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1 (1880) Lezioni di mitologia
requenza nella Biblioteca Universitaria e passeggiando talora con voi nelle vie di cotesta veramente italiana città, al mio c
i veramente ritratte da questi ingegni sovrani, nuova vita imprimendo nelle tele e nei marmi, accrescerà quella nobile e anti
soro udendo i versi di Orfeo, di Apollonio Rodio e di Valerio Flacco, nelle di cui carte vivono ancora « Quei gloriosi che p
stro era robusto, aveva favella umana, ed erudiva di giorno i mortali nelle scienze, nella religione, nelle arti. Si nasconde
umana, ed erudiva di giorno i mortali nelle scienze, nella religione, nelle arti. Si nascondeva quando il sole. Comparvero al
versi sopra la terra. Ecco le idee dei Fenicj sull’origine del mondo, nelle quali, quantunque la materia sia posta innanzi lo
era simboleggiata nel sembiante di un uomo di color celeste, che avea nelle mani una cintura ed uno scettro, sulla testa un m
ie. Tanto credevasi piacere pure m^ani e core innocente alla divinità nelle tenebre ancora di una falsa religione: Nè minor c
bianca veste del sacerdote rosseggiava. Purgate ed aperte le vittime, nelle di cui viscere palpitanti cercavano l’ ira degli
i vestiboli delle case. Invocavansi le omhre a bere il sangue accolto nelle fosse, a cui si univa qualche volta latte, vino e
j delle divinità celesti. Certo è che ai numi infernali sacrifìcavasi nelle fosse, e ne fa fede fra molti Ovidio, descrivendo
mo era fra gl’idolatri il rito di sacrificare su luoghi elevati, onde nelle sacre carte questo profano costume è materia alle
sempre riveriti e colti. » Oltre l’esser nei capistrada delle città, nelle vie maestre, nei circhi, negli stadj, si vedevano
vo, o con istrumento a ciò destinato, del quale può vedersi la figura nelle medaglie argentee di Giulio Cesare e di Antonino
ue si accoglieva in vasi detti sfagbii, dei quali la figura si scorge nelle medaglie di Caligola e di Augusto. I pezzi della
la vittima destinati ai numi, ovvero ai puhhlìci conviti, si cocevano nelle olle o vasi, detti extarii dall’interiora, o si a
di un velo, quasi disperasse dell’arte, Pausania, che dovrebbe essere nelle mani di tutti gli artisti, dice che presso gli Eg
le pupille avea Il popolo e gli Atridi. Il sacerdote L’acciar si reca nelle mani, e prega, Ed attento osservò dove alla gola
dove non sia nato quest’ uso, e chi non scorge che l’origine di esso nelle tenebre della più remota antichità sta nascosa? O
enerali conseguenze, e tessere di tutti i ritrovati false genealogie, nelle quali una sola nazione di tutte l’altre è maestra
e è maestra. Per evitare questo errore sarò contento di osservare che nelle più antiche statue egizie non erano separate nè l
so da un sasso fasciato, si trova espressa in un’ara grande, scolpita nelle quattro faccio che fu trovata in Albano, e che il
prime nel rovescio Giove b'ambino portato da questo animale. Virgilio nelle Georgiche dice che dalle Api fu pasciuto di miele
dei volatili quantunque tal ministero sia dato comunemente a Ganimede nelle antiche sculture. Nel Museo Gherardesca, vedrete
acite case, e colle nere Ali ricopre gli stancati letti, Allor dormia nelle sublimi stanze La figlia di Fenice, e le parea Ve
lustre frode. Cela ir suo nume, muta forma, è toro: Non qual si nutre nelle stalle, e il curvo Aratro trae per le ostinate gl
a Birno, e Bardano da Elettra, e i fratelli Palici da Talia. Nè Giove nelle sue galanterie si dimenticò delle dee. Latona lo
ce la severa mestizia dell’imperatore di Bite. ‘Mnemosine, seco unita nelle spiagge Pierie, diede alla luce le Muse, delizia
Ma tutto quello che d’isterico hanno preteso di ritrovare gli antichi nelle divinità é per la critica dubbio; e qualora vi si
i delle loro ricerche. E a questo fato soggiacer dovevano brancolando nelle tenebre di una religione così diversa per origine
l fuoco, altri l’etere, altri il cielo, altri il sole. Euripide disse nelle Troadi: « Giove, difficile a conoscersi dai morta
dai mortali, sei tu la nostra mente o la necessità della natura? » E nelle Supplici: « Giove, perchè i miseri mortali ti chi
l’evento, i luoghi e le persone gli diedero, i quali influirono tanto nelle varie maniere colle quali fu dagli antichi rappre
l tempio si addita. » Fin qui Pausania. Maggiori particolarità rileva nelle Illustrazioni dei marmi Arimdelliani Prideaux, ch
a posteriore rappresentava il combattimento dei Centauri e dei Lapiti nelle nozze di Pirotoo: dalle mani di Alcamene, emulo e
e nella passata Lezione, contribuirono non poco sulle maniere diverse nelle quali fu rappresentato; in che’ gran parte ebbero
l Giove Olimpico. Non ostante questi simboli, infinita varietà vi era nelle statue antiche, come dagli scrittori e dai monume
. Col nome di Custode particolarmente adoravasi presso i Romani, ed è nelle medaglie di Nerone ritratto assiso sul soglio, co
er quanto sarà in mio potere, alleggerirò la noia di queste ricerche, nelle quali l’utilità difficilmente può mescolarsi col
età paterna. Fu anche chiamato Panonteo, perchè il nome di lui volava nelle bocche di tutti i mortali. Carco della sua altezz
patera in atto di gradire e ricever le offerte, come il Giove Custode nelle monete di Nerone, o la Vittoria, come il Vin cito
cata. Ole antichissimo poeta, attribuì questa gloria alle Ore: Ovidio nelle Metamorfosi alle figlie dell’Oceano; e questa opi
ella di Omero, ove Giunone andando a visitare Teti, l’Oceano dice che nelle loro case già fu da essi beatamente nutrita. In q
erano i continui furti di Giove; i quali sempre ingiustamente puniva nelle donne deluse, nei figli innocenti, e nelle intere
empre ingiustamente puniva nelle donne deluse, nei figli innocenti, e nelle intere nazioni presso le quali erano nati. Ercole
Giunone, così ci resta molto più sensibile la perdita delle braccia, nelle quali il greco artefice avrà gareggiato sicuramen
e traccia della maniera più antica che l’avea preceduta, come appunto nelle pitture di Raffaello si ravvisano talvolta i vest
ture di Raffaello si ravvisano talvolta i vestigi delle maniere usate nelle scuole dei più abili quattrocentisti. Nè meno che
presente Lezione è di parlare de’ più famosi, esponendovi le maniere nelle quali fa la dea, a tenore di essi, rappresentata.
rto affidata le era la tutela. Nelle medaglie di Faustina è effigiata nelle sem. bianze di una matrona stolata, che ha nella
, della concordia futura. Gamella, o Nuziale, cognominata era, perchè nelle nozze onoravasi, e fra i precetti che il sommo fi
attante. Udirete, ch’egli porta opinione che il fanciullo, il quale è nelle braccia della se conda non è Ercole, come reputav
abbastanza per Giunone, che velata appunto s’incontra e colla patera nelle antiche medaglie, che portano l’epigrafe di Giuno
riferisce questo suo epiteto, e l’erba o il fiore che ha nella destra nelle monete di Gallo e di Volusiano, da alcuni antiqua
bbe l’ire delle offese antiche, Quando balzò dalla divina testa Palla nelle paterne armi sonante. All’Ocean che tutto il mond
e; e seguendo l’ istoria del nume, dirò che adulto fu alleato a Giove nelle guerre, le quali ebbe dopo che Saturno fu balzato
e dell’onde, offerendogli le primizie delle biade, ed avendo scolpito nelle monete loro il tridente. Nonostante i Tragici, da
ando Giunone ai fati d’Enea oppose l’ira dei venti, che prima dormiva nelle caverne di Eolo re loro, fìnse il poeta che Nettu
e lo ripose in calma. » Eneide, libro I, v. 230 e segg. Filostrato nelle Immagini unisce i cavalli e le balene al cocchio
tto dalle acque; onde è che in figura di toro vengono rap. presentati nelle antiche monete Nettuno e i fiumi.9 Ecco quasi co
ieppiù distinguerlo, gli è stato aggiunto il delfino, che nei marmi e nelle medaglie suole accompagnarlo. Osservabile è l’int
. Lungo sarebbe 1’ annoverarli tutti. Aggiungerò alcune delle maniere nelle quali fu Mercurio rappresentato, e la descrizione
da quasi sempre le opere degli antichi. Adornava il Foro di Preneste, nelle cui ruine fu dissotterrato, e deve dirsi perciò M
attribuito gli fu il caduceo, che come segno di pace scolpito si mira nelle antiche monete. Intorno a questo simbolo molto fa
di Calidone, che non solamente nella nostra statua posson mancare, ma nelle tante copie antiche e ripetizioni della medesima
, il manto ravvolto al braccio sinistro, simbolo della sua speditezza nelle tante incombenze delle sue moltiplici attribuzion
gambe, e sin l’espressione delle articolazioni dei piedi. È vero che nelle gambe trovano alcuni conoscitori qualche difetto,
hiome, già gloria della madre. Quante volte Diana arrossì incontrando nelle selve il fratello divenuto servo d’ un mortale: C
o i Troiani in misera gioia immersi, ma spenti i figli nascosi ancora nelle viscere materne, cadde, benché figlio di dea, e i
gli era soprattutto quando amore lo prese di Leucotoe, ch’egli deluse nelle sembianze della genitrice. Le invidiò gli ampless
sapevol nume tendeva le braccia. Tentò Apollo di richiamare il calore nelle gelide membra. Si oppose il Fato alle sue cure; o
ato cavallo si mirano pure altre offerte degli Argivi, che consistono nelle immagini dei principali capi che presero il parti
uccede il presente dei Tarentini, che consiste in cavalli di bronzo e nelle immagini de’prigionieri. Questo monumento è della
aura le chiome: Manca al volto il colore: i lumi stessi Immoti stanno nelle guance meste, E nell’immagin sua nulla è di vivo.
ne ha abbandonato la cocca; il moto dell’azione non è per anco sedato nelle agili sue membra, che ne conservano ancora un cer
nato alla sublime idea dell’artefice. Lo sdegno che appena s’affaccia nelle narici insensibilmente enfiate, e nel labbro di s
era fissata in mente, e che era l’archetipo che si sforzava ritrarre nelle sue pitture, formata sull’astrazione di ciò, che
i Augusti fino dai tempi di Nerone, donde può essere stata trasferita nelle delizie Anziatine, o da Antonio, o da Adriano che
a, portasi quasi all’infinito bene al di là della sua vittoria. Siede nelle sue labbra il disprezzo, e lo sdegno che in sé ra
al profetico spirito investiti, e già mi sento trasportato in Delo, e nelle Licie selve, che Apollo onorò di sua presenza. Fa
marmo della statua il Visconti dice sostenersi dai mineralogisti che nelle cave abbandonate di Carrara si trovan vene di mar
a. Questa voce significa nei maschi quella maniera di acconciarsi che nelle fanciulle chiamavasi κορυμβος, cioè i capelli leg
o giudicare dal piccolo numero di pitture che sono giunte sino a noi, nelle quali questo dio è rappresentato. Noi troviamo in
stumi. « Apollo (prosegue il medesimo) è qualche volta rappresentato nelle medaglie con una patera in mano, e tiene al tempo
nere, onde si è ingannato De Boze nella Dissertazione che ha stampata nelle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni. » Fin q
ti, il condottier delle Muse. Nell’aria del volto animato dall’estro, nelle labbra semiaperte al canto, nell’abito teatrale c
ra Svetonio che volle esser venerato qual nuovo Apolline, e come tale nelle statue e nelle monete effigiato. Parecchie di que
volle esser venerato qual nuovo Apolline, e come tale nelle statue e nelle monete effigiato. Parecchie di queste medaglie gr
adulazione, in un secolo specialmente pieno di gusto e d’intelligenza nelle belle arti, non abbia scelto fra i simulacri di F
e, e come convenientemente Luciano descriva Orfeo e le Muse affigiate nelle cesellature dell’aurea cetra di Evangelo. Intendi
all’armonia delle Muse. Presso gli Eliopolitani effigiato era Apollo nelle sembianze di un giovine senza barba, che colla de
ento, che da lui ai cacciatori si attribuisce, non si osserva ora che nelle immao’ini di Bacco de’ suoi seguaci. E questo l’e
, e le deposte Armi, ricerca, e quasi strali accoglie L’umor soggetto nelle cave palme. Bagnano ad Atteon le chiome e il volt
la si precipitò dalla punta di una montagna nel mare, e quivi balzata nelle reti ai pescatori fu da questi posta in salvo. Qu
aturale: pure bellissimi ne sono i piedi, nè più ben fatti si veggono nelle più belle greche figure. I capelli vengonle sulla
, di cui la parte inferiore è formata di foglie, e che tiene un’ asce nelle sue mani: la più cognita fra queste si chiamava F
lle parti lo spezzato carro Ippolito sicuro, e cade avvinto Ei stesso nelle briglie. Ahi: scusa il mio Dolor: causa mi fìa d’
Sc. 6. Lezione vigesimaterza. Tempio di Diana in Efeso. Quando nelle prime Lezioni, brevi e generali notizie intorno a
l’adunca guancia. Ch’arma il fulmin dei denti, a terra cade. Or calca nelle liete erbe nascenti La promessa dell’anno, or del
nell’armento, e noi difende Cane, toro, pastor. Fugge la plebe, E par nelle città sicura appena, Finché desio d’onore arse ne
li le braccia dal corpo senza dar loro un sostegno: perciò si veggono nelle medaglie e nelle gemme come rette da due bastoni,
corpo senza dar loro un sostegno: perciò si veggono nelle medaglie e nelle gemme come rette da due bastoni, che veru si appe
ò questo ancora essere il simbolo del disco lunare, come lo è sovente nelle antichità dell’ Egitto, e il nome di (grec), o lu
quale sembran danzare quattro donne alate con serti e corone ed archi nelle mani, credute sinora dagli antiquarii Vittorie, m
he il gran tempio, perchè diversamente architettato si osserva questo nelle medaglie. Si sa che le colonne erano scanalate, q
l frenò la veste Aurata fibbia, ed i negletti crini Candide bende. Or nelle mani ha l’arco, Or le saette: e può vera chiamars
Passiamo a trattare di più interessante soggetto, cioè delle maniere nelle quali era dagli antichi sentata. Dopo, Visconti v
a per Circe. La testa di toro ornata di bende, che si vede da un lato nelle medaglie ateniesi, significa il sacrificio destin
a, ed il manto, o la drapperia che vi è sopra è ordinariamente gialla nelle antiche pitture, come le copie dei quadri dai bag
e seguito il delitto; e gli abitanti avvertiti dall’oracolo, al quale nelle sciagure erano ricorsi, espiarono l’ombre dell’es
o nella sinistra. Po liade, Civile, la istessa nazione la disse, onde nelle ‘medaglie di Atene si vede da una parte il triden
ttaglie, e in questa attitudine di combattente è rappresentata ancora nelle greche monete dei Mamertini. La dea ha le sue sol
è s’incontra usata questa espressione quasi in altri soggetti fuorché nelle figure di Diana cacciatrice, di Minerva guerreggi
il concesse: o donne, alcuna Madre non srenerò la dea di Giove. Balzò nelle paterne armi sonante Dalla testa immortal. Vieni,
la coda, e la dea gli riempi tutti d’amore, onde accoppiati dormirono nelle loro caverne. Arrivata alla capanna dell’eroe Anc
nere riserbo ad un’altra volta, per trattenervi sulle diverse maniere nelle quali vien rappresentata, argomento di tanto inte
ssessore avrà anticamente falsificato. Quanto fosse lecito di portare nelle tenebre di una tanta antichità la luce di qualche
utti, poich’ Adone Perlo, balsamo tuo pregiato e caro. Corcato è Adon nelle purpuree vesti; Piangonlo, e intorno gemono gli A
e colombe or dai cigni, in Orazio, in Ovidio, in Apuleio. Filostrato nelle Immagini l’addita con specchio d’argento, con san
come fosse da Fidia scolpita, e quali siano i fregi per riconoscerla nelle statue antiche. La Popolare, così detta, perchè a
è avuto luogo di ragionare per riconoscervi una leggiadria introdotta nelle arti greche assai di buon’ora, e almeno fin dai t
ella beltà han cercato gli antichi di esprimere con questi accessorii nelle statue di Venere; così in quella di Troade, di cu
ni mi persuadevano a crederla una Venere coll’armi, quale ha talvolta nelle medaglie imperiali il titolo di Vincitrice. La pr
on lasciva negligenza cadente, foggia usata dagli antichi bene spesso nelle figure di Venere vestita, e particolarmente in qu
mo che suole accompagnare parecchie di siffatte immagini di Venere, e nelle gemme e nelle medaglie non ad altro effetto che a
ccompagnare parecchie di siffatte immagini di Venere, e nelle gemme e nelle medaglie non ad altro effetto che a sostenere alc
antichi, giacché Platone nel secondo libro della Republica e Pausania nelle Attiche narrano che il nume, memore dell’ingiuria
o del figlio. Portava questo dio, come piace ad Euripide, le fiaccole nelle nozze, ed in onore di lui celebravansi delle cors
ico, l’onore con Minerva di avere insegnato agli uomini che abitavano nelle spelonche opere vantaggiose al viver civile. Lipa
ad. dal Caro, lib. viii, v, 639 e segg. Vulcano è stato rappresentato nelle pitture con un cappello di colore violetto per in
one il più probabile è quello di Servio, che lo vuole derivato perchè nelle guerre or l’ una or l’altra parte favorisce. Grad
i Marte. Il primo gli davano quando era tranquillo; il secondo quando nelle armi infuriava. Leggiamo che avesse due templi: i
a battaglia di Filippi, nella quale questo fortunato usurpatore vinse nelle pubbliche armi di Cassio e di Bruto la libertà de
ormavano in Roma un collegio detto dei Salii. Mi riserbo a favellarne nelle mie Lezioni sull’istoria di tanta nazione. Convie
a di tanta nazione. Conviene adesso indagare nei monumenti le maniere nelle quali fu Marte rappresentato. Marte armato di una
ero, come osserva il senator Buonarroti, di adulare questo imperatore nelle sue maggiori crudeltà, e in quella sua massima ti
o. Il primo rassomigliava a un cilindro, e si trovano di questa forma nelle vicinanze di Palestrina; il secondo oflriva la fi
i un gran vaso, del quale l’ apertura è larga. Quando se ne servivano nelle feste di Minerva era ripieno di lana, perchè ques
ell’estate quando era ripieno di spighe. Una statua di Cerere trovata nelle rovine di Eleusi offre questa dea col calato sull
ne non era che un pezzo di pino. N’era rigorosamente prescritto l’uso nelle cerimonie del culto di Cerere. Le offrivano delle
omune, e comandata nei sacrifizii ordinarli, misteriosi. Però si vede nelle medaglie romane Cerere con una fiaccola da ambedu
interessano la storia ed il culto di questa divinità famosa, parlerò nelle seguenti Lezioni. Nè sarà per me omesso di tratta
al suon del lor tiranno Taccion gli abissi impauriti, e frena Cerbero nelle gole il suo latrato. Delle lacrime chiuso il font
ento della sua religione alle colonie egiziane. I progressi dei Greci nelle arti fecero loro abbandonare rapidamente l’uso di
a Cenere Nutrice; ma vi ha chi pretende che ciò che tiene inviluppato nelle sue vesti sia un piccolo leone. Alcuni hanno cred
iano le forme che a Cerere convengono, le potete rilevare da Visconti nelle seguenti descrizioni. « Uno dei più bei monument
ti descrizioni. « Uno dei più bei monumenti delle arti degli antichi nelle drapperie è la presente statua. L’elegante e ragi
simigli quell’Augusta che neir acconciatura della chioma, ben diversa nelle sembianze, le quali nella statua sono semplicissi
tere della figura medesima, persuaso che gli antichi così conseguenti nelle loro pratiche, come altre forme davano alle membr
^V7f/t« coli’ oggetto di allontanare lo sdegno della dea, se per caso nelle cerimonie avessero violate le regole dal rito pre
lucido giorno; L’errante fiamma pel ceruleo piano Scherza, e si vibra nelle tremul’ onde. Già volge il piede nei fioriti prat
va nel suo recinto maggior numero di persone che ogni città di Grecia nelle sue feste. Il sacrario, secondo Strabene e Vitruv
ava, ed era delitto per l’iniziato rivelare in nome di lui. Si ornava nelle sembianze di Creatore, ed era insigne per l’amman
vinti orti: dispergi Nelle mie vene quel che spira Idaspe, E Panchea nelle selve, e ciò che toglie Da genti ignote la fenice
no splendore, e dolce tinge Le violette di color ferrigno.. Non tanti nelle penne Iride accoglie Variati color: vince del loc
e con perpetua pace Tutto il creato. Godon l’ombre pie, E vigil canto nelle soglie echeggia: — Giuno nostra madre, o del Tona
o, in Atene, in Tenedo, in Argo, in Efeso, in Mileto. Ecateo Milesio nelle Genealogie dice che Vesta si figura in una donna
de ha una torcia, il Palladio o una piccola Vittoria. I titoli che ha nelle medaglie e nei monumenti sono di Santa, Felice, E
tà migliore mi si presenterà di trattarne quando, dopo avere indagata nelle favole la religione degli antichi, vi narrerò gli
o Claudiano: Il ratto di Proserpina. (Continuazione.) Cerer spaventa nelle sacre rupi, Ch’il suono degli scudi empie, sicuro
l catena avvinta, Non qual fidolla ai siciliani campi, Nè come d’Etna nelle liete valli La miraron le dee. Squallido il crine
iò la idolatria. Conviene adesso rintracciare nei monumenti antichi e nelle medaglie i modi diversi di rappresentare la Terra
ui nel volto; Nelle fauci, nel sen gli soffia, e versa I suoi digiuni nelle vuote vene: Compita l’opra, la feconda terra Lasc
ce, consueto ornamento, noi sappiamo da un antico poeta che sosteneva nelle mani un delfino e un fiore, per indicarci il dopp
iche Ofiria dolce ristoro Il molle sen di Psiche Irrequieta Diva, Che nelle gioie altrui t’angi e rattristi, Tu dall’inferna
chi monumenti. Questo dio è rappresentato per una figura addormentata nelle braccia di Morfeo suo figlio, secondo Ovidio. Cos
antichi d’essere stati sensibilmente inspirati, come Esiodo, che vide nelle valli d’Ascra le Muse; e come Ennio, che si sentì
udine del dormire è segnata in tutte le sue membra, e particolarmente nelle palpebre mollemente chiuse, e nel capo, che pieno
capelli acconciati quasi all’uso femminile ed ali al capo, che vedesi nelle medaglie della famiglia Tizia. Chi riflette che i
incisa in questo rame, come quello che nel capo reclinato e cascante, nelle gambe incrocicchiate, nella face rovesciata, quas
se dal crederlo autore dei terremoti come reputavano i fiumi, i quali nelle medaglie sono indicati colle fòrme di toro. L’ Oc
eriore all’ incontro alla più bassa, secondo l’ ordine eh’ è evidente nelle restanti immagini, potrebbe dirsi che la Ricordan
ha egli appresa nel commercio degli eruditi, e ne ha avuto un esempio nelle antiche gemme servite, come si suol dire, di rico
esempio nelle antiche gemme servite, come si suol dire, di ricordino, nelle quali si vede incisa una mano in atto di stropicc
ta da Fidia con timpani in mano e con leoni a basso del trono, poiché nelle medaglie di genere così viene effigiata. ed è ver
i monarchi dell’Asia. E in Cibele tanto solenne lo stare a sedere che nelle monete, le quali come protettrice di Smirne la ra
cede la metà del suo regno. La grata posterità, dice Ovidio, impresse nelle monete da una parte una nave, e dall’altra un’eff
probabilmente quelli che portano il nome di Cabiri su molte medaglie, nelle quali li vediamo rappresentati con attributi rela
ministri di Adrastia o di Cibelle, dice il poeta, scoprirono il ferro nelle valli del monte Ida, e formati da Vulcano eglino
hè erano i più giovani fra i sacerdoti incumbenzati di questo ufficio nelle processioni di Giove e di Rea. I Salii in Roma ca
suo ratto di Proserpina, che Claudiano da me tradotto vi ha descritto nelle passate Lezioni. Converrà dunque favellare delle
ai poeti che venerata dai popoli. Le miniere dei preziosi metalli che nelle viscere della terra si ascondono, furono motivo c
rarono. Gli angui che gli avvincono il triplice collo non sono omessi nelle più eleganti descrizioni che a noi sono pervenute
re del tutto i lor riti, e ritenendo almeno i vocaboli già consecrati nelle loro teogonie. D’allora in poi tutti i popoli seg
grafo, ch’era Alessandrino, lo riconosce pel gran Giove di Sinope ; e nelle monete di questa città, che divenne poi colonia r
tiene sulle sue ginocchia una cista, eguale a quelle che sono in uso nelle feste di Cerere: ella fu la prima che trasportò d
ura di Fedra. Questo esempio dato dagli antichi ne insegna ad evitare nelle pitture gli spettacoli dispiacenti, ed a rammenta
arsia seduto sopra una pietra, ed accanto a lui Olimpo, rappresentato nelle sembianze di un giovine che impara a suonare la t
esta lo guarda, ma dal suo volto si vede che lo disprezza: è ritratta nelle sembianze di una giovine che tiene un arco scitic
nz’ali, contro quel che più comunemente veder fanno le opere etrusche nelle quali sempre alate comparir le Furie afferma Wink
la presente scultura, cioè che quel cinto incrociato sul petto, ovvio nelle figure Etrusche, serva per sostener le ali legate
i intorno al capo. Si vedono le furie anguicrinite, e con faci accese nelle mani, e con braccia ignudo contro di Oreste armat
lo partorì Egina figlia di Asopo, dopo essere stata ingannata dal dio nelle sembianze di fuoco. Ella diede il suo nome a un’I
a fortuna sotto un altro nome, e il freno per indicare la moderazione nelle parole e in questa guisa si scorge sulle medaglie
ri per incoraggirne l’espositore. Le figure di Nemesi sono assai note nelle greche medaglie, specialmente di Smirne, ove eran
Il freno le pendeva dalla manca, simbolo di moderazione, specialmente nelle parole: alle volte stringeva un ramo di frassino,
ato, nè reggesse alcun poco il peplo o l’orlo della soprave sta, come nelle immagini di Nemesi ne’ bassi rilievi e nelle gemm
della soprave sta, come nelle immagini di Nemesi ne’ bassi rilievi e nelle gemme osserviamo. « Gran cose hanno detto i filol
ca fosse, ne aveva; ma che poi aveva osservato che la Nemesi, che noi nelle medaglie vediamo senz’ali, le aveva: perchè, seco
oria un simbolo non più superstizioso, durarono un pezzo a effigiarla nelle medaglie, perchè, secondo credono gli eruditi, qu
a rizia, perchè, perduti i simboli distintivi, che la dea suole avere nelle mani e sugli omeri, sieno stati ad altro signific
re il piede su di un rostro di nave, ad esempio di quella che si vede nelle medaglie. Non perciò è priva del suo trofeo, quan
onete, cosi suole osservarsi in quei bassi rilievi e in quelle gemme, nelle quali la Vittoria sacrifica un toro, o presso all
combattimento navale nei tempi in che fiorirono le arti in Roma. Pur nelle monete di Vespasiano e di Tito, si vede la Vittor
me che ha in seno, quasi svolgendolo e recitandolo, come fece Erodoto nelle feste Panatenaiche. Il volume è attribuito a Clio
a. Vero è che il volume è ancora in mano di Calliope musa dell’Epopea nelle stesse pitture: ma questa uniformità che darebbe
nachi Ercolanensi, se non vi fossero l’epigrafi, non può darne alcuno nelle nostre statue, ove una sola Musa ha il volume, e
are non esser di membrana, ma di papiro, tanto comparisce arrendevole nelle pieghe e mancante d’elasticità. Infatti fu questa
musa teatrale qual’era Euterpe, che della severa Urania, tutta fissa nelle osservazioni astronomiche. Infatti, che il suono
