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1 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
re nell’ animo dei loro contemporanei i sentimenti di cui essi stessi erano penetrati, ornavano il loro spirito, formavano il
o una Dea per madre. Semidei si dissero pure gli eroi che distinti si erano con qualche grande azione e che ebbero l’onore de
venire. Quando Saturno arrivò in Italia, i costumi di quegli abitanti erano sì puri che quel tempo fu chiamato età dell’oro.
no un fuoco perpetuo, vegliando a vicenda intorno di esso. Le Vestali erano astrette a conservare la verginità fino a trent’a
utte le nazioni. Gli Egizi lo chiamavano Giove Ammone. Gli altri nomi erano tratti o da’ suoi attributi o dai luoghi da esso
colla sua corte sul monte Olimpo in Macedonia. Il faggio e la quercia erano le piante a lui dedicate. Magnifici templi gli fu
i abbian tolto questa festa dagli Egizi perchè i misteri cleusini non erano che una imitazione di quelli di Iside, la stessa
in una mano ed alcune spiche o papaveri nell’altra. I papaveri non le erano sacri soltanto per la loro fecondità e perchè nas
umiliando i genitori colla perdita dei figli. Il cervo e la cerva le erano particolarmente consacrati. Le venivano offerte q
e abbia avuto più di cinquanta figli. Figlie di Nettuno e della Terra erano le Arpie, mostri alati e malefici che portavano l
n unghioni ai piedi ed alle mani, e con orecchi d’orso. Le principali erano Ello, Occipete e Celeno. Alcuni le prendono per
ssa per dar gli oracoli. Delo, Delfo, Chiaro, Tenedo, Cirra e Patarno erano i loughi più famosi ove davansi tali oracoli. D’a
cercava il suo arco e le frecce, s’avvide che nel momento stesso gli erano state anche quelle involate. Dopo questo accident
lavano alle volte degli agnelli ed anche un toro. La palma e l’alloro erano i suoi alberi favoriti. Tra i fiori erano a lui c
n toro. La palma e l’alloro erano i suoi alberi favoriti. Tra i fiori erano a lui consagrati il loto, il mirto, il ginepro, i
ndurnele quando andavano ad abitare altri corpi diversi dai primi cui erano state unite. Gli si dava la borsa come Dio del co
su le vie a guisa di termini or con tre teste ed or con quattro facce erano dette Mercuri da’ Romani, ed Ermeti dai Greci, ch
edera e dei tamburi. Erano essi agitati da un divino furore. Le donne erano scapigliate e vestite di pelli di cerve e di pant
oi viaggi si era coperto sempre della pelle di un capro. Suoi seguaci erano i Satiri, che figuravansi colle orecchie, le corn
mezzo alla fronte lavoravano continuamente con lui. I tre principali erano Bronte, il quale fabbricava il fulminee, Sterope
este montagne. Erano giganti di statura enorme perchè queste montagne erano altissime, ed il solo occhio scintillante in mezz
li distinguevasi particolarmente lo storiato scudo, su cui mille cose erano maestrevolmente effigiate. Eguali armi e scudi eg
ta il merito assegnavan loro il premio o la pena. Minosse e Radamanto erano figli di Giove e d’Europa. Il primo regnò in Cret
ome il presidente della corte infernale, e gli altri due giudici, non erano per così dire, che gli assessori di lui. Le due g
Il Tartaro si prende per l’Inferno stesso molte volte. I Campi Elisi erano il soggiorno felice delle ombre virtuose. « Ivi r
re intorno l’olezizo de’fiori ; un sole novello e nuovi astri mai non erano da nube alcuna velati. Boschetti imbatsamati, sel
Solo il rossignolo aveva diritto di cantarvi i propri piaceri, e non erano interrotti che dalle toccanti voci de’grandi poet
, e con bella vicenda presentava o fiori o frutti. Dolore e vecchiaia erano ignoti nomi, eternamente conservavansi le età in
perchè vi si spedivano, come si crede, i prigionieri di stato. Cinque erano i fiumi dell’Inferno, Stige, Cocito, Acheronte, L
nito l’acqua ai Titani nella lor guerra contro di Giove. Le sue acque erano fangose ed amare ; le ombre lo passavane senza sp
esso nell’Acheronte. Lete diceasi anche il fiume dell’Oblio. Le ombre erano obbligate a bevere delle sue acque, la proprietà
ero rimanessero per cent’anni privi della divinità. Le acque di Stige erano infette, ed in esse si ponevano i traditori ed i
evano i traditori ed i calunniatori. La decima parte di queste acque erano riserbate per gli Dei spergiuri. Annoverasi tra i
usa. I sacerdoti egizi rifiutavano il passaggio del lago a quelli che erano morti senza pagare i loro debiti, e i parenti era
lago a quelli che erano morti senza pagare i loro debiti, e i parenti erano obbligati di tenere presso di sè il corpo fino a
moneta posta in bocca al defunto indicava che tutti i suoi creditori erano soddisfatti, giacchè gli rimaneva per ottenere il
ettri, essa compariva a chi l’invocava. Come Dea delle espiazioni, le erano immolati dei cagnolini e le venivano innalzate de
redevano che queste divinità presiedessero alla vita ed alla morte ed erano riguardate siccome quelle che avevano un potere i
nare pei piedi i morti, senza risparmiare i guerrieri che dalla morte erano ancor rispettati. Si vedono avventarsi sui corpi
no amare lagrime e non vollero più rimanere nel campo greco. Le Furie erano divinità infernali, immaginate come ministre dell
Acheronte. Erano tre : Tisifone, Megera ed Aletto. Mentre i colpevoli erano in vita, le Furie portavano nell’anima loro il te
ri flagelli dell’ira celeste, e per questo oggetto le loro incombenze erano così divise : Tisifone era impiegata a suscitare
poeti voluto raffigurare i rimorsi che accompagnano i delitti. I Mani erano una specie di Geni che presiedevano a morti. Da a
ri tra i condannati del Tartaro ed il genere del supplizio con cui vi erano tormentati. Tantalo re di Lidia o di Frigia nell
innalzano ogni volta che stende il braccio per coglierne. Le Danaidi erano cinquanta figlie di Danao re d’Argo, ch’egli mari
l’invenzione dei pozzi che avevano recata dall’Egitto, dove le acque erano rare ; altri dicono che palesassero l’invenzione
ezzo di queste trombe pei differenti usi delle Danaidi, così quei che erano impiegati in questo disagioso lavoro, dissero ver
uesto disagioso lavoro, dissero verisimilmente che queste principesse erano condannate a riempire un vaso forato, per consuma
o ed i Silvani di Silvano si confondono soventi gli uni cogli altri ; erano tutti rappresentati metà uomini e metà capri con
notte, ballando al suon delle trombe e quelle che vincevano al corso erano coronate di fiori. La Clori o Cloride de’ Greci e
a Eribea si fanno procedere gli altri. I principali tra questi ultimi erano que’che spiravano dai quattro punti cardinali del
nto lo si può essere, non aveva riguardi per alcuno, e gli Dei stessi erano oggetto de’suoi motteggi, e riprendeva liberamenn
à le lenticchie e le primizie dei legumi ; ma il loto ed il pesco gli erano particolarmente consacrati, perchè le foglie di p
e divinità dipendevano da lui. Il Cielo, la Terra, il Mare, l’Inferno erano sottomessi al suo impero, e niun potere aveva la
con Venere per conoscere il Destino di Giulio Cesare. I Destini de’re erano scolpiti sul diamante. I ministri di questo poten
i de’re erano scolpiti sul diamante. I ministri di questo potente Dio erano le Parche incaricate di eseguire i suoi ordini.
i sacrifici gli si offrivano capre e galline. Il serpente ed il gallo erano a lui specialmente dedicati. Si vuole che Esculap
ervito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti ; e questi sacerdoti erano soggetti all’autorità di un pontefice il quale no
colpevoli, e nell’altro con estremo rigore li puniva. I suoi castighi erano severi, ma giusti, e niuno potea sottrarsi ai suo
olcando, dietro di sè lasciavano un ampio solco sul mare ; infiammati erano i loro occhi e fumanti le bocche. Le Oceanidi fig
ttava i suoi figli in una piccola vasca d’acqua calda, per provare se erano immortali. I poeti aggiungono altresì aver essa i
io per quanto si narra conteneva tremila appartamenti, metà dei quali erano sotto terra, e dodici palazzi in un ricinto, ed e
io per rinchiudervi i suoi tesori che, in forza di potenti talismani, erano garantiti da’ ladri. Da ciò deriva il loro timore
a abilità nel fare certe statue che uscendo dalla sua mano croatrice, erano come automati che si credevano animati. Dedalo a
cusatore e l’accusato. Allato ai guidici vedevansi due colonne su cui erano scolpite le leggi, dietro le quali essi proferiva
nome secondo altri e di Bacco e Venere come più generalmente si crede erano tre : Egle, Talia ed Eufrosina, così almeno vogli
o che di trascurato è preferibile ad una fredda regolarità. Le Grazie erano le indivisibili compagne di Venere. Accompagnavan
a tanto la corte celeste, quanto le loro voci e i loro concerti. Esse erano nove : Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore
Grecia e della Macedonia offrivansi loro dei sacrifici. Anche in Roma erano ad esse consacrati due templi ed un terzo in cui
la melodiosa, regna sulla tragedia, l’una delle cui parti essenziali erano altre volte i canti ed i cori. Talia o la fiorent
al potere di lui malgrado si dicano vergini. Tra i fiumi e le fontane erano loro consacrati l’Ippocrene ed il Permesso nella
principe il quale non amando le belle lettere distrusse i luoghi ove erano coltivate. Colla musa Urania non bisogna confonde
ede su di una testuggine per indicare la castità e la modestia che le erano proprie. La testuggine è il simbolo del ritiro e
l silenzio, che a donna maritata contanto si addicono. Urania e Bacco erano le due più grandi divinità degli Arabi. Parlando
il vcaval Pegaso Le Gorgoni figlie di Forco dio marino e di Ceto erano tre e si chiamavano Medusa, Euriale e Steno. Stan
nti, delle grandi ale e delle ugne di lione ai piedi ed alle mani che erano di bronzo. Erano pei mortali un oggetto di orror
disavventure, ma la sola che fosse mortale, mentre le sue sorelle non erano soggette nè alla vecchiaia nè alla morte. Del tes
altri mostri immaginati dai poeti. Asseriscono alcuni che le Gorgoni erano donne guerriere le quali abitavano la Libia press
orgoni prestavansi vicendevolmente ; quindi le cinque figlie di Forco erano i cinque vascelli de’ quali era composta la picco
o, il latte ed il mele ; talvolta immolavansi ad esse delle capre, ed erano altresì loro consacrate alcune feste. Alle Ninfe
ch’elleno vivessero lunghissimo tempo. I luoghi consacrati alle Ninfe erano talvolta piccoli templi ; ma il più sovente erano
nsacrati alle Ninfe erano talvolta piccoli templi ; ma il più sovente erano antri naturali o espressamente scavati e adorni,
o espressamente scavati e adorni, chiamati Ninfee. Que’ sacri luoghi erano d’ordinario situati presso delle fontane, delle s
boschi e per le foreste, e potevano ballare intorno alle quercie che erano loro consacrate, e sopravvivere alla distruzione
ano loro consacrate, e sopravvivere alla distruzione degli alberi che erano da esse protetti. Potevano maritarsi. Euridice mo
nascevano e morivano, e non se ne potevano mai separare ; tali alberi erano per lo più le querce. Pretendesi da alcuni che no
e ad ascoltare il canto d’Orfeo. Le Amadriadi come tutte le Ninfe non erano immortali, ma è favoloso il calcolo della loro es
de’ 9000 anni non combinando colla durata degli alberi. Queste Ninfe erano grate a coloro che le salvavano dalla morte, ma p
fatti citansi a un dipresso consimili i quali provano che gli antichi erano persuasi che la vita delle Amadriadi dipendesse d
molto adattate ad allontanare dalle piantagioni quei danni, ai quali erano esposie Le Ninfe delle acque dividevansi in Ninf
dette Potamidi, e dei laghi e delle paludi dette Limniadi. Le Nereidi erano figlie di Nereo e di Doride, le Oceanidi o Oceani
idi o Oceanitidi figlie dell’Oceano e di Teti. Sì le une che le altre erano delle famiglie delle Ninfe marine. Variano i poet
ia de’ loro piedi, delle braccia e della persona, della qual bellezza erano sommamente gelose. Le Nereidi avevano dei boschi
tte, dell’olio e del mele ne’ sacrifici che loro facevansi ; talvolta erano ad esse immolate delle capre. Dimostravano di ave
Le Nereidi, Teti, l’Oceano e Nettuno e tutte le altre marine divinità erano onorate con un culto il quale consisteva in preci
zo degli antichi re di Siracusa. Le Naiadi dette anche Crenee e Pegee erano Ninfe che presiedevano alle fontane, ai fiumi, al
si di porre sui loro altari del latte, dei fiori e dei frutti, ma non erano se non se campestri divinità il culto delle quali
i, come a quello di tutte le divinità marine ed ai fiumi. Le Limniadi erano le ninfe che presiedevano ai laghi ed agli stagni
lcun difetto, lacerò con isdegno quella bella tappezzeria nella quale erano troppo ben rappresentate le colpe degli Dei. Aggi
questo popolo amico del meraviglioso. Le Esperidi Le Esperidi erano nipoti di Espero e figlie di Atlante e di Esperid
ol medesimo frutto Ippomene raddolcì la superba Atalanta. Le Esperidi erano dotate di bella voce, e con frequenti metamorfosi
olta cura o degli armenti o dei frutti di una grande rendita. Siccome erano belle e ancor più sagge, Busiride, re d’Egitto tr
emo nella sinistra mano. Le Sirene, Scilla e Cariddi Le Sirene erano secondo alcuni tre figlie del fiume Acheloo e del
colla loro armonia tutti coloro che giungevano a quella volta, e che erano tanto imprudenti per fermarsi ad udirne i canti.
’inedia. La terra di que’contorni era coperta di ossami di coloro che erano in tal guisa periti. Ulisse dovendo passare colla
ormate come lo furono per andare in cerca della loro compagna per cui erano animate dalla più viva amicizia. Avrebbero per ca
n un peggiore. I Penati, i Lari ed i Lemuri I Penati ed i Lari erano Dei domestici ; si facevano presiedere i primi al
igli di Giove e di Larunda, forse la stessa che Lara. I Lari o Penati erano piccole statue rappresentanti Deità che nelle cas
ed anche un porco ; le offerte che ad essi si facevano in particolare erano incenso, vino, una coperta di lana ed una parte d
ra degli abitanti delle case ove eglino stessi avevano dimorato e che erano dolci e pacifici si chiamavano Lari famigliari ;
ario che in pena della loro cattiva vita non avevano sicuro soggiorno erano considerati per Geni malefici, erranti e vagabond
e del corpo un Dio particolare, come le varie vicende dell’umana vita erano anch’esse raccomandate a qualche Divinità ; di tu
rosi, Agenoria o Stimula quella che gli spingeva ad agire. Gli Agonii erano Dei che si invocavano quando trattavasi d’intrapr
di freccia uccise tutti gli orribili uccelli del lago Stinfalio. Essi erano mostruosi, avevano il becco e gli artigli di ferr
posa a Teseo che gli era stato compagno in quell’impresa. Le Amazzoni erano donne guerriere che abitavano le ripe del Termodo
e di Augia re dell’Elide, le quali contenevano tremila buoi e che non erano state pulite da trent’anni, col farvi passare il
o. Osservisi ancora che le colonne misteriose innalzate dagli antichi erano sacre tutte agli astri, prima base della loro rel
to al cielo da Minerva, ed avendo osservato che tutti i corpi celesti erano animati dal fuoco, vi accese una fiaccola e porta
rabile in un paese selvaggio, è l’avoltoio. Gli abitanti della Scizia erano estremamente rozzi e vivevano senza leggi e senza
ai suoi dì perire tutti gli uomini con un diluvio universale, perchè erano troppo scellerati. Tutta la superficie della terr
madre dovevasi intendere la terra, madre comune, le ossa della quale erano le pietre. Riunite che n’ebbero buon numero, quel
del toro, ov’esse piangono tuttora. Si racconta da altri che le Iadi erano ninfe trasportate in cielo da Giove e convertite
valli abitavano un paese della Tessaglia. Andavano armati di clava ed erano destri nell’uso dell’arco. Variano le opinioni su
e lettere o dell’alfabeto. Castore e Polluce Castore e Polluce erano figli di Giove e di Leda e fratelli di Elena e di
lettava ; le più feroci belve accorrevano a quella soave melodia e vi erano per anco attratti gli augelli ; al dolce suono de
dicesi che dalla sua bocca udivansi uscire tristi e lugubri suoni che erano dall’eco ripetuti ; e che un serpe voleva morderl
no fuori della città presso il tempio di Ecate, ove amendue recati si erano per implorare il soccorso di quella Diva. Medea c
e a Giasone e colle quali acconsentiva di rimettergli il vello d’oro, erano le seguenti. Giasone prima di tutto doveva metter
mpresa ne fu riconosciuto il capo. Tra questi principi i più distinti erano Castore e Polluce, Telamone figlio di Eaco e padr
nte da questa terza spedizione, fu assalito da una truppa di Lici che erano stati inboscati da Giobate per assassinarlo, ma e
de’pascoli dove pascevano delle capre ; ed appiè del monte stesso vi erano delle paludi infestate da sérpenti. Bellerofonte
fosse l’alternativa, si presentò un gran numero di concorrenti. Molti erano stati vinti ed avevano già subìto la loro trista
dicato, e in esso i cittadini mandavansi scambievolmente dei doni che erano chiamati Strenne. Gordio, descrizione del nodo
deluse e compì l’oracolo. Narrasi che Alessandro e tutti coloro che erano presenti si ritirarono come se l’oracolo fosse co
zza de’suoi parenti, e l’oracolo gli predisse le disgrazie che a Laio erano state predette e lo avvisò di non ritornare nella
e de’suoi eserciti sotto la guida di sette illustri capitani, i quali erano Adrasto medesimo, Polinice, Tideo, Ippomedonte, C
là trasportavasi onde sottrarsi alle ricerche de’ Tebani ; gli enimmi erano l’immagine delle insidie ch’essa tendeva ai passe
rtù di guarire ogni sorta di malattia. I confini del regno di Tantalo erano immediatamente uniti a quelli di Troo re di Troia
cavalli di tutta la Grecia. Già tredici principi dei dintorni di Pisa erano stati vinti e tratti a morte, allorchè Pelope non
i in abito da mercante con vari ornamenti donneschi a’quali frammiste erano delle armi, vedendo Achille a queste subito appig
ire. Si è già parlato del sacrificio d’Ifigenia mentre le navi greche erano trattenute dai venti contrari in Aulide. Solament
venendo dal mare avviticchiarono Laocoonte e due suoi figli, e mentre erano i Troiani atterriti da tal portento, fu innanzi a
alto della rocca con una fiaccola il segno a quelli che dietro Tenedo erano nascosti e aperse l’uscita a quelli che stavan de
ivinazione. Dopo gli oracoli di Giove i più celebri e più accreditati erano quelli cui presiedeva Apollo, figliuolo di lui, s
essendosene istrutto dallo stesso Giove. I più famosi tra gli Oracoli erano  :     Sacrifizio L’oracolo di Dodona nell
i credevasi che gli Dei ne pronunciassero ; poichè tutti i giorni non erano eguali. Da principio a Delfo, non eravi che un me
talia e la Grecia ; e tali Oracoli nè meno celebri, nè meno venerati, erano pronunciati dagli Dei e dalle Dee, oppure dalle P
essa poteva desiderare. Gli dimandò essa di vivere tanti anni, quanti erano i grani di sabbia che essa teneva in sua mano, po
Dei, a’ Semidei e agli uomini che per qualche straordinaria azione si erano resi illustri, era da principio semplicissimo. Un
consacrati, finchè si giunse ad erigere i più magnifici templi, quali erano il tempio di Vulcano a Memfi in Egitto, quel di D
ano le interiora ; se eran sane era di buon augurio, e di sinistro se erano guaste o infette. Una porzione della vittima abbr
ta la vittima si abbruciava.     Aracolo d’Apollo I Sacrifici erano sempre accompagnati da libazioni, che consistevan
nale, eco. Anche le mogli loro conosciute sotto il nome di Flaminiche erano distinte col mezzo di particolari ornamenti e di
ione di Roma. Essi preparavano i banchetti sacrinei giorni solenni ed erano anche obbligati a pubblicare il giorno in cui tal
ridicolo, di maltrattarli e talvolta anche pereuoterli. Gli Anuspici erano quelli che esaminavano le interiora degli animali
o le interiora degli animali per trarne i presagi. I sacerdoti Akvali erano quelli che sacrificavano per la fertilità de’ cam
n onore di Cerere per questo oggetto chiamavansi Ambarvali. I Feciali erano sacerdoti o ufficiali pubblici i quali presso i R
quali pretendevano d’essere stati lesi dai Romani ; e se le lagnanze erano giuste i Feciali avevano diritto di punire gli au
pretendevasi purificare i colpevoli non che i luoghi profanati. Ve n’ erano di più specie, e ciascuna aveva le sue particolar
specie, e ciascuna aveva le sue particolari cerimonie. Le principali erano quelle che praticavansi per l’omicida, per i prod
igi, per le città, per le armate, per i templi. Le espiazioni solenni erano precedute da digiuni e seguite da preghiere pubbl
lcune di esse abbiamo fatto cenno ai loro rispettivi luoghi. Le Feste erano sacre per quei popoli. Se avessero dato luogo all
a questo Compendio parlando dei giuochi pubblici. I Gruochi pubblici erano sorte di spettacoli pubblici adottati dalla maggi
corpo e a procurare una vigorosa sanità. I Giuochi pubblici pei Greci erano divisi in due diverse specie ; gli uni erano comp
uochi pubblici pei Greci erano divisi in due diverse specie ; gli uni erano compresi sotto il nome di Ginnici e gli altri sot
ato nel quale combattevasi ora coi pugni soltanto, ora co’ cesti, che erano guanti di duro cuoio guarniti spesso di ferro e d
oni non avevano luoghi particolari. I più famosi giuochi della Grecia erano  : I.° I Giuochi Olimpici, che celebravansi in Oli
ico verde ; e negl’Istmici di prezzemolo secco o di pino. I vincitori erano anche onorati spesso di pubbliche statue e nella
ri erano anche onorati spesso di pubbliche statue e nella loro patria erano tenuti sempre in gran pregio. Non meno famosi dei
no distinti pei luoghi ov’eran celebrati o per la qualità del Dio cui erano dedicati. I primi erano compresi sotto il nome di
v’eran celebrati o per la qualità del Dio cui erano dedicati. I primi erano compresi sotto il nome di Giuochi Circensi e di G
o e gli altri sopra la scena. Riguardo ai giuochi consacrati agli Dei erano dessi divisi in sacri e in votivi, perchè si face
are qualche grazia ; in giuochi funebri e in giuochi ricreativi, come erano , per esempio, i Giuochi Compitali. Innalzarono i
eli spettacoli dei combattimenti de’ gladiatori, che spesso costretti erano a pugnare fino alla morte. Durante il tempo della
no alla morte. Durante il tempo della reale dignità, i Giuochi Romani erano regolati dai re ; ma dopo ch’essi furono espulsi
pocrene Ippocrene » 57 » 10 Rapresenta Rappresenta » 87 » a e 3 erano riserbate era riserbata » 104 » 10 avverdersen
2 (1897) Mitologia classica illustrata
che gli Dei della mitologia e le principali leggende a loro relative erano nei tempi migliori della Grecia oggetto di fede c
iegare la mitologia sostenendo che i miti relativi agli Dei altro non erano che storia umana avvolta nel meraviglioso, ossia
storia umana avvolta nel meraviglioso, ossia che gli Dei tradizionali erano antichissimi uomini, re, principi, eroi, dall’ am
soddisfare i loro desideri. — Quanto alle doti dello spirito, gli Dei erano naturalmente pensati come superiori agli uomini,
al grado di superiorità da giustificare la venerazione e il culto che erano un portato della naturale religiosità. 2. Origine
c) gli Ecatonchiri o Centimani, giganti dalle cento braccia. I Titani erano dodici, sei maschi e sei femmine, e venivano per
e venivano per lo più accoppiati a due a due. Le coppie più notevoli erano : Oceano, il gran fiume che circonda la terra ed è
all’ unico occhio tondo, che si diceva avessero in mezzo alla fronte, erano tre, Bronte, Sterope e Arge, evidente personifica
obbligato a rigettar fuori i figli ingoiati che per la divinità loro erano immortali, incominciò contro di lui la tremenda l
saglia appunto era stata scelta a teatro di questa guerra, perchè ivi erano più manifesti i segni di antiche rivoluzioni geol
le goccie di sangue sparse da Urano dopo la lotta con Crono. Fra essi erano Pallante, Efialte, Encelado, Alcioneo, Porfirione
ivo, e rimase fin che fu vivo il Paganesimo. Tutte le Divinità greche erano dunque raggruppate intorno a Zeus, detto padre de
rgessero i palazzi degli Dei fabbricati da Efesto. Gli Dei minori poi erano innumerevoli e avevano sede parte nell’ Olimpo pa
aceva Dodona, era venerato Zeus, come del resto quasi tutte le alture erano anticamente sedi del culto di questo dio celeste;
ad essa relativi ed offrirono copiosa materia ai poeti. Specialmente erano celebrate le sacre nozze delle due deità celesti,
diceva aver la sua Giunone, come ogni uomo aveva il suo Genio. Varii erano poi gli epiteti dati a Giunone secondo il momento
particolare tenevano la Dea in grande venerazione. Nell’ Acropoli v’ erano due templi a lei dedicati, l’ Eretteo e il Parten
fessava verso Atena datrice d’ ogni ricchezza e d’ ogni virtù. Queste erano le grandi Panatenee; v’ erano anche le piccole Pa
ogni ricchezza e d’ ogni virtù. Queste erano le grandi Panatenee; v’ erano anche le piccole Panatenee, che si celebravano og
omparsa di Atena fra gli Dei. Le statue romane di Minerva erano affatto simili alle Greche. Ricorderemo solo la c
resì nei destini delle famiglie. Di oracoli d’ Apollo in antico ve n’ erano parecchi, ad es. uno nelle vicinanze di Colofone,
nfine il tripode proprio del dio augure e divinatore. Fra gli animali erano a lui sacri il lupo, il cervo, il cigno, il delfi
renti impetuosi e di tranquilli laghi. Ivi i tempietti a lei dedicati erano numerosissimi. In alcuni luoghi, per es., a Braur
I dodici ancilia così ottenuti furono affidati appunto ai Salii, che erano dodici di numero, persone appartenenti alle più r
nfante d’ aver soggiogato anche il fiero Marte. Animali sacri a Marte erano il lupo, il cavallo, il picchio. VII. Ef
il monte Mosiclo (Mosychlos) nell’ isola di Lenno, l’ Etna in Sicilia erano le sedi principali di Efesto. Ed essendosi osserv
gione dell’ Etna, la Campania del Sud e in genere le terre vulcaniche erano naturalmente sede del culto di Efesto. Specialmen
della ninfa marina Tetide; e altri per contro fieramente punì perchè erano restii all’ amore, come Ippolito che rese infelic
della Dea, e in Cipro specialmente delle città di Pafo e Amatunte che erano più in rapporto col Fenici. Da Cipro questo culto
di Venere, e imaginato come fondatore della stirpe romana. In Roma v’ erano tre santuari di Venere, quello della dea Murcia,
nel tempio di Giulio Cesare, il discendente di Venere. Tra le bestie erano sacri a Venere la colomba, il passero e il delfin
lla colpevole di questa trascuranza era aspramente punita. Le Vestali erano scelte dal Pontefice Massimo, tra il sesto e il d
iano il dio d’ ogni principio, ne vennero diverse attribuzioni. A lui erano sacri gli inizii di ogni periodo di tempo. Egli i
lla città. Segnatamente si avevano per sacri a Giano quegli archi che erano nelle vie o nei crocicchi più frequentati e aveva
vie o nei crocicchi più frequentati e avevano due o più porte. Questi erano sempre adorni colla statua del Dio. Tra essi il p
Latini, e prendeva nome dalla città sabina di Cures, i cui cittadini erano detti Quirites. Era come Mars, un dio della prima
tene, delle Olimpie in Elide. — Una particolarità del culto del sole, erano gli armenti a lui sacri. Nell’ isola Trinacia, (l
sacri. Nell’ isola Trinacia, (la terra dalle tre punte, la Sicilia?), erano sette greggi di giovenche e altrettanti di elette
ve Elio era venerato, trovavansi greggi a lui sacre. Forse in origine erano immagine dei giorni dell’ anno, i quali in antico
se in origine erano immagine dei giorni dell’ anno, i quali in antico erano ripartiti in 50 settimane di sette giorni e sette
zione; ad es., nel frontone orientale del Partenone, ad una estremità erano scolpiti i cavalli di Elio emergenti dalle onde,
i cavalli di Elio emergenti dalle onde, come nell’ estremità opposta erano i cavalli di Selene che all’ apparire del raggio
. Tali anzitutto le stelle del mattino e della sera, che da principio erano credute stelle diverse, denominate Fosforo (Phosp
forse per il rapporto loro colla primavera (ver). 4. Non men celebri erano le Iadi (Hyades), la costellazione delle pioggie
llazione delle pioggie e delle tempeste marine. Secondo una leggenda, erano cinque sorelle, le quali tanto piangevano per la
on preghiere e sacrifizi. Già si disse che i quattro venti principali erano detti figli di Eos e di Astreo. Il più temuto era
le spalle, e la bocca semiaperta e le guancie gonfie per il soffiare, erano oltre i quattro già detti, Caecias o nord-est o g
esecutrici della loro volontà. a) Le Muse. 1. Secondo Esiodo erano figlie di Zeus e di Mnemosyne, la memoria, e nate
orientali dell’ Olimpo in Tessaglia. Amanti del canto e sempre liete, erano esse divinità benefiche, che facevan cessare ogni
adunati nell’ alto palazzo di Zeus sull’ Olimpo. — In origine le Muse erano ninfe delle sorgenti. Dalle alture dell’ Olimpo m
statue o in rilievi vari o su monete o su gemme; sopratutto le statue erano numerose, giacchè se n’ adornavano non solo i tem
, eran tre di numero, e si chiamavano Aglaia, Eufrosine e Talia. Esse erano venerate come datrici di tutto quello che abbelli
te le qualità che rendono l’ uomo simpatico a’ suoi simili. Le Cariti erano oggetto di culto fin da antichi tempi in Orcomeno
nell’ isola di Paro e altrove. Le feste in loro onore, le Caritesie, erano accompagnate da gare musicali e poetiche. Spesso
le Caritesie, erano accompagnate da gare musicali e poetiche. Spesso erano messe in relazione con Apollo e le Muse, in compa
dei popoli sulla terra. Le Ore alla lor volta, come ministre di Zeus, erano da Omero dette le portinaie del cielo; ora ne ric
ni cosa nobile, bella e buona è posta nella loro dipendenza. Non solo erano credute ministre di Zeus, ma anche di altre Divin
anche di altre Divinità, come Era, Afrodite, Apollo, le Muse. Le Ore erano tre di numero; ma i nomi son riferiti diversament
nto. A Tespia ogni quattr’ anni avevano luogo feste, le Erotidie, che erano le più importanti della Beozia, con certami ginna
tà. Siccome però anche altre dee, Artemide, Afrodite, Atena, Demetra, erano venerate come dee del nascimento, così la genealo
ome vedremo, anche a Roma. Presso i santuari di Asclepio generalmente erano istituiti degli ospedali, dove accorrevano a frot
pone nella Teogonia la leggenda più comune, secondo la quale le Moire erano tre, figlie della Notte, e si chiamavano Cloto (C
l morire quand’ è sonata l’ ora. Le Moire, come figlie delle tenebre, erano sorelle delle Erinni, le dee della vendetta che p
o il colpevole fino alla morte. Come esecutrici della volontà divina, erano messe in rapporto con Zeus reggitore dell’ ordine
e la sorte assegnata a ciascuno. Esseri poi corrispondenti alle Moire erano le Parche, propriamente dee della nascita, come l
