ipali, e più interessanti punti della Mitologia, dalla definizione di
essa
pria d’ogni altra cosa per una ben chiesta ragion
ttorie gloriosa sempre più sfavillasse la maestà del gran Giove ; pur
essa
oscurata venne non poco da quelle infami azioni,
a per incognite vie la condusse finalmente dal suo Re, e così divenne
essa
sua sposa onorata per altro da popoli collo stess
si di coraggio Minerva alzò l’ammirabil suà asta, e forte battè anche
essa
la terra attendendone anziosa l’ effetto. Scossa
nerva qual dimostranza del suo invitto potere, pensò di operare anche
essa
un consimile sovraumano portento, un Dio producen
sedente su d’un carro d’acciaio guidato da Bellona terribil Dea anche
essa
delle battaglie, tirato da cavalli nati da Borea,
sen la voglia rea Di punir l’opre di fatal rio scorno. Essa è madre,
essa
è Diva, ed essa crea I fenomeni infausti al sole
ea Di punir l’opre di fatal rio scorno. Essa è madre, essa è Diva, ed
essa
crea I fenomeni infausti al sole intorno : Costre
ro invero bramar più poteva per esser felice ? Chi fù Giunone. Figlia
essa
di Saturno, e di Opi, e Sorella per conseguenza d
lla Discordia nelle nozze di Teti, e di Peleo ? Non s’ arrossi allora
essa
di prostrarsi in umile atteggiamento avanti ad Eo
eva dal fecondo seno di sua mente un vivo portento di sapienza, anche
essa
la gloria volle d’ aver cavato sol da se dagl’occ
arito pel seguente motivo. Nella gran congiura degli Dei contro Giove
essa
in vece d’opporsi al troppo folle attentato, non
portarsi dalle spose nell’andare a prender marito, quale credevasi da
essa
disciolto qual patrocinatrice delle nozze. Fù nom
acrobio, per l’ etra ; e quindi essendo all’ Etra sottoposta l’ aria,
essa
qual inferiore di Giove per l’ aria stessa comune
il poter della natura, E salva il mondo dagl’ acerbi mali. L’uomo per
essa
ne travagli indura, L’augel per essa spiega alleg
do dagl’ acerbi mali. L’uomo per essa ne travagli indura, L’augel per
essa
spiega allegro l’ ali. Cerere è questa onor d’ ag
certamente la figlia di Saturno, e Cibile Cerere. Chi fù Cerere. Per
essa
invero si scosse la terra, ed in vaghe forme pres
tesori a mortali, sichè questi rapiti dalla novità del portento, e da
essa
, e dal figliuol di Celio Trittolemo divenuto suo
vaghe sue forme, ed obbliando le leggi del sangue cadde in fallo con
essa
; pel qual fatto essa madre divenne della famosa
bbliando le leggi del sangue cadde in fallo con essa ; pel qual fatto
essa
madre divenne della famosa Proserpina innocente c
Raggirossi affannosa per questa, e quella parte della terra, sichè di
essa
a ragione scrisse Ovidio : Quaerenti defuit orbi
l solo caso, in cui gustato non avesse alcun frutto, perciò essendosi
essa
cibata di alcuni granelli di melo granato, giusta
invero il fanciullo Stellio, che per essersi scioccamente burlato di
essa
, che stanca dal cammino, ed oppressa dalla sete c
d oppressa dalla sete con avidità tracannava il gran vaso di acqua ad
essa
offerto dalla impietosita vecchia Becubo, fù col
Dea simboleggiante molto al naturale i tanti beneficii, che prestava
essa
a mortali, chiaro si scorge, perchè la stessa com
der le sue poppe soltanto gravose di latte in simbolo della cura, che
essa
ha de’ mortali può tai titoli sfacciatamente nega
durare nove giorni tanta era la celebrità, che neppur gl’iniziati ad
essa
potevano da presso vagheggiarne i misteri, ma mol
à le concesse di chiedergli con libertà quanto le fosse più in grato,
essa
la ben nata ogni altro dono fastosamente sprezzan
terni affetti per la sua amata purezza. Suo ossequio e culto. Alzato
essa
in tal forma il candido vessillo della verginità
dolci, ma possenti spinte, non poterono fare ammeno di enutrir ver di
essa
nel cuore tai sensi di amore, di venerazione, e d
quio, e vieppiù ne rifulse la gloria, qualora gran fiamma d’amore per
essa
si accese nel petto del religioso Nume II. Re de’
eso il fuoco, e generoso privandosi dell’antica reggia, volle, che di
essa
un atrio si formasse da servire di soggiorno a qu
lice Tiresia, se non perchè un curioso sguardo lanciato avea verso di
essa
nell’atto di tuffarsi nelle fresche acque di Elic
iva riverita Minerva evvi quello di Pallade dal nome di un gigante da
essa
ucciso, oppure come più plausibile sembra dal bra
ea di Sapienza, non men che di castità volle, che ne ciuque giorni ad
essa
sacri detti perciò feste Quinquattrie vacassero l
i, o con castigate parole esporre il più essenziale. Dappoichè se per
essa
un di rompendo i bei legami della modestia si dia
oter di questa Dea sono argomenti parlanti come della sfrontatezza di
essa
nell’agire, cosi di mia riserbatezza nel favellar
ra da tutti generalmente riguardata. I luoghi però nei quali riceveva
essa
special culto, ed omaggio furono Gnido, Cipro, Am
i ; però altra vittima offrir non le si dovea, che la sola colomba da
essa
teneramente amata,(1) e tanto si credeva affronta
nel seno della perseguitata Latona sua madre rinchiusa dopo aver con
essa
divorati gl’affanni de’lunghi travagliosi viaggi,
di sua purezza fù molto gelosa Diana. E che altro infatti significar
essa
volle quando spedi un cignale terribile a deserta
mpagne del re di Calidone Eneo ? Il poco rispetto che ebbe questi per
essa
nell’escluderla dalle offerte delle primizie fatt
on ne senta il valore. Per questi, ed altri innumerabili suoi effetti
essa
fù confusa colla luna, e con questo nome similmen
o di frecce sospeso alle spalle, circondata dalle sue Ninfe al par di
essa
similmente agguernite, di statura però men maesto
chetta nella mano qual presidente alle pubbliche strade, ed invece di
essa
alle volte in molti ritratti una chiave, detto pe
a nel poter la Dea Tellura, Che tutti unisce i pregi di natura, E per
essa
il mortal teme la morte. Ella forma dell’uom spes
iti co’ dolci frutti delle sue beneficenze più care, questo forma per
essa
la gloria più bella del suo essere, ed il più amm
ri quai buffoni con salti, e strani contorcimenti danzando innanzi ad
essa
con date cadenze, e variamente percuotendosi alza
ea, di cui in quest’ultimo capitolo si parla. Chi fù Proserpina. Nata
essa
da Giove, e da Cerere altro affetto parve, che no
ice della terra, e tanto era il rispetto, che quel popole nudriva per
essa
, che il giuramento dato in suo nome non solo era
emplicità, e schiettezza. Porta in mano uno specchio per additar, che
essa
non può esser guardata, che da se stessa soltanto
roibisce, e vieta Nemica di tesori, e di ricchezza Solo il giusto con
essa
al mondo giova ; Dà la mano agli oppressi, i fort
i col bel titolo di uomini dabbene è appunto la giustizia, mentre per
essa
non uscendo l’uomo dalla sua sfera sarà amico di
n uscendo l’uomo dalla sua sfera sarà amico di ogni altra virtù. Vien
essa
dipinta in atteggiamento di Vergine maestosa er s
sendo intanto la giustizia la base di ogni virtù sia ognuno amante di
essa
, ed operi sempre a tenore de’suoi dettati se non
glia non cangia mai colore ad onta d’ogni intemperie dell’aria ; così
essa
a scorno d’ogni sinistro accidente non fa provar
zza, cui si sublima chi la pruova. Scorgesi reggere un timone, perchè
essa
è nel mar della vita un’ abil nocchiere. La cicog
a semplicità par cosi bella, Che ti versa nel sen di gioia un rivo. D’
essa
l’imperio passa oltre la morte, Cade per lei qual
ale a disingannarci, mentre un tal simbolo troppo chiaro disvela, che
essa
molto promette, e poco, o nulla concede. Se è ver
tata la ragione, per cui nella morale del sonetto si è conchiuso, che
essa
nel cielo soltanto riconosce il soggiorno. Quanto
astanza rilevasi dalla necessità di tal virtù per ben oprare, essendo
essa
al dir di G. Cristo in S. Matt. 22. il cardine, o
la possanza Palesa dalla reggia al vile ostello, Ciascun l’invoca, ed
essa
in ordin bello Non inganna d’alcun mai la speranz
un mai la speranza. Providenza è costei, che fa sereno L’uom, che con
essa
ogni travaglio sfida, Chè il materno suo amor non
va, Tal che in lei stà riunita ogni bellezza. Ogni contento l’Uom per
essa
prova, Questa è felicità vera ricchezza, Che l’uo
ità mostra per sua insegna il caducco, onde designare, che con quello
essa
raddolcisce, e quasi addormenta ogni male morale,
l’altro polo delle altrui azioni curiosa s’informa, e loquace favella
essa
fù creduta messaggiera di Giove, e sempre riconos
ce ; ma sibbene coll’insistere sempre alle opere buone, acciò conscia
essa
del nostro ben fatto dia fiato alla tromba onorat
te ella vibra non indica forse ben chiaro le mortali ferite, che apre
essa
nel cuore ? Se dunque tanti danni cagiona impari
vindicativo nel compire suoi rei disegni, ed il timone dimostra, che
essa
si aggira da per tutto in mare ed in terra perseg
i cui ella si ammanta simbolo è del bestial suo naturale, che laddove
essa
non può tormentare gli altri contro so stessa riv
a sua indole ammaestrata la più sana parte de’ Gentili si tenevano da
essa
non sol lontaui, ma fuggivano ancora chiunque le
occa spunta un serpe alato, Tanto terribil più, quant’è più bella. Da
essa
un Uomo ignuto è trascinato. Alza cinta di serpi
nniato. La face cinta di serpi descrive il guasto, che nelle famiglie
essa
induce. Compiangendo si dice, che accusa, perchè
azioni. Molto espressive sonò le caratteristiche della mensogna. É
essa
audace perche tal è il mentitore : è zoppa, perch
ei tiranni il reo spavento. Come suole apparir tra nubi il Sole, Tal’
essa
apparve fra tempesta, e guerra, E col vasto poter
ore si ammireranno le bravure dell’ammirabil possa di quest’arte. Per
essa
più popoli spogliati gli antichi loro selvaggi co
mente tradotti ad un tenore di vita più civilizzata, e più culta. Per
essa
asseguirono la loro subblimità i Druvidi, le loro
Druvidi, le loro celebrità i Bardi, le magnanimità loro i Cultei. Per
essa
nella republica letteraria han vita tanti Eroi un
han vita tanti Eroi un dì nascosti nel tenebroso seno del obblio. Per
essa
vivono alla immortalità quanti per le scienze, o
per le scienze, o per le arti nella umana società si distinsero. Per
essa
finalmente, che suol dare anche corpo all’ombra,
chi forse all’esistenza mai non comparve, o chi di tante doti, quante
essa
l’accorda non mai fù fregiato. Aveva dunque ben r
, un poema, in questa parte deve singolarmente risplendere, perchè in
essa
piuchè nelle altre apparir debbono quei colori, p
ura. Or acciocchè tal sia, specialmente nell’ epica, la narrativa, in
essa
campeggiar deve tutto il bello dell’ arte. Quindi
ochi detti il maneggiato argomento, mentre per questo ufficio appunto
essa
richiede grand’ arte. In essa gli animi debbon ri
ento, mentre per questo ufficio appunto essa richiede grand’ arte. In
essa
gli animi debbon ricevere le ultime scosse per ab
, che non aderissero in modo, sicchè per essere esatti osservatori di
essa
abbiano a fare i sordi al suono del verso ; mentr
’allora l’ode pastorale avvanzò più di credito, e Teocrito trasse per
essa
non pochi onori, e ricchezze in Sicilia. Mancò l’
e lavoravono a capriccio, non diedero perciò mai il perfetto ritmo di
essa
. Se però ben si rifletta questa è da dirsi la ver
tre la ragion contiene, per cui maestoso, e bello risulti il Sonetto,
essa
in particolar modo occupar deve l’ingegno di chi
a de’ componenti suoi membri ; chiaro ognuno scorge come avendo io di
essa
, e d’ogni sua parte sufficientemente ragionato ne
e con consonante, e con altra consonante incomincia la voce seguente,
essa
in tal caso soffre cambiamento nella sua quantità
i Assirii falsamente da alcuni creduto fondator di Ninive, laddove di
essa
fù conquistatore sol, ed amplificatore, vien cred
rigine delle folli imprese dei Titani, e dei Giganti certo si è esser
essa
si nota, che quell’ Amazone de’ Giudei Giuditta n
e semplici furono nel nascere della Idolatria, pur coll’ avanzarsi di
essa
comparvero cosi splendidi, e vistosi, così ricchi
e, come piace a molti Commentatori, a fin di contrarre matrimonio con
essa
, e riceversi a’ titolo di dote gran denaro, che q
ebbe questa Dea col Dio Cupido circa la frettolosa raccolta de fiori,
essa
sarebbe restata vinta dall’aligiero Nume, se sort
naturale sua bianchezza col sangue proprio quel porporino colore, che
essa
la Regina de’fieri vistosamente si gode. (1). La
la Verginità sempre porta seco la spada della pudicizia, per la quale
essa
recide le opere della carne, e supera gl’allettam
può conservarsi illesa da macchia la castità, se la spada del pudore
essa
non vanti in sua difesa. Suoi tempii. (1). Per c
lasciasse da giovani a seder oziosa nelle mani d’un tal Nume ; ma di
essa
si servissero di sicura guida negli affari. E qua
ratissima alla nostra studiosa gioventù rendendo qui noto un libro ad
essa
sì utile, e che riunisce tanti pregi, che invano
ia di Agenore sotto la sembianza di toro, e portolla in Creta, ove da
essa
nacquero Minosse e Radamanto; si accostò ad Egina
si, dicon le favole, in corvo, e fatta sorgere una tempesta, quasi da
essa
fuggendo, ricoverossi in grembo a Giunone, da cui
me di Lucina ella era in vocata dalle partorienti, sebbene alcuni per
essa
intendan Diana, altri Ilitia figlia di Giunone. S
so de’ Greci e de’ Romani. Nata dal capo di Giove, e tutta armata, fu
essa
adorata come’ Dea della guerra sotto il nome di P
, nel terzo Antigone figlia di Laomedonte mutata in cicogna per avere
essa
pure arditamente sprezzata la beltà di Giunone; n
ndispettita però di questo e della superba iattanza di Aracne le ferì
essa
colla spola replicatamente la fronde, sicchè Arac
neva, e Minerva avvisatane dalla cornacchia in cui era stata prima da
essa
cangiata Coronide figlia di Coroneo per sottrarla
tamorfosi, che in tutela di Minerva era pria la cornacchia, in cui da
essa
era stata cangiata Coronide figlia di Coroneo per
racia, e marito di Progne figlia di Pandione re di Atene. Desiderando
essa
di rivedere Filomela sua sorella, Tereo s’ incari
avendo in Cipro i Cerasti osato sacrificarle umane vittime, furon da
essa
cangiati in lori. In Roma alle calende di aprile
e, che poi venuto in soccorso di Troia, fu ucciso da Achille. Ottenne
essa
a Titone l’ immortalità, ma non la perpetua giovi
ritroso veggendolo all’ amor suo, perchè costante verso di Procri, ad
essa
lo rimandò, dicendogli che se ne sarebbe pentito.
