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1 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
XXVI Nettuno re del mare e gli altri Dei marini Gli Antichi non conoscev
Antichi non conoscevano neppure la decima parte della estensione del mare e neppur la parte millesima delle maraviglie che
i oggetti creati e i fenomeni naturali, avesser fatto altrettanto nel mare . E quantunque non conoscessero in tutta la loro e
dunque considerato come il più antico degli Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano il più antico degli Dei celest
di Achille. Secondo Omero, l’Oceano ha il suo palazzo nelle acque del mare agli estremi confini delle Terra, e questo palazz
come il più antico Dio marino, non ha peraltro l’impero assoluto del mare , che toccò in sorte a Nettuno fratello di Giove,
alla quale l’Oceano non prese parte. Il nome di Nettuno, dio e re del mare deriva, come dice Varrone, da un verbo latino (nu
un verbo latino (nubere), che significa velare o cuoprire, perchè il mare ricuopre la maggior parte (precisamente tre quart
a prima guerra punica poco lo consideravano ed adoravano come Dio del mare , ma più generalmente, a tempo di Romolo, come Dio
l’alto della nave una pubblica preghiera a tutti gli Dei e le Dee del mare , come lo stesso Tito Livio riferisce nella sua St
ale a dire senza aver moglie e famiglia, sarà questo non men vero nel Mare  ; e se il matrimonio può convenire in generale a
ue queste Divinità (Nettuno e Amfitrite) significano per metonimia il mare , nelle lingue greca e latina ; ma nell’italiana s
sci. La loro occupazione era quella di tenere allegre le Divinità del mare (come i Satiri le terrestri Divinità) e di suonar
iori popolavano ed abbellivano, nella fantasia dei poeti, le onde del mare  ; e ce le dipingono come vaghe e snelle giovinett
no il nome di Nereidi a quelle che volgarmente diconsi Scolopendre di mare . Ai naturalisti, per quanto pare, è molto piaciut
animali marini. Oltre le Divinità native o indigene, ammettevano nel mare i mitologi anche qualche Divinità avventizia o as
presiedere Leucotoe (chiamata dai Romani anche Matuta) alla calma del mare , e Palemone ai porti (e perciò fu chiamato anche
dei naviganti e le due cose più da loro desiderate, cioè la calma del mare ed il ritorno in porto, a due Divinità che avevan
a due Divinità che avevan provato le più terribili procelle di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi raccontano un
vo vigore e quasi una nuova vita, e spiccando un salto ritornavano in mare . Volle provare anch’egli a gustar di quell’erba,
soprannaturale, si trovò in un istante senza avvedersene in mezzo al mare , accolto dalle Divinità marine e trasformato in u
azzurro, bene adatto ad indicare il colore che riflettono le onde del mare . Dante volendo raccontare che egli nell’ascendere
ella Satira x, v. 182, parlando di Serse, che pretese d’incatenare il mare  : « Ipsum compedibus qui vinxerat Ennosigœum. »
urale spiegazione delle mirabili Metamorfosi di coloro che caddero in mare o in un fiume, e sparirono dal mondo, è che vi ri
2 (1897) Mitologia classica illustrata
, Gea da sè produceva Urano ossia il cielo, le montagne, e il Ponto o mare . Qui cominciano i connubi; si raccontò che Gea si
l Ponto Gea genero diverse divinità marine, Nereo, rappresentante del mare in bonaccia, padre delle Nereidi o ninfe marine;
eidi o ninfe marine; Taumante (Thaumas), rappresentante la maestà del mare , padre di Iride l’ arcobaleno, e delle Arpie (ven
; Forchi (Phorkys) e Cheto (Ketos), personificazione dei pericoli del mare , la cui unione produsse le terribili Gorgoni e le
atelli, riservando a sè il Cielo, lasciando a Posidone il governo del mare , ad Ades quello del Tartaro; la terra rimase neut
Posidone, riservando a sè il cielo e affidando a loro le regioni del mare e dell’ interno. Questo assetto diventò definitiv
ano innumerevoli e avevano sede parte nell’ Olimpo parte in terra, in mare e nell’ inferno. A parlare ordinatamente di tutti
se io volessi tirar su, potrei tirar su voi insiem colla terra e col mare , e legar indi la corda alla più alta rupe dell’ O
rimere il governo del mondo in questa strofa: Qui terram inertem qui mare temperat Ventosum et urbes regnaque tristia Divos
ssesso di questa terra aveva la Dea gareggiato con Posidone il re del mare , avendone Zeus assegnata la signoria a chi le fac
le terra perchè Posidone la assicurò con potenti colonne al fondo del mare . Febo Apollo è il Dio raggiante, il dio della ben
gognandosi della bruttezza di lui, lo aveva gettato dal cielo giù nel mare ; ma che le Oceanidi Eurinome (Eurynome) e Tetide
e lo accolsero e custodirono per nove anni in una profonda grotta del mare , dove egli attendeva a fabbricare oggetti d’ arte
i attennero; secondo la quale Afrodite sarebbe nata dalla schiuma del mare (la voce greca afro vuol dir schiuma); e la prima
Di qui gli epiteti di Anadiomene (anadyomene, sorta su, intendi: dal mare ) e Ciprogenia (Cyprogeneia, nata a Cipro). Essa e
e Urania, la regina dell’ amore, sovrana del cielo, della terra e del mare . Tali i filosofi Parmenide ed Empedocle, dopo lor
ogni entrare e a ogni uscire. Tutto quello che esiste, in cielo, nel mare , sulla terra, tutto si diceva chiuso e riaperto p
cavalli di Selene che all’ apparire del raggio diurno si tuffano nel mare . La fig. 32 riproduce un rilievo trovato a Troia
si figurava come un enorme gigante, che a volte cammina nel mezzo del mare , e pur leva la testa fino alle stelle, armato di
essi oggetto di culto; segnatamente chi doveva intraprender viaggi di mare , soleva propiziarseli con preghiere e sacrifizi.
nord, il cui soffio faceva tremar la terra e agitar la superficie del mare . Per questo era detto rapitor di fanciulle, e un’
sud, Noto o Austro, apportatore di piogge e tempeste che rendevano il mare innavigabile e tutto involgevano di densa tenebra
a da un capo all’ altro del mondo, penetra anche nelle profondità del mare e fino allo Stige; per lo più in servigio di Zeus
apavero e delle spiche nell’ altra. Capitolo terzo. Gli Dei del mare e delle acque. Nel concetto degli antichi tutt
que producono, feracità di terreni irrigati, meraviglie dell’ immenso mare o in tempesta o in bonaccia, facile comunicazione
della navigazione, e, effetto spaventoso dagli antichi attribuito al mare , i terremoti. Quindi niuna meraviglia che il regn
a, paese così riceo di acque correnti e da tutte parti a contatto col mare . I. L’ Oceano e la sua stirpe. 1. Nella teog
altri termini, si credeva che i fiumi avessero tutti origine dal gran mare da cui gli antichi immaginavano circondata la ter
nto e la sua stirpe. Vedemmo nella Teogonia che il Ponto, ossia il mare , era stato in origine prodotto spontaneo di Gea,
rato Nereo, Taumante, Forchi e Cheto; altrettanti aspetti diversi del mare , dei quali diremo partitamente. a) Nereo e le N
di. 1. Nereo rappresentava il lato bello, piacevole e benefico del mare ; gli antichi se lo figuravano come un buon vecchi
senno e di esperienza, che colle sue figliuole abitava nel fondo del mare in una scintillante spelonca. Come tutti gli Dei
o leggende posteriori, cento. Eran esse le belle e graziose ninfe del mare , amiche dei naviganti, a sollazzo dei quali folle
io del Ponto è Taumante, che rappresenta gli aspetti meravigliosi del mare , e specialmente quei meravigliosi fenomeni celest
questa coppia rappresenta quella segreta terribile forza, per cui il mare si popola di mostri, e atterrisce l’ animo di chi
detti il suo esercito, e la sua sposa Cheto (Ketos) rappresentava il mare come patria di questi mostri. Da essi gli antichi
personalità più spiccata nel regno delle acque, il vero Dio e re del mare , era Posidone. Giù s’ è visto nella Teogonia ch’
nidi si divisero la signoria dell’ universo, toccò a lui il regno del mare . E nel profondo del mare si pensava che abitasse
ria dell’ universo, toccò a lui il regno del mare. E nel profondo del mare si pensava che abitasse in uno splendido palazzo;
acque. Ma basta anche uno sguardo o un cenno di lui per rabbonire il mare minaccioso e ridonar la calma. Molte leggende si
Molte leggende si riferiscono a Posidone, originate dalla natura del mare , e dai rapporti di questo coll’ uomo. Prima di tu
i ancora; tutti miti che sono un riflesso della natura tempestosa del mare . E altri mostri marini appariscono anche in altri
da Perseo; leggenda di cui riparleremo. Invece la natura benefica del mare , che insinuandosi dentro terra produce facilita d
Attica con Atena, per l’ Argolide con Era, ecc. 2. Il potente Dio del mare , è naturale fosse in grande venerazione presso i
le fosse in grande venerazione presso i Greci; sopratutto la gente di mare , commerciauti, navigatori, pescatori lo avevano p
dre del noto cavallo alato Pegaso. Per questo rapporto fra il Dio del mare e il cavallo, là dove erano più in pregio i caval
lberi il pino, o per il suo color verde cupo somigliante al color del mare , o più probabilmente per l’ utilità sua nella fab
osidone; ma presso una gente non essenzialmente marittima, il Dio del mare non doveva essere di grande importanza. Quando po
I Romani davan per moglie a Nettuno la dea marina Salacia (da salum, mare ; altri nominano come moglie Venilia, cui Virgilio
era nascosta nell’ Atlante, ossia nelle ultime profondità del remoto mare , ma ivi la scopri il delfino di Posidone e gliela
do i poeti latini usano la voce Amphitrite, la prendono in senso di «  mare  » ( Ovid. Met. 1, 14). In arte, soleva Anfitrite
sidone e Anfitrite, che con loro abita nel palazzo d’ oro in fondo al mare . L’ immaginazione popolare figuravaselo in forma
avallo, creando quei mostri a tre nature che furono detti Centauri di mare o Ittiocentauri (ichthyocentauri). A quest’ esser
pesta; altre volte invece dava luogo a un suono dolce che quietava il mare agitato. — Cominciando dal quarto secolo av. C.,
dita, coercuit omnes. Flumina subsidunt collesque exire videntur; Iam mare litus habet, plenos capit alveus amnes, Surgit h
delle foche e dell’ altre bestie marine. Abitava nelle profondità del mare , ma compiacevasi anche di cercar riposo sul lido;
donasse al dolce sonno. Come Nereo, e in genere tutte le divinità del mare , aveva il dono del vaticinio; ma non si induceva
pastore Aristeo. VII. Glauco Ponzio. Tra le divinità minori del mare , va annoverato il Dio Glauco che propriamente rap
va annoverato il Dio Glauco che propriamente rappresenta il color del mare quando il cielo sereno si rispecchia nell’ acqua
ia che al contatto di un certa erba ripigliavan vita e risaltavan nel mare ; allora mangiò egli stesso di quest’ erba e ne se
uest’ erba e ne senti subito una tale sovreccitazione che si gettò in mare , dove benignamente accolto da Oceano e Teti, e pu
certa; potrebbe anche essere una personificazione di qualche parte di mare , per es., del golfo di Baia. VIII. Ino, Leu
ì Ino era donna mortale, ma ottenne la divinità per essersi buttata a mare affidandosi alle deità marine in un momento di pe
che tentava salvare l’ altro figlio, finchè tutte due si gettarono in mare da un alto scoglio, fra Megara e Corinto. Dice Da
altre terre ed isole greche. Eran considerati come genii benefici del mare , pronti ad aiutare i naufraghi e chiunque aveva b
eò la storia, che la principessa figlia di Cadmo dopo il suo salto in mare sarebbe stata accolta dalle Nereidi e condotta al
aterna benignità l’ accoglie. IX. Le Sirene. 1. Son le Muse del mare , che col loro dolci canti ammaliano i naviganti,
nano; immagine viva dei pericoli che spesso si incontrano anche in un mare tranquillo, sorridente, invitante; blanda pericl
allora desiderarono potersi librare sull’ ali per ricercarla anche in mare , in che:          … faciles que Deos habuistis
marinari attoniti leoni e pantere, ond’ essi spaventati si buttano in mare , e in quell’ istante son trasformati in delfini,
stato allevato, onde il Dio stesso non potè salvarsi che saltando in mare dove lo accolse Tetide; ma Licurgo fu accecato da
della natura, dominatrice nei tre regni del cielo, della terra e del mare , e venne confusa con altre dee mistiche, quali De
quando Zeus si svegliò, adirato contro lui, l’ avrebbe precipitato in mare se non fosse stato soccorso da sua madre, la nott
padre di Bellerolonte. Propriamente Glauco non era che un epiteto del mare , e in fatto lo troviamo in relazione con Posidone
n la mano e ne fecero strazio; simbolo forse delle onde infuriate del mare nella stagione delle tempeste che al loro stesso
to come per condurla nella sua nuova sede; ma per via la balzò giù in mare . Alcuni pochi pescatori ne portarono a Tirinto la
il Sole, il quale ogni giorno sembrava a loro sorgere dalle onde del mare ; e del resto il culto di Posidone e quello di Apo
, pose sua figlia e il bambino in una cassetta e questa fè gettare in mare , persuaso di sottrarsi così al destino vaticinato
i Serifo. Il commovente episodio di Danae abbandonata col bambino sul mare , piena di umiltà e di rassegnazione ai voleri di
edeva che comparissero nei gravi frangenti, in battaglia ad es., e in mare durante l’ infuriar della tempesta. Quelle fiaram
e Posidone s’ identificano, si capirà facilmente che Teseo figlio del mare e di Etra, ossia l’ aria serena, è ancora una per
’ erano chini a questo, egli con un calcio li faceva capitombolare in mare . Teseo fece fare a lui la stessa fine. 5º Presso
a; Egeo vedendo la vela nera e pensando Teseo fosse morto si buttò in mare . — Teseo rimasto solo re in Atene, attese a rifor
ntre Ippolito co’ suoi diletti cavalli scarrozzavasi lungo la via del mare , mando un toro selvaggio che spaventò e infuriò i
dmo, soleva andare a sollazzarsi colle ancelle di Tiro sulla riva del mare . Vide, in mezzo all’ armento regale che là pascol
un giorno Minosse pregò Posidone gli inviasse dai profondi abissi del mare un toro che egli avrebbe poi a lui sacrificato. P
ppo alto, liquefattasi la cera e staccatesi l’ aie, precipitò in quel mare che da lui ebbe il nome di Icario. Dedalo più pru
ente imbandita. Dall’ Egitto Eracle si recò in Etiopia, poi di là dal mare in India, e giunse così al Caucaso dove libero Pr
errò il messo Lico che gli aveva portata la veste e lo scaraventò nel mare , dove divenne uno scoglio. Egli s’ avviò a Trachi
ad oriente del Ponto Eusino o Mar Nero. Cammin facendo, cadde Elle in mare , quel mare che da lei ricevette il nome di Ellesp
del Ponto Eusino o Mar Nero. Cammin facendo, cadde Elle in mare, quel mare che da lei ricevette il nome di Ellesponto; Friss
contro una rupe; scampò Ino coll’ altro figlio Melicerte saltando in mare e affidandosi alle deità marine. Dopo di che, ess
che aveva portato con sè, Absirto, e gettando i pezzi a uno a uno nel mare ; sicchè quei di Eeta si trattenevano a raccoglier
uale la nave Argo sarebbe stata trasportata, nel lago Tritonide e nel mare Mediterraneo; secondo altri ancora, gli Argonauti
n luogo di dargli metà del regno come aveva promesso, lo precipite in mare . Secondo alcuni, costui sarebbe stato da suo padr
reo in un momento in cui stava compiendo un sacrificio sulla riva del mare . Allora Tieste con Egisto ottennero la signoria d
e allora torno in grazia a Priamo. Allora intraprese un viaggio oltre mare , e in questa occasione ebbe il premio promessogli
e più. Mentre stava compiendo un sacrifizio a Posidone sulla riva del mare , e aveva vicino a sè due figliuoletti, improvvisa
vicino a sè due figliuoletti, improvvisamente due serpenti venuti dal mare s’ avventarono contro lui e avvinghiandosi attorn
n un colpo del suo tridente spaccò lo scoglio e l’ empio sprofondò in mare . Diomede, dopo la presa di Troia, tornò felicemen
nteriore alla guerra di Troia. Appresso narrasi, che Diomede colto in mare da una tempesta fosse sbalzato nelle coste italia
o il promontorio Malea, quando una tempesta lo colse e spinse in alto mare . Dopo nove giorni di navigazione in balia dei ven
clope Polifemo. Erano i Ciclopi un popolo di giganti in un’ isola del mare occidentale, che abitavano sparsi su per monti cu
o. Poco appresso toccò l’ isola delle Sirene, le ingannevoli Muse del mare che allettando con dolce canto i naviganti li inv
li finivano miseramente; personificazione evidente dei pericoli di un mare in apparenza calmo e seducente. Ulisse tappò le o
i. Terribile fu la vendetta degli offesi Dei; appena s’ eran messi in mare un fulmine di Zeus sconquassa la nave e la sprofo
l’ Italia come la patria de’ suoi maggiori. Allora egli si rimise in mare diretto in occidente. Una terribile tempesta aven
chio genitore Anchise cui egli seppelli sul monte Erice. Rimessosi in mare , lu da una nuova tempesta sbalzato sulle coste d’
o l’ universo. » 3. « Giove è colui che l’ inerte terra governa e il mare dominato dai venti, e le città e il triste regno
 la rabbia del vento di sud, più ch’ ogni altro arbitro e sovrano del mare Adriatico, sia che voglia sollevarne a tempesta l
ndere il sole. » 36. V. 154 e sgg.: « tutto si questo il fragor del mare , dopochè il genitore guardando di lungi le onde e
ultima spira va crescendo in larghezza. Questa non appena in mezzo al mare è stata ripiena d’ aria, fa risonare i lidi che g
d’ ordine della ritirata, fu udita dalle onde tutte della terra e del mare ; e l’ onde che udirono tutte si compressero. Si r
sero. Si ritirano i fiumi e si vedono uscir fuori le colline; ecco il mare rià i suoi lidi e nel loro alveo contengonsi i pi
e decrescon 1’ onde. » 39. Epig.100: « i lusinghevoli pericoli del mare , e il terror gradito dell’ onde. » 40. « Canton
terrore, Udresti il mio lamento! No, dormi, o bambinello; e dorma il mare . Donna l’ angoscia mia che non ha pare. Zeus Padr
3 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
il mar, la terra, e ’l fuoco : Era il foco, la terra, il Cielo, e ’l mare  : Ma il mar rendea il Ciel, la terra, e ’l foco D
il Ciel, la terra, e ’l foco Deforme, il foco il Ciel, la terra, e ’l mare  ; Che ivi era terra, e Cielo, e mare, e foco Dov’
il foco il Ciel, la terra, e ’l mare ; Che ivi era terra, e Cielo, e mare , e foco Dov’era, e Cielo, e terra, e foco, e mare
a terra, e Cielo, e mare, e foco Dov’era, e Cielo, e terra, e foco, e mare  : La terra, il foco, e ’l mare era nel Cielo, Nel
o Dov’era, e Cielo, e terra, e foco, e mare : La terra, il foco, e ’l mare era nel Cielo, Nel mar, nel foco, e nella terra i
anti, e le tre Furie : quella parte, che si mischiò colla schiuma del mare produsse Venere detta altresì Afrodite, perchè na
rno, egli divise il suo imperio cogli altri fratelli. Nettuno ebbe il mare , Plutone l’inferno, ed esso l’empireo. Per mano d
iega dodici ore a fare il suo giro. Al far della sera scende verso il mare , e Febo va a riposarsi in grembo a Teti. Come Dio
con un colpo del suo tridente non avesse fatta sorgere dal fondo del mare l’isola di Delo, non inclusa nel giuramento fatto
llo per gratitudine fissò quest’isola fralle Cicladi pria errante nel mare  : e tosto che fu adulto, ed istruito nell’arte di
. Da Nettuno contemporaneamente furono fatti inondare dalle acque del mare , con inviar colà per giunta un mostro orribile pe
ti s’incendiano, le pianure si abbruciano, i fiumi s’inaridiscono, il mare si abbassa, e la madre Terra spaventata dal peric
egina degli amori, nacque, come si è detto, dal sangue, che versò nel mare Urano, allorchè fu ferito da Saturno suo figlio.
