gli uni di prolissità la quale ad altro non serve che a confondere le
loro
menti, e nulla posson apprendere dall’arida nomen
ro è stato di far ad essi conoscere le finzioni dei poeti, di scoprir
loro
le ricchezze che da più di tremila anni asconde q
iconoscenza del genere umano, comincieranno a divertirli e serviranno
loro
dopo di lezione : di morale, da cui potranno trar
o trarre profitto, se sapranno farne delle giuste applicazioni. Se il
loro
tenero animo si è mosso a sdegno alla lettura di
acconti puerili nati nel seno dell’ignoranza e della barbarie, diremo
loro
: « No non furono barbari quelli che inventarono
della vita campestre ; e facendo in tal guisa passare nell’ animo dei
loro
contemporanei i sentimenti di cui essi stessi era
mporanei i sentimenti di cui essi stessi erano penetrati, ornavano il
loro
spirito, formavano il loro cuore, e lo guidavano
i essi stessi erano penetrati, ornavano il loro spirito, formavano il
loro
cuore, e lo guidavano alla pratica del bene. »
avano il loro cuore, e lo guidavano alla pratica del bene. » Diremo
loro
che la poesia sarebbe spoglia de’ suoi ornamenti
giungono all’ espressione del poeta i due nomi Marte e Amor ! Diremo
loro
inoltre che senza la Mitologia a nulla si ridurre
si che abbelliscono le città ov’essi son nati apparirebber agli occhi
loro
di niun valore ; e giunti che saranno all’età di
con qualche grande azione e che ebbero l’onore degli altari innalzati
loro
dulla riconoscenza. Ercole, Perseo, Atlante, Tese
I Giganti figli di Titano da esso detti Titani, per riconquistare i
loro
diritti gli mosser guerra ed ammucchiando monti s
o papaveri nell’altra. I papaveri non le erano sacri soltanto per la
loro
fecondità e perchè nascono in mezzo al frumento,
a Roma perchè i Romani riguardavano questo Dio come il protettore del
loro
impero. Augusto gli innalzò un magnifico tempio d
quenti discese negli stati di Fineo, e vi cagionavano la carestia coi
loro
ladronecci. Apollo Apollo figlio di Giove
ene e del Permesso, ove pascolava ordinariamente il Caval Pegaso, che
loro
serviva di cavalcatura. Riguardo alla sua nascita
o, ecc. I giovani giunti alla pubertà consacravano ne’ suoi templi la
loro
capigliatura, come le giovani deponevano le loro
o ne’ suoi templi la loro capigliatura, come le giovani deponevano le
loro
ghirlande in quelli di Diana. Apollo si rappresen
infaticabile, anche nelle cose poco lecite, ed aveva cura di tutti i
loro
affari. Onde potesse velocemente eseguire i suoi
n due serpenti sul monte Citerone i quali combattevano insieme, gettò
loro
in mezzo per separarli. I due serpenti s’avviticc
’avviticchiarono ad essa in tal modo, che la parte più alta del corpo
loro
veniva a formare un arco. Mercurio d’allora in po
che non era già suo scopo di imporre tributo ai vinti, ma d’insegnar
loro
la cultura della terra. Di là passò in Egitto, ov
nta però più d’un centinaio. Apollo li uccise tutti. A malgrado della
loro
malvagità, essi furono annoverati tra gli Dei, e
ei, e in un tempio di Corinto avevano un altare sul quale si offrivan
loro
sacrifici. I moderni non videro nella favola dei
aco, esaminavano la vita de’trapassati, e giusta il merito assegnavan
loro
il premio o la pena. Minosse e Radamanto erano fi
e tre passarono pei sovrani più giusti de’loro tempi. La saggezza del
loro
governo e la loro probità fecero dar loro dopo mo
i sovrani più giusti de’loro tempi. La saggezza del loro governo e la
loro
probità fecero dar loro dopo morte dai poeti la c
loro tempi. La saggezza del loro governo e la loro probità fecero dar
loro
dopo morte dai poeti la carica di giudici supremi
chetti imbatsamati, selve di rosai e di mirti coprivano colle fresche
loro
ombre le anime fortunate. Solo il rossignolo avev
un’urna nera, e le onde che ne escono sono piene di spuma, perchè il
loro
corso era sì rapido che rotolavano degli scogli e
ze e stabili che quando gli Dei avessero giurato per le sue acque, il
loro
giuramento fosse inviolabile, e se vi mancassero
utavano il passaggio del lago a quelli che erano morti senza pagare i
loro
debiti, e i parenti erano obbligati di tenere pre
lavano i destini : tutto ciò che avveniva nel mondo era sottoposto al
loro
impero. Il loro ufficio si era di filar la vita d
: tutto ciò che avveniva nel mondo era sottoposto al loro impero. Il
loro
ufficio si era di filar la vita degli uomini. Clo
i, la seconda li distribuiva, e l’inflessibilità della terza impediva
loro
di variare. In queste tre divinità tutto era embl
e alla morte degli uomini. Le Parche restarono sempre vergini e si dà
loro
l’epiteto di vecchie donzelle : non vi fu alcuno
zia ed in un’inalterabile unione. Esse ingannavano la monotonia delle
loro
occupazioni cantando le sorti de’ mortali. L’orri
e adunche, avide di sangue e di carnificina. Erano anche zoppe. Si dà
loro
delle alì, i capelli bianchi e si fanno soggiorna
i e si fanno soggiornare nelle valli che circondano il Parnaso. Nella
loro
deformità avvi chi scorge un’allegoria relativa a
te dell’avvenente Adone, e tentare, benchè invano, di richiamarlo coi
loro
canti alla luce ; Proserpina non si lasciò commuo
Orfeo le intenerì a segno, che, per udirlo, lasciarono in abbandono i
loro
fusi, e poscia raddoppiarono con velocità maggior
etto. Mentre i colpevoli erano in vita, le Furie portavano nell’anima
loro
il terrore, li tormentavano con rimorsi dilaniant
li gettavanli nel più gran delirio, che sovente non cessava che colla
loro
vita. Gli Dei le impiegarono anche a punire gli u
guerre e gli altri flagelli dell’ira celeste, e per questo oggetto le
loro
incombenze erano così divise : Tisifone era impie
r esse che quasi non osavasi nominarle, nè fissare lo sguardo sopra i
loro
tempii. Ne avevano in molti luoghi della Grecia e
ia e servivano di inviolabile asilo ai delinquenti. Nei sacrifici che
loro
si offrivano impiegavasi il narciso, lo zafferano
iegavasi il narciso, lo zafferano, il ginepro, il biancospino. Venian
loro
immolate delle agnelle pregnanti, degli arieti e
e, attendono esse i suoi ordini con un’impazienza che mostra tutto il
loro
furore. Le Furie si chiamarono anche Erinni ed Eu
mentati in vita dalle Furie, ma non avvi esempio più strepitoso delle
loro
vendette di quello dell’infelice Oreste, che pers
po e sovrano de’ Mani fu detto Summanus. Si innalzavano de’ tempii in
loro
onore, si facevano de’ sacrifici per pacificarli
cevano de’ sacrifici per pacificarli ed il cipresso era la pianta che
loro
si consacrava. La Notte figlia del Cielo e della
imene, dicesi che in un convito offerto agli Dei, per far prova della
loro
divinità diè loro a mangiare il propro figlio Pel
in un convito offerto agli Dei, per far prova della loro divinità diè
loro
a mangiare il propro figlio Pelope tagliato in pe
vato del regno ordinò alle figlie di uccidere la stessa notte tuttì i
loro
mariti. Quarantanove di esse eseguirono il barbar
ol suo fiero e terribile contegno spaventasse i congiurati Numi e fe’
loro
abbandonare il progetto di legare il supremo degl
accingevano scorrendo la Grecia a spogliare il tempio di Delfo, venne
loro
incusso da Pane un improvviso terrore per cui tut
pazioni dei Fauni avevano un più stretto rapporto coll’agricoltura. I
loro
lineamenti sono meno schifosi di quelli dei Satir
o e Telegone giganti crudelissimi, e fu tanto lo spavento che incusse
loro
, per, cui desistettero dalle scelleraggini che co
trare. I re d’Egitto avendo d’altronde l’uso di portare, in segno del
loro
coraggio e del loro potere, la spoglia di un leon
avendo d’altronde l’uso di portare, in segno del loro coraggio e del
loro
potere, la spoglia di un leone, di un toro o di u
uegli incantatori di cui abbondava l’Egitto, e che affascinavano, co’
loro
prestigi, gli occhi della ignorante moltitudine.
re ed il sacrificio della vittima, i due proprietari colle rispettive
loro
famiglie, davano un banchetto cui d’ordinario int
edette di poterne coi voti e colle offerte disarmare lo sdegno ; e il
loro
culto dall’oriente passò in Grecia, perciocchè i
trasportarono sovra una lontana spiaggia, ove, dopo aver sbarcata la
loro
preda, per la stanchezza s’addormentarono. Imene
ntarono. Imene pieno di coraggio propose alle compagne di trucidare i
loro
rapitori, e si pose alla loro testa onde eseguire
io propose alle compagne di trucidare i loro rapitori, e si pose alla
loro
testa onde eseguire il disegno. Portossi poscia i
i un sì fortunato maritaggio, gli Ateniesi sempre lo invocarono nelle
loro
nozze sotto il nome d’Imene, e celebrarono delle
lo sentì aumentar le sue forze e dilatarsi le ali che ripigliavano il
loro
antico stato ogni volta che Antero era lontano da
i stessi erano oggetto de’suoi motteggi, e riprendeva liberamennte le
loro
azioni come quelle degli uomini, e si rappresenta
numi scelsero Momo per pronunciare un giudizio su la perfezione delle
loro
opere. Momo le criticò tutte e tre. Disse che le
icare che i fiori i quali abbelliscono la terra, vanno debitori della
loro
freschezza alla rugiada, che come bellissime perl
, Eaco, Radamanto, Minosse non sarebbero oppressi sotto il peso della
loro
vecchiaia. Si ammettono dai mitologi due specie d
coperta di un velo, alla quale le donne di quella città dedicavano la
loro
capigliatura. Esculapio Esculapio figlio d
Dio, posti ordinariamente fuori delle città, per essere guariti dalle
loro
infermità ; vi passavano la notte e quando si tro
infermità ; vi passavano la notte e quando si trovavano sollevati dai
loro
mali, lasciavano nel tempio qualche cosa che rapp
i, lasciavano nel tempio qualche cosa che rappresentasse la parte del
loro
corpo che era stata risanata. Si rappresentava ge
fessavano, s’univano al tempio della Pace per disputarvi intorno alle
loro
prerogative, affinchè al cospetto della divinità,
ative, affinchè al cospetto della divinità, ogni asprezza fosse dalle
loro
discussioni bandita ; ingegnosa idea che dovrebbe
a prodigiosa folla di malati, oppure di persone che facevano voti pei
loro
amici obbligati al letto. Bellona Bellona
zzo di una battaglia percorrendo le file dei combattenti eccitando il
loro
furore. Questa Dea è stata dipinta infuriata coll
tirato da cavalli focosi, che calpestano tutto quanto rincontrano sul
loro
cammino. Le sta vicina la Discordia che colle sue
e sull’orizzonte, i cavalli del Sole non riconoscendo più la mano del
loro
signore, non obbedirono a quella del nuovo condot
non obbedirono a quella del nuovo condottiero e traviarono dal solito
loro
cammino ; or salendo troppo alto minacciano il ci
’amico Cicno o Cigno, che furono esse cambiate in pioppi, in ambra le
loro
lagrime e l’amico in un uccello detto cigno. Per
dietro di sè lasciavano un ampio solco sul mare ; infiammati erano i
loro
occhi e fumanti le bocche. Le Oceanidi figlie di
truppe nuotavano dietro il carro di lei ; le belle chiome scendevano
loro
sulle spalle ed in balía de’ venti ondeggiavano.
più o meno gonfia dal soffio di una moltitudine di Zefiri i quali col
loro
alito la spingevano. Eolo librato in mezzo all’ a
respingeva le nubi ; le immense balene e tutti i marini mostri colle
loro
narici producendo un flusso e riflusso dell’onda
flusso e riflusso dell’onda amara, uscivano in fretta dalle profonde
loro
grotte per tributare alla Dea il dovuto omaggio.
ombre a comparire innanzi al suo tribunale, e sottomettendo l’intiera
loro
vita al più rigoroso esame. Si rimprovera a Minos
cquistato l’odio degli Ateniesi e dei Magariani colla guerra che fece
loro
per vendicare la morte del proprio figlio Androge
dagli Ateniesi. Minosse avendo vinto gli uni e gli altri non accordò
loro
la pace se non che alla condizione ch’ eglino gli
rza di potenti talismani, erano garantiti da’ ladri. Da ciò deriva il
loro
timore che i viaggiatori non vengano a rapire que
re che i piani e i divisamenti dei generali dovevano star sepolti nel
loro
cuore, nella stessa guisa che il mostro lo era ne
a non poteva animarli di sortirne, se non che di andare a terminar la
loro
vita coll’ultimo supplizio. Dedalo usando della s
ne su cui erano scolpite le leggi, dietro le quali essi proferivano i
loro
giudizj. Questo tribunale fu istituito circa nove
allora fu detto che gli Dei marini lo avevano del tutto ammesso nella
loro
compagnia. Eco Eco figlia dell’Aria e dell
derivato da una parola greca che significa gioia. Esse estendevano il
loro
potere su tutti i piaceri della vita. Non dispens
tà pur anche, l’eloquenza, il senno e la prudenza. La più bella delle
loro
prerogative era quella di presiedere ai beneficii
e snelle perchè le forme più delicate sono anche le più seducenti. Il
loro
atteggiamento alla danza indicava che essendo ami
età. Non avevan oro nè fermagli nè cinture e lasciavano ondeggiare il
loro
velo in balla dei Zefiri, perchè una specie di ab
dette le Dee del Cefiso e di Orcomene. Si celebravano molte feste in
loro
onore, ma era loro particolarmente consacrata la
efiso e di Orcomene. Si celebravano molte feste in loro onore, ma era
loro
particolarmente consacrata la primavera, siccome
elle Grazie. Erano invocate a tavola come le Muse, e giuravasi per la
loro
divinità. Pausania ammette una quarta Grazia che
nte e l’avvenire, e nulla allegrava tanto la corte celeste, quanto le
loro
voci e i loro concerti. Esse erano nove : Clio, E
re, e nulla allegrava tanto la corte celeste, quanto le loro voci e i
loro
concerti. Esse erano nove : Clio, Euterpe, Talia,
Baccanti. Non solo furono poste nel rango delle Divinità, ma vennero
loro
altresì largamente tributati gli onori. In molti
gli onori. In molti luoghi della Grecia e della Macedonia offrivansi
loro
dei sacrifici. Anche in Roma erano ad esse consac
d’invocarle al principio de’loro poemi, siccome Dee capaci d’ispirar
loro
quell’entusiasmo tanto all’arte lor necessario.
rio sul quale credesi essere elleno nate, o da Piero che alcuni danno
loro
per padre. Facevano per lo più dimora sui monti P
ere di lui malgrado si dicano vergini. Tra i fiumi e le fontane erano
loro
consacrati l’Ippocrene ed il Permesso nella Beozi
’intorno e sopra i monti ove s’aggiravan le Muse. Avevano Apollo alla
loro
testa, colla lira in mano e coronato d’alloro. Si
cheloo, che, per consiglio di Giunone, le avevano sfidate, strapparon
loro
le penne delle ali, e se ne fecero delle corone.
ro le penne delle ali, e se ne fecero delle corone. Gli antichi davan
loro
degli abbigliamenti gialli, e una corona d’alloro
ietro il suo gentile invito per riposarsi, avendo egli tentato di far
loro
violenza, esse col soccorso di Apollo presero tos
relle, nate custodi delle celesti barriere, per aprirle e chiuderle a
loro
piacere, e venne altresi loro commessa la cura di
sti barriere, per aprirle e chiuderle a loro piacere, e venne altresi
loro
commessa la cura di ricondurre Adone dall’Acheron
entate le Ore. Ebbero l’incarico anche dell’educazione di Venere. Era
loro
cura di allestire il carro ed i cavalli del Sole.
Gli Ateniesi offrivano dei sacrifici alle Ore pregandole di accordar
loro
un moderato calore onde i frutti della terra col
oco a poco a maturità. Il tempio che avevano in Atene fu edificato in
loro
onore da Anfittione terzo re di Atene figlio di D
za. Si rappresentavano comunemente danzando e d’una medesima età ; il
loro
vestimento non discendeva che fino alle ginocchia
a età ; il loro vestimento non discendeva che fino alle ginocchia, la
loro
testa era coronata di foglie di palma in atto di
nzo. Erano pei mortali un oggetto di orrore e di spavento ; col solo
loro
sguardo uccidevano gli uommi o almeno trasformava
a porta del nero palazzo di Plutone, ove poscia hanno sempre avuto la
loro
dimora coi Centauri, col gigante Briareo, coll’Id
resso il lago Tritonide ; che furono soventi in guerra colle Amazzoni
loro
vicine ; e che Ercole finalmente le distrusse ins
zzoni loro vicine ; e che Ercole finalmente le distrusse insieme alle
loro
rivali, persuaso che nel gran progetto da lui con
cola flotta di questo principe, come si vuole che lo provino i cinque
loro
nomi fenici. In tutte le lingue orientali, le nav
della Medusa, comperando dell’oro dagli Africani aveva preso anche da
loro
un artefice che sapesse porlo in uso. Il Pegaso e
stri e delle acque. Si trovano anche delle Ninfe con nomi presi o dal
loro
paese oppure dalla loro origine. Fu dato in fine
rovano anche delle Ninfe con nomi presi o dal loro paese oppure dalla
loro
origine. Fu dato in fine il nome di Ninfe non so
’loro canti. Fu tributato alle Ninfe un culto particolare : offrivasi
loro
in sacrificio l’olio, il latte ed il mele ; talvo
il mele ; talvolta immolavansi ad esse delle capre, ed erano altresì
loro
consacrate alcune feste. Alle Ninfe non era accor
d’andare alla caccia pei monti, e per distintivo particolare si dava
loro
le ali. In un bassorilievo vedesi Diana discesa d
Napee si facevano presiedere ai boschetti, alle valli ed ai prati. Il
loro
nome nella lingua greca significa luogo coperto d
ingua greca significa luogo coperto d’alberi. Il culto che si rendeva
loro
era presso a poco eguale di quello renduto alie N
i e per le foreste, e potevano ballare intorno alle quercie che erano
loro
consacrate, e sopravvivere alla distruzione degli
za alcun velo, era ombreggiata da una capellatura sparsa al vento. Il
loro
capo era cinto da una corona di foglie di quercia
n ne fossero assolutamente inseparabili perchè si fanno abbandonare i
loro
alberi per andare ad ascoltare il canto d’Orfeo.
me tutte le Ninfe non erano immortali, ma è favoloso il calcolo della
loro
esistenza secondo molti mitologi al di là de’ 900
mi dati da que’ poeti che ne contano soltanto da sette a cinquanta. I
loro
nomi sono tratti quasi tutti dalla lingua greca e
dagiate sopra Delfini o altri mostri o cavalli marini. Si attribuisee
loro
una singolar bellezza, e si loda specialmente la
loro una singolar bellezza, e si loda specialmente la leggiadria de’
loro
piedi, delle braccia e della persona, della qual
e Nereidi offrivasi del latte, dell’olio e del mele ne’ sacrifici che
loro
facevansi ; talvolta erano ad esse immolate delle
ar l’acqua da un’ urna, oppure portanti in mano una conchiglia. Erano
loro
offerti dei sacrifici, i quali talvolta consistev
di vino, di mele e di olio ; e più soventi contentavansi di porre sui
loro
altari del latte, dei fiori e dei frutti, ma non
le gambe ignude, appoggiate ad un’urna. Una corona di canne adorna la
loro
capellatura sulle spalle ondeggiante. Quantunque
l popolo l’importanza delle sue manifatture di tela, esponevano nelle
loro
feste la figura di una donna avente nella mano de
destra il subbio, intorno al quale i tessitori girano la trama della
loro
stoffa, e davano a quest’immagine il nome di Mine
a loro stoffa, e davano a quest’immagine il nome di Minerva che nella
loro
lingua indicava mestiere di tessitore. Vicino a q
irizzò ad alcune Ninfe che abitavano presso l’Eridano, onde sapere da
loro
ove fossero le Esperidi. Quelle Ninfe lo mandaron
ome erano belle e ancor più sagge, Busiride, re d’Egitto tratto dalla
loro
fama ne divenne amante e spedì dei pirati che le
la loro fama ne divenne amante e spedì dei pirati che le rapirono nel
loro
giardino ; ma furono sorpresi da Ercole che li uc
ingono per l’ordinario con una conchiglia di mare in mano ; si metton
loro
anche delle corone di giunchi ; e ne sono stati r
passato, senza fermarsi per sempre all’incanto della lor voce e delle
loro
parole, sarebbero elleno perite. Le incantatrici
o elleno perite. Le incantatrici non tralasciarono di arrestare colla
loro
armonia tutti coloro che giungevano a quella volt
canti. Ne rimanevano essi incantati a tale, che più non pensavano al
loro
paese, obliavano di prendere cibo e morivano d’in
rattenere Ulisse, precipitaronsi in mare ; e quel luogo fu poscia dal
loro
nome Sirenide appellato. Partenope dopo essersi p
; oppure con tutto il corpo di augello e la testa di donna. Si danno
loro
in mano degli stromenti di musica ; una tiene una
i vollero essere trasformate come lo furono per andare in cerca della
loro
compagna per cui erano animate dalla più viva ami
i eccitare nelle donne il nobile sentimento dell’amicizia sì raro nel
loro
sesso, ai tempi però in cui fu inventata questa f
i cani gli sortivano dal corpo intorno la sua cintura, e coi continui
loro
urli, spaventavano tutti i passaggeri. Scilla spa
l’ordinario si collocavano dietro la porta o ne’ focolari. Si rendeva
loro
un culto religioso e le famiglie attribuivano ad
culto religioso e le famiglie attribuivano ad essi la prosperità de’
loro
affari domestici. Sorsero degli altari in loro on
essi la prosperità de’ loro affari domestici. Sorsero degli altari in
loro
onore. Si tenevano per essi delle lampade accese.
Si tenevano per essi delle lampade accese. In pubblico si sacrificava
loro
un gallo ed anche un porco ; le offerte che ad es
si chiamavano Lari famigliari ; quelli al contrario che in pena della
loro
cattiva vita non avevano sicuro soggiorno erano c
ità degli antichi Presso i Romani molte cose campestri avevano la
loro
Divinità particolare. Ippona era la dea che presi
; Maturna era la dea della maturità ; Mellona proteggeva le api ed i
loro
lavori. Colui che rubava del mele o guastava gli
avano strenne. Laverna era venerata dai ladri perchè teneva occulti i
loro
furti ; era anche la dea degl’ipocriti. Libitina
ete, la Salute, la Felicità, la Fama ebbero degli altari innalzati in
loro
onore. Si fecero dei sagrifici alla Febbre, alla
sapere qual d’essi fosse suo figlio, mandò due serpenti presso della
loro
culla ; Ificlo parve atterrito dallo spavento e v
i di ferro, e pascevansi di càrne umana. Ve n’era un gran numero e la
loro
grossezza era tale che le loro ali impedivano che
ne umana. Ve n’era un gran numero e la loro grossezza era tale che le
loro
ali impedivano che la luce del sole si spandesse
ndesse su la terra. 6.° Sconfisse le Amazzoni e fatta prigioniera la
loro
regina Ippolita la diede in isposa a Teseo che gl
itavano le ripe del Termodonte in Capadocia. Non volevano uomini seco
loro
e non conversavano con essi che una volta ogni an
ersavano con essi che una volta ogni anno, e li rimandavano dopo alle
loro
case esigendo però che avessero ucciso prima tre
o dopo alle loro case esigendo però che avessero ucciso prima tre de’
loro
nemici : facevano morire o storpiavano i figli ma
nde non fossero impedite al tirar dell’arco ; ebbero molte guerre coi
loro
vicini e furono quasi interamente distrutte da Er
e re di Tracia il quale pasceva i suoi cavalli di carne umana facendo
loro
divorare principalmente gli stranieri che avevano
nnalzate dagli antichi erano sacre tutte agli astri, prima base della
loro
religione. Tutto ciò che abbiamo qui brevemente a
vano senza leggi e senza costumi ; Prometeo principe istrutto insegnò
loro
a condurre una vita umana, e per questo si è fors
prime il senso dell’oracolo e furono allarmati da un ordine che parve
loro
crudele. Ma Deucalione dopo avervi riflettuto s’a
ene. Perseo unitamente ad Andromeda, Cefeo e Cassiopea furono dopo la
loro
morte portati in cielo e collocati fra le costell
l petto del toro, uno de’ dodici segni dello zodiaco, perchè il padre
loro
aveva voluto sapere i secreti degli Dei. Esse for
u tanto il dolore che provarono le figlie di Atlante per la morte del
loro
fratello e sparsero tante lacrime, per cui Giove
el loro fratello e sparsero tante lacrime, per cui Giove commosso dal
loro
compassionevole stato le cangiò in istelle e le p
Accompagnò Ercole nel combattimento contro le Amazzoni e ne sposò la
loro
regina Antiope o Ippolita. Discese all’inferno co
e circostanti campagne. Alcuni secoli dopo gli Ateniesi ripararono la
loro
ingratitudine verso Teseo rendendo onori divini a
li vedendoli ritirarsi con un’estrema sveltezza dopo aver scoccate le
loro
frecce, li giudicarono da lontano mezzo uomini e
ssione di lui ; ed avendo Piritoo ricusato di dividere il dominio con
loro
, essi gli mossero guerra. Dopo qualche ostilità d
i dai quali nacquero degli uomini che si uccisero immantinenti tra di
loro
, eccetto cinque i quali lo aiutarono a fabbricare
eso degli anni e delle sventure, pregarono gli Dei di porre fine alla
loro
vita, e tosto furono cangiati in serpenti, o seco
lli di Elena e di Clitennestra. Così raccontansi le circostanze della
loro
nascita. Giove amando Leda si era trasformato in
d Elena che partecipavano dell’immortalità di colui da cui traevan la
loro
origine. I due fratelli legatisi colla più strett
chide e contribuirono alla conquista del vello d’oro. Ritornati nella
loro
patria ripresero la loro sorella Elena ch’era sta
a conquista del vello d’oro. Ritornati nella loro patria ripresero la
loro
sorella Elena ch’era stata rapita da Teseo. Cadde
l numero de’loro Dei. A Sparta ove nacquero ed ove ebbero la tomba fu
loro
innalzato un altare, e ne sorse pure un altro in
dati come divinità favorevoli ai navigatori. I Romani fabbricarono in
loro
onore un tempio ed offrivano loro in sacrificio d
avigatori. I Romani fabbricarono in loro onore un tempio ed offrivano
loro
in sacrificio degli agnelli bianchi. Castore prot
gatori come si è già detto li avevano in grande venerazione perchè il
loro
apparire dicevasi apportator del bel tempo. Or
istante di tregua ; le Danaidi si trattennero dal riempir d’acqua il
loro
vaglio ; Sisifo si assise tranquillo su la sua ru
ove si fosse a lei rivolto per mirarla, prima d’uscire dai limiti del
loro
impero. Non gli restava a fare che un passo ed av
ico, impegnandolo a contrarre delle nuove nozze, ma vani riuscirono i
loro
sforzi. Irritate per vedersi disprezzate, profitt
o, i quali furono allevati dal pastore che aveva dato ospitalità alla
loro
madre. Le inclinazioni di questi due fratelli fur
li, e istruiti dei mali trattamenti che Dirce aveva fatto subire alla
loro
madre radunarono delle truppe, colle quali s’insi
ne. Ne scelse cinquantaquattro de’ più famosi. Ercole stesso si unì a
loro
, e concedette a Giasone l’onore d’essere il loro
cole stesso si unì a loro, e concedette a Giasone l’onore d’essere il
loro
capo e condottiero, siccome a quello cui per pros
ra, li pone in tanto furore, che rivoltisi l’un contro l’altro tra di
loro
si uccidono ; colle erbe incantate e colla magica
ormenta il drago, lo uccide e l’aureo vello rapisce. I due amanti coi
loro
compagni si danno tosto alla fuga e veggendosi in
i nell’isola di Corcira ora Corfù, ove Medea e Giasone celebrarono le
loro
nozze. Quivi gli Argonauti si dispersero e gli sp
iglie di Pelia che era oltremodo avanzato in età ad uccidere il padre
loro
e di farlo bollire in una caldaia di rame sulla l
on Medea. Creonte che ne era il re li accolse cordialmente ed accordò
loro
generosa ospitalità. Essi vissero in quel paese p
gli che compose il calendario di cui si servirono gli Argonauti nella
loro
spedizione. Il Bacco greco fu per quanto si crede
solarsi per tal perdita e fecero eccheggiar le ripe all’intorno colle
loro
grida. Argo figlio di Alettore co’legni del mont
di Lenno che trovarono abitata da sole donne, le quali per vivere in
loro
balìa, avevano uccisi tutti gli uomini. La regina
a lui pure congiunta n’ebbe due figli Toante ed Euneo. Continuando il
loro
viaggio arrivarono gli Argonauti in Tracia, dove
do onde superare gli scogli Cianei o Simplegadi, che urtandosi fra di
loro
impedivano l’uscita del Bosforo, e Giasone in ric
della Colchide ove regnava Eete, ed eseguita, come si è riferito, la
loro
intrapresa ripartirono per la Grecia inseguiti da
rfù incontrarono la flotta della Colchide che gl’inseguiva, ma riuscì
loro
di evitarne l’incontro. Furono gettati su gli sco
ezione degli Dei li sottrasse anche a questo pericolo. Continuando il
loro
viaggio, sboccarono finalmente in Egina ed arriva
in cui stavasi per immolare Frisso ed Elle, Mercurio diede a Nefele,
loro
madre, un montone d’oro al quale gli Dei avevano
aveva dato ai suoi figli per sottrarli all’orribile sacrificio che la
loro
matrigna stava per consumare. Nefele fu la second
alla disgrazia della madre e soltanto alla fuga furono debitori della
loro
salvezza. Nel passare dall’Europa in Asia sopra l
e ; il consigliò a fuggire con Elle sua sorella e si offrì per servir
loro
di vettura. L’offerta fu accettata e quando Elle
o fosse fondata sull’esservi nella Colchide torrenti che volgevano le
loro
acque sopra una rena d’oro la quale veniva raccol
risolvettero di farle violenza. La giovine Atalanta che sospettava la
loro
intenzione, vedendoli avvicinare alla sua grotta,
mero di concorrenti. Molti erano stati vinti ed avevano già subìto la
loro
trista sorte. Allorchè Ippomene si presentò. Ipp
in tre diversi momenti quei pomi, per cui Atalanta invaghitasi della
loro
bellezza, si trattenne a raccoglierli, ed egli gi
dalla regina degli Dei per mezzo di Morfeo. Gli Dei ricompensarono la
loro
fedeltà trasformandoli entrambi in alcioni, e vol
mare fosse tranquillo in tutto il tempo che questi uccelli facevano i
loro
nidi. Epperò l’alcione era consacrato a Teti, per
zia, e il modo di vivere felici sotto l’autorità delle leggi ; mostrò
loro
ad onorare gli Dei nei tempii per mezzo dei sacri
bitando che questi fosse colui indicato dall’oracolo, lo elessero per
loro
re, ed egli pose fine a tutte le loro differenze.
o dall’oracolo, lo elessero per loro re, ed egli pose fine a tutte le
loro
differenze. Mida, in riconoscenza del favore che
tomba sarebbe il segnale della vittoria degli Ateniesi sopra tutti i
loro
nemici. Creonte alla testa de’ Tebani viene a sup
e del padre, come alcuni vogliono, o spontaneamente convennero fra di
loro
di regnare alternativamente un anno per ciaschedu
e ad altri però fatale fu la guerra a’fratelli nemici. Fino avanti al
loro
nascere aveva detto Giocasta d’averli sentiti nel
o nascere aveva detto Giocasta d’averli sentiti nell’utero pugnar tra
loro
; e ben mostrarono appresso fino a qual segno il
ro l’altro che amendue scambievolmente si uccisero. Aggiungesi che la
loro
discorde maniera di pensare era stata, durante la
iungesi che la loro discorde maniera di pensare era stata, durante la
loro
vita, sì grande, e il loro odio tanto irreconcili
e maniera di pensare era stata, durante la loro vita, sì grande, e il
loro
odio tanto irreconciliabile, che durò anche dopo
grande, e il loro odio tanto irreconciliabile, che durò anche dopo la
loro
morte ; e credesi d’aver osservato che le fiamme
i d’aver osservato che le fiamme del rogo su cui facevansi bruoiare i
loro
corpi siensi separate, e che la stessa cosa sia a
randoli negli scogli e ne’macchioni del monte Ficeo, là dove riusciva
loro
impossibile di liberarsi per non saperne le diver
adre, come si è già detto, dato in pasto agli Dei per far prova della
loro
divinità e da essi risuscitato ebbe una spalla d’
siano reputati figli di Atreo, se non perchè essendo morto giovine il
loro
padre Plistene, furono allevati dal loro avo Atre
chè essendo morto giovine il loro padre Plistene, furono allevati dal
loro
avo Atreo : dal nome di questi furono essi chiama
o appo Eneo re d’Etolia che li ricevette amichevolmente e si dichiarò
loro
protettore. Alcun tempo dopo, Tindaro, re di Spar
rotettore. Alcun tempo dopo, Tindaro, re di Sparta, die’ a ciascun di
loro
una delle sue figlie in matrimonio : Elena a Mene
Divenuti generi di un potente re, pensarono a vendicare la morte del
loro
avo. Tindaro accordò loro delle truppe colle qual
ente re, pensarono a vendicare la morte del loro avo. Tindaro accordò
loro
delle truppe colle quali assalirono e vinsero Tie
equità dotato, che i vicini pastori lo prendevano come arbitro delle
loro
questioni. Sposò la ninfa Enone, figlia del fiume
e Venere ; e quest’ultima non dimenticò il suo cinto. Paride dichiarò
loro
che vedendole coi loro vestimenti le trovava egua
ma non dimenticò il suo cinto. Paride dichiarò loro che vedendole coi
loro
vestimenti le trovava egualmente belle, e che per
on mancarono di portare la più strepitosa vendetta sulla famiglia del
loro
giudice. Quindi le irritate Dee giurarono la ruin
giuria i due fratelli Agamennone e Menelao procacciarono di trarre al
loro
partito tutti i principi della Grecia, tra i prim
e sì possente ad un mucchio di sassi e di cenere. Dei capi troiani e
loro
alleati i soli che avanzarono da quella guerra e
gli Eneti popolo della Paflagonia, che sotto Troia perduto avevano il
loro
re Filemone ; e venuto all’estremo dell’Adriatico
i Oracoli erasi aumentata per mezzo di ricchi doni che si facevano ai
loro
templi e specialmente per le persone che recavans
nsultati che da grandi personaggi o da uomini che fossero a parte de’
loro
secreti ; e dovevano essere soli quando entravano
biguità era uno de’ più ordinari caratteri degli Oracoli e il duplice
loro
senso pareva sempre favorevole. Questa asserzione
consultare Giove Ammone. Anche gli antichi popoli del Nord avevano i
loro
Oracoli come l’Italia e la Grecia ; e tali Oracol
ati, erano pronunciati dagli Dei e dalle Dee, oppure dalle Parche ne’
loro
tempii. Quello d’Upsal era famoso tanto per gli O
vi siano state delle Sibille, ma non sono tutti concordi riguardo al
loro
numero. Avvi chi ne conta una sola, quella di Eri
, di bronzo, di avorio, d’argento e d’oro ; s’incominciarono ad alzar
loro
de’ piccoli rozzi tempietti ne’ boschi a lor cons
il primo, venivano poi il Marziale, il Quirinale, eco. Anche le mogli
loro
conosciute sotto il nome di Flaminiche erano dist
orno in cui tali banchetti dovevano aver luogo in onore degli Dei. Il
loro
numero che da principio era solo di tre, venne po
robità senza verun rossore sacrificavano. I Romani, ammettendoli alle
loro
mense, usavano del diritto di porli in ridicolo,
i Romani annunciavano i trattati, la pace, la guerra e le tregue. La
loro
principale cura era quella d’impedire che s’intra
ano un gran numero di Feste. Di alcune di esse abbiamo fatto cenno ai
loro
rispettivi luoghi. Le Feste erano sacre per quei
adottati dalla maggior parte dei popoli per ricrearsi o per onorare i
loro
Dei. Non si conosceva giuoco alcuno il quale non
arli con sacrifici e con altre religiose cerimonie : in una parola la
loro
istituzione aveva per apparente motivo la religio
questi giuochi chiamavasi Ginnasio, Palestra, Stadio, ecc. secondo la
loro
qualità. Rapporto a’ Giuochi Scenici, questi si r
i prende per l’intero teatro. I giuochi di musica o di poesia, per le
loro
rappresentazioni non avevano luoghi particolari.
o. I vincitori erano anche onorati spesso di pubbliche statue e nella
loro
patria erano tenuti sempre in gran pregio. Non me
r esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i Romani per celebrare i
loro
Giuochi dei teatri, degli anfiteatri e dei circhi
a coltivarla secondo quella relazione, che gli stessi Fatti hanno tra
loro
? Era dunque necessario, che le Favole eziandio a
il nome di Mitologica Istoria. Ciò da alcuni già si fece ; ma l’opra
loro
non è poi così abbastanza compita, che non ci las
n ci lasci privi di molte e molte interessanti cognizioni. Al difetto
loro
pertanto tentai di supplirvi io : non che abbracc
ti ; I Sacerdoti, gl’ Indovini, le Vestali, le Sibille, e i Ministerj
loro
; le Feste, i Giuochi, i Sacrifizj, le Vittime, g
piangevano sull’esecrande laidezze, che i Poeti andavano narrando de’
loro
Numi, e ch’eglino stessi non potevano non avere a
ferenti paesi, il mescolamento de’ varj abitatori, la diversità della
loro
origine, la stoltezza e superstizione del volgo,
erentemente a tutti, e dove tutti credettero di scuoprirvi ciò che le
loro
idee, o i loro particolari sistemi li conducevano
utti, e dove tutti credettero di scuoprirvi ciò che le loro idee, o i
loro
particolari sistemi li conducevano a rintracciarv
questi si dissero Consenti, o perchè aveano il diritto di prestare il
loro
assenso alle deliberazioni di Giove(a), o perchè
e(b) : e in questo ultimo senso si denominavano anche Paredri. I nomi
loro
erano Giove, Giunone, Vesta, Minerva, Cerere, Dia
: di là passò poi nella Grecia, dove sino da’ tempi di Pisistrato fu
loro
dedicato in Atene un tempio. Adottarono questo cu
i maggiori, oppure Dei delle maggiori Genti. Si veneravano altresì le
loro
Statue nelle primarie Città della Grecia e del La
ue nelle primarie Città della Grecia e del Lazio. Gli Ateniesi aveano
loro
alzato un altare, che appellavano l’altare de’ do
mini, erano stati poi divinizzati(a). I Romani innoltre ammisero tra’
loro
Dei moltissimi di quelli delle altre Nazioni, e l
lle altre Nazioni, e li chiamarono Aggiunti. V’erano pure appresso di
loro
gli Dei Novensili, e questi al dire di Varrone er
oi per Dei Novensili intende gli Eroi e gli altri mortali, che per le
loro
esimie gesta meritarono di essere annoverati tra
(4), Febe, Teti, e Saturno(b). Comunemente dicesi, che dal nome della
loro
madre i maschi vennero chiamati Titani, e Titanid
oro madre i maschi vennero chiamati Titani, e Titanidi le femmine. Il
loro
padre orribilmente li maltrattava. Titea finalmen
ano erano stati rinchiusi nel Tattaro(6), ne facesse pagare il fio al
loro
snaturato genitore. Saturno lo fece perire. L’imp
Genti. Eglino venivano altresì serviti in un convito(17) dagli stessi
loro
padroni, coperti della Sintesi(18) (a). Tra mezzo
ni il costume di tenere il mentovato fuoco anche nell’ ingresso delle
loro
case, detto perciò Vestibolo(d). Cibele fu anche
agli uomini l’ uso(d). Iside finalmente fu da’ Romani annoverata tra’
loro
Numi(e). Nel Campidoglio v’ avea un tempio, sacro
Vestali. I primi furono detti Galli, perchè prima di sacrificare alla
loro
Dea beveano al fiume Gallo. Divenivano allora fur
cali stromenti orribilmente urlavano : lo che avveniva al tempo delle
loro
Feste. Eglino vestivano alla foggia delle donne,
quà e là mendicando, fingendo che Cibele si cibasse di ciò che veniva
loro
offerto : dal che acquistarono anche il nome di M
sta sopra un asino, e anche in quel tempo suonavano il timpano(d). Il
loro
capo si chiamava Archigallo. Questi cingeva in ca
izo, educare dall’infanzia, perchè Giove appena nato fu affidato alla
loro
cura(b) : e quindi dicesi ch’ eglino al suono di
quel bambino, non ne udisse i vagiti(c). Le Vestali, così dette dalla
loro
Dea Vesta, furono istituire da Numa Pompilio. Que
’età di sei anni, o aveano oltre passati i dieci(d). Al momento della
loro
elezione ricevevano il nome di Amata, la quale er
igio di Vesta, doveano rimanorvi trenta anni, dieci per apprendere il
loro
ministero, dieci per esercitarlo, e dioci per add
citarlo, e dioci per addestrarvi le altre, che vi si sostituivano. Il
loro
principale dovere era di serbarsi vergini, e di a
ini, e di attendere alla conservazione del sacro fuoco. Se questo per
loro
negligenza mancava, esse venivano severamente pun
maggiori supplizj ancora si condannavano, qualota aveano macchiata la
loro
verginirà(19). Compiuto il predetto corso dei tre
ti privilegi : avevane diritto di testamentare, anche essendo vivo il
loro
padre ; in giudizio non si poteva mai esigere da
udizio non si poteva mai esigere da esse il giuramento, ma bastava la
loro
semplice asserzio ne ; nelle loro mani, come in s
a esse il giuramento, ma bastava la loro semplice asserzio ne ; nelle
loro
mani, come in sacro e inviolabile deposito, si co
di corone(d). I Libri Sibillini(21) aveano predetto a’ Romani, che il
loro
Imperio sarebbesi conservato, e sempre più accres
bele faceva pompa di ciò che aveva di più prezioso. Tutti vestivano a
loro
capriccio, ed anche liberamente usavano delle ins
talidi, presiedessero alle di lei sacre ceremonie : il quale onore fu
loro
confermato da Teseo(a). Cerere pure si presentò a
insegnato a quegli abitanti a nutrire i greggi, e a servirsene della
loro
lana (c). A Cerere Ctonia, ossia terreste, o sott
te nel’ Vestibolo del tempio ; i secondi ne penetravano l’ interno, e
loro
dopo un anno si concedeva di poter conoscere i pi
chiudevano colle cagne. Il dì seguente rimiamavano gli uomini, e seco
loro
viveano in alegrezze e conviti(a). Chi celebrava
i (g) (15). Si celebravano da donne nobili e di onesta vita, e due di
loro
ciascun giorno venivano scelte a presiedervi. Que
a, radunava vicino a quell’ albero i giovani di que’ dintorni, e dava
loro
a suonare dei piccoli scudi di bronzo, e delle pi
(e) : altri dalle Api (f) ; e che Giove abbia per questo cangiato il
loro
colore, il quale prima era di ferro, in quello d’
grande strage de’ Giganti. Ripigliarono ben presto gli altri Numi il
loro
coraggio, sterminarono tutti coloro, e patte ne p
e si velarono il capo, si sciolsero Ie vesti, e gettarono dietro allo
loro
spalle alcuni sassi. Quelli, tirati da Deucalione
d’Ercole (c). In questi Giuochi i lottatori doveano spogliarsi delle
loro
vesti. Diede motivo a tal legge una donna d’Elea,
scrissero i nomi ne’pubblici Registri degli Elei, e rientrarono nella
loro
patria coll’apparato del trionfo, decantati da’ P
due, e poi divennero dodici, scelti a sorte dalla città d’Elide. Era
loro
uffizio il dare degli avvertimenti agli Atleti pr
gloriavano d’integrità ; puce conveniva talvolta ricorreré contro le
loro
decisioni al Senato d’Olimpia, giudice supremo de
e gli altri Flamini non potevano farlo, se non quando esercitavano il
loro
ministero. Il Flamine Diale, quando andava per le
, da dove credevasi che il Nume desse i suoi Oracoli. Questi e per la
loro
origine e pel modo, con cui si rendevano, erano a
ercuoteva colla sferza que’ vasi, disposti in sì piccola distanza tra
loro
, che bastava agitarne uno per dar moto a tutti, e
r arrendersi a motivo della fame, Giove comparve a questi in sogno, e
loro
disse, che di tutto il frumento, il quale aveano,
e gl’instituirono annue Feste, dette Itomee, nelle quali i Musici tra
loro
gareggiavano (b). Dicesi che Aristomene, cittadin
giuramenti(15), si nominò Orcio. Que’ d’ Olimpia aveano collocato nel
loro
Senato la di lui statua, e per inspirare alle gen
. Il Dio sotto questo aspetto era dagli Ateniesi chiamato Iezio, e da
loro
eragli stato eretto un altare sul monte Imetto (g
Imetto (g). Ronolo ricercò a’ Sabini e a’ vicini popoli alcune delle
loro
donne per popolare la città, che avea fabbricato
nni di fedeltà a’ magistrati. I Generali pure d’armata vi porgevano i
loro
voti prima di andarsene al campo. Anche il Senato
trassero i tempj ; che tutti quegli Dei cedettero senza difficoltà il
loro
luogo a Giove ; che solamente il Dio Termine(22),
a certa palude, venivano da lui cangiati in lupi, e a que’medesimi di
loro
, i quali dopo nove anni nello stesso modo la ripa
abiria (f). Colà avea Giove un tempio con tori di bronzo, i quali co’
loro
muggiti predicevano le sventure (g). Tra Sigeo e
ministravano tutte le cose necessarie, primachè se ne ricercassero il
loro
nome e la loro patria (o). Si celebravano inoltre
tte le cose necessarie, primachè se ne ricercassero il loro nome e la
loro
patria (o). Si celebravano inoltre delle feste pe
a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali da
loro
si conservavano poi con somma diligenza, come ind
inchè stando sopra i medesimi, partecipassero della mensa, che veniva
loro
imbandita. Alle Dee però in vece di letti si prep
mi fruita, latte, e melo. Volevano anche uccidere un’Oca per offrirla
loro
in cibò ; ma quella corse appresso i piedi delle
sommerse nelle acque tutte le abitazioni di que’ dintorni, fuorchè la
loro
capanna, la quale erasi anzi cangiata in magnific
e quali, per sottrarlo alle persecuzioni di Giunone, lo nascosero ne’
loro
antri, e lo alimentarono del proprio latte. Oppia
eguitava Giunone. Egli radunò moltitudine d’uomini e di donne, e seco
loro
s’accinse alla grande impresa. Opponevasi a’ suoi
sse con grave pestilenza. Consultarono l’ Oracolo di Apollo, e questo
loro
prescrisse d’ immolate a Bacco un bellissimo giov
late a Bacco un bellissimo giovinetto. Così per molti anni si fece da
loro
, e finalmente per volere di Bacco stesso sostitui
ciascuna tribù. Tali giovani non vi si ammettevano, se non dopochè i
loro
genitori aveano giurato per la loro legittimità,
si ammettevano, se non dopochè i loro genitori aveano giurato per la
loro
legittimità, come se sino a quel tempo i sigli fo
so, figlio di Leucippe, e lo recarono sulla mensa furono con tutta la
loro
famiglia per sempre escluse dalle Agrionie(a). Le
accavano certe figurine di Bacco, dette oscille per la piccolezza del
loro
volto(c). Le Sacerdotesse di Bacco si chiamarono
llonidi(g), Edonidi(h), e Bassaridi(i). Il nome di Mimallonidi derivò
loro
da Mimante, monte della Jonia, sacro a Bacco ; o
, imitare, perchè comparivano, com’era stato solito a farsi vedere il
loro
Nume. Quindi vestivano pelli di tigri, portavano
evano cuoprirsi di una lunga veste, detta da’ Traci bassaride ; o dal
loro
gridare, che in greco esprimevasi anche col verbo
ne e di Agave ; Alcitoe colle altre sorelle, dette Minieidi da Minia,
loro
padre. Licurgo perseguitò sul monte Nisa Bacco e
e il di lei nome(d) (17). Certi nocchieri della Lidia ricevettero nel
loro
naviglio un fanciullo bellissimo. Era stato preda
el loro naviglio un fanciullo bellissimo. Era stato predato da uno di
loro
stessi, di nome Ofelte, in solitaria campagna ; e
vele e remi in corso ; ma questi, e quelle si cuoprirono d’ellera, e
loro
impedirono l’avanzarsi nel cammino(b). Demarato d
rono ; le sole Minieidi ostinatamente ricusarono di farlo ; Ognuna di
loro
, per rendere frattanto le ore meno nojose in mezz
i grandissimo strepito, e quelle femmine viddero con istupore, che le
loro
tele divenivano verdi, e fronzute a foggia d’elle
ersi ; ma in vano tentarono di sottrarsi alla pena, che sovrastava al
loro
delitto, poichè in un istante si videro cangiate
nivano in sogno avvertito de’rimedj, che doveano usare per guarire le
loro
malattie. Era pure sacra a Bacco una quantità di
ri nel riferirci il luogo, ov’ella nacque. Que’di Samo dicevano nella
loro
Isola, lungo le rive del fiume Imbraso (b). Altri
i ; e che l’ Esperidi(1) le presentarono dei pomi d’oro, raccolti dal
loro
giardino. La bellezza di quelle frutta talmente p
endono, che Giunone abbia mandato a molestare Io un insetto, detto da
loro
Estro, da’ Latini Asilo, e dagl’ Italiani Tafano.
; e Sida, moglio el Gigante Orione. Le Pretidi preferirono la casa el
loro
padre alle ricchezze de Itempio di Giunone, overo
dre alle ricchezze de Itempio di Giunone, overo, come vuole Igino, la
loro
bellezza a quella ella stessa Dea. Giunone talmen
la loro bellezza a quella ella stessa Dea. Giunone talmente agitò il
loro
pirito, che tutte due credettero di essere divenu
si vantarono di amarsi piucchò Giove e Giunone, questa Dea mandò tra
loro
la Dea Eride. Stava allora il marito per finire u
ssitura d’una tela. Proposero di gareggiaro, e stabilirono che chi di
loro
fosse per compire più presto la sua opera, avesse
suo figliuolo, Iti. Eseguito l’atroce fatto, si rifugiarono presso il
loro
padre. Politecno se ne accorse, e perseguitò le d
avvertire gli sposi della dolce armonia, che sempro dovea esservi tra
loro
(a). Questo medesimo sacrifizio chiamavasi Eratel
asi lucus (g). A questa Dea ricorsero le donnè Sabine, perchè dopo il
loro
rapimento non potevano più partorire. Un augure s
omani la chiamarono Sospita, perchè vegliava alla conservazione della
loro
Repubblica. La Dea sotto questa denominazione ebb
fabbricò da C. Cornelio. Dicono, che i Consoli, prima di assumere la
loro
carica, v’ andassero ad offerire a Giunone un sac
(b). I Liberti, ossia gli Schiavi fatti liberi, tenevano Feronia per
loro
protettrice e assumovano nel di lei tempio il pil
i Tarrentini. Ricorsero supplichevoli a Giunone, colla quale rispose
loro
, che se avessero combattusto con coraggio, neppur
che se avessero combattusto con coraggio, neppure l’ argento sarebbe
loro
mancato. Così avvenne ; e i Romani onorarono quin
preside alle medesime. Mentrechè i Romani stavano per ristabilire la
loro
città, già da’ Galli rovinata, i Popoli vicini te
cini tentarono d’ impadronirsene. Costoro affidarono il comando delle
loro
truppe a Postumio Livio, Dittatore de’ Fidenatì,
le porte di Roma, ricercò al Senato le madri di famiglia, e Ie figlie
loro
. Una schiava, di nome Filotide o Tutela o Retania
ino ricercavano. Distribuise tralle milizie, finsero di celebraro tra
loro
una festa, e talmente ubbriacarono quelle truppe,
celebrare le Feste, dette Callistie, perchè elleno disputavano della
loro
bellezza, e la più avvenente riportava una palma
grezze dell’ animo, la guerra, e la discordia. Là parimenti Iranno la
loro
abitazione le Furie(5), le Arpie(6), la Chimera(7
che s’invocavano, non entrassero in città(e). I Terentini presero il
loro
nome da Terento, luogo del Campo Marzio, ov’ erav
llo vincitore, e gli offerirono dei doni (c). Allora gareggiavano tra
loro
i Poeti. L’argomento ordinario era un inno, accom
ntifane d’Argo, e Androstene di Tebe, statuarj, molto cooperarono col
loro
ingegno agli ornamenci di quel tempio (c). In ess
i, ossia santi, i quali assistevano agl’Indovini, e sacrificavano con
loro
(d). Maravigliosa fu la maniera, con cui Apollo m
esso effetto, ch’eglino cominciarono a parlare confusamente, e che le
loro
sconnesse parole divennero predizioni. Conchiude
no, isola del mare Egeo, la decima parte di ciò, che ritraevano dalle
loro
ricchissime miniere d’oro e d’argento. Queglino c
l richiesto tributo ; ma avendo in seguito cessato, il mare inondò le
loro
miniere, e le fece intieramente sparire(a). La cu
i discendenti di Alcmeone, famiglia potente d’Atene, scacciati dalla
loro
patria da’Pisistratidi, costruirono il medesimo t
mpo dopo avvenne agli Egialesi una pestilenza desolatrice di tutto il
loro
paese. Consultarono gl’Indovini, e ne intesero, c
le ad Apollo e a Diana per placarli ed eccitarli a ritornarsene nelle
loro
città. Ciò piacque alle due Divinità, le quali pe
que’di Delfo in memoria del giorno, in cui Apollo per la prima volta
loro
si manifestò (b). L’Ebdomee si celebravano in Del
di flauto a Giacinto. Altri danzavano, o a cavallo facevano prova di
loro
maestria ne’pubblici luoghi. La pompa s’incammina
fu avvertito, che alcuni nemici della Repubblica si avvicinavano alla
loro
città ; che il medesimo andò loro incontro, e li
lla Repubblica si avvicinavano alla loro città ; che il medesimo andò
loro
incontro, e li mise in fuga coll’ajuto di Apollo
e li mise in fuga coll’ajuto di Apollo ; e che questi vibrò contro di
loro
moltissime frecce. Da principio non era fissato i
endenti di Teucro, usciti dall’Isola di Creta, per cercare altrove il
loro
stabilimento, udirono dall’ Oracolo, che doveano
lo, che doveano fermarsi, ove i naturali abitanti del paese avrebbono
loro
mosso guerra. Costretti coloro a passare una nott
le rive dell’Ellesponto, avvenne che un gran numero di topi divorò i
loro
scudi. Il dì seguente i Cretesi, veduto quel guas
rotrofo si chiamò Apollo, perchè i Greci giovani solevano recidersi i
loro
primi capelli, e consecrarli a questo Nume(b). Di
a d’Argo a Gelanore, osservò un lupo e un toro, che contrastavano tra
loro
. Avendone il lupo riportata la vittoria, Danao fe
che le abbiano introdotte i Greci, perchè aveano provocato contro di
loro
le sdegno d’ Apollo, quando sul monte Ida tagliar
poli, detti Iperborei, veneravano Apollo, perchè credevano, che nella
loro
Isola fosse nata la di lui madre, Latona. Queglin
mezzo eravi un magnifico tempio, rotondo, e pieno di ricchi doni. La
loro
stessa città era consecrata ad Apollo, e abbondav
avera sino all’ apparire delle Plejadi. Per testificare sempre più la
loro
venerazione al Nume, gli spedivano ogni anno in D
no in mano per mezzo di que’popoli, che si trovavano sulla strada dal
loro
paese sino a Delo(b). Tra’ Sacerdoti d’ Apollo Ip
), Elicona(35), Pierio(36), e Pindo(37). Soleva altresì dimorare seco
loro
lunge le rive de’ fiumi, Permesso(38), Castalio(3
iterone, ove i figliuoli dell’ orgogliosa madre si trovavano, e colle
loro
frecce li misero tutti a morte. Lo stesso fine in
rli suscitò il mostro Pene, il quale strappava dal seno delle madri i
loro
fanciulli, e li divorava. Il valoroso Corebo, Ero
o, ma finalmente raggiunto da quelli, che non potevano ravvisarlo pel
loro
padrone, ne venne a brani straziato (a). Lo Scoli
maritarsi, ne profanarono quel sacro luogo. La Dea per punirli mandò
loro
una malattia, per cui poco tempo dopo moritono. N
zj al tempio di Diana, e divenute gravide, nè potendo più usare della
loro
consueta cintura, la consecravano nel tempio dell
Eneo, di cui parleremo. Que’ popoli la custodivano gelosamente nella
loro
Cittadella. La medesima statua era d’oro e d’ avo
fanciulli chiamavansi Bomonici, ossia vittoriosi all’altare. Le madri
loro
stavano presenti a quella barbara carnificina, e
ale però, se i Ministri della flagellazione non vibravano con forza i
loro
colpi, diveniva sì pesante, che la predetta Sacer
se, il più fiero nemico de’ Greci, e il quale avea incenerito tutti i
loro
tempj, ebbe rispetto per questo (a). Finalmente r
(b). Il predetto Alessandro propose a que’ d’ Efeso di somministrare
loro
tutto ciò, che poteva rendere magnifico il nuovo
. Non v’ acconsentirono, e le donne in vece si spogliarono di tutti i
loro
preziosi ornamenti, cosiochè questo secondo tempi
essendochè gli sacrificavano i forestieri, che giungevano appresso di
loro
. Venere, sdegnata per tale inumanità, cangiò quel
in Cipro. Queste femmine si trovarono cangiate in sassi, perchè alla
loro
sfrenata dissolutezza v’aggiunsero l’ardire di ne
to prigioniero da certi corsali Tineni, poi liberato dalla figlia del
loro
capo, la quale se n’era invaghita, alzò sopra un
ere, purificare, perchè i Romani e i Sabini, dopo aver combattuto tra
loro
pel ratto delle donne Sabine, si riconciliarono,
o in Roma, in cui le giovani nubili consecravano i divertimenti della
loro
infanzia(f). Si chiamò Anrdiomena, ossia che sort
d’Esculapio. Strabone riferisce, che i Romani, per averla appresso di
loro
, offerirono a quelle genti di renderli esenti di
ti di renderli esenti di cento talenti sul tributo, che pagavano alla
loro
Repubblica. Plinio aggiunge che la stessa pittura
rcè la protezione di questa Dea di riacquistare in brevissimo tempo i
loro
capelli(c). Un fatto, avvenuto in Efeso, diede mo
e giovani Romane venivano ad offerire doni alla Der per conservate la
loro
castità, o per riacquistarla, se la aveano perdut
o contro l’ Imperatore Aureliano ; e che nell’anno, che precedette la
loro
rovina, i doni andarono a fondo, ma l’anno seguen
impostele da Tindaro, per indicare che la fedeltà delle donne verso i
loro
mariti dev’essere inviolabile(e). La denominarono
pregiabile per la sua grandezza e bellezza. Ivi le giovani avanti le
loro
nozze, e le vedove prima di rimaritarsi, andavano
Alcameno, celebri statuarj e discepoli di Fidia, contrastarono chi di
loro
era per formare la più bella Venere. Quella d’ Al
l’Anagogia, ossia la Festa della partenza, quando vedevano, che sulle
loro
rive più non comparivano le colombe. Pensavano, c
ere. Se ne offese la Dea, e volle prenderne vendetta. Frammischiò tra
loro
la Dea Mefiti (13), la quale, com’era proprio di
e rese, tutte d’un odore sì fetido, che se ne dovettero allontanare i
loro
mariti (14). Elleno allora, sdegnate per siffatta
nome, che senza il suo consiglio o comando niente si faceva : Poliso
loro
suggerì, che durante il sonno trucidassero tutti
ceva : Poliso loro suggerì, che durante il sonno trucidassero tutti i
loro
padri, e matiti. Così si fece ; e Poliso stessa f
, e il mirto, come abbiamo detto, tragli alberi erano a cagione della
loro
bellezza le piante sacre a questa Deità (b). La p
sse a Giunone, mentre lo pretendeva egli, inondò la maggior parte del
loro
paese. Il Nume finalmente alle preghiere di Giuno
o dicevano, che Nettuno e il Sole pretendevano d’avere il dominio del
loro
paese. Briareo, uno de’Ciclopi, scelto per giudic
i coronavano con fron li di pino, indi con foglie d’appio secco(d). I
loro
nomi venivano altresì scolpiti sopra alcune colon
tresì scolpiti sopra alcune colonne, erette nella pubblica piazza. Fu
loro
aggiunta finalmente anche una somma di danaro, ch
zosa e intrepida nella sua opinione Postesi portanto a gareggiare tra
loro
, Minerva non seppe trovare eccezione sul merito d
per accrescere il poco numero d’uomini, che si trovavano appresso di
loro
(d). Si chiamò Piletide dal nome greco pili, porta
ora si mandavano reciprocamente dei regali, e trattavano a convito le
loro
serve, come facevano gli uomini al tempo delle Sa
e, che gli Scolari durante la celebrazione di tali Feste spedivano a’
loro
Maestri certi doni, detti Minervali(d). L’Arrefor
quali servivano a Minerva in qualità di sacerdotesse(9). La Dea avea
loro
intimato di non aprire giammai l’anzidetto cestel
poscia dalla carestia, consultarono l’Oracolo. Questo rispose, che le
loro
terre rimarrebbono sempre sterili, qnando non ave
eguirono gli ordini dell’Oracolo, viddero riprodursi la fertilità nel
loro
paese. Fu per questo, ch’eglino sacrificavano ogn
e ad offerirle sacrifizj furono i Rodiani. Per questo Giove cuoprì la
loro
isola d’una nuvola d’oro, e’ cui fece piovere imm
furono anche denominate Giuochi Marziali (b). Le Ancilie trassero il
loro
nome da certi piccoli scudi, incavati a forma di
a’ parti. Al tempo di queste Feste le donne ricevevano dei regali da’
loro
mariti, come a questi si davano i medesimi da que
avano allora a convito i servi per eccitarli a prestare più pronto il
loro
servigio (b). Le Armilustri erano Feste, nelle qu
lattati da una lupa. Il pastore Telefo poi li raccolse, prese cura di
loro
, e denominò uno Parrasio, e l’altro Licasto. Egli
eso tra’ Greci, perciocchè Pausania, il quale fece menzione degli Dei
loro
, non fa parola di alcun tempio di Marte, ma solam
izzavano spezialmente dagli artefici di rame, per ricordare che nella
loro
città si trovò l’arte di portre in opera il prede
enuti quali Divinità, ed ebbero tempj, altari, statue, e sacrifizj. A
loro
consecrava la Grecia i primi capelli de’ fanciull
I fiumi si rappresentano sotto la figura di uomo e di bue, perchè il
loro
strepito si rassomiglia al muggito di tal animale
Theog. V. 123. (5). I Ciclopi furono così detti, perchè ciascuno di
loro
aveva un solo occhio rotondo nel mezzo della fron
erra da se produceva ; e divoravano gli stranieri, che cadevano nelle
loro
mani(d). Furono anche creduti figliuoli di Nettun
creduti figliuoli di Nettuno e d’Anfitrite(e). Eurìpide vuole, che il
loro
padre sia stato Polifemo(f). Questi al dire d’Ome
te libera, che spontaneamente prestano servigio, e al quale possono a
loro
talento rinunziare ; quelli all’opposto erano sot
lento rinunziare ; quelli all’opposto erano sottoposti al dominio del
loro
padrone quasi non altrimenti che gli animali. Qui
cosa alcuna. Tutto era de’padroni, i quali però talvolta rilasciavano
loro
una porzione de’ritratti guadagni, chiamata pecul
o in vece combattero gli uni contro gli altri, giacchè così alcuno di
loro
avrebbe potuto evitare la morte. Tali combattimen
Demoniaci, ossia in invasati da fatidici Spiriti, i quali o dettavano
loro
le risposte, oppure parlavano dal ventre o dal pe
o dettavano loro le risposte, oppure parlavano dal ventre o dal petto
loro
, mentre gli stessi Demoniaci tacevano : in Entusi
a falsa e stolta opinione, che le anime umane spesso abbandonassero i
loro
corpi, e che ora quà e là andassero vagando nelle
niuna interesssante impresa si abbracciava dalle altre Genti senza il
loro
consiglio e approvazione(a). E’fama che ad erudir
ro del Collegio (e). Gli Auguri custodivano certi fatidici Polli. Era
loro
interdetto l’esplorarne gli andamenti fuorchè all
re, e specio, osservare, perchè esaminavano le vittime e le interiora
loro
per trarne dei presagi(d). L’arte pertanto di cos
rivano essere tali per malizia de’Sacerdoti, i quali ne ritraevano il
loro
utile, giacchè venivano allora sostituite altre v
i e dita, ma i solchi eziandio, che le medesime eminenze lasciano tra
loro
. Si fa gran caso altresì di conoscere, se quelle
7). I monti erano rìputati sacri, perchè credevasi, che v’avessero il
loro
soggiorno i Numi(c). (h). Macrob. Saturn. l. 1.