ll’ uso tanto esteso che ne fiicevano, adoperandolo, oltre il teatro, nelle nozze. nei sacrifizii, nei funerali, e fin nella
ropriano perciò ad Euterpe, il cui nome significa dilettevole. « Come nelle pitture Ercolanensi delle Muse, così anche fra le
e la cetra posata in terra resta presso di questa Musa, e non è, come nelle copie in rame, vicina piuttosto all’altra danzant
ce nel sarcofago Matteiano. Questi stessi attributi la caratterizzano nelle pitture di Erodano ugualmente che nel lodato bass
citare. Questo gesto simile a molti delle fi<?ure comiche che sono nelle miniature del Terenzio Vaticano, allude alla Comm
la patria offre la vita. — Questa è Tebe, perchè vi sono sette porte nelle mura, e l’armata di Pohnice, figlio di Edipo, div
i stomaco e di lianchi rilevati, con cosce muscolose, largo e robusto nelle spalle, di collo fermo ed indomabile, senza lunaa
i luminari dell’Antiquaria, essere stata usata dagli antichi artefici nelle immagini degli eroi. Agli esempi che adduce può a
torno all’ are dei numi. L’impronta di questa origine si trova ancora nelle greche canzoni, e singolarmente in quelle di Pind
quanto questo epigramma abbia confuso gli antiquarii nel riconoscere nelle figure di Tersicore piuttosto la Musa Clio contro
ciatura della testa, ch’è la stessa colla quale si rappresenta Safi’o nelle monete di Lesbo. Infatti, non sotto altre sembian
a persona, ha lasciato il solo elmo alzando la testa sacra ad Apollo, nelle sembianze sacro e vaticinante. È ancora Oropo rap
, poiché è di suo dominio la notte e il giorno. Tiene ancora un corno nelle mani, come quello che è solito di condurci i sogn
a, una delle più eleganti e conservate della collezione, e che non ha nelle mani simbolo alcuno che la distingua, non apparte
olo alcuno che la distingua, non appartenga alla Musa Polinnia. Anche nelle Pitture Ercolanensi è effigiata questa Musa senza
globo e il radio, o sia la bacchetta con cui i matematici indicavano nelle scuole loro le figure, sono i suoi distintivi, ta
o due delle nove Muse che adornavano forse l’antico teatro di Pompeo, nelle cui ruine si suppone trovata quella della Cancell
ragione che per quella della decenza, osservata sempre dagli antichi nelle immagini delle vergini dee d’Elicona, come altrov
dagli illustratori di quel celebre marmo: li ha la Calliope scolpita nelle fiancate del sarcofago Matteiano, come ve gli ha
queste statue abbiamo fatto talvolta menzione delle Muse che veggonsi nelle medaglie della famiglia Pomponia, giova qui riass
imersi l’una e l’altra, giacché il volume è simbolo, ed anche comune, nelle pitture Ercolanensi, e nelle medaglie della gente
hé il volume è simbolo, ed anche comune, nelle pitture Ercolanensi, e nelle medaglie della gente Pomponia otto Muse soltanto
ndate sul confronto degli scrittori e dei monumenti, e principalmente nelle immagini delle Muse fornite di una greca epigrafe
lce sonno sepolta. Non è abbastanza lodare un pittore in quelle cose, nelle quali ancora un altro possa essere commendato. In
sono indizio di Bacco, ancora che l’opera sia inetta, e il corno nato nelle tempie accusa Bacco, e pure la pardalide, o pelle
à, da Apelle. Pitagora in Pergamo, e Socrate figliuolo di Sofronisco, nelle statue che fece in Atene, praticarono la stessa m
e sapete che il più scellerato fra gì’ imperatori romani fu ritratto nelle sembianze di Apollo. In un bel cammeo del cavalie
meno teme l’animoso Nettuno che viene contro lui, ma persiste sempre nelle ardimentose minacele. Il vigore non ha ancora abb
non si trova. Solo si vede in Etiopia trasformato in una pietra nera nelle sembianze di un uomo seduto: ma quando il raggio
tia. Trigone fu la nutrice dello dio, ed il centauro Chìrone lo educò nelle arti mediche, per le quali tanto celebrato divenn
Esculapio fu portato in Asia da Epidauro, secondo riferisce Pausania nelle Corintiache, dove poco prima, in Titano, descrive
re la medicina, particolarmente con i preservativi, onde si vede solo nelle monete di Coo città a lui consacrata; e Pausania
gonfiano, il furore regna nel suo volto. Voi avete sovente udito dire nelle tragedie che le Furie sono causa di tutto questo,
to per Bacco abbia incontrato qualche disapprovazione, principalmente nelle persone dell’arte, pure questo restauro e questa
a, uccidi Sola il tuo figlio, madre, e piangi. E lasci Così tua prole nelle mani infami Delle Baccanti? — Così parla e prega
udeva i dodici dardi di fuoco destinati a trapassare il core di Giove nelle sue metamorfosi diverse. Ogni dardo aveva la sua
da Giunone, le accorda la dimanda. Armata di questo cinto, Giunone va nelle stanze di Semele nelle sembianze della vecchia nu
la dimanda. Armata di questo cinto, Giunone va nelle stanze di Semele nelle sembianze della vecchia nutrice dì Europa e di Ca
quando con essa il letto divide. Io non vi ho ancora veduto, le dice, nelle forme maestose di un Dio. Giove si affligge di qu
ttacolo sorpresa da un trasporto furibondo di terrore, fuggì, tenendo nelle braccia, l’altro figliuolo, e andò con esso a pre
in Lidia, ove Bacco era allevato scherzando coi Satiri, e bagnandosi nelle acque del Fattolo. Qui scherzando sulle coste del
l suo amico steso sulla polvere, e lo copre di rose e di gigli. Versa nelle piaghe l’ambrosia donatagli da Rea, che dopo la m
a. Giove le dà lusinghiere speranze, e le addita le tavole di Armonia nelle quali sono scritti i destini dell’ universo dalla
e questo episodio termina il duodecimo Canto. La spedizione di Bacco nelle Indie cantata in tutte le istorie del nume, racco
e è già spirata, e Bacco nasce in mezzo al fuoco, mentre che la madre nelle sembianze di un’ ombra sale nel cielo, dove le Mu
e, riscaldata dall’ardore del Sole, e ignorando la mutazione successa nelle acque del fiume, va per togliersi la sete, si ubr
bro contiene il seguito della battaglia data sulle rive dell’ Idaspe, nelle di cui acque sono precipitati gl’Indiani fuggenti
dei suoi Cabiri. Bacco s’inoltra alla testa della sua armata; e Giove nelle forme di un’ aquila gli serve di guida portando n
o di Marte non è qui? tu vedresti fuggire Bacco subito, e nascondersi nelle onde. Era egli un dio quando un mortale lo pose i
o gli avvertimenti a lei dati dalla diva. Iride va a trovar Morfeo, e nelle sembianze della Notte lo persuade a vincere colla
lo dio, e Deriade profittando del disordine assale le Baccanti. Marte nelle sembianze di Morreo accende la battaglia, e fa pr
i dei compagni di Bacco prendono la fuga e si nascondono nei boschi e nelle caverne. Eretteo, Aristeo e tutti i Ciclopi sono
onno , Diosiniache, lib. xlvii. Lezione sessantesimaterza. Maniere nelle quali Bacco è effigiato. Dopo avervi in gran p
tra attenzione io passo a più importante argomento, cioè alle maniere nelle quali effigiato si vede nei monumenti avanzati al
tar Bacco. I Sileni, i Satiri, e i Fauni. Vi esporrò altre maniere nelle quali Bacco è rappresentato; quindi ai Pani, ai S
dia, per cui il giudizio fra le tragedie di Eschilo presso Aristofane nelle Rane è devoluto a lui. Che più? sul sepolcro di S
atiri erano di figura umana, somiglianti al cavallo solo nella coda e nelle orecchie acute, alle quali, se alcuna cosa si agg
nelli un riso innocente, qual piacque più volte a Correggio d’imitare nelle sue pitture: due tubercoli talvolta sotto il ment
le età, si è dato il nome di Satiro a quelli che nell’aria del volto, nelle corna, nelle anche e gambe di capro somigliavano
dato il nome di Satiro a quelli che nell’aria del volto, nelle corna, nelle anche e gambe di capro somigliavano le antiche ra
per farceli rico noscere nei monumenti: ma riguardo a Sileno troviamo nelle sue immagini scolpita quella varietà medesima, ch
ciana, dove questo semideo sostiene fra le braccia l’infante Bacco, e nelle forme nobili del volto e delle membra si ravvisa
appresentato Sileno come il personaggio allegorico dell’ ubriachezza: nelle fattezze del volto e nella costituzione delle mem
ulacro non sono caprine; e quantunque sia moderno restauro ciò che ha nelle mani, pure non è dubbia l’azione di aver premuto
cipio volavano le mense e i bicchieri. Superati, cercarono nuove sedi nelle regioni dei Perrebi dopo averne scacciati gli abi
, con far condurre ancora i loro carri sacri: più frequentemente però nelle medaglie, nelle gioie e nei bassirilievi antichi
re ancora i loro carri sacri: più frequentemente però nelle medaglie, nelle gioie e nei bassirilievi antichi si veggono attri
tto, tiene coll’altra una lampade, o face accesa, che soleva portarsi nelle feste di Bacco, come vi ho accennato nella passat
e si può credere che fosse simile a quei due cornucopi che si veggono nelle medaglie di quella regina. Le Centauresse si trov
ono sonate dall’ altra Centauressa del mentovato cammeo, erano in uso nelle feste di Bacco, come quelle che furono prese da’
ero distinguersi nell’oscurità della pietra. Quel che si è conservato nelle copie è il Cupidino, che è tanto sulla groppa del
ecialmente copiata la testa, dove l’abile artefice ha saputo indicare nelle narici quasi mosse al nitrito, e nella forma dell
i più trasporto la stessa scompigliatura dei cappelli di rado si vede nelle Baccanti. Le Tie sono introdotte furibonde a par
larmente dice dei secondi, celebravano oscure Orgie, misteri di Bacco nelle cave ciste. Quelli che considerar vogliono le Tia
a storia, questo nome non convenga specialmente a quelle che veggiamo nelle pitture dei vasi occupate intorno a ciste da Orgi
tima. Monumenti più celebri rappresentanti di Bacco. Vi ho esposto nelle passate Lezioni tutte le gesta di Bacco; e sui co
anto istesso, il quale forma sul petto un doppio ravvolgimento, ed ha nelle sue falde segnato in greche lettere Sardanapalo.
elle immagini che rappresentano un uom barbato, immerso nei piaceri e nelle gozzoviglie, senza badare all’orecchie faunine e
ete che le raccoglie le chiome è la solita acconciatura di Proserpina nelle medaglie di Sicilia, e serve nel bassorilievo ad
teri Eleusini i primi della Grecia e della religion delle genti, come nelle feste, nei templi, e negli altri pubblici riti e
ppresenta il suo nascimento. « E credibile che in antico si vedessero nelle mani di questa statua il tirso e la fiala, insegn
iero, ora vinti dall’ubriachezza e dal sonno ci vengono rappresentati nelle antiche arti. Ma l’espressione al loro vivace e l
al costume dal rito dei sacrifizi ebbe origine, ove i movimenti usati nelle sacre cerimonie, che presso i Greci eran la più p
a statua è commendabile per la sua integrità, non avendo restauro che nelle braccia, e per la grazia e la vivezza dell’attegg
della provenienza di figure sì fatte da nobile originale, di cui però nelle scarse notizie che ci sono pervenute non trovo me
Nelle feste licee del dio Pan si usavano simili striscie, colle quali nelle licenze di quei giuochi percuotevano quelli che i
io intanto si regge in piedi sul dorso del centauro a destra, e tiene nelle mani un vessillo simile ai romani, e di quella fi
no, siede senza freno il fanciullo Ampelo. Vittoria di Bacco. « Che nelle favole Bacchiche siansi trasfuse le imprese di Se
te, su cui è avvinto un prigioniere indiano, appunto come si descrive nelle Dionisiache, in questi versi D’altri di Bacco la
i, come in nessun altro monumento, ed è a quattro ruote, come altrove nelle pompe Bacchiche abbiamo osservato. Il fanciullo A
ofilo, cerca distrigarlo dall’avvolgimento delle vesti mal indossate, nelle quali è sul punto d’ inciampare. Son queste una t
« Era quest’albero diletto a Pan duce dei Satiri e dei Fauni, quindi nelle cerimonie di Pan introdotto, ed usato al par dell
utto coperti d’ edera, ma pelesano dalla sommità il ferro ignudo come nelle guerre Indiche ci vengono descritti, e quali ebbe
eschi dei capri scolpiti nel terrazzo alludono ai sacrifizi costumati nelle vendemmie: i Genii che cavalcano le pantere son g
rti Dionisiaci di questa fiera che, sacra alla madre degli Dei, passò nelle solennità di Bacco a quelle di Cibele confuse, e
i Bacchici col batter del timpano inventato dai Corjbanti, ch’ella ha nelle mani, e colla tibia che ispirano i suoi compagni.
faunina, che appare senza equivoco nell’originale, quantunque omessa nelle stampe che ne sono state pubblicate finora. Darò
2 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
di tutto, posto ogni nostra cura solerte, nell’esser chiari, non solo nelle idee, nella fraseggiatura, nei periodi, ma, come
e nell’ Inferno Dantesco. Il Minotauro, uomo fino alla cintola e toro nelle parti inferiori del corpo ; i Centauri, metà cava
cavalli e metà uomini ; le Arpie, donne fino alla cintura e avvoltoi nelle parti posteriori ; tutte le turpitudini contro na
a, che formavano tanta parte delle credenze dei pagani, si rattrovano nelle bolge dantesche, coprendo della loro maschera osc
cetta del lavoro medesimo, il quale viene, in certo modo, compendiato nelle poche parole che compongono l’epigrafe che vi si
altresi in quelle esistenti, da tempo immemorabile, negli archivii e nelle biblioteche. Nel nostro caso, a noi parve, che un
lo abbiamo raggiunto mediante le numerose citazioni da noi riportate nelle quali gli studiosi apprenderanno non solo il fatt
a forma primitiva e tradizionale, ma avranno anche agio di internarsi nelle più peregrine bellezze letterarie dei elassici, l
nie proprie del culto individuale di ogni deità degli antichi ; anche nelle turpi ed infami lascivie che componevano tutto il
. Maomello il profeta, adoperò simboli ed emblemi allegorici, attinti nelle stesse credenze che egli voleva imporre ai popoli
redere l’unto del Signore. Il popolo disperso d’Israele, oggi ramingo nelle cinque parti del globo, conserva ancora, nell’att
mo noi vediamo nell’eresie degli Gnostici,13 e dei Simoniani ;14 cosi nelle sette eretiche di Menandro,15 e di Dositeo ;16 co
sceni e libertini. Nè il secondo secolo dell’ Era Cristiana ci porge, nelle numerose eresie e sette, che ne afflissero il cor
cangia in Xisustro : trasfigurato per istrani racconti lo si ritrova nelle tradizioni Egiziane. Per gl’indiani quello che si
agevol cosa il comprendere quale estesa quantità di miti si racchiuda nelle mitologiche tradizioni, emergenti da così alto nu
empi favolosi ; poscia a dimostrare la intenzione del mito, contenuto nelle cerimonie e feste di quell’epoca ; e finalmente a
a convincere, con prove di fatto, i nostri lettori, il ricordar loro nelle sante pagine della Bibbia l’altare di Bethel L
to da Giacobbe ; nella Mitologia pagana, il Dio Termine, adorato fino nelle mura del Campidoglio28 ; nella religione di Maome
lementi lo sono fra loro. I poeti stessi dell’antichità si attennero, nelle loro opere, a queste contigurazioni d’incarnazion
ssimo filosofo, credeva sentirsi un demone nel seno. Nella Bibblia, e nelle opere sacre dei più celebri dottori della Chiesa
polate di spiriti ; e Cecco d’ Ascoli contemporaneodi Dante35 diffuse nelle sue opere cosiffatta dottrina. Milton 36 favella
cio : quelli dell’Indiana, riposare al rezzo delle piante, e bagnarsi nelle fresche acque dei laghi : la corte celeste dei Pe
mitologia) furono nella massima parte adottate dai Romani e innestate nelle antiche religioni d’Italia… … … . Questo mondo di
dall’eterno sorriso e dalle tinte vive dei più ricchi colori : tiene nelle mani un corno rovesciato da cui escono a profusio
famoso tempio dedicato ad Osiride. 19. Abieni. — Popolo della Scizia, nelle circostanze della Tracia. Mal si apposero quegli
denominazione. Più famosa però fu la città di questo nome in Sicilia, nelle circostanze di Siracusa, in cui Giove Olimpico av
di Teti. Sua madre, essendo egli in tenerissima età, lo immerse tutto nelle acque del fiume Stige, per renderlo invulnerabile
Imperatore, per solennizzare la vittoria da lui avuta sopra Antonio, nelle vicinanze di Azio. 107. Adiaco, Adio e Adeo. — So
vi si oppose. Allora Ercole discese all’inferno, e ricondusse Alceste nelle braccia di suo marito. Non vì fu principe la cui
orno di Citera, d’Amatunta e di Pafo, e lo seguì innamorata e dolente nelle foreste del monte Libano. Marte geloso di tal pre
la città di Biblo nella Fenicia. La favola racconta che Adone lavasse nelle acque di questo fiume le ferite che lo fecero mor
larono allo imperatore Aureliano e che di tutt’i doni da essi gettati nelle acque, nessuno rimase al fondo. Infatti l’anno se
ella Erse, amata da Mercurio. Un giorno che questo Dio voleva entrare nelle stanze di Erse, Aglauro gliene contrastò vivament
agli spettacoli. In Greco la parola Agon vale giuochi solenni. Giano, nelle feste Agonali, veniva designato col nome di Agoni
cerdoti di Cibele, o piuttosto indovini che dicevano la buona ventura nelle pubbliche strade, e agli spettacoli del circo : e
quella Dea, avesse tagliato tutti gli alberi di ulivo che crescevano nelle circostanze di Atene, onde recare oltraggio a Min
ri della loro indomabile forza fisica osarono di portar la guerra fin nelle nuvole, e come dicemmo, vollero detronizzar Giove
e di Bacco. 309. Amadriade. — Fu moglie e sorella di Ossilo. Ateneo, nelle sue opere, dice che essa fu madre di otto figliuo
e e quelle di cui è menzione nell’articolo precedente, pure formavano nelle credenze del paganesimo due specie di deità diffe
ovente la loro riconoscenza a coloro che aveano risparmiato le piante nelle quali esse abitavano ; come facevano sentire il p
e da Ercole che fece prigioniera la loro regina. Al dire di Cesarotti nelle Dissertazioni, vi sono state varie classi di Amaz
è egli forse un fatto completamente simile a quanto ci vien rivelato nelle sacre pagine della Bibbia, sull’ubbriachezza di N
a. — Filosofo della Grecia che negava l’esistenza degli Dei. Luciano, nelle opere racconta che avendo Giove scagliato il fulm
lo sguardo sul cadavere di quell’iufelice, il sangue se le agghiaccio nelle vene e tutto il suo corpo si coprì di mortale pal
Nettuno. Per sottrarsi alle richieste di questo dio, ella si nascose nelle profondità del mare ; ma Nettuno la mandò a cerca
inario valore di Ercole a cui fu d’uopo dare un dio per padre. Seneca nelle sue opere ricorda che Ercole rispose ad un tale c
one. 434. Anigero. — Fiume della Tessaglia. La favola racconta che fu nelle sue acque che i centauri, sconfitti da Ercole, an
ffigurato come un fanciullo in atto di tormentare una farfalla che ha nelle mani, esprimendo così il tormento dell’anima di c
n inganno, che prima di consumare il sacrifizio avesse dovuto lavarsi nelle acque del Tebro. Corace obbedì, e, mentre egli ba
so da simboli e da allegorie individuali di altre religioni. Infatti, nelle sacre pagine della Bibbia, noi troviamo che quand
fatta di udire trovavano la risposta di Apis. 494. Apobomie. — Feste nelle quali i sacrificii non venivano consumati sugli a
eseo. 531. Areotopoto. — Che significa gran bevitore di vino. Ateneo, nelle sue cronache mitologiche, rapporta che nella citt
tutto ciò che si gettava nell’ Alfeo si ritrovava dopo qualche tempo nelle tranquille onde della fontana Aretusa. Ad avvalor
usa. Ad avvalorare questa falsa credenza che Strabono combatte e nega nelle sue opere ; lo stesso Plinio racconta che le acqu
erchè il fiume Alfeo, traversando nel suo corso la Grecia raccoglieva nelle sue acque, prima di giungere in Sicilia e per con
a. — Soprannome di Diana che le veniva dal culto con cui era venerata nelle foreste di Aricia presso Roma. 568. Ariete. — Il
sei volte nei giuochi Pitii secondo, raccontano Plutarco e Strabone, nelle loro opere. 577. Aristore. — Padre di Argo e figl
avevano le ali, diedero la caccia alle arpie e le perseguitarono fino nelle isole Strofadi, loro abitual residenza. 590. Arpo
roci tormenti. 593. Arsace. — Re dei Parti, Ammiano Marcellino narra, nelle sue cronache, che dopo la sua morte fosse annover
. Secondo che riferisce Apuleio nel IV libro dei suoi Fiori, e Plinio nelle sue storie, veniva attribuita ad Asclepiade la sc
ribuita ad Asclepiade la scoperta di medicare col vino. Salvator Rosa nelle satire dice : So che Asclepiade con un suo tromb
no dei figliuoli di Eolo Dio dei venti, il quale dopo del padre regnò nelle isole Lipari, nome che egli in memoria del padre
casa paterna. 659. Atea o Ata. — Dea malefica che spingeva gli uomini nelle sventure turbando loro la ragione. 660. Atella. —
ebbe una figliuola così nomata, la quale essendo profondamenta culta nelle lettere e nel mestiere delle armi fu riguardata c
Luciano essa aveva la testa di donna e il rimanente di pesce. Vossio nelle sue opere dice che la parola Atergate significa s
pel tumulto continuo che l’immenso numero de’ suoi abitanti facevano nelle sue mura ; le quali ebbero duecento piedi d’altez
a. 731. Baccheo-Toro o Bagi-Toro. — Così veniva chiamato un toro, che nelle principali città dell’ Egitto, era consacrato al
i quelli, incendiò la dimora di Semele, ed ella stessa mori, ravvolta nelle fiamme. Giove allora, prima che Semele fosse del
e debbe : Alle ninfe Niselde il diè di notte, Ch’ascoso il nutrir poi nelle lor grotte. Ovidio. — Metamorfosi. Libro III tra
lui si sagrificava ; talvolta a cavalcioni d’una botte con una coppa nelle mani e inghirlandolo di pampini ; talvolta su di
nalmente circondato di amori, di baccanti e di satiri, e con un tirso nelle mani, in atto di far scaturire del vino da una fo
ità, che la fusione delle religioni e credenze primitive, ha lasciato nelle religioni tuttavia persistenti. BACCO nativo d’
ente due madri, una che lo partori l’altra che lo adottò. Abbandonato nelle acque del Nilo, anch’egli fu salvato dalle onde,
sto di dare dei pubblici giuochi, essi, al dire di Lucano, attiravano nelle foreste gran quantità di spettatori e poi ne face
iccome ne fanno fede le varie iscrizioni che sono state dissotterrate nelle circostanze di quell’antica città. Grutero fu il
ua opera delle Antichità d’Anzio, e poro di poi dal canonico Bartoli, nelle Antichità di Aquilea. Beleno presso i Galli era i
onomo, chiamato Conone o Conon, prese da ciò occasione per insinuarsi nelle buone grazie di Tolomeo e di Berenice, sostenendo
etra detta Abadir, divorata da Saturno, fosse una di queste. Boccart, nelle sue opere, trae l’origine delle Bettille dalla pi
Monti. Achille allora, altamente sdegnato, non volle più combattere nelle file dei Greci contro i Troiani, ma poi la morte
la fu per tutta la vita l’esempio della castità coniugale. Lattanzio, nelle sue cronache, racconta invece che la moglie di Fa
na-Dea, che comunemente si crede essere Giunone. 845. Buonie. — Feste nelle quali si sacrificavano un gran numero di buoi : v
se all’epoca della sessantesima olimpiade. Egli è lo stesso ricordato nelle cronache per aver scolpito la prima statua della
ito la prima statua della Fortuna per gli abitatori di Smirne. Plinio nelle sue opere ne fa menzione come d’un artista di mer
i Ulisse. 869. Caco. — Famoso ladro, figlio di Vulcano. Egli dimorava nelle circostanze del monte Aventino. Derubò alcuni buo
. V. Crisaore e Echidna. 910. Callistee. — Feste in onore di Venere, nelle quali veniva conferito un premio alla più bella d
compiere il rito nuziale. 916. Camena. — Dea dei Romani. S. Agostino nelle sue opere ce la ricorda come la Dea del canto. 91
tologia Greca e Romana, e ciò dall’essersi ritrovati alcuni monumenti nelle contrade abitate da quei popoli, ove il Dio Camul
sono i caratteri più salienti della indole di quel quadrupede. Plinio nelle sue opere, dice che i pagani avevano in gran cont
gare sotto questa allegorìa che questa materia prima era ravviluppata nelle più folte tenebre. 946. Capaneo. — Figlio di Ippo
e il Dio Pane si fosse nascoto sotto la figura di una capra. Erodoto, nelle sue opere, narra che la devozione degli Egiziani
armelo. — Divinità della Siria e propria di quei popoli che abitavano nelle circostanze del monte Carmelo. Al dire di Tacito,
Carnea. — Dea particolare dei fanciulli : essa s’invocava sovratutto nelle loro malattie. 977. Carneade. — Figlio di Giove e
to di Saturno cui sacrificavano i propri figliuoli. Giustino rapporta nelle sue cronache, che trovandosi i Cartaginesi decima
. Questa diversa denominazione spiega in certo modo il corso del sole nelle dodici ore del giorno : imperocchè al levarsi di
do rapì il figliuolo di lui Ganimede. Questi cavalli erano perfetti e nelle battaglie spargevano ovunque il terrore e la fuga
e omaggio di simile offerta a Minerva e riporre il Palladium di Troja nelle mura di quella città, da cui essi stessi l’avevan
per mezzo di una larga breccia, prodotta dall’urto di quella macchina nelle mura della città. Questa opinione è infatti appog
ttori dicono che Cecolo, ancora bambino, fu trovato da alcuni pastori nelle fiamme senza esserne punto offeso, ciò che lo fec
el proprio padre. 1047. Ceneriso. — Fiume della Jonia. Si credeva che nelle sue acque fosse stata tuffata dalla nutrice la pi
per renderlo immortale : ma per negligenza di Meganira, Deifone morì nelle fiamme. Cerere allora continuò il viaggio intrapr
vvenire. 1074. Chariclea e Teagene. — Sono questi i nomi che Eliodoro nelle sue storie dà a due personaggi di sua invenzione,
di Giove, che aveva ucciso l’amico suo, non avesse mai spinto il volo nelle regioni superiori, ma si accontentasse di volare
soprannomi della Dea Cibele. 1113. Cimmeriani. — Popoli dell’Italia, nelle circostanze di Baja. La cronaca favolosa dice che
e…….. Omero. — Iliade Lib. XIV trad. di V. Monti. A dire di Luciano nelle opere, Mercurio rubò a Venere la sua cintura, e d
e era scomparso perchè l’ultimo dei semi-dei. 1177. Cleone. — Borgata nelle circostanze della foresta Nemea, resa celebre per
iglia greca a cui venivano particolarmente affidate le sacre funzioni nelle cerimonie degli Aruspici. 1189. Clitio. — Uno dei
co. 1196. Cloje. — Altre feste celebrate in Atene in onore di Cerere, nelle quali veniva a lei sacrificato un capro. Questa p
era ritenuto come felice presagio se questi animali avessero mangiato nelle mani stesse del porgitore, mentre per contrario s
teneva come pessimo presagio, se avessero ricusato di cibarsi. Tazio, nelle sue opere, dice che gli Egiziani ponevano l’immag
al cielo, sotto le sembianze di una colomba. Silvio Italico, rapporta nelle sue opere, che due colombe si fossero fermate sul
opinione è che codesta statua fosse alta settanta cubiti. Solo Festo, nelle sue cronache, ne fissa l’altezza a centocinque pi
costumava nei banchetti. 1229.Compitalie. — Feste che si celebravano nelle crocivie, in onore degli dei Penati. 1230.Comuso.
