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1 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
marcare e distinguere, per mezzo di un segno particolare, ciascuno di essi . A raggiungere questo scopo ci servimmo della ste
i della città di Tebe. ad avere il sentimento della cosa. Più tardi essi congiunsero la nozione del Mito a quella più gene
o meglio, conservarono uno o più dei diversi miti della religione da essi osteggiata. Così gli Ebionili,19 i Carpocraziani,
me la religione di un popolo, e per quanto moltiplici e svariati sono essi miti, altrettanto svariate ed innumeri sono le fo
na volta, nella citazione dei fatti, non discutiamo, volendo solo che essi vengano in appoggio di quanto asseriamo, e servan
il fondamento di tutte le nozioni che ebbero le società primitive. In essi si trovano principì di astronomia, di geografia,
ssenza, con tutti i singoli caratteri proprî dell’umanità ; ond’è che essi parlano, operano, sentono e pensano, in modo affa
arvero loro gli astri, i planeti e gli elementi, tanto più facilmente essi li adorarono. E tanto ciò è vero che il culto deg
ini intelletti illuminano di un tratto di luce i tempi avvenire ; per essi i fati non tengono i pugni chiusi ; sull’oceano d
lti eroi e guerrieri famosi col nome di Aba, i figli e discendenti di essi furono dai poeti e storici designati sotto il nom
Aborigeni. — Popoli che Saturno condusse dall’ Egitto in Italia, dove essi presero stanza. È credenza generalizzata fra molt
ammetteva cinque differenti soli, e dava Acanto per madreal quarto di essi . Un traduttore dell’opera De Natura deorum si è s
o figli di Alaneone e di Calliope. La loro madre ottenne da Giove che essi appena fanciulli di pochi anni, fossero divenuti
ò di evitare Melampigo, vale a dire l’uomo delle reni nere. Un giorno essi s’abbatterono in Ercole che dormiva all’ombra di
altrove, forse gettarli in un fiume. In questa posizione poco comoda essi sclamarono : Ecco Melampigo che noi dovevamo evit
ricordati del paro nella favola sotto il nome di Actoridi. Ognuno di essi avea due teste, quattro mani e quattro piedi. Erc
e fece più presto di Depreo, onde la vittoria fu a lui devoluta. Come essi aveano bevuto in proporzione di ciò che aveano ma
punirli voleva abbandonare il loro paese e recarsi nella Caria, onde essi ad impedire una novella fuga la legarono con alcu
a, a cui gli abitanti dettero il nome di Tenea, volendo ricordare che essi avean teso intorno al simulacro di Giunone alcuni
dei suoi caduti compagni, a vendicarne la morte gloriosa, e levò con essi un’armata simile alla prima, alla quale fu dato i
o è detto che l’oracolo di Afacita fu consultato dai Palmireni quando essi si ribellarono allo imperatore Aureliano e che di
essi si ribellarono allo imperatore Aureliano e che di tutt’i doni da essi gettati nelle acque, nessuno rimase al fondo. Inf
gettati nelle acque, nessuno rimase al fondo. Infatti l’anno seguente essi furono interamente distrutti dalle armi vincitric
pagani davano questo nome ai dragoni e agli altri serpenti alati che essi adoravano come divinità. 162. Agathone. — Uno dei
. Agoreo. — Soprannome dato a Giove e Mercurio dai diversi templi che essi avevano sulle pubbliche piazze delle varie città,
i della tribù Ereteide nell’Attica, furono così dette alcune feste da essi celebrate in onore di Minerva. Una delle Grazie a
one di lui. Gli Ateniesi avevano ancora dei numi detti Agyei ai quali essi sacrificavano per allontanare le sventure, allorc
a buona ventura nelle pubbliche strade, e agli spettacoli del circo : essi si servivano perciò dei versi d’Omero, di Virgili
i allora irritati mandarono loro uno spirito di discordia, che fu per essi la sorgente d’infinite sventure. 217. Almena o Em
momento uomini maturi per vendicare la morte del loro padre : ciò che essi fecero uccidendo non solo Temeno e Axione, ma anc
fu imposto un tal nome. 262. Alemanno eroe degli antichi Germani che essi deificarono ed adorarono. 263. Alemona Dea tutela
o. Aloeo li allevò come suoi proprii figliuoli. Vedendo che ogni mese essi crescevano di nove pollici, e non potendo a causa
ove allora mandò lo stesso Marte, Dio della guerra, a combatterli, ma essi lo fecero prigioniero e lo tennero per lo spazio
’astuzia femminea e cangiatasi in biscia s’intromise fra loro, mentre essi stavano su di un carro. Allora i giganti volendo
corsari a nome Oto ed Efialto, temuti ed invincibili. Marte fatto da essi prigioniero è tenuto schiavo per tredici mesi, po
tro che un famoso generale, che mosso contro i corsari fosse stato da essi debellato e fatto prigione. Mercurio dio del comm
io Geraldi parlando dell’Amicizia deificata dai Romani, ci ripete che essi la rappresentavano come una bella e giovane donna
suo figlio Enea portato in braccio fino alle navi Greche, sulle quali essi trasportarono ancora i loro Penati, e quanto avev
mero di Tessali per punirli della morte di un giovane a nome Laiso da essi ucciso a colpi d’ago, in un tempio a lei dedicato
, sotto la figura dell’indovino Calcante, lo fa riconoscere da uno di essi . ……….. Agevolmente. Si riconosce un nume, ed io
no. Il periodo delle feste Apatuarie durava tre giorni ; nel primo di essi si celebrava il festino ; nel secondo si offeriva
vano come segno di favorevole risposta quando il bue mangiava ciò che essi gli presentavano, prima d’interrogare il suo orac
cadia, nemico degli Argiani, in commemorazione del suo odio contro di essi , quando venne a stabilirsi in Italia, ordinò ai s
rvivano per punire le colpe degli uomini o per vendicarsi d’alcuno di essi . Fineo, re di Tracia, fu lungamente perseguitato
o per le arti e per la povertà, la quale veniva del paro deificata da essi riguardandola come madre delle invenzioni e delle
era ritenuta come cosa vergognosa il mostrare la bocca, e che perciò essi la coprivano accuratamente. 646. Astrea. — Figlia
e la corsa. Essendo un giorno insieme in un tempio dedicato a Cibele, essi accecati dalla passione che li dominava, dimentic
chiamata secondo il volere di Nettuno ovvero di Minerva quante volte essi avessero saputo produrre ognuno del canto suo la
e per farsi amare da lui fece nascere la discordia fra i due sposi : essi però dopo qualche tempo si pacificarono, e un gio
i ritenuti come per essere in quello stato d’illimitato potere, a cui essi davano il nome Autopsia V. Teurgia. 698. Autunno.
pio. Giove promise di conceder loro tutto che avessero dimandato ; ed essi altro non chiesero che di essere i ministri di qu
tra. I loro voti furono esauditi. Pervenuti ad un’estrema vecchiezza, essi furono nel medesimo istante cangiati in alberi ;
stabilire nella Bitinia. Sotto pretesto di dare dei pubblici giuochi, essi , al dire di Lucano, attiravano nelle foreste gran
loro dio Pane con la faccia e le gambe di becco, sotto il cui simbolo essi adoravano in lui il principio fecondatore della n
lle Antichità di Aquilea. Beleno presso i Galli era il nome col quale essi onoravano Apollo, attribuendogli la guarigione de
. — V. l’articolo precedente. 794. Bidentali. — Sacerdoti dei Romani, essi presiedevano alle cerimonie espiatorie, quando il
isero una biscia di Diana, e ciò fu causa della disastrosa guerra che essi dovettero sostenere contro i Rutuli. 803. Bistone
giogo ; onde i due fratelli, per non fare aspettare la madre tirarono essi stessi il carro per uno spazio di 45 stadii di te
cità che un uomo possa conseguire sulla terra. Terminata la preghiera essi si addormentarono e non si svegliarono più, poich
monte Citerone due serpenti che combattevano fra loro, e gettò fra di essi la sua verga per separarli. Le due serpi si attor
a fida nudrice Caieta, a i nostri liti eterna fama Desti morendo ; ed essi anco a te diero Sede onorata, se d’onore a’morti
cata ai suoi figli, li fece segretamente imbarcare per la Grecia ; ma essi fecero naufragio in un isola, ove restarono finch
quale fu posta la statua di Canope, e con grande sorpresa dei Caldei, essi videro ben presto uscire da quella una grande qua
nella sua barca. Questa credenza degli antichi spiega il costume che essi avevano di mettere fra i denti di un morto una mo
. — Fratelli di Elena e di Clitennestra, e figli di Giove e di Leda : essi furono anche soprannominati Dioscori e Tindaridi,
o la prima di queste parole : figliuoli valorosi di Giove, titolo che essi si meritarono per le loro gloriose azioni ; e la
ie di quel monarca, quando ebbe da Giove questi due figliuoli. Appena essi furono nati, Mercurio li trasportò nella città di
a essi furono nati, Mercurio li trasportò nella città di Paìlene, ove essi furono allevati. Divenuti adulti, seguirono Giaso
insero fra i più valorosi Argonauti. Al ritorno di quella spedizione, essi inseguirono i Corsari, che recavano considerevoli
ssendo quest’ultimo sempre sottoposto alla legge degli altri mortali, essi vivevano e morivano alternativamente. Essendo sta
Essendo stati invitati alle nozze delle loro cugine, Febeo ed Ilaijo, essi le rapirono ai loro futuri mariti ; e ciò fu cagi
, per nome Eoo, Piroi, Aelone e Flegone. Altri scrittori vogliono che essi avessero nome Eritoo, ovvero il rosso ; Alteone,
va e riporre il Palladium di Troja nelle mura di quella città, da cui essi stessi l’avevano rapito. …. Per la qual cosa i G
i pubblici, egli esortò i cittadini a fondare un’altra città. Ma come essi non fecero attenzione alle sue parole, non creden
la loro crudeltà. Venere li cangiò in torisdegnata del sacrifizio che essi le facevano, uccidendo tutti gli stranieri che tr
le fiere. 1060. Cercopi. — Popoli, che Giove cambiò in scimmie perchè essi si abbandonavano ad ogni più turpe deboscia. 1061
araldi. Così furono detti da Cerisco figlio di Mercurio. Si aveva per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu uno de
che mitologiche, e le tradizioni favolose dell’antichità non fanno di essi menzione alcuna. 1075. Charise. — V. Caride. 1076
one, il Dio Vulcano, loro capo, aveva la sua officina. Buon numero di essi erano figli del Cielo e della Terra, ed altri di
ietre preziose, lo nutrivano di certa quantità di carne, al qual cibo essi davano il nome di carni sacre. Quando il sacro an
o essi davano il nome di carni sacre. Quando il sacro animale moriva, essi lo imbalasamavano, lo deponevano in un urna espre
o, quando un coccodrillo avesse divorato uno de’loro bambini, del che essi si tenevano felicissimi. Però non era codesta sup
enza riguardo a questi animali, guingeva fino al punto da credere che essi avevano un grande rispetto per la dea Iside, e ch
ea, giunsero a tal segno di bestiale oscenità, che richiamarono su di essi il furore della dea stessa V. Bali. Gli Ateniesi
o, perchè quando suo figlio gli si accosto per spogliarlo delle armi, essi si riconobbero. Altmeno ottenne dagli dei che la
si, mangiavano delle foglie di lauro, volendo far credere con cio che essi fossero ispirati da Apollo, a cui quell’arboscell
Egli amò con passione una ninfa ed ottenne dagli dei la grazia che di essi due, quello che primo violerebbe la fede coniugal
i Alciope. Si mise Giove nelle loro mani appena venuto alla luce ; ed essi , tutte le volte che l’infante divino piangeva, da
o e d’Icaro suo figlio, li fece rinchiudere nello stesso laberinto da essi costruito, per lasciarveli morire. Essi però pens
promise al padre di seguire strettamente le sue istruzioni, ma appena essi furono nello spazio, il giovanetto dimenticò la p
gli sostituirono altri esseri superiori alla specie umana, tali quali essi se li formarono, o alterando ciò che loro era rim
imasto di vero ; o secondo l’impulso delle loro passioni, delle quali essi non esitarono a crearsi altrettante divinità. Egl
differenti e numerose denominazioni, particolarità ed attributi, che essi avevano nel culto degli idolatri. Dei naturali.