ta assiso sopra una botte, e tirato da due tigri1. Nettuno Dio del mare . Nettuno figliuolo di Saturno, e di Clbele nella
Clbele nella divisione del Mondo ebbe, come si è detto, l’impero del mare , dove principalmente esercitava il suo potere, co
fanno echeggiare l’aere al suono delle conche marine, e degli Dei del mare , che tutti circondano, e sieguono a nuoto il suo
rtarle. Egli sposò Amfitrite figliuola dell’Oceano, e di Dori Dea del mare . Plutone Dio dell’inferno. Plutone figliuolo
uardavano i monti : tutte quelle che avevano l’impero sulle acque del mare , erano dette Nereidi da Nereo loro genitore. E
to in un fiore, che conserva anche oggi il suo nome. Divinità del mare . L’Oceano, e Teti. Dopo Nettuno, il più gra
o portando un superbo Ariete, la cui pelle era di oro. Traversando il mare sul dorso di questo magnifico Ariete, Helle cadde
uolo Melicerta. Ella non potè salvarsi, se non che precipitandosi nel mare col figlio, dove furono ammessi fra i Dei marini.
ia di essere stata elusa la loro arte, le Sirene si precipitarono nel mare , ove furono cangiate in pesci dalla sola cintura
 : indi cangiata in mostro marino. Scilla figliuola di Forco Dio del mare , e di Ecate, o sia della Notte era altresì un alt
l mare, e di Ecate, o sia della Notte era altresì un altro mostro del mare . Per lo innanzi era stata una ninfa bellissima am
la fece mettere in una barchetta, e l’abbandonò alla discrezione del mare . Battuta dai venti Danae per azzardo arrivò ad un
he staccatesi le penne per l’ardore del Sole, cadde infelicemente nel mare , cui diede per tale occasione il suo nome. Icarus
l’infame Scirrone che spogliava i viandanti, e li faceva rotolare nel mare . In Eleusi vinse alla lotta Cercione, ed arrivato
gnale, che indicava la morte dell’Eroe, per disperazione gittossi nel mare , che dal suo nome fu chiamato Egèo. Teseo montò s
ire i suoi voti. Un giorno, mentre Ippolito passeggiava alla riva del mare , fece venir fuori delle acque un mostro metà uomo
lle ebbe la disgrazia di cadere, e diede il nome di Ellesponto a quel mare . Frisso più fortunato guadagnò l’opposta riva, e
ella corsa, e Pelope s’impossessò de’ suoi stati, facendo gittare nel mare Mirtilo sotto il pretesto di vendicare la morte d
esta bella armata radunatasi in Aulide incontrò il primo ostacolo nel mare , dove regnando una calma perfetta, non potè passa
e prima non si fossero vendicati i suoi torti. Teti fin dal fondo del mare intese le querele di suo figlio, ed immantinente
lutto. La prima cura di Achille fu d’innalzare un rogo alla riva del mare , sopra del quale fece collocare il corpo del suo
va già costruito un battello : lo ascende, e si dà tosto in balìa del mare . Per il corso di dieciassette giorni la sua navig
e di coraggio : in preda del pericolo comparisce sulla superficie del mare , ed abbracciandosi ad un piccolo avanzo del suo n
crezione dell’onda furiosa. Ino di fresco ammessa fralle divinità del mare viene a soccorrerlo : lo consiglia di andare a nu
velo, che lo garantisce da ogui periglio, con ordine di gittarlo nel mare allorchè avrà afferrato il lido. Ulisse ubbidisce
iscese nell’Eolia, e scongiurò il re de’ venti perchè avesse posto il mare in iscompiglio, ed avesse ingojato i vascelli del
’istante una terribile burrasca si alza dal profondo degli abissi del mare  : una porzione della flotta si separa, e sarebbe
ti sopra questa macchina immensa : alcuni pretendono che si butti nel mare  : altri che ci si attacchi il fuoco : taluni la v
fizio a Nettuno, fu assalito da due grossi serpenti, che uscirono dal mare . Questi rettili prodigiosi si attorcigliarono al
la Galatea, una delle tante figliuole di Nereo. Assiso sulla riva del mare , ad alta voce la chiamava, pregandola di venir fu
ccendeva su di una torre. Leandro aveva acquistato la superiorità sul mare  ; ma una notte sorta all’improvviso una fiera tem
elemento. Avendo il mattino osservato Ero il cadavere di Leandro dal mare gittato sul lido, vinta dal dolore non gli volle
inta dal dolore non gli volle sopravvivere, gittandosi ancor essa nel mare . Aconzio, e Cidippe. Era Cidippe una delle pi
tò convinta della verità, vedendo il cadavere dello sposo gittato dal mare sulla riva. Al momento che si accostava, si avvid
di Alcioni. Dicono i poeti che questi uccelli fanno il loro nido nel mare , che sta in calma, durante il tempo che lo forman
orinto. Un giorno mentre navigava, i marinari lo volevano buttare nel mare , per arricchirsi delle sue spoglie. Lusingandosi
uesto nome a que’ rigagnoli, che con lentissimo corso scaricavansi al mare , qual è il nostro Sebeto. Parecchi fanno decrivar
nde sfidatala un giorno a tirare una freccia ad un punto nero che nel mare si vedeva (ch’era la testa di Orione), fu pronta
un dardo, e mortalmente ferì l’amato suo oggetto. Gittato Orione dal mare semivivo sul lido, si dolse dell’affronto con Dia
lla pioggia. Era questo Dio tutelare adorato in Napoli dalla gente di mare , e nel sito da noi enunciato è probabile che stes
probabile che stesse il tempio a lui dedicato, perchè vicinissimo al mare . Sappiamo per tradizione, che fino a’ tempi da no
ma figlia del Cielo, e del Giorno ; la seconda nata dalla schiuma del mare  ; la terza figlia di Giove, e di Dione ; la quart
4 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
Gea o la Terra pria generò da se sola Erano o il Cielo e Ponto o il Mare . Poi unita ad Urano partorì il fiume Oceano padre
ciascun de’ quali aveva cinquanta teste, e cento braccia. Ponto o il mare pria da se solo generò Nereo, poi congiunto alla
reo, e Dori, figlia del fiume Oceano, nacquero le Nereidi o Ninfe del mare . Da Taumante ed Elettra, figlia parimanti dell’ O
e Melie; dalla spuma che formossi attorno alle parti recise cadute in mare nacque Venere, cui i Greci da afros spuma chiamar
e il regno del cielo e dell’ aria, e lasciando a Nettuno il Regno del mare , ed a Plutone quello dell’ inferno. Ma fierissime
l primo fu detto re del cielo, il secondo dell’ inferno, il terzo del mare ; che avendo molti avuto il nome di Giove, e avend
giorno, che ebbe un tempio in Elide; la seconda nata dalla spuma del mare , che unita a Mercurio partorì Cupidine, la terza
actente guidarlo, tanto alla terra sì accostò che ne arse essa, ed il mare . Alle preghiere della terra allor Giove fulminò i
vidio, dall’ Oceano e da Teti di non permettere che mai si bagnino in mare . Diana stessa era creduta castissima, e malamente
fu essa pure da lei trafitta, di che il padre addolorato gettossi in mare , ma fu da Apollo a mezz’ aria cangiato in uno spa
a’ boschi, e si appellavano Driadi ed Amadriadi. Le Nereidi ninfe del mare appartenevano agli Dei marini. Molte delle cose c
Marzo. Capo XVII. Di Nettuno, e degli Dei marini. Primo Dio del mare , secondo Esiodo, fu Ponto figlio della Terra e Pa
e Padre di Nereo a cui Dori figlia dell’ Oceano partorì le Ninfe del mare dette perciò Nereidi. L’ Oceano da Esiodo e da Om
Nereidi. L’ Oceano da Esiodo e da Omero non è riguardato come Dio nel mare , ma come un fiume, che unito a Teli figlia della
nte confuso Oceano e Ponto, considerandoli amendue come esprimenti il mare . L’ impero del mare nella divisione tra i figli d
Ponto, considerandoli amendue come esprimenti il mare. L’ impero del mare nella divisione tra i figli di Saturno abbiam det
e delle Gree, delle Gorgoni ec. Da Omero egli e detto re dello steril mare e padre di Toosa, che partorì Polifemo, e a lui s
presi gettati sul lido al tocco di cert’ erba nuovamente balzavano in mare , volle assaggiarne, e saltando anch’ egli in mare
amente balzavano in mare, volle assaggiarne, e saltando anch’ egli in mare , divenne Dio di quell’ elemento. In modo non molt
, divenne Dio di quell’ elemento. In modo non molto dissimile Dii del mare divennero Ino e Melicerta. Ino figlia di Cadmo e
sul suolo, indi si fece a inseguir Ino e Melicerta, che gettandosi in mare furono ad istanza di Venere cangiati amendue da N
no. Essendosi Ulisse alle loro insidie sottratto, elle affogaronsi in mare , e Partenope recata dall’ onde, ove fu poi fabbri
Acrisio là fece chiudere insieme col figlio in una cassa, e gettar in mare , affinchè amendue perissero. Ma questa, secondo a
oreo e di Ceto, e regina delle isole Gorgadi, ora del Capo Verde, nel mare Atlantico. Erano stati a Medusa i capelli cangiat
di Melicerta, che fuggendo le furie di Atamante, dovette gettarsi in mare ; Autonoe madre di Atteone, che fu da Diana cangia
e or chiamasi dei Dardanelli. Ma spaventati dai flutti Elle cadde nel mare , e diede a quello stretto il nome di Ellesponto;
di dove trasportata la nave per terra nell’ Adriatico, per esso e pel mare Ionio se ne tornarono a Ioleo. Fu chi aggiunse ch
addero, ed ei privo di quelle precipitò vicino all’ Isola di Samo nel mare , che da lui prese il nome d’ Icario. Dedalo invec
ti; presso Megara Scirone, che appostato sopra uno scoglio gettava in mare i viandanti che si avvenivano su quella strada; p
olle nere vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare , che da lui prese il nome di Mar Egeo, ora Arcipe
, ove fu ucciso secondo alcuni da Licomede, e secondo altri caduto in mare da un alto scoglio restò affogato. Capo XI. Di
n questo mentre, secondo Virgilio, due smisurati serpenti venendo dal mare avviticchiarono Laocoonte e due suoi figli; e men
di dove Ulisse sdegnosamente da Eolo fu poi discacciato. Errando pel mare verso ponente giunse al paese de’ Lestrigoni, che
iani superstiti, e fabbricata co’ legni d’ Ida una flotta, si mise in mare . Approdò prima nella Tracia, ove menre tagliava d
sacrificata da Pirro sopra la tomba di Achille), Ecuba accostatasi al mare per lavarne il corpo, vide sull’ onde il cadavere
che ingrandita da Troe fu poscia chiamata Troia. Rimessosi adunque in mare , dopo lunga tempesta giunse alle isole Strofadi,
ndo il trambusto de’ remi inseguì a piedi le navi per lungo tratto di mare , che non gli oltrepassava il ginocchio. Approdò f
oco alle navi, onde non essere più costrette ad esporsi a’ rischi del mare , e quattro di queste rimasero incendiate, il fuoc
dette il piloto Palinuro, che fu da Morfeo addormentalo e’ gettato in mare vicino al promontorio, che dal suo nome fu detto
onando la conca marina era stato per invidia da un Tritone gettato in mare ; Enea datagli sepoltura sotto al promontorio, che
te in pipistrelli. Parte II. Capo XIII. Ino e Melicerta gettandosi in mare diventano Dei marini. Parte I. Capo XVII. Le Isme
e I. Capo XVII. Le Ismenidi compagne d’ ino addolorale al vederla nel mare sommersa vengono trasformate, altre in marmoree s
da Creta colle ali fabbricatesi da se stesso; il figlio Icaro cade in mare . Parte II, Capo VIII. Altea madre di Meleagro con
, posto in non cale il Dio del fiume Acheloo, sono da esso gettate in mare , e si trarformano nelle cinque isole Echinadi. Pe
lia d’ Ippodamante congiuntasi ad Acheloo, è dal padre precipitata in mare , e da Nettuno ad istanza di Acheloo cangiata in u
ne figlia di Dedalione è trafitta da Diana; Dedalione si precipita in mare , ed è cangialo in uno sparviero, Parte I. Capo XI
verso il lido. La moglie lo scopre da lungi, e va per raggiungerlo in mare . Gli Dei mossi a pietà cangiano amendue in Alcion
insegue, questa è morsa da un serpente. Esaco per dolore si getta in mare , e da Tetide è convertito in mergo. Presagio avut
iume. Parte I. Capo XVII. Glauco al mangiar di cert’ erba balzando in mare è fatto Dio marino. Parte I. Capo XVII. Scilla è
Da questo, si passò al culto del Fuoco, dell’ Aria, e de’ Venti, del Mare e dei Fiumi, della Terra e de’ Monti, e finalment
5 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
erso, sicchè a Giove, il cielo, cioè l’isola di Creta ; a Nettùno, il mare , cioè le isole del mare Egeo, ed a Plutòne, l’inf
cielo, cioè l’isola di Creta ; a Nettùno, il mare, cioè le isole del mare Egeo, ed a Plutòne, l’inferno, cioè l’Epiro, ch’è
ciascuno assegnò il luogo conveniente, e si videro e cielo e terra e mare far magnifica mostra di lor bellezza ; e l’ordine
rli sì spaventevoli, che ne rintronava stranamente e cielo, e terra e mare . Sfidava esso Giove ad inudita tenzone, e lancian
pose alla discrezione delle onde ; ma per volere di Giove fu essa dal mare trasportata presso a Serifo, picciola isola del m
iove fu essa dal mare trasportata presso a Serifo, picciola isola del mare Egeo, ove rinvenuta dal pescatore Ditte, fu da lu
le tinse di un bel rosso. Questi sono i coralli, i quali, stando nel mare , se escono all’aria aperta, s’indurano (1). Cefèo
pello di nobili donzelle andava un giorno a diletto lungo la riva del mare . E come volle la sua ventura, approdò colà una na
egale donzella, la quale fra le disperate lagrime delle compagne, per mare , tutta fuori di se per lo spavento, fu trasportat
rla a Creta, com’essa desiderava ; percui gittossi disperatamente nel mare , o vi fu per ordine di Minos precipitata. Il corp
mare, o vi fu per ordine di Minos precipitata. Il corpo di lei fu dal mare trasportato presso ad un promontorio dell’Argolid
i, si librò nell’aria, e con volo non mai veduto passò felicemente il mare . Ma non così avventuroso fu quello d’Icaro, il qu
o la cera, disciolse le piume accozzate, e l’infelice Icaro cadde nel mare che da ciò ebbe il nome di mare Icario (2). I poe
cozzate, e l’infelice Icaro cadde nel mare che da ciò ebbe il nome di mare Icario (2). I poeti spesso chiamano ali, le vele
il volo dell’ingegno, e cadde dall’altezza della verità nel profondo mare degli errori, chè veramente questa è gran massima
ti si mostra il benigno astro de’ figliuoli di Leda, si abbonaccia il mare , i venti si acchetano, diradansi le nubi e cade i
da’ corsali che l’infestavano ; ed ancora perchè una gran fortuna di mare che poneva a rischio di rompersi la nave degli Ar
dissimo furore. E la sua smania fu sì strana che precipitossi in quel mare , il quale da lei prese il nome d’Ionio. Passò qui
mendo l’ira de’ cittadini, lasciò la patria, e dopo lungo viaggio per mare prima si fermò nella Samotracia, e poscia passò n
bone conghietturò, il tempio di Ammone un dì essere stato in mezzo al mare , perchè altrimenti non avrebbe potuto il suo orac
avalli ch’eran figli a’ cavalli del Sole, sì veloci che correvano sul mare , e sulle ariste, e che Giove donati avea a Laomed
osi della lunga assenza di Ulisse, desidera che dalle insane onde del mare fosse stata coperta quella nave che portò a Spart
urchè però fra Troia e Roma fosse frapposto gran tratto di procelloso mare , ed al sepolcro di Priamo e di Paride insultasser
l’etere che all’aria soprasta. Or per significare che la terra ed il mare , i quali occupano un luogo inferiore, sono all’ar