mi la ricompensa che avea loro promessa. Nettuno per vendicarsi mandò nelle campagne della Frigia un mostruoso serpente, al q
cisa di Medusa : gli fu dato questo nome perchè aveva una spada d’oro nelle mani. 1304. Crise. — Sacerdote di Apollo e padre
di guerra. Achille, furibonuo contro Agamennone, ricusò di combattere nelle file dei Greci, finchè la morte del suo anico Pat
e la sua morte fosse imputata ai due suoi fratelli. Ippodamia, delusa nelle sue crudeli speranze, si dette di sua mano la mor
iso all’assedio di Troja da Diomede. 1316. Cromione. — Contrada posta nelle circostanze di Corinto, celebre per i danni che e
Sole e di Minerva ; gli altri di Saturno e di Alciope. Si mise Giove nelle loro mani appena venuto alla luce ; ed essi, tutt
ia di dichiarazione di guerra, se non avesse consegnato vivo o morte, nelle sue mani, il fuggitivo. All’amata Sicilla alfin
Acquatici e gli Infernali. Erano inoltre più particolarmente adorati nelle diverse classi a cui appartenevano, dodici numi p
rendessero dopo la morte gli onori divini. Secondo che narra Erodiano nelle cronache, la cerimonia della Deificazione o apote
pastore, per nome Coreta, stando un giorno a guardia del suo gregge, nelle circonstanza del monte Parnaso, s’avvide che le s
, pallido e sfigurato, che insieme alla Eternità ed al Caos, dimorava nelle viscere della terra. L’allegoria mitologica narra
Dendroforia. — Si dava codesto nome ad una cerimonia che si eseguiva nelle feste di Cibele e di Bacco e che consisteva nel p
, perchè era generale credenza degli antichi, ch’egli portasse sempre nelle mani un arboscello e propriamente un ramo di cipr
Caos. Viene rappresentata avente sotto i piedi il globo terrestre, e nelle mani un’urna, nella quale sono rinchiuse le sorti
). Vale a dire sacerdote di Giove. Questo personaggio importantissimo nelle cerimonie religiose aveva delle grandi prerogativ
re melodramma, Didone abbandonata, fa che ella morisse precipitandosi nelle fiamme che ardevano la sua reggia, disperata di v
maniere diverse, ma fra queste le più notevoli erano quattro specie, nelle quali s’impiegava alcuno dei quattro principali e
era volontà di Giove, che in quel luogo sorgesse un oracolo. Erodoto nelle sue opere spiega codesta favola, dicendo che alcu
così severa castità, che fuggiva perfino la vista degli uomini. Anche nelle cerimonie del suo culto era espressamente proibit
vi. 1508. Driadi. — Ninfe che presiedevano ai boschi ed alle foreste, nelle quali dimoravano notte e giorno. Presso i pagani
pe, la cangiò in albero. La disgraziata ebbe appena il tempo di porre nelle braccia di sua sorella Iole il bambino, il quale,
orteccia dell’albero. Driope era anche il nome di un popolo dimorante nelle circostanze del monte Parnaso. 1514. Druidesse. —
nivano circondate della più alta considerazione, ed avevano ingerenza nelle cose del loro culto. Esse comandavano e regolavan
a vuol dire quercia, che in greco si dice Δρὑς perchè essi dimoravano nelle foreste e compivano i riti della loro religione s
mente era detta Ecate, come la dea che presiedeva alla morte. Esiodo, nelle sue cronache dell’antichità, ci presenta Ecate co
nache dell’antichità, ci presenta Ecate come una dea terribile che ba nelle sue mani il destino degli uomini e degli dei ; qu
celebravano in ogni novilunio, i cittadini più ragguardevoli davano, nelle principali strade della città, un pubblico banche
plorare il termine d’una publica calamità. Diogene Laerzio, riferisce nelle sue cronache, che Pitagora ovesse offerto agli de
ene durante il primo mese Attico, chiamato per questo Hecacatombion e nelle quali si offeriva una Ecatombe. 1535. Ecatombe. —
e. Da questa costumanza si dava il nome di Ecatonofle ad alcune feste nelle quali si faceva l’ Ecatombe per la suddetta ragio
o le visite che Diana, ossia la luna, faceva al suo amante Endimione, nelle montagne della Caria. Per altro come gli amori de
egno di Tunchino e nella Persia, secondo che riferisce il Taverniere, nelle sue relazioni di viaggi e scoperte, ove si crede
da lui disprezzata, si ritirò nella solitudine, vivendo abitualmente nelle montagne, nelle foreste, e nelle grotte, e finalm
ata, si ritirò nella solitudine, vivendo abitualmente nelle montagne, nelle foreste, e nelle grotte, e finalmente morì di dol
lla solitudine, vivendo abitualmente nelle montagne, nelle foreste, e nelle grotte, e finalmente morì di dolore. La favola ri
La città di Efeso sorgeva in una pianura irrigata dal fiume Caistro, nelle circostanze del mare Egeo. Rinomati autori preten
ficate offerte ed olocausti, e dedicato per fino un oracolo. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu
ornò uomo. Questa doppia trasformazione veniva segnatamente ricordata nelle cerimonie dette Efestrie, nelle quali i Tebani fa
mazione veniva segnatamente ricordata nelle cerimonie dette Efestrie, nelle quali i Tebani facevano girare per la loro città
. Egea. — Soprannome dato e Venere per essere particolarmente adorata nelle isole del mare Egeo. Egea era anche il nome di un
ranno di Orconomo. Sotto questo nome aveva Diana un culto particolare nelle città di Ambracia, Acacesio e Mileto, perchè in q
denominazione i Greci indicavano quelle donne e quelle fanciulle, che nelle funebri cerimonie portavano l’acqua lustrale per
cercare altrove miglior fortuna, si ritirarono nella isola di Tirea, nelle acque del golfo Argolica, presso i confini dell’A
nto gloriosi ed antichi ne fossero i ruderi. Strabone ed Eforo dicono nelle loro opere che gli Egineti fossero i primi fra i
sospettando di nulla ebbe commercio colla propria madre, che, immersa nelle tenebre, ad arte procurate da Neofronte, non avev
ta l’epoca dei tempi favolosi, non consente oggi a che noi battessimo nelle ricerche, una via libera e spianata : noi altro n
oja fosse da una tempesta costretto a ricoverarsi in un’isola deserta nelle vicinanze dell’Egitto e che egli fosse costretto
ene celebravasi in alcune feste a cui si dava cotesta appellazione, e nelle quali si offrivano ricchi sacrifizii a Giove ed a
acerdotesse di Bacco, che venivano così dette dal rumore che facevano nelle orgie dei baccanali. V. Eleleeno. 1618. Eleleeno.
o in onore di Giove Olimpico. 1642. Elio. — Secondo riferisce Diodoro nelle cronache, Elio fu figliuolo di Basilea e di Iperi
che tutto il tempio ne era illuminato di una luce vivissima. Si narra nelle cronache, che allorquando l’imperatore Trajano mo
ta risposta egli ebbe dall’oracolo una vite fatta in pezzi. Macrobio, nelle sue opere, dice che l’evento si avverò in tutta l
sero presso l’Egitto : altri poco lungi da Lesbo, chi in Italia ; chi nelle isole Fortunate ; chi nel paese della Betica, ogg
il suo elmo. 1653. Elonoforie. — Si dava questo nome ad alcune feste, nelle quali i Greci portavano alcuni vasi di giunco, a
to sotto la strana denominazione di Bacco dalla bocca aperla. Plinio, nelle sue cronache, e con lui varii altri scrittori del
e. Feroce e sanguinario egli trucidava tutti i viandanti che cadevano nelle sue mani. Ercole lo uccise e le contrade da lui l
transformava sotto le più spaventevoli sembianze. Secondo Aristofane, nelle opere, si attribuiva ad Ecate, il potere d’inviar
ro che le eruzioni di questo vulcano, le quali scossero talvolta fino nelle visceri profonde, l’intera isola di Sicilia, altr
vomiti dal suo cratere, torrenti di lava devastatrice. Vincenzo Monti nelle sue magnifiche ottave della Musogonia, ove diping
lebre quasi quanto il suo maestro. In una piccola città della Grecia, nelle circostanze di Atene, si ammirava una statua di M
degli altri guerrieri della sua parte ; e ben presto egli fu ritenuto nelle file Trojane, uno dei più valorosi campioni, dopo
parì ad un tratto, e l’opinione degli storici è che egli si annegasse nelle acque del fiume. La favola però dice che Venere,
o nel cielo, dopo avere con materna sollecitudine lavato il suo corpo nelle onde del Numico ; sulle sponde del quale, ad eter
ai vago. 1678. Enialio. — Figlio di Bellona. Assai di sovente trovasi nelle tradizioni della favola indicato Marte, dio della
oro poderi, credendo così di renderli fertilissimi ; ma furono delusi nelle loro speranze perchè quelle acque guastarono inte
Trad. di A. Caro. Egli visse al tempo della guerra di Troja e regnò nelle isole Vulcanie, dette poi dal suo nome, Eolie di
di Giove come protettore delle città e delle case. Assai di sovente, nelle opere degli antichi scrittori, vengono denotati c
è affatto la stessa, ritrovandosi la etimologia della parola Eraclide nelle due parole gloria e Giunone, essendo questa dea l
caratteristico fondamento. L’Ercole greco non à nulla in se stesso, e nelle sue opere, che lo riveli di una indole di colono 
ai conosciuto altro Ercole, che quello dell’antica Grecia. Vero è che nelle opere di Esiodo si trova qualche traccia delle tr
orza fisica, straordinariamente sviluppata fino dalle fasce. Pindaro, nelle sue opere, ci mostra l’indovino Tiresia, il quale
Teocrito — L’Ercoletto — Idillio XXIV.trad. di G. M. Pagnini. Lino nelle scienze ; e finalmente Radamanto e Chirone comple
… Il vecchio Lino figlio D’Apollo, industre e vigilante eroe, Erudi nelle lettere il fanciullo : Teorico — L’Ercoletto — I
scibile di lui, non lo avesse condotto a qualche male passo, lo inviò nelle campagne a custodire i suoi armenti. Ercole diven
mio del suo valore, la mano di Megara figlia di Creonte. Diodoro dice nelle sue opere, che Ercole riuscisse vincitore in ques
cavalli si chiama Airone, nome greco che Esiodo ed Omero ci ripetono nelle loro opere, essenzialmente greche. Una volta il p
ta da Giuno ne, gli fece disperdere quasi tutti i conquistati animali nelle montagne della Tracia. Ercole gl’insegui, e ne ri
r il che lo si vede uscir vincitore dalla lotta contro Lepreo, famoso nelle sfide bacchiche. Gli antichi aveano simbolizzato
nozze, ed Ercole fu colpito da tale disperazione, che volle gittarsi nelle fiamme del rogo di lei, ma gli astanti ne lo impe
tà. L’assedio essendo durato qualche tempo, Telamone aprì una breccia nelle fortificazioni e si slanciò il primo sulle mura n
fuoco, obbedendo per tal modo all’oracolo al quale egli s’era rivolto nelle sue più crudeli sofferenze. Non vi fu alcuno che
nello sviluppo della sua maschile maturità. Le statue che si trovano nelle Gallerie di Firenze, nel Museo di Napoli ed a Rom
temendo, non senza ragione, il potere della loro grave preponderanza nelle cose dello stato. 1772. Ergana. — Soprannome di M
te le Furie che sotto questa denominazione avevano un tempio in Atene nelle circostanze dell’Areopago ; più comunemente si di
a dal fatto seguente. È detto che allorquando Cerere andava in cerca, nelle campagne della Sicilia, di sua figlia Proserpina,
ittà da Tiro per mare, e che entrata nel mare Jonio, si fosse fermata nelle vicinanze del promontorio di Giunone, fra Chio ed
inanze del promontorio di Giunone, fra Chio ed Eritre. Narra Pausania nelle sue cronache, che quando i due popoli delle sudde
quest’ultimo dio. Si mettevano comunemente le statue degli Ermeracli nelle accademie e nei luoghi di esercizii, quasi a vole
Da ciò forse derivò l’uso di porre alla soglia delle case e per sino nelle crociere delle strade, un simulacro di Ermete. 18
ese gloriose. Erodoto stesso è della medesima opinione, allorchè dice nelle sue cronache dell’antichità che all’ Ercole greco
i. In quanto ai monumenti eroici di cui troviamo così spesso menzione nelle cronache favolose, e in tutti gli scrittori della
il numero degli eroi di cui fa menzione la mitologia greca e romana, nelle quali si trova assai di sovente ricordato che gli
i fabbricare le are, consacrate al re dei muni era soprattutto comune nelle case dei principi. Il figliuolo di Achille uccise
scoglio nel mare, ma Teti lo cangiò in uccello prima che fosse caduto nelle onde. 1824. Esaforo. — Specie di lettiga portata
dannò a custodire gli armenti di Admeto come semplice pastore. Ovidio nelle sue metamorfosi racconta che Esculapio avesse spo
ariva dalla peste. Più tardi, nell’infanzia del cristianesimo vediamo nelle sacre pitture un serpente uscire dal calice di S.
aggia ad attendervi l’orribile morte. Ma Ercole che si trovava allora nelle circostanze di Troja, insieme agli altri Argonaut
emico in battaglia, ma persino tutt’i prigionieri. Al dire di Luciano nelle sue che dell’antichità, i Galli spingevano la lor
egli ricusò di cedere il potere al fratello. Polinice allora, deluso nelle sue mire ambiziose, e punto al vivo dalla mala fe
Greci davano questo nome ad una specie d’inno lugubre che si cantava nelle cerimonie dei funerali. Era chiamato Etelina perc
no, e quella dei ciclopi che fabbricavano i fulmini a Giove, stessero nelle viscere di questo monte. …….. Etna sublime, Di f
e in quelle la predizione del futuro. La cerimonia si faceva gettando nelle viscere del vulcano, ogni specie di vittime, le q
re del valoroso guerriero, il quale con pompa solenne posto sul rogo, nelle mura stesse di quella città, che egli aveva difes
ttenere, una felice navigazione. La geografia antica ci ammaestra che nelle circostanze della città di Napoli, vi era una mon
o additato il modo di schivare gli scanni di sabbia, che s’incontrano nelle circostanze delle isole Sirti. Il simbolo della f
na vi fu assisa, il toro si diede a correre verso il mare, e si tuffò nelle onde prendendo la via dell’isola di Creta, ove gi
va nome il capo della prima colonia stabilita dagli Arcadi in Italia, nelle circostanze del monte Aventino. Evandro insieme a
molti templi ove si celebrava la cerimonia dell’evocazione. Pausania, nelle sue opere, fa menzione di un tempio nella Tespozi
vocazione dei defunti. 1923. Evoè. — Grido che ripetevano le baccanti nelle feste del loro dio. V. Evan. Esse dicevano propri
osi si chiamavano alcune feste celebrate dai Greci in onore di Bacco, nelle quali si costumava inbandire numerose e ghiotte v
ica mangiare. 1929. Faggio. — Albero consacrato a Giove, i cui altari nelle principali solennità, venivano ornati di queste f
io dei viaggiatori, che presiedeva anche all’anno. Riferisce Macrobio nelle sue cronache dell’antichità, che i Fenici rappres
i Troja, se i discendenti di Eaco non fossero stati fra i combattenti nelle file degli Achei. Questa prima fatalità, inevitab
 ; e i trojani abbatterono il sepolcro di Laomedonte, allorchè fecero nelle mura della loro città una breccia che dette passa
mente il destino imponeva che Troja non poteva essere presa senza che nelle file dell’esercito greco avesse combattuto Teleso
donò il campo trojano, e ingrato e traditore, combattè da quel giorno nelle file dei greci. In cotal guisa ebbero compimento
za. 1956. Faula — Fu il nome di una della amanti di Ercole. Lattanzio nelle sue cronache dell’antichità la pone fra le divini
i Latini, e lo fanno successore al trono di suo padre. Soventi volte nelle cronache della Favola, egli viene confuso con Sat
l quale si abbandonava agli esercizii dell’ equitazione e delle armi, nelle pianure circonvicine. Al dire di Euripide, fece F
e moltiplici specie di Ferie, delle quali le più comunemente ripetute nelle cronache dell’antichità, erano quelle dette con n
sì dette Ferie latine, come quelle che hanno un carattere particolare nelle credenze religiose del paganesimo romano. 1988. F
cceso in sè per più giorni senza esserne divorata. Riferisce Diodoro, nelle sue cronache della favola, che Bacco, che fu uno
este, e le montagne e inaridivano i fiumi. La terra allora, arsa fino nelle viscere profonde, e sentendo insopportabile il do
o luogo ritenuti come figliuoli degli dei, coloro che si illustrarono nelle arti stesse, esercitate da qualche nume come Orfe
sotto Brenno, appariva nell’aria insieme ad altri fantasmi e combattè nelle file dei greci contro i barbari, onde salvare la
più mostrarsi nella sua patria, dopo lo scandalo avvenuto, si rifuggi nelle montagne dei Pelagi, ove, dopo qualche tempo, det
morte sensibile alla prova d’affetto che le dava il suo amante. Igino nelle sue cronache delle antichità, non tiene parola di
esse fatta insieme al neonato esporre sulla montagna detta Ostracina, nelle circostanze della città di Figalia, e che quivi u
rofondo dolore, e tanto che passò lunghi giorni a piangere, rinchiusa nelle sue stanze. Poscia a poco a poco, calmato alquant
a triste sua situazione, e si adoperò in modo che quella tela, capitò nelle mani di Progne ; la quale conscia per tal modo di
v’era rinchiusa Filomena, la liberò, la condusse seco, e la rinchiuse nelle più segrete camere del suo palazzo insieme al pic
ue larghezze, lo liberarono dalle arpie dando loro la caccia. Diodoro nelle cronache dell’ antichità aggiunge a questo propos
ici della Roma pagana. Al dire di Esiodo tutti i fiumi erano ritenuti nelle credenze religiose del paganesimo, come figliuoli
cui scaturisce l’acqua che forma il flume. Da ultimo aggiungeremo che nelle cronache dell’antichità, ve n’è qualcuna secondo
e così chiamate, dall’ uso che essi avevano di gettare in quel giorno nelle pubbliche fontane delle ghirlande di fiori, di cu
tlante lo vinse in un combattimento ed egli per disperazione si gettò nelle onde. Fin quì la parte mitologico-favolosa. La pa
’ antichità, i quali facciano menzione di questa dea ; e solo Esiodo, nelle sue cronache della favola, la mette nel numero de
ia. L’ arco, che solo in cervi, in capri e in dame Dal biondo dio fu nelle cacce usato, Forò la pelle e quelle dure squame,
bò il fuoco sacro dal cielo, e lo dette in dono agli uomini. Diodoro, nelle sue cronache dell’antich tà, dice che fu un re d’
ere di turbare la pace delle famiglie. Il cronista Luciano, riferisce nelle suo cronache sull’ antichità, che allorquando uno
i dei Lari o Penati, alludendo all’ uso domestico di allevare i galli nelle case, di cui i Lari erano le divinità protettrici
a di lui, abbandonava furtivamente il cielo, per inebbriarsi d’ amore nelle sue braccia. Narra la cronaca favolosa, che un gi
dormentò alla porta della tenda di Marte, e lasciò sorprendere Venere nelle braccia dell’ amante suo, da Vulcano marito di le
one pagàna, emerge giustissima l’osservazione che Plinio ci fa tenere nelle sue opere dell’antichità ; cioè, che al tempo del
me collettivo di dei Mani, alludendo sempre alla loro trasfigurazione nelle anime dei morti. Si dava anche il nome di Genio a
la Luna ed il fuoco ossia Apollo, Diana e Vulcano. Tacito però nomina nelle sue storie molti altri numi adorati dai Germani,
atto educare con molta cura, cosicchè il giovanetto Giacinto, versato nelle scienze e nelle arti, fu ritenuto come favorito d
molta cura, cosicchè il giovanetto Giacinto, versato nelle scienze e nelle arti, fu ritenuto come favorito di Apollo e delle
orse per raccoglierlo, ma sventuralamente non fu in tempo a riceverlo nelle mani e colpito invece sulla fronte si ricopri all
tro. Nè ciò basta a Febo ; (Tanto l’amico d’onorar gli piacque !) Che nelle foglie i suoi lamenti imprime : E doppio. ua Ai n
Moltiplici erano i nomi e i soprannomi di lui ; e si ritrova sovente nelle cronache dell’antichità, sotto la denominazione d
i sacri riti della loro religione, e a fabbricare i templi. Plutarco, nelle sue Quistioni Romane, asserisce esser due le ragi
i G. borghi. Fu questa l’origine della famosa spedizione conosciuta nelle cronache, sotto il nome di spedizione degli Argon
notare ai nostri lettori, che sehhene vi siano molti autori i quali, nelle loro opere, danno il nome collettivo di Titaui ai
lludere che quell’ora della sera va a precipitarsi nella Notte. Aveva nelle mani le redini di uno dei cavalli del carro di Di
e le Furie lasciavano l’inferno e passeggiavano sulla terra. Virgilio nelle sue Georgiche, si attiene alle istesse idee, dice
ullo a coloro che volevano dissuaderlo dal combattere contro Tigrane, nelle None di ottobre, facendogli osservare, con supers
esse dato al marito, invece del pargoletto Giove, una pietra ravvolta nelle fascie, che Suturno ingoiò, credendo così di dist
i. Gli storici, i filosofi e i cronisti dell’antichità hanno parlato, nelle loro opere, del Giove pagano assai diversamente d
divinità onnipotenti, ed esclusivamente indipendenti l’una dall’altra nelle loro attribuzioni. Secondo riferisce Pausania, co
lica configurazione la nascita di questi figliuoli. Infatti, troviamo nelle cronache, che Giunone divenne madre di Tifone, fa
arte pubblicamente esercitata. Generalmente i gladiatori si servivano nelle loro lotte di una spada corta e larga ; specie di
nella bocca il sangue di un dragone. Lo scrittore Palesat, spiegando nelle sue cronache sull’antichità, codesta tradizione f
ari fili. Ma non appena ebbe ciò fatto intese uno strano commovimento nelle vi. scere e nel cuore ; e fu immantinenti colpito
rdine distendo i pesci presi Sovresso l’erba ; cosi que’che colti Fur nelle reti, come quei che troppo Creduli s’impigliar ne
al momento della partenza lo avea caldamente esortato a distinguersi nelle battaglie pel suo valore, ingiungendogli di vince
ome asserisce Virgilio. Quando il primo calor di primavera Le scaldo nelle vene, a bocca aperta Stanno sui monti a ber l’aur
ne, nei cui ruderi si trova l’attestazione dell’esistenza dei Grifoni nelle credenze pagane ; imperocchè vediamo che il Grifo
 — Questa antica città dell’Eolide, nell’Asia minore, viene ricordata nelle cronache mitologiche, solamente perchè in essa Ap
ù tutto azzurro : e Siva tutto bianco. Vi sono varie cronache indiche nelle quali Har-Heri viene anche chiamato Sankare-Naraj
ella guerra, fu una delle più celebri appellazioni di Odino, il quale nelle credenze religiose di quei popoli, rappresentava
di Creta, che li teneva rinchiusi nella sua isola. Riferisce Diodoro, nelle sue cronache sull’antichità, che i due fuggitivi,
el momento in cui il coccodrillo dorme con la bocca aperta, si lancia nelle sue viscere e, senza mangiarle, gliele rode in mo
Questa tradizione è peraltro oppugnata da Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, che fu la madre degli dei, quella c
inione è seguitata anche da varii autori moderni, fra cui il Fénélon, nelle sue avventure di Telemaco. Vi sono per altro alcu
e non è per altro l’opinione del cronista Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache che Idomeneo, caduta Troja, ritornò
nalzarono un magnifico sepolcro ; gli tributarono gli onori divini, e nelle battaglie ne invocarono il nome come quello di un
che l’Idra fece, per più tempo orrende stragi di uomini e di animali, nelle circostanze della palude di Lerna, ov’essa aveva
ttaccato un anello, e facendo che questo anello battesse, oscillando, nelle pareti della conca. La prima maniera fu quella, s
rrieri, caduto combattendo sotto le mura di Troja. Ificlo è ricordato nelle cronache mitologiche, come uno degli argonauti, e
a, Ercole. La tradizione mitologica alla quale si attiene Apollodoro, nelle sue cronache pagane, dice che questi due fanciull
nciulla la tradizione mitologica alla quale si attiene Ovidio stesso, nelle sue Metamorfosi, ripete che ella era nata femmina
e. Il quarto re di Troja, chiamato Ilo, fece edificare una cittadella nelle mura di Troja e da ciò i poeti e gli scrittori de
olinnestore, ricevè il piccolo Polidoro, suo fratello, bambino ancora nelle fasce ; e conoscendo, per prova, il perverso anim
lla dea in alcuni giorni dell’anno andavano a lavare la statua di lei nelle acque di quel flume che perciò erano ritenute com
in cielo e l’aveva posto fra gli dei, dopo averne purificato il corpo nelle onde di quel fiume. Al dire di Tito Livio, si ved
n chiamati sempre ad assistere al sacrifizio, onde leggere l’avvenire nelle viscere della vittima. Vedi l’articolo precedente
dita da Cerbero. Secondo ripete la cronaca, a cui si attiene Strabone nelle sue opere, la strada che conduceva all’Inferno, e
ata da tutti gli altri abitanti della Grecia, quella cioè, di mettere nelle labbra dei loro morti, una piccola moneta, che se
erso il mare ; ma inseguita sempre dal furibondo marito, si precipitò nelle onde insieme al figliuolo. Ovidio favoleggia dive
e soli leggevano in quelle, i presagi dell’avvenire. Cicerone ripete, nelle sue opere, che era questa una delle più forti mat
r talento delle cose degli uomini ; e noi troviamo infatti registrata nelle cronache dell’antichità, la risposta che il guerr
ell’ antichità, non si può dar certo nome di credulo, ripete sovente, nelle sue opere, che le frequenti apparizioni degli dei
l carico di pubblicare gli oracoli e di accudire a quanto abbisognava nelle funzioni dei sacrificii. 2300. Ippa. — Secondo ri
no l’esistenza positiva degli Ippocentauri : e Plinio stesso racconta nelle sue opere, d’aver veduto ai tempi dell’ Imperator
pide — Ippolito — Tragedia. Trad. di F. Bellotti. Diodoro poi narra, nelle sue cronache, che dubitando Teseo della verità de
ato. 2316. Ippotette. — Così avea nome il nipote di Ercole, ricordato nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore dell’ i
ima di entrare in Grecia, ritornato presso di lei. Ipsipile fiduciosa nelle parole del suo amante, lo lasciò partire ; ma Gia
enne la divinità tutelare. 2325. Iride. — È questo il nome che Esiodo nelle sue cronache dell’antichità, dà ad una delle tre
eno, i cui differenti colori sono ricordati da quelli che Iride aveva nelle ali. La dicevano figliuola di Taomante, il cui no
il famoso Orione. Irieo è anche il nome di un ricco greco, ricordato nelle cronache dell’ antichità per aver fatto costruire
orno chiedendo la limosina e vendendo dei filtri, di cui si servivano nelle loro cerimonie ; e non rientravano nel tempio che
oto. Aggiungeremo finalmente che il culto d’ Iside passò dall’ Egitto nelle Gallie ; e vi sono varii scrittori, i quali prete
l’ articolo seguente. 2341. Ismeno. — Fiume della Beozia che scorreva nelle circostanze di Tebe. Da principio questo fiume si
pali demonî abitatori di quell’isola, fosse morto. Lo stesso Demetrio nelle sue cronache di relazione del viaggio, aggiunge c
tutte nel seguente modo la storia d’ Issione. Egli avea preso dimora nelle circostanze del monte Pelion, ove sposò Dia, figl
trastullo, fece un giorno rapire i giumenti di Issione che pascevano nelle campagne della Tessaglia. Issione punto al vivo d
parve alla celeste figlia Di saturno possente Nel bel volto la nube e nelle ciglia. Per lui le man di Glove. Bella cagion di
lle onde gettato sulle spiagge dell’ istmo. Plutarco invece asserisce nelle sue opere, che i giuochi istmici fossero istituit
Gli eserczii equestri e ginnastici come la lotta, la corsa a cavallo nelle bighe e a piedi, il pugillato ecc. erano gli abit
re dell’ ismo di Corinto. 2350. Itaca. — Piccola isola del mare Jonio nelle circostanze di Cefalonia. Nei fasti del paganesim
tore del cavallo troiano, altro non è che un piccolo scoglio, perduto nelle onde, e abitato da poveri pescatori. 2351. Iti. —
ssavano l’intera giornata portando con gran divozione l’acqua attinta nelle parti inferiori della città, fino alla estremità
Jagni. — Così aveva nome il padre di Marsia, il quale viene ricordato nelle cronache dell’antichità, come l’inventore del fla
o. Nè men gagliardi a splendere Movean sudando nello stadio ignudi, E nelle corse armigere, Infra il rimbombo de’percossi scu
pargendo il liquore al suolo. Il tentato delitto sarebbe così rimasto nelle tenebre, se non che un colombo che era entrato ne
otessa mandata da Apollo, comparve nel tempio, con un piccolo paniere nelle mani, che era quello stesso, in cui l’avea ripost
giovedi, era il giorno della settimana a lui sacro. Finalmente anche nelle Gallie, sotto il nome di Jov, veniva venerato il
agallo. Sebbene il culto di Kama non si fosse mai molto generalizzato nelle Indie, pure in molte città di quelle contrade, si
no le cause immediate sia violenti, sia naturali della morte. Esiodo, nelle sue opere, qualifica Ker come un dio, figlio dell
offre alle sue labbra e fa che il veleno che quella rinchiude filtri nelle vene della gigantessa che spira ai suoi piedi. Ka
corridoi e delle uscite praticate in queste sale che mettevano le une nelle altre, e tutte erano ricoperte di tetti in pietra
altri due, i quali sebbene assai meno famosi, pure vengono ricordati nelle cronache dell’antichità. Uno di questi laberinti
stesso momento che l’individuo veniva a morire. Cicerone attribuisce, nelle sue opere, un altro prodigio a Giunone Lacinia, e
in quelle acque tutte le offerte che si facevano alla luna. Strabone, nelle sue opere sull’antichità, fa menzione d’un altro
lle sue opere sull’antichità, fa menzione d’un altro lago celeberrimo nelle Gallie, sotto il nome di lago dei due corvi, perc
operavano nei tempii e per gli atti della religione ; se ne servivano nelle case, nei conviti e nelle nozze ; e finalmente le
gli atti della religione ; se ne servivano nelle case, nei conviti e nelle nozze ; e finalmente le mettevano nei sepolcri. Q
fede. 2420. Lampadaforie. — Così avevano nome alcune pubbliche feste nelle quali si adoperavano le lampadi per le cerimonie
no le lampadi per le cerimonie dei sacrifizii. Segnatamente in Atene, nelle feste di Minerva, era costume di quegli abitanti
a statua di quella dea, ritenendola come inventrice delle arti. Anche nelle feste di Vulcano, riguardato dai pagani come dio
orribilmente si avventarono sui fanciulli di Laocoonte, ravvolgendoli nelle loro spire mortali. Invano il misero padre armato
preparo a combattere i terribili nemici : l’arco non era ancora teso nelle sue mani, che i mostri si slanciarono su di lui,
fo, Laodice fu ben presto abbandonata da lui, che dapprima combatteva nelle fila dei trojani, e che poi passò in quelle dei g
gine dall’uso che avevano gli antichi di sotterrare cioè i loro morti nelle case ; cosa che dette motivo a quelle menti otten
ione di ritenere per fermo che le anime dei trapassati soggiornassero nelle stesse case, ove avean dimorato durante la vita ;
a, riporteremo un avvenimento di cui fa menzione lo scrittore Ateneo, nelle sue cronache. Narra il citato scrittore, che un g
a sua aspettazione andò completamente delusa, poichè appena rientrato nelle sue domestiche pareti, si accorse che il ridere g
mpa la statua della dea, posta su di un carro, e poi andarsi a lavare nelle acque del fiume Almone, e propriamente nel sito o
in Roma, il culto religioso di Cibele, madre degli dei. S. Agostino, nelle sue opere, sferza inesorabilmente le oscenità che
silenzio. Una della porte di Roma veniva detta Lavernale, per essere nelle circostanze del bosco, consacrato a Laverna. 2454
olpire da Tarquinio il superbo, e che sorgeva sopra un’alta montagna, nelle circostanze della città di Alba ; propriamente do
sedizione calmatasi nel popolo, quando la plebe pretese d’ aver parte nelle elezioni del consolato. I quattro giorni del Lazi
stupenda bellezza ; e che avendola un giorno veduta mentre si bagnava nelle acque del fiume Eurota in Laconia, si fosse trasf
er la morte della sfinge, e per vedere spiegati i suoi oracoli, mandò nelle campagne di Tebe un’ enorme volpe, la quale produ
spazio di mille anni nel vuoto prima di esser ohiamate a bere l’oblio nelle onde letee. Elasso questo tempo, ritornavano sull
icarsi ispirò a Dafne e alle compagne di lei il desiderio di bagnarsi nelle acque del fiume Ladone. Leucippo allora dovè, com
anto a noi, non essendo del carattere della nostra opera far disamina nelle differenti opinioni dei classici scrittori dell’a
a notare che in greco la parola óõó significa cignale ; mentre vi era nelle circostanze di Libetra un torrente chiamato Sus.
