Nilo, ovvero per il deserto libico, attraverso il quale la nave Ar
Istro o Danubio sarebbero riusciti nell’ Oceano Occidentale, e di là per le colonne d’ Ercole sarebbero rientrati nel Medi
rare in Corinto. Ivi nuova tragedia; disegnando Giasone lasciar Medea per sposar Creusa o Glauce, la figlia del re Creonte,
iar Medea per sposar Creusa o Glauce, la figlia del re Creonte, Medea per vendicarsi mande in dono alla sposa una veste e u
io da Egeo, di nome Medo, e con questo poi tornò in Colchide allorchè per opera di Teseo dovette lasciare anche Atene. Gias
Medea in atto di preparare i suoi farmachi circondata dalle Peliadi, per far ringiovanire Pelia. Anche la così detta Cesta
Labdacidi in Tebe era così ricca di caratteri e di fatti che costituì per tempo come un ciclo di leggende, il quale fornì i
parte eroi non solo Tebani ma anche d’ altre provincie della Grecia, per questo ne abbiamo riservato l’ esposizione a ques
ll’ anima il sospetto sulla sua origine. Allora egli partì da Corinto per recarsi a Delfo e interrogare l’ oracolo. N’ ebbe
vitar Corinto, dove credeva aver lasciato i suoi genitori, e s’ avviò per la strada di Tebe. A un certo punto, in un passo
o, si imbattò appunto in Laio il quale in un cocchio recavasi a Delfo per interrogare l’ oracolo sulla Sfinge. Il cocchiere
omo era quell’ animale che nella prima infanzia s’ aiuta mani e piedi per camminare, cammina sul due piedi quando è maturo
icercare il colpevole; ma qual è la sua sorpresa quando, specialmente per mezzo del servo che l’ aveva esposto bambino e ch
a stirpe di Melampo cognato di Adrasto stesso. Veramente Anfiarao che per la sua virtù di antivedere le cose sapeva che la
sette disposti colle loro schiere di contro alle sette porte di Tebe per cingerla di regolare assedio; alcuni di loro comp
a nella grotta già abitata dal drago di Ares; allora tutto a rovescio per gli assalitori; Capaneo che vantava nel suo orgog
to da Teseo s’ interponesse presso Creonte, il nuovo signore di Tebe, per ottenere licenza di dar sepoltura ai morti. — Die
ra ai morti. — Dieci anni dopo, i figli degli eroi morti si riunirono per vendicare i loro padri. Perciò chiamasi questa la
erciò perseguitato dalle Erinni finchè ebbe espiazione e pace a Psofi per opera di Fegeo, alla cui figlia Alfesibea (o Arsi
di, e traevano la origine loro dal re frigio Tantalo, quel re celebre per la sua straordinaria felicità e ricchezza, precip
ncora. Cominciarono a rendersi colpevoli di un fratricidio, uccidendo per istigazione di Ippodamia il loro consanguineo Cri
Crisippo che Pelope aveva avuto da altra moglie. Obbligati a fuggire per questo, si ripararono colla madre in Micene press
irmidoni (myrmex voce greca, che val formica). Dopo morte, Eaco venne per la sua giustizia ascritto con Minosse e Radamanto
giudici dell’ inferno. Figli di Eaco furono Peleo e Telamone. Costoro per avere, come i figli di Pelope ucciso un fratellas
mpio di lui. Ma gli Dei vegliavano alla sua salvezza, e gli mandarono per mezzo di Ermes una spada di meravigliosa potenza;
orze, prese parte alla guerra di Troia, pur sapendo che sarebbe stata per lui fatale; ed è anch’ essa leggenda posteriore a
nch’ essa leggenda posteriore ad Omero quella secondo la quale Tetide per sottrarre suo figlio al suo destino lo mandò a Sc
di Licomede in abiti donneschi, donde poi sarebbe stato tratto fuori per l’ astuzia di Ulisse. — Telamone, il fratello di
riale. Anche il fratellastro Teucro ebbe un bel posto tra i guerrieri per la sua abilità nel trar d’ arco. Di molto inferio
spedizione degli Argonauti. Questo Aiace, detto anche « il piccolo » per distinguerlo dall’ altro detto « il grande », era
tinguerlo dall’ altro detto « il grande », era segnalato specialmente per abilità nel lanciar dardi e per velocità, nella q
grande », era segnalato specialmente per abilità nel lanciar dardi e per velocità, nella qual virtù solo Achille lo supera
da Pallade Atena, compì molti atti di valore; specialmente è celebre per l’ attribuitogli rapimento del Palladio; ma è leg
del Palladio; ma è leggenda posteriore ad Omero. Agli eroi segnalati per la forza del braccio se n’ aggiungono altri in cu
o grado di affinità cogli Atridi. Alla guerra di Troia si rese famoso per la sua scaltrezza, per l’ eloquenza, ed anche per
li Atridi. Alla guerra di Troia si rese famoso per la sua scaltrezza, per l’ eloquenza, ed anche per la sua abilità e ferme
roia si rese famoso per la sua scaltrezza, per l’ eloquenza, ed anche per la sua abilità e fermezza nei pericoli; anch’ egl
cia e di là nella Frigia, ove aveva ottenuto dal re Teucro il terreno per fabbricarvi la città Dardania. Da una figlia di T
gli, Ilo, Assaraco e Ganimede. Di quest’ ultimo, fatto rapir da Zeus, per la sua straordinaria bellezza e divenuto coppiere
i Posidone e Apollo costruirono la cittadella detta Pergamo. Come poi per manear di parola questo re si sia tirato addosso
iagure e calamità, e infine anche una grossa guerra di Eracle, fatale per lui e per la sua famiglia, narrammo nel capitolo
alamità, e infine anche una grossa guerra di Eracle, fatale per lui e per la sua famiglia, narrammo nel capitolo delle legg
ntura, Eleno, augure e vate; ultimo, il più giovane, Troilo, che morì per man d’ Achille. 2. Ma ormai è tempo che narriamo
Troilo, che morì per man d’ Achille. 2. Ma ormai è tempo che narriamo per sommi capi le vicende della guerra. Eris, la cont
ella guerra. Eris, la contesa, sorella e compagna di Ares, irritatasi per non essere stata invitata alle nozze di Peleo e T
a Elena, moglie di Menelao. Afrodite instillo in lei un ardente amore per l’ ospite che alla bellezza delle forme aggiungev
ell’ abbigliamento orientale. Essendo Menelao temporariamente assente per un viaggio a Creta, e i fratelli di Elena, i Dios
sacrificare la sua figlia Ifigenia. Già la innocente fanciulla stava per essere immolata, quando d’ un tratto Artemide la
emide la sottrasse sostituendole una cerva, e la trasportò in Tauride per farla sacerdotessa del suo tempio. Dopo ciò la fl
damente si oppose a’ Greci e uccise infatti mille uomini, morì infine per man d’ Achille, strozzato colla correggia dell’ e
avansi di scorrerie e saccheggi nelle terre vicine e così si trascinò per ben dieci anni la guerra. Nei primi nove anni non
n avvenne nulla di veramente notevole, se non si ricordi l’ uccisione per man d’ Achille del più giovane dei figli di Priam
e vendicarsi di lui perchè, quando Ulisse in Itaca s’ era finto pazzo per non andare alla guerra, egli Palamede ne aveva sc
to il campo Acheo di grave pestilenza. Tenutasi una popolare adunanza per provvedere a questo guaio, l’ indovino Calcante p
nte con Achille, dichiarò avrebbe liberato Criseide ma avrebbe voluto per sè Briseide ancella di Achille; e in fatto, lasci
ivolse l’ animo di Achille al pensiero di vendicare il morto amico, e per mezzo della sua divina madre ottenuta dalle mani
e di Eos, l’ aurora; anche queste dierono valido aiuto ai Troiani, e per mano di Mennone cadde il figlio di Nestore, Antil
ille; dopo aver fatto soccombere tanta gente, era venuta l’ ora anche per lui. In un assalto alla porta Scea, una delle pri
orta Scea, una delle principali porte di Troia, mentre già egli stava per entrare in città, lo colpiva un dardo scagliato d
urarne il possesso ai Greci. Allora cominciarono i lamenti e i pianti per la morte di tanto eroe; la madre Tetide e tutta l
to eroe; la madre Tetide e tutta la schiera delle Nereidi lo piansero per diciasette giorni e diciasette notti con canti e
ano trattenere le lagrime. Poco appresso sorse la famosa controversia per l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatur
ra dei più grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia come cugino, sia per il suo valore, vi aspirava con ragionevole presun
ore guerresco univa altri pregi di abilità e di eloquenza. Agamennone per consiglio di Atena decise la controversia in favo
il famoso cavallo di legno, e disporre quell’ agguato che doveva aver per effetto la caduta di Troia. Trenta de’ più bravi
ggito alla persecuzione di Ulisse il quale lo aveva destinato vittima per un sacrifizio d’ espiaziazione. Interrogato sul c
zione. Interrogato sul cavallo, rispondeva esser quello un voto fatto per espiare il rapimento del Palladio; sarebbe stato
el Palladio; sarebbe stato di danno ai Troiani se l’ avessero offeso, per contro diverrebbe una salvaguardia della città se
Ai Troiani parve questo una punizione inflitta dagli Dei a Laocoonte per il consiglio dato, e senza indugio aprirono le po
per il consiglio dato, e senza indugio aprirono le porte della città per introdurvi il cavallo di legno. La notte seguente
durvi il cavallo di legno. La notte seguente la flotta greca avvisata per mezzo di un fuoco acceso da Sinone, o, secondo al
affranta da tanti dolori, verso sulla tomba d’ Achille il suo sangue per opera di Neottolemo. 3. Ed ora le avventure del r
e dell’ Eubea, nella sua reggia di Micene trovò la morte a tradimento per mano di Egisto che durante l’ assenza di lui avev
tarla in Attica. Vi si recò con Pilade; e, colto dal re Toante, stava per essere sacrificato, quando la sacerdotessa di Art
ra girare sette anni prima di tornare a Sparta; ma ivi giunto godette per il resto de’ suoi giorni non interrotta felicità.
Troia essendo penetrato nel tempio di Atena e di qui avendo strappato per forza Cassandra che s’ era avvinghiata alla statu
dre Tideo, ove viveva ancora l’ avo Eneo, ma spogliato della signoria per opera dei figli di Agrio suo fratello; Diomede co
olevano più tornare in patria. Ulisse dovette ricorrere alla violenza per farli ancora imbarcare, e salpò. c) Seguono avven
di giganti in un’ isola del mare occidentale, che abitavano sparsi su per monti curando le loro grosse greggi; eran detti C
e, e il domani altri due. Ulisse ricorse alla scaltrezza; avendo seco per buona fortuna portato del buon vino donatogli in
ola favolosa dove Eolo, re dei venti, li teneva racchiusi in un antro per scatenarli quando ne riceveva ordine da qualche D
raversie, quando i compagni di Ulisse in un momento ch’ egli dormiva, per curiosità slacciarono l’ otre; d’ un tratto n’ us
e lo consigliò a navigare ancora verso occidente, di là dall’ Oceano, per potere presso i boschi di Persefone, nel vestibol
fece una seconda visita a Circe la quale gli diede avvisi e consigli per il rimanente del viaggio. Poco appresso toccò l’
le tre punte (la Sicilia?), dove sbarcò veramente a malincuore e solo per condiscendere al desiderio dei compagni. Pareva p
ti salvo Ulisse che afferrata una trave galleggiò sbattuto dall’ onde per nove giorni e infine pervenne all’ isola di Ogigi
Alfine gli Dei si mossero a compassione di tanto dolore, e Zeus mande per mezzo di Ermes ordine a Calipso di lasciar partir
ilo dell’ isola di Scheria; ma mentre pieno di speranza s’ affaticava per giungere a quella volta, ecco passa Posidone di r
conquassa la zattera e lo abbandona nell’ acque. Sarebbe stata finita per lui, se la buona Ino Leucotea, mossa a compassion
Itaca. Correva il ventesimo anno dacchè egli aveva lasciato la patria per recarsi a Troia; e dormiva in quel momento che i
e a nuove nozze dopo terminato il lenzuolo funebre che stava tessendo per il vecchio suocero, disfaceva di notte il lavoro
ua reggia e lo condusse all’ abitazione di un pastore di porci Eumeo, per ivi fargli ritrovare il figlio Telemaco e porgerg
la sua patria. La tradizione posteriore ad Omero lo faceva poi morire per mano di Telegono, figlio di lui e di Circe, da qu
eroe italico. Mentre Troia ardeva ancora, egli fece gli ultimi sforzi per bravamente difenderla, ma poi visto che era tutto
uzione d’ Elena e la pace, con venti navi salpò dal portò di Antandro per andare in cerca d’ una nuova patria. Le vicende a
i una certa somiglianza. Prima visitò la Tracia, poi l’ isola di Delo per ivi interrogare l’ oracolo d’ Apollo. Ammonito di
i la famosa Sibilla Cumana, n’ ebbe consiglio di scendere all’ Averno per veder l’ ombre dei trapassati e saper da loro not
Laurento, il cui re Latino l’ accolse benignamente cedendogli spazio per la fondazione d’ una nuova città, e la mano della
nia di Eugammone da Cirene. Ancora nella tarda età bizantina, ripresi per sollazzo d’ erudizione i vieti argomenti epici, v
o le tragiche e fatali sventure dei Pelopidi e degli Atridi serbarono per secoli e secoli la virtù loro di commuovere profo
li e secoli la virtù loro di commuovere profondamente chi aveva fibra per sentire l’ eterno umano. — Venendo alla letteratu
nti frammenti di questo bassorilievo furono scoperti un venti anni fa per cura del governo germanico. In mezzo s’ erge maes
vigna presso le terme di Tito a Roma, e da papa Giulio II acquistato per il museo Vaticano. Mancava il braccio destro di L
sinistra di liberare il piede inceppato, egli mostrasi spaventato non per sè ma per il padre suo, al quale si volge con pie
i liberare il piede inceppato, egli mostrasi spaventato non per sè ma per il padre suo, al quale si volge con pietà e sgome
o il corpo si incurva, si convelle nello strazio; i muscoli sono tesi per lo spasimo, le vene si fanno turgide sotto la cut
piedi si raggrinzano tremanti; un brivido, un fremito di dolore corre per tutte le membra, avvinte nelle strette di quelle
gentile accoglienza a un giovine minore di lei d’ anni e di statura; per lo più si crede si tratti di Elettra ed Oreste ne
ono contemporaneamente alla stirpe di Neleo. Entrambi erano segnalati per la loro antiveggenza e saviezza, ma specialmente
i Tebe e facendolo ancora vivo al tempo della distruzione della città per opera degli Epigoni. A sette anni d’ età si dicev
. A sette anni d’ età si diceva avesse perso la vista, secondo alcuni per opera d’ Atena che era stata vista nel bagno da l
er opera d’ Atena che era stata vista nel bagno da lui, secondo altri per aver egli rivelato i segreti della Dea. Come tutt
della distruzione di Tebe, fu portata a Delfo e consacrata ad Apollo; per ordine di lui andò poi nell’ Asia Minore, dove fo
ome tale si diceva prediletto ad Apollo. Nato fra i Traci così famosi per la musica e Tarte del canto poetico, pose sua res
genda di Orfeo e di Euridice, sua sposa. Morta questa di acerba morte per essere stata morsicata da un serpe, egli la pians
canti che commuovevano fin le pietre. Pensò di scendere all’ inferno per veder di riaverla. In fatti il suo dolce canto fa
; ma a un certo punto egli non potè trattenersi dal voltarsi indietro per guardar la sposa amata, e allora questa d’ un tra
llora questa d’ un tratto spari; Orfeo tornato in terra, andò errante per le montagne della Tracia a dare sfogo al suo dolo
ola di Creta, in Attica e anche in Italia e Sicilia; e si segnalò sia per costruzioni architettoniche sia per lavori di sta
talia e Sicilia; e si segnalò sia per costruzioni architettoniche sia per lavori di statuaria. Due altri artisti, a cui si
artisti, a cui si attribuiva la costruzione di grotte, cripte, camere per tesori, furono Trofonio e Agamede, detti fratelli
    Ducere quereus 53. Dedalo in letteratura è ricordato soprattutto per la leggenda d’ Icaro e la fuga dal labirinto, già
petto alla Troade) e su Patara (città della Licia). Giove m’ è padre; per me è palese quel che sarà, e quel che è stato e q
è palese quel che sarà, e quel che è stato e quel che è al presente; per me si disposa la poesia al suon della lira… La me
ro degli Dei, inventore della curva lira, destro a nascondere le cose per scherzo rubate ». 14. V. 255 e segg . « Per lung
lli, e sozzo il gran ventre e adunche le mani e smorto sempre il viso per la fame. » 34. Si coafroati la pittura dell’ A
neo re di Celidone, fatta schiava allorchè Eneo fu caccialo dal regno per opera dei figliuoli di Agrio suo fratello, cfr. p
13 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
beneficenze alla società diveunero nel Paganesimo altrettanti titoli per conseguire il nome d’ Eroe, e per essere annovera
o nel Paganesimo altrettanti titoli per conseguire il nome d’ Eroe, e per essere annoverato dopo morte tra gli Dei(a). Le t
ovine. Finalmente si recò a consultate l’ Oracolo d’ Apollo in Delfo, per sapere come avrebbe potuto trovarla, ovvero per c
o d’ Apollo in Delfo, per sapere come avrebbe potuto trovarla, ovvero per conoscere a che in quella sì ardua difficoltà dov
ese l’ Eroe di furore, vibrò un dardo contro il Dragone, lo uccise, e per comando di Pallade ne seminò i denti(a). Ne nacqu
ovata fontana fosse infettata dal veleno del Dragone, scorse quà e là per trovarne dell’altra. Giunto all’antro Corcireo, m
etti di somma compiacenza. Ma n’uno può dirsi beato, primanchè chiuda per sempre gli occhi alla luce del giorno. Ad amaregg
da lui ucciso, fosse vissuto sotto la tutela di qualche Deità, e che per tale motivo gli forsero sopraggiunte cotante acia
ente : Io che avvenne(a). V’è chi dice, che Cadmo, dope d’aver goduto per molti anni il regno, ne sia stato stacciato da An
da Acrisiore d’Argo. Questi, recatosi a interrogare l’Oracolo, se ora per aver alcun figliuolo, intese, che non ne avrebbe
on atterrì il magnanimo giovine, e fatto questi più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plutone, per le ali a’ piedi,
e fatto questi più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli da Mercurio(5)
da Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli da Mercurio(5), e per lo scudo, che Pallade aveagli somministrato, e ch
che riflettendo gli oggetti, li faceva senza rischio osservare, volò per aria al soggiorno delle Gorgori, e felicemente es
eragli stato proposto(a). Compita l’impresa, l’Eroe nuovamente s’alzò per l’aria colla spoglia del suo trionfo. Scorse a vo
n lui gli antichi timori, alle villanie v’aggiunse violenze e minacce per discacciare Perseo dal suo Regno. Questi gli pres
mostro. L’innocente vergine pertanto venne legata ad un sasso. Passò per colà Perseo, mentre andava sollevandosi sulle acq
rtì pure in sassi tutti gli abitanti(d), e Poliderte stesso, il quale per invidia tentava di nuocere alla di lui gloriosa r
ell’arrivo di Perseo nel Peloponneso avea abbandonata la città d’Argo per evitare ciò, che l’Oracolo aveagli predetto. Avve
Gorgofone(13). Il fine di Perseo fu, che Megapente, figlio di Preto, per vendicare la morte di suo padre, Io privò di vita
in Egitto, nella città di Chemmis, vicino a quella di Tebe(b), Dicesi per ultimo, che Perseo, Andromeda, Cefeo, e Cassiope
olco, che apparteneva ad Esone. Temendo, che la sua usurpazione fosse per produrgli tristi conseguenze, per consiglio dell’
mendo, che la sua usurpazione fosse per produrgli tristi conseguenze, per consiglio dell’Oracolo prese a guardarsì da quell
i si sarebbe presentato con un piede calzato e l’altro ignudo (b). Fu per questo, che Esone, avendo avuto da Alcimede, figl
si impadronito(c). Varie strane condizioni si erano stabilite da Eeta per conseguirlo. Si dovevano primieramente rendere ma
go ne, e finalmente vincere gli uomini armati, che da quel seme etano per mascere (d) (7). Giasone avido di gloria, si acci
quattro de’ più illustri personaggi della Grecia si unirono seco lui, per cogliere anch’ eglino quell’ occasione di segnala
contrario vento spinse pure la nave, Argo, sulle coste della Lidia, e per molto tempo la trattenne nel Lago Tritonide. Un T
bricate cento città sull’anzidetto Lago. Allorchè gli Argonauti erano per proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone sta
rono contro Giasone. L’Eroe scagliò nel mezzo loro una grossa pietra, per cui di tale furore si accesero, che, abbandonato
mpo l’un dopo l’altro caddero sul terreno estinti. Apollonio di Rodi, per sempre più rendere glorioso il nome di Giasone, d
llonio ; e dopo d’averlo fatto in pezzi, ne sparse le membra quà e là per la via, per cui Eeta era per passare, affinchè la
opo d’averlo fatto in pezzi, ne sparse le membra quà e là per la via, per cui Eeta era per passare, affinchè la cura di rac
o in pezzi, ne sparse le membra quà e là per la via, per cui Eeta era per passare, affinchè la cura di raccogliere quelle,
sso bene anche al loro vecchio padre. Medea promise di compiacerle, e per meglio accertarnele, fece che in tutte le mandre
sone a ritirarsi appresso Creonte, re di Corinto. Quì Medea e Giasone per diesi anni tranquillamente vissero. Finalmente Gi
iesi anni tranquillamente vissero. Finalmente Giasone ripudiò la Maga per isposare Glauce (a), o Creusa, figlia a dell’ anz
ui venne ornata co’ maravigliosi fatti di tutti gli altri(d). Il Sole per un giorno non illuminò la terra, affinchè fosse t
lle serve d’ Alcmena, s’avvide di ciò, che la Dea andava operando ; e per farnela desistere, le diede a credere ; che Alcme
po d’averla caricata di percosse, la cangiò in Donnola, animale ; che per questo motivo fu poscia venerato da’ Tebani(b). N
prodigi allora avvennero, i quali presagirono la gloria, ch’egli era per acquistarsi colle sue esimie azioni (c). Giunone
nfitrione, volendo conoscere, quale di que’ due fosse stato conceputo per opera di Giove, gettò le due predette serpi nel m
el paese, situato tra Micene e Nemea (a). Altri vogliono, che Giunone per far perire Ercole abbia impegnato Ecate a far com
Ofelta, dove il primo giorno divorò un pastore, detto Apesanto. Erasi per lo innanzi inutilmente adoperato il ferro e il fu
santo. Erasi per lo innanzi inutilmente adoperato il ferro e il fuoco per farlo morire. Ercole, ammaestrato da Radamanto o
verna, la quale aveva due aperture. Dopo d’averne chiusa una, v’entrò per l’altra, si avventò contro la bestia, la sbranò,
avento, nol ammise più in città, e si formò un nascondiglio sotterra, per ritirarvisi, ogni qualvolta Ercole era per avvici
un nascondiglio sotterra, per ritirarvisi, ogni qualvolta Ercole era per avvicinarsi alla volta di Micene. Euristeo inoltr
. Euristeo inoltre mandava dal predetto luogo all’ Eroe i suoi ordini per mezzo d’un araldo, chiamato Copreo. Dicesi, ch’ E
detto leone fu da’ Poeti qualche volta detto Cleoneo(a). Molorco poi, per dimostrare il suo rispetto vero sì celebre ospite
saglia, e suo particolare amico(6), s’accinse al gran cimento.Era già per rimanerne vittorioso, quando Giunone spedì in aju
, e seco li portò via. I Bistoni, sudditi di Diomede, presero le armi per vendicare la morte del loro Sovrano, e per riaver
i Diomede, presero le armi per vendicare la morte del loro Sovrano, e per riaverne i cavalli. Ercole affidò questi alla cus
ato Abdero. N’ebbe gran dolore, e accoppò quegli animali colla clava, per cui acquistò il nome d’ Ippottono Alzò poi una to
(11). Ercole finalmente li privò di vita presso Cleona, mentre erano per trasferisi in Corinto a’ Giuochi Istmici(c). Fece
occasione di vendicarsi di Leprea e di Neleo. Nol fece però col primo per opera di Astidamia : bensì gli propose di far pro
cui ne venne istruito. L’ Eroe uccise il Dragone, che vegliava sempre per custodire que’pomi, e felicemente riuscì nella di
posito dicesi, che avendo l’ Eroe ricercato qualche cibo a Teodamente per Illo, suo figlio, avendo quel re ricusato di sodd
la terra, sua madre, questa sempre gli somministrava forze maggiori, per cui compariva più furibondo di prima. L’ Eroe se
ima. L’ Eroe se n’accorse, di nuovo lo afferrò, lo strinse fortemente per aria, e sì lo tenne, finchè lo strangolò(b) (20).
Ovidio(f) dicono, che coloro erano governati da una donna, la quale, per essersi creduta superinore in bellezza a Giunone,
da Cipro l’ Indovino Trasea, o Trasio, e questi accertò Busiride che per avere di nuovo la fertilità nelle di lui campagne
iva sacrificare ogni anno uno straniero a Giove. Ciò subito si esegui per ordine del re sullo stesso Indovino(c). Busiride
di Mida, e suo successore al trono di Colene. Dafnide, inconsolabile per la perdita di Piplea, intraprese di cercarla da p
de, inconsolabile per la perdita di Piplea, intraprese di cercarla da per tutto, nè di mai riposare, finchè la avesse trova
e Ippolita dagli altri, la quale il Centauro Eurizione voleva sposare per forza. Ercole attaccò colui, e lo fece morire(c).