ro sorgente. I fiumi poi, benefici portatori di lecondità alle terre, erano fra i Greci, oggetto di un vero culto. Avevano i
ella Grecia il Nilo, il Fasi, l’ Istro, l’ Eridano. Anche le sorgenti erano venerate, or come irrigatrici, or come risanatric
olito avevano anche la virtù della divinazione. 2. Anche per i Romani erano oggetto di venerazione le fonti e i fiumi. Origin
veva avvenire. Le Nereidi, o figlie di Nereo, e dell’ Oceanina Doride erano , secondo i più antichi, cinquanta di numero, seco
pie (Harpyiae), le dee della bufera rapace e impetuosa. Queste ultime erano credute esseri alati col viso di donna e il corpo
Pegaso. Per questo rapporto fra il Dio del mare e il cavallo, là dove erano più in pregio i cavalli, ivi il Dio era più vener
ui solus legit ac facit poetas ‌ 40. — Quanto alla figura, le Sirene erano immaginate col visi di donzella e col corpo d’ uc
i antichi Greci quella forma di culto ch’ ebbe nome di misteri, a cui erano ammessi solo gli iniziati, e che contribui a mant
esso il fiume Sangario (od. Sakaria); nelle vicinanze di questa città erano sacri a Cibele il monte Dindimo, onde essa era de
chè quando era apparecchiato il banchetto nuziale e tutti i convitati erano insieme adunati, essa penetrò tra loro, li riempi
osi a movimenti incomposti, quali suggeriva la sovreccitazione da cui erano invasate. Intanto cantavano inni a Dioniso, grida
venivano sulla terra. 4º Le grandi Dionisie, o le Dionisie cittadine, erano la principal festa della primavera per gli Atenie
lve in compagnia di Dioniso, per lo più leoni e pantere; oltre queste erano sacri a questo Dio il toro e il capro, simbolo de
e o sovreccitazione a cui taluno si trovasse in preda; i così colpiti erano dai Latini chiamati linfatici (lymphatici da lymp
ella natura in cui si pensava esercitassero il loro dominio, le ninfe erano distinte nolle seguenti categorie: 1º Ninfe dell’
oro che nutrivan le piante e quindi anche le bestie e l’ uomo; perciò erano tenute in grande venerazione. Come le Nereidi ave
nde venerazione. Come le Nereidi avevano il dono della divinazione ed erano amiche del canto e della poesia. 2º Le Ninfe dei
ogni pianta avesse termine anche la vita della sua ninfa. 2. Le Ninfe erano oggetto di culto in molte regioni della Grecia, s
mminilmente la vita della natara nelle sue varie forme, così i Satiri erano i rappresentanti maschili di questa medesima vita
osì i Satiri erano i rappresentanti maschili di questa medesima vita; erano quindi genii dei boschi, delle acque, dei monti,
nei boschi e sul monti, cacciando, danzando e sonando (strumenti loro erano la zampogna, il flauto, il tamburello, le naccher
a un certo numero di Satiri ne’ più svariati atteggiamenti. Un antico erano rappresentati barbuti e vecchi, anche deformi, ma
dei monti, i Sileni, di cui parlano per lo più le leggende asiatiche, erano genii dell’ acqua che corre e irriga e feconda; d
cominciato a sonare una tromba di conchiglia da lui trovata, i Titani erano stati invasi da un così grande terrore da non osa
he lo avevano per loro protettore. Le cime delle montagne, le caverne erano specialmente a lui sacre; sopratutto in Arcadia d
in Arcadia dove le alture del Menalo, di Tegea, del Liceo, di Cillene erano sedi di culto. Il santuario principale poi era ad
na corsa di fiaccole. Gli animali che solitamente si offrivano a Pane erano vacche, capre e pecore; gli si porgevano anche of
una pittura murale trovata ad Ercolano. Gli attributi comuni di Pane erano la corona di pino o un ramo di pino in mano, il b
o (oriuntur) i poderi stessi; e veniva sopranomato Sanctus. A Silvano erano sacri certi boschi, ad es. quello di cui parla Vi
vi si concedeva qualche libertà. Un’ altra festa importante e antica, erano i Lupercalia, che celebravansi il 15 Febbraio a R
evano preghiere e sacrifizi a favore di tutto lo Stato, e i maschi ne erano severamente esclusi. 3. Il poeta che alla figura
dare alcune divinità minori dell’ agricoltura e della pastorizia, che erano osclusivamente proprie dei Romani; e prima ricord
hiavi godevano piena libertà, si vestivano degli abiti dei padroni ed erano serviti a tavola dai padroni stessi, e mangiavano
invocata anche dalle donne che speravano diventar madri. — Due templi erano a Roma dedicati a Flora, uno sul Quirinale forse
o si riteneva anche anniversario della fondazione di Roma. Le Palilie erano feste campestri e consistevano in una serie di at
rificare il bestiame e chiedere la protezione della Dea. I sacrificii erano incruenti, e consistevano in focaccie di miglio,
ediali; quindi era il patrono della proprietà privata, ed a lui sacre erano quelle pietre che segnavano i confini tra i varii
Dio. Ma il Dio Termine non aveva solo giurisdizione in cose private; erano sotto la sua protezione anche i confini dello Sta
no certe condizioni di moralità per essere ammessi; e da principio n’ erano esclusi i barbari, col progresso di tempo anche q
mmessi facevano una specie di noviziato; appunto le piccole Eleusinie erano una specie di preparazione, senza cui non si pote
si dicevano preclusi gli altri mortali. I segreti della congregazione erano mantenuti con grande scrupolo, pene severissime e
Aprile con solenni cerimonie, anche con giuochi del Circo. Tali feste erano inaugurate con una solenne processione alla quale
nvece riflette tradizioni più recenti, secondo le quali Demetra e Rea erano insieme confuse in un’ unica divinità (v. il coro
uscire a riveder le stelle. Appena entrate le anime nel regno di Ade, erano sottoposte a giudizio davanti al tribunale di Min
se esse dovessero seguire la sorte dei giusti o dei reprobi. I giusti erano inviati ai Campi Elisi ove erano eternamente feli
e dei giusti o dei reprobi. I giusti erano inviati ai Campi Elisi ove erano eternamente felici, i reprobi nel Tartaro, ove da
, i reprobi nel Tartaro, ove dalle Erinni e da altri infernali mostri erano in diverse guise tormentati. Quelli che erano giu
altri infernali mostri erano in diverse guise tormentati. Quelli che erano giudicati nè buoni nè cattivi, erano obbligati a
rse guise tormentati. Quelli che erano giudicati nè buoni nè cattivi, erano obbligati a rimanere nel prato di Asfodillo, dove
irca le pene riservate ad alcuni famosi malfattori. Di cui i più noti erano Tizio (Tityos), Tantalo, Sisifo (Sisyphos), Issio
, ebe per ordine del padre avevano in una notte ucciso i loro mariti, erano condannate ad attinger continuamente acqua con va
ale specialmente nel cerchio dei rapporti di famiglia. Secondo Esiodo erano nate dal sangue che cadde sulla terra dalle ferit
nni; solo nell’ età Alessandrina se ne seppero anche dire i nomi, che erano Aletto (la inquieta), Tisifone (la punitrice dell
entisse e datrici di beni agli onesti. 2. Non solo in Atene le Erinni erano oggetto di culto, ma anche in Argo, in Sicione, n
dalle case e dalle città ogni disgrazia. Per la stessa ragione a lei erano sacri i trivii e i crocicchi, ed ella stessa era
ni di Ares; e crudelmente inesorabili via traevano morti e feriti. Vi erano poi anche altre Cere che non in battaglia, ma in
espressione eufemistica della morte. — Insiem colla Morte e il Sonno erano venerati i parenti loro, i Sogni che abitavano, s
esto necessarie. Tale il concetto primitivo; chè più tardi Dei Penati erano in genere Dei della casa, non ben distinti dai La
a casa romana, dove la famiglia conveniva pei pasti quotidiani e dove erano ricevuti gli ospiti. Sul focolare sole va tenersi
simile a quello dei greci Dioscuri. II. I Lari. 1. Anche i Lari erano genii protettori della casa e della famiglia, ma
culto de’ Lari, facilmente si può riscontrare che i Lari in fondo non erano altro che le anime dei defunti, propriamente le a
. quando un cadavere rimaneva insepolto, o quando nel seppellirlo non erano state osservate tutte le prescrizioni di rito, cr
di porpora stretta ai fianchi e succinta. Statuette così latte ve n’ erano in tutte le case e si custodivano religiosamente
ravano altre specie di Lari, genii locali di attribuzioni diverse. V’ erano i Lari compitali, o Lari dei crocicchi, i rurali,
zio in seguito a una vittoria navale (a. 575 di R., 179 av. C.) e che erano onorati di special festa il 22 decembre. Così si
e formar nella Grecia, relativamente a quegli esseri privilegiati che erano immaginati come qualcosa di mezzo tra gli Dei Oli
natura, essendo gli uni e gli altri soggetti alla morte; ma gli Eroi erano supposti più forti, più abili, più coraggiosi e r
narii, tali da attestare doti fisiche e morali più che umane. Costoro erano creduti e detti figli degli Dei, certo dovevano e
mplice creazione della fantasia; altri infine, il maggior numero, non erano in origine che personificazioni di fenomeni natur
e facesse di nuovo l’ apoteosi; tale fu il caso di Ercole. Si chiede: erano gli Eroi dagli antichi venerati in guisa da esser
mai più di tanto, salvo per quelli che per essere stati divinizzati, erano divenuti vero oggetto di culto e si dedicavano lo
Preoccupazione e dell’ affanno. Come intorno all’ origine, così varie erano le opinioni intorno alla condizione dei primi uom
la leggenda di Prometeo. Dal Titano Giapeto e dall’ Oceanina Climene erano nati due figliuoli, Prometeo (il previdente o pru
ra la morte. Successe un’ età d’ argento, durante la quale gli uomini erano inferiori ai precedenti per forza di corpo e bont
questa schiatta, e te essere l’ età del bronzo. Gli uomini di questa erano selvaggi e violenti; amanti di lotte e di guerre.
ovinezza aveva preso parte alla tremenda lotta. I Lapiti e i Centauri erano tribù selvaggie e fortissime, abitatrici delle mo
re dei Lapiti e di Ippodamia, alle quali i principali fra i Centauri erano stati invitati. Uno di questi, Eurito, ebbro dal
anno taciute le non meno belle rappresentazioni di Centauromachia che erano nel fregio del tempio di Apollo Epicurio a Basse
ivi trovò la schiava fuggitale; subitamente ordinò a due pastori che erano per caso presenti, ed erano Anfione e Zeto, di da
ale; subitamente ordinò a due pastori che erano per caso presenti, ed erano Anfione e Zeto, di dare a colei la meritata morte
altri dieci per sorta. Era una famiglia felice, e i tanti figli com’ erano la gioia dei regal padre, così erano l’ orgoglio
lia felice, e i tanti figli com’ erano la gioia dei regal padre, così erano l’ orgoglio della madre fortunatissima. Ma da que
te, il quale alla sua volta ebbe due gemelli, Acrisio e Preto. Questi erano , secondo la favola, così nemici fra loro che già
no, secondo la favola, così nemici fra loro che già litigavano quando erano ancora nel seno materno. Preto, cui nella divisio
abitavano all’ estremo Occidente, vicino alle rive dell’ Oceano, dove erano le Esperidi e Atlante. Perseo s’ avvia per compir
solo Elena era figlia di Zeus, Castore e Polluce e anche Clitennestra erano figli di Tindareo, detti perciò Tindaridi. Più ta
i, i Dioscuri, rapite le figlie di Leucippo re Messenia, le quali già erano fidanzate ai figli di Afareo; or si parla di un b
no indovinare agevolmente il senso naturalistico di questo mito. Essi erano fenomeni di luce ma di luce che lotta contro dei
issero divinizzati e si erigessero loro anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta per cui essi erano i protettori dello St
essero loro anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta per cui essi erano i protettori dello Stato, e i modelli di ogni vir
bastoncini paralleli legati insieme con altri trasversali. Templi vi erano anche altrove, a Mantinea ad. es., dove un eterno
es., dove un eterno fuoco si manteneva in onor dei Dioscuri. Ad Atene erano venerati col nome di Anakes (ossia Anactes, i re,
ta la loro festa con delle corse equestri. In genere le gare equestri erano messe sotto la loro protezione e immagini loro tr
tista e il rappresentante degli artisti attici. I Mezionidi in genere erano in Attica menzionati come una corporazione d’ art
ore, Schirone, che obbligava i viandanti a lavargli i piedi, e mentr’ erano chini a questo, egli con un calcio li faceva capi
itorno ad Atene Teseo fu indiretta cagion di morte ad Egeo suo padre; erano rimasti d’ intesa che in caso di felice ritorno a
Gli uccelli di Stinfalo abitavano sul lago di Stinfalo in Arcadia, ed erano muniti di artigli, ali e becco di bronzo, e penne
itea. Quivi, ucciso il gigante Eurizione e il cane bicipite Ortro che erano a custodia del gregge di Gerione, se ne impossess
a, figlia di Eneo re degli Etoli e sorella di Meleagro e Tideo. Molti erano gli aspiranti, ma uno solo osò contrastare ad Era
uni buoi, e per la coda, affinchè le orme non tradissero il luogo ove erano stati condotti, li trascinò alla sua grotta. Ma i
aloga è nella Galleria degli Ulfizi a Firenze. Specialmente frequenti erano le rappresentazioni delle dodici fatiche. Ancora
la fine dell’ eroe. Si diceva che poco dopo la sua nascita, le Moire erano apparse alla madre Altea e l’ avevano avvisata ch
tutto gli Argonauti si facevano salire a cinquanta, cioè tanti quanti erano i remi della nave che li trasportava. Secondo la
isia, gli Argonauti proseguirono il viaggio e giunsero in Bitinia ov’ erano i Bebrici, e Amico loro re. Ivi Polluce venuto a
prima al paese delle Amazoni, poi all’ isola Aretias o di Marte dove erano gli uccelli Stinfalii che Eracle aveva fatto fugg
ra. La quale come Anfiarao aveva previsto, ebbe esito sfavorevole. S’ erano bensì i sette disposti colle loro schiere di cont
buona Antigone. Altre tragedie d’ Euripide ricavate dal ciclo tebano erano l’ « Alcmeone » e la « Peribea. »52 Tutti questi
seppe che non si poteva prender Troia senza le freccie d’ Eracle che erano in possesso di Filottete rimasto a Lenno. Ulisse
erso la città. Intanto uscirono dal cavallo i trenta guerrieri che v’ erano nascosti e apersero una porta della città; così p
hio solo in mezzo alla fronte, e conforme alla loro natura selvaggia, erano anche cannibali. Ulisse sbarcato nell’ isola con
tre egli sarebbe pervenuto felicemente alla sua patria. E difatti già erano le navi di Ulisse vicino ad Itaca, già si sognava
oni, giganti e antropofagi. Costoro abitavano una terra dove le notti erano così chiare che chi potesse far a meno del sonno,
on una sola nave riuscì Ulisse a fuggire da questo paese; le altre s’ erano fracassate tra gli scogli. f) Dopo, pervenne nell
gente con Euriloco al palazzo della maga, non li vide tornare perchè erano stati mutati in porci; il solo Euriloco, che non
vissero e fiorirono contemporaneamente alla stirpe di Neleo. Entrambi erano segnalati per la loro antiveggenza e saviezza, ma
3 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
tutto immensa turba di adoratori. Queglino stessi, che saggi Filosofi erano creduti, mentre internamente deridevano il mostru
di prestare il loro assenso alle deliberazioni di Giove(a), o perchè erano riputati assessori e consiglieri dello stesso Gio
: e in questo ultimo senso si denominavano anche Paredri. I nomi loro erano Giove, Giunone, Vesta, Minerva, Cerere, Diana, Ve
avia in certi luoghi più spezialmente si onoravano. Gli altri poi non erano venerati che presso alcuni popoli, e quindi si de
Indigeti però si dicevano anche quelli, i quali, essendo nati uomini, erano stati poi divinizzati(a). I Romani innoltre ammis
pure appresso di loro gli Dei Novensili, e questi al dire di Varrone erano quelli, che da’ Sabini si trasferirono in Roma, e
aturno, ond’ egli insieme co’ Ciclopi(5), suoi fratelli, che da Urano erano stati rinchiusi nel Tattaro(6), ne facesse pagare
quello di Dattili, d’ Idei, e di Cureti. Dattili, perchè dà principio erano solamente dieci, quante sono le dita della mano,
are le biade per sostituirle alle ghiande, delle quali fino allora si erano cibati gli uomini(b) (2). Questa Dea per molto te
tto, in Eleusi, e queste in Agri, appresso il fiume Ilisso. Le minori erano una spezie di preparazione alle maggiori. Niuno p
vano Misti, ed Efori ; ovvero Epopti, ossia ispettori, quelli, che lo erano alle maggiori (b). I primi stavano solamente nel’
ma tutti i Greci eziandio, anzi tutte le Nazioni concorrevano (c). V’ erano ammesse anche le donne sotto il nome di Melisse.
uoteva con flagelli, composti di corteccie d’alberi (b). In Eleuti v’ erano pure ad anore della stessa Dea e di Proserpina ce
giorno venivano scelte a presiedervi. Queste vestivano di bianco, ed erano obbligate a vivere tre o cinque giorni innanzi ne
me. Cerere pute da tali Feste fu denominata Proerosia (d). Le Talisie erano Feste Greche, nelle quali gli agricoltori offriva
e a Bacco le primizie delle frutta della terra (e) (16). Le Paganali erano Feste, le quali si celebravano dagli abitanti del
sso pretendo che sia stata introdotta dal re fullio (c). Le Ambarvali erano Feste o private, e si facevaco da’ padri di famig
fanassero i piedi di coloro, che aveano commesso qualche delitto. Tre erano i principali Sacerdoti di questo Tempio, il Gerof
i moglie, Pirra, nata da Epimeteo eda Pandora, poichè l’uno e l’altra erano stati i soli, i quali si fossero serbati senza co
Ellanodici, ministri che presiedevano agli stessi spettacoli. Eglino erano prima due, e poi divennero dodici, scelti a sorte
acoli. Questi e per la loro origine e pel modo, con cui si rendevano, erano assai famosi. Strabone dice, che questo Oracolo f
gazione di sì confusa armonia ; e per tale motivo tutti quegli alberi erano tenuti per loquaci e fatidici (a). Questo Oracolo
ere con più solennità, quanto quello di Giove Ammone, ma i suoi detti erano molto intricati ed oscuri. La statua del Nume, qu
te la celebrazione de’ Giuochi Consnali(17), a’ quali molte di quelle erano concorse (a). I predetti popoli, par vendicarsi d
Servio Tullio ivi gli eresse un maestoso temoio, le di cui fondamenta erano sute gettate da Tarquinio Prisco(20). Tarquinio i
la città di Tiana nella Cappadocia (d). Le acque della stessa fontana erano fredde alla sorgente, e bollivano, allorchè se ne
e compivano con libazioni agli Dei (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali da loro si conservavan
de’Lettisterni esercitavasi verso ogni ordine di persone ; e le case erano aperte a tutti, sicchè tutti potevano servirsi di
cosa che vi trovavano, senza però portarne via alcuna. I Lettisterni erano una religiosa ceremonia, praticata da’Romani spez
ano i cibi, imbanditi al tempo di tale solennità agli Dei (a). Eglino erano da principio tre, in seguito divennero cinque, po
dell’Opera. Quì basterà ricordare i Cercopi(30), e Prometeo. I primi erano gente detestabile pe’loro inganni e spergiuri. Co
tte figlie di Atlante, re della Mauritania, dette le Iadi, e le quali erano Eudora, Ambrosia, Pasitoe, Coronide, Plesaure, Pi
zio. Si chiamò Antio, ossia fiorito, perchè le di lui statue in Atene erano coperte di fiori(a). Briseo, dal nome di una dell
orno si rappresentavano Commedie(b). Le Antesterie secondo alcuni non erano una festa particolare, ma con tal nome si chiamav
ma con tal nome si chiamavano tutte le Feste di Bacco(a). Le Nittelie erano le Orgie, così dette, perchè si celebravano di no
Caria da Car, siglio di Foroneco(d). Le Agrionie o Agranie o Agrianie erano parimenti Feste notturne, le quali si solennizzav
menj di Beozia v’ avea di particolate in queste Feste, che le donne n’ erano escluse. Quindi un sacerdote di Bacco con nuda sp
un asta, attortigliata di frondi di vite o d’ellera(14). Edonidi poi erano quelle, che celebravano i misterj di Bacco sul mo
cco una quantità di vasi, atti a contenere il vino. I più famosi però erano i Colatoi Vinarj(a). Questi erano vasi di sottili
ontenere il vino. I più famosi però erano i Colatoi Vinarj(a). Questi erano vasi di sottilissimi e fitti buchi traforati, chi
nirla di essersi paragonata a lei in bellezza (c). Aedone e Politecno erano due sposi felici, ma da che si vantarono di amars
ccava fuoco al Rogo, e questo ardeva, finchè tutte le prodette statue erano ridotte in cenere (f). Fu detta Prodromia, perchè
ui i Sacerdoti lavavano la statua di questa Dea ; e però quelle acque erano riputate sacre (f). Cotesta statua divenne famosa
hi grandi, coine quelli del bue (d). Si diceva Calendaride, perchè le erano consecrati i primi giorni di ciascun meso, denomi
lamentevoli strida de’ bambini, morti nell’ istante medesimo, in cui erano nati. Si va quindi per una vasta campagna, denomi
del fiume Anfriso prese a pascerne gli animali. Questi secondo alcuni erano pecore, secondo altri buoi (b), e secondo Callima
e si offerivano sacrifizj. Il primo e il terzo giorno di queste Feste erano consecrati a piangere la morte di Giacinto : Il s
cino a Mileto nella Ionia, avea un magnifico e ricco tempio. Famosi n’ erano i sacerdoti, chiamati Branchidi da Branco, il qua
loro Isola fosse nata la di lui madre, Latona. Queglino per così dire erano Sacerdoti di questo Nume, e continuamenté cantava
gli spedivano ogni anno in Delo le primizie de’ Ioro frutti. Da prima erano due o tre vergini, accompagnate da cento giovani
tesso ramo eranvi attaccate trecento e sessanta cinque corone, quanti erano i giorni dell’ anno. Questo ramo così preparato p
ne accorse quello de’suoi servi, che gli accorciava ì capelli, quando erano lunghi : e smanioso di pubblicare, che il suo Re
La non troppo nobile condizione, e la povertà, in cui trovavasi, gli erano di ostacolo per giungere a possederla. Per riusci
po d’ una vittima umana ; e alcune gocce, sparse in orore di Diana, n’ erano il sacrifizio (b). A Diana Brauronia ogni cinque
grande concorso le predette Feste. Le altre Feste, dedicate ad Ecate, erano le Artemisie, le Lafrie, le Nemorali, le Numenie
orni celebravano le stesse Feste con conviti e giuochi (e). Le Lafrie erano feste, le quali si facevano in Patra, città del P
i flagellasse. Tanta barbarie finalmente venne mitigata. I giovanetti erano scelti trall’ignobile volgo, ed essi soggiacevano
a differenza di tutti gli altri tempj di Diana, sulle porte de’ quali erano appese delle corna di cervo (b). Il tempio di Efe
to venti sette colonne di maravigliosa lunghezza e bellezza, le quali erano state erette da altrettanti Re (c). Serse, il più
ituirsene il sacerdote(f). Ne avvenne quindi, che i sacerdoti di Pafo erano sempre scelti dalla famiglia reale, e dicevansi C
onia, perchè veniva portata da’ Tritoni. Questi nella parte-superiore erano uomini, e nell’inferiore pesci, e finivano con un
a Venere, l’uno sotto il nome di Automata, perchè improvvisamente si erano rotte le gomone del predetto naviglio ; l’altro s
consultarono i Libri Sibillìni, e se ne intese, che le giovani Romane erano minacciate di castigo, perchè avevano abbandonata
recavasi a consultarlo, gettava in quelle acque dei doni. Questi, se erano grati alla Dea, andavano ad fondo ; se no, galleg
o celebrate in onore di questa Dea le Feste Afrodisie. Le più celebri erano quelle dell’ Isola di Cipro, introdotte da Cinira
(a). La rosa tra’fiori, e il mirto, come abbiamo detto, tragli alberi erano a cagione della loro bellezza le piante sacre a q
a, giovine Greca, ed una delle sue sacerdotesse(16). Le perle altresì erano particolare ornamento di Venere, come quella, che
fece porre ad una statua della stessa Dea due grosse pietre, le quali erano state donate all’Imperatrice, sua moglie. Venere
tempio, appresso il quale tali Giuochi si celebravano(15). I medesimi erano riputati sì sacri, che non si tralasciò di celebr
sedici continui giorni. I soli cittadini liberi v’intervenivano, e n’ erano esclusi i servi, i quali si dicevano monofagi, os
cento piedi, perchè tanti ne avea di lunghezza(c). Custodi dello esso erano de’serpenti, che ogni primo dì del mese ricevevan
, di tre in tre anni ; le maggiori poi ogni cinque anni. Da principio erano semplicissime, nè duravano che un giorno. In segu
Giuochi era un vaso pieno d’oglio e una corona d’ulivo. Tali Giuochi erano accompagnati altresì da balli, e sì conpivano con
ello una veste bianca, a ricamo, d’oro, senza maniche, sopra la quale erano espresse le azioni più memorabili di questa e del
ortavano in mano un ramo d’ulivo, come albero sacro alla Dea ; e però erano detti Tallofori(b). V’erano altresì certe donne,
piovere immense ricchezze(b). Minerva però sdegnata, perchè coloro si erano dimenticati il fuoco in uno de’suoi sacrifizj, li
r eccitarli a prestare più pronto il loro servigio (b). Le Armilustri erano Feste, nelle quali i Romani, coronati d’alloro, e
la revista delle armi(3). Gli animali, soliti a sacrificarsi a Marte, erano il lupo a cagione della sua ferocia ; il cavallo,
ena, città d’ Egitto. Esso era molto magnifico, perchè i Re d’ Egitto erano andati a gara per abbellirlo. Innanzi al portico
al tempo di Romolo, e di Tazio. Questo era fuori della città, come lo erano que’ di Marte. Gli Auguri aveano giudicato, che i
asse incendj, l’altro dissensioni tra il popolo(a) I Cani d’ordinario erano i custodi de’ tempj di Vulcano(b). Eliano riferis
io, e al quale possono a loro talento rinunziare ; quelli all’opposto erano sottoposti al dominio del loro padrone quasi non
posto tutto ciò che apparteneva al convito. Le tazze, in cui beveano, erano coronate di fiori. Nel fine del pranzo si ungevan
onieri di guerra s’immolavano alle ombre di coloro, che gloriosamente erano morti sul campo. Parve barbaro siffatto costume,
quello di Auspici, Auguri, e Aruspici. I primi, detti anche Avispici, erano propriamente quelli, i quali presag ivano il futu
i, o dal modo, con cui questi prendevano il cibo ; laddove gli Auguri erano quelli, che dal garrire degli uccelli predicevano
ì, e il nome di Auspici si estese anche a quello di Auguri(c). Questi erano tenuti in sommo onore, e si risguardavano come pe
applicavano all’osservazione de’fulmini, si dicevano Fulguratori, ed erano i più stimati di tutti(a). Solevano parimenti gli
no, quali uccelli, e da qual parte vi comparivano. I segni a sinistra erano di buon augurio, di cattivo a destra(b). Il luogo
servazioni. Colla più accurata attenzione si esaminava, se le viscere erano tutte, e in perfettissimo stato. Se comparivano v
d. l. 9. (f). Virg Aeneid. l. 9. (g). Lucres. l. 2. (7). I monti erano rìputati sacri, perchè credevasi, che v’avessero
, detta Jeracopoli, città degli sparvieri. I Sacerdoti di quel tempio erano tenuti ad alimentarvi un gran numero di siffatti
mare, nate da Nereo, e da sua sorella, Doride. Queste secondo Esiodo erano cinquanta(d), secondo Properzio cento(e), secondo
lcune parti della terra. Quindi Oreadi si nominavano quelle, le quali erano nate, o dimoravano ne’ monti(f). Omero le chiama
mo luogo, che sebbene non avessero le Ninfe alcun tempio, nulladimeno erano onórate di particolare culto. Latte ed oglio loro
l’obblazione del mele, spremendosi questo da’ fiori, de’ quali elleno erano amantissimo(g). (b). Nat. Com. Myth. l. 9. (15
e di Agdesti o Agdisto. Nacque da questo un mandorlo, i di cui frutti erano bellissimi. La predetta Sagaritide si ripose uno
tà si risguardavano dagli Antichi con sommo rispetto di religione, ed erano onorati di particolare culto. Si circondavano di
e Feste(c). (d). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (21). Le Sibille erano certe vergini fatidiche(d). I nomi, la patria, e
lli si piantavano sempre intorno a questi, e sì gli uni che gli altri erano del pari rispettati. Tagliare alcun ramo del sacr
aveano il diritto di leggere e interpretare i medesimi libri, i quali erano una spezie di Oracolo, cui Roma spesso consultava
. Pollux. Onom. l. 1. (14). I Giuochi, chiamati, da’ Greci Agoni, erano pubblici spettacoli, i quali appartenevano alla R
ze del corpo, o per correggere i costumi dell’ animo (f). Quasi tutti erano dedicati ad una o a più Divinità, e quindi non s’
si distinguevano in ginnici e scenici. Questi ultimi da principio non erano che Inni e Canti in onore degli Dei. Vi s’introdu
nici comprendevano varj esercizj del corpo, e tra questi i principali erano la Corsa, il Salto, il Disco, il Pugilato, e la L
lungi di una determinata meta (b). Queglino, che vi si esercitavano, erano chiamati Discoboli (c). Il Pugilato s’intraprende
Giuochi Circensi, de’ quali parleremo altrove. L’Anfiteatro e l’Arena erano propriamente i luoghi, ne’ quali si esercitavano
i luoghi, ne’ quali si esercitavano i Gladiatori (g). L’uno e l’altra erano uno spazio di terreno, circondato di gradini e se
(17). I Fratelli Arvali, detti da Plinio i Sacerdoti de’ campi (e), erano dodici Sacerdoti d’illustri natali. Per insegna d
. 4. (i). Hom. Iliad. l. 16. (l). Lucan. l. 1. (4). I Giganti erano uomini di straordinaria figura e robustezza. Into
ne, Agrio, Tifone(b) o Tifeo(c), Gige, Cotto e Briareo(d). Gli Aloidi erano due fratelli, di nome Oto ed Efialte. Costoro nac
giunge, che gli Egiziani solevano dire, che i vapori di quella palude erano effetto del respirare, che vi faceva lo stesso Gi
Ibid. (13). Da principio gli Oracoli di Dodona al dire di Strabone erano manifestati da uomini(a), detti Tomari da Tomaro
Antiq. l. 8. (a). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (14). Le Sorti erano una spezie di Divinazione, la quale si eseguiva i
ava egli stesso le Sorti. Queste non si consultavano, so prima non si erano premessi sacrifizj, preghiere, e varie altre cere
. (a). Varro de L. L. l. 5. (18). Spoglie opime appresso i Romani erano quelle, che un Generale toglieva a quello dell’ar
so sotto il simbolo di fulmine. Tutti i luoghi, percossi dal fulmine, erano riputati sacri, nè era permesso di più averli ad
in sacrifizio una pecora di due anni, detta bidente, ossia alla quale erano nati i superiori e inferiori denti (c). Sotto il
nerario o Ossuario, su cui poi andavano a piangere. Le urne de’ricchi erano talvolta d’oro, d’argento, di bronzo, di porfido 
e compivano con libazioni agli Dei (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali da loro si conservavan
de’Lettisterni esercitavasi verso ogni ordine di persone ; e le case erano aperte a tutti, sicchè tutti potevano servirsi di
cosa che vi trovavano, senza però portarne via alcuna. I Lettisterni erano una religiosa ceremonia, praticata da’Romani spez
ano i cibi, imbanditi al tempo di tale solennità agli Dei (a). Eglino erano da principio tre, in seguito divennero cinque, po
he si denominavano Tricopatreo, Eubuleo, e Dionisio, secondo Cicerone erano gli Dei Grandi della Samotracia (b). Furono anche
sole di Samotracia e d’Imbro, poi in Tebe, e in Lenno. I loro Misterj erano oscurissimi (a). I Sacerdoti e gl’Iniziati in que
stri degli Dei (d). Strabone li la Sacerdoti di Cibele, e secondo lui erano gli stessi che i Coribanti (d). (c). Albric.