niti, si finse Giunone sospesa fra l’etere e la terra, e si figurò il mare e la terra sotto il simbolo di due pesi attaccati
’Iride o arco baleno colle sue estremità o corna attigne le acque dal mare . Esiodo dice che nacque da Taumante, che in greco
na di quella città, sdegnata la Dea gli eccitò contro gran fortuna di mare , e le sue navi ruppero presso il promontorio Cafa
tato a terra il suo tridente, fece ov’era Atene, uscire un braccio di mare . Venne poscia Minerva, ed alla presenza di Cecrop
a, che visse 120 anni prima degli Argonauti, con una flotta liberò il mare Egeo da’ corsari, e s’impadronì delle Cicladi. Ci
iò non ostante i poeti dicono che la prima nave che solcato avesse il mare , fu la nave Argo, chiamata da Fedro opera Palladi
oprannome assai frequente presso Omero. Il color glauco è il verde di mare , o il color celeste, ch’è misto tra il bianco ed
aglia, per essere stato da lei dispregiato, e che avendola gettata in mare , ne fosse nata un’isola, detta Ortigia o isola de
rate e le seppellirono in Dio, città della Macedonia. Il capo poi per mare giunse a Lesbo ; e la lira fu cangiata in una cos
osi cani. Della quale sua deformità forte vergognandosi, gettossi nel mare presso la Sicilia, e per opera di Glauco fu conve
ni sera il Sole li distacca dal cocchio, e va con esso a tuffarsi nel mare che colora delle sue vampe. I Greci asserivano di
tire un certo rumore verso occidente, allorchè il Sole si tuffava nel mare e si estingueva la sua luce nelle onde, come se i
i tuffava nel mare e si estingueva la sua luce nelle onde, come se il mare stridesse nel discendere in esso il Sole. Da ques
d ora con muli. La Luna, come il Sole, nel tramontare s’immergeva nel mare , ed uscivane quando compariva sull’orizzonte. Il
icolo iconologico. Una nave(3) in cui alcuni Tirreni discorrevano pel mare corseggiando, a vele gonfie andava a Delo, Ia mag
musicali strumenti Bacco fece che i Tirreni corsari si gettassero nel mare e divenissero delfini. Bacco allogò il delfino fr
ette a gittare, fuggendo, i loro tirsi ; e Bacco dovè nascondersi nel mare , accolto da Teti ; per la qual cosa venne in odio
nti. Bacco è spesso chiamato vincitore dell’India, del Gange, del mare barbaro ; e dal Redi, dell’Indico oriente domator
διτη da αφρος, schiuma, perchè Venere si finge nata dalla schiuma del mare . Didimo(2) la fa derivare da due voci greche che
di Urano, e della Luce o del Giorno ; l’altra uscita dalla spuna del mare , dalla quale e da Mercurio nacque Cupido secondo 
hiama Venere fig. di Giove ; ed Esiodo la dice nata dalla schiuma del mare presso l’isola di Cipro ; percui Museo(2) la chia
esso l’isola di Cipro ; percui Museo(2) la chiama donna e signora del mare  ; e da Orazio(3) appella vasi sovrana padrona di
un quadro che rappresentava Venere nell’atto di uscire dalle onde del mare , detta perciò Anadiomene. Igino poi(5) racconta c
nere era la luna e che perciò chiamavasi noctiluca. Dalla schiuma del mare adunque, dice Esiodo, nacque Venere, la più bella
cii che i primi avean recato colà il culto di Venere, eran venuti per mare  ; così i Greci che portavan tutto al maraviglioso
he portavan tutto al maraviglioso, finsero ch’era nata dalle onde del mare . III. Continuazione-Adone-Atalanta ed Ippomene
una distornare. Nettuno intanto, per le preghiere di Venere, rende il mare tranquillo, ed Enea, dopo la dipartita da Cartagi
montare sugli alberi e dardeggiare ; dipingesi in aria, in terra, in mare , ed alle volte suona qualche strumento. Egli infi
i Citera e della città d’Idalia. Catullo (3) chiama Venere figlia del mare e signora del sacro Idalio bosco, delle Assirie p
st’isola su di una conchiglia approdò Venere già nata dalla spuma del mare . Ma Cipro, isola natale di Venere, nel Mediterran
tri vogliono che fu dedicato da Cinira, e che la Dea stessa, nata dal mare , fosse quivi approdata. Era proibito spargere san
a Venere vincitrice ». L’opinione che Venere sia nata dalla spuma del mare , è consacrata da molti antichi monumenti, e speci
ante ch’esce delle onde. Era questa la Venere Anadiomena och’esce del mare , nella quale opera, se crediamo a Properzio, fu r
insigne fu la Venere di Coo,Anadiomene, cioè emergente o sorgente dal mare  ; della quale i poeti dissero sì bei concetti, ch
r opera degl’industri pennelli alzarsi dalle onde la bella figlia del mare , e più lucente del sole con folgoranti pupille ac
to avresti di veder correre a gara le onde, eccitando nella calma del mare amorosa tempesta. Sollevavan dalle acque le mani
ù si dipingeva a guisa di bellissima donzella che sta sulle acque del mare e con una conchiglia in mano ; ed avea sul capo u
cani ; ora con Cupido e colle Grazie ; ma più spesso come uscente del mare sopra di una conchiglia portata da due Tritoni, o
θεα da Esidio, απυ του αφρου, a spuma, perchè nata dalla schiuma del mare . Ma il P. Arduino vuole che la voce Aphrodite der
η, da αναδυμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere come uscente dal mare . Per questa ragione fu pur chiamata Venere marina
rina ; Ευπλοια (ab ευ, bene, e πλεω, navigo), e Ποντοπορος (a ποντος, mare , e πορεια, iter), e Pelagia ; e persiò invocavasi
, non volendo mantener la parola al perfido Mirtilo, il precipitò nel mare che da lui prese il nome di Mirtoo. Da Ippodamia
saggiero. Al piede S’avvinse i talar belli, aurei, immortali, Che sul mare il portavano, e su i campi Della terra infiniti a
tenuto da’venti, ovunque il corso Volga, o sopra la terra, o sopra il mare , Va per lo ciel rapidamente a volo. Indi prende l
rra o sia di Opi. Igino dice che la Terra insieme col Cielo e col Mare , nacque dall’Etere e dal Giorno. Ma secondo Esiod
te, il piano, Le valli, i fiumi, gli stagni, i torrenti, La terra, il mare  ; e poi che tutto il mondo Cercò di sopra, andò a
pregaron gli dei che potessero, fornite di ale, andar sulle acque del mare per averne contezza. E però furon trasformate in
or rete il prudente Ulisse, per dispetto si spinsero a rompicollo nel mare . Plinio e forse anche Omero, afferma che il loro
ata, per sotterranei ed occulti luoghi apertomi un sentiero sotto del mare , mantenendo pure e dolci le mie acque, ne andai f
uale tutto da’ fiotti sarebbe coperto, se argini e moli di pietra dal mare nol disgiungessero. » Pausania(2) inclina a crede
Corinto a mandare una colonia a Siracusa, disse : Oltre il tenebroso mare della Trinacria giace l’isola Ortigia, ove sgorga
è tutto ciò una favola ; perchè l’Alfeo manifestamente mette foce nel mare , e niuna apertura si vede che ne assorbisca le on
par possibile che rimangono dolci le acque di un fiume che passa pel mare o sotto ad esso. Trittolemo finalmente fu il caro
e vuol correre al campo per vendicarla ; ma la madre Teti, uscita del mare per consolarlo, lo esorta a soprassedere, finchè
tto egli supremo duce de’ Greci contro Troia, per una gran fortuna di mare suscitata dall’ira di Diana, era trattenuto colla
a di Nesso. Della quale vestito, sentendosi tutto bruciare, gittò nel mare l’infelice Lica ; e recatosi sull’Eta o Oeta, mon
e vele nere e credendo il figlio divorato dal Minotauro, gittossi nel mare che da lui prese il nome di mare Egeo. Oltre le m
divorato dal Minotauro, gittossi nel mare che da lui prese il nome di mare Egeo. Oltre le mentovate imprese, Teseo vinse le
ione ebbe tanto dolore la Sfinge, che da uno scoglio si precipitò nel mare . Quindi un servo presso Terenzio : Io son Davo e
ello d’oro ; sul quale montati Frisso ed Elle tentarono di passare il mare e recarsi nella Colchide per quivi porre in salvo
chide per quivi porre in salvo la vita ; ma l’infelice Elle cadde nel mare che da lei prese il nome di Ellesponto. Forse que
o diedero loro la caccia, inseguendole a volo sino a due isolette del mare Tonio, dette le Strofadi (στρεφω, verto), perchè
in tal guisa la guerra, i Greci si divisero le spoglie e’si posero in mare per far ritorno alla ler patria, ove pochi giunse
o. I. Nomi diversi dati a questo nume e lor ragione. Dio del mare e fratello di Giove e di Plutone era Nettuno, det
che significa coprire, perchè come una nube ricopre il cielo, così il mare ricuopre la terra (quod terras nubat, i. e. coope
, o da due voci (ποσιν δουναι) che significano dare a bere, perchè il mare è il ricettacolo delle acque ; o da alcune altre
vere, et πεδον, solum), che voglion dire scuotere il suolo, perchè il mare coll’impeto delle sue onde scuote la terra. II
figliuoli del vecchio Saturno, a Nettuno toccò in sorte l’impero del mare , come nell’articolo di Giove si è detto. Quindi è
uindi è che spesso appo i poeti Nettuno si adopera per significare il mare (1) ; e Virgilio(2) bellamente ci pone avanti gli
llamente ci pone avanti gli occhi la signoria che quel nume vanta sul mare , allorchè descrive il modo come egli sdegnato con
di acqua(6). Anzi qualche volta ad un colpo del tridente del Dio del mare , dicono i poeti, tremò non solo la terra, ma lo s
greci pescatori. Certamente esso era un attributo proprio del Dio del mare ed un simbolo del suo assoluto dominio su quell’i
 – Alcuni dei principali suoi figliuoli. Come Nettuno era Dio del mare , così a ragione se gli attribuiva una grandissima
sono gli effetti di esso, che noi tuttodì sperimentiamo. Di fatto al mare , e quindi a Nettuno, attribuivansi i tremuoti ed
tutte le grandi aperture fatte in essa sieno opera di lui, o sia del mare , al vedere quella famosa valle ognuno è indotto a
più potere degli altri. Ed una grande idea di questa sua potenza sul mare ci dà Virgilio(3), quando dice ch’egli fa attacca
ano appena l’umida loro superficie. Nettuno, oltre all’essere Dio del mare , avea pure la cura de’cavalli, dicendo Omero ch’e
di ferocia e di crudeltà che gli uomini meritamente attribuiscono al mare , è avvenuto che i poeti, come chiamano figliuoli
icono figliuoli di Nettuno, cioè quasi partecipi della inumanil à del mare , coloro che per immane ferocia o singolare empiet
o nel fiume oggidì detto freddo, perchè nascendo dall’ Etna, porta al mare gelidissime le sue acque. Per tale fatto quella n
re gelidissime le sue acque. Per tale fatto quella ninfa gittossi nel mare e si uni alle Nereidi, sue sorelle. Dopo di Polif
a loro abilità nelta nautica. Sesto Pompeo, gonfio di sue vittorie in mare e della gloria acquistata, volle anche egli esser
dice Millin, aveano molti nomi per significare il Dio protettore del mare , come Pontus, Nereus, Oceanus ; ma in appresso si
che quel gran poeta dovea conoscere questa verità geografica, che il mare circonda la terra. Dicesi ch’esso sia stato il pr
Lo troviamo poi figurato in forma di un vecchio assiso sulle onde del mare con una picca in mano ed un mostro marino al fian
ite che sposò il nostro Nettuno e che spesso si adopera a dinotare il mare (1). Essa si rappresenta su di una conchiglia tira
o da cavalli marini, nell’atto di andare a diporto su per le onde del mare , accompagnata dalle Nereidi che portano le redini
l suono delle lor trombe ricurve annunziano l’arrivo della regina del mare . Spesso tiene uno scettro d’oro ; e secondo lo Sp
zo donna e mezzo pesce. Virgilio(2) elegantemente descrive il Dio del mare col nobile corteggio delle marine deità. Vi era F
a ; e Toosa, madre di Polifemo. Da Omero Forco si chiama principe del mare . Vi era Tritone, fig. di Anfitrite e di Nettuno,
ortata sul dorso di un enorme Tritone. Nel corteggio del signore del mare si annovera anche Glauco, il quale era pescatore.
uco, il quale era pescatore. Avendo egli un giorno nella spiaggia del mare posto sull’erba alcuni pesci, questi ritornati a
esti ritornati a vita per virtù di quell’erba, saltarono di nuovo nel mare . Di che avvedutosi Glauco e fatto accorto di quel
Glauco e fatto accorto di quella occulta virtù, per essa gettossi nel mare e fu convertito in uno de’marini Iddii, ai quali
in uno de’marini Iddii, ai quali i marinari salvati dalle fortune di mare sciolgono sul lido i loro voti insieme con Panope
per l’altro figliuolo la stessa sorte, con Melicerta si precipitô nel mare da un’alta rupe del promontorio Lecheo. Nettuno a
marini, attribuivano la virtù di presagire il futuro, forse perchè il mare dà de’segni per prevedere le tempeste. La stessa
ltri poeti. Secondo Apollodoro, il suo più ordinario soggiorno era il mare Egeo, ove lietamente passava i giorni fra i canti
ori. Omero(1) afferma che le Nereidi in un antro ch’era nel fondo del mare , formavano il’ bel corteggio di Teti, madre di Ac
Catullo(4) le rappresenta in atto di sollevare il capo sulle onde del mare e di ammirare stupefatte la prima nave Argo che p
ed alle volte commosso e sdegnato, per indicare il diverso stato del mare or quieto, ed or turbato. Si rappresenta pure sop
ermina in coda di pesce, come tutt’i mostri marini. « Assiso sopra un mare tranquillo, dice Millin, con due delfini che nuot
lterne marine deità. Si noti infine che le statue antiche del Dio del mare sono rarissime. VI. Principali epiteti di Nett
αιος, lat. Ennosigaeus presso Giovenale ; soprannome di Nettuno o del mare deificato, da ενοσις, concussio, e γαια, terra, p
terra (a γαια, et εχω, contineo), chiamasi spesso da Omero, perchè il mare circonda e quasi abbraccia la terra. Equestre o
eggia di Plutone. La vasta infernale città ha mille porte ; e come il mare da tutta la terra accoglie i fiumi nel suo seno,
e, ov’è l’augusto palagio di Saturno. Amabili venticelli ch’escon del mare , rinfrescano quelle isole, eterno soggiorno de’gi
ude Acherusia formata da un fangoso sporgere in fuori che quivi fa il mare . Aveva pur questo nome una caverna vicina all’Ach
il nome di Giove non solo al signore del cielo, ma ancora al Dio del mare , come in Eschilo, ed a quello dell’inferno, che d
6 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
e fu perciò detto il primo re del cielo, dell’inferno il secondo, del mare il terzo ; che molti ebbero il nome di Giove, ed
della bellezza e degli amori, nacque secondo alcuni dalla schiuma del mare , secondo altri dal sangue del Cielo mutilato con
o delle acque, colle isole e tutti i paesi vicini, e fu detto Dio del mare . Scacciato dal cielo per aver congiurato contro G
monti vulcanici ; di Nettuno e di Anfirite, perchè ordinariamente il mare bagna il pie’ di queste montagne. Erano giganti d
e n’era fatto un Dio marino figlio di Nettuno perchè era possente sul mare , e i suoi sudditi, popolo marittimo e dedito alla
cità, che correano sulle spiche senza curvarle e sulla superficie del mare senza affondare. Quelli che distinguono Aquilone
to era alcuna volta sì infuocato che ardeva le città ed i vascelli in mare . Si dipinge da alcuni di statura alta, vecchio, c
ributavano ad essi gli onori divini. Non s’intraprendevano viaggi sul mare se non si sacrificava ai venti ed alle tempeste.