era, si ritirarono in città. Ercole li strinse d’assedio, ed era già per prenderli d’assalto, quando coloro per placarlo g
strinse d’assedio, ed era già per prenderli d’assalto, quando coloro per placarlo gli offerirono quanti de’ loro concittad
ed erasi colà addormentato. Caco di notte gliene rubò quattro paja, e per la coda le strascinò nella sua abitazione, affinc
rovandosi in Trachina, soggiogò i Driopi. Attaccò in seguito i Lapiti per soccorrere Egimio, re de’Dorj ; li abbattè, uccis
rte, il quale disputò secolui il premio della Corsa a cavallo. Marte, per vendicare la morte del figlio, s’accinse a batter
con Giove, il quale cravi comparso sotto la figura d’atleta. La zuffa per lungo tempo duiò in modo eguale ; finalmente il D
datosi a conoscere, si rallegiô col figlio pel di lui valore. Ercole per ultimo con una freccia offese Plutone, che fu cos
con una freccia offese Plutone, che fu costretto di salire al Cielo, per farsi guarire da Peone, medico degli Dei (a). Erc
Peone, medico degli Dei (a). Ercole nelle anzidette circostanze ebbe per compagno anche Argeo, figlio di Licinnio. L’Eroe
veva giurato al di lui padre di ricondurglielo, ma il giovinetto morì per viaggio. Ercole ne abbruciò il corpo, e ne portò
, frenò il mare con dighe, appianò montagne, aperse pubbliche strade, per cui ne fu tenuto qual Dio, e si confuse con Mercu
stituì il furto. Per tale fatto Ercole fu detto Indicante (a). Ercole per la sua eccessiva voracità si appellò Polifago, e
b) (22). Ei mangiava, come abbiamo altrove osservato, i buoi intieri, per cui venne sopranom’nato anche Bufago, ossia mangi
Chio, e che amendue que’ popoli abbiano usato di tutte le loro forze per trarla a se, senzachè abbiano potuto mai riuscirv
i Greche, che significano Giunone e gloria. Ercole fu così appellato, per indicare, che i travagli, da lui intrapresi per c
le fu così appellato, per indicare, che i travagli, da lui intrapresi per causa di Giunone, lo rendettero glorioso (c). Erc
omene, un annuo tributo di cento buoi, ed egli esigeva questo omaggio per vendicare la morte di Climeno, suo padre, ucciso
cciso da un Tebano. Quel re spediva ogni anno a Tebe certi commissarj per ricevere quell’ imposizione. Ercole, avendoli inc
avendone ricevuto in ricompensa una città, la avea denominata Eraclea per onorare il suo benefattone. Colui, fattosi capo d
gara co’ suoi figliuoli vennero liberati dalle mani di Lico, e costni per mano d’Ercole rimase ucciso (c). Giunone, sdegnat
co, e costni per mano d’Ercole rimase ucciso (c). Giunone, sdegnatasi per la morte dello stesso, intorbidò ad Ercole la men
morte dello stesso, intorbidò ad Ercole la mente, e mentre stava egli per offerire un sacrifizio a Giove, lo rendette furib
ere d’avervi riportate molte gloriose vittorie. Giove se gli presentò per richiamarlo alla primiera serenità di mente ; ma
age, che avea fatto de’ suoi, se ne afflisse estremamente, e si tenne per lungo tempo nascosto, fuggendo la società degli u
e. L’Eroe lo afferrò pel collo, sì fortemente lo strinse, che gia era per soffocarlo. Acheloo, vestite allora le sembianze
to era imperturbabile riguardo a se, altrettanto mostravasi affannoso per la sposa, nè azzardava d’esporla al rapido corso
ivano(26). Trascorsi parecchi anni dalla morte di Nesso, Ercole passò per . l’isola d’Eubea, ove s’invaghi di lole, figlia d
to. Ercole vi riuscì, e colui no volle stare alla promessa, allegando per pretesto, chegli aveva ucciso i figli, avuti da M
so i figli, avuti da Megara, sua prima moglie, e che temeva che fosse per trattare nella stessa guisa anche qualsivoglia al
e per trattare nella stessa guisa anche qualsivoglia altro, che fosse per nascergli in avvenire. Ercole rapì la giovine, e
osse stato abbastanza punito, lo afflissero inoltre con una malattia, per liberarsi dalla quale l’Eroe si portò a consultar
ualità di schiavo. Per eseguire la predizione dell’ Oracolo, Mercurio per ordine di Giove lo condusse nella Lidia, e lo ven
ad amare l’anzidetta Jole, piena di gelosia e timori, spedì al marito per mano di Lica, suo servo, la veste di Nesso. L’Ero
ano di Lica, suo servo, la veste di Nesso. L’Eroe Tebano stava allora per offerire vittime e voti a Giove, venerato in Gene
o il luogo, ove le avrebbe sotterrate (a) (30). La fiamma, dilatatasi per ogni parte ridusse, in cenere le membra e le ossa
gemiti. del bambino apprese ad imitarli sì bene, ch’ Ercole, passando per colà, e udendola, credette d’udire la voce d’un f
zavano da’ giovani prossimi all’ adolescenza, primachè si recidessero per la prima volta la barba e i capelli. Queglino por
e. Varj popoli imploravano la di lui protezione in tempo di malattie, per cui egli acquistò il nome di Alessicaco(a). Final
atiche d’Ercole. Alcuni dicono, che quelle colonne vennero ivi alzate per alludere alle altre due, appellate le Colonne d’E
due montagne, Calpe ed Abila, e sopra cadauna vi piantò una colonna, per ricordare a’ posteri il termine delle sue conquis
fiume de’ Bruzj in Italia. Dileguatasi col sonno la visione, Miscelo per lungo tempo stette dubbioso sul partito, cui dove
elatasi in città la di lui determinazione, venne accusato, e convinto per trasgressore delle Leggi. Impallidito e tremante
uindi, rendute grazie al suo liberatore, fece vela con propizio vento per la Ionia, e giunse a’ lidi dell’ Esaro. Non lungi
te Aventino, e che Pinario e la stirpe di lui non v’assistessero, che per servire in essi a’ Sacrificatori. Non sempre però
erò il sacro ministero persistette appresso i Potizj. Esso in seguito per opera d’Appio Claudio venne affidato anche agli s
sogno due tori, i quali, dopo d’aver lungo tempo contrastato tra loro per una giovenca, erano caduti a terra semivivi. Inco
se alla foresta, vi trovò il toro estremamente affaticato, lo afferrò per un piede, lo trasse all’ altare comandato, ed ivi
rotezione d’Ercole restò liberato dalla fiamma d’amore, di cui ardeva per Cigno : lo che talmente avvilì l’oggetto da prima
a. Ercole, trasferitosi appresso Pitteo, depose la sua pelle di leone per assidersi a mensa. Molti fanciulli, e tra quelli
astare le campagna di Maratona. L’Etoe proseguì il suo viaggio, passò per Cremiona, luogo vicino a Corinto, e v’uccise un c
lo riconobbe, e strappatogli il bicchiere di mano, imbrandì la spada per uccidere l’ingannatrice. La Maga si sottrasse al
di Teseo. La uccisione di costoro obbligò questo Eroe ad allontanarsi per un anno dalla sua città, e dopo questo tempo egli
, la sottrasse al barbaro non meno, che ignominioso tributo, cui essa per la terza volta doveva pagare a Minos II, re di Cr
a pagare a Minos II, re di Creta. Androgeo, figlio di questo Monarca, per aver riportato il premio ne’ Giuochi, che andavan
le Grazie in Paro, quando intese la morte del suo figliuolo(b). Egli, per vendicarla con numerose forze terrestri e maritti
, furono nella dura necessità di segnare col re Megarese un trattato, per cui si obbligarono di mandargli ogni nove anni(c)
tempo del terzo tributo gli Ateniesi altamente si agitavano, ed erano per sollevarsi. Teseo ganerosamente s’offerì d’essere
tire consultò l’Oracolo di Delfo, che gli commise di prendersi Venere per guida, e di sacrificarle una capra in riva al mar
Così egli fece, e la Dea tosto gli comparve sotto la figura di capra, per cui acquistò il nome di Epitragia(a). Non appena
, figlia di quel re. Ella gli diede un filo, il quale gli fu di guida per uscire dal Labirinto, dopochè uccise il Minotauro
bbandonò ivi Arianna, mentre dormiva(15), e si trasferì in Delo, dove per eternare la memoria del suo trionfo sopra il Mino
vo, coperto di lana, che si attaccava poi da un fanciullo sulle porte per allontanare la carestia in onore di Minerva. Se e
o sulle porte per allontanare la carestia in onore di Minerva. Se era per Apollo, il ramo era d’alloro(a). Teseo, e gli alt
il ramo era d’alloro(a). Teseo, e gli altri giovani, mandati in Creta per essere divorati dal Minotauro, avevano fatto voto
a(c). Nello stesso naviglio portavasi tutto quello, ch’era necessario per la Festa, e pe’sacrifizj. Giunti in Delo, offeriv
nore di Bacco e di Minerva(i) (18). Teseo, primachè partisse da Atene per trasferirsi in Creta, aveva ricevuto ordine dal p
a morto il padre suo, e che egli n’era stato la cagione. Gli Ateniesi per consolarnelo esaltarono Egeo al grado di Nume mar
o di coloro. Tra quelli perì anche Censo, figlio di Elato(22). Teseo, per vendicare l’ ingiuria, fatta all’ amico, e la mor
lta la turba de’ Centauri, ne uccise molti, e ricuperò Ippodamia, che per quel motivo acquistò anche il nome d’ Iscomache(a
etto. Irritato l’ Eros Ateniese, pigliò una tazza ben grande e scabra per un rilievò d’ intaglio, e scagliatala con tutta l
avvenimenti felici del suo combattere ; e però adoperò tutta la forza per istrappare dalle radici un annoso pino ; ma non p
iso da Cerbero(e). Teseo poi doveva rimanersene anch’ egli incatenato per sempre nell’ Inferno ; ma Ercole, quando calò lag
i incatenato per sempre nell’ Inferno ; ma Ercole, quando calò laggiù per trarne il Cane Cerbero, ottenne mediante il favor
cole sul trono del predetto Laomedonte, suo padre, ne ampliò lo Stato per mezzo di varie conquiste, e ne accrebbe la gloria
iove, soprannominato Erceo. Tutto era grandezza nella di lui Corte, e per molti anni visse nella prosperità(b). Arisba, fig
arleremo anche quanto prima, allestì una flotta di venti vascelli(13) per andarsene in Grecia a ridomandare Esione, sorella
’altare di Giove Erceo, ove anch’ella colle sue figliuole era ricorsa per sottrarsi al furore nemico. Pitro, figlio d’Achil
a testa, la ripose sulla punta d’una picca, e la fece portare in giro per tutta la città(a). Ettore. Ettore fu figli
ella porta, che ne rimase fracassata(c). Filostrato dice, che Ettore, per rendersi robusto, erasi per lungo tempo addestrat
acassata(c). Filostrato dice, che Ettore, per rendersi robusto, erasi per lungo tempo addestrato a combattere co’ tori(d).
asi impaziente di venire alle mani con lui. Priamo ed Ecuba, tremanti per la vita del loro figlio, lo scongiuravano di rien
d’aver insultato agli ultimi respiri di lui, lo attaccò al suo carro, per tre volte lo strascinò col volto nella polvere in
girono tutti i disastri, che dovea cagionare il bambino, cui Ella era per dare alla luce(a). Si spaventò Priamo dell’infaus
giustizia ed equità sì grande, che i vicini Pastori a lui ricorrevano per decidere le loro questioni(d). Giove stesso lo co
, figlia del Centauro Chirone(a), o della Ninfa Egina(b) (2), essendo per isposare Tetide, figlia di Nereo e di Doride(3),
nte Pelio. La sola Eride, detta da noi Discordia, n’era stata omessa, per timore che’ vi cagionasse qualche disordine. Ella
rasi riconosciuto, voleva ucciderlo ; ma Paride, manifestatosi allora per quello ch’era, cangiò la gelosia in tenerezza, e
figlia del fiume Cebreno, e pastorella di straordinaria bellezza, che per dono di Apollo prediceva l’avvenire, e conosceva
figlio, detto Cotito(4). Ella vaticinò molte cosè al marito, ch’erano per accadergli : tralle altre gli presagì, che se ave
bbe rimasto mortalmente ferito ; e che allora sarebbe ritornato a lei per esserne risanato, ma che sarebbe già riuscito van
o fratello, si presen ò di nuovo a combattere contro Menelao. Era già per cadere sotto i colpi di, quello, quando Venere lo
o e di Filomedusa(f). Dicest pure, che abbia dato la morte ad Achille per tradimento, come più diffusamente narreremo. Filo
noti varj secreti di medicina. La Pastorella impiegò tutto lo studio per guarirlo ; ma ogni rimedio fu inutile, perchè la
combattimento fu lungo assai e dubbioso. Il Trojano finalmente stava per soccombere, quando Nettuno ad istanza di Venere l
Greco Capitano, lo spoglio dell’enorme corazza, e la regalò a Mnesteo per ricompensarne il singolare valore(g). Vinse Abant
lo, Ascanio(4), a mano uscì di città(5). Le fiamme lo rispettarono, e per non nuocere a lui, che aveva dimostrato tanta ten
alla città(7), formò ivi co’ suoi seguaci(8) una flotta di venti navi per fuggire(a) (9). Si trasferì nella Tracia appresso
Dei un sacrifizio, vide che gli arboscelli, i quali andava svellendo per ornarne l’altare, stillavano gocce di sangue. Udì
stato predetto anche da Cassandra. Subito Enea intraprese il viaggio per colà ; e balzato da furiosa tempesta alle Isole S
vorarsi le vivande, offerte da lui a Giove. I Trojani presero le armi per allontanare que’ rapaci uccelli ; e allora Celeno
se fine alle predizioni, consire la Sibilla Cumana. Enea fece viaggio per Drepani, città gliando Enea tentare per placare G
lla Cumana. Enea fece viaggio per Drepani, città gliando Enea tentare per placare Giunone, e a consultae porto della Sicili
i, all’udirlo raccontare le sue disavventure, si senti ardere d’amore per lui(12), lo ristorò di tutte le perdite fatte nel
li terre avrebbe regnato, e quali sanguinose battaglie avrebbe dovuto per tale motivo sostenere(a). Dopo l’uscita dal Regno
gia di Latino, diede occasione di presagire, che in quella Reggià era per giungervi moltitudine di forestieri. Da un altare
e uscì pure una fiamma, che cinse il capo di Lavinia, e poi si sparse per tutto il di lei palagio : dal che si congetturò,
che si congetturò, che somma gloria, accompagnata però da guerre, era per derivare a quella giovine. Latino allora volle co
he sarebbe arrivato appresso di lui uno straniero, il di cui nome era per divenire famoso in tutto il mondo. Enea non molto
sua madre, con certa erba quasi in un istante lo risanò. Il contrasto per ultimo si decise solamente tra Turno ed Enea. Que
amenonne dovette fitirarsi appresso Polifide, re di Sicione, il quale per timore di dispiacere a Tieste non volle accoglier
venuto il più possente tra’Greci Principi, stabilì la città di Micene per Capitale del suo Impero. Egli fu altresì nominato
città di Micene per Capitale del suo Impero. Egli fu altresì nominato per supremo Comandante della Greca armata contro i Tr
timenti delle paterne tenerezze talchè acconserti al sacrifizio. Egli per farla venire al campo finse appresso la moglie, c
nto comune venne accompagnata all’ara. Alzò la mano il sacro Ministro per fevirla col fesso micidiale, quando Diana, mossa
lvare la propria vita ; ma il Greco Eroe non ostante li privò di vita per vendicarsi di Antimaca, loro padre, ch’erasi oppo
fatta sua schiava la di lui figliuola, erasi recato al campo de’Greci per ridomandarla, e per offerire un ricco riscatto. A
di lui figliuola, erasi recato al campo de’Greci per ridomandarla, e per offerire un ricco riscatto. Agamenonne ricusò di
la Focide. Gli abitanti di quel luogo lo trovarono, e avendo raccolto per se l’oro, lasciarono lo scettro a que’di Cheronea
Sacerdote, che ne presiedesse al culto, e lo tenesse in propria casa per tutto il tempo del suo ministero. Questo durava u
resso di quello Elettra, sua sorella, lo fece secretamente trasferire per sottratlo al furore di sua madre, che altrimenti
i Clitennestra, e a lei pure immerse un pugnale nel seno (c). I Greci per tale delitto lo aveano condannato a morte ; ed eg
(c). I Greci per tale delitto lo aveano condannato a morte ; ed egli, per evitare l’infamia del supplizio, a grande stento
ì, che i di lui, concittadini si contentassero solamente di esiliarlo per un anno. Oreste intanto per eccitamento dello ste
i si contentassero solamente di esiliarlo per un anno. Oreste intanto per eccitamento dello stesso Nume passò in Atene, e s
è contento di essere stato assolto, passò eziandio appresso i Trezenj per sottomettersi alla ceremonia dell’ espiazione. Là
na lettera in Argo. Allora fu, che nacque generosa gara tra gli amici per determinare chi di loro dovea restare pel sacrifi
ma lo trattenne Minerva, la quale gl’indicò essere il tutto avvenuto per volere degli Dei (a). Oreste dopo di ciò non si s
ne. Dicesi, che sia morto d’una puntura di serpente, mentre viaggiava per l’ Arcadia. Lasciò successore al trono il figlio
Paride, come si è raccontato, gliela rapì. Menelao nella guerra, che per tale ragione si suscitò tra’Greci e i Trojani, di
a’Greci e i Trojani, diede saggi di gran, valore. Le due armate erano per azzuffarsi. Paride, come abbiamo esposto, avea sf
rogetto, ma poi v’acconsentì. E glà, venuti alle mani, il Trojano era per soccombere, quando Venere nuovamente lo tolse dal
uando Venere nuovamente lo tolse dal combattimento(a). Allora Minerva per ordine di Giove prese le sembianze di Laodoco, fi
sti voleva immolarla al suo risentimento, e alle ombre di coloro, che per causa di quella guerra erano periti ; ma colei se
roja, avea trascurato di sacrificare a Giove e alle Divinità del mare per ottenerne una prospera navigazione. Per tutto que
glia di Proteo, apparve a Menelao, e gl’insegnò, come dovea regolarsi per sapere dal di lei padre la maniera di restituirsi
padre la maniera di restituirsi alla sua patria. Ella lo avvertì, che per farlo parlare, conveniva sorprenderlo addormentat
trastato da’venti, fece uccidere due bambini di quel passe, e li aprì per conoscere nell’osservazione delle loro interiora
Peleo lo avea strappato dalle mani di sua moglie, quando colei stava per porlo sulle fiamme, onde consumare tutto quel ch’
e quindi le parti del di lui corpo furono tali, trattone il calcagno, per cui la madre lo tenne, mentre lo’immerse nelle pr
nevoli, stese in vece le mani alle armi. Ulisse non cercò altra prova per riconoscere, in lui il figliuolo di Tetide ; e in
iconoscere, in lui il figliuolo di Tetide ; e informatolo del motivo, per cui erasi colà recato, lo condusse seco al Greco
e re de’Misj ; perchè egli tentava d’impedire che i Greci passassero per le sue terre(6). Non trovavasi rimedio che guaris
le, ne ottenne di essere guàrito nel modo indicato dall’Oracolo(f), e per riconoscenza, come dicono alcuni, strinse allcanz
Ciparisso, città della Grecia, il quale era passato nel Campo Trojano per vagheggiare la predetta Regina delle Amazoni(g).
ergognosa risoluzione, e lo esortavano a cercare piuttosto ogni mezzo per placare la collera d’Achille. Agamennone finalmen
ggiare l’isola di Tenedo. Emitea, figlia di Cigno, erasi colà portata per seguire il suo fratello, Tene(11). Achille, invag
ratello, Tene(11). Achille, invaghitosi della di lei bellezza, voleva per forza farsela sua. Ne venne impedito da Tene, ed
ncia. Sembrava da prima impossibile all’Eroe il prenderla ; e già era per desistere dall’impresa, quando una giovine di que
pomo. Eranvi scritti due versi, co’quali ella lo avvertiva, che ancor per poco avesse sofferenza, giacchè Ia di lei città e
va, che ancor per poco avesse sofferenza, giacchè Ia di lei città era per arrendersi per mancanza d’acqua. L’Eroe approfitt
er poco avesse sofferenza, giacchè Ia di lei città era per arrendersi per mancanza d’acqua. L’Eroe approfittò dell’avviso ;
e lapidassero la giovine in pena del suo delitto(b) (12). Ad Achille, per essere nato da Peleo, diedesi il soprannome di Pe
stata bagnata dallo Stige(a). Ovidio poi dice, che Nettuno, sdegnato per la morte del suo figliuolo, Cicno, concepì implac
elle due piccole Isole del mare Ionio, Itaca, e Dulichio(b) (1). Ebbe per nutrice Euriclea, figlia del Greco Ope, comperata
Ebbe per nutrice Euriclea, figlia del Greco Ope, comperata da Laerte per venti buoi(2), e fornita di bellissime prerogativ
di darla a chi fosse rimasto vincitore in certi Giuochi, ch’egli era per celebrare. Vinse Ulisse, e a lui quindi fu la gio
ntovato giuramento(e). Allorchè tutti i Principi Greci si collegarono per andarsene contro Troja, Ulisse, non sapendo stacc
di farlo perire. Avvenne, che Ulisse fu inviato da’ suoi nella Tracia per riportarne de’viveri, ma se ne ritornò senza null
si, che aveagli dati, e gl’indicava la grossa somma di danaro, di cui per tale motivo lo regalava. Nello stesso tempo fece
di Palamede. Ciò servì di prova manifesta del tradimento ; e Palamede per sentenza di tutto il Greco esereito venne lapidat
iume Santo. Verso il fine di quella guerra le truppe di quel re etano per entrare di notte in Troja, quando Ulisse e Diomed
imieramete spinto da’ venti in Africa alla città d’Ismara. Sbarcò ivi per procacciarsi vettovaglie, sconfisse quelle genti,
i lui compagni(a). Ulisse poco tempo dopo sofferì una nuova burrasca, per cui videsi trasportato a quella parte della costa
vedere la loro citta ; e però fu d’uopo che Ulisse usasse molta forza per farli ritornare alle navi. Una terza procella lo
, ove soleva starsene il Ciclope Polifemo. Costui n’era allora uscito per pascere la sua greggia ne’ vicini campi. Mentre l
molto dopo il Ciclope, altamente gemendo, aprì la porta della caverna per condurre secondo il solito i greggi a pascolare.
erlo, ma non potè recarvi danno alcuno(a) (10). Ulisse andava errando per le onde Tirrene ; e avendo approdato finalmente a
azza avvelenata, che Circe aveagli tosto offerto. Colei altresì stava per toccarlo colla sua verga ; ma egli, imbrandita la
). La Maga prontamente lo fece, strinse innoltre seco lui amicizia, e per un anno lo trattenne appresso di se. Ulisse duran
di discendere nell’Inferno a consultare l’ombra di Tiresia, il quale per singolare favore di Proserpina conservava anche c
ioni, e svenò un nero ariete e una pecora. V’accorsero tutte le ombre per bere il sangue delle vittime, raccolto in quella
a dell’anzidetto Indovino, da cui intese quanti ostacoli ancora erano per impedirgli il ritorno alla patria, e quanto dovea
ra erano per impedirgli il ritorno alla patria, e quanto dovea temere per causa dell’odio implacabile, che Nettuno contro d
tomato Ulisse a Circe, essa pure gli manifestò le traversie, ch’erano per succedergli, primachè potesse rimettersi in Itaca
spiegarono le vele a’venti. Giove suscitò allora una fiera burrasca, per cui la loro nave fu ridotta in pezzi, tutti i Gre
ro di Atlante, come vuole Omero(c). Ulisse al dire di questo Poeta(d) per sette anni, o per sei, se attendiamo ad Ovidio(e)
e vuole Omero(c). Ulisse al dire di questo Poeta(d) per sette anni, o per sei, se attendiamo ad Ovidio(e), vi si trattenne.
anni, o per sei, se attendiamo ad Ovidio(e), vi si trattenne. Calipso per tutto quel tempo andò persuadendolo, onde volesse
endole d’essere ricondotto alla sua patria. Alcinoo, prendendo Ulisse per mano, lo fece sorgere, e sedere. Ordinò al suo co
azione di Antimoo(b). Frattanto sopraggiunse un altro mendico, famoso per la sua ghiottoneria, perchè sempre mangiava, e no
i d’Autolico. L’Eroe le commise di non palesarlo(d). Penelope intanto per sottrarsi alle insistenti ricerche de’suoi amanti
la figura di Mentore, l’amico fedele, a cui l’Eroe prima di partire, per Troja avea affidata la sua famiglia(b). Secondo S
sola Eea. Cresciuto in età, montò sopra un naviglio con varj compagni per amlarsene ad Itaca, ed ivi farsi riconoscere da U
o, che lo aveva ferito, e morì tralle di lui braccia. Telegono allora per ordine di Minerva sposò Penelope, e la rendette m
assandra, figlia di Priamo, nel tempio di Minerva, dov’erasi ritirata per sottrarsi agli ostili insulti. Un tale fatto dest
rfino degli Dei. Ulisse voleva, che fosse lapi dato ; e Ajace avrebbe per certo soggiaciuto a quella pena, se non avesse pr
po la peste desolasse il di lui regno. Non cessò quel castigo, finchè per consiglio dell’ Oracolo non si promise di spedire
jace portossi con dodici vascelli alla volta di Troja, e si qualificò per uno de’più valorosi guerri ri, che vi fossero nel
nato poi in se, e confuso sì pel furore, a cui erasi abbandonato, che per la vendetta fallita e derisa, tanto se ne cruciò,
o, si diede con essa la morte(a). Altri pretendono, che Ajace volendo per se il Palladio, tolto a’ Trojani, minacciò d’ucci
dicono, che Ajace, combattendo contro Paride, ne riportò una ferita, per cui poco dopo morì(c). La terra, imbevuta del di
empio, una statua d’ebano, e certe Feste, dette Ajanzie, nelle quali, per ricordare il di lui invitto valore, ornavasi un f
Clitennenestra. Altri finalmente pretendono, che Leda abbia concepito per opera di Giove un solo uovo, da cui trassero orig
na nati, vennero da Mercurio portati in Pellena, città della Laconia, per esservi allevati(a). Si segnalarono col loro valo
ornati dalla conquista del Vello d’oro ; si trasferirono nell’ Attica per riavere la loro sorella, Elena, ch’era stata rapi
eucippo, fratello di Tindaro(e), chiamate perciò Leucippidi(3), erano per isposarsi con Linceo ed Ida, figliuoli di Afareo
lodoro dice, che Castore e Polluce si erano unin con Ida e con Linceo per rubare certi greggi ; che questi, eseguito il fur
virimase ucciso ; ma comunemente si riferisce, che Polluce, il quale per essere figliuolo di Giove era immortale, chiese a
o Afesj, perchè presie devano alle sbarre, donde partivano i cavalli per correre ne’ Giuochi pubblici(e). Furono detti Ana
che se avesse potuto trionfare de’ Latini, i quali si erano ribellati per ristabilire i Tarquinj sul trono, avrebbe celebra
Igino la denomina Dione, figlia di Atlante(c). L’impresa più gloriosa per Pelope fu quella d’aversi guadagnato in isposa Ip
maritarla, perchè un Oracolo gli avea predetto, ch’ei sarebbe perito per le insidie di un suo genero. A fine dunque di lib
he essendo Ippodamia molestata dalla sete, Pelope si allontanò da lei per andar ad attignerle dell’acqua. Colse Mirtilo que
lei per andar ad attignerle dell’acqua. Colse Mirtilo quell’occasione per insultare alla giovine. Pelope, tostochè ne venne
, lo fece in pezzi, e poi ne imbandì le membra in un convito agli Dei per accertarsi in tal modo, se queglino erano veramen
nascerebbe, lo avrebbe ucciso. Il Genitore, spaventato dal vaticinio, per impedire l’orribile attentato, consegnò il figlio
ro sul monte Citeroné. Sorte volle, che aliro pastore, di nome Forba, per là passando, odisse le grida del bambino, lo stac
ch’ egli non era, come credeva, figlio di Polibo. Consultò l’Oracolo per sapere, qual’era il suo padre, e ne udì, che lo a
il quale dopo la morte di Lajo era salito sul trono di Tebe, pubblicò per tutta la Grecia, ch’egli cederebbe la propria cor
(4), anch’egli, divenuto in orrore a se medesimo, si trasse gli occhi per disperazione ; e guidato da Antigona, sua figliuo
, fuggì il consorzio di tutti gli altri uomini(d) (5). Sofocle gli dà per conduttrice anche l’altra figlia, Ismene(e). Edip
sorpresi di vedervelo, vollero a forza discacciarnelo, e lo avrebbono per questo motivo ucciso, se Antigona colle preghiese
, figlia d’Ifide. Colei fece conoscere l’eccessivo amore, che nutriva per lui, e diede di se medesima un grande spettacolo.
cono, che il di lui padre fosse l’eccellente Indovino. Melampo, e che per altro sia stato creduto figlio d’Apollo, perchè e
cellentissìmo e indovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sog
ato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferiscono. La sua s
della Grecia(g). Coloro, che lo consultavano, doveano prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino
prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino per tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli alt
o l’opportuno rimedio, che lo liberasse dal furore, ond’era oppresso, per consiglio dell’Oracolo si trasferì appresso l’alt
Costei gli ricercò la collana d’Erifile ; ed egli, ritornato a Fegeo per riavernela, rimase ucciso da’ di lui figliuoli(c)
e avessero potuto effettuare ciò, ch’ella bramava. Queglino partirono per eseguire il materno desiderio, e privarono di vit
to(a). Polinice, mentre marciava contro Tebe, passò co’ suoi compagni per la foresta di Nemea nell’Acaja. Tutti erano moles
cqua. Ella stessa volle guidarli alla fonte Langia, poco discosta ; e per esserne più sollecita, depose il bambino sull’erb
attortigliò al collo del fanciulletto, e lo soffocò. Coloro, afflitti per tale disavventura, uccisero il serpente, salvaron
ino(a), e in di lui onore instituirono, i Giuochi Nemei(b),(8). Tideo per ordine di Adrasto si portò ad Eteocle, e ne esige
e ne sdegnò, il Tebano, gli tese molti agguati, e spedì sulla strada, per cui quegli dovea ritornarsene in Argo, cinquanta
o ferito, e cadde bagnato nel proprio sangue. Gli si accostò Polinice per disarmarlo, ma quegli, avvalorato dal desiderio d
iposti, si divise, nè più si riunì(a) Morti Eteocle e Polinice, non per questo ebbe fine la mentovata guerra. Dieci anni
i quegli Eroi, che in quella erano periti, presero nuovamente Ie armi per vendicare Ie ombre loro padri, e sotto la guida d
degli animali(b). Anche Antigona, di lui sorella, era uscita di Tebe per lo stesso fine. Tutte due vennero sorprese nel pi
a vita umana Vrtù VIrtù è un’interna abituale disposizione, per cui si opera il bene. I Greci diedero alla Virtù
all’ Onore, che non si poteva penetrare in questo, se non si passava per quello : con che voleasi esprimere, che la vera e
ll’uomo. La lancia è simbolo di maggioranza, ed è in mano della Virtù per indicare la superiorità, ch’ella esercita sopra i
ò, che conviene. Le saggie direzioni e misure, che prende il Prudente per guardarsi da quel, che potrebbe nuocerlo, e per s
he prende il Prudente per guardarsi da quel, che potrebbe nuocerlo, e per seguire quel, che può giovargli, vengono espresse
cui si trova. Consiglio. Il Consiglio è quella matura ragione ; per cui nelle difficili emergenze si prende piuttosto
ia altra età, quali azioni si deono operare. La veste di lui è lunga, per alludere alla Toga, di cui i Consiglieri si servi
ui è lunga, per alludere alla Toga, di cui i Consiglieri si servivano per sostenere maggiormente la loro gravità. Si voleva
iesce al nuoto rapidissimo. Sono pertanto da questa Divinità calcati, per avvertire, che ne’consigli si deve deporre lo sde
devesi schivare altresì la velocità, perchè il consiglio precipitato per lo più è dannoso. Accortezza. L’ Accortezza
to, sparso di varj occhi e orecchie, de’quali bene spesso se ne serve per apparire qual’è. Ha ella in mano una Pernice, per
risveglia l’idea della saggia direzione, che deo coltivare l’Economo per promuovere la felicità di chi egli ha cura. Di
io de’più impetuosi venti, non cede alla veemenza delle onde, e regge per lungo tempo sotto il peso delle più grandi moli.
l contrasto pertanto de’medesimi ci avverte a reggersi conmoderazione per non cadere nella temerità. Emulazione. L’Em
n cadere nella temerità. Emulazione. L’Emulazione è uno studio, per cui si procura d’imitare, ed anche superare le be
gloria e onore. Questo Nume ha il braccio armato, e un libro in mano, per significare, ch’esso spezialmente nasce dall’eser
a da’ Greci chiamavasi Nice. Era figlia di Stige e di Pallante. Aveva per sorella la Forza, per fratello il Valore, e accom
Nice. Era figlia di Stige e di Pallante. Aveva per sorella la Forza, per fratello il Valore, e accompagnava da per tutto G
Aveva per sorella la Forza, per fratello il Valore, e accompagnava da per tutto Giove(a). Gli Ateniesi le fabbricarono un t
ochi(d). La Vittoria viene rappresentata con un piede sopra un globo, per indicare ch’ella domina sulla terra(e). Le si dan
globo, per indicare ch’ella domina sulla terra(e). Le si danno le ali per esprimere la di lei in-[numerisation pages] [page
è la madre non solo delle Ore, ma anche delle Parche. Altri le danno per figliuole Irene, Dice, ed Eunomia, cioè la Pace,
le un tempio. Gli Egiziani dicevano ch’ella se ne stava sopra la Luna per osservare più facilmente le azioni di quaggiù(b).
supponeva, ch’ella con tutta prestezza seguisse i passi degli uomini per osservarne gli andamenti(c). I Romani secondo Pli
er osservarne gli andamenti(c). I Romani secondo Plinio, quando erano per intraprendere qualche guerra, solevano offerire u
la Giustizia da altri venne anche rappresentata con velo agli o chi, per indicare ch’ella non ha riguardo a chiccbessia. P
modo significare, che il giudice dee spogliarsi de’ proprj sentimenti per eseguire ciò, che dalle leggi venne stabilito.
solato di Quinzio e di Attilio dal Decemviro M. Attilio Glabrione. Là per mezzo d’una tavola si ricordava la bella azione d
lle Dime Romane. Colei avea sposato L. Volumnio, uomo della plebe ; e per tale matrimonio le altre Dame sdegnarono di mesco
larsi seco lei nel tempio della Pudicizia, e usarono di tutti i mezzi per farnela uscire. Virginia poi giudicava, che non m
rtù dalle Dame, quanto quoste pretendevano di essere distinte da esse per causa della loro nobiltà(a). Festo pretende, che
a volontà altrui. Questa Virtù dipingesi scalza, e in abito succinto, per qualificare la sua prontezza nell’eseguire i vole
favore viene fatta. Questa Divinità stringe inoltre una catena d’oro, per simboleggiare il dolce legame d’amore, con cui si
verj altri uccelli di rapina. Liberalità La Liberalità è virtù, per cui a proporzione delle proprie forze si somminis
io, indizio dell’abbondanza delle ricchezze, le quali sono necessarie per dimostrarsi liberale. Concordia. La Concord
da Cn. Flavio(a). Due spighe di grano adornano la mano di questa Dea, per indicare l’abbondanza, che dalla Concordia suole
cordia n’è pure il caduceo. Questa Dea finalmente rappresentasi anche per mezzo di due mani, congiunte insieme. E quì si no
onata di spighe, simbolo dell’abondanza, che si produce e si mantiene per mezzo di essa. I Greci e i Romani nelle pubbliche
ci e i Romani nelle pubbliche Feste solevano comparire in toga bianca per dimostrare la loro interna allegrezza. E perchè n
ora questa Dea è in atto d’abbruciare con una face un mucchio d’armi, per esprimere, ch’ella estingue le guerre, le ire, e
oi la rappresentavano in atto di tenere tralle braccia Pluto bambino, per indicare, che le ricchezze nascono dalla pace(a).