on sapendo Factente guidarlo, tanto alla terra sì accostò che ne arse
essa
, ed il mare. Alle preghiere della terra allor Gio
i il cavallo. La Luna, che comunemente confondesi con Diana, fu anch’
essa
dai più antichi poeti interamente da lei distinta
erra a negarle ricovero ove poter partorire, e suscitò pure contro di
essa
il serpente Pitone. Ma Nettuno l’ accolse nell’ I
nteramente distinta. Era Diana tenuta per Dea della caccia, perchè di
essa
formava la sua occupazione e il suo diletto. Cost
gliuolo di Aristeo e di Autone osato di mirarla nuda nel bagno, fu da
essa
coll’ acqua, che gli gettò contro cangiato in cer
iolenza ad Opi ninfa di Diana, e secondo alcuni a Diana stessa, fu da
essa
ucciso, secondo alcuni, con un dardo, e secondo a
io generato Autolico, da Apolline Filammone, osò a lei preferirsi, fu
essa
pure da lei trafitta, di che il padre addolorato
za di fanciullo, domandò di essere condotto a Nasso, e allorchè fu ad
essa
vicino, veggendo che i corsari volevano proceder
ra e di pampini, e col tirso in mano, che era una lancia ornata anch’
essa
di pampini. Suoi seguaci erano i Satiri, che figu
bbe quindi gli epiteti mammosa e di alma, perchè tutti per certo modo
essa
aliatta ed alimenta.. Unita a Giasone o Giasio fi
padre la trasformò in pescatore. Restituita alla forma primiera tornò
essa
al padre, e veduta da lui nuovamente, e pur nuova
le. Opi fu detta, secondo Varrone, perchè indi viene ogni opera, e d’
essa
è uopo per vivere; Cibele o dalla città o dal mon
i castità impostogli da Cibele nel farlo suo sacerdote. Ati fu poi da
essa
cangiato in pino. La vittima che a Cibele sacrifi
fino, che in ricompensa fu poi trasportato fra de costellazioni; e da
essa
ebbe Tritone che rappresentasi mezz’ uomo e mezzo
voragine vorticosa, che inghiottiva le navi e i naviganti, che sovra
essa
passavano. Questi due ultimi mostri erano amendue
vrano de’ Mani dai Latini era detto Summanus. La Notte dicevasi anch’
essa
tener sede giù nell’ Inferno insieme colla Morte,
re l’ Oceano cogli altri nove girava sopra la terra. Unita a Pallante
essa
ebbe per figli Zelo, Vittoria, Vigore e Forza, cu
ia ammesso da i Giove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Giove da
essa
avvertitone, per farne prova gli te comparire sot
coll’ aiuto di Minerva, e accesa al fuoco del Sole una fiaccola, con
essa
diede alla sua statua anima e vita. Fu Prometeo p
avrebbe richiamato Ercole all’ amor suo qualor le fosse infedele; ma
essa
invece fu poi ad Ercole cagion di morte, come tra
nni sacrificj a tutti gli Dei, dimenticò di offerirne a Diana, di che
essa
sdegnata spedì a disertar le campagne di Calidoni
di Tebe, e Giocasta in isposa, cui non sospettò essergli madre, e da
essa
gli nacquero i due gemelli Eteocle e Polinice, e
poi da Acarnone e Anfotero figli di Alcmeone, e di Calliroe, i quali
essa
ottenne, che ancor fanciulli giugnessero immantin
come questa era avvelenata così appena Glauce se l’ ebbe posta, andò
essa
a fiamme con tutta la reggia. Ne paga di ciò Mede
tà i vari casali che formavano la popolazione ateniese, ed istituì in
essa
ad onore di Minerva le feste Panatenee, e i giuoc
aveva ucciso Atreo, riuscì a sedurre Clitennestra, e di concerto con
essa
, allorchè Agamennone fu di ritorno, invitandolo i
ne di sassi undici navi e appena egli colla sua e coi compagni che in
essa
erano potè camparne. Con questa approdò all’ isol
ette aspettando che la carena riuscisse, e gettatosi nuovamente sovr’
essa
andò errando per dieci giorni, finchè arrivò all’
e rimbarcatosi perde la sua nutrice Caieta presso il luogo che poi da
essa
n’ ebbe il nome; indi giunto alle foci del Tevere
ace coi Latini sposò Lavinia, che fabbricò una città, cui dal nome di
essa
chiamò Lavinia, e che Venere dopo tre anni a lui
tornando al concertalo luogo, e vedendo trafitto Piramo, uccide anche
essa
colla medesima spada, e il loro sangue fa che i f
opravvenuta la peste in Atene, l’ oracolo disse che Bacco vendica con
essa
la morte d’ icario, a cui egli avea insegnato a c
di una sua statua, chiede a Venere che sia animata, e l’ ottiene; da
essa
nasce Pafo, che dà il nome alla città di Pafo. Mi
tologia di un popolo, non va confusa colla sua Religione; ha però con
essa
intimi rapporti; giacchè in sostanza la Mitologia
si viva che divenne tradizionale e come inseparabile dai racconti ad
essa
relativi. Fra i poeti antichi meritano particolar
li attributi di lei corrispondono esattamente a quelli di Zeus; anch’
essa
presiede ai fenomeni atmosferici e celesti, anch’
di Zeus; anch’ essa presiede ai fenomeni atmosferici e celesti, anch’
essa
scatena le tempeste ma con minor violenza di Zeus
, anch’ essa scatena le tempeste ma con minor violenza di Zeus; anch’
essa
divide con Zeus gli onori del regno celeste. I ra
I rapporti coniugali di Era con Zeus formavano il nucleo dei miti ad
essa
relativi ed offrirono copiosa materia ai poeti. S
una parziale), e Argo è appunto il cielo stellato attraverso il quale
essa
compie la sua peregrinazione. Anche l’ essere Era
adre di Ares, e il suo culto si connettesse con giuochi di guerra, ed
essa
serbasse un’ accanita ostilità contro i suoi nemi
nte fede al marito trovava in lei la sua più alta espressione. Quindi
essa
era considerata come protettrice del matrimonio e
l culto naturalmente si allargò sempre più. Da tempo antichissimo era
essa
venerata in Beozia e nelle isole di Eubea e di Sa
uce matutina; ma ben presto furono dimenticati i caratteri fisici, ed
essa
divenne semplicemente la protettrice delle matron
d essa divenne semplicemente la protettrice delle matrone romane, cui
essa
assisteva in tutti gli atti della vita. Anzi cias
ti, ma a differenza di Ares, Dio, come vedremo, della guerra brutale,
essa
ispira i movimenti più ragionevoli e i più accort
i che insegnò ad aggiogare i cavalli, e a usar i cocchi in battaglia;
essa
invento la tromba di guerra e il flauto. In tempo
à e degli stati (detta perciò Athena Polias, da polis, città, stato);
essa
favorisce la coltura, inventa per l’ uomo le cose
efica all’ umanità doveva avere un culto molto diffuso; e infatti era
essa
venerata ad Argo, a Corinto, in Isparta, in Arcad
o dell’ intelligenza come Pallade Atena; quindi venne ben presto con
essa
identificata; con questo però che in Minerva prev
Minerva guerriera non fu pensata che tardi, per analogia d’ Atena; ad
essa
ad es. Pompeo edificò nel 693/61 un tempio nel ca
nche il suo lato sinistro. Armata di areo e freccie (i raggi lunari),
essa
adopera l’ armi sue contro gli esseri catti vi o
, essa adopera l’ armi sue contro gli esseri catti vi o mostruosi ch’
essa
odia. Specialmente si diletta della caccia, e tra
scortata da un coro di ninfe leggiadre, preceduta dagli ardenti cani,
essa
insegue le fiere selvaggie, e le colpisce colle s
fo e altrove, avevano templi in comune. Come dea della libera natura,
essa
aveva un culto speciale in Arcadia, regione di al
io in onor di lei era in un bosco presso Aricia sul lago di Nemi, ov’
essa
era chiamata Diana Nemorensis; un altro sul monte
Romolo. Anche Orazio ha tra le sue odi degl’ inni a Diana; dove però
essa
è per lo più congiunta con Apollo e anche con Lat
e la prima terra, a cui approdò sarebbe stata l’ isola di Cipro, dove
essa
era venerata con culto speciale. Di qui gli epite
e Afrodite è messa in rapporto con Dioniso e con Ermes. Spesso poi di
essa
si dice che esercito la sua forza sul mortali. Ai
ra terra celebre per il culto di Afrodite fu l’ isola di Citera, onde
essa
ebbe il soprannome di Citerea, e di qui si estese
e in tutta la bellezza delle nude forme, immaginandola nell’ atto che
essa
doveva uscire dalle onde alla vita. Celebre tra l
ttrice della famiglia, ma poichè lo Stato è una grande famiglia, così
essa
era per gli antichi anche patrona dello Stato, e
speciali, giacchè ogni casa ed ogni città era un tempio per lei; anzi
essa
aveva posto anche nei templi degli altri Dei, e n
go senza che cominciasse e finisse con una libazione ad Estia; sicchè
essa
aveva la sua parte in tutti i banchetti festivi e
e circa, i mariti di questa Dea. Il primo era stato Astreo, pel quale
essa
divenne madre dei venti Borea, Zefiro, Euro e Not
, rapita da Borea mentre stava giocando sulle rive dell’ Ilisso, onde
essa
divenne madre dei Boreadi Calai e Zete, ricordati
comica; Tersicore la lira ed illungo abito dei citaredi; Erato anch’
essa
un grosso istrumento a corda e abito svolazzante;
3. Pindaro nella 13a Olimpica loda Corinto dove han culto le Ore; in
essa
, dice, abita Eunomia, fondamento sicuro della cit
lpello antico è una statua trovata negli scavi d’ Olimpia nel 1875. È
essa
una Niche alata, che i Messenii e quei di Naupatt
ia, ora al Museo del Louvre, che noi riproduciamo alla fig. 41. Anche
essa
è tronca in qualche parte, ma si può completare c
remo la figura di Iride che è nel fregio orientale del Partenone dov’
essa
è vicino ad Era; un’ altra Iride, ma di men sicur
Era, era una personificazione della fiorente giovinezza. Nell’ Iliade
essa
figura come la coppiera degli Dei d’ Olimpo, esse
avuto l’ onore di un pubblico culto. 4. La figura di Eros e i miti ad
essa
relativi offrivano agli artisti della parola e de
prestare se non fosse da invisibili potenze aiutata. Infine, essendo
essa
discesa all’ inferno per farsi dare da Persefone
ne da Giove che Psiche fosse accolta in cielo tra gli immortali, dove
essa
vive eternamente con lui congiunta dopo essere di
erse opere. La statuaria, seguendo le fantasie dei poeti, prese anch’
essa
a rappresentar Eros in figura di un giovinetto pi
vita di ognuno, la seconda rappresentante ciò che v’ è di casuale in
essa
vita, la terza significante l’ inevitabile necess
e di Teti (Tethys). Come protettrice e conservatrice degli stati, era
essa
venerata e onorata di templi e statue in molte ci
e del coro delle Nereidi, così avvenente che Zeus stesso l’ amava, ma
essa
preferi darsi in isposa a Peleo, figlio di Eaco,
e nell’ isola di Nasso, e di là aveala rapita. Altri raccontavano ch’
essa
eragli sfuggita e s’ era nascosta nell’ Atlante,
a a mare affidandosi alle deità marine in un momento di pericolo. Era
essa
figlia di Cadmo, sorella di Semele, la madre di D
ta accolta dalle Nereidi e condotta all’ imboccatura del Tevere, dov’
essa
avrebbe ritrovato la sorella Semele, onorata in O
enadi aizzate da Giunone avrebbero voluto strapparle il fanciullo; ma
essa
sarebbe fuggita a Roma dove Ercole la aiutò e Car
ell’ acqua, in religione naturalis tica ha importanza la terra. Non è
essa
colei dal cui grembo fecondo esce ogni rigoglio d
lietano l’ umana famiglia e le dànno sostentamento e ricchezza? Non è
essa
d’ altra parte tomba aperta ad ogni essere di cui
a. 1. Come si credesse sorta la terra dalle tenebre del Caos, come
essa
avesse da sè prodotto Urano e Ponto, e di poi con
Alla greca Gea corrispondeva presso gli Italici la dea Tellus. Anch’
essa
era considerata come la madre degli esseri, quind
Tellus Muter teque Iupiter obtestor ( Macrob. 3, 9, 12). Essendo poi
essa
il solido corpo terrestre, condizione d’ ogni sta
dei Cronidi, specialmente di Zeus, ci è già nota dalla Teogonia. Era
essa
oggetto di culto segnatamente nell’ isola di Cret
vicinanze di questa città erano sacri a Cibele il monte Dindimo, onde
essa
era detta Dindimene, e il villaggio Berecinto, ch
hiato il banchetto nuziale e tutti i convitati erano insieme adunati,
essa
penetrò tra loro, li riempi tutti di timor panico
to dai leoni, colla fronte cinta d’ una corona murale, a indicare ch’
essa
era fondatrice e conservatrice delle città, e al
ra di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ innebria dell’ umor che da
essa
cola e allora compiacesi di girare di luogo in lu
