nte nell’anno 1862, da quando ebbi la ventura di conoscervi dappresso
nella
conversazione del celebre Conte Federigo Sclopis,
allora Presidente del Senato, visitandovi io poi con assai frequenza
nella
Biblioteca Universitaria e passeggiando talora co
eramente italiana città, al mio cuore carissima e dai buoni venerata,
nella
compagnia pure di quel dolcissimo Giovanni Boglin
giungere a ciò, ho tradotto non piccola parte dei loro scritti; e se
nella
gioventù fosse entrato l’amore di questi studj io
oesia, ci dirà l’origine e gli augusti principj della gente romana, e
nella
divina Eneide di lui avrà il suo compimento l’ist
o, aveva favella umana, ed erudiva di giorno i mortali nelle scienze,
nella
religione, nelle arti. Si nascondeva quando il so
hé in un monumento riportato dal Begero si vede sedente collo scettro
nella
destra, colla corona raggiante sul capo, e con du
n loro avevano più terra, furono rettili ed animali terrestri; quelle
nella
di cui generazione preponderò l’acqua, balzarono
rittore. Ho cer cato, traducendolo per vostro vantaggio, d’impri mere
nella
copia tutta l’anima dell’originale: non so se avr
lliroe die la vita ad un altro mostro detto Echidna, cioè vipera, che
nella
metà era simile ad una bellissima ninfa, e nell’a
esti confinati in pena, giacché come avremo luogo di vedere, stettero
nella
battaglia dei Titani dalla parte di Giove. Si unì
impero incerti. Mostrate invitte mani e forza immensa Contro i Titani
nella
mesta pugna, E la dolce amistà vi risovvenga, E q
udente e intensa mente Fia difeso da noi l’impero tuo Contro i Titani
nella
forte pugna. — Sì parlava, e lodar gli accorti de
pra II forte omero a ognun cinquanta teste Torreggianti erari nate, e
nella
mesta Pugna ai Titani stavan contro armati D’ imm
del regno la sua primogenita figlia. Euripide, Seneca ci narreranno
nella
seguente Lezione, questi sacrifizj, eterna vergog
l’eterna mestizia e del re di Stige e dei numi consorti nell’impero e
nella
pena. Cupe fosse ricevevano il tiepido sangue, e
esto sonno Trova di estinti figli afflitta madre, » passeggia chiusa
nella
sua nera veste dentro i sepolcri, e fa risuonare
notizie sui sacrifìzj che ai morti si facevano, come mi sono prefisso
nella
mia Lezione. Quindi Omero ci occuperà di nuovo, l
isso nella mia Lezione. Quindi Omero ci occuperà di nuovo, leggendovi
nella
traduzione del sq pra lodato autore la terribile
gli estinti, costruivasi loro insigne pira, e vi ardevano le cose che
nella
vita loro erano state le più care, le armi, i des
solamente lo stesso nume capace. Alcune are erano solide, altre vuote
nella
parte superiore, onde accogliere potessero delle
olavano ad una Venirine tutti gli stranieri che il nau fragìo gettava
nella
loro terra. Umani sacrifìzj pure disonoravano gli
Volete di più? Udite come Cicerone rimprovera ai Galli questo costume
nella
sua Orazione in difesa di Fonteio. Egli dice, vol
ive squadre Sol della vista sgomentò. Ma giunge L’atroce Ulisse, e ha
nella
destra il figlio D’Andromaca: e venia tranquillo
ribile costumanza avesse principio coli’ idolatria al tempo di Saruch
nella
quinta generazione; e se ciò sussiste, antica è l
zza di un moribondo amico o congiunto; e quando un tiranno pericolava
nella
salute, gli schiavi, dei quali è gloria l’ubbidir
riguardano questo sacrifizio. Vi sarà in primo luogo noto che Timante
nella
pittura che lo rappresentava avendo tutte le imma
cono che Diana, compassionando la giovine principessa, l’avea portata
nella
Tauride nel momento dell’ espiazione, e mise in l
si distinse il sesso nei simulacri; convenienti forme si effigiarono
nella
parte superiore di essi, indicando con taglio lon
ntati ancora i riti per tanta empietà osservati, dei quali si ragionò
nella
passata Lezione. Racconto del nunzio. Sta della
fu trovata in Albano, e che il celebre Gori fece incidere, e pubblicò
nella
Collezione delle Iscrizioni Doniane. Nè minor lit
el Museo Guarnacci si vede un simulacro, ove Giove stesso colla tazza
nella
destra pasce la regina dei volatili quantunque ta
e tremanti si pose sulle ginocchia della dea, che impietosita lo celò
nella
sua veste. Depose allora il mentito aspetto`. ed
ocato fra gli astri alla destra mano di Cefeo. Teocrito vi ha narrato
nella
passata Lezione il ratto di Europa. x\ggiungerò c
re, erario dei sacerdoti. Sia d’esempio Giove quanta incertezza regni
nella
Mitologia, Tre (al dir di Cotta in Cicerone nel s
i a Cheronea, volontario pose fine alla vita. « Fa di mestieri porre
nella
stessa classe quei Persiani di marmo frigio, che
ncitore furono consacrati al dio. Con solenne artifìcio effigiata era
nella
facciata anteriore del tempio la pugna di Enomao
corona che imitava le foglie di ulivo cingeva la fronte del nume, che
nella
destra tenea una Vittoria, pure di avorio e di or
l nume, che nella destra tenea una Vittoria, pure di avorio e di oro,
nella
sinistra uno scettro mirabile sovrastato dall’aqu
le nazioni, presso le quali fu adorato, sono di non lieve importanza
nella
Mitologia, giacché, come ho avuto luogo di riflet
mportanza nella Mitologia, giacché, come ho avuto luogo di riflettere
nella
passata Lezione, contribuirono non poco sulle man
facevasi sedente: nuda n’era la parte superiore, coperta l’inferiore;
nella
sinistra ponevangli lo scettro, e nella destra l’
periore, coperta l’inferiore; nella sinistra ponevangli lo scettro, e
nella
destra l’aquila o la vittoria, come abbiamo vedut
o scettro, e nella destra l’aquila o la vittoria, come abbiamo veduto
nella
descrizione del Giove Olimpico. Non ostante quest
figiarono colla destra armata di sferza, a guisa di auriga, e tenente
nella
sinistra i fulmini e le spighe, e con sembianze i
di Saturno. Padre, Re, Ottimo, Massimo, fu da tutti chiamato, poiché
nella
religione pagana gli era attribuito l’impero del
ed è nelle medaglie di Nerone ritratto assiso sul soglio, col fulmine
nella
destra e coir asta nella sinistra. Che dirò del c
rone ritratto assiso sul soglio, col fulmine nella destra e coir asta
nella
sinistra. Che dirò del celebrato Giove Capitolino
e nuda in piedi, appoggiata colla destra sopra un’asta, e col fulmine
nella
sinistra, e vi si legge inscritto: A Giove Stator
e adoperavano nel giuramento, di cui ci ha conservato memoria Polibio
nella
guerra fra i Romani ed i Cartaginesi. Eccone la f
asserisce che così giuravano i Cartaginesi, e ci mostra Annibale che
nella
sinistra afferrando un agnello, nella destra una
inesi, e ci mostra Annibale che nella sinistra afferrando un agnello,
nella
destra una pietra, chiama in testimonj delle sue
iove, e sopra un marmo dice averlo così veduto scolpito Lilio Giraldi
nella
figura di due ingenui fanciulli in mezzo a due fi
r dei poeti, presagivano il futuro. Un equivoco della lingua fenicia,
nella
quale colomba suona lo stesso che sacerdotessa.,
enzione ne fanno gli antichi. Tullio, Pausania, Luciano, e Filostrato
nella
vita dell’impostore Apollonio Tianeo. Giove Epido
li antichi che lo sdegno di Giunone andasse tant’ oltre che fuggitasi
nella
Eubea, non poteva dal suo ritiro toglierla veruna
versi, secondo i luoghi, gli attributi ed i nomi. I più comuni avrete
nella
descrizione della Giunone del Museo Pio Clementin
di Varrone, rammentato da Plinio; e se si fa riflessione alla maniera
nella
quale é trattato il panneggiamento, vedremo nella
ssione alla maniera nella quale é trattato il panneggiamento, vedremo
nella
caduta della drapperia sul fianco sinistro un ser
udine colla fionda da lanciare, perchè anch’esso è largo nel mezzo, o
nella
parte che resta sopra la fronte, più stretto e so
Faustina è effigiata nelle sem. bianze di una matrona stolata, che ha
nella
destra la patera e l’asta nella sinistra. Egeria
bianze di una matrona stolata, che ha nella destra la patera e l’asta
nella
sinistra. Egeria ancora per la stessa ragione era
sull’Aventino. Altro pure ne sorgeva sul Campidoglio che C. Flaminio
nella
sua guerra contro i Liguri avea promesso di edifi
Liguri avea promesso di edificare alla consorte del Tonante. Insigne
nella
storia delle arti è il tempio che a Giunone, sott
mna dal nome di una sua nutrice. Giunone Citeronia commemora Plutarco
nella
vita di Aristide. Di Telchinia, così detta dai Te
egli adoratori che dichiaravano così tenere dai numi le loro dovizie:
nella
nostra statua, che non è certamente di uno stile
ran bronzo di Giulia Mammea madre di Alessandro Severo, una ve ne ha,
nella
quale è effigiata Giunone sedente con un fiore ne
o, una ve ne ha, nella quale è effigiata Giunone sedente con un fiore
nella
destra, e un putto in fasce nella sinistra. L’epi
igiata Giunone sedente con un fiore nella destra, e un putto in fasce
nella
sinistra. L’epigrafe intorno, Julia Augusta, most
l bambino possa interpretarsi per altro che per Marte. Il fiore che è
nella
destra della dea n’è un’altra prova. Sappiamo da
u Marte, il fiore, secondo Servio, era di gramigna. Ora se la Giunone
nella
medaglia di Mammea ha in braccio Marte bambino, ò
ntura non si riferisce questo suo epiteto, e l’erba o il fiore che ha
nella
destra nelle monete di Gallo e di Volusiano, da a
lore era la terra. Prima dal Terapneo sangue formai Un fiore, e ancor
nella
sue foglie scritta Sta la querela: del giardin fe
tto il mondo abbraccia Iva Giunone, e del marito i furti Tutti volgea
nella
sdegnosa mente Per far querela al gran padre dei
ncora, secondo la Mitologia, era suo figlio, quantunque Plutarco, che
nella
vita di lui ha soggiogate le favole col vero, ne
acque abbandonando, fine avesse la suscitata tempesta. Udite Virgilio
nella
celebre traduzione di Annibal Caro: « Così dicen
esta passo dell’ Iliade, ammirato da Longino, merita di esservi letto
nella
traduzione del celebre Monti. « Nè invan si stav
almente, chiamato da Eschilo 10 l’insegna di Nettuno, ch’egli stringe
nella
sinistra. Benché le punte delle quali é armato, e
che appena dalla ricciuta Maia fu partorito, abbandonò la culla. Nato
nella
mattina, sonava alla metà del giorno stesso la ce
quindi sopra la sommità dell’odorifero albergo, alto inganno agitando
nella
mente, vide che il cocchio ed i cavalli il Sole n
e di Giove, che rise vedendo l’accorto fanciulletto, che colla fascia
nella
destra negava accortamente l’imputato delitto. Im
o. Degli altri simboli ed ufficii propri di questa divinità favellerò
nella
seguente Lezione, giacché, come più volte ho nota
ndo Macrobio, non ne rendono equivoca la rappresentanza. E quantunque
nella
maggior parte dei monumenti le ali appariscano su
do, rende assai distinta questa statua di Mercurio, giacché è la sola
nella
quale siasi conservata questa singolare insegna d
mulacro non sia di greca scultura ha però una certa nobila semplicità
nella
composizione, pregio che raccomanda quasi sempre
ria e varietà in diversi ordini, di sustruzioni, portici ed edifizii,
nella
guisa appunto che si godeva dal Foro Romano l’ im
Checché ne sia, il caduceo distingueva i legati di pace; e gli atleti
nella
palestra lo adoperavano forse perchè in questo co
vano le loro biblioteche. Trecipite chiamò il nume l’oscuro Licofrone
nella
Cassandra, forse perchè deità comune al cielo all
arj. Di Mercurio Agoreo, di cui il simulacro vi descrisse il Visconti
nella
passata Lezione, troviamo fatta memoria spesse vo
ato. » Di Anubi il simulacro ha or nera, or dorata la cervice canina;
nella
sinistra porta il caduceo; colla destra verde pal
onvengono però a Meleagro i tratti del sembiante totalmente diversi e
nella
j^resente statua assai più sublimi; disconviene l
ei distintivi del vincitor della belva di Calidone, che non solamente
nella
nostra statua posson mancare, ma nelle tante copi
segni non equivoci di Mercurio? Questa è sotto gli occhi del pubblico
nella
Galleria Farnese, dove con piacevol sorpresa può
razione dell’ età susseguenti. Non vi è sicuramente opera di scultura
nella
quale sia giunta a tanta perfezione l’espressione
ne, difficilissima in un ignudo nobile e giovanile. La testa non cede
nella
bellezza del disegno e dell’esecuzione ad alcuna
le molte che n’esistono, due ne furono dissotterrate per la Via Appia
nella
tenuta detta Il Colombaro, ove era forse la villa
tre il Mercurio del Palazzo Farnese, n’ esistevano altre tre repliche
nella
Villa Mattei. Una piccola, in bronzo, dissotterra
lle copie di questa statua quella di bronzo di Salisburgo, quantunque
nella
Storia delle Arti ciò si asserisca. È questo uno
errò per la terra lungo tempo, e finalmente ricovrossi presso Admeto,
nella
cui casa sofferse la mensa servile, e tutti i dan
scere materne, cadde, benché figlio di dea, e il collo superbo bruttò
nella
polvere troiana. Così ritardò i fatti troiani il
musica; scoperta che da altre divinità gli venne contrastata. Infatti
nella
passata Lezione vi feci osservare che questo ritr
ncibil odio cagione, saettò la figlia del fiume Peneo, emula di Diana
nella
castità e nei comuni studj. Non giovarono a Febo
i Latona, sebbene conviene particolarmente all’età in cui è figurato,
nella
quale, secondo Giovenale, fanno i capelli fanciul
a che vi fossero delle vergini d’oro, che voce armoniosa risuonavano,
nella
maniera che Pindaro ha immaginato, giovandosi, a
di ciò che Omero disse sulle Sirene. « Vi è discordia sulla maniera,
nella
quale questo tempio fu distrutto. Alcuni dicono c
est’uso. Spiritare di Corinto n’è stato l’architetto. « Si vuole clie
nella
più remota antichità Parnaso avesse in questo luo
la città non solamente Delfo, ma Pito: di che Omero fa testimonianza
nella
enumerazione dei Focesi. Coloro che si piccano di
i giuochi consistevano anticamente in una gara di musica e di poesia,
nella
quale il premio concedevasi a colui, che avesse c
lla corsa dello stadio semplice ed a quello dello stadio ripetuto; ma
nella
Pitiade successiva si abolì il premio, e fu stabi
armati. » Fin qui Pausania. Daremo quel che avanza del suo racconto
nella
se^’uente Lezione. Udite intanto da Orazio nuove
di Noto atterra, E di larga mina il bosco ingombra. Cade il Pelide, e
nella
Teucra polve Pone il capo, dolor lungo alla madre
dalla decima del bottino, che gli Ateniesi conqaistarono dai Persiani
nella
battaglia di Maratona. « Dette state sono in prim
di Craugaso, che s’innamorò di Tene figliastro. Non essendo riescita
nella
sua passione, l’accusò al marito di averla volata
ell’oracolo, per quello che si dice, data ad Omero, la quale si legge
nella
colonna a cui sovrasta la statua del principe dei
un enigma. — Però gli abitanti d’Io mostrano ancora la tomba di Omero
nella
loro isola, e quella di Olimene in un luogo separ
si antichi pittori). — « Presso Eleno sta Megete col braccio fasciato
nella
stessa attitudine che Lesche lo dipinge nel suo p
u ferito da Admeto argivo, nel combattimento che i Troiani sostennero
nella
notte stessa che la città loro fu presa. Dopo lui
a scritta influisca sulla figurata, continuerà Pausania a descriverci
nella
seguente Lezione. Udite la sorte di Niobe e dei f
belle bocca. Oimè, grida, nel petto il fìsso dardo Brandisce, e manca
nella
destra il freno. Dubita il corpo, e lento, lento
erede, e il suo minor fratello Fedirne, prova di novelle forze Facean
nella
palestra, e petto a petto Con stretto nodo oppost
u ritrovata a Capo d’Anzo fra le ruine di quell’antica città, celebre
nella
storia romana e pel porto e pel tempio della Fort
all’essersi trovata in Anzo, e ad alcuni apparenti difetti osservati
nella
figura, riconosciuta d’altra parte per ciò che di
locato piuttosto ad Anzo che a Roma non è da badarsi da chi ò versato
nella
storia romana e degl’imperatori, e sa a quanto gi
lionsi riconoscere nell’Apollo sono la perfetta eguaglianza dei piedi
nella
lunghezza, e la situazione della clavicola non pr
e a Febo Caro è l’arbor novello: al tronco accosta La destra, e ancor
nella
corteccia fresca Le sente il core palpitare: i ra
una florida gioventù. Queste forme sono grandiose, e sublimi eziandio
nella
loro giovine morbidezza; nè rassomigliano già que
, ma son degne di un garzone nobile, e nato a grandi imprese. Si vede
nella
sua figura una sanità vivace che annunzia la forz
vata statua sedente del medesimo, di grandezza maggiore del naturale,
nella
Villa Ludovisi. È questa intatta al pari di quell
la statua di Belvedere, l’altra unita al busto, e affatto intera, sta
nella
camera dei Conservatori del Campidoglio; la terza
rvatori del Campidoglio; la terza è nel Museo Capitolino, e la quarta
nella
Farnesina. Da questa si può prendere un’idea di q
apo come le quattro mentovate teste, a cui pure affatto si assomiglia
nella
fìsonomia, e sono tanto più scusabili quanto le m
li quanto le mentovate teste erano loro ignote. » Fin qui Winkelmann
nella
sua insigne istoria dell’arti del disegno. In un’
operetta sull’Allegoria, non tradotta, per quel ch’io sappia, ancora
nella
nostra lingua, e che vi esporrò nel fine del mio
bello dei giovini, poiché questi generalmente son biondi. D’altronde
nella
pittura il contrasto dei capelli neri con la bian
che ha scritto sulla pittura degli antichi. Forse così uno s’inganna
nella
spiegazione che si dà alla maniera, nella quale
i. Forse così uno s’inganna nella spiegazione che si dà alla maniera,
nella
quale Anacreonte desiderava che fossero dipinti
nnunzia che non erano maritate. Una statua in Campidoglio e due altre
nella
Villa Medici che gli rassomigliano, hanno i capel
re nella Villa Medici che gli rassomigliano, hanno i capelli annodati
nella
stessa maniera. Il pomo posto nella mano di Apoll
igliano, hanno i capelli annodati nella stessa maniera. Il pomo posto
nella
mano di Apollo indicava il premio che si dava nei
a questa isola banditi. A Delo vi era una statua del nume con un arco
nella
destra, e le tre Grazie poste sulla sinistra: cia
uentemente nei monumenti di simil genere, onde si è ingannato De Boze
nella
Dissertazione che ha stampata nelle Memorie dell’
semiaperte al canto, nell’abito teatrale che lo copre sino a’ piedi,
nella
cetra che tien sospesa dal lato manco, nel moto d
erano esposte queste statue alla luce dell’universo, che si affollava
nella
sua metropoli, può essere stato il motivo che ind
nave fu fabbricata, aveva un tempio. Clario da Claro città dell’Asia,
nella
quale ebbe oracoli ed altari fondato da Manto fig
io gli sorgeva. Apollo Grineo è illustre per Orino città dei Mirine:,
nella
quale il dio aveva oracolo antichissimo, ed are.
tri si cela. Giove attesta i celesti: all’ardue cime Vola, onde suole
nella
vasta terra Mandar nuvoli, pioggia, e venti e tuo
pii della fanciullezza di questa diva, i cui attributi unì l’ Ariosto
nella
seguente maravigliosa ottava che fa indirizzare a
peso agii omeri, una freccia per lanciarla coir arco, ch’ella reggeva
nella
sinistra. È vestita d’una semplice tonaca spartan
emplice quanto a una dea si conviene che è nemica d’amore. Notabile è
nella
no stra statua che non è succinta come le sue imm
da lei per le corna colla sua destra, e con una lancia da cacciatrice
nella
sinistra. E poi si può dare che l’espressione del
razio, o contro i figli di Niobe per vendicare la madre. Omero stesso
nella
sua Necromanzia fa menzione di qualche eroina est
per distintivo di Leucotea. Il fondamento di ciò è la favola Omerica,
nella
quale si narra che questa diva del mare die il su
ricci, con un collo erculeo, coperto di veste muliebre e con una mano
nella
stessa guisa avvolta nel manto. Non mi sembra d’e
che presso ad Onfale o presso a Jole così mollemente si adorna, forse
nella
licenza de’ baccanali, da quest’ultima circostanz
di Giunone, e che pascon i destrieri di Giove. Tu vai, diva, intanto
nella
casa paterna, tutti t’invitano nella loro sede: m
di Giove. Tu vai, diva, intanto nella casa paterna, tutti t’invitano
nella
loro sede: ma tu vuoi stare seduta presso Apollo.
este ha larghe maniche formate a pieghe increspate e irregolari, come
nella
precedente statua, e la veste, o piuttosto il bre
ga di color rossigno, sparsa di fiori bianchi per indicare il ricamo:
nella
stessa guisa é dipinto l’orlo della sottoveste. R
porti scoperta la destra mammella. « Sopra un’urna sepolcrale, eh’ è
nella
casa Accoramboni, ove è rappresentato il sacrifiz
za luna si sia conservata, appartiene alla figura di questa dea eh’ è
nella
Villa Borghese in Roma. Le sue Oreadi, o ninfe, d
iù conosciuta, hanno delle lunghe ali di aquila, come le aveva la dea
nella
famosa arca di Cipselo. Sopra un’urna eh’ è nel C
l’ira di Venere, cui soddisfece l’amore della delusa matrigna. Diana,
nella
tragedia di Euripide intitolata l’ Ippolito coron
ogliere Fazione, ci palesa l’innocenza del suo seguace, ed ordina che
nella
patria onori gli sieno fatti. Quindi ho creduto p
oso per assicurarlo dai terremoti e dalle crepature, che alcune volte
nella
terra si fanno; ed affinchè le fondamenta di un s
ne fattane da Plinio riguardi il tempio, che fu bruciato da Erostrato
nella
maniera che a tutti è ben nota: imperocché quello
nata, e che ho tradotto da Ovidio. Caccia di Meleagro. Dedalo stanco
nella
terra etnea Stava, e mite dicean Cocalo d’armi Pr
asa: Eneo felice Godrà del figlio la vittoria, e solo Testio starassi
nella
muta casa? Nè piangerete entrambi? Ombre fraterne
polve e nude ombre sarete: Io lo vedrò? pera, l’iniquo pera, E tragga
nella
sua ruina il padre, La patria, il regno: ed io so
con le sparte Chiome le madri. Il genitore i crini Canuti e il volto
nella
polve intride Col fato della lunga età sdegnato.
si sacrificavano vittime umane. Licurgo cangiò questo barbaro costume
nella
flagellazione dei fanciulli fino all’effusione de
uanto al simulacro ed al culto di Diana Efesina v’ instruirà Visconti
nella
seguente illustrazione: « Assai ci sorprenderebb
a di mete, di piramidi, di colonne furono per divinità venerati, così
nella
forma della nostra figura ravvisiamo le traccie d
: quelli però su d’esso effigiati, forniti di ali, e perciò collocati
nella
parte più sublime, sembrano aquile, grifi e simil
ngi per dimostrar la natura madre universale persino de’ mostri, così
nella
nostra, e in altre ancora, sieno state scolpite l
resentato questi uccelli come mostri di sembianze feminee: ma siccome
nella
maggior parte de’ monumenti son le Stinfalidi div
chiama Calisto: il piede Volge la ninfa impaurita, e crede Che sempre
nella
dea Giove si celi. Allorché vide le compagne note
entore Arione Metimneo, spiravano guerra, ed i maschi petti animavano
nella
zuffa. Il celebre Monti cantò le qualità guerrier
La sua figura, vale a dire il Palladio dei Troiani, teneva una lancia
nella
mano destra, un fuso nella sinistra, e così crede
il Palladio dei Troiani, teneva una lancia nella mano destra, un fuso
nella
sinistra, e così credesi vederla in una medaglia
di pelle, e gettata sopra il braccio sinistro per servire di difesa,
nella
stessa maniera che i Greci portavano i loro scudi
n si era ancora scoperta la maniera più comoda di porre delle strisce
nella
parte interiore dello scudo per passarvi il bracc
rilievo del sacrifìcio di Marc’ Aurelio, e su una medaglia di Adriano
nella
biblioteca Vaticana. » Udite adesso quel che Vis
nell’allacciarsi l’egida lo lasciava cadere sulle soglie paterne, ma
nella
nostra statua se 1’ è ravvolto intorno, poiché es
istrumento. Custode delle città udirete chiamata Minerva da Callimaco
nella
celebre Elegia sui lavacri di lei, la quale per v
un simulacro di bronzo, che Gitiade, pure spartano, aveva composto. E
nella
nona regione di Roma antica afferma P. Vittore ch
tio ed Ellolide, si rifugiarono nel tempio della diva, e qui perirono
nella
comune ruina. Fu dalla peste seguito il delitto;
astante. Minerva col titolo d’ Igiea, o dea della Salute, ebbe statua
nella
rocca di Atene, che Pericle le pose facendo crede
Ateniesi adorata, e il simulacro di lei senza ali teneva un melagrano
nella
destra, uno scudo nella sinistra. Po liade, Civil
imulacro di lei senza ali teneva un melagrano nella destra, uno scudo
nella
sinistra. Po liade, Civile, la istessa nazione la
a Minerva Pacifera delle medaglie imperiali che si può sospettare che
nella
destra piuttosto che l’asta, ristauro moderno, so
esenta un bell’insieme, e una buona disposizione di panneggiamento sì
nella
tonaca che nel manto, ed in oltre ci offre le arm
evo di un’ ara Capitolina, ed in una mezza figura singolarissima ch’ò
nella
Villa Ludovisi. Nella sinistra le si è collocato
nuda, proponendo loro per esempio la disavventura occorsa a Tiresia,
nella
cui storia molto si diffonde. Poi, ritornando a M
angue: Ma pria dal cocchio alle cavalle sciolse Le fumanti cervici, e
nella
fonte Dell’Ocean lavò il sudore, e terse Dal mors
de, avendola veduta, così parlò con Giunone: E giusto cedere a Venere
nella
bellezza. — Dicesi che concepita in una conchigli
Questa sarebbe degna di sorgere meco dai flutti cerulei, e di sedere
nella
nostra conchiglia. — L’autore degli Inni Omerici
elleno stesse si abbigliano quando vanno alle amabili danze degli Dei
nella
casa paterna. Poiché ogni ornamento ebbero dispos
Greci chiamavano Venere, non altro significa che spuma marina. Esiodo
nella
Teogonia vuole che appena nata andasse al monte C
tra. La figlia di Giove gli si fé’ innanzi simile ad indomita vergine
nella
grandezza e nella forma, affinchè mirandola apert
Giove gli si fé’ innanzi simile ad indomita vergine nella grandezza e
nella
forma, affinchè mirandola apertamente dea non tem
inose. Una meda2:lia dell’isola di Citerà rappresenta Venere coU’arco
nella
mano sinistra, e con un pomo ed una freccia nella
nta Venere coU’arco nella mano sinistra, e con un pomo ed una freccia
nella
destra. Arduino vuole applicare questi simboli al
che sono state scoperte divise dai loro busti, o statue, come si vede
nella
Villa Borghesi, se ne è fatte delle Giunoni, ma l
ievi, e particolarmente in due piccole figure eguali e ben conservate
nella
Villa Albani. A Sparta vi era una Venere eseguita
o qual dovette per la prima volta ignuda esporsi al di lui sguardo. È
nella
stessa attitudine una Venere del Museo Capitolino
dell’ adolescenza femminile che in questa si scorgono, ammiransi pure
nella
Teti seminuda della Villa Albani rappresentata in
rilievi che rappresentano il rapimento di Proserpina, e singolarmente
nella
più bella delle due urne esistenti nel Palazzo Ba
l’Etna in Sicilia. Tal fregio di capo è stato pure attribuito a Teti
nella
pittura di un bel vaso di terra cotta esistente n
tribuito a Teti nella pittura di un bel vaso di terra cotta esistente
nella
Biblioteca Vaticana. Sì questa Venere che la prim
er, e lo spiega: genere di braccialetto che le donne sogliono portare
nella
sommità del braccio sinistro. Questa sommità conv
e fra gli ornati muliebri che solean portarsi egualmente ai polsi che
nella
parte superiore del braccio al gomito, nomina esp
to, nomina espressamente le serpi. Fu rinvenuta questa bella scultura
nella
tenuta di Salone a destra della Via Prenestina in
o congedo. Baciami tu, fino a che il bacio vive. Finché dall’alma tua
nella
mia bocca E nel mio seno scorrerà il tuo spirto E
un papavero, nell’altra un pomo. Venere appellata Celeste v’ indicai
nella
passata Lezione come fosse da Fidia scolpita, e q
potete dedurre! « Molte statue femminili tutte simili alla nostra, e
nella
sottil tunica discinta, stretta alla persona e in
a discinta, stretta alla persona e in pieghe artificiose compresse, e
nella
sinistra in gentile atto sollevata a raccorre la
Sabina Augusta e di altre imperatrici ne mostrano la figura medesima
nella
stessa attitudine, e precisamente nell’abito stes
autici di Apollonio Rodio che dà gran lume a siffatte immagini. Egli,
nella
descrizione delle figure travagliate da Minerva s
nere attribuite. Apparisce evidentemente da un epigramma di Antipatro
nella
greca Antologia che la maniera più comune di rapp
on mai disgiunte, e più la simiglianza di un’altra testa meravigliosa
nella
reggia di Madrid, la dimostravano copia di qualch
isse ad una madre di Roma e di Enea. Siccome dunque non mancavano già
nella
Grecia antichi simulacri di Venere coll’armi, que
Venere, annoverata fra gli autori del nome Romano. Cesare stesso, che
nella
pugna Farsalica avea dato Venere per segnale, non
ze, ed in onore di lui celebravansi delle corse con le dette fiaccole
nella
mano. Si affaticavano di portarle accese fino all
le armi degl’Immortah, e i fulmini stessi che resero Giove vincitore
nella
guerra dei Giganti. Chiese Vulcano in mercede per
Ne son poi tratte: allor l’incude il fabro Ad un ceppo accomanda; ha
nella
manca Salda tenaglia, e colla destra inalza Pesan
526 e segg. Lezione trentesima. Marte. La maravigliosa maniera
nella
quale nacque Marte da Giunone col mezzo d’ un fio
lcuni gli hanno dato per compagna una certa Neriene, nome oscurissimo
nella
Mitologia. Molti sono i figli che la colpa gli di
racconta gli amori del nume con Venere. Tutti gli Dei, come vi esposi
nella
passata Lezione, risero dell’incauta trama di Vul
lacci maravigliosi. Liberati gli amanti, volò Venere in Pafo, e Marte
nella
Tracia. Palefato spiega questa favola dicendo che
a sua corte avea commercio impudico con un cortigiano, entrò di notte
nella
sua casa, ed avendola sorpresa coll’amante castig
quando nelle armi infuriava. Leggiamo che avesse due templi: il primo
nella
città col titolo di Quirino, come della pubblica
catore, in Roma, fu dedicato da Augusto dopo la battaglia di Filippi,
nella
quale questo fortunato usurpatore vinse nelle pub
lle figure di questo dio. soqo una statua sedente coll’Amore ai piedi
nella
Yilla Ludovisi, ed un piccolo Marte su una delle
me. » Da questa osservazione di Winkelmann forse il conte Rangiaschi
nella
Dissertazione sul Marte Ciprio ha pensato che dal
quale Giove manda Mercurio per movere alla guerra gli abitanti d’Argo
nella
famosa impresa dei Sette a Tebe, della quale fave
ggiungendo che fu padre di Trittolemo, e che amendoe furono da Cerere
nella
mentovata arte dottrinati. Ed ancora altre opinio
della terra. Ora vi è coronata di spighe di grano; ora molte ne tiene
nella
mano; altre volte un fanciullo ne offre in un vas
le vane aure deludo? Non ti basta che sola è mia la notte, Ch’ ultimo
nella
sorte io sol possiedo Informi spiaggie, e te di l
rlò lo dio. Mercurio gli astri occupa già; l’ascolta Giove, e rivolge
nella
sacra mente Vari pareri: del richiesto nodo Qual
rescere e variare dei simboli l’uso. Questo s’introdusse col tempo, e
nella
più remota antichità Cerere non ebbe tutti questi
i Castore e Polluce: sta in piedi accanto ad un altare con una patera
nella
mano. Chi cercherà la spiegazione di questo monum
Spanemio crede che la Pace rappresentata sopra le medaglie con spighe
nella
mano, da Cerere non differisca. Che che ne sia di
Cerere) senza dubbio per la natura del corpo umano, e per la maniera
nella
quale è decomposto, piuttosto che distrutto dopo
me da Callimaco è dipinta. Ma è difficile, come Lessing ha riflettuto
nella
sua famosa opera sul Laocoonte, di trovare nei mo
lle sembianze quanto in una moneta d’argento della città di Metaponto
nella
Magna Grecia, esistente nel Museo del Duca Caraff
driga. Queste monete avrebbon dovuto esser meglio disegnate ed incise
nella
collezione del signor Pellerin. Si vede in esse P
zarsi del ritratto, che è forse ideale, i papaveri e le spighe che ha
nella
manca sono le qualificazioni di Cerere: ma convie
neir acconciatura della chioma, ben diversa nelle sembianze, le quali
nella
statua sono semplicissime e verisimilmente ideali
uervi la scelta e l’ideale. Si può dire che questo marmo sia trattato
nella
vera maniera in cui conviene lavorare figure colo
Venere, d’altre per una Giunone, o per una Minerva. Quindi osservando
nella
figura una certa proporzione meno svelta che in a
ere umano. « Il ristauro è stato eseguito su questa idea. La divinità
nella
destra ostenta le spighe, dono da lei fatto alla
secondo Demostene, Diodoro Siculo e Plutarco, trasferite dall’Egitto
nella
Grecia col mezzo di Orfeo, che le cerimonie sacre
l solito, a carico dei mariti, che, per così dire, vi si obbli gavano
nella
scritta, quando avevano ricevuti in dote tre tale
o, che fissò i limiti dell’umana natura, il quale solo nei vizi e non
nella
grandezza imitar potranno i moderni. Alcuni l’ori
a Agelasta, cioè sensa riso, presso il pozzo Callicoro. Poscia venuta
nella
sede di Celeo, che comandava agli Eleusini, rinac
, era nel vestibolo, quello degli Epopte, o Vescovi, nell’adito, cioè
nella
parte interiore del tempio. Dei veli pendenti ass
ste. Il sacrario, secondo Strabene e Vitruvio, fu edificato da Ittino
nella
foggia dorica senza colonne esteriori, quando n’a
pio sotto Demetrio Falereo il celebre Filone, che vi aggiunse colonne
nella
fronte. Questa fabbrica però, secondo Plutarco, f
pirò le altre notizie, che ho dedotte dal Meursio su questo soggetto,
nella
seguente Lezione. Udite parte del secondo libro d
icani Pergo Chiamar: lo cinge colle frondi il bosco. La vista ammette
nella
cima, e largo Di limpid’ acqua fino al fondo estr
iti dei misteri Eleusini. e mìe ricerche sopra Cerere avranno fine
nella
presente Lezione, che comprenderà quel che vi res
dai Greci Boedromione, aveva principio la solennità, come da Plutarco
nella
vita di Camillo e di Alessandro si rileva. È ince
rpina, era nato. Aveva un tempio proprio; si effigiava colla fiaccola
nella
mano, e traevasi tra il canto, le danze e il picc
n fermi il freno; Attoniti al miglior Cielo, l’obliquo Timon volgeano
nella
patria notte, Ma della sferza la percossa orrenda
omano si vede la dea che tiene una fiaccola accesa in forma di lancia
nella
mano destra, ed una patera, simbolo comune a quas
mano destra, ed una patera, simbolo comune a quasi tutte le divinità,
nella
sinistra. Ella è rappresentata nella stessa manie
omune a quasi tutte le divinità, nella sinistra. Ella è rappresentata
nella
stessa maniera sopra una medaglia dell’ imperator
ragno audace Con sacrilego fìl supplìa lo stame! Non piange il danno,
nella
cara tela Imprime baci, e con le mute fila Ragion
sì mesta giovenca Del suo torello dal desìo trafitta. Del tetto alfin
nella
segreta parte Elettra ritrovò, fida nutrice, Figl
altre divinità minori io terrò lo stesso ordine che Esiodo, il quale
nella
sua Teogonia, se crediamo ad Erodoto, divise con
ov’è effigiata la pugna tra Ercole ed Anteo, la Terra è rappresentata
nella
figura di una donna assisa sopra una rupe. Ella a
tata nella figura di una donna assisa sopra una rupe. Ella avea luogo
nella
composizione di questa tavola come madre di Anteo
delle ricchezze, ch’ei chiama Poro, e della Povertà. Darò compimento
nella
presente Lezione a ciò che riguarda Cerere col le
a: il ferro Dall’albero nell’uom converte, e tronca Il capo, e poscia
nella
querce il colpo Ripete, e allor da mezzo il tronc
ol fren governa. — Lo diede. Vola col concesso carro La ninfa, giunge
nella
Scizia, il collo Tende ai serpenti sopra l’aspro
imanona. Gli attributi e i simulacri di Amore. La Notte. Vi esposi
nella
passata Lezione la discordia dei mitologi nell’as
prezzo dell’opera adesso il favellare dei monumenti dell’Amore veduti
nella
Grecia da Pausania, che non può mai esser letto a
nte per vederla. I tespiesi celebravano una festa in onore di Cupido,
nella
quale vi era il premio non solo pei musici, ma an
lonnetta quadrata, secondo il costume degli eroi, e tiene il fulraine
nella
mano, L’Amore, secondo l’espressione di Plutarco,
lucertola ai pie d’Amore dormente è in un marmo della Villa Pinciana
nella
stanza del Sileno ed in un altro dei monumenti Pe
ava lo stesso soggetto, ma che non esiste più, la Notte era effigiata
nella
figura di una donna nuda con delle lunghe ali di
na donna nuda con delle lunghe ali di pipistrello, e con una fiaccola
nella
mano. Compirò il mio ragionamento colla descrizio
servata, coll’arco della destra e la sinistra posata sulla faretra, é
nella
galleria del Palazzo Farnese: un’altra fu dissott
a loro: che Nerone tornò a ritorla e la fece di hel nuovo trasportare
nella
metropoli, dove perì nell’incendio, come vuole Pa
solevi Sovra Nettuno e Giove; Poi col favor dell’ombre Ti raccogliea
nella
segreta reggia Talamo aurato d’immortal lavoro. I
mor chiudea, Quando alle quete coltri Perversa il pie volgea. Apparia
nella
manca La lucerna vietata; Era l’infida e mal secu
neri sogni con incerto piede. — Questa immagine da lui derivò il Casa
nella
prima terzina di questo famoso Sonetto, che voi u
mostra espresse, come in basso rilievo, tutte le immagini che cadono
nella
fantasia di chi dorme. Nell’altra di avorio bianc
rovesciata, e sì trova colla parola Sonno sopra una pietra sepolcrale
nella
Villa Albani con sua sorella la Morte. Si vedon q
ella Villa Albani con sua sorella la Morte. Si vedon questi due genii
nella
stessa forma sopra un’ urna cineraria eh’ è al Co
so genio addormentato coli’ ali ripiegate, e con dei capi di papavero
nella
mano. In un altare di Trezene si offrivan dei sac
rilievo del Palazzo Mattei, e in una statua del Museo Pio dementino,
nella
quale ha i papaveri nella sinistra. In ambedue qu
i, e in una statua del Museo Pio dementino, nella quale ha i papaveri
nella
sinistra. In ambedue questi monumenti troviamo ef
l nome greco pubblicato da Fulvio Orsino, che si custodisce a Firenze
nella
Galleria. « Con più ragione l’attribuiamo ora a M
mminilmente raccolta come nel Sonno del sarcofago del nostro Museo, e
nella
nostra statua medesima, e finalmente per le ali d
quello che nel capo reclinato e cascante, nelle gambe incrocicchiate,
nella
face rovesciata, quasi per estinguerla, somiglia
Morte. Tale è al certo il giovinetto coronato con una face rovesciata
nella
destra e i papaveri nella manca, il quale è scolp
giovinetto coronato con una face rovesciata nella destra e i papaveri
nella
manca, il quale è scolpito nei bassi rilievi rapp
ommità del capo, ma le gambe non appariscono in queste immagini, come
nella
maggior parte, una all’ altra sovrapposte, nè tal
ente, Sterope, Arge, Cotto, Briareo e Già, che tutti Esiodo commemora
nella
sua opera sugli Dei, come Apollodoro nella Biblio
che tutti Esiodo commemora nella sua opera sugli Dei, come Apollodoro
nella
Biblioteca. La stessa Terra, col Tartaro congiunt
nione dello Scott col confronto dell’immagine di Biante dissotterrata
nella
villa di Cassio a Tivoli, con questo stesso, di r
gura inferiore quella della Memoria, quantunque l’epigrafe (grec) sia
nella
linea di sopra. Sembra probabile la lor congettur
gettura all’atto e all’abito dell’immagine: è questa velata e involta
nella
sopravesta, anzi par che tenga la mano al mento c
artefici antichi, è stata dal cavalier Mengs rappresentata Mnemosine
nella
bella pittura della volta della galleria nella Vi
appresentata Mnemosine nella bella pittura della volta della galleria
nella
Villa Albani. Tiene in quell’egregio fresco la ma
quello che serve a mantener l’ordine e la pace fra gli uomini. Regnò
nella
Tessaglia, e si applicò con tanta saviezza a rend
a, e ch’ella poi cedette ad Apollo. Temi aveva ancora un altro tempio
nella
cittadella dì Atene, all’ingresso del quale era i
oracolo di Delfo, che rispose loro di alzare un tempio alla Dea. Roma
nella
guerra di Annibale chiese ad Attalo re di Pessinu
Dea. Roma nella guerra di Annibale chiese ad Attalo re di Pessinunte
nella
Galazia il simulacro di Cil)ele, che si credeva c
la sua scabrosità una testa umana, videsi sopraposta a guisa di volto
nella
statua che ivi le fu eretta. Altro simulacro, nel
vedesi ella stante senza verun appoggio. Un basso rilievo conservato
nella
libreria di San Marco in Venezia ci offre Cibele
sul petto delle lunghe treccie attorcigliate. Resta in piedi tenendo
nella
destra un’asta, nella sinistra un timpano di inso
e treccie attorcigliate. Resta in piedi tenendo nella destra un’asta,
nella
sinistra un timpano di insolita grandezza. Ella è
bele sono la torre che il capo le fregia, e il timpano che usa tenere
nella
sinistra ed appoggiarvi sopra il braccio. Suole e
a si trova seduta sopra uno scoglio appiè d’un pino. Rade volte tiene
nella
sinistra un’asta, attributo di risorsa per non la
pino porta la destra mano alla guancia come chi finge di nascondersi,
nella
sinistra tenendo il timpano sollevato quasi per i
in lui l’infedeltà e non lo spergiuro. Che che ne sia, Ati è celebre
nella
Mitologia, e noi abbiamo un poemetto di Catullo o
, Ond’egli a più non posso Fugge, già fuor di mente, e si rinselva, E
nella
fera selva Sempre d’esser seguìo Ministra a Rea f
colte sui Ciclopi delle notizie dai Classici, delle quali mi prevarrò
nella
presente Lezione. Egli riflette in primo luogo ch
ero i Ciclopi sono Giganti Antropofagi, cioè mangia-uomini, stabiliti
nella
Sicilia, unicamente occupati della vita pastorale
ei quali fanno dei fabbri che lavorano nell’Isola di Lipari. Euripide
nella
sua tragedia di Alceste fa uccidere i Ciclopi da
figliuoli del Cielo e della Terra come quelli di Esiopò, giacche egli
nella
tragedia, che porta il loro titolo, ne fa padre N
almeno sotto questo nome. Nonostante, eglino figurano con distinzione
nella
Mitologia, e sovente presi pei Coribanti, pei Cur
sopire i dolori, e ancora di dissiparli: come quelli che stabilirono
nella
Grecia il nuovo culto di Giove: finalmente come i
i Troia, ma posteriore alla spedizione di Sesostri nell’Asia minore e
nella
Tracia. Questo avvenimento, uno dei più considera
ifi’usione di cognizioni e di lumi portò l’arte di lavorare i metalli
nella
Frigia, e dalla Frigia passò nella Grecia, perchè
portò l’arte di lavorare i metalli nella Frigia, e dalla Frigia passò
nella
Grecia, perchè i Dattili che la portarono erano F
pratiche della lor arte, fonditore, domatore, spezzatore. Il restante
nella
seguente Lezione. Il Ciclope. Contro amore verun
tili, Telchini, Gureti, Gabiri, Plutone. Ai tre Dattili nomiDativi
nella
passata Lezione Strabene ne aggiunge un quarto, c
altri il riparare ai danni degl’incatesimi. I Dattili Idei portarono
nella
Grecia il culto di Giove e lo stabilirono, second
tuno, e chiamati furono figli del mare: lo che mostra la loro perizia
nella
navigazione. Nè minor vanto aveva la loro abilità
loro perizia nella navigazione. Nè minor vanto aveva la loro abilità
nella
metallurgia: èglino (era fama) avevano fabbricata
ssero Cureti i ministri di Giove nell’Isola di Creta, e quelli di Rea
nella
Frigia, perlochè sotto questo ultimo significato
ei quali il culto si era sparso non solo nell’isole vicine, ma ancora
nella
Macedonia e nell’Asia Minore. I Cabiri adorati ne
one fu il primo a far lavorare le miniere d’oro e d’argento eh’ erano
nella
Spagna, e siccome coloro che sono destinati ad un
piedi, portinaio dell’Orco. Non fo motto del biforcuto scettro che ha
nella
sinistra, essendo questo riportato dal ristaurato
ra del nostro Plutone accusi l’epoca della decadenza dell’arti, epoca
nella
quale il culto di Serapide riuniva quasi in un so
con tanto vezzo da L. Apuleio. Il Plutone è molto simile alla statua
nella
positura, nell’abito e negli attributi, tranne il
elmann, forse per dimenticanza, di avervelo osservato. L’ abito, come
nella
statua, mostra pochissimo nudo, ed è allusivo all
arantesimasesta. L’Inferno di Polignoto. Pausania nel suo Viaggio
nella
Grecia parla incessantemente delle belle opere de
che. Il prelodato Caylus cercò di rimediarvi; e, pose tanta chiarezza
nella
descrizione, che il signor Lorrain potè eseguire
ume vi è Caronte che rema, ed è rappresen tato molto vecchio. Vi sono
nella
barca uomini e donne, la maggior parte sconosciut
tempi degli Dei: egli è punito del suo sacrilegio da una donna perita
nella
composizione dei veleni, e so prattutto di quelli
ascella sinistra appoggiata sul suo scettro; egli tiene una bacchetta
nella
mano. Il gioco delle figlie di Pandaro sparge una
e per dare un appoggio più solido alle loro statue. Questa bacchetta
nella
mano diritta di Agamennone è diffìcile a spiegars
ppoggiato ad un albero; egli tiene la sua lira dalla mano sinistra, e
nella
diritta dei rami di salcio: gli alberi accanto ai
di regine, di guerrieri, di poeti, e d’uomini celebri nel l’istoria e
nella
religione, avevano nell’antichità un effetto che
legge impostagli da Proserpina, è con tanta maestà di stile descritta
nella
Georgica di Virgilio, che io ho tentata la traduz
da sulla stigia barca Naviga. È fama che per sette mesi Dello Strimon
nella
deserta riva Piangesse sotto d’un’aerea rupe. Un’
idi. Riunirò nel presente ragionamento altre notizie sulla maniera
nella
quale il Dio delle Ombre effigiato si vede negli
della Notte. Orfeo loro dà per genitori Proserpina e Plutone; Esiodo
nella
Teogonia le vuol nate dal sangue di Saturno, quan
un largo cinto, che in alcune è fregiato di perle. Una di essa tiene
nella
destra un pugnale, nella sinistra un serpente del
lcune è fregiato di perle. Una di essa tiene nella destra un pugnale,
nella
sinistra un serpente del quale è perduta la testa
e si astenevano dal libare a queste Dee il vino. Infatti Edipo giunto
nella
loro selva fu ammaestrato dao^li Ateniesi di port
elle così concordi che mai fra loro vi fu lite. Esiodo lasciò scritto
nella
Teogonia che Giove e Temide n’erano i genitori. N
erranno un giorno, Pausania ci ragiona di alcuni templi, che avevano
nella
Grecia: i Lacedemoni ne avevano eretto uno in una
o al quale ne avevano un altro queste dee. In una statua di Teocosmo,
nella
quale lavorò ancora Fidia, le Parche, insieme col
nella quale lavorò ancora Fidia, le Parche, insieme coli’ Ore, erano
nella
testa del nominato Dio. Vicino al ‘sepolcro di Et
’opposto negli antichi monumenti. Esse trovansi generalmente espresse
nella
morte di Meleagro, e son belle fanciulle, ora con
ate, su un vaso di terra cotta della Collezione Porcinari, pubblicato
nella
seconda parte dei Vasi di Hamilton. Così giovani
padre iniquo. Ove il socero nostro, e nostro zio, Non men nel cor che
nella
fronte allegro, Per man ne prese, e ne baciò le g
ggìa dagli occhi La gravezza del sonno, e rimirando Quel ferro eh’ io
nella
tremante destra Teneva ancor, m’addomandavi quale
driga. Queste monete avrebbero dovuto esser meglio disegnate e incise
nella
Collezione del Museo di Pellerin. Si vede in esse
alla sua congettura un certo che di mesto e di riserbato che si vede
nella
figura di lei, come se ancora si ricordasse della
ronte fu figliuolo dell’Èrebo e della Notte, secondo Esiodo, il quale
nella
sua Teogonia afferma che da questi due nacquero l
segg. Polignoto pure fra i pittori antichi, come udiste da Pausania
nella
descrizione del quadro di lui, vecchio lo ritrass
ronte, attesta Luciano essere stata costumanza degli antichi il porre
nella
bocca dei morti un obolo, ch’era una piccola mone
n le cause alla sua presenza. Virgilio dice che agita l’urna fatale,
nella
quale stanno chiuse le sorti umane; cita l’Ombre
opolo dell’ombre. Questo fiume riscontra, secondo Platone, Flegetonte
nella
palude Acherusia, ma non mescola con esso le sue
re la vita, dirigi nel seno sempre agi’ iniqui il ciglio con nn giogo
nella
mano imperando. Placati, beata legislatrice, Neme
nemente rappresentata con una ruota ai suoi piedi, e tenente un freno
nella
mano, che da Buonarroti e da Winkelmann è stato p
elle pietre incise si vede colla testa pendente in avanti, ed un ramo
nella
mano dritta: colla sinistra ella solleva la sua v
braccio teso la nave che si allontana, e che non è stata determinata
nella
spiegazione di quella pittura, è Nemesi probabilm
testa. L’allegoria degli Etiopi rappresentati sulla coppa che teneva
nella
mano la Nemesi di Fidia, della quale Pausania non
o interessante e sicuro, acquista egli allora una più viva confidenza
nella
sua facoltà, e si dimentica delle taccie di frivo
tizia distributiva dei Numi, che perseguitava i delinquenti sin anche
nella
quiete del sepolcro. « La misura del cubito era i
i bassi rilievi. Quest’attitudine caratteristica è quella appunto che
nella
statua osserviamo, la quale combina coir indubita
o ingegnosamente di dare al braccio stesso un’ azione che lo fissasse
nella
positura caratteristica, nel tempo stesso che lo
ella necessaria mossa del braccio non poteva pensarsi della presente,
nella
quale sembra che la dea si racconci il peplo sul
ra. Così in moltissime gemme antiche. Questo bel simulacro fu trovato
nella
Villa Adriana, mancante però di un braccio, il qu
in mano il freno per imitare le due Nemesi di Smirne, una delle quali
nella
mano sinistra ha il freno, l’altra il ramo di fra
se con Icaro suo mal avventurato figlio a Minosse, di cui vi favellai
nella
passata Lezione. Dedal, che Creta odiava, e il l
e l’altra vola: io tei comando. Non mirar l’Orsa ed Orione armato; Me
nella
nuova via segui. — Gli adatta Fra i precetti del
ocata, o maledetta da tutti, sarà l’argomento della presente Lezione,
nella
quale favellerò pure della Vittoria all’ arbitrio
simboli la sua statua della Fortuna, ch’eresse della sua nuova città
nella
fondazione: le diede la corona murale, le ali, la
ella Fortuna così viene illustrata da Visconti: « l simulacro inciso
nella
tavola che osserviamo ottiene dall’integrità quel
corda che Le sue permutazion non hanno tregue. « Il cornucopio che ha
nella
manca ci dà l’idea dell’abbondanza, che scende ad
odo, è figliuola di Stige e di Fallante. Aveva molti tempii in Roma e
nella
Grecia, e Siila in onore di questa divinità istit
con loro mai sempre restasse. Gli Egiziani simboleggiavano questa dea
nella
forma dell’aquila, alla quale Giove, al dire di O
to la figura di una donna seduta, mezza vestita, che tiene il caduceo
nella
destra. In una pittura di Ercolano questa dea tie
il caduceo nella destra. In una pittura di Ercolano questa dea tiene
nella
mano destra una corona di foglie di. querce, ed u
magine è stata rappresentata sopra alcune opere antiche che si vedono
nella
Villa Albani, e Winkelmann ha data la stampa di u
lla Albani, e Winkelmann ha data la stampa di uno di questi monumenti
nella
sua Storia dell’Arte. Nel Museo Clementine vi ha
di Mitra, per denotare vittime de’ trionfi. La corona moderna, che ha
nella
destra, è imitata dai vetusti esemplari. « Questa
e co’ loro distintivi antichi, e per la maggior parte trovate insieme
nella
Villa Tiburtina di Cassio. Dappoiché la rinomata
Tolomeo Fi ladelfo negandole l’estrazione di Egitto facesse inventare
nella
biblioteca di Pergamo le cartepecore dette perciò
ura nel piano superiore del basso rilievo, distinta dal volume che ha
nella
mano, e che si vede in piedi presso Calliope che
lo, oltre il teatro, nelle nozze. nei sacrifizii, nei funerali, e fin
nella
guerra. Gli appropriano perciò ad Euterpe, il cui
liata di un manto, che dall’omero sinistro le scende sotto al destro,
nella
stessa guisa che in quelle antiche pitture. I cal
può essere se non la terza musa del piano superiore, che ha la cetra
nella
sinistra, e sta colla destra in atto di gestire e
veste bizzarramente involta, i sandali ai piedi, e il timpano moderno
nella
sinistra, istrumento, che allude, come l’edera, a
traduco dai poeti non sono sempre suscettibili di esser rappresentate
nella
pittura. Per soddisfare a questo vostro desiderio
li dice, sarà liberata dal pericolo imminente se egli vuole immolarsi
nella
grotta del serpente. Però Meneceo va a morire sen
rdo la musa della Tragedia. La maschera tragica, anzi erculea, che ha
nella
destr-a la bellézza del volto nobilmente austero,
aschera di Ercole, la cui clava suole esser il suo simbolo più comune
nella
maggior parte dei monumenti. Qui però è da osserv
di piiì il sirma teatrale bizzarramente aggruppato. Il pugnale che ha
nella
manca, benché moderno, non è posto a capriccio. O
piede, come ò chiaro nel marmo, e il velo che le copre la testa come
nella
stessa scultura: è rappresentata la Tragedia nel
che più fa al nostro proposito è che appoggia il piede sovra un sasso
nella
stessa guisa della nostra statua, lo che sempre p
e è la seconda Musa della facciata, come l’accusa la maschera tragica
nella
manca, e l’abito cinto di gran fascia di cui è ad
scarpe che abbiamo ravvisate per le antiche alute, col plettro che ha
nella
destra, va destando i concenti dell’armoniosa sua
seo del cardinal Pallotta; e simile alla nostra era ancor questa Musa
nella
Collezione della Regina di Svezia. Il rincontro d
teosi di Omero, ed è la prima che siede sul secondo piano col plettro
nella
destra e nella manca la cetra. Lo Schott, indotto
ed è la prima che siede sul secondo piano col plettro nella destra e
nella
manca la cetra. Lo Schott, indotto in errore da u
ra che sta sonando la nomineremo Tersicore, avendo già ravvisata Clio
nella
Musa col volume, da luì chiamata Calliope. È da n
e ne derivarono l’amabile denominazione. Ovidio non invoca altra Musa
nella
sua Arte, assegnandone la ragione appunto dal nom
anze. « Queste autorità sono sufficienti a spiegare la nostra statua,
nella
quale si vede Erato similissima a quella della pi
la quale si vede Erato similissima a quella della pittura di Ercolano
nella
situazione, nel movimento, nell’abito, che sta su
radotta, mosso dal gradimento che aveste per questo animato scrittore
nella
passata Lezione. Anfiarao. — Le bighe (che ancor
anda o un sorso di vino, questo ha la testa recisa di sotto le spalle
nella
stessa attitudine che si abbassava sul nappo, que
a Memoria del nostro Museo, indubitata per la greca iscrizione che ha
nella
base (grec), Rimembranza, la quale statua non esp
itratto di una matrona romana, tal quale anch’ essa alla Polinnia, sì
nella
composizione della figura che nel panneggiamento.