o tramontano, producono la pioggia(f). Altri soggiungono, che le Jadi erano Ninfe di Dodona, città dell’ Epiro, le quali perc
un altra Costellazione(i), detta Plejadi(a), o Pliadi(b). I nomi loro erano Alcione ; Elettri, Merope, Maja, Taigete, Celeno,
Id. in Acarn. (h). Potter. Archaeol. Graec. l. 2. (8). I Fauni erano Semidei(g), che da’ Greci si appellavano Satiri(h
noscevano anche certi Spiriti, i quali prendevano la figura umana, ed erano pure compagni di Bacco(c). Questi da’ Greci si ch
ro genio pel flauto, denominato in lingua parimenti Greca titiro (d), erano i Satiri stessi, i quali, divenuti vecchi, acquis
ò Crisorroa, ossia che porta seco l’ere (b). (10). Le Ceste mistiche erano certi ripostigli, ordinariamente formati di vimin
re ceremonie. Queste Ceste si portavano nelle solenni processioni, ed erano sempre chiuse, onde il popolo non potesse vedere
stiche Ceste esteriormente si apponeva qualche ornamento. Alcune ve n’ erano con una o due palle in cima al coperchio. Altre s
onde fossero più portatili. Donato ci lasciò scritto, che tali Ceste erano talvolta coperte di pelle. Oppiano nel Cinegetico
egetico fa menzione di una Cesta, adorna di corone. Alcune finalmente erano dorate al di fuori. Coloro, che le portavano, si
principalmente nell’ Elousine. Ciò facevasi, o perchè Cerere e Bacco erano stimati indivisibili compagni, o perchè gli stess
timati indivisibili compagni, o perchè gli stessi misterj e ceremonie erano loro communi. Dicesi finalmente, che le mistiche
eremonie erano loro communi. Dicesi finalmente, che le mistiche Ceste erano sacre anche a Proserpina perchè era figlia di Cer
ebravano in Roma sulfine di Aprile, e alla metà d’Agosto(b). Le prime erano sacre a Venere, le seconde a Giove(c). Quelle s’i
13). Le altre due Feste si dicevano Septerio e Carile. Queste seconde erano consecrate ad una fanciulla, di nome Carila, che
peridi, così denominate da Espero, fratello di Atlante, e loro padre, erano tre, Egle, Aretusa, ed Esperetusa (a) ; ovvero, c
di pecore, dette auree per la loro somma bellezza (d) ; ovvero perchè erano coperte di purpurea lana (e). Comunemente però di
e liberò pure dalla predetta malattia tutte le donne d’Argo, le quali erano divenute per causa di quella sì furibonde, che no
l’avversione agli amori, e nell’esercizio della caccia. Accesi di lei erano i Fauni, e i Satiri, ma più d’ogni altro n’andava
rcadia, donde gli derivò il soprannome di Tegeeo (c). A lui parimenti erano sacri i monti, Liceo e Menalio (d). Nè solamente
Fabiani, in memoria d’un certo Quintilio, e di un cetto Fabio, che n’ erano stati i capi (e) ; e che Giulio Cesare, al di cui
api (e) ; e che Giulio Cesare, al di cui tempo le anzidette Feste non erano più in uso, avendole rinovate, v’abbia anche aggi
(c). Fest. de Verb. signif. (d). Id. Ibid. (18). Molte altre erano le ceremonie, colle quali si celebrava appresso g
veri, i quali cioè annunziavano cose reali ; ed altri falsi, che non erano se non false illusioni. I primi, dice Omero, esco
bre(h) ; e il Poeta Epimenide da Saturno e da Evonime(i). I nomi loro erano Tisifone, Megera, e Aletto(l). Sofocle ne introdu
e, e acqua. Nella Grecia altresì ebbero le Furie molti tempj, i quali erano altrettanti asili Gli Areopagiti tenevano le Stat
di queste Dee presso il loro tribunale, e ; Sacerdoti delle medesime erano scelti tragli stessi Areopagiti. Chiunque compari
lla decima quarta Regione di Roma al di là del Tevere. (6). Le Arpie erano uccelli rapaci, così dette dal greco arpazo, rapi
o da Taumante e da Elettra, figlia d’Oceano(e). Altri asserirono, ch’ erano figlie di Nettuno e della Terra(f). Avevano il vo
ta dello stesso, recava inevitabilmente la morte(g). (9). Le Gorgoni erano tre mostri marini, nati da Ceto, figlia della Ter
ati da Ceto, figlia della Terra, e da Forco, Nume marino. I nomi loro erano Steno, Euriale, e Medusa. Quest’ultima era mortal
anch’ esse gli scellerati(c). Ebbero altre due sorelle, che parimenti erano mostri alati, e si chiamavano Pefredo ed Enio. Ap
quali vicendevolmente si servivano(f). Alcuni hanno detto, che queste erano le stesse Gorgoni(g). (10). Le Parche erano tre
hanno detto, che queste erano le stesse Gorgoni(g). (10). Le Parche erano tre sorelle, chiamate Cloto, Lachesi, ed Atropo.
menti fecero que di Sicione in un bosco sacro(c). (11). Gli Dei Mani erano Divinità Infernali, le quali si aggiravano intorn
rno era un lago vicino all’ ingresso dell’ Inferno, e di cui le acque erano nere e puzzolentissime. Fu detto Averno dal Greco
talo, avendo accolte in casa sua alcuni Dei, e volendo accertarsi, se erano tali, offerì loro in cibo le carni del suo figliu
lle pure vendicarsene nelle di lui figliuole, Camiro e Clizia. Elleno erano state allevate da Venere, e ficolmate di favori d
to di riposo(b). Le Danaidi, dette anche Belidi dal loro avolo, Belo, erano cinquanta. Danao, loro padre, le uni in matrimoni
tino era creduto figliuolo di Esculano, perchè da principio le monete erano di rame (b). In Roma finalmente come preside agli
ese a perseguitarle, e strinse d’assedio Admeto, appresso il quale si erano ritirate, e lo fece prigioniero. Alceste, di venu
del Campidoglio, quando fu loro restituito l’uso del cocchio, di cui erano state private per decreto del Senato. Il nome di
dopo la morte di lui salì sul trono d’Atene(a). (16). Gli Anfizioni erano i Deputati delle Greche città, che rappresentavan
della sua città(b). E quì di passaggio notiamo, che siccome le pecore erano sotto la protezione delle due predette Divinità,
. in Baeat. (b). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (25). Le Targelie erano sacre anche alle Ore, e secondo altri a Diana pur
hiamarono Aonidi, perchè i monti della Beozia, su’quali si onoravano, erano denominati Aonii(d) ; Tespiadi dalla città di Tes
di lei figliuoli rimaseto insepolti per nove giotni, perchè i Tebani erano stati da Giove cangiati in sassi, e che gli Dei s
r ordine di Giove era per farli in brani, quando Marte, perchè eglino erano discendenti da lui, ottenne, che fossero cangiati
o che i porsonaggi illustri(c). I volgari sepulcri dell’antica Grecia erano caverne sottetranee, detto Ipogei(d). In seguito
erchè non si estinguevano mai(e). I luoghi de’ sepolcri in Roma altri erano privati, altri pubblici. I privati si comperavano
privati, altri pubblici. I privati si comperavano dalle famiglie, ed erano per lo più formati ne’ campi e negli orti. I pubb
e. Il funerale terminava coll’Epule, chiamate anche Silicernj. Questi erano banchetti, i quali consistevano in offerte di fav
solo lodavano i buoni, ma anche i malvagi. Le vesti alle cene funebri erano bianche. Nel nono giorno de’funerali si deponevan
se alcuno moriva lontano, se ne faceva l’immagine in cera, e a quella erano dirette l’esequie(b). (a). Declaustre Diction.
ri, e da una bacchatta per impaurice gli uccelli (a). Que’di Lampoaco erano i più dedicatial culto di questo Dio. Le teste, c
culto di questo Dio. Le teste, ch’eglino celebravano a di lui onore, erano dette Fallalogie. Le altre ceremonie, con cui Pri
Imene tra’Greci, così Talassio tra’Romani veniva invocato, quando si erano per celebrare le nozze (b). Roma riconobbe altres
no libazione, non era valido il loto matrimonio (b). (9). Le Grazie erano anch’esse Divinità, oltre le quali i Poeti niente
ava in premio una focaccia di miele, e delle confetture(g). Le Grazie erano risguardate come le Dee della riconoscenza. Ciò v
(b). (12). Beto o Boeto, ed Eolo ebbero per madre Melanippa. Eglino erano stati esposti alle bestie feroci. Metaponte, figl
ncora in quella circostanza si sacrificava(c). I Venti secondo Esiodo erano figliuoli del Gigante Tifone, eccettuati però i V
ltri Numi ne fu onorato con vittime e incensi. I soli altasi di Diana erano restati negletti. La Dea, spinta dall’ira, non vo
tempio di questa Dea stava chiuso in Atene. I giorni di quelle Feste erano riputati funesti. Parimenti si celebrava in onore
qualora avesse sacrificato a Proserpina una delle sue figlie. Queste erano quattro, Ottonea, Creusa, Oritia, e Procride. Ell
Volsci, per comando del Console consacrò a Lua le armi di coloro, ch’ erano rimasti morti sul campo, onde con tale offerta ne
tra quelli cioè che favorivano indifferentemente tutti i partiti, ed erano adorati da tutte le Nazioni (c). Il culto di Bell
a era tenuta come una delle principali Divinità, e i di lei Sacerdoti erano i più considerati dopo i Re (d). (c). Truc. 2.
i sospendeva il corso di quella (b). A lato del medesimo Tribunale v’ erano due colonne, sopra le quali stavano scolpite le l
endetta dovea consistero nel recidere tutti gli ulivi, giacchè questi erano sacri a quella Dea. Ma la scure cadde di mano ad
aterano, e Fornace. L’uno presiedeva a’ focolari, i quali anticamente erano formati di mattoni, detti da’ Latini lateres (a) 
4 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
umero ne contavano di loro proprii, e particolari. Dodici anticamente erano gli Dei maggiori, detti Dii maiorum gentium, e Co
o fu indi portato a venti, che detti vennero Dii selecti o scelti, ed erano Giano, Saturno, Giove, Nettuno, l’ Orco o Plutone
he detti furono Dii minorum gentium, e Semones, quasi Semihomines, ed erano gli Dei campestri, e quelli, che presedevano alle
e, alle nozze, ai parti, ec. Molti uomini, che per illustri azioni si erano resi celebri, furon anch’ essi annoverati fra gl’
tainein affrettarsi appellò Titani i suoi figli, perchè affrettati si erano ad opra iniqua di cui predisse che portata avrebb
no cominciavano ai 17 dicembre, e duravano tre giorni, in cui i servi erano da’ padroni trattati a lauta mensa, e serviti da
icato, e in esso i Cittadini mandavansi scambievolmente dei doni, che erano chiamati strene. Il tempio di Giano in Roma stava
r aver da esso ottenuto che arrestasse la fuga, in cui i Romani posti erano da’ Sabini, venuti a vendicare il rapimento da es
pavoni. Il principale suo culto era in Samo, e Cartagine. Sacre a lei erano in Roma le calende di ogni mese, e sacro particol
si come Dio principale della guerra, e suoi ministri, secondo Esiodo, erano il Terrore e il Timore. Il suo principal culto er
ve in somma venerazione tenevasi, come padre di Romolo. Sacre a Marte erano in Roma le feste Equirie istituite da Romolo, che
quali spezialmente distinguevasi lo storiato scudo, su cui mille cose erano maestrevolmente effigiate. Eguali armi, e scudi e
rgilio, per Enea alle preghiere di Venere. Oltrecciò opera di Vulcano erano il palazzo del Sole, la corona di Arianna, il mon
ne’ quali a lui offerivansi capri o galline. Il serpente, ed il gallo erano specialmente a lui dedicati. Apollo sbandito dal
rta testudine. Le statue che si ponevano sulle vie a guisa di termini erano dette Mercurii dai Romani, ed Ermi dai Greci, che
e sue feste celebravansi dalle Baccanti in una specie di furore, ond’ erano da’ Greci chiamate orge da furore. In queste il g
n mano, che era una lancia ornata anch’ essa di pampini. Suoi seguaci erano i Satiri, che figuravansi colle orecchie, le corn
tri da Numa, vegliavano a vicenda intorno ad esso. Le vergini Vestali erano astrette a conservare la verginità fino a trent’
iando al servigio del tempio potevano maritarsi. Nell’ atto che prese erano dal Pontefice massimo, e condotte nel tempio, con
pate dal padre, e godeano la facoltà di testare. In molta venerazione erano presso del popolo, e la loro interposizione ha so
Galli dal fiume Gallo nella Frigia, Dattili da dactylos, dito, perchè erano eguali in numero alle dita. Cureti, da cura tonsu
to cedettero il luogo, ma il Dio Termine stette fermo. A lui dedicate erano le feste terminali, che celebravansi ai 23 di Feb
obigo, perchè non infestasse colla ruggine il frumento. Dii domestici erano i Penati ed i Lari di cui i primi presedevano all
Compilali a lor dedicate si celebravano ai 2 di Maggio. I Lemuri, che erano riputati infestare le case colle larve notturne,
io, l’ uno bianco e l’ altro nero. I Geni delle donne più comunemente erano detti Giunoni. Dal Genio e da una vergine Sabina
rio a’ piedi, Tetide alle calcagna. Le varie vicende dell’ umana vita erano anch’ esse raccomandate a particolari Divinità, d
he Nicostrata e Temide, che ebbe il dono de’ vaticini, a cui dedicate erano in Roma le ferie Carmentali, che si celebravano i
ficavasi il toro, il verro, e l’ ariete; e le feste Nettunali in Roma erano ai 23 di Luglio. Il Dio Conso, particolare a’ Rom
trasformate le Sirene, e Scilla e Cariddi. Le Sirene, secondo Ovidio, erano tre figlie di Acheloo e di Calliope, e chiamavans
avi e i naviganti, che sovra essa passavano. Questi due ultimi mostri erano amendue nello stretto di Messina. Scilla dalla pa
nti ei fece nascere da Astreo e dall’ Aurora, I principali tra questi erano quei che spiravano da’ quattro punti cardinali de
degl’ altri Dei dell’ inferito, e de’ principali condannati, che ivi erano . Plutone fratello di Giove e di Nettuno, a cui
menzogne e degli spergiuri era Orco Dio del giuramento. Gli Dei Mani erano una specie di geni, che presedevano a’ morti. Da
o di Cocito, rappresentavasi come un fiume di fuoco. Le acque di Leto erano l’ acque dell’ oblivione, e bevute faceano diment
ta il merito assegnavan loro il premio o la pena. Minosse e Radamanto erano figli di Giove e di Europa, e il primo era stato
suo corpo nove iugeri di terreno, e le viscere sempre rinascenti gli erano rose da due avvoltoi. Flagia figliuolo di Marte e
ù ritornarvi, finche da Mercurio non vi fu trailo a forza. Le Danaidi erano cinquanta figlie di Danao re di Argo, che tutte i
i. Oltre agli Dei fin qui rammentati, alcuni de’ quali particolari erano a’ Romani, altri comuni a’ Romani ed a’ Greci, al
vevano pur da altre nazioni, e siugolarmente dagli Egizi., Tra questi erano Orride Dio principale degli Egizi, che a lui debi
per padre un Dio, o una Dea per madre, ed Eroi quelli che distinti si erano con qualche grande azione. Degli uni e degli altr
docia le Amazoni, che la signoreggiavano sole, esclusi gli uomini, ed erano così dette, perchè recideansi la destra mamma, on
che involate. Ma nel partire udendo il muggito di una si accorse dov’ erano , e rovesciato nel Tevere il comignolo dell’ Avent
teschio di Medusa coperto di un velo sopra le piante marine, che ivi erano , e che furon convertite in coralli, disciolse And
de’ suoi eserciti sotto la guida di sette illustri capitani, i quali erano Adrasto medesimo, Pollinice, Tideo, Ippomedonte,
meno in morte, soffrissero distar congiunta quelli, che in vita stati erano così divisi. Nè le triste conseguenze di quella g
al giogo poi seminare i denti del drago ucciso da Cadmo, che ad Eeta erano stati mandati da Pallade e Marte, e vincere gli u
Giove, e di, Tindaridi, cioè figli di Tindaro; e in somma venerazione erano entrambi, presso de’ naviganti, perchè il loro ap
venendo dal mare avviticchiarono Laocoonte e due suoi figli; e mentre erano i Troiani atterriti da tal portento, fu innanzi a
la fronte, indi legati i compagni sotto il ventre de’ montoni che ivi erano ed egli aggrappatosi sotto al più grande, ne usci
sassi undici navi e appena egli colla sua e coi compagni che in essa erano potè camparne. Con questa approdò all’ isola Eea,
odici fori, poi col secondo uccise Antinoo, e col terzo Eurimaco, ch’ erano i capi de’ Proci, e via seguendo di mano in mano
Eumeo e Filezio, e soprattutto da Pallade, sterminò tutti i Proci ch’ erano cento otto, non meno che i loro aderenti, salvand
di non approdare a’ vicini lidi della Calabria e della Puglia, perchè erano abitati dai Greci, di non fidarsi a passar lo str
do per una spelonca vicino al lago di Averno. Trapassati i mostri ch’ erano sull’ ingresso, giunse al fiume Acheronte, cui tr
ci; quindi mostratogli a manca della Sibilla il luogo, ove tormentati erano i colpevoli, prese a destra la via de’ campi Elis
ntanto da Venere le armi fabbricate da Vulcano, fra cui lo scudo, ove erano effigiate le future imprese de’ Latini e de’ Roma
formate, altre in marmoree statue conservanti l’ atteggiamento in cui erano , altre in uccelli marini. Cadmo ed Ermione e Armo
a, son convertile in coralli. Parte II. Capo III. I capelli di Medusa erano stati da Pallade mutati in serpenti, perchè nel t
lla è cangiata in mostro. Parte I Capo XVII. I Cercopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante, per le loro frodi sono da Gio
almente a quello degli Uomini che per qualche straordinaria azione si erano resi illustri. Questo culto però da principio era
consecrati, finchè si giunse ad erigere i più magnifici templi, quali erano il tempio di Vulcano a Memfi in Egitto, quello di
nsi gli auguri. Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di questi erano distinti con nomi particolari secondo il Dio a cu
avere. Lo stesso desiderio pur diede origine agli oracoli, che sparsi erano in mille luoghi, e che avidamente si consultavano
consultavano in tutti gli affari importanti. I più famosi tra questi erano : 1. L’ oracolo di Dodona nell’ Epiro, dove i Sace
nzio rendevasi per via di sorti t gettando una specie di dadi, su cui erano scrìtti de’ Caratteri, il significato dei quali c
empi di Silla, ne’ quali da un incendio rimasero consumati. Frequenti erano presso i Gentili le espiazioni, le quali facevans
gli Dei favorevoli, o per iniziarsi a’ misteri. L’ espiazioni solenni erano precedute da digiuni, e seguite da preghiere pubb
an da’ pubblici giuochi. Fra questi i più famosi giuochi nella Grecia erano 1. gli Olimpici, che celebravansi in Olimpia citt
di, una di appio ne’ terzi, ed una di pino ne’ quarti: ma i vincitori erano poi celebrati da’ più insigni poeti, come appare
oi celebrati da’ più insigni poeti, come appare dalle odi di Pindaro, erano spesso onorati di pubbliche statue, e nella loro
indaro, erano spesso onorati di pubbliche statue, e nella loro patria erano tenuti sempre in grandissimo pregio. I giuochi di
nsi ne’ teatri. I secondi tenevansi negli anfiteatri e ne’ circhi, ed erano : 1. la corsa a piedi, o a cavallo, o sulle bighe
ato, nel quale combattevasi ora co’ pugni soltanto, or co’ cesti, che erano guanti di duro cuojo guerniti spesso di ferro e d
deli spettacoli de’ combattimenti de’ gladiatori che spesso costretti erano a pugnare fino alla morte.
5 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
religiose credenze che quelle cercarono di attaccare e di abbattere, erano visibili in esse ; e sebbene alterati e confusi,
rti. Da ciò la formazione di altrettanti centri di protezione, quanti erano gli stati indipendenti, i quali giovarono immensa
ron — Caino Atto 3°(Traduz. di A. Maffei) In questo tempo i giganti erano sulla terra e furono anche da poi… … . . Genesi.
emente il nome di Calpè posta in Ispagna sullo stretto di Gibilterra, erano i due monti che formavano le così dette Colonne d
dicato al suo culto. 35. Acarnao e Amphoterens. — Questi due fratelli erano figli di Alaneone e di Calliope. La loro madre ot
e o Achmon. — Fratello di Bofalos o Poffalvos, entrambi Ciclopi. Essi erano così arditi che attaccavan briga ed insultavano t
izii per essere liberati da quegl’insetti, che col loro moltiplicarsi erano sovente cagione di contagiose malattie. 79. Acoto
loro offerte, senza por mente alla ricchezza o al valore di esse. Se erano accette alla Dea, restavano al fondo, se venivan
iano, agli 11 gennaio, 21 maggio, e 13 dicembre. I Sacerdoti di Marte erano anche conosciuti sotto questa denominazione. 194.
da una parola greca che significa strada, cammino ; perchè le strade erano sotto la protezione di lui. Gli Ateniesi avevano
ati Aloidi dal nome di lui, fossero infatti suoi figliuoli, mentre lo erano di Nettuno, Dio al quale Ifimedia avea consentito
sia sulle coste del mare Caspio, così chiamata perchè i suoi abitanti erano originarii del territorio d’Alba in Italia, ch’es
di una montagna, che aveva lo stesso nome nella Lucania. 236. Alcatee erano così dette le feste in onore di Alcatoo. 237. Alc
anche soprannominata Alcea dalla parola Alce che significa forza. Vi erano delle divinità alle quali si dava complessivament
erduto. Lib. IX trad. L., papi. Gli abitanti di Corcira, oggi Corfù, erano il popolo più voluttuoso di quel tempo, poichè ar
costanze di Atene, onde recare oltraggio a Minerva, cui quegli alberi erano consacrati. La dea però sdegnata contro il colpev
lle parole greche αμα insieme ; ed αρυς una quercia. Le Amadriadi non erano del tutto inseparabili dall’albero col quale avev
ima della mietitura. I sacerdoti che presiedevano a questi sacrifizi, erano al numero di dodici e si chiamano Arvali. Vedi Ar
ale aveva due fratelli noti sotto il nome di Leone e Dragone, i quali erano strettamente uniti con la loro sorella. Da ciò la
o dei quattro Dei Lari o Penati adorati dagli Egiziani. Gli altri tre erano Dymone, Tychiso e Heroso. 362. Anaclesa. — Era il
inotauro. 399. Androgini. — Popoli dell’Africa, che al dire di Plinio erano ermafroditi. Questa credenza è maggiormente avval
a e governa. V. Psiche. 437. Animali. — Divinità così chiamate perchè erano le anime di coloro che dopo la morte venivano dei
. di V. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno degli dei di Atene. Vi erano dei genii che si veneravano sotto la denominazion
gli scritti di Plutarco, sulla facciata di tutt’i tempii di Diana, vi erano delle corna di cervo. Solamente sulla porta del t
Solamente sulla porta del tempio ch’essa aveva sul monte Aventino, vi erano delle corna di bue ; e ciò, sempre seguendo il ci
— Vedi Anxuro. 484. Anzio. — In questa città della penisola italiana, erano gelosamente custodite alcune statue della fortuna
nella città di Memfi. Quiva veniva guidato nel tempio d’ Osiride ove erano fabbricate due ricchissime e superbe stalle ; in
ate furono Leucotea, Dafne e Clitia. Lo sparviero, il gallo e l’olivo erano consacrati al Apollo, perchè fra i mortali uomini
omini. 512. Arbitro. — V. Arbitratore. 513. Arbori. — Presso i Pagani erano ritenuti come sacri diversi arbori, perchè veniva
tava il capo coperto da un berretto frigio, e al collo un vezzo a cui erano attaccate medaglie rappresentanti la testa di Ati
della città di Roma che Numa Pompilio avea consacrati ai Numi. Argei erano del paro dette alcune figure di uomo fatte di giu
rsonaggio la strana facoltà di avere cento occhi, dei quali cinquanta erano sempre aperti, e gli altri cinquanta chiusi dal s
come per famelica rabbia ; le mani armate di formidabili artigli, ed erano ingordi, insaziabili e succidi. Al dire d’ Esiodo
antichità danno loro per padre Nettuno e per madre la terra. Le Arpie erano in gran numero, sebbene il nome di sole sei o set
emente conosciuta sotto il nome di Achelope. Presso i Pagani le Arpie erano riguardate come un flagello di cui Giove e Giunon
re quel monumento in pietre di calamita onde le statue d’Arsinoe, che erano in ferro dorato, rimanessero sospese in aria. Pli
colare e incredibile ; imperocchè il padre e la madre di lei, i quali erano stati concetti nello istesso alvo e nell’istesso
ali erano stati concetti nello istesso alvo e nell’istesso momento si erano di già maritati nell’utero materno per modo che I
sacerdoti che facevano i sacrifizi detti Ambarvali. Questi sacerdoti erano al numero di dodici, venivano scelti fra le più i
ordi medicava. Sal. Rosa. La Musica sat. 1. 607. Asclepiadi. — Così erano dette alcune feste che in tutta la Grecia venivan
con le quali si pretendeva scoprire la volontà dei Dei. Gli auspicii erano sacerdoti o indovini detti anche auguri. V. Augur
 — Fu figlia di Cadmo e madre di Acteone. 697. Autopsia. — Coloro che erano in una stretta intelligenza con gli Dei, erano pr
Autopsia. — Coloro che erano in una stretta intelligenza con gli Dei, erano presso i Pagani ritenuti come per essere in quell
nella Campania, consacrata a Plutone perchè i miasmi che ne esalavano erano talmente pestilenziali ed infetti, che quel luogo
o, quelli che più generalmente venivano immolati nei suoi sacrifizii, erano l’irco, perchè distrugge i germogli delle viti ;
tto. 740. Ballo. — Nome di uno dei cavalli di Achille. Omero dice che erano immortali e figli di Zeffìro. 741. Bapto. — Uno d
gato nel tempio, gittavano la sorte con quattro dadi, sopra dei quali erano incise alcune figure e geroglifici, e poi consult
incise alcune figure e geroglifici, e poi consultavano un quadro, ove erano spiegati quei segni allegorici, ritenendo come ri
bbene di rado, veniva rappresentata con la barba, per dinotare che le erano attribuiti tanto il sesso maschile quanto il femm
ifica cantore. Il popolo aveva in grande venerazione i bardi, i quali erano solamente sottomessi ai Druidi. 745. Basilea. — F
i che li perseguistavano, poichè lo stesso Apollo, non appena i cervi erano enirati nel recinto del bosco consacrato respinge
ali si dava il nome complessivo di Dei Cabiri. Anche nella Fenicia vi erano delle Divinità dette Cabiri o Caberi ; ma l’opini
per interrogarlo sulla sorte dei suoi figli, ne ebbe in risposta che erano loro riserbate le più grandi sventure. Allora, af
oloro che non comparivano con la dovuta nettezza. Finalmente le arpie erano ritenute e talvolta designate col nome di cani di
e ; altri vogliono che sia la cagna di Erigone (V. Erigone). I Romani erano così convinti del funesto potere che la Canicola
di una delle più famose divinità degli Egiziani. I sacerdoti di essa erano tenuti in conto di celebri maghi. Il simulacro di
ssistente abeterno, sotto una forma intralciata e confusa nella quale erano mischiati il principio di tutti gli esseri, di tu
re che nella città di Mendes, le vittime più ordinarie dei sagrificii erano le pecore, e si avea gran cura di risparmiare le
bre dei morti sulle rive del fiume Acheronte, per una moneta che esse erano obbligate a dargli al momento di prender posto ne
e : chè se mai un singhiozzo fosse sfuggito a quelle sventurate, esse erano obbligate a supplire il fanciullo, il quale in ta
erstizione religiosa, certo potere di buon augurio. Castore e Polluce erano citati come l’ideale dell’amore fraterno ; dappoi
nei suoi scritti quest’opinione, dicendo che le supposte apparizioni erano l’effetto di un travestimento di due guerrieri, i
008. Cavalli di Achille. — Omero ricorda che i cavalli di questo eroe erano figli di Zefiro e dell’ Arpia Podarga ; e che era
li di questo eroe erano figli di Zefiro e dell’ Arpia Podarga ; e che erano immortali. Essi si chiamavano uno Balio e l’altro
alli di Enea. — Al dire di Omero i cavalli di questo famoso guerriero erano della razza di quelli che Giove stesso regalò a T
galò a Tros, quando rapì il figliuolo di lui Ganimede. Questi cavalli erano perfetti e nelle battaglie spargevano ovunque il
ella figliuola Esione. La tradizione favolosa dice che questi cavalli erano così rapidi e leggeri che correvano sulla superfi
obos e Demos ossia il terrore e il timore. Omero però dice che questi erano i nomi dei cocchieri di Marte e non dei suoi cava
i cavalli bianchi, dai quali traevano le predizioni. Questi destrieri erano tenuti in grande onoranza ; era severamente proib
o di toccarli e il principe della nazione insieme al sommo sacerdote, erano i soli a cui era concesso di attaccarli ad un car
rovavano fu all’istante circondato di fiamme. Allora tutti coloro che erano presenti, colpiti di spavento, aderirono alla sua
. La favola ce li addita come mostri metà uomini e metà cavalli. Essi erano sempre armati di nodosi bastoni e si servivano co
tutti i prodotti della terra le venivano scrupolosamente offerte, ed erano puniti di morte coloro che per qualunque ragione
no che rese immobili quelle rocce, e impedì alla nave Argo ove quelli erano imbarcati di naufragarsi ; per modo che gli Argon
il Dio Vulcano, loro capo, aveva la sua officina. Buon numero di essi erano figli del Cielo e della Terra, ed altri di Nettun
manendo esente da ogni ferita. Achille allora vedendo che le sue armi erano impotenti contro il suo nemico, gli si spinse add
— Divinità Egiziana. Al dire di Plutarco, era la stessa che Anubi. Vi erano , secondo la mitologia indiana, alcuni popoli sull
in onore di Ebe dea della giovanezza : coloro c e vi prendevano parte erano coronati di ellera. 1147. Cita. — Città capitale
ne che si tirava da certe parole, che dette in alcuni dati rincontri, erano ritenute come fausto o come funesto augurio. 1170
nnalzato un tempio alla clemenza di lui. Gli attributi della clemenza erano la patera, un ramo d’albero verde e la pica. 1171
di bronzo di un’altezza straordinaria e d’immense proporzioni. Ve ne erano diversi. Il più famoso è quello conosciuto sotto
ezza a centocinque piedi. Era tutta di rame e vuota nell’interno, ove erano praticati dei ponti di ferro e di pietra. Il colo
naggio, particolarmente adorata nella Tracia. I misteri di questa dea erano considerati come i più infami. Al dire di Giovena
o di frecce. Egli fu amato con passione da Psiche. Compagni di Cupido erano i piaceri, il riso, i giuochi ed i vezzi, tutti r
e vuol dire uomo giovane, perchè appunto in quel giorno i giovani che erano giunti alla pubertà, prima di preder parte a quel
tili. — Conosciuti anche sotto il nome di Coribanti o Cureti. Gli uni erano figli del Sole e di Minerva ; gli altri di Saturn
l cielo, dee della terra e dee dell’inferno. Fra le dee le principali erano  : Giunone, Vesta, Minerva, Cerere, Diana e Venere
ni riconoscevano diverse classi di numi, fra le quali le più distinte erano i Celesti, i Terrestri, gli Acquatici e gli Infer
lassi a cui appartenevano, dodici numi principali detti dei Grandi ed erano  : Saturno, ossia ii Tempo, Giove, Gibele, Apollo,
; gli altri venivano denominati dei Minori, e fra questi i principali erano  : Minerva o Pallade, Marte, Eolo, Momo, ecc. Altr
a o Pallade, Marte, Eolo, Momo, ecc. Altri finalmente detti Semi Dei, erano propriamente quelli che avevano per padre un dio
ri, detti dii minorum gentium, e più particolarmente a quelli che non erano riconosciuti dei che per l’apoteosi. Fra i più an
î, sono, secondo l’opinione di Eredoto, originarî dell’Egitto. Questi erano gli dei della prima classe, ovvero dei delle gran
he le anime degli antichi, a cui ognuno rendeva un culto particolare, erano comprese in questa categoria. Dei conosciuti.
in questa categoria. Dei conosciuti. Secondo asserisce Varrone, erano annoverati in questa classe quei numi dei quali e
; Nettuno e Anfitrite ; Eolo, dio dei venti ; Nerea e le Nereidi, che erano 50 ; le Driadi, i Tritoni, le Napee e le Sirene.
