ica di uomini, di cose e di nazioni, ora sepolte nella notte profonda
dei
secoli ; svolgere, con occhio osservatore, le più
ore, le più oscure notizie delle cronache ; raffrontare le tradizioni
dei
popoli antichi, colle più recenti notizie, scritt
culto religioso degli Dei falsi e bugiardi ; dev’essere un resoconto
dei
principali avvenimenti, dei fatti più importanti,
alsi e bugiardi ; dev’essere un resoconto dei principali avvenimenti,
dei
fatti più importanti, compiutisi in quel periodo
roici o favolosi ; dev’essere una esposizione esatta e circostanziata
dei
luoghi ove quelle ideate personalità vissero ed a
irono ; una nomenclatura, per quanto più si possa, fedele e letterale
dei
nomi di quei personaggi, di quegli avvenimenti, o
additata la vera configurazione del senso, racchiuso sotto il velame
dei
simboli della Favola. Abbiamo creduto ben fatto i
rvimmo della stessa configurazione con la quale si stampano le pagine
dei
dizionarii, cominciando a spiegare la storia dell
di quei nomi, il numero d’ordine progressivo. Riguardo alle citazioni
dei
più rinomati scrittori antichi e moderni, di che
ntichità, ovvero incorporata dall’immortale immaginazione del Cantore
dei
tre Regni, nell’anima di un dannato o di un demon
e turpitudini contro natura, che formavano tanta parte delle credenze
dei
pagani, si rattrovano nelle bolge dantesche, copr
ii relegati nel baratro, a punire, con un’eterna espiazione, le anime
dei
reprobi. Questa è stata, per non toccar delle alt
corso di questa opera, ci ha fatto di sovente riportare le citazioni
dei
passi della Divina Commedia ; e in ciò crediamo d
nostra, chè anzi varie sono belle che parlano delle diverse religioni
dei
popoli dell’antichità, e tutte le Mitologie ànno
on le loro opere antiche e moderne, la conoscenza del culto religioso
dei
primitivi popoli della terra. A prima vista parrà
i punti più salienti della pagana Mitologia. Ma se per poco la mente
dei
lettori si porti a considerare, con riposata atte
sostrato mitologico, il tutto configurato e misterioso delle credenze
dei
pagani ; sono quelli e non altri ; e noi, al cert
sono quelli e non altri ; e noi, al certo, non potevamo nè inventarne
dei
nuovi, nè rivestirli di altre immagini, che non f
lle più ardue difficoltà dell’opera nostra. Considerevole è il numero
dei
dizionarii della Favola ; famosi e chiari scritto
portate) il mezzo di farli rimanere maggiormente impressi nella mente
dei
giovani. Infatti un avvenimento qualunque, religi
anno anche agio di internarsi nelle più peregrine bellezze letterarie
dei
elassici, le quali, alla loro volta, saranno dal
gli antichi ; e la letterature vi è esposta per mezzo delle citazioni
dei
classici che noi abbiamo fedelmente riportate, qu
Studio preliminare Sulla mitologia La scienza delle favole o
dei
Miti, chiamasi Mitologia. Questo vocabolo deriva
o nel suo insieme, costituisce il linguaggio della credenza religiosa
dei
popoli dell’antichità, il culto degli idoli che g
aro. — Il maggior poeta lirico della Grecia, secondo la testimonianza
dei
più rinomati scrittori. Nacque nella Beozia, quan
, e propriamente nel villaggio di Cinocefale, durante la celebrazione
dei
giuochi Pizii. Clinton, pone la sua nascita nella
fu il prodotto della fusione di due elementi o di due razze ; quella
dei
Pelasgi 2 e quella degli Elleni Elleni. — Gli
nfanzia del cristianesimo noi vediamo nell’eresie degli Gnostici,13 e
dei
Simoniani ;14 cosi nelle sette eretiche di Menand
l detto periodo di tempo, seguirono, o meglio, conservarono uno o più
dei
diversi miti della religione da essi osteggiata.
ì gli Adamiti,22 scelleratissimi ed impuri ; con tutta la sozza turba
dei
Peratensi,23 e degli Abelili inverecondi24. Segue
ti fino ai nostri giorni, e nella nostra religione istessa, per mezzo
dei
monumenti, i quali resisterono all’opera devastat
stinati al culto delle divinità pagane, ed ora lo sono all’adorazione
dei
santi, delle vergini beatificate, e specialmente
esta, la Dea del Fuoco, oggi è dedicato alla Madonna del Sole. Quello
dei
gemelli Romolo e Remo, fondatori di Roma, ai due
menzione di quel tremendo sovvertimento della natura. Nelle leggende
dei
sacerdoti caldei, Noè si cangia in Xisustro : tra
io ed immaginario, si sono, in certo modo, trasfusi nella maggioranza
dei
simboli della religione del Cristo, è segno evide
i, sono trasferite in seno dell’età favolosa, venendo attribuite agli
dei
ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni deg
gli dei ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni degli storici e
dei
cronisti. Vuolsi quindi, nello studio della Mitol
tempo, in cui la superstizione pagana tenne alto e riverito il culto
dei
suoi numi ; rino a che una credenza più mite, una
casta luce, col suo significato umanamente divino, l’osceno bagliore
dei
Saturnali, dei Baccanali, delle sozze cerimonie d
l suo significato umanamente divino, l’osceno bagliore dei Saturnali,
dei
Baccanali, delle sozze cerimonie della Venere Ter
più accuratamente portarsi, dapprima, a spiegare la gran maggioranza
dei
fatti, avvenimenti e tradizioni de’tempi favolosi
re, sacrificargli offerte ed olocausti. Nell’osservazione scientifica
dei
tempi della favola, noi scorgiamo che assai di so
ù. È questa una verità non meno inconcussa e positiva, dell’esistenza
dei
miti in tutte le religioni. Migliaia di esempì po
2. E Giacobbe, raunata tutta la sua famiglia, disse : gettate via gli
dei
stranieri che avete tra voi, e mondatevi e cangia
del Campidoglio28 ; nella religione di Maometto il Profeta, la Caaba
dei
Musulmani29. I Greci inginocchiandosi reverenti i
o eroe, copre, cadendo, sette jugeri di terreno. Nè ciò è tutto : gli
dei
d’Omero partecipano di tutte le passioni dell’uom
nienti alla loro divina natura ; si mischiarono attivamente alla vita
dei
mortali, ebbero passioni, affetti e sentimenti, a
edeva sentirsi un demone nel seno. Nella Bibblia, e nelle opere sacre
dei
più celebri dottori della Chiesa Cattolica, occor
e, come i Penati e i Lari della Romana e Greca Mitologia. La famiglia
dei
Lusignuno 37 aveva la sua Meleusina, larva che ap
ssimo ci da maggiore incoraggiamento a tenerne parola. In un giornale
dei
Dibattimenti, che vedeva la luce a Berlino nel 18
ern, tutte le volte che stava per succedere qualche sventura a taluno
dei
componenti di codesta illustre famiglia, assicura
antasticherie ; ma, noi lo ripetiamo anche una volta, nella citazione
dei
fatti, non discutiamo, volendo solo che essi veng
io della Terra. La tradizione favolosa, dando da ciò vita ad un altro
dei
tanti simboli mitologici, onde è rivestita, fece
ni, diremo ser plici, anche sotto la forma allegorica, l’in elligenza
dei
miti della favola, non riesce al erto difficile ;
clima, della indole, del governo proprio, e perfino delle abitudini e
dei
costumi tradizionali e particolari alle molteplic
diana, riposare al rezzo delle piante, e bagnarsi nelle fresche acque
dei
laghi : la corte celeste dei Persiani ordinata in
e piante, e bagnarsi nelle fresche acque dei laghi : la corte celeste
dei
Persiani ordinata in modo atfatto simile a quella
tro non era se non un senato ove, sotto la presidenza di Giove, il re
dei
numi, si deliberava sui divini ed umani destini :
tribuzioni. Nettuno era il Dio del mare ; Plutone si ebbe il governo
dei
regni della morte ; Cibete fu dea dell’agricoltur
amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu il messaggiero degli
dei
; e Vulcano, il dio fabbro ferraio, fabbricò i fu
Giove ! Maggiormente si accresce, nella religione pagana, il numero
dei
miti con l’innesto di quelli fisici coi morali. C
inspirazioni di concetti d’arte e di scienza. Vi si ritrovano le orme
dei
misteriosi soggetti delle prime meditazioni della
tà del mondo, e che lo studio della Mitologia, ossia del ragionamento
dei
miti, è lo studio sintetico di un popolo, di un e
ro faticosa opera il dimostrare, e classificare il numero e la natura
dei
varî sistemi d’interpetrazione che valgono a rend
no a render conto delle antiche tradizioni, e dell’oscuro significato
dei
miti della Favola ; tanto più che lo esame accura
vola ; tanto più che lo esame accurato, e lo studio paziente e minuto
dei
tempi favolosi, ci dimostra con tutta evidenza co
formatore della nostra opera, noi chiameremo, da ultimo, l’attenzione
dei
lettori a considerare la relazione che passa tra
rale o storico. In così svariata moltiplicità di elementi informatori
dei
miti, la sola Forma rimane invariabilmente la ste
sotto l’impero della forma mitica, nè il mondo delle idee, nè quello
dei
fatti, sono concepiti l’uno dall’altro in modo di
a prima vista è la forma enigmatica delle favole che la raccontano, e
dei
monumenti che la rappresentano. Infatti se gli av
prio Sabeismo 48 è il più universale, come ci dimostrano le religioni
dei
Fenici, degli Egiziani, dei Babilonesi e di Zoroa
iversale, come ci dimostrano le religioni dei Fenici, degli Egiziani,
dei
Babilonesi e di Zoroastro 49 i cui principali Dei
ior parte delle feste e cerimonie onde gli antichi onoravano il culto
dei
loro Numi. Così in primavera noi vediamo le Bacca
anche perchè era stato allevato sul monte Nisa. La maggior parte però
dei
mitologi sostiene essere la voce Dionisio compost
Eleusini compiersi in onore della Luna ; come vediamo quasi tutti gli
dei
italici essere planetarî a simiglianza di quelli
oi abbiam cercato di delucidare, adoperando anche nella fraseggiatura
dei
periodi, una elocuzione limpida e distrigata da q
i di oggetti che non si vedon mai, apprendono e si persuadono che gli
dei
minacciano, spaventano, castigano. Ora ciò non va
e il mito. Strarone — Nelle Opere Da principio le immagini degli
dei
non crano che segni simbolici d’una idea o d’una
ondarono così la mitologia, nella quale sono esposte le vicende degli
dei
, le loro attinenze cogli uomini, il tutto sotto u
forme così leggiadre come presso i Greci, le cui favole intorno agli
dei
(miti, quindi mitologia) furono nella massima par
i e innestate nelle antiche religioni d’Italia… … … . Questo mondo di
dei
, dotati di libertà e bellezza, è rappresentato ne
empo a compire un pianto o un riso. Noi fabbrichiamo sopra i sepolcri
dei
nostri padri, le generazioni future s’impazientan
ui anche i re d’Argo furono detti Abantiadi. Essendovi nell’antichità
dei
tempi favolosi molti eroi e guerrieri famosi col
Si racconta che avendo fabbricato un flauto per Minerva, con le ossa
dei
Pelopidi, egli lo rendesse ai Trojani, i quali cr
seo. Amò passionatamente la guerra. Abas era finalmente il nome d’uno
dei
principali greci che furono uccisi nella memorabi
nella memorabile notte della presa di Troja. 9. Abaster. — Nome d’uno
dei
destrieri di Plutone. 10. Abatos o Abato. — Era i
ta di tutti i beni della terra dall’eterno sorriso e dalle tinte vive
dei
più ricchi colori : tiene nelle mani un corno rov
i a quel re della Tracia. 14. Abellion o Abellione. — Antica divinità
dei
Galli. È credenza di molti chiari scrittori che s
ardo alla vera origine di questi popoli, si perde nella folta tenebra
dei
tempi. 21. Abracadabra. — Nome superstizioso di u
xas. — Divinità singolare che alcnni scrittori vogliono sia la Mithia
dei
Persiani. Si avea una grande venerazione sul suo
sa ognuna per la sua cifra, formano in totale il N.° 365 che è quello
dei
giorni dell’anno. (V. Abracadabra la figura dell’
to lo stesso nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era questo uno
dei
nomi di Mercurio dal suo padre putativo Acaco, fi
uesta fontana la meravigliosa proprietà di far conoscere la sincerità
dei
giuramenti. Si scriveva la formola del giuramento
31. Acamao. — Figlio di Teseo e di Fedra. All’assedio di Troja fu uno
dei
deputati che accompagnarono Diomede onde ridimand
oscere Ethra col figlio suo, e riuscì a salvar tutti e due dalle mani
dei
nemici. 32. Acamarchide — Ninfa figlia dell’ Ocea
’ Oceano e di Teti. 38. Acca. — Sorella e compagna di Camilla, regina
dei
Volsci. Di questa, Dante nel suo Inferno Canto pr
uesto motivo i Romani decretarono gli onori divini. 40. Aceleo. — Uno
dei
figli di Ercole che dette il suo nome ad una citt
acque divennero fangose ed amare ed è uno di quei fiumi che le ombre
dei
morti passavano senza ritorno. Vi sono diversi fi
esso Eliopoli in Egitto. Era questo il luogo destinato alla sepoltura
dei
morti di quella città, per modo che bisognava tra
ngua Egiziana si chiama Caronte, di ricevere nella sua barca le anime
dei
perduti. Di là la favola di Caronte battelliero d
reci fin sulle loro navi, ma avendo in un ultimo scontro Ettore, duce
dei
Trojani, ucciso Patroclo, amico fedelissimo di Ac
us. Il suo culto era celebre nell’isola di Creta. 75. Acmonide. — Uno
dei
Ciclopi. Si dà anche questo nome a Saturno, nonch
a Cœlus come figlio di Acmone. 76. Acœto V. Acoto. 77. Aconte. — Uno
dei
figli di Liacone. 78. Acor. — Dio delle mosche. G
o altari e offerirono sacrifizii ; credettero che le acque del mare e
dei
flumi avessero la virtù di cancellare tutti i pec
peccati. Sofocle nella sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad uno
dei
suoi personaggi queste parole che traduciamo alla
opo che in essa fosse stato spento un tizzone ardente tratto dall’ara
dei
sacrifizii. Alla porta o nel vestibolo dei templi
ne ardente tratto dall’ara dei sacrifizii. Alla porta o nel vestibolo
dei
templi si teneva un recipiente di bronzo pieno d’
me di Acrea a diverse Dee, e più particolarmente a quelle che avevano
dei
tempî dedicati al loro culto sulle montagne, dall
o. 88. Acrise. — Re d’Argo. Avendo consultato l’oracolo seppe che uno
dei
suoi nipoti un giorno l’avrebbe ucciso. Per preve
irritata che lo cangiò in cervo e lo fece divorare dai suoi cani. Uno
dei
cavalli del Sole si chiamava anche Acteone. 93. A
eificata. È comune credenza di molti mitologi che ella sia la Dergeto
dei
Babilonesi e la Venere dei Greci. 97. Adargatide.
di molti mitologi che ella sia la Dergeto dei Babilonesi e la Venere
dei
Greci. 97. Adargatide. V. Adad. 98. Adephagia o A
cia V. Adephagia. 104. Ades. — Così veniva denominato Plutone come re
dei
morti dalla parola greca αιδδης o αδἠς oscuro inv
pari cotesto nome di ades al luogo sotterraneo ove passavano le anime
dei
morti. 105. Adia. — Vale a dire Ateniese sopranno
lbero. Poco di poi Admeta purgò con un sacrifizio il supposto delitto
dei
Samii, e slegata la statua la rimise nel santuari
, Re di una contrada di Tessaglia di cui Phra era la Capitale. Fu uno
dei
principi greci che si riunirono per dare la cacci
sero sempre a causa delle sue grandi virtù. 111. Adod. — Era il Giove
dei
Fenici. 112. Adone. — Giovane di maravigliosa bel
le dame più rinomate per illustri natali, le quali portavano in giro
dei
piccoli canestri pieni di fiori, di ramoscel li d
un culto truce e disumano perchè si lasciavano bruciare sulle sue are
dei
fanciulli. 118. Adrameo o Adraneo. — Divinità il
impedisce di agire : specie di fatalità sempre vegliante a punizione
dei
colpevoii. Gli Egizii mettevano Adrastea al disop
er sottrarsi alle persecuzioni dell’usurpatore che si era impadronito
dei
suoi stati. Egli levò contro i Tebani un formidab
a spedizione che viene ricordata nella storia sotto il nome d’Impresa
dei
sette prodi che assediarono Tebe, sotto le cui mu
e cui mura perirorono quasi tutti. Poco dopo Adrasto persuase i figli
dei
suoi caduti compagni, a vendicarne la morte glori
ondo che narra Pindaro e Euripide. Adrasto era anche il nome di un Re
dei
Dori, che Telemaco uccise a causa della sua perfi
Adulto. — Sotto questo nome veniva invocato Giove nella celebrazione
dei
matrimoni, mentre si dava a Giunone quello di Adu
o per avidità di ricchezze, fece assassinare il suocero e s’impadronì
dei
suoi tesori. Ma non gioì a lungo del frutto del s
vano nei suoi stati. 130. Aetherea. V. Atherea. 131. Aetlio. — Fu uno
dei
figliuoli di Eolo : sposò una giovanetta per nome
di Endimione. In Grecia fu venerato come un eroe. 132. Aetone. — Uno
dei
quattro cavalli del sole, che al dire di Ovidio,
a di Fetonte. Il cronista Claudiano attribuisce lo stesso nome ad uno
dei
cavalli di Plutone, facendo derivare il nome di A
lle Africane. Erano così dette le Esperidi. 147. Africo. — Nome d’uno
dei
principali venti. 148. Afodrisie. — Feste in onor
dio espugnò e distrusse Troja. È anche conosciuto sotto il nome di Re
dei
Re, perchè aveva il comando supremo di quell’eser
sotto il nome di Aganipidi. 156. Agapenore. — Figlio di Anceo fu uno
dei
principi che avrebbero voluto sposare Elena. Egli
. 157. Agastene. — Re degli Elleni, e padre di Polissene. Egli fu uno
dei
principi che si recarono allo assedio di Troja. 1
serpenti alati che essi adoravano come divinità. 162. Agathone. — Uno
dei
figli di Priamo re di Troja. 163. Agatirno. V. Ag
re senza di lei. Agenore era anche il nome di un re di Argo, e di uno
dei
figli di Antenore. 175. Agenoria o Agerone. — Dea
Arcadi, che Apollo giudicò più felice di Gige perchè viveva contento
dei
legumi del suo piccolo orticello. 185. Aglaonice.
ma umana fosse sagrificato un bue. 189. Aglibolo. — Era uno degli Dei
dei
Palmiri. Negli antichi monumenti si trova sempre
Feste che si celebravano in onore di Bacco. 199. Agrao o Agray. — Uno
dei
Titani che dettero la scalata al cielo. 200. Agra
di Parthaone e padre di Tersite. Vi furono anche due altri Agrio, uno
dei
quali fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agri
i fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agrio è anche il nome di uno
dei
Titani che dettero la scalata al cielo e che morì
Parche. 207. Agriodo. — Vale a dire dente feroce : era il nome di uno
dei
cani d’Atteone. 208. Agrionie. V. Agranie. 209. A
pio ch’ella aveva in Agra, città dell’Attica. 212. Agrota. — Divinità
dei
Fenici. 213. Agrotera. V. Agroletera. 214. Agyeo.
strade erano sotto la protezione di lui. Gli Ateniesi avevano ancora
dei
numi detti Agyei ai quali essi sacrificavano per
bliche strade, e agli spettacoli del circo : essi si servivano perciò
dei
versi d’Omero, di Virgilio, e di altri poeti. 216
o, che l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò per uno
dei
suoi nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aidone, ric
ine o Aloe — Conosciuto più comunemente sotto il nome di Aloo. Fu uno
dei
giganti più ricordati dalle cronache mitologiche,
e Ajaci, ma sono tutti discordi circa alla storia ed alla discendenza
dei
medesimi, ed ai fatti che vengono loro attribuiti
sono menzionati da quelli scrittori che godono più credito. Oileo, re
dei
Locresi, ebbe un figlio a nome Ajace. Fu uno dei
ù credito. Oileo, re dei Locresi, ebbe un figlio a nome Ajace. Fu uno
dei
principi Greci che combatterono all’assedio di Tr
del loro personale valore, cessarono dal combattere e si scambiarono
dei
ricchi doni, che per altro furono loro funesti ;
rebbe forse taluno credere ovvia, è pure necessaria per intendere uno
dei
più bei passi di Ovidio Come ha cosi parlato, al
uillara). 221. Ajacee. — Feste in onore di Ajace. 222. Ajdoneo. — Re
dei
Molossi. Egli imprigionò Teseo, perchè d’accordo
ricacciati dalla città, ed allora Camillo, per espiare la negligenza
dei
magistrati nel non aver voluto prestar fede alla
ch’egli edifico in Beozia e che da lui prese nome. 230. Alastore uno
dei
Cavalli di Plutone. Fu anche il nome del fratello
che il nome del fratello di Neleo, figlio di Nestore ; e quello d’uno
dei
compagni di Sarpedone che fu ucciso da Ulisse all
re dell’isola di Corcira. Il suo nome divenne celebre per la bellezza
dei
giardini da lui coltivati, o piuttosto per le mer
e, sull’adulterio di Marte e Venere. 247. Alcio. — Una delle divinità
dei
Germani. Si crede comunemente che sotto questo no
ante, fratello di Porfirione. Egli uccise in un combattimento quattro
dei
seguaci di Ercole, e voleva uccidere Ercole stess
il nome di Alcione. Alcione era anche una delle figliuole d’Eolo, re
dei
venti della stirpe di Deucalione. Amò con tanta p
ue sorelle e le schiave alla tessitura della lana, durante il periodo
dei
giorni sacri in cui si celebravano le orgie in on
lle tre Furie infernali dette anche Eumenidi. 258. Alectore. — Fu uno
dei
capi Argivi che assediarono Tebe. 259. Ale-Deo. —
Germani che essi deificarono ed adorarono. 263. Alemona Dea tutelare
dei
fanciulli prima della loro nascita. 264. Alemonid
i templi che fece fabbricare. 266. Aleppo V. Alope. 267. Aleso. — Uno
dei
figliuoli d’Agamennone. Temendo che Egisto e Clit
ll’abbondanza nella mano sinistra, e affiancata da due fanciulli, uno
dei
quali porta un ramo di palma. 291. Allodola. — So
gara. Teneramente ininnamorata di Minos re di Creta nemico dichiarato
dei
Megaresi ; essa tagliò a suo padre un capello a c
e invocato dalle armate nemiche. 293. Allirozio o Allyrotio. — Fu uno
dei
figliuoli di Nettuno. La tradizione mitologica ci
onciamente che Allirozio rimase ucciso. Le opinioni degli scrittori e
dei
cronisti della favola discordano generalmente sul
territorio di Roma. Fu padre della ninfa Lara. 295. Almopo. — Fu uno
dei
giganti che dettero la scalata al cielo. 296. Alo
se non la configurazione allegorica della discordia che armò la mano
dei
due invincibili e li spinse a distruggersi fra lo
al suo furore uccise i suoi zii. Allora, Altea per vendicare la morte
dei
suoi fratelli, gettò nel fuoco il fatale tizzone
si uccise per disperazione. 304. Altepo. — Figlio di Nettuno, fu uno
dei
rè di Egitto. 305. Altio. — Soprannome di Giove.
a di ambrosia vive E tardi vede l’ora della morte ; Intreccia con gli
dei
danze festive, E con Mercurio e coi Sileni mesce
eramente cresce : E si domanda il bel loco selvaggio Bosco sacro agli
dei
, nè giammai porta O mano o ferro a quelle plante
billa di Cuma. 312. Amanio. V. Amano. 313. Amano o Amanio. — Divinità
dei
Persiani. È credenza generalizzata che fosse il s
i ne aveano fatta una divinità speciale. I Romani le aveano innalzati
dei
templi a cui sagrificavano con maggior frequenza
a voragine a cui davano il nome di Amente, accogliesse tutte le anime
dei
morti, e che di là dopo qualche tempo andassero a
articolare della Grecia, ove avea tempii ed altari. 336. Amico. — Uno
dei
compagni di Enea che fu ucciso da Turno re dei Ru
ari. 336. Amico. — Uno dei compagni di Enea che fu ucciso da Turno re
dei
Rutoli. …………… Amico, un cacciator ch’era iu camp
e figlie di Niobe. Era anche così detta una delle principali divinità
dei
Giapponesi. 338. Amisodar. — Re della Licia. La t
a tradizione mitologica ei porge il destro di richiamare l’attenzione
dei
nostri lettori, su quanto noi dicemmo nello Studi
he da questa comunanza fatta da lui, che furono generati i cieli, gli
dei
immortali e la terra. Platone asserisce essere l’
un satiro e di una Ninfa, fu amico di Bacco, il quale ebbe anche uno
dei
sacerdoti del suo culto conosciuto sotto l’istess
glio di Clori, e padre di Mopso, di cui nell’articolo precedente. Uno
dei
figli di Pelia viene anche ricordato sotto questo
stessa denominazione a Polluce. 356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re
dei
Bebrici. Vi fu anche uno dei più famosi centauri
ce. 356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re dei Bebrici. Vi fu anche uno
dei
più famosi centauri compagno di Enea, che ebbe qu
alla parola greca Λναξ che significa protettore. 361. Anachiso. — Uno
dei
quattro Dei Lari o Penati adorati dagli Egiziani.
e avevano fatta una divinità. 366. Anaitide o Anetide. — Era la Diana
dei
Persiani. 367. Anamelech. — V. Adramelecco. 368.
rudeltà di Anaxarete, l’avesse cangiata in roccia. 377. Anasel. — Uno
dei
figliuoli di Castore e di Febea. Nel tempio fabbr
tale notizia. 381. Ancarla. — Dea che veniva invocata nell’escursione
dei
nemicl. 382. Ancarlo. — vedi Anchialo. 383. Anceo
omento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da uno
dei
suoi ufficiali, che il cignale di Calidone devast
chialo o Ancario. — I Pagani credevano che così fosse nominato il dio
dei
Giudei. Vi fu anche un greco, figlio di Menteo ch
te. 389. Anculo e Ancula. — Erano, al dire di Festo le deità tutelari
dei
servi e delle serve. Venivano così denominate dal
3. Andrastea. — Vedi Andate. 394. Andremone. — Padre di Toaso, fu uno
dei
capi Greci che assediarono Troia. Vi fu anche un
so. — Figlio d’Eurimaco che dette il suo nome all’isola d’Andros. Uno
dei
figli di Anio veniva anche così denominato. 403.
decreti si ritenevano come altrettanti oracoli. 411. Anfiloco. — Uno
dei
figli di Anfiareo. Ritornato dall’assedio di Troi
ccise trapassandosi il seno con un pugnale. 416. Anfinomo. — Un altro
dei
pretendenti alla mano di Penelope. Telemaco lo uc
n greco αγγελος messaggiero, perchè Mercurio era il messaggiere degli
dei
. 426. Angelio. — Figliuola di Giove e di Giunone.
le divenne d’una estrema bianchezza. 427. Angelo. — Fu il nome di uno
dei
figli di Nettuno. 428. Angeronale. — Nel giorno 2
. — Mostro la cui tortuosa maniera di strisciare, somigliava a quella
dei
serpenti. Ovidio dà questo nome ai giganti che vo
di Anio a seguirlo alla guerra, contando che col loro aiuto, l’armata
dei
Greci non avrebbe mai patito difetto di provvigio
a all’anno e alla quale durante il mese di marzo, si facevano in Roma
dei
grandi sacrificii. Discorde è l’opinione dei mito
rzo, si facevano in Roma dei grandi sacrificii. Discorde è l’opinione
dei
mitologi su questa divinità : gli uni vogliono ch
de Libro VI. trad. di V. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno degli
dei
di Atene. Vi erano dei genii che si veneravano so
. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno degli dei di Atene. Vi erano
dei
genii che si veneravano sotto la denominazione di
ne delle cose passate. 460. Anthello. — V. Antelio. 461. Anteo. — Uno
dei
figli di Antenore. vedi Antenore. Fu ucciso da Pa
Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal nome uno
dei
capitani di Enea. 462. Antesforle. — Feste in ono
bre. 464. Anthio. — Da Anthius che vuol dire fiorente. Era questo uno
dei
soprannomi di Bacco. 465. Anthione. — Era questo
ggior trattamento. 467. Anthoro o Antoreo. — Fu questo il nome di uno
dei
compagni più fidi di Ercole e poi di Evandro — Eg
li uomini per mezzo delle più seducenti illusioni. 472. Antifo. — Uno
dei
figli di Priamo. Agamennone l’uccise insieme a su
re lo ebbe così caro che dopo la sua morte lo fece annoverare fra gli
dei
. 477. Antipate. — Re dei Lestrigoni. V. Lestrigon
dopo la sua morte lo fece annoverare fra gli dei. 477. Antipate. — Re
dei
Lestrigoni. V. Lestrigoni. 478. Antistene. — Prin
ii che lo adoravano sotto la forma di un cane. Discorde è la opinione
dei
più rinomati scrittori mitologici su tale persona
V. Monti. A proposito di questo articolo, richiameremo l’attenzione
dei
nostri lettori su quanto dicemmo nello Studio pre
bile) adoperata dai pagani ad esprimere, come vedemmo dalle citazioni
dei
classici, la maniera con la quale gli Dei si pale
o re un loro concittadino a nome Melanto, che accettò la sfida del re
dei
Beozii. Melanto trionfò con un’astuzia del suo ne
io Api, scoprivano un toro che aveva se non tutti, almeno buon numero
dei
requisiti voluti per rappresentare il dio Apis, p
chè Mercurio glieli rubò. Allora si unì a Nettuno nella fabbricazione
dei
mattoni di cui si serviva Laomedone, per riedific
i per il loro amore alla poesia ed alla musica. 516. Arcesilao. — Uno
dei
capi della Beozia che assediarono Troia. 517. Arc
arba. 521. Archiloco. — Poeta greco a cui si attribuisce l’invenzione
dei
versi dette jambici o giambici. Archilocum prop
, concesse sua figlia in moglie ad un altro. Allora Archiloco scrisse
dei
versi contro il padre della sua amata, così satir
enivano designati con questo nome. 534. Areta. — Moglie di Alcinoo re
dei
Proci. 535. Aretusa. — Figlia di Nereo e di Dori
Sicilia e per conseguenza prima di gettarsi nell’ Aretusa, il letame
dei
cavalli e delle vittime preparate per la celebraz
e a stabilirsi in Italia, ordinò ai suoi seguaci di gittare nel Tebro
dei
fantocci fatti di giunco e abbigliati alla manier
di Ercole che egli ebbe carissimo. 545. Argesio. — Fu il nome di uno
dei
ciclopi fabbricante dei fulmini di Giove. 546. Ar
carissimo. 545. Argesio. — Fu il nome di uno dei ciclopi fabbricante
dei
fulmini di Giove. 546. Argia. — Figlia di Adrasto
ibuisce a cotesto personaggio la strana facoltà di avere cento occhi,
dei
quali cinquanta erano sempre aperti, e gli altri
570. Arimomanzia. — Vedi Axinomanzia. 571. Ario. — Fu il nome di uno
dei
più famosi centauri che combatterono i Lapidi. 57
li Dei e particolarmente venerato dai pastori. 575. Aristobula. — Uno
dei
soprannomi di Diana. 576. Aristone. — Nome di un
da un nipote di Ercole per nome Ippote, che lo avea creduto una spia
dei
nemici. Appena morto Arno un’orribile pestilenza
quando si mandasse in esilio l’uccisore di Arno, e fossero stabiliti
dei
giuochi funebri in memoria di lui. Gli Eraclidi s
del corpo. In un giorno di battaglia essa liberò il padre dalle mani
dei
suoi nemici, ponendo in fuga un drappello di quel
la punta acutissima mori fra i più atroci tormenti. 593. Arsace. — Re
dei
Parti, Ammiano Marcellino narra, nelle sue cronac
. — Nome della Sibilla Delfica, detta similmente Dafne. Era anche uno
dei
soprannomi di Diana da alcune feste dette Artemis
igliuoli. Qualche tempo dopo la fondazione di Roma, essendo morto uno
dei
figliuoli di Acca Laurenzia, Romolo per attestare
e il posto del morto rimanendo per tal modo sempre a dodici il numero
dei
seguaci di Acca nell’offerta del sacrificio agli
nguillara. Vi fu anche un altro Ascalafo, figlio di Marte che fu uno
dei
più rinomati guerrieri Greci, che assediarono Tro
rinomati guerrieri Greci, che assediarono Troia. 604. Ascalapo. — Uno
dei
capitani Greci che assediarono Troia, nativo d’ O
assai versato in medicina. Secondo che riferisce Apuleio nel IV libro
dei
suoi Fiori, e Plinio nelle sue storie, veniva att
i. 608. Asclepie. — Feste in onore di Esculapio. 609. Asclepio. — Uno
dei
soprannomi di Esculapio : da ciò le feste di cui
licona. Si dicevano invasi da furore Ascreo coloro che improvvisavano
dei
versi. Che da furor Ascreo spinti, e commossi S’
v. Rosa La poesia Satira 2. 612. Asera. — Detto anche Aseroth idolo
dei
Cananei. 613. Asfalaja. — V. Sicurezza. 614. Asfa
i Creta dove era particolarmente venerato. Asio si chiamava anche uno
dei
fratelli di Ecuba. 619. Asopo. — Figlio dell’ Oce
. — V. Axinomanzia. 624. Assur. — V. Ansur. 625. Astaroth. — Divinità
dei
Sidonii. Veniva onorato sotto la forma di una gio
a che Giove trasformato in toro rapisse Europa. 628. Asterione. — Uno
dei
più rinomati Arganauti. Asterione fu anche il nom
i. 631. Asteropeo. — Giovane guerriero che essendo venuto in soccorso
dei
Troiani fu ucciso da Achille quando questi ripres
lena, la quale fu non meno della sua padrona famosa per la corruzione
dei
suoi costumi. 634. Astianatte. — Unico figlio di
i, i quali vedevano in lui un giusto vendicatore dell’antica fortezza
dei
Troiani. Calcante indovino greco consigliò la mor
o crudele ma utile, Ulisse cercò da per ogni dove l’illustre rampollo
dei
re Troiani, onde farlo morire ; ma le ricerche ri
piro. 635. Astidamia. — Una delle mogli di Ercole. 636. Astilo. — Uno
dei
centauri che consigliò ai suoi compagni a non int
otto il nome di Ialmeno si distinse poi all’assedio di Troia come uno
dei
più famosi generali dell’armata Greca. Vi fu anch
che fu una delle figliuole di Niobe. V. Niobe. 639. Astioco. — Fu uno
dei
figliuoli di Eolo Dio dei venti, il quale dopo de
di Niobe. V. Niobe. 639. Astioco. — Fu uno dei figliuoli di Eolo Dio
dei
venti, il quale dopo del padre regnò nelle isole
osì denotati i figli di Astreo e di Eribea. La favola li dipinge come
dei
Titani che avessero voluto dare la scalata al cie
rena. — V. Astirena. 649. Astreo. — Uno di Titani padre degli Astri e
dei
venti ; Vedendo che i suoi fratelli avean dichiar
vendo seguito il consiglio della dea di gettare cioè lungo il cammino
dei
pomi di oro che Atalante si fermò a raccogliere i
Divinità che presiede alle une e alle altre. Infine essa è la Minerva
dei
Greci. Gli antichi dissero che ella uscisse dal c
so dall’origine favolosa del Palladio V. Palladio. 667. Ati. — Fu uno
dei
sacerdoti di Cibele e il più famoso fra gli amant
i una giovane rivale, e che dopo di ciò lo avesse ricevuto nel numero
dei
suoi sacerdoti. Tutto ciò che evvi di vero sotto
idiano. È questo uno degli episodi più truci che ci ricordi la storia
dei
tempi favolosi. 674. Atridi. — Così furono detti
e. — Secondo le cronache del mitologo Fulgenzio, così si chiamava uno
dei
cavali che tiravano il carro del sole quando avve
fu riconosciuta dagli Orcomeni come un eroe : e gli vennero innalzati
dei
monumenti. 678. Auge. — V. Augea. 679. Augea o Au
Elide. Egli stabili con Ercole che gli avrebbe ceduto la decima parte
dei
suoi bestiami, quando lo avesse aiutato a netture
Auspicii. — Cerimonie con le quali si pretendeva scoprire la volontà
dei
Dei. Gli auspicii erano sacerdoti o indovini dett
me. — Fu un’altra delle cinquanta Nereidi. 691. Autoleone. — Generale
dei
Crotoniati. Combattendo un giorno contro i Locri,
oscevano che dua sole. Una Auxo, l’altra Egmona. 700. Aventino. — Uno
dei
figli di Ercole e della sacerdotessa Rea. Egli co
ani credevano comuni a tutti i popoli. B 715. Baal. — Divinità
dei
Caldei, dei Babilonesi e dei Sidonii. Per breve t
o comuni a tutti i popoli. B 715. Baal. — Divinità dei Caldei,
dei
Babilonesi e dei Sidonii. Per breve tempo venne a
i popoli. B 715. Baal. — Divinità dei Caldei, dei Babilonesi e
dei
Sidonii. Per breve tempo venne anche adorata dal
lo adorava come principale divinità il sole, così è generale opinione
dei
mitologi che sotto il nome di Baal si venerasse i
significa alleanza. 717. Baal-Fegor, Bellegor o Belfegob. — Divinità
dei
Moabiti. La fornicazione, al dire della Bibbia, e
i Arabi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano come il più grande
dei
loro Dei. Nella lingua di quei popoli Baal-Semen
fuga agli Ebrei. Da ciò il nome che porta. 723. Baaltide. — Divinità
dei
Fenicii, adorata particolarmente nella città di B
Saturno da cui non ebbe che delle figliuole È la luna, ossia la Diana
dei
Greci. 724. Babelle. — È opinione di non pochi sc
come una intrapresa contro il cielo), abbia dato origine alla favola
dei
giganti o Titani, che imponendo montagne sopra mo
eva per un circuito di sessanta miglia, ed ebbe cento porte. Ciro, re
dei
Persiani, la distrusse dopo averla messa a sacco.
i Persiani, la distrusse dopo averla messa a sacco. Cambise, altro re
dei
Persiani, edificò in Egitto una città, alla quale
hiamavano anche queste cerimonie Dionisiache da Dionisio, che era uno
dei
soprannomi di Bacco. In Atene la ricorrenza e cel
scita, fu pessimo di costumi, ed il suo nome andò perduto nella notte
dei
tempi. Nel principio che in Grecia furono stabili
i tenevano nel bosco sacro alla dea Simula o Stimula : però la unione
dei
due sessi fu cagione di gravi disordini, onde il
ose grida, cantando le vittorie del loro dio. Durante la celebrazione
dei
baccanali, esse, appena coperte d’una pelle di ti
e lo rinchiuse nella sua coscia diritta, ove lo tenne fino al termine
dei
nove mesi. L’infante che nel corpo era imperfett
li punì severamente Penteo, per essersi opposto alle solenni oscenità
dei
suoi riti ; trionfò di tutt’i suoi nemici, ed usc
o personaggio della cronaca mitologica, noi metteremo sotto gli occhi
dei
nostri lettori un parallelo storico, che, secondo
islatore d’ Israello. Questo parallelo, che noi, seguendo le opinioni
dei
suddetti scrittori, presentiamo ora all’attenzion
do le opinioni dei suddetti scrittori, presentiamo ora all’attenzione
dei
nostri lettor, gioverà allo strenuo sviluppo di u
informatrici di questo lavoro ; quella cioè, della esistenza non solo
dei
miti allegorici in tutte le religioni, miti che n
figliuole femmine. 739. Bali. — Cotitto, dea del libertinaggio, aveva
dei
sacerdoti conosciuti sotto il nome di Bali, i qua
loro la vendetta della stessa dea Cotitto. 740. Ballo. — Nome di uno
dei
cavalli di Achille. Omero dice che erano immortal
Omero dice che erano immortali e figli di Zeffìro. 741. Bapto. — Uno
dei
sacerdoti Bali della dea Cotitto, di cui si celeb
scenità. — V. Bali. 742. Baraico, detto anche Buroico. Era questo uno
dei
soprannomi d’ Ercole, che gli veniva da una città
o aver pregato nel tempio, gittavano la sorte con quattro dadi, sopra
dei
quali erano incise alcune figure e geroglifici, e
oracolo, l’interpetrazione corrispondente al segno ottenuto dal getto
dei
dadi. 743. Barbata. — Soprannome dato a Venere, c
si ai Druidi. 745. Basilea. — Figliuola di Urano e di Titea e sorella
dei
Titani. Si crede che sia la stessa che Cibele o G
Tracia, per andarsi a stabilire nella Bitinia. Sotto pretesto di dare
dei
pubblici giuochi, essi, al dire di Lucano, attira
n becco marino. 756. Beelfegob. — V. Baal-Fegor. 757. Bel. — Il Giove
dei
Caldei, il quale, secondo la tradizione mitologic
lo morire. Gli furono inoltre suscitati contro una infinità di nemici
dei
quali egli trionfò sempre, rimanendo, per valore
issa, soprannominata Didone. Belo era del paro la più grande divinità
dei
Bibilonesi, i quali le innalzarono un tempio che
bellissima descrizione. 772. Belzebù. — Una delle principali divinità
dei
Sirii. Nella sacra Bibbia, si dà questo nome al p
divinità dei Sirii. Nella sacra Bibbia, si dà questo nome al principe
dei
demoni. Presso gli Accaroniti era ritenuto il dio
a, sempre sanguinosa, era coperta di mosche. 773. Bendide. — Divinità
dei
Tracii. Era la stessa che la Diana dei Greci e de
sche. 773. Bendide. — Divinità dei Tracii. Era la stessa che la Diana
dei
Greci e dei Romani. 774. Bendidie. — Feste in ono
endide. — Divinità dei Tracii. Era la stessa che la Diana dei Greci e
dei
Romani. 774. Bendidie. — Feste in onore di Diana
taluni che fosse qualche eroe dell’antica Roma. 777. Bergioso. — Uno
dei
figli di Nettuno che fu ucciso da Ercole. 778. Be
quale aveva una magnifica capellatura, che ella recise ed offrì agli
dei
, per la prosperità delle armi di suo marito. Tolo
alto Egitto, che portava lo stesso nome. 784. Betannoni. — Soprannome
dei
Coribanti, sacerdoti che presero cura dell’infanz
chiamato, che fu ucciso da Agamennone. 788. Bibesia ed Edesia. — Dee
dei
banchetti : una presiedeva al vino, l’altra alla
Bicornigero. — V. l’articolo precedente. 794. Bidentali. — Sacerdoti
dei
Romani, essi presiedevano alle cerimonie espiator
una palizzata, per impedire che vi si caminasse. 796. Bieunio. — Uno
dei
sacerdoti Coribanti o Cureti, che presero cura di
ampo di lui una terribile pestilenza e ottenne da Eolo la sospensione
dei
venti, onde impedire ai Greci di andare a Troia.
iunti al tempio, tutti gli astanti felicitarono quella madre per aver
dei
figliuoli così affettuosi, ed ella stessa, dolcem
più, poichè la Dea avea loro nel sonno mandata la morte come il sommo
dei
beni a cui l’uomo possa agognare. Gli abitanti di
eco Βους, bove, ed ωφδος, occhio, era così denominata Giunone a causa
dei
suoi grandi occhi. 816. Boote. — Costellazione vi
uomo giovane avvolto in un mantello. 818. Boreadi. — Nome patronimico
dei
figli di Borea. 819. Boschi sacri. — I pagani ave
che lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo in uno
dei
suoi sacri recinti. Lo stesso autore fa similment
hille allora, altamente sdegnato, non volle più combattere nelle file
dei
Greci contro i Troiani, ma poi la morte di Patroc
schiacciar l’uva per estrarne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno
dei
più valorosi capitani dei Lacedemoni. Dopo la sua
arne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno dei più valorosi capitani
dei
Lacedemoni. Dopo la sua morte gli fu innalzata da
sogni. 832. Bromio. — Altro soprannome di Bacco. 833. Bromuso. — Uno
dei
centauri ucciso da Ceneo. 834. Bronte. — Famoso c
significa tuono. Veniva dato codesto soprannome a Giove, come padrone
dei
fulmini e dei tuoni. 836. Broteo. — Figlio di Vul
o. Veniva dato codesto soprannome a Giove, come padrone dei fulmini e
dei
tuoni. 836. Broteo. — Figlio di Vulcano e di Mine
cronache, racconta invece che la moglie di Fauno, avendo contro l’uso
dei
tempi bevuto del vino, fosse dal marito fatta mor
vinità. 847. Buono. — Si dava questo semplice nome al buon Genio, Dio
dei
bevitori, il quale per questa ragione veniva sove
i Baraico. 853. Busiride. — Figlio di Nettuno e di Lidia. Egli fu uno
dei
più crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva per costum
parava la stessa sorte. È generale credenza, avvalorata dall’opinione
dei
migliori scrittori, che Busiride sia lo stesso ch
i fu costretto ad abbandonare gli stati del padre putativo, Amico, re
dei
Bebrici, il quale non volle riconoscerlo. Egli al
auta, ed un figlio di Pandione, re d’Atene, al quale venivano offerti
dei
sacrifizii come ad un Dio. 856. Butrota. — Città
elebri. 866. Cabro, o Calabro. — Dio a cui s’offerivano in sacrificio
dei
piccoli pesci salati. Il suo culto era celebre in
Caca. — Sorella di Caco. Si pretende ch’ella avesse palesato il furto
dei
buoi che suo fratello aveva fatto ad Ercole, e ch
lla propria caverna, dove li fece entrare a ritroso, affinchè le orme
dei
piedi non avessero palesato il fatto ; ma passand
denti, e, come per incanto, uscirono dalla terra degli uomini armati,
dei
quali solo cinque rimasero fedeli a Cadmo e lo ai
vendo novellamente consultato l’oracolo, per interrogarlo sulla sorte
dei
suoi figli, ne ebbe in risposta che erano loro ri
racia. V. Arpie. Essi furono uccisi da Ercole durante la celebrazione
dei
giuochi funebri di Pelia. Vengono rappresentati c
5. Calcante. — Famoso indovino, figlio di Testore, che seguì l’armata
dei
Greci all’assesedio di Troja, ….. In piedi allor
Frisso da cui ebbe molti figliuoli. Il padre di lei, per impadronirsi
dei
tesori di Frisso, lo fece assassinare ; onde ella
di Giunone. Alecto prese la figura di lei per presentarsi a Turno, re
dei
Rutuli. 895. Calicea. — Una delle figlie di Eulo
lianira. — Ninfa che presiedeva alla buona condotta, ed alla decenza
dei
costumi. 903. Callianira. — V. Callianasse. 904.
più antica e la più generalizzata opinione è che Calligenie fosse uno
dei
soprannomi di Cerere stessa. 906. Calliope. — Una
ra. — Ebbe questo nome una donna greca, la quale, ricorrendo il tempo
dei
giuochi olimpici, a cui non era permesso alle don
ndo frenare i trasporti della gioia materna nel vederio fra il numero
dei
vincitori, essa fu riconosciuta, arrestata e cond
te che si fossero celebrati i giuochi olimpici. 908. Callipica. — Uno
dei
soprannomi di Venere, che le veniva dalla bellezz
ell’Oceano e moglie di Crisaore, che la rese madre di due mostri, uno
dei
quali fu Gerione, famoso gigante a tre teste ; e
giovanette al momento di compiere il rito nuziale. 916. Camena. — Dea
dei
Romani. S. Agostino nelle sue opere ce la ricorda
a, il quale divise con Giano l’autorità reale. 920. Camilla. — Regina
dei
Volsci. Sostenne lungamente in persona l’armata d
collettivo Camilli tutti quel giovanetti che servivano alle cerimonie
dei
sacrifizii ; come venivano dette Camille le giova
uale dette il suo nome. 924. Camos. — Secondo il Vossio, il Dio Camos
dei
Moabiti era lo stesso che il Como dei Romani e de
Secondo il Vossio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como
dei
Romani e dei Greci. Il re Salomone, per compiacer
ssio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como dei Romani e
dei
Greci. Il re Salomone, per compiacere ad una dell
i. — V. Elisi. 928. Camulo. — Veniva così chiamata una delle Divinità
dei
Savizii. Si crede che fosse lo stesso che il Dio
sentato con una picca ed uno scudo. 929. Canaca. — Era il nome di uno
dei
cani di Acteone. Questa parola in greco significa
fosse Nettuno o altro, ebbe molti figliuoli, fra cui Ifimedia, madre
dei
famosi Aloidi. 931. Canacea. — Altra figliuola di
vvolgeva la sua nascita. Il padre di Canacea, furibondo per l’infamia
dei
suoi figliuoli, fece divorare dai suoi cani il ne
uella fontana, onde bagnarvisi. 934. Canero. — Animale della famiglia
dei
molluschi, comunemente detto ragosta. Giunone ne
nio nelle sue opere, dice che i pagani avevano in gran conto la carne
dei
cani giovani, la quale offerivano in sagrifizio a
nte Etna in Sicilia, in un tempio consagrato a Vulcano, si crescevano
dei
cani, ritenuti come sacri, i quali lasciavano che
el Dio Canope, volle con una sfida, provare il contrario, e le statue
dei
due numi furono messe alle prese insieme. Si acce
in mezzo al quale fu posta la statua di Canope, e con grande sorpresa
dei
Caldei, essi videro ben presto uscire da quella u
empio bestemmiatore, l’Alighieri fa dire a Virgilio : …… Quel fu un
dei
sette regi, Ch’assiser Tebe, ed ebbe, e par ch’eg
e padre del famoso Anchise, principe Trojano. 948. Capitolino. — Uno
dei
più conosciuti soprannomi di Giove, a cagione del
È ancora a notare che nella città di Mendes, le vittime più ordinarie
dei
sagrificii erano le pecore, e si avea gran cura d
, offerisse un sacrificio a quella Dea. 957. Cardea o Cardinea. — Dea
dei
ganci delle porte ; essa faceva parte dei Penati
7. Cardea o Cardinea. — Dea dei ganci delle porte ; essa faceva parte
dei
Penati o Lari. 958. Cardinea. — V. Cardea. 959. C
La Favola racconta essere Cariddi una donna la quale, avendo involato
dei
buoi ad Ercole, fu fulminata da Giove e cangiata
ale veniva attribuita l’invenzione della musica. Era anche questo uno
dei
soprannomi di Giove, per il culto particolare con
74. Carmentis-Flamen. — Con questa denominazione veniva designato uno
dei
quindici flamini di Roma, addetto al particolare
mpre in sacrificio il lardo e la fava. 976. Carnea. — Dea particolare
dei
fanciulli : essa s’invocava sovratutto nelle loro
re di Virgilio, il navicellajo dell’Inferno, che traghettava le ombre
dei
morti sulle rive del fiume Acheronte, per una mon
iodoro dice che la vittoria che Agatocle riportò sopra i Cartaginesi,
dei
quali fece grande strage, fu conseguenza della ve
de. Il re allora consultò l’oracolo per sapere come placare lo sdegno
dei
numi, e ne ebbe in risposta che il mostro sarebbe
li astri. 989. Cassotide. — Era questo, al dire di Pausania, un altro
dei
nomi della fontana conosciute più comunemente con
burrasca, furono vedute aggirarsi alcune flammelle intorno alla testa
dei
due Tindaridi, e che un momento dopo l’apparizion
luce. A questo proposito noi non possiamo non richiamare l’attenzione
dei
nostri lettori, sulla grande somiglianza che pass
ri lettori, sulla grande somiglianza che passa tra la pagana credenza
dei
fuochi di Castore e Polluce, e quella cattolica d
a pagana credenza dei fuochi di Castore e Polluce, e quella cattolica
dei
fuochi di S. Elmo e di S. Nicola, a cui anche ogg
olluce divise con Castore, i Romani rinnovavano ogni anno nella festa
dei
Tindaridi una tale memoria, facendo passare innan
sta dei Tindaridi una tale memoria, facendo passare innanzi al tempio
dei
due fratelli un uomo montato su di un cavallo, co
o destidero, su cui non montava alcuno ; volendo con ciò spiegare che
dei
due fratelli uno solo poteva stare nel mondo, qua
a della Favola è forse fondata sopra il movimento della costellazione
dei
gemelli, imperocchè delle due stelle che formano
ui non poteva vivere lontano. Essi furono annoverati fra i più grandi
dei
della Grecia, e furono loro innalzati due magnifi
guerrieri, i quali apparivano durante la mischia vestiti alla maniera
dei
due Tindaridi. Castore veniva soprannominato il d
maniera dei due Tindaridi. Castore veniva soprannominato il domatore
dei
cavalli, perchè era abilissimo nel maneggio di qu
bate. — Soprannome dato a Giove, che gli veniva dai prodigi per mezzo
dei
quali si credeva che egli palesasse agli uomini l
iva così chiamato il sovrano pontefice, che presiedeva al culto degli
dei
infernali e terrestri. 997. Catadriani. — Nome ch
rfosi Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. 1006. Cauro. — Nome di uno
dei
principali venti. 1007. Cauto. — Dio della pruden
ossia il terrore e il timore. Omero però dice che questi erano i nomi
dei
cocchieri di Marte e non dei suoi cavalli. 1013.
Omero però dice che questi erano i nomi dei cocchieri di Marte e non
dei
suoi cavalli. 1013. Cavalli di Reso. — V. Reso. 1
e così ebbe fine con la distruzione totale della città e dell’armata
dei
Teucri, il decenne assedio della famosa città di
logica, per aver condotto un gran numero di soldati Traci in soccorso
dei
Trojani, assediati dai Greci. 1019. Cebo, Cepo o
pantera, della grandezza di quello d’una capra. 1020. Cebrione. — Uno
dei
giganti che mossero guerra agli Dei. Fu ucciso da
e Priamo. Patroclo l’uccise allo assedio di Troja. 1021. Cecio. — Uno
dei
venti che spira prima del tempo dell’equinozio. 1
furto e di brigantaggio, e fabbricò la città di Preneste. Avendo dato
dei
giuochi pubblici, egli esortò i cittadini a fonda
olo precedente. 1025. Cecropea. — Più comunemente Cecropiana, era uno
dei
soprannomi di Minerva come protettrice di Atene,
rdauso, per le ragioni precedenti, e anche ad Apollo, per la venalità
dei
suoi oracoli. 1029. Cedippe. — V. Acroncio. Vi f
to da Minerva. La Dea in prova d’affetto gli attaccò sulla fronte uno
dei
capelli della testa di Medusa, e con quel talisma
uggitive : così venivano denominate le ore. 1040. Celeste. — Divinità
dei
Fenici e dei Cartaginesi : aveva nell’ Africa set
sì venivano denominate le ore. 1040. Celeste. — Divinità dei Fenici e
dei
Cartaginesi : aveva nell’ Africa settentrionale u
arono querela coi Lapidi. Altra razza mostruosa. Il grido di richiamo
dei
Centauri rassomigliava al nitrito di un cavallo.
ndenti furono detti Centauri. Essi furono i primi a montare sul dorso
dei
cavalli : da ciò la favola della doppia natura di
a non valse. V. Monti. — Musogonia. 1052. Ceo. — Così avea nome uno
dei
Titani, figliuoli della terra, che dettero la sca
nte Tifone e da Echidna I pagani credevano ch’egli divorasse le anime
dei
dannati che tentavano uscire dall’ inferno. Quand
mente distinte fra loro. Io poi l’augusta Cerere mi sono, Dei numi e
dei
mortai primo sostegno. E gioia prima……… Cosi diss
rio. Si aveva per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu uno
dei
sacerdoti di Cerere che sovraintendeva ai misteri
e che sovraintendeva ai misteri di quella Dea. 1066. Cerphafo. — Uno
dei
figli di Eolo e bisavo di Fenicia. 1067. Ceruleo.
l’anima fra gli astri. Racconta Svetonio che durante la celebrazione
dei
giuochi funebri in onore di Giulio Cesare, fosse
i aggiravano gran numero di leoni ; sui fianchi di essa verdeggiavano
dei
prati su cui pasceva larga quantità di capre ; me
irtù medicinali delle erbe e delle piante, divenne il più gran medico
dei
suoi tempi. Egli insegnò la medicina ad Esculapio
insetto era consacrato ad Apollo e veniva riguardato come il simbolo
dei
cattivi poeti, così come il cigno era quello dei
dato come il simbolo dei cattivi poeti, così come il cigno era quello
dei
buoni. 1095. Cleinnia. — Dea dell’infamia. 1096.
gna. — Uccello ritenuto come simbolo della pieta, perchè essa al dire
dei
naturalisti, nudrisce il padre e la madre nel tem
zza ; ed ama svisceratamente i suoi parti. Vi sono non poche medaglie
dei
tempi antichi ove è scolpita la Dea della pietà c
loro città capitale, chiamata Imarte. La favola racconta che le donne
dei
Ciconi avessoro ucciso Orfeo, perchè le avea disp
ti animali. 1105. Cileno. — Fu una delle Plejadi. 1106. Cilixo. — Uno
dei
figli di Fenicio che andò a stabilirsi in quella
che poi dal suo nome fu detta Cilicia. Cilixo fu anche il nome di uno
dei
figliuoli di Agenore. 1107. Cillabaro. — Figlio d
mpadronì degli stati e della donna di Diomede. 1108. Cillaruso. — Uno
dei
Centauri. Aveva l’istesso nome il cavallo favorit
norare la memoria del servo fedele. 1112. Cimmeria o Cimmeride. — Uno
dei
soprannomi della Dea Cibele. 1113. Cimmeriani. —
prima, che ne’giuochi olimpici avesse ottenuto il premio nella corsa
dei
carri ; ciò le valse dei grandi onori. 1127. Cino
impici avesse ottenuto il premio nella corsa dei carri ; ciò le valse
dei
grandi onori. 1127. Cinocefalo. — Divinità Egizia
o, come oggidi, vicino alle tombe. Era consacra’o a Plutone, come Dio
dei
morti. 1137. Ciprigna. — Soprannome dato a Venere
fu scacciata dal suo paese nativo per avere avvelenato suo marito, re
dei
Sarmati, ed andò a dimorare nell’isola di Ea, o,
. X Trad. di I. Pindemonte. 1139. Circio. — Così veniva chiamato uno
dei
principali venti. 1140. Cirene. — Ninfa figlia de
he fu dal Dio Marte resa madre del famoso Diomede. 1141. Cirno. — Uno
dei
figliuoli di Ercole : dette il suo nome all’isola
della Focide vicino alla quale esisteva una caverna da cui soffiavano
dei
venti che ispiravano una specie di divino furore,
essimo augurio l’incontro di una civetta. 1158. Cizzica o Cisia. — Re
dei
Dolioni nella Misia. Giasone, movendo alla testa
se inavvertentemente. Da quel tempo il suo nome fu dato alla capitale
dei
Dolioni, la quale fu detta Cizzica o Cisia, e che
a cintura, avesse tirato a terra il vascello sul quale la madre degli
dei
, ritornando dalla Frigia, si era arrenata sulle r
trano avvenimento, rispose che Cleomede era scomparso perchè l’ultimo
dei
semi-dei. 1177. Cleone. — Borgata nelle circostan
— Divinazione con la quale si pretendeva conoscere la sorte per mezzo
dei
dadi. 1180. Cleta. — Nome che i Lacedemoni davano
le sacre funzioni nelle cerimonie degli Aruspici. 1189. Clitio. — Uno
dei
fratelli del re Priamo, e figlio di Laomedone. 11
l re Priamo, e figlio di Laomedone. 1190. Clito. — Così ebbe nome uno
dei
più rinomati centauri. 1191. Clizia. — Figlia del
. — Soprannome che gli Egiziani davano ad Ercole. 1198. Clonio. — Uno
dei
capitani Beozii, che si recarono all’assedio di T
alla legge inevitabile della morte. Questa credenza religiosa di uno
dei
più antichi popoli del mondo, è una prova dell’an
s, dettero alla loro capitale il nome di Coccodrillopoli, ossia città
dei
Coccodrilli. Presso gli Ombiti, che era il popolo
le nella barca che dovea trasportare un coccodrillo, perchè il numero
dei
denti di questo animale è eguale a quella dei gio
rillo, perchè il numero dei denti di questo animale è eguale a quella
dei
giorni dell’anno. Gli Egizii, adoratori de’coccod
circonda il Tartaro e arricchisce le sue tristi acque con le lagrime
dei
dannati. Cocito era anche il nome di uno dei disc
sti acque con le lagrime dei dannati. Cocito era anche il nome di uno
dei
discepoli del centauro Chirone. 1213. Coe o Coo.