llé Muse e sopra tutto ad alcune Linfe abitatrici del monte Libetrio, nelle circostanze di Elicona. Su quella montagna scatur
o gli augurii dell’avvenire dallo strisciare della folgore. È scritto nelle cronache, che nell’Etruria la ninfa Bigoide avess
n’ armatura di rame. Vi è anche qualche autore antico che ripete, che nelle feste Licee si sacrificavano sovente vittime uman
per qualche tempo all’ affetto di lui ; ma poi lo abbandonò per darsi nelle braccia di Marc’ Antonio triumviro, il quale alla
quale, secondo la tradizione, dette il suo nome ad una piccola città nelle circostanze di Delfo, ove Apollo e Diana avevano
gnifica purificazione, si dava questo nome ad un fiume nell’ Arcadia, nelle acque del quale, secondo la tradizione mitologica
a prerogativa di rendere gli oracoli per mezzo dei pesci che vivevano nelle sue acque. Al dire di Plinio, coloro che volevano
autori, che vinse di gran lunga quella di Pindaro, Linceo vedeva fin nelle viscere della terra, la qual cosa per altro si pu
recentemente trovate delle statue di quelle divinità, con quel fiore nelle mani. Un altro fiore di Loto, e propriamente quel
iva da lux ossia luce, perchè essa dava la luce ai bambini, rinchiusi nelle tenebre dell’alvo materno, ovvero da lucus bosco
comunemente seduta, tenente col braccio sinistro un bambino ravvolto nelle fascie, e nella mano destra una specie di giglio.
i cinque di questo mese ricadeva la solennità richiamata Poplifugia ; nelle none si solennizzavano le feste Caprotine ; nel g
ndo di questa dea, la sorella gemella di Febo, ossia il Sole. Esiodo, nelle sue opere sull’antichità pagana, ripete che Fea,
similmente, come il culto della Luna fosse sparso e conosciuto anche nelle Gallie, ove nella piccola isola di Sain, posta su
esimi farla discendere dal cielo ; e lo stesso storico Luciano ripete nelle sue opere, che un uomo faceva a suo talento disce
tori asseriscono che la ragione per la quale i giovani correvano nudi nelle Lupercali era la seguente. Si vuole che un giorno
storici e dei geografi della classica antichità. s’incontrano sparsi nelle prestoriche età, sul continente della Grecia. sul
parola che significa scienza, cognizione, deriva dal greco e indica, nelle storie delle dottrine religiose e filosofiche, un
ei campi, e vendicava le usurpazioni. Dicemmo di lui : Venerato fino nelle mura del Campiglio , perchè il suo simulacro era
3 (1897) Mitologia classica illustrata
Selene. Era dunque la Mitologia il fondo delle credenze religiose; ma nelle pagine seguenti noi faremo astrazione da questo s
in grandissima parte gli argomenti delle rappresentazioni figurate o nelle pitture vascolari e murali, o nelle scolature di
delle rappresentazioni figurate o nelle pitture vascolari e murali, o nelle scolature di pubblici e privati monumenti si rica
ficiente anche delle stranezze e delle apparenti immoralità contenute nelle leggende classiche. Non è nostro compito discuter
iglio, Zeus, Rea lo nascose, e invece di esso porse al padre, involta nelle fasce, una pietra, che Crono, ingannato, ingoiò.
cui era viva la tradizione e si scorgono anche ora palesi le traccie nelle viscere terrestri. La Tessaglia appunto era stata
el Tartaro anch’ esso; o, come posteriormente narravasi, fu rinchiuso nelle viscere dell’ Etna in Sicilia, donde ancora manif
figure di Giganti o già prostrati a terra o cadenti. Noi presentiamo nelle fig. 2 e 3 due gruppi ricavati da rilievi marmore
itar = padre del giorno). Adunque l’ idea della suprema Divinità si è nelle origini associata al fenomeno naturale della luce
el mondo, ed è egli il custode dell’ ordine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padre come degli Dei; ad ess
fondessero e moltiplicassero intorno a Zeus leggende antropomorfiche, nelle quali egli compariva come un uomo con tutte le de
compiute della sua figura è naturale che ricorrano assai di frequente nelle opere letterarie e nelle artistiche. È celebre la
è naturale che ricorrano assai di frequente nelle opere letterarie e nelle artistiche. È celebre la pittura Omerica (Il. 1,5
La memoria n’ era solennemente festeggiata in primavera, specialmente nelle località devote al culto di Era, come Argo, Micen
a custodire ad Argo dai cent’ occhi, non è altro che la luna errante nelle regioni celesti (la vacca cornuta simbolo della l
troiana contro i Troiani. 2. Ma il carattere morale di Era ricevette nelle leggende greche maggiore sviluppo che il suo cara
largò sempre più. Da tempo antichissimo era essa venerata in Beozia e nelle isole di Eubea e di Samo. Il suo principal tempio
ù grande fra gli edifizi dell’ Acropoli ateniese, imponente anche ora nelle sue rovine, era dedicato ad Atena Parteno (Parthe
ione delle genti Attiche per Atena aveva una splendida manifestazione nelle feste Panatenee celebrate nel terzo anno di ogni
udamenti più o men ricchi e si conservavano con religiosa venerazione nelle città; le considera vano come una difesa e una ga
mostro parimente nato dalla terra, che infestava la pianura di Crisa nelle vicinanze di Delfo. Una simile vittoria di un Dio
glie. Di oracoli d’ Apollo in antico ve n’ erano parecchi, ad es. uno nelle vicinanze di Colofone, un altro presso Mileto, al
nfine aveva un’ importanza politica, come protettrice della giustizia nelle città. 3. Il culto di Artemide era per lo più con
do all’ arti del disegno, molte rappresentazioni di Artemide troviamo nelle pitture vascolari e nelle statue pervenute a noi.
molte rappresentazioni di Artemide troviamo nelle pitture vascolari e nelle statue pervenute a noi. Riproduciamo nella fig. 1
e che lo fan padre del brigante Cicno (Kyknos) il quale, appostandosi nelle strade pubbliche, tagliava la testa ai viandanti,
itare; si credeva che invisibilmente accompagnasse anche gli eserciti nelle loro marcie, onde era detto Mars Gradivus; dopo l
icilia erano le sedi principali di Efesto. Ed essendosi osservato che nelle vicinanze dei vulcani il vino si fa migliore, di
co, principe del fuoco terrestre, utile alla vita e alla civiltà, era nelle antiche leggende italiche fatto sposo di Maia ant
popolo. Un vero tempio di Vulcano era nel campo Marzio, probabilmente nelle vicinanze del Circo Flaminio, dove il 23 Agosto,
ro vicino a quella di Vulcano; e molte altre con tempietti trovavansi nelle varie regioni della città. 5. L’ immagine di Efes
rio dell’ officina di Vulcano, lo scorrer del bronzo fuso e dell’ oro nelle forme, il ferro battuto da pesanti magli mossi da
può scoprir traccia; poi torna zitto zitto a Cillene e si riacconcia nelle sue fasce. Ma Apollo non poteva ignorare la cosa,
i, Ermes era venerato anzitutto come datore di prosperità e ricchezza nelle varie congiunture della vita; pastore egli stesso
na testa o anche da due addossate, che si collocavano nei crocicchi e nelle vie principali in omaggio del Dio e a indicazione
cial culto in Arcadia dov’ egli credevasi nato, poi anche in Attica e nelle isole di Lenno, Imbro e Samotracia, terre ricche
Cipro questo culto si estese in Panfilia, nella Lidia e nella Caria, nelle coste occidentali dell’ Asia Minore, nelle coste
nella Lidia e nella Caria, nelle coste occidentali dell’ Asia Minore, nelle coste del Mar Nero, poi ancora nelle Cicladi, spe
e occidentali dell’ Asia Minore, nelle coste del Mar Nero, poi ancora nelle Cicladi, specialmente nell’ isola di Delo, infine
i Citera, onde essa ebbe il soprannome di Citerea, e di qui si estese nelle coste e nell’ interno del Peloponneso. Altro cent
uomini ispirarono molti antichi poeti, sicchè più volte ne toccarono nelle loro opere. Oltre l’ inno omerico ad Afrodite, so
allo scultore Cleomene, ma falsamente. Cogli scultori gareggiavano nelle rappresentazioni di Venere pittori e incisori. Ap
a anche ai sacrifizi religiosi, che il capofamiglia offeriva agli Dei nelle preghiere fatte in comune; presso il focolare del
meno di casta vita. 2. Il culto di Estia era diffusissimo in Grecia e nelle colonie: ma non le si erigevano templi speciali,
ttà. Segnatamente si avevano per sacri a Giano quegli archi che erano nelle vie o nei crocicchi più frequentati e avevano due
i i Greci in più casi avevano ricorso a una simile immagine, per es., nelle doppie erme e nella figura di Argo; e una doppia
sto e castiga anche i colpevoli. Perciò era invocato nei giuramenti e nelle proteste. I filosofi ne fecero anche il principio
venerato come dio potente in molti luoghi, segnatamente in Corinto e nelle sue colonie, in Sicione, in Argo, in Arcadia, sul
eo, l’ altra era un bosco del monte Elicona nella Beozia meridionale, nelle cui vicinanze trovavasi la fonte Aganippe, mentre
ici di qualche istrumento, e come tali si vedono spesso rappresentate nelle opere d’ arti, specialmente nelle pitture vascola
tali si vedono spesso rappresentate nelle opere d’ arti, specialmente nelle pitture vascolari. Nei tempi più antichi compaion
so dal canto veramente poetico. 3. Quante volte si menzionino le Muse nelle opere poetiche dell’ antichità non occorre dire;
Muse. Le Ore erano tre di numero; ma i nomi son riferiti diversamente nelle varie leggende locali; in Atene si chiamavano Tal
tre volte l’ anno. Dopo fu eretto da Vespasiano uno splendido tempio nelle vicinanze del Foro; era adorno di parecchie opere
sistibile e vittorioso di Zeus, e gli è difatti inseparabile compagna nelle lotte contro i Titani e i Giganti. Essa era pero
velocità straordinaria da un capo all’ altro del mondo, penetra anche nelle profondità del mare e fino allo Stige; per lo più
sti ricordare la graziosa allegoria di Amore e Psiche, quale si legge nelle Metamorfosi di Apulejo, scrittore del 2º sec. del
secondo i tempi e i luoghi. Oggetto di culto era llizia specialmente nelle isole di Creta e di Delo, ma aveva anche santuari
bina, in onor di cui era stato eretto un santuario con un sacro bosco nelle vicinanze del Colosseo, poi una Salus, onorata gi
dai pregiudizi, durò fino ai più tardi tempi del Paganesimo, e ancor nelle età già cristiane gli ultimi difensori della more
ersino in Campidoglio. Tiche e la Fortuna non di rado sono menzionate nelle opere letterarie; basti ricordare l’ inno a Tiche
nominati; e immaginarono che ciascun individuo sia assistito, guidato nelle varie congiunture della vita da un Dio speciale;
al Mar Ionio fino in Sicilia. Gli Dei fluviali si credeva abitassero nelle profondità del fiume stesso, ovvero in grotte vic
alatea, che divenne amante del Ciclope Polifemo, ed era la prediletta nelle leggende della Sicilia e della Magna Grecia. 2. N
così le vediamo anche riprodotte ne’ monumenti figurati, sopratutto nelle pitture vascolari. Per lo più son poste a cavallo
rch’ egli col suo tridente, l’ insegna della regale dignità, si tuffa nelle onde, levansi i flutti con impeto, e scon-quassan
enza ringraziarlo. Il suo culto era sparso largamente, ma più fioriva nelle terre delle coste e nelle isole. Nell’ interno so
culto era sparso largamente, ma più fioriva nelle terre delle coste e nelle isole. Nell’ interno son da ricordare pel culto d
avano ch’ essa eragli sfuggita e s’ era nascosta nell’ Atlante, ossia nelle ultime profondità del remoto mare, ma ivi la scop
ustodirgli il gregge delle foche e dell’ altre bestie marine. Abitava nelle profondità del mare, ma compiacevasi anche di cer
ituata nella Frigia maggiore, presso il fiume Sangario (od. Sakaria); nelle vicinanze di questa città erano sacri a Cibele il
isce e muore. La religione di Cibele ebbe una grande diffusione prima nelle provincie greche dell’ Asia, poi anche nella Grec
continentale. Nella Troade questo culto trovava un terreno favorevole nelle vicinanze del monte Ida che ricordava l’ Ida cret
da Zeus l’ immortalità. Ella gli fu d’ allora in poi compagna fedele nelle sue peregrinazioni, e insieme venivano venerati n
compagna fedele nelle sue peregrinazioni, e insieme venivano venerati nelle feste del culto. Perchè di Dioniso si abbia un co
iso era straordinariamente diffuso in tutte le regioni della Grecia e nelle isole e nell’ Asia Minore; celebravasi con leste
vite e l’ edera, anche l’ alloro. Tra le figure che appaiono nelle leggende bacchiche, la più frequentemente riprodo
iando liete danze con suoni e canti, o tuffando le loro tenere membra nelle fresche e limpide acque di solitari laglietti e t
a Eco, la personificazione di questo fenomeno acustico così frequente nelle valli profonde e tra catene di monti. Si narrava
scorrer l’ acqua, dove lo spirito della natura sembrava manifestarsi nelle forme più mirabili della sua attività. In certi p
peciali dedicati al culto delle Ninfe. Col tempo se ne eressero anche nelle città, e Roma stessa ne ebbe. Alle Ninfe si offer
e vino. 3. Le Ninfe e le leggende ad esse relative ricorrono sovente nelle opere letterarie. Specialmente la poesia bucolica
1. Come le Ninfe rappresentavano femminilmente la vita della natara nelle sue varie forme, così i Satiri erano i rappresent
otevole importanza nella letteratura greca, perchè l’ intervento loro nelle feste Dionisio ha dato occasione alla creazione d
rendo or lungo i borri, or sulle cime de’ monti; alla sera ritiravasi nelle sue caverne e si poneva a sonar la zampogna, e le
e quel vago senso di paura onde suol esser preso il viatore solitario nelle regioni deserte e tra i folti boschi, attribuivas
ivi sogni; del resto vivevano in comunella col Satiri, su pei monti e nelle foreste. Per altra via s’ avviò il concetto di Pa
gli era loro bene amico sebben essi poco di lui si curassero. Difatti nelle battaglie di Maratona e di Salamina la causa prrc
timor panico onde i nemici furono presi. D’ allora in poi una grotta nelle vicinanze di Atene fu consacrata a Pane, ed ivi v
. Ma oltre al regno delle foreste, Silvano era creduto presente anche nelle piantagioni fatte dall’ uomo, nei giardini e frut
d es. quello di cui parla Virgilio nell’ ottavo dell’ Eneide (v. 597) nelle vicinanze di Cere. Un tempio sull’ Aventino venne
si divertiva a spaventar la gente, e dicevasi che di notte penetrasse nelle case e tormentasse gli uomini o con cattivi sogni
città dell’ Ellesponto e della Propontide, poi si estese nella Lidia, nelle isole dell’ Egeo e in Grecia, di là passò anche i
cchi Romani solevano tener tavola bandita per chiunque si presentasse nelle loro case, e andavano a gara per usare i più sple
stolto dalle sue pietose grida, la pone in carrozza e via sprofondasi nelle viscere della terra e la trasporta in Inferno per
efone, secondo la pronunzia latina), si credette avvenuto in Sicilia, nelle vicinanze di Enna (od. Castrogiovanni). Nel culto
a. Un tempio a queste tre Deità sorse verso il 260 di R. (494 av. C.) nelle vicinanze del Circo e ne fu affidata la sorveglia
ontro di Era e di Zeus. Tale è il concetto che unicamente è accennato nelle opere Omeriche, dove non si sa ancor nulla del ra
sa e inesorabile regina dell’ Orco. Di qui si capisce facilmente come nelle segrete dottrine dei misteri, Persefone divenisse
regina dell’ erebo, sia come graziosa figlia di Demetra, ma molto più nelle pitture vascolari e nelle scene a rilievo che non
me graziosa figlia di Demetra, ma molto più nelle pitture vascolari e nelle scene a rilievo che non in statue isolate. Come r
Ermione città dell’ Argolide. Ma lo si invocava abbastanza di spesso nelle preghiere comuni, e in far ciò si batteva colle m
tanto tempo avrebbe impiegato per giungere al Tartaro. Ma queste idee nelle età seguenti si mutarono, e a poco a poco venne f
tto dove si trovava una caverna, una lenditura che paresse internarsi nelle viscere della terra, ivi si supponeva un accesso
ea così misteriosamente potente bisognava rendersela arnica; quindi e nelle case private e alla porta delle città si collocav
i. 4. Ecate è nominata sposso dagli autori greci e latini, sopratutto nelle leggende relative alle maghe, come Circe, Medea,
Sonno, quel che tutti doma, uomini e Dei, a infondere profondo sopore nelle membra di Zeus, perchè Posidone potesse, senza al
In onor di essi il Pontefice Massimo offriva gli stessi sacrifizi che nelle singole case si facevano dal capofamiglia, giacch
i mezzi di vita. È a notarsi però che tale distinzione, forse sentita nelle origini, si oscurò presto nella coscienza degli a
in altre parti della casa. Figure di Lari si conservano ancor ora, o nelle pitture murali di Pompei o in bronzo. La fig. 71,
e politica o sociale, rimossi dal culto ufficiale, eppur rimasti vivi nelle leggende popolari e così ridotti a eroi. Dei qual
’ errore commesso, ma non rimase dentro che la fallace speranza. Così nelle leggende greche non meno che nella tradizione mos
i Lapiti abitavano sulle pendici meridionali dell’ Olimpo, i Centauri nelle selve del Pelio. Questi ultimi si dicevano figli
gio del Teseo di Atene; ed altra serie di rappresentazioni simili era nelle metopi meridionali del Partenone. Di quest’ ultim
ore della più antica cultura in Beozia. 2. Il mito di Cadmo, oltrechè nelle Fenicie di Euripide, trovasi magistralmente espos
di Lico. Alfine riuscì a fuggire, e per fortunata combinazione trovò nelle solitudini del Citerone i suoi due figli omai cre
in possesso di Asinio Pollione che lo portò a Roma. Trovato nel 1547 nelle terme di Caracalla e collocato prima nel palazzo
orse di Prassitele stesso o di Scopa. Il gruppo fiorentino fu trovato nelle vicinanze del Laterano nel 1583; appartenne al Ca
i mostri delle tenebre. 2. La favola di Bellerofonte ha la sua parte nelle opere letterarie ed artistiche dell’ antica Greci
uccessore, celebre come fondatore delle gare equestri in onor d’ Era, nelle quali premio ai vincitori era non una corona ma u
lo rappresentante Talo che in seguito agli incantesimi di Medea muore nelle braccia dei Dioscuri. Le monete cretesi lo hanno
sua educazione ottimi maestri; ma mentre egli faceva rapidi progressi nelle cose di guerra, essendo da Eurito esercitato nel
corso dell’ Alfeo o del Peneo o di tutte due, e fatte passar le acque nelle stalle di Augia, la forza della corrente facilmen
quello mandato da Posidone a preghiera di Minosse, come s’ è narrato nelle leggende cretesi. Avendolo Posidone messo in furo
dei Bistoni in Tracia, gettava in pasto gli stranieri che capitavano nelle sue rive. Eracle vinse Diomede e diè lui in pasto
ome salvatore e benefattore dell’ umanità, e lo si invocava per aiuto nelle difficili congiunture della vita, specialmente co
to che divenne tradizionale. Anche i poeti lirici inserirono qua e là nelle loro opere cenni e ricordi dell’ eroismo di Eracl
menti a commedie e drammi Satirici. Persin la filosofia trovò pascolo nelle cose Eraclee, foggiando un Eracle tipo di forza,
lo nelle cose Eraclee, foggiando un Eracle tipo di forza, di costanza nelle avversità, modello da proporre ai giovani avidi d
son morti (Ep. 2, 1, 10). Sotto altro aspetto parlò d’ Ercole Ovidio, nelle cui Metamorfosi non potevano essere dimenticate c
osso conosciuto col titolo di « Ercole Farnese » trovato l’ anno 1540 nelle Terme di Caracalla, ora nel Museo Nazionale di Na
’ ogni maniera; la gente spaventata non aveva più tranquillità se non nelle città fortificate. Cacciarla non era impresa da s
sone nella caverna del celebre Centauro, educato in tutte quelle arti nelle quali solevano ammaestrarsi i nobili figli di Ero
no più copiosi materiali alla letteratura e all’ arte. Conosciuta già nelle sue linee principali da Omero e da Esiodo, ispira
 Edipo re » e l’ « Edipo a Colono ». Finalmente anche Euripide trattò nelle « Fenicie » lo stesso terna trattato da Eschilo n
iconciliarsi con lui, e lo richiamò co’ suoi a Micene. Tieste fidando nelle parole del fratello venne co’ suoi due figli, Tan
r d’ assalto la città, i Greci contentavansi di scorrerie e saccheggi nelle terre vicine e così si trascinò per ben dieci ann
ennone, Aiace, Diomede, Ulisse, in ultimo Ettore cacciati i Greci fin nelle navi, già era in procinto di darvi il fuoco, allo
sso narrasi, che Diomede colto in mare da una tempesta fosse sbalzato nelle coste italiane, e ivi prendesse parte a una guerr
an messi in mare un fulmine di Zeus sconquassa la nave e la sprofonda nelle onde; annegarono tutti salvo Ulisse che afferrata
na terribile tempesta avendolo spinto nel mar Ionio, capitò anzitutto nelle isole Strofadi ove gli toccò l’ avventura delle f
; un brivido, un fremito di dolore corre per tutte le membra, avvinte nelle strette di quelle viscide e gelide spire. E di qu
rtennero Adrasto, Anfiarao, Alcmeone, Anfiloco che ebbero tante parte nelle vicende di Tebe e nelle due guerre dei sette e de
ao, Alcmeone, Anfiloco che ebbero tante parte nelle vicende di Tebe e nelle due guerre dei sette e degli Epigoni; ed’ altri m
e indovino; fra gli Argonauti c’ era Mopso figlio di Ampico, tessalo; nelle leggende tebane è nominato Tiresia; come nelle tr
io di Ampico, tessalo; nelle leggende tebane è nominato Tiresia; come nelle troiane Calcante dalla parte dei Greci, Eleno e C
nella fuga; ancora nel secondo sec. dopo C. si indicava la sua tomba nelle vicinanze di Aliarto. Tiresia ebbe una figliuola,
sì famosi per la musica e Tarte del canto poetico, pose sua residenza nelle regioni dell’ Olimpo. Cantava così bene che le pi
tà; mentre i Tragici lo introdussero nei loro drammi, ad es. Euripide nelle Baccanti. Infine anche l’ infelice Cassandra, des
e s’ avvinghiavano Di ritorti serpenti; e chi le arcane Orgie compiva nelle cave ceste… Batteano alcune con le palme alzate C
4 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
a anch’essa dallo stesso contagio nel suo seno introdotto da Fenicii, nelle stesse miserie cominciò pian piano a languire, an
va imparato tutto tramandò a’Romani, i quali quantunque eran non solo nelle armi, ma nel giudizio ancora, come pur si pretend
tanto di tanti Dei, acciò recato non avesse confusione, e soprattutto nelle loro differenti preeminenze, e ne’gradi, pensaron
gni impero commovendolo, e sedandelo a sua volontà, come cel descrive nelle sue Eneidi Virgilio … Tumida aequora placat. Co
Percosse egli col suo divino tridente la terra, come attesta Virgilio nelle sue Georgiche : Percussa magno tellure tridente,
he pareva volare sulla superficie delle onde, come l’attesta Virgillo nelle sue Eneid : Atque rotis summas levibus perlabitu
impudenti voglie, E ad onta di ciascun si fe’ marito. Venere lo tradi nelle sue soglie, E allor si fù del rìo voler punito. G
a far resistenza a suoi cenni. E chi in vero gli prestò braccio forte nelle sue antiche battaglie coi giganti ? Non furono i
irozio figliuol di Nettuno alla cara sua figlia Alcippe, avuto quello nelle mani spinto dal furore della concepita sua coller
aia primogenita di Atlante consociata con Giove, si grazioso comparve nelle sue sembianze, che Giunone tuttochè dignitosa rap
ntre essendo suo ufficio portare i comandi di Giove, servire agli Dei nelle loro ordinanze, ed il presidente altresì essendo
nde, se il vantaggio non avea de suoi celeri vanni ? Presenta altresi nelle mani un caduceo ornato da due attorcigliati serpe
mato conduttiere delle anime, finalmente come ispettore delle strade, nelle quali collocavansi le sue statue, prive però di m
amoreggiamenti si diede ; sempre infelice però fu costretto a mirarsi nelle sue intraprese. Fù primieramente rapito egli da v
lina, mentre questa amò più tosto abbandonarsi nel seno del mare, che nelle braccia lasciarsi dell a passione di lui, che in
zza del grado, da tumultuanti suoi affetti incessanemente travagliata nelle stesse sue grandezze videsi sempre angustiata, ge
gran contesa sorta per cagione del pomo d’oro gittato dalla Discordia nelle nozze di Teti, e di Peleo ? Non s’ arrossi allora
osso a compassione de’ suoi affanni avesse con furia diventi annegata nelle onde la nazione odiata, che nell’ Italia portavas
con aria di maestà assisa sopra d’un carro tirato da Pavoni, recando nelle mani in segno dell’ alta sua autorità uno scettro