figlia di Minosse cretese, era renuta via da Creta seguendo Teseo cui
essa
aveva aiutato a uscir dal labirinto, dopo ucciso
a addormentata del Museo Vaticano che noi riproduciamo colla fig. 58;
essa
è di rara bellezza e probabilmente da ricondurre
lio dei fiume Cefiso, il quale invece non voleva saperne di lei; ond’
essa
, consumata dal dolore, si ridusse a non esser più
stre natura risuona di lieti canti e rallegra l’ animo di chi vive in
essa
, ha anche i suoi solenni silenzi e nella vasta so
rivò il nome del mese Februarius, Febbraio. La Dea Bona o Fauna aveva
essa
pure il suo santuario e il suo culto. È da ricord
ei giardini e degli alberi da frutta. Armata della sua piccola falce,
essa
si compiace di vagar per la campagna e i frutteti
non era un Dio della campagna; ma indirettamente aveva relazione con
essa
perchè rappresentava divinizzato il concetto dei
la madre terra, era figlia di Crono e di Rea, perciò sorella di Zeus;
essa
era propriamente la dea delle biade, ma in genere
una sovranità assoluta su tutto ciò che concerne l’ agricoltura, che
essa
stessa aveva insegnato agli uomini. E poichè l’ a
oi messi per ammansir la corrucciata e indurla a tornar nell’ Olimpo;
essa
giurò non avrebbe ridonato fertilità alla terra f
nnue feste dette Eleusinie, in onore di Demetra e degli altri Dei con
essa
connessi. Si distiguevano le piccole e le grandi
Cerere della pittura pompeiana, conservata nel Museo di Napoli, dov’
essa
figura sedente in trono con fiaccola e fascio di
ignificato. Giacchè come moglie del tenebroso re dell’ Inferno, anch’
essa
era una potenza tenebrosa, colei che ogni essere
iferita la leggenda del rapimento di Persefone, ma è da avvertire che
essa
si è formata relativamente tardi, perchè ancora è
ai sepolcri; che al suo avvicinarsi i cani ululavano e guaivano; ch’
essa
proteggeva e ammaestrava le maliarde che nella no
tardi, per opera degli Orfici, si modifico il concetto di Ecate; chè
essa
venne riguardata come una regina della natura, do
uari di Lagina e Stratonicea godevano molta ripntazione; ma in genere
essa
era associata nel culto con altre divinità, come
sacrava la loro testa agli Dei infernali; in principio della tragedia
essa
discorre con Febo, che invano tenta distoglierla
sul fianchi a forma di mezzaluna che egli avrebbe incontrato, e dov’
essa
si fosse posata, ivi fondasse una città. Cadmo ob
La cesta mistica che è ai piedi di Dirce, la pelle di cavriuolo ond’
essa
è vestita e altre cose indicano che il fatto avvi
iglio, chiamato Epafo, che divenne re d’ Egitto e fondò Menfi, mentr’
essa
vi fu onorata col nome d’ Iside. Già s’ è fatto c
eguita dall’ astro maggior della natura; o, come ad altri è sembrato,
essa
è la bianca nuvola, gravida di pioggia, che, ucci
per eredità l’ arte della divinazione, si stanziò nell’ Argolide. Da
essa
nacque poi il celebre vate Anfiarao. d) Perseo
da si manifesta in quel non so che di effeminato e di sensuale che in
essa
si osserva. Dicevasi dunque che Eracle era vissut
inii in Orcomeno di Beozia. Aveva in moglie Nefele (= la nuvola) e da
essa
aveva avuto due figli, Frisso (Phrixos, la pioggi
trucide i due figliuoletti ch’ ella Medea aveva avuto da Giasone, ed
essa
quindi fuggì ad Atene sopra un carro tirato da un
do è maturo e in vecchiaja s’ appoggia al bastone, la Sfinge si buttò
essa
stessa in quel burrone e morì, onde Edipo entrò t
La città fu presa e saccheggiata. Una buona parte del bottino, e fra
essa
Manto la figlia di Tiresia fu mandata a Delfo com
ra di Troia, pur sapendo che sarebbe stata per lui fatale; ed è anch’
essa
leggenda posteriore ad Omero quella secondo la qu
Elena, i Dioscuri, essendo occupati nella guerra contro gli Afaridi,
essa
fuggi con Paride e se ne venne a Troia. Menelao n
per sentire l’ eterno umano. — Venendo alla letteratura latina, anch’
essa
bevve a larghi sorsi alla fonte delle cose troian
vicinanze di Aliarto. Tiresia ebbe una figliuola, Manto, dotata anch’
essa
della facoltà di vaticinar l’ avvenire. Fatta pri
non si volgesse indietro a guardar la sposa, che se avesse fatto ciò,
essa
gli sarebbe stata inesorabilmente ritolta. Lieto
esia sarebbe spoglia de’ suoi ornamenti senza la Mitologia. E difatti
essa
personifica le idee e le passioni umane, brillant
passioni umane, brillanti e vivissime rende le immagini, nè senza di
essa
potrebbe la poesia secondo il precetto oraziano a
to al mondo Pallade, facendola uscire dal suo cervello, partorì anch’
essa
Marte senza di lui. Sotto il nome di Lucina presi
ne nuove che le arrecava continuamente. In Argo, Samo e Cartagine era
essa
particolarmente onorata. Aveva molti nomi tratti
avendo in Cipro i Cerasti osato sacrificarle vittime umane furono da
essa
cangiati in toro. Fra gli alberi le era dedicato
a per la Luna e presiedeva agl’incantesimi ; e sotto quello di Ecate,
essa
è la Dea dell’inferno ed è soventi confusa con Pr
ettò loro in mezzo per separarli. I due serpenti s’avviticchiarono ad
essa
in tal modo, che la parte più alta del corpo loro
Per timore che Bacco, di cui era incinta Semele, non abbruciasse con
essa
, Giove lo estrasse vivo e l’ascose in una delle s
una cupa tristezza. I poeti ne fecaro una Ninfa figlia dell’Oceano ;
essa
formava un decimo ramo del fiume Oceano, scorrent
ano a comparir sulla terra. Sopraintendendo ai sogni ed agli spettri,
essa
compariva a chi l’invocava. Come Dea delle espiaz
e attrattive di Giunone osò dichiararle la propria passione. Giove da
essa
avvertito lo mise alla prova e convintosi della v
di cui sarebbe stato origine, volle obbligare Venere a disfarsene, ed
essa
lo allevò nascostamente in un bosco, dove succhiò
na paglia, che Venere tiene in equilibrio sopra un dito ; delle volte
essa
lo stringe al petto e tra le braccia ; ora è sedu
cio fa spillare il suo sangue su questa pietra, e Cupido affila su di
essa
certi dardi che mandano scintille di fuoco. Cupi
oronata di rose con un vaso in una mano e nell’altra una tazza in cui
essa
versa il nettare. Il nettare era una deliziosa be
giovinetto molto celebre per la sua bellezza, figlio di Laomedonte ;
essa
lo rapì, lo allevò e ne divonne moglie, da cui eb
resentata con un sole ed una mezza luna su la testa, per indicare che
essa
presiede come questi due astri, a tutto ciò che a
na seduta su di un trono sospeso in aria e portato da venti contrari,
essa
tiene una bacchetta magica in mano ; si scorgono
estino sia nato dal Caos, da altri si crede figlio della Notte, e che
essa
lo generasse senza il concorso di nessuna altra d
che serve a mantenere l’ordine e la pace tra gli altri uomini. Regnò
essa
nella Tessaglia e si applicò con molta saggezza n
come Dea della giustizia, di cui le fecero portare il nome. S’applicò
essa
eziandio allo studio dell’astrologia e divenne ec
ella sua venuta, lo pregò di accordargli una grazia, senza dire quale
essa
si fosse. Il Sole in contrassegno del paterno aff
e Teti altro non fosse che una divinità puramente fisica : chiamavasi
essa
anche col greco nome che significa nutrice, perch
chi il piccolo dio Palemone suo figlio attaccato alla mammella. Aveva
essa
sereno il sembiante da una dolce maestà accompagn
edini. Una gran vela di porpora ondeggiava al disopra del carro ; era
essa
più o meno gonfia dal soffio di una moltitudine d
sposarla, ma avvertiti che era stabilito dal Destino che il figlio da
essa
nato sarebbe più grande e più possente del padre,
alda, per provare se erano immortali. I poeti aggiungono altresì aver
essa
immerso Achille nello Stige, locchè il rendette i
la propria figlia, in cui riponeva tutta la sua confidenza. Essendosi
essa
innamorata di Minosse che aveva veduto dall’ alto
n avvi cosa più gradita della semplice natura, e che se qualche volta
essa
chiama l’arte in suo soccorso, non deve quest’ult
eleste, figliuola del Cielo e della Luce. Secondo gli antichi animava
essa
tutta la natura e presiedeva alle generazioni : n
tutta la Grecia : la statua della Dea la rappresentava armata. Aveva
essa
un altro tempio in Elide, la cui statua era d’oro
e la vide spogliarsi ed entrare nell’ acqua se ne innamorò subito, ma
essa
passò su l’altra sponda e se ne fuggì. Il Dio del
i. Ma Minerva mossa a compassione la sostenne in aria, per timore che
essa
non riuscisse a strozzarsi, cangiandola in ragno,
fiori e appresso lei evvi un arbusto che mette le prime foglie ; tien
essa
da una mano nu capretto ed un agnello. L’Estate c
Giunone vi acconsentì, ma il bambino la mordette con tanta forza, che
essa
ne provò un violento dolore e lasciò colà il fanc
ontro questa Dea una freccia a tre punte e la ferì nel seno, e n’ebbe
essa
a provare dolori così grandi, che sembrava non do
o, che sentissi subito ardere da un crudel fuoco, ed il veleno di cui
essa
era infettata gli penetrò fino entro le ossa. Ten
mati dal fuoco, vi accese una fiaccola e portatala in terra diede con
essa
alla sua statua anima e vita. Adirato Giove per q
vicino campo una giovenca ; seguila e fonda una città nel pascolo ove
essa
si fermerà : darai a quel paese il nome di Beozia
iccome questa era avvelenata, così appena Glauce se l’ebbe posta andò
essa
a fiamme con tutta la reggia. Nè paga di ciò Mede
eggia. Nè paga di ciò Medea per isfogare vie più il suo furore uccise
essa
stessa colle proprie mani sotto gli occhi di Gias
eli ordini che aveva ricevuti, e gli diede in isposa sua figlia e con
essa
metà del suo regno. I popoli medesimi, tocchi di
enni sacrifici a tutti gli Dei, dimenticò di offrirne a Diana, di che
essa
sdegnata spedì a disertare le campagne di Calidon
eleagro capo di questa spendizione ne divenne innamorato ; che avendo
essa
ferito per la prima il terribile animale, che Mel
zio, a condizione che i concorrenti dovessero essere senz’armi, e che
essa
corresse con un giavellotto, col quale avrebbe uc
iocasta in isposa cui non sospettò essergli madre ; e gli nacquero da
essa
due gemelli Eteocle e Polinice e le due figlie An
amorosa sorella fosse sepolta viva, in pena d’aver disubbidito. Evitò
essa
quel crudele supplizio dandosi da sè stessa la mo
a loro impossibile di liberarsi per non saperne le diverse uscite che
essa
perfettamente conosceva. Edipo la forzò fin ne’pr
la ; e non tenendo più alcun freno alla sua condotta, di concerto con
essa
, allorchè Agamennone fu di ritorno, a tradimento
alle nozze di Teti, per trarne vendetta alla metà del banchetto gettò
essa
sulla mensa degli Dei un pomo d’oro portante la s
o stato innanzi ad un semplice mortale ; nè la casta Minerva potè pur
essa
ricusare. Sia che l’offerta di Venere fosse a Par
e sul monte Ida presso la moglie Enone, acciocchè lo guarisse, avendo
essa
perfetta cognizione della medicina, ma Enone sdeg
e offrì d’accordarle tutto ciò ch’essa poteva desiderare. Gli dimandò
essa
di vivere tanti anni, quanti erano i grani di sab
dimandò essa di vivere tanti anni, quanti erano i grani di sabbia che
essa
teneva in sua mano, poc’anzi raccolti ; locchè fu
condiscendente ; ma al piacere di una eterna gioventù, quello preferì
essa
di un’inviolabile castità ; di modo che una trist
non tardò a distruggere le avvenenti attrattive della giovinezza. Era
essa
giunta all’età di settecento anni, allorchè Enea
te la difficoltà di un tal viaggio promise di soddisfarlo. Gli mostrò
essa
nella foresta di Proserpina un ramo d’oro e gli o
un ramo d’oro e gli ordinò di strapparlo. L’eroe troiano ubbidì e con
essa
discese nel soggiorno delle ombre, ove apprese da
chiese 300 monete d’oro. Il re la scacciò con disprezzo ; per il che
essa
ne gettò tre nel fuoco in sua presenza e chiese l
lli che rimanevano. Essendole negata nuovamente la richiesta mercede,
essa
ne bruciò tre altri e perseverò nel chiedere la s
crediamo opportuno egualmente di riportare in questo articolo cosa di
essa
riferirono i poeti.