ia circondata da numeroso popolo, che vi si recava parte per offrirle
dei
sacrifizii, parte per avere degli oracoli. Second
elle sette maraviglie del mondo, e che rappresentava Apollo, solo dio
dei
Rodiani. La più comune opinione è che codesta sta
ue piedi. Era tutta di rame e vuota nell’interno, ove erano praticati
dei
ponti di ferro e di pietra. Il colosso di Rodi so
ità di rame, fu costretto a servirsi di novecento cammelli. L’origine
dei
colossi è attribuita all’Egitto, perchè Sesostri,
ltri colossi, trovati nel perimetro della suddetta città d’Apollonia,
dei
quali due rappresentavano Giove, due Apollo, uno
odi. — Vedi l’articolo precedente. 1224.Comani. — Ministri subalterni
dei
sacrificii che si facevano alla dea Bellona, nell
rione : fu uno degli Argonauti. 1227.Cometo. — Figlia di Peterela, re
dei
Teleboeni : la tradizione racconta di lei che per
Essendosi Anfitrione portato a cingere d’assedio Tafo, città capitale
dei
Teleboeni, pose inutilmente in opera l’ingegno e
adire il padre ; ma avendo reciso quel fatale capello e data in balia
dei
nemici la propria patria, fu fatta uccidere per o
lusso, libertinaggio ; si dava codesto nome al dio della gozzoviglia,
dei
baccanali e dei festini. Veniva rappresentato sot
ggio ; si dava codesto nome al dio della gozzoviglia, dei baccanali e
dei
festini. Veniva rappresentato sotto le sembianze
Compitalie. — Feste che si celebravano nelle crocivie, in onore degli
dei
Penati. 1230.Comuso. — Divinità che presiedeva al
he presiedeva alle gioje notturne ed allo abbigliamento delle donne e
dei
garzoni seguaci dell’eleganza della moda. Veniva
colare e le avevano innalzato un tempio superbo. 1232.Conifalo. — Uno
dei
soprannomi del dio Priapo. 1233.Connida. — Precet
lo Giano Conservio. 1235.Consenti. — Nome collettivo che si dava agli
dei
ed alle dee di prim’ordine, conosciuti pure, seco
chiari scrittori, sotto la dominazione di dii maiorum gentium, ossia
dei
maggiori. Erano in numero di dodici, cioè : Giove
. Dei. 1236.Consenzie. — Dette anche Conseziane. Feste in onore degli
dei
Consenti. In queste cerimonie si faceva una speci
i faceva una specie di obbligazione di onorare particolarmente quegli
dei
, uniti sotto la denominazione collettiva di Conse
nel mese di agosto, sotto la stessa denominazione. 1239.Conso. — Dio
dei
consigli : si crede che sia lo stesso che Nettuno
sia. — Soprannome di Minerva, a cui Cicerone attribuisce l’invenzione
dei
carri a quattro cavalli. 1250.Coreso. — Uno dei s
ribuisce l’invenzione dei carri a quattro cavalli. 1250.Coreso. — Uno
dei
sacerdoti di Bacco. 1251. Corevo o Corebe. — Figl
ccusa terribile dell’Eumenidi contro Oreste. 1258. Corimbifero. — Uno
dei
soprannomi del dio Bacco. 1259. Corinto. — Famos
1261. Coritalia. — V. Coritallia. 1262. Coritallia o Coritalia. — Uno
dei
soprannomi della dea Diana. Nella città dei Laced
tallia o Coritalia. — Uno dei soprannomi della dea Diana. Nella città
dei
Lacedemoni vi era un famoso tempio a lei dedicato
egli altri semi-dei ed eroi, che procurarono agli uomini l’abbondanza
dei
beni dei questa terra. Al dire di Focio, Ercole v
i semi-dei ed eroi, che procurarono agli uomini l’abbondanza dei beni
dei
questa terra. Al dire di Focio, Ercole veniva spe
Ercole gli aveva tagliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e re
dei
Lapidi. Fu uno degli Argonauti che presero parte
izione favolosa, cinquanta braccia e cento mani. 1274. Covella. — Uno
dei
soprannomi della dea Giunone. 1275. Crabuso. — Un
a. — Uno dei soprannomi della dea Giunone. 1275. Crabuso. — Uno degli
dei
della mitologia egiziana. 1276. Crane. — Ninfa ch
per spogliarlo delle armi, essi si riconobbero. Altmeno ottenne dagli
dei
che la terra gli si fosse spalancata sotto i pied
comune credenza ch’egli fosse il fomentatore della crudele inimicizia
dei
due fratelli Eteocle e Polinice, e che li avesse
: suo padre lo uccise in un momento di furore. 1286. Cresponte. — Uno
dei
discen lenti di Ercole : fu celebre fra gli eroi
a gli eroi della Grecia. 1287. Crepito. — Sconia e ridicola divinit à
dei
pagani. 1288. Creta. — Famosa isola i cui abitant
immolavano a Giove ed a Saturno vittime umane. La maggior parte degli
dei
e delle dee, di cui si compone l’Olimpo mitologic
colpo. Menelao durò gran fatica a ritogliere i loro corpi dalle mani
dei
nemici. 1294. Creusa. — Figlia di Creonte, re di
. E consolarmi : O mio dolce consorte. A che si folle affanno ? A gli
dei
piace Che cosi segua. A te quinci non lece Di tra
, Nè donna lor, nè di lor donne ancella, Che la gran genitrice de gli
dei
Appo se tiemmi……… Virgilio — Eneide Lib. II. tra
dalla quale ebbe Gerione. V. Calliroe. 1297. Criforo o Crisore. — Dio
dei
Fenici, creduto generalmente il Vulcano dei Greci
Criforo o Crisore. — Dio dei Fenici, creduto generalmente il Vulcano
dei
Greci. Si riteneva come l’inventore dell’amo per
00. Criobole. — Specie di sacrifizio che si offeriva alla madre degli
dei
: la vittima abituale ne era un capro. 1301. Crio
nimali che venivano sagrificati su’suoi altari. 1302. Crioforo. — Uno
dei
soprannomi del dio Mercurio. 1303. Crisaore. — Se
e, padre di lei, rivestito degli abiti sacerdotali, si recò nel campo
dei
Greci per ridimandare la figlia. Degli Achivi er
Achille, furibonuo contro Agamennone, ricusò di combattere nelle file
dei
Greci, finchè la morte del suo anico Patrocolo, n
o, temendo che un giorno questo fanciullo non regnasse in pregiudizio
dei
propri figli, lo trattò assai male ed istigò Atre
laxa. Essi si amavano cosi teneramente e con tanta innocenza, che gli
dei
li cangiarono in arboscelli. 1314. Crodo. — Divin
eci veneravano anche come il Tempo. 1320. Cronio. — Fu il nome di uno
dei
centauri. 1321. Crono. — Soprannome che veniva da
rno, ritenuto come dio del tempo. 1322. Crotopiadi. — Nome collettivo
dei
discendenti di Crotopo. 1323. Crotopo. — Re d’Arg
d’Argo e padre di Famateo. 1324. Cteato. — Padre d’Anfimaco : fu uno
dei
capitani che assediarono Troja. 1325. Ctonlo. — U
maco : fu uno dei capitani che assediarono Troja. 1325. Ctonlo. — Uno
dei
soprannomi del Dio Mercurio. 1326. Cuba. — Divini
Uno dei soprannomi del Dio Mercurio. 1326. Cuba. — Divinità tutelare
dei
dormienti. 1327. Cuculo. — Soprannome dato a Giov
ione di Cumana. 1329. Cunia. — Detta anche Cunina : divinità tutelare
dei
fanciulli poppanti. 1330. Cupavo. — Figlio di Cig
ad Apollo e a Diana. 1334. Cureti. V. Coribanti. 1335. Curisa. — Uno
dei
soprannomi della dea Giunone. 1336. Cuti. — I Sab
a. — Festa che si celebrava in Atene in onore della nascita di alcuni
dei
in particolare e di tutti in generale. La princip
figlio di Mercurio. Egli amò con passione una ninfa ed ottenne dagli
dei
la grazia che di essi due, quello che primo viole
suo giuramento, s’innamorò di un’altra ninfa e fu cieco pel rimanente
dei
suoi giorni. 1346. Dafnomanzia. — Specie di divin
’alloro, consacrato ad Apollo Dafneo. 1347. Dagone. — Uno degli idoli
dei
Filistei, presso cui veniva rappresentato come un
tà di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasictone. — Così si chiamava uno
dei
figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349. Da
uno dei figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349. Damoso. — Uno
dei
soprannomi del dio Mercurio. 1350. Damaste. — Sop
lo stesso supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era questo uno
dei
soprannomi di Cerere, come era detto Damastio il
valore, che Caronte, il navicellajo dell’inferno, esigeva dalle anime
dei
morti per far loro traghettare l’Acheronte. V. Ca
imetro era compresa la città di Troja V. Dardalo. 1362. Darete. — Uno
dei
sacerdoti di Vulcano. …… Era fra’Teucri un certo
particolari costellazioni. La cronaca favolosa racconta che Gige, uno
dei
Titani, col solo passarsi uno di quegli anelli al
ie di questo culto. 1376. Del. — Esseri sovrumani del culto religioso
dei
pagani. L’idea della divinità è così naturale agl
sulla Mitologia. Giove era ritenuto come il più potente di tutti gli
dei
, sebbene il suo incontrastato potere, fosse subor
elle diverse classi a cui appartenevano, dodici numi principali detti
dei
Grandi ed erano : Saturno, ossia ii Tempo, Giove,
, Mercurio, Venere, Nettuno e Plutone ; gli altri venivano denominati
dei
Minori, e fra questi i principali erano : Minerva
le loro eroiche azioni avessero meritato di essere annoverati fra gli
dei
: fra questi furono Ercole, Teseo, Minosse e molt
no indifferentemente adoperate le parole dii e divi, per indicare gli
dei
in generale, pure la parola dii, nel suo senso pr
ale, pure la parola dii, nel suo senso proprio, non conviene che agli
dei
di prim’ordine, agli dei grandi più individualmen
nel suo senso proprio, non conviene che agli dei di prim’ordine, agli
dei
grandi più individualmente denomina ti, dii maior
maiorum gentium ; mentre l’altro vocabolo divi e proprio degli altri
dei
secondari, detti dii minorum gentium, e più parti
um gentium, e più particolarmente a quelli che non erano riconosciuti
dei
che per l’apoteosi. Fra i più antichi obbietti de
hità. Ben presto a questi si aggiunsero, nella generale superstizione
dei
popoli primitivi : il tuono, i venti, le comete,
urante la vita, venivano, per mezzo dell’apoteosi, annoverati fra gli
dei
. Dei grandi. La mitologia greca e romana no
econdo l’opinione di Eredoto, originarî dell’Egitto. Questi erano gli
dei
della prima classe, ovvero dei delle grandi nazio
riginarî dell’Egitto. Questi erano gli dei della prima classe, ovvero
dei
delle grandi nazioni, dii maiorum gentium, detti
i, dii maiorum gentium, detti anche dii consentes o consulentes, cioè
dei
del consiglio. Dei subalterni. Dii minorum
dei del consiglio. Dei subalterni. Dii minorum gentium, ossia
dei
delle piccole nazioni. Il numero di questi era es
l dire di Tito Livio, non v’era angolo di Roma che non fosse pieno di
dei
. Il numero di essi crebbe a dismisura dal superst
Dei particolari. Sotto questa denominazione andavan compresi i
dei
Lari o Penati, particolari protettori d’ognifamig
econdo asserisce Varrone, erano annoverati in questa classe quei numi
dei
quali era noto il nome, le attribuzioni, e la sto
i, e la storia. Dei incogniti. I pagani annoveravano fra questi
dei
tutti quelli della cui origine non si sapeva null
ichità, fanno menzione di alcuni templi innalzati dagli Ateniesi agli
dei
incogniti. Questi altari sussistevano ancora ai t
co. Dei della terra. Erano : Cibelle, vanerata come madre degli
dei
, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati, Pri
o : Cibelle, vanerata come madre degli dei, Vesta, dea del fuoco, gli
dei
Lari o Penati, Priapo, come dio dei giardini, i F
li dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati, Priapo, come dio
dei
giardini, i Fauni, le Ninfe e le Muse. Dei del
re. L’Oceano e Teti sua consorte ; Nettuno e Anfitrite ; Eolo, dio
dei
venti ; Nerea e le Nereidi, che erano 50 ; le Dri
e le Sirene. Dei dell’inferno. Plutone, Cerere, Proserpina, gli
dei
Mani, Caronte, il navicellajo dello inferno, le P
cazioni di divinità vi erano ancora altre denominazioni generali come
dei
Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immate
ivinità vi erano ancora altre denominazioni generali come dei Cabiri,
dei
Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei S
ncora altre denominazioni generali come dei Cabiri, dei Sopramondani,
dei
Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici
rali come dei Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali,
dei
Semonii, dei Palici, dei Compitali, dei Eterei e
Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii,
dei
Palici, dei Compitali, dei Eterei e Mondani. 1877
Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici,
dei
Compitali, dei Eterei e Mondani. 1877. Deldamia.
dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici, dei Compitali,
dei
Eterei e Mondani. 1877. Deldamia. — Figlia di Lic
moranda azione. È questa una delle principali sorgenti dell’idolatria
dei
pagani, e tanto che vi sono non pochi scrittori i
mi abitatori della Grecia, quelli la cui origine si perde nella notte
dei
tempi, non avessero altre divinità che uomini dei
o altre divinità che uomini deificati. Diodoro Siculo afferma che gli
dei
principali della mitologia greca e romana come Gi
, poeti che entrambi han fatto la genealogia del maggior numero degli
dei
pagani, si trova ripetuta la stessa credenza, che
ini. La Deificazione non era propria esclusivamente al culto idolatra
dei
Greci e dei Romani ; ma la tradizione favolosa ci
icazione non era propria esclusivamente al culto idolatra dei Greci e
dei
Romani ; ma la tradizione favolosa ci ripete che
come prima di Urano e di Saturno, la profonda oscurità delle tenebre
dei
tempi, non ci permette di avere una cognizione so
ati come le più antiche divinità deI paganesimo. Dopo la Deificazione
dei
re, la pubblica riconoscenza trovò per mezzo dell
ote contrade ; e finalmente tutti quelli che l’adulazione o il plagio
dei
cortigiani avessero innalzati all’onore dell’apot
nato, il quale imponeva che dopo la cerimonia gli venissero innalzati
dei
templi, offerti dei sacrifizii, e resi tutti gli
eva che dopo la cerimonia gli venissero innalzati dei templi, offerti
dei
sacrifizii, e resi tutti gli onori della divinità
omigliasse il volto su di un letto d’avorio nel vestibolo del palagio
dei
Cesari, ed il senato, in abito di corruccio si po
be senza altro rimasto schiacciato dalle pietre. 1389. Deipiro. — Uno
dei
capitani greci che assediarono Troja. 1390. Deisa
ni, i quali, accostandosi, all’antro, sentirono anch’essi l’influenza
dei
misteriosi miasmi. Il luogo ove si apriva quell’a
ola, altro non si deve oggi scorgere senonchè una delle tante astuzie
dei
sacerdoti, che facevano allora come han fatto in
ola servire ai loro privati interessi. Delfo era anche il nome di uno
dei
figli di Apollo che edificò quella città. 1398. D
sola di Delo. — V. Deliasti e Delo. 1400. Deliasti. — Nome collettivo
dei
deputati Ateniesi, che si recavano ogni anno a De
e si recavano ogni anno a Delo. 1401. Delicoone. — Così ebbe nome uno
dei
figliuoli di Ercole. 1402. Delle. — Feste in onor
li Ateniesi inviavano una deputazione nell’isola di Delo per offerire
dei
sagrifizi ad Apollo. I membri di questa deputazio
tra : soprannome che i Greci davano a Cerere. 1407. Democoonte. — Uno
dei
figli di Priamo, re di Troja, che fu ucciso da Ul
Il reperò la respinse di nuovo, ed allora la sibilla bruciò altri tre
dei
suoi volumi, seguitando a pretendere sempre lo st
tre volumi, essendo in quelli rinchiuso il destino di Roma. Il cenno
dei
sacerdoti fu immediatamen teeseguito e i libri si
erano loro di potente aiuto nei pericoli. Infine, secondo è credenza
dei
più dotti e accreditati filosofi dell’antichità,
e rivestiti, di un corpo sottile ed impercettibile ai nostri sensi, e
dei
quali era abitato tutto l’universo, essendovene n
ire albero del Libano. Da questo albero si facevano le corone per gli
dei
, ed era generale credenza presso i pagani non ess
rmenti che questi avea tolti al gigante Gerione. 1421. Despena. — Uno
dei
soprannomi di Proserpina. 1422. Destino. — Divini
un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove stesso, il padre degli
dei
, era sottomesso alla volontà del destino. Al dire
ttomesso alla volontà del destino. Al dire di Ovidio, i destini degli
dei
erano scritti e depositati in un luogo particolar
dei erano scritti e depositati in un luogo particolare, mentre quelli
dei
re e degli eroi, venivano incisi sul diamante. I
uvio universale distrusse tutti gli abitanti della terra, volendo gli
dei
punir gli uomini delle loro colpe. Deucalione e P
l divino aspetto Ch’à il senso esteriore e l’intelletto. E come dagli
dei
lor fu concesso, I sassi che dall’uom furo gittat
osse, re di Creta. 1424. Deverona. — Dea che presiedeva alla raccolta
dei
frutti : molti scrittori pretendono che sia la st
are, veniva così chiamata quella divinità, che presso il culto pagano
dei
romani, presiedeva alla nettezza delle case e all
pagano dei romani, presiedeva alla nettezza delle case e alla nascita
dei
bambini. Appena nasceva un figlio si ripuliva tut
tutto nel suo modo di vivere dovea risentire dell’austera semplicità
dei
primi tempi. In talune occasioni egli avea diritt
nare . Auli Gellii Noctium Atticarum. 1430. Diamasticosa. — Festa
dei
Lacedomi da essi celebrata in onore di Diana. La
Diana. La principal cerimonia di questa festa consisteva nel condurre
dei
fanciulli innanzi all’altare della dea, ove veniv
specie di mercanzia. Gli Ateniesi vi si distinguevano pel gran numero
dei
sacrifizii ed offerte agli dei, e più ancora per
si vi si distinguevano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte agli
dei
, e più ancora per la delicatezza delle cortesie c
priucipali funzioni, d’essere, cioè, il messaggiero di Giove e degli
dei
. 1435. Dictea. — Conosciuta più comunemente sotto
è questa per altro un’opinione assai incerta. Dictinnia era anche uno
dei
soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così avea
che uno dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così avea nome uno
dei
centauri : egli fu ucciso da Piritoo. 1441. Didim
iritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pindaro, era questo uno
dei
soprannomi dato a Diana, per essere gemella di Ap
, accecato dalla passione dell’oro uccise il cognato per impadronirsi
dei
suoi immensi tesori. « … …il qual Licheo era mol
dò nella regione detta Mauritania o Taugitana, governata da Iarba, re
dei
Getuli. Dapprincipio egli si oppose a che Didone
te. 1451. Dimenticanza. — V. Lete. 1452. Dimone. — Così avea nome uno
dei
quattro dei Lari o Penati. 1453. Dindima. — Al di
menticanza. — V. Lete. 1452. Dimone. — Così avea nome uno dei quattro
dei
Lari o Penati. 1453. Dindima. — Al dire di Diodor
li ed impossibili ; reali ed immaginarii. Essi fanno delle loro deità
dei
mostri, dànno loro moltiplici, varie e strane fig
due incudi d’oro ; fanno che gli uomini bastonassero e ferissero gli
dei
, e che questi dovesseso fuggire ora in questa ora
e venerato come un dio dai Megaresi, i quali in suo onore celebravano
dei
giuochi detti Dioclesi. 1457. Diomeda. — Così si
cciso da Enea e che i suoi seguaci ne furono così addolorati, che gli
dei
compassionevoli li cangiarono in uccelli. Diomede
ittà di Troja, e ne tolse il Palladio che era la più grande sicurezza
dei
Trojani, uccidendo una gran quantità di nemici.
i Marte e di Cirene. Secondo la tradizione mitologica, egli possedeva
dei
cavalli furiosi, i quali mandavano flamme dalle n
cato agli osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il nome di uno
dei
tre dei Anaci, o Dioscuri figliuoli di Giove. La
i osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il nome di uno dei tre
dei
Anaci, o Dioscuri figliuoli di Giove. La tradizio
r le sue crudeltà, e per la nessuna reverenza che egli ebbe verso gli
dei
. Egli demoli il tempio di Proserpina a Locri ; to
utti gli arredi sacri, dicendo che volea profittare della bontà degli
dei
; e fece vendere su i pubblici mercati a suo prof
di che si rendeva padrone con sacrilega violenza. Ciò non ostante gli
dei
non fulminarono quest’empio, il quale, anzi, seco
e, ed avevano lo speciale incarico di tormentare coi rimorsi le anime
dei
dannati. Esse avevano diverse denominazioni. Si c
cacciata dal celo da Giove, perchè metteva la disunione fra gli altri
dei
. Allorquando Peleo sposò Teti, la sola dea non in
Virgilio — Eneide Lib. VI. trad. di A. Caro. 1478. Dite. — Era uno
dei
soprannomi di Plutone, al quale si dava perchè er
tti i beni e si credevano discendenti da essa. 1479. Ditirambo. — Uno
dei
soprannomi di Bacco. Da principio si dava più par
rtorito Giove : da ciò si dava il soprannome di Ditteo al padre degli
dei
. 1481. Dittina. — Ninfa dell’isola di Creta, che
’invenzione delle reti da caccia. 1482. Dius-Fidio. — Antica divinità
dei
Sabini, il culto della quale passò a Roma poco te
nto per questa divinità. Taluni scrittori dissero che Fidio fosse uno
dei
figli di Giove : altri lo hanno di sovente confus
e. — Arte di predir l’avvenire. Faceva parte delle credenze religiose
dei
pagani. Essa si esercitava dagli astrologhi, dagl
le più notevoli erano quattro specie, nelle quali s’impiegava alcuno
dei
quattro principali elementi. Quella in cui si ado
Arithnomanzia, Caprotomanzia ec. 1485. Divinità. — V. Deificazione e
dei
. 1486. Divipoti. — Dei che i Samotraci chiamavano
nisti della favola, vogliono che i Divipoti altro non fossero che gli
dei
Cabiri, V. Cabiri. 1487. Dodona. — Città dell’ Ep
o i cavalli di Achille, egli accettò di essere spia trojana nel campo
dei
Greci ; ma sorpreso da Diomede e da Ulisse fu ucc
anima del defunto. Drago d’Aulide. Un giorno mentre la flotta
dei
Greci era ancorata nel porto di Aulide, ed i guer
rata nel porto di Aulide, ed i guerrieri offrivano un sacrifizio agli
dei
, all’ombra di un gran platano, che sorgeva a qual
questi mostruosi animali, che vomitavano flamme. 1506. Dranceo. — Uno
dei
grandi della corte del re latino, felice e bel pa
re latino, felice e bel parlatore, ma uomo sleale e vigliacco. Fu uno
dei
più accaniti nemici del re Turno. 1507. Dria. — F
padre di Licurgo. di cui qui sopra. V. Driantiade, così avea nome uno
dei
principi che vennero in soccorso di Eteocle contr
egli stesso, stanco della sua vita di delitto, persuase il più povero
dei
suoi seguaci a consegnarlo alla giustizia, onde o
ante nelle circostanze del monte Parnaso. 1514. Druidesse. — Le mogli
dei
Druidi, sacerdotesse del culto religioso dei Celt
4. Druidesse. — Le mogli dei Druidi, sacerdotesse del culto religioso
dei
Celti, venivano designate con questo nome. Al par
ulto religioso dei Celti, venivano designate con questo nome. Al pari
dei
loro mariti esse venivano circondate della più al
collegi. In uno di questi risiedeva il gran sacerdote, o capo supremo
dei
Druidi. L’autorità dei Druidi ed il loro potere e
ti risiedeva il gran sacerdote, o capo supremo dei Druidi. L’autorità
dei
Druidi ed il loro potere era onnipossente : essi
ba, ed in casi estremamente rari. Tenevano le loro scuole negli antri
dei
boschì, nel mistero delle più cupe foreste, all’o
racconta di un’altra Ea, ninfa che avendo implorato il soccorso degli
dei
, onde sottrarsi alle persecuzioni del fiume Paflo
na, dal nome di sua madre. Essendo stati distrutti tutti gli abitanti
dei
suoi stati, da una terribile pestilenza, egli ott
te Plutone lo associò a Minosse ed a Rodomonte per giudicare le anime
dei
morti. 1522. Eagro. — Così avea nome il marito de
, volendo indicare che il mondo gira sopra sè stesso. A Roma vi erano
dei
sacerdoti ministri di Eano o Iano, che venivan de
orgofona, figlia di Perso, che lo rese padre di Tindaro. Ebalo fu uno
dei
migliori re di Sparta, i cui abitanti alla morte
gio di Giove, essa, che fino a quel tempo era rimasta sterile, mangiò
dei
legumi salvatici, rimase immediatamente incinta e
ssima, le assegnò il compito di servire il nettare al banchetto degli
dei
; ma essendo un giorno caduta in sconcia maniera,
cio, Giove le tolse ii suo incarico e fece Ganimede il coppiere degli
dei
. La dea che la più bella età governa. Nel nappo
a d’una ghirlanda di flori. 1528. Ecaerga. — Così avea nome una ninfa
dei
boschi che fu celebre cacciatrice, ed estremament
atori. È opinione di varii accreditati mitologi che Ecaerga fosse uno
dei
soprannome di Diana. 1529. Ecale. — Nella città d
iù generalizzata fra gli scrittori della favola è che Ecate fosse uno
dei
nomi di Proserpina stessa : e che questa venisse
omi differenti : si chiamava Lucina, come proteggitrice della nascita
dei
bambini ; si dicea Diana, come dea che presiedeva
a dea terribile che ba nelle sue mani il destino degli uomini e degli
dei
; quello della terra e del mare ; che distribuisc
tribuisce onori e ricchezze ; che presiede alle battaglie ai consigli
dei
re, ai parti, ai sogni ec. Al dire del citato scr
gli incantesimi. I pagani credevano fermamente che Ecate fosse la dea
dei
sogni, e che ella ispirasse quel vago terrore del
cerdoti sacrificatori. Abitualmente non si offeriva un’ Ecatombe agli
dei
che in casi straordinarii ; sia per sollennizzare
erzio, riferisce nelle sue cronache, che Pitagora ovesse offerto agli
dei
un’ Ecatombe in rendimento di grazie di aver trov
o poi, in rendimento di grazie della vittoria riportata, offrire agli
dei
una Ecatombe. Da questa costumanza si dava il nom
ad un sacrifizio di diec i tori, al quale avevano invitato tutti gli
dei
boscherecci ed acquatici. 1543.Echione. — Re di T
nei suoi stati una grande siccità, per la quale morivano gran numero
dei
suoi sudditi, le due giovanette, uniche figlie de
me volontarie, onde placare col loro sangue innocente lo sdegno degli
dei
. Appena i loro corpi furono, secondo il costume d
una sentisse le grida richiamatrici delle streghe. Anche oggi abbiamo
dei
luoghi, come nel regno di Tunchino e nella Persia
ni della natura fossero del più funesto presagio. 1548. Ecmone. — Uno
dei
figliuoli del re Priamo. In un combattimento sott
madre di cinquanta figliuoli tra maschi e femmine : la maggior parte
dei
suoi figli morì sotto agli occhi della madre, dur
i destini che si legavano alla vita del fanciullo, lo consegnò ad uno
dei
suoi ufficiali, con ordine espresso di farlo mori
ratelli Eteocle e Polinice, ed una figlia che ebbe nome Antigone. Gli
dei
, irritati dall’orribile incesto, che sebbene comp
non aveva che un solo figlio, risolvette di uccidere il primo genito
dei
suoi nipoti, che dormiva nel medesimo tetto di It
amavano più perfettamente di Giove e di Giunone. Irritati perciò gli
dei
, mandarono la Discordia onde disunirli, e ben pre
lebravano le orgie negli osceni misteri di Bacco. 1555. Edonio. — Uno
dei
soprannomi di Bacco. Vedi l’articolo precedente.
56. Educa. — Divinità che presso i pagani, presiedeva alla nutrizione
dei
bambini. Educa aveva diverse denominazioni come
esta parola in greco significa ardente, perciò i pagani ne fecero uno
dei
soprannomi di Vulcano, dio del fuoco. 1562. Efeso
enza di questa città, fosse di molti anni anteriore allo stabilimento
dei
Greci nell’ Asia minore ; ma che allora altro non
no 227 colonne, innalzatevi da altrettanti sovrani, e che erano tutte
dei
marmi più rari e preziosi : le sue porte erano di
ima olimpiade, Alessandro il conquistatore, entrò in Efeso alla testa
dei
suoi eserciti, e per ricompensare il popolo della
il governo democratico. Morto Alessandro, la città di Efeso fu preda
dei
successori di lui, quindi cadde in potere dei re
città di Efeso fu preda dei successori di lui, quindi cadde in potere
dei
re di Siria, e finalmente ne divennero padroni i
schiava fino al 1206, epoca in cui passò nuovamente sotto il dominio
dei
Greci, che ne restarono signori fino al 1283. Da
nnoverare fra le divinità. Coll’andar del tempo gli vennero innalzati
dei
templi, sacrificate offerte ed olocausti, e dedic
. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu uno
dei
seguaci più caldi della novella divinità. 1566. E
n altrettante di colore bianco, ove mai egli, per una speciale grazia
dei
numi, fosse ritornato salvo in patria. Teseo prom
a racconta che Giunone, Minerva e Nettuno, vollero nella guerra degli
dei
, incatenar Giove e che sarebbero forse riuscili n
a di Numa Pompilio, secondo re di Roma, il quale finse d’aver con lei
dei
segreti colloquii, affine di dare più autorità al
zioni mitologiche, e dalle idee informatrici delle credenze religiose
dei
tempi della favola, han voluto scorgere nella sim
a. — I poeti detl’antichità danno questo nome allo scudo di tutti gli
dei
; ed Omero dice che l’ Egida d’ Apollo era di oro
della pelle della capra Amaltea, che avea col suo latte nutrito il re
dei
numi e che egli aveva chiamata col nome particola
nata per questa morte, partorì i Giganti, che poi mossero guerra agli
dei
. 1584. Egilia. — Sorella di Faetone, la quale a f
te. Gli Egineti dopo essere stati governati da una lunga serie di re,
dei
quali solo pochi sono ricordati dalla tradizione
ome collettivo denotate tutte quelle divinità che nel culto religioso
dei
pagani si credeva abitassero le montagne, i bosch
mento di partire per l’assedio di Troja, affidò ad Egisto la reggenza
dei
suoi stati, e la custodia della propria moglie Cl
nza dei suoi stati, e la custodia della propria moglie Clitennestra e
dei
suoi due figli Elettra ed Oreste. Egisto però sco
ste. Egisto però sconoscente a tanti benefizii, spergiuro e traditore
dei
tanti doveri dell’amicizia, sedusse la libidinosa
1593. Egitto. — Dispari e contrarie sono le opinioni degli Storici e
dei
Cronisti sul personaggio a cui la tradizione mito
nome. Il falso velo che ricopre gran parte, anzi quasi tutta l’epoca
dei
tempi favolosi, non consente oggi a che noi batte
impose alle figliuole l’infame comandamento che fu causa della morte
dei
quarantanove figliuolo di Egitto V. Danaidi. È op
iù belle fra le Naiadi. Allegra e spensierata, faceva sovente vittime
dei
suoi scherzi i pastori e perfino gli dei campestr
rata, faceva sovente vittime dei suoi scherzi i pastori e perfino gli
dei
campestri. La favola narra che avendo un giorno r
uesto soprannome della Dea Giunone che Ercole, dopo assersi vendicato
dei
suoi nemici, avesse fabbricato un tempio a Giunon
angio senza soffrirne ottanta focaccie. Egone fu anche il nome di uno
dei
re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo deg
potere. L’oracolo rispose : che un’aquila avrebbe palesato la volontà
dei
numi, ed essendosi dopo pochi giorni uno di quest
’istante proclamato re. Egone era similmente il nome di varii pastori
dei
quali per altro la tradizione mitologica non rico
Proteo. 1604. Eirena. — Detta anche semplicemente Irena : nome che i
dei
davano alla Pace. 1605. Elseterie. — In Atene cel
ente Chiamato Ceneo, per essere figliuolo di Elato. 1613. Elea. — Uno
dei
soprannomi di Diana. 1614. Eleeno. — Soprannome d
di Bacco, che venivano così dette dal rumore che facevano nelle orgie
dei
baccanali. V. Eleleeno. 1618. Eleleeno. — Cioè ch
a Bacco per alludere al gran rumore che si faceva nella celebrazione
dei
suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei più
ceva nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno
dei
più interessanti nomi della mitologia, avuto anch
fama d’essere insieme la più bella e la più lasciva e corrotta donna
dei
suoi tempi. La bellezza di lei levò tanto grido,
elao nella camera ove dormiva Deifobo, il quale subì prima le sevizie
dei
soldati greci, e poscia fu scannato nel proprio l
tare gl’innumerevoli mali di cui la sua fatale bellezza e la lascivia
dei
suoi costumi era stata cagione. Elena si chiamò p
a quale fu immolata invece della giovanetta Elena. 1620. Eleno. — Uno
dei
figliuoli di Priamo. Amò una giovanetta per nome
ordi, d’ accordo con la sorella, la congiura da cui risultò la morte
dei
due assassini di Agamennone. …… Ove introdotti S
le mosso a compassione della trista sorte di lei, lunge dall’ abusare
dei
diritti del matrimonio la servì come uno schiavo
ttridi. — Piccole isole poste sulla imboccatura dell’ Eridano. In uno
dei
piccoli laghi, posti in queste isole, cadde Feton
e di queì lago esalarono un così forte odore di zolfo, e tramandarono
dei
miasmi così ardenti, che gli uccelli cadevano mor
rione. — Anche a riguardo di questo personaggio è grande la disparità
dei
cronisti della favola. Alcuni pretendono che foss
iangere la morte del loro caro, e che le gocce di ambra che il tronco
dei
pioppi trasuda continuamente, altro non sono che
, secondo la tradizione, fu la guida costante di tutte le navigazioni
dei
greci. Elice fu anche il nome di una città dell’A
arole, fra le quali veniva spesso ripetuto il nome di Elice, il padre
dei
numi discendesse sulla terra. 1639. Eliconia. — D
i scrittori pretendono che sia la stessa che Tebe. Era antico costume
dei
Fenici il portare ogni 100 anni in Eliopoli i cor
e dei Fenici il portare ogni 100 anni in Eliopoli i corpi imbalsamati
dei
loro parenti e render loro gli onori del rogo. Da
te delle sue armi. Trajano che non divideva la superstiziosa credenza
dei
suoi contemporanei, rispose che non voleva fare i
hità, immaginarono che regnasse una eterna primavera, e dove le ombre
dei
giusti godevano di una felicità perfetta. Sul be
chi. Grand’è la disparità delle opinioni tanto degli antichi, quanto
dei
moderni filologi, nel definire la posizione topog
i, quanto dei moderni filologi, nel definire la posizione topografica
dei
campi Elisi. Taluni vogliono che stessero presso
della favola. Pindaro ed Esiodo ripetono, che Saturno era il sovrano
dei
campi Elisi ; ove egli regnava con sua moglie Rea
lmente cantano, accompagnandosi col suono della lira, l’eroiche gesta
dei
semidei. È però a notare che i poeti osceni, di c
, il poeta… Virgilio — Egloga VII. Me traggono al consorzio degli
dei
L’edere, premio delle dotte fronti. Orazio — Odi
a Minerva stessa il soprannome di Ellotide. I Cretesi, a somiglianza
dei
Corinti, dettero il nome di Ellote ad Europa allo
re, e la restituirono al padre. V. Polifemo. 1655. Elpenore. — Fu uno
dei
compagni di Ulisse che, insieme agli altri seguac
1657. Eleuro. — Nella mitologia Egiziana si dava cotesto nome al dio
dei
gatti. 1658. Emacuria. — Nel Peloponneso si celeb
lle verghe, e solo cessavano dal duellarsi, allorchè il sangue di uno
dei
combattenti gocciolava sul sepolcro. 1659. Ematia
mani risanati del tutto. Era inoltre Emitea ritenuta come protettrice
dei
parti ond’è che le donne incinta ne invocavano la
i dai suoi sudditi adorare sotto la figura di Giove e di Giunone. Gli
dei
, sdegnati della loro stolta superbia, li cangiaro
— Soprannome di Mercurio che veniva con esso riverito come protettore
dei
mercanti. 1668. Empusa. — Fantasma femminino che
ti nelle sue magnifiche ottave della Musogonia, ove dipinge la guerra
dei
Titani contro Giove, così si esprime, narrando il
non pertanto, un punto di contatto eguale e costante nella generalità
dei
cronisti ; eguaglianza che emerge dalla etimotogi
eralità dei cronisti ; eguaglianza che emerge dalla etimotogia stessa
dei
nomi. In fatti, la parola Encelado, significa rum
lcano. La cronaca fa anche menzione di un altro Encelado, che fu uno
dei
cinquanta figli di Egitto che sposò una delle cin
lla sua parte ; e ben presto egli fu ritenuto nelle file Trojane, uno
dei
più valorosi campioni, dopo Ettore ; ed invero eg
Achille, fu ucciso da Ettore, Enea fu quello che riaccese nell’animo
dei
già fuggenti trojani, il desiderio di portare il
di portare il corpo del prode greco in Troja, quale trofeo del valore
dei
suoi soldati. Enea tentò varie volte d’impadronir
eo del valore dei suoi soldati. Enea tentò varie volte d’impadronirsi
dei
superbi destrieri di Achille, ma non riuscì mai n
lla dispersa consorte di Enea. Forse sopraffatta dall’orda irrompente
dei
soldati vincitori, ella dovè pagare con la vita,
in Cartagine ove regnava la regina Didone, la quale secondo la favola
dei
poeti e segnatamente di Virgilio, perdutamente in
. Ritornato dalla regione delle ombre, andò nel Lazio, ove Latino, re
dei
Latini, istruito dall’oracolo, fece ad Enea le li
amo. Virgilio. — Eneide — Libro VII trad. di A. Caro. Però Turno re
dei
Rutoli, a cui Lavinia era stata promessa dal padr
impotente al grave ufficio dalla vecchiezza, abbandonò il reggimento
dei
suoi stati investendo del supremo potere Andremon
e, ed a Giunone Enioca. 1682. Eniopea. — Così avea nome il conduttore
dei
cavalli di Ettore. Diomede l’uccise sotto le mura
ch’essa aveva nella città di Enna in Sicilia. 1686. Ennofigaso. — Uno
dei
soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così
Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno
dei
più sapienti dell’Asia. La tradizione ripete che
ll’Asia. La tradizione ripete che egli comandasse i Miseni ausiliarii
dei
Trojani nel decenne assedio della loro città. Ach
o sciagure. La tradizione mitologica ricorda di un’altra Enoe, regina
dei
Pigmei che fu cangiata in grue. 1691. Enomao. — R
imonia funebre nella quale si recava ogni anno ad onorare il sepolcro
dei
tredici morti nel singolare duello. 1692. Enone.
ervivano come di letto. 1697. Enotro. — Così ebbe nome il più giovane
dei
figliuoli di Licaone, re d’Arcadia. Egli fu il pr
dove si davano gli oracoli. 1699. Entello. — Celebre atleta ; fu uno
dei
principali seguaci di Aceste, il quale dette il s
i Deucalione. La tradizione mitologica lo fa figliuolo di Giove e dio
dei
venti e delle tempeste. ….. in un autro immenso
are, erasi coll’ajuto di studii astronomici, dedicato alla conoscenza
dei
venti, ed all’osservazione del flusso e riflusso
d Ercole vicino al sepolcro di lui. 1705. Eoo. — Così si chiamava uno
dei
cavalli del sole, e propriamente quello che dinot
a il cui governo era tenuto da Nestore, il quale condusse gran numero
dei
suoi sudditi all’assedio di Troja. Di novanta na
quel dio di averlo salvato dal naufragio, che fece perire gran numero
dei
suoi compagni nel ritornare alle loro patrie. 171
a contrada dell’Argolide detta perciò Epidauro. 1725. Epidelio. — Uno
dei
soprannomi di Apollo. Narra la cronaca che quando
pio in Epidauro, e che erano ritenuti come protettori della crescenza
dei
bambini. Giove stesso considerato come il supremo
erale a tutti i genii benefici che s’invocavano onde placare le anime
dei
trapassati. 1728. Epifane. — Soprannome dato a Gi
Epifane che Elicius racchiude il senso della presenza del padre degli
dei
sulla terra, rivelata agli uomini per mezzo del r
rivelata agli uomini per mezzo del rimbombo del tuono, e del balenare
dei
lampi. 1729. Epigeo. — Fu figliuolo d’Ipsisto e f
— Presso gli Ateniesi, al ricadere di ogni novilunio, si celebravano
dei
sagriflzii a cui si dava questo nome, e coi quali
osperità dello stato. 1735. Epimenide o Epimenede. — Celebre indovino
dei
Cretesi, il quale visse ai tempi di Solone. La cr
che cosa volesse e chi fosse. Finalmente fu riconosciuto dall’ultimo
dei
suoi fratelli, che egli avea lasciato bambino di
per tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come un favorito degli
dei
, e lo interrogarono come un oracolo. Essendo, in
la divinità protettrice degli asini, siccome chiamarono Ippona quella
dei
cavalli. In quasi tutte le scuderie di Roma si tr
erite fattegli da Nitteo stesso, il quale alla sua volta mori vittima
dei
colpi ricevuti da Epopeo, mentre tentava di uccid
’incarico speciale di preparare il banchetto a cui si credeva che gli
dei
prendessero parte, e che perciò veniva apparecchi
vedere esenti le loro figliuole dall’essere Vestali ; e a somiglianza
dei
pontefici essi vestivano una tunica orlata di por
uinto la riportata vittoria al suo non comune ardire, ed alla bravura
dei
soldati, pure egli tenne il voto e per fare che i
o, che ricadeva nel periodo di questa solennità, si facevano le corse
dei
cavalli nel campo Marzio. 1755. Equità. — Veniva
urono Eunomia. Dice e la Pace. 1756. Era. — Discordi sono le opinioni
dei
mitologi su questo soprannome di Giunone, imperoc
venisse detta Era, per significare Sovrana essendo ella moglie del re
dei
numi ; ed altri pretendono che Era significhi ari
olosa narra che Ercole si abbruciò. 1759. Eraclidi. — Nome collettivo
dei
discendenti di Ercole. Narrano gli scrittori dell
ola antica si sacrificava a Junoni Pronube e le si offriva una ciocca
dei
capelli della sposa, mentre il fiele della vittim
opere degli antichi scrittori, vengono denotati col nome di Ercei gli
dei
Penati, forse nella significazione di protettori
indigena, veniva chiamato Som ; in seguito egli era uno fra i dodici
dei
maggiori dell’antico Egitto, e non à nulla in sè
nione di Erodoto, con quanto ci detta il ragionamento e la conoscenza
dei
diversi scrittori dell’antichità, basterà ricorda
se anche un culto di religioso rispetto per l’Ercole greco, per mezzo
dei
popoli di questa nazione che emigrarono in Egitto
tra parte, riportando la studiosa attenzione sulla primitiva infanzia
dei
popoli, si scorgerà sempre in essa la figura di u
i dall’aver da principio voluto paragonare, e poscia identificare gli
dei
ed eroi greci a quelli delle altre nazioni. Allor
ndenza viziosa di ridurre alle proporzioni umane, le grandiose figure
dei
tempi eroici, di cui andò completamente smarrito
primitivo senso profondo e poetico. Prima di passare alla esposizione
dei
differenti fatti che la tradizione della favola c
lla favola ci ripete sull’Ercole greco, noi richiameremo l’attenzione
dei
nostri lettori su di un passo delle opere di Erod
vita al bene dell’umanità ; e in pari tempo il più celebre guerriero
dei
tempi eroici. Dotato di un coraggio e di una forz
a prodigiosa egli spinge talvolta la sua audacia fino a disfidare gli
dei
, alla volontà dei quali per altro egli si sottopo
spinge talvolta la sua audacia fino a disfidare gli dei, alla volontà
dei
quali per altro egli si sottopone durante tutta l
o, nelle sue opere, ci mostra l’indovino Tiresia, il quale alla vista
dei
due serpenti strangolati, predice le gloriose ges
roico fanciullo, e come, dopo la morte, egli verrà annoverato fra gli
dei
. Tal magnanimo eroe sarà il tuo figlio, Che leve
iamato innanzi ai Tribunali, egli si difese, richiamando alla memoria
dei
giudici una legge di Radamanto stesso, la quale m
e Citerone, decimava gli armenti ch’ei custodiva, una grande porzione
dei
quali apparteneva al re Testio, le cui cinquanta
mandato all’oracolo di Apollo il mezzo di purificarsi della uccisione
dei
proprî figli, e non avendone ottenuta risposta, a
imicizia di Giunone. Altri rapporta come, volendo espiare l’uccisione
dei
suoi figli, egli avesse seguito il comando di Apo
dici segni dello Zodiaco. Noi, seguendo la opinione più generalizzata
dei
mitologi, avvertiremo ancora che l’ordine delle d
te le prove a lui imposte, mediante il soccorso e la protezione degli
dei
. Infatti, Mercurio lo presenta di una spada, Apol
di un Do. Egli tira d’arco con impareggiabile destrezza e persino uno
dei
suoi cavalli si chiama Airone, nome greco che Esi
fatiche, poichè a raggiunger lo scopo, egli dovette deviare il corso
dei
due fiumi Alfeo e Peneo. Compiuta quest’altra glo
; egli si impadroni del famoso scudo della loro regina. Il conquisto
dei
buoi di Gerione è un’altra delle grandi imprese d
che egli uccise il famoso ladro Caco il quale aveva derubato porzione
dei
conquistati armenti. Ercole penetrò nella inacces
uoi due nemici, si rese nella città di Tirrenia. Nella traversata uno
dei
suoi tori si sbandò, errando per le campagne di R
Giunone. Tale è almeno il racconto che ce ne fa Apollodoro. Un altro
dei
caratteri particolari dell’ Ercole greco, è di es
ritenendo la sua primitiva unione con quella come disapprovata dagli
dei
. Seguendo la opinione di altri scrittori, Megara
ove per comando di Minerva, combattè contro i giganti in favore degli
dei
. Al suo ritorno egli instituì i giuochi olimpici,
V. Delanira). Soggiornando in Trachina, egli si impadroni delle città
dei
Driopi, protesse Eginio contro i Lapidi, che lo a
izzato, e avendo resa a questo principe la corona, uccise Laogara, re
dei
Driopi, e tutti i suoi figli con lui, per punirli
uccise Euriteo e i tre figli di lui, e si rese padrone della capitale
dei
loro stati. Dopo aver dato la sepoltura a Ipposo,
nnalzò un altare a Giove, e volendo sacrificare a quel Dio, mandò uno
dei
suoi araldi a Trachina, onde avere un’abito da fe
rfosi — Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. Assunto nel numero degli
dei
, Ercole ricevette l’immortalità e si riconciliò c
icerone sa esser siglio di Giove e di Asteria. Prodigioso è il numero
dei
figliuoli che i cronisti della mitologia attribui
gli e di concubine. Similmente estesissimo e moltiplicato è il numero
dei
soprannomi allegorici ed allusivi a lui dati, dai
’Ercole presso i romani, figura l’uso di consacrargil la decima parte
dei
beni della propria famiglia, secondo che fecero S
suo famoso altare detto Ara Maxima, istituito da prima dalla famiglia
dei
Politioni, fu in seguito servito dagli schiavi pu
che di alcun altro personaggio dell’antichità. Il carattere generale
dei
simulacri di Ercole, rivela una forza maschia e q
i data nei pubblici monumenti, assomiglianza degli Arconti di Atene e
dei
consoli di Roma. 1767. Ereso. — Una delle città d
da un figliuolo di Macario che così si chiamava. 1768.Eretrio. — Uno
dei
figli del Titano Fetonte il quale dette il suo
no in cui si celebrava nella città di Corinto, l’anniversario funebre
dei
figli di Medea, i quali, secondo la tradizione, f
carono un tempio nella cittadella di Atene, e lo annoverarono fra gli
dei
. Secondo Euripide, Eretteo fu precipitato nel sen
he si calebravano a Sparta in onore di Ercole. 1774. Ergino. — Fu uno
dei
marinai, che in qualità di pilota, succedette a T
rire il loro collo al coltello del Flamine sagrificatore ; che l’urna
dei
sacrificii si trovava sull’altare senza che alcin
ole sterilità, e la fame e la peste decimavano gli uomini. Allora gli
dei
la fecero cercare da per ogni dove, ma non giunse
i di Utisse che ebbe fama di audacissimo ed empio disprezzatore degli
dei
. La cronaca mitologica narra di lui che un giorno
discesero a quanto imponeva il sogno del pescatore, e fatta una corda
dei
loro capelli, tirarono la statua di Ercole nella
quel momento egli ricuperò la vista, della quale godè fino all’ultimo
dei
suoi giorni. 1791. Eritto. — Sul monte Emo in Far
ompeo, visse una maga di questo nome. Lucano ne fa il soggetto di uno
dei
più splendidi episodii di un suo poema in cui fa
un bosco. V. Aglauro. La favola attribuisce ad Erittonio l’invenzione
dei
carri o piuttosto l’indroduzione dell’uso di essi
parola Greca Ἐρυδρδς che significa rosso, si dava questo nome ad uno
dei
cavalli del Sole. Al dire del Mitologo Fulgenzio,
ninfa si gettò nell’acqua, e abbracciatolo strettamente, supplicò gli
dei
perchè le concedessero la grazia che i loro corpi
erano gli attributi di Mercurio. 1800. Ermete. — Essendo Ermete uno
dei
nomi del dio Mercurio, si chiamaveno Ermee alcune
si conoscendosi colpevole della morte di lui. 1806. Ermione. — Fu uno
dei
più antichi re della Germania, il quale dopo la m
hi re della Germania, il quale dopo la morte venne annoverato fra gli
dei
, in premio del suo eroico valore. In quasi tutti
di Cadmo re di Tebe. Il giorno in cui ella andò all’altare, tutti gli
dei
abbandonarono il cielo per assistere alle nozze d
durante la vita, riguardato come un essere soprannaturale e caro agli
dei
; e dopo la morte gli furono tributati gli onori
antichità che all’ Ercole greco figlio di Alcmena, si fanno piuttosto
dei
funerali che dei sacrifizi. In quanto ai monument
’ Ercole greco figlio di Alcmena, si fanno piuttosto dei funerali che
dei
sacrifizi. In quanto ai monumenti eroici di cui t
ie. Questa maniera particolare di fabbricare le are, consacrate al re
dei
muni era soprattutto comune nelle case dei princi
e le are, consacrate al re dei muni era soprattutto comune nelle case
dei
principi. Il figliuolo di Achille uccise Priamo r
il nome che gli antichi popoli della Germania davano alla madre degli
dei
, che essi adoravano in un’isola dello Oceano la q
an sacerdote, perchè egli solo sapeva, il tempo in cui la madre degli
dei
si recava invisibile in quel luogo. Allora il gra
ro una specie di bara, su cui venivano trasportati al rogo i cadaveri
dei
ricchi. 1825. Eschinadi. — Così si chiamavano que
Taluni lo fanno figlio di Apollo e di Coronide, della reale famiglia
dei
Lapidi. Le tradizioni più accreditate però raccon
anacea. Avendo preso parte alla spedizione degli Argonauti, rese loro
dei
grandi servigi curando i feriti e gli ammalati, e
ino ; quello d’Epidauro s’innalzava presso il mare ; altri sulle rive
dei
fiumi, o presso le sorgenti e le fontane generalm
alvatore, Filolao, amico del popolo, e molti altri derivanti dai nomi
dei
luoghi in cui era venerato. Gli venivano sagrific
te si osserva il serpente quale attributo delle divinità adorate come
dei
della medicina. Da ciò si potrebbe arguire che tu
, era figlio di Alcippe e di Arsinoe. 1828.Eseceste o Esserceto. — Re
dei
Focesi. Egli possedeva due anelli coi quali prete
, il quale non si sarebbe placato se non quando i troiani che avevano
dei
figli non avessero esposto alla voracità del most
alla crudele gelosia di Pelia, il quale temeva in lui un vendicatore
dei
dritti paterni. La tradizione narra che Giasone,
padre vecchissimo pregò la sua amante Medea di porre in opera alcuno
dei
suoi possenti segreti onde Esone ringiovanisse ;
l suo ritorno avesse per onorare la memoria del padre fatto celebrare
dei
giuochi funebri dagli Argonauti in onore di Esone
vita il simbolo mitologico che ha fatto dare il nome di Espero ad uno
dei
più brillanti pianeti. 1837. Espiatore. — Soprann
i pianeti. 1837. Espiatore. — Soprannome dato iu generale a tutti gli
dei
, el in particolare a Giove, il quale è ritenuto c
he misfatto ed i luoghi ove il delitto era stato consumato. Lo studio
dei
tempi dell’antichità rivela per altro che presso
le divinità vendicatrici, non poteva nè accostarsi alle statue degli
dei
, nè entrare in un tempio. Quando il reo appartene
si nell’acqua corrente. Così fece Enea, il quale non ardì toccare gli
dei
Penati che volea portar seco prima di essersi tuf
II Trad. di A. Caro. Così purificossi Achille dall’uccisione del re
dei
Lelegi. Allorchè il delitto non erasi consumato m
, per l’uccisione di sua sorella Camilla, all’epoca del famoso duello
dei
tre Orazii contro i tre Curiazii. « Dopo che Ora
quale non credette che in una città in cui professavasi di temere gli
dei
, il giudizio degli uomini bastasse per assolvere
re un delinquente, fece venire i pontefici e volle che placassero gli
dei
e che il reo subisse tutte le pruove che erano in
abitanti credevano minacciata la loro città. In quanto all’espiazione
dei
luoghi sacri e particolari, essa veniva similment
ente celebrata con differenti cerimonie. Il calendario romano segnava
dei
giorni prestabiliti per la espiazione della città
secondo le antiche credenze, assolutamente necessaria. Per citare uno
dei
tanti esempi, di che fà menzione la tradizione fa
seguir simil cerimonie onde espiare le colpe di suo padre. Coro Tu
dei
propizie Far queste dive, il cui terren dapprima
us si dava questo nome alle feste che si celebravano in onore degli
dei
, prima della partenza. In queste cerimonie s’invo
i, prima della partenza. In queste cerimonie s’invocava la protezione
dei
numi e si offerivano loro dei donativi per averli
este cerimonie s’invocava la protezione dei numi e si offerivano loro
dei
donativi per averli propizî. 1841. Esta. — Nome p
de eternamente fiorite. Quest’età dell’oro è tolta dai libri di Mosè,
dei
quali i Greci e segnatamente gli Egizii dell’età
ro vendicativi e perversi. Finalmente nell’età di ferro, la malvagità
dei
mortali non ebbe più limite, e la terra ricoperta
i suoi figli, e detronizza suo padre Urano, usurpando così il governo
dei
regni celesti, finchè Giove suo figliuolo, non lo
ipio alla memorabile guerra di Tebe, la quale ebbe termine col duello
dei
due fratelli, che restarono entrambi vittime dell
i F. Bellotti. Al dire di Euripide, questo eroe giovanetto, sfornito
dei
beni della fortuna, si acquistò molta gloria e ri
esto nome ad una specie d’inno lugubre che si cantava nelle cerimonie
dei
funerali. Era chiamato Etelina perchè fu cantato
uo marito che, secondo riferisce la cronaca, domandò ed ottenne dagli
dei
la grazia speciale di essere cangiata in uomo, on
dizione della favola racconta che la fucina del dio Vulcano, e quella
dei
ciclopi che fabbricavano i fulmini a Giove, stess
ofoonte, fu da lui liberata e ricondotta in patria. 1860. Etreo — Uno
dei
soprannomi di Vulcano col quale aveva un tempio a
più celebre fra i figliuoli di Priamo, re di Troja, e il più valoroso
dei
guerrieri che spesero la propria vita in difesa d
Ettore avrebbe vissuto, il regno di Priamo resisterebbe agli attacchi
dei
greci, onde è che questi fecero del terribile avv
nde è che questi fecero del terribile avversario il bersaglio vivente
dei
loro colpi ; ma l’eroico valore dei guerrieri gre
e avversario il bersaglio vivente dei loro colpi ; ma l’eroico valore
dei
guerrieri greci fu vano per lo spazio di nove ann
degno contro Agamennone riteneva Achille, si avanzò fin sotto le navi
dei
greci, appiccò a quello il fuoco e uccise di sua
e. Omero — Iliade — Libro XXII trad. di V. Monti. Abbandonato dagli
dei
per avere disobbedito ad Apollo, Ettore giunto al
ceva. Omero — Iliade — Libro XXIV trad. di V. Monti. Finalmente gli
dei
, mossi a compassione per un valoroso che li aveva
none. 1865. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di uno
dei
tre dei Dioscuri, conosciuti sotto il nome collet
65. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di uno dei tre
dei
Dioscuri, conosciuti sotto il nome collettivo di
Maratona, il quale fu, per decreto del senato, premiato con la sacra
dei
corona, in segno d’aver egli compiuti, con molto
tradizione ce lo presenta come figlio di Nettuno. 1873. Eufiro. — Uno
dei
sette figliuoli di Niobe, ucciso, coi suoi fratel
eriva dal greco Εορων che significa allegro. 1875. Eufrobio. — Fu uno
dei
principali capi dei Trojani nel memorabile assedi
ν che significa allegro. 1875. Eufrobio. — Fu uno dei principali capi
dei
Trojani nel memorabile assedio della loro città.
ea della notte, riguardata, secondo l’antico proverbio, come la madre
dei
consigli. 1877. Eufrosina. — Nome particolare di
lo di Giove. 1879, Eumelo. — Figliuolo di Alceste e di Admeto. Fu uno
dei
capi greci che assediarono Troja. Omero ce lo add
minare tutti gli amanti di Penelope. V. Ulisse. 1884. Eumolo — Fu uno
dei
figliuoli di Atreo, il quale insieme ai suoi due
uella di Èumolpo la dignità ereditaria di sommo sacerdote o Jerofante
dei
misteri Eleusini. Eumolpo fu colui che insegnò ad
ll’Oceano e secondo la favola madre delle Grazie che furono il frutto
dei
suoi amori con Giove. 1890. Eunomo. — Fu un famos
Stenelo comandava gli argivi all’assedio di Troja, ed era simile agli
dei
. ….e il somigliante a nume Eurialo figliuol di M
allidi abilatori di quel cieco soggiorno. Ma la potenza irresistibile
dei
suoi armonici concenti ; la celeste melodia ch’eg
alle corde divine, ebbe l’arcano potere di commuovere gli inesorabili
dei
delle tenebre. Le furie stesse ne fureno allettat
interi mesi sulle deserte rive del fiume Strimonio, riempiendo l’aria
dei
suoi gemiti dolorosi, e chiamando e piangendo la
condo la tradizione, esisteva un oracolo che faceva rivedere le anime
dei
morti, richiamandole per poco al contatto degli u
vati sacrifizii. 1903. Eurinomo. — Al dire di Pausania era uno degli
dei
infernali. Questa truce divinità, secondo la trad
truce divinità, secondo la tradizione favolosa, si cibava della carne
dei
morti. Nel tempio di Delo vi era una sua statua,
i denti come un affamato. 1904. Euripile. — Figlio di Evemone. Fu uno
dei
capitani greci che assediarono Troja. I lor prod
trad. di V. Monti. Narra la cronaca che quando Troja cadde in potere
dei
greci, ad Euripile toccasse, come bottino di guer
pile s’imbarcò nuovamente, e la sua nave girò per più giorni in balia
dei
venti, ma finalmente fu spinto sulle rive della c
vola, prendendo, da questo fatto semplicissimo, argomento ad un altro
dei
suoi innumerevoli miti, racconta che essendo stat
dore. Finalmente Euripile si chiamava un nipote di Ercole, che fu uno
dei
più valorosi alleati dei trojani. La tradizione r
si chiamava un nipote di Ercole, che fu uno dei più valorosi alleati
dei
trojani. La tradizione ripete, che Euripile non g
pria mano Macaone figlio di Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno
dei
più belli principi dei suoi tempi e comandava i C
o di Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno dei più belli principi
dei
suoi tempi e comandava i Cetei, popoli della Misi
e di Micene. La cronaca mitologica narra che avendo Giove giurato che
dei
due bambini Euristeo ed Ercole, quegli figlio di
rattere, doveva far giuramente di viver celibe per tutto il rimanente
dei
suoi giorni. 1907. Eurito. — Uno dei giganti che
er celibe per tutto il rimanente dei suoi giorni. 1907. Eurito. — Uno
dei
giganti che dettero la scalata al cielo. Ercole l
izio della freccia. Inorgoglito della sua destrezza osò disfidare gli
dei
e allora Apollo irritato, lo uccise. 1908. Eurizi
armata Lacedemone per nome Eurota, mise in derisione cotesta credenza
dei
suoi soldati e poco curante dei fulmini e dei lam
a, mise in derisione cotesta credenza dei suoi soldati e poco curante
dei
fulmini e dei lampi di che era il cielo corrusco,
isione cotesta credenza dei suoi soldati e poco curante dei fulmini e
dei
lampi di che era il cielo corrusco, schierò i suo
appiccò la zuffa. Ma gli Ateniesi distrussero interamente l’esercito
dei
Lacedemoni, il cui comandante si precipitò per di
ere, fino allora sconosciute, e ciò gli valse la stima ed il rispetto
dei
popoli Aborigeni, i quali senza nominarlo re gli
nominarlo re gli ubbidirono sempre ritenendolo come un uomo caro agli
dei
. Narra la cronaca che Evandro, accolse nella sua
o la morte, Evandro fu innalzato agli onori divini, dalla gratitudine
dei
popoli ch’egli avea beneficati. Vi sono anzi alcu
. Evio — Narra la cronaca che allorquando Bacco combattè nella guerra
dei
giganti a fianco di suo padre Giove, questi nel v
ne — Cerimonia religiosa per mezzo della quale i pagani evocavano gli
dei
ovvero le anime dei morti. Se ne distinguevano tr
iosa per mezzo della quale i pagani evocavano gli dei ovvero le anime
dei
morti. Se ne distinguevano tre specie marcate e d
ere. La prima Evocazione era quella che si praticava per chiamare gli
dei
, quando si credeva necessaria la loro presenza in
loro presenza in un dato luogo, non attribuendo la credenza religiosa
dei
pagani alle differenti divinità, il potere d’esse
teneva una specie di preghiera, che avea potere di far discendere gli
dei
, nel luogo ove si credeva utile la loro presenza
cie di Evocazione era quella che i pagani praticavano per evocare gli
dei
tutelari. Dice Macrobio, che quando i romani cing
no d’assedio una città, avevano il costume di fare l’evocazione degli
dei
tutelari, cantando alcune strofe, senza di che cr
ione sudetta, sarebbe stato un gran sacrilegio il far prigionieri gli
dei
penati e protettori della città nemica. « Allora
nte la terza Evocazione era quella che si faceva per evocare le anime
dei
morti, ed era di tutte la più solenne e la più fr
solenne e la più frequentemente adoperata. L’uso di questa evocazione
dei
morti, risale ai tempi più remoti dell’ antichità
veva un ordinamento lugubre e solenne. Ai tempi di Omero l’evocazione
dei
morti non era ritenuta come colpevole ed odiosa e
ocare l’anima della sua diletta Euridice. Ulisse, recandosi nel paese
dei
Cimmerj, per consultare l’ombra dell’indovino Tir
tutti i pretesi viaggi fatti nel regno delle ombre dagli eroi e dagli
dei
stessi del paganesimo, altro non sono che altrett
sono che altrettante cerimonie in cui si praticava cotesta evocazione
dei
defunti. 1923. Evoè. — Grido che ripetevano le ba
e, detti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno
dei
quali era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fa
ci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei quali era detto
dei
Quintiliani, e l’altro dei Fabiani. 1926. Fabio.