derata figlia di Saturno, e madre della Virtù(b). Pindaro le dà Giove per padre(c). Questa Virtù è in atto d’addittare il
rito diceva, che questa Virtù giace d’ordinario nel fondo d’un pozzo, per esprimere ch’essa molte volte con difficoltà si s
con difficoltà si scuopre(a). Sincerità. La Sincerità è virtù, per cui tali si manifestano, agli occhi altrui i sent
no. I Greci la chiamavano Filia. I Romani la rappresentavano giovane, per indicare, ch’essa non invecchia mai, ed è sempre
ch’essa non invecchia mai, ed è sempre la medesima ; a capo scoperto, per dimostrare, che l’amico niente occulta all’ altro
inità in testimonio de’ patti, che si stabilivano. Il giuramento, che per Lei si faceva, era uno de’ più inviolabili. Numa
rdoti, destinati al di lei culto, erano vestiti di lino bianchissimo, per dinotare la sincerità di questa virtù(a). La Fede
te deesi osservare da questa virtù. Qualche volta viene rappresentata per mezzo di due figurine, che si danno la mano l’una
ta per mezzo di due figurine, che si danno la mano l’una coll’ altra, per indicare l’unione delle genti, che reciprocamente
a e l’altro sono animali fedelissimi. Umiltà. L’Umiltà è virtù, per cui l’uomo si reputa inferiore agli altri, quando
a medesima Virtù vedesi anche in atto di conculcare una corona d’oro, per far conoscere, ch’ella niente cura le grandezze,
eziose sopra rozze casette, e colla destra maneggia un grave maltello per atterrare magnifici palagi. La regla corona quali
maschera, perchè l’Affettato s’allontana da ciò, che gli è naturale, per cercare in un’aria, presa ad imprestito, il sicur
omparsa più serena o colorita del solito, lo rapì, e fece ogni sforzo per induslo ad amarla. Ma egli, che sempre aveva Proc
te egli s’intenerì, che detestando il suo malnato capriccio, si mosse per abbracciarla. Procride, che non ancor lo avea ric
volto di vergognoso rossore, fuggì ne’ boschi, e si propose la caccia per unico oggetto di sue delizie. La privazione di sì
o di Cefalo desiderio e smania di riacquistarla. S’accinse a cercarla per foreste e per balze, e dopo lungo travaglio e fat
siderio e smania di riacquistarla. S’accinse a cercarla per foreste e per balze, e dopo lungo travaglio e fatica al fine la
ndasse a vuoto : cosicchè sazio della strage di molte fiere, e stanco per la fatica, prendeva riposo all’ ombra degli alber
giovine, di nome Pteleone, il quale le avea regalata una corona d’oro per ottenerne corrispondenza(b). Un altro fatto narra
ell’ inguire cinghiali e leoni. Quando ritornava la sera a sa, stanco per la continua fatica, sì coricava a etto, e subito
to, e subito si addormentava. La moglie cominiò a diffidare di lui, e per accertarsi, se egli veramente consumava tutto il
cia della fieta, incontrarono Leusona, e la fecero a brani. Il marito per disperaziose si trafisse il petto, e cadde anch’e
o del mare, che non è mai tranquillo. Tal’è il carattere del Gelòto : per quanto egli sia certo della fede altrui, vive per
quel che ’desidera. L’Ambizione ha le ali al dorso, e i piedi ignudi, per esprìmere l’ ampiezza de’ suoi disegni, e la velo
to colla coda. Il surarsi, che fa l’animale in tale guisa le orecchie per non udire la voce di chi a se lo chiama, mette in
endesi socda a’ comandi altrui. Arroganza. L’Arroganza è vizio, per cui l’uomo dí poca abilità, per far pompa di se,
Arroganza. L’Arroganza è vizio, per cui l’uomo dí poca abilità, per far pompa di se, si assume degl’ incarichi diffic
. Sta in mezzo di densa notte, ed ha nella destra un’arma. E’giovine, per indicare, che l’imprudenza e temerità, solite a t
norate azioni. Stringe l’arma, perchè i ladri d’ordinario sono armati per usare anche violenza, quando si tratta di rubare.
ota se ne apra l’occasione, il male altrui. E’vestita di color rosso, per significate, ch’essa si pasce di sangue e di stra
a si pasce di sangue e di strage. Le sta sopta il capo un Ussignuolo, per alludere alla favola di Progne e di Filomela. E’i
esteso colla mano aperta. Ciò indica, che questo vizio toglie ad uno per dare all’altro, quando dovrebbe essere eguale con
rta la cieca passione. La Parzialità finalmente conculca due bilance, per mostrare, che non cura la giustizia Bugia L
li colla varietà de’suoi discorsi scuopra se stesso La Bugia è zoppa, per alludere a ciò, che volgarmente si dice, che cioè
essa ha le gambe corte : vale a dire che in breve viene riconosciuta per quella ch’è. Il fascetto di paglia accesa signifi
nio. Costui era tanto goloso, che desiderava d’avere il collo di gru, per godere più a lungo del cibo, mentre questo gli di
ente consumano tutte le loro sostanze. Viltà. La Viltà è vizio, per cui l’ uomo, riputandosí meno di quello ch’è, non
Ha in mano l’Upupa, urcello vilissimo, che si nutre de’più vili cibi, per non sofferico la difficeltà, che incontterebbe ne
ra coperta con veste di colore cangiante, con un mantice nella destra per accendere il fuoco, con una corda nella sinistra,
ei mani, e le sta a canto un Cané. E’ vestita nell’ anzidetta manicra per indicare le belle e artifiziose parole, che sogli
, perchè questo Vizio facilmente fa perdere il lume della ragione. Ha per cimiero una testa d’Orso, da cui escono fiamme e
dall’ altra parte il Pavone, in quanto che è nemico de’proprj parti, per timore, che essi, crescendo, lo uguaglino in bell
è la cagione principalissima di questo Vizio. Tiene la bocca aperta, per significare la prontezza del Detrattore nel dire
a stupidezza in chi la ama. Ha appresso di se gran quantità di spine, per esprimere, che al Pigro ogni cosa riesce difficil
ta di nube. Quella innaridisce l’albero stesso, che le fu di sostegno per innalzarsi ; questa, che viene prodotta da’ vapor
beneficato. diffidenza. La diffidenza è perturbazione d’animo, per cui fuori di misura si teme d’altrui. Sta colla f
questo Vizio. Ha appresso di se una Volpe, animale, che qualorà gira per qualche paludoso luogo, in tempo principalmente d
ne. Si figura coronato di foglie di zucca, e vestito di colore verde, per simboleggiare le speranze, continuo pascolo di ch
attentamente gli occhi. E’ tenuto sospeso pe’ capelli dalla Fortuna, per notare, che il Giuoco è per lo più fondato sulla
tenuto sospeso pe’ capelli dalla Fortuna, per notare, che il Giuoco è per lo più fondato sulla sorte. Viene finalmente da q
olante aspetto, e l’abito magnifico. Sull’ accumulato oro ed argento, per cui si hannoquasi tutti gli altri beni della terr
annoquasi tutti gli altri beni della terra, sta la vegliante Nottola, per indicare, che i beni, affinchè non vengano rapiti
eci avea il nome d’ Eugenia. Si dipingeva in abito nero, colore usato per indicare la gravità de’ costumi, che nel Nobile s
’ Sacrificatori dovea uscire dal tempio, prendere la fuga, e starsene per alcuni giorni in campagna. I Romani parimenti le
schiavi, davano loro un pileo, con cui si cuoprissero il capo, mentre per lo innanzi dovevano averlo sempre nudo. Ella stri
ortuna è un’ unione di circostanze e avvenimenti prosperi o infausti, per noi inaspettati, e creduti accidentali, perchè se
Il Senato pure fabbricò presso la Porta Capena un tempio alla Fortuna per onorare Veturia, la quale colle sue lagrime fece,
uoi primi altari ne’ campi, ove gli agricoltori porgevano i loto voci per avere buona raccolta(a). Non è da confondersi la
, onoravano la Dea Forte Fortuna(b). La Fortuna è fasciata gli occhi, per indicare, ch’ella senza discernimento favorisce e
te dice, ch’ella mostravasi anche in atto di portare Pluto fanciullo, per far intendere, che da essa dipende il possesso d’
nell’altra una face. E’ giovanetto, perchè in questa età spezialmente per difetto di cognizione e di esperienza si dubita d
osteneva Tullo Ostilio, gli Albani, i quali prima si erano dichiarati per lui, gli rivolsero poi le spalle, e passarono al
(a). Apollod. l. 2. & 3. (1). Telafassa s’unì a’suoi figliuoli per cercare Europa ; ed essendosi fermata nella Traci
Il nome di quelle Festa derivò dal verbo greco eleste, essere rapito, per alludere al ratto d’ Europa(e). (a). Nat. Com.
). Apollod. l. 3. (c). Id. Ibid. (4). Udeo si rese famoso anche per questo, perchè da lui discese il celebre Tiresia(
Tiresia, perchè era stato dell’uno e dell’ altro sesso, fu ricercato per giudice. Egli decise a favore di Giove. Giunone i
ve. Giunone in quello stesso istante lo privò della Iuce degli occhic per quesso egli si vede appoggiato agli omeri di un g
iato agli omeri di un giovine, che gli serve di guida. Non potè Ciove per legge di Fato restituirgli la vista, ma in compen
ariclo, di lui madre. Cariclo, continua lo stesso Scrittore, desolata per l’anzidetto castigo, dato al figlio, pregò la Dea
etta Telfussa, o Tilfossa, la di cui acqua era sì fredda, che Tiresia per averne bevuto mori(b). Egli anche dopo morte otte
di Circe appresso Omero commette ad Ulisse di discendere nell’Inferno per consultare questo Incovino(c). Tiresia ebbe per p
scendere nell’Inferno per consultare questo Incovino(c). Tiresia ebbe per più secoll un famoso Oracolo nella città di Orcom
eggono con fiori e frutta in mano, e calvolta col cornucopio. V’è chi per Dee Madri intende le balie di Giove, le quali pre
vorato da’ cani, come pure abbiamo raccontato. Sappiarro, che Semele, per aver voluto vedere Giove in tutta la sua maestà,
alcuna v’entrava, veniva battuta(a). Ivi le donne libere ricorrevano per chiedere grazie pe’ figli delle loro sorelle(b).
ettavano la corona e le ricchezze d’ Atamante ma Ino cerco ogni mezzo per farli perire, e corruppe i Sacerdoti del tempio d
per farli perire, e corruppe i Sacerdoti del tempio d’ Apollo Delfico per averne un oracolo favorevole a suoi disegni. La c
non molto dope afflitta dalla fame ; e Apollo consultato rispose, che per far cessare quel male conveniva sacrificare i fig
onveniva sacrificare i figliuoli di Nefele. Nel momento, in cui erasi per eseguire il sacrifizio, la loro madre, cangitasi
e, ricevuto in dono da Minerva, e nato da Teofane, figlia di Bisalto, per avvicinarsi alla quale Nettuno aveala cangiata in
d’oro. Vuolsi, che lo stesso animale abbia servito a Frisso e ad Elle per cercare un asilo presso Eeta, loro parente, che r
he divide l’Europa dall’ Asia, presa dallo spavento, cadde nelle onde per cui quel mare dal nome di lei poscia fu detto Ell
po tutto ciò Frisso terminò i suoi giorni, perchè Eeta lo fece morire per impadronirsi de’ di lui tesori(b). Erafostene sog
fostene soggiunge, che gli Dei lo collocarono tragli Astri(c). Notisi per ultimo, che il sacrifizie di Frisso e di Elle sec
crifizie di Frisso e di Elle secondo altri Scrittori doveasi eseguire per determinazione dello stesso padre, Atamante. Ve l
da altra moglie(d). Ciò ebbesi a vedere anche quando colui la ripudiò per isposare la figlioulà d’ Ipseo, chiamata Temisto.
mmesso alla loro non conosciuta madre, che licuopris se di nere vesti per distinguerli da’ proprj. La suppost schiava fece
però questo Poeta aver anche inteso de’ campi Flegrei della Campania, per l’amenità ed eccelenza de’ quali dice Polibio ess
uti. Cotal nave fu la prima a vedersi di figura lunga, mentre i Greci per lo innanzi aveano avuto sempre notonde le tro nav
cinquanta, detta perciò anche Pentecontoro, e qualificata da Teocrito per capace di trenta banchi. Nè è quì da tacersi, che
ica, che corresotto il nome di Orfeo, perchè infatti quello Scrittore per tale rappresenta se stesso ; ma non è questo orma
o di patria, celebre indovino, nacque dalla Ninfa Clori, e da Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritornando da Colc
Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritornando da Colco, mori per un morso di serpe. Giasone gli alzò una tomba sul
o d’un cinghiale. Flacco dice, che morì di semplice malattia. Giasone per molti giorni ne celebrò con gran pompa i funerali
pa i funerali, e diede segni di somma tristezza(a). I Beozj e i Nisei per comando d’Apollo si presero Idmone per protettore
ristezza(a). I Beozj e i Nisei per comando d’Apollo si presero Idmone per protettore della loro città, e l’onorarono sotto
otettore della loro città, e l’onorarono sotto il nome di Agamestore, per alludere alla sua arte di vaticinare, e alla sua
Argonauti(c), Essendoglisi rotto il remo, sbarcò sulla costa di Misia per cercarvene un altro, e seco condusse il giovane I
uelle ripe, e nel chinarsi cadde al giovane l’urna di mano. Si avanzò per ripigliarla, e il peso del corpo lo trasse nel fi
che sia stato rapito dalle Ninfe di quel fiume. Ercole inconsolabile per la perdita del caro suo amico andò a cercarlo per
rcole inconsolabile per la perdita del caro suo amico andò a cercarlo per le foreste e montagne circonvicine. Scorse poscia
per le foreste e montagne circonvicine. Scorse poscia tutta la Misia per lo stesso oggetto, nè più pensò a far ritorno agl
izia del padre e della sorella, consultò l’Oracolo, e ne intese, che, per appagare i suoi desiderj, conveniva, ch’ ella si
ere sì crudele azione. Ciò detto, trasse fuori della veste il pugnale per trafiggersi il seno. Leucippe, che lo riconobbe,
urmanno. Valerio Flacco poi vuole, che Ificlo vi sia intervenuto solo per dare consigli (b).Ificlo ebbe un figlio, di nome
n. l. I. (19). Cizico sposò una figlia di Merope, nativo di Percote, per nome Clite(d). Questo Merope da Omero viene nomin
o, il quale, parlando degli ambasciatori, spediti da’ Colchi a’ Greci per ridomandare Medea, nulla dice delle querele, che
e fosse stata vera l’uccisione di Absirto. Di quelli poi, che tengono per vera l’uccisione medesima, altri la vogliono in u
olo dice Absirto ucciso in nave (a). Ovidio pure lo fa ucciso in nave per la mano istessa di Medea ; e lo stesso Poeta sogg
sparse le membra verso la città, detta Torno da temno, fare in pezzi, per ricordare il predetto sbranamento di membra (b).E
ella persona di Esone, chese a quella Maga il soccorso della sua arte per ringiovinire le sue Baccanti, e ne rimase compiac
(l) dicono, che Esone si privò di vita col bere il sangue di un toto per liberarsi dalle persecuzioni di Pella. (a). Ovi
certi doni avvelenati, affinchè egli li presentasse a Creusa ; e che per questa ragione que’ di Corinto lo lapidarono (c).
Alcmena sia stata sposata ad Anfitrione, figlio di Alceo, e che Giove per renderla madre d’Ercole le sia apparso sotto le s
ro, quando ella partorì Ercole (b). Alcmena dopo morte fu da Mercurio per ordine di Giove sposata con Radamanto (c). (e).
andi e furiosi animali. Egli un’ altra volta prese un fortissimo Toro per uno dei due piedi di cietro ; e non ostante gli s
dei due piedi di cietro ; e non ostante gli sforzi, che quello faceva per iscappargli di mano, lo tenne sempre fermo con so
nte robustezza, finchè la bestia gli lasciò quella porzione di piede, per cui lo aveva afferrato. Dicesi anche, che questo
solo pugno. Egli finalmente, entrato in una grotta con alquanti amici per salvarsi dalla tempesta, ardì di sostenerla a for
vo, il privilegio di trasformarsi a piacere in qualunque figura : ciò per altro nol potè salvare dalla clava d’Ercolé, che
enevole urbanità verso il padre di colei, acciocchè gliela accordasse per moglie ; ma vedendo infruttuoso tale mezzo, adope
no alle due Isole Plote, dette poi Strofadi, nel mare Ionio. Là Iride per comando di Giove vietò loro d’inseguirle più oltr
la quale lo persuase d’arcecare i figli, avuti da Cleopatra. Gli Dei, per ponirlo di sì ingiusta barbarie, non solamente fe
rono il modo di restituirgli la vista, perchè egli additò loro la via per giungere presto e senza pericolo, ove tendevano(d
o e d’Ippea, e marito di Laonome, sorella uterina d’Ercole, e celebre per la sua celerità de’ piedi(f). Il medesimo rimase
sto all’amore d’Acheloo, la precipitò dall’alto di una rupe. Ella era per partorire. Il suo amante, trovatosi in quel momen
bella Cleopatra, che poi divenne sposa di Meleagro. Eveno inseguì Ida per riaverla, nè avendolo potuto raggiungere, si prec
tempo di una festa ; che Ida, armato d’arco, avesse inseguito il Nume per vendicarsi dell’insulto ricevuto ; e che Giove av
llo, quando fosse divenuta vecchia, si riunì a suo marito(b). Notiamo per ultimo, che Plutarco chiama Sterope la madre di E
que’popoli dicesi significare ascia (b). Giove ebbe pure questo nome per allusione all’abbondanza delle pioggie, che vuols
, che Euristeo fu ucciso da Iolao, amico di Ercole(d). Que’ di Atene, per eternare la memoria della generosa azione di Maca
). (33). Abia ebbe un tempio famoso in Messenia(g). (34). Illo ebbe per madre Dejanira. Egli dopo la morte di suo padre f
andare a stabilire una colonia, spedirono allo stesso Oracolo Miscelo per sapere, ov’eglino doveano eseguire il dato comand
iberal. c. 12. (39). Iria, non potendo reggere al dolore, concepito per la perdita del figlio, si precipitò da una rupe,
n. lib. de plant. (a). Declaustre. Diction. Mythol. (1). Connida per l’ educazione, che diede a Teseo, meritò, che gli
eclaustre Diction. Mithol. (2). Igino è il solo, che dia a Perifete per padre Nettuno (b). (3). La clava di Perifete sec
ieti a lottare secolui, e uccideva i vinti (g). (6). Ippotoonte ebbe per padre Nettuno. La di lui madre, per occultare la
vinti (g). (6). Ippotoonte ebbe per padre Nettuno. La di lui madre, per occultare la nascita, lo espose, tostochè lo part
j popoli, che abitavano appresso il Lago Fucino in Italia. Da questi, per aver loro insegnato i rimedj opportuni contro i s
ingegni, sostenne Perdice in aria, e lo cangiò in uccello(a). Dedalo, per sottrarsi al supplizio, cui era stato condannato
si appresso Minos, formò un serraglio, che fu detto Labirinto, di cui per le molte replicate tortuosità di muraglie, e per
to Labirinto, di cui per le molte replicate tortuosità di muraglie, e per la copia e uniformità de’ giri e stradelli non si
va trovarne l’ uscita(d). Ivi Dedalo stesso col suo figliuolo, Icaro, per ordine del re in pena di un certo delitto venne r
, per ordine del re in pena di un certo delitto venne rinchiuso. Egli per sortirne immaginò un’ arte fino a quel tempo igno
Isola ; la quale mentre lo amava, non n’ era corrisposta, e la quale, per aver tentato di vendicarsi con Arianna, sua rival
Peribea. Minos tostochè la vide, ne divenne amante, e usò ogni sforzo per aver corrispondenza da colei, che ricusava di far
enza da colei, che ricusava di farlo. Teseo vi si oppose anch’egli, e per farsi riconoscere capace di prendere le difese de
e le difese della giovine, dichiarò ch’ era figlio di Nettuno. Minos, per farsi beffe di lui, trasse dal dito un anello d’o
edesimo anello. Ambizioso nel tempo stesso quel re di farsi conoscere per figlio di Giove, pregò il padre suo di darne una
rendette a lui l’ anello, e fece dono della corona ad Arianna. Notisi per ultimo, che Arianna secondo l’ opinione di Plutar
ipio l’ Oscillazione, e che questa Festa si celebrasse dagli Ateniesi per espiare la morte d’ Icario e di Erigone, de’ qual
alcuni, che le Feste Boedromie sieno state introdotte dagli Ateniesi per ricordare il soccorso, che loro prestò Ione, figl
n esse gli cavò gli occhi. Frattanto Reto, abbrancato il tizzone, che per rito ardeva sull’ ara, lo tirò nelle tempia a Car
à. Afflitto Evagro di vedere morto il compagno, aveva aperto la bocca per rimproverare a Reto la viltà d’ aver infierito co
e Orneo, Licaba, Medonte, Taumante, Pisenore, e Mermeronte. Fuggivano per ultimo Folo, Melaneo, Abante, e quell’ Astilo ind
flo Stige. Il nerboruto Petreo faceva con ambe le braccia ogni sforzo per ischian are una quercia, piena di ghiande. Vi sop
e che Leda fosse la di lei balia(c). Sonovi quindi degli Autori, che per conciliate queste due opinioni, dissero, che Neme
ndevole cotrispondenza, Demofoonte, obbligato a ritornarsene in Atene per affari del Regno di suo padre, promise a Fillide
assicurarsi il trono d’Atene, da cui il padre suo n’era stato escluso per opera de’partigiani di Mnesteo, non più si ricord
e dell’anno comparivano umide, come se avessero versato delle lagrime per la perdita della predetta Principessa(b). Secondo
e. Esaco, irritato contro quell’animale, e assai più con’ se medesimo per aver dato causa a tale morte, non volle sopravviv
edesimo giovine amante della Ninfa Esperia, figlia del fiume Cebreno, per cui anche il Poeta dice, che Esaco morì(b). (d).
uaggio degli uccelli, e del loro volo(a). Predisse l’eccidio di Troja per mezzo della Litomanzia, ossia coll’ajuto d’una ce
sultava(b). Eleno, preso da’Greci, indicò loro i luoghi più opportuni per impadronirsi della di lui città. Divenuto schiavo
chiavo di Pirro, figliuolo d’Achille, lo consigliò a non ritornarsene per mare alla patria, e predisse il naufragio di tutt
Eleno ebbe da Andromaca un figlio, di nome Cestrino(d). (6). Priamo, per sottrarre Polidoro a’pericoli, che minacciava la
prio figlio, il quale già era della stessa età ; fece passare Deifilo per suo fratello. I Greci, dopo d’averpreso la città
tutta la discendenza di Priamo, inviarono ambasciatori a Polinnestore per offerirgli Elettrà, figlia d’Agamennone, affinchè
h’era accaduto, e Polidoro strappò gli occhi a Polinestore(b). Notisi per ultimo, che Omero fa nascere Polidoro non da Ecub
a, ma da Laotoe figlia d’Alte, re de’ Lelegi(c), e lo fa cadere morto per mano d’Achille(d). (7). Virgilio dice, che Troil
(8). Polite, com’era agilissimo di piedi, stava fuori della sua città per ispiare, quando i Greci si avanzavano verso la me
uirsi alle loro città(e). Ditti Cretese pretende, che ciò siasi fatto per consiglio d’Ulisse(f). Filostrato poi vuole, che
consiglio d’Ulisse(f). Filostrato poi vuole, che Polissena, disperata per la morte d’Achille, cui ella sommamente amava, si
(10). Nella notte, in cui Troja fu presa da’Greci, Creusa si smarrì per istrada, mentre seguiva il suo marito, Enea, il q
amiglia(c). Alcuni pretendono, ch’ella al tempo della presa di Troja, per non cadere in ischiavitù, siasi precipitata dall’
po dopo la loro nascita nel tempio d’Apollo ; che ivi furono lasciati per un’interanotte ; e che il di seguente si trovaron
Fu sepolta in Amichea, citta della Laconia. Que’popoli la riconobbero per una Divinita, e le cressero un tempio(d). Plutarc
, ed eccellente Artista, decantato da Omero. Fereclo poi, combattendo per la sua patria, rimase ferito da Merione, I figlio
sso Erodoto, la quale dice, che Elena, essendosi imbarcata con Paride per trasferirsi in Troja, fu da una procella gettata
contentò di scacciallo da’suoi Stati, ritenendo appresso di se Elena per restituirla al marito. Appena giunse Paride in Tr
rito. Appena giunse Paride in Troja, che pur v’arrivò la Greca armata per ridomandare la sua concittadina. I Trojani espose
. & 4., Dares Phryg. c. 24. & 25. (15). Elena, resasi famosa per la sua bellezza, avea destato in molcissimi Princ
ipi della Grecia il desiderio d’averla in isposa. Tindaro, suo padre, per consiglio d’Ulisse avea fatto, che tutti gli aman
prima di muovere guerra a’Trojani, spedirono loro alcuni ambasciatori per chiedere pacificamente la rapita donna. Antimaco,
la vita a quello ed a lei, che gliedo avea fatto conoscere(c). Notisi per ultimo, che tra gli ambasciatori anzidetti alcuni
rmando colle sue lagrime quella rugiada, che sul crepuscolo mattutino per ogni dove cade dal Cielo. Aggiungesi, che l’Auror
fa cadere sotto Patroclo (i). (26). Rigmo spirò sotto Achille. Ebbe per cocchiere Areitoo(l). (27). Satnio, dopo aver co
portassero a quella guerra ; ma eglino nol ascoltarono, e vi perirono per mano di Diomede, figlio di Tideo (d). (31). Niun
tto ignata della morte del figlio, invitò quel re a secreto colloquio per iscuoprirgli un tesoro, da se nascosto, e riserba
gognosa schiavitù, andava ricolmando i Greci d’ingiurie e maledizioni per incontrare il fine de’ suoi giorni, che tante sos
, arrivato in Sicilia, sia rimasto così agitato da funesti sogni, che per liberarsene abbia inalzato un piccolo tempio ad E
iarvelo arrugginire, di mescolare quella ruggine col vino, e di berne per dieci giorni. Se ne ottenne il bramato effetto. I
figlia d’ Acasto. Ella dimostrò grande dolore, quando lo vide partire per l’assedio di Troja, perche dal di lei padre avea
nza, nè avendovi trovato che la mentovasa statua ; la fece abbruciare per togliere agli ecchi di bua figlia un oggetto, che
non faceva se non pastere la di loi affizione. Laodamia, amaroggiata per quella nuova perdita, chiese agli Dei, cae le fos
perdita, chiese agli Dei, cae le fosse permesso di vedere e ragionare per tre ore sole col suo marito. Mercurio ne la soddi
stava abbracciando l’ombra di Protesilao, spirò di dolore(c). Notisi per ultimo, che a Protesilao si dà soventi volte il s
Declaustre Diction. Mythol. (b). Ovid. Metam. l. 11. (2). Peleo, per aver ucciso Foco, suo fratello, dovette ritirarsi
sonno, gli nascose la spada, e lo abbandonò. Erano accorsi i Centauri per metterlo a morte, ma Chirone gli trovò la nascost
’anzidetto monte, affinchè fosse divorato dalle fiere ; e che gli Dei per in zzo di Mercurio gli abbiano spedito una spada,
eificato, e donde ella poi lo avrebbe trasferito nel palagio di Nereo per esservi onorato come uno de’ Semidei. Notisi per
nel palagio di Nereo per esservi onorato come uno de’ Semidei. Notisi per ultimo, che gli abitanti di Pella nella Macedonia
eo, non sapendo più come guadagnarsela, offerì un sacrifizio agli Dei per esserne assistito. Gli apparve Proteo, e gli mani
tto di Elena, fattosi da lui, spedì il suo figliuolo, Corito, a Troja per ispiare la condotta della sua rivale. Ma il giovi
e, nato sul monte Nerizio, nell’Isola d’Itaca, si trattenne in Caieta per riposarsi de’ lunghi travagli, sostenuti insieme
are sacro agli Dei Lari. Questa ceremonia chiamavasi Anfidromia. Essa per lo più si praticava nel quinto giorno dopo la nas
rtà. Ciò però fu causà, che le medesime venissero in seguito proihite per timore di qualche cospirazione (a). Augusto le ri
ce celebrare due volte nell’anno, l’estate, e la Minavera (b). Notisi per ultimo, che gli Dei Penati, i quali Enea sottrass
a notte dell’eccidio di Troja, si salvò a traverso de’nemici, tenendo per una mano un suo nipore, e portando coll’altra i s
trici, i due predetti giovani presero sulle spalle i loro genitori, e per sottrarli alla morte non temettero di passare tra
oi (b) e Virgilio (c) ce lo descrivono come un vecchio Capitano, che, per l’età divenuto impotente a prendere le armi in di
ago, che restò ucciso da Mezenzio (d) ; Darete (e) ; Oronte, che perì per naufragio sulla costa d’Africa (f) ; Ladone, che
di averlo spogliato e ucciso, di nuovo lo gettarono in mare. Gli Dei, per punire tanta inumanità di coloro, li àfflissero c
one sorprese il di lei marito, mentre questi sacrificava, e lo uccise per impossessarsi delle di lui ricchezze. Il truce fa
e lo uccise per impossessarsi delle di lui ricchezze. Il truce fatto per qualche tempo stette nascosto a Didone ; ma final
done, ma la di lei sorella, Anna, concepì in quella circostanza amore per Enea. (a). Id. Acneid. l. 4. (13). Altri racco
ad Eolo la più bella tralle sue quattordici Ninfe, di nome Dejopeia, per eccitarlo a suscitare quella nuova procella contr
lla nuova procella contro i Trojani (a). (15). Appresso gli Antichi, per celebrare l’Anniversario della morte di alcuno, s
da Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico degli Dei, e gli dà per compagni l’Eternità e il Caos. Paussania scrive,
carre e il cocchiere. Quindi si facevano voti e sacrifizj a Tarasippo per averlo propizio (f). Ai Cenj si offerivano in sac
emi, da Solmo Nicostrata, e comunemente da’Latini Carmenta (g). Egli, per aver ucciso accidemalmente il padre, lasciò l’Art
). Egli, per aver ucciso accidemalmente il padre, lasciò l’Artadia, e per consiglio di sua madre si trasferì in Italia. Qui
Sacerdotessa Rea, e che portava scoloita sullo scudo l’Idra di Lerna, per indicare la sua illustre origine (h). (c). Id.