o in pensiero di scrivere un’opera per la gioventù studiosa ; dare ad
essa
una guida, che con mano ferma e secura, avesse po
generale dell’opera, sopratutto nella parte sensibilmente visibile di
essa
, spiegando ed analizzando le ragioni che ci indus
con la nettezza e precisione dell’idea, che è il principio motore di
essa
. La struttura materiale dell’universo riposa prin
era dell’ingegnu umano ; e la maniera materiale o fisica con la quale
essa
opera viene eseguita. Infine il concetto, l’idea
nsibile, ossia il corpo ; fra il concetto dell’idea e l’attuazione di
essa
; fra lo spirito e la materia ; fra il fine ed i
, si fa precedere da una epigrafe, altro non si vuol fare che dare in
essa
un’idea, diremo, preconcetta del lavoro medesimo,
tte le intelligenze, si vedrà allora incontrastabilmente l’utilità di
essa
e l’importanza seria e profonda di questo lavoro.
ma gioverà nell’insieme osservare il pensiero del simbolo o mito che
essa
racchiude sotto il velame della enigma e dell’all
« Mitologia è la più ricca forma della tradizione dell’umanità, e che
essa
contiene in due grandi diramazioni gli avveniment
ogia l’idea si personifica alternativamente, poscia, per generale che
essa
sia, si individualizza, unificandosi, e quindi il
rono anche da poi… … . . Genesi. Cap. VI. Una religione, qualunque
essa
sia, fa che un popolo sia civile. Introduz. al Gi
La mitologia è la più ricca forma della tradizione dell’umanità :
essa
contiene in due grandi diramazioni gli avveniment
iva ritenuta come un amleto divino e soprannaturale, ed adorata anche
essa
come una divinità. 22. Abracax o Abraxas. — Divin
do altri del Sole e della Terra. Avendo amato Dejanira, e sapendo che
essa
doveva sposare un gran conquistatore, combattè co
usa. — Caverna sulle rive del Ponte-Eusino. Era generale credenza che
essa
avesse una sotterranea comunicazione con l’infern
lustrale. — Davano i Pagani codesto nome all’acqua comune dopo che in
essa
fosse stato spento un tizzone ardente tratto dall
a era figlia di Giove e della fatalità, che altrimenti chiamasi anche
essa
Nemesi. Secondo Plutarco era l’unica furia minist
ome femmina da conio. Gli offerenti ricevevano da lei regali degni di
essa
. 149. Afrodite. — Parola greca che significa schi
me dato a Minerva, e forse a lei imposto dalla Città di Ageliana dove
essa
era singolarmente venerata. E questa però una opi
media. La favola racconta, che, essendogli sua moglie stata infedele,
essa
fe’credere ad Aloo suo marito, che i due figliuol
lla morte di suo marito, e che gli Dei mossi a compassione cangiarono
essa
e lo sposo in quell’uccello conosciuto sotto il n
Alfiassa. — Diana viene conosciuta sotto questo nome da un tempio che
essa
aveva sulle rive del fiume Alfeo. 281. Alfitomans
a una delle cinquanta Nereidi. Il suo nome le viene dall’elemento che
essa
abitava poichè in greco la parola αλς significa m
te ininnamorata di Minos re di Creta nemico dichiarato dei Megaresi ;
essa
tagliò a suo padre un capello a cui érano legati
a figlia con intenzione di ucciderla, ma fu cangiato in isparviero ed
essa
in quell’uccello detto lodoletta o allodola vedi
e. — Fu moglie e sorella di Ossilo. Ateneo, nelle sue opere, dice che
essa
fu madre di otto figliuole note comunemente sotto
l’amò passionatamente e non potendo resistere alla cieca passione che
essa
gli avea ispirato, ardi svelarle l’amor suo, ma l
e della madre degli Dei. Le veniva dalla città di Andira, nella quale
essa
aveva un tempio. 393. Andrastea. — Vedi Andate. 3
olarmente venerato. 451. Antandro. — Città della Frigia. Nel porto di
essa
, conosciuto sotto lo stesso nome, s’imbarcò Enea.
ata da questo crudele principe a morire di fame in una prigione, onde
essa
non potendo resistere all’orrore della morte spie
Antigone figlia di Laomedone. Avendo un giorno detto ad alta voce che
essa
era assai più bella di Giunone, la dea sdegnata l
glio, in sembianza di cacciatrice, l’erce non la riconosce che quando
essa
nel partire gli volge le spalle. …… nel partir l
nutrice lo lasciò addormentato sopra una pianta di prezzemolo, mentre
essa
si recò a mostrare una fontana ai principi che tr
to. 527. Ardea. — Città del Lazio edificata da Danao. Ovidio dice che
essa
fu consumata dalle flamme e cangiata in quell’ucc
ia …………. Alfieri. Tragedia Antigone Atto 2. Quando suo marito morì,
essa
insieme alla sorella Antigone, prese il cadavere
lle armi e a tutti gli esercizii del corpo. In un giorno di battaglia
essa
liberò il padre dalle mani dei suoi nemici, ponen
a viver vita da masnadiere. I cronisti della mitologia raccontano che
essa
era così veloce al corso che nessuno potè raggiun
omesso a Cerere, che avrebbe avuto la figlia a condizione di non aver
essa
nulla mangiato nell’inferno. Cerere fu così indeg
glia di Giove e di Temi e Dea della giustizia. Durante l’età dell’oro
essa
lasciò il cielo per venire ad abitare la terra, m
iguardata come la Divinità che presiede alle une e alle altre. Infine
essa
è la Minerva dei Greci. Gli antichi dissero che e
ale era tenuta come madre della famosa Semiramide. Al dire di Luciano
essa
aveva la testa di donna e il rimanente di pesce.
ostumanza che imponeva ai sacerdoti di Cibele lo stesso supplizio, da
essa
imposto all’infido amatore. Nelle feste di Cibele
anche Auga, figlia d’ Aleo. Avendo dimorato qualche tempo con Ercole
essa
ne restò incinta ed andò a partorire in un bosco
o stava per ucciderlo, allorchè spaventata dalla vista d’un serpente,
essa
si arrestò e fu questa occasione al loro riconosc
amiglia Corintia, così detta da Bacchia, figlia di Bacco, dalla quale
essa
pretendeva discendere. Questa famiglia essendo st
one mitologica racconta che Basilea sposò Iperione, suo fratello, che
essa
avea più caro degli altri, e ne ebbe due figli, u
a anche Becubo. Così avea nome quella donna che ospitò Cerere, quando
essa
cercava la figlia Proserpina, rapita da Plutone.
lona. — Sorella di Marte e dea della guerra. Al dire di Virgilio, era
essa
che allestiva il carro e i cavalli di Marte, quan
a e dette il suo nome ed un promontorio della penisola Italiana, dove
essa
morì, come pure al porto ed alla città che venne
rasporti della gioia materna nel vederio fra il numero dei vincitori,
essa
fu riconosciuta, arrestata e condotta innanzi ai
nome di una delle più famose divinità degli Egiziani. I sacerdoti di
essa
erano tenuti in conto di celebri maghi. Il simula
o a quella Dea. 957. Cardea o Cardinea. — Dea dei ganci delle porte ;
essa
faceva parte dei Penati o Lari. 958. Cardinea. —
io il lardo e la fava. 976. Carnea. — Dea particolare dei fanciulli :
essa
s’invocava sovratutto nelle loro malattie. 977. C
la conoscenza dell’ avvenire ; ma allorchè il Dio l’ebbe sodisfatta,
essa
non volle più tenere la sua parola, e Apollo, per
le sventure ch’ella gli predisse. Dopo la presa ed il sacco di Troja,
essa
toccò come preda di bottino ad Agamennone, al qua
enzia. — Soprannome di Cerere dalla città di Catania, in Sicilia, ove
essa
aveva un tempio in cui era vietato l’accesso agli
ento che lo rendeva irriconoscibile ; ed ebbe il dolore di vedere che
essa
condiscendeva all’incognito seduttore. Cefalo all
non potea vivere lontao da lei. Al suo ritorno nella casa del marito,
essa
lo presentò di un giavellotto e di un cane che Mi
ervivano con estrema destrezza dell’arco. E tra ’I piè della ripa ed
essa
, in traccia Correan Centauri armati di saette, Co
indefessamente di giorno e di notte. Giunta alla corte di Trittolemo,
essa
insegnò particolarmente a questo principe, l’arte
a Giove, il quale si compromise di fargliela restituire, quante volte
essa
non avesse nulla mangiato nell’inferno. Ma Ascala
i giardini di Plutone e ne avea mangiati sette granellini, per il chè
essa
non potette essere restituita a sua madre la qual
intorno al quale si aggiravano gran numero di leoni ; sui fianchi di
essa
verdeggiavano dei prati su cui pasceva larga quan
o. 1099. Cicogna. — Uccello ritenuto come simbolo della pieta, perchè
essa
al dire dei naturalisti, nudrisce il padre e la m
e. — Montagna dell’Arcadia. Vogliono alcuni scrittori mitologici, che
essa
debba il suo nome, ad una figlia di Menofrone, ch
illa in mostro marino, avendole un giovane greco per nome Glauco, che
essa
amava, preferita quella ninfa. Circe accolse Ulis
o particolare e le avevano consacrato un tempio ricchissimo nel quale
essa
veniva adorata sotto il nome di Venere Urania. 11
ia trad. di F. Bellotti. Mentre Agamennone era all’assedio di Troja,
essa
amò Egisto, il quale, d’accordo con lei, assassin
sposò Neleo, e fu madre di Nestore. Apollo e Diana la uccisero perchè
essa
aveva osato vantarsi di cantar meglio del primo,
ria, fu fatta uccidere per ordine di quello stesso uomo pel cui amore
essa
s’era resa traditrice. Cometo era anche il nome d
il nome di Arfinoe, figlia di Flegia. Apollo l’amo con passione ; ma
essa
l’abbandonò per darsi ad Ischiso, giovanetto di m
e mani dei nemici. 1294. Creusa. — Figlia di Creonte, re di Corinto :
essa
sposò Giasone, quando questi ripudiò Medea, la qu
denominata dal nome del padre. Dopo la caduta di Tebe, nella Cilicia,
essa
come preda’di guerra, spettò in sorte ad Agamenno
fiume Peneo, che fu passionatamente amata da Apollo. Un giorno mentre
essa
cercava di sottrarsi con la fuga alle amorose per
ll’acque. Ovidio. — Metamorf. Libro IV trad. di Dell’Anguillara. Ma
essa
approdò felicemente a una delle isole Cicladi, do
. Delia. — Soprannome di Diana, che le veniva dall’isola di Delo, ove
essa
, secondo la favola, ebbe i natali. 1399. Deliade.
lei vennero i libri sibillini. Racconta la tradizione mitologica, che
essa
portasse un giorno a Tarquinio il vecchio, nove v
re gli Auspici, i quali risposero che bisognava pagarle il prezzo che
essa
pretendeva per gli ultimi tre volumi, essendo in
l dire di Esiodo, la Notte era la madre di questo spaventoso dio, che
essa
aveva generato sola. 1423. Deucalione. — Re di Te
ba intanto soggiogato dalla bellezza di lei, la chiese in isposa ; ma
essa
respinse l’offerta in memoria dell’ucciso consort
ardevano la sua reggia, disperata di vedersi abbandonata da Enea, ch’
essa
amava perdutamente. No, no, si mora ; e l’infede
dima. — Al dire di Diodoro era questo il nome della madre di Cibele :
essa
fu moglie di Meone, re della Lidia. 1454. Dio — I
rra, come madre feconda di tutti i beni e si credevano discendenti da
essa
. 1479. Ditirambo. — Uno dei soprannomi di Bacco.