si in due collegi, uno dei quali era detto dei Quintiliani, e l’altro
dei
Fabiani. 1926. Fabio. — Uno dei figliuoli di Erco
era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fabiani. 1926. Fabio. — Uno
dei
figliuoli di Ercole, che egli ebbe da una figlia
nsiderare questo Fovio o Fabio come lo stipite dell’illustre famiglia
dei
Fabii in Roma. 1927. Fabulino. — Dal latino Fari,
questo nome al dio della parola, il quale presiedeva all’ educazione
dei
fanciulli. Gli venivano offerti dei sacrifizi, se
quale presiedeva all’ educazione dei fanciulli. Gli venivano offerti
dei
sacrifizi, secondo riferisce Varrone, quando i ba
a restò la denominazione di cignala, per alludere forse alla laidezza
dei
suoi costumi. 1932. Falce. — Questo strumento era
adizione mitologica ce la presenta come figlia della terra, e sorella
dei
giganti Encelado e Ceo, e ci ripete che la terra,
giganti Encelado e Ceo, e ci ripete che la terra, irritata contro gli
dei
che nella guerra coi giganti, avevano distrutti t
, e inspirate dalla divinità alla quale si erano consacrate, facevano
dei
gesti pazzi e sconci a somiglianza delle baccanti
itologica, che Latona avesse visto l’isola di Delo. 1941. Fano. — Dio
dei
viaggiatori, che presiedeva anche all’anno. Rifer
i sovente si trova ripetuto nei fasti della mitologia pagana, che gli
dei
formavano spesso dei fantasmi per salvare e talvo
petuto nei fasti della mitologia pagana, che gli dei formavano spesso
dei
fantasmi per salvare e talvolta anche per inganna
lta anche per ingannare gli uomini. Così Giunone per salvare Turno re
dei
Rutoli che si esponeva con troppo audace coraggio
revoli esempi di simili fantastiche apparizioni. 1943. Fantaso. — Uno
dei
tre sogni che la tradizione mitologica fa figliuo
pendea un piccolo amuleto, a cui si dava il nome di fascino, al collo
dei
bambini. Le Vestali avevano il carico particolare
ua, affinchè il lavoro di un uomo mortale, avesse cooperato all’opera
dei
celesti. Fu questa la ragione per la quale i grec
de riuscire nello intento desiderato fu inviato Ulisse il più scaltro
dei
greci, ed egli riusci nella impresa affidata alla
acia, non avessero bevuto l’acqua del fiume Xanto, nè mangiato l’erba
dei
campi trojani ; e quindi Ulisse e Diomede per rag
resero Reso in un campo vicino alla città, l’uccisero e impadronitisi
dei
famosi destieri li condussero seco loro. In quint
e e di Auge. Ma questo giovane principe era non solo amico ed alleato
dei
trojani, ma legato coi vincoli del sangue alla re
po trojano, e ingrato e traditore, combattè da quel giorno nelle file
dei
greci. In cotal guisa ebbero compimento tutte que
. Fatua — Soprannome particolare che i pagani davano alle mogli degli
dei
campestri in generale, e dei silvani e fauni in p
are che i pagani davano alle mogli degli dei campestri in generale, e
dei
silvani e fauni in particolare. Fatua era anche u
rvio era questo il nome che si dava ad un Fauno, Il quale più sovente
dei
suoi compagni, prediceva l’avvenire, e dava persi
oi suoi misteri, colle sue feste, col culto onde venivano onorati gli
dei
e gli eroi, e con le cerimonie di esso. Lo studio
n gran maggioranza come quelle che hanno per sobbietto principale gli
dei
maggiori, e gli eroi più famosi dell’antichità, d
to principale gli dei maggiori, e gli eroi più famosi dell’antichità,
dei
quali il sostrato storico ed informatore, è preso
addimandano quelle la cui invenzione è tutta dovuta all’immaginazione
dei
poeti ; ed altro non sono che una specie di parab
mascolino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno
dei
loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cro
, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno dei loro
dei
. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cronisti che
no fatto di questo, uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno
dei
cronisti che si è addentrato nei più remoti reces
gnato dall’invidia, dal fasto, dagli onori e dalla voluttà come madre
dei
delitti. Veniva raffigurato cieco e con le ali, f
per padre Pico. Ovidio li chiama Fauni bicornes, perchè a somiglianza
dei
satiri e di tutte le divinità boscherecce, avevan
arte, mentre Ovidio, ed altri con lui, lo dicono figliuolo di Pico re
dei
Latini, e lo fanno successore al trono di suo pad
glianza di Saturno avesse introdotto in Italia il culto degli antichi
dei
della Grecia. Essendosi durante la sua vita dedic
ava il suo sonno si credeva fermamente che egli s’intrattenesse cogli
dei
. …… È questa selva Immensa, opaca, ove mai sempr
gli diceva al suo svegliarsi era ritenuto dai pagani come rivelazione
dei
voleri del dio Fauno. Presso i romani questo dio
ammaestra la tradizione storico-favolosa, che così aveva nome il capo
dei
pastori di Numitore, re della città di Alba. Narr
anch’egli abitante dell’isola di Corfù, risonvenne di alcuni oracoli
dei
quali suo padre gli aveva fatto rivelazione, ed i
e, ed in cui era detto che Nettuno odiava i Feacidi per essere questi
dei
celebri piloti, e che perciò mostravano di poco c
come dio del mare ; onde egli avrebbe fatto perire fra le acque, uno
dei
loro migliori vascelli, nel giorno che avrebbe fa
uello. 1964. Feba ed Ilaria — Così venivano denominate le mogli degli
dei
Dioscuri. — Vedi Ilaria. 1965. Febea o Febe — All
Secondo riferisce Macrobio, i romani costumavano di onorare le anime
dei
morti con alcune cerimonie, alle quali si dava qu
i ed offerte si facevano, al dire di Plinio, per rendere propizii gli
dei
infernali, alle anime dei defunti. Le cerimonie F
al dire di Plinio, per rendere propizii gli dei infernali, alle anime
dei
defunti. Le cerimonie Februali, avevano la durata
ende che fosse lo stesso che Plutone, al quale venivano anche offerti
dei
sacrifizii Februali. Questa ultima opinione è avv
nti, scelti fra le più cospicue e nobili famiglie di Roma. Le persone
dei
feciali erano tenute come sacre, ed essi componev
i alle porte della città ostile, e quivi, chiamando Giove e gli altri
dei
in testimonii, chiedeva ad alta voce riparazione
rdote Feciale lanciava nel territorio nemico un’asta, e invocando gli
dei
celesti e marittimi, dichiarava apertamente la gu
o se non la Terra. Le donne romane invocavano la Fecondità, per avere
dei
figliuoli, e a tale uopo si assoggettavano ad una
dea che presiedeva al giuramento delle promesse ed alla inviolabilità
dei
contratti. Presso i romani un giuramento fatto pe
se un verme da cui poi formavasi un’altra Fenice. L’opinione generale
dei
naturalisti è che l’uccello Fenice nasce nei dese
; la seconda durante quello del re Amasi ; la terza durante il regno
dei
Tolomei, e finalmente la quarta verso gli ultimi
apparizione della Fenice. Nell’ intento di portar sempre l’attenzione
dei
lettori sulle idee da noi esposte nella introduzi
neri della Fenice per confermare l’idea miracolosa della resurrezione
dei
corpi, e cio non perchè essi prestassero fede all
dei corpi, e cio non perchè essi prestassero fede alle superstizioni
dei
pagani, ma per mettere in atto uno dei loro princ
assero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto uno
dei
loro principii ; cosa la quale viene altamente in
e ai fenici. Fenice fu del pari chiamato un figliuolo di Amintore, re
dei
Dolopi, in Epiro. Narra la cronaca che Fenice per
izia, che aveva avuta per Achille. Finalmente, caduta Troia in potere
dei
greci e quando il superbo Ilion fu combusto, Feni
e andò nella Bitinia, ove fondò una colonia, e diffuse il culto degli
dei
della sua nazione. Alcune cronache dell’antichità
volta l’anno, e propriamente nel giorno ventuno di febbraio in onore
dei
morti. Al dire di Ovidio, la celebrazione di ques
i intesero delle grida per la strade di Roma, e fu detto che le anime
dei
morti si agirassero per le vie della città. I Rom
comunemente presso i romani un tal soprannome a Giove, come vincitore
dei
loro nemici che aveva abbattuti col terrore. Altr
ltri scrittori pretendono, che si desse questo epiteto al padre degli
dei
, perchè i vincitori delle battaglie costumavano d
o nome alcuni particolari giorni dell’anno, che erano consacrati agli
dei
; e durante i quali si facevano in loro onore fes
sso neanche di dichiarare la guerra. 1989. Feronia. — Dea degli orti,
dei
boschi e protettrice degli schiavi liberti. Era t
i mali, Ogn’infame pensiero, ogni atto immondo Entrò nei crudi petti
dei
mortali, E le pure virtù candide e belle Giro a s
risce Diodoro, nelle sue cronache della favola, che Bacco, che fu uno
dei
più famosi legislatori dell’ antichità avesse pro
ro, ci limiteremo qui a dare il nome delle principali feste religiose
dei
romani e dei greci. Presso i romani le principali
remo qui a dare il nome delle principali feste religiose dei romani e
dei
greci. Presso i romani le principali feste e ceri
ere stato cangiato in genio, fu da Venere adibito alla custodia d’uno
dei
suoi tempii. Fetonte era similmente il nome di qu
che il dio Fidio altro non fosse Giove, considerato come vendicatore
dei
falsi giuramenti : altri vogliono che sia Ercole
vertà etc. etc. Furono in secondo luogo ritenuti come figliuoli degli
dei
, coloro che si illustrarono nelle arti stesse, es
ciò si arrestava la sbrigliala immaginazione delle religiose credenze
dei
pagani, imperocchè erano ritenuti come figliuoli
in tutte le epoche, ha sempre cercato di tener schiava l’intelligenza
dei
popoli per mezzo di falsità, d’ipocrisia e di sup
ente avvalso di queste credenze, facendo passare come figliuoli degli
dei
, tutti quei fanciulli che la sfrenata libidine sa
nche in età più recenti e civilizzate, il potere assoluto e dispotico
dei
re della terra appoggiarsi largamente, e con soli
arsi largamente, e con solida sicurezza, all’empio e tenebroso potere
dei
ministri della divinità, per modo che la tradizio
Perseo fu figlio di Danae e di Giove ecc. ecc. Così il maggior numero
dei
sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati
e di Giove ecc. ecc. Così il maggior numero dei sovrani, degli eroi,
dei
principi, che sono stati deificati per mezzo dell
opo la morte, erano ritenuti sempre, come altrettanti figliuoli degli
dei
. 2002. Figliuoli. — In generale tutti gli dei det
ettanti figliuoli degli dei. 2002. Figliuoli. — In generale tutti gli
dei
detti Epidoti e molte altre divinità, di cui parl
tico, avevano presso i romani la particolare protezione della nascita
dei
fanciulli e della educazione dei figliuoli. Le pr
particolare protezione della nascita dei fanciulli e della educazione
dei
figliuoli. Le principali fra queste divinità eran
il nome d’un cittadino di Delfo, il quale al tempo dell’insurrezione
dei
Galli sotto Brenno, appariva nell’aria insieme ad
o, appariva nell’aria insieme ad altri fantasmi e combattè nelle file
dei
greci contro i barbari, onde salvare la città. In
iustizia che Augia voleva usare ad Ercole, con negargli la ricompensa
dei
suoi servigi. L’eroe sdegnato contro la slealtà d
anti di Cirene e quelli di Cartagine, surse una grave contesa a causa
dei
rispettivi contini ; e onde non sparger sangue, f
quel punto ov’esse si sarebbero incontrate, avrebbe marcato il limite
dei
rispettivi confini. Accettatasi la proposta, avve
osta, avvenne che i fratelli Fileni che rappresentavano gli interessi
dei
Cartaginesi, s’incontrarono coi Cerenesi quando a
ribile morte. I Cartaginesi innalzarono due altari presso il sepolcro
dei
fratelli Fileni e li onorarono come dei. 2011. Fi
due altari presso il sepolcro dei fratelli Fileni e li onorarono come
dei
. 2011. Filira. — Figlia dell’Oceano. La tradizion
no si dette a fuggire rapidadamente, facendo risuonare il monte Pelio
dei
suoi nitriti. Cosi Saturno a vista della moglie
ella sua patria, dopo lo scandalo avvenuto, si rifuggi nelle montagne
dei
Pelagi, ove, dopo qualche tempo, dette alla luce
età cavallo, la ferì così crudelmente che supplicò notte e giorno gli
dei
, di toglierle la sua umana natura ; per lo che mo
iarono in un albero di tiglio. 2012. Fillide. — Discorde è l’opinione
dei
cronisti della mitologia sulla paternità di quest
la fanno figliuola di Sitone, re di Tracia ; ed altri di Licurgo, re
dei
Dauni. Ma la maggioranza delle opinioni, la ripet
cro di Fillide. La tradizione allegoria della favola aggiunge che gli
dei
mossi a compassione del triste fato di Fillide, l
— Dalle parole greche φιλω amo e λη terra si dava questo nome ad uno
dei
cavalli del sole, nella significazione di amante
e posto nel crudel bivio di essere spergiuro, o di cagionare il danno
dei
suoi concittadini, credè di poter eludere la prop
cogli atti, il luogo ov’ erano nascoste le frecce. Ma ben presto gli
dei
, sdegnati contro lo spergiuro, lo punirono con qu
sull’ isola di Lemnos, vedendo nell’ accaduto un giusto castigo degli
dei
contro lo spergiuro. Questa di Lenno è la desert
o, e le frecce istesse che aveano richiamato sul suo capo l’ira degli
dei
, servirono a prolungargli la vita, poichè uccidev
mose sue frecce ; e ciò fece l’astuto greco onde riaccendere l’ardire
dei
suoi, i quali scorati dalia morte di Achille, dis
alle sue parole e fece cavar gli occhi ai suoi due figliuoli. Ma gli
dei
sdegnati fecero per mezzo d’Aquilone acciecare il
fatto subire ai suoi innocenti figliuoli. La cronaca aggiunge che gli
dei
non soddisfatti del supplizio che avevano imposto
assai popolare in Elide, egli fu il primo a stabilire in quella città
dei
solenni sacrifizi a Bacco suo padre, nei quali si
ed adorava sovente cose assai meno considerevoli. La gran maggioranza
dei
templi pagani presso i romani e i greci, racchiud
za dei templi pagani presso i romani e i greci, racchiudeva le statue
dei
loro fiumi ; e specialmente in Grecia ed in tutto
talia non vi erano che ben pochi templi, nei quali oltre al simulacro
dei
loro fiumi non vi fossero degli altarî a questi c
fiumi non vi fossero degli altarî a questi consacrati e dove il culto
dei
pagani offeriva del continuo incenzi, voti e sacr
in tutte le città e le borgate dell’Egitto, il fiume Nilo che era uno
dei
più venerati numi della loro religione ; a motivo
e le parole Deus Rhenus ; il Paniso era una della principali divinità
dei
Messeni, i quali gli offerivano ogni anno pubblic
i pagani avessero fatta una distinzione nella configurazione generale
dei
fiumi ; e avessero rappresentato i fiumi che sboc
en. Si dava questo nome ad un ordine di sacerdoti del culto religioso
dei
romani e la cui istituzione, secondo Tito Livio è
ui scelti fra il popolo. Il primo di questi ordini si chiamava quello
dei
Flamini maggiori : il secondo quello dei Flamini
ti ordini si chiamava quello dei Flamini maggiori : il secondo quello
dei
Flamini minori. Però ognuno di questi sacerdoti e
la consacrazione si faceva dal Pontefice massimo ; e l’elezione tanto
dei
Flamini maggiori quanto dei minori si faceva per
al Pontefice massimo ; e l’elezione tanto dei Flamini maggiori quanto
dei
minori si faceva per votazione dal popolo. La dig
lamine. Gli imperatori romani si erano riservato il diritto di creare
dei
sacerdoti Flamini, i quali in questa occasione pr
che secondo la tradizione, circondava d’un triplo cerchio le carceri
dei
dannati, e nel quale invece di acque correvano to
li da Apollo, avesse appiccato il fuoco al tempio di Delfo ; onde gli
dei
per punirlo lo precipitarono nel Tartaro, dove Fl
da me voi che mirate La pena mia. Non violate il giusto. Riverite gli
dei
. Virgilio — Eneide — Libro VI trad. di A. Caro
ce, secondo Virgilio :Imparale dal mio esempio a non disprezzare gli
dei
. È per altro a notare che questo passo del classi
poema. 2033. Flegonte. — Al dire di Ovidio era questo il nome di una
dei
cavalli del Sole e propriamente di quello che pre
raggiunse ben presto, la rapì, la fece sua sposa e le dette l’impero
dei
fiori ed una perpetua giovanezza. La mère du Pri
re Flora, aveva guadagnato un’ ingente ricchezza con l’osceno mercato
dei
propri vezzi. Venuta a morte lasciò erede di tutt
rla spesso coll’antica dea Flora, in onore della quale si celebravano
dei
giuochi detti dal suo nome Florali, a cui, coll’a
are degli anni si unirono delle turpi oscenità degne novella Flora, e
dei
quali si prevaleva annulmente la spesa dalle sost
rola greca φοβεω che significa atterrisco, si dava questo nome ad uno
dei
tre Sogni che la favola fa figliuoli del Sonno. I
ro genitore, informato del fatto e conscio delle continue dissenzioni
dei
suoi figliuoli, vide nell’ accaduto, più un perfi
sventuratamente si ferì in una mano, nel togliere ùna freccia da uno
dei
cadaveri e dopo qualche giorno mori di quella fer
a. 2042. Forbante. — Uomo sanguinario e crudele, il quale eletto capo
dei
popoli Flegiani, postosi alla testa di un forte s
letto capo dei popoli Flegiani, postosi alla testa di un forte stuolo
dei
suoi seguaci, costringeva tutti i passaggieri che
este così chiamate in onore della dea Fornace, alla quale si facevano
dei
sacrifizi d’innanzi ai forni, cuocendo il pane, e
due corni dell’abbondanza, per dimostrare che essa è la dispensatrice
dei
beni del mondo, e appoggia la mano destra sul tim
a Fortuna presso i romani, era stato trasmesso dai greci ; e il primo
dei
sovrani che adoro questa dea, fu Servio Tullio, c
eme riunite. A simiglianza della infinita moltiplicità delle statue e
dei
templi di questa dea, erano del pari infiniti e s
à quindi a meravigliarsi di un cosa esorbitante numero di appellativi
dei
quali i pìgani accompagnavano la veneratissima de
loro tante divinità, alla quale seguendo la configurazione simbolica
dei
loro miti religiosi, davano per madre la dea Temi
; e solo Esiodo, nelle sue cronache della favola, la mette nel numero
dei
figliuoli della Notte. Il Boccaccio, nella sua Ge
o dei figliuoli della Notte. Il Boccaccio, nella sua Genealogia degli
dei
, la mette nel numero delle deità romane. 2054. Fr
ilenza, la quale ordinariamente vien cagionata dall’ eccessivo calore
dei
raggi del sole, fu la cagione della morte di tutt
sigli del suo ajo, fece segretamente preparare una nave e tolto parte
dei
tesori paterni, in compagnia di sua sorella Elle,
ne furono felici, ma scorso qualche tempo, Aete pensò d’ impadronirsi
dei
tesori di Frisso, e lo fece segretamente morire o
i Fulgur soprannome col quale i pagani invocavano Giove, come padrone
dei
fulmini. Fra gli scrittori dell’antichità, Seneca
ipote, dalla prigione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impadronirsi
dei
suoi regni, per ricompensare il suo liberatore lo
presentato di un fulmine, facendolo così padrone degli uomini e degli
dei
. Le cronache dell’ antichità favolosa ci presenta
e dell’ antichità favolosa ci presentano i Ciclopi come i fabbricanti
dei
fulmini ; e Virgilio ci ripete, che ogni fulmine
la collera di Giove e che produceva un invincibile terrore nel petto
dei
mortali. Stavan ne l’ antro allora Sterope e Bro
oronazione del novello signore. Comune ed estesissima era la credenza
dei
persiani, che il fuoco fosse stato portato dal ci
stizione e della ignoranza, fomentata presso i pagani dalla impostura
dei
loro sacerdoti, era comune alla Grecia, ove si cr
ritratto. Discorde ed oltre ogni credere contradittoria è la opinione
dei
più accreditati scrittori e poeti antichi, sulla
rittori e poeti antichi, sulla paternità di queste ministre dell’ ira
dei
numi, ciascuno assegnando loro quei genitori che
ì Stazio, nella Tebaide, ci descrive i rimorsi di Eteocle e Polinice,
dei
quali la furia Tesifone fu la inesorabile persecu
hi : il vestimento, Qual non lice indossar nè visitando I seggi degli
dei
, nè de’ mortali Le cuse entrando. Una simil genia
iree. — Erinni — Eumenidi — Nemesi ecc. ecc. 2064. Furina. — Divinità
dei
ladri che presso i romani veniva onorata con una
citato scrittore, la via lattea era fiancheggiata dalle dimore degli
dei
più potenti. Una splendida via nel ciel riluce :
cantare le lodi della sua amata, facendo risuonare tutta la spiaggia
dei
suol innammorati lamenti ; i quali si traducevano
2077. Galeote — La tradizione della favola fa di questa divinità, uno
dei
principali numeri degli Illei, antichi popoli abi
l dire del citato scrittore, codeste incantatrici vendevano al popolo
dei
filtri e delle medele, che avevano il potere di t
no, riferisce nelle suo cronache sull’ antichità, che allorquando uno
dei
sacerdoti galli moriva, i suoi compagni portavano
, di vacche e di tori. Era loro espressamente proibito di sacrificare
dei
maiali ; come pure di cibarsi della carne di ques
te superstizioso, che avesse dato origine e fondamento alla religione
dei
Druidi V. Druidi. 2081 Gallo — I pagani consacrav
Presso i pagani era comune l’ uso di sacrificare questo animale agli
dei
Lari o Penati, alludendo all’ uso domestico di al
ò i sacerdoti galli erano tutti eunuchi : almeno tal’ era la credenza
dei
pagani. Si chiamò finalmente Gallo un giovine ami
onore di Giunone Gamelia V. l’ art. precedente. 2084. Gamelio. — Uno
dei
soprannomi di Giove, che gli veniva dall’essere r
rannomi di Giove, che gli veniva dall’essere ritenuto come protettore
dei
matrimoni. 2085. Gange. — Fiume delle Indie riten
ne dell’ acquario, facendolo servire come coppiere al banchetto degli
dei
, e assegnandogli le funzioni che prima di lui ave
, Genimede, al quale dette incarico di recarsi in Lidia, onde offrire
dei
sacrifizi a Giove in un tempio, che quel dio avev
diversi figli di cui i più famosi furono Pilunno e Giarba o Iarba, re
dei
Getuli V. Giarba. 2088. Gargaro. — Presso i pagan
navvedutamente avesse cagionato la morte di un gatto. 2091. Ge. — Uno
dei
più antichi cronisti della favola per nome Sancon
mine alla discendenza d’Inaco. 2094. Gelasia. — Sebbene negli scritti
dei
mitologi più accreditati, nonchè dei cronisti del
Gelasia. — Sebbene negli scritti dei mitologi più accreditati, nonchè
dei
cronisti dell’antichità, non si faccia particolar
i vengono più comunemente indicate le tre Grazie. 2095. Gelone. — Uno
dei
figli di Ercole e della ninfa Gelania. Secondo la
almente seguita da tutti i poeti dell’antichità, è che sotto il segno
dei
gemini siamo raffigurati i due famosi Tindaridi,
— I Fasti — Libro V. trad.Giambattista Bianchi. 2097. Gemino. — Uno
dei
soprannomi che si dava al dio Giano, a causa dell
i si accordano nel convenire che geniali era il nome collettivo degli
dei
che presiedevano alla generazione. Al dire di Fes
vo degli dei che presiedevano alla generazione. Al dire di Festo, gli
dei
Geniali erano i quattro principali elementi cioè
Fecondità e il Genio. Glio astrologi e gli indovini davano il nome di
dei
Geniali ai donici segni dello zodiaco. 2100. Geni
a e reale la guida celeste d’un Angelo Custode. La credenza religiosa
dei
pagani ammetteva perfino l’esistenza di due genii
Al dire del cronista Apulejo, i pagani ritenevano ancora che le anime
dei
defunti apparissero loro soventi volte sotto la f
econdi Dei Lari. Agli uni ed agli altri si dava il nome collettivo di
dei
Mani, alludendo sempre alla loro trasfigurazione
o di dei Mani, alludendo sempre alla loro trasfigurazione nelle anime
dei
morti. Si dava anche il nome di Genio ai dei Lari
sfigurazione nelle anime dei morti. Si dava anche il nome di Genio ai
dei
Lari, ai Lemuri, ai Penati ed ai Demoni. V. quest
ea Illichia, ritenute anche esse come protettrici delle partorienti e
dei
neonati. 2103. Gennajo. — Questo mese era presso
corrente. È questa una delle configurazioni allegoriche più spiccate
dei
tipi mitologici e del linguaggio figurato del pag
sulla carta una gran quantità di punti. Le figure che la combinazione
dei
diversi punti producevano, venivano attentamente
lla città di Atene, quelle quattordici donne, che servivano la regina
dei
sacrifizi, in occasione di qualche solenne funzio
di. — In Grecia vissero due famiglie, una detta de’Giamidi, e l’altra
dei
Clitidi, alle quali era devoluto, per diritto ere
eggeva nell’avvenire. Numa Pompilio che fu il secondo e il più saggio
dei
re di Roma, fece innalzare un tempio a Saturno co
G. B. Bianchi. Nelle cerimonie del culto di Giano, gli si facevano
dei
sacrifizi, in cui gli veniva offerto del farro mi
lo da principio barbaro ed incolto. Estesissimo ora in Roma il numero
dei
templi consacrati a Giano, sotto le due denominaz
agioni dell’anno, mentre le tre finestre che si aprivano sopra ognuno
dei
quattro lati, indicavano i tre mesi d’ogni stagio
ttà, di cui si sarebbero certamente impadroniti, se Giano, protettore
dei
romani, non avesse in quell’istesso momento fatto
. Giapeto. — Gigante figliuolo di Urano e fratello di Saturno. Fu uno
dei
Titani che mossero guerra a Giove, e dettero la s
ni quattro erano le principali divinità che presiedevano alla cultura
dei
Giardini, cioè Priapo, Flora, Pomona e Vertunno.
lavorano la terra. Dopo la morte, Giasione fu posto nel numero degli
dei
non solo come figlio di Giove, ma anche per aver
scita ; e ad avvalorare la pietosa menzogna fece tutti gli apparecchi
dei
funerali ; mentre con gran segretezza confidò il
sul monte Pelio, el o affidò alle cure di Chirone, il più saggio uomo
dei
suoi tempi. Questi prese cura dell’educazione di
sone seguì alla lettera quanto gli veniva imposto dalla volontà degli
dei
, e lo stesso giorno si mise in cammino per alla v
ona, la fierezza che traspariva nei suoi atti, la disinvolta eleganza
dei
suoi movimenti, impressi di reale maestà. Forte
radizioni mitologiche aggiungono, a questo proposito, che perfino gli
dei
avessero preso interesse alla perigliora intrapre
do quell’isola governata da donne sole, le quali sprezzando l’imperio
dei
mariti gli avevano tutti ammazzati e regnando Isi
gli occhi bassi, come persona raccolta nei suoi pensieri. Sulle mura
dei
templi, e più segnatamente sulla facciata princip
ri occhi e varie orecchie umane, per dimostrare che nulla sfugge agli
dei
e che essi veggono e sentono ogni cosa. Nè solame
ziani le figure Gieroglifiche, ma se ne servirono ancora per comporre
dei
discorsi interi. Al dire di Clemente Alessandrino
ligioso di Atene, ed erano destinati particolarmente all’insegnamento
dei
novizi per tutto ciò che riguardava i misteri del
erano queste presso i greci le appellazioni che si davano alle donne
dei
sacerdoti Gierofanti. Però questa opinione è comb
Gierofanti. 2147. Glerogrammatei. — Discorde è in generale l’opinione
dei
cronisti, sull’applicazione di questo nome presso
one di questo nome presso gli egiziani. Taluni pretendono che fossero
dei
sacerdoti, i quali presiedevano alla spiega dei m
retendono che fossero dei sacerdoti, i quali presiedevano alla spiega
dei
misteri religiosi, ed alle cerimonie del culto. A
dal riflettere e ricordare tutto quanto avveniva durante le cerimonie
dei
sacrifizi ; notando le più leggiere congiunture,
erenti sono le varie opinioni degli autori in generale, sulla nascita
dei
giganti, e sulle differenti azioni che ne resero
i Giganti fossero figli della Terra, la quale per vendicare la morte
dei
suoi figliuoli Titani, sterminati dagli dei, li a
le per vendicare la morte dei suoi figliuoli Titani, sterminati dagli
dei
, li avesse vomitati dal suo seno, per farli minis
dell’antichità ripetono che ognuno di essi, aveva cento mani e spesso
dei
serpi invece di gambe. Essi a cui niuna umana pot
a potenza resisteva, spinsero il loro orgoglio fino a far guerra agli
dei
; e nell’intento di detronizzar Giove, lo assedia
mpo ed Ossa. Monti La Musogonia — Canto. e scagliarono contro agli
dei
enormi massi di pietre, dei quali, secondo la tra
onia — Canto. e scagliarono contro agli dei enormi massi di pietre,
dei
quali, secondo la tradizione mitologica, quelli c
te atterrito dagli sforzi sovrumani, chiamò in suo soccorso tutti gli
dei
; ma questi spaventati fuggirono chi in questa e
zzato, che i Giganti sarebbero stati invincibili, e che nessuno degli
dei
, compreso lo stesso Giove, avrebbe potuto mai sco
tiere speciale e propria dell’opera nostra, richiameremo l’attenzione
dei
lettori sulla grande analogia che passa fra la so
ne dei lettori sulla grande analogia che passa fra la sognata impresa
dei
Giganti, che vollero detronizzare il Giove pagano
ri per la loro gigantesca figura. Cosi, al dire di Virgilio, Turno re
dei
Rutoli, era di una colossale sia tura. Turno inf
lo trovò di sessanta cubiti. Il Boccaccio nella sua Genealogia degli
dei
, scrive che in una caverna del monte Erice, in Si
del cranio, che furono portati nella città di Erice, per ordinamento
dei
magistrati ; e che in quella porzione di cranio s
hezza, si ridusse in polvere appena toccato, meno pochi denti, ognuno
dei
quali pesava circa cinque once. Da tutti questi n
guerra contro i Giganti — V. l’articolo precedente. 2151. Gige. — Uno
dei
formidabili Giganti che insieme a Briareo ed a Co
llorquando Giove li sconfisse, insieme a tutta la formidabile falange
dei
Giganti, essi al dire di vari scrittori e poeti r
per nome Orcippo, introdusse l’uso di andare nudi. Nella celebrazione
dei
giuochi Ginnici, si eseguivano varie specie di es
mpsicosi, e facevano consistere tutta l’umana felicità, nel disprezzo
dei
beni della fortuna ; e nell’abborrimento dei piac
felicità, nel disprezzo dei beni della fortuna ; e nell’abborrimento
dei
piaceri del senso. Nelle antiche tradizioni india
a. Alfieri — Antigone — Tragedia Atto I. Scena III. Queste opinioni
dei
due famosi scrittori sono combattute da vari anto
sera va a precipitarsi nella Notte. Aveva nelle mani le redini di uno
dei
cavalli del carro di Diana, ossia la Luna, per si
o intitolato Le opere ed i giorni, ci ha trasmesso un esatto catalogo
dei
giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci
d i giorni, ci ha trasmesso un esatto catalogo dei giorni fortunati e
dei
disgraziati ; additandoci in quello, come uno dei
giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come uno
dei
più infelici giorni, il quinto di ogni mese. Al d
nimenti. Al dire del sudetto scrittore, questa superstiziosa credenza
dei
romani ebbe origine dal fatto seguente. Nell’anno
ondere alle domande. L’indovino rispose che tale era la volontà degli
dei
, i quali erano sdegnati contro i romani per aver
risposta, il senato promulgò una legge di comune accordo col collegio
dei
Pontefici, ordinando che in avvenire non si fosse
ciuti da tutti come fortunati o sfortunati ; vi erano presso i pagani
dei
giorni ritenuti come felici o infelici, a seconda
li degli Idi ecc. Nè a ciò solo si limitava la superstiziosa credenza
dei
romani riguardo ai diversi giorni del mese. Infat
bbene la superstizione fosse il fondamento universale della religione
dei
pagani, pure vi erano molti che disprezzavano cot
i padre e degli Dei : Tu provvida del mondo anima e mente : Tu regola
dei
casi o fausti o rei : A te cade la pioggia obbedi
alla Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da uno
dei
suoi figli. Però Rea, addolorata di veder distrut
otto il nome di antro Ditteo, partorì Giove affidandolo alla custodia
dei
sacerdoti Cureti, e delle ninfe Melisse. Molleme
i che avea divorati. Ciò fatto, sentendosi Giove forte dell’ appoggio
dei
suoi fratelli, pensò di detronizzare il padre, on
raggiunto il suo scopo, se non quando avesse potuto avere l’ appoggio
dei
Titani rinserrati nel Tartaro ; egli tentò l’ imp
Musogonia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre degli
dei
e degli uomini, ricinto di una gloria immortale,
il suo invincibile potere, che dalle sfere supreme si estendeva agli
dei
ed agli uomini : e finalmente l’aquila, che con l
iere di tutti. A somiglianza del largo ed esteso numero delle mogli e
dei
figliuoli di Giove, è ugualmente altissima la cif
delle mogli e dei figliuoli di Giove, è ugualmente altissima la cifra
dei
nomi e dei soprannomi coi quali lo chiamavano i p
e dei figliuoli di Giove, è ugualmente altissima la cifra dei nomi e
dei
soprannomi coi quali lo chiamavano i pagani. Di q
e finalmente moltissimi dal motivo per cui gli erano stati innalzati
dei
templi o consacrate delle are. I nomi e i soprann
nomi e i soprannomi più generalmente dati a Giove erano : Padre degli
dei
, Rettore, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente, In
tore, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente, Invincibile ecc. Come pure
dei
suoi innumerevoli soprannomi i più generalmente u
eralità degli scrittori, e cronisti della Favola, pure erano, al paro
dei
sopraccennati, assai in uso presso i pagani. Gli
poggiando l’opinione del classico scrittore sopra cennato, ripete che
dei
due Giovi d’ Arcadia, uno era antico quanto il mo
iamarono Giove, e ne fecero la prima delle loro divinità. Le cronache
dei
tempi favolosi ci ammaestrano peraltro, che non f
e Belo ecc. Nè solo a questo si arrestava la sbrigliata superstizione
dei
pagani, imperocchè noi vediamo che nella città di
no e Plutone, essa pure ha dato ragione alla disparità delle opinioni
dei
cronisti e degli scrittori. Infatti molti fra que
llora istituiti i giuochi in onore di questa dea, della continuazione
dei
quali non fa menzione alcuno scrittore dell’antic
i non fa menzione alcuno scrittore dell’antichità. 2163. Giovio — Uno
dei
soprannomi di Ercole che a lui veniva per esser f
e, che esisteva un’antichissima legge, la quale imponeva che le anime
dei
morti, dovessero essere giudicate all’ uscire di
ali sotto la presidenza di Minosse, dovevano giudicare tutte le anime
dei
morti. Qui progenie divina Del tuono il Sire ott
a i bollori della stagione. 2171. Giuliani — Presso i romani l’ordine
dei
sacerdoti Luperci ; detti anche Lupercali, veniva
ddiviso in tre collegi distinti, conoscinti sotto il nome di Collegio
dei
sacerdoti Fabii, dei Quintilliani e dei Giuliani.
i distinti, conoscinti sotto il nome di Collegio dei sacerdoti Fabii,
dei
Quintilliani e dei Giuliani. 2172. Giulio — Conos
nti sotto il nome di Collegio dei sacerdoti Fabii, dei Quintilliani e
dei
Giuliani. 2172. Giulio — Conosciuto più comunemen
nendo le nozze celebrate — secondo asserisce Diodoro — nel territorio
dei
Gnassi, sulle sponde del fiume Tereno, ove, al di
avesse ordinato a Mercurio d’invitare alle feste, non solo tutti gli
dei
e tutti gli uomini, ma persino tutti gli animali.
Centimano V. Briareo — valse ad arrestare i rei disegni di Giunone, e
dei
suoi aderenti. Giunone perseguitò senza tregua no
bo un fiore ; ad Ebe, mangiando delle lattughe ecc. Siccome nel culto
dei
pagani, essi attribuivano a tutte le loro divinit
la terra. Da ciò si asserisce che ella offerisse a Paride, gran parte
dei
beni della terra, se avesse voluto aggiudicarle i
e chiamata col soprannome di Juno Moneta. Il culto di Giunone era uno
dei
più estesi e solenni di tutto il paganesimo, spar
sparso e riconosciuto in tutte le parti del mondo autico. Il racconto
dei
pretesi prodigi da essa operati, e delle terribil
cca ; perchè la tradizione mitologica ripeteva, che durante la guerra
dei
giganti contro Ciove, Giunone spaventata si fosse
avano una gran quantità di appellativi e soprannomi ; alcuni dai nomi
dei
luoghi in cui era adorata, ed altri moltissimi da
molte iscrizioni antiche, che ci sono state tramandate sia dai ruderi
dei
monumenti rispettati dal tempo, sia nei papiri. I
navano col soprannome di Giunonio. 2176. Giuoehi — Il culto religioso
dei
pagani sopratutto fra i greci ed i romani aveva r
va dar principio a questa pubblica solennità se non dopo aver offerto
dei
sacrifizii alla divinità in onore della quale ven
nie. Da ciò emerge chiara e nitida la conseguenza, che la istituzione
dei
giuochi pubblici, presso i pagani, ebbe per motiv
Olimpiade. Oltre a questi principali pubblici spettacoli, ve ne erano
dei
secondari, la cui celebrazione si faceva con mino
ne erano dei secondari, la cui celebrazione si faceva con minor pompa
dei
sopracennati, ma che ciò non pertanto avevano pre
e di qualche illustre defunto. Così Virgilio ci ripete la descrizione
dei
solenni giuochi funebri, che Enea celebra sul sep
roclo, e l’istesso autore ci ha nell’Odissea trasmesso la descrizione
dei
solenni giuochi, celebrati nella corte di Alcinoo
iù comune era quella di giurare per Giove Pietra — Deum Lapidem — Gli
dei
stessi giuravano per le acque stigie, e questo gi
e mitologica racconta a proposito dell’inviolabile giuramento che gli
dei
stessi facevano per le acque stigie, che avendo l
fiume Stigie, soccorso Giove nella guerra contro i giganti, il padre
dei
numi in riconoscenza verso di lei, comandò che tu
il padre dei numi in riconoscenza verso di lei, comandò che tutti gli
dei
avessero giurato per le acque stigie ; e che quel
o storico Serbio, rende ragione di simile tradizione col dire che gli
dei
essendo beati ed immortali giuravano per lo stigi
iodoro, gli abitanti dell’isola di Sicilia, andavano uel tempio degli
dei
Palici a fare i giuramenti ; e che gli spergiuri
urato. Presso i romani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli
dei
e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per
omani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli dei e per i semi
dei
. Comunemente essi giuravano per Quirito, per Erco
ece più ritorno sopra la terra. 2179. Giuturna — Sorella di Turno, re
dei
Rutuli e figlia di Dauno. La tradizione ci ripete
. La tradizione ci ripete che Giove, innamoratosi di lei, la richiese
dei
suoi favori ed ella aderì volentieri volentieri a
volentieri alle voglie del suo amante immortale ; il quale in premio
dei
favori ricevuti da lei, l’innalzò fra le divinità
le sarebbe caduto vittima il fratello di lei ; ella rivestì la divisa
dei
guerrieri di suo fratello e mischiatasi ai soldat
ll’ andare del tempo questo barbaro uso, fu seguitato ; e ai funerali
dei
ricchi s’immolavano gli schiavi che loro avevano
rbara usanza cadde poco a poco in disuso ; e allora fu che alle pompe
dei
funerali solenni, fu introdotto il costume di far
opolo romano accorreva folto e numeroso ad assistero al combattimento
dei
gladiatori, e prendeva un crudele diletto nel ved
angue. Al dire di Cicerone, quando in Roma furono stabiliti i giuochi
dei
gladiatori, si dovè distruggere il tempio della M
to codesto nome ; e noi verremo qui appresso partitamente menzionando
dei
più importanti. Glauco avea nome uno dei figliuol
sso partitamente menzionando dei più importanti. Glauco avea nome uno
dei
figliuoli d’Ippolito, del quale la tradizione rac
i piedi delle proprie cavalle, imbizzarritesi durante la celebrazione
dei
giuochi funebri in onore di Pelia. Virgilio però
celo come nipote di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come uno
dei
comandanti dei Licii, che sotto gli ordini del fa
e di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come uno dei comandanti
dei
Licii, che sotto gli ordini del famoso Sarpedone,
enerosità i più celebri eroi, onde onorare degnamente l’illustre nome
dei
suoi antenati. … . .e a me la vita Ippoloco donò
endo fare entrambi a meno di compiere il loro dovere, uno fra le fila
dei
greci, e l’altro fra quelle dei trojani, essi sca
piere il loro dovere, uno fra le fila dei greci, e l’altro fra quelle
dei
trojani, essi scambiarono le loro armi, volendo c
; cosicchè Alessandro ordinò il giorno seguente molti sacrifizii agli
dei
, in ringraziamento dei segni di favore che gli av
rdinò il giorno seguente molti sacrifizii agli dei, in ringraziamento
dei
segni di favore che gli avevano dato. 2189. Gordi
te altro che un povero lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ; uno
dei
quali gli serviva per tirare il carro, e l’altro
o gl’incantesimi e predicevano l’avvenire. Avvicinatosi Gordio ad uno
dei
villaggi ove dimoravano i Telmissi, s’incontrò in
famoso carro sul quale avea fatto il viaggio. 2190. Gorgizione — Uno
dei
figliuoli del re Priamo, e della bellissima Casti
na — Una delle figlie di Perseo : fu tolta in moglie da Peririete, re
dei
Messeni. 2192. Gorgofora — V. Gorgonia. 2193. Go
— Encide — Lib. VI. trad. di A. Caro. Il cronista Diodoro, che è uno
dei
più accreditati scrittori dell’antichità, ripete
dal cronista Ateneo, secondo il quale le gorgoni non erano altro che
dei
terribili e mostruosi animali che uccidevano con
ne loro il Lome di gorgoni ; ed aggiunge che il solo Annone, generale
dei
cartaginesi, fosse penetrato fino alla loro dimor
no i cavalli del carro del Sole. 2196. Gracco — Gracco Tiberio, padre
dei
due famosi tribuni della plebe, tanto celebri pre
. Gli Aruspici risposero che s’egli avesse lasciato audare il maschio
dei
due serpenti, ben presto Cornelia moglie di Tiber
a della moglie, ancor giovane e fiorente ; e lasciò andare la femmina
dei
due serpenti, e dopo pochi giorni morì. A questa
templi, e are, e feste come ne avevano le tre Grazie ; perchè i beni
dei
quali si supponevano le dispensatrice, erano desi
no le dispensatrice, erano desiderate da tutti. Discorde è l’opinione
dei
cronisti e dei mitologi, sulla paternità delle tr
rice, erano desiderate da tutti. Discorde è l’opinione dei cronisti e
dei
mitologi, sulla paternità delle tre Grazie : infa
e tre Grazie ; e questo consisteva nel raffigurarle sempre circondate
dei
più brutti e lurudi satiri ; e sovente le statue
cca delle più amabili virtù. Estesissimo era, come dicemmo, il numero
dei
templi o degli altari consacrati alle Grazie. Ete
a, in tutte le principali città della Grecia e della Tracia, vi erano
dei
templi consacrati alle Grazie, e i più famosi fra
i cui le Grazie si ritenevano le dispensatrici. 2202. Grazione. — Uno
dei
giganti che dettero la scalata al cielo. 2203. Gr
Uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. 2203. Grifone. — Uno
dei
tanti mostruosi animali, di che la mitologia fa d
sti favolosi animali, che non hanno avuto vita che nell’immaginazione
dei
poeti. Il Grifone mitologico dev’essere considera
a. I greci e i romani del paganesimo non ebbero essi l’idea primitiva
dei
Grifoni, ma la ereditarono dalle credenze degli e
reche e romane, nei cui ruderi si trova l’attestazione dell’esistenza
dei
Grifoni nelle credenze pagane ; imperocchè vediam
alevano a dare l’oblio — V. Fiumi dell’Inferno. 2208. Gufo. — Uccello
dei
cattivi presagi, e che, come simbolo della vigila
A. Caro. 2209. Grundili. — Divinità che i romani ponevano nel numero
dei
loro Penati. Si vuole che Romolo li avesse istitu
iamente quelli della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno
dei
quattro dei, ritenuti come i fondatori della loro
li della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro
dei
, ritenuti come i fondatori della loro religione.
era presso quei popoli l’identica idea di quello che è il Gesù Cristo
dei
cristiani : vale a dire la più alta intelligenza
e universale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano con questo nome uno
dei
loro Penati. 2214. Har-Heri. — Le cronache della
va però nulla di mostruoso, come avviene della gran maggioranza degli
dei
Scandinavi, Indiani, Persiani ecc. Haraopopa veni
vviluppato alle parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi uno
dei
loro cinque dei Gahi, e propriamente quello che p
parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi uno dei loro cinque
dei
Gahi, e propriamente quello che presiedeva alla p
Havan ad un mortaio e ad un pestello, ch’essi ritengono come sacri e
dei
quali si servono per infrangere il legno dell’alb
ivinità che rappresentava il dio supremo : era lo stesso che il Giove
dei
greci e dei romani. 2218. Hell. — Idolo adorato u
rappresentava il dio supremo : era lo stesso che il Giove dei greci e
dei
romani. 2218. Hell. — Idolo adorato un tempo in S
lani dell’arcipelago. Un’antica tradizione locale assicurava, che gli
dei
stessi servivano dopo la morte gli uomini virtuos
po la morte gli uomini virtuosi, che Higolajo ammetteva nel soggiorno
dei
beati. 2221. Hnossa o Hnòss. — Nella mitologia sc
le ricchezze della terra. 2222. Hoang-Ti. — Nella tradizione favolosa
dei
cinesi, si dà questo nome al secondo successore d
elle loro divinità, con un culto particolare, forse in ringraziamento
dei
molti vantaggi che quest’animale recava loro. Inf
vuole che l’ibi avesse per il primo fatto nascere l’idea di servirsi
dei
cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu
i camera in camera, il ritratto o la statua di Epicuro e di offrirgli
dei
sacrifizii. 2228. Icarlo. — Padre della famosa Pe
figlia carissima ; ma Ulisse fu irremovibile nel suo volere, e forte
dei
suoi diritti, condusse seco Pelenope. Nel momento
ere col suo vecchio padre. Posta nel crudele bivio di sacrificare uno
dei
due soli esseri, a cui ella fosse affezionata, Pe
ali ; ovvero nè troppo accosto alla terra, temendo che la esalazione
dei
miasmi non avesse prodotto l’istesso effetto ; ch
e due divinità ritenendosi fermamente che esse seguitassero le tracce
dei
rei senza mai abbandonarli. 2232. Icneumone. — Gl
minata una specie di divinazione che si faceva consultando le viscere
dei
pesci. Si vuole che Polidamante e Tiresia si serv
Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, che fu la madre degli
dei
, quella che insegnò agli uomini un così utile rit
i Ascanio stesso, erasi recato presso Didone, ad offerirle i donativi
dei
Trojani. 2236. Idea. — Soprannome di Cibele, a cu
’Oceano e madre della famosa Medea. Idia fu una delle più belle donne
dei
suoi tempi. 2241. Idmone. — Celebre indovino dell
Omero — Hiade — Libro IV. trad. di V. Monti. Caduta Troja in potere
dei
greci, Idomeneo, carico delle spoglie trojane, fe
na divinità. Con tale cerimonia il culto egiziano rendeva grazia agli
dei
, pei vantaggi che l’acqua reca agli uomini e l’ad
uoli, fra cui il più celebre fu il famoso Protesilao, che fu il primo
dei
greci guerrieri, caduto combattendo sotto le mura
Giasone fece celebrare in onore di Pelia. Ificlo ebbe anche nome uno
dei
guerrieri che presero parte alla prima spedizione
iungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu uno
dei
più fedeli amici di Ercole. V. Idra di Lerna. Ifi
di poterla allevare. Sgomentata la povera madre pregò caldamente gli
dei
che le avessero mandato un figliuolo maschio ; ma
rimase per lungo tempo nascosta, perchè forse per un miracolo che gli
dei
vollero operare in favore di Feletusa, la creatur
re il matrimonio, pensò di ricorrere nuovamente alla protezione degli
dei
, e si recò in un tempio in compagnia di Ifide, on
ciuta dell’inatteso cangiamento, ritornò nel tempio a ringraziare gli
dei
ed in memoria di questo fatto fece incidere su di
vino Calcante, onde additasse loro il modo di placare lo sdegno degli
dei
, e l’ira inesorabile di Nettuno. Compiutesi dall’
l’incantesimi, che si credevano indispensabili a conoscere la volontà
dei
celesti, egli rispose che le navi greche avrebber
ne sacrificatore. Questi brandisce il ferro e dono avere invocato gli
dei
, lo configge nel seno verginale della vittima e t
nte sangue di lei avesse bagnato le are della superstizione religiosa
dei
soldati. L’opinione però più generalmente adottat
gno celeste avesse risoluto di sacrificare la figlia onde placare gli
dei
; ma che i soldati greci si fossero opposti vivam
la figlia ; e Pancratide ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso
dei
Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255. Ifit
e la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno
dei
favoriti. 2255. Ifito. — Re dell’Elide, che si re
ei fasti del paganesimo, per aver ritornato in vigore la celebrazione
dei
giuochi Olimpici. La tradizione ripete che ai tem
ure. La Pitia sacerdotessa dell’oracolo, rispose che, ripristinamento
dei
giuochi Olimpici avrebbe fatto la salute della Gr
a tornato in patria ritornò nel loro primitivo vigore la celebrazione
dei
giuochi Olimpici, interrotta già da lunghi anni.