io, non v’era angolo di Roma che non fosse pieno di dei. Il numero di essi crebbe a dismisura dal superstizioso costume che
omani avevano di abbracciare il culto religioso di quelle nazioni che essi rendevano soggette colla forza delle armi. Dei
azione si chiamavano Deliasti — V. Deliasti — e il vascello sul quale essi erano imbarcati era detto Deliade o Teoro. Il cap
no sul monte Parnaso, ritornasse nella loro isola, e all’epoca in cui essi supponevano il ritorno del dio, celebravano in su
lii Noctium Atticarum. 1430. Diamasticosa. — Festa dei Lacedomi da essi celebrata in onore di Diana. La principal cerimon
offerte agli dei, e più ancora per la delicatezza delle cortesie che essi scambiavano fra loro in questa occasione. 1434. D
ed Antiope, che poi fu madre di Zeto ; ma poi caduta in loro potere, essi la legarono alla coda di un toro furioso, sicchè
in lingua celtica vuol dire quercia, che in greco si dice Δρὑς perchè essi dimoravano nelle foreste e compivano i riti della
ei Druidi. L’autorità dei Druidi ed il loro potere era onnipossente : essi presiedevano alle cose dello stato ; intimavano l
orato, tanto era grande il rispetto e la venerazione che si aveva per essi . Essi davano le loro lezioni sempre a voce, senza
cchiudevano i principii fondamentali della loro teologia, della quale essi non spiegavano taluni dati articoli, se non con g
igione celtica non proibiva ai Druidi lo stato matrimoniale, e quando essi avevano tolta in moglie una donna, questa si chia
n avevano onorato la sua vittoria con un monumento, imprecò contro di essi una maledizione che fu esaudita dai celesti. Gli
ai celesti. Gli Acheeni vedendo coll’andare degli anni, che alcuno di essi non riusciva vincitore ai guochi olimpici, mandar
racolo, per saperne la ragione : e l’oracolo rispose che pesava su di essi la maledizione di Ebota. Allora gli Acheeni fecer
e. — Formola di giuramento assai in uso presso i pagani, con la quale essi giuravano per Castore nell’istesso senso con cui
ione alla quale i pagani attribuivano così fallacemente gli ecclissi, essi ritenevano che questi fenomeni della natura fosse
rono, mediante enormi sagrifizii, la costruzione del loro tempio, che essi menarono nuovamente a termine dopo lunghissimi an
. trad di V. Monti. Avendo Diana fatto sorgere un dissidio fra loro, essi morirono entrambi, in seguito alle ferite con che
Egeo. — Figlio di Pandio e fratello di Niso, di Pallante e Lico. Con essi egli riconquistò l’Attica di cui i Mezioniti eran
Egineti fossero i primi fra i Greci a coniar moneta, e che fu uno di essi , per nome Fidone, che consiglio i suoi concittadi
miva profondamente, essa chiamò due Satiri, Monatilo, e Cronide e con essi d’accordo, legò le mani al dormente con una caten
’alta. Siria per nome Emesa si adorava dagli abitanti una deità a cui essi davano il nome dil Elagabalo, e che comunemente s
nel vestibolo interno di un tempio, due draghi s’insinuarono sino ad essi , e senza danno lambirono loro le orecchie. Da que
to seguente. Essendosi i Doriesi resi padroni della città di Corinto, essi appiccarono il fuoco al tempio di Minerva, fra le
une feste, nelle quali i Greci portavano alcuni vasi di giunco, a cui essi davano il nome di Elene. 1654. Elpa. — Figliuola
del vincitore, il quale secondo il patto, non essendo stato vinto da essi nella corsa, li fece tutti morire contentandosi d
cchie grandissime, lunghe e pendenti fino alle ginocchia, delle quali essi si servivano come di letto. 1697. Enotro. — Così
e, il mar, la terra e ’l ciclo, Lacerati da lor, confusi e sparsi Con essi andrian per lo gran vano a volo. Ma la possa magg
alla gelosia, ordinò ai Cureti di rapire quel frutto dell’adulterio ; essi obbedirono. e Giove irritato li fece tutti morire
si celebravano dei sagriflzii a cui si dava questo nome, e coi quali essi domandavano ai numi la prosperità dello stato. 17
pio da cui egli ebbe varii figliuoli. Fra gli uomini i più celebri di essi furono Podalisio e Macaone ; e fra le femmine Pan
gli dei prendessero parte, e che perciò veniva apparecchiato solo per essi . I sacerdoti Epuloni godevano del privilegio di v
le loro figliuole dall’essere Vestali ; e a somiglianza dei pontefici essi vestivano una tunica orlata di porpora. 1753. Equ
a poco tempo dopo la peste decimò siffattamente il loro esercito, che essi spaventati ricorsero all’oracolo di Delfo, onde s
Peloponneso, e che perciò la peste non sarebbe cessata se non quando essi avessero prontamente eseguita la loro ritirata, c
la loro ritirata, cosa che fecero immediatamente. Trascorsi tre anni essi , interpetrando la primitiva risposta dell’oracolo
Peloponneso, gli Eraclidi avessero dovuto attendere il terzo frutto), essi ritornarono ad invadere quella contrada, ma ne fu
lla contrada, ma ne furono novellamente scacciati da Atreo, ed allora essi compresero che per impadronirsi del Peloponneso,
e loro di prendere per capo un uomo che avesse tre occhi. Nel cammino essi incontrarono un certo Ossilo, nativo dell’Etolia,
ndo si rapporta alla ruvida asprezza della vita eroica, per l’uso che essi aveano di vuotare completamente la coppa, nei sac
ssero stati inviati come parlamentarî, e che gettati in una prigione, essi si fossero aperta una via fra i nemici a colpi di
ittonio l’invenzione dei carri o piuttosto l’indroduzione dell’uso di essi in Atene. Dopo la morte egli fu assunto fra gli a
he favolose, e in tutti gli scrittori della mitologia greca e romana, essi altro non erano, se non i sepolcri degli eroi, ch
he gli antichi popoli della Germania davano alla madre degli dei, che essi adoravano in un’isola dello Oceano la quale, seco
Presso i romani era anche in vigore la cerimonia dell’espiazione, ma essi la compivano in modo diverso dai greci. A questo
rella e s’impadronirono di Afidne, profittando dell’assenza di Teseo, essi ricondussero con se Elena a cui dettero per schia
e di casa. Quando la combinazione faceva che s’imbattessero in uno di essi , ritornavano in casa e non uscivano per tutto que
nella maggior parte attribuiti al poeta Proclo ed a Orfeo stesso. In essi si conteneva una specie di preghiera, che avea po
a dai Romani, ai sacerdoti del dio Pane, detti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei quali era de
o di Bacco, irritato contro gli Ateniesi per l’indegno trattamento da essi fatto ad un suo protetto. Consultato nuovamente l
ettivo, che si dava ai ministri delle orgie di Bacco per dinotare che essi portavano il fatto nella processione che si facev
i travagli, alla povertà, e a tutti i mali della vita, che similmente essi personificavano ed adoravano, supplicandoli a rim
Giovenale, i fanatici erano invasi dal fuoco di Bellona, forse perchè essi dimoravano da principio nel tempio sacro a quella
tutte era quella che voleva si togliesse ai Trojani il Palladio, che essi custodivano accuratamente nel tempio di Pallade M
Però Nettuno, che odiava Ulisse, sdegnato contro i Feacidi, per aver essi portato nell’isola di Itaca un uomo al quale egli
famiglie di Roma. Le persone dei feciali erano tenute come sacre, ed essi componevano un collegio tenuti in moltissima cons
ndo faceva mestieri dichiarare la guerra, i feciali eleggevano uno di essi per mezzo di votazione, e allora l’eletto portava
. Felicità. — I greci e i romani ne avevano fatta una dea, alla quale essi davano sovente l’appellazione particolare di Eude
mare l’idea miracolosa della resurrezione dei corpi, e cio non perchè essi prestassero fede alle superstizioni dei pagani, m
mandò i suoi figli Cadmo e Fenice, in traccia di lei. Ma non avendola essi rinvenuta, Fenice non ebbe il coraggio di affront
Pausania, i Lacedemoni riconoscevano due sole Grazie, fra le dee che essi adoravano, una chiamata Fenna, dalla parola greca
erali. — Presso i romani, così avevano nome alcune feste funebri, che essi celebravano una volta l’anno, e propriamente nel
della ninfa Acadallide e di Apollo. La tradizione mitologica dice che essi furono allattati da una capra, la quale essendo p
tologiche, narrano di questi due fratelli un’eroica avventura, che ad essi costò la vita, ma valse a dimostrare l’immenso am
che ad essi costò la vita, ma valse a dimostrare l’immenso amore che essi portavano a Cartagine loro patria. Fra gli abitan
irene pensarono di sotterrar vivi i due fratelli Fileni, quante volte essi non avessero accettato di ritornare sui loro pass
avean saputo dall’oracolo, che nel destino di Troja era scritto, che essi non si sarebbero impadroniti della città, senza l
dio i suoi figliastri e per liberarsene li accusò a Fineo dicendo che essi avevano attentato al pudore di lei. Fineo perduta
nerati numi della loro religione ; a motivo degl’immensi vantaggi che essi ricevevano dalle acque di quel fiume. Gli Sciti v
e sotto la figura di un vecchio venerando per dinotare l’antichità di essi  ; con la barba e i capelli lunghi e generalmente
l Periflegetonte e il lago d’Averno ; e tutte quelle acque alle quali essi attribuivano una qualche misteriosa e sinistra po
io della loro istituzione, i sacerdoti Flamini erano tre ed ognuno di essi prendeva la sua denominazione individuale dalla d
dire che essa durava quanto la vita dell’ individuo ; però ognuno di essi poteva essere rimosso dal suo grado per alcune da
bravano nel mese di ottobre alcune feste così chiamate, dall’ uso che essi avevano di gettare in quel giorno nelle pubbliche
. 2046. Formiche. — Gli antichi popoli della Tessaglia, credevano che essi avessero tratta la la loro origine da quest’inset
Smirne, dettero incarico al famoso statuario Bupalo, di lavorare per essi una statua colossale di questa dea, avente il pol
accompagnavano la veneratissima dea, quaute volte si rifletterà, che essi la consideravano come le dispensatrice suprema di
ndine, tre di fuoco, e tre di pioggia e vento. Nella fabbricazione di essi i Ciclopi mischiavano le strisce di flamma, lo st
empio delle Furie in Corina, era così fatale ai colpevoli, che appena essi entravano in quel temuto recinto, venivano assali
ino, consultò gl’indovini Galeoti per sapere la sorte del figlio ; ed essi le risposero che il fanciullo sarebbe stato l’uom
trada, sonando una specie di crotalo, e raccogliendo le elemosine che essi chiedevano in nome della loro dea, e distribuendo
ri, imposti loro dal culto della loro fanatica religione. Per esempio essi non potevano entrare in un tempio, durante tutto
li. Essi ritenevano come sacri i colombi ; e credevano fermamente che essi non potevano toccare nemmeno uno di questi volati
rtentemente. I sacerdoti galli erano sottoposti al comando di uno fra essi , a cui davano il nome di Archigallo, ossia sommo
o da quegli abitanti come una delle loro più possenti divinità, e che essi adoravano con un culto particolare. Le acque di q
he si faceva in generale presso i pagani in diverse maniere. Talvolta essi praticavano la Geomanzia osservando attentamente
inotare che la potenza reale era divisa fra questi due principi e che essi tenevano a vicenda le redini del loro governo. È
se ad intimorire l’eroico coraggio di Giasone, il quale si accostò ad essi , e dopo averli carezzati, li aggiogò, arò con ess
uale si accostò ad essi, e dopo averli carezzati, li aggiogò, arò con essi il terreno, seminò in quei solchi i denti di un d
ieri, che come per incanto sursero da quelli, una grossa pietra, onde essi ciechi di furore, vennero alle mani fra loro, e s
vo, si dava questo nome ai ministri o sacerdoti del dio Mitrà, perchè essi avevano il costume di rivestirsi con abiti che fi
varie orecchie umane, per dimostrare che nulla sfugge agli dei e che essi veggono e sentono ogni cosa. Nè solamente a quest
egoria favolosa e le tradizioni dell’antichità ripetono che ognuno di essi , aveva cento mani e spesso dei serpi invece di ga
tichi chiamavano questa misura di liquido, e che era la più grande da essi adoperata. Al dire del cronista Flegone, furono a
Cotto. Al dire di Esiodo, e di altri molti scrittori dell’antichità, essi avevano cento mani e cinquanta teste. Allorquando
ove li sconfisse, insieme a tutta la formidabile falange dei Giganti, essi al dire di vari scrittori e poeti rotolarono per
pinione, circa questi tre formidabili fratelli giganti. Egli dice che essi altro non erano che tre impetuosi venti, e dà il
i ; vedendoli cadere sotto i propri occhi, coperti di quel sangue che essi a vicenda facevano grondare dai loro corpi ; ella
si giorni del mese. Infatti gli scritti dell’antichità rivelano, come essi ritenevano per giorni infausti quelli in cui sacr
a le preghiere degli uomini, qualunque si fosse la parte del mondo da essi abitata. Per contrario gli abitanti dell’ isola d
dell’incivilimento onorarono di un culto quasi divino l’uomo al quale essi andavano debitore di un tanto bene ; ed allora fu
cadere per terra, e dall’unione delle differenti lettere sulle quali essi andavano a cadere, si cavava il presagio del futu
gana ; altrettanto differenti sono le notizie trasmesseci da molti di essi riguardo ai diversi figliuoli di questa dea. Infa
; ad Ebe, mangiando delle lattughe ecc. Siccome nel culto dei pagani, essi attribuivano a tutte le loro divinità un qualche
dedicati a qualche dio in particolare e talvolta anche a più d’uno di essi insieme. Vi sono anzi varì cronisti dell’antichit
un fiume di mestizie e di dolore, come per una cosa completamente ad essi contraria ; e che quindi questo era ritenuto come
omunissimo l’uso di giurare per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per Quirito, per Ercole, per le corna d
l’assedio, avendo Diomede sfidato Glauco ad una singolare battaglia, essi si accingevano al combattimento, allorchè Diomede
dovere, uno fra le fila dei greci, e l’altro fra quelle dei trojani, essi scambiarono le loro armi, volendo con ciò dimostr
volendo con ciò dimostrare che se pure nemici per ragioni di patria, essi erano amici per l’affetto che li legrava insieme.