ode che, avendo un giorno sorpresa la ninfa, volle farle violenza, ma
essa
, dall’alto di una rupe si precipito nel mare, ove
poi fu famoso per tutta la Grecia. Quanto ella favola delle colombe,
essa
avviene dalla parola Greca Πελεια, che significa
ce una celerità prodigiosa, forse per alludere all’ansia con la quale
essa
cercò per tutta la terra la figliuola Proserpina,
07. Dria. — Fu figlio di Fauno. La Tradizione mitologica racconta che
essa
era di una così severa castità, che fuggiva perfi
1513. Driope. — Ninfa d’Arcadia, amata da Mercurio. Un giorno, mentre
essa
teneva sulle ginocchia un bambino suo figlio, sve
e avendo Apollo invitato Giunone ad un festino, nel palagio di Giove,
essa
, che fino a quel tempo era rimasta sterile, mangi
tavano giuramento per Ercole. 1531.Ecate. — Secondo asserisce Esiodo,
essa
fu figliuola di Asteria e di Perseo. Secondo il c
ta città, Ecuba toccò ad Ulisse come parte del bottino di guerra ; ma
essa
non potè vincere il profondo sentimento di avvers
ondo sentimento di avversione che le ispirava il guerriero greco, che
essa
aveva veduto, quando era regina, implorare a suoi
a una trafittura mortale il vedersi schiava di quell’istesso uomo che
essa
aveva protetto nei suoi giorni felici. Dopo esser
di vedere che Niobe, sua cognata, aveva una numerosa famiglia, mentre
essa
non aveva che un solo figlio, risolvette di uccid
à di Corinto, che dal principio chiamavasi Efira. Al dire di Virgilio
essa
fu madre di Aristeo. In Grecia vi furono altre du
simbolica figura della ninfa Egeria, l’Idromanzia, personificando in
essa
l’idea informata della solitudine, che profonde i
fossa in mezzo ad un campo, o in altro luogo adattato, e facevano in
essa
discendere il gran sacerdote, o pontefice, rivest
quindi la fossa con una tavola forata in più punti e si gettava su di
essa
il sangue fumante delle vittime sgozzate, per mod
nvenuto il vecchio Sileno che, preso dal vino, dormiva profondamente,
essa
chiamò due Satiri, Monatilo, e Cronide e con essi
Egle. — Così veniva chiamata una figliuola di Epione e di Esculapio :
essa
fu sorella del famoso Maccaone. V. Macaone. 1596.
anche riguardo al dubbio ed alla incertezza degli avvenimenti di cui
essa
fu l’eroina. Poeti, scrittori, mitologi e cronist
to alla vista di una così incantevole creatura, la rapì un giorno che
essa
insieme, ad altre fanciulle della sua età, esegui
portò seco Elena, dapprima a Tegea e poscia ad Afiana, dove, essendo
essa
divenuta incinta, Teseo la lasciò affidata alla c
due fratelli Castore e Polluce, i quali la ricondussero a Sparta, ove
essa
dopo qualche tempo dette alla luce una bambina. Q
oiani immersi nel sonno. …… Una gran face in mano Riprese, e diè con
essa
il cenno ai Greci. Virgilio — Eneide L. VI trad.
tempo dopo, epoca in cui i Greci la scacciarono dalle loro città, ed
essa
prese rifugio presso Polixa regina dell’isola di
one favolosa, quel nume stette molto tempo nascosto sotto la forma di
essa
; o secondo altri perchè l’eterna giovanezza del
supplizio, e quivi vedendo la sua amata Antigone sospesa al nodo che
essa
stessa aveva formato del suo velo, l’abbracciò fo
belle abitatrici del monte Ida. Apollo se ne invaghì perdutamente, ed
essa
lungi dal resistergli, si abbandonò alle voglie d
di guarirlo, ma prima che avesse potuto raggiungerlo, Paride morì, ed
essa
disperata si strangolò con la propria cintura. 16
na spia. 1742. Epiponsia. — Soprannome data a Venere per indicare che
essa
era nata dalla spuma del mare. 1743. Episcafie. —
lla statua che questa dea aveva nel tempio di Delfo, per indicare che
essa
che come dea degli amori presiedeva ai nascimento
moso Trofonio e compagna ed amica di Proserpina. Al dire di Pausania,
essa
aveva nella città di Lebadia, molte statue che la
attenzione sulla primitiva infanzia dei popoli, si scorgerà sempre in
essa
la figura di un qualche benefico eroe, appartenen
e contraria al buon senso, tutte le volte che non si voglia vedere in
essa
il simbolo mitologico di una forza fisica, straor
un’altra Erigone, che fu figliuola di Icaria. Seconda la tradizione,
essa
fu, dopo la morte, annoverata fra gli astri, ove
campagne della Sicilia, di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone,
essa
venisse incontrata da Nettuno, il quale invaghito
la vi era una selva conosciuta sotto il nome di Caslum e nel mezzo di
essa
si teneva un carro coperto a cui nessuno ardiva t
nide. — Specie di veste usata generalmente dai servi e dagli operai :
essa
aveva una sola manica e lasciava scoperte le spal
loro città. In quanto all’espiazione dei luoghi sacri e particolari,
essa
veniva similmente celebrata con differenti cerimo
favola fa menzione di un’altra Eubea, figliuola del fiume Asterione :
essa
insieme alle sue sorelle Acrea e Posimna, furono
al greci quanto dai romani alla Nobiltà, sebbene, presso quei popoli,
essa
non fosse stata annoverata fra le divinità. Veniv
e giorno dopo il suo matrimonio, essendo inseguita da certo Aristeo ;
essa
fu morsicata da una serpe, sulle sponde di un fiu
ole greche Ευρος largo, e σερυου petto. Nella città di Ege in Acaja,
essa
aveva un tempio, che era il più antico della Grec
ndo che le proprie fossero unite per sempre alle ceneri dell’uomo che
essa
aveva amato più della vita. 1916. Evagora — Una d
di prostituzione, di assassinio e di furto. Teseo la fece morire e ad
essa
restò la denominazione di cignala, per alludere f
che Giunone venisse così detta dal mese di febbraio, durante il quale
essa
era onorata con un culto particolare. 1969. Febru
o. Dall’occultario incominciai : chè nulla Fidar vuolsi alla lingua :
essa
degli altri Ben sa gli errori castigar : ma in su
stanze. Poscia a poco a poco, calmato alquanto il dolore acerbissimo,
essa
pensò di onorare la cara anima della defunta, all
Una caverna gli servì di rifugio ; l’acqua che scaturiva dal fondo di
essa
, valse a dissetarlo, e le frecce istesse che avea
Terminato l’assedio della città Priamea, e resisi i greci padroni di
essa
Filottete del tutto risanato da Esculapio della s
e dal popolo. La dignità di Flamine era a perpetuità, vale a dire che
essa
durava quanto la vita dell’ individuo ; però ognu
sce che nella città di Egina, vi era una statua della Fortuna, in cui
essa
veniva effigiata con un cornucopia nella mano, ed
n sole sulla testa e tal’ altra con una mezza luna, per esprimere che
essa
al paro di questi due pianeti, regola e presiede
braccio sinistro cinge due corni dell’abbondanza, per dimostrare che
essa
è la dispensatrice dei beni del mondo, e appoggia
o, e appoggia la mano destra sul timone di una nave, per spiegare che
essa
governa tutto l’ universo e che impera egualmente
per simboleggiare l’ incostanza e la volubilità di quei beni, di cui
essa
è la dispensatrice. Il culto della Fortuna presso
del tempo il culto della Fortuna divenne generale in tutta Roma, ove
essa
sola ebbe più templi, altari, statue, sacrifizi e
chità, Seneca è quello che fa menzione della dea Fulgora, dicendo che
essa
era una dea vedova. A ciò solo si limitano le del
formata dalle goccie di latte cadute dal seno di Giunone allorquando
essa
, per consiglio di Minerva, nudrì del suo latte il
vittime a Giove. Giarba innammoratosi della regina Didone allorquando
essa
costruiva la città di Cartagine, voleva ad ogni c
, le cronache della favola e gli scrittori ed i poeti più rinomati di
essa
, fanno continua menzione di uomini che si resero
Gigas. Si dava questo soprannome a Pallade Minerva, per ricordare che
essa
aveva aiutato Giove suo padre nella guerra contro
dell’ universo, fatta da Giove coi suoi fratelli, Nettuno e Plutone,
essa
pure ha dato ragione alla disparità delle opinion
fessa ; E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d’inferno è da
essa
: Cignesi colla coda tante volte, Quantunque grad
è a ciò solo si limitavano i poteri e le attribuzioni di Giunone ; ma
essa
nel culto pagano era ritenuta ancora come la dea
n tutte le parti del mondo autico. Il racconto dei pretesi prodigi da
essa
operati, e delle terribili vendette compiute, su
ncontrata una delle gorgoni le dettero la caccia per farla morire, ma
essa
li prevenne e con uno sguardo le rese tutti cadav
rno imbattuti con una delle gorgoni, la uccisero da lontano senza che
essa
avesse potuto vederli, a colpi di freccia. Non so
rgonia o Gorgofora — Soprannome che si dava a Pallade Minerva, perchè
essa
portava, uno seudo, su cui era impressa una testa
nore, viene ricordata nelle cronache mitologiche, solamente perchè in
essa
Apollo aveva un tempio ed un bosco a lui consacra
ovvero riempiendo una conca di acqua e lasciando pendere nel mezzo di
essa
un filo, a cui era attaccato un anello, e facendo
glie nella reggia il flore, Crisotemi, Laòdice, Iflanassa, Qual più d’
essa
il talenta a sposa ei prenda Senza dotarla, ed a
Euripide, di cui daremo brevemente la tessitura storica, valendoci di
essa
come esposizione del fatto. Trattenuta l’armata g
Anche i romani adoravano Igiea come dea della salute, credendo che da
essa
dipendesse la salute dell’impero. 2258. Ila. — Fi
iù o meno strani, e di legarla alla religione, onde fare che, venendo
essa
accettata dagli uomini in generale, ne fosse meno
te dalla povera Ino, e appena ella giunse in Italia suscitò contro di
essa
le Baccanti le quali un giorno circondandola e ri
sono restate della favola Isiaca, non si può chiaramente decifrare se
essa
conteneva semplicemente la storia d’Iside e degli
ite suo, del quale sedusse la moglie, intrattenendo per più tempo con
essa
, un’ infame tresca. Avvertito il principe del tra
ono possesso di quella contrada, dànno il loro nome a varii luoghi di
essa
, e finalmente soccombono nella loro impresa. 2388
per aver lasciato spegnere il fuoco sacro della dea, si chiudeva con
essa
nel sotterraneo una lampada sepolcrale, la quale
l’assedio di Troja. Quando la dolorosa novella fu portata a Laodamia,
essa
che amava teneramente il marito, fece fare una st
38. Lara. — Figlia del fiume Almone. Narra la cronaca mitologica che
essa
palesò a Giunone la tresca amorosa che egli aveva
amante. Giove ne freme : ed a lei toglie quella Lingua, cui così male
essa
governa ; A Mercurio di poi cosi favella : Costei
ii scrittori danno anche il nome di Larunda. Di doppia prole incinta
essa
diventa : E i Lari partori gemelli infanti. Ovid
terra, spaventò siffattamente Latona, inseguendola continuamente, che
essa
, prossima a partorire, non trovò un angolo di ter
erna. — Dea dei ladri, i quali, al dire di Orazio, la invocavano onde
essa
coprisse di tenebre lo loro mariuolerie. …. poi
na Amata. Fu erede del trono paterno. V. Latino. Narra la cronaca che
essa
già innanzi con gl’anni si vide scopo alle ricerc
odo che Ascanio fu costretto a ricercare della matrigna e a cedere ad
essa
ed al figliuolo Silvio il governo della città di
ad essa ed al figliuolo Silvio il governo della città di Lavinio, che
essa
tenne fino alla morte di Ascanio, epoca in cui ri
furono definitivamente assegnati quattro giorni alla celebrazione di
essa
, in memoria della sedizione calmatasi nel popolo,
ibilmente straziata ; ma i suoi numerosi complici furono salvi perchè
essa
seppe mantenere il silenzio. Caduta la dinastia d
. Pindemonte. 2479. Letea. — Moglie di Oleno. Narra la cronaca, che
essa
insuperbita della propria bellezza, osò vantarsi
erdutamente la giovanetta Dafne ; ma sapendo la grande avversione che
essa
nudriva per tutti gli uomini in generale, pensò c
e. 2489. Leucosia. — Una delle Sirene. Riferisce Strabone, che quando
essa
e le sue compagne si precipitarono in mare, fu da
l nome di Ino, alla quale gli dei dettero il nome di Leucotoe, quando
essa
fu annoverata fra le divinità marittime. Nella ci
icolare che gli abitanti della Sicilia davano alla Luna, credendo che
essa
li avesse liberati da una epidemia. 2493. Liagora
e le promise di liberarla se le avesse giurato amore, cosa alla quale
essa
condiscese, come s’intende ben facilmente. Eutimo
e, dette Adeona e Abeona, cioè l’Andare e il Venire, per alludere che
essa
poteva andare ove più le piaceva. Il berretto ric
do. Secondo Ovidio, la parola Lucina deriva da lux ossia luce, perchè
essa
dava la luce ai bambini, rinchiusi nelle tenebre
Remo, i quali bambini suggevano il latte della belva, scherzavano con