acrificavano : e perchè ciò facevano di notte in occulto(f) ; però il
loro
sacrifizio per antifrasi, ossia in senso contrari
i ad alimentarvi un gran numero di siffatti uccelli, donde derivò poi
loro
il nome di Jeracobosci, nutritori degli sparvieri
Mensi(d). Essendo poscia apparso agli Egiziani un bue, si credette da
loro
, che Osiride si fosse trasformato in quell’ anima
animale, e lo chiamarono Apide (la qual voce dicesi significare nella
loro
lingua bue) e Setapide(e). Presero quindi gli Egi
’ colli la Dea Collatina(a). Le valli parimenti e i boschi avevano le
loro
Ninfe, dette Napee(b), o Driadi(c). Dea delle pri
empio, nulladimeno erano onórate di particolare culto. Latte ed oglio
loro
si offrivano, e si sacrifica vano anche delle cap
ali, che non serbavansi vergini. Festo accenna una legge, per cui era
loro
reciso il capo. S’introdusse poi anche il costume
cole li persuase a cangiare sì barbaro costume ; e che per espiare il
loro
delitto li indusse a fare dei sacrifizj, e a sole
lle erano certe vergini fatidiche(d). I nomi, la patria, e i genitori
loro
sono talmente inviluppati nelle contraddizioni de
ciò sia, Atalanta importunata da molti, affinchè siscegliesse uno di
loro
in isposo, dichiarò finalmente, che tale le sareb
Latturcia (n), o Lattucina (o) al latte delle medesime ; Matura alla
loro
maturazione (p) ; Spiniese alla loro preservazion
tte delle medesime ; Matura alla loro maturazione (p) ; Spiniese alla
loro
preservazione dalle spine (q) ; Robigo, o Rubigo
no Cerere del ratto di sua figlia, e che la Dea per gratitudine abbia
loro
insegnato a coltivare la terra (c). Igino (d), e
le cose preziose (i) : ed ebbe da ciò origine l’uso di na scondere la
loro
testa sotto le soglie delle porte (a). Così poi c
i con religioso rito li cibassero (c), sugli altari li riponessero, e
loro
, come a Numi, feste a sacrifizj instituissero (d)
ro eglino soli pel corso di moltissimi anni il privilegio, che uno di
loro
fosse sempre il Gerofante del tempio di Cerere in
e ceremonie (a). Moltissimi furono appresse i Grecie i Romani, come a
loro
luogo vedremo. Generalmente si distinguevano in g
bivano la gloria di riportarvi il premio, che quella di trionfare de’
loro
nemici (g). Il Salto consisteva nell’ alzarsi con
ventandosi centro l’altro vicendevolmente si battevano, finchè uno di
loro
cedeva, o cadeva morto (d). La Lotta finalmente s
rtavano a tali Giuochi, era una semplice corona d’erba. Quando uno di
loro
non avea competitore, gli era permesso di prender
Ercole, non avendo trovato chi osasse di cimentarsi seco lui (a). La
loro
celebrità altresì otteneva loro talvolta il premi
osasse di cimentarsi seco lui (a). La loro celebrità altresì otteneva
loro
talvolta il premio, senza che si attendesse l’esi
della tenzone. Così mentre Agamennone e Merione voleano disputare na
loro
il premio, stabilito da Achille nell’ esercizio d
iudici nella Grecia si sceglievano dalle primarie famiglie. Il numero
loro
non era fisso. Talvolta ve n’era uno solo, ma per
ampi (e), erano dodici Sacerdoti d’illustri natali. Per insegna della
loro
dignità portavano una corona di spighe, legata co
l. 4. Georg. (g). Nat. Com. Mythol. l. 2. (3). I Romani, quando
loro
appativano le Api, le risguardavano come annunzia
braccia in altezza. Furono poi denominati Aloidi da Aloeo, con cui la
loro
madre erasi unita in matrimonio(f). Di Polibote l
dichiarò solo la guerra agli Dei per vendicare gli altri Giganti, da
loro
sterminati(l). Vuolsi altresì da Filostrato, cu’
la carestia a mangiare carne umana, non mai però toccarono alcuno de’
loro
animali ; e che anche allora quando si dosiderò d
are, che vi faceva lo stesso Gigante : e quindi l’anzidetta palude da
loro
chiamavasi lo spiraglio di Tifone(g). Virgilio vu
li Efesini gli offrirono una somma d’argento, ond’egli si dicesse del
loro
paese. I Cretesi, come lo seppero, lo punirono co
ossia a’conviti, che da’ Romani ogni anno s’imbandivano per onorare i
loro
parenti morti. Ausonio vuole, che sieno state ins
etto pe’ giuramenti. Ogni promessa, confermata con essi, si doveva da
loro
indispensabilmente osservare, ancorchè chi l’aves
nvocavano co’sacrifizj, onde sterminasse quegl’insetti, i quali colla
loro
moltitudine solevano produrre una grave pestilenz
uochi, cadde dal carro ; e che i di lui cavalli, avendo continuato il
loro
corso, e meritato il premio, se ne andarono colla
testa di un certo Tolo (i) : la che servì a’Romani d’augurio, che la
loro
città sarebbe divenuta la dominatrice di tutto il
ministravano tutte le cose necessarie, primachè se ne ricercassero il
loro
nome e la loro patria (o). Si celebravano inoltre
tte le cose necessarie, primachè se ne ricercassero il loro nome e la
loro
patria (o). Si celebravano inoltre delle feste pe
a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali da
loro
si conservavano poi con somma diligenza, come ind
inchè stando sopra i medesimi, partecipassero della mensa, che veniva
loro
imbandita. Alle Dee però in vece di letti si prep
pi sono famosi anche i due fratelli, Achemone o Acmone, e Passalo. La
loro
madre, di nome Sennone, donna fatidica, li avea a
dorso d’Ercole era nero ; e ricordandosi dell’avviso, ricevuto dalla
loro
madre, presero a vicende volmente confabulare su
e Lampadeforie, nel tempo delle quali tre giovani gareggiavano tra di
loro
. Il primo di questi, estratto a sorte, dall’anzid
lo (g). Le medesime in Atene si tennero come Deità. Anfittione eresse
loro
un tempio, in cui si celebravano certe Feste, det
i anche Palisci, e i quali si chiamavano Ate e Cario, narrasi, che la
loro
madre, Talia, o Etna, prima di partorirli, appres
urono anche soprannominati Dioscori, perchè nacquero da Giove (c). La
loro
madre al dire dello stesso Cicerone fu Proserpina
e vuole, che sia stata Cabera, nata da Proteo. Lo stesso Scrittore dà
loro
per padre Vulcano, perchè si credeva ch’eglino av
brate nelle Isole di Samotracia e d’Imbro, poi in Tebe, e in Lenno. I
loro
Misterj erano oscurissimi (a). I Sacerdoti e gl’I
I Romani ad imitazione di Giove adottarono la figura dell’Aquila per
loro
Insegna (h). Essa era d’oro o d’argento, e veniva
, e Tiche(d). Alcuni pretendoro, che sieno state dette Jadi da Jante,
loro
fratello, il quale, essendo stato messo a morte d
sso a morte da un serpente o da un cinghiale o da una leonessa, fu da
loro
pianto sino a morire di dolore(e). Altri dicono,
a, fu da loro pianto sino a morire di dolore(e). Altri dicono, che fu
loro
dato il predetto nome dal Greco verbo, yin, piove
da Plejone, nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla
loro
madre da Orione per cinque anni nella Beozia, ric
e in un altra Costellazione(i), detta Plejadi(a), o Pliadi(b). I nomi
loro
erano Alcione ; Elettri, Merope, Maja, Taigete, C
e). Le figlie di Atlante furono soprannominate Atlantidi dal nome del
loro
padre(f). Il nome poi di Plejadi deriva dal verbo
vita i capra(l). I Fauni si coronavano altresì di rami i pino, albero
loro
assai caro(m). Abitavano i sonti e le spelonche,
notte nelle case, si posavan sul corpo di quelli che dormivano, e col
loro
peso fortemente li opprimevano(d). Quindi le donn
Univ. (9). I Sileni, detti da’ Greci Titiri, forse per alludere al
loro
genio pel flauto, denominato in lingua parimenti
ileno, perchè alcuni Frigj lo aveano avvinto di corone, e condotto al
loro
Re, Mida. Questi al vederlo estremamente gioì, e
indivisibili compagni, o perchè gli stessi misterj e ceremonie erano
loro
communi. Dicesi finalmente, che le mistiche Ceste
h. in Arcan. (11). Le antiche Nazioni spesso doveano abbandonare il
loro
soggiorno, o perchè ne venivano scacciate da’loro
te Tense, le quali si sa, ch’erano molto usate anche da’ Romani nelle
loro
sacre pompe(a). (c). Meurs. Graec. Feriat. (d
do contro Mezenzio, fecero allo stesso Nume una libazione di tutto il
loro
vino (a). (a). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ.
gli Dei, che se gli Ateniesi non vendicassero la morte d’ Icario, le
loro
figliuole avessero ad incontrare lo stesso fine d
ce, che gli stranieri, mangiandone, si dimenticavano totalmente della
loro
patria (e). (c). Declaustre Diction. Mythol.
ume, viaggiando per la Laconia, era stato cortesemente alloggiato dal
loro
padre (f). (a). Hymn. in Bacch. & Latron.
ne formarono due statue di Bacco, e le collocarono nella piazza della
loro
città (g). (c). Ovid. Metam. l. 3. (19). In B
. Alfine, poichè prevedevano o disperate affatto, o poco sperabili le
loro
nozze, macchinarono una notturna fuga, e stabilir
siderato Bacco, forse perchè il volo altissimo di quello esprimeva la
loro
sublime natura (g). (f). Virg. Aeneid. l. 6.
. (1). L’Esperidi, così denominate da Espero, fratello di Atlante, e
loro
padre, erano tre, Egle, Aretusa, ed Esperetusa (a
(c). Elleno possedevano numeroso gregge di pecore, dette auree per la
loro
somma bellezza (d) ; ovvero perchè erano coperte
li orti, i quali producevano delle frutta, chiamate Pomi d’oro, o pel
loro
colore, o pel loro squisitisimo gusto. Vuolsi, ch
oducevano delle frutta, chiamate Pomi d’oro, o pel loro colore, o pel
loro
squisitisimo gusto. Vuolsi, che i predetti orti s
nute per causa di quella sì furibonde, che non potendo starsene nelle
loro
case, correvano quà e là per le campagne. Anasago
a’ pastori e cacciatori, ma anche da’ pescatori risguardavasi come il
loro
Nume, perchè si credeva, ch’egli se ne stesse spe
ieno state instituite da Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto dal
loro
Avo, Numitore, la facoltà di fabbricare la città
tesse Feste, furono avvertiti, che alcuni ladri aveano condotto via i
loro
armenti ; e che i due fratelli con tutta l’altra
per essere più spediti alla corsa, li inseguirono, e ricuperarono il
loro
gregge (c). Vuolsi, che Romolo offerisse al tempo
trimonio. Lo sposo spediva alla sposa un anello (h), o come segno del
loro
scambievole amore, ovvero affinchè in forza di ta
ro scambievole amore, ovvero affinchè in forza di tal pegno vieppiù i
loro
cuori si unissero insieme (i). Plinio dice, che a
gididi (d). Gli Ateniesi per comando dell’Oracolo di Delfo offerivano
loro
ogni anno un sacrifizio, perchè eglino aveano per
vagiti del bambino (i) ; Rumilia (l), o Rumia, o Rumina al latte, che
loro
si somministrava (m) ; Cunina alle culle (n). Sen
oggetti di timore e di spavento (q). Gli Dei Epidoti presiedevano al
loro
crescere (r) ; Lallo alle cantilene delle nutrici
loro crescere (r) ; Lallo alle cantilene delle nutrici per conciliare
loro
il sonno (s) ; Nondina alle lustrazioni, che si f
s) ; Nondina alle lustrazioni, che si faceveno il nono giorno dopo la
loro
nascita, nel quale s’imponeva ad essi il nome. A
ulino (d). Finalmente Statano, o Statilino, o Statulino somministrava
loro
robustezza, acciochè stessero in piedi (e). (e).
età ivi dimostrata da’ due fratelli. Bitone, e Cleobi, verso Cidippe,
loro
madre. Costei dovea recarsi al predetto tempio, d
mpio per quaranta cinque stadj. La madre pregò la Dea, che concedesse
loro
il miglior bene. Queglino, dopo d’aver offerto un
arono nello stesso tempio, nè più si svegliarono, poichè Giunone avea
loro
mandata la morte, come la maggior felicità, che p
one avea loro mandata la morte, come la maggior felicità, che potesse
loro
accadere. Que’ d’Argo alzarono delle statue a Bit
Morte è sorella del Sonno(b). Quindi gli Spartani rappresentavano ne
loro
tempj il Sonno e da Morte uniti insieme(c). Quest
giudice tra Minerva, Nettuno, e Vulcano, i quali contendevano chi di
loro
avesse prodotto il miglior lavoro, trovò motivo d
er ottenere qualsivoglia felicità, e spezialmente la conservazione de
loro
vascelli(b). (5). Le Furie, ossia le Dee del fur
Tenebre(h) ; e il Poeta Epimenide da Saturno e da Evonime(i). I nomi
loro
erano Tisifone, Megera, e Aletto(l). Sofocle ne i
te come ministre della vendetta degli Dei. Si credette quindi, che la
loro
occupazione consistesse nel punire i delitti non
ente i malvagi co rimorsi, e con apparizioni si spaventevoli facevano
loro
perdere il discernimento (a). Si rappresentano co
e per consiglio di Minerva lo fece, come più diffusamente vedremo, fu
loro
dato il nome di Eumenidi, ossia benefiche (c), e
e si chiamarono le Dee rispettabili(b). Il rispetto, che si aveva per
loro
, era sì grande, che quasi non osavasi di proferir
ne, e offerivano corone di Narcisso(e). Era pur celebre il culto, che
loro
rendevasi nell’ Arcadia. In tempo di notte, e in
tanti asili Gli Areopagiti tenevano le Statue di queste Dee presso il
loro
tribunale, e ; Sacerdoti delle medesime erano sce
a quel tribunale, doveva prima sacrificare alle Furie, e giurare sul
loro
altare di dire la verità(f). In Atene si celebrav
ire la verità(f). In Atene si celebravano certe Feste, dette dal nome
loro
Eumenidee. Nel tempo di quelle si sacrificavano p
ni, nati da Ceto, figlia della Terra, e da Forco, Nume marino. I nomi
loro
erano Steno, Euriale, e Medusa. Quest’ultima era
te Cloto, Lachesi, ed Atropo. Non convengono i Mitografi intorno alla
loro
genealogia. Esiodo ora le nomina figlie della Not
nno nascere dalla Necessità ; altri dal Caos e dal Dio Pane(m). Nelle
loro
mani al dire de’ Poeti sta il corso della vita de
i all’ Eumenidi(b). Ebbero tempj presso i Greci. Anche Sparta ne avea
loro
eretto uno. Non altrimenti fecero que di Sicione
appellavano anche Lari, de’ quali parleremo ; le secondo in pena de’
loro
delitti andavano errando sulla terra, e dallo spa
loro delitti andavano errando sulla terra, e dallo spavento, che col
loro
orribile aspetto cagionavano, si dicevano Larve,
eb Ritorno, perchè credettero, che questo Nume là avesse obbligato il
loro
nemico a ritornarsene indietro(a). I Mani si vene
ratello, Remo. In tali Feste si occupavano a scacciare i Lemuri dalle
loro
case, e ad impedire, che v’entrassero. Eccone le
le lagrime de’condannati nel Tartaro(c). Da questo fiume trassero il
loro
nome le Feste Cocizie, che si celebravano in onor
egli lo stesso pensiero, raccolse in un luogo oscuro molti uccelli, e
loro
insegnò a cantare, che Annon ere un Nume. Come qu
l volo in diverse parti del mondo ; ma essi tosto ripresero invece il
loro
primiero naturale canto(d). Tentò la medesima cos
de’ Numi li cangiò in due montagne, ciascuna delle quali conservò il
loro
nome(b). Flegia incendiò il tempio di Apollo, per
e in casa sua alcuni Dei, e volendo accertarsi, se erano tali, offerì
loro
in cibo le carni del suo figliuolo, Pelope ; che
di favori dalle altre Dee. Cresciute nell’ età, Venere pregò Giove di
loro
accordare un felice maritaggio ; e in vece le Arp
sciavagli un momento di riposo(b). Le Danaidi, dette anche Belidi dal
loro
avolo, Belo, erano cinquanta. Danao, loro padre,
idi, dette anche Belidi dal loro avolo, Belo, erano cinquanta. Danao,
loro
padre, le uni in matrimonio con cinquanta figliuo
che le Danaidi non tutte abbiano incontrato tale pena subito dopo il
loro
delitto, giaechè di Amimone, ch’era una di quelle
ome il più vecchio degli altri anzidetti Giudici ha la preminenza tra
loro
(b), però egli rappresentasi collo scettro in man
tribunale, appiè del quale concorrono le ombre a rendere conto delle
loro
azioni. Gli sta dinanzi un’urna, detta fatale, pe
orchè trattasi di abbandonarli, spiega le ali, e rapidamente fugge da
loro
: lo che significa, che le ricchezze d’ordinario
iglia d’un certo Valesio vennero attaccati da gravissima malattia. Il
loro
padre pregò gli Dei, che traessero sopra di lui l
arì. Coloro dissero allora di aver veduto in sogno un Nume, che aveva
loro
ordinato di celebrare de’Giuochi notturni in onor
elia morire, come più diffusamente vedremo, dalle sue figlie, Acasto,
loro
fratello, prese a perseguitarle, e strinse d’asse
tempio vicino al Tevere nell’infima parte del Campidoglio, quando fu
loro
restituito l’uso del cocchio, di cui erano state
to. Il nome di questa Dea fu dato da’ Romani anche ad una porta della
loro
città, e a certe Feste, dette perciò Carmentali.
ma del mezzodì a Carmenta, perchè avea predetto molte cose intorno il
loro
Impero(a). (11). Numa, per conciliare maggiore v
ta convertita da Diana(b). Le donne le sacrificavano, onde procurasse
loro
un facile parto(c). Alcuni sotto il nome d’Egeria
i i pastori al suono di varj stromenti saltavano per far mostra della
loro
destrezza e agilità. In quel dì si purificavano a
gli stesso avesse indicato agl’infelici amanti, che per guarire dalla
loro
passione era necessario balzare dall’alto di quel
Molti altri Numi s’invocavano da’ Gentili per allontanare i mali, che
loro
sovrastavano. Eglino si chiamavano Apotropei, Ave
ove gli partorì Mennone, di cuì parleremo altrove (a). Nacque pure da
loro
il Dio Fosforo, ossia Lucifero, che parimenti ann
etusa e Lampezia, per piangerne colla madre il tristo fine. Il pianto
loro
fu sì dirotto, e sì veemente il dolore, che rimas
rotto, e sì veemente il dolore, che rimasero cangiate in pioppi, e le
loro
lagrime in odorosa ambra(a), la quale perciò fu s
usa e Lampezia ebbero Neera per madre. Si soprannominarono Eliadi dal
loro
padre, chiamato da’ Greci Elios, ossia Sole ; e F
loro padre, chiamato da’ Greci Elios, ossia Sole ; e Faetonziadi dal
loro
fratello, Faetonte(e). Solevano pascere le greggi
nziadi dal loro fratello, Faetonte(e). Solevano pascere le greggi del
loro
padre nell’ Isola Trinacia(f). (a). Metam. l. 2
ro figlie di Memnone e di Tespia ; altri di Antiopa e di Giove(g). La
loro
nutrice fu la Ninfa Eufeme, il di cui figliuolo,
e la città di Sicione commise a tre celebri Scultori, che ciascuno di
loro
formasse tre statue, le quali rappresentassero le
le tre accennate Muse ; che queglino così a meraviglia eseguirono il
loro
lavoro, che la medesuna città fece acquisto di tu
. Queste vennero chiamate inoltre Camene a cagione della dolcezza del
loro
canto(h). Varrone pretende che anticamente in vec
mene, e Casmene(a). Le stesse si denominarono Libetridi, o perchè era
loro
consecrata la fontana Libetra, la quale trovavasi
vasi nella Magnesia, contrada vicina alla Tessaglia(b) ; o perchè era
loro
dedicato Libetro, monte della Tracia, sotto il qu
i Aonii(d) ; Tespiadi dalla città di Tespia, dove parimeuti rendevasi
loro
particolare onore(e) ; Ilissiadi, o Ilissidi, per
lleno nell’ Academia d’ Atene aveano un altare, sul quale pure spésso
loro
si sacrificava ; che i Tespj ogni anno celebravan
i sacrificava ; che i Tespj ogni anno celebravano sul monte Elicona a
loro
onore una festa musicale ; e che Roma avea eretto
ava una dirotta pioggia. Finita questa, volevano le Dce proseguire il
loro
cammino ; ma trovarono chiusa la porta, perchè qu
attanto grandi dissensioni tra’ Frigj ; e dall’ Oracolo : si predisse
loro
, che le medesime non avrebbono cessato, se non pe
i Giove. Non molto dopo vi giunse Mida, il quale pose fine a tutte le
loro
questioni. Ciò erasi presagito fino dalla di lui
mo in tale scienza, che a motivo della medesima fu dagli Sciti creato
loro
re. Egli poi ebbe la temerità di far prova del su
i trattamenti, che Dirce, moglie di Lico, re di Tebe, avea usato alla
loro
madre, s’impossessarono di quella città, uccisero
volgesse indietro gli occhi a guardarla, finchè non fosse uscito dal
loro
Regno, perchè altrimenti la avrebbe nuovamente pe
re (Igino (e) vuole che fosse un Principe della Beozia) tuttavia fece
loro
tutta la possibile accoglienza. Gli anzidetti Num
hè gli Dei fecero nascergli Orione dalla pelle d’un bue, ch’egli avea
loro
sacrificato (f). Ferecide poi dice, che Orione er
Metioche, le quali Diana allevò, e Venere e Minerva arricchirono de’
loro
più preziosi doni. Avvenne, che la Beozia si trov
se non col sacrifizio di due Principesse, le quali avessero tratta la
loro
origine dagli Dei. Le figlie di Orione, per salva
tratta la loro origine dagli Dei. Le figlie di Orione, per salvate la
loro
patria, si trapassarono elleno stesse col ferro i
ato come un uomo favorito dagli Dei. Gli Ateniesi lo chiamarono nella
loro
città al tempo di Solone, ed egli molto giovò ad
imbia, così denominata per avvertire gli uomini della fragilità della
loro
natura, e per far comprendere, che il fine de’lor
esse la Dea Nenia, a cui i Romani aveano eretto un tempio fuori della
loro
città presso la Porta Viminale(b). V’intervenivan
he il Ricinio, abito corto, mezza parte del quale gettavano dietro le
loro
spalle(g). Se il Defonto Romano era persona illus
i, i quali non ancor aveano oltrepassato il quarantesimo giorno della
loro
età ; ma si riposero in certi particolari sepolcr
cri, appellati Suggrundarj(a). I Greci anticamente seppellivano nelle
loro
case(b) ; ne’tempi posteriori lo facevano fuori d
olava. Si onoravano pure in quel tempo gli Dei dell’Inferno, versando
loro
sopra il sepolcro in sacrifizio acqua, vino, latt
cuna di quelle offerte(c). Nelle cene de’morti si parlava molto delle
loro
virtû. Gli Ateniesi non solo lodavano i buoni, ma
si diceva Protelia, perchè celebravasi dalle vergini il dì avanti le
loro
nozze(d). (a). Potter. Archacol. Graec. l. 2.
bbiamo altrove riferito, le giovani solevano coprirsi nel tempo delle
loro
nozze (a). Quando i Romani rapirono le Sabine, al
o delle loro nozze (a). Quando i Romani rapirono le Sabine, alcuni di
loro
destinarono in moglie la più bella di quelle a Ta
o Pasitea, Eufrosine, ed Egiale (e). I moderni Scrittori però diedero
loro
il nome di Talia, Eufrosine, e Aglaia (f). In un
ste forse non furono che tre giovinette, le quali per la vivacità del
loro
spirito, e per la loro bellezza moritarono di ess
e tre giovinette, le quali per la vivacità del loro spirito, e per la
loro
bellezza moritarono di essere denominate le Grazi
nnoverata tralle medesime (h). Non si va d’accordo tra’Mitologi sulla
loro
origine. Servio le fa nascere da Bacco e da Vener
stri(c), non lungi dal Capricorno(d). (5). Leche e Cencreo diedero i
loro
nomi a due porti di Corinto. Cencreo rimase uccis
i figli di Teano si avventarono contro gli altri due per ucciderli. I
loro
colpi andarono falliti, ed essi in vece perirono.
in quella circostanza avea soccorso i suoi figliuoli, li istruì della
loro
nascita, e della trista sorte di Melanippa, la qu
mi, che offerissero sacrifizj a’ Venti. Gli Ateniesì pure innalzarono
loro
un tempio, e gli Spartani sacrificavano ogni anno
Caristio(l). Primachè Eolo comandasse a’ Venti, dicesi che questi tra
loro
così abbiano contrastato, che ne rimasero devasta
Arrossirono gli altri, ed esortandosi scambievolmente, scagliarono le
loro
frecce con disordine e pericolo di nuocere l’uno
(d). Morery Diction. Histor. (1). Gli antichi Romani, primachè le
loro
Deità acquistassero forma umana, adoravano Marte
vano in onore di Romolo (b). Al tempo di quelle Feste supplivano alla
loro
mancanza queglino, che non aveano solennizzate le
doti. Questi si chiamavano dal nome di lei Bellonarj, e assumevano il
loro
ministero con incisioni, fatte nel la coscia o ne
accorno il sangue nella palma della mano per farne una libazione alla
loro
Dea(f). A tanta barbarie si sostituì una semplice
si sostituì una semplice finzione. Quando celebravano la festa della
loro
Dea, correvano per le strade come furibondi, ed e
a sempre di notte, onde nè l’accusatore, nè l’accusato colla presenza
loro
potessero produrre alcuna alterazione sull’ animo
tavano scolpite le leggi, che dirigevano i giudici nel pronunziare le
loro
sentenze. Gli Areopagiti da prima si radunavano s
ebbe asserito la verità(c). Discussa la causa, i giudici deponevano i
loro
voti in due urne, l’una chiamata della morte, e l
adre suo, vinto da Minerva, allorchè le due Divinità gareggiavano tra
loro
nel dare il nome alla nuova città, fabbricata da
i personaggi, di quegli avvenimenti, o di quei luoghi, i quali per la
loro
individuale importanza, richiedessero una più det
per quanto più potemmo, dettagliata ed esplicita, dalla quale venisse
loro
additata la vera configurazione del senso, racchi
a in verso che in prosa, degli autori da noi citati, per mostrare col
loro
autorevole appoggio, quanto fosse vera e reale l’
denze dei pagani, si rattrovano nelle bolge dantesche, coprendo della
loro
maschera oscena i demonii relegati nel baratro, a
eligioni dei popoli dell’antichità, e tutte le Mitologie ànno avuto i
loro
storici, i loro cronisti, i loro scrittori, i qua
oli dell’antichità, e tutte le Mitologie ànno avuto i loro storici, i
loro
cronisti, i loro scrittori, i quali, chi più chi
à, e tutte le Mitologie ànno avuto i loro storici, i loro cronisti, i
loro
scrittori, i quali, chi più chi meno, ànno dissem
i loro scrittori, i quali, chi più chi meno, ànno disseminata, con le
loro
opere antiche e moderne, la conoscenza del culto
ne, un brano di altre opere, le quali venissero ad appoggiare, con la
loro
irrecusabile testimonianza, i fatti, gli avvenime
to i classici, ci hanno trasmesso sui fatti medesimi, nei brani delle
loro
opere da noi riportati. Sarà quindi innegabile, a
nelle più peregrine bellezze letterarie dei elassici, le quali, alla
loro
volta, saranno dal fatto stesso, di cui vengono i
accettino di buon animo la nostra intenzione, che fu quella di esser
loro
utili con l’eterno insegnamento della storia, e f
una delle forme principali del linguaggio intuitivo e figurato della
loro
religione ; forma propria dell’alta antichità, e
’Europa, che prima accoise i germi dell’orientale civiltà, e impresse
loro
un carattere proprio. La sua posizione geografica
al mondo, e sebbene abbiano subite profonde e radicali riforme, nella
loro
essenza vitale, ciò nonpertanto conservarono, nel
conservarono, nella forma esterna, qualche segno caratteristico della
loro
origine. Essi si sono in certo modo perpetuati e
he tutti i culti, tutte le credenze, hanno, siccome già accennammo, i
loro
miti tanto propri e particolari, quanto ereditati
sterà a convincere, con prove di fatto, i nostri lettori, il ricordar
loro
nelle sante pagine della Bibbia l’altare di Bethe
inocchiandosi reverenti innanzi ad idoli fantastici e rozzi, infusero
loro
mentalmente vita e bellezza ; ne cantarono le lod
supremazia incontrastata, nello incivilimeato del mondo antico, dalla
loro
relazione, e dall’ordinamento politico, che furon
ità simboliche, parenti, amiche, rivali come gli elementi lo sono fra
loro
. I poeti stessi dell’antichità si attennero, nell
i lo sono fra loro. I poeti stessi dell’antichità si attennero, nelle
loro
opere, a queste contigurazioni d’incarnazione ; d
osi, vendicativi ; non solo altercano, si provocano, e combattono fra
loro
, ma scendono sulla terra ad ogni piè sospinto, so
à semibarbara, ebbero odii ed amori ; nozze e figli, convenienti alla
loro
divina natura ; si mischiarono attivamente alla v
trato vitale, animatore, onde i personaggi mitici si sviluppano nella
loro
essenza, con tutti i singoli caratteri proprî del
utto vivente, animato, sensibile, e quanto più meravigliosi apparvero
loro
gli astri, i planeti e gli elementi, tanto più fa
parte delle feste e cerimonie onde gli antichi onoravano il culto dei
loro
Numi. Così in primavera noi vediamo le Baccanti,
— Soprannome dato dal Greci a Bacco. per alludere che egli era stato
loro
padre. ed anche perchè era stato allevato sul mon
così la mitologia, nella quale sono esposte le vicende degli dei, le
loro
attinenze cogli uomini, il tutto sotto un velame
lanterna magica ; il mondo è la parete dove si riflettono le immagini
loro
, e nel continuo passaggio le cose più strane si s
, soprattutto della tragedia. Essi furono costretti di abbandonare la
loro
città a causa d’una quantità prodigiosa di rane e
osa di rane e di topi, che si moltiplicarono in modo spaventevole nel
loro
paese, e si ritirarono nella Mandonia. 13. Abdere
uesti ultimi detti anche Galadefagi facevano del latte di giovenca la
loro
principal nutrizione. Fra gli Abieni molti vivean
possa dare sugli Aborigeni delle nette e precise notizie, o fissare a
loro
riguardo una data qualunque. Tutto ciò che ha rig
rens. — Questi due fratelli erano figli di Alaneone e di Calliope. La
loro
madre ottenne da Giove che essi appena fanciulli
ossero divenuti adulti in un giorno, per vendicare la morte del padre
loro
, ucciso a tradimento, dai fratelli di Phelibeo. 3
oeti e scrittori di Achei, Achivi, ec : per denotare i Greci o cosa a
loro
concernente. Così noi troviamo al principio dell’
Nome sotto il quale venivano sovente denominate le sirene, da Acheolo
loro
padre. 51. Achemone o Achmon. — Fratello di Bofal
n briga ed insultavano tutti coloro che incontravano per via. Sènnone
loro
madre, li avvisò di evitare Melampigo, vale a dir
uando i Greci risolvettero di cinger d’assedio Troja, Calcante indicò
loro
il luogo ove si era celato Achille. Allora i capi
i nei diversi combattimenti, e più volte respinsero i Greci fin sulle
loro
navi, ma avendo in un ultimo scontro Ettore, duce
o Dio ricchi sacrifizii per essere liberati da quegl’insetti, che col
loro
moltiplicarsi erano sovente cagione di contagiose
— Di questo elemento fecero i pagani una delle più antiche deità del
loro
culto. Talete di Mileto, e con lui i più antichi
one che, per questi ultimi, era una conseguenza della fertilità della
loro
terra cagionata dalle annuali inondazioni del Nil
Persiani avevano per l’acqua, i quali, secondo Erodoto, spingevano la
loro
superstizione fino a non servirsi dell’acqua nè p
Dee, e più particolarmente a quelle che avevano dei tempî dedicati al
loro
culto sulle montagne, dalla parola greca αϰρος ch
vuto in proporzione di ciò che aveano mangiato, vennero a contese fra
loro
, si dissero delle ingiurie che terminarono con un
orsari rubarono infatti la statua di Giunone e la trasportarono sulla
loro
nave, e misero alla vela, ma tutt’i loro sforzi r
one e la trasportarono sulla loro nave, e misero alla vela, ma tutt’i
loro
sforzi riuscirono vani, dappoichè il vascello non
tatua della Dea, e, offertole un sacrifizio ritornarono a bordo della
loro
nave che questa volta salpò felicemente. Admeta s
Admeta persuase ai Samii che la Dea per punirli voleva abbandonare il
loro
paese e recarsi nella Caria, onde essi ad impedir
enivano a consultare l’oracolo Afaciteo, gittavano in quelle acque le
loro
offerte, senza por mente alla ricchezza o al valo
e Polluce venivano così detti perchè avevano un tempio consagrato al
loro
culto nel recinto da cui partivano coloro che si
e d’una furfanteria matricolata. Essi dettero una luminosa prova del
loro
duplice ingegno nella città di Delto, sia per la
i quel re. Come era impossibile di scoprire o sorprendere i ladri, fu
loro
teso un agguato nel quale cadde Agamede, e da cui
questo nome venivano designate le nove muse, dalla fontana Aganippe a
loro
consacrata. 155. Aganippa. — Figlia di un fiume
r sposare una figliuola di lui. Già le cerimonie nuziali volgevano al
loro
termine, allorquando Agdisto, spinto da gelosia,
eucalione e Pirra prendessero le altre pietre che gettarono dietro le
loro
spalle per ripopolare il mondo. Giove innamorato
stro Diè la cesta a tre vergini in deposto, Ma che non la scoprisser
loro
impose ……………. Ma ben ch’Aglauro avea rotto il con
ungamente felici e contenti, fino a che, superbi delle dolcezze della
loro
unione, ardirono darsi il vanto di amarsi più per
ù perfettamente di Giove e Giunone. Gli Dei allora irritati mandarono
loro
uno spirito di discordia, che fu per essi la sorg
alla storia ed alla discendenza dei medesimi, ed ai fatti che vengono
loro
attribuiti. Noi citeremo in questo articolo i fat
ove rivolto al cielo imprecava gli Dei dicendo che si sarebbe salvato
loro
malgrado. L’orribile bestemmia irritò così fortem
liade lib. VII. Trad. di V. Monti). Entrambi giusti apprezzatori del
loro
personale valore, cessarono dal combattere e si s
dal combattere e si scambiarono dei ricchi doni, che per altro furono
loro
funesti ; poichè il calteo, o budriere che Ajace
i, divenissero in un momento uomini maturi per vendicare la morte del
loro
padre : ciò che essi fecero uccidendo non solo Te
rricchitisi col commercio vivevano nell’abbondanza e nel lusso. Nella
loro
città era un continuo alternarsi di feste e bacca
ono ed adorarono. 263. Alemona Dea tutelare dei fanciulli prima della
loro
nascita. 264. Alemonide Miscelo figlio d’Alemone
ne sopra montagne dettero la scalata al cielo. Omero li distingue fra
loro
chiamando il primo il divino Oto e il secondo il
vano già nove cubiti di grossezza e trentasei di altezza. Fieri della
loro
indomabile forza fisica osarono di portar la guer
llero detronizzar Giove, e osarono perfino di pretendere fossero date
loro
Diana e Giunone. Giove allora mandò lo stesso Mar
, ricorse all’astuzia femminea e cangiatasi in biscia s’intromise fra
loro
, mentre essi stavano su di un carro. Allora i gig
o. Allora i giganti volendo uccideria si ferirono l’un l’altro con le
loro
frecce e morirono entrambi : dopo poco furono da
atto del prigioniero. L’astuzia di cui Diana si serve strisciando fra
loro
in sembianza di biscia altro non è se non la conf
a che armò la mano dei due invincibili e li spinse a distruggersi fra
loro
. Omero racconta che prima che gli Aloidi avessero
rimi che sul monte Licone sagrificarono alle nove muse e consacrarono
loro
quella montagna. 299. Aloo. V. Aloeo. 300. Alopo
ome di Aretusa. V. Alfeo. 302. Alrune. — Nome che i Germani davano ai
loro
Dei Penati. 303. Altea. — Figlia di Testio e mogl
vano. L’arcano legame che le univa in particolar modo alla quercia fa
loro
dare codesto nome di Amadriadi dalle parole grech
Sileni mesce Negli antri e ne’ruscei nozze furtive. Quando alcuna di
loro
alla vita esce, Con lei nasce un abeto, un pino,
. (Trad. di Dionigi Strocchi Queste ninfe testimoniarono sovente la
loro
riconoscenza a coloro che aveano risparmiato le p
ante nelle quali esse abitavano ; come facevano sentire il peso della
loro
vendetta a que’crudeli che avessero respinte le l
re il peso della loro vendetta a que’crudeli che avessero respinte le
loro
suppliche, e a malgrado di queste, avessero sagri
Esse non ricevevano uomini che una volta l’anno ; lasciavano morire i
loro
figli maschi ed educavano con gran cura le femmin
cura le femmine. Uccidevano tutti gli stranieri che approdavano sulle
loro
sponde, percui canta l’Ariosto : …Che quella riv
lmente le Amazzoni furono distrutte da Ercole che fece prigioniera la
loro
regina. Al dire di Cesarotti nelle Dissertazioni,
o il nome di Leone e Dragone, i quali erano strettamente uniti con la
loro
sorella. Da ciò la favola che dà al mostro detto
i animali. Non esisteva alcuna Deità prima che Amore avesse unite fra
loro
le cose, e non fu che da questa comunanza fatta d
rese madre di Romolo e Remo. In seguito i Romani fecero di Amulio il
loro
Dio Marte. 354. Amycla. — Una delle figlie di Nio
raccio fino alle navi Greche, sulle quali essi trasportarono ancora i
loro
Penati, e quanto avevano di più prezioso. Finalme
sensibili alla dolcissima melodia, si collocavano di per se stesse al
loro
posto. A lui ed a Zeto suo fratello, si attribuiv
rra ai Telebani, e li sconfisse con l’aiuto di Cometo figlio Pterelao
loro
re, al quale la figlia taglio un capello d’oro da
e sue acque che i centauri, sconfitti da Ercole, andarono a lavare le
loro
ferite. 435. Anigridi. — Ninfe abitatrici del fiu
oro ferite. 435. Anigridi. — Ninfe abitatrici del fiume Nigro. Veniva
loro
attribuito il potere di dare alle acque di questo
il potere di dare alle acque di questo fiume una virtù contraria alla
loro
qualità naturale. 436. Anima. — I Greci chiamavan
ingere le tre figlie di Anio a seguirlo alla guerra, contando che col
loro
aiuto, l’armata dei Greci non avrebbe mai patito
figlie di Celo avendola trovata in quel luogo la condussero presso la
loro
madre. 466. Anthiope. — La più famosa delle regin
o gli Dei discendevano sulla terra non mostrassero mai agli uomini il
loro
volto, ma si facessero conoscer solo alle spalle
Timete respinse la proposta, e allora gli Ateniesi proclamarono re un
loro
concittadino a nome Melanto, che accettò la sfida
ato, lo imbalsamavano seguendo alla lettera i numerosi articoli di un
loro
sacro cerimoniale ; poscia faceanglisi magnifici
Nome della cerimonia colla quale i Romani annoveravano fra gli Dei i
loro
imperadori dopo la morte. 502. Apostropheni. — Si
adia. — Parte del Peloponneso i cui abitanti si resero celebri per il
loro
amore alla poesia ed alla musica. 516. Arcesilao.
ire di morte la negligente nutrice, ma gli Argivi la tolsero sotto la
loro
protezione. In memoria di questo doloroso avvenim
e latine arx e arca, i Romani davano questo nome al dio destinato nel
loro
culto a presiedere alle piccole città ed agli arm
el fiume, annegavano in esso tutt’i viaggiatori greci che cadevano in
loro
mano ; ma che poi Ercole persuadesse loro di smet
atori greci che cadevano in loro mano ; ma che poi Ercole persuadesse
loro
di smettere la barbara usanza e gittare delle fig
ne d’un salto si gettò in mare e fu salvato da quegli animali che sul
loro
dorso lo portarono a terra. Arione fu ospitato da
o del suo tridente, allorchè sostenne con Minerva la disputa a chi di
loro
due avesse fatto il più ricco presente agli uomin
olte nei giuochi Pitii secondo, raccontano Plutarco e Strabone, nelle
loro
opere. 577. Aristore. — Padre di Argo e figlio di
azione i Lacedemoni adoravano Venere in memoria della vittoria che le
loro
donne avevano riportata sopra i Messeni. 579. Arm
liuole di Taumaso e di Elettra ; altri scrittori dell’antichità danno
loro
per padre Nettuno e per madre la terra. Le Arpie
le Arpie, dicendo che esse predissero ai Troiani il triste fato della
loro
città. Quivi le brutte Arpie lor nido fanno, Che
o la caccia alle arpie e le perseguitarono fino nelle isole Strofadi,
loro
abitual residenza. 590. Arpocrate. — Divinità deg
amente onorare gli Dei. Gli antichi facevano comunemente incidere sui
loro
suggelli una figurina di Arpocrate, volendo così
e avessero voluto dare la scalata al cielo, ma poscia si divisero fra
loro
, e alcuni presero le parti di Giove contro i prop
sere i venti figli di Astreo ; molti fra i più accreditati fanno Eolo
loro
padre e re. 650. Astri. — I Pagani credevano che
che avessero influenza benefica o malefica sopra gli uomini e chè col
loro
apparire e col loro corso predicessero la volontà
za benefica o malefica sopra gli uomini e chè col loro apparire e col
loro
corso predicessero la volontà degli Dei. Da ciò l
o Ata. — Dea malefica che spingeva gli uomini nelle sventure turbando
loro
la ragione. 660. Atella. — Così veniva denominato
a dalla vista d’un serpente, essa si arrestò e fu questa occasione al
loro
riconoscimento. 680. Augia. — Re d’ Elide. Egli s
ria nel suo regno. Ercole per riuscire nello scopo prefisso deviò dal
loro
corso le acque del fiume Alfeo. Però avendo Augia
ortilegio che si compiva coll’osservazione del volo degli uccelli del
loro
canto e della maniera di cibarsi. Presso i Pagani
o un giorno contro i Locri, i quali lasciavano sempre nel mezzo della
loro
armata un posto d’onore per Aiace loro famoso ero
ciavano sempre nel mezzo della loro armata un posto d’onore per Aiace
loro
famoso eroe come se fosse ancora in vita, egli pi
innanzi al quale i Fenici ed i Cartaginesi davano il giuramento della
loro
alleanza : Berith o Beruth significa alleanza. 71
abi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano come il più grande dei
loro
Dei. Nella lingua di quei popoli Baal-Semen signi
ghezza. Non meno celebri si resero gli abitatori di Babilonia, per la
loro
sfrenata libidine, che arrivò al suo maggior punt
, le quali lo seguirono alla conquista delle Indie. Esse facevano sul
loro
cammino risuonare le più clamorose grida, cantand
ro cammino risuonare le più clamorose grida, cantando le vittorie del
loro
dio. Durante la celebrazione dei baccanali, esse,
per lo spazio di 230 anni, ebbero il governo di quella città. Veniva
loro
dato cosiffatto nome di Bacchiadi, perchè un’anti
dato cosiffatto nome di Bacchiadi, perchè un’antica tradizione della
loro
famiglia, li faceva discendere da una figlia di B
ti conosciuti sotto il nome di Bali, i quali si resero celebri per le
loro
infami dissolutezze e brutalità. Giovenale raccon
er le loro infami dissolutezze e brutalità. Giovenale racconta che la
loro
turpe lussuria e gli esecrandi eccessi ai quali s
pe lussuria e gli esecrandi eccessi ai quali si abbandonavano, attirò
loro
la vendetta della stessa dea Cotitto. 740. Ballo.
che furono i soli che li ospitarono. Per ricompensarli, Giove ordinò
loro
di seguirlo su di una montagna, e di là mostrò lo
rli, Giove ordinò loro di seguirlo su di una montagna, e di là mostrò
loro
tutti gli abitanti della borgata, sommersi con le
ola panna, la quale era divenuta un tempio. Giove promise di conceder
loro
tutto che avessero dimandato ; ed essi altro non
i ministri di quel tempio, e di non morire l’uno senza dell’altra. I
loro
voti furono esauditi. Pervenuti ad un’estrema vec
i e poi ne facevano un orrendo massacro. Racconta Strabone che Amico,
loro
re, fu ucciso da Polluce, al quale in compagnia d
e questi animali. In generale gli Egiziani non gli immolavano mai nei
loro
sacrifizii poichè rappresentavano il loro dio Pan
non gli immolavano mai nei loro sacrifizii poichè rappresentavano il
loro
dio Pane con la faccia e le gambe di becco, sotto
ori delle isole Britanniche adoravano sotto questo nome il sole, come
loro
principale divinità. 759. Belbuc e Zeomeeuc. — Pr
nero. 760. Beleno. — Gli abitanti della città d’Aquileia avevano una
loro
particolare divinità adorata sotto questo nome, s
ole di Danao, conosciute comunemente sotto il nome di Danaidi. Veniva
loro
dato talvolta il nome di Belidi da Belo loro zio
nome di Danaidi. Veniva loro dato talvolta il nome di Belidi da Belo
loro
zio paterno. Belide era anche chiamato Palamede,
osi il corpo con le spade, e offerendole il sangue che grondava dalle
loro
ferite. Il popolo aveva i Bellonarii in grande co
dei banchetti : una presiedeva al vino, l’altra alla gozzoviglia. La
loro
denominazione deriva dal latino bibere che signif
Fratello di Cleobe. Entrambi si resero celebri per la pietà verso la
loro
madre e tanto che meritarono dopo la morte gli on
dopo la morte gli onori eroici. Erodoto racconta che dovendo la madre
loro
recarsi al tempio di Giunone su di un carro tirat
a essi si addormentarono e non si svegliarono più, poichè la Dea avea
loro
nel sonno mandata la morte come il sommo dei beni
eneri puledri allegre madri Le convalli pascean. Innamorossi Borea di
loro
, e di destrier morello Presa la forma, alquante n
n uno sterminato numero di torce. I Cartaginesi avevano anch’essi una
loro
Buona-Dea, che comunemente si crede essere Giunon
nterrogarlo sulla sorte dei suoi figli, ne ebbe in risposta che erano
loro
riserbate le più grandi sventure. Allora, afflitt
o Mercurio trovò sul monte Citerone due serpenti che combattevano fra
loro
, e gettò fra di essi la sua verga per separarli.
i attorcigliarono intorno a quella in modo che la parte superiore del
loro
corpo veniva a formare un arco. Mercurio volle in
ndicare l’aria d’onde soffia il vento e con le ali, per alludere alla
loro
paternità (V. Borea.) 884. Calasidie. — Feste cel
sobbedienza, imperocchè i nemici penetrarono per quel passaggio nella
loro
isola e la desolarono ponendola a sacco ed a fuoc
la Spagna, ove generalmente si credeva che i genii malefici facessero
loro
abituale soggiorno in una caverna. 933. Canatosa.
sti animali, volendo con ciò ricordare la sorpresa che i Galli fecero
loro
quand o assediarono il Campidoglio. Al dire di El
argento to, di ferro, di pietra o di legno, non potevano resistere al
loro
. Allora un sacerdote del Dio Canope, volle con un
la devozione degli Egiziani per le capre, stendevasi anche ai caprai
loro
custodi ; tanto che, essendone morto uno, gli abi
Carisie. — I greci chiamavano le tre grazie Cariti ed istituirono in
loro
onore alcune feste, alle quali fu dato il nome di
monie ebbe la sua origine dalla riconciliazione delle dame romane coi
loro
mariti, dopo una lunga discordia, cagionata da un
ntenza del Senato la quale proibiva alle dame di tener cani presso di
loro
. 974. Carmentis-Flamen. — Con questa denominazion
a. — Dea particolare dei fanciulli : essa s’invocava sovratutto nelle
loro
malattie. 977. Carneade. — Figlio di Giove e di E
e : figliuoli valorosi di Giove, titolo che essi si meritarono per le
loro
gloriose azioni ; e la seconda, discendenti di Ti
zioni ; e la seconda, discendenti di Tindaro, re di Sparta, perchè la
loro
madre Leda, era moglie di quel monarca, quando eb
e morivano alternativamente. Essendo stati invitati alle nozze delle
loro
cugine, Febeo ed Ilaijo, essi le rapirono ai loro
ti alle nozze delle loro cugine, Febeo ed Ilaijo, essi le rapirono ai
loro
futuri mariti ; e ciò fu cagione della morte di C
o l’altro apparisce. L’apoteosi di Castore e di Pulluce seguì dopo la
loro
morte, avendo Giove concesso all’immortale Polluc
o. Essi furono annoverati fra i più grandi dei della Grecia, e furono
loro
innalzati due magnifici tempî, uno a Sparta, ove
ad Atene, in memoria d’averla salvata dal saccheggio. Anche a Roma fu
loro
elevato un tempio, ove si prestava il giuramento,
lmente come sacro. Finalmente, si osservavano con grande attenzione i
loro
movimenti ed i loro nitriti, e non eravi alcun’al
inalmente, si osservavano con grande attenzione i loro movimenti ed i
loro
nitriti, e non eravi alcun’altra predizione a cui
ta grandezza non consentiva entrare dalle porte, e collocarono con le
loro
mani nel mezzo della città il fatale simulacro. S
ica con le corna. 1055. Cerasti. — Popoli di Amatunta, celebri per la
loro
crudeltà. Venere li cangiò in torisdegnata del sa
e essi le facevano, uccidendo tutti gli stranieri che transitavano il
loro
paese. 1056. Ceraunio. — Vale a dire fulminatore
di cui aveva ravvicinato le cime per modo che queste, riprendendo il
loro
posto, per forza naturale, fa cevano a brani gli
più accreditati, i mitologi, quanto i poeti ; non si accordano fra di
loro
sulle diverse opinioni in proposito di questa fam
la Terra, quantunque queste due Dee siano completamente distinte fra
loro
. Io poi l’augusta Cerere mi sono, Dei numi e dei
dai pagani che esse fossero movibili e che ingojassero i vascelli al
loro
passaggio. La tradizione favolosa ripete che gli
Allora gli Argonauti offrirono un sacrifizio a Giunone, che concesse
loro
un tempo sereno, ed a Nettuno che rese immobili q
i di naufragarsi ; per modo che gli Argonauti giunsero felicemente al
loro
destino. 1090. Clanippo. — Sacerdote di Siracusa.
ivorata dalle fiere ; ma che queste ne ebbero cura e la nudrirono col
loro
latte. Si crede assai generalmente che sia la ste
ni a Giove sul monte Etna, ove secondo la tradizione, il Dio Vulcano,
loro
capo, aveva la sua officina. Buon numero di essi
al dire dei naturalisti, nudrisce il padre e la madre nel tempo della
loro
vecchiezza ; ed ama svisceratamente i suoi parti.