essendo fra gli abitanti della Frigia surte delle gravi dissensioni ; essi fecero ricorso all’oracolo, il quale rispose che
ebbe ritornata nel loro paese, per mezzo di un re che fosse venuto ad essi su di un carro. Mentre gli abitanti della Frigia
enerazione, che i pagani avevano per queste tre divinità ; imperocchè essi a render loro maggior tributo d’omaggi e di gener
isti dell’antichità stessa, quanto dai moderni, non facendo alcuno di essi menzione di questi favolosi animali, che non hann
o d’aquila, la prudenza. I greci e i romani del paganesimo non ebbero essi l’idea primitiva dei Grifoni, ma la ereditarono d
o nome particolare al giorno 13 e 15 d’ogni mese. Nelle loro credenze essi ritenevano che il dio Mercurio fosse nato negli I
n Ercole prese a difendere gli Eraclidi suoi discondenti ; assegnò ad essi uno stabilimento nell’Attica ; legò i suoi suddit
vano la denominazione collettiva di dei indigeti a tutti gli eroi che essi avevano divinizzato, per mezzo dell’apoteosi, com
più rinomati scrittori e cronisti dell’antichità pagana ; e da quanto essi ci hanno trasmesso sulle costumanze dei popoli an
ri, perchè essendo stati i primi a montare i cavalli, si credette che essi fossero dei mostri, metà cavalli e metà uomini. L
ngiurare il male che egli avrebbe potuto fare agli altri animali, che essi avevano deificato. 2316. Ippotette. — Così avea n
mbino addormentato, onde mostrare ad alcuni forestieri il cammino che essi aveano smarrito, al suo ritorno trovò il bambino
d Ello. Iride era similmente chiamata quella divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera degli dei, e segnat
mali come pecore, buoi, agnelli e volatili, e che in questa occasione essi compivano una barbara e truce usanza ; la quale c
egualmente tagliati in minuti pezzi ; poscia in un orrendo banchetto essi si cibavano dell’orribile vivanda riserbando solo
portante, che anche allorquando la loro città fu distrutta da Mummio, essi legarono ai Sicioni, loro vicini, l’incarico di c
ed il Sole avevano avuto fra loro una contesa, pretendendo ognuno di essi di avere la supremazia sul paese dei Corinti. Chi
ifallo era anche il soprannome particolare che gli egiziani e dopo di essi i greci, dettero a Priapo, il dio delle orgie e d
uo. Morto Ercole, Jolao si pose alla testa degli Eraclidi e mosse con essi alla volta di Atene, onde fare che Teseo, re di q
una superstiz iosa credenza, piuttosto di famiglia, che di religione, essi conservavano, di padre in figlio, l’uso di non cu
ndano alla capanna, chiamata il tempio di Kaor-Bus, quegl’infermi che essi non han potuto guarire, e questi debbono offrire
oi due compagni in un luogo chiamato Tuat-Imbir, e che da quel giorno essi divennero i tre più grandi e famosi numi del cult
che stà in tutte le case, e sul quale si debbono allestire i cibi che essi offrono agli dei. 2394. Kolna. — Nella mitologia
Friclaria ; soprannome di Diana a lei dato dai Calidonii, allorquando essi credettero che l’ira che la dea avea fatta ricade
di Patra nell’ Acaja, e segnatamente una statua di Diana Lafria, che essi custodirono gelosamente nella loro cittadella. Qu
, e invece di coppa bevevano ad un fiasco particolare, c..e ognuno di essi portava con sè dalla propria dimora. Le Lacenofor
hi. — I Galli celtici avevano una grande venerazione per i laghi, che essi consideravano come altrettante divinità ; ritenen
, che essi consideravano come altrettante divinità ; ritenendo che in essi avessero stanza i numi. Presso quei popoli, il pi
resso quei popoli, il più famoso lago era quello di Tolosa, nel quale essi gettavano, come omaggio alla divinità, la più ric
no alcune lampadi miracolose dette lampadi inestinguibili, dal perchè essi ritenevano, secondo l’attestazione di molti chiar
ione. — Con questo nome veniva dagli Egineti denominata una festa che essi celebravano in memoria di due giovanette cretesi,
ltamente seria era, nel culto religioso dei pagani, la importanza che essi davano agli dei Lari, detti anche Penati ; e che
importanza che essi davano agli dei Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenevano come gli dei domestici, i genii tutela
principio rappresentati sotto la figura di un cane onde ricordare che essi erano i custodi della casa, e che vigilavano cont
ampo Marzio, sorgeva un pubblico tempio consacrato agli dei Lari, ove essi venivano onorati sotto il nome collettivo di Grun
Lavazione. — Era questo il nome che i romani davano ed una festa, che essi celebravano annualmente in onore della madre degl
la moglie del re, la cui speventevole vista gli inorridì per modo che essi vollero ritornare sui loro passi, essendo ella, s
ggi che da allora in poi dovevano reggere il loro paese ; e tanto più essi si sottomisero a quelle, imperocchè un altro orac
parta sarebbe il più florido stato del mondo conosciuto, quante volte essi avessero scrupolosamente osservate le leggi di Li
gettato, si riteneva come propizio augurio ; mentre se per contrario essi si allontanavano dal cibo, credevasi l’ oracolo i
ndori della creazione, e riconoscenti agli effetti ed ai vantaggi che essi ne ritraevano, si persuasero di leggieri che queg
rtale, e allora genufiessi innanzi a quell’astro, della cui esistenza essi , nella loro ignoranza, non sapeano rendersi esatt
r fare il colpo. Però i due fratelli, e tutti i giovani che erano con essi , accortisi del fatto, si spogliarono sollecitamen
erone, i Luperci non erano punto stimati, nè si faceva verun conto di essi , così questa amplificazione portata da Giulio Ces
ci del primo e secoudo secolo dell’era volgare, e siccome ciascuno di essi aveva principii ed idee proprie e particolari, co
ello Gnosticismo, rimontino a tempi molto anteriori dall’epoca in cui essi vissero. 16. Dositeo. — Sono questi i nomi dei
ello Gnosticismo, rimontino a tempi molto anteriori dall’epoca in cui essi vissero. 17. Cerentiani. — Seguaci dell’eresia
i ; ma non consentendoci lo spazio una lunga ed esatta esposizione di essi , riporteremo il passo del libro l deire al Cap. X
spalle con una catena d’oro. Invano gli Dei cercarono di liberarla : essi furono costretti di ricorrere a Vulcano. che non
2 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
stro credere, che convengano ai giovani e la lettura dei quali sia ad essi di qualche profitto. Peccano gli uni di prolissit
tati consultati e messi a profitto per questo libro ed agli autori di essi dovrassi attribuirne l’esito fortunato, quando ta
r di qualche utilità agli studiosi. Lo scopo nostro è stato di far ad essi conoscere le finzioni dei poeti, di scoprir loro
guisa passare nell’ animo dei loro contemporanei i sentimenti di cui essi stessi erano penetrati, ornavano il loro spirito,
li perseguitò anche in quel paese, ma finì poi per riconciliarsi con essi tutti.   Giove e Giunone   I Giganti figli
o del fulmine, li folgorò, schiacciandoli sotto le stesse montagne da essi ammonticchiate. Dopo questa vittoria Giove più no
eso parte questa Dea alla congiura degli Dei contro Giove, ed essendo essi stati vinti, il Dio del cielo la sospese in aria
quel momento nemica implacabile dei Troiani ; e suscitando contro di essi una terribile guerra estese la sua vendetta fin c
vidui sotto questo nome si parla nella favola ; il più celebre tra di essi però è il figlio di Giove e di Maia figlia d’Atla
i, specie di lancia ornata di pampani e di edera e dei tamburi. Erano essi agitati da un divino furore. Le donne erano scapi
n centinaio. Apollo li uccise tutti. A malgrado della loro malvagità, essi furono annoverati tra gli Dei, e in un tempio di
cui diedero il nome di Pandora, e che per renderla perfetta ognun di essi le fece un dono. Venere le diede la bellezza, Pal
bligati di tenere presso di sè il corpo fino a che li avessero pagati essi medesimi. La moneta posta in bocca al defunto ind
no meno schifosi di quelli dei Satiri ed hanno anche una fisonomia di essi più allegra. Si consacrava ad essi il pino ed il
ri ed hanno anche una fisonomia di essi più allegra. Si consacrava ad essi il pino ed il selvatico ulivo. Si pretende che la
rso erano coronate di fiori. La Clori o Cloride de’ Greci era secondo essi una delle Ninfe delle Isole Fortunate. Essa fu am
culto dall’oriente passò in Grecia, perciocchè i Persi tributavano ad essi gli onori divini. Non s’intraprendevano viaggi su
Memnone e Ematione. Fu tanto il dolore ch’essa provò per la morte di essi per cui le sue abbondanti lagrime produssero la r
giatori non vengano a rapire que’ tesori, come pure la ripugnanza che essi palesano di condurveli. Il Labirinto di Creta fu
vedevansi due colonne su cui erano scolpite le leggi, dietro le quali essi proferivano i loro giudizj. Questo tribunale fu i
ere di tessitore. Vicino a questa figura eravi quella di un ragno, da essi chiamato Aracne, parola che significa, fare della
erano tanto imprudenti per fermarsi ad udirne i canti. Ne rimanevano essi incantati a tale, che più non pensavano al loro p
ille belle cose, che fè cenno a’ suoi compagni di scioglierlo, loochè essi furono guardinghi di non eseguire. Le Sirene per
ari. Si rendeva loro un culto religioso e le famiglie attribuivano ad essi la prosperità de’ loro affari domestici. Sorsero
affari domestici. Sorsero degli altari in loro onore. Si tenevano per essi delle lampade accese. In pubblico si sacrificava
co si sacrificava loro un gallo ed anche un porco ; le offerte che ad essi si facevano in particolare erano incenso, vino, u
ed Ificlo e secondo alcuni Euristeo. Volendo Anfitrione sapere qual d’ essi fosse suo figlio, mandò due serpenti presso della
te in Capadocia. Non volevano uomini seco loro e non conversavano con essi che una volta ogni anno, e li rimandavano dopo al
no avvenute congetturarono a ragione sì i Romani che i Greci e dietro essi i moderni che più di un Ercole vi avesse come si