giorno che le signore di Atene dovevano celebrare sulla spiaggia del mare la festa di Cerere, alla quale doveva intervenire
su tutta la natura si dipinge nell’aria, nel fuoco, su la terra e sul mare . Esso conduce carri, suona la lira, o cavalca leo
e, avendolo perduto mentre era fanciullo, andasse in cerca di lui per mare e per terra finchè l’ebbe trovato. Vuolsi che fos
ivinità. Tutte le divinità dipendevano da lui. Il Cielo, la Terra, il Mare , l’Inferno erano sottomessi al suo impero, e niun
rte anche delle persone che avevano regnato o abitato sulle coste del mare , come Proteo, Etra, madre d’Atlante, Persa, madre
ante Briareo gli restituì la libertà ; vale a dire prendendo Teti pel mare , che Giove trovò il mezzo di sottrarsi su questo
il salso flutto solcando, dietro di sè lasciavano un ampio solco sul mare  ; infiammati erano i loro occhi e fumanti le bocc
che un giorno mentre cacciava un cervo lo inseguì sino alla riva del mare . Il cervo essendosi dato a nuotare, Sarone si get
ciandosi trasportare dal suo ardore, insensibilmente trovossi in alto mare , dove, rifinito di forze, nè potendo più lottare
Questo avvenimento fece dare il nome di golfo Saronico al braccio di mare dove Sarone annegò e desso fu messo da’ suoi popo
rone annegò e desso fu messo da’ suoi popoli nel numero degli Dei del mare , e divenne in seguito il Dio tutelare dei marinar
le conquiste nelle isole poco distanti da Creta e divenne padrone del mare . Questo principe avrebbe goduto la fama di uno de
on volle nè anco parlarle ; e narrano alcuni che la facesse gittar in mare , ed altri che sciogliesse sollecito le vele senza
so per non cadere nelle mani del vincitore, in una specie d’aquila di mare che non vive che di pesci. I Greci pagarono il b
e saltavano nell’acqua, mangiò di quest’erba e precipitossi tosto in mare . L’Oceano e Teti lo spogliarono di quanto aveva d
sa rappresenta Venere nell’atto di nascere o emergere dalla spuma del mare . Difficile sarebbe l’esprimere colle parole tutti
no chiamate le caste Ninfe dagli occhi neri, che abitano il fondo del mare . Scorrono sollazzandosi, sulla superficie delle o
come le grandi divinità, e degli altari, specialmente su le rive del mare . Quando stavan fuori dell’acque, d’ordinario abit
otte adorne di conchiglie e di pampini. Erano invocate per rendere il mare propizio. Alle Nereidi offrivasi del latte, dell
e della navigazione. Lo stesso nome fu dato altresì a certi pesci di mare cui supponesi la parte superiore del corpo a un d
Questo culto era fondato sul vantaggio che traevasi dall’Oceano e dal mare e sui pericoli che incontravansi su quell’element
al mare e sui pericoli che incontravansi su quell’elemento. Quando il mare era irato gli veniva sacrificato un toro nero, e
un vascello, allora lasciavasi che il sangue della vittima colasse in mare . Una delle più distinte tra le figlie di Nereo fu
lio di enorme grossezza sopra Aci e lo schiacciò. Galatea gittossi in mare e si unì alle Nereidi sue sorelle. Fra le Nereid
bitanti delle acque, soggiornavano d’ordinario negli antri vicini del mare , adorni di fontane e d’arboscelli e di quanto pot
ostrava un pesce con lunga coda. Era egli il trombettiere del Dio del mare  ; sempre lo precedeva, annunciando l’arrivo di lu
i dicono Tritoni e si dipingono per l’ordinario con una conchiglia di mare in mano ; si metton loro anche delle corone di gi
vien riferito non avendo potuto trattenere Ulisse, precipitaronsi in mare  ; e quel luogo fu poscia dal loro nome Sirenide a
l loro nome Sirenide appellato. Partenope dopo essersi precipitata in mare approdò in Italia e fu sepolta a Dicearchia oggi
assaggeri. Scilla spaventata ella stessa della sua figura gittossi in mare , vicino al luogo ove è il famoso stretto che port
molto stretto, ove vi sono grandi e scoscesi scogli che sporgono nel mare dai due lati opposti. È celebre nell’antichità qu
sto fiume ingrossato dalle acque di quattro altri va a scaricarsi nel mare . In quell’anno stesso cadde tanta acqua che tutta
ascita di Perseo fecelo esporre colla madre in una sdruscita nave nel mare sperando che i flutti non tardassero ad inghiotti
o abbandonò il figlio al furore di Nettuno, il quale fece sortire dal mare un mostro che spaventò i cavalli di Ippolito ment
che spaventò i cavalli di Ippolito mentre questi se ne giva verso il mare , e presa la fuga, mandarono il carro in pezzi ed
olle nere vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare , che da lui prese il nome di mar Egeo ora Arcipel
e, fu lacerato dalle Baccanti ; Ino divenuta furiosa si precipitò nel mare . La famiglia di Polidoro non ebbe miglior fortuna
i accadde in fatti. Un giorno ch’egli stava riposando, su le rive del mare , riparato dai raggi del sole da quel vascello tir
rono gettati su le coste d’Africa. Vogliono altri che arrivassero nel mare di Sardegna passando il Faro di Messina, e che Te
are dall’Europa in Asia sopra l’ariete dal vello d’oro Elle cadde nel mare , che per questa ragione fu detto Ellesponto ora s
ervir loro di vettura. L’offerta fu accettata e quando Elle cadde nel mare il montone parlò di nuovo per calmare, Frisso, pr
, per consultare l’oracolo d’Apollo, morì di cordoglio o si gettò nel mare al ricever che fece questa triste nuova mandatagl
la loro fedeltà trasformandoli entrambi in alcioni, e vollero che il mare fosse tranquillo in tutto il tempo che questi ucc
dre, furono talmente afflitte, che precipitaronsi di disperazione nel mare , ove furono cangiate in alcioni. Giano Gia
n questo mentre, secondo Virgilio, due smisurati serpenti venendo dal mare avviticchiarono Laocoonte e due suoi figli, e men
oiani superstiti, e fabbricata co’ legni d’Ida una flotta, si mise in mare . Dopo molte vicende sbarcò in Italia alle foci de
7 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
come tre divinità, altro non intendevasi che il cielo, la terra ed il mare . Era questo il parlare degli uomini della prima e
facendo parola degli antichi Germani abitatori della maremme appo il mare diacciato, diceva credersi da costoro, come altra
ltri creano il mondo, come Giove, cioè l’etere, o l’aria ; Nettuno il mare , le acque ; Vulcano il fuoco, esprimendosi i tre
io di Giove, così Virgilio(4), è posto dov’è aere, dov’è terra, dov’è mare  : è Giove tutto ciò che vedi, tutte quello per cu
per sua natura si eleva in alto cielo, si diffonde su la terra e sul mare , penetra nello imo degli abissi. 14. Altri creden
pitagorica — essere un Dio diffuso dappertutto, per le terre, per lo mare , e per l’alto cielo(1) ; e dallo stesso poeta su
a consorte. Egli stesso nell’etere è Giove, nell’aere è Giunone ; nel mare è Nettuno ; e nelle parti inferiori del mare iste
ell’aere è Giunone ; nel mare è Nettuno ; e nelle parti inferiori del mare istesso è Salacia ; su la terra Plutone ; nell’im
che sono per lui come tanti lacci. 18. Nettvno — Creduto come Dio del mare , Tullio(2) lo vuole così detto a nando, dal nuota
osì denominato dal verbo nubere, velarsi, o maritarsi ; perciocchè il mare circondando tutta la terra, per un traslato può d
sia un’altra cagione del moto della terra, urtandola con le acque del mare . È detto ancora μιακητας, che significa muggire,
fica muggire, voce propria dei bovi, alludendosi al fremito che dà il mare in procella. Perciò a lui si sacrificavano tori n
ui si sacrificavano tori neri sì a cagione del colore delle acque del mare , che sembran nere quando sono agitate, sì a cagio
’poeti come un’universale fantastico, per indicarsi ogni oceano, ogni mare  ; o come un carattere poetico, onde significarsi
rappresenta vasi col tridente in mano, segno della terza regione, il mare , dopo il cielo e la terra(1). 19. Plvtone — Egli
dalle loro cime sorgono non di rado presso i mari, personificando il mare per Nettuno ed Anfitrite. Si dipingevano qua’giga
o a questo elemento. L’aria, dice Tullio(1), posta tra il cielo ed il mare porta il nome di Giunone, consorte e sorella di G
nire spontaneo di lei a tutto i viventi. Si volle nata dalle onde del mare , posciachè la generazione di cui ella era tipo, p
sogno di umore e di movimento, ciò che trovasi appieno nelle onde del mare . Ella fu detta Αφροδιτη, ed è quella potenza, cui
a favola gli attribuiva 60 cubiti di altezza ; ma Ercole menandolo in mare , togliendogli di recarsi più a terra, ove poteva
rificio e a Giove liberatore, ad Ercole, ad Apollo e ad allri Dei del mare , perciocchè Ercole non andava disgiunto nel culto
in alto la luce, più vicino a questa l’aere, in mezzo la terra ed il mare . Io allora, che era stato un globo, ed un’informe
le sia il mio ufficio. Tutto ciò, che vedi da ogni lato, il Cielo, il mare , le nubi, la terra, tutto è chiuso ed aperto dell
na lib. III. (1). Neptuni tridens signum est tertiae regionis, quam mare obtinet post coelum et aerem collocata. Plvtarchi
Nuova lib. II, sapienza poetica. (1). Aer autem interiectus inter mare et coelum lunonis nomine cognescitur ; quod ei et
8 (1880) Lezioni di mitologia
ro mezzo uomo e mezzo pesce comparve verso Babilonia, abbandonando il mare Eritreo. La testa di uomo sovrastava sopra quella
oto, le parti acquee si separarono dalle solide, onde si formarono il mare e la terra. Questa in principio era molle; ma ris
lo scherno delle leggi, la doppiezza e il giuramento. Ponto, cioè il mare , dal suo commercio colla Terra ebbe il giusto Ner
a sopra tutte, cui Giove die l’arbitrio del cielo e della terra e del mare , che sempre era fra gli antichi principio di sacr
gi, e insieme entrambi Mani ostentano e forza. Orribilmente L’immenso mare risuonò: la terra Alto strideva: l’agitato cielo
torno : D’ inestins^uibil fuoco arde la selva: Arde la terra; già del mare i flutti E l’immenso oceano: e già la vampa Circo
non percoteva la scure, ma scannava il coltello. Omero, nel lido del mare risonante, mostra nell’Odissea nerissimo toro sve
gnello; l’unito sangue solevano in queste propiziazioni scagliare nel mare , e gli animali promessi sempre fra l’onde immolav
ignal trapassò: l’araldo il teschio Spiccò, roteilo, e lo scagliò nel mare Carco di tutti sopra sé raccolti I tristi augurj
ni; ad Ercole Invitto le salve legioni; a Nettuno coloro che all’alto mare aperto fidati, avea fragil legno divisi dalla mor
rutti. Veleno non avevano i serpenti, nè avidità di sangue i lupi; il mare non aveva procelle. Fuggirono con Saturno questi
he il potere di Giove non solamente al cielo si limitasse, ma che sul mare e sulla terra ancora fosse esteso. E questo tripl
vano: qui s’unia la bella schiera, Perchè amava le rose e del sonante Mare il fiotto gradito. Europa avea, (Meraviglia a ved
carezzava: al fianco eragli il Nilo, Che con sette onde dà tributo al mare . Tutto d’argento era il niliaco flutto, Oro era G
lle occhiute piume Colla pompa emular sembra le vele Di nave, che pel mare aperto vola. Le labbra estreme dell’aurato vaso L
oro ascese. Appena il caro Peso sentia, che salta in piedi, e vola Al mare . Europa alle dilette amiche Volgea la faccia e le
Volgea la faccia e le distese mani: Ma chi giungere un dio puote? Nel mare Già balza, e nuota qual delfìn: sull’onde Delle N
Lo stesso Ennosigeo l’onde sortite Spiana all’alto germano, e rìde il mare Di tanto pegno altero. Anco i Tritoni Abitatori d
ua non vide Europa Più lido e monti, ma di sopra il cielo, E sotto il mare immenso, intorno intorno Guatando, disse: Ove mi
! Toro, chi sei? perchè coi duri piedi Solchi l’umida via, nè temi il mare ? Scorron solo le navi il mare; i tori Premon le v
ri piedi Solchi l’umida via, nè temi il mare? Scorron solo le navi il mare ; i tori Premon le vie dell’Oceano? e come Avrai q
? e come Avrai qui cibo? sei tu forse un dio? Ma non opri da nume. In mare il toro Non cammina, nè può sopra la terra Far vi
pra la terra Far viaggio il delfino; e tu passeggi Per la terra e pel mare , e non t’anneghi. Sono l’ugne il tuo remo, e fors
uidava l’eterno suo carro. Vi si ammirava Venere, che appena nata dal mare era accolta dall’Amore, e la dea della Persuasion
mi: ma la quarta volta Odo lo squillo del vicino giorno Nunzio, e nel mare cadono gli stanchi Astri: provar ti voglio, o car
Inviolato: non avrà la terra Alla mia cura ignote erbe potenti. Nò il mare immenso? ancor di Lete in riva Io coglier voglio
se il poeta che Nettuno al tumulto levasse il capo grazioso fuori del mare , e che ai suoi detti i rivali fratelli le contras
sì dicendo, in quanto appena il disse La tempesta cessò, s’acquetò il mare , Si dileguar le nubi, apparve il sole. Cimotoe e
rro d’ogni intorno Scorrendo lievemente, ovunque apparve Agguagliò il mare , e lo ripose in calma. » Eneide, libro I, v. 23
gnato il dominio della loro regione. Aluchete fu detto, dal suono del mare imitatore del muggito, o perchè usanza era d’immo
diede, città sessanta stadii da Egio lontana. Nisireo da un’isola del mare Carpazio; Egeo da Egide isola dell’Eubea. Si legg
con maestà degna di un dio quanto Omero descrivendone il viaggio sul mare per porgere ai Greci soccorso. Questa passo dell’
l quarto giunse alla sua meta in Ega, Ove d’auro coruschi in fondo al mare Sorgono eccelsi i suoi palagi eterni. Qui venuto,
iche la statua di Nettano: noi vi distinguiamo l’immagine del dio del mare non solo dall’ idea del volto, che ha qualche tra
non lascia di determinare questo strumento, pel tridente del dio del mare , o pel bidente del dio dell’Inferno. Siccome l’ar
to all’ineffabile astuzia di Mercurio. Gettò i sandali nell’arena del mare , e con foglie di mirto e di mirica ordì pei piedi
ostenuto dai venti ovunque il corso Volga, sopra la terra, o sopra il mare . Va per lo ciel rapidamente a volo. Indi prende l
ta i certi dardi E il divin plettro del Licoreo nume. Nè più Teti nel mare ulula Achille, Quando, Io Pean, Io Pean rimbomba:
furto: Io non ammiro quel cantor che lascia Di narrar quanto il vasto mare abbraccia; Ma l’urta il nume con irato piede E gr
, fece chiudere il fratello e la sorella in una cassa, e li gettò nel mare . Salvati per loro ventura, arrivarono a Leucofri,
rvano ancora un certo ondeggiamento, come quello della superfìcie del mare il momento dopo che è cessato il vento. Guarda eg
lidi, E cela dell’Jonia onda il muggito. Or la nave lulea fama è del mare Che al pallido nocchier non detta i voti. Qui del
salvator del mondo, O maggiore degli avi Ettorei, Augusto: Vinci sul mare , è tua la terra: e l’arco Milita a te che sull’ir
o la via: Sempre nuovo terror mi scote il petto Quando miro confusi e mare e terra. Prono l’ultimo calle un fren sicuro Teti
di ciò è la favola Omerica, nella quale si narra che questa diva del mare die il suo credemno al naufrago Ulisse perchè gii
ola quasi afferrata ella si precipitò dalla punta di una montagna nel mare , e quivi balzata nelle reti ai pescatori fu da qu
vvelena, il suolo Crolla, e quell’onda che il portò sul lido Verso il mare dà volta impaurita. Fugge nel tempio ognun. Prole
arte il tridente, dall’ altra la testa di Pallade, perchè col dio del mare divideva di questa città l’impero e la tutela. Ne
rita, colla quale Saturno mutilò Celo padre di lui, e dalla spuma del mare . Appena nata, dai capelli e dal volto spremeva co
ffìro, che dolcemente spirando la porta sopra molle spuma in mezzo al mare risonante. L’Ore (e che bel quadro sarebbe mai qu
re fosse figlia. L’opinione più comune si è quella che alla spuma del mare fecondata dal sangue di Celo ascrive il nascere d
, come osservai, figurarono la diva sorgente sopra una conchiglia dal mare in forma di giovinetta, ma pure con sembianze di
he più stretta, per esser ella nata dalle acque, cioè dalla spuma del mare , onde fu detta Afrodite. Era perciò venerata sui
la pace celeste. Ed altrove asserisce che dalla madre fu lanciato nel mare , ove l’educò Teti, antichissima fra le dee. A que
contrasto, Che il guardo inebria ed il pensiero arresta. Qui terra e mare , e degli aerei campi Vedi l’azzurra volta; il Sol
te, il piano, Le valli, i fiumi, gli stagni, i torrenti, La terra, il mare ; e poiché tutto il mondo Cercò di sopra, andò al
Il fuoco al ciel salì per sua natura, E la terra piombò nel mezzo, il mare Scorse. Nè un sol colore hanno le cose: D’oro le
leusini abiti sotto le stesse travi, e sciolga meco fragile legno pel mare . — E a tanto arrivava lo scrupolo del rigoroso si
banditore della cerimonia avvertiva i Misti iniziati, di portarsi al mare . Nel terzo si facevano dei sacrifizii, s’immolava
he il Ciel sereno Contiene, quello che produce il suolo, Abbraccia il mare , e traggon seco i fiumi Scenderà tutto nel temuto
orace fame Nelle viscere immense, ond’egli chiede Ciò che rinchiude e mare ed aria e terra, E a mensa piena del digiun si la
fiore, per indicarci il doppio impero ch’esercitava sulla terra e sul mare . Tanta audacia attribuirono allo dio sii antichi
o Giove, perchè, avendolo una volta ardito, fu da lui precipitato nel mare , dove sarebbe perito, se la Notte domatrice degli
al vita seguiste; Voi, che il rapido ponto, e la fera Rabbia meco del mare soffriste, E in grand’ odio alla dea di Citerà L’
si, che furono cento, nacque, secondo Apollonio, dal nominato dio del mare e da Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo l
attro orsacchi; Or vieni a me, quel che prometto avrai; Lascia che il mare col ceruleo flutto Flagelli il lido, che più liet
che straniero in questo lido, allora Saprò qual sia piacer starsi nel mare : Vieni fuor, Galatea, tornar ti scorda A casa, co
fu loro affidata l’educazione di Nettuno, e chiamati furono figli del mare : lo che mostra la loro perizia nella navigazione.