Niso spontaneamente diodesi in loro potere, ed offerì la propria vita per salvare quella dell’amico (a). (a). Virg. Aneid
giumento. Venne consecrata a Diana da Metabo, quando egli, scacciato per invidia de’suoi dal regno, si ritirò nelle forest
, soldato Trojano, il quale approfittò del momento, in cui ella stava per ispogliare delle armi Cloreo, antico Sacerdote di
avvertita in sogno da Didone, che abbandonasse quel soggiorno, fuggì per una finestra, e corse a precipitarsi nel fiume Nu
le Atlantidi, la quale fu nutrice di Giove. Comunque ciò sia, notiamo per ultimo, che Anna Perenna fu venerata come una Dea
à, malgrado la minacciosa apparenza del Cielo. Molti di essi periròno per nautragio, e gli altri vennero per lungo tempo po
del Cielo. Molti di essi periròno per nautragio, e gli altri vennero per lungo tempo portati quà e là per ignoti mari. Uno
o per nautragio, e gli altri vennero per lungo tempo portati quà e là per ignoti mari. Uno di questi ultimi fu anche Agapen
lora fu, che vi eresse al dire di Lattanzio un tempio a Giove, in eui per comando di lui si sacrificava al Nume un uomo (c)
a sua curiosità divenne tosto furibondo. Questa malattia gli continuò per lungo tempo, nè gli lasciava, che brevi intervali
che brevi intervali di retto sentimento. Euripilo colse uno di quelli per andarsene a consultare l’Oracolo di Apollo Delfic
nando dall’assedio di Troja fu colto da sì fiera burrasca, che stette per naufragare. Fece allora voto a Nettuno, che se lo
(a). (8). Patroclo nacque da’Stenele, e da Menezio, figlio d’Attore, per cui lo stesso Patroclo fu soprannominato Attoride
). L’azione più memorabile, ch’egli allora operò, è questa : Achille, per vendicarsi di Agamennone, il quale, come piu diff
battere. Prese Patroclo le di lui armi, eccettuatane l’asta, la quale per l’immenso suo peso non si poteva maneggiare che d
armi ; una Ettore, incoraggito da Apollo, gli si oppose. Combatterono per lungo tempo con eguale valore. Finalmente la vitt
quattro de’suoi più belli cavalli, e due de’migliori cani, che teneva per guardia ; v’aggiunse, com’erasi proposto, dudicì
ierio, e, le quali, ersendoveloti al pati degli uccelli, portavano da per tutto il terrore e lo spavento di Marte(d). Nel g
ino(h), o sopra quaranta secondo Omero(i). Piro, capo de’Traci, spirò per mano di lui(l). Toante era sì stimato, che Nettun
lui(l). Toante era sì stimato, che Nettuno prese le di lui sembianze per animare i Greci al combattimento(m). (13). Teuti
con un pugno lo privò di vita(c). (15). Le figliuole di Anio ebbero per madre Dorippe, e si chiamavano Eno, Spermo, ed El
io tutro quel, che toccavano. Usò Agamennone della forza e delle armi per istaccarle dal paterno seno, e seco le condusse v
ra ad Andro, qualora non gli avesse dato nelle mani le sorelle. Ansro per timore consegnò ad Agamennone le giovani. Esse a
città, voleva sapere, come gli sarebbe riuscita la guerra, che stava per intraprendere. Calcante predisse, che l’esito ne
poscia Calcante quanti feti portasse in seno una porca, quando fosse per partorire, e con quali segni ; egli per timore d’
seno una porca, quando fosse per partorire, e con quali segni ; egli per timore d’ingannarsi non proferi parola ; laddove
stra, avea avuto da Tesseo, e che da lei non era stata mai dichiarata per sua figliuola, attesochè ella non osava di manife
imo propose a’suoi d’introdurlo in città. Dicesi, che ciò abbia fatto per vendicarsi con Priamo, che avea fatto morire il d
Palladio, non godettero più favorevole sorte nelle loro imprese ; che per consiglio di Calcante conobbero, ch’era necessari
e poi ripigliare l’assedio di Troja. Conchiuse col dire, che intanto per espiare la fatale colpa aveano eretto in vece del
quale seppe occultare agli occhi di sua madre il dolore, che sentiva per la morte di suo padre. N’ era quindi ben veduta ;
non solo annunziano la morte di Oreste, ma fingono anche di portarne per ordine di Strofio le ceneri raccolte in un’urna.
enti trattenuto in Egitto, e morì di quella puntura. Il re di Sparta, per onorarne la memoria, fabbricò ivi una città, che
andarsene appresso Poliso, moglie di Tlepolemo, re di Rodi. Poliso ; per vendicarsi di Elena, cagione della guerra, in cui
i dissero, che Tetide soleva gettare in acqua bollente i proprj agli, per esperimentare, se erano mortali(b). (b). Joh. J
avesse messo in fuga il nemico. Questa sì valorosa giovine, afflitta per la perdita di suo padre, che qualche tempo dopo e
etto di farla perire, mentre Neottolemo era andato in Delfo. Ella era per eseguire il suo progetto, allorchè ne fu impedita
dicò Apollo autore della morte di suo padre. Si portò quindi in Delfo per saccheggiare il tempio di quel Nume, ma in vece r
noe. Colei sposò Tolommeo Evergere, re d’Egitto, e tale amore sentiva per lui, che veggendolo marciare alla testa de’ suoi
bella Polidora, figlia di Peleo, ma Boro, figlio di Periereo, passava per di lui padre, perchè egli la aveva sposata, prima
invece la spedì a Teutrante, re di Misia in Asia, il quale la adotto per sua figliuola(d). Pausania dice, che Auge, rinchi
sata da Teutrante(e). Anche Igino riferisce ; che Teutrante la adottò per sua figliuola ; ma soggiunge, ch’ella da se medes
(a). Telefo rimasto in Arcadia, e divenuto grande, consultò l’Oracolo per sapere, quali fossero i di lui genitori. L’Oracol
onfò d’Ida, ed anche lo uccise. Salà quindi sol trono, ed era altresì per unirsi con Auge, quando gli Dei mandarono nel mez
ngerneli, ne uccise gran numero, e costrinse gli altri alla fuga. Era per trionfare totalmente de’ nemici, quando Bacco, ch
o, che l’anzidetta donna vinse ed uccise Achille ; ma che questo Eroe per le preghiere di Tetide, sua madre, cisuscitò un m
esto Eroe per le preghiere di Tetide, sua madre, cisuscitò un momento per troncare la vita a colei, che gli avea tolto la s
Hard. Stor. Poct. (b). Metam. l. 12. (13). Dicesi, che i Greci, per farsi restituire da’ Trojani il corpo d’Achille,
ano dovuto sborsare il riscatto stesso, che quelli aveano contribuito per riavere il corpo d’Ettore(c). (14). Antiloco fu
abbiamo detto, lo uccise. Il solo Ovidio tragli Antichi lo fa cadere per mano di Ettore, figlio di Priamo(b). Senofonte di
re, ossia amatore di suo padre, perchè egli sacrificò la propria vita per riparare il colpo, che Mennone avea vibrato contr
li, detti Penelopi, ella abbia acquistato il nome di Penelope, mentre per lo innanzi aveva quello di Arne(b). (d). Declau
adre, con quello, che nacque da Aminome, una delle Danaidi, le quali, per essere nipoti di Belo, furono dette anche Belidi(
dintorni si recavano tutti gli anni a fare sacrifizj(a). I Greci poi, per aver lapidato Palamede, n’ebbero a sofferire gran
gliuolo era morto ; e che colei disperata si diede la morte(c). Omero per altro dice solamente, che l’anzidetta donna morì
Omero per altro dice solamente, che l’anzidetta donna morì di dolore per la lunga assenza di suo figlio(d). (c). Declaus
udine, nè d’altro dilettavasi che della caccia. Reso, essendo passato per que’dintorni, e avendo udito a decantare la belle
e avendo udito a decantare la bellezza di colei, cercò tutti i mezzi per farsi amare dalla medesima. Per meglio riuscirvi
sa. Ella lo amava teneramente, e allorchè egli si disponeva a pattire per recarsi in soccorso de’ Trojani, fece tutti gli s
a pattire per recarsi in soccorso de’ Trojani, fece tutti gli sforzi per dissuadernelo. Quando poi intese la di lui morte,
olui dovette rimanersene colà, finchè Enea, passando colla sua flotta per quell’ Isola, lo raccolse nel suo naviglio, e sec
figlia, quando fu sorpresa da Plutone(a). (14). Le Sirene, disperate per non aver potuto vincere Ulisse, si precipitarono
l’ Isola di Corcira. L Oracolo avea predetto ad Alcinoo, che così era per accadere. Quel re poi, per placare Nettuno, gi im
olo avea predetto ad Alcinoo, che così era per accadere. Quel re poi, per placare Nettuno, gi immolò dodici scelti tori, e
più prestare soccorso ad alcun straniero(f). (18). Eumeo aveva avuto per padre un re d’un Isola Siria, chiamato Cresio Orm
ss. l. 17. (c). Id. Odyss. l. 18. (20). Penelope, benchè sia stata per lo spazio di venti anni divisa da Ulisse, tuttavi
la sua risoluzione, quando avesse compito quel lavoro, che destivana per ravvolgervi il corpo di Laerte, suo suocero, allo
aerte, suo suocero, allorchè fosse morto. In cotal guisa li trattenne per tre anni, senzachè la predetta tela vertisse mai
famoso Indovino, Melampode di Pilo. Colui, obbligato a lasciare Argo per un omicidio, da lui commesso, si rifugiò in Pilo
a lui commesso, si rifugiò in Pilo nel momento, in cui Telemaco stava per partire da di là, e per ritornarsene alla sua pat
iò in Pilo nel momento, in cui Telemaco stava per partire da di là, e per ritornarsene alla sua patria. Egli lo pregò di ri
. Pausania dà ad Autoleone il nome di Leonimo(e). (3). Telamone ebbe per madre Endeide, figlia del Centauro Chirone, e per
(3). Telamone ebbe per madre Endeide, figlia del Centauro Chirone, e per padre Eaco, re degli Egineti. Egli, giuocando con
e, e come videsi lontano da quelle spiaggie, spedì un araldo al padre per giustificarsi del commesso omicidio. Eaco nuovame
ando, che voleva alzare un altare ad Ercole Callinico, cioè vinciture per eccellenza. L’Eroe, acciecato da tale adulazione,
cellenza. L’Eroe, acciecato da tale adulazione, lo ricolmò d’elogi, e per ricompensare il di lui valore gli diede Esione, f
raec. l. 2. (1). Da Tindaró e da Leda nacque anche Filònoe, la quale per favore di Diana divenne immortale, e fu una delle
mentre erano minacciati da orrida procella nel viaggio, che facevano per la Colchide. La burrasca però all’apparire di que
nza del suo balio, non potè celare al medesimo il suo timore. Quegli, per consolarla, le promise, che avrebbe così disposte
diante considerabile somma di danaro corruppe il cocchiere di Driante per modo, che questi adattò le ruote del carro del su
di alzare al Dio Marte un tempio, formato de cranj di coloro, i quali per aspirare alle nozze di sua figlia, aveano per man
ranj di coloro, i quali per aspirare alle nozze di sua figlia, aveano per mano di lui perduto la vita(a). (a). Declaustre
a(a). (a). Declaustre Diction. Mythol. (4). Altri danno a Mirtilo per madre Faetusa, ed altri un’Amazone, detta Mirto(b
fman. Lex. Univ. (a). Nat. Com. Mitbol. l. 7. (7). Atreo e Tieste per eccitamento della loro madre, Ippodamia, fecero m
a pasciuto(d). Dicono i Poeti, che il Sole in quel momento si nascose per non illuminare sì barbara azione(e). Nè altriment
nto si nascose per non illuminare sì barbara azione(e). Nè altrimenti per certo conveniva dire di Arpalice, bella giovine d
nascose sotto la sabbia, ne segnò la situazione, e se ne andò a Delfo per sapere dall’ Oracolo di chi fosse quell’osso, e q
eva farne. S’incontrò in alcuni d’ Elea, i quali si erano colà recati per ricercare allo stesso Nume il modo di far cessare
di. Quegli abitanti lo giudicarono un nemico, corsero tutti alle armi per impedirgli che entrasse nelle loro terre. V’accor
accorgersi ferì il padre. Ne venne in cognizione, quando quegli stava per morire ; e preso allora da estremo cordoglio, sup
ione d’una Volpe sì feroce che ne fece orribile guasto. Temi, adirata per la morte della Sfinge, ve la avea fatta uscrire.
to alcun figliuolo, perchè Giocasta, appenachè lo sposò, Io riconobbe per suo figlio, ed ella tosto si uccise(d). V’è chi,
tro Diomede, che lo ferì iu una spalla. Il figlìo di Tideo, furibondo per tale ferita ; e ajutato da Minerva, si avventò co
de uccise altresì Dolone, ch’erasi recato di notte al campo de’ Greci per ispiarne la situazione. Colui erasi cimentato all
ispiarne la situazione. Colui erasi cimentato alla mentovata impresa per conseguire i cavalti d’Achille(d). Questi eranò t
nque fosse mortale, era degno di marciare cogli altri due(e). Dolone, per riuscire nel tentativo, erasi coperto tutto il co
do fu vicino a’ Greci imitò la maniera del camminare di quell’animale per non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide p
Siponto, o Sipunto, o Sipo, città marittima, appiè delemonte Gargano, per non unirsi di nuovo a sua moglie, Egiale, figlia
, ovvero, come altri dicono, con qualsisia uomo : lo ché gli avvenne, per aver ferito Venere, quando questa difendeva il su
arezzavano i Greci, e fuggivano coloro, che non erano tali(d). Notisi per ultimo, che Diomede ebbe un tempio appresso il fi
, figlia d’Ifide. Colei fece conoscere l’eccessivo amore, che nutriva per lui, e diede di se medesima un grande spettacolo.
cono, che il di lui padre fosse l’eccellente Indovino. Melampo, e che per altro sia stato creduto figlio d’Apollo, perchè e
cellentissìmo e indovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sog
ato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferiscono. La sua s
della Grecia(g). Coloro, che lo consultavano, doveano prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino
prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi dal vino per tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli alt
o l’opportuno rimedio, che lo liberasse dal furore, ond’era oppresso, per consiglio dell’Oracolo si trasferì appresso l’alt
Costei gli ricercò la collana d’Erifile ; ed egli, ritornato a Fegeo per riavernela, rimase ucciso da’ di lui figliuoli(c)
e avessero potuto effettuare ciò, ch’ella bramava. Queglino partirono per eseguire il materno desiderio, e privarono di vit
. Altri lo fanno nascere da Marte e da Menalippe ; ed altri gli danno per padre Milanione, re d’Arcadia(e). Era di bell’asp
etende, che i Giuochi Nemei sieno stati introdotti in onore di Ercole per la vittoria, da lui ripottata sopra il Leone Neme
si celebravano ogni tre anni. I Greci v’assistevano vestiti di nero, per ricordare la morte d’Ofelte. Non vi si ammetteva
Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (9). Morti Eteocle e Polinice, non per questo ebbe fine la mentovata guerra. Dieci anni
i quegli Eroi, che in quella erano periti, presero nuovamente Ie armi per vendicare Ie ombre loro padri, e sotto la guida d
14 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
ria appo i popoli più noti dell’antichità ; istoria vie più tenebrosa per la lontananza dei tempi ai quali appartiene. Inta
nanza dei tempi ai quali appartiene. Intanto questi errori dominarono per molti secoli sopra la faccia della terra, e conta
la verità del Cristianesimo dovè sostenere contro di essi. E appunto per dare un’idea di questa lotta, per far conoscere a
sostenere contro di essi. E appunto per dare un’idea di questa lotta, per far conoscere ai giovani studiosi questa importan
antissima epoca di transizione tra il Paganesimo ed il Cristianesimo, per somministrare ad essi maggior copia di argomenti
ra infiacchito a tal segno, che, cessata la fede ne’falsi Iddii, omai per tutto si dubitava persino dell’esistenza d’una na
do il loro religioso terrore a quel de’fanciulletti, i quali prendono per uomini vivi tutte le statue che lor vien fatto di
a dire Cicerone, Cesare, Varrone, Orazio, Augusto e Catone medesimo, per non parlare di molti altri insigni o nell’armi o
j e nelle cerimonie ; e l’esistenza d’una natura eterna, la necessità per l’uomo di riconoscerla e d’adorarla è attestata d
ra, non solamente il tipo, ma il teatro di tutti i vizj de’suoi Dei ; per modo che si può argomentare, che le credenze del
la sua decadenza. Il solo Livio rimpiangeva la pietà dei primi Romani per gli antichi loro Dei, ma questa pietà confondevas
; e, se spesso la scaltrezza del senato abusava della loro prevalenza per disciogliere le assemblee, sconcertare o preparar
molto tempo intrusa fra i sacerdoti, ed avea fatto grande avanzamento per cagione delle sventure del paese. Più non sorgeva
mento per cagione delle sventure del paese. Più non sorgevano tribune per gli oratori ; ma i sofisti più liberamente potean
che si recavano sul dorso un fardello di divinità impure, e passavano per astrologi e giocolieri. Ma il paese, ove pareva c
dorassero le cipolle ed i gatti, e che s’armassero città contro città per vendicare le ingiurie fatte ad alcuna di queste i
ti, mentre egli solo dovea durare immutabile, e che, già sparso quasi per l’intero universo, non avea partecipato del gener
a guerra spaventevole che fece terrore ai Romani medesimi, e diè loro per la prima volta a combattere il fanatismo religios
sto dell’impero, merciajuoli, mercadanti, astrologi, usurai, pasciuti per tutto d’insulti, fecero sul suolo della loro patr
ibro della legge ; la nazione giudaica sparì, e le sue ceneri furono, per così dire, gettate come polvere al vento nell’uni
nze, andava sfasciandosi da tutte parti, o, a dir meglio, si maturava per un grande mutamento. Ma gli uomini non avean forz
e favole in vece di prestarvi fede ; logoravano il vecchio paganesimo per ringiovanirlo ; non facevano altro che rimescolar
a tanto : esso profittò dell’ordine e della pace fiorenti nell’impero per ispargersi con incredibile rapidità ; e marciò, p
renti nell’impero per ispargersi con incredibile rapidità ; e marciò, per così dire, a grandi giornate su quelle vaste stra
erano ingolfati nella più crassa ignoranza, e troppo erano istupiditi per poter diffidare d’alcuna impostura che tuttavia m
ora la base della società romana : i suoi templi e i suoi idoli erano per tutto innanzi agli sguardi ; i suoi poeti signore
nza, sorretto dal potere, dall’interesse, dall’abitudine, parea fatto per durare quanto l’impero medesimo. Villemain.
il Cristianesimo apparve sulla terra, il genere umano più non vivea, per così dire, che pei sensi. Il culto, simbolo vano,
mbolo vano, non era più da veruna credenza rafforzato, e conservavasi per consuetudine a cagione delle sue pompe e delle su
ro origine, degenerate fra breve da un’austerità presa ad imprestito, per opera d’un sovvertimento d’idee, onde fu guasto i
(Al tempo dell’imperator Severo, essendo perseguitati i Cristiani per lo solo odio in che avevano i Gentili il nome cri
me o si vergogna di scrutinare in palese le ragioni del suo procedere per dare il diritto alla giustizia, mentre per avere
ragioni del suo procedere per dare il diritto alla giustizia, mentre per avere pur troppo, come ultimamente è accaduto, ne
roppo, come ultimamente è accaduto, nelle domestiche sentenze operato per la sola inimicizia che avete con questa setta, è
precluso il sentiero alla sua difesa ; sia lecito almeno alla verità per la tacita via delle lettere di pervenire alle vos
ta via delle lettere di pervenire alle vostre orecchie. Questa invero per la sua causa non vi prega, perchè nemmeno della s
ello che, saputo, non potrebbero poi condannare. Laonde vi opporremo, per prima causa della vostra poca equità, l’odio che
le, mentre scusa la poca equità, la condanna. Poichè tutti coloro che per lo passato odiarono, non sapendo ciò che fosse lo
è veramente male, neppure da que’ medesimi che da esso travolti sono, per cosa buona è difeso. La natura ogni opera biasime
estino e le stelle, e non vogliono che sia suo quello che riconoscono per male. Ma qual somiglianza hanno costoro co’ Crist
cuno non si vergogna, alcuno non si pente, se non di non essere stato per lo passato Cristiano. Se è biasimato, si gloria ;
ale il reo si allegra, l’accusa del quale si brama, la pena del quale per felicità si considera ? Non puoi dire che sia paz
 : ma essi o della propria bocca, o di mercenarj difensori si servono per provare l’innocenza loro. Possono rispondere ed a
te si va di noi vociferando, cioè quanti infanticidj148 fatti abbiamo per imbandire i conviti, e quanti altri delitti tra l
annati alcuni Cristiani, alcuni dal suo posto rimossi, turbato alfine per tanta moltitudine, scrisse a Trajano, allora impe
imonie scoperto, cho alcune adunanze avanti giorno tra loro praticate per cantare inni a Gesù Cristo, come a Dio, e per con
orno tra loro praticate per cantare inni a Gesù Cristo, come a Dio, e per confermar il loro istituto che proibiva l’omicidi
e volte contra i Cristiani incrudelite, parte di vostro volere, parte per obbedire alle leggi ! Quante volte, senza riguard
e non interi, e li lacerano, e li dispergono. Contuttociò di questi, per altro intrepidi, così da voi trattati, quali offe
e potete contare ? Da questi cotanto uniti e disposti fino al morire, per questa ingiuria come vi è corrisposto, quando anc
esso abbandonarlo l’avrebbe punito. Senza dubbio vi sareste atterriti per la vostra solitudine, per lo silenzio delle cose,
e punito. Senza dubbio vi sareste atterriti per la vostra solitudine, per lo silenzio delle cose, per un certo stupore del
reste atterriti per la vostra solitudine, per lo silenzio delle cose, per un certo stupore del mondo ; e quasi avreste cerc
a voi rimasi più nemici che cittadini. Di presente avete meno nemici per la moltitudine dei Cristiani quasi tutti vostri c
genere umano. Chi di voi però da quegli occulti nemici che devastano per ogni parte la vostra mente e la salute, vi scampe
ste cose. Non però qualunque vostra crudeltà molto vi giova, servendo per allettamento ad abbracciare la nostra religione,
po averne ricercato, a noi non s’unisca, ed unito non brami di patire per acquistare intera la divina grazia e per ottenere
ed unito non brami di patire per acquistare intera la divina grazia e per ottenere il perdono col prezzo del proprio sangue
. Siamo soliti di congregarci, acciocchè, orando avanti a Dio, quasi, per dir così, fatto uno squadrone, l’assediamo colle
o colle preghiere. Questa violenza però è grata a Dio. Preghiamo anco per l’imperadore, per i ministri suoi, per le potestà
Questa violenza però è grata a Dio. Preghiamo anco per l’imperadore, per i ministri suoi, per le potestà secolari, per la
è grata a Dio. Preghiamo anco per l’imperadore, per i ministri suoi, per le potestà secolari, per la quiete delle cose, pe
anco per l’imperadore, per i ministri suoi, per le potestà secolari, per la quiete delle cose, per lo ritardamento della f
r i ministri suoi, per le potestà secolari, per la quiete delle cose, per lo ritardamento della fine del mondo.150 Ci uniam
te delle cose, per lo ritardamento della fine del mondo.150 Ci uniamo per rammemorare le divine Scritture : chè la qualità
esenza di esso. Talchè è un gran contrassegno della futura dannazione per colui che in tal modo pecca, che si venga a releg
cuni buoni uomini, i più vecchi,151 i quali non con prezzo alcuno, ma per pubblica approvazione hanno acquistato tale onore
in conviti, o in isbevazzare, nè in odiosi mangiari ; ma bensì serve per nutrire i mendichi e per seppellirli, per le fanc
zare, nè in odiosi mangiari ; ma bensì serve per nutrire i mendichi e per seppellirli, per le fanciulle e per i fanciulli p
i mangiari ; ma bensì serve per nutrire i mendichi e per seppellirli, per le fanciulle e per i fanciulli privi di averi e d
sì serve per nutrire i mendichi e per seppellirli, per le fanciulle e per i fanciulli privi di averi e di genitori, per i v
rli, per le fanciulle e per i fanciulli privi di averi e di genitori, per i vecchi domestici e per gl’inabili, per i naufra
er i fanciulli privi di averi e di genitori, per i vecchi domestici e per gl’inabili, per i naufraghi, e per ehi è condanna
rivi di averi e di genitori, per i vecchi domestici e per gl’inabili, per i naufraghi, e per ehi è condannato alle miniere
genitori, per i vecchi domestici e per gl’inabili, per i naufraghi, e per ehi è condannato alle miniere de’metalli, o nell’
to alle miniere de’metalli, o nell’isole, e nelle prigioni, solamente per la confessione della divina religione che profess
mente s’odiano). C’infamano, perchè ci stimiamo tra noi fratelli, non per altra ragione, mi persuado, se non perchè appress
rsuado, se non perchè appresso di loro ogni nome di parentela è finto per affettazione. Siamo ancora vostri fratelli per di
e di parentela è finto per affettazione. Siamo ancora vostri fratelli per diritto di natura, madre comune, benchè voi siate
amente si chiamano e stimano fratelli coloro che hanno conosciuto Dio per unico loro padre, e si sono imbevuti d’un solo sp
no de’conviti ? Anche le nostre povere cene, oltre ad averle infamate per iscellerate, da voi son tacciate di prodighe. Ver
sia di qualunque dispendio, è da reputarsi guadagno, mentre si spende per la pietà : poichè certamente con questo sollievo
poichè certamente con questo sollievo ajutiamo anche i mendichi, non per la vanagloria di renderci schiavi gli uomini libe
sso di voi succede, arrolandosi i parassiti anche a ricevere ingiurie per ingrassare il ventre, ma perchè appresso a Dio è
prima d’aver fatto a Dio un poco d’orazione. Uno si ciba quanto basta per sedare alquanto la fame : si beve quanto giova ad
Parimente l’orazione scioglie il convito, di dove s’esce di poi, non per andar tra le truppe di coloro che fanno alle colt
leciti, ed è con giustizia condannabile, se alcuno di quella si duole per la ragione stessa onde della fazioni suol darsi q
Con un altro titolo ingiurioso noi siamo accusati, cioè come inutili per ogni affare. In che modo di questo ci fate rei, c
tiamo alcun frutto delle sue opere. Bene è vero che siamo temperanti, per non servircene smoderatamente e fuori di regola ;
el giorno son uomo. Non mi bagno avanti giorno nelle feste di Saturno per non perdere la notte e il di Contuttociò all’ora
dere la notte e il di Contuttociò all’ora debita e giovevole mi bagno per conservarmi il calore ed il sangue. Intirizzire e
hi di Bacco, perchè è costume de’combattenti con le fiere, che cenano per l’ultima volta. Tuttavia, quando io ceno, compro
mbrano a me i fiori più vaghi, mentre son liberi o sciolti, e vaganti per ogni parte, che non se sono ristretti in corona :
elle corone solo colle narici. Il facciano coloro che fiutano i fiori per mezzo de’capelli. Non veniamo negli spettacoli ;
loro merci hanno più spaccio presso di noi, e migliore, servendocene per dar sepoltura ai Cristiani, non per affumicare gl
di noi, e migliore, servendocene per dar sepoltura ai Cristiani, non per affumicare gli Dei.156 Certo voi dite : Calano di
la limosina ; essendo che frattanto la nostra misericordia più spende per le strade, che la vostra religione per i templi.
nostra misericordia più spende per le strade, che la vostra religione per i templi. Le altre imposte ringraziano i Cristian
stra religione per i templi. Le altre imposte ringraziano i Cristiani per la fedeltà con cui sono pagate puntualmente, esse
dal defraudare quel d’altrui. Talchè, se si considera quanto si perde per la frode e per la bugia delle vostre professioni,
quel d’altrui. Talchè, se si considera quanto si perde per la frode e per la bugia delle vostre professioni, si farà facilm
Non può calcolarsi quanti secoli sarebbero bisognati al genere umano per uscire da quella ignoranza e da quella corrotta b
arti del mondo, e tutti diretti al conseguimento di un medesimo fine, per conservare almeno quelle scintille che riaccesero
ui si trovarono i sacerdoti cristiani di pubblicare dei libri, o vuoi per propagare la fede, o vuoi per combattere l’eresia
istiani di pubblicare dei libri, o vuoi per propagare la fede, o vuoi per combattere l’eresia, servi possentemente alla con
; eroi della carità, quando vi erano mostri di barbarie : finalmente, per istrappare tutto un popolo corrotto ai vili comba
battimenti del circo e dell’arena, bisognava che la Religione avesse, per così dire, anch’essi i suoi atleti ed i suoi spet
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
e a mensa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi erano per lo più gli Eroi o Semidei, e non tutti, ma quelli
tempii ed altari, offrivansi incensi e voti. Tutti gli altri mortali, per quanto buoni e giusti e pii andavano ai Campi Eli
rte, o Ulisse, « Replicava il Pelide. Io pria torrei « Servir bifolco per mercede, a cui « Più scarso il cibo difendesse i
’altro mondo in quelle stesse arti ovvero occupazioni che erano state per loro più gradite in questo252. Per tal credenza,
materiali oggetti che gli furono più cari in vita, non dubitando che per tal via andassero a raggiungere l’anima di lui ne
r tal via andassero a raggiungere l’anima di lui nell’altro mondo ; e per la stessa ragione anche oggidì tra gl’Indiani ado
entro o spirto o mente « O anima che sia dell’Universo ; « Che sparsa per lo tutto e per le parti « Di sì gran mole, di sè
o mente « O anima che sia dell’Universo ; « Che sparsa per lo tutto e per le parti « Di sì gran mole, di sè l’empie e seco
ian le meschine « Delle sue macchie ; chè ’l corporeo lezzo « Sì l’ha per lungo suo contagio infette, « Che scevre anco dal
 Le tien contaminate, impure e sozze. « Perciò di purga han d’uopo, e per purgarle « Son dell’antiche colpe in varii modi
sse esser traghettata da Caronte all’altra riva, e non andare errando per 100 anni lungo lo Stige nella penosa incertezza d
pellire i morti e il serbarne inviolate le tombe e le ceneri259. Anzi per indurne negli animi maggior rispetto e venerazion
mosi scellerati. E qui ne faremo una breve rassegna. La pena generale per tutti i dannati al Tartaro era quella di esser to
a Flegia, a Salmoneo e alle Belidi o Danaidi. Issione re dei Lapiti, per avere tentato di offender Giunone, fu punito nel
degli Dei ; ma egli abusando di tal fiducia, li rivelò ai mortali, e per far prova se i Numi avessero l’onniscenza, li inv
diti si astennero dal mangiarne, ad eccezione di Cerere, che afflitta per la perdita di Proserpina, non si accorse di quell
tto la destra, « Vêr le nubi lanciava i rami il vento264). » Pindaro per altro, secondo l’interpretazione dei moderni grec
e il timore continuo di essere schiacciato da una rupe che sta sempre per cadergli addosso, e il tormento di sapere che egl
vera dovizia di cibi squisiti, non posson comprar nemmeno i più vili per saziar la fame che li tormenta. Dicesi ancora che
città di Dite. Salmoneo, fratello di Sisifo, era sì pien d’orgoglio per aver conquistato l’Elide, « Che temerario verame
« La man di face armato, alteramente « Per la Grecia scorrendo, e fin per mezzo « D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio,
i imitava, « Che imitar non si ponno. E ben fu degno « Ch’ei provasse per man del padre eterno « D’altro fulmine il colpo e
ll’insistenza e colle ostilità lo costrinse a cedere ; e Danao allora per tentar di assicurarsi la vita macchinò un misfatt
bolge infernali sottoponendoli con giusta proporzione a pene diverse per qualità o intensità. Mirabile è poi in sommo grad
ar la gente. « E perchè l’usuriere altra via tiene, « Per sè natura e per la sua seguace. « Dispregia, poichè in altro pon
se Dante nel suo Inferno, perchè non volle che gli mancasse lo spazio per cacciarvi tanti storici personaggi dell’èra crist
quei dannati che Dante non rammentò raccolsero i nomi gli Scienziati per formarvi certe particolari denominazioni scientif
alio un nuovo elemento o corpo che partecipa della natura dei metalli per le sue proprietà fisiche, ma se ne scosta per var
ella natura dei metalli per le sue proprietà fisiche, ma se ne scosta per varii caratteri chimici ; e inoltre ne formarono
s. » (Virg.,Æneid., vi, v. 642.) 253. Pitagora era nativo di Samo, per quanto asserisce Ovidio nel lib. xv delle Metamor
ipse autem erat Pythagoras, come dice Cicerone. Dopo avere insegnato per venti anni a Crotone, passò a Metaponto ed ivi mo
globum Lunæ, titaniaque astra « Spiritus intus alit, totamque infusa per artus « Mens agitat molem, et magno se corpore m
itur scelus, aut exuritur igni. « Quisque suos patimur Manes : exinde per amplum « Mittimur Elysium, et pauci læta arva ten
um, atque aurai simplicis ignem. « Hos omnes, ubi mille rotam volvere per annos, « Lethæum ad fluvium Deus evocat agmine ma
« L’ipotesi dell’ anima del mondo, dice il Pestalozza, non è erronea per sè stessa, ma pel solo motivo che in essa l’anima
l quale si rammentano le antiche pene, e se ne aggiungono delle nuove per la violazione dei sepolcri. 260. Perciò non sol
con diversi riti « Le virtù patrie e la pietà congiunta « Tradussero per lungo ordine d’anni. » 261. « Illic Junonem
3. Non dovrebbe ai moderni recar maraviglia che i Pelopidi portassero per decorazione una piccola spalla d’avorio, essendo
lope e neppure della spalla di san Secondo. — A scanso di equivoci, e per chi non lo sapesse, chiamasi spalla di san Second
o : « Nec non et Tytion, Terræ omniparentis alumnum, « Cernere erat, per tota novem cui jugera corpus « Porrigitur ; restr
te Tibullo nell’ Elegia iii del lib. i : « Porrectusque novem Tytius per jugera terræ « Assiduas atro viscere pascit aves.