o essendo della famiglia dei Titani fu compreso nella persecuzione ad essi fatta da Giove e fu quindi obbligato a ritirarsi
o tempo lontano Perseo. Ma siccome questo giovine era amato dagli Dei essi vennero in suo soccorso. Mercurio gli prestò le a
le orme di Ercole ; fu ammesso tra i Semidei e creduto il maggiore di essi dopo Ercole. Fu sempre nemico del vizio. Purgò l’
a ; ma coll’aiuto di Teseo i Centauri furono debellati e Ippodamia ad essi ritolta. S’invogliò poscia Piritoo d’aver Proserp
di lui ; ed avendo Piritoo ricusato di dividere il dominio con loro, essi gli mossero guerra. Dopo qualche ostilità d’ambe
ambe le parti, il giovine principe fece alcune trattative di pace con essi , pace che non durò lunga pezza ; imperciocchè ave
non durò lunga pezza ; imperciocchè avendoli invitati alle sue nozze essi risolvettero di rapire Ippodamia sposa di lui e l
i nello stesso fallo di cui avevan voluto punire quell’eroe. Rapirono essi due bellissime giovinette promesse in ispose a Li
sarebbero cessate se non per mezzo di un re il quale fosse venuto ad essi sopra un carro. Essendo coloro in pena di siffatt
ertame alla presenza delle due armate, con tale accanimento pugnarono essi l’un contro l’altro che amendue scambievolmente s
ti due fratelli non si tralasciò nullameno nella Grecia di rendere ad essi gli onori eroici. Creonte il quale successe alla
detto, dato in pasto agli Dei per far prova della loro divinità e da essi risuscitato ebbe una spalla d’avorio in luogo di
olle mai più permettere che comparissero alla sua presenza, dimodochè essi spatriarono entrambi. Atreo si rifuggì alla corte
stene, furono allevati dal loro avo Atreo : dal nome di questi furono essi chiamati Atridi. Dopo la morte di Atreo, Tieste s
hise e di Venere furono i principali tra i Troiani ; si aggiunsero ad essi Antenore re di una parte della Tracia co’ suoi fi
e che s’intraprendessero delle guerre ingiuste dalla repubblica, e ad essi venivan dirette le lagnanze dei popoli, i quali p
Se avessero dato luogo alla punizione di qualche colpevole, avrebbero essi creduto di profanarle, disturbandone in tal guisa
veggono a Roma, a Verona, a Nimes ed in altri luoghi. A detti giuochi essi aggiunsero anche i sanguinosi spettacoli dei comb
3 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
asi alcuno che convenga alla gioventù, un altro inconveniente pure in essi si ritrova, ed è che obbligato lo studente a legg
ti uomini, che per illustri azioni si erano resi celebri, furon anch’ essi annoverati fra gl’ lddii sotto il nome di Indiget
visione noi verremo qui accennando le principali particolarità che ad essi riguardano, incominciando dalla loro stessa genea
borigeni, chiamati poscia Latini perla ragione detta poc’ anzi, fu da essi tenuto sempre in grandissima venerazione. Rappres
o i Giganti, che comunemente confondonsi co’ Titani, ma che Esiodo da essi distingue, dichiarandoli prodotti dalle gocce di
ed Efialte, figli di Nettuno e d’ Ifimedia moglie di Aloco, che anch’ essi vollero far guerra a Giove). A tal vista, per que
il terzo del mare; che avendo molti avuto il nome di Giove, e avendo essi abusato di molte donne con varii stratagemmi, e o
i i Romani posti erano da’ Sabini, venuti a vendicare il rapimento da essi fatto delle loro donne. Altri templi innalzaronsi
furono allattati da una lupa. Raccolti dal pastore Faustolo furon poi essi nutriti da Acca Laurenzia, e cresciuti rimisero l
lo. Ebbe Esculapio da Epione due figli Macaone e Podalirio, che aneli essi divennero medici rinomatissimi, e’ quattro figlie
arsi spontaneamente sopra la nave dei Romani, ch’ era nel porto, e da essi condotto a Roma, e deposto nell’ Isola del Tevere
da Esiodo con proprio nome Gea, e dagli antichi Latini Tellure, fu da essi riguardata come moglie del Cielo, e madre di Satu
cembali di metallo le feste di Cibele da quelli si celebravano. Eran essi eunuchi ad imitazione di Ali, che tal si rese all
tri avean pure presso i Romani la loro particolare Divinità; e Ippona essi dicean la Dea che possiede a’ cavalli; Bubona que
asformazione, per questo modo ottenne Peleo di averla in moglie, e da essi poi nacque Achille, che Proteo avea innanzi prede
uinose, che caddero ne’ deserti di Libia; allorchè Perseo venne sopr’ essi volando col capo di Medusa, nacquero i serpenti,
dato, che recatolo in un bosco e foratigli i piedi, attraversando per essi un vinciglio il lasciò sospeso ad un albero. Fu l
narlo al ritorno. Non atterrito Tideo dal numero degli assalitori, ad essi valorosamente opponendosi tutti gli uccise eccett
carro dalla terra inghiottito; Ippomedonte e Partenopeo caddero anche essi estinti; ed. Adrasto perduti i suoi capitani e gr
contratisi corpo a corpo nella mischia con tale accanimento, pugnaron essi l’ un contro l’ altro che amendue scambievolmente
vi aggiugne ancora Teseo, del quale altri tacciono: e unito crasi ad essi ancor Ercole; ma perduto Ila nella Misia, ivi poi
Ionio se ne tornarono a Ioleo. Fu chi aggiunse che prima di arrivarvi essi vennero dalla tempesta sbattuti ai lidi dell’ Afr
esta sbattuti ai lidi dell’ Africa; Omero accennò pure che superarono essi ih passaggio alle pietre erranti vicino a Scilla
ma coll’ aiuto di Teseo i Centauri furono debellali, ed Ippodamia ad essi ritolta. S’ invogliò poscia Pirotoo di aver Prose
etto, dato in pasto agli Dei per far pruova della loro divinità, e da essi risuscitato ebbe una spalla di avorio in luogo di
ima in Tracia al lido de’ Ciconi, ove si diede a saccheggiare, perchè essi aveano prestato aiuto a’ Troiani; ma sopravvenuti
fagi dieder loro ad assaggiare il loro frutto dolcissimo, che fece ad essi dimenticare il ritorno, sicchè a forza dovette ri
ori di dodici scudi piantati a certa distanza, e non essendo niuno di essi riuscito a tender quell’ arco, Ulisse, avutolo fr
ltri del suo partito, Laerte per consiglio di Pallade getto contro di essi la prima lancia con cui uccise Eupide, e dopo alq
otto alla sembianze di Mentore aio di Telemaco s’ interpose a far con essi la pace. Secondo la predizione di Tiresia, riport
la Tracia, ove menre tagliava de’ rami per velarne l’ altare, vide da essi gocciolar sangue, e udì una voce la quale gli ann
in tempio, di cui si fan Sacerdoti; e giunti a decrepitezza, bramando essi di non sopravvivere l’ uno all’ altra, son trasfo
in Capua, in Pozzuoli, in Nimes, e in altri luoghi. A’ detti giuocchi essi aggiunsero ancor i sanguinosi spettacoli de’ comb
4 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
Dei inventarono, che quivi cogli altri rinchiusero ; e così dilatando essi la loro potenza sin agli estremi paesi del mondo
batterlo per vendicar quei dritti di preferenza, e di dominio, che ad essi erano stati usurpati (stante che il regno di Tita
embo di fulmini cadere il’ forte Briareo, il vigoroso Encelado, e con essi tutto il folle stuolo de’ suoi potentinemici, e c
e tanto era il rispetto per questi, che si giunse pure a credere aver essi la facoltà di rendere oracoli, perche amati focos
n prodigioso Olivo. Tai produzioni discusse dagli Dei vuotanti fù per essi deciso, che Nettuno ceder dovea in tal causa a Mi
puerile sua età, volle egli a motivo di grata riconoscenza presso di essi fissare il soggiorno, e sollecito insegnarli i mo
re fù da popoli anche barbari in somma stima tenuto, sicche presso di essi invalse il costume di non rivolger mai l’animo al
tore, che per timore delle loro battaglie. In suo onore invero aveano essi costruiti due tempii, uno dentro le mura acciò de
ali gl’ abbandonati sensi di fraterno amore, e conchiudere quindi fra essi i più ammirabili trattati di amorevolezza, di con
li era Dio, quantunque volte avveniva passar per quelle, non potevano essi far ammeno di prestargli qualche ossequio in suo
ad effigiarne in quest’atteggiamento il ritratto. La rappresentarono essi in abito di venusta matrona di ricca stola vagame
r in serpenti i capelli della bella Medusa, se non perchè erano stati essi la cagione, per cui l’appassionato Nettuno senza
qualunque cagione, dissero i gentili il destino. Da questo pensarono essi , che pendeva ogni cosa, e che nessun mezzo vi era
e fecero più da vicino ci scnopra il loro ideato. E che altro vollero essi intendere col pingerlo tutto truce, e furibondo n
evano la facoltà di leggere in quel libro gl’eventi ; ma qual prò per essi , e per gl’uomini, se neppur un’apice potevano tog
comunemente Galli, e Coribanti in festevole gara, e mentre alcuni di essi colla statua sulle spalle correvano quasi freneti
a introdussero i Romani ìn memoria del giorno, in cui dalla Frigia ad essi pervenne il culto di tal Dea ; quale festa dall’u
ori pel disastroso viaggio, potessero un dì quivi finalmente arrivati essi congratularsi con la guida, e la guida del pari c
nte arrivati essi congratularsi con la guida, e la guida del pari con essi a comune esultanza. Pria però di venire all’ esam
la sostanza il poema sia ben capito, ed accolto ; altrimenti annoiati essi dalla lunghezza, e travagliati dalla oscurità fin
egno odiarono il lungo, ed esoso ragionare degli Asiatici, che uno di essi con prontezza preferir volle la morte alla lettnr
, Decasillabii, e finalmente Endecasillabi. Il vario intreccio poi di essi ha prodotto le moltiplice diversità de’metri sott
son. Cap. XIV. Del novenario, e decasillabo. Qual son fra essi l’ombra, ed il Sole, tempesta, e serenità, tenebr
ro la fortuna di giungere a comporre un ode saffica senza difetti. Se essi nel maneggiar questo metro avranno l’accuratezza
: Romani or che faremo Qual sarà di costor la giusta sorte ? Roma per essi fù al periglio estremo Perciò a ragione io li con
altre, che sotto accenneremo, tutte partono da questi modelli, ed ad essi si possono per conseguenza riferire. Può rimare i