della figura che nel panneggiamento. Questo panneggiamento appunto è
nella
nostra statua con tal’ eleganza trattato, che può
nnato, e confermeremo in appresso. « È da notarsi che la stessa Musa,
nella
situazione medesima, ‘ s’ incontra nel bassorilie
me abbiamo detto, Calliope assai riconoscibile dalle tavolette che ha
nella
mano in quello del Campidoglio. La particolarità
vero, moderna per altro dal mezzo in su, ma di eccellente scalpello,
nella
Villa Pinciana. « Nel bel bassorilievo cilindrico
ovvero la Dea della persuasione: le altre due indicano la sua perizia
nella
musica e nel suono di varii istrumenti, che posse
a questa Musa come abbastanza palese dai suoi attributi. « E vero che
nella
nostra statua cotesti simboli sono di moderno ris
eh’ è precisamente un duplicato dell’altra in tutte quelle parli che
nella
Capitolina son genuine e non riportate. « È stata
di poter possedere con tutta sicurezza la statua di Urania, la quale
nella
Collezione Tiburtina avevan l’ingiurie del tempo
hanno segnati in cielo, quali appunto si veggono sul globo di Urania
nella
medaglia della famiglia Pomponia, e in un’altra p
le appunto veggiamo e nel protagonista tragico della Villa Panfili, e
nella
Melpomene del sarcofago Capitolino, e quel che è
nella Melpomene del sarcofago Capitolino, e quel che è più decisivo,
nella
Musa colossale eh’ era già nel cortile della Canc
perchè dalla somiglianza di queste due statue colossali neir abito e
nella
mole mi sembra facile a congetturare che sieno du
, contro l’editto fatto da Creonte, che nessuno osasse di seppellirlo
nella
terra che egli avea tentato di render serva. Ecco
r essere di un’altra ma niera di artifizio. Le altre Muse, bellissime
nella
invenzione e composizione del tutto insieme, avea
elle Pieridi trasformate in piche per avere con loro voluto competere
nella
perizia del canto. Qualunque si abbracci di quest
per Polinnia è stata descritta senza considerargli i pugillari che ha
nella
manca: in una pittura di Ercolano è questa Musa c
ani. « Questo bel simulacro è conforme a quello della Calliope ch’era
nella
Collezione della regina Cristina, e che non è già
non è già perita come sopra abbiamo avanzato, ma sì conserva tuttora
nella
deliziosa Villa d’Aranjuez. I simboli che sono in
to altra scorta che quell’epigramma dell’ Antologia, riportato da noi
nella
Clio, che abbiamo già notato aver confusi gli ant
musa della Lira, propriamente detta, la cui origine si vede indicata
nella
testuggine espressa nell’area del dritto, mentre
col pianto. Non avrò dunque bisogno di dirti che Teseo è quello che è
nella
nave, Bacco quello eh’ è in terra, nè a te come i
licata la gola: il fianco destro é tutto scoperto, l’altra mano giace
nella
veste perché il vento non sveli niente onde si ve
tristo e somigliante a un morto: al contrario par che sorrida e porta
nella
sua faccia impresso il contento di aver salvata l
rtista? Disputata è pure l’origine di queste amabili divinità. Esiodo
nella
sua Teogonia le vuol nate da Eurinome figlia dell
maggior venerazione. Osserva Macrobio che le statue di Apollo portano
nella
destra le Grazie, nella sinistra l’arco e le frec
erva Macrobio che le statue di Apollo portano nella destra le Grazie,
nella
sinistra l’arco e le freccie, perchè la sinistra
si trovano vestite che sull’ altare etrusco così spesso citato, che è
nella
Villa Borghese. Sono effigiate di tutto rilievo,
e che si lavavano. Tre donzelle nude che adornano il piede di un vaso
nella
Villa Borghese sono forse le immagini delle Grazi
vente questa dea unita insieme con Esculapio, come si vedeva in Atene
nella
via per andare alla fortezza, in Corinto vicino a
daglie e in bassirilievi. « Dico l’unico, perchè di quello di Firenze
nella
Galleria non resta che la statua di Esculapio e u
i piedi, simbolo degli oracoli che solca dare Esculàpio, qual si vede
nella
bella statua degli Orti Farnesiani, che si crede
a questa importante ricerca ninno può meglio soddisfare che Visconti
nella
seguente illustrazione di una delle più belle sta
ve Luciano. « L’analogia di teste sicuramente bacchiche, colle chiome
nella
stessa guisa disposte che quelle che rimanevano a
ltre, merita esser particolarmente rammentata: è quella che si ammira
nella
Galleria di Firenze sul corpo di un Bacco appoggi
altra: se si fossero conservate le gambe antiche del simulacro, forse
nella
situazione ne troveremmo il motivo: giacché sappi
rà colpa di me che ho tentato tradurre questa parte del poema di lui,
nella
quale gareggia con Stazio, se non sentite con qua
a ognun s’asside accanto, Rapida in suo furor, l’iniqua moglie, Qual
nella
notte del baratro eterno All’attonito Flegia e a
imprende: Gemiti di chi cade e di chi spira Finge, scorre le case, e
nella
destra Porta le teste singhiozzanti: ha sparso Di
ed alza Ver lui le mani nel furor concordi; Ed una i piedi a lui, che
nella
polve Si rivolge, traeva: altra gli svelle La des
arebbe colpita, e la cura che prese Giove del suo figlio, che nascose
nella
sua coscia, finché avesse condotto al termine un
E perchè, disse, Ei solo tra i fratelli eterne pene Soffre? Ed esulta
nella
ricca reggia Atamante superbo, a me nemico Quanto
rigine della vite. Dopo la morte di Semele, il re degli Dei depose
nella
sua coscia il giovine Bacco, finché il parto arri
ie la sua casa di quelle infelicità, che Ovidio vi descrisse in parte
nella
passata Lezione. Dopo questo episodio, il poeta c
vi. Vi si legge la descrizione del tramontare del sole, e della sera,
nella
quale si distingue la pittura dei quattro cavalli
e e della Vergine ella vi troverà il frutto prodotto dalla vigna; che
nella
quarta vi distinguerà certo re che presiede al ne
Diodoro Siculo, comincia nell’altro Libro, e comincieremo a narrarla
nella
seguente Lezione. Udite da Filostrato la descrizi
i rallegra sulle cime del monte Citerone saltando, danzando, con Evoè
nella
bocca. Ma Citerone in umane sembianze piangerà be
’educazione di Bacco. Tutte le genti dell’Attica hanno parte in somma
nella
spedizione del pari che gl’Italiani da Fauno coma
fiume, e Marone riceve il premio destinato al vincitore. Avete udito
nella
presente Lezione proporsi a Bacco in esempio Pers
i e le Baccanti. Proteo gli aveva già manifestato ciò ch’era successo
nella
sua assenza: l’ accecamento di Licurgo e la metam
o e Flogio si presentano i primi per comandar le sue squadre. Entrano
nella
lega tutti gli abitanti delle rive dell’Indo; man
il nero abile arciero, vuol ferire Bacco, ma il dardo colpisce Imeneo
nella
coscia. Bacco n’ è vivamente afflitto, e ha gran
a. Il famoso Tettafo che la sua figlia avea nutrito col proprio latte
nella
prigione, armato della sua terribile spada sconvo
opi sono disfatti. Eaco solo combatte ancora. Le Naiadi si nascondono
nella
sorgente dei loro fonti, e le Amadriadi negli alb
ne il motivo dei suoi timori per Bacco, e lo persuade a prender parte
nella
sua causa dello dio. Gli parla della leggiadra Ca
ffannoso, ci pone davanti agli occhi lo spettacolo che offre il cielo
nella
notte. Yi si distingue il toro di Europa posto fr
le sembianze di Giove nei suoi amori con Antiope, onde goder potesse,
nella
forma di Satiro, dei favori della sua amante. La
rte di Erigone. D’Icaro l’alma le sembianze antiche Prese, ed entrava
nella
nota casa. Avea la veste, che l’ incerta strage D
della Villa Albani lo rappresenta completamente armato com’ egli era
nella
sua spedizione contro gl’Indiani, e porta ancora
osi in ginocchio sopra le sue spalle, gli versa da un vaso il liquore
nella
bocca. Il Gori pensa che il collo d’oca indichi l
rappresentare Bacco, delle quali veruna è giunta fino a noi, è quella
nella
quale teneva una fiaccola in mano per far lume a
r lume a Cerere che cerca Proserpina. Ma lo dio si effigiava con essa
nella
mano, come si rileva da Euripide che dice: Di più
ono fatti quei due grandi di marmo tutti rabescati duellerà o di vite
nella
Villa Borghese, che hanno per fondo un capo di vi
vite nella Villa Borghese, che hanno per fondo un capo di vitella; e
nella
Pompa Bacchica di Tolomeo vi era condotto su un c
art trova che in Fenicia il tirso significasse il pino. Poteva ancora
nella
Fenicia aver preso quel nome dalla similitudine c
on la quale, come istrumenti sacri, si sogliono vedere adornati: onde
nella
Pompa di Bacco di Tolomeo, da citarsi sovente, vi
, vi era la statua che rappresentava la città di Nisa, la quale aveva
nella
sinistra un tirso circondato di mitre. Ma siccome
bito, le rughe poi dove alla giuntura si piega, e l’ombra ancora ch’è
nella
palma della mano, e sono obliqui i raggi dell’omb
ri tempi. I Satiri erano di figura umana, somiglianti al cavallo solo
nella
coda e nelle orecchie acute, alle quali, se alcun
raviglia le pitture dei vasi, nei quali si distinguono dai Satiri non
nella
figura ma nell’età, come potete vedere nell’opera
e nell’opera sui vasi antichi dipinti, chiamati volgarmente Etruschi,
nella
quale il Lanzi ha riunite notizie pellegrine. Fuo
ose tuniche con pallio fiorato: in Grecia pure con vesti villose, che
nella
Pompa di Tolomeo erano rosse o di porpora: talora
personaggio allegorico dell’ ubriachezza: nelle fattezze del volto e
nella
costituzione delle membra non si è partito dalla
ripetuta due volte in antico nel Palazzo Ruspoli, dall’altra giacente
nella
Villa Ludovisi, ove l’artefice l’ha rappresentato
, asserendo di volersi dal suo obbligo liberare. Trovò Eineo la morte
nella
casa del perfido genero, che cader lo fece in una
igine dei Centauri. Le loro imprese si riducono alla pugna coi Lapiti
nella
circostanza delle nozze di Piritoo con Deidamia o
alle altre mogli dei Lapiti; ma furono superati con l’aiuto di Teseo
nella
pugna, in cui da principio volavano le mense e i
vesrcfono in co altro cammeo d’agata sardonica inserito dallo stesso
nella
sua opera sui medaglioni antichi. In questo si ra
ileno. Il Centauro a mancina, non conoscendosi quello si potesse aver
nella
destra per essere rotto, tiene coll’altra una lam
ccesa, che soleva portarsi nelle feste di Bacco, come vi ho accennato
nella
passata Lezione. Il corno che ha nella sinistra 1
di Bacco, come vi ho accennato nella passata Lezione. Il corno che ha
nella
sinistra 1’ altro Centauro fu costumato dagli ant
ipide: Rallegrarsi colla tibia, posar le cure quando verrà l’uva. — E
nella
Pompa di Tolomeo vi era un carro carico di uve, c
so dalla crapula, e vacillante, a cui più che il tirso che gli crolla
nella
destra, è sostegno un Fauno fanciullo che l’abbra
a copia simile dell’ altro barbato fu nel passato secolo disotterrata
nella
Villa Fonseca contigua all’orto dove si è trovata
gua all’orto dove si è trovata la presente statua, ed ora si conserva
nella
Villa Pinciana. Quantunque non giungano queste du
guito in ciò l’esempio del ristauro Capitolino: ma riflettendo che ha
nella
sinistra il pedo detto (grec) dalla caccia delle
lla Villa Borghese, se gli è posta in mano una lepre, preda riportata
nella
sua caccia, di cui dimostra la gioia negli occhi
le artefice ha saputo indicare nelle narici quasi mosse al nitrito, e
nella
forma dell’orecchio un certo che di cavallino, ch
stesso. Le femmine di Lemno spensero tutto il sesso virile che aveano
nella
città loro. Questo era l’uffìzio delle Menadi: sc
tto Catullo non ignorò questo rito, e scrisse: Spesso l’errante Bacco
nella
sommità di Parnaso spinse le Tiadi gridanti Evoe
compagnarono nei suoi viaggi, come alcuno aggiunge, e furono cangiate
nella
costellazione deiriadi. Insegnarono le prime l’us
mile che si riscontrino nei vasi al vestito seminato di stelle, quale
nella
cista Kircheriana lo ha Bacco Nictelio, e in oltr
poco verso la sommità. E ornato di cornici e di membri intagliati sì
nella
superiore che nell’estremità iuferiore, e si regg
due figure, una di giovin seminudo, l’altro di donna, involte ambedue
nella
sintesi, e fìsse ambedue collo sguardo alla princ
di un doppio flauto. Il primo è un giovine Baccante ignudo, col pedo
nella
sinistra: il secondo è un vecchio Fauno avvolk) i
ce ne rappresentano l’immagine qual era in Anchialo sul suo sepolcro,
nella
quale ben si discerne il mento sbarbato. Nè può a
Platone, assolutamente diverso da’creduti volgaramente, e che si vede
nella
Galleria di Firenze. L’opinione poi di Winkelmann
e oscitanza l’avranno riconosciuto in quelle rappresentanze, e quindi
nella
nostra statua, che alla figura di quei tanti bass
e scelse questo argomento per soggetto di una poco religiosa pittura,
nella
quale avea rappresentato Giove femminilmente acco
congettura. « L’ultima è la dea Cerere gentilmente anch’essa avvolta
nella
sua palla, o peplo, colle spighe, dono da lei fat
nella sua palla, o peplo, colle spighe, dono da lei fatto ai mortali,
nella
destra, e collo scettro nella sinistra. « Cerere,
e spighe, dono da lei fatto ai mortali, nella destra, e collo scettro
nella
sinistra. « Cerere, Proserpina e Bacco, i quali d
e tre figure a sinistra non sono nè meno espressive, nè meno graziose
nella
invenzione. Un vecchio rustico tiene un piccolo c
rìve Euripide alcuna delle Baccanti: i serpenti Bacchici sono stretti
nella
destra, la sua tunica è cinta di campanelli adope
compagni di Bacco, divinità sempre liete e scherzevoli, ora occupati
nella
musica, nella caccia, nella vendemmia, ora intesi
acco, divinità sempre liete e scherzevoli, ora occupati nella musica,
nella
caccia, nella vendemmia, ora intesi alle mistiche
sempre liete e scherzevoli, ora occupati nella musica, nella caccia,
nella
vendemmia, ora intesi alle mistiche ceremonie del
ti da un commentatore. « Quindi i cori dei Satiri danzanti introdotti
nella
tragedia ne spiegarono il sopracciglio, e seppero
a reca delle frutta, primizie dei campi e oblazione propria di Bacco,
nella
sua nebride, che pendente dall’omero e raccolta c
re di Bacco dalla torma dei Fauni, e le striscie di cuoio che stringe
nella
manca trattengono alcun poco lo sguardo dell’ oss
o, come il dierono ai precedenti, ma tanto li supera nell’integrità e
nella
conservazione, quanto cede a quelli o nella elega
i supera nell’integrità e nella conservazione, quanto cede a quelli o
nella
eleganza delle immagini, o nella maestria dello s
onservazione, quanto cede a quelli o nella eleganza delle immagini, o
nella
maestria dello scalpello. « Bacco vien tratto in
o quasi quadrato, che pende da ambe le parti di un bastone incrociato
nella
sommità d’ un’ asta. Questo può forse da un passo
cie di buccina, o tromba, e così accenna la musica non trascurata mai
nella
letizia degli Imenei. Più curioso e singolare è i
l fanciullo Aerato è sul suo cocchio medesimo, e il nume colla ferula
nella
manca, e la destra in atto di riposo ripiegata su
ammina, dovea esser una delle più vaghe e bizzarre nell’originale; ma
nella
copia non è a suo luogo, nè corrisponde appieno a
va che appoggia all’ omero, abbraccia colla sinistra Bacco. Questi ha
nella
destra il suo cantaro, il tirso, o la ferula nell
a Bacco. Questi ha nella destra il suo cantaro, il tirso, o la ferula
nella
manca. Ercole siede alla destra di Bacco quantunq
viti e dell’edera per le sue corone. Cinquecento fanciulle comparvero
nella
pompa Bacchica del Filadelfo recinte il crine di
ro le spalle. La tunica spartana della terza senza cintura ai fianchi
nella
violenza del moto raggruppandosi in un lato, la l
ir quella danza, che diceasi cernophoros sostenendo il vaglio mistico
nella
sinistra, dentro il quale apparisce il Fallo vela
e mobile da per se stesso in virtù delle segrete macchine, compariva
nella
pompa Alessandrina su d’un carro nell’abito medes
ui vediamo, e si rizzava in piedi spargendo latte dalla fiala eh’ era
nella
sua destra e tornava di tempo in tempo a sedersi.
edersi. Se non che la nostra figura invece del tirso ha una gran face
nella
manca, arnese ugualmente proprio delle feste di B
olla testa di uccisi leoni. Le Baccanti. « Quantunque Euripide noti
nella
sua tragedia intitolata Le Baccanti la modestia e
nave il pie sinistro; e sopra una nave posa i piedi un’ altra figura
nella
Villa Mattei, dove Winkelman crede che il culto e
a sostenuta da una nave. Tutto questo è scolpito in un vaso esistente
nella
Libreria Vaticana, e pubblicato dal Winkelman nei
a intellettuale e fisica di uomini, di cose e di nazioni, ora sepolte
nella
notte profonda dei secoli ; svolgere, con occhio
sto ogni nostra cura solerte, nell’esser chiari, non solo nelle idee,
nella
fraseggiatura, nei periodi, ma, come era logico,
lo nelle idee, nella fraseggiatura, nei periodi, ma, come era logico,
nella
disposizione generale dell’opera, sopratutto nell
, come era logico, nella disposizione generale dell’opera, sopratutto
nella
parte sensibilmente visibile di essa, spiegando e
essere infine, nell’ordine ammirevole, assoluto, perfetto, che regna
nella
natura. Da ciò noi vogliamo dedurre che un’opera
assai di soventi immagini e figure tolte dalla Mitologia. Soprattutto
nella
prima Cantica dell’ Inferno, si trovano continue
a considerare, con riposata attenzione quest’opera, nel suo concetto,
nella
sua forma d’assieme, e nel modo limpido e chiaro
ni da noi riportate) il mezzo di farli rimanere maggiormente impressi
nella
mente dei giovani. Infatti un avvenimento qualunq
religioso, storico, o politico che sia, rimarrà tanto più indelebile
nella
mente, quanto più marcata e sensibile sarà l’espo
oi riportate nelle quali gli studiosi apprenderanno non solo il fatto
nella
sua forma primitiva e tradizionale, ma avranno an
a Grecia, secondo la testimonianza dei più rinomati scrittori. Nacque
nella
Beozia, quantunque antiche biografie asseriscono
rante la celebrazione dei giuochi Pizii. Clinton, pone la sua nascita
nella
LXV Olimpiade (518 anni avanti Gesù Cristoj. Bock
518 anni avanti Gesù Cristoj. Bockh, asserisce che Pindaro fosse nato
nella
LXIV Olimpiade (522 anni avanti Cristo). Ma nessu
ggiormente limpidi per coloro che si faranno a studiare questo popolo
nella
religione, la legislazione, lo stato, il commerci
gana dal mondo, e sebbene abbiano subite profonde e radicali riforme,
nella
loro essenza vitale, ciò nonpertanto conservarono
ali riforme, nella loro essenza vitale, ciò nonpertanto conservarono,
nella
forma esterna, qualche segno caratteristico della
i sono in certo modo perpetuati e riprodotti fino ai nostri giorni, e
nella
nostra religione istessa, per mezzo dei monumenti
brandiva il Dio della Guerra. Anche più presso a noi, e propriamente
nella
città di Messina, a simiglianza della Cerere Sicu
L’antichissimo cataclisma del diluvio universale, del quale si legge
nella
Genesi : VI-17 Ecce ego adducam aquam diluxii sup
i tutto era fittizio ed immaginario, si sono, in certo modo, trasfusi
nella
maggioranza dei simboli della religione del Crist
ni tratto ; ed in cui tutto è grande, maraviglioso, sovrumano, perchè
nella
tradizione tutto si mostra traverso il prisma del
li accoppia essenzialmente, l’idea d’una causa suprema. Allora, prono
nella
polvere, genuflesso in atto umile e dimesso, inna
artini La Sacra Bibbia, secondo la volgata innalzato da Giacobbe ;
nella
Mitologia pagana, il Dio Termine, adorato fino ne
a pagana, il Dio Termine, adorato fino nelle mura del Campidoglio28 ;
nella
religione di Maometto il Profeta, la Caaba dei Mu
mulazione fra cittá e cittâ, ognuna tentando di vincere la sua vicina
nella
ricchezza delle arti. Da ciò la formazione di alt
zione delle intelligenze umane. . Nè questa raffinatezza d’immagini,
nella
creazione quotidianamente ripetuta d’idoli e di d
ebbero passioni, affetti e sentimenti, affatto simili nel principio e
nella
forma, a quelli che agitano, quasi mare in tempes
a Berlino nel 1850, dopo aver narrato che una larva bianca compariva
nella
casa degli Hohenzollern, tutte le volte che stava
componenti di codesta illustre famiglia, assicurava correr voce che,
nella
notte del 10 aprile 1850, la dama bianca era comp
forse, simili fantasticherie ; ma, noi lo ripetiamo anche una volta,
nella
citazione dei fatti, non discutiamo, volendo solo
mini per la destra vendicatrice di Giove ! Maggiormente si accresce,
nella
religione pagana, il numero dei miti con l’innest
il sostrato vitale, animatore, onde i personaggi mitici si sviluppano
nella
loro essenza, con tutti i singoli caratteri propr
e. È dunque irrecusabilmente chiaro che nel mito il Fondo s’incorpora
nella
Forma, come la vaghezza dell’idea nella realtà de
nel mito il Fondo s’incorpora nella Forma, come la vaghezza dell’idea
nella
realtà del fatto compiuto, qualunque sia la realt
ponendo termine a questo Studio preliminare, noteremo brevemente che
nella
Mitologia, ciò che colpisce a prima vista è la fo
iove, Nysso, ío ferisco ; perchè Giove si feri facendosi un’incisione
nella
coscia per salvare il bambino Bacco di cui Semele
oscurità su quanto noi abbiam cercato di delucidare, adoperando anche
nella
fraseggiatura dei periodi, una elocuzione limpida
na forza invisibile, ma in progresso di tempo quel concetto si smarrì
nella
coscienza di tutti i popoli, e cominciarono ad ad
ligiose, vestendole di forme poetiche, e fondarono così la mitologia,
nella
quale sono esposte le vicende degli dei, le loro
Greci, le cui favole intorno agli dei (miti, quindi mitologia) furono
nella
massima parte adottate dai Romani e innestate nel
s era finalmente il nome d’uno dei principali greci che furono uccisi
nella
memorabile notte della presa di Troja. 9. Abaster
i moltiplicarono in modo spaventevole nel loro paese, e si ritirarono
nella
Mandonia. 13. Abdereo. — Giovane greco che fu div
e nutrice di Ileo. Aveva un tempio famoso in Messenia. Essa si ritirò
nella
città d’Ira alla quale dette il suo nome. Questa
utto ciò che ha riguardo alla vera origine di questi popoli, si perde
nella
folta tenebra dei tempi. 21. Abracadabra. — Nome
ente provincia del Peloponneso, al quale si dà alcuna volta, compreso
nella
sua totale estensione, il nome di Achaja. Di qua
al battelliero, che in lingua Egiziana si chiama Caronte, di ricevere
nella
sua barca le anime dei perduti. Di là la favola d
Achillealtamente sdegnato, dal procedere del Revillano, si rinchiuse
nella
sua tenda ; e giurò che non avrebbe più combattut
l Poeta sovrano è assolutamente contraria a questa credenza. Plutarco
nella
vita di Alessandro, racconta, che essendo stato d
ì perchè l’eroe vi si era bagnato. 61. Achillenidi. — Fe te celebrate
nella
Laconia in onore di Achille. 62. Achiroe. — Nipot
e dei flumi avessero la virtù di cancellare tutti i peccati. Sofocle
nella
sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad uno dei
o dei templi si teneva un recipiente di bronzo pieno d’acqua lustrale
nella
quale si lavavano come per purificarsi tutti colo
a in sull’uscio un vaso coll’acqua lustrale e non si poteva penetrare
nella
casa di duolo, senza essersi aspersi d’acqua lust
e. Ma Giove che n’era innamorato, cangiatosi in pioggia d’oro penetrò
nella
torre. Acrise avvertito che Danae era incinta, la
Actoride. Vi fu anche un Actor padre di due figli ricordati del paro
nella
favola sotto il nome di Actoridi. Ognuno di essi
ese fra loro, si dissero delle ingiurie che terminarono con una lotta
nella
quale Ercole atterrò il suo antagonista. Questa p
mii che la Dea per punirli voleva abbandonare il loro paese e recarsi
nella
Caria, onde essi ad impedire una novella fuga la
he una sacerdotessa di Giunone così chiamata ; ed una ninfa ricordata
nella
favola sotto il nome di Admeta. 110. Admeto. — Fi
Adone dopo la morte fu deificato, ed il suo culto ebbe cominciamento
nella
Fenicia, ov’egli regnò dopo la morte del re Biblo
figlia, e ben presto si sparse nei paesi vicini, in Egitto e persino
nella
Siria. Di quì passò in Persia, nell’isola di Cipr
lia, avvenuta nel periodo di queste lugubri cerimonie, come l’entrata
nella
città d’Antiochia dell’ Imperatore Giuliano. Nell
d’Adone. Adone era anche il nome di un fiume presso la città di Biblo
nella
Fenicia. La favola racconta che Adone lavasse nel
done. I giorni che duravano queste cerimonie si passavano nel lutto e
nella
tristezza. Le donne vestite a bruno piangevano pe
Si chiamava anche Adorea una festa in onore delle principali divinità
nella
quale si offrivano agli Dei delle focacce dette A
alla testa di quell’esercito. È questa spedizione che viene ricordata
nella
storia sotto il nome d’Impresa dei sette prodi ch
delle spiche. 125. Adulto. — Sotto questo nome veniva invocato Giove
nella
celebrazione dei matrimoni, mentre si dava a Giun
matricolata. Essi dettero una luminosa prova del loro duplice ingegno
nella
città di Delto, sia per la meravigliosa costruzio
co, persuase le baccanti a fare in brani il proprio figliuolo Penteo,
nella
ricorrenza delle feste di quel Dio. Dopo la sua m
di Cibele. Questa parola significa ancora giuocatori di mano, esperti
nella
sparizione degli oggetti. 183. Aglaja. — Era ques
ngiò in una rupe. Dopo la morte, fu ad Aglauro innalzato un tempio, e
nella
città di Salamina fu stabilito il crudele sacrifi
me gli viene dall’aver guadagnato il premio di una corsa, chiamandosi
nella
Caria Ala il cavallo e Banda la vittoria. 225. Al
Alburneo. — Dio riverito su di una montagna, che aveva lo stesso nome
nella
Lucania. 236. Alcatee erano così dette le feste i
esti ebbero contro Giove. Minerva lo gettò fuori il globo della luna,
nella
quale egli erasi rifugiato. Alcioneo aveva il pot
dato a Minerva da una città d’Arcadia, conosciuta sotto questo nome e
nella
quale la Dea aveva un tempio ed un culto particol
74. Aletto V. Alectone. 275. Alexesio V. Acesio. 276. Alexia. — Città
nella
Celtica edificata da Ercole. 277. Alexiroe. — Nin
sembianze di una donna giovane e bella, con un corno dell’abbondanza
nella
mano sinistra, e affiancata da due fanciulli, uno
d’Eubea in cui era particolarmente venerata : altri scrittori dicono
nella
Tessaglia. 316. Amarynthia. V. Amarusia. 317. Ama
Si dava questo soprannome ad Apollo perchè al dire di Polibio, aveva
nella
città di Amiclea il più ricco e famoso tempio di
po dopo. Fra i poeti e i cronisti dell’antichità, molti sono discordi
nella
ripetizione di questo fatto. Il solo fra i mitolo
d’un’altra della Macedonia. 349. Ampelusia. — Promontorio dell’Africa
nella
Mauritania. Vi era una caverna consacrata ad Erco
uesto nome. 353. Amulio. — Fu fratello di Numitore. Entrato per caso
nella
prigione della vestale Rea Silvia, la rese madre
re di Alcmena ; ma questa è un’assai dubbia supposizione, non essendo
nella
tradizione favolosa, alcun dato certo, dal quale
— Soprannome della madre degli Dei. Le veniva dalla città di Andira,
nella
quale essa aveva un tempio. 393. Andrastea. — Ved
ebbe un figlio che fu detto Astianatte. Dopo la presa di Troia, ella
nella
divisione del bottino di guerra, cadde in sorte a
ll’assedio di Troia, edificò una città a cui dette il proprio nome, e
nella
quale, dopo la morte, fu onorato come un dio. 412
di Giasone, capo degli Argonauti. Credendo che il figlio fosse morto
nella
spedizione per la conquista del vello d’oro, si u
Soprannome dato a Diana. Questa parola significa — Avendo una lorcia
nella
mano. 420. Anfitoe. — Una delle cinquanta Nereidi
suo tradimento. Gli scrittori delle cronache mitologiche, concordano
nella
gran maggioranza, sulla probabilità che dette vit
28. Angeronale. — Nel giorno 21 dicembre di ogni anno, si celebravano
nella
Grecia in onore di Angerona, Dea del silenzio, al
implorato le cangiò in colombe. 439. Anitide. — Al dire di Plutarco,
nella
città di Ecbatana, veniva adorata la Dea Diana so
a la taccia di traditore, designandolo come colui che avesse nascosto
nella
sua casa Ulisse, guerriero greco che assediava Tr
alla morte del padre. Allora, credendosi in sicurtà, volle ritornare
nella
sua patria, ma Sico, suo zio paterno, la persegui
ll’asta Spalanca ad Iso tra le mamme il petto. Fiede di brando Antifo
nella
tempia E lo spiomba dal cocchio……… Omero Iliade
barba ; qualificazione sotto la quale Giove fanciullo veniva adorato
nella
Campania e soprattutto nella ciltà di Anxuro. 483
la quale Giove fanciullo veniva adorato nella Campania e soprattutto
nella
ciltà di Anxuro. 483. Anxuyro. — Vedi Anxuro. 484
are sulla mitologia, che precede questo risiretto. Il senso rinchiuso
nella
parola Aorasia (invisibile) adoperata dai pagani
po per vedere chi lo seguisse, e Melanto allora gli immerse il brando
nella
nuca. Da questo fatto l’istituzione delle feste d
90. Apefanzio. — Soprannome di Giove a lui dato dalla montagna Apefae
nella
Nemea, che gli era consacrata. 491. Api. V. Apis.
male veniva posto in una barca dorata, e condotto traversando il Nilo
nella
città di Memfi. Quiva veniva guidato nel tempio d
fosse morto lo stesso Osiride, e tutte le città Egiziane, rimanevano
nella
più profonda mestizia finchè fosse comparso il no
tenendole accuratamente otturate, fino all’uscita del tempio, e quivi
nella
prima cosa che veniva lor fatta di udire trovavan
enti di quel re, finchè Mercurio glieli rubò. Allora si unì a Nettuno
nella
fabbricazione dei mattoni di cui si serviva Laome
evitore di vino. Ateneo, nelle sue cronache mitologiche, rapporta che
nella
città di Munichia si dava questo nome ad un eroe.
anna o Argolica. — Soprannome di Giunone, da un tempio che ella aveva
nella
città di Argo. 548. Argifonte. — Soprannome dato
vevano. 554. Argiva. — Soprannome di Giunone dal culto che ella aveva
nella
città di Arga. 555. Argo. — Naviglio degli Argona
rcole, Teseo, Euridamo, Tifiso, Zeto etc. Gli Argonauti s’imbarcarono
nella
Tessaglia al capo di Magnesia, e dopo aver toccat
a Dio della mercatura, fu dato questo soprannome a Mercurio. In Acaia
nella
città di Tare, vi era, al dire di Pausania, una s
i al 19 di ottobre al campo di Marte, si celebrava una festa militare
nella
quale si offeriva un sacrifizio agli Dei, per la
to. 585. Arno. — Fu il nome di un celebre indovino il quale fu ucciso
nella
città di Naupata, da un nipote di Ercole per nome
are del tempo le cerimonie funebri in onore di Arno divennero celebri
nella
città di Lacedemone, ove si celebrarono con gran
i di Arpalico, questo re fu detronizzato, e mentre cercava uno scampo
nella
fuga, a cui aveva unica compagna la figlia, fu mi
. Essa mori nel fiore della sua giovanezza, e il marito per eternarne
nella
posterità la memoria le fece innalzare un tempio.
a Marte dio della guerra, forse per indicare la sveltezza di quel dio
nella
corsa e in tutti gli esercizi del corpo. 600. Aru
o. — Uno dei capitani Greci che assediarono Troia, nativo d’ Orcomene
nella
Beozia. Egli rese famoso il suo nome per aver con
ome una delle quattro parti del mondo. 616. Asima. — Divinità adorata
nella
città di Emath. 617. Asino. — Presso i Pagani era
, il quale lo cangiò in fiume. Era anche così nominato un altro fiume
nella
città di Acaia, egualmente detto Asopo da un figl
no dei più rinomati Arganauti. Asterione fu anche il nome di un fiume
nella
città di Argo, a cui la favola attribuisce due fi
a ragione. 660. Atella. — Così veniva denominato un grande Anfiteatro
nella
Campania ove venivano rappresentate alcune commed
i figli di Ercole e della sacerdotessa Rea. Egli combattè contro Enea
nella
guerra di Turno. ….Aventino, de l’invitto Alcide
stui. Virg. Eneid. lib. VII trad. di A. Caro. 701. Averno. — Palude
nella
Campania, consacrata a Plutone perchè i miasmi ch
unci. 706. Axinomanzia, Assinomanzia o Animomanzia. — Specie di magìa
nella
quale si adoperava una pietra chiamata Gagale. 70
io della felicità, particolarmente adorato dagli Assiri e dai Fenici,
nella
cui lingua gad significa felicità. 720. Baal-Peor
porta. 723. Baaltide. — Divinità dei Fenicii, adorata particolarmente
nella
città di Biblo. Era ritenuta come moglie di Satur
o Olimpo ed Ossa. V. Monti. — Musogonia. 725. Babia. — Dea venerata
nella
Siria e particolarmente nella città di Damaso, ov
Musogonia. 725. Babia. — Dea venerata nella Siria e particolarmente
nella
città di Damaso, ove veniva adorata come dea dell
Oscuro di nascita, fu pessimo di costumi, ed il suo nome andò perduto
nella
notte dei tempi. Nel principio che in Grecia furo
inta, estrasse il piccolo Bacco dalle viscere materne, e lo rinchiuse
nella
sua coscia diritta, ove lo tenne fino al termine
gli fu salvato dalle onde, e da ciò gli viene il nome di Moisè perchè
nella
lingua Egiziana mo vuol dire acqua e yses preserr
e, che gli veniva da una città d’ Acaia, nota sotto l’istesso nome, e
nella
quale l’eroe avea un oracolo, celebre per la mani
radizione mitologica ci ricorda come fondatore della città di Cirene,
nella
quale, dopo la morte, fu adorato come un dio. 752
Bebrici, — Popoli che sortirono dalla Tracia, per andarsi a stabilire
nella
Bitinia. Sotto pretesto di dare dei pubblici giuo
i dell’antichità, conserva sempre qualche cosa di egualmente costante
nella
similitudine dell’idea informatrice, variante sol
quali inseguito vennero particolarmente illustrate da M. della Torre,
nella
sua opera delle Antichità d’Anzio, e poro di poi
st’ultimo la cura di far morire il presentatore. Bellorofonte, giunto
nella
Licia, avvertito di quanto si tremava contro di l
le quali avevano molta somiglianza coi baccanali. Venivano celebrate
nella
città Pirea, presso Atene. 775. Benilucio. — Sopr
ne. 775. Benilucio. — Soprannome di Giove da un luogo presso Flavigni
nella
Borgogna, dove fu ritrovata una statua di questo
lebravano in commemorazione d’una vittoria, nel mese di agosto, a cui
nella
lingua d’Atene si dava il nome di βονδρομιον. Que
ronia. — Soprannome di Diana che le veniva da un tempio ch’ella aveva
nella
città di Braurona. V. l’articolo precedente. 823.
ro nome Egeone. Gigante, figlio del cielo e della terra ; prese parte
nella
guerra che i giganti mossero a Giove. La favola d
a sua incomparabile bellezza, fosse soprannominata Venere. Si trovano
nella
Favola diversi altri personaggi noti sotto il nom
e Cerere, alle quali si dava il nome complessivo di Dei Cabiri. Anche
nella
Fenicia vi erano delle Divinità dette Cabiri o Ca
cerimonie venivano celebrate solo nell’isola di Lenno, poi passarono
nella
Samotracia e finalmente in Atene ed in Tebe, ove
ostanze del monte Aventino. Derubò alcuni buoi ad Ercole e li nascose
nella
propria caverna, dove li fece entrare a ritroso,
o. Allora prese Cadmo la risoluzione di percorrere il mondo, e giunto
nella
Beozia, offerì un sagrifizio agli Dei, ordinando
proprio paese, per non assistere alle sciagure della sua famiglia, ma
nella
fuga furono entrambi cangiati in serpenti. ………….
ere alla loro paternità (V. Borea.) 884. Calasidie. — Feste celebrate
nella
Laconia, in onore di Diana. 885. Calcante. — Famo
naufragio in un isola, ove restarono finchè Giasone non li ricondusse
nella
Colchide. Vi fu anche un’altra Calciope figliuola
lla sua consorte in Pafo, in Amatunta, nell’isola di Cipro ed a Biblo
nella
Siria : istituì in suo onore un culto sacro e par
. Calidonio. — Soprannome di Bacco preso dal culto che gli si rendeva
nella
città di Calidone. È opinione erronea, quantunque
a. — Così veniva denominata Dejanira, moglie di Ercole, perchè nacque
nella
città di Calidone. 900. Calipso. — Ninfa, figlia
onata di lauro, adorna di flori, con un’aria maestosa, con una tromba
nella
mano diritta, con un libro nella sinistra, e segu
con un’aria maestosa, con una tromba nella mano diritta, con un libro
nella
sinistra, e seguita da altre tre figure di donne,
he vuol dire bellezza. 911. Calpe. — Una delle due montagne conoscute
nella
Favola, sotto il nome di colonne di Ercole. 912.
i sacrificii a lei offerti. 913. Camarina o Camerina. — Famoso stagno
nella
Sicilia, le cui acque esalavano pestilenziali mia
lla disobbedienza, imperocchè i nemici penetrarono per quel passaggio
nella
loro isola e la desolarono ponendola a sacco ed a
o contro Enea. Fu celebre cacciatrice, e nessuno fu più destro di lei
nella
corsa, nel maneggio delle armi e in tutti gli ese
— Detta anche Candrena : soprannome di Giunone dalla città di Candara
nella
Pafaglonia, ov’era adorata con un culto particola
ole. — Era l’Ercole Egiziano, così detto per un tempio che egli aveva
nella
Città di Canope, di cui nell’articolo precedente.
materia, sussistente abeterno, sotto una forma intralciata e confusa
nella
quale erano mischiati il principio di tutti gli e
anti di Mendes dimostrarono il più vivo dolore. È ancora a notare che
nella
città di Mendes, le vittime più ordinarie dei sag
erano le pecore, e si avea gran cura di risparmiare le capre ; mentre
nella
Tebaide si offerivano in sacrificio le capre, tri
il ministero di queste feste, la cui principale cerimonia consisteva
nella
corsa che esse facevano, percuotendosi con delle
n onore della defunta una festa annuaria, detta dal suo nome Carille,
nella
quale la statua di lei, veniva sotterrata all’ist
soprannomi di Giove, per il culto particolare con cui veniva adorato
nella
provincia fondata da suo figlio. V. Caria. 967. C
moneta che esse erano obbligate a dargli al momento di prender posto
nella
sua barca. Questa credenza degli antichi spiega i
itennestra). Finalmente Cassandra morì uccisa da Egisto, nel giungere
nella
Lacedemonia. Ivi Cassandra, allor che il Nume in
questi due figliuoli. Appena essi furono nati, Mercurio li trasportò
nella
città di Paìlene, ove essi furono allevati. Diven
Paìlene, ove essi furono allevati. Divenuti adulti, seguirono Giasone
nella
Colchide, per la conquista del vello d’oro, e si
e dicemmo, Polluce divise con Castore, i Romani rinnovavano ogni anno
nella
festa dei Tindaridi una tale memoria, facendo pas
domatore dei cavalli, perchè era abilissimo nel maneggio di quelli e
nella
corsa ; e Polluce veniva considerato come il nume
per lui di una flamma incestuosa, egli abbandonò la sua patria e andò
nella
Caria, ove edificò una città. Quando il fratel l
più luminosi ; Lampo dinota le ore del mezzogiorno, quando la luce è
nella
sua maggior forza ; e finalmente Filogeo ne rappr
ntata da certo Epeo, guerriero greco, per abbattere le mura di Troja,
nella
quale s’introducessero i guerrieri Achei, per mez
n armenti di buoi. 1018. Ceade. — Padre di Eufenio : egli è ricordato
nella
tradizione mitologica, per aver condotto un gran
ojani, assediati dai Greci. 1019. Cebo, Cepo o Cefo. — Mostro adorato
nella
città di Menfi. Al dire di Strabone, di Solino e
pe. — Trasse la sua origine dall’ Egitto, da cui condusse una colonia
nella
Grecia ove fondò il regno d’Atene, che dal suo no
da suo marito il quale non potea vivere lontao da lei. Al suo ritorno
nella
casa del marito, essa lo presentò di un giavellot
di Chione. Egli fu così dolente della morte di sua madre che si recò
nella
città di Claro onde consultare l’oracolo e sapere
ltare l’oracolo e sapere i mezzi per farla risuscitare ; ma si annegò
nella
traversata. Sua moglie Alcione ne andò in cerca e
oprannome di Celana, o Celene, alla Dea Cibele, dalla città di Celene
nella
Frigia, ove era particolarmente adorata. Vi era a
Apollo punì il satiro Marfio. Finalmente era così denominato un luogo
nella
Campania, consacrato a Giunone. 1037. Celeno. — U
eniva rappresentata sotto figura di una donna giovane e bella, avendo
nella
mano destra una falce, nella sinistra un pugno di
ura di una donna giovane e bella, avendo nella mano destra una falce,
nella
sinistra un pugno di spighe di cui aveva anche co
— Così veniva chiamata una cintura che Venere portava abitualmente, e
nella
quale la Favola narra che fossero rinchiuse le gr
. Cilleo. — Soprannome di Apollo che gli veniva dalla città di Cilla,
nella
Beozia, dove egli aveva un famoso tempio. 1111. C
quale fu la prima, che ne’giuochi olimpici avesse ottenuto il premio
nella
corsa dei carri ; ciò le valse dei grandi onori.
Glauco, che essa amava, preferita quella ninfa. Circe accolse Ulisse
nella
sua isola, e per ritenerlo presso di se, cangiò t
Ulisse non volle gustare, e potè così dopo qualche tempo far ritorno
nella
sua patria. ………. la Deessa udiro Dai ben torti c
nute anch’esse in conto di bellissime. 1153. Citerone. — Re di Platea
nella
Beozia tenuto in conto di saggio e prudente uomo.
io l’incontro di una civetta. 1158. Cizzica o Cisia. — Re dei Dolioni
nella
Misia. Giasone, movendo alla testa degli Argonaut
aja di uomini di rimuoverlo. 1166. Clausio. — Dio che veniva invocato
nella
chiusura delle porte. Deriva dalla parola latina
ole, che la depose in un dato luogo, ove la clava avendo posto radice
nella
terra, fosse diventata un albero. Anche Teseo si
Egli era così robusto, che sdegnato di non aver conseguito il premio
nella
lotta contro un cittadino di Epidauro, abbatè una
onente e maestosa bellezza, con la fronte coronata di lauro, e avendo
nella
mano destra una tromba e nella sinistra un libro.
la fronte coronata di lauro, e avendo nella mano destra una tromba e
nella
sinistra un libro. 1186. Clita. — Figlia di Merop
dati con orrore, dappoichè era diffusa credenza, che Tifone, il quale
nella
tradizione mitologica egiziana era ritenuto come
, nelle sue opere, dice che gli Egiziani ponevano l’immagine del sole
nella
barca che dovea trasportare un coccodrillo, perch
dopo qualche istante una prendesse il volo verso la selva di Dodona,
nella
quale dette ad una quercia il potere di risponder
ispondere come un oracolo ; mentre l’altra passò il mare e si arresto
nella
Libia, ove andò a posare il suo volo fra le corna
ibuita all’Egitto, perchè Sesostri, re di quelle contrade, fece porre
nella
città di Menfi, in un tempio consacrato a Vulcano
Ministri subalterni dei sacrificii che si facevano alla dea Bellona,
nella
città di Comana, in Cappadocia, in cui quella dea
. Al dire di Ateneo si celebrava in Grecia una festa ad Apollo Comeo,
nella
quale tutti coloro che vi prendevano parte vestiv
Veniva rappresentata inghirlanda ta di fiori e con una torcia accesa
nella
mano destra. 1231.Concordia. — Figlia di Giove e
La tradizione favolosa racconta che un giorno essendo Diana a caccia
nella
pianura della Tessaglia, le fossero improvvisamen
o, non volle più ammetterlo alla sua tavola ; ma ordinò fosse servito
nella
sua reggia particolarmente in una coppa di forma
ito. 1264. Corito. — Dea della impudenza. Essa aveva un tempio famoso
nella
città di Atene, ove si celebravano in suo onore d
nzia. 1272. Cotitto. — Dea del libertinaggio, particolarmente adorata
nella
Tracia. I misteri di questa dea erano considerati
n monumento delle imprese di Ercole. 1281. Crefagenete. — Dio adorato
nella
Tebaide e particolarmente in Egitto. 1282. Crenee
a Creusa se ne fu adornata, producendo lo stesso effetto che il fuoco
nella
scattola. È opinione di molti pregiati scrittor i
traccia Volgi i passi, o Lic’sca. A lei presenta Questo mio dono, e
nella
mente imprimi Ciò che dirle dovrai…….. ……………….. …
aforeo. — Soprannome di Giove a lui venuto dalla città di Criaforide,
nella
Caria, dove era adorato con culto speciale. 1296.
fortuna delle onde. Spirato il tempo in cui il mostro doveva rimanere
nella
contrada, Crinifo andò a cercare sua figlia, e ap
o, veniva cosi denominata dal nome del padre. Dopo la caduta di Tebe,
nella
Cilicia, essa come preda’di guerra, spettò in sor
chille una schiava per nome Briseide, che era a lui spettata in sorte
nella
divisione di un altro bottino di guerra. Achille,
sotto questa denominazione, Giunone, rappresentandola con una lancia
nella
destra. D 1337. Dadea. — V. Dadesia. 1338.
gran sacerdote di Ercole. Si chiamavano anche Daduci i sacerdote che
nella
festa Dadesia, portavano le torcie accese. V. l’a
ta sotto il nome di Artemisia o Artemisa, figlia di Tiresia, la quale
nella
città di Delfo rendeva gli oracoli in versi, cosi
esso cui veniva rappresentato come un tritone : aveva due tempii, uno
nella
città di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasictone.
chiamata una ninfa, la quale dette il suo nome alla città di Daulia,
nella
Focide. 1368. Daunia-Dea. — Così veniva comunemen
di quanto accennammo. L’Infamia di Creta era distesa Che fu concetta
nella
falsa vacca. Dante — Inferno — Canto XII. Per m
lsa vacca ». Minosse ritenendo, come forse era, che la vacca di legno
nella
quale si fece rinserrare l’infame Pasifae, fosse
Vesta, Minerva, Cerere, Diana e Venere. Queste dee venivano comprese
nella
categoria delle divinità dette dagli scrittori de
simo ed è stato il più diffuso ed universale. Queste divinità avevano
nella
città d’Anguia, nella Licia, un tempio antichissi
diffuso ed universale. Queste divinità avevano nella città d’Anguia,
nella
Licia, un tempio antichissimo, ove traevano gli a
icchezza. Il culto delle Dee Madri, originario dell’Egitto, passò poi
nella
Grecia, quindi a Roma, poi presso i Galli e final
o nei remoti tempi dell’antichità. Ben presto a questi si aggiunsero,
nella
generale superstizione dei popoli primitivi : il
77. Deldamia. — Figlia di Licomede, re di Sciro. Achille, rifugiatosi
nella
corte di quel principe ed innamoratosi di Deidami
no che i primi abitatori della Grecia, quelli la cui origine si perde
nella
notte dei tempi, non avessero altre divinità che
ei costumi dell’intera tribù, cui quella famiglia apparteneva, poscia
nella
intera città, quindi in tutta la contrada, ed è i
Deifone. 1384. Deilone. — Amico e compagno di Ercole ; egli Io seguì
nella
guerra contro le Amazzoni. Fece anche parte della
anche parte della spedizione degli Argonauti, i quali egli raggiunse
nella
città di Sinope. 1385. Delloco. — Figlio di Ercol
393. Delfico. — Soprannome di Apollo, dal famoso tempio ch’egli aveva
nella
città di Delfo. 1394. Delfinie. — Feste in onore
per condottiero ad una colonia di Cretesi, che andarono a stabilirsi
nella
Focide. Sotto questa allegoria della favola, altr
la figura di un delfino. 1397. Delfo. — Città della Focide : celebre
nella
favola per il famoso oracolo di Apollo. Lo spazio
o, dopo aver passato sei mesi dell’anno sul monte Parnaso, ritornasse
nella
loro isola, e all’epoca in cui essi supponevano i
a a tutti gli studiosi. La forma credenza che il sommo filosofo aveva
nella
esistenza di un suo demonio o genio particolare,
n tempio. 1420. Derelle ed Albione. — Figliuoli di Nettuno recordati,
nella
tradizione mitologica, per aver derubati ad Ercol
entata avente sotto i piedi il globo terrestre, e nelle mani un’urna,
nella
quale sono rinchiuse le sorti degli uomini. I dec
cro ; è necessario sia disciolto dai legami io schiavo, ed introdotto
nella
casa loro per nasconderlo nel cortile, senza tett
loro per nasconderlo nel cortile, senza tetti, e poi mandarto fuori,
nella
via. Non ha alcun nodo nè all’apice, nè al cinto,
l gruppo delle Cicladi, ove Apollo avea un famoso oracolo, conosciuto
nella
favola sotto il nome di oracolo di Didimo. 1442.