gna perciò di non essere espressa. Gl’animali inoltre da sacrificarsi nelle sue feste erano una bianca vacca, la scrofa, il m
a i suoi piedi ; benchè in alcuni suoi ritratti veggasi ancora tenere nelle mani con gentil aspetto un palladio(1). Modo di
in loro libertà o quivi terminare il resto di loro vita, o ritirarsi nelle loro antiche famiglie, ed anche maritarsi ; sebbe
un curioso sguardo lanciato avea verso di essa nell’atto di tuffarsi nelle fresche acque di Elicona ? E che altro significar
sa ucciso, oppure come più plausibile sembra dal brandir della lancia nelle battaglie, mentre sotto tal nome era tal Dea rico
ue Sabaeo Thure calent arœ, sertisque recentibus halant. In Roma poi nelle Calende di Aprile celebravansi in suo o nore i Sa
, e penetrata quindi da dolori, da quali travagliata mirava sua madre nelle laboriose ore del parto, giurò di serbar perpetua
oi occhi di mirare questa Dea, che insieme colle sue Ninfe si tuffava nelle acque, venne con un pugno delle acque istesse but
sua beltà fù la cagione di tanta sventura. Lo dimostra con chiarezza nelle sue Metamorfisi Ovidio … Se praeferre Dianae Sus
a sola nccessità aveva nel suo governo per guida ? E che altro dargli nelle mani quel libro, ove scritte erano le sorti di og
lto palesando il travaglio della sostenuta inedia ; nna dentata falce nelle sue mani sostiene, ed un grazioso bambino s’avvol
mpo, questa il corso sempre uniforme, e costante. Singolari furono si nelle offerte, che nel modo di ofrire i sacrificii isti
durata. Nel decorso di queste era vietato tenersi senato, insegnarsi nelle scuole, intimar battaglia, o eseguir qualunque of
Numa sempre dovea tenersi chiuso in tempo di pace, ed aperto soltanto nelle circostanze di guerre ; onde avvenne, che in lode
i della troia, del toro, e della capra animali, che svenar si doveano nelle Megalesie feste in suo onore. Disponevansi i Sace
iamente ne vada la bella innocenza, bisogna pur non perderci di animo nelle comuni sventure, ma far, che siccome il disordina
erche la sola speranza fa, che vadino in nanzi, e proseguano costanti nelle loro opre i viventi. Quel vaso vuoto però, che ne
nudrisce per prolungargli la vita son troppo note a chiunque hà letto nelle istorie romane un tal fatto. La esperienza poi, c
cuì versa un sempre eguale, ed indeficiente ruscello atto a dissetar nelle sue voglie ognuno il più espressivo, e sublime ti
le vivimus, movemur et sumus. Aet. 17. Buttiam dunque con cuor docile nelle sue mani le nostre sorti giusta la bella istruzio
etta. Annotazioni Il flagello di vipere, e la face accesa, che nelle sue mani stringe la vendetta ben dimostra il crud
l’infelice calunniato. La face cinta di serpi descrive il guasto, che nelle famiglie essa induce. Compiangendo si dice, che a
i, che sà svegliare la sua possa. Persuadasi perciò chiunque s’inizia nelle scienze, ed ardisce penetrar nel santuario della
in questa parte deve singolarmente risplendere, perchè in essa piuchè nelle altre apparir debbono quei colori, pei quali rend
quanti precetti potrebbonsi mai dare, ad esempio dell’ epico latino, nelle cui opere se campeggia il sentenzioso, ed il gran
deforme ; menocchè però quando la difficoltà della rima, come avviene nelle terzine sdrucciole ecc. esigesse in qualche caso
ci ascolta. Il verso però in altro modo riguardato non è stato sempre nelle sue misure lo stesso presso tutte le nazioni ; ma
on solamente nel rispettivo lor senso ; ma quel, che era il più forte nelle sue individuali parole. D’un tal componimento abb
imo campo adattabile sibbene ad ogni argomento ; assai pregevole però nelle cose campestri, e pastorali. Costa una tal sestin
mento de’ maestri dell’arte, che la condizione del tronco è difficile nelle chiusure ; mentre quivi convien restringere i pen
, ma immorale Cav. Gioambattista Marino di far ritornare la pastorale nelle antiche braccia di Esiodo. Due componimenti di ta
divisato aspetto trovansi in diversi autori ; pur tutta volta perchè nelle precedenti composizioni hò dato tutto del mio sen
ecc. II. Il Trocheo detto ancor da Cic. Corco adoperato dagli antichi nelle cantate a danze, costa di due sillabe differenti
c. VI. L’Anapesto finalmente è l’opposto del Dattilo, perchè per esso nelle danze in un modo tutto diverso dei dattilici salt
penna penso apporre un intero componimento da me rozzamente lavorato nelle seconde nozze del nostro augusto sovrano Ferdinan
covi, amati giovani, appagato omai il vostro comune desio. Eccovi già nelle mani quel libro, che con iterate istanze da voi s
egli stessi Antidiluviani, perchè degli uomini di quel tempo sfrenati nelle licenze dei disordini appunto stà scritto : Omni
altri Teomachi, e sprezzatori della Divinità, come un Faraone co’suoi nelle onde Eritree, de’ quali in Giobbe al 26 stà scrit
si era addormentare col canto i miseri passaggieri, quindi affogarli nelle onde, e morti finalmente divorarli. Quale cosa be
tte Sirene intendono alcune donne di depravati costumi, che dimorando nelle vicinanze siciliane con mille lusinghe, ed attrat
usini tutti quelli oscuri sacrificii, e quei clandestini misteri, che nelle spelonche, caverne, ed altri luoghi secreti celeb
ificii pieni di abominazioni riprende, e condanna in più luoghi Iddio nelle scritture, e specialmente nella Sapienza al 14 ov
, ed altronde recato, pure per mezzo di Diomede di bel nuovo pervennc nelle mani del Trojano Enea, il quale seco lo tradusse
può dirsi, che ella tra fiori si dilettava della rosa, perchè questa nelle rosseggianti sue foglie sempre rammentavale il fa
ltre nazioni non molto lontane da essi nella sacrilega iniziazione, e nelle turpissime offerte : Non erit, così nel Deut. Cap
ti piace, e quello, che in effetto tu operi, e perciò la tua sorte è nelle tue mani. Da qual fonte ebbe origine. Chi fù Satu
nemente chiave di prudenza non si lasciasse da giovani a seder oziosa nelle mani d’un tal Nume ; ma di essa si servissero di
i est, pecorisque magistro. La prima non ammette arbitrio, la seconda nelle sole aspirazioni, ed in qualche altro caso, come
5 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
, e specialmente di Ovidio, che Medea col sugo di certe erbe trasfuso nelle vene del vecchio Esone lo ringiovanisse,73 poichè
particolare della vita di questo Eroe. Giasone colpito cru- delmente nelle sue più care affezioni tornò affranto dal dolore
ono particolari incidenti per renderlo verosimile. Lo stesso Cicerone nelle sue opere filosofiche riporta una scena della tra
ie sui fatti atroci di Medea, poichè Orazio nella poetica avverte che nelle tragedie di tale argomento non si deve introdurre
zione di Orfeo è indescrivibile : basti il dire che egli osò scendere nelle Infernali regioni per pregar Plutone e Proserpina
solo in ogni genere di esercizii ginnastici e guerreschi, ma pur anco nelle scienze, nella poesia e nella musica. E dell’indo
a robusta e gigantesca corporatura dell’Eroe fanno riconoscere Ercole nelle molte statue che di lui vedonsi ovunque. L’estint
impedirgli di compier l’impresa gli mandò un enorme Cancro a morderlo nelle gambe, affinchè l’Eroe, voltandosi, fosse ferito
ormentar Fineo ; discacciate anche di là da Calai e Zete si fermarono nelle Isole Stròfadi, come dicemmo, ove poi le trovò En
are. Come re e legislatore dei Cretesi è rammentato anche da Cicerone nelle Tusculane e nei libri della Repubblica ; e quasi
rava con nuove invenzioni ingegnosissime di dover divenire eccellente nelle arti stesse di cui gli era stato maestro lo zio.
ano106. Lo stesso Plutarco che è sì credulo e miracolaio ed inserisce nelle sue celebri Vite degli Uomini illustri tanti insu
tti giunse Teseo in Atene, e serbando l’incognito (come ora direbbesi nelle gazzette), ossia senza farsi conoscere, aspettava
L’invenzione del filo di Arianna divenne tanto famigerata, che anche nelle lingue moderne vi si allude metaforicamente nelle
migerata, che anche nelle lingue moderne vi si allude metaforicamente nelle familiari espressioni il filo delle idee ; il fil
vele nere, e perciò credendolo estinto, si gettò per disperato dolore nelle onde e vi annegò. D’allora in poi dagli Antichi f
nte artefice ateniese fabbricò un toro di rame in atto di mugghiare ; nelle interne cavità del quale dovevasi chiudere il con
, come afferma Cicerone109. Il quale parla molte volte di questo toro nelle sue opere, e dice fra le altre cose, che essendo
al’anima si svelle « Del sangue più che sua colpa sortille. » Anche nelle Belle Arti furono rappresentati i Centuari second
zia fra Teseo e Piritoo si trova nell’essersi aiutati scambievolmente nelle più strane e perigliose imprese che o all’uno o a
ichiarasse qual Dea gli paresse più bella. Tre sole Dee si ostinarono nelle loro pretese senza voler cedere, cioè Giunone, Mi
di per maggior sicurezza procurò di renderlo invulnerabile tuffandolo nelle acque del fiume Stige ; ma poichè nel tuffarlo lo
aron perfino se la città di Troia fosse mai esistita. Lo stesso Cantù nelle prime edizioni della sua Storia Universale accenn
che il territorio. Questa distinzione che riconoscesi più d’una volta nelle espressioni di Virgilio fu adottata dall’Alighier
d’una volta nelle espressioni di Virgilio fu adottata dall’Alighieri nelle due terzine citate di sopra. Il nome poi di Pèrga
di lui, scuoprirono che egli era il loro fratello esposto da bambino nelle selve, e per tale lo riconobbero senza pensar più
ile) fu questo : Si travestì da mercante di gioie, e andò ad offrirle nelle corti alle principesse ed alle loro ancelle ; ed
o era già vecchio ; ma aveva un gran numero di figli esercitati tutti nelle armi, e più valente degli altri Ettore, il più ri
uesta fatalità, uccidendo Reso prima che arrivasse a Troia e portando nelle greche trinciere i cavalli di lui. 5ª Fatalità. —
hille, ma giurò per altro di non più combatter per esso. E ritiratosi nelle sue navi con Patroclo suo inseparabile amico e co
anno chiamato la macchina, cioè l’intervento personale delle Divinità nelle contese degli uomini ; e nella guerra troiana le
lo stesso Agamennone si pentì di averlo insultato. E Achille intanto nelle sue sicure tende godeva delle sconfitte dei Greci
er trattenere alquanto l’impeto dei Troiani che stavano per irrompere nelle greche trincee. L’ottenne ; ma la sua pietà gli c
 Fecero tal che se ne sparse il grido. « Dentro al suo cieco ventre e nelle grotte, « Che molte erano e grandi in sì gran mol
imo Ulisse, fu un grande azzardo chiudersi come in una torre di legno nelle vicinanze di Troia, mentre il rimanente dell’eser
gio. Un altro fatto straordinario avvenne ad Enea ed ai suoi compagni nelle isole Strofadi, e fu di trovarvi le Arpie. Noi de
rono furono le focacce che servivan loro di piatto e di tavola quando nelle spedizioni mangiavano sulla nuda terra. Dante con
a sua caverna, come abbiamo detto parlando di Enea : « Così al vento nelle foglie lievi « Si perdea la sentenzia di Sibilla.
a di lui 163. Quindi è che le immagini delle Sibille si trovano anche nelle Chiese, come per es. nel Duomo di Siena si vedono
rne la spiegazione nel soprannaturale, che può essere oggetto di fede nelle idee religiose, non già di ragionamento nelle sci
essere oggetto di fede nelle idee religiose, non già di ragionamento nelle scienze umane. Solo potremo rendercene una ragion
no Fagiano del Fasi la specie più comune che si conserva e moltiplica nelle fagianiere. 72. Ovidio, che fu relegato nell’
ritentato la prova. Peraltro la trasfusione del sangue di una bestia nelle vene dell’ uomo o della donna non è proibita ; ed
pero successo l’operazione della trasfusione del sangue di un agnello nelle vene di una signora non anco trentenne, in caso d
ldspato) ordinariamente di colore verdastro o olivastro, che si scava nelle regioni prossime a quel gran fiume. 88. I Mitolo
la Spagna, perchè più lontana dalla stessa parte. 89. « Che giova nelle fata dar di cozzo ? « Cerbero vostro, se ben vi r
Vedasi l’inno che Virgilio nel lib. viii dell’Eneide afferma cantato nelle feste di Ercole. 95. Vedasi la canzone di Fulvio
vacca entrò Pasife ; » e poco più oltre aggiunge : « Che s’imbestiò nelle imbestiate schegge ; » e nel Canto xii dell’ Inf
se interpretato come gli faceva comodo ; ma forse è più probabile che nelle copie di Virgilio vedute da Dante fosse scritto C
reca significhi per decreto divino, quasi si fosse voluto riconoscere nelle Sibille una missione divina. 163. In quell’inno
6 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
. Le quali manifestandosi in principio con grandissimi sconvolgimenti nelle tempeste, nelle inondazioni e nelle eruzioni, par
estandosi in principio con grandissimi sconvolgimenti nelle tempeste, nelle inondazioni e nelle eruzioni, parvero aver combat
io con grandissimi sconvolgimenti nelle tempeste, nelle inondazioni e nelle eruzioni, parvero aver combattuto e vinto le prim
e con le loro armi vittoriose introdussero il culto dei falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. Mitologia dei Greci a
potenza dei figliuoli, operò ostilmente contr’essi, e gl’ imprigionò nelle viscere della terra ; ma Titea non volendo soppor
ande, E nettare per sete ogni ruscello. Dante, Purg., c. 22. Ovidio nelle Metamorfosi (traduzione dell’ Anguillara) descriv
Ed esso migliorò i costumi di quei popoli, li radunò a vivere insieme nelle città, creò le leggi, e dette loro l’ idea del gi
sua tutela ; mentre una chiave nella destra significa i tesori chiusi nelle viscere della terra. Il suo carro, tratto da due
l’inferno. Laonde, accesa una fiaccola al fuoco del monte Etna, entrò nelle viscere della terra ; e di lì nell’inferno per ri
ncora pregne di pioggia dopo il temporale. Ora un prisma di cristallo nelle mani di una fanciulla, o pochi sorsi d’acqua spru
dei Numi di non dare asilo alla sua rivale. Infatti Latona era quasi nelle fauci dell’orrendo mostro, allorchè Nettuno, (185
rtalmente la moglie. E’ la riconobbe alle grida, e se la vide spirare nelle braccia rimproverando a sè stessa gl’ingiusti sos
carlatto con certi trinci e groppi che imitassero quei suoi riverberi nelle nugole, quando è vermiglia. Dalle ginocchia in gi
i le si facciano l’ali di vari colori ; in testa una corona di rose ; nelle mani le si ponga una lampada o una facella accesa
ciugano i fiumi e inaridiscono le campagne. 119. La terra, adusta fin nelle viscere, alza i suoi gemiti a Giove (63), ed egli
ta figliuoli ; ma dicono altrimenti che Giove, trovato questo pastore nelle stanze di Giunone, l’aveva condannato a dormire e
aggiatori le sacrificavano un cane nero per non aver cattivi incontri nelle tenebre. In più solenni occasioni le facevano anc
. 153. Le feste in onore di Bacco erano celebrate con grande strepito nelle città e nelle campagne dai Satiri (304) primi sac
e in onore di Bacco erano celebrate con grande strepito nelle città e nelle campagne dai Satiri (304) primi sacerdoti di Bacc
se di febbraio ; dei quali Baccanali conserviamo anche noi la memoria nelle stravaganze del Carnevale. Spesso la divinità di
ri e in alpe, Entro rapidi fiumi, ne’ frondosi Ritiri de’ volanti, e nelle verdi Campagne universal spirando amore, Fai si c
tezza. L’ente misterioso si ostinava a celarsi di giorno, e solamente nelle tenebre della notte, di mezzo ai cespugli dei gia
po aver devastato parte dell’Asia Minore, si gettarono sulla Grecia e nelle vicine isole, cagionarono grande carestia, ed inf
ia, ed infettarono l’aria coi loro cadaveri. — V’ è chi non riconosce nelle Arpie altro che gli uccelli del lago Stinfale. E
stesse a tal punto che divennero mute e gettarono i proprj istrumenti nelle acque. Segno che il verò merito ha attrattive inf
perienza, ed appena si fu cibato di quell’ erba, corse a precipitarsi nelle onde. Allora l’ Oceano e Teti (192) gli tolsero q
pra la terra. Alcuni credevano i Campi Elisi essere nella Luna, altri nelle isole Canarie o Fortunate, od anche in vicinanza
ole Canarie o Fortunate, od anche in vicinanza delle colonne d’Ercole nelle fertili campagne della Betica. 43 217. I princi
capo a piedi di varie materie gradatamente inferiori, come quella che nelle Scritture Sacre dicesi veduta da Nabuccodonosor :
tto il regno di Laomedonte, ed ebbe la gloria di far la prima breccia nelle mura di quella città e d’ entrarvi il primo. Erco
a assisteva ai consigli dei re ; e più spesso errando sulle pendici o nelle valli moltiplicava i greggi, o di sterilità li co
insieme con le tre Parche (235), le veniva sacrificato il gallo, che nelle tenebre canta il ritorno della luce ; e come madr
n singolar modo di guarire le malattie e di generare i figliuoli ! Ma nelle fantastiche tradizioni degli antichissimi tempi,
to celeste fabbro aveva le sue fucine nell’isola di Lenno, a Lipari e nelle caverne del monte Etna, e i vortici di fuoco e di
furono dotate, sarà manifesto come la verità nella scienza e il bello nelle arti e nella poesia vogliano essere cercati nella
i ingegni del nostro tempo. Momo, di cui la nominanza dura, E durerà nelle lontane genti, Per sovrumani usci nuovi argomenti
rire in faccia alla gente semplice recando avvolta intorno al collo o nelle mani od in seno una grossa biscia. È noto che il
, evocatrice Di fantastiche larve61 a sè li chiama, Invisibili e muti nelle selve Celansi. (Foscolo, le Grazie.) Satiri
ili testimoni delle loro azioni, erano più guardinghi e più solleciti nelle loro faccende, ed avevano forse un ritegno al mal
quale abbiamo parlato ragionando di questo Dio (146). Nelle pitture e nelle sculture vediamo questi genj rappresentati con ti
le Ninfe dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicine al mare o sul margine dei ruscelli
teggevano le montagne, e solevano accompagnar Diana nei suoi viaggi e nelle sue cacce. Queste ninfe insieme con le Napee furo
e Napee furono nutrici di Cerere e di Bacco, perchè le mèssi crescono nelle campagne, e le uve preferiscono le pendici. Alle
le giovinetto sul margine d’una fonte, e lasciatolo ivi a specchiarsi nelle onde, lo accese di sì folle amore di sè medesimo,
in due parti eguali, ed era tenuto in somma venerazione dai sapienti, nelle scuole, e nelle famiglie numerose. Gli era consac
ali, ed era tenuto in somma venerazione dai sapienti, nelle scuole, e nelle famiglie numerose. Gli era consacrato segnatament
nza esercitata dai pochi sui molti, non le bastò l’animo di rimanersi nelle città, e andò a ricovrarsi nelle campagne ; ma po
i, non le bastò l’animo di rimanersi nelle città, e andò a ricovrarsi nelle campagne ; ma poichè l’innocenza fu bandita anche
Basvilliana.) È coperta di veste stracciata e color di fuoco ; agita nelle scarne mani e faci accese e vipere e pugnali, e s
che gli ha tolto, e implori dall’altra il tesoro che gli tien chiuso nelle sue viscere. La melanconia. 345, 4°. Pres
fugge la Follia e respinge il Piacere seco lei si consiglia e si cela nelle solitudini, e si asside sulle patrie ruine. L
elata in fondo a un pozzo. Con bel modo ne fa la dipintura il Pignoni nelle sue sestine sull’origine della favola. Ecco il pr
che le conviene sostenere contro i vizi, della possanza che acquista nelle continue lotte e nella vittoria, e della ricompèn
Medusa. 358. D’allora in poi Perseo recò sempre seco quel teschio, e nelle sue avventure l’adoperò ad impietrire i nemici. P
issima era ella almeno a quella che ci descrive il giovane Filostrato nelle Immagini. Scherzava nella culla il bambino Ercole
ua pelle era impenetrabile, potè agguantarlo, lo soffocò stringendolo nelle nerborute sue braccia, e gli tolse di dosso la pe
sse discendente di Nettuno, gettò in mare il suo anello, poi si tuffò nelle onde, e ne lo ritrasse unitamente ad una corona c
la cera delle sue ali si strusse, e il giovine temerario, precipitato nelle onde, vi s’ annegò, e dette il suo nome a quel ma
un nipote, chiamato Acalo, ateniese, quanto lui rinomato per abilità nelle arti meccaniche. È creduto inventore della sega,
ò nell’ isola di Sciro, proponendosi di finirvi in pace i suoi giorni nelle dolcezze della vita privata. Ma Licomede, re di q
ti, e disparve. 459. Aggiungono che Medea tentasse dipoi d’ involgere nelle sue frodi anche Teseo (406) erede del trono d’ At
salirono lo sventurato Orfeo, e lo gettaron nell’ Ebro, dove travolto nelle onde faceva pur sentire i dogliosi concenti ripet
evano in tanta venerazione, che, se per avventura ne incappava taluno nelle loro reti, subito lo rimettevano in mare per non
dell’amicizia. Quindi i delfini riconoscenti soccorrevano gli uomini nelle tempeste e riconducevano a riva i cadaveri. Si na
le spartano, e Telemaco figlio d’Ulisse (568) che da giovinetto cadde nelle onde baloccandosi sulla riva. Ulisse, per eternar
ambizione di regno. Laonde le città greche, testimoni dei delitti che nelle famiglie dei loro principi erano continuamente co
dicarlo. A suo tempo il giovine lettore conoscerà meglio questi fatti nelle istorie, ed anco nelle tragedie che il sommo Alfi
giovine lettore conoscerà meglio questi fatti nelle istorie, ed anco nelle tragedie che il sommo Alfieri ne compose. Qui son
nferno (229). Sua madre, che teneramente lo amava, andò ad immergerlo nelle acque dello Stige (221), e lo rese invulnerabile
ero in lui quell’ardito coraggio e quella prodigiosa forza che mostrò nelle pugne. 537. L’oracolo aveva predetto che per la p
; e Nausica sua figlia, bella e vereconda fanciulla, aiutava la madre nelle faccende domestiche. Filava, tesseva la lana, lav
o, qual si addiceva ad un eroe, svegliò riverenza nella principessa e nelle compagne. Indi fu guidato al palazzo ; e giunto a
navi percosse andarono in pezzi, ed i vincitori dei Trojani perirono nelle onde, meno che pochi, tra i quali era Ulisse, cau
rj giuochi, come i dadi e gli scacchi, per dare a’Greci un passatempo nelle noje del lungo assedio. Personaggi primarj
ice moglie di Priamo, scampò da morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani dei suoi nemici. Ulisse, dopo averla lungame
ensiero che il corpo del valoroso Ettore dovesse rimanere insepolto e nelle mani dell’acerbo nemico, risolse di andare inerme
sforzo fu inutile, poichè la freccia era avvelenata ; e Paride spirò nelle braccia della ninfa che ne morì di dolore. 604. C
85) ; e s’adoperò ardentemente a dissuadere i Trojani dall’introdurre nelle mura il cavallo di legno che i Greci avevano fint
nchè fosse stato ardente in consigliare la pace, non fu meno valoroso nelle battaglie ; e secondo Omero, Ettore (591) solo fr
à le belle membra avevano il calor della vita, già il sangue scorreva nelle lor vene. Le strinse la mano, v’impresse un bacio
del Cielo (25) e della Terra (25), che secondo gli antichi dimoravano nelle isole Eolie (Lipari), ed avevano per re Eolo (199
ichiesta somma, e acquistò gli oracoli. 666. I Romani consultavano nelle grandi calamità questi libri, i quali, essendo un
zze. Quindi crediamo opportuno riportare alcune delle sentenze sparse nelle Odi di Pindaro, e scelte nella traduzione del Bor
a fine surse leggiero vento da un lato, e spinse la sollevata polvere nelle contraria parte ; d’onde non piccola molestia n’e
mati segni dello Zodiaco. L’origine di queste costellazioni è sepolta nelle tenebre del tempo. Si leggono nella Bibbia i nomi
zo di spighe già legate. L’ Autunno ha in capo un paniere di frutti e nelle mani un grappolo d’uva matura. L’ Inverno tutto c
) suo fratello, il quale per sapere tutto ciò che accadeva, distribuì nelle principali città cento intendenti, chiamati poi g
he gli Egiziani istituirono annue feste in onore d’Osiride e d’Iside, nelle quali la cerimonia principale era l’apparizione d
. 707. Il culto d’Iside si diffuse presto in Grecia, in Italia e fin nelle Gallie e nelle estreme parti della Germania, ove
o d’Iside si diffuse presto in Grecia, in Italia e fin nelle Gallie e nelle estreme parti della Germania, ove era adorata sot
ersano da bere birra e idromele agli eroi, e che da Odino son mandate nelle battaglie per fissar quelli che vi debbon perire.