l secondo. Dalla varietà però della nomenclatura de’ piedi parlano di essi alcuni Grammatici in modo di annoiare la noia ist
che entrono nella costruzione de’versi più comunemente praticati, di essi soli perciò passo a far brevemente parola. Questi
stinti per giusto giudizio di Dio, come di tratto in tratto al par di essi leggiam conquisi altri Teomachi, e sprezzatori de
ingevano avere, e prendere in sua vece la condizione de’bruti, che in essi non riconescevano per natura, fingevano mille met
i perchè presentavano un sol occhio rotondo in mezzo la fronte. Erano essi , secondo Euripide afferma, figli del gran gigante
figli del gran gigante Polifemo figliuol di Nettuno. I principali fra essi furono Bronte, Sterope, e Piraemone, secondo Virg
ui comunemente si attribuisce, la invenzione di filare, e tessere, da essi fù riconosciuta sotto il nome di Nemanun, ossia M
sacerdoti poi giunte le calende di Marzo preceduti dal principale fra essi portavano per tutta la Città detti scudi, detti A
zza della pietra, ove al sommo Nume sacrificano i sacerdoti, imparino essi la lor fermezza, e costanza nel servizio Divino a
nze indegne de’vicini Fenici, o di altre nazioni non molto lontane da essi nella sacrilega iniziazione, e nelle turpissime o
tandosi ciò non estante però de’delirii de’gentili mi è convenuto con essi , come in altri punti, così in questo similmente d
a spiegarsi per questa la libertà de’ sei mesi di quella lo lascio ad essi a soggiungerlo. Leggasi sù tal proposito Cic. lib
5 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
fu la lotta che la verità del Cristianesimo dovè sostenere contro di essi . E appunto per dare un’idea di questa lotta, per
ansizione tra il Paganesimo ed il Cristianesimo, per somministrare ad essi maggior copia di argomenti a meditare su questo g
come leggi tutelari dello Stato. Il commercio co’Greci tutto cangiò : essi recarono in Roma i loro sistemi di filosofia libe
boli raffigurate le loro divinità : di qui ne venne la tradizione che essi adorassero le cipolle ed i gatti, e che s’armasse
dall’esempio di nazioni intiere soggiogate prima di loro, cadono pur essi a piè del Cristianesimo, che in premio del pentim
chè si deve odiare ? Onde, essendo che gli uomini odiano senza che ad essi noto sia che cosa sia quella che hanno in odio, n
to sia che cosa sia quella che hanno in odio, non può egli essere che essi medesimi odiino ciò che non debbono ? Così da ogn
iene l’istesso trattamento. Noi siamo creduti rei come gli altri : ma essi o della propria bocca, o di mercenarj difensori s
evole dissoluzione. Forse che si sarebbero sollevati gli schiavi ? Ma essi eran perversi al pari dei loro padroni, partecipa
6 (1897) Mitologia classica illustrata
, quanto gli antichi Greci; la cui feconda immaginativa faceva sì che essi non concepissero i fenomeni naturali se non come
on voce greca questi racconti, e Mitologia l’ esposizione ordinata di essi . Mito significa propriamente « parola, discorso »
antichi meritano particolarmente d’ essere ricordati Omero ed Esiodo; essi e i loro numerosi seguaci trattarono epicamente l
ta da un breve cenno illustrato delle principali opere d’ arte che da essi trassero l’ ispirazione e vi rappresentano qualch
sprimere i grandiosi fenomeni della natura secondo l’ impressione che essi facevano nell’ infanzia dell’ umanità. Il sole ch
i, e presero a studiarne la lingua e la letteratura, adottarono anch’ essi le credenze, le opinioni, i miti che vedevano uni
eci, e cercarono di adattar tutto questo al concetto tradizionale che essi avevano delle varie divinità secondo le ragioni d
a tremar tutto l’ Olimpo. Sono bensì gli antichi Dei costretti an ch’ essi nei limiti dello spazio, ma con molte prerogative
ioni degli uomini in qualunque più riposto angolo della terra. Ancora essi van soggetti ai bisogni corporali del sonno e del
di varia natura; ma ciò non guasta la loro felicità e non toglie che essi possano sempre soddisfare i loro desideri. — Quan
i dalle goccie di sangue sparse da Urano dopo la lotta con Crono. Fra essi erano Pallante, Efialte, Encelado, Alcioneo, Porf
armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padre come degli Dei; ad essi dispensa con mano giusta i beni e i mali; a tutel
fuoco quelli che andavano a colonizzare altre terre, per mostrare che essi mantenevano sempre un cotal legame colla madre pa
due o più porte. Questi erano sempre adorni colla statua del Dio. Tra essi il più antico e il più importante era quelle situ
rimaner vuoto dalla parte del cielo. e) I Venti. 1. Erano anch’ essi oggetto di culto; segnatamente chi doveva intrapr
erstiti meritano il primo posto quelli che si trovano in Vaticano; ad essi si riferiscono le nostre figure di Melpomene, Tal
i deità presso i Romani; si può però ricordare che in luogo di Irene, essi veneravano quella che chiamavano Pace (Pax). Augu
i antichi altri esseri che rappresentano pure sentimenti dell’ animo; essi sono prima: Imero e Poto (Himeros, Pothos), ossia
ltimo senso sopra indicato, giacchè a rappresentare la prospera sorte essi escogitarono la dea Felicitas, che fu pure oggett
Cheto (Ketos) rappresentava il mare come patria di questi mostri. Da essi gli antichi Mitologi dissero nati parecchi mostri
ra le quali si compiacciono di folleggiare, mentre dan di fiato anch’ essi alla vuota conchiglia. 2. Rappresentazioni dei Tr
del Caos, come essa avesse da sè prodotto Urano e Ponto, e di poi con essi congiunta avesse dato a luce i Titani, i Ciclopi,
esta. Compariscono davanti ai marinari attoniti leoni e pantere, ond’ essi spaventati si buttano in mare, e in quell’ istant
itava ad annunziare agli Ateniesi ch’ egli era loro bene amico sebben essi poco di lui si curassero. Difatti nelle battaglie
chiamati anche versi faunii o saturnii quelli nei quali si diceva che essi significassero le loro predizioni. Al maschio Fau
idee greche. Questo è vero anche rispetto al re dell’ altro mondo che essi chiamarono Plutone o Dis Pater (ossia dives pater
il Sonno, la Morte e i Sogni. Però è da notare che ab antico avevano essi il loro Dio della morte nel così detto Orcus, l’
Penati che la tradizione diceva portati da Enea in Italia. In onor di essi il Pontefice Massimo offriva gli stessi sacrifizi
ndo i Genii inferiori agli Dei in forza e sapienza, ma immortali com’ essi , così tra Eroi ed uomini non si credeva ci fosse
mini e bestie col limo e coll’ acqua, mentre Atena avrebbe spirato in essi il soffio della vita, l’ anima. Ancor più tardi a
favoleggiasi che i cinquanta figli di Egitto o Egiziadi vennero anch’ essi ad Argo e obbligarono lo zio a dar loro in mogli
co di Medusa, Crisaore e Pegaso, chi può dubitare rappresentino anch’ essi il lampo e il tuono? Sicchè tu hai qui una rappre
questa contesa è diversamente narrata; or si dice che nacque per aver essi , i Dioscuri, rapite le figlie di Leucippo re Mess
erigessero loro anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta per cui essi erano i protettori dello Stato, e i modelli di og
que’ giovani non furon più visti alla porta, tutti capirono che eran essi i Dioscuri, comparsi solo per salvar la vita al p
si ritenevano nati nel suolo o autoctoni. Il mitico personaggio a cui essi riferivano l’ origine loro e i primi inizii della
e; quindi niuna meraviglia che parecchie opere s’ aggirino intorno ad essi . Il ratto d’ Orizia tra altri fu argomento di tra
muniti di artigli, ali e becco di bronzo, e penne pure di bronzo che essi lanciavano come freccie. Eracle ne uccise alcuni,
che sbuffavan fuoco dalle narici e avevan l’ unghie di bronzo, e con essi arasse un tratto di terreno seminando nei solchi
, egli per consiglio di Medea, gettò fra loro una grossa pietra, ond’ essi ciechi di furore volsero l’ armi uno contro l’ al
eo, Alcmeone di Anfiarao, ultimo Eurialo di Mecisteo. Non combattendo essi contro il volere degli Dei come i loro padri, ma
ricadendo gli effetti delle colpe paterne, furono perseguitati anch’ essi dalla sventura. La storia dolorosa di Niobe fu gi
Tre de’ suoi compagni, mandati a esplorare il paese, gustarono anch’ essi del loto, e n’ ebbero impressione così piacevole,
7 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
e gesta dei falsi Dei, la spiegazione dei simboli e delle immagini ad essi allusive, e la descrizione dei loro attributi, de
e o per paura ; e così possiam dire che il fondamento delle favole ad essi relative sia storico. 4. I diluvj d’Ogige, di Deu
me o di una Dea, come Ercole, Esculapio, Castore, Polluce, ec., e con essi gli eroi che avevano meritata l’ immortalità, com
impo, o presiedevano alla terra, al mare o all’ inferno ; e dodici di essi componevano il consiglio celeste, cioè : Giove, G
di Roma e da Tazio re dei Sabini, in memoria del trattato di pace tra essi conchiuso. 36. È rappresentato in sembianze di gi
stata generosa verso la cortesia di Celeo, altrettanto fu severa con essi trasformandoli in rane in quel pantano, a signifi
concertarono fra di loro, e formarono una donna facendole ciascuno di essi un dono particolare. Pallade (263) le donò la sav
a a fine la costruzione, Laomedonte negò loro la pattuita mercede, ed essi crucciatine, fermarono di vendicarsi. Nettuno ino
nel littorale d’Italia, immaginarono una caduta del sole, il quale ad essi pareya che tramontasse in Italia posta all’occide
delle penne, i miti costumi ne fecero un animale caro ai poeti ; e da essi ebbe culto, quale uccello sacro ad Apollo, alle M
ontrato quei due animali che si battevano, li separò con la verga, ed essi vi rimasero avviticchiati ; quindi il caduceo fu
quello d’un animale, e da questo in un albero o in una pianta, perchè essi dicono che tutto ciò che vegeta vive, e tutto ciò
annunziavano il suo arrivo col suono della conca marina. Talora anch’ essi erano assisi su carri tratti da cavalli azzurri.