pinse la flottiglia di Didone sulle coste dell’Africa ed ella approdò
nella
regione detta Mauritania o Taugitana, governata d
Lenno le frecce di Ercole ; e fu colui che insieme ad Ulisse penetrò
nella
città di Troja, e ne tolse il Palladio che era la
dagli abitanti una festa ìn onore di lui che durava dodici giorni, e
nella
quale portavano in processione la statua di Giove
lo precedente. 1471. Dirceo. — Soprannome di Anfione, preso dal fonte
nella
Beozia, conosciuto sotto il nome di fontana Dirce
con volto livido, con occhi impietriti, e vesti insanguinate ; avendo
nella
mano destra una torcia accesa, e nella sinistra u
e vesti insanguinate ; avendo nella mano destra una torcia accesa, e
nella
sinistra un pugnale. L’empia discordia che di se
lare. Un giorno le due colombe volarono una in Egitto, e propriamente
nella
Libia, ove poi fu il famoso oracolo di Giove Ammo
famoso oracolo di Giove Ammone ; l’altra fermò il suo volo in Epiro,
nella
selva di Dodona, ove disse agli abitatori del pae
e sacerdotesse della città di Tebe ; e che avendo venduta una di esse
nella
Grecia questa avesse stabilito la sua dimora nell
enduta una di esse nella Grecia questa avesse stabilito la sua dimora
nella
selva di Dodona, ove fece costruire a piè d’una q
enio. — Sopranome di Giove, a lui venuto dal culto che gli si rendeva
nella
città di Dolichene. 1492. Dolone. — Trojano, cele
ca. — Divinità che s’invocava al momento di condurre la novella sposa
nella
casa del marito. Si dava questo soprannome a Giun
e delle spose. 1497. Domizio o Domicie. — Dio che i pagani invocavano
nella
celebrazione degli sponsali, perchè la sposa aves
Iole il bambino, il quale, senza di ciò, sarebbe stato chiuso con lei
nella
corteccia dell’albero. Driope era anche il nome d
streghe. Anche oggi abbiamo dei luoghi, come nel regno di Tunchino e
nella
Persia, secondo che riferisce il Taverniere, nell
sua preda. Qualche cosa di simile ci riferisce il sig. di Fontenelle,
nella
sua relazione di viaggio nell’Indie orientali. Il
amò con passione Narciso, ma vedendosi da lui disprezzata, si ritirò
nella
solitudine, vivendo abitualmente nelle montagne,
a reggia Ecuba e la lapidarono. Le cronache dell’antichità concordano
nella
gran maggioranza nel ripetere che, ai tempi di St
maggioranza nel ripetere che, ai tempi di Strabone, si vedeva ancora
nella
Tracia una sepoltura, detta il sepolcro del cane,
deva ancora nella Tracia una sepoltura, detta il sepolcro del cane, e
nella
quale fu rinchiusa la spoglia mortale dell’antica
he Ulisse forse stato l’autore della morte di Ecuba, perchè ritornato
nella
Sicilia, fece innalzare un altare nel tempio di E
ariamente da Corinto, credendo di lasciare così la sua patria. Giunto
nella
Focide, ebbe querela con uno sconosciuto e lo ucc
igliuolo Iti. Politecno informato della trama, raggiunse le colpevoli
nella
casa di Pandareo, ove esse eransi rifugiate, e qu
lcano, dio del fuoco. 1562. Efeso. — Celebre città dell’ Asia minore,
nella
Jonia La tradizione mitologica ripete che il nome
ano in onore di Vulcano. La cerimonia più saliente di esse consisteva
nella
corsa che tre giovanetti facevano, ciascuno con u
lla corsa che tre giovanetti facevano, ciascuno con una torcia accesa
nella
destra. Quello fra i tre che giungeva alla meta c
ebbe estremamente caro, e tanto che dopo la morte di quello, avvenuta
nella
città di Ecbatana, l’imperadore lo fece annoverar
cia vi furono altre due città conosciute sotto il nome di Efira ; una
nella
contrada della Tessaglia, e propriamente nel luog
e propriamente nel luogo conosciuto sotto il nome di Tembe, e l’altra
nella
Tesprasia, provincia dell’ Epiro. Anche nel golfo
consultato l’oracolo, questo gli rispose di recarsi per qualche tempo
nella
corte di Pitteo, re di Trezene, famoso per la sua
ontuoso banchetto, nel quale Egeo avea molto bevuto, gli fece trovare
nella
sua camera la figlia Etra, giovanetta di rara bel
dichiararono figlio di Nettuno. Molti accreditati mitologi concordano
nella
opinione di aver Egeo introdotto in Grecia il cul
radizione mitologica racconta che Giunone, Minerva e Nettuno, vollero
nella
guerra degli dei, incatenar Giove e che sarebbero
dimenticando la parte più che attiva che Egeone o Briareo aveva avuto
nella
scalata che i Titani tentarono dare al cielo. 157
ani tentarono dare al cielo. 1577. Eger. — Nome di un gigante, famoso
nella
mitologia Scadinava. 1578. Egeria. — Ninfa di una
delle credenze religiose dei tempi della favola, han voluto scorgere
nella
simbolica figura della ninfa Egeria, l’Idromanzia
fiamme, e fumo denso e nerissimo. Per più tempo portò la desolazione
nella
Frigia, ed in altre contrade, finchè Giove ordinò
vedendosi costretti a cercare altrove miglior fortuna, si ritirarono
nella
isola di Tirea, nelle acque del golfo Argolica, p
on la colpevole moglie, lo assassinò, e tenne per lungo tempo schiava
nella
stessa reggia, Elettra, figlia dell’ucciso, la qu
so Maccaone. V. Macaone. 1596. Egnatia. — Ninfa riverita come una dea
nella
Puglia in cui gli abitanti credevano generalmente
cotesto soprannome a Bacco per alludere al gran rumore che si faceva
nella
celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È q
sua età, eseguiva nel tempio di Diana, la danza detta dell’Innocenza,
nella
quale le donne ballavano nude innanzi al simulacr
ilio — Eneide L. VI trad. di A. Caro. Ella stessa introdusse Menelao
nella
camera ove dormiva Deifobo, il quale subì prima l
tore, che a lui era toccata in sorte come preda del bottino di guerra
nella
presa di Troja. …… e fu ch’Eleno, figlio Di Pria
lia. 1622. Eleos. — Divinità adorata dagli Ateniesi, i quali avevano,
nella
piazza maggiore della loro città, un tempio a lei
parse rapidamente per l’ Argolide. Elettra allora si recò ella stessa
nella
Tauride, ove le fu detto che la sacerdotessa Ifig
— Cerere veniva così denominata da un magnifico tempio ch’ella aveva
nella
città di Eleusi, di cui nell’articolo precedente,
ue ossa, le quali secondo il suddetto scrittore, erano state figurate
nella
vite fatta in pezzi. Oltre ai responsi che l’orac
orosa ferita. Elpide non esitò un momento ad immergere il suo braccio
nella
gola dell’animale, liberandolo così dalla sua sof
macuria. — Nel Peloponneso si celebrava una festa in onore di Pelopo,
nella
quale i giovani recatisi sulla tomba di lui comba
tendeva di discendere. 1662. Emitea. — In una città della Caria, nota
nella
geografia antica sotto il nome di Castabea si ado
tà era estesa e divulgata per tutta l’Asia per modo che il suo tempio
nella
città di Castabea era carico di ricchezze immense
icazioni, à, ciò non pertanto, un punto di contatto eguale e costante
nella
generalità dei cronisti ; eguaglianza che emerge
cui custodia la dea sua madre lo aveva affidato. Ricondotto a Dardano
nella
casa paterna, ebbe a maestro il centauro Chirone,
diffuse……. Omero — Iliade — Libro XX trad. di V. Monti. Finalmente
nella
fatale notte in cui Troja cadde, Enea dopo averla
e avviandosi verso l’occidente giunse, dopo una fortunosa traversata,
nella
Tracia ove edificò una città che fu detta Eno, fo
onosciuta anche oggi sotto la denominazione di Capo Miseno. Dimorando
nella
Campania si recò a Cuma nel tempio dedicato ad Ap
o un tempio, ove all’eroe trojano furono resi gli onori divini. Anche
nella
città di Eneo, nella Tracia, Enea veniva adorato
eroe trojano furono resi gli onori divini. Anche nella città di Eneo,
nella
Tracia, Enea veniva adorato siccome un dio. Enea
edente. 1680. Eniochia. — La più antica città di cui si abbia nozione
nella
geografia del mondo antico. Leggesi nella Genesi,
ttà di cui si abbia nozione nella geografia del mondo antico. Leggesi
nella
Genesi, che fu fabbricata da Caino, il quale la c
così soprannominata a cagione di un ricchissimo tempio ch’essa aveva
nella
città di Enna in Sicilia. 1686. Ennofigaso. — Uno
. — Re della città di Pisa, in Elide. Le cronache mitologiche dicono,
nella
gran maggioranza, ch’egli fosse figliuolo della n
to matrimonio la condizione che lo sposo d’Ippodamia dovesse vincerlo
nella
corsa ; aggiungendo che coloro i quali volevano a
vincitore, il quale secondo il patto, non essendo stato vinto da essi
nella
corsa, li fece tutti morire contentandosi di farl
e accettò la sfida di Enomao, fosse riuscito vincitore essendo Enomao
nella
corsa caduto, e morto in seguito di quella caduta
uta. Pelope gli succedette nel regno ed istitui una cerimonia funebre
nella
quale si recava ogni anno ad onorare il sepolcro
i morti nel singolare duello. 1692. Enone. — Figlia del fiume Cebreno
nella
Frigia. Fu una delle più belle abitatrici del mon
no il quale morì in conseguenza delle ferite. Ne successe una mischia
nella
quale Ercole stesso assai mal concio dovè ritirar
qualche tempo dopo, accompagnato da una mano di suoi seguaci, ritornò
nella
casa d’Ipocoonte, ed uccise il padre ed i figli,
ed erano preceduti da un giovine vestito di bianco e con una fiaccola
nella
destra. 1711. Epemenide. — V. Epimenide. 1712. Ep
ero la denominazione di Epei. Etolo, indifferente alla perdita, restò
nella
sua patria ; ma Peone inconsolabile della sconfit
. Epibaterio. — Diomede edificò sotto un tal nome un tempio ad Apollo
nella
Città di Trezene, in ringraziamento a quel dio di
torno alle principali fontane. 1722. Epicurio. — Soprannome di Apollo
nella
significazione di benefico, avendo questo dio lib
visse ai tempi di Solone. La cronaca mitologica racconta di lui, che
nella
sua gioventù avendolo suo padre posto a custodire
1744. Episcira. — Ai 12 del mese di Sciroforione (Maggio) celebravasi
nella
città di Atene, una solennità religiosa in onore
iosa in onore di Minerva Scirade, così detta dal tempio ch’ella aveva
nella
piccola città di Sciro. È opinione di pregevoli s
ioso ed irrequieto, si recò in Tessaglia e fermossi per qualche tempo
nella
città di Sicione di cui Corace era re. Quivi, pro
oto a quella dea di fabbricarle un tempio se avesse avuto la vittoria
nella
guerra contro i Celtiberi. In questa guerra ebbe
Tebe Menezio. Eraclea era anche il nome di una città della Friotide,
nella
quale la tradizione favolosa narra che Ercole si
60. Eratelea. — Cosi aveva nome il sagrifizio che si faceva a Giunone
nella
celebrazione di un matrimonio. Secondo la formola
i scrittori, vengono denotati col nome di Ercei gli dei Penati, forse
nella
significazione di protettori delle famiglie. 1763
io e compagna ed amica di Proserpina. Al dire di Pausania, essa aveva
nella
città di Lebadia, molte statue che la rappresenta
o almeno una riproduzione dell’Ercole Egiziano. Primieramente questo,
nella
lingua indigena, veniva chiamato Som ; in seguito
come figlio di Giove e di Alemena (Vedi Alemena) la quale lo partorì
nella
città di Tebe in Beozia, Ercole è il tipo perfett
Ercoletto — Idillio XXIV. trad. di G. M. Pagnini. Ercole fu allevato
nella
città di Tebe, e Diodoro racconta, che Alcmena su
ocrito — L’Ercoletto — Idillio XXIV. trad. di G. M. Pagnini. Eumolpo
nella
musica ; …. e cantor fello Eumolpo Filammonide,
Ergino allora alla testa del suo esercito, marciò contro Tebe, ma fu
nella
battaglia ucciso da Ercole stesso, a cui Minerva
piuti, avrebbe ottenuto l’immortalità. Gli scrittori mitologici sono,
nella
grande maggioranza, discordi sulle opinioni tradi
co micidiale. Secondo Diodoro, Giunone sofflò il delirio della follia
nella
mente del figlio di Alemena, dopo la riposta dell
l’identificazione dell’Ercole greco, con l’Ercole egizia no, il quale
nella
sua qualità di Dio-Sole, passa per i dodici segni
o altri quella di otto anni ed un mese. Confidando nel suo coraggio e
nella
sua forza soprannaturale, Ercole affronta la dure
l’eroe appoggiato contro una colonna innalzata in onore di Mercurio,
nella
città di Trezene, quella avesse preso radici, e a
ella cerva. Cerinitide, che egli raggiunse al corso, e che portò viva
nella
città di Micene. Dopo di questo, combattè e vinse
i questo, combattè e vinse il cignale di Erimanto, e mentre si recava
nella
Focide, le cui campagne erano desolate da quel mo
e ricusò di dargli il premio promesso, e allora fu che Ercole, resosi
nella
città di Oleno, ebbe a combattere contro il Centa
Europa, combattendo contro molti popoli selvaggi e finalmente giunse
nella
Libia. Fu in questa traversata che egli uccise il
quale aveva derubato porzione dei conquistati armenti. Ercole penetrò
nella
inaccessabile caverna del masnadiere, e lo strang
Giunto ad Euritia egli s’impadronì degli armenti di Gerione, li mise
nella
sua barca e ritornato a Tartessia, offrit un oloc
to al sole in ringraziamento del dono ricevutone. Passando in seguito
nella
Liguria egli combattè e vinse Alebione e Dercio i
cui egli s’era impadronito, avendo ucciso i suoi due nemici, si rese
nella
città di Tirrenia. Nella traversata uno dei suoi
isse ed incatenò i Cercopi specie di spiriti malefici. Passato quindi
nella
città di Aulide, egli uccise Sileo insieme alla f
di Eunomo, Ercole si sottomise all’esilio, e risolvette di ritirarsi
nella
città di Trachina presso Ceixo. Fu nell’andare in
mata, marciò contro la città di Oecalia, che alcuni scrittori pongono
nella
Eubea, ed altri in Tessaglia. Resosi padrone dell
utti, e fanno continua allusione, ai principali fatti da lui compiuti
nella
sua eroica carriera, o alla sua forza prodigiosa,
dal culto dell’Ercole Tirio, al quale si offeriva una decima. È anche
nella
sola città di Roma, che Ercole viene adorato sott
dorato sotto la figura di un uomo dalle forme atletiche, con una lira
nella
mano. Tutte le diverse città della Roma Imperiale
ora in Sicilia, a Malta, a Cadice, in Sardegna, in Corsica, e perfino
nella
Gallia e nella Germania presso le quali ultime co
a Malta, a Cadice, in Sardegna, in Corsica, e perfino nella Gallia e
nella
Germania presso le quali ultime contrade degli er
adolescente, in cui la forza delle membra sviluppatasi dall’infanzia
nella
pubertà, non è in minor relazione di quella che g
d’arte, ci dipinge Ercole nel pieno sviluppo delle sue forze fisiche,
nella
sua comcompleta maturità maschile. Ordinariamente
Gli antichi davano questa denominazione al giorno in cui si celebrava
nella
città di Corinto, l’anniversario funebre dei figl
n momento a sagrificare una figlia diletta, gli edificarono un tempio
nella
cittadella di Atene, e lo annoverarono fra gli de
tessevano il peplo della dea, che si portava processionalmente anche
nella
celebrazione di altre feste dette Panatenee. 1773
di una montagna nell’Arcadia, famosa per il cignale che è conosciuto
nella
tradizione favolosa sotto lo stesso nome. Ercole
ve, ma non giunsero a scoprirla, finchè il dio Pane entrando per caso
nella
caverna dove Cerere era nascosta, la riconobbe e
perchè mentre Erisittone dormiva ella soffiò il veleno della carestia
nella
bocca di lui e glielo fece penetrare nella gola e
ò il veleno della carestia nella bocca di lui e glielo fece penetrare
nella
gola e in tutte le vene. Erisittone svegliatosi s
a in olmo. V. Esperidi. 1790. Eritro. — Da un tempio che Ercole aveva
nella
città di Eritre, in Acaja, si dava cotesto sopran
di Zattera, ed una tradizione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta
nella
loro città da Tiro per mare, e che entrata nel ma
ore, e fatta una corda dei loro capelli, tirarono la statua di Ercole
nella
città senza ostacolo alcuno. Gli Eritrei per rico
rmete e di Venere Afrodita. La significazione, etimologica si ritrova
nella
stessa parola. Secondo la tradizione, Ermafrodito
bellezza fisica del padre e della madre. Ancor giovanetto, bagnandosi
nella
fonte custodita dalla ninfa Salmatide, questa, ve
di Ermanubi si riconosceva dalla sua tunica senatoria e perchè aveva
nella
mano destra un caduceo e nella sinistra un sistro
la sua tunica senatoria e perchè aveva nella mano destra un caduceo e
nella
sinistra un sistro. 1797. Ermapollo. — Si dava co
i lei a Pirro figliuolo di Achille, in riconoscenza di averlo aiutato
nella
famosa guerra di Troja. Pirro infatti, appena rit
mione sposò Oreste portandogli in dote il regno di Sparta. Il Racine,
nella
sua tragedia Andromaca, ci presenta diversamente
o la morte gli furono tributati gli onori divini e dedicato un tempio
nella
città di Clazomene nel quale era inibito alle don
so ritrovo, ma finalmente non più reggendo all’ansia che lo divorava,
nella
settima notte egli si lanciò nell’onde, ma travol
che si prestava agli eroi consisteva in una specie di pompa funebre,
nella
quale si celebrava la memoria delle loro imprese
la moglie di Atreo, che à poi acquistata tanta lagrimevole rinomanza,
nella
cronaca mitologica, per l’incestuoso adulterio co
ccise Priamo re di Troja presso un’altare di Giove Erseo, che sorgeva
nella
reggia trojana. 1820.Ersilia. — Fu una delle nobi
nna in piedi, con la mano sinistra poggiata su di un bastone e avendo
nella
destra una bilancia. Esculano propriamente detto,
peradori Romani, sulle quali si vedono impresse tre dee aventi ognuna
nella
destra una bilancia ed ai piedi un corno dell’abb
o uccise, ma all’istesso momento un altro serpente con una certa erba
nella
bocca si avvicinò al morto compagno e lo richiamò
il nome di Esculapio di Epidauro di cui fa menzione Valerio Massimo,
nella
sua storia romana, e che fu portato in Roma nell’
sciata la scelta o di seguitare il suo liberatore, ovvero di rimanere
nella
propria famiglia. La giovanetta preferi di seguir
di un fanciullo che fu chiamato Orcomeno. Divenuto adulto egli fondò
nella
Beozia una città conosciuta sotto lo stesso nome.
sela favorevole. Si dipingeva il dio Eso mezzo ignudo e con una scure
nella
mano levata in atto di percuotere. 1833. Esonide.
padre ma fu da suo fratello Pelia, detronizzato e costretto a vivere
nella
stessa città come un semplice particolare. Esone
toccare gli dei Penati che volea portar seco prima di essersi tuffato
nella
corrente di un fiume. …… e tu con le tue mani So
opolazioni al cessare di una pubblica calamità. Però è da notarsi che
nella
cerimonia della lustrazione, l’esercito da purgar
sapendolo reo, lo costrinsero alle espiazioni, le quali consistevano
nella
libazione dell’acqua di tre diverse fonti ; nel c
ittima. 1845. Eta. — Monte della Tessaglia più comunemente conosciuto
nella
tradizione favolosa sotto il nome di Oeta. Sorgev
e conosciuto nella tradizione favolosa sotto il nome di Oeta. Sorgeva
nella
Tessaglia tra il monte Parnaso e il Pindo. La cro
èdie Acte V — Scène III. Eteocle fu anche il nome di un re Orcomeno,
nella
Beozia, il quale, al dire di Pausania, fu il prim
con una Fenice d’appresso ; appoggiata ad un elefante e con un globo
nella
destra. Con questi differenti attributi si voleva
à : l’elefante, quella della lunga vita ; e finalmente aveva il globo
nella
destra, perchè è un corpo che non ha confini. 185
itia, s’innammorò così perdutamente di lei, che la rapì e la condusse
nella
sua patria. Ad ovviare che simili sconci si fosse
a ai conviti. In segno di allegria si metteva la statua di questo dio
nella
sala del banchetto e sovente sulla tavola stessa.
. Veniva raffigurata sotto le sembianze di una donna in piedi, che ha
nella
mano sinistra una picca e nella destra una piccol
mbianze di una donna in piedi, che ha nella mano sinistra una picca e
nella
destra una piccola statua della dea Minerva ; for
fatto furon dette Eumenidi le furie, o come dicemmo benefattrici ; e
nella
città di Atene fu con questo nome inalzato loro u
che fu il più fedele seguace d’Ulisse. Narra la tradizione che Eumeo,
nella
sua infanzia, fu rubato da alcuni Pirati della Fe
io aveva per ogni individuo la durata di dieci anni ed era creditario
nella
famiglia. 1886. Eumolpo. — Discordi sono le opini
della città di Locri. La cronaca favolosa narra di lui che recandosi
nella
città di Delfo, insieme ad un altro celebre suona
ore della città di Reggio, per nome Aristano onde sostenere una sfida
nella
loro arte, avvenne strada facendo che una corda d
rseo. 1896. Eurialo. — Il più bello fra i guerrieri trojani e celebre
nella
tradizione per il grande amore che lo legava a Ni
rosi, e chiamando e piangendo la cara perduta. Finalmente si condusse
nella
città di Aorno, ove, secondo la tradizione, esist
peranza che lo teneva in vita, Orfeo si uccise di propria mano, forse
nella
credenza dolcissima di raggiungere l’unico e cost
i uua giovane, che dalla cintura in giù aveva il corpo di pesce. Ebbe
nella
Arcadia un tempio nel quale la sua statua era leg
re dei greci, ad Euripile toccasse, come bottino di guerra, una cassa
nella
quale era rinchiusa una statua di Bacco, fatta da
cco, i funerali di Euripile, e portavano ricche offerte al dio chiuso
nella
cassa, a cui, secondo Pausania, dettero il nome p
servigio di questo tempio, doveva esser stata maritata una sola volta
nella
vita, e dal momento che veniva insignita del suo
ramo di quercia. Eurito aveva anche nome quello Scita, re di Oecalia,
nella
Tessaglia, che fu maestro di Ercole nel tirar d’a
nto Dell’intelletto il lume avean le tazze. Sen gia manco nel corpo e
nella
mente. Quindi s’accese una cruenta pugna Tra gli
suo marito morì sotto le mura di Tebe. V. Capaneo — ella si ritrasse
nella
città di Eleusina dove si rendevano gli onori fun
ome di Bacco a lui dato dalla parola Evan, che le Baccanti ripetevano
nella
celebrazione delle sue orgie. Per la istessa ragi
l monte Aventino. Evandro insieme all’uso dell’agricoltura introdusse
nella
sue colonia anche quello delle lettere, fino allo
olo come un uomo caro agli dei. Narra la cronaca che Evandro, accolse
nella
sua casa Ercole, senza sapere che era figlio di G
te Palatino, un tempio a Cerere, come dea dell’agricoltura. Virgilio,
nella
sua Eneide, ha immaginato che Evandro vivesse anc
felici. 1921. Evio — Narra la cronaca che allorquando Bacco combattè
nella
guerra dei giganti a fianco di suo padre Giove, q
ioni si cantavano alcuni inni propri all’evocazione, i quali venivano
nella
maggior parte attribuiti al poeta Proclo ed a Orf
nte abiti questa città, prego parimente, che tu seguiti noi vincitori
nella
nostra, e tosto tua città, dove tu sia ricevuta i
dell’evocazione. Pausania, nelle sue opere, fa menzione di un tempio
nella
Tespozia, ove andò Orfeo ad evocare l’anima della
33. Fallsio. — Così avea nome un uomo nativo della città di Naupatto,
nella
Focide. La tradizione mitologica narra di lui uno
dò Anite con un dono di duemila monete d’oro, secondo che era scritto
nella
lettera di cui ella era stata portatrice. 1934. F
— Venivano così nominate alcune feste e cerimonie che si celebravano
nella
città di Atene, in onore di Bacco. L’istituzione
oltraggiata divinità, si ebbe in risposta che dovevano ricevere Bacco
nella
loro città con solenni pompe e pubbliche cerimoni
ano allo amato cadavere. Qualche cosa di simile facevano gli ateniesi
nella
celebrazione annuale delle feste dette Falliche —
inistri delle orgie di Bacco per dinotare che essi portavano il fatto
nella
processione che si faceva durante le cerimonie fa
Encelado e Ceo, e ci ripete che la terra, irritata contro gli dei che
nella
guerra coi giganti, avevano distrutti tutti i suo
lo, dalla terra, e dal mare. La Fama s’ha quest’alto luogo eletto, E
nella
maggior cima ha la sua corte : Forato ha la mille
alvare Turno re dei Rutoli che si esponeva con troppo audace coraggio
nella
battaglia contro Enea, formò dal vapore di una de
o nome, e celebre per un oracolo che la dea Vesta e Mercurio, avevano
nella
piazza maggiore di questa città. La statua di Mer
e le lampade e accenderle ; quindi avanzarsi verso l’altare e mettere
nella
destra della statua una moneta ; e finalmente avv
desiderato fu inviato Ulisse il più scaltro dei greci, ed egli riusci
nella
impresa affidata alla sulla sagacia e condusse al
che Ulisse e Diomede avessero trovato il mezzo d’introdursi di notte
nella
cittadella trojana, e traverso a mille pericoli f
la voce latina Favor che in quella lingua è di genere mascolino, come
nella
italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno d
perciò si dava il nome di Faunali. Queste feste venivano solennizzate
nella
campagna, e propriamente nei prati ; e nel mese d
cira, ora Corfù. Secondo il citato scrittore, esso viveva nel lusso e
nella
mollezza, non di altro occupato che di feste, con
no che avrebbe fatto ritorno nel porto, dopo aver lasciato un mortale
nella
sua patria. Se non che Alcinoo a ragionar tra lo
ero più nell’avvenire ricondotto alcun forestiere che fosse approdato
nella
loro isola. E così fu fatto. 1963. Febade — Nome
una tunica succinta, che lasciava scoperto sino al ginocchio ; avendo
nella
destra un’anitra ed a fianco un pesce, un aghiron
ma moglie un figliuolo chiamato Ippolito, il quale egli fece allevare
nella
città di Trezene. Qualche tempo dopo le sue nuove
ella, disperata si appiccasse, dopo aver scritta una lettera a Teseo,
nella
quale gli manifestava che tentata nell’onore dal
sotto la figura di una donna giovane e sorridente, con un cornucopia
nella
sinistra ed un caduceo nella destra. 1979. Femone
giovane e sorridente, con un cornucopia nella sinistra ed un caduceo
nella
destra. 1979. Femonea — Ai tempi di Acrisio, avo
o di portar sempre l’attenzione dei lettori sulle idee da noi esposte
nella
introduzione di questa nostra opera, gioverà gran
ll’eternità collegata alla morte. Fenice fu anche il nome di un flume
nella
Tessaglia, che univa le sue acque a quelle del fi
tentazione, si esilio volontariamente dalla sua patria e si condusse
nella
città di Ftia, della quale era re Peleo, padre di
patria, ma sorpreso nel traversare la Tracia, dalla morte, fu sepolto
nella
città di Eone. Fenice è finalmente il nome di un
ice non ebbe il coraggio di affrontare la collera di suo padre e andò
nella
Bitinia, ove fondò una colonia, e diffuse il cult
to omaggio e devozione alla dea Feronia, lavandosi il volto e le mani
nella
fonte sacra, che scorreva presso il tempio di lei
rissa, odio e rancore, Non v’era falsità, non v’era Inganno, Come fu
nella
quarta età più dura. Che dal Ferro pigliò nome e
e del paganesimo, a misura che l’ordine alfabetico che noi seguitiamo
nella
esposizione di questa nostra opera ce ne darà il
II trad. di Dionigi Strocchi. Ma Filira, vergognosa di più mostrarsi
nella
sua patria, dopo lo scandalo avvenuto, si rifuggi
isperata scrisse all’amante lontano, una lettera piena di rimproveri,
nella
quale gli diceva terminando che si sarebbe di sua
o l’amò e ne ebbe un figliuolo chiamato Faride. Divenuto adulto fondò
nella
Messenia una città, alla quale dette il nome di F
φιλω amo e λη terra si dava questo nome ad uno dei cavalli del sole,
nella
significazione di amante della lerra, perchè il s
nome si venerava Esculapio, in un tempio ricchissimo a lui consacrato
nella
città di Asopo in Laconia. 2018. Filomena e Progn
i, giovandosi della ricorrenza di una festa a Bacco, che si celebrava
nella
Tracia, con grande solennità, e nella quale era p
festa a Bacco, che si celebrava nella Tracia, con grande solennità, e
nella
quale era permesso alle donne di correre sole a t
i un serpente. 2021. Fineo. — Re di una città della Tracia conosciuta
nella
geografia antica sotto il nome di Salmidessa : e
secondo la quale parrebbe che i pagani avessero fatta una distinzione
nella
configurazione generale dei fiumi ; e avessero ra
le dette la caccia al famoso cinghiale di Erimanto, si fosse riposato
nella
casa del Centauro Folo, il quale lo accolse con o
viduali e particolari su questa dea. In fatti, Pausania asserisce che
nella
città di Egina, vi era una statua della Fortuna,
statua della Fortuna, in cui essa veniva effigiata con un cornucopia
nella
mano, ed avendo vicino un Cupido alato, per signi
tuna — Canzone. Assai di sovente si dipinge la Fortuna con una ruota
nella
mano, per simboleggiare l’ incostanza e la volubi
Il più famoso tempio della Fortuna, fu quello che le venne fabbricato
nella
città di Preneste, il quale aveva più che di temp
favola, la mette nel numero dei figliuoli della Notte. Il Boccaccio,
nella
sua Genealogia degli dei, la mette nel numero del
il conquistatore, si fece ritrarre dal celebre Apelle con un fulmine
nella
destra, volendo così dimostrare che al suo potere
e vi veniva innalzato un altare dedicato generalmente a Giove. Plinio
nella
sua storia naturale, dice, che era per fino proib
gani era assai in uso una specie di divinazione chiamata Capnomanzia,
nella
quale si osservava attentamente l’ agglomeramento
ri famiglie si recavano del paro all’ adorazione del fuoco, gettavano
nella
flamma flori odoriferi e preziose essenze, e prof
dal cielo e posto suil’altare nel primo tempio che Zoroastro innalzò
nella
città di Xis nella Media ; ed era tanta la venera
suil’altare nel primo tempio che Zoroastro innalzò nella città di Xis
nella
Media ; ed era tanta la venerazione che quei popo
comune alla Grecia, ove si credeva che nel tempio, che Minerva aveva
nella
città di Atene, ardesse continuamente il fuoco co
erna, dappoichè Virgilio le porta ad un numere maggiore di tre unendo
nella
istessa idea collettiva tanto le Furie, quanto le
persecuzioni che le Furie facevano subire ai colpevoli ; così Stazio,
nella
Tebaide, ci descrive i rimorsi di Eteocle e Polin
cutrice. Virgilio ne dipinge le orrende visioni cagionate dalle furie
nella
corte del re Latino, Tu puoi, volendo, armar l’u
il fiore più ad esse gradito. Nella contrada di Acaja, e propriamente
nella
città di Corina, vi era un altro tempio famoso, d
rdere la ragione. Un altro non meno famoso tempio si ebbero le furie
nella
città di Atene, e propriamente presso il tribunal
il primo, fra i poeti dell’antichità, che fece comparire sul teatro,
nella
sua tragedia intitolata le Eumenidi, queste divin
con una torcia ardente in una mano ed uno staffile anche di serpenti
nella
altra e seguite dal Terrore, dalla Rabbia e dalla
generale di compiere una volta l’anno un pellegrinaggio di S. Jacopo
nella
città di Galizia : da ciò la confusione che abitu
due nomi di Galassia e di Galizia, i quali sono del tutto differenti
nella
loro etimologia. 2074. Galassie. — Feste consacra
enza posa : Gradita più che nell’ inverno il sole. E più che l’ ombra
nella
sferza estiva. Più gentil d’ ogni frutto, e più v
testi sacerdoti di Cibele, traevano la loro denominazione da un fiume
nella
Frigia, chiamato Gallo. Ma gli eunuchi di lei pe
Bianchi. La istituzione di codesti sacerdoti, ebbe da principio vita
nella
Frigia ; ma poi, coll’ andare degli anni, si spar
la quale al dire di Pausania, era adorata sotto questa denominazione
nella
cittadella di Fliasi, in un bosco di cipressi. 20
Ercole e della ninfa Gelania. Secondo la tradizione Gelone si stabili
nella
Scizia Europea, e fu lo stipite della nazione Sci
lissimo della persona rivestito d’un manto bianco e con un cornacopia
nella
mano. Al dire del cronista Apulejo, i pagani rite
questa città, che secondo la geografia antica, sorgeva sul monte Emo,
nella
Tracia, narra la tradizione mitologica, che gli a
movevano contro i PigmeiV. Pigmei. 2106. Gerere. — Si chiamavano così
nella
città di Atene, quelle quattordici donne, che ser
rpina. Quando la dea stanca del lungo e faticoso cammino prese riposo
nella
capanna della vecchia Bauci V. Bauci e Filemone,
co. 2114. Giacintee o Giacintie. — Feste celebrate in onore di Apollo
nella
Lacedemonia, e che avevano la durata di tre giorn
eguente. 2115. Giacinto. — Figlio di Oebalo re della città di Amicle,
nella
Laconia. Suo padre l’aveva fatto educare con molt
Colpiti i sabini da siffatto prodigio si precipitarono per penetrare
nella
città, di cui si sarebbero certamente impadroniti
V. trad. di A. Caro. 2132. Giardano. — Re della Lidia. È ricordato
nella
tradizione mitologica, come padre di quella giova
incontro con un piede ignudo e con l’altro calzato. Arrivato Giasone
nella
città di Jolco, attrasse dapprima tutti gli sguar
nome di spedizione degli Argonauti, la quale ebbe per scopo di andar
nella
Colchide, onde rapire ad Aete, re di quella contr
ttà per lo spazio di dieci anni, secondo le cronache dell’antichità :
nella
più perfetta concordia, ma al compiere di questo
i Clemente Alessandrino, si vedeva sulla porta maggiore di un tempio,
nella
città di Diospoli in Egitto, una specie di lapide
onsiglio che le veniva dalla dea della saggezza, ed in fatti, aiutato
nella
disastrosa battaglia da Ercole, sconfisse i Gigan
qui, a proposito di questa favolosa scalata, che i figli della Terra,
nella
loro cieca superbia, tentarono contro il cielo, n
dell’Olimpo pagano. Oltre a questi figliuoli della Terra, conosciuti
nella
storia della mitologia, sotto il nome di Giganti,
ne fatto misurare il corpo, lo trovò di sessanta cubiti. Il Boccaccio
nella
sua Genealogia degli dei, scrive che in una caver
lvere, meno tre denti, ed una porzione del cranio, che furono portati
nella
città di Erice, per ordinamento dei magistrati ;
Pallade Minerva, per ricordare che essa aveva aiutato Giove suo padre
nella
guerra contro i Giganti — V. l’articolo precedent
l’oracolo rispose che un certo Aglao era assai più fortunato. Plinio,
nella
sua storia Naturale, dice che questo Aglao era un
o sotto le sembianze d’una donna giovane e sorridente, con una corona
nella
mano destra, e con la sinistra appoggiata su di u
ran velo che dal capo gli scendeva fino ai piedi, e avente una torcia
nella
mano, volendo con siffatta configurazione esprime
za la torcia, per alludere che quell’ora della sera va a precipitarsi
nella
Notte. Aveva nelle mani le redini di uno dei cava
i di luglio ; e che per la stessa ragione i Fabii furono tutti uccisi
nella
battaglia di Cremera. Dietro questa risposta, il
Generalmente Giove veniva raffigurato sotto le sembianze di un uomo,
nella
completa pienezza delle sue fisiche qualità ; con
dato di raggi in tutto lo splendore della sua divina maestà, e avente
nella
mano destra i fulmini, e ai piedi un’aquila con l
mitologia pagana, ripetono che Giove veniva generalmente raffigurato
nella
suddetta maniera, perchè il trono sul quale egli
specie di civile ordinamento, e non una vita selvaggia, occupata solo
nella
caccia e nella pesca. Ben presto gli abitanti del
e ordinamento, e non una vita selvaggia, occupata solo nella caccia e
nella
pesca. Ben presto gli abitanti dell’Arcadia, rise
va la sbrigliata superstizione dei pagani, imperocchè noi vediamo che
nella
città di Argo, si venerava il Giove Api, ritenuto
E lo stesso autore, a proposito d’una statua di Giove, che si adorava
nella
città di Argo, in un tempio consacrato a Minerva,
d’un giovanetto bellissimo, interamente nudo, e con una torcia accesa
nella
mano destra, per dinotare che portava i bollori d
o il nome di Ascanio, fu figliuolo del famoso Enea. Secondo Virgilio,
nella
notte in cui Troja cadde, incendiata per mano de’
re della nascita di Giunone, ognuno pretendendo che la dea fosse nata
nella
rispettiva patria. Al dire di Omero, Giunone fu
molti punti opinioni degli scrittori, e cronisti della favola, sono,
nella
grande generalità, unanimi e concordi su molti pa
uo culto era penetrato in Asia, nell’impero di Cartagine, in Egittò e
nella
Siria. In Italia ed in Grecia si trovavano da per
ni dove templi, oratori, are ed oracoli a lei dedicati, e soprattutto
nella
città di Argo, di Samo e di Cartagine. Ci cade in
dell’antichità ci prova abbastanza chiaramente che la politica aveva,
nella
celebrazione di questi pubblici divertimenti, la
religiose. I combattimenti detti anche giuochi agonali, consistevano
nella
lotta, nel pugillato e in altri combattimenti ese
ali si dava più propriamente il nome di giuochi scenici, consistevano
nella
rappresentazione di alcune satire, commedie e tra
nell’Odissea trasmesso la descrizione dei solenni giuochi, celebrati
nella
corte di Alcinoo. ed io quando l’Aurora Tranquil
igie, che avendo la Vitto ria figlia del fiume Stigie, soccorso Giove
nella
guerra contro i giganti, il padre dei numi in ric
na donna maestosamente severa, colla mestizia negli occhi e una spada
nella
mano. I greci la raffiguravano con una bilancia e
one ad un si disumano spettacolo. 2182. Glauca — La stessa conosciuta
nella
tradizione storico mitologica sotto il nome di Cr
to e che il dio Esculapio, l’avesse ritornato alla vita, filtrandogli
nella
bocca il sangue di un dragone. Lo scrittore Pales
n memoria di ciò, gli fu innalzata una statua in Cariste, sua patria,
nella
contrada Eubea ; e dopo la sua morte i suoi conci
co. 2186. Globo — I pagani rappresentavano il Tempo con un gran globo
nella
destra, il quale raffigurava l’universo. Sulle an
l’effigie del sovrano che le avea coniate, si vedeva spesso un globo
nella
mano del principe, come simbolo della sua potenza
a che fu confermata nell’opinione generale, dalla tempesta, che segui
nella
notte di quel giorno, durante la quale s’intesero
cui d’Esima condotta Partori la gentil Castïanira, Che una Diva parea
nella
persona. Omero — Iliade — Lib. VIII. trad. di V.
si animali che uccidevano con lo sguardo. Il citato autore ripete che
nella
Lidia, i popoli conosciuti col nome di Nomadi, ch
dell’esercito di Mario, nel tempo che le legioni romane combattevano
nella
guerra contro Giugurta, avendo incontrata una del
izzarro avvenimento. È scritto che un giorno ci trovasse due serpenti
nella
sua casa e che sorpreso d’avere gl’inaspettati os
orni morì. A questa tradizione favolosa si attiene lo stesso Cicerone
nella
opera sull’antichità intitolata De Devinatione. 2
erisce Macrobio, le statue del dio Apollo si scolpivano sempre aventi
nella
sinistra mano l’arco e le frecce ; e nella destra
i scolpivano sempre aventi nella sinistra mano l’arco e le frecce ; e
nella
destra un piccolo gruppo rappresentante le tre Gr
eseo, Minotauro. Coll’andare del tempo questa danza fu eseguita anche
nella
città di Delfo, dalle giovanette Ateniesi, le qua
aopopa. — Divinità Polinesia, la cui statua, tagliata grossolanamente
nella
pietra o nel legno, non conserva però nulla di mo
rato un tempo in Sassonia, e propriamente sulle rive del flume Fromo,
nella
contea di Dorset. Sono ben pochi gli autori che n
tte giorni della settimana. Finalmente la statua di Hobal era deposta
nella
Caaba, tempio maggiore della Mecca, e quivi fu di
Mecca, e quivi fu distrutta da Maometto, quando egli entrò trionfante
nella
città, annientando tutte le vestigie del culto. 2
te le vestigie del culto. 2224. Hopamè. — Divinità suprema del Tibet,
nella
cui lingua significa splendore infinito. Secondo
dore infinito. Secondo la tradizione, Hopamè regnava solo ed indivisa
nella
parte occidentale del mondo. I 2225. Ibi. —
o l’astuto greco gli chiese la mano della figliuola, Icario trovavasi
nella
città di Sparta, ove aveva già avuto numerose ric
uga dalle persecuzioni di Minos, re di Creta, che li teneva rinchiusi
nella
sua isola. Riferisce Diodoro, nelle sue cronache
la esalazione dei miasmi non avesse prodotto l’istesso effetto ; che
nella
sua posizione sarebbe tornato funesto allo strano
vo di Atene, ove dimorava all’epoca in cui, secondo la favola, ospitò
nella
sua casa il dio Bacco, il quale in ricompensa gl’
ti un dopo l’altro, gli uccisori d’Icaro ; che fu dopo la morte posto
nella
cosiellazione di Boote. 2230. Icelo. — Dalle due
degli uomini ; e tal’altra Temi, dea della Giustizia. La parola Icnea
nella
lingua degli antichi racchiudeva il significato c
chiatta degli Eolidi, e per conseguenza, parente di Giasone, lo seguì
nella
Colchide per la famosa spedizione del Vello d’oro
il quale, secondo la tradizione, avea preveduto che, seguendo Giasone
nella
famosa spedizione degli Argonauti, sarebbe morto
ci, Idomeneo, carico delle spoglie trojane, fece ritorno in Creta, ma
nella
traversata, assalita la sua nave da una furiosa t
a Troja, ritornò felicemente nei suoi stati, ove morì poco tempo dopo
nella
città di Gnosso, i cui abitanti gl’innalzarono un
e, e che divise una notte il letto di Patroclo, quando questi si recò
nella
tenda del suo amico Achille. Dormi Patroclo in a
issimi donativi, onde placarne lo sdegno terribile. Ho di tre figlie
nella
reggia il flore, Crisotemi, Laòdice, Iflanassa, Q
cangiasse di sesso divenendo uomo. Il citato scrittore riferisce che
nella
città di Festo viveva un uomo poverissimo per nom
, e che quando la madre di lei fu tolta al suo primo rapitore, avesse
nella
città di Argo, dato i natali ed una bambina, che
nia come sua propria figliuola. e come tale la fece allevare in Argo,
nella
propria corte del consorte Agamennone. Venuto que
ra figliuola di Elena. É questa almeno l’opinione seguita dal Racine,
nella
sua Iphigénie, che è una delle più belle tragedie
e, su cui in sua vece fu svenata la cerva, ella fu inviata in Tauride
nella
Scizia ove fu fatta sacerdotessa del tempio, e do
rie era destinato ad altre mani. Così Ifigenia trascorse diversi anni
nella
Tauride, generalmente ritenuta da tutti siccome m
chi Olimpici, interrotta già da lunghi anni. In Grecia e propriamente
nella
città di Elide, nel tempio consacrato a Giunone,
Lampezia, famosa nei fasti della favola, per la bellezza. Igiea aveva
nella
città di Sicione, in un tempio dedicato a suo pad
; con una corona sul capo come regina della medicina ; con una coppa
nella
sinistra, e con uno scettro nella destra e avendo
gina della medicina ; con una coppa nella sinistra, e con uno scettro
nella
destra e avendo attoreigliato al braccio un gross
grosso serpente che ripiegandosele sul seno sporge la testa per bere
nella
coppa ch’ella ha nella mano sinistra. Sotto quest
piegandosele sul seno sporge la testa per bere nella coppa ch’ella ha
nella
mano sinistra. Sotto questa configurazione si son
reghiere della madre partì, e dopo molte ricerche ritrovò finalmente,
nella
città di Cenea, l’eroe suo padre occupato nella f
e ritrovò finalmente, nella città di Cenea, l’eroe suo padre occupato
nella
fabbricazione di un tempio a Giove ; ma sventurat
e qualche volta il suono della sua voce adorata. Avvenne intanto, che
nella
città di Atene si cominciavano a fare i preparati
li ateniesi in commemorazione di questo fatto invocarono sempre Imene
nella
celebrazione dei matrimonii e stabilirono delle f
un giovanetto bellissimo, coronato di fiori ; con una fiaccola accesa
nella
mano destra ed un velo di color giallo nella sini
con una fiaccola accesa nella mano destra ed un velo di color giallo
nella
sinistra, e ciò, secondo Plinio, perchè le spose
rto. Narra la cronaca che il poeta Sofocle, ebbe in sogno una visione
nella
quale gli apparve Ercole stesso e gli mostrò la p
generale, il luogo dove andavano tutte le anime, dopo la morte e che
nella
loro credenza religiosa come prendeva i campi Eli
icolari dai quali, si andava all’inferno ; così la caverna di Tenaro,
nella
Lacedemonia ; la caverna Acherusia, in Epiro ; il
; la caverna Acherusia, in Epiro ; il passo, detto Bocca di Plutone,
nella
Laodicea ecc. Senofonte, scrive che Ercole penetr
iudici Dell’Inferno. Oltre a ciò, secondo asserisce Virginio istesso,
nella
stupenda descrizione ch’egli fa dell’Inferno dei
i genere mascolino ; mentre i latini ne aveano fatto una dea, essendo
nella
loro lingua la parola invidia di genere feminile.
dea. È questa almeno la tradizione alla quale si attiene Ovidio, però
nella
gran maggioranza degli scrittori greci, tanto cro
F. Bellotti e andò nell’Illino, donde traversando il monte Emo calò
nella
Tracia. Giunta al golfo che porta lo stesso nome,
ivi, perchè spinta sempre dal furore che le sconvolgeva la mente andò
nella
Scizia, in Europa, nell’Asia, e si arrestò finalm
a, nell’Asia, e si arrestò finalmente sulle sponde del Nilo. Eschilo,
nella
sua tragedia intitolata Prometeo legato, fa che l
hilo, nella sua tragedia intitolata Prometeo legato, fa che lo giunga
nella
Scizia sulla rupe, ove egli era incatenato, e fa
a della regina, s’imbarcò per lontani viaggi su di una nave, che avea
nella
prora la figura di una vacca, e questo ha dato mo
Finalmente gl’ Iperborei ritenevano per fermo che Apollo discendesse
nella
loro isola, ogni diciannove anni ; e che egli ste
iscendesse nella loro isola, ogni diciannove anni ; e che egli stesso
nella
notte anniversaria della sua nascita, ballasse, a
i Danao, e propriamente quella che si ricusò di uccidere il suo sposo
nella
prima notte delle nozze, come fecero, secondo il
dicavano con tale denominazione alcuni templi, che aveano all’intorno
nella
parte esterna due ordini di colonne, ed altrettan
all’intorno nella parte esterna due ordini di colonne, ed altrettanti
nella
parte interna, rimanendo scoperti nel mezzo. Paus
none costruito in siffatta guisa, senza tetto nè porte, e che sorgeva
nella
strada che da Falera conduceva ad Atene ; ed il s
nduceva ad Atene ; ed il secondo ricorda il tempio di Giove Olimpico,
nella
capitale stessa della Grecia, similmente costrutt
i ghirlande di fiori. 2307. Ippocrene. — Famosa fontana che scaturiva
nella
Beozia sul monte Elicona. La tradizione mitologic
ano d’Ippodamia sarebbe conceduta a quel principe che lo avesse vinto
nella
corsa del carro ; sottoponendosi però ad essere u
rtiamo qui appresso. Essendosi l’armata degli Orcomeni, avanzata fino
nella
pianura di Teneto, in Beozia, per combattere i Te
zoni. V. l’articolo precedente, e che fu allevato da Piteo suo avolo,
nella
città di Trezene. Questo principe giovanetto, ded
te, pensò di prevenirlo, e lo incolpò, scrivendo a Teseo una lettera,
nella
quale gli diceva, che il figliastro avea voluto a
riconoscendo la voce, e la mano del proprio padrone, lo trascinarono
nella
loro corsa precipitosa per modo che, dopo poco, a
contro Ippolito, avesse comandato a questo, di venire a raggiungerlo
nella
città, ove egli si trovava, e giustificarsi del d
ompilio, comparve in Italia un uomo per nome Virbio, il quale abitava
nella
selva Aricina e si spacciava per Ipppolito figlio
ole greche I ππος cavallo, e Πδιαμος fiume. In Egitto, e propriamente
nella
città di Ermopoli, veniva l’ Ippopotamo considera
e, a cagione del suo naturale maligno e nocivo agl’ uomini. Per altro
nella
città di Papremide, l’Ippopotamo veniva adorato c
vi egli fosse stato nudrito da due cavalle V. Cercione. Ippotoo regnò
nella
contrada di Eleusi, della quale fu assunto al gov
e parole del suo amante, lo lasciò partire ; ma Giasone appena giunto
nella
Colchide, perdutamente innamoratosi di Medea, dim
che le cronache ci additano come eretto in onore d’Irminsul, sorgeva
nella
Vestfalia, e fu fatto atterrare da Carlo Magno. 2
lla città avvenuto nel 1525 ; e fu varie volte copiato all’ incisione
nella
sua naturale grandezza. È opinione di molti accre
d altri, han tentato di spiegare le numerose configurazioni contenute
nella
misteriosa favola Isiaca ; ma le loro spiegazioni
ito si disse che Osiride, ed Iside erano andati a dimorare nel sole e
nella
luna, cosichè spesso il loro culto andò confuso c
l’ Egitto, ma particolarmente, secondo asserisce il cronista Eliano,
nella
città di Alessandria, a Copto ed a Bubaste. Pausa
solo ai misteri di lei recava la morte ; e ripete che essendo un uomo
nella
città di Copto, entrato nel tempio di quella dea,
nare. Ismenio, fu dalla madre partorito sulle sponde del fiume Ladone
nella
Beozia ; e da ciò quel fiume fu detto Ismeno. V.
345. Issione. — Figlio di Giove e della ninfa Meleta, e re dei Lapidi
nella
Tessaglia. Almeno è questa la opinione più genera
o. Deioneo di nulla sospettando, tenne l’invito, e si recò per questo
nella
città di Larissa ove Issione si trovava in quel t
el giorno, nè potendo trovare ricovero alcuno. Finalmente fu ricevuto
nella
propria dimora da un principe, che aveva il sopra
a principessa, una schiava per nome Nefele, la quale entrata di notte
nella
camera d’ Issione, fu da questi ricevuta con tutt
in onore di Venere : il sacrifizio più usuale che si faceva alla dea
nella
celebrazione di quelle feste, era di svenare sull
il più astuto dei greci. Omero l’ha resa per questa ragione, celebre
nella
sua immortale Odissea. Itaca al polo si rivolge,
città di Messenia si celebrava annualmente una festa chiamata Itomea
nella
quale si compiva una strana cerimonia. Tutti colo
rdoti. 2356. Itonia. — Minerva veniva così soprannominata dall’ avere
nella
città di Coronea, in Beozia, un tempio comune con
che gli dei mossi a compassione, le cangiarono in stelle, e le posero
nella
costellazione del toro, ove esse piangono ancora
ornarono il vigore giovanile alle membra dell’ invitto guerriero, che
nella
pugna si coprì di valore, e uccise di sua mano il
nnalzarono varii eroici monumenti, ed in suo onore eressero un altare
nella
città di Atene, e celebrarono delle feste dette p
— Feste in onore di Jolao che gli ateniesi celebravano con gran pompa
nella
loro città. 2373. Jone. — Figliuolo di Apollo e
bbe così rimasto nelle tenebre, se non che un colombo che era entrato
nella
tenda, ove Jone banchettava, avendo bagnato il be
ome collettivo di alcune ninfe, le quali, secondo Pausania, abitavano
nella
città di Eraclea in Elide, ove scaturiva una font
rigona, un figliuolo chiamato Josso. Divenuto adulto, egli si stabilì
nella
Caria, e fu capo di una colonia da cui poi disces
i Iove ossia Giove. I celti chiamavano questo dio col nome di Jov che
nella
loro lingua vuol dire giovane, per dinotare l’ete
da Keasaire, dea suprema. Da ciò risulta che il sesso feminile domina
nella
storia mitica dell’Irlanda, e forma il tipo verso
a, dànno il loro nome a varii luoghi di essa, e finalmente soccombono
nella
loro impresa. 2388. Kasia ed Anna. — Presso i gia
iderate come una delle maraviglie del mondo. La tradizione vuole, che
nella
costruzione delle piramidi, fossero adoperati non
ed alla moglie di lui detta Jasciada ; e questi non sentendosi sicuri
nella
città di Matura, si trasferirono in Nundagroma, l
gigantessa che spira ai suoi piedi. Kansa allora ; non punto scorato
nella
sua iniqua persecuzione, manda contro il piccolo
re di quell’isola, il quale vi fece rinchiudere il mostro conosciuto
nella
favola sotto il nome di Minotauro. È questo il la
0. Labradeo. — Al dire di Plutarco, si dava questo soprannome a Giove
nella
contrada della Caria, perchè invece dello scettro
degli dei, si venerava in quella città la statua di lui con una scure
nella
mano. Questo cangiamento negli attributi indicati
ta. V. Parche. 2404. Lacinia. In un promontorio del golfo di Taranto,
nella
penisola Italiana, sorgeva, al dire di Tito Livio
ra d’ oro massiccio, onde comandò che venisse trasportata altrove. Ma
nella
notte seguente, Giunone apparsagli in sogno, gl’
atamente una statua di Diana Lafria, che essi custodirono gelosamente
nella
loro cittadella. Quella statua era d’oro e d’avor
così chiamate alcune pubbliche feste, celebrate al tempo dei Tolomei,
nella
città di Alessandria. Erano così dette perchè col
trojani consentirono che il famoso cavallo di legno fosse introdotto
nella
loro predestinata città, Laocoonte, colpito dalla
uomo. Acasto, geloso custode del proprio onore, si recò immantinenti
nella
camera della figlia, onde punire la sciagurata ch
sania, si vedeva ai tempi di Massimo, pretore dell’ Asia, un sepolcro
nella
Frigia, ove era rinchiuso il corpo di questa sven
ia di suo nipote Ercole e lo ritenne presso di sè, per qualche tempo,
nella
città di Feneone, in Arcadia. 2435. Lapidazione.
Larissio a questo dio. Larissa similmente era detto un grosso borgo,
nella
contrada di Efeso, ove Apollo, sotto il nome di L
a e regnò per quarantasei anni. — V. Lavinia. 2448. Latmo. — Montagna
nella
Caria, ove secondo la tradizione, ebbero vita gli
all’ira implacabile di Giunone, la bellissima amante di Giove giunse
nella
Licia, ove la cronaca narra che oppressa un giorn
e create erano nascoste nell’oscurità delle tenebre, che ravvolgevano
nella
notte del caos primitivo la creazione intera. In
dire di Pausania, un altro tempio famoso consacrato a Latona, sorgeva
nella
città di Argo ; e la statua della dea era lavoro
ano istituita la quinta in onore di Latona, e che veniva solenuizzata
nella
città di Butite con gran pompa e splendore. Anche
per questa dea, la quale veniva adorata anche sotto il nome di Laona,
nella
contea di Borgogna, dove con l’andare degl’anni,
le castigo ; e l’oracolo rispose che sua madre gli avrebbe restituita
nella
propria casa la facoltà di ridere. Par menisco si
ui accennava l’oracolo era la patria ; e che appena sarebbe rientrato
nella
sua dimora, avrebbe potuto ridere, Ma la sua aspe
ole di Tersandro, ebbero gli onori divini, e fu loro eretto un altare
nella
città di Lacedemone, nel tempio istesso di Licurg
Lemni lo avessero ritenuto in aria, impedendogli così di fracassarsi
nella
caduta, e che Vulcano, in ricompensa di tale serv
nto spartani, per la difesa del passo delle Termopili, si celebravano
nella
Lacedemonia delle feste, a cui si dava il nome di
rso per una sufficiente lunghezza, scompariva ad un tratto rientrando
nella
terra, per poi ricomparire, ricco di abbondanti a
to, offerendolo a sette divinità. Almeno così ci ammestra Tito Livio,
nella
åõå Storia Romana. Segui dopo la spiacevol verna
i otto giorni a placare col lettisternio, fatto allora la prima volta
nella
città di Roma. Apolline, Latona, Diana, Ercole, M
iderato ; e questa fu la istituzione dei giuochi scenici, V. Giuochi,
nella
speranza che non essendosi fino allora veduti in
i dei e degli eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della Grecia, scrive che
nella
città di Atene si vedeva ancora il Lettisternio d
re di Pausania, Achille aveva un tempio ed una statua in quell’isola,
nella
quale, secondo il citato scrittore, il primo a pe
one toglie solamente l’intervento di Apollo, rimanendo tutto il fatto
nella
sua completa integrità. In quanto a noi, non esse
di Diana che a lei veniva da un luogo, sulle rive del fiume Meandro,
nella
contrada della Magnesia, ov’essa aveva un tempio,
pitonessa che comunicava i responsi, ordinò agli abitanti di restare
nella
loro città e di placare con sacrifizii ed offerte
a deputazione di loro concittadini ad interrogare l’oracolo di Bacco,
nella
Tracia, per sapere quale sarebbe il destino della
l mare Eubeo, e al quale i marinari non osavano accostarsi, credendo,
nella
loro superstizione, che lo sfortunato Lica avesse
scia fu riscattato con molti e preziosi doni da Eezione, che lo mandò
nella
città di Arisbo. A Licaone riuscì, dopo qualche t
uole che Giove stesso, viaggiando, fosse andato a chiedere ospitalità
nella
reggia di lui, e che Licaone si fosse apprestato
leggi, avesse fatto sparger voce che Giove andava sovente a visitarlo
nella
sua reggia, sotto le sembianze di uno straniero.