nomini resi celebri in quest’ arte. Un incendio acceso dalla folgore nelle foreste dell’ Ida pose questi montanari industrio
odevano, e furono guida ad Orfeo nei misteri dell’ iniziazione, ossia nelle aegrete cerimonie e nella acienza arcana del paga
he la folla guardava meravigliando, ecco apparir nuove tenebre, e poi nelle ampie volte del tempio un lampeggiare continuo ch
del gran continente atlantico, il quale, secondo essi, restò sommerso nelle acque dell’Oceano cho porta óra il suo nome, trov
ce sullo fantasie dei popoli fu diversa, cosi nacqnero vario immagini nelle lor menti. Ciò cha ad alcnui parve campo della gu
scoglio, ed ebbe il modo di dimenticar devvero l’ingrato, percho peri nelle onde. Artemisia I. regins di Caria, incontrò la m
conchiglie marine. 38. L’Arpia Celeno fece Iristo presagio a’Troiani nelle isole Strofadi. Vedi Virg., En, lib. III. 39. I
un canestro di fiori quell’aspide, con cui ai diè morte per non cader nelle mani d’Augusto. 63. Dicesi di Cristoforo Colombo
ta dalle nuove teorie fisiche, in quanto che non è più a credersi che nelle alte regioni dell’ aria il sole abbia maggior for
coma al capo Ginngean dei solco, no nom che giva ia volla, Lor ponea nelle man spomanla un nappo Dl dulcissimo bacco ; e que
arla muovere come una marionetta, cosa che ispirava molta venerazione nelle pinzochere trojane. 101. Alcuni sono di sentimen
7 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
el pubblico. Il fine principale di quel mio lavoro fu quello di porre nelle mani della gioventù una Mitologia, la quale fosse
l’intento, atteso che quel libro può porsi senza timore alcuno anche nelle mani delle più modeste giovanette. Quella Mitolog
carne un discreto compendio, il quale potesse studiarsi da’ fanciulli nelle scuole, e da quelli che non amano il corredo di m
eran superbi di aver avuto Satùrno per fondatore di lor nazione e che nelle vene de’lor primi e più antichi signori era un sa
cchio padre di Giove. Di che i Romani vollero serbare solenne memoria nelle feste Saturnali (Κρονια, Saturnalia), le quali er
n atto di prendere e divorare una pietra che Rea gli presenta avvolta nelle fasce. Quasi sempre ha la falce in mano, o perchè
o. Secondo Callimaco però, Rea partorì Giove nell’Arcadia, ed il lavò nelle acque del fiume Ladone ; ed in fasce avvoltolo, d
ell’Iliade pone la sede di Giove nella parte più alta dell’Olimpo ; e nelle altre eminenze inferiori, le abitazioni degli alt
stro Egis, ucciso da Minerva. Anche gli altri Dei adoperavano l’Egida nelle battaglie in terra ed in cielo ; e la frase ricop
ebbe Ino, Semele, Agave ed Autonoe ; le sventure delle quali sì conte nelle favole vinsero per modo l’animo dell’infelice gen
nome di Giove, e che in quell’isola avea anche la sua tomba. Celebre nelle favole è la guerra che Minos portò agli Ateniesi.
uro era un mostro col capo di bue ed il corpo di forma umana, sebbene nelle monete degli abitanti di Gela, e di Taormina, in
o. Di gran fama è questo laberinto ingegnosamente descritto da Ovidio nelle Metamorfosi (1). Plinio vuole che fosse stato cos
angiollo in pernice, uccello che memore della sua caduta pone il nido nelle siepi e vola poco alto da terra. Il canto della p
omigliante cagione il fratello Radamanto lasciò Creta e pose sua sede nelle isole del Mediterraneo, le quali volentieri a lui
no al capo de’ Tindaridi. Questi fuochi che spesso apparir si veggono nelle tempeste, si chiamano i fuochi di Castore e Pollu
on un berretto o cappello, sul quale era una stella ; più spesso però nelle statue o veggonsi a cavallo o con cavalli a lato.
di loro nutrice, dalla quale ottenne che vietato l’avesse di tuffarsi nelle onde. Da ciò è che questa costellazione, aldir de
la piccola loro statura rassomigliati alle formiche, amavano abitare nelle cavità degli alberi e negli antri. Eaco li raccol
quelle contrade. Ideo, fig. di Dardano, co’ suoi compagni si stabilì nelle montagne dette da lui Idee ; e Dardano, per avvis
tonio, che Omero chiama il più dovizioso de’ mortali, e cui pascevano nelle praterie tremila bellissime giumente(3). A lui su
e cielo e terra col loro mal regolato furore. Il che finsero, perchè nelle sotterranee caverne s’ingenerano fortissimi venti
. Nel luogo ove gli Elei tenean senato, era un simulacro di Giove che nelle mani avea i fulmini, pronto a punire gli spergiur
ti la dipingono oltremodo superba e pertinace nel suo sdegno ; di che nelle favole sono non pochi esempi. L’Emo ed il Rodope
, o perchè presedeva alla navigazione. In una statua la Fortuna tiene nelle mani un cornucopia, segno dell’abbondanza, ed a T
la Fortuna. A Roma la Fortuna avea non pochi tempii ; e gl’Imperatori nelle loro stanze aveano una statuetta d’oro della Fort
nificio pure afferma che dicesi Minerva, perchè dipingesi minaccevole nelle sue armi (minitans armis). Altri finalmente dalla
rale de’ suoi doni, percui si resero famosi nella scoltura, vedendosi nelle loro strade statue di uomini e di animali, che se
cielo, come argomentavano dal gran calore di quella regione ; e quivi nelle acque della palude Tritonia si specchiò, e paga d
Tritonia si specchiò, e paga di se volle chiamarsi Tritonia : e però nelle vicinanze di quella palude, nel giorno natale del
uale fu da Silla recata a Roma. Eusebio vuole che vi era una donzella nelle vicinanze del lago Tritone, nell’Africa, o del fi
, e che si crede il Giove degli Ateniesi ; e perchè ella valeva assai nelle lettere e nelle arti, e forse ancor nelle armi, d
il Giove degli Ateniesi ; e perchè ella valeva assai nelle lettere e nelle arti, e forse ancor nelle armi, dopo la sua morte
e perchè ella valeva assai nelle lettere e nelle arti, e forse ancor nelle armi, dopo la sua morte fu tenuta come una Divini
quel soffio celeste ch’è l’anima(4). Quindi nell’uomo tutte le cose, nelle quali più chiaro si scorge vigore d’intelletto ed
la sapienza dell’uomo, con cui regge le cose e fa le grandi scoperte nelle scienze e nelle arti, risiede nel capo ; avveduta
l’uomo, con cui regge le cose e fa le grandi scoperte nelle scienze e nelle arti, risiede nel capo ; avvedutamente dissero i
do Apollodoro, a tempo di Cecrope, usavan gli Dei scegliere le città, nelle quali volevan essere in più special modo venerati
pienza ; perchè la divina sapienza è quella che le umane menti dirige nelle memorande ed utili scoperte, qual’è quella delle
si minerval, e davasi prima delle feste di Minerva dette Quinquatria, nelle quali gli scolari non andavano alle scuole, ed i
ione della lira e della cetra. L’arte nautica dovea molto ad Iside, e nelle sue feste si portava una nave ; ed i Greci disser
i. » In un antico monumento vedesi Pallade coll’elmo, e con due tibie nelle mani, ed era forse la Pallade musica(4) ; ed in u
enza e della vigilanza. Anche il gallo era sacro alla nostra Dea, che nelle monete di molti antichi popoli si vede effigiata
 ; si allogavano in uno stesso tempio e comuni aveano i sacrificii. E nelle scuole mettevansi pure le statue di Mercurio e di
e da un oracolo ch’era sul Parnaso, o il custodiva ; perchè i dragoni nelle favole spesso trovansi a custodir qualche luogo ;
è i dragoni nelle favole spesso trovansi a custodir qualche luogo ; e nelle medaglie veggonsi tripodi attortigliati di un ser
ine, fuggendo un giorno la vistu di Apollo, quand’era per nascondersi nelle paterne acque del Peneo, fu da quel Nume trasform
ascere un fiore del colore dell’ostro di Tiro, che chiamasi giacinto, nelle cui frondi, in memoria di tanto dolore volle scri
dì aspramente rampognato. VI. Continuazione. Celebre ancora è nelle favole l’avvenimento di Mida, fig. di Cibele, o m
tava un dragone di strana grandezza ; de’ quali ritroviamo moltissimi nelle vecchie favole, destinati a guardar qualche giard
nte, allorchè il Sole si tuffava nel mare e si estingueva la sua luce nelle onde, come se il mare stridesse nel discendere in
n. E l’immortale Visconti : « Lo sdegno, dìce, che appena si affaccia nelle narici insensibilmente enfiate, e nel labbro di s
orta alloro. Dafneforo pure appellavasi un giovane ministro, il quale nelle feste Dafneforie portava un ramoscello di alloro,
σωζειν, salvare). Altri vogliono che fu così detto, perchè allogavasi nelle botteghe de’ librai, fra’ quali dice Orazio(1) ch
quando era imminente la battaglia ; e quelli che la gioventù cantava nelle panatenee, o per celebrare i fatti degli uomini i
n terra e nell’inferno mostri L’alta bellezza tua sotto più forme ; E nelle selve di fere e di mostri Vai cacciatrice seguita
di Lenno ; o nel paese de’ Cimmerii che gli antichi credevano sepolto nelle più dense tenebre, e che lo stesso Omero ripone o
rii Ovidio alloga la reggia del Sonno ch’egli ingegnosamente descrive nelle Metamorfosi. Ecco come la descrive il nostro Ario
rilievo(1) si vede la Luna preceduta da Espero che spegne la sua face nelle onde, e seguita da uno de’ Dioscuri, mentre colla
adoperassero bronzi e trombe, come i superstiziosi Romani praticavano nelle ecclissi lunari. Di fatto si percuotevano bronzi
er un cieco furore mandato loro da Bacco, i compagni di Acete saltano nelle acque e son di presente convertiti in delfini ; e
il dipinge più stranamente furioso, anzi feroce, che non fa Euripide nelle sue Baccanti. Il cieco vate Tiresia, di cui Pente
olendo mettere un modo a’ gravi disordini ed al pericoloso furore che nelle intere città destavano le orgie di Bacco, o sia l
nte Osiride, come racconta Diodoro, intraprese una celebre spedizione nelle Indie, accompagnato da Pan, da Trittolemo, da don
o bastone attorcigliato di pampini e di ellera, usato dal nostro nume nelle sue guerre dell’ India, e che i suoi seguaci port
tro nume nelle sue guerre dell’ India, e che i suoi seguaci portavano nelle feste di lui ; e perciò lo ritroviamo sì spesso i
llotto, era celata tra le foglie de’ pampini. Arrivò in tal guisa fin nelle Indie, dove combattè con prospero evento ed impos
a stento si reggeva, accompagnò Bacco nei suoi viaggi e specialmente nelle Indie, coronato di edera e con una tazza in mano.
tto ciò che toccato avesse. Ma tal dono fu funesto all’avaro monarca, nelle cui mani cangiavasi in oro anche il cibo e la bev
Cefisso, fiume della Beozia, chiamata Tiade, che fu la prima iniziata nelle misteriose orgie di Bacco. VIII. Varie incumbe
Bacco Lamptero si celebravano alcune feste notturne dette Lampterie, nelle quali al suo tempio portavansi torce accese, e qu
olti vezzi negli occhi, e coronato di edera, come Euripide il dipinge nelle Baccanti. In una statua del Museo Borbon. vedesi
XI. Alcune altre cose di Bacco. Niuno ignora l’uso de’ serpenti nelle orgie di Bacco. Euripide(1) ci fa sapere che Bacc
serpenti. Da Cicerone e da Ovidio(4) sappiamo che i giovanetti Romani nelle feste di Bacco dette Liberalia, prendevano la vir
n inno in di lui onore. Le poesie ditirambiche a principio cantavansi nelle feste di Bacco da uomini invasati dal suo furore,
Venere adorata dagli Orientali. I Fenicii, conducendo le loro colonie nelle isole del mediterraneo e nella Grecia, vi recaron
i intitolato l’ Adone. La favola di Atalanta e d’Ippomene si racconta nelle Metamorfosi(3), insieme con quella di Adone. Fu e
Egli fu un nobile giovane di Atene, di cui fecero il dio delle nozze, nelle quali assai frequentemente s’invocava. Catullo st
ire elegante ; e con una face di pino in mano, di cui solevan far uso nelle nozze, mentre con sonora voce canta le nuziali ca
’era costume nel celebrar le nozze. Or come i Greci invocavano Imeneo nelle nozze, così i Romani chiamavan Talasio o Talasso,
e un nume dell’innocenza e del buon costume, e s’invocava il suo nome nelle nozze. « Alcune delle più belle Sabine rapite dal
a, rispondevano ad alta voce ; onde per l’avvenire lu poi questa voce nelle nozze gridata e celebrata. » Varrone al contrario
ulsione, principii delle cose, secondo Empedocle. Essa sposò Cadmo, e nelle sue nozze intervennero tutti gli Dei e le fecero
arciso in forma di bel garzone che al margine di un fonte si specchia nelle acque, tenendo due dardi nella sinistra ed a fian
Giunone diede a Priapo la decima del bottino che avrebbe fatto Marte nelle battaglie ; e nella Bitinia durava il costume di
la Paura, compagni esiziali del nume devastatore delle città, i quali nelle orride guerre le dense falangi de’ prodi campioni
, così detti da salio, saltare, danzare, perchè saltavano e danzavano nelle loro cerimonie. Da Catullo(3) si chiamavano salis
incatenato, volendolo in tal guisa quasi obbligare a non abbandonarli nelle battaglie. Alle volte vicino a Marte si dipingeva
mani salutavasi ne’ sacrificii(1), o perchè padre di Romolo, o perchè nelle preghiere tutti gli Dei invocavansi col nome di p
mmagine(5). Quindi i Traci, popolo bellicoso e devoto a Marte, aveano nelle selve i loro tempii di Marte, che chiamavasi pure
Marte (Αρηι αταλαντοι, ισος Αρηι), per indicare la loro gran prodezza nelle armi. Mercurio. I. Nomi diversi dati a M
n molta grazia alcune furtive imprese di lui ancor bambino ed avvolto nelle fasce (εν τοις σπαργανοις), e fa dire ad Apollo c
racia trasportata a Lirnesso, città della Frigia, pervenne finalmente nelle mani di Achille (7). Un’altra principale incumben
e su i campi Della terra infiniti a par col vento. Poi l’aurea verga nelle man recossi, Onde i mortali dolcemente assonna, Q
i ; θεων κηρυξ, araldo degli Dei, in Esiodo ; e Mercurius ministrator nelle iscrizioni tutti soprannomi di Mercurio, che sign
i che θεοι αγοραιοι, Dei che presiedono alle piazze o che si venerano nelle piazze. Ales o Alipes Deus chiamato da’ poeti(1)
o dio de’ pastori ; o perchè egli diede le leggi a’ popoli. Pacifer, nelle antiche monete, ed arbitro della pace da Ovidio c
fondono. I Lari custodivano le case, e le strade ancora, ritrovandosi nelle iscrizioni Lares viarum ; ed in loro onore a’ 22
uplia nel seno de’ monti per trarne delle pietre. E come gli Egiziani nelle miniere facevano uso di una lucerna legata alla f
significa io son preso da divino furore. Finalmente in onore di Fauno nelle selve e nelle campagne si celebravano alle none d
on preso da divino furore. Finalmente in onore di Fauno nelle selve e nelle campagne si celebravano alle none di Dicembre alc
dai Cabili, i quali, pel soverchio calore del sole, il giorno vivono nelle caverne, e di notte accendono de’ fuochi e fanno
che si sacrificava alla Terra era una troia gravida, come praticavasi nelle rusticane feste dette da’ Romani sementine, che s
nte vagando senza tetto e senza leggi, si pascevano di vili ghiande e nelle acque dei fonti spegnevano la lor sete. Or Cerere
τος, celeberrimo, in Omero ed Esiodo, per la sua perizia maravigliosa nelle arli. Etneo, Aetnaeus, dal monte Etna, in Sicili
o danze in onore di Apollo e di Diana Cacciatrice ; e presso Euripide nelle Troadi si descrivono le fanciulle che al suono de
I magistrati di Efeso proibirono con gravi pene di porre il suo nome nelle pubbliche carte ; ma ciò non impedì che quel nome
rgemino mostro (2), tricorporeo (3), e tricipite da Esiodo, e regnava nelle isole Baleari, o nella Spagna. I tre corpi erano
tauro, fig. d’Issione, che pretendeva di sposar la detta Deianira ; e nelle nozze di Piritoo fece strage de’ Centauri, i qual
ombattimento co’ Lapiti. Delle sue spedizioni stabilì pure un termine nelle così dette colonne di Ercole, ch’erano i due mont
o e lo mandò segretamente alla sorella, la quale vestita da Baccante, nelle feste ; Dionisiache, liberò la sorella, e per ven
a o Antiope ; strinse singolare amicizia con Piritoo, fig. d’Issione, nelle nozze det quale avendo i Centauri commesso grandi
mostro che infestava tutto il paese vicino a Tebe, e che nel volto e nelle mani rassembrava una donzella, e nel corpo, un ca
o, di Afareo, il quale Linceo aveva una vista sì acuta che vedea sino nelle viscere delle montagne, percui vista lincea si di
ui mandato a lobate, re della Licia e padre dì Stenobea, con lettere, nelle quali lo pregava di dar morte all’infelice giovan
era re di Tessaglia ed avea sposata Teti, la più bella delle Nereidi, nelle quali nozze fu dalla Discordia sulla mensa gittat
si è nella prima parte favellato. Teti, appena nato Achille, il tuffò nelle acque della palude Stigia, e così egli diventò in
secondo libro dell’ Eneide, smantellano le porte, e fatta una breccia nelle mura della città, vi fanno entrare il fatale cava
almente il nome di figlio di Nettuno a tutti coloro che si distinsero nelle marittime pugne, e per la loro abilità nelta naut
rti, e spesso confondesi con Nettuno. E con siffatti nomi invocavansi nelle tempeste dal naviganti. Più antico dello stesso N
ocazione dell’ombra di Tiresia. Plinio (3) pone la città de’ Cimmerii nelle vicinanze del lago di Averno non lungi da Pozzuol
quali saranno ritrovati mondi da ogni colpa passeranno a soggiornare nelle Isole Fortunate, ov’è l’augusto palagio di Saturn
i che sopra di esso volavano, dalle pestifere esalazioni cadere morti nelle acque, come avvenir suole in tanti altri luoghi s
e diede al Dio del sonno un ramo stillante di umor Leteo ; ed Ovidio, nelle Metamorfosi, descrivendo la casa del Sonno, vi fe
r attendere alle liti, chi nella reggia di Plutone, e chi si occupava nelle arti professate in vita. Presso Omero le ombre tr
i ladronecci, poichè, dopo avere spogliato gli stranieri che cadevano nelle sue mani, li faceva morire con un gran sasso. A S
i per quella palude traghettare i cadaveri de’ morti, che sepellivano nelle tombe ch’erano in quel prato. La barca che traspo
ntato sul modello di un lago di Egitto, presso Menfi, detto Acherusa, nelle sponde del quale si facevano le cerimonie de’ fun
rso. Abbiam detto che Plutone avea il suo soggiorno e la sua signoria nelle miniere, e che per ciò era tenuto pel Dio delle r
che gli abitanti dell’Attica con tanta ostinazione scavavano la terra nelle miniere che pareva, volessero trarne lo stesso Pl
to errore a motivo che gli antichi credevano che i metalli si formano nelle viscere della terra per virtù degl’ influssi sola
rcurio attribuito ad Omero, il soggiorno delle Parche si finge essere nelle valli che circondano il Parnasso ; il che convien
er quella di Aretusa, credendo di raffigurarvi delle foglie di canne, nelle spighe che le servono di corona ; ma la parola Κο
llorchè fu rapita. Core, gr. Κορη, donzella ; soprannome che leggesi nelle medaglie di Sicilia, come abbiam detto. Clonia,
8 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
Catone medesimo, per non parlare di molti altri insigni o nell’armi o nelle lettere o nelle magistrature, non aveano più fede
per non parlare di molti altri insigni o nell’armi o nelle lettere o nelle magistrature, non aveano più fede nessuna in quel
a il mantenere le osservanze istituite dai nostri avi nei sacrificj e nelle cerimonie ; e l’esistenza d’una natura eterna, la
ffrica più non si offrivano agli Dei vittime umane. La sola Germania, nelle parti che ancor resistevano alle armi romane, con
ma priva di quella saggezza d’immaginazione e di quel gusto squisito nelle arti che formava la gloria di questa, Alessandria
Persia e fino nell’India ; dopo Alessandro trovavansi in gran numero nelle province dell’Asia minore e dell’Egitto ; sotto P
giustizia, mentre per avere pur troppo, come ultimamente è accaduto, nelle domestiche sentenze operato per la sola inimicizi
voi esortano alla tolleranza del dolore e della morte, come Cicerone nelle Tuscolane e Seneca, come Diogene e Pirrone. Non p
aghi, e per ehi è condannato alle miniere de’metalli, o nell’isole, e nelle prigioni, solamente per la confessione della divi
. I computisti soli possono calcolare le spese di coloro, che gettano nelle crapule il loro avere nell’occasione di pagare le
contuttociò anche in quel giorno son uomo. Non mi bagno avanti giorno nelle feste di Saturno per non perdere la notte e il di
e umano per uscire da quella ignoranza e da quella corrotta barbarie, nelle quali si sarebbe trovato sepolto. Non ci volea me
lto. Non ci volea meno che una moltitudine immensa di solitari sparsi nelle tre parti del mondo, e tutti diretti al conseguim
ulla terra, e dall’altro che i Barbari avessero continuato a starsene nelle loro foreste, il mondo romano, marcendo ne’suoi c
tatue ? Tacito pretendeva che sussistesse ancora qualche costumatezza nelle province ; ma è da notare che queste province già
rza di armi straniere : sola una religione può rinnovellare un popolo nelle sue sorgenti. E già quella di Gesù Cristo ristabi
atri. 148. Ai Cristiani si apponeva da’ Gentili questa calunnia, che nelle loro adunanze uccidessero un bambino e sel mangia
152. Numera lulte le occasioni in cui i Romani facevano immenso spese nelle crapole e ne’bagordi. Tra queste erano le cene di
crapole e ne’bagordi. Tra queste erano le cene di Serapi, dio egizio, nelle quali, pe’gran fuochi che si facevano in cucina,
9 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
oro è riuscito di poter dire : ecco la verità. Taluni hanno rinvenuto nelle favole l’abbozzo di varj effetti naturali2 : altr
ttro facce, per indicare le quattro stagioni. Ha dippiù una bacchetta nelle mani, perchè presedeva alle pubbliche strade, o p
Vesta Dea della verginità, e del fuoco, per cui portava una fiaccola nelle mani. Il principale suo culto consisteva a tenere
ere sempre vivo il fuoco, che ai raggi solari ogni anno si raccendeva nelle calende di Marzo. Le sue Sacerdotesse dette Vesta
ndolo in qualità di un giovane gajo di età sempre fresca, ed istruito nelle belle arti. Egli amò varie Ninfe ; ma fu sempre i
truito nelle belle arti. Egli amò varie Ninfe ; ma fu sempre infelice nelle sue intraprese. Dafne figlia del fiume Penèo in T
trasse, il diede a Mercurio, che lo consegnò a Niso. Questi lo educò nelle caverne del Monte Nisa nell’Arabia. Le figliuole
e altresì ai venti, o di spirare per tutta la terra, o di rinserrarsi nelle loro caverne. La sua corte è composta di Tritoni,
il regno degli estinti, e stabili la sua sede nell’inferno, che stava nelle viscere della terra. Si figura assiso sopra un tr
ato in soccorso non lo avesse consigliato di andare a lavarsi le mani nelle acque del fiume Pattolo, ove perderono la proprie
aco sotto il nome di Sagittario. Ociroe sua figlia parimente istruita nelle scienze che possedeva suo padre, sapeva altresì p
Traversando il mare sul dorso di questo magnifico Ariete, Helle cadde nelle onde, dove si annegò. Il sito ove morì fu detto H
nascosti sotto una cert’erba, ripresero nuove forze, e si slanciarono nelle acque. Egli si assicurò, che quest’erba aveva una
particolare : ne mangiò, e si senti al momento la voglia di tuffarsi nelle onde. I Dei marini lo accolsero, e lo ascrissero
lo ascrissero alla loro classe. Eolo Dio dei venti. Eolo regnava nelle isole chiamate di Vulcano poste fra la Sicilia, e
tuno, che gli ordinava di mettere i venti in libertà, o d’incatenarli nelle loro caverne. Quattro erano i principali venti co
la stessa in ogni tempo, in ogni luogo inalterabile nella felicità, e nelle disgrazie. Il suo cuore aperto indicava che non h
ra una delle tre Gorgoni figliuole di Forco Dio marino, che regnavano nelle isole Gorgonidi. Medusa, Stenio, ed Euriale chiam
ione, che fa Virgilio di questa grotta nel lib. 8. Dell’Eneide. Stava nelle arene della Libia un famoso gigante chiamato Antè
fanciullo, e la sposa volò di nuovo al campo, portando lo scompiglio nelle file de’ Greci. Discende Minerva dal Cielo : Apol
rpo soggetta ad essere ferita, poichè Teti sua madre lo aveva tuffato nelle acque del fiume Stige per renderlo invulnerabile 
n fusse uscito dall’umida sua reggia, ordinando ai venti di rientrare nelle proprie caverne. Enea che vedeva appena sette de’
venti legni. Dopo di essersi fermato nella Tracia, in Delo, in Creta, nelle Strofadi, a Leucade, aborda finalmente a Trapani
cesi dal Cielo per viaggiare sulla terra. Essi arrivarono sconosciuti nelle campagne della Frigia, chiedendo ospitalità agli
ltra volta la sua lira : ma non potendo ottenere tal grazia si lanciò nelle onde, ed uno de’ delfini, che si erano accostati
ficenza della loro città : giacchè quanto vi ha di grande e magnifico nelle più vaste Capitali, per lo più dalla Religione ha
, e fralle tutelari Divinità ebbe Partenope un luogo distinto. Vedesi nelle nostre monete inciso il capo di Partenope ; ed at
che vibrati sulla terra hanno l’attività di animare quanto contiensi nelle viscere di lei. Una antica iscrizione ci somminis
lludeva al ratto di Proserpina, figliuola di Cerere rapita da Plutone nelle fertili campagne della Sicilia. Il nostro Capacci
questi si annovera egli stesso il nostro Stazio, portando accese faci nelle mani in atto di andare in cerca della rapita Pros
cia, chiamasi in Napoli vico Eraclio, o sia di Ercole, una straduccia nelle vicinanze della Chiesa di S. Agostino Maggiore. L
le. Comunque sia, ogni luogo aveva il particolare suo Genio. Leggiamo nelle antiche iscrizioni Genio loci, Genio coloniae, Ge
e, oltre quanto si è precedentemente osservato, si può aggiugnere che nelle antiche nostre monete da una parte si leggeva. Νε
una delle Grazie col motto Χὰριτες, Charites. Di Priapo sappiamo, che nelle feste di Cerere, di cui sopra abbiamo parlato, si
e leggere Jovi Sabbazio dal Greco σαϐάζειν, saltare, come praticavasi nelle feste di Bacco. Probabile è altresì che la vera l
dea della prima religione de’ nostri padri, e dei tanti monumenti che nelle pubbliche piazze, e nei Regj Musei gelosamente si
o. Si vede sovente sopra di un carro tirato da serpenti ; talora aver nelle mani il modio, simbolo della fertilità, o la cest
ità, o la cesta mistica delle feste Eleusinie. Tiene talvolta un vaso nelle mani. Con quest’attributo l’adoravano gli Achei s
che sposò Dione. Ma i poeti che nulla han curato di esser conseguenti nelle favole inventate dalla fervida loro immaginazione
va nel Real Museo Borbonico, e più espressiva di quella che si ammira nelle ville Negroni, e Ludovici in Roma. 2. Tullio nel
1. Omero nell’Odis. parla sovente de’ Cimmerj, popoli che abitavano nelle grotte, ed in luoghi oscuri, e tenebrosi nella Ca
e nel monte Caucaso. Egli fu l’inventore del fuoco, o perchè lo trovò nelle selci, o perchè radunò i raggi solari nello specc
10 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
no più riservata. Andava continuamente alla caccia, e non abitava che nelle selve, accompagnata da’ suoi cani. Fu sempre gelo
ella mai sempre contro chi eccitò il suo risentimento, recando stragi nelle gregge con epidemie, distruggendo le messi ed umi
perirono, si dissero scacciate dai figli di Borea. Altri riconoscono nelle Arpie dei pirati che facevano delle frequenti dis
ere i suoi comandi, li serviva tutti con uno zelo infaticabile, anche nelle cose poco lecite, ed aveva cura di tutti i loro a
dedicati più voti. Il suo culto era molto esteso ; e particolarmente nelle città del Peloponneso in cui vi aveva più gran co
Bacco con veste di porpora coronato di pampini e di uve con un tirso nelle mani e con calzari ricamati d’oro, era assiso in
nell’Olimpo, e sposò Venere per ordine di Giove. Aveva le sue fucine nelle isole di Lipari e di Lenno e sul monte Etna. I Ci
ai ginocchi, appoggiato ad un incudine con un martello e le tenaglie nelle mani. Gli Etruschi ed i Romani lo rappresentavano
ichi nel situare i Campi Elisi. Li situavono alcuni nella Luna, altri nelle Isole Canarie, che dissero Fortunate, o nell’Isla
a maggior parte si accordano nel collocarli oltre le colonne d’Ercole nelle amene e deliziose campagne della Betica parte del
pagato il diritto della sepoltura, e che li conduceva vicino a Menfi nelle amene campagne in vicinanza del lago di Acherusa.