Ciconi. — Popoli della Tracia : Ulisse, gettato da una tempesta sulle
loro
coste al suo ritorno da Troja, fece loro la guerr
ettato da una tempesta sulle loro coste al suo ritorno da Troja, fece
loro
la guerra, li vinse e mise a sacco la loro città
suo ritorno da Troja, fece loro la guerra, li vinse e mise a sacco la
loro
città capitale, chiamata Imarte. La favola raccon
i personalmente con Ercole ; ma Giove li separò facendo cadere fra di
loro
la folgore. Cigno fu similmente detto un re della
e tanto che essendosi confederato ai trojani nel famoso assedio della
loro
città, egli combattè contro Achille rimanendo ese
ajutò i Trojani in una burrasca che Giunone aveva sollevata contro di
loro
. 1119. Cinarada. — Dette anche Cinaredo, nome che
cangiò tutti i seguaci di lui in majali, orsi ed altri animali, dando
loro
a bere certo liquore di cui Ulisse non volle gust
Romani s’unirono in un sol popolo, dopo la guerra ch’essi ebbero fra
loro
, a causa del famoso ratto delle Sabine. 1193. Clo
li abitanti della città d’Arsinoe, presso il lago Meris, dettero alla
loro
capitale il nome di Coccodrillopoli, ossia città
del bue Api, — V. Api — quei terribili rettili deponessero affatto la
loro
innata ferocia, per non riprenderla che all’ottav
a ferocia, per non riprenderla che all’ottavo giorno. E finalmente la
loro
superstiziosa credenza riguardo a questi animali,
na, avevano in grande rispetto le colombe e non osavano cibarsi della
loro
carne, ritenendo che sarebbe stato lo stesso che
a loro carne, ritenendo che sarebbe stato lo stesso che cibarsi delle
loro
divinità. Anche presso gli Assiri era grande la v
ombe ; ed era generale credenza presso quei popoli, che l’anima della
loro
famosa regina Semiramide, fosse volata al cielo,
Io speciale incarico di vegliare l’infanzia di Giove. Celebravano le
loro
feste suonando il tamburo, saltando e correndo co
255. Coribaso. — Figlio di Cibele, dal quale i Coribanti han preso il
loro
nome. 1256. Coricia. — Ninfa che fu una delle mog
isi da Enea con un sol colpo. Menelao durò gran fatica a ritogliere i
loro
corpi dalle mani dei nemici. 1294. Creusa. — Figl
e nascosta, onde sottrarla agli insulti del vincitore. ….. e men tra
loro
Era la donna mia….. Mentre cosi tra furioso e mes
are le mura di Troja ; ma poi negò ai due numi la ricompensa che avea
loro
promessa. Nettuno per vendicarsi mandò nelle camp
he il mostro compariva, le giovanette del cantone tiravano a sorte la
loro
vita. Appena la figlia di Crinifo toccò l’età in
Si dava questo nome ad una classe d’indovini, i quali prima di dare i
loro
responsi, mangiavano delle foglie di lauro, volen
dei soprannomi di Cerere, come era detto Damastio il decimo mese del
loro
anno. Con poca differenza di giorni, corrisponde
e, il navicellajo dell’inferno, esigeva dalle anime dei morti per far
loro
traghettare l’Acheronte. V. Caronte. Ed ecco ver
50 figlie di Danao, le quali furono nello stesso giorno sposate da 50
loro
cugini germani. Danao, avvisato dall’oracolo ch’e
onizzato dai mariti delle sue figliuole, ordinò a quste di uccidere i
loro
uomini la prima notte delle nozze. La sola Iperne
on una secchia senza fondo. Le Danaidi, furono dette anche Belidi dal
loro
avo chiamato Belo. 1357. Danao. — Figlio di Belo,
e di Minerva ; gli altri di Saturno e di Alciope. Si mise Giove nelle
loro
mani appena venuto alla luce ; ed essi, tutte le
one. Gli abitanti di Platea, celebravano queste medesime feste in una
loro
particolare maniera, in memoria del loro ritorno
queste medesime feste in una loro particolare maniera, in memoria del
loro
ritorno dall’esiglio, e della loro riconciliazion
articolare maniera, in memoria del loro ritorno dall’esiglio, e della
loro
riconciliazione cogli altri greci. 1372. Dedalion
bricava degli automi che camminavano ed avevano ogui altro movimento,
loro
comunicato dall’argento vivo ch’egli vi poneva in
arono al modo di sottrarsi con la fuga all’orribile e lenta morte che
loro
sovrastava, e giovandosi delle sotrigliezze dell’
morte che loro sovrastava, e giovandosi delle sotrigliezze dell’arte
loro
, fabbricarono delle ali che Dedalo attaccò con gr
tanto sulle medaglie dell’antichità, quanto sui monumenti, si vede la
loro
effigie sempre rappresentata con un corno dell’ab
, ove traevano gli abitanti di tutti i paesi circonvicini, per offrir
loro
sagrifizî ed onori solenni ; e dove era generale
vinità è così naturale agli uomini, è così profondamente impressa nel
loro
cuore, che se pure disconoscenti del vero Dio, gl
la specie umana, tali quali essi se li formarono, o alterando ciò che
loro
era rimasto di vero ; o secondo l’impulso delle l
lterando ciò che loro era rimasto di vero ; o secondo l’impulso delle
loro
passioni, delle quali essi non esitarono a crears
he annoverati, dopo la morte, quegli uomini e quelle donne che per le
loro
eroiche azioni avessero meritato di essere annove
ma i re, i pontefici, e le città intere, contribuirono, con tutte le
loro
forze fisiche e morali, all’apoteosi di quegli il
ta sopra altri uomini che avessero esercitato una certa sovranità sui
loro
contemporanei, così Urano e Saturno furono consid
giorni, i più nobili signori dell’aristocrazia romana portavano sulle
loro
spalle quel letto e lo deponevano nel centro dell
la bellissima sposa, e giunti al fiume Eveneo, il centauro Nesso andò
loro
incontro, ed offri ad Ercole di far traghettare i
atto in ogni età, osceno mercato della divinità, facendola servire ai
loro
privati interessi. Delfo era anche il nome di uno
o aver passato sei mesi dell’anno sul monte Parnaso, ritornasse nella
loro
isola, e all’epoca in cui essi supponevano il rit
onii erano divisi in varie classi alle quali appartenevano secondo la
loro
potenza. Al dire di Menandro i pagani credevano f
cogli uomini ; li guidavano nel cammino della virtù ; vegliavano alla
loro
sicurezza ed erano loro di potente aiuto nei peri
ano nel cammino della virtù ; vegliavano alla loro sicurezza ed erano
loro
di potente aiuto nei pericoli. Infine, secondo è
utti gli abitanti della terra, volendo gli dei punir gli uomini delle
loro
colpe. Deucalione e Pirra, sua moglie, furono i s
Deucalione e Pirra, sua moglie, furono i soli esseri umani che per la
loro
virtù sopravvissero alla generale distruzione. Pr
imitivo, i superstiti consultarono l’oracolo di Temi, e questi impose
loro
di gettare un certo numero di pietre dietro le lo
, e questi impose loro di gettare un certo numero di pietre dietro le
loro
spalle, e attendere ciò che ne sarebbe avvenuto.
erimonie si compivano fuori le porte della città e avevano in tutti i
loro
particolari, il carattere di una profonda e dolor
annati al supplizio delle verghe, tutte le volte ch’ei si trovava sul
loro
passaggio. Del sacerdoti di Giove e delle ceri
essario sia disciolto dai legami io schiavo, ed introdotto nella casa
loro
per nasconderlo nel cortile, senza tetti, e poi m
into, nè in altra parte : se alcuno condotto a bastonare, supplice ai
loro
piedi s’inchini, quel giorno il bastonare è sagri
più ancora per la delicatezza delle cortesie che essi scambiavano fra
loro
in questa occasione. 1434. Diattoro. — Dalle paro
i ; possibili ed impossibili ; reali ed immaginarii. Essi fanno delle
loro
deità dei mostri, dànno loro moltiplici, varie e
; reali ed immaginarii. Essi fanno delle loro deità dei mostri, dànno
loro
moltiplici, varie e strane figure ; ne hanno di q
tempo Anflone ed Antiope, che poi fu madre di Zeto ; ma poi caduta in
loro
potere, essi la legarono alla coda di un toro fur
ile drago, che strisciando sull’albero divoro otto passere che con la
loro
madre vi annidavano ; e dopo d’averle divorate fu
o dall’accaduto un favorevole augurio, disse che le otto passere e la
loro
madre divorate dal drago, altro non indicavano se
religioso dei Celti, venivano designate con questo nome. Al pari dei
loro
mariti esse venivano circondate della più alta co
te della più alta considerazione, ed avevano ingerenza nelle cose del
loro
culto. Esse comandavano e regolavano tutto ciò ch
re maritate, vivevano nel tempio a cui erano addette, senza che fosse
loro
permesso d’avere contatto coi loro sposi, meno ch
cui erano addette, senza che fosse loro permesso d’avere contatto coi
loro
sposi, meno che una sola volta l’anno, in un dato
sposi, meno che una sola volta l’anno, in un dato giorno. in cui era
loro
concesso, per qualche ora, di vivere sotto il tet
inistri del culto idolatra presso i Galli Celtici. Questo nome veniva
loro
dalla parola Deru, che in lingua celtica vuol dir
ce Δρὑς perchè essi dimoravano nelle foreste e compivano i riti della
loro
religione sotto quegli alberi. I Druidi aveano so
ti della loro religione sotto quegli alberi. I Druidi aveano sotto la
loro
dipendenza molti altri sacerdoti e ministri di re
ran sacerdote, o capo supremo dei Druidi. L’autorità dei Druidi ed il
loro
potere era onnipossente : essi presiedevano alle
no alle cose dello stato ; intimavano la guerra o la pace, secondo il
loro
talento ; deponevano dai loro uffici i magistrati
imavano la guerra o la pace, secondo il loro talento ; deponevano dai
loro
uffici i magistrati, gli alti e bassi dignitarii,
de il rispetto e la venerazione che si aveva per essi. Essi davano le
loro
lezioni sempre a voce, senza mai vergare parola p
a mai vergare parola per iscritto ; ma facevano imparare a memoria ai
loro
discepoli, un prodigioso numero di oscurissimi ve
i oscurissimi versi, che racchiudevano i principii fondamentali della
loro
teologia, della quale essi non spiegavano taluni
on con grandissima riserba, ed in casi estremamente rari. Tenevano le
loro
scuole negli antri dei boschì, nel mistero delle
tatua in onore di Ebota, e così l’anno seguente, Sostrate di Pellene,
loro
concittadino, fu proclamato vincitore ai giuochi.
iche figlie del re, si offrirono vittime volontarie, onde placare col
loro
sangue innocente lo sdegno degli dei. Appena i lo
onde placare col loro sangue innocente lo sdegno degli dei. Appena i
loro
corpi furono, secondo il costume degli antichi, b
e della Tessaglia, luogo assai fecondo di erbe venefiche, avevano coi
loro
incantesimi il potere di far discendere dal cielo
salvato dai guerrieri Trojani, che lo avevano sorpreso travestito nel
loro
campo, onde spiarne le mosse. Egli pregò caldamen
ano così teneramente ed erano così felici, che, resi orgogliosi dalla
loro
stessa felicità, osarono dire che si amavano più
nde. Circa 25 anni dopo, gli abitanti di Efeso vollero ricostruire il
loro
tempio famoso, e in effetti cominciarono i lavori
in effetti cominciarono i lavori, respingendo persino l’offerta fatia
loro
da Alessandro il Grande, di pagare tutte le spese
sse inciso, in lettere d’oro, il suo nome. Gli Efesiani, gelosi della
loro
nazionalità, non vollero condiscendere alla prete
sandro e continuarono, mediante enormi sagrifizii, la costruzione del
loro
tempio, che essi menarono nuovamente a termine do
cerimonie dette Efestrie, nelle quali i Tebani facevano girare per la
loro
città la statua di Tiresia, che all’andare era ve
ibro V. trad di V. Monti. Avendo Diana fatto sorgere un dissidio fra
loro
, essi morirono entrambi, in seguito alle ferite c
Ateniesi per vendicare la morte del figlio, ed avendoli vinti, impose
loro
un sanguinoso tributo ;quello cioè, che ogni anno
da quel tempo prese il nome di Egeo. Gli Ateniesi per onorare Teseo,
loro
liberatore, annoverarono Egeo fra le divinità mar
guerra degli dei, incatenar Giove e che sarebbero forse riuscili nel
loro
intento, se Teti non avesse persuaso Egeone a met
zione mitologica, si attennero a reggimento repubblicano, eleggendo a
loro
capo Epidauro. Durante il periodo delle guerre pe
icizia gli Ateniesi e gli Egineti, i quali furono poi scacciati dalla
loro
isola, e vedendosi costretti a cercare altrove mi
poca in cui ritornarono in patria, ma non poterono mai ricostruire la
loro
possanza, per quanto gloriosi ed antichi ne fosse
oriosi ed antichi ne fossero i ruderi. Strabone ed Eforo dicono nelle
loro
opere che gli Egineti fossero i primi fra i Greci
luppo allo scambio, e supplire in parte all’infeconda sterilità della
loro
isola. 1587. Egioco. — Soprannome di Giove, che a
o il figlio. Appena pero i primi albori del giorno illuminarono della
loro
luce serena l’orribile incesto gl’inscienti colpe
nimali si erano ricoperti di armature di rame ma Giove sdegnato della
loro
tracotanza stava già per fulminarli, allorchè Ten
i Argiri, i quali quando mori l’ultimo degli Erachidi, che reggeva il
loro
governo, consultarono l’oracolo onde sapere chi a
. Poeti, scrittori, mitologi e cronisti d’ogni sfera, han descritto a
loro
talento i più dettagliati particolari di tali avv
n amara angoscia la gioia di che sembrava aver da principio sparsa la
loro
esistenza. Un bel giorno Paride, figlio di Priamo
vvenuta qualche tempo dopo, epoca in cui i Greci la scacciarono dalle
loro
città, ed essa prese rifugio presso Polixa regina
empio, due draghi s’insinuarono sino ad essi, e senza danno lambirono
loro
le orecchie. Da quel giorno i due amanti divenner
adorata dagli Ateniesi, i quali avevano, nella piazza maggiore della
loro
città, un tempio a lei dedicato. Tutti coloro che
Polluce, Esculapio, ed altri, fossero iniziati a quei misteri, per il
loro
merito personale. 1629. Eleuslo. — Così aveva nom
annettevano a questa parola la stessa significazione che i Latini al
loro
liber pater. 1634. Eleuto. — Dalla parola greca ῖ
ete a traverso il velo di una bellissima allegoria, che anche dopo la
loro
metamorfosi, quelle pietose continuarono a piange
loro metamorfosi, quelle pietose continuarono a piangere la morte del
loro
caro, e che le gocce di ambra che il tronco dei p
pioppi trasuda continuamente, altro non sono che le lagrime che, nel
loro
dolore, versano ancora quelle affettuose sorelle.
i Fenici il portare ogni 100 anni in Eliopoli i corpi imbalsamati dei
loro
parenti e render loro gli onori del rogo. Da ques
ni 100 anni in Eliopoli i corpi imbalsamati dei loro parenti e render
loro
gli onori del rogo. Da questo costume religioso è
celeste soggiorno, trascorressero il tempo in occupazioni degne della
loro
grandezza. L’ombra di Achille, combatte le belve
ità, ripetono che gli abitatori degli Elisi, avessero in premio della
loro
virtù sulla terra, tutte le più raffinate lascivi
dorare sotto la figura di Giove e di Giunone. Gli dei, sdegnati della
loro
stolta superbia, li cangiarono entrambi in due mo
si venivano così denominati i sacerdoti addetti al servizio di alcune
loro
particolari divinità. 1670. Encelado. — Il più fo
tida nutrice Cajeta e il suo fedel seguace Miseno. Enea ad onorare la
loro
memoria impose il nome della prima ad una città e
i Rutoli, nei quali non era ancora sopito il rancore per la morte del
loro
re Turno, collegatisi con Mezenzio re dell’Etruri
donia, contrada dell’Etolia, da cui presero quei governanti, e tutt’i
loro
discendenti, il nome di Eolidi. Eneo sposò in pri
comandasse i Miseni ausiliarii dei Trojani nel decenne assedio della
loro
città. Achille lo uccise sulle rive del fiume Xan
adizione, gli abitanti arrestarono il corso per condurne le acque nei
loro
poderi, credendo così di renderli fertilissimi ;
deri, credendo così di renderli fertilissimi ; ma furono delusi nelle
loro
speranze perchè quelle acque guastarono interamen
usi nelle loro speranze perchè quelle acque guastarono interamente le
loro
campagne, a cagione delle fosse fatte dalla corre
campagne, a cagione delle fosse fatte dalla corrente, per modo che le
loro
terre divennero affatto inatte alla coltivazione.
i Enoe volendo additare coloro ch’erano stati a sè stessi causa delle
loro
sciagure. La tradizione mitologica ricorda di un’
uccisi se riuscivano perditori. Al dire di Pausania e di Pindaro nei
loro
scritti mitologici, furono fino a tredici coloro
di dodici figliuoli sei maschi e sei femmine, che si maritano fra di
loro
e che altro non sono che i dodici venti principal
e Vulcanie, e poi cangiarono questo nome in quello di Eolie, da Eolo,
loro
re. V. l’articolo precedente. Al dire di Omero, u
gio, che fece perire gran numero dei suoi compagni nel ritornare alle
loro
patrie. 1716. Epibati. — Era questo il vocabolo c
ebravano con gran pompa in onore di Cerere, in ringraziamento di aver
loro
insegnato l’agricoltura. 1721. Epicrene. — Ossia
essi. I sacerdoti Epuloni godevano del privilegio di vedere esenti le
loro
figliuole dall’essere Vestali ; e a somiglianza d
gliere il frutto sanguinoso dell’odio. Gli Eraclidi dopo la morte del
loro
persecutore, si resero padroni del Peloponneso, m
del Peloponneso, ma poco tempo dopo la peste decimò siffattamente il
loro
esercito, che essi spaventati ricorsero all’oraco
n sarebbe cessata se non quando essi avessero prontamente eseguita la
loro
ritirata, cosa che fecero immediatamente. Trascor
strano avvenimento. È detto che gli Eraclidi prima d’intraprendere la
loro
spedizione, avessero consultato l’oracolo, e che
oro spedizione, avessero consultato l’oracolo, e che questo imponesse
loro
di prendere per capo un uomo che avesse tre occhi
Essi, allora, ritennero Ossilo come inviato dai numi e lo scelsero a
loro
capo e sotto i suoi ordini, non mancando egli nè
e, volendo dinotare che gli sposi dovessero vivere sempre in pace tra
loro
. La parola Eratelea significa donna perfetta e si
ente di stabilire la origine greca degli eroi favolosi, imperocchè le
loro
asserzioni non potrebbero avere altro intendiment
erli battuti con la sua clava, ne fece alcuni prigionieri e dopo aver
loro
tagliato il naso e le orecchie, li rimandò impone
oro tagliato il naso e le orecchie, li rimandò imponendo dicessero al
loro
re esser quello il tributo che i Tebani intendeva
li si chiama Airone, nome greco che Esiodo ed Omero ci ripetono nelle
loro
opere, essenzialmente greche. Una volta il period
attendo contro le Amazzoni ; egli si impadroni del famoso scudo della
loro
regina. Il conquisto dei buoi di Gerione è un’alt
ne degli uccelli del lago Stinfalo os sia delle Arpie le quali con la
loro
prodigiosa quantità, oscuravano il sole. In prosi
ci presenta come figlio di Giasone. Gli Argonauti scelsero Ercole per
loro
capo ma egli ricusò quest’onore temendo di maggio
ogara, re dei Driopi, e tutti i suoi figli con lui, per punirli della
loro
ribellione. Al suo passaggio per Itone. Ercole fu
i viaggiatori, che transitavano per quella città, onde innalzare coi
loro
cranî un tempio al nume suo padre. Ercole andò in
se Euriteo e i tre figli di lui, e si rese padrone della capitale dei
loro
stati. Dopo aver dato la sepoltura a Ipposo, figl
ende Fenicie ed Asiatiche, che sopraccaricarono inevitabilmente della
loro
impronta particolare il colossale profilo del dio
rtali abitatori dell’olimpo. Gran numero di vasi antichi ci hanno nei
loro
bassorilievi trasmessa l’apoteosi d’Ercole, in cu
lla dea. Esse godevano di tanta pubblica venerazione che gli anni del
loro
sacerdozio servivano di data nei pubblici monumen
he egli aveva carissime. Però le quattro giovanette si amavano fra di
loro
con tanta tenerezza, che si erano scambievolmente
ro, nell’istesso tempo, la vita. Gli Ateniesi in commemorazione della
loro
gratitudine a questo loro re, che per il bene com
vita. Gli Ateniesi in commemorazione della loro gratitudine a questo
loro
re, che per il bene comune non aveva esitato un m
sacerdoti del suo paese, temendo, non senza ragione, il potere della
loro
grave preponderanza nelle cose dello stato. 1772.
tempio di Venere. Dopo la sua morte i Siciliani chiamarono una delle
loro
montagne col nome di Erice, e tributarono gli ono
Egli narra che le vittime andavano senza esser guidate ad offrire il
loro
collo al coltello del Flamine sagrificatore ; che
tera, ed una tradizione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella
loro
città da Tiro per mare, e che entrata nel mare Jo
lli e formare una corda, avrebbero senza fatica tirato la statua alla
loro
spiaggia. Però le donne di Eritera, non vollero a
. Però le donne di Eritera, non vollero acconsentire a sacrificare la
loro
capigliatura. Allora le donne Tracie che servivan
esero a quanto imponeva il sogno del pescatore, e fatta una corda dei
loro
capelli, tirarono la statua di Ercole nella città
strettamente, supplicò gli dei perchè le concedessero la grazia che i
loro
corpi ne formassero uno solo. Da ciò la tradizion
la Ermete significa interpetre o messaggiero. Gli Ateniesi, e dopo di
loro
tutti i popoli della Grecia, rappresentavano Merc
e : Così in Euripide ed Ovidio. Però questi due autori discordano fra
loro
in un sol punto di tutta questa tradizione. Secon
ebri con una serie di azioni gloriose ed insieme utili e benefiche ai
loro
concittadini. Per altro, vi ha negli scrittori de
na specie di pompa funebre, nella quale si celebrava la memoria delle
loro
imprese gloriose. Erodoto stesso è della medesima
rascinò nel mare le incaute ninfe. Nettuno, mosso a compassione della
loro
disgrazia, le cangio in quelle isole conosciute s
o e Panacea. Avendo preso parte alla spedizione degli Argonauti, rese
loro
dei grandi servigi curando i feriti e gli ammalat
se della dea Pallade Minerva, forse perchè esse compievano i riti del
loro
culto, nel più profondo silenzio. 1830. Esimnete.
dei figli non avessero esposto alla voracità del mostro, quello tra i
loro
figliuoli che la sorte designerebbe. E la sorte v
on questo nome i Galli adoravano una divinità che si suppone fosse il
loro
dio della guerra. Quei popoli sagrificavano a que
l dire di Luciano nelle sue che dell’antichità, i Galli spingevano la
loro
barbara superstizione fino a svenare sulle are di
a superstizione fino a svenare sulle are di questa truce divinità, le
loro
mogli e i loro figliuoli onde rendersela favorevo
fino a svenare sulle are di questa truce divinità, le loro mogli e i
loro
figliuoli onde rendersela favorevole. Si dipingev
infatti penetrarono nel giardiuo dell’Esperidi, e le trafugarono sui
loro
vascelli. Ercole li sorprese sulla spiaggia, ed a
Ercole li sorprese sulla spiaggia, ed avendo appreso dalle rapite, la
loro
disgrazia, uccise i corsari, e restitui le tre fi
o disgrazia, uccise i corsari, e restitui le tre figliuole ad Atlante
loro
padre. Questo principe in ricompensa donò ad Erco
e allontanare le calamità di cui gli abitanti credevano minacciata la
loro
città. In quanto all’espiazione dei luoghi sacri
In queste cerimonie s’invocava la protezione dei numi e si offerivano
loro
dei donativi per averli propizî. 1841. Esta. — No
primogenito di Edipo e di Giocasta e fratello di Polinice. Quando il
loro
genitore ebbe abdicato il trono di Tebe, Eteocle
ine col duello dei due fratelli, che restarono entrambi vittime della
loro
inimicizia. Le roi quì semble mort, observe tous
innalzare un tempio alle tre Grazie, e ad istituire le cerimonie del
loro
culto. Per questa ragione, egli era riguardato co
Divenuto adulto, Etolo si ritirò presso i sacerdoti cureti e dette al
loro
paese il nome di Etolia. 1858. Etosea. — Nome di
è che questi fecero del terribile avversario il bersaglio vivente dei
loro
colpi ; ma l’eroico valore dei guerrieri greci fu
— Fu uno dei principali capi dei Trojani nel memorabile assedio della
loro
città. Era figlio di Penteo, e mori sotto le mura
mmo benefattrici ; e nella città di Atene fu con questo nome inalzato
loro
un tempio in prossimità dell’Areopago. Minerva
vamente i principali ministri delle cerimonie del culto di Cerere. Il
loro
sacerdozio aveva per ogni individuo la durata di
lla città di Reggio, per nome Aristano onde sostenere una sfida nella
loro
arte, avvenne strada facendo che una corda del li
spinti da una tempesta sulle spiagge del suo regno, egli avesse dato
loro
un naviglio onde servirsene di scorta, e avesse l
egli avesse dato loro un naviglio onde servirsene di scorta, e avesse
loro
additato il modo di schivare gli scanni di sabbia
i Argonauti spinta da una burrasca sulle spiagge della Libia, apparve
loro
un tritone in forma umana e disse che mediante un
in forma umana e disse che mediante una ricompensa, avrebbe mostrato
loro
una via più sicura e sgombera di scogli. Giasone
degli aligeri destrieri e lo mandò innanzi agli Argonauti, ordinando
loro
di seguire esattamente la via che avrebbe percors
orto da Achille, si fecero tutti uccidere, difendendo il cadavere del
loro
capitano. 1905. Euristeo. — Figlio di Steneo e di
nime dei morti. Se ne distinguevano tre specie marcate e distinte fra
loro
, sebbene impresse tutte dello stesso carattere. L
he si praticava per chiamare gli dei, quando si credeva necessaria la
loro
presenza in un dato luogo, non attribuendo la cre
a potere di far discendere gli dei, nel luogo ove si credeva utile la
loro
presenza : e quando il pericolo per cui si evocav
o, si cantavano degli altri inni, specie di saluto, coi quali si dava
loro
commiato. Al dire di Plinio, gli Etrurî evocavano
funti. 1923. Evoè. — Grido che ripetevano le baccanti nelle feste del
loro
dio. V. Evan. Esse dicevano propriamente Ecohe Ba
giata divinità, si ebbe in risposta che dovevano ricevere Bacco nella
loro
città con solenni pompe e pubbliche cerimonie. Al
e di mostro, chiamato la Fama, affinchè rendesse noto all’ universo i
loro
delitti. È questa fama un mal, di cui null’ altr
on un culto regolare. 1938. Fame. — I pagani mettevano la Fame fra le
loro
divinità, insieme alle malattie, ai travagli, all
io sacro a quella dea. I fanatici s’incidevano le braccia in tutta la
loro
lunghezza con un coltello, e in cotal guisa offri
tà, l’uccisero e impadronitisi dei famosi destieri li condussero seco
loro
. In quinto luogo era mestieri che Troilo, figlio
batterono il sepolcro di Laomedonte, allorchè fecero nelle mura della
loro
città una breccia che dette passaggio al famoso c
olino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno dei
loro
dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cronisti
a statua nel tempio stesso in cui si veneravano Romolo e Remo dopo la
loro
apoteosi. 1962. Feacidi — Al dire di Omero così a
uei popoli, i quali dopo averlo colmato di doni, lo fecero, sopra una
loro
nave, passare nell’isola d’Itaca, e narra la trad
e dio del mare ; onde egli avrebbe fatto perire fra le acque, uno dei
loro
migliori vascelli, nel giorno che avrebbe fatto r
ciato un mortale nella sua patria. Se non che Alcinoo a ragionar tra
loro
Prese in tal foggia : oh Dei ! colto io mi veggo.
ù nell’avvenire ricondotto alcun forestiere che fosse approdato nella
loro
isola. E così fu fatto. 1963. Febade — Nome che s
à di rinascere dalle proprie ceneri. Gli egiziani ne fecero una delle
loro
divinità, adorandolo sotto la figura di un uccell
o, S. Ambrogio, S. Cirillo, S. Epifanio ed altri, si sono avvalsi nei
loro
scritti di questa credenza pagana del risorgiment
ro fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto uno dei
loro
principii ; cosa la quale viene altamente in appo
nemente presso i romani un tal soprannome a Giove, come vincitore dei
loro
nemici che aveva abbattuti col terrore. Altri scr
nno, che erano consacrati agli dei ; e durante i quali si facevano in
loro
onore feste, cerimonie e sacrifizi d’ogni sorte.
pio le Ferie Latine duravano due soli giorni poi tre, e finalmente il
loro
periodo fu fissato a quattro giorni ; durante i q
toni di cui erano armati ; e allora fu che il dio legislatore, impose
loro
di servirsi sola mente di bastoni di Ferula, impe
on essere governati dalla solita mano che li guidava, si sviarono dal
loro
ordinario cammino, e salendo ora troppo alto, min
ono cangiate in pioppi per aver pianto troppo lungamente la morte del
loro
fratello — V. Eliadi. La scorza intanto tutte le
ratello — V. Eliadi. La scorza intanto tutte le circonda. E toglie a
loro
il volto e le parole : Il pianto no, che più che
ole, e della ninfa Neerea. Esse erano le custodi delle mandre, che il
loro
immortale genitore possedeva in Sicilia — V. Lamp
a allo splendore del Sole e Lampezia a quello della Luna. Neerea poi,
loro
genitrice, raffigurava la gioventù, le cui figlie
immaginativa che avevano i pagani per tutto ciò che si collegava alle
loro
religiose credenze. È scritto che i parieggiani d
no Pisistrato, volendo che gli ateniesi lo avessero riconosciuto come
loro
re, avessero rivestito la bella Fia degli stessi
. 2001. Figliuoli degli del. — Presso i pagani, e particolarmente dai
loro
cronisti e poeti, si dava codesta qualificazione
dei detti Epidoti e molte altre divinità, di cui parleremo secondo il
loro
ordine alfabetico, avevano presso i romani la par
ma valse a dimostrare l’immenso amore che essi portavano a Cartagine
loro
patria. Fra gli abitanti di Cirene e quelli di Ca
ntrarono coi Cerenesi quando avevano percorso un ben lungo tratto del
loro
territorio. Senonchè, quelli di Cirene pensarono
lli Fileni, quante volte essi non avessero accettato di ritornare sui
loro
passi. Ma gli eroici fratelli, ricusarono recisam
e le due giovanette figliuole di Pandione re d’Atene, rinomate per la
loro
estrema bellezza. La cronaca mitologica narra di
rinomate per la loro estrema bellezza. La cronaca mitologica narra di
loro
un truce fatto. Avendo Tereo, re di Tracia, sposa
re di Pausania, le due sorelle a cui le terribili vicissitudini della
loro
vita, avevano completamente distrutta la serenità
enità dell’anima, morirono entrambe dopo qualche tempo, consumate dai
loro
amarissimi ricordi ; e ciò diede motivo alla cron
o, in ricompensa delle sue larghezze, lo liberarono dalle arpie dando
loro
la caccia. Diodoro nelle cronache dell’ antichità
ei templi pagani presso i romani e i greci, racchiudeva le statue dei
loro
fiumi ; e specialmente in Grecia ed in tutto l’ I
a non vi erano che ben pochi templi, nei quali oltre al simulacro dei
loro
fiumi non vi fossero degli altarî a questi consac
te dell’Egitto, il fiume Nilo che era uno dei più venerati numi della
loro
religione ; a motivo degl’immensi vantaggi che es
uta a Numa Pompilio ; e secondo Plutarco a Romolo. Al principio della
loro
istituzione, i sacerdoti Flamini erano tre ed ogn
mini godevano di molti previlegi e fra gli altri di quello d’avere le
loro
figliuole, esenti dall’ essere scelte come Vestal
icolo precedente. — Al dire di Pausania furono questi popoli e non il
loro
re Flegia che incendiarono e saccheggiarono il te
ti, dalla peste, e finalmente dal fuoco del cielo che piovve sopra di
loro
. Un moderno scrittore è di avviso che a questi po
Un moderno scrittore è di avviso che a questi popoli Flegiani, e con
loro
a tutti gli empi e sacrileghi che le cronache del
quali ad istigazione della matrigna erano in continua dissenzione fra
loro
. Avvenne un giorno, che Foco giuocando con Telamo
così gravemente al capo il piccolo Foco che l’uccise sul colpo. Eaco,
loro
genitore, informato del fatto e conscio delle con
ichi popoli della Tessaglia, credevano che essi avessero tratta la la
loro
origine da quest’insetti, e propriamente dalle fo
Toriglioni. 2052. Forza. — I pagani ne avevano fatta un’altra delle
loro
tante divinità, alla quale seguendo la configuraz
o tante divinità, alla quale seguendo la configurazione simbolica dei
loro
miti religiosi, davano per madre la dea Temide, e
or suo di far subire l’ istessa sorte ai figli di Frisso, senonchè la
loro
madre Calciope li sottrasse alla funesta sorte ch
ione e della ignoranza, fomentata presso i pagani dalla impostura dei
loro
sacerdoti, era comune alla Grecia, ove si credeva
paternità di queste ministre dell’ ira dei numi, ciascuno assegnando
loro
quei genitori che parve meglio convenissero al lo
ascuno assegnando loro quei genitori che parve meglio convenissero al
loro
carattere ed alle funzioni a cui erano addette. I
lutone, dio dell’ Inferno, e sorelle delle Parche. Nè solamente sulla
loro
paternità si trova, come vedemmo, grande disparit
vendicatrici, Dee benefattrici, Dire, o Diree ec. ec. In quanto alle
loro
attribuzioni, tanto sulla terra quanto nel regno
d inesorabili, e come sacerdotesse della vendetta degl’ immortali. Il
loro
ministero era quello di punire i delitti e le col
sso i Sicioni, secondo che riferisce Pausania, si faceva ogni anno la
loro
festa, e in quel giorno si sacrificavano alle Fur
sacrificavano alle Furie un buon numero di pecore pregne ; e venivano
loro
offerte corone e ghirlande di fiori, e specialmen
temuto recinto, venivano assaliti da una specie di furore, che faceva
loro
perdere la ragione. Un altro non meno famoso tem
nel Peloponneso ; il primo nel luogo stesso ove esse cominciarono la
loro
tremenda persecuzione contro di lui ; e l’ altro
ostrate meno avverse. Nei sacrifizi che si facevano alle Furie veniva
loro
offerto il narciso, il ginepro ed il zafferano ;
ie veniva loro offerto il narciso, il ginepro ed il zafferano ; e sui
loro
altari si svenavano conemente delle tortore e del
ella sua tragedia intitolata le Eumenidi, queste divinità in tutto il
loro
spaventevole apparato, e fu tale l’ impressione d
omi di Galassia e di Galizia, i quali sono del tutto differenti nella
loro
etimologia. 2074. Galassie. — Feste consacrate ad
cronisti della favola vogliono, che le feste Galassie prendessero la
loro
denominazione, dal costume che avevano i pagani,
cronache dell’antichità che cotesti sacerdoti di Cibele, traevano la
loro
denominazione da un fiume nella Frigia, chiamato
rotalo, e raccogliendo le elemosine che essi chiedevano in nome della
loro
dea, e distribuendo immagini, filtri e rimedi per
ù abbietta della plebe, e siccome rispondevano alle varie dimande che
loro
venivano fatte, servendosi di una specie di ritmo
onotono, così si diceva comunemente che i sacerdoti galli rendevano i
loro
oracoli in versi. Da ciò, al dire di Plutarco, ne
li oracoli. Cicerone aggiunge, che i sacerdoti galli conducevano seco
loro
delle vecchie, ritenute come altrettante incantat
oti galli, avevano una gran quantità di obblighi e di doveri, imposti
loro
dal culto della loro fanatica religione. Per esem
a gran quantità di obblighi e di doveri, imposti loro dal culto della
loro
fanatica religione. Per esempio essi non potevano
tto il giorno nel quale si fossero trovati a vedere un corpo morto. I
loro
sacrifizii non potevano essere d’ altre vittime,
e d’ altre vittime, che di capre, di pecore, di vacche e di tori. Era
loro
espressamente proibito di sacrificare dei maiali
di questi volatili, riguardando come impuro e maledetto quello, fra i
loro
compagni, che ne avesse toccato uno, anche inavve
Gange. — Fiume delle Indie ritenuto da quegli abitanti come una delle
loro
più possenti divinità, e che essi adoravano con u
quel fiume erano considerate dagl’ Indiani come sacre e si attribuiva
loro
ogni più segreta, e sconosciuta virtù. 2086. Gani
ini, i quali rispondevano alle differenti interrogazioni che venivano
loro
fatte, senza muovere le labbra, per modo che semb
tributarono a quest’animale, del quale fecero una delle divinità del
loro
culto, adorandola assai di sovente sotto la sua f
suo nome prese quella di Gelone, popoli che si resero celebri per la
loro
forza e pel loro coraggio, che li fece generalmen
uella di Gelone, popoli che si resero celebri per la loro forza e pel
loro
coraggio, che li fece generalmente ritenere come
lejo, i pagani ritenevano ancora che le anime dei defunti apparissero
loro
soventi volte sotto la figura di altrettante Geni
ra di altrettante Geni, prendendo cura di quelli che rimanevano della
loro
famiglia ed erano pacifici e consolatori. Altri p
i altri si dava il nome collettivo di dei Mani, alludendo sempre alla
loro
trasfigurazione nelle anime dei morti. Si dava an
non avevano più di un cubo di altezza e che fossero discacciati dalla
loro
patria da una immensa quantità di grù. Al dire de
a fra questi due principi e che essi tenevano a vicenda le redini del
loro
governo. È detto ancora, che Saturno, per mostrar
i. Al dire di Macrobio, i pagani invocavano il dio Giano in tutti i
loro
sacrifizi, ritenendo per fermo che egli fosse sta
r fermo che egli fosse stato il primo ad istituire i sacri riti della
loro
religione, e a fabbricare i templi. Plutarco, nel
agl’italiani l’agricoltura, contribuendo per tal modo largamente alla
loro
civilizzazione : e l’altra perchè Giano essendo g
iano Quadrifronte avevano una porta e tre finestre sopra ognuna delle
loro
facciate, le quali indicavano le quattro stagioni
imo dell’anno, con tutti i contrassegni della più pazza allegria. Era
loro
costume offerire in quel giorno a Giano delle ces
o, Epimeteo ed Atlante. I grecî riconoscevano Giapeto come capo della
loro
schiatta, e ritenevano non esservi cosa più antic
l’isola di Lenno. Poi che le ardite femmine spietate Tutti li maschi
loro
a morte dienno. Ivi con segni e con parole orna
Minerva e Giunone stessa, sempre per proteggerlo, convennero fra di
loro
di fare che Medea, figlia di Aete, si fosse innam
una grossa pietra, onde essi ciechi di furore, vennero alle mani fra
loro
, e si distrussero gli uni cogli altri. Compiuta q
si servirono gli Egiziani ed i Caldei, per esprimere senza parlare i
loro
pensieri. La parola Gieroglifici deriva da due vo
ani quando cominciarono a servirsi di questo mezzo per comunicarsi le
loro
idee senza parlare, cominciarono, per disegnare e
’insegnamento dei novizi per tutto ciò che riguardava i misteri della
loro
dea. Essi erano tenuti in grande considerazione.
itto in varie cronache dell’antichità, che i Gierofanti avevano fra i
loro
obblighi quello di vivere nel celibato. Altri scr
erdotesse similmente consacrati a Cibele od Ecate, le quali avevano i
loro
riti e le loro incombense pel servigio della dea,
mente consacrati a Cibele od Ecate, le quali avevano i loro riti e le
loro
incombense pel servigio della dea, completamente
o la spiegazione al popolo ; come facevano di tutta la dottrina della
loro
religione. Finalmente altri, ed il cronista Suida
e ai nostri lettori, che sehhene vi siano molti autori i quali, nelle
loro
opere, danno il nome collettivo di Titaui ai Giga
forza straordinaria, e di una struttura mostruosa, proporzionata alla
loro
smisurata altezza Gli vedevam da lunge in su l’a
nvece di gambe. Essi a cui niuna umana potenza resisteva, spinsero il
loro
orgoglio fino a far guerra agli dei ; e nell’inte
proposito di questa favolosa scalata, che i figli della Terra, nella
loro
cieca superbia, tentarono contro il cielo, noi se
essa, fanno continua menzione di uomini che si resero celebri per la
loro
gigantesca figura. Cosi, al dire di Virgilio, Tur
alcuni, le cui atletiche forme, e la forza straordinaria, permetteva
loro
di lanciare delle pietre di tale grandezza, invan
cchi, coperti di quel sangue che essi a vicenda facevano grondare dai
loro
corpi ; ella, quasi pazza di dolore, svelse dal c
obbe alcuna seria conseguenza. 2158. Gioja — I pagani avevano fra le
loro
divinità, personificata anche la Gioja, alla qual
repubblica aveva di sovente a soffrire qualche danno, esposero questa
loro
osservazione al senato, affinchè ne venisse indag
un assordante rumore, esegueudo così il comando di Rea, la quale avea
loro
imposto di soffocare colle loro grida i vagiti de
così il comando di Rea, la quale avea loro imposto di soffocare colle
loro
grida i vagiti del neonato, affinchè Saturno non
storici, i filosofi e i cronisti dell’antichità hanno parlato, nelle
loro
opere, del Giove pagano assai diversamente di que
si fosse fatto poi conoscere dagli Arcadi, ed avesse esercitato su di
loro
un potere quasi misterioso, e li avesse a poco a
i misterioso, e li avesse a poco a poco ammaestrati, spargendo fra di
loro
i benefici semi di una civiltà primitiva e conduc
re, ovvero del Cielo, lo chiamarono Giove, e ne fecero la prima delle
loro
divinità. Le cronache dei tempi favolosi ci ammae
pretendono che una tal divisione, fosse quella che stabilirono fra di
loro
i figliuoli di Noè. Altri vogliono che essendosi
i per tutta la terra, avessero indefinitivamente esteso i confini del
loro
impero ; il quale non solo abbracciava la Tracia,
tà onnipotenti, ed esclusivamente indipendenti l’una dall’altra nelle
loro
attribuzioni. Secondo riferisce Pausania, codesta
adre d’Enea, li spinse a questa risoluzione, che fu poi cagione della
loro
salvezza, per mezzo di un prodigio. ……e la mater
i di Samo, e quelli di Argo, erano del continuo in dissenzione fra di
loro
, perchè si disputavano l’onore della nascita di G
ONEA. Giove e Giunone non vissero lungo tempo in buon’ armonia fra di
loro
; a causa della insopportabile gelosia di lei ; d
a credenza fu maggiormente avvalorata presso i romani, allorquando il
loro
re Numa Pompilio, proibi a tutte le donne pubblic
tughe ecc. Siccome nel culto dei pagani, essi attribuivano a tutte le
loro
divinità un qualche speciale incarico ; così le c
nza generalizzata presso gli antichi, che tutte le donne avessero una
loro
Giunone particolare e tutti gli uomini un genio.
te protettrice . Presso i greci le donne giuravano comunemente per la
loro
Giunone, e questo giuramento era ritenuto come sa
anche nei misteri Eleusini. Le donne gioravano ordinariamente per le
loro
Giunoni, e gli uomini per i loro genii V. Giunoni
onne gioravano ordinariamente per le loro Giunoni, e gli uomini per i
loro
genii V. Giunoni. Sotto il governo degl’imperator
o e notte con gli uomini d’ogni età e d’ogni condizione, e insegnando
loro
le sue leggi. Durante l’età d’argento, ella non s
fu seguitato ; e ai funerali dei ricchi s’immolavano gli schiavi che
loro
avevano appartenuto. Però a misura che la civiltà
fu introdotto il costume di far che gli schiavi combattessero fra di
loro
, piuttosto che ucciderli come bestie. Da ciò ne v
ubblicamente esercitata. Generalmente i gladiatori si servivano nelle
loro
lotte di una spada corta e larga ; specie di bran
ba della spiaggia, vide saltare quei pesci come se fossero ancora nel
loro
naturale elemento. Colpito da quel fatto per sè s
auco, rese le cavalle di lui furiose al punto, che fecero in pezzi il
loro
padrone. Ma non cadde si forte ad altre belve Am
ordini del famoso Sarpedone, soccorsero i Trojani nell’assedio della
loro
città. Suo padre, al dire di Omero, al momento de
o contro di lui. Però non potendo fare entrambi a meno di compiere il
loro
dovere, uno fra le fila dei greci, e l’altro fra
fila dei greci, e l’altro fra quelle dei trojani, essi scambiarono le
loro
armi, volendo con ciò dimostrare che se pure nemi
a Arriano, l’arte della divinazione era così naturale, che perfino le
loro
donne e i loro fanciulli eseguivano gl’incantesim
te della divinazione era così naturale, che perfino le loro donne e i
loro
fanciulli eseguivano gl’incantesimi e predicevano
corso all’oracolo, il quale rispose che la pace sarebbe ritornata nel
loro
paese, per mezzo di un re che fosse venuto ad ess
stavano in attenzione del compimento dell’oracolo, videro andare alla
loro
volta Mida con suo padre e con sua madre, seduti
cui accennava l’oracolo, lo elessero re, ed egli pose fine a tutte le
loro
dissensioni. Mida in riconoscenza della grazia ot
ed nu sol dente, di cui si servivano a vicenda l’una dopo l’altra. La
loro
capellatura era formata di serpenti ; le mani era
latura era formata di serpenti ; le mani erano di bronzo ; ed un solo
loro
sguardo valeva ad uccidere un uomo. Pindaro ripet
stasse all’istante pietrificato. Virgilio asserisce che Medusa era la
loro
regina e che quando questa fu disfatta V. Medusa
de, e che altro non erano se non donne guerriere governate da Medusa,
loro
regina, e che fossero poi completamente distrutte
che vale ad ammaliare con uno sguardo. L’impressione che produceva la
loro
bellezza era così istantanea, che fu detto caugia
parla come di donne selvagge, abitatrici delle Gorgati, da cui venne
loro
il Lome di gorgoni ; ed aggiunge che il solo Anno
e il solo Annone, generale dei cartaginesi, fosse penetrato fino alla
loro
dimora ; ove trovò alcune donne le quali avevano
su tre isole dell’Oceano, e che alla sopraintendenza degli affari del
loro
governo, non avevano che un solo ministro, di cui
oro massiccio, alta quattro cubiti, e che le Gorgoni custodivano nel
loro
tesoro. La cronaca mitologica aggiunge che, non a
Gorgoni una razza di cavalle allevate dai Fenici, i quali avevano un
loro
capo per nome Perseo. Queste erano le donne coper
e altre figliuole, che insieme a questa Granea furono dal nome, della
loro
madre, chiamate ninfe Amadriadi. 2200. Gran madre
rati alle Grazie. Eteocle re di Orcomeno, fu il primo ad innalzare in
loro
onore un tempio, e a stabilire un culto particola
e a stabilire un culto particolare, per il che fu detto ch’egli fosse
loro
padre. Secondo riferisce Pausania, in tutte le pr
to. La primavera era la stagione consacrata alle Grazie ed a Venere,
loro
madre ; ed i pagani aveano la costumanza di comin
, loro madre ; ed i pagani aveano la costumanza di cominciare tutti i
loro
banchetti con una triplice libazione in onore del
e i pagani avevano per queste tre divinità ; imperocchè essi a render
loro
maggior tributo d’omaggi e di generale consideraz
etteva foce nel golfo di Cadice e del quale i pagani avevano fatto il
loro
Lete le cui acque valevano a dare l’oblio — V. Fi
aro. 2209. Grundili. — Divinità che i romani ponevano nel numero dei
loro
Penati. Si vuole che Romolo li avesse istituiti i
i. H 2210. Hada. — I babilonesi davano questa appellazione alla
loro
più alta dea : la stessa che i greci chiamano Giu
chiamavano così uno dei quattro dei, ritenuti come i fondatori della
loro
religione. Un’antica tradizione del paese, diceva
esto dio dagli stessi popoli che l’avevano collocato nel numero delle
loro
divinità. Ciò nonostante il nome di Hafedà si seg
dere un viaggio. 2212. Hakem. — I popoli drusi davano codesto nome al
loro
dio incarnato. Hakem era presso quei popoli l’ide
iversale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano con questo nome uno dei
loro
Penati. 2214. Har-Heri. — Le cronache della mitol
in una sola, erano state da principio non solo divise, ma nemiche fra
loro
; e non si riunirono insieme che per combattere B
uppato alle parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi uno dei
loro
cinque dei Gahi, e propriamente quello che presie
Sole si chiama Baal, e da ciò gli arabi danno il nome di Hobal, ad un
loro
dio che raffigurava il Sole. Il simulacro di Hoba
tavano a questo volatile, gli onori divini, adorandolo come una delle
loro
divinità, con un culto particolare, forse in ring
, forse in ringraziamento dei molti vantaggi che quest’animale recava
loro
. Infatti nel tempo della primavera, scendevano da
icasse per sè e pel figliuolo delle ali, le cui penne erano unite fra
loro
per mezzo della cera, e che con queste ali intrap
aro. Bacco sdegnato allora contro gli abitanti dell’Attica disertò la
loro
contrada con una terribile pestilenza, la quale n
ole che Polidamante e Tiresia si servissero di questo incantesimo nei
loro
indovinamenti. 2234. Ida. — Celebre montagna che
i davano questo nome particolare al giorno 13 e 15 d’ogni mese. Nelle
loro
credenze essi ritenevano che il dio Mercurio foss
na specie di grande anfora, forata da tutte le parti, e che presso di
loro
raffigurava il dio dell’acqua. Al dire dello scri
tanti salivano per adorare, con le mani levate verso il cielo, questa
loro
strana divinità. Con tale cerimonia il culto egiz
unone stessa ; la quale, sdegnata contro le incaute giovanette, turbò
loro
siffattamente la ragione, che credendosi cangiate
supremo pensarono di ricorrere allo indovino Calcante, onde additasse
loro
il modo di placare lo sdegno degli dei, e l’ira i
ellamente avuto favorevoli i venti, allorquando il duce supremo delle
loro
schiere, avesse col sacrificio della propria figl
è Ifigenia, avendo inteso che quegli stranieri erano di Argo, propose
loro
di sacrificarne uno solo quante volte l’altro si
perdutamente di lei, e la rese madre di due giganti, che dal nome del
loro
supposto padre, furono detti Aloidi. Vedi questo
fizio ad Ercole, onde placare questo dio, che i suoi popoli credevano
loro
nemico, e appena tornato in patria ritornò nel lo
popoli credevano loro nemico, e appena tornato in patria ritornò nel
loro
primitivo vigore la celebrazione dei giuochi Olim
velo, e innanzi alla quale le donne di Sicione andavano ad offrire le
loro
chiome alla dea. Generalmente i pagani rappresent
i dell’isola di Cipro davano codesto soprannome a Giove, il quale nei
loro
templi veniva onorato con solenni e magnici banch
e Polluce fecero di esse, nel momento istesso che stavano per dare la
loro
fede di spose, a Linceo ed Ida, cugini germani de
ette anche Ilissiadi : soprannome che i pagani davano alle muse e che
loro
veniva dal flume Ilisso nell’Attica, le cui acque
della confusione se ne impadronirono, e trafugatele prestamente sulle
loro
navi si avviarono verso una lontana e remota spia
verso una lontana e remota spiaggia dove giunti dopo aver sbarcato la
loro
preda si dettero in braccio al riposo. Imeneo all
sseriva che le api di quella montagna avevan cibato Giove bambino del
loro
miele ; e che in ricompensa di ciò, il padre degl
eo. 2278. Incubi. — Specie di Genii che i pagani classificavano fra i
loro
dei rustici. I greci li chiamavano Ifialti ; e i
ale, il luogo dove andavano tutte le anime, dopo la morte e che nella
loro
credenza religiosa come prendeva i campi Elisi, l
altri abitanti della Grecia, quella cioè, di mettere nelle labbra dei
loro
morti, una piccola moneta, che serviva a pagare a
ella stupenda descrizione ch’egli fa dell’Inferno dei pagani, avevano
loro
abituale residenza nell’Inferno le Furie. Vedi Fu
mogenitura, sarebbe a questi spettato di succedere al trono del padre
loro
, a detrimento dei propri figliuoli, pensò di far
sti però si sottrassero, con una precipitosa fuga, al destino che era
loro
riserbato ; ma, Elle morì nel traversare il mare.
anti le quali un giorno circondandola e riempiendo l’aria, secondo il
loro
costume, di grida assordanti, colpirono Ino di du
che esse venivano esaminate, onde significare per mezzo di quelle, la
loro
volontà. Però presso gli antichi stessi, vi erano
re mascolino ; mentre i latini ne aveano fatto una dea, essendo nella
loro
lingua la parola invidia di genere feminile. Le c
zione reale ; o finalmente col dare dei contrassegni sensibili, della
loro
presenza, col compimento di qualche prodigio. Dio
nelle sue opere, che le frequenti apparizioni degli dei, provavano la
loro
vigilanza sulle città e sui cittadini. 2294. Iper
mente gl’ Iperborei ritenevano per fermo che Apollo discendesse nella
loro
isola, ogni diciannove anni ; e che egli stesso n
e i sacrifizii, che quei popoli facevano ad Apollo ; e spingevano la
loro
devozione fino a mandare ogn’ anno, le primizie d
e prole di così stupenda e maravigliosa bellezza, congiurarono fra di
loro
di togliere la vita ad Iperione, e di annegare ne
usione e la morte fra le file dell’ inimico e fece legare le code dei
loro
cavalli, le une alle altre, per modo che, al mome
oscendo la voce, e la mano del proprio padrone, lo trascinarono nella
loro
corsa precipitosa per modo che, dopo poco, altro
i un tale insopportabile odore, che esse furono tutte abbandonate dai
loro
mariti. Irritate da questo crudele, sebbene non i
ntro gli uomini, e in una sola notte ne uccisero quanti ne capitarono
loro
per le mani. La sola Ipsipile abborrendo dall’ at
enima. Le donne di Lenno scoprirono finalmente che Toante padre della
loro
regina, lunge dall’esser stato ucciso, come esse
o e la Terra e che al dire del citato scrittore, i greci dettero alle
loro
due più antiche divinità. La parola Ipsisto deriv
adre degli dei ; nè più nè meno che i romani ed i greci ritenevano il
loro
Giove. 2323. Ipsuranio. — Secondo Sanconiatone, c
o e li adorarono, istituendo anche alcune feste annuali, in onore del
loro
morto genitore. 2324. Iria. — Così avea nome la m
varii accredita ti scrittori che quei popoli l’ avessero in conto del
loro
Marte ; ma vi sono anche altro opinioni che dicon
erose configurazioni contenute nella misteriosa favola Isiaca ; ma le
loro
spiegazioni, le loro congetture, i loro ragioname
contenute nella misteriosa favola Isiaca ; ma le loro spiegazioni, le
loro
congetture, i loro ragionamenti, non riescono che
teriosa favola Isiaca ; ma le loro spiegazioni, le loro congetture, i
loro
ragionamenti, non riescono che ad avviluppare di
ta della dea Iside. Al sorgere del sole, esse cantavano le lodi della
loro
dea, e passavano tutto il giorno chiedendo la lim
hiedendo la limosina e vendendo dei filtri, di cui si servivano nelle
loro
cerimonie ; e non rientravano nel tempio che la s
sa che ha fatto dire che esse andavano a piedi nudi. Dai precetti del
loro
culto, era proibito alle Isiache di mangiar carne
si erano congiunti coi legami maritali nell’ alvo stesso della madre
loro
, per modo che Iside nell’ istesso momento in che
glio. Iside ed Osiride regnarono per più tempo in Egitto, vivendo fra
loro
nel più perfetto accordo fraterno, e dedicandosi
loro nel più perfetto accordo fraterno, e dedicandosi a civilizzare i
loro
sudditi, a cui insegnarono l’ agricoltura e le ar
, quando Iside morì l’adorarono insieme col consorte ; istituirono in
loro
onore delle splendidissime feste ; e dedicarono l
; istituirono in loro onore delle splendidissime feste ; e dedicarono
loro
il bue e la vacca, come simboli dell’ agricoltura
come simboli dell’ agricoltura, della cui salutare conoscenza andavan
loro
debitori. In seguito si disse che Osiride, ed Isi
side erano andati a dimorare nel sole e nella luna, cosichè spesso il
loro
culto andò confuso con quello di questi due piane
e ricchi donativi al padre ed alla madre della sposa, prima e dopo il
loro
consentimento. Issione trascurò di adempiere a qu
dove furono istituiti ; ed aggiungono che i giuochi istmici ebbero la
loro
istituzione da Sisifo, e furono la prima volta ce
ta usanza era per i Corinti così importante, che anche allorquando la
loro
città fu distrutta da Mummio, essi legarono ai Si
uando la loro città fu distrutta da Mummio, essi legarono ai Sicioni,
loro
vicini, l’incarico di continuare la celebrazione
sione ritenendo per fermo quanto un’ antica tradizione favolosa della
loro
città, asseriva a questo proposito. Gli Eleati ri
che doveva unirsi alla ghirlanda ; e finalmente i romani spinsero la
loro
liberalità verso i vincitori, fino a fer loro dei
te i romani spinsero la loro liberalità verso i vincitori, fino a fer
loro
dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che
Corinto. — Secondo riferisce Pausania ; i corinti avevano un’ antica
loro
tradizione, la quale ripeteva che Nettuno ed il S
radizione, la quale ripeteva che Nettuno ed il Sole avevano avuto fra
loro
una contesa, pretendendo ognuno di essi di avere
leto, Prodica, Polifo e Tiona. Racconta la cronaca che allorquando il
loro
fratello Ja, morì sbranato da una lionessa, esse
o da una lionessa, esse piansero così disperatamente la morte di quel
loro
caro, che gli dei mossi a compassione, le cangiar
e in onore di Jolao che gli ateniesi celebravano con gran pompa nella
loro
città. 2373. Jone. — Figliuolo di Apollo e di Cr
Fatto adulto, Jone si acquistò l’affetto degli abitanti di Delfo e la
loro
fiducia ; per modo che, ad onta della sua età gio
ossia Giove. I celti chiamavano questo dio col nome di Jov che nella
loro
lingua vuol dire giovane, per dinotare l’eterna g
2381. Kama. — Detto anche Kamadeva. Gli Indiani davano questo nome al
loro
Cupido, dio dell’ amore. Veniva rappresentato con
e famosi numi del culto religioso dei Tuata-Dadan. Generalmente si dà
loro
il nome di Bit, Bit-Fiontaîn e Ladra, e si ritien
tutte di tre donne che prendono possesso di quella contrada, dànno il
loro
nome a varii luoghi di essa, e finalmente soccomb
no il loro nome a varii luoghi di essa, e finalmente soccombono nella
loro
impresa. 2388. Kasia ed Anna. — Presso i giappone
rù è una delle divinità alla quale i Bramani debbono, per legge della
loro
religione, offrire ogni giorno un sacrifizio sul
ntendosi sicuri nella città di Matura, si trasferirono in Nundagroma,
loro
patria, onde sottrarre il piccolo Krisna alle cru
i persecuzioni di Kansa. Appena giunti in Nundagroma, si presentarono
loro
alcune donne dalle forme gigantesche, che erano s
segrete mandatarie di Kansa, e domandano a Nunda di poter nudrire del
loro
latte il bambino ch’egli porta seco. Krisna allor
editto, col quale comandava che le tegole di marmo fossero rimesse al
loro
posto. Ma la superstizione non si arrestò a quest
te una statua di Diana Lafria, che essi custodirono gelosamente nella
loro
cittadella. Quella statua era d’oro e d’avorio, e
due corvi, perchè sulle sue rive avevano, da lungo tempo, fissato la
loro
dimora due di questi volatili, sui quali gl’indig
ltuosa per dissidii politici e discordie di partiti, abbandonarono la
loro
isola nativa per recarsi in quella città di cui e
esse ad alimentare la superstiziosa ignoranza dei pagani, per prestar
loro
cieca fede. 2420. Lampadaforie. — Così avevano no
427. Lancia. — Secondo riferisce Varrone, i romani rappresentavano il
loro
dio della guerra sotto la figura di una lancia, p
sotto la figura di una lancia, prima di aver dato al simulacro delle
loro
divinità, la figura umana. Questa costumanza i ro
ni consentirono che il famoso cavallo di legno fosse introdotto nella
loro
predestinata città, Laocoonte, colpito dalla enor
nda concavità. Ma tutto questo non valse a persuadere i trojani, e il
loro
fato si compì, tale essendo il volere del destino
lmente si avventarono sui fanciulli di Laocoonte, ravvolgendoli nelle
loro
spire mortali. Invano il misero padre armato di f
e sue mani, che i mostri si slanciarono su di lui, e lo strinsero nei
loro
innumeri attortigliamenti e innalzandosi su di es
servito dei tesori consacrati ad Apollo ed a Nettuno e depositati nel
loro
tempio, promettendo di restituirli dopo la costru
a chiamata Stobia, figlia di Pineo, e che fu detto Lapito, presero la
loro
denominazione quei popoli della Tessaglia che si
tro i Centauri, e che ebbe principio per una dissensione surta fra di
loro
, durante il banchetto delle nozze di Piritoo. I C
iva sua origine dall’uso che avevano gli antichi di sotterrare cioè i
loro
morti nelle case ; cosa che dette motivo a quelle
to durante la vita ; e che prendessero la casa e la famiglia sotto la
loro
particolare protezione. Coll’andare degli anni i
nche dopo la morte nel seno della propria famiglia, proteggendola del
loro
soprannaturale potere. I seguaci di Plutone facev
tto ciò che potesse esser nocivo. Ordinariamente i pagani mettevano i
loro
Penati intorno al focolare, e spesso anche dietro
uscio da via. Quando gli schiavi ricevevano la libertà appendevano le
loro
catene accanto al focolare, consacrandole in segn
si facevano dei sacrifizii pubblici agli dei Lari, veniva svenato sui
loro
altari un maiale ; mentre quando si facevano loro
veniva svenato sui loro altari un maiale ; mentre quando si facevano
loro
offerte private, il che avveniva quotidianamente,
ano loro offerte private, il che avveniva quotidianamente, si offriva
loro
del vino, dell’incenso, dei fiori e perfino una p
mammole, di rosmarino e di mirto, e all’ora del pranzo si facevano in
loro
onore delle libazioni e talvolta anche dei sacrif
enati. Grandissima era la venerazione che i pagani avevano per queste
loro
divinità tutelari ; sebbene le cronache dell’anti
e congiunto, i pagani insultavano con atti e con parole oltraggiose i
loro
Penati, accusandoli di non aver ben saputo proteg
come Apollo, Mercurio e Diana, perchè si mettevano ordinariamente le
loro
statue agli angoli delle vie. Giano, secondo rife
tino ad armarsi contro d’ Enea. Ben presto però ebbero a pentirsi del
loro
sconsigliato divisamento ; poichè Enea, in una ba
. Latobio. — Presso gli antichi popoli norici, era questo il nome del
loro
Esculapio, ossia del dio della sanità. Vogliono a
tro quegl’empi, richiamò con disperate grida la vendetta dei numi sul
loro
capo, e Giove non sordo alla preghiera della sua
po la morte, le figliuole di Tersandro, ebbero gli onori divini, e fu
loro
eretto un altare nella città di Lacedemone, nel t
li, al dire di Orazio, la invocavano onde essa coprisse di tenebre lo
loro
mariuolerie. …. poi l’aiuto implora A mezze labb
to ad Apollo Febo. Da ciò si vuole che i Laurentini avessero presa la
loro
denominazione. …..Era un cortile in mezzo A le s
ai cartaginesi che non avessero più sacrificato i propri figliuoli al
loro
dio Saturno. 2459. Laziar. — Nome proprio della f
le fave, ritenendo che l’ acre odore di quegli arsi legumi, riuscisse
loro
insopportabile. Durante il periodo delle feste Le
eventevole vista gli inorridì per modo che essi vollero ritornare sui
loro
passi, essendo ella, secondo la tradizione favolo
sa della repubbblica, si dava alle principali divinità, ed in uno dei
loro
templi, credendosi che gli dei, a cui veniva offe
Lettisternio, che ogni antico rancore spariva e si videro uomini fra
loro
mortalmente nemici, conversare e mangiare insieme
rdeva la guerra fra i Locresi ed i Crotoniati, quelli, a motivo della
loro
affinità cogli Oponzii, ricorsero ad Aiace figliu
essa che comunicava i responsi, ordinò agli abitanti di restare nella
loro
città e di placare con sacrifizii ed offerte la c
onache che avendo gli abitanti di Libetra, spedito una deputazione di
loro
concittadini ad interrogare l’oracolo di Bacco, n
olo di Bacco, nella Tracia, per sapere quale sarebbe il destino della
loro
città, la risposta del dio fu che quella sarebbe
l latte. Sul monte Libe trio, le Muse e le ninfe Libetridi avevano le
loro
statue. 2506. Libia. — Figliuola di Epafo e di Ca
agani, contenevano il fine della vita degli uomini, e la durata della
loro
età, secondo i principii dell’arte etrusca. I rom
a vita, come madre dell’ amore, onde gli uomini si ricordassero della
loro
caducità. È questa anche l’opinione del cronista
Eubeo, e al quale i marinari non osavano accostarsi, credendo, nella
loro
superstizione, che lo sfortunato Lica avesse cons
bitanti dell’Arcadia ritenevano per fermo che oltre a questo Licaone,
loro
re, cangiato in lupo per vendetta di Giove, vi fo
I figliuoli del re, per accertarsi della verità di quanto asseriva il
loro
padre, ebbero ricorso ad un truce ed iniquo mezzo
banchetto, persuasi che solamente Giove avrebbe potuto accorgersi del
loro
infame operato. Però verso il cadere del sole, un
ere la supremazia sopra un cittadino. Infatti gli argivi proclamarono
loro
re Danao, a detrimento di Gelanore. In memoria di
erta tinta di religioso rispetto, tenesse a freno i popoli, e facesse
loro
osservare ciecamente le leggi che egli aveva dett
rente riconoscenza, le leggi che da allora in poi dovevano reggere il
loro
paese ; e tanto più essi si sottomisero a quelle,
to più essi si sottomisero a quelle, imperocchè un altro oracolo avea
loro
promesso che Sparta sarebbe il più florido stato
Virgilio, una delle compagne di Cirene, famose per la bianchezza del
loro
collo, e per la ricchezza della bionda capellatur
o da mangiare ai pesci, e se quegli animali mangiavano ciò che veniva
loro
gettato, si riteneva come propizio augurio ; ment
lorquando questi, e Castore suo fratello, rapirono ad Ida e Linceo le
loro
fidanzate. V. Ilaria e Febea. Linceo fu similment
; e che quegli abitanti lunge dal far male ai suoi messaggeri, fecero
loro
assaggiare il liquore di fior di Loto, di cui si
Partiro, e s’affrontaro a quella gente, Che, lunge dal voler la vita
loro
. Il dolce loto a savorar lor porse. Chiunque l’es
2559. Lucarie — Dette anche Lucerie, feste romane che prendevano la
loro
denominazione da un bosco sacro chiamato Lucus, n
rsuasero di leggieri che quegli astri doppiamente visibili tanto alla
loro
vista fisica, quanto alla loro mente, fossero le
astri doppiamente visibili tanto alla loro vista fisica, quanto alla
loro
mente, fossero le principali e supreme divinità,
ora genufiessi innanzi a quell’astro, della cui esistenza essi, nella
loro
ignoranza, non sapeano rendersi esatta ragione, l
le menti, si vantavano d’aver commercio con la Luna, e di potere coi
loro
incantesimi farla discendere dal cielo ; e lo ste
io medesimo asserisce, che le donne di Crotona attiravano la Luna coi
loro
sortilegi. 2567. Lunedi. — Questo giorno della se
na con la testa adorna di un novilunio. 2568. Luno. — I pagani, nella
loro
superstizione, attribuivano i due sessi alle loro
. — I pagani, nella loro superstizione, attribuivano i due sessi alle
loro
divinità, personificandole sovente come uomo, e s
ntrario gli adoratori del dio Luno, conservavano per tutta la vita la
loro
maschia autorità sulle loro mogli, e non correvan
o Luno, conservavano per tutta la vita la loro maschia autorità sulle
loro
mogli, e non correvano il rischio di essere ingan
mata la Luna colla sua appellazione femminile, pure nei misteri della
loro
religione, ne facean sempre menzione come il dio
bini suggevano il latte della belva, scherzavano con essa come con la
loro
madre, e l’animale rivolgendo il capo, accarezzav
a credenza che quelle staffilate le avessero rese feconde, e avessero
loro
procurato un felice e sollecito parto. Altri auto
iorno Romolo e Remo, celebrando codesta festa, fossero derubati delle
loro
mandre da alcuni ladri, i quali approfittarono di
no con essi, accortisi del fatto, si spogliarono sollecitamente delle
loro
vesti, ed avendo raggiunti i ladri, tolsero loro
sollecitamente delle loro vesti, ed avendo raggiunti i ladri, tolsero
loro
la preda. Da quel tempo s’introdusse il costume d
o a cadere in disuso ; ma che qualche tempo dopo furono restituite al
loro
primitivo splendore, e continuarono cosi in Roma
ogni storico documento. Gli etimologi, stanno ancora disputando se la
loro
denominazione sia etnografica, indicante tribù gi
ominazione sia etnografica, indicante tribù girovaghe e sceglienti le
loro
dimore a seconda degli auspicii ; o se sia verame
i ; o se sia veramente patronimica, per la derivazione del capo della
loro
razza, a nome Pelasgo. I Pelasgi, seguendo le tra
’Europa, che prima accoise i germi dell’orientale civiltà, e impresse
loro
un carattere proprio. La sua posizione geografica
ondazione di altrettante scuole differenti, che portarono il nome dei
loro
singoli capi. In generale però tutti codesti rifo
Seguaci dell’eresia Gnostica, cosi decti da Corinto, fondatore della
loro
scuola. Di lui si può asserire quanto esponemmo n
amento, al momento in che venivano iniziati nei nefandi misteri della
loro
setta. 23. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono
amento, al momento in che venivano iniziati nei nefandi misteri della
loro
setta. 24. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono
amento, al momento in che venivano iniziati nei nefandi misteri della
loro
setta. 25. La processione dell’ Assunzione, e pr
mente dato dai maomettani ai tempio della Mecca, il quale, secondo la
loro
credenza, fu edificato da Abramo e da suo figlio
supremazia incontrastata, nello incivilimeato del mondo antico, dalla
loro
relazione, e dall’ordinamento politico, che furon
i concittadini un saggio delle sue cognizioni matematiche, proponendo
loro
di far giungere il mare Adriatico fin sotto le mu
— Soprannome dato dal Greci a Bacco. per alludere che egli era stato
loro
padre. ed anche perchè era stato allevato sul mon
le, crearono una quantità di favole e racconti intorno agli Dei della
loro
fede e agli uomini più valenti di loro stirpe; i
acconti intorno agli Dei della loro fede e agli uomini più valenti di
loro
stirpe; i quali racconti, propagati per tradizion
non è men vero che gli Dei della mitologia e le principali leggende a
loro
relative erano nei tempi migliori della Grecia og
a pittura. Dalle leggende mitiche spessissimo trassero gli artisti la
loro
ispirazione; anzi molti generi letterari in Greci
arono una grande efficacia sulla mitologia; molti racconti presero la
loro
forma definitiva per opera dei poeti; e in più d’
eritano particolarmente d’ essere ricordati Omero ed Esiodo; essi e i
loro
numerosi seguaci trattarono epicamente la materia
tica doveva rimaner viva nella fantasia de’ Greci, contribuendo a dar
loro
un determinato concetto delle varie Divinità? Mit
i Dei sono rimpiccioliti e fatti simili agli uomini, ma anche vengono
loro
attribuite sovente azioni disonorevoli e delittuo
credere che i racconti fantastici inventati dagli Elleni o trasmessi
loro
dall’Oriente racchiudano, sotto il velo della fav
ando i miti dei varii popoli di stirpe aria e risalendo al l’ origine
loro
comune, si avvide che buona parte dei racconti mi
nitiva questa soluzione del problema mitologico; la quale, a giudizio
loro
, dà spiegazione sufficiente anche delle stranezze
ol grandi fenomeni della natura, come dimostra l’ etimologia dei nomi
loro
; la loro immagine sorse dunque dalla personificaz
fenomeni della natura, come dimostra l’ etimologia dei nomi loro; la
loro
immagine sorse dunque dalla personificazione dell
i alpestri, per lo più cacciatori e pastori, concepissero le divinità
loro
diversamente dagli abitanti delle coste, dediti a
per cui alcune Divinità dovevano avere il sopravvento ed estendere il
loro
culto, altre rimaner soccombenti? In tal caso le
itologia; cosicchè riesce ora pressochè impossibile ridurli sempre al
loro
naturale significato e tracciarne con sicurezza l
Greci. Gli Dei delle stirpi italiche conservarono per molto tempo il
loro
schietto essere primitivo di forze naturali divin
si crearono popolari racconti intorno alle vicende di lor vita, alle
loro
parentele, alla loro discendenza. Anzichè ad illu
racconti intorno alle vicende di lor vita, alle loro parentele, alla
loro
discendenza. Anzichè ad illustrare le figure degl
ano delle varie divinità secondo le ragioni di somiglianza che pareva
loro
di scorgere. Così si fece come una fusione di ess
smo. Ma l’ idea del divino importava che le qualità umane fossero per
loro
innalzate al più alto grado di eccellenza; quindi
immense distanze, la facoltà del vedere e dell’ udire s’ estende per
loro
illimitatamente, e Zeus, ad es., dall’ alto trono
ncora essi van soggetti ai bisogni corporali del sonno e del cibo, ma
loro
cibo è esclusivamente il nettare e l’ ambrosia, l
gativa è poi questa, che, una volta raggiunto il pieno sviluppo delle
loro
forze fisiche e spirituali, non invecchiano, ma r
e sono immortali. Non che siano scevri d’ ogni dolore; anzi, come il
loro
corpo può essere ferito, così l’ anima può essere
ima può essere afflitta da pene di varia natura; ma ciò non guasta la
loro
felicità e non toglie che essi possano sempre sod
ta la loro felicità e non toglie che essi possano sempre soddisfare i
loro
desideri. — Quanto alle doti dello spirito, gli D
come superiori agli uomini, sia per sapere sia per potenza. A piacer
loro
penetravano ogni segreto della natura; potevano s
o tempeste, malattie, ecc., ed anche d’ un tratto farle cessare, e il
loro
potere eccedeva di gran lunga i limiti dell’ uman
que si può dire che gli antichi non seppero foggiare gli Dei se non a
loro
immagine e somiglianza, pur concedendo loro un co
foggiare gli Dei se non a loro immagine e somiglianza, pur concedendo
loro
un cotal grado di superiorità da giustificare la
na personificazione delle grandiose forze della natura, il nascimento
loro
rappresenta anche l’ origine delle cose e dei fen
verlo obbligato a rigettar fuori i figli ingoiati che per la divinità
loro
erano immortali, incominciò contro di lui la trem
ero sconfitti, e gittati in catene nel profondo del Tartaro, lasciati
loro
a guardia gli Ecatonchiri, divenuti omai fide sen
due fratelli, Ades e Posidone, riservando a sè il cielo e affidando a
loro
le regioni del mare e dell’ interno. Questo asset
l suo prediletto figlio Apollo. 3. L’ alto concetto che della suprema
loro
divinità avevano gli antichi, non impedi che si d
a di annose quercie, le cui foglie agitate dal vento, esprimevano col
loro
fremito misterioso gli oracoli divini, che dai sa
occa queste parole: « Orsù, dic’ egli agli altri Dei quando proibisce
loro
di prender parte alla battaglia che si combatteva
non esitava a perseguitare accanitamente le donne amate da Zeus e la
loro
discendenza; do ve ricordiamo che il primitivo si
l’ intelligenza, che guida gli uomini sia in guerra sia in pace, ed è
loro
datrice di ogni bene. Essa dirige gli eserciti ag
uta dal cielo. Rifatto nell’ età di Pericle constava di tre celle fra
loro
raggruppate, e destinate alle tre Divinità, Atena
entino e sul Celio; presso il primo avevano il locale per le adunanze
loro
i poeti; il secondo aveva nome da Minerva Capta o
scolari. In que’ giorni si faceva vacanza, e si pagava ai maestri il
loro
onorario (Minerval). La festa minore, del Giugno,
ti giù dal cielo. È noto che i Troiani cominciarono a disperare della
loro
salvezza quand’ ebbero perso il Palladio, tolto l
disperare della loro salvezza quand’ ebbero perso il Palladio, tolto
loro
con uno stratagemma dai Greci. Un Palladio conser
a sonava con grande abilità a sollazzo degli Dei immortali, durante i
loro
conviti. Dirigeva anche il coro delle Muse, figli
Callimaco a Delo perchè contiene cenni delle stesse leggende, nella
loro
forma ammodernata. Del divino suono della cetra d
Greci per Troia. E poichè anche gli Sciti della Tauride onoravano una
loro
dea con sacrifizi umani, fu con questa confusa l’
si credeva che invisibilmente accompagnasse anche gli eserciti nelle
loro
marcie, onde era detto Mars Gradivus; dopo la vit
lo si faceva patrono di tutti gli artisti ed operai che per l’ opera
loro
hanno bisogno del fuoco. Per questo era messo in
time, Ermes era anzitutto il messaggiero degli Dei e l’ esecutore dei
loro
ordini. Veloce più del vento, co’ suoi alati calz
io, e i Greci accogliendolo ne confusero l’ immagine con quella della
loro
Afrodite, la quale divenne così la dea della bell
i ispirarono molti antichi poeti, sicchè più volte ne toccarono nelle
loro
opere. Oltre l’ inno omerico ad Afrodite, son da
della terra e del mare. Tali i filosofi Parmenide ed Empedocle, dopo
loro
i tragici Eschilo ed Euripide e più altri. Bellis
’ altre la Venere scolpita da Prassitele per quei di Cnido, posta nel
loro
tempio di Afrodite Euploia (favorevole alla navig
i andavano così orgogliosi che ne riportarono l’ immagine anche sulle
loro
monete. La fig. 27 presenta una testa che è una r
timento di nazionalità, così l’ Estia del tempio di Delfo divenne per
loro
rappresentazione sensibile dell’ unità nazionale.