Museo dementino data da Quirino Visconti. «Alle deità del cielo, del mare e della terra riportate nel primo volume, aggiung
generò Pane con gli altri Dei. Licofrone finalmente ne fa genitore il mare . I nomi delle Parche furono varii, come scrìve Pa
opizio augurio gli fosse comparso. Nell’ istante comparve un toro dal mare , ed i Cretesi maravigliati gli permisero di regna
dissentano su questo particolare. E fama che fosse tanto potente per mare da imporre tributo agli Ateniesi per la morte di
principessa, e lasciò Nisa. Scilla volendolo pur seguire si gettò nel mare , e fu cangiata dagli Dei in allodola, e suo padre
iuravano per Stige dovevano tenere una mano sulla terra e l’altra sul mare . E dubbio dove fosse il fiume divenuto favoloso.
i, e lo sospendevano al fumo nell’avvicinarsi dell’autunno, quando il mare cominciava a minacciare burrasca: il rimettere il
alla quale spettava il nostro monumento, fu riportata per terra e per mare , o forse ancora il trofeo non indica uno di quell
a rinomata Collezione delle Muse fatta dalla regina Cristina perì nel mare , non si lusingavano gli amatori dell’antichità di
enente a Clio dissotterrato fra le ruine di Castro Nuovo sul lido del mare Tirreno in vicinanza di Civitavecchia. È questo u
presentato giovine in mezzo a donne di color glauco: esse denotano il mare . È dipinto ancora l’ora colo di Anfìarao nell’ant
re di Perseo, che dicesi avere ucciso nell’Etiopia un gran mostro del mare Atlantico, che si gettava sulla terra per divorar
nto é qui terminato, la balena uccisa versa gran sangue, dal quale il mare é divenuto rosso. Amore slega Andromeda, dipìnto
o descritte. Aiace Locrense. — Questi scogli che s’avanzano sopra il mare , che loro intorno spuma, questo guerriero magnani
tto. Finalmente avendo guadagnato le Gire, (scogli che s’inalzano sul mare Egeo) vomitava arroganti bestemmie contro gli ste
cco quello che vuol dir la pittura. Ma ciò che è evidente si è questo mare spumante e le rupi cavernose che ne sono bagnate
. Aiace ritornando in se, come uscito dalla ubriachezza, contempla il mare qua e là senza guardare nè al legno, nè verso la
con lui gran parte dello scoglio; il resto delle Gire, finché vi sia mare , starà immobile contro tutti gli urti dello Dio.
iò che perdono in estensione. » Ma prima che v’ inoltriate in questo mare di Mitologia adempirò alla mia promessa ritornand
infiammate menti Il gemer sacro di Ciprigna vince. Riguardan tutte il mare e fingon danze: Ornano i templi di festive frondi
nelle braccia, l’altro figliuolo, e andò con esso a precipitarsi nel mare . Venere impietosita della sua nipote pregò Nettun
o, Ulula e fugge con le sparse chiome Furiosa, e te porta in mezzo al mare , Melicerta, con le nude braccia. Evoè Bacco, suon
disse: Questi Usi ti doni il tuo beato alunno. — Una rupe sovrasta al mare , incava L’ime sue parti lo spumante flutto: Nell’
ià sopra l’occupata cima: Le die forza l’insania, e già si slancia In mare , e non la tarda alcun timore: Spuma dal peso suo
Ionio per vasta onda sonante Sbalzati. Ai numi tuoi gli aggiungi: il mare Alcun poco mi deve: ebbero vita Per me le spume,
a a questa vista, va a raggiungere le sue sorelle, e ritorna verso il mare d’oriente, da cui esce il Sole. Bacco però era se
dell’error materno Andromeda, e le sue tenere membra, Eran mercede al mare e preda al mostro. È questo l’imeneo? pubblici da
veste Non preparata a questi voti. Appena Giunsero al lito del nemico mare , Le molli braccia per le dure rupi Aprono, e son
ono accavallate in lunghe schiere L’urto del mostro che s’ inalza: il mare Scorre e suona nei denti, ed al diviso Flutto sov
concava rupe il proprio fato, E verso lei nuotar la pena, e trarre Il mare , onde sarà misera preda. Ma vola in alto Perseo,
fa L’onda sanguigna, e le volanti penne Quasi sommerge, e al cielo il mare oppone. Della fatai tenzone il dubbio evento. L’i
lacerato corpo Il mostro, e pien del flutto in su ritorna, E copre il mare con le vaste membra Tremendo ancora, ed il virgin
Il nume stesso intimorito è obbligato a fuggire e a precipitarsi nel mare , ove è ricevuto da Teti, e da Nereo consolato. Li
, e da Nereo consolato. Licurgo minaccia con un discorso insolente il mare che ha ricevuto Bacco. Il Canto seguente comincia
i, Poliso, Tiona e Fesile corrono onde percoterlo. Nettuno solleva il mare , scatena le tempeste, scuote la terra: ma nulla s
o scudo vien descritto: nel mezzo vi erano rappresentati la terra, il mare : intorno si vedeva il cielo, la sfera delle stell
che gli fé’ dono di questo cocchio, col quale potrebbe traversare il mare come la terra. Pelope dunque ed Ippodamia hanno g
lla sua amante. La ninfa terribile lo fugge, e vuole precipitarsi nel mare piuttosto che sposarlo. Ma Teti, sotto l’aspetto
ppresenti Bacco, quando, temendo lo sdegno di Licurgo, si nascose nel mare presso Teti, come avete udito nel darvi l’estratt
n Bacco quando andò a Nasso. Giù basso in terra accosto all’ onde del mare vi è la Ninfa, o Genio di quell’isola, con una ve
con una vela che le svolazza sulla testa per indicare il suo sito sul mare ; e sarà forse la Naiade stessa, che il medesimo p
cotea, alla prima delle quali come ninfa, alla seconda come deità del mare , giusta il costume greco non disdice la nudità; s
9 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
il di lui figliuolo non trovavasi nè in cielo, nè sulla terra, nè in mare  ; e che finalmente ella, acciocchè non si udisser
grado d’ Acete, la strada opposta. Si fermò tosto il naviglio in alto mare . Non risparmiò industria e sudori l’attonita ciur
e avviso a que’ di Samo. Costoco, avendola trovata sulla spiaggia del mare , credettero, che volesse fuggirsene ; e per timor
ee, nelle quali ogni anno portavano la medesima statua sulle rive del mare  ; e dopo di a verle offerto certe focacce, la rip
per tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno però trasse fuori dal mare l’isola Asteria, che fu chiamata Delo(2), acciocc
uì i Giuochi Pitici (a) (5). Gli abitanti di quasi tutte le Isole del mare Egeo, conosciute sotto il nome di Cicladi, celebr
o per mezzo della Pitonessa ricercò agli abitanti di Sifno, isola del mare Egeo, la decima parte di ciò, che ritraevano dall
mpio di Delfo il richiesto tributo ; ma avendo in seguito cessato, il mare inondò le loro miniere, e le fece intieramente sp
he vi si trovava, la statua di questo Dio per disprezzo fu gettata in mare . I flutti la spinsero sui lido del Peloponneso. G
Apollo un figlio. Se ne adirò il di lei padre, e la fece gettare nel mare . I flutti la portarono sulle rive dell’Isola di D
o, ma non voleva corrispondergli. Inseguita dal medesimo, si gettò in mare . Il Nume, ammirandone la virtù, le conferì l’immo
tale ferita morì (b) (7). Aconzio, giovinetto dell’ Isola di Cea, nel mare Egeo, fornito di singolare avvenenza, erasi recat
ti per sottrarsi alle persecuzioni di Minos, re di Creta, si gettò in mare , e che dopo morte fu da Diana ammessa tralle Divi
simo la caccia(11). Inseguì un giorno un cervo sino alla spiaggia del mare . L’animale si gettò a nuoto, ed egli fece lo stes
o, ed egli fece lo stesso, cosicchè si trovò senza accorgersi in alto mare , dove vi perdette la vita. Il di lui corpo fu por
, figlia del Cielo e del Giorno ; l’altra, prodotta dalla schiuma del mare  ; la terza, nata da Giove e da Dione, da cui ella
i non fanno menzione, che di quella, la quale sortì dalla schiuma del mare , e fu risguardata come la Dea della bellezza e de
Isparta, ove trovavansi molte statue di lei(1) ; in Lesbo, Isola del mare Egeo ; in Pafo, città dell’Isola di Cipro. Cinira
reca afros, schiuma, fu detta Afrodite, per alludere alla schiuma del mare , da cui era nata(i). E’stata denominata Genetilli
a di felice navigazione, perchè era la protettrice de’viaggiatori per mare . Que’di Cnido le avevano alzato un tempio sotto q
v’essere inviolabile(e). La denominarono Ponzia, perchè presiedeva al mare , che da’ Greci e Latini dicesi Ponto. Sotto quest
pure era grato a Venere, perchè nasce per lo più lungo le sponde del mare , dond’era nata la Dea ; ovvero perchè Venere, tro
era nata la Dea ; ovvero perchè Venere, trovandosi sulle spiaggie del mare per asciugarsi i capelli, e veggendo da lungi una
particolare ornamento di Venere, come quella, che si voleva nata nel mare in una conchiglia piena di margarite (d). Plinio
uesto Nume nella divisione dell’Impero del mondo ebbe la signoria del mare , delle isole, e di tutti i luoghi circonvicini(c)
vea il potere di rendore tale la terra(b). Strabone racconta ; che il mare da quattro giorni videsi coperto di fiamme, che e
li animali, perchè l’amarezza di quello avea relazione con quella del mare (f). Non s’intraprendeva alcun viaggio marittimo,
(c). Il suo carro è una vasta conchiglia, tirata sulla superfizie del mare da animali anfibj, cioè mezzo cavallo e mezzo pes
coda di pesce(d). Comparisce Nettuno anche in atto di sedere sopra un mare tranquillo con due pesci, detti Delfini, che nuot
sua disobbedienza, la rendette sì furibonda, ch’ella si precipitò nel mare (b). Altri dicono, che Minerva le inspirò gelosia
secondo Omero, vergognatasi d’averlo dato alla luce, lo precipitò nel mare (e). Lo stesso Poeta poi in altro luogo soggiunge
fiume dell’ Inferno(d). (3). Oceano fu riconosciuto come un Dio del mare , marito di Teti, sorella di Saturno, e Dea parime
li stagni, si dicevano Limniadi(c) ; Nereidi si chiamavano quelle del mare , nate da Nereo, e da sua sorella, Doride. Queste
ecia boschi e altari in varj luoghi, e spezialmente lungo le rive del mare (l). Erano invocate, onde rendessero placido il ma
lungo le rive del mare(l). Erano invocate, onde rendessero placido il mare (m). Finalmente negli antichi Monumenti si rappres
iume Acheloo. Questo per isdegno gonfiò le sue acque, e trasporto nel mare le Ninfe e il luogo del sacrifizio. Nettuno per c
cangiò in altrettante Isole, dette Echinadi, le quali si trovano nel mare Ionio(c). Forse in onore delle Najadi furono isti
Polibote leggesi, che mentr’egli toccava co’piedi il più profondo del mare , la superfizie di questo appena gli arrivava alla
itamento de’di lui figliuoli decretarono, che quella fosse gettata in mare . Dovettero però raccogliernela nuovamente, e ripo
le iniziazione portava seco la credenza di essere dagli Dei disesi in mare e in guerra, e di poter conseguire ciò, che onest
o Littorale, perchè i Romani gli eressero un tempio lungo le rive del mare  ; e si denominò anche Dendroforo, perchè i di lui
me, quante spighe ha una messe, frondi una selva, e arene il lido del mare (g). I più noti sono Momo, Monfeo, Fantaso, e Fobe
ta, che essendo uscito un serpente dal sepolcro di Murro, e andato al mare , i Saguntini credettero, che i Mani fuggissero. A
i Aristofane(a) Certi pescatori di Mileto prima di gettare le reti in mare , vendettero ad alcuni astanti la prima raccolta,
lla loro passione era necessario balzare dall’alto di quella rupe nel mare . (g). Nat. Com. Mythol. l. 4. (a). Paus. in A
o carro nell’ Esperia, e ch’ella fissò la sua dimora in un’ Isola del mare Siciliano, la quale si denominò Circea(e). Circe,
dicono, che Marsia, come si vidde viuto, disperato si precipitò in un mare della Frigia, a cui diede il proprio nome(g). Com
singavasi egli d’intenerirli, ma non essendovì riuscito, si lanciò ia mare . Il naviglio continuò il suo viaggio, e ’l cantor
uo gli avea conferito il privilegio di camminare a piedi asciutti nel mare (g). Altri poi dicono ch’era di sì eccedente gran
(g). Altri poi dicono ch’era di sì eccedente grandezza, che non eravi mare sì profondo, sopra la di cui superfizie i di lui
fu raccolta nelle reti da certi pescatori, allorchè si precipitò nel mare per sottrarsi alle persecuzioni di Minos(a). (a)
ne, bellissima sacerdotessa di Venere. Sull’opposta riva del predetto mare trovavasi Abido, ove abitava il giovine Leandro,
ro potesse scorgere, dov’ella si trovava. Dopo molti viaggi felici il mare divenne sì procelloso, che per sette giorni Leand
nza d’andarsene all’amata giovine non gli permise d’aspettare, che il mare si fosse del tutto abbonacciato, nè avendo forze
mattina seguente lo riconobbe, e disperata si precipitò anch’ella nel mare (c). Ovidio suppone, che Leandro, non avendo potu
che Leandro, non avendo potuto per alquanti giorni passare a nuoto il mare , spedì ad Erone un foglio per toglierla da ogni i
frammischiò tralle nobili donne Ateniesi, allorchè lungo le rive del mare celebravano i Misterj di Cerere, a’quali anche l’
il nome della figlia di Laomedonte) legata ad un sasso sull’orlo del mare , fu costretta a soggiacere alla non meritata scia
ilia e Salacia, i quali due nomi esprimevano il flusso e riflusso del mare . Vuolsi, che sia stata chiamata pure Salacia dall
r ragioneremo(b). Questo figlio di Nettuno per lo più soggiornava nel mare Egeo, circondato dalle sue figlie, chiamate Nerei
(c). Notisi per ultimo, che Nereo secondo altri Poeti era un Nume del mare antichissimo, e creduto figlio d’Oceano e di Teti
tt’acqua, e dava a credere, che avesse secreti colloquj cogli Dei del mare . Finalmente si annegò, o fu messo a morte da qual
fatto diversamente : Glauco, dic’egli, passava i giorni sul lido del mare , ove stava asciugando le reti, o numetando i racc
ne, che non appena furono quelli stesi sull’erba, che ritornarono nel mare . Il pescatore non sapeva decidere, se cosa sì nuo
l fiume Asopo. Nettuno, avendola rapita, la trasportò in un’isola del mare Egeo, vicina a quella d’Egina. Cencreo ne divenne
descrivono Tritone, come un Dio possente, che regna negli abissi del mare , e il di cui uffizio principale è quello di far c
e d’Ino, fuggendo colla madre da’ furori del padre, si precipitò nel mare , e venne portato sull’Istmo di Corinto. Sisifo, r
nza. Si consultò l’Oracolo, e questi rispose, che non cesserebbe quel mare , se prima non si fossero celebrati de’ giuochi fu
nando dall’avere consultato l’Oracolo d’Apollo in Claro, naufragò nel mare Egeo. Ceice, che viveva all’oscuro dell’accaduto,
suo rio destino. Il dì seguente ella ne vide il corpo sulle rive del mare . Allora tal dolore la prese, che corse a precipit
e. Allora tal dolore la prese, che corse a precipitarsi anch’ella nel mare  ; ma i Numi cangiarono sì lei, che il marito suo
10 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
fatto simili nel principio e nella forma, a quelli che agitano, quasi mare in tempesta, la vita dell’uomo. Da quanto esponem
onfinanti con la regione dell’Egitto, sarà figlio di Nettuno, Dio del mare  ; e della Terra ; avrà forme gigantesche, come gi
o, il proprio stato, le proprie attribuzioni. Nettuno era il Dio del mare  ; Plutone si ebbe il governo dei regni della mort
e egli si fosse imbarcato per arrivare traverso il fiume del tempo al mare magno della eternità — Ci hanno di parecchi tra n
ani come l’alacre pilota segnala il naviglio laggiù in fondo, dove il mare si smarrisce col firmamento. Guerrazzi F. D. — D
acrarono altari e offerirono sacrifizii ; credettero che le acque del mare e dei flumi avessero la virtù di cancellare tutti
ricerca di quello, e finalmente ritrovò la statua sulia spiaggia del mare . Admeta persuase ai Samii che la Dea per punirli
otata Venere perchè i poeti dicono ch’ella nascesse dalla schiuma del mare . 150. Agamede e Trofonio figli d’Ergino, altri di
l quale Ifimedia avea consentito la sua persona. 219. Aixa, isola del mare Egeo, seminata di roccie scoscese, e che presenta
i tridente spaccò la roccia, sprofondando l’empio nei cupi abissi del mare . Virgilio attribuisce la morte di Ajace alla sola
nio, figlio di Enea. 232. Albania, contrada dell’Asia sulle coste del mare Caspio, così chiamata perchè i suoi abitanti eran
osì furiosamente gelosa del suo amante che disperata si precipitò nel mare . 246. Alcinoo. — Figlio di Nafito o Nafitoo re de
zza furono così dolenti per la morte del padre che si precipitano nel mare , dove vennero cangiate nell’uccello conosciuto so
ragò. È generale opinione fra i Mitologi che ella si precipitasse nel mare disperata della morte di suo marito, e che gli De