zoppe. Si dà loro delle alì, i capelli bianchi e si fanno soggiornare nelle valli che circondano il Parnaso. Nella loro defor
ato di quiete in cui trovansi i mortali, mentre egli con ali spiegate nelle aeree regioni, lascia dal suo manto in gran copia
bele e con Cerere. Nel giorno 19 di aprile celebravasi tutti gli anni nelle campagne una festa chiamata palilia in onore di q
veva per compagni il Tempo ed il Caos, la cui sede fu posta da alcuni nelle viscere della terra. Questi era un Dio terribile,
cia l’idea di far la zampogna di cui fu l’inventore. Accompagnò Bacco nelle Indie e fu padre di molti Satiri. La sua principa
re di molti Satiri. La sua principal cura era di stare giorno e notte nelle campagne suonando la zampogna e custodendo gli ar
lia di Ippote troiano il governo de’ venti, ed Eolo teneali rinchiusi nelle spelonche delle isole Eolie o Eolidi o Vulcanie o
oria di un sì fortunato maritaggio, gli Ateniesi sempre lo invocarono nelle loro nozze sotto il nome d’Imene, e celebrarono d
; ed in certa distanza si scorge la Carità che fugge con un fanciullo nelle braccia. I suoi sacerdoti celebravano la sua fest
ed i mali. Prendeva diletto ad umiliare chi non sapeva esser moderato nelle prosperità, e chi si mostrava orgoglioso per la b
processi hanno luogo alla presenza di lui. Altri lo figurano tenendo nelle mani ed agitando l’urna fatale ov’ è rinchiuso il
Si rendette formidabile a tutti i suoi vicini e fece delle conquiste nelle isole poco distanti da Creta e divenne padrone de
ta alla nave di lui ; si vuole da altri che disperata si precipitasse nelle onde. Gli Dei cambiarono Scilla in un pesce, e il
esce, e il padre di lei che si era da sè stesso ucciso per non cadere nelle mani del vincitore, in una specie d’aquila di mar
bito succinto ed incolto piace assai più degli studiati ornamenti ; e nelle opere dello spirito come in tutto il resto un cer
o aveva luogo in sulla spiaggia raccoglievasi il sangue delle vittime nelle patere ; e se il sacrificio facevasi a bordo di u
erne piacevole la dimora. S’aggiravano alle volte anche ne’ boschi, e nelle praterie sollazzavansi. Egle era la più bella del
ente al popolo l’importanza delle sue manifatture di tela, esponevano nelle loro feste la figura di una donna avente nella ma
care altro che il sole. I giardini delle Esperidi, vuolsi che fossero nelle Isole Esperidi chiamate anche dagli antichi Isole
una mano un fascio pur di spiche e dall’altra una falce. L’Autunno ha nelle mani de’ grappoli d’uva o un paniere di frutti su
vrebbero per caso i poeti avuto in mira con tale racconto di eccitare nelle donne il nobile sentimento dell’amicizia sì raro
e Lara. I Lari o Penati erano piccole statue rappresentanti Deità che nelle case si onoravano e si custodivano con moltissima
rare principalmente gli stranieri che avevano la mala sorte di cadere nelle sue mani. Ercole preso che ebbe Diomede lo fece d
nte re di Spagna benchè alcuni lo facessero dimorare in Grecia, altri nelle isole Baleari, altri in Eritia isola vicino di Ca
o de’ Semidei. In Tebe ed in molte altre città della Grecia, in Roma, nelle Gallie, nella Spagna e sino nella Tabroane isola
ei viaggi di questo eroe verso occidente ; e che due altari vedevansi nelle Indie in onore del medesimo Ercole eretti i quali
rono perciò messi tra il numero degli Dei marini e come tali invocati nelle tempeste. Seguirono Giasone in Colchide e contrib
ccultarsi a Rea sua sposa. Divenuto grande si ritirò su le montagne e nelle foreste ove cacciando con Diana acquistò la cogni
ita la nave, traversarono il ponte Eusino, entrarono, secondo alcuni, nelle foci dell’Istro o Danubio, e se ne vennero contro
rincipe era sì casto che per non veder femmine ritirossi nei boschi e nelle montagne. Avendo nondimeno un giorno incontrato a
condo si riferisce, questa scienza era tanto naturale che passava fin nelle donne e nei fanciulli. A misura ch’egli andava av
to il greco Sinone, che istrutto da Ulisse, appostamente erasi ascoso nelle paludi, fingendo d’essere fuggito da’ Greci che v
aggiunse che Troia sarebbe stata eternamente sicura, se quel cavallo nelle sue mura si conducesse. Fu esso adunque, squarcia
o di Dodona nell’Epiro, dove i sacerdoti rendevano le risposte ascosi nelle querce del bosco a Giove consacrato, per cui le f
mbre, ove apprese dal padre tutti i perigli cui sarebbe stato esposto nelle guerre che, per fondare in Italia un nuovo impero
. A poco a poco incominciaronsi a effigiare gli Dei sotto varie forme nelle statue di legno, di creta, di marmo, di bronzo, d
Menadi, Bassaridi, Tiadi, ecc. In Roma chi aveva la suprema autorità nelle cose sacre era il Pontefice masimo. Seguivano i F
sa, eglino si avvilirono, procurandosi con basse adulazioni l’accesso nelle case dei grandi. Allora furono chiamati Parassiti
11 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
e ed ai trionfi un principe andava debitore dello impero della terra, nelle monete o medaglie faceva imprimore un globo, su c
esso nell’etere è Giove, nell’aere è Giunone ; nel mare è Nettuno ; e nelle parti inferiori del mare istesso è Salacia ; su l
utone ; nell’imo della terra Proserpina ; ne’fuochi domestici Vesta ; nelle fornaci de’fabbri Vulcano ; ne’pianeti il Sole, l
fornaci de’fabbri Vulcano ; ne’pianeti il Sole, la Luna e le stelle ; nelle divinazioni Apollo ; nelle merci Mercurio ; in Gi
ne’pianeti il Sole, la Luna e le stelle ; nelle divinazioni Apollo ; nelle merci Mercurio ; in Giano lo iniziatore ; ne’term
il contrassegnatore de’confini ; Saturno nel tempo ; Marte e Bellona nelle guerre ; Bacco ne’luoghi piantati di viti ; Cerer
erre ; Bacco ne’luoghi piantati di viti ; Cerere nei frumenti ; Diana nelle selve ; Minerva negl’ingegni ; egli stesso del pa
ito può darsi varia interpetrazione. Bacco fu nudrito sul monte Meros nelle Indie, voce tutta greca μηρος, coscia, onde si di
o al contrario vuole, che Bacco vedendo andare a male il suo esercito nelle Indie dalla pestilenza, Bacco menollo in un luogo
iovando ai mortali col temperato suo calore, e cacciando al contrario nelle vene di loro umori pestilenziali con la oltre mis
osì voltiamo in italiano le sue parole(1), ancor umida, elevandosi su nelle regioni superiori del cielo frequenti esalazioni,
date cadendo giù ravvolgentisi a simiglianza di un serpente mortifero nelle ime sedi della terra portavano il guasto, e conta
iata in lauro, perchè Apollo co’nomi delle prosapie eterna gli uomini nelle loro famiglie : egli porta la chioma in segno di
fu data da Apollo, Dio della luce civile, ossia della nobiltà, perchè nelle repubbliche eroiche i nobili comandavano le leggi
lo occhio nella fronte, tutti intenti a fabbricare i fulmini di Giove nelle fucine di Lenno, di Sicilia, e di Lipari. Quanto
l pino, segno della stabilità, onde gli autori de’popoli stando fermi nelle prime terre fondarono le città, Dea delle quali è
do. I pitagorici dando a’numeri tante denominazioni, come dimostrammo nelle nostre Ricerche politico-letterarie della Magna G
». 42. Ma di questa Diva non poche altre cose, poichè ne’suoi nomi, e nelle sue attribuzioni, da noi spigolati con lungo stud
ivano da gli occhi suoi, dipingendoli di color glauco, come si scorge nelle fiere robustissime, quali sono il pardo ed il leo
ver luogo ha bisogno di umore e di movimento, ciò che trovasi appieno nelle onde del mare. Ella fu detta Αφροδιτη, ed è quell
ncantatrici, come dice Orazio(3), chiamandola Trivia, a lei ululavano nelle loro evocazioni. Dandole il nome di Latmia, a lei
va dare un simbolo delle apparizioni della Luna istessa, che presenta nelle sue fasi nell’alto de’cieli, prima di mezza Luna,
del pari(3), « Le donne antiche hanno mirabil cose Fatto nell’armi e nelle sacre Muse » 51. Le Muse credute figlie di Giove
egl’Iddii : con questo volevasi intendere, che le virtù personificate nelle Muse non vanno mai disgiunte fra loro, e che le d
di aver ucciso col ferro e col fuoco un’idra, che sempre ripullulando nelle molte sue teste, quando altri le troncasse, non v
incipi, dovevano lor servire come vassalli perangarii a proprie spese nelle guerre. 59. La favola racconta ancora un combatti
12 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
osi o trasformazioni di Ovidio, in cui quelle favole riporteremo, che nelle dette due parti non avran potuto acconciamente av
l’ ulivo, tra gli animali la civetta; a proposito di che narra Ovidio nelle Metamorfosi, che in tutela di Minerva era pria la
ui restasse confuso. Or questi ancili dai Sacerdoti predetti venivano nelle calende di Marzo (mese a lui consecrato da Romolo
, e che rappresentavasi alata, e con una corona di alloro o una palma nelle mani. Capo VII. Di Vulcano. Quattro Vulcani
ed Arge, secondo Esiodo, o Piracmone secondo gli altri, a fabbricare nelle fornaci di Lenno, nell’ Etna, e nelle isole Vulca
secondo gli altri, a fabbricare nelle fornaci di Lenno, nell’ Etna, e nelle isole Vulcanie opere maravigliose; per cui venne
un’ ignota amante. Stato con lei più notti, mentre Cencreide occupata nelle feste di Cerere vivea secondo il rito da lui divi
be placato; e nei lunghi viaggi che a tal fine intraprese, avvenutasi nelle sorelle raccontò loro la sua sciagura, ed aggiuns
ola; e Giove tramutalo in orso lui pure, e trasportò in ceelo amendue nelle costellazioni dell’ orsa maggiore, e dell’ orsa m
hiamato Dio de’ mercatanti, e spesso perciò dipingevasi con una borsa nelle mani. Dio dell’ eloquenza fu egli pur nominato, e
e divenne madre di Proserpina. Essendo questa da Plutone stata rapita nelle campagne dell’ Enna in Sicilia, Cerere corse per
l’ anno con lei si stesse, e per altri sei con Plutone. Mentre Cerere nelle sue scorrerìe arsa di sete e sudata e affannata c
si celebravano nella città ai 19 d’ Aprile, e verso il medesimo tempo nelle ville celebravansi le Ambarvali, conducendo la vi
, adorato da’ Sabini, e poscia ancor dai Romani, che spesso invocando nelle asserzioni e ne’ giuramenti, come pur Ercole, Cas
o verginale a lei scioglievasi; Viriplaca quella che i mariti placava nelle contese e negli sdegni. Oltre Lucina, per cui alt
cesta o Sergesta figliuola d’ Ippota troiano, ed ei rinchiusi teneali nelle spelonche delle isole Eolie, ora di Lipari. Padre
cuore di eseguir per se stessa il barbaro comandamento, diè il figlio nelle mani di un soldato, che recatolo in un bosco e fo
auti, per non ripassare gli scogli Gianei, entrarono; secondo alcuni, nelle foci dell’ Istro o Danubio, e se ne venner contr’
delle stelle, ed espertissimo nel tirar di arco e nel sonar la lira, nelle quali arti istruì Giasone ed Achille, che l’ uno
i Ateniesi per ordine di Egeo assassinato il figliò Androgeo, dopochè nelle feste Panatanee era riuscito vincitore in tutti i
o il greco Sinone, che istrutto da Ulisse, appostatamete erasi ascoso nelle paludi, fingendo di esser fuggito da’ Greci che v
lladio, e che Troia sarebbe stata eternamente sicura, se quel cavallo nelle sue mura si conducesse. Fu esso adunque, squarcia
Capo IX. Calisto è cangiata in orsa, e trasportata col figlio Arcade nelle costellazioni dell’ orsa maggiore, e minore. Part
fa Eco per avere con lunghi discorsi intertenuto dal sorprender Giove nelle sue tresche amorose ne aveva avuto per pena di no
Dio del fiume Acheloo, sono da esso gettate in mare, e si trarformano nelle cinque isole Echinadi. Pelimele figlia d’ Ippodam
marito, che a parte vuol essere della pena. Il giovane Cisso saltando nelle feste di Bacco cade in una profonda fossa, ed è m
per le loro frodi sono da Giove mutati in sci mie; e posti ad abitare nelle isole Ischia e Procida dette perciò Pitecuse. La
A poco a poco incominciaronsi ad effigiare gli Dei sotto varie forme nelle statue di legno, di creta, di marmo, di bronzo, d
llonidi, o Edonidi, o Bliadi sacerdotesse di Bacco. In Roma chi aveva nelle cose sacre la suprema autorità era il Pontefice M
e introdotta prima presso i Caldei e gli Egiziani, e propagata poscia nelle altre parli del mondo, e con cui pretendevasi di
o di Dodona nell’ Epiro, dove i Sacerdoti rendeano le risposte ascose nelle querce del bosco a Giove consecrato per cui le fa
u cui erano scrìtti de’ Caratteri, il significato dei quali cercavasi nelle tavole a ciò fatte espressamente. Per cento altre
ha trattato espressamente, per le seconde Ovidio ne’ Fasti, e Rosini nelle Romane antichità; sebbene le principali tra quest
si in scenici, e ginnastici; I primi consistevano incanti, e suoni, e nelle tragedie e commedie che recitavansi ne’ teatri. I
13 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
iante l’interpretazione degli Egiziani Geroglisici ; altri finalmente nelle gesta dell’Ebreo popolo le vestigia vi ravvisaron
oppure Dei delle maggiori Genti. Si veneravano altresì le loro Statue nelle primarie Città della Grecia e del Lazio. Gli Aten
a ebbe pure in molte città della Grecia solenni Feste, chiamate Isie, nelle quali si portavano in giro vasi pieni d’orzo e di
ei consecrato(c) (17). Quindi una delle ceremonie, che si praticavano nelle Feste di Cibele era il portare per la città un pi
gere da esse il giuramento, ma bastava la loro semplice asserzio ne ; nelle loro mani, come in sacro e inviolabile deposito,
ali Feste fu denominata Proerosia (d). Le Talisie erano Feste Greche, nelle quali gli agricoltori offrivano alla Dea e a Bacc
) L’altro fu detto Daduco o Lampadeforo, ossia Porta-fiaccola, perchè nelle Solennità di questa Dea do vea portare una fiacco
d’un culto particolare, e gl’instituirono annue Feste, dette Itomee, nelle quali i Musici tra loro gareggiavano (b). Dicesi
i lui onore si celebrarono fuori della città d’Atene le Feste Diasie, nelle quali si facevano solenni conviti e sacrifizj. L’
o distanti dalla vetta, quando, abbassati gli occhi, viddero sommerse nelle acque tutte le abitazioni di que’ dintorni, fuorc
mine, con cui incenerì la Reggia del Tiranno. Questi spaventato fuggì nelle selve, e vi si trovò cangiato in Lupo (b) (29). G
no pithici ; perciò Pitecuse si dissero le Isole presso alla Sicilia, nelle quali coloro abitavano (a). Prometeo, figlio di G
quila per volere dello stesso Nume divenisse anche l’Insegna militare nelle di lui posteriori spedizioni (d) (40). Secondo pe
e tale, finchè l’afflluenza delle ricchezze introdusse il lusso anche nelle sacre ceremonie (a). Ne’ primi tempi si offriva u
prio di Bacco ; e quelle si facevano nella Primavera (f). Nelle une e nelle altre, eravi grande concorso, benchè ne fossero e
sciolto il freno ad un subitaneo furore, comandò che si traesse Acete nelle carceri, e fosse fatto crudelmente morire. Stavas
a’ Greci Etmi, e de’quali gli Antichi si servivano per colare il vino nelle tazze delle mense(b). I poveri, non potendo proca
rimise nel tempio. Dopo tal fatto i Samj celebrarono le Feste Tonee, nelle quali ogni anno portavano la medesima statua sull
hè di cinque cerve colle corna d’oro, alle quali Diana dava la caccia nelle pianure della Tessaglia, una ne venne salvasa da
e così si denominarono, perchè si credette che la pestilenza, insorta nelle donne gravide, fosse derivata dal fetore delle ca
non s’immolavano che vittime nere, delle quali si spargeva il sangue nelle fosse, come se quello avesse dovuto penetrare fin
e ceremonie a’suoi vaticinj. Digiunava tre giorni, beveva e si lavava nelle acque del Castalio fonte, e masticava foglie d’al
anciulle ad Apollo e a Diana per placarli ed eccitarli a ritornarsene nelle loro città. Ciò piacque alle due Divinità, le qua
mpio a Pito, e ogni anno si celebravano cerre feste, dette Apollonie, nelle quali la principale ceremonia era quella di far u
celebre oracolo(c). I Greci aveano il costume di alzare degli altari nelle strade. Alcuni di questi furono sacri anche ad Ap
esso fosse in avvenire simbolo di lutto, ch’esso servisse d’ornamento nelle pompe funebri, e che si dovesse piantare il medes
za de’Numi. Quel, ch’ella bramava, era, che o la terra la nascondesse nelle sue viscere, ovvero ch’ella cambiasse di forma. N
ma alla corsa e alla caccia (f). Avvenne, che la medesima s’imbarazzò nelle reti, e vedendosi in pericolo d’essere divorata d
o nome Diana ebbe in Atene ogni anno delle Feste, appellate Munichie, nelle quali le si offerivano delle focacce (d). Ebbe i
. I giovani di questa città oclebravano le Feste, chiamate Calciecie, nelle quali intervenivano tutti armati per sacrificare
prestare più pronto il loro servigio (b). Le Armilustri erano Feste, nelle quali i Romani, coronati d’alloro, e a cielo scop
a coltivava assaissimo la caccia, e passava gran parte della sua vita nelle foreste. Marte prese la figura di pastora, e la r
osa(d). Ei lo faceva in certe fucine, le quali si trovavano in Lenno, nelle caverne del monte Etna in Sicilia, e nelle Isole
ali si trovavano in Lenno, nelle caverne del monte Etna in Sicilia, e nelle Isole di Lipari, dette perciò da’ Greci Efestiadi
e la terra da se produceva ; e divoravano gli stranieri, che cadevano nelle loro mani(d). Furono anche creduti figliuoli di N
ronte(d) e di Biforme(e) o dalle due faccie, colle quali era impresso nelle monete ; o perchè avea la prerogativa di ricordar
re il fumo di grati odori ; ivi pure imbandiva mense a’ passeggieri ; nelle case trartava a lauti conviti. Tutti reciprocamen
n si assoggettava alcuno a verun supplizio ; e chi per debiti giaceva nelle carceri, a spese pubbliche ne veniva liberato. Og
ciamo, che il Gentilesimo riconosceva pure la Dea Eternità(a). Questa nelle Medaglie comparisce velata, e appoggiata a una co
sso abbandonassero i loro corpi, e che ora quà e là andassero vagando nelle regioni celesti, ora si recassero al soggiorno de
he(d). I nomi, la patria, e i genitori loro sono talmente inviluppati nelle contraddizioni dell’Istoria e nelle tenebre della
ri loro sono talmente inviluppati nelle contraddizioni dell’Istoria e nelle tenebre della Favola, che appena si rende probabi
ittadina. Resasi rinomatissima, è certo, che se ne scolpiva l’effigie nelle moneto con una Sfinge a canto. Fu questo un mostr
to eccellentemente nell’ agilità de’ piedi. Volea rimanersene vergine nelle foreste, nè altro piacere coltivava che quello de
to il nome di Ferefatta ebbe in Cizico certe Feste, detto Ferefattie, nelle quali le si sacrificava una nera giovenca (l). (
rono sacrificati anche degli agnelli (e). Questo Nume si onorò poscia nelle grandi strade, ov’era rappresentato sotto la figu
cieco, o perdeva una mano, o veniva sorpreso dalla morte, e sommerso nelle stesse acque (b). V’è chi dice, che l’anzidetta m
iandio delle Feste, dette Cabirie, e le quali vennero prima celebrate nelle Isole di Samotracia e d’Imbro, poi in Tebe, e in
Sabazie fossero solennità notturne, con cui si onorava Giove Sabazio, nelle quali si usava un serpente d’oro dal petto sino a
però chiamano Fauni quelli, che aveano l’ntera figura umana, fuorchè nelle orecchio appunite, e nella coda ; Satiri poi quel
lasciò scritto esservi state al di là del monte Atlante certe Isole, nelle quali di notte si vedeano lumi, e si udiva lo str
ano due volte per ciascun anno ne’boschi e ne’prati le Feste Faunali, nelle quali lo onoravano col sacrifizio di un capro, o
altri Spiriti, detti anche Incubi, i quali solevano entrare di notte nelle case, si posavan sul corpo di quelli che dormivan
u affidata l’educazione di Bacco. Egli altresì gli fu sempre compagno nelle di lui conquiste(h). Sul qual proposito Ovidio ci
. Pregò quindi Bacco, che ne lo liberasse. Il Nume lo mandò a lavarsi nelle acque del fiume Pattolo : dal che ne nacque, che
rie iniziazioni e di altre sacre ceremonie. Queste Ceste si portavano nelle solenni processioni, ed erano sempre chiuse, onde
ziati i misterj ivi nascosti, diveniva reo di profanazione. Solamente nelle Orgie comparivano così aperte per metà, che si po
no. A questi carri davasi il nome di Tense, o Carpenti. Gli Antiquarj nelle monete degl’ Imperatori, e spezialmente delle Imp
i queste Tense, le quali si sa, ch’erano molto usate anche da’ Romani nelle loro sacre pompe(a). (c). Meurs. Graec. Feriat.
osizione de’ bambini, si noti, ch’essa consisteva nell’abbandonarli o nelle strade pubbliche, o nelle campagne, o sulle rive
oti, ch’essa consisteva nell’abbandonarli o nelle strade pubbliche, o nelle campagne, o sulle rive de’ frumi, alla ventura. S
o divenute per causa di quella sì furibonde, che non potendo starsene nelle loro case, correvano quà e là per le campagne. An
orte, e secondo altri cangiavano in pietra(b). Da prima soggiornavano nelle ultime parti dell’ Iberia verso l’Occidente, non
el mentovato delitto di Tantalo, perciò Giove volle pure vendicarsene nelle di lui figliuole, Camiro e Clizia. Elleno erano s
inventò gli strumenti di fiato. E’ coronara di fiore e con due flauti nelle mani. Le’ sta d’appresso Cupido, ossia Amore, sot
o le lodi di tutti gli Dei fuorchè di Bacco, perciò questo Nume destò nelle sue Baccanti tale furore, ch’ elleno appresso l’E
elle reti, di cui si servono i cacciatori ; o perchè ella fu raccolta nelle reti da certi pescatori, allorchè si precipitò ne
sepolcri, appellati Suggrundarj(a). I Greci anticamente seppellivano nelle loro case(b) ; ne’tempi posteriori lo facevano fu
ngiare natura. Non potendo più starsene fermo in quel luogo, si tuffò nelle onde. Lo accolsero gli Dei marini, e pregarono Oc
gare il suo sdegno colla misera Scilla, e co’veleni infettò le acque, nelle quali colei soleva lavarsi. La giovine appena vi
a se perfino le navi più lontane (b). Notisi eziandio, che le acque, nelle quali erasi immersa Scilla, secondo altri vennero
ti tempj. Omero(e), e Virgilio(f) stabiliscono il soggiorno de’ Venti nelle Isole del Mediterranco, situate tra l’Italia e la
e, ch’eglino chiamavano Prassidici, sull’altare delle quali giuravano nelle più gravi circostanze. Il Meutsio pretende, ch’el
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
e sommosse differiscono dalle regolari battaglie. Perciò i Greci, che nelle loro celebri guerre contro lo straniero invasore
o armato, e con aspetto fiero ; ma talvolta anche nudo ; specialmente nelle statue di marmo e di bronzo (chè il nudo è il cam
e vigile e pugnace, emblema della vigilanza e del coraggio necessario nelle battaglie. I mitologi aggiungono che fu cangiato
l’aggettivo marziale adoperato non solo nel linguaggio militare, come nelle espressioni tenuta marziale, aspetto marziale, co
dedicato il martedì, del qual giorno conservasi ancora lo stesso nome nelle lingue affini alla latina. Di Marte diedero il no
e di comodo e utile. Era comunissimo il dire (e trovasi anche scritto nelle epistole di Cicerone) bellum est, per significare
Appennino ; ma forse Totila re dei Goti fu quegli che molto la guastò nelle guerre che ebbe a sostenere contro i generali di
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
bbricata l’eterna città. Anche a tempo di Cicerone, com’egli racconta nelle sue epistole familiari, esisteva sotto quel colle
a a Cesare che lo ricusò ; e Cicerone rammenta questo fatto più volte nelle sue opere, e specialmente nelle filippiche contro
erone rammenta questo fatto più volte nelle sue opere, e specialmente nelle filippiche contro lo stesso Marc’Antonio. Dal nom
itologia ; la quale, dopo avere asserito che il Dio Pane soggiornando nelle solitudini più selvagge e piene di sacro orrore,
eggieri, vi aggiunge, quali prove di fatto, diversi aneddoti riferiti nelle antiche storie, come per esempio, che il Dio Pane
stra che si aveva per una ubbìa e non per un miracolo. Anche Cicerone nelle sue Opere usa almeno due volte, per quanto mi ric
che non avesse ancora acquistato la cittadinanza romana. È però usato nelle lingue moderne comunemente, e parlando e scrivend
16 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
dussero gran copia di serpenti, i quali da di là si propagarono anche nelle altre parti del Mendo,(a) (6). Colà non fermossi
ggettarlo (c). Ercole inoltre dovette vincere la Cerva, che trovavasi nelle foreste del monte Menalo nell’ Arcadia. Essa, ben
non aveva ovili sufficienti a contenerveli. Fu costretto a lasciarli nelle campagne, le quali perciò divennero infruttuose.