« ….. Phlegyasque miserrimus omnes « Admonet, et magna testatur voce per umbras : « Discite justitiam moniti, et non temne
c invectus equis, et lampada quassans, « Per Graiûm populos, mediæque per Elidis urbem « Ibat ovans, Divûmque sibi poscebat
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
e tetro, si può dedurre pur anco dal sapere che nessuna Dea o Ninfa, per quanto ambiziosa e vana, acconsentì a sposar Plut
Dea o Ninfa, per quanto ambiziosa e vana, acconsentì a sposar Plutone per divenir regina ; e se egli volle aver moglie gli
lie gli convenne rapirla, e poi contentarsi che ella stesse ogni anno per sei mesi con la madre o sulla Terra o nel Cielo.
te Can Cerbero. Tal volta gli si poneva a lato Proserpina, sua moglie per forza, di cui dicemmo il ratto e le vicende nel c
u adoprata dai poeti romanzeschi, e tra gli altri anche dall’Ariosto, per significare un mostro immaginario, come il Polife
figlio di Cerere dea delle biade e di un ricco agricoltore Giasione, per indicare che le vere e più sicure ricchezze deriv
i Cloto, Lachesi ed Atropo, nomi che furono adottati dai poeti latini per le loro Parche, e passarono ancora nel frasario p
con un segno sensibile singolarissimo, ma invisibile ai mortali, cioè per mezzo di un filo di lana, che esse incominciavano
troncare o recidere lo stame vitale, il fil della vita, ecc. Inoltre per significare le varie vicende della vita di ciascu
le ricchezze e gli onori, ecc. E dovendo le Parche far questo lavorìo per ogni persona che veniva al mondo, non mancava lor
sona che veniva al mondo, non mancava loro occupazione : quindi Dante per contraddistinguere una di esse Parche senza nomin
e di vesti, e di modi zotici ed aspri. Aggiunge poi che ciascun’anima per essere ricevuta nella barca di Caronte doveva, pe
che ciascun’anima per essere ricevuta nella barca di Caronte doveva, per superiore decreto inesorabile, pagare un obolo ;
n origine erano stati sulla Terra tre ottimi re della Grecia, celebri per la loro giustizia ; e perciò dopo la morte merita
rono quieto Oreste. Altri mitologi dicono che ebbero esse questo nome per antifrasi, cioè per significare tutto l’opposto,
Altri mitologi dicono che ebbero esse questo nome per antifrasi, cioè per significare tutto l’opposto, vale a dire implacab
a mano aveano la face fiammeggiante e nell’altra un mazzo di serpenti per avventarli a morsicare i colpevoli. Il Sonno, «
iposo « Della stanca Natura, » come lo definisce il poeta Young, era per gli Antichi un Dio, creduto figlio dell’Erebo e d
l fiume Lete, e perciò posto tra le Divinità infernali. Gli si davano per figli i Sogni, di cui si rammentano con nomi spec
che nelle regioni sotterranee vi son due porte da cui escono i sogni per venire sulla Terra ; la prima è di corno da cui e
’Acheronte, « Caron dimonio con occhi di bragia, « Un vecchio bianco per antico pelo, « Che intorno agli occhi avea di fia
i a voi, anime prave ! « Non isperate mai veder lo Cielo : « Io vengo per condurvi all’altra riva « Nelle tenebre eterne, i
ualunque si adagia. » Ha soltanto di buono che non esige più l’obolo per traghettar le anime all’altra riva, e le trasport
le colpe nell’entrata, « Giudica e manda secondo che avvinghia, cioè per mezzo della sua coda, come spiega Dante stesso ;
o, « E con idre verdissime eran cinte ; « Serpentelli e ceraste avean per crine, « Onde le fiere tempie erano avvinte. » S
il poeta si valse di uno dei nomi di Plutone, di quello cioè di Dite, per darlo alla città del fuoco ed allo stesso Lucifer
rogresso delle osservazioni scientifiche fece riconoscere differenti, per certi particolari caratteri, da quelle che avevan
orfidi), sono in parte affini alle formazioni vulcaniche, prescelsero per esse una denominazione derivata da Plutone Dio in
logia e adottato perfino il nome dell’orrida divinità infernale Ecate per darlo al 100° pianeta telescopico. Anche il can C
iosto fa dell’ Orco di Norandino nel Canto xvii dell’ Orlando Furioso per vedervi il vero modello di tutti gli Orchi delle
viso orrendo « Dell’ Orco agli occhi mai vi sia dimostro ; « Meglio è per fama aver notizia d’esso, « Che andargli, sì che
ino empissene anco, « Che gli pendea, come a pastor, dal fianco. » E per intender poi che questa è una imitazione del giga
a nessuno, vuolsi intendere (secondo i mitologi), che sien così dette per antifrasi ex eo quod non parcant : il che equivar
lla Orazione pro Roscio Amerino, di cui riporto qui le precise parole per chi studia la lingua latina, affinchè ciascuno le
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
Atamante ; e montati a cavallo su quell’animale, lo spinsero in mare per farsi trasportar da esso fra le onde sino alla Co
cesi dei Dardanelli la giovinetta Elle cadde nel mare e vi annegò ; e per questo fatto mitologico gli Antichi diedero a que
rì loro in sacrifizio quel bravo montone che lo aveva sì ben servito, per appenderne come voto l’aureo vello maraviglioso.
ia di Tebe, come abbiam detto di sopra. Ma gli Eroi di questa impresa per far lo stesso viaggio marittimo che fece Frisso s
stati aggiunti in appresso nuovi eroi dei diversi Stati della Grecia per accomunar la gloria di questa impresa a tutta la
poichè si fanno ascendere, come abbiam detto, almeno a cinquanta, uno per remo, essendo Argo una nave di cinquanta remi. In
Argo una nave di cinquanta remi. In questa comune e nazionale impresa per altro il solo Giasone è quello di cui si racconta
Eroi vi rappresentan soltanto una parte molto secondaria ; ma appunto per questo vi è maggiore unità e si rende più facile
to il regno dal fratello Pelia ; perciò essendo egli ancor fanciullo, per salvarlo dalle in sidie dello zio, fu mandato ad
Chirone. Ma divenuto adulto e prode ritornò arditamente in Tessaglia per ridomandare allo zio il regno paterno. Pelia non
n cuor suo che sarebbe perito in quella impresa. Fu costruita la nave per questa spedizione coi pini del monte Pelio e coll
a a Giove, e, aggiungono i poeti, sul disegno dato da Minerva stessa, per significarne la perfetta costruzione. Riuniti a G
rfetta costruzione. Riuniti a Giasone i cinquanta eroi, la nave salpò per la Colchide, che allora chiamavasi la terra di Ee
o di vista acutissima, (come significa il suo nome derivato da lince, per osservare se v’eran sott’ acqua scogli e sirti, o
uivano la ciurma che eroicamente remava. Convenne far diverse fermate per prender, come suol dirsi, paese, ossia per avere
nvenne far diverse fermate per prender, come suol dirsi, paese, ossia per avere a mano a mano opportune notizie riferibili
e notizie riferibili al luogo e allo scopo del loro viaggio, ed anche per rinnovare le loro provvisioni da bocca, perchè Er
iù forte e robusto eroe, era anche il più gran divoratore, e mangiava per cinquanta, bevendo ancora in proporzione ; e perc
ontente delle leggi e dei trattamenti degli uomini, li uccisero tutti per costituirsi in repubblica femminile. La sola Issi
ti lassisti 68 che scusano facilmente i così detti errori giovanili : per lui qualunque inganno dannoso al prossimo, in qua
o e monotono sarebbe il racconto di tutti e singoli gl’incidenti, che per lo più son comuni alla maggior parte dei viaggi m
muni alla maggior parte dei viaggi marittimi narrati dai poeti, come, per esempio, qualche tempesta, qualche combattimento
Approdati gli Argonauti nella Tracia o bene accolti da Fineo, vollero per gratitudine liberarlo dalle Arpie, ed oltre a cac
ie, ed oltre a cacciarle dalla reggia colle armi, le fecero inseguire per aria da Calai e Zete, figli di Borea, che avevano
ono confinate nell’Inferno, ove Dante le trovò a tormentare i dannati per suicidio. Ma poichè l’Ariosto, coll’immaginare ch
nàpo s’assise solamente « Il Duca Astolfo, e la vivanda venne. « Ecco per l’aria lo stridor si sente, « Percosso intorno da
e lunga coda « Come di serpe che s’aggira e snoda. « Si sentono venir per l’aria e quasi « Si veggon tutte a un tempo in su
zi, ecco in qual modo l’Ariosto li fa porre in opera dal duca Astolfo per la liberazione del Senàpo dalle Arpie : « Avuto
strier fuor della loggia, « E col castel la gran città abbandona, « E per l’aria, cacciando i mostri, poggia. « Astolfo il
da lui colmi di ringraziamenti e di doni proseguirono il loro viaggio per l’Ellesponto e la Propontide. Prima di entrar nel
rendesse sicura qualunque impresa da compiersi colla forza, trovaron per altro che questa non bastava a conquistare il Vel
felte, o altrimenti Archemore ; ed avendolo lasciato solo in un prato per mostrare ad Adrasto e a’suoi compagni la fontana
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
coperto come Balboa dall’alto delle Ande il grande Oceano equinoziale per esser compresi di maraviglia all’idea dell’Immens
pparisce più terra alcuna e null’altro vedesi che Cielo ed acqua209), per sentirsi intenerito il core210) e rapita in estas
da ogni parte dove finivan le terre da loro conosciute, una immensa e per loro incommensurabile estensione di onde salse, o
rreno e l’Arno, non men che gli altri mari e fiumi d’Italia dormirono per più di trecento anni !212 Abbiamo detto altra vo
n italiano Posidone e significa spezza navi, nome poco o nulla usato, per quanto io mi ricordi, dai poeti latini e italiani
uestre, alludendosi alla favola che questo Dio nella gara con Minerva per dare il nome alla città di Cecrope avesse prodott
padrone di tutto217), e a cui non può mancar mai un lauto trattamento per una numerosa famiglia. Perciò Nettuno si risolse
lia. Perciò Nettuno si risolse ben presto a prender moglie ; e scelse per sua sposa la dea Amfitrite, figlia di Nereo e di
tandola alternativamente sul loro dorso, la sposa a Nettuno ; ed egli per gratitudine li trasformò nella costellazione dei
. I nomi di ambedue queste Divinità (Nettuno e Amfitrite) significano per metonimia il mare, nelle lingue greca e latina ;
sì gran fallo Nettuno, « Non da pirati, e non da gente Argolica ; » per dire che non fu commesso mai prima d’allora nel m
o le osservazioni ed i calcoli sulle perturbazioni di Urano, e veduto per la prima volta da Galle a Berlino il 23 settembre
olci suoni ; ma, comunque ciò fosse, questo strumento è il distintivo per cui riconosconsi i Tritoni stessi nelle opere d’a
; e ce le dipingono come vaghe e snelle giovinette con lunghe chiome ( per lo più verdi)219), sciolte sulle spalle e grondan
per lo più verdi)219), sciolte sulle spalle e grondanti acqua, perchè per lo più queste Ninfe nuotano nelle onde e tra i fl
gnate dai Tritoni che fanno lazzi e salti, e suonano la tromba marina per divertirle. Queste Ninfe eran distinte in tre cla
a quelle che volgarmente diconsi Scolopendre di mare. Ai naturalisti, per quanto pare, è molto piaciuto questo nome mitolog
piccolo figlio chiamato Melicerta. Dal colmo-della sventura sofferta per l’odio e le persecuzioni di Giunone (nemica acerr
Semele madre di Bacco amata da Giove), passarono ambedue all’apoteosi per compassione delle benigne Divinità marine. Ma las
enere ; e di cui nulladimeno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno dei suoi più straordinarii e sub
noce si dischiava, » trovò a proposito di citar l’esempio di Glauco per offrirci qualche immagine più sensibile del suo c
condo gli antichi Mitologi, era figlio dell’Oceano e di Teti, ed avea per ufficio di condurre a pascer le mandre di Nettuno
che egli cioè non volesse presagire il futuro se non costretto, e che per esimersene si trasformasse in mille guise ; ed in
in mille guise ; ed inventarono che bisognava legarlo mentre dormiva per costringerlo a dare i responsi, perchè allora, pe
rlo mentre dormiva per costringerlo a dare i responsi, perchè allora, per quanto si sbizzarrisse a trasformarsi, se finalme
nque segreto degli Dei e ciò che fosse utile o dannoso ai mortali, ma per rivelarlo ad essi bisognava che vi fosse costrett
che essa ordì « Una tela di cabale e d’inganni « Che fu tessuta poi per trecent’anni ; » ed eran precisamente 300, quand
sororum. » (Ovid., Metamorf., ii) 220. « Trasumanar significar per verba « Non si potria. » (Parad., i, 70.) 221.
no. 222. L’aver provato i mali della vita rende piu compassionevoli per le altrui sventure. Perciò il Tasso fa dire da Er
sformazione ; e gli bastava soltanto l’esempio del furore di Atamante per preludio alla descrizione di quelle furibonde ani
qual è l’uso che accortamente può farsi della Mitologia in servigio e per ornamento del inguaggio e dello stile poetico.
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
o Dione una Dea marina, e Venere sua figlia nata nel mare, e comparsa per la prima volta nel mondo alla superficie delle on
nde spumanti, fu detto figuratamente che era nata dalle onde del mare per dire che era uscita da quelle. Quindi alludendo a
e forme poetiche alla Bellezza dell’Universo, ove, con amplificazione per enumerazion delle parti, fa la rassegna delle più
poco nell’italiana. Dante però rammenta Dione come madre di Venere, e per figura poetica adopra il nome della madre per que
come madre di Venere, e per figura poetica adopra il nome della madre per quello della figlia, volendo indicare nel Canto x
ra considerata in principio come Dea dell’Amore, e poi le fu aggiunto per questo particolare attributo un figlio chiamato E
ti e vizii, a Venere più che mai. Cominciarono a dire che questa Dea, per la sua singolare e impareggiabil bellezza, era am
mo, e non sta di certo a disdoro di Venere ; ma poi vi aggiunsero che per voler di Giove suo padre fu data in moglie al più
e per voler di Giove suo padre fu data in moglie al più brutto, e che per di più era zoppo e tutto affumicato e fuligginoso
ù brutto, e che per di più era zoppo e tutto affumicato e fuligginoso per l’esercizio della sua professione di fabbro. Giov
sto vennero a significare quanto sian condannabili i matrimonii fatti per forza ed a contraggenio ; ma però si estesero tan
el suo Carme sui Sepolcri parlando del Petrarca, che nelle sue poesie per Madonna Laura aveva sempre adoperato un linguaggi
almeno nasconde in parte i danni dell’età. Servivasi Venere del cèsto per le solenni occasioni ; e non mancò di adornarsene
ie uomini e donne, Dei e Dee, senza pensar mai a scegliersi una sposa per sè ; e inventarono una complicatissima favola, un
o realmente forme corporee, nella guisa stessa che non sono esseri di per sè esistenti le febbri, i dolori, gli starnuti, g
appresentata come una giovanetta delicatissima colle ali di farfalla, per alludere all’immortalità dell’anima, derivandone
rimonio ; ed anche in italiano si usa elegantemente il nome di imeneo per significar le nozze, ossia la celebrazione del ma
care i vincoli e gli obblighi del matrimonio, catene, d’oro ma catene per sempre. Sino al secolo passato non celebravasi un
omponesse un epitalamio 188, in cui v’era sempre Imene con le catene, per rima obbligata, a unire gli sposi. Da questa mito
anette gentili ed ingenue, nude e abbracciate amorevolmente tra loro, per indicar che le grazie debbono esser naturali e sp
ornamenti ed aiuti. Qualche poeta le ricoprì d’un sottilissimo velo, per significare che debbono esser temperate e non aff
ricuopre d’un candido velo in cui finge istoriato il mito di Psiche, per indicare che il candor dell’animo è il solo ornam
fu cangiata in colomba una Ninfa sua prediletta chiamata Peristeria, per un infantile vendetta di Cupido su questa Ninfa c
ere una scommessa a chi coglieva più rose. La rosa erale sacra perchè per bellezza e fragranza è la regina dei fiori : il m
pre ardente, « Giovane e bella in sogno mi parea « Donna vedere andar per una landa « Cogliendo fiori, e cantando dicea : «
erbo avvenirsi pongono anche quella che significa « venir bene adatto per convenienza di eleganza, piacevolezza, ecc. » Qui
ul talamo, ossia letto nuziale ; e perciò sta ad indicare una canzone per nozze. È di antichissima origine, poichè troviamo
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
le biade50. I Greci la chiamavano Demèter quali Gemèter (madre Terra) per questa stessa ragione. L’adoravano ancora e le fa
al consorzio sociale e vincolarsi con leggi ; e che solo allorquando per mezzo dell’agricoltura si fissarono su quei terre
erere tirato da draghi volanti avesse percorso gran parte della terra per insegnar quell’arte agli altri popoli. Quindi i M
i arcani che si celebravano nelle feste di Cerere in Eleusi. I Latini per altro non ammettevano che a loro avesse insegnato
iori alle falde del monte Etna fu rapita da Plutone Dio dell’inferno, per farla sua sposa e regina de’ sotterranei regni ;
no « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi uno per mano « Sul carro che tiravan due serpenti, « Cerc
tutto il mondo « Cercò di sopra, andò al tartareo fondo53. » Cerere per altro non pensava nemmen per ombra di dover cerca
pra, andò al tartareo fondo53. » Cerere per altro non pensava nemmen per ombra di dover cercar la figlia nel tartareo fond
o tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da Plutone per le vie sotterranee verso le regioni infernali. Co
ee verso le regioni infernali. Corse subito alla reggia di questo Dio per riprender la figlia ; ma Plutone non volle render
a ; ma Plutone non volle renderla. Cerere allora ricorse a Giove, che per questo caso strano consultò il libro del Fato, ne
re di ritornar da Plutone ; e mentre sperava di essere stata in tempo per ricondur via la figlia, poichè molti testimoni in
i cattivo augurio. Si venne allora ad una transazione, e fu convenuto per la mediazione di Giove che Proserpina restasse 6
esse avuto bisogno di un decotto di papaveri che Giove le somministrò per liberarla dall’insonnio cagionatole dall’afflizio
one fu rappresentata ancora talvolta con una doppia fila di mammelle, per cui le si dava il titolo di Mammosa. Non è però p
che essa avesse anche trasformato il fanciulletto Stellio in lucerta per punirlo dell’essersi fatto beffa di lei. Forse la
na più solenne e tremenda nella Bibbia, quella cioè dei fanciulli che per aver beffato il profeta Eliseo della sua calvizie
Eliseo della sua calvizie, furono divorati dagli orsi ; e se ne valse per fare una perifrasi dei nome di quel profeta : « 
à di Eresittone. Questo re di Tracia (o di Tessaglia) aveva atterrato per dispregio una selva sacra al culto di Cerere ; e
volgea co’denti. » Dante rammenta questo celebre mito, e se ne vale per una similitudine della magrezza a cui per pena er
celebre mito, e se ne vale per una similitudine della magrezza a cui per pena eran ridotti i golosi nel Purgatorio : « No
il mangiatore56. » Il nome di Cerere in latino stava a significare, per figura rettorica di metonimia, il grano o le biad
o l’espressione Cerere corrotta dalle onde (Cererem corruptam undis), per indicare il grano avariato dall’acqua del mare. M
a Cerere ; e si usa al plurale in forza di nome, dicendosi i cereali per significar le biade o le granaglie. In astronomia
se stato Orlando pare « All’ Eleusina Dea come in desio, « Non avria, per Angelica cercare, « Lasciato o selva o campo o st
quanto graziosamente i nostri sommi poeti si servano della Mitologia per ornamento del linguaggio poetico. 54. Anche i p
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
a significare le risposte a voce che rendevansi dagli Dei ai mortali per mezzo dei sacerdoti281). Perciò, stando all’etimo
idue ; Giunone, Cerere, Mercurio e Plutone ebbero soltanto un oracolo per ciascuno di loro ; delle Divinità inferiori o ter
rirono i Pagani di attribuirli a più d’uno degli Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculapio, a Trofonio, ad Ercole, ad A
nte Pitone. — In appresso la parola cortina in latino fu interpretata per tenda o velario, col qual significato è passata n
ello di Giove in Dodona città dell’Epiro ; e i responsi si deducevano per interpretazione o divinazione in tre modi : 1° da
quello, già da noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo : ma per regola generale preferivano i così detti oracoli
re le risposte dei libri sibillini, di cui parleremo altrove. V’erano per altro anche in Italia alcuni Oracoli, che perciò
ni imposture del Politeismo, e sì abilmente organizzate da allucinare per molti secoli non solo i popoli rozzi e barbari, m
a citare centinaia di autori che avevano scritto contro gli Oracoli, per noi non è necessario tanto lusso di erudizione, t
ene, Cicerone e Catone Uticense, di ciascuno dei quali l’autorità val per mille. Demostene in una delle sue celeberrime Ora
ltare l’Oracolo di Giove Ammone, rispose, che gli Oracoli erano buoni per le donne, i fanciulli, e gl’ignoranti. Cominciaro
nascosta ed ignota, e poi a poco a poco scoperta e smascherata. Resta per altro a spiegarsi il fatto storico, pur troppo ve
tro a spiegarsi il fatto storico, pur troppo vero e indubitabile, che per tanti secoli gli Oracoli avessero credito e fama
credere o figli degli Dei o interpreti dei supremi voleri di quelli, per rimuovere i primitivi uomini ignoranti e barbari
a umana società, aggiunge con forza mirabile di convinzione : « Sono, per lo contrario, infami e detestabili gli uomini des
ntà degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta e benigna per uno scopo altamente sociale, e che essendo dirett
elleniche, e d’ispirar loro l’amore della patria comune e il coraggio per difenderla contro le straniere invasioni. Il resp
ci si difendessero in mura di legno, suggerì saggiamente di combatter per mare le innumerevoli orde di Serse, e ne derivò l
sussistente, e Catone ad asserire che gli Oracoli eran buoni soltanto per le donne, i fanciulli e gl’ignoranti. E il Pagane
Lari ….. » 283. Orazio nell’Ode vii del lib. i, notando i pregi per cui distinguevansi diverse città della Grecia, ra
nguevansi diverse città della Grecia, rammenta che Delfo era illustre per l’oracolo di Apollo : « Laudabunt alii claram Rh
del Paradiso, Dante adopra due perifrasi mitologiche : Delfica deità per Apollo, e fronda Peneia per l’alloro, in cui fu c
due perifrasi mitologiche : Delfica deità per Apollo, e fronda Peneia per l’alloro, in cui fu cangiata Dafne figlia di Pene
Dafne figlia di Peneo. 285. Son celebri le risposte degli Oracoli per la loro studiata ambiguità. Se ne trovano riporta
Tarquinio il Superbo che insieme con Bruto erano andati a consultarlo per sapere chi dovesse regnare in Roma. Tito Livio ne
successe come primo console nel governo della Repubblica. Tanto basti per avere un’idea de genere toto. 286. Ovidio nel
care i Fasti a Cesare Germanico dà ad Apollo il titolo di Dio Clario, per la celebrità dell’oracolo di Claro che rendeva i
ntro i Persiani, i quali dall’oracolo eran chiamati figli delle donne per indicare la loro effemminatezza e il loro poco va
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
pur anco nel popolo eletto 123. Non dovrà dunque recar maraviglia che per associazione d’ idee Apollo fosse riguardato anco
emosine che era la Dea della Memoria (come indica il greco vocabolo), per significare che questa facoltà dell’anima, la Mem
o scettro o il pugnale, e calzata col tragico coturno. Euterpe aveva per distintivo il flauto. Terpsicore con vèsti corte
requentati. Anzi spesse volte questi stessi nomi sono usati dai poeti per figura di metonimia, a significare le Muse, la po
nte ha detto nel Canto xxix del Purgatorio : « Or convien ch’Elicona per me versi, « Ed Urania m’aiuti col suo coro « Fort
28. Anche il Tasso ha usato il nome del monte Parnaso figuratamente per la poesia nel Canto i della Gerusalemme liberata.