iamo anche annoverare due Dei esclusivamente romani, che non hanno il
loro
corrispondente nella mitologia greca, e sono Gian
ndo in carica, chiedeva l’ aiuto di Giano; le curie, inaugurando ogni
loro
adunanza, prendevan le mosse da una preghiera a l
to, per opera di Giano, una sorgente d’ acqua solforosa che impedi il
loro
avanzarsi e li obbligò alla ritirata. 2. Al culto
e Faetusa lo piansero finchè furono convertite in pioppi e le lagrime
loro
in ambra. Il mito in sostanza, significa l’ azion
elene, quando ella nella sua pienezza splende argentea, nascondono la
loro
viva luce; pensiero imitato da Orazio, ove parago
o d’ estate al cominciare del verno. Nel fatto i miti stessi hanno la
loro
spiegazione nei fenomeni relativi a detta costell
in Erme. Dai Latini eran denominate Vergiliae, forse per il rapporto
loro
colla primavera (ver). 4. Non men celebri erano l
a, erano cinque sorelle, le quali tanto piangevano per la morte di un
loro
fratello Iade (Hyas), che gli Dei per compassione
lo Iade (Hyas), che gli Dei per compassione le mutarono in stelle. Il
loro
nome derivano gli uni da un verbo greco che vuol
i in una caverna, di una certa isola Eolia, sotto la custodia di Eolo
loro
re, il quale ricevutone l’ ordine da qualche Dio,
di Eolo loro re, il quale ricevutone l’ ordine da qualche Dio, apriva
loro
un passaggio e lasciava che si scatenassero sulla
il corteo degli Dei del cielo, o compagne o ministre esecutrici della
loro
volontà. a) Le Muse. 1. Secondo Esiodo er
e, le quali sanno cantare il presente, il passato e l’ avvenire e col
loro
dolci canti, che Apollo suole accompagnare con la
hità non occorre dire; noto è che i poeti epici solevano cominciare i
loro
poemi dall’ invocazione delle Muse, uso che è sta
ti di cui si servivano, mettevano in rilievo or la dolcezza del canto
loro
, or la bellezza del loro volto, ora l’ eleganza d
ettevano in rilievo or la dolcezza del canto loro, or la bellezza del
loro
volto, ora l’ eleganza degli ornamenti. Frequenti
atitudine. Musica, eloquenza, poesia, arti dalle Cariti ricevevano la
loro
più alta consecrazione, e da loro pure derivavano
ia, arti dalle Cariti ricevevano la loro più alta consecrazione, e da
loro
pure derivavano la sapienza, la virtù, l’ amabili
ulto fin da antichi tempi in Orcomeno di Beozia dove un santuario era
loro
dedicato, in Sparta, in Atene, anche nell’ isola
in Sparta, in Atene, anche nell’ isola di Paro e altrove. Le feste in
loro
onore, le Caritesie, erano accompagnate da gare m
te dai poeti è cosa ben naturale. Pindaro nella 14a Olimpica volgendo
loro
la parola ne fa un bell’ elogio: « O Cariti, dic’
nella vicenda delle stagioni; e ben con ragione è stata pensata come
loro
madre Temi, personificazione dell’ ordine univers
altri termini esse presiedono al corso delle stagioni; fanno essere a
loro
tempo i flori e i frutti, in genere regolano tutt
orti tra gli uomini, ed ogni cosa nobile, bella e buona è posta nella
loro
dipendenza. Non solo erano credute ministre di Ze
dei Greci risponde presso i Romani la dea Victoria, dea naturalmente
loro
molto cara e oggetto di ferventissimo culto. Già
ani vincitori solevano erigere statue alla Vittoria, in ricordo delle
loro
gesta, e Silla istituì anche giochi speciali dopo
igura come la coppiera degli Dei d’ Olimpo, essendo lei che durante i
loro
festivi banchetti versa il nettare. Fa anche altr
lle case patriarcali dell’ età eroica, che usavano appunto prestare i
loro
servigi ai membri maschi della famiglia e agli os
uesto Dio, e persino i filosofi ricamarono intorno al mito di Eros le
loro
più belle teorie; basti ricordare il Simposio di
in una valle paradisiaca, in un palazzo fatato, dove nulla manoa alla
loro
felicità; soltanto Psiche ha l’ obbligo di non ve
avano come dea del nascimento, già s’ è detto, Giunone Lucina; ma nei
loro
libri di preghiere trovavansi menzionate anche al
e medievali di immaginare l’ esistenza delle fate e tessere intorno a
loro
tanti racconti meravigliosi. 3. Bellissima pittur
ici Genii; e così popolaron di Dei le case, le città, le campagne) da
loro
si aspettavano prosperità di eventi, e ricchezza
loro si aspettavano prosperità di eventi, e ricchezza di prodotti, a
loro
s’ offrivano, nel di natalizio di ognuno, vino, f
ima sotterra, a un tratto comparissero alla superficie là dove era la
loro
sorgente. I fiumi poi, benefici portatori di leco
tà alle terre, erano fra i Greci, oggetto di un vero culto. Avevano i
loro
templi i loro sacerdoti, i loro sacrifici; il lor
erano fra i Greci, oggetto di un vero culto. Avevano i loro templi i
loro
sacerdoti, i loro sacrifici; il loro corso era sa
, oggetto di un vero culto. Avevano i loro templi i loro sacerdoti, i
loro
sacrifici; il loro corso era sacro, nè era lecito
o culto. Avevano i loro templi i loro sacerdoti, i loro sacrifici; il
loro
corso era sacro, nè era lecito mai passarii senza
uomini maturi come vecchi. Tutti, conforme alla natura dell’ elemento
loro
, avevano il dono di mutarsi in più guise, e per s
corpo pennuto di uccello con lunghi artigli. Specialmente si parla di
loro
nella leggenda degli Argonauti, dove figurano per
o per rimproverarli della licenza che si eran presa e rimandarli alla
loro
sede; poi … dicto citius tumida aequora
Era detto l’ unico robusto figliuolo di Posidone e Anfitrite, che con
loro
abita nel palazzo d’ oro in fondo al mare. L’ imm
e avuto l’ ordine di soffiar nella sua tromba per ritirar l’ acque ai
loro
luoghi, … cava buci
one, come dice Pausania (9, 22, 7), onorarono la storia di Glauco col
loro
versi; nell’ età alessandrina Callimaco, Euante e
i del mare, pronti ad aiutare i naufraghi e chiunque aveva bisogno di
loro
. 2. Allorquando la mitologia greca penetro in Rom
tà l’ accoglie. IX. Le Sirene. 1. Son le Muse del mare, che col
loro
dolci canti ammaliano i naviganti, e facendo loro
e del mare, che col loro dolci canti ammaliano i naviganti, e facendo
loro
dimenticare e patria e moglie e figliuoli li atti
ti e del ratto di Proserpina. Si disse che Demetra appunto aveva dato
loro
il corpo d’ uccelli in punizione di non aver aiut
eva dato loro il corpo d’ uccelli in punizione di non aver aiutato la
loro
compagna di gioco nel momento che il re dell’ Inf
o nuziale e tutti i convitati erano insieme adunati, essa penetrò tra
loro
, li riempi tutti di timor panico e di alienazione
dizioni asiatiche e greche, cercavano con esse dar veste simbolica ai
loro
principii filosofici. Per loro Dioniso detto Zagr
cavano con esse dar veste simbolica ai loro principii filosofici. Per
loro
Dioniso detto Zagreus, il lacerato, era il primo
mbo, la commedia, la tragedia e il dramnia satirico devono l’ origine
loro
ai riti bacchici; ma poi molti scrittori, dall’ a
ere, ovvero intrecciando liete danze con suoni e canti, o tuffando le
loro
tenere membra nelle fresche e limpide acque di so
i Satiri. Degli uomini in genere evitavano il contatto, preferendo la
loro
solitudine; ma non mancarono leggende in cui narr
ha). Secondo il regno della natura in cui si pensava esercitassero il
loro
dominio, le ninfe erano distinte nolle seguenti c
i intendeva solo le Ninfe d’ acqua dolce, e si chiamavan Naiadi. Eran
loro
che nutrivan le piante e quindi anche le bestie e
a, in Tessaglia, in Arcadia, in Elide, in molte isole, ecc. Inoltre a
loro
si credevan sacre le caverne, le grotte, dove si
aliziosi; e, conforme a questa bestiale natura, attribuiva anche alla
loro
figura un che di bestiale, naso rincagnato, capel
ente nei boschi e sul monti, cacciando, danzando e sonando (strumenti
loro
erano la zampogna, il flauto, il tamburello, le n
ben notevole importanza nella letteratura greca, perchè l’ intervento
loro
nelle feste Dionisio ha dato occasione alla creaz
rati dall’ Epopea e dalla Tragedia, rilevando i fati più comici delle
loro
leggende o quelli che più facilmente si potevano
alludendo ai piedi di capra che la immaginazione popolare attribuiva
loro
. Alle arti figurative pure i Satiri offrirono fre
eggende della Mitologia. — I racconti di Marsia e Mida hanno avuto la
loro
più bella forma poetica da Ovidio, il quale disco
llevato e cresciuto in Arcadia, tra que’ monti che alzano al cielo la
loro
cima coperta di neve, tra quelle profonde valli s
eliatore e bulfone gareggiava col Satiri e facilmente potè essere con
loro
scambiato. Anzi l’ immaginazione fu tratta a crea
almente dai pastori, dai cacciatori, dai pescatori che lo avevano per
loro
protettore. Le cime delle montagne, le caverne er
i Pane, la quale li invitava ad annunziare agli Ateniesi ch’ egli era
loro
bene amico sebben essi poco di lui si curassero.
ti Fauni furono identificati col Satiri, salvochè si rilevò meglio il
loro
carattere divinatorio; e ne venne che fossero chi
unii o saturnii quelli nei quali si diceva che essi significassero le
loro
predizioni. Al maschio Faunus corrisponde la dea
a e il Foro, e percotevano con quelle striscie la gente che si faceva
loro
incontro. Era questa una cerimonia d’ espiazione
uiva il merito d’ aver raccolto gli uomini in sedi fisse e regnato su
loro
per lungo tempo (l’ età d’ oro dell’ umana vita).
i a tavola dai padroni stessi, e mangiavano e bevevano quanto piaceva
loro
. Gentile usanza, per via della quale almeno un gi
omani solevano tener tavola bandita per chiunque si presentasse nelle
loro
case, e andavano a gara per usare i più splendidi
loro case, e andavano a gara per usare i più splendidi trattamenti ai
loro
ospiti. S’ aggiungevano infine a rallegrare il po
formarono il primo nucleo della città di Roma. A Pale innalzavano le
loro
preci i pastori perchè concedesse fecondità e sal
avano le loro preci i pastori perchè concedesse fecondità e salute ai
loro
armenti. La festa annua di Pale cadeva il 21 Apri
ai boschi, ai pascoli e pregavano per la salute e la prosperità delle
loro
greggi. 2. La Dea Pale è menzionata qua e là dai
glie di Celeo, re d’ Eleusi. Costoro, tornate a palazzo, indussero la
loro
madre Metanira ad accogliere la vecchia affidando
r le cose d’ oltretomba, quasi tutte le idee greche, quindi auche per
loro
valse Proserpina come moglie di Plutone e regina
ne di aver abusato della confidenza degli Dei rivelando agli uomini i
loro
segreti, o come da altri si raccontava, per aver
glie di Danao, ebe per ordine del padre avevano in una notte ucciso i
loro
mariti, erano condannate ad attinger continuament
ato subito lo spirito della vendetta e della punizione. Altri assegnò
loro
altra origine; come Eschilo che le disse figlie d
magine di esso viva e paurosa. Nessun delitto, si diceva, sl’ ugge al
loro
acuto sguardo, e appena scorto il delitto, subito
si mettono alle calcagna dei colpevole, e più non l’ abbandonano; la
loro
presenza colla faccia di Gorgone, colla testa ang
nto; l’ infelice non ha scampo: per quanto tenti non riesce a sfuggir
loro
; le fiaccole ch’ esse portano in mano rischiarano
Apollo votato in favor di lui, fu assolto. Le Erinni volevano far le
loro
vendette su Atene disertando i raccolti, e portan
lla promessa che sopra il colle dell’ Areopago sorgerebbe un tempio a
loro
dedicato. Così le Erinni si piegarono, ridonarono
nell’ Arcadia, nell’ Acaia, e generalmente con un nome esprimente il
loro
aspetto buono, come Eumenidi, o Semne, o Potnie (
serpente, simbolo in genere delle divinità ctoniche. Nell’ Attica era
loro
sacro il colle e il bosco di Colono, dove venne a
, ma senz’ ali; son dette negre e abominande; un tristo umor cola dai
loro
occhi, han dei serpenti per capelli, la lingua sp
e vesti nere sono tenute su da una cintura rosseggiante di sangue. Il
loro
coro canta: Già la potente Parca A noi fil
er cercare, al lume incerto della luna, l’ erbe incantatrici e fare i
loro
scongiuri. Una dea così misteriosamente potente b
della morte. — Insiem colla Morte e il Sonno erano venerati i parenti
loro
, i Sogni che abitavano, secondo Omero , di là da
ano, secondo Omero , di là dall’ Oceano, nell’ estremo Occidente. La
loro
abitazione si diceva avesse due porte, una di cor
o, la Morte e i Sogni. Però è da notare che ab antico avevano essi il
loro
Dio della morte nel così detto Orcus, l’ accoglit
o per recidere ai morituri quel cotal crine, il cui taglio sacrava la
loro
testa agli Dei infernali; in principio della trag
ntatto coll’ uomo, e i popolani a quelle di preferenza rivolgevano le
loro
quotidiane preghiere anzichè alle grandi divinità
te le statuette dei Penati, che si mettevano anche a tavola apponendo
loro
avanti dei cibi come per far partecipare alla com
a prosperità dello Stato. Nè solo Roma ma anche altre città avevano i
loro
Dei Penati, sopratutto Lavinio la mistica metropo
e alla mensa famigliare, apponendo cibi in vasi speciali davanti alle
loro
immagini. 2. Se si indaga l’ origine del culto de
larvae o le lemures. Che gli antichi credessero alla presenza fra di
loro
dell’ ombre de’ trapassati è prova la festa delle
revoli regioni, città, borgate, isole s’ ingegnavano di ricondurre la
loro
discendenza a nobili capi e i loro speciali ordin
le s’ ingegnavano di ricondurre la loro discendenza a nobili capi e i
loro
speciali ordinamenti a fondatori divinamente ispi
ati divinizzati, erano divenuti vero oggetto di culto e si dedicavano
loro
anche dei templi. 3. Or qual è stata, secondo il
’ ogni altro alla terra); gli abitanti dei luoghi lacustri dicevano i
loro
progenitori nati dai laghi, come Alalcomeneo di B
rometeo rubò dal cielo il fuoco e ne le dono agli uomini insegnandone
loro
l’ uso; così divenne altamente benemerito della c
oppo fiducioso in sè stesso si ribella agli Dei e usurpa quello che a
loro
spetterebbe, pur beneficando con ciò la società u
mento del fuoco, non lo volle riprendere e privarne gli uomini, ma fè
loro
un altro dono che doveva essere sorgente d’ innum
bisogno Zeus di annientarli perchè da sè stessi si sterminarono colla
loro
irrefrenata furia. Seguì ultima l’ età del ferro,
infin che i Centauri completamente sconfitti dovettero fuggire dalle
loro
sedi a oriente della regione Tessala e ricovrarsi
ifesa dei Lapiti, Teseo e Nestore, amici di Piritoo. — Fra i campioni
loro
è da ricordare Ceneo, nato femmina poi mutato da
on scene di lotta, come quella che è rappresentata nella fig. 72. Nel
loro
complesso volevan significare la lotta degli uomi
iero anno al suo servizio come pastore. In questo tempo strinsero tra
loro
un’ intima amicizia; gli armenti di Admeto prospe
to secondo il corso naturale delle cose non dovesse essere lontana la
loro
ora; invece la bella e fiorente Alcestide, sebben
nge d’ uomini armati, i quali cominciano a lottar furiosamente fra di
loro
e ferirsi e uccidersi. Cinque soli rimasero super
se una specie di Ermes tebano, venerato dai Tebani come l’ ordinatore
loro
e il promotore della più antica cultura in Beozia
vuto occasione di ricordare le avventure delle figlie di Cadmo, e de’
loro
figliuoli, cioè di Ino madre di Melicerte, di Sem
à quelli s’ accingevano all’ impresa, quando fatti certi dell’ essere
loro
dal vecchio pastore che li aveva allevati e ricon
la costruzione delle famose mura di Tebe, opera appunto attribuita al
loro
governo. Zeto stesso portava a spalle i più pesan
leggenda ricordati i Dioscuri Tebani per la triste sorte toccata alla
loro
famiglia. Anfione aveva sposato Niobe figlia di T
in Tebe si faceva vedere la tomba comune dei Dioscuri Tebani. Dopo la
loro
morte il trono di Tebe passò a Laio figlio di Lab
eto cacciatore, la lira Anfione; i due fratelli par che disputino tra
loro
vantando senza scomporsi l’ arte propria, così co
se delle onde infuriate del mare nella stagione delle tempeste che al
loro
stesso signore fan violenza. Dopo d’ allora fu ve
mammella destra per non aver impedimenti nel maneggio dell’ arco; il
loro
regno si diceva essere in Cappadocia presso il fi
en essere dai Corinzii detto il Sole, il quale ogni giorno sembrava a
loro
sorgere dalle onde del mare; e del resto il culto
itto o Egiziadi vennero anch’ essi ad Argo e obbligarono lo zio a dar
loro
in mogli le sue cinquanta figliuole. Egli consent
anaidi sono ancora ricordate dalla leggenda per la punizione inflitta
loro
nell’ altro mondo, di attingere continuamente acq
li, Acrisio e Preto. Questi erano, secondo la favola, così nemici fra
loro
che già litigavano quando erano ancora nel seno m
perciò Pretidi, delle quali favoleggiavasi, che insuperbitesi per la
loro
bellezza e per la potenza del padre osarono manea
o soccorso Ermes e Atena, solite guide ed aiuto di tutti gli eroi. Da
loro
venne informato di quel ch’ era uopo si procurass
aie, quasi avanguardia delle Gorgoni. Giunto alle Graie, Perseo tolse
loro
a forza il dente e l’ occhio comune, e così le ob
la figlia del re. Cefeo e Cassiepea dovettero adattarsi e con immenso
loro
dolore consegnarono Andromeda perchè fosse legata
el più antico stato in Laconia; e poi favoleggiavasi che cacciati dal
loro
fratellastro Ippocoonte, trovarono amichevole acc
estio, signore dell’ antica città di Pleurone in Etolia. Costui diede
loro
in moglie le sue figliuole, a Icario Policaste ch
Essi fecero una spedizione di guerra contro Teseo che aveva rapito la
loro
sorella Elena ancor bambina di dieci anni, e pres
parte alla caccia del cinghiale Calidonio, di cui si parlerà. Ultima
loro
impresa fu la lotta contro gli Afaridi loro cugin
di cui si parlerà. Ultima loro impresa fu la lotta contro gli Afaridi
loro
cugini. La cagione di questa contesa è diversamen
li agli uomini era naturale che venissero divinizzati e si erigessero
loro
anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta per
col nome di Anakes (ossia Anactes, i re, i dominatori) e celebrata la
loro
festa con delle corse equestri. In genere le gare
delle corse equestri. In genere le gare equestri erano messe sotto la
loro
protezione e immagini loro trovavansi anche ad Ol
nere le gare equestri erano messe sotto la loro protezione e immagini
loro
trovavansi anche ad Olimpia. Anche Roma eresse ne
ssima; in Omero non solo si leggono qua e là dei luoghi ricordanti le
loro
vicende, ma un inno intiero fra gli Omerici è in
ordanti le loro vicende, ma un inno intiero fra gli Omerici è in lode
loro
, e ivi già si rammentano le benemerenze dei Diosc
enze dei Dioscuri verso i naviganti. Altri epici antichi cantarono di
loro
e della discendenza di Leda; poi li celebrarono p
e di Ceo il quale serbava gratitudine ai Dioscuri per essere stato da
loro
salvato da certa morte. In una poesia scritta in
o o autoctoni. Il mitico personaggio a cui essi riferivano l’ origine
loro
e i primi inizii della loro civiltà, è Cecrope; p
sonaggio a cui essi riferivano l’ origine loro e i primi inizii della
loro
civiltà, è Cecrope; più tardi pero anche di Cecro
retteo la tradizione ricordava due figliuole, entrambe celebri per la
loro
sorte avventurosa, Orizia (Oreithyia) che fu rapi
giurasse il vecchio padre Pandione a lasciarla venire alcun tempo con
loro
. Teseo accondiscese, ma quando vide Filomela se n
l paterno regno, e cacciati alla lor volta i Mezionidi, avrebbero fra
loro
diviso la sovranità dell’ Attica in guisa che ad
, come già si raccontò, al re Niso; vinse anche gli Ateniesi e impose
loro
un grave tributo: ogni nove anni dovevano mandare
Eracle come si vedrà. Durante la sua assenza, i Dioscuri ripresero la
loro
sorella dopo aver espuguato la città di Afidna ov
a spedizione contro le Amazoni, ed ebbe come premio della vittoria la
loro
regina Antiopa o Ippolita; secondo altri, costei
e contro le Amazoni, allorchè esse invasero l’ Attica per liberare la
loro
regina Antiopa; nella qual occasione costei anzic
sione costei anzichè unirsi alle sue conuazionali, combattè contro di
loro
a fianco dello sposo, ma venne uccisa. 7º Prese p
so dagli Ateniesi e così die’ occasione alla guerra che Minosse mosse
loro
. 3. La leggenda del rapimento d’ Europa fu tratta
ecavano a Tebe per ritirare l’ annuo tributo di 100 buoi; egli taglio
loro
naso e orecchie e li rimando incatenati a Orcomen
Sicilia, Alcioneo sull’ Istmo. I Latini collocavano qui la lotta del
loro
Ercole col gigante Caco, di cui parleremo. m) I p
, poi intrecciata nei racconti greci; giacchè anche i Lidi avevano un
loro
eroe, solare, di nome Sandone che veneravano come
ano un loro eroe, solare, di nome Sandone che veneravano come capo di
loro
stirpe; e il carattere lidio della leggenda si ma
a vissuto per quei tre anni tra le donne di Onfale, filando lana come
loro
, anzi vestito da donna anch’ egli, avendo lasciat
divenne tradizionale. Anche i poeti lirici inserirono qua e là nelle
loro
opere cenni e ricordi dell’ eroismo di Eracle; ba
arte la lotta di Eracle fanciullo col dragoni mandatigli da Era. Alla
loro
volta i poeti tragici e comici è naturale scenegg
lotta, e allora i Calidonesi ebbero la peggio e videro ben presto la
loro
città cinta d’ assedio dai nemici. In questa dist
il tizzone di Meleagro, e il dolore dei Calidonesi dopo la morte del
loro
giovine eroe e specialmente i mesti lamenti delle
ella siccità. Allora Nefele intervenne in aiuto de’ suoi figli, e fe’
loro
dono di un ariete dal vello d’ oro datole a quest
o, ove stettero alcun tempo colle Lenniesi che avevano tutte ucciso i
loro
infedeli mariti; di là per l’ Ellesponto giunsero
che la sposa di lui Cleite e le ninfe de’ boschi la piansero, e dalle
loro
lagrime scaturiva la fonte Cleite. Lasciato poi E
guirono il viaggio e giunsero in Bitinia ov’ erano i Bebrici, e Amico
loro
re. Ivi Polluce venuto a lotta di pugilato con Am
o dai Boreadi, consentì a istruire gli Argonauti intorno al resto del
loro
viaggio; specialmente li avvisò del difficile pas
balzarono su tanti guerrieri, egli per consiglio di Medea, gettò fra
loro
una grossa pietra, ond’ essi ciechi di furore vol
o accolse i due fuggiaschi promettendo di rimetterli in trono, e die’
loro
in ispose le sue due figliuole Argia e Deipile. E
evisto, ebbe esito sfavorevole. S’ erano bensì i sette disposti colle
loro
schiere di contro alle sette porte di Tebe per ci
alle sette porte di Tebe per cingerla di regolare assedio; alcuni di
loro
compirono anche prodigi di valore, come Tideo; ma
o invano; Tiresia aveva predetto ai Tebani la vittoria, quando uno di
loro
si consacrasse alla morte; vi si offerse Meneceo,
ieci anni dopo, i figli degli eroi morti si riunirono per vendicare i
loro
padri. Perciò chiamasi questa la guerra degli Epi
o di Mecisteo. Non combattendo essi contro il volere degli Dei come i
loro
padri, ma anzi con buoni auspici, ebbero fortuna.
idio sorto tra i fratelli e rappresentando in modo commoventissimo il
loro
duello mortale invano scongiurato dall’ infelice
Aiace di Oileo, Diomede, Nestore ed Ulisse. Daremo brevi cenni delle
loro
famiglie. Agamennone e Menelao appartenevano alla
nelao appartenevano alla famiglia dei Pelopidi, e traevano la origine
loro
dal re frigio Tantalo, quel re celebre per la sua
sì bene viso agli Dei che questi non sdegnavano invitarlo spesso alla
loro
mensa. Di che insuperbito non seppe astenersi da
olpevoli di un fratricidio, uccidendo per istigazione di Ippodamia il
loro
consanguineo Crisippo che Pelope aveva avuto da a
i a fuggire per questo, si ripararono colla madre in Micene presso il
loro
cognato Stenelo, figlio di Perseo, o presso il fi
pastore e come tale allevato. Le tre Dee gareggiavano in promesse al
loro
giudice. Era gli prometteva signoria e ricchezza,
elmo, perch’ era invulnerabile. — Poichè i Greci ebbero costrutto il
loro
campo presso le navi, da quel punto comincia prop
pregato da Tetide la madre di Achille, fè che la vittoria fosse dalla
loro
parte. Dopo parecchi fatti d’ arme in cui vanamen
armi e alla testa dei Mirmidoni corresse in aiuto ai Greci. Al primo
loro
comparire nella mischia si ritirano i Troiani, te
l vecchio padre di Ettore non glie l’ avesse consegnato. — Perduto il
loro
principale eroe, non si smarrirono tuttavia i Tro
sione di fare atti di valore. Prima vennero le Amazoni, guidate dalla
loro
regina Pentesilea, figlia di Ares, e diedero molt
I Troiani si lasciarono prendere all’ amo. Invano Laocoonte, uno de’
loro
sacerdoti d’ Apollo, cercò distoglierli dal propo
osi attorno al suo corpo e a quello de’ ragazzi li soffocarono tra le
loro
spire. Ai Troiani parve questo una punizione infl
venture del ritorno de’ Greci; giacchè disperdendosi i varii capi col
loro
gruppi di uomini e di navi, si favoleggiò abbiano
navi, si favoleggiò abbiano avuto diversi casi prima di giungere alla
loro
patria, e alcuni anche in patria abbiano patito p
o di Strofio che era quasi coetaneo, e a poco a poco si contrasse tra
loro
una stretta amicizia, la quale si mantenne poi co
la del mare occidentale, che abitavano sparsi su per monti curando le
loro
grosse greggi; eran detti Ciclopi perchè avevano
i perchè avevano un occhio solo in mezzo alla fronte, e conforme alla
loro
natura selvaggia, erano anche cannibali. Ulisse s
di scendere all’ Averno per veder l’ ombre dei trapassati e saper da
loro
notizie del proprio avvenire e della sua discende
fusione fra i Greci che divennero come il pascolo intellettuale delle
loro
anime; in tutti i secoli della vita greca vi atti
la vita greca vi attinsero letterati e artisti, contribuendo da parte
loro
ad allargare, rinnovare, rielaborare le tradizion
re dei Pelopidi e degli Atridi serbarono per secoli e secoli la virtù
loro
di commuovere profondamente chi aveva fibra per s
atini, da Livio Andronico a Seneca dedicarono la più gran parte delle
loro
opere ad argomenti troiani. Da tutto ciò si rilev
temporaneamente alla stirpe di Neleo. Entrambi erano segnalati per la
loro
antiveggenza e saviezza, ma specialmente Melampo,
uale avendo curato una covata di serpenti dopo aver dato sepoltura ai
loro
genitori, n’ ebbe leccate le orecchie, e così fu
Le leggende relative ai vati, ai poeti, agli artisti mitici ebbero la
loro
illustrazione nella letteratura e nell’ arte clas
simo Zeus, il profeta di verità; mentre i Tragici lo introdussero nei
loro
drammi, ad es. Euripide nelle Baccanti. Infine an
Lanosi biocchi che sporgean poc’ anzi Dal tenue filo, avanti a’ piedi
loro
In viminee cestelle eran raccolti Morbidi velli d
novelle corna di pieghevoli canne. » 32. V. 11 e segg.: « Parte di
loro
vedesi nuotare, parte sedendo su scogli far secca
si vedono uscir fuori le colline; ecco il mare rià i suoi lidi e nel
loro
alveo contengonsi i pieni fiumi; scopresi la terr
altro in ver delle cavalle Passa i segni il furor. Venere istessa In
loro
il suscitò quando di Glauco Preser col denti ad i
inatore dell’universo, già da lungo tempo vedevano svanire le antiche
loro
credenze. Il Paganesimo s’era infiacchito a tal s
o Stato. Il commercio co’Greci tutto cangiò : essi recarono in Roma i
loro
sistemi di filosofia liberi e svariati ; ed i poe
che inchinavansi ai vani simulacri immaginati da Numa, paragonando il
loro
religioso terrore a quel de’fanciulletti, i quali
Così crollava l’idolatria dei Romani a misura ch’essi uscivano dalla
loro
primiera ignoranza ; e cadevano in dispregio quel
he spiritosa lizza d’ingegno. Ma i patrizj di Roma, sfrenati così nei
loro
vizj come nel loro potere, trovando la dottrina d
d’ingegno. Ma i patrizj di Roma, sfrenati così nei loro vizj come nel
loro
potere, trovando la dottrina d’Epicuro tra l’arti
. Il solo Livio rimpiangeva la pietà dei primi Romani per gli antichi
loro
Dei, ma questa pietà confondevasi allora coll’amo
ei da cui si sentivano protetti ; vinti, attribuivano i rovesci delle
loro
armi ad auspicj negletti o mal compresi. Il campo
o dagli auspicj ; e, se spesso la scaltrezza del senato abusava della
loro
prevalenza per disciogliere le assemblee, sconcer
no imperiale di Roma. Quindi i Romani, che nella severità dell’antica
loro
disciplina aveano ammesso il culto degli avi, ma
licamente deificato nè gli Scipioni, nè i Camilli, e restringevano il
loro
culto ad offerir sacrifici all’ombre dei padri ch
romano. Gli Egizj avevano sotto ogni guisa di simboli raffigurate le
loro
divinità : di qui ne venne la tradizione che essi
di queste innumerabili divinità. Gl’Indi giacevano sotto il giogo del
loro
antico sacerdozio, e nell’immobilità delle loro c
no sotto il giogo del loro antico sacerdozio, e nell’immobilità delle
loro
caste ereditarie. Le comunicazioni che aveano avu
essandro, furono perseguitati, e si spartirono in numerose sètte ; il
loro
culto diventò un rito solitario e nascosto che si
ominciato la dispersione de’ Giudei e diffuso nel mondo le pagine dei
loro
libri sacri. Dal tempo di Ciro gli Ebrei s’erano
quella guerra spaventevole che fece terrore ai Romani medesimi, e diè
loro
per la prima volta a combattere il fanatismo reli
trologi, usurai, pasciuti per tutto d’insulti, fecero sul suolo della
loro
patria una eroica resistenza. L’assedio di Gerusa
più facili fra i varj popoli, dal contrasto o dalla confusione delle
loro
credenze, andava sfasciandosi da tutte parti, o,
denza che potesse rialzare l’intelletto dell’ uomo e affratellare tra
loro
le nazioni. Il Cristianesimo solo fu da tanto : e
i vizj, a cui rendeva ossequio sotto finti nomi, avessero almanco nei
loro
emblemi alcun che di divino. All’ultimo altra rel
gione non eravi in fatto che la voluttà ; e le sette più severe nella
loro
origine, degenerate fra breve da un’austerità pre
sioni irrompono furibonde contro il nemico che si presenta a disputar
loro
l’impero dell’universo ; e i popoli, a torme a to
a torme a torme, come le onde d’un mar tempestoso, traggono sotto le
loro
bandiere : l’avarizia vi guida i sacerdoti degli
sangue. Finalmente, i carnefici stanchi s’arrestano, la scure sfugge
loro
di mano, e un’arcana virtù celestc, scaturita dal
sti feroci. Vinti dall’esempio di nazioni intiere soggiogate prima di
loro
, cadono pur essi a piè del Cristianesimo, che in
taginese, presentò ai governatori dell’impero romano una scrittura in
loro
difesa, che intitolò : Apologetico contro cl’ Ido
li uomini abbiano in odio ciò che non sanno se in fatti merita l’odio
loro
? Poichè dir si può che lo merita, quando la cagi
per lo passato odiarono, non sapendo ciò che fosse lo scopo dell’odio
loro
, subito che abbandonarono l’ignoranza, parimente
fanno a considerare, se questo mai fosse un bene occulto, non essendo
loro
lecito di sospettare più rettamente e più da vici
ia bocca, o di mercenarj difensori si servono per provare l’innocenza
loro
. Possono rispondere ed altercare, non essendo lec
inazione di non voler sacrificare agl’idoli, niente altro aveva delle
loro
cerimonie scoperto, cho alcune adunanze avanti gi
delle loro cerimonie scoperto, cho alcune adunanze avanti giorno tra
loro
praticate per cantare inni a Gesù Cristo, come a
ticate per cantare inni a Gesù Cristo, come a Dio, e per confermar il
loro
istituto che proibiva l’omicidio, la fraude, la p
e Seneca, come Diogene e Pirrone. Non però trovano tanti discepoli le
loro
parole, quanti ne trovano i Cristiani, insegnando
atelli, non per altra ragione, mi persuado, se non perchè appresso di
loro
ogni nome di parentela è finto per affettazione.
chiamano e stimano fratelli coloro che hanno conosciuto Dio per unico
loro
padre, e si sono imbevuti d’un solo spirito di sa
bù, tante curie e decurie infettano l’aria cogli aliti puzzolenti del
loro
stomaco. Per le cene de’Salj vi è necessità d’ind
li possono calcolare le spese di coloro, che gettano nelle crapule il
loro
avere nell’occasione di pagare le decime ad Ercol
on compriamo incensi ; e se l’Arabia si lamenta, sanno i Sabei che le
loro
merci hanno più spaccio presso di noi, e migliore
erra, e dall’altro che i Barbari avessero continuato a starsene nelle
loro
foreste, il mondo romano, marcendo ne’suoi costum
i sarebbero sollevati gli schiavi ? Ma essi eran perversi al pari dei
loro
padroni, partecipavano degli stessi piaceri e del
o non si fosse mai conosciuto, e che i Barbari non fossero usciti dai
loro
deserti. Quanto agli eserciti romani, i quali avr
ziale, che non è, a dir vero, se non il primo nodo della società ; la
loro
probità e la loro giustizia si limitavano ai conf
a dir vero, se non il primo nodo della società ; la loro probità e la
loro
giustizia si limitavano ai confini della patria,
atria, nè oltrepassavano l’estensione del proprio paese. I popoli nel
loro
complesso avevan principi diversi da quelli del c
assoluta necessità, perchè i popoli sostenevansi ancora colle antiche
loro
leggi ; un po’più tardi questo divino Messia non
148. Ai Cristiani si apponeva da’ Gentili questa calunnia, che nelle
loro
adunanze uccidessero un bambino e sel mangiassero
altra calunnia pur s’apponeva da’ Gentili a’ Cristiani, che, in molte
loro
adnnanze notturne, legassero un cane ad ogni cand
rasporto e la immaginazione degli antichi Greci e Latini in crearsi i
loro
Dii, ed escogitarne poscia una Teogonia, che comm
i e del tempo, quando si deificavano gli stessi esistenti, innalzando
loro
tempii ed altari. E veramente l’Achille dell’ Ili
latini, spigolati con lungo studio nel campo dovizioso delle opere di
loro
, e per impromettere a questo dettato più lunga er
che i saggi institutori delle scuole letterarie volendole spiegare a’
loro
alunni, rannodandole allo studio della Mitologia,
i furono creduti come una messe, cui ognuno può porre la falce, e dar
loro
diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti d
, i voti del cuore umano furono quasi tutti rivolti al temuto nume di
loro
; e propagandosi questo culto nel tempo e nello s
e sorgere tante contraddizioni valsero ad aprir gli occhi e presentar
loro
lo insano spettacolo di tante fole e smentirle e
ie ; tuttavolta, o per lasciare illesa la eredità religiosa degli avi
loro
, o per non mostrarsi avversi al volgo, o ancora p
a tai filosofi si tacquero, ribadendo i bei sentimenti che spuntavano
loro
nel cuore, per non pagarla con gli strazii, con l
fonte ubertosa di idolatria. I poeti, che adornavano la natura con le
loro
brillanti illusioni, son trascinati anch’essi a p
h’essi a piè degli altari e finiscono adorando le opere della istessa
loro
immaginazione. Dai poeti tutto era deificato, ond
l’ Iddii, cui quegli affidavano, onde promettersi eterna felicità del
loro
impero, la tutela di ogni cosa, non credendo uno
iede a’vagiti degl’infanti ; o alla dea Cunina, che tutela le cune di
loro
…… Nè stimarono commettere ad un solo nume la tute
dio Giogatino ; i colli alla dea Collina ; le valli a Vallonia. Nè fu
loro
dato ritrovare una Segezia(3) di tanto potere, a
posti, onde conservarsi in sicuro la dea Tutilina(4). E non sembrando
loro
essere bastante quella Segezia per conservare le
i di catene, a non potere nè alzare, nè muovere il capo, irradiando a
loro
spalle una luce, che solo per loro splende a rifl
, nè muovere il capo, irradiando a loro spalle una luce, che solo per
loro
splende a riflesso, e passando ombre d’avanti a l
ce, che solo per loro splende a riflesso, e passando ombre d’avanti a
loro
. Con l’antro egl’intende il globo, che noi abbiti
articolari a ciascun suo genere simiglianti : come gli Egizii tutti i
loro
ritrovati utili necessari al genere umano, che so
na famiglia, davano il nome di Dio a tutto quello, che rifuggiva alla
loro
intellettiva. Se ne può trarre esempio dal Saggio
ncora di selvaggi tengono come Iddii tutti gli obbietti, che sembrano
loro
inintelligibili ; e da Tacito(1), che facendo par
me di Giove, che con lo vibrar de’fulmini, e con il tuono volesse dir
loro
qualche cosa ; un Giove corpulento, di grandi e l
Volendo gli uomini con gli esempii degl’ Iddii, che si creavano nella
loro
mente, trascorrere, senza rimorso, di errore in e
edevano avversi a’loro costumi, onde appiccarono a gl’ Iddii stessi i
loro
proprii trasporti, per trascorrere senza rimorso
a furono deificati, si ebbero tempii, altari e sacrificii con tutti i
loro
errori. Vomini, esseri esistenti elevati alla noz
pubblica riconoscenza, Diodoro Sicolo parla della maggior parte delle
loro
intraprese, delle conquiste, delle scoperte, degl
lle glorie, delle dissavventure, non obbliando a un tempo e il nascer
loro
e la culla, e la morte e loro tomba. 8. Ora delle
e, non obbliando a un tempo e il nascer loro e la culla, e la morte e
loro
tomba. 8. Ora delle varie specie di mito, onde gl
l mondo costar di numeri, e tutto nascere dalla armonia e concento di
loro
(3) ; o dagli atomi, come opinava Epicuro, il qual
filosofi. L’ambizione del parto ingegnoso portavali tanto appresso a
loro
numi, quanto l’ammirazione sopra il rimunente del
oste tra i numi, o tra i genii, quelle de’viventi, che ereditavano le
loro
inclinazioni e le colpe ». 9. Da questo variar di
dei più saggi sacerdoti Egizii, vuole che la religione e le favole di
loro
si raggirassero sopra il levarsi de’pianeti, dell
questa parola tolta da Tullio e da Varrone — varii nomi di Nettuno, e
loro
significato. 19. Plutone — duplice interpetrazion
i modi onde veniva rappresentato. 21. Varie attribuzioni di Apollo e
loro
significato. 22. Apollo uccide il serpente Pitone
i l’anima del mondo. 31. I Ciclopi compagni di Vulcano, allegoria del
loro
mito, cui intendonsi gl’igniti vulcani — traslato
cui intendonsi gl’igniti vulcani — traslato de’fulmini fabbricati da
loro
. Giove, Satvrno, Nettvno, Plvtone, Apollo, Mercv
esta alla interpetrazione di quelli, onde intender le favole nel vero
loro
significato. 12. Adorni gli antichi nostri padri
erto. E, preso Giove per l’aere, ben si possono interpetrare nel vero
loro
significato que’concetti dei latini — ab Iove pri
questa mole, che voglion composta di quattro, o di quanti elementi a
loro
piace ; or ne cede parte a sua sorella Giunone, e
si Fortuna ; porge le mamme a parvoli, e si noma Dea Rumina(4), porge
loro
le bevande e dicesi Dea Potina ; somministra loro
ea Rumina(4), porge loro le bevande e dicesi Dea Potina ; somministra
loro
l’esca, ed è denominato Diva Educa. Dal terrore o
tra nostra opera(1), ancora i latini riconoscevano il primo passo del
loro
incivilimento dal disboscarsi la gran selva della
le sembianze di toro, e con sguardi torvi da toro, quasi il corso di
loro
esprimesse un non so che di violento, e desse fuo
tali col temperato suo calore, e cacciando al contrario nelle vene di
loro
umori pestilenziali con la oltre misura delle int
n lauro, perchè Apollo co’nomi delle prosapie eterna gli uomini nelle
loro
famiglie : egli porta la chioma in segno di nobil
i appo i Persiani e gli Americani di spiccare uno o più capelli dalla
loro
chioma : e forse quindi dissero la Gallia chiomat
poglie di serpi, significanti il dominio bonitario, che si rilasciava
loro
dagli eroi, e il dominio quiritario, che questi s
nomia e l’astrologia, cioè su la osservazione de’pianeti e de’pretesi
loro
influssi, personificando per una divinità il pian
ove la guerra fa strage di uomini, e sogliono presagirla col canto di
loro
. 30. Vvlcano — Dio del fuoco e delle arti, che si
i si avessero creata questa divinità, onde prestare un culto a questa
loro
anima del mondo. Il mito, che raccontasi di Vulca
e le piacevolezze, la violenza e le blandizie non vanno d’accordo fra
loro
, così non possono andar congiunte neppure per nat
atura ; e, quando per ventura queste cose avverse si contemperano fra
loro
, sorge un non so che di nobile e di bello, a cagi
ni di Giove nelle fucine di Lenno, di Sicilia, e di Lipari. Quanto di
loro
si disse dal poeta dell’Iliade e della Vlissea, n
Anfitrite, non altro indicavano, che tai monti sbuffanti fuoco dalle
loro
cime sorgono non di rado presso i mari, personifi
per darci un tipo dell’enorme mole e dell’altezza de’vulcani. Si dava
loro
un solo occhio scintillante nella fronte : con qu
con questo si alludeva all’ignivomo cratere dei Vulcani. I fulmini da
loro
fabbricati si volevano essere composti di tre rag
dello scrittore della Scienza Nuova. Nomi e attribuzioni di Minerva e
loro
significato. 42. — Venere — etimologia, e interpe
ove Muse, opinioni di Varrone e Diodoro Sicolo. 51. Nome delle Muse e
loro
ufficio. 52. Le Muse non erano che personificazio
sero capo… In cotale favola i filosofi ficcarono la più sublime delle
loro
meditazioni metafisiche, che la Idea eterna in Di
di voluttà, che sopraggiungono a ciascun vivente quando le membra di
loro
vanno ad un compiuto sviluppamento. E Tullio(2) n
amano restan presi dalla grazia e dalla parola. Esiodo(1), assegna a
loro
il riso e il dolo ; il poeta dell’Iliade poi le b
role di un’altra nostra operetta(1), sedute su la tomba degli estinti
loro
parvoli offrivano alla Luna corone di papavei, e
trici, come dice Orazio(3), chiamandola Trivia, a lei ululavano nelle
loro
evocazioni. Dandole il nome di Latmia, a lei, cos
ro nome Camene, che può interpetrarsi canto ameno, dalla dolcezza del
loro
canto : Altri derivano il nome Musa dall’ebreo Mu
conducemi Apollo, E nuove Muse mi dimostran l’Orse » Tante volte col
loro
nome non s’intende che la stessa poesia, come Ali
editazione e diligente memoria. Esiodo nella sua Teogonia vuole che a
loro
nulla andava ignoto, nè il presente nè il passato
tanto lo augusto congresso degli Dei, quanto il melodioso concento di
loro
voce. Sempre unite si componevano a coro, sciogli
re, che le virtù personificate nelle Muse non vanno mai disgiunte fra
loro
, e che le discipline e le arti traggono la loro i
nno mai disgiunte fra loro, e che le discipline e le arti traggono la
loro
iniziativa ed il compimento dal cielo. Si disse e
andosi nella Beozia fè credere esser nove il numero delle Muse, dando
loro
il nome di altrettante graziose donzelle sue figl
me di altrettante graziose donzelle sue figlie — Varrone ne fragge la
loro
origine da diverso avvenimente — Volendo gli abit
, di molta fama, il piceol numero de’vati, che mandarono a’posteri il
loro
nome per gl’inni cantati in laude degl’Iddii. Per
ntù, cui dipingevansi, la verginità, le sembianze, il portamento, che
loro
si dava, il carattere, il nome istesso cui eran c
ed il Tago portavano il nome di fiumi di oro, poichè irrigando con le
loro
acque i campi, li fecondavano di doviziose biade.
i vivesse in tanta strettezza di amor fraterno, che potevasi dire, di
loro
di essere informati di un’anima sola in tre corpi
uno, rovesciollo. Le Naiadi raccolsero questo corno, e riempiutolo da
loro
di fiori e frutti, fu detto il corno dell’abbonda
el cavallo Orione, o di Pegaso. VII. Punisce Busiride e Diomede delle
loro
crudeltà, uccidendo l’uno che soleva sacrificare
di oro, combatte con alcune donne guerriere, figlie di Marte, rapisce
loro
un bel cinto, e tragge una donzella dagli oltragg
andone i denti, ne nacquero uomini armati, che poscia si uccisero fra
loro
, pochi in fuori, che ebbero parte a fabbricar la
armati, per la contesa eroica della prima agraria gli Eroi escono dai
loro
fondi, per dire che essi sono signori de’fondi, e
i, e si uniscono armati contro le plebi : e combottono non già tra di
loro
, ma co’clienti ammutinati contro esso loro, e coi
combottono non già tra di loro, ma co’clienti ammutinati contro esso
loro
, e coi solchi sono significati essi ordini ». 65.
ocia dei costumi, e darsi alla coltura dei campi, onde fu iniziato il
loro
incivilimento. Ma noi che in queste pagine abbiam
reci, il più antico Genio, che si a stato consacrato da’ Romani, come
loro
prima divinità tutelare, il eulto del quale fu da
’ Romani, come loro prima divinità tutelare, il eulto del quale fu da
loro
unito a quello del tempo e del Dio-Luce, ossia de
ome un segno celeste, che rifulge tra gli astri, preceduti da lui nel
loro
cammino intorno il sole. 67. E onde portare al ve
una pompa funebre, al tempo della quale si celebrava la memoria delle
loro
imprese(b). Il numero degli Eroi, de’quali fa men
o di quella, v’avea purè una fontana. Là si avviarono i Fenicj ; e al
loro
rumore ne uscì un Dragone, figlio di Marte e di V
è i compagni non mai ritornavano a lui, risolvette di rintracciare di
loro
. Entro nel bosco, li trovò tutti distesi sul suol
vita. A tale vista insorsero tutti gli altri ; e sì feroce zuffa tra
loro
si accese, che vicendevolmente si diedero la mort
ndevolmente si diedero la morte, e a soli cinque si ridussero. I nomi
loro
erano Iperenore, Pelore, Ctonio, Echione, e Udeo(
armenti. Que’ popoli ricorsero supplichevoli a Giove, il quale disse
loro
, che Nettuno si sarebbe placato, qualora Cefeo av
o, che Perseo, Andromeda, Cefeo, e Cassiope vennero collocati dopo la
loro
morte tra gli Astri, dove formano altrettante Cos
seco lui, per cogliere anch’ eglino quell’ occasione di segnalare il
loro
valore (b). Essi furono detti Argonauti, perchè m
one(16), di Testore(17), e d’Ificlo(18). Il viaggio non sempre riuscì
loro
folice. Una procella li portò all’ Isola di Lenno
izico, credendo, ch’eglino fossero i Pelasgi, di lui nemici, dichiarò
loro
la guerra, nella quale rimase ucciso da Giasone.
igura di un giovine, chiamato Euripilo ; ed esso, dopo di aver donato
loro
una gleba di terra, ad essi pure additò la via di
à sull’anzidetto Lago. Allorchè gli Argonauti erano per proseguire il
loro
cammino, lo stesso Tritone staccè uno de’ cavalli
alli dal carro di Nettuno, e lo mandò innanzi ad essi, affinchè fosse
loro
di sicura guida (b). Giunse finalmente Giasone in
ed acute aste si avventarono contro Giasone. L’Eroe scagliò nel mezzo
loro
una grossa pietra, per cui di tale furore si acce
accesero, che, abbandonato l’assako contro di lui, si azzuffarono fra
loro
medesimi, e in breve tempo l’un dopo l’altro cadd
on preghiere le Furie vendicatrici. Gli Argonauti continuarono poi il
loro
viaggio, e giunsero felicemente in Iolco. Accorse
ggio, e giunsero felicemente in Iolco. Accorsero in folla i popoli al
loro
sbarco, e risuonarono i lidi di liete acclamazion
igliuole di Pelia. Elleno la accolsero cortesamente, e Medea raccontò
loro
tutti i servigi, che avea prestato a Giasone, e n
to Esone. Quelle la supplicarono di procurare lo stesso bene anche al
loro
vecchio padre. Medea promise di compiacerle, e pe
ovani, che la Maga voleva spettatrici dell’ orrendo fatto, ella diede
loro
il perfido eccitamento, ch’esse medesime immerges
o conceputo per opera di Giove, gettò le due predette serpi nel mezzo
loro
; che a vista di quelle Ificlo, preso dallo spave
stoni, sudditi di Diomede, presero le armi per vendicare la morte del
loro
Sovrano, e per riaverne i cavalli. Ercole affidò
ino, soggiornando in Torona, obbligavano gli stranieri a lottare seco
loro
, e dopo d’averli vinti, li facevano crudelmente m
hè si erano adoperati, onde gli Argonauti non accogliessero più nella
loro
nave lui, ch’era andato in cerra d’ Ila, figlio d
vendicare siffatta violenza, uccise i pirati, restituì le giovani al
loro
padre, e mise a morte anche lo stesso Busiride(b)
sassino del Peloponneso, faceva morire i passeggieri, schiacciando la
loro
testa colla sua. Ercole nella stessa guisa lo pri
rarsi. Qualche tempo dopo egli ritornò ad essi, e li uccise col padre
loro
. Per tale motivo offerì poscia una capra in sacri
i(c). Albione e Borgione erano due giganti, i quali avevano tratta la
loro
origine da Nettuno. Ercole dovette azzuffarsi con
vano tratta la loro origine da Nettuno. Ercole dovette azzuffarsi con
loro
, perchè non volevano lasciarlo andare a’monti Atl
tere o a misurare le di lui biade ; e dopochè lo aveano fatto, eddeva
loro
la testa. Gli fu condotto Dafnide, il quale sareb
e la rendette a Dafnide. S’aggiunge, ch’egli li unì in matrimonio, e
loro
donò il palagio di Litierse(a). Erice, figlio di
derli d’assalto, quando coloro per placarlo gli offerirono quanti de’
loro
concittadini avrebbe mai ricercato. Egli si conte
e Egimio, re de’Dorj ; li abbattè, uccise Corono, figlio di Foroneo e
loro
re, e li obbligò a ritasciare a’Dorj i paesi, che
i lui uccisore ; mal Giove li separò, scagliando il fulmine nel mezzo
loro
(d) Ercole domò Lacinio, formidabile malandrino,
trei pretendevano, che quella fosse così arrivata da Tiro appresso di
loro
. Dicesi, che la stezze zattera, entrata nel mare
a Eritrea e Chio, e che amendue que’ popoli abbiano usato di tutte le
loro
forze per trarla a se, senzachè abbiano potuto ma
i lui tempio, affinchè sapessero in sogno, quando erano perriavere la
loro
salute (a). Un certo Diomo, cittadino Ateniese, v
i nominano principalmente le cinquanta giovani, chiamate Tespiadi dal
loro
padre, Tespio, re di Feozia ; Megara, figlia di C
quell’ imposizione. Ercole, avendoli incontrati, li attaccò, e tagliò
loro
il naso, le orecchie, e le mani, le quali poi sos
pio, e portarne via il tripode. Apollo vi si oppose, combatterono tra
loro
; nè si sa crò, che sarebbe avvenuto, se Giove no
se Giove non li avesse separati, scagliando il suo fulmine nel mezzo
loro
(a). L’Oracolo allora fece intendere ad Ercole, c
della predetta Regina i quali costringevano gli ospiti a lavorare le
loro
vigne in qualità di servi (a). Ercole finalmente
onori, che questo Eroe ricevette. I Greci lo venerarono come uno de’
loro
maggiori Dei (d). Egli in Roma ebbe molti tempj,
crifizio della mattina, ev’ osservarono le ceremonie, ch’ erano state
loro
prescritte. Quello poi della sera si fece da Poti
e in sogno due tori, i quali, dopo d’aver lungo tempo contrastato tra
loro
per una giovenca, erano caduti a terra semivivi.