o d’Ifito, sul quale si leggevano impresse in grosse lettere le leggi
dei
giuochi Olimpici. V. Olimpici. 2256. Ifitima. — M
2256. Ifitima. — Mercurio s’innamorò di questa ninfa e la rese madre
dei
satiri. 2257. Igiea. — I greci adoravano questa d
avano per dare la loro fede di spose, a Linceo ed Ida, cugini germani
dei
due divini gemelli. Narra la tradizione che Lince
dignità. Nelle feste Ilarie veniva invocata la Terra come madre degli
dei
; e durante la celebrazione di esse erano sospese
anno dopo avendo Polinnestore ripudiata Iliona, questa ad istigazione
dei
greci, scoprì l’arcano a Polidoro, e ritrovò in l
o mistero dello sgravo. Durante i dolori del parto, le donne facevono
dei
sacrifizi a questa dea, credendo così di liberars
esse promulgata codesta legge, per avere esatta conoscenza del numero
dei
cittadini romani. 2268. Ilo. — I cronisti della m
one di sposare Iole. Morto Ercole, Ilio si ritrasse presso Epalio, re
dei
Dorii, il quale essendo stato rimesso nei suoi st
presentato, a condizione però che s’egli restava vincitore, Atreo, re
dei
Pelopidi, dovesse cedergli lo scettro dei suoi st
estava vincitore, Atreo, re dei Pelopidi, dovesse cedergli lo scettro
dei
suoi stati ; mentre se era vinto, gli Eraclidi no
si dettero in braccio al riposo. Imeneo allora profittando del sonno
dei
rapitori propose alle sue compagne di aventura di
propose ai magistrati, di liberare le altre donne ateniesi dalle mani
dei
corsari richiedendo in premio di quanto egli avre
va. La proposta fu accettata e Imene parti la sera stessa per l’isola
dei
corsari alla testa di una forte mano di soldati e
emorazione di questo fatto invocarono sempre Imene nella celebrazione
dei
matrimonii e stabilirono delle feste in suo onore
na consimile congiuntura V. Eurota. Imero era anche il nome di un dio
dei
desiderii, che i pagani ponevano insieme ad Ero e
e bambino del loro miele ; e che in ricompensa di ciò, il padre degli
dei
avea conceduto a quelle api la facoltà di fare il
si dava il nome d’Imezio a Giove stesso. 2273. Imperatore. — Un altro
dei
soprannomi di Giove, col quale aveva nel Campidog
; Furie sulla terra, ed Eumenidi nell’inferno. La credenza religiosa
dei
romani non riconosceva che due sole Dirœ ; mentre
ttevano tre : entrambi questi popoli le invocavano per la distruzione
dei
nemici. Così Sofocle, nel suo Edipo, ci dà un’ide
e imprecazioni, ma le più terribili erano o quelle contro i violatori
dei
sepolcri. 2275. Impudenza. — Anche di questa avev
278. Incubi. — Specie di Genii che i pagani classificavano fra i loro
dei
rustici. I greci li chiamavano Ifialti ; e i lati
madre dell’eroe, loavea trasportato in cielo e l’aveva posto fra gli
dei
, dopo averne purificato il corpo nelle onde di qu
La parola Indigeto deriva dal latino in diis ago cioè : sono fra gli
dei
. Oltre a questo i romani davano la denominazione
li dei. Oltre a questo i romani davano la denominazione collettiva di
dei
indigeti a tutti gli eroi che essi avevano divini
nazione. — Detta anche divinazione. Dallo studio continuo ed accurato
dei
più rinomati scrittori e cronisti dell’antichità
tichità pagana ; e da quanto essi ci hanno trasmesso sulle costumanze
dei
popoli antichi, si rileva che la Indovinazione al
eligiosa come prendeva i campi Elisi, l’Olimpo, abituale dimora degli
dei
, e il Tartaro, ove era la reggia di Plutone. Al d
dimora degli dei, e il Tartaro, ove era la reggia di Plutone. Al dire
dei
filosofi dell’antichità, l’inferno era egualmente
ete, che Ulisse per scendere all’Inferno, traversò l’oceano dal paese
dei
Cimmeri. Il cronista Apulejo, fa, che Psiche per
gli altri abitanti della Grecia, quella cioè, di mettere nelle labbra
dei
loro morti, una piccola moneta, che serviva a pag
regno delle ombre, e Eaco, Minosse e Radamanto, giudicavano le anime
dei
trapassati. Vedi Giudici Dell’Inferno. Oltre a ci
Virginio istesso, nella stupenda descrizione ch’egli fa dell’Inferno
dei
pagani, avevano loro abituale residenza nell’Infe
a Chimera, le Gorgoni e tutti infine i mostri, di che l’immaginazione
dei
poeti dell’antichità, e le superstiziose credenze
a questi spettato di succedere al trono del padre loro, a detrimento
dei
propri figliuoli, pensò di far morire i suoi figl
iù sicu rezza lo scopo crudele, profittò delle superstiziose credenze
dei
suoi concittadini, e dette ai suoi tenebrosi mane
l traversare il mare. V. Elle e Frisso. Atamante, venuto a conoscenza
dei
crudeli raggiri della moglie, trasportato dall’ir
one facea commettere ai pagani ; i quali credevano fermamente che gli
dei
cangiassero le viscere delle vittime, nel momento
ano ben molti che non prestavano fede a codesti superstiziosi raggiri
dei
sacerdoti pagani, i quali si avvalevano dell’igno
e le visceri degli animali svenati nel sagrificio da lui offerto agli
dei
, non gli avevano dato una favorevole risposta, ci
. XII. trad. del Cav. Ermolao Federico. 2291. Invincibile. — Era uno
dei
soprannomi di Giove. In Roma durante gl’Idi di Gi
liche allegorie, alla parte storica, diremo attenendoci alle opinioni
dei
più chiari scrittori dell’antichità, che Io, sace
eci dinotavano i due segni sensibili e manifesti della presenza degli
dei
; poichè la opinione generale presso i pagani, er
degli dei ; poichè la opinione generale presso i pagani, era che gli
dei
si rivelassero agl’uomini, o per mezzo dei sogni
esso i pagani, era che gli dei si rivelassero agl’uomini, o per mezzo
dei
sogni ; o con un’azione reale ; o finalmente col
o per mezzo dei sogni ; o con un’azione reale ; o finalmente col dare
dei
contrassegni sensibili, della loro presenza, col
onigi d’Alicarnasso, era talmente persuaso della manifestazione degli
dei
agli uomini, che riguardava come atei tutti color
, ripete sovente, nelle sue opere, che le frequenti apparizioni degli
dei
, provavano la loro vigilanza sulle città e sui ci
zione a cui si attiene Esiodo, egli fu padre del sole e della luna, e
dei
maggiori pianeti. Diodoro, dando una spiegazione
ritorno delle stagioni, che sono la conseguenza diretta del movimento
dei
corpi celesti. Avendo comunicate queste sue cogni
blicare gli oracoli e di accudire a quanto abbisognava nelle funzioni
dei
sacrificii. 2300. Ippa. — Secondo riferisce Orfeo
itamente nel sacro recinto, quasi disfidando con proterva audacia gli
dei
; ma rimase immediatamente punito dell’ atto sagr
di una delle tante ninfe Oceanidi. 2304. Ippocampi — Nome particolare
dei
cavalli di Nettuno e che erano anche assegnati al
sendo stati i primi a montare i cavalli, si credette che essi fossero
dei
mostri, metà cavalli e metà uomini. La tradizione
stesso suo padre, il quale non volendo concederla in moglie ad alcuno
dei
molti principi, che gliene avevano fatto formale
colpevole, per quanto turpe era il suo amore. Essendo egli possessore
dei
più veloci cavalli della sua contrada, promulgò u
ossessore della fatale bellezza della propria figliuola, allorchè gli
dei
sdegnati contro di lui, gli suscitarono contro Pe
confusione e la morte fra le file dell’ inimico e fece legare le code
dei
loro cavalli, le une alle altre, per modo che, al
ale aveva ricevuto promessa di soddisfare ad ogni sua richiesta a tre
dei
suoi desiderii. Infatti, Ippolito nell’ uscire da
oce, che Ippolito fosse stato preservato dalla morte per volere degli
dei
, dai quali fosse stato ammesso in cielo fra le ca
pona. — I romani davano questo nome alla dea protrettrice delle razze
dei
cavalli, e delle scuderie. 2315. Ippopotamo. — Os
’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, da lui creduto spia
dei
Pelopidi. Narra la tradizione, che Apollo, per ve
opidi. Narra la tradizione, che Apollo, per vendicare la morte di uno
dei
suoi sacerdoti, avesse mandata la pestilenza nel
ο uccido ; veniva dato questo soprannome ad Ercole come all’ uccisore
dei
furiosi cavalli di Diomede. 2321. Ipsipile. — Fig
e perciò forse i fenici ritenevano il dio Ipsisto come il padre degli
dei
; nè più nè meno che i romani ed i greci riteneva
ve. 2323. Ipsuranio. — Secondo Sanconiatone, così ebbe nome il figlio
dei
primi giganti, il quale abitò in Tiro, e fu il pr
. Gli viene ancora attribuita l’invenzione di alcuni giuochi, e l’uso
dei
papiri. Aggiunge la cronaca che dopo la sua morte
, nome Ocipeta ed Ello. Iride era similmente chiamata quella divinità
dei
pagani, che essi ritenevano come la messaggera de
lla divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera degli
dei
, e segnatamente di Giunone, come Mercurio lo era
Eneide — Lib. IV trad. di A. Caro. Oltre a ciò la credenza religiosa
dei
pagani attribuiva ad Iride la cura dell’appartame
n c’ è cosa più mirabile dell’arcobaleno, formato dalla ripercussione
dei
raggi del sole, sulle gocce d’acqua contenute dal
a. Irieo allora anelando da lungo tempo a diventar padre, chiese agli
dei
che gli avessero conceduto un figliuolo, ed infat
rminsul. — La più antica e la più famosa divinità del culto religioso
dei
popoli sassoni. È opinione di varii accredita ti
opinioni che dicono Irminsul essere lo stesso che il Mercurio Ermete
dei
greci. I sacerdoti e le sacerdotesse che si consa
33. Isiaca. — Sotto il nome di favola Isiaca, additavano i pagani uno
dei
più considerevoli monumenti dell’antichità, il qu
frare se essa conteneva semplicemente la storia d’Iside e degli altri
dei
dell’Egitto, ovvero alcuni staccati principii e p
oro dea, e passavano tutto il giorno chiedendo la limosina e vendendo
dei
filtri, di cui si servivano nelle loro cerimonie
dea Iside ; ma tutti convengono con l’essere ella più antica della Io
dei
greci. Secondo Plutarco, Iside fu figliuola di Re
seguitando il tiranno Tifone, e poscia si consacrò tutta al benessere
dei
suoi sudditi governando l’Egitto finchè il più gr
l benessere dei suoi sudditi governando l’Egitto finchè il più grande
dei
suoi figli, chiamato Oro, non ebbe raggiunta l’et
omi e cerimonie diverse. ………………. I popoli Etiopi che il sole illumina
dei
primi suoi raggi, e gli Egiziani, che sono i prim
à di Copto, entrato nel tempio di quella dea, durante la celebrazione
dei
suoi misteri, fu all’uscire, colpito da morte ist
mo, con quello di fiume Ismeno. Ismeno era anche il nome del maggiore
dei
figli di Anfione e di Niobe— V. Niobe. 2342. Isol
ì spaventevole rimbombo, che tutti ritennero come cosa certa, che uno
dei
principali demonî abitatori di quell’isola, fosse
crifizii. 2345. Issione. — Figlio di Giove e della ninfa Meleta, e re
dei
Lapidi nella Tessaglia. Almeno è questa la opinio
una donzella, lo sposo di lei invece di ricevere una dote, come è uso
dei
moderni, dovea fare ricchi donativi al padre ed a
mento dal soprannome del principe, racconta invece che il padre degli
dei
, mosso a pietà d’Issione, abbandonato da tutti, l
edendogli perfino l’ immortale onore di farlo sedere alla mensa degli
dei
. Ma un così straordinario benefizio fu pagato da
e ; ma Giove considerandolo come un insensato, a cui il nettare degli
dei
avea stravolta la ragione, nen se ne dette per of
seguire l’esempio di Ercole, che alla sua volta era stato istitutore
dei
giuochi Olimpici. Gli abitanti di Corinto ritenev
impici. Gli abitanti di Corinto ritenevano come sacra la celebrazione
dei
giuochi istmici, i quali venivano eseguiti con la
te gravi sventure col non recarsi in Corinto, durante la celebrazione
dei
giuochi istmici, imperocchè si sarebbero sottratt
i greci una data epoca ; nè più, nè meno che la celebrazione annuale
dei
giuochi olimpici, conosciuta sotto la denominazio
i facevan venire da lontane contrade, i più rari animali. I vincitori
dei
giuochi Istmici venivano coronati di ghirlande di
Ode III. trad. di G. Borghi. con la differenza, però che i vincitori
dei
giuochi Nemei erano inghirlandati di apio verde ;
citori dei giuochi Nemei erano inghirlandati di apio verde ; e quelli
dei
giuochi Istmici, di apio secco. Poi fu decretata
romani spinsero la loro liberalità verso i vincitori, fino a fer loro
dei
preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è u
no a fer loro dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è uno
dei
più leggiadri scrittori dell’antica letteratura g
dell’antica letteratura greca, ha scritto gran numero di odi in onore
dei
vincitori dei giuochi istmici, e per questa ragiò
tteratura greca, ha scritto gran numero di odi in onore dei vincitori
dei
giuochi istmici, e per questa ragiòne il quarto l
contesa, pretendendo ognuno di essi di avere la supremazia sul paese
dei
Corinti. Chiamato a giudice della querela Briareo
imo, l’isola d’Itaca è famosa come la patria di Ulisse, il più astuto
dei
greci. Omero l’ha resa per questa ragione, celebr
ibuivano molta segreta virtu e che generalmente si appendeva al collo
dei
fanciulli e delle vestali, le quali conservavano
elle orgie e delle dissolutezze. 2353. Itifallori. — Nome particolare
dei
ministri delle orgie, che si celebravano in onore
to in una parte del tempio, tutta quell’ acqua che poi serviva ad uso
dei
sacerdoti. 2356. Itonia. — Minerva veniva così so
ed alla industria, che è la fonte della ricchezza. 2357. Iuga. — Uno
dei
soprannomi più generalmente dati a Giunone come p
— Uno dei soprannomi più generalmente dati a Giunone come protettrice
dei
matrimonii — V. Giunone. J 2358. Ja. — Frat
— Vi sono varii autori che lo chiamano anche Jade. 2359. Jacco. — Uno
dei
soprannomi di Bacco. 2360. Jadi. — Così avevano n
esse piansero così disperatamente la morte di quel loro caro, che gli
dei
mossi a compassione, le cangiarono in stelle, e l
olao Federico. 2365. Japeto. — Plù comunemente detto Giapeto. Fu uno
dei
giganti che Giove fulminò per aver dato coi suoi
a appena squillò la tromba annunziatrice dell’ attacco imminente, gli
dei
ritornarono il vigore giovanile alle membra dell’
r modo che, ad onta della sua età giovanissima, lo fecero depositario
dei
ricchissimi tesori del tempio. Intanto Creusa era
ti pochi passi oltre la soglia, s’incontrò nel giovanetto depositario
dei
tesori di quello, e lo chiamò col dolcissimo nome
ovanetto invece di bere il vino di quella coppa, ne fece offerta agli
dei
, spargendo il liquore al suolo. Il tentato delitt
3. Kang-l o Cang-v. — Nella mitologia cinese si dà questo nome al dio
dei
cieli inferiori, il quale ha diritto assoluto di
a e di morte su tutta la specie umana. Credono i cinesi che altri tre
dei
subalterni, chiamati Tei-Kuan, Zui-Kuan, e Tan-Ku
detto con vocabolo particolare Buddaismo, si dà al dio delle acque e
dei
pesci. Egli viene riguardato come figliuolo di Am
tre altre, una stringe una lancia, un’ altra uno scettro, e un’ altra
dei
fiori. Ricche catene di perle e di pietre prezios
. Kaor-Buk. — Gli abitanti del regno di Asem dànno questo nome al dio
dei
quattro venti. I sacerdoti che in Africa esercita
rno essi divennero i tre più grandi e famosi numi del culto religioso
dei
Tuata-Dadan. Generalmente si dà loro il nome di B
hiamata in lingua giapponese Fokckio, o semplicemente Kio, cioè libro
dei
fiori eccellenti, è una specie di catechismo reli
enti, è una specie di catechismo religioso, che poi divenne la bibbia
dei
Buddisti. 2389. Kekki. — Nella Lapponia si dava q
dio protettore della agricoltura. I popoli Carelii poi avevano altri
dei
particolari per l’avena, l’ orzo e la segala. 239
e case, e sul quale si debbono allestire i cibi che essi offrono agli
dei
. 2394. Kolna. — Nella mitologia scandinava, Kolna
scacciato da Odino dal regno d’Asgart, e che sopraintende alle nozze
dei
fiori. Nelle tradizioni storiche di quella contra
. Nelle tradizioni storiche di quella contrada, Kolna è figlio di uno
dei
capi Scandinavi, il quale fondò per il primo la c
le che le altre due più piccole laterali siano state costruite da uno
dei
re Faraoni, il quale amantissimo della regina sua
arra la cronaca che essendo nata zoppa, non trovò alcuno della stirpe
dei
Bacchidi, che avesse voluto torla in moglie. Labd
su quella contrada. Sorgeva questo famoso monumento vicino alla città
dei
coccodrilli, e propriamente sulle sponde del lago
o fabbricate su di esse. Le camere sotterranee contenevano i sepolcri
dei
dodici re, che avevano intrapresa, continuata e f
ni più ricca e fervida immaginativa, era il numero degli andirivieni,
dei
passaggi, dei corridoi e delle uscite praticate i
fervida immaginativa, era il numero degli andirivieni, dei passaggi,
dei
corridoi e delle uscite praticate in queste sale
ome a Giove nella contrada della Caria, perchè invece dello scettro e
dei
fulmini, coi quali abitualmente veniva raffigurat
dei fulmini, coi quali abitualmente veniva raffigurato il padre degli
dei
, si venerava in quella città la statua di lui con
mpo in cui Candaule, ultimo re di quella contrada non cadde in potere
dei
Carii, i quali in ringraziamento della vittoria,
e gesta un bosco in una contrada, che, dal suo nome, fu detta borgata
dei
Lacidi ; e che poi divenne famosa nei fasti del p
esto avvenimento, Giove Lafistio veniva invocato come il dio tutelare
dei
fuggitivi. 2412. Lafria. — Più comunemente detta
to, venivano così chiamate alcune pubbliche feste, celebrate al tempo
dei
Tolomei, nella città di Alessandria. Erano così d
zione d’un altro lago celeberrimo nelle Gallie, sotto il nome di lago
dei
due corvi, perchè sulle sue rive avevano, da lung
però, morto Lico e i suoi figliuoli, i Tebani rimisero Lajo sul trono
dei
suoi avi. ….. In questa terra Laio, o Signor ten
to asseriscono Pausania e Solino non ha altra base che l’attestazione
dei
sacerdoti pagani, i quali alimentavano segretamen
n troppo personale interesse ad alimentare la superstiziosa ignoranza
dei
pagani, per prestar loro cieca fede. 2420. Lampad
ubbliche feste nelle quali si adoperavano le lampadi per le cerimonie
dei
sacrifizii. Segnatamente in Atene, nelle feste di
suo immortale genitore, e questi a Giove, il quale promise il castigo
dei
colpevoli. Infatti allorchè Ulisse coi suoi segua
he semplicemente Lampo, ossia Risplendente. Era questo il nome di uno
dei
cavalli del sole, e propriamente di quello che pr
concittadini, lanciò tutte le maledizioni, e richiamò l’ira terribile
dei
celesti. Infatti, poco dopo un avvenimento straor
constatare maggiormente esser stato Laocoonte colpito dalla vendetta
dei
numi. Mentre egli offeriva un sacrifizio nel temp
e i suoi figli nell’orrendo attorcigliamento. La morte di Laocoonte e
dei
suoi figliuoli fu da tutti ritenuta come il casti
’anima sua. Ma Laodamia, maggiormente afflitta, chiese in grazia agli
dei
che le avessero conceduto per sole tre ore di pot
pianse tanto amaramente nel chiadere al cielo codesta grazia, che gli
dei
impietositi gliela concessero. Mercurio infatti,
allo sposo adorato e si contentò piuttosto di andar con lui nel regno
dei
morti, di quello che rimanere sulla terra divisa
rbini, i tremuoti, e tutti infine i fiagelli, ministri dell’ira degli
dei
si scatenarono sull’Epiro con tale rapidità che b
Omero — Iliade — Libro VI trad. di V. Monti. Tolta in moglie da uno
dei
tanti figli di Ercole per nome Telefo, Laodice fu
fu ben presto abbandonata da lui, che dapprima combatteva nelle fila
dei
trojani, e che poi passò in quelle dei greci. Pri
dapprima combatteva nelle fila dei trojani, e che poi passò in quelle
dei
greci. Priamo onde consolare la derelitta figliuo
ne morì combaltendo sotto le mura di Troja. Caduta la città in potere
dei
greci, Laodice, onde sottrarsi alla schiavitù, e
hi e imponendole di tenere le redini del governo, fino a che il primo
dei
suoi figliuoli avesse raggiunta l’età maggiorenne
spietata libidine di regno, avvelenò l’un dopo l’altro i primi cinque
dei
suoi figliuoli, temendo d’essere un giorno spogli
e abbellire e fortificare la capitale del suo regno, si fosse servito
dei
tesori consacrati ad Apollo ed a Nettuno e deposi
. queste voci. 2441. Lari. — Altamente seria era, nel culto religioso
dei
pagani, la importanza che essi davano agli dei La
a, nel culto religioso dei pagani, la importanza che essi davano agli
dei
Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenevano
no agli dei Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenevano come gli
dei
domestici, i genii tutelari del domestico focolar
me i custodi d’ogni famiglia. Al dire di Servio il culto pagano degli
dei
Lari, trasse la primitiva sua origine dall’uso ch
ti ottenebrate dalla superstizione di ritenere per fermo che le anime
dei
trapassati soggiornassero nelle stesse case, ove
de maestre ; ed allora fu che i Lari o Penati furono considerati come
dei
protettori delle strade. Secondo riferisce il cro
i protettori delle strade. Secondo riferisce il cronista Apuleio, gli
dei
Lari altro non erano che le anime di coloro che a
nnaturale potere. I seguaci di Plutone facevano una distinzione negli
dei
Penati ; e chiamavano Lari le anime dei buoni, e
acevano una distinzione negli dei Penati ; e chiamavano Lari le anime
dei
buoni, e Lemori quelle dei cattivi, le quali per
li dei Penati ; e chiamavano Lari le anime dei buoni, e Lemori quelle
dei
cattivi, le quali per altro venivano anch’esse on
o — I Fasti Libro V.— trad. di G. B. Bianchi. Al dire di Plauto gli
dei
Lari venivano da principio rappresentati sotto la
tene accanto al focolare, consacrandole in segno di riconoscenza agli
dei
Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubblici
sacrandole in segno di riconoscenza agli dei Lari. Quando si facevano
dei
sacrifizii pubblici agli dei Lari, veniva svenato
scenza agli dei Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubblici agli
dei
Lari, veniva svenato sui loro altari un maiale ;
che avveniva quotidianamente, si offriva loro del vino, dell’incenso,
dei
fiori e perfino una porzione delle vivande che er
ivande che erano imbandite sulla mensa. Giornalmente poi le statuette
dei
Lari erano sempre inghirlandate di viole mammole,
del pranzo si facevano in loro onore delle libazioni e talvolta anche
dei
sacrifizii. Le piccole statue degli dei Penati ve
le libazioni e talvolta anche dei sacrifizii. Le piccole statue degli
dei
Penati venivano riposte in un particolare oratori
un particolare oratorio e tenute con scrupolosa nettezza. Nelle case
dei
ricchi v’era un servo o uno schiavo, destinato pa
a un servo o uno schiavo, destinato particolarmente al servizio degli
dei
Penati. Grandissima era la venerazione che i paga
narra un’antica cronaca romana, che l’imperatore Caligola ; scontento
dei
proprî Lari, gli avesse in un momento di furore f
si altri. V’erano i Lari pubblici, che avevano la speciale presidenza
dei
lavori della città, come strade, monumenti, sepol
i divinità del paganesimo, ve n’erano alcune che facevano parte degli
dei
Lari, come Apollo, Mercurio e Diana, perchè si me
. Giano, secondo riferisce il cronista Macrobio, era compreso fra gli
dei
Lari dei romani, perchè si credeva che avesse le
secondo riferisce il cronista Macrobio, era compreso fra gli dei Lari
dei
romani, perchè si credeva che avesse le strade so
a città, sia d’un luogo particolare, venivano classificate nel numero
dei
Lari. Fuori le porte di Roma, e propriamente nell
ricinto del campo Marzio, sorgeva un pubblico tempio consacrato agli
dei
Lari, ove essi venivano onorati sotto il nome col
sotto il nome collettivo di Grundiles, alludendo al grugnito proprio
dei
maiali, in memoria della scrofa che avea partorit
li in una volta. V. Grundili. Finalmente, si celebrava in onore degli
dei
Lari una festa detta, secondo asserisce Macrobio,
gennaio. L’oratorio particolare ove venivano conservate le statuette
dei
Penati, si chiamava con nome proprio Larario. 244
44. Larve. — Con questo nome collettivo, i pagani indicavano le anime
dei
perversi, e credevano che ritornassero sulla terr
enii, spettri e lemuri — V. Lemuri. 2445. Lasio. — Così ebbe nome uno
dei
più famosi principi della Grecia. Egli aspirò ins
ndo asserisce il cronista Arnobio, fu dato il nome di Laterano al dio
dei
focolari 2447. Latino. — Figlio di Fauno e della
447. Latino. — Figlio di Fauno e della ninfa Marica, fu il più famoso
dei
re del Lazio. Kra Signore, Quando ciò fu, di Laz
sdegnata contro quegl’empi, richiamò con disperate grida la vendetta
dei
numi sul loro capo, e Giove non sordo alla preghi
nio, e che in pena della sua azione sagrilega, fosse condannato dagli
dei
a non poter più ridere per qualunque cosa gli fos
na festa, che essi celebravano annualmente in onore della madre degli
dei
. Era costume di portare in giro per la città in g
rtato dalla Frizia in Roma, il culto religioso di Cibele, madre degli
dei
. S. Agostino, nelle sue opere, sferza inesorabilm
pagani di Roma commettevano in questa occasione. 2453. Laverna. — Dea
dei
ladri, i quali, al dire di Orazio, la invocavano
, e ricerca. Virgilio — Eneide — Lib. VII. trad. di A. Caro. Ma gli
dei
con presagi e sogni si opposero sempre al compime
approdò sulle spiagge del Lazio, ed ebbe a sostenere, contro Turno re
dei
Rutuli, una lunga guerra, perchè questo, che era
bo, in onore di Giove Laziale. La origine di questa solenne cerimonia
dei
romani ebbe principio dal fatto seguente. La cron
ar, il cui periodo fu, da principio, di un giorno solo : poi al tempo
dei
primi consoli, la cerimonia Laziar ebbe due giorn
ar formavano le cosidette ferie latine. 2460. Lazio. — Ossia contrada
dei
latini. La tradizione ripete, a proposito del nom
o di Nettuno, e della ninfa Pirene. Egli diede il proprio nome ad uno
dei
porti di Corinto, conosciuto sotto la denominazio
scirono i due divini gemelli Castore e Polluce. Però codesta opinione
dei
cronisti si trova sovente combattuta da altri chi
carcere con altri, sospetti di congiura, temendo di cedere al dolore
dei
tormenti, si troncò coi denti la lingua, e la spu
ono salvi perchè essa seppe mantenere il silenzio. Caduta la dinastia
dei
Pisistrati, gli Ateniesi eressero una statua alla
e per volontà di qualche nume, che non avea voluto permettere che uno
dei
due maravigliosi animali rimanesse vinto. Al luo
to formato da Vulcano, che ne fece un dono a Giove, il quale al tempo
dei
suoi amori con Europa lo regalò alla sua concubin
genî malefici, che i pagani adoravano, credendo che fossero le anime
dei
cattivi che tornassero a tormentare i viventi. In
mmedie. 2471. Leonidee. — Ad eternare l’invitto coraggio di Leonida e
dei
suoi trecento spartani, per la difesa del passo d
allorquando Ulisse giunse sulle spiagge della Lestrigonia, mandò due
dei
suoi seguaci verso il re del paese, per nome Anti
dall’ orribile scena, lasciando su quel luogo di morte più della metà
dei
suoi compagni. ….. I Lestrigoni l’ udiro, E acco
a bellezza, osò vantarsi d’esser più bella delle immortali : onde gli
dei
sdegnati la condannarono ad esser trasformata in
— Libro X Fav. I. trad. del Cav. Ermolao Federico 2480. Lete. — Uno
dei
fiumi dell’inferno detto anche fiume dell’ oblio,
amità, e il cui scopo era quello di placare lo sdegno terribile degli
dei
. Consisteva il Lettisternio in un sontuoso e sple
spesa della repubbblica, si dava alle principali divinità, ed in uno
dei
loro templi, credendosi che gli dei, a cui veniva
le principali divinità, ed in uno dei loro templi, credendosi che gli
dei
, a cui veniva offerto il banchetto vi aversero pr
ione per raggiungere lo scopo desiderato ; e questa fu la istituzione
dei
giuochi scenici, V. Giuochi, nella speranza che n
ali rappresentazioni, sarebbero state atte a placare la collera degli
dei
. Anche Valerio Massimo, ricorda di un Lettisterni
ini detti Pulvinaria che nei conviti eran posti sotto le statue degli
dei
e degli eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della Grec
e le statue di quelle due divinità. 2482. Levana. — Divinità tutelare
dei
bambini, il suo nome deriva da una costumanza gen
ad Aiace figliuolo d’Oileo. Appiccatasi la battaglia, Leonimo a capo
dei
Crotoniati, attaccò i nemici, venendo alle mani c
, e avvalersi dell’ astuzia. Infatti Leucippo, sotto pretesto di fare
dei
propri capelli un sacrifizio al fiume Alfeo, se l
l carattere della nostra opera far disamina nelle differenti opinioni
dei
classici scrittori dell’antichità, abbiamo riport
nimento tal quale ce lo ripetono le cronache. 2488. Leucofrina. — Uno
dei
soprannomi di Diana che a lei veniva da un luogo,
della madre di lei, ritenuta anch’essa come una delle più belle donne
dei
suoi tempi. ….. Leucotea prole D’Eurinome la pri
bile morte la sua diletta, ma non avendo poluto strapparla dalle mani
dei
suoi carnefici, perchè il destino si oppose, aspe
ude in sè codesta favola fisica, viene così spiegato dalla generalità
dei
naturalisti. L’albero che produce l’incenso si ch
stessa balia di Bacco conosciuta sotto il nome di Ino, alla quale gli
dei
dettero il nome di Leucotoe, quando essa fu annov
da una violenta tempesta e gettato sulla spiaggia italiana, nel paese
dei
Bruzî, ove dopo molti pericoli, giunse coi suoi a
e salvata. 2495. Libazioni. — Cerimonie proprie di tutti i sacrifizii
dei
pagani. Il sacerdote che presiedeva alla cerimoni
zo in onore del dio Bacco. Sebbene codeste cerimonie fossero, al paro
dei
baccanali, un pretesto a commettere le più turpi
io che ella aveva in Roma, e che primieramente fu innalzato dal padre
dei
Gracchi, sul monte Aventino e adorno di statue di
poteva andare ove più le piaceva. Il berretto ricordava la costumanza
dei
romani di mettere, cioè un berretto sulla testa d
lini, quelli che contenevano le predizioni delle Sibille, la custodia
dei
quali era affidata in Roma ad un collegio di sace
ria la ninfa Bigoide avesse scritto un libro, che trattava del tuono,
dei
lampi e della interpretazione che dovea darsi a c
i fatali, si chiamavano quelli che, secondo la credenza superstiziosa
dei
pagani, contenevano il fine della vita degli uomi
osse l’espiazione ch’essi dovevano praticare, onde placare la collera
dei
celesti. Libri rituali, finalmente eran detti qu
nome di Libitina si dava sovente a Proserpina, come regina del regno
dei
morti ; ma Plutarco asserisce, che questo soprann
o ministri pubblici, che regolavano e sopraintendevauo alla cerimonia
dei
funerali. Servio Tullio, re di Roma, introdusse i
rad. del Cav. Ermolao Federico. 2510. Licaone. — Così avea nome uno
dei
tanti figliuoli del re Priamo, e propriamente que
e dell’ antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatti Suida, uno
dei
cronisti più accreditati del paganesimo, racconta
raclea, in memoria dell’amico benefattore. 2518. Licogene. — Un altro
dei
soprannomi di Apollo. Il cronista Eliano a questo
Delfo, le sotterrarono in una foresta. Qualche tempo dopo, mentre uno
dei
sacerdoti di quel dio, pregava innanzi all’ altar
ittà dell’ Egitto, sulle sponde del Nilo, il cui nome significa Città
dei
Lupi. Al dire dello storico Diodoro gli egizii, c
ia. Al dire dl Omero, egli ebbe corta vita perchè osò far guerra agli
dei
. Secondo il cennato poeta, un giorno Licurgo, in
i giorni Nè pur non visse di Driante il forte Figlio Licurgo che agli
dei
fè guerra. Su pel sacro Nisselo egli di Bacco Le
alla Pitia, che dava i responsi, questa lo chiamasse il diletto degli
dei
, e gli facesse onoranza, siccome ad un dio. Infat
o, dio del vino, come dissipatore della malinconia. 2526. Ligo. — Uno
dei
figliuoli di Fetonte, dal nome del quale la contr
annome che si dava a Diana, quando veniva riguardata come protettrice
dei
porti di mare. In simili congiunture la dea veniv
linio, si dava la strana prerogativa di rendere gli oracoli per mezzo
dei
pesci che vivevano nelle sue acque. Al dire di Pl
o palude, si dava codesto nome alle ninfe protettrici degli stagni o
dei
luoghi paludosi. Esse venivano sovente chiamate a
i. 2535. Limnatide. — Altro soprannome di Diana, come dea protettrice
dei
pescatori, i quali in suo onore celebravano una f
eo : soprannome del dio Bacco quando lo si riguardava come protettore
dei
laghi. Per altro è questa una tradizione favolosa
non si addice in vero un soprannome speciale a Bacco come protettore
dei
laghi e dei stagni, quando era adorato come dio d
ce in vero un soprannome speciale a Bacco come protettore dei laghi e
dei
stagni, quando era adorato come dio del vino. 253
μον che significa prato, venivano così chiamate le ninfe, protettrici
dei
prati. 2540. Lince. — Animale consacrato a Bacco,
osa per altro si può spiegare coll’ aver egli avuto grande cognizione
dei
metalli. Morì ucciso da Polluce, allorquando ques
ttuno, e fu ucciso da Apollo, perchè essendo Lino il più bravo musico
dei
suoi tempi, osò vantarsi di suonar meglio di quel
Egitto il lione era consacrato a Vulcano, alludendo forse all’ardenza
dei
deserti, ove quell’animale abitualmente dimora, e
io i pagani non si servivano della lira che per cantare le lodi degli
dei
; poi fu adoperata nei banchetti, nei sacrifizii,
meno chiaro, da cui i pagani pretendevano conoscere la volontà degli
dei
. Il vocabolo Litomanzia prende origine dalla paro
o sotto l’appellazione di Loto, per le preghiere ch’ella rivolse agli
dei
, ond’essere liberata dalle persecuzioni del dio P
n quella della lingua, è la sorgente di tutta l’arcana configurazione
dei
misteri della religione egiziana, in cui il fior
arra Omero, che Ulisse gettato da una furiosa tempesta sulla spiaggia
dei
Lotofagi, mandò dopo dieci giorni di burrasca ad
a battaglia contro i Volsci, consacrò e dedicò, alla dea Lua, le armi
dei
morti, rimaste sul campo. Lua era riguardata gene
secondo riferisce Cicerone, come protettrice del parto, a somiglianza
dei
romani che invocavano Giunone Lucina. Diana, sott
romani adoravano la dea Giunone come protettrice delle partorienti e
dei
neonati. V. Lucifera. Altri autori han fatto di L
numero di cani rossi. 2566. Luna. — Il Sole e la Luna sono stati gli
dei
planetarii adorati da quasi tutti i popoli dell’a
nde rendersela benignamente propizia. Il cronista Macrobio, che è uno
dei
più accreditati autori del paganesimo ; asserisce
addette, come sacerdotesse, le fanciulle delle più cospicue famiglie
dei
Druidi. Innumerevoli sono poi le tradizioni favol
desimo, consacrato a Diana Luna, ed è forse per questo che sui ruderi
dei
monumenti antichi si trova personificato il luned
ivano da donna, e le donne da uomo. Forse per mostrare la promiscuità
dei
due sessi, attribuiti in generale a quella divini
erale a quella divinità. 2569. Lupa. — Secondo la tradizione popolare
dei
romani, alla quale si attiene Virgilio stesso, un
il culto pagano era quasi scomparso. 2572. Luperci. — Nome collettivo
dei
sacerdoti del dio Pane che celebravano le Luperca
cedente. Questi sacerdoti che erano i più antichi del culto religioso
dei
romani, furono, secondo alcuni autori, istituiti
. I Luperci furono da principio divisi in due collegî distinti, detti
dei
Fabiani e dei Quintiliani. A questi due, Giulio C
rono da principio divisi in due collegî distinti, detti dei Fabiani e
dei
Quintiliani. A questi due, Giulio Cesare aggiunse
sti due, Giulio Cesare aggiunse un terzo collegio, detto dal suo nome
dei
Giuliani. Però, siccome al dire di Svetonio e di
proprio dell’acqua di cui si servivano i pagani in tutte le cerimonie
dei
sacrifizî, e segnatamente in quelle di cui è paro
ne : talvolta si prendeva anche il quinto giorno per questa cerimonia
dei
bambini. Comunemente le lustrazioni avean termine
ani avevano per antichissima costumanza di offrire un sacrifizio agli
dei
ogni cinque anni, dopo aver fatto la numemerazion
501 Apoteosi » ivi 502 Apostropheni » ivi 503 Apparizione degli
dei
» 41 504 Appiadi » ivi 505 Aquila » iv 506
» ivi 1999 Fidio » ivi 2000 Fidolao » ivi 2001 Figliuoli degli
dei
» ivi 2002 Figliuoli » 189 2003 Fila » ivi
aro. — Il maggior poeta lirico della Grecia, secondo la testimonianza
dei
più rinomati scrittori. Nacque nella Beozia, quan
, e propriamente nel villaggio di Cinocefale, durante la celebrazione
dei
giuochi Pizii. Clinton, pone la sua nascita nella
lasgo. I Pelasgi, seguendo le tradizioni più accreditate ed i ricordi
dei
poeti, degli storici e dei geografi della classic
le tradizioni più accreditate ed i ricordi dei poeti, degli storici e
dei
geografi della classica antichità. s’incontrano s
e in cui alla fine tutto sarà riassorbito. 12. Priapo. — Il custode
dei
giardini, figlio di Venere e di Bacco. Era l’embl
la fondazione di altrettante scuole differenti, che portarono il nome
dei
loro singoli capi. In generale però tutti codesti
i dell’eresia di Simone il mago. 15. Menandro. — Sono questi i nomi
dei
due più rinomati fondatori delle sette Gnostiche,
i dall’epoca in cui essi vissero. 16. Dositeo. — Sono questi i nomi
dei
due più rinomati fondatori delle sette Gnostiche,
ola di Cefalonia, una setta che uni il culto di Gesù Cristo, a quello
dei
personaggi più famosi del Politeismo. 21. Caini
2. E Giacobbe, raunata tutta la sua famiglia, disse : gettate via gli
dei
stranieri che avete tra voi, e mondatevi e cangia
28. Dio Termine. Deus Terminus — Divinità che presiedeva ai confini
dei
campi, e vendicava le usurpazioni. Dicemmo di lui
il suo simulacro era ivi religiosamente conservato come quello di uno
dei
più antichi numi del paganesimo romano. 29. Caa
vol. 2. parte 1. 33. Potremmo citare numerosi passi della Bibbia e
dei
più rinomati scrittori sacri, onde riportare cita
ntarono ancora che to spettro di Meleusina apparisse solo al castello
dei
Lusignano quante volte la morte sovrastava ad uno
alco. 49. Zoroastro. — Detto Zerdusht, fu fondatore della religione
dei
Parsi. — Nacque intorno all’anno 589 prima di Cri
anche perchè era stato allevato sul monte Nisa. La maggior parte però
dei
mitologi sostiene essere la voce Dionisio compost
A Gaspare Gorresio Non ha guari mi si rioffriva all’occhio uno
dei
vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole da vo
è mi si ravvivasse con molta soavità e con nuovo desiderio la memoria
dei
colloqui nostri in Torino, singolarmente nell’ann
olta fatica, perchè la mia opera, scritta innanzi alle investigazioni
dei
valorosi filologi Alemanni, fosse degna della pub
asia degli Artisti. Per giungere a ciò, ho tradotto non piccola parte
dei
loro scritti; e se nella gioventù fosse entrato l
il letterato, il poeta, l’erudito, il cittadino e l’insegnante degno
dei
nuovi tempi, ch’egli potentemente valse a prepara
nne, e gli Dei furono figli dell’uomo. Ma era sublime il primo errore
dei
mortali, e manifestava la dignità della origine l
ise, che ogni bisogno ebbe un dio, e fu facile allora agli istitutori
dei
popoli idolatri, che utili cose vollero persuader
er essi ordinate. Quindi è che l’istoria di tutte le genti (se quella
dei
Giudei se ne eccettua, che Iddio scelse pel sacro
due classi: maggiori, e minori. Sarà mia cura di non omettere veruno
dei
simboli coi quali questi Dei vengono rappresentat
antasia, quando alcuno degli antichi poeti canterà le lodi e le gesta
dei
numi, io leggerò la migliore traduzione che siavi
rò io l’ardire di volgarizzarlo per vostro vantaggio, come la tenuità
dei
miei lumi il comportano. Gli Inni di Omero e di C
avolosi Varrone, nei quali si contengono imprese che argomento furono
dei
più celebrati antichi poemi. Il lungo viaggio deg
evole, che nè la pietosa sorella, nè la madre veneranda per la maestà
dei
mali, nè la morte stessa può estinguere, poiché l
limi concetti a Fidia, a Zeusi, a Polignoto e ad Apelle? O sacra arto
dei
versi! Ilio appena mostrano le rovine, ma il suo
fu il pianto dell’Asia. Gli scogli Cafarei ruppero le navi trionfali
dei
Greci ingannati dalle infide faci di Nauplio. Sul
cle ed Euripide comanderanno il nostro pianto sulle sciagure di molti
dei
vincitori dell’Asia. Le avventure dell’accorto fi
imprese poco illustrate sono dai monumenti degli artefici, dai versi
dei
poeti. A questo breve trattato sugli Dei dei barb
egli artefici, dai versi dei poeti. A questo breve trattato sugli Dei
dei
barbari succederanno molte Lezioni sull’allegoria
ete la mente alla dignità dell’impresa, e agli scritti di quei grandi
dei
quali le idee possono farsi vostre; giacché i con
i immortali di quei sommi intelletti che trionfano di tanti secoli, e
dei
quali la fama durerà quanto il mondo. Voi eccita
zione; a voi la patria raccomanda la gloria delle arti, sacra eredità
dei
nostri maggiori. Comandate ai nemici del nome Ita
zodiaco, il sagittario ed i pesci. Nè meno assurde erano le opinioni
dei
Fenicj, come si rileva da Eusebio, che ci ha cons
ingombro. Ciò per molti secoli fu infinito: ma lo spirito s’innamorò
dei
suoi principj, si mi schiò con essi, e questa mis
no prodotti altri dotati d’intelletto, che detti furono contemplatori
dei
cieli Zophasemen. Ebbero questi la forma di ovo,
evoli, che cominciarono allora a moversi sopra la terra. Ecco le idee
dei
Fenicj sull’origine del mondo, nelle quali, quant
chè fu derivata da quella di Thoth, che fu pure agli Egiziani comune,
dei
quali Diodoro Siculo ne ha conservato le opinioni
un altro iddio detto Phta, il quale forse è lo stesso che il Vulcano
dei
Greci. Il senso degli espressi simboli così dichi
sua invisibil natura, il supremo dominio delle cose, la spiritualità
dei
suoi moti. Nell’evo era simboleggiato l’universo.
nebre occupavano tutte le cose se li chiudeva. Percorsa la teogonia e
dei
Fenicj e degli Egizj, ragion vuole che quella dei
corsa la teogonia e dei Fenicj e degli Egizj, ragion vuole che quella
dei
Greci si discorra, che da ambedue queste nazioni
che da ambedue queste nazioni riceverono parte della loro religione e
dei
loro costumi. Orfeo, che molte cerimonie relio’io
costumi. Orfeo, che molte cerimonie relio’iose istituì colla divinità
dei
suoi versi, viene accusato per alcuni di avere a
agano. Orazio, infatti, lo chiama interprete degli Dei e correggitore
dei
guasti costumi dei mortali; e se fede si dasse al
tti, lo chiama interprete degli Dei e correggitore dei guasti costumi
dei
mortali; e se fede si dasse al compendio che Timo
della cosmogonia orfica, egli potrebbe trionfare di tutte le calunnie
dei
suoi avversarj. In tanta discordia di opinioni, n
l’istoria di tanti delirj, leggendovi la descri zione della battaglia
dei
Giganti contro gli Dei che è nel poema del mentov
e il Giorno. Formò la Terra appresso il Cielo e le Stelle, soggiorno
dei
numi. Formò ancora le Montagne unite in matrimoni
ietudine compagna del Dolore e del Rincrescimento, l’Esperidi custodi
dei
pomi d’oro, le Parche, cioè Cleto, Lachesi ed Atr
che, cioè Cleto, Lachesi ed Atropo, dee terribili, che filano la vita
dei
mortali e vendicano i delitti. Nacquero dalla Not
antichi principio di sacrifizj e preghiere, e presiedeva ai consigli
dei
re, alle guerre ed alle vittorie. Rea si congiuns
orto vecchio consultati gli oracoli, che predetto gli avevano che uno
dei
suoi figli gli avrebbe tolto l’impero del cielo,
n pena, giacché come avremo luogo di vedere, stettero nella battaglia
dei
Titani dalla parte di Giove. Si unì la Terra col
aro, volendo vendicare i Titani, e generò l’ultimo e il più terribile
dei
suoi figli. Tifone, dalle di cui spalle nascevano
se del suo trono; ma rimediò alla comune paura l’arme per cui trionfò
dei
fratelli di questo, il fulmine, col quale lo prec
fulminato gigante ebbero i Venti, tranne Noto, Borea, Zeffiro, figli
dei
numi. Giove possessore tranquillo dell’Olimpo, sp
erte: il mio consiglio Vi trasse al raggio della cara luce Dal dolore
dei
lacci e della notte Lacrimosa. — Sì disse, e l’in
suonò: la terra Alto strideva: l’agitato cielo Geme, e sotto il furor
dei
piedi eterni Crolla l’Olimpo. La tremenda scossa
da scossa Fino al Tartaro giunge: il capelstio, L’inaudito tumulto, e
dei
potenti Le percosse: dall’una all’altra parte Vol
nuovo si confonda il cielo, E il caos antico l’universo teme. — Tanta
dei
numi era la guerra: I venti Mescon fremiti, polve
iglio Li circondò di triplicati nodi. Lezione terza. Dei Templi e
dei
sacrifizj. In mezzo ai campi, nel maestoso sil
e gli antichi nel genere ancora degli edifìzj significavano la natura
dei
numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, p
più elevato sito, sembravano signoreggiarle. In mezzo alla frequenza
dei
cittadini sorgevano le macchine sacre alle divini
nza degli Dei ancora l’oro, che non avea violata l’ingenua semplicità
dei
loro templi; ed eran pure assicurati dalla rivere
o Brenno, che derubarono il tempio di Delfo, e deridendo la religione
dei
sepolcri cercarono con memoranda avidità l’oro fr
idità l’oro fra le ceneri degli estinti, mostrando che dalla barbarie
dei
vincitori nemmeno il sonno della morte è sicuro.
citori nemmeno il sonno della morte è sicuro. Converrà adesso parlare
dei
sacrifizj, che divideremo, secondo il genere dei
verrà adesso parlare dei sacrifizj, che divideremo, secondo il genere
dei
numi ai quali erano offerti, in celesti, marini e
volta umano sangue. Achille offerse al troppo vendicato amico quello
dei
prigionieri Troiani; Pirro sulla tomba di lui ucc
acchiato di delitto, grato non era il sacrifizio, e sicura la collera
dei
numi. Infatti, al dir di Giovenale, qual’ostia no
ale, qual’ostia non merita di vivere più del colpevole? La viva acqua
dei
fiumi purgar doveva le mani asperse di stragi rec
rte, ad Ercole il pioppo, e così a tutti gli altri Dei quegli alberi,
dei
quali cara era loro la tutela. Quindi ai sacrifiz
cqua lievemente spruzzato: si arrecavano in mezzo al mistico mormorio
dei
sacerdoti i sacri coltelli e le scuri e l’urna ri
lavano quando dalla tempesta erano stati suggeriti i voti, e la paura
dei
mortali avea patteggiato coi numi. Prima le inter
de fa libazioni il condottiero degli Argonauti, perchè reputavasi che
dei
numeri impari si compiacesser gii Dei: opinione a
piacesser gii Dei: opinione avvalorata dai sottilissimi vaneggiamenti
dei
filosofi pittagorici. Miele e latte consacravasi
animali, che mansuefar doveano l’eterna mestizia e del re di Stige e
dei
numi consorti nell’impero e nella pena. Cupe foss
ci, e innanzi agli occhi Dell’ammirato popolo festante Spiegano tutta
dei
regali doni La magnifica pompa, e l’auree masse,
lato: in cima Vi si adagia il cadavere; dai membri De’ buoi scoiati e
dei
sgozzati agnelli A lui qual nume in sacrifizio of
zie soprei i sacrifizj. Nella passata Lezione, dopo aver favellato
dei
templi, si ragionò ancora de’ sacrifizj, argoment
agli Dei della terra. Tutto additava fra i primi uomini la semplicità
dei
loro costumi, che più ancora si manifestava nel m
ed i campi, e sovente sopra le montagne, forse perchè l’immaginazione
dei
mortali reputava che così avvicinandosi al cielo,
onde nelle sacre carte questo profano costume è materia alle rampogne
dei
profeti, alla pena dei prevaricatori, allo zelo d
questo profano costume è materia alle rampogne dei profeti, alla pena
dei
prevaricatori, allo zelo dei giusti. Però Ezechia
ria alle rampogne dei profeti, alla pena dei prevaricatori, allo zelo
dei
giusti. Però Ezechia fu lodato perchè fé’ dissipa
peratori romani nel numero degli Dei, ebbero ancor essi altari, e più
dei
numi, non perchè tutti gli credessero ascritti al
e più dei numi, non perchè tutti gli credessero ascritti al concilio
dei
celesti, ma perchè gli schiavi temerono mai sempr
o lettere che dettava il dolore; ed Enea, lagnandosi della rotta fede
dei
Rutuli, chiama, presso Virgilio, Giove e le are i
giorno. Ma siccome i mortali agli Dei si volsero, o per ringraziarli
dei
ricevuti benefìcj, o per chieder l’adempimento de
o per ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder l’adempimento
dei
loro voti, parlerò delle ostie che allora si offr
ei Fasti alla curiosità desiderio non lascia. Conviene adesso parlare
dei
ministri per le vittime, degl’istrumenti adoprati
stri per le vittime, degl’istrumenti adoprati per ucciderle, e quindi
dei
sacrifizj umani praticati dagli antichi, fra i qu
ascanii, se quadrata. Il sangue si accoglieva in vasi detti sfagbii,
dei
quali la figura si scorge nelle medaglie di Calig
ione in difesa di Fonteio. Egli dice, volendo dimostrare la poca fede
dei
loro giuramenti: « Cosa volete che vi sia di sant
la fede di chi i numi crede doversi placare colle colpe e col sangue
dei
mortali: Aspetterassi da costoro pietà, e moderaz
congiunto; e quando un tiranno pericolava nella salute, gli schiavi,
dei
quali è gloria l’ubbidire, prevenivan volontarj l
vasi in questa orribile espiazione: ferivano i Sardi il tremulo collo
dei
vecchi che avevano oltrepassati i settant’anni; d
cisione degli animali si avvezzava alla crudeltà ed al sangue il core
dei
mortali ! Ma quali erano i riti che per celebrare
rappresentava avendo tutte le immagini di mestizia esauste nel volto
dei
circostanti, le sembianze del misero padre, imita
o giunti Della figlia di Giove al sacro bosco Ed ai floridi prati ove
dei
Greci Son le schiere accampate. In mezzo a noi St
n imeneo segreto I brevi sdegni alla rapita donna. Io vidi, io stesso
dei
nascosi amori Questo frutto infelice, e scorsi al
dei nascosi amori Questo frutto infelice, e scorsi allora La minaccia
dei
fati. Or qui la tragge Fortuna, e il suo furor: s
incensi e voti. Racine, Ifigenia. Lezione sesta. Dei simulacri e
dei
boschi sacri, e dei riti ad essi risguardanti.
cine, Ifigenia. Lezione sesta. Dei simulacri e dei boschi sacri, e
dei
riti ad essi risguardanti. Le umane invenzioni
n altro. Dopo che Iddio fu dimenticato dai potenti felici, il bisogno
dei
numi deve esser nato col tempo e colle sciagure.
etti Fictilia, dall’arte di gettarle, e Plinio dice che la semplicità
dei
primi Romani escludeva l’oro ancora dalle figure
ietà al padre di lui Glabrione. Nè legge veruna prescrivea l’ altezza
dei
simulacri: presso gli Egiziani ne erano alcuni co
à le statue fossero comunemente piccole, come quelle de’ Lari e degli
dei
Pataici d’ origine fenicia, che sulla prora dei v
elle de’ Lari e degli dei Pataici d’ origine fenicia, che sulla prora
dei
vascelli si collocavano. Numerose erano le statue
iene della deità reputavansi, che Dei erano dette. Nel giorno festivo
dei
numi, ai quali erano le statue dedicate, praticav
piii importanti, conviene, che de’ boschi sacri ancora favelli; l’uso
dei
quali è certo che ha preceduto quello dei templi,
sacri ancora favelli; l’uso dei quali è certo che ha preceduto quello
dei
templi, come vi ho dimostrato. La notte, propria
e, propria delle selve, spaventò dai più remoti tempi l’ignavo timore
dei
mortali, che vi adoravano lo stesso silenzio, e l
ronia, di Diana Aricina, di Giove Laziale, di Augusto, e molti altri,
dei
quali la descrizione presso gli antichi si legge.
neca vi saranno rammentati ancora i riti per tanta empietà osservati,
dei
quali si ragionò nella passata Lezione. Racconto
piante. Di Tantalo i nipoti auspicio al regno Qui soglion trarre: qui
dei
dubbi eventi Cercar la sorte: ai paventati tronch
igro qual palude stagna. Così di Stige è l’inviolabil onda Sacramento
dei
numi. Odi la notte Gemer gì’ iddii ferali, e suon
1 rei ministri Tremano: immoto è solo Atreo. Sgomenta Ei la minaccia
dei
presenti numi. Già tronca le dimore, e gli occhi
a, e d’ambo i lati Scuote le giube sanguinose, e tiene Dubbia la fame
dei
digiuni denti; All’empia morte le dovute teste Co
e il labbro forma Incerte voci e impallidisce: cerca L’ultimo errore
dei
nuotanti lumi Il fratel pargoletto; eppure Atreo
fine della colpa: è grado A delitto maggiore, a cui la fede Mancherà
dei
nipoti. Appena ei vide La strage, e sen compiacqu
o delle favole e la storia degli Dei, che colla scorta de’ Classici e
dei
monumenti mi accingo a tesservi, confortato dalla
è i re tutti ebbero presso gli antichi questo nome, sia che la patria
dei
sommi fu sempre di dubbi e di contrasto argomento
i fu della puerizia di lui testimone famoso. Si oppongono alla gloria
dei
Cretesi mendaci, i quali additano pure il sepolcr
nite in Tebe, città della nominata regione. Che che ne sia, l’istoria
dei
natali di Giove, del parto di R.ea, dell’inganno
fosse il latte della Capra di nome Amaltea, ma chiamata ancora Olenia
dei
Classici, perchè presso una città di Beozia detta
i concesse maraviglioso intelletto. Reda, Itome, Adrastea, le sorelle
dei
Cureti figlie di Melissea, Tisoa, Agno, si disput
udi per occultarne il vagito. Così sono rappresentati in due medaglie
dei
Laodicesi e degli Apamesi di Frigia, destinate ad
o arse che Saturno e Rea circondò di catene. Udì Giove adulto il fato
dei
genitori; raccolse gran schiera di soldati cretes
simulacro, ove Giove stesso colla tazza nella destra pasce la regina
dei
volatili quantunque tal ministero sia dato comune
antasse dopo la pugna famosa, e coll’eterna armonia della sua cetra e
dei
suoi versi di incognita e maravigliosa dolcezza c
oi versi di incognita e maravigliosa dolcezza così riempisse il cuore
dei
numi. Il divino Pindaro colla maestà de’ suoi ver
rza; poiché da Giove fu superato, e sotto l’Etna sepolto; ove, al dir
dei
poeti, ancora minaccia, quando l’immenso fianco m
ne di Vulcano e cadere gli stessi fulmini, onde fu vinto, dall’incude
dei
Ciclopi. Aveva lo stesso gigante già dato a Giove
re, che secondo Omero, sono la prima cura di lui. Domò altri giganti
dei
quali era capitano Tifone che si accamparono nei
roia, tentasse fuggire l’imminente fortuna, ignorando che fra le cure
dei
vincitori non fu mai la riverenza dei numi. In qu
tuna, ignorando che fra le cure dei vincitori non fu mai la riverenza
dei
numi. In qualunque maniera succedesse la division
mpo, e coll’ozio vennero i vizj, che mai sempre furono la ricreazione
dei
potenti sicuri. L’amore divenne gran parte della
occhi, e con soave nodo Gli lega e vince le disciolte membra. Quando
dei
veri sogni erra la schiera Per le tacite case, e
e: sogni. Perchè turbate del tranquillo letto La sicura quiete? e chi
dei
numi La vision m’offerse, e chi fu quella Stranie
e il mansueto Amabil toro carezzar, che vince Coll’alito divino ancor
dei
prati La fragranza gentile. Ai pie d’Europa Incol
onesse la sua divinità il padre degli uomini e degli Dei, onde essere
dei
suoi amori contento. Dopo le nozze di Meti figlia
Radamanto. Fra le amanti di Giove infelicissima fu Antiope, argomento
dei
tragici incolti versi di Pacuvio. Costei, fìgha d
incolti versi di Pacuvio. Costei, fìgha di Nitteo e moglie di Lieo re
dei
Tebani, fu violata da Giove mutato in Satiro. Il
e la serie dello colpe di Giove, poiché i semidei celebrati dai versi
dei
greci poeti, dai quali comincia l’istorica Mitolo
luce Arcade: e la costellazione cui dà il suo nome stancava gli occhi
dei
greci nocchieri, poiché, come dice Omero, è per e
o deve alle costumanze, ai bisogni, alle speranze, alle paure, erario
dei
sacerdoti. Sia d’esempio Giove quanta incertezza
. Abbandonando tanti ‘dubbj e tanta diversità di opinioni, vi parlerò
dei
templi più famosi di Giove e dei nomi diversi che
ta diversità di opinioni, vi parlerò dei templi più famosi di Giove e
dei
nomi diversi che l’evento, i luoghi e le persone
favella il mentovato scrittore) conviene dirvi che Adriano imperatore
dei
Romani l’ha consacrato, ponendovi quella bella st
» Fin qui Pausania. Maggiori particolarità rileva nelle Illustrazioni
dei
marmi Arimdelliani Prideaux, che osserva come que
empio, che costruito in Elide a Giove, detto pure Olimpico, comandava
dei
Greci l’ammirazione. La statua del nume era frutt
ico, comandava dei Greci l’ammirazione. La statua del nume era frutto
dei
trofei riportati dagli abitanti d’Elide sopra i P
queste figure. La facciata posteriore rappresentava il combattimento
dei
Centauri e dei Lapiti nelle nozze di Pirotoo: dal
La facciata posteriore rappresentava il combattimento dei Centauri e
dei
Lapiti nelle nozze di Pirotoo: dalle mani di Alca
erano di mille figure adornate; in una erano figurati sette vincitori
dei
giuochi olimpici, nell’altra Ercole che coll’Amaz
ete scorgere mentre io, adempiendo al mio scopo, vi tesso il catalogo
dei
più famosi cognomi dati al figlio di Saturno. Pad
ie Romolo, Cornelio Cosso, e Marco Marcello uccisore di Viridomaro re
dei
Galli. Perchè Giove fosse chiamato Statore Tito L
si leggeva Verità: come simulacro, di Fidio inscritto era sulla testa
dei
fanciulli. Giove Pluvio ricorda Pausania, Furnuto
disse: « Ha Giove occhi vendicatori. » Eccovi quasi esausta la serie
dei
cognomi che il padre degli uomini e degli Dei ebb
atore commemorò Erodoto, e chi era macchiato del sangue degli amici e
dei
parenti ne abbracciava l’altare che in Olimpia, a
gli dava Dodona, celebre selva, ove le Caonie colombe volando, al dir
dei
poeti, presagivano il futuro. Un equivoco della l
Quirino Visconti, che secondo il parere di molti si giovò totalmente
dei
lumi del figlio. A questa succederà la promessa E
e armi degli avversarli, parlerò pri ma delle gesta della dea, quindi
dei
simboli coi quali era rappresentata a tenore dei
ta della dea, quindi dei simboli coi quali era rappresentata a tenore
dei
nomi e degli attributi diversi che l’antica credu
enitore, perchè questi avea patteggiato coi Titani solamente la morte
dei
maschi: che nulla da femmine imbelli potevan teme
to. Il consiglio di Giove non trovava mezzi di placarla. Citerone, re
dei
Plateensi, il più astuto dei mortali, persuase al
trovava mezzi di placarla. Citerone, re dei Plateensi, il più astuto
dei
mortali, persuase al dio di fabbricare un simulac
isse quel lato cui dà il nome, e parte scorrendo per la terra mutasse
dei
gigli già crocei il colore. Ercole adulto ferì lo
e potevano ancora nell’olimpico agone presentarsi ad ambire la gloria
dei
piedi veloci negli stadii minori. Sacra era a Giu
i stadii minori. Sacra era a Giunone la vacca, perchè quando la paura
dei
giganti costrinse gli Dei a fuggire nell’Egitto,
sentono il più piccolo cangiamento: il secondo, perchè nacque, al dir
dei
Mitologi, dalla morte di Argo, cui fu inutile la
, al dir dei Mitologi, dalla morte di Argo, cui fu inutile la vigilia
dei
cento lumi coi quali custodiva la misera Io. Una
’arte, tutto in questo simulacro è interessante e mirabile. La grazia
dei
contorni, la bellezza e la maestà de’ grandi occh
Giunone fu appellata βοωπις, occhi di bue, l’eleganza e la gentilezza
dei
panneggiamenti, la finitezza del lavoro in ogni m
Augusta, fu contradistinta, non riflettendosi che la bellezza sublime
dei
lineamenti del volto lungi dall’indicarci qualche
ello si ravvisano talvolta i vestigi delle maniere usate nelle scuole
dei
più abili quattrocentisti. Nè meno che per la scu
i di Giove, furono i cognomi che la verità degli ufficii, la fantasia
dei
poeti, l’ambizione delle nazioni impose a Giunone
de. Di Telchinia, così detta dai Telchini, che primi fecero le statue
dei
numi, favella Diodoro. Eccovi tessuta la serie de
i fecero le statue dei numi, favella Diodoro. Eccovi tessuta la serie
dei
nomi più illustri. Ragionar degli altri sarebbe i
come nascesse da Giunone fa Ovidio nei Fasti narrare a Flora custode
dei
giardini. Molte immagini, onde può far tesoro il
te. « Queste sottili interpretazioni non ci danno si curamente l’idea
dei
più antichi artefici, i quali la velarono come ma
a che stringe al seno. « Ma questa statua, la cui testa per la maestà
dei
lineamenti e per la dolcezza dell’espressione mer
ì diverso che non può attribuirsi ad un solo maestro, benché il corso
dei
secoli ne abbia assai rispettata l’ integrità. »
edo un orto. Che educa l’aura, e che coli’ acqua irriga Limpido rivo;
dei
gentili fiori Il mio marito ornollo, e disse: O d
furti Tutti volgea nella sdegnosa mente Per far querela al gran padre
dei
numi. Quando gli stanchi piedi innanzi ai nostri
a: noi saprà quel forte Che paventi: e giurò l’acque di Stige, Pallor
dei
numi, Allor risposi: In questo Orto, portato dagl
a ninfa Apno fosse commessa, altri a Giunone. Sapendo che l’ infanzia
dei
potenti fu sempre miracolosa, sono contento d’ in
i Aello e di Agenore; Cedusa di Asopo, Bilie di Orione, Celeno di uno
dei
Tritoni, Tirro di Palemone e Neleo, Venere di Eri
ente da Piteo, avolo materno dell’eroe, per conciliargli la reverenza
dei
Trezenii, che sommamente onorano l’imperatore del
one, Efialte, Polifemo, Pelasgo, Amico, Anteo, Albione e mille altri,
dei
quali la fama è men chiara. Non fu questo dio ese
Spio, Cimodoce e Talia. E quando Giunone ai fati d’Enea oppose l’ira
dei
venti, che prima dormiva nelle caverne di Eolo re
tterranea gli era costruita nel circo massimo, e si onorava col corso
dei
cavalli. Ippico lo chiamò la Grecia, sia che maes
fremente cavallo. Nell’ istmo di Corinto, ove celebravansi i giuochi,
dei
quali i vincitori vivono ancora nei versi’ dell’i
nelle antiche monete Nettuno e i fiumi.9 Ecco quasi compita la serie
dei
cognomi dal Paganesimo dati a Nettuno, che ninno
sse: Io non ti disprezzo, a me utile segno. Salve, o amabile compagna
dei
conviti, letizia dei cuori. — Ciò detto, portando
zzo, a me utile segno. Salve, o amabile compagna dei conviti, letizia
dei
cuori. — Ciò detto, portando 1’ amabile scherzo,
o, non riscontrò per sua gran ventura ninno degli uomini e degli Dei:
dei
cani stessi non s’udiva il latrare. Entrò con tac
de rimproverò la frode al figliuolo, chiamandolo grande sollecitudine
dei
mortali. Giunse intanto Apollo nell’Onchesto, sco
acra cetra allegratrice delle Muse, gioia delle amabili danze, decoro
dei
gloriosi giuochi. In ricompensa concesse a Mercur
ne, giacché, come più volte ho notato, a que sti si deve la diversità
dei
modi nei quali furono i numi ritratti. Udite inta
rendono equivoca la rappresentanza. E quantunque nella maggior parte
dei
monumenti le ali appariscano sul suo petaso, o ca
a illustrata da Winkelmann. Conviene infatti il segreto al messaggero
dei
numi, ma dubito che il nostro marmo alluda a qual
izio del furto, non potè sfuggire alla vista di un vecchio lavoratore
dei
campi di Onchesto, al quale raccomandò con tutta
labbra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati da Luciano in uno
dei
suoi Dialoghi, in cui delinea collo spiritoso suo
terrato questo gentil monumento nel territorio di Tivoli; nel predio
dei
Sabi a Quintiliato, contrada cosi detta dalle rel
nella quale siasi conservata questa singolare insegna del messaggiero
dei
numi. Ha egli il suo petaso, o cappello, in capo
sogliono intrecciarvisi vuol denotarsi, secondo Plinio, la concordia
dei
feroci, o si allude ad una favola rammentata da I
i quanto affermiamo è un risultato degli schiavi intrapresi nell’orto
dei
Padri Dottrinarii di Palestrina, che resta immedi
nato: e non altrove appunto che nei Fori solevano inalzarsi le statue
dei
benemeriti delle città. » Omero , Inni, tradot
one deriva. L’alato Cillenio lo chiamò Virgilio che apportatore lo fa
dei
cenni di Giove ad Enea immemore della Italia prom
inge al volo, per cui dal cielo fino agli abissi discende apportatore
dei
comandi paterni. Messaggiero e banditore dei numi
ssi discende apportatore dei comandi paterni. Messaggiero e banditore
dei
numi Mercurio pure fu detto, e per tanto ufficio
ravano forse perchè in questo costume formata fu- dal dio la rozzezza
dei
primi mortali. Vergadoro fu il nipote d’Atlante p
to, lo dissero pure gli antichi, secondo alcuni dai quattro ritrovati
dei
quali fé’ ricca l’umana gente; e al parer di altr
ancora comune. Odio dalle strade denominavasi, ed Egemonio perchè era
dei
miseri e dei giusti, liberati dalle spoglie morta
. Odio dalle strade denominavasi, ed Egemonio perchè era dei miseri e
dei
giusti, liberati dalle spoglie mortali, condottie
caduceo; colla destra verde palma brandisce. » Eccovi ordita la serie
dei
diversi cognomi, coi quali fu dai Pagani distinto
statua chiamata l’Antinoo di Belvedere, ma riconosciuta dal consenso
dei
dotti e’degli artisti per rappresentante il figli
a denominazione che per ben due secoli ebbe dal volgo degli eruditi e
dei
professori. I più esperti uomini d’ ambedue le ac
del capo, propria di un nume che s’ inchina ad ascoltar le preghiere
dei
mortali; disconviene finalmente l’assenza totale
tar le preghiere dei mortali; disconviene finalmente l’assenza totale
dei
distintivi del vincitor della belva di Calidone,
a verun vestigio. Io non ho mai dubitato di ravvisare Mercurio in uno
dei
più bei simulacri dell’antichità e dell’idolatria
denominazione, potrei dire che l’avvenenza del volto e l’increspatura
dei
capelli suscitarono l’idea di questa rassomiglian
esta rassomiglianza, che non ha poi retto alla diligente osservazione
dei
ritratti certi di Antinoo. Credettero ancora di a
più ardire, o si consideri il serpeggiamento della figura, il rilievo
dei
fianchi, il contorno delle gambe, e sin l’espress
chi, il contorno delle gambe, e sin l’espressione delle articolazioni
dei
piedi. È vero che nelle gambe trovano alcuni cono
i qualche difetto, ma può questo ben provenire dalla riunione moderna
dei
pezzi antichi eseguita con qualche arbitrio, L’ a
go, quantunque nella Storia delle Arti ciò si asserisca. È questo uno
dei
piccoli nei di quelr opera classica, che non ne o
Apollo rise. Tu l’aer tratti, a te servono i venti Coll’eterno vigor
dei
piedi alati: Scendi fra noi quando di dio gli acc
rtali Priamo guidasti fra l’Achive tende: Gli accrebbe onor la maestà
dei
mali. Non regie bende. Baciò le mani al vincitor
rgon per la nova luce Provido pianto. Tu vinci gli occhi col miglior
dei
numi, Che per te lascia le Cimmerie grotte: Dical
di Giove, Apollo si distingue, il signore del canto, l’eterno rettore
dei
corsieri del sole, il custode del futuro, di cui
dilegua le tenebre; il re della Delfica terra, di Claro, di Tenedo, e
dei
regni Panopei. Al figlio di Saturno lo partorì La
l cielo. Apollo, benché dio, soggiacque a molte sventure: onde veruno
dei
numi fu di esso più compassionevole, avendo fatto
unque nell’amore avesse scusa il suo fallo, non gustò più la dolcezza
dei
baci divini. Invano per nove giorni cogli sparsi
tua siamo sicuri di ravvisare il celebre Saurottono, lavoro di bronzo
dei
più rinomati dello spesse volte lodato Prassitele
fu l’inno primo Che sonava per Delfo, allorché Apollo Insegnò l’arte
dei
curati strali. Scendevi in Pito, o nume, allor ch
alaurea che è dirimpetto a Trezene. Ho sentito dire a degli altri che
dei
pastori avendo condotto per caso i loro armenti v
ente Delfo, ma Pito: di che Omero fa testimonianza nella enumerazione
dei
Focesi. Coloro che si piccano di sapere le geneal
. « I poeti dicono che fu da Apollo ucciso un drago, cui la sicurezza
dei
suoi oracoli aveva la Terra affidata. Si racconta
bandonasse, e Femonoe interprete di lui risposegli in versi esametri,
dei
quali è tale il senso: — Apollo scoccherà una fre
ell’armata di Serse ebbe lo stesso scopo. I Focesi per le istigazioni
dei
loro capi, si resero padroni del sacro deposito,
i portò via cinquecento statue di bronzo, tanto d’uomini illustri che
dei
numi. « Passiamo adesso all’istituzione de’ giuoc
ale rispettabile rendeva un’alta saviezza con una perfetta cognizione
dei
misteri, nè Museo che si era propoposto d’imitare
ra propoposto d’imitare Orfeo, vollero avvilirsi a disputare la palma
dei
giuochi Pitici. Si racconta che Eleutero fu dichi
i sarebbero che delle corone pei vincitori. Si tolse l’accompagnatura
dei
flauti, perchè aveva un non so che di tristo, e n
he se ne faceva. « Nel seguito ai giuochi Pitici si aggiunse la corsa
dei
cavalli. Nell’ottava Pitiade si diede una corona
materno seno Con le fiamme rapite al frigio rogo Arsi, se Giove, che
dei
numi è padre. Non donava ad Enea patria migliore,
musa. Imberbe Ageo. Tu gli animosi spirti Mi desti, e la divina arte
dei
versi Ed il nome di vate. voi, che siete Fra le v
oi di chiara Stirpe fanciulli, alla gran dea tutela Che l’error segue
dei
fugaci cervi, Del Lesbio metro l’armonìa serbate.