all’elemento che essa abitava poichè in greco la parola αλς significa mare . 283. Aliatto V. Alyato. 284. Aliee. — Sotto ques
i tutte le cose, vale a dire la natura. 286. Alimede. — Dal greco αλς mare e αλς μειδις cura veniva così chiamata un’altra d
così chiamata un’altra delle cinquanta Nereidi, quasi avesse cura del mare e facesse di questo elemento sua delizia ed amore
ltro simbolo della favola. Infatti gli Aloidi figli di Nettuno re del mare potrebbero essere due famosi corsari a nome Oto e
va rappresentata al momento della sua nascita uscendo dalla spuma del mare . 364. Anagogie. — Feste in onore di Venere assent
veniva adorata Venere marina, di cui la favola racconta che uscì dal mare , nascendo dalla spuma delle onde. Andiomena signi
re, nascendo dalla spuma delle onde. Andiomena significa che esce dal mare . 392. Andirina. — Soprannome della madre degli De
a Minos d’imporgli, onde provargli la verità. Allora Minos gettò nel mare un anello, dicendo a Teseo che se era veramente f
ò nel mare un anello, dicendo a Teseo che se era veramente figlio del mare , non doveva avere alcun ritegno di gettarsi nell’
ettarsi nell’acqua e riportargli l’anello. Infatti Teseo si gettò nel mare , ove alcuni delfini, mandati da Nettuno, lo porta
si alle richieste di questo dio, ella si nascose nelle profondità del mare  ; ma Nettuno la mandò a cercare da due delfini, i
triplice trinciera di pietre, sarebbe affatto coperta dai flutti del mare . Molti altri scrittori e Plinio fra questi, riten
ini si riunì intorno alla nave ; allora Arione d’un salto si gettò in mare e fu salvato da quegli animali che sul loro dorso
ta perchè moglie di Atamaso. Ovidio dà questo nome a quella parte del mare Ionio in cui la stessa Ino o Leucotea si precipit
veniva rappresentata a cavallo d’un becco terrestre, e la Venere del mare su di un becco marino. 756. Beelfegob. — V. Baal-
— Ninfa che per sottrarsi alle persecuzioni di Apollo si precipitò in mare . Il nume, mosso a compassione, la salvò e la rese
de e Zeto. Subito scuote l’ali, ed alza il grido, Trema per tutto il mare , e s’apre e mugge, E rende polveroso il cielo e ’
nza pur sgretoiarle : o se co’salti Prendean sul dorso a lascivir del mare , Su le spume volavano de’flutti Senza toccarli………
, la quale, per sottrarsi alle persecuzioni di Minos, si precipitò in mare e fu alla preghiera di Diana messa nel numero del
schiuma, E flotto incalza fiotto, e par non abbia Mai fin, come se il mare un mar riversi. Schiller — Il Nuotatore Trad. di
ra pare, Ma che non era viso più giocondo Fra le ninfe più nobili del mare . Ovidio. — Metamorfosi. — Libro IV. trad. di Del
vallo di legno. 1016. Caystrio. — V. Caistrio. 1017. Cea. — Isola del mare Egeo, cosi nomata da Ceo, figlio di Titano, è cel
i. — Libro VII trad. di Dell’Anguillara. 1058. Cerceisa. — Ninfa del mare figlia dell’ Oceano e di Teti. 1059. Cercione. — 
 Nettuno, fratello di Giove veniva così soprannominato dal colore del mare di cui era Dio. Similmente si denotavano tutte le
le le cui masse abbracciavano lo spazio di venti stadii. Le onde del mare , frangendosi con spaventevole rumore fra quelle r
buoni. 1095. Cleinnia. — Dea dell’infamia. 1096. Cicladi. — Ninfe del mare Egeo, che furono cangiate in isole, perchè non vo
’inferno. 1114. Cimmeride. — V. Cimmeria. 1115. Cimodoce. — Ninfa del mare . Fu una delle compagne di Cirene, madre d’Aristeo
a Cibele, quando questa Dea trasformò i vascelli d’Enea in ninfe del mare . 1117. Cimopoja. — Figlia di Nettuno e moglie del
ogica narra che fu in quest’isola che Venere nascesse dalla spuma del mare gli abitanti di quest’isola avevano per quella De
cia il potere di rispondere come un oracolo ; mentre l’altra passò il mare e si arresto nella Libia, ove andò a posare il su
raggi liquefecero la cera e lcaro precipitò da un’enorme altezza nel mare . Dedalo, più accorto dell’incauto figliuolo, giun
riapo, come dio dei giardini, i Fauni, le Ninfe e le Muse. Dei del mare . L’Oceano e Teti sua consorte ; Nettuno e Anfi
luce i fratelli Palici. — V. Palici e Talia. 1404. Delo. — Isola del mare Egeo, una di quelle che componevano il gruppo del
abitato tutto l’universo, essendovene nell’aria, sulle montagne, sul mare , nei boschi e da per ogni dove. I pagani non dava
volle farle violenza, ma essa, dall’alto di una rupe si precipito nel mare , ove cadde in una rete. La parola Dittina viene d
Dori, proprio di una particolare divinità marittima, per indicare il mare istesso. Virgilio à detto : Doris amara. Dori fu
a. 1502. Doro. — Una delle cinquanta Nereidi. 1503. Doto. — Ninfa del mare  : fu un’ altra delle Nereidi. 1504. Draconigena,
e mani il destino degli uomini e degli dei ; quello della terra e del mare  ; che distribuisce onori e ricchezze ; che presie
geva in una pianura irrigata dal fiume Caistro, nelle circostanze del mare Egeo. Rinomati autori pretendono che la esistenza
nome dato e Venere per essere particolarmente adorata nelle isole del mare Egeo. Egea era anche il nome di una delle Amazzon
che il nome di una delle Amazzoni, la quale morì annegata appunto nel mare Egeo. 1573. Egemone. — Che significa conduttrice.
Egeo, il quale, dalla riva vedendo il fatale colore, si precipitò nel mare , che da quel tempo prese il nome di Egeo. Gli Ate
ibile l’uscita dall’isola. Tidotea mossa a pietà di Menelao, usci dal mare onde venire in soccorso di Lui, egli apprese il m
oni che la matrigna le faceva patire, ebbe il coraggio di mettersi in mare a cavallo del famoso ariete dal vello d’oro, e tr
ffogò miseramente, rendendo, con la sua morte, celebre quel tratto di mare , che da lei fu detto Ellesponto. 1648. Ellera. — 
di Bacco. Allorchè Radamanto, dopo la conquista fatta delle isole del mare Egeo, ne fece la distribuzione, ad Enopione toccò
norigeo. — Soprannome che si dava a Nettuno come personificazione del mare deificato. Presso gli antichi ad Enorigeo si cont
ali che nei giorni delle burrasche sconvolgono l’aria, la terra ed il mare . Dodici, sei d’un sesso e sei dell’altro, Gli na
ssendosi impadronito dell’isola di Delo, la pose a sacco, e gettò nel mare la statua di quel Dio, la quale però lungi dal so
prannome data a Venere per indicare che essa era nata dalla spuma del mare . 1743. Episcafie. — Dalla parola greca σϰηη che s
interminabili persecuzioni, lo costringe ad errare sulla terra e sul mare , per compiere i suoi alti destini. Il cerchio del
a promesso a Nettuno di sacrificargli qualunque cosa fosse uscita dal mare , e che il dio delle acque, per provare la fedeltà
ervisse come cavalcatura e che montato su di esso traversò a nuoto il mare del Peloponneso. I cavalli di Diomede, segnano un
to il perduto animale, Ercole lo condusse insieme agli altri verso il mare Ionio, ma una tempesta violenta sollevata da Giun
ò il giovanetto per nome Lica e lo lanciò dall’alto di una roccia nel mare . …… poscia che il tosco Senti della fatal veste
degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro città da Tiro per mare , e che entrata nel mare Jonio, si fosse fermata n
che fosse giunta nella loro città da Tiro per mare, e che entrata nel mare Jonio, si fosse fermata nelle vicinanze del promo
rmete. 1805. Ermia. — Giovane Greco il quale si annegò traversando il mare , sul dorso di un delfino, durante una tempesta. U
vine Leandro, abitante della città di Abido, posta sulla spiaggia del mare dalla parte dell’Asia. Essendo da imperiose ragio
aderito, egli per vedere la sua amata traversava a nuoto un tratto di mare della lunghezza circa di 875 passi. Ero, conturba
i Amori di Ero e Leandro. Avendo una tempesta sconvolte le onde del mare per più giorni, a Leandro su per sei notti, impos
esto, ove fu riconosciuto da Ero, la quale disperata si precipitò nel mare volendo morire della morte istessa, che per amore
i ne fu talmente addolorato che si gettò dall’allo di uno scoglio nel mare , ma Teti lo cangiò in uccello prima che fosse cad
amavano quelle isole che il fiume Acheolo formava all’imboccatura del mare Jonio. La tradizione mitologica raccontata da Ovi
uale sdegnato di sì poco rispetto, gonfiò le sue acque e trascinò nel mare le incaute ninfe. Nettuno, mosso a compassione de
fabbricato sul capo Ermino ; quello d’Epidauro s’innalzava presso il mare  ; altri sulle rive dei fiumi, o presso le sorgent
1883. Eumeo. — Così avea nome il figliuolo del re di Scio, isola del mare Egeo, che fu il più fedele seguace d’Ulisse. Narr
 Soprannome che si dava a Venere prima d’intraprendere un viaggio per mare , onde ottenere, una felice navigazione. La geogra
l dorso ; ma appena vi fu assisa, il toro si diede a correre verso il mare , e si tuffò nelle onde prendendo la via dell’isol
un’alta torre, posta ad eguale distanza dal cielo, dalla terra, e dal mare . La Fama s’ha quest’alto luogo eletto, E nella m
volere della dea il fantasma disparve e il vascello fu spinto in alto mare . ……… Ivi di nebbia, Di colori e di vento una fig
ora a pena Che Giunon ruppe il fune, e diede al legno Per lo travolto mare impeto e fuga. Virgilio — Eneide — Libro X. trad
otè piegarlo alle sue voglie, permodo che, disperata si precipitò nel mare dall’altezza dello scoglio di Leucade, sul quale
piloti, e che perciò mostravano di poco curarsi di lui, come dio del mare  ; onde egli avrebbe fatto perire fra le acque, un
che la liberasse da tanta rovina ; L’alma gran Terra ch’é cinta dal mare . Non può vietar che’l fuoco empio non entre Dove
che si distinsero per gloriose azioni, o fatti memorandi compiuti sul mare , furono rig uardati come figliuoli di Nettuno ; q
esaudito il suo ardente desiderio, disperata d’amore, si precipitò in mare . Il luogo ove la sventurata regina mori, fu chiam
mi ; e avessero rappresentato i fiumi che sboccano immediatamente nel mare , sotto la figura di altrettanti vecchi ; e quelli
tto anche Forcide, era al dire di Esiodo, figliuolo della Terra e del Mare . Atlante lo vinse in un combattimento ed egli per
impera egualmente, con assoluto e dispotico potere, sulla terra e sul mare . Pommi, disse, la destra entro la chioma, E vedr
la durezza e la bianchezza del marmo, e finalmente sulla spiaggia del mare , vicino alla città di Anzio, sorgeva un altro fam
i più superbi Nella lugubre pompa del sepolcro ; ……………. ………nonna del mare Te ïnvoca chi su nave di Bitinia Accingesi a solc
a trad. di F. Bellotti. Apollodoro asserisce esser nate le furie nel mare , dal sangue che grondò dalla ferita che Saturno f
mentre Galatea all’ orribile vista, pazza di dolore, si precipitò in mare , dove fu raccolta dalle Nereidi sue sorelle. Lo
qualche anno dopo, imperocchè riposando un giorno sulla spiaggia del mare , all’ombra di quella nave già tirata a secco, una
ei quali, secondo la tradizione mitologica, quelli che ricadevano nel mare diventavano isole ; e quelli che piombavano sulla
o, del capo la tremenda chioma Squassò tre volte e quattro, e terra e mare E stelle ne tremaro : OVIDIO — Metamorf : Libro I
indomabile desiderio di cangiar natura ; per modo che si precipitò in mare  ; ove al della tradizione, la dea Teti e l’Oceano
ltarsi in sul fianco, e in sulla terra Guizzar così come già fean nel mare . E mentre io bado, e maraviglio a un tempo, Nell’
er entro all’onde. Con ceremonie di compagno, accolto Fui da’numi del mare . Ond’io m’andassi Sciolto da tutte qualitadi uman
e di Salto di Glauco ; che sorgeva nel luogo ove egli si precipitò in mare , e dove a poca distanza s’innalzò poi un tempio e
io di cui fa parola l’allegoria della favola. Perseo, trascorrendo il mare , sorprese il ministro delle Gorgoni, mentre passa
ino altro non crano che la personificazione mitologica delle onde del mare , le quali biancheggiano di spuma, appena si muovo
e nell’acqua e si annegò ; e che da quell’epoca, tanto quel tratto di mare , quanto l’isola stessa ov’essi approdarono, fosse
nto l’isola stessa ov’essi approdarono, fossero detti dal nome di lui mare e isola d’Icaro. Diversa, per altro, sebbene info
a in equilibrio nel vuoto, egli precipitò da un’altezza smisurata nel mare , e vi restò miseramente annegato. Il sole il dor
ro VIII, trad. di dell’Anguillara Da questo fatto, quella parte del mare Egeo fu detto mare Icario. La tradizione mitologi
ell’Anguillara Da questo fatto, quella parte del mare Egeo fu detto mare Icario. La tradizione mitologica fa menzione di u
è d’immolare il proprio figliuolo sulle are sanguinolenti del dio del mare . Fra gli autori antichi ve ne ha molti i quali pr
pretesto di una cerimonia espiatoria, che dovea farsi sulle rive del mare , s’imbarca, con Oreste e Pilade portando seco la
n giorno con sua madre a celebrare i misteri di Bacco, sulla riva del mare , entrambe furono rapite da alcuni corsari traci,
che con gran pompa si celebravano una volta l’anno sulla spiaggia del mare  ; e siccome a quelle feste intervenivano tutte le
, al destino che era loro riserbato ; ma, Elle morì nel traversare il mare . V. Elle e Frisso. Atamante, venuto a conoscenza
il figliuolo Melicerta, si dette con esso a precipitosa fuga verso il mare  ; ma inseguita sempre dal furibondo marito, si pr
a le braccia l’altro figliuolo Melicerta, e si precipitò con esso nel mare . Ma la ninfa Panopea, seguita da altre cento naja
er modo che agitata in strana guisa, e quasi demente si precipitò nel mare , che dal suo nome fu detto mare Ionio, …….. e tu
isa, e quasi demente si precipitò nel mare, che dal suo nome fu detto mare Ionio, …….. e tutto poi Quel gran tratto di mar,
la Tracia. Giunta al golfo che porta lo stesso nome, lo passò come il mare e da questo prese il nome di Bosforo. …….. onde
avalli di Nettuno e che erano anche assegnati alle altre divinità del mare . Sebbene l’esistenza degl’Ippocampi sia da molti
uidando egli stesso il proprio carro, fu arrestato sulla spiaggia del mare da un enorme toro furioso, i cui terribili muggit
ossero istituiti da Teseo, in onore di Nettuno, il quale come dio del mare aveva sotto la sua particolare protezione l’istmo
io protettore dell’ ismo di Corinto. 2350. Itaca. — Piccola isola del mare Jonio nelle circostanze di Cefalonia. Nei fasti d
nascita degli uomini, all’ agricoltura ed alla guerra : Zui-Kuan, al mare ed alle navi : e finalmente Tan-Kuan alle procell
ire, onde proteggere la cittadella di Troia dal furore delle onde del mare , furono riguardati come opera di Nettuno stesso.
o troiano con una terribile pestilenza, e Nettuno mandò dal fondo del mare un’orrendo mostro marino, che divorava tutti colo
. Lemno. — Conosciuta anche sotto l’appellazione di Lemnos, isola del mare Egeo ove, secondo la tradizione mitologica cadde
ardere la fronte dal rossore della vergogna. 2477. Lesbo. — Isola del mare Egeo, celebre per aver dato i natali alla famosa
risce Strabone, che quando essa e le sue compagne si precipitarono in mare , fu da questa che l’isola del mar Tirreno, sulla
secuzioni di lui, che disperato d’esser stato vinto, si precipitò nel mare ed Eutimo sposò la giovanetta che avea così mirac
rie volte nel vuoto, scagliò il corpo dello sventurato giovanetto nel mare , con più forza di quella con cui una macchina gue
urì per l’aria, ed egli fu cangiato in uno scoglio, che si vedeva nel mare Eubeo, e al quale i marinari non osavano accostar
giuntura del collo ; e poi trascinandolo per un piede, lo scagliò nel mare . Strinse Achille la spada, e alla giuntura Lo pe
a precipitosa fuga, e Bacco stesso spaventato si nascose in fondo al mare , ove fu accolto da Teti. Però sdegnato Giove cont
are tutte le viti dalla sua patria ; da ciò Bacco che si precipita in mare , insieme alle sue nutrici ; ossia alle viti, rite
dava a Diana, quando veniva riguardata come protettrice dei porti di mare . In simili congiunture la dea veniva rappresentat
orna sul capo. Forse in tal modo veniva onorato quel dio sul lido del mare . 2551. Lituo. — Così si chiamava quella specie di
ivi » incogniti » ivi » del cielo » ivi » della terra » ivi » del mare » ivi » dell’inferno » ivi 1377 Deidamia » ivi
storiche età, sul continente della Grecia. sulle spiagge ed isole del mare Egeo, nonchè nell’ Asia minore e nell’ Italia.