, e contrassegni d’allegrezza(a). I Deliasti finalmente deponevano la
loro
corona, e la consecravano ad Apollo. Nel tempo di
o dell’altro, che invece d’azzuffarsi si abbracciarono, strinsero fra
loro
la più tenera amicizia, e giurarono di porgersi s
ero anche gli altri Centauri la stessa violenza alle altre donne, che
loro
venivano alle mani, o più piacevano. Vi rimasero
i venire alle mani con lui. Priamo ed Ecuba, tremanti per la vita del
loro
figlio, lo scongiuravano di rientrare in città ;
ongiuravano di rientrare in città ; ma nè le preghiere, nè le lagrime
loro
poterono smuoverlo da di là. Venne finalmente Ach
ici di Ettore ne raccolsero le ceneri, e le rinchiusero bagnate dalle
loro
lagrime in un’urna, la quale poi collocarono in u
e, che i Tebani di Beozia si vantavano d’aver trasportato appresso di
loro
le ceneri di Ettore, perchè così avea prescritto
to ad essi un Oracolo, se volevano, che perpetuamente fosse felice il
loro
Imperio(a). Paride. Paride fu figliuolo di
ità sì grande, che i vicini Pastori a lui ricorrevano per decidere le
loro
questioni(d). Giove stesso lo costituì giudice de
ralle sole anzidette tre Divinità. Era difficile il decidere quale di
loro
fosse la più avvenente. Paride fu eletto giudice
ccelli ; e allora Celeno, la maggiore di quelli, chiaramente predisse
loro
, che non avrebbono potuto stabilirsi in Italia, s
di furore contro que’ forestieri. Turno difatti prese costo contro di
loro
le armi ; e l’anzidetta Dea, discesa dal Cielo, a
la condotta di Tarconte, i quali si erano ribellati contre Mezenzio,
loro
re, a motivo delle di lui crudeltà(19). Enea con
l Greco Eroe non ostante li privò di vita per vendicarsi di Antimaca,
loro
padre, ch’erasi opposto, ond’Elena non fosse rest
ono sacrificare, come si è detto anche altrove, alla predetta Dea. Al
loro
sbarco Oreste e Pilade vennero tosto arrestati, e
a’suoi congiunti la sua situazione. Propose quindi di salvare uno di
loro
a patto, che promettesse con giuramento di recare
ora fu, che nacque generosa gara tra gli amici per determinare chi di
loro
dovea restare pel sacrifizio, e chi partire. Ifig
igenia finse, che i due stranieri, carichi di delitti, avessero colla
loro
presenza contaminato il tempio e il simulacro del
ricevuto ordine dall’ Oracolo di trasportare le ossa di Oreste nella
loro
città, un certo Lica, loro concittadino, arrivato
olo di trasportare le ossa di Oreste nella loro città, un certo Lica,
loro
concittadino, arrivato in Tegea, città dell’ Arca
ndrio, figlio di Strofio(e). Elena, conquistata Troja da’Greci, fu da
loro
restituita a Menelao. Questi voleva immolarla al
ambini di quel passe, e li aprì per conoscere nell’osservazione delle
loro
interiora la volontà degli Dei intorno alla sua p
, eravi pure, che i Greci non ne avrebbono mai trionfato, qualora tra
loro
non si fosse trovato anche Achille(b). Subito per
di ogni sorta. Tutte le giovani si scelsero le galanti merci, che più
loro
piacevano. Il solo Achille, sdegnando perfino di
ana(b). Era altresì costume de’Greci l’offerire come in sacrifizio la
loro
prima capigliatura a qualche fiume. Peleo fece vo
riconoscenza, come dicono alcuni, strinse allcanza co’ Greci, e seco
loro
marciò contro i Trojani(a). Claudiano dice, che A
rovarsi più Achille a guerreggiare tra’suoi faceva sì, che gli affari
loro
andavano di male in peggio, talmentechè Agamennon
Chirone era stato di lui precettore(10). Queglino usarono di tutta la
loro
eloquenza appresso di lui, proposero di restituir
nti, che morivano di sete, non molto dopo gli aprirono lo porte della
loro
città(a). Una cosa quasi del pari gli avvenne, me
). Variano gli Scrittori sul fine d’Achille. La maggior parte però di
loro
asserisce, che Paride lo privò di vita. Allorchè
ò a piangere il morto figlio. Le Muse pure fecero sentire a vicenda i
loro
gemiti pel corso di dieci sette giorni. I Greci n
per entrare di notte in Troja, quando Ulisse e Diomede, avvertiti del
loro
arrivo da Dolone, si recarono ov’eransi accampati
i avrebbono abbattuto la Trojana potenza, quando Filottete non avesse
loro
recato le frecce d’Ercole. Ulisse, unito a Neotto
Greci, perchè ivi lo aveano abbandonaro, non voleva più far ritorno a
loro
(h) (9). Ulisse fu di tutti i Greci il più persegu
ll’anzidetto frutto, perdettero del tutto il desiderio di rivedere la
loro
citta ; e però fu d’uopo che Ulisse usasse molta
ero denomina antropofagi, cioè mangiatori d’uomini, poichè tal’era il
loro
cibo. Vicino alla città di coloro si abbatterono
Ella era la figlia del re, il quale chiamavasi Antifate. Colei additò
loro
il reale palagio ; ed eglino, avviatisi al medesi
entilmente corrispose al saluto de’Greci, ma nello stesso tempo porse
loro
una bevanda, che li cangiò in porci. Uno solo di
sso tempo porse loro una bevanda, che li cangiò in porci. Uno solo di
loro
, chiamato Euriloco, ch’era rimasto fuori di quel
acciò d’ucciderla, se non avesse ritornati tutti i suoi compagni alla
loro
primiera figura(12). La Maga prontamente lo fece,
Lampezia e Faetusa, figliuole del Sole, pascevano i sacri armenti del
loro
genitore. I compagni d’Ulisse, cruciati dalla fam
le vele a’venti. Giove suscitò allora una fiera burrasca, per cui la
loro
nave fu ridotta in pezzi, tutti i Greci perirono,
i(18), e ne fu amorevolmente accolto(d). Giunse frattanto appresso di
loro
anche Telemaco, figlio di Ulisse, il quale era ri
ili erano allora assisi a mensa. Ulisse prese a mendicare appresso di
loro
. Antinoo, ch’era uno di quelli, s’adirò con lui,
ntanto per sottrarsi alle insistenti ricerche de’suoi amanti, propose
loro
un giuoco, in cui promise, che chi vi sarebbe rim
ti scogli, ma avendo poi osato d’ivi insultare agli Dei, dicendo, che
loro
malgrado avea schivato il periglio, l’anzidetto N
olleciti di tramandare a posteri la memoria d’Ajace, che ad una delle
loro
Tribù imposero il nome di Ajantide(a). Castore
ena, città della Laconia, per esservi allevati(a). Si segnalarono col
loro
valore nella celebre spedizione degli Argonauti(b
nquista del Vello d’oro ; si trasferirono nell’ Attica per riavere la
loro
sorella, Elena, ch’era stata rapita da Teseo ; e
nto fratello ; ch’egli ottenne ciò, che ricercò ; e che quando uno di
loro
moriva, l’altro rinasceva(c). Castore e Polluce f
va(c). Castore e Polluce furono anche denominati Tindaridi, perchè la
loro
madre era moglie di Tindaro(d). Si appellarono Af
eano condotto contro la medesima(f) (5). Eglino finalmente, attese le
loro
singolari azioni, vennero soprannominati Dioscori
n grande venerazione anche appresso i Romani, che li riconobbero come
loro
Divinità tutelari, e fabbricarono ad essi un temp
spettacolo de’ gladiatori. I Magistrati, accompagnati da quelli tra’
loro
figli, i quali si avvicinavano alla pubertà, e se
, giovani d’ Andania, città della Messenia nel Peloponneso, uniti fra
loro
co’ vincoli della più stretta amicizia, meritaron
micizia, meritarono, che Castore e Polluce cagionassero la rovina de’
loro
concittadini. Eglino durante la guerra de’ Messen
Discori stessi, discesi a godere delle allegrezze, che si facevapo a
loro
onore. Panormo e Gonippo lasciarono, che gli Spar
fecero poi e sperimentare a tutta la Messenia i funesti effetti della
loro
indignazione(d). Da Castore e Polluce venne ezian
iandio castigato un certo Scopa. Costui avea parlato con disprezzo di
loro
, e in pena di tale delitto rimase sepolto sotte l
i Antichi vanno d’accordo sul nome del di lui padre, così variano tra
loro
sopra quello della di lui madre. Lo Scoliaste d’E
quali i giovani si flagellavano, finchè aspergevano quel sepolcro del
loro
sangue(e). Edipo. Edipo era figliuolo di L
di Giocasta. Eglino, tostochè Edipo rinunziò al Regno, convennero fra
loro
di signoreggiare d’anno in anno alternativamente
li delle vittime ancor fomanti, e attendevano, che il Nume dicifrasse
loro
in sogno gli eventi dell’avvenire. Se il consulta
e. Tutti questi guerrieri furono chiamati i sette Capi, e ciascuno di
loro
ebbe Ceparatamente il comando d’un corpo d’eserci
rono sul campo. Neppure la stessa morte fu bastevole ad estinguere il
loro
odio. La fiamma del rogo, sopra cui vennero ripos
uella erano periti, presero nuovamente Ie armi per vendicare Ie ombre
loro
padri, e sotto la guida di Alcmeone, figlio d’Anf
no furono detti Epigoni, voce Greca, che significa nati dopo (e). Tra
loro
molto si distinse Euripilo, figlio di Mecisteo, P
tato predetto a quelle genti, che felicemente avrebbono trionfato de’
loro
nemici, qualora l’ultimo della stirpe di Cadmo, c
ceo fu imitata da Androclea, ed Eraclea, figlinole di Antipeno Tebano
loro
cittadini, uniti ad Ercole, guerreggiavano contro
usti limiti, entro a’quali dovevano contenersi i discorsi e le azioni
loro
. La Virtù ebbe in Roma tempj e altari. Scipione,
Toga, di cui i Consiglieri si servivano per sostenere maggiormente la
loro
gravità. Si voleva far intendere che l’utile cons
la di lei statua, affinchè non potesse in alcun tempo allontanarsi da
loro
: come gli Spartani incatenarono la statua di Mar
che questa Dea proteggesse i morti, e vendicasse le ingiurie fatte a’
loro
sepolcri(e). La Giustizia si fa vedere in piedi s
quanto quoste pretendevano di essere distinte da esse per causa della
loro
nobiltà(a). Festo pretende, che il tempio della P
he un tempio dopo la disfatta degli Spartani, ripottata col mezzo del
loro
Generale, Timoteo ; ovvero dopo la vittoria di Ci
ni poi le eressero il più grande è magnifico tempio, che vi fosse tra
loro
. Questo fu cominciato dall’Imperatore Claudio ; a
, affinchè la presenza di questa Dea allontanasse ogni disapore dalle
loro
dispute(b). Esso fu rovinato da un incendio al te
a Pace finalmente era una delle cinque Deità, dette Appiadi, perchè i
loro
tempj erano presso le acque d’Appio, non lungi da
e pubbliche Feste solevano comparire in toga bianca per dimostrare la
loro
interna allegrezza. E perchè niente v’è, che più
un leone e una pecora. Questi sono due animali, di natura affatto tra
loro
contrarj. Quindi uniti insieme simboleggiano la P
stomaco. Non altrimenti la Riprensione riesce sì ad alcuni amara, ma
loro
giova, qualora è attesa. La Riprensione ha in man
eano contenti e felici, quando la gelosia intorbidò la dolcezza della
loro
vita. L’Aurora s’invaghì di Cefalo, mentre questi
i si lasciano dominare da questo vizio, facilmente consumano tutte le
loro
sostanze. Viltà. La Viltà è vizio, per cui
ue. Le Cicale, quando cominciano a farsi sentire, non cessano più dal
loro
tediosissimo canto, che risveglia l’idea della no
, perchè i Romani, quando concedevano la libertà agli schiavi, davano
loro
un pileo, con cui si cuoprissero il capo, mentre
tessi, gli animali, e le porte delle case e de’ tempj nel tempo delle
loro
pubbliche Feste. Stringe colla destra una tazza d
accompagnato da profumi e incensi. Elleno inoltre si spogliavano de’
loro
ornamenti più preziosi, e supplicavano la Fortuna
e supplicavano la Fortuna d’occultare a’ novelli sposi i difetti del
loro
corpo : dal che ne avvenne, che la Fortuna venne
ale riconciliava gli animi degli sposi, quando erano in discordia tra
loro
, e la quale avea un tempio sul monte Palatino (d)
e di queste Divinità al dire di Macrobio si muovevano da se sole, e i
loro
diversi movimenti indicavano, se si potevano cons
femmina, amendue sacre ; ma Tiresia nul sapenca. Per disunirle diede
loro
un colpo di basione, o in pena di tale delitto ve
perchà egli communicava agli uomini le cognizidni, che doveano essore
loro
ignote(a). Ferecide vuole, che Tiresia ; soggiace
infondeva la virtù d’intendere ciò, che gli uccelli bisbigliavano fra
loro
(a). Ritornando a Tiresia, dicesi, che vi fosse in
, le quali presero cura di lui, senzachè Saturno se ne accorgesse. Il
loro
culto si estese più d’ogni altro. Anguia, città d
, che fossero apparse, e dove tutti i popoli concorrevano ad offerire
loro
solenni sacrifizj, accompagnati da altri straordi
. Ivi le donne libere ricorrevano per chiedere grazie pe’ figli delle
loro
sorelle(b). Le Feste, celebrate da’ Romani ad Ino
ri dicono, ch’eglino vicendevolmente si odiavano anche nel seno della
loro
madre. Amendue si cisputarono il regno d’Argo, e
i di Nefele. Nel momento, in cui erasi per eseguire il sacrifizio, la
loro
madre, cangitasi in nube, ne li avvertì. Eglino f
le abbia servito a Frisso e ad Elle per cercare un asilo presso Eeta,
loro
parente, che regnava in Colco(b). Altri dicono, c
nella vegnente notte a’ predetti figli d’Ino, ed aveva commesso alla
loro
non conosciuta madre, che licuopris se di nere ve
menità ed eccelenza de’ quali dice Polibio essere verisimile aver fra
loro
conteso gli Dei(b). (d). Nat. Com. Mythol. l. 6
rora dirigeva il viaggio degli Argonauti, li avvertiva de pericoli, e
loro
indiceva il modo d’evitarli(f). La stessa nave fu
ne, indovino com’era, consigliò, agli Argonauti, che ammettessero tra
loro
Orfeo, perchè sonza di lui non avrebbono poluto o
e i Nisei per comando d’Apollo si presero Idmone per protettore della
loro
città, e l’onorarono sotto il nome di Agamestore,
formato dello strano avvenimento, li ricolmò di doni, e li rimandò al
loro
paese (a). (18). Ificlo si trovò tra gli Argonau
oi incantesimi operò grandi prodigi : ritornò le acque de’ fiumi alle
loro
sorgenti ; rendette placidi gli sconvolti mari, e
vogliono in un sito commessa, ed altri in un alro, variando anche fra
loro
nelle circostanze. Onomacrito dice, ch’essa si es
ero ingannate da quella Maga ; tale vergogna concepirono e orrore del
loro
delitto, che si ritirarono nell’ Arcadia, ove tra
itirarono nell’ Arcadia, ove tra le lagrime e il dolore terminarono i
loro
giorni(a). (a). Declaustre Diction. Mythol. (
gli abitanti della città d’Agira coltivavano con somma accuratezza la
loro
capigliatura, finchè riusciva sì bella, che avess
tte poi Strofadi, nel mare Ionio. Là Iride per comando di Giove vietò
loro
d’inseguirle più oltre. I due predetti fratelli a
volenza insieme cogli altri Argonauti, sì perchè egli avea sposato la
loro
sorella, Cleopatra(a). Colei aveva dato alla luce
onauti trovarono il modo di restituirgli la vista, perchè egli additò
loro
la via per giungere presto e senza pericolo, ove
(29). I Re, che succedettero ad Onfale, portarono quell’arina nella
loro
armata, finchè Candaulo, giudicandola poco comoda
vidio pretende, che nè la terra, nè il mare abbia voluto ricevere nel
loro
seno le ossa dello scellerato Scirone ; e ch’ ess
che abitavano appresso il Lago Fucino in Italia. Da questi, per aver
loro
insegnato i rimedj opportuni contro i serpenti, f
sieno state introdotte dagli Ateniesi per ricordare il soccorso, che
loro
prestò Ione, figlio di Suto, allorchè Eumolpo, fi
estò Ione, figlio di Suto, allorchè Eumolpo, figlio di Nettuno, mosse
loro
guerra al tempo del re Eretteo(f). (d). Nat. Co
a alcuni, che egli pure sia stato uno di quelli, i quali tradirono la
loro
patria ((b)). Altri dichiatano Antenore immune da
e Elena((c)). Antenore ebbe molti figli, tra’quali furono celebri pel
loro
valore Pelibo, Agenore, e Acamante (d). V’è chi d
po Antifo, il di lui fratello, Iso, i quali custodivano le greggi del
loro
padre sul monte Ida. Tutti due finalmente rimaser
stri ; ed ora coll’intelligenza degli linguaggio degli uccelli, e del
loro
volo(a). Predisse l’eccidio di Troja per mezzo de
rile rispondeva a chi la consultava(b). Eleno, preso da’Greci, indicò
loro
i luoghi più opportuni per impadronirsi della di
e, Achille, perchè l’ombra di questo Eroe era apparsa a’Greci, e avea
loro
ricercato tale sacrifizio, se avessero voluto fel
cato tale sacrifizio, se avessero voluto felicemente restituirsi alle
loro
città(e). Ditti Cretese pretende, che ciò siasi f
ed Eleno, i quali erano gemelli, furono portati qualche tempo dopo la
loro
nascita nel tempio d’Apollo ; che ivi furono lasc
: e tale giuramento erasi eseguito sopra un cavallo, sacrificato alla
loro
presenza, e poi sepolto nel luogo della ceremonia
ani (b). (16). I Greci, prima di muovere guerra a’Trojani, spedirono
loro
alcuni ambasciatori per chiedere pacificamente la
divisero in due squadroni, e in certa guisa, formando due partiti fra
loro
opposti, guerreggiarono msieme colle unghie, co’
enti uccelli Mennonidi a far battaglia, e a rinovarne l’esequie colla
loro
morte. A Mennone altresì fu inalzata una grandiss
ano figli di Merope, indovino della città di Percote nella Troade. Il
loro
padre tentò di dissuaderli che si portassero a qu
fronte, e uccine i di lui figli. I Traci, veggendo sì maltrattato il
loro
re, inseguirono Ecuba, che fuggiva, e con immensa
si facevano un dovere d’onorare come Dei domestici(c). Sembra, che il
loro
culto sia derivato dall’antico costume di seppell
Penati si venerarono poi indistintamente anche gli altri Numi(e). Il
loro
sito più ordinario nelle case era dietro la porta
larj(d). Essi si riponevano altresi sulle mense, e allora si offeriva
loro
porzione delle vivande, primachè si assaggiassero
le città ancora veneravano gli Dei Penati, affinchè vegliassero alla
loro
conservazione(g). Quindi ad essi alzarono tempj,
ba. Distrutta Troja, mentre l’avo e il padre di lui contrastavano tra
loro
intomo alla fuga, apparve sul capo di Ascanio una
lle fiamme divoratrici, i due predetti giovani presero sulle spalle i
loro
genitori, e per sottrarli alla morte non temetter
regiudizio alcuno. I Siciliani li collocarono nel rango degli Eroi, e
loro
tributarono onori divini. La stessa Catana fu nom
e, e Polidamante, figlio dello stesso Antenore, avea consegnata nelle
loro
mani quella città (d). Tra coloro, che in quella
prende nella generazione degli uomini, o perchè si genera insieme con
loro
(d). Due sorta di Genj furono da altri riconosciu
città, le fontane, gli alberi, e quasi tutte le altre cose aveano il
loro
Genio (c). Demogorgone, di cui abbiamo parlato an
ase sorpreso da’suoi nemici ; ed anche Niso spontaneamente diodesi in
loro
potere, ed offerì la propria vita per salvare que
. Univ. (a). Hom. Iliad. l. 2. (2). I Greci, come si divisero tra
loro
le ricche spoglie di Troja, furono tosto impazien
ricche spoglie di Troja, furono tosto impazienti di ritornarsene alle
loro
città, malgrado la minacciosa apparenza del Cielo
so, si spaventarono, e si misero in disordine. Patroclo si cacciò fra
loro
, e ne fece orribile strage. Pirocme, come gia abb
i dichiarò in favore de’Greci, che trassero il corpo di Cebrione alle
loro
rive. Patroclo tuttavia son desisteva dal nuocere
ì giovani Trojani ; offerì delle libazioni a venti, Zefito e Botes, e
loro
promise anche de’sacrifizj, onde col loro soffio
a venti, Zefito e Botes, e loro promise anche de’sacrifizj, onde col
loro
soffio consumassero più presto quanto sul rogo ar
ntassero i popoli d’Argo. Elleno però se ne fuggirono appresso Andro,
loro
fratello, e re d’un’isola dello stesso nome, nel
timore consegnò ad Agamennone le giovani. Esse a vista de’ceppi, che
loro
si preparavano, ricorsero supplici a Bacco, e ne
6). Gli Antichi non intraprendevano alcuna spedizione senza avere nel
loro
esercito chi presiedesse a’sacrifizi, e predicess
un serpente sall sopra un platano ; e vi divorò otto uccelletti colla
loro
madre. Nella sorpresa universale Calcante prediss
suoi, che fingessero di ritirarsi dall’assedio, e di far ritorno alle
loro
città, ma che prima lasciassero costruito dinanzi
allo a Pallade, ond’ella fosse propizia ad cesi, che citornavano alle
loro
città ; e intanto si occultarono dietro l’Isola d
lora gli assediati ad osservare tutti i luoghi, ov’eransi accampati i
loro
nemici, e presero ad ammirare il gran Cavallo(b).
ea temere de’ Greci ; e che non senza inganno erano certamente i doni
loro
. Così dicendo, scagliò con forte braccio nel fian
ui, e ne fecero orrendo scempio. In vano usò il padre de’suoi dardi a
loro
difesa : che anzi gli stessi serpenti si avventar
offerto. Quindi non attendendo a’detti di lui, lo trasferirono nella
loro
città. A ciò fare aveali indotti anche prima Sino
ra oltremodo scaltro, si lasciò ad arte prendere da’ Trojani, e diede
loro
a credere, che i Greci, stanchi di sì lungo assed
icevuto ordine dall’ Oracolo di Febo, che prima sacrificassero uno di
loro
, affinchè potessero rimettersi di nuovo con favor
opochè rapirono il Palladio, non godettero più favorevole sorte nelle
loro
imprese ; che per consiglio di Calcante conobbero
è i Trojani non potessero condurselo entro le mura, e nol avessero in
loro
difesa. I Trojani, ingannati da questi detti insi
ati da questi detti insidiosi, si affrettarono a ritirare appresso di
loro
il predetto Cavallo. Pet riuscirvi ruppero le por
do che i Greci conducevano via, come schiava, Cassandra, tentò di far
loro
resistenza, e rimase ucciso da Peneleo (a). (23)
suo padre, e lo pregò di restituirgli i sudditi, o di accomunarlo con
loro
nel generale esterminio. Terminata la preghiera,
maletti si convertirono in uomini. Questi a ricordanza perpetua della
loro
origine si chiamatono Mirmidoni(a). Riguardo poi
d era altresì per unirsi con Auge, quando gli Dei mandarono nel mezzo
loro
un gran serpente. La giovine spaventata implorò i
’Isola di Leucofri. Gli abitanti di quella lo raccolsero, lo crearono
loro
re, e dopo morte lo venerarono come un Nume. L’an
o, cinta da scoscesi scogli. Da di là traevano a se colla soavità del
loro
canto i passeggieri, i quali poi vi naufragavano(
erirebbono, quando un solo passeggiero non fosse stato trattenuto dal
loro
canto(b). (a). Hom. Odyss. l. 12. (b). Joh. J
aveano prestato assistenza ad Ulisse, da lui perseguitato, cangiò il
loro
naviglio in iscoglio, mentre quello si trovava vi
Odyss. l. 21. (21). Il fine, che que’ Nobili incontrarono, era stato
loro
predetto da Aliterse Mastoride, celebre Indovino
ce, era comune a tutti i discendenti d’ Inaco, divenuti celebri colle
loro
belle azioni(a). (g). Declaustre Diction. Mytho
orno in giorno andava scemando di forze, ricusò di porsi in corso con
loro
; e permise ad essi di combattere l’uno contro l’
. Nat. Com. Mitbol. l. 7. (7). Atreo e Tieste per eccitamento della
loro
madre, Ippodamia, fecero morire, e poi gettarono
madre, Ippodamia, fecero morire, e poi gettarono in un pozzo l’altro
loro
fratello, Crisippo, perchè que sti era nato da al
llo stesso Nume il modo di far cessare la pestilenza, che desolava il
loro
paese. L’Oracolo rispose loro, che procurasse ro
cessare la pestilenza, che desolava il loro paese. L’Oracolo rispose
loro
, che procurasse ro di ricuperare l’osso di Pelope
un nemico, corsero tutti alle armi per impedirgli che entrasse nelle
loro
terre. V’accorse tra quella moltitudine anche Alt
Erse, ne andò anch’egli alla caccia col cane Lelapo, detto da Apollo
loro
(a) Fae, che Procride, figlia di Eretteo, o d’Ific
Fece pur perire Abante e Poliido, spediti in soccorso de’ Trojani dal
loro
padre, Euridamante, eccellente nell’ interpretare
o da alcuno. Come poi si vide preso da Diòmede e da Ulisse, manifestò
loro
tutti i progetti de’ Trojani, perchè sperava di s
ti in uccelli, i quali nello stesso tempo presero a volare intorno il
loro
vascello. Dicesi, che questi uccelli, memori dell
re intorno il loro vascello. Dicesi, che questi uccelli, memori della
loro
origine, accarezzavano i Greci, e fuggivano color
li delle vittime ancor fomanti, e attendevano, che il Nume dicifrasse
loro
in sogno gli eventi dell’avvenire. Se il consulta
le avea solvato la vita al re Toante ; mo padre, la scacciarono dalla
loro
isola. Ella andò a nascondersi lungo le rive del
uella erano periti, presero nuovamente Ie armi per vendicare Ie ombre
loro
padri, e sotto la guida di Alcmeone, figlio d’Anf
no furono detti Epigoni, voce Greca, che significa nati dopo (e). Tra
loro
molto si distinse Euripilo, figlio di Mecisteo, P
tato predetto a quelle genti, che felicemente avrebbono trionfato de’
loro
nemici, qualora l’ultimo della stirpe di Cadmo, c
ceo fu imitata da Androclea, ed Eraclea, figlinole di Antipeno Tebano
loro
cittadini, uniti ad Ercole, guerreggiavano contro
l quale obbligò i Techani, che permettessero i funerali degli Argivi,
loro
nemici(d). (b). Id. Ibid. (c). Declaustre Di
e dei simboli e delle immagini ad essi allusive, e la descrizione dei
loro
attributi, del modo col quale erano adorati, dell
gni nazione e le tracce frequentissime dei vulcani) non seppero nella
loro
rozzezza attribuire questi sconvolgimenti, se non
uomini, ed anche l’ effetto maraviglioso che i naturali oggetti e le
loro
proprietà producevano sui primi popoli, avvezzi a
za selvatica, e indotti a supporre in ogni corpo vita e anima come in
loro
. 9. Le favole morali inchiudono precetti e norme
a terra quali occhi del cielo per rammentare agli uomini che tutte le
loro
azioni son note a Dio. 10. Le Furie scatenate con
ura ; ed il sole, la luna, le stelle, il tuono ed il fulmine furono i
loro
Dei ; e quindi giunsero ad onorar come tali anche
narono tutte le divinità adorate in paesi diversi ; ed insieme con le
loro
armi vittoriose introdussero il culto dei falsi D
la terra ; ma Titea non volendo sopportare questa ingiustizia, aperse
loro
le carceri, e lasciò che facessero uso delle prop
me in fasce, si ponessero a ballare suonando i cembali e battendo fra
loro
molti scudi di bronzo. 30. Finalmente questa caut
almeno non riconoscevano altro uomo più antico di lui ; sicchè nè le
loro
istorie nè le loro tradizioni segnavano epoche an
cevano altro uomo più antico di lui ; sicchè nè le loro istorie nè le
loro
tradizioni segnavano epoche anteriori alla sua. G
ll’ oro, ossia regno degli Dei e prima età del mondo, perchè sotto il
loro
savio governo gli uomini vissero semplicemente e
opoli, li radunò a vivere insieme nelle città, creò le leggi, e dette
loro
l’ idea del giusto e dell’ onesto. Numa Pompilio
eguir le sentenze e far la guerra ; ed i padroni servivano a tavola i
loro
schiavi, per rammentare l’antica libertà ed eguag
eci anni, ed essere di famiglie romane e di libera condizione. Se per
loro
negligenza il fuoco sacro si fosse spento, tutta
asserisse che l’incontro era stato casuale ; e nei più serj negozj la
loro
semplice affermativa aveva forza di giuramento. N
negozj la loro semplice affermativa aveva forza di giuramento. Nelle
loro
mani erano depositati i testamenti e quanto potev
; e celebravano le feste di Cibele con immenso tumulto, mischiando a’
loro
urli lo strepito dei tamburi, percotendo gli scud
are. Agli uomini era vietato l’assistervi ; e nei cinque giorni della
loro
durata le donzelle vestite di bianco andavano da
e avo materno d’Ulisse (568), oltraggiava gli Dei, e negava d’offrir
loro
i sacrifizj. Indi, forse per rapacità, o in onta
o si arrogava il diritto di creare gli uomini, si concertarono fra di
loro
, e formarono una donna facendole ciascuno di essi
o intorno), che era uno dei Lapiti, popoli di Tessaglia famosi per le
loro
guerre contro i Centauri (430), e che fu re d’Ate
s’argomentò di scoprire se per avventura il nuovo ospite fosse uno di
loro
, e scelleratamente gl’imbandì carne umana. Allora
esto nome. Perciò tanti popoli diversi vantavano Giove esser nato fra
loro
, e additavano sì gran numero di monumenti per att
mpagne dandosi orribili cozzi, e credendosi vitelle. Melampo restituì
loro
la ragione con un’acqua mescolata d’elleboro ; ed
Apollo e Diana nascessero, la gelosa moglie di Giove mosse contro la
loro
madre il serpente Pitone, nato dalla terra26 (pyt
bricargli le mura. Ma condotta a fine la costruzione, Laomedonte negò
loro
la pattuita mercede, ed essi crucciatine, fermaro
altro splendente in rosso, per denotarli secondo il nome che Omero dà
loro
di Lampo e di Fetonte. Facciasi sorgere da una ma
sulle sponde dell’Eridano, e gli Dei le trasfermarono in pioppi, e le
loro
lacrime in gocce d’ambra. Cigno poi …. dell’amor
e o Cortina. Nel tempio di Delfo i giovinetti dedicavano ad Apollo la
loro
chioma. Era molto venerato anche a Cirra città de
esse possedere la ricca preda, consultaron l’oracolo, il quale ordinò
loro
d’offrire il treppiede all’uomo più savio di tutt
l’eloquenza e la musica da lui professate o inventate impressero nel
loro
animo i precetti della morale. Quindi lo adoraron
dopo G. C. Ma nel 667 Rodi era caduta in mano dei Saraceni, e Moavia
loro
re ordinò d’atterrare la statua per venderla ad u
abiti qual meglio vi torna. Le braccia fate che siano ignude, con le
loro
maniche larghe ; con la destra tenga una face ard
o, e nel tempo che erano celebrate vollero per disprezzo continuare i
loro
lavori ; quand’ecco la casa empirsi a un tratto d
no di notte correndo in folla e furia i Tebani, e invocando Bacco nei
loro
bisogni : E quale Ismeno già vide ed Asopo Lu
agli uomini a fare il vino. Molti lo confondono con Nembrod, perchè i
loro
nomi in greco e in ebraico si rassomigliano ; ma
; ma tra Bacco e Mosè passa analogia tanto maggiore che renderebbe la
loro
identità più verosimile. Egli è dunque probabile
che in terra, sì nel mare che nell’inferno ; dirigeva egli stesso le
loro
imprese, ed entrava a parte di tutte le loro brig
dirigeva egli stesso le loro imprese, ed entrava a parte di tutte le
loro
brighe e degli affari relativi alla guerra e alla
morta spoglia, trasmigrassero nel corpo di quegli esseri, che per le
loro
inclinazioni s’accostano più alla nostra indole.
ammessa la metempsicosi senza limiti, acconsentendo di credere che la
loro
anima passi dal corpo di un uomo in quello d’un a
essendo persuasi che, soccorrendoli, porgono alcun sollievo forse ai
loro
parenti od ai loro amici. Questa falsa opinione p
he, soccorrendoli, porgono alcun sollievo forse ai loro parenti od ai
loro
amici. Questa falsa opinione potrebbe almeno esse
e Sposa Qui congiungan le palme, e il Genio arrida. Sorga Imeneo tra
loro
; e giglio e rosa Cinga loro alle chiome ; Amor s
lme, e il Genio arrida. Sorga Imeneo tra loro ; e giglio e rosa Cinga
loro
alle chiome ; Amor si assida Sulla faretra dove l
agne inseparabili della madre, perchè la Dea della bellezza riceve da
loro
la leggiadria e tutti i divini pregi che la fanno
ebbo amare ! » Ma il Nume s’ostinava a rimanere invisibile. Dal canto
loro
le sorelle di Psiche aumentavano la sua impazienz
ore delle quali indicavano nel tempo stesso l’ardore e la purezza dei
loro
voti. Le belle lor chiome, o nere o bionde, scend
li ; supplicavano Venere d’esaudire i lor voti ; e le consacravano le
loro
chiome. Allora la sacerdotessa tagliava le belle
no assisi su carri tratti da cavalli azzurri. I pœti hanno attribuita
loro
la virtù di spianare le onde e di sedar le procel
vicine isole, cagionarono grande carestia, ed infettarono l’aria coi
loro
cadaveri. — V’ è chi non riconosce nelle Arpie al
ano e Teti generarono Nereo e Dori o Doride, i quali sposatisi fra di
loro
ebbero per figliuoli quell’infinito numero di div
persone ; e v’è chi lo paragona agl’incantatori egiziani, i quali coi
loro
travestimenti ingannavano la moltitudine ignorant
ndavano adescando e trattenendo i passeggeri con la dolce melodia dei
loro
canti e dei loro suoni ; consigliavano i piaceri
e trattenendo i passeggeri con la dolce melodia dei loro canti e dei
loro
suoni ; consigliavano i piaceri e la vita molle,
ma più mite dell’ universo, e celando negli scogli la mostruosità del
loro
corpo, erano immagine di quelle seducenti delizie
ite, appena che un uomo avesse saputo resistere alle attrattive della
loro
voce e delle loro parole, quasi che volesse indic
uomo avesse saputo resistere alle attrattive della loro voce e delle
loro
parole, quasi che volesse indicare la maraviglios
si studiavano di adescare e di far perire chiunque fosse capitato tra
loro
; e la vicina terra biancheggiava delle ossa di i
ntarono di adescare gli Argonauti ; ma Orfeo prese la lira, e incantò
loro
stesse a tal punto che divennero mute e gettarono
cipitarono in mare ; talchè dipoi quel luogo fu chiamato Sirenide dal
loro
nome. 199. Tra gli Dei marini non è da passare so
Esperidi (382). 205. Gli Alcioni sono uccelli marini, i quali fanno i
loro
nidi sulle onde anche in mezzo ai rigori dell’inv
are la terra a piacere del Nume. 210. I Libii tenevano Nettuno per la
loro
maggiore divinità ; e la Grecia e l’Italia gli av
rame alta sette cubiti. Gli abitanti di Trezene avevan coniato sulle
loro
monete il tridente di Nettuno da un lato e la tes
beatitudine le ombre dei saggi. Virgilio descrive i Campi Elisi e le
loro
ombre : ….. È questa una campagna Con un ær più
acrime dell’eterno pianto dei malvagi, come suona il vocabolo ; ed il
loro
mormorio ne imitava i gemiti. Credevano gli antic
le ombre di bevere le sue acque, le quali avevano la proprietà di far
loro
dimenticare il passalo e di prepararle a patire d
aminavano le anime di mano in mano che Mercurio (160) le conduceva al
loro
tribunale. Eaco giudicava i popoli dell’Europa, R
e soprattutto la fama di giustizia, hanno mosso i poeti ad attribuir
loro
la funzione di giudici supremi dell’Inferno (215)
i ciascun uomo, e specialmente dei re, appena morti, prima d’accordar
loro
l’onore della sepoltura. 232. Le Furie furono div
) Queste deità tremende mostravano aspetto severo e minaccioso ; e le
loro
vesti sempre sanguigne erano ora nere, ora bianch
collera. Così le Furie empivano di spavento i colpevoli, turbavano i
loro
sonni, li perseguitavano con dilanianti rimorsi e
e quasi non s’arrischiavano a nominarle o ad alzare gli occhi verso i
loro
templi, i quali servivano d’inviolabile asilo ai
e asilo ai colpevoli, supponendo che già il rimorso facesse ivi patir
loro
la meritata pena con supplizio maggiore di quello
le, alzò in fondo dell’Arcadia un tempio alle Furie nere. Incoronò le
loro
statue di zafferano e di narcisi ; coperse gli al
vasi che avevano i manichi fasciati di lana d’agnello. I ministri del
loro
tempio in Atene vicino all’Areopago formavano un
Ecate profondesse ricchezze a’ suoi adoratori, gli accompagnasse nei
loro
viaggi, e disponesse a favor loro dei suffragi de
oi adoratori, gli accompagnasse nei loro viaggi, e disponesse a favor
loro
dei suffragi del popolo c degli allori della vitt
fanno mai grazia a nessuno. A mitigare o a rattenere l’esecuzione dei
loro
severi decreti non valgono nè bellezza, nè gioven
i più importanti ; e spesso la invocata divinità si mostrava sorda ai
loro
voti. Morfeo, capo degli altri sogni, era nel tem
e iniziali D M che significano, Diis Manibus, come per raccomandare a
loro
la tutela dell’urna. Per lo più immolavano pecore
to altrui, i quali consumano la vita in continue fatiche eccedenti le
loro
forze ; e quando si credono all’ apice dei loro v
fatiche eccedenti le loro forze ; e quando si credono all’ apice dei
loro
voti, la pietra ricade, e li condanna a nuovi tra
o, ordinò alle figliuole di uccidere i mariti nella prima notte delle
loro
nozze. L’empio ordine fu eseguito : ma una di ess
fernali, perchè le ricchezze si ricavan dal seno della terra che è il
loro
soggiorno. Anche dai genitori che gli vengono att
guardo sopra gl’ingordi e sopra gli avari ; e mirate quanto cresce la
loro
miseria coll’aumentare dei lor tesori : Ché tutt
ra che Marte avendo preso a combattere pe’ Troiani nella guerra mossa
loro
da’ Greci, restò ferito dalla lancia di Diomede (
lo dei Romani, i quali, come ognun sa, lo tenevano per protettore del
loro
impero, e per padre di Romolo. Gli Etruschi poi l
volto, di un piccolo scudo con un buco nel mezzo, la favola attribuì
loro
un solo occhio. 273. Polifemo (polyphemos, cel
stello usava la forza contro i deboli per assoggettarli e per derubar
loro
ogni cosa ? Le muse. 274. Giove, (63) tra
l’Elicona, il Pindo e il Parnaso (123) dove ebbero per precettore il
loro
fratello Apollo (96). Queste nove sorelle furono
nanimi, da meritare la venerazione di tutti gli uomini. Da ciò venner
loro
i diversi nomi di dotte fate, di sorelle d’Apollo
, e le Figlie della Memoria. Apollo, a cui piacque vivere insieme con
loro
, statuì che la concordia fosse fondamento del bel
bel collegio, e perciò volle che si chiamassero Muse, per indicare la
loro
eguaglianza. Infatti Cassiodoro fa derivare il vo
, alle belle arti ed alla poesia. Ora ponendo mente alla umiltà della
loro
origine, poichè ebbero per padre un pastore, ed a
etti di dove il bello ed il vero emergono sono molti, e le differenti
loro
bellezze son quelle che costituiscono la perfezio
vaga d’aggirarsi tra i semplici pastori, di commovere e di educare le
loro
anime pure, tragge soavi concenti dall’agreste za
mici al vero, perchè a egregie cose accendano l’animo de’ forti, e il
loro
grido sia « come vento che le più alte cime più p
o di trovar ricovero da un improvviso temporale. Il principe ardì far
loro
villania, e quando le vide involarsi con le ali d
erarono furono i poeti, i quali usavano d’invocarle sul principio dei
loro
poemi, come valevoli più d’ogni altra divinità ad
e non fossero ammesse nella celeste reggia dell’Olimpo. Immenso fu il
loro
numero, poichè vi era compresa una moltitudine di
li altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e da Minerva per giudicare le
loro
opere, non fece che stoltamente beffarli. 283. Bi
ere sulle mura di quel tempio i rimedi che gli avevano liberati dalle
loro
infermità. Pare che nei primi tempi fosse questa
mani, e discendenti di Fauno ; abitavano le campagne e le foreste. La
loro
occupazione principale si riferiva all’agricoltur
pelosi con le corna, le orecchie, la coda e le gambe di capra ; ed è
loro
attribuito il mal vezzo di far paura ai pastori e
e bisognava placare queste importune divinità con sacrifizj, offrendo
loro
le primizie dei frutti e dei greggi. Intanto gli
i pastori, credendo all’esistenza di tanti invisibili testimoni delle
loro
azioni, erano più guardinghi e più solleciti nell
stimoni delle loro azioni, erano più guardinghi e più solleciti nelle
loro
faccende, ed avevano forse un ritegno al mal fare
nel Campidoglio doveva essere la principal difesa delle frontiere del
loro
impero. La storia dimostra come ciò si avverasse,
chi Al mio verde terren copia di fiori : Tu fa, Pomona, che de’frutti
loro
Non sian degli arbor mai vedovi i rami : E tu che
nette ; ma gli antichi non le onoraron di templi, nè vollero accordar
loro
la immortalità, supponendo nondimeno che avessero
Alcuni autori indicano anche il numero degli anni, e ne attribuiscon
loro
novemila settecentoventi ! Dopo morte ottenevano
nte o una corona od un piccolo delfino. Talora la parte inferiore del
loro
corpo va a finire in pesce. Formavano il corteggi
liete di questa scoperta, dettero alle api il nome di Melisse, ed al
loro
nèttare quello di mèli, onde abbiam fatto miele.
espiatorie, e scongiuravano gli dei Lari affinchè sfogassero tutto il
loro
sdegno su quei fantocci, ed a loro facessero sopp
Lari affinchè sfogassero tutto il loro sdegno su quei fantocci, ed a
loro
facessero sopportare tutte le pene che potevano e
gli schiavi divenuti liberi appendevano ad essi in ringraziamento le
loro
catene. Quanta carità civile in queste idee ! E c
nda, e tu li prendi Per compagni a’ tuoi fati : e com’ è d’uopo Cerca
loro
altre terre, ergi altre mura ; Chè dopo lungo e t
e dell’universo ; e così gl’ imperi, le città, ogni luogo, avevano il
loro
genio tutelare. 330. Era dunque naturale che anch
ontrasto a lei : Ella provvede, giudica e persegue Suo regno, come il
loro
gli altri Dei.71 Le sue permutazion non hanno tr
uerra, scongiurando la Dea imparziale a proteggere la giustizia delle
loro
armi. Atéa. 335. Atéa (ate, ingiustizia,
rano al par di lei coperti da lungo e candido manto che ravvolgeva la
loro
testa e le loro mani ; e le facevano molte offert
ei coperti da lungo e candido manto che ravvolgeva la loro testa e le
loro
mani ; e le facevano molte offerte, ma senza macc
ente era più lungo delle zanne del cinghiale, ed uno sguardo solo del
loro
occhio bastava ad uccidere o ad impietrire gli uo
le serpi erano distese in terra, non più raccolte in giro, e le teste
loro
infrante scoprivano gli acuti denti e velenosi. L
ona bianchiccia detta la Via lattea. Così nascondevano gli antichi la
loro
ignoranza in fatto d’astronomia. 367. Parecchi fu
eo e che lo uccisero per vendicare le persecuzioni sofferte dal padre
loro
. Quindi più volte scacciati dal Peloponneso alfin
Mar Nero e sulle rive del fiume Termodonte in Tracia. Addestravano le
loro
figlie all’uso delle armi, e non facevano conto a
restar fede alla favola, nell’Etiopia o nella Tracia. Fabbricavano le
loro
case a forza di gusci d’uovo, viaggiavano su carr
cole ; il centro s’avventò alla testa, ed i bersaglieri lanciavano le
loro
frecce contro il gran petto. Il fortissimo eroe,
ove del suo coraggio, trucidando un gran numero di scellerati che pei
loro
delitti meritavano solenne gastigo : son tra cost
o supplizio del toro di bronzo. Severa lezione ai malvagi, che con le
loro
iniquità si preparano da sè stessi il gastigo. 41
pagarlo, se ne saranno lagnati, quasichè si trattasse di mandargli la
loro
prole. Indi la storia narra che fu loro imposto d
si trattasse di mandargli la loro prole. Indi la storia narra che fu
loro
imposto da Minosse per vendicare la morte del suo
to recinto, pieno di stanze e di corridori méssi in comunicazione fra
loro
per mezzo d’ innumerabili andirivieni, sicchè div
azzi. Si crede che i sotterranei che li ponevano in comunicazione tra
loro
servissero di sepoltura ai re dell’ Egitto e di t
pevoli insolenze ; ma Ercole (368) e Teseo non lasciarono impunita la
loro
audacia, e ne uccisero molti. 430. Questi Centaur
he ebbero compito questo ratto, pattuirono che la sorte decidesse fra
loro
chi dovesse essere il possessore della rapita, a
ll’ apice della gloria con utili imprese, macchiassero il resto della
loro
vita con azioni vituperose, e talora con quelle s
uniti da tenerissimo affetto, vivevano e morivano a vicenda. Quindi i
loro
nomi sono diventati simbolo dell’ amor fraterno.
lezza, coperti d’ armi da capo a piedi e con due cavalli bianchi ; il
loro
elmo ha la forma di un mezzo guscio d’ uovo, e br
on la lancia. Talora si abbracciano, ed una lucida stella splende sul
loro
capo. Giasone, Medea, Gli Argonauti. 448.
della sua lira e col canto. Si dice che gli Argonauti recassero sulle
loro
spalle la nave dal Danubio fino al mare, e che fo
la fama di tanto prodigio, e le indusse a farne esperimento sul padre
loro
; ma gl’ incantesimi non ebbero alcun effetto. E
culto e di tempio ; e soprattutto i pastori siciliani lo tennero per
loro
Dio. In Sicilia acquistò celebrità lo squisito mi
anche prima che vi giungessero i suoi nocchieri. Periandro, saputa la
loro
perfidia, se li fa tradurre davanti, e chiede not
gli omaggi dovuti al suo merito. A queste parole Arione comparisce al
loro
cospetto. Gl’impostori stupefatti e svergognati c
al loro cospetto. Gl’impostori stupefatti e svergognati confessano il
loro
delitto, e sono condannati a ignominiosa morte ne
in tanta venerazione, che, se per avventura ne incappava taluno nelle
loro
reti, subito lo rimettevano in mare per non viola
ti, che prima assalirono Cadmo e poi si combatterono furiosamente tra
loro
, dimodochè cinque soli ne sopravvissero, ed essi
nava sulla montagna di Ficea, dove arrestava i passeggieri proponendo
loro
a sciogliere enimmi suggeriti dalle Muse, e divor
Laonde le città greche, testimoni dei delitti che nelle famiglie dei
loro
principi erano continuamente commessi, delle guer
Pelope allora sposò Ippodamia, prese gli stati della moglie, e diede
loro
il suo nome, chiamandoli Pelopponneso, che è la m
due fiumi della campagna di Troja, il Xanto e il Simoenta, unirono le
loro
acque per annegare Achille (536) uno dei più trem
Vulcano (270), che armato di fiamme arse i due fiumi, e prosciugò il
loro
letto. 521. Vogliono i poeti che la presa di Troj
anesse distrutta ; 6° Finalmente bisognava che i Greci avessero nella
loro
armata Telefo figlio d’ Ercole e re di Misia. 522
molto valore, e propose a Paride (597) di terminare la contesa fra di
loro
con un duello, a condizione che Elena restasse in
valli di Reso (570) ; involare il Palladio (570) a’ Troiani ; uccider
loro
molti duci ; uscir glorioso dai duelli contro Ett
oi compagni, e nemmeno lo stesso Achille (536) osavano abbandonare le
loro
navi ; ma egli generosamente sacrificandosi per l
Dopo la morte d’Achille, Ajace ed Ulisse (563) vennero a contesa fra
loro
per ereditare le armi di quell’eroe. I capitani d
9 si leva Superbo in vista, ed a cui giaccion, molto Non lontane tra
loro
, isole intorno, Dulichio, Samo, e la di selve bru
lia, dove Polifemo, figliuolo di Nettuno (185), e il più possente fra
loro
, lo rinchiuse nella propria caverna con tutti i s
el giorno, s’era messa a scherzare innocentemente con le compagne ; i
loro
gridi, le danze, le risa svegliarono Ulisse. Era
; e giunto al cospetto d’Alcinoo e della sua moglie, si prostrò alle
loro
ginocchia aspettando con umiltà il suo destino. A
padroni in casa sua, e volevano costringere Penelope a scegliersi tra
loro
un nuovo marito, così Ulisse immaginò di travesti
. del Pindemonte.) Ed aggiunse che non potendo ormai opporsi più alla
loro
insistenza, per consiglio di Minerva (262) aveva
ofittandosi dell’inazione d’Achille (356), penetrò fino in mezzo alla
loro
flotta, e gli riuscì d’appiccarvi il fuoco. 592.
e grida la vita del suo nemico, Ecuba e Priamo tremano pei giorni del
loro
figliuolo, e lo scongiurano a non combattere ; ma
clo è poca la morte del suo uccisore. Gli eroi si scagliano contro le
loro
aste ; ma quella d’Ettore colpisce invano l’impen
i grida de’figliuoletti, e il tentar brancolando ma invano di recarsi
loro
in ajuto, ne faceva spettacolo sì doloroso da vin
due volte ; e finalmente la guerra ebbe termine con un duello tra il
loro
re ed il figlio d’Anchise, nel quale Turno perdet
enchè povero, gli accolse con amorevole sollecitudine, e per imbandir
loro
men parca mensa uccise il solo bove che possedeva
gli accolse. 622. Sicché Giove, che ne li volle ricompensare, ordinò
loro
di seguirlo sulla cima del monte, dove rivoltisi
giù, videro il borgo ed i contorni tutti inondati dall’acqua, meno la
loro
capanna che era trasformata in un tempio. 623. In
o la loro capanna che era trasformata in un tempio. 623. Indi promise
loro
di non negar nulla di quanto gli avrebbero chiest
in quel tempio, e la grazia di morire insieme nel medesimo giorno. I
loro
voti furono esauditi. Giunsero beatamente ad estr
Cleobi e Bitone. 624. Cleobi e Bitone si resero celebri per la
loro
commovente pietà filiale verso la madre Cidippe c
ssere liberato dalle miserie della vita. Gli abitanti d’Argo alzarono
loro
le statue nel tempio di Delfo. Oh generosi ! i vo
Altea s’ingelosirono di quella preferenza, e tentarono di rapirla per
loro
; laonde nacque una zuffa, nella quale Meleagro,
ta spiaggia d’Europa.121 Ma i genitori degli sposi, avuta querela fra
loro
, li costrinsero a non più vedersi. Nonostante Lea
mi (336) che pronunziava oracoli alle falde del Parnaso, e che ordinò
loro
di velarsi il capo e di andar gettando dietro le
di velarsi il capo e di andar gettando dietro le spalle le ossa della
loro
madre. Deucalione dopo aver lungamente pensato al
r lungamente pensato all’ arcano senso di quest’ oracolo, capì che la
loro
madre comune era la Terra e le sue ossa le pietre
ella Colchide con gli Argonauti (452), ed avevano le ali che crebbero
loro
con i capelli. Ercole (364) gli uccise perchè non
. Un giorno incontrò sul monte Cillene due serpenti avviticchiati fra
loro
, li colpì con la sua verga, e tosto diventò donna
premio ambito sopra ogni altra cosa dai re stessi e decretato così a
loro
, come all’ultimo cittadino che l’avesse saputo me
le estremo bisogno, la patria adottava i suoi figli e provvedeva alla
loro
educazione ed alla futura lor sorte. Indi era bel
o la corona. Ma appena l’ebbero essi ricevuta, la posero sul capo del
loro
padre ; e prendendolo sulle spalle lo condussero
atelli chiamati Dattili, parola greca che significa dito, e indica il
loro
numero e la loro riunione ; ovvero da Pelope figl
attili, parola greca che significa dito, e indica il loro numero e la
loro
riunione ; ovvero da Pelope figlio di Tantalo ; e
, e che fu adottato da molti scrittori latini per andar d’accordo con
loro
. Ogni Olimpiade formava un periodo di quattro ann
ente dagli omeri il manto, raccolto dai seguaci. Apparvero le persone
loro
snelle in quel leggiero vestimento ; e, senza rit
lui, sforzaronsi parimenti di raggiungerlo, per modo che formossi la
loro
schiera simile a quella delle grui, che volano al
tano la briglia, animandoli colla voce e colla sferza, chini verso di
loro
alquanto, o per essere più facilmente intese le m
ltro la densa polvere, sollevando dalla molestia i derisi, e rendendo
loro
spettacolo di beffe gli stessi derisori. Ma già u
i Pluto rapitore di Proserpina. A somiglianza di quelli, sembrava che
loro
uscissero le faville insieme coll’alito dalle pol
revano veloci come il vento e tumultuosi quanto il mare. Già la testa
loro
pareggia il centro delle rote di quel carro che p
la fine i foschi destrieri trascorso a segno, che la rota del cocchio
loro
corrispondeva ai cavalli dell’altro, avvenne che
ll’asse. Al quale oggetto spaventati i biondi destrieri, cadde uno di
loro
; e gli altri tutti, da lui repentinamente tratte
di quello ch’era rimasto per via, incominciarono a gareggiare fra di
loro
, rianimando le speranze, e finalmente giunse prim
cciarono. Stettero da prima alquanto immobili, aspettando ciascuno di
loro
qualche atto dell’avversario, da cui ritrarre van
ll’Atride in folla Si raccogliean, destollo ; ei surse, e assiso Così
loro
parlò : Supremo Atride, E voi primati degli Achei
erd’anni, e l’altro di maturi ; Poscia il fanciullo Julo ; e dietro a
loro
D’ogni età gli altri tutti. Enea disceso Dal parl
rnâr la fronte e i lati, E piantâr ne la cima armi e trofei. Parte di
loro
al fuoco, e parte a l’acque, E parte intorno al f
i in Egitto, ove regnò con Iside, adoperandosi ambedue a incivilire i
loro
sudditi, e ad insegnare l’agricoltura e varie alt
Osiride e ad Iside in memoria dei beneficj ricevutine ; e siccome per
loro
mezzo avevano imparato l’agricoltura, così stabil
protettrice di Parigi. Quei popoli credevano ch’ella fosse giunta fra
loro
sopra una nave, ed alcuni scrittori danno questa
ed i movimenti, e divennero astronomi ; ma resero falsa ed assurda la
loro
scienza pretendendo d’indovinare il futuro median
ia. 713. I Persiani conoscevano l’unità di Dio. Il Sole che veniva da
loro
adorato sotto il nome di Mitra, e il fuoco sacro
mboli della divina potenza. Non ebbero nè templi nè simulacri. 714. I
loro
sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per vi
male. Il primo era rappresentato dalla luce e l’altro dalle tenebre,
loro
emblemi naturali. Divinità Indiane. 716.
mi-nudo, armato di scure, in atto di vibrar colpi. 731. I Galli nella
loro
barbara ferocia credevano rendersi favorevole que
pei Galli il padre dei Numi ; anzi veniva terzo nella gerarchia delle
loro
divinità ; ma gl’immolavano vittime egualmente ch
va (262), Apollo (96), ec. ai quali assegnavano altri nomi ; serbando
loro
gli stessi attributi. Quindi è facile riconoscere
erce era il primario oggetto della venerazione dei Galli. Era essa il
loro
tempio, ed anche lo stesso Nume, poichè, come dic
tesso Nume, poichè, come dicemmo parlando di Teutatète, la statua del
loro
supremo Dio era un’altissima querce. Fu pur sacro
il vischio, pianta parasita che rampica sulla querce, ed ogni anno i
loro
Druidi o sacerdoti andavano a raccorla con gran p
ire il futuro. Quindi i divoti le consultavano quali profetesse, ed i
loro
oracoli passavano per infallibili. 738. Il campo
i quali fu generato Manco-Capac, Dio più volgarmente noto, e gl’Incas
loro
dinastia reale. A Pasciacamac opponevano Cupac, e
esta di uccello, con in capo una mitra di carta dipinta. Un altro dei
loro
idoli era composto di tutti i semi della terra im
te, ed un sacerdote, tenendo in mano l’idolo anzidetto, lo presentava
loro
dicendo : Ecco il vostro Dio. Canadiesi. — I Can
ivi Genii cui consacrano le ossa degli animali che hanno mangiato. Il
loro
principal sacrifizio consiste nell’offrire agli D
to di Rea o Cibele. I Dattili in prima esercitarono la medicina, e il
loro
nome aervì lungo tempo in Grecia a indicare gli n
. Gli Egiziani onoravano in essi i figliuoli di Vulcano (272) ; ed il
loro
tempio fu tenuto in tanìa venerazione, che ai sol
a stessa cronologia separa la gnerra dei Titani da quella dei Giganti
loro
figliuoli, sebbene gli uni e gli altri sieno spes
l’uovo maraviglioso onde nacquero i Dioscuri (Castore e Polluce) e le
loro
sorelle. La bellezza di Leda e il candido e ben t
iove e di Leda. 23. Quaranlasetle città del Lazio rappresenlale dai
loro
deputati assisterono, sotto il regno di Tarquinio
Finita l’opera ne chiesero la mercede, o la Pitia (99 e 122) rispose
loro
che bisognava aspettare otto giorni, e che intant
dissero lauta mensa ; ma in capo a quel tempo furon trovati morti nei
loro
letti. Ninno seppe dove fossero aeppelliti ; quin
o, rispose a coloro che lo conaultavano, che implorassero l’aiuto del
loro
compatriotta Trofonio, e andassero a cercarlo a L
lrelli a scrivere sopra un quadro quel che avevan visto ed udito. Sui
loro
scrilti i aacerdoti componevano le risposte. 25.
nde di questo lago i defunti, ed ivi erano giudicati secondo le opere
loro
. Se il morto aveva violato le leggi del pæse, lo
guerra di Tebe furono delti Epigoni, e volendo vendicare la morte dei
loro
padri, fecero alleanza coi Messenj, con gli Arcad
ell’altro paese, e non selvaggi a segno di cibarsi di carne umana. Il
loro
re è chiamato Antifate. 102. Questa metamorfosi
varj precetti della morale. Gli Egiziani, presso de’ quali ebbero la
loro
origine, i Greci che le accolsero, ed i Romani, c
ì de’ sistemi, che potessero appagare almeno la fantasia : ma non mai
loro
è riuscito di poter dire : ecco la verità. Taluni
e favole a lor talento, non è facile di tenere un metodo esatto delle
loro
vantate invenzioni. Omero non è sempre di accordo
troppo di un tal privilegio. Se non è agevole cosa il conciliare tra
loro
i Mitografi, difficile è pur anche il far la dice
occhè giunti quelli ad una certa età, si rivoltarono contro lo stesso
loro
padre, ad eccezione di Oceano. Ma Urano ebbe il d
, ed assistenza di questo Dio, Giano civilizzò i suoi popoli, insegnò
loro
il corso dell’anno, l’agricoltura, l’uso della mo
te. Giunone sommamente gelosa : e sovente l’Olimpo era testimonio de’
loro
pettegolezzi. La Dea non perdeva giammai di vista
sedeva alle nozze. Quindi le matrone Romane le offerivano voti per le
loro
figliuole : chiamandola pure Domiduca, perchè acc
o le sue funzioni, dacchè ebbe la disgrazia di cadere una volta al di
loro
cospetto. A tale uffizio fu destinato il gentile
di Tempe nella Tessaglia. Talvolta questo Dio annuncia ai mortali la
loro
sorte ; l’oracolo più celebre di questa divinità
oso di questo Dio era in Epidauro, dove i Sacerdoti pretendevano, che
loro
si manifestasse sovente in forma di serpente. La
il più vivo dolore di sua morte : furono cangiate in pioppi, e le di
loro
lagrime diventarono granelli di ambra. Cicno amic
sa tolse la vita alle femmine, che si aggiravano intorno ai roghi de’
loro
germani. Quantunque Apollo fosse il Dio degl’inge
o delle cantilene di questo satiro, e lo piansero tanto, che colle di
loro
lagrime crebbe di molto il volume delle acque di
Altea moglie di Enèo credettero, che questa spoglia dovesse essere di
loro
pertinenza. La contesa andò avanti, si venne alle
olta porta una fiaccola in mano per isnidare gli animali selvaggi da’
loro
covili1. Le Muse. Nove sono le Muse, che sovr
arti, ai talenti. Hanno Giove per padre : Mnemosina (la memoria) è la
loro
madre. Eccone i nomi : Clio, Euterpe, Talia, Melp
lpomene, Terpsicore, Erato, Polimnia, Calliope, e Urania. Apollo è il
loro
capo, e perciò vien chiamato Musagete, cioè condu
gli abitatori di Lenno non lo avessero raccolto nel cadere fralle di
loro
braccia. Egli si ruppe ciò non ostante una coscia
avola ci hanno tramandato i poeti latini : ma1 i Greci, che in lingua
loro
chiamano Marte Ares lo dicono figlio di Giove, e
esì ai venti, o di spirare per tutta la terra, o di rinserrarsi nelle
loro
caverne. La sua corte è composta di Tritoni, che
oni, e di cattivi si argomenta, che tutte le ombre erano giudicate al
loro
arrivo all’Inferno. Discese dalla barca di Caront
Eaco, e Radamanto, che colà perpetuamente dimoravano, sedendo nel di
loro
tribunale con una bacchetta alla mano in segno de
endo nel di loro tribunale con una bacchetta alla mano in segno della
loro
dignità. Le Furie aspettavano le ombre de’ condan
umenidi, cioè dolci, ma per antitesi, cioè per dinotare l’opposto. Il
loro
aspetto avrebbe sgomentato i più intrepidi : eran
ne, con lunghe smunte mammelle, e da per tutto spiravano ferocia : il
loro
abbigliamento era un gruppo di colubri, con una f
ell’altra una sferza di serpenti, colla quale ffagellavano le ombre a
loro
consegnate. Varie erano le pene, che si soffrivan
ele, che per mettere a prova la divinità degli Dei in una festa diede
loro
a mangiare il proprio suo sigliuolo, sente eterna
iposo allora che avessero riempiuta una botte, che non avea fondo. La
loro
istoria esige qualche dettaglio. Danao Re di Argo
osto a ciascuna delle sue figlie un pugnale con ordine di ammazzare i
loro
sposi nella prima notte, che ad essi si univano.