il primo timore si lasciò guidare dall’ animale, il quale lo trascinò
nella
foresta ove i ladri avean sepolto il ricco tesoro
seo abbandonò Atene, avesse chiesto ospitalità a Licomede, confidando
nella
lealtà di lui. Ma i nemici di Teseo guadagnarono
eneri disperse al vento ; temendo che se queste venissero trasportate
nella
Lacedemonia, gli abitanti di quella contrada, e s
ità che presiedeva alla custodia delle porte. 2533. Limira. — Fontana
nella
Licia, alla quale, secondo asserisce lo storico P
i Ajo Locutio. Aveva un tempio famoso in quella città, e propriamente
nella
via Nuova. V. Ajo Locutio. 2553. Loimio. — Dalla
l tramonto. Questo fenomeno naturalissimo in tutte quelle piante, che
nella
scienza botanica sono classificate nella estesiss
in tutte quelle piante, che nella scienza botanica sono classificate
nella
estesissima famiglia delle Ninfee, dette forse, o
seguaci, che poi gustarono di quel frutto, non vollero più ritornare
nella
propria patria, nè dar notizia di sè ; altro non
e in commemorazione della rotta che le armi romane ebbero dai Galli e
nella
quale i fuggenti trovarono un sicuro asilo nel bo
ata dai pagani con una luna crescente sul capo, con una torcia accesa
nella
destra e coperta d’un manto seminato di stelle. 2
le sembianze d’una matrona di aspetto dolce e maestoso, con una tazza
nella
destra, ed una lancia nella sinistra ; ma più com
i aspetto dolce e maestoso, con una tazza nella destra, ed una lancia
nella
sinistra ; ma più comunemente seduta, tenente col
uta, tenente col braccio sinistro un bambino ravvolto nelle fascie, e
nella
mano destra una specie di giglio. Lucina era anch
finalmente alla fine di Luglio si solennizzava un’altra piccola festa
nella
quale s’immolavano alla Canicola un dato numero d
e allora genufiessi innanzi a quell’astro, della cui esistenza essi,
nella
loro ignoranza, non sapeano rendersi esatta ragio
il culto della Luna fosse sparso e conosciuto anche nelle Gallie, ove
nella
piccola isola di Sain, posta sulla costa meridion
ea Diana con la testa adorna di un novilunio. 2568. Luno. — I pagani,
nella
loro superstizione, attribuivano i due sessi alle
riferisce il cronista Sparziano, gli abitanti della città di Carres,
nella
Mesopotamia, avevano innalzato uno splendido temp
bianze di un giovane, rivestito delle insegne militari, con una picca
nella
destra e con ai piedi un gallo, animale che col s
vano quei colpi assai volentieri, ed andavano incontro a quei giovani
nella
credenza che quelle staffilate le avessero rese f
loro la preda. Da quel tempo s’introdusse il costume di correre nudi
nella
celebrezione delle Lupercali. Nudo ciascuno il c
a Grecia, secondo la testimonianza dei più rinomati scrittori. Nacque
nella
Beozia, quantunque antiche biografie asseriscono
rante la celebrazione dei giuochi Pizii. Clinton, pone la sua nascita
nella
LXV Olimpiade (518 anni avanti Gesù Cristoj. Bock
518 anni avanti Gesù Cristoj. Bockh, asserisce che Pindaro fosse nato
nella
LXIV Olimpiade (522 anni avanti Cristo). Ma nessu
ggiormente limpidi per coloro che si faranno a studiare questo popolo
nella
religione, la legislazione, lo stato, il commerci
fondatore della loro scuola. Di lui si può asserire quanto esponemmo
nella
nota precedente, a riguardo di Menandro e di Dosi
La processione dell’ Assunzione, e propriamente quella che si esegue
nella
città di Messina, ha luogo il 15 Agosto. Per ques
del V secolo, avanti Gesù Cristo, scritta da Carlo Dati : « Scherzava
nella
culla il bambino Ercole quasichè si burlasse del
he vaticinando presagiva il fato del gran fanciullo, il quale giaceva
nella
culla. Era egli figurato pieno dello spirito Divi
mulazione fra cittá e cittâ, ognuna tentando di vincere la sua vicina
nella
ricchezza delle arti. Da ciò la formazione di alt
bo tutto quel giorno ». 34. Sacrobosco, astronomo inglese. Nacque
nella
Contea di Yorck, verso il principio del secolo XI
Contea di Yorck, verso il principio del secolo XIII. Si rese celebre
nella
storia della scienza come autore del primo tratta
cque a Londra nel 1608. Discendeva dai signori di Milton vieino Thame
nella
provincia d’ Oxford. Mori l’ 8 novembre del 1674
Famiglia francese che regnò a Gerusaleme ed a Cipro e si rese celebre
nella
storia delle Crociate. Essa traeva il suo nome da
4. Giunone. — Giove volendo punirla per aver cospirato contro di lui
nella
guerra del Titani, ordinò a vulcano di sospenderl
vanti Cristo in età di 76 anni. Egli fu una delle vittime che caddero
nella
generale uccisione degli adoratori del fuoco, ord
iove, Nysso, ío ferisco ; perchè Giove si feri facendosi un’incisione
nella
coscia per salvare il bambino Bacco di cui Semele
venzione poetica per encomiar quegli Eroi che non ebber nulla da fare
nella
conquista del vello d’oro : la narrazione del fat
lei l’odio contro Giasone che l’amore di madre ; e poi, benchè chiusa
nella
reggia fuggì per aria a volo in un carro tirato d
ia a volo in un carro tirato da serpenti alati, e se ne andò ad Atene
nella
corte del vecchio Egeo padre di Teseo. Quel che i
e trasformata in quella costellazione che ne porta tuttora il nome, e
nella
quale i moderni astronomi coi loro telescopii han
; mentre poi per l’ aureo vello intendono un ricco tesoro trasportato
nella
Colchide, ove gli Argonauti andarono per ricupera
iche riporta una scena della tragedia degli Argonauti di Lucio Accio,
nella
quale il poeta finge, che un pastore che non avev
sero frequentemente tragedie sui fatti atroci di Medea, poichè Orazio
nella
poetica avverte che nelle tragedie di tale argome
to si ritirò solitario a pianger la perduta Euridice sul monte Rodope
nella
nativa Tracia, e rifiutò qualunque nuovo connubio
Tebe quello dei due cugini (altri dicono gemelli) che prima nascesse
nella
Corte Tebana. Giunone come Dea dei parti fece in
rio latte, che però al pargoletto Eroe non piacque e lo lasciò cadere
nella
volta celeste, ove scorgesi tuttora una striscia
nere di esercizii ginnastici e guerreschi, ma pur anco nelle scienze,
nella
poesia e nella musica. E dell’indole sua impetuos
ii ginnastici e guerreschi, ma pur anco nelle scienze, nella poesia e
nella
musica. E dell’indole sua impetuosa ci tramandaro
vunque. L’estinto Leone, non si sa per quali suoi meriti, fu cangiato
nella
costellazione che ne porta il nome, ed è uno dei
rco, spinsero le loro spedizioni guerresche nell’Asia Minore, non che
nella
Grecia sino all’Attica ed alla Beozia. Furon chia
iavano o bruciavano da bambine la mammella destra. Abitarono da prima
nella
Sarmazia presso il fiume Tanai (ora il Don,) quin
no da prima nella Sarmazia presso il fiume Tanai (ora il Don,) quindi
nella
Cappadocia sul fiume Termodonte.Ad Ercole fu impo
mano, » come l’antico, a purgarne la Terra. Ercole aveva saputo che
nella
Spagna esisteva un re di statura gigantesca e di
eo, il quale per secondare il suo inseparabile Piritoo si unì ad esso
nella
folle impresa di rapir Proserpina. Piritoo fu fat
unse Ercole nel piano fra quel monte e il Tevere, con le mandre tolte
nella
Spagna a Gerione, ed ivi le lasciò a pascere per
rontarsi) quattro giovenche ; e le tirò a ritroso, ossia per la coda,
nella
sua caverna, perchè non si avesse indizio dalle o
na. Di altra più tremenda e famosa pugna de’Centauri converrà parlare
nella
vita di Teseo. Quanto poi alla liberazione di Esì
esta dicono che fu la figlia di Evandro. Ebbe perciò molti figli, che
nella
Mitologia e nella Storia Greca son tutti compresi
la figlia di Evandro. Ebbe perciò molti figli, che nella Mitologia e
nella
Storia Greca son tutti compresi sotto il nome di
andò al marito. Ercole fu trovato dal messaggiero Lica sul monte Oeta
nella
Tessaglia mentre disponevasi a fare un sacrifizio
le imprese per aiutarsi scambievolmente : li abbiamo trovati insieme
nella
spedizione degli Argonauti, nè mai si disgiunsero
oro sorella Elena che era stata rapita da Teseo ; ma avendola trovata
nella
città di Afidna con Etra madre di Teseo, le condu
chi aggiunsero che questi due affettuosissimi fratelli furon cangiati
nella
costellazione dei Gemini, o Gemelli, che è quel s
Santermo 99. Dante parla più volte della costellazione dei Gemelli
nella
Divina Commedia, perchè egli nacque nel mese di m
a Leda, chiama la costellazione di questi gemelli il bel nido di Leda
nella
seguente terzina del C. xxvii del Paradiso : « E
bblica appartiene più alla Storia che alla Mitologia ; ed all’opposto
nella
vita privata, o di famiglia, più alla Mitologia c
co, il quale costretto ad esulare da Atene sua patria erasi rifugiato
nella
suddetta isola, ov’ebbe in principio liete ed ono
ni lo hanno introdotto in tutte le più celebri imprese di quei tempi,
nella
caccia del cinghiale di Calidonia, nella spedizio
lebri imprese di quei tempi, nella caccia del cinghiale di Calidonia,
nella
spedizione degli Argonauti e nella guerra delle A
caccia del cinghiale di Calidonia, nella spedizione degli Argonauti e
nella
guerra delle Amazzoni in compagnia di Ercole : qu
che fece Ercole della pelle del Leon Nemeo. In Eleusi vinse ed uccise
nella
lotta Cercione che era stimato invincibile. Avanz
ovata Arianna che l’aspettava, entrò con sì bella e giuliva compagnia
nella
nave che era pronta a far vela, e si diressero tu
la quale pur doveva la sua salvezza ; ed egli invece l’abbandonò sola
nella
deserta isola di Nasso. Fortunatamente per essa g
e ; e per quanto sia strana questa invenzione, anche Dante la riporta
nella
Divina Commedia, e trova il modo di farla ramment
a saettar colaggiù i violenti (tiranni ed assassini) immersi per pena
nella
riviera del sangue : « Dintorno al fosso vanno a
ssori di Cadmo, circa due secoli dopo la fondazione di Tebe, troviamo
nella
Cronologia Greca Laio II ; e della vita di questo
modo : Nato appena il figlio, invece di essere ucciso immediatamente
nella
reggia, fu esposto in un lontano bosco, perchè lo
iere, Edipo uccise anch’esso senza conoscer chi fosse. Così avverossi
nella
prima parte la risposta dell’Oracolo. E fin qui i
mene sì trista come fue. » Dei prodi generali che aiutarono Polinice
nella
guerra di Tebe parleremo separatamente nel prossi
rì sempre più, perchè non solo altercò, ma diede di piglio alla spada
nella
reggia stessa ed al convito di Eteocle ; e poi in
il cinghiale di Calidonia. Per quanto fosse valoroso, anch’egli perì
nella
guerra di Tebe. Molto invece fu narrato di Anfia
e e si condusse a termine la guerra di Troia. È dunque indispensabile
nella
classica letteratura di tutti i popoli e di tutti
pretendenti proponeva loro condizioni durissime, cioè o di superarlo
nella
corsa dei cocchi (ed egli co’ suoi cavalli figli
sse il ferro che riteneva le ruote del cocchio del re ; e così Enomao
nella
gara del corso precipitando a terra morì. Pelope
i di veder rappresentato sulle scene questo ferale spettacolo. Orazio
nella
Pœtica dà per precetto agli scrittori di tragedie
Agamennone e Menelao legittimi eredi. Questi si rifugiarono a Sparta
nella
corte del re Tindaro, di cui sposarono le figlie
bene per quali motivi) l’isola di Egina, e seguìto dai Mirmidoni andò
nella
Grecia continentale, e dopo varie vicende (variam
igia, presso le coste della Propontide, dell’Ellesponto e dell’Egeo ;
nella
qual regione fra l’Ellesponto ed il monte Ida esi
di nome Frank Calvert, da molti anni abitante e possidente di terreni
nella
regione asiatica presso lo stretto dei Dardanelli
a estensione della città in quelle diverse epoche. Ma lo stesso Cantù
nella
sua Storia Universale non ha potuto dare un giudi
Dea Ebe. Di Ganimede hanno fatto parola quasi tutti i pœti ; ed anche
nella
prosa del volgo il nome di Ganimede è usato per i
e lezioso. Dagli Antichi per altro ebbe anche l’onore di esser posto
nella
Costellazione detta dell’ Aquario, che è uno dei
Dei ne furono irritati, e mandarono una inondazione ed una pestilenza
nella
Troade. Così accadde anche allora, come avvien qu
che il luogo di convegno per far tutti insieme il passaggio per mare
nella
Troade sarebbe il porto di Aulide nella Beozia in
insieme il passaggio per mare nella Troade sarebbe il porto di Aulide
nella
Beozia in faccia all’isola di Eubea. Vi accorsero
e cune ; » ed eran già da 1200 le navi pronte per fare il passaggio
nella
Troade ; ma il vento spirava sempre contrario all
spinti i Troiani, poterono i Greci, tirate a terra le navi, avanzarsi
nella
Troade. Ora convien dire che ai tempi nostri non
alsi documenti di corrispondenza col nemico, sotterrati a bella posta
nella
tenda di esso. Anche Virgilio nel libro ii dell’E
le alle vicende di Troia, il poeta sovrano ne ristrinse così i limiti
nella
proposizione del soggetto : « Cantami, o Diva, d
l’intervento personale delle Divinità nelle contese degli uomini ; e
nella
guerra troiana le Divinità che vi prendono parte
elle armi e legatigli i piedi al suo carro, lo trascinò per tre volte
nella
polvere intorno alle mura di Troia ; e poi tornat
aria e della terra il corpo di Ettore ; quando la sera vede comparire
nella
sua tenda il vecchio re Priamo, che inginocchiato
balsami quel deformato cadavere, obbliga Priamo a dormir quella notte
nella
sua tenda, e la mattina gli fa trovare imbalsamat
eressero un monumento sul promontorio Sigèo, e chiusero le sue ceneri
nella
stessa urna ov’eran quelle di Patroclo, com’egli
uando la irradiava ; ed erano essi che penetrando per occulti accessi
nella
cavità della statua suonavano a quelle date ore u
i « Con Pallade al suo fianco Epeo costrusse, « E Ulisse penetrar feo
nella
rôcca « Dardania, pregno (stratagemma insigne !)
tarono come un voto sacro a Minerva quel cavallo, ma lo trasportarono
nella
loro fortezza, abbandonandosi spensieratamente al
ia per la partenza dei Greci, ai conviti, all’ebbrezza ed al sonno. E
nella
notte usciti dal cavallo i guerrieri che vi si er
fu rappresentato dal greco scalpello in un gruppo (esistente tuttora
nella
galleria del Vaticano) nel quale vedesi Laocoonte
. Può vedersene anche una copia in marmo (fatta da Baccio Bandinelli)
nella
galleria degli Uffizi in Firenze. Delle astuzie p
ce ancora dal sapersi che Elena dopo la morte di Paride, pur restando
nella
corte troiana, aveva saputo trovare il modo di pe
colo che correva, se fosse scoperto. Ma Pirro se ne accorse, e salito
nella
tomba ov’era nascosto il bambino, lo afferrò per
era nascosto il bambino, lo afferrò per un piede e lo scagliò lontano
nella
sottoposta campagna ove morì sul colpo. Un figlio
partirono dalla Troade o con Menelao o con Agamennone, giunsero salvi
nella
Grecia. E qui finisce il racconto delle vicende c
nuando a nutrire l’odio del padre contro gli Atridi, si era insinuato
nella
corte di Agamennone e nell’animo di Clitennestra
stò fede ; e quindi non potè schivare la trista fine che lo attendeva
nella
sua propria reggia. L’iniquo Egisto sentendo immi
ampato da mille pericoli, il giorno stesso che giunse nel suo regno e
nella
sua reggia, in mezzo alle finte accoglienze, quan
assennata e pietosa della madre, lo aveva segretamente posto in salvo
nella
corte di Strofio re della Fòcide. Questa saggia p
omparabile amico suo Pilade, figlio di Strofio, ritornò nascostamente
nella
sua reggia, e non senza incontrar gravi pericoli,
ugnale grondante del sangue di Egisto. Ma accortosi di avere ecceduto
nella
vendetta fu invaso dalle Furie, e andò errando pe
e la propria vita per salvar quella dell’amico. Spinti dalla tempesta
nella
Taurica Chersoneto (ora Crimea) furon consegnati
i Menelao e di Elena, e regnò non solo in Argo e in Micene, ma ancora
nella
maggior parte del Peloponneso. Egli ebbe un figli
ebbe forse paura di far la fine di Agamennone. Venne invece in Italia
nella
Puglia, ove sposò la figlia del re Dauno che gli
tata dannosa agli stessi vincitori. Anche Filottete invece di tornare
nella
sua patria venne in Italia e fondò nella Magna Gr
Filottete invece di tornare nella sua patria venne in Italia e fondò
nella
Magna Grecia la città di Petilia, alla quale cred
primo a venirgli incontro, fu cacciato dai suoi sudditi e si rifugiò
nella
Magna Grecia, ove fondò il regno di Salento. Rest
stanze di Ulisse e passavano il tempo in conviti, in canti e in balli
nella
reggia di lui. Penelope, sperando sempre nel rito
che fedelmente « Ci accompagnava per l’ondosa via : « Tal che oziosi
nella
ratta nave « Dalla cerulea prua giacean gli arnes
iolenza di una tempesta, Ulisse fu spinto ad Ismaro, città dei Ciconi
nella
Tracia, e poi nella terra dei Lotòfagi sulla cost
sta, Ulisse fu spinto ad Ismaro, città dei Ciconi nella Tracia, e poi
nella
terra dei Lotòfagi sulla costa settentrionale del
oi fra Scilla e Cariddi nello stretto di Messina, e si fermò alquanto
nella
Trinacria, ossia in Sicilia. Partito da quell’iso
ese dei Lestrìgoni di cui era re Antifate, poi fra Scilla e Cariddi e
nella
caverna del Ciclope Polifemo. Qual fosse Antifate
ate re dei Lestrìgoni e qual sorte incontrassero i compagni di Ulisse
nella
città e nella reggia di quello, sarà bene sentirl
trìgoni e qual sorte incontrassero i compagni di Ulisse nella città e
nella
reggia di quello, sarà bene sentirlo narrare da O
izione, che è una delle quattro più maravigliose rammentate da Orazio
nella
Poetica, apparisce, che a tempo di Omero, o non e
e Sirene, ed ho riferito che lo stesso Dante trovò il modo d’inserire
nella
Divina Commedia il canto di una Sirena, alla qual
di Ulisse dicendo che, secondo Omero, Ulisse fu ricondotto dai Feaci
nella
sua isola nativa dopo venti anni di assenza ; ed
gni in una tempesta. E quest’ultima opinione è quella che segue Dante
nella
Divina Commedia. Anzi è qui da notarsi una gran d
Ida per costruir le navi e per raccoglier compagni che lo seguissero
nella
sua emigrazione, non potè averne notizia alcuna.
anto che Enea profugo dalla patria dopo l’eccidio di Troia andò prima
nella
Macedonia, poi nella Sicilia e di là nel territor
dalla patria dopo l’eccidio di Troia andò prima nella Macedonia, poi
nella
Sicilia e di là nel territorio di Laurento. Tutto
ano sulla nuda terra. Dante confina questi mostruosi e sozzi volatili
nella
selva delle anime dei suicidi, ed accresce colla
ne, chiamata altrimenti Elisa, era figlia di Belo re di Tiro e Sidone
nella
Fenicia ; ed ebbe per marito Sichèo che poi fu uc
uccise149 Ad Enea era già morto in Sicilia il vecchio padre Anchise
nella
città di Drèpano (ora Trapani), ove regnava Alces
le sue risposte per mezzo di foglie sparse qua e là geroglificamente
nella
sua caverna, ad Enea fece singolare accoglienza e
si deduce dai poemi di Omero e di Virgilio. Finalmente Enea entrando
nella
foce del Tevere, allora chiamato il fiume Àlbula,
ume Àlbula, si avanzò in quella regione che doveva divenir sì celebre
nella
storia con la città di Roma e il popol di Quirino
istorici, finchè durò il culto dei loro Dei falsi e bugiardi. Perciò
nella
Mitologia convien parlare pur anco delle principa
in Oriente dalla più remota antichità, e principalmente nell’India e
nella
Persia, da tempo immemorabile, e si mantiene tutt
e qualche notizia. Trofonio era un insigne architetto che in Lebadia,
nella
Beozia, scavò un antro nel quale si chiuse, e ove
ell’antro di Trofonio. Dell’indovino Anfiarao abbiamo parlato a lungo
nella
guerra di Tebe ; di Calcante e di Euripilo abbast
o a lungo nella guerra di Tebe ; di Calcante e di Euripilo abbastanza
nella
guerra di Troia, Di altri indovini antichi di min
similitudine la Sibilla Cumana, che dava i suoi responsi colle foglie
nella
sua caverna, come abbiamo detto parlando di Enea
e in un altro. Molti dei loro responsi eran conservati per tradizione
nella
memoria degli uomini, molti altri erano inventati
le lodi del delfino e col premio che ebbe dagli Dei di esser cangiato
nella
costellazione che porta quel nome : « Dì pia fac
ma di Lino non hanno saputo inventare aneddoti maravigliosi. Virgilio
nella
celebre Egloga iv li nomina ambedue con egual lod
t equis, ovo prognatus eodem Pugnis. » — (Hor., Epist.) 97. Orazio
nella
Poetica volendo dar precetti sul modo di ordinare
rafulmini. Ne ha data un’ esatta descrizione il professor S. Camposeo
nella
Rivista Scientifico-Industriale del marzo 1875.
e nel Canto xii dell’ Inferno parla del Minotauro, « Che fu concetto
nella
falsa vacca. » 102. « Icarus Icariis nomina
Terra e Virgilio la maga Circe. Orazio poi adopra l’aggettivo Dœdalea
nella
seguente celebre strofa in lode di Pindaro : « P
caduta d’Icaro fu dipinta dal Domenichino in un quadretto che vedesi
nella
Galleria Farnese. 105. Lo stesso nome greco di
ro maximis celebrantur. » — (Catilin. vii.) 107. Benedetto Menzini
nella
sua Poetica assomiglia al letto di Procuste il So
gno demissum nomen Julo. » (Virg., Æneid. i, v. 286…..) 126. Anche
nella
lingua latina vi sono i due vocaboli Urbs e Civit
ammirava le opere del Bartolini, vivente a tempo suo, scrisse di lui
nella
Terra dei Morti : « E tu, giunto a compieta, « L
dei Morti : « E tu, giunto a compieta, « Lorenzo, come mai « Infondi
nella
creta « La vita che non hai ? » 137. Ciceron
ime di amor del prossimo, conosciuto anche dai Pagani. 138. Perciò
nella
famosa ambigua risposta dell’ Oracolo : « Ajo te
sse ; e perciò quel poema potrebbe in italiano chiamarsi Ulissea ; ma
nella
nostra lingua per lo più si seguono i Latini e no
he eran chiamate Occìpete e Aello. Il numero ternario si trova spesso
nella
Mitologia, incominciando dai tre figli di Saturno
ri pitture delle Sibille basterà citare quella di Baldassarre Peruzzi
nella
chiesa detta di Fonte Giusta in Siena, quella del
uzzi nella chiesa detta di Fonte Giusta in Siena, quella del Guercino
nella
Tribuna della Galleria degli Uffiizi in Firenze e
ordi nazionali. Ma niun altro popolo è stato mai così ricco e geniale
nella
creazione di tali racconti, quanto gli antichi Gr
; ha però con essa intimi rapporti; giacchè in sostanza la Mitologia,
nella
parte che riguarda gli Dei, rappresenta le creden
uada facilmente che la rappresentazione artistica doveva rimaner viva
nella
fantasia de’ Greci, contribuendo a dar loro un de
ti piena luce su quelle parti che rimangono mal cementate e incongrue
nella
ben congegnata fabbrica dei miti greci. — Un’altr
ti cenni generali intorno alla spiegazione del problema mitologico, e
nella
esposizione che segue ci atterremo senz’ altro al
per andare a rapire le giovenche di Apollo, e dopo nascostele, torna
nella
sua culla. La principal prerogativa è poi questa,
orse a turbar la quiete dall’ Olimpo. 5. Qual Dio corrisponde a Crono
nella
mitologia dei Romani? In origine i Romani non con
di, la moglie Rea, porge un involto che il tiranno sta per accogliere
nella
destra mano. Si ricorda l’ inganno fatto a Crono
crizioni poetiche di queste lotte chi non ricorda quella che si legge
nella
Teogonia di Esiodo, (v. 629 e seg.), così mirabil
uni di lanciar sassi, altri di strappar rami di albero per servirsene
nella
pugna; a cui fan contrapposto alcune figure di Gi
Pergamo, ora nel Museo di Berlino. In uno si vede Giove coll’ aquila
nella
sinistra, e nella destra un fulmine in atto di sc
Museo di Berlino. In uno si vede Giove coll’ aquila nella sinistra, e
nella
destra un fulmine in atto di scagliarlo contro un
ali. Egli vien detto « padre degli Dei », perchè, sebbene ultimo nato
nella
sua divina famiglia, ha però l’ autorità suprema
Herakles, Ercole); delle altre, Leda, Danae, Europa, Io, si riparlerà
nella
parte seconda. Rispetto a questi molteplici amori
ve Zeus era oggetto di culto aveva le sue proprie leggende, identiche
nella
sostanza ma varie nei particolari; diffusesi poi
lture erano anticamente sedi del culto di questo dio celeste; ciò sia
nella
Grecia continentale sia in Creta e in altre isole
protettore dei soldati nel basso Impero. 6. La figura di Zeus-Iupiter
nella
letteratura e nell’ arte. Cenni del Dio supremo e
v. C.) e collocata nel tempio di Olimpia. Così la descrive il Gentile
nella
sua Storia dell’ arte greca (p. 108): « Il Dio, d
inferiore avvolta in un manto a larghe pieghe fluenti sino ai piedi;
nella
mano sinistra reggeva lo scettro sormontato dall’
iedi; nella mano sinistra reggeva lo scettro sormontato dall’ aquila;
nella
destra una piccola Nike alata volgentesi a lui co
spi nel Museo Vaticano, la quale rappresenta Giove seduto col fulmine
nella
destra, e colla sinistra in energico atteggiament
, ed essa serbasse un’ accanita ostilità contro i suoi nemici, ad es.
nella
guerra troiana contro i Troiani. 2. Ma il caratte
mi cenni di Atena-Minerva, e parziali racconti de’ suoi miti troviamo
nella
letteratura greca e latina. Bella la pittura che
miti troviamo nella letteratura greca e latina. Bella la pittura che
nella
settima Olimpica ci fa Pindaro della Dea che « fu
monie del culto di lei, ma compose l’ ammirata statua che custodivasi
nella
cella, detta appunto Atena Parteno. « Rappresenta
sì il Gentile , op. cit. p. 101) la vergine dea protettrice di Atene
nella
serena maestà della pace dopo la vittoria. Ritta,
era raffigurata la dea come se reduce dalla battaglia si raccogliesse
nella
tranquillità del tempio a deporre l’ asta e lo sc
metri, tutta in avorio e oro, con due gemme per occhi e adorna anche
nella
base di rappresentazioni mitiche. Nello scudo Fid
na Parteno abbiamo delle sicure imitazioni, ad es., quella riprodotta
nella
fig. 10, che è una statuetta alta un metro, trova
detta Minerve au colier che è nel Museo del Louvre. Noi riproduciamo
nella
fig. 11 una statua che è nel Museo nazionale di N
; espressioni allegoriche della sorte cui sembrava condannato il sole
nella
stagione invernale, la quale pareva in certo modo
la segreta volontà del supremo Iddio, ebbero una notevole efficacia e
nella
politica degli Stati e altresì nei destini delle
ad es. uno nelle vicinanze di Colofone, un altro presso Mileto, altri
nella
Troade, nella Licia e in più luoghi del continent
le vicinanze di Colofone, un altro presso Mileto, altri nella Troade,
nella
Licia e in più luoghi del continente ellenico; ma
nno di Callimaco a Delo perchè contiene cenni delle stesse leggende,
nella
loro forma ammodernata. Del divino suono della ce
l divino suono della cetra di Apollo dà una bella descrizione Pindaro
nella
prima Pitica, ricordando come a quel suono si spe
ell’ amore di Febo Apollo per Dafne ritrosa, e il mutamento di costei
nella
pianta di lauro, da quel momento divenuta sacra a
taurata dal Montorsoli, il quale aggiunse di suo il mozzicone d’ arco
nella
mano sinistra; ma non si è ben certi rispetto all
i altri, lo sdegno Orione che ucciso dalle sue freccie fu trasformato
nella
costellazione del suo nome. Quando poi è finita l
crificata, sostituendole una cerva, e l’ avesse di poi portata con sè
nella
Tauride per farne là una sua sacerdotessa. In seg
però essa è per lo più congiunta con Apollo e anche con Latona, come
nella
21a ode del I libro che comincia: Dianam tenerae
nelle pitture vascolari e nelle statue pervenute a noi. Riproduciamo
nella
fig. 18, una statua trovata a Pompei e conservata
stita d’ una ricca tunica, a molte pieghe che scende sino ai piedi; e
nella
fig. 19 la celebre Artemide del Museo del Louvre,
o, il portamento snello e veramente conveniente a cacciatrice; infine
nella
fig. 20 un’ altra statua pure del Louvre, che fig
a riferita nell’ Odissea. I due essendosi trovati in segreto convegno
nella
casa di Efesto, questi, avvertito da Elios, il so
rmonia, la progenitrice della stirpe Tebana. 2. Non molto diffuso era
nella
Grecia il culto di Ares. Aveva però templi a Tebe
hiere perchè tenesse lontano il cattivo tempo e i germi morbosi. Solo
nella
bellicosa Roma, Marte divenne dio guerriero, e di
Lisippo (356-323 av. C.), apparteneva la celebre statua di Ares che è
nella
villa Ludovisi, pure a Roma (fig. 22). Il Dio vi
a è Efesto (Hephaestos), Dio del fuoco. Si pensi quanta importanza ha
nella
natura questo elemento, che non solo apparisce ne
iso della bellezza e l’ incanto della grazia. 3. Non molto esteso era
nella
Grecia il culto di Efesto. Il luogo principale do
regioni della città. 5. L’ immagine di Efesto-Vulcano ricorre spesso
nella
poesia epica, dove si parla di grandi opere costr
igurative Vulcano è sempre rappresentato come un uomo in età matura e
nella
pienezza delle sue forze, quindi barbuto. Per lo
nanzi alla caverna, si forma una lira, e suona e canta. Verso sera va
nella
Pieria, dove Apollo stava pascolando le greggi de
che d’ Apollo son le acque del cielo, che il vento fura nascondendole
nella
nuvola; ma Zeus poi l’ obbliga a restituirle grat
accio un piccolo Dioniso, mentre si appoggia col gomito ad un tronco;
nella
mano destra tiene un grappolo d’ uva che la veder
e, e precisamente in Fenicia, questo concetto era stato personificato
nella
dea Astarte; il culto di costei si diffuse insiem
in rapporto col Fenici. Da Cipro questo culto si estese in Panfilia,
nella
Lidia e nella Caria, nelle coste occidentali dell
ol Fenici. Da Cipro questo culto si estese in Panfilia, nella Lidia e
nella
Caria, nelle coste occidentali dell’ Asia Minore,
lo, perchè fu trovata nel 1820 nell’ isola di Milo, e che trovasi ora
nella
Galleria del Louvre a Parigi (fig. 28). Sebbene o
a, onde il proverbio « cominciare da Estia », e la leggenda che Estia
nella
divisione del mondo, dopo la vittoria sul Titani,
era la dea del focolare domestico, conservatrice di pace e concordia
nella
famiglia; venerata insieme cogli Dei Penati, del
e vestita e con l’ espressione di una severa onestà. Noi riproduciamo
nella
fig. 30 una statua del Museo Torlonia di Roma, de
e due Dei esclusivamente romani, che non hanno il loro corrispondente
nella
mitologia greca, e sono Giano e Quirino. Ianus n
loro adunanza, prendevan le mosse da una preghiera a lui; e dei pari
nella
vita privata ogni atto si iniziava pregando lui c
facevan guerra ai Romani, e per una porta aperta cercavano penetrare
nella
città Palatina, zampillo d’ un tratto, per opera
i avevano ricorso a una simile immagine, per es., nelle doppie erme e
nella
figura di Argo; e una doppia erma che si credeva
Perse o Perseis, colla quale generò Eeta (Aeetes), quello che è noto
nella
favola degli Argonauti, come re della Colchide, e
la leggenda di Endimione (Endymion), leggenda che viveva segnatamente
nella
Caria e in Elide. Era Endimione un bel giovane, f
Saffo ci parla degli astri che intorno alla bella Selene, quando ella
nella
sua pienezza splende argentea, nascondono la loro
he veniva figurata come una bella donna a cavallo; tale la fece Fidia
nella
base del suo Giove d’ Olimpia; tale trovavasi nel
a’ suoi strali ucciso. Dopo questo, si diceva fosse stato trasformato
nella
costellazione di Orione, quella che appare sul no
’ Ilisso, onde essa divenne madre dei Boreadi Calai e Zete, ricordati
nella
storia degli Argonauti. Leggasi su ciò la narrazi
Secondo una nota leggenda, tutti questi venti abitavano tutti riuniti
nella
Tracia, ovvero si credevano racchiusi in una cave
econdo Esiodo erano figlie di Zeus e di Mnemosyne, la memoria, e nate
nella
Pieria, terra posta sulle pendici orientali dell’
si fosse nato il poeta Orfeo, l’ altra era un bosco del monte Elicona
nella
Beozia meridionale, nelle cui vicinanze trovavasi
più su, verso la cima del monte. Anche il monte Parnasso presso Delfo
nella
Focide era sacro ad Apollo e alla Muse; ivi press
i, che rappresentavano tutto quel che v’ ha di bello e di grazioso sì
nella
natura sì nei costumi e nella vita degli uomini.
uel che v’ ha di bello e di grazioso sì nella natura sì nei costumi e
nella
vita degli uomini. Secondo la leggenda più comune
Deità siano spesso menzionate dai poeti è cosa ben naturale. Pindaro
nella
14a Olimpica volgendo loro la parola ne fa un bel
di Temi (Themis). Esse rappresentavano il regolare corso della natura
nella
vicenda delle stagioni; e ben con ragione è stata
i rapporti tra gli uomini, ed ogni cosa nobile, bella e buona è posta
nella
loro dipendenza. Non solo erano credute ministre
tra i più bei monumenti eretti dalla dinastia dei Flavii. 3. Pindaro
nella
13a Olimpica loda Corinto dove han culto le Ore;
la ateniese, di cui credesi un’ imitazione l’ opera da noi riprodotta
nella
fig. 39 che è nella Gliptoteca di Monaco. « Raffi
credesi un’ imitazione l’ opera da noi riprodotta nella fig. 39 che è
nella
Gliptoteca di Monaco. « Raffigura una donna di no
lo. Più di tutte è da ricordare la statua di bronzo eretta da Augusto
nella
Curia Iulia dopo la vittoria d’ Azio; la quale st
e statua diventò rappresentante della dea protettrice del Senato, che
nella
Curia Iulia radunavasi, e durò come tale fi no ag
Mende della scuola di Fidia e consecrata in Olimpia. La riproduciamo
nella
fig. 40, ma completata per congettura, giacchè l’
umante e dell’ Oceanina Elettra, sorella delle Arpie. È da notare che
nella
mitologia posteriore Iride diventa quasi esclusiv
irco Massimo, e un altro nell’ età di Augusto sul Palatino. 3. Orazio
nella
ode 30a del libro I progando Venere affinchè veni
ù e bellezza perchè ne fiorisca l’ attrattiva e l’ amore. — Del resto
nella
statuaria antica non si trovano rappresentazioni
, come Ibico di Reggio, Fanocle di Alessandria, riferendo la leggenda
nella
ultima sua forma, secondo la quale Ganimede era a
uando l’ aquila venne a ghermirlo. — Altro motivo artistico frequente
nella
statuaria antica è quello di Ganimede raffigurato
. Serva di saggio la statua del Museo di Napoli, che noi riproduciamo
nella
fig. 44. h) Eros, l’ Amore; e altre divi
ora, di scalpello antico. Tra le più notevoli è il torso che si trova
nella
Galleria delle Statue in Vaticano (fig. 45); bell
e più serio. Suo attributo cos tante la fiaccola nuziale. Per ultimo
nella
fig. 47 riproduciamo un rilievo del Museo di Napo
a ciascuno. In Omero si menziona solo una Moira, ma già Esiodo espone
nella
Teogonia la leggenda più comune, secondo la quale
sta Dea; in Esiodo stesso non ne è il concetto così ben definito come
nella
letteratura posteriore. Solo tardi si svolse chia
a; come protettrice di città la dea porta in testa una corona murale;
nella
mano destra tiene un mazzo di spiglie e sotto a’
iose ninfe; celebre fra tutte la ninfa Egeria, quella che è ricordata
nella
tradizione come amante segreta e ispiratrice del
staurata da Michelangelo. II. Ponto e la sua stirpe. Vedemmo
nella
Teogonia che il Ponto, ossia il mare, era stato i
importante, che rappresenta una Nereide su un cavallo marino, trovasi
nella
Galleria degli Uffizi a Firenze. b) Taumante.
pennuto di uccello con lunghi artigli. Specialmente si parla di loro
nella
leggenda degli Argonauti, dove figurano persecutr
delle acque, il vero Dio e re del mare, era Posidone. Giù s’ è visto
nella
Teogonia ch’ egli era figlio di Crono e di Rea e
del re, Esione, che fu poi liberata da Eracle. Un fatto analogo si ha
nella
leggenda di Andromeda esposta pure a un mostro ma
somigliante al color del mare, o più probabilmente per l’ utilità sua
nella
fabbricazione delle navi. 3. Nettuno (Neptunus) e
ondo al mare. L’ immaginazione popolare figuravaselo in forma d’ uomo
nella
parte superiore del corpo, e in forma di pesce da
a parte superiore del corpo, e in forma di pesce dalla coda biforcuta
nella
parte inferiore; più tardi vi s’ aggiunse anche i
diluvio di Deucalione. Il ceruleo Tritone avuto l’ ordine di soffiar
nella
sua tromba per ritirar l’ acque ai loro luoghi,
opolare tra marinai e pescatori. Speeialmente si parlava molto di lui
nella
regione di Antedone, città della Beozia orientale
rapirla. Anche si favoleggiò d’ una contesa fra le Sirene e le Muse,
nella
quale le prime sarebbero state vinte. Il luogo ov
eno ascoso di lei, si ripongono quelle energie che rimangono assopite
nella
stagione hivernale per riprender vigore in primav
i, i Ciclopi, gli Ecatonchiri, ed alcune deità marine, già s’ è detto
nella
Teogonia. Coll’ andar del tempo si disegnò meglio
ià s’ è detto nella Teogonia. Coll’ andar del tempo si disegnò meglio
nella
mente dei Greci la figura di Gea come madre di tu
ia Cibele, un simbolo asiatico della fecondità della natura, venerato
nella
Lidia e nella Frigia col nome di « Gran Madre ».
simbolo asiatico della fecondità della natura, venerato nella Lidia e
nella
Frigia col nome di « Gran Madre ». La vera patria
a vera patria di questa religione era la città di Pessinunte, situata
nella
Frigia maggiore, presso il fiume Sangario (od. Sa
grande diffusione prima nelle provincie greche dell’ Asia, poi anche
nella
Grecia continentale. Nella Troade questo culto tr
data un’ ambascieria ad Attalo re di Pergamo che allora dominava pure
nella
Frigia; Attalo cousegnò di buon grado la nera pie
ticano v’ è una statua che rappresenta Cibele in trono, e un’ altra è
nella
villa Pamfili presso Roma rappresentante la Dea s
a dalle ninfe dell’ acqua ossia dalle nuvole irrigatrici. — Cresciuto
nella
solitudine dei boschi ed educato principalmente p
onquistatore dell’ Oriente. Già prima lo si era fatto peregrinare fin
nella
Persia, nella Media, nell’ Arabia; ora si favoleg
ell’ Oriente. Già prima lo si era fatto peregrinare fin nella Persia,
nella
Media, nell’ Arabia; ora si favoleggiò ch’ egli s
elebravano a mezzo Marzo per chiedere la prosperità della campagna, e
nella
stagione della vendemmia per lesteggiare il racco
in bronzo, in atto di ascoltare la voce di Eco (fig. 60); un’ altra è
nella
Galleria degli Uffizi a Firenze, bella figura di
paventassero la gente. 2. Ebbero i Satiri una ben notevole importanza
nella
letteratura greca, perchè l’ intervento loro nell
dei drammi satirici, detti anche « Satiri », se ne composero altresi
nella
età alessandrina, per es., da Timone di Fliunte,
del Museo Capitolino (fig. 61) che è appoggiato ad un tronco e tiene
nella
mano destra un flauto; si crede che sia copia di
io vecchio, che sdegna i beni terrestri e non trova soddisfazione che
nella
propria saggezza; uomo dotato anche della virtù d
educatore e il Sileno ebbro. Del Sileno educatore un bel saggio si ha
nella
statua del Louvre qui riprodotta alla fig. 63. L’
legra l’ animo di chi vive in essa, ha anche i suoi solenni silenzi e
nella
vasta solitudine avvien che produca un vago senti
ui si formò più tardi la leggenda, che Pane avesse molto aiutato Zeus
nella
lotta contro i Titani, giacchè appena egli aveva
acco e fatto partecipare alle peregrinazioni bacchiche; si diceva che
nella
spedizione contro gli Indiani molto aveva giovato
vecchio con una corona di pino in testa e un ramo della stessa pianta
nella
mano sinistra, la quale talvolta sostiene anche u
a, la quale talvolta sostiene anche una pelle ferina piena di frutti;
nella
destra un coltello da giardiniere. Spesso anche g
cordare specialmente la festa che in onor di lei le donne celebravano
nella
notte dal 3 al 4 Dicembre nella casa del Console
e in onor di lei le donne celebravano nella notte dal 3 al 4 Dicembre
nella
casa del Console o del Pretore urbano. Vi si face
poeta che alla figura di Fauno ha saputo dar miglior risalto è Orazio
nella
18a ode del terzo libro. È un’ ode scritta nella
ior risalto è Orazio nella 18a ode del terzo libro. È un’ ode scritta
nella
quiete della villa Sabina e in occasione delle te
el Museo Capitolino. La Dea Bona poi si rappresentava con uno scettro
nella
mano sinistra, a significare la sua regal signori
stretto alle città dell’ Ellesponto e della Propontide, poi si estese
nella
Lidia, nelle isole dell’ Egeo e in Grecia, di là
lamine. 3. Una poetica descrizione di Vertunno ci è data da Properzio
nella
seconda elegia del quinto libro, dove fa parlare
andole la cura dell’ ultimo figlio suo Demofoonte. Così Demetra entrò
nella
reggia di Celeo. Il suo aspetto era più che di do
il vero centro di questo culto era la piccola città di Eleusi situata
nella
baia di Salamina, a quattro ore di distanza da At
essendo comminate al trasgressore. Questa forma di religione segreta,
nella
quale penetrarono presto gli elementi orfici, tra
fugit 45, si persuade come rimmagine della dea infernale fosse viva
nella
mente dei poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia
tempio gli fu eretto in unione con Persefone e Demetra, ad es. a Pilo
nella
Trifilia, provincia dell’ Elide, presso cui scorr
hioma. Tale il Plutone sedente con il Can Cerbero a lato, che trovasi
nella
Villa Borghese a Roma. Gli si poneva in mano anch
a pittura fatta da Polignoto (celebre artista dell’ età di Pericle)
nella
lesche o sala di convegno, che quei di Gnido avev
uesti fu mutilato dal figlio Crono, sicchè il primo delitto di sangue
nella
più antica famiglia divina si supponeva avesse ge
ulavano e guaivano; ch’ essa proteggeva e ammaestrava le maliarde che
nella
notte andavan vagando per cercare, al lume incert
ha in testa una berretta frigia con un diadema di sette raggi, tiene
nella
mano destra un coltello e nella sinistra la coda
con un diadema di sette raggi, tiene nella mano destra un coltello e
nella
sinistra la coda d’ un serpente, attributi propri
ò che tale distinzione, forse sentita nelle origini, si oscurò presto
nella
coscienza degli antichi, e Penati e Lari vennero
, il così detto Lar familiaris; poi se ne noverarono due. Risiedevano
nella
casa come in proprio dominio, ne difendevano la s
e di vaso da bere a forma di corno, in atto di versare da questo vaso
nella
patera o nell’ orciuolo il liquido sprizzante. Si
n’ enorme quantità di leggende o nazionali o locali si dovesse formar
nella
Grecia, relativamente a quegli esseri privilegiat
si si diceva che gli uomini fossero nati dagli alberi e dalle roccie;
nella
leggenda di Cadmo tebano si fecero sorgere dai de
ntro che la fallace speranza. Così nelle leggende greche non meno che
nella
tradizione mosaica la prima donna fu cagione di t
ella morte. La storia dei primi uomini è narrata affatto diversamente
nella
leggenda delle varie età e generazioni umane. Dic
del fuoco, la quale oltre ad aver suggerito bei versi ad Esiodo tanto
nella
Teogonia quanto nell’ altro poema delle Opere e d
Centauri. Già ne parla Omero, il quale fa dire al vecchio Nestore che
nella
sua prima giovinezza aveva preso parte alla treme
amico di Peleo ed educatore di Achille, cui egli avrebbe ammaestrato
nella
medicina e nella ginnastica. Più tardi lo si fece
d educatore di Achille, cui egli avrebbe ammaestrato nella medicina e
nella
ginnastica. Più tardi lo si fece educatore anche
emici uccisi; ora son scene di lotta, come quella che è rappresentata
nella
fig. 72. Nel loro complesso volevan significare l
di due celebri scultori, Aristea e Papia di Afrodisia. Furon trovate
nella
villa dell’ imperatore Adriano a Tivoli.
sata, ivi fondasse una città. Cadmo obbedi a quest’ ordine, e trovata
nella
Focide la vacca indicatagli, e seguitala, ove si
ati Echione, Udeo, Ctonio, Peloro e Iperenore. Questi aiutarono Cadmo
nella
fondazione della città e diventarono i capistipit
che ancor oggi rappresentano Atteone in lotta coi cani. Riproduciamo
nella
fig. 75 un piccolo gruppo in marmo che conservasi
, proraotore di ogni più fina arte. Si mostrò questa differenza anche
nella
costruzione delle famose mura di Tebe, opera appu
o della madre fortunatissima. Ma da questa felicità dovevano piombare
nella
più crudele delle sventure. Niobe insuperbitasi d
il fatto avviene in occasione di una festa bacchica, come si suppone
nella
tragedia euripidea. E un monumento grandioso a un
ca, la qual statua fa parte del celebre gruppo dei Niobidi conservato
nella
Galleria degli Uffizi a Firenze. Son copie fatte
spira pietosamente sostenuta dal fratello. Ma il somnio della pietà è
nella
statua della madre, detta la mater dolorosa dell’
tolo al padre; cio a condizione che Asopo facesse scaturire una fonte
nella
cittadella di Corinto; di qui la celebre fonte Pi
mano e ne fecero strazio; simbolo forse delle onde infuriate del mare
nella
stagione delle tempeste che al loro stesso signor
lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alato come per condurla
nella
sua nuova sede; ma per via la balzò giù in mare.
distinguere tre tipi: 1º la Amazone ferita, come quella celebre che è
nella
raccolta Capitolina (fig. 79); si crede una copia
a copia derivata dall’ originale del sunnominato Cresila, che appunto
nella
gara efesia aveva effigiato un’ Amazone ferita. S
odo come avevala effigiata Fidia. Una bella statua di questo genere è
nella
Galleria Vaticana, portatavi dalla Villa Mattei o
che era da principio; ed è tolta da una pittura murale che fu trovata
nella
casa di Livia sul Palatino, forse copia di qualch
inquanta figliuole. Egli consentì, ma diè ad ognuna un pugnale perchè
nella
notte delle nozze uccidesse il proprio consorte.
o che già litigavano quando erano ancora nel seno materno. Preto, cui
nella
divisione della paterna eredità era toccato Tirin
di netto colla falce avuta da Ermes il capo della Gorgone e lo ripose
nella
magica sacca. All’ inseguimento e alla vendetta d
a e dell’ arte. Già Esiodo ha una quasi compiuta esposizione del mito
nella
Teogonia (v. 270 e sg.) e nello Scudo d’ Ercole (
sione di Medusa. Più tardi si moltiplicarono simili rappresentazioni;
nella
fig. 82 si riproduce un rilievo marmoreo provenie
delle porte e su vari oggetti di uso domestico. Si notano due momenti
nella
storia di questa rappresentazione artistica. I pi
issimi lineamenti irrigiditi dalla morte. Un bell’ esempio l’ abbiamo
nella
Medusa della Gliptoteca di Monaco, che si riprodu
l’ abbiamo nella Medusa della Gliptoteca di Monaco, che si riproduce
nella
fig. 83, proveniento dal palazzo Rondanini a Roma
to. All’ essere nato dal suolo invece accenna, tra l’ altro, la forma
nella
quale soleva essere rappresentato, umana nella pa
tra l’ altro, la forma nella quale soleva essere rappresentato, umana
nella
parte superiore e serpentina nell’ inferiore. Egl
Aglauros e Pandrosos, tutti nomi che significano rugiada; alla quale
nella
stagione asciutta molto deve la prosperità della
tà dello zio, creduto fin allora senza figli. Sorse un’ acerba lotta,
nella
quale ebbero la peggio i Pallantidi, parte uccisi
d Apollo Delfinio; 2º aiutò l’ amico suo Piritoo, principe dei Lapiti
nella
guerra contro i Centauri (v. pag. 306); 3º in una
allorchè esse invasero l’ Attica per liberare la loro regina Antiopa;
nella
qual occasione costei anzichè unirsi alle sue con
importanti reliquie possiede ora il Museo Britannico. Noi presentiamo
nella
fig. 84 la riproduzione di un gruppo in bronzo, r
ta di Teseo contro il Minotauro, trovato non è molto presso Afrodisia
nella
valle superiore del Meandro e posseduto attualmen
gli il tappo fatale e così egli morì. 2. Talo ha la sua piccola parte
nella
letteratura e nell’ arte. Lo ricorda Simonide dic
a otto mesi, Era gli mando contro due serpenti perchè lo avvolgessero
nella
culla e uccidessero; ma egli li strozzò. Superate
di guerra, essendo da Eurito esercitato nel trar d’ areo, da Autolico
nella
lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi, da Anf
naso e orecchie e li rimando incatenati a Orcomeno. Ne sorse guerra,
nella
quale vinti i Minii, egli non solo libero Tebe da
icene vivo. Rimesso in libertà, figura di nuovo come toro di Maratona
nella
leggenda di Teseo. i) Le cavalle di Diomede eran
li. Poi uccise il malvagio Sillo che obbligava i viandanti a lavorare
nella
sua vigna. — Tornato in libertà dalla servitù di
a d’ Achille, poi colla ruggine della stessa lancia risanato. — Segue
nella
storia dell’ eroe la lotta sostenuta per ottenere
a un così terribile nemico. Di qui il principio di un culto d’ Ercole
nella
religione romana. Gli fu dedicata la così detta A
defensor o salutaris veniva invocato nei casi di disgrazia. 4. Eracle
nella
letteratura classica ha tanta parte, che sarebbe
enni e ricordi dell’ eroismo di Eracle; bastimi ricordar Pindaro, che
nella
prima Nemea a lodare un valoroso, vincitore in un
a vanno tra le migliori, che vanti la letteratura mitologica. — Anche
nella
letteratura latina i miti di Ercole sono spesso r
ente ricordiamo qui la tragedia di Seneca intitolata Hercules Furens,
nella
quale si pone in scena l’ eroe allorquando tornat
mpiaceva di rendere nel bronzo la bellezza corporea, considerata così
nella
calma come nell’ agitazione di commossi atteggiam
di Ercolano sullo stesso soggetto, e una statuetta di scena analoga è
nella
Galleria degli Ulfizi a Firenze. Specialmente fre
i Napoli; ove vedesi Onfale vestita della pelle leonina e colla clava
nella
destra in atto di riguardare con aria di dileggio
lle e la madre istessa, ma Meleagro rimane irremovibile, come Achille
nella
guerra di Troia quand’ era adirato contro Agamenn
ortanza. 2. Dopochè Omero aveva reso popolare il racconto di Meleagro
nella
sua prima forma, presto altri generi letterari si
mante stesso s’ accord tanto dei mali del suo paese che ne impazzi, e
nella
pazzia perseguitando Ino e i figli avuti da lei,
centauro Chirone perchè segretamente lo educasse. Così crebbe Giasone
nella
caverna del celebre Centauro, educato in tutte qu
ondaria, s’ immaginò che si ritirasse presto dall’ impresa, lasciando
nella
Misia i commilitoni per inseguire il suo predilet
nti a Cizico, e qui non riconosciuti dai Dolioni vennero a battaglia,
nella
quale il re Cizico cadde morto; e di dolore s’ uc
, e dalle loro lagrime scaturiva la fonte Cleite. Lasciato poi Eracle
nella
Misia, gli Argonauti proseguirono il viaggio e gi
el ritorno dalla Colchide avevano naufragato a quell’ isola, giunsero
nella
sospirata terra di Eeta (Aietes), figlio del dio
ella d’ Euripide rappresentante le scene di Corinto, imitata da Ennio
nella
Medea exul, l’ altra di Ennio stesso riferentesi
unto questa particolarità di avere enfiati i piedi. Così crebbe Edipo
nella
persuasione che Polibo e la di lui moglie Merope
con Laio ordina al giovane Edipo di dar luogo; ne nasce una contesa,
nella
quale Edipo uccide Laio e tutti quei del seguito.
ma. Edipo avendo saputo rispondere che l’ uomo era quell’ animale che
nella
prima infanzia s’ aiuta mani e piedi per camminar
; vi si offerse Meneceo, figlio di Creonte, precipitandosi dalle mura
nella
grotta già abitata dal drago di Ares; allora tutt
one, autore di un vasto poema dello stesso titolo; a cui fa riscontro
nella
letteratura latina il noto poema di Stazio. Le av
mare. Secondo alcuni, costui sarebbe stato da suo padre Ermes mutato
nella
costellazione dell’ auriga. — Figli di Pelope e d
stità gli diedero in moglie una formosissima Nereide, Tetide (Tetis);
nella
quale occasione si celebrarono nozze splendidissi
lio di Amintore, bravo nell’ eloquenza e nell’ arte militare. Giovane
nella
pienezza delle forze, prese parte alla guerra di
segnalato specialmente per abilità nel lanciar dardi e per velocità,
nella
qual virtù solo Achille lo superava. Capitanava u
Dardano, figlio di Zeus, emigrato dall’ Arcadia a Samotracia e di là
nella
Frigia, ove aveva ottenuto dal re Teucro il terre
Gli altri due divennero capi di due diverse stirpi. Assaraco, rimasto
nella
regione Dardania generò Capi (Capys), e di questo
le tre Dee fossero da Ermes condotte sul Gargaro, parte del monte Ida
nella
Troade, e ivi il giudizio della bellezza fosse af
viaggio a Creta, e i fratelli di Elena, i Dioscuri, essendo occupati
nella
guerra contro gli Afaridi, essa fuggi con Paride
cadde vittima del suo coraggio. Anche Cicno (Cycnos) il re di Colone
nella
Troade figlio di Posidone, che più validamente si
sta dei Mirmidoni corresse in aiuto ai Greci. Al primo loro comparire
nella
mischia si ritirano i Troiani, temendo d’ Achille
ato anzi a una furiosa tempesta che lo colse sulle coste dell’ Eubea,
nella
sua reggia di Micene trovò la morte a tradimento
ggiore, Elettra, portato via e condotto da uno zio, Strofio, abitante
nella
Focide. Ivi crebbe insieme con Pilade figlio di S
A stento egli potè salvare la vita su un nudo scoglio. Di che lieto,
nella
sua temeraria presunzione, non dubitò dire che si
lla terra dei Lotofagi (mangiatori di loto, un frutto di color rosso)
nella
Libia. Tre de’ suoi compagni, mandati a esplorare
che cannibali. Ulisse sbarcato nell’ isola con dodici compagni capito
nella
caverna di Polifemo che era figlio di Posidone. I
e contro di lui, ma lo rassicura dicendo raggiungerà la patria purchè
nella
Trinacia siano rispettate le mandre di Elios. h)
si troppo all’ altro mostro che con sei lunghi colli e bocche abitava
nella
sua tenebrosa inaccessibile caverna, sei fra i re
ando e lagrimando alla riva e guardava coll’ animo pieno di desiderio
nella
direzione d’ Itaca. Alfine gli Dei si mossero a c
sedici giorni naviga va sbattuto dall’ onde, il decimo-settimo scorge
nella
lontana nebbia il profilo dell’ isola di Scheria;
nai ogni speranza che Ulisse tornasse, il padre Laerte viveva immerso
nella
tristezza; Penelope era perseguitata da molti che
itata da molti che aspiravano alla sua mano, i quali intanto venivano
nella
reggia d’ Itaca e godevano e sciupavano in feste
i comparve Pallade Atena, la quale lo avvisò di quel che era avvenuto
nella
sua reggia e lo condusse all’ abitazione di un pa
pe, con lei e col vecchio Laerte visse i suoi ultimi anni felicemente
nella
sua patria. La tradizione posteriore ad Omero lo
osti di Argia da Trezene, la Telegonia di Eugammone da Cirene. Ancora
nella
tarda età bizantina, ripresi per sollazzo d’ erud
i alla fonte delle cose troiane. Per tacere dei traduttori, già Nevio
nella
Guerra punica ebbe occasione di narrare poeticame
n altro guerriero. Ne esistono copie antiche in diversi luoghi, una è
nella
loggia dei Lanzi a Firenze (fig. 89). Si pensa o
reo del tempio di Pallade in Egina scoperti nel 1811 e conservati ora
nella
gliptoteca di Monaco. In ultimo riproduciam
ù si crede si tratti di Elettra ed Oreste nel momento che si rivedono
nella
casa paterna contaminata dall’ uccisione di Agame
e estimazione presso i Tebani. Dopo la caduta di Tebe, trovò la morte
nella
fuga; ancora nel secondo sec. dopo C. si indicava
popolare in cui si lamentava con querule note il perire della natura
nella
stagione invernale, e che chiamavasi appunto lino
ri, furono Trofonio e Agamede, detti fratelli, celebrati specialmente
nella
Beozia, nell’ Arcadia, nell’ Elide. 5. Le leggend
e ai vati, ai poeti, agli artisti mitici ebbero la loro illustrazione
nella
letteratura e nell’ arte classica. Di Melampo si
lampodia. Tiresia già comparisce con regali onori in Omero; e Pindaro
nella
prima Nemea lo chiama l’ esimio profeta dell’ alt
7. I, 515 e segg. : « … impero ho io sulla terra di Delfo e su Claro(
nella
Ionia, presso Colofone) e su Tenedo (isola dell’
amata Lucina, ovvero la Dea della Generazione. » 26. V. 655: « Tiene
nella
mano sinistra il ruvido bastone. » 27. V. 656:
30. V. 17 e segg.: « Te sempre precede la cruda Nécessità portando
nella
sua mano di bronzo chiodi da travi e cunei, nè le
neide, X, 209 sgg.: « l’ immane Tritone, che introna i mari soffiando
nella
cerula conchiglia, e nuotando mette in vista ispi
n), benchè a lui si dovesse la signoria dell’universo, pure scorgendo
nella
madre una propensione pel fratello Satùrno, a que
ato di felicità e d’innocenza a passo a passo era tralignato, cadendo
nella
miseria e ne’ vizii de’ secoli nostri. Regnando a
o ebbe sua origine da Satùrno, di cui figliuolo era Pico, peritissimo
nella
scienza degli augurii ed insigne nel maneggio de’
onne, come il marito agli uomini. Virgilio(2) pone l’oracolo di Fauno
nella
sacra selva di Albùna (Albunea), ov’era un fonte
suo nome si crede derivata la parola fanum, tempio. De’ Fauni diremo
nella
seconda parte di quest’opera. V. Feste Saturna
rato per la sua giustizia e pietà : ritrovò non solo la chirurgia, ma
nella
medicina ancora, nell’astronomia, nella musica ed
ovò non solo la chirurgia, ma nella medicina ancora, nell’astronomia,
nella
musica ed in più altre scienze valse moltissimo.
figlia detta Ociroe (Οκυροη, Ocyroë) o Melanippe, che fu valentissima
nella
medicina, nell’astronomia e nella musica, oltre a
ë) o Melanippe, che fu valentissima nella medicina, nell’astronomia e
nella
musica, oltre alla scienza di predire il futuro.