ò i poeti, accorti di questa derivazione, difficilmente se ne servono per traslato a significare la loro poetica inspirazio
no per traslato a significare la loro poetica inspirazione ; e Dante ( per quanto io mi ricordi), non l’ha mai usato. Anche
piacque questo mito, e rammentando quel che dice Ovidio, che le Muse, per confonder le loro emule presuntuose, cantarono co
imanere attonite ed atterrite, se ne vale stupendamente coll’ invocar per sè da quelle Dee un simil canto, che abbatta l’in
ologi che le Muse fossero inseguite da Pireneo re della Focide, e che per salvarsi dalle violenze di lui, che le aveva ragg
ro via. Pireneo acciecato dal furore, pretendendo di inseguirle anche per aria, precipitò da quell’altezza e rimase morto n
usiasmo senza pari. In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli stesso, soffr
In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli stesso, soffrì la fame e la sete,
vò del sonno : « O sacrosante vergini, se fami, « Seti e vigilie sol per voi soffersi, « Cagion mi sprona ch’io mercè ne c
a a chi meglio cantasse. A Dante non sfuggì neppur questo mito ; anzi per la stessa ragion che lo mosse nella invocazione a
o, ad istanza di Plutone, che si vedeva rapire i sudditi dell’Inferno per opera di questo medico incomparabile. Aggiunsero
clopi che fabbricavano i fulmini. Giove lo punì esiliandolo dal Cielo per cento anni. Ridotto Apollo alla condizione degli
ento anni. Ridotto Apollo alla condizione degli uomini, dovè lavorare per vivere, e divenne pastore delle greggie di Admeto
e 133. Il Petrarca però abusa di questo nome di lauro sacro ad Apollo per farvi tanti giuochetti di parole col nome di Laur
lui, spinta da gelosia si lasciò morire di fame e di sete ; e Apollo per compassione la cangiò in elitropio, fiore di grec
n chiome or aspre, e già distese e bionde. » Più tristi effetti ebbe per Apollo la morte del giovinetto Giacinto. Era anch
una tempia di Giacinto il disco scagliato da Apollo ; e il giovinetto per questo colpo dopo brevi istanti morì. Apollo dole
inetto per questo colpo dopo brevi istanti morì. Apollo dolentissimo, per sollievo della sua afflizione lo cangiò nel fiore
m scimus quantum memoriæ mandamus. 126. Questi nomi furono riuniti, per comodo di memoria, in un distico latino che è il
la Musica ; e i poeti latini chiamavano le Muse Comœnæ (quasi Canenœ, per quanto affermano Varrone, Festo e Macrobio) a can
29. Neppure i poeti latini del secol d’oro usaron mai la parola estro per l’ispirazione poetica : solo nel secolo d’argento
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
esso avremo luogo di notarne anche altri. Ma intanto è bene osservare per la precisa intelligenza delle poetiche frasi, che
, in atto di guidare con mano ferma e sicura quattro focosi destrieri per le vie del firmamento, e circondato da dodici avv
al carro rappresentano le Ore del giorno ; le quali sebbene soltanto per gli equinozii sieno precisamente dodici, non sono
mente dodici, non sono però ragguagliatamente più di dodici un giorno per l’altro in tutto l’anno ; e per gli antichi Roman
uagliatamente più di dodici un giorno per l’altro in tutto l’anno ; e per gli antichi Romani v’era inoltre una ragione spec
i nomi dei cavalli del Sole, e le ancelle del dì, ossia le Ore. Così, per citarne qualche esempio, usa l’Ariosto le seguent
, usa l’Ariosto le seguenti espressioni mitologiche a significare che per chi aspetta sembra che il tempo non passi mai :
marina, in un palazzo di cristallo in fondo al mare. Come poi facesse per ritornar nella notte dalla parte d’Oriente, i più
col suo carro ed i suoi cavalli, ed era trasportato velocissimamente per mare, girando a settentrione, per ritornare in te
ed era trasportato velocissimamente per mare, girando a settentrione, per ritornare in tempo la mattina all’Oriente. Ma que
io di Giove e della Ninfa lo, già vacca e poi Dea, si trovò impegnato per fanciullesco puntiglio a dimostrare ad Epafo ed a
ostrare ad Epafo ed al mondo che egli era figlio di Apollo col guidar per un giorno il carro della luce. E coll’approvazion
e reggia di Apollo e chiese al padre una grazia, prègandolo a giurare per le acque del fiume Stige che non glie l’avrebbe n
li alberi e gli animali e prosciugando i fiumi, i laghi ed i mari. Da per tutto s’udivano i gemiti degli uomini, e i lament
nta ancora nel Canto xxix del Purgatorio il lamento della Dea Tellure per gli spaventevoli effetti cagionati ne’suoi tre re
favelle e della scienza antica. Finchè il Paganesimo, che le spacciò per verità religiose, fu la religione degli Stati e d
questo Dio. I nostri poeti, in generale, non adottarono il nome Pean per significare quel nume, ma soltanto l’inno, che ch
. Gli zoologi poi adottarono il nome del favoleggiato serpente Pitone per darlo a un genere di rettili, in cui son compresi
i serpenti dell’India e dell’Affrica, animali carnivori e formidabili per la loro gran forza muscolare. Del serpente Pitone
imenti impedire ad Esculapio l’esercizio dell’arte medica, lo fulminò per contentar più pienamente il suo fratello Plutone.
ulminò per contentar più pienamente il suo fratello Plutone. Consentì per altro che fosse trasportato in Cielo e divenisse
sima in pratica pel gran numero di speciali osservazioni che richiede per ciascuna persona, ma utilissima sempre anche ne’s
, che è la più felice e la più durevole conservazione della salute. E per indicare che non sempre l’arte medica può ottener
ifica l’Aurora hanno i poeti formato Eoo che vorrebbe dire orientale, per indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si s
tetto ! » 110. I nomi di questi segni del zodiaco furono riuniti, per comodo di memoria di chi sa o studia il latino, n
di die in die, « Lo tempo va d’intorno con le force. » E dice questo per significare che senza le egregie opere dei discen
reami : « Del retaggio miglior nessun possiede. « Rade volte risurge per li rami « L’umana probitate : e questo vuole « Qu
reni. » Altrove però la chiama Galassia come i poeti greci. I latini per lo più la dicono via lattea, come Ovidio nel 1° d
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
teo di Bacco, come dicemmo parlando di questo Dio, ed ivi notammo che per frastuono, stravizii ed ogni genere di follie non
ssi anche gli Dei malefici, eran questi di certo peggiori dei Satiri, per quanto poco esemplari. Siccome poi, come dicemmo
li. E perciò son rammentati quasi sempre scherzevolmente dai poeti, e per gli aneddoti che se ne raccontano rappresentati c
olle rappresentare qualche cosa di giocoso e di bizzarro. Gli Artisti per lo più nel rappresentare i Satiri non seguono ser
mezzo ai capelli. Talvolta gli scultori pongono le figure dei Satiri per cariatidi ; della qual parola dà una bella spiega
a bella spiegazione l’Alighieri nella seguente similitudine : « Come per sostentar solaio o tetto « Per mensola talvolta u
così fatti « Vid’io color, quando presi ben cura. » Due Satiri posti per cariatidi si vedono in Firenze nella facciata di
iurni ; e i Retori o Letterati chiamano Satira un componimento che ha per oggetto la censura più o meno mordace degli altru
to nella corte celeste come buffone degli Dei, ma poi ne fu scacciato per la sua soverchia insolenza. Poco o nulla hanno sc
mai rappresentati colle gambe e colle corna di capra16. I Naturalisti per altro sin dal tempo di Linneo pare che li conside
bestie che uomini, poichè usarono a guisa di nome collettivo la Fauna per indicare complessivamente tutti gli animali che v
i che vivono in una data regione, nel modo stesso che dicono la Flora per significare tutti i fiori che si trovano nella re
oca Silvano tra le divinità protettrici delle campagne, e accenna che per distintivo portava in mano un piccolo cipresso di
celebravasi soltanto nelle campagne dai pastori e dagli agricoltori, per implorare la protezione di essa ; ed oltre le usa
maturità dei più utili frutti dell’anno. Opportunamente gli era data per moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia
o in tratto qualcuna non egualmente felice, ed inoltre poco dignitosa per una divinità, qual fu l’invenzione del Dio Priapo
contano di lui servono tutti a ispirar dispregio anzi che venerazione per esso. Aveva culto pubblico soltanto in Lampsaco,
2. I Romani ponevano la statua di Priapo nei loro orti o giardini, ma per far soltanto da spauracchio agli uccelli ; e a ta
lelepipedo rettangolo, come direbbesi in geometria, il quale ponevasi per confine del territorio dello Stato e dei campi de
nche dalle Leggi civili a chi rimuovesse il Dio Termine dal suo posto per estendere i proprii possessi a danno di quelli de
li. Le Feste Terminali eran celebrate agli ultimi di febbraio, che fu per lungo tempo l’estremo mese dell’anno, poiché quan
uale egli guata fiso, e disiosamente con occhi languidi e imbambolati per berlasi tutta. Ha nel sinistro braccio una pelle
gli nol vegga, cautamente piluccando. » Non sarà inutile l’osservare per chi studia la propria lingua, che l’espressione i
e in verso. 14. Orazio satiro, come lo chiama Dante, ossia celebre per le sue Satire, nel parlar di giudizii diversi che
te nel libro 2° dei Fasti. Ne riporto alcuni distici dei più notabili per chi studia il latino, o come grata reminiscenza p
dei più notabili per chi studia il latino, o come grata reminiscenza per chi l’ha studiato : « Nox ubi transierit, solito
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
Agamennone, i quali non esitarono ad uccider le loro figlie, non già per salvarsi la vita, ma per ambizione di regno. Acri
esitarono ad uccider le loro figlie, non già per salvarsi la vita, ma per ambizione di regno. Acrisio credè invece che bast
io credè invece che bastasse rinchiuder la sua in una torre di bronzo per impedire che prendesse marito. Ma fu inutile ques
le guardie da un ricco principe aprì le porte della torre di bronzo, per la stessa ragione che fece dire a Filippo padre d
l re Polidette. Cresceva Perseo e si dimostrava degno figlio di Giove per valore e per senno, talchè Polidette cominciò a t
e. Cresceva Perseo e si dimostrava degno figlio di Giove per valore e per senno, talchè Polidette cominciò a temere che pot
talchè Polidette cominciò a temere che potesse detronizzarlo : quindi per dargli occupazione e allontanarlo dalla sua reggi
a, e perciò le chiamavano ancora le Fòrcidi. Più terribile era Medusa per la fatal proprietà di cangiar gli uomini in pietr
ucciderla sarebbe stata impossibile senza l’aiuto degli Dei ; i quali per favorire il figlio di Giove gl’imprestarono le lo
tagliò la testa, che dipoi portò sempre seco e se ne servì utilmente per far diventar di sasso chi più gli piacque, come v
sercito fornito di qualsivoglia arme più micidiale e diabolica valeva per velocità e potenza di mezzi di distruzione delle
velocità e potenza di mezzi di distruzione delle umane esistenze. Ma per non perdere il vanto del valor personale e per no
le umane esistenze. Ma per non perdere il vanto del valor personale e per non nuocere agl’innocenti, teneva nascosto in una
ata di esser più bella delle Nereidi. Nel tempo che l’Orca avanzavasi per ingoiarla, passò per aria Perseo sul caval Pegaso
a delle Nereidi. Nel tempo che l’Orca avanzavasi per ingoiarla, passò per aria Perseo sul caval Pegaso, e accortosi del per
senti diedero in premio al liberatore la figlia in isposa, e il regno per dote. Questa mirabile liberazione di Andromeda fu
to la statua colossale del Grande Oceano, che ivi si ammira. Le feste per le nozze di Perseo con Andromeda furono disturbat
Andromeda era stata promessa in isposa, ma che però non si era mosso per liberarla dal mostro marino, e quindi avea perdut
empo ad uccidere i nemici uno alla volta, perchè pochi compagni aveva per aiutarlo, mise fuori la testa di Medusa e pietrif
l’ospitalità dal re Atlante ; il quale avea saputo dall’Oracolo, che per quanto egli fosse di statura e di forza gigantesc
o, e trovò che Polidette voleva costringer Danae a sposarlo ; ed egli per toglier d’impaccio la madre, lo cangiò in una sta
rsi la predizione dell’Oracolo, inventarono i Mitologi che il nipote, per caso, nel fare esercizi guerreschi uccidesse l’av
che ivi Perseo fu ucciso a tradimento da Megapente, figlio di Preto, per vendicare la morte di suo padre. La storia di Pe
tesso Cantù (Ved. i Documenti alla sua Storia Universale), pone Inaco per primo re d’Argo, e come vissuto più di 1900 anni
t : fore enim tutum iter et patens « Converso in pretium Deo. « Aurum per medios ire satellites « Et perrumpere amat saxa p
la terra rade ; « E ne porta con lui tutte le belle « Donne che trova per quelle contrade : « Talmente che le misere donzel
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
. Da questi due principali nomi Erme e Mercurio e dagli attributi che per essi indicavansi, dedussero gli Antichi altri cor
rcio, nelle quali occupazioni si commettevano anticamente molte frodi per fare illeciti e subiti guadagni, dedussero che eg
o d’ingegno acutissimo ed accortissimo, ma. coll’istinto di valersene per ingannare gli altri. Non già che egli, come Dio,
altri. Non già che egli, come Dio, avesse bisogno di rubare, ma così per trastullo149 e per dimostrare la sua scaltrezza s
egli, come Dio, avesse bisogno di rubare, ma così per trastullo149 e per dimostrare la sua scaltrezza si divertiva a far d
ti gli Dei dovendo Mercurio far molti viaggi in Terrà e nell’Inferno, per diminuir le distanze e guadagnar tempo colla velo
li trovato due serpenti che si battevano, li percosse colla sua verga per separarli e dividerli ; ed essi attortigliandosi
to il simbolo del Commercio, che è arte di pace, e prospera utilmente per tutti soltanto in tempo di pace156. La borsa poi,
za non trascura l’armonia del linguaggio, ma sì la coltiva e l’adopra per iscender più facilmente dall’orecchio al cuore157
ontano i poeti che quando Mercurio rubò le vacche ad Apollo, incontrò per via il pastor Batto, al quale regalò una giovenca
Batto, al quale regalò una giovenca perchè non lo scuoprisse ; ma poi per provar la sua fede prese la forma di un altro che
onclusione o morale della favola è questa : chi, nelle cose illecite, per lucro favorisce, per lucro tradisce. La metamorfo
ella favola è questa : chi, nelle cose illecite, per lucro favorisce, per lucro tradisce. La metamorfosi di Aglauro si racc
lucro tradisce. La metamorfosi di Aglauro si racconta così : Mercurio per quanto pieno di occupazioni aveva trovato il temp
osì : Mercurio per quanto pieno di occupazioni aveva trovato il tempo per invaghirsi di Erse figlia di Eretteo re di Atene 
si di Erse figlia di Eretteo re di Atene ; ed Aglauro sorella di lei, per invidia frapponeva ostacoli alla conclusione degl
conclusione degli sponsali. Mercurio che non aveva tempo da perdere, per levar di mezzo quest’impaccio, la cangiò in livid
 ; » e seppe così valersi incomparabilmente della pagana Mitologia, per ornamento del linguaggio poetico anche nel Purgat
nto vivo a causa del suo color bianco argenteo e della sua mobilità ; per cui serve ottimamente nei tubi dei termometri e d
iteto di jocoso dato al furto, il quale significa che Mercurio rubava per ischerzo, sottintendendosi perciò che poi restitu
oggetti rubati. Ma i devoti del furto anzichè di Mercurio, non rubano per celia, nè pensano neppur per ombra alla restituzi
el furto anzichè di Mercurio, non rubano per celia, nè pensano neppur per ombra alla restituzione ; anzi se ne tengono e se
ime dopo la morte. 156. A tempo di Dante i messaggeri di pace avean per costume di incoronarsi d’olivo, come accenna Dant
Purgatorio. « E come a messaggier che porta olivo « Tragge la gente per udir novelle, « E di calcar nessun si mostra schi
lapis, perchè queste pietre trovansi più comunemente nella Lidia ; e per la stessa ragione qualche naturalista moderno l’h
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
di Troia, si metteva sempre dalla fazione contraria a Marte. In Roma per altro, la cui fondazione ebbe luogo tre in quattr
o, perchè i Romani oltre al credersi discendenti dai Troiani, tenevan per fermo che il fondatore della loro città fosse fig
i ragione il suo figlio Alitrozio ; e fu scelto un consesso di 12 Dei per giudicarlo, e il dibattimento ebbe luogo in un bo
Marte, e gli altri sei lo assolsero ; e la parità dei voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto più che per l’asso
parità dei voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto più che per l’assoluzione era dato il voto di Minerva, Dea de
immagini sculte o dipinte del Dio Marte, prima perchè non era il Dio per cui avessero maggior devozione, e poi perchè il t
attribuivano le loro conquiste. Infatti il generale romano nel partir per la guerra scuoteva l’asta della statua di Marte d
, e’ la chiamavano bellum, come se fosse una bella cosa, quale riuscì per loro sino al termine della repubblica e ai primi
nto xv.) E inoltre Dante ricorda che Firenze, quand’era pagana, aveva per suo protettore Marte, che cangiò nel Battista, al
 Io fui della città che nel Batista « Cangiò il primo padrone, ond’ei per questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. »
(dicon sul serio i poeti) il gallo canta prima dell’apparir del Sole, per avvertir Marte che si guardi dall’essere un’altra
o, si attribuiva subito a Marte : sì poco buona stima si aveva di lui per morale condotta !179 In onore di Marte fu dato d
si usa figuratamente tanto nella poesia latina quanto nella italiana per significare la guerra, e in prosa latina anche pe
nto nella italiana per significare la guerra, e in prosa latina anche per indicare la forza non solo fisica, ma pur anco in
 ; e tanto più questo fenomeno si manifesta nel pianeta di Marte, che per natura sua è sempre più rosso di tutti gli altri.
tri. Avendo egli presenti alla mente queste osservazioni, se ne valse per fare una bellissima similitudine nel Canto ii del
a il suol marino ; « Cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, « Un lume per lo mar venir sì ratto, Che’l muover suo nessun vo
à dei voti e di chiamar voto di Minerva quello decisivo. Modernamente per altro nei tribunali collegiali si procura che il
dire (e trovasi anche scritto nelle epistole di Cicerone) bellum est, per significare è cosa utile e gioconda. Chiamavano b
cibi delicati e squisiti ; e quindi formarono il nome bellaria, orum per significare quelli che noi diciamo confetti, past
nsi. Dice il Machiavelli che quand’egli si chiudeva nel suo gabinetto per leggere e studiare questi scrittori, si metteva i
rende a Marte. » 180. Trovasi infatti in Cicerone : Marte nostro, per significare colle nostre forze, cioè col nostro i
nazione o mistione anche il ferro, suol darsi in Terapeutica non solo per indicar la presenza di questo elemento, ma pur an
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
la creazione ; e perciò immaginarono che vi fossero Genii particolari per ciascun popolo, e poi per ciascun luogo, e finalm
maginarono che vi fossero Genii particolari per ciascun popolo, e poi per ciascun luogo, e finalmente per ciascuna persona 
particolari per ciascun popolo, e poi per ciascun luogo, e finalmente per ciascuna persona ; e in tal modo li moltiplicaron
e benefici e Genii maligni e malefici, che fossero in lotta tra loro per avere il predominio sul mondo in generale e sugli
iti e nel potere degli stregoni e fattucchieri che tengono il demonio per loro iddio ? Abbiamo perciò davanti a noi un sogg
Visnù e Siva, o di altre triadi poco da questa dissimili ; e mi basta per la spiegazione dei Genii il rammentare soltanto i
ichissimamente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesimo, per opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove g
ttomettendolo al cieco destino. A queste stesse conclusioni io giunsi per altra via, quando nel N° IV parlai del Fato e del
parlai del Fato e del Fatalismo. Passando ora alla Mitologia classica per ordine cronologico, noterò prima di tutto che i G
etti Dèmoni ; e in Omero troviamo che gli stessi Dei davansi tra loro per onorificenza questo titolo. Perciò sembra più di
hè la Divinità non ha comunicazione diretta cogli uomini, ma soltantò per mezzo di Dèmoni. » E altrove aggiunge : « Ogni mo
quale suggerivagli tutto ciò che doveva fare275). Socrate diceva così per secondare il linguaggio e le idee dei suoi connaz
va così per secondare il linguaggio e le idee dei suoi connazionali e per essere inteso da loro ; ma in cuor suo e per inti
dei suoi connazionali e per essere inteso da loro ; ma in cuor suo e per intimo convincimento era monoteista. Bastino a pr
o come l’anima governa il corpo. L’anima stessa è di natura divina, e per conseguenza immortale. La vita futura sarà uno st
i corrispondevano ai Dèmoni dei Greci : eran molto diversi i vocaboli per la loro etimologia, ma gli esseri per quelli sign
: eran molto diversi i vocaboli per la loro etimologia, ma gli esseri per quelli significati nulla differivano secondo le o
ora potrebbero facilmente confondersi cogli Angeli dei Cristiani ; ma per altro hanno quasi sempre qualche distintivo, perc
ristiani ; ma per altro hanno quasi sempre qualche distintivo, perchè per lo più tengono nelle mani la patera o il cornucop
stintivi pagani furono ammessi anche nell’arte cristiana, e si vedono per lo più nei monumenti sepolcrali in atto mesto e c
sistessero i Genii delle città e dei diversi luoghi o territorii ; ma per lo più li rappresentavano in forma di serpenti e
Quale già i Numi « D’Ilio sui campi, tal l’amico Genio, « Lieve lieve per l’aere labendo, « S’avvicina alla Terra ; e quest
i nelle sue impareggiabili poesie usa molte volte il termine Genio, e per lo più nel significato d’ingegno straordinario e
ra : chi confronta, raccozza, non è un genio. » Nessun vocabolarista, per altro, ammette e registra il Genio Militare e il
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
ebe degli Dei, come li chiama Ovidio : de plebe Deos. Fortunatamente, per chi deve studiar la Mitologia, a ben pochi di que
limitato dalle speciali attribuzioni degli altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e per lo stesso Giove, come ci
attribuzioni degli altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e per lo stesso Giove, come ci è accaduto di narrare pi
accaduto di narrare più volte, tanto più è presumibile e conseguente per gli altri Dei che furon detti e considerati Infer
. ; e lasciando libero il freno alla immaginazione videro Divinità da per tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nelle s
nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopio si vedono da per tutto brulicar gl’insetti e gl’infusorii. Sappiam
esimo (i quali studiavano con gran premura ed attenzione la Mitologia per dimostrare le assurdità della religione degl’Idol
o o concime. Plinio asserisce che era questi un re d’Italia deificato per sì utile insegnamento3. Di tali divinità il cui u
cato del loro stesso nome ve n’era un bel numero nel Politeismo, come per esempio, il Dio Robigo, la Dea Ippona, il Dio Loc
 ; e basta conoscere l’etimologia e il significato di questi vocaboli per intendere qual fosse l’ufficio di tali Dei. Non d
è i Pagani avevano libertà di adottare anche gli Dei stranieri, e poi per mezzo della cerimonia detta l’Apoteosi facevano d
arando che questi Dei son cento volte più numerosi di quelli, accetta per lo meno il computo di Varrone, poichè così rimpro
ontenteremo della definizione che ne dà l’Alighieri pel 1° capo, cioè per la Simonia a pretio : « O Simon Mago, o miseri s
di Dio, che di bontate « Deono essere spose, e voi rapaci « Per oro e per argento adulterate, « Or convien che per voi suon
se, e voi rapaci « Per oro e per argento adulterate, « Or convien che per voi suoni la tromba, « Perocchè nella terza bolgi
Grammatici noteranno in questo verso il pronome egli invece di eglino per troncamento della sillaba finale, che nella metri
a metrica latina e greca direbbesi apocope ; come pure il verbo orate per adorate, che è una licenza poetica chiamata afere
nonico Bianchi di onorata memoria, interpretano questo passo cosi : «  per quanti idoli adorassero i pagani, voi ne adorate
nto al numero di 30 mila Dei dichiarato da Varrone, e moltiplicandolo per cento, come dice Dante, ne verrebbero 3 milioni d
e verrebbero 3 milioni di Dei, adorati dai Simoniaci. E non bastavano per saziar quella Lupa, « Che mai non empie la bramo
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
ra e propria ragione. La famiglia dei Titani privata del trono, prima per frode, e poi per forza 69, esiliata dal Cielo ed
one. La famiglia dei Titani privata del trono, prima per frode, e poi per forza 69, esiliata dal Cielo ed oppressa, tenta d
e grossi, talchè da lontano tra la caligine infernale li aveva presi per torri, quantunque non apparissero che per metà, c
ne infernale li aveva presi per torri, quantunque non apparissero che per metà, cioè dai fianchi in su ; e Virgilio lo disi
sinceramente ch’egli ebbe una gran paura al primo vederli, non lasciò per questo di guardarli bene e di misurarne a occhio
i grossezza proporzionati all’altezza come nella specie umana. Alcuni per altro di quelli che Dante non accenna di aver ved
nel suo viaggio all’Inferno, eran molto più lunghi e più grossi, come per esempio il gigante Tizio che si estendeva per nov
nghi e più grossi, come per esempio il gigante Tizio che si estendeva per nove jugeri, ed Encelado che era lungo quanto la
econdo loro, sublime della grandezza e forza dei Giganti dicendo, che per dar la scalata al cielo posero tre monti uno sopr
aura dei Giganti, e la massima parte fuggirono vilmente dal Cielo ; e per celarsi meglio e non esser riconosciuti, invece d
tto dal tèlo « Celestïal, giacer dall’altra parte, « Grave alla terra per lo mortal gelo. « Vedea Timbrèo76), vedea Pallade
to a questa mole « Giace il corpo d’Encelado superbo : « E che quando per duolo e per lassezza « Ei si travolve o sospirand
mole « Giace il corpo d’Encelado superbo : « E che quando per duolo e per lassezza « Ei si travolve o sospirando anela, « S
descrizione dei naturali fenomeni. Infatti Virgilio, che Dante scelse per suo maestro 78), e. che egli chiama il mar di tut
è suo stile, distinguendosi da esso e da qualsivoglia altro scrittore per insuperabile concisione, accenna con un solo vers
caligine, fra Pachino e Peloro (ove appunto è situata l’Etna), « Non per Tifeo, ma per nascente zolfo. » Vedano ora i mod
Pachino e Peloro (ove appunto è situata l’Etna), « Non per Tifeo, ma per nascente zolfo. » Vedano ora i moderni geologi e
iani ; e giacchè ho rammentato nel testo la venerazione dell’ Alfieri per Dante, riporterò qui i primi versi del suo sonett
’odio in Cielo acquista « Ingiuria è il fine ; ed ogni fin cotale « O per forza o per frode altrui contrista. » 70. Nell
lo acquista « Ingiuria è il fine ; ed ogni fin cotale « O per forza o per frode altrui contrista. » 70. Nelle leggi dell
ove illustre pel trionfo sui Giganti (clari Giganteo triumpho), e non per quello sui Titani. 73. « Non ego Titanas cane
sere anche lo zolfo non nativo, ossia procurato con mezzi artificiali per l’industria dell’uomo ! — Mai si, mai si, rispond
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
e l’Italia meridionale attraevano col canto e col suono i naviganti, per avere il barbaro diletto di annegarli nel mare o
aro diletto di annegarli nel mare o di divorarseli. Ed asserivasi che per quanto le prossime coste dell’Italia e della Sici
loro canto non poteva resistere alla tentazione di avvicinarsi a loro per udirle meglio, e non pensava più alla trista fine
la cera ai suoi compagni, e detto loro qual direzione tener dovessero per non accostarsi troppo agli scogli ov’esse abitava
Canto xix del Purgatorio immagina di aver fatto un sogno, nel quale, per quanto parvogli, una donna « Io son, cantava, io
ca richiusa, « Quando una donna apparve santa e presta « Lunghesso me per far colei confusa. » E questa donna santa era la
Napoli, che significa città nuova. Scelsero egregiamente gli Antichi per soggiorno delle Sirene un clima incantevole bene
da veste dello stoico e del moralista, lasciando quella effeminata, e per lui più abituale, dell’epicureo225, chiama Sirena
ina e di Ecate dea infernale, e che in origine era bellissima, ma poi per gelosia di Amfitrite, o, secondo altri, della mag
anticamente, o perchè il vortice e i flutti fossero più impetuosi, o per la imperizia degli antichi navigatori, certo è pe
larmente fuori dell’acqua, l’illuso marinaio la crede uno scoglio ; e per quanto sia straordinaria e tremenda la sua forza,
potente sua pinna produce una piccola tempesta e ne rimbomba il suono per le solitudini dell’artico Oceano come il romor de
spiriti guerreschi e sanguinarii, è assolutamente priva di coraggio ; per cui se anche un uccelletto marino le si posa sul
il poeta più particolarmente « …… una balena, la maggiore « Che mai per tutto il mar veduta fosse : « Undici passi e più
crizione del modo con cui Orlando libera Olimpia dall’ Orca che stava per divorarla : « Tosto che l’Orca s’accostò, e scop
uro « Che’l mostro più serrar non può la bocca, « Stringe la spada, e per quell’antro oscuro « Di qua e di là con tagli e p
’impaccio ; « Così fuor del suo antico almo soggiorno « L’Orca tratta per forza di quel braccio, « Con mille guizzi e mille
uscir dall’Orca Orlando, « E al lido trar sì smisurato pesce, « Fugge per l’alto Oceano, oblïando « Lo sparso gregge : e sì
uci e Tritoni, o gli altri, non sappiendo « Dove, chi qua, chi là van per salvarsi. « Orlando al lito trasse il pesce orren
rendo, « Col qual non bisognò più affaticarsi ; « Che pel travaglio e per l’avuta pena « Prima morì che fosse in su l’arena
. 14.) 227. Inoltre nella lingua inglese vi son due termini diversi per distinguer le femmine dei Lamentini dai maschi ;
e finalmente, esaurite le forze, muore la Balena « E pel travaglio e per l’avuta pena. » 234. Il raziocinio che fa Dan
32 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
iceviamo la benefica luce, e che feconda le campagne. Poi deificarono per gratitudine coloro che li seppero governare, che
animali offerti in sacrifizio ed immolati agli Dei, ossia le vittime, per cavarne i presagi. Se la vittima doveva essere tr
ittime, per cavarne i presagi. Se la vittima doveva essere trascinata per forza all’altare, se sfuggiva di mano al condutto
duli. Gli auguri goderono in Roma di molta considerazione ; ma a poco per volta caddero in discredito ; e un cittadino pote
volgo ignorante e coloro che ci trovavano il proprio conto mantennero per lungo tempo siffatte puerili e dannose superstizi
e ferie latine furono le più solenni. Tarquinio il superbo le istituì per assuefare tutti i popoli latini a tener Roma in c
e gli era vietato di veder lavorare la gente ; laonde quando passava per le strade, un araldo lo precedeva per avvisare gl
a gente ; laonde quando passava per le strade, un araldo lo precedeva per avvisare gli operai che sospendessero i loro lavo
ar grazia a quelli che, andando al supplizio, erano da lui incontrati per via. Egli benediva gli eserciti ; e portava in ca
ttisterni, banchetti sacri dei Romani in tempi di pubbliche calamità, per placare lo sdegno del cielo. Nel tempo di questa
a Roma e i suoi contorni. Ancorchè la storia nol dica, possiamo tener per fermo che il rimedio deve essere stato peggiore d
mali. X. Lustrazioni, cerimonie sacre unite ai sacrifizj ; ed avevano per iscopo di purificare i campi, gli eserciti, i gre
evoli caddero naturalmente in discredito delle persone assennate : ma per mala sorte gl’ ignoranti e i superstiziosi non li
r mala sorte gl’ ignoranti e i superstiziosi non li dimenticarono mai per l’affatto, e furono spesso fomento di vizj e cagi
a mano. Con la Negromanzia pretendevano di richiamare in vita i morti per consultarli intorno alle eose future. I Greei ed
angue ealdo i eadaveri. XII. Purificazione, atto religioso dei Pagani per onorare gli Dei, per espiare i delitti o per allo
i. XII. Purificazione, atto religioso dei Pagani per onorare gli Dei, per espiare i delitti o per allontanare una calamità.
tto religioso dei Pagani per onorare gli Dei, per espiare i delitti o per allontanare una calamità. Prima del saerifizio il
a interamente consumata dal fuoco, senza che ne restasse alcuna parte per il banchetto dei sacerdoti o degli assistenti.