Radamanto. Oltre a tutti questi nomi e classificazioni di divinità vi erano ancora altre denominazioni generali come dei Cabi
ebbe i natali. 1399. Deliade. — Così avea nome il vascello sul quale erano imbarcati i Deliasti, quando si recavano all’isol
e si chiamavano Deliasti — V. Deliasti — e il vascello sul quale essi erano imbarcati era detto Deliade o Teoro. Il capo dell
popolavano l’immenso vuoto che esiste fra Dio e gli uomini. I demonii erano divisi in varie classi alle quali appartenevano s
guidavano nel cammino della virtù ; vegliavano alla loro sicurezza ed erano loro di potente aiuto nei pericoli. Infine, secon
edenza dei più dotti e accreditati filosofi dell’antichità, i demonii erano degli esseri non gia immaginarii, ma realmente es
cieca divinità, regolatrice di tutte le cose, con un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove stesso, il padre degli dei, e
esso alla volontà del destino. Al dire di Ovidio, i destini degli dei erano scritti e depositati in un luogo particolare, men
eroi, venivano incisi sul diamante. I ministri di questa cieca deità, erano le tre Parche, e al dire di Esiodo, la Notte era
o sotto la particolar protezione di Diana cacciatrice, questi animali erano riguardati come sacri. 1433. Diasie. — Feste in o
to ; le rivelò il nome dell’assassino ; e dopo di averle additato ove erano nascosti i suoi tesori, le consigliò di fuggire e
dia, la quale per vendicarsi, gettò sulla mensa un pomo d’oro, su cui erano scritte queste semplici parole : « Alla più bella
si praticava in cento maniere diverse, ma fra queste le più notevoli erano quattro specie, nelle quali s’impiegava alcuno de
zo dell’aria, Aeromanzia. Oltre a queste principali denominazioni, vi erano molte altre divinazioni secondarie, chiamate, Neg
amotraci chiamavano Theedinates, vale a dire divinità possenti. Ve ne erano due il Cielo e la Terra, o altrimenti l’ Anima e
. All’assedio di Troja tutti coloro che appartenevano a questo popolo erano comandati da Pirro. 1494. Dolore. — I pagani ne a
inazione alla città di Tebe. V. Cadno. 1505. Draghi. — Questi animali erano consacrati a Minerva, forse per dinotare che la v
er dinotare che la vera saggezza non si addormenta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi, per dinotare che uno degli a
Celtica aveva delle altre sacerdotesse che vivevano nel celibato, ed erano le Vestali del culto. E v’erano finalmente altre
e altre sacerdotesse, che se pure maritate, vivevano nel tempio a cui erano addette, senza che fosse loro permesso d’avere co
a coda, volendo indicare che il mondo gira sopra sè stesso. A Roma vi erano dei sacerdoti ministri di Eano o Iano, che veniva
a che quando una Ecatombe veniva offerta da un imperatore, le vittime erano abitualmente o cento leoni o cento aquile. L’Ecat
, per nome Politecno. Questi due sposi si amavano così teneramente ed erano così felici, che, resi orgogliosi dalla loro stes
canta con un tuono triste e malinconico. 1554. Edonidi. — Le Baccanti erano così soprannominate da una montagna della Tracia,
, si contavano 227 colonne, innalzatevi da altrettanti sovrani, e che erano tutte dei marmi più rari e preziosi : le sue port
vrani, e che erano tutte dei marmi più rari e preziosi : le sue porte erano di legno di cipresso con intagli preziosissimi di
o fra loro, essi morirono entrambi, in seguito alle ferite con che si erano reciprocamente offesi. 1568. Efialti. — Specie di
o in cui s’immolavano un dato numero d’animali cornuti. Se le vittime erano capre il sacrifizio si chiamava Egibolo ; se tori
idone, che la rese madre di Menezio. 1586. Egineti. — Con questo nome erano conosciuti gli abitanti dell’isola Egina, i quali
à propriamente il nome di Agipani e che al dire del citato scrittore, erano perfettamente simili alla figura che presso di no
o. Egolio e i suoi amici onde evitare le punture di quegli animali si erano ricoperti di armature di rame ma Giove sdegnato d
cagione della lunghissima durata della sua vita. Nei misteri di Bacco erano sovente adoperati degli Elefanti per ricordare il
troppo e da vicino la superficie delle acque. Le arene di quelle rive erano piene di una gran quantità di elettro, che è una
ellenza e duravano nove giorni, nel qual tempo tutt’i pubblici affari erano sospesi ; i tribunali e gli ufficî erano chiusi,
tempo tutt’i pubblici affari erano sospesi ; i tribunali e gli ufficî erano chiusi, e non si poteva condurre alle prigioni i
he, nel loro dolore, versano ancora quelle affettuose sorelle. Eliadi erano similmente chiamati i figliuoli di un re dell’iso
ero un grande impulso all’arte della navigazione. Fra gli Eliadi, che erano sette fratelli di cui al dire di Diodoro ecco i n
ritornarono che le sue ossa, le quali secondo il suddetto scrittore, erano state figurate nella vite fatta in pezzi. Oltre a
sforzo per impedirgli il viaggio, predicendogli tutte le sventure che erano per accadergli, ma Paride la scacciò da sè e part
o regolava al genero. Questi doni venivano portati pubblicamente, ed erano preceduti da un giovine vestito di bianco e con u
imonia. 1727. Epidoti. — Dei che avevano un tempio in Epidauro, e che erano ritenuti come protettori della crescenza dei bamb
la guerra degli Epigoni quella che fecero i discendenti di coloro che erano morti alla prima guerra di Tebe, combattuta dieci
ere, i quali, durante le funzioni sacre e le cerimonie di quella dea, erano addetti particolarmente alla persona del re. 1734
ava rimanere nel vestibolo di esso. Nei misteri del culto Eleusino vi erano pero delle cerimonie talmente occulte, alle quali
sacrilegio e Quinto fu obbligato di far riportare le grondaje là dove erano state tolte. 1754. Equirie. — Romolo dette questo
cia in provincia e fino in Atene, nel centro della Grecia, ov’essi si erano ricoverati, intorno ad un altare di Giove, Eurist
cignale di Erimanto, e mentre si recava nella Focide, le cui campagne erano desolate da quel mostro, egli mise in fuga e debe
eguo di tempo tolse i pomi d’oro dal giardino dell’ Esperidi, i quali erano custoditi da un terribile drago che vomitava fiam
Olimpo, e si accingeva a combattere contro di lui, e già i due nemici erano uno di fronte all’altro, allorchè Giove li separò
ore stesso della città. I giuramenti che si facevano sull’ Ara Maxima erano riguardati come doppiamente sacri. La festa princ
quattro giovanette si amavano fra di loro con tanta tenerezza, che si erano scambievolmente giurato, che ove una di esse, fos
; e dall’altra il cimiero colle ali, un seno di uomo, ed un gallo che erano gli attributi di Mercurio. 1800. Ermete. — Essen
11. Eroe. — Cotesto appellativo davano i greci a quegli uomini che si erano resi celebri con una serie di azioni gloriose ed
in tutti gli scrittori della mitologia greca e romana, essi altro non erano , se non i sepolcri degli eroi, che ordinariamente
ssi altro non erano, se non i sepolcri degli eroi, che ordinariamente erano circondati da un bosco sacro, sul limitare del qu
niva accolto da per ogni dove con grande solennità, i pubblici affari erano sospesi ; le officine, le botteghe ed i negozì er
pubblici affari erano sospesi ; le officine, le botteghe ed i negozì erano chiusi ; la guerra veniva sospesa ; le armi veniv
llo e le capre. Il lauro, il cane, la civetta, simbolo della saggezza erano a lui consacrati, e soprattutto il serpente che e
a cui trassero il nome collettivo. Al dire del citato scrittore, esse erano d’una tale bellezza, che la sola rinomanza di que
o. Si trova anche ripetuto in vari autori che molti rei d’omicidio si erano assoggettati a succhiare il sangue dell’ucciso, o
volle che placassero gli dei e che il reo subisse tutte le pruove che erano in uso per espiare quei delitti, in cui non avea
, una tempesta improvvisa, un sogno funesto, e mille altri accidenti, erano presso i pagani, altrettante ragioni, per la cele
, egli era riguardato come padre delle Grazie ; le quali anche perciò erano conosciute sotto il nome collettivo di Eteocle. 1
no divorate dal fuoco si riteneva come presagio di lieto augurio ; se erano rigettate la predizione era riguardata come malau
j — Nome particolare che si dava a coloro, che senza essere sacerdoti erano periti nell’arte degli Auguri. 1862. Ettore — Il
più belle cavalle dell’esercito, che secondo la tradizione favolosa, erano state nutrite sul monte Pierio da Apollo stesso.
avendo i greci osservato che sulle sponde di questo fiume, gli alberi erano sempre verdeggianti, pubblicarono che fu sotto un
lio, e ciòperchè, al dire del citato scrittore, le acque dell’ Eurota erano maledette per essere generate dalle Furie. Finalm
Romani, ai sacerdoti del dio Pane, detti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei quali era detto de
in una specie di entusiasmo, e inspirate dalla divinità alla quale si erano consacrate, facevano dei gesti pazzi e sconci a s
anti, e pronunziavano degli oracoli. Al dire di Giovenale, i fanatici erano invasi dal fuoco di Bellona, forse perchè essi di
prio sangue, agitando la testa in tutt’i sensi. I fanatici di Bellona erano anche detti particolarmente Bellonarii, ma oltre
erano anche detti particolarmente Bellonarii, ma oltre a questi ve ne erano degli altri nel tempio del dio Silvano, in quello
gionavano tutto alla fatalità del destino, alla quale gli stessi numi erano sottomessi. V. Destino. 1949. Fatalità di Troja. 
er la caduta di Troja fossero adoperate le frecce di Ercole, le quali erano rimaste in potere di Filottete, che era stato dai
e corna sulla fronte e i piedi di capra. L’ulivo selvatico ed il pino erano le piante consacrate ai Fauni. 1960. Fauno. — Dis
a Laurentia sua moglie, affinchè li avesse allevati. Quei due infanti erano Romolo e Remo, i celeberrimi fondatori di Roma, o
 — La istituzione di codesti ministri della religione pagana, i quali erano una specie di araldi d’arme, che intimavano la gu
fra le più cospicue e nobili famiglie di Roma. Le persone dei feciali erano tenute come sacre, ed essi componevano un collegi
oltura di Fedra in Trezene, sorgeva un albero di mitro, le cui foglie erano tutte bucate ; ma che quell’ albero non fosse cos
i chiamavano con questo nome alcuni particolari giorni dell’anno, che erano consacrati agli dei ; e durante i quali si faceva
Nel periodo delle Ferie non era permesso alcuna specie di lavoro. Vi erano differenti e moltiplici specie di Ferie, delle qu
elle quali le più comunemente ripetute nelle cronache dell’antichità, erano quelle dette con nome particolare Saturnali, Vend
redevano i pagani, secondo che riferisce Strabone, che coloro i quali erano posseduti dallo spirito di questa dea camminavano
he libazioni, dovettero offendersi scambievolmente coi bastoni di cui erano armati ; e allora fu che il dio legislatore, impo
, imperocchè questi sebbene forti abbastanza per servire di appoggio, erano troppo fragili per percuotere. 1992. Ferusa — Una
opo le fatiche del campo. 1994. Feste — Straordinarie ed innumerevoli erano le feste, i giuochi pubblici, le cerimonie ecc. c
nnumerevoli erano le feste, i giuochi pubblici, le cerimonie ecc. che erano in vigore presso i popoli della antichità favolos
i romani e dei greci. Presso i romani le principali feste e cerimonie erano le seguenti, cioè : Angeronali, Apollinari, Armil
turnali, Terminali, Vertunnali e Vulcanie o Vulcanali. Presso i greci erano  : Asiache, Agranie, Agrianie, Aloe, Ambrosie, Anf
ziadi. — Conosciuto più comunemente col nome di Fetontee e di Eliadi, erano le sorelle di Fetonte, che furono cangiate in pio
pezia avevano nome due figliuole del Sole, e della ninfa Neerea. Esse erano le custodi delle mandre, che il loro immortale ge
igliala immaginazione delle religiose credenze dei pagani, imperocchè erano ritenuti come figliuoli della terra tutti coloro
ipi, che sono stati deificati per mezzo dell’apoteosi, dopo la morte, erano ritenuti sempre, come altrettanti figliuoli degli
i e della educazione dei figliuoli. Le principali fra queste divinità erano Opis, Rumina, Levana, Paventia, Carnea, Orbona, N
fratelli, ricusarono recisamente, per lo che furono dai Cirenesi che erano più forti, uccisi dell’orribile morte. I Cartagin
te, onde sapere da lui il luogo dove, insieme alle ceneri dell’ eroe, erano sepolte le frecce di lui. Filottete posto nel cru
a coscienza, rivelando non con le parole, ma cogli atti, il luogo ov’ erano nascoste le frecce. Ma ben presto gli dei, sdegna
ortali. 2024. Flumi — Quasi tutti i fiumi conosciuti nel mondo antico erano stati personificati e deificati dalla religione p
ei loro fiumi ; e specialmente in Grecia ed in tutto l’ Italia non vi erano che ben pochi templi, nei quali oltre al simulacr
to ed adorato, coniandosi persino in suo onore delle medaglie, su cui erano incise le parole Deus Rhenus ; il Paniso era una
inità pro tettrici della Roma pagana. Al dire di Esiodo tutti i fiumi erano ritenuti nelle credenze religiose del paganesimo,
co a Romolo. Al principio della loro istituzione, i sacerdoti Flamini erano tre ed ognuno di essi prendeva la sua denominazio
abire, cioè deporre il ministero di Flamine. Gli imperatori romani si erano riservato il diritto di creare dei sacerdoti Flam
ali in questa occasione prendevano oltre al nome della divinità a cui erano consacrati. anche quello dello imperatore che li
ra di bosso o di argento. Tanto presso i gréci quanto presso i romani erano comuni i suonatori di due flauti, come si vede da
uoli chiamati Peleo e Telamone, i quali ad istigazione della matrigna erano in continua dissenzione fra loro. Avvenne un gior
della infinita moltiplicità delle statue e dei templi di questa dea, erano del pari infiniti e svariati i nomi ed i sopranno
rittori e mitologi dell’antichità, che le freccie di Apollo altro non erano se non i raggi del sole ; cosicchè quando la trad
avvelenato del mostro, per modo che le ferite fatte con quelle armi, erano incurabili. Con una di queste, Ercole uccise il C
o stesso potere. Presso i pagani i luoghi dove era caduto il fulmine, erano ritenuti come sacri e vi veniva innalzato un alta
ngeva anche più oltre l’ adorazione del fuoco. In questa contrada, vi erano alcuni dati recinti chiusi tutto all’ intorno da
istre inesorabili delle vendette celesti contro gli empi. Comunemente erano tre chiamate con nome particolare di Tesifone, Me
he parve meglio convenissero al loro carattere ed alle funzioni a cui erano addette. In fatti secondo Esiodo le Furie erano f
d alle funzioni a cui erano addette. In fatti secondo Esiodo le Furie erano figliuole della Terra, e concepite dal sangue di
; sebbene in altre opere del citato scrittore egli asserisca che esse erano figliuo’e della Discordia e nate nel quinto della
per mezzo di preghiere e di adorazioni, lo spaventevole potere di cui erano armate. In fatti secondo asserisce Euripide, il r
ano prima di entrare in quello, giurare sull’ altare delle Furie, che erano pronti a rivelare il vero sul fatto, pel quale ve
loro tremenda persecuzione contro di lui ; e l’ altro là dove gli si erano mostrate meno avverse. Nei sacrifizi che si facev
lei. E avvenne un giorno, che assiso su d’ una rupe sotto alla quale erano ascosi Aci e Galatea, l’ uno in braccio dell’ alt
che ne avesse toccato uno, anche inavvertentemente. I sacerdoti galli erano sottoposti al comando di uno fra essi, a cui dava
endo all’ uso domestico di allevare i galli nelle case, di cui i Lari erano le divinità protettrici. Si dava il nome di Gall
dizione, si fece da se stesso eunuco V. Ati. Da ciò i sacerdoti galli erano tutti eunuchi : almeno tal’ era la credenza dei p
e che essi adoravano con un culto particolare. Le acque di quel fiume erano considerate dagl’ Indiani come sacre e si attribu
che presiedevano alla generazione. Al dire di Festo, gli dei Geniali erano i quattro principali elementi cioè il Fuoco, l’Ar
Geni, prendendo cura di quelli che rimanevano della loro famiglia ed erano pacifici e consolatori. Altri poi, si credeva, an
o in questa o in quella parte come condannati all’esilio. Questi Geni erano quelli che cagionavano il terrore panico, e spave
ferto del farro misto al sale, e del pane condito di mele. Moltiplici erano i nomi e i soprannomi di lui ; e si ritrova soven
mesi dell’anno. Varrone riferisce a questo proposito, che in Roma vi erano dodici altari consacrati a Giano, indicanti ognun
e amata da Ercole — V.jole. 2133. Glardini. — Presso i pagani quattro erano le principali divinità che presiedevano alla cult
. Giasone, compiuti i preparativi del viaggio, riunì tutti coloro che erano accorsi per dividere con lui gloria e periglio, e
i incontrata con Giasone presso il tempio di Ecate, la quale entrambi erano andali ad impiorare, colpita dalla bellezza di Gi
ogare i due tori, i quali avevano i piedi e le corna di bronzo, e che erano un dono del dio Vulcano : quindi attaccarli ad un
ad un ordine distinto fra i ministri del culto religioso di Atene, ed erano destinati particolarmente all’insegnamento dei no
ei novizi per tutto ciò che riguardava i misteri della loro dea. Essi erano tenuti in grande considerazione. Secondo alcune t
iderazione. Secondo alcune tradizioni dell’antichità questi sacerdoti erano eunuchi. V. Ati. 2146. Gierofanzie. — Dette anche
erano eunuchi. V. Ati. 2146. Gierofanzie. — Dette anche Gerofantrie, erano queste presso i greci le appellazioni che si dava
ivano delle cognizioni astronomiche per spiegare i gieroglitici e che erano tenuti in somma considerazione. 2148. Gieroscopia
rgerà piu propizia occasione a tenerne diffusamente parola. I Giganti erano di una forza straordinaria, e di una struttura mo
. Caro. Omero favellando degli eroi che assediavano Troja, dice ve n’ erano alcuni, le cui atletiche forme, e la forza straor
questi tre formidabili fratelli giganti. Egli dice che essi altro non erano che tre impetuosi venti, e dà il nome di Gige al
i che sarebbero nati da questo connubio, sarebbero stati Amazzoni, se erano donne, e sacerdoti se fossero uomini. 2153. Ginni
i giuochi e combattimenti, in cui gli atleti che vi prendevano parte, erano nudi, per essere più liberi nei movimenti del cor
Ginnici, si eseguivano varie specie di esercizii, di cui i principali erano la corsa, il disco o piastrella, la lotta detta a
si attiene alle istesse idee, dicendo che nel quinto giorno del mese erano nate le Furie e l’Orco ; e che la terra avesse pa
ttimo, l’ottavo, il nono, l’undecimo e il dodicesimo giorno del mese, erano ritenuti come fortunati. Tito Livio riferisce che
utti i giorni che seguivano le None, gl’Idi e le Calende d’ogui mese, erano ritenuti come giorni felici o infelici, a seconda
omande. L’indovino rispose che tale era la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i romani per aver questi, quando
questi giorni riconosciuti da tutti come fortunati o sfortunati ; vi erano presso i pagani dei giorni ritenuti come felici o
ne fosse il fondamento universale della religione dei pagani, pure vi erano molti che disprezzavano coteste ridicole credenze
iove e i misteri, le cerimonie ed i sacrifizii che lo accompagnavano, erano sparsi universalmente come i suoi templi, i suoi
a e di Lidia. Le vittime che ordinariamente si sacrificavano a Giove, erano la pecora, la capra ed il toro bianco, del quale
rad. del Cav. ERMOLAO FEDERICO. Fra gli alberi, l’ulivo e la quercia erano sacri a Giove ; e al dire di Cicerone le dame rom
re contrade il culto ; e finalmente moltissimi dal motivo per cui gli erano stati innalzati dei templi o consacrate delle are
acrate delle are. I nomi e i soprannomi più generalmente dati a Giove erano  : Padre degli dei, Rettore, Moderatore, Vittorios
alla grande generalità degli scrittori, e cronisti della Favola, pure erano , al paro dei sopraccennati, assai in uso presso i
tine juvans pater. 2162. Gioventù — Presso i pagani della Grecia, due erano le divinità che presiedevano alla giovanezza, cio
inazione la quale si eseguiva camminando intorno ad un cerchio su cui erano seguati alcuni caratteri cabalistici, lettere ed
Libro IV. trad. di V. MONTI. Gli abitanti di Samo, e quelli di Argo, erano del continuo in dissenzione fra di loro, perchè s
pagani tutte le primitive statue delle differenti divinità altro non erano se non delle pietre informi ; e che da principio
ome attributo a nessun’altra divinità. Anche il papero e lo sparviere erano gli uccelli a lei consacrati, ed è questa la ragi
mi da qualche suo attributo. I più comuni fra i soprannomi di Giunone erano  : Aerea, Argolia detta anche Argiva, Candrena, Ci
o e di Venere. Oltre a queste tre specie di pubblici spettacoli ve ne erano molti altri in uso presso i pagani, fra cui i pri
presso i pagani, fra cui i principali tanto in Roma quanto in Grecia, erano i giuochi detti Olimpici, i Nemei, gl’Istmi ed i
cia, erano i giuochi detti Olimpici, i Nemei, gl’Istmi ed i Pilj, che erano tenuti in grande considerazione, sopratutto gli O
me di Olimpiade. Oltre a questi principali pubblici spettacoli, ve ne erano dei secondari, la cui celebrazione si faceva con
ndo con ciò dimostrare che se pure nemici per ragioni di patria, essi erano amici per l’affetto che li legrava insieme. Glauc
ie di magia, che si faceva per compiere i maleficii. I genii malefici erano i soli evocati durante questo incantesimo, che si
no nell’inferno, ed avevano la special cura di punire i dannati. Esse erano individualmente chiamate Medusa, Steno, ed Eurial
a dopo l’altra. La loro capellatura era formata di serpenti ; le mani erano di bronzo ; ed un solo loro sguardo valeva ad ucc
gorgoni abitavano la Lidia, vicino al lago Tritonide, e che altro non erano se non donne guerriere governate da Medusa, loro
oro è combattuta dal cronista Ateneo, secondo il quale le gorgoni non erano altro che dei terribili e mostruosi animali che u
he le gorgoni, lungi dall’essere degli animali mostruosi e terribili, erano invece delle donne giovani e bellissime, largamen
vate dai Fenici, i quali avevano un loro capo per nome Perseo. Queste erano le donne coperte di peli di cui parla Plinio, le
tre Grazie ; perchè i beni dei quali si supponevano le dispensatrice, erano desiderate da tutti. Discorde è l’opinione dei cr
o nome Talia, Egle ed Eufrosina. Presso i popoli dell’antichità ve ne erano per altro alcuni, come i Lacedemoni, i quali non
ausania, in tutte le principali città della Grecia e della Tracia, vi erano dei templi consacrati alle Grazie, e i più famosi
mpli dedicati a Venere, dea della bellezza Cupido, dio dell’amore, lo erano comunemente anche alle Grazie. Così avveniva pure
a e perfino della gratitudine e della riconoscenza. Gli Ateniesi, che erano il popolo più incivilito di tutta la Grecia antic
ttà col nome di Cryncus. 2205. Gru. — Presso i pagani questi uccell i erano ritenuti, al paro degli avvoltoi e delle aquile,
Secondo la tradizione, queste tre divinità, informantesi in una sola, erano state da principio non solo divise, ma nemiche fr
so operajo fabbricasse per sè e pel figliuolo delle ali, le cui penne erano unite fra loro per mezzo della cera, e che con qu
tenevano che il dio Mercurio fosse nato negli Idi di maggio, e percio erano a lui consacrati. Gli idi di Agosto erano dedicat
gli Idi di maggio, e percio erano a lui consacrati. Gli idi di Agosto erano dedicati a Diana e quei giorni venivano ritenuti
tanto che gli schiavi non lavoravano. Per contrario gli idi di marzo erano riguardati come giorni sfortunati dopo la morte d
este le quali avevano la spaventevole prerogativa di rinascere appena erano tagliate ; quante vol te però non fosse immediata
re inguaribili le ferite di esse, mediante il terribile veleno di che erano asperse. V. Filottete. 2245. Idria. — Gli egizian
ie celebrate dagli egineti e dagli ateniesi, in memoria di quelli che erano morti nel diluvio di Deucalione. 2247. Idromanzia
i sacrificati ; allorchè Ifigenia, avendo inteso che quegli stranieri erano di Argo, propose loro di sacrificarne uno solo qu
ata la Terra come madre degli dei ; e durante la celebrazione di esse erano sospese tutte le lugubri cerimonie e avea tregua
lle muse e che loro veniva dal flume Ilisso nell’Attica, le cui acque erano ritenute come sacre perchè, secondo riferisce il
davano a lavare la statua di lei nelle acque di quel flume che perciò erano ritenute come sacre. 2270. Imene. — Detto anche I
ia dolce ed imberbe fu ricevuto fra le dame ateniesi. Mentre le feste erano già cominciate e Imene assaporava la felicità di
vendicatrici delle colpe degli uomini. Secondo la cre naca favolosa, erano figlie della Notte e del fiume Acheronte. Esse ve
le — Edipo Re — Tragedia trad. di F. Bellotti. Presso i pagani varie erano le formole delle imprecazioni, ma le più terribil
pagani varie erano le formole delle imprecazioni, ma le più terribili erano o quelle contro i violatori dei sepolcri. 2275. I
a, di quanto concerne la divinazione naturale, diremo qui che quattro erano , presso i pagani, le specie di divinazioni più in
rto l’occasione. Queste differenti e moltiplici specie di divinazioni erano dette, astrologia, assinomanzia, artinomanzia, bo
mezzo di quelle, la loro volontà. Però presso gli antichi stessi, vi erano ben molti che non prestavano fede a codesti super
rallegrarsi degli onori che gli si rendevano. Ricchissime e continue erano le offerte e i sacrifizii, che quei popoli faceva
ra, come offerta nel tempio di Delo. Da principio anzi queste offerte erano umane, imperocchè si mandavano tre vergini accomp
o come tutti gli altri simili, Ipetro. Al dire di Strabone, gl’Ipetri erano adorni di un gran numero di statue, rappresentant
particolarmente designate dagli antichi col nome di Equestri, perchè erano i soli numi che il paganesino raffigurava montati
nidi. 2304. Ippocampi — Nome particolare dei cavalli di Nettuno e che erano anche assegnati alle altre divinità del mare. Seb
rimonie identiche. Durante la celebrazione di queste feste, i cavalli erano esenti da qualunque fatica e si lasciavano andare
radizione egizia, aggiunge che Iside ed Oriside concepiti gemelli, si erano congiunti coi legami maritali nell’ alvo stesso d
enza andavan loro debitori. In seguito si disse che Osiride, ed Iside erano andati a dimorare nel sole e nella luna, cosichè
re di Plutarco la maggior parte delle isole dell’ arcipelago inglese, erano deserte di uomini e solo abitate da demonî e da g
ttà della Grecia, onde assistere ai giuochi istmici e solo gli Eleati erano fra tutti i greci quelli che si astenevano dal re
la lotta, la corsa a cavallo nelle bighe e a piedi, il pugillato ecc. erano gli abituali esperimenti che si eseguivano nei gi
G. Borghi. con la differenza, però che i vincitori dei giuochi Nemei erano inghirlandati di apio verde ; e quelli dei giuoch
d’ Apollo, in vocando la protezione del dio. Ma già i seguaci di Jone erano sul punto di avanzarsi contro di lei, per trascin
a sua ricca e splendida floritura. Le statue e le pagodi del dio Kama erano sempre ornate di ghirlande di quei fiori. 2382. K
groma, si presentarono loro alcune donne dalle forme gigantesche, che erano segrete mandatarie di Kansa, e domandano a Nunda
mprendeva non meno di tremila camere, delle quali mille e cinquecento erano sotterranee, e le altre mille e cinquecento fabbr
, e la cui vista era severamente inibita a tutti. Le camere superiori erano , sempre secondo Erodoto, quanto di maraviglioso e
te praticate in queste sale che mettevano le une nelle altre, e tutte erano ricoperte di tetti in pietra viva ; mentre tutte
tutte erano ricoperte di tetti in pietra viva ; mentre tutte le mura erano letteralmente coperte di maravigliose sculture, e
osì dette perchè coloro che prendevano parte al banchetto della cena, erano adagiati sopra letti posti intorno alla mensa, e
.e ognuno di essi portava con sè dalla propria dimora. Le Lacenoforie erano feste istituite per la sola plebe. 2414. Laghi. —
io alla sua memoria, sotto il nome di Lamia-Venere. Lamia ed Aussesia erano finalmente i nomi di due divinità venerate partic
cronaca a cui si attiene Pausania stesso, dice che Lamia ed Aussesia erano due giovanette cretesi, le quali nel tempo che Tr
rava la terribile agonia della sventurata. Presso i pagani le lampadi erano comunemente di terra cotta e di bronzo, e talvolt
vendicato della mala fede del re, distruggendo uno di quei ripari che erano opera sua. Questa è almeno se non la sola, la più
Piritoo. I Centauri furono quasi distrutti dai Lapiti, alla cui testa erano Teseo ed Ercole. 2438. Lara. — Figlia del fiume A
strade. Secondo riferisce il cronista Apuleio, gli dei Lari altro non erano che le anime di coloro che avevano onestamente vi
ipio rappresentati sotto la figura di un cane onde ricordare che essi erano i custodi della casa, e che vigilavano continuame
ino, dell’incenso, dei fiori e perfino una porzione delle vivande che erano imbandite sulla mensa. Giornalmente poi le statue
e erano imbandite sulla mensa. Giornalmente poi le statuette dei Lari erano sempre inghirlandate di viole mammole, di rosmari
i allontanare i nemici. Fra le maggiori divinità del paganesimo, ve n’ erano alcune che facevano parte degli dei Lari, come Ap
o significare, che prima della nascita del sole, tutte le cose create erano nascoste nell’oscurità delle tenebre, che ravvolg
mpsicosi, credevano che le anime che avessero bevuto l’acqua di Lete, erano destinate a ritornar sulla terra ad animare altri
etto, con la statua di Giunone, mentre quelle di Giove e di Mercurio, erano poste sopra due sedie. Similmente il cronista Arn
ra Bibbia — L’Esodo Cap. XXV. Note alla Bibbia — Le libagioni, che erano quasi appen dici e condimenti del sacrifizio, son
ano i pagani di celebrare codeste cerimonie con grande solennità e vi erano invitati tutti gli amici, come alle nozze. 2500.