he delle Sirene, che fe’cenno a’compagni di voler essere sciolto ; ma essi non infransero il severo ordine che avevano avuto
gliava affinchè non accadessero più sconvolgimenti simili a quelli da essi cagionati, allorchè separarono la Sicilia dall’It
usiche, in feste, in balli, in suoni Se ne van diportando, ed han con essi Il tracio Orfeo, ch’in lungo abito e sacro Or con
di giudici supremi dell’Inferno (215). E non a caso, nell’affidare ad essi il finale ed inappellabile giudizio dei mortali,
me quelli che parte dilettano e parte spaventano. Abbiano l’ali ancor essi e i piedi storti, come instabili ed incerti che s
i. 306. I Satiri più vecchi eran chiamati Sileni ; e l’anziano tra di essi è il balio di Bacco, del quale abbiamo parlato ra
i sdegnato della cattiva accoglienza, tolse il senno ai malcreati, ed essi incominciarono dove a battersi, dove a ballare se
lampade accese ed offerte d’incenso, di vino e talora di vittime. Ad essi erano consacrati i cani perchè animali domestici
i si vedevano per tutto, e gli schiavi divenuti liberi appendevano ad essi in ringraziamento le loro catene. Quanta carità c
osservatori di alcuni fenomeni della natura e gli abili imitatori di essi . Quindi la Fortuna venne sulla terra dopo l’età d
vono calva con una benda sugli occhi, ritta con ali a’piedi, e l’un d’ essi già staccato dal suolo in atto di volare, mentre
bosco. Quando le grù od altri uccelli movevano guerra a questi nani, essi si armavano di tutto punto, salivano sui caprioli
elle di rara bellezza già fidanzate a Linceo e Ida. Sostennero contr’ essi un ostinato combattimento, nel quale Castore rest
’ orizzonte, così la favola era un’ allegoria della legge che secondo essi governava i moti di quei corpi celesti. Per lo pi
llo sdegno del padre ; ma il re inseguiva minaccioso i fuggitivi ; ed essi accecati dalla paura non risparmiarono iniqui mez
ono furiosamente tra loro, dimodochè cinque soli ne sopravvissero, ed essi lo aiutarono nella costruzione della città. 488.
iuoli, i quali concorsero, e meritarono la corona. Ma appena l’ebbero essi ricevuta, la posero sul capo del loro padre ; e p
 » Dicesi ancora che ciò avvenne in Atene nella festività solenne che essi appellavano Panatenea. « Sbeffavano gli Attici un
a tal vista, esorta palpitando vie più i suoi, chiamandoli a nome. Ma essi , animati dal vicino calpestio degli emuli veloci,
a ; E gran copia d’incenso e di liquori E di cibi e di vasi ancor con essi , Siccome è l’uso antico, entro gittârvi. Poichè c
i ordì una congiura, e, invitato Osiride ad un banchetto, gli fece da essi togliere a tradimento la vita e gettarne il corpo
otto il velame di questi racconti stieno riposti profondi misteri che essi non vogliono svelare ai profani. Ecco due di tali
statua del loro supremo Dio era un’altissima querce. Fu pur sacro per essi il vischio, pianta parasita che rampica sulla que
ni riconoscono per Dio supremo Pasciacamac o anima del mondo. Da lui, essi dicono, l’universo ebbe vita, da lui si conserva.
culto di queste divinità consisteva principalmente nel sacrificare ad essi creature umane. Le vittime condotte a piè dell’al
atele in terra, trasse da questo germe l’uomo e la donna. Riconoscono essi pure dei cattivi Genii cui consacrano le ossa deg
divinità greche ed egiziane, ma poco note. Gli Egiziani onoravano in essi i figliuoli di Vulcano (272) ; ed il loro tempio
mmetlono l’esistenza del gran continente atlantico, il quale, secondo essi , restò sommerso nelle acque dell’Oceano cho porta
nella politica che nell’ industria ; mentre i tiranni ed i mostri da essi combattuti e vinti rappresentavano il dispotismo,
8 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
ome volle la bontà di Dio, di me presero cura più che paterna. Or fra essi senza fallo l’E. V. R. è de’ primi ; chè col cons
giorni detti da Catullo (4) i migliori fra tutti quelli dell’anno. In essi gli amici si davan regali a vicenda ; non vi era
I quali vedendo l’uman genere distrutto tutto quanto dalle acque, ed essi soli sopravviventi, consultarono Temi che a que’
suoi germani fratelli, e nati dalla stessa sua madre (1). nulladimeno essi son chiamati per lo più Dioscuri (Διοσκουροι, i.
amo che dicono i poeti dell’estremo fato di questi eroi. Pretendevano essi di sposare Febe ed Elaira, fig. di Licippo, frate
i abitatori delle isole Vulcanie, le quali gettano fuoco, dal fumo di essi prevedevano quali venti per tre giorni dovessero
degna di lui e di formare i giganti con più terribile aspetto, mentre essi si scontorcono, e con le loro maestose facce mina
to da buoi, percui non vi potea giungere all’ora disegnata, si posero essi a tirare il carro, e ricondotta la madre a casa n
figliuoli il maggior bene che può toccare all’uomo. Si addormentarono essi placidamente di un sonno, da cui mai più non si s
famosa, e nel quale gli Dei stessi erano giudicati. Oreste, dicevano essi , avendo uccisa Clitennestra, sua madre, fu dalle
un falso Palladio ; e che Enea avendo seco portato il vero in Italia, essi lo posero nel tempio di Vesta, affidandone la cus
le dice che i Greci credevano, Apollo essere lo stesso Sole(1) ; e di essi parleremo in un solo articolo. La voce Apollo (Απ
se avessero i Troiani creduto a’ veraci di lei pronostici, chè quando essi inconsideratamente sulla sacra rocca riposero il
e di tutte le belle arti. I poeti erano suoi sacerdoti e figliuoli ; essi credevansi da lui inspirati, come tutt’i cultori
ttà di Tebe, e che discacciato dal trono Laio, fig. di Labdaco, quivi essi regnarono. Le Muse donarono ad Anfione la lira, c
vano i Poeti, detti sì spesso lor sacerdoti ed amici, con far bere ad essi l’acqua di alcuno de’ mentovati fonti(1), la qual
della preghiera ; il quale fu, essersi ritrovati morti nell’ultimo di essi . Volle con ciò Apollo dare ad intendere, niuna co
te. I solari destrieri erano bianchi e tutti sfolgoranti di luce. Son essi Eoo, cioè l’orientale, Eto, o l’ardente, Piroo, o
rità dell’aria, la fertilità de’campi e la salute degli uomini, furon essi stimati autori della pubblica salute e felicità ;
r tre giorni al terminare di ogni secolo dalla fondazione di Roma. In essi uno scelto coro di giovanetti e di donzelle di cu
leone ; gli sta dappresso la clava, e beve in un cantaro ; intorno ad essi vedonsi Fauni e Satiri che suonano doppii flauti,
uomini ; egli loro attribuisce anche le debolezze dell’umana natura ; essi combattono cogli uomini e ne sono feriti. La qual
piè sino agli estremi suoi confini Tremar la Tracia tutta, e van con essi Lo Spavento, il Timor, l’Insidie e l’Ire, Del bel
iù di ogni altro nume il veneravano ; e ciò per l’indole bellicosa di essi popoli. Anche Varrone asserisce che i Romani avea
tri undici simili fabbricati da Mamurio, acciocchè, confondendosi con essi , potesse con difficoltà esser rubato. Questi sace
livi, falsamente da’ Greci attribuito a Minerva ; tutte le quali cose essi han detto del loro Mercurio. L’Ermete egiziano fi
penti, i quali fieramente fra loro battagliavano, ponendo in mezzo ad essi quel bastone, acchetò subito la loro animosità, e
i ritrova spesso occupato a trattar colle ombre e con Caronte ; ed in essi si lagna che neppure di notte gli era dato di rip
n Dea la Terra, ch’è la donatrice di quelle cose, per le quali vivono essi e godono molte comodità. Per ciò pure l’agricoltu
pi vi è gran confusione fra gli antichi scrittori. Secondo Esiodo (1) essi erano divina progenie nata da Crono, non più di t
ri di Vulcano nel fabbricare i fulmini di Giove. Ma secondo Omero(2), essi erano mostruosi giganti, sprezzatori de’ Numi e s
ene, e specialmente una porta sormontata da leoni, fu opera loro ; ed essi fabbricarono al re Preto le mura di Tirinto, citt
atiri, o sia gli Dei delle foreste e de’campi ; e per la deformità di essi avvenne che tutt’i mostruosi e segnalali per qual
del crudele Tifone ; e che in grazia di sì prudente consiglio, fu da essi trasformato nella costellazione del Capricorno, p
partorì gli alti mouti, grate abitazioni delle divine Ninfe che su di essi dimorano. Le valli aveano le loro Napee (a ναπος,
ed erano aiutati a menare una vita migliore. Alcuni pretendono che in essi s’insegnavano i principali dommi dell’unità di Di
lli, ed attesochè le pedate avrebbero potuto mostrare al padrone, ove essi fossero stati guidati, per la coda indietro tiran
trasformato in cervo ; nel qual sembiante veduto dai suoi cani, fu da essi miseramente lacerato. Apollodoro dice, essere sta
e poesia ben seppe appagane l’ambiziosa vanità greca ; poichè, avendo essi un’origine oscura ed ignobile, come quelli che di
i, detti Eroi, nati dagl’Iddii o generati dalla terra. E poi, vedendo essi alcune loro opere veramente grandi ed eroiche, co
osse da alcuno spiegato il seguente enigma che la sfinge proponeva ad essi  : Quale animale il mattino cammina a quattro pied
di sottoporre al giogo due grandi, e fierissimi tori e che avesse con essi solcata la terra, seminandovi alcuni di que’ dent
one e Menelao il superavano nella prerogativa del comando, Achille ed essi ed ogni altro di bellezza e di valore avanzava(1)
? Sappiamo che i Cimmerii eran popoli dell’Asia, presso al Bosforo da essi detto Cimmerio, non lungi dalla Palude Meolide. L
l suolo o pendono dagli alberi che son nutricati da limpide acque. Di essi que fortunati abitatori portano e le mani ed il c
ità, perchè quivi non avea luogo la calunnia e la mensogna ; Minos ad essi superiore decide in caso di oscurità e di dubbio.