essa
come con la loro madre, e l’animale rivolgendo il
nelle lingue dotte, ed inoltre il più alto rango fra le Dee, essendo
essa
sorella e moglie di Giove92). Nella sua pubblica
Nella sua pubblica rappresentanza è una Dea maestosa e benefica ; ma
essa
pure, nella vita che diremmo privata o domestica,
ette Matronali, appunto perchè eran celebrate dalle matrone. Figli di
essa
e di Giove furono Ebe dea della gioventù, Vulcano
e stizze e delle persecuzioni di questa Dea. Favoriva sì e proteggeva
essa
quei popoli che le erano più devoti, come gli Arg
e di altre divinità odiose a questa Dea, o di famiglie o di popoli da
essa
perseguitati. Qui per altro è indispensabile il n
uesta una Ninfa o Dea inferiore, figlia di Taumante ; e credevasi che
essa
per discender sulla terra ad eseguire gli ordini
refrazione dei raggi del sole. I nomi stessi di Iride e del padre di
essa
accennano colla loro etimologia le parti fondamen
se come un glorioso trofeo, e che Giasone frequentemente all’ombra di
essa
arrestavasi ripensando ai dì che furono, quando e
atroce e crudele a tutti gli Dei, che le ne fecero un rimprovero ; ed
essa
finse di cangiar l’odio in benevolenza, e per ill
a il Cancro, e poi finì di tagliar le teste all’Idra, e nel sangue di
essa
tinse le sue freccie che divennero in appresso ta
a tutte le mogli di lui merita special menzione Deia-nira, perchè per
essa
Ercole dovè combattere, per essa dovè morire. Dov
ecial menzione Deia-nira, perchè per essa Ercole dovè combattere, per
essa
dovè morire. Dovè combattere per Deianira col Dio
i lui ; ma dovendo partir per la guerra, lasciò ad Etra una spada che
essa
dovea consegnare al figlio quando fosse adulto ;
ece l’abbandonò sola nella deserta isola di Nasso. Fortunatamente per
essa
giunse il giorno stesso in quell’isola Bacco, che
alla sorella, non sospettasse della fede di Teseo. Ma, sposatolo, fu
essa
a lui causa di gravissimo lutto. Essendo già adul
destino che se qualcuno indovinasse il suo enigma, sarebbe toccato ad
essa
a morire. Edipo passò di là, e la Sfinge lo fermò
all’immortalità dai più sublimi pœti, non era il solo nè il primo che
essa
ebbe ; e si trova anche chiamata Dardania, Teucri
clamato re di Troia, sposò Ècuba figlia di Dimante re di Tracia, e da
essa
ebbe molti figli, di ciascuno dei quali dovrà par
ce palese Achille ; il quale dimenticando il suo travestimento, su di
essa
fissò il suo sguardo, e a quella diè di piglio, q
nno del lungo e lento assedio di Troia avvennero intorno alle mura di
essa
le più memorabili battaglie, che furono narrate m
essa veridica in tutte le sue predizioni, ma per volere di Apollo con
essa
adirato, non mai creduta da alcuno. Non solo ai T
ollo con essa adirato, non mai creduta da alcuno. Non solo ai Troiani
essa
presagì le loro sventure, ma pur anco ad Agamenno
iana trasportò Ifigenia a far da ministra in questi sacrifizii, e che
essa
, quando vi giunsero Oreste e Pilade, riconobbe il
parente a cui era morto il marito in quella guerra, fu, per ordine di
essa
, soffocata in un bagno da tre sue ancelle travest
vedova di Ettore. Di schiava la fece divenire sua moglie, ed ebbe da
essa
un figlio a cui alcuni Mitologi antichi danno il
e, o per conquista. Quindi sposò Lanassa nipote di Ercole, ed ebbe da
essa
più figli. La fine però di quest’eroe fu poco glo
e fratello di lei, per impadronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma
essa
potè fuggir per mare con molti tesori e molti com
chiamato dai Fati a fondare un regno in Italia, abbandonò Didone ; ed
essa
imprecando ad Enea ed a tutti i Troiani e loro di
uturi destini. Ebbe Tiresia una figlia chiamata Manto, indovina anche
essa
, che esercitò, finchè visse, l’arti paterne, e do
na vacca di legno tanto al naturale che i tori mugghiavano intorno ad
essa
credendola viva. E Dante allude a questa invenzio
147. Dante fa la perifrasi del nome di Didone rammentando di chi
essa
era figlia e la sua malaugurata predilezione per
a ? « Ancisa t’hai per non perder Lavina ; « Or m’hai perduta ; i’son
essa
che lutto, « Madre, alla tua pria ch’all’altrui r
il principal nume tutelare di Roma e specialmente della Terra, e per
essa
intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del fuoco
a fragranza che diffondeva, era soavissima e tutta cosa divina ; e da
essa
si riconoscevan le Dee. Virgilio (7) racconta che
icoprire coll’egida significa proteggere, spfendere. Nel bel mezzo di
essa
era il capo della Gorgone, del quale tanto si val
chioma, somigliante a perfetto e biondissimo oro ; ma fra le sorelle
essa
sola era mortale. Or sì bel pregio de’ capelli pe
cuoio espose alla discrezione delle onde ; ma per volere di Giove fu
essa
dal mare trasportata presso a Serifo, picciola is
scere a piè del monte, riverente ne siegue il cammino e sulle orme di
essa
giunge in non conosciuta terra, ove per volere de
che nella scienza del cielo ammaestrò il figliuolo Icaro, il quale di
essa
superbo e pieno di giovanile ardore, le facili co
a dire a Giunone che quando Saturno fu cacciato da Giove nel tartaro,
essa
fanciulla fu dalla madre Rea consegnata all’ Ocea
, la malaugurosa nave di Paride. Ahi ! di quanto sangue Troiano viene
essa
ricolma ! Partì adunque Paride da Sparta, seco po
5). Giunone la pose in cielo in ricompensa de’ servigi prestatile, ed
essa
stava sempre assisa presso al trono della Dea, pr
bene temporale, e che dal Guidi chiamasi superba al par di Giuno. Era
essa
là Dea della buona e della trista sorte, la quale
ove, per un colpo di mannaia datogli da Vulcano, uscir dovea Minerva,
essa
, secondo ch’era scritto ne’ libri del Fato, sareb
i Giove ; che tutto era comune a lei con quel Nume di modo che quanto
essa
disponeva, tutto era dal suo cenno divino comprov
vedesi Minerva che disputa con Nettuno sul nome da darsi alla città ;
essa
ha fatto nascere allora l’ulivo. In una moneta de
enza, dalla quale se va scompagnata la sapienza cui presiede Minerva,
essa
non è che un vano strepito di parole(1). Il Palla
oscello ed ornossene le tempia. Questa pianta fu a lui dedicata, e di
essa
s’inghirlandava ogni cosa che gli apparteneva, il
ì per un colpo che col suo piè diede il Pegaso ad un sasso. Vicino ad
essa
era una statua di Apollo, e le sue acque davano p
Grecia, ma pur di tutta la terra, e però la chiamavano l’ombelico di
essa
(3). Notano i dotti che lo stesso credevano i Giud
ezzo di un vento o vapore che usciva da un freddo sotterraneo, quando
essa
sedea sul tripode. Dicono che Flegia fig. di Mart
la radice del rafano era stata posta innanzi agli altri cibi, essendo
essa
figurata di oro, la bietola, di argento, e la rap
l’ara cornea, fatta da Apollo, ed una delle maraviglie del mondo. Era
essa
tutta costrutta di corna di capra che Diana uccis
dell’oriente ; e ch’ ella versa la rugiada e fa nascere i fiori. Anzi
essa
attacca i cavalli al cocchio del Sole, e poscia s
dice che da Iperione e da Tea nacque il Sole, la Luna e l’Aurora. Era
essa
la regina della notte e del silenzio, come la chi
zzi Indiani, che non avean cognizione delle armi, giacchè la punta di
essa
asta, o lancia o giavellotto, era celata tra le f
poscia il dono d’una corona di oro, che avea ricevuta da Venere. Era
essa
lavoro egregio di Vulcano ; e Bacco, dopo la mort
e. Cicerone(1) fa derivare il nome Venus dal verbo venire, perchè
essa
, essendo Dea dell’amore, viene, cioè si ritrova i
ene si racconta nelle Metamorfosi(3), insieme con quella di Adone. Fu
essa
figliuola di Scheneo, re di Argo. Un oracolo avea
Venere a proteggere l’infelice città di Troia, e gli odiati avanzi di
essa
. Ella da Anchise, principe Troiano e nipote di Pr
rnata il capo di eleganti bende, dicesi vezzosa moglie di Vulcano, ed
essa
introduce Teti nella magione affumicata di quel n
ri offerti a Venere, e non di uccise vittime, perchè su gli altari di
essa
non si spargeva mai sangue e specialmente in Pafo
imali. Gnido, città della Caria, era puro tutta propria di Venere. In
essa
un bellissimo bosco di gradevoli piante e special
irino, quasi tranquillo custode della medesima ; ed un altro fuori di
essa
, nella via Appia, come nume bellicoso. Vogliono a
ama Otrera moglie di Marte ; ma altri la dicono di lui figliuola. Era
essa
una celebre Amazzone, o lor regina, che fabbricò
e capace di ardite e pericolose imprese. In quanto poi a Pentesilea,
essa
, combattendo nell’assedio di Troia, fu uccisa da
col volto infocato, qualche volta colla barba, ma per lo più senza di
essa
; sopra un cocchio tratto da cavalli, ovvero da l
a adunque egli divideva le contese ed acchetava le liti, toccando con
essa
i contendenti, o in mezzo a loro frapponendola. S
ce Virgilio (4), e quella che ha sua possanza fin nell’inferno, e con
essa
egli richiama in vita le anime spente, e le vive
i credevano, la terra esser la madre comune dei mortali ; o perchè da
essa
nascono le biade ed i frutti necessarii per la co
ade. Varrone(1) finalmente vuole che la Terra fu detta Opi, perchè di
essa
abbiamo bisogno per vivere, (nobis opus est ad vi
t’i popoli e commendata da tutt’i sapienti. Secondo i Latini, non era
essa
, come Ge, Rea, Fitea, Cerere, Cibele ed altre Dee
erra verso di noi le abbiam dato il venerando nome di madre. Di fatto
essa
nel nostro nascimento ci accoglie ; già nati, ci
scura caverna ch’era nel monte Parnaso, e respirarne il vapore che di
essa
usciva. Ma non pochi fanatici essendovi caduti, s
aragonano a’ destrieri, o si rappresentano a cavallo. Secondo Varrone
essa
fu un’antica Dea de’ Sabini, di cui T. Tazio intr
si Dea Bona, perchè dalla Terra ci vengono tutt’i beni della vita. Fu
essa
moglie di Fauno, o di Giano, o di Numa, e per la
rificavano delle vacche pregne, forse per significare la fecondità di
essa
. Cerere. I. Nomi diversi dati a questa D
us, quasi Geres, per un cangiamento della prima lettera, e ciò perchè
essa
era la produttrice delle biade. Servio (2) il fa
chiamasi dai Greci ; o fu così della da δηω, ritrovare, perchè quando
essa
andava cercando la figliuola Proserpina, le si fa
a, Tesmoforia, a Cerere Legislatrice, istituita da Trittolemo, perchè
essa
, oltre la coltura della terra, insegnò a’ Sicilia
ghe avanti la porta del tempio di quella Dea. In un dipinto di Pompei
essa
siede sopra un trono di oro, coronata di spighe i
Orione ancora raccontasi che avendo oltraggiata la nostra Dea, fu da
essa
di presente ucciso colle saette, o da uno scorpio
lla faretrata Dea di crudeli vittime si pasce ; ed il bianco marmo di
essa
dello sparso sangue de’ forestieri rosseggia. Ed
di folta nebbia e sostituendo in suo luogo una cerva, ed un toro ; ed
essa
per aria fu portata nella Tauride, ove nel tempio
). Quindi Ovidio (5) per dire che Evippe avea nove figliuoli dice che
essa
nove volte avea chiamata Lucina in aiuto. Da un l
Tessaglia era un paese assai celebre ne’tempi favolosi ed eroici. In
essa
era l’Olimpo, monte tanto famoso presso i poeti ;
e la sua schiava Criseide per placare lo sdegno di Apollo, in vece di
essa
per forza si prese Briseide ch’era toccata in sor
che quel nume scuota la terra e che tutte le grandi aperture fatte in
essa
sieno opera di lui, o sia del mare, al vedere que
Di che avvedutosi Glauco e fatto accorto di quella occulta virtù, per
essa
gettossi nel mare e fu convertito in uno de’marin
in sul meriggio e lavarsi. Per la virtù de’ quali magici farmachi fu
essa
nella metà inferiore del corpo cangiata in più ra
sima nell’epopea greca e latina, era anticamente assai temuta, perchè
essa
tre volte al giorno assorbisce e tre volte rigett
imi han creduta l’immortalità dell’anima ; i quali sognarono, passare
essa
, dopo la morte, per molti e varii corpi di animal
hia sua barca che dopo sì lungo spazio di tempo. Nè quel nocchiero in
essa
accoglie alcun uomo vivente, il quale non avesse
fuori una nebbia foltissima, percui nebulosa appellasi da Ovidio. Per
essa
gli Dei stessi ed anche Giove temevano di spergiu
a, dice S. Agostino (1), si nutriscono tutte le cose che sono nate da
essa
. Februo, lat. Februus, chiamavasi Plutone, come
da un verbo latino (proserpo), che significa germogliare, perchè per
essa
le biade germogliano ne’campi ; percui questa Dea
ssarie. E Libitinense chiamavasi una porta dell’anfiteatro, perchè da
essa
faceansi uscire i cadaveri de’Gladiatori uccisi.