con un cornucopia in una mano, e nell’altra una tavoletta sulla quale erano segnati molti punti e numeri ; la qual cosa volev
mma di danaro per ogni persona che moriva. I ministri del tempio, che erano incaricati a riscuotere quella specie di tributo,
lupi che infestavano le campagne di quel territorio. Licee similmente erano delle feste celebrate in Arcadia, delle quali si
re consacrato a Giove, innanzi al quale sorgevano due colonne, su cui erano due aquile dorate ; e innanzi alle quali si compi
gnifica Città dei Lupi. Al dire dello storico Diodoro gli egizii, che erano un popolo eminentemente superstizioso, avevano in
carie, i commedianti, chiamati ad accrescere il brio di quelle feste, erano pagati col danaro che si ricavava dalla vendita d
le ed alla Luna. Secondo quello scrittore, tutte le divinità maschili erano come capitanate e presiedute dal Sole ; e quelle
Brettagna, sorgeva un tempio dedicato alla Luna, con un oracolo a cui erano addette, come sacerdotesse, le fanciulle delle pi
o la dea Luna, andavano facilmente soggetti al potere delle donne, ed erano dominati da esse ; mentre per contrario gli adora
e col sangue degli animali svenati ; poi asciugavano il sangue di cui erano bagnati colla lana delle capre immolate, la quale
iuntura per fare il colpo. Però i due fratelli, e tutti i giovani che erano con essi, accortisi del fatto, si spogliarono sol
ebravano le Lupercali. V. l’articolo precedente. Questi sacerdoti che erano i più antichi del culto religioso dei romani, fur
liani. Però, siccome al dire di Svetonio e di Cicerone, i Luperci non erano punto stimati, nè si faceva verun conto di essi,
rti. Da ciò la formazione di altrettanti centri di protezione, quanti erano gli stati indipendenti, i quali giovarono immensa
6 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
quasi consentientes. Venti se ne contano : fra’ quali dodici soltanto erano ammessi nel consiglio celeste, cioè Giove, Giunon
, Diana, Venere, Marte, Vulcano. I rimanenti otto numi di prim’ordine erano il Destino, Saturno, Genio, Plutone, Bacco, Amore
ore, e Polluce, e tanti altri. Parleremo in seguito degli Eroi, quali erano i Re, e gl’illustri guerrieri, soggetto del canto
Dei, ma che per altro non forma una parte del sistema religioso. Tali erano le favole di Bauci, e Filemone, di Piramo, e Tisb
una sorta, poichè niente poteva sperarsi dal medesimo. I suoi decreti erano immutabili, e la sua volontà inflessibile. Gli De
rano immutabili, e la sua volontà inflessibile. Gli Dei istessi a lui erano soggetti1, e perciò noi gli abbiamo assegnato il
nto. In parecchi templi dell’antichità, le statue di Cibele altro non erano , che semplici piramidi, per simboleggiare la ferm
lla delle Arpìe. Ella era assai cara a Giunone, perchè i suoi annunzj erano sempre lieti, e perciò fu convertita dalla Dea in
raccendeva nelle calende di Marzo. Le sue Sacerdotesse dette Vestali erano obbligate ad esser vergini : e guai a chi non oss
accreditati scrittori ci assisicurano che a questa Venere virtuosa si erano eretti magnifici templi in Cipro, in Atene, e pre
ù bella al suo sposo. I luoghi dove si esercitava il culto di Venere, erano principalmente Gnido, Amatunte, Pafo, Idea, Citer
pari, e secondo alcuni poeti, sotto l’Etna2. Compagni de’ suoi lavori erano i Ciclopi, specie di giganti figli della Terra, c
ella Terra, che avevano un occhio solo nella fronte. I più conosciuti erano Bronte, Sterope, e Piracmone. Vulcano fece uscire
iaia, la Paura, la Fame, la Guerra, la Discordia, ec. ec. : ma questi erano veri fantasmi, e non già immagini effettive. Lasc
1, le di cui acque facevano perdre la memoria del passato. Gli Elisj erano il soggiorno delle ombre degli Eroi, e de’ giusti
e separazione di buoni, e di cattivi si argomenta, che tutte le ombre erano giudicate al loro arrivo all’Inferno. Discese dal
loro arrivo all’Inferno. Discese dalla barca di Caronte, all’istante erano condotte innanzi a tre giudici, cioè Minosse, Eac
ombre de’ condannati per soggettarle alle pene ad esse applicate. Tre erano le terribili esecutrici delle sentenze de’ giudic
otare l’opposto. Il loro aspetto avrebbe sgomentato i più intrepidi : erano macilenti, scarne, con lunghe smunte mammelle, e
serpenti, colla quale ffagellavano le ombre a loro consegnate. Varie erano le pene, che si soffrivano nel Tartaro1. Sisifo,
i si rassomigliano perfettamente fra loro. I Centauri. I Centauri erano mostri per la metà uomini, e per l’altra cavalli 
ir meglio i Genj che preseggono alla sorgente, ed al corso de’ fiumi, erano altresì Dei. La loro figura era di vecchi con cap
ano i monti : tutte quelle che avevano l’impero sulle acque del mare, erano dette Nereidi da Nereo loro genitore. Eco. E
ttere i venti in libertà, o d’incatenarli nelle loro caverne. Quattro erano i principali venti conosciuti dai poeti. Borea il
ria di un bel garzone colle ali di farfalla. Le Sirene. Le Sirene erano tre ninfe leggiadre chiamate Leucosia, Ligia, e P
incontro ad un altro. Divinità dell’Inferno. Le Parche. Tre erano le Parche nate dall’Erebo, e dalla Notte. Abitava
nel Tartaro per dinotare l’oscurità che vela l’avvenire. I loro nomi erano Cloto, Lachesi, ed Atropo. Cloto la più giovane p
mono ammonticchiati l’uno sopra l’altro. Morfeo, Fobetore, e Fantaso, erano i tre figli del Sonno. Il suo altare era collocat
isogno del riposo, e della calma dello spirito1. Le Ombre. Manes erano dette dai Latini le ombre degli estinti, o i Genj
, ed i Penati. Fa di mestieri distinguere di Lari dai Penati. I Lari erano Dei particolari delle famiglie, ed i Penati delle
lontanare una qualche disgrazia che avesse potuto entrare. Questi Dei erano piccole statuette, o Idoletti convenevoli al cult
antichi, che i Genj fossero destinati alla custodia degli uomini, che erano assistiti secondo il proprio naturale da due Genj
irtù, ed ai vizj, ai beni, ed ai mali. Non altrimenti che a Giove, si erano a questi Dei innalzati templi, ed altari, ed eran
ti che a Giove, si erano a questi Dei innalzati templi, ed altari, ed erano rappresentati con que’ caratteri, ed attributi ch
darsi alla disperazione. La Speranza. A questa Divinità due tempj erano dedicati in Roma. In doppia guisa è rappresentata
Ella presedeva ai trattati, alle alleanze, al commercio. Inviolabili erano i giuramenti concepiti per lei. Vien dipinta con
a tutti gli strumenti che indicavano la sua attività. I suoi genitori erano l’Erebo, e la Notte. L’Inerzia. Aveva per gen
Figlia della Fortuna comandava agli Dei, ed agli uomini. Le sue mani erano di bronzo, ed avevano una caviglia ed una zeppa.
terza De’ semidei, e degli eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur da un uom
re questa giovane, si trasformò in pioggia di oro, e mentre i custodi erano intenti a raccorre l’oro, riuscì a Giove di penet
reo vello che portò sulla nave con istupore de’ suoi compagni, che si erano scoraggiti all’aspetto di tanti pericoli. Ciò fat
gli orti dell’Esperidi guardati da un dragone che ammazzò. L’Esperidi erano tre, Egle, Aretusa, ed Esperusa figliuole di Espe
Navigò Ercole l’Oceano fino a Calpe, ed Abila, quali due monti prima erano uniti, ed esso li separò, dove innalzò una colonn
ella sua tomba ; ma i Greci, che avevano bisogno delle frecce che ivi erano rinchiuse per poter prendere Troja, lo fecero man
ola di Lenno, ove menò un vita miserabile. Intanto come le sue frecce erano necessarie per la presa di Troja, i Greci dopo la
ero giustamente i Greci l’adempimento del trattato, ma gli Dei che si erano radunati per decidere sulla sorte di Troja, volle
per la seconda volta dovettero ritirarsi ai loro vascelli. I Trojani erano al punto di attaccarvi il fuoco, ed Ettore si era
ra del suo amico estinto chiunque gli si opponeva : ma queste vittime erano per lui volgari : anelava di versare tutto il san
zuffarono. Era tanto fiera, ed ostinata la pugna, che gli stessi Numi erano ondeggianti per chi si decidesse la vittoria. Ach
a a lavare le più belle sue vesti, con dirle di più, che le sue nozze erano vicine a celebrarsi. Appena svegliatasi la princi
esporremo le più conosciute. Bauci, e Filemone. Giove, e Mercurio erano discesi dal Cielo per viaggiare sulla terra. Essi
una quercia, e Bauci in tiglia. Piramo, e Tisbe. Piramo, e Tisbe erano due amanti : ma i rispettivi parenti, che apparte
rtenevano a due principali famiglie di Tebe, per antica nimicizia non erano di accordo. Quindi non potendosi i due amanti acc
ottenere tal grazia si lanciò nelle onde, ed uno de’ delfini, che si erano accostati al naviglio per sentir la sua voce, lo
viglia, giacchè i primi fondatori delle Città in vicinanza de’ fiumi, erano soliti di attribuire ai medesimi gli onori divini
il tempo verificò. Credeva egli che una tale Fratria, alla quale non erano ammessi, se non quelli che conservavano il celiba
occasione alle piacevoli feste di Bacco in Pozzuoli. Ivi queste feste erano colla massima solennità celebrate, e non ha guari
reca Artemisia, o sia la Luna, sì perchè germana di Apollo, sì perchè erano trasportati i Napoletani per lo studio dell’astro
portati i Napoletani per lo studio dell’astrologia. Di questa scienza erano tatalmente appassionati, che Virgilio istesso ne
helo Votivam taciti quassamus lampada mystae. Le feste di questa Dea erano celebrate con grandissima pompa ad imitazione del
andare in cerca della rapita Proserpina. Tra i ministri di questa Dea erano ammesse altresì le donne. I sacrifizj erano segre
i ministri di questa Dea erano ammesse altresì le donne. I sacrifizj erano segreti, e tutti dovevano conservarne gli arcani,
è molto anteriore. I busti, e gli altri emblemi di Castore, e Polluce erano scolpiti nel teatro, e specialmente nel circo : e
he guarda Euplea, la Gajola o scuola di Virgilio, apparisce che a lei erano consegrati templi ed altari. Vesorius Zeloius Po
he attesta Strabone dal promontorio di Nettuno fino alla Magna Grecia erano innalzati de’ tempj alla Fortuna, bisogna tuttavi
us Uncus abest, liquidumque plumbum. 2. I destini, secondo Ovidio, erano scritti da tutta l’eternità in un luogo, ove gli
sare. 3. Noi trattiamo in questo luogo del Caos, e del Cielo, perchè erano i più antichi degli Dei ; sebbene non fossero com
custodita in Roma nel tempio di Vesta. 2. La civetta, ed il serpente erano gli animali consacrati a questa Dea. Il che diè l
zio : Te vidit ingens Cerberus aureo cornu decorum . 1. Gli antichi erano sommamente scrupolosi nel seppellire gli estinti.
ta in salvo, e che poi nuovamente Loth istesso perdette. 1. Rapsodi erano detti quei, che cantavano per le piazze gli squar
uei, che cantavano per le piazze gli squarci de’ rinomati poeti. Tali erano quei, che in seguito cantarono i pezzi di Omero.
vano un corpo, un collegio in ciascheduna regione della Città. Queste erano ben molte, ed ognuna aveva il suo nome particolar
erano ben molte, ed ognuna aveva il suo nome particolare. Queî che vi erano ascritti detti φρητορες, fretores trattavano gli
7 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
ssi allusive, e la descrizione dei loro attributi, del modo col quale erano adorati, delle cerimonie sacre, dei templi, altar
tesso. Gli antichi Dei Titani, figli di Celo e della Terra, forse non erano altro che le forze naturali e le potenze motrici
chiacciato dal peso del cielo, a motivo del gran numero di Dei che vi erano stati collocati. 17. Gli Dei eran distinti in tre
a prima comprendeva gli Dei supremi o i grandi Numi (Dii majores), ed erano in numero di venti. 18. La seconda era quella deg
i sette colli di Roma ; e le porte delle case, dette in latino Januœ, erano sotto il suo patrocinio, come sotto quello degli
Tutti i magistrati cedevano ad esse il primo posto, e fuor del tempio erano precedute da un littore armato dei fasci consolar
loro semplice affermativa aveva forza di giuramento. Nelle loro mani erano depositati i testamenti e quanto poteva esservi d
n Roma, dove furono introdotte nel tempo della seconda guerra punica, erano celebrate dalle matrone in un tempio chiamato Ope
a Grecia pei misteri Eleusini e per le feste che ogni quattro anni vi erano celebrate. 55. Nell’attraversare la Licia (Asi
a-minore) le intravvenne di voler estinguere la sete ad una fonte ov’ erano certi villani che per malvezzo gliela intorbidaro
re i Giganti (69) figliuoli degli stessi Titani. Questi enti favolosi erano uomini di statura e di forza tanto straordinaria,
doveva eternamente divorare le viscere, le quali, rinascendo sempre, erano cagione di continuo martirio allo sventurato. Con
i pater, padre del giorno : Feretrio, da ferre, perchè nel suo tempio erano recate le spoglie opime, cioè le spoglie dei vint
o ; e moltissimi altri per tutto. I suoi tre Oracoli (667) principali erano quelli di Dodona nell’Epiro, di Libia, e di Trofo
l’arcobaleno, emblema d’Iride. 95. In ogni parte di Grecia e d’Italia erano templi a questa Dea consacrati ; ma con maggior c
culto, quale uccello sacro ad Apollo, alle Muse ; indi i poeti stessi erano trasformati ed onorati nei cigni. Ugo Foscolo nel
luoghi che sono ravvivati dalla sua presenza. Gl’inni più celebri che erano cantati in onor suo furon detti Peani o Peane, pe
o da quattro cavalli. Le statue e i bassi rilievi di questo monumento erano capi-lavori dei celebri scultori Scopa, Timoteo e
to dei tesori di tutta l’Asia, con pitture, statue e bassorilievi che erano capolavori dei più celebri maestri. Le porte furo
corona fu posta fra le costellazioni. 153. Le feste in onore di Bacco erano celebrate con grande strepito nelle città e nelle
gni mese con ogni eccesso di sregolatezze. 154. Le Baccanti o Menadi erano vestite con pelli di tigri o di pantere, e andava
chè anzi ricusarono d’assistere alle feste di Bacco, e nel tempo che erano celebrate vollero per disprezzo continuare i loro
otevano andare a tempo e star ritti ! Ogni sdrucciolone, ogni cascata erano accolti dagli scoppi di risa, dal suon di mano e
i Bacco per custodire le uve ; la seconda nel mese di gennaio, quando erano recati a Roma i vini più squisiti d’ ogni parte d
era aveva separato, nuovo simbolo dell’ eloquenza. La credenza in cui erano gli antichi che Mercurio dopo un certo numero di
este chiamate Adonie, le quali duravano otto giorni ; i primi quattro erano consacrati al lutto, gli altri alla gioja per ind
nza le quali doti beltà non vale. 183. La colomba, il mirto e la rosa erano sacri a Venere ; la prima a motivo di questo fatt
ziavano il suo arrivo col suono della conca marina. Talora anch’ essi erano assisi su carri tratti da cavalli azzurri. I pœti
uale orrido simbolo dei vizj, infettavano ogni cosa che toccavano, ed erano cagione di carestia e d’infiniti guai. Abitavano
evano la testa e il corpo di donna fino alla cintura, e nel rimanente erano uccelli. Andavano adescando e trattenendo i passe
dell’ universo, e celando negli scogli la mostruosità del loro corpo, erano immagine di quelle seducenti delizie terrene che
Il carro di Nettuno aveva la forma d’una larga conchiglia ; le ruote erano d’oro, e pareva che volassero a fior d’acqua. I T
gli avevano consacrato molti templi e feste e giuochi. Tra i giuochi erano celebrati con molta solennità quelli del Circo a
vicina epoca della nuova navigazione. 211. Le sue vittime più comuni erano il cavallo ed il toro bianco, ma gli aruspici gli
ttendo Non fur di sangue alla lor patria avari ; E quei che sacerdoti erano in vita Castamente vissuti ; e quei veraci, E que
tili campagne della Betica. 43 217. I principali fiumi dell’Inferno erano l’Acheronte, il Cocito, il Flegetonte, lo Stige,
, io piango, gr.) circondava il Tartaro (216) ; le sue onde altro non erano che le lacrime dell’eterno pianto dei malvagi, co
andassero a disotterrare i cadaveri. 227. Minosse, Eaco e Radamanto erano i tre giudici dell’ Inferno, ed esaminavano le an
ravano aspetto severo e minaccioso ; e le loro vesti sempre sanguigne erano ora nere, ora bianche ; nere quando le accendeva
n cinte ; Serpentelli e ceraste avean per crine, Onde le fiere tempie erano avvinte. E quei,54 che ben conobbe le meschine De
e di Temi od anche della Notte, e secondo altri della Necessità ; ed erano così dette dalla parola parcere, perdonare o risp
ri, loc. cit.) 241. Il Sonno (240) aveva anch’esso i suoi figli, ed erano i Sogni dei quali due o tre si distinguevano tra
s, dal verbo Februare, far libazioni sulle tombe ; le quali cerimonie erano celebrate nel secondo mese dell’anno, che serba s
a e per quelli della poesia e della musica. Le minori feste Panatenee erano celebrate ogni anno, e le più solenni ogni quinqu
Giove. (Petrarca, Parte I, Son. XXVI.) Sterope, Bronte e Piragmone erano i suoi più assidui lavoranti. — Questi Ciclopi fu
279. Le Muse avevano altari in Grecia, nella Macedonia ed a Roma ; ed erano sempre onorate insieme con le Grazie (175) nel me
talia e il fiume Permesso (123), insieme con la palma e con l’alloro, erano sacri alle Muse. Divinità della seconda cla
nche nell’isola di Coo (una delle isole dell’Arcipelago), ed i malati erano soliti di andare a scrivere sulle mura di quel te
rine, e gli pongono in mano un ramo di pino. Le feste Lupercali (296) erano celebrate anche in onor suo. 303. Il nome di Silv
e Grazie.) Satiri 304. I Satiri, molto somiglianti ai Fauni, erano divinità agresti discendenti da Bacco (146) e dal
edendo all’esistenza di tanti invisibili testimoni delle loro azioni, erano più guardinghi e più solleciti nelle loro faccend
le furie (232), e ad ognuno era lecito ucciderlo. Le sue feste a Roma erano celebrate l’ultimo giorno dell’anno. Lo incoronav
o nell’Olimpo. 314. V’è chi le fa ascendere al numero di tremila ; ed erano ripartite in Ninfe delle acque o marine, ed in Ni
delle offerte di latte, di frutta e di fiori. 318. Le Ninfe terrestri erano divise in più schiere, ed avevano vari nomi secon
l sapiente. Lari. Penati. 325. Gli Dei famigliari o domestici erano chiamati Lari e Penati. 64 I Lari erano propriame
li Dei famigliari o domestici erano chiamati Lari e Penati. 64 I Lari erano propriamente i genii tutelari di ciascheduna casa
ade accese ed offerte d’incenso, di vino e talora di vittime. Ad essi erano consacrati i cani perchè animali domestici e fede
ni variar di casa ; ma i Lari non abbandonavano mai l’abitazione dove erano stati collocati una volta. 328. Le feste celebrat
collocati una volta. 328. Le feste celebrate in onore di questi idoli erano dette compitali dal latino compita che suona croc
Volve sua spera, e beata si gode. In Italia i suoi tempj più famosi erano ad Anzio, città del paese dei Volsci, ed a Prenes
ingrati, gli orgogliosi, gli spergiuri e gl’ inumani. I suoi gastighi erano rigorosi ma giusti, e gli stessi re non se ne pot
ontano s’inviava verso di lui. Stavangli attorno due donnicciuole, ed erano , s’ io non erro, l’ Ignoranza e la Sospezione. Da
rto, e con l’indice della destra scopriva il suo cuore, nel cui mezzo erano scritte queste parole : Da vicino e da lontano.
atti il cane unisce l’affetto alla fedeltà. I sacerdoti della Fedeltà erano al par di lei coperti da lungo e candido manto ch
ai i suoi altari col sangue delle vittime. Sul rontespizio del tempio erano scolpite due destre in atto di stringersi. I Roma
e Plutone un elmo che lo faceva divenire invisibile. 357. Le Gorgoni erano tre sorelle che regnavano insieme sulle isole Gor
sa, Che facea marmo diventar la gente. » Le mani poi di questi mostri erano di metallo, e tutte tre le sorelle avevano orrend
è poco in veder quivi la madre spaventata e fuori di sè. Già le serpi erano distese in terra, non più raccolte in giro, e le
dosi, diceano non so che l’una all’altra. I Tebani con armi alla mano erano accorsi in aiuto di Anfitrione, il quale al primo
e mèssi dei vicini paesi. Ercole gli esterminò con le sue frecce ; ed erano tanti e sì grossi che alzati a volo gli facevano
eo suo prode amico. 376. Due sfacciati tiranni, Diomede e Busiride, s’ erano dati a commettere ogni sorta di scelleraggini ; e
certe stalle che contenevano tremila bovi, e fino da trenta anni non erano state ripulite, sicchè appestavano d’ogn’intorno
e (30) re in Affrica. Gli alberi che portavano questi preziosi frutti erano dati in custodia a un orribile drago con cento te
prode lo alzò di peso, e lo soffocò tra le sue braccia. 387. 1 Pimmei erano uomiciatti alti poco più d’una spanna, ma pieni a
occorrendo gli sventurati, liberando gli uomini dalle calamità da cui erano oppressi. Anche Prometeo (70) andò a lui debitore
da belva si nutriva di carne umana, e gli Ateniesi, vinti da Minosse, erano obbligati a mandarvi per tributo ogni anno sette
destrezza nella chirurgia, nel suono, nella ginnastica, nella guerra erano infatti i principali oggetti dell’ educazione deg
a dal quale ebbe Castore e Clitennestra (532). I figliuoli di Tindaro erano mortali, e quelli di Giove parteciparono dell’ im
di cavalli ; laonde ambedue passarono per protettori degli Atleti, ed erano invocati nei giuochi olimpici (671). 443. Ebbero
ini. Così avevano sacrifizj di candidi agnelli, mentre le pecore nere erano immolate alle tempeste. 444. Questi due fratelli
resso ad un capo vicino a Colco, e vi si addormentò. Già gli abitanti erano per ucciderlo, quando l’ ariete che aveva il dono
a guerra di Troja. 453. I pericoli poi dell’ impresa del Vello d’ oro erano molti e gravi : Giasone doveva anzi tratto domar
tà greche, testimoni dei delitti che nelle famiglie dei loro principi erano continuamente commessi, delle guerre intestine ch
vi stringevano già Tebe d’assedio, e gli abitanti oppressi dalla fame erano ridotti agli estremi, quando l’indovino Tiresia (
ibili, perchè figliuoli del vento. 513. Già tredici sventurati amanti erano stati immolati in questa gara ineguale, finchè gl
mpo dell’assedio. Questi avvenimenti furono detti fatalità o fati, ed erano sei : 1° Bisognava che intervenisse all’assedio u
a del tempio di Minerva (262). Ma la notte seguente, mentre che tutti erano in preda all’ebrezza od al sonno, i soldati uscir
rra di troja Agamennone, Menelao. 526. Questi due principi erano figli di Plisteno, re d’Argo e fratello d’ Atreo
za, fece di tutto per averla in isposa, e gli fu concessa ; ma quando erano per essere celebrate le nozze, il vilissimo Parid
sue frecce ; ma un giuramento l’obbligava a nascondere il luogo dove erano sepolte con le ceneri del figliuolo d’AIcmena (36
era di difficile riuscita, essendochè a questo principe, re di Misia, erano state devastate le campagne dai Greci, ed egli st
’innocenza e l’illibatezza di costumi dei tempi antichi ; i figliuoli erano umili e discreti, e sapevano servirsi da sè medes
. 579. Siccome parecchi principi suoi vicini, che lo credevano morto, erano andati a farla da padroni in casa sua, e volevano
rmidabili eroi dell’assedio, respinse i Greci da tutti i luoghi ove s’ erano afforzati, e approfittandosi dell’inazione d’Achi
empio sopra un carro per fare i soliti sacrifizi ; ma Cleobi e Bitone erano tanto poveri che non avevan cavalli…. Ebbene ! at
il fiume Peneo sommerse quelle campagne. I venti. 651. I Venti erano Dei figli del Cielo (25) e della Terra (25), che
teneva incatenati in vaste caverne. 652. I quattro venti principali erano detti dai Romani Borea o Tramontana, Euro o Levan
rti, E visse, e vi lasciò suo corpo vano. Gli uomini poi, che ’ntorno erano sparti, S’accolsero a quel luogo, ch’era forte Pe
edizioni delle Sibille, contenevano i destini dell’ impero romano, ed erano tenuti in custodia da quindici sacerdoti chiamati
voci tremende contenenti i responsi della profetessa. Questi responsi erano anco vergati sopra leggiere foglie che il vento p
li oracoli. Eppure, gli uomini sempre ciechi vi prestavano fede ! Ivi erano religiosamente conservati i versi proferiti dalla
imanda ; ed ella chiese di vivere tanti anni quanti chicchi di sabbia erano nella sua mano. Apollo vi acconsentì, e le conces
religiose ec. 669. I Giuochi pubblici tanto in Roma che in Grecia erano spettacoli consacrati dalla religione a qualche d
od in uno stadio od in altri luoghi destinati a tale uso. Quindi non erano mai incominciati senza offrire sacrificj. 670. Qu
offrire sacrificj. 670. Quelli della Grecia, i più celebri di tutti, erano di quattro specie : Olimpici, sacri a Giove ; Pit
stesso Dio in memoria della vittoria riportata contro quel mostro, ed erano dai Greci tenuti in massimo pregio. Si dettero ai
almeno all’età di Pindaro. Li celebravano ogni tre anni, e gli atleti erano sempre vestiti a lutto. 674. I Giuochi Ismici pre
uochi Ismici presero il nome dall’ismo di Corinto, ove con gran pompa erano solennizzati ogni cinque anni. Furono istituiti d
done, due secoli circa avanti G. C. 675. I principali giuochi di Roma erano di tre specie : La corsa fatta nel circo dedicato
’era di mezzo crebbe il suo corso, ed avanzò alquanto. Gli altri, che erano a lato di lui, sforzaronsi parimenti di raggiunge
ù oltre. La corsa de’ carri. Ma già nel medesimo luogo, donde erano partiti i cursori, apparivano, disposti a nuovo s
tacolo di beffe gli stessi derisori. Ma già un carro, i cui destrieri erano biondi con nere chiome, trascorreva gli altri di
re così liete lusinghe, si appressa un altro cocchio, i cui destrieri erano foschi come quelli di Pluto rapitore di Proserpin
pparve nudo in tutto, fuorchè cinto dalla consueta zona atletica. Non erano così alte e smisurate le sue membra come quelle d
sere gli animi commossi da dubbio così pietoso. Mentre gli spettatori erano perplessi in questi pensieri, quelli, attentament
io, E forbite armature. (Op. cit., lib. XXIII.) 693. Nè meno solenni erano gli anniversarj, come rilevasi da quello che il p
le spoglie, e potè trovarle a Biblos sulle coste della Fenicia, dove erano state trasportate dalle onde. Ella le riportò in
bue e la vacca. Quindi fu divulgato che le anime d’ Osiride e d’Iside erano andate ad abitare il Sole e la Luna, e che s’eran
Osiride e d’Iside erano andate ad abitare il Sole e la Luna, e che s’ erano immedesimate con quei benefici astri, dimodochè e
me a regina dei mari, una bella nave costruita apposta ; e sulla vela erano scritti a grandi lettere i voti del popolo per ot
rmania, ove era adorata sotto lo stesso nome. A Roma le feste d’Iside erano accompagnate da tali disordini che furono vietate
nimali (67). Così gli Egiziani credevano di onorare le divinità che s’ erano celate sotto quelle spoglie. Divinità dei bab
za. Taluni credono che fosse la famosa torre di Babele. 712. I Caldei erano i sacerdoti dei Babilonesi ; e siccome osservavan
di Mitra, e il fuoco sacro del quale tenevano religiosa custodia, non erano altro che simboli della divina potenza. Non ebber
ebbero nè templi nè simulacri. 714. I loro sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per virtù e per sapere ; e da Zoroastr
6. Tra gli Dei, che i Galli onoravano di parzial culto, i più celebri erano Teutatète, Eso e Tanarete. 727. Teutatète era il
o in esso il principio attivo, l’anima del mondo ; e le sue cerimonie erano celebrate al lume di luna od alla luce di grandi
lo qual cosa santa e quale indizio di buon augurio. 736. I Druidi non erano solamente ministri di religione, ma tenevano anch
solevano aspergere i divoti col sangue delle vittime. 742. Due corvi erano sempre appollaiati sulle spalle d’Odino per dirgl
distinti in grandi ed in piccoli. Questi ultimi, sacri a Proserpina, erano celebrati vicino ad Atene sulle sponde dell’Iliss
noviziato durava almeno un anne, e per lo più cinque, spirati i quali erano ammessi all’autopsia (visiene intuitiva dei miste
to Acherusia. Porlavano sulle sponde di questo lago i defunti, ed ivi erano giudicati secondo le opere loro. Se il morto avev
mparzialità dell’Areopago, davanti a cui, non cho i re, i Numi stessi erano giudicati al pari degli altri uomini. 58. Alcuni
giardini della Mauritania Tingitana abbondavano squisite arancie, ed erano custodite da grossi cani. Chiamavansi Esperidi pe
e inquietava isepolti. 137. Senz’ altro augurio. 138. Oracoli poi erano delte in generale tutte le risposte (o responsi)
luoghi dove andavano a chiedere queste risposte, e le divinità che vi erano consultate. Gli antichi ricorrevano agli oracoli
lfo, a Claro, a Delo ec. ; Esculapio a Epidauro ; Trofonio in Beozia, erano i più reputati ; ed ogni oracolo aveva un modo pa
cevevano le risposte in sogno, in altri coi dadi ec. Queste decisioni erano tenute per infallibili ; ma sempre fondate sul do
tà di sentenze che potevano essere interpretate in più modi ; insomma erano imposture per ingannare il volgo, o per le quali
8 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
, senza che coltivata fosse, ogni maniera di frutti produceva ; nè vi erano limiti che dividessero i campi, non servi, non mi
era cupidigia di avere ; non si piativa ne’ tribunali ; nè gli uomini erano intesi al mercanteggiare, sicchè quel secolo era
solenne memoria nelle feste Saturnali (Κρονια, Saturnalia), le quali erano immagine dell’aurea età di Satùrno, e si celebrav
mpani, a’quali i Coribanti accoppiavano i loro balli. I quali timpani erano falti di un cerchio di legno, a cui si sottoponev
io di Cibèle con istraordinario concorso, ed in que’giorni i patrizii erano soliti invitarsi a scambievoli banchetti. A Cibèl
gno del Romano impero ; ed i Penati che da Troia recò Enèa in Italia, erano in quel tempio allogati. Le Sacerdotesse che avea
t Janus Clusius (da claudo), perchè le porte del suo tempio in guerra erano aperte, ed in pace eran chiuse-Janus matutinus, q
malignità che si attribuiva a Satùrno. Sotto la tutela di questo nume erano i Gladiatori, perchè si reputava egli una divinit
a, e però chiamossi fatidica. Or gli Dei, i quali, lasciata la terra, erano ritornati in cielo, neppure quivi si videro sicur
anti di altissima statura, i quali, nudriti dalla Terra, di nove anni erano già alti nove cubiti. Essi osarono muover guerra
ano le tracce di un antico incendio vulcanico. In generale, i Giganti erano uomini di grandissima robustezza e ferocia, che i
cioè di latte ; e le acque che beveano i primi uomini a mani giunte, erano il loro nettare. Così Dante : Lo secol primo qua
le e guardiane. Or le Gorgoni (Γοργονες, Gorgones, da γοργος, terror) erano tre, Medusa, Steno ed Euriale, che Esiodo chiama
lla quale era egli col fratello Castore la più bella parte. Approdali erano quegli eroi nella Bebricia o Bitinia, ove a que’
ò i Tindaridi con Mercurio e con Ercole soprintendevano a’ certami ed erano i protettori degli atleti. Erano pure in guardia
de’ quali due alla volta per dormire si chiudevano, mentre gli altri erano aperti alla custodia di quella stranissima vacca.