ttima. Monumenti del tempio di Delfo. Pausania, nell’enumerazione
dei
doni che ornavano il tempio di Delfo, tesse la st
i più considerevoli monumenti consacrati al dio. Lasciando le statue
dei
musici e degli atleti, che hanno nell’arte loro r
ina, offerta dai Corciresi, Si presenta quindi a vostri occhi il dono
dei
Te^eati in memoria del trionfo che riportarono su
di Antifane Argivo. Innanzi a questi simulacri ne stanno altri nuovi
dei
Lacedemoni in rendimento di grazie per la vittori
mirano pure altre offerte degli Argivi, che consistono nelle immagini
dei
principali capi che presero il partito di Polinic
Anfiarao con Batone suo parente e suo scudiere, che tiene le briglie
dei
cavalli. L’ultima di queste statue è di Aliterse;
Ercole, e da Perseo d’Ercole ancora più antico. « Succede il presente
dei
Tarentini, che consiste in cavalli di bronzo e ne
to monumento è della scuola di Agelada Argivo. Accanto vi è il tesoro
dei
Sicionii, ove si custodiva il danaro consacrato a
in questo luogo, nè in alcun altro del delfico tempio. Segue il dono
dei
Gnidii, eh’ è una statua equestre di Triopa loro
uttra. Gli Ateniesi hanno ancora edificato un portico colle ricchezze
dei
popoli del Peloponneso e dei loro alleati. Rostri
ora edificato un portico colle ricchezze dei popoli del Peloponneso e
dei
loro alleati. Rostri di navi e scudi di bronzo ne
, Minerva e Diana consacrati dai Focesi; Giove Ammone sul carro, dono
dei
Cirenei, popolo della Libia di origine greca; una
popolo della Libia di origine greca; una statua equestre di Achille,
dei
Tessali; un Apollo con una cerva, dei Macedoni, c
una statua equestre di Achille, dei Tessali; un Apollo con una cerva,
dei
Macedoni, che abitano la città di Dione sotto il
to il monte Pierio. La statua di Ercole, che quindi si scorge, è dono
dei
Tebani, il Giove in bronzo e l’immagine dell’Isol
è dono dei Tebani, il Giove in bronzo e l’immagine dell’Isola d’Egina
dei
Filasi, l’Apollo della stessa materia, appartiene
la menzogna e la sceleraggine della moglie. S’imbarca e va in traccia
dei
figliuoli per confessar loro la sua imprudenza, e
e prende un’ascia, taglia la fune, la nave s’allontana, e fugge preda
dei
venti. L’ascia di Tene ha fondato un proverbio ch
di Salamina. Due altre statue del nume sono ofierta degli Epidauri e
dei
Megaresi. Nel pavimento del tempio di Delfo belli
la quale si legge nella colonna a cui sovrasta la statua del principe
dei
poeti. — Felice ed infelice, giacché tu sei nato
, con un remo in mano. Sopra lui si vede un certo Ictemene, che porta
dei
vestiti, ed Echeace che discende da un ponte con
non pregiudicassero alla bellezza dell’opera, giacché Polignoto è uno
dei
più famosi antichi pittori). — « Presso Eleno sta
sania a descriverci nella seguente Lezione. Udite la sorte di Niobe e
dei
figli di lei da Ovidio, che in questa parte ho vo
sua il difetto di dare moderni costumi agli antichi, nuoce allo scopo
dei
nostri studii. Quindi è che mi perdonerete se avv
olto avanza, e sono Maggiori i beni del timor. Fingete Che pera alcun
dei
figli miei: saranno Più che due sempre su: l’allo
aggiati numi. Che sol questo alla plebe il re non vieta. Ode l’ardire
dei
superbi detti Latona, e del dolor le furie a gara
piano Campo largheggia, a cui le dure glebe Frangono le confuse orme
dei
carri, E dei corsieri le ferrate zampe. Parte dei
largheggia, a cui le dure glebe Frangono le confuse orme dei carri, E
dei
corsieri le ferrate zampe. Parte dei figli d’Anfi
ono le confuse orme dei carri, E dei corsieri le ferrate zampe. Parte
dei
figli d’Anfion qui preme Ai veloci cavalli il ter
olo aggrava Le curve membra; sopra il suol d’entrambi L’ultimo errore
dei
natanti lumi Cerca la luce, e fuggon l’alme insie
rò nel core Poco, e causa di morte è breve piaga. La fama e il pianto
dei
congiunti accusa Tanta ruina alla fastosa madre,
accusa Tanta ruina alla fastosa madre, Che tiene ira e stupor, perchè
dei
numi L’oltraggiata ragione osi cotanto: Che posto
la fronte, e circondato da uno strofio, o cordone, ornamento proprio
dei
numi e de’ re, sono così elegantemente increspati
zione, non mancando che la mano sinistra, ed essendo le gambe riunite
dei
loro pezzi antichi. Quello che avanza circa la qu
in ciò la forza della verità mi obbliga a dissentire da un grand’uomo
dei
nostri tempi (il celebre Mengs) che non contento
er letteratura, che si è compiaciuta fare al pubblico un dono postumo
dei
suoi scrìtti. Mi conviene, dissi, dissentire in c
rmata sull’astrazione di ciò, che vi ha di più sorprendente nei pezzi
dei
più insigni della greca scultura, non è però conf
arrara, era la ragion più forte, come quello ch’era ignoto nel secolo
dei
grandi artefici. La non originalità dell’Apollo e
lla storia romana e degl’imperatori, e sa a quanto giungesse il lusso
dei
Cesari e la non curanza del pubblico di Roma per
i signori del mondo allor conosciuto, potea ben meritare l’ornamento
dei
capi d’opera della scultura che si vedeano tal vo
ti che voglionsi riconoscere nell’Apollo sono la perfetta eguaglianza
dei
piedi nella lunghezza, e la situazione della clav
ze, e che ciò che distingue l’autore eccellente non è tanto l’assenza
dei
difetti, quanto l’esistenza di certe bellezze e d
i questa risposta, ma sosterrei piuttosto, che veramente è questo uno
dei
quattro celebri Apollini in marmo rammentati da P
ppresentava l’Apollo Alessicaco, ovvero Averrunco, cioè Allontanatore
dei
mali, ed era stata a questo nume eretta in Atene
re infermità e morte, ma nel tempo stesso col serpe ai piedi, simbolo
dei
rimedii e della salute; per mostrare che il morbo
digio dell’arte, tutte l’altre opere ne oblio, e sovra di me stessa e
dei
sensi mi sollevo per degnamente estimarlo. Il mio
degnamente estimarlo. Il mio petto si gonfia e s’inalza, come quello
dei
vati dal profetico spirito investiti, e già mi se
statua l’idea che ne ho dato, imitando così coloro che posavano a pie
dei
simulacri degli Dei le corone che non giungevano
. di Mit. ecc. 30 stro compatimento, ho tradotto, quanto il più bello
dei
numi fosse nel suo primo amore sventurato. Dafne
selve a lei piace il secreto; Emula di Diana, ama alle belve, Terror
dei
boschi, contrastar le spoglie; Ai capelli l’error
mio sarai. Colle tue frondi, la mia chioma, l’arco E la cetra ornerò;
dei
lieti duci L’onor sarai quando le lunghe pompe Ve
sopra Apollo, primo vanto di Latona, innanzi di tesservi il catalogo
dei
diversi nomi coi quali l’antichità lo distinse. C
Belvedere, l’altra unita al busto, e affatto intera, sta nella camera
dei
Conservatori del Campidoglio; la terza è nel Muse
o, e sta scrivendo sopra una tavola. La somiglianza dell’acconciatura
dei
capelli in amendue i sessi può scusare coloro i q
to dio è l’imagine: ma senza attaccarci questo senso bisognava dargli
dei
capelli di questo colore come al più bello dei gi
senso bisognava dargli dei capelli di questo colore come al più bello
dei
giovini, poiché questi generalmente son biondi. D
questi generalmente son biondi. D’altronde nella pittura il contrasto
dei
capelli neri con la bianchezza della carne è trop
a carne è troppo duro, e produce un effetto meno piacevole che quello
dei
capelli biondi; verità di pratica, riconosciuta d
entato. Noi troviamo in Plutarco che gli antichi pittori hanno dato
dei
capelli biondi a tutte le divinità giovanili, nep
o divisa vi si forma delle cavità. Così mi sembra che deva intendersi
dei
capelli di color blu che Omero dà ad Ettore ed
capelli di color blu che Omero dà ad Ettore ed a Bacco: vale a dire
dei
capelli biondi, che interiormente, e nei luoghi o
a una tazza di ambrosia, immagine tolta da Omero. Apollo si trova con
dei
cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappresent
di ambrosia, immagine tolta da Omero. Apollo si trova con dei cervi e
dei
cani sopra una medaglia; e rappresentato con ques
e ora spieghiamo, ravvisiamo solamente il padre della poesia, il nume
dei
Vati, il condottier delle Muse. Nell’aria del vol
iù rinomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di uno
dei
più gloriosi suoi fasti. Ci narra Svetonio che vo
coronato dal lauro, pianta consacrata da Apollo ad esser l’ornamento
dei
vincitori e dei poeti. Era simil corona tanto pro
uro, pianta consacrata da Apollo ad esser l’ornamento dei vincitori e
dei
poeti. Era simil corona tanto propria dei citared
l’ornamento dei vincitori e dei poeti. Era simil corona tanto propria
dei
citaredi che nel certame delfico dei sonatori di
. Era simil corona tanto propria dei citaredi che nel certame delfico
dei
sonatori di cetra comparivano questi coronati di
trali, e chiamano palla, benché non con tutta la proprietà. (La palla
dei
Latini era, secondo Tosservazione di Servio, la s
ini era, secondo Tosservazione di Servio, la stessa cosa che il peplo
dei
Greci). Questa danno ad Apollo quando lo descrivo
zie (o Apollo) risuona carmi in lunga veste. Ed Ovidio: Lo stesso dio
dei
poeti ragguardevole per aurea palla, tratta le ar
stra è notabile pel basso rilievo di Marsia appeso, che ne adorna uno
dei
corni, o braccia, dette dai Greci άγκωνες o cubit
tami di Grecia fìngea assoggettarsi al libero giudizio de’ Presidenti
dei
giuochi per aver motivo di più compiacersi della
tua pubblici voti: Se non difendi le Romulee mura Fu infausto il voi
dei
Palatini augelli, E il flutto osa soffrir le regi
atini augelli, E il flutto osa soffrir le regie vele Se tu sei prence
dei
latini remi. Deh non temer se la contraria armata
ma fra quelle che trattano di Apollo, è destinata a tesservi la serie
dei
nomi più illustri coi quali l’antichità distinse
stri coi quali l’antichità distinse il più hello se non il più grande
dei
numi. Pulio fu detto, perchè autore ai mortali di
no in tutti i poeti. Spodio fu adorato in Tebe perchè sopra la cenere
dei
sacrifìcii sorgeva il suo altare. Perchè Delfico
è ivi un tempio gli sorgeva. Apollo Grineo è illustre per Orino città
dei
Mirine:, nella quale il dio aveva oracolo antichi
rtà Teti concesse, ignara Dei fati Fetontei. Fugge la via Sotto i pie
dei
corsier, le nubi opposte Stridon divise, già leva
istesso Mancava il peso, onde simile a nave Che leggera al furor cede
dei
flutti, Salta il cocchio che par vuoto: abbandona
di sé per paura il freno errante Abbandona. Lo sente Eto sul tergo, E
dei
fratelli suoi la fuga accresce: Non ha legge l’er
e fende Il liquido seren. Spengi il fumante Volto, padre Eridan, rege
dei
fiumi. Ovidio , Metamorf., lib. II. Lezione
fu consacrata nel sito stesso una selva, ove Apollo dopo l’uccisione
dei
Ciclopi evitò l’ira di Giove. » Nè questa differ
le. Yoglio inoltre venti ninfe Amnisidi per ancelle, che abbiano cura
dei
miei coturni da caccia, e dell’altra suppellettil
tosa. Nè meno le atterrì lo strepito delle incudini sonanti, il vento
dei
mantici e l’urlo delli stessi Ciclopi, che rimbom
della dea e ne’ capelli che leggermente svolazzano, e nell’andamento
dei
panneggiamenti eseguite coli’ ultima delicatezza;
o soltanto in qualche figura di Bacco, in alcuni busti di Sileno, uno
dei
quali in bronzo, è presso di me e in altre immagi
ra alla deposta veste Sottopone le braccia, e sciolgon due L’impaccio
dei
coturni ai pie veloci, E Crocale più dotta in un
pasceano sempre sulla riva dell’ Anauro da’ neri sassi, e piiì grandi
dei
tori, alle quali oro splendea dalle corna. Stupef
caccia sarà degna di me. — Di cinque, quattro ne prese senza il corso
dei
cani, ma da per se stessa, acciocché le portasser
na, e tu molto regni con Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli,
dei
cani, degli archi, dei cocchi, che leggermente ti
n Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli, dei cani, degli archi,
dei
cocchi, che leggermente ti trasportano quando vai
te la figlia d’Iasio Arcoside, Atalanta dai piedi veloci, ucciditrice
dei
cinghiali, e le insegnasti accertare il colpo ed
ta degli Achei sopra il rapitore troiano. Salve, o venerabile custode
dei
porti; e niuno ti disprezzi: che ad Eneo, il qual
a passare sulla mammella sinistra, e di tal colore sono pure i lacci
dei
calzari. Stava questa statua in un piccol tempio
e vi si frange, e getta Con infinite spume orrido mostro. La minaccia
dei
corni arma la fronte, E gialla squamma gli ricopr
piano. Si rallenta alfine La fuga, e stanno ver la tomba antica, Che
dei
regi avi suoi l’ossa nasconde. Sospirando vi corr
evi e generali notizie intorno ai templi vi diedi, promisi ancora che
dei
più famosi derivata avrei dagli scrittori la desc
dalle medesime Amazzoni, il quale molto bene dimostrava la semplicità
dei
primi templi, giacché non consisteva che in una n
go e pieno di ricchezze quanto era il primo, e vi si vedevano l’opere
dei
più famosi scultori. Era quasi tutto l’altare di
i si contavano 127 colonne tilte 60 piedi. Era questo tempio un asilo
dei
più celebri, il quale, secondo l’autore da me cit
lice ancora L’ implorò Calidon, benché superba Di Meleagro. Fu cagion
dei
preghi Della Latonia dea cinghiai ministro E vind
ollente spuma Con strider roco dall’adunca guancia. Ch’arma il fulmin
dei
denti, a terra cade. Or calca nelle liete erbe na
e in un sol nodo accolto Pendente sul sinistro omero suona La custode
dei
dardi eburnei, e tiene L’arco pur la sinistra. Er
li eroi parte le reti Distende, parte scioglie i cani, e segue L’orme
dei
piedi nell’arena impresse, E ha desio di trovare
i trovare il suo periglio. Vi era concava valle, ove discende L’acqua
dei
rivi che le piogge unisce. Qui violento i suoi ne
l’aure facea tremulo dardo, E ferita la belva avriano: il denso Orror
dei
boschi contendea l’ingresso Ai cavalli, allo stra
so fianco Nasconde il dardo. Ecco di plauso un grido Le gioie attesta
dei
compagni: e chiede Toccare ognun la vincitrice de
lpitando, e con la pura Onda il consperse. Nel recesso stava, O eroe,
dei
tuoi felici anni custode: Ma nel trasse la madre,
inore del fratello, chiese a Giove molti nomi e li ottenne. Favellerò
dei
più famosi, perchè influirono sulla maniera colla
iano che per Endimione pastore le stelle abbandonasse, colla speranza
dei
furti amorosi, che nei sassi del monte Latmo cela
atona e moglie di Perseo. Titania fu cognominata Diana, perchè da uno
dei
Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor della c
bi dolori del parto invocata. Orifea la nominavano, perchè le sommità
dei
monti sacre le sono, e sotto questo. titolo ebbe
time umane. Licurgo cangiò questo barbaro costume nella flagellazione
dei
fanciulli fino all’effusione del sangue. Gli altr
remo che considerar di passaggio il rapporto de’ moltiplici attributi
dei
quali è carico, colla divinità medesima, che n’ è
possiamo pure da un solo passo di San Girolamo indovinare il sistema
dei
Gentili riguardo a questo antichissimo simulacro,
Diana Efesina. Era questo Demetrio un orefice che lavorava in argento
dei
tempietti della dea con una certa somiglianza al
n nero vello La inorridisce, e cresce in ugne adunche La man curva, e
dei
pie gli uffici adempie. Per vasta bocca ecco defo
ardì posarsi, E verso i lari errava, e per li campi Già suoi: fuggiva
dei
latranti cani L’ire minori fra scoscese rupi, E c
diverse opinioni or popolari or filosolìche, che formano la religione
dei
popoli antichi. Erodoto, citato da Pausania, las
Omero tradotto dal celebre Cesarotti. Virgilio, imitando il principe
dei
poeti, così n’accenna la forma nell’ottavo libro
rmate di bronzo. » Gli stessi versi detti Ortrii le si tributavano, e
dei
quali fa l’inventore Arione Metimneo, spiravano g
Tremenda, alta reina. Cui diletta per mezzo alle battaglie Il nitrir
dei
cavalli, Il picchiar degli scudi, Delle rote il f
del trono di Giove, in piedi. La sua figura, vale a dire il Palladio
dei
Troiani, teneva una lancia nella mano destra, un
è sopra è ordinariamente gialla nelle antiche pitture, come le copie
dei
quadri dai bagni di Tito conservati alla bibliote
è la testa di Pallade posta per simbolo di Roma, ove qual dominatrice
dei
regni mostra nell’atteggiamento una franchezza e
esso pendono in lunghi ricci paralleli. — Forse da quell’acconciatura
dei
crini a lei propria ha preso Pallade il soprannom
ome un trofeo; per aver Medusa contrastato con Minerva sulla bellezza
dei
suoi biondi capelli, per tal presunzione cangiati
mosa indossa Tutta la maestosa orrida pompa. Pria del temuto Agitator
dei
nembi Veste l’usbergo, indi alle spalle adatta L’
ed i poeti loro davano sono consegnate ai diversi cognomi, il numero
dei
quali indicava di un nume la gloria e la possanza
isce da Plinio, che lo chiama parma al libro xxvi. Gli scudi argolici
dei
Greci erano di questa maniera, secondo l’osservaz
attitudine di combattente è rappresentata ancora nelle greche monete
dei
Mamertini. La dea ha le sue solite insegne, l’elm
egida onde il petto della dea si suppone armato, la quale coi rilievi
dei
suoi orli guerniti di serpi sospenda così il sovr
orti, della bionda testa Ornamento e terrore. A te diletta Col nitrir
dei
cavalli il suon confuso Delli scudi percossi orri
i cavalle, e che scorrea L’are e la selva del Coralio fìume, E l’opre
dei
Beoti, un carro solo Teneale entrambe, e delle ni
figlio: Ah che a lui non varranno esser nel corso A Diana compagno, e
dei
volanti Dardi l’arte comune, allor che ai bagni C
, allor che ai bagni Cari a Diana involontario errore Lo condurrà: ma
dei
suoi cani stessi Sarà cena feral: la madre afflit
terna fede: illustre vate Ai nipoti sarà, vate sovrano: Nel muto volo
dei
presaghi augelli Vedrà le sorti ascose a Cadmo, a
ppresentata, argomento di tanto interesse per voi, e scopo principale
dei
miei studii. Venere è stata rappresentata ancora
Così questa dea si trova suU’ altare della Villa Borghesi. Nel numero
dei
suoi attributi è ancora il ventaglio: il pomo, pe
una delle quali è il monumento circolare del Campidoglio, l’altro uno
dei
due bellissimi candelabri del Palazzo Barberini.
oli alla Venere armata. Saffo dipinge Venere sopra un carro tirato da
dei
passeri, immagine di cui l’arte non pare che abbi
tata più frequentemente delle altre in varie età effigiata. La Venere
dei
Medici a Firenze è simile alla rosa che esce fuor
rappresentano in un’ età più matura, e più grandi sono che la Venere
dei
Medici. Le belle forme dell’ adolescenza femminil
ppresentata nuda, ed anche in positura non molto diversa. Le mollezze
dei
balsami non convengono alla dea delle selve giacc
di Venere. La presente Lezione è destinata a tesservi colla serie
dei
cognomi più illustri di Venere l’altre maniere di
chiama l’accennato animale. Venere Versicordia, lo stesso che (grec)
dei
Grccì, adoravano i creduli amanti antichi, stiman
Muse, ora di ninfe, ora di altre divinità hanno sortito dal capriccio
dei
ristauratori e degli antiquarii. Pure le medaglie
lioni greci imperiali battuti in Guido, di Caracalla e Plautilla, uno
dei
quali è in Francia nel Real Gabinetto, e l’altro
ccia, o l’andamento del corpo, il panno, l’urna, e fin l’acconciatura
dei
capelli, che non sono, come la maggior parte dell
’Immortah, e i fulmini stessi che resero Giove vincitore nella guerra
dei
Giganti. Chiese Vulcano in mercede per tanto uffi
a depositario. Questo cappello è ovale, o quasi conico, perchè quello
dei
fabbri antichi avea probabilmente questa forma. U
he apparteneva al cardinale Polignac, hanno fatto nascere con ragione
dei
dubbii sull’antichità di questo monumento. I sacr
opo la vittoria riportata sopra i Sabini, e Marcello dopo la disfatta
dei
Cartaginesi verso Nola. Cabiro figlio di Vulcano
ad Agamennone. Era anche ai tempi di Pausania la principale divinità
dei
Cheronei. Fra le tante opere che i poeti gli attr
l suo cor già certa È di pronta conquista, e sol consulta Della sorte
dei
vinti e della preda. Ma non per questo l’assediat
della favolosa infanzia del nume vollero gli antichi significarci che
dei
meno culti popoli dovrebbe essere propria la guer
arte alcuna legittima moglie, e visse ancora in questo, com’è costume
dei
soldati, di rapina: non ostante, alcuni gli hanno
a a Marte per questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il segreto
dei
suoi furti amorosi con Venere, posto Alettrione a
a desrli antichi animava tutta la natura, spiegandone gli effetti con
dei
sogni cari all’umana debolezza. Adoravasi Marte p
dio 1’ aver dato il nome a quel luogo celebre in Atene per la santità
dei
giudizi, che Areopago si disse. Dicesi che Marte
omando? Frena la collera che t’ inspira la morte del figliuolo. Anche
dei
più prodi di lui hanno già morsa la polvere, o la
guerra. I soli sacerdoti di Marte formavano in Roma un collegio detto
dei
Salii. Mi riserbo a favellarne nelle mie Lezioni
della prigionia fattagli soffrire dai figli di Aloeo, o alla maniera
dei
più antichi Greci che aveano costume di effigiarl
ia, origine favolosa del potere di Roma, era rappresentato sugli elmi
dei
soldati romani. « Marte vien generalmente rappre
ai piedi nella Yilla Ludovisi, ed un piccolo Marte su una delle basi
dei
due bei candelabri di marmo, che erano dianzi nel
curio per movere alla guerra gli abitanti d’Argo nella famosa impresa
dei
Sette a Tebe, della quale favellerò a lungo quand
cano è lordo II manto, ed il crudel spruzzo del carro Cangia il color
dei
larghi campi; a tergo Porta trofei rapiti e squad
ugiada lieti, Nè del Liceo l’aura clemente. — Il Nume Gli fa risposta
dei
paterni cenni, E Marte non dimora, e volge indiet
nti destrieri, ancor che fumi Loro il sudor sull’anelante collo. Odia
dei
Greci i tardi sdegni: il padre Dall’alto il vede:
oi domestici stupri cercò diminuire le cure del regno, come è costume
dei
potenti, insidiò ancor questa fra le sorelle, e n
velo sulla testa e tiene un’asta. Ella porta ancora la cornucopia, e
dei
piatti di frutti. Giove avendo promesso a Cerere
erla. E facile d’immaginare dopo questa tradizione tutti gli epiteti,
dei
quali il nome di Cerere è accompagnato presso i p
. Al contrario in quelle di Cerere il calato, o canestro, rinchiudeva
dei
fiori, e così diventava il simbolo della Primaver
uenti Lezioni. Nè sarà per me omesso di trattare delle feste di lei e
dei
misteri Eleusini, i quali, sui teatri stessi rapp
non senza pianto, Con quelle mani per cui trema il mondo E serve; che
dei
fati il lungo stame Filano e stanno sulle ferree
orso, ed al superbo Giove Reca i miei cenni. E chi ti die tal dritto,
dei
fratelli il più crudel? Non tolse La rea fortuna
l le forze E l’armi? forse oppresso e vii mi stima Perchè non stringo
dei
Ciclopi i dardi, E col tuono le vane aure deludo?
pera l’annoverarli onde maggiormente si manifesti quanto i pensamenti
dei
poeti, primi teologi delle nazioni, abbiano degli
e le erano con sacrate. L’immaginazione degli artisti, poco contenta
dei
simboli adottati nel principio dal popolo, ne ha
elle opinioni mitologiche doveva necessariamente accrescere e variare
dei
simboli l’uso. Questo s’introdusse col tempo, e n
o stabilimento della sua religione alle colonie egiziane. I progressi
dei
Greci nelle arti fecero loro abbandonare rapidame
accio un canestro ripieno di sementa. Dai lati erano due agricoltori,
dei
quali uno arava, l’altro seminava. Yi si attribui
e ed al puro necessario ridotto. comprò con quel poco che gli restava
dei
bovi, inventò l’aratro, ed ebbe dalla fatica suss
dunque il quarto che rispose gli oracoli, i quali erano le sole leggi
dei
primi greci. In conseguenza non è maraviglia che
ite. Conviene adesso accennare brevemente il ratto di Proserpina, uno
dei
principali avvenimenti della storia di Cerere. Ai
solare la figlia di Cerere. Questa composizione allegorica può essere
dei
bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e per
credo antichissima l’ idea di fare trasportare il carro di Plutone da
dei
cigni, o da cavalli guidati dall’Amore, come si v
e frena in Ida ai serpi il volo. Lezione trentesimaterza. Ancora
dei
simboli coi quali vien rappresentata Cerere. L
no, le potete rilevare da Visconti nelle seguenti descrizioni. « Uno
dei
più bei monumenti delle arti degli antichi nelle
a circonda e la copre, può con gran proprietà convenire alla gran dea
dei
misteri eleusini, l’arcana segretezza dei quali p
età convenire alla gran dea dei misteri eleusini, l’arcana segretezza
dei
quali può essere stata espressa dallo scultore ne
del panneggiamento, e quella sola che vi regna nasce dalla diversità
dei
contorni del nudo che ne è coperto: hasta però co
à maggiori della religione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno
dei
più universali, e per le campagne, della cultura
quali era la prima dispositrice, finalmente per ogni luogo a cagione
dei
suoi misteri che sembravano conciUare la filosofi
iglio di Celeo devesi delle mentovate feste l’instituzione. Il numero
dei
giorni nei quali, secondo Meursio, si celebravano
del loro sesso. La spesa della festa era, secondo il solito, a carico
dei
mariti, che, per così dire, vi si obbli gavano ne
naggio di Cerere per la rapita Proserpina, e i doni dell’agricoltura,
dei
quali fu la dea liberale in questa occasione al g
altri, che ne prendono motivo dal nome di Eumolpidi, che i sacerdoti
dei
Misteri avevano in Atene. Mal si rintraccia chi f
furono detti dai Greci, perchè compivano l’educazione e la disciplina
dei
costumi. Si dividevano i misteri Eleusini in magg
pelli di vittime immolate a Giove sotto i piedi di quelli che avevano
dei
sacrilegi commessi. D’uopo vi era ancora di coron
nzio, dar prova della taciturnità necessaria per mantenere il segreto
dei
misteri. Fatte le cerimonie e i voti secondo il r
iniziarsi, era una troia gravida, che prima era lavata in Cantaro uno
dei
tre porti del Pireo. Nei primi tempi non v’ era s
ziarzi. Convien però fissare che tutte queste cerimonie erano proprie
dei
misteri minori, e che nei maggiori si comprendeva
giungevano ai secondi denominati erano Epopte, cioè Vescovi. Il luogo
dei
contemplati, o Misti, era nel vestibolo, quello d
elle tremul’ onde. Già volge il piede nei fioriti prati La Verginella
dei
materni detti Immemore: cosi voUer le Parche E di
r l’iniziazione. Quindi imponevasi il silenzio più religioso sul rito
dei
misteri che si leggevano in due libri, custoditi
serbata per formar delle fasce ai fanciulli. Il sacerdote, o maestro
dei
misteri, come di sopra per me vi fu detto, Jerofa
e di Curatori, scelti dal popolo, per legge era commessa la religione
dei
misteri. E dieci sacrificatori dividevano con gli
a Cerere in tal maniera si consacravano furono chiamate Melissee. Uno
dei
vantaggi di questi misteri era che gl’iniziati ob
gli. Il merito di questi prestigi seguiva ancora nell’Inferno l’ombre
dei
devoti, onde la morte era principio di un miglior
o forato, come quello che i poeti diedero alle Danaidi ree del sangue
dei
loro sposi. Era vietato iniziare i forestieri, e
profana curiosità i misteri di Cerere. Orazio, forse il più filosofo
dei
poeti, dice in una sua Ode: Io vieterò che chi ha
dechina il fiume. Dall’erbosa sua cima il sacro volgo Etna mirò madre
dei
fiori, e dice A Zeffiro che siede in curva valle:
avor tutto germogli: Ibla fertil c’invidii, e a noi conceda La gloria
dei
suoi vinti orti: dispergi Nelle mie vene quel che
ce eterna: Così tocca sarò da man divina, E saranno i miei fior serto
dei
numi. — Disse, e Zeffir scotea tosto le penne Umi
rivi Lo strepitoso pie tra verdi sponde. Del Sole con la fredda ombra
dei
rami Tempra i raggi una selva, e il proprio inver
ra a Giove Querce e il cipresso con i mesti rami Ombra ai sepolcri, e
dei
futuri eventi Presago il lauro: con la densa cima
be elette L’esercito gentil da cavo faggio Venendo esulta: qua l’onor
dei
prati Tutto si spoglia, alle viole intesse Altra
he tanto paragon non teme. Lezione trentesimasesta. Ordine e riti
dei
misteri Eleusini. e mìe ricerche sopra Cerere
leva. È incerto per quanto tempo durasse, e Meursio che nell’oscurità
dei
misteri portò primo ]a luce dell’istorica congett
vvertiva i Misti iniziati, di portarsi al mare. Nel terzo si facevano
dei
sacrifizii, s’immolava la triglia sacra a Cerere,
esta si apriva allora per la seconda volta. Nel nono giorno, l’ultimo
dei
misteri, empivano due vasi, detti plemochoe, ch’e
Il ratto di Proserpina. (Continuazione). Ogni altra ninfa nel desio
dei
fiori Di Cerere vincea l’unica speme: Il ridente
renar con vago Serto del crin la libertà non sdegna. Ecco ch’in mezzo
dei
virginei scherzi Mugge cupo fragor, le torri onde
e al tremante Ciclope il fulmin che prepara a Giove. L’udì l’abitator
dei
ghiacci alpini, Il Tebro di trionfi ancor non cin
nel tergo immenso Il furor consumò, scote di sangue I tinti velli, e
dei
pastor disprezza I vili sdegni. Gli dicea Minerva
disprezza I vili sdegni. Gli dicea Minerva: Re di vigliacca plebe, o
dei
fratelli Pessimo, con la face e col flagello Qual
o il volto Scorron gì’ incendi:. Dalla plebe eletti Ministri sciolgon
dei
destrieri il freno, E gli guidan fumanti ai noti
he nuzial teda diviene. Lachesi alcun stame non ruppe, il sacro Canto
dei
cori non turbò la morte. Nè morte errò sopra la t
tichi, e d’illustrarle coi monumenti degli artisti, colle descrizioni
dei
poeti, per quanto lo concedeva la tenuità delle m
d essa, secondo r autore degl’ Inni Omerici, si offrivano le primizie
dei
sacrifizii, e le case dedicate le erano: in quest
Orazio etenra nel terzo libro delle Odi vien chiamata. Quindi l’autor
dei
frammenti attribuiti ad Orfeo disse che la dea ab
e abbattuto il sacro alloro Avean le Furie con tartarea scure. Nuncia
dei
proprii danni era la figlia, Immagin prima del so
a la madre: O di qual colpa sei punita, e donde Questo pallore? A chi
dei
numi è dato Questo dritto crudele, e questi ferri
a, e gli anni Esposti ad ogni frode. Io non mi affido Assai nei tetti
dei
Ciclopi, e tremo Che non sveli la fama il mio seg
anei dalle chiome, e bagna I fissi lumi involontario pianto! Che più?
dei
bossi tuoi se tento il suono Dan gemito ferale, e
a: o dea tu vedi Celesti insidie, ed han turbato i numi La lunga pace
dei
tranquilli lari. (Fine della traduzione del Poem
diversi di rappresentare la Terra. In una pittura antica del sepolcro
dei
Nasoni, ov’è effigiata la pugna tra Ercole ed Ant
imostra quanta utilità gli artefici possono trarre dalle combinazioni
dei
poeti. In una medaglia di Giulia Augusta esposta
resso di loro chiamavansi neutramente i tempi dell’anno, al contrario
dei
Greci, dai quali colla parola (grec) feminina era
cingean, corone Varie, argomento di potente voto. Le Driadi all’ombra
dei
sacrati rami Fean festive carole; anco sovente Co
tri noti Ritorna. Il sonno con placate penne Eresitton lusinga, e già
dei
sogni Nell’immagini i cibi ei cerca, e move La va
i di Amore. La Notte. Vi esposi nella passata Lezione la discordia
dei
mitologi nell’assegnare genitori dell’Amore. Riun
dolci e soavi, Fatto signore e dio da gente vana. » E Properzio, uno
dei
più grandi poeti antichi, spiegò con molta accort
uore non è volato più mai. » E prezzo dell’opera adesso il favellare
dei
monumenti dell’Amore veduti nella Grecia da Pausa
Pentelico. I Tespiesi narravano che loro fu tolto da Cajo imperatore
dei
Romani, che Claudio lo rimandò, ed ultimamente fu
ognito del Palazzo Mattei, sul quale si veggono dodici piccoli Amori,
dei
quali il primo porta la clava di Ercole sulla spa
un marmo della Villa Pinciana nella stanza del Sileno ed in un altro
dei
monumenti Peloponnesiaci. Questo rettile, come il
fratello della Morte, il figlio dell’ Èrebo e della Notte, il custode
dei
sepolcri antichi, il Sonno finalmente, merita, co
e. Così forse vollero significare che spesso egli offre agli infelici
dei
sogni, coi quali l’immaginazione, stanca di vere
mbrosa Notte placido figlio, o de’ mortali Egri conforto, oblio dolce
dei
mali Sì gravi, ond’è la vita aspra e noiosa; Socc
estezza tutto l’universo percorre, e chiude all’ improvviso gli occhi
dei
mortali. Solamente il suo volo manca qualche volt
tti gli Dei cedono al Sonno: solo veglia Giove; con che quel principe
dei
poeti volle indicarci che coloro i quali presiedo
i ci presenta lo stesso genio addormentato coli’ ali ripiegate, e con
dei
capi di papavero nella mano. In un altare di Trez
dei capi di papavero nella mano. In un altare di Trezene si offrivan
dei
sacrifizi al Sonno, come l’amico delle Muse. Quin
lascia libero il nostro sensorio all’ immagi nazione, che è la madre
dei
sogni. E in sogno in fatti si credevano varii poe
e è stata presa l’idea di porgli in mano una face rovesciata, simbolo
dei
seutimenti che per lui si estinguono. L’ara che è
la pianta è per avventura il fatidico alloro, simbolo dell’oracolo e
dei
vaticinii, che anticamente sul Parnaso si prendea
colle quali spesso compiacevasi l’antichità di rallegrar la tristezza
dei
sepolcri, poche sono egualmente conservate, ninna
simbolo, ma ancora della salubrità di quella ristorante interruzione
dei
sensi, poiché presso gli antichi naturalisti opin
sse ordinariamente sì fatte immagini, mostra una assai scarsa lettura
dei
greci scrittori presso dei quali ha costantemente
immagini, mostra una assai scarsa lettura dei greci scrittori presso
dei
quali ha costantemente lo stesso significato. « L
d è attribuita da lui, che non vedeva gli originali, all’ inesattezza
dei
disegnatori che han ricopiate le cose antiche. Qu
ollerar la forza Non potea: pel segnato arco ritorna. Ma fra la plebe
dei
suoi figli il padre Chiama Morfeo che mente ogni
Terra, col Tartaro congiunta, partorì quindi Tifeo. Saturno, il minor
dei
figli, dopo avere incatenati i fratelli fece al p
aturno volendo nobilitare la propria origine accreditò il pregiudizio
dei
mortali, e si disse figlio del Cielo e della Terr
cosa del Cielo favoleggiarono gli antichi. L’ Oceano, il primogenito
dei
figli della Terra e del Cielo, fu creduto dagli a
Euripide nell’Oreste. Io penso che ciò derivasse dal crederlo autore
dei
terremoti come reputavano i fiumi, i quali nelle
u padre del Sole, secondo Esiodo, come Tia ne fu madre, e Giapeto uno
dei
Titani, che contro Giove prese le armi illustrand
trando l’ardimento e la pena di Promoteo suo figlio. Avanti la guerra
dei
Giganti ebbe una figlia chiamata Anchiale, che di
sti è nel Museo Clementine, e così viene illustrato da Visconti. «Uno
dei
pezzi più singolari per la rarità e per l’erudizi
uesta scultura abbastanza è nota pei carmi non meno degli antichi che
dei
moderni poeti; anzi l’hanno questi ultimi invocat
ponderei che la credo Femonoe, prima di quel ministero, ed inventrice
dei
versi esametri, anzi reputata figlia, secondo alc
i tenne l’oracolo di Delfo pria delle Pizie, e fu il primo a servirsi
dei
versi esametri. Il tripode indica il suo uffizio
ndo la mano, sta come descrivendo e rammentando le azioni e i costumi
dei
tempi andati, e la Sapienza poi è la donna velata
servo con piacere che le Muse si veggono in quella distinte a seconda
dei
diversi attributi che siamo andati notando in que
peritissima nell’arte di predir l’avvenire, e dopo la sua morte ebbe
dei
templi dove si aveano degli oracoli. Pausania fav
secondo, Esiodo, fu figliuola del Cielo e della Terra, ed il consenso
dei
più fra i Mitologi la fa madre dei primi fra gli
ielo e della Terra, ed il consenso dei più fra i Mitologi la fa madre
dei
primi fra gli Dei, come Giove, Giunone, Nettuno,
quale avendo veduta con Olimpico, sonatore di flauto, la madre degli
dei
che con fragore e lampi scendeva dal cielo, eress
hiedesse alla dea di poter dar pubblica testimonianza dell’inno cenza
dei
suoi costumi. Dopo la preghiera afferrò la fune i
n Roma per la porta Capena. Avea prescritto l’oracolo che il migliore
dei
Romani dovesse ricevere la dea. Il pubblico conse
calzari, tutta la persona dai polsi delle mani ricopre sino alle noci
dei
piedi, e sino dentro le scarpe, e che di taglio a
arte ancora del ventre. Non è però costante siffatto costume; vi sono
dei
monumenti ove veste al consueto dei Frigii una tu
ostante siffatto costume; vi sono dei monumenti ove veste al consueto
dei
Frigii una tunica con maniche succinta, talvolta
una tunica con maniche succinta, talvolta ancora con doppia cintura e
dei
calzari lunghi. La clamide ora la porta, ora n’è
versi modi narrata. Ovidio narra che Ati scelto dalla dea per custode
dei
suoi santuari gli promise castità eterna. Innamor
’appunto il Frigio, che ciò poco importa, ma vi leggerò la traduzione
dei
mentovati versi che ha fatta con impareggiabile f
ione dei mentovati versi che ha fatta con impareggiabile felicità uno
dei
più grandi letterati d’Italia, il dottissimo abat
o vedea Di varii fiori Il caro albergo inghirlandato e adorno. Io, io
dei
numi ancella? Io ministra di Rea m’appellerò? Io
terga percoti, E con sì fatta sferza Per te stesso ti sferza: Fa che
dei
tuoi ruggiti Suonin le selve e i liti: Del vellos
dea, il cui simulacro, unitamente ai sacri arredi per la celebrazione
dei
misteri adoprati, portavasi in coperta lettiga, o
tro della concavità apparisce un quasi campanello, che l’illustratore
dei
bassi rilievi di Roma non si ricorda di avere alt
estituì il trono ai Genitori. Ma col tempo il timore, eterno compagno
dei
potenti, persuase Saturno a tramare insidie al pr
ìtta all’avere irritato Saturno col sostituire altri fanciulli invece
dei
proprii, che doveano essere sacrificati: e per ri
volontarii per lo sacrifizio. A questo, scrive Plutarco, che il suono
dei
flauti e dei timpani faceva un remore così grande
r lo sacrifizio. A questo, scrive Plutarco, che il suono dei flauti e
dei
timpani faceva un remore così grande che non pote
erstizione: anche gli antichi Galli, e molti popoli dell’Italia prima
dei
Romani, sacrificavano pure a Saturno vittime uman
mate dal fuoco sacro. Ma per conservare nel tempo stesso la religione
dei
popoli, acciò non si potessero rimproverare di av
no, al quale Rea dà una pietra inviluppata in un drappo. Si mettevano
dei
legami alla statua di Saturno che rappresentava i
piccola parte di questo. Lezione quarantesimaquarta. Dei Ciclopi e
dei
Dattili. Il signor Fréret uno dei più dotti uo
uarantesimaquarta. Dei Ciclopi e dei Dattili. Il signor Fréret uno
dei
più dotti uomini della Francia ha raccolte sui Ci
ella loro opera, e questi avanzi, che sussistono ancora, danno l’idea
dei
primi tentativi dell’architettura nascente. Il si
ome Virgilio e Ovidio, hanno immaginato una quarta specie di Ciclopi,
dei
quali fanno dei fabbri che lavorano nell’Isola di
vidio, hanno immaginato una quarta specie di Ciclopi, dei quali fanno
dei
fabbri che lavorano nell’Isola di Lipari. Euripid
’ arte di fabbro. L’isola di Lenno era consacrata a Vulcano: vi aveva
dei
templi; una città portava il suo nome. Ma non ved
co. I suoi sacerdoti avevano la reputazione di guarire le morsicature
dei
serpenti: lo che eglino facevano probabilmente ap
sso autore, nel nono libro, cosi descrive la felicità e le costumanze
dei
Ciclopi. — Affidati alla bontà degli Dei non pian
di cose importanti dava sentenza la moglie, il figliuolo. Abbastanza
dei
Ciclopi, giacche mi hi presenterà occasione di pa
alla crudeltà di [-"olifemo lasciandogli doloroso ricordo. Nel firjc
dei
mio ra^onamento udirete quanto que;,to mo.struo.s
colte il prelodato critico della Francia. Nè Omero, nò Esiodo parlano
dei
Dattili, almeno sotto questo nome. Nonostante, eg
banti, pei Cureti e ancora pei Cabiri, somministrano maggiore varietà
dei
Ciclopi. Così conviene considerarli sotto difiere
una specie di medici e d’ incantatori, che univano all’ applicazione
dei
rimedi naturali certe formule magiche, alle quali
di Sesostri nell’Asia minore e nella Tracia. Questo avvenimento, uno
dei
più considerabili dell’antica istoria, influì mol
i si manteneva un fuoco eterno. E perchè l’ardorè del sole e il fuoco
dei
sacrifizii dovea seccare questo altare e ridurlo
primavera, che cadeva dell’anno Olimpico nell’ultimo mese. Abbastanza
dei
Dattili. Seguitiamo adesso il signor Fréret nell’
mente le due tradizioni opposte che facevano i Telchini padri o figli
dei
Dattili Idei. Questi nomi, come quelli di Coriban
salti, e percotevano i loro scudi con ferri come baionette. La danza
dei
Coribanti era per lo contrario accompagnata da mo
di tutto il corpo e di tutta la testa. Eccovi quel che importa sapere
dei
Coribanti. Tutte le altre ricerche del signor Fré
ed io credo inutile il darvene conto, perchè vi accennai la discordia
dei
mitologi su questo particolare, ragionando della
recia si dava questo nome ai figli dello stesso dio onorato in Lenno,
dei
quali il culto si era sparso non solo nell’isole
a tanaglia. Dopo i Ciclopi, ai quali la somiglianza delle loro arti e
dei
loro ritrovati mi ha obbligato di unire i Dattili
iuttosto dai filosofi e dai poeti che venerata dai popoli. Le miniere
dei
preziosi metalli che nelle viscere della terra si
si ascondono, furono motivo che se ne ascrivesse la signoria al nume
dei
regni sotterranei, o infernali, che vale lo stess
le lo stesso. Forse per una simile ragione fu creduto Plutone il nume
dei
morti, essendo stato costume antichissimo quello
conto di tal somiglianza. « Sappiamo dalla teologia pagana che il dio
dei
morti si chiamava Serapide presse gli Egizii, e d
to Serapide, e che il suo culto divenne più divulgato da che il primo
dei
Tolomei fece, a motivo d’un suo sogno, trasportar
greco Plutone, col quale amarono di confonderla. Esigeva ciò il genio
dei
Greci, e ben conveniva alle circostanze degli Egi
popoli seguirono l’esempio d’Alessandria, e il Plutone, o Giove Dite,
dei
Sinopiti, fu venerato dal Paganesimo sotto il nom
iegare per un vestigio delle colonne adorate nei prischi tempi invece
dei
simulacri secondo il parere del Buonarroti, o sec
mbolo tanto più conveniente al Giove Plutone, Giove Dite, Giove Ricco
dei
Sinopiti: qualunque sia, dico, il significato che
testa imberbe e non sua fa congetturare che celebre per la devozione
dei
popoli ne fosse divenuto l’originale. Il nostro m
à nocente fu talvolta considerato, e con fuso dai Greci coir Arimanio
dei
Persiani, eh ‘era il principio del male presso qu
utone non solo come a re dell’Èrebo, ma bene anche come a condottiero
dei
popoli, scettro che vien sovente interpretato dag
non sieno che accennate, ci additano alberi glandiferi, la relazione
dei
quali a Plutone non è molto chiara. Ciò non ostan
to augurio: quindi può riputarsi consacrata a Plutone, e come al nume
dei
morti, e come a deità nocente e funesta. Non tant
è l’Acheronte: le sue rive sono ripiene di giunchi. Vi si distinguono
dei
pesci, ma leggerissimi come ombre. Sopra questo f
ssibile col giorno, che si usa di spargere per illuminare gli oggetti
dei
quali l’Inferno è ripieno. La figura di quest’omb
o. La figura di quest’ombre deve essere molto allungata: questo è uno
dei
gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Quant
uno dei gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre
dei
pesci, dei quali parla Pausania, Caylus sospetta
an mezzi per farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre dei pesci,
dei
quali parla Pausania, Caylus sospetta che questo
li è punito del suo sacrilegio da una donna perita nella composizione
dei
veleni, e so prattutto di quelli che sono stati r
leni, e so prattutto di quelli che sono stati ritrovati pel supplizio
dei
mortali. Gli antichi non hanno mai trascurata la
o dicono che Eurinome è una divinità dell’Inferno che mangia la carne
dei
morti, e loro non lascia che le ossa. I poeti non
sso. Più alto due compagni di Ulisse, Peremede ed Euriloco, conducono
dei
montoni neri pel sacrifizio. Da presso si vede un
fìclo. In un piano più da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato
dei
figli che da essa aveva avuti, la repudiò come un
ardita intrapresa. Questo momento è bello polla qualità ed il numero
dei
circostanti: egli presenta un oggetto che colpisc
Foco: le sue forme hanno un’aria di nobiltà, egli ha un anello in uno
dei
diti della mano sinistra. lasco che gli è accanto
n albero; egli tiene la sua lira dalla mano sinistra, e nella diritta
dei
rami di salcio: gli alberi accanto ai quali siede
nsacrati. Egli è vestito alla greca, e non porta l’abito e il beretto
dei
Traci. Promedonte è appoggiato dall’altra parte d
noto: altri dicono che era un Greco amante della musica e sopra tutto
dei
canti di Orfeo. Schedio che comandava i Focei all
trare alla pittura moderna un numero infinito di bellissimi soggetti,
dei
quali Tesecuzione riescirebbe tanto più gradevole
esti misteri tanto al disopra delle pratiche di Religione, quanto gli
dei
sono maggiori degli eroi. Un poco più basso vedes
rlato di questo scoglio. Tale è la descrizione che dà Pausania di uno
dei
più celebri dipinti, stupore della Grecia intera;
osserva Caylus, delle doti necessarie per porre sugli occhi le opere
dei
grandi maestri. Conviene non ostante sapergli buo
le opere dei grandi maestri. Conviene non ostante sapergli buon grado
dei
suoi viaggi, dei quali vi consiglio la letttura,
di maestri. Conviene non ostante sapergli buon grado dei suoi viaggi,
dei
quali vi consiglio la letttura, onde possiate arr
i doni, onde sprezzate Dal fedele dolor le Tracie donne, Fra le feste
dei
numi e le notturne Orgie di Bacco disperdean pei
Giove, Col capo velato lo veggiamo in una delle pitture del sepolcro
dei
Nasoni illustrate dal Bellori, ove Visconti ha cr
oro poterono gli empii comprare il silenzio delle leggi e non quello
dei
rimorsi. Gli antichi, che erigevano in divinità l
in divinità le fantasie della mente ed i sentimenti del core, fecero
dei
rimorsi altrettante dee che i Latini dissero Furi
segue nel momento la colpa i poeti le figuravano alate, e questa idea
dei
poeti ha guidata la mano degli artisti antichi. I
zia e del retto. — Quindi è che essendo considerate come vendicatrici
dei
delitti, furono grandemente temute dalle Nazioni.
acqua di fonte perenne, e di versarla in vasi preparati a quest’uso,
dei
quali dovea cingere di pelle d’agnello nero gli o
dito, e dicono che Oreste, divenuto furioso, ivi tadìò coi denti uno
dei
diti della sua mano. In vicinanza vi è un luogo c
venenti fanciulle, chiamate da Sofocle sempre vergini, e talora hanno
dei
serpenti intorno al capo. Si vedono le furie angu
erra cotta della Collezione Porcinari, pubblicato nella seconda parte
dei
Vasi di Hamilton. Così giovani e belle vengono ra
trar nel primo tomo dell’Antichità spiegata di Montfaucon, può essere
dei
bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e per
ella sua Teogonia afferma che da questi due nacquero la maggior parte
dei
mostri dell’inferno. Virgilio così n’esprime le
, come dice Orazio, con egual piede la capanna del povero e la reggia
dei
tiranni. Ma ritornando a Caronte, attesta Luciano
ta Luciano essere stata costumanza degli antichi il porre nella bocca
dei
morti un obolo, ch’era una piccola moneta, per pa
a una piccola moneta, per pagare il nolo della barca al traghettatore
dei
morti. Questo prezzo fu accresciuto fino a tre da
sono sempre voluti distinguere dal povero ancora nell’ultima superbia
dei
funerali. Tanta opinione ha avuto sempre il gener
e de le sue sorelle Le mostruose ed empie schiere tutte Al ministerio
dei
tormenti invita. » Eneide, lib. VI, v. 844 e se
Terra, e dicono che discese fino nell’Inferno per sottrarsi al furore
dei
fratelli. Favoleggiano altri che fu da Giove prec
ato nell’Inferno, perchè le sue acque servirono ad estinguere la sete
dei
Titani. Secondo l’opinione riportata dal Boccacci
ere sull’altre finzioni degli antichi contribuito. Stige nell’inferno
dei
Pagani si offre dopo Acheronte. Esiodo vuole che
cerdoti avari avvalorassero quest’opinione, per godere dell’amenità e
dei
frutti di quel clima beato; secondo altri è un fo
nato. Questa proprietà può senza dubbio aver dato causa alle menzogne
dei
poeti; come all’uso che ne facevano per provar la
deriva dalle querele e dai pianti onde riempiono le sue rive 1’ ombre
dei
malvagi. Di Flegetonte sappiamo solo che vi sgorg
e vi sgorgavano torrenti di fiamme, e che gli erano corona le carceri
dei
condannati da Radamanto. Dirò adesso di Nemesi, c
ta, dea dagli occhi neri, figlia della Giustizia, che i lievi fremiti
dei
mortali contieni con freno di adamante, odiando l
le siede, la Giustizia che stende le sue ali immense, che la superbia
dei
mortali toglie da Nemesi e dal Tartaro. — Da ques
suo seno. Questo braccio, piegato dal gomito sino alla prima falange
dei
diti, significa la misura che i Greci chiamavano
rappresentare i favoriti di Nemesi, i quali per una condotta virtuosa
dei
beneficii di lei si rendono degni. Visconti così
sano tutti quei simboli che gli antichi attribuiscono a questa nemica
dei
superbi, avuta per la persona allegorica della di
allegorica della divina indignazione, e della giustizia distributiva
dei
Numi, che perseguitava i delinquenti sin anche ne
sepolcro. « La misura del cubito era il primo e il più caratteristico
dei
suoi simboli, col quale non solamente la giustezz
no sinistra ha il freno, l’altra il ramo di frassino. La perdita però
dei
simboli secondari non ci si rende molto sensibile
l piacere in quello della dea dell’ indegnazione, che sperava ultrice
dei
suoi torti, e tale infatti la rese la perfezione,
eguare in Pausania i più colti Attici di quel borgo: tanto la servitù
dei
Romani aveva già degradata la Grecia! « Il simula
r indicare o la Libia, o l’Arabia, confusa spesso coU’Etiopia, patria
dei
più ricchi balsami, e dei più ambiti dall’antico
’Arabia, confusa spesso coU’Etiopia, patria dei più ricchi balsami, e
dei
più ambiti dall’antico lusso muliebre. La corona
cervi che le framezzano indicano abbastanza che non sono le vittorie
dei
forti. » Questa illustrazione di Visconti non è
sania attestata, che 1’ annovera fra l’altre ninfe oceanine, compagne
dei
malaugurati studii di Proserpina sui prati sicili
angue o cittadino o straniero. Prova infatti l’Istoria e l’esperienza
dei
secoli, che i primi re furono tutti soldati. Euri
che governa la vita degli uomini, e il corno d’Amaltea indica il dono
dei
beni e della felicità. Le ali d’oro sono date da
andora non fosse venuta, il timone sarebbe rimasto al fumo, la fatica
dei
bovi sarebbe perduta: — vale a dire non fiorirebb
gemme e in medaglie: non così però in marmo, e col corredo conservato
dei
suoi attributi. La nostra, dissotterrata nello sc
non lungi dall’ antico Foro Trajano, ci presenta tutti quei simboli,
dei
quali la vetusta superstizione caricò questo nume
tà delle risoluzioni di lei, quella della sua origine, per imitazione
dei
vetusti simulacri adorati in Anzio, non dissimili
ttoria terrestre, come inventato appunto a segnar il luogo della fuga
dei
nemici. Forse la vittoria, alla quale spettava il
uelli che si ergevano sul campo di battaglia, ma uno di quegli altri,
dei
quali i templi, i portici, gli archi, i palagi si
E troppo chiaro che convengono assai bene queste ultime a chi scrive
dei
versi come Calliope, e che ha spesso d’uopo di ca
in questo senso, e che convenga pure all’Istoria che rammenta i fasti
dei
tempi passati, ed è la depositaria delle grandi a
urevole, e perchè ancora trasmette tutte indistintamente alla memoria
dei
posteri le memorabili azioni, o sieno esse reputa
mancante d’elasticità. Infatti fu questa pianta la materia più comune
dei
volumi ancora presso i Greci, dacché la reser not
, la distingue per Euterpe, Musa che ha specialmente sortito il suono
dei
flauti. « Di simile ufficio, tutto proprio di Eut
a, tutta fissa nelle osservazioni astronomiche. Infatti, che il suono
dei
flauti fosse inseparabile dagli spettacoli ci vie
gia; e in un altro si fa parlare in questi termini la stessa Musa: Io
dei
comici numeri maestra Son la Musa Talia, che dall
iori di cui si sparge il disastroso sentiero della vita, sì alla cura
dei
vegetabili, dei quali è strettamente proprio il f
parge il disastroso sentiero della vita, sì alla cura dei vegetabili,
dei
quali è strettamente proprio il fiorire. E per ci
he ha ai piedi in quel monumento son ben diversi dai coturni tragici,
dei
quali nello stesso marmo è calzata Melpomene: qua
igne sarcofago abbia data occasione di equivoco al dotto illustratore
dei
bassirilievi Capitolini. « Nel nobil marmo dell’A
del Terenzio Vaticano, allude alla Commedia, con la cetra allegorica
dei
conviti, i quali avevano presso i Greci lo stesso
o, un troco, o altro simile strumento rotondo.» Voi dimandate spesso
dei
soggetti, e le descrizioni che per vostro vantagg
e ben tosto volteggiare sull’esangue, perchè 1’ anime sono innamorate
dei
bei corpi ove stanno, e con dispiacere gli abband
a cui clava suole esser il suo simbolo più comune nella maggior parte
dei
monumenti. Qui però è da osservarsi che la capigl
oiché con somma giustezza aveva riflettuto il senator Buonarroti, uno
dei
primi luminari dell’Antiquaria, essere stata usat
ammentata dagli scrittori, potremmo pure argomentare dai metri stessi
dei
drammi greci. « L’abito di questa Musa è una tona
appunto di questo musicale istrumento con quello che ha la Tersicore
dei
begli intonachi Ercolanensi, dove è sotto scritta
omposte per essere cantate danzando, particolarmente intorno all’ are
dei
numi. L’impronta di questa origine si trova ancor
cor questa Musa nella Collezione della Regina di Svezia. Il rincontro
dei
monumenti è una prova della stima in cui si aveva
o. Con tal nome è distinta ancora la nostra Musa dal dotto espositore
dei
bassi rilievi Capitolini, che si è contentato di
. « Se però questi studii d’ Erato bastano a spiegar la maggior parte
dei
monumenti che ce la rappresentano, come r insigne
ao nell’antro e divino. Ivi è la verità in bianca veste, ivi la porta
dei
sogni, poiché di sonno hanno bisogno quelli che i
sso: egli racconterà tutto questo ad Ulisse all’inferno nell’adunanza
dei
morti. — Lezione cinquantesimaterza. Polinni
e la cognizione della favola fecero presiedere questa Musa all’ arte
dei
Pantomimi, che a forza di gesti sapevano rendere
eggiamo involta non voglia indicare le tenebre dell’antiche istorie e
dei
tempi mitici e favolosi, delle quali sono sempre
uel monumento che la chiama Erato, e dà il nome di Polinnia alla Musa
dei
pugillari da noi creduta Calliope, come abbiamo a
oscerà per la Musa dell’Astronomia, e perchè sul globo sono tracciati
dei
circoli che rappresentano quelli che gli astronom
ellona tanto si compiace. Sotto la muraglia giacciono distesi i corpi
dei
capitani, grandi invero e membruti più che il com
onde non converta in pietre il popolo che viene a visitarlo: ecco già
dei
pastori che gli presentano latte e vino eh’ egli
erica è composta, e che formano la parte più amena e più interessante
dei
nostri studii. Urania sedente. « Se minore
bili sono ancora i calzari della nostra Urania. Son questi del genere
dei
sandali, essendo stretti dai lacci sopra il nudo
la suola, la quale é di un’altezza non comune, e pari quasi a quella
dei
coturni tragici dei più lodati monumenti. Benché
é di un’altezza non comune, e pari quasi a quella dei coturni tragici
dei
più lodati monumenti. Benché possa perciò compete
sul capo delle Muse perchè fan volare i nomi degli eroi e le fantasie
dei
poeti. Queste e simili fredde allegorie non son p
anticamente lo stilo, non so se disposta a segnare sulla cera le note
dei
suoi pensieri, o disposta a rivolgerlo per cancel
ntrò nei giardini di Corinto il tenero Euripide, che stava componendo
dei
versi: e così forse il più privilegiato allievo d
a, e particolarmente della poesia Epica, ende fu riputata la compagna
dei
re e la nudrice di Omero. Questo genere di poesia
uto esprimere cui pugillarì, e perchè appunto Omero, eh’ è il maestro
dei
versi eroici, dice di averli scritti sulle tavole
rado di scolpire l’anima e di rappresentare il pensiero. « Il simbolo
dei
pugillari è stato attribuito a Calliope in tutti
llo spiegare ciascuna Musa, e fondate sul confronto degli scrittori e
dei
monumenti, e principalmente nelle immagini delle
a Venere e da Bacco. Discordia vi è pure nel numero: la maggior parte
dei
poeti le ha fissate a tre, e furono dette Egle, T
alcuno ornamento, e che a coloro ai quali elleno sono state liberali
dei
loro doni basta la sola natura per piacere. Certo
l’uso singolare di collocare le Grazie in mezzo ai Satiri più sozzi,
dei
quali i simulacri, qualche volta voti, contenevan
ti. Narra Apollodoro che Minosse sacrificando alle Grazie nell’ultimo
dei
luoghi mentovati udì la morte del tìglio, ed inco
che lo ricevono. Giovani, perchè non deve invecchiare mai la memoria
dei
benefìzii. Vergini, perchè devono essere incorrot
razie. Nelle medaglie greche vedonsi comunemente vestite, e in quelle
dei
Germani presso Vaillant sono tutte volte di front
mo osservato che fu istruito, secondo Pindaro, da Chirone l’inventore
dei
rimedi, quantunque questo vanto sia da alcuni asc
e da Plinio riferito. E la ragione si era, perchè, secondo l’opinione
dei
Fenicii e dei Greci, Esculapio altro non era che
ferito. E la ragione si era, perchè, secondo l’opinione dei Fenicii e
dei
Greci, Esculapio altro non era che l’aria, dalla
coloro che sacrificavano alla Salute avranno portati i cibi e le mole
dei
sacrifizii (le quali eran forse per questo chiama
osi questi due numi al sole e alla luna, che conferiscono alla salute
dei
corpi, sono forse i serpenti fatti per simbolo di
i serpenti fatti per simbolo di quei due principali pianeti, il moto
dei
quali, siccome delle stelle tutte, veniva, al rif
una medesima cosa con Telesforo e Alexanore che vuol dire Scacciatore
dei
mali. Plinio annovera per figliuola di Esculapio
ieme, quando in più, quando in minor numero, secondo la superstizione
dei
particolari e il sentimento degli artefici, come
quale vi era un’immagine di questi tre Dei. Telesforo in una medaglia
dei
Nicei vedesi con la penula cuculiata, suo abito p
tichi hanno dato a questo nume l’abito mentovato, proprio presso loro
dei
più teneri giovinetti, ed atto a difenderli dal r
imulacri di Esculapio. Dice egli: — Il più celebre fino ai miei tempi
dei
simulacri di Esculapio, secondo gli Argivi, rappr
della circostanza della pronta morte di questo, istituì in suo onore
dei
sacrifizii, insinuando nell’ingannato volgo la cr
esto errore, poiché lo deve ai versi di tanto poeta. Ed il sentimento
dei
sacerdoti egiziani avvalorato viene da Erodoto, c
gine se ne faccia: il secondo, per quanto vaglia a ritrarre la grazia
dei
contorni generali, non giungerà mai ad esprimere
pelli cadenti sul petto e sugli omeri ne sono una prova; il carattere
dei
lineamenti quasi feminili è la seconda. « Non occ
o, non apparteneva a quel gruppo, come lo indica il differente lavoro
dei
capelli che pendono dal capo, e di quelli rimasti
contorni, e particolarmente la situazione, il rilievo, e la rotondità
dei
fianchi. Non vi ha nulla di più proprio di Bacco:
degli scultori, che in tal foggia abbiano voluto rappresentare il dio
dei
piaceri e della mollezza, il compagno di Venere e
tà: da qualunque principio, ho detto, ciò provenisse, certo è che uno
dei
caratteri di Bacco fu quello di essere rappresent
o e femina, o per dir meglio con Aristide, avea così miste le qualità
dei
due sessi, da sembrare fra le fanciulle un giovin
pirò alla mia promessa ritornando all’ uso di leggervi la descrizione
dei
poeti, dopo aver quasi esaurite le Immagini di Fi
orri, e mille Trombe figuri, e dalle armate squadre I campi ascosi, e
dei
corsier volanti E la polve e il nitrito. Annunzia
Sorte, e in mezzo al foco Della patria mirar fulmini e strage, Strage
dei
Numi? poiché gli altri danni Soffriam di guerra:
stupor; mirò la figlia, Che senza ferro già vibrava il tirso Uccisor
dei
leoni. Cadmo, appella Penteo compagno del tuo sog
Apollo ripercote, unico pianto Suoneranno le corde: Autonoe, Agave, E
dei
lor figli l’immatura morte. Ma qual è intanto al
re da qui innanzi un mondo destinato a tanti mali, ed uomini, la vita
dei
quali è così breve e piena di pene. Invano, egli
ti recentemente di spighe i solchi, e presto mio figlio farà scorrere
dei
ruscelli di vino che spremerà dai frutti dell’aut
rutti dell’autunno. Tutta la terra canterà la sua presenza. Vincitore
dei
Giganti e degi’ Indiani, egli verrà sulla volta e
mine un toro, che rappresenta l’immagine di Bacco, ed un capro nemico
dei
frutti autunnali. Quindi Semele passò sulle rive
rso, e chiama la notte troppo lenta a coprire col suo velo il mistero
dei
suoi piaceri. Finalmente giunge la notte: il ciel
alla sua amante. che divien madre in mezzo ai fiori, e tra il fragore
dei
fulmini del nume, che solo fra gì’ immortali li v
non posso restar più in cielo per vedervi trasportata tutta la razza
dei
mortali. Io vado a ritirarmi in Tracia, piuttosto
a, e le forme orribili della balena. — Così parlava l’ Invidia gelosa
dei
destini di Semele, che la chiamavano al cielo col
erator secondo, Vicino a Giove nel poter, ti chieggo Alte cose: pietà
dei
miei, che vedi Neir Ionio per vasta onda sonante
esta grazia colle più vive istanze. Qui il poeta ci fa la descrizione
dei
loro giuochi. Si vede Bacco che prende piacere a
imparò a spremerne l’umore. Il Canto seguente continua la descrizione
dei
giuochi e degli esercizi differenti dei due amici
uente continua la descrizione dei giuochi e degli esercizi differenti
dei
due amici. Ampelo è vincitore ancora nel nuoto; m
voler scherzare con gii animali delle foreste, e si espone a ricevere
dei
teneri rimproveri da Bacco, che tutti i pericoli
per bere: il giovine audace osa salirvi, e tenta di condurlo: toglie
dei
giunchi del fiume per farne una frusta, e cinge d
in mano il tirso, viene a consolar Bacco, e gli consiglia di formare
dei
nuovi amori onde dimenticare il perduto giovinett
ramontare del sole, e della sera, nella quale si distingue la pittura
dei
quattro cavalli che traggono il carro del Sole, e
estini dell’ universo dalla mano dell’ indovino Fanes, il primogenito
dei
mortali: le dice che sulla terza tavola, ove sono
evanda degi’ immortah. Bacco, gli dice, non piangere, onde le lacrime
dei
mortali siano asciugate. Appena ebbe terminate qu
trofa l’ombra del suo amico, la di cui morte ha preparata la felicità
dei
mortali. Dà gli elogi più pomposi all’eccellenza
L’edere coi loro grappoli le corrono intorno, e le viti e gli alberi
dei
tirsi nascono volontariamente dalla terra, e si v
e ornato per la nascita di Bacco. Ecco l’arrabbiata Megera che pianta
dei
salci accanto a lui, e fa sorgere una fontana d’
i cori delle Baccanti, e le rupi dalle quali scorre il vino, nettare
dei
mortali. Vedete l’edera che s’arrampica, i serpen
la montagna piene di ardore di combattere facevano risuonare le valli
dei
loro gridi: qui mute si stanno, rammentando il lo
significa Bissa, loro re, che sotto forma di Cerasta nata dall’acqua
dei
fiumi, si era reso terribile per le sue navi, e c
l’imbasciata, Iride risale al cielo. Nelristante Cibele invia il capo
dei
suoi cori e delle sue danze per riunire un’armata
i manca l’ordinario corteggio di Cibele, che rassomiglia molto quello
dei
misteri di Bacco. Vi è pure Aristeo inventore del
Bacco. Vi è pure Aristeo inventore del miele, al quale la Cosmogonia
dei
popoli della Libia affida l’educazione di Bacco.