che con una pietra nascostamente colpisse uno di coloro. Quegli, cui
essa
arrivò, credendo che fosse stata scagliata contro
voleva sacrificare ad Ercole. Un cane bianco prese la vitrima, e con
essa
se ne fuggì. L’Ateniese invocò Ercole, corse diet
ttà un’ Ara, detta Massima, perchè era maggiore di tutte le altre. Ad
essa
si portava la decima de’ buoi. Le donne non potev
Atene, la sottrasse al barbaro non meno, che ignominioso tributo, cui
essa
per la terza volta doveva pagare a Minos II, re d
e, che avea fatto a Polifemo, suo figlio(b). Ritomato Ulisse a Circe,
essa
pure gli manifestò le traversie, ch’erano per suc
aveva avuto da Ettore, e ritiratosi in solitario luogo, si diede con
essa
la morte(a). Altri pretendono, che Ajace volendo
ne faceva profano uso ; ed una moneta d’oro o d’argento gettavasi in
essa
de chi neoveniva risanato(b). Alcmeone dopo la mo
a). La Virtù rappresentasi giovine, bella, ed ilare di volto, perchè
essa
non invecchia mai, ma anzi cresce sempre più, si
rare le belle azioni altrui. Questa Virtù si dimostra giovine, perchè
essa
rogna principalmente in questa età. E’in abito su
iretta dal vile interesse. Ha la medesima il compasso in mano, perchè
essa
dev’essere misurata colle proprie facoltà, e col
he, simbolo dell’abondanza, che si produce e si mantiene per mezzo di
essa
. I Greci e i Romani nelle pubbliche Feste solevan
terra, tanto più s’inalza ; così l’Umiltà viene esaltata a misura ch’
essa
da se si abbassa. La medesima Virtù vedesi anche
ese. E’vestita di colore rosso, ed ha un pugnale nella destra, perchè
essa
talvolta arriva a spargere il sangue altrui. Si m
Cefalo il cane Lela po, e inoltre un’asta di mirabile virtù, giacchè
essa
e colpiva con sicurezza, e ritornava, senzachè al
lamente, che avea ricovoto in dono dalla sposa. Non vibrava colpo con
essa
, che andasse a vuoto : cosicchè sazio della strag
velocità, con cui li vuole eseguiti. Ha vicino a se il Leone, perchè
essa
non va mai disgiunta dalla superbia, di cui quell
ri onorato. Le due corna, che la Vanagloria ha in testa, indicano, d’
essa
suole bene spesso cadere in grandissime bestialit
sedere. Viene dimostrata vecchia, smunta, e pallida : vecchia, perchè
essa
si trova spezialmente ne’ vecchi ; smunta, perchè
Bugia è zoppa, per alludere a ciò, che volgarmente si dice, che cioè
essa
ha le gambe corte : vale a dire che in breve vien
iorare la sua condizione. Giace in luogo sozzo, perchè chi è preso da
essa
, ama la vita sorrida. Ha in mano l’Upupa, urcello
bero principio. Un tal’effetto si produce anche dall’Invidia, giacchè
essa
, agitando sempre con affanni il cuore umano, in c
dispiacere di dover operare il bene. Vedesi mal vestita, posta anch’
essa
a sedere, colla guancia appoggiata sulla sinistra
ondizione, cui questo Vizio riduce. La Pigrizia siede e dorme, perchè
essa
cagiona stupidezza in chi la ama. Ha appresso di
furore. L’ Incostanza finalmente tiene in mano la Luna, perchè anch’
essa
agli occhi nostri seinbra mutabilissima. Giuoc
eota, detta Regifugio, o le Fugali. Una delle ceremonie, praticate in
essa
, era che dopo il sacrifizio, offerto alla Libertà
rso degli anni divenne in quella città la Dea la più onorata, giacchè
essa
sola ebbe più tempj, che tutte le altre Divinità
i anche in atto di portare Pluto fanciullo, per far intendere, che da
essa
dipende il possesso d’ogni ricchezza. Dubbio.
lui statua con veste muliebre ; e dopo essere stata condotta in giro,
essa
si vestiva con abito virile. Si voleva con ciò in
me riconoscono certe Divinitù, presidi alla campagna e alle frutta di
essa
, poichè si veggono con fiori e frutta in mano, e
Poeti i Coralli. Essi sott’acqua sono molli e flessibili, e fuori di
essa
acquistano la qualità di dure pietre(e). (a). O
a dice Teognete ; nata da Laodico. Stesicoro finalmente pretende, ch’
essa
si denominasse Eteoclimene(d).(2) (c). Apollod
e il detto montone, di parlate, non tutti lo dicono i Mitologi : anzi
essa
si crede un’ invenzione posteriore all’ altra del
essa nave siasi così appellata dalla voce greca argos, celere, perchè
essa
era tale(f). (c). Val. Flac. l. I. (9). La nav
a loronave ; ma che queglino, essendone stati avvertiti da Medea, con
essa
lei se ne fuggirono. Altri soggiungono, che gli A
tempesta, ardì di sostenerla a forza di braccia da quella parte, ov’
essa
precipitava, e vi rimase sepolto sotto le rovine
na del suo rango, la regalò ad eno de’suoi Cortigiani. Non molto dopo
essa
cadde nelle mani de’ Carj, popoli dell’Asia Minor
detta Ariannea, la quale non inspirava che tristezza e lutto, perchè
essa
ricordava Arianna, abbandonata in quell’ Isola da
Il peso non glielo permise, e in vece del Centauro privò di vita con
essa
Conete, suo collegato, ch’era poco lontapo. Non p
rimproverare a Reto la viltà d’ aver infierito contro un ragazzo, ma
essa
gli venne chiusa dal tizzone, onde costretto a tr
apide. Dicono, che quando il Sole nascente la toccava co’ suoi raggi,
essa
rendeva un piacevole suono ; laddove la sera ne r
simi spargessero la terra d’acqua ; attinta al fiume Stige, e che con
essa
vi facessero insorgere la peste, la guerra, la fa
ica Chersoneso, divenne la Sacerdotessa di Diana, cosicchè toccava ad
essa
l’iniziare i forestieri, i quali soleansi sacrifi
avi una spezie di tomba, detta la sepoltura del dito, perchè sopra di
essa
stava scolpita la figura d’un dito ; e si diceva,
reo, passava per di lui padre, perchè egli la aveva sposata, primachè
essa
si unisse al predetto fiultro(c). (e). Id. Ilia
ne faceva profano uso ; ed una moneta d’oro o d’argento gettavasi in
essa
de chi neoveniva risanato(b). Alcmeone dopo la mo
amo studiati interpetrare non poca parte della Mitologia, e quanto in
essa
è di più interessante, non essendo il rimanente,
e un’uomo ; ora un padre colpito nella sua tenera posterità invoca in
essa
gli Dei del suo dolore ; ora il menzogniero artif
è la terra in certo modo divora le cose, che ha generato, nascendo da
essa
i semi, ed in essa ritornando. Se nella favola si
modo divora le cose, che ha generato, nascendo da essa i semi, ed in
essa
ritornando. Se nella favola si dice, che Saturno
imbolo del vero amore, secondo la maniera di baciare tutta propria di
essa
— il mirto, poichè gli antichi si servivano di qu
lcano, i cui antichi altari ivano del pari con quelli di Prometeo, fu
essa
di mano in mano amante di Adone, cioè del Sole, e
in mano amante di Adone, cioè del Sole, e di Marte, col quale entrava
essa
in congiunzione, secondo i diversi suoi aspetti i
della terra, perocchè tutte le cose fatte dalla terra si risolvono in
essa
, e poscia da essa di nuovo risorgono. Per questo
chè tutte le cose fatte dalla terra si risolvono in essa, e poscia da
essa
di nuovo risorgono. Per questo i greci da Vesta p
questo i greci da Vesta prendevano le iniziative de’sacrificii, e con
essa
vi davan fine. 50. Le Mvse — Elleno erano così de
è a talento di far risorgere la pace tra le rappacificate abitazioni,
essa
libera si vede camminare per vie sicure. Di letif
ndore. Questa luce era la primogenita degli esseri, e il principio di
essa
avea dato vita a tutte le cose ed all’uomo istess
a noi comanda La maestade della man feroce, D’afferrar Polissena; ed
essa
grida: Achivi, onde io più non ho patria, alcuno
ortata nella Tauride nel momento dell’ espiazione, e mise in luogo di
essa
una cerva. Ovidio l’ha posta nel numero delle sue
lui l’aveva generata quando al rapimento fe’ succedere V imeneo, che
essa
non ardì a Menelao manifestare. Racine, prima lod
detto, Dal talamo balzando, andava in traccia Delle care compagne, ad
essa
eguali Per natali ed età; soave scherzo D’Europa
ie d’Europa Incolpata fermossi, a lei lambiva Il collo, e l’adescava:
essa
lo palpa Con la tenera mano, e dalla bocca Soavem
volta pendeva una Vittoria di bronzo dorato, e sotto il simulacro di
essa
stava uno scudo d’oro dove era effigiata Medusa:
si cinse di nuovo delle fasce, credendo di fare inganno a Maia. Ma ad
essa
, come a dea, tutto era noto; onde rimproverò la f
re di Argo con Ipermestra, figlia di lui, sola innocente. Accanto ad
essa
è Linceo, e tutti gli eroi discendenti da Ercole,
u offerta da Periclito figlio di Eutimaco. Ecco quello che intorno ad
essa
si racconta. Cigno figlio di Nettuno, che regnò a
noto abbia preso il nome da Omero. Briseide è in piede: Diomede sopra
essa
, ed Ifi accanto, sembrano ammirare la bellezza di
me statue di divinità femminili. Due sole borchie sostengono sopra di
essa
una specie di peplo; tutto l’abito insomma è tant
ndicato per una testa di toro scorticato, sospesa ad un albero che ad
essa
è vicino. « La sola antica testa di Diana,’sulla
quale nacque in modo ch’è bello il tacere, alcuni scrittori danno ad
essa
e ad Esculapio Igia, o la dea della salute, per f
ni e grida Quello e questo pastore, indarno attizza De’ can la turba:
essa
ben corre, e addenta L’aure vicine, ma se un pass
. Pausania lasciò scritto nel Viaggio in Arcadia che Here chiamavansi
essa
e la madre. Vi furono alcuni che dall’incesto di
terra, doveva esser caro a Cerere, ancora che non si riguardasse con
essa
sotto relazioni misteriose: così si vede circonda
: è prima Venere lieta di sua frode: in core, Conscia di tanto furto,
essa
misura Del rapitor l’inusitata gioia, E già piega
e, ed alla seconda si attri"buiscono tutte le qualità della prima. Ad
essa
, secondo r autore degl’ Inni Omerici, si offrivan
Giganti, Giove diede a Vesta la scelta di ciò che più le piacesse, ed
essa
, oltre le prime libazioni, ottenne di castità per
mortali, i quali tengono i gioghi del nevoso Olimpo, e nei recessi di
essa
stava il Tartaro tenebroso. V’era ancora l’Amore
nere con Marte, questa dea assisa sopra un letto tiene al di sopra di
essa
un manto volante, per indicare probabilmente che
ricurvo come un pastorale, gli giace accanto. La siringa, ed unita ad
essa
due tibie, una diritta, l’altra curva, consuete a
iottoso Dal mio domino sottrarsi vorria. Su, la coda ti scuoti, E con
essa
le terga percoti, E con sì fatta sferza Per te st
e perchè segui Chi ti fugge? altra Galatea potrai Trovarti, e forse d’
essa
ancor più bella. Nella notte scherzar molte fanci
ettuno stesso. Accanto a Tia si vede Procri figlia di Eretteo, e dopo
essa
Glimene che le volge le spalle. L’istoria rende r
o più da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei figli che da
essa
aveva avuti, la repudiò come una sposa disgraziat
o i fianchi un largo cinto, che in alcune è fregiato di perle. Una di
essa
tiene nella destra un pugnale, nella sinistra un
tanto invaso dal potere della fortuna, da affermare che non Giove, ma
essa
tutte le cose mortali governava. Ed altro antico
ro sono date da Eschilo alla Fortuna, ed a proposito delle Nemesi con
essa
identificata, scrive Pausania che nè quella di Ra
ìnanza. A meraviglia può dirsi dunque Clio la musa della fama, poiché
essa
la registra in iscritti e la rende durevole, e pe
della Storia, che non è altro che il Genio o la Divinità tutelare di
essa
, onorata sotto questo nome. — Telefo e Prisco era
ua, la cui testa è il ritratto di una matrona romana, tal quale anch’
essa
alla Polinnia, sì nella composizione della figura
ale o è stata lasciata dagli antiquarii indecisa, o si è traveduto in
essa
la Fortuna Reduce. « Chiunque però l’esamini con
Tivoli dove le altre, e quantunque vi siano indizi per crederla ancor
essa
una Musa, comecché mancante delle braccia e del c
nel nostro marmo si è che circa la metà della vita varia il panno di
essa
, vedendovisi diligentemente segnata la cucitura,
a tenerezza. Ella vuole che si mostri a lei come a Giunone quando con
essa
il letto divide. Io non vi ho ancora veduto, le d
itata contro Ino che aveva osato di nutrire, Bacco si dichiara contro
essa
, e riempie la sua casa di quelle infelicità, che
per la sorte di suo padre. Venere commossa, invia Aglae a Cupido, ed
essa
lo trova sulle sommità dell’Olimpo. Aveva accanto
esentemente è neir armata delle Baccanti, e lo invita a innamorare di
essa
Morreo tremendo. Amore si arma contro l’eroe indi
er far lume a Cerere che cerca Proserpina. Ma lo dio si effigiava con
essa
nella mano, come si rileva da Euripide che dice:
n ginocchio sulla sua groppa si adopera con ambe le mani per torli ad
essa
. Un altro giovin Baccante porta anch’egli accesa
ia de’ mortali. Ha il primo luogo Lucina o Illitia dea del Puerperio:
essa
è simboleggiata colla man destra aperta, gesto re
nsegnava del moversi la terra sopra l’acque a guisa di una nave; e di
essa
trovansi le traccio in alcuni monumenti dell’anti
i, virtuosi, in pace, godendosi i beni della terra, spontaneamente da
essa
prodotti. Ma le età successive travagliate da nuo
te ov’ erano certi villani che per malvezzo gliela intorbidarono ; ed
essa
, quanto era stata generosa verso la cortesia di C
thesmos, legge, phéro, io porto, gr.) in memoria delle savie leggi da
essa
date ai mortali. Erano celebrate dalle donne più
ercia. Anche le colombe di quella foresta pronunziavano oracoli, e in