cocchi a quattro cavalli (quadrigae), i quali per altro prima di lui erano in uso presso gli Egiziani. A tempo della guerra
le era quella favolosa fontana, di cui le acque allo spuntar del sole erano tiepide ; fredde, ne’calori del mezzodì ; verso s
o, luogo della Macedonia, in Atene, a Smirne ec. ma quelli di Olimpia erano i grandi giuochi, a’quali si concorreva non solo
suo padre. A tempo della guerra di Troia i giuochi olimpici o non vi erano , o aveano pochissìma celebrità, e perciò Omero no
cioè 23 anni circa avanti la fondazione di Roma, e 776 prima di G. C. erano quasi dimenticati, o almeno assai rari ; ed egli
e statue nel bosco di Giove, in Olimpia, e ritornando alla patria, vi erano introdotti sopra cocchi a qualtro cavalli, ed ogn
l che forse ha dato luogo alla coronazione de’poeti laureati, i quali erano in tanto onore nell’Italia e nella Germania. X
istrati di 47 popoli del Lazio, de’quali i principali, dopo i Romani, erano i Latini, gli Ernici ed i Volsci. Iupiter Olympi
he portassero via il grano seminato. Ma secondo Mad. Dacier, i Pigmei erano popoli di Etiopia di sì bassa statura, che i Grec
sco Tarquinio quelle tre sovrane deità come tutelari della Repubblica erano in grandissima venerazione. E ben Giove predisse
a, detta perciò Lucina. Le calende di ciascun mese, anzi tutt’i mesi, erano consacrati a Giunone, come gl’idi a Giove, perchè
, tenendo nella sinistra una melagrana, e nella destra lo scettro. Vi erano le Grazie e le Ore bellamente scolpite ; ed era o
rno e volano soltanto quando è spenta ». Lo sparviere ed il passere l’ erano pur consacrati, e qualche volta veggonsi presso l
a lei si doveano le utili scoperte ; e che le lettere ed i letterati erano sotto la guardia e tutela di lei. Da ciò pure avv
, qual’è quella delle navi. Prima della spedizione degli Argonauti vi erano già navi al mondo, sapendosi che molte colonie de
le lavora di legno, da Esiodo si chiama servo di Minerva. Molte altre erano le arti e le invenzioni attribuite a questa Dea(2
tessa della sapienza per una causa famosa, e nel quale gli Dei stessi erano giudicati. Oreste, dicevano essi, avendo uccisa C
. VIII. Peplo. Panatenee. Erittonio. L’asta, lo scudo e l’elmo erano tanto proprii di Pallade, che per questi soli, ne
vole a definirsi ; ma l’ultima cosa è più verisimile. In quell’arazzo erano istoriate le più belle imprese di Pallade, e prin
e la pugna di lei co’ Titani e co’ Giganti(2). Queste feste Panatenee erano presso gli Ateniesi quelle stesse che da’ Romani
per riunire le sparse borgate dell’Attica in una città ; e perciò vi erano ammessi tutt’i popoli di quella regione. I Romani
go nell’Epiro, assai famoso per l’esercizio della negromanzia, in cui erano antri tenebrosi, che parevan la via dell’inferno,
e Muse. Luoghi del loro soggiorno. Non poche e tutte nobilissime erano le incumbenze di Apollo. E primieramente egli era
della poesia, non che della musica e di tutte le belle arti. I poeti erano suoi sacerdoti e figliuoli ; essi credevansi da l
stavasi rìntanato, avea tutti morti i suoi compagni che a quel fonte erano andati ad attignere dell’acqua per un sacrificio.
e sagittaria, cioè di maneggiar l’arco. Quindi sotto la tutela di lui erano gli arcieri, i musici, i cantori e suonatori, i v
di Delfo era il celebre tripode o cortina. Servio dice che i tripodi erano mense nel tempio di Apollo Delficio, sopra le qua
ento, e la rapa di piombo(3). Nè a Delfo solo, ma in più altri luoghi erano celebri oracoli di Apollo. In Claro, città della
o e l’arco e le sue frecce inevitabili. Sotto la protezione di Apollo erano inoltre i fondatori delle città ; e quelli che co
tta di corna di capra che Diana ucciso avea sul monte Cinto, le quali erano assai ingegnosamente dispote ed intrecciate insie
non già a due cavalli, come l’ Aurora e la Notte. I solari destrieri erano bianchi e tutti sfolgoranti di luce. Son essi Eoo
luna per le donne esprimono la più alta bellezza. I suoi lunghi crini erano i raggi del sole, e gli si attribuiva una perpetu
vasi nelle botteghe de’ librai, fra’ quali dice Orazio(1) che i Sosii erano i principali. XIX. Alcune altre cose di Apollo
celebrare i fatti degli uomini illustri. La palma, l’ulivo, l’alloro erano piante consacrate ad Apollo, come pure il mirto,
e figliuoli di Latona e si fanno voti per la felicità dell’impero. Vi erano pure i giuochi Apollinari, la prima volta celebra
pesso Diana. Cesare attesta che le divinità degli antichi Germani non erano altre che il Fuoco, il Sole e la Luna. E verament
oltre i confini dell’ Oceano ; sebbene altri(3) dicano che i Cimmerii erano un antico popolo de’ dintorni della Campania pres
, mentre abbraccia la testa di un leone sdraiato. Figliuoli del Sonno erano i sogni, sebbene Euripide chiama la Terra madre d
accia fig. dell’ Erebo e della Notte. Gli antichi finsero che i sogni erano o veri o falsi ; che abitavano al vestibolo dell’
uccelli ed anche in pipistrelli cangiate. Eliano dice che le Mineidi erano trè sorelle di saviezza, e di onestà, quale a don
a morte di Erigone, ad alcuni alberi mettevan de’lacci, a cui sospesi erano qua e là dimenati, come si pratica nell’altalena
e’ sacrificii di Bacco. Il che finsero per significare che i centauri erano grandi bevitori ed inchinati alla ubbriachezza ;
erta e pare che n’esca un serpente ; ed è tutta coronata di edera. Vi erano pure le Canefore, cioè alcune donzelle nobili che
facevansi ad un tratto uscir fuora per ispaventare glì spettatori. Vi erano infine i licnofori, che portavano il misterioso v
ice della forza delle Baccanti ; ed i disordini delle feste baccanali erano sì vituperevoli e pericolosi che l’anno 568 di Ro
canti si chiamavan pure Bistonidi, cioè donne Tracie, perchè Bistonii erano gli abitanti di una parte della Tracia, in cui le
Tessaglia. Il centauro Euritione, avvinazzato fuor di misura, come lo erano gli altri commensali, commise a zioni molto indeg
tta da Policleto, dice che i coturni che appartenevano alla tragedia, erano i calzari proprii di quel nume, mentre in una man
ella solita ghirlanda di corimbi, i quali intessuti a foggia di serto erano indizio di un simulacro di quel nume (4). Ornato
ra son posti alcuni fiori simili alle rose, le quali, secondo Ateneo, erano un rimedio efficace contro l’ubbriachezza, percui
Macrobio finalmente(7), seguendo il suo sistema che il sole e la luna erano le sole divinità degli antichi, adorate da divers
a, cangiò in rosso il colore delle rose ch’eran tutte bianche. Adonie erano feste che si celebravano in onore di Adone. In es
iardino delle Tuilèries. Que’ pomi d’oro che Venere donò ad Ippomene, erano consacrati a quella Dea e si custodivano negli am
eni orti delle Esperidi. Plinio(1) attesta che i giardini in generale erano sotto la protezione di Venere ; e negli orti Sall
us, a κεντεω, pungo) e da’ Latini cesto (cestus), ornamento nel quale erano chiuse e raccolte tutte le lusinghe e che avea la
no a fabbricargli un’armatura che il dovea rendere invitto, ed in cui erano bellamente effigiati i posteri suoi e la futura g
all’ Olimpo e gli sparge rose sul capo. Veniamo ora alle Grazie. Esse erano le compagne indivisibili e le ministre di Venere.
o chiama le Grazie, le dive di Eteocle. Le Grazie (Χαριτες, Charites) erano tre, Pasitea, Egiale ed Eufrosine, secondo il Boc
aveano che un tempio colle Muse ; ed in Delfo le statue delle Grazie erano collocate alla destra di Apollo. Gli abitanti del
ere d’accordo le Grazie colle Muse. E Plutarco afferma che a Mercurio erano congiunte le Grazie per significare che la piacev
zie non facevasi dagli Dei alcuna danza o convito ; per cui dai poeti erano esse destinate ad essere il decoro e l’ornamento
n prestito, per così dire, quanto hanno di amabile e di vezzoso. Esse erano la sorgente di tutto ciò che vi è di dilettevole
a il culto che prestavano a Venere i ciechi gentili, e però non pochi erano i luoghi, ov’essa veniva in particolar modo vener
tessa. Era ivi adorata sotto il nome di Venere Urania, e gli abitanti erano a lei in particolar modo consacrati. Presso a que
e figure di Venere e di altri Dei e Dee, che non aveano figura umana, erano argomento di assai rimota antichità, in cui non a
tto di asilo. XI. Alcune altre cose di Venere. Fra gli animali erano specialmente consacrati a Venere i cigni, le colo
olomba. Fra le frutta, la mela ; e fra le piante, la rosa ed il mirto erano consacrati a Venere ; ed anticamente i simulacri
gne di Venere. Gli antichi credevano, che tutte le arti ed i mestieri erano sotto la protezione de’ Genii, de’ quali la pittu
o stesso autore osserva che anche a Roma nobilissimi cittadini, quali erano i sacerdoti detti Salii, con molta gravità e reli
rre il suo nome, a perpetua memoria, ne’ carmi Saliari. Or gli ancili erano scudi non rotondi, ma così tagliati intorno intor
il loro principal musico, Vate (υμνωδος). Le loro danze e processioni erano coronate da sontuosi banchetti ; per cui banchett
ta e di flagello. Spesso si rappresentava con una corazza sulla quale erano dipinti più mostri di varie forme ; ed Orazio(1)
premio una vacca ed un toro, se gli avesse manifestato ove le vacche erano e chi rubate le avesse. Batto accettò il dono e g
l sole (ηλιος, sol, et πολις, urbs.) ; il prato e la sede de’ defonti erano un luogo vicino ad una palude non lontana da Menf
feste Mercuriali, simili ai Saturnali de’Romani, ed in esse i poveri erano serviti da’ ricchi, da’ quali prendevano a presti
e (4) chiama il tripode di Apollo, tripode di Temi ; e dice che a lei erano suggerite le risposte degli Dei in sogno ; anzi l
ia. E qui è mestieri osservare che la più parte degli antichi oracoli erano collocati in luoghi sotterranei ; percui, dice Fo
. In cui scendevasi non per gradini, ma per picciole scale. Quando vi erano dentro, trovavano un’altra caverna piccola, l’ing
bbero il nome di Ciclopi (a κυκλος, orbis, et ωψ, ωπος, oculus). Essi erano per la statura e per la bruttezza mostruosissimi.
è gran confusione fra gli antichi scrittori. Secondo Esiodo (1) essi erano divina progenie nata da Crono, non più di tre, e
Vulcano nel fabbricare i fulmini di Giove. Ma secondo Omero(2), essi erano mostruosi giganti, sprezzatori de’ Numi e superbi
cosa aveano fidanza fuorchè nella forza. Comunemente si vuole ch’essi erano giganti o popoli antichissimi della Sicilia vicin
ilio (3) chiama le vicinanze dell’Etna , campagne de Ciclopi. I quali erano intesi a pascolare gli armenti, abitavano negli a
a e cinquanta teste forniti, sì per enorme statura, e si per valentia erano insuperabili. Esiodo li fa fig. del Cielo e della
ta vasi colle gambe ed i piedi di capra ; sebbene Egipani o Semicapri erano propriamente uomini favolosi, che aveano forma di
stodiva ; e son pur troppo conte le Driadi e le Amadriadi ec. I monti erano popolati di Oreadi ; le valli, di Napee ; i prati
mo e Vertunuo , e Pale, dea de’pastori, ed il dio Termine. I giardini erano sotto la protezione di Flora, di Pomona, di Priap
Fauni e de’ Satiri, dio dei pastori e degli agricoltori. I Fauni poi erano Iddii favolosi de’ campi, de’ monti e delle selve
i – Ninfe. Saliro era propriamente un dio boschereccio ; e Satiri erano una specie di semidei, abitatori delle selve, cor
ogni generazione di frutti e ne facevan dono alle Ninfe. Le Ninfe poi erano alcune deità subalterne, a cui non attribuivasi l
so che chiama abitazione delle Ninfe, formato da due scogli ed in cui erano dolci acque e sedili scavati nel vivo sasso. E lo
ferenza delle Amadriadi, eran riputate immortali. Di tutti gli alberi erano queste Ninfe, ma specialmente delle querce ; e pe
uali fra tanti sollazzi di quella corte perdevan la virtù e l’avere ; erano , cioè, divorati dalle Sirene. La favola poi di Al
il quale dice (1) che gli uomini v’imparavano l’arte di ben vivere ed erano aiutati a menare una vita migliore. Alcuni preten
oltraggio, dandogli a fabbricare i fulmini. Le fucine di questo nume erano a Lenno, a Lipari e sotto il monte Etna in Sicili
eri dell’animo suo, e se egli dicesse il vero o mentisse. Vulcanalia erano feste in onore di Vulcano, in cui i Romani faceva
zona o cintura. Senofonte(1) scrive che la caccia ed i cani da caccia erano stati invenzione di Apollo e di Diana. La quale t
devasi molto cara alla Dea. In Delo ed in altre città della Grecia vi erano danze in onore di Apollo e di Diana Cacciatrice ;
orse ad ornarlo ed arricchirlo con quanto avea di più prezioso(4). Vi erano 127 colonne del più bel marmo, dono di altrettant
mezza gamba che ben convenivano a donzelle cacciatrici. Fra le piante erano sacri a Diana il papavero ed il dittamo ; e fra g
he nume. A ciò si aggiunge che gli scrittori delle prime loro memorie erano poeti che cantavano i grandi avvenimenti della pa
o per innalzare a grandi slanci la loro fantasia. Così i sommi uomini erano trasformati in Eroi di divina origine ; e que’ ve
da Esiodo, e regnava nelle isole Baleari, o nella Spagna. I tre corpi erano forse tre fratelli che viveano con tanta amorevol
i, avendo fatto insulti non leggieri a Deidamia, sposa di quell’eroe, erano venuti ad un serio combattimento co’ Lapiti. Dell
fu così detto da Argo, uno de’suoi re e fig. di Giove. I suoi pascoli erano di tanta rinomanza che si finge, Nettuno avervi p
fosse di là uscito(1). Antico regno di tebe. Nell’antica Beozia erano assai luoghi di grandissima rinomanza, e fra gli
oeti ; il Pelio, l’Ossa ed il Nefele, ove abitarono i Centauri. Quivi erano gli ameni giardini della valle di Tempo, la quale
che un venefico qualunque da Plauto(1) si chiama Tessalo. Celebri poi erano i cavalli della Tessaglia, i quali, di razza assa
to, ed essendo stati per errore giudicati Pelasgi, co’quali i Dolioni erano continuamente in guerra, avvenne sì fiera battagl
edero l’onore di magnifica sepoltura a quel principe infelice, da cui erano stati così amorevolmente trattati. Poscia fecero
he ne tramandassero a’posteri gli avvenimenti. Secondo Virgilio mille erano i vascelli impiegati dai Greci in questa spedizio
o i vascelli impiegati dai Greci in questa spedizione ; secondo Omero erano 1186 ; ed al dir di Tucidide, 1200. In questa gue
ondo Omero erano 1186 ; ed al dir di Tucidide, 1200. In questa guerra erano impegnate tutte le forze de’Greci, salvo che quel
enice, suo antico precettore, nè le instigazioni di tutt’i suoi amici erano state valevoli a farlo uscire di questa specie d’
II. Storia favolosa di Nettuno. Omero(2) dice che Giove e Nettuno erano figliuoli di un medesimo padre, ma che il primo i
enorme Anteo, Allirozio ucciso da Marte ; e molti altri, dice Millin, erano considerati come figliuoli di Nettuno ; la quale
gli altri marini Iddii e de Tritoni. Figlie di questo Forco e di Ceto erano le Farciadi, cioè le Gree, le Gorgoni, il drago d
il tridente. VII. Alcune altre cose di Nettuno. Fra le piante erano a Nettuno specialmente consacrati il pino e l’app
lla terra, per servire di eterna prigione a coloro, i cui delitti non erano espiabili. Lo chiamavano Erebo, che Esiodo a ragi
eano i Cimmerii dell’Italia. Strabone afferma che i Cimmerii di Omero erano sulle coste d’Italia, e che gli antichi ponevano
si fingevano da’poeti ; ed avvedutamente Omero fra le tenebre di cui erano i Cimmerii eternamente coperti, pose il suo Infer
in tanti altri luoghi simili detti Plutonii ; che in quella contrada erano i Cimmerii e le lor grotte ; e più altre simili c
sse tratto fuori dell’inferno il Can Cerbero. Le acque dell’Acheronte erano amare e malsane e dimoravano lungo tempo nascoste
ll’Epiro, che distesamente si racconta da Livio (1), si scorge che vi erano due Acheronti, uno che avea la sua sorgente nella
no nella Tesprozia, ed altri presso il Lucrino. Lo Stige ed il Cocito erano limacciosi e lenti ; ma rapidi l’Acheronte ed il
dea del fiume Lete, allorchè pose nella luna un gran fiume, nel quale erano da un vecchio gittati i nomi di tutt’i mortali. t
ma e l’ombra o fantasma ; e fu antica credenza che le ombre de’ morti erano placate e pacifiche, quando i loro corpi aveano r
lo. E quest’idoli che alle volte dicevansi esser comparsi ai viventi, erano le Larve ed i Lemuri, cui si offrivano cibi e si
ta, come in vita, alla caccia delle fiere. Forse gli Dei Mani (Manes) erano diversi dalle ombre de’ morti, intendendo alcuni
orti, dedicati i sepolcrali monumenti. Secondo altri poi gli Dei Mani erano Genii, che credevano assegnati a ciascun uomo nel
che in detta legge voglionsi intendere le anime dei morti, alle quali erano indirizzate le lettere D. M. che poneansi su’ sep
i ; percui da’ Greci Tisifone si chiama dalla serpentina chioma. Esse erano tre, Aletto Tisifone e Megera, e si vogliono fig.
Plutone stesso ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo, questi mostri erano odiosi agli uomini ed agli Dei. Queste Dee si rig
o, Museo, Omero, Pittagora, Platone ed altri Greci di gran rinomanza, erano stati in quell’antichissimo paese a consultare la
Elisii de’giusti, le ombre de’morti, ed altre simili finzioni, tutte erano state da Orfeo portate dall’Egitto nella Grecia.
ggianti prati eran la sede delle ombre, secondo Omero ; or questi non erano che un luogo presso la palude Acherusia non lungi
d ombreggiato di ameni boschetti di canne e di loto. Ora gli Egiziani erano soliti per quella palude traghettare i cadaveri d
evano le cerimonie de’ funerali dagli Egiziani. Di là da quel lago vi erano deliziosi boschetti ed un tempio consacrato ad Ec
’inferno, pure vuolsi credere soggetta a quella delle Parche, come lo erano tutti gli altri celesti ed infernali Iddii. E ver
alla morte degli uomini ed a bitavano un antro tenebroso nel Tartaro, erano riguardate come padrone dispotiche della sorte di
bbidiscono, e che le Parche possono più che tutt’i celesti numi. Esse erano tre, delle quali la prima presiedeva al principio
tale che a nessuno de’ numi è dato di sciogliere. Secondo Igìno, esse erano fig. dell’Erebo e della Notte ; con che forse vol
he, volgendo i loro fusi, cantano gli eterni decreti del Fato, di cui erano ministre(2). Da un verso del lodato poeta(3) si s
ministre(2). Da un verso del lodato poeta(3) si scorge che le Parche erano vestite di un abito ricamato di rami di quercia,
cleo pose le Parche insieme colle Ore intorno a Plutone ; ed a Megara erano state scolpite da Teocosmo sulla testa di un Giov
otare che anche questo nume era soggetto al Destino, di cui le Parche erano ministre. Nel palazzo Pitti a Firenze vi è un qua
li, che aleuni prendono per Venere, altri per Proserpina. Libitinarii erano quelli che presedevano in Roma a’funerali e sommi
9 (1880) Lezioni di mitologia
dai filosofi dell’antichità, che meno di noi le nominavano, ma più n’ erano fedeli ai venerati precetti. Vorrei nel prospetto
Questi chiamato Cannes, ov vero Oen, insegnava che già tutte le cose erano possedute dall’acque, dalle tenebre, e che in que
te le cose erano possedute dall’acque, dalle tenebre, e che in queste erano chiusi uomini ed animali mostruosi, simili a quel
queste erano chiusi uomini ed animali mostruosi, simili a quelli che erano ritratti nel tempio di Belo da Erodoto descritto.