o e della vittoria. Il resto di questo Canto comprende l’enumerazione
dei
differenti popoli dell’Asia Minore che si riunisc
Centauri, i Ciclopi, i dodici figli di Pane, Sileno, tutta la truppa
dei
Satiri, i figli delle ladi, le figlie di Lamo che
grappolo il secondo. Il resto di questo Canto contiene la descrizione
dei
giuochi che fa celebrare Bacco accanto al sepolcr
e Aristeo, Mercurio prende cura di Pane figlio di Penelope, e Vulcano
dei
suoi Cabiri. Bacco s’inoltra alla testa della sua
, fra i piaceri della mensa, cantano le antiche Cosmogonìe, la guerra
dei
Giganti, l’imprigionamento di Saturno, che negli
ifìcio di Mirtillo. Nelle imprese della guerra non vi era ancor l’uso
dei
carri a quattro ruote: erano solamente adoprati n
umenti che vedete, e sono nel numero di tredici: la terra ha prodotti
dei
fiori intorno ai loro sepolcri, onde sembra che s
etro lo sguardo, ma sembra in atto di chiamare il suo marito. Intanto
dei
piccoli amorini danno fuoco al rogo colle loro fi
o assalto. Faleno si misura con Deriade, e cade morto. Corimbaso, uno
dei
più valenti guerrieri degl’Indiani, si distingue
Dopo il combattimento della fanteria, il poeta ne rappresenta quello
dei
cavalieri. Argilippo combatte armato di torcie in
ruppe, e con nuovo impeto rinnova la battaglia. Morreo rompe la linea
dei
Satiri, Imeneo favorito di Bacco sostiene l’urto
itata. Si alza quando 1’ aurora appena comincia a dar luce dalla cima
dei
monti. Il terrore e la paura preparano il suo car
e nella prigione, armato della sua terribile spada sconvolge l’armata
dei
Satiri, e perisce sotto i colpi di Eurimedonte. Q
o accende la battaglia, e fa prodezze dalla parte degl’Indiani. Molti
dei
compagni di Bacco prendono la fuga e si nascondon
ti. Eaco solo combatte ancora. Le Naiadi si nascondono nella sorgente
dei
loro fonti, e le Amadriadi negli alberi delle for
ggia di sua madre, che teneramente lo abbraccia. Gli espone il motivo
dei
suoi timori per Bacco, e lo persuade a prender pa
ei suoi amori con Antiope, onde goder potesse, nella forma di Satiro,
dei
favori della sua amante. La ninfa terribile lo fu
una densa nuvola inviluppando la giovine ninfa la tolse dagli sguardi
dei
mortali, e da ogni insulto la difese. Dallo stess
ompagno, dopo aver custodito il corpo della fanciulla, e mostratolo a
dei
pellegrini che lo seppeUirono, morì sul sepolcro
arre; il fido cane Coll’ unghia esperta sollevò la terra. E la fatica
dei
pietosi uffici Divideva con essi. Alfìn compita L
nei monumenti avanzati all’ ignoranza ed al tempo. Quindi vi parlerò
dei
suoi seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni, dei Cen
all’ ignoranza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè
dei
Satiri, dei Fauni, dei Centauri ed altri. I Bacca
nza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè dei Satiri,
dei
Fauni, dei Centauri ed altri. I Baccanali compira
empo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni,
dei
Centauri ed altri. I Baccanali compiranno le nost
soprannome di dolce, era di legno di fico per allusione alla dolcezza
dei
frutti di questo albero. Fra le maniere rare di r
ra condotto su un carro uno di questi corni d’oro di trenta cubiti: e
dei
Centauri medesimi, dei quali parleremo, scrive Pi
uno di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Centauri medesimi,
dei
quali parleremo, scrive Pindaro che si servivano
ntauri medesimi, dei quali parleremo, scrive Pindaro che si servivano
dei
corni per bere. Conviene adesso favellarvi del ti
ste armate, come si vede, fra gli altri, aver il nume in una medaglia
dei
Nisei: ordinariamente però in memoria dello strat
a inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe per uno
dei
segni sacri della cesta mistica, senza che noi si
di fronde di pampano. — Le quali aste erano co mimemente dai pittori
dei
tempi del Buonarroti fatte per tirso nei Baccanal
rovata nel cavamente degli Orti Carpensi presso il Tempio. Per comodo
dei
trasporti si facevano le statue di più pezzi, e c
luogo della loro destinazione si lavoravano per uso, o per ornamento
dei
palazzi e di ville particolari, per potersi a lor
à che incantò i Tirreni non disgiunta dalla robustezza del più antico
dei
conquistatori. La testa è coronata di pampani, e
ltre sono rose dal tempo: parte ancora ne hanno deformate i fanciulli
dei
pastori e dei bifolchi ignari del rispetto dovuto
dal tempo: parte ancora ne hanno deformate i fanciulli dei pastori e
dei
bifolchi ignari del rispetto dovuto alla divinità
nti. Così abbonda di viti, di edera, di bei pampini, e vi sono ancora
dei
tirsi. Si rallegrano intorno al fonte degli uccel
il suolo l’ha prodotta. Infatti questa pittura ne dice che il colore
dei
capelli del giovinetto somiglia al giacinto, e ch
prannome di porta ferule. Alle gambe per lo più ha coturni, calzatura
dei
tragici, essendo egli il dio della Tragedia, per
anzi, furono più compagni di Bacco in guerra che compagni deirOrgie e
dei
Baccanali. Tanto dai Greci quanto dai Latini ques
vene il resultato reso evidente dal criterio del mentovato Lanzi, uno
dei
più grandi antiquarii dei nostri tempi. I Satiri
dente dal criterio del mentovato Lanzi, uno dei più grandi antiquarii
dei
nostri tempi. I Satiri erano di figura umana, som
isser Sileni i vecchi Satiri, e vi consentono a maraviglia le pitture
dei
vasi, nei quali si distinguono dai Satiri non nel
te Etruschi, nella quale il Lanzi ha riunite notizie pellegrine. Fuor
dei
vasi è raro vederli moltiplicati; e i più moderni
e i piedi caprigni: il che facevasi con certi trampani detti grallae,
dei
quali servivansi i pantomimi. Solenni difficoltà
l Fauno? Ripeterò col Lanzi quello che ha provato Heine. La Mitologia
dei
Latini è diversa molto da quella dei Greci: quest
e ha provato Heine. La Mitologia dei Latini è diversa molto da quella
dei
Greci: questa spira soavità ed eleganza: in tutto
he, lasciandone assai altre incerte e discordi: fra le quali è questa
dei
Fauni. Fauno non fu conosciuto dai Greci: con div
doppierete la vostra attenzione, perchè in tal guisa la maggior parte
dei
bassirilievi antichi, che alle solennità dello di
distinzione, che molto serve a classificare le tanto variate immagini
dei
numi agresti, seguaci e compagni di Bacco. Osserv
lche volta con un principio di corna si veggono, ma le gambe e coscie
dei
quali sono tutte umane: che se questi, non in gio
nta. Riconoscevano in Pane una delle più antiche divinità d’Arcadia e
dei
pastori, in Sileno l’aio, il compagno, il duce di
savio così lontano dall’impostura che si lascia confondere nel volgo
dei
voluttuosi, ma che conosce le cagioni ed i fini d
pentimento lo espiò, raccolse liberalmente nel cielo, lo mise a parte
dei
suoi segreti. Issione divenuto felice ritornò sce
una ruota di ferro circondata di serpenti. Eccovi esposta 1’ origine
dei
Centauri. Le loro imprese si riducono alla pugna
amore volevano fare ingiuria alla sposa di Piritoo e alle altre mogli
dei
Lapiti; ma furono superati con l’aiuto di Teseo n
le mense e i bicchieri. Superati, cercarono nuove sedi nelle regioni
dei
Perrebi dopo averne scacciati gli abitanti. I nom
i dei Perrebi dopo averne scacciati gli abitanti. I nomi più illustri
dei
Centauri sono: Chirone, Menico, Polo, Ifinoo, Nes
aneamente porgendo la fronte volontaria al giogo, ed avendo più assai
dei
Satiri desiderio del dolce vino, mezzo perfetto,
e rive e il paese intorno a quel fiume rendesse più fertili e feconde
dei
nobilissimi vini detti Biblini, pei quali fu cele
ichi non ancora a tempo suo perduti, adduce una più stretta attenenza
dei
Centauri con Bacco: poiché paragonando a quegli i
tampato dal Sequino, si vede un Centauro e una Centauressa: nel primo
dei
citati cammei sono quattro, due maschi e due femm
due maschi e due femmine, le quali come più deboli, secondo la regola
dei
Circensi avrebbono dovuto star nel mezzo: ma in u
, per bicchiere, come a lungo fa vedere Ateneo, e lo testifica Plinio
dei
popoli settentrionali: e incominciatosi poscia ad
un cerchio, al quale era tesa una pelle. Vi attaccavano qualche volta
dei
sonagli, come si vede in quello portato dal Barto
stini vuole che gli antichi chiamassero questi strumenti crepitacoli,
dei
quali fa menzione Ateneo; ma sembra piuttosto che
si chiamassero pure nebridi le pelli di daino. Polluce fra le vesti
dei
Satiri, e per conseguenza di Bacco, annovera anco
più fan di se mostra, come nel nostro marmo, in compagnia di Bacco e
dei
suoi seguaci. « Le tredici figure componenti il b
componenti il bassorilievo, per la grazia, l’originalità, la varietà
dei
movimenti son degne dell’ aureo secolo delle arti
una prova novella del merito del suo originale, che è il più giovane
dei
due famosi Centauri del Museo Capitolino, conosci
he si sono in questo mantenute, schiariscono l’azione e l’espressione
dei
Capitolini. Son sembrati a taluno scolpiti con ma
idea espressa colle mani avvinte dietro la schiena, positura propria
dei
prigionieri, e non già attribuita dallo scultore
si vede scolpita una siringa con alcuni rami di pino, arnesi proprii
dei
seguaci di Bacco. » Lezione sessantesimasesta
Lezione sessantesimasesta. Le seguaci di Bacco. Vi ho parlato
dei
Satiri, dei Sileni, dei Fauni e dei Centauri. L’o
sessantesimasesta. Le seguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri,
dei
Sileni, dei Fauni e dei Centauri. L’ordine prefis
asesta. Le seguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri, dei Sileni,
dei
Fauni e dei Centauri. L’ordine prefissomi mi cond
eguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri, dei Sileni, dei Fauni e
dei
Centauri. L’ordine prefissomi mi conduce a favell
ndo Evoe, ovvero Viva Bacco. Alle voci congiungevano strepitoso suono
dei
timpani, dei cimbali, dei flauti, dei corni, che
ero Viva Bacco. Alle voci congiungevano strepitoso suono dei timpani,
dei
cimbali, dei flauti, dei corni, che accompagnavan
o. Alle voci congiungevano strepitoso suono dei timpani, dei cimbali,
dei
flauti, dei corni, che accompagnavano con movimen
congiungevano strepitoso suono dei timpani, dei cimbali, dei flauti,
dei
corni, che accompagnavano con movimenti della per
si d’Italia, ove tra i cori di più trasporto la stessa scompigliatura
dei
cappelli di rado si vede nelle Baccanti. Le Tie s
correvano in qua e in là con mente -furiosa, più particolarmente dice
dei
secondi, celebravano oscure Orgie, misteri di Bac
to nome non convenga specialmente a quelle che veggiamo nelle pitture
dei
vasi occupate intorno a ciste da Orgie, e a tanti
i antichi le ninfe degli strettoi, dice il Costantini, come le Naiadi
dei
fonti. L’etimologia è da (grec), torcolare, onde
Lene, o le Baccanti, e tenendo lo stesso rito delle pelli, del tirso,
dei
capelli sparsi, come par si raccolga in Tacito ne
quei venerati misteri sperava distinguersi in grazia di ciò dal volgo
dei
trapassati, o ancora che pur cotento sull’esempio
sso che a darvi le altre illustrazioni delle statue più commendate, e
dei
bassirilievi più celebri, onde quando i vostri st
he vi univano gli antichi, e tutte le cose, insomma, che sono l’anima
dei
monumenti, e che distinguono l’artista erudito da
e divinità; i simulacri ci parlano un nuovo linguaggio mercè le opere
dei
sommi scrittori dell’antichità, che dettarono agl
sì da quello di Winkelmann, sì dal comune. Lo sottopongo al giudizio
dei
leggitori, dopo aver fatto considerar loro la sta
en pervenuti di un principe, la cui storia rimaneva isolata da quella
dei
Greci e dei Romani, e le cui memorie quasi ignote
di un principe, la cui storia rimaneva isolata da quella dei Greci e
dei
Romani, e le cui memorie quasi ignote ai vetusti
o il signor Jenkins, rappresenta il simulacro di Bacco fra le offerte
dei
dei suoi seguaci; la stessa è scolpita in un vaso
signor Jenkins, rappresenta il simulacro di Bacco fra le offerte dei
dei
suoi seguaci; la stessa è scolpita in un vaso e i
la nostra il nome di Sardanapalo cadde in un errore conforme a quello
dei
moderni antiquarii, che hanno dato ad una figura
dalla sottoposta iscrizione, che tutto fra gli uomini è vanità fuori
dei
sensuali piaceri; quasi volesse dire che quel rim
a sua conservazione, il suo stile possono farlo considerare, come uno
dei
più rari monumenti di simil genere che ne’ Musei
co Massimo era comune ai tre mentovati numi. I Romani insomma non men
dei
Greci onorarono con Cerere, Libero e Libera: e mo
cultura gareggiassero ad adornare di simile rappresentazione i luoghi
dei
pubblici divertimenti; o sia che preside delle ve
opportune alle religioni agresti e ai rustici templi, come alla gioia
dei
conviti e all’abbellimento dei cenacoli; o sia fi
i e ai rustici templi, come alla gioia dei conviti e all’abbellimento
dei
cenacoli; o sia finalmente ohe quale istitutore e
e sue cerimonie si riguardassero come la più conveniente dec orazione
dei
sepolcri, e quasi un sicuro segno e della santità
cato da un sarcofago la cui fronte adornava, ci offre Bacco nel mezzo
dei
suoi seguaci. Le nove figure che io compongono so
he accompagna il delirio dell’ebrietà. « Vicino al gruppo, alla manca
dei
riguardanti, è scolpito l’educatore di Bacco, Sil
a tunica è cinta di campanelli adoperati forse nei misteri e nei riti
dei
Baccanali per allontanare i profani col suono, e
o, e i male augurati oggetti con quella forza, che dava allo strepito
dei
bronzi l’antica superstizione. « Il nome di Titir
le gambe incrocicchiate, e non avendo caprino orecchie, può dirsi un
dei
Mimalloni rustici Asiani, ai quali attribuisce si
quale credeasi comprendere chi toccava, scuoteva i misteriosi arredi
dei
Baccanali. Delle linci o pantere con canestri di
enti saranno utili per l’ intelligenza dell’ antico, e per la notizia
dei
costumi. Bacco indiano barbato. « Che le immagin
i i ministri del culto Bacchico, secondo il costume accennato altrove
dei
sacerdoti di mentir l’abito e le sembianze delle
imali, quasi da senno furon detti da un commentatore. « Quindi i cori
dei
Satiri danzanti introdotti nella tragedia ne spie
i dii e degli eroi. Il nostro Fauno, secondo il precetto o il costume
dei
balli più vetusti, non salta con le mani vuote, m
vetusti, non salta con le mani vuote, ma reca delle frutta, primizie
dei
campi e oblazione propria di Bacco, nella sua neb
te dall’omero e raccolta colla manca fa seno. Un tal costume dal rito
dei
sacrifizi ebbe origine, ove i movimenti usati nel
rincipio all’arte del ballo. « Coronata è la sua testa come proprio è
dei
sacrificanti, e la corona è di pino, arbore onde
ò conviene il serpe alle Ninfe, che oltr’ essere le amiche e le madri
dei
Satiri e dei Sileni, le nutrici e le compagne di
serpe alle Ninfe, che oltr’ essere le amiche e le madri dei Satiri e
dei
Sileni, le nutrici e le compagne di Bacco, sono a
eni, le nutrici e le compagne di Bacco, sono anche le divinità locali
dei
fiumi, dei ruscelli, dei fonti, e perciò ben s’un
rici e le compagne di Bacco, sono anche le divinità locali dei fiumi,
dei
ruscelli, dei fonti, e perciò ben s’uniscono coir
agne di Bacco, sono anche le divinità locali dei fiumi, dei ruscelli,
dei
fonti, e perciò ben s’uniscono coir immagine del
cono coir immagine del serpe, eh’ è simbolo di quelle oscure divinità
dei
luoghi dette Genii, dei quali sembrava agli antic
erpe, eh’ è simbolo di quelle oscure divinità dei luoghi dette Genii,
dei
quali sembrava agli antichi Etnici popolata tutta
r suU’ urne le addormentate cervici. A queste eran talvolta soscritti
dei
gentili epigrammi, che raccomandavano silenzio e
isteri e quelle cerimonie avessero di valore per conciliare all’anime
dei
defunti riposo e felicità. « La scultura del simu
ello. Gli orecchi umani distinguono il nutritore di Bacco dalla torma
dei
Fauni, e le striscie di cuoio che stringe nella m
in un carro a cui sono aggiunti invece delle pantere i centauri, uno
dei
quali dà fiato al corno, l’altro suona la cetra.
suona la cetra. Ambi in età giovanile hanno orecchie simili a quelle
dei
Fauni, come appunto descrive Luciano i dipinti da
lieta e carica di prede dalle porte di vinta città. L’abito barbarico
dei
prigionieri, e pili l’elefante, ci additano che l
nuziale di Bacco e di Arianna. « L’argomento di questo bassorilievo è
dei
men comuni fra i ‘soggetti Bacchici. Non esprime
te bassorilievo, la pompa nuziale di Bacco e di Arianna. « La schiera
dei
Baccanti precede i cocchi degli sposi; due Fauni
però fra le altre quelle di Arianna e di Venere sì per la grandiosità
dei
panneggiamenti, sì per la grazia delle situazioni
coli’ otre. L’ artefice per altro che ha eseguito nello stile solito
dei
sarcofagi sì bella composizione tratta o da greca
o. « Il bassorilievo rappresenta un carro tratto da due Centauri, uno
dei
quali solleva il tirso, l’altro sostiene sugli om
cco quantunque nume inferiore, perchè lo scultore, seguendo l’esempio
dei
vetusti Greci reputasse men degna la destra, o pe
che gli recano in grembo, quasi traendola a forza, giusta la pratica
dei
vetusti riti nuziali, Ebe la dea della giovinezza
enerazione. Quindi è che si adornin sovente della sua effige le pompe
dei
Baccanali. Sileno ubriaco sostenuto dai Fauni.
cui espressione sì vera, le cui parti sì belle che può estimarsi uno
dei
più eccellenti ohe sian mai stati eseguiti in tal
’invenzione, eseguita con diligente e risoluto scalpello. Il soggetto
dei
Baccanali ripetuto in tante urne o arche marmoree
d abbellimento di due fori pei quali potea scorrere il premuto licore
dei
grappoli: la forma stessa elittica e le misure va
iuttosto che al sepolcrale, e caratterizzarlo per monumento del lusso
dei
predii rustici e delle antiche ville, che contras
ccanti, che intrecciano insieme quella danza ebra e scomposta propria
dei
Satiri e dei Sileni sotto il nome di Cordace cono
ntrecciano insieme quella danza ebra e scomposta propria dei Satiri e
dei
Sileni sotto il nome di Cordace conosciuta dai Gr
iuta dai Greci. Sì varie, sì eleganti, sì ben composte sono le figure
dei
danzatori che possiamo ravvisarvi con sicurezza c
i danzatori che possiamo ravvisarvi con sicurezza copie ed imitazioni
dei
più ammirati un tempo ed or perduti originali. I
quente in immagini di Fauni. La positura dell’ultimo, verso la destra
dei
riguardanti, è la medesima che di un’elegantissim
ole pine o coni contrassegnato. « Era quest’albero diletto a Pan duce
dei
Satiri e dei Fauni, quindi nelle cerimonie di Pan
ni contrassegnato. « Era quest’albero diletto a Pan duce dei Satiri e
dei
Fauni, quindi nelle cerimonie di Pan introdotto,
delle cinque figure. « Quattro delle Baccanti sollevansì sulle punte
dei
piedi in movimento di danza concitata e violenta,
ente proprio delle feste di Bacco che di quelle di Cerere. « I teschi
dei
capri scolpiti nel terrazzo alludono ai sacrifizi
te nei monumenti non rappresentino le Baccanti ordinarie, ma le ninfe
dei
monti, dei boschi e delle fontane, come la compag
menti non rappresentino le Baccanti ordinarie, ma le ninfe dei monti,
dei
boschi e delle fontane, come la compagnia di veri
ie sui monti per sacro costume si celebravano. Fauno Bambino. « Uno
dei
più bei putti che abbia saputo l’arte ritrarre, è
tarlo tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come uno
dei
più reputati avanzi dell’antica scultura. 19. I
. 1. La descrizione delle credenze religiose e delle superstizioni
dei
principali popoli antichi, ossia la storia delle
; e contiene : le leggende o la narrazione dell’origine e delle gesta
dei
falsi Dei, la spiegazione dei simboli e delle imm
a narrazione dell’origine e delle gesta dei falsi Dei, la spiegazione
dei
simboli e delle immagini ad essi allusive, e la d
zione dei simboli e delle immagini ad essi allusive, e la descrizione
dei
loro attributi, del modo col quale erano adorati,
o attributi, del modo col quale erano adorati, delle cerimonie sacre,
dei
templi, altari, santuarj, boschi sacri, vittime,
divinità adorate dai Greci e dai Romani sogliono essere uniti i fatti
dei
primi uomini celebri e degli antichi eroi ; laond
ro all’amore della sapienza ; 3° in racconti immaginati a somiglianza
dei
fatti veri, o Allegorie opportune a correggere i
i tanti diluvj rammentati da ogni nazione e le tracce frequentissime
dei
vulcani) non seppero nella loro rozzezza attribui
sero ai diversi elementi. Quindi un Nettuno dio delle acque ; un Eolo
dei
venti ; un Plutone in sotterraneo regno con la re
dalle finzioni poetiche ; ovvero contengono la semplice reminiscenza
dei
fatti conservata nella memoria degli uomini, che
le strane particolarità, sono immagini di quello di Noè ; e la favola
dei
Giganti ehe assalgono il cielo rammenta la presun
mento di culti. 6. La favola, per esempio, dicc chc l’Oceano fu padre
dei
Fiumi ; ehe la Luna sposò l’Aere e generò la Rugi
ano ancora spiegare gli effetti delle forze fisiche, ossia i fenomeni
dei
corpi celesti e terrestri, cominciarono ad adorar
ni i guerrieri famosi, gli artisti di grande ingegno ed i legislatori
dei
popoli. Cosicchè Esculapio che fu eccellente nell
ndi l’inclinazione degli Orientali al maraviglioso e l’ immaginazione
dei
Greci fecero il resto. 14. Ad ogni corpo di quest
erano altro che le forze naturali e le potenze motrici della terra e
dei
corpi celesti, mentre pare che Giove, Nettuno e V
iversi ; ed insieme con le loro armi vittoriose introdussero il culto
dei
falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. M
l culto dei falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. Mitologia
dei
Greci a dei Latini. Divisione degli dei. 16
falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. Mitologia dei Greci a
dei
Latini. Divisione degli dei. 16. Varrone, p
ti del mondo. Mitologia dei Greci a dei Latini. Divisione degli
dei
. 16. Varrone, poeta latino, nato verso l’anno
i gli elementi della natura prima della creazione e della separazione
dei
corpi. La terra, il foco e ’l mare era nel cielo
), Titano o i Titani (27) e i Ciclopi (272). Celo, temendo la potenza
dei
figliuoli, operò ostilmente contr’essi, e gl’ imp
anteriori alla sua. Giapeto abitava in Tessaglia, vale a dire in uno
dei
paesi dell’ Europa che furono i primi ad essere a
cono Meneceo) (507). Forse passa qualche relazione fra questo Giapeto
dei
Greci e quell’ Jafet che la Genesi racconta esser
iuso in tempo di pace. Gli fu consacrato il monte Gianicolo che è uno
dei
sette colli di Roma ; e le porte delle case, dett
sto tempio era stato eretto da Romolo fondatore di Roma e da Tazio re
dei
Sabini, in memoria del trattato di pace tra essi
e giorni, e tutto allora spirava gioia e piacere. Il Senato nel tempo
dei
Saturnali sospendeva le adunanze ; eran chiuse le
; mentre il fanciullo che sta per essere divorato allude alla favola
dei
figli. È questo il luogo da ricordare i bellissim
uperficie. Indi le posero ai piedi un timpano pieno d’ aria, immagine
dei
venti e delle procelle…. Terribile invero, e fant
i due leoni, per la custodia che Pindaro le attribuisce degli stati e
dei
regni. Bellissimi sono i concetti, stupendi i ver
l primo posto, e fuor del tempio erano precedute da un littore armato
dei
fasci consolari. Se una Vestale incontrava un reo
te di Cibele con immenso tumulto, mischiando a’ loro urli lo strepito
dei
tamburi, percotendo gli scudi con le lance, balla
anle sacri, perchè col legno del primo formavano i flauti sacerdotali
dei
Coribanti, e la Dea avèva trasformato nel secondo
orarono quale Dea dell’ agricoltura, e più specialmente delle messi e
dei
cereali. 52. Cerere ebbe dal fratello Giove (63)
eresse un tempio in onor suo, il qual tempio d’Eleusi diventò poi uno
dei
più famosi della Grecia pei misteri Eleusini e pe
Attica. Duravano nove giorni, e in quel tempo era vietato l’occuparsi
dei
pubblici affari, aprire i tribunali e arrestare i
— È opinione che Cerere sia l’Iside (696) degli Egiziani e la Cibele
dei
Frigii. 62. Eresittone o Erisittone, tessalo, fig
agine delle eruzioni vulcaniche di quei tempi, ingrandita dal terrore
dei
popoli che ne furono spettatori senza saperne spi
llora Giove crucciato prese la folgor acuta (Dante Inf. c. xiv) opera
dei
Ciclopi (272), e saettati con tutta la sua possa
’isola d’Ischia, Tifone e Briareo ; ed Encelado sotto l’Etna. Il fine
dei
giganti adombra quello degli orgogliosi che presu
no, Saggi politici.) 73. Simulando Giove di voler ricolmare anch’egli
dei
suoi doni Pandora, le regalò un vaso chiuso, con
gr.). 76. Perifa (da perì e phaino, io splendo intorno), che era uno
dei
Lapiti, popoli di Tessaglia famosi per le loro gu
sta metamorfosi, come ognun vede, raffigura la crudeltà e la rapacità
dei
despoti, e nasce dallo stesso nome di Licaone che
perchè nel suo tempio erano recate le spoglie opime, cioè le spoglie
dei
vinti ; Ospitale o Xenus, come preposto all’ospit
nnanzi ai Sabini ; Giove Laziale qual protettore della confederazione
dei
popoli latini,23 e Giove Capitolino dall’essere a
Terminale quando ponevano sotto la sua protezione i termini o limiti
dei
campi. Quando si figuravano di costringerlo a mos
gliato il fatidico albero della nave degli Argonauti. 83. Il Giove
dei
Greci e dei Romani fu sempre rappresentato con ma
tidico albero della nave degli Argonauti. 83. Il Giove dei Greci e
dei
Romani fu sempre rappresentato con maestoso aspet
sino a trecento, lo che viene spiegato dall’uso che la maggior parte
dei
re avevano di prendere questo nome. Perciò tanti
Giove (63) suo fratello, e divenne regina degli Dei. Era la divinità
dei
regni, degl’imperi e delle ricchezze, e perciò so
i e delle ricchezze, e perciò soprannominata Regina, e la protettrice
dei
matrimonj, Matrona o Pronuba ; e presiedeva anche
(luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Moneta da moneo, per cagione
dei
salutari avvertimenti o ammonizioni date da essa
guai a chi avesse offeso la vanità di Giunone ! Piga, piccola regina
dei
Pigmei che ardì paragonarsele nella bellezza, fu
gioja sopra la terra. Così spiegarono gli antichi il mirabile effetto
dei
raggi del sole refratli a traverso le nubi ancora
i si bagnasse. Le feste, che a lei come Lucina o Illitia (protettrice
dei
parti) si celebravano a Roma, eran dette Lupercal
sse perseguitata senza riposo ; e la terra aveva promesso alla regina
dei
Numi di non dare asilo alla sua rivale. Infatti L
ita ad Ippolito (432) figlio di Teseo (402) che era morto per cagione
dei
mostri marini ; ma Giove, reputando questa risurr
essaglia, pasturando gli armenti, e fin d’allora fu onorato quale Dio
dei
pastori. Soggiornando poi in quelle campagne inve
i fiori e sopra un carro tratto dal Pegaseo (124), perch’ella è amica
dei
poeti. E quale, annunziatrice degli albori, L’au
o da due cavalli, chè nell’un modo o nell’altro si dipinge. I colori
dei
cavalli sieno, dell’uno splendente in bianco, del
on erra. S’avvisarono adunque con quella rozza acutezza che è propria
dei
barbari e dei fanciulli che Febo n’avesse ceduto
isarono adunque con quella rozza acutezza che è propria dei barbari e
dei
fanciulli che Febo n’avesse ceduto il reggimento
: bando al superfluo. Dopo che il tripode fu passato così dalle mani
dei
sette savi, tornò a Talete, che lo depositò nel t
vano in quel metallo, e ne fu presso a morir di fame. Ecco l’immagine
dei
sordidí avari che si lasciano mancar di tutto per
statua teneva in mano un ramo di mirto. Ha talora un pomo come premio
dei
giuochi pitii ; e quando è adorato come sole impu
ece rimetter su 69 anni dopo G. C. Ma nel 667 Rodi era caduta in mano
dei
Saraceni, e Moavia loro re ordinò d’atterrare la
appena abbracciare il dito pollice del colosso, e un bastimento anche
dei
più grandi gli passava tra le gambe a vele spiega
li. Le statue e i bassi rilievi di questo monumento erano capi-lavori
dei
celebri scultori Scopa, Timoteo e Leucarete. Alcu
e i dardi, e nella sinistra quell’aurea lira di sette corde, emblema
dei
sette pianeti allor noti e dei quali esso regolav
ell’aurea lira di sette corde, emblema dei sette pianeti allor noti e
dei
quali esso regolava la celeste armonia ; quella s
in terra s’era dedicata alla caccia ; e perciò l’adoravano quale Dea
dei
cacciatori ; e andava scorrendo i boschi e le sel
da altrettanti re, nello spazio di duecento venti anni, e arricchito
dei
tesori di tutta l’Asia, con pitture, statue e bas
tutta l’Asia, con pitture, statue e bassorilievi che erano capolavori
dei
più celebri maestri. Le porte furon fatte di cipr
’incendio, come sovente àccade che il fasto e la splendida protezione
dei
grandi sieno causa di rovina a chi stoltamente ag
fu adorato qual Dio del vino. Notammo già il suo valore nella guerra
dei
Giganti (68). Questi viaggi favolosi di Bacco si
parte d’ Italia ; e la terza, la più solenne, nel mese di febbraio ;
dei
quali Baccanali conserviamo anche noi la memoria
o sopra un toro, e in tal modo si assomiglia molto al dio Mitra (707)
dei
Persiani ; tal altra è in un carro tirato da tigr
ell’ Arabia ; ambedue furono conquistatori, legislatori e benefattori
dei
popoli conquistati. Bacco è rappresentato con due
guerra e alla pace. Per essere più sollecito nell’eseguire gli ordini
dei
Numi aveva ali alla testa, ed ai piedi talari :
ancora la credenza della metempsicosi, e specialmente nella religione
dei
Bramini, i quali mantengono spedali per tutti gli
el resto, la nostra vers metempsicosi consiste nell’imitare le azioni
dei
valorosi e dei savi. 163. Mercurio sonava perfett
stra vers metempsicosi consiste nell’imitare le azioni dei valorosi e
dei
savi. 163. Mercurio sonava perfettamente il flaut
me degli estinti. 165. Ma pretendono che Mercurio fosse anche il Nume
dei
ladri, forse per avvertire gli uomini a starne gu
di tutti, e divenire rispettabile ed assennato quanto il vecchio Dio
dei
mari, eloquente al pari d’Apollo, valoroso al par
pardi Marte, amabile quanto Venere. 166. L’immaginazione fecondissima
dei
Greci fa parere più strana, ma non meno evidente
nsegnarci che nello stesso modo che l’oro corrompe la fede e l’onestà
dei
mortali, così può essere termine di paragone per
mercio, alla musica ed all’eloquenza ; Agoreo se proteggeva le piazze
dei
pubblici mercati ; Vialis, perchè tutelava le vie
. Secondo quello che dice Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj, uno
dei
quali probabilmente aveva ricevuto il dono dell’e
erarono per isposa ; ma Giove l’accordò a Vulcano (270) in ricompensa
dei
servigi avutine in fabbricare le folgori contro i
per significare i sentimenti sublimi che debbono nobilitarlo, e senza
dei
quali i materiali desiderj sarebbero inetti e tur
di Zeffiro e di Flora, perchè nulla è che sia più gentile e innocente
dei
fiori e dell’aura di primavera che gli accarezza.
venturate le nozze. Tra l’infinito numero di poesie per nozze, adorne
dei
fiori ormai appassiti della Mitologia, il seguent
mai appassiti della Mitologia, il seguente Sonetto del Parini è forse
dei
più leggiadri, perchè semplice e modesto : Fingi
ntro le belve feroci. Un giorno, tratto dal suo coraggio, e dimentico
dei
consigli della Dea colpi un cignale sul monte Lib
i giorno, e solamente nelle tenebre della notte, di mezzo ai cespugli
dei
giardini la chiamava, le parlava affettuosamente,
ito ; poichè hai dubitato, tu sei colpevole verso l’ Amore, e indegna
dei
suoi beneficj. Amore non vuole diffidenza nè sosp
uasione, il Candore sopra la fronte ; la Timidezza temperava l’ardore
dei
suoi sguardi ; il Sorriso animava con eloquenza l
statua più celebre, che ci sia pervenuta dall’antichità, è la Venere
dei
Medici, così detta per aver appartenuto alla fami
è la Venere dei Medici, così detta per aver appartenuto alla famiglia
dei
Medici, ed è ora uno dei più belli ornamenti dell
osì detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è ora uno
dei
più belli ornamenti della galleria pubblica di Fi
belli ornamenti della galleria pubblica di Firenze. Ognun sa che uno
dei
capi d’opera della moderna scultura che l’italian
candore delle quali indicavano nel tempo stesso l’ardore e la purezza
dei
loro voti. Le belle lor chiome, o nere o bionde,
rini di cavallo e artigli ai piedi ed alle mani. Quale orrido simbolo
dei
vizj, infettavano ogni cosa che toccavano, ed era
esiedono. 195. Proteo nacque dall’Oceano e da Teti ; ed era guardiano
dei
greggi di Nettuno composti di foche e di vitelli
i. Andavano adescando e trattenendo i passeggeri con la dolce melodia
dei
loro canti e dei loro suoni ; consigliavano i pia
ando e trattenendo i passeggeri con la dolce melodia dei loro canti e
dei
loro suoni ; consigliavano i piaceri e la vita mo
sole Eolidi, chiamate ora di Lipari. 200. Così Eolo stava a custodia
dei
venti incatenati in profonde caverne, e vegliava
si buttò in mare, e fu cangiata in deità malefica, terrore e tormento
dei
nocchieri. Qual più viva immagine dei pericolosi
tà malefica, terrore e tormento dei nocchieri. Qual più viva immagine
dei
pericolosi scogli ? 203. Cariddi, figlia di Nettu
mente ? Virgilio poi dà più ampia descrizione d’ambedue questi nemici
dei
naviganti : Nel destro lato é Scilla, e nel sini
rini che hanno la parte posteriore del corpo fatta a guisa della coda
dei
pesci, ed i piedi palmati per nuotar meglio. 2
a alle onde ; oppure il dominio ch’egli ottenne sulle acque del mare,
dei
fiumi e dei fonti ; ed aveva inoltre la proprietà
; oppure il dominio ch’egli ottenne sulle acque del mare, dei fiumi e
dei
fonti ; ed aveva inoltre la proprietà di spalanca
, cioè, preside degli equestri certami. Inoltre fu detto Conso, o Dio
dei
buoni consigli ; Poseidon, ovvero sfascia vascell
, popolate di orribili mostri che rabbiosamente tormentavano le ombre
dei
malvagi : Quivi sospiri, pianti ed alti guai Ris
ncognito indistinto…. E quivi soggiornavano con beatitudine le ombre
dei
saggi. Virgilio descrive i Campi Elisi e le loro
(216) ; le sue onde altro non erano che le lacrime dell’eterno pianto
dei
malvagi, come suona il vocabolo ; ed il loro morm
i andassero errando per cento anni sulle sue sponde, e così la carità
dei
congiunti e dei cittadini era pietosamente stimol
ndo per cento anni sulle sue sponde, e così la carità dei congiunti e
dei
cittadini era pietosamente stimolata a dare onore
nti (67), Stige accorse la prima con le sue due figlie, onde il padre
dei
Numi, grato a tanto zelo, la ricolmò di doni. Vol
figlio Enea. Si dice che l’ambrosia scaturisse la prima volta da uno
dei
corni della capra Amaltea. 223. L’Erebo, figlio
moneta ; per lo che i Greci e i Romani ponevano un obolo nella bocca
dei
morti ; e ne sono stati trovati anche sotto la li
, dando a credere che ivi Giove (63) gliele dettasse. Come presidente
dei
giudici infernali, aveva in una mano lo scettro e
non a caso, nell’affidare ad essi il finale ed inappellabile giudizio
dei
mortali, era contemplata la doppia qualità di leg
e ; e quindi i legislatori e i giudici sono in gran parte mallevadori
dei
portamenti degli uomini. I Greci potrebbero aver
di giudicare pubblicamente la memoria di ciascun uomo, e specialmente
dei
re, appena morti, prima d’accordar loro l’onore d
nde. Su lui, vergini orrende, Le negre ali spiegate, e la seguace Ira
dei
serpi eterni Preme il timido tergo, E trema il co
trematel 233. Gli Dei, che le avevano preposte a tormentare le anime
dei
perversi, le destinavano anche a gastigare gli uo
oratori, gli accompagnasse nei loro viaggi, e disponesse a favor loro
dei
suffragi del popolo c degli allori della vittoria
c degli allori della vittoria (Esiodo). Talora assisteva ai consigli
dei
re ; e più spesso errando sulle pendici o nelle v
rifizio di cento bovi. A Roma le venivan sacrificati di notte i cani,
dei
quali credevano che i lamentevoli latrati allonta
non fanno mai grazia a nessuno. A mitigare o a rattenere l’esecuzione
dei
loro severi decreti non valgono nè bellezza, nè g
olo ingegnoso del corso della vita. Il suo colore indicava il destino
dei
mortali : il nero annunziava una vita corta e sve
ava con le sue forbici il fatale stame. 237. La fertile immaginazione
dei
poeti ha popolato il Tartaro d’ infinito numero d
241. Il Sonno (240) aveva anch’esso i suoi figli, ed erano i Sogni
dei
quali due o tre si distinguevano tra gli altri, c
uali due o tre si distinguevano tra gli altri, come Morfeo protettore
dei
pigri e sonnolenti mortali, Fobetore, e Fantaso (
il riposo ; mentre pei ricchi molli ed oziosi il culto del sonno era
dei
più importanti ; e spesso la invocata divinità si
la divinità più inesorabile di tutte, sorda ai voti ed alle suppliche
dei
mortali, senza portar rispetto nè a grado nè ad i
no ai Mani, ma possiamo distribuirli in tre specie diverse : le anime
dei
morti virtuosi ; le Larve o i genj malefici degli
scono di notte con spaventosi aspetti (e gli spiriti, nell’ esistenza
dei
quali crede ancora il volgo ignorante, sono un re
ti (65), schiacciati sotto il peso del monte Etna, il quale, a motivo
dei
suo cratere ignivomo era preso per una sbocco inf
i, e che le eruzioni del vulcano altro non sono che disperati sospiri
dei
Giganti, « quando l’ira d’Encelado trabocca. » 24
inue fatiche eccedenti le loro forze ; e quando si credono all’ apice
dei
loro voti, la pietra ricade, e li condanna a nuov
on violate il giusto, Riverite gli Dei. (Loc. cit.) 248. Issione, re
dei
Lapiti e padre dei Centauri (430), negò al suocer
o, Riverite gli Dei. (Loc. cit.) 248. Issione, re dei Lapiti e padre
dei
Centauri (430), negò al suocero Deioneo i donativ
he ingrato ; ed Issione si diportò tanto male da cortigiano col padre
dei
Numi, che questi lo fulminò nel Tartaro (216), do
celebrati nello stesso giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che uno
dei
suoi generi Io avrebbe detronizzato, ordinò alle
Nettuno, era rappresentato con differenti attributi, secondo il genio
dei
popoli che l’adoravano. Spesso è dipinto nell’att
sempre il nome di Febbraio, e lo chiamarono anche Summanus, o sovrano
dei
Mani (243). A meglio dipingere la immagine di
orsa di Pluto : chè anzi hanno esse la minima parte nel conseguimento
dei
veri beni ; e la ricchezza veramente pregevole co
studj sempre disfarsi dell’oro adoperandolo ad alimentare l’industria
dei
concittadini, ad alleviare le altri disgrazie, a
pra gli avari ; e mirate quanto cresce la loro miseria coll’aumentare
dei
lor tesori : Ché tutto l’oro ch’é sotto la luna
ttendo con un piede la terra (86), o mediante il contatto di un fiore
dei
campi Olenii. Siccome Giove aveva fatto uscir Pal
importi la vigilanza nel mestier delle armi. 259. Debole fu il culto
dei
Greci per Marte a paragone di quello dei Romani,
rmi. 259. Debole fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello
dei
Romani, i quali, come ognun sa, lo tenevano per p
torno altrettanti piccoli scudi tutti compagni, chiamati ancilia, uno
dei
quali (mescolato tra gli altri, perchè niuno lo i
cosa probabile che il nome di Marte sia stato dato alla maggior parte
dei
principi bellicosi, e che ogni paese abbia voluto
on è meno bella e grande l’idea che fa nascere dal cervello del padre
dei
Numi la Dea della Sapienza. 263. Se vogliamo cons
umi principali furono eletti arbitri, e decretarono quest’onore a chi
dei
due avesse creata la cosa più utile per una città
. Chi non riconoscerebbe in Polifemo un tiranno violento, che a guisa
dei
signorotti del Medio-Evo, dal suo monte o dal suo
gr.) all’astronomia. 276. Così vediamo che Clio serbando la memoria
dei
tempi scorsi narra con la dignità del vero e con
empi scorsi narra con la dignità del vero e con alto stile le vicende
dei
popoli e dei re ; Calliope con nobili ed armonios
arra con la dignità del vero e con alto stile le vicende dei popoli e
dei
re ; Calliope con nobili ed armoniosi versi celeb
pe con nobili ed armoniosi versi celebra le grandi gesta degli eroi e
dei
numi ; e Melpomene armata di pugnale empie di ter
lpomene armata di pugnale empie di terrore la scena con lo spettacolo
dei
delitti dei grandi, delle scelleratezze della tir
ta di pugnale empie di terrore la scena con lo spettacolo dei delitti
dei
grandi, delle scelleratezze della tirannide, degl
al cielo dov’è il principio e il fine d’ogni sapere, scuopre le leggi
dei
corpi celesti, e addita alla terra che la vera pe
rincipe ardì far loro villania, e quando le vide involarsi con le ali
dei
genii, pretese di inseguirle, immaginandosi di po
vi fossero invocate per tutelare la decenza pericolante tra la gioia
dei
biechieri. Ma coloro che più di tutti le veneraro
venerarono furono i poeti, i quali usavano d’invocarle sul principio
dei
loro poemi, come valevoli più d’ogni altra divini
o alloro ec. Troppo lungo sarebbe il citare le più belle invocazioni
dei
sommi poeti dell’antico e del moderno Parnaso ; e
enneremo soltanto quelle che paiono più opportune all’interpretazione
dei
classici e dei monumenti. Momo. 282. Momo,
to quelle che paiono più opportune all’interpretazione dei classici e
dei
monumenti. Momo. 282. Momo, figlio del Son
che la perfetta bellezza di Venere non potesse cadere sotto la sferza
dei
suoi motteggi, ma egli trovò materia di biasimo n
no a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto da uno
dei
più colti ed arguti ingegni del nostro tempo. Mo
f. J. Jozzelli pistoiese.) Como. 285. Como, Dio della gioia e
dei
banchetti, presiedeva alle feste, alle danze nott
che il serpente fu adorato anche dagli Ebrei nel deserto, e che è uno
dei
simboli dell’immortalità. Esculapio ebbe tempio a
fermità. Pare che nei primi tempi fosse questa la sola scuola pratica
dei
medici greci. 292. Esculapio è rappresentato a se
i assegnarono per genitori Mercurio (160) e Penelope (569). Quale Dio
dei
pastori, dei boschi e dei prati, egli tenne il pr
per genitori Mercurio (160) e Penelope (569). Quale Dio dei pastori,
dei
boschi e dei prati, egli tenne il primo posto fra
Mercurio (160) e Penelope (569). Quale Dio dei pastori, dei boschi e
dei
prati, egli tenne il primo posto fra le agresti d
ei a ricovrarsi in Egitto sotto forma d’animali al tempo della guerra
dei
Giganti. 295. Per lo più il suo aspetto è deforme
auto di Pane o zampogna. Fauno 300. Fauno, figlio di Pico re
dei
Latini e nipote di Saturno (23), ebbe per madre C
rla, e furon dette Fatue o Fate. 301. I Fauni eran genj campestri
dei
Romani, e discendenti di Fauno ; abitavano le cam
n ramo nella destra. Silvano 302. Silvano, divinità campestre
dei
Romani, e protettori dei boschi, fu creduto figli
Silvano 302. Silvano, divinità campestre dei Romani, e protettori
dei
boschi, fu creduto figlio di Fauno, e taluni lo c
re i Fauni, i Satiri, i Sileni, ec. Il culto di tutte queste divinità
dei
campie dei boschi mostra in quanto onore fosser t
i Satiri, i Sileni, ec. Il culto di tutte queste divinità dei campie
dei
boschi mostra in quanto onore fosser tenute le fa
nti alla moralità ed all’agiatezza del vivere, e come il mantenimento
dei
boschi fosse reputato profittevole all’agricoltur
re queste importune divinità con sacrifizj, offrendo loro le primizie
dei
frutti e dei greggi. Intanto gli agricoltori e i
ortune divinità con sacrifizj, offrendo loro le primizie dei frutti e
dei
greggi. Intanto gli agricoltori e i pastori, cred
atori. Siccome la coscienza delle proprie azioni è il maggior gastigo
dei
malvagi, così deve essere la miglior guida pei bu
degli abitatori delle campagne. Priapo 307. Priapo, caporione
dei
Satiri (305), figlio di Bacco (146) e di Venere (
i (305), figlio di Bacco (146) e di Venere (170), era il Dio tutelare
dei
giardini e dei frutti, giacchè a lui ne attribuiv
di Bacco (146) e di Venere (170), era il Dio tutelare dei giardini e
dei
frutti, giacchè a lui ne attribuivano la buona cu
o ebbe fine. Termine 308. Il dio Termine proteggeva i confini
dei
campi, e credesi ne fosse istituito il culto da N
re un freno, che fosse anche più efficace delle leggi, alla cupidigia
dei
limitrofi o dei viandanti. Prima fu un tegolo o u
fosse anche più efficace delle leggi, alla cupidigia dei limitrofi o
dei
viandanti. Prima fu un tegolo o un tronco d’alber
a storia dimostra come ciò si avverasse, fintantochè peraltro i petti
dei
cittadini e le virtù della repubblica seppero ess
ine era onorato non solamente nei templi, ma più di tutto sui confini
dei
campi, ove il suo simulacro veniva sempre coperto
tti attorno al simulacro del Nume. Pale 310. Pale era l’idolo
dei
pastori, e presiedeva ai prati, ai greggi, alle c
diasse per opera di moltiplici esperimenti di perfezionare la cultura
dei
giardini e degli orti. I poeti descrivono Pomona
L’Orto.) Flora e Feronia 312. Flora, questa vezzosissima Dea
dei
fiori e della Primavera, fu sposa di Zeffiro (104
firo (104) che n’ebbe in dote l’impero sulla vaga e infinita famiglia
dei
fiori. Tazio pel primo le alzò un tempio a Roma.
anche Feronia, altra ministra della Primavera, e preposta al governo
dei
frutti nascenti, finchè Pomona (311) non vien da
ttuno, e scorrevano sulla superficie delle acque, sull’argenteo dorso
dei
delfini, con la testa ornata di perle e di corall
Monti, Mascheron.) 317. Le Naiadi (nao, io scorro, gr.) eran le Ninfe
dei
fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle fonti. Abi
heron.) 317. Le Naiadi (nao, io scorro, gr.) eran le Ninfe dei fiumi,
dei
torrenti, dei laghi e delle fonti. Abitavano nell
e Naiadi (nao, io scorro, gr.) eran le Ninfe dei fiumi, dei torrenti,
dei
laghi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicin
hi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicine al mare o sul margine
dei
ruscelli o nei freschi recessi dei boschetti. Sta
rotte vicine al mare o sul margine dei ruscelli o nei freschi recessi
dei
boschetti. Stanno mollemente appoggiate sopra un’
hioma. Il popolo credeva che fosse lor cura l’innaffiare i fiorellini
dei
prati e dei boschi ; e niuno osava intorbidare le
polo credeva che fosse lor cura l’innaffiare i fiorellini dei prati e
dei
boschi ; e niuno osava intorbidare le fonti sapen
i erano divise in più schiere, ed avevano vari nomi secondo la natura
dei
luoghi da esse abitati, come : Driadi, Napee, Ore
me : Driadi, Napee, Oreadi e Amadriadi. 319. Le Driadi eran le ninfe
dei
boschi e degli alberi in generale (Drys, quercia,
Giunone (85), fu da lei condannata a ripeter sempre le ultime sillabe
dei
discorsi che udiva. Le intravvenne poi d’innamora
vani sospiri ed a struggersi d’affanno per entro le più riposte parti
dei
boschi. Così di « quella vaga, Che amor consunse,
vita al punto da cadere estinto in quello stesso luogo. Ecco la sorte
dei
giovani stoltamente invaniti di sè medesimi, o de
ogo. Ecco la sorte dei giovani stoltamente invaniti di sè medesimi, o
dei
freddi egoisti ; ma gli Dei ebbero pietà di Narci
li ; e sui luoghi stessi ricevevano pubblico culto. 327. Le statuette
dei
Lari, spesso in forma di cane, per allusione alla
forma di cane, per allusione alla fedeltà di questo animale, e quelle
dei
Penati per lo più effigiati in due giovani assisi
i fantocci di lana a guisa di vittime espiatorie, e scongiuravano gli
dei
Lari affinchè sfogassero tutto il loro sdegno su
ene che potevano essere meritate dagli uomini. Quindi le statue degli
dei
Lari si vedevano per tutto, e gli schiavi divenut
nte cieca, la quale dipende dal cieco Destino (24), se la instabilità
dei
beni del mondo non ce ne mostrasse ogni giorno i
e. In Italia i suoi tempj più famosi erano ad Anzio, città del paese
dei
Volsci, ed a Preneste. Il tempio d’Anzio era arri
a statua della Dea vi proferiva gli oracoli, e per consueto artifizio
dei
sacerdoti speculatori sulla ignoranza e sulla sup
fizio dei sacerdoti speculatori sulla ignoranza e sulla superstizione
dei
divoti, rispondeva alle dimande dei supplicanti c
a ignoranza e sulla superstizione dei divoti, rispondeva alle dimande
dei
supplicanti con un muover di testa o d’occhi e co
leggi, cedendo alla voce irresistibile dell’amore ; ma quale sovrana
dei
mortali non volle sottoporre il suo cuore, se non
dei mortali non volle sottoporre il suo cuore, se non che al supremo
dei
Numi che la fece madre dell’ inflessibile Nemesi
e dall’orgoglio ; quindi era il terrore di tutti coloro che abusavano
dei
favori della fortuna e del potere. 334. Nemesi ha
e la testa regalmente coronata, a significare ch’ ella è il flagello
dei
tiranni. Le sue ali « Infaticabilmente agili e pr
celerità, e gode a ritrovarsi nel mezzo alle sventure ed in compagnia
dei
malvagi, de’ quali alla fine accelera la ruina :
), e presiedeva al Silenzio. La sua statua era collocata sul limitare
dei
templi, o per indicare che gli Dei vogliono esser
cordo che deve passare tra il cuore e la lingua degli uomini onesti e
dei
giovani virtuosi. Il suo altare era coperto di le
i onesti e dei giovani virtuosi. Il suo altare era coperto di legumi,
dei
quali gli abitanti delle sponde del Nilo gli cons
ra, Come sa chi per lei vita rifiuta. (Dante, Purg., c. I.) Il padre
dei
Gracchi fu il primo ad alzarle in Roma un tempio
e verso il tempio dell’Immortalità e della Memoria a scolpirvi i nomi
dei
suoi adoratori. Quando il fulmine ruppe le ali al
che questi mostri nefandi significhino le abiette e scellerate azioni
dei
tiranni, le discordie cittadine funeste ai popoli
ne funeste ai popoli, i flagelli delle signorie straniere, le audacie
dei
facinorosi, i vizi che sogliono spingere i giovan
ato nella montagna che porta il suo nome, e Perseo potè impossessarsi
dei
pregiati frutti del giardino delle Esperidi. 360
scòrse la giovinetta, il mostro che era per divorarla, e udì i pianti
dei
desolati genitori. Precipitarsi sull’enorme drago
ritornarono, occupando il paese fino allora posseduto dalla famiglia
dei
Pelopidi. ossia dai discendenti d’Atreo e di Ties
e della gioventù, dobbiamo scegliere la via da percorrere : se quella
dei
piaceri e delle mollezze, piana e fiorita e seduc
i ci diventa agevole, e conduce al tempio della virtù, alla conquista
dei
veri beni : ……. Questa montagna è tale, Che semp
mero il lago Stinfale in Arcadia, e distruggevano i greggi e le mèssi
dei
vicini paesi. Ercole gli esterminò con le sue fre
ravano le loro figlie all’uso delle armi, e non facevano conto alcuno
dei
figli maschi. Euristeo comandò ad Ercole di soggi
ntato masnadiero che s’appiattava in un antro del monte Aventino, uno
dei
sette colli ove fu poi fabbricata Roma. Ebbe cost
ve fu poi fabbricata Roma. Ebbe costui tanta audacia da rubare alcuni
dei
bovi che Ercole avea tolti a Gerione e condotti i
a lo soffocò. Dante che lo trova all’inferno tra’Centauri nel cerchio
dei
violenti, narra in altro modo il suo gastigo : …
o, e Admeto, quantunque fosse afflitto oltremodo, non trascurò veruno
dei
doveri dell’ospitalità. Laonde l’eroe, per esserg
le, ed egli vi scolpì l’iscrizione : Nec plus ultra : Testimoni colà
dei
flutti estremi Il divo Alcide prescrivea le mete
a e d’ Italia, memori delle sue gesta, gli eressero molti templi, uno
dei
quali, tra’ più celebri in Roma, era detto il Tem
le rappresentavano i dodici mesi dell’ anno ; e qualche idea sul moto
dei
segni celesti (676, 677) rende facile l’ interpre
sul moto dei segni celesti (676, 677) rende facile l’ interpretazione
dei
principali avvenimenti di questi due personaggi m
o per ardervi a fuoco lento i condannati alla morte, e pareva godesse
dei
lamenti delle sue vittime, che si assomigliavano
e il suo valore. 429. Piritoo, figlio d’ Issione e della Nuvola e re
dei
Lapiti, sposando Ippodamia (511) invitò alle nozz
alla vendetta di Nettuno (185) che gli aveva promesso d’ esaudire tre
dei
suoi voti. Ippolito, salito sopra il suo carro, a
mbolo dell’ amor fraterno. 447. Essi poi formarono in cielo il segno
dei
Gemini o Gemelli ; e siccome crederono gli antich
llò e cadde in mare, e diede il suo nome all’ Ellesponto, ora stretto
dei
Dardanelli. Intanto Ino pagava il fio delle sue p
eleo padre d’ Achille, Piritoo, Augia, Meleagro, Esculapio ec. Ognuno
dei
principali tra questi prodi aveva il suo ufficio.
do. Sfuggiti alle sue ricerche, e pervenuti alla dimora d’ Alcinoo re
dei
Feaci, vi celebrarono il matrimonio, e gli Argona
o, n’ ebbe un figliuolo chiamato Mida, o Medo, che passa pel primo re
dei
Medi. Alcuni autori non dipingono Medea tanto ini
ggendo con Giasone. Le altre scelleraggini, tra le quali la uccisione
dei
proprj figliuoletti, furono forse inventate dai C
culto delle divinità egiziane e fenicie, e che insegnò ai Greci l’uso
dei
caratteri alfabetici, e l’arte di scrivere. 489.
crudelissima peste. Consultarono l’oracolo, e seppero che le sventure
dei
Tebani non sarebbero finite se non dopo l’esilio
go appena il pianto) o celi il nome Che sei figlia d’Edippo, oppur tu
dei
Dirlo, e arrossire ; e se mercè tu chiami, Un fre
cidiale fosse 1’ambizione di regno. Laonde le città greche, testimoni
dei
delitti che nelle famiglie dei loro principi eran
gno. Laonde le città greche, testimoni dei delitti che nelle famiglie
dei
loro principi erano continuamente commessi, delle
inuamente commessi, delle guerre intestine che spesso ne derivavano e
dei
vizj che vi regnavano, cominciarono ad agognare l
l suo figlio Alcmeone, e Partenopeo. 93 Sono conosciuti sotto il nome
dei
sette capitani davanti Tebe. 507. Gli Argivi stri
e sfidatisi a singoiar certame, perirono. 509. Creonte, dopo la morte
dei
figli d’ edipo , da lui stesso accesi al fraterno
ccordato la mano d’Ippodamia se non a chi lo avesse vinto nella corsa
dei
carri. I perdenti dovevano perire di sua mano. L’
sotto il regno di Priamo restò distrutta da capo a fondo dall’armata
dei
Greci collegati a vendicare l’ingiuria fatta da P
o e il Simoenta, unirono le loro acque per annegare Achille (536) uno
dei
più tremendi nemici dei Trojani ; e l’eroe sarebb
le loro acque per annegare Achille (536) uno dei più tremendi nemici
dei
Trojani ; e l’eroe sarebbe perito, se Giunone (85
reci, e quasi altrettanti Trojani. 524. I principali eroi dalla parte
dei
Greci furono Agamennone (527), re d’ Argo, che av
0. Agamennone fece mostra di molto orgoglio e di poco senno nel campo
dei
Greci, mentre Menelao vi spiegò molto valore, e p
o al vincitore. Il duello fu fatto sotto le mura di Troja al cospetto
dei
Greci e dei Trojani. Paride ebbe la peggio, e fu
re. Il duello fu fatto sotto le mura di Troja al cospetto dei Greci e
dei
Trojani. Paride ebbe la peggio, e fu debitore del
, ma i Trojani glielo negarono, e questa perfidia riaccese gli sdegni
dei
Greci. 531. Dopo la presa di Troja, i Greci resti
d’Apollo (96), ed il Nume per vendicarlo desolò con la peste il campo
dei
Greci. Achille propose di placar l’ira d’Apollo r
otto anni. 544. La smania di vendicare la morte del padre lo rese uno
dei
più tremendi nemici dei Trojani : egli stesso ucc
a di vendicare la morte del padre lo rese uno dei più tremendi nemici
dei
Trojani : egli stesso uccise lo sventurato Priamo
ndicare la tradita Ermione. Filottete. 546. Filottete fu uno
dei
più celebri eroi nell’esercito greco. Essendo sta
; e Filottete, non volendo violar la promessa nè tradire le speranze
dei
Greci, additò con un piede la sepoltura del grand
città di Petilia. Diomede. 550. Diomede, figlio di Tideo uno
dei
capi della spedizione contro Tebe (505), fu educa
omede, essendochè quegli uccelli non temono le procelle, e dalla cima
dei
più aspri scogli si librano sulle onde agitate da
e agitate dai venti. Nestore. 553. Nestore re di Pilo era uno
dei
dodici figli di Nereo e di Cloride, il solo che s
ella terza allor regnava. Ma fu tanto utile ai Greci per la saviezza
dei
suoi consigli, da far dire ad Agamennone, che se
pose che le armi fossero lanciate in mezzo ai nemici e concesse a chi
dei
due fosse andato il primo a riscattarle ; ma Ulis
robustezza, nell’ agilità delle membra, e in un incredibile dispregio
dei
Numi. Narrano i poeti che Minerva (262), per puni
risolvere Telefo (521), figliuolo d’ Ercole, a trasferirsi nel campo
dei
Greci ; la quale impresa era di difficile riuscit
ò a Telefo, che essendone guarito, si pose per gratitudine nella lega
dei
Greci. 5° Infine, benchè Filottete (546) gli foss
tempo in balia delle tempeste, i venti lo spinsero alfine sulla terra
dei
Ciclopi (272) in Sicilia, dove Polifemo, figliuol
fronte ; indi comandò ai suoi compagni d’aggrapparsi sotto il ventre
dei
caproni di Polifemo, e fatto anch’ esso altrettan
alla pastura. 574. Di Sicilia passando Ulisse negli stati d’ Eolo re
dei
venti, n’ebbe amichevole accoglienza, e il dono d
furiosa tempesta che li respinse nuovamente in Sicilia sopra le coste
dei
Lestrigoni, ferocissimi popoli, dai quali poco ma
pra una fragile zatta. A gran fatica Ulisse potè approdare all’ isola
dei
Feaci nominata Scheria o Corcira, la moderna Corf
tti. La sua famiglia manteneva l’innocenza e l’illibatezza di costumi
dei
tempi antichi ; i figliuoli erano umili e discret
Filava, tesseva la lana, lavava la biancheria, le sue vesti e quelle
dei
suoi fratelli ; e Minerva, Dea delle arti, veglia
sua buona accoglienza annunziando all’ospite ch’ei farà allestire uno
dei
suoi migliori navigli perchè lo conduca ad Itaca.
i narrò in che modo avesse fino allora potuto deludere le pretensioni
dei
Proci : Giovani, amanti miei, tanto vi piaccia,
a freccia avvelenata. Ma Dante, che lo trova all’Inferno nella bolgia
dei
frodolenti, fa palesare a lui stesso il vero fine
no nella bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui stesso il vero fine
dei
suoi viaggi, e gli fa narrare in altro modo l’ es
il vero fine dei suoi viaggi, e gli fa narrare in altro modo l’ esito
dei
medesimi : (Canto XXVI). …………Quando Mi diparti’
ese gran desio di vendetta nel cuor di Nauplio ; e allorchè la flotta
dei
Greci, tornando dalla presa di Troja, fu assalita
rono agli scogli ; le navi percosse andarono in pezzi, ed i vincitori
dei
Trojani perirono nelle onde, meno che pochi, tra
di Priamo, scampò da morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani
dei
suoi nemici. Ulisse, dopo averla lungamente cerca
e di Tracia, al quale Priamo aveva dato in custodia Polidoro il minor
dei
suoi figli, con immensi tesori, ed ella trovò sul
a la morte, così Andromaca sua madre, per sottrarlo alla persecuzione
dei
nemici, lo aveva nascosto nella tomba del marito.
giavellotto, e udissi tosto il cupo rimbombo e lo strepito delle armi
dei
soldati rinchiusi. 606. Ma i Trojani, tratti in i
uoletto Ascanio, si ricovrò sul monte Ida con quanti potè raccogliere
dei
Trojani. In questa fuga piena di rischi e d’affan
un compagno di Enea, Ilioneo, narra a Didone lo scopo e il travaglio
dei
viaggi dei Trojani : Una parte d’Europa é che da
o di Enea, Ilioneo, narra a Didone lo scopo e il travaglio dei viaggi
dei
Trojani : Una parte d’Europa é che da’Greci. Si
e lo accolse, e gli promise in moglie Lavinia sua figlia. Ma Turno re
dei
Rutuli che pretendeva la mano della fanciulla, lo
in un poema chiamato l’Eneide, monumento pregevolissimo dell’ingegno
dei
padri nostri. Invero quel gran poeta commise un a
ma volle immaginare la passione di Didone per Enea, a fine di toccare
dei
grandi fatti che avvennero tra Roma e la bellicos
occare dei grandi fatti che avvennero tra Roma e la bellicosa colonia
dei
Fenicj. Fatti incidentali. Orione.
ata da Atlante (359), e per la sua passione della caccia che, al dire
dei
poeti, ei serbò ancora poichè fu sceso nei Campi
ò ancora poichè fu sceso nei Campi Elisi. 619. Orione era inoltre uno
dei
più belli uomini del suo tempo, ed aveva la statu
rito da una sua freccia. Ecco come sovente i capricci e le folli gare
dei
grandi sono cagione di danno e di ruina ai sogget
o gli avrebbero chiesto ; ed i pietosi vecchi implorarono la salvezza
dei
borghigiani, l’ufficio di sacerdoti in quel tempi
l tempio non si svegliarono più, quasichè per l’uomo fosse il supremo
dei
beni l’essere liberato dalle miserie della vita.
sonaggi d’infima classe e le gesta vanagloriose o crudeli o colpevoli
dei
re, degli eroi e dei Numi stessi della greca mito
se e le gesta vanagloriose o crudeli o colpevoli dei re, degli eroi e
dei
Numi stessi della greca mitologia. Meleagro.
e. Scellerate divinità, che punivano nei figliuoli innocenti le colpe
dei
genitori ! 632. La sventurata madre, vista cot
adombrata in questa favola la suprema contentezza del genio creatore
dei
miracoli dell’arte ? Atalanta. 640. Atalan
medesima spada ! 646. Narrano che il gelso restasse tinto dal sangue
dei
due amanti, e che i suoi frutti cominciassero all
perversava, ed il cielo era oscuro. Lottò lungo tempo contro l’impeto
dei
flutti ; ma alla fine rimase spossato, e scomparv
istere, e quella età di ferro tanto diversa dalla vantata beatitudine
dei
tempi antidiluviani ? Un diluvio poi accadde effe
al par di quello della rosa nascente ; e negli sguardi ha la dolcezza
dei
primi raggi della primavera. Tutto sollecito dei
uardi ha la dolcezza dei primi raggi della primavera. Tutto sollecito
dei
fragili tesori che abbelliscono il seno di Cibele
e le nere Tempeste, e con le lacrime della madre nutrisce l’infanzia
dei
fiori, dei frutti e delle mèssi ; è inghirlandato
Tempeste, e con le lacrime della madre nutrisce l’infanzia dei fiori,
dei
frutti e delle mèssi ; è inghirlandato d’ogni sor
ve n’era uno di forma ottagona, avendo ad ogni angolo la figura d’uno
dei
Venti corrispondente alla parte del cielo onde sp
’ebbe a male, e lo acciecò. Giove per consolarlo fecelo diventare uno
dei
più grandi indovini del suo tempo, e ne prolungò
to la dittatura di Silla, e vi furono sostituiti altri libri composti
dei
versi sibillini che poterono essere raccolti in I
ecia ed in Asia ; ma non ebbero per la moltitudine la stessa autorità
dei
primi. 667. La più celebre tra le Sibille fu la C
icchè una malinconica e languida vecchiaja tenne dietro alla serenità
dei
primi anni. A tempo di Virgilio ne aveva già viss
di Virgilio ne aveva già vissuti settecento, e per compiere il numero
dei
chicchi di sabbia le restava da vivere altri tre
e di Lidia avesse trionfato di Ciro, sarebbe stato distrutto l’impero
dei
Persiani ; e soccombendo egli stesso, la medesima
ma sorte era serbata al suo. Quando la Pitia disse a Nerone : diffida
dei
settantatrè anni, egli credè di dover morire in q
. Alessandro prima della sua spedizione nell’Asia andò a Delfo in uno
dei
mesi nei quali l’Oracolo non dava risposta. La Pi
tia. Il XXIII canto d’Omero contiene una bella e compiuta descrizione
dei
primitivi giuochi dei Greci, celebrati da Achille
Omero contiene una bella e compiuta descrizione dei primitivi giuochi
dei
Greci, celebrati da Achille alla memoria di Patro
Enea onora l’ ombra del padre Anchise. Ma chi brama più ampie notizie
dei
certami propriamente detti d’ Olimpia, legga la b
cisia figlia d’Archidamante principe di Macedonia trionfò nella corsa
dei
carri o delle bighe. Molte altre donne macedoni l
iuochi dettero origine anche al seguente fatto, che può dare un cenno
dei
costumi e dell’indole dei Greci di quel tempo. «
he al seguente fatto, che può dare un cenno dei costumi e dell’indole
dei
Greci di quel tempo. « Un vecchio avvolontato di
no. Passato ch’e’ fu dinanzi a tutti gli altri, viene avanti a’ seggi
dei
Lacedemoni, i quali tutti rizzandosi in piè gli o
Pindaro, maraviglioso poeta, celebrava con altissimo canto le glorie
dei
vincitori, e tutta Grecia ripeteva con ardore que
eva con ardore quei versi, tramandando d’età in età ai posteri i nomi
dei
celebrati. Nè solamente dispensava lode il grand’
llato ; e nella prima istituzione una corona d’apio cingeva le tempie
dei
vincitori. In tempo di questi giuochi il console
e satire in onor di Bacco, di Venere e d’ Apollo. 140 Descrizione
dei
giuochi solenni usati dai Greci. La corsa a
ursori, apparivano, disposti a nuovo spettacolo, sei carri ; ciascuno
dei
quali aveva al timone, di fronte, quattro corsier
lti vennero lieti e baldanzosi, che partirono sostenuti dalle braccia
dei
pietosi amici, col viso tinto di sangue. Non anco
ce greca zodion che significa piccolo animale : essendochè tra i nomi
dei
segni dello zodiaco vi sono quelli d’alcuni anima
ro del minuto bestiame, annunzierebbe lo spuntar dell’erba e l’uscita
dei
greggi ai pascoli, se le costellazioni fossero ri
i, che ebbero un tempo figura di capretti, rappresentano la fecondità
dei
bestiami e degli alberi fruttiferi, e secondo la
; lo che potrebbe anche denotare la violenza del freddo e la rapidità
dei
venti in quel tempo. Credesi che il Sagittario si
688. Finalmente dai Pesci sembra indicata la pesca, quale occupazione
dei
popoli agricoli nella stagion fredda, e secondo i
esempio utile ai giovani. Ma vi fu un tempo nel quale la depravazione
dei
costumi contaminò con vana pompa e con bugiarda o
ntaminò con vana pompa e con bugiarda ostentazione anche la cerimonia
dei
funerali. Peggio fu poi quando all’orgoglioso fas
li. Peggio fu poi quando all’orgoglioso fasto successe l’indifferenza
dei
parenti. Allora la spoglia dei poveri fu gettata
goglioso fasto successe l’indifferenza dei parenti. Allora la spoglia
dei
poveri fu gettata sotterra come quella dei bruti,
parenti. Allora la spoglia dei poveri fu gettata sotterra come quella
dei
bruti, e il compianto dei ricchi estinti fu misur
dei poveri fu gettata sotterra come quella dei bruti, e il compianto
dei
ricchi estinti fu misurato con l’oro. Divini sono
ti Elisi. 690. Molti hanno dottamente descritto le cerimonie funebri
dei
popoli antichi ; il Costume Antico e Moderno del
Sotto questo titolo comprendiamo le divinità favolose degli Egiziani,
dei
Babilonesi, Persiani, Indiani, Galli, Scandinavi
candinavi e Americani. Divinità Egiziane. 696. Osiride era uno
dei
maggiori Dei degli Egiziani e il più generalmente
ro suecesse al padre, benchè dovesse poi soccombere per la prepotenza
dei
Titani (30) che lo sconfissero e l’uccisero ; ma
uro. V’è ragione di credere che l’ Oro degli Egiziani e l’Apollo (96)
dei
Greci fossero un solo e medesimo ente mitologico.