slituiti da Romolo ; poi quattro, e più ; Silla no creò fin quindici, per accrescere appoggi alla sua tiranuide. Le persone
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
ticamente : lasciò correre diverse opinioni, tra le quali accenneremo per ora quella soltanto che è la più semplice e sbrig
zio disse che l’anima era una particella dell’aura divina 27). Questa per verità apparisce una opinione più filosofica e bi
ontano dunque i poeti che l’esule Saturno, dopo essere andato errando per l’orbe terrestre, venne per nave sul Tevere29), e
esule Saturno, dopo essere andato errando per l’orbe terrestre, venne per nave sul Tevere29), e fu accolto ospitalmente dal
ttere, o nell’una o nell’altra epoca, l’età dell’oro e nel celebrarla per l’innocenza dei costumi e per le spontanee produz
epoca, l’età dell’oro e nel celebrarla per l’innocenza dei costumi e per le spontanee produzioni di ogni ben di Dio sulla
boli, dicendo : « Lo secol primo quant’oro fu bello ; « Fe’ savorose per fame le ghiande, « E nettare per sete ogni ruscel
quant’oro fu bello ; « Fe’ savorose per fame le ghiande, « E nettare per sete ogni ruscello. » Ammette sì la felicità di
non la contorna però d’ozio e di squisiti cibi gratuiti ; ma ne pone per base la frugalità e per condimenti la fame e la s
ozio e di squisiti cibi gratuiti ; ma ne pone per base la frugalità e per condimenti la fame e la sete. Aggiungono i Pagani
tosto : « …. O Marco mio, bene argomenti. » Qui osserverò una volta per sempre che alle erronee o pregiudicate opinioni b
o pregiudicate opinioni bisogna sempre opporre le contrarie sentenze per rettificarle : diversamente la nuda erudizione ch
n sa far confronti e dedurne logiche conseguenze è peggio che inutile per l’umano progresso ; e quel tempo che si perde in
di tutto, perchè la terra spontaneamente produceva più che abbastanza per tutti senza spesa o fatica di alcuno. In quelle f
con due faccie, e talvolta con quattro : con due, dicevano i pagani, per simboleggiare le due prerogative accordategli da
che come portinaio del cielo, affinchè potesse vedere e invigilare da per tutto senza bisogno di voltarsi. Quattro faccie p
di guerra ; il quale in più di settecento anni fu chiuso soltanto, e per poco tempo, tre volte, come sappiamo dalla storia
ana. A Giano facevansi libazioni e preghiere prima che gli altri Dei, per ottenere da lui facile accesso a qualunque altro
trovi mai rammentata la Bibbia negli scrittori di quell’epoca, si sa per altro di certo anche da Orazio, che molti Ebrei (
certi ottimi negozianti di Borsa eran più bravi di qualunque filosofo per saper far denari e impiegarli bene. Eccone le pre
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
he parole avessero tanta potenza da trarre la Luna dal Cielo in Terra per farla servire alle loro male arti. Orazio ramment
a Tessaglia facevano alti rumori con stromenti ed utensili di metallo per liberar di travaglio la Luna, credendo così d’imp
gli stregoni ; che un esercito perdè la battaglia fuggendo spaventato per un’ecclisse di Sole che avvenne in quel tempo ; c
asse la faccia della Luna. Gli astronomi stessi passarono anticamente per maghi o per innamorati della Luna. Anzi di quel p
ia della Luna. Gli astronomi stessi passarono anticamente per maghi o per innamorati della Luna. Anzi di quel primo che oss
ano le loro imprese secondo le fasi lunari ; e stimavano più propizia per loro la luna nuova 139. In Roma v’era un tempio d
Giove. La qual’orsa fu poi da Giove trasformata in una costellazione per impedire un matricidio, vale a dire che fosse ucc
ei boschi quest’orrida fiera e non sapendo che fosse sua madre, stava per trafiggerla con un dardo. E questa costellazione
n dardo. E questa costellazione fu detta Orsa maggiore ed anche Elice per distinguerla dall’altra vicinissima ad essa che c
di una di quelle Ninfe che ebbero cura dell’infanzia di Giove, e che per benemerenza fu trasformata in questo gruppo di st
rse nel C. II del Paradiso ; ma ivi parlò con figura poetica, e prese per sue stelle polari le Muse : « E nove Muse mi dim
ne, fu spinto malignamente da questa Dea ad entrare in quel boschetto per procurargli una sì miseranda fine. Atroce e vergo
o racconto mitologico a darci ad intendere, nella sua 4ª Canzone, che per opera di Madonna Laura avvenisse a lui stesso un
vista non m’appago, « Stetti a mirarla, ond’ella ebbe vergogna ; « E per farne vendetta, o per celarse, « L’acqua nel viso
 Stetti a mirarla, ond’ella ebbe vergogna ; « E per farne vendetta, o per celarse, « L’acqua nel viso con le man mi sparse.
rno ai sepolcri e pei trivii ; spingeva i cani ad urlare orribilmente per le vie, e proteggeva le maliarde e le streghe nei
vii, ond’ebbe ancora il nome di Trivia 143. Orazio in tre odi che han per soggetto le streghe e le stregonerie non rammenta
avanti l’era cristiana. Fu ben presto rifabbricato non meno splendido per ricchezza, sebbene fosse impossibile rifare dello
unii sereni « Trivia ride tra le ninfe eterne « Che dipingono il ciel per tutti i seni, ecc. (Parad., C. xxiii, 25.) 14
opinione divenne tanto comune che alcuni eruditi latinisti composero per comodo di memoria i seguenti versi sulla Dea Trif
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
l seno di essa esistessero due inferne regioni molto diverse tra loro per l’uso a cui erano destinate. La prima chiamavasi
erano destinate. La prima chiamavasi il Tartaro, ed era luogo di pena per le anime dei malvagi : la seconda dicevasi Elisio
agi : la seconda dicevasi Elisio o Campi Elisii, luogo di beatitudine per le anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credev
he le hanno immaginate e descritte gli Antichi, è necessario non solo per intendere i classici greci e latini, ma altresì g
periore a tutti gli antichi e ai moderni. I Pagani sapevano molte vie per andare all’Inferno ; ma ne rammentavano principal
getonte e il Lete. Lo Stige era considerato come un Dio fluviatile, e per le sue acque giuravano gli Dei, e il loro giurame
(come lo spirito di vino o il petrolio) che sempre ardeva, e serviva per tuffarvi i dannati. Il Lete poi aveva il suo cors
un bosco di alberi annosi ed un boschetto di mirti. Nei Campi Elisii per altro la scena mutava in tutto e per tutto. Comin
hetto di mirti. Nei Campi Elisii per altro la scena mutava in tutto e per tutto. Cominciavasi dall’avere colà un nuovo Sole
ominciavasi dall’avere colà un nuovo Sole e nuovi astri fatti apposta per illuminar sotto terra quelle anime fortunate dei
si, nei quali conviene scendere in un modo straordinario e pericoloso per giungere al centro. Oltre i quattro fiumi dell’In
larghezza e profondità237. Certamente chiunque ascolta o legge anche per la prima volta le descrizioni mitologiche o dante
na periferia di 21,600 miglia geografiche pari a 40,000 chilometri, e per conseguenza con una superficie di più di 500 mili
superficie di più di 500 milioni di chilometri quadri ed una capacità per più di 3000 milioni di chilometri cubi, vi posson
La stessa Astronomia ha portato e porta continuamente molti materiali per questo nuovo edifizio scientifico, e adotta l’ipo
te dal tempo e dagli occulti agenti chimici sotterranei, avremo anche per la fantasia un campo molto più vasto di quello de
; « Mella cavâ manant ex ilice, etc. » e seguita questa enumerazione per una ventina di versi, conchiudendo : « Jupiter i
o. » 236. Son questi i versi originali di Virgilio, notabilissimi per la dolcezza dell’armonia : His demum exactis, pe
a, riporterò soltanto quella di Malebolge, che è veramente ammirabile per la sua evidenza : « Luogo è in inferno, detto Ma
ta ripa dura, « Ed ha distinto in dieci valli il fondo. « Quale, dove per guardia delle mura « Più e più fossi cingon li ca
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
XXV Bacco I mitologi greci avevano una fantasia inesauribile per inventar cose strane e fuori dell’ordine naturale
lo allevassero. Il piccolo Bacco cresceva vivace ed allegro ; ed ebbe per custode della sua giovinezza (o come ora diremmo
llegro ; ed ebbe per custode della sua giovinezza (o come ora diremmo per aio o educatore) un vecchio satiro chiamato Silen
in tutto il resto ; e viaggiava in un carro tirato da animali feroci, per lo più tigri o pantere. Tutti questi distintivi e
il furore e la brutalità cui produce l’abuso di questo liquore. Anzi per indicare non tanto la forza del vino che dà alla
glie e bagordi. I Latini bene spesso davano a Bacco il nome di Libero per indicare che il vino ispira libertà, ma però ecce
anto dai poeti latini201) quanto ancora dagl’italiani, come troviamo, per esempio, nell’Orfeo del Poliziano, e nel Ditiramb
sa e conducendola sempre seco in continua festa ed allegria. Arianna ( per chi non lo sapesse) significa molto piacente ; e
atronimico di Mineidi, ricusando di prender parte alle feste di Bacco per attendere alla loro occupazione di tesser le tele
etto che furono cangiate in vipistrelli 205) e i loro telai in ellera per castigo del disprezzo mostrato pel culto di Bacco
generosissimo co’suoi devoti cultori, ma i suoi doni erano pericolosi per la sovrabbondanza stessa con cui li accordava, ta
ivenne Mida, allorquando Apollo gli fece crescere le orecchie d’asino per aver giudicato bestialmente che all’armonia dell’
ella rusticana sampogna del Dio dei pastori. Come si usa poeticamente per metonimia il nome di Cerere a significare il gran
6. Tutti seppero e sanno, e gli antichi e i moderni, o storicamente o per pratica che le uve non maturano nei luoghi freddi
riconosciuto e riconoscono indispensabile l’azione del Sole sulle uve per renderle atte a produrre il vino ; ma Dante fu il
lla rete. » Ma la chimica soltanto colla teoria delle trasformazioni per mezzo della luce, del calorico e della elettricit
popolari predominanti. Il vino (come dice il proverbio) è un balsamo per chi sa usarne temperatamente e secondo il bisogno
hi sa usarne temperatamente e secondo il bisogno208) ; ed è un veleno per chi ne abusa : oltre al nuocere alla salute, scor
.) 199. Son celebri i Canti Carnascialeschi di Lorenzo il Magnifico per le mascherate dette di carattere che si facevano
serie. » 203. Il crotalo era uno stromento a percussione, composto per lo più di due pezzi concavi di metallo (ferro o b
V’adoprassi, ovvero il tè : « Medicine così fatte « Non saran giammai per me : « Beverei prima il veleno, « Che un bicchier
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
o che il trattamento brutale di esser precipitato dal Cielo in Terra ( per la qual caduta divenne zoppo) lo ricevè essendo g
iede, e mi scagliò « Dalle soglie celesti. Un giorno intero « Rovinai per l’immenso, e rifinito « In Lenno caddi col cader
oeti ; e il difetto di essere zoppo da un piede è appena accennato. E per farne distinguere gli ufficii, gli pongono in man
remo occasione di parlare in appresso nel ragionar di quei personaggi per cui furono eseguiti : qui basterà soltanto accenn
non meno mirabili, descrive Omero come fatti da Vulcano : « ……..Avea per mano « Dieci tripodi e dieci, adornamento « Di pa
come fanno le macchine da filare, da tessere, da cucire, ecc. Inoltre per bellezza e comodo si moltiplicheranno sempre gli
Natura, di cui la scienza è giunta in questo secolo a sapersi valere per eseguir lavori di precisione matematica e per tra
secolo a sapersi valere per eseguir lavori di precisione matematica e per trasmettere i concetti e i desiderii degli uomini
o denominato questo fenomeno e l’elettricità stessa), ma si fermarono per secoli e secoli a questa prima osservazione, e no
colto e venerato qual Dio. Lemno era un’isola vulcanica : ecco perchè per l’appunto la favola fa cadere e adorare Vulcano i
er l’appunto la favola fa cadere e adorare Vulcano in quest’isola ; e per lo stesso motivo pone le sue fucine sotto il mont
notammo nel N° VIII, e trovammo che ciascuna aveva speciali attributi per distinguersi dall’altra. Così distinguevano ancor
che è composto di due parole greche ciclos (circolo) e ops (occhio), per indicare la straordinaria particolarità a loro at
e in direzione degli occhi, uso inventato dai tre aiutanti di Vulcano per ripararsi la faccia nel lavorare i metalli incand
ri, ma spesso ancora tagliati a poliedri regolari, e notabili inoltre per l’assenza di qualunque cemento : la loro pesante
trovano principalmente in Grecia e in Italia ; e le più antiche sono per lo più attribuite ai Pelasgi. In Zoologia si dà i
o Müller, dell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli per questa loro caratteristica di avere un sol occhio
il batter dei polsi, ecc. 190. L’originale latino, mirabile sempre per l’eleganza dello stile e l’armonia del verso, dic
dinamica, o del galvanismo, nuovo ramo della fisica, tanto importante per le innumerevoli applicazioni che se ne fecero da
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
lche Divinità che, a giudicarne dalla forma, si prenderebbe piuttosto per un mostro di natura che per un essere soprannatur
rne dalla forma, si prenderebbe piuttosto per un mostro di natura che per un essere soprannaturale, il Dio Pane richiama ma
oprannaturale, il Dio Pane richiama maggiormente la nostra attenzione per gli uffici che gli furono attribuiti, e per quant
ente la nostra attenzione per gli uffici che gli furono attribuiti, e per quanto ragionan di lui non solo i poeti, ma anche
rio e di Penelope, ed anche di Urano e di Gea, ossia Tellure. Afferma per altro che tutti eran d’accordo (e vi si unisce an
o simile a quello di Apollo rispetto a Dafne. Egli pure voleva sposar per forza una Ninfa di nome Siringa ; ma essa avendo
onto che ne fa Ovidio nel lib. i delle Metamorfosi, che cioè Mercurio per addormentare Argo non solo suonasse la lira, ma g
ssono ragionare freddamente e conoscer subito la causa delle cose ; e per casi nuovi o ignorati o non preveduti avviene spe
prove di fatto, diversi aneddoti riferiti nelle antiche storie, come per esempio, che il Dio Pane al tempo della battaglia
i Pagani una paura senza fondamento, ciò stesso dimostra che si aveva per una ubbìa e non per un miracolo. Anche Cicerone n
enza fondamento, ciò stesso dimostra che si aveva per una ubbìa e non per un miracolo. Anche Cicerone nelle sue Opere usa a
per un miracolo. Anche Cicerone nelle sue Opere usa almeno due volte, per quanto mi ricordi, l’aggettivo pànico riferito a
lesi e spagnuoli : anzi gl’Inglesi l’usano assolutamente come nome. E per non chiudere il capitolo con queste quisquilie fi
rulamio sul timor pànico. Egli afferma che ai timori veri e necessari per la conservazion della vita si aggiungono sempre m
nome Pan, declinandolo anche alla greca col gen. in os e l’acc. in a, per distinguerlo dal loro vocabolo panis significante
ano pane. Il qual compenso non seppero trovare gl’Italiani ; e perciò per distinzione bisogna dir sempre il Dio Pane. 10.
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
nel secondo secolo, dell’êra volgare), il quale fantasticò e spacciò per verità scientifica l’esistenza di tante sfere di
vessero gli Antichi quasi indovinate le moderne ipotesi astronomiche, per cui si ammetta nello spazio una materia cosmica,
illusioni e li dominavano, « Forse con intenzion casta e benigna, » per rimuoverli dalla vita selvaggia e vincolarli in u
l Giorno e l’ Aria come genitori del Cielo, e volevano serbar l’Acqua per farne la moglie di Nettuno Dio del mare. Ma sicco
lità della Terra18. Le fu aggiunto in appresso l’aggettivo di Prisca, per distinguerla da un’altra Vesta sua nipote, Dea de
i Titèa e Pasitèa, usati dai poeti greci e latini, ma o poco o nulla, per quanto io mi ricordi, dai poeti italiani. Da ques
iglio chiamato Iperione ebbero l’ufficio di guidare il carro del Sole per distribuire la luce al mondo ; perciò i nomi di T
mitologi che gli fosse piaciuto abdicare in favore di essi. Credendo per altro che esistesse anche in Cielo il diritto di
rbarsi, non meno di diritto che di fatto, aperta la strada al trono o per sè o per i propri figli Titani, quando Saturno a
on meno di diritto che di fatto, aperta la strada al trono o per sè o per i propri figli Titani, quando Saturno a sua volta
ausa di frodi, di dissenzioni, di guerre fraterne e di sciagure anche per Saturno e per Cibele, ma principalmente per Titan
di dissenzioni, di guerre fraterne e di sciagure anche per Saturno e per Cibele, ma principalmente per Titano e pe’ suoi d
terne e di sciagure anche per Saturno e per Cibele, ma principalmente per Titano e pe’ suoi discendenti, come vedremo a suo
merito di nascer prima. Da noi e presso molti altri popoli è abolito per legge tra i privati o sudditi di uno Stato ; e pe
la successione nei beni paterni ; ma si conserva nei regni ereditarii per non cagionare lo smembramento degli Stati nè le g
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
urono Dei superiori si dovrà parlare separatamente. Il tema più vasto per altro e l’eterno argomento della vita di Giunone
te ci occuperemo principalmente, non però subito, in questo capitolo, per evitare la monotonia dello stesso argomento, ma q
ose a questa Dea, o di famiglie o di popoli da essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile il narrare uno di questi f
ove faceva di certo ogni suo volere, ma non senza disturbi ed impacci per parte di Giunone ; la quale, superba e invidiosa
a degli Dei. Giove prediligendo la Ninfa Io figlia d’Inaco re d’Argo, per sottrarla alle investigazioni ed alle persecuzion
chiese in dono al marito quella giovenca, che Giove non potè negarle per non scuoprirsi. Ottenutala, la diede in custodia
lle penne l’immagine e il ricordo de’suoi cento occhi, e lo prescelse per l’animale a lei sacro. Non perdè di vista neppure
celebre in tutte le lingue moderne affini alla greca ed alla latina, per significare antonomasticamente un uomo oculatissi
una Ninfa o Dea inferiore, figlia di Taumante ; e credevasi che essa per discender sulla terra ad eseguire gli ordini di G
per discender sulla terra ad eseguire gli ordini di Giunone passasse per quella splendida via che è contrassegnata nel cie
e è contrassegnata nel cielo dall’arcobaleno. Quindi il nome di Iride per figura rettorica di metonimia sta a significare l
llezza e chiamatala, come Virgilio96, fregio ed onore del cielo, eran per altro ben lungi dal conoscere le vere cause di qu
uvio, come troviamo anche in Orazio97) : ma non avevan pensato neppur per ombra ad analizzare col prisma di cristallo il se
sopra un prisma, i raggi che la compongono son separati, e presentano per ordine questi sette colori, cominciando da quello
ioletto. Ai tempi nostri la spettroscopia, ossia l’analisi della luce per mezzo dello spettroscopio è divenuta così importa
imi asteroidi scoperti in questo secolo, e precisamente al 3°, veduto per la prima volta da Harding il 1° settembre 1804.
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
i Dei maggiori o superiori o supremi ; e questi erano soltanto venti, per lo più conosciuti e adorati da tutte le antiche n
giungerò che raramente trovasi rammentata e rappresentata come Dea, e per lo più confondesi coll’ Abbondanza di tutte le co
io. E in questo stesso significato si usa nelle scienze anche oggidì, per non star sempre a rammentare il nome di Dio : e n
on solo nelle scienze fisiche, ma pur anco nelle scienze morali, come per esempio, dove si tratta del diritto naturale. I g
ni nel parlare della schiavitù (quantunque a quei tempi fosse ammessa per diritto internazionale o delle genti, e riconosci
osse ammessa per diritto internazionale o delle genti, e riconosciuta per diritto civile), dicono francamente che è contro
ignifica ancora il complesso delle cose create. Ma più frequentemente per Natura s’intende l’essenza degli oggetti esistent
mpre pronte sulle labbra le espressioni : è naturale ; naturalmente ; per natura, o di natura sua e simili. Di più nella li
dotto ancora nel linguaggio delle nostre leggi, forse ad imitazione e per copia conforme del Codice Napoleone13. Il notare
nificati della parola Natura e suoi derivati, credo che sia più utile per la studiosa gioventù, che una eruditissima discus
ditissima discussione, a guisa de’più tenaci antiquarii o archeologi, per decidere se certe sculte o dipinte immagini rappr
dodici Dei superiori che formavano il consiglio di Giove. Li riporto per chi studia la lingua latina : « Juno, Vesta, Min
gi ; perchè ogni nazione gentile n’ebbe uno, de’quali tutti gli Egizi per la loro boria dicevano il loro Giove Ammone esser
si trova usata la parola naturalità, alla quale si aggiunge concessa per legge o per decreto reale (Art. 10).
ata la parola naturalità, alla quale si aggiunge concessa per legge o per decreto reale (Art. 10).
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
eidi e di Doridi, oltre all’aver detto anche prima, che Giunone aveva per suo corteo quattordici Ninfe, Diana cinquanta e C
al più ornate di fiorellini campestri come le pastorelle. Ammettevano per altro i Mitologi un grande assurdo, che cioè ques
è derivano da greci nomi significanti monti, valli, acque, quercie, e per catacresi, ossia abusivamente o estensivamente, a
co) « Ch’amor consunse come Sol vapori ; » e fa questa similitudine per dar la spiegazione che quando compariscono nel Ci
e concolori « Nascendo di quel d’entro quel di fuori, » ciò avviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar
vviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar dell’ Eco per riflessione del suon della voce. Quanto poi all’o
orta il suo nome. Dante allude più d’una volta a questa favola, come, per esempio, nel Canto xxx dell’Inferno, ove un danna
e, e umor mi rinfarcia, « Tu hai l’arsura e ‘l capo che ti duole, « E per leccar lo specchio di Narcisso (cioè l’acqua) « N
immagini riflesse dall’ acque nitide e tranquille, anzi che esseri di per sè esistenti, conchiudendo con la seguente osserv
le : « Pria che Beatrice discendesse al mondo. « Fummo ordinate a lei per sue ancelle. » E nel rammentar questo passo il c
ipalmente degli insetti, presero dalla Mitologia il vocabolo di ninfa per significare l’insetto nello stato intermedio fra
o che stavano nell’acqua, (il nome preciso di Naiadi non pare che lì per lì lo avessero ben presente) e si affrettarono a
ti in fontane (e necessariamente le vasche e i bacini), aggiungevansi per ornamento e statue e vasi e talvolta ancora un te
starebbe a significare il corno della capra, o la capra con un corno, per alludere alla favola, che alla capra nutrice di G
Egioco, che alcuni interpretano nutrito dalla Capra ; il qual termine per altro non fu adottato dai Latini, e l’usò soltant
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
dei, Indigeti ed Eroi si trovano usati talvolta indistintamente l’uno per l’altro, benchè differiscano tra loro non solo et
, benchè differiscano tra loro non solo etimologicamente, ma pur anco per certe speciali condizioni, che converrà prima di
in diis agentes, cioè generati sulla Terra, o ascritti fra gli Dei. E per quanto possa questo vocabolo sembrare a primo asp
brare a primo aspetto sinonimo di quello di Semidei, non v’è compresa per altro come necessaria la condizione che uno dei g
ce, cioè di Semidei, di Dei Indigeti, e di uomini divenuti illustri o per dignità o per imprese di sovrumano valore. Lo ste
midei, di Dei Indigeti, e di uomini divenuti illustri o per dignità o per imprese di sovrumano valore. Lo stesso Omero l’us
l’abuso della forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era per lo più questa la causa delle antiche guerre. Nel
ristianesimo), che aiutarono e sollecitarono il risorgimento, ritornò per altro colla dissoluzione di tutti gli ordini soci
ri che più ne abbisognano ; ma ho voluto premetter questi brevi cenni per far conoscer la necessità di studiare i tempi ero
fra la Mitologia e la Storia, e che perciò hanno la stessa importanza per le origini storiche dei popoli antichi che il Med
mportanza per le origini storiche dei popoli antichi che il Medio Evo per le origini della moderna civil società. Scendendo
empi eroici. Degli altri dirò a mano a mano che toccherà la lor volta per ordine cronologico ; e di quelli che si trovarono
furon chiamati spiriti folletti. (Anche Dante usò la parola folletto per anima dannata nel C. xxx dell’Inferno : « …..Que
sinonimi Eroi e Semidei. 46. Vedasi l’epigramma del Giusti, che ha per titolo : Il Poeta e gli Eroi da poltrona.
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
emidei, e neppur divenne un Indigete Dio ; ma è considerato un Eroe e per l’epoca in cui visse e per quanto oprò. Il raccon
Indigete Dio ; ma è considerato un Eroe e per l’epoca in cui visse e per quanto oprò. Il racconto della sua vita è un mist
idissimo toro. Europa vedendolo così mansueto vi era salita in groppa per giovanile trastullo ; ma il toro giunto sulla riv
nchè non avesse trovato la sorella. Cadmo, dopo averla cercata invano per un anno, trovandosi vicino a Delfo, consultò quel
per un anno, trovandosi vicino a Delfo, consultò quel celebre Oracolo per sapere se fosse possibile trovarla, e dove ; ma l
Dove ei la incontrò, ivi la uccise, offrendola in sacrifizio ai Numi per implorarli favorevoli alla nuova città che dovea
de di quella fonte, che finiva di divorarsi l’ ultimo di essi. Allora per vendicare la morte dei compagni rischiò la propri
ale ivi trovato e sacrificato da Cadmo. Fondata la città, prese Cadmo per moglie Ermione, o, secondo altri Mitologi, Armoni
angiata nella Dea marina Leucotoe, e che Semele fu madre di Bacco. Ma per quanto avesse Cadmo strettissima parentela coi pr
ccia maledettamente « D’esser di carne come tutti siamo, « E vorrebbe per padre un altro Adamo. » (La Vestizione.) 59.
beto. Ma che diremo di quegli eruditi che volevano abolir questi nomi per sostituirvi quello di grammaticario ? Diremo per
o abolir questi nomi per sostituirvi quello di grammaticario ? Diremo per lo meno che qui è davvero applicabile la massima
a Giove : « Nisi utile est quod facimus, stulta est gloria. » Non è per verità molto utile neppure il conoscere quali fur
i suoi derivati e composti (alfabetico, alfabetare, analfabeta ecc.) per sostituirvene un altro di nuova formazione o etim
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
e moderne lingue francese e inglese, mentre in italiano lo traduciamo per Giove, prendendo questa voce, come generalmente s
dunque etimologicamente il Dio che giova agli uomini, il Dio benefico per eccellenza57. Questa significazione è tanto chiar
nte, che un dei nostri poeti ha detto : quel Dio che a tutti è Giove, per dire che giova a tutti ; e Dante nel celeberrimo
a perifrasi : « E se licito m’è, o sommo Giove « Che fosti in terra per noi crucifisso, « Son li giusti occhi tuoi rivolt
uto e il secondo come dovere relativo, a cui si sottintende se puoi e per quanto puoi 58 ; ma poichè la Divinità è onnipote
buti colle seguenti parole : « Il popolo romano chiamò « Giove Ottimo per i suoi benefizii e Massimo per la sua potenza » 5
Il popolo romano chiamò « Giove Ottimo per i suoi benefizii e Massimo per la sua potenza » 59. Era detto ancora Ospitale, p
suo trono teneva Giove due coppe, l’una del bene e l’altra del male, per versarle a suo beneplacito sopra i mortali. Dalle
siderata come una delle maraviglie del mondo ; la quale rimase sempre per tutti i seguenti scultori e pittori il primo e pi
to e smarrito nel deserto, e gl’indicò in un’ oasi vicina una fontana per dissetarsi. Il tempio che Bacco per gratitudine g
cò in un’ oasi vicina una fontana per dissetarsi. Il tempio che Bacco per gratitudine gli eresse in quell’oasi fu perciò de
« E tutti a questa v’attaccate, o Divi, « E voi Dee, e traete. E non per questo « Dal ciel trarrete in terra il sommo Giov
no gli Antichi che ve le stendesse Giove, allorquando vi soggiornava, per nascondersi agli occhi dei mortali. 62. Nella p
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
ssenziali alla Divinità. Scese perciò dal Cielo in Terra, e prendendo per compagno suo figlio Mercurio, si misero ambedue a
ambedue a viaggiare sotto forma di pellegrini pel mondo. Trovarono da per tutto orribili delitti, nefandità di nuova idea ;
quella razza bestiale più che umana. Mise in discussione soltanto se per mezzo del fuoco o dell’acqua ; e fu deliberato il
el fuoco o dell’acqua ; e fu deliberato il diluvio. Per nove giorni e per nove notti piombarono senza intermissione le acqu
arono senza intermissione le acque dirottamente su tutta la Terra ; e per affrettar la pena, anche Nettuno vi si accordò co
te coppie di coniugi fu ripopolato il mondo. Questo fatto mitologico, per quanto strano, trovò anche un pittore che lo ritr
una squallida campagna, e sotto un cielo fantasmagoricamente nuvoloso per l’umido vapore sollevato dalle recenti acque anco
o, cioè in relazione al diluvio, basta il parlare delle roccie acquee per conoscere come la scienza ammette e dimostra il g
frazioni di animali e di vegetabili travolti e seppelliti nella terra per forza di successivi cataclismi. Trovansi infatti
del nostro globo travolti e seppelliti da migliaia e milioni di anni per le forze irresistibili della Natura negli strati
mmentatori aggiungono ancora precisamente di terra rossa ; filosofica per l’uguaglianza dei diritti che deriva dalla comune
arlare Omberto Aldobrandeschi dei conti di Santa Fiora, che fu ucciso per la sua superbia arrogante : « L’antico sangue e
ilmente il significato generale di roccie metamorfiche, e lo tradurrà per trasformate. Questa denominazione fu proposta da
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
ario almeno accennarne alcune. Aggiungono dunque i mitologi che Giove per tre mesi sentì un gran dolor di testa, e non pote
ò a chiamare Prometeo, o secondo altri, lo stesso Vulcano suo figlio, per farsi spaccare con un ferro tagliente il cranio ;
quindi Cecropidi gli abitanti. Aggiungono che nacque gara fra gli Dei per darle il nome ; e Giove per troncar le questioni
i. Aggiungono che nacque gara fra gli Dei per darle il nome ; e Giove per troncar le questioni decretò che avrebbe questo p
erva dai Greci ; ma sì il derivativo di Ateneo. Intendevasi dai Greci per Ateneo un edifizio sacro alla Dea Atena, e destin
hiamavasi pure Ateneo un altro simile edifizio ove adunavansi i dotti per leggere o recitare i loro scritti e disputare di
edusa ; e secondo altri questa orribile figura era sculta nello scudo per opera di Vulcano. Perchè poi fosse sacro a Minerv
agli artisti e dagli artigiani ; e cominciando dal 10 di marzo durava per cinque giorni, e perciò si chiamava il Quinquatru
te, « Già mezza aragna, trista in su gli stracci « Dell’opera che mal per te si fe ! » Quindi egli non accetta l’opinione
ta l’opinione di qualche strambo mitologo, che Minerva fosse vinta, e per dispetto percuotesse Aracne e la trasformasse in
e in ragno. È questa una delle tante metamorfosi che furono inventate per la somiglianza del nome. Infatti Suida, lessicogr
u usato dai poeti latini (e spesso anche dai prosatori) a significare per metonimia l’ingegno naturale, e vi si univa qualc
tonimia l’ingegno naturale, e vi si univa qualche epiteto o aggettivo per indicare se era pronto e facile, oppure rozzo, ot
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
o Enea li consegna a suo padre Anchise, li chiama patrii Penati 33. E per viaggio, allorchè questi Dei gli compariscono in
e Penati è soltanto un attributo o aggettivo che corrisponde, non già per l’etimologia, ma pel significato e per l’effetto
ttivo che corrisponde, non già per l’etimologia, ma pel significato e per l’effetto creduto, alla parola protettori, o patr
o e per l’effetto creduto, alla parola protettori, o patroni : quindi per tale ufficio poteva scegliersi qualunque Nume dei
us), senza aggiungere che questi fossero d’origine troiana, bisognerà per ora starsene a quel che egli ne scrisse, e creder
l’ Italiani : lo stesso Ugo Foscolo, peritissimo nelle lingue dotte e per conseguenza anche nella Mitologia, li chiama nel
ni etimologisti notano come composta colla voce Lari 38. La questione per altro verte intorno all’etimologia del nome ed al
nifica capo o principe. Chi non la pretende a filologo è indifferente per l’una o per l’altra etimologia ; ma quanto all’or
o principe. Chi non la pretende a filologo è indifferente per l’una o per l’altra etimologia ; ma quanto all’origine e alla
osservazione di Cicerone, nel lib. v della Repubblica, ov’egli parla, per dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori dell
adstare jacentis « In somnis, multo manifesti lumine, qua se « Plena per insertas fundebat Luna fenestras. » (Æneid., iii
fui della città che nel Battista « Cangiò ’l primo padrone ; ond’ ei per questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. »
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
liava che il Padre Nilo nascondesse il suo capo in ignote terre26 ; e per quanto i Geografi e i più arditi viaggiatori si s
eneralmente seduti in un terreno alquanto declive e colle gambe stese per indicare il corso del fiume e la pendenza dell’ a
alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna da cui esce l’acqua per significar la sorgente ; e se il fiume è navigabi
particolari alla regione nella quale scorre quel fiume. Modernamente, per indicar meglio qual Fiume sia rappresentato, gli
Fiumi della Grecia ve n’erano alcuni molto bizzarri. Il fiume Alfeo, per esempio, essendosi invaghito della Ninfa Aretusa
ata in fonte che scorrevà sotto terra nella Sicilia presso Siracusa), per andarla a trovare si scavò un canale sottomarino
quanto Rodomonte, e osò venir tre volte a singolar tenzone con Ercole per ottenere a preferenza di lui Deianira in isposa.
elle prodezze di Achille (invidiato dallo stesso Alessandro il Grande per la singolar fortuna di averne per banditore Omero
o dallo stesso Alessandro il Grande per la singolar fortuna di averne per banditore Omero), che non vi sarà spazio a raccon
dal Xanto. I moderni Geografi, non che i Letterati e gli Archeologi, per quanto abbiano visitato e studiato diligentemente
terra. Nè ciò deve recar maraviglia. I fiumi abbandonati a sè stessi per tanti secoli spesso mutano direzione e si aprono
ovo corso, o perchè restò colmato il loro antico alveo dalle piene, o per fenomeni geologici che abbiano alterato la superf
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
formare il Sole, la Luna e le Stelle. Nè sanno assicurarci se ciò fu per opera di un Dio o del caso : le loro opinioni son
ente, perchè la fantasia dei mitologi e dei poeti non venne meno così per fretta a inventar miti fantasmagorici e dilettevo
l, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con questa doppia allusione per indicare l’ eccelso Sole, cioè Dio, quando nel C.