dagli antichi poeti l’aggiunto di pallido e di nero. E perciò ancora essi opachi e tenebrosi si fingevano da’poeti ; ed avv
decima parte è riservata pel gastigo degli Dei spergiuri. Chiunque di essi siasi renduto colpevole, rimane per un anno senza
eso Plutone per le ricchezze rinchiuse nel grembo della terra, avendo essi potuto cadere in questo errore a motivo che gli a
che presedevano in Roma a’funerali e somministravano tutte le cose ad essi necessarie. E Libitinense chiamavasi una porta de
9 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
li avviliti nella servitù concesse l’apoteosi a indegni monarchi ; ed essi , prevalendosi del potere, divinizzarono uomini st
al volere dei principi, dei legislatori o dei faziosi, secondo che ad essi premeva che il popolo fosse animato a sperare o a
spressamenle li vieta. I Caldei ne fecero professione particolare. Da essi l’apprescro i Greci, e molto vi si distinsero in
a scurtare i cunsoli ec. Forse il nome littore viene da ligo, perchè essi arrestavanu e legavanu i rei. 6. Acqua comune ne
. La tenevano in un vaso sulla porta dei templi, e prima d’entrare in essi , ognuno se ne lavava il viso e le mani, o si face
10 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
e la testa della Gorgone sopra certi giunchi teneri e pieghevoli ; ed essi appenachè vennero toccati, divennero duri e infle
o Euripilo ; ed esso, dopo di aver donato loro una gleba di terra, ad essi pure additò la via di uscire senza pericolo dal l
ne staccè uno de’ cavalli dal carro di Nettuno, e lo mandò innanzi ad essi , affinchè fosse loro di sicura guida (b). Giunse
ero animali mansueti e domestici, li sottopose all’aratro, e andò con essi seminando i denti del mentovato Dragone, che già
primo per opera di Astidamia : bensì gli propose di far prova chi di essi due giuocasse meglio al Disco ; chi fosse capace
in altro modo raccontano la morte dell’anzidetto re. Riusciva, dicono essi , da nove anni scarsissima la raccolta nell’Egitto
to nella zuffa, dovette ritirarsi. Qualche tempo dopo egli ritornò ad essi , e li uccise col padre loro. Per tale motivo offe
ndare a’monti Atlantici. L’ Eroe avea inutilmente scaricato contro di essi tutte le sue saette, e già trovavasi in grande pe
che Pinario e la stirpe di lui non v’assistessero, che per servire in essi a’ Sacrificatori. Non sempre però il sacro minist
eggieri a due pini, a gran forza curvati, affinchè al raddcizzarsi di essi , traessero seco una parte del corpo, squarciato i
appresso di loro le ceneri di Ettore, perchè così avea prescritto ad essi un Oracolo, se volevano, che perpetuamente fosse
Scoliaste d’Omero (b) e lo Scoliaste d’Euripide (c) soggiungono, che essi erano realmente nati da Plistene, ma che, essendo
i in un otre, ossia in una pelle di capro, i venti Boreali, acciocchè essi non gl’impedissero il ritorno alla sua patria(11)
ni, che li riconobbero come loro Divinità tutelari, e fabbricarono ad essi un tempio(d). Benchè il medesimo tempio fosse sta
Que’ Giuochi si denominarono i Giuochi di Castore e di Polluce. Erano essi preceduti dallo spettacolo de’ gladiatori. I Magi
re. Panormo e Gonippo lasciarono, che gli Spartani si accostassero ad essi , e ne uccisero un gran numero. Per causa di sì re
i perdettero molta gente, Eteocle e Polinice stabilirono, di battersi essi soli. Eteocle simase il primo ferito, e cadde bag
tali si manifestano, agli occhi altrui i sentimenti dell’animo, quali essi internamente sono. Colla destra tiene una candida
te il Pavone, in quanto che è nemico de’proprj parti, per timore, che essi , crescendo, lo uguaglino in bellezza. Detrazio
inazione dello stesso padre, Atamante. Ve lo avevano indotto ; dìcono essi , le artifiziose petsuasioni d’ Ino, la quale stud
v’eglino doveano eseguire il dato comando. Là, rispose l’Oracolo, ove essi avrebbono trovato la pioggia col buon tempo. Misc
cagliarono a un tempo medesimo sopra di Ceneo quantità di strali ; ma essi , spuntati e rotti, caddero a terra, nè Ceneo ne r
i alcuni, i quali narrano diversamente il fatto ; come Paride, dicono essi , morì, il di lui corpo fu trasportato ad Enone, o
o dall’antico costume di seppellire nelle case i trapassati. E perchè essi col decorso del tempo si tumulavano lungo le pubb
ei Penati, affinchè vegliassero alla loro conservazione(g). Quindi ad essi alzarono tempj, e instituirono varie Feste(h). Tr
i da Enea in onore di Anchise, vennero chiamati i Giuochi Trojani. In essi gli esercizj erano tutti militari. Ascanio, figli
alle loro città, malgrado la minacciosa apparenza del Cielo. Molti di essi periròno per nautragio, e gli altri vennero per l
, e rendevano grande onore al Nume, rinchiuso nella cassa, e il quale essi chiamarono Esimnete. Nove de’principali della cit
stesso Storico soggiunge, che gli Spartani pretendevano di possedere essi la predetta Statua (e). Strabone finalmente (f),
Altri raccontano in altro modo la morte di Neottolemo. Questi, dicono essi , giudicò Apollo autore della morte di suo padre.
a Colchide. La burrasca però all’apparire di que’ fuochi cessò ; e di essi pertanto furono appellati i Fuochi di Castore e d
rimasto vinto. Tutti coloro accettarono la proposizione, ma niuno di essi sopravvisse al combattimento. Driante e Clito si
a scemando di forze, ricusò di porsi in corso con loro ; e permise ad essi di combattere l’uno contro l’altro, promettendo l
11 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
cevano fermo piedestallo a questa larva di religione, onde non cadere essi medesimi con il crollo di quella, ancora tai filo
fetti di sapienza civile, riducevano al genere del sapiente civile da essi fantasticato, Mercurio Trimegistro ; perchè non s
e con le favole, ma la ignoranza e lo smodare per ogni estremo fè ad essi cambiare significato. E prima dalla ignoranza. I
re con gli. Dei mondani, ed il volgo nella libertà di trattenersi con essi , e con gli antenati, nel mantenere il senso in po
are : regina degli uomini e degli Dei, perchè i regni poi nacquero da essi matrimonii legittimi….. È Giunone detta Giogale d
e. Ma da’ Greci fu detta Ηερα, dalla quale debbono essere stati detti essi eroi, perchè nascevano da nozze solenni, delle qu
con una scure fendette il capo di Giove, onde nacque Minerva, volendo essi dire, che la moltitudine de’famoli, che esercitav
ti servili, che venivano sotto il genere poetico di Vulcano : Plebeo, essi ruppero il sentimento d’infievolire o scemare il
ativamente alle vere o false influenze, che una lunga osservazione ad essi attribuiva. Venere anticamente chiamata Calisto,
oica della prima agraria gli Eroi escono dai loro fondi, per dire che essi sono signori de’fondi, e si uniscono armati contr
co’clienti ammutinati contro esso loro, e coi solchi sono significati essi ordini ». 65. Giano — Giano è rappresentato da tu
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
questi due principali nomi Erme e Mercurio e dagli attributi che per essi indicavansi, dedussero gli Antichi altri correlat
sua scaltrezza si divertiva a far delle burle agli Dei, involando ad essi quel che avevano di più caro e prezioso. E perciò
festa di Mercurio il 15 di maggio, e Ovidio aggiunge la preghiera che essi recitavano, la quale terminava col chiedere a que
battevano, li percosse colla sua verga per separarli e dividerli ; ed essi attortigliandosi a quella rimasero in atto di lam
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
Vesta, e a questo Vulcano. Erravano però nel credere che il fuoco che essi chiamavan celeste fosse di natura diversa da quel
avan celeste fosse di natura diversa da quello terrestre, non sapendo essi che risulta egualmente da combustione o ignizione
re dei Ciclopi, dei quali si è fatto un sol cenno col dire che tre di essi , cioè Bronte, Sterope e Piracmone aiutavano Vulca
ielo e della Terra, ossia di Urano e di Vesta Prisca. Uno soltanto di essi era figlio di Nettuno e della ninfa Toosa, e ques
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
cemmo, si racconta che mossero guerra agli Ateniesi per ritogliere ad essi la loro sorella Elena che era stata rapita da Tes
e la morte del figlio fece loro la guerra, e avendoli vinti impose ad essi un tributo di sangue, esigendo cioè che fossero m
o andò gastigando i ribaldi usando contro di loro quella violenza che essi usavano contro degli altri ; onde nel modo stesso
ti, che satolli « Teseo combattêr co’doppi petti. » I principali di essi invitati alle nozze di Piritoo, quando furono al
Paride vinse tutti i figli del re ; e in tale occasione investigando essi l’origine di lui, scuoprirono che egli era il lor
araldi mandati da Agamennone, la sua schiava Briseide, rispettando in essi il diritto delle genti, e confidando che farebber
ti dei Troiani che recaron loro soccorso personalmente e perderon per essi la vita in battaglia. Fra questi v’eran due Semid
uei suoni per salutare il Sole suo avo quando la irradiava ; ed erano essi che penetrando per occulti accessi nella cavità d
ira loro la Musa, senza curarsi se a chi legge sia noto o no quel che essi dicono, o sono per dire. Omero nel libro viii de
fida nutrice « Caieta, ai nostri liti eterna fama « Desti morendo, ed essi anco a te diero « Sede onorata, se d’onore a’mort
li Dei, e sta perciò a significare l’interpretazione della volontà di essi . Quindi è fondata sulla credenza che gli Dei mani
i gli Etruschi a porla in pratica e ne divennero solenni maestri : da essi l’appresero i Romani, i quali la estesero e l’acc
dicendo « che tutti coloro i quali ogni giorno pregavano gli Dei e ad essi immolavano vittime per ottenere che i loro figli
15 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
ni si conducevano in giro per la città, coronati di fiori, e portando essi come certe collane, formate di pane ; finalmente
cino al fiume Alfeo (f). Niente si sa di certo intorno all’origine di essi . V’è chi dice che uno de’Dattili, di nome Ercole,
. Gli altri nomi, dati a Giove, sono pressochè innumerabili. Altri di essi gli derivarono, ov’ era in ispezial modo venerato
oncorrevano molti corri, ornati di ghirlande di fiori, e sopra uno di essi eravi riposto un nero toro. Certi giovani portava
di alzare a Giove sul predetto monte un tempio, che dovesse essere ad essi comune, e dove tutti gli alleati ogni anno avesse
portavano certi altari, formati come ceppi di vite, e coronati anch’ essi d’ellera, su’ quali abbruciavano incenso ed altri
ello se ne collocava un altro minore che indicava la Luna. Intorno di essi due ponevasi un gran numero di plù piccoli, i qua
onevano in giro legni verdi, e Innghi cinquanta braccia. Nel mezzo di essi collocavano quantità di legno secco. Portavano in
te venne mitigata. I giovanetti erano scelti trall’ignobile volgo, ed essi soggiacevano alla flagellazione, finchè solamente
erano onorati di particolare culto. Si circondavano di fasce(c), e ad essi si appendevano corone, voti, tavolette(d), lucern
i recò nove volumi di predizioni a Tarquinio Prisco, e ne ricercò per essi cento, o come altri vogliono, trecento monete d’o
Così poi crebbe la superstiziosa venerazione verso i medesimi, che ad essi si assegnarono perfino Sacerdoti e Ministri (b),
mpre un grande rispetto pe’ giuramenti. Ogni promessa, confermata con essi , si doveva da loro indispensabilmente osservare,
finalmente vuole, che i fulmini di Giove sieno molti, e che ognuno di essi contenga tre raggi di grandine, tre di pioggia, t
i Cratide, pastore d’Italia, e di una capra : ed è per questo, dicono essi , che Silvano comparve alla luce mezzo uomo emezzo
inalmente attribuiscono al tirso una mirabile virtù : bastava, dicono essi , battere con esso la terra, e ne scaturivano tost
pretendono, che sieno state instituite da Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto dal loro Avo, Numitore, la facoltà di fa
ime si celebrarono da’ Romani per ricordare il benefizio. prestato ad essi dalla lupa coll’educare Romolo e Remo ; e che per
. Varj altri Numi s’invocavano prima d’innalzare qualche edifizio, ed essi si chiamavano Prodromei (f). (b). Calep. Sept.