ronte come montoni, per cui ebbero il nome di Coribanti ; si tosavano
nella
parte anteriore del capo, e vestivano un abito do
Creta. E Virgilio (1) dice che il culto di Cibèle fu portato da Creta
nella
Troade. I sacrificii di quella Dea si celebravano
quei forami colando, tutto aspergeva il Sacerdote o la persona ch’era
nella
fossa. E con questo sacrificio si credeva l’uomo
esso i quali il fuoco era in grandissima venerazione. Enèa lo stabilì
nella
città di Lavinia, donde Ascanio il recò ad Alba L
me il cerchio. Vesta era il fuoco ; e perciò si dipinge collo scettro
nella
sinistra, e nella destra, una lampana ch’è simbol
ta era il fuoco ; e perciò si dipinge collo scettro nella sinistra, e
nella
destra, una lampana ch’è simbolo del fuoco. Cibèl
o. Spesso Jupiter significava l’aria, o il cielo o l’universo. Quindi
nella
celebre formola augurale, Jove fulgente, tonante
ua di lui armata di saette per ferire. Come poi Giove ottenuto avesse
nella
divisione dell’universo l’impero del cielo, si è
eteo e padre di Pirra, con un vaso o cassetta magnifica e ben chiusa,
nella
quale era ogni generazione di mali. Epimeteo, dim
ini, perchè ritrovò il modo di conservare il fuoco tratto dalla selce
nella
midolla della ferula o canna d’India. O infine fu
quando sedevano a concilio sull’Olimpo. Ebbe un oracolo antichissimo
nella
Beozia, e però chiamossi fatidica. Or gli Dei, i
otterranei fuochi. Alcuni dicono che i Giganti mossero guerra a’ Numi
nella
Macedonia, scagliando sassi ed alberi accesi cont
quel gran consesso stabilì di perdere gli uomini con un diluvio. Era
nella
Focide un monte insigne pe’ due suoi vertici, e s
ro però nel principio del XX. libro dell’Iliade pone la sede di Giove
nella
parte più alta dell’Olimpo ; e nelle altre eminen
ori, le abitazioni degli altri Numi, dalle quali andavano a consiglio
nella
stellata magione di Giove. Ma l’Olimpo propriamen
famosa, perchè bellissima, era Medusa, e la sua maggior bellezza era
nella
chioma, somigliante a perfetto e biondissimo oro
o, che non avrebbe mai poste le mani addosso all’avo. Essendo Acrisio
nella
corte di Polidètte, venne questi a morte ; ed all
della figliuola, che il vittorioso Eroe con grandissima festa impalmò
nella
loro reggia medesima. Da’ quali nacque Perse che
Ma Cadmo, dopo vano e lungo pellegrinare, avendo dimorato alcun tempo
nella
Tracia con Telafassa, sua madre, questa morta, an
l’oracolo della futura sua sorte. Il quale rispose, che fosse andato
nella
Focide da Pelagòne, fig. di Anfidamante, e dall’a
a pugna fra loro rimasero non più che cinque, i quali aiutarono Cadmo
nella
fabbrica di Tebe. Così Apollodoro, Igino ed altri
inèrva, e però manda i suoi compagni ad attignere l’acqua da un fonte
nella
vicina selva. Quivi era appiattato il mostruoso d
o luogo fra le lettere l’alfa, perchè con questo nome chiamasi il bue
nella
lingua de’ Fenicii, i quali a questo animale il p
ed Europa nacquero Minos, Sarpedone e Radamanto. Non vi ha forse nome
nella
Mitologia più grande del nome di Minos, che regnò
itrovato. Dedalo, secondo Luciano, fu non dispregevole Astronomo, che
nella
scienza del cielo ammaestrò il figliuolo Icaro, i
ne che Minos gli movesse guerra. Ma Servio dice che Dedalo andò prima
nella
Sardegna e poscia nella nostra Cuma, ove edificò
guerra. Ma Servio dice che Dedalo andò prima nella Sardegna e poscia
nella
nostra Cuma, ove edificò un gran tempio ad Apòllo
ve e di Europa, o di Laodamìa, abbandonò Creta, sua patria, si ritirò
nella
Cilicia, e s’impadronì della Licia ; e ciò per un
ella sua gagliardia nel giuoco del cesto diede Polluce insigne pruova
nella
famosa spedizione degli Argonauti, della quale er
col fratello Castore la più bella parte. Approdali erano quegli eroi
nella
Bebricia o Bitinia, ove a que’ dì regnava Amico (
Tessaglia, ne’ quali fra gli altri eroi riportarono la palma Castore
nella
corsa, e Polluce, al cesto. Pindaro dice che i Di
dia, fig. del re Licaone, la quale per insigne bellezza e per perizia
nella
caccia fra le compagne di Diana primeggiava. Da l
Diana primeggiava. Da lei ebbe Giove un fig. chiamato Arcade, che fu
nella
caccia valentissimo, edificò la città di Trapezun
ellazione, aldir de’ poeti, non mai tramonta. Callisto fu trasformata
nella
costellazione che dicesi Orsa maggiore, Arto, ed
a costellazione che dicesi Orsa maggiore, Arto, ed Elice ; ed Arcade,
nella
costellazione detta Artofilace, cioè guardiano de
o ora tardo, ed ora pigro da’poeti(3). Arturo finalmente è una stella
nella
coda della costellazione di Boote ; ma da’ poeti
seguito Peleo, fig. di Eaco, che fuggiva dalla patria, si stabilirono
nella
Tessaglia. Fingono i Poeti che, rimasta Egina spo
ssi in quel mare, il quale da lei prese il nome d’Ionio. Passò quindi
nella
Scizia per lo stretto di Costantinopoli, che da s
adini, lasciò la patria, e dopo lungo viaggio per mare prima si fermò
nella
Samotracia, e poscia passò nella Frigia(2), ove i
ungo viaggio per mare prima si fermò nella Samotracia, e poscia passò
nella
Frigia(2), ove introdusse un segreto e misterioso
montagne dette da lui Idee ; e Dardano, per avviso dell’oracolo, andò
nella
Teucride, ove accolto dal re Teucro sposò una sua
dò Ulisse, il quale da Eolo ebbe tutt’i venti in un grand’otre legato
nella
sua nave ad una catena di argento, salvo Zeffiro
di Dodona. Celebri nell’antichità sono l’oracolo di Giove Ammone,
nella
Cirenaica, paese della Libia, e quello di Dodona,
co in quel luogo edificò un gran tempio, l’unico che gli Dei avessero
nella
Libia. Il quale sorgeva in mezzo alle infocate ar
, come a Delfo ; ma in gran parte co’cenni e con varii segni. Celebre
nella
storia è la spedizione del grande Alessandro al t
del vincitore denotava per lo più ciascuna Olimpiade. Da questo tempo
nella
storia greca si legge qualche cosa di certo, giac
iadi, sono in molte favole avviluppati. Perciò Varrone(1) distingueva
nella
storia de’ Greci, il tempo incerto, dal principio
ochi in onore di Giove e di Giunone. Al tempio di Giove Olimpico,
nella
Grecia, soggiungiamo quello di Giove Capitolino c
a Grecia quelle colonne di pietra pentelica, che tuttavia si ammirano
nella
chiesa di Aracoeli. Ed in questo tempio l’antica
nazione de’poeti laureati, i quali erano in tanto onore nell’Italia e
nella
Germania. XXV. Iconologia di Giove. Giove
o cinto di piccola benda ; è seduto su trono di avorio, collo scettro
nella
sinistra, nella destra il fulmine, ed a’piedi, un
la benda ; è seduto su trono di avorio, collo scettro nella sinistra,
nella
destra il fulmine, ed a’piedi, un’aquila. Alle vo
e addensa col suo cenno ; ha vicino l’arco baleno e l’aquila, e tiene
nella
destra il fulmine trisulco, e nella sinistra, lo
l’arco baleno e l’aquila, e tiene nella destra il fulmine trisulco, e
nella
sinistra, lo scettro. Giove si ravvisa principalm
a, l’Olimpo è indicato da un Giove, che siede sul trono colla folgore
nella
sinistra ed un lungo scettro nella destra. Sotto
che siede sul trono colla folgore nella sinistra ed un lungo scettro
nella
destra. Sotto i piedi ha un grande arco simile al
ttere, ma acceso d’ira, stando in un carro tirato da quattro cavalli,
nella
destra tenendo uno scettro, la cui cima è ornata
forse dinotano la forza de’raggi del sole, i quali sono cocentissimi
nella
Libia. Ebe si dipinge col capo coronato di fiori,
fig. del fiume Asterione ; o da Temeno, fig. di Pelasgo, che abitava
nella
città di Stinfalo. Omero(2) però fa dire a Giunon
la quale vi avea un gran simulacro ; e niuna cosa era più rispettata
nella
Grecia che i Sacerdoti di Giunone in Argo. Second
e Laomedonte e dà Esione per isposa a Telamone, che primo era entrato
nella
città. Ad Esione fu data la facoltà di liberare u
ta incendiava Troia. Siffatto sogno gettò Priamo e tutta la sua Corte
nella
più grande costernazione ; si corre all’oracolo d
che tempo fu Paride conosciuto per figliuolo di Priamo e però accolto
nella
reggia. Poco dopo, allestita una flotta, sotto sp
allestita una flotta, sotto specie di legazione, fu da Priamo mandato
nella
Grecia in cerca della sorella Esione. Ivi giunto,
e altre città, visitò Sparta, ove con grandissima cortesia fu accolto
nella
sua reggia da Menelao, fig. di Atreo e di Europa,
una e del fior di loto, i capelli fluttuanti su gli omeri ; un timone
nella
destra ; il corno dell’abbondanza, nella sinistra
nti su gli omeri ; un timone nella destra ; il corno dell’abbondanza,
nella
sinistra ; ed una smaniglia figurata di un serpen
dipingesi collo scettro di oro, qual Regina del cielo(2), come vedesi
nella
bellissima Giunone del Museo Pio-Clementino, una
ipingesi in forma di matrona che sta ritta in piedi, avendo una tazza
nella
destra, ed un’asta nella sinistra colla iscrizion
ona che sta ritta in piedi, avendo una tazza nella destra, ed un’asta
nella
sinistra colla iscrizione : Iunoni Lucinae. E per
a grandezza e tutta di oro e di avorio colla corona sul capo, tenendo
nella
sinistra una melagrana, e nella destra lo scettro
avorio colla corona sul capo, tenendo nella sinistra una melagrana, e
nella
destra lo scettro. Vi erano le Grazie e le Ore be
sì perchè era in grande onore presso il popolo di Gabio, antica città
nella
campagna di Roma(2). Iuno Gamelia, Γαμηλια (a γα
’ quali la sposa novella ungeva l’imposta della porta, quando entrava
nella
casa dello sposo. XI. Alcune altre cose di Giu
lei più spesso sacrificata era l’agnella ; le vacche non mai, perchè,
nella
guerra de’ giganti contro gli Dei, Giunone erasi
gnata, si posero essi a tirare il carro, e ricondotta la madre a casa
nella
stessa guisa dopo il sacrificio, ella pregò la De
a avea prodotto, partorì dal suo cervello Minerva, uguale al padre sì
nella
potenza che nel consiglio, ed indomabile signora
rva fu anche con loro liberale de’ suoi doni, percui si resero famosi
nella
scoltura, vedendosi nelle loro strade statue di u
oto e vita. Pallade(1) uscita appena del cervello di Giove, si mostrò
nella
Libia, che credevasi la più antica terra del mond
ea della sapienza, sotto le sembianze ed il nome di Mentore, si fece,
nella
varia sua fortuna, fedelissima scorta. E con ciò
b Αθηνη, Minerva) dal suo nome, e se l’ebbe cara, e le piacque averla
nella
sua special tutela. Varrone(1) però racconta che,
Varrone(1) però racconta che, regnando Cecrope, nacque da se un ulivo
nella
cittadella di Atene, e presso a quello, una copio
uno adirato coprì di acqua il paese dell’Attica. Virgilio dice(1) che
nella
contesa fra Minerva e Nettuno, questi con un colp
chiunque osato avesse suonarlo. Il che avendo fatto il satiro Marsia,
nella
gara con Apollo pagò il fio del suo ardimento, co
esedeva alla guerra ; ed Iside eziandio, tanto che lo scarafaggio che
nella
scrittura geroglifica significa un soldato, era i
chiamavasi città di Pallade, e l’Attica, terra di Minerva(1). Celebre
nella
greca istoria è il tribunale dell’Areopago (ab Αρ
quale ha una lunga veste, l’egida, un gallo sul cimiero, ed una borsa
nella
sinistra. Callimaco le dà l’elmo di oro ; ed Euri
, stava ritta in piedi. La Minerva di Troia, o il Palladio(3), teneva
nella
destra la lancìa, e la conocchia nella sinistra,
roia, o il Palladio(3), teneva nella destra la lancìa, e la conocchia
nella
sinistra, ovvero uno scudo, secondo Virgilio(4).
tatuetta caduta dal cielo a Pessinunte, città della Frigia, coll’asta
nella
destra, e nella sinistra, la conocchia ; e che re
dal cielo a Pessinunte, città della Frigia, coll’asta nella destra, e
nella
sinistra, la conocchia ; e che recata al luogo, o
ortò in dote il Palladio e gli Dei Penati, cui egli innalzò de’tempii
nella
Samotracia. I suoi nepoti andarono a Troia e nell
innalzò de’tempii nella Samotracia. I suoi nepoti andarono a Troia e
nella
più riposta parte del tempio di Pallade ch’era ne
darono a Troia e nella più riposta parte del tempio di Pallade ch’era
nella
cittadella, allogarono quella statua ch’esser dov
ltra cagione. Figliuolo di Apollo e della ninfa Coronide fu Esculapio
nella
medicina ammaestrato da Chirone in guisa che fu p
endo eco al suo pianto le rupi del monte Rodope. E tanta fidanza ebbe
nella
sua lira, che discese all’inferno per la profonda
cerbo fato di lui, che di quelle si fece un fiume, detto Marsia, ch’è
nella
Frigia, non lungi dal Meandro. Presso ai rostri i
one, sovrano duce de’ Greci, avea avuta a schiava la giovane Criseide
nella
divisione del bottino fatto nella Misia. Il desol
avuta a schiava la giovane Criseide nella divisione del bottino fatto
nella
Misia. Il desolato genitore, fidando sulla protez
rimanda a Crise la figliuola Astinome con preziosi doni ad Apollo. Ma
nella
favola di Crine sì ha una più nobile vendetta, ed
questa favola, dice Solino, diede occasione Cadmo, il quale cercando
nella
Beozia un luogo per edificare una città, mentre s
Cuma, perchè educato in Ascra. Libetra fu pure un fonte di Magnesia,
nella
Macedonia, sacro alle Muse, da esso dette Libetri
portata sulle Sirene, come in un bassorilievo del palazzo Barberini e
nella
villa Albani. Anzi spesso le Muse e le Grazie non
eva alla commedia di cui vuolsi inventrice, ed all’agricoltura. Tiene
nella
diritta una maschera, ed ha il socco comico a’ pi
lloro o di una benda ; colla destra si appoggia ad una clava, e tiene
nella
sinistra una maschera. Orazio(1) ben due volte ha
se, vestita di bianco, colla destra in atto di arringare, uno scettro
nella
sinistra, ed un rotolo, sul quale è scritto : Sua
rma di una giovane coronata di alloro, di sembianza maestosa, tenendo
nella
destra una tromba, e nella sinistra, un libro, e
di alloro, di sembianza maestosa, tenendo nella destra una tromba, e
nella
sinistra, un libro, e tre altri vicino a se, cioè
g. di Tiresia, la quale, presa Tebe, sua patria, dagli Epigoni, erasi
nella
città di Claro ritirata. Un altro oracolo era in
oche virtù medicinali. Fu pure Apollo inventore dell’arte sagittaria,
nella
quale era peritissimo ; e si vuole che sia stato
loro concittadino che visse a tempo di Dedalo. Il Nume teneva l’arco
nella
destra, e nell’altra mano portava le tre Grazie,
esso il Sig. De la Chausse si rappresenta il Sole sul suo cochio, che
nella
destra tiene un flagello, e colla sinistra le red
i altri piccoli pendevano. Queste feste si celebravano ogni nove anni
nella
Beozia in onore di Apollo. Apollo Delfico, Δελφικ
ole è quasi il generatore dell’Aurora (a λυκη, aurora), o perchè nato
nella
Licia. Trovasi pure Apollo Lycius. Apollo Medico
ove Muse, che allogò nel tempio di Ercole. Eumenio(2) dice che Fulvio
nella
Grecia apprese che anche Ercole era Musagete o gu
maggior distinzione, ragioneremo in questo articolo di Diana – Luna ;
nella
seconda parte, di Diana propriamente detta ; e ne
i Diana – Luna ; nella seconda parte, di Diana propriamente detta ; e
nella
terza, di Diana-Ecate o Proserpina. Ed in quanto
a in quanto che rappresenta la Luna, percui dipingesi l’una e l’altra
nella
stessa guisa ; e però non sarà inopportuno dir qu
di vedere il figlio risplendente di una aureola di luce e trasformato
nella
sostanza del Sole. Selene che molto amava il frat
o e condannato a dormire eterno sonno in una caverna del monte Latmo,
nella
Caria, alle bocche del fiume Meandro, ove la Luna
Apollo o il Sole si appellava Febo(2). Latmia Luna, dal monte Latmo,
nella
Caria. VII. Alcune altre cose di Diana Luna.
o poi alle nutrici di Bacco si dee sapere che le stelle le quali sono
nella
costellazione del toro, si appellano le Iadi (Υαδ
anzi, armata mano, gl’impedì ch’entrasse in Argo ; nè mai permise che
nella
sua città prendessero piede le orgie di quel nume
n cielo e detta la Vergine. Per le preghiere di lei Icaro fu cangiato
nella
costellazione detta Boote, e con lui il cane, che
l’invenzione ancora dell’aratro. Così, secondo la tradizione poetica,
nella
guerra de’ giganti Bacco, coperto della pelle di
iù brutali e feroci. Quanto poi al tirso, leggiamo in Esichio ch’esso
nella
sua greca origine significa qualunque cosa di fig
di notte, dicevansi nitterne (a νυξ, nox.). I Tracii le introdussero
nella
Grecia, e si contano fra le più antiche orgie di
ui le orgie principalmente si celebravano ; Edonidi, dal monte Edone,
nella
Tracia, ove celebravansi le sue feste ; Evias, o
ma inanellata che gli cade su gli omeri ; vaso di oro per uso di bere
nella
destra : e nella sinistra, il tirso ornato di ell
gli cade su gli omeri ; vaso di oro per uso di bere nella destra : e
nella
sinistra, il tirso ornato di ellera e nella sommi
di bere nella destra : e nella sinistra, il tirso ornato di ellera e
nella
sommità guernito di acuto ferro. Così Penteo desc
a e nella sommità guernito di acuto ferro. Così Penteo descrive Bacco
nella
tragedia delle Baccanti di Euripide(1). Egli non
ondo Diodoro Siculo. Sidonio Apollinare(6) descrive Bacco con un vaso
nella
destra che fors’era il cantaro potatorio di Arnob
ella destra che fors’era il cantaro potatorio di Arnobio, ed il tirso
nella
sinistra. Nell’arca di Cipselo descritta da Pausa
ca di Cipselo descritta da Pausania vedevasi Bacco con un vaso di oro
nella
destra ; ed altri artefici gli ponevano in mano d
ativi a Bacco è il vaso d’oro del museo d’antichità di Parigi trovato
nella
città di Rennes. Questo rappresenta nel mezzo Bac
so tranquillamente sopra il suo carro tirato da pantere ; ha una mano
nella
testa in segno di riposo, e rimira con indifferen
nti. In un antico dipinto Pompeiano vi è un Bacco, « il quale florido
nella
sua conta e bella giovinezza siede maestosamente
rosso(2) ». Anche Erodoto(3) afferma che Bacco dipingevasi col tirso
nella
sinistra, la tazza nella destra, ed una pantera a
o(3) afferma che Bacco dipingevasi col tirso nella sinistra, la tazza
nella
destra, ed una pantera a’ piedi, il quale animale
ger, κερασφορος, e κρυσοκερος, dall’aureo corno. Ebone, nume adorato
nella
nostra Campania, creduto lo stesso che Bacco, o m
con testa di toro, e faccia di uomo. Edonio, Edonus, dal monte Edon,
nella
Tracia, ove era singolarmente onorato. Evante o
iarono una dea. Ma il Banier ricerca l’origine della favola di Venere
nella
Fenicia. Questa dea, egli dice, era la Venere ado
I Fenicii, conducendo le loro colonie nelle isole del mediterraneo e
nella
Grecia, vi recarono eziandio il culto di quella d
iono che l’anemone nacque dalle lagrime di Venere, la quale, entrando
nella
foresta in traccia del ferito Adone, la spina di
IV. Vittoria di Venere sopra Giunone e Minerva, e sue conseguenze
nella
condotta dell’Iliade e dell’ Eneide. Si è nel
pe’ Greci. Enea mo rì in una battaglia presso il Numicio, fiumicello
nella
Campagna di Roma ; e si disse che Venere, a malgr
ganti bende, dicesi vezzosa moglie di Vulcano, ed essa introduce Teti
nella
magione affumicata di quel nume. Omero, dice Mad.
tatua ad Apollo, opera di un loro concittadino. Il nume teneva l’arco
nella
destra, e nella sinistra portava le tre Grazie, d
opera di un loro concittadino. Il nume teneva l’arco nella destra, e
nella
sinistra portava le tre Grazie, delle quali una t
mi, figliuole del più potente de’ numi. Il fin qui detto dimostra che
nella
poesia debbono essere d’accordo le Grazie colle M
). Si noti in fine che imeneo dicevasi pure un inno solito a cantarsi
nella
celebrazione delle nozze, quando portavasi a casa
retto a Citera era tenuto pel più antico di quanti ne avea questa Dea
nella
Grecia ; il che dimostra che il culto di lei da q
ia ; il che dimostra che il culto di lei da quella città dovè passare
nella
Grecia stessa. Era ivi adorata sotto il nome di V
h’esce delle onde. Era questa la Venere Anadiomena och’esce del mare,
nella
quale opera, se crediamo a Properzio, fu riposta
lo Enea per difenderlo da’ dardi de’ Greci. La Venere de’ Medici ch’è
nella
galleria di Firenze fondata da’ principi della fa
e anche il suo nome. Ma opera stupenda di Apelle fu la Venere di Coo,
nella
quale, dice Properzio (3), di quell’inimitabile p
ave contatto detto avresti di veder correre a gara le onde, eccitando
nella
calma del mare amorosa tempesta. Sollevavan dalle
oo, rimesse loro cento talenti dell’imposto tributo. Essendosi guasta
nella
parte di sotto, non si trovò chi osasse restaurar
stesso diede l’ultima mano. Essa era allogata fuori le mura di Atene
nella
contrada detta degli orti(εν κεποις), percui chia
e. Acidalia, Ακιδαλια ; fu così detta Venere dal fonte Acidalio,
nella
Beozia, ove solevansi lavare le Grazie. Afrodite
a di vaghissima giovane colle ali spiegate, il corno dell’ abbondanza
nella
sinistra, ed un ramo di ulivo nella destra. Fu po
iegate, il corno dell’ abbondanza nella sinistra, ed un ramo di ulivo
nella
destra. Fu poi antica credenza che i Genii fosser
che al margine di un fonte si specchia nelle acque, tenendo due dardi
nella
sinistra ed a fianco due veltri. L’acqua chiamasi
quasi tranquillo custode della medesima ; ed un altro fuori di essa,
nella
via Appia, come nume bellicoso. Vogliono alcuni c
Giove e di Giunone(2) ; o secondo alcuni di Enio. Giunone il partori
nella
Tracia(3), ove, al dir di Callimaco(4), egli sied
l pianeta di Marte fecegli attribuire la virtù di diseccare, e quindi
nella
zona torrida quella eziandio di far morire. Da ci
apo la decima del bottino che avrebbe fatto Marte nelle battaglie ; e
nella
Bitinia durava il costume di offerire a quel buon
Marte(2), allorchè, udito avendo questo nume che Deifobo avea ucciso
nella
pugna un suo figliuolo e di Astioche, chiamato As
e del dio della guerra. E perchè nell’ Asia Minore, e particolarmente
nella
Frigia, la memoria delle vere e favolose imprese
i poeti posteriori ad Omero introdussero anche queste donne bellicose
nella
guerra di Troia, e finsero che un drappello di es
gliuola pretesa da molti, non volle darla che a colui che lo vincesse
nella
corsa del carro. Avea egli cavalli più veloci del
ammettere fra le mura. Da questo tempio cominciavano il loro ingresso
nella
città i generali romani che aveano l’onore del tr
che gli Egiziani non credevan lecito di nominare ; il quinto adorato
nella
città di Feneo, in Arcadia, il quale dicesi avere
a dar loro buoni lucri e tale destrezza da poter raggirare e cogliere
nella
trappola i compratori. In Plauto (3) vi è chi dic
tutto ; della quale infedeltà Mercurio oltremodo adirato il trasformò
nella
pietra detta di paragone, della quale ci serviamo
cioè di quella scaltra accortezza che impone agli altri ed illude sì
nella
civile e bellica scienza, e sì in que’ giuochi di
e, e negli antichi monumenti (1) ; qualche volta si vede Mercurio che
nella
destra tiene il caduceo e colla sinistra abbracci
l Museo Borbonico vedesi Mercurio che ha due picciole ali alla testa,
nella
destra tiene una borsa, e nella sinistra un caduc
o che ha due picciole ali alla testa, nella destra tiene una borsa, e
nella
sinistra un caduceo di antichissima forma, cioè s
robio (3) crede che Virgilio abbia ciò ricavato da Euripide, il quale
nella
tragedia l’Alceste introduce l’Orco o Caronte che
nume con un piccolo cappello a lato, co’ talari a’ piedi, col caduceo
nella
sinistra, colla borsa nella destra, e con un mant
a lato, co’ talari a’ piedi, col caduceo nella sinistra, colla borsa
nella
destra, e con un mantelletto sulle spalle. Gli si
di mele, senza le quali non potevasi entrare ; si mettevano in piedi
nella
picciola grotta, ed in un baleno si sentivano tir
III.Storia favolosa di alcuni figliuoli della Terra. Abbiam notato
nella
prima parte che gli antichi chiamavan figliuoli d
ezzatori de’ Numi e superbi, che in niuna cosa aveano fidanza fuorchè
nella
forza. Comunemente si vuole ch’essi erano giganti
sero i Ciclopi ch’erano fabbricatori di ferro, e li posero a ministri
nella
fucina di lui. Che i Ciclopi non avessero che un
i Nettuno fu Anteo, giganti alto sessanta quattro cubiti, che regnava
nella
Libia. Il quate, avendo promesso in voto agli Dei
olo ; e per terra vedesi l’arco ed il turcasso ch’egli ha gettato via
nella
zuffa per essere più libero. Qui non dobbiamo ome
. del Cielo e della Terra ; ed Igino, dell’Etere e della Terra. Essi,
nella
guerra de’Titani, sostennero le parti di Giove, c
ne ; e che in grazia di sì prudente consiglio, fu da essi trasformato
nella
costellazione del Capricorno, perchè egli in quel
io (7), ha cura delle pecore e de’ pastori ; e però credevasi abitare
nella
pastorale Arcadia , ove a lui eran sacri il Menal
e le orecchie acute. Sino alla cintura aveano forma umana e due corna
nella
fronte ; tutto il resto poi era di capra. Plinio
del corpo. Ed a tempo di Costantino un simile animale fu portato vivo
nella
città di Alessandria, ove servì di maraviglioso s
Celebre è l’antro delle ninfe che Omero descrive (1) ; e Virgilio (2)
nella
spiaggia della Libia, ove dopo la nota tempesta p
i rappresenta pure come un giovane, con una corona di diverse piante,
nella
sinistra, alcuni frutti, nella destra, un cornuco
ane, con una corona di diverse piante, nella sinistra, alcuni frutti,
nella
destra, un cornucopia. Nel foro romano era una st
are chi le udiva, e così li divoravano. Ma non avendo potuto prendere
nella
lor rete il prudente Ulisse, per dispetto si spin
ere che volea ad ogni modo trovar la figliuola, aprì a quella Dea che
nella
sua isola prediletta non già, ma bensì nel regno
iare sulle acque del fonte Aretusa ; e ch’esso divien torbido, quando
nella
solennità de’ giuochi Olimpici si uccidono le vit
la città. Poscia trascorse i paesi dell’Europa e dell’Asia, ed arrivò
nella
Scizia, ove allora regnava Linco, uomo astuto e d
rittolemo, n’ebbe invidia ; e perciò con finta amorevolezza accoltolo
nella
reggia, tentò di ucciderlo. Ma Cerere non mancò a
affresco di Pompei vedesi Cerere in maestosa attitudine, con fiaccola
nella
destra, e sostenendo colla sinistra un cesto rico
icchezza sono l’agricoltura ed il commercio. Sulle medaglie di Feres,
nella
Tessaglia, dice Millin, vedesi Cerere sopra un ca
, ed un peplo giallo con pieghe fluttuanti. Tiene un fascio di spighe
nella
sinistra ed una face accesa nella destra. X. P
uttuanti. Tiene un fascio di spighe nella sinistra ed una face accesa
nella
destra. X. Principali epiteti di Cerere.
o, re di Sidone, donato avea a Menelao ; ed i cani d’oro e di argento
nella
reggia di Alcinoo, re de’ Feaci, che pareau vivi(
trage de’ Troiani, ed incalzando gli altri, parte ne avea rincacciato
nella
città, e parte nello Scamandro, il quale, al vede
di Vulcano, attaccava i viandanti a due alberi piegati ed avvicinati
nella
cima cosi che risalendo in alto li facevano in du
cano col cappello, ed a guisa di fabbro deforme e zoppo, col martello
nella
destra, ed una tanaglia nella sinistra. I monumen
di fabbro deforme e zoppo, col martello nella destra, ed una tanaglia
nella
sinistra. I monumenti antichi rappresentano quest
sinistra. I monumenti antichi rappresentano questo nume quasi sempre
nella
stessa guisa ; folta barba, capellatura negletta
pra il ginocchio, cou una berretta rotonda e puntuta, cou un martello
nella
diritta, e le tanaglie nella sinistra. Dice Milli
retta rotonda e puntuta, cou un martello nella diritta, e le tanaglie
nella
sinistra. Dice Millin che quantunque tutt’i mitol
, nipote di Cadmo e fig. di Aristeo, re di Arcadia, e di Autonoe. Era
nella
Beozia una valle ombrosa chiamata Gargafia con un
uole di Niobe, come si disse nell’articolo di Apollo, furono da Diana
nella
propria reggia uccise a colpi di freccia per aver
ane ed una donzella ; ed a Sparta le s’immolava ogni anno un uomo. Ma
nella
Tauride, paese della Scizia, pareva che Diana fos
avola. Agamennone avea offesa gravemente la nostra Dea coll’uccidere
nella
caccia una cerva a lei consacrata e per essersi v
endo in suo luogo una cerva, ed un toro ; ed essa per aria fu portata
nella
Tauride, ove nel tempio di Diana esercitò le funz
l barbaro costume di sacrificare agl’Iddii vittime umane. Or a que’di
nella
Tauride regnava Toante, il quale destinò Ifigenia
te in pericolo di essere dalla madre trucidato, mandollo segretamente
nella
corte di Strofio, re della Focide, che avea per m
o, dal quale seppe che per liberarsi da quel tormento, recar si dovea
nella
Tauride dal re Toante, rapire da quel tempio il s
o tutto nuovo ; perchè essendo Pilade ed Oreste simili nel sembiante,
nella
statura ed in tutt’altro, e volendo Toante dar mo
andosi di ferire i cervi ed i cinghiali. E si noti che presso i Greci
nella
caccia delle lepri, per ciascuno si pagavano due
Ninfe greche che tenendosi per la mano danzano sul prato o nel bosco
nella
stessa guisa che dai poeti ci venne rappresentata
tto il nome di Diana Taurica, cui si offerivano vittime umane ; passò
nella
Grecia e fu l’ Artemide di quel paese ; ed i Roma
di alloro ; sta in piedi, in abito succinto, con una corona di lauro
nella
destra, colla sinistra appoggiata ad un’asta e co
gr. αγροτερα, presso Omero, cioè cacciatrice ; αγραυλος, che pernotta
nella
campagna ; o ουρεια, montana, montivaga, e negli
a forza, i poeti hanno foggiato il loro Ercole, prima in Egitto, indi
nella
Fenicia, e finalmente nella Grecia. Egli poi era
ato il loro Ercole, prima in Egitto, indi nella Fenicia, e finalmente
nella
Grecia. Egli poi era il tipo ideale della fortezz
re, a combattere tutto armato ; Chirone l’ammaestrò nell’astronomia e
nella
medicina, e Lino, a suonare la lira. Fatto adulto
ande, avvenue, come racconta Senofonte(1), che uscito il giovane eroe
nella
solitudine a deliberare se fosse stato meglio seg
ude dell’Argolide, o dell’Arcadia, secondo Virgilio. La quale nudrita
nella
palude, ne usciva per infestare gli uomini e gli
n settimo luogo gli fu ingiunto di prendere il famoso toro di Creta ;
nella
quale spedizione aiutò Giove ad atterrare i Gigan
corporeo (3), e tricipite da Esiodo, e regnava nelle isole Baleari, o
nella
Spagna. I tre corpi erano forse tre fratelli che
te di lui favelleremo. Ercole, per comando dell’oracolo, abitar dovea
nella
città di Tirinto ch’era vicina ad Argo e da cui f
loro in matrimonio le sue figliuole, le quali per consiglio del padre
nella
prima notte delle nozze uccisero gli sposi, fuorc
opra ogni altro monarca che fosse, allora in tutta la Grecia. E però,
nella
famosa spedizione contro Troia, fu eletto supremo
postala in segreta prigione in un viaggio che con lei faceva da Atene
nella
Tracia, l’infelice donzella su di un fazzoletto s
all’avo. La quale venendogli negata dal padre, che avea fresco ancora
nella
memoria l’orrendo fatto di Tereo, quel barbaro re
n un alpestre luogo, sollevò un gran macigno ch’era su di una cavità,
nella
quale, riposta la sua spada, sordo a’pianti della
iso da un suo figliuolo. Ma il pastore per compassione il lasciò vivo
nella
campagna, donde da un guardiano di armenti fu con
le, fattigli risanare i piedi, percui era stato detto Edipo, il tenne
nella
reggia qual suo figliuolo. Edipo intanto, cresciu
viaggiava per que’luoghi in cerca del figlio. I quali s’incontrarono
nella
Focide, ed insorta fra loro una contesa, Edipo am
ue, e la sera, a tre. Edipo spiegò l’enigma dicendo essere l’uomo che
nella
fanciullezza cammina spesso colle mani e co’piedi
ullezza cammina spesso colle mani e co’piedi, a guisa di quadrupede ;
nella
giovinezza, a due piedi ; e nella vecchiaia, co’d
e co’piedi, a guisa di quadrupede ; nella giovinezza, a due piedi ; e
nella
vecchiaia, co’due piedi e col bastone. Della qual
omise di riporlo sul trono. E di fatto preparò una famosa spedizione,
nella
quale il celebre indovino Anfiarao prevedendo dov
delle Muse, e le sue delizie andarono in proverbio. Si vuole poi che
nella
Tessaglia nascessero assai erbe velenose ; (percu
i ; donde nacque per avventura la favola de’ Centauri, i quali aveano
nella
parte superiore del corpo la forma di uomo ; e ne
sinistra una siringa. Vuolsi che sia il celebre Centauro Chirone. Ma
nella
storia favolosa ed eroica de’ Tessali non vi ha i
Or raccontano le favole che Atamante, fig. di Eolo, e re di Orcomeno,
nella
Beozia, ebbe da Nefele un fig. chiamato Frisso ed
l quale montati Frisso ed Elle tentarono di passare il mare e recarsi
nella
Colchide per quivi porre in salvo la vita ; ma l’
gonauti si posero in viaggio, dimenticando quell’eroe, ed approdarono
nella
Bitinia, ove accadde la pugna del re Amico con Po
que’ mostri, chè così avrebbe loro additato il modo di giungere salvi
nella
Colchide. Venute quindi le Arpie a fare il solito
i si avea fatto promettere con giuramento di sposarla e portarla seco
nella
Grecia, ricevuto da lei un unguento di mirabile v
te dragone, preso l’aureo vello e datolo a Giasone, fu accolla da lui
nella
nave insieme col fratello Absirto ; la quale tost
’uccise. Alcuni pensano che la Chimera fosse un monte della Licia che
nella
cima gettava fuoco, e che nella parte superiore e
himera fosse un monte della Licia che nella cima gettava fuoco, e che
nella
parte superiore era abitato da leoni, nel mezzo d
quel famoso assedio a’tempi storici non vi è stata cosa considerevole
nella
Grecia all’infuora delle guerre de’ discendenti d
La più bella e naturale narrazione di questa guerra è quella di Omero
nella
sua Iliade, poema inimitabile, che non debbe esse
zze fu dalla Discordia sulla mensa gittato il fatal pomo, di cui si è
nella
prima parte favellato. Teti, appena nato Achille,
dio di Troia, Teti nascose il giovanetto eroe travestito da fanciulla
nella
corte di Licomede, re dell’isola di Sciro, ove, s
e da Ovidio, muro de’ Greci. E se Agamennone e Menelao il superavano
nella
prerogativa del comando, Achille ed essi ed ogni
i essa per forza si prese Briseide ch’era toccata in sorte ad Achille
nella
ripartizione di un bottino. Per tal cagione il fi
antico ed il più ingegnoso de’poemi conosciuti. Achille si rinchiuse
nella
sua tenda, ove procurava di consolarsi di quell’i
due fratelli, fu destramente sottratto alla voracità del genitore ; e
nella
partizione dell’universo fatta fra quei tre figli
l mare, dicono i poeti, tremò non solo la terra, ma lo stesso Plutone
nella
sua reggia, temendo che a quella scossa non si ap
sania fa menzione di tempii ed altari innalzati a Nettuno Equestre. E
nella
prima parte di quest’ operetta abbiam raccontata
gantesca statura e feroci, che cibavansi di carne umana, ed abitavano
nella
Sicilia, o secondo altri, a Formia, città della C
annovera anche Glauco, il quale era pescatore. Avendo egli un giorno
nella
spiaggia del mare posto sull’erba alcuni pesci, q
n chioma e barba ritorta e lunga, come gli Dei fluviali, col tridente
nella
sinistra, e che colla destra calma le onde agitat
quella del Museo Pio-Clementino. Sulle medaglie della città di Berito
nella
Fenicia i cavalli marini che portano il suo cocch
ul meriggio e lavarsi. Per la virtù de’ quali magici farmachi fu essa
nella
metà inferiore del corpo cangiata in più rabbiosi
a confuso questa Scilla con l’altra fig. di Niso, di cui si è parlato
nella
prima parte. Nè questo poeta è uniforme nel descr
Ercole alcuni de’buoi di Gerione, fu da Giove fulminata e trasformata
nella
voragine che porta il suo nome e ch’è nello stret
i che de’palagi de’vivi. Dall’Egitto Melampo, Orfeo ed altri recarono
nella
Grecia la dottrina dell’immortalità dell’anima, e
tenne l’aureo ramo, di cui non poteva fare a meno chi volea penetrare
nella
casa di Plutone, descrive nobilmente l’entrata di
hi fortunati in mezzo all’aria, ove regna un clima purissimo ; altri,
nella
luna, ed altri nel centro della terra accanto al
cento anni sulle rive della Stigia palude, nè da Caronte sono ammesse
nella
vecchia sua barca che dopo sì lungo spazio di tem
senza uccelli (ab α priv. et ορνις, avis). Pausania (2) riferisce che
nella
Tesprozia, antica contrada dell’ Epiro, era un la
), si scorge che vi erano due Acheronti, uno che avea la sua sorgente
nella
Molossia, parte dell’antico Epiro, passava vicino
tico Epiro, passava vicino alla città di Pandosia ch’era propriamente
nella
Tesprozia, e si gettava nel golfo Tesprozio, oggi
cigni. Anche il Cocito era fiume dell’Inferno, che i geografi pongono
nella
Tesprozia, ed altri presso il Lucrino. Lo Stige e
e. L’Ariosto, nel Furioso, imitò l’idea del fiume Lete, allorchè pose
nella
luna un gran fiume, nel quale erano da un vecchio
i nell’inferno si radunavano chi al foro per attendere alle liti, chi
nella
reggia di Plutone, e chi si occupava nelle arti p
già i corpi de’vivi ; percui con gravi parole ricusò di ricevere Enea
nella
sua nave e portarlo di là della stigia palude (1)
. E di fatto ricordavasi Caronte che avendo per timore accolto Ercole
nella
sua barca, quando questo figliuolo di Giove volle
eseguiva le sentenze de’giudici ed i rei dava in mano a Tisifone che
nella
tartarea prigione li rinchiudeva e faceva loro pa
col quale egli date avea giustissime leggi a’Cretesi. Radamanto regnò
nella
Licia con fama di grandissima giustizia, come Eac
un gran macigno, donde, appena giunto, ricadeva per un potere supremo
nella
valle sottoposta. Lo Scoliaste di Omero afferma c
altre simili finzioni, tutte erano state da Orfeo portate dall’Egitto
nella
Grecia. E di fatto Ermete chiamavasi in Egitto qu
lle favole che aveano per base i fenomeni celesti. E veramente Esiodo
nella
Teogonia per lo più chiama gli Dei figliuoli dell
avea la virtù di rendere invisibili coloro che il portavano. Esiodo,
nella
descrizione dello scudo di Ercole, dice che l’elm
tramonta sulla Sicilia, per un osservatore che si ritrovi in Egitto o
nella
Fenicia ; dalla quale cosa presero argomento di f
i un uomo terribile assiso su di un trono di zolfo, col regio scettro
nella
destra, mentre tiene nella sinistra un’anima, il
su di un trono di zolfo, col regio scettro nella destra, mentre tiene
nella
sinistra un’anima, il Cerbero accovacciato a’ suo
le promette che a lei sarebbe consacrato l’albero de’rami d’oro, che
nella
selva infernale bellamente risplendeva. Ma che co
edibile ; le quali nascevano particolarmente in Colco, nell’Iberia, e
nella
Tessaglia. Comechè grandissima fosse stata l’auto
so che sospita, soprannome dato a Proserpina nell’Arcadia, a Sparta e
nella
Sicilia, forse alludendo al frumento che conserva
i da ogni nazione e le tracce frequentissime dei vulcani) non seppero
nella
loro rozzezza attribuire questi sconvolgimenti, s
che ; ovvero contengono la semplice reminiscenza dei fatti conservata
nella
memoria degli uomini, che è quanto dire la tradiz
comprendono utili verità, e con graditi ornamenti le imprimono meglio
nella
memoria. 8. Ceice ed Alcione trasformati in alcio
oro proprietà producevano sui primi popoli, avvezzi a veder la natura
nella
sua. bellezza selvatica, e indotti a supporre in
restri, cominciarono ad adorare le cose materiali, il Creatore, cioè,
nella
creatura ; ed il sole, la luna, le stelle, il tuo
gno ed i legislatori dei popoli. Cosicchè Esculapio che fu eccellente
nella
medicina ebbe vanto d’ essere figliuolo d’ Apollo
nascere questa Mitologia e questa favola nell’ Oriente, nell’ Egitto,
nella
Fenicia ; di dove recata nell’ Occidente, fu acco
la prima classe. 20. Gli Dei della prima classe abitavano il cielo
nella
reggia d’ Olimpo, o presiedevano alla terra, al m
I pagani chiamarono Caos quella congerie di cose casuale ed informe,
nella
quale immaginarono confusi tutti gli elementi del
orpi. La terra, il foco e ’l mare era nel cielo ; nel mar, nel foco e
nella
terra il cielo. (Anguillara, Metamorfosi lib. I.)
momenti la inesorabile Necessità, figlia dell’ Intemperanza, recando
nella
sua mano di ferro e chiodi e cunei e graffi e liq
e Titea o la Terra sua sorella, detta anche Vesta (43) o Cibele (40),
nella
qual doppia parentela è evidentemente addimostrat
più fama del padre. Poiché, oltre a Prometeo (70, 71), tanto celebre
nella
favola, ebbe Epimeto (73), Atlante (382) ed Esper
vivea del suo sudore, S’ aggiunse noja, incomodo ed affanno, Pericol
nella
vita e nell’ onore, E spesso in ambedue vergogna
rissa, odio e rancore, Non v’era falsità, non v’era inganno ; Come fu
nella
quarta età più dura Che dal ferro pigliò nome e n
onte, additano le città poste sotto la sua tutela ; mentre una chiave
nella
destra significa i tesori chiusi nelle viscere de
operto con ampio manto, e aveva la testa turrita e velata la fronte ;
nella
destra sosteneva una face e nella sinistra un gia
testa turrita e velata la fronte ; nella destra sosteneva una face e
nella
sinistra un giavellotto o il corno dell’abbondanz
ovendo la testa con atti di frenesia. In prima abitarono il monte Ida
nella
Frigia, di dove si trasferirono in Creta, e aiuta
ammelle piene di latte l’additano nutrice del genere umano. Talora ha
nella
destra un covone di spighe od una falcetta, e nel
umano. Talora ha nella destra un covone di spighe od una falcetta, e
nella
sinistra una fiaccola. Al suo carro vanno attacca
regno della Fortuna (332), ossia l’invenzione delle arti che avvenne
nella
seconda età del mondo. » (Mario Pagano, Saggi pol
fu madre d’Ercole (364). 75. Si cangiò in pioggia d’oro per penetrare
nella
torre di metallo dov’era ehiusa Danae figlia d’Ac
aspetto, con lunga e folta barba, assiso in un trono d’avorio, avente
nella
destra la folgore ed uno scettro simbolo dell’onn
uno scettro simbolo dell’onnipotenza, ed una statuetta della Vittoria
nella
sinistra ; allato gli seggono le Virtù, ed ai pie
i salutari avvertimenti o ammonizioni date da essa ai Romani, massime
nella
guerra coi Galli Senoni od in quelle con gli Arun
à di Giunone ! Piga, piccola regina dei Pigmei che ardì paragonarsele
nella
bellezza, fu cangiata in gru ; e le figlie di Pre
i quelle del dio Pane (294). Lucina è la figura di una matrona che ha
nella
destra una tazza e una lancia nella sinistra ; op
è la figura di una matrona che ha nella destra una tazza e una lancia
nella
sinistra ; oppure comparisce assisa con un bambin
r vendicar su lui la morte del figliuolo, e lo ridussero a ricovrarsi
nella
Troade, ove s’imbattè in Nettuno (185), esule anc
ai, rammentarsi, gr.), re d’Etiopia, il quale militò con Priamo (587)
nella
guerra di Troia, e vi rimase ucciso da Achille (5
ceneri dell’estinto. 115. Gli Egiziani alzarono a Memnone una statua
nella
città di Tebe ; e credesi che quando questa statu
r disperazione si ferì con la medesima arme, e fu cangiato con Procri
nella
stella mattutina che precede l’Aurora. 117. Gli
ro offerse il treppiede a Solone, il quale riponeva la vera ricchezza
nella
virtù, solo tesoro cui nè tempo nè fortuna posson
che reputasi inventore del flauto, ebbe la temerità di sfidare Apollo
nella
eccellenza della musica, a patto che il vinto res
aco (676) sopra un carro tirato da quattro cavalli bianchi. A Lebadia
nella
Beozia, dov’era il bellissimo tempio fabbricatogl
rlandata d’alloro ; gli stanno ai piedi gli emblemi delle arti, ed ha
nella
destra l’arco e i dardi, e nella sinistra quell’a
piedi gli emblemi delle arti, ed ha nella destra l’arco e i dardi, e
nella
sinistra quell’aurea lira di sette corde, emblema
ccatele il turcasso agli omeri. Si trova in Pausania con due serpenti
nella
sinistra, ed in Apuleio con un vaso dorato col ma
un tirso, che è un bastone coronalo di pampani o d’ellera. 151. Bacco
nella
sua prima giovinezza girò tutta la terra e conqui
della vite, e fu adorato qual Dio del vino. Notammo già il suo valore
nella
guerra dei Giganti (68). Questi viaggi favolosi d
India sussiste ancora la credenza della metempsicosi, e specialmente
nella
religione dei Bramini, i quali mantengono spedali
re e di Bacco (146). È un giovinetto incoronato di fiori, con la face
nella
destra e un velo nuziale nella sinistra. Il suo v
netto incoronato di fiori, con la face nella destra e un velo nuziale
nella
sinistra. Il suo volto spira soavi affetti, e gli
iposti. Altri con più elevati intendimenti asserisce essere adombrata
nella
mitologica Psiche l’anima immortale ; il che può
, della eletta fra le creature, di quell’essere che, quando si mostra
nella
sua possibile perfezione, vince ogni umana lode,
con tanta lode, è la sua Venere ; e questa pure si ammira in Firenze
nella
galleria del Palazzo Pitti. 182. Omero ha fatt
stesso modo che Apollo (96) ; e per vivere, si trovò come lui ridotto
nella
necessità di lavorare alle mura di Troja. È stata
figli, ed i più noti sono i Tritoni e le Arpie (191). 190. I Tritoni
nella
parte superiore del corpo somigliavano l’uomo ; e
zo figlio di Saturno (27) e di Cibele (40). Assistè il fratello Giove
nella
guerra che ebbe a sostenere contro Saturno (31),
, posta nell’Arcadia. Ma fingevano che anche in Italia e segnatamente
nella
Campania presso il lago Averno esistesse una via
trovò scritte quelle tremende parole che tutti sanno : « Per me si va
nella
città dolente ec., » ed Enea vide una folla d’ or
i è combattuto. La bufera infernal che mai non resta, Mena gli spirti
nella
sua rapina, Voltando e percotendo li molesta…. E
fu tanto breve sopra la terra. Alcuni credevano i Campi Elisi essere
nella
Luna, altri nelle isole Canarie o Fortunate, od a
asso con una moneta ; per lo che i Greci e i Romani ponevano un obolo
nella
bocca dei morti ; e ne sono stati trovati anche s
to, figlio di Giove (63) e d’Europa (91), e fratello di Minosse, recò
nella
Licia le leggi di Creta, e regnò in Oecalia, citt
sulla terra : Ecate con le chiavi dell’ abisso infernale, Febea (138)
nella
notte per regolare il corso della luna, Diana (13
i Io avrebbe detronizzato, ordinò alle figliuole di uccidere i mariti
nella
prima notte delle loro nozze. L’empio ordine fu e
ranno ; e in mezzo a tutti sorge la Morte agitando la sanguigna falce
nella
scarna mano (242). I Greci dettero a Plutone il n
eguimento dei veri beni ; e la ricchezza veramente pregevole consiste
nella
buona riputazione d’onestà, e nel sapere. Quanti
Troia. 257. Si narra che Marte avendo preso a combattere pe’ Troiani
nella
guerra mossa loro da’ Greci, restò ferito dalla l
allora il nome di Pallade, sotto il quale era principalmente adorata
nella
città di Troia ; ma il primo nome le è più comune
ella pittura e del ricamo, nel quale riuscì abilissima. 264. Notabile
nella
storia di Minerva è la sua disputa con Nettuno (1
) ; ma la ninfa era già amante del pastorello Aci ; sicchè il Ciclope
nella
sua brutale gelosia glielo schiacciò sotto un sco
elta e verecondia di cui furono dotate, sarà manifesto come la verità
nella
scienza e il bello nelle arti e nella poesia vogl
, sarà manifesto come la verità nella scienza e il bello nelle arti e
nella
poesia vogliano essere cercati nella natura e sem
scienza e il bello nelle arti e nella poesia vogliano essere cercati
nella
natura e sempre ricavati da oggetti sommamente mo
veva naturalmente presiedere anche alle matematiche ; perciò il Monti
nella
Mascheroniana : Colei che gl’intelletti apre e s
, furono trasformate in Piche. 279. Le Muse avevano altari in Grecia,
nella
Macedonia ed a Roma ; ed erano sempre onorate ins
dalle primarie, abitassero solamente la terra, e non fossero ammesse
nella
celeste reggia dell’Olimpo. Immenso fu il loro nu
l ferro docile Pronta recò mercè, E risanar potè — ferite acerbe. Ma
nella
rete avvolgersi Pur suol del lucro, il saggio. Co
se tosto in tutta la Grecia, e l’onoravano principalmente in Epidauro
nella
figura di un serpente, perchè stimavano che si ma
reci. 292. Esculapio è rappresentato a sedere in trono con un bastone
nella
destra, e appoggiando l’altra sulla testa d’un se
di caprone ; eran cinti da una corona d’abeto, e ne tenevano un ramo
nella
destra. Silvano 302. Silvano, divinità ca
n memoria d’una singolare sfida di canto seguita tra lui e un somaro,
nella
quale il quadrupede, indispettito d’esser rimasto
ncava. Stavano intorno a questa grotta le statue delle ninfe medesime
nella
medesima pietra scolpite ; avevano i piedi scalzi
di andiamo debitori del miele. Una di esse, chiamata Melissa, trovato
nella
cavità di un albero un favo, lo fece assaggiare a
tter fine a quelle importune dimande trasformarono Aretusa in fontana
nella
Sicilia, ed Alfeo in fiume nella provincia d’Elid
nde trasformarono Aretusa in fontana nella Sicilia, ed Alfeo in fiume
nella
provincia d’Elide. Tuttavia questa metamorfosi no
ella morte di Numa, che andò a rifugiarsi ed a piangere continuamente
nella
foresta d’Aricia, ove Diana (137) la trasformò in
mestica e della pubblica polizia ! Ettore (591) apparso ad Enea (608)
nella
tremenda notte dell’ eccidio di Troia, … Oh fugg
qua, emblema del bene e del male che spande sopra la terra. Talora ha
nella
destra un timone, o il corno dell’ abbondanza, pe
e, severo in volto, con l’indice della destra alla bocca e un sigillo
nella
sinistra. Aveva la fronte ornata d’ una mitra con
male non sopporta vincoli nè servitù. Belli sono quei versi del Monti
nella
Mascheroniana, coi quali allude alle vicende di F
a di uno scorpione (Esiodo). La calunnia. 345, 2°. Carlo Dati
nella
vita d’Apelle ci somministra una bella descrizion
stra una bella descrizione di questa maligna divinità. « Dipinse egli
nella
destra banda (del suo quadro) a sedere un uomo co
n palesava lo sdegno e la rabbia ch’ ella chiudeva nel cuore. Portava
nella
sinistra una fiaccola, e con l’altra mano strasci
ortali. La Pace ebbe are, culto e statue in Roma. Il suo tempio posto
nella
Via Sacra era il più grande ed il più sontuoso ch
posto nella Via Sacra era il più grande ed il più sontuoso che fosse
nella
città ; fu cominciato da Agrippina e finito da Ve
d il suo figliuolo recarono dal tempio di Gerusalemme. La Pace teneva
nella
destra il corno dell’abbondanza, e nella sinistra
Gerusalemme. La Pace teneva nella destra il corno dell’abbondanza, e
nella
sinistra un ramo d’ olivo ; talora ebbe il caduce
d alcune spighe di grano. Il lavoro. 347, 2°. È rappresentato
nella
figura di un uomo nerboruto, pieno di forza, di s
e spalle dal sol che nasce, e che ella per prevenirlo si cacci dentro
nella
camera per lo finestrone che si è detto. La sua f
giata sopra il braccio sinistro. Abbia un’asta che le si posi disopra
nella
spalla e da piè punti in terra, e sopr’essa lasci
un libro aperto e una palma, che spesso è quella del martirio ; ed ha
nella
destra un lucido specchio, talvolta adornato di f
ere contro i vizi, della possanza che acquista nelle continue lotte e
nella
vittoria, e della ricompènsa che le è dovuta. Il
l’estate e l’inverno, per indicare che l’amicizia vera è costante sì
nella
buona che nella rea fortuna : ovvero che questo s
verno, per indicare che l’amicizia vera è costante sì nella buona che
nella
rea fortuna : ovvero che questo soave sentimento
llo al Pegaseo (124), attraversò gl’immensi spazi dell’aria, e giunse
nella
Mauritania, dove regnava Atlante di gigantesca st
tra col mostrargli la testa di Medusa. Così il gigante fu trasformato
nella
montagna che porta il suo nome, e Perseo potè imp
fu paga. Ercole era in fasce, ed ella mandò due serpenti a divorarlo
nella
cuna ; ma il bambinello, senza mostrarsi atterrit
trangolati li divelle in brani. (Pindaro. Trad. del Borghi.) Il Dati
nella
vita di Zeusi, illustrandone un quadro fa una bel
uella che ci descrive il giovane Filostrato nelle Immagini. Scherzava
nella
culla il bambino Ercole, quasi che si burlasse de
che vaticinando presagiva il fato del grau fanciullo il quale giacea
nella
culla. Era egli figurato pieno di spirito divino
oleggiare in lui l’età più pericolosa della nostra vita ; quella cioè
nella
quale, essendo liberi di noi ed in tutto il vigor
segni dello zodiaco (676). Il Pàrini ne traggo opportuno insegnamento
nella
sua Ode bellissima sulla Educazione : Gran prole
irtù sia pago. 370. Un leone di smisurata grandezza erasi rifugiato
nella
foresta Nemea, e devastava il paese. Ercole assal
aese. Ercole assali quel mostro, e dopo lunga e perigliosa battaglia,
nella
qualé non valevano le armi perchè la sua pelle er
e, ed abitavano, chi volesse prestar fede alla favola, nell’Etiopia o
nella
Tracia. Fabbricavano le loro case a forza di gusc
ici, ebbe a scoppiar dalle risa in vederli ; e raccattandone parecchi
nella
sua pelle di leone, li recò in dono ad Euristeo.