li Egiziani decretarono onori divini ad Osiride e ad Iside in memoria
dei
beneficj ricevutine ; e siccome per loro mezzo av
. Ogni anno nella primavera gli Egiziani le dedicavano, come a regina
dei
mari, una bella nave costruita apposta ; e sulla
come sotto i governi dispotici non importi aver cura dell’illibatezza
dei
costumi. Alcuni dotti credono che da Iside veniss
are le divinità che s’erano celate sotto quelle spoglie. Divinità
dei
babilonesi e dei persiani. 711. La maggior de
he s’erano celate sotto quelle spoglie. Divinità dei babilonesi e
dei
persiani. 711. La maggior deità dei Babilones
Divinità dei babilonesi e dei persiani. 711. La maggior deità
dei
Babilonesi era Belo considerato come il sole o co
che fosse la famosa torre di Babele. 712. I Caldei erano i sacerdoti
dei
Babilonesi ; e siccome osservavano continuamente
venerabili per virtù e per sapere ; e da Zoroastro antico legislatore
dei
Persiani avevano ricavato la dottrina dei due pri
oroastro antico legislatore dei Persiani avevano ricavato la dottrina
dei
due principii con la quale spiegavano l’origine d
re, loro emblemi naturali. Divinità Indiane. 716. La riunione
dei
tre poteri, ossia la trinità degl’Indiani, è comp
mpsicosi da lui professata, le anime degli uomini passavano nei corpi
dei
bruti. 720. Gl’Indiani rappresentano Brama con qu
i erano Teutatète, Eso e Tanarete. 727. Teutatète era il supremo Dio
dei
Galli, i quali riconoscevano in esso il principio
se il dominio delle cose celesti, tuttavia non era pei Galli il padre
dei
Numi ; anzi veniva terzo nella gerarchia delle lo
Dopo le divinità la querce era il primario oggetto della venerazione
dei
Galli. Era essa il loro tempio, ed anche lo stess
i loro Druidi o sacerdoti andavano a raccorla con gran pompa. Il capo
dei
Druidi, al cospetto del popolo, saliva sull’alber
e numerosa e prepotente, padrona assoluta delle Gallie. 737. Le mogli
dei
Druidi si davano cura più specialmente dei sacrif
elle Gallie. 737. Le mogli dei Druidi si davano cura più specialmente
dei
sacrificii e delle altre cerimonie della religion
no, solevano ricoprirli di pietre enormi. Tale dicono esser l’origine
dei
monti di pietre che ancora sussistono in certi lu
e universale, perchè padre degli Dei e degli uomini al pari del Giove
dei
Greci. Ebbe anche il nome di Padre delle battagli
740. Nei primi tempi quei popoli offerivano a questo Dio le primizie
dei
frutti della terra ; indi cominciarono a sacrific
o sapeva un visibilio di cose, ed era chiamato per antonomasia il Dio
dei
Corvi ! 743. Genii. Fra questi, tutti quasi di se
battaglie per fissar quelli che vi debbon perire. Segue Yduna custode
dei
pomi mangiati dagli Dei a preservativo dalla vecc
la testa di uccello, con in capo una mitra di carta dipinta. Un altro
dei
loro idoli era composto di tutti i semi della ter
erra, trasse da questo germe l’uomo e la donna. Riconoscono essi pure
dei
cattivi Genii cui consacrano le ossa degli animal
ar figurato, e indicano relazieni d’idee suggerite dalla immaginazion
dei
poeti. Infatti troveremo bene spesso congiunti in
do. Chi volesse porre un ordine nella genealogia, tanto degli Dei che
dei
Semidei e delle divinità allegoricho, teoterebbe
che ai soli sommi sacerdoti era concesso l’entrarvi. Quando il cullo
dei
Cabiri passò dall’Egillo in Grecia fn principalme
isso ; e consistevano nel preparare gli assistenti ai grandi misteri,
dei
qnali erane immagine. Il noviziato durava almeno
cinque, spirati i quali erano ammessi all’autopsia (visiene intuitiva
dei
misteri), ciné alla contemplazione della Divinità
lle acque dell’Oceano cho porta óra il suo nome, trovano nella favola
dei
Titani o dei Giganti la tradiziono della catastro
l’Oceano cho porta óra il suo nome, trovano nella favola dei Titani o
dei
Giganti la tradiziono della catastrofe che produs
ca, dovo i molti vulcani aempre accesi o lo tracco assai più numaroso
dei
grandissimi vulcani sponti attestano ancora gli s
lo ? Siccoma l’impressione che il fenomeno stesso fece sullo fantasie
dei
popoli fu diversa, cosi nacqnero vario immagini n
a celesle, per altri fu la tomba del Sole o di Vulcano. La guerra poi
dei
Giganti, suscitata da Tifeo per vendicara i Titan
la gran madre terra, sposata al Tartaro partorì Tifeo o Tifone ultimo
dei
suoi figli con cento teste e cento bocche dalle q
aragonandolo al mnggito di un toro, all’urlo d’uu Jeone o all’abbaiar
dei
cani. Chi non ravvisa in lai detti un vulcano all
bbono essore confuao insieme, o la stessa cronologia separa la gnerra
dei
Titani da quella dei Giganti loro figliuoli, sebb
insieme, o la stessa cronologia separa la gnerra dei Titani da quella
dei
Giganti loro figliuoli, sebbene gli uni e gli alt
rofonio fu tenuto per figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò uno
dei
più celebri oracoli della Grecia. Vi scendevano p
opinione che questo volatile non suolesse cibarsene. La maggior parte
dei
naturalisti moderni, particolarmente in Francia,
llo che quel luogo era sacro ; vi fu alzato un lempio ; e l’affluenza
dei
divoti crebbe tanto che ne nacque una città. L’or
ano nel mare gli amanti sventorati, a fine di perdere la remioiscenza
dei
traditi affetti. Veoere segni il coosiglio d’ Apo
de, e la nolte seguenle involala. Conone astronomo, o per isligazione
dei
sacerdoti, o per divozione alla regina, o più ver
enza pericolo ; oppure vi son pratici piloti per accompagnare le navi
dei
forestieri attraverso gli scogli di Scilla, indic
condurlo ad Euristeo. 43. È probabile che l’origine di questa favola
dei
Campi Elisi sia egiziana ; poichè il più celebre
l riposo e della gioia. Così è spiegata la favola del Tartaro, quella
dei
giudici infernoli, di Caronte e della sua barca.
ova le sue assemblee, vi eleggeva i magistrati e vi ardova i cadavori
dei
morti illustri. Questo luego era ornato di statue
I giudici risiedevano allo acoperto per non respirare la stessa aria
dei
malfattori, e s’adunavano di notte per non caser
el Nuovo Mondo s’accorgesse dell’accostarsi ad una terra dagli olezzi
dei
fiori, portati sulla sua nave dai veuticelli. 64
erpreti della Mitologia non vedono altro in questa spedizione che ono
dei
primi viaggi mercantili per l’ acquisto di ricche
varsi il cuore di tutti per la sua savia condotta e per la onoralezza
dei
sentimenti. Era intrepido e forte davanti al nemi
a morte il modello degli eroi della sua patria. 94. I figli maggiori
dei
selle capitani periti nella guerra di Tebe furono
lla guerra di Tebe furono delti Epigoni, e volendo vendicare la morte
dei
loro padri, fecero alleanza coi Messenj, con gli
del Mendere, fra l’ Ida e il mare. 96. La descrizione che Omero fa
dei
baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII
i baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII dell’ Iliade è uno
dei
più notabili paasi di quel poema, e vorrebbe esse
sla parte a lo qualla Stimolaado I giovenehl. E coma al capo Ginngean
dei
solco, no nom che giva ia volla, Lor ponea nelle
arne umana. Il loro re è chiamato Antifate. 102. Questa metamorfosi
dei
compagni d’ Ulisse in maiali è forse un avvertime
mmira nel Museo del Vaticano. 119. Questa favols è fondata sopra uno
dei
più calamitosi avvenimenti di Tebe. Regnando Anfi
le vide morire in poche ore. Quando poi le recarono anche i esdaveri
dei
figliuoli, cadde svenuta, ma non potè morire ! Il
poteva essere paragonata ad uno scoglio flagellato invano dalla furia
dei
venti. Vestita a lutto, pallida, abbattuta ella u
uo paese natio per abbandonarvisi liberamente al dolore. All’ aspetto
dei
luoghi dove aveva vissuto nell’ infsuzia, alla vi
nell’ infsuzia, alla vista della sua vecchia nutrice e delle compagne
dei
suoi verdi anni, le lacrime di tenerezza le inond
otenti se la intendevano coi sacerdoti non tanto per i secondarj fini
dei
primi, quanto per mantenere la riputazione dei se
o per i secondarj fini dei primi, quanto per mantenere la riputazione
dei
secondi e degli oracoli stessi. Quando l’ evento
ella ignoranza degli uomini ; lo stesso avviene della interpretazione
dei
sogni pei numeri del lotto e simili altre impostu
tto il velame della favola immaginosa, l’ espressione delle credenze,
dei
sentimenti, dei ricordi nazionali. Ma niun altro
lla favola immaginosa, l’ espressione delle credenze, dei sentimenti,
dei
ricordi nazionali. Ma niun altro popolo è stato m
dano gli Dei, e leggende quelle che concernono gli Eroi. La Mitologia
dei
Greci e dei Romani suol esser detta Mitologia cla
, e leggende quelle che concernono gli Eroi. La Mitologia dei Greci e
dei
Romani suol esser detta Mitologia classica, per d
delle varie Divinità in Grecia conservavano memoria abbastanza fedele
dei
miti relativi a quelle non lasciandoli contaminar
mitologia; molti racconti presero la loro forma definitiva per opera
dei
poeti; e in più d’ un caso una statua celebre d’
olti punti di contatto; ed ecco perchè in questo libro l’ esposizione
dei
singoli miti è seguita da un breve cenno illustra
nali erano antichissimi uomini, re, principi, eroi, dall’ ammirazione
dei
posteri divinizzati. Tale ipotesi ripetuta anche
che rimangono mal cementate e incongrue nella ben congegnata fabbrica
dei
miti greci. — Un’altra dottrina è quella degli al
rica dei miti greci. — Un’altra dottrina è quella degli allegoristi o
dei
simbolisti, i quali si son dati a credere che i r
al Boccacci nostro al tedesco Creuzer è abbastanza lunga la schiera
dei
seguaci di questa dottrina. — In ultimo son da ri
uella che chiamasi Mitologia comparata; la quale, confrontando i miti
dei
varii popoli di stirpe aria e risalendo al l’ ori
aria e risalendo al l’ origine loro comune, si avvide che buona parte
dei
racconti mitologici non sono altro che una deform
ti e trasformazioni dovute a varie cause. 2º L’ origine naturalistica
dei
miti è ipotesi preferibile a tutte le altre; senz
nettono col grandi fenomeni della natura, come dimostra l’ etimologia
dei
nomi loro; la loro immagine sorse dunque dalla pe
intelligenza e del sommo bene, che è innata nell’ uomo. 3º La varietà
dei
luoghi e delle genti occasionarono diversa forma
versa forma e sviluppo di leggende; essendo naturale che gli abitanti
dei
luoghi alpestri, per lo più cacciatori e pastori,
originariamente locali avvenne talvolta che assorgessero a dignità di
dei
nazionali. Così Era, la moglie legittima di Zeus,
fronte, erano tre, Bronte, Sterope e Arge, evidente personificazione
dei
fenomi elettrici, del tuono e del lampo. — Anche
venti tempestosi); Forchi (Phorkys) e Cheto (Ketos), personificazione
dei
pericoli del mare, la cui unione produsse le terr
e Graie; infine Euribia (Eurybia) che andò sposa a Creo (Kreios), uno
dei
Titani. 3. Fin qui la Cosmogonia e la Teogonia s’
natura, il nascimento loro rappresenta anche l’ origine delle cose e
dei
fenomeni naturali. Ma i miti ben presto si compli
ue che, temendo Urano di perdere la signoria dell’ universo per opera
dei
suoi minori figli, i Ciclopi e gli Ecatonchiri, l
er questo, sollecito i Titani perchè facessero guerra al padre. Niuno
dei
maggiori aveva l’ ardire di ciò fare, ma sorto il
atrici d’ ogni delitto di sangue, i Giganti e le ninfe Meliadi (deità
dei
frassini, usati a formar il fusto delle lancie).
signoria. 4. Questa lotta fu detta Titanomachia, perchè, solo alcuni
dei
Titani Oceano, Temi, Mnemosine e Iperione essendo
i Zeus, rimasero gli altri a difesa del fratello. Zeus si valse anche
dei
Ciclopi e degli Ecatonchiri, liberandoli dai cepp
ra in poi, secondo alcuni poeti, di regnare con Radamante sulle isole
dei
beati. Zeus divenuto signore dell’ universo, divi
i cose non fu ancora assicurato. Gea crucciata per l’ imprigionamento
dei
Titani, si uni col Tartaro, e dato a luce un nuov
ti parlano anche di una Gigantomachia, ossia di una lotta contro Zeus
dei
Giganti, nati dalle goccie di sangue sparse da Ur
e da Dioniso. I Giganti sopraffatti dovettero subire la stessa sorte
dei
Titani. Da quel momento la signoria di Zeus durò
quiete dall’ Olimpo. 5. Qual Dio corrisponde a Crono nella mitologia
dei
Romani? In origine i Romani non conoscevano alcun
ccedette un periodo di discordie e di infelicità. — Quanto alle lotte
dei
Titani e dei Giganti, i Romani non fecero che rip
eriodo di discordie e di infelicità. — Quanto alle lotte dei Titani e
dei
Giganti, i Romani non fecero che ripetere le cose
iù frequente, sia nei poeti sia negli artisti, il ricordo delle lotte
dei
Titani e dei Giganti, i quali miti offrivano faci
sia nei poeti sia negli artisti, il ricordo delle lotte dei Titani e
dei
Giganti, i quali miti offrivano facile argomento
ia del tuono e del lampo, per mezzo del volo degli uccelli, per mezzo
dei
sogni, ecc. Era ritenuto anche il principal dio d
Athena). Dopo egli conobbe Temi (Themis), appartenente alla famiglia
dei
Titani, da cui generò le Ore e le Parche. Il Zeus
lla quale parleremo fra poco. 5. Al Zeus greco corrisponde il Iupiter
dei
Latini. Anche questi era il Dio del cielo e dell’
Dolica in Siria, dall’ aspetto fiero e armato alla romana, protettore
dei
soldati nel basso Impero. 6. La figura di Zeus-Iu
me di Zeus, ma ben presto le idee panteistiche guastarono l’ immagine
dei
prischi tempi, facendo di Zeus l’ anima dell’ uni
ei prischi tempi, facendo di Zeus l’ anima dell’ universo e ornandolo
dei
più contrari attributi: così presso gli Stoici e
manto. Il trono era pur esso un’ opera immensa in cui alla ricchezza
dei
legni preziosi, dell’ oro, delle pietre, dell’ av
gno celeste. I rapporti coniugali di Era con Zeus formavano il nucleo
dei
miti ad essa relativi ed offrirono copiosa materi
e la loro discendenza; do ve ricordiamo che il primitivo significato
dei
miti, spesso abbastanza trasparente, toglie a que
come simbolo della regal potestà, spesso il velo di sposa, la patera
dei
sacrifizi in mano, un melograno come simbolo dell
(Minerval). La festa minore, del Giugno, era particolarmente la festa
dei
musici, e soprattutto dei suonatori di flauto (ti
e, del Giugno, era particolarmente la festa dei musici, e soprattutto
dei
suonatori di flauto (tibicines). In occasione dei
sici, e soprattutto dei suonatori di flauto (tibicines). In occasione
dei
Quinquatrus maggiori si davano per quattro giorni
i Minerva ben discorse Ovidio nel terzo de’ Fasti ricordando le feste
dei
Quinquatrus; e lo stesso poeta nel sesto delle Me
i e che sopravanzava col cimiero e colla punta dell’ asta il fastigio
dei
vicini edifizi, ed appariva visibile fin dal prom
da alcuni Sminteo (Smintheus, da sminthos, topo), perchè distruttore
dei
topi che rodono le biade; da altri Parnopio (Parn
ione ritorna; e il dio trionfante è detto vincitore del lupo, animale
dei
paesi freddi e che domina d’ inverno; onde il sop
o Esculapio e lo identificò con Peone il medico degli Dei. E non solo
dei
corpi, ma è egli anche medico dell’ anime, che ei
i questo culto. Ivi sorgeva uno splendido tempio che rifatto al tempo
dei
Pisistratidi in seguito ad un incendio, vide accu
isistratidi in seguito ad un incendio, vide accumularsi, per donativi
dei
fedeli, ingenti ricchezze che si calcolavano a 10
istituiti i giochi in onore d’ Apollo (ludi Apollinares) a imitazione
dei
giochi pitici. Più tardi un vero slancio ebbe il
e colpisce colle sue freccie infallibili. Si vendica anche fieramente
dei
rinomati cacciatori che con lei vogliono gareggia
he messa in rapporto con Apollo e le Muse, e detto che si compiacesse
dei
canti e degli inni. Infine aveva un’ importanza p
mennone, che doveva essere sacrificata in Aulide prima della partenza
dei
Greci per Troia. E poichè anche gli Sciti della T
Diana era appunto la Deita italità con cui si identificò l’ Artemide
dei
Greci. In origine Diana era il femminile di Ianus
a Diana da un coro di fanciulli e fanciulle; ivi è salutata « signora
dei
monti, delle verdeggianti selve, delle strade più
gnora dei monti, delle verdeggianti selve, delle strade più riposte e
dei
fragorosi torrenti »; da lei si riconoscono i pro
ore dell’ Areopago (areios pagos), il celebre tribunale che giudicava
dei
delitti di sangue. Culto speciale aveva in Tracia
le dello stato, dopo Giove. Numa istituì in onor di lui il sacerdozio
dei
Sal ii. Narravasi che un di mentre Numa pregava p
della più alta importanza, è chiamato protettore dell’ Olimpo, padre
dei
trionfi bene acquistati, soccorritore di Temi, ci
questo, Marte scende nel campo con Stilicone e comincia a far strage
dei
comuni nemici. Nelle arti figurative sono invece
riscaldante, ma anche esce fuori dalle viscere della terra per la via
dei
vulcani, e, dominato dall’ uomo, torna utile nell
torna utile nell’ azienda domestica e rende possibile la lavorazione
dei
metalli, ond’ esso è condizione indispensabile pe
Efesto era stato detto figlio di Zeus. Lo si pensava zoppo; immagine
dei
movimenti vacillanti della fiamma. Narravasi poi
adirato contro Efesto per aver voluto dar aiuto ad Era in una contesa
dei
due coniugi, l’ aveva afferrato pei piedi e scara
fuoco vulcanico era messo in relazione con Efesto; là, nell’ interno
dei
vulcani si diceva che egli avesse le sue grandi o
sedi principali di Efesto. Ed essendosi osservato che nelle vicinanze
dei
vulcani il vino si fa migliore, di qui la leggend
tallurgica. Si diceva dunque ch’ egli avesse inventato la lavorazione
dei
metalli e ammaestratine gli uomini; lo si faceva
s, o anche Mulcibero (Mulciber), come colui che presiede alla fusione
dei
metalli (mulcere, render molle, fondere). Questo
ella lira, perchè risuonano le foreste, risuona la terra della musica
dei
venti; le vacche d’ Apollo son le acque del cielo
e ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero degli Dei e l’ esecutore
dei
loro ordini. Veloce più del vento, co’ suoi alati
o da Zeus, così Ermes, come messaggero di Zeus, era anche apportatore
dei
sogni e conciliatore del sonno; onde gli si rivol
psicopompo, ossia conduttore delle anime, in quanto guidava le anime
dei
trapassati nel regno delle ombre, e in certe occa
ere delle greggi; maestro di scaltrezza, era l’ aiuto del commercio e
dei
traffici. Alia sua protezione si attribuiva ogni
ion sicurezza di strade e di viabilità, Ermes era anche il protettore
dei
viandanti. Onde l’ uso e la denominazione delle e
ilo o Casmilo, e considerato come datore di fecondità. 4. Il Mercurio
dei
Latini, dalla voce mercari, negoziare, era sempli
o dei Latini, dalla voce mercari, negoziare, era semplicemente il Dio
dei
commerci e aveva pochi tratti comuni coll’ Ermes
asi introdotto insieme con quel di Cerere pochi anni dopo la cacciata
dei
Tarquinii, in occasione di una grande carestia, m
una grande carestia, ma sembra sia rimasto sempre plebeo. La società
dei
mercanti onorava in lui il suo patrono e celebrav
condere furto 13, ricordandolo infine come psicopompo, e regolatore
dei
sogni, gradito a tutti gli Dei sia del cielo sia
dizione; la terza era l’ Afrodite marina, patrona della navigazione e
dei
naviganti. Così il dominio di Afrodite si estende
i, divini ed umani un fascino irresistibile. Quindi molte leggende di
dei
od uomini presi d’ amore per Afrodite; anche molt
chiamarlo in vita; ma intanto se n’ era anche invaghita Persefone dea
dei
morti e nol voleva rendere. Alfine Zeus sentenziò
lla primavera, del sorriso della natura, onde a lei era sacro il mese
dei
flori, Aprile. Il nome stesso di Venere significa
a Romani e Sabini dopo il ratto delle Sabine. Infine Libitina era dea
dei
morti; nel suo tempio (n’ è ignoto il luogo) cons
i. Nè faccia meraviglia che la dea del piacere (libet) di venisse dea
dei
morti; spesso nell’ antica mitologia la vita più
egno d’ ammirazione l’ elogio che di Venere scrisse Ovidio nel quarto
dei
Fasti (v. 90 e sgg.), imitando in parte Lucrezio.
dite fu presa a rappresentare dagli artisti antichi, offrendo un tema
dei
più attraenti la perfetta bellezza femminile cong
chiesto eterna verginità e le primizie d’ ogni sacrifizio. 3. La dea
dei
Romani corrispondente ad Estia era Vesta, affine
eme cogli Dei Penati, del quali riparleremo. Ma più di tutto la Vesta
dei
Romani fu oggetto di venerazione come dea protett
Un altro antico santuario di Vesta trovavasi in Lavinio, la metropoli
dei
Latini, dove i consoli, i pretori ed i dittatori
ia. La causa dev’ essere in parte quella espressa da Ovidio nel sesto
dei
Fasti, dove parlando del tempio tondo di Vesta a
ando ogni loro adunanza, prendevan le mosse da una preghiera a lui; e
dei
pari nella vita privata ogni atto si iniziava pre
s presiedeva a tutti i lavori degli uomini. Anche per la procreazione
dei
figliuoli era invocato col nome di Ianus Consiviu
nus Consivius. Giano era ancora ritenuto come l’ origine delle fonti,
dei
fiumi, delle correnti; onde alcune leggende local
ssunte le attribuzioni e le leggende di Giano, ricorra al primo libro
dei
fasti d’ Ovidio ; ivi; a proposito delle feste di
vemque sinistra 15 . XII. Quirino. Era un’ antica divinità
dei
Sabini, corrispondente al Mars dei Latini, e pren
uirino. Era un’ antica divinità dei Sabini, corrispondente al Mars
dei
Latini, e prendeva nome dalla città sabina di Cur
come Mars, un dio della primavera e della guerra insieme. La fusione
dei
Sabini stanziati sul Quirinale col Latini del Pal
erato, trovavansi greggi a lui sacre. Forse in origine erano immagine
dei
giorni dell’ anno, i quali in antico erano ripart
i questa Dea. Il primo era stato Astreo, pel quale essa divenne madre
dei
venti Borea, Zefiro, Euro e Noto (i venti di nord
Mennone, principe degli Etiopi, quello che essendo venuto in soccorso
dei
Troiani fu ucciso da Achille. D’ allora in poi pi
go in Roma l’ 11 Giugno. Era però anche considerata come dea marina e
dei
parti, e venne perciò identificata poi colla grec
calda dell’ anno. 3. Anche la costellazione delle Pleiadi, fu oggetto
dei
mitologici racconti. Essa si leva nel bello del m
fan queste stelle intorno al centro polare aveva destato l’ immagine
dei
buoi che arino un campo girando a tondo. 6. Sull’
entre stava giocando sulle rive dell’ Ilisso, onde essa divenne madre
dei
Boreadi Calai e Zete, ricordati nella storia degl
che si scatenassero sulla terra. 2. Importanti per la caratteristica
dei
quattro venti principali e di altri quattro venti
ese che ancor si conserva, ed è conosciuto sotto il titolo di « Torre
dei
venti ». È una specie di torre ottagonale, sul cu
, abbia evocato l’ immagine di deità amanti del canto e compiacentisi
dei
luoghi solitari, ombrosi e irrigati da limpidi ru
armenta, la madre di Evandro; rappresentavano il canto degli oracoli,
dei
Fauni, dei vati. Allorchè la greca mitologia inva
madre di Evandro; rappresentavano il canto degli oracoli, dei Fauni,
dei
vati. Allorchè la greca mitologia invase Roma, co
oma, colle antiche Camene si identificarono le Muse, sebbene il canto
dei
vaticinii fosse ben diverso dal canto veramente p
alia le maschere tragica e comica; Tersicore la lira ed illungo abito
dei
citaredi; Erato anch’ essa un grosso istrumento a
la i rapporti fra i varii esseri, epperò convocatrice delle assemblee
dei
celesti in esecuzione degli ordini di Giove, e pr
sti in esecuzione degli ordini di Giove, e presidente delle assemblee
dei
popoli sulla terra. Le Ore alla lor volta, come m
lle stagioni dell’ anno, se ne portò il numero a quattro. 2. Alle Ore
dei
Greci non corrispondono speciali deità presso i R
arte ed era annoverato tra i più bei monumenti eretti dalla dinastia
dei
Flavii. 3. Pindaro nella 13a Olimpica loda Corint
ei certami ginnici e musici, tanto frequenti in antico. 2. Alla Niche
dei
Greci risponde presso i Romani la dea Victoria, d
con zelo dai sostenitori della morente religione contro gli attacchi
dei
Cristiani che la volevano rimuovere. 3. L’ arte g
. e) Iride. 1. L’ arcobaleno è sempre stato un simbolo
dei
rapporti fra cielo e terra; quiudi era naturale c
, ma sempre fiorente di giovinezza e di beltà, e rappresentante anche
dei
godimenti che con queste doti si connettono. Nel
lla nel tempio di Giove Capitolino. Era poi anche naturalmente la dea
dei
giovani e della età giovanile; di qui l’ uso che,
fratello si trovasse presso lui, triste quand’ era assente. La natura
dei
sentimenti d’ amore non poteva essere significata
mare il soggetto di diverse opere. La statuaria, seguendo le fantasie
dei
poeti, prese anch’ essa a rappresentar Eros in fi
sua volta, per vendicare il figliuolo, uccise i Ciclopi, fabbricatori
dei
fulmini di Zeus, e sdegnato abbandonò per qualche
1 av. C.) in occasione di una fierissima pestilenza. Per suggerimento
dei
libri sibillini, avendo i Romani mandato una depu
ra quanto dell’ avversa fortuna. Alla Tyche Greca risponde la Fortuna
dei
Romani, ma solo nell’ ultimo senso sopra indicato
atura; un regno, a vero dire, molto importante, per la considerazione
dei
grandi e molteplici effetti che le acque producon
lto esteso a molte località; primo di tutti l’ Acheloo, il più grande
dei
fiumi greci, detto perciò il re dei fiumi, venera
i tutti l’ Acheloo, il più grande dei fiumi greci, detto perciò il re
dei
fiumi, venerato così a Atene e in Acaia ed Acarna
ereo, Taumante, Forchi e Cheto; altrettanti aspetti diversi del mare,
dei
quali diremo partitamente. a) Nereo e le Nereid
steriori, cento. Eran esse le belle e graziose ninfe del mare, amiche
dei
naviganti, a sollazzo dei quali folleggiavano rum
le belle e graziose ninfe del mare, amiche dei naviganti, a sollazzo
dei
quali folleggiavano rumorosamente sull’ onde od a
Arpie hanno la solita figura, ma sono in atto di portar via le anime
dei
trapassati. c) Forchi e Cheto. A differeren
ostri, specialmente le Gorgoni, le Graie e il serpente Ladone custode
dei
pomi delle Esperidi. Forchi si diceva anche padre
nte l’ impetuoso flutto marino, che per via di Posidone divenne madre
dei
Ciclope Polifemo. III. Posidone-Nettuno. 1
idone, la qualità che più venne a essere rilevata si fu quella di Dio
dei
cavalli e delle corse. E difatti l’ unico tempio
altri nominano come moglie Venilia, cui Virgilio fa madre di Turno re
dei
Rutuli. 4. La più bella rappresentazione poetica
i Posidone; era dunque nel regno dell’ acque quello che Era nel regno
dei
cieli. Narrava la leggenda, che Posidone l’ aveva
se. Del resto in Omero Anfitrite è semplicemente una personificazione
dei
romoreggianti flutti marini, ed è dipinta nell’ O
re dan di fiato anch’ essi alla vuota conchiglia. 2. Rappresentazioni
dei
Tritoni nell’ opere poetiche dell’ antichità rico
nto Litora voce replet sub utroque iacentia Phoebo. Tum quoque ut ora
dei
madida rorantia barba Contigit et cecinit iussos
nto tra gli Dei marini. D’ allora in poi fu venerato comò protetto re
dei
pescatori, dei palombari, dei naufraghi e attribu
marini. D’ allora in poi fu venerato comò protetto re dei pescatori,
dei
palombari, dei naufraghi e attribuitogli anche il
ora in poi fu venerato comò protetto re dei pescatori, dei palombari,
dei
naufraghi e attribuitogli anche il dono della pro
felice tra le Nereidi, e Melicerte col nome di Palemone, o protettore
dei
porti, fosse associato nel culto a Posidone. Così
atuta già da noi ricordata come dea del mattino, e Pater Portunus dio
dei
porti. Allora si creò la storia, che la principes
rovato la sorella Semele, onorata in Ostia in seguito alla diffusione
dei
Baccanali, sotto il nome di Stimula; ivi le Menad
adizione ellenica, mentre la espose modificata in senso romano nel 6o
dei
Fasti all’ 11 Giugno, giorno della festa detta Ma
atria e moglie e figliuoli li attirano a sè e rovinano; immagine viva
dei
pericoli che spesso si incontrano anche in un mar
vinità connesse colla terra, le une liete riferentisi alla prosperità
dei
prodotti e alla fecondità delle greggi, le altre
o nella Teogonia. Coll’ andar del tempo si disegnò meglio nella mente
dei
Greci la figura di Gea come madre di tutti gli es
adre di Erittonio, il progenitore della stirpe Attica. Anche come Dea
dei
morti, Gea veniva in Atene onorata di feste e cer
occasione di terremoti col titolo di Tellus stabilita. Era anche Dea
dei
matrimoni, a cui si rivolgevano preghiere insieme
rivolgevano preghiere insieme con Giunone Pronuba, e infine come Dea
dei
morti era invocata insieme cogli Dei inferi. Un t
re. 1. Rea, come figlia di Urano e di Gea, moglie di Crono e madre
dei
Cronidi, specialmente di Zeus, ci è già nota dall
le vicinanze del monte Ida che ricordava l’ Ida cretese. Ivi in luogo
dei
Coribanti, formavano il corteggio della Gran Madr
fu introdotto anche in Roma il culto della Gran Madre. Per consiglio
dei
libri sibillini fu mandata un’ ambascieria ad Att
esi nel secondo libro del poema di Lucrezio Sulla natura e nel quarto
dei
Fasti di Ovidio. L’ uno e l’ altro accennano alla
l’ acqua ossia dalle nuvole irrigatrici. — Cresciuto nella solitudine
dei
boschi ed educato principalmente per cura di Sile
chi all’ uso del vino, e quanta fosse la potenza di Dioniso, è quella
dei
pirati Tirreni. In occasione d’ un viaggio dall’
ste e altrettali leggende costituivano il fondamento della teologia e
dei
misteri orfici. 2. Il culto di Dioniso era straor
a del torchio; aveva luogo in Atene nel Gennaio. Presso il Leneo, uno
dei
due templi di Dioniso, facevasi una solenne proce
pentole con legumi cotti che dovevano servire come offerta alle anime
dei
defunti che secondo la credenza comune quel giorn
nza greca s’ introdussoro in Rorna le cerimonie misteriose e immorali
dei
Baccanali, ma lo Stato non le riconobbe anzi cerc
icordiamo la grande opera in 48 libri, in cui il citato Nonno, autore
dei
bassi tempi, raccolse tutte le leggende bacchiche
principio del quarto descrive la strage di Penteo e la trasformazione
dei
pirati Tirreni in delfini e delle Miniadi in vipi
gorante di gioia, quindi si faceva il viso barbato; veggasi la statua
dei
così detto Sardanapalo in Vaticano (fig. 55), un
donzelle, che si dicevano abitare nè più ameni boschetti, alle fonti
dei
ruscelli, nell’ ombrose foreste montane, nell’ is
i con Apollo e con Ermes, o si ingegnavano sfuggire agli inseguimenti
dei
procaci Satiri. Degli uomini in genere evitavano
lla divinazione ed erano amiche del canto e della poesia. 2º Le Ninfe
dei
monti, dette Oreadi, abitatrici dei monti, delle
canto e della poesia. 2º Le Ninfe dei monti, dette Oreadi, abitatrici
dei
monti, delle valli, dei burroni. Se ne distinguev
Le Ninfe dei monti, dette Oreadi, abitatrici dei monti, delle valli,
dei
burroni. Se ne distinguevano più famiglie secondo
monti. Si narrava ch’ ella amasse alla follia il bel Narciso, figlio
dei
fiume Cefiso, il quale invece non voleva saperne
i rappresentanti maschili di questa medesima vita; erano quindi genii
dei
boschi, delle acque, dei monti, e formavano insie
di questa medesima vita; erano quindi genii dei boschi, delle acque,
dei
monti, e formavano insieme colle Ninfe e colle Ba
endo le ninfe, chiassando e bevendo in compagnia di Dioniso. La danza
dei
Satiri dicevasi con vocabolo speciale: sicinnide.
lla creazione di quel genere drammatico che fu denominato « Il dramma
dei
Satiri » (satyricum drama); nel quale sotto la ma
i, che il popolino in Grecia preferiva alla serietà della tragedia. E
dei
drammi satirici, detti anche « Satiri », se ne co
i fuse diverse leggende di diversi luoghi. Mentre i Satiri eran genii
dei
boschi e dei monti, i Sileni, di cui parlano per
e leggende di diversi luoghi. Mentre i Satiri eran genii dei boschi e
dei
monti, i Sileni, di cui parlano per lo più le leg
cquee. Ai Sileni poi s’ attribuivano, oltre la scurrilità e procacità
dei
Satiri, l’ arte della divinazione e alcune invenz
n Iagnide suo padre e Olimpo suo alunno, era detto inventore del suon
dei
flauti, genere di musica che la religione di Cibe
« arrotino » della Galleria degli Uffizi a Firenze. VII. Genii
dei
boschi. a) Pane. 1. Antichissima deità gr
VII. Genii dei boschi. a) Pane. 1. Antichissima deità greca
dei
boschi e dei pascoli era Pane, in origine venerat
dei boschi. a) Pane. 1. Antichissima deità greca dei boschi e
dei
pascoli era Pane, in origine venerato solamente d
rande terrore da non osar più continuare la pugna. Come tutti i genii
dei
boschi, anche Pane aveva il dono della divinazion
zione fu tratta a creare tutta una famiglia di Pani o Panischi, genii
dei
boschi, dalla figura mezzo umana mezzo caprina, i
daro a Pane in cui lo si invocava come signore dell’ Arcadia, custode
dei
sacri antri, compagno della Gran Madre, dolce cur
re Mida, e anche altrove menziona il culto di Pane, come nel secondo
dei
Fasti (vv. 271 e sgg.), nessuno può dimenticare l
lve come il nome stesso dice; amico quindi degli uomini, in vantaggio
dei
quali fa crescere le piante e anche gli armenti;
aggio dei quali fa crescere le piante e anche gli armenti; protettore
dei
pastori e dei cacciatori, come Pane. D’ altro lat
i fa crescere le piante e anche gli armenti; protettore dei pastori e
dei
cacciatori, come Pane. D’ altro lato anche i rumo
eti. E, concetto tutto italico, Silvano veniva pure venerato come Dio
dei
confini, quindi patrono della proprietà prediale,
er compagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Silvano è Fauno, uno
dei
più antichi e popolari Dei d’ Italia. Più tardi f
austus, e il vento primaverile Favonius). Era Fauno il genio benefico
dei
monti, della campagna, del bestiame; venerato spe
us. Si diceva, come di Pane, ch’ egli amasse il soggiorno de’ boschi,
dei
segreti antri, delle fresche fontane, dove attend
al dio Pane. In questo santuario si cominciava la festa sacrificando
dei
capri; dopo di che i sacerdoti di Fauno, i Luperc
di Fauno, i Luperci, cingendosi il nudo corpo con le pelli di alcuni
dei
capri sacrificati e tagliate le altre in striscie
a l’ altro le donne sterili solevano offrirai spontanee alle sferzate
dei
Luperci, perchè credevano far cessare così la ste
a buona riuscita delle api; sopratutto era riguardato come protettore
dei
giardini e delle vigne. La bestia che si sacrific
lli e i ladri, ovvero era destinata ad un culto speciale. L’ immagine
dei
giardini era quale la descrive vivamente Orazio n
ell’ agricoltura e della pastorizia, che erano osclusivamente proprie
dei
Romani; e prima ricordiamo la coppia Saturno e Op
e e il protettore dell’ agricoltura italica, onde anche la prosperità
dei
frutteti e delle vigne si faceva dipendere da lui
so otto colonne. Antica e celebre festa in onor di Saturno era quella
dei
Saturnali. Aveva luogo dal 17 al 19 Dicembre. In
el quale gli schiavi godevano piena libertà, si vestivano degli abiti
dei
padroni ed erano serviti a tavola dai padroni ste
es. presso Virgilio nell’ 8o dell’ Eneide, dove Evandro informa Enea
dei
primi re ed abitatori d’ Italia (v. 314 e sgg.).
e o una piccola falce. b) Vertunno e Pomona. 1. Altra coppia di
dei
italici, rilerentisi ai prodotti della terra. Ver
tumnus da vertere (annus vertens, la stagione che cambia), era il Dio
dei
mutamenti di stagione, e specialmente dell’ autun
era il Dio dei mutamenti di stagione, e specialmente dell’ autunno e
dei
frutti che in autunno maturano. Gli si attribuiva
rdiniere, di pescatore, ecc. Pomona pure, da pomum frutto, era la dea
dei
giardini e degli alberi da frutta. Armata della s
ica, molto venerata già presso i Sabini. Era la dea della fioritura e
dei
flori, fenomeno della natura come ricco di bellez
a fioritura è la condizione prima di una buona annata. Ed essendo dea
dei
flori, Flora proteggeva anche le api e l’ agricol
1º Maggio, le così dette Floralia. Erano feste rallegrate dal sorriso
dei
flori; s’ incoronavano le porte delle case, si po
osì detti mimi, spettacoli d’ indole gaia e licenziosa. 2. Nel quinto
dei
Fasti d’ Ovidio si parla di Flora; ed ella stessa
anuta, longeva » ecc. ma chi ne parla più a lungo è Ovidio nel quarto
dei
Fasti ove spiega e descrive le teste del 21 April
aveva relazione con essa perchè rappresentava divinizzato il concetto
dei
limiti delle proprietà prediali; quindi era il pa
i varii poderi e si dicevano per l’ appunto termini. Nella coscienza
dei
Romani era così vivo il rispetto della proprietà
nell’ area del nuovo edificio. 2. Di Termine parla Ovidio nel secondo
dei
Fasti, e spiegando le feste in di lui onore, e ri
e ha lo stesso significato. Un’ altra leggenda çonnessa coll’ origine
dei
misteri Eleusini è la seguente. Allorquando Demet
sue braccia gli soffiava sopra, e nottetempo, celandosi allo sguardo
dei
genitori, lo mette va nel fuoco per purificarlo.
bbliche preghiere e pratiche di pietà, anche rappresentazioni mimiche
dei
fatti relativi a Demetra e Persefone; il momento
oteva prender parte alle feste maggiori. Tra gli iniziati poi v’ eran
dei
gradi; giacchè da semplici misti (mystae) si pass
più elette intelligenze, e il tempio di Eleusi divenne come il centro
dei
paganesimo ellenico, e tale rimase fino a che, al
lto presto confusa colla greca Demetra; giacchè poco dopo la cacciata
dei
Tarquinii, in occasione di una carestia, per sugg
acciata dei Tarquinii, in occasione di una carestia, per suggerimento
dei
libri sibillini, fu adottato il culto greco. Così
di questi miti; ricordiamo solo la vivace narrazione che è nel quarto
dei
Fasti Ovidiani (v. 417-618) ove il ratto avviene
dell’ Orco. Di qui si capisce facilmente come nelle segrete dottrine
dei
misteri, Persefone divenisse simbolo dell’ imrnor
si persuade come rimmagine della dea infernale fosse viva nella mente
dei
poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia come regi
ma onde si figurava adorna; anche le si assegnava la fiaccola simbolo
dei
misteri Eleusini, inoltre il melograno e il narci
lasci; le porte di esso son tenute ben chiuse e ben custodite e niuno
dei
trapassati può, senza un’ eccezionale concessione
o trono per terna che si squarciasse la terra e comparisse agli occhi
dei
mortali e degli immortali l’ odiato suo soggiorno
a era creduto una terra posta all’ estremo Occidente (detta l’ isola
dei
beati in Esiodo). Allora anche dal mondo sotterr
rraneo di Ade si stimava ben lontano il Tartaro, il carcere di bronzo
dei
titani, immaginati sotto il disco terrestre a tan
o. La sentenza di costoro decideva se esse dovessero seguire la sorte
dei
giusti o dei reprobi. I giusti erano inviati ai C
a di costoro decideva se esse dovessero seguire la sorte dei giusti o
dei
reprobi. I giusti erano inviati ai Campi Elisi ov
piano; ond’ egli deve ripigliar da capo l’ inutil fatica. Issione, re
dei
Lapiti, reo anch’ egli d’ aver offeso Zeus, ha av
1o libro dell’ Odissea dove si descrive l’ andata di Ulisse nel paese
dei
Cimmerii e l’ evocazione dell’ ombre e la predizi
di qualsiasi violazione dell’ ordine morale specialmente nel cerchio
dei
rapporti di famiglia. Secondo Esiodo erano nate d
il delitto, subito con implacabile severità si mettono alle calcagna
dei
colpevole, e più non l’ abbandonano; la loro pres
son dette negre e abominande; un tristo umor cola dai loro occhi, han
dei
serpenti per capelli, la lingua sporge dalla bocc
gli spettri; dicevasi ch’ ella di notte bazzicasse insiem coll’ anime
dei
trapassati su pei trivii e intorno ai sepolcri; c
tte cene di Ecate. Presso le statue poste nei trivii si sacrificavano
dei
cani per espiazione a favor de’ morti, e ciò gene
e e di superstizioni spiritistiche, ebbe facile entratura negli animi
dei
Romani, inclinatissimi a questo genere di cose. S
corpo solo o anche tre corpi ma uniti assieme; simbolo probabilmente
dei
tre aspetti della luna come luna piena, mezza e n
di risse, per via di morbi e della decrepitezza insidiavano alla vita
dei
mortali. Oltre a cio la morte era rappresentata a
si l’ Orco come un essere silenzioso e silenziose si dicevan l’ ombre
dei
trapassati. 3. Noto è l’ episodio del decimoquart
ome punto centrale della casa, che non solo serviva alla preparazione
dei
cibi quotidiani ma anche a scopi religiosi. Il fo
i. Sul focolare sole va tenersi acceso continuamente il fuoco in onor
dei
Penati e di Vesta, e vicino al focolare si conser
e vicino al focolare si conservavano in nicchie apposite le statuette
dei
Penati, che si mettevano anche a tavola apponendo
tte dei Penati, che si mettevano anche a tavola apponendo loro avanti
dei
cibi come per far partecipare alla comune mensa g
mile su una moneta dell’ età repubblicana, appartenente alla famiglia
dei
Sulpicii. L’ aspetto de’ Penati era simile a quel
alla famiglia dei Sulpicii. L’ aspetto de’ Penati era simile a quello
dei
greci Dioscuri. II. I Lari. 1. Anche i Lari
e si può riscontrare che i Lari in fondo non erano altro che le anime
dei
defunti, propriamente le anime virtuose che diven
ifatti eran detti figli di Mania o di Ace a Larentia; mentre l’ anime
dei
tristi si dicevan larvae o le lemures. Che gli an
, che montre fa capire l’ argomento della Commedia dà una chiara idea
dei
rapporti che si supponevano tra il Lare domestico
te le case e si custodivano religiosamente nei lararii, o tabernacoli
dei
lari, generalmente nell’ atrio, ma anche in altre
nii locali di attribuzioni diverse. V’ erano i Lari compitali, o Lari
dei
crocicchi, i rurali, della campagna, i praestites
titi di pelle di cane e accompagnati da un cane; ancora si nominavano
dei
Lari hostilii protettori contro i nemici, dei Lar
e; ancora si nominavano dei Lari hostilii protettori contro i nemici,
dei
Lari permarini a cui fu eretto un tempio nel camp
lle case private; Alessandro Severo aveva in casa due lararii, in uno
dei
quali oltre la statua di alcuni imperatori divini
come Orfeo, Abramo, Cristo, Apollonio di Tiana, e nell’ altro quelle
dei
più celebri poeti ed eroi di Grecia e di Roma, co
la sorte serbata dopo morte agli Eroi di viversene felici nell’ isola
dei
beati, sotto il governo di Crono. Allora una cota
parlare di una religione degli Eroi, come si parlava di una religione
dei
morti; pero non mai più di tanto, salvo per quell
zati, erano divenuti vero oggetto di culto e si dedicavano loro anche
dei
templi. 3. Or qual è stata, secondo il pensiero d
erpente (l’ animale sacro più d’ ogni altro alla terra); gli abitanti
dei
luoghi lacustri dicevano i loro progenitori nati
no all’ origine, così varie erano le opinioni intorno alla condizione
dei
primi uomini, riferendosi dagli uni che fossero v
li che afflissero l’ umanità, e primo di tutti della morte. La storia
dei
primi uomini è narrata affatto diversamente nella
un’ età d’ oro, in cui gli uomini vivevano in piena felicità, godendo
dei
frutti che la terra spontaneamente produceva; tut
ad Esiodo tanto nella Teogonia quanto nell’ altro poema delle Opere e
dei
Giorni, diè ad Eschilo argomento di comporre la f
ricordiamo soltanto il lungo passo di Esiodo nel poema delle Opere e
dei
Giorni (v. 109 e seg.), e la bella notissima narr
ndaro l’ immaginazione greca concepi l’ idea di que’ mostri. La lotta
dei
Lapiti e dei Centauri, la quale divenne simbolo d
ginazione greca concepi l’ idea di que’ mostri. La lotta dei Lapiti e
dei
Centauri, la quale divenne simbolo della lotta tr
be occasione e principio durante le feste per le nozze di Piritoo, re
dei
Lapiti e di Ippodamia, alle quali i principali fr
vrarsi sul Pindo, a occidente. A questa lotta presero parte, a difesa
dei
Lapiti, Teseo e Nestore, amici di Piritoo. — Fra
deuce, Teseo, Nestore, Meleagro, Diomede, ecc. Abitava in una caverna
dei
Pelio, ma dopo la cacciata dei Centauri da quel m
, Diomede, ecc. Abitava in una caverna dei Pelio, ma dopo la cacciata
dei
Centauri da quel monte, si diceva avesse posto se
ndola strettamente abbracciata; ora un altro galoppa sopra i cadaveri
dei
nemici uccisi; ora son scene di lotta, come quell
asformati in draghi, entrambi furono da Zeus ammessi all’ eterna vita
dei
Campi Elisi. Molti fra i motivi di questa leggend
eozia in antico era regione paludosa e non sana. Anche la seminagione
dei
denti del drago e la nascita di uomini armati dal
r sorta. Era una famiglia felice, e i tanti figli com’ erano la gioia
dei
regal padre, così erano l’ orgoglio della madre f
iò detto la tradizione; pero in Tebe si faceva vedere la tomba comune
dei
Dioscuri Tebani. Dopo la loro morte il trono di T
infuori di poche parti ristorate, si ritiene che sia lavoro originale
dei
fratelli Apollonio e Taurisco di Tralle in Caria,
l sesto delle Metamorfosi, poi la descrizione viva e vera della morte
dei
figli di lei, e l’ espressione del suo immenso do
, scolpita da mano antica, la qual statua fa parte del celebre gruppo
dei
Niobidi conservato nella Galleria degli Uffizi a
lo, accusa insieme la prepotente vendetta del nume sul capo innocente
dei
figliuoli. Se la grandiosa composizione dei Niobi
l nume sul capo innocente dei figliuoli. Se la grandiosa composizione
dei
Niobidi fosse in origine collocata nel frontone d
sso signore fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato come spauracchio
dei
cavalli da corsa nei santuari di Posidone e negli
ll’ Ibis di Ovidio. c) Bellerofonte. 1. Un altro eroe nazionale
dei
Corinzii era Bellerofonte (bellerophon ovvero Bel
suocero Jobate re della Licia, con una tavoletta suggellata, entrovi
dei
segni segreti per avvertire lo suocero che dovess
o la morte. E di qui in avanti Bellerofonte diventa l’ eroe nazionale
dei
Licii. La prima impresa a cui lo mandò Jobate fu
lonte scorrente), una figlia del Nilo, due figliuoli, Egitto e Danao,
dei
quali il primo fu padre di cinquanta maschi, il s
lio di Preto. Ivi egli fondò le città di Midea e di Micene, e per via
dei
figliuoli natigli da Andromeda fu il capo di una
uori della Grecia si vollero trovare discendenti di Perseo. Così i re
dei
Persiani eran detti prosapia di Perseo, altrettan
lumno avesse sposato Danae e fondato la città di Ardea; onde Turno re
dei
Rutuli, come è ricordato in Virgilio (En. 7, 410)
ignificato naturale di questo mito non può esser dubbio. Perseo è uno
dei
tanti eroi solari onde è ricca la mitologia greca
piena di umiltà e di rassegnazione ai voleri di Zeus, ha ispirato uno
dei
più bei canti di Simonide 49. A tacer d’ altri, s
del Peloponneso ricordavano come eroi di que’ luoghi Tindareo, padre
dei
Dioscuri, di Elena e di Clitennestra, Afareo, il
a Penelope la futura sposa di Ulisse, a Tindareo la bella Leda, madre
dei
gemelli Castore e Polluce (Pollux, grecamente Pol
a da Zeus, che le s’ era accostato in forma d’ un cigno. Ma poi quale
dei
figli di Leda avesse origine divina, correvano tr
ebbero usciti Elena e i due gemelli. — Venendo ora alle eroiche gesta
dei
Dioscuri, è a notare anzitutto la diversa abilità
ta dal fratello a condizione che un giorno fossero entrambi nel mondo
dei
morti, un altro giorno godessero entrambi la luce
questo mito. Essi erano fenomeni di luce ma di luce che lotta contro
dei
nemici, probabilmente i due crepuscoli della matt
ini era naturale che venissero divinizzati e si erigessero loro anche
dei
templi. Molti ve n’ erano a Sparta per cui essi e
spedizioni di guerra gli Spartani portavano spesso con sè un simbolo
dei
Dioscuri, consistente in due bastoncini paralleli
ltrove, a Mantinea ad. es., dove un eterno fuoco si manteneva in onor
dei
Dioscuri. Ad Atene erano venerati col nome di Ana
tiva ai Dioscuri è ricchissima; in Omero non solo si leggono qua e là
dei
luoghi ricordanti le loro vicende, ma un inno int
ra gli Omerici è in lode loro, e ivi già si rammentano le benemerenze
dei
Dioscuri verso i naviganti. Altri epici antichi c
avventurosa, Orizia (Oreithyia) che fu rapita da Borea e fatta madre
dei
gemelli Calai e Zete, e Procri già felice sposa d
opa. c) Teseo. 1. La tarda tradizione attica, rinnovando i nomi
dei
più antichi re, faceva il secondo Eretteo padre o
ltrechè di Orizia e Procri, anche di un altro Cecrope e di Mezione; e
dei
pari al secondo Cecrope assegnava per figliuolo u
cello marino detto Ciris. Infine Egeo si trovò alle strette per causa
dei
Pallantidi e di Minosse; dai quali pericoli lo sa
dovette lasciare Atene. Ma nuovo ostacolo sorgeva contro lui da parte
dei
Pallantidi, i cinquanta figli di Pallante, che ap
, verso la fine di Ottobre, feste destinate a ringraziare la Divinità
dei
frutti autunnali e lamentare colla fine dell’ est
sacrificò ad Apollo Delfinio; 2º aiutò l’ amico suo Piritoo, principe
dei
Lapiti nella guerra contro i Centauri (v. pag. 30
i (v. pag. 306); 3º in una spedizione a Creta, rapi Elena, la sorella
dei
Dioscuri; 4º con Piritoo e per fare cosa a lui gr
tempio detto di Teseo le metope portavano in rilievo rappresentazioni
dei
fatti di lui; alcune ancora esistono ma guaste e
eus e di Europa. Costei, nata da un Fenice, dice Omero, da Agenore re
dei
Fenici, dicono i mitografi posteriori, quindi sor
uscirne. A pascere il Minotauro la rinchiuso Minosse faceva gettare o
dei
condannati a morte o degli schiavi, specialmente
mazione, Minosse diventò col fratello Radamanto e con Eaco il giudice
dei
morti nell’ Averno. Dei figli di Minosse, Catreo,
mo di bronzo, leggenda che pare accenni ad origine fenicia e all’ uso
dei
sacrifizi umani. Talo dunque dicevasi fosse tutto
nte Talo che in seguito agli incantesimi di Medea muore nelle braccia
dei
Dioscuri. Le monete cretesi lo hanno sovente in f
a le popolazioni eolie, e in seguito sia di ventato l’ eroe nazionale
dei
Greci in genere. Salvochè al nucleo primitivo di
emelli, detto ira gli Dei che sarebbe nato allora allora il più forte
dei
Persidi, il quale sarebbe stato signore e sovrano
sarebbe stato signore e sovrano di tutti i discendenti, Era, come dea
dei
parti, ricorse a quest’ astuzia di ritardare il p
ione non sapeva dire. Tornando a Tebe, incontrò i messi di Ergino, re
dei
Minii in Orcomeno, che si recavano a Tebe per rit
do compagno, fece dare il fuoco ad un bosco vicino, e si fece portare
dei
tronchi in flamme. Con questi affrontò l’ idra e
ove si rifugiarono in casa di Chirone là cacciato dal Pelio per opera
dei
Lapiti; anche Chirone fu inavvertentemente ferito
Teseo. i) Le cavalle di Diomede eran feroci bestie, a cui Diomede, re
dei
Bistoni in Tracia, gettava in pasto gli stranieri
o; e poichè Esione ebbe da Eracle facoltà di salvare col suo velo uno
dei
prigionieri, salvò suo fratello Podarce, che d’ a
a in poi si chiamò Priamo, ossia il riscattato, e divenne capostipite
dei
Dardanidi. — A questo punto si suoi collocare la
o punto si suoi collocare la spedizione contro Augia e l’ istituzione
dei
giuochi Olimpici che noi abbiamo già ricordato av
glia. — Alla spedizione contro i Pilii connettesi quella contro il re
dei
Lacedemonii. Era questi Ippocoonte, fratellastro
rsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro perdette uno
dei
corni, che riempito da una ninfa di flori e frutt
o areo e le sue freccie. Mentre il rogo ardeva, ecco fra lo scrosciar
dei
tuoni comparir una nuvola in cielo, e un cocchio
oria. Nel culto popolare il forte Eracle divenne anzitutto protettore
dei
Ginnasi, e ad es. in Atene a lui era particolarme
cialmente col titoli di Soter, salvatore, e Alexicacos, allontanatore
dei
mali. Templi si eressero, e si istituirono feste
rincipiato a venerare Eracle come Dio, avevan luogo ogni quattro anni
dei
certami solenni, nei quali si davano ai vincitori
e nel luogo della zuffa un altare in di lui onore e gli sacrificò uno
dei
buoi ricuperati. Evandro ed i suoi fecero festa a
nel Foro Boario, tra l’ Aventino e il Palatino, e a poco a poco anche
dei
templi, come il tempio di Hercules victor ivi ste
celebre poema, intitolato « le gesta di Eracle » (Herakleia), fu uno
dei
primi a parlare delle dodici fatiche cominciando
dalle zanne di esso e stramazzò morto a terra; morì pure Ileo e molti
dei
cani. Alfine un dardo ben diretto dal vigoroso br
o quei di Calidone eran superiori, ma poi avendo Altea, per il dolore
dei
perduti fratelli maledetto il figliuolo, questi s
e la tempesta. Ma molto per tempo s’ intrecciarono al mito primitivo
dei
motivi umani e morali per rendere il racconto più
uesto tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico, uno
dei
più antichi poeti drammatici elaboro pel teatro l
i, largamente descrivendo e i particolari della pugna, e l’ uccisione
dei
Testiadi e il lungo ondeggiare di Altea prima di
il lungo ondeggiare di Altea prima di risolversi a vendicar la morte
dei
fratelli levando dal fuoco il tizzone di Meleagro
te dei fratelli levando dal fuoco il tizzone di Meleagro, e il dolore
dei
Calidonesi dopo la morte del loro giovine eroe e
bisogna rifarci un po’ dall’ alto. — Atamante, figlio di Eolo, era re
dei
Minii in Orcomeno di Beozia. Aveva in moglie Nefe
stirpe di Eolo il compito principale. Atamante stesso s’ accord tanto
dei
mali del suo paese che ne impazzi, e nella pazzia
à marine. Dopo di che, essendo Atamante fuggito in Epiro, la signoria
dei
Minii passò a Creteo, suo fratello. Questi ebbe d
onto giunsero a Cizico, ove furono benevolmente accolti da Cizico, re
dei
Dolioni. Partiti di là, furono da una notturna te
e, die’ a Giasone un farmaco magico atto a difenderlo contro il fuoco
dei
tori e a dargli più che umana forza. Così Giasone
co. III. Il ciclo Tebano. 1. La patetica istoria della famiglia
dei
Labdacidi in Tebe era così ricca di caratteri e d
intraprese la guerra contro il re di Tebe Eteocle. È la guerra detta
dei
sette contro Tebe, perchè oltre Adrasto, Polinice
« Antigone » facendo della pietosa sorella il personaggio principale
dei
dramma; e di Edipo sceneggiò la sventura in due t
delle loro famiglie. Agamennone e Menelao appartenevano alla famiglia
dei
Pelopidi, e traevano la origine loro dal re frigi
e punito in inferno in quel modo che già si espose parlando del regno
dei
morti. Figlio di Zeus, possessore di estesissimi
la figlia Ippodamia in isposa a colui che sapesse vincerlo alla corsa
dei
cocchi; con questo però che chi si lasciava vince
ncia. Pelope si decise a tentar la prova, ma aveva a disposizione sua
dei
cavalli alati donatigli da Posidone, poi guadagno
a potenza; colla quale egli potè respingere trionfalmente gli assalti
dei
Centauri. Dopo di che tornato a Iolco, e presa la
i Centauri. Dopo di che tornato a Iolco, e presa la città coll’ aiuto
dei
Dioscuri, uccise Acasto e Astidamia. In ricompens
d’ Argo e sposata una figlia di lui, prese parte con lui alla guerra
dei
sette contro Tebe incontrandovi la morte. Diomede
ù della mente, la saviezza o l’ astuzia; primo Nestore. Era l’ ultimo
dei
dodici figli di Neleo, il quale nato da Posidone
ggiornava a Pilo città della Messenia. Prese poi parte sia alla lotta
dei
Lapiti contro i Centauri, sia alla caccia Calidon
; anch’ egli era prediletto di Pallade Atena. Facciamo anche un cenno
dei
principali guerrieri Troiani. La famiglia regnant
glio maggiore e il più celebre fu Ettore, il gran guerriero, campione
dei
Troiani, come Achille era dei Greci; secondo figl
fu Ettore, il gran guerriero, campione dei Troiani, come Achille era
dei
Greci; secondo figlio Paride che fu cagion della
rifiuto, si preparò alla guerra; e gli fu facile ottenere l’ adesione
dei
più ragguardevoli principi greci, perchè Tindareo
le, se non si ricordi l’ uccisione per man d’ Achille del più giovane
dei
figli di Priamo, Troilo, e la condanna a morte di
amico Patroclo a permettergli che indossasse le sue armi e alla testa
dei
Mirmidoni corresse in aiuto ai Greci. Al primo lo
a controversia per l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatura
dei
più grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia com
E così sparito dalla scena anche Aiace, rimase Ulisse il più valente
dei
campioni greci. Bisognava giocar d’ astuzia oltre
in un portò dell’ isoletta di Tenedo. I Troiani, lieti della partenza
dei
Greci, guardavano con curiosità quella meraviglia
La morte di Agamennone non poneva fine ai tristi destini della stirpe
dei
Pelopidi. Oreste, figlio di Agamennone e Clitenne
ove viveva ancora l’ avo Eneo, ma spogliato della signoria per opera
dei
figli di Agrio suo fratello; Diomede combattè, vi
sse sbalzato nelle coste italiane, e ivi prendesse parte a una guerra
dei
Dauni contro i Messapi, e v’ ottenesse signoria d
itutto sbattuto sulle coste della Tracia, ed ivi presso Ismaro, città
dei
Ciconi, venne a battaglia con costoro, e ben dist
colse e spinse in alto mare. Dopo nove giorni di navigazione in balia
dei
venti, approdo alla terra dei Lotofagi (mangiator
opo nove giorni di navigazione in balia dei venti, approdo alla terra
dei
Lotofagi (mangiatori di loto, un frutto di color
olifemo, e chiusa con un masso l’ entrata della caverna, si mangi due
dei
compagni d’ Ulisse, e il domani altri due. Ulisse
invocar da suo padre Posidone vendetta contro Ulisse. d) Dalla terra
dei
Ciclopi Ulisse pervenne all’ Eolia, l’ isola favo
i Ciclopi Ulisse pervenne all’ Eolia, l’ isola favolosa dove Eolo, re
dei
venti, li teneva racchiusi in un antro per scaten
trasportate di nuovo in occidente. e) Allora Ulisse capitò nel paese
dei
Lestrigoni, giganti e antropofagi. Costoro abitav
uendo questo consiglio s’ avvia Ulisse ad occidente e giunge al paese
dei
Cimmerii. Ivi offerti i dovuti sacrifici e fatti
no a sbarcare, poi li finivano miseramente; personificazione evidente
dei
pericoli di un mare in apparenza calmo e seducent
e sbarcò veramente a malincuore e solo per condiscendere al desiderio
dei
compagni. Pareva presentisse il pericolo; infatti
giunse il lido di Scheria. Ivi incontra Nausica, figlia di Alcinoo re
dei
Feaci; la quale lo conduce al palazzo e lo raccom
hi in segno di festa; egli racconto le sue avventure; infine una nave
dei
Feaci ricondusse l’ avventuroso eroe all’ isola d
dette la moglie Creusa ma salvò il figlio Ascanio e le sacre immagini
dei
Penati troiani. Non molestato più dai Greci, anzi
sola di Sicilia. Ivi giunto ebbe gentile accoglienza da Aceste figlio
dei
fiume Crimiso e di Egesta, nobile donna troiana.