delle sue cognizioni matematiche, proponendo loro di far giungere il mare Adriatico fin sotto le mura d’ Ascoli. Citato, pe
11 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
tavano il cielo nella reggia d’ Olimpo, o presiedevano alla terra, al mare o all’ inferno ; e dodici di essi componevano il
della creazione e della separazione dei corpi. La terra, il foco e ’l mare era nel cielo ; nel mar, nel foco e nella terra i
i monte impose a monte ? Parini. Alcuni di quei monti ricadendo nel mare diventarono isole, altri tornando a precipitare s
a sventurata principessa n’ebbe tanto travaglio che fuggendo passò il mare a nuoto ;25 e dopo aver percorsa tutta la terra s
llorchè Nettuno, (185) impietosito dal tristo caso, fece apparire nel mare Egeo l’isola di Delo,27 e Latona trasformata in q
l tripode della Sibilla, tutto d’oro massiccio, era stato trovato nel mare da alcuni pescatori. Costoro, dopo molte contese
rprete di Giove e degli altri Dei tanto in cielo che in terra, sì nel mare che nell’inferno ; dirigeva egli stesso le loro i
stenuto da’ venti ovunque il corso Volga, o sopra la terra o sopra ’l mare Va per lo ciel rapidamente a volo. Virgilio, En
170. Venere, Dea della bellezza e degli amori, nacque dalla spuma del mare il primo giorno della prima primavera del mondo ;
va anche il nome di Citerea, perchè, appena formata dalla schiuma del mare , fu tratta nell’isola di Citera sopra una conca m
telli si divisero il dominio dell’universo, Nettuno ebbe l’impero del mare e delle isole ; quindi è lo Dio delle acque. 187.
la Terra, il quale sposò Teti o Tetide, tenuta parimente qual Dea del mare . Aveva Teti per abitazione un palazzo, dove, al d
i greggi di Nettuno composti di foche e di vitelli marini. Il Dio del mare gli aveva accordato la cognizione del passato, de
obbedire a quel cenno ; e le Sirene indispettite si precipitarono in mare  ; talchè dipoi quel luogo fu chiamato Sirenide da
vano il vigor della vita, e con maravigliosi slanci si rituffavano in mare . Volle farne anch’esso esperienza, ed appena si f
ano i passeggeri. Laonde, venuta in orrore a sè medesima, si buttò in mare , e fu cangiata in deità malefica, terrore e torme
i dell’inverno. E in questo tempo, secondo che dice la tradizione, il mare si mette in calma, e la tempesta rispetta la tene
omparisce per lo più col tridente in mano ; sta ritto sulle acque del mare , e spesso procede mæstosamente in un carro condot
a calma alle onde ; oppure il dominio ch’egli ottenne sulle acque del mare , dei fiumi e dei fonti ; ed aveva inoltre la prop
tige gli Dei dovevano tenere una mano stesa sulla terra e l’altra sul mare  ; e chi rompea questo giuramento era per dieci an
Ovidio la pone (la casa del sonno) in Lenno e ne’ Cimmerii, Omero nel mare Egeo, Stazio presso agli Etiopi, l’Ariosto nell’A
e Nereidi od Oceanidi, figlie di Nereo e di Doride, eran le ninfe del mare . La mitologia ne conta cinquanta, e le più distin
nchiglie e di pampani. Venivano invocate dai naviganti sulla riva del mare con offerte di latte, d’olio e di miele, per otte
i torrenti, dei laghi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicine al mare o sul margine dei ruscelli o nei freschi recessi
ir l’affetto d’Alfeo, poichè le sue acque attraversavano il fondo del mare senza mischiarsi alle salse, e andavano sempre li
i Cefeo re d’Etiopia e di Cassiopea, era stata esposta sulla riva del mare per esservi divorata da un drago marino, in pena
erbi dolori, che divenutone furioso, afferrò Lica e lo scaraventò nel mare , dove fu cangiato in iscoglio. 398. Sentita l’ er
e (228) re di Creta, com’ egli fosse discendente di Nettuno, gettò in mare il suo anello, poi si tuffò nelle onde, e ne lo r
rio, precipitato nelle onde, vi s’ annegò, e dette il suo nome a quel mare  : 87 …. Quando Icaro misero le reni Senti spenn
do, credè morto il figliuolo, e preso dalla disperazione, si gettò in mare . Gli Ateniesi dettero il suo nome a quel mare (il
sperazione, si gettò in mare. Gli Ateniesi dettero il suo nome a quel mare (il mare Egeo) che oggi è detto Arcipelago. 427.
e, si gettò in mare. Gli Ateniesi dettero il suo nome a quel mare (il mare Egeo) che oggi è detto Arcipelago. 427. Teseo co
a quelle fiammelle che appariscono sulla cima delle antenne quando il mare è in tempesta. Tornati in patria, i Dioscuri libe
sia. Ma Elle, impaurita dallo strepito delle onde, vacillò e cadde in mare , e diede il suo nome all’ Ellesponto, ora stretto
gli Argonauti recassero sulle loro spalle la nave dal Danubio fino al mare , e che fosse il primo vascello comparso sulle ond
onauti ; e infatti mentre egli passeggiava un giorno sulla sponda del mare dietro quella nave tirata a secco, gli rovinò add
e. 478. Arione, poeta e cantore, nacque nell’isola di Lesbo91 nel mare Egeo al sud della Troade. Fu emulo d’Orfeo (469),
a veggendo con tutto ciò di non intenerire quei barbari, si lanciò in mare con una ghirlanda in capo e con la lira in mano.
ventura ne incappava taluno nelle loro reti, subito lo rimettevano in mare per non violare i diritti dell’amicizia. Quindi i
piaggia il corpo d’ Esiodo ucciso nel tempio di Nettuno, e gettato in mare  ; salvarono dal naufragio Falanto generale sparta
3. Il padre degli Dei si trasformò in toro bianco, e scese in riva al mare dove Europa passeggiava con le sue donzelle. Essa
ale, e s’azzardò anche a montarvi sopra. Allora Giove scappò verso il mare con tanta velocità, che la giovinetta non potè fa
e. La Sfinge, vinta da questa spiegazione, si annegò da sè stessa nel mare . 500. edipo , dopo aver liberato i Tebani dalle
te che l’onde Già di nuovo son chiare, Abbandona le piume, e torna al mare . (Metastasio, Achille in Sciro.) Allora segu
iuolo di Laerte e d’ Anticlea, era re della piccola isola d’Itaca nel mare Ionio. Ulisse, il figlio di Laerte, io sono, Per
sua finta pazzia, s’ era posto ad arare la sabbia sulla spiaggia del mare , ed a seminarvi sale invece di grano. Ma Palamede
mondo esperto, E degli vizj umani e del valore : Ma misimi per l’alto mare aperto Sol con un legno, e con quella compagna105
n la Spagna. Fin nel Marocco, e l’isola de’ Sardi, E l’altre che quel mare intorno bagna. lo e i compagni eravam vecchi e ta
arine allor tranquille e quete : Dal mezzo in su fendean coi petti il mare , E s’ergean con le teste orribilmente Cinte di cr
nostro corso era diritto, quando Orïon (618) tempestoso i venti e ’l mare Si repente commosse, e mar si fero, Venti sì pert
apace di uscir fuori dell’acqua con la testa camminando nel fondo del mare . Una volta ch’egli attraversava così l’Arcipelago
endeva una face sulla cima della torre dove abitava. Nell’ autunno il mare divenne così tempestoso che l’esporvisi a nuoto s
occhi ardenti, correvano veloci come il vento e tumultuosi quanto il mare . Già la testa loro pareggia il centro delle rote
i quest’ultima metamorfosi, Visnù dorme intanto tranquillamente in un mare di latte, e sta sdraiato sopra un serpe con cinqu
queste Dio le conaigliò il salto di Leucade. Leucade è un’ isola del mare lonio vicioa a Corfù, ed ha on promonterio divenu
ha on promonterio divenuto celebre perchè di li ai precipitavano nel mare gli amanti sventorati, a fine di perdere la remio
ai più frequenti. 40. Scilla ora ò città della Calabria, in riva al mare , all’imboccalura dello stretto di Messina. Gli en
po Sigeo e all’Ellesponto, nella pianura del Mendere, fra l’ Ida e il mare . 96. La descrizione che Omero fa dei baasirilie
gine ; ci coutenteremo di darue un saggio : Ivi ei fece ia terra, il mare , ii ciato. E ll Sole Infaticabile, e la tonda Lou
13. Quel nostro rallegrarsi. 114. A seconda delle vorticose onde del mare . 115. Fu distrutto. 116. Prigioniera. 117. Le
ueste due città fabbricate aullo stretto dell’ Ellesponto, in riva al mare a l’una rimpatto all’ altra, aono aeparate da un
, è un’allegoria della svenlurala fine d’Orizia, cadula e annegata in mare per cagione d’ un lurbine. 123. Retrogrado cammi
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
col suono i naviganti, per avere il barbaro diletto di annegarli nel mare o di divorarseli. Ed asserivasi che per quanto le
ilettava di assaltare i passeggieri e i naviganti, e di annegarli nel mare  ; e che, fulminata da Giove, cadde nello stretto
tice, qual è veramente, prodotto da due opposte correnti di acqua del mare  : « Come fa l’onda là sovra Cariddi, « Che si fr
ra a parlare dei mostri marini che erano soltanto animali viventi nel mare , e le cui specie son tuttora esistenti, convien n
anto più volentieri le donne ; e credettero che talvolta uscisser dal mare , e sulle terre vicine facessero stragi e devastaz
or della grotta il vecchio Proteo, quando « Ode tanto rumor, sopra il mare esce ; « E visto entrare e uscir dall’Orca Orland
è la Balena detta della Groenlandia, perchè si trova nelle acque del mare che circonda quell’isola. 232. Orazio faceva t
he gli uomini avessero osato affidarsi con fragil barca al tempestoso mare e mirar da vicino i mostri marini : « Illi robur
rtis timuit gradum, « Qui siccis oculis monstra natantia « Qui vidit mare turgidum et « Infames scopulos Acroceraunia ? »
13 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
e se ne dolsero con Nettuno, e lo pregarono di vendicarle. Il Dio del mare mandò un mostro a devastare le campagne Etiopiche
no, talchè si fecero un piacere di formarne una sementa nel fondo del mare (7). Perseo poi alzò tre altari, uno a sinistra a
aver condotto una vita errante, mentre si riposava sulla spiaggia del mare all’ombra della nave stessa, con cui avea fatto i
geometra pratico : seccò paludi, arginò fiumi, scavò canali, frenò il mare con dighe, appianò montagne, aperse pubbliche str
da Tiro appresso di loro. Dicesi, che la stezze zattera, entrata nel mare Ianio, siasi fermata tra Eritrea e Chio, e che am
nca. Allora sciolo improvvisamente il freno alla rabbia, lo lanciò in mare , dove fu cangiato in iscoglio (b). L’Eroe prosegu
asseggieri a lavargli i piedi, e poi li precipitava da un’altezza nel mare . Anch’egli in egual modo fu trattato dall’ Eroe(d
di prendersi Venere per guida, e di sacrificarle una capra in riva al mare . Così egli fece, e la Dea tosto gli comparve sott
dubitando, che il figlio fosse già perito, disperato si precipitò nel mare . Fu estremo il dolore, che ebbe a sentire, quando
o dichiararono figlio di Nettuno, e diedero il nome di lui a tutto il mare circonvicino(a), il quale poi da noi oggidì chiam
a recidergli il capo, e ne strascinarono il corpo sulla spiaggia del mare , ove restò confuso tralla moltitudine degli altri
di sacrificarli conveniva purificare sì quelli, che il simulacro nel mare  ; e che a questa ceremonia non doveva assistere a
da Troja, avea trascurato di sacrificare a Giove e alle Divinità del mare per ottenerne una prospera navigazione. Per tutto
cque da Anticlea, e da Laerte(a), e fu re delle due piccole Isole del mare Ionio, Itaca, e Dulichio(b) (1). Ebbe per nutrice
, le quali fece allora, dicesi che abbia preso a lavorare l’arena del mare con aratro, tirato da due animali di diversa spez
iomede annegarono Palamede, il quale stava pescando lungo le rive del mare (c). Ulisse giovò moltissimo a’ Greci nel tempo de
solo potè sottrarsi al naufragio. Arrivò egli all’isola d’Ogigia nel mare Mediterraneo(a). Ivi regnava la Dea Calipso, figl
ne ; e Ulisse, proveduto di ben corredata nave, nuovamente si mise in mare (15). Viaggiò dieci sette giorni felicemente, quan
lto soprendente. Leucotea, figlia di Cadmo, e ch’era divenuta Dea del mare , non potè, senza impietosirsi, rimirare lo stato
o scoglio, su cui Ajace erasi rifugiato ; e metà di quello cadendo in mare , seco vi trasse anche lui, e lo fece perire(a). V
zo, le quali, benchè fossero piccole, e sempre battute da’ flutti del mare , si conservavano immobili : lo che risguardavasi
enne in cognizioner, lo precipitò appresso il Promontorio Geresto nel mare (5), il quale mare prese pol il nome di Mirtoo(d)
r, lo precipitò appresso il Promontorio Geresto nel mare(5), il quale mare prese pol il nome di Mirtoo(d) (6). Istro lasciò
ne restò vinto(e). Altri finalmente soggiungono, che Pelope gettò in mare Mirtilo, perchè questi con gran forza instava nel
anche il bastone. Il mostro, udita tale spiegazione, si precipitò nel mare , giacchè questo doveva essere il suo fine, qualor
cio di spine. Il predetto colore della veste rassomiglia a quello del mare , che non è mai tranquillo. Tal’è il carattere del
si l’ Incostanza, è di colore turchino, che rassomiglia alle onde del mare , le quali pure talora sono in calma, e tal’ altra
re, che questa Dea esercita il suo dominio tanto sulla terra, che sul mare . Altri la dipingono ora sopra volubile ruota, ed
d’Agenore(d). (3). Europa, mentre staversi in diporto sulle rive del mare con altre giovani, osservò tra l’armenmento d’ Ag
e di quell’animale. Ella salì sopra d’esso ; e il toro corse tosto al mare (e), la trasportò in quella porte del mondo, che d
stante incenerita. Finalmente Ino co’ suoi figliuoli si precipitò nel mare . Questa ultima dopo morte conseguì onori divini.
fece ; ma Elle, quando si vide andar volando opra il vasto tratio di mare , che divide l’Europa dall’ Asia, presa dallo spav
uropa dall’ Asia, presa dallo spavento, cadde nelle onde per cui quel mare dal nome di lei poscia fu detto Ellesponto(a), Fr
che il naviglio, di cui parliamo, sia stato il primo, che solcasse il mare . Questo però resta smentito nella sua generalità
(h). (11). Linceo aveva una vista sì acuta, che vedeva nel fondo del mare , e perfino nell’ Inferno. Era assai utile, perchè
mori per un morso di serpe. Giasone gli alzò una tomba sulle rive del mare , e poi gli Africani gli dedicarono un tempio, don
iglie. Leucippe ; e Teonoe. Stava costei sollazzandosi sulle rive del mare , quando venne rapita da alcuni pirati, e venduta
Strabone dice, che la predetta strage avvenne in una delle Isole del mare Adriatico, dette poi Absirtidi (c). Lo Scoliaste
una serpe, e morì. I di lui compagni lo trasportarono in un’Isola del mare Ionio, ove dopo d’avergli fatti magnifici funeral
nati, le spinsero sino alle due Isole Plote, dette poi Strofadi, nel mare Ionio. Là Iride per comando di Giove vietò loro d
bid. (d). Id. Ibid. (4). Ovidio pretende, che nè la terra, nè il mare abbia voluto ricevere nel loro seno le ossa dello
sicchè Icaro, sfornito delle ali, cadde precipitoso in quel tratto di mare , ch’ è tra Micone e Giaro, e che da lui prese il
er farsi beffe di lui, trasse dal dito un anello d’oro, lo gettò nel’ mare , e soggiunse all’ Eroe, che se voleva essere cred
enne nel Cielo. Teseo poi senza porgere preci a Nettuno si lanciò nel mare . Alquanti Delfini lo accolsero ; e lo condussero
. Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (19). V’ è chi pretende, che quel mare siasi denominato Egeo da Egea, regina delle Amazo
e un istante ad angustia sì acerba, e da uno scoglio si precipitò nel mare . Teti lo trasformò nell’uccello acquaticò, detto
vo di Pirro, figliuolo d’Achille, lo consigliò a non ritornarsene per mare alla patria, e predisse il naufragio di tutti que
condusse nella Tracia. Una delle di lei seguaci trovò sulle rive del mare il corpo di Polidoro, pochi giorni prima messo a
delle navi di Enea fu Palinuro. Questi, aggravato dal sonno, cadde in mare . Per tre giorni fu giuoco de’venti e delle onde.
abitanti, dopo di averlo spogliato e ucciso, di nuovo lo gettarono in mare . Gli Dei, per punire tanta inumanità di coloro, l
i spighe, senza farle piegare sotto i suoi piedi, o sopra le onde del mare , senza restarne bagnata. La sua veste era una pel
appresso Andro, loro fratello, e re d’un’isola dello stesso nome, nel mare Egeo. Agagamennone minacciò la guerra ad Andro, q
eche insidia, erano d’avviso, che il sospetto dono o fosse gittato in mare , o venisse da sottoposte fiamme ridotto in cenere
rinchiusa col figlio, Telefo, in una cesta, fu gettata da Nauplio in mare , e che venne raccolta, e sposata da Teutrante(e).
Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (11). Tene fu gettato dal padre in mare . I flutti lo portarono all’Isola di Leucofri. Gli
, che Ajace ed Achille ebbero cura di seppellire Palamede appresso il mare , e che qualche tempo dopo gli alzarono una Capell
e, disperate per non aver potuto vincere Ulisse, si precipitarono nel mare , nè più furono udite. Così si verificò l’Oracolo,
padre. (d). Eurip. in Orest. (6). V’è chi dice, che il mentovato mare fu detto Mirtoo non da Mirtilo, ma da una giovine
uale restò in quelle acque sommersa(f). Plinio poi pretende, che quel mare abbia presa l’anzidetta denominazione da Mirto, p
are abbia presa l’anzidetta denominazione da Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante da Caristo, città dell’ Eubea
acciarono dalla loro isola. Ella andò a nascondersi lungo le rive del mare , e da di là fù presa da certi pirati, e venduta a
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
raverso i monti per andare a trovare, chi dice il Mar Rosso, e chi il Mare Adriatico ; e su questa fatica che ora direbbesi
a che la nave Argo dopo il famoso viaggio fu collocata sulla riva del mare sopra una base come un glorioso trofeo, e che Gia
feo, e ne fece passar la corrente per quelle stalle e trasportarne al mare ogni sozzura. Allusivamente a questo fatto mitolo
piede e roteandolo come una fionda lo scagliò tre miglia lontano nel mare , ove fu cangiato in uno scoglio che si chiamò e t
cole tenendo sospeso Lica per un piede, sta in atto di scagliarlo nel mare , e l’Ercole appoggiato alla clava, inciso da Benv
presa più utile che fecero a vantaggio della umanità fu di purgare il mare dai pirati ; quindi i Mitologi li considerarono a
perciò Orazio li invoca propizii al suo amico Virgilio che andava per mare nell’Attica. Ebbero poi a sostenere un duello coi
costruite le ali per sè e pel figlio volò via con esso traversando il mare per andar nell’Asia Minore. Aveva prima dato ad I
enne, cadde anch’egli nell’acqua e rimase annegato in quel tratto del mare Egeo che bagna le isole Sporadi e la prossima cos
bagna le isole Sporadi e la prossima costa dell’Asia Minore : il qual mare dagli antichi fu perciò chiamato Icario dal nome
ovare. L’avo e la madre avrebber voluto che egli andasse ad Atene per mare con viaggio più breve e più sicuro ; ma egli pref
a, come dicemmo parlando di questo Dio. Intanto Teseo si avanzava per mare senza ricordarsi di cangiar le vele alla nave. Eg
la nave. Egeo che tutti i giorni andava sopra una altura sporgente in mare per osservar se comparivano alla sua vista le des
dolore nelle onde e vi annegò. D’allora in poi dagli Antichi fu detto Mare Egeo quello che ora chiamasi l’Arcipelago. La let
arino nel tempo che Ippolito in cocchio passava lungo la spiaggia del mare  ; per la qual vista spaventati i suoi cavalli lo
tato delle indiscrete e ardite pretenzioni di lui, lo fece gittar nel mare . Per altro nell’ amministrazione del regno fu cos
a pur sgretolarle ; e se co’salti « Prendean sul dorso a lascivir del mare , « Sulle spume volavano de’flutti « Senza toccarl
oluto che il luogo di convegno per far tutti insieme il passaggio per mare nella Troade sarebbe il porto di Aulide nella Beo
iani chi proponesse d’incendiar quel cavallo di legno, o gettarlo nel mare , o farlo a pezzi, sospettandovi dentro un inganno
e città vide molte e delle genti « L’indol conobbe ; che sovr’esso il mare « Molti dentro del cor sofferse affanni, « Mentre
r : Scilla da un lato, « Dall’altro era l’orribile Cariddi, « Che del mare inghiottia l’onde spumose. « Sempre che rigettava
lta. « Qual pescator che su pendente rupe « Tuffa di bue silvestre in mare il corno « Con lunghissima canna, un’infedele « 
e da quella nuova terra nacque un tal turbine, che fece affondar nel mare la sua nave con esso lui e tutti i suoi compagni.
r impadronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma essa potè fuggir per mare con molti tesori e molti compagni o sudditi e fon
ci, e a Roma scende ; « Da Roma ad Ostia ; e quindi si tragitta « Per mare alla cittade, a cui commise « Il pietoso figliuo
« Seguì l’orme d’Enea ; chè non fu punto « Inferïore a lui. Stava sul mare « Sonando il folle con Tritone a gara, « Quando d
ude il cuore a tutti i più nobili e delicati sentimenti), si gettò in mare , ove un delfino, attirato dalla dolce armonia, lo
S. Elmo anche in fisica e meteorologia ; e si manifesta non solo per mare , ma anco talvolta per terra. In questo stesso ann
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
a Teti. Esiodo poi lasciò scritto che Venere nacque dalla schiuma del mare . Questa più strana e prodigiosa origine, creduta
cuni dei più fantastici mitologi e poeti aggiungono, che le acque del mare furono fecondate dal sangue di Urano mutilato da
del Cielo, e che nel globo terraqueo manifestasi più che altrove sul mare . Ma ambedue queste origini così diverse son talme
uesto, che essendo Dione una Dea marina, e Venere sua figlia nata nel mare , e comparsa per la prima volta nel mondo alla sup
lle onde spumanti, fu detto figuratamente che era nata dalle onde del mare per dire che era uscita da quelle. Quindi alluden
che del popolo romano. Venere giovanetta uscita appena dalle onde del mare era rappresentata nuda e in una conchiglia marina
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
fermarsi nell’isola di Ortigia, detta poi Delo, una delle Cicladi nel mare Egeo, isola natante, ossia galleggiante, che Nett
alche lago, in qualche palude ed anche in qualche fiume, non però nel mare . Tra le più celebri tuttora esistenti si citano q
i Delo fu sollevata da Nettuno con un colpo di tridente dal fondo del mare  ; e questo racconto pure si può spiegare con un f
o globo si sollevano le montagne sulla terra e le isole dal fondo del mare . In quasi tutte le Geografie trovasi rammentato i
questo secolo, e precisamente nel 1831, formossi per sollevamento nel mare al sud-ovest della Sicilia un’isoletta che fu chi
17 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
due fratelli, salvati collo stesso tranello, si divise, assegnando il mare a Nettuno, l’Inferno a Plutone, e per se riserban
n mezzo all’onde gode il vasto Regno Il Dio Nettuno, che dà legge al mare , Porta il tridente per mostrar lo sdegno, E ogni
l’ onde. Dichirazione, e sviluppo Quantunque pel primo Dio del mare fù dagl’ antichi riconosciuto il Ponto prodigioso
, e Nereidi, secondo che presedevano a boschi, prati, fonti, monti, e mare  ; pur tuttavolta perche da più recenti poeti venn
ur tuttavolta perche da più recenti poeti venne egli riconosciuto pel mare , e non pel Dio di esso ; percio con questi ricono
uno Nettuno figlio di Saturno, e di Rea pel vero, ed assoluto Dio del mare , regno a lui sortito nella general divisione per
a Ninfa Bolina, mentre questa amò più tosto abbandonarsi nel seno del mare , che nelle braccia lasciarsi dell a passione di l
me per la causa istessa con inondazioni fè similmente il gran Dio del mare . Sue contese. Contro di questo Dio valentissimo
er unir così le amare lagrime delle sue aventure colle salse onde del mare . Questa Dea inoltre perchè invaghita soprammodo d
e dalla spuma formatasi intorno alle recile parti di Urano cadute nel mare  ; non altrimenti che dal sangue dello stesso cadu
umane vittime, almeno secondo Erodoto in Melp. i miseri annegati nel mare  ; dippiù scelti bovi, e secondo Euripide, le prim
ratro, ed ora a venti Dispiega i lini, e par, che il credi insano, Al mare , al fiume, al bosco, al monte, al piano Non tragg
ei disegni, ed il timone dimostra, che essa si aggira da per tutto in mare ed in terra perseguitando chiunque l’abbia fatto
ride al suo venir l’alma natura Mitigando del sole i gravi ardori. Al mare , al fonte, al rio beltà procura, Madre, e nutrice
le, e quanto appare Che sarà di ma infelice ! Si strascina irato al mare . Tutto al mar si porta il fiume Là una pecora b
usurrar dell’arboscello, E caro il mormorio della fontana, Bello è il mare , e la marina, Grato è il bosco, la collina, E in
uo culto. Chi fù Nettuno (1). Parlando i Mitologi di questo Dio del mare , fan parola ancor delle Sirene, che fingonsi giov
dalla impazienza del dolore, ululando, e gemendo si precipitarono nel mare . Omero intanto a tal proposito le fa in tal modo
eo per la conquista delle Indie, e chi ignora aver Mosè tragettato il mare istesso con nnmeroso stuolo di uomini, e donne pe
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
l piano, « Le valli, i fiumi, gli stagni, i torrenti, « La terra e ’l mare  ; e poi che tutto il mondo « Cercò di sopra, andò
rerem corruptam undis), per indicare il grano avariato dall’acqua del mare . Ma in italiano in questo senso figurato è poco u
to o selva o campo o stagno o rio « O valle o monte o piano o terra o mare , « Il Cielo e ’l fondo dell’eterno oblìo ; « Ma p
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
ece chiuder la madre e il figlio in una cassa di legno e gettarli nel mare  ; ma e figlio e madre illesi, dopo varii pericoli
ortati con tutta la cassa nell’isola di Serifo (una delle Cicladi nel mare Egeo), e ospitalmente accolti dal re Polidette. C
tesso dell’ortica, e perciò si chiamano ancora volgarmente Ortiche di mare . Proseguendo ora il racconto mitologico delle ges
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
ei ad Atamante ; e montati a cavallo su quell’animale, lo spinsero in mare per farsi trasportar da esso fra le onde sino all
lo stretto che ora dicesi dei Dardanelli la giovinetta Elle cadde nel mare e vi annegò ; e per questo fatto mitologico gli A
Antichi diedero a quello stretto il nome di Ellesponto che significa mare di Elle. Al desolato fratello convenne continuar
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
e la maggior parte di questi Dei eran molto turbolenti, producendo in mare orribili tempeste, e sulla terra bufere e devasta
erchè andavano per lo più costeggiando, e poco si azzardavano in alto mare . Non immaginavano neppure l’esistenza del Grande
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Indice alfabetico » pp. 516-
43 Edìpo 394 Eeta 341 Efeso 122 Efesto 157 Egèo (re) 382 Egèo ( mare ) 346 Egeone 62 Egèria 506 Egialèa 450 Egina 4
cules furens (scultura) 371 I Iacco (dio) 165 Icaro 377 Icario ( mare ) 377 Icòre 432 Ida (guerriero) 374 Idèa (dea)
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
riposare da Teti, dea marina, in un palazzo di cristallo in fondo al mare . Come poi facesse per ritornar nella notte dalla
suo carro ed i suoi cavalli, ed era trasportato velocissimamente per mare , girando a settentrione, per ritornare in tempo l
24 (1838) The Mythology of Ancient Greece and Italy (2e éd.) pp. -516
ilyra : dreading the jealousy of his wife Rhea, he changed her into a mare , and himself into a horse. The produce of their l
temple-legend of Delphi,) was known to Homer. In the Catalogue642 the mares of Eumelos Pheretiades are highly praised for the
re, continually followed her. To elude him she changed herself into a mare , and mingled with the mares of Oncos ; but the se
r. To elude him she changed herself into a mare, and mingled with the mares of Oncos ; but the seagod assumed the form of a h
d by Homer1321 to have turned himself into a horse out of love to the mares of Erichthonios, and to have begotten on them twe
dered about the foot of Pelion, where he copulated with the Magnesian mares , who brought forth the Centaurs, a race partaking
habitants. For his eighth task he was enjoined to bring to Mycenæ the mares of Diomedes of Thrace. This was a son of Ares and
e. This was a son of Ares and Cyrene, and king of the Bistonians. His mares were androphagous. Heracles sailed thither with s
thither with some volunteers, and having overcome the grooms, led the mares to the sea. The Bistonians pursued with arms. Her
s to the sea. The Bistonians pursued with arms. Heracles, leaving the mares in charge of Abderos, his favourite, the son of H
e son of Hermes, a Locrian of Opûs, went to engage them. Meantime the mares tore their keeper to pieces ; and the hero, havin
a city by the tomb of Abderos, and named it after him. He brought the mares to Eurystheus, who turned them loose ; and they s
een the maiden, offered to deliver her if Laomedôn would give him the mares which Zeus had presented to Trôs, in exchange for
m the divine embrace two sons, whom when born she exposed. A troop of mares , followed by the herdsmen, passing by where they
ares, followed by the herdsmen, passing by where they lay, one of the mares touched the face of one of the infants with her h
eeded to the kingdom, was the most wealthy of men. His three thousand mares and their foals fed in the marsh ; and Boreas fal
ises, to whom Aphrodite bore a son, Æneias. By secretly giving mortal mares to the celestial steeds of Trôs, Anchises obtaine
i. 865. (Heyne in loc.) See also II. xvi. 174. 30. «Hic Messapus per mare ad Italiam venit ; unde Neptuni dictus est filius
by the god ; and his son Iphitos, coming to Heracles in quest of his mares and foals, was slain by him in violation of the r
ip.) 2262. “Duplicis sexus numina esse dicuntur, ut cum in actu sunt mares sint, feminæ cum patiendi habent naturam.” — Serv
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
i, ma prese per sè il regno del Cielo e diede ai fratelli i regni del Mare e dell’ Inferno. Saturno invece di esser grato al
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
elo, e volevano serbar l’Acqua per farne la moglie di Nettuno Dio del mare . Ma siccome fu dato il nome di Urano al Cielo, co
27 (1895) The youth’s dictionary of mythology for boys and girls
ncis. Diome′des [Diomedes], the cruel tyrant of Thrace, who fed his mares on the flesh of his guests. He was overcome by He
capture the Bull which was desolating Crete. Eighth, To capture the mares of Diomedes, which breathed fire from their nostr
of Chiron, who had the gift of prophecy. She was metamorphosed into a mare . O′din [Odin]. In Scandinavian mythology the god
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
tino (magna mater,) perchè oltre ad esser la madre di Nettuno Dio del Mare , di Plutone Dio dell’Inferno, di Giunone regina d
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
Dio Urano è lo stipite delle divine famiglie regnanti nel cielo, nel mare e nell’ inferno. Il suo greco nome significa Ciel
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
in groppa per giovanile trastullo ; ma il toro giunto sulla riva del mare , si gettò in mezzo alle onde, e nuotando trasport
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
rarsi dal quale l’imbestiata e dolente Io fu costretta a gettarsi nel mare , che traversò a nuoto dalla Grecia all’Egitto, ov
32 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
libazioni anche il latte, il miele, l’olio, l’acqua delle fonti o del mare ed il sangue degli animali. X. Lustrazioni, cerim
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
me, che dalla stessa Giunone sua madre fu gettato giù dall’Olimpo nel mare , e pietosamente raccolto ed allevato da due Dee m
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
i difendessero in mura di legno, suggerì saggiamente di combatter per mare le innumerevoli orde di Serse, e ne derivò la fam
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
rsi stessi del poeta latino : « Primieramente il ciel, la terra e ’l mare « L’aer, la luna, il sol, quant’è nascosto, « Qua
36 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
ste in onor di Cerere, 60. Testio, re dell’ Etolia, 74. Teti, Dea del Mare , 192, 193. Teti, madre d’ Achille, 320. Teucro, f
37 (1883) A Hand-Book of Mythology for the Use of Schools and Academies
omedes*. — The eighth task of Heracles was to bring to Eurystheus the mares of Diomedes, king of the Bistonians*, in Thrace.
heus the mares of Diomedes, king of the Bistonians*, in Thrace. These mares were exceedingly fierce and fed on human flesh. A
ed Diomedes and threw him to the carnivorous beasts. He delivered the mares to Eurystheus, who set them loose on Mount Olympu
38 (1842) Heathen mythology
eone. He once changed himself into a horse, to unite himself with the mare of Dardanus, by which he had a female progeny of
the island of Crete. In his eighth, he was employed in obtaining the mares of Diomedes, which fed upon human flesh. He kille
upon human flesh. He killed Diomedes, and gave him to be eaten by his mares , which he brought to Eurystheus. They were sent t
39 (1909) The myths of Greece and Rome
persistent wooing, the goddess, to escape him, assumed the form of a mare ; but the God of the Sea, not at all deceived by t
Boreas, having changed himself into a horse and united himself to the mares of Dardanus, King of Troy, became the father of t
Dar′da-nus. Ancient king Troy, who gives his name to his race, 326; mares of, 187 De-i-a-nei′ra. Wife of Hercules, 201-205
40 (1898) Classic myths in english literature
th was noted for his love of horse-racing, his fashion of feeding his mares on human flesh, and his destruction by the fury o
d. That night when the man went with Svadilfari for building-stone, a mare suddenly ran out of a forest and began to neigh.
t and began to neigh. The horse thereat broke loose and ran after the mare into the forest, obliging the man also to run aft
04, 305; Com. § 68. Di-ome′des (son of Mars), owner of the man-eating mares , 236. Di-o′ne, mother of Venus (Aphrodite), 52; C
41 (1855) The Age of Fable; or, Stories of Gods and Heroes
at very night when the man went with Svadilfari for building stone, a mare suddenly ran out of a forest and began to neigh.
t and began to neigh. The horse thereat broke loose and ran after the mare into the forest, which obliged the man also to ru
42 (1860) Elements of Mythology, or, Classical Fables of the Greeks and the Romans
a wild bull of Crete. The eighth labour of Hercules was to obtain the mares of Diomedes, who preyed upon men. Hercules secure
43 (1832) A catechism of mythology
live to Eurystheus. He was commanded to bring away the fire-breathing mares of Diomedes, king of Thrace, who fed them with th
/ 43