be il nome d’ Ercole dopo avere strangolato i due serpenti mandatigli
nella
cuna da Giunone ; e questo nome derivante da due
reta a combattere il Minotauro. 417. Non gli avrebbe arriso fortuna
nella
sua impresa senza l’ ajuto d’ Arianna, figliuola
e le cose ; la mano di Chirone è la mano per eccellenza. La destrezza
nella
chirurgia, nel suono, nella ginnastica, nella gue
ne è la mano per eccellenza. La destrezza nella chirurgia, nel suono,
nella
ginnastica, nella guerra erano infatti i principa
ccellenza. La destrezza nella chirurgia, nel suono, nella ginnastica,
nella
guerra erano infatti i principali oggetti dell’ e
arole greche. 442. Polluce acquistò molta fama combattendo col cesto,
nella
qual lotta vinse il vigoroso Amico re di Bebricia
olate alle tempeste. 444. Questi due fratelli seguirono Giasone (448)
nella
Colchide, ed ebbero molta parte nella conquista d
ratelli seguirono Giasone (448) nella Colchide, ed ebbero molta parte
nella
conquista del Vello d’ oro (449). Nel tempo di un
nza al possesso del Vello d’ oro. 88 451. Giasone, essendo nell’ età
nella
quale più ferve l’ amor di gloria, colse avidamen
Il legname, col quale fu costruito, era stato preso sul monte Pelio e
nella
foresta di Dodona (82), e perciò fu detto che que
lo. Ei le corrispose, e promisele di sposarla. Medea, che era esperta
nella
magia, addormentò co’ suoi incantesimi il drago,
rofonte. 462. Per quel delitto, benchè involontario, dovè rifugiarsi
nella
reggia di Preto (363) re d’ Argo ; ma Stenobea, m
nch’ esso offendere le leggi dell’ ospitalità col punire Bellerofonte
nella
sua corte, pensò di esporlo a qualche gran rischi
agò le sue cognizioni d’agraria e di pastorizia. Alla fine si stabilì
nella
Tracia, ove Bacco lo iniziò nei misteri delle Org
, moglie di Lico re di Tebe, e sposò Niobe (629). Egli fu tanto abile
nella
musica, da far dire ai poeti che le mura di Tebe
ra loro, dimodochè cinque soli ne sopravvissero, ed essi lo aiutarono
nella
costruzione della città. 488. Troviamo scritto ch
a costruzione della città. 488. Troviamo scritto che Cadmo introdusse
nella
Grecia il culto delle divinità egiziane e fenicie
into, ritrovò a caso questo bambino sul monte Citerone, e lo ricoverò
nella
sua capanna. 493. La regina di Corinto, avuta que
on avrebbe accordato la mano d’Ippodamia se non a chi lo avesse vinto
nella
corsa dei carri. I perdenti dovevano perire di su
ao, fece sì che il carro del principe si rovesciasse ; ed Enomao perì
nella
caduta. Pelope allora sposò Ippodamia, prese gli
Guerra di troja. 517. La città di Troja, capitale della Troade
nella
piccola Frigia nell’ Asia Minore, fondata parecch
le rimanesse distrutta ; 6° Finalmente bisognava che i Greci avessero
nella
loro armata Telefo figlio d’ Ercole e re di Misia
liberi dai nemici. spalancate le porte, introdussero l’enorme cavallo
nella
città, atterrando parte delle mura perch’ei passa
uscirono dal ventre del simulato cavallo, introdussero l’armata greca
nella
città, e questa in breve fu ridotta in cenere dop
nelao ; ed egli aveva deciso d’immolarla ai mani di tanti eroi periti
nella
lunga guerra : ma lasciatosi intenerire dalle sue
enerire dalle sue lacrime, le concesse il perdono. 532. Egisto (516),
nella
lunga assenza d’Agamennone, adoperando le arti de
ad Agamennone, che al suo ritorno fu tradito dalla moglie, ed ucciso
nella
propria reggia ; indi lo scellerato seduttore spo
Diana ; ed egli vi si recò in compagnia di Pilade suo costante amico
nella
sventura. Ma Oreste fu arrestato prima che potess
he vi approdavano. Allora fu vista una generosissima gara d’amicizia,
nella
quale ambedue i giovani amici volevano dar la vit
e anch’ egli dovè liberare la giovine Briseide, prigioniera di guerra
nella
tenda del Pelide. Egli allora sdegnatone all’ est
il suo amico ; e unitosi ad una schiera di Tessali andò a stabilirsi
nella
Calabria, dove fondò la città di Petilia. Dio
. 552. Questa Dea, per punirlo di tanta audacia, mise tale scompiglio
nella
casa di Diomede, che al suo ritorno non potendo p
oncorse all’ assedio di Troja ; …..ei già trascorse avea Due vite, e
nella
terza allor regnava. Ma fu tanto utile ai Greci
ò sulle coste della grande Esperia dove fondò Salento. Pose in vigore
nella
nuova città le savie leggi di Minosse, e perciò i
a spedizione greca contro i Trojani ; ma la sua maggior fama consistè
nella
robustezza, nell’ agilità delle membra, e in un i
, e lo mandò a Telefo, che essendone guarito, si pose per gratitudine
nella
lega dei Greci. 5° Infine, benchè Filottete (546)
figliuolo di Nettuno (185), e il più possente fra loro, lo rinchiuse
nella
propria caverna con tutti i suoi compagni per far
itata da Circe, bellissima figlia del Sole. Questa Dea, sendo esperta
nella
magia, usò tutto il potere de’ suoi incantesimi c
578. Questa Dea lo accolse benignamente, lo trattenne per sette anni
nella
sua isola, e gli promise l’immortalità se avesse
petto nobile e franco, qual si addiceva ad un eroe, svegliò riverenza
nella
principessa e nelle compagne. Indi fu guidato al
iso da una sua freccia avvelenata. Ma Dante, che lo trova all’Inferno
nella
bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui stesso i
orrispondenze coi nemici. Furono immaginate lettere finte, e fu posta
nella
sua tenda una somma di denaro per far credere che
lto in pria si bello, Allor da Giove abbandonato all’ira Degl’inimici
nella
patria terra. All’atroce spettacolo si svelse La
aiutò a passare non visto davanti al campo de’Greci, e fecelo entrare
nella
tenda del Pelide che era tuttavia a mensa : ……..
madre, per sottrarlo alla persecuzione dei nemici, lo aveva nascosto
nella
tomba del marito. Ma la tenerezza materna, che le
asseriva che quella macchina era un artifizio del nemico per entrare
nella
città ; ed affinchè fossero persuasi della verità
ta, e si trafisse con la spada che aveva donato all’eroe. 613. Spinto
nella
Sicilia da una nuova tempesta, Enea vi celebrò i
referenza, e tentarono di rapirla per loro ; laonde nacque una zuffa,
nella
quale Meleagro, ferì a morte gli zii. 628. Altea,
i ! (Dante, Purg., c. XII.) 633. Nonostante un oragano la trasportò
nella
Libia in vetta d’ una montagna, dove continuò a s
la Niobe ed i suoi figliuoli, opere attribuite a scalpelli greci ; ma
nella
sola figura della madre si scorge la divina arte
si cangiavano in uomini e quelle di Pirra in donne. Chi non riscontra
nella
durezza delle pietre divenute uomini la rozzezza
udine dei tempi antidiluviani ? Un diluvio poi accadde effettivamente
nella
Tessaglia sotto il regno di Deucalione verso l’an
a una scienza tutta fondata sulla superstizione, ed aveva molta parte
nella
teologia pagana. Gl’ indovini od impostori più ce
a uno di quei guerrieri nati dai denti del serpente, che Cadmo seminò
nella
terra a tempo della fondazione di Tebe. Un giorno
sato e del futuro, e fu gran sacerdote e indovino dell’esercito greco
nella
guerra trojana. I capitani non facevano alcuna co
lfo presso i Greci. Eleno dice ad Enea : Giunto in Italia, allor che
nella
spiaggia Sarai di Cuma, il sacro Averno lago Visi
glie Ripone i fati : in su le foglie, dico, Scrive ciò che prevede, e
nella
grotta Distese ed ordinate ove sian lette, In dis
; ed ella chiese di vivere tanti anni quanti chicchi di sabbia erano
nella
sua mano. Apollo vi acconsentì, e le concesse anc
i cittadini, i quali e gloria e vite ed onore collocavano interamente
nella
patria, tutti a quella devoti e tutti pieni di qu
. Allora andò in disuso la legge che ne le escludeva ; e troviamo che
nella
25ª Olimpiade, Licisia figlia d’Archidamante prin
limpiade, Licisia figlia d’Archidamante principe di Macedonia trionfò
nella
corsa dei carri o delle bighe. Molte altre donne
nciò a franare la volta, ed i convitati scapparono ; ma egli, fidando
nella
sua forza, pretese di sostencre l’enorme peso, e
si appigliano i Lacedemoni. » Dicesi ancora che ciò avvenne in Atene
nella
festività solenne che essi appellavano Panatenea.
riportare alcune delle sentenze sparse nelle Odi di Pindaro, e scelte
nella
traduzione del Borghi, le quali sentenze saranno
l’opre alla virtù fan guerra Perigliosa fatica e chiesto argento ; Ma
nella
patria terra, Se alcun s’allegra di beato evento,
ri critici la prima incominciò 776 anni av. G. C. quando Corebo vinse
nella
corsa, e continuarono in numero di 294 fino al pr
ra cristiana. 672. I Giuochi Pitii che celebravansi ogni quattro anni
nella
città di Pitona appiè del monte Parnaso, o dalla
C., e li chiamarono Apollinari. 673. I Giuochi Nemei, già istituiti
nella
selva di Neme dai sette capitani a Tebe in memori
ntava, come la corsa, il salto, il disco, la lotta e il pugillato ; e
nella
prima istituzione una corona d’apio cingeva le te
altieramente nitrendo. Dentro i cocchi, alti in piedi, con le redini
nella
manca, e nella dritta sospeso il flagello in atto
itrendo. Dentro i cocchi, alti in piedi, con le redini nella manca, e
nella
dritta sospeso il flagello in atto di percuotere,
timone : ed intanto l’altro cocchio pendeva da una parte, trascinando
nella
polvère l’asse privo di rota, mentre che il giova
richiama battendo la caldaia. Si preparavano gli esercizj ginnastici
nella
palestra, in cui molti pugillatori apparvero, arm
. Egli aveva quel giorno scelto l’esercizio della lotta : e si mostrò
nella
palestra con leggiadro coturno involto al piede c
o i gigli alle rose. Erano sospesi gli animi ; ma però tutti concordi
nella
propensione, perchè vinti dalla bellezza divina d
vedutamente rilasciando Al corridor che per voltar piegava, Forte diè
nella
meta ; entro le rote L’asse spezzò ; precipitò da
n piccol’urna Qua recheran Focensi eletti, ond’egli Abbia almen tomba
nella
patria terra. Sofocle, Trad. di F. Bellotti.
di queste costellazioni è sepolta nelle tenebre del tempo. Si leggono
nella
Bibbia i nomi d’ Orione, delle Jadi, delle Plejad
Pesci sembra indicata la pesca, quale occupazione dei popoli agricoli
nella
stagion fredda, e secondo i Mitologi sono i Delfi
a sepoltura. Così esclama Ettore in mezzo ai due eserciti combattenti
nella
guerra di Troja, e nell’invitare a singolar batta
Api. La festa d’Iside 143 era celebrata nell’anniversario dell’epoca
nella
quale essa aveva pianto la morte del fratello. Ap
ride ha in capo una specie di mitra, dalla quale spuntano due corna ;
nella
sinistra un bastone a guisa di pastorale, e nella
puntano due corna ; nella sinistra un bastone a guisa di pastorale, e
nella
destra uno staffile a tre corde per indicare ch’e
donna con le corna di vacca, simbolo delle fasi lunari, ed un sistro
nella
diritta mano ed un vaso nella sinistra, il primo
simbolo delle fasi lunari, ed un sistro nella diritta mano ed un vaso
nella
sinistra, il primo per indicare il perpetuo movim
e ancora con le ali, con la faretra a tergo, un corno dell’abbondanza
nella
sinistra, e nella destra un piccolo trono con sop
i, con la faretra a tergo, un corno dell’abbondanza nella sinistra, e
nella
destra un piccolo trono con sopra il berretto e l
essendochè le fu attribuita anche l’invenzione della vela. Ogni anno
nella
primavera gli Egiziani le dedicavano, come a regi
iani credono di più che Visnù debba subire una decima trasformazione,
nella
quale piglierà la forma di un cavallo bianco alat
ato semi-nudo, armato di scure, in atto di vibrar colpi. 731. I Galli
nella
loro barbara ferocia credevano rendersi favorevol
sti, tuttavia non era pei Galli il padre dei Numi ; anzi veniva terzo
nella
gerarchia delle loro divinità ; ma gl’immolavano
ue del medesimo sesso, o via diseorrendo. Chi volesse porre un ordine
nella
genealogia, tanto degli Dei che dei Semidei e del
Orfeo nei misteri dell’ iniziazione, ossia nelle aegrete cerimonie e
nella
acienza arcana del paganesimo. Quindi è che vanno
rincipalmente celebrato nell’isola di Lenno, in quella di Samolracia,
nella
Frigia e nella Macedonia. 16. In quanlo ad Eumol
elebrato nell’isola di Lenno, in quella di Samolracia, nella Frigia e
nella
Macedonia. 16. In quanlo ad Eumolpo la Mitologia
ò sommerso nelle acque dell’Oceano cho porta óra il suo nome, trovano
nella
favola dei Titani o dei Giganti la tradiziono del
, adombra forse una calsstrofo di fuoco particolaro a questo pseso, e
nella
quale l’isola d’Ischia o le altre vicina si forma
e cure e della penosa fatica. Laddove prima nel regno degli Dei, cioè
nella
prima età del mondo, detta dell’oro, i mortali vi
ollo e non a Giove. Dieono adnnque che Trofonio fu celebre arcbitetto
nella
Beozia, e col fratello Agamede fabbricò il tempio
sodisfazione di tutti. 36. L’argomento del pœma trovasi cosi esposto
nella
citata versione : « Tolomeo Evergete, partendo a
asso. 41. Ludi magni o Circenses. 42. Promontorio del Peloponneso
nella
Laconia. Alle sue falde era una caverna larga e p
on cader nelle mani d’Augusto. 63. Dicesi di Cristoforo Colombo, che
nella
sua maraviglioss navigazione ai lidi del Nuovo Mo
doverono essere benemeriti del primo incivilimento di quei popoli, sì
nella
politica che nell’ industria ; mentre i tiranni e
di dove, dopo aver risalito questo fiume della Colchide, lo recaroco
nella
lor patria. 90. Potrebbe esser verosimile l’ opi
poeta Alceo e della poetessa Saffo. 92. Era d’Argo, e fidava tanto
nella
sua forza che andava dicendo di voler prendere Te
roi della sua patria. 94. I figli maggiori dei selle capitani periti
nella
guerra di Tebe furono delti Epigoni, e volendo ve
asti ricordare cho Troja stava presso al capo Sigeo e all’Ellesponto,
nella
pianura del Mendere, fra l’ Ida e il mare. 96.
i abitanti. I sette figli di Niobe crano lungo le mura ad esercitarsi
nella
ginnastica quando si trovarono colti dal peatifer
nti. Vestita a lutto, pallida, abbattuta ella usci di Tebe, e ritornò
nella
Lidia suo paese natio per abbandonarvisi liberame
e i gemiti sollevarono l’oppresso petto. Ma sopravvisse pochi mesi, e
nella
base della statua eretta alla aua memoria fu scol
colla spiegazione delle anticaglie, che oggigiorno anche si ammirano
nella
nostra Città. Sperasi che questo lavoro sia come
azione amica della menzogna : non esclusi coloro, che hanno ravvisato
nella
favola diverse figure simboliche de’ lavori dell’
una Ninfa, che si duole, o piange la morte di Narciso. Così il poeta
nella
nobile combinazione di tante finzioni aleggia nel
so. Così il poeta nella nobile combinazione di tante finzioni aleggia
nella
sua fantasia : adorna, innalza, abbellisce, ingig
re : La terra, il foco, e ’l mare era nel Cielo, Nel mar, nel foco, e
nella
terra il Cielo. ……………………………… Non v’era chi portas
a altresì concepì dal Tartaro il gigante Tifeo, che molto si distinse
nella
guerra degli Dei. Urano, che temeva per parte de’
gava di non allevar figli maschi, affinchè il governo fosse ritornato
nella
famiglia di Titano. Tantoppiù Saturno prestò orec
vinto anche questa volta, e sopraffatto dalla disperazione ritirossi
nella
Sicilia, ove morì di dispiacere. Questa è la favo
le vendicarsene in una brillante occasione. Giunone aveva preso parte
nella
guerra degli Dei : Giove volle punirla, e del cas
al comando scorse Trittolemo l’Asia, e l’Europa. Mancò poco però, che
nella
Scizia non fosse perito per parte di Linco geloso
stalio, o d’Ippocrene, luoghi poco discosti dall’amene valli di Tempe
nella
Tessaglia. Talvolta questo Dio annuncia ai mortal
orato, pieno di frecce, e con arco alla mano, come appunto si osserva
nella
superba statua dell’Apollo di Belvedere. L’artist
i fu istruito della virtù delle piante Diventò così celebre Esculapio
nella
medicina, che giunse a risuscitare anche gli esti
tuno, parimente privato della divinità, al Re Laomedonte la sua opera
nella
fabbrica delle mura di Troja. La mercede fu conve
di frecce uccise i maschi, che si esercitavano in un circo : e Diana
nella
stessa guisa tolse la vita alle femmine, che si a
ersi aspetti, che le davano una triplice situazione ; cioè nel Cielo,
nella
terra, e nell’inferno. Nel Cielo sotto il nome di
Plutone, di là il trasse, e lo nascose in una grotta del monte Latmos
nella
Caria. Vedesi Diana ordinariamente rappresentata
lopi, specie di giganti figli della Terra, che avevano un occhio solo
nella
fronte. I più conosciuti erano Bronte, Sterope, e
to dalla pelle di un mostro chiamato Egi, che Minerva aveva ammazzato
nella
guerra de’ Giganti. Ella aveva sopra questo scudo
ercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi da per tutto nel cielo,
nella
terra, e nell’Inferno, e per potere da per tutto
ra, e nell’Inferno, e per potere da per tutto accorrere, aveva le ali
nella
testa, e nei piedi. Come direttore degli affari t
lvolta appena si reggeva, perchè semiebrio. Bacco combattè con ardire
nella
guerra de’ giganti : indi disceso in terra conqui
. Nettuno Dio del mare. Nettuno figliuolo di Saturno, e di Clbele
nella
divisione del Mondo ebbe, come si è detto, l’impe
di questo fiume, Caronte figlio dell’Erebo, e della Notte le riceveva
nella
sua barca al prezzo di una piccola moneta, e le t
eva nella sua barca al prezzo di una piccola moneta, e le trasportava
nella
ripa opposta. Questo rigido barcajuolo poteva ric
cuna delle sue figlie un pugnale con ordine di ammazzare i loro sposi
nella
prima notte, che ad essi si univano. La sola Iper
ed ivi prese sonno. Mida che lo seppe, bramando di averlo per un poco
nella
Corte, mentre dormiva, fece empire la fontana di
etto di un bel giovine coronato di foglie di diverse piante, portando
nella
sinistra mano delle frutta, e nella destra il cor
oglie di diverse piante, portando nella sinistra mano delle frutta, e
nella
destra il corno dell’abbondanza. Una giovanetta a
n era bello : aveva l’aspetto di un satiro. La sua effigie consisteva
nella
sola parte superiore del corpo : il rimanente era
o Melicerta. Portunno Dio presidente ai porti chiamavasi Melicerta
nella
sua infanzia. Ino figliuola di Cadmo, e di Ermion
. Glauco. Glauco era un celebre pescatore della Città di Anteona
nella
Beozia. Un giorno si avvide, che alcuni pesci che
che l’amicizia è la stessa in ogni tempo, in ogni luogo inalterabile
nella
felicità, e nelle disgrazie. Il suo cuore aperto
i una ruota che gira rapidamente. La sua testa è calva al di dietro :
nella
parte d’avanti presenta soltanto un ciuffo che bi
richiamata l’attenzione degli Dei, e la meraviglia degli uomini. Così
nella
prima classe bisogna situar Ercole, Perseo, Cadmo
immaginò una prova terribile. Fece scannare un ostaggio, che abitava
nella
sua reggia, e ne apprestò delle vivande alla mens
litti degli uomini. Questi si salvarono in una barchetta che si fermò
nella
cima del monte Parnaso, e dopo aver ringraziato i
fuori le donne1. Cecrope. Cecrope dall’Egitto venne a stabilirsi
nella
Grecia, e propriamente nel luogo, dove Atene fu f
i custodi erano intenti a raccorre l’oro, riuscì a Giove di penetrare
nella
torre. Divenne Danae madre di Perseo : del che ac
accolse con gioja, e nove giorni durarono le feste, ed i divertimenti
nella
reggia per il suo arrivo. Nel giorno decimo avend
se fece rinchiudere il Minotauro ; e lo stesso Dedalo ch’ era incorso
nella
di lui disgrazia con il suo figlio Icaro. Questi
oe fin dalla fanciullezza imitare il valore di Ercole, e ritrovandosi
nella
Corte di Piteo re di Trezenia, e padre di Etra vo
si raddrizzavano collo squarcio de’ loro corpi. Teseo lo fece morire
nella
stessa guisa. Passando per le frontiere di Megara
adrone nel rubare ad Ercole alcuni bovi ebbe l’avvertenza di condurli
nella
sua caverna, tirandoli per la coda per non far co
e innalzò una colonna col motto Non plus ultra. Finalmente ritornando
nella
Grecia sposò Dejanira sorella di Meleagro, che vo
eta, e meritò altresì il culto al pari delle altre Divinità, ch’aveva
nella
Grecia introdotte. Egli era figlio di Eagro re de
ione al pastore Aristèo che la inseguiva mentre coglieva de’ fiori, e
nella
fuga fu da una serpe morsicata. Quindi Aristèo a
eocle, e Polinice. Il delitto di Edipo fu cagione di altre disgrazie
nella
sua famiglia. Eteocle, e Polinice suoi figli conv
a morte, giacchè le ceneri de’ due fratelli non si poterono mai unire
nella
tomba, ed allorchè furono esposti sul rogo per br
to degli astanti. Nomi de’ principali Guerrieri, che si distinsero
nella
guerra di Tebe. La guerra di Tebe fu una delle p
è già detto, fu la molla principale di questa guerra, avendo aceolto
nella
sua reggia Polinice. Tidèo contemporaneamente con
ll’assedio di Tebe. Egli fu padre del celebre Diomede, che si segnalò
nella
guerra di Troja. Amfiarao famoso indovino, sposo
il capo : egli era figliuolo di Giove, e della ninfa Plota, e regnava
nella
Frigia. Non essendo questi stato chiamato da Troe
Non essendo questi stato chiamato da Troe in una festa che si celebrò
nella
città di Troja, per vendicarsi di tale oscitanza,
e, sposò Pelopea che non riconosceva per sua nipote, facendo allevare
nella
sua reggia anche Egisto insieme con Agamennone, e
e aveva lasciato presso la regina, per sapere tutto ciò che si faceva
nella
sua corte. Giunse tant’oltre la di lui scandalosa
sparse dei falsi rumori di sua morte. Egisto, e Clitennestra caddero
nella
retc, e recatisi al tempio di Apollo per rendere
dde prima della guerra di Troja, di cui daremo una minuta descrizione
nella
seguente quarta parte del presente corso di Mitol
suo cuore, e maritò Teti a Peleo figliuolo di Eaco re della Ftiotide
nella
Tessaglia. Achille, che superò la gloria del padr
ciata la Discordia di non esservi stata chiamata gittò un pomo di oro
nella
sala del festino, col motto alla più bella. Ecco
naccia dell’oracolo, ebbe la debolezza di volerlo tenere presso di se
nella
reggia. Mercurio intanto condusse le tre Dive da
Achille alla guerra. Egli si mascherò per la strada, ed introdottosi
nella
reggia di Licomede, espose innanzi alle donne var
l Fato era di portar via una statuetta di Minerva chiamata Palladium,
nella
quale consisteva la salvezza della città. Ulisse,
parirvi, allorchè Agamennone ferito fosse stato obbligato a ritirarsi
nella
sua tenda. Così fu fatto, e la presenza di Ettore
sto mostro che riconduceva i suoi armenti, accortosi che vi era gente
nella
caverna, ne chiuse l’ingresso con un sasso, che l
ola consacrata al Sole presso le coste della Sicilia. I suoi compagni
nella
sua assenza sagrilegamente ne rubarono alcuni. Lo
Penelope. Entrano separatamente in città. Ulisse da pitoccante entra
nella
sua reggia per dimandare la limosina ai principi
e : altri che ci si attacchi il fuoco : taluni la vogliono introdurre
nella
città. Laocoonte sacerdote di Nettuno è di avviso
rtire per placarla : di più li consiglia ad introdurre questo colosso
nella
città, che conservando un tal pegno, sarebbe sott
un’ ala delle mura, e s’introduce a forza di uomini il cavallo fatale
nella
città : indi ciascuno si ritira, e pieni di sicur
s’incaminano colla flotta verso Troja : sbarcano le truppe, penetrano
nella
città per la breccia dianzi aperta. Lo scellerato
contra. Ma i suoi essendosi serviti delle armi stesse tolte ai nemici
nella
mischia, restano nel tempo istesso inviluppati fr
, e si scosta dai patrj lidi con venti legni. Dopo di essersi fermato
nella
Tracia, in Delo, in Creta, nelle Strofadi, a Leuc
elo, in Creta, nelle Strofadi, a Leucade, aborda finalmente a Trapani
nella
Sicilia, dove regnava Alceste Principe Trojano :
ara metà, si avvide, che un lione se le avvicinava : quindi fuggì, ma
nella
fuga le cadde un velo, che preso dal lione, dopo
in uomo, e colla proprietà di essere invulnerabile. Perì questa ninfa
nella
guerra de’ Centauri, e de’ Lapiti, i quali non po
ati ne nacque un uccello. Ceice, e Alcione. Ceice re di Trachinia
nella
Tessaglia morì naufragato, mentre andava a consul
o di Marte sposò Progne figlia di Pandione re di Atene, e la condusse
nella
Tracia, ov’egli regnava. Aveva Progne lasciata ne
e, e la condusse nella Tracia, ov’egli regnava. Aveva Progne lasciata
nella
casa paterna una sorella per nome Filomela, che a
i ritirò in Sardegna da lui per la prima volta coltivata : indi passò
nella
Sicilia, e finalmente nella Tracia, ove Bacco lo
per la prima volta coltivata : indi passò nella Sicilia, e finalmente
nella
Tracia, ove Bacco lo volle per compagno delle sue
corso di tanti secoli, l’edace tempo ha rispettato. Non vi ha angolo
nella
città, e nel Regno, in cui non ritrovansi prezios
lle altre nazioni. Quantunque di questa ne abbiamo abbastanza parlato
nella
prima parte, era però di somma necessità rinnovar
già che una delle Sirene chiamata Partenope, che colle altre abitava
nella
spiaggia di Sorrento, e che in vicinanza di Napol
crivono taluni che questa giovane amantissima della castità ritirossi
nella
Campania, ed ivi elesse il suolo dove oggi è Napo
ui testo alquanto lungo in poche parole esporremo. Eunosto di Tanagra
nella
Boezia fu un giovane eroe conosciutissimo per la
fralle patrie tutelari Deità. Il nostro ch. D. G. Giacomo Martorelli
nella
sua laboriosa opera de Reg. theca cal. parlando d
nefonte attesta, che il gran Ciro giurava per questo Dio, e Lampridio
nella
vita di Commodo fa menzione de’ sacri riti pratic
hiamasi Via Solis, et Lunae : ed assicura il testè lodato Celano, che
nella
casa d’Ippolita Ruffo fondatrice della Chiesa sud
o per costume i Napoletani di celebrare una festa in onore di Orione,
nella
quale fralle altre formalità si bruciava una barc
a quale fralle altre formalità si bruciava una barchetta in ogni anno
nella
notte della Natività di Nostro Signore. Chiamasi
ssima pompa ad imitazione delle feste Eleusinie, che con solenne rito
nella
Grecia si rinnovavano. Durante : il loro corso, e
nuto, ricavato da pitture antichissime, e da un basso rilievo situato
nella
sommità della facciata della Chiesa di S. Giovann
contrade del nostro regno, a cui diede il suo nome. Oltre di Eraclea
nella
magna Grecia, chiamasi in Napoli vico Eraclio, o
ne, come altresì il Portico di Ercole, Portici, di cui parla Petronio
nella
cena di Trimalchione. Credesi però che tali luogh
ano innalzati de’ tempj alla Fortuna, bisogna tuttavia confessare che
nella
Campagna Felice esigeva questa Dea un culto parti
no per l’acqua, e cet. 1. Omero, ed Esiodo primi scrittori di favole
nella
Grecia. Prima di questi non abbiamo altri scritto
ene non fossero compresi tra’ venti del primo ordine. 1. S. Girolamo
nella
versione del cantico di Giuditta rassomiglia ai T
le fondamenta. Gli avanzi di questo tempio veggonsi tuttavia in Roma
nella
Chiesa di Ara Coeli. 1. Questo è il tipo ordinar
e di tutte le grandi Città. Credono i poeti, che le Sirene abitassero
nella
spiaggia di Sorrento, o di Capri. Leggasi su di q
, popoli che abitavano nelle grotte, ed in luoghi oscuri, e tenebrosi
nella
Campania presso il lago di Averno. 1. Il corno,
ell’innocenza. La temerità, e la smania di voler saper tutto figurata
nella
curiosità di Epimeteo ha cagionato i malanni, e l
sa. Virgilio nacque in un villaggio presso Mantova : visse gran tempo
nella
Corte di Augusto, principe che amava a maggior se
dizionario suolsi dividerla comunemente in tre parti. Si descrivono
nella
prima gli Dei Superiori, gl’ Inferiori nella seco
re parti. Si descrivono nella prima gli Dei Superiori, gl’ Inferiori
nella
seconda, i Semidei nella terza. Gli Dei Superior
nella prima gli Dei Superiori, gl’ Inferiori nella seconda, i Semidei
nella
terza. Gli Dei Superiori sono dodici : Giove, Gi
ena di Ercole e tante altre. Si cangiò in pioggia d’oro per penetrare
nella
torre di bronzo ove era rinchiusa Danae da cui eb
del regno da’ suoi figli com’egli ne aveva privato il padre suo ; che
nella
divisione essendo toccata a Giove la parte orient
ella zampogna e col tocco del caduceo, Giunone pose gli occhi di Argo
nella
coda del pavone, uccello a lei consacrato, tormen
o ne sortì Minerva tutta armata da capo a piedi. Ella aiutò suo padre
nella
guerra contro i Titani ove si distinse molto. Gar
e ; questi formò di fili sottilissimi di metallo una rete invisibile,
nella
quale colse gli amanti e li espose alla vista deg
ione come opinano molti. Pare che molte Veneri sieno state annoverate
nella
storia, e che le dissolutezze di molte donne di q
e umane ; Ifigenia tra i Greci ne fa prova. Si uccidevano in onor suo
nella
Tauride tutti gli stranieri che la tempesta getta
e Niobe fu conversa in una rupe. Esculapio figlio di Apollo celebre
nella
medicina avendo risuscitato Ippolito, Giove lo fu
bito di palesarlo, ma non potendo trattenersi dal dirlo, fece un buco
nella
terra, e colà depose il suo segreto. Poco dopo vi
da aveva le orecchie d’asino. Questo Mida è lo stesso di cui si parla
nella
storia di Bacco. Il gallo, lo sparviero, l’ulivo
ci resta dell’antichità è il famoso Apollo del Belvedere che trovasi
nella
Galleria del Gran Duca di Toscana a Firenze. Fra
rio e Batto Mercurio Di più individui sotto questo nome si parla
nella
favola ; il più celebre tra di essi però è il fig
ti egli proteggeva il commercio. Il tridente gli fu accordato, perchè
nella
distribuzione degli elementi fatta da Giove a par
i. Le Ninfe che allevarono questo Dio, le donne che lo accompagnarono
nella
conquista delle Indie, furono le prime che portar
un altare sul quale si offrivan loro sacrifici. I moderni non videro
nella
favola dei Ciclopi se non che l’emblema dei vulca
ato come gli altri suoi fratelli, ebbe in parte l’impero dell’inferno
nella
divisione che fece con Giove e Nettuno dell’eredi
è sortono dal corpo. Lo ritengono altri come l’emblema del sole, che,
nella
sua assenza durante l’inverno, piomba la natura n
he, nella sua assenza durante l’inverno, piomba la natura nel lutto e
nella
sterilità. Proserpina secondo questi ultimi era l
All’Inferno fingevansi due ingressi, l’uno presso il lago di Averno
nella
Campania, oggi Terra di Lavoro nel regno di Napol
d’opinione gli antichi nel situare i Campi Elisi. Li situavono alcuni
nella
Luna, altri nelle Isole Canarie, che dissero Fort
tri, e cambiato in fiume infernale per aver fornito l’acqua ai Titani
nella
lor guerra contro di Giove. Le sue acque erano fa
e un palo e remo per dirigerla. Nessun mortale vivente poteva entrare
nella
barca di Caronte, a meno che non avesse seco un r
o, e che con esso si denotasse colui che per ordine del re tragittava
nella
sua barca quelli che avevano pagato il diritto de
Chersoneso di Tauride : indi ella diviene sposa di Eete, ed istruisce
nella
propria arte due degne figlie Medea e Circe. Dea
he dalla morte erano ancor rispettati. Si vedono avventarsi sui corpi
nella
mischia con inaudito accammento, e mille altri cr
fiamme da cinquanta bocche e da cinquanta petti, ad istanza di Teti,
nella
cospirazione degli Dei contro Giove, salisse al c
er servirgli di guardia. Pretendesi da altri che Briareo avesse parte
nella
guerra de’Titani contro gli Dei, e che fosse oppr
d il corno d’abbondanza nell’altra. Ebbe questo Dio un tempio a Roma
nella
piazza del mercato. Invaghitosi di Pomona Dea de’
ni seduta su di un cesto pieno di fiori e di frutti con un ramoscello
nella
mano dritta ed alcuni pomi nella sinistra ; da al
fiori e di frutti con un ramoscello nella mano dritta ed alcuni pomi
nella
sinistra ; da altri si rappresenta coronata di fo
e i ladri e gli uccelli. I Romani mettevano la sua statua negli orti,
nella
persuasione ch’egli ne fosse il guardiano e che n
dove si trastullava con altre fanciulle della sua età, e la trasportò
nella
Ciconia, regione di Tracia, dove la sposò, e la r
ed irritata, inviluppato in densi vapori quando traversa il cielo, e
nella
polvere quando scorre la terra. Cangiato in caval
e acqua da tutte le parti de’ suoi vestimenti ; si mette anche seduto
nella
caverna di Eolo in atto di asciugarsi le ali dopo
ene era un giovine il quale nel giorno delle sue nozze fu schiacciato
nella
propria casa, e che i Greci per ispiare tale sven
corrispondenza fa crescere l’amorosa passione. Antero aveva un altare
nella
città di Atene. Rappresentansi i due Amori come d
facevasi l’apoteosi di qualcuno dioevasi che ei beveva già il nettare
nella
tazza degli Dei : coloro che avevano una volta as
col viso acceso dall’ebrezza, coronato il capo di rose, con una face
nella
mano destra che sta per cadergli, e in atto di ap
u creduto inventore e Dio della medicina. Accompagnò Ercole e Giasone
nella
spedizione in Colchide e prestò grandi servigi ag
de e prestò grandi servigi agli Argonauti. Egli divenne tanto valente
nella
medicina, che potè ad istanza di Diana richiamare
l’altra ; e finalmente appoggiato ad una colonna intorno alla quale è
nella
stessa guisa attortigliato un serpente. Nei sacr
serve a mantenere l’ordine e la pace tra gli altri uomini. Regnò essa
nella
Tessaglia e si applicò con molta saggezza nell’am
o i Romani si voleva arringare il popolo si portava la statua di Temi
nella
tribuna e si collocava a fianco dell’oratore, aff
le ove il senato dava udienza agli ambasciatori, prima che entrassero
nella
città. Si rappresenta armata dalla testa ai piedi
ce il quale non cedeva la precedenza che al solo re ; egli era scelto
nella
famiglia reale e la sua dignità era a vita. Fe
uisce di aver salvato Giove nel più gran pericolo che gli sovrastasse
nella
guerra che gli fecero gli altri Dei, ma questo fa
adre era addormentato gli tagliò il fatal crine, e lo mandò a Minosse
nella
lusinga ch’ egli le sarebbe riconoscente di siffa
ive che di pesci. I Greci pagarono il barbaro tributo tre volte ; ma
nella
quarta Teseo, uno dei giovani dannati ad essere p
ni e i divisamenti dei generali dovevano star sepolti nel loro cuore,
nella
stessa guisa che il mostro lo era nel labirinto,
vuolsi che fosse allievo di Mercurio. Egli fu eccellente sopra tutto
nella
scultura, nella meccanica e nell’ architettura, B
e allievo di Mercurio. Egli fu eccellente sopra tutto nella scultura,
nella
meccanica e nell’ architettura, Benchè uscito di
ò, ed allora fu detto che gli Dei marini lo avevano del tutto ammesso
nella
loro compagnia. Eco Eco figlia dell’Aria e
na delle Ninfe seguaci di Giunone, abitava le sponde del fiume Cefiso
nella
Focide. Giunone la condannò a non parlar mai senz
e facili maniere e tutte le altre qualità che spandono tanta dolcezza
nella
vita sociale, ma la liberalità pur anche, l’eloqu
i fiumi e le fontane erano loro consacrati l’Ippocrene ed il Permesso
nella
Beozia, il Castalio nella Focide, tra le piante l
loro consacrati l’Ippocrene ed il Permesso nella Beozia, il Castalio
nella
Focide, tra le piante la Palma ed il Lauro. Il ca
uomini ; motivo per cui le fanno presenti a tutte le nozze celebrate
nella
mitologia. Gli Ateniesi offrivano dei sacrifici
alato che Nettuno percuotendo la terra col suo tridente fece nascere
nella
gara che ebbe con Minerva, come si è già riferito
acevano presiedere ai boschetti, alle valli ed ai prati. Il loro nome
nella
lingua greca significa luogo coperto d’alberi. Il
ratrice figlia di un tintore chiamato Idmone, della città di Colofone
nella
Ionia, la quale lavorava così bene in ricamo, che
scoprirvi alcun difetto, lacerò con isdegno quella bella tappezzeria
nella
quale erano troppo ben rappresentate le colpe deg
re di tela, esponevano nelle loro feste la figura di una donna avente
nella
mano destra il subbio, intorno al quale i tessito
a della loro stoffa, e davano a quest’immagine il nome di Minerva che
nella
loro lingua indicava mestiere di tessitore. Vicin
ati anche suonando una specie di flauto o zampogna, e tenendo un remo
nella
sinistra mano. Le Sirene, Scilla e Cariddi
ma ricorse a Circe, famosa maga, la quale compose un veleno che gettò
nella
fontana in cui la Ninfa era solita bagnarsi. Appe
fontana in cui la Ninfa era solita bagnarsi. Appena Scilla fu entrata
nella
fontana, si vide cangiata in un mostro che aveva
In Tebe ed in molte altre città della Grecia, in Roma, nelle Gallie,
nella
Spagna e sino nella Tabroane isola tra l’Indo ed
altre città della Grecia, in Roma, nelle Gallie, nella Spagna e sino
nella
Tabroane isola tra l’Indo ed il Gange, furono ere
a clava era d’ulivo, che, secondo alcuni, dopo la sua morte, piantata
nella
terra aveva preso radice, ed era divenuta un albe
la statuaria. Prometeo essendo della famiglia dei Titani fu compreso
nella
persecuzione ad essi fatta da Giove e fu quindi o
persecuzione ad essi fatta da Giove e fu quindi obbligato a ritirarsi
nella
Scizia ove trovasi il monte Cuacaso, e donde non
i salvarono con lui sul monte Parnaso, e venute meno le acque scesero
nella
pianura. Le pietre misteriose che ripopolarono il
to di non maritarla mai. Giove però cambiato in pioggia d’oro penetrò
nella
torre, e dopo nove mesi Danae diede alla luce un
etendono alcuni, ma son creduti da pochi, che quegli che s’introdusse
nella
torre fosse Preto e che da ciò ne naeque l’odio i
re sperando che i flutti non tardassero ad inghiottirli, ma fu deluso
nella
sua speranza perchè il naviglio fu trasportato su
la più ferma amicizia. Giovò assaissimo a Piritoo l’amicizia di Teseo
nella
pugna che egli ebbe contro i Centauri. Perciocchè
ggi, avendo perduta la speranza di trovarla, risolvette di stabilirsi
nella
Grecia. Egli consultò quindi l’oracolo di Apollin
cedendo al fine al dolore che gli cagionavano tante sciagure avvenute
nella
sua famiglia, abbandonò il soggiorno di Tebe e do
in Colchide e contribuirono alla conquista del vello d’oro. Ritornati
nella
loro patria ripresero la loro sorella Elena ch’er
nelli bianchi. Castore proteggeva quelli che si disputavano il premio
nella
corsa de’cavalli, e Polluce proteggeva i lottator
ono tutti e due trasportati in cielo, convertiti in astri e collocati
nella
costellazione de’Gemelli uno de’dodici segni dell
del suo dolore e delle sue lagrime. Si ritirò poscia sul monte Rodopo
nella
Tracia, cercando di vivere solitario nei boschi,
o musico innalzò il primo altare del quale sia stato onorato Mercurio
nella
Grecia. Altri dicono che Anfione ricevesse la lir
uti, il vello d’oro, ecc. Giasone era figlio di Esone re di Iolco
nella
Tessaglia e di Alcimeda o Polimila. Suo padre fu
placare l’ombra di Frisso discendente da Eolo, crudelmente trucidato
nella
Colchide e trasportarlo in Grecia ; di più aggiun
izio a quelle divinità della cui assistenza credeva poter abbisognare
nella
sua intrapresa. Giove promise colla voce del tuon
del ponte Eusino oggi mar Nero e precisamente nell’odierna Mingrelia
nella
Giorgia. Colà era appeso ad un albero il vello d’
. Fu egli che compose il calendario di cui si servirono gli Argonauti
nella
loro spedizione. Il Bacco greco fu per quanto si
ire le malattie coi soli concenti della sua lira ed era tanto valente
nella
cognizione de’corpi celesti, che giunse a saperne
distinguono i principi greci che s’imbarcarono con Giasone per andare
nella
Colchide a fare la conquista del vello d’oro. Son
Ercole in fine, il quale perduto Ila, giovinetto di singolare beltà,
nella
Misia, ove fu rapito da alcune Ninfe presso ad un
o Toson d’oro era la spoglia del montone che trasportò Frisso ed Elle
nella
Colchide, e la di cui conquista fu l’oggetto prin
alcuni che la favola di questo vello d’oro fosse fondata sull’esservi
nella
Colchide torrenti che volgevano le loro acque sop
imi, lo mandò contro le Amazzoni, le quali avevano fatto un’irruzione
nella
Frigia e negli altri paesi vicini, ed egli le vin
assillo che punse il cavallo, e fe’cadere l’eroe, il quale si uccise
nella
caduta. Il cavallo volò in cielo ove fu posto fra
da chi vuol spiegare questa favola, era una montagna dell’Asia minore
nella
Licia, che al pari dell’Etna e del Vesuvio mandav
cuni dei quali la fanno figlia di Iaso o Iasio. Il suo nome è celebre
nella
storia eroica. Appena ch’essa fu nata, suo padre
la morte del suo sposo Ceice, figliuolo di Luciefero e re di Trachina
nella
Ftiotide regione della Tessaglia, che era perito
lo non si separa mai dalla sua compagna quando l’ha scelta. È celebre
nella
mitologia il gigante Alcione o Alcioneo fratello
mmortale finchè rimaneva nel luogo di sua nascita. Prima della guerra
nella
quale soccorse gli Dei contro Giove, egli aveva c
tenuto l’impero dell’Asia. Trovandosi Alessandro il Grande in Frigia,
nella
città di Gordina, antico e rinomato soggiorno del
i si ritirarono come se l’oracolo fosse compiuto ; la qual cosa venne
nella
stessa notte comfermata da tuoni e baleni, cosicc
isgrazie che a Laio erano state predette e lo avvisò di non ritornare
nella
sua patria per evitarle. Credendo Edipo che l’ora
to, se ne esiliò volontariamente e decise di andare in Beozia. Giunto
nella
Focide, mentre in una contesa tra i Focesi e i fo
dalla quale viene costituito il delitto, non abbia avuto parte alcuna
nella
sua vita, pure i poeti non tralasciano di situarl
dall’ambizione e dall’interesse attizzato. Incontratisi corpo a corpo
nella
mischia o come si asserisce da alcuni avendo chie
to cattivi sieno stati questi due fratelli non si tralasciò nullameno
nella
Grecia di rendere ad essi gli onori eroici. Creon
fu salvato dalla sorella Elettra, ed allevato secretamente da Strofio
nella
Focide, di dove all’età di venti anni tornò incog
ioni. Sposò la ninfa Enone, figlia del fiume Lebreno, e visse con lei
nella
più perfetta unione, sino all’epoca delle nozze d
landosi pazzo ; ma Palamede scoperto l’inganno il costrinse ad entrar
nella
lega cogli altri. Teti madre d’Achille sapendo ch
lo nelle sue mura si conducesse. Fu esso adunque, squarciate le mura,
nella
città introdotto. Intanto Sinone a notte buia die
te di Paride a quello era stata data in isposa. Pirro entrato a forza
nella
reggia di Priamo vi uccise Polite altro de’ figli
ll’Asia fino al suo stabilimento in Italia furone cantate da Virgilio
nella
Eneide. L’avventura di Laocoonte ha dato argomen
no quelli cui presiedeva Apollo, figliuolo di lui, siccome quello che
nella
cognizione dell’avvenire era il più versato di tu
le favole dissero che le querce parlavano. L’oracolo di Giove Ammone
nella
Libia, ove la statua di lui solennemente portavas
uasi tutti gli Dei e ad un gran numero di eroi. Marte ebbe un Oracolo
nella
Tracia, Mercurio a Patrasso ; Venere a Pafo e a C
curio a Patrasso ; Venere a Pafo e a Cipro ; Minerva a Micene ; Diana
nella
Colchide ; Pane nell’Arcadia ; Esculapio in Epida
essandria ; Trofonio figlio di Ercino re d’Orcomene n’ebbe un celebre
nella
Beozia il quale rendevasi in una caverna presso L
se, il Dio pronunciava i suoi Oracoli, i quali non si rendevano tutti
nella
stessa maniera : qui la sacerdotessa rispondeva p
iguardo al loro numero. Avvi chi ne conta una sola, quella di Eritrea
nella
Ionia ; chi tre, l’Eritrea, la Sardica e la Cumea
difficoltà di un tal viaggio promise di soddisfarlo. Gli mostrò essa
nella
foresta di Proserpina un ramo d’oro e gli ordinò
procedenza di questi libri è però certo che nulla avvi di più celebre
nella
Storia romana quanto i Libbi Sibillini vale a dir
luogo collocati ; poichè si sa che Onorio nel 403 li fece consultare
nella
circostanza della prima invasione d’Alarico re de
anche le sole mani in acqua pura. L’acqua lustrale era acqua comune
nella
quale estinguevasi un tizzone ardente tratto dal
di pino. I vincitori erano anche onorati spesso di pubbliche statue e
nella
loro patria erano tenuti sempre in gran pregio. N
L’uomo non nacque nè parvolo nè selvaggio, ma invece adulto, educato
nella
scuola di Dio, onde potè aver lo intuito della Id
5. Si numerano gl’ Iddii presidi a ciaseuna cosa, secondo S. Agostino
nella
Città di Dio — 6. Etimologia e significato della
angiossi il significato della parola mito, e se ne ricerca la cagione
nella
ignoranza e nello smodare de’costumi, ragioni ed
non oscurato quel raggio di sapienza che irradiò fin dall’ Eden beato
nella
mente de’nostri primi genitori, poteva sorgere li
re che dal vero perfetto e non mai dall’errore. Religione e filosofia
nella
mente dell’uomo vanno sempre compagne indivise ;
ha percorso due strade distinte, che si possono seguire con gli occhi
nella
vasta estensione de’paesi e dei secoli. La prima
sa continua, la quale rimonta all’origine istessa dell’uomo, consiste
nella
rivelazione soprannaturale trasmessa dall’autorit
Creatore nè selvaggio, nè parvolo, ma invece adulto e virile, educato
nella
scuola dello stesso Dio per vie tutte misteriose
uto vita selvaggia, o vi sarebbe peruto nell’abbandono di sè stesso e
nella
debolezza di sua vita. L’uomo nato adulto e manod
n manteune il culto civile, cui chiamollo il Creatore, ma si disperse
nella
gran selva della terra, addivenne parvolo, ed all
lui di molto il senso e la immaginativa alla ragione, restò invescato
nella
belletta de’ sensi, sostituendo il sensibile all’
o, a cui la natura ha tolto addivenire un’uomo ; ora un padre colpito
nella
sua tenera posterità invoca in essa gli Dei del s
sa Nalade…. Il canto, che alla queta ombra del bosco Ti vien si dolce
nella
notte al core, Era il lamento di real donzella, D
imandiamo, ei dicc(1), voltando, come meglio ci è dato, le sue parole
nella
nostra lingua, quale tra la innumera turba degl’
pio ancora da Platone, sebbene viveva in una età assai posteriore. Ei
nella
sua Repubblica (5) per dare un’immagine del mondo
pienza ». Invero tutto era rappresentato per via d’immagini sensibili
nella
prima infanzia del mondo. Quando volevasi dare un
tiva. Se ne può trarre esempio dal Saggio Politico del signor Vmboldt
nella
istoria degli Americani, infra i quali non pochi
miti. Volendo gli uomini con gli esempii degl’ Iddii, che si creavano
nella
loro mente, trascorrere, senza rimorso, di errore
uomini. Da tali mitografie prese le menti, tutte restarono invescate
nella
belletta de’sensi. E qui le parole del signor Bia
plazione del vero, potevano, come Tullio appresso i romani, e Socrate
nella
Grecia, ridersi apertamente di queste umane inven
losofi nell’ambizione di conversare con gli. Dei mondani, ed il volgo
nella
libertà di trattenersi con essi, e con gli antena
tura allegorizzati e abbelliti dalle grazie della poesia. « Ed Esiodo
nella
sua Teogonia parla degli Iddii come figli del cie
zione de’miti in particolare. 12. Dei maggiori. 13. Giove come nacque
nella
mente de’Greci, e donde può trarsene la etimologi
o 14. Giove preso per l’anima del Mondo, nozioni tolte da S. Agostino
nella
Città di Dio. 15. Esposizione del mito di Giove d
tano armati, simbolica di fortezza e di tutela. 13. Giove — Ei nacque
nella
mente de’greci come un carattere poetico, come un
e immagine di Giove, e la Luna immagine di Giunone, ma lo stesso Sole
nella
sua materia essere Giove, e la stessa Luna nella
e, ma lo stesso Sole nella sua materia essere Giove, e la stessa Luna
nella
sua materia Giunone, onde ella porta questo nome
voce tutta greca μηρος, coscia, onde si disse essere stato rinchiuso
nella
coscia di Giove ; e per questo ancora portava il
occulti sentimenti. Altri non pertanto dicono, che Bacco fu rinchiuso
nella
coscia di Giove, onde parto immaturo e imperfetto
e si mandano alla terra — Lo chiamavano Saturno, ei dice(3), voltando
nella
nostra lingua i suoi concetti, chè era solito div
, che ha generato, nascendo da essa i semi, ed in essa ritornando. Se
nella
favola si dice, che Saturno avesse castrato il Ci
iti, che furono esposti da Tullio, i concetti di cui noi qui voltiamo
nella
nostra favella, soprattutto perchè da questi veng
Dio delle ricchezze ; perciocchè tutte le cose vengono dalla terra, e
nella
terra ritornano. Il padre delle ricchezze, dice l
ante, perchè il sole va di stagione in stagione variamente declinando
nella
sua comparsa su lo emisfero ; o come teneva in me
ilenze. I simulacri di Apollo vengono rappresentati con le tre Grazie
nella
destra, e con l’arco e le saette nella sinistra,
appresentati con le tre Grazie nella destra, e con l’arco e le saette
nella
sinistra, ond’è detto Dio della medicina, giovand
estro di oro, per significare la luce eterea — gli facevano stringere
nella
destra una lancia, e gli ponevano su la fronte un
immagine della vittoria, due simboli del suo potere irresistibile ; e
nella
sinistra un fiore, indice del regno vegetabile pr
ggiore, che fu Mercurio, il quale porta ai fomoli ammutinati la legge
nella
verga divina, parola reale degli auspicii, ch’è l
compagni di Vulcano i Ciclopi di alta corporatura, con un solo occhio
nella
fronte, tutti intenti a fabbricare i fulmini di G
e e dell’altezza de’vulcani. Si dava loro un solo occhio scintillante
nella
fronte : con questo si alludeva all’ignivomo crat
ra generatrice di ogni cosa. Questa Diva non poteva essere immaginata
nella
mente de’poeti, che dalla riconoscenza, volendo t
onori divini a colei, che insegnando all’uomo irsuto e ancor disperso
nella
grande selva della terra l’agraria, ne fece pullu
nubio di ogni altra Dea, uscendo fuori dall’Erebo, rapisse Proserpina
nella
valle di Enna in Sicilia, seco trasportandola a c
anto tempo alternativamente — Questo mito è stato altra volta esposto
nella
nostra opera della istoria delle Opere della Natu
pellito per qualche tempo, e non si vede useir fuori e pullulare, che
nella
stagione di primavera. E perciò celebravansi per
si un tipo di coloro, che radunando gli uomini in uno, prima dispersi
nella
gran selva della terra, fondarono città e borgate
izie che la terra racchiude nel suo seno nello inverno e fuori tragge
nella
estate. Assisa su di un carro sostenuto da ruote
te furono le prime are del mondo. » 40. Minerva — Nacque questa Diva
nella
mente de’poeti, per crear un tipo di sapienza, e
sto non potendosi mai contraffare con altro liquore, rimanendo sempre
nella
sua purezza, vera simbolica della verginità di qu
e dagli altri che con assidua meditazione e diligente memoria. Esiodo
nella
sua Teogonia vuole che a loro nulla andava ignoto
iamo da tre essersene fatte nove — Piero principe Macedone portandosi
nella
Beozia fè credere esser nove il numero delle Muse
i a coloro, de’quali hanno provato la munificenza. Si rappresentavano
nella
età più fresca di giovinezza, per indicarsi, che
er indicarsi, che la ricordanza di un beneficio deve sempre star vivo
nella
mente, e non deve mai invecchiare. Eran dipinte v
chiare. Eran dipinte vergini, vispe e leggiadre — vergini, perciocchè
nella
largizione de’beneficii è d’uopo aver mire pure e
istessa di natura, che porge a tutti virtù e robustezza ; e non surse
nella
mente de’poeti, che come un carattere eroico, cui
mature dal color dell’oro, tre colori che vanno impressi dalla natura
nella
spoglia della idra. E per questo ancora narrossi,
rpetrando questo mito vogliono, che Anteo fosse un mercante stabilito
nella
Libia tanto dovizioso, che a nessuno veniva il de
onaggio allegorico. E prima di ogni altro qui ci sforziamo di voltare
nella
nostra lingua alcuni concetti di un’inno, che si
e ripullulanti quando venivano troncate — risponde al passar del Sole
nella
costellazione della Vergine, denominata Lernea, c
to dal tramonto del fiume dell’Aquario, la estremità del quale scorre
nella
stazione del Capricorno, e la sorgente è tra le m
uma, e così compie il corso di sua vita — risponde al passar del sole
nella
costellazione del Cancro l’ultimo mese al tramont
icolari su la interpetrazione di questo milo, aggiungiamo, voltandole
nella
nostra favella, le parole di Macrobio — Sonovi, e
di donzella, le ali di uccello e voce umana. Questo mostro, così nato
nella
immaginazione de’poeti, vivendo tra monti propone
ise. 70. Pane — Pane era una divinità boschereccia, e rappresentavasi
nella
parte superiore di uomo, e nella inferiore irio e
nità boschereccia, e rappresentavasi nella parte superiore di uomo, e
nella
inferiore irio e sotto le sembianze di caprone. E
ere, demolire. (4). Pavsaniae lib. VIII. cap. VIII. (5). Platone,
nella
Repubblica lib. VII. (6). Vico, Scienza Nuova l
lib. VII, cap. V. (3). De numeri pitagorici abbiamo parlato a lungo
nella
nostra istoria Politico-letteraria della Magna Gr
venne fin’ora osservata dalla maggior parte di quegli Scrittori, che
nella
nostra Italiana favella ci trasmisero la serie de
te delle altre si curano. In tre Parti perciò è quest’ Opera divisa :
nella
prima si descrivono le Maggiori Divinità, e delle
ogni Capo, onde non interrompere il filo della lettura, si ragiona ;
nella
seconda gli Eroi più celebri vengono indicati, e
ono indicati, e degli altri ancora con Note per lo più si fa parola ;
nella
terza finalmente trattasi delle Virtù e de’ Vizj,
ioni dalla prima invenzione sino a noi. Anzichè dunque frammischiarvi
nella
presente Opera incerte interpretazioni, migliore
Egiziani a introdurre il culto a questi dodici Dei : di là passò poi
nella
Grecia, dove sino da’ tempi di Pisistrato fu loro
urno al dire di Platone(a) era figlio di Oceano e di Teti ; ma Esiodo
nella
sua Teogonia, ossia Canto intorno alla generazion
erchè Saturno era considerato come il Tempo(c) (20). Questo Nume ebbe
nella
Grecia e in Roma tempj e culto singolarissimo. Or
ate, i proprj figili(d). Eravi un’ Ara antichissima, a Saturno eretta
nella
via, che conduceva al Campidoglio. Al dire di Fes
fu moglie di Saturno. Venne così denominata dal monre Cibelo, situato
nella
Frigia, e sopra il quale fu da principio venerata
lo di Terra(b). Come Vesta, chiamata in vece da’ Greci Estia(c), ebbe
nella
Grecia de’ solenni sacrifizj, detti Estici, le vi
della mano, le quali da’ Greci si dicono dattili ; Idei dal monte Ida
nella
Frigia ; appresso il quale soggiornavano ; Cureti
me Greco curà, ronsura, perchè tali Sacerdoti si recidevano i capelli
nella
parte anteriore della testa, onde non fossero pre
o trasferire appresso di se Cibele da Pessimunte, città della Galazia
nella
Frigia. Eglino vi spedirono a ricercarne l’indica
Nasica. Questi trasse dal naviglio la statua della Dea, e la ritenne
nella
propria casa, tinchè le si eresse un tempio(b). I
b). In memoria di tutto ciò Roma adottò le Feste, solite a celebrarsi
nella
Frigia, e dette Megalesie, le quali consistevano
da questa Dea negli anzideetti animali(e) (22). Lo scettro finalmente
nella
dillei mano allude alla potenza, che sogliono con
re, la quale in aria mesta stava sedendo sopra una pietra, la accolse
nella
sua Reggia. Giambe, una delle di lui serve, cercò
tolemo, scorse le Provincie dell’ Asia minore e dell’Europa, si fermò
nella
Scizia, dominata dal barbaro Linco. Costui, appen
no di bianco, ed erano obbligate a vivere tre o cinque giorni innanzi
nella
più esatta continenza. Unito ad esse eravi anche
sopra un carro, tirato da Dragoni alati, con un fascetto di papaveri
nella
destra, e una fiaccola nella sinistra. Le si dà i
agoni alati, con un fascetto di papaveri nella destra, e una fiaccola
nella
sinistra. Le si dà il papavero, o perchè anche qu
ia i Giuochi, detti Olimpici, perchè si celebravano ogni quattro anni
nella
campagna d’Olimpia, città d’Elea, vicino al fiume
Titani ; e soggiuagono che Apollo rimase allora vincitore di Mercurio
nella
Corsa, e Marte nel Pugilato (h). Alcuni ne ricono
ne descrissero i nomi ne’pubblici Registri degli Elei, e rientrarono
nella
loro patria coll’apparato del trionfo, decantati
di Giove Statore (c). La statua di questo Dio ivi stringeva una picca
nella
destra, e un fulmine nella sinistra. Narrasi inno
atua di questo Dio ivi stringeva una picca nella destra, e un fulmine
nella
sinistra. Narrasi innoltre, che il Console Flamin
nsiglio gli altri Dei (c). Gli Ateniesi fabbricarono a Giove Olimpicò
nella
Città d’Olimpia il più magnifico tempio, che fu c
itava la foglia di ulivo. La stessa statua era d’oro e d’avorio. Avea
nella
destra una Vittoria, parimenti d’oro e d’avorio ;
’avorio. Avea nella destra una Vittoria, parimenti d’oro e d’avorio ;
nella
sinistra uno scettro, formato di tutte le sorta d
de un addio al padre, a Timotea, sua moglie, e si precipitò a cavallo
nella
voragine. La terra tosto si chiuse ; e Mida in qu
endo più resistere alle di lui istanze, uccise un ariete, si ravvolse
nella
pelle di quello, e in tal guisa gli comparve (d).