on due segni dello zodiaco, il sagittario ed i pesci. Nè meno assurde erano le opinioni dei Fenicj, come si rileva da Eusebio
i esprime. Una era la forma della terra e del cielo, le di cui nature erano in sieme confuse. Separatesi, il mondo si ordinò
Iddio formò l’Etere, ove abitavano gli Dei, e da ogni parte di questo erano il Caos e la Notte che sta sotto l’Etere, volendo
gree dalla parola greca γραυσ che significa vecchia, perchè nascendo erano già canute. Ebbe ancora dalla stessa unione le tr
glie chiamavansi di Giove; allorché il caso guidava le forbici fatali erano figlie della Notte. A me sembra che questa coatra
no. Che che ne sia, è certo che i luoghi sacri agli Dei, che in prima erano rozze fabbriche, divennero col tempo miracoli del
r fama. Sarà mia cura descriverli quando parleremo degli Dei ai quali erano sacri. Gli Auguri rivolti all’oriente disegnavano
genere ancora degli edifìzj significavano la natura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, per Marte e per Ercol
a Scopa Pario con solenne artificio distribuite. Ma di questa varietà erano causa i moltiplici attributi del nume, o la plura
oltiplici attributi del nume, o la pluralità degli Dei che nel tempio erano adorati. E con ogni altra iorma della fabbrica al
ità degli frnmortali che credevano abitarvi, poiché lunghi e scoperti erano i templi di Giove, di Cielo, della Luna, rotondi
, venerande custodi e maestre delle arti e della pace. Tutti i templi erano volti all’oriente, poiché ninno omaggio riputavan
re dei sacrifizj, che divideremo, secondo il genere dei numi ai quali erano offerti, in celesti, marini ed infernali. Succede
ervavano se le ostie condotte agli altari ripugnavano, giacché allora erano credute poco accette; e ciò pareva loro di esplor
e poscia le scelte parti della vittima consperse dell’ indicata mola erano offerte agli Dei. Le reliquie si serbavano ai sol
i animali promessi sempre fra l’onde immolavano quando dalla tempesta erano stati suggeriti i voti, e la paura dei mortali av
paura, e perciò il sacrifizio che loro facevasi da quei che scampati erano al furore di una malattia chiamavasi lustrazione,
col cenere muto mi lamenterò delle mie sciagure. » Se ricchi e famosi erano gli estinti, costruivasi loro insigne pira, e vi
truivasi loro insigne pira, e vi ardevano le cose che nella vita loro erano state le più care, le armi, i destrieri e (oh bar
era gara di morte. Cessata la fiamma, incenerito il rogo ed il corpo, erano le reliquie e le ossa cercate fra le faville; il
ssere stata l’ara di Giove Licio. Coi costumi si mutò la materia onde erano composti; e piacque ogni forma, quantunque si oss
esser di tanto artificio solamente lo stesso nume capace. Alcune are erano solide, altre vuote nella parte superiore, onde a
sì caro all’umano intelletto. Sei are sorgevano sull’Olimpo, di molte erano popolati rimetto, il Parnete, l’Anchesmo; e quand
ssivamente, come se imitar volessero un monte. Triplici qualche volta erano gli altari, e tribomi dicevansi, e sembra che si
iunte, giacché nell’Egitto, maestro di scienze e di superstizioni, vi erano di tal sorta dedicati a Latona, Apollo e Diana. F
di esse ha negli angoli teste di animali. Numerosi al pari degli Dei erano gli altari, e Virgilio ci mostra larba, il barbar
ta dal tempo. Di due are massime, così dette dalla venerazione in cui erano tenute e dalla loro altezza, troviamo fatta menzi
la pena degli spergiuri. I re vi giuravano sopra i trattati di pace; erano abbracciate dai colpevoli e dagl’ infelici; onde
fìzj può in queste due classi esser compreso. Quando di lungo viaggio erano fuggiti ai perìcoli, propiziavano alla Fortuna Re
stanza distinti, e quindi da alcuni sono stati confusi. Fra i Gentili erano preceduti i sacrifizj dalle lustrazioni, che face
aceva ancora uso di due altri vasi, detti salino e patella. Le acerne erano piccole cassette ove l’incenso era riposto; nei c
trepassati i settant’anni; da alcuni gli ospiti, da altri gli schiavi erano scannati. Oh barbarie ! chiamavasi mistico sacrif
riporta) sacrificavano i colpevoli, bruciandoli coi vimini dai quali erano avvolti, e quando i rei mancavano, stimando far c
ibile, doveano assistere al sacrifizio le madri. Le trombe, i timpani erano destinati a vincere il suono delle loro grida. Fr
i avvezzava alla crudeltà ed al sangue il core dei mortali ! Ma quali erano i riti che per celebrare queste empietà si osserv
lio. Ma il vuoi? parlare e sospirar mi udrai. Tutte le achive squadre erano accorse Al sacrificio orrendo. Afi’erra Pirro Que
re sarò contento di osservare che nelle più antiche statue egizie non erano separate nè le gambe, nè le braccia; chiusi stava
’Arcadia. Altro non fu la Giunone di Tespi, la Diana d’Icaro: colonne erano il Giove Milichio a Sidone, la Diana Patroa, la V
ima di queste pie tre: cosi a Tricoloni e a Tegea in Arcadia foggiati erano Nettuno e Giove: tale era la Venere Urania che Pa
ei bei giorni dell’arte per le città tutte di Grecia questi simulacri erano sparsi, ed Alcibiade fé’ troncare il capo a tutti
ri erano sparsi, ed Alcibiade fé’ troncare il capo a tutti quelli che erano in Atene, a riserva di quello che stava avanti la
marmo e la pietra, l’arancio, la palma, l’ulivo, l’ebano, il cipresso erano materia all’effigie degli Dei. Nel Giove Olimpico
ve Olimpico, che veruno emulò, e neir Esculapio di Epidauro, l’avorio erano con artificio, che vincea la preziosa materia, di
ge veruna prescrivea l’ altezza dei simulacri: presso gli Egiziani ne erano alcuni colossali, altri piccolissimi, e tali che
rigine fenicia, che sulla prora dei vascelli si collocavano. Numerose erano le statue. Quando Pausania, ovvero altro scrittor
nei pubblici infortunj, e così piene della deità reputavansi, che Dei erano dette. Nel giorno festivo dei numi, ai quali eran
putavansi, che Dei erano dette. Nel giorno festivo dei numi, ai quali erano le statue dedicate, praticavano ornarle con nastr
evano queste figure ordinariamente i simboli loro sacri. L’egiziane n’ erano ingombre. Esposte intorno alle statue le notizie
ltari e templi, che n’accrebbero la religione. E quando questi ultimi erano stati costruiti in luogo non selvoso, cercavano d
li antichi immaginarono nutrice del Tonante più degna. Secondo alcuni erano così le cure divise: Adrastea lusingava il sonno
i, Caracalla e Decio. Titano si accorse che Giove e i fratelli di lui erano contro il giuramento educati; onde di tale sdegno
to vaso Leggiadramente adombra. Era d’Europa Tale il canestro: giunte erano appena Le giovinette nei fioriti prati, Che a vic
re (al dir di Cotta in Cicerone nel suo libro Della Natura degli Dei) erano i Giovi, secondo i teologi. Il primo ed il second
lla volta accennata. Correr pareva intorno al tempio un cordone, e vi erano affissi ventuno scudi aurei, che da Mummie vincit
Pelope, Ippodamia e lo scudiere tenevano la sinistra. Opera di Peonio erano tutte queste figure. La facciata posteriore rappr
e nozze di Pirotoo: dalle mani di Alcamene, emulo e scolare di Fidia, erano nate le sembianze famose. Nel interno dell’edifiz
e niuno, al dir di Quintiliano, potè emulare; in cui l’oro e l’avorio erano distribuiti con tal lavoro, che la preziosa mater
bano e dall’a vorio e dalle figure di animali diversi: agli angoli vi erano quattro Vittorie che pareano darsi la mano per da
; altre due stavano ai piedi del nume. I gradiniMalla parte anteriore erano ornati di sfìngi; al di sotto Apollo e Diana mira
superbia di Niobe. Le traverse ch’erano ai piedi dello stesso trono, erano di mille figure adornate; in una erano figurati s
o ai piedi dello stesso trono, erano di mille figure adornate; in una erano figurati sette vincitori dei giuochi olimpici, ne
coll’Amazzoni a combattere si prepara. Oltre i gradini del trono, vi erano ancora due colonne che gli erano di sostegno. Fin
epara. Oltre i gradini del trono, vi erano ancora due colonne che gli erano di sostegno. Finalmente una gran balaustrata dipi
enti. Nel più eminente luogo del trono, sulla testa del simulacro, vi erano le Grazie e le Ore, le une e le altre nel numero
rsuasione oftVivalo una corona. Nè in questo bassorilievo dimenticati erano Ercole e Minerva, Apollo e Diana,, che con Anfitr
appresentato; in che’ gran parte ebbero ancora i varii poteri che gli erano attribuiti. Generalmente il simulacro di lui face
rinto col nome di Corifeo? E noto che non solo il tetto, ma le pareti erano dorate nel magnifico tempio che sorgeva sul monte
ano foro, Ove or dai leggi al trionfato mondo. Stavano, e le tue mura erano i monti: Nasceva il rivo ove è la Curia; il bevve
erenne di lacrime al genere umano. Gran scusa alla collera di Giunone erano i continui furti di Giove; i quali sempre ingiust
e deluse, nei figli innocenti, e nelle intere nazioni presso le quali erano nati. Ercole, più felice, quantunque esercitato i
sero osato di profanare il tempio colla loro presenza. Devote pure le erano le oche ed il pavone; le prime perchè dell’aria (
etere dal prepotente marito, mentre due incudini alle candide braccia erano catena. Niuno degli Dei potè liberarla; solo Vulc
egato al dinanzi. Questa specie di corone, dette volgarmente diademi, erano appunto di quelle usate dalle donne greche, chiam
era opinione conservarsi il fato dell’impero romano. Tutte le Calende erano sacre a Giunone; onde ancora fu detta Calendare,
all’autore dell’inno omerico, che ne descrive i pregi e le virtù, eh’ erano d’ estensione mirabile, e solo non giungevano all
oreo, o Forense, come era chiamato dagli antichi quando le sue statue erano situate nei Fori, ai quali presiedeva, non solo c
dei professori. I più esperti uomini d’ ambedue le accennate classi s’ erano giù avvisti che le immagini sicure di quel famoso
i loro scritti, ma più colle repliche e copie eccellenti, delle quali erano piene le case e le ville de’ grandi, i luoghi pub
i Delfo, tesse la storia delle imprese di quelle nazioni, dalle quali erano stati offerti. Io sopprimerò questa parte del rac
due di Filisco, un di Prassitele, ed uno di Calamide. Quei di Filisco erano nei Portici di Ottavia, uno nel suo tempio, l’alt
nella fìsonomia, e sono tanto più scusabili quanto le mentovate teste erano loro ignote. » Fin qui Winkelmann nella sua insi
capo, ordinario ornamento alle giovinette, il quale annunzia che non erano maritate. Una statua in Campidoglio e due altre n
co. La mae stria del lavoro, non meno che la celebrità del luogo dove erano esposte queste statue alla luce dell’universo, ch
Questa concavità distingueva le lire dalle semplici cetre, che non ne erano fornite, secondo l’opinione degli espositori dell
o, onde Triopo fu appellato, ed i vincitori nei giuochi che sacri gli erano ne riportavano in premio tripodi di bronzo. Diede
ori la descrizione quando favellato avessi delle divinità, alle quali erano consacrati. Adempio all’obbligo della mia promess
disfatte da Ercole, e precedentemente da Bacco, nel di lei tempio si erano rifugiate. Ci vien riferito da Dionigi il Geograf
nne che sostenevano Tedifizio sono state donate da altrettanti re, ed erano di 60 piedi alte. Fra queste colonne ve n’eran 36
e architettato si osserva questo nelle medaglie. Si sa che le colonne erano scanalate, quasi ad imitazione delle pieghe degli
abiti feminili, e d’ordine ionico; e scanalate e col capitello ionico erano appunto le colonne incise in una patera etrusca i
utore delllnno a Venere, così parla di Minerva, dicendo che ignote le erano le dolcezze dell’amore: « Alla figlia di Giove da
e, che vibra Per cento fiocchi sanguinoso lume: L’Egida cui d’intorno erano accolti Tutti di guerra gli abborriti mostri , Sp
litto; e gli abitanti avvertiti dall’oracolo, al quale nelle sciagure erano ricorsi, espiarono l’ombre dell’estinte, ed a Pal
ol nome di Minerva Musica, i serpenti di bronzo della di cui armatura erano con tanta sottigliezza ed artifizio lavorati che
inio, che lo chiama parma al libro xxvi. Gli scudi argolici dei Greci erano di questa maniera, secondo l’osservazione di Wink
golieo, che a lei forse si dava perchè le armature fabbricate in Argo erano di pregio maggiore. Nel centro di questo è figura
endersi dall’ impeto col quale assalivanle credendoli Messenii perchè erano armate. E grazioso l’epigramma che su questo simu
baleni, E di fiamme e di furie e di spavento Un cotal misto. Altrove erano intorno Di Marte al carro, e le veloci rote Accoz
sull’antichità di questo monumento. I sacrifizii propri a questo dio erano le armi, i mobili presi ai nemici, ai quali si me
doravasi Marte particolarmente dai Traci, ed in Lenno ostie umane gli erano sacrificate. L’urna nità abolì col tempo questa b
erso. L’osservazione di Vitruvio che ordinariamente i templi di Marte erano fuori delle mura, onde nel popolo dissensione non
ll’istoria, giacché dentro le mura di Alicarnasso e di Roma stessa vi erano templi consacrati al dio della guerra. I soli sac
piccolo Marte su una delle basi dei due bei candelabri di marmo, che erano dianzi nel Palazzo Barberini: ambedue sono in età
ga un bell’astro di questa costellazione. Non solo i templi di Cerere erano ornati di fasci di spighe, ma degl’istrumenti anc
i questi edifìzi fuori delle città, sia perchè la divinità alla quale erano sacri presiedeva ai lavori della campagna, sia, c
nimali. Le gru passavano ancora per fedeli interpreti di Cerere, e le erano con sacrate. L’immaginazione degli artisti, poco
portava, ed aveva al braccio un canestro ripieno di sementa. Dai lati erano due agricoltori, dei quali uno arava, l’altro sem
i Febo. — Apollo fu dunque il quarto che rispose gli oracoli, i quali erano le sole leggi dei primi greci. In conseguenza non
sospetto dell’impudicizia, le donne che ministravano alle cose sacre erano alimentate a spese pubbliche in un luogo, che per
to ai misteri minori, che facilmente potevano comunicarsi. I maggiori erano sacri a Cerere, i minori a Proserpina fìgha di le
e volevano iniziarzi. Convien però fissare che tutte queste cerimonie erano proprie dei misteri minori, e che nei maggiori si
Misti, o contemplanti, e quelli che giungevano ai secondi denominati erano Epopte, cioè Vescovi. Il luogo dei contemplati, o
ssicuravano il segreto di ciò che si faceva nel sacrario. Che più? vi erano arcani, che dai Sacerdoti i più intimi erano solo
el sacrario. Che più? vi erano arcani, che dai Sacerdoti i più intimi erano solo conosciuti, e conveniva aspettare cinque ann
no al sacerdote il secreto. Gli iniziandi descrivevano i riti che gli erano letti innanzi dal gran sacerdote detto Jerofante:
essere ammessi ai misteri. GÌ’ iniziati non deponevano la veste, onde erano coperti nel tempo della cerimonia, se non lacera
no all’ esercizio della virtù più severa. Cicerone dice che non solo erano causa di vivere con allegrezza, ma pure di morire
, onde la morte era principio di un migliore avvenire. I non iniziati erano allontanati dal tempio di Cerere; e ciò fu cagion
ti del tempio furono, come rei di grave colpa, uccisi. I non iniziati erano dall’opinione puniti ancora dopo la "vita. Era cr
lunque delitto. Era delitto divulgare i riti di Cerere ai profani, ed erano obbligati al segreto con giuramento. Quindi fu pr
parole, partivano, e davano termine alla festa. In tutta la solennità erano i rei e i debitori sicuri. Era vietato alle donne
’onore di portare tutto quello che era necessario pei misteri. Questi erano in tanta venerazione presso gli antichi, che sacr
erici, si offrivano le primizie dei sacrifizii, e le case dedicate le erano : in queste effigiata vedovasi per attestare, seco
cavo presentato al Sole. Ciò forse potrebbe provare che fin d’ allora erano gli specchi concavi in uso. Pesto però pretende,
’anno, al contrario dei Greci, dai quali colla parola (grec) feminina erano significate. In un’antichissima lucerna del già c
dal Visconti, che illustra due altri simulacri dello stesso Nume, che erano parte di quella preziosa raccolta delle più belle
el marmo l’unico simulacro che ce ne resti. (Notate che ancora non si erano scoperti gli altri due, di cui parla Visconti nel
rsi uno per la Morte e l’altro pel Sonno, giacché simili di sembianza erano rappresentati nell’arca di Cipselo e simili; come
go di Pausania, ove dice che nell’arca di Cipselo la Morte e il Sonno erano due fanciulli con le gambe torte. Pretendere che
bravansi alla dea in Roma ogni anno solennità alla metà di Aprile, ed erano chiamate megalesie, cioè feste della gran madre.
na diritta, l’altra curva, consuete ad accompagnare i riti di Cibele, erano scolpite, dice Zoega, in una delle fiancate dell’
ell’altra delle fiancate contigue all’angolo ove è il carro della dea erano due faci rovesciate ed un paio di cembali, cose r
di conservare la memoria del secol d’oro, nel quali tutti gli uomini erano eguali; perciò i padroni servivano a tavola i lor
di Tirinto e di Nauplia, fabbricate da Acrisie avo di Perseo. Eglino erano sette, tutti originari di Licia. Mostravansi ai t
elo e fratelli di Saturno, ma il poeta tragico dimenticava che eglino erano immortali. Così lo Scoliaste osserva che secondo
clopi, ma i loro figli. I Ciclopi fabbri, e dati a Vulcano per aiuti, erano una finzione nuova immaginata dopo Omero. Il Vulc
e dalla Frigia passò nella Grecia, perchè i Dattili che la portarono erano Frigi, secondo l’opinione più comune. Egli è vero
Dattili Idei. Questi nomi, come quelli di Coribanti e di Cureti, non erano nomi di popoli o di famiglie, ma semplici epiteti
ultimo significato si trovano sovente confusi coi Coribanti. I Cureti erano , dice Strabone, gl’inventori della danza armata:
Cureti erano, dice Strabone, gl’inventori della danza armata: e così erano chiamati perchè erano i più giovani fra i sacerdo
rabone, gl’inventori della danza armata: e così erano chiamati perchè erano i più giovani fra i sacerdoti incumbenzati di que
o, tralasciando ogni discussione per voi noiosa, vi dirò che i Cabiri erano presso gli antichi considerati come i sacerdoti d
cedonia e nell’Asia Minore. I Cabiri adorati nell’isola di Samotracia erano considerati come divinità di primo ordine, giacch
e Plutone fu il primo a far lavorare le miniere d’oro e d’argento eh’ erano nella Spagna, e siccome coloro che sono destinati
a di giustizia. Egli era impossibile di far capire che queste bevande erano veleni preparati per l’empio: ora Pausania indovi
di sopra di Fedra, Glori è giacente sulle ginocchia di Tia. Elleno si erano vicendevolmente amate in vita. Glori era di Orcom
l’ antichità degli anelli. Si vede che dai tempi più remoti le pietre erano incise, o portavano almeno caratteri e segni. Nel
ore della notte a tutte le cose temute. In Tilfusa città dell’Arcadia erano con istraordinaria religione venerate, ed immolav
ivo. Le corone che si ponevano quelli che si sacrificavano alle Furie erano di narciso e di croco. Furnuto ed Eustazio allega
vi fu lite. Esiodo lasciò scritto nella Teogonia che Giove e Temide n’ erano i genitori. Non ostante in un altro luogo dell’op
cosmo, nella quale lavorò ancora Fidia, le Parche, insieme coli’ Ore, erano nella testa del nominato Dio. Vicino al ‘sepolcro
tolo. Talora non vi sono cbe due Parche, e in due sole statue appunto erano rappresentate neir atrio del tempio d’Apollo a De
taro l’acqua in un’urna forata. Eccovene brevemente r istoria. Queste erano cinquanta figliuole di Danao re d’Argo, che negav
ome fu rapita in Sicilia; solamente aggiungerò che di questa credenza erano tanto persuasi gli abitanti di quell’Isola, che u
e della Corte infernale, e a lui spettava di giudicare delle cose che erano dubbie. Omero ce lo presenta con uno scettro all
usa, e scaricavasi accanto Ambracia nel golfo Adriatico: le sue acque erano amare e nocevoli: ciò unito alla sua lunga dimora
o agli stessi numi. Quelli che fra loro nel di lei nome spergiuravano erano per del tempo allontanati dalla mensa celeste, e
getonte sappiamo solo che vi sgorgavano torrenti di fiamme, e che gli erano corona le carceri dei condannati da Radamanto. Di
si sono assai note nelle greche medaglie, specialmente di Smirne, ove erano venerate due Nemesi in un tempio, che gareggiava
col frassino di Nemesi. Dall’altra reggeva un’ampolla, sul cui corpo erano rappresentate le figure degli Etiopi. Qui è la ma
el concessa. A manca Già stava a Giuno la diletta Samo, E Delo e Paro erano lunge a destra, E Lebinto e Calimna in mei fecond
ine, E da l’interno seno Uscirò allor maravigliosi accenti, Che tutti erano intenti A torsi in mano di mia mente il freno. Po
use così sovente invocate dai poeti, secondo la più antica Mitologia, erano figlie di Celo, come Saturno e i primi degli Dei.
i calcei detti dai Latini alutɶ, perchè forse apparivano senza lacci, erano anche proprie delle persone teatrali, ed è ben no
ragedia, che vale canto del capro, mostra che simili divertimenti non erano che una sequela del sacrificio, che facevasi al n
l vino spumava risplendono più che il fuoco, essendo d’oro: le tavole erano tutte coperte delle vivande, delle quali si nutri
ito ne può essere di qualche indizio. La fabbrica al cui abbellimento erano queste statue destinate fu forse la ragione perch
scrittori nel farle compagne indivisibili di Venere. Secondo Pausania erano in antico rappresentate vestite; e tali solevano,
mente i templi sacri- a Venere e ad Amore, e quelli pure di Mercurio, erano ancora alle Grazie dedicati, per indicarci che da
sculapio, i giuochi ogni cinque anni, ma i templi più famosi del nume erano in Pergamo e in Tetrapoli. Narra Strabone che in
ipieno di ammalati, e le pareti coprivano innumerabili tavolette, ove erano scritte le malattie e i nomi di quei creduli, che
i Esculapio e una sola mano della Salute. In quello ambedue le figure erano stanti: nel nostro la figlia è in piedi, il padre
dell’aria per confidarlo alle ninfe dell’Acque, chiamate ladi. Queste erano sette sorelle figliuole di Atlante e di Etra, chi
iò che aveano fatto Ofione e il vecchio Saturno. Sulla seconda Tavola erano gli avvenimenti dell’altra età, e il diluvio che
i riuniscono sotto gli stendardi del nume. Vi si distinguono Eroi eh’ erano stati cogli Argonauti, nè vi manca l’ordinario co
azione conduce i suoi guerrieri di Samotracia: e già tutte le schiere erano riunite sotto il vessillo di Bacco, quando la Ple
disperazione di Deriade, che avea saputo che le acque dell’Idaspe si erano cangiate in vino, e presagivano le vittorie di Ba
armatura fabbricata da Vulcano. Lo scudo vien descritto: nel mezzo vi erano rappresentati la terra, il mare: intorno si vedev
poco; e Saturno che divora le pietre che prende pei suoi figli. Tali erano a un dipresso i soggetti mitologici scolpiti sul
mprese della guerra non vi era ancor l’uso dei carri a quattro ruote: erano solamente adoprati nei solenni combattimenti. I L
d’ Ovidio: Agita l’asta velata di fronde di pampano. — Le quali aste erano co mimemente dai pittori dei tempi del Buonarroti
a nell’Isola di Nasso è dipinto Bacco dal dottissimo Catullo. Ma come erano i Satiri, come i Sileni? Io non voglio guidarvi a
ovato Lanzi, uno dei più grandi antiquarii dei nostri tempi. I Satiri erano di figura umana, somiglianti al cavallo solo nell
fiorato: in Grecia pure con vesti villose, che nella Pompa di Tolomeo erano rosse o di porpora: talora aveano pallio rosso e
imili mostri: o pure perchè fossero creduti amici assai del vino come erano tutti gli animali, che gli sono stati dati dalle
e di quella regina. Le Centauresse si trovano ancora coi cembali, che erano fatti come i nostri d’un cerchio, al quale era te
ullo scrisse: Percotevano l’altre i timpani colle vigorose palme — ed erano perciò leggieri e semplicemente composti di un ce
e, le quali sono sonate dall’ altra Centauressa del mentovato cammeo, erano in uso nelle feste di Bacco, come quelle che furo
uresse sulle spalle alcune pelli consuete a’ Baccanti, che per lo più erano le nebridi, le quali propriamente erano quelle pr
e a’ Baccanti, che per lo più erano le nebridi, le quali propriamente erano quelle prese da cervi giovani, che il primo anno
evano, e che per la più parte sappiamo da Clemente Alessandrino. Tali erano il talo, la palla, il troco, la pigna, lo specchi
vean fare l’arcano sacrificio per la città, e queste ancora destinate erano a Bacco, e sacrificando, doveano aver seco un’alt
o leneo, e le feste lenee. Le ministre, che Strabene chiama così, non erano punto ninfe, ma dovettero avere partìcolar cura d
he non trattenne Pausania dal riconoscerlo per Nettuno; le iscrizioni erano fallaci ai simulacri delle Pretidi in Sicione, e
ente l’ avrebbero contrasegnato per Bacco. Gli antichi presso i quali erano in proverbio le cene, e il lusso di Sardanapalo,
ubblici riti e ceremonie del Paganesimo. A Pirea non lungi da Sicione erano insieme le statue di Cerere, di Proserpina e di B
10 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
per essere annoverato dopo morte tra gli Dei(a). Le tombe degli Eroi erano d’ordinario circondate da un sacro bosco, appress
lmente si diedero la morte, e a soli cinque si ridussero. I nomi loro erano Iperenore, Pelore, Ctonio, Echione, e Udeo(c) (4)
edeva degli orti, preziosi pegli alberi, le foglie e frutta de’ quali erano d’oro. Perseo pregò quel re di accoglierlo appres
e re di quel paese, erasi impadronito(c). Varie strane condizioni si erano stabilite da Eeta per conseguirlo. Si dovevano pr
no fabbricate cento città sull’anzidetto Lago. Allorchè gli Argonauti erano per proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone
ere gli uccelli della palude di Stinfalo, città dell’ Arcadia. Quelli erano molto mostruosi, perchè aveano ali, testa, becco,
h’ Ercole mise a morte non uccelli, ma certe donne Stinfalidi, perchè erano figlie d’un eroe, di nome Stinfalo ; e ch’ Ercole
ino(b) (11). Ercole finalmente li privò di vita presso Cleona, mentre erano per trasferisi in Corinto a’ Giuochi Istmici(c).
Ninfa Calliroe, era tricorporeo. Per custodi de’suoi armenti, i quali erano di rara bellezza, avea un Dragone di sette teste,
ne(17), vennero uccisi da Ercole nell’ Isola di Tenedo(18), perchè si erano adoperati, onde gli Argonauti non accogliessero p
gmei, sudditi di Anteo, i quali avevano due soli piedi di altezza, ed erano sempre in guerra colle gru, le quali spesso li ra
o li rapivano(d). Antonino Liberale(e) e Ovidio(f) dicono, che coloro erano governati da una donna, la quale, per essersi cre
rchè egli aveva ucciso due de’ di lui compagni(c). Albione e Borgione erano due giganti, i quali avevano tratta la loro origi
uegli animali rubati venne in cognizione del luogo, in cui gli stessi erano stati trasferiti. Egli spezzò subito l’immensa ro
me uno de’loro fondatori. Fu buon dialettico giusta Plutarco. I Galli erano persuasi, ch’egli avesse sottomessi i popoli più
onsole, fu il primo, che gli dedicò un tempio nel Circo Flaminio, ov’ erano onorate anche le Muse. Quel tempio fu uno de’ più
lati a dormire nel di lui tempio, affinchè sapessero in sogno, quando erano perriavere la loro salute (a). Un certo Diomo, ci
l di lei fratello, Ifito, spedito dal padre a trovare i buoi, che gli erano stati rubati da Autolico. Ercole dopo d’aver preg
ntrarvi. I Sacerdoti di quel tempio doveano serbarsi sempre casti, ed erano tenuti a sacrificarvi col capo raso, e co’ piedi
nsieme il sacrifizio della mattina, ev’ osservarono le ceremonie, ch’ erano state loro prescritte. Quello poi della sera si f
quali, dopo d’aver lungo tempo contrastato tra loro per una giovenca, erano caduti a terra semivivi. Incoraggito Fillio dalla
i, e tra quelli anche Teseo, tratti dalla curiosità di vedere Ercole, erano accorsi al palagio reale ; ma tutti al vedere que
aste e Procruste (7), faceva coricare i viandanti sopra un letto : se erano più lunghi di quello, ne tagliava la parte che so
si il tempo del terzo tributo gli Ateniesi altamente si agitavano, ed erano per sollevarsi. Teseo ganerosamente s’offerì d’es
ene(f). L’Eroe condusse seco fuori del Labirinto anche gli altri, che erano stati spediti ad incontrare lo stesso funesto fin
si celebressero in onore di Bacco e di Arianna(h). Secondo altri esse erano state instituite in onore di Bacco e di Minerva(i
tri le vele del naviglio, su cui si spedivano in tribato i fanciulli, erano tutre di color nero, indizio di tristezza e di lu
no alle mani, o più piacevano. Vi rimasero morti molti Lapiti, che si erano opposti all’attentato di coloro. Tra quelli perì
nalmense lo ferì, ed egli però si fece trasferire appresso Enone, cui erano noti varj secreti di medicina. La Pastorella impi
no con Enea anche i Tirreni sotto la condotta di Tarconte, i quali si erano ribellati contre Mezenzio, loro re, a motivo dell
ate in Ninfe marine ad istanza di Cibele, che ne avea la cura, perchè erano state formate sul monte Ida, a Iei consecrato(c).
lui braccia si trovarono intricate nelle maniche, perchè di queste n’ erano chiuse le aperture. La moglie allora lo assalì ;
lui fratello, Menelao, furono anche detti Attidi, perchè comunemente erano creduti figlinoli di Atreo. Per accordare poi que
i questa opinione coll’altra, secondo la quale si asseriva, ch’eglino erano figliuoli di Plistene, lo Scoliaste d’Omero (b) e
iaste d’Omero (b) e lo Scoliaste d’Euripide (c) soggiungono, che essi erano realmente nati da Plistene, ma che, essendo quegl
n Atene, e si assoggettò al giudizio dell’ Areopago. I voti di quello erano divis. Minerva, che aveva pure il diritto di darv
itò tra’Greci e i Trojani, diede saggi di gran, valore. Le due armate erano per azzuffarsi. Paride, come abbiamo esposto, ave
risentimento, e alle ombre di coloro, che per causa di quella guerra erano periti ; ma colei seppe così bene perorare a sua
l’ombra dell’anzidetto Indovino, da cui intese quanti ostacoli ancora erano per impedirgli il ritorno alla patria, e quanto d
rni, che si arrostivano, cominciarono a muggire ; e quelle, che ancor erano crude, risposero a que’muggiti. I Greci spaventat
osciuto da uno de’suoi cani, che portava il nome di Argo. Là i Nobili erano allora assisi a mensa. Ulisse prese a mendicare a
e di Leucippo, fratello di Tindaro(e), chiamate perciò Leucippidi(3), erano per isposarsi con Linceo ed Ida, figliuoli di Afa
lluce privò di vita Ida(a). Apollodoro dice, che Castore e Polluce si erano unin con Ida e con Linceo per rubare certi greggi
tore fece voto, che se avesse potuto trionfare de’ Latini, i quali si erano ribellati per ristabilire i Tarquinj sul trono, a
membra in un convito agli Dei per accertarsi in tal modo, se queglino erano veramente Numi(9). Que’di Elea consideravano Pelo
tre la sera. Invano erasi tentato di spiegarlo, e già molti infelici erano rimasti vittime della crudeltà della Sfiuge. Edip
se nel suo seno(a) (6). Eteocle e Polinice. ETeocle e Polinice erano figliuoli di Edipo e di Giocasta. Eglino, tostoch
giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli altri Dei, i nomi de’ quali erano scritti sull’ara. Eglino dormivano poi sulle pell
be, passò co’ suoi compagni per la foresta di Nemea nell’Acaja. Tutti erano molestati estremamente dal caldo e dalla sete. Si
ata guerra. Dieci anni dopo i figliuoli di quegli Eroi, che in quella erano periti, presero nuovamente Ie armi per vendicare
, perchè di questo anticamente si ornavano quelli, che pe toro meriti erano degni di gloria e onore. Questo Nume ha il bracci
mini per osservarne gli andamenti(c). I Romani secondo Plinio, quando erano per intraprendere qualche guerra, solevano offeri
no opinione, che questo uccello nutrisse il padre e la madre, qualora erano divenuti vecchi(d). Pudicizia. La Pudicizia
pj degli Dei in ricompensa di qualche grazia ricevuta, unite insieme, erano anche il simbolo il più ordinario della Concordia
lmente era una delle cinque Deità, dette Appiadi, perchè i loro tempj erano presso le acque d’Appio, non lungi dal Foro di Ce
cque d’Appio, non lungi dal Foro di Cesare. Le altre quattro Divinità erano Pallade, Vesta, Venere, e la Concordia(d). La Pac
senza spargimento di sangue. I Sacerdoti, destinati al di lei culto, erano vestiti di lino bianchissimo, per dinotare la sin
questa Dea sul monte Aventino un bellissimo tempio, le di cui colonne erano di bronzo, e in cui v’aveano varie bellissime sta
ce un’ altra Dea, la quale riconciliava gli animi degli sposi, quando erano in discordia tra loro, e la quale avea un tempio
battimento, che sosteneva Tullo Ostilio, gli Albani, i quali prima si erano dichiarati per lui, gli rivolsero poi le spalle,
Apollod. l. I., Hyg. fab. 12. (6). Apollonio(a) dice, che que’ tori erano stati formati ad Eeta da Vulcano, onde mostrarsi
tta Argo, perchè coloro, che secolui si unirono in quella spedizione, erano Argivi(e). V’ è pur chi pretende, che la stessa n
mensa. Eglino, armati di frecce, e coll’ajuto delle ali, colle quali erano nati, le spinsero sino alle due Isole Plote, dett
era l’artefice il più eccellente della Grecia. Prima di lui le statue erano cogli occhi socchiusi, e colle mani pendenti e at
Minotauro, ma distribuita in qualità di schiavi a quelli, che più si erano distinti ne’ Giuochi funebri, ch’ egli aveva inst
maco, Mnesteo, Fidoco, Demolione, e Perizione. I nomi delle fanciulle erano Medippe, Gesione, Andromaca, Pimedusa, Europa, Me
trite, ed ecco come : tralle sette giovani Ateniesi, che con Teseo si erano trasferite in Creta, ve n’ era una bellissima di
restasse impunito ; e quindi pigliate le corna di un cervo, le quali erano state appese ad un pino da un Cacciatore in onore
ttamente abbracciata. In tale circostanza Feocomete, le di cui membra erano copette da più pelli di Leoni, con un tronco ster
). Alcuni popoli della Grecia al riferire di Eratostene e di Pausania erano persuasi, ch’ Elena fosse figlia di Nemesi, e che
i, che per conciliate queste due opinioni, dissero, che Nemesi e Leda erano la stessa persona, riconosciuta sotto questi due
ativa di Cassandra di profetizzare. Dicono, ch’ella ed Eleno, i quali erano gemelli, furono portati qualche tempo dopo la lor
iso da Achille sulle rive del fiume Xanto(c). (30). Adrasto ed Anfio erano figli di Merope, indovino della città di Percote
niente d’inganno sospertava, seguito da’ soli suoi figliuoli, i quali erano ancor in tenera eta, traese Ecuba in duogo appart
Virg. Acneid. l. 3. (3). In origine i Penati, detti anche Lari, non erano se non le anime de’ morti, che i Gentili si facev
arono tempj, e instituirono varie Feste(h). Tra queste le più celebri erano le Lararie, dette anche Compitali, dalla voce Lat
mo, che gli Dei Penati, i quali Enea sottrasse all’incendio di Trojà, erano due immagini di giovanetti, assisi, e armati di l
allontanarsi dalla sua patria, e a trasportare seco i tesori, i quali erano nascosti in certo luogo, che le manifestò. Didone
di Anchise, vennero chiamati i Giuochi Trojani. In essi gli esercizj erano tutti militari. Ascanio, figlio di Enea, li inseg
i Troja avrebbe costato a’Greci tanti anni di stenti e sudori, quanti erano stati gli uccelli divorati : lo che, conte vedemm
ll’opposto, ed altri miglior consiglio, paventando le Greche insidia, erano d’avviso, che il sospetto dono o fosse gittato in
ito cavallo ; che si dovea temere de’ Greci ; e che non senza inganno erano certamente i doni loro. Così dicendo, scagliò con
ma umana, e alcune gocce di sangue, che da quella si facevano uscire, erano in luogo di sacrifizio. Ifigenia fu la sacerdotes
soleva gettare in acqua bollente i proprj agli, per esperimentare, se erano mortali(b). (b). Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ.