Cicladi nel mare Egeo, isola natante, ossia galleggiante, che Nettuno per compassione di Latona rese stabilé. Ivi diede all
nte adottò questa stessa idea di Pindaro, e se ne valse stupendamente per una bellissima similitudine nel raccontare che eg
questo racconto pure si può spiegare con un fatto geologico, che cioè per la forza del fuoco centrale del nostro globo si s
tuttora. Inoltre in questo secolo, e precisamente nel 1831, formossi per sollevamento nel mare al sud-ovest della Sicilia
tarono a gara l’uno i figli e l’altra le figlie di Niobe ; e la madre per ineffabil dolore fu cangiata in pietra. Ne parla
ignifica Luna son derivati e composti molti termini scientifici, come per esempio in astronomia la selenografia e le parase
se, ecc., ecc. — Il selenio è un corpo elementare elettronegativo che per molti dei suoi caratteri armonizza col solfo, ma
ra. Si chiamò col nome di selenio dal greco vocabolo selene (la Luna) per significare la sua rassomiglianza col Tellurio, a
a Niobe in Firenze vi sono 14 statue di Niobidi, ma due sono ripetute per copia conforme : perciò restano 12, come asserisc
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
cio, e tutto il popolo vestito a festa li accompagnava al Campidoglio per assistere ai riti religiosi. E poichè i Consoli f
monie descritte da Ovidio nel libro i dei Fasti si mantennero in Roma per più di mille anni. Anzi l’uso che vi fu allora di
tuttora da quasi tremila anni, e non in Roma e in Italia soltanto, ma per tutta Europa e presso molti popoli delle altre pa
attestazione e conferma del loro reciproco affetto, ma principalmente per avere occasione di sopire in mezzo alla comune le
lta all’anno nel mese di marzo i sacerdoti del Dio Marte li portavano per le vie della città cantando e saltando secondo il
bolo fosse il nome dell’artefice degli undici ancili, poichè dicevasi per tradizione che egli null’altro premio avesse rich
da Virgilio nel lib. iv dell’Eneide, e dopo la morte della sorella e per varie vicende dolorosissime venuta nel Lazio. Le
di Apollo. Le feste Robigali, cioè in onore del Dio Robìgo, facevansi per implorare da questo Dio che tenesse lontana la ru
em cruentis. Aveva un tempio fuori di Roma, ove si radunava il Senato per dare udienza a quegli ambasciatori che non erano
ove tutti gli anni si celebrava la detta festa il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti dei pi
ato da molti dei più celebri scrittori Latini, restò peraltro incerto per lungo tempo quale ufficio egli avesse. Marziano C
 » e invece riconosce giusta la conclusione del Preller, non nasconde per altro che le notizie date dal dotto autore tedesc
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
o un soprannome quello di Bellerofonte, che gli fu dato dopo che egli per caso uccise Beller suo fratello ; di che rimase p
lui. Quivi fu calunniato malignamente dalla regina Stenobea ; e Preto per le accuse della perfida moglie (volendo per altro
regina Stenobea ; e Preto per le accuse della perfida moglie (volendo per altro schivare l’odiosità di farlo morire egli st
atore di quella. D’allora in poi lettere di Bellerofonte furono dette per antonomasia dai Pagani simili lettere proditorie5
dovessero accoglierlo nel loro consesso ed alla loro mensa. Ma Giove, per punirlo della sua folle superbia, mandò un tafano
o i leoni, a mezza costa le capre selvagge e alle falde i serpenti. E per quanto a taluni non soddisfi pienamente questa sp
uralisti hanno dato il nome di Chimera a un genere di pesci, notabili per la forma mostruosa della loro testa, e che son cl
iena la Mitologia, questa è stimata la più favolosa di tutte, appunto per lo stranissimo accozzo animalesco ond’ è composto
caratteri, e perchè fu trovata presso Arezzo. Potrà bene aver pregio per gli Antiquarii e per la Storia dell’ Arte, ma non
fu trovata presso Arezzo. Potrà bene aver pregio per gli Antiquarii e per la Storia dell’ Arte, ma non reca di certo una gr
avano tale, dicevano : « Crederò prima che esista la Chimera. » Cosi, per esempio, Ovidio nelle Elegie : « ….. Credam priu
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
re una belva feroce), e perciò ne parlino soltanto incidentalmente, è per altro di somma importanza per la cronologia degli
ne parlino soltanto incidentalmente, è per altro di somma importanza per la cronologia degli Eroi, dimostrando essa che fu
di Troia. Questo re nel fare un sacrifizio agli Dei in ringraziamento per le buone raccolte ottenute, erasi dimenticato di
alla città v’era la folta selva Calidonia, da cui usciva il cinghiale per devastare ed uccidere, ed ivi tornava ad imboscar
quel tempo : alcuni dei quali divennero anche più celebri in appresso per altre più importanti e mirabili imprese, come Gia
atterrare quell’immane belva ; e il diritto che egli avea di prender per sè il teschio e la pelle del cinghiale lo cedè ad
questo legno ; » e subito dopo disparvero63. La madre, che non si sa per qual privilegio o grazia speciale potè vederle e
materno cominciò a prevalere la pietà dei fratelli uccisi e l’orrore per la scelleraggine del figlio ; e dopo molti e stra
atale. Quando lo seppe la madre, agitata dal rimorso e divenuta folle per disperato dolore si diede la morte ; il padre ne
llo specchio vostra image, « Ciò che par duro ti parrebbe vizzo. » E per quanto anche il poeta Stazio, a richiesta di Virg
umane cognizioni misteri inesplicabili. 62. I posteri conservarono per molti secoli come una preziosa reliquia il teschi
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
l n° XI notammo tutte le eccellenti qualità che gli erano attribuite, per le quali veniva ad esser l’ideale della divinità
vvoltoio a rodergli il fegato, che di notte gli rinasceva e cresceva, per render perpetua la pena di lui. Parve esorbitante
che inoltre rimasero indispettiti delle pretese di Giove di arrogarsi per sè solo la facoltà di creare gli uomini ; ma inve
n vaso chiuso con ordine di portarlo ad Epimeteo perchè l’aprisse. Ma per quanto piena di pregi fosse Pandora, gli Dei non
zione di esso significa le traversie e le persecuzioni immeritate che per lo più si ricevono dai grandi inventori invece de
erte83). Ingegnosissimo è pure il mezzo che fanno adoprare a Prometeo per rapire il fuoco celeste, inventando che egli acce
engono a significare il modo usato anche oggidì, in caso di bisogno o per esperimento, di eccitar la fiamma colla confricaz
icazione di due aridi legni. Un uguale effetto deriva ancora talvolta per la prolungata agitazione del vento, che confrican
ione, trovandosi molte famiglie dei mortali involte in gravi sciagure per colpa di Giove. Lungo sarebbe e molesto il voler
dal Cielo in Terra con un calcio Vulcano figlio suo e di Giunone, non per altro motivo se non perchè gli parve brutto e def
none, non per altro motivo se non perchè gli parve brutto e deforme : per la qual caduta il misero Vulcano ebbe di più la d
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
ato dall’imprudenza di Fetonte42, come a suo luogo vedremo. Di Cibele per altro convien parlare molto più a lungo. Comincie
gli parla dell’isola di Creta e del monte Ida : « Rhea la scelse già per cuna fida « Del suo figliuolo, e per celarlo megl
onte Ida : « Rhea la scelse già per cuna fida « Del suo figliuolo, e per celarlo meglio, « Quando piangea, vi facea far le
endo una pestilenza, le risposte dei libri sibillini prescrissero che per farla cessare si ricorresse alla Gran Madre. S’in
a i suoi adattati alle fantasie ed alla credulità dei popoli. In Roma per altro Cibele in progresso di tempo acquistò forma
. Quindi l’altra favola che essi in origine facessero questo strepito per ordine di Cibele, affinchè non si udissero in Cie
lli della madre degli Dei erano i soli sacerdoti a cui fosse lasciata per pochi giorni la facoltà di far la questua ; ma no
he che significano cozzanti col corno ; il che appella ai loro furori per cui sembravano tori infuriati che tra lor si cozz
da lei cangiato un suo prediletto sacerdote chiamato Ati, che si era per disperazione mutilato e poi precipitato fra i dir
on derivate in chimica più e diverse denominazioni scientifiche, come per sempio il tellurio, che è un corpo elementare ele
corpo elementare elettro negativo, scoperto nel 1772 da Muller, e che per molti suoi caratteri imita le sostanze metalliche
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
che l’eroe da considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divinità o per padre o per madre ; 2° che vivendo avesse compiut
a considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divinità o per padre o per madre ; 2° che vivendo avesse compiute imprese st
re o per madre ; 2° che vivendo avesse compiute imprese straordinarie per valore o per ingegno a prò dell’umanità ; e 3° ch
e ; 2° che vivendo avesse compiute imprese straordinarie per valore o per ingegno a prò dell’umanità ; e 3° che solo dopo l
e Messalina ? A tempo dei re di Roma fu deificato soltanto Romolo, ma per gherminella politica dopo che i Senatori lo ebber
etare il popolo che ricercava il suo re guerriero, gli fecero credere per mezzo di Procolo che fosse assunto in Cielo e div
). Questa stessa frase nel poema dell’Ariosto adopra Ruggiero, quando per significare che avrebbe ucciso il figlio dell’Imp
non solo da Erodiano, ma ancora da Dione Cassio senatore, che assistè per dovere d’ufficio a quella dell’Imperator Pertinac
e si fingeva che l’imperatore non fosse morto, ma soltanto malato ; e per aiutar questa finzione ponevasi in un gran letto
l suo cadavere, il quale era seppellito o arso segretamente. I medici per sette giorni si recavano a visitare l’illustre in
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
ra, e ‘l cielo « Lacerati da lor, confusi e sparsi « Con essi andrian per lo gran vano a volo. « Ma la possa maggior del pa
ffrena e regge. « Eglino impetuosi e ribellanti « Tal fra lor fanno e per quei chiostri un fremito, « Che ne trema la terra
fanerogame, cioè che producono fiori. Poichè tutti i poeti epici han per costume di descrivere qualche tempesta in cui ine
rgilio. E siccome i nomi che diedero i Greci e i Latini ai Venti sono per lo più adottati anche dai poeti italiani, e inolt
ristrettissima essendo e timida la loro navigazione, perchè andavano per lo più costeggiando, e poco si azzardavano in alt
si però che talvolta gli Autori e specialmente i poeti, nominano l’un per l’altro quei Venti che spirano tra lor più vicini
Quand’egli dice nel Canto xi dell’Inferno, « Che i Pesci guizzan su per l’orizzonta « E’l Carro tutto sovra’l Coro giace,
c terras cœlumque pr ofundum « Quippe ferant rapidi secum, verrantque per auras. « Sed Pater omnipotens speluncis abdidit a
latini usano il patronimico Hippotades, invece del nome di Eolo, come per es. Ovidio nel lib. iv delle Metamorfosi : « Cla
volta spiegando il titolo di padre dato ad Apollo anche da Dante ; e per la stessa ragione Virgilio appella Giove pater om
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
ianesimo. Nei tempi eroici della romana Repubblica (eroici non solo per valore, ma ancora per senno e per moralità), i ri
eroici della romana Repubblica (eroici non solo per valore, ma ancora per senno e per moralità), i riti degli Dei stranieri
romana Repubblica (eroici non solo per valore, ma ancora per senno e per moralità), i riti degli Dei stranieri non erano a
stigio e la sua dignità, e non servì più allo scopo altamente sociale per cui fu istituita. In Roma insiem coi vizii penetr
i una nuova religione, i cui seguaci destarono l’ammirazione di tutti per la bontà e santità della vita : e questo parve un
guette, « Senza mio lagrimar non fur lor pianti. « E mentre che di là per me si stette, « Io gli sovvenni, e lor dritti cos
in italiano la parola gentilesimo che si può usare indifferentemente per paganesimo ; ma non così la parola gentili per pa
sare indifferentemente per paganesimo ; ma non così la parola gentili per pagani, perchè il vocabolo gentili ha due altri d
tutti i Ghibellini (considerandoli come componenti una sola famiglia per gl’interessi comuni che avevano) quando egli diss
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
Mitologia in senso lato sia riferibile a tutte le religioni pagane, è per altro più specialmente applicabile a quella dei G
oni mitologiche che si trovano nei poeti greci, latini ed italiani, e per conseguenza ancora delle altre nazioni che hanno
petto il nostro Alighieri, quantunque cristiano e cattolico e teologo per eccellenza, è quello che nel suo divino linguaggi
si vale delle immagini e delle frasi mitologiche ; e gli altri tutti per quanto grandi ed illustri, tengon bordone alle su
e frasi ed alle sue rime. Quindi, benchè d’ora in avanti s’inaridisse per qualche secolo (e non sarebbe un gran danno) la v
ponimenti, resteranno pur sempre necessarie le cognizioni mitologiche per bene intendere il linguaggio poetico di quei somm
alle idee mitologiche dei classici greci e latini riporto nel testo, per chi non conosce le lingue dotte, gli opportuni es
dunque non intendo di scrivere un trattato di Mitologia appositamente per gli studiosi delle lingue greca e latina ; chè sa
ti, ma pur anco nelle piazze e nelle strade, non in Roma soltanto, ma per tutta Italia, la cognizione della Mitologia si re
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
LXX Delle Divinità straniere adorate dai Romani Se per divinità straniere adorate dai Romani si dovesser
me abbiamo notato nel corso di questa Mitologia. I Romani infatti che per ordine di tempo comparvero gli ultimi nella scena
in linea retta da Enea, nacque il fondatore di Roma a cui si attribuì per padre il Dio Marte. Dal che si deduce che le Divi
llora nel Lazio e nel territorio stesso ove sorse Roma esser dovevano per la massima parte quelle stesse dei Troiani e dei
ivinità delle altre nazioni, e solo alcuni di loro fanno un’eccezione per le principali Divinità Egiziane, che sono Osìride
cora qualche notte avanti le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea per la salute di Tibullo stesso che era infermo in Co
ri ; e linìgera trovasi detta la stessa Dea Iside. Lo stromento sacro per le cerimonie religiose era il sistro, formato di
i, e fra questi Catullo, usarono la frase reddere aliquem Harpocratem per significare ridurre qualcuno al silenzio. Trovasi
ubis ; ma pare che, in generale, i Romani non avessero gran devozione per questi mostruosi Dei Egiziani, poichè Giovenale,
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
3 ; mentre i fisici e i chimici moderni colle loro analisi, ne hanno per ora distinti e caratterizzati più di 60 ; e non s
disperano di trovarne molti altri. Può riuscir piacevole e divertente per chi intende bene le lingue dotte il leggere nei p
a regolare la Mitologia come scienza religiosa degli Antichi, non già per voler tentare di superarle, ma per dichiarare che
a religiosa degli Antichi, non già per voler tentare di superarle, ma per dichiarare che sarebbe opera perduta l’affaticarv
principii che l’età moderna ci presenta sotto altre forme ! E prende per guida ed interpetre dei portati dell’antica sapie
i limiti dello studio della Mitologia, sarà questo il filo di Arianna per non smarrirmi nell’ intricato labirinto di questa
nche il salire gli parrà tanto leggiero « Come a seconda giù l’andar per nave. » 2. Dimostrano di sentir poco l’armonia
me è scritta in greco, in latino, in francese e in inglese. L’ adopra per altro non già nel senso panteistico degli antichi
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
teismo è il vero modello della monarchia assoluta ; la quale soltanto per analogia o somiglianza di forma, e senza alcun fo
a o registrati in un libro di bronzo, e consultati dallo stesso Giove per conoscere fin dove potesse estendersi la sua pote
l libero volere in questi splendidi versi : « Lo maggior don che Dio per sua larghezza « Fesse creando, e alla sua bontate
nificante il caso ; Fortuna è dunque la Dea delle casuali vicende, ma per lo più buone ossia favorevoli agli uomini ; e per
nna stante in equilibrio con un sol piede sopra una ruota o un globo, per indicare la facile sua mutabilità. Le si dava ino
copia da cui spargeva inesauribilmente frutti e fiori sopra la Terra, per significar le ricchezze che dispensava ai mortali
nde al Verbum dei Latini, e al Logos dei Greci. Nella Mitologia greca per altro si dà il potere del Fato alle Mire, cioè al
dei devoti cultori della medesima ; seno i Botteghini del Lotto, ove per altro, se l’aritmetica non falla, è cento mila vo
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
i Cronos 21 che appunto significa tempo. Questa notizia ci sarà utile per la spiegazione di alcuni strani miti che a lui si
ile per la spiegazione di alcuni strani miti che a lui si riferiscono per tale attributo ed ufficio. Saturno memore del pat
ale e violare anche i più stretti vincoli del sangue22. Cibele dipoi, per salvare gli altri figli maschi che nacquero in ap
come abbiamo altrove accennato. Cibele aveva preso molte precauzioni per nascondere l’esistenza de’suoi figli a Saturno e
la famiglia dei Titani ; liberò di carcere i suoi genitori, ma prese per sè il regno del Cielo e diede ai fratelli i regni
a maggior parte delle vicende politiche di un regno, cioè successione per abdicazione del padre, patti di famiglia, violazi
atello « Calcherà l’uno e l’altro ; e farà d’ambo « Sgabello ai piedi per salir sublime. » 23. « Hoc rigidos silices,
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
ologi che presero l’assunto di spiegare i miti della Religione Pagana per mezzo di antichi fatti istorici e di incerte trad
o personificazioni degli affetti dell’animo o buoni o rei. Quella che per essi è parte suppletoria, per me è stata la parte
ti dell’animo o buoni o rei. Quella che per essi è parte suppletoria, per me è stata la parte principale e fondamentale del
e supremo il Sole ; e Ovidio ci dice che gli sacrificavano il cavallo per offrire una veloce vittima al celere Dio (ne detu
a terra, e principalmente degli animali ; ed eccoci al Feticismo, che per antichità gareggia col Sabeismo, e fu principalme
imitata dagli Ebrei nel deserto col vitello d’oro, che costò la vita, per ordine di Mosè, a tante migliaia di quegli stupid
lla pagana religione si giunse ad abusare dell’apoteosi col deificare per vile adulazione i potenti della Terra non solo do
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
aturno e di Cibele fu dato il nome stesso dell’ava, cioè di Vesta ; e per distinguere l’una dall’altra fu aggiunto all’ava
ad alcune sacerdotesse chiamate le Vergini Vestali. Il culto di Vesta per altro è antichissimo, poichè Virgilio asserisce c
ser minore di anni sette, nè maggiore di dieci. L’ufficio loro durava per trent’anni ; dopo il qual tempo potevano uscir di
ò di rado accadeva, poichè fu considerata una determinazione infausta per la Vestale. I voti e gli obblighi che riguardavan
due indicati di sopra ; e severissime le pene minacciate ed inflitte per la violazione di quelli. La Vestale che avesse la
48. Il Pontefice Massimo quando avea scelto una di queste giovanette, per consacrarla Vestale usava la semplice formula : T
formatore di quel sacerdozio, e della quale sapevasi il nome di Amata per tradizione. 49. Raccontano però in due modi que
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
bellezza, e, non avendolo ottenuto, si unì con Giunone a perseguitare per dispetto Paride ed i Troiani. Qual Nume dunque po
n Nume non è perfetto, può egli essere un Dio ? Quegli antichi Romani per altro che tanto fecero maravigliare delle loro mo
la repubblica colla vita di Marco Bruto, si udì la bestemmia che egli per disperato dolore proferì nell’atto di uccidersi :
unito, ma voleva anche apparire agli occhi del mondo uomo santo e pio per ingannare più facilmente il prossimo suo. Non è n
riferivasi dunque piuttosto alla pubblica vendetta del Popolo Romano per mezzo della guerra, che alle vendette particolari
le Virtù civili e militari, ed anche le religiose, sono rappresentate per mezzo di figure umane accompagnate da oggetti sim
ancora descritti e personificati i Vizii del loro secolo ; e basterà per tutti citare il Giusti, che ci rappresentò quelli
67 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
narj della Favola, nè gl’ inconvenienti ormai a tutti noti del metodo per dimande e per risposte. » — Il racconto non inter
ola, nè gl’ inconvenienti ormai a tutti noti del metodo per dimande e per risposte. » — Il racconto non interrotto, dicono
tura, eccitando i giovinetti a ricavare utili avvertimenti da ciò che per lo più era di solo pascolo alla curiosità giovani
ll’ antica sapienza civile e politica è riposta nelle spesso oscure e per noi strane allegorie della favola ; ma l’esporla
studio adattato all’età de’ nostri lettori. Bensì abbiamo avuto cura, per ciò che alla moralità si riferisce, d’aggiungere
che non ci parvero troppo superiori all’ intelligenza comune. » Ora, per aderire alle ricerche che ne vengono fatte, rista
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Avvertenza » pp. -
Avvertenza In luogo di Prefazione, per dar conto di quest’opera ai cortesi lettori, si r
ta persona. Di quest’opera di erudizione letteraria furono pubblicati per saggio xxii capitoli nel periodico fiorentino L’E
la lettera correva di certo, ed io la spedii subito, e qui la riporto per copia conforme : « Il saggio di Mitologia in uso
e utile farsi editore. Ella, signore, proponga che condizioni farebbe per il diritto a certo termine, o per l’intera propri
re, proponga che condizioni farebbe per il diritto a certo termine, o per l’intera proprietà. » Il contratto non potè ave
uole ; e allora il Tommasèo mi consigliò di stamparlo l’anno appresso per associazione. Il che ora io vo tentando di fare c
69 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
— Io, sua figlia, rapita da mercanti Fenicj, e condotta in Egitto, e per la sua bontà stimata degna d’Osiride, soprannomin
dei Giganti contro Giove, indicanti i grandi sconvolgimenti del suolo per opera di terremoti o di vulcani, il Vesuvio, l’Et
ndenti di Pelope. 1321. Espulsione degli Eraclidi dal Peloponneso, per opera dei Pelopidi. 1318. Edipo figlio di Lajo
bolizione della dignità regia in Atene, Codro ultimo re d’Atene muore per la patria. 907. Fiorisce Omero 163 poeta sommo
alla Tirrenia (Toscana) esser egli venuto in Cefallenia ed Itaca, ove per malattia perdette gli occhi. » (Vedi Mazzoldi, Or
70 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
Avviso per questa terza edizione. La favorevole accogl
erza edizione, che abbiamo cercato rendere anche migliore delle altre per esattezza nella correzione, e per un numero maggi
rendere anche migliore delle altre per esattezza nella correzione, e per un numero maggiore d’incisioni in legno intercala
amento. La descrizione delle favole assurde, strane, spesso immorali, per lo più oscure, che sovrabbondavano nella falsa cr
71 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
he s’asconde « Sotto ’l velame degli versi strani. » I loro filosofi per altro furono i primi a ridurle al. loro più vero
cienze, le idee degli Antichi fossero vere, e in quali false. Quindi, per esempio, alla causa mitologica delle eruzioni vul
ma forza fisica, si considerano incarnate negli uomini dalle Divinità per mezzo di matrimonii misti, che danno origine ai S
72 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
iglia in una torre di metallo, 353 ; — perde il trono e lo riacquista per opera di Perseo, 363. Admeto, re di Tessaglia, 10
e del miele, 319. Melpomene, una delle nove Muse, 275. Meneceo, muore per la salvezza della patria, 507. Menelao. Sue avven
onte sacro ad Apollo, 123. Piragmone, Ciclope, 272. Piramo. Suo amore per Tisbe, 644 ; — sua fine, 645. Pireneo. Oltraggia
putzli, 744. Vulcano, Dio del fuoco, 270 ; — sposa Venere, 271 ; — ha per compagni i Ciclopi, 272. W Walchirie, 743.
73 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
nzi di tradizioni religiose e sociali tramandate da tempi migliori, e per la degenerazione degli uomini contraffatte. (Osse
egli uomini contraffatte. (Osservazione del Tommasèo, a me comunicata per lettera, e da lui riportata nella Nuova Antologia
74 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
ller. A combien de femmes ne pourroit on pas dire justement : Meglio per te s’avessi il fuso el’ vago37. L’estime des anc
ne’ miei perigli Nelle sventure tu mi consigli Et sol contento sento per te39. On trouve dans la Jérusalem délivrée une b
rassant d’Epernon ; au-dessous du groupe étoient écrits ces mots : E per non lasciarti. Autres divinités allégoriques
in dio sicura S’alzar volando alle celesti spere Come va foco al ciel per sua natura45. La Gerusalemme Liberata. La
75 (1850) Précis élémentaire de mythologie
ans la formule de ce serment les hommes disaient Ædepol, c’est-à-dire per ædem Pollucis, et les femmes Æcastor, c’est-à-dir
, c’est-à-dire per ædem Pollucis, et les femmes Æcastor, c’est-à-dire per ædem Castoris. 8. Voir mon Précis de l’histoire
76 (1838) The Mythology of Ancient Greece and Italy (2e éd.) pp. -516
natural effeminacy of some of the Roman nobles, he says (ii. 98), «Et per Junonem domini jurante ministro.» The name Juno i
I. ii. 865. (Heyne in loc.) See also II. xvi. 174. 30. «Hic Messapus per mare ad Italiam venit ; unde Neptuni dictus est f
ril. 462, 469. «Quam fecunda tragicorum ingenia in fabulis variandis, per tot exempla edocti, fuisse putabimus !» — Heyne a
unt sacra quæ Cronia esse iterantur ab illis : Cumque diem celebrant, per agros urbesque per omnes Exercent epulas læti, fa
a esse iterantur ab illis : Cumque diem celebrant, per agros urbesque per omnes Exercent epulas læti, famulosque procurant
Mythol. i. “Pandora.” 1483. Audax omnia perpeti Gens humana ruit per vetitum nefas. Audax Iapeti genus Ignem fraude m
77 (1900) Myths of old Greece in story and song
ne, 58. Perseph΄one (per-sef΄o-ne), 36. (See Proserpina). Per΄seus ( per ΄suse). Son of Danaë. As an infant, was cast adrif
78 (1860) Elements of Mythology, or, Classical Fables of the Greeks and the Romans
d; either he is talking, or he is pursuing, or he is in a journey, or per adventure he sleepeth and must be awaked.” 1 King
79 (1898) Classic myths in english literature
ee also Com. §§ 11, 18. Hesi′o-ne, 189, 240, 287; Com. § 165 (5). Hes′ per , Hes′perus, 73, 280; Com. § 43 (11). Hespe′ria, 3
8-365; transl. Com. § 12; Æneid, §§ 174-176. Vertum′nus, 89, 213. Ves′ per , 161. Ves′ta (Hestia), 69; Com. § 42. Vestal Virg
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