, partecipavano della natura reale, e della natura immaginaria. Il di
loro
potere era più, o meno esteso. Essi avrebbero pot
urono gli uomini obbligati a creare altrettanti Dei, secondo quel che
loro
suggeriva la fantasia riscaldata, o a misura che
una grotta, ove egli erasi addormentato : da lungo tempo Sileno aveva
loro
promesso alcuni versi che mai non diede, le ninfe
il volto di mora spina : sorrise Sileno svegliato nel vedersi fralle
loro
mani : dimandò loro di esser posto in libertà, e
ina : sorrise Sileno svegliato nel vedersi fralle loro mani : dimandò
loro
di esser posto in libertà, e non l’ottenne, che d
simo. I Satiri, i Fauni, i Silvani si rassomigliano perfettamente fra
loro
. I Centauri. I Centauri erano mostri per la m
tti. Allorchè arrivarono entrambi all’età avanzata, riacquistarono la
loro
giovinezza, e non ismentirono quella fedeltà, che
reseggono alla sorgente, ed al corso de’ fiumi, erano altresì Dei. La
loro
figura era di vecchi con capelli, e barba grondan
scorre in abbondanza. Questa è la sorgente dei fiumi sottoposta alla
loro
sorveglianza. Spesso portano le corna di bue, e t
nfinità di figliuole conosciute sotto il nome di Ninfe. I particolari
loro
nomi derivavano dai diversi attributi, che loro s
Ninfe. I particolari loro nomi derivavano dai diversi attributi, che
loro
si davano. Chiamavansi Driadi, e Amadriadi quelle
e avevano l’impero sulle acque del mare, erano dette Nereidi da Nereo
loro
genitore. Eco. Eco figlia dell’Aria, e della
ante nati da un altro matrimonio divennero l’oggetto dell’odio di Ino
loro
madrigna. Intimoriti volendo sottrarsi da tale in
tuffarsi nelle onde. I Dei marini lo accolsero, e lo ascrissero alla
loro
classe. Eolo Dio dei venti. Eolo regnava nel
che gli ordinava di mettere i venti in libertà, o d’incatenarli nelle
loro
caverne. Quattro erano i principali venti conosci
er andarla cercando : ma nell’impossibilità di trovarla, fissarono la
loro
sede sulla sommità delle rocce, occupandosi di da
e, occupandosi di dar la morte ai naviganti tirati dalla dolcezza del
loro
canto. Tanto loro aveva promesso il Destino, finc
dar la morte ai naviganti tirati dalla dolcezza del loro canto. Tanto
loro
aveva promesso il Destino, finchè non si fosse ri
le. Al saggio Ulisse spettò l’esecuzione di un tale decreto. Evitò il
loro
canto insidioso, turando con cera gli orecchi de’
are ad un albero del naviglio. Per la rabbia di essere stata elusa la
loro
arte, le Sirene si precipitarono nel mare, ove fu
ione, e che divoravano chiunque aveva la disgrazia di cadere in poter
loro
. Scilla, e Cariddi spogliate degli ornamenti dell
Abitavano nel Tartaro per dinotare l’oscurità che vela l’avvenire. I
loro
nomi erano Cloto, Lachesi, ed Atropo. Cloto la pi
iava il filo colle forbici. Sorde ai prieghi dei mortali seguivano il
loro
lavoro, e lo interrompevano all’ora stabilita dal
Le Grazie eran figlie di Giove, e di Venere. Seguivano per lo più la
loro
madre, ed assistevano al suo abbígliamento. Erano
no sortite dalla natura. Vengono rappresentate ignude, dandosi fra di
loro
la mano. Avevano picciola statura ; ma un’aria do
o per lo più tali attributi per aggiungere naturalezza, e vivacità ai
loro
lavori. Eudemonia, o sia la Felicità. Era ques
o. Non contento Giove di tale vendetta, e per punire gli uomini delle
loro
temerarie intraprese ordinò a Vulcano, che avesse
era di ripopolare la terra. A tale oggetto consultaron Temi, la quale
loro
rispose, che avessero scavate le ossa della gran
ossa della gran madre, e col capo velato le avessero gittato dietro i
loro
passi. Pareva in apparenza questo oracolo che con
nti del dragone produssero de’ nuovi soldati che si scannarono fra di
loro
, restandone soli cinque che lo ajutarono alla fab
no un occhio solo, ed un solo dente, che s’improntavano a vicenda. La
loro
chioma era composta di serpenti, che si rizzavano
rami di pino curvati, che poscia si raddrizzavano collo squarcio de’
loro
corpi. Teseo lo fece morire nella stessa guisa. P
e fece la guerra alle Amazoni, donne sommamente guerriere, e sposò la
loro
regina Antiopa, dalla quale nacque Ippolito. Fu T
ti che aveva occupati Mnesteo : ma i sudditi malcontenti di un re che
loro
attirava una folla di sventure, non vollero in ni
irono soltanto quei che avevano preso parte al ratto. Tal moderazione
loro
fece meritare la stima e l’ammirazione degli Aten
ed Elle figliuoli di Atamante re di Tebe. Perseguitati questi da Ino
loro
madrigna, sen fuggirono sul dorso di un ariete, l
ata Tebe nell’età di anni dieci dal giogo de’ Miniani. Ammazzò Ergino
loro
re, e saccheggiò Orchomeno città capitale de’ med
elli straordinarj del Lago Stimfalo in Arcadia. Era tanto numeroso il
loro
stuclo che oscurava l’aria. Avevano il becco di f
Il secondo pasceva di carne umana i suoi cavalli. La pena medesima fu
loro
applicata. Fece in seguito la guerra alle Amazoni
Fece in seguito la guerra alle Amazoni, e diede in isposa a Teseo la
loro
regina. Uccise Gerione, che aveva tre corpi. Esse
no picciolissima statura detti Pigmei per vendicare la morte di Antèo
loro
re si affollò intorno di Ercole, che ridendo li p
re per sottrarla dalle premure degli amanti che la circondavano, fece
loro
sentire che per ottenerla in isposa dovevano cond
oso musico insieme, e poeta scioglieva la voce al canto, uscivano da’
loro
covili le bestie feroci, e divenivano altresì sen
rono dunque entrambi, ed era tale l’accanimento, che l’odio reciproco
loro
ispirava, che dopo aversi dato de’ colpi terribil
de’ colpi terribili, restarono nel tempo istesso morti sul campo. La
loro
rabbia si manifestò anche dopo la morte, giacchè
sto, che stuzzicava i guerrieri della Grecia a vendicare le ombre de’
loro
padri. Questa seconda guerra fu detta degli Epigo
Dei in sua casa, volle mettere alla pruova la divinità, con preparar
loro
in un banchetto le membra di Pelope suo figlio. F
i di Pelope sono celebri Atrèo, e Tieste. Ad insinuazione d’Ippodamia
loro
madre ammazzarono il loro fratello Crisippo nato
trèo, e Tieste. Ad insinuazione d’Ippodamia loro madre ammazzarono il
loro
fratello Crisippo nato da una concubina di Pelope
ne, le Minerva giurarono di vendicarsene, e mantennero esattamente la
loro
parola. Venere adempì fedelmente alla sua promess
one : tosto si sveglia, balza dal letto, raduna i capi dell’esercito,
loro
espone quanto aveva sognato. All’istante fumano g
nimati dal saggio, e vecchio Nestore si fecero innanzi, e gittarono i
loro
nomi in un elmo : cadde la sorte sopra di Ajace f
te i Trojani, che respinsero i Greci, e li astrinsero a ricovrarsi ai
loro
vascelli. Agamennone nuovamente parlò di levare l
le trincee de’ Greci, che per la seconda volta dovettero ritirarsi ai
loro
vascelli. I Trojani erano al punto di attaccarvi
riposo. Fu deciso di darsi una nuova battaglia, e’ gli Dei stessi fra
loro
si attaccarono. Achille intanto immolava all’ombr
rime di dolore, e le grida arrivarono al Cielo : l’aria risuonava de’
loro
lamenti : l’intera città era in lutto. La prima c
dalla reggia, scongiurando i suoi sudditi di ajutarlo a reprimere la
loro
temerità. La notte s’imbarca, dirige la prora ver
seguente il buon re Alcinoo raduna l’assemblea de’ grandi del Regno :
loro
presenta il suo ospite : espone la di lui trista
trista situazione, e li dispose a fargli de’ doni proporzionati alle
loro
ricchezze. Tal dimanda è bene accolta. All’istant
questi popoli, uccidendo sei uomini per ogni vascello. Scappato dalle
loro
mani dopo una pugna sanguinosa, uscì di strada pe
, in lupi. La maga, dopo aver fatto gentile accoglimento agl’inviati,
loro
offrì una bevanda, che li trasformò al momento in
le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e da quello dei
loro
aderenti. I sudditi che attendevano con impazienz
ano con impazienza il ritorno del re, fanno risuonare la reggia delle
loro
grida : va l’avviso a Penelope, che Ulisse è in I
medesimo. Questo re non solamente gentilmente accolse i deputati ; ma
loro
promise dippiù, cioè che Enea sarebbe divenuto su
mpagne della Frigia, chiedendo ospitalità agli uomini, che dapertutto
loro
la negarono. Bauci, e Filemone abitavano in una m
i soli, che accolsero il sovrano degli Dei, e Mercurio, con preparar
loro
una mensa assai frugale, non permettendo Giove ch
ale, non permettendo Giove che ammazzassero un’ oca, ch’ era tutta la
loro
ricchezza. Gl’immortali viandanti nel di vegnente
nel di vegnente per punire gli abitanti del paese, e per mostrare il
loro
potere a chi gli aveva alloggiati, li conducono a
gli aveva alloggiati, li conducono alla cima di una montagna con far
loro
vedere tutto il villaggio sommerso, e gli abitato
cere di dover uno di essi piangere la morte dell’altro. Questa grazia
loro
fu concessa : un giorno mentre narravano i prodig
zia loro fu concessa : un giorno mentre narravano i prodigj operati a
loro
favore, furon cangiati, Filemone in una quercia,
di fuggire dalla patria, e stabilirsi in un paese lontano. Fermi nel
loro
proposito si diedero un appuntamento in un sito,
to, egualmente Tisbe raccolto il pugnale, si uccise per il dolore. Il
loro
sangue zampillando sulla pianta del moro, le sue
Leandro. Ero, e Leandro perdutamente si amavano, benchè separati fra
loro
dall’Ellesponto. Leandro abitava in Sesto, ed Ero
no l’esempio dell’amor filiale. Essi trascinarono il carro dov’era la
loro
madre, che si recava al tempio. Gli Dei per compe
ebbero il nome di Alcioni. Dicono i poeti che questi uccelli fanno il
loro
nido nel mare, che sta in calma, durante il tempo
fede abbastanza delle Divinità Napoletane, e della magnificenza della
loro
città : giacchè quanto vi ha di grande e magnific
emorie sparse quà, e là in tanti libri, e scrittori per lo più fra di
loro
discordi. A tale proposito abbiamo procurato di s
ori, che ad imitazione degli altri popoli professavano un culto tutto
loro
proprio verso le assurde e false Divinità ; culto
sinie, che con solenne rito nella Grecia si rinnovavano. Durante : il
loro
corso, e con assegnate cerimonie si alludeva al r
ò essendo questi Numi immediati protettori de’ naviganti, come nel di
loro
articolo abbiamo dimostrato, sembra naturale che
nella cena di Trimalchione. Credesi però che tali luoghi ripetano il
loro
nascimento dai Fenicj, che loro adattarono una de
desi però che tali luoghi ripetano il loro nascimento dai Fenicj, che
loro
adattarono una denominazione corrispondente all’i
un cane. XIV. La Fortuna. Anche alla Fortuna indrizzavano i
loro
voti gli antichi abitatori di Napoli, come dal mo
, ed affini in contrassegno e conferma del comune attaccamento fra di
loro
. Proxima cognati dixere Charistia Chari : Et ve
a Repubblica. Si è già osservato, che gli Eumelidi avevano Eumelo per
loro
Nume tutelare, gli Artemisj la Luna, i Cinei Anub
i, o di Eroi spacciavano presso il popolo tuttociò che per tradizione
loro
era stato tramandato, che abbellivano poi con i p
ione loro era stato tramandato, che abbellivano poi con i parti della
loro
fantasia. Ecco al dire di Vico l’origine delle fa
Galli, e Corybantes, scorrevano per le strade, portando la statua del
loro
nume. Danzavano davanti ad essa in una data caden
e strani contorcimenti, ed alzando al cielo acute grida straziavano i
loro
corpi. (1). Dal fragore del tuono Giove fu detto
han curato di esser conseguenti nelle favole inventate dalla fervida
loro
immaginazione, le hanno confuse. 1. Trovasi rapp
servato dopo Clemente Alessandrino, che gli scultori greci facevano i
loro
Mercurj rassembranti Alcibiade, e che gli artisti
embranti Alcibiade, e che gli artisti, che vennero dopo, seguirono il
loro
esempio. Bellissima è la statua di bronzo, che si
in Grecia per altri mari, furono obbligati a portarsi sulle spalle la
loro
nave a traverso i monti per andare a trovare, chi
ia accompagnarono Giasone e Medea in Tessaglia, ed ivi si divisero da
loro
per andare a compiere altre illustri imprese, del
ero ringiovanire il vecchio padre con certe erbe magiche che ella diè
loro
; ed esse troppo credule furono orribilmente mici
e che ne porta tuttora il nome, e nella quale i moderni astronomi coi
loro
telescopii hanno contato 127 fulgidissime stelle.
gatori. Le isole stesse dell’ Arcipelago greco, per quanto vicine tra
loro
, non che le più distanti negli altri mari, non av
maraviglia dei selvaggi dell’America, quando videro avvicinarsi alle
loro
rive le navi di Colombo. Ma di tutte le invenzion
ile derivano da città e cittadino, e stanno ad indicare nel primitivo
loro
significato il modo di vivere della città, ossia
considerarono esseri soprannaturali, o figli degli Dei, o ispirati da
loro
. Tali erano Orfeo ed Anfione, la cui esistenza ap
ri poetici dei primi civilizzatori dei popoli. Essendo incerto chi di
loro
due esistesse prima, comincierò da Anfione, del q
orì, come abbiam detto di sopra. Le Ninfe per vendicar la morte della
loro
compagna uccisero tutte le api di Aristeo, e così
chi alle leggi naturali della creazione sostituivano i fantasmi della
loro
immaginazione. XLVIII Ercole Il nome e la
r quanto dicono i poeti, anche in culla era degno di Giove, strangolò
loro
. Questo fatto divenne tanto famigerato, che anche
plici teste dell’Idra favolosa. Agli Antichi non bastò il dire che la
loro
mitologica Idra fosse insanabilmente velenosa, ma
elle moderne. Oltre quelle che nell’isola di Lenno « Tutti li maschi
loro
a morte dienno, » e si costituirono in repubblic
egno tutto di donne, le quali non solo avevano ucciso tutti li maschi
loro
, come fecero quelle, ma divenute abilissime a tir
ome fecero quelle, ma divenute abilissime a tirar d’arco, spinsero le
loro
spedizioni guerresche nell’Asia Minore, non che n
e.Ad Ercole fu imposto di combatter con esse per togliere ad Ippolita
loro
regina un preziosissimo cinto di cui si era invog
Gli Spagnoli coniarono con questa iscrizione posta fra due colonne le
loro
monete, dette perciò volgarmente colonnati. Non d
ono i Svizzeri, sono più difficili a vincere quanto più ti appressi a
loro
; perchè questi corpi possono avere più forze a r
se dai muggiti delle giovenche rubate che rispondevano a quelli delle
loro
compagne ; ed aperta a forza la caverna, a colpi
ettori delle palestre e dei giuochi circensi. È lodata in generale la
loro
abilità e valentia in questi esercizii, ma non si
in questi esercizii, ma non si narrano molti fatti particolari della
loro
vita nel mondo. Oltre la spedizione degli Argonau
i racconta che mossero guerra agli Ateniesi per ritogliere ad essi la
loro
sorella Elena che era stata rapita da Teseo ; ma
oeti classici lodano molto quelle due spose per l’affetto costante ai
loro
sposi, e principalmente Ilaira o Talaira che serb
dia dagli Ateniesi ; e Minosse per vendicare la morte del figlio fece
loro
la guerra, e avendoli vinti impose ad essi un tri
li Ateniesi soddisfecero gemendo a questa orribile condizione imposta
loro
dal vincitore. La terza volta però ne furon liber
za volta però ne furon liberati da Teseo riconosciuto come figlio del
loro
re Egeo. A questo punto cessano i fatti notabili
parlare di quest’Eroe. LI Teseo Gli Ateniesi ambirono che il
loro
Eroe Teseo a cui tanto è debitrice l’Attica civil
e ; e perciò a forza d’invenzioni favolose splendidamente narrate dai
loro
egregii scrittori lo resero famoso non meno dell’
retesi miracoli. Non bastò agli Ateniesi che Teseo fosse figlio di un
loro
re, ma dissero che era figlio di Nettuno, e così
zi, come vedremo in appresso, gli nocque. Contenti dalla boria che il
loro
Eroe fosse di origine divina, non vollero per alt
a, li legava in un letto, e poi se eran più lunghi di quello tagliava
loro
le gambe che sopravanzavano, e se eran più corti
li faceva giungere alla misura di quel letto tirando e dislocando le
loro
membra107. Teseo con un colpo di clava liberò la
dia del 7° cerchio dei violenti ; ed al qual mostro, perchè lasciasse
loro
libero il passo, fa dire da Virgilio : « ……………….
i a morte ; così pur Teseo andò gastigando i ribaldi usando contro di
loro
quella violenza che essi usavano contro degli alt
el suo maggiore amico Piritoo ; ed ecco prima di tutto come nacque la
loro
amicizia. Piritoo re dei Làpiti sentendo tanto en
r combattimento : ma appena i due campioni si furon veduti nacque tra
loro
una tal simpatia, che, deposte le armi, si abbrac
ella Tessaglia che primi impresero a domare i cavalli e sottoporli ai
loro
servigii ; e chi per la prima volta da lontano li
al termine del pranzo, essendo riscaldati dal vino, manifestarono la
loro
natura più bestiale che umana, tentando di rapire
col petto e la testa di donna. Essa fermava i passeggieri e proponeva
loro
un enigma ; e se non lo indovinavano li strangola
della pira si divisero, segno sensibile che l’avversione degli animi
loro
erasi comunicata a tutte le molecole dei loro cor
’avversione degli animi loro erasi comunicata a tutte le molecole dei
loro
corpi. E di questo mitologico prodigio fa menzion
guerra di Tebe parleremo separatamente nel prossimo numero, perchè le
loro
vicende, e domestiche e guerresche, non furono d’
roi, che gli avrebbero rapite le figlie sposandole e conducendole nei
loro
regni. Per altro in quel momento erano ambedue pr
e si gettò nel rogo mentre rendevansi al marito i funebri onori. Dal
loro
connubio era nato un figlio di nome Stènelo, che
a della morte del suocero ; e per allontanare i pretendenti proponeva
loro
condizioni durissime, cioè o di superarlo nella c
ro questi fratelli, ma si comunicò in ambedue le linee collaterali ai
loro
discendenti. Di Tieste era figlio Egisto, nato d’
el rimanente della Mitologia, e spesso troveremo implicato Egisto nei
loro
domestici casi. Infatti occorre prima di tutto di
e. Lasciamo che per pochi anni i due famosi Atridi godano in pace del
loro
regno e del fido coniugio ; ben presto saranno co
iti e soldati di Achille all’ assedio di Troia. Forse la radicale del
loro
nome, che in greco significa formica, diede motiv
greco significa formica, diede motivo a inventar questa favola della
loro
origine ; la quale però parve sì bella che tutti
o essendo conosciuto da Giove e dagli altri Dei, trattenne ciascun di
loro
dallo sposar Teti, e tutti d’accordo convennero d
asse qual Dea gli paresse più bella. Tre sole Dee si ostinarono nelle
loro
pretese senza voler cedere, cioè Giunone, Minerva
curo sulla genealogia dei re di Troia e sulla verità dei fatti che di
loro
si raccontano. Dovendosi quindi ricorrere alle an
ra, come avvien quasi sempre, che son puniti i popoli dei peccati del
loro
re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troian
uno dei quali dovrà parlarsi nel raccontare le estreme sventure della
loro
patria ; e prima converrà dire di quello che ne f
sione investigando essi l’origine di lui, scuoprirono che egli era il
loro
fratello esposto da bambino nelle selve, e per ta
fra gli altri quei due famosi Eroi che meritarono in appresso, per le
loro
grandi gesta in quell’impresa, di esser fatti da
nte di gioie, e andò ad offrirle nelle corti alle principesse ed alle
loro
ancelle ; ed avendo fra i monili donneschi portat
il passaggio nella Troade ; ma il vento spirava sempre contrario alla
loro
partenza. Allora gl’indovini Eurìpilo e Calcante
ri perirono in quel primo scontro, che non ebbero ugual fama, e colla
loro
morte pagarono il primo tributo di sangue al Dio
i guerra intendessero i Greci di fare ai Troiani, ossia qual fosse la
loro
tattica e il loro disegno, o, come suol dirsi fra
ero i Greci di fare ai Troiani, ossia qual fosse la loro tattica e il
loro
disegno, o, come suol dirsi francescamente, il pi
à e ne menavano schiavi gli abitanti ; e solo nel decimo anno tutti i
loro
sforzi si diressero contro Troia. Trovarono forse
e superstizioni per tenere a bada i soldati, e pascere di speranze la
loro
credulità. Attribuivasi infatti a Palamede l’inve
ompiuta per opera dei Troiani stessi il giorno avanti l’eccidio della
loro
città, come vedremo. Nel decimo anno del lungo e
o i Troiani e favoriranno i Greci ; e così altre Divinità, secondo le
loro
simpatie o antipatie, come fanno i mortali, prend
e Marte furon feriti in battaglia da Diomede : sangue non uscì dalle
loro
immortali, eppure non invulnerabili membra, ma qu
ssero prodigi di valore a gara con Diomede, la sorte era contraria al
loro
esercito, il quale rimaneva quasi sempre perdente
di Achille, gli cagionò la morte. Dolenti i Greci di aver perduto il
loro
principal sostegno, gli resero onori divini, gli
più valente di consiglio. In pubblico parlamento esposero entrambi i
loro
titoli ad avere la preferenza, ma vinse Ulisse co
i quei principi e guerrieri, amici ed alleati dei Troiani che recaron
loro
soccorso personalmente e perderon per essi la vit
bi uccisi in battaglia da Achille, o secondo altri da Ulisse. Dopo la
loro
morte accaddero dei miracoli : il corpo di Sarpèd
irgilio, mentre questi non pensano e non rivolgono mai il discorso ai
loro
lettori, e narrano o descrivono a lungo quanto su
ro lettori, e narrano o descrivono a lungo quanto suggerisce o ispira
loro
la Musa, senza curarsi se a chi legge sia noto o
come un voto sacro a Minerva quel cavallo, ma lo trasportarono nella
loro
fortezza, abbandonandosi spensieratamente alla gi
i per liberarsi da quelli spaventevoli serpenti che li cingono con le
loro
spire. Può vedersene anche una copia in marmo (fa
Conte Ugolino. Ma gli scrittori greci per non menomare il merito dei
loro
Eroi nascosero più che poterono il tradimento, ta
chiavi dei Greci, e principalmente di Pirro e di Agamennone : e delle
loro
vicende parleremo in appresso secondo l’ordine cr
ontenti della lor parte di preda ; ma la dissenzione si manifestò tra
loro
per decidere della partenza. Compiuta l’impresa e
no verso la Grecia finchè la tempesta non li divise ; la quale piombò
loro
addosso vicino all’isola di Eubea. Ivi viveva anc
i reduci divenuti così famosi furon pur anco felici nel rimanente dei
loro
giorni. Alla narrazione storica generale subentra
irato, non mai creduta da alcuno. Non solo ai Troiani essa presagì le
loro
sventure, ma pur anco ad Agamennone, e neppur egl
o pretendevano che Penelope sua moglie si risolvesse a sposare uno di
loro
. Erano questi i Proci (cioè i pretendenti) di cui
torno del marito, differiva di giorno in giorno a sposare qualcuno di
loro
; e trovandosi finalmente costretta a determinare
per andare e tornare. Ristretti dunque gli errori di Ulisse dentro i
loro
veri limiti di tempo e di spazio, determiniamo i
« Dar di forza nel mar co’remi ingiunsi, « Se il fuggir morte premea
loro
; e quelli « Di tal modo arrancavano, che i grav
nte, mentre condanna ambedue questi Omerici Eroi all’Inferno, assegna
loro
giustamente una pena molto diversa, secondo le di
tutte le diavolerie della selva incantata ; ma conviene aver lette le
loro
descrizioni prima di quella di Dante, affinchè no
descrizioni prima di quella di Dante, affinchè non perdano nulla del
loro
prestigio. Un altro fatto straordinario avvenne a
rchè le mense che i Troiani divorarono furono le focacce che servivan
loro
di piatto e di tavola quando nelle spedizioni man
sozzi volatili nella selva delle anime dei suicidi, ed accresce colla
loro
presenza l’orrore di quella, negli alberi della q
abbandonò Didone ; ed essa imprecando ad Enea ed a tutti i Troiani e
loro
discendenti, per disperazione si uccise149 Ad En
non solo trovansi le origini preistoriche dei popoli antichi e delle
loro
credenze religiose o vogliam dire superstiziose,
dei popoli pagani, anche nei tempi istorici, finchè durò il culto dei
loro
Dei falsi e bugiardi. Perciò nella Mitologia conv
uindi è fondata sulla credenza che gli Dei manifestino agli uomini la
loro
volontà e le loro intenzioni con certi segni sens
lla credenza che gli Dei manifestino agli uomini la loro volontà e le
loro
intenzioni con certi segni sensibili più o meno e
eti della Bibbia. Dall’Asia passò in Europa. I Greci la chiamarono in
loro
linguaggio Mantiche, vocabolo che significa furor
rno pregavano gli Dei e ad essi immolavano vittime per ottenere che i
loro
figli fossero superstiti (cioè sopravvivessero ai
in generale quel che abbiamo accennato in principio, che cioè l’arte
loro
era un effetto d’impostura da un lato e di stupid
dal Dio di Abramo, nè che gli Dei falsi e bugiardi potessero accordar
loro
virtù profetica. Non si deve dunque cercarne la s
eressati ad intendere in un modo piuttosto che in un altro. Molti dei
loro
responsi eran conservati per tradizione nella mem
ito esservi stata qualche Sibilla a profetare. Quindi si raccolsero i
loro
responsi, veri o supposti, e una copia di queste
o, le sanzionavano ed anche se ne impadronivano per servirsene a modo
loro
a dirigere o contenere il mobile volgo. Ecco perc
o, encomiano come profetesse infallibili le Sibille e come veridici i
loro
responsi o versi sibillini, confermando così le v
. Molte erano le Sibille rammentate dagli Antichi più pel luogo della
loro
nascita che pel nome loro o dei loro parenti ; ma
ammentate dagli Antichi più pel luogo della loro nascita che pel nome
loro
o dei loro parenti ; ma dieci soltanto furon rico
agli Antichi più pel luogo della loro nascita che pel nome loro o dei
loro
parenti ; ma dieci soltanto furon riconosciute e
ci a non ber mai troppo, e specialmente nei geniali conviti, rammenta
loro
questa funesta pugna dei Centauri eccitata dal vi
da quei guerrieri della greca città di Pisa nel Peloponneso, che nel
loro
ritorno dalla guerra di Troia furono spinti dalla
ita per salvare quella dell’amico, quando Egisto voleva sapere chi di
loro
due fosso Oreste, ed entrambi si affaticavano a d
l velo della obblivione. E più di ogni altro i Poeti colla soavità de
loro
versi conseguirono in guisa l’ammirazione di tutt
i ? Gli educatori adunque della gioventù debbon porre fra le mani de’
loro
allievi i greci ed i latini scrittori, se non vog
eltà del padre sottratti. E questi tre figliuoli di Satùrno tutto fra
loro
si divisero il gran regno dell’universo, sicchè a
ornamuse, di cembali e di timpani, a’quali i Coribanti accoppiavano i
loro
balli. I quali timpani erano falti di un cerchio
ono di quella cornamusa (tibia), sulla quale i Coribanti cantavano le
loro
sacre canzoni, e ch’era ricurva ed aveva aggiunto
nti (patrimi et matrimi), e non meno di sei, nè più di dieci anni. Fu
loro
uffizio principale, vegliare alla custodia del sa
più popoli si davano il vanto di aver veduto nascere questo nume fra
loro
; ma i Poeti per lo più danno a’ Cretesi un tant’
li Idei, Dattili Dittei e Cabiri, danzando armati e percuotendo certe
loro
armi e piccoli scudi ; ch’è la celebre loro danza
rmati e percuotendo certe loro armi e piccoli scudi ; ch’è la celebre
loro
danza e saltazione Pirrica, familiare a’Cretesi,
cembali de’ Cureti, nell’antro del monte Ditteo, in Creta, furono col
loro
mele le nutrici di Giove, dal quale ebbero in pre
lla sua mirabile statua. Oltre a ciò agli uomini donò un tal fuoco, e
loro
mostrò la maniera di farne uso. Il che mal soffer
re degli uomini, fabbricarono questa donna e tutti l’arricchirono de’
loro
doni ; e che Giove, per vendicarsi di ciò, comand
avean tentato d’innalzare que’ baldanzosi(1), e così riuscì vana ogni
loro
impresa. Sovente i Giganti si confondono co’ Tità
he molto gradì que’ sinceri e pietosi ufficii, manifestandosi comandò
loro
di seguirlo sopra un colle vicino, da cui additò
ò il paese pel diluvio divenuto un gran lago, e sola rimaner salva la
loro
casuccia, che fu mutata in un magnifico tempio. E
esser ministri di quel tempio e di morire insieme. Furono esauditi i
loro
voti ; e giunti ad una gran vecchiezza, un giorno
ia, e gli mesce rosseggiante nettare. Nè gli Dei solamente, ma pure i
loro
cavalli, e quelli particolarmente del Sole, si pa
latte ; e le acque che beveano i primi uomini a mani giunte, erano il
loro
nettare. Così Dante : Lo secol primo quant’oro f
ra propriamente il cibo di Giove e degli altri Dei, ed il nettare, la
loro
bevanda ; sebbene non mancano scrittori che l’una
l Campidoglio, il Dio Termine e la Dea Gioventù non vollero cedere il
loro
posto ; che fu felice presagio della perpetua flo
Gree (γραιαι da γραυς, vetula), perchè furon vecchie e canute fin dal
loro
nascimento. Eran figlie di Forco, dio marino, e d
figliuola, che il vittorioso Eroe con grandissima festa impalmò nella
loro
reggia medesima. Da’ quali nacque Perse che diede
quegli abitanti avean favorito Polidette contro la madre, col mostrar
loro
il capo di Medusa, e Polidètte ed i suoi sudditi
della rapita Europa chiamati a se i figliuoli Fenìce, Cilice e Cadmo,
loro
impose che fossero tosto partiti a ritrovar la so
e alla patria. Per tal comando partiti i fratelli e non ritrovando la
loro
Euròpa, Fenìce si stabilì nell’Africa, e da luì g
sparti (σπαρτος, satus, a σπειρω, sero), de’ quali venuti a pugna fra
loro
rimasero non più che cinque, i quali aiutarono Ca
e, che gl’infelici compagni di Cadmo divorò crudelmente. Il quale del
loro
indugio forte maravigliando, tutto armato va alla
quali sorge tosto mirabile schiera di armati guerrie ri (1), che fra
loro
battendosi crudelmente, salvo che cinque, tutti s
Sparti ; e forse la venuta di Cadmo mosse grandi discordie civili fra
loro
, per le quali perirono non pochi uomini ; e di qu
i della città. Minos intanto, espugnata Megara, e vinti gli Ateniesi,
loro
impose, in pena della morte di Androgeo, il ben d
e ad allevare ad un pastore del monte Citerone, ove vissero ignari di
loro
condizione ; ed Anfione divenne celebre per la mu
do l’implacabile Giunone, andò tosto da Teti, moglie dell’Oceano e di
loro
nutrice, dalla quale ottenne che vietato l’avesse
cangiate in uomini. Può dirsi ancora che i Mirmidoni, per la piccola
loro
statura rassomigliati alle formiche, amavano abit
are nelle cavità degli alberi e negli antri. Eaco li raccolse e diede
loro
domicilio più sicuro ed agiato ; e da ciò la tras
ni riconoscevan l’origine, uccise il fratello Iasio, essendo nata fra
loro
per ragion di successione gravissima discordia ;
nchiusi Giove per impedire che ponessero sossopra e cielo e terra col
loro
mal regolato furore. Il che finsero, perchè nelle
a Sicilia che alcuni chiamano Eolie, ed alcuni, Vulcanie, da Vulcano,
loro
re ; fra le quali le principali sono Lipari, e St
erito era nel pronosticare i venti, finsero i poeti che egli fosse il
loro
Dio. Alcuni dicono che gli abitatori delle isole
fiamme, e predetto qual vento dovesse spirare, non altrimenti che se
loro
comandasse, fu stimato Dio de’venti. XXII. Ora
ciò, la lode de’vincitori era grandissima ed immortale ; si ergevano
loro
delle statue nel bosco di Giove, in Olimpia, e ri
ganti con più terribile aspetto, mentre essi si scontorcono, e con le
loro
maestose facce minacciano il supremo Nume, che vi
e loro maestose facce minacciano il supremo Nume, che vibra contro di
loro
ì fulmini ». In una statua di Giove in terra cott
Ate (Ατη, noxa), la quale fa cadere gli uomini negli errori, ed è per
loro
cagione di sventure ; e la chiama veneranda figli
di paglia, o Pigmei, ne’loro campi, per ispaventare le grù ed impedir
loro
che portassero via il grano seminato. Ma secondo
e que’ popoli Pigmei si uniscono per impedire ch’esse devastassero i
loro
campi ; così Omero finse la guerra de’ Pigmei col
o i Troiani per l’oltraggio recatole da Paride(2), percui dichiarossi
loro
irreconciliabile nemica e tentò ogni mezzo per ve
e due eterne rivali Roma e Cartagine un odio tanto implacabile che la
loro
ostinata lotta non finì che colla totale distruzi
’Ilo, avea promesso con giuramento a Nettuno e ad Apollo d’immolar in
loro
onore tutto il bestiame, che in quell’anno sarebb
no dalla spedizione contro le Amazzoni. Il padre avea promesso di dar
loro
, oltre la figliuola, alcuni cavalli ch’eran figli
to il suo popolo e da quelle ripetevano le sciagure de’ Troiani e de’
loro
posteri, tanto che Virgilio(1) afferma che lo spe
in un bosco e che avendolo ritrovato alcuni pastori, l’educarono come
loro
figliuolo, e gli posero il nome di Paride o Aless
do dalla patria Egina per avere ucciso il fratello Foco, fermarono la
loro
stanza il primo a Salamina, il secondo a Ftia, ci
iove, non volendo seder giudice fra la moglie e due figliuole, impose
loro
di rimettersi al giudizio del pastorello Paride.
tuna. A Roma la Fortuna avea non pochi tempii ; e gl’Imperatori nelle
loro
stanze aveano una statuetta d’oro della Fortuna d
ie che li riguardavano ; ed anticamente i mariti chiamavan Giunoni le
loro
mogli, come queste, Giovi i loro mariti(1). Essa
amente i mariti chiamavan Giunoni le loro mogli, come queste, Giovi i
loro
mariti(1). Essa accompagnava la sposa alla casa d
perchè assisteva alla nascita degli uomini. Le donne nel giorno della
loro
nascita sacrificavano in di lei onore, come gli u
della loro nascita sacrificavano in di lei onore, come gli uomini, al
loro
genio(5). Ma sul nome Lucina vi è non poca confus
otoniati, abbelli con insigni pitture il tempio di Giunone Lacinia da
loro
tenuto in somma venerazione. E per uso di esso di
a sede in Atene. Ma Giove conoscendo la buona disposizione dell’animo
loro
, fece piovere su quell’isola bella pioggia d’oro
a pioggia d’oro per irrigarne il beato suolo ; e Minerva fu anche con
loro
liberale de’ suoi doni, percui si resero famosi n
e’ suoi doni, percui si resero famosi nella scoltura, vedendosi nelle
loro
strade statue di uomini e di animali, che sembrav
e piantò un verdeggiante e bellissimo ulivo. Di ciò fu gran piato fra
loro
a chi dovesse dare il nome alla novella città ; e
i attribuite a questa Dea(2) ; e però gli artefici a lei porgevano le
loro
preghiere. A lei si attribuisce l’invenzione del
andavano alle scuole, ed i maestri novelli offerivano le primizie de’
loro
studii ad una immagine di Minerva che ponevano ne
diedero il nome di Poliade, perchè erasi dichiarata protettrice della
loro
città di accordo con Nettuno. VII. Minerva la
eri del Paganesimo, si studia di dimostrare che i Greci foggiarono la
loro
Minerva sul tipo dell’Iside di Egitto. Di fatto P
ad Iside ; e così Minerva trasse dalla barbarie i popoli dell’Attica,
loro
dando delle leggi, da cui venne l’agricoltura. A
i e render quel tribunale a tutt’i popoli venerando, presentarono sul
loro
teatro il magnifico spettacolo dell’Areopago isti
i testimoni. Io sceglierò i più sapienti e probi fra gli Ateniesi, e
loro
affiderò la decisione di questa causa. Essi legat
assò in legge a favore di tutti i colpevoli. Gli Areopagiti davano il
loro
suffragio con alcune pietruzze bianche e nere, le
’ greci poeti leggiamo l’epiteto dal bel peplo dato a molte donne per
loro
gran lode ; ed Omero(1) dal peplo e dall’aurea fi
in più luoghi descrive or Minerva, or Teti, ed ora Venere ornate del
loro
peplo ; e chiama quello di Venere, più fulgido de
nori. In questo tempo molti pregavano Minerva pel buon successo delle
loro
opere ; e non pochi chiedevano l’eloquenza e la f
tò Dante : ……. vedea Pallade e Marte, Armati ancora intorno al Padre
loro
, Mirar le membra de’ giganti sparte. Plinio(1) f
e Macaone, avendo seguito Agamennone alla guerra di Troia, coll’arte
loro
a que’ guerrieri furono di grandissimo aiuto. Or
zò le selvatiche genti co’dolci modi del canto e della poesia ; e dal
loro
vivere e vitto ferino, e dalle micidiali discordi
tri in Roma era una statua di Marsia, ove univansi i causidici per le
loro
faccende e per comporre le liti(1). La sorgente d
be si esercitavano alla palestra. Quivi Apollo e Diana, co’ micidiali
loro
dardi, l’uno tutt’i maschi, l’altra, tutte le fem
mani la morte ; e Niobe, priva del marito e de’ figliuoli, presso la
loro
tomba sfogando il disperato suo dolore, fu cangia
le consorte. VIII. Incumbenze di Apollo-Nove Muse. Luoghi del
loro
soggiorno. Non poche e tutte nobilissime erano le
chiamato virgineo monte, perchè le Muse si tenean per vergini, era il
loro
felice soggiorno. Un suolo tutto coperto di alber
darono esse, ma come furono entrate, conobbero le coperte insidie che
loro
tramava quel tristo ; per cui, prese le ali, fugg
idare al canto le Muse ; ma furon vinte da quelle Dee, che strapparon
loro
le piume e e ne ornarono il capo. X. Continuaz
onte Citerone ; i quali, da un pastore educati, riconobbero poscia la
loro
origine ; e per vendicare l’onta della madre lega
luoghi del soggiorno delle Muse si fingevano deliziosi e ridenti. Ne’
loro
giardini e sacri boschetti vi eran fontane e rusc
Poeti, i quali si assomigliavano alle api, succhiavan la soavità de’
loro
versi(1). Orazio è qual’ape industriosa del monte
Muse infine le passate, le presenti e le future cose annunziando, al
loro
canto divino rallegravasi tutto l’Olimpo(5). Le C
onsi riconoscere pel solo carattere di un decente abbigliamento. Alla
loro
testa si vede Apollo coronato di alloro e colla l
iderdone pari alla fatica, cioè quella cosa che gli fosse sembrata di
loro
maggior vantaggio. Apollo significò che di là a t
rsale. Da questo Nume, dice Callimaco(3), hanno appreso i medici, co’
loro
salutari rimedii a quasi tener lontana dall’uomo
an numero tra buoi e pecore pe’fertili campi della Sicilia ed eran di
loro
natura immortali. Venivan guidati al pascolo da d
avano al sepolcro di lui, e dopo molti disperati lai, combattendo fra
loro
, onoravano la memoria dell’estinto guerriero(2).
. Gli abitanti di Delo consacrarono una statua ad Apollo, opera di un
loro
concittadino che visse a tempo di Dedalo. Il Nume
ettacordo ; ciascun pianeta manda uno de’ suoni della solfa, e dalle
loro
vibrazioni risulta un’ armonia, per la quale noi
ando vicino all’antro del serpente Pitone, ed uscito questo contro di
loro
, gridò ιω παιαν, ferisci ; il quale grido divenne
o e di Diana, numi tutelari della Repubblica. Ignorasi il tempo della
loro
istituzione, e si sa solo che i libri Sibillini n
a volta celebrati in Roma per un decreto del Senato l’anno 542. Della
loro
istituzione vedi Livio e Macrobio, chè noi abbiam
elle maghe Tessale, di quelle di Crotone ec. le quali colla virtù de’
loro
magici carmi potevano far calare la Luna dal ciel
ogni. Per ragione poi del regolare ed armonico movimento degli astri,
loro
attribuivano i poeti una specie di ballo ; anzi L
re tutti il conoscono. Per addormentare gli uomini versa su gli occhi
loro
un fluido detto anche υπνος, il quale faceva sì c
strello. Riferisce Pausania (2), che i Lacedemonii rappresentavan ne’
loro
tempii il Sonno e la Morte insieme ; e negli anti
desi sul suo cocchio notturno tirato da due ninfe nell’atto d’indicar
loro
colla destra la strada che debbono battere nell’
corni, affinchè la Luna non ascoltasse le voci delle streghe che co’
loro
incantesimi tentavano farla calare dal cielo (suc
li, per ingannare i mortali, predevan la sembianza di qualche persona
loro
familiare(1). La vecchia adunque, per insidiosa m
come Semele, e poscia raccomandato alle ninfe di Nisa, le quali in un
loro
antro lo allattarono. Al dir di Plinio(2) molti p
O per paura di questa subita mutazione, o per un cieco furore mandato
loro
da Bacco, i compagni di Acete saltano nelle acque
faceva mal governo, tanto che furon costrette a gittare, fuggendo, i
loro
tirsi ; e Bacco dovè nascondersi nel mare, accolt
care la morte di Erigone, Bacco mandò tal morbo agli Ateniesi, che le
loro
figliuole, cadute in gran furore, si davano da lo
Ateniesi, che le loro figliuole, cadute in gran furore, si davano da
loro
stesse la morte. Per rimedio di tanto male volle
so composto di uomini e di donne, tutti agitati dal divino furore del
loro
duce. Molto han detto i poeti delle Ninfe, compag
edizione egli toccò col tirso l’Oronte e l’Idaspe, che arrestarono il
loro
corso, dando all’esercito di Bacco di poterli pas
o. Anche i Satiri, quando eran vecchi, dicevansi Sileni, dal nome del
loro
capo, e figuravansi quasi sempre ubbriachi. Silen
cervo o di cavriuiolo detta nebide ; e portavano in mano il tirso. Il
loro
grido più frequente era l’acclamazione evoè (gr.
ninfe lo aveano allevato, quegli abitanti, dice Millin, tributavano i
loro
omaggi al nume che avea loro viti del nettare inv
gli abitanti, dice Millin, tributavano i loro omaggi al nume che avea
loro
viti del nettare involato agli Dei. Oltre a ciò g
ndo Bacco vicino al monte Rodope, i suoi seguaci per caso batterono i
loro
bronzi, e che un novello sciame seguì quel grato
; e celebre è il tiaso, ch’era una danza delle Baccanti in onore del
loro
dio ; percui Tiasarca era il preside ai tripudii
adri di famiglia volevan porre sotto la protezione del padre Libero i
loro
figliuoli. Secondo alcuni Bacco fu chiamato Ditir
vasi Ερως, da εραω, amare. Gli antichi finalmente annoveravano fra le
loro
divinità tre Dee dette le tre Grazie che finsero
lmente nel descrivere i pregi di lei ; ed i pittori e gli scultori, a
loro
imitazione, ne hanno formato una Dea che in se ri
dice, era la Venere adorata dagli Orientali. I Fenicii, conducendo le
loro
colonie nelle isole del mediterraneo e nella Grec
Grecia ; ed allora i Greci cominciarono ad acquistar conoscenza della
loro
religione. Quindi in poetico linguaggio dissero c
crato a Venere ; e si chiamavano Egle, Aretusa ed Esperetusa ; ma sul
loro
numero e nome variano i Mitologi. IV. Vittoria
salvare e l’una e l’altro, se stato fosse possibile, dal turbine che
loro
soprastava per volere del fato. Nel terzo libro d
ato di attribuire agli Dei le passioni ed i vizii degli uomini ; egli
loro
attribuisce anche le debolezze dell’umana natura
l’opinione de’ tempi suoi, che questi Dei inferiori, cioè, avessero i
loro
corpi, sebbene di altra natura che i nostri, e ch
di Cefisso, fiume che bagna Orcomeno, sacrificò la prima volta in di
loro
onore ; e però Teocrito chiama le Grazie, le dive
ti dell’ isola di Delo consacrarono una statua ad Apollo, opera di un
loro
concittadino. Il nume teneva l’arco nella destra,
ue cameriere di Nausicaa, fig. di Alcinoo, ricevevano dalle Grazie la
loro
bellezza. In somma, dice Banier, nel gran numero
fa belle tutte le altre perfezioni e che n’è come il fiore. Infine da
loro
solamente poteasi avere quel dono, senza il quale
ro di adoratori : tutti gli stati, tutte le professioni e tutte l’età
loro
porgevano voti ed incensi ; e mentre ciascuna sci
che l’amicizia esser dee schietta e senza orpello ; e colle mani fra
loro
congiunte, per indicare la concordia degli amici
giunte, per indicare la concordia degli amici (3). Anacreonte dice di
loro
che spargon rose a piene mani (ροδα βρυουσι). Il
labbra. Qualche volta le Grazie si confondono colle Ore, o si fingon
loro
compagne. Esiodo le chiama Eunomia, Dice ed Irene
imonio. E le novelle spose consacravano a Venere, prima di sposare, i
loro
fantocci, per indicare che davano un addio a’puer
gioventù, come destinate ad alcuni de’ principali Padri, eran menate
loro
a casa da certi della plebe, che di ciò avevano a
tadini non vollero privarsi di un tesoro che avea tanto nobilitato la
loro
patria. Nell’Antologia greca(1) « Chi mai, dice A
l’autrice di casa Giulia ; e per averla da’ cittadini di Coo, rimesse
loro
cento talenti dell’imposto tributo. Essendosi gua
Natalis)(3). Nè gli uomini solamente, ma i regni ed i luoghi aveano i
loro
Genii tutelari ; per cui vi era il costume di sal
mia e l’astrologia, cioè sull’osservazione degli astri e su i pretesi
loro
influssi. Il torbido e rossastro aspetto del pian
ia ebbe Romolo e Remo. I popoli della Bitinia(2) raccontavano per una
loro
antica tradizione, che Giunone fece educare il fi
detti da salio, saltare, danzare, perchè saltavano e danzavano nelle
loro
cerimonie. Da Catullo(3) si chiamavano salisubsul
Numa statuì dodici sacerdoti a Marte Gradivo, chiamati Salii, e diede
loro
il distintivo di una tunica ricamata, e sopra la
pirrica de’ Greci, ch’ era ballo di gente armata. Essi accordavano il
loro
canto ed il passo al tintinnio degli scudi che pe
dei Salii si chiamava Presule (Praesul, qui ante alios salit), ed il
loro
principal musico, Vate (υμνωδος). Le loro danze e
ui ante alios salit), ed il loro principal musico, Vate (υμνωδος). Le
loro
danze e processioni erano coronate da sontuosi ba
ormavano un popolo presso il Caucaso sulle rive del Termodonte, ed il
loro
nome significa un’eroina, una donna guerriera e c
indi i Traci, popolo bellicoso e devoto a Marte, aveano nelle selve i
loro
tempii di Marte, che chiamavasi pure Silvano(6)
n si volevano ammettere fra le mura. Da questo tempio cominciavano il
loro
ingresso nella città i generali romani che aveano
ρηος), ed uguali a Marte (Αρηι αταλαντοι, ισος Αρηι), per indicare la
loro
gran prodezza nelle armi. Mercurio. I. N
adre Maia ; e di fatto i mercatanti in questo mese facevano in Roma i
loro
sacrificii a Maia ed a Mercurio(3). Questo nume,
tri scrittori chiaro si scorge che i Greci, come la maggior parte de’
loro
numi, così foggiarono il loro Mercurio sul tipo d
che i Greci, come la maggior parte de’ loro numi, così foggiarono il
loro
Mercurio sul tipo dell’Ermete egiziano. Di fatto
’ Greci attribuito a Minerva ; tutte le quali cose essi han detto del
loro
Mercurio. L’Ermete egiziano finalmente fu riputat
dormire, dovendo di notte guidare le anime a Plutone ed assistere al
loro
giudizio, come se fossero picciole occupazioni qu
Mercurio per fare maggior guadagno ; ed i mercatanti (2) pregavano il
loro
nume tutelare a dar loro buoni lucri e tale destr
guadagno ; ed i mercatanti (2) pregavano il loro nume tutelare a dar
loro
buoni lucri e tale destrezza da poter raggirare e
fficina mercuriale. Alcuni son di parere che i Greci abbiano preso il
loro
Mercurio da Chanaan, fig. di Cham, perchè chanaan
; e gli sacrificavano, immolando una troia gravida, e se stessi e le
loro
merci, per modo di espiazione, lavandosi nel font
a Mercurio insieme ed a Minerva. Gli scrittori egiziani dedicavano i
loro
libri a Mercurio che credevano inventore e nume d
ttaccate due ali, e vi sono attorcigliati due serpenti in guisa che i
loro
corpi formano due semicerchi, e le teste si solle
e ed acchetava le liti, toccando con essa i contendenti, o in mezzo a
loro
frapponendola. Si racconta che quando Apollo pasc
a caso, sul monte Citerone, con due serpenti, i quali fieramente fra
loro
battagliavano, ponendo in mezzo ad essi quel bast
ttagliavano, ponendo in mezzo ad essi quel bastone, acchetò subito la
loro
animosità, e que’ due serpenti fatti amici si att
urbam, ειδωλα καμοντων. Hom.). Quanto finsero i Greci di Mercurio, fu
loro
insegnato da Orfeo, che l’avea, appreso dagli Egi
Egiziani era un uomo che acompagnava il cadavere di Api, re e dio da
loro
adorato sotto la figura di un bue, sino ad un luo
e i primi uomini ancora fieri ed incolti ammansò coll’eloquenza, ed i
loro
corpi co’ ginnastici esercizii della palestra si
le strade ancora, ritrovandosi nelle iscrizioni Lares viarum ; ed in
loro
onore a’ 22 di Dicembre si celebrava una festa de
delta Compitalia. Servio li confonde co’ Dei Mani ; e si vuole che il
loro
nome derivi da Lar o Lars, parola etrusca che sig
focolari ed anche in una cappella detta lararium. I Cretesi aveano le
loro
feste Mercuriali, simili ai Saturnali de’Romani,
io i migliori interpetri intendono il sole. E dalla forma rotonda del
loro
occhio ebbero il nome di Ciclopi (a κυκλος, orbis
ura di Micene, e specialmente una porta sormontata da leoni, fu opera
loro
; ed essi fabbricarono al re Preto le mura di Tir
cui adoperavano piccole pietre, per empiere i vani che lasciavan tra
loro
i massi rozzi ed informi. Fu loro invenzione anco
er empiere i vani che lasciavan tra loro i massi rozzi ed informi. Fu
loro
invenzione ancora Parte di fabbricare il ferro (1
ezione di Flora, di Pomona, di Priapo ec. Le città e le case aveano i
loro
Penali ed i Lari ; e ciascun uomo, e forse ciascu
midei, ma credevasi che dopo lunga vita soggiacessero alla morte. Era
loro
consacrato il pino e l’olivo selvatico. Si rappre
ini (αιγιποδες, τραγοποδες. Capripedes Satyri. Lucret.). Orazio(1) dà
loro
i piedi di capra e le orecchie acute. Sino alla c
ano dolci acque e sedili scavati nel vivo sasso. E lo stesso Omero(3)
loro
attribuisce e le selve, e le sorgenti dei fiumi e
azioni delle divine Ninfe che su di essi dimorano. Le valli aveano le
loro
Napee (a ναπος, vallis) che presiedevano pure all
dell’anno e delle stagioni. Presedeva a’ pensieri degli uomini ed a’
loro
cambiamenti, come quegli che poteva cangiar di fo
tre cose della Terra. Gli antichi auguravano a’ defonti che fosse
loro
leggiera la terra con quelle conte parole : Sit.