Trasio, e questi accertò Busiride che per avere di nuovo la fertilità nelle di lui campagne conveniva sacrificare ogni anno u
re al Cielo, per farsi guarire da Peone, medico degli Dei (a). Ercole nelle anzidette circostanze ebbe per compagno anche Arg
zato. Esso si consultava in un antro, gettando quattro dadi, scolpiti nelle faccie di figure, dalle quali si rilevavano le ri
na di mirto, e un trepiede di bronzo (e). Il culto d’Ercole si estese nelle Gallie, nella Spagna, e nella Trapodana, Isola tr
otestando, che non le avrebbe recato alcun male. La giovine si rimise nelle di lui mani, gli partorì Menalippo, e fu poi da T
tornati salvi alla patria. Eglino quindi instituirono le Feste Delie, nelle quali ogni cinque anni recavasi un numero di Aten
oltrepassava i più alti alberi, e a Tereo, assuefatto a predare orsi nelle tane della Tessaglia. Non sofferì Demoleonte, che
po spedì a quel re ambasciatori, che ne ottenessero di essere accolti nelle di lui terre. Latino v’acconsentì ; e diede anzi
to, in cui usciva del bagno. Le di lui braccia si trovarono intricate nelle maniche, perchè di queste n’erano chiuse le apert
i, trattone il calcagno, per cui la madre lo tenne, mentre lo’immerse nelle predette acque(b). L’educazione poi di Achille fu
a di là Licaone fuggì, e ritornò alla paterna casa. Caduto nuovamente nelle mani di Achille, sirgettò a’piedi di lui, ptomett
ori dell’antro, e ritornarono agli altri compagni, che li attendevano nelle navi. Il Ciclope allora all’udire Ulisse, che da
el cammino. Così fecero, e quantità di serve bellissime li introdusse nelle stanze di Circe. Costei sedeva in alto trono, cop
in Itaca. Difatti l’Eroe, abbandonata quell’ Isola, si abbattè tosto nelle Siene(13). Usò egli la precauzione di far turare
Salamina un tempio, una statua d’ebano, e certe Feste, dette Ajanzie, nelle quali, per ricordare il di lui invitto valore, or
neso si celebravano alla tomba di Pelope certe Feste, dette Emacurie, nelle quali i giovani si flagellavano, finchè aspergeva
se sacrificato pèrida salute de’ suoi. E poichè al predetto Antipeno, nelle di cui vene scorreva nobilissimo sangue, non piac
rova. Consiglio. Il Consiglio è quella matura ragione ; per cui nelle difficili emergenze si prende piuttosto questa, c
vengono forti, così mediante questa virtù si stabilisce maggior forza nelle operazioni degli uomini. Simbolo della. Concordia
a, che si produce e si mantiene per mezzo di essa. I Greci e i Romani nelle pubbliche Feste solevano comparire in toga bianca
e e l’inverna : la che significa, che l’amicizia si mantiene eguale e nelle prospere e nelle avverse vicende. Ha scoperto un
a che significa, che l’amicizia si mantiene eguale e nelle prospere e nelle avverse vicende. Ha scoperto un fianco sino al cu
di toglierla dàl suo errore, ma senza frutto. S’ abbandonò la misera nelle di lui braccia, e non molto dopo esalò lo spirito
la veste fa intendere, che questo Vizio suole trovarsi principalmente nelle persone di bassa condizione, e ch’ esso logora, c
no alle sostanze altrui. Colla destra tiene alquante carte da giuoco, nelle quali fissa attentamente gli occhi. E’ tenuto sos
ia si celebrarono in Tebe, nella Brozia, certe Feste, dette Efestrie, nelle quali si cuoptiva la di lui statua con veste muli
Lisidice, che partorì Ippotoe, la quale rapita da Nettuno, e condotta nelle Isole Eschinadi, partorì Tafio(l). (11). Alceo f
di mare, che divide l’Europa dall’ Asia, presa dallo spavento, cadde nelle onde per cui quel mare dal nome di lei poscia fu
ono in un sito commessa, ed altri in un alro, variando anche fra loro nelle circostanze. Onomacrito dice, ch’essa si eseguì a
rango, la regalò ad eno de’suoi Cortigiani. Non molto dopo essa cadde nelle mani de’ Carj, popoli dell’Asia Minore. Questi fe
, ch’ egli aveva instituito in onore di Androgeo. (13). Il Minotauro nelle Medaglie della Grecia Italica e di Sicilia viene
alto di uno scoglio il fuggitivo naviglio. Voleva disperata gettarsi nelle onde, quando a recarle conforto comparve opportun
d’ Imene, donde preso un candelabro, e soll vatolo in alto, lo diede nelle tempia a Celadonte, uno de’ Lapiti. Il maschino c
o Reto, abbrancato il tizzone, che per rito ardeva sull’ ara, lo tirò nelle tempia a Caraso. S’incenerirono i di lui capelli,
ormiva profondamente Afida, sdrajato sulle pelli di un’ Orsa, predata nelle boscaglie dell’ Ossa, e teneva egli in mano una t
aveva in moglie Ilonome, la più vezzosa delle femmine, che abitavano nelle foreste. Colei, come vide morto il marito, alzò p
bra, che il loro culto sia derivato dall’antico costume di seppellire nelle case i trapassati. E perchè essi col decorso del
i indistintamente anche gli altri Numi(e). Il loro sito più ordinario nelle case era dietro la porta, o intomo al focolare(f)
ntenore, e Polidamante, figlio dello stesso Antenore, avea consegnata nelle loro mani quella città (d). Tra coloro, che in qu
Enea Mnesteo, Principe Trojano, discendente d’Assaraco (i), e Naute, nelle di cui mani fu da Diomede rimesso il Pallade, rap
esentava sotto l’aspetto di pallido e smunto vecchio, che soggiornava nelle viscene della terra. Era creduto padre della Disc
tabo, quando egli, scacciato per invidia de’suoi dal regno, si ritirò nelle foreste. La giovine ivi si esercitò nella caccia,
morto Enea, temette, che Ascanio la facesse perire. Si ritirò quindi nelle selve appresso il pastore Tirro (b). Ivi partorì
Agagamennone minacciò la guerra ad Andro, qualora non gli avesse dato nelle mani le sorelle. Ansro per timore consegnò ad Aga
uoi, dopochè rapirono il Palladio, non godettero più favorevole sorte nelle loro imprese ; che per consiglio di Calcante cono
l’obbrobriosa nascita di quello, comandò, che lo stesso fosse esposto nelle selve. Un certo pastore lo raccolse, e lo fece al
lisse, che si chiamava Achemonide, figlio di Adamasto d’Itaca, rimase nelle terre de’ Ciclopi. Colui dovette rimanersene colà
carono un nemico, corsero tutti alle armi per impedirgli che entrasse nelle loro terre. V’accorse tra quella moltitudine anch
se sacrificato pèrida salute de’ suoi. E poichè al predetto Antipeno, nelle di cui vene scorreva nobilissimo sangue, non piac
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
arne le pene, che giudici di diritto e di fatto, da lui indipendenti, nelle loro sentenze avevano assegnate ai dannati. Era i
ne, come di quella delle Fate, si abusò, e forse ancora, specialmente nelle campagne, si abusa, in tutte quante le novelle e
ttori fanno a gara coi poeti a rappresentarle orribili nell’ aspetto, nelle vesti, nei distintivi : faccia minacciosa, occhi
egli ebbe nel suo viaggio allegorico. Lo stesso Virgilio ci narra che nelle regioni sotterranee vi son due porte da cui escon
secondo la loro fantasia ; e lo stesso Vasari, ne ragiona ex-cathedra nelle sue Vite. Vediamo ora quali di queste Divinità mi
to nella intelligenza, prima di aver perduto la coda, e divenuto uomo nelle facoltà razionali prima di averne acquistato perf
te a tutta la poster ita le sue più strane fantasie. 251. Talvolta nelle poesie italiane si trova usato il nome di Plutone
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
signora, ossia padrona 91). Questa Dea ha dunque due bellissimi nomi nelle lingue dotte, ed inoltre il più alto rango fra le
cativa. Accennata l’indole di questa Dea, diciamo come si rappresenta nelle pitture e nelle sculture. Siccome è regina del Ci
a l’indole di questa Dea, diciamo come si rappresenta nelle pitture e nelle sculture. Siccome è regina del Cielo e degli Dei
o gli Dei pagani), si contentò di trasformarlo in pavone, serbandogli nelle penne l’immagine e il ricordo de’suoi cento occhi
Gli Egiziani perciò adoravan gli Dei sotto la figura di quelle bestie nelle quali credevano che questi si fossero trasformati
a raramente trovasi Iride dipinta o sculta, e non è mai rappresentata nelle statue, ma soltanto nei vasi ed in alcuni bassi r
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
è la più semplice e sbrigativa, e che prima delle altre espone Ovidio nelle Metamorfosi, vale a dire che quel Dio stesso che
ivare dal latino Satum, cioè dal seminare 34. È facile il riconoscere nelle pitture e nelle sculture l’immagine di questo Dio
Satum, cioè dal seminare 34. È facile il riconoscere nelle pitture e nelle sculture l’immagine di questo Dio. Si rappresenta
i dei loro difetti36). Facevasi vacanza anche negli uffizi pubblici e nelle scuole, e si mandavano regali chiamati in latino
dice che sieno « Quelle vesti formali « Che adornano i Legali, « Che nelle Rote, ovver nei Parlamenti « Prendono il nome ill
razio ripete ironicamente la massima che s’insegnava nei Giani, ossia nelle Borse d’allora : « O cives, cives, quærenda pecu
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
sto concetto e sotto questo punto di vista furono introdotti i Satiri nelle Belle-Arti, quando cioè si volle rappresentare qu
uito a Michelangelo. I poeti italiani hanno introdotto i Satiri anche nelle Favole pastorali, ossia in quelle drammatiche rap
ni, il tirso, ecc. Tale è l’antica statua di Sileno col piccolo Bacco nelle braccia, che trovasi nella villa Pinciana, e di c
ogia della parola li manifesta di origine latina (a silvis). Virgilio nelle Georgiche invoca Silvano tra le divinità protettr
della fondazione di Roma, la festa di questa Dea celebravasi soltanto nelle campagne dai pastori e dagli agricoltori, per imp
tutte le edizioni anche ad usum Delphini. 24. Orazio accenna che nelle Feste Terminali sacrificavasi una agnella : « Ve
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
che questa credenza nei Genii o negli spiriti, come poi si chiamarono nelle lingue nordiche, si diffuse più che altrove tra g
nto fantastica invenzione del Fausto. E il nostro volgo, specialmente nelle campagne, non crede forse tuttora negli Spiriti e
ltro hanno quasi sempre qualche distintivo, perchè per lo più tengono nelle mani la patera o il cornucopia. Così nella colonn
gran credito e un grande uso nella lingua latina279), e lo ha tuttora nelle lingue affini e derivate, e specialmente nella it
acque, « Di mille voci al sonito « Mista la sua non ha : » Il Giusti nelle sue impareggiabili poesie usa molte volte il term
la quale etimologia ed interpretazione è rammentata e adottata anche nelle opere di Sant’Agostino e di San Girolamo. 274. A
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
che formano la transizione fra le balene e le foche, e la cui forma, nelle parti superiori del corpo, si discosta meno di qu
non ostante ad imitare le loro fantasticherie e a gareggiare con loro nelle invenzioni e nelle descrizioni di immaginarii mos
are le loro fantasticherie e a gareggiare con loro nelle invenzioni e nelle descrizioni di immaginarii mostri marini. Tra i p
n calar di sopra, « Nè alzar di sotto le mascelle orrende. « Così chi nelle mine il ferro adopra, « La terra, ovunque si fa v
ne di « Una balena larga dieci miglia « E lunga trenta,……… » avente nelle interne cavità delle sue viscere terreni arborati
Mysticetus ; ed è la Balena detta della Groenlandia, perchè si trova nelle acque del mare che circonda quell’isola. 232.
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
supposizioni di cui son piene tutte le antiche istorie, specialmente nelle loro origini, non esclusa quella di Roma, furon d
oave al gusto. Possono perciò riuscire utili soltanto a chi è valente nelle lingue greca e latina. Per tutti gli altri che so
nsi antichi e moderni capi d’opera di scultura e di pittura, non solo nelle pubbliche gallerie e nei palagi dei maggiorenti,
lo nelle pubbliche gallerie e nei palagi dei maggiorenti, ma pur anco nelle piazze e nelle strade, non in Roma soltanto, ma p
che gallerie e nei palagi dei maggiorenti, ma pur anco nelle piazze e nelle strade, non in Roma soltanto, ma per tutta Italia
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
mente creduta una indubitabile verità nei secoli più rozzi ; e perciò nelle funebri cerimonie ponevasi una piccola moneta di
nnati al Tartaro era quella di esser tormentati dalle Furie e gettati nelle flamme del Flegetonte ; e le pene speciali si rif
o e confacente sarebbe l’assomigliarvi i miserabili, i quali, vedendo nelle taberne e nei mercati una vera dovizia di cibi sq
Omero. La rammentano però i poeti posteriori, e principalmente Ovidio nelle Metamorfosi e nelle epistole ; come pure altri po
però i poeti posteriori, e principalmente Ovidio nelle Metamorfosi e nelle epistole ; come pure altri poeti del secolo di Au
te le sue asserzioni erano stimate verità indubitabili. Essi in fatti nelle dispute non adducevano altra ragione che l’Ipse d
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
nome di Venere che le fu dato dai Latini, ed è divenuto tanto comune nelle lingue affini, Cicerone dà questa etimologia e si
parti, fa la rassegna delle più grandi bellezzè che son da ammirarsi nelle opere della creazione ; ed Ugo Foscolo ha detto :
di Dionèa dato a Venere perchè creduta figlia di Dione è comunissimo nelle lingue dotte, ma poco nell’italiana. Dante però r
ciò Ugo Foscolo nel suo Carme sui Sepolcri parlando del Petrarca, che nelle sue poesie per Madonna Laura aveva sempre adopera
re a lungo nella celebre guerra dei Greci contro la città di Troia, e nelle origini mitologiche del popolo romano. Venere gio
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
altra sulle sponde del lago Averno in Italia. Cinque fiumi scorrevano nelle regioni infernali, cioè lo Stige, l’ Acheronte, i
millesima parte delle maraviglie che la scienza tuttodì va scuoprendo nelle operazioni e nelle leggi della Natura. 235. Al
le maraviglie che la scienza tuttodì va scuoprendo nelle operazioni e nelle leggi della Natura. 235. Alcuni mitologi e poe
hi hanno detto che i Campi Elisii, non erano nel seno della terra, ma nelle Isole Fortunate, che ora si chiamano Le Canarie ;
zio potrebbe considerarsi come una amplificazione del passo di Esiodo nelle Opere : « Eroi felici, che disgombro il core « D
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
rola Mercurio ? È un termine rammentato frequentemente nel Commercio, nelle Arti, in Astronomia, in Fisica, in Chimica e perf
asciatore : e dall’esser egli il Dio della mercatura e del commercio, nelle quali occupazioni si commettevano anticamente mol
rotetti. Anzi lo pregavano apertamente a favorirli nei loro inganni e nelle loro ruberie. Tito Livio, nel libro 2° della Stor
a col denaro ; e la conclusione o morale della favola è questa : chi, nelle cose illecite, per lucro favorisce, per lucro tra
e non sia in uso comunemente. Per altro questo modo di dire è incluso nelle regole di quel traslato che chiamasi metonimia.
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
antiche città della Grecia, trovano la conferma della loro asserzione nelle tradizioni preistoriche della Mitologia, poichè a
uisterebbe, ad una impresa stranissima e pericolosissima da eseguirsi nelle isoleGorgadi, situate nell’Oceano Atlantico press
ia d’ oro parlano ancora e Pindaro nella 12ª delle Odi Pitie e Ovidio nelle Elegie e nelle Metamorfosi, e inoltre più e diver
no ancora e Pindaro nella 12ª delle Odi Pitie e Ovidio nelle Elegie e nelle Metamorfosi, e inoltre più e diversi poeti italia
Quel varco, or più da lungi, or più da presso. « Volando talor s’alza nelle stelle « E poi quasi talor la terra rade ; « E ne
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
di lauro, pianta a lui sacra ; e come Dio della Musica, con una cetra nelle mani, in atto di trarne suoni ; e generalmente qu
i trarne suoni ; e generalmente questi due simboli si trovano riuniti nelle sue immagini sculte o dipinte, perchè le due arti
tredotto, nel suo Carme I Sepolcri, uno dei più rari a trovarsi anche nelle lingue dotte, quello cioè di Pimplèe, dato alle M
e, di voltarsi sempre dalla parte dove si trova il sole. Il Poliziano nelle sue celebri ottave, conosciute sotto il nome di S
composto l’equivalente verbo vaticinari, colla mutazione comunissima nelle lingue della lettera f nella v. 132. Facit indi
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
nfa Teti, madre di Achille. Secondo Omero, l’Oceano ha il suo palazzo nelle acque del mare agli estremi confini delle Terra,
ste Divinità (Nettuno e Amfitrite) significano per metonimia il mare, nelle lingue greca e latina ; ma nell’italiana si prefe
uesto strumento è il distintivo per cui riconosconsi i Tritoni stessi nelle opere d’arte. Si sottoscrivono a questa favola an
ani furon detti da alcuni geologi quei terreni che sono stati formati nelle acque marine, o anticamente o modernamente. Turbe
ulle spalle e grondanti acqua, perchè per lo più queste Ninfe nuotano nelle onde e tra i flutti come le folaghe procellarie ;
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
lla immaginazione videro Divinità da per tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nelle selve e perfino nelle piante, come c
ione videro Divinità da per tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopi
a per tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopio si vedono da per tut
quei libri dei Pagani2, che posteriormente furon perduti o distrutti nelle successive invasioni dei Barbari. E qui mi baster
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
aringhe. Pochi altri termini mitologici son tanto famigerati e comuni nelle lingue moderne, e specialmente nella italiana, qu
accozzo animalesco ond’ è composto questo mostro56. Quindi è che anco nelle Belle Arti è raro il trovar dipinta o sculta la f
David consegnò ad Uria marito di Betsabea pel suo generale Gioabbo ; nelle quali la supposta promozione di questo bravo uffi
 : « Crederò prima che esista la Chimera. » Cosi, per esempio, Ovidio nelle Elegie : « ….. Credam prius esse Chimœram, « A t
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
no Jupiter. Il nome latino è conservato senza alterazione ortografica nelle moderne lingue francese e inglese, mentre in ital
i ariete. Ammone significa arenoso, e Giove ebbe questo titolo perchè nelle arene della Libia comparve sotto la forma di arie
igion cristiana ; e si vede indicato colle iniziali D. O. M. non solo nelle iscrizioni dei documenti storici delle chiese e d
se e di altre fabbriche addette al culto, ma pur anco ne’ monumenti e nelle epigrafi delle sepolture. 60. « Arida nec Pluv
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
pittore che lo ritraesse e disegnatori e incisori che lo riportassaro nelle stampe o incisioni. Vedonsi nel mezzo di una squa
dunque non soltanto biblica, ma pur anco mitologica, ossia affermata nelle diverse e più opposte religioni e credenze ; e vi
nero a formarsi dai sedimenti delle materie contenute in dissoluzione nelle acque ; si dicono perciò ancora sedimentarie, e v
l modo stesso che vediamo accadere anche oggidì nel fondo dei laghi e nelle inondazioni dei fiumi. — Così una scienza che due
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
istorici e di incerte tradizioni, si trovaron costretti di aggiungere nelle loro opere una parte che trattasse dell’Apoteòsi
elatio hominis demortui in Deos. » — (In Apoll., cap. 34.) Il Giust i nelle sue poesie estende la parola apoteosi a significa
estende la parola apoteosi a significare i monumenti sepolcrali posti nelle chiese e nei chiostri dalle famiglie private alla
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
i latini e pur anco gl’ Italiani : lo stesso Ugo Foscolo, peritissimo nelle lingue dotte e per conseguenza anche nella Mitolo
lcri, come abbiamo veduto altrove, i domestici Lari. Sappiamo poi che nelle case dei più ricchi politeisti romani v’era il La
hi politeisti romani v’era il Larario, ossia la cappella dei Lari ; e nelle altre, almeno un tabernacolo colle statue o immag
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
e gradatamente prodotto tutti gli oggetti dei tre regni della Natura nelle diverse e successive epoche geologiche. Di Vesta
dado, che è la più salda e stabile figura geometrica, essendo uguale nelle tre dimensioni di lunghezza, larghezza e profondi
non avevano moglie, somigliavano in questo i monaci o frati. Cicerone nelle sue opere filosofiche aggiunge un’altra notabile
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
o termine come sinonimo di Dio. E in questo stesso significato si usa nelle scienze anche oggidì, per non star sempre a ramme
oggidì, per non star sempre a rammentare il nome di Dio : e non solo nelle scienze fisiche, ma pur anco nelle scienze morali
entare il nome di Dio : e non solo nelle scienze fisiche, ma pur anco nelle scienze morali, come per esempio, dove si tratta
39 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
popoli principali della Grecia, e ne scacciano i Pelasgi che riparano nelle isole e nell’Italia. Doro diè origine ai Dorii ;
i Pelopidi il Peloponneso. 1182-1120. Emigrazioni di colonie greche nelle più lontane parti d’Europa, d’Asia e d’Affrica.
ligione, abolisce molte costumanze barbare, precede Solone (anni 594) nelle riforme sociali. 565. Falaride, tiranno di Sic
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
li. Quindi i Misterii Eleusini, cioè i riti arcani che si celebravano nelle feste di Cerere in Eleusi. I Latini per altro non
a i greci nell’arte di coltivar la terra. Per questa ragione Virgilio nelle Georgiche loda l’ Italia come gran madre, ossia p
in italiano, Persephone in greco, che rappresenta una splendida parte nelle vicende e negli attributi di sua madre. Raccontan
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
ieme coi Ciclopi si affaticava a fabbricargli in gran copia i fulmini nelle sue sotterranee fucine, e l’aquila glieli portava
vulcanici, specialmente in Sicilia e nella solfatara presso Pozzuoli nelle vicinanze di Napoli, troveranno, nella espression
. Finalmente contiensi solfo in uno stato di particolare combinazione nelle sostanze proteiche di provenienza di ambedue i re
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
rido di allegrezza e di evviva a Bacco, che ripetevasi frequentemente nelle feste di lui ; ed era la greca voce Evoe, che in
famoso Fauno di greca scultura, in atto di suonare il crotalo che ha nelle mani. — In Zoologia si dà il nome di crotalo al s
è più simile al latino vespertilio, di cui ci dà l’etimologia Ovidio nelle Metamorfosi, dicendo che questi animali notturni 
43 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
sempre favorevolmente accolto dal pubblico, e che riesce molto utile nelle scuole. » Il maggior pregio di questo libro eleme
e. È noto che molta dell’ antica sapienza civile e politica è riposta nelle spesso oscure e per noi strane allegorie della fa
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
onfusione del Caos immaginato dagli antichi ingenerò confusione anche nelle loro menti circa l’origine del mondo e l’esistenz
orali, ossia delle passioni degli uomini. Sotto questo punto di vista nelle lingue moderne affini della latina, e specialment
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
uogo e tempo. Urano dopo aver ceduto il regno ai figli non interloquì nelle vertenze dei medesimi e dei nipoti, nè si occupò
perto da Olbers nel marzo del 1807 : ma poichè il segno simbolico che nelle carte uranografiche rappresenta questo pianeta è
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
. Raccontano i Mitologi ed i poeti, e più estesamente di tutti Ovidio nelle Metamorfosi, che quando nacque Meleagro, le Parch
cattolici e scientifici viene a far conoscere che spesso s’incontrano nelle umane cognizioni misteri inesplicabili. 62. I p
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
mpre più arditamente e con prospero successo a far mirabili conquiste nelle regioni del vero, posson chiamarsi invidiabilment
costume che spasso derivano dalla raffinatezza delle arti e dal lusso nelle anime spensierate ed improvvide : dal che nascono
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
io. La voce Eroi, divenuta tanto comune in verso e in prosa non solo nelle lingue dotte, ma pur anco nella italiana e nelle
e in prosa non solo nelle lingue dotte, ma pur anco nella italiana e nelle altre lingue affini, è di origine greca ; ed i fi
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
ni e belle, erano anche generalmente buone e cortesi ; e perciò tanto nelle lingue antiche quanto nelle moderne, e specialmen
ralmente buone e cortesi ; e perciò tanto nelle lingue antiche quanto nelle moderne, e specialmente nella nostra, questo term
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
i Troiani, congiurò col Simoenta, suo fratello, di annegar quell’Eroe nelle loro acque ; ed avrebbe ottenuto l’intento, se no
brosa tegebat arundo. » (Æneid., viii, v. 32 …) 29. Virgilio che nelle sue Egloghe imitò Teocrito’ Siracusano, (e lo dic
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
pur anco la protettrice degl’ingegni, l’ispiratrice delle invenzioni nelle arti e nelle scienze168. Quindi la sua festa in R
protettrice degl’ingegni, l’ispiratrice delle invenzioni nelle arti e nelle scienze168. Quindi la sua festa in Roma era solen
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
ligiosi e civili ciascuno attendeva al proprio ufficio, o professione nelle altre ore del giorno. Credevasi di cattivo auguri
alla guerra, era creduta sorella del Dio Marte ed auriga del medesimo nelle battaglie, quando egli combatteva dal suo carro.
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
oro caratteristica di avere un sol occhio. Se ne trovano generalmente nelle acque dolci e stagnanti, e in maggiore abbondanza
generalmente nelle acque dolci e stagnanti, e in maggiore abbondanza nelle vicinanze di, Parigi, in Svizzera e in molte part
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
sino all’anno 119 dell’èra cristiana e si mantenne pagano, e registrò nelle sue opere tutti i più strani ed assurdi miracoli
del tempio di Apollo in Delfo. Cicerone che l’analizza filosoficamete nelle Tusculane, chiama il Nosce te precetto di Apollo,
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
nte è descritta e celebrata da molti poeti e principalmente da Ovidio nelle Metamorfosi ; e lo stesso Dante trova il modo di
Dio, che i popoli molto volentieri adoravano e a cui raccomandavansi nelle loro infermità. Esculapio era rappresentato con v
56 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
to, e che vada immune da qualsivoglia rischio d’ingenerare [ILLISIBLE] nelle menti inesperte dei giovani, è mestieri che la ce
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Avvertenza » pp. -
i e gli egregi Insegnanti che hanno favorevolmente accolti e adottati nelle loro Scuole gli altri miei libri, vorranno accogl
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
non solo concrete, ma anche astratte, come noteremo più specialmente nelle seguenti parti di questa Mitologia. Infatti risal
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
prudentemente rinunziato ad immischiarsi negli affari di Stato. Così nelle vicende mitologiche di Saturno troviamo rappresen
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
o legale è derivato in italiano l’aggettivo gentilizio ; come abbiamo nelle locuzioni : stemmi gentilizii, titoli gentilizii
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
nto grande, e talmente sicura l’inviolabilità del loro soggiorno, che nelle loro mani si depositavano i testamenti e gli atti
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
egli uomini dei nostri tempi ; anzi vedesi sempre rinnuovata non solo nelle moderne poesie, ma pur anco nei monumenti ove le
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
immutabile dei fenomeni fisici e delle umane vicende. Non v’è termine nelle lingue moderne europee, che più di questo di Fato
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
Romolo : tanto è vero che anche a tempo di Cicerone, com’egli afferma nelle sue lettere, esisteva nel monte Palatino l’antro
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
ista dei Romani è notizia storica confermata anche da Cornelio Nipote nelle sue Vite degli eccellenti capitani greci. Quanto
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
 ! A noi basterà di conoscere in qual quadrante, (come dicono in oggi nelle tavole meteorologiche), ossia dentro quale degli
67 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
a, nei banchetti, nei pasti giornalieri ec. Oltre al vino adoperavano nelle libazioni anche il latte, il miele, l’olio, l’acq
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
va a conquistare il Vello d’oro : bisognava ancora vincer gl’incanti, nelle quali arti i Greci eran novizii in confronto dei
69 (1850) Précis élémentaire de mythologie
et ses attributs, 78. Foi, bonne Foi, div. allégorique, 90. Fonte nelle , vers sur Diane, 40. Force, fille de Thémis, 90
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