la Chioma di Berenice (a). (d). Id. Iliad. l. 2. (4). I Mirmidoni erano popoli della Ftiotide, i quali avevano avuno orig
cogli, le fece naufragare. Avendo poi inteso, che Ulisse e Diomede si erano salvati, preso dal dolore, si precipitò nel mare’
ge de’Trojani. Dopo la presa di Troja avendo udito, che i suoi gli si erano ribellati, si trasferì in Italia con alcuni Tessa
. (a). Hom. Odyss. l. 10. (b). Id. Odyss. l. 11. (13). Le Sirene erano Ninfe marine, figlie del fiume Acheloo, e di una
e stata Melpomene(b), altri Calliope(c), e Tzetze Terpsicore(d). Esse erano tre, Aglaope, Pisinoe, e Telsi pia ; o come vuole
perchè essendosi trovate presenti al rapimento di Proserpina, di cui erano compagne, chiesero agli Dei di poter volare, finc
vano nell’ Attica. Le ombrose selve, che ivi si trovavano, e le quali erano opportune agli studj, fecero sì, che nel medesimo
usania soggiuage, che Sparta eresse alle medesime un tempio, al quale erano consecrate certe donzelle, dette anch’esse Leucip
a testa di Castore e di Polluce furono veduti dagli Argonauti, mentre erano minacciati da orrida procella nel viaggio, che fa
eclaustre Diction. Mythol. (c). Id. Ibid. (7). Anfistrato e Reca erano stati i cocchieri di Castore e di Polluce(c). Str
so, e qual’uso doveva farne. S’incontrò in alcuni d’ Elea, i quali si erano colà recati per ricercare allo stesso Nume il mod
nacquero da Podarge, una delle Arpie, e dal vento Zefiro. I medesimi erano immortali, e più rapidi del vento. Il terzo ; qua
ella loro origine, accarezzavano i Greci, e fuggivano coloro, che non erano tali(d). Notisi per ultimo, che Diomede ebbe un t
giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli altri Dei, i nomi de’ quali erano scritti sull’ara. Eglino dormivano poi sulle pell
orte d’Ofelte. Non vi si ammetteva che gente guerriera, perchè tali n’ erano gl’ institutori. I Giuochi da prima consisistevan
ata guerra. Dieci anni dopo i figliuoli di quegli Eroi, che in quella erano periti, presero nuovamente Ie armi per vendicare
11 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
zione fu da principio lenta e quasi impercettibile. I dogmi religiosi erano in Roma rafforzati dalla politica, tenuti in preg
anche ai più atroci tiranni ; e come sacrileghi e rei di lesa maestà erano giudicati e condannati coloro che avessero mancat
grande faccenda politica de’ Greci. I vecchi odj tra le città rivali erano sepolti sottò il comune servaggio ; ma disputavas
antiche sètte filosofiche tuttor fiorivano, ma l’epicurea e la cinica erano le più possenti e più popolari : e queste poneano
l paese, il politeismo greco, il culto romano, le filosofie orientali erano riunite e confuse come gli strati del fango che i
gono così manifeste nell’antica lingua della Grecia e del Lazio,145 s’ erano ravvivate colla conquista d’Alessandro. Attravers
ssere eterno rappresentato sotto il simbolo del fuoco. I Magi, che ne erano i sacerdoti, all’epoca dell’invasione d’Alessandr
. In Armenia segnatamente veneravasi il culto di Mitra, i cui misteri erano celebri nei primi tempi del Cristianesimo, e s’as
l mondo le pagine dei loro libri sacri. Dal tempo di Ciro gli Ebrei s’ erano qua e là dispersi nella Siria, nella Persia e fin
superstizione locale conservava tutto il suo potere : intieri popoli erano ingolfati nella più crassa ignoranza, e troppo er
: intieri popoli erano ingolfati nella più crassa ignoranza, e troppo erano istupiditi per poter diffidare d’alcuna impostura
va ancora la base della società romana : i suoi templi e i suoi idoli erano per tutto innanzi agli sguardi ; i suoi poeti sig
guardi ; i suoi poeti signoreggiavano la serva fantasia. Le sue feste erano lo spettacolo della folla ; esso frammettevasi a
sario : bisognova che vi fossero dei martiri della castità, quando vi erano pubbliche inverecondie ; penitenti coperti di cen
i più grandi delitti contro i costumi ; eroi della carità, quando vi erano mostri di barbarie : finalmente, per istrappare t
sai speciose. 146. Vuolsi intendere nel Campidoglio. 147. Che prima erano idolatri. 148. Ai Cristiani si apponeva da’ Gent
Romani facevano immenso spese nelle crapole e ne’bagordi. Tra queste erano le cene di Serapi, dio egizio, nelle quali, pe’gr
12 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
ggiva di mano al conduttore, se schivava il colpo, e via discorrendo, erano cattivi prognostici ; e se il sangue sgorgava in
pe, di una lepre, di una volpe, ec. ! Ma in effetto cotesti impostori erano segretamente governati nei loro presagi dal voler
ri araldi di guerra o ambasciatori straordinarj ; poichè generalmente erano destinati a dichiarare la guerra ed a presiedere
delle feste aumentò con quello degli Dei. Le principali appo i Greci erano quelle di Adone, di Bacco, di Minerva, di Cerere,
i si rifugiavano, e di far grazia a quelli che, andando al supplizio, erano da lui incontrati per via. Egli benediva gli eser
resto sull’ altare o sulla terra o sulla fronte delle vittime. Non vi erano sacrifizj senza libazione, ma spesso facevano lib
n cotto, miglio ed una focaccia. Le lustrazioni pubbliche e nazionali erano celebrate di cinque in cinque anni, il quale spaz
ole saere. In tempo di peste e di carestia le purifieazioni dei Greci erano aceompagnate da azioni erudeli. Un omicida non si
estinati ai saerifizj. Ogni divinità aveva le sue vittime diverse, ed erano scelte fra le più belle. Il nome di vittima era d
, ed i Flamini minori pel culto degli altri Dei. Le mogli dei Flamini erano dette Flaminicæ, ed avevanu parte nel sacerdozio
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
aiutava colle arti sue ad impadronirsi del vello d’oro. Le difficoltà erano straordinarie : conveniva entrare in uno steccato
no esseri soprannaturali, o figli degli Dei, o ispirati da loro. Tali erano Orfeo ed Anfione, la cui esistenza appartiene ai
e spagnole o di uno dei quattro o cinque ordini dell’architettura, ma erano due montagne sullo stretto di Gibilterra, chiamat
imico di Espèridi che perciò significa le figlie di Espero ; le quali erano tre, chiamate Egle, Aretusa ed Esperetusa 88. Ave
i tutte le risse e di tutte le guerre. Diremo soltanto che i Centauri erano mezzi cavalli e mezzi uomini ; cavalli dalle estr
ste due sorelle chiamate Febèa ed Ilaìra o Talaìra, e che dai parenti erano state promesse a due fratelli Linceo ed Ida. L’es
lo perchè regolavano equamente i diritti del mio e del tuo, ma perchè erano ancora dirette alla educazione della gioventù, im
ntanarlo dalla vista di tutti lo fece chiudere nel labirinto, ove gli erano dati a divorare i condannati a morte. Era il Labi
done in premio di esser fatta sua sposa e quindi regina di Atene. Due erano i pericoli di morte per chi fosse entrato nel lab
rme o nature111. Mitologicamente poi non solo fu detto che i Centauri erano mezzi uomini e mezzi cavalli, ma si aggiunse che
e sposandole e conducendole nei loro regni. Per altro in quel momento erano ambedue privi del regno e della patria ; Polinice
ni tutti di ferro e di valore armati. Così raccontano i pœti, i quali erano in quell’epoca più arditi di Darwin e compagni An
de nozze che fossero mai celebrate sulla Terra : al banchetto nuziale erano convitati tutti gli Dei e le Dee, esclusa soltant
rtì con Ulisse per i duri travagli della guerra. Intanto in Aulide si erano raccolti tanti guerrieri, che per quanto fece dir
ncato alla promessa fatta ad Ercole, nel maneggiar quelle freccie che erano tinte nel sangue dell’Idra di Lerna, glie ne cadd
maggiore sciagura rimase colpito dall’asta di Achille, le cui ferite erano insanabili. Consultato l’Oracolo, gli rispose che
asse quei suoni per salutare il Sole suo avo quando la irradiava ; ed erano essi che penetrando per occulti accessi nella cav
se il grido. « Dentro al suo cieco ventre e nelle grotte, « Che molte erano e grandi in sì gran mole, « Rinchiuser di nascoso
a ed al sonno. E nella notte usciti dal cavallo i guerrieri che vi si erano racchiusi, e tornati indietro da Tenedo i soldati
ndo Agamennone credè opportuno di partire, tutti i principi greci che erano rimasti con esso salparono contemporaneamente dal
di nuocere in ogni modo alle famiglie ed agli Stati di quei Greci che erano andati alla guerra di Troia. Egli dunque all’avvi
del figlio di lui 137. Menelao ed Elena dopo esser partiti da Tenedo erano stati spinti dalla tempesta sino in Egitto ; e di
otè finalmente coll’aiuto del figlio e di alcuni suoi sudditi che gli erano rimasti fedeli, vendicarsi dei Proci uccidendoli
ltanto che credevasi derivare da spirito profetico negl’Indovini, che erano considerati come i profeti dei Pagani, basterà pa
« E visse, e vi lasciò suo corpo vano. « Gli uomini poi che intorno erano sparti « S’accolsero a quel luogo ch’era forte « 
ran conservati per tradizione nella memoria degli uomini, molti altri erano inventati e attribuiti alle Sibille ; e siccome s
sero i loro responsi, veri o supposti, e una copia di queste raccolte erano i così detti libri sibillini comprati da Tarquini
do la politica del governo e gl’interessi dei sacerdoti pagani. Molte erano le Sibille rammentate dagli Antichi più pel luogo
e del parafulmine del telegrafo avevano perduto la doratura, e che v’ erano dei segni a zig-zag sulla lamina che comunica col
cio il riferire com’egli interpretò che i principi e gli eroi antichi erano dati ad educare ed istruire (come noi abbiamo det
14 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
e quelle infernali regioni, oltre ad esser prive della luce del Sole, erano orrende anche al guardo del Cielo (Iliade, xx), c
e soltanto a trattare dei ministri di Plutone. Di maggiore importanza erano le Parche, figlie di Giove e di Temi 244, e corri
anto leggesi scritto e narrato intorno alle Parche si deduce che esse erano indipendenti da Plutone ; e perciò dovrebbero chi
sti giudici si chiamavano Minos, Eaco e Radamanto, i quali in origine erano stati sulla Terra tre ottimi re della Grecia, cel
orevole ufficio di giudicar le anime degli estinti. Minos e Radamanto erano figli di Giove e di Europa ; Eaco poi di Giove e
ni, nome adottato dai poeti latini, e che trovasi anche in Dante ; ed erano tre : Megera, Tisifone ed Aletto, vocaboli signif
gli i Sogni, di cui si rammentano con nomi speciali soltanto tre, che erano i capi di altrettante tribù numerosissime, cioè M
nte ; « Serpentelli e ceraste avean per crine, « Onde le fiere tempie erano avvinte. » Sono ivi pure chiamate, come nella Mi
15 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
bracciava gli Iddii superiori detti Maiorum Gentium, come quelli, che erano adorati da tutte le nazioni della terra, e questi
e quelli, che erano adorati da tutte le nazioni della terra, e questi erano venti, de’quali dodici formavano il supremo consi
ano a tal consiglio, chiamavansi ordinariamente Dei selecti, e questi erano il Destino, Saturno, Giano, Genio, Plutone, Bacco
lche Dea, detti Dei Ascrittizii. Varr. apud Aug. Nel numero di questi erano ancora annoverati quegli Eroi, che a riguardo de’
i erano ancora annoverati quegli Eroi, che a riguardo de’ loro meriti erano stati innalzati al grado di Dei indigeti, come di
em turba Quirini Nuncupat indigetem…… Nell’ ultima classe finalmente erano annoverate tutte le divinizzate virtù, Cic. lib. 
rlo per vendicar quei dritti di preferenza, e di dominio, che ad essi erano stati usurpati (stante che il regno di Titano ced
n alato messaggier celeste detto l’aquila di Giove. Suo culto. Molte erano le feste, co’quali veniva onorato un tal Nume ; l
no le feste, co’quali veniva onorato un tal Nume ; le principali però erano i celebri giuochi Olimpici da celebrarsi verso il
e sotto pena della stessa loro vita. Gl’ albori a questo Dio dedicati erano il faggio, e la quercia, e tanto era il rispetto
amati focosamente da Giove. Gl’ animali poi da svenarsi in suo onore erano bianchi bovi, da’ quali credevasi esser egli unic
re ; quindi il toro, il verre, l’ariete, il cavallo quelli appunto si erano , che da religiosa destra si apprestavano a suoi a
e di Giove per l’ aria stessa comunemente fù presa. Sue feste. Molte erano le feste a lei sacre ; le Calende però d’ ogni me
n essere espressa. Gl’animali inoltre da sacrificarsi nelle sue feste erano una bianca vacca, la scrofa, il montone, l’ Oca,
i grave infermità, in cui partendosi in compagnia del gran pontefice, erano posto sotto la custodia di qualche dama Romana di
punivasi colla morte la più spietata, ed a tempi di Tarquinio Prisco erano vive rinserrate in una fossa colla provisione di
e. Se così severi però furono per esse i castighi ; larghi d’altronde erano i loro privilegj. Potevano esse anche vivendo i l
rivilegj. Potevano esse anche vivendo i loro genitori far testamenti, erano immuni dal giuramento, potevano far uso delle ben
quel cangiar in serpenti i capelli della bella Medusa, se non perchè erano stati essi la cagione, per cui l’appassionato Net
re ; anzi sacre a questa Dea dicevansi quelle, che a turpe meretricio erano totalmente rivolte, come quelle, che più da vicin
rno per guida ? E che altro dargli nelle mani quel libro, ove scritte erano le sorti di ognuno, se non che ad onta di qualunq
uidati gl’uomini dalle tenebre della ignoranza alla luce della verità erano candelieri con fiammeggianti lumi. Il modo poi da
Dei(1) Da ciò si intende perchè in tutti i sacrificii le prime preci erano dirette a questo Dio col proprio nome di Padre co
a tenebricosa aria del suo regno, le mille penurie quivi galleggianti erano i giusti motivi dei villani rifiuti, che di tratt
che del fresco tirso ; onde dalle esterne insegne, e dal furor da cui erano rapite dar chiaro ad intendere in onor di qual nu
o di tal Dea un tamburo ?(1). Suoi sacrificii. Poco convenevoli però erano alla maestà di questa Dea le cerimonie, che prece
chè per esso nelle danze in un modo tutto diverso dei dattilici salti erano le mosse de’ piedi, perciò consiste in due brevi,
uo ritratto. (1). Non una, e sempre la stessa era la materia, di cui erano composte le corone degl’Idoli gentili. Alcune era
a materia, di cui erano composte le corone degl’Idoli gentili. Alcune erano di foglie, alcune di fiori, altre di oro, ed altr
16 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
nel vero suo significato e di quali vesti fu poscia ricoperta quando erano in onore gl’ Iddii, e non poche altre cose, che h
petrazione, che in tutto non rifugge dallo spirito degli antichi, che erano usi a rappresentar le cose sotto traslati allegor
terra. 21. A lui il vaticinio del futuro. Perciocchè i suoi risponsi erano obbliqui, ambigui e difficili ad intendersi, fu d
a a vita socievole i clienti, che usciti dalla protezione degli eroi, erano ritornati a disperdersi nello stato exlege ch’è l
non si voleva alludere a’terribili effetti, che sentivano coloro, che erano colpiti da tali fulmini, e lanciati dalla destra
e Diodoro Sicolo. 51. Nome delle Muse e loro ufficio. 52. Le Muse non erano che personificazioni allegoriche, cui intendevasi
ntimento di signori delle famiglie a differenza de’famoli, i quali vi erano come schiavi…. E quel geroglifico o favola di Giu
al mito di Venere una diversa interpetrazione « I pianeti, così egli, erano adorati relativamente alle vere o false influenze
ro gl’influssi, che le furono attribuiti, e gli emblemi sotto i quali erano indicati, e gl’inni religiosi, che vennero a lei
ziative de’sacrificii, e con essa vi davan fine. 50. Le Mvse — Elleno erano così dette dal greco μουσειν, che risponde all’it
le carole Temprar negli astri ed abitar nel Sole. 53. Nè tre nè nove erano le Muse ; ma co’loro nomi dagli antichi sapienti
o si dava, il carattere, il nome istesso cui eran chiamate, altro non erano che una simbolica ed una allegoria, con cui si vo
all’uomo e ne rende un tipo di grandezza sociale. E veramente elleno erano dette Carite, voce greca che significa gioia, e c
dalla istoria vera. I tre corpi dati dalla favola a Gerione forse non erano che tre corpi di armati, che per tutelare il suo
e questi tre corpi, che rimangono, il fuoco, l’acqua, e la terra, non erano che un solo ammasso ; e quando la discordanza deg
si ravvolge — molti tempii inaugurati a lui dagli antichi romani ora erano un rappresentato di Giano Bifronte, ed ora di Gia
ogni stagione. E Varrone come rapporta Macrobio(3) vuole che a lui si erano innalzati dodici altari, per dare una simbolica d
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
i che uscivano dalla voragine ; le mistiche parole che essa proferiva erano vocaboli sconnessi, detti a caso e senza alcun se
i Roma. Gli Oracoli e tutti gli altri modi di divinazione preindicati erano altrettante solenni imposture del Politeismo, e s
ron riconosciuti falsi e bugiardi gli stessi Dei a cui quegli oracoli erano attribuiti. Sebbene i primi scrittori ecclesiasti
re) di consultare l’Oracolo di Giove Ammone, rispose, che gli Oracoli erano buoni per le donne, i fanciulli, e gl’ignoranti.
acolo di Delfo ai figli di Tarquinio il Superbo che insieme con Bruto erano andati a consultarlo per sapere chi dovesse regna
ndere al popolo romano che le sue prescrizioni religiose e civili gli erano suggerite dalla Dea Egeria : « Con aspri precett
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
ubito i mostri marini che avevano in parte figura umana da quelli che erano soltanto animali marini di orribili forme. Tra i
. Le Sirene, credute figlie del fiume Acheloo e della ninfa Calliope, erano rappresentate dalla testa ai fianchi come donne e
del corpo come mostruosi pesci con doppia coda224. Oltre al dire che erano bellissime, aggiungevano i mitologi ed i poeti, c
a presso il faro di Messina. L’antico volgo esagerò i pericoli che v’ erano a passar lo stretto fra Scilla e Cariddi ; e i po
. » (Inf., C. vii, 22.) Passando ora a parlare dei mostri marini che erano soltanto animali viventi nel mare, e le cui speci
a suo tempo. Per altro si capisce che quelle così terribili Orche non erano altro che Balene. Ma oggidì può chiunque sa legge
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
econdo la Mitologia Abbiamo veduto nel N. XXVIII che i Campi Elisii erano il soggiorno dei buoni dopo la morte, e il Tartar
premi e a mensa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi erano per lo più gli Eroi o Semidei, e non tutti, ma qu
itavano nell’altro mondo in quelle stesse arti ovvero occupazioni che erano state per loro più gradite in questo252. Per tal
conseguenza che le pene del Tartaro e le beatitudini dell’Elisio non erano eterne, e che le anime avevano una perpetua rotaz
, vi.) Delle Danaidi o Belidi è alquanto più lungo il racconto. Esse erano precisamente 50, tutte figlie di Danao re di Argo
e dei quali acquistò egli tanta autorità, che tutte le sue asserzioni erano stimate verità indubitabili. Essi in fatti nelle
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
anto poi a Porrima e Posverta, Ovidio e Macrobio asseriscono che esse erano o sorelle o compagne di Carmenta, e che la prima,
La pregavano perchè facesse tacere le male lingue. Le Feste Caristie erano un solenne convito fra i parenti ed affini che si
ina : deriva da prœstare opem (prestar soccorso). Sotto questo titolo erano considerati i protettori della città. Degli Dei L
e in latino vuol dir chiuso), perchè a quei riti e in quel tempio non erano ammessi gli uomini. La Storia Romana ci narra che
si radunava il Senato per dare udienza a quegli ambasciatori che non erano ammessi in città. I sacerdoti di questo culto si
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
sistessero due inferne regioni molto diverse tra loro per l’uso a cui erano destinate. La prima chiamavasi il Tartaro, ed era
Acheronte, il Cocìto e il Flegetonte scorrevano dentro il Tartaro, ed erano fiumi propriamente da dannati, perchè le acque de
d erano fiumi propriamente da dannati, perchè le acque dell’Acheronte erano corrosive, quelle del Cocìto erano formate dalle
ti, perchè le acque dell’Acheronte erano corrosive, quelle del Cocìto erano formate dalle lagrime dei malvagi, e nel Flegeton
. Alcuni mitologi e poeti antichi hanno detto che i Campi Elisii, non erano nel seno della terra, ma nelle Isole Fortunate, c
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
millesima delle maraviglie che esso racchiude nel suo seno. Ma quanto erano scarsi di cognizioni positive e scientifiche, alt
uanto erano scarsi di cognizioni positive e scientifiche, altrettanto erano ricchi di fantasia e d’invenzione. E non è necess
Le Ninfe Oceanine, così chiamate perchè figlie dell’Oceano e di Teti, erano , secondo Esiodo, 3000 ; e solamente di 41 ce ne d
i, ed avea per ufficio di condurre a pascer le mandre di Nettuno, che erano composte principalmente di orche, di foche e di v
egato, ed era costretto a rispondere veracemente alle domande che gli erano fatte. Questo mito racchiude molte importanti ver
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
nte alla religione, ma pur anco alla politica. I due punti principali erano  : primo, la conservazione perpetua del fuoco sacr
mpero ; e secondo, la più scrupolosa illibatezza delle Vestali che si erano dedicate al servizio della Dea della castità. Da
Vestale. I voti e gli obblighi che riguardavano l’interesse pubblico erano quei due indicati di sopra ; e severissime le pen
molti e singolari privilegi. Tutte le volte che uscivano in pubblico erano precedute da sei littori come i magistrati curuli
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
e fermossi in Grecia sul monte Parnaso. — Di quale stirpe e famiglia erano essi i due fortunati o pii, che soli ebbero in so
le spalle le ossa della gran madre. — Tutte le risposte degli oracoli erano oscure ed avevan bisogno d’interpretazione (e a s
o videro con maraviglia che le pietre scagliate dietro di sè da Pirra erano divenute donne e quelle di Deucalione uomini. Ecc
tte di fuoco, perciò i geologi chiamaron plutoniche quelle roccie che erano affini in alcuni dei loro caratteri alle vulcanic
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
questo tempo anche gli Dei celesti soggiornavano cogli uomini, perchè erano innocenti ; ma quando questi divennero malvagi, g
o, in cui non si conoscevano nè servi nè padroni, ma tutti gli uomini erano eguali ed egualmente padroni di tutto, perchè la
enza spesa o fatica di alcuno. In quelle feste gli schiavi dei Romani erano serviti a mensa dai loro padroni, ed avevano libe
chiamavano allora Giudei, perchè appartenenti al regno di Giuda), si erano trasferiti ad abitare e far loro arti in Roma ; e
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
e quali era detta degli Dei maggiori o superiori o supremi ; e questi erano soltanto venti, per lo più conosciuti e adorati d
consiglio celeste a cui presiedeva Giove come re del Cielo ; e questi erano Giove, Giunone, Vesta Prisca, Cibele, Venere, Min
la, amalgamando in essa tutti gli attributi di quelle che anticamente erano distinte9. È questa una osservazione generale che
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
e ad esser la dea della gioventù, mesceva il nettare agli Dei, quando erano a convito con Giove ; perciò si rappresenta come
zioni di questa Dea. Favoriva sì e proteggeva essa quei popoli che le erano più devoti, come gli Argivi, i Samii, i Cartagine
diede in custodia ad Argo che aveva cento occhi, cinquanta dei quali erano sempre aperti e vigilanti anche quando Argo dormi
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
, l’Amore e le Grazie avevano strettissima parentela, e che le Grazie erano il necessario complemento della Bellezza e dell’A
tre Grazie, di cui l’appellativo stesso spiega l’ufficio o attributo, erano rappresentate come giovanette gentili ed ingenue,
mbe, perchè sono affettuosissime e feconde ; e la favola aggiunge che erano sacre a questa Dea, perchè fu cangiata in colomba
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
o considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina Due erano i nomi principali che più comunemente si davano a
dati terreni, venne ad uccidere gli animali mostruosi e nocivi che vi erano nati. Anche i paleontologi hanno riconosciuto neg
chiamati Plesiosauri, Pleurosauri, Ittiosauri ecc., alcuni dei quali erano lunghi otto o nove metri. Gli zoologi poi adottar
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
Cosmogonia dei Pagani, la materia era eterna, il Caos era un Dio, ed erano Divinità anche gli elementi che lo componevano, c
ce, era una Dea ; e tutti questi Dei e Dee avevano figli e figlie che erano altrettante Divinità ; le quali venivano a rappre
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
, ma ancora per senno e per moralità), i riti degli Dei stranieri non erano ammessi in Roma, come avverte T. Livio nel lib. i
a stessa conseguenza di farsi Cristiani tutti quei politeisti che non erano affatto privi del lume della ragione ; e se alcun
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
ulla Terra. Gli Dei Superiori, di cui abbiamo parlato nella Iª Parte, erano soltanto venti, e gl’Inferiori a migliaia, e cost
i sopra, che il vescovo d’Ippona (S. Agostino) asserisce che i Pagani erano giunti ad assegnare quattordici Divinità alla veg
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
dopo la infelice battaglia del Trasimeno. Perciò queste Divinità non erano soltanto astrazioni filosofiche o personificazion
eriori adoravansi pubblicamente i pregi e le virtù, e non i vizii che erano loro dai mitologi e dai poeti attribuiti. Ma dell
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
ancanza di altri dati cronologici, a stabilire almeno che quegli eroi erano contemporanei. Sebbene i Mitologi la considerino
e diremo qui brevemente quanto è necessario a sapersi. I più notabili erano  : Meleagro figlio del re Oeneo e duce di quella e
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
tolo di Ottimo. Nel n° XI notammo tutte le eccellenti qualità che gli erano attribuite, per le quali veniva ad esser l’ideale
ometeo ed Epimeteo, di cui ora occorre parlare. Prometeo ed Epimeteo erano figli di uno dei Titani chiamato Japeto, ed ambed
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
enati ; e da quel che egli ne scrive s’intende chiaramente che questi erano speciali Dei protettori della città, poichè fa di
ovvero alla parte più interna dei tempii e delle case ove questi Dei erano adorati37. Sappiamo infatti anche dagli storici e
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
consacrata ad Ercole in Roma chiamavasi Massima, e che suoi sacerdoti erano i Potizii e i Pinarii. Lo stesso Numa Pompilio ch
he era infermo in Corfù. I sacerdoti Isiaci portavano il capo raso ed erano vestiti di tela di lino, e perciò si chiamavano l
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
essendo significativi degli attributi speciali di quelle Ninfe a cui erano assegnati, conviene che li tengano a memoria anch
ria degli Uffizi in Firenze. Le Ninfe oltre ad esser giovani e belle, erano anche generalmente buone e cortesi ; e perciò tan
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
Urano ; e invece i Giganti, esseri mostruosi e di origine terrestre, erano affatto estranei al fondamento e al titolo della
a e di forza straordinaria ; e i mitologi aggiungono che molti d’essi erano anche di struttura mostruosa. Alcuni ci narrano c
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
i che quelle ancelle di Vulcano, veramente auree (perchè tutte d’oro) erano simili a vive giovinette, viene a significare che
guisa « Sotto la torva fronte, » come dice Virgilio. Aggiungasi che erano di gigantesca corporatura e di forze corrisponden
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
orali, ossia in quelle drammatiche rappresentazioni, i cui personaggi erano antichi pastori mitologici. Tra queste sono merit
a pazzo censurava tutti, pretendendo di smascherarne i vizii. I Fauni erano antiche divinità campestri d’origine italica15 :
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
me abbiam detto. Per questa stessa ragione che anticamente le poesie erano cantate e accompagnate dal suono di qualche music
…….. che non fa scïenza « Senza lo ritenere, avere inteso. » Le Muse erano nove, ed avevano questi nomi : Calliope, Polinnia
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
ato da uno degli appellativi di Bacco accennati di sopra. Le Baccanti erano rappresentate come donne furibonde colla testa al
di Bacco. Fu poi generosissimo co’suoi devoti cultori, ma i suoi doni erano pericolosi per la sovrabbondanza stessa con cui l
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
stato felicissimo e durevole a sazietà senza disturbo alcuno, se non erano le astuzie e le pietose frodi della sua moglie Ci
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
ono implicitamente che la massima parte delle Divinità del paganesimo erano personificazioni degli affetti dell’animo o buoni
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
tutti i suoi elementi2. I corpi elementari, secondo gli antichi, non erano più di quattro, cioè : terra, aria, acqua e fuoco
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
ine del Cristianesimo tutti i popoli conosciuti, tranne gl’Israeliti, erano politeisti, cioè adoravano molti Dei ; e di quest
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
sopra gli altri i fondatori delle religioni e delle città. Se grandi erano le virtù, non meno grandi furono i vizii consiste
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
frati mendicanti, perchè asserisce che i Galli della madre degli Dei erano i soli sacerdoti a cui fosse lasciata per pochi g
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
itorio del quale scorrono le sue acque. Tra i Fiumi della Grecia ve n’ erano alcuni molto bizzarri. Il fiume Alfeo, per esempi
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
ucono alberi, piante di fiori e legumi. In Francia e in Svizzera ve n’ erano una volta molte più che al presente. Anche in Ita
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
adio 170. Il più bel tempio però e la più famosa statua di questa Dea erano in Atene : la statua distinguevasi col nome di Pa
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
sente secolo non se ne dubitava, ed oltre al dirsi precisamente quali erano le sedici lettere importate da Cadmo, si notavano
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
e fosse impossibile rifare dello stesso pregio gli oggetti d’arte che erano periti nell’incendio. Questo secondo tempio esist
55 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
ereo, 637. K Kici-Manitu, 744. L Laberinto, 419 ; — quali erano i più celebri, 420. Lachesi, una delle Parche, 23
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