o cibo delle ghiande, l’eletto frumento ; e perciò si disse che dettò
loro
le leggi (3). Di tutt’i luoghi della terra niuno
cilia, la quale era tutta a lei ed a Proserpina consacrata, sicchè il
loro
culto presso que’ popoli sembrava quasi un ingeni
e Sirene col dolce lor canto affascinando i viandanti, li tiravano a’
loro
scogli, ove li uccidevano facendone strazio. Posc
ente cantava ; l’altra suonava il flauto, e la terza, la lira ; e per
loro
dolce canto e suono facevano addormentare chi le
ero a rompicollo nel mare. Plinio e forse anche Omero, afferma che il
loro
soggiorno era il promontorio o capo della Minerva
ata da Celeo e da una sua figliuola, fu amorevolmente invitata a casa
loro
, avendo la dea presa sembianza di una vecchia. Er
coltura della terra, insegnò a’ Siciliani il vivere socievole e diede
loro
savie leggi ; la terza, Aloea (αλυα, area) che ce
ella quale era una ramosa quercia, intorno a cui le Driadi facevano i
loro
balli, e che di una Driade era pure il grato albe
di Taigete. Volendo questi sperimentare la divinità degli Dei che nel
loro
pellegrinaggio avea in sua casa ricevuti, fece cu
ea in sua casa ricevuti, fece cuocere il figliuolo Pelope ed il diede
loro
a mangiare ; ma Cerere sola ne divorò la spalla d
ebbe venuto, se gli abitanti di Lenno per caso non lo avessero fra Ie
loro
braccia raccolto. Nella quale isola si dice che f
doti, incumbenze e suoi pregiati lavori. I poeti han foggiato il
loro
Vulcano su di Tubalcain, fig. di Lamech, che fu a
pio a Menfi. Dal Vulcano adunque degli Egiziani foggiarono i Greci il
loro
Dio del fuoco, ch’era pure il protettore di quell
e in onore di Vulcano, in cui i Romani facevano un picciol saggio del
loro
studio per una certa superstizione di buouo augur
resa cosa alcuna da’Greci ; il quale dichiarò che Diana opponevasi al
loro
tragitto in Asia ; e che perciò doveasi placare c
nobbe ch’eran greci ; e che la sacerdotessa stessa propose che uno di
loro
fosse immolato e rimandato l’altro libero alla su
li, ed Oreadi ec. volle la Dea al suo servigio, perchè amava con esso
loro
danzare ; sotto la quale allegoria forse intendev
di fiere, viveano senza freno di leggi e senza coltura, finsero che i
loro
maggiori venivano da uomini preclari, detti Eroi,
i, nati dagl’Iddii o generati dalla terra. E poi, vedendo essi alcune
loro
opere veramente grandi ed eroiche, come di Ercole
cesi da qualche nume. A ciò si aggiunge che gli scrittori delle prime
loro
memorie erano poeti che cantavano i grandi avveni
rie erano poeti che cantavano i grandi avvenimenti della patria, ed i
loro
versi si mandavano a memoria ; il loro linguaggio
avvenimenti della patria, ed i loro versi si mandavano a memoria ; il
loro
linguaggio era sommamente poetico, e pieno di sub
amente poetico, e pieno di sublimi immagini e di audaci metafore ; il
loro
bel cielo, il suolo, tutto era fatto per innalzar
bel cielo, il suolo, tutto era fatto per innalzare a grandi slanci la
loro
fantasia. Così i sommi uomini erano trasformati i
l nome di Semidei (ημιθεοι) agli Dei di second’ordine che traevano la
loro
origine da’Numi. Da Esiodo(1) si appellano gli Er
rincipalmente, per la prodigiosa sua forza, i poeti hanno foggiato il
loro
Ercole, prima in Egitto, indi nella Fenicia, e fi
a suoi figli mandò contro di lui poderoso esercito e l’ obbligò a dar
loro
in matrimonio le sue figliuole, le quali per cons
odeva degli onesti fatti degli nomini, così avea in orrore le malvage
loro
azioni. La famiglia di Atreo ha dato agli antichi
ndoli sino a che divenissero della stessa lunghezza, ovvero tagliando
loro
i piedi, s’eran più lunghi. E finalmente essendog
se, Teseo vinse le Amazzoni insieme con Ercole, e n’ebbe in premio la
loro
regina Ippolita o Antiope ; strinse singolare ami
rono la famosa Elena a Sparta, trasportandola in Atene. Giove comandò
loro
in sogno che dimandassero a Plutone Proserpina pe
i dalle Furie. Or essendo colà capitato Ercole, da Plutone ottenne la
loro
liberazione ; sebbene altri dicono che niuno di l
utone ottenne la loro liberazione ; sebbene altri dicono che niuno di
loro
fosse di là uscito(1). Antico regno di tebe.
cerca del figlio. I quali s’incontrarono nella Focide, ed insorta fra
loro
una contesa, Edipo ammazzò Laio che non conosceva
nto furore che vi perirono entrambi ; e che fu sì irreconciliabile il
loro
odio che durò anche dopo la morte, essendosi sepa
morte, essendosi separate le fiamme del rogo, su cui si bruciavano i
loro
cadaveri. E questa fu la prima guerra di Tebe tan
amante, fig. di Eteocle, i Tebani di notte uscirono della città colle
loro
famiglie, lasciandola a discrezione degli Epigoni
ino Fineo, fig. di Agenore, o di Nettuno, intorno alla riuscita della
loro
spedizione. Dice la favola ch’esso fu da Giove re
lo avessero liberato dalla molestia di que’ mostri, chè così avrebbe
loro
additato il modo di giungere salvi nella Colchide
Fineo, Zete e Calai, alati fig. di Borea, colla spada in mano diedero
loro
la caccia, inseguendole a volo sino a due isolett
le Strofadi (στρεφω, verto), perchè là giunti i due volanti eroi, fu
loro
disdetto da Giove di più inseguirle e quindi dove
co lontane dal Bosforo, le quali, per l’impeto de’venti urtandosi fra
loro
, impedivano il passaggio dello stretto. Per consi
consiglio della stessa Medea, non avesse procurato di introdurre fra
loro
una strana discordia. Ciò fatto, l’eroe domanda a
ma vedendo ch’egli cercava di uccidere gli Argonauti ed incendiare la
loro
nave, Medea, incantato il vigilante dragone, pres
one de’Greci ; riferisce quali fossero i condottieri della flotta, il
loro
carattere, e la situazione de’paesi e delle città
a si è detto. Giunti finalmente i Greci alla spiaggia della Troade fu
loro
gagliardemente contrastato lo sbarco da’ Troiani.
bbero la sorte di campa re dalla comune strage, andarono a fissare la
loro
sede in lontani paesi. Antenore si fermò in Itali
sere suoi discendenti, siccome i Romani non lasciarono di derivare la
loro
origine da’ Troiani che seguirono Enea. Il solo L
), quando dice ch’egli fa attaccare i cavalli al dorato suo occhio, e
loro
ne abbandona le redini ; ch’ei vola sulla superfi
e lor grotte le pesanti balene si alzano e van saltellando intorno al
loro
re. La terra con dolce fremito attesta la presenz
e ruote che fuggono colla rapidità del lampo, sfiorano appena l’umida
loro
superficie. Nettuno, oltre all’essere Dio del mar
notizia da’ popoli della Libia che il riguardavano come la più grande
loro
divinità. Nella Grecia, in Italia e specialmente
i fa menzione Omero ed Ovidio ; ma quando, per sua mala ventura, alla
loro
spiaggia approdò Ulisse, quivi regnava Antifale,
ia degli Eumolpidi diede un ferofante agli Eleusini fino a che fu fra
loro
il tempio di quella Dea. Molti altri figli ebbe N
tuno a tutti coloro che si distinsero nelle marittime pugne, e per la
loro
abilità nelta nautica. Sesto Pompeo, gonfio di su
i quali i marinari salvati dalle fortune di mare sciolgono sul lido i
loro
voti insieme con Panopea e Melicerta(1). Questa P
lle onde del mare e di ammirare stupefatte la prima nave Argo che per
loro
era una novità mostruosa ; e ad esse attribuisce
e’ mortali per essere giudicate e ricevervi la pena o il premio delle
loro
opere, si chiamava Inferi, o Inferna loca, cioè l
di animali, e ciò per lo spazio di ben tremila anni. Da che nacque la
loro
gran cura d’imbalsamare i cadaveri e di fabbricar
r ecco in qual guisa i Greci ed i Latini poeti li han descritti colla
loro
vivace fantasia. Omero (1) afferma che Mercurio
, ove gli eroi e gli uomini virtuosi godono l’eterno guiderdone delle
loro
buone e gloriose azioni, trasportarono quanto di
ti in secoli più felici, vivono tranquilla e beata vita, e gli studii
loro
son pur quelli che amarono in vita. La virtù li g
tunato soggiorno. Ma i versi del poeta meritano di esser letti per la
loro
bellezza. Or raccogliendo in uno le cose dette da
ano le anime de’mortali per essere giudicate e ricevere la pena delle
loro
colpe, si chiamava Inferno, cioè luogo basso e so
nos ad essi superiore decide in caso di oscurità e di dubbio. Dopo la
loro
sentenza vanno le ombre al luogo de’ tormenti o n
pestilenziali, oggidì ve li trae per l’abbondanza del nutrimento che
loro
offre. In alcuni siti ha 180 piedi di profondità,
succedute piccole selve e cespugli che in tutto l’anno conservano la
loro
verdura ; i pantani insalubri che lo circondano,
o per altri nove anni dal consorzio degli Dei ; non è ammesso nè alle
loro
assemblee, nè a’ loro banchetti, e solo, spirato
dal consorzio degli Dei ; non è ammesso nè alle loro assemblee, nè a’
loro
banchetti, e solo, spirato quel tempo, può egli r
a credenza che le ombre de’ morti erano placate e pacifiche, quando i
loro
corpi aveano ricevuto l’onore dei funerali e dell
no al proprio corpo, o secondo altri, intorno alla palude Stigia, che
loro
era vietato di varcare, per lo spazio di cento an
mo nel suo nascimento, uno buono e l’altro cattivo, i quali neppure i
loro
cadaveri abbandonavano, e questi distrutti, ne ab
Furie, al dir di Virgilio (8), aveano nel primo entrar dell’Inferno i
loro
ferrati covili ; ma in altro luogo egli mette Tis
onevano nel cuore degli scellerati sì terribili rimorsi che toglievan
loro
ogni riposo, e visioni tanto spaventevoli che spe
van loro ogni riposo, e visioni tanto spaventevoli che spesso facevan
loro
perdere il senno. Non vogliate credere, diceva Ci
va di non essersi potuto liberare dalle Furie che continuamente colle
loro
ardenti fiaccole il tormentavano, cioè da’ rimors
averi una moneta di oro o di argento per pagare a Caronte il nolo del
loro
passaggio. Pare che Virgilio (2) ci descriva il T
n mano a Tisifone che nella tartarea prigione li rinchiudeva e faceva
loro
pagare il fio delle commesse scelleratezze. Si sa
na in mano per discutere i falli degli uomini e sentenziare secondo i
loro
meriti. Omero (1) fa dire ad Ulisse, aver veduto
ricevuto qualche beneficio. VIII. I Greci attinsero dall’Egitto il
loro
Inferno ed i Campi Elisii. Diodoro di Sicilia
an rinomanza, erano stati in quell’antichissimo paese a consultare la
loro
riposta sapienza ; e che quanto poteano vantare i
, e quindi fratello di Giove e di Nettuno. Egli era il più giovane di
loro
, e nel modo stesso che i due primi, fu sottratto
il primo ad introdurre il costume di seppellire i morti e di rendere
loro
gli altri funebri onori. Ma pare più conveniente
e e signore delle ombre, pel quale le Parche si affaticano a filare i
loro
fatali stami, giacchè esso presiede alla vita ed
Il quale, sebbene non sembrasse formidabile a’giganti, nulladimeno fu
loro
di grandissimo danno, poichè avea la virtù di ren
Così Medea (4), volendo render propizii a Giasone gl’infernali Iddii,
loro
sacrifica tre neri agnelli che son poscia consuma
iedeva alla nascita degli uomini, ma ancora Giunone infernale, perchè
loro
toglieva la vita. Da ciò venne che Orazio disse,
rileva che le ombre uscite dell’inferno doveano ritornarvi nel tempo
loro
prescritto dall’imperiosa Proserpina. E pure, ad
palmente di grandissimo silenzio. Non di rado le maghe, le quali alle
loro
erbe univano i così detti carmi ed alcune preghie
mento di Proserpina, erasi ritirata Cerere, spedì a lei le Parche. Le
loro
preghiere calmarono quell’afflitta madre che acco
ini, in guisa che quanto avviene in questo mondo, tutto è soggetto al
loro
impero. Lo Spanheim dimostra che gli antichi dava
troduce le Parche che cantano i grandi destini del fatale eroe che da
loro
nascer dovea, essendo noto che quelle nozze si ce
sto luogo con inimitabile eleganza descrive le Parche che, volgendo i
loro
fusi, cantano gli eterni decreti del Fato, di cui
delle Parche. Or ecco come questo Autore spiega la favola di esse. La
loro
grande vecchiezza significa l’eternità de’divini
ternità de’divini decreti. La conocchia ed il fuso ci additano ch’era
loro
incumbenza regolarne il corso ; e quel filo miste
se i Filosofi le hanno allogate sulle sfere celesti, ove accordano la
loro
voce col canto delle Sirene e delle Muse, ciò vuo
del Corso medesimo agli Editori Fiorentini: « Ben volentieri permetto
loro
, secondo che desiderano, di stampare le Lezioni
degli Artisti. Per giungere a ciò, ho tradotto non piccola parte dei
loro
scritti; e se nella gioventù fosse entrato l’amor
la vendetta, che sulla terra gli sparse atterriti e maravigliati, il
loro
culto rivolsero alla Natura; e quindi l’universo
e il primo errore dei mortali, e manifestava la dignità della origine
loro
. E consegnato infatti agli annali di tutte le gen
come dai Pagani si adoravano questi Dei, nati dai forti inganni della
loro
mente. Quindi i templi, gli altari, i boschi sacr
sserò l’istoria, ne spiegherò gli attributi, ma brevemente; perchè il
loro
culto, le loro imprese poco illustrate sono dai m
, ne spiegherò gli attributi, ma brevemente; perchè il loro culto, le
loro
imprese poco illustrate sono dai monumenti degli
ali negli scritti degli antichi si parla, e che tuttora si vedono nei
loro
monumenti. Difficile è l’arte di esprimere le ide
la Ragione, e mille altre divinità della Morale, che nel segreto del
loro
cuore più che i falsi numi adorate furono dai fil
rrestò e punì colla diversità delle lingue. Sincello così n’espone la
loro
Teogonia. Un mostro mezzo uomo e mezzo pesce comp
dal calore del sole si riunirono coU’aria; le nuvole si urtarono fra
loro
, e vita diedero al folgore, il di cui tuono risco
no ricevuto maggior grado di calore divennero volatili; quelle che in
loro
avevano più terra, furono rettili ed animali terr
enerazione preponderò l’acqua, balzarono come pesci nell’elemento che
loro
conveniva. Col progresso del tempo la terra, inar
i serpente col capo di sparviere, è sentimento di alcuni che fosse da
loro
Iddio ancora adorato. Se questo apriva gli occhi,
eci si discorra, che da ambedue queste nazioni riceverono parte della
loro
religione e dei loro costumi. Orfeo, che molte ce
da ambedue queste nazioni riceverono parte della loro religione e dei
loro
costumi. Orfeo, che molte cerimonie relio’iose is
cuni di avere a suo capriccio inventati i nomi degli Dei e confusa la
loro
genealogia. Altri, al contrario, lo difendono da
nfinò tanto sotto terra quanto il Cielo dalla Terra è distante, e die
loro
per custodi Cotto, Gige e Briareo, onde erra Bani
ti, quelli ai quali era affidata la tutela delle città, collocando la
loro
sede nel più elevato sito, sembravano signoreggia
degli Dei ancora l’oro, che non avea violata l’ingenua semplicità dei
loro
templi; ed eran pure assicurati dalla riverenza d
ioppo, e così a tutti gli altri Dei quegli alberi, dei quali cara era
loro
la tutela. Quindi ai sacrifizj assistevano certi
ripugnavano, giacché allora erano credute poco accette; e ciò pareva
loro
di esplorare, spargendole con una mistura di sale
e con una mistura di sale e farina di orzo, detta mola, e strisciando
loro
l’obliquo coltello dalla fronte sino alla coda. O
oni agii Dei infernali madre era la paura, e perciò il sacrifizio che
loro
facevasi da quei che scampati erano al furore di
i solo seguivano i miseri al caro lume della vita rapiti, e contender
loro
quell’onore « Che solo in terra avanzo è della m
lle mie sciagure. » Se ricchi e famosi erano gli estinti, costruivasi
loro
insigne pira, e vi ardevano le cose che nella vit
, costruivasi loro insigne pira, e vi ardevano le cose che nella vita
loro
erano state le più care, le armi, i destrieri e (
Dei della terra. Tutto additava fra i primi uomini la semplicità dei
loro
costumi, che più ancora si manifestava nel modo d
auti vollero sul lido del mar risonante erger un altare ad Apollo, fu
loro
prima cura di elevarlo eccessivamente, come se im
are massime, così dette dalla venerazione in cui erano tenute e dalla
loro
altezza, troviamo fatta menzione nell’antichità:
ichi avevano per gli altari, onde nè lume profano poteva accendere il
loro
foco, nè da questo poteva accendersi lume profano
r ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder l’adempimento dei
loro
voti, parlerò delle ostie che allora si offrivano
Cerere, vestiti di bianco, e legate le mani con rami d’olivo, perchè
loro
rendesse con larga usura il seme fidato alla terr
i tibicini. Quindi seguivano vaghi fanciulli e giovinette gloria del
loro
sesso, che ministravano al sacrificio. Il ministr
o ad una Venirine tutti gli stranieri che il nau fragìo gettava nella
loro
terra. Umani sacrifìzj pure disonoravano gli Spar
in difesa di Fonteio. Egli dice, volendo dimostrare la poca fede dei
loro
giuramenti: « Cosa volete che vi sia di santo e d
fra voi ignora che così barbara e mostruosa usanza si mantiene presso
loro
ancora ai dì nostri? Laonde quale reputate voi ch
li, arrivarono a tanta insania che con umane vittime contaminarono le
loro
mani e i templi degli Dei. È opinione di alcuni c
oria l’ubbidire, prevenivan volontarj la sovrastante fortuna. E se in
loro
non era l’ardire della disperazione, se ne ordina
madri. Le trombe, i timpani erano destinati a vincere il suono delle
loro
grida. Fra gli stessi Giudei vi era una valle, de
uesto sacrifizio avrebbe gli altri figli scampati dalla morte, e resi
loro
per tutta la vita felici. Degni di lode i Siri, c
Seneca: ma pure di molta compassione percotono il core per la stessa
loro
semplicità, giacché il sentimento rifiuta tutti g
ei riti ad essi risguardanti. Le umane invenzioni rozze furono nel
loro
principio, e non giunsero a quell’alto grado di b
destinate a rappresentare le divinità; quindi lantamente l’arte seppe
loro
infondere tanta vita da gareggiare quasi colle vi
endule le mani. I Greci trenta divinità visibili adoravano, senza dar
loro
figura umana, indicandole con informi masse o pie
i, imitarono i greci costumi nel rappresentare la divinità; il che fu
loro
di doppio vantaggio cagione, giacché del vincitor
ncitore evitarono gli scherni, ed ai Greci vani fecero credere che la
loro
mitologia veniva interamente dall’ Egitto. In que
escrizione allora che tesserò l’istoria degli Dei. Costumavasi offrir
loro
sacrifizj e preci nei pubblici infortunj, e così
lio: questa ultima cura particolarmente, si rendeva ai Lari. Passando
loro
vicino le adoravano prostrandosi, ovvero accostan
do la mano alla bocca. Avevano queste figure ordinariamente i simboli
loro
sacri. L’egiziane n’erano ingombre. Esposte intor
gendosi di vietare agli Ebrei l’idolatria, verso la quale li traea il
loro
genio e delle altre genti l’esempio, non permise
Greci chiesero fine alle morti dalla peste e dalla fame cagionate, fu
loro
risposto che cesserebbero quando l’ossa di Ettore
alle Api fu pasciuto di miele nell’antro Ditteo Giove, che in mercede
loro
quindi concesse maraviglioso intelletto. Reda, It
amore Folgoranti gli rende, e sulla fronte Sorgon le corna, e son fra
loro
eguali, Siccome quelle di crescente luna, Venne s
eggiare di molti illustri, che tanto differiscono nei resultati delle
loro
ricerche. E a questo fato soggiacer dovevano bran
lla statua e dal trono di Giove. Basterà dirne che dagli antichi, nel
loro
entusiasmo, questo edifizio fu chiamato Cielo. Ud
chia, e fugge. Le Najadi non san che la vitella, Che vuol giocar con
loro
, e le scompiglia. Sia la perduta lor cara sorella
usanza fosse il dipinger Giove. L’ulivo e la querce gareggiavano fra
loro
per ornare la fronte del nume. Ma tutte queste di
i Omero, ove Giunone andando a visitare Teti, l’Oceano dice che nelle
loro
case già fu da essi beatamente nutrita. In questa
amose per impudicizia che avessero osato di profanare il tempio colla
loro
presenza. Devote pure le erano le oche ed il pavo
gratitudine degli adoratori che dichiaravano così tenere dai numi le
loro
dovizie: nella nostra statua, che non è certament
offerendogli le primizie delle biade, ed avendo scolpito nelle monete
loro
il tridente. Nonostante i Tragici, dai quali coll
, fu contento di punire la ribellione in Apollo e Nettuno, comandando
loro
di servire a Laomedonte per la costruzione delle
ea oppose l’ira dei venti, che prima dormiva nelle caverne di Eolo re
loro
, fìnse il poeta che Nettuno al tumulto levasse il
Minerva Poliade, o Urbana, gli fu da Giove assegnato il dominio della
loro
regione. Aluchete fu detto, dal suono del mare im
lui Erme nominata, colla quale comunemente gli antichi decoravano le
loro
biblioteche. Trecipite chiamò il nume l’oscuro Li
’ un mortale: Conobbe Admeto finalmente l’ospite divino, e nacque fra
loro
non volgare amicizia, cui fu debitore il primo d’
ne degli antichi, non solo colla memoria che ce ne hanno lasciata nei
loro
scritti, ma più colle repliche e copie eccellenti
esistono ancora al presente, e sono 1’ attestato della celebrità del
loro
originale. Quella della Villa Al bani è in bronzo
sentito dire a degli altri che dei pastori avendo condotto per caso i
loro
armenti verso questo luogo, si trovarono ad un tr
empio ove Apollo dava i suoi oracoli: asserisce inoltre che molti fra
loro
profetizzarono, e che Oleno, fra gli altri, inven
successivamente dell’api ne fabbricarono un’altra colla cera e colle
loro
proprie ali, e che la prima fu agli Iperborei man
Parnaso coi lupi e le altre hestie feroci, che con gli urli servivano
loro
di scorta, vi edificarono una città chiamata Lico
è coloro che prestavano orecchie a queste incantatrici morivano, ed i
loro
corpi, privi di tomba, avvelenavano l’aria dell’i
armata di Serse ebbe lo stesso scopo. I Focesi per le istigazioni dei
loro
capi, si resero padroni del sacro deposito, ch’er
o. Lasciando le statue dei musici e degli atleti, che hanno nell’arte
loro
riportata la palma, Faille di Crotone sarà da me
ro figlio di Melanto, Teseo e Fileo, benché tribù alcuna non abbia il
loro
nome. Dalle mani famose di Fidia sono nati tutti
tempio. Segue il dono dei Gnidii, eh’ è una statua equestre di Triopa
loro
fondatore, Latona, Apollo e Diana: questi ultimi
opa loro fondatore, Latona, Apollo e Diana: questi ultimi scoccano le
loro
frecce sopra Tizio, che sembra averne le membra f
edificato un portico colle ricchezze dei popoli del Peloponneso e dei
loro
alleati. Rostri di navi e scudi di bronzo ne stav
acro donato dagli abitanti di Andro, che credesi rappresentare Andreo
loro
fondatore. Seguono Apollo, Minerva e Diana consac
più lontano vi è Apollo ed Ercole che disputano un tripode: ognuno di
loro
vuole averlo, e sono per battersi: ma Latona e Di
fratello e la sorella in una cassa, e li gettò nel mare. Salvati per
loro
ventura, arrivarono a Leucofri, che dal nome di T
e della moglie. S’imbarca e va in traccia dei figliuoli per confessar
loro
la sua imprudenza, e dimandarne perdono. Ma nel m
ondato un proverbio che si applica a quelli che sono inflessibili nel
loro
sdegno. « I Greci inviarono pure a Delfo un Apoll
gma. — Però gli abitanti d’Io mostrano ancora la tomba di Omero nella
loro
isola, e quella di Olimene in un luogo separato.
ombattimento che i Troiani sostennero nella notte stessa che la città
loro
fu presa. Dopo lui é Licomede figlio di Creonte,
e, non mancando che la mano sinistra, ed essendo le gambe riunite dei
loro
pezzi antichi. Quello che avanza circa la qualità
le arti del disegno. E poi, una villa che onoravano tanto spesso del
loro
soggiorno i signori del mondo allor conosciuto, p
o a pie dei simulacri degli Dei le corone che non giungevano a metter
loro
sul capo. » Debbo farvi avvertire che il celebre
orida gioventù. Queste forme sono grandiose, e sublimi eziandio nella
loro
giovine morbidezza; nè rassomigliano già quelle d
fìsonomia, e sono tanto più scusabili quanto le mentovate teste erano
loro
ignote. » Fin qui Winkelmann nella sua insigne i
ella statua attorniata dalle altre nove delle Muse, che fan corona al
loro
corifeo, ci rammentiamo di quello scolpito a bass
za volgare, procreati furono Apollo e Diana in Delo, ma che presso un
loro
fiume chiamato Cencrio situato in Ortigia scorgev
he desiderava per seguaci. Gioì Cerato, gioì Teti perchè mandarono le
loro
figlie in compagnia di Diana. Circondata da quest
an la bocca Nel petto, e in forma di fallace cervo Sbranano il signor
loro
; in molte piaghe All’alma irresoluta aprian la fu
n le mani sopraposte agli occhi desiderato di celarsi nel grembo alle
loro
genitrici, cosi disse ai Ciclopi: — Su via, fabbr
ri coloro nei quali scagli il tuo terribile sdegno: divora la peste i
loro
bestiami, la grandine le loro terre, i vecchi con
tuo terribile sdegno: divora la peste i loro bestiami, la grandine le
loro
terre, i vecchi con recisi capelli piangono sopra
ndono nel sepolcro se non portando lungo spazio d’anni: non divora le
loro
famiglie la discordia, che scote le case piii fer
e Ninfe Annisiadi rinfrescano le cerve distaccate dal giogo, e recano
loro
il trifoglio facile a nascere, che mietono dai pr
ove. Tu vai, diva, intanto nella casa paterna, tutti t’invitano nella
loro
sede: ma tu vuoi stare seduta presso Apollo. « Ma
ché nemici, possono vituperarla nell’inferno: che non mentirebbero le
loro
viscere, che sparsero di sangue la Menalia montag
abbia e per dolore il mostro Verso i destrieri si rivolta, e cade, E.
loro
offre muggendo ardente gola, E fiamma gli ricopre
quel tuo misero figlio. Richiamarli volea: terror la voce Accresce a
loro
: una ferita sola Son le sue membra: di querele e
e questa sabbia, vennero gli architravi a prendere insensibilmente il
loro
posto. Chersifrone ebbe maggior difficoltà a coll
ella sedizione tramata dagli orefici di questa città, che tiravano il
loro
sostentamento nel formar piccole statuette di Dia
erò di ravvisarvi lo stile egiziano di rappresentare come fasciate le
loro
immagini, che potè dalle loro mummie trarre 1’ or
ziano di rappresentare come fasciate le loro immagini, che potè dalle
loro
mummie trarre 1’ origine. Questo rozzo corpo del
o artefice non aveva ardito staccargli le braccia dal corpo senza dar
loro
un sostegno: perciò si veggono nelle medaglie e n
o per servire di difesa, nella stessa maniera che i Greci portavano i
loro
scudi all’assedio di Troia, perchè a quest’epoca
lle divinità antiche, le stesse sembianze che gii artefici ed i poeti
loro
davano sono consegnate ai diversi cognomi, il num
tradotta. Dai Lacedemoni fu cognominata Calcieca, perchè aveva presso
loro
un simulacro di bronzo, che Gitiade, pure spartan
are le opere antiche, eressero a Pallade i primi un simulacro, che da
loro
fu nominato. Rinomato presso i Danni, antichi pop
lità eterna. Col tempo i popoli consultarono l’oracolo di Dodona, che
loro
propose di placare coll’accennato simulacro Miner
fiume Inaco, e che gii uomini non riguardino Pallade nuda, proponendo
loro
per esempio la disavventura occorsa a Tiresia, ne
a, e la dea gli riempi tutti d’amore, onde accoppiati dormirono nelle
loro
caverne. Arrivata alla capanna dell’eroe Anchise
Afrodite. Di simili teste isolate, che sono state scoperte divise dai
loro
busti, o statue, come si vede nella Villa Borghes
opra una testuggine per indicare (secondo Plutarco) alle donne che il
loro
dovere era di custodire la casa come questo anima
, coi quali alcuni moderni artisti hanno creduto di caratterizzare le
loro
Veneri. L’amore dagli antichi maestri, come dai p
partani ad orazione in memoria dell’ amore improvviso, che nacque nel
loro
core, quando videro le donne svelare la loro nudi
provviso, che nacque nel loro core, quando videro le donne svelare la
loro
nudità per difendersi dall’ impeto col quale assa
ni di Guido, replicata la stessa in diversi conii, non sia tratta dal
loro
mirabile originale. « Or la figura di Venere in q
amente cresceva. Ammiravano i genitori la robustezza del fanciullo, e
loro
cadde in pensiero di osservare gli andamenti dell
to è vero che gli antichi artefici si formavano sui poeti, perciò con
loro
dividono la gloria di serbarci la religione e la
o, che i costumi semplici e puri degli abitanti fossero analoghi alla
loro
situazione. Cerere, soprannominata Nutrice, è sta
ne le conveniva, supponendosi che avesse somministrato agli uomini il
loro
principal nutrimento, il pane stesso, divenuto su
no Impeto, e tornan ripercosse indietro Le sonore procelle agli antri
loro
. Quindi comanda che di Maja il figlio Si faccia i
milmente per l’invenzione delle leggi, e il timone perchè governa col
loro
soccorso l’Universo: quindi è ch’effigiata l’hann
ssere che l’offerta di capitani che abbiano creduto doverle dell’armi
loro
la fortuna. La palma, la corona di lauro altra or
igione alle colonie egiziane. I progressi dei Greci nelle arti fecero
loro
abbandonare rapidamente l’uso di quelle masse inf
ello ideale. Ogni accessorio fu bandito, e non fu dato ai numi che il
loro
simbolo principale. Cangiò il gusto, l’unità fu i
vare nei monumenti delle arti le divinità con tutti gli attributi che
loro
danno i poeti; e d’altronde Callimaco nel luogo c
Grecia e della Sicilia sem brano essersi molto studiate di dare sulle
loro
monete sì alla madre che alla figlia, delle due t
ella figura medesima, persuaso che gli antichi così conseguenti nelle
loro
pratiche, come altre forme davano alle membra di
e due donne maritate, di legittimi natali, scelte da un’assemblea del
loro
sesso. La spesa della festa era, secondo il solit
ei misteri che si leggevano in due libri, custoditi in due pietre fra
loro
unite. Caratteri ignoti, figure d’animali, mille
impeti di amore il liquore della cicuta. Oltre l’Jerofante avevano la
loro
parte in questi misteri il daduco, il banditore.
ueste cerimonie entrarono nel tempio cogl’iniziati. L’assurdità delle
loro
dimande gli scoperse per profani, e condotti ai p
rato, come quello che i poeti diedero alle Danaidi ree del sangue dei
loro
sposi. Era vietato iniziare i forestieri, e speci
ole rotonde degli antichi si chiamassero veste, afi’erma che tal nome
loro
fosse dato per la somiglianza che avevano colla T
sono i quattro corsieri del Sole; eglino hanno divorato lo spazio, i
loro
piedi percotono l’aria, ed allontanano le nuvole.
rimevano con giovani uomini o fanciulli le stagioni, perchè presso di
loro
chiamavansi neutramente i tempi dell’anno, al con
redenza degli antichi, esercitavano ciascheduno nel proprio giorno la
loro
efficacia e virtù sopra la Terra, e le tramandava
ni i cibi ei cerca, e move La vana bocca, ed i delusi denti Stanca in
loro
, e le lievi aure divora. Si sveglia, e regna la v
i poeti, che finsero essere stati da lui spogliati tutti i numi delle
loro
armi. Esrli tolse il fulmine a Giove, gli strali
pido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’ innanzi scolpito uno per
loro
del bel marmo del Monte Pentelico. I Tespiesi nar
per loro del bel marmo del Monte Pentelico. I Tespiesi narravano che
loro
fu tolto da Cajo imperatore dei Romani, che Claud
Elide vedevasi sullo stesso piedistallo delle Grazie alla diritta di
loro
. In Egira l’Amore alato stava in una piccola capp
a Caligola e portata a Roma, donde Claudio la rimosse per restituirla
loro
: che Nerone tornò a ritorla e la fece di hel nuov
e qualche uomo entra in questa città, tutti gli si fanno incontro nel
loro
vario aspetto: gli annunziano beni, mali, e rare
ere cotanto accetta alle Muse quanto la fantasìa, convenìa pur che da
loro
si onorasse il Sonno, il quale, tenendo legati i
lcune delle quali hanno ancora l’epigrafe, perchè non si dubiti della
loro
rappresentanza. « Il celebre Lessing è stato di p
i che i fanciulli figli di Giasone recano alla sposa, che dee divenir
loro
madrigna. Qui il significato non può essere equiv
elva innanzi all’antro Fiorisce e d’infinite erbe famiglia: Notte dal
loro
umore i sonni accoglie E gli diffonde per l’opaca
rte diversa Fantaso illustra: in onda, in legno, in sasso Si muta; il
loro
aspetto ai regi, ai duci Mostrano i tre fratelli,
ti gli Dei. Forse in questa opinione influì l’essere stati alcuni fra
loro
presso lui educati, come Omero attesta relativame
Quantunque queste figure corrispondano assai bene al significato che
loro
si dà, pure quando non si volesse far violenza al
, colpiti dalla novità, interrogarono l’oracolo di Delfo, che rispose
loro
di alzare un tempio alla Dea. Roma nella guerra d
fierse da Giove, ed avendo liberato i fratelli, ottenne facilmente da
loro
di succeder nel regno del padre. Oltre i Ciclopi,
non era incisa usi bronzi, ma impressa nell’animo degli uomini e con
loro
invecchiava. Pensano alcuni, fra i quali Platone,
ce che essendo i Cartaginesi stati vinti da Agatocle, attribuirono la
loro
sconfìtta all’avere irritato Saturno col sostitui
dei popoli, acciò non si potessero rimproverare di aver abbandonati i
loro
antichi usi, insegnò agli abitanti la maniera di
uomini, che, legati piedi e mani, gettavano nel Tevere, delle figure
loro
rassomiglianti, e con ciò levò lo scrupolo che po
tutti gli uomini erano eguali; perciò i padroni servivano a tavola i
loro
servitori, li regalavano generosamente. Cominciav
la società, nè dell’arti più necessarie. Polifemo figlio di Nettuno è
loro
capo, e porta lo stesso nome che uno degli eroi d
iginari di Licia. Mostravansi ai tempi, di Strabene le reliquie della
loro
opera, e questi avanzi, che sussistono ancora, da
iaste osserva che secondo Ferecidè, Apollo non uccise i Ciclopi, ma i
loro
figli. I Ciclopi fabbri, e dati a Vulcano per aiu
erra come quelli di Esiopò, giacche egli nella tragedia, che porta il
loro
titolo, ne fa padre Nettuno. Polifemo il piu pote
Affidati alla bontà degli Dei non piantano, ne arano. Tutti i frutti
loro
produce spontanea la terra. La vite stessa si arr
rò intanto dell’altre notizie che intorno ai Dattili, simiglianti per
loro
uftlcio ai Ciclopi, ha raccolte il prelodato crit
tritori di questo dio e Genii addetti al servizio di Rea, qualità che
loro
si dà, confondendoli coi Cureti e coi Coribanti.
li. Ne nacquero rivoluzioni e mutamenti, che mescolarono i popoli fra
loro
, e contribuirono con <|uesta confusione a urna
istruirono gli uomini a lavorare questo metallo col fuoco. I nomi che
loro
dà l’autore della Foronide non sono che epiteti r
que, e dipende, come sembra al nominato poeta, dal numero indicato il
loro
nome, che in greco significa diti. Ferecide gli a
e imputazioni come conseguenze dell’invidia prodotta dal merito delle
loro
scoperte. Secondo Diodoro fu loro affidata l’educ
l’invidia prodotta dal merito delle loro scoperte. Secondo Diodoro fu
loro
affidata l’educazione di Nettuno, e chiamati furo
azione di Nettuno, e chiamati furono figli del mare: lo che mostra la
loro
perizia nella navigazione. Nè minor vanto aveva l
che mostra la loro perizia nella navigazione. Nè minor vanto aveva la
loro
abilità nella metallurgia: èglino (era fama) avev
in Roma camminavano facendo ogni tanto piccoli salti, e percotevano i
loro
scudi con ferri come baionette. La danza dei Cori
all’altra una tanaglia. Dopo i Ciclopi, ai quali la somiglianza delle
loro
arti e dei loro ritrovati mi ha obbligato di unir
naglia. Dopo i Ciclopi, ai quali la somiglianza delle loro arti e dei
loro
ritrovati mi ha obbligato di unire i Dattili, i C
ci dalla ferita di Celo. Ma io credo necessario ragionare innanzi del
loro
re, cioè di Plutone, e quindi di tutta la corte i
tutto i lor riti, e ritenendo almeno i vocaboli già consecrati nelle
loro
teogonie. D’allora in poi tutti i popoli seguiron
non mostrare che la riva ove la barca approda. Riguardo all’ombre, il
loro
colore deve altrettanto partecipar del bianco ch’
Eurinome è una divinità dell’Inferno che mangia la carne dei morti, e
loro
non lascia che le ossa. I poeti non parlano di qu
pade, e sembra afflitto ch’elleno sieno state inutili per eseguire la
loro
ardita intrapresa. Questo momento è bello polla q
le com’è narrata nell’Odissea. Egli continua poscia dicendo: Vicino a
loro
si vede Antilo co: egli ha i piedi sopra una piet
iare la posizione delle gambe, e per dare un appoggio più solido alle
loro
statue. Questa bacchetta nella mano diritta di Ag
e sono seduti sopra una pelle di cervo. Un cane da caccia è seduto ai
loro
piedi. Il Conte Caylus ha fatto uso dell’anello d
ano agli scacchi inventati dal primo. Aiace figlio di Oileo guarda il
loro
giuoco. Si vede che ha naufragato dalla spuma che
lle ginocchia di Nomia. Gli Arcadi dicono che Nomia era una ninfa del
loro
paese, ed i poeti c’insegnano che le ninfe vivono
Latini dissero Furie, ed i Greci Erinni per lo stesso motivo, giacché
loro
si attribuiva il furore che agitava gli scellerat
acarle. Licofrone ed Eschilo fanno le Furie figlie della Notte. Orfeo
loro
dà per genitori Proserpina e Plutone; Esiodo nell
Saturno, quantunque nel suo libro intitolato L’opera ed i Giorni dia
loro
per madre la Rissa. Abitano, secondo Virgilio, ne
, secondo Virgilio, nel vestibolo dell’Inferno con altra compagnia di
loro
ben degna. « Nel primo entrar del doloroso regno
le spalle, che gli Etruschi, e senza dubbio ancora i primi Greci, dar
loro
usavano in luogo delle alette, che nell’opere del
o dagli Etruschi per solo capriccio di tal foggia calzate, usitata da
loro
in molte altre figure, e con qualche predilezione
el basso rilievo le Furie sono cinque, ed il nu mero di tre, che vien
loro
assegnato, non altro denota che pluralità, onde s
il mio fratello. — Edipo, fuggito da Tebe nell’Attica, si rifugiò nel
loro
bosco, e solenne meraviglia prese quei popoli, co
e se alcuno macchiato di delitto fosse entrato nel tempio, che Oreste
loro
avea consacrato in Corina villaggio dell’Achea, f
ell’Arcadia erano con istraordinaria religione venerate, ed immolavan
loro
una agnella gravida e nera. Questi sacrifizi si f
stenevano dal libare a queste Dee il vino. Infatti Edipo giunto nella
loro
selva fu ammaestrato dao^li Ateniesi di portar ac
v. 37 e segg. Le Parche furono tre sorelle così concordi che mai fra
loro
vi fu lite. Esiodo lasciò scritto nella Teogonia
caso non abbia voluto accennar gli umani destini. Altri ascrivono la
loro
origine alla necessità, o all’informe materia che
sso, è la più antica, e la Fortuna è la più potente. Ma comunemente i
loro
nomi sono Atropo, Lachesi e Cleto. Questa divisio
omunemente i loro nomi sono Atropo, Lachesi e Cleto. Questa divisione
loro
dà il tempo, secondo Aristotile, che si divide in
o, la più matura di tutte, tagliava colle forbici il filo. I Mitologi
loro
assegnano ancora dell’altre funzioni. Ministre de
l capo, ed assise sopra troni risplendenti di luce, dove accordano la
loro
voce col canto delle sirene. Ivi, die’ egli, Lach
, che avevano nella Grecia: i Lacedemoni ne avevano eretto uno in una
loro
città vicino al sepolcro di Oreste, ed i Sicionii
e onoravano le Parche collo stesso culto delle Furie, vale a dire che
loro
sacrificavano pecore nere. Nella città di Olimpia
belle fanciulle, ora con l’ali al capo, or senza, distinguendosi fra
loro
pei singolari attributi. Una di esse viene costan
atroce delitto. Doveano, dopo aver giurata fedeltà innanzi all’ara ai
loro
sposi e cugini, ucciderli la prima notte, dopo av
fratei generi suoi. Che si giacean nei mal bramati letti, Nel sangue
loro
orribilmente involti. Tu sol mancavi alla gran st
Grecia e della Sicilia sembrano essersi molto studiate di dare sulle
loro
monete, sia a Cerere che a Proserpina, la più sub
Cretesi non volevano ch’egli salisse sul trono paterno. Egli volendo
loro
persuadere la sua origine divina, disse che avreb
anno chiuse le sorti umane; cita l’Ombre al suo tribunale; esamina la
loro
vita; indaga tutti i loro delitti. Radamanto, cui
; cita l’Ombre al suo tribunale; esamina la loro vita; indaga tutti i
loro
delitti. Radamanto, cui la Mitologia assegna gli
sarebbe stato formidabile e tremendo agli stessi numi. Quelli che fra
loro
nel di lei nome spergiuravano erano per del tempo
tori un vaso pieno dell’acqua stigia, che sospendeva per nove anni la
loro
divinità. Gli Dei che giuravano per Stige dovevan
ennava a’ felici la giusta misura, onde non abusare de’lor beni e del
loro
potere. Il freno le pendeva dalla manca, simbolo
gni, che se qualche opera grande producono, l’invidia non vuole darne
loro
tutto il merito. « Il marmo in cui fu scolpita la
tutta propria di Venere, su cui sono scolpiti gli Etiopi, non per la
loro
giustizia, come vanno ideando i commentatori di q
l coraggio ed al sapere, a lei debbano i potenti l’esito felice delle
loro
imprese. Dante stimò che il potere di quest’ Ess
ontrasto a lei: Ella provvede, giudica, e persegue Suo regno, come il
loro
gli altri Dei. Le sue permutazion non hanno trieg
commercio marittimo. E noto che gli antichi staccavano il timone dai
loro
navigli, e lo sospendevano al fumo nell’avvicinar
ssità, colla quale ì filosofi pagani circonscrivevano la possanza del
loro
Dio, e con cui si lusingavano di spiegare l’origi
niesi effigiare la fecero senza esse, acciò non potesse volare, e con
loro
mai sempre restasse. Gli Egiziani simboleggiavano
oglie tue fansi reine. Da lor speri venture alte e divine: Speran per
loro
i tuoi superbi carmi Arbitrio eterno in su l’età
o i tuoi superbi carmi Arbitrio eterno in su l’età lontane; E già dal
loro
ardore Infìammata tua mente Si crede esser possen
trici furono stimate queste divine fanciulle nate sul Pierio monte. I
loro
attributi e le varie parti dell’umane cognizioni
dementino l’essere il solo a possedere le statue delle nove Muse co’
loro
distintivi antichi, e per la maggior parte trovat
ura che gli sovrasta. Gli altri duci temono anch’essi, ed inalzano le
loro
mani al cielo: non vi è che il solo Capaneo che m
mo sull’autorità degli antichi appellata Tersicore; altre sei hanno i
loro
attributi che le distinguono abbastanza; Clio ha
ighe non solevano guidare gli eroi, eccettuato Ettore audacissimo fra
loro
) trasportano Anfìarao che ritorna da Tebe, nel qu
irano, parte è rovesciato dai calci, parte rotto, parte versato sopra
loro
: e alcune coppe ripiene di sangue cadono dalle tr
arte dei Pantomimi, che a forza di gesti sapevano rendere facondo il
loro
silenzio, e rappresentare di tutto il cielo poeti
adio, o sia la bacchetta con cui i matematici indicavano nelle scuole
loro
le figure, sono i suoi distintivi, tanto conosciu
erva. Ecco ciò eh’ è nel piano. Morti sopra morti, cavalli accanto ai
loro
signori, e fango irabevuto di sangue e sudore, de
nte. Quanto a Polinice, ananch’ esso è di grande statura, ed in ciò a
loro
eguale. Antigone ne ha inalzato il corpo, il qual
’istante da se, il quale si dice esser stato piantato dalle Furie sul
loro
sepolcro, e se voi ne strappate il frutto scorrer
allegrezza, e quasi tutti si somigliano. Perseo riceve cortesemente i
loro
doni appoggiato sul gomito sinistro, per distende
a penna, fregio non insolito delle Muse come trofeo della vittoria da
loro
ottenuta sulle Sirene, o come memoria del punito
ito orgoglio delle sorelle Pieridi trasformate in piche per avere con
loro
voluto competere nella perizia del canto. Qualunq
Se dunque da Omero fin a Orazio i poeti han costumato di registrare i
loro
versi su di simili tavolette, che, colla facilità
el disegno, ha dato un utile insegnamento ai giovani poeti, mostrando
loro
quanto più di riflessione e di ponderazione richi
le Muse che le Grazie, ch’ebbero fra gli antichi comune il tempio con
loro
, e che dispensatrici sono anch’esse di tanti doni
e degl’Inni che si attribuiscono ad Orfeo non Eurinome, ma Eunomia dà
loro
in madre. Antimaco antichissimo poeta loro dà in
on Eurinome, ma Eunomia dà loro in madre. Antimaco antichissimo poeta
loro
dà in genitori Egle ed il Sole: r opinione più co
vestite; e tali solevano, secondo esso, presso gli Eliani vedersi. Il
loro
abito, continua egli, era dorato: la faccia, le m
uno ornamento, e che a coloro ai quali elleno sono state liberali dei
loro
doni basta la sola natura per piacere. Certo è ch
ar templi. Eteocle re d’Orcomene fu il primo ad erigerne ed istituire
loro
un culto particolare: e la fama grata sparse che
cose, che n’ importa di questa scienza? Perchè quelle mani unite fra
loro
come se danzassero? Perchè un benefìzio passando
le Grazie, che leggesi nell’Antologia, quando finse che Amore rubasse
loro
le vesti mentre che si lavavano. Tre donzelle nud
bretti sono rappresentate in forma delle tre Grazie, tre donzelle coi
loro
nomi scritti, e pensano gli antiquari: che le tes
ne dare a una Grazia l’attributo della dea della Sapienza, giacché da
loro
proviene, secondo Pindaro, se un uomo è saggio, s
n un ginocchio a terra e le mani alzate. I due Numi si riconoscono ai
loro
simboli; lo scultore, perchè non sembrasse preghi
he tante statue, bassirilievi, gemme e pitture ce le rappresentano. I
loro
capelli sono leggiadramente rannodati e stretti d
e. Aiace Locrense. — Questi scogli che s’avanzano sopra il mare, che
loro
intorno spuma, questo guerriero magnanimo che rig
hanno armi perchè si propongono di fare l’esequie del più grande fra
loro
, che ha ricevuto un colpo d’asta nel petto. Veden
i (le quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia) per dar
loro
da mangiare; e secondo Macrobio, riferendosi ques
li antichi hanno dato a questo nume l’abito mentovato, proprio presso
loro
dei più teneri giovinetti, ed atto a difenderli d
ll’altro riesce dalle spalle la punta del dardo entrata pel petto: le
loro
gote sono sparse di lagrime e di sangue. I servi
o aperto Stanno ammassate, e di dolore han gara, E d’orribili voti. A
loro
in mezzo Di Driope piange nell’immagin mesta Vene
esta maestà del tuono Arse Semele: piange Autonoe il figlio Cervo. Di
loro
, ahi più misera: uccise L’unico figlio Agave. Esu
i Prometeo, che per rimediarvi non ha pensato dì togliere agli Dei il
loro
nettare, piuttosto che il fuoco sacro. Giove dopo
to occupa le vicinanze del polo. Le sette Pleiadi formano in cielo il
loro
coro: Elettra infatti vi mescola il suo splendore
acconsente: Scioglie da tutta qualità mortale Ed Ino, e Melicerta; a
loro
impone Maestade tremenda, e con l’antiche Sembian
Tiona. Giunone avendole rese furiose, Mercurio fu obbligato di levar
loro
Bacco per confidarlo ad Ino figliuola di Cadmo e
grazia colle più vive istanze. Qui il poeta ci fa la descrizione dei
loro
giuochi. Si vede Bacco che prende piacere a lasci
i il poeta fa la descrizione, vanno alla reggia del Sole, e ognuna di
loro
ha ornamenti che la caratterizzano. Il Canto duod
ioni stesse che arrivano sulle rive dell’Oceano nel pa lazzo del Sole
loro
padre, ove riscontrano Espero e la Luna crescente
a una grotta più piacevole di quelle di Lidia e di Siria. L’edere coi
loro
grappoli le corrono intorno, e le viti e gli albe
Voi direste di vederle veramente, e che gridino dalla gioia: tanto i
loro
spiriti dal furore del vino sono alterati! Bacco
violenti. Elleno non s’ avveggono di quello che fanno, nè come Penteo
loro
gridi misericordia: non odono che il ruggito di u
degno di gran compassione: quel che non conobbero nel Citerone, qui è
loro
tutto manifesto. Non solamente il furore le ha st
ontagna piene di ardore di combattere facevano risuonare le valli dei
loro
gridi: qui mute si stanno, rammentando il loro de
risuonare le valli dei loro gridi: qui mute si stanno, rammentando il
loro
delitto. Sono sedute in terra: una appoggia la su
hanno trasformati in serpenti; le scaglie cominciano a guadagnare il
loro
corpo; le gambe, le cosce sono sparite; il cangia
il loro corpo; le gambe, le cosce sono sparite; il cangiamento della
loro
figura si estende alla parte superiore: eglino n’
sia questi ingiusti, uccida il principe Deriade, che significa Bissa,
loro
re, che sotto forma di Cerasta nata dall’acqua de
ta di una parte degl’Indiani. Quelli che avanzano, maravigliati della
loro
perdita, bevono 1’ onda del fiume, che prendono p
ttare, e di cui non possono mai saziarsi. Il nume si approfitta della
loro
ebrezza, della quale sono descritti gli eff’etti;
agli occhi i preparativi delle due armate animate alla battaglia dai
loro
generali. Oronte dà esempi di valore ai proprii s
quore che Bacco le versa, diviene ebra, come il suo sposo Stafilo, il
loro
figlio Botri e il loro vecchio confidente Pito. T
a, diviene ebra, come il suo sposo Stafilo, il loro figlio Botri e il
loro
vecchio confidente Pito. Tutti si pongono a danza
e Pito. Tutti si pongono a danzare. Questo fu il primo efi’etto della
loro
ebrezza: in seguito vanno a dormire come Bacco. L
o le Nereidi, o le ninfe del Mar Rosso, si occupavano di Bacco fra le
loro
acque, e gareggiavano neir accarezzarlo. Melicert
. Scolmo finalmente viene a consolarli, e gli annunzia il ritorno del
loro
capo. Questo inviato avea corna a guisa di luna,
vande, gl’Indiani si dispongono alla pugna. Ma un Amadriade scopre il
loro
disegno ai soldati di Bacco, che s’ armano segret
Ua pianura. Incontanente la presenza del nume li spaventa, e si fa di
loro
orribil macello. Le acque dell’ Idaspe si tingono
’Indiani fuggenti innanzi ad Baco e a Bacco. I miseri si uccidono tra
loro
, e Bacco non risparmia che il solo Turco, perchè
lla terra quando una pioggia di sangue venne a predire agl’Indiani la
loro
sicura disfatta. Non ostante Deriade pieno di un’
ieno di un’orgogliosa fiducia dispone i suoi Indiani contro lo dio, e
loro
rivolge un discorso pieno di disprezzo per nemici
ro rammenta molti fatti di Mitologia Greca. L’armata degl’Indiani, la
loro
veste, la loro armatura è descritta del pari che
ti fatti di Mitologia Greca. L’armata degl’Indiani, la loro veste, la
loro
armatura è descritta del pari che l’armata di Bac
nvita molte divinità a interessarsi per la difesa di Bacco, mostrando
loro
le diverse ragioni che esigono da esse questo int
sono nel numero di tredici: la terra ha prodotti dei fiori intorno ai
loro
sepolcri, onde sembra che si rallegrino della vit
o sepolcri, onde sembra che si rallegrino della vittoria ottenuta sul
loro
crudele nemico. — Evadne. — Il rogo acceso, gli
il suo marito. Intanto dei piccoli amorini danno fuoco al rogo colle
loro
fiaccole. Ed è ben giusto che la loro fiamma sia
orini danno fuoco al rogo colle loro fiaccole. Ed è ben giusto che la
loro
fiamma sia destinata a così nobile uso, poiché qu
ta degrindiani viene per rianimare il coraggio e il furore di Deriade
loro
capo, che unisce le sue truppe, e con nuovo impet
di cui soccorso vola Alcone suo fratello. Eurimedonte invoca Vulcano
loro
padre, che copre Morreo colle sue fiamme. Ma l’I
Eaco solo combatte ancora. Le Naiadi si nascondono nella sorgente dei
loro
fonti, e le Amadriadi negli alberi delle foreste.
. Questa veste rimira: a me d’intorno S’aggiravano gli ebrii: era fra
loro
Gara di crudeltà; gridai: Pastori, Aita: e non mi
emo ritrovare in tanti antichi monumenti i tirsi, non osservandosi in
loro
l’ellera in altra forma che in questa, eccetto ch
doro che per il medesimo fine Bacco levò alla sua gente l’asta, dando
loro
in quella vece la ferula assai leggiera e debole:
li assomigliano ai tirsi molte erbe, che chiamano capitate, fatte nel
loro
fusto in quella maniera, e dalla benda con la qua
zzi, e comunemente di due, quelle (cred’io) che lungi dal luogo della
loro
destinazione si lavoravano per uso, o per ornamen
so, o per ornamento dei palazzi e di ville particolari, per potersi a
loro
piacimento con più facilità trasferire. Si crede
: gli occhi sono sicuramente d’ innamorato; poiché essendo per natura
loro
glauchi e feroci sono mitigati dall’amore che vi
ritto, così è descritto dai poeti. Che se gli Arcadi ingentilirono il
loro
Pan in qualche medaglia, facendolo di coscie e ga
quali se dovevano rappresentarsi, la prima cosa era il contraffare le
loro
sottili gambe e i piedi caprigni: il che facevasi
cennati caratteri, e niuna descrizione è più viva di quella che fa di
loro
Luciano, additandoceli alla testa delle armate co
i Centauri, di cui vi esporrò l’origine, i nomi, le imprese, quindi i
loro
attributi, e gli antichi monumenti nei quali veng
ro circondata di serpenti. Eccovi esposta 1’ origine dei Centauri. Le
loro
imprese si riducono alla pugna coi Lapiti nella c
Dei, come al Sole, ad Ercole, ad Esculapio, con far condurre ancora i
loro
carri sacri: più frequentemente però nelle medagl
ella sinistra 1’ altro Centauro fu costumato dagli antichi, in quella
loro
semplicità di vivere, per bicchiere, come a lungo
to di allattare un piccolo Centauro. Rare ciò non ostante pur sono le
loro
rappresentanze nei monumenti, e per lo più fan di
sporto di tali mostri pel vino, che servì ad Ercole per cavarli dalle
loro
tane e domarli, e vedendosi perciò in molti antic
ce a favellarvi delle donne compagne di Bacco, che si distinguono tra
loro
col mezzo delle diverse denominazioni: di Baccant
emmine di Lemno spensero tutto il sesso virile che aveano nella città
loro
. Questo era l’uffìzio delle Menadi: sciorsi le be
ra cosa che spettasse a quella superstizione. Le Tiadi ritiratesi fra
loro
, giacché ai profani non era lecito saperne, l’est
’altra sacerdotessa. Le Mimallonidi, lasciando coloro che derivano il
loro
nome da Mima città dell’Asia, hanno il nome da (g
levasi di terra dipinta in un vaso della Galleria. Le più celebri fra
loro
sono Ippa, Nisa e Bacca. Udite da Visconti l’illu
olo, e alle quali perciò non convenisse il nome d’altare tratto dalla
loro
elevatezza. Porfirio chiama escharas, o focolari
. Lo sottopongo al giudizio dei leggitori, dopo aver fatto considerar
loro
la statua con tutte le sue circostanze. È effigia
bilmente che i possessori gradirono avere scritti i nomi delle statue
loro
. Colui che die alla nostra il nome di Sardanapalo
. L’ amistà di Cerere con Bacco sembra esser nata dall’affinità delle
loro
invenzioni, poiché l’ una di miglior cibo, l’altr
onno ci vengono rappresentati nelle antiche arti. Ma l’espressione al
loro
vivace e lascivo carattere conveniente è quella s
o singolare che insegnò ai Greci tante arti ignote, ed introdusse tra
loro
sì nuovi costumi, i Greci dipingonci la sua venut
li stessi coi quali fugò quell’eroe gli uccelli Stinfalidi. Il comune
loro
culto fu ravvivato da una superstiziosa adulazion
, corna appena nascenti e brevi code. Due glandule prominenti pendono
loro
sotto le mascelle, anche queste ideate a seconda
non son già nebridi, ma pardalidi o pelli di pantere e di tigri. « I
loro
tirsi, come quei delle lor compagne, non sono del
seminude e lascive, o perchè gli artefici preferissero, per dare alla
loro
opera un vezzo maggiore, di rappresentare piuttos
luogo, di tempo, e di soggetti, oltre che riesce alla mobile fantasia
loro
più facile a ritenersi, ne eccita e sostiene la c
zione. La Mitologia è l’ esposizione delle favole, che intorno a’
loro
Dii ed Eroi hanno gli antichi immaginato. La cogn
pur dell’ Egitto, e delle altre nazioni, assai numero ne contavano di
loro
proprii, e particolari. Dodici anticamente erano
Diana, Venus, Mars, Mercurius, Iovis; Neptunus, Vulcanus, Apollo. Il
loro
numero fu indi portato a venti, che detti vennero
principali particolarità che ad essi riguardano, incominciando dalla
loro
stessa genealogia. Capo I. Della Genealogia deg
efredo, ed Emo, dette Cree, perchè canute a guisa di vecchie fino dal
loro
nascere; le Gorgoni Steno, Euriale, e Medusa, il
ascondeva sotterra tutti i figli, che Gea o la Terra gli partoriva, e
loro
non permettea di uscire alla luce. Gea, di ciò s
in cui i servi erano da’ padroni trattati a lauta mensa, e serviti da
loro
medesimi. Essendo nella greca lingua Saturno chia
dalle Ninfe, e dai Cureti sacerdoti di Cibele, che collo strepito de’
loro
cembali ne occultavano a Saturno i Vagiti; e vi f
ve forniti i fulmini, con questi rovesciò egli i giganti, e sotto de’
loro
monti li seppellì. Assicurato il regno del Cielo,
erano da’ Sabini, venuti a vendicare il rapimento da essi fatto delle
loro
donne. Altri templi innalzaronsi poscia a Giove V
o nell’ atto che a lei tentando far forza ne venne respinto, e avendo
loro
ordinato severamente di non aprirla, la cornacchi
aggio significa forza; e da questa pretendevano i Neroni di trarre la
loro
origine. Oltrecciò egli ebbe da Venere Antero ed
nnanzi all’ Areopago di Atene ove giudici furono dodici Iddii, ma dai
loro
suffragii Marte venne assoluto. Marte riguardavas
i viaggi che a tal fine intraprese, avvenutasi nelle sorelle raccontò
loro
la sua sciagura, ed aggiunse che per maggiore ven
ggiunse che per maggiore vendetta Amore le avea dichiarato che una di
loro
volea prendersi in isposa. Avide di questo le sor
i le sorelle piangendone la morte furon convertite in pioppi, e dalle
loro
lagrime nacque l’ ambra; e Cigno, figliò di Stene
er la tragedia, Calliope per la poesia epica, Erato per la lirica. Il
loro
soggiorno poneasi nell’ Aonia, parte della Beozia
unte dalla pioggia a ricoverarsi in sua casa, e quindi tentato di far
loro
violenza, esse fuggirono convertite in uccelli, e
o di Nilo; il quinto dagli Egizi chiamati Teut o Tot, che dicesi aver
loro
insegnalo le lettere, e date le leggi. Il più rin
acoltà di testare. In molta venerazione erano presso del popolo, e la
loro
interposizione ha sovente giovato moltissimo a ca
correndo la Grecia si accinsero a spogliare il tempio di Delfo, venne
loro
incusso da Pane un improvviso terrore, per cui tu
Ninfe, e lanciate le morte vittime in luogo chiuso, dalle putrefatte
loro
viscere pullularono nuovi sciami di api. Il Dio T
Dei marini. Molte delle cose campestri avean pure presso i Romani la
loro
particolare Divinità; e Ippona essi dicean la Dea
ina al bere, Educa o Edusa al mangiare. La Dea Ossilagine consolidava
loro
le ossa; Nundina era quella sotto gli auspici di
l nono giorno dopo la nascita, e le femmine all’ ottavo purgavansi, e
loro
imponevansi i nomi; Statilino o Statano dava loro
ttavo purgavansi, e loro imponevansi i nomi; Statilino o Statano dava
loro
lo stare in piedi; Fabulino ih favellare; Pavenza
o Statano dava loro lo stare in piedi; Fabulino ih favellare; Pavenza
loro
toglieva i timori; Gioventù li guidava alla giovi
dargli eredi; Laverna invocavasi da’ ladri, perchè occulti tenesse i
loro
furti; Libitina presedeva alla morte; Nenia ai fu
giunger si possono ancor gl’ Indigeti, cioè, quegli uomini che per le
loro
azioni meritaron gli onori divini. Tra questi olt
e colà vicine, che ancor si chiamano l’ isole delle Sirene. Quivi col
loro
canto seduceano i naviganti e poscia li divoravan
o seduceano i naviganti e poscia li divoravano. Essendosi Ulisse alle
loro
insidie sottratto, elle affogaronsi in mare, e Pa
glie della Notte, e in un altro figlie di Giove e di Temi. L’ ufficio
loro
si era il filar la vita degli uomini. Cloto tenea
l Sonno era quello, che gli nomini addormentava, spruzzando gli occhi
loro
delle acque di Lete con fior di papavero. I sogni
de’ sepolti doveano pagarne il nolo, per cui nel seppellirli poneasi
loro
una moneta, sotto la lingua. Di là dell’ Acheront
co, esaminavano la vita de’ trapassati, e giusta il merito assegnavan
loro
il premio o la pena. Minosse e Radamanto erano fi
infa Piote in un convito offerto agli Dei, per fare esperimento della
loro
divinità, diè loro a mangiare il proprio figlio P
nvito offerto agli Dei, per fare esperimento della loro divinità, diè
loro
a mangiare il proprio figlio Pelope. Ma essendose
ato del regno, ordinò alle figlie di uccidere la stessa notte tutti i
loro
mariti. Eseguiron esse l’ iniquo comandamento, ec
sse d’ impedimento al tirare dell’ arco; e fatta prigioniera Ippolita
loro
regina, la diede a Teseo, che gli era stato compa
di Eripilo insofferenti di veder condotte da Ercole queste vacche pe’
loro
campi furon esse medesime cangiate in vacche. 11.
ersi tempi, sicchè Varrone ne numera fino a quarantaquattro, e che le
loro
azioni, per renderle più prodigiose, oltre all’ e
i il cammino nella Gallia Narbonese; ei dopo aver consumalo contro di
loro
tutte le sue saette, ottenne da Giove una pioggia
olà mandato dalle Nereidi, perchè Cassiopea avea avuto l’ orgoglio di
loro
anteporsi in bellezza. Perseo, ottenuta promessa
Abitava ella nel monte Ficeo, e lanciandosi sui passaggieri proponea
loro
un enimma, cui se non sapessero sciogliere, li di
e del padre, come alcuni vogliono, o spontaneamente convennero fra di
loro
di regnare alternatamente un anno per ciascheduno
però fattale fu quella guerra a’ due nemici fratelli. Fino avanti al
loro
nascere avea detto Giocasta di averli sentiti nel
nascere avea detto Giocasta di averli sentiti nell’ utero pugnar tra
loro
: e ben mostrarono appresso fino a qual segno il f
ontro l’ altro che amendue scambievolmente, si uccisero; ed essendo i
loro
corpi stati posti sopra, il medesimo rogo, le fia
osì divisi. Nè le triste conseguenze di quella guerra finirono colla;
loro
morte. Perciocchè avendo Creonte, il quale prese
e a lui pure congiunta n’ ebbe due figli Toante ed Euneo. Seguendo il
loro
viaggio arrivarono gli Argonauti in Tracia, dove
do onde superare gli scogli Cianei o Simplegati, che urtandosi fra di
loro
impedivano l’ uscita dal Bosforo: in ricompensa d
eminati denti, quelli sarebbonsi l’ un contro l’ altro rivolti, e tra
loro
uccisi. Ciò tutto avvenuto e impossesatosi Giason
tati, e bramando le figlie di Pelia, che altrettanto facesse al padre
loro
prescrisse a queste di ucciderlo, e farlo bollire
in somma venerazione erano entrambi, presso de’ naviganti, perchè il
loro
apparire dicevasi portator del bel tempo. Polluce
nee era riuscito vincitore in tutti i giuochi, armossi egli contro di
loro
, e giunto prima a Sitone ottenne coll’ oro che la
io che ognor l’ insegue. Vinti alla fine gli Ateniesi, Minosse impose
loro
la cruda condizione, che ogni sette anni spedir g
rocuste, che faceva stendere gli ospiti sul proprio letto, e tagliava
loro
le gambe, se fuori sopravvanzavano, o stiravali a
padre, come è già detto, dato in pasto agli Dei per far pruova della
loro
divinità, e da essi risuscitato ebbe una spalla d
Capo XII. Della guerra di Troia, e de principali Greci, Troiani, e
loro
ausiliari, che vi ebbero parte. Cagione della
e’ giacinti. Non però a torto deciso aveano i Troiani che Ulisse alla
loro
patria avesse recato i danni maggiori. Ei travest
zialmente di Ulisse dopo la rovina di Troia. Superbi i Greci della
loro
vittoria più non pensarono che a ridursi alle cas
i Greci della loro vittoria più non pensarono che a ridursi alle case
loro
; ma pochi vi giunsero senza incontrare gravi disa
avendo due compagni ed un araldo a spiare il paese, i Lotofagi dieder
loro
ad assaggiare il loro frutto dolcissimo, che fece
un araldo a spiare il paese, i Lotofagi dieder loro ad assaggiare il
loro
frutto dolcissimo, che fece ad essi dimenticare i
ndre del Sole; per cui questi irritato ricorse a Giove, il quale alla
loro
partenza fulminando la nave li fè andar tutti som
ralmente accollo, e spedito con ricchi doni sicuro in Itaca sopra una
loro
nave, la quale da Nettuno sdegnato fu poi al rito
i, i quali pretendendo forzar Penelope di lui moglie a sposare uno di
loro
, frattanto si divoravano le sostanze di esso, si
Pallade, sterminò tutti i Proci ch’ erano cento otto, non meno che i
loro
aderenti, salvando il solo cantore Femio, e l’ ar
ella venuta di Antenore, e Enea, in Italia. Dei capi de’ Troiani e
loro
alleati i soli, che avanzarono da quella guerra,
i Eneti popoli della Paflagonia, che sotto Troia perduto aveano il re
loro
Filemone e venuto all’ estremo dell’ Adriatico fo
ede l’ età del rame in cui gli uomini cominciarono a farsi guerra tra
loro
. Seguì da ultimo l’ età del ferro, nella quale in
nterrogato Tiresia da Liriope moglie del fiume Cefiso, se il figliuol
loro
Narciso vivuto sarebbe a lunga età, rispose: Se n
e nozze da lor bramate, per una fessura del muro che divideva le case
loro
, concertano di trovarsi la notte sotto un gelso p
vedendo trafitto Piramo, uccide anche essa colla medesima spada, e il
loro
sangue fa che i fruiti del gelso, dapprima bianch
o Icario e gettatolo in un pozzo, perchè ubbriacatosi col vino che ei
loro
avea dato, credettersi avvelenati. Mera indicò ad
chini abitatori di Laliso città di Rodi, che affascinavano altrui co’
loro
occhi, sono da Giove mutati in iscogli sottomarin
Bauci di lui moglie. In ricompensa, condottili sopra di un colle, fan
loro
vedere il paese inospitale cangiato in palude, e
e vergini. Metioca e Menippe si offrono volontarie al sacrificio. Dal
loro
rogo escono due giovani, che son nominati Coroni.