gli consecrò un fuoco perpetuo (c). Giove Ammone quanto era venerato
nella
Libia, alttettanto ne lo era in Afite, città dell
erchè si pretendeva, che le Ninfe, Itome e Neda, lo avessero nascosto
nella
fonte Clepsidra, la quale trovavasi sopra un mont
re la memoria della capra Amaltea, col di cui latte era stato nutrito
nella
suainfanzia, ne cuoprì il suo scudo cotta di lei
Giove il nome di Conservatore, perchè credette, che lo avesse salvato
nella
sedizione dell’Imperatore Vitellio. Divenuto poi
o alla fontana Asbamea, amendue a lui sacri, presso la città di Tiana
nella
Cappadocia (d). Le acque della stessa fontana era
, conlunga e folta barba, assise sopra un trono d’avorio, col fulmine
nella
destra e col regio scettro (c), ovvero con una Vi
fulmine nella destra e col regio scettro (c), ovvero con una Vittoria
nella
sinistra. Appresso al di lui soglio siede Eunomia
perchè un’Aquila, come abbiamo osservato, gli somministrò il nettare
nella
di lui infanzia. Terzo perchè il Nume, come pure
Nibbio, uccello di rapina. La terra avea prodotto un mostro, il quale
nella
parte superiore era toro, e serpente nell’inferio
Tebe(b) ; ma la maggior patte soggiunge, ch’ ei trasse i suoi natali
nella
città di Nisa, donde prese poi il nome di Dionisi
detto soprannome di Dionisio, proprio di Bacco ; e quelle si facevano
nella
Primavera (f). Nelle une e nelle altre, eravi gra
i. Tali Feste si celebravano anche sul Citerone, monte, che trovavasi
nella
Beozia. Per la stessa ragione anche il Nume fu de
luogo, ove quelle si celebravano. Tre vasi vuoti allora si riponevano
nella
Cappella del Nume a vista di tutti. I Sacerdoti n
i tutti. I Sacerdoti ne sigillavano le porte. Al nuovo dì rientravano
nella
Cappella, e si trovavano i vasi pieni di vino(b).
io, o Icaro(c), figlio di Ebalo, re degli Spartani. Questi lo accolse
nella
sua casa, e il Nume gl’insegnò l’arte di fare il
ndizione plebea. Indi gli narrò le maraviglie, che Bacco avea operato
nella
di lui nave. Penteo, sciolto il freno ad un subit
e di pampini(h). Fu talora questo Nume veduto anche con corna di toro
nella
fronte, e tal’altra con testa dello stesso animal
crittori nel riferirci il luogo, ov’ella nacque. Que’di Samo dicevano
nella
loro Isola, lungo le rive del fiume Imbraso (b).
agli sempre presente. Nelle ore del giorno lo guidavi alle pasture, e
nella
notte lo teneva legato e rinchiuso. Venne finalme
lia di Pandareo Efesino, e Politecno, artefie della città di Colofone
nella
Lidia ; e Sida, moglio el Gigante Orione. Le Pret
loro padre. Politecno se ne accorse, e perseguitò le due sorelle sino
nella
casa di Pandareo. Questi lo caricò di catene, gli
lla vi dimostrava sempre una forte resistenza. Citerone, re di Platea
nella
Beozia, e il più astuto di que’ tempi, lo consigl
(21). Il nome di Lacinia le derivo da Lacinio, promontorio d’ Italia,
nella
Gran Grecia, poco lungi del quale la Dea aveva un
ia dalla città di questo nome, situata alle radici del monte Soratte,
nella
di cui sommità ella aveva un tempio (b) (22). Non
dice, ch’ el la venerò presso Terracina, lavandosi il volto e le mani
nella
fontana sacra, che scorreva al lato del di lei te
e, che al tempio di Moneta. I, Romani, dio’ egli, mauravano d’argento
nella
guerra, che sostenevano contro Pirro e i Tarrenti
orno solenne. Si condussero due giovenche bianche dal tempio d’Apollo
nella
città per la porta Carmentale. Si portarono due i
a veste ricamata di porpora. Questa processione, dopo essersi fermata
nella
piazza di Roma, ove le predette giovani ballarono
viri, e le immagini di cipresso vennero collocate nel tempio. Giunone
nella
Laconia dava i suoi Oracoli da uno stagno, in cui
quando ella, per riacquistare la sua verginità, si recava a bagnarsi
nella
fontana Canato, vicina a Nauplia, città situata a
ole, che sia stata Proserpina quella, che per gelosia trasformò Menta
nella
predetta erba(e). Lo stesso afferma anche Strabon
ò Apollo dal Cielo (a). Si ritirò il Nume appresso Admeto, re di Fere
nella
Tessaglia. Egli lungo le rive del fiume Anfriso p
secondo Callimaco (c) cavalle. Ferecide dice, che Apollo se ne stette
nella
corte di quel re un solo anno (d) ; Servio soggiu
acinto nell’ésalare lo spirito (a). Dopo tal fatto Apollo si trasferì
nella
Troade. Laomedonte, figlio d’Ilo, stava allora al
V. Olimpiade. Trofonio e Agamede, figliuoli d’Eresino, re d’Orcomene
nella
Reozia, ne furono gli architetti (a). Queglino, c
sso veniva da una presta morte sorpresa. Molte precauzioni si usavano
nella
scelta di tale Sacerdotessa. Dovea essera vergine
sacrificavano mai animali vivi(b). Si denominò Abeo dalla città d’Aba
nella
Focide, dove avea un ricco tempio, e un celebre o
usania poi narra, che un certo Iperboreo, di nome Agieo, trasferitosi
nella
Focide insieme con un certo Pagaso gittò i primi
ente danno un’altra origine al predetto tempio. Apollo, dicono, aveva
nella
città di Crisa in Misia un sacerdote, di nome Cri
ad Apollo il nome di Didimeo, perchè in Didima, luogo vicino a Mileto
nella
Ionia, avea un magnifico e ricco tempio. Famosi n
enominato Ismenio dal tempio, che avea lungo le rive del fiume Ismeno
nella
Beozia(d). I Tebani ogni anno conferivano il sace
o d’ Apollo, quando sul monte Ida tagliarono un albero di rami simili
nella
durezza e rigidezza alle corna, per formare il ca
rti popoli, detti Iperborei, veneravano Apollo, perchè credevano, che
nella
loro Isola fosse nata la di lui madre, Latona. Qu
be cura di celebrare la comandata festa ; e questa poscia si conservò
nella
Grecia(a). Le Targelie si solennizzavano in Atene
ollo, ed ivi fissasse la sua dimora. Giunto Corebo al monte Geranieno
nella
Megaride, il tripode gli cadde in terra. Là esogu
eo, detta Isse(47) ; e la Ninfa Bolina. Cirene nacque sul monte Pelio
nella
Tessaglia. Apollo ebbe a vederla nel momento, in
iuoli, tra’quali i più rinomati sono Lino, nativo della città di Tebe
nella
Beozia(48), Filamone(49), Anfione(50), Arione(51)
giovine, che lo raccolse, lesse i versi, e senz’avvedersene s’impegnò
nella
promessa, che desideravasi da Aconzio. Non molto
(b). Aretusa era una delle compagne di’ Diana. Riusciva molto esperta
nella
caccia. A tale prerogativa vi si aggiungeva l’alt
eresse un tempio, e v’introdusse il culto medesimo, che le si rendeva
nella
Chersoneso Taurica. La Dea sulla sinistra della s
caccia, coronavano i cani di fiori, e con fiaccole accese si recavano
nella
predetta selva per sacrificare alla Dea (b). Fu d
contro Eneo, di cui parleremo. Que’ popoli la custodivano gelosamente
nella
loro Cittadella. La medesima statua era d’oro e d
le sole vergini. La Diamastigosa era una Festa instituita da Licurgo,
nella
quale gli Spartani sull’altare della Dea venerata
ome di Diana : l’uno sul monte Aventino, l’altro in Efeso, e il terzò
nella
Chersoneso Taurica. Sulle porte del primo si appe
o (a). Finalmente rimase abbruciato l’anno primo dell’ Olimpiade CVI,
nella
notte, in cui nacque Alessandro il Grande. Lo rid
preziosi ornamenti, cosiochè questo secondo tempio niente era minore
nella
magnificenza del primo (c). Gli Sciti di nuovo lo
(c). Gli Sciti di nuovo lo distrussero (d). Il tempio eretto a Diana
nella
Chersoneso Taurica divenne famoso pel barbaro cos
. La Dea medesima fu anche molto onorata sul monte Idalo, che trovasi
nella
predetta Isola, donde ella ebbe il nome d’Idalia(
ferivano che incenso e fiori(a). Finalmente Venere era venetata anche
nella
città di Sesto, situata sulle rive dell’ Ellespon
minata Genetillide(l), perchè si credeva, che ella avesse avuto parte
nella
creazione del mondo(m). Cesare, che pretendeva di
. Ebbe il nome di Tritonia, perchè veniva portata da’ Tritoni. Questi
nella
parte-superiore erano uomini, e nell’inferiore pe
divenne amante(a). Si denominò Ericina dalla sommità del monte Erice,
nella
Sicilia, dov’ebbe uno de’più celebri tempj dell’a
anti(b). Si chiamò Arginnide da un tempio, che Agamennone le consecrò
nella
Beozia dopo la morte di Arginno, il quale era sta
olombe. Pensavano, che Venere allora abbandonasse Erice per andarsene
nella
Libia dietro la scorta di quegli uccelli. Nove gi
nne tosto divorato. Arno fu la nutrice di Netteno(b) (1). Questo Nume
nella
divisione dell’Impero del mondo ebbe la signoria
o o Asfalico, ossia Stabilitore (c). Con tale titolo ebbe altri tempj
nella
Grecia(d), e uno al Capo di Tenaro, nella Laconia
ale titolo ebbe altri tempj nella Grecia(d), e uno al Capo di Tenaro,
nella
Laconia, sull’ingresso della grotta, per cui i Gr
). I loro nomi venivano altresì scolpiti sopra alcune colonne, erette
nella
pubblica piazza. Fu loro aggiunta finalmente anch
no consecrato tutto il mese di Febbrajo, affinchè egli fosse propizio
nella
Primivera a’naviganti(a). I Greci pescatori poi q
osse divenuta madre di varj figliuoli, tuttavia, bagnandosi ogni anno
nella
fonte Castalia, avea riacquistata la sua natìa ve
per quella ch’era. Aracne con tutto ciò stette baldanzosa e intrepida
nella
sua opinione Postesi portanto a gareggiare tra lo
sse Area, ossia forte e valorosa. I Plateesi delle spoglie, riportate
nella
battaglia di Maratona, le innalzarono sotto quest
perchè ella nacque appresso il fiume di questo nome, il quale trovasi
nella
Beozia(b) ; o finalmente perchè venne alla luce i
e di Tritonia aveva un tempio in Arcadia presso i Feneati, e un altro
nella
Beozia presso d’Alalcomene(d). I Dorj s’impadroni
sa intorno il nome da imporsi alla nuova città, fabbricata da Gecrope
nella
Grecia. Gli Dei, scelti per giudici di tale quest
; ovveroperchè Alalcomeneo, fondatore della predetta città, le inalzò
nella
medesima un tempio(a) ; o finalmente perchè Miner
, prova la grande estensione del di lei culto. Ella n’ebbe in Egitto,
nella
Fenicia, nella Frigia, nella Sicilia, e in quasi
de estensione del di lei culto. Ella n’ebbe in Egitto, nella Fenicia,
nella
Frigia, nella Sicilia, e in quasi tutte le altre
del di lei culto. Ella n’ebbe in Egitto, nella Fenicia, nella Frigia,
nella
Sicilia, e in quasi tutte le altre città della Gr
vea aperto il cestello ; e in vece di lei prese ad lamare la Civetta,
nella
quale era stata cangiata Nittimene, figlia di Nit
de alla luce Marte (b). Questi fu allevato da Priapo, che lo addestrò
nella
danza e in altri esercizj del corpo, per cui dive
re in atto di marciare. Roma sotto questo titolo gli eresse un tempio
nella
via Appia(e). Aerope, figlia di Cefeo, nel partor
Sacerdoti. Questi si chiamavano Salj, perchè, avendo i predetti scudi
nella
destra, saltavano per la città, e battevano nello
evano nello stesso tempo sullo scudo con una nuda spada, che tenevano
nella
sinistra. Cantavano anche certi Inni, ne’ quali c
uo Imperio. Tra’ tempj, ch’ebbe appresso i Romani, quello, fabbricato
nella
piazza sotto il nome di Marte Vendicatore da Augu
addattano al petto l’Egide (e). Sofocle ed altri gli pongono altresì
nella
destra il fulmine. Sta vicino a lui il gallo, per
ine. Sta vicino a lui il gallo, per ricordare, che questo Nume cangiò
nella
figura di tale uccello il giovane Alettrione in p
nell’ Olimpo un magnifico palagio di bronzo, e vi piantò una fucina,
nella
quale vi lavorava solo(I). Vulcano al dire d’ Ina
solennizzavano spezialmente dagli artefici di rame, per ricordare che
nella
loro città si trovò l’arte di portre in opera il
, tutto sparso di sudore, e annerito la fronte dal fumo, con maltello
nella
destra, e con tanaglie nella sinistra(c). Albrico
nnerito la fronte dal fumo, con maltello nella destra, e con tanaglie
nella
sinistra(c). Albrico lo dipinse coll’aspetto di f
o rotondo nel mezzo della fronte(c). Abitavano appresso il monte Etna
nella
Sicilia, viveano senza leggi e senza religione ;
ngesi che, mentre regnava Saturno, abbia fiorito, la bella età d’oro,
nella
quale gli uomini viveano nell’ innocenza, la terr
esto Nume non fu mai eretto alcun tempio, nè statua alcuna. Solamente
nella
Cittadella di Corinto v’ ebbe un piccolo tempio,
a ; e allora soltanto facilmente gli si accordava, quando colui erasi
nella
zuffa diportato con grande valore. Il premio, che
Accio rispose che si poteva farlo. Tarquinio stava allora ravvolgendo
nella
mente, se era possibile tagliare una cote col ras
l’Oriente, e dopo essersi velato il capo, usavano d’un bastone curvo
nella
parte superiore, e detto lituo, per disegnare nel
tua di legno, la quale rappresentava la Dea Minerva in atto di tenere
nella
sinistra una conocchia col fuso(c), e nella destr
Minerva in atto di tenere nella sinistra una conocchia col fuso(c), e
nella
destra un’ asta e uno scudo(d). Altri dicono, che
ia caduta dal Cielo quella statua(a). La medesima, come vedremo anche
nella
seconda Parte di quest’ Opera ; fu tolta a’ Troja
cri a questo Nume gli sparvi ri. A questi l’Egitto consecrò un tempio
nella
città, detta Jeracopoli, città degli sparvieri. I
uell’ animale, e lo chiamarono Apide (la qual voce dicesi significare
nella
loro lingua bue) e Setapide(e). Presero quindi gl
la chiese di vivere tanti anni, quanti granelli di sabbia racchiudeva
nella
mano, ma non avvertì di ricercarne al tempo stess
che tale le sarebbe divenuto quello, il quale avesse potuto vincerla
nella
corsa, soggiungendo al tempo stesso che la morte
ere con Cotitto, Dea della lascivia. Il culto di questa si professava
nella
Tracia, nella Grecia, e in Corinto. Tutto era lai
o, Dea della lascivia. Il culto di questa si professava nella Tracia,
nella
Grecia, e in Corinto. Tutto era laidezza. Le di l
n Cerer. (d). Ovid. Metam. l. 5. (8). Appresso Igino leggesi, che
nella
Costellazione dell’ Emisfero Boreale, detta Serpe
esiedevano agli esercizj scenici, e i secondi alginnici. Tali giudici
nella
Grecia si sceglievano dalle primarie famiglie. Il
che Tifone, fulminato da Giove sul monte Caucaso, andò a seppellisri
nella
palude Sterbonide(f) Plutarco soggiunge, che gli
o sotto l’Isola Inarime(h). Altri pretendono, che colpito dal fulmine
nella
Sicilia(i), sia rimasto sotto il monte Etna(l).
mo ad essere coronato in questi Giuochi, perchè oltrepassò ogni altro
nella
Corsa(c). Arrachione era stato già altre due volt
ad Alti la statua di bronzo, cretta a Giovo(e). Egli innoltre teneva
nella
mano sì chiuso un Melogranato, che niuno glielo p
rpo, che si spezzava la fune(a). Finalmente questo Atleta, confidando
nella
propria robustezza, volle fendere una quercia, ch
mpici ; mà essendovi concorso per la settima volta, non potè superare
nella
lotta Timasiteo, suo concittadino(c). Celebrandos
randosi i mentovati Giuochi, Sotade, dell’Isola di Creta, fu premiato
nella
Corsa. Questo godeva sì alta riputazione, che gli
ta maniera di comprovare la verità di ciò che si affermava, si faceva
nella
fontana, detta Acadina, la quale trovavasi appres
, avendole gli Dei trasferite in Cielo, ove formano una Costellazione
nella
testa del Toro, esse, quando nascono o tramontano
Anch’elleno, perseguitate colla loro madre da Orione per cinque anni
nella
Beozia, ricorsero supplici a Giove, e tra la bocc
auni erano Semidei(g), che da’ Greci si appellavano Satiri(h). Questi
nella
parte superiore aveano la figura di uomini colle
, che aveano l’ntera figura umana, fuorchè nelle orecchio appunite, e
nella
coda ; Satiri poi quelli, che oltracciò vevano le
ifiche Feste per dieci giorni e altrettante notti. Poscia si trasferì
nella
Lidia, e lo rendette a Bacco, che in ricompensa p
l Licnoforo. Notiamo innoltre, che le mistiche Ceste si usavano anche
nella
celebrazione delle Feste, sacre a molte altre Dei
dine dell’ Oracolo ne formarono due statue di Bacco, e le collocarono
nella
piazza della loro città (g). (c). Ovid. Metam.
d eseguirlo era l’inimicizia, che passava fra’loro genitori. Scoperta
nella
parete, che separava l’una dall’altra casa, certa
ale Jerace era. un ricco abitante della Matiandinia, contrada d’Asia,
nella
Bitinia, il quale fu cangiato in isparviero da Ne
riportare victoria sopra i Tebani. Progne, essendone stata trasferita
nella
Tracia, pregò il marito di lasciarla andare a riv
ui si porgevano voti ed offerte, affinchè la novella sposa permanesse
nella
casa del marito (b). Per lo stesso oggetto si ven
er tre giorni, nel primo de’ quali lo sposo andava a trovare la sposa
nella
di lei casa paterna ; ivi nel dì seguente pernott
Compariva altresì coperta con velo, detto il flammeo, finchè entrava
nella
casa dello sposo (a). Oltre l’accennato velo avea
tro la precedeva con una fiaccola. Questa, primachè la sposa entrasse
nella
casa del marito, veniva dagli amici rapita, accio
loro ogni anno un sacrifizio, perchè eglino aveano perduta poca gente
nella
battaglia di Platea (e). (e). Nat. Com. Mythol.
a (d), e Antevorta avea cura, che quello uscisse dal seno della madre
nella
maniera la più naturale (e). Antevorta fu anche d
mma integrità potevano assistervi(a). Le Furie ebbero un tempio anche
nella
decima quarta Regione di Roma al di là del Tevere
ogettato al predetto cangiamento(c). Le acque di questo fiume entrano
nella
palude Acherusia(d). Altri sono d’opinione ch’esc
ane dice, che se ne ponevano due(e). Caronte neppure poteva ammettere
nella
sua barca alcuno de’ viventi, che non gli avesse
lide, e fratello di Sisifo ; Flegia, figlio di Marte, e re de’ Lapiti
nella
Tessaglia ; Tantalo, nato da Etone(d) o da Giove,
si in Lircea, città vici, na ad Argo. Dicesi, che mentre Linceo fuggì
nella
predetta città, la di lui moglie si ritirò in Lar
). In memoria del matrimonio di Plutone con Proserpina si celebrarono
nella
Sicilia le Feste Teoganrie, il qual nome propriam
ania dice, che Agamede fu ucciso dallo stesso suo fratello, Trofonio,
nella
seguente circostanza. Irieo, uno de’più ricchi Pr
e, e poi consecrata al servigio di Apollo, si perfezionò intieramente
nella
scienza di presagire il futuro. Dalla Grecìa tras
sapiente. Fu offerto ad uno di que’sette Sapienti, i quali fiorivano
nella
Grecia, ma quegli non volle accettarlo. Lo stesso
urn. l. 1. (e). Paus. l. 2. (a). Calep. Sept. Ling. (23). Manto
nella
presa di Tebe fu fatta prigioniera, e fu condotta
e presiede anche alla Commedia. E’ coronata d’edera, con una mascheta
nella
destra(b). Melpomene è autrice della Tragedia, e
Una corona di mirto e di rose le circonda la fronte, stringe una lira
nella
destra, e tratta colla sinistra un archetto. Anch
gesi giovinetta, coronata di flori, con moltissime ghirlande d’alloro
nella
sinistra, e nella destra i tre più famosi Poemi E
oronata di flori, con moltissime ghirlande d’alloro nella sinistra, e
nella
destra i tre più famosi Poemi Epici, l’Iliade, l’
, o perchè era loro consecrata la fontana Libetra, la quale trovavasi
nella
Magnesia, contrada vicina alla Tessaglia(b) ; o p
i doveva sacrificare il carro a Giove. Gordio si fece dirigere da lei
nella
forma del sacrifizio, la sposò, e n’ebbe Mida. In
, Stat. Theh. l. 1. (47). Macareo era figlio di Eolo, re di Friotide
nella
Tessaglia. Egli rendette la sua sorella, Canace,
do corrisponderle, abbandonò la patria, e andò a fabbricare una città
nella
Caria. Bibli allora pianse tanto, che divenne una
cque sul monte Citerone da Antiope, figlia di Nitteo. Era peritissimo
nella
Musica. Ricevette da Mercurio una lira, a cui egl
proporzione(b). Anfione fu il primo che innalzò un altare a Mercurio
nella
Grecia per avet da lui ricevuto il predotto strum
ungo tempo appresso Periandro, re di Corinto, si trasferì in Italia e
nella
Sicilia ; ed avendoviraccolto coll’ arte sua gran
udirlo gli uccelli, le selve, e i monti. Fu il primo, che introdusse
nella
Grecia le solennità di Bacco(e). Trovò altresì mo
nella Grecia le solennità di Bacco(e). Trovò altresì molte cose utili
nella
civile vita(f). Le Ninfe delle acque e delle fore
e notte e giorno col pianto la sua doglia ne’ campi del monte Rodope,
nella
Tracia, ma risoluto di discendere nel Regno di Pl
acedonia. Altri lasciarono scritto, ch’ egli venne da Giove fulminato
nella
Tracia, perchè rivelò a gente profana i più secre
suono, detto sistro, con un serpente, con un canestro, con una misura
nella
sinistra, e con un rostro di nave a’ piedi(e). Tu
id. Metam. l. 11. (7). Chione in età di quindici anni fu incontrata
nella
Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e da Mercu
ratello minore, già fatto vecchio. Epimenide innoltre divenne celebre
nella
cognizione delle cose future, e fu risguardato co
sguardato come un uomo favorito dagli Dei. Gli Ateniesi lo chiamarono
nella
loro città al tempo di Solone, ed egli molto giov
ati del morto(a). La pompa funebre in Roma sempre seguiva di notte, e
nella
Grecia prima del nascere del Sole. Il morto porta
nia. Egli ha la figura di giovine biondo, coronato di fiori, con face
nella
destra, e con velo di color giallo nella sinistra
coronato di fiori, con face nella destra, e con velo di color giallo
nella
sinistra, perchè con quello, come abbiamo altrove
ra una naye, affinchè fosse dalla sorte altrove portata. Giunse colei
nella
Sicilia, ove il fiume Criniso, convertitosi in or
co era un famoso pescarore della città d’Antedone, la quale trovavasi
nella
Beozia. Egli se ne stava lungo tempo sott’acqua,
condo Ovidio era re di Lesbo(b) ; secondo Pausania poi era re di Tebe
nella
Beozia(c). Sposò Amaltea Cretese, da cui gli si p
e è quello di far cessare le procelle. Gli Antichi lo rappresentavano
nella
parte superiore del corpo simile all’uomo, e nel
ettuno in Corinto Portuno aveva un altare, e una capella sotterranea,
nella
quale pure gli si sacrificava. Qualunque spergiur
glia, di nome Alcione. Costei amò grandemente Ceice, il quale regnava
nella
Ftiotide, ed era divenuto suo marito. Egli, ritor
cavano delle pecore nere, affinchè non nuocesse. Ella aveva un tempio
nella
prima Regione di Roma(c). Anche Panda o Pantica f
ene, lo annoverarono dopo morte tra gli Dei, e gli eressero un tempio
nella
Cittadella d’ Atene (a). Omero soggiunge, che gli
ncisioni, fatte nel la coscia o nel braccio, e col raccorno il sangue
nella
palma della mano per farne una libazione alla lor
stessi Sacerdoti si appellavano Comani dalla città del medesimo nome,
nella
quale trovavasi un tempio, eretto a questa Dea (h
oni (c). Il culto di Bellona, se era celebre in Roma, molto più lo fu
nella
Cappadocia, ove questa Dea era tenuta come una de
zza finalmente si distoglie dallo studio incominciato, o non si forma
nella
mente, che un confuso e mutilato ammasso di mitol
fficiente però all’ uso cui è diretto, ed il divideremo in due parti,
nella
prima delle quali parleremo degl’ Iddii, nella se
videremo in due parti, nella prima delle quali parleremo degl’ Iddii,
nella
seconda degli Eroi, aggiungendo un transunto dell
Capo I. Della Genealogia degli Dei fino a Saturno. Secondo Esiodo
nella
sua Teogonia o Generazione degli Dei, i primi fra
i con due facce: finalmente che sotto Saturno fiorì l’ età dell’ oro,
nella
quale, favoleggiarono i poeti che la terra tutto
’ padroni trattati a lauta mensa, e serviti da loro medesimi. Essendo
nella
greca lingua Saturno chiamato Cronos, che signifi
ol latte della capra Amaltea, cui dopo morto Giove trasportò in cielo
nella
costellazione della Capra, ed egli della pelle di
ebbe egli a sostenere. La prima, secondo Esiodo, fu contro i Titani,
nella
quale ci venne soccorso da Collo, Gige, e Briareo
a tal fuga però è metamorfosi, e da Ovidio si dice in cambio avvenuta
nella
guerra contro Tifeo, e che Giove siasi allora can
aveva del regno suo padre, cosi ne fu privato da’ propini figli; che
nella
divisione essendo toccata a Giove la parte orient
o del caduceo, e poscia ucciso. Giunone allora pose gli occhi di Argo
nella
coda del pavone uccello a lei sacro, e tormentò l
ente, inventò l’ uso de’ cocchi, e dopo morto fu trasportato in cielo
nella
costellazione di Boote. Figuravasi Minerva ossia
trione, ma essendosi questi addormentato sul mattino, il Sole penetrò
nella
camera e li scoperse; ed avendone dato avviso a V
re, questi formò di fili sottilissimi di metallo una rete invisibile,
nella
quale colse i due amanti, e gli espose alla deris
cco, vestitasi da Baccante, andò colle compagne a liberar Filomela, e
nella
reggia l’ ascose. Uccise poi il figlio Iti, e ne
rte, secondo Esiodo, fu anche Cigno, il quale fu poi ucciso da Ercole
nella
Focide in occasione che nel bosco Pagaseo volle i
ondo Esiodo, erano il Terrore e il Timore. Il suo principal culto era
nella
Tracia ed anche in Roma, ove in somma venerazione
me di Astarte. Tutte però comunemente confondonsi in una, vale a dire
nella
seconda. Nelle nozze di Peleo, e di Tetide figlia
errando miseramente per nove mesi di terra in terra alla fine giunse
nella
Sabea, ove fu trasformata nell’ albero della mirr
a lui negare di esser figlio del Sole, andò per consiglio della madre
nella
regia del Sole stesso, e per prova di essergli fi
n calcio del cavallo Pegaso nato dal sangue di Medusa. Il monte Piero
nella
Tessaglia, e il monte Pindo nella Macedonia dicea
al sangue di Medusa. Il monte Piero nella Tessaglia, e il monte Pindo
nella
Macedonia diceansi pure sovente da esse abitati.
leagro figlio di Eneo, ma con fatai danno di lui medesimo. Imperocchè
nella
caccia, che a quello diedesi, e alla quale concor
ito l’ incendiò. Allora Giove le estrasse il figlio vivo, e l’ ascose
nella
sua coscia, poi datolo alla luce lo fece allevare
ata da Teseo, e fattala sua sposa trasportò iu cielo la corona di lei
nella
costellazione, che ha questo nome. Preso da’ cors
Agamennone re di Argo venne per prenderle, onde alimentare l’ armata
nella
guerra, che preparava contro di Troia, ma esse fu
vino e fave, ed immolavasi una troia. Le feste Cereali si celebravano
nella
città ai 19 d’ Aprile, e verso il medesimo tempo
e d’ essa è uopo per vivere; Cibele o dalla città o dal monte Cibelo
nella
Frigia, ove il suo culto ebbe principio, o da Cib
unzio da’ monti Dindimo, Berecinto e Ida, e dalla città di Pessinunte
nella
Frigia, ove specialmente era adorata. Finalmente,
hiude all’ inverno. I suoi sacerdoti eran detti Galli dal fiume Gallo
nella
Frigia, Dattili da dactylos, dito, perchè erano e
icembre. Le feste della Dea buona celebravansi alle calende di Maggio
nella
casa del Pontefice massimo con gran mistero, e da
scivo fra tutti gli Dei. La ninfa Loto da lui fuggendo fu trasformata
nella
pianta dello stesso nome; e Driope amata prima da
o, considerandoli amendue come esprimenti il mare. L’ impero del mare
nella
divisione tra i figli di Saturno abbiam detto ess
esso sotto il peso delle piante su lui ammassate. Già si è detto come
nella
sua contesa con Pallade per dar il nome ad Atene,
ato contro di Giove fu costretto a servir con Apollo al re Laomedonte
nella
costruzione delle mura di Troia, e ciò di’ indi a
ai e Zete, che liberaron Fineo re di Tracia dalle Arpie, come dirassi
nella
spedizione degli Argonauti. Capo XIX. Di Pluto
nati, che ivi erano. Plutone fratello di Giove e di Nettuno, a cui
nella
divisione accennata più addietro toccò il regno d
raneo, a cui due ingressi fingevansi, l’ uno presso il lago di Averno
nella
Campania, ora Terra di Lavoro nella Puglia, l’ al
, l’ uno presso il lago di Averno nella Campania, ora Terra di Lavoro
nella
Puglia, l’ altro per una caverna del Tenaro, or c
rra e cangiato in fiume infernale, per aver fornito l’ acqua a Titani
nella
lor guerra contro di Giove. Cocito riguardavasi c
prese la sembianza di Anfitrione medesimo, mentre questi era occupato
nella
guerra contro de’ Tafii e da’ Teleboi, e’ per ist
. I giganti Albione e Bergione pretesero di attraversargli il cammino
nella
Gallia Narbonese; ei dopo aver consumalo contro d
e l’ uccise, poi prese seco il giovine Ila figlio di lui per compagno
nella
spedizione degli Argonauti, ma essendo questi dal
pedizione degli Argonauti, ma essendo questi dalle Ninfe stato rapito
nella
Bitinia, mentre era sceso per bere al fiume Ascan
pioggia d’ oro, cioè corrompendo coll’ oro i custodi, seppe penetrar
nella
torre. Appena Danae ebbe dato Perseo alla luce, A
ucciderla in casa propria, lo spedì ad Ariobate o Giobate suo suocero
nella
Libia con lettere, in cui raccomandavagli di trov
arne in traccia per ogni parte, nè ritornare senza di lei. Venne egli
nella
Focide a consultare l’ oracolo, di Delfo, onde av
ltri rimasero fuori di cinque soli: i quali però bastaron ad aiutarlo
nella
edificazion di Tebe, che fu poi capitale della Be
aver contezza de’ suoi parenti, ed ebbe in risposta di non ritornare
nella
sua patria, perchè vi avrebbe ucciso il padre, e
se ne esigliò volontariamente, e risolse di andare in Beozia. Giunto
nella
Focite, mentre in una contesa tra i Focesi ed i f
dall’ ambizione e dall’ interesse aizzato. Incontratisi corpo a corpo
nella
mischia con tale accanimento, pugnaron essi l’ un
ore e Polluce, e di Orfeo. Giasone ora figlio di Esone re di Iolco
nella
Tessaglia, e di Alcimede o Polimila. Pelia fratel
le altri tacciono: e unito crasi ad essi ancor Ercole; ma perduto Ila
nella
Misia, ivi poi si rimase per ricercarlo. Giunti g
a Tetide gli furon dati ad allevare. Fu anche dottissimo in medicina,
nella
quale ammaestrò Esculapio affidatogli da Apollo;
gli creò tal dolore, che desiderò di morire e fu trasportato in cielo
nella
costellazione del Sagittario: le quali cose mentr
risse, e risorgesse l’ altro. Furono poi trasportati in cielo amendue
nella
costellazione de’ Gemelli, ed ebbero amendue il n
apparire dicevasi portator del bel tempo. Polluce erasi reso celebre
nella
lotta e bel combattimento de’ cesti, co’ quali uc
llire gli Argivi morti in quella guerra; e avendo accompagnato Ercole
nella
spedizione contro le Amazoni, ebbe da esso Ippoli
a più ferma amicizia. Giovò sommamente a Piritoo l’ amicizia di Teseo
nella
pugna ch’ egli ebbe contro i Centauri. Perciocchè
ti salvato dalla sorella Elettra, fu allevato segretamente da Strofio
nella
Focide, di dove all’ età di venti anni tornò inco
si ch’ egli perisse alla fine pel morso di una vipera. Menelao avendo
nella
presa di Troia ricuperato Elena, al ritorno fu da
i egli corse a levarlo, conobbe la finzione, e il costrinse ad entrar
nella
lega cogli altri. In vendetta di ciò fu poi detto
a Astionome, nota più comunemente sotto al nome di Criseide, la quale
nella
divisione della preda fatta da’ Greci nella espug
ome di Criseide, la quale nella divisione della preda fatta da’ Greci
nella
espugnazione di Crisa città della Frigia era tocc
orsa alla spada, ma fu da Pallade trattenuto. Si chiuse egli pertanto
nella
sua tenda covando il suo sdegno, e protestando di
del fiume Xanto, egli con Diomede andò a prevenirlo anzichè giugnesse
nella
Troade; e posti amendue in agguato, lui ucciser d
lo nelle sue mura si conducesse. Fu esso adunque, squarciate le mura,
nella
città introdotto. Intanto Sinone a notte buia die
an di Pirro, a quello era stata data in isposa. Pirro entrato a forza
nella
reggia di Priamo vi uccise Polite figlio di lui:
innanzi ad Oreste, da questo fu ucciso. Aiace figlio di Oileo avendo
nella
presa di Troia osato violare Cassandra nel tempio
gli morì tranquillamente in Creta, e che anche a suo tempo mostravasi
nella
città di Gnosso la tomba, ov’ egli era sepolto in
tria intitolò pur Salamina. Diomede, secondo Omero, in una battaglia,
nella
quale gli Dei medesimi vollero prender parte, fer
labaro figlio di Stenelo, il che Diomede sapendo in luogo di fermarsi
nella
patria Argo venne ad approdar nella Puglia, ove p
mede sapendo in luogo di fermarsi nella patria Argo venne ad approdar
nella
Puglia, ove presa in moglie una figlia di Dauno,
do de’ Ciclopi in Sicilia, dove andato con dodici compagni a visitare
nella
sua grotta Polifemo figlio di Nettuno, questi gli
nza fulminando la nave li fè andar tutti sommersi. Ulisse rimase solo
nella
carena, che dal vento fu portalo sopra Cariddi, o
abbricata co’ legni d’ Ida una flotta, si mise in mare. Approdò prima
nella
Tracia, ove menre tagliava de’ rami per velarne l
resentò il greco Achemenide, cui Virgilio fìnge dimenticalo da Ulisse
nella
grotta di Polifemo, e che pregò di essere da lui
to di mare, che non gli oltrepassava il ginocchio. Approdò finalmente
nella
Sicilia a Drepano, ora Trapani, ove fu accolto am
te con legni d’ Ida vennero da Cibele cangiale in Ninfe marine, entrò
nella
città, ove fe grandissima strage, poi uscendone s
Marte nacque poi Romolo, e Remo, fondatori di Roma, di cui si è detto
nella
I. parte al capo VI. Appendice. Transunto del
minciarono a farsi guerra tra loro. Seguì da ultimo l’ età del ferro,
nella
quale inondarono tutt’ i vizi, Da questi irritato
no le Muse al cauto, e son mutate in piche. Parte II. Capo X. Gli Dei
nella
guerra di Tifeo con Giove si trasformano in vari
esso lo strale di Paride. Parte II. Capo XI. Aiace proposto ad Ulisse
nella
contesa per le armi di Achille, furioso si uccide
e di lui, e che secondo Macrobio sacrificava principalmente a Giunone
nella
curia detta Calabria. A’ conviti che celebravansi
vole dissero, che le querce parlavano. 2. L’ oracolo di Giove Aminone
nella
Libia, dove la statua di lui solennemente portava
chiamata Albunea. Alcuni vi hanno aggiunto la Sardica nativa di Sardi
nella
Libia. Presso i Romani la più famosa era la Sibil
compagnate eran da’ pubblici giuochi. Fra questi i più famosi giuochi
nella
Grecia erano 1. gli Olimpici, che celebravansi in
are dalle odi di Pindaro, erano spesso onorati di pubbliche statue, e
nella
loro patria erano tenuti sempre in grandissimo pr
fonte Turia in una giovenca dell’armento di Pelagonte, la seguì sino
nella
Focide, ov’essa si fermò. La prima cura di lui fu
non fermossi l’Eroe, ma continuò il suo aereo viaggio, finchè arrivò
nella
Mauritania, dominata da Atlante. Questi oltre a p
endere la Luna sulla terra(b). Perseo dopo il mentovato trionfo passò
nella
Grecia ; e eangiò in pietra Preto, che avea scacc
Atene gli fabbricò un tempio(a). Uno pure gli venne eretto in Egitto,
nella
città di Chemmis, vicino a quella di Tebe(b), Dic
ch’eglino fossero i Pelasgi, di lui nemici, dichiarò loro la guerra,
nella
quale rimase ucciso da Giasone. Questi, appenachè
sicura guida (b). Giunse finalmente Giasone in Colco, ove si abbattè
nella
famosa Maga, Medea, figlia di Eeta(20), mentre co
a(20), mentre colei avviavasi verso un antico altare, cretto ad Ecate
nella
parte più occulta di un bosco. L’età, la condizio
tosto gli diede certe erbe, coll’uso delle quali ei potesse riuscire
nella
propostasi impresa. Il di seguente all’apparite d
corna. Stupide ne rimasero le figlie di Pelia, e vieppiù insistettero
nella
ricerca. Passati tre giorni, Medea conciliò a Pel
cò di metterlo a morte mediante il morso di due serpi, che introdusse
nella
di lui culla ; ma Ercole con intrepide mani talme
sero sulla terra. Plinio vuole, che i medesimi non esistessero se non
nella
mente de’ Poeti (c). Pausania all’opposto pretend
rcilo e Albione, figliuoli di Nettuno, glieli tolsero, e li portarono
nella
Toscana(d) (15). Ercole fu obbligato ad impadroni
one, che vegliava sempre per custodire que’pomi, e felicemente riuscì
nella
divisata impresa. Altri dicono, che Ercole spedì
, perchè si erano adoperati, onde gli Argonauti non accogliessero più
nella
loro nave lui, ch’era andato in cerra d’ Ila, fig
la morte d’ Anteo, ma Ercole, destatosi dal sonno, li rinchiuse tutti
nella
pelle del Leone Nemeo, e li portò ad Euristeo(g).
ine del re sullo stesso Indovino(c). Busiride poi continuò a trattare
nella
medesima maniera tutri gli altri stranieri : e gi
va morire i passeggieri, schiacciando la loro testa colla sua. Ercole
nella
stessa guisa lo privò di vita(e). Eono, figlio di
vita(e). Eono, figlio di Licinnio, fratello d’ Alcmena, erasi rècato
nella
Spagna’nella sua prima gioventù. Mentre egli pass
no di percosse. Ercole prese a difenderlo, ma, essendo rimasto ferito
nella
zuffa, dovette ritirarsi. Qualche tempo dopo egli
lui Ericia, riputavasi invincibile nel Cesto, o, come altri vogliono,
nella
Lotta. Provocava tutti a quel giuoco, e ne uccide
o. Caco di notte gliene rubò quattro paja, e per la coda le strascinò
nella
sua abitazione, affinchè Ercole dalle pedate non
vuti da Megara, sua prima moglie, e che temeva che fosse per trattare
nella
stessa guisa anche qualsivoglia altro, che fosse
la predizione dell’ Oracolo, Mercurio per ordine di Giove lo condusse
nella
Lidia, e lo vendette ad Onfale, figlia di Giardan
coricarono sopra due letti separati. Pane, che li avea veduti entrare
nella
grotta, preso dalla bellezza d’Onfale, erasi prop
posto di sorprenderla, mentr’ella dormiva. Verso la mezza notte entrò
nella
grotta ; ma siccome era smorzato il lume, così no
ro Bovino, in cui non entravano mai nè cani, nè mosche (e). Ebbe pure
nella
stessa città un’ Ara, detta Massima, perchè era m
un trepiede di bronzo (e). Il culto d’Ercole si estese nelle Gallie,
nella
Spagna, e nella Trapodana, Isola tra il Gange e l
bronzo (e). Il culto d’Ercole si estese nelle Gallie, nella Spagna, e
nella
Trapodana, Isola tra il Gange e l’Indo. In Tiro e
Finalmente Ercole conseguì un tempio appresso gli abitanti di Cadice
nella
Spagna. Là non veniva rappresentato sotto alcuna
e, appellate le Colonne d’Ercole, perchè questo Eroe, giunto a Cadice
nella
Spagna, e credendo d’aver tocchi i confini della
in Megara (10)(10). Gli Ateniesi, oppressi dalle armi nemiche, furono
nella
dura necessità di segnare col re Megarese un trat
entola, e lo mangiò co’suoi compagni. Ciò fu imitato anche in seguito
nella
Festa a tale oggetto instituita, e denominata Pia
di Nausiteo e Feacide, che eransi seco lui uniti in qualità di piloti
nella
sua famosa spedizione in Creta (d). Le Oscoforie
ltare e una statua a Giove, soprannominato Erceo. Tutto era grandezza
nella
di lui Corte, e per molti anni visse nella prospe
Erceo. Tutto era grandezza nella di lui Corte, e per molti anni visse
nella
prosperità(b). Arisba, figlia di Merope, fu la pr
la Regina, che la medesima, abbandonato il marito suo, fuggì seco lui
nella
Troade(14). Priamo la accolse appresso di se, poi
d’ Eolo(f) (5). Ettore sposò Andromaca, figlia d’ Eozione, re di Tebe
nella
Cilicia, la quale era bella, coraggiosa, e molto
di lui, lo attaccò al suo carro, per tre volte lo strascinò col volto
nella
polvere intorno le mura di Troja, e comandò che f
e. La madre però n’ebbe pietà, e invece lo fece allevare secretamente
nella
Frigia da’ Pastori, che abitavano sul monte Ida(b
’era, cangiò la gelosia in tenerezza, e fu da Priamo di nuovo accolto
nella
sua Reggia(a). Paride, mentre soggiornava sul mon
colla fuga. Tuttavia la notte, in cui Troja fu presa da’ Greci, entrò
nella
Cittadella d’Ilio, e cercò di difenderla a tutto
i seguaci(8) una flotta di venti navi per fuggire(a) (9). Si trasferì
nella
Tracia appresso Polinnestore, e v’intraprese la f
enti ardere d’amore per lui(12), lo ristorò di tutte le perdite fatte
nella
procella, lo trattò a lauto banchetto, e con gene
di quell’innocente vittima, ravvolta in densissima nobe, la trasportò
nella
Taurica Chersoneso, e in di lei mogo sostituì una
onne, dopo la morte del padre lo avea nascosto sotterra con molto oro
nella
Focide. Gli abitanti di quel luogo lo trovarono,
Oreste fu figliuolo di Agamennone e di Clitennestra. Fu allevato
nella
Corre di Strofio, figlio di Criso, e re della Foc
rrebbe liberato, qualora avesse trasportato dalla. Taurica Chersoneso
nella
Gsecia la statua di Diana. Egli con Pilade si acc
). Oreste dopo di ciò non si sentì più cruciato dalle Furie ; ritornò
nella
Grecia ; sposò Ermione, figliuola di Menelao, suo
avendo ricevuto ordine dall’ Oracolo di trasportare le ossa di Oreste
nella
loro città, un certo Lica, loro concittadino, arr
aro, re di Sparta. Paride, come si è raccontato, gliela rapì. Menelao
nella
guerra, che per tale ragione si suscitò tra’Greci
ao prese seco tre de’più robusti suoi compagni, entrò di buon mattino
nella
grotta di Proteo, lo strinse fortemente, e più an
nte lo rendetre odioso a tutto l’Egitto, che fu costretto a ritirarsi
nella
Libia(b). Menelao dopo morte ebbe in Terapne, cit
quel ch’era in lui di mortale(a) (1). Tetide poco tempo dopo lo tuffò
nella
Palude Stigia, affinchè egli divenisse invulnerab
irone lo addestrò agli esercizj i più laboriosi del corpo, e lo erudì
nella
medicina e nella musica(d). Allora quando i Greci
agli esercizj i più laboriosi del corpo, e lo erudì nella medicina e
nella
musica(d). Allora quando i Greci deliberarono di
figliuole d’Agamennone. Achille non ostante si mantenne inalterabile
nella
determinazione di non più trattare le armi a favo
armata Greca. Fu annoverato Achille tra’Semidei, ed ebbe tempio anche
nella
Penisola del Ponto Eusino, detta dal nome di lui
il pensiero di farlo perire. Avvenne, che Ulisse fu inviato da’ suoi
nella
Tracia per riportarne de’viveri, ma se ne ritornò
vo lo regalava. Nello stesso tempo fece nascondere il predetto danaro
nella
tenda di Palamede. Ciò servì di prova manifesta d
Una terza procella lo spinse in Sicilia. Là con dodici de’suoi entrò
nella
caverna, ove soleva starsene il Ciclope Polifemo.
oja, e si qualificò per uno de’più valorosi guerri ri, che vi fossero
nella
Greca armata. Uccise Anfio, figlio di Selago ; Ac
evano in vece dato ad Ulisse ; ma Ajace il dì seguente si trovò morto
nella
sua tenda(b) (4). Altri dicono, che Ajace, combat
ella Laconia, per esservi allevati(a). Si segnalarono col loro valore
nella
celebre spedizione degli Argonauti(b). Polluce, a
ed Ida, figliuoli di Afareo o Afarete, fondatore della città di Arene
nella
Messenia, la quale città egli così denominò da Ar
bbe anche un tempio, dedicato a lui a lo appresso la città di Terapne
nella
Laconia. A lui era pur consecrata una fontana, de
o per sapere, qual’era il suo padre, e ne udì, che lo avrebbe trovato
nella
Focide. Intraprese quindi il viaggio alla volta d
ri riferiscono. La sua scienza gli fece prevedere che sarebbe operito
nella
guerra Tebana. Per sottarsene, si nascose in un l
barbaro comando ; e strangolandosi colle proprie mani, finì di vivere
nella
sua più brillante gioventù(c) (11). Istoria m
un tempio. M. Marcello nel tempio del suo primo Consolato, trovandosi
nella
Gallia appresso Clastidio, fece voto d’inalzarne
nica via di procacciarsi onore è la virtù. Vicino alla Porta Romanula
nella
Via Nuova eravi un piccolo tempio, consecrato a V
no espresse dal Compasso e dall’ Archipenzolo, che questa Virtù tiene
nella
, destra. E’pur necessaria al Prudente la sapienza
nte la sapienza, simbolo della quale è la luce. Quindi la Prudenza ha
nella
sinistra una face. Davansi a questa Dea anche due
tanto de’medesimi ci avverte a reggersi conmoderazione per non cadere
nella
temerità. Emulazione. L’Emulazione è uno st
Dea sotto il nome di Elpide. I Romani le fabbricarono tre tempj, uno
nella
settima Regione, l’altro appresso il Tevere, e il
pj, uno nella settima Regione, l’altro appresso il Tevere, e il terzo
nella
Piazza dell’erbe. Questo ultimo al tempo della gu
e a farsi. Vittoria. La Vittoria è il vantaggio, che si riporta
nella
guerra, o ne’particolari combattimenti. Questa De
inità venne spesso confusa con Tenti e con Dice. Temi veramente regnò
nella
Tessaglia, e fu di tanta saviezza ed equità, che
lure, e che poi cedette ad Apollo. Temi aveva altresì un altro tempio
nella
cittadella d’Atene, nel di cui ingresso si vedeva
utti. Ella si dipinge altresì di terribile guardatura, colla bilancia
nella
destra, e con una spada nella sinistra : simboli,
di terribile guardatura, colla bilancia nella destra, e con una spada
nella
sinistra : simboli, co’ quali si fa intendere, ch
re di fame. Egli permise altresì ad una figliuola di colei l’ingresso
nella
prigione ; ma prima la faceva diligentemente esam
oglie di Augusto, lo ristabilì, e Tiberio lo consacrò. Manlio Pretore
nella
rupe Tarpea eresse un altro tempio alla Concordia
ne fecero la dedicazione. Finalmente un terzo tempio le fu fabbricato
nella
Piazza di Vulcano, e fu consecrato da Cn. Flavio(
fa conoscere ciò ch’è, e dilegua le tenebre della falsità. Ella tiene
nella
destra un oriuolo, con cui si dà ad intendere, ch
a loro giova, qualora è attesa. La Riprensione ha in mano una lingua,
nella
; di oui cima v’ è un occhio. Quella e questo avv
di chi ella ama, ossiachè ne sia lontana. Nell’ estremità finalmente
nella
di lei veste leggonsi queste parole : la morte e
iovane, perchè è questa l’età, che più d’ogni altra lo coltiva. Tiene
nella
destra una maschera, perchè l’Affettato s’allonta
odio di chi primo offese. E’vestita di colore rosso, ed ha un pugnale
nella
destra, perchè essa talvolta arriva a spargere il
sperimentarne la fedeltà. Entrato, senza essero conosciuto da alcuno,
nella
sua casa, trovò la consorte, che piangeva, e dole
ei debolezza coll’ accertarla, ch’ egli medesimo, se si fosse trovato
nella
stessa circostanza, non avrebbe saputo resistene
e colpiva con sicurezza, e ritornava, senzachè alcuno la rimandasse,
nella
mano stessa, da cui era stata vibrata. Cefalo, ch
ch’egli moltissimo la caccia, si portò un giorno sul nascere del Sole
nella
foresta coll’ asta solamente, che avea ricovoto i
di lui, e per accertarsi, se egli veramente consumava tutto il giorno
nella
caccia, entrò li nascosio anch’ ella nella forest
consumava tutto il giorno nella caccia, entrò li nascosio anch’ ella
nella
foresta, mentre i cani di Cìanippo inseguivano un
di colore turchino, e tutta aspersa d’occhi e d’orecchie. Ha un Gallo
nella
sinistra, e nella destra un fascio di spine. Il p
, e tutta aspersa d’occhi e d’orecchie. Ha un Gallo nella sinistra, e
nella
destra un fascio di spine. Il predetto colore del
ificenza di parole decanta se stesso. Questo Vizio finalmente stringe
nella
sinistra un filo, con cui è legata una Vespa. Que
di le si attribuiscono le orecchie dell’Asino, e le si pone un Pavone
nella
destra. Questo Vizio sta inoltre colla mano alta,
, colle braccia è co piedi ignudi. Sta in mezzo di densa notte, ed ha
nella
destra un’arma. E’giovine, per indicare, che l’im
chi la dimostra coperta con veste di colore cangiante, con un mantice
nella
destra per accendere il fuoco, con una corda nell
te, con un mantice nella destra per accendere il fuoco, con una corda
nella
sinistra, e con un Camaleorite appresso di se. Al
a Felicità, che rimase abbruciato(a). La Felicità tiene il Cornucopio
nella
sinistra, e il caduceo nella destra ; oppuré due
iato(a). La Felicità tiene il Cornucopio nella sinistra, e il caduceo
nella
destra ; oppuré due Cornucopj, che s’incrociano,
re la gravità de’ costumi, che nel Nobile si ricercano. Tiene un’asta
nella
destra, e un simulacro di Minerva nella sinistra.
e si ricercano. Tiene un’asta nella destra, e un simulacro di Minerva
nella
sinistra. Quella e questo fanno intendere, che la
assa s’unì a’suoi figliuoli per cercare Europa ; ed essendosi fermata
nella
Tracia, îvi finì di vivere(a). (b). Nat. Com. M
’anzidetta pena, perchè osservò Minerva, mentre ella stava bagnandosi
nella
fonte d’Ippocrene insieme con Cariclo, di lui mad
are questo Incovino(c). Tiresia ebbe per più secoll un famoso Oracolo
nella
città di Orcomena, e vi fu tenuto come un Nume. L
o ammutolì(d). Finalmente in onore di Tiresia si celebrarono in Tebe,
nella
Brozia, certe Feste, dette Efestrie, nelle quali
in Megara(c). Altre Feste finalmente dello stesso nome si celebravano
nella
Laconia, dov’eravi uno stagno, sacro ad Ino. In e
non Giove, ma Preto, fratello d’Acrisio, fu quegli, che s’introdusse
nella
torre, e rendette Danae madre di Perseo. Da ciò e
no il regno d’Argo, e finalmente l’occupò Acrisio(c). Preto si ritirò
nella
Licia appresso il re Giobate, che gli diede in mo
tre Diction. Mythol. (4). Atamante era figlio d’Eolo, e re di Tebe,
nella
Beozia. Egli si unì in matrimonio con Nefele, da
riconoscono Bacco, perchè questi aveva un tempio sul monte Lafistio,
nella
Beozia(h). Ritornando al montone, sacrificato da
lei confidenza. Temisto medesima avea stabilito di troncare i giorni
nella
vegnente notte a’ predetti figli d’Ino, ed aveva
iaste d’ Apollonie dice, che Pelia avea ordinato ad Argo di adoperare
nella
costruzione di quella chiodi deboli, affinchè si
sia stato il primo, che solcasse il mare. Questo però resta smentito
nella
sua generalità da Apollonio(l), e da altre ben fo
ti gli Argonati appresso Lico, figlio di Dascilo, e re de’ Mariandinj
nella
Propontide, ivi sia morto di malattia(f). Si dice
ttentrò Anceo, figlio di Nettuno, il quale, ritornato da Colco, regnò
nella
Ionia, dove sposò la figlia del fiume Meandro(h).