essa
fu tagliato il fatidico albero della nave degli A
da moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni date da
essa
ai Romani, massime nella guerra coi Galli Senoni
offeser Cerere (55), ebbero la crudeltà di negarle un po’d’acqua ; ed
essa
li puni col solito gastigo di convertirli in rane
e il nome di monte sacro, e sacra è pur detta la valle sottoposta. In
essa
scorre il fiume Permesso che nasce sul monte Elic
velata poi era divina, perchè univa la modestia alla beltà che senza
essa
non è pregevole. Fu anche figurata col pomo della
ara di Venere nuziale che teneva nell’una mano il globo del mondo da
essa
rigenerato, e presso alle mammelle la face dell’
iovinezza, guariva le ferite, e procurava l’immortalità. L’Aurora con
essa
rese immortale Titone ; Apollo imbalsamò il corpo
fessa : E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d’inferno è da
essa
: Cignesi colla coda tante volte Quantunque gradi
gne, arieti e tortorelle, emblema dell’innocenza, essendochè solo per
essa
l’uomo può sottrarsi agli spasimi del rimorso. Or
voli di alati puttini stavano con la moltitudine ; ma raramente aveva
essa
bisogno d’invocarne l’aiuto, perchè la vita fatic
onte, A cui la gregge sua pascesse intorno ; Se non che si movea con
essa
insieme, E torreggiando inverso la marina Per l’u
chioma ; ed aveva in mano un covone di paglia, per significare che di
essa
deve esser formato il letto al bestiame. Pomo
uefatto e il barbaro costume, Del ciel cangiato si godean superbe. Ed
essa
, la gentil Ninfa sagace, Con lungo studio e pazie
voli esempj ; ma la buona Fortuna sta in mano di chi la vuole, se per
essa
intendiamo un vivere agiato e felice secondo i bu
seguono sempre, ma zoppicando, e s’ingegnano di rimediare ai mali da
essa
prodotti. Arpocrate. 336. Arpocrate, Dio
hiare e quali meno, secondochè meno o più fossero appresso al lume di
essa
Aurora, per significare l’ore che vengono innanti
adi, ove Ditti pescatore la raccolse, e la condusse a Polidetto re di
essa
isola. Questi ricevè umanamente la madre ed il fi
a a Stige del suo figlio in vece : Ma tu poi, di’, tu che sol vivi in
essa
, Dimmi, in un col suo vivere non fòra Tronco all’
ne sposò la regina Antiope o Ippolita (375) fatta sua prigioniera. Da
essa
ebbe lo sventurato Ippolito (435). 433. I due ami
nchè gli si offerse l’opportunità d’introdurre la destra gamba, e con
essa
il sinistro di lui piede a sè traendo, e nel temp
ta d’Iside 143 era celebrata nell’anniversario dell’epoca nella quale
essa
aveva pianto la morte del fratello. Appunto allor
tà la querce era il primario oggetto della venerazione dei Galli. Era
essa
il loro tempio, ed anche lo stesso Nume, poichè,
r altro di somma importanza per la cronologia degli Eroi, dimostrando
essa
che furon contemporanei coloro che vi presero par
mento per le buone raccolte ottenute, erasi dimenticato di Diana ; ed
essa
lo punì mandando un mostruoso cinghiale a devasta
generazione dell’uomo, sull’unione dell’anima col corpo e lo stato di
essa
dopo la morte, nulladimeno non sembra che Dante r
ltri dicono, dal carro del Sole, una divina scintilla di fuoco, e con
essa
animò le sue statue, e le fece divenire uomini vi
gli Dei non avevan pensato a renderla immune dalla curiosità ; quindi
essa
aperse subito il vaso e ne uscirono immediatament
cui nome significa provvido o cauto, non volle aprirlo ; ed avendolo
essa
portato quindi ad Epimeteo, il cui nome significa
l’altra volta poi di più divinità se ne fece una sola, amalgamando in
essa
tutti gli attributi di quelle che anticamente era
ove sposò Giunone elevandola al grado di regina del Cielo, ed ebbe da
essa
Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee, ed an
l’ Abbondanza di tutte le cose naturali. Vedremo però in appresso che
essa
Natura fu goffamente e bizzarramente simboleggiat
sta, com’è veramente, la più bella e sapiente allegoria, significando
essa
che la sapienza è figlia del supremo dei Numi e c
diede il suo stesso nome a quella prediletta città ; e i cittadini di
essa
favoriti e protetti dalla Dea della sapienza inve
fu lieta Firenze di esser detta l’Atene d’Italia, dopo che sorsero in
essa
i più grandi scrittori, che il suo dialetto merit
rodusse inoltre una certa sacra ceremonia, chiamata Lavazione, perchè
essa
consisteva nel lavare il simulacro di Cibele nel
e ceremonie di tali Solennità. L’iniziazione si faceva di notte, e ad
essa
non solo gli Ateniesi, ma tutti i Greci eziandio,
buoi (d). La medesima Solennità chiamavasi anche Diipolia, perchè con
essa
si onorava Giove Polico, ossia preside e custode
a gelida sul meriggio, e calda al rinascere e tramontare del Sole. Ad
essa
niuno osava d’avvicinarsi fuorchè il sacro minist
no moriva. Se una bestia, inseguita da’ cacciatori, colà si ritirava,
essa
era in sicuro. Finalmente credevasi, che nè gli a
seggieri. L’ ultimo giorno fu detto chitra, ossia pignatta, perchè in
essa
si faceva bollire ogni sorte di legumi, e questi
ghì della di lui figliuola, Caria ; ma non poteva mai trattenersi con
essa
sola, perchè le altre di lei sorelle, Orfe e Lico
ne deposero a terra la statua, e procurarono di placare da Deità, cui
essa
rappresentava. Sul far del giorno Admete s’ accor
ollo, considerato come il Sole, cangiò in biscia Arge o Argea, perchè
essa
, correndo dietro ad un cervo, protestò che lo avr
smisurato cinghiale. Egli avventò uno strale contro quella fiera, ma
essa
strappandosi col dente dalla pelle il ferro, lo s
enerite. Insorse ben presto una pestilenza, che desolava Corinto ; nè
essa
secondo la dichiarazione dell’Oracolo dovea cessa
della Divinazione, abbiano emanato molte leggi contro i professori di
essa
, e benche il tempo n’abbia sempre più manifestato
e spezialmente si onorava, perchè speravano d’incontrare per mezzo di
essa
un matrimonio e un parto felice(b) (d). Ovid.
). La Corsa poi sopra i carri formava il più brillante spettacolo. Ad
essa
pure concorrevano gli Eroi e i Principi stessi, i
opriva pure un’Ara sotterranea, situata appresso il Circo Massimo, ed
essa
si onorava con sacrifizj, e libazioni, gettate ne
l giorno, la terra nuovamente si aprì, e queglino comparvero sopra di
essa
(d). Alcuni pretendono, che nel luogo, donde i du
recarsi al predetto tempio, di cui n’era la sacerdotessa. Non avendo
essa
buoi, che tirassero il suo carro, i due figliuoli
a Morte, come una Divinità, nata, ed educata dalla Notte(a). E perchè
essa
è veramente il sonno eterno, di cui quello de’viv
asi con due faccie, con bianca barba, e in atto di dormire. Vicina ad
essa
v’ è una falce, un ragno, e quantità di ricchezze
esentò ad Issione. Questi al vederla diede subito segni d’affetto per
essa
. Il Nume lo colpì col, fulmine, e ordinò a Mercur
riscaldò la raccolta acqua, la di ede a bere a’suoi figliuoli, e con
essa
li guarì. Coloro dissero allora di aver veduto in
icevette da Mercurio una lira, a cui egli v’aggiunse tre coide, e con
essa
operò grandi maraviglie. Volendo cingere di mura
Leucippo corrisposto da Dafne, inspirò sì a lei, che alle compagne di
essa
il desiderio di bagnarsi nel fiume Ladone. Leucip
icono, che il nome di Dittinna fu dato alla stessa Britomarti, perchè
essa
fu l’inventrice delle reti, di cui si servono i c
raccolse i due predetti fanciulli, e fece credere al marito d’averli
essa
partoriti. Qualche tempo dopo colei divenne madre
ali diremo che, considerata come la Luna, immaginarono i mitologi che
essa
sotto la forma di una avvenente e giovane Dea per
etallo per liberar di travaglio la Luna, credendo così d’impedire che
essa
sentisse le magiche parole degli stregoni ; che u
sa maggiore ed anche Elice per distinguerla dall’altra vicinissima ad
essa
che chiamasi Orsa minore ed anche Cinosura dal no
o di Medusa nacquero molti orribili serpenti, e dal tronco o busto di
essa
uscì l’alato caval Pegaso, che servì poi sempre d
o difficile a spiegarsi che quella del caval Pegaso nato dal corpo di
essa
. E Pindaro, a cui forse piaceva poco questa stran
siopea ; e fu esposta ad esser divorata da un mostro marino, perchè o
essa
o sua madre erasi vantata di esser più bella dell
li dai mortali. Finalmente la Morte, secondo il Paganesimo, era anche
essa
ministra del Fato e l’ultima esecutrice de’ suoi
dei viventi ; ma fu considerata pur anco ministra di Plutone, perchè
essa
spinge le anime nei regni di lui. A quest’estremo
e degli astronomi moderni sull’origine della Terra, che cioè essendo
essa
in principio una massa di materia incandescente,
anza trattando di Urano ; nè qui, dopo aver notato come distinguevasi
essa
dalle altre due Dee rappresentanti la Terra, rest
alveare dentro un albero incavato o corroso dalla vecchiezza ; e che
essa
poi fosse cangiata in ape. La favola della Ninfa
fa Eco se ne afflisse tanto, e si consumò talmente dal dolore, che di
essa
vi rimase la voce sola che ripeteva appena le ult
a Giano, di far girare questa vôlta o callotta sferica celeste e con
essa
tutte le stelle. Considerarono come un pianeta an
Diana chiamavasi, con greco nome Selene, che significava Luna, figlia
essa
pure d’Iperione, e perciò sorella di Elio99). Ven
nte in Sicilia con diverse ninfe sue compagne od ancelle ; che mentre
essa
coglieva fiori alle falde del monte Etna fu rapit
a Cerere, oltre alla trasformazione di Ascalafo in gufo, si narra che
essa
avesse anche trasformato il fanciulletto Stellio
idua osservazione dei fenomeni e colle reiterate esperienze, e quando
essa
, dopo aver subìto tutte le fasi dell’analisi e de
amiglia dei Medici la distruzione delle libertà d’Italia, dicendo che
essa
ordì « Una tela di cabale e d’inganni « Che fu t
no, Ebe, e Marte. I due primi li concepì da Giove, il terzo nacque da
essa
particolarmente. Crucciata Giunone per essere nat
. Il rimorso di un tal attentato condusse a morte Clizia cangiata pur
essa
in Eliotropio (Girasole), pianta che gira guardan
ne, e leggiadra Dea, essendo caduta in presenza degli Dei, lasciò pur
essa
un tale impiego, dato poi da Giove al suo caro Ga
aragone : pietra che ha la virtu di scoprire la natura de’ metalli da
essa
toccati. Nacque da Mercurio, e da Venere un figli
restò, e sentì germogliarsi sotto i piedi le radici, diventando ancor
essa
una pianta di simile natura. Pigmalione. Pigm
l lido, vinta dal dolore non gli volle sopravvivere, gittandosi ancor
essa
nel mare. Aconzio, e Cidippe. Era Cidippe una
per le strade, portando la statua del loro nume. Danzavano davanti ad
essa
in una data cadenza : facevano degli orribili e s
il Pestalozza, non è erronea per sè stessa, ma pel solo motivo che in
essa
l’anima s’immedesima colla divina sostanza, suppo
a, supponendosi emanata da questa, ovvero sussistente eternamente con
essa
. » Questo stesso filosofo rosminiano chiama Antro
ra in loro difesa, che intitolò : Apologetico contro cl’ Idolatri. Da
essa
sono tratti i due brani che seguono.) 748. Se n
nnata. Che cosa ne anderà alle leggi che sono in vigore nel regno, se
essa
è udita ? Forse si glorierà maggiormente la potes
spenta con Marco Bruto la libertà e perduta affatto anche l’ombra di
essa
sotto Tiberio, le apoteosi degli Imperatori e del
i inducevasi la convinzione che ottime esser dovessero le massime che
essa
insegnava. Perciò Dante fa dire al poeta Stazio n
teria bruta ed informe, supposta esistente nello spazio prima che con
essa
fosse plasmato il mondo ; e in questo significato
mente dichiara, non può esser buona una repubblica, nè ben viversi in
essa
39. 32. « Sacra suosque tibi commendat Troia
de, dopo avere insegnato a loro l’agricoltura, si fossero trasformati
essa
in vacca ed Osiride in bove o toro. Nè gli Egizia
l libro secondo de’ suoi Principii di Scienza Nuova, riferisce che in
essa
Dionigi Longino ammirava la maggior sublimità di
ono sotto terra, e a gran distanza ricompariscono sulla superficie di
essa
. Esempio ne sia nella Spagna la Guadiana, che dop
della dea Temi che era sul monte Parnaso, dimandarono all’oracolo di
essa
qual sarebbe un modo più sollecito di ripopolare
fne. Egli pure voleva sposar per forza una Ninfa di nome Siringa ; ma
essa
avendo pregato gli Dei a liberarla da un sì fatto
otto della superficie della Terra, perchè supponevano che nel seno di
essa
esistessero due inferne regioni molto diverse tra
pagne dai pastori e dagli agricoltori, per implorare la protezione di
essa
; ed oltre le usate libazioni e le offerte di sac
ale. Ecco il carattere distintivo della vera poesia e del Nume che ad
essa
presiede. Apollo è dunque il simbolo del poetico
li o artificiali che uscivano dalla voragine ; le mistiche parole che
essa
proferiva erano vocaboli sconnessi, detti a caso
re ; e meritava perciò una miglior sorte di quella che si racconta di
essa
, poichè giunto in quell’isola insieme cogli altri
ricchissima reggia, opera di Vulcano109), nella regione d’Oriente. Da
essa
cominciava il suo corso diurno, e la sera andava
; « E quel conoscitor delle peccata « Vede qual luogo d’Inferno è da
essa
: « Cingesi con la coda tante volte « Quantunque
▲