Capo XVII. I Cercopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante, per le
loro
frodi sono da Giove mutati in sci mie; e posti ad
Appendice. Origine dell’ idolatria. Riti Religiosi de’ Gentili, delle
loro
feste e de’ loro giuochi. L’ idolatria secondo
e dell’ idolatria. Riti Religiosi de’ Gentili, delle loro feste e de’
loro
giuochi. L’ idolatria secondo l’ Ab. Banier in
i bronzo, di avorio, di argento, e d’ oro, s’ incominciarono ad alzar
loro
de’ piccioli e rozzi tempietti ne’ boschi lor con
e uscendo riferiva quanto vi aveva udito e veduto a’ Sacerdoti, che a
loro
modo l’ interpetravano. L’ oracolo del bue Api in
hità; sebbene le principali tra queste sono state da noi accennate a’
loro
luoghi. Le feste per ordinario accompagnate eran
lle odi di Pindaro, erano spesso onorati di pubbliche statue, e nella
loro
patria erano tenuti sempre in grandissimo pregio.
che per tanti secoli sedotta tennero la infelice Gentilità, ebbero la
loro
origine dalla Idolatria.(2) Imperocchè perduta gl
cominciarono a lavorarsi Dei a capriccio, ed a rivolgere a questi le
loro
adorazioni ; onde videsi con orror di natura dars
ntarono, che quivi cogli altri rinchiusero ; e così dilatando essi la
loro
potenza sin agli estremi paesi del mondo conosciu
agli estremi paesi del mondo conosciuto, a questi tutti comunicaro le
loro
stravaganze, e follie ; e quindi l’irreligioso cu
di tanti Dei, acciò recato non avesse confusione, e soprattutto nelle
loro
differenti preeminenze, e ne’gradi, pensarono gli
e, ecc. La III classe abbracciava tutti que’Dei, che riconoscevano la
loro
origine da qualche donna mortale esibitasi a qual
ero di questi erano ancora annoverati quegli Eroi, che a riguardo de’
loro
meriti erano stati innalzati al grado di Dei indi
tto il folle stuolo de’ suoi potentinemici, e così vinto, e domato il
loro
orgoglio si assicurò del suo regno, e riacquistò
, e perciò vietati all’intervento delle donne sotto pena della stessa
loro
vita. Gl’ albori a questo Dio dedicati erano il f
tutte le divinità marine, e preceduto da Tritoni,(1) che animavano le
loro
trombe con eco sonoro delle conche marine, innanz
lui si prestava, si per amore del lor fondatore, che per timore delle
loro
battaglie. In suo onore invero aveano essi costru
ssendo suo ufficio portare i comandi di Giove, servire agli Dei nelle
loro
ordinanze, ed il presidente altresì essendo alla
’ammirabil energia nel commuovere gli ascoltatori, ed attirare a se i
loro
animi, quasi attratti da dolci ben forti ligami.
de’ ladri : perchè abile a conciliare si gli Dei, che gl’ uomini fra
loro
, ambasciator di pace s’appella : come padre delle
) ove per altro sovente si trovava unito con Minerva, dette perciò le
loro
statue Hermathenae, sacrificar si doveva in segno
asse, mentre avendo quella gente il costume di pingerlo alle porte di
loro
case, acciò quindi respinto avesse i ladri, di cu
colo di ghiande, e selvagge radici ad un altro tutto convenevole alla
loro
condizione, così ne forma l’encomio Ovidio Prima
la con religioso affetto affidavano se stessi non solo, ma sibbene le
loro
rispettive case, e famiglie. Il pietoso Enea infa
anni nell’imparare ad altre nuove donzelle le sacre cerimonie, era in
loro
libertà o quivi terminare il resto di loro vita,
le sacre cerimonie, era in loro libertà o quivi terminare il resto di
loro
vita, o ritirarsi nelle loro antiche famiglie, ed
ro libertà o quivi terminare il resto di loro vita, o ritirarsi nelle
loro
antiche famiglie, ed anche maritarsi ; sebbene da
a probità. Castighi, e privilegii delle Vestali. La violazione della
loro
castità era il massimo de’ delitti, e punivasi co
sì severi però furono per esse i castighi ; larghi d’altronde erano i
loro
privilegj. Potevano esse anche vivendo i loro gen
rghi d’altronde erano i loro privilegj. Potevano esse anche vivendo i
loro
genitori far testamenti, erano immuni dal giurame
i sollennità, ed insieme col fumo delle capre svenale alzar divoti le
loro
preci a questa Dea d’ogni umano sapere. Cap.
i della modestia si diadero gl’uomini a mille disordini deturpanti la
loro
stessa condizione, io non posso, ne debbo svelare
pomene, di Paride, ed Elena, e di mille altri viziati stranamente ne’
loro
affetti dal poter di questa Dea sono argomenti pa
e, cui perciò rivolgevansi spesso i gentili mossi dalla pietà verso i
loro
defonti, e per la stessa ragione volendo discende
par di essa similmente agguernite, di statura però men maestosa della
loro
Dea, come chiaramente cel descrive l’Epico Latino
ibbene degli stessi Dei : onde in più luoghi i poeti ci descrivono le
loro
querele, non che i lamenti dello stesso Giove, co
r, che il ritratto istesso, che ne fecero più da vicino ci scnopra il
loro
ideato. E che altro vollero essi intendere col pi
vio da’ Consoli Sempronio, e Minucio. Queste sebbene nel principio di
loro
istituzione occupavano un giorno solo, cioè il de
o a tre, e quattro, e secondo alcuni, crebbero fino a sette giorni di
loro
durata. Nel decorso di queste era vietato tenersi
ancor serviti dagli stessi prendevansi la libertà di commettere alla
loro
presenza mille piacevoli buffonerie. Tanto ci ram
, che le opere di beneficenza, e di pietà assomigliano le creature al
loro
stesso Creatore, non fia maraviglia se il Tessalo
qualità ammirando i sudditi spettatori per un Nume più tosto, che per
loro
Re lo canonizzarono benchè ancor vivo. Suo ritra
ri modi dilacerati, e trafitti, irrequietamonte il fio pagavano delle
loro
antiche reità, ripetendo con singhiozzi ne’ loro
l fio pagavano delle loro antiche reità, ripetendo con singhiozzi ne’
loro
tormenti le parole che li mette in bocca Virgil.
el ministero degli occhi facendo passare al cuore più senibilmente le
loro
imagini vistose risvegliasse negli animi di tutti
ossequiosi, ed amici. Siasi però come siasi proseguendo io le stolte
loro
tracce pingerò nella più aggiustata divisa insiem
la sola speranza fa, che vadino in nanzi, e proseguano costanti nelle
loro
opre i viventi. Quel vaso vuoto però, che nell’al
alità de’ fraudolenti, che con bel garbo, e dolci lusinghe eseguono i
loro
infernali disegni ? Se è vero però, che le labbra
irabil possa di quest’arte. Per essa più popoli spogliati gli antichi
loro
selvaggi costumi furono felicemente tradotti ad u
tenore di vita più civilizzata, e più culta. Per essa asseguirono la
loro
subblimità i Druvidi, le loro celebrità i Bardi,
a, e più culta. Per essa asseguirono la loro subblimità i Druvidi, le
loro
celebrità i Bardi, le magnanimità loro i Cultei.
loro subblimità i Druvidi, le loro celebrità i Bardi, le magnanimità
loro
i Cultei. Per essa nella republica letteraria han
alogia in tal punto scorgiam prese in mira da più classici autori nei
loro
incomparabili poemi. Se inoltre il soggetto princ
no però maneggiarsi con arte assai fina, acciò mentre dilettano colla
loro
varietà, in grazia di cui sono stati introdotti,
contentano di avere anche alla sola sesta, ossia penultima sillaba il
loro
accento, restando per forza della rima obligato i
rche abbraccia versi di otto sillabe, che richieggono alle settima il
loro
accento. Ia questo metro suol rimare il secondo c
er lo scrivere. Dicesi sdrucciolo, perchè le ultime due sillabe colla
loro
rapidità somigliano ad un corpo, che rotola, e ca
co ne fu l’inventore. Esso è atto a tutti gli argomenti, e secondo la
loro
natura benchè prenda un diverso aspetto, serba se
iò prevengo i miei giovani, che ad esempio del detto Manzoni la prima
loro
mira in tal azzardo sia l’eleggere un soggetto gr
n quinario piano, poi due altri senarii tronchi similmente rimati tra
loro
, ed il sesto quinario piano, che rima al terzo, q
nchi, che rimano insieme, il settimo, e l’ottavo son piani rimati fra
loro
, il nono è piano libero, il decimo è tronco liber
me di stile bernesco ; in questo hanno scritto il Crassi, il Bruni le
loro
epistole eroiche ; in questo sono state tradotte
i quattro rimano alternativamente, e gli altri due immediatamente fra
loro
. Un tal metro è trattabile in ogni sorte di argom
ici alternativamente rimati, due altri sono ottonarii, che rimano fra
loro
, il settimo è quinario, che rima all’ottavo, che
iono colla moneta dei pubblici scarcasmi pagar meritamente il fio del
loro
audace ardimento. Chi vuol montare a questo segno
sitori, e si vedrà, che questa parte appunto hà formato il principale
loro
scopo. Può darsi in vero chiusura più bella o di
ngo, e gradatamente la sviluppo, e dichiaro. Nel 1. parlerò de’piedi,
loro
nomi, e valore. Nel 2. ragionerò del verso, e del
i nella numerica, e specifica lor differenza. Qualunque siasi però la
loro
moltiplice diversità si possono a tre classi comm
tto le divise di Carmen Policolon. Qualunque intanto esse siano nella
loro
diversità le composizioni latine, a quattro manie
Sue azioni. (1). I poeti tenuti un di quai riformatori della falsa
loro
religione, benchè privi della luce del Vangelo, c
i Giove, di Mercurio, di Venere ecc. Essi ben cenoscendo non potere i
loro
falsi Dei commettere delle brutalità senza lascia
i quadrupedi, di volatili ecc. per colorire in tal modo le deturpanti
loro
azioni. Oh quanto chiaro dunque si scorge, che ch
gl’ incauti viaggiatori, e per sensuali diletti li spogliavano delle
loro
sostanze : secundum veritatem , così Serv. In 5.
racmom e par, che la viva immàgine della lore forza, e destrezza nel
loro
impiego abbia somministrata al Poeta istesso quel
ovevano i legali, che presso un tal giudicato trattavano le cause de’
loro
clienti. Essi sotto pena di non essere ascoltati
essere ascoltati doveano con nuda schiettezza, e semplicità esporre i
loro
argomenti di difesa, acciò in tal modo que’ giudi
gli. Suo culto. (1). Gl’ altari, che erigevano i Gentili in onor de’
loro
Dei, sebbene semplici furono nel nascere della Id
i, soprattutto in tempo di notte, non sò se per onorar più raccolti i
loro
Dei, o per attendere più sfrontati ad ogni sorta
era, che incontrandosi colli stessi consoli, questi per rispetto alla
loro
dignità o doveano deviare del cammino, o abbassar
petto alla loro dignità o doveano deviare del cammino, o abbassare le
loro
autorevoli insegne. Chi fù Minerva. (1). Sulle o
sona di Bacco con troppo plausibili argomenti tratti dalle reciproche
loro
relazioni lo dimostrò dietro alcuni pochi il dott
telli di 6 12 18 24 libre l’un dopo l’altro dalla gravità diversa dei
loro
colpi formò la misura delle note musicali dall’ot
; siccome nella parola forma la stessa armonia la rassomiglianza de’
loro
suoni, (1). Sembra, che l’ape romana in questo
ll’ astronomia127. Quindi si rappresentano con emblemi distintivi del
loro
speciale ufficio : Calliope con volto maestoso,
nomi proprii, avevano le Muse anche degli appellativi comuni a tutte
loro
, derivati dai luoghi ov’esse abitavano ; i quali
sco Castalio, dal fiume Permèsso e dalla fontana Ippocrene, luoghi da
loro
frequentati. Anzi spesse volte questi stessi nomi
erivazione, difficilmente se ne servono per traslato a significare la
loro
poetica inspirazione ; e Dante (per quanto io mi
re di Tessaglia sfidarono al canto le Muse, credendosi più valenti di
loro
; ma furono facilmente vinte, e in pena di lor pr
ssia gazze. La qual metamorfosi significa evidentemente qual fosse la
loro
voce e la loro abilità nel canto in confronto del
qual metamorfosi significa evidentemente qual fosse la loro voce e la
loro
abilità nel canto in confronto delle Muse. A Dant
to, e rammentando quel che dice Ovidio, che le Muse, per confonder le
loro
emule presuntuose, cantarono così divinamente da
ante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per
loro
, dice egli stesso, soffrì la fame e la sete, e si
i. » I poeti hanno abbellito maravigliosamente il paradiso dell’arte
loro
, e attribuito al loro Dio anche la facoltà di pre
bellito maravigliosamente il paradiso dell’arte loro, e attribuito al
loro
Dio anche la facoltà di prevedere e vaticinare il
parte questa facoltà di presagire il futuro, dicendosi inspirati dal
loro
Dio ; e perciò si chiamarono Vati, cioè indovini
lla sua condizion di pastore ; i quali egli avea dirozzati insegnando
loro
a cantare, a suonare la cetra e la tibia e a far
essi nomi delle Muse, derivati dal greco indicano presso a poco colla
loro
etimologia il distintivo ufficio di ciascuna di q
iera di allegrezza ; Terpsicore danzatrice ; Urania celeste. Anche il
loro
nome comune di Muse alcuni mitologi lo fanno deri
pii andavano ai Campi Elisii, soggiorno che gli Antichi, con tutta la
loro
vigorosa fantasia, non seppero dipingere e rappre
ssato, e principalmente di quei luoghi e di quelle persone che resero
loro
più cara e gioconda la terrena esistenza. Aggiuns
ro mondo in quelle stesse arti ovvero occupazioni che erano state per
loro
più gradite in questo252. Per tal credenza, press
i quegli idolatri colla certezza di riunirsi compagne indivisibili ai
loro
mariti nel soggiorno dei beati. Questa noiosa mon
anche dopo 100 e 1000 anni nei teschi dei sepolti cadaveri, o fra le
loro
ceneri, e ne furon trovate anche in bocca alle Mu
r prova se i Numi avessero l’onniscenza, li invitò a pranzo e imbandì
loro
le membra del suo figlio Pelope da lui stesso ucc
rerà eternamente. Orazio assomigliava a Tantalo gli avari266) ; ma le
loro
privazioni sono spontanee e non forzate come quel
ù ridicoli degli avari, e meritamente si puniscono da sè stessi delle
loro
smodate e irrazionali cupidità. Del gigante Tizi
o e nipoti di Belo ; dai quali nomi del padre e dell’avo derivarono i
loro
appellativi o patronimici di Danaidi e di Belidi.
tto, che 49 delle sue figlie eseguirono, qual fu quello di uccidere i
loro
sposi la prima sera del loro matrimonio. La sola
eseguirono, qual fu quello di uccidere i loro sposi la prima sera del
loro
matrimonio. La sola Ipermestra salvò la vita al s
acolo, uccidendo il suocero in battaglia. Le 49 Danaidi micidiali dei
loro
mariti furon condannate nel Tartaro ad empir d’ac
no sfondata, con l’ironica e beffarda promessa che sarebbe cessata la
loro
fatica, quando la botte fosse piena. Questa favol
costrutto. « A Dio, a sè, al prossimo si puone « Far forza ; dico in
loro
ed in lor cose, « Come udirai con aperta ragione.
ute non adducevano altra ragione che l’Ipse dixit, cioè le parole del
loro
maestro : ipse autem erat Pythagoras, come dice C
Cerere, Mercurio e Plutone ebbero soltanto un oracolo per ciascuno di
loro
; delle Divinità inferiori o terrestri, quasi nes
a paura prodotta dalla tetraggine del luogo e dalla alterazione della
loro
fantasia285). Fra tutti gli altri Oracoli di Apol
e a Giove ; 2° dal romore dei bacini di bronzo sospesi a contatto fra
loro
, e ciecamente o a caso percossi ; 3° dal mormorio
e che non fossero immortali era una contradizione, la negazione della
loro
stessa divinità, e perciò del culto religioso che
dalla vita selvaggia e brutale e condurli a collegarsi ed unirsi fra
loro
in un più umano consorzio. Quel che di Orfeo dice
coli, e sopra la sètta degli arioli e degli aruspici ; tutte le altre
loro
cerimonie dipendevano da questi. Perchè loro faci
ruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendevano da questi. Perchè
loro
facilmente credevano che quello Dio che ti poteva
ccogliere e riunire in nazione le sparse tribù elleniche, e d’ispirar
loro
l’amore della patria comune e il coraggio per dif
ne, anche i dotti e i sapienti del mondo ammirarono ed encomiarono la
loro
santa impostura 291), e ben si guardavano dallo s
figlia di Peneo. 285. Son celebri le risposte degli Oracoli per la
loro
studiata ambiguità. Se ne trovano riportate alcun
i quali dall’oracolo eran chiamati figli delle donne per indicare la
loro
effemminatezza e il loro poco valore. » 290. Ci
n chiamati figli delle donne per indicare la loro effemminatezza e il
loro
poco valore. » 290. Cicerone lo interpreta egre
e pene, che giudici di diritto e di fatto, da lui indipendenti, nelle
loro
sentenze avevano assegnate ai dannati. Era inoltr
potente fratello Giove. Si accorsero i mitologi di questo difetto del
loro
mito infernale, e pretesero di supplirvi assegnan
, Lachesi ed Atropo, nomi che furono adottati dai poeti latini per le
loro
Parche, e passarono ancora nel frasario poetico d
far questo lavorìo per ogni persona che veniva al mondo, non mancava
loro
occupazione : quindi Dante per contraddistinguere
Làchesi filava, ed Atropo troncava il filo ; e Dante ha rammentato i
loro
nomi ed ufficii nella Divina Commedia, come appar
o in nota246. Anche Michelangelo ha rappresentato le Parche in queste
loro
diverse occupazioni, come si vede nel suo quadro
ino la Vecchiezza, funeste divinità allegoriche, ben note in tutta la
loro
orrenda realtà ai miseri mortali, e delle quali p
riva, trovavano tre giudici che decidevano delle sorti di ciascuna di
loro
nell’altro mondo ; e la sentenza di essi era inap
ne erano stati sulla Terra tre ottimi re della Grecia, celebri per la
loro
giustizia ; e perciò dopo la morte meritarono l’o
Giove e di Egina. Appartenevano perciò alla classe dei Semidei ; e di
loro
dovremo parlar nuovamente e più a lungo nel ragio
tori si sbizzarriscono a rappresentare il Sonno ed i Sogni secondo la
loro
fantasia ; e lo stesso Vasari, ne ragiona ex-cath
ovinare che introducendole nell’Inferno dei Cristiani non conservasse
loro
il grado di divinità che avevano in quello dei Pa
buoni e benefici e Genii maligni e malefici, che fossero in lotta tra
loro
per avere il predominio sul mondo in generale e s
ie soltanto dei Politeisti greci e latini ; anzi non furon nemmeno di
loro
invenzione, poichè sappiamo di certo che ebbero o
e nel potere degli stregoni e fattucchieri che tengono il demonio per
loro
iddio ? Abbiamo perciò davanti a noi un soggetto
ran detti Dèmoni ; e in Omero troviamo che gli stessi Dei davansi tra
loro
per onorificenza questo titolo. Perciò sembra più
ia, anzi del mondo, cioè Socrate, Platone e Aristotele, espressero la
loro
opinione su questi Dèmoni, o spiriti, o genii. Ar
ito : « Essi sono esseri intermediarii fra gli Dei e i mortali ; ed è
loro
ufficio l’interpretare e il recare agli Dei ciò c
il linguaggio e le idee dei suoi connazionali e per essere inteso da
loro
; ma in cuor suo e per intimo convincimento era m
spondevano ai Dèmoni dei Greci : eran molto diversi i vocaboli per la
loro
etimologia, ma gli esseri per quelli significati
presentavano in forma di serpenti e in atto di cibarsi delle frutta a
loro
offerte in una patera 278. Questa parola Genio eb
ue nostri celebri vocabolaristi viventi, il Manuzzi e il Fanfani, nei
loro
accreditati Vocabolarii della lingua italiana, al
fatto. Perciò soltanto il tribunal della Crusca potrà decidere chi di
loro
abbia ragione. Il Fanfani invece accenna un altro
i grato agli Dei dell’esser giunto a salvamento ove desiderava, offrì
loro
in sacrifizio quel bravo montone che lo aveva sì
a mano a mano opportune notizie riferibili al luogo e allo scopo del
loro
viaggio, ed anche per rinnovare le loro provvisio
ili al luogo e allo scopo del loro viaggio, ed anche per rinnovare le
loro
provvisioni da bocca, perchè Ercole, oltre ad ess
ola di Lenno, « Poi che le ardite femmine spietate « Tutti li maschi
loro
a morte dienno, » come dice Dante ; e vi giunser
episodio, poco cavalleresco a dir vero, proseguirono gli Argonauti il
loro
viaggio. Troppo lungo e monotono sarebbe il racco
mense e di contaminarle con escrementi che fieramente ammorbavano. Il
loro
stesso nome di Arpie deriva da un greco vocabolo
per aria da Calai e Zete, figli di Borea, che avevano le ali come il
loro
padre ; i quali le respinsero fino alle isole Str
auti notizie e consigli sul miglior modo di schivare i pericoli della
loro
navigazione ; e partiti da lui colmi di ringrazia
; e partiti da lui colmi di ringraziamenti e di doni proseguirono il
loro
viaggio per l’Ellesponto e la Propontide. Prima d
ua. Gli Argonauti non furon troppo dolenti di perder la compagnia del
loro
carissimo Panfago, perchè poteron procedere più s
anza in confronto dei già narrati e dell’azione principale, scopo del
loro
viaggio ; quindi ci affretteremo a parlare di que
osse differiscono dalle regolari battaglie. Perciò i Greci, che nelle
loro
celebri guerre contro lo straniero invasore oprar
sero ad onore di lui, perchè credevano che gli fosse nemica la stessa
loro
Dea protettrice, la quale in quelle pugne in cui
rsi discendenti dai Troiani, tenevan per fermo che il fondatore della
loro
città fosse figlio di Marte, come narra lo stesso
cui avessero maggior devozione, e poi perchè il truce soggetto pareva
loro
che ripugnasse alla squisitezza della greca elega
e statue e le pitture, perchè al favore di questo Dio attribuivano le
loro
conquiste. Infatti il generale romano nel partir
lavano Marte Romano. Essendo la guerra il fondamento e la causa della
loro
potenza, e’ la chiamavano bellum, come se fosse u
la chiamavano bellum, come se fosse una bella cosa, quale riuscì per
loro
sino al termine della repubblica e ai primi tempi
ani il romano impero177. Anche le colonie Romane adoravano Marte come
loro
Dio protettore : e tra queste Firenze che non fu
le conquiste dell’intelligenza sono utili e durevoli. Gli scritti dei
loro
classici e dei loro giureconsulti e legislatori f
telligenza sono utili e durevoli. Gli scritti dei loro classici e dei
loro
giureconsulti e legislatori fecero risorgere le l
? Quegli antichi Romani per altro che tanto fecero maravigliare delle
loro
morali virtù gli stessi Padri della Chiesa, non c
religione del popolo, e stavano a dimostrare che quando si stabilì il
loro
culto pubblico e fintantochè si mantenne, il popo
a essere scoperti, e a potersi godere tranquillamente il frutto delle
loro
ruberie. Anche Orazio mette in versi la preghiera
adoravansi pubblicamente i pregi e le virtù, e non i vizii che erano
loro
dai mitologi e dai poeti attribuiti. Ma della Dea
entimento che lo ispirava. Nè già si contentavano essi di lasciare le
loro
vendette a questa Dea, ma davano opera ad ottener
sogno di scriverlo sulla base delle medesime o in qualche parte delle
loro
vesti o dei loro ornamenti. E se nei pubblici mon
o sulla base delle medesime o in qualche parte delle loro vesti o dei
loro
ornamenti. E se nei pubblici monumenti non vedons
i poeti moderni trovansi ancora descritti e personificati i Vizii del
loro
secolo ; e basterà per tutti citare il Giusti, ch
me Gingillino, « La ninna nanna in coro, « Degnissime del secolo e di
loro
. »
ima che sorgesse il Cristianesimo, portarono già radicato negli animi
loro
e impiantarono officialmente nella loro città, si
rono già radicato negli animi loro e impiantarono officialmente nella
loro
città, sin dalla sua fondazione, il Politeismo Tr
o e Greco. Racconta lo stesso Tito Livio che i Troiani profughi dalla
loro
città distrutta dai Greci vennero in Italia segue
hi dalla loro città distrutta dai Greci vennero in Italia seguendo il
loro
Duce Enea principe troiano, creduto figlio di Ven
ini rammentano qualche divinità delle altre nazioni, e solo alcuni di
loro
fanno un’eccezione per le principali Divinità Egi
i. Quantunque i Greci sotto Alessandro Magno, e trecento anni dopo di
loro
i Romani sotto Cesare, Marc’ Antonio ed Augusto,
Dea insieme col suo fratello e marito Osiride, dopo avere insegnato a
loro
l’agricoltura, si fossero trasformati essa in vac
ste due Divinità sotto la forma dei suddetti animali, ma tenevano nel
loro
tempio e prestavano il loro culto ad un bue viven
rma dei suddetti animali, ma tenevano nel loro tempio e prestavano il
loro
culto ad un bue vivente a cui davasi il nome di B
ci e di incerte tradizioni, si trovaron costretti di aggiungere nelle
loro
opere una parte che trattasse dell’Apoteòsi delle
asse dell’Apoteòsi delle Virtù e dei Vizii. Riconobbero dunque che il
loro
sistema storico non spiegava tutto in Mitologia,
la religione dei Persiani, come sappiamo dallo Zend-Avesta, che è il
loro
libro sacro, attribuito a Zoroastro. Anche a temp
buito a Zoroastro. Anche a tempo di Augusto i Persiani adoravano come
loro
Nume supremo il Sole ; e Ovidio ci dice che gli s
fessato dagli Egiziani, i quali anche al tempo di Mosè adoravano come
loro
Dio il bue Api, la qual goffa idolatria fu imitat
ui non perirà mai la memoria, finchè si leggeranno e s’intenderanno i
loro
poetici scritti e quelli dei moderni poeti che li
deificare per vile adulazione i potenti della Terra non solo dopo la
loro
morte, ma pur anco in vita, si cadde allora nell’
e chiese e nei chiostri dalle famiglie private alla postuma boria dei
loro
parenti : « Largo ai pettegoli « Nani pomposi «
agione della importanza attribuita alle Vestali e all’adempimento dei
loro
voti. Il numero delle Vestali non fu mai più di s
non dovea esser minore di anni sette, nè maggiore di dieci. L’ufficio
loro
durava per trent’anni ; dopo il qual tempo poteva
compenso e premio di una vita esemplare e dell’esatto adempimento dei
loro
ufficii e voti, si accordavano alle Vestali molti
’orchestra, che era il primo gradino dell’anfiteatro e del circo : la
loro
parola valeva come un giuramento, e la fiducia di
cui godevano era tanto grande, e talmente sicura l’inviolabilità del
loro
soggiorno, che nelle loro mani si depositavano i
ande, e talmente sicura l’inviolabilità del loro soggiorno, che nelle
loro
mani si depositavano i testamenti e gli atti di m
i vita a cui avevano rinununziato. Il che non conferiva di certo alla
loro
felicità, nè a quella del marito e dei parenti. I
mula : Te, Amata, capio. E questo nome rituale di Amata davasi, nella
loro
consacrazione, a tutte le Vestali in memoria di q
sizioni di cui son piene tutte le antiche istorie, specialmente nelle
loro
origini, non esclusa quella di Roma, furon dette
e o dipinte) era dato ai Pagani, perchè rappresentavano e adoravano i
loro
Dei sotto forme materiali di uomini e di bruti. E
zati, da secoli e secoli non più viventi sulla faccia della terra, la
loro
antica forma, i loro istinti, le loro abitudini e
oli non più viventi sulla faccia della terra, la loro antica forma, i
loro
istinti, le loro abitudini e le loro leggi di vit
ti sulla faccia della terra, la loro antica forma, i loro istinti, le
loro
abitudini e le loro leggi di vitalità, senza aver
a terra, la loro antica forma, i loro istinti, le loro abitudini e le
loro
leggi di vitalità, senza aver prima di queste ste
poichè tutti i nostri poeti più grandi e più sommi hanno adottate nel
loro
linguaggio le immagini e le frasi dei poeti greci
he è la più moderna, hanno tratte dai vocaboli mitologici molte delle
loro
denominazioni, la cui etimologia, o vera spiegazi
fatto altrettanto nel mare. E quantunque non conoscessero in tutta la
loro
estensione che i principali mari interni di quell
a all’intorno, perchè vedevano da ogni parte dove finivan le terre da
loro
conosciute, una immensa e per loro incommensurabi
gni parte dove finivan le terre da loro conosciute, una immensa e per
loro
incommensurabile estensione di onde salse, ove an
eloquentissimi delfini a persuaderla ; i quali adempiron così bene la
loro
commissione, che condussero seco, portandola alte
oro commissione, che condussero seco, portandola alternativamente sul
loro
dorso, la sposa a Nettuno ; ed egli per gratitudi
ci ; di figura umana dai fianchi in su, e in tutto il resto pesci. La
loro
occupazione era quella di tenere allegre le Divin
esto nome mitologico di Nereidi, poichè si trova che più e diversi di
loro
lo hanno assegnato (al solito con qualche aggetti
consiglio l’affidar la protezione dei naviganti e le due cose più da
loro
desiderate, cioè la calma del mare ed il ritorno
onviene che gli studiosi non si stanchino dal proseguir lungamente le
loro
osservazioni ed esperienze, se voglionc scuoprire
nti fossero figli di Astreo, uno dei Titani, e dell’Aurora ; e quelle
loro
genealogie furono accolte dai più. Si eran provat
lità e porle in azione. Soltanto del più impetuoso e del più mite fra
loro
, cioè di Borea e di Zeffiro, narrano brevemente q
descrivere qualche tempesta in cui inevitabilmente incappano sempre i
loro
protagonisti o altri dei più famosi eroi, perciò
ni, ma soltanto 12 bene accertati, ristrettissima essendo e timida la
loro
navigazione, perchè andavano per lo più costeggia
si furono incerti nel determinare da qual punto preciso quei Venti da
loro
notati e denominati spirassero ; e poi perchè inv
ro in 3 : quindi è matematicamente impossibile il far corrispondere i
loro
punti intermedii a quelli determinati dai moderni
quale degli angoli retti formato dai punti cardinali spirassero quei
loro
Venti intermedii. Fra Borea ed Euro spiravano Aqu
per l’altro quei Venti che spirano tra lor più vicini, ossia usano i
loro
diversi nomi come sinonimi di uno stesso Vento. C
ribuiti a questo Dio ; e perciò li divido in due gruppi, riunendo tra
loro
quegli uffici che sono più affini ; e fo centro d
n astronomia sotto la denominazione comune di segni del zodiaco ; e i
loro
nomi particolari sono i seguenti : L’ariete, il t
ini trafisse Fetonte e sbigottì i cavalli che tornarono indietro alle
loro
stalle. Fetonte fulminato cadde nel Po113), sulle
vinte dal dolore e dall’ afflizione furono trasformate in pioppi e le
loro
lagrime in ambra 114). Inoltre un giovanetto Ligu
tiani, come abbiamo osservato di sopra, le stimarono degne delle arti
loro
. Che più ? Quantunque la scienza astronomica pone
ro. Che più ? Quantunque la scienza astronomica ponesse la scure alla
loro
radice abbattendo il sistema planetario di Tolome
nti dell’India e dell’Affrica, animali carnivori e formidabili per la
loro
gran forza muscolare. Del serpente Pitone dovremo
che i popoli molto volentieri adoravano e a cui raccomandavansi nelle
loro
infermità. Esculapio era rappresentato con volto
alla vanitosa illusione che le virtù degli avi passino col sangue nei
loro
discendenti, Dante la condanna con ragioni storic
i del potere, divinizzarono uomini stolti o scellerati ministri delle
loro
prepotenze e dei loro vizj. È noto che Alessandro
arono uomini stolti o scellerati ministri delle loro prepotenze e dei
loro
vizj. È noto che Alessandro il grande, non conten
c. ! Ma in effetto cotesti impostori erano segretamente governati nei
loro
presagi dal volere dei principi, dei legislatori
sse animato a sperare o a disperar d’una impresa. In ogni caso poi il
loro
zelo era sostenuto dai ricchi guadagni e dai laut
e, un araldo lo precedeva per avvisare gli operai che sospendessero i
loro
lavori. Aveva il diritto di accordare sicuro asil
etti messi intorno ad una tavola apparecchiata nel tempio, e offrivan
loro
a spese della Repubblica un lauto pasto. I cittad
rescere appoggi alla sua tiranuide. Le persone colto fomentavano, pei
loro
fini politici, lo superstizioni degli auguri, ma
doveva sempre essere il povero popolo. 3. Perciò è probabile che il
loro
nome derivasso da faciendo fœdere. I Feciali form
, e della cui civiltà è figlia la nostra. Se una gran parte di queste
loro
idee, quali si trovano espresse e rappresentate d
te di queste loro idee, quali si trovano espresse e rappresentate dai
loro
poeti, ci sembrano fantastiche e strane, essi for
la dottrina che s’asconde « Sotto ’l velame degli versi strani. » I
loro
filosofi per altro furono i primi a ridurle al. l
rsi strani. » I loro filosofi per altro furono i primi a ridurle al.
loro
più vero significato, sceverandole dalle fantasma
olgo ; e così insegnarono a noi come doveva intendersi e studiarsi la
loro
Mitologia. Cicerone specialmente, in questa parte
. È l’epoca eroica dei popoli antichi, è la base o il substrato della
loro
incipiente civiltà e della loro storia nazionale.
tichi, è la base o il substrato della loro incipiente civiltà e della
loro
storia nazionale. Passata quest’epoca, che è la p
mplari. Siccome poi, come dicemmo fin da principio, avevan foggiato i
loro
Dei a somiglianza degli uomini, così dopo averne
esentati come i buffoni e i pagliacci delle divinità pagane. Anche la
loro
figura e il loro umore bizzarro e petulante si co
uffoni e i pagliacci delle divinità pagane. Anche la loro figura e il
loro
umore bizzarro e petulante si confaceva a tal qua
i altri quattro col solo distintivo di due piccole corna che spuntano
loro
sulla fronte di mezzo ai capelli. Talvolta gli sc
de fiamme saltavano quei villici, credendo con tal atto di espiare le
loro
colpe. Questa placida Dea, come la chiama Tibullo
ice dei pomi, ossia dei frutti degli alberi. Anche i fiori avevano la
loro
Dea, e questa chiamavasi Flora ad indicarne col n
li altri asini innocenti22. I Romani ponevano la statua di Priapo nei
loro
orti o giardini, ma per far soltanto da spauracch
i mesi dell’anno di Romolo. Con tali feste terminavano anticamente il
loro
anno i Romani ; e queste coincidevano in appresso
e vittime delle Sirene, pur non ostante chi udiva anche da lontano il
loro
canto non poteva resistere alla tentazione di avv
o il loro canto non poteva resistere alla tentazione di avvicinarsi a
loro
per udirle meglio, e non pensava più alla trista
vendo otturate prima le orecchie colla cera ai suoi compagni, e detto
loro
qual direzione tener dovessero per non accostarsi
ra alla mente anche Cariddi, essendo questi due termini collegati fra
loro
nel detto proverbiale : trovarsi fra Scilla e Car
uttora esistenti, convien notare primieramente che gli Antichi davano
loro
il nome generale di Orche ; e quanto meno ne cono
perne molto più degli Antichi, continuarono non ostante ad imitare le
loro
fantasticherie e a gareggiare con loro nelle inve
rono non ostante ad imitare le loro fantasticherie e a gareggiare con
loro
nelle invenzioni e nelle descrizioni di immaginar
rze tanto più grandi e potenti di quelle dell’uomo, perchè non avendo
loro
accordato l’argomento della mente, vale a dire l’
ità, in quanto che i nuovi Consoli con purpurea veste e preceduti dai
loro
littori prendevano possesso dell’annuo ufficio, e
sserisce che i contadini furono molto lieti di questa protettrice dei
loro
forni, e che la pregavano devotamente : « Facta
sto giorno alla stessa mensa, non solo in attestazione e conferma del
loro
reciproco affetto, ma principalmente per avere oc
zo alla comune letizia qualche discordia che fosse nata fra taluni di
loro
nel corso dell’anno. Alcuni fanno derivare la voc
sendo stato composto ai tempi di Numa, era divenuto inintelligibile a
loro
stessi : solo dall’esservi più volte ripetuta la
di molti Dei si conoscono le attribuzioni dal significato stesso del
loro
nome ; e tra gli altri abbiamo rammentato il Dio
à. I sacerdoti di questo culto si chiamavano Bellonarii, derivando il
loro
nome da quello della Dea. Il Dio Summàno, quantu
ò asserire e provare che le leggi fisiche vadan sempre perdendo della
loro
efficacia ? E riguardo al morale, ognun sa che vi
perienza dimostrano che gli uomini e i popoli possono correggersi dei
loro
vizii e difetti. Dante stesso fa dire nella Divin
uno. In quelle feste gli schiavi dei Romani erano serviti a mensa dai
loro
padroni, ed avevano libertà di rimproverarli dei
iti a mensa dai loro padroni, ed avevano libertà di rimproverarli dei
loro
difetti36). Facevasi vacanza anche negli uffizi p
segnò ai popoli del Lazio l’agricoltra, e li rese così più sicuri del
loro
nutrimento al cessare dell’età dell’oro ; e poi a
azio, fanno più volte parola di questi Giani, che corrispondevano pel
loro
scopo alle moderne Borse, o palazzi della Borsa.
appartenenti al regno di Giuda), si erano trasferiti ad abitare e far
loro
arti in Roma ; e che si mantenevano sempre scrupo
utili gli automi che lavorano più e meglio degli uomini e risparmiano
loro
la fatica materiale e meccanica, come fanno le ma
erie più o meno infiammabili ; e soltanto gli astronomi moderni colle
loro
analisi spettroscopiche hanno dimostrato sinora,
abbricare i fulmini a Giove, noteremo prima di tutto l’etimologia del
loro
nome, che è composto di due parole greche ciclos
ircolo) e ops (occhio), per indicare la straordinaria particolarità a
loro
attribuita di aver cioè un sol occhio circolare
di gigantesca corporatura e di forze corrispondenti alla medesima. La
loro
stirpe era quella stessa dei Titani, poichè crede
regolari, e notabili inoltre per l’assenza di qualunque cemento : la
loro
pesante mole ne rende sicura la stabilità, e fece
ell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli per questa
loro
caratteristica di avere un sol occhio. Se ne trov
ole, e poi senza alcun frutto, perchè non è possibile conciliarle tra
loro
, nè scuoprire chi meglio abbia colto nel segno. P
Troia affida ad esso i suoi Penati ; e inoltre gli comanda che cerchi
loro
altre terre, erga altre mura 32. E quando Enea li
sua città e del suo regno, questo fatto non toglie agli Dei Penati il
loro
carattere generale e il loro principale ufficio,
esto fatto non toglie agli Dei Penati il loro carattere generale e il
loro
principale ufficio, che essi non avrebber perduto
i dagli Dei Lari, e decider così la question mitologica sulla diversa
loro
personalità, viene ancora a significare che i pri
è affatto ignaro della lingua latina sa bene quanto differiscano fra
loro
le due parole ignis e focus. Ignis è la materia c
inità secondo i suoi diversi attributi, o poi questi diversi titoli a
loro
attribuiti furon considerati come rappresentanti
ogno nel progresso della Mitologia. La Genealogia degli Dei, ossia la
loro
filiazione e parentela (almeno dei principali), è
elescopio, scoprirono molti altri pianeti, e ai primi e principali da
loro
scoperti diedero il nome degli altri Dei superior
rchè ogni nazione gentile n’ebbe uno, de’quali tutti gli Egizi per la
loro
boria dicevano il loro Giove Ammone essere lo più
le n’ebbe uno, de’quali tutti gli Egizi per la loro boria dicevano il
loro
Giove Ammone essere lo più antico, sono tante Ist
si attribuirono ad un solo tutti gli uffici e le imprese degli altri
loro
omonimi. Questo compenso preso dai più celebri po
uesto astro dipendesse dagl’incantesimi degli stregoni, i quali colle
loro
magiche parole avessero tanta potenza da trarre l
a potenza da trarre la Luna dal Cielo in Terra per farla servire alle
loro
male arti. Orazio rammenta più volte (ma ironicam
rammenta nei suoi Commentarii, che gli antichi Germani regolavano le
loro
imprese secondo le fasi lunari ; e stimavano più
le loro imprese secondo le fasi lunari ; e stimavano più propizia per
loro
la luna nuova 139. In Roma v’era un tempio dedica
l’Inferno. Su questo terzo attributo son molto incerti e discordi fra
loro
i mitologi ; ed urta il senso comune e il buon gu
re orribilmente per le vie, e proteggeva le maliarde e le streghe nei
loro
incantesimi. Omero però non parla di questa ribut
mavano da lui protetti. Anzi lo pregavano apertamente a favorirli nei
loro
inganni e nelle loro ruberie. Tito Livio, nel lib
i. Anzi lo pregavano apertamente a favorirli nei loro inganni e nelle
loro
ruberie. Tito Livio, nel libro 2° della Storia Ro
i pace ; e perciò il caducèo era il distintivo che i Pagani davano ai
loro
ambasciatori : ora è divenuto il simbolo del Comm
dattandovi 7 corde158. I poeti latini lo chiamano anche lira e così a
loro
imitazione i poeti italiani. Ad Apollo piacque ta
nze dei letterati che si tenevano il mercoledì in casa di qualcuno di
loro
; Mercuriali anticamente in Francia le assemblee
utte queste denominazioni derivano dal nome di Mercurio, e trovano la
loro
spiegazione negli attributi di questo Dio. 147.
riferibili a questi Dei Inferiori, perchè molto limitata credevano la
loro
potenza. Abbiamo notato nel principio del N. IV c
biamo notato nel principio del N. IV che, ammessi più Dei, nessuno di
loro
poteva essere onnipotente, perchè il poter di cia
li divinità il cui ufficio si conosce e s’intende dal significato del
loro
stesso nome ve n’era un bel numero nel Politeismo
i per mezzo della cerimonia detta l’Apoteosi facevano diventar Divi i
loro
Imperatori dopo la morte, e spesso li considerava
me taluni dicono in blocco) e con poche e generali considerazioni sul
loro
comune appellativo, procediamo senza spaventarci
carni di quelli arrivati prima, e facea poi servir di pasto le carni
loro
agli ospiti che arrivavano dopo, volle presentars
ndo, e quindi il solo modello dei due sessi della specie umana, parve
loro
un poco lungo, com’è realmente l’aspettare ad ave
l’aspettare ad aver compagni e sudditi, che fosser nati e cresciuti i
loro
figli e discendenti ; ed entrati nel tempio della
di Deucalione e Pirra non credendo possibile che l’oracolo suggerisse
loro
(come suonavan le parole intese letteralmente), u
ogi chiamaron plutoniche quelle roccie che erano affini in alcuni dei
loro
caratteri alle vulcaniche, ma ne differivano in a
e. Nè sanno assicurarci se ciò fu per opera di un Dio o del caso : le
loro
opinioni sono divise, e il dubbio e l’incertezza
a ciascuno di essi una Divinità che vi presiedesse o li dirigesse nel
loro
corso. Quali fossero queste Divinità, e come i pi
rlare dell’origine mitologica di Apollo e di Diana, diremo che Latona
loro
madre era figlia di uno dei Titani ; e perchè fu
i fatti comuni ad Apollo e a Diana, convien parlare separatamente dei
loro
particolari attributi ed uffici. 98. Dallo stes
piene stacca delle zolle di terra coperte di erba e di radici fra di
loro
intrecciate. Queste zolle galleggiano lunga pezza
he nel seno di essa esistessero due inferne regioni molto diverse tra
loro
per l’uso a cui erano destinate. La prima chiamav
r le anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credevano che alcuni dei
loro
più famosi eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Ulisse ed
a popolare credenza vi trovarono un vasto campo libero ed aperto alla
loro
immaginazione, che percorsero a briglia sciolta,
to come un Dio fluviatile, e per le sue acque giuravano gli Dei, e il
loro
giuramento era inviolabile : onorificenza che fu
le anime dei malvagi, e vegliar che i suoi ministri non mancassero al
loro
dovere di tormentare i dannati. Era questa all’in
riche, e spacciavano tutto all’ingrosso ; e ci danno un’idea, secondo
loro
, sublime della grandezza e forza dei Giganti dice
Timbrèo76), vedea Pallade e Marte, « Armati ancora, intorno al padre
loro
, « Mirar le membra de’ giganti sparte. » I mito
e zolfo. » Vedano ora i moderni geologi e chimici (se pure taluno di
loro
ha tempo di studiare il Dante), come il nostro di
me il nostro divino poeta parlava cinque in sei secoli fa, secondo le
loro
odierne teorie ed analisi chimiche, accennando ch
75. Perciò Giovenale parlando del feticismo degli Egiziani, dice di
loro
ironicamente : « O sanctas gentes, quibus hæc na
non solo tutte le religioni antiche degl’idolatri inventarono a modo
loro
una Cosmogonia, ma spesso anche i poeti e i filos
essero elevati principii scientifici, noti soltanto ai sacerdoti e ai
loro
adepti o iniziati ; e finchè prevalse lo spirito
con splendide e bellissime immagini e in uno stile impareggiabile dai
loro
più sublimi poeti, e in appresso accolti e adotta
a dunque creduta vera dai Greci e dai Romani, e ammessa come base dei
loro
miti, convien trattenersi alquanto, considerando
che è solo Iddio senza difetti. Ma gli antichi Pagani ammettevano nei
loro
Dei non solo difetti, ma pur anco azioni talmente
i da Giove ed espulsi dal cielo, andarono profughi sulla terra ; e la
loro
stirpe crebbe e si moltiplicò. Fra i più celebri
di protestare con parole o con dimostrazioni clamorose, asserirono il
loro
diritto, esercitandolo di fatto e creando una don
talvolta per la prolungata agitazione del vento, che confricando tra
loro
in una selva selvaggia diversi rami degli alberi,
edea Timbreo, vedea Pallade e Marte « Armati ancora in mezzo al padre
loro
« Mirar le membra de’giganti sparte. » E nel Can
città d’Atene. Narrano di concerto i mitologi ed i poeti greci che la
loro
antica città di Atene, prima di aver ricevuto que
di biblioteca, ove i poeti e gli altri greci scrittori depositavano i
loro
componimenti, come a tempo di Augusto facevasi in
altro simile edifizio ove adunavansi i dotti per leggere o recitare i
loro
scritti e disputare di lettere, scienze e filosof
i egregi Insegnanti che hanno favorevolmente accolti e adottati nelle
loro
Scuole gli altri miei libri, vorranno accogliere
e loro Scuole gli altri miei libri, vorranno accogliere e proporre ai
loro
scolari ed ai loro amici la soscrizione a questa
ltri miei libri, vorranno accogliere e proporre ai loro scolari ed ai
loro
amici la soscrizione a questa Mitologia ; la qual
stenza stessa degli Dei, presumendo che essi potessero accogliere nel
loro
numero e nel loro consesso qualunque mortale benc
i Dei, presumendo che essi potessero accogliere nel loro numero e nel
loro
consesso qualunque mortale benchè scellerato ed e
ti ed anche alla morte, e suggellaron col sangue l’attestazione della
loro
novella Fede. Quando poi cessarono le persecuzion
ra, aria, acqua e fuoco 3 ; mentre i fisici e i chimici moderni colle
loro
analisi, ne hanno per ora distinti e caratterizza
tinuo dei quattro elementi di così diversa natura confusi e misti fra
loro
nel caos ; ma divengono pedanterie e freddure le
one del Caos immaginato dagli antichi ingenerò confusione anche nelle
loro
menti circa l’origine del mondo e l’esistenza deg
o genealogico del N° III sappiamo che Urano sposò Vesta Prisca, e che
loro
figli furono Titano, Saturno e Cibele. Poichè Ura
seguendo il sistema Copernicano abolirono anche le sfere, non che il
loro
movimento intorno al nostro globo, diedero il nom
o così gli antichi astronomi, che ai pianeti più vicini al centro del
loro
sistema planetario avevano dato il nome dei princ
inse verso il Cielo, presumendo che gli Dei dovessero accoglierlo nel
loro
consesso ed alla loro mensa. Ma Giove, per punirl
resumendo che gli Dei dovessero accoglierlo nel loro consesso ed alla
loro
mensa. Ma Giove, per punirlo della sua folle supe
i Chimera a un genere di pesci, notabili per la forma mostruosa della
loro
testa, e che son classati come appartenenti alla
i talvolta indistintamente l’uno per l’altro, benchè differiscano tra
loro
non solo etimologicamente, ma pur anco per certe
anche una lunghissima vita a tutti gli Eroi, non devesi calcolare la
loro
media e la loro probabile esistenza secondo le mo
issima vita a tutti gli Eroi, non devesi calcolare la loro media e la
loro
probabile esistenza secondo le moderne tavole di
ùre, avevano la stessa rappresentanza. — Eran forse uguali e comuni i
loro
uffici, oppure diversi e disgiunti ? — Eccone le
asmo urlavano, battevano gli scudi e i tamburi, e si percuotevano fra
loro
con armi taglienti sino a ferirsi e mutilarsi. Qu
parole greche che significano cozzanti col corno ; il che appella ai
loro
furori per cui sembravano tori infuriati che tra
elle valli, delle fonti, dei boschi e perfino degli alberi. Perciò il
loro
numero non potrebbero dirlo nemmeno i più valenti
eadi, Napee, Naiadi e Driadi, che si diedero alle Ninfe, indicano col
loro
significato a quali cose queste Dee presiedevano
ebbe luogo più opportuno altrove. Tra le quali son da rammentarsi pel
loro
proprio nome le Ninfe che ebbero cura dell’infanz
ani, congiurò col Simoenta, suo fratello, di annegar quell’Eroe nelle
loro
acque ; ed avrebbe ottenuto l’intento, se non acc
ero. Trovansi infatti anche altrove dei fiumi, le acque dei quali nel
loro
corso spariscono sotto terra, e a gran distanza r
utano direzione e si aprono un nuovo corso, o perchè restò colmato il
loro
antico alveo dalle piene, o per fenomeni geologic
o una quantità di uomini armati che si misero subito a combattere fra
loro
, finchè i più rimasero estinti, e i soli cinque s
ero ed aiutarono Cadmo a fabbricare e popolare la città di Tebe ; e i
loro
nomi son questi : Echione, Udeo, Ctonio, Peloro e
nto (o fingevano di credere) in così strana favola, che derivavano la
loro
nobiltà di sangue dall’esser discendenti, com’ess
e feste di Cerere in Eleusi. I Latini per altro non ammettevano che a
loro
avesse insegnato l’agricoltura Trittolemo e neppu
es è lo stesso che Geres, a gerendis fructibus, perchè i Latini nella
loro
pronunzia, e specialmente in quella dei nomi prop
e le vere o probabili origini storiche. Lo dimostrano di fatto, colle
loro
dotte investigazioni sui tempi mitologici ed eroi
Argo fra le più antiche città della Grecia, trovano la conferma della
loro
asserzione nelle tradizioni preistoriche della Mi
ppresso Aristodemo ed Agamennone, i quali non esitarono ad uccider le
loro
figlie, non già per salvarsi la vita, ma per ambi
egli Dei ; i quali per favorire il figlio di Giove gl’imprestarono le
loro
armi divine, Marte la spada o scimitarra, Nettuno
le tre sorelle). Ercole uccide il mostro che custodiva l’ingresso del
loro
giardino, 382. Espero. Vedi Vespero. Età (le) del
nide. Vedi Cercione. Sinone, 606. Sirene, divinità marittime, 196 ; —
loro
perfidi artifizj, 197 ; — tentano di sedurre Ulis
644. Tisifone, una delle Furie, 232. Titani, discendenti di Titano ;
loro
guerra contro Giove : e loro disfatta, 65-69. Tit
ie, 232. Titani, discendenti di Titano ; loro guerra contro Giove : e
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disfatta, 65-69. Titano. Sua nascita, 26 ; — cede
di, ricusando di prender parte alle feste di Bacco per attendere alla
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occupazione di tesser le tele, fu detto che furon
tesser le tele, fu detto che furono cangiate in vipistrelli 205) e i
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telai in ellera per castigo del disprezzo mostrat
contrassero in parte la proprietà che Mida perdè, trasportando nella
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corrente alcune pagliuzze o arene d’oro. Così sos
rediletta Ninfa, formò di sette canne di diversa lunghezza, unite fra
loro
colla cera, un musicale stromento, che in greco c
o anche alla greca col gen. in os e l’acc. in a, per distinguerlo dal
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vocabolo panis significante il cibo quotidiano pa
intervenire in tutte le consuetudini del civile consorzio ; ed uno di
loro
disse concisamente e con molta efficacia a un suo
e giovanette gentili ed ingenue, nude e abbracciate amorevolmente tra
loro
, per indicar che le grazie debbono esser naturali
Gli autori francesi vi hanno opportunamente inserito alcuni passi dei
loro
poeti, e noi invece di tradurre quelli vi abbiamo
e, è peggio che bestiale, poichè anche le bestie allevano ed amano la
loro
prole. Ma questo racconto è un mito, ossia un sim
uest’estremo fato eran sottoposti anche i Semidei, quantunque uno dei
loro
genitori fosse una Divinità di prim’ordine. Così
ragione di questi titoli. Fu chiamato anche Giove Pluvio 60 perchè i
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fisici lo considerarono come l’etere o l’aria, ov
del sole. I nomi stessi di Iride e del padre di essa accennano colla
loro
etimologia le parti fondamentali di questo mito e
ers sur l’Amour et l’Amitié : Nell’anime innocenti Varie non son fra
loro
Le limpide sorgenti D’amor e d’amista. Eroe ci
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