egli alla conquista del Vello d’oro. Essendosi gli Argonauti fermati
nella
corte di Lico, re di Bitinia, nell’ Asia Minore,
quelle divise si facesse a viaggiare. Così fece ; e giunta anch’ella
nella
Caria, volle recarsi alla Corte. Teonoe, presa da
e il truce comando, e in premio gli si propose la libertà. Entrò egli
nella
prigione, ove stava rinchiuso il supposto giovine
ne, citato pure dal predetto Scoliaste, oltre il variare da Apollonio
nella
patria, e nel padre di Clite, la quale egli fa fi
(22). L’uccisione di Absirto è forse uno de’ punti più controversi
nella
Mitologia. V’ ha chi affatto la nega ; e a tale o
. l. 7. (23). Bacco, avendo osservato il prodigio, operato da Medea
nella
persona di Esone, chese a quella Maga il soccorso
orza, un coraggio, una destrezza straordinaria. Numerosi Leoni eranvi
nella
palte montuosa della Tracia, i quali infestavano
to offerirla a Iolio nel suo tempio (a) Plutarco finalmente dice, che
nella
Beozia o nella Focide si obbligavano gli amanti a
Iolio nel suo tempio (a) Plutarco finalmente dice, che nella Beozia o
nella
Focide si obbligavano gli amanti a giurarsi scamb
). Paus. l. 9. (12). Plutarco dice, che Calcodone ebbe una Cappella
nella
città d’Atene(h). Non si sa, se egli parli del pr
Mythol. l : 7. (d). Apollod. l. 2. (15). Il giovane Zacinto, nato
nella
Beozia, ajutò Ercole a trionfare di Gerione. Egli
i(f). Il medesimo rimase ucciso in un combattimento appresso i Calibi
nella
Misia(g). (b). Id. Ibid. (20). Anteo fu sotte
il rapitore di questa(c). (26). Nesso, ferito da Ercole, si ridusse
nella
Locride, ove morì ; e il suo corpo, rimasto insep
fab. 35, Paus. l. 10 (27). Tmolo, trovandosi alla caccia, si abbattè
nella
Ninfa Arrife, se ne invaghì, nè si ristette dall’
l. 7. (29). I Re, che succedettero ad Onfale, portarono quell’arina
nella
loro armata, finchè Candaulo, giudicandola poco c
divorava quel pasto, che lo andava ubbriacando, Fillio gl’introdusse
nella
gola il braccio, ravvolto nella propria veste, e
ava ubbriacando, Fillio gl’introdusse nella gola il braccio, ravvolto
nella
propria veste, e lo soffocò. Se ne caricò poscia
sortirne immaginò un’ arte fino a quel tempo ignota, e affatto nuova
nella
natura. Si fece ad unìre penne con pene con tale
con somma distinzione, e ne divenne amante. Dopo alcuni mesi, passati
nella
più tenera e vicendevole cotrispondenza, Demofoon
izione gli Dei cangiarono Fillide in mandarlo (c). Demofoonte, giunto
nella
Tracia alcuni giorni dopo tale metamorfosi, corse
del mentovato figlio di Priamo. Spedito Polidoro, dic’egli, dal padre
nella
Tracia a sua sorella, Ilione, costei, che temeva
veva in ischiavitù, e ch’era stata incendiata la sua città. Ritornato
nella
Tracia, e sorpreso di avervi trovato vivo ancora
bra di colei gli apparve, e gli disse, che Cibele la aveva trasferita
nella
Frigia, ed aveale affidata la custodia d’uno de’s
Cretese, e cessò di vivere (f) (14). Erodoto dioe, che Paride venne
nella
Grecia, essendone Menelao lontano ; e che il Troj
(22). Asio avea condotto in soccorso di Priamo molte truppe, raccolte
nella
città d’Abido, di Sesto, e di Arisbe(b). Egli per
rasto ed Anfio erano figli di Merope, indovino della città di Percote
nella
Troade. Il loro padre tentò di dissuaderli che si
ecchia. Ulisse alla fine la confuse tralle sue schiave, e la condusse
nella
Tracia. Una delle di lei seguaci trovò sulle rive
ovarvelo, e lo precipitò dall’ alto di una torre Trojana(b). Euripide
nella
Tragedia delle Trojane attribuisce questo tratto
tte, e gli altri figliuoli di Ettore furono condotti schiavi da Pirro
nella
Grecia ; che poscia ne furono lasciati in libertà
a guida d’Ascanio, figlio d’Enea, se ne ritornarono alla paterna sede
nella
Troade(d). (a). Hom. Iliad. l. 22. (b). Id. I
funebri, celebrati in onore di Ettore, Darete, Capitano Trojano, nato
nella
Frigia, urcise l’Ateniese Bute, figlio di Teleont
tegno d’Epiro, Pergamo andò in Asia ; e ch’ ossendosi questi fermato
nella
Teutrania, contrada vicina alla Troade, dove regn
to come uno de’ Semidei. Notisi per ultimo, che gli abitanti di Pella
nella
Macedonia offerivano dei sacrifizj a Peleo, e gl’
e vi fondò Alba Longa (d). (5). Anche Panto, figlio di Otreo Focese,
nella
notte dell’eccidio di Troja, si salvò a traverso
; Eumede, figlio di Dolone ; Clizio, figlio d’Eolo, nato in Lirnessa,
nella
Troade. Questi due ultimi vennero uccisi da Turno
ensorino vuole, che esso sia stato detto Genio dalla cura, che prende
nella
generazione degli uomini, o perchè si genera insi
e’suoi dal regno, si ritirò nelle foreste. La giovine ivi si esercitò
nella
caccia, e addestrossi a’travagli della guerra. Si
riamo. Omero ne parla, come del miglior tiratore d’arco, che vi fosse
nella
Greca armata (c). Teucro uccise Clito, Principe T
o i funerali di Euripilo, e rendevano grande onore al Nume, rinchiuso
nella
cassa, e il quale essi chiamarono Esimnete. Nove
balzò dal darro, e lanciò una grossa pietra, da cui colpito Cebrione
nella
fronte perdette la vita. Patroclo voleva spogliar
pio(c). Mopso poi fu annoverato tra’Semidei, ed ebbe tempio e oracolo
nella
Cilicia(d). (b). Hardion Stor. Poet. (17). If
Cilicia(d). (b). Hardion Stor. Poet. (17). Ifigenia, trasportata
nella
Taurica Chersoneso, divenne la Sacerdotessa di Di
allade offerto. Quindi non attendendo a’detti di lui, lo trasferirono
nella
loro città. A ciò fare aveali indotti anche prima
r onorarne la memoria, fabbricò ivi una città, che denominò Canobo, e
nella
quale al momento della sua partenza vi lasciò tut
tò per sua figliuola ; ma soggiunge, ch’ella da se medesima si ritirò
nella
Misia par sottrarsi all’ira di suo padre(a). Tele
Se ne accorse il padre, e lo caricò di maledizioni. Fenice si ritirò
nella
Ftiotide appresso Peleo, che lo ricolraò di ricch
e lo deputò a comandare a moltissimo popolo, e spezialmente a’ Dolopi
nella
Tessaglia. Fenice alla testa di queste genti si p
lia, la propose, come premio a colui, che avesse sorpassato gli altri
nella
corsa ; ed Ulisse ne fu il vittorioso. (e). Hyg
auplio, di lui padre, prese a scorrere tutta la Grecia, e ad attrarre
nella
dissolutezza un gran numero di giovani colle mogl
i gli si erano ribellati, si trasferì in Italia con alcuni Tessali, e
nella
Calabria fondò, ovvero, come altri pretendono, fo
nal. (4). Quelli, i quali dicono, che Ajace sia stato trovato morto
nella
sua tenda, soggiungono, che Ulisse, essendo stato
ace fu una di quelle, che Alessandro il Grande volle vedere e onorare
nella
Troade(b). (a). Potter. Archacol. Graec. l. 2.
erto pescatore della città d’Eretria, chiamato Demarmeno, lo raccolse
nella
rete. Sorpreso dalla straordinaria grandezza di q
ri riferiscono. La sua scienza gli fece prevedere che sarebbe operito
nella
guerra Tebana. Per sottarsene, si nascose in un l
’altro parto più degno, ma non men vantaggioso alla vostra istruzione
nella
età almen più provetta. Assordato però dale vostr
. 2 de fals. Rel. che abbia riconosciuto i suoi natali nell’Egitto, e
nella
Fenicia(3) e che propriamente sia nato nella fami
oi natali nell’Egitto, e nella Fenicia(3) e che propriamente sia nato
nella
famiglia di Rel. Cham, da cui partendo, quasi da
irono la maggior parte de’Mitografi ; ma perchè il nostro scopo, come
nella
prefazione sta espresso, altro non è, che parlar
questa scienza. Nella prima parte parleremo de’venti Dei maggiori, e
nella
seconda delle principali astratte divinità : sacr
rno, e di Rea pel vero, ed assoluto Dio del mare, regno a lui sortito
nella
general divisione per sua parte, ed eredità, sul
duto d’avorio con ruote di oro tirato da due, o quattro CavaHi alati,
nella
parte inferiore simili a pesci, scorrendo con tan
re degli Dei ; le sue maniere però poco avvenenti disgustando gli Dei
nella
circostanza appunto più bella di pascersi dell’im
a piccolo cappello, col martello alla dritta sua mano, colla tenaglia
nella
sinistra, e quel, che è più bello, svisato, e sto
mente criminali alla presenza di tanti giudici, quanti appunto furono
nella
causa di Marte gli Dei(1). Sue nozze. Questo Dio
a ne’ suoi amori da questo Dio, e non potendo tanta sventura tollerar
nella
sua regia famiglia viva fè seppellire la figlia L
Troja per la gran fabbrica delle sue mura ; benchè poi tradito da lui
nella
convenuta mercede, con pestilenza ne attaccò gli
il gran Dio del mare. Sue contese. Contro di questo Dio valentissimo
nella
lira insorse il superbo Pane con imprudente disfi
erche egli stesso fù creduto per sole : Delfico per la città di Delfo
nella
Beozia, ove rendeva i famosi suoi oracoli(1) Piti
egli Dei invece di Ebe sua figlia, come nell’ esser posposta a Venere
nella
beltà, per giudizio di Paride divenuto arbitro ne
osposta a Venere nella beltà, per giudizio di Paride divenuto arbitro
nella
gran contesa sorta per cagione del pomo d’oro git
abito di venusta matrona di ricca stola vagamente adornata, mostrando
nella
destra mano una lampada, ed un vaso stringendo ne
rnata, mostrando nella destra mano una lampada, ed un vaso stringendo
nella
sinistra, detto il corno dell’abbondanza, con viv
a graziosa bambinà con prodigio inudito saltando dal seno della madre
nella
testa del padre, quivi fissò per ben tre mesi con
superba per la vittoria ottenuta contro il competitore Nettuno, come
nella
vita di costui sta scritto, fù del suo onore si f
forse suporiore ancora nel lavoro de’ suoi gentili ricami, avvegnachè
nella
contesa partita fosse vittoriosa ; pure ebbe a so
li Dei impietositi a suoi tormenti non fosse stata cangiata in ragno,
nella
qual condizione tessendo perpetuamente la più spr
ivinità dal ciel tramandava i suoi benefici influssi, e co’suoi raggi
nella
notte più sensibili dissipando le tenebre guida s
rii, e molti furono i tempii edificati in onor di questa Dea, non sol
nella
Grecia, ed in tutte le spiagge Orientali, ma in t
vecchio curvo di spalle con lunga barba, e con calva testa, mostrando
nella
fronte due occhi lipposi, e nel volto palesando i
zione scorrere comunemente si credeva. Presenta inoltre una bacchetta
nella
mano qual presidente alle pubbliche strade, ed in
assordò la terra, de’suoi impudici trofei. Ben dunque scrisse Ovid :
nella
lettera 9. Quem non mille ferae, quem non Stenel
alunque gloria de’figli, ben scorge ognuno non essere io questa volta
nella
dura necessità di raggirarmi a lungo pel vasto ca
pigro inverno le sue dovizie, i suoi tesori, e comparir poi li lascia
nella
ridente primavera, come non dare in mano a questa
rno il suo carro, e ratto salendo dalla nera dimora portossi in Lenno
nella
Sicilia, onde godersi dell’aria di quelle ameniss
o confondere ne’suoi consigli l’inumano Rattore, ma questi prevalendo
nella
forza, e sordo facendosi alle doglianze barbarame
l culto di questa Dea. Il più speciale è da dirsi quello, che ottenne
nella
Sicilia sotto il titolo di fecondatrice della ter
i. Siasi però come siasi proseguendo io le stolte loro tracce pingerò
nella
più aggiustata divisa insiem colle principali vir
rchè la sola fedeltà vince ogni ostacolo. Lattortora poi, che stringe
nella
mano ed il cane che costane si tiene dietro i suo
to oggi si faccia di tal principale virtù è stata la ragione, per cui
nella
morale del sonetto si è conchiuso, che essa nel c
nvan si strugge Nel pentimento, e nel rimorso atroce. Porta un rasoio
nella
destra mano, Che tronca nel fuggir qual sia balda
e l’intento lo sventurato calunniatore, il quale perciò sovente muore
nella
sua iniquità, giusta quello di Gech 18 Quia calun
perchè soppiantata dalla verità : è vecchia, perchè nacque col mondo
nella
bocca dell’antico serpente nell’ Edem : è mascher
Sonetto C on volto feminile un drago orrendo. Sorriso mostra
nella
fiera bocca, Ma mentre ride acerbi dardi scocca.
di, le loro celebrità i Bardi, le magnanimità loro i Cultei. Per essa
nella
republica letteraria han vita tanti Eroi un dì na
Per essa vivono alla immortalità quanti per le scienze, o per le arti
nella
umana società si distinsero. Per essa finalmente,
clissi nel cielo delle umaue cognizioni un astro si bello, dove è più
nella
eloquenza la grazia, la persuasiva ne’ pergami, i
la sua brevitâ, e chiarezza, acciò dagli uditori, oppur lettori tutto
nella
sostanza il poema sia ben capito, ed accolto ; al
omma contribuisce a pingere al naturale le immagini delle cose, tutto
nella
narrazione fà di mestieri, che si rifonda. Allora
ità triviale. 2. Si ricordino di tenere per una sillaba sola, fuorchè
nella
fine del verso, le parole mio tuo ecc : non altri
a del verso. Facciano inoltre elisione delle vocali, che s’incontrano
nella
fine delle parole antecedenti qualora con altra v
quello, checchè si dicano alcuni preoccupati verseggianti, scorgiamo
nella
lettura di primi autori assai sovente preferito.
il celebre figlio del Tebro ha conciso in pochi versi o nel delineare
nella
clemenza di Tito At. 1. Sc. 2. La deformità dell’
a Torquato Tasso. Bastami fra i tanti riferirne sol due. Nel canto 18
nella
morte di Argante può forse meglio descriversi il
genere di poesia si Lirica, che Epica ; restando per altro i lettori
nella
prevenzione, che essendo la lirica non mai sogget
i due sillabe per la sua brevità, e ristrettezza è quasi intrattabile
nella
poesia, e per quanto si affaticasse un ingegno ma
i ; re di sei sillabe, ed il quarto di cinque perchè tronco da rimare
nella
stessa guisa divisata nel capitolo precedente, me
mistocle, che prende il veleno. Dalla sua patria ingrata Si scorda
nella
gioia Temistocle in esiglio Del folle sdegno an
ucciolo natural forma il suo pregio. Eccone intanto l’esempio tessuto
nella
divisata maniera. Leonida alla Termopile. Qu
quest’arte. Eluderanno ogni difficoltà se una saggia cautela useranno
nella
scelta di tronchi ben adattati, e proprii a spieg
billà, ed altezza. Tale è per avventura la comedia intitolata Diogene
nella
botta del celeberrino antichissimo Antonio Franch
to. Ne metto perciò un brevissimo esempio sol per fare conoscere, che
nella
nostra lingua si rattrova un tal metro, non già p
ezzo più facile, onde esprimere concetti di qualunque natura si siano
nella
più bella, e grandiosa maniera, merita per ogni r
Cap. XV. Della terza rima. Il metro, che più generale campeggia
nella
poesia si è appunto la terza rima, come quella, c
tro, ohe or ora spiegheremo dal nome di Saffo Lesbia poetessa. Questa
nella
effervescenza delle sue passioni d’un tal metro s
dunque bene i giovani a queste vedute, ed attendino pria a consumarsi
nella
lettura de’classici, e nell’esercizio di altri pi
Esso presso i Greci poeti fù un giorno in gran pompa, e ben sappiamo
nella
gara di Omero, ed Esiodo ne’giuochi Olimpici sott
tanto remoti sia stata trattata dalla gran penna del Sannazzaro, pur
nella
tessitura cemparve sotto le insegne Virgiliane, p
decasillabi, e Settenarii da rimarsi a genio di chi compone, meno che
nella
chiusura, dove la rima o avvince i due ultimi, e
hi vuol montare a questo segno deve spargere pria non pochi sudori si
nella
lettura de’ classici, che nell’ esercizio de’ div
lle stesse parole, o rispondere del tutto colle stesse voci adoperate
nella
proposta. Della quale seconda maniera perchè oggi
na. Catena Hai vinto al fine mio destin tiranno, Tiranno Vado a perir
nella
deserta arena, Arena Veggo di sorte lo spietato i
cangia unquemai però il suo essere, anzi sempre la stessa si conserva
nella
natura de’ componenti suoi membri ; chiaro ognuno
ficientemente ragionato nel precedente trattato della poesia toscana,
nella
circostanza non sono di formar di quest’ ultima p
mbrandomi quindi necessaria la sola cognizione di quelli, che entrono
nella
costruzione de’versi più comunemente praticati, d
dagli antichi nelle cantate a danze, costa di due sillabe differenti
nella
lor quantità, d’una lunga cioè, e d’una breve com
si componenti, onde risulta tal voce, è composto di tre sillabe brevi
nella
lor quantità, come Domine, Dominus, Hominis, ecc.
ante incomincia la voce seguente, essa in tal caso soffre cambiamento
nella
sua quantità, come in questo esempio : Christus
i cangia sempre di aspetto, così apre il campo a mille versi distinti
nella
numerica, e specifica lor differenza. Qualunque s
eci sotto le divise di Carmen Policolon. Qualunque intanto esse siano
nella
loro diversità le composizioni latine, a quattro
rastrophon, voci, che ho dovuto apporre per non imbrogliare i giovani
nella
lettura di questo, e di altri libri, ove generalm
sillaba in principio con un Trimetro manchevole anch’esso di una, ma
nella
fine, come. Unicus Dei timo Potest procaces cont
oni, che degli Egiziani Dei in più luoghi fa Giovenale, e soprattutto
nella
Sat. XV. Quis nescit, Volusi Bithinice qualia de
er la fortuna d’ essere i maestri in Israello, e quindi molto versati
nella
lettura de’sacri libri, perciò hò creduto pregio
vrà avvenire al Corifeo de’Teomachi l’Anticristo ; di cui sta scritto
nella
seconda a Tassalonicesi. 2. Quem Dominus Jesus in
l mare, fan parola ancor delle Sirene, che fingonsi gioviali donzelle
nella
parte superiore, terminando la inferiore in due c
angelio legatione fungi in catena ? che altro è quel, che sta scritto
nella
II. a Corinti al 5 : Pro. Christo legatione fung
rende, e condanna in più luoghi Iddio nelle scritture, e specialmente
nella
Sapienza al 14 ove leggesi obscura sacrificia fac
i Venere per la colomba in preferenza d’ogni altro animale. Imperochè
nella
dolce contesa, che ebbe questa Dea col Dio Cupido
ndegne de’vicini Fenici, o di altre nazioni non molto lontane da essi
nella
sacrilega iniziazione, e nelle turpissime offerte
ù luminosa a mio credere è quella, che colla divina sua penna delineò
nella
sua Gerusalemme il Tasso, in cui dopo aver descri
re conduttiere degl’Ebrei Mosè ci sia stato dai Gentili rappresentato
nella
persona di Bacco con troppo plausibili argomenti
tato il mare istesso con nnmeroso stuolo di uomini, e donne per andar
nella
terra promessa ? Bacco prese vendetta di Penteo,
ò la misura delle note musicali dall’otlava grave all’acuta ; siccome
nella
parola forma la stessa armonia la rassomiglianza
mincia da vocale. La Sinalefe è la incorporazione d’una vocale finale
nella
vocale iniziale. Ambedue queste figure possono os
amenti caratteristici delle persone rozze e impudenti. Posson vedersi
nella
Galleria di Palazzo Pitti i Satiri di Tiziano nel
a di Palazzo Pitti i Satiri di Tiziano nel suo quadro dei Baccanali ;
nella
Galleria degli Uffizi il Satirino che di nascosto
er cariatidi ; della qual parola dà una bella spiegazione l’Alighieri
nella
seguente similitudine : « Come per sostentar sol
resi ben cura. » Due Satiri posti per cariatidi si vedono in Firenze
nella
facciata di un antico palazzo ora appartenente al
’antica statua di Sileno col piccolo Bacco nelle braccia, che trovasi
nella
villa Pinciana, e di cui una copia in bronzo esis
come vedesi pure nel quadro dei Baccanali di Rubens, che è parimente
nella
stessa Galleria. Il Dio Momo è da porsi vicino ai
u creduto figlio del Sonno e della Notte. Da prima era stato ricevuto
nella
corte celeste come buffone degli Dei, ma poi ne f
esso che dicono la Flora per significare tutti i fiori che si trovano
nella
regione medesima. Anche i Silvani appartenevano a
si diritti del cittadino, la proprietà e la libertà. 13. Il Varchi
nella
sua elaboratissima Orazione funebre in morte del
issima Orazione funebre in morte del Buonarroti, la quale egli recitò
nella
Chiesa di S. Lorenzo, così descrive il gruppo del
lo descrivono i poeti antichi, fece di circa diciotto anni : il quale
nella
mano destra tiene sospesa in aria una tazza ; la
piluccare fu anche usato dall’Alighieri nel Canto xxiv del Purgatorio
nella
seguente terzina : « Ei mormorava ; e non so che
Bona. 16. Una delle più celebri statue di Fauno è quella che vedesi
nella
Tribuna della Galleria degli Uffizi. Lo stesso Mi
ostri che sedettero sul trono imperiale di Roma. Quindi i Romani, che
nella
severità dell’antica loro disciplina aveano ammes
fortuna di Roma. Il politeismo era ancora in fiore, più che altrove,
nella
Grecia, qualora se ne giudichi dalle statue, dai
no consacrato. Pare che la Grecia non potesse abbandonare l’idolatria
nella
stessa guisa che non poteva ripudiare le arti. Sp
no avuto da tempo immemorabile coll’Europa, e le cui tracce, smarrite
nella
storia, si rinvengono così manifeste nell’antica
ro libri sacri. Dal tempo di Ciro gli Ebrei s’erano qua e là dispersi
nella
Siria, nella Persia e fino nell’India ; dopo Ales
i. Dal tempo di Ciro gli Ebrei s’erano qua e là dispersi nella Siria,
nella
Persia e fino nell’India ; dopo Alessandro trovav
ocale conservava tutto il suo potere : intieri popoli erano ingolfati
nella
più crassa ignoranza, e troppo erano istupiditi p
a divenuto una specie d’ipocrisia pubblica professata dallo Stato ; e
nella
sua decadenza, sorretto dal potere, dall’interess
a religione non eravi in fatto che la voluttà ; e le sette più severe
nella
loro origine, degenerate fra breve da un’austerit
zo ai pazzi tripudj ed alle sguajate religioni d’un mondo invecchiato
nella
corruzione. Alle splendide feste del Paganesimo,
’impero romano, che, quasi nel più alto e cospicuo soglio, anzi quasi
nella
cima stessa della città,146 a giudicare assistete
re alla scoperta e pubblicamente esaminare ciò che di chiaro si trovi
nella
causa de’ Cristiani che a condannare quelli v’ast
i pudichi ; onde si satollano in maniera da non si scordare di dovere
nella
notte levarsi ad adorare Dio. Discorrono in quell
alla cura medesima della modestia e della pudicizia, come quelli che
nella
cena non cibarono solo il corpo di vivande ; ma l
di, oltre l’usato, troppo. » (Orl. Fur., xxxii, 11.) Troviamo ancora
nella
Basvilliana del Monti : « Era il tempo che sotto
veva il Sole una maestosa e ricchissima reggia, opera di Vulcano109),
nella
regione d’Oriente. Da essa cominciava il suo cors
palazzo di cristallo in fondo al mare. Come poi facesse per ritornar
nella
notte dalla parte d’Oriente, i più antichi poeti,
ue ; una delle quali, che è una maraviglia dell’ arte greca, ammirasi
nella
galleria del Vaticano in Roma, ed è chiamata l’Ap
a di Apollo giovane, detta perciò volgarmente l’Apollino, può vedersi
nella
tribuna della galleria degli Uffizi in Firenze. A
in italiano il nome di Aurora. Anche il Tasso esprime la stessa idea
nella
prima ottava del Canto iii della Gerusalemme libe
ella luce. E coll’approvazione dell’ ambiziosa sua madre Climene andò
nella
sublime reggia di Apollo e chiese al padre una gr
e Metamorfosi ; e lo stesso Dante trova il modo di parlarne più volte
nella
Divina Commedia. Assomiglia nel Canto xvii dell’I
n l’arco e con gli strali ; e noi abbiamo veduto nel N° XIII che egli
nella
guerra dei Giganti non fu uno di quei Numi pauros
quies moderata, diæta. » E il celebre igienista Michel Lévy dichiara
nella
sua grand’ opera dell’ Igiene, che questo ed altr
bro. Giove così volle premiar Vulcano di averlo aiutato efficacemente
nella
battaglia di Flegra fabbricandogli i fulmini con
’animo stesso, ed è impossibile che abbiano realmente forme corporee,
nella
guisa stessa che non sono esseri di per sè esiste
eria, e che dia più da pensare, del matrimonio ; con una face ardente
nella
destra, simbolo del mutuo affetto degli sposi ; e
face ardente nella destra, simbolo del mutuo affetto degli sposi ; e
nella
sinistra le auree catene a significare i vincoli
lpello. Di Enea figlio di Venere e di Anchise dovremo parlare a lungo
nella
celebre guerra dei Greci contro la città di Troia
ura, con un delfino ai piedi, come la Venere dei Medici che si ammira
nella
galleria degli Uffizi in Firenze. Ma quando era c
to fiore il giovane Adone da lei favorito e protetto, e che fu ucciso
nella
caccia da un cinghiale. A Venere fu dedicato il v
dendo agli attributi della Dea Venere. 182. Esiste anche in Firenze
nella
Galleria degli Uffizi una vaghissima pittura del
ntarsi la testa di Medusa dipinta da Leonardo da Vinci, che si ammira
nella
Galleria degli Uffizi in Firenze, e la statua di
tre questo cavallo dando un calcio al terreno presso il monte Elicona
nella
Beozia, fece sgorgare una fonte che fu poi sacra
ressa da Benvenuto Cellini nel bassorilievo di bronzo fuso che vedesi
nella
base del Perseo ; ma l’eroe vi è rappresentato vo
aso e i talari di Mercurio e non sul caval Pegaso ; con la scimitarra
nella
destra, e senza la testa di Medusa nell’altra man
nza la testa di Medusa nell’altra mano. Nel giardino di Boboli vedesi
nella
gran vasca detta dell’isolotto la statua di Perse
itolo, che cioè bisogna cercar le origini storiche dei popoli antichi
nella
Mitologia. Infatti la Cronologia greca più comune
nt duces. » Di Danae e della pioggia d’ oro parlano ancora e Pindaro
nella
12ª delle Odi Pitie e Ovidio nelle Elegie e nelle
a. « E vede l’oste e tutta la famiglia, « E chi a finestre e chi fuor
nella
via, « Tener levati al ciel gli occhi e le ciglia
XXXI Il Genio e i Genii Fu detto
nella
classazione generale degli Dei (V. il N. III) che
ioventù. Il Dèmone dunque di cui egli parlava non poteva significare,
nella
sua segreta intenzione, una divinità mitologica,
i effetti sulla vita degli uomini. La greca parola dèmone fu adottata
nella
lingua latina, ma poco usata dai classici, e molt
perchè per lo più tengono nelle mani la patera o il cornucopia. Così
nella
colonna Traiana si vede alato il Genio della luce
patera 278. Questa parola Genio ebbe un gran credito e un grande uso
nella
lingua latina279), e lo ha tuttora nelle lingue a
a279), e lo ha tuttora nelle lingue affini e derivate, e specialmente
nella
italiana ; anzi in queste riceve sempre nuove app
ase di Cicerone pro Cluentio, chiamando geniali i letti nuziali, come
nella
seguente ottava del Canto v. « Che abominevol pe
so della parola Genio in questi termini : « Di una persona eccellente
nella
sua arte o in più discipline si ode dire spessiss
rsi accenna pur anco la necessità dell’armonia imitativa o espressiva
nella
compagine del verso. Fra i titoli dati alle Muse
inseguirle anche per aria, precipitò da quell’altezza e rimase morto
nella
sottoposta piazza. Questa favola ci rappresenta e
, e guai a chi li tocca !132 e ne hanno non solo l’esempio delle Muse
nella
metamorfosi delle Piche, ma altresì di Apollo, ch
cora crudele) fece scorticar vivo il satiro Marsia, dopo averlo vinto
nella
sfida da lui ricevuta a chi meglio cantasse. A Da
on sfuggì neppur questo mito ; anzi per la stessa ragion che lo mosse
nella
invocazione alle Muse a rammentare la punizione d
mini che poeticamente diconsi gioghi : e cosi il poeta affermando che
nella
Cantica del Paradiso ha d’uopo d’ ambedue i giogh
estro per l’ispirazione poetica : solo nel secolo d’argento, trovasi
nella
Tebaide del poeta Stazio in quello stesso signifi
vaticinari, colla mutazione comunissima nelle lingue della lettera f
nella
v. 132. Facit indignatio versum, è proverbio la
XXXII Gli Oracoli Quantunque gli Oracoli più celebri fossero
nella
Grecia ed esistessero molti secoli prima della fo
o fu interpretata per tenda o velario, col qual significato è passata
nella
lingua italiana. Il furore divino che invasava la
facente. Quanto all’origine del tempio e dell’Oracolo di Giove Ammone
nella
Libia parlammo a lungo nel N° XI : ora basterà di
ia divinazione, perchè non rendevano responsi a voce, ma consistevano
nella
interpretazione di segni casuali, ed anche di sog
dre di Alessandro Magno. Cicerone compose un’opera sulla Divinazione,
nella
quale confuta ad una ad una tutte le asserzioni d
i e degli augurii come di cose antiche ai tempi della guerra Troiana,
nella
quale l’indovino Calcante rappresenta una parte i
rsi fra loro in un più umano consorzio. Quel che di Orfeo dice Orazio
nella
Poetica è applicabile a tutti i fondatori delle a
oratio. » In greco avevano due o tre termini che non furono adottati
nella
lingua italiana, e soltanto da manteion furon com
n Bologna in Bologna ; ed una delle più goffe è quella dell’Ammannato
nella
fonte di Piazza della Signoria di Firenze215). Ma
ol titolo di Nettuno equestre, alludendosi alla favola che questo Dio
nella
gara con Minerva per dare il nome alla città di C
tutti gli Dei e le Dee del mare, come lo stesso Tito Livio riferisce
nella
sua Storia, trascrivendo o componendo di suo le s
loro dorso, la sposa a Nettuno ; ed egli per gratitudine li trasformò
nella
costellazione dei Pesci, che è uno dei dodici seg
eropodi che formano conchiglie talvolta grandissime, e che si trovano
nella
maggior parte dei mari. Convien qui rammentare pr
rbe infinite di Ninfe o Divinità inferiori popolavano ed abbellivano,
nella
fantasia dei poeti, le onde del mare ; e ce le di
dopo aver subìto tutte le fasi dell’analisi e della sintesi, ritorna
nella
forma primitiva, rivela allora il segreto richies
Ennosigèo (scuotitor della terra) ; il qual nome è usato da Giovenale
nella
Satira x, v. 182, parlando di Serse, che pretese
teneva. La qual capra fu poi da Giove trasportata in Cielo e cangiata
nella
costellazione del Capricorno, segno dello Zodiaco
lla favola di Narciso. E poichè Dante allude ad ambedue queste favole
nella
Divina Commedia, è necessario il farne qualche ce
to di un monte un macigno. Gli Dei cangiarono Aci in fiume che scorre
nella
Sicilia. I pittori hanno gareggiato a rappresenta
latea di bellissime forme, ed una delle più belle è quella che vedesi
nella
Galleria degli Uffizi in Firenze. Le Ninfe oltre
erciò tanto nelle lingue antiche quanto nelle moderne, e specialmente
nella
nostra, questo termine di Ninfa, anche nel senso
l’Accademia della Crusca, così lo spiegò : Le virtù morali sono ninfe
nella
vita mortale, che abbellano e felicitano, operand
la nomenclatura delle piante aquatiche si ricordarono di aver trovato
nella
Mitologia, o in qualche classico, certe Ninfe del
sorella Europa rapita da Giove (vedi la favola), conduce una colonia
nella
Beozia, fonda Cadmea, che fu poi la cittadella di
onfederazione prese nome da Amfizione figlio di Deucalione. Adunavasi
nella
Primavera a Delfo, nell’Autunno ad Antela presso
i Eurota, Lacedemone, Amicla. 1511. Danao, già re della Cirenaica
nella
Libia, cacciato dal fratello Egitto, si ricovera
e il miele. — Trittolemo insegna l’agricoltura. 1350. Gli Argonauti
nella
Colchide, condotti da Giasone alla conquista del
, l’Italia è abitata da popoli che forse precederono la stessa Grecia
nella
coltura ; e principalmente gli Etruschi. — La gue
; e principalmente gli Etruschi. — La guerra degli Dei contro Tifeo (
nella
Campania e ad Inarìme o Ischia), quella dei Gigan
rno a questo tempo fiorirono i sette Sapienti della Grecia, ricordati
nella
favola (Chilone, Biante, Pittaco, Cleobulo, Peria
Afferma per altro che tutti eran d’accordo (e vi si unisce anch’egli)
nella
etimologia della parola Pan e nel simbolo indicat
ioè di Luperco, ossia del Dio Pane, nel mese di febbraio. Son celebri
nella
storia romana i Lupercali dell’anno 710 di Roma,
timologicamenie significa timore ispirato o incusso dal Dio Pane ; e,
nella
comune accezione, timore che assale all’improvvis
e altrui male : « Dell’altre no, chè non son paurose, » diceva Dante
nella
Divina Commedia ; ma non tutti gli uomini e non s
ione della verità dei fatti. Anche Tito Livio racconta molti miracoli
nella
sua Storia Romana, ma non li garantisce, e aggiun
non li garantisce, e aggiunge quasi sempre un si dice, o si crede ; e
nella
prefazione dichiara esplicitamente che egli non i
edibile : « Rem ausus plus famae habituram ad posteros, quam fidei. E
nella
Prefazione osserva che generalmente gli Antichi s
o a cui può sottintendersi il nome di qualunque luogo od oggetto, che
nella
direzione dell’altezza trovisi al di sotto di un
i un altro : equivale dunque soltanto all’aggettivo inferiore. Perciò
nella
classica Mitologia non è annessa alla parola Infe
alla parola Inferno la stessa significazione che le si dà in italiano
nella
cristiana religione. Infatti i mitologi latini ad
norificenza che fu accordata allo Stige perchè la sua figlia Vittoria
nella
guerra dei Giganti si dichiarò dalla parte di Gio
e confuse, e perciò non vi si trova unità nel disegno, nè regolarità
nella
esecuzione. In fatti Omero pone le regioni delle
e volte l’anno « Dolci dispensa saporite frutta. » Ma anche Plutarco
nella
Vita di Sertorio dice, che « perfino i Barbari st
intitolato Il Sole : io ne citai le espressioni più chiare e precise
nella
Cosmografia al cap. xxiii. Quando si trova un ges
uti, e acquistò maggior fama di tutti in questa impresa, come Achille
nella
guerra di Troia. Lo scopo della spedizione era la
ratello convenne continuar solo il viaggio marittimo che ebbe termine
nella
Colchide ov’era diretto. Questa regione, situata
o. Ma gli Dei ricompensarono essi quel povero animale, trasformandolo
nella
celeste costellazione dell’Ariete ; e invece dell
« Con maggior chiovi che d’altrui sermone. » Il vello d’oro rimasto
nella
Colchide fu consacrato, secondo alcuni, a Giove,
one, ma anche di pena maggiore dell’omicidio ; e perciò mette Giasone
nella
prima bolgia dell’Inferno fra i dannati che eran
i figli, e vi fu aggiunta pur anco la cecità. Approdati gli Argonauti
nella
Tracia o bene accolti da Fineo, vollero per grati
li altri incidenti che avvennero avanti che gli Argonauti giungessero
nella
Colchide sono di lieve importanza in confronto de
tologi che egli pure fosse re di Corinto ; ma il suo nome non trovasi
nella
greca cronologia di questi re ; e forse perciò ag
iorni. Il Pegaso continuò il volo sino al Firmamento, ove fu cangiato
nella
costellazione che porta il suo nome, come dicemmo
: che invece di essere un mostro fosse un monte ignivomo della Licia,
nella
parte più alta del quale soggiornassero i leoni,
ci son tanto famigerati e comuni nelle lingue moderne, e specialmente
nella
italiana, quanto quello di Chimera, nel significa
ipinta o sculta la figura della Chimera. Ne esiste una di bronzo fuso
nella
Galleria degli Uffizi ; ma è dichiarata opera etr
l’ipocondria, che altrimenti direbbesi ægritudo. 53. Troviamo anche
nella
Bibbia un fatto simile, dove si parla delle lette
tropo troncava il filo ; e Dante ha rammentato i loro nomi ed ufficii
nella
Divina Commedia, come apparisce dai versi che ne
ste loro diverse occupazioni, come si vede nel suo quadro che trovasi
nella
galleria di Palazzo Pitti. Da quanto leggesi scri
i zotici ed aspri. Aggiunge poi che ciascun’anima per essere ricevuta
nella
barca di Caronte doveva, per superiore decreto in
ruote. » Egli invita coll’antica sua buona grazia le anime ad entrar
nella
barca, « Gridando : guai a voi, anime prave ! «
« Onde le fiere tempie erano avvinte. » Sono ivi pure chiamate, come
nella
Mitologia, Megera, Tisifone ed Aletto, e ricevono
neid., vi.) 248. Lo stesso Cicerone lo dimostra elegantissimamente
nella
Orazione pro Roscio Amerino, di cui riporto qui l
irebbe che questo giudice era uno scimmione precocemente perfezionato
nella
intelligenza, prima di aver perduto la coda, e di
logia. I Romani infatti che per ordine di tempo comparvero gli ultimi
nella
scena politica del mondo antico e costituirono l’
portarono già radicato negli animi loro e impiantarono officialmente
nella
loro città, sin dalla sua fondazione, il Politeis
menta madre di Evandro. Anche il culto di Ercole Tebano fu introdotto
nella
stessa regione da Evandro ed accolto dai popoli l
, formato di una larga lamina di metallo piegata in figura ellittica,
nella
quale inserivansi diverse bacchette mobili parime
davasi il nome di Bue Api. Questo bue aveva il pelo nero, e soltanto
nella
fronte era bianco ed in alcuni punti della groppa
o gran devozione per questi mostruosi Dei Egiziani, poichè Giovenale,
nella
Satira xv, così ne parla : « Chi, o Vòluso, non
n fallo, « Col battello anco ; e l’àncora attaccolle « E nel palato e
nella
lingua molle. « Sì che nè più si puon calar di so
ben difender rocca, « Così difender l’Orcá si potea « Dal paladin che
nella
gola avea. « Dal dolor vinta, or sopra il mar si
proba Siren « Desidia. (Hor., Satir. ii, 3ª, v. 14.) 227. Inoltre
nella
lingua inglese vi son due termini diversi per dis
che Orlando fosse così ardito (e che inoltre gli riuscisse) di entrar
nella
bocca dell’ Orca con tutta la nave, e che ficcass
ll’ Orca con tutta la nave, e che ficcasse l’ancora « E nel palato e
nella
lingua molle ; » mentre è noto che si scaglia e
; » mentre è noto che si scaglia e s’infigge il rampone o la fiocina
nella
pelle del cetaceo, che è grossa circa un pollice,
fiarao che fu uno dei sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore ancora
nella
sua prima gioventù, Peleo che fu poi padre di Ach
con una favola di nuovo genere, invenzione che Dante stesso rammenta
nella
Divina Commedia. La favola si riferisce al destin
o nelle Metamorfosi, che quando nacque Meleagro, le Parche comparvero
nella
stanza ove Altea partorì, e, gettato nel fuoco un
ine affricane (Numida Meleagris). Ho detto di sopra che Danterammenta
nella
Divina Commedia la trista fine di Meleagro ; ed e
uelle anime, che « Negli occhi era ciascuna oscura e cava, « Pallida
nella
faccia e tanto scema « Che dall’ossa la pelle s’i
che lo stesso poeta aggiunge che i Penati avevano special culto anche
nella
reggia di Priamo : « Era nel mezzo del palagio
glia avessero ricevuto un simil culto. Infatti non è proibito nemmeno
nella
religion cristiana l’eriger private cappelle in o
eme col Palladio, sacre reliquie troiane, che nessun vide giammai, ma
nella
cui esistenza tutti credevano ; — e quando si tra
o Ugo Foscolo, peritissimo nelle lingue dotte e per conseguenza anche
nella
Mitologia, li chiama nel suo Carme I Sepolcri, co
overa il culto degli Dei Penati e dei Lari familiari ; e aggiunge che
nella
pratica applicazione questi Dei rappresentano i c
are. Semidei, parola latina conservata senza alterazione ortografica
nella
lingua italiana, è traduzione del greco vocabolo
o comune in verso e in prosa non solo nelle lingue dotte, ma pur anco
nella
italiana e nelle altre lingue affini, è di origin
to nell’Iliade quanto nell’Odissea ; e del pari si adopra comunemente
nella
lingua italiana tanto in verso quanto in prosa ;
tempo vissero gli eroi più antichi di quelli che presero parte attiva
nella
guerra di Troia. E a far questo ci aiuteranno div
ati e cresciuti. « Nell’alma Pilo ei già trascorse avea « Due vite, e
nella
terza allor regnava. » (Iliad., lib. i). 45.
rono la parola tellùre come sinonimo di terra 41 ; e che Dante stesso
nella
Divina Commedia rammenta l’orazione lamentevole d
iù noto e comune : derivò dal nome di una città e di un monte omonimo
nella
Frigia, ove questa Dea fu prima che altrove adora
rpetrò che si dovesse far venire a Roma la Dea Cibele adorata in Asia
nella
città di Pessinunte. Il viaggio di andata e ritor
metamorfosi, ossia trasformazione, di cui ci è occorso di far parola
nella
Mitologia. Ne troveremo in appresso tal quantità
u Giove arcanamente giusto. » (Purg., xxix, 119.) 43. L’ Ariosto
nella
1ª ott. del C.xii chiama Cibele la Madre Idèa, ci
ii, 1). Rappresentavasi con molta maestà seduto in trono, coi fulmini
nella
destra, lo scettro sormontato dalla statua della
i nella destra, lo scettro sormontato dalla statua della dea Vittoria
nella
sinistra, e ai piedi l’aquila ministra del fulmin
o duplice titolo di Ottimo Massimo lo troviamo attribuito a Dio anche
nella
religion cristiana ; e si vede indicato colle ini
giornava, per nascondersi agli occhi dei mortali. 62. Nella prosa e
nella
poesia italiana si può usare l’aggettivo olimpico
l significato di maestoso o imperioso ; e l’ ha usato anche il Giusti
nella
satira del Ballo in questa espressione : « Con u
tamente uomini e donne. La qual trasformazione graduale è significata
nella
pittura col rappresentar le diverse pietre in mag
sia corpi o frazioni di animali e di vegetabili travolti e seppelliti
nella
terra per forza di successivi cataclismi. Trovans
ogo dirupato. In questa significazione la troviamo spesse volte anche
nella
Divina Commedia. Ma in geologia il nome generico
, come abbiamo spiegato altra volta, e di cui tanto avvien di parlare
nella
Mitologia, intenderà facilmente il significato ge
teriali di questi strati furono depositati originariamente dall’acqua
nella
solita forma di sedimento, ma furono poi alterati
oi vere e proprie stimaron che fossero incastonate e quasi inchiodate
nella
volta del Cielo, e perciò le chiamarono fisse ; e
similitudine nel raccontare che egli sentì uno spaventevole terremoto
nella
montagna del Purgatorio. « Quand’io senti’ come
io ed una figlia. Di questa sua folle empietà fu terribilmente punita
nella
causa stessa della sua ambizione o vanità, poichè
rte greca s’impadronì di questo tragico soggetto ; e se ne conservano
nella
Galleria degli Uffizi di Firenze le statue attrib
lle rive paludose dei laghi di Xochimilco e di Chelco l’acqua agitata
nella
stagione delle piene stacca delle zolle di terra
glio chiamato Polidoro. Abbiamo già detto altrove che Ino fu cangiata
nella
Dea marina Leucotoe, e che Semele fu madre di Bac
pettacolo Nabuccodonosor trasmutato in bestia coram populo. Ma Orazio
nella
poetica avverte che non si debbono dare tali spet
Considerando poi storicamente Cadmo, ne troviamo determinata l’epoca
nella
Cronologia Greca verso il 1580 avanti l’èra crist
Canti, intitolato : Il Cadmo, nel quale l’autore (come è detto anche
nella
sua prefazione) considera quest’ Eroe Fenicio non
idicolezza il pretendere di distruggere il vocabolo alfabeto adottato
nella
lingua latina e in tutte le più colte lingue mode
uni popoli, gettavansi ad ardere nel rogo del defunto o seppellivansi
nella
stessa tomba, gli schiavi, i cavalli, i cani ed a
erciò nelle funebri cerimonie ponevasi una piccola moneta di tal nome
nella
bocca degli estinti258. Vero è che queste stesse
onte all’altra riva, e non andare errando per 100 anni lungo lo Stige
nella
penosa incertezza della sede che erale destinata.
ivi ebbe molti discepoli, e costituì la famosa scuola dei Pitagorici,
nella
opinione dei quali acquistò egli tanta autorità,
n un tempio, ed egli adorato qual Nume. 254. Avendo ammesso Pitagora
nella
dottrina della Metempsicòsi che le anime degli uo
mentarii, volgarmente detti pizzicagnoli. Sapevalo bene il Giusti che
nella
sua satira sui Brindisi, inveisce contro un vil p
riarcale, e gli assegna un soggiorno più poetico ed ameno, quantunque
nella
stessa regione insulare. Non è tempo perduto, nè
Atene, e n’ebbe 2 figli chiamati Calai e Zete, di cui dovremo parlare
nella
spedizione degli Argonauti. La spiegazione più se
no Borea, Noto, Euro e Zeffiro, nomi adottati dai Latini e conservati
nella
poesia italiana ed in alcune denominazioni scient
nome latino o greco ai diversi Venti ora conosciuti e contrassegnati
nella
così detta Rosa dei Venti ; e la ragione è questa
te terminerò col rammentare che Dante non ha dimenticato d’introdurre
nella
Divina Commedia anche un cenno della favola di Eo
Luna stessa. Chiamavasi egli Endimione, e stava sul monte Latmo che è
nella
Caria ; ed essendosi in una di quelle caverne add
o 142. Ma neppure il termine di Artofilace andò perduto o dimenticato
nella
poesia italiana ; e chi mai non si allontani da q
credè autorizzato da questo racconto mitologico a darci ad intendere,
nella
sua 4ª Canzone, che per opera di Madonna Laura av
r soggetto le streghe e le stregonerie non rammenta mai Ecate, e solo
nella
Sat. 8 del lib. I dice delle due famose streghe C
nas compita secta vias. (Ovid., Fast. i, 141.) Dante una sola volta
nella
Divina Commedia dà il nome di Trivia alla Luna :
tordici metri ciascuno, e di grossezza proporzionati all’altezza come
nella
specie umana. Alcuni per altro di quelli che Dant
Ossa e su questo il monte Pelio 73). Il teatro della guerra fu dunque
nella
Grecia continentale sui confini della Macedonia c
li versi lo stesso Virgilio. Si riferisce ad Encelado seppellito vivo
nella
Sicilia col capo sotto il monte Etna, coi piedi c
nza del solfo nativo nei terreni vulcanici, specialmente in Sicilia e
nella
solfatara presso Pozzuoli nelle vicinanze di Napo
ella solfatara presso Pozzuoli nelle vicinanze di Napoli, troveranno,
nella
espressione dantesca di nascente solfo, indicata
della Ninfa Maia una delle sette figlie d’Atlante che furon cangiate
nella
costellazione delle Pleiadi ; quindi Mercurio dai
cuore157, perciò gli Antichi asserirono che Mercurio era valentissimo
nella
musica, ed aveva pur anco inventato un musicale s
mai — Quel che rubai. » A proposito di questi tali riporta Cicerone
nella
2ª delle sue Filippiche un bellissimo ed eleganti
he ornava prima una fontana della villa Medici in Roma, ed ora vedesi
nella
Galleria degli Uffizi di Firenze. È una delle più
chiamasi Lydius lapis, perchè queste pietre trovansi più comunemente
nella
Lidia ; e per la stessa ragione qualche naturalis
ato a tempo suo da una violenta inondazione ; un altro simile si vede
nella
parte più elevata di Tivoli. Se poco hanno avuto
ce formula : Te, Amata, capio. E questo nome rituale di Amata davasi,
nella
loro consacrazione, a tutte le Vestali in memoria
pel rimanente dei suoi giorni. — Altri poi asseriscono che si calava
nella
solita stanza sotterranea, ma subito dopo le si g
una celebre similitudine nel descriver la terza bolgia dell’ Inferno,
nella
quale son puniti i Simoniaci : « Io stava come i
no di tali Dei sulla Terra. Gli Dei Superiori, di cui abbiamo parlato
nella
Iª Parte, erano soltanto venti, e gl’Inferiori a
uron compresi sotto certe generali denominazioni, come ora suol farsi
nella
Storia Naturale in cui si distinguono soltanto i
ento adulterate, « Or convien che per voi suoni la tromba, « Perocchè
nella
terza bolgia state. » 6. Chi ha letto almeno u
onome egli invece di eglino per troncamento della sillaba finale, che
nella
metrica latina e greca direbbesi apocope ; come p
cilmente vegetano sulle sue rive, o che sono particolari alla regione
nella
quale scorre quel fiume. Modernamente, per indica
indicar meglio qual Fiume sia rappresentato, gli si pone appresso, o
nella
sinistra, uno scudetto coll’arme o stemma di quel
to della Ninfa Aretusa 29 (cangiata in fonte che scorrevà sotto terra
nella
Sicilia presso Siracusa), per andarla a trovare s
gran distanza ricompariscono sulla superficie di essa. Esempio ne sia
nella
Spagna la Guadiana, che dopo 50 chilometri di cor
itavano i loro componimenti, come a tempo di Augusto facevasi in Roma
nella
biblioteca palatina sacra ad Apollo. Chiamavasi p
on volto serio e maestoso, e quasi sempre armata, coll’elmo in testa,
nella
sinistra lo scudo detto l’egida e nella destra un
e armata, coll’elmo in testa, nella sinistra lo scudo detto l’egida e
nella
destra un’asta ; e ai piedi una civetta o un gufo
estìo171. Il nome di Pallade poi trovasi del pari figuratamente usato
nella
poesia latina a significare l’olio 172. Dagli ast
ad inventare una tal trasformazione. Dante che ben volentieri riporta
nella
Divina Commedia anche le punizioni mitologiche de
insolenti e molesti non ne avesse trovata una più solenne e tremenda
nella
Bibbia, quella cioè dei fanciulli che per aver be
se fatto secco « Per digiunar quando più n’ebbe tema. » E il Giusti,
nella
Scritta, rammenta una pittura che rappresenta Ere
he Ceres è lo stesso che Geres, a gerendis fructibus, perchè i Latini
nella
loro pronunzia, e specialmente in quella dei nomi
la quale in quelle pugne in cui prendevano parte anche gli Dei, come
nella
guerra di Troia, si metteva sempre dalla fazione
o della statuaria), però sempre almeno coll’elmo in testa e coll’asta
nella
destra. I Greci fecero poche immagini sculte o di
ata fiorentina o toscana. Il nome di Marte si usa figuratamente tanto
nella
poesia latina quanto nella italiana per significa
l nome di Marte si usa figuratamente tanto nella poesia latina quanto
nella
italiana per significare la guerra, e in prosa la
pubblica rappresentanza è una Dea maestosa e benefica ; ma essa pure,
nella
vita che diremmo privata o domestica, ha i suoi d
bestie fu ricevuta e adorata come una Dea, e restituita poi da Giove
nella
primiera forma fu venerata sotto il nome di dea I
lche probabile ragione di così strano culto, come osservammo pur anco
nella
guerra dei Giganti, quando gli Dei che ebber paur
ri secondo l’incidenza dei raggi e i diversi punti di vista, si legge
nella
seguente ottava della Gerusalemme Liberata del Ta
uni oggetti più specialmente relativi alle cerimonie religiose notate
nella
mitologia. I. Apoteosi (apo, da, theós, dio, g
ed il bene dell’ uman genere. Quindi l’adulazione dei popoli avviliti
nella
servitù concesse l’apoteosi a indegni monarchi ;
ità pagane presiedeva ai misteri della magia. Medea l’aveva propagata
nella
Tessaglia, ec. La Chiromanzia era una parte della
e da ligo, perchè essi arrestavanu e legavanu i rei. 6. Acqua comune
nella
quale era stato spento un tizzone preso di sull’
li possono correggersi dei loro vizii e difetti. Dante stesso fa dire
nella
Divina Commedia a Marco Lombardo : « Tu dei sape
upolosi osservatori del giorno di sabato. È Orazio stesso che lo dice
nella
ix Satira del lib. i : Hodie tricesima sabbata :
ma cœlestum Terras Astrea reliquit. » (Ovid., Métam. i.) Il Pignotti
nella
favola Il Giudice e i Pescatori dice scherzevolme
enti o legga la satira di Orazio, che comincia : Jamdudum ausculto,
nella
quale il poeta dice al suo servo : Age, libertate
LXVIII Apoteosi degl’Imperatori Romani Benchè
nella
Greca Mitologia si trovino alcuni uomini illustri
i mondani. Da Romolo sino a Giulio Cesare non si trova altra apoteosi
nella
Storia romana. Neppur Numa, il piissimo Numa, l’i
non Dei gl’imperatori romani deificati, come li troviamo detti anche
nella
raccolta delle Leggi romane dell’Imperator Giusti
e sia sempre necessaria la cognizione della Mitologia greca e romana,
nella
guisa stessa che la Paleontologia presuppone ed e
che sempre più necessario, quanto maggiori progressi verranno a farsi
nella
Paleontologia mitologica, secondo le eruditissime
le espressioni mitologiche, o allusive alla Mitologia, che si trovano
nella
Divina Commedia. E quando nel dar la spiegazione
azione e parentela (almeno dei principali), è necessaria a conoscersi
nella
Mitologia pel doppio scopo, che da quella si dedu
aturale ; naturalmente ; per natura, o di natura sua e simili. Di più
nella
lingua italiana, oltre il verbo naturare che è an
osservati e calcolati. 9. Infatti troviamo negli antichi mitologi e
nella
stessa Genealogia Deorum del Boccaccio (che racco
Nel mese di Marzo celebravasi la festa degli Ancili. È narrato anche
nella
Storia Romana il miracolo dell’ancile caduto dal
saminando il nome Monsummano « applicato a borgo e monte nel Veneto e
nella
Val di Nievole » mentre non approva « l’etimologi
Plutone dei Pagani) che fu adottata dal Proposto Gori e poi dal Tigri
nella
descrizione di Pistoia e suo territorio, » e inve
e tanto più in un figlio di Giove e di Giunone. Ma poichè ammettevasi
nella
classica Mitologia una Divinità più potente di Gi
nel mondo) ed è stata più durevole di quella dei suoi rarissimi pregi
nella
Metallurgia. A Vulcano infatti attribuivansi i pi
un’isola, secondo Omero, vicina alla Sicilia, e secondo altri poeti,
nella
Sicilia stessa. A spiegar la favola dell’unico oc
che abbiamo cercato rendere anche migliore delle altre per esattezza
nella
correzione, e per un numero maggiore d’incisioni
urde, strane, spesso immorali, per lo più oscure, che sovrabbondavano
nella
falsa credenza dei gentili, finchè rimane disgiun
mondo sotto il nome di abdir o abadir. Il feticismo però non prevalse
nella
religione dei Greci e dei Romani, ma sì di altri
ecc., tutti relativi al tempo. 22. Il Monti fa dire ad Aristodemo,
nella
tragedia di questo nome : « Che l’uomo ambizioso
…. chi creda « Più volte il mondo in caos converso, » cioè ritornato
nella
prima mistura e confusione di tutti i suoi elemen
nto di vista nelle lingue moderne affini della latina, e specialmente
nella
italiana, furono accolti e adottati dai nostri po
so ; e sotto questo rapporto suol dirsi che si può esser liberi anche
nella
schiavitù. Perciò Dante, avversando il fatalismo,
o indirettamente vi allude : tanto gli stava a cuore d’imprimer bene
nella
mente dei suoi lettori questa fondamentale dottri
anemone, 177. Adonie, feste in onor di Adone, 177. Adrasto, capitano
nella
guerra di Tebe, 506. Aello, Arpia, 191. Aeta, pos
oro, 450. Agamede, fratello di Trofonio, 81. Agamennone, supremo duce
nella
guerra di Troja, 527. Agenore, padre di Cadmo e d
nomi di Venere, 180. Cipro, isola di Venere, 179, 180. Circe, celebre
nella
magia, 575. Cirene, Ninfa, 474, 475. Ciro, 668. C
ur anco azioni talmente nefande che sarebbero punibili tra gli uomini
nella
civil società. Distruggevano dunque l’idea stessa
li stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti degli uomini. Anzi
nella
modernissima scienza detta Termodinamica, ossia m
di Cadmo re di Tebe, volle vendicarsi della medesima, e trasformatasi
nella
vecchia Beroe nutrice di Semele, suggerì a questa
fiume contrassero in parte la proprietà che Mida perdè, trasportando
nella
loro corrente alcune pagliuzze o arene d’oro. Cos
vazione del Tommasèo, a me comunicata per lettera, e da lui riportata
nella
Nuova Antologia, dicembre 1873).
l maggior pregio di questo libro elementare consiste, a parer nostro,
nella
distribuzione delle materie, le quali sono ordina
meno conoscere quale opinione avessero dell’antica sapienza contenuta
nella
Mitologia gli uomini più grandi e più sommi. La p
oetici scritti e quelli dei moderni poeti che li imitarono. Ma quando
nella
pagana religione si giunse ad abusare dell’apoteo
e il Giusti, che ci rappresentò quelli predominanti a tempo suo (cioè
nella
prima metà del presente secolo) facendone poetica
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