faceveno il nono giorno dopo la loro nascita, nel quale s’imponeva ad essi il nome. A questa Dea si offeriva allora un sacri
libertà, affinchè spiegassero il volo in diverse parti del mondo ; ma essi tosto ripresero invece il loro primiero naturale
chi notturni in onore di Plutone e di Proserpina, e di sacrificare ad essi delle vittime rosse. Valesio voleva ergere un alt
alla testa de’ convitati chiese giustizia da’ministri del tempio, ed essi condannarono la regina ad essere precipitata dall
a varietà del suo corso la fece morire di mille morti, e vi regnarono essi . Come Dirce avea molto venerato Bacco, così quest
i dovizie. Egli se ne accorse, e propose di cederle spontaneamente ad essi , purchè nol avessero fatto morire. Ricusarono col
hiamarono nella loro città al tempo di Solone, ed egli molto giovò ad essi co’consigli e colle predizioni. Dicesi, che sia m
percuotevano certi bronzi per allontanare i cattivi Spiriti, affinchè essi non s’impadronissero di quell’anima. Spirato l’in
contro gli altri due per ucciderli. I loro colpi andarono falliti, ed essi in vece perirono. Nettuno, che in quella circosta
lo i tre ultimi giorni di ciascun mose. Chiunque compariva dinanzi ad essi , dovea prima sacrificare e giurare sull’ altare d
16 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
e, e non vedevano nel tutto, che il sistema di religione dagl’Iddj ad essi presentato, e che i Poeti, ed i Savj colle cure p
or segno affaticati per rintracciare la sorgente di tali invenzioni : essi hanno azzardato le più plausibili congetture con
conoscere l’idea, che avevano gli antichi della Creazione : credevano essi , che la materia fosse eterna, e che l’alta potenz
no però non fu sempre tranquillo. I Titani mal contenti de’ dritti ad essi usurpati, gli suscitarono contro i Giganti, ch’er
unanze, ascoltava i pubblici indovini, che lo consultavano, e dava ad essi le risposte. Era il Dio dell’eloquenza, del comme
ugnale con ordine di ammazzare i loro sposi nella prima notte, che ad essi si univano. La sola Ipermnestra rifiutò di obbedi
a pareva che dovesse spaventare i pastori piuttosto che riscuotere da essi un culto. Vedesi rappresentato metà uomo, e metà
a, uscirono dal di lei seno gli armati, che in vista di una pietra ad essi lanciata posti in iscompiglio a vicenda si scanna
e in un giorno istesso per non soffrire il dispiacere di dover uno di essi piangere la morte dell’altro. Questa grazia loro
onne l’ingresso. Ciò diede occasione ai Napoletani di ascrivere anch’ essi Eunosto fralle patrie tutelari Deità. Il nostro c
alia ; si può dire, che noi abbiamo perduto molto in questa parte. Di essi i più celebri sono Sotero, Eleuterio, Olimpio, ap
, aggiungendone duc ai tre rapportati da Diodoro, e da Filostrato. Di essi il più famoso è il figlio di Semele conosciuto so
17 (1880) Lezioni di mitologia
opolare ambizione, recarono alle divinità l’origine delle nazioni per essi ordinate. Quindi è che l’istoria di tutte le gent
infinito: ma lo spirito s’innamorò dei suoi principj, si mi schiò con essi , e questa misura fu Desiderio chiamata. Di qui co
ce Achille Borea e Zefiro implora, e lor promette Sacrifizio gradito; essi a quel grido Corrono ufìzìosi, e di lor possa Tut
ulazione pose gl’imperatori romani nel numero degli Dei, ebbero ancor essi altari, e più dei numi, non perchè tutti gli cred
ia. Lezione sesta. Dei simulacri e dei boschi sacri, e dei riti ad essi risguardanti. Le umane invenzioni rozze furono
simulacri; convenienti forme si effigiarono nella parte superiore di essi , indicando con taglio longitudinale la divisione
tancava gli occhi dei greci nocchieri, poiché, come dice Omero, è per essi intatta dai lavacri dell’oceano, cioè non tramont
o, che sostengono un treppiede di bronzo, e che sono capilavori tanto essi che il treppiede. Del resto, il tempio di Giove O
andando a visitare Teti, l’Oceano dice che nelle loro case già fu da essi beatamente nutrita. In questa diversità di nutric
più famosi, esponendovi le maniere nelle quali fa la dea, a tenore di essi , rappresentata. Lucina, quantunque questo nome a
lle idee tenute dagli antichi sulla ca-’ gione del terremoto, secondo essi prodotto dalle acque; onde è che in figura di tor
ercano, a gara: Atteone, Atteon gridano; il capo Al suo nome rivolge: essi querela Fanno ch’ei sia lontano, o che non pasca
é morto, e par che dorma, Ponlo in morbidi panni, qual solea Teco con essi trarne i sacri sonni Nel letto aurato, or corca i
e lor presenta Ricolma tazza, guiderdon dell’opra E ristoro di lena: essi d’un sorso La si votan giocondi, e più giocondi R
allegoria divien sensibile pei racconti di Esiodo e di Omero.- Dicono essi che questo dio delle ricchezze fu il frutto degli
mondo augurio scende La Cometa cosi; splendon di sangue I crini, e d’ essi la minaccia accenna Tempesta ai legni, alle città
esti erano in tanta venerazione presso gli antichi, che sacro era per essi il giuramento. Tanto è l’impero della superstizio
nei quattro fanciullini, tutti rivolti verso la Terra; ed il primo di essi , che rappresenta l’Inverno, ha un manto che gli p
una pietra informe non mai adoprata. Successivamente Lisippo fece per essi un Cupido di bronzo, e Prassitele ne aveva per l’
ce di Smirne la rappresentano in unione con altri numi, questi, e fra essi Giove stesso, restano in piedi avanti a lei seden
er difendere l’assurdità contro i maestri dell’Evangelo. Ati, secondo essi , è il sole: più probabile, ma non certo è che que
Titani, e che la sua pietà facendolo spergiuro, fosse colla moglie da essi incatenato. Giove volò per liberare il padre, e c
tolo, ne fa padre Nettuno. Polifemo il piu potenti e il piu famoso di essi , che furono cento, nacque, secondo Apollonio, dal
ovi mortali furono chiamati Mirmidoni, e ninno di voi ignorerà che di essi fu condottiero Achille, che ad Eaco fu nipote. Eg
ni tragici dei più lodati monumenti. Benché possa perciò competere ad essi il nome di coturni, mi sembra di riconoscervi piu
i ricevuto il corpo, i due Atridi si mettono a piangere Antiloco; con essi il re d’ Itaca, il figlio di Tideo e tutti gli al
o due sole col nome di Olita e di Penna: gli Ateniesi combinavano con essi nel numero e non nel nome, poiché le chiamavano A
irono davanti alla città di Cadmo, gli Ateniesi ottennero a forza per essi l’onore della sepoltura. Capaneo fu quindi portat
Dove, mio dolce padre, a me sei morto? Forse sta tra i cultori, e ad essi insegna 1 nuovi rami della bella vite Porre nei c
esperta sollevò la terra. E la fatica dei pietosi uffici Divideva con essi . Alfìn compita L’opra, partiano i pellegrini, e s
liani che ne fecero, ne dipinsero, e in barbaro latino in alquanti di essi scrissero, furono più antichi che non la favola d
che i primi a cavalcare sembrarono ai rozzi uomini tutto un animale’, essi e il destriero. Comprendiamo da Omero che molto t
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
Classici e principalmente Virgilio e Cicerone, e starcene a quel che essi ne credevano e ce ne lasciarono scritto ; e tutt’
i Penati il loro carattere generale e il loro principale ufficio, che essi non avrebber perduto ancorchè in ogni famiglia av
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
armi taglienti sino a ferirsi e mutilarsi. Quindi l’altra favola che essi in origine facessero questo strepito per ordine d
sue opere filosofiche aggiunge un’altra notabile rassomiglianza, che essi avevano coi nostri frati mendicanti, perchè asser
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
i, con la quale il lor Fato tenga cinto e legato il Mondo, vedano che essi non vi restino avvolti ; perchè lo strascinamento
li Dei con sì fatta Catena egli pende dall’arbitrio di esso Giove, ed essi vogliono Giove soggetto al Fato. Si fatta Autorit
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
l mar, la terra, e ‘l cielo « Lacerati da lor, confusi e sparsi « Con essi andrian per lo gran vano a volo. « Ma la possa ma
Il nome greco è significativo delle qualità distintive di ciascuno di essi  : Borea significa fremente ; Noto, umido ; Euro,
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
ormò in cervo, che nel fuggire fu raggiunto dai suoi propri cani e da essi miseramente dilaniato. Dissero i mitologi che Att
truosa Dea faccia orrore. E gli uffici che le si assegnavano eran pur essi fantastici e paurosi ; poichè dessa mandava fuor
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
ndezza e di forza straordinaria ; e i mitologi aggiungono che molti d’ essi erano anche di struttura mostruosa. Alcuni ci nar
o, indicata l’elaborazione e la fabbrica naturale di quello zolfo che essi , alludendo alla stessa origine, chiamano nativo 8
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
ulti o dipinti i Satiri avrà notato una gran somiglianza di forme fra essi e il Dio Pane, e riconoscerà quanto graziosamente
« Quella che Pan somiglia « Capribarbicornipede famiglia. » Molti di essi formavano il corteo di Bacco, come dicemmo parlan
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
e passar leggermente sugli altri con qualche osservazione che sia ad essi comune. Fra tutti quanti gli Oracoli, il più cele
ggiunsero gli Augurii, di cui eran solenni mæstri gli Etruschi ; e da essi li appresero i Romani che ne facevano un uso freq
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
derne come voto l’aureo vello maraviglioso. Ma gli Dei ricompensarono essi quel povero animale, trasformandolo nella celeste
llo fu diretta la spedizione degli Argonauti ; e non la considerarono essi una impresa di rapina, ma come l’esercizio di un
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
dente all’intorno, e sta ad indicare i flutti marini e gli effetti di essi sui lidi : etimologicamente è un quid simile dell
i Dei e ciò che fosse utile o dannoso ai mortali, ma per rivelarlo ad essi bisognava che vi fosse costretto : così la materi
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
, convien trattenersi alquanto, considerando il principio generale da essi riconosciuto, che la materia fosse eterna, cioè f
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
sse e rappresentate dai loro poeti, ci sembrano fantastiche e strane, essi forse potrebbero dir come Dante : « Mirate la do
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
rsonificazioni degli affetti dell’animo o buoni o rei. Quella che per essi è parte suppletoria, per me è stata la parte prin
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
memori delle virtù dei suoi uomini illustri, e grate dei benefizii da essi ricevuti. Chi poteva infatti stimar benefici Dei
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
potere politico e negata l’esistenza stessa degli Dei, presumendo che essi potessero accogliere nel loro numero e nel loro c
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
li, supposero i mitologi che gli fosse piaciuto abdicare in favore di essi . Credendo per altro che esistesse anche in Cielo
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
etica chiamata aferesi. 8. I più dotti commentatori di Dante, e tra essi anche il canonico Bianchi di onorata memoria, int
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
significare che una cosa era impossibile o incredibile, o almeno che essi la stimavano tale, dicevano : « Crederò prima che
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
le tra i Pagani il sentimento che lo ispirava. Nè già si contentavano essi di lasciare le loro vendette a questa Dea, ma dav
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
nte di Giove Ammessi più Dei, ne vien di conseguenza che nessuno di essi può essere onnipotente, ma ciascuno ha un potere
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
ione prima accennerò brevemente le particolari qualità di ciascuno di essi , e poi li metterò in azione tutti insieme ; parla
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
ndicare il corso del fiume e la pendenza dell’ alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna da cui esce l’acqua per sign
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
mossi in Grecia sul monte Parnaso. — Di quale stirpe e famiglia erano essi i due fortunati o pii, che soli ebbero in sorte o
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
li ad occhio nùdo ne annoverarono sette, e attribuirono a ciascuno di essi una Divinità che vi presiedesse o li dirigesse ne
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
alvata da Enea e trasportata in Italia, e che fosse quella stessa che essi facevano gelosamente custodire nel tempio di Vest
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
drago, custode di quella fonte, che finiva di divorarsi l’ ultimo di essi . Allora per vendicare la morte dei compagni risch
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
iamati Salii dal saltar che facevano processionalmente ; e l’inno che essi cantavano essendo stato composto ai tempi di Numa
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
e smentiti da chi, dopo la morte, nulla vi avesse trovato di quel che essi dicevano. E il nostro Dante valendosi della facol
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
diva Pegasea, che gl’ ingegni « Fai glorïosi e rendigli longevi, « Ed essi teco le cittadi e i regni, « Illustrami di te, si
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
a e il raziocinio, l’uomo che ne è fornito può non solo difendersi da essi , ma vincerli e dominarli, facendoli servire o viv
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
o delle sorti di ciascuna di loro nell’altro mondo ; e la sentenza di essi era inappellabile. Questi giudici si chiamavano M
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
pochi andavano in Cielo nel consesso degli Dei supremi e a mensa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi eran
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