Cumana, n’ ebbe consiglio di scendere all’ Averno per veder l’ ombre
dei
trapassati e saper da loro notizie del proprio av
discendenza. Ciò fatto, riprese il viaggio e veleggiò sino alle foci
dei
Tevere e scese nel territorio di Laurento, il cui
atino, avrebbe preferito sposare la sua figliuola al potente Turno re
dei
Rutuli, e indusse costui a muover guerra ad Enea.
romaca, a Ecuba, ad Ulisse. Sopra tutto le tragiche e fatali sventure
dei
Pelopidi e degli Atridi serbarono per secoli e se
’ essa bevve a larghi sorsi alla fonte delle cose troiane. Per tacere
dei
traduttori, già Nevio nella Guerra punica ebbe oc
nga l’ Achilleide di Stazio; s’ aggiungano i continui ricordi e cenni
dei
poeti lirici, Orazio, Tibullo e Properzio; infine
o serpente colle estreme spire della coda allaccia in basso una gamba
dei
figli di sinistra, mentre l’ altro serpente gli a
i contrae compresso, il petto si rigonfia le estremità fino alle dita
dei
piedi si raggrinzano tremanti; un brivido, un fre
il dolor fisico sono espressi all’ estremo… ». A questa fine analisi
dei
Gentile si può aggiungere l’ osservazione che la
iero. Ne esistono copie antiche in diversi luoghi, una è nella loggia
dei
Lanzi a Firenze (fig. 89). Si pensa o a Menelao c
mento della cetra, c) nel fare opere d’ arte; quindi le tre categorie
dei
vati, dei poeti, degli artisti. 2. Ogni stirpe gr
a cetra, c) nel fare opere d’ arte; quindi le tre categorie dei vati,
dei
poeti, degli artisti. 2. Ogni stirpe greca ebbe i
iloco che ebbero tante parte nelle vicende di Tebe e nelle due guerre
dei
sette e degli Epigoni; ed’ altri minori, come Pol
de tebane è nominato Tiresia; come nelle troiane Calcante dalla parte
dei
Greci, Eleno e Cassandra dalla parte de’ Troiani.
che si facevan feste in di lui onore. — Tamiri (Thamyris) fu il primo
dei
cantori antichi che allietava dell’ arte sua le c
cantori antichi che allietava dell’ arte sua le corti de’ principi e
dei
nobili e la folia raccolta a festa. Ma pecca di s
e volle gareggiare colle Muse onde fu acciecato e toltagli la facoltà
dei
suoni; onde divenne il contrapposto del pio Orfeo
compagnia allorchè tu, mutata veste e fatta nemica, abbandoni le case
dei
potenti. » 31. « Il giovane, cinto le novelle c
1’ uno e l’ altro sole. Anche allora non appena fu tocca dalle labbra
dei
Dio stillante rugiada sulla madida barba e rigonf
I. 28, 20: « Senza distinzione s’ aramucchiauo le morti de’ vecchi e
dei
giovani; niuna vita sfugge alla crudel Proserpina
, e un grave esempio porge 1’ alato Pegaso che sdegnò reggere il peso
dei
terreno cavaliere Bellerofonte. » 49. Fram. 37
Celidone, fatta schiava allorchè Eneo fu caccialo dal regno per opera
dei
figliuoli di Agrio suo fratello, cfr. pag. 412.
l canoro Orfeo, abile a trattener con l’ arte materna il rapido corso
dei
fiumi e i celeri venti, carezzevole così col suon
bra di essa arrestavasi ripensando ai dì che furono, quando egli duce
dei
più degni Eroi, varcava su quella incogniti mari.
sero a dire che Argo fu la prima nave inventata dagli uomini, nessuno
dei
moderni vorrà credere che non ve ne fossero state
apparisce più favoloso il racconto storicamente vero della maraviglia
dei
selvaggi dell’America, quando videro avvicinarsi
e nel primitivo loro significato il modo di vivere della città, ossia
dei
cittadini ; quindi, secondo questa etimologia e q
econdo il sistema del Vico, altro non sarebbero che caratteri poetici
dei
primi civilizzatori dei popoli. Essendo incerto c
co, altro non sarebbero che caratteri poetici dei primi civilizzatori
dei
popoli. Essendo incerto chi di loro due esistesse
i prodigii furon dai Mitologi attribuiti anche ad altri civilizzatori
dei
popoli83 : di Orfeo soltanto e non d’altri è prop
u causa della sua fine funesta, perchè le Tracie femmine indispettite
dei
suoi rifiuti, percorrendo nel giorno delle feste
figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu da taluni considerato come uno
dei
Semidei. Ambiva anch’egli di sposare Euridice, e
ascesse. Era scritto nel libro del Fato che regnerebbe in Tebe quello
dei
due cugini (altri dicono gemelli) che prima nasce
cono gemelli) che prima nascesse nella Corte Tebana. Giunone come Dea
dei
parti fece in modo che nascesse prima Euristèo, e
tà, per quanto sembrasse amena e piacevole, ma che induceva all’oblio
dei
proprii doveri e della fama, preferì quella ardua
eriti, fu cangiato nella costellazione che ne porta il nome, ed è uno
dei
12 segni del Zodiaco, adorno di 93 stelle. 2ª
iuto il suo servo o amico Jolao che lo schermisse dalle offese di uno
dei
due nemici, in mezzo a cui si trovava : schiacciò
tiranni ; ed Ercole da par suo non li risparmia. Seppe che Diomede re
dei
Bistonii in Tracia pasceva di sangue e di carne u
entilmente per la vita e lo diede a divorare ai suoi cavalli stessi ;
dei
quali poi s’impadronì e li regalò ad Euristeo.
nne d’Ercole fossero fatte come quelle delle monete spagnole o di uno
dei
quattro o cinque ordini dell’architettura, ma era
ola dà la seguente spiegazione il Machiavelli nel cap. 12 del lib. ii
dei
suoi celebri Discorsi sulla prima Deca di Tito Li
r la coda, nella sua caverna, perchè non si avesse indizio dalle orme
dei
piedi verso qual parte fossero andate. Ercole per
Centauri erano mezzi cavalli e mezzi uomini ; cavalli dalle estremità
dei
piedi sino al collo ; invece del quale avevano il
rgiuro osservati i patti, sarà più a proposito ragionare nel racconto
dei
re di Troia. Basti qui l’avere accennate queste i
loo, il più gran fiume della Grecia, e perciò da Omero chiamato il re
dei
fiumi. Questi fu il solo pretendente che non cede
unque forma, e di più gli ruppe un corno, onor della fronte degli Dei
dei
fiumi ; per ricuperare il quale Acheloo diede in
ominciando da Herschel, dicono che il nostro Sole con tutto il cortèo
dei
pianeti è attratto da forza preponderante verso q
Tindàridi, e se figli di Giove Diòscuri, essendo il vocabolo Dios uno
dei
greci nomi di Giove, sinonimo di Zeus. Nè questa
omare i cavalli ; perciò eran considerati protettori delle palestre e
dei
giuochi circensi. È lodata in generale la loro ab
uesti due affettuosissimi fratelli furon cangiati nella costellazione
dei
Gemini, o Gemelli, che è quel segno del Zodiaco i
trica che sovente si osserva sulle punte delle antenne e degli alberi
dei
bastimenti dopo la tempesta. Le rammenta anche il
te stelle di Santermo 99. Dante parla più volte della costellazione
dei
Gemelli nella Divina Commedia, perchè egli nacque
E nel ciel velocissimo m’impulse. » L Minosse re e legislatore
dei
Cretesi Dicemmo nel N° XXX che Minosse era fig
za nei secoli xiv e xiii, avanti l’era volgare. Come re e legislatore
dei
Cretesi è rammentato anche da Cicerone nelle Tusc
giustissimo ; e perciò si credè che dopo la morte divenisse il primo
dei
tre giudici dell’Inferno pagano. Le sue leggi son
omo e mezzo toro ; il quale fu chiamato il Minotauro, parola composta
dei
nomi di Minosse e di Tauro, ossia toro101. Di più
fatto a somiglianza di quello, ma molto più piccolo ; 3° il labirinto
dei
Cabiri nell’isola di Lenno ; e 4° quello di Chius
anzi che ancor ne restano, pare che fosse un ipogeo come le catacombe
dei
primi Cristiani : degli altri 3 è più difficile i
ero che era figlio di Nettuno, e così lo fecero appartenere al numero
dei
Semidei. Per altro poco giovò a quest’Eroe l’esse
er terra desiderando non già di schivare, ma di affrontare i pericoli
dei
masnadieri e dei mostri che infestavano quelle re
ndo non già di schivare, ma di affrontare i pericoli dei masnadieri e
dei
mostri che infestavano quelle regioni. E qui inco
infestavano quelle regioni. E qui incominciano i suoi fatti eroici ;
dei
quali accenneremo soltanto i più straordinarii ch
e esser messo anch’egli (per quanto Egeo vi si opponesse), nel numero
dei
giovani destinati per cibo al Minotauro. La nave
sposizione. Diede a Teseo un gomitolo di filo, perchè fissandone l’un
dei
capi all’ingresso del labirinto, e svolgendolo ne
rno, ove afferma che egli trovò il Minotauro a guardia del 7° cerchio
dei
violenti ; ed al qual mostro, perchè lasciasse lo
; ma non tutto gli andò a seconda, come vedremo. E parlando in prima
dei
più celebri fatti felicemente da lui compiuti, ra
too ; ed ecco prima di tutto come nacque la loro amicizia. Piritoo re
dei
Làpiti sentendo tanto encomiar Teseo pel suo valo
rappresentati i Centuari secondo le descrizioni mitologiche ; ed uno
dei
più celebrati è quello di Giovan Bologna sotto le
o, ad aiutarlo a ricuperare il regno. La guerra che ne seguì fu detta
dei
sette Prodi, perchè sette furono i valorosi capi
istigato dallo zio Creonte, che sperava di profittare della discordia
dei
nipoti per impadronirsi del regno, si preparò anc
he l’avversione degli animi loro erasi comunicata a tutte le molecole
dei
loro corpi. E di questo mitologico prodigio fa me
« Ove Eteòcle col fratel fu miso. » Il solo Creonte gioì della morte
dei
nipoti, dei quali aveva fomentato l’odio e la dis
e col fratel fu miso. » Il solo Creonte gioì della morte dei nipoti,
dei
quali aveva fomentato l’odio e la discordia per i
’odio e la discordia per impadronirsi del regno ; e divenne tosto uno
dei
più esecrati tiranni. E per primo atto inumano pr
, i cui fulmini, a quanto egli diceva, non gli facevano maggior paura
dei
raggi del Sole sul mezzogiorno. Ma Giove gli fece
» e aggiunge che anche laggiù quell’anima dannata sfidava il supremo
dei
Numi, dicendo che quantunque Giove lo sættasse di
Dal loro connubio era nato un figlio di nome Stènelo, che fu poi uno
dei
più valorosi guerrieri all’assedio di Troia. Oraz
non andò al Tartaro ma agli Elisii, e che in Grecia aveva un Oracolo
dei
più celebrati e rendeva responsi dei più veridici
e che in Grecia aveva un Oracolo dei più celebrati e rendeva responsi
dei
più veridici. Ma Dante che non credeva concessa a
ripudiata Alfesibea, fu ucciso dai fratelli di lei. Così la discordia
dei
figli di Edipo produsse una serie infinita di gua
uenza in conseguenza durarono per molti anni. Poichè Adrasto, il solo
dei
Sette Prodi rimasto in vita, quantunque per causa
ello e la sorella, il cognato e il nipote ; senza contare le sventure
dei
sudditi e lo sperpero delle forze del regno, voll
ze del regno, volle imprendere un’altra guerra contro Tebe coll’aiuto
dei
figli degli estinti Prodi. Questa seconda guerra
Prodi. Questa seconda guerra fu perciò chiamata degli Epìgoni, ossia
dei
rampolli, o discendenti ; ed ebbe luogo dieci ann
ettar che questi rampolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie. Ma
dei
fatti d’arme e degli effetti ultimi di questa gue
cendenti Dalle atrocità degli Eraclidi convien passare agli orrori
dei
Pelòpidi. Questi pure furono argomento prediletto
gamennone e l’Oreste di Alfieri. Inoltre appartenenti a questa stirpe
dei
Pelopidi furono due dei principali personaggi del
Alfieri. Inoltre appartenenti a questa stirpe dei Pelopidi furono due
dei
principali personaggi del l’Iliade di Omero, a is
no due dei principali personaggi del l’Iliade di Omero, a istigazione
dei
quali s’imprese e si condusse a termine la guerra
uesta stirpe funesta e troppo famosa per infami delitti. Nel parlare
dei
dannati celebri dell’ Inferno pagano, dicemmo che
ucciso questo suo figlio, e imbanditene le carni per cibo alla mensa
dei
Numi da lui convitati ; e inoltre che Pelope fu r
proponeva loro condizioni durissime, cioè o di superarlo nella corsa
dei
cocchi (ed egli co’ suoi cavalli figli del Vento
luogo la famosa guerra di Troia, è tempo di parlare di questa città e
dei
suoi re, come pure della vera causa di quella gue
ante e possidente di terreni nella regione asiatica presso lo stretto
dei
Dardanelli, reclamò la priorità di tale scoperta,
ria Universale non ha potuto dare un giudizio sicuro sulla genealogia
dei
re di Troia e sulla verità dei fatti che di loro
re un giudizio sicuro sulla genealogia dei re di Troia e sulla verità
dei
fatti che di loro si raccontano. Dovendosi quindi
ti e di taluni moderni filologi. Ed ecco prima di tutto la genealogia
dei
re Troiani quale Omero fa dirla da Enea ad Achill
ore di esser posto nella Costellazione detta dell’ Aquario, che è uno
dei
dodici segni del Zodiaco e rifulge di 127 stelle.
cadde anche allora, come avvien quasi sempre, che son puniti i popoli
dei
peccati del loro re128. Consultato l’Oracolo, ris
glia di Dimante re di Tracia, e da essa ebbe molti figli, di ciascuno
dei
quali dovrà parlarsi nel raccontare le estreme sv
aver partorito una fiamma che incendiava tutta l’Asia. Gl’interpreti
dei
sogni dichiararono che il figlio nascituro sarebb
moglie e i tesori : a quel che pare, si sarebbe poi contentato anche
dei
tesori soltanto, perchè vide bene che la moglie s
ù potente e più ardito, rappresentò a tutti i principi greci l’offesa
dei
Troiani come un insulto nazionale, come un’ onta
ti i principi collegati. Ecco perchè egli è chiamato dagli Antichi re
dei
re, e da Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risolut
rchè egli è chiamato dagli Antichi re dei re, e da Dante lo Gran Duca
dei
Greci. Fu risoluto che il luogo di convegno per f
grandi gesta in quell’impresa, di esser fatti da Omero i protagonisti
dei
suoi due poemi l’Iliade e l’Odissea. E veramente
improvviso assalto, fe’ suonare la tromba di guerra. Fu allora deciso
dei
futuri destini di Achille. All’eloquente invito d
nto poteva le superstizione a quei tempi, che lo stesso Agamennone re
dei
re consentì ad immolare la propria figlia Ifigení
no, o ad impedire lo sbarco, o a far costar cara l’invasione. Nessuno
dei
Greci osava scendere a terra, perchè credevasi ch
tribuivasi infatti a Palamede l’invenzione del giuoco degli scacchi e
dei
dadi, della tessera o contrassegno, delle sentine
o Cicerone non lo crede, e stima invece che sia questa una invenzione
dei
Tragici 130. Se però il fatto esiste, qualunque n
imatura del ferro di quell’asta rimase nel campo greco in adempimento
dei
patti, e divenne amico dei Greci per sentimento d
asta rimase nel campo greco in adempimento dei patti, e divenne amico
dei
Greci per sentimento di gratitudine. Dante rammen
e il sepolcro di Laomedonte : e questa fatalità fu compiuta per opera
dei
Troiani stessi il giorno avanti l’eccidio della l
La causa che inimicò Achille con Agamennone fu una prepotenza del re
dei
re. Era uso comune in quelle antiche guerre da ma
tti occulta, « A lui sol manifesta, » e gl’impedì di uccidere il re
dei
re. Obbedì Achille, ma giurò per altro di non più
asi sempre perdente e respinto : ad ogni battaglia cresceva il numero
dei
morti e dei feriti in grandi proporzioni, e per c
erdente e respinto : ad ogni battaglia cresceva il numero dei morti e
dei
feriti in grandi proporzioni, e per conseguenza l
dei feriti in grandi proporzioni, e per conseguenza lo scoraggiamento
dei
superstiti ed illesi. Si notò allora con dolore l
tato. E Achille intanto nelle sue sicure tende godeva delle sconfitte
dei
Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per
sconfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per mezzo
dei
più illustri personaggi della sua armata, oltre l
atter egli con le divine armi di lui per trattenere alquanto l’impeto
dei
Troiani che stavano per irrompere nelle greche tr
tò cara, perchè dopo aver dato prove di mirabil valore facendo strage
dei
nemici, quand’era già stanco incontrò Ettore, e c
ello di Mirmidoni che lo accompagnino sino a Troia. Colla descrizione
dei
funebri onori resi ad Ettore in Troia termina l’I
e precedenti battaglie e per le gravi ferite che avevano tocche i più
dei
capitani di ambe le parti, vi fosse, senza bisogn
lmeno incidentalmente, di quei principi e guerrieri, amici ed alleati
dei
Troiani che recaron loro soccorso personalmente e
a da Achille, o secondo altri da Ulisse. Dopo la loro morte accaddero
dei
miracoli : il corpo di Sarpèdone fu trasportato i
Pentesilèa, che Virgilio e Ovidio asseriscono essere accorsa in aiuto
dei
Troiani con una schiera delle sue compagne e che
o gettarlo nel mare, o farlo a pezzi, sospettandovi dentro un inganno
dei
Greci ; e per quanto gli Antichi si sieno affatic
di di Sinone, non son mai riusciti a far creder perdonabile la cecità
dei
Troiani ; i quali non solo rispettarono come un v
fortezza, abbandonandosi spensieratamente alla gioia per la partenza
dei
Greci, ai conviti, all’ebbrezza ed al sonno. E ne
e astuzie poi e delle frodi del greco Sinone per farsi credere nemico
dei
Greci e indurre i Troiani a portare in Troia il c
ò il Conte Ugolino. Ma gli scrittori greci per non menomare il merito
dei
loro Eroi nascosero più che poterono il tradiment
un capitolo a parte. Fra gli episodii però dell’eccidio di Troia uno
dei
più lagrimevoli è quello della morte del vecchio
veduti spenti i suoi più prodi e più cari figli, oltre una gran parte
dei
suoi sudditi, e presa e incendiata dai Greci la s
e parenti di ambo i sessi della famiglia di Priamo divennero schiavi
dei
Greci, e principalmente di Pirro e di Agamennone
), ha dimostrato che non è inutile neppure ai giorni nostri lo studio
dei
Classici e della Mitologia. In quel gruppo vedesi
figlia ; e sul suolo fra i piedi di Pirro giace moribondo Polite, uno
dei
figli di Priamo. 135. LX Ritorno dei Greci i
giace moribondo Polite, uno dei figli di Priamo. 135. LX Ritorno
dei
Greci in patria Incendiata la città di Troia,
inerva, accadde un altro fatto tragico e molto compassionevole in uno
dei
superstiti della infelicissima famiglia di Priamo
Troia. Egli dunque all’avvicinarsi della greca flotta fece accendere
dei
fuochi sopra gli scogli Cafarei (al sud-ovest del
uesti reduci divenuti così famosi furon pur anco felici nel rimanente
dei
loro giorni. Alla narrazione storica generale sub
storica generale subentrano dunque necessariamente i cenni biografici
dei
principali guerrieri. E incominciando dal re dei
e i cenni biografici dei principali guerrieri. E incominciando dal re
dei
re, troviamo che a lui più funesto che agli altri
ntrambi da Agamennone non v’era altro riparo che uccider lui. E il re
dei
re scampato da mille pericoli, il giorno stesso c
ltre a quelle due di Alfieri che hanno per titolo il nome del gran re
dei
re e quello del figlio di lui 137. Menelao ed El
di Troia, fu costretta a fuggire dal regno di Sparta che era il regno
dei
suoi antenati, e ricoveratasi presso una sua pare
ro per molti secoli nel regno di Epiro, e formarono la dinastia detta
dei
Pirridi o Eàcidi 138, fra i quali il più celebre
venne in Italia cogli elefanti a combattere contro i Romani in difesa
dei
Tarentini. Il vecchio Nestore ritornato in Pilo s
ol non ne inghiottì l’onda vorace. » (Odiss., iii.) È una invenzione
dei
successivi Mitologi che Idomeneo avesse fatto un
nte costretta a determinare il tempo, promise di far la scelta di uno
dei
Proci dopo di aver finito un tela che avea incomi
sospinto dalla forza del vento e delle tempeste. Solamente dall’isola
dei
Feaci (ora di Corfù) andò direttamente ad Itaca s
gazioni e traversate dall’una all’altra isola o sulle coste marittime
dei
continenti. Nè osta a tal conclusione il viaggio
uella per violenza di una tempesta, Ulisse fu spinto ad Ismaro, città
dei
Ciconi nella Tracia, e poi nella terra dei Lotòfa
fu spinto ad Ismaro, città dei Ciconi nella Tracia, e poi nella terra
dei
Lotòfagi sulla costa settentrionale dell’Affrica
i Lotòfagi sulla costa settentrionale dell’Affrica ; quindi nel paese
dei
Ciclopi fra l’Affrica e la Sicilia ; di là nell’E
delle isole Eolie fra la Sicilia e l’Italia, e inoltre nel territorio
dei
Lestrìgoni, che non si trova ben determinato dove
quale con gran fatica e pericolo scampato a nuoto, giunse nell’isola
dei
Feaci, ultimo termine de’ suoi errori e de’suoi t
i i danni sofferti, ritornò di là comodamente in Itaca su di una nave
dei
Feaci stessi. Tra i casi più straordinari e mirab
et cum Cyclope Charybdim, » cioè quel che avvenne ad Ulisse nel paese
dei
Lestrìgoni di cui era re Antifate, poi fra Scilla
Cariddi e nella caverna del Ciclope Polifemo. Qual fosse Antifate re
dei
Lestrìgoni e qual sorte incontrassero i compagni
te.) Di Scilla e di Cariddi ho già parlato nel Cap. XXVIII, trattando
dei
Mostri marini mitologici e poetici ; e qui aggiun
i mitologici e poetici ; e qui aggiungo soltanto l’omerica narrazione
dei
pericoli nei quali incorsero, nel passarvi framez
« Di sopra e delle man remi io mi feci. « Ma degli uomini il padre e
dei
Celesti « Di rivedermi non permise a Scilla ; « C
io in Virgilio, che ne pone il racconto sulle labbra di Achèmene, uno
dei
compagni di Ulisse : « ……….. È questo un antro «
intese di far l’enumerazione di tutti, ma soltanto di citarne alcuni
dei
più straordinarii e mirabili a conferma della sua
rirne qualcuno, ho preferito quelli citati da Orazio. Anzi nel parlar
dei
Mostri marini (V. il N° XXIII) ho detto ancora de
lio e di alcuni suoi sudditi che gli erano rimasti fedeli, vendicarsi
dei
Proci uccidendoli tutti, e poi viver tranquillo n
ezzi barbari, ammira la forza e l’astuzia, e sceglie per protagonisti
dei
suoi due poemi il più forte e il più astuto dei p
glie per protagonisti dei suoi due poemi il più forte e il più astuto
dei
personaggi della guerra di Troia, e giudicando so
sta che potesse stare a fronte di Achille. Tutta la fama che rese uno
dei
più illustri il nome di Enea e degno di poema e d
ide « Volger le spalle, anch’ei si volse, e l’armi « E la sorte seguì
dei
vincitori ; « Sì che dell’amicizia e dell’ospizio
nte confina questi mostruosi e sozzi volatili nella selva delle anime
dei
suicidi, ed accresce colla loro presenza l’orrore
na verità istorica ed ebbe gran fama, perchè faceva risalire gli odii
dei
Cartaginesi contro i Romani sino allo stipite del
i Roma ed a quei compagni di Enea, dai quali vantavansi discesi molti
dei
più nobili ed illustri Romani. Didone, chiamata
ntica tradizione, ebbero il nome, che tuttora conservano, da qualcuno
dei
compagni di Enea. I più notabili sono il capo Mis
; « E più degli altri Enea. » Qui il poeta fa una lunga descrizione
dei
funebri onori che furon resi a Miseno, e termina
sserire che Enea strinse alleanza con Latino re di Laurento nel paese
dei
Latini, e ne sposò la figlia Lavinia ; che sosten
Lavinia ; che sostenne una pericolosissima guerra contro di Turno re
dei
Rutuli, pretendente e, secondo alcuni, promesso s
ci quanto i poeti. Appena appena sono in grado di farci sapere i nomi
dei
re d’Alba, per ordine di successione sino a Numit
ice. Nella Mitologia dunque non solo trovansi le origini preistoriche
dei
popoli antichi e delle loro credenze religiose o
e superstiziose, ma pur anco le cause di certi usi od abusi od errori
dei
popoli pagani, anche nei tempi istorici, finchè d
ori dei popoli pagani, anche nei tempi istorici, finchè durò il culto
dei
loro Dei falsi e bugiardi. Perciò nella Mitologia
o i riti in Egitto e ne conservarono segretamente le pratiche ad onta
dei
divieti della Bibbia. Dall’Asia passò in Europa.
rie troviamo la Magìa, l’Astrologìa, il sortilegio, l’interpretazione
dei
sogni, gli augùrii, o auspicii, gli aruspicii, la
irrazionale dalla imbecillità degli uomini 159. LXIV Gl’Indovini
dei
tempi eroici Trattandosi in questo capitolo di
spirito profetico negl’Indovini, che erano considerati come i profeti
dei
Pagani, basterà parlare di qualcuno dei più celeb
no considerati come i profeti dei Pagani, basterà parlare di qualcuno
dei
più celebri dell’Epoca eroica. Tra i quali ha mag
a maggior fama Tiresia, che era Tebano e viveva ai tempi della guerra
dei
sette Prodi. Di lui si raccontano più mirabili fa
fu creduto infallibile, tanto che niuno osava dubitare della veracità
dei
suoi presagi. Avendo egli detto nel tempo della g
a veracità dei suoi presagi. Avendo egli detto nel tempo della guerra
dei
Sette Prodi che Tebe non sarebbe vinta, se per la
, e da lui ottenne notizie sicure della sua famiglia, del suo regno e
dei
suoi futuri destini. Ebbe Tiresia una figlia chia
’interessati ad intendere in un modo piuttosto che in un altro. Molti
dei
loro responsi eran conservati per tradizione nell
le volgari opinioni e aiutando la politica del governo e gl’interessi
dei
sacerdoti pagani. Molte erano le Sibille rammenta
te dagli Antichi più pel luogo della loro nascita che pel nome loro o
dei
loro parenti ; ma dieci soltanto furon riconosciu
e lasciò scritto che ne era stata fatta menzione negli antichi annali
dei
Samii. 7ª La Sibilla Cumana, così detta perchè na
la vita ai giovani a cui toglievasi il sangue senza prolungare quella
dei
vecchi a cui s’infondeva) fu posto in pratica più
presto abbandonarla per l’incertezza dell’effetto e la responsabilità
dei
mezzi. Anzi nel 1668 fu proibita e condannata anc
sa il latino, e si diletta non solo di studi letterarii, ma pur anco
dei
filosofici, riporterò la celebre osservazione del
atria nell’isola di Lesbo, congiurarono di ucciderlo per impadronirsi
dei
suoi tesori. Egli accortosene, cominciò a cantare
non che i poeti : tra i quali Ovidio lo racconta a lungo nel lib. ii
dei
Fasti, e chiude la sua narrazione con le lodi del
Eroe, troviamo per altro in Pindaro la prima narrazione della favola
dei
serpenti. Ne riporterò due strofe della prima Ode
pio alla fine ; ma questo proverbio alludeva al principio e alla fine
dei
pranzi antichi romani, che incominciavano coll’ i
parafulmine del telegrafo avevano perduto la doratura, e che v’ erano
dei
segni a zig-zag sulla lamina che comunica col suo
ragione può applicarsi ai fatti mitologici quel che afferma Sallustio
dei
fatti storici degli Ateniesi : « Atheniensium res
ativa ed inapplicabile ; e perciò non trovasi oggidì in nessun Codice
dei
popoli civili ; tranne la pena di morte in caso d
orti. » dice Dante nel Canto xii dell’Inferno, parlando della figura
dei
Centauri. 112. Orazio nell’Ode 18ª del lib. i
specialmente nei geniali conviti, rammenta loro questa funesta pugna
dei
Centauri eccitata dal vino : « At ne quis modici
mente il trarre precetti di politica dai miti dell’Antichità pagana e
dei
tempi eroici. Cade qui in acconcio il riferire co
e nella lingua latina vi sono i due vocaboli Urbs e Civitas, il primo
dei
quali significa propriamente il materiale della c
l secondo i cittadini ed anche il diritto di cittadinanza ; come pure
dei
due appellattivi Romani e Quirites il primo aveva
opere del Bartolini, vivente a tempo suo, scrisse di lui nella Terra
dei
Morti : « E tu, giunto a compieta, « Lorenzo, co
lio di Laerte e di Anticlea ambedue mortali, non appartenne al numero
dei
Semidei, ma soltanto degli Eroi ; nè fu considera
duzione : « Perchè non reggi tu, o sacra fame « Dell’oro, l’appetito
dei
mortali ? » Alle quali parole il can. Bianchi fa
uniche e delle tremende battaglie di Annibale che tanta strage fecero
dei
Romani e misero in forse l’esistenza stessa di Ro
63. In quell’inno che la Chiesa cattolica recita o canta in suffragio
dei
defunti, e che incomincia colle parole Dies iræ,
ne trovano, a nostro credere, che convengano ai giovani e la lettura
dei
quali sia ad essi di qualche profitto. Peccano gl
n animo di dare utili insegnamenti come pure di eccitare la curiosità
dei
giovani onde si applicassero con maggior zelo a t
tudiosi. Lo scopo nostro è stato di far ad essi conoscere le finzioni
dei
poeti, di scoprir loro le ricchezze che da più di
zze della vita campestre ; e facendo in tal guisa passare nell’ animo
dei
loro contemporanei i sentimenti di cui essi stess
rrebber le bellezze de’ monumenti preziosi sfuggiti alle devastazioni
dei
conquistatori ed ai rigori del tempo ; e non diss
a esposizione col riportare alcuni squarci di un discorso del maggior
dei
poeti italiani de’ nostri tempi scritto in difesa
volta dalla accennata nomenclatura. Abbiamo parlato anche brevemente
dei
sacrifici che si facevano agli Dei, degli Oracoli
sso fatto parola benchè non abbiano un articolo particolare. Degli
dei
superiori Caos IL Caos era un massa info
me di queste due divinità. Titano a Saturno A Titano, maggiore
dei
figli di Urano, apparteneva l’impero del mondo, m
un serpento che si morde la coda, simbolo della perpetua rivoluzione
dei
tempi. L’orologio a polvere che gli si vede a can
o in cielo lo creò suo coppiere in vece di Ebe. Giove era la divinità
dei
pagani che lo riguardavano come il padrone assolu
on Venere e Pallade, e si dichiarò in quel momento nemica implacabile
dei
Troiani ; e suscitando contro di essi una terribi
e la luce aiutò Latona a sgravarsi d’Apollo. Essendo stata testimonio
dei
patimenti della madre concepì tant’odio pel matri
epidemie, distruggendo le messi ed umiliando i genitori colla perdita
dei
figli. Il cervo e la cerva le erano particolarmen
i dissero scacciate dai figli di Borea. Altri riconoscono nelle Arpie
dei
pirati che facevano delle frequenti discese negli
i. Mercurio era riguardato come il Dio del commercio, dell’eloquenza,
dei
pastori, dei viaggiatori, dei ladri, dei ciarlata
ra riguardato come il Dio del commercio, dell’eloquenza, dei pastori,
dei
viaggiatori, dei ladri, dei ciarlatani e di ogni
e il Dio del commercio, dell’eloquenza, dei pastori, dei viaggiatori,
dei
ladri, dei ciarlatani e di ogni sorta di frappato
l commercio, dell’eloquenza, dei pastori, dei viaggiatori, dei ladri,
dei
ciarlatani e di ogni sorta di frappatori. Egli co
tori. Il cigno che gli sta vicino soventi è il simbolo della dolcezza
dei
discorsi del Dio dell’eloquenza ; il cornucopia d
Arcadia o perchè si credeva ch’ei fosse nato su quel monte. Come Dio
dei
ladri si racconta che commettesse varie truffe e
monte. Come Dio dei ladri si racconta che commettesse varie truffe e
dei
furti. Mentre era ancora fanciullo rubò il triden
ti risguardate se non come altrettante allegorie del corso del sole e
dei
fenomeni da quest’astro prodotti. Bacco No
a visitare quest’ultima che sapeva essere incinta e dopo avere mosso
dei
dubbi su la divinità del suo amante le mise in an
trasse vivo e l’ascose in una delle sue coscie, ove lo tenne il resto
dei
nove mesi ; venuto poi il tempo del suo nascere f
ie con un esercito di uomini e di donne, che invece di armi portavano
dei
tirsi, specie di lancia ornata di pampani e di ed
portavano dei tirsi, specie di lancia ornata di pampani e di edera e
dei
tamburi. Erano essi agitati da un divino furore.
da Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano, per le quali si occupò a fare
dei
pendenti, degli anelli, dei braccialetti ed altre
ell’Oceano, per le quali si occupò a fare dei pendenti, degli anelli,
dei
braccialetti ed altre simili cose. Sortito finalm
l quale si offrivan loro sacrifici. I moderni non videro nella favola
dei
Ciclopi se non che l’emblema dei vulcani. Si dice
i. I moderni non videro nella favola dei Ciclopi se non che l’emblema
dei
vulcani. Si dicevano figli di Urano e della Terra
di Urano e della Terra a cagione dell’altezza e delle profonde radici
dei
monti vulcanici ; di Nettuno e di Anfirite, perch
o ; gli si vede spesse volte vicino il can cerbero. Da una gran parte
dei
Greci Plutone è stato considerato come una causa
nza di un principe chiamato Plutone, gli uomini non conoscevano l’uso
dei
funerali, e che quel nuovo stabilimento lo rendet
, oscuro, diviso in regioni diverse, l’una terribile, ove si vedevano
dei
laghi, la cui acqua limacciosa ed infetta tramand
me di fuooo, delle torri di ferro e di bronzo, delle ardenti fornaci,
dei
mostri e delle furie accanite a tormentare gli em
l’ingresso. Le porte sono dure quanto il diamante ; tutti gli sforzi
dei
mortali, e tutta la possanza degli Dei non potreb
ramo di Stige circondava il Tartaro ed era formato delle sole lagrime
dei
malvagi. Il suo nome significa pianti e gemiti. S
anno a riuniral a quelle dell’Acheronte. Sulle sue sponde si vedevano
dei
tassi che porgevano un’ombra mesta e tenebrosa, e
Zelo, Vittoria, Vigore e Forza. Allorchè Giove per punire l’orgoglio
dei
Titani, chiamò in soccorso tutti gl’immortali, lo
stato punito e mandato un esilio per un anno in uno de’ più oscuri e
dei
più orribili luoghi del Tartaro per aver fatto pa
ale. Tra le divinità infernali si annoverava Nenia la Dea protettrice
dei
moribondi. Presiedeva ai funerali e col nome di N
versi cantati nei funerali. A Roma si adorava anche Libitina come Dea
dei
funerali, e pare che fosse la stessa Proserpina.
a vittoria, scorta i viaggiatori e i naviganti, presiede al consiglio
dei
re, ai sogni, ai parti, alle conversazioni e al c
iglio dei re, ai sogni, ai parti, alle conversazioni e al crescimento
dei
fanciulti che nascono. Ecate figlia del titano P
, ed istruisce nella propria arte due degne figlie Medea e Circe. Dea
dei
maghi e degl’incantesimi, era invocata prima di c
pariva a chi l’invocava. Come Dea delle espiazioni, le erano immolati
dei
cagnolini e le venivano innalzate delle statue ne
chi scorge un’allegoria relativa all’ineguaglianza ed all’incertezza
dei
destini. Altri non vi scorgono se non un’infermit
ende da certuni che le Danaidi comunicassero agli Argivi l’invenzione
dei
pozzi che avevano recata dall’Egitto, dove le acq
è l’emblema di un ambizioso principe che lunga pezza ravvolse in capo
dei
grandi disegni senza eseguirli. Flegia re de’ La
che i Giganti o Titani che mossero guerra a Giove, il più formidabile
dei
quali fu Tifone che da sè solo diede a fare agli
sotto il peso del monte Etna e che venisse poscia liberato. Degli
dei
inferiori Pale Sotto questo nome si onora
i non che le mandre col fumo di sabina e di zolfo ; poscia offrivansi
dei
sacrifizi alla Dea i quali consistevano in latte,
i Giove, chi di Mercurio. Si ritiene però più comunemente che il Pane
dei
Greci fosse figlio di quest’ultimo Dio e di Penel
e, figlia d’Icario e poscia moglie di Ulisse re d’Itaca. Pane era dio
dei
caceiatori, dei pastori e di tutti gli abitanti d
io e poscia moglie di Ulisse re d’Itaca. Pane era dio dei caceiatori,
dei
pastori e di tutti gli abitanti delle campagne. S
ne avevano, ed abitavano tutti le foreste ed i monti. Le occupazioni
dei
Fauni avevano un più stretto rapporto coll’agrico
orto coll’agricoltura. I loro lineamenti sono meno schifosi di quelli
dei
Satiri ed hanno anche una fisonomia di essi più a
acrava ad essi il pino ed il selvatico ulivo. Si pretende che la voce
dei
Fauni si facesse sentire nel più folto dei boschi
o. Si pretende che la voce dei Fauni si facesse sentire nel più folto
dei
boschi. Il nome di Silvani era generico e si dava
re di cambiare di forma a suo piacere si riguardava anche come il Dio
dei
pensieri e dei cambiamenti. Pare che sotto il nom
di forma a suo piacere si riguardava anche come il Dio dei pensieri e
dei
cambiamenti. Pare che sotto il nome di Vertunno v
i un toro o di un drago, qualche volta de’rami d’alberi e altre volte
dei
bracieri in cui ardevano dei profumi, questi orna
che volta de’rami d’alberi e altre volte dei bracieri in cui ardevano
dei
profumi, questi ornamenti servivano ad ispirare a
esiedeva al frumento, ed in certi tempi dell’anno le venivano offerti
dei
sacrifici. Quando le donne celebravano le feste d
al popolo un tal fatto per persuaderlo che non vi era cosa più sacra
dei
limiti de’ campi, ed era lecito l’uccidere quelli
mpio a lui consacrato : dai particolari facevansi sui limiti medesimi
dei
campi. I due proprietari vicini andavano a gara p
ale presso cui innalzavano un altare ed un piecolo rogo, al quale uno
dei
fittaiuoli e dei signori appiccava il fuoco, posc
nalzavano un altare ed un piecolo rogo, al quale uno dei fittaiuoli e
dei
signori appiccava il fuoco, poscia spargeasi su l
o la figura di teste gonfiate. Si attribuiscono ad Eolo dodici figli,
dei
quali sei maschi e sei femmine che si maritarono
i consigli a coloro che intraprendevano marittimi viaggi. Si fa padre
dei
venti tempestosi o delle procelle Tifone marito d
agiona le nevi e le procelle ; ma benchè fosse il padre delle brine e
dei
ghiacci, fu egualmente acceso dai fuochi dell’amo
una torcia accesa, o con elmetto e lancia ; coronato di rose, emblema
dei
deliziosi ma rapidi piaceri, ch’esso procura ; co
, e dandogli per compagni l’Ebrezza, il Duolo e la Contesa. Gli danno
dei
dardi di piombo, che cagionano una passione di br
alla quale succede presto la sazietà, mentrechè il vero Amore scocca
dei
dardi d’oro che inspirano una gioia pura ed un’af
la bocca. Si offrivano a questa divinità le lenticchie e le primizie
dei
legumi ; ma il loto ed il pesco gli erano partico
e bellezza la sposò e n’ebbe due figli chiamati Lari. Gli si facevano
dei
sacrifici per impedire la maldicenza. Ebe
egli altari in di lei onore. Como Como era il dio della gioia,
dei
banchetti e dei balli notturni ed il nume favorit
i lei onore. Como Como era il dio della gioia, dei banchetti e
dei
balli notturni ed il nume favorito della gioventù
te sotto i piedi ed in una mano l’urna in cui si rinchiudono le sorti
dei
mortali. Si dipinge anche con una corona sormonta
itatovi anche da Plutone che vedeva diminuirsi notabilmente il numero
dei
morti. Ebbe Esculapio da Eppione due figli Macaon
fu dessa celebrata : le si innalzarono in molti luoghi delle statue e
dei
tempii : quello che Agrippina cominciò e Vespasia
iù i poeti la dipingono in mezzo di una battaglia percorrendo le file
dei
combattenti eccitando il loro furore. Questa Dea
ne della sua carriera. Aggiungono alcuni che questo principe fosse re
dei
Molossi, popolo dell’Epiro, che si annegò nel Po,
stizia e la Dea della vendetta. Questa formidabile divinità dall’alto
dei
cieli, assorta in un’arcana eternità, osservava t
ciò che aveva luogo su la terra, vegliava in questo mondo pel castigo
dei
colpevoli, e nell’altro con estremo rigore li pun
iusti, e niuno potea sottrarsi ai suoi colpi. Questa divinità sovrana
dei
mortali, giudice delle segrete opinioni che li fa
invocate principalmente nei trattati di pace, assicuravano la fedeltà
dei
giuramenti. Erano rappresentate con ali ed una ru
a maggior parte di cotesti attributi convengono a Nemesi. Teti dea
dei
mari Teti gran dea dei mari, una delle Titani
attributi convengono a Nemesi. Teti dea dei mari Teti gran dea
dei
mari, una delle Titanidi, sorella di Saturno, mog
questa guerra come fatto storico, qualche principessa della famiglia
dei
Titani, fece uso di stranieri soccorsi per trar G
i nel numero degli Dei del mare, e divenne in seguito il Dio tutelare
dei
marinari. Il golfo d’Atene è il Saronico degli an
più grandi uomini ove non si fosse acquistato l’odio degli Ateniesi e
dei
Magariani colla guerra che fece loro per vendicar
ci pagarono il barbaro tributo tre volte ; ma nella quarta Teseo, uno
dei
giovani dannati ad essere preda del mostro, lo uc
sto edificio per quanto si narra conteneva tremila appartamenti, metà
dei
quali erano sotto terra, e dodici palazzi in un r
o, i Romani, dice un autore, per indicare che i piani e i divisamenti
dei
generali dovevano star sepolti nel loro cuore, ne
rini. Gli abitanti di Antedone gli eressero un tempio e gli offrirono
dei
sacrifici. Fuvvi poscia anche un oracolo sotto qu
altre divinità come Mercurio, Amore e le Muse. Si rinvenivano ovunque
dei
quadri, delle iscrizioni e delle medaglie esprime
nè fermagli nè cinture e lasciavano ondeggiare il loro velo in balla
dei
Zefiri, perchè una specie di abito succinto ed in
onori. In molti luoghi della Grecia e della Macedonia offrivansi loro
dei
sacrifici. Anche in Roma erano ad esse consacrati
creato di unirsi a ciò che più gli si addice. Urania non ispirava che
dei
casti amori, e sciolti dai sensi, mentre la Vener
otto Ferdinando I figlio del Gran Cosimo, e dalla galleria di Firenze
dei
principi di quella famiglia ove fu traslocata dop
di Carpo e Tallatta, che furono stabilite per vegliare alla custodia
dei
fiori e dei frutti. Quando i Greci divisero il gi
Tallatta, che furono stabilite per vegliare alla custodia dei fiori e
dei
frutti. Quando i Greci divisero il giorno in dodi
i a tutte le nozze celebrate nella mitologia. Gli Ateniesi offrivano
dei
sacrifici alle Ore pregandole di accordar loro un
sentano le Ore con ali di farfalla, accompagnate da Temide e portando
dei
quadranti o degli oriuoli. Le Gorgoni, il vcav
no, all’estremità del mondo, in vicinanza del soggiorno della Notte e
dei
giardini delle Esperidi. Le Gorgoni secondo alcun
rco re di Itaca e di altre vicine isole hanno alcuni scoperto il nome
dei
vascelli di carico i quali commerciavano sulle co
ali commerciavano sulle coste dell’Africa, ove trafficavasi dell’oro,
dei
denti d’elefante, dei corni di differenti animali
e coste dell’Africa, ove trafficavasi dell’oro, dei denti d’elefante,
dei
corni di differenti animali, degli occhi di iena
pi della tua scure : rispetta un’Amadriade alla quale tu sei debitore
dei
più dolci momenti di tua vita ; all’ombra di ques
o un ottimo mezzo per far rispettare i propri poderi senza l’apparato
dei
castighi, mettendo le foreste sotto la protezione
Crenee, Pegee ; in Ninfe de’ fiumi e delle riviere dette Potamidi, e
dei
laghi e delle paludi dette Limniadi. Le Nereidi e
zzandosi, sulla superficie delle onde, sono spesso condotte sui carri
dei
Tritoni, e vanno coi Delfini scherzando. D’ordina
sona, della qual bellezza erano sommamente gelose. Le Nereidi avevano
dei
boschi sacri come le grandi divinità, e degli alt
un’ urna, oppure portanti in mano una conchiglia. Erano loro offerti
dei
sacrifici, i quali talvolta consistevano in capre
lio ; e più soventi contentavansi di porre sui loro altari del latte,
dei
fiori e dei frutti, ma non erano se non se campes
soventi contentavansi di porre sui loro altari del latte, dei fiori e
dei
frutti, ma non erano se non se campestri divinità
nche sotto i nomi di Limnacidi, Limnadi, Limnee e Limniache. Come Dea
dei
laghi e degli stagni, invocano i pastori Diana so
i secondo alcuni storici custodivano con molta cura o degli armenti o
dei
frutti di una grande rendita. Siccome erano belle
usiride, re d’Egitto tratto dalla loro fama ne divenne amante e spedì
dei
pirati che le rapirono nel loro giardino ; ma fur
to, sta presso di un albero spoglio di verdura ; ei tiene da una mano
dei
frutti secchi e dall’altra degli acquatici augell
flutti e di far cessare le tempeste. La maggior parte delle divinità
dei
mari di second’ordine si dicono Tritoni e si dipi
di delfino e un ventre di lupo. Credesi che Scilla fosse un naviglio
dei
Tirreni che devastava le coste della Sicilia e po
le onde frangentesi contro le rocce dello stretto, imitando i latrati
dei
cani, e l’acqua che si precipita impetuosamente n
in particolare erano incenso, vino, una coperta di lana ed una parte
dei
cibi giornalieri. Vuolsi che anticamente tutte le
una parte dei cibi giornalieri. Vuolsi che anticamente tutte le anime
dei
morti fossero conosciute sotto il nome di Lemuri.
i, cagionando panici timori alle persone dabbene e facendo ai malvagi
dei
mali reali, e si distinguevano col nome di Larve.
a del nascere ; Vagitano o Vaticano era quel che presiedeva ai vagiti
dei
fanciulli ; Levana quella che sollevava i bambini
icità, la Fama ebbero degli altari innalzati in loro onore. Si fecero
dei
sagrifici alla Febbre, alla Tempesta, al Pallore
marito mentre questi era alla guerra di Tebe. Giove aveva giurato che
dei
due bambini i quali doveano nascere da Alcmena e
e fin dal suo nascere che era degno figlio di Giove. La maggior parte
dei
mitologi raccontano però che Giunone la quale da’
per lo spazio di dodici anni, agli ordini di Euristeo, in conformità
dei
decreti di Giove ; e gli annunciò che sarebbe pos
seguitò incessantemente ed ebbe cura di occuparlo bastantemente fuori
dei
suoi stati onde togliergli i mezzi di sturbare il
almente di Ercole volendo indicare colle une e colle altre il termine
dei
viaggi di questo eroe verso occidente ; e che due
ndie in onore del medesimo Ercole eretti i quali segnavano il termine
dei
suoi viaggi in oriente. Tali colonne e tali altar
che insegnò agli uomini la statuaria. Prometeo essendo della famiglia
dei
Titani fu compreso nella persecuzione ad essi fat
Finse Polidete di voler dare un pranzo ai suoi amici purchè ciascuno
dei
convitati gli facesse dono d’un cavallo ; ed invi
il càsco, a Vulcano la spada ed a Pallade lo scudo ; e siccome aveva
dei
particolari doveri di riconoscenza verso quest’ul
nnò veramente a sostenere colle sue spalle il cielo per aver prestato
dei
soccorsi ai giganti ribellatisi al supremo Nume.
, come Ercole aveva rinnovato gli Olimpici. Trovossi al combattimento
dei
Centauri, alla conquista del toson d’oro, alla ca
n mezzo della città, e gli innalzarono un tempio, in cui gli facevano
dei
sacrifici. Siccome il nome di Teseo risonava alta
imo imprigionato e liberato poi da Ercole. Si pone Piritoo nel numero
dei
famosi scellerati che sono nel Tartaro puniti. I
olosi. Ecco ciò che narrasi riguardo all’accidente che ha dato l’idea
dei
Centauri. Una quantità di buoi o di tori divenuti
ssaglia. Alcuni giovani che avevano pei primi addestrati in que’paesi
dei
cavalli si proposero di liberare la montagna da q
te mirabile ch’ei seppe porre in uso onde raddolcire i feroci costumi
dei
Traci di que’tempi, e ridurli dalla vita selvatic
di re, dignità per la quale ebbe il titolo di ministro e d’interprete
dei
cieli. Oeagro di lui padre gli aveva già dato le
scirono i loro sforzi. Irritate per vedersi disprezzate, profittarono
dei
giorni sacri alle feste di Bacco per vendicarsi d
ira dalle mani delle Muse. Divenuti grandi i due fratelli, e istruiti
dei
mali trattamenti che Dirce aveva fatto subire all
di Euterpe o di Urania secondo altri. Gli si attribuisce l’invenzione
dei
versi lirici e delle canzoni. Ebbe da Apollo la l
a, sulla natura degli animali e delle piante. Si fa l’inventore auche
dei
canti lamentevoli. Giasone, Medea, Chirone, Fi
tare l’oracolo, dal quale gli venne ordinato di vestirsi alla maniera
dei
Magnesi e di aggiungere a tale abbigliamento una
e ritardato venisse ne’ suoi passi. Giunsero alla corte di Alcinoo re
dei
Feaci nell’isola di Corcira ora Corfù, ove Medea
adde nel mare, che per questa ragione fu detto Ellesponto ora stretto
dei
Dardanelli. Allorchè Elle fu perita, Frisso dalla
fu trasportato in cielo ove forma una costellazione dell’Ariete, uno
dei
dodici segni dello zodiaco. Se discordi sono i mi
sto mostro invitò Oeneo tutti i giovani principi del paese alla testa
dei
quali pose Meleagro e questa spedizione è celebre
ciro isola del mar Egeo secondo la maggior parte de’ mitologi, alcuni
dei
quali la fanno figlia di Iaso o Iasio. Il suo nom
selvaggia da lui sin allora condotta, la seguì ed accrebbe il numero
dei
concorrenti alla di lei mano. Ippomene era istrui
ità delle leggi ; mostrò loro ad onorare gli Dei nei tempii per mezzo
dei
sacrifici, a cingere le città di mura e a coltiva
golarmente dedicato, e in esso i cittadini mandavansi scambievolmente
dei
doni che erano chiamati Strenne. Gordio, descr
comfermata da tuoni e baleni, cosicchè il principe fece nell’indomani
dei
sacrifici per ringraziare gli Dei del favore che
rifici per ringraziare gli Dei del favore che gli avevano accordato e
dei
contrassegni che gliene davano. Edipo, Giocast
portato alla regina Merope, la quale ne prese cura e dalla gonfiezza
dei
piedi lo chiamò Edipo. Fattosi adulto, udendo di
una strada divisa in molti sentieri, siede sopra un sasso, si spoglia
dei
lugubri vestimenti, e dopo di essersi purificato,
o e Partenopeo e mosse contro di Tebe, e questa fu chiamata la Guerra
dei
sette prodi innanzi Tebe. Funestissima ad ambe le
gone, non potendo tollerare che Polinice suo fratello divenisse preda
dei
cani e degli avoltoi, segretamente lo seppellì. C
carro e i più rapidi cavalli di tutta la Grecia. Già tredici principi
dei
dintorni di Pisa erano stati vinti e tratti a mor
esistenza de’ Greci e soprattutto di Aiace figlio di Telamone, ebbero
dei
grandi vantaggi ; e poco mancò che da quelli ince
rono Antenore ed Enea. Antenore che fu creduto favorevole al partito
dei
Greci, perchè consigliava la restituzione di Elen
remolosa e mozza, si contorceva orribilmente e chiamava a sè le anime
dei
morti. Apollo aveva un Oracolo anche a Claro cit
io padre Anchise. Mancavanle ancora tre secoli per compiere il numero
dei
grani di sabbia che dovevano por fine alla misura
solava la città e le campagne ; finalmente, allorchè eransi osservati
dei
prodigi i quali minacciassero qualche grande sven
omani ma non avvi che i versi creduti della Sibilla Cumana il segreto
dei
quali sia stato sempre religiosamente conservato.
fece consultare nella circostanza della prima invasione d’Alarico re
dei
Goti in Italia. Il culto che si prestò agli Dei,
si avvilirono, procurandosi con basse adulazioni l’accesso nelle case
dei
grandi. Allora furono chiamati Parassiti gli adul
erre ingiuste dalla repubblica, e ad essi venivan dirette le lagnanze
dei
popoli, i quali pretendevano d’essere stati lesi
dal volo degli uccelli che si chiamavano auspicii, altri dal mangiare
dei
polli. Il tuono era di buon augurio quando sentiv
ti dagli Dei di ciò che aveva a succedere. Fra le cerimonie religiose
dei
gentili bisogna annoverare le Espiazioni colle qu
Quest’acqua era contenuta in un vaso posto alla porta o al vestibolo
dei
templi, e quelli che entravano se ne lavavano da
ella più vergognosa crapula. Porremo fine a questo Compendio parlando
dei
giuochi pubblici. I Gruochi pubblici erano sorte
blici erano sorte di spettacoli pubblici adottati dalla maggior parte
dei
popoli per ricrearsi o per onorare i loro Dei. No
nella loro patria erano tenuti sempre in gran pregio. Non meno famosi
dei
greci sono i Giuochi Romani i quali furono portat
Giuochi Compitali. Innalzarono i Romani per celebrare i loro Giuochi
dei
teatri, degli anfiteatri e dei circhi magnifici,
i Romani per celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli anfiteatri e
dei
circhi magnifici, di cui gli avanzi ancora si veg
luoghi. A detti giuochi essi aggiunsero anche i sanguinosi spettacoli
dei
combattimenti delle fiere, le quali uscir si face
ticate al basso degli anfiteatri, e i più atroci e crudeli spettacoli
dei
combattimenti de’ gladiatori, che spesso costrett
à presiedevano a questi diversi giuochi. Presso i Romani celebravansi
dei
giuochi non solo in onore delle divinità abitatri
Tersicore. 223. Teseo. 317. V. Edipo. 395. Minosse II. 205. Teti, dea
dei
mari. 190. V. Nereidi. 247. Teti madre di Achille
Alcmena, madre di Ercole, 74, 364. Alcmeone, figlio di Anfiarao, uno
dei
sette capitani sotto Tebe, 506. Alessandro alla t
sposa-Bacco, 418. Ariete, segno dello Zodiaco, 677. Arimane, divinità
dei
Persiani, 715. Arione, celebre cantore e sonatore
Danao, 252. Belo, re di Tiro, e padre di Didone, 611. Belo, divinità
dei
Babilonesi, 711. Berecinzia, nome di Cibele, 40.
LE], figlio di Borea, 654. Calcante, indovino, 664. Caldei, sacerdoti
dei
Babilonesi, 712. Calidone, bosco, 414. Calisso. S
ropa, 390. Calunnia, divinità allegorica, 345 2°. Campi Elisi, dimora
dei
buoni dopo morte, 216. Campo di Marte, palestra d
mpi Elisi, dimora dei buoni dopo morte, 216. Campo di Marte, palestra
dei
Romani, 259 (nota). Cancro, segno dello Zodiaco,
6. Cencreo, re di Salamina, 229. Centauri, mostri, 429, 430. Ceo, uno
dei
Titani, padre di Latona, 96. Cerbero, mostro a cu
stituiti in onor suo 61 ; — gastiga Erisittone, 62. Cerimonie funebri
dei
Greci e dei Romani, 689 e seg. Chilone, filosofo
onor suo 61 ; — gastiga Erisittone, 62. Cerimonie funebri dei Greci e
dei
Romani, 689 e seg. Chilone, filosofo, 122. Chime
no, 219. Colchide, 448. Colosso di Rodi, 135. Como, Dio della gioia e
dei
banchetti, 285, 286. Conso, soprannome di Nettuno
; — punisce Calisto, 140 ; — punisce Niobe, 141 ; — adorata come Dea
dei
cacciatori, 142 ; — suo tempio in Efeso, 143 ; —
piter, nome di Giove, 79. Dindimena, nome di Cibele, 40. Diomede, uno
dei
capitani dell’armata Greca, 550 ; — sue gesta, 55
orica, 345 3°. Dori, figlia dell’Oceano e di Teti, 193. Driadi, Ninfe
dei
boschi, 319. Driope, Ninfa, 62. Druidi, sacerdoti
. Driadi, Ninfe dei boschi, 319. Driope, Ninfa, 62. Druidi, sacerdoti
dei
Galli, 736 E Eaco, Suo regno ripopolato dal
Enosigeo, soprannome di Nettuno, 212. Enotria, Italia, 610. Eolo, Dio
dei
venti, 199. Eoo, cavallo del Sole, 110. Epafo, fi
e di Io, 90. Epidauro, patria d’Esculapio, 291. Epigoni, primogeniti
dei
sette capitani sotto le mura di Tebe, 510 (nota).
; — punisce Caco, 385 ; — soffoca Anteo, 386 ; — punisce la temerità
dei
Pimmei, 387 ; — combatte e vince la Morte, 388 ;
suo gastigo, 408 e 409. Fama, divinità allegorica, 340. Fantaso, uno
dei
Sogni, 241 e 242. Faone, 177 (nota). Fatiche d’Er
ris, 743. Fereo, 388. Feretrio, soprannome di Giove, 79. Feronia, Dea
dei
frutti nascenti, 312. Fetonte, sua vanagloria e s
, punito nel Tartaro, 247. Flegone, cavallo del Sole, 110. Flora, Dea
dei
fiori, 312. Fobetore, uno de’ Sogni, 241. Foco, f
, 671. — Pitii, 672. — Nemei, 673. — Istmici, 674. — Floreali, 312. —
dei
Romani, 675. — Descrizione dei giuochi dei Greci,
73. — Istmici, 674. — Floreali, 312. — dei Romani, 675. — Descrizione
dei
giuochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 4
i, 674. — Floreali, 312. — dei Romani, 675. — Descrizione dei giuochi
dei
Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 457. Glauco,
Ibla, monte in Sicilia, 477. Icaro, figlio di Dedalo, 422. Icelo, uno
dei
sogni, 240. Ida, fulminato da Giove, 445. Idalia
de Castore, 445. Linco, cangiato in lince, 54. Lino, poeta, inventore
dei
versi lirici, 121. Liriope, 321. Lisia, Sirena, 1
Pane, 296. M Macaone, figlio di Esculapio, 293. Magi, sacerdoti
dei
Persiani, 714. Maja, Ninfa, madre di Mercurio, 16
4. Maja, Ninfa, madre di Mercurio, 160. Manco-Capac, 744. Mani, ombre
dei
morti, 243. Manto, profetessa, figlia di Tiresia,
ll’eloquenza, 163 ; — come Dio del commercio, 164 ; — come protettore
dei
ladri, 165, 166 ; — trasforma Batto in pietra di
, 60. Mitologia. Sua definizione e sua etimologia, 1. Mitra, divinità
dei
Persiani, 713. Mnemosine, madre delle nove Muse,
nfe marine, 316. Nereo, figlio dell’Oceano e di Teti, 193. Nesso, uno
dei
Centauri, 394. Nestore, eroe greco all’assedio di
131. Ore (le), destinate all’educazione di Venere, 171. Oreadi, Ninfe
dei
monti, 319. Oreste, figlio di Agamennone, 527 ; —
vedi Cipro. Palamede, eroe greco alla guerra di Troja, 583. Pale, Dea
dei
pastori, 310. Pallade, nome di Minerva, 263. Pall
a dei pastori, 310. Pallade, nome di Minerva, 263. Palladio, reliquia
dei
Trojani, 570. Panatence, feste annue in onor di M
72 ; — dono che le fece Giove, 73 ; — sposa Epimeteo, ivi. Pane, Dio
dei
pastori, 294 ; — suo simulacro, 295 ; — sue feste
, monte sacro alle Muse, 123. Partenope, sirena, 196. Partenopeo, uno
dei
capitani della guerra di Tebe, 506. Pasciacamac,
o, padre di Faino, 300. Pieridi, cangiate in piche, 278. Piga, regina
dei
Pimmei, 92. Pigmalione, fratello di Didone, 611.
, 644 ; — sua fine, 645. Pireneo. Oltraggia le Muse, 278. Piritoo, re
dei
Lapiti, 429 ; — sfida Teseo, 431 ; — sue avventur
e avventure, 444 ; — sua line, 445. Pomona, moglie di Vertunno, e Dea
dei
giardini, 311. Poro, Dio dell’abbondanza, 173. Pr
, 462. Priamo, re di Troja, 587 ; — ucciso da Pirro, 588. Priapo, Dio
dei
giardini, 307. Procri. Sua morte, 116. Procuste,
ione, 523. Troilo, 521 5°. Troo, 517. Tros, re di Troja, 87. Turno re
dei
Rutuli, 614. U Ulisse, re d’ Itaca, 568 ; —
Inferno, 576 ; — sua dimora nell’isola di Calisso e presso Alcinoo re
dei
Feaci, 578 ; — suo ritorno a Itaca, 579 ; — come
rea, 654. Zeto, figlio d’Antiope e di Giove, 74. Zodiaco. Spiegazione
dei
segni che lo compongono, 676 e seg. Zoroastro, l
zione dei segni che lo compongono, 676 e seg. Zoroastro, legislatore
dei
Persiani, 714.
Abbiamo veduto nel N. XXVIII che i Campi Elisii erano il soggiorno
dei
buoni dopo la morte, e il Tartaro, dei malvagi. S
ampi Elisii erano il soggiorno dei buoni dopo la morte, e il Tartaro,
dei
malvagi. Secondo gli antichi mitologi, ben pochi
esti novelli Dei assunti in Cielo ergevansi nel mondo dalla credulità
dei
pagani, tempii ed altari, offrivansi incensi e vo
rtezza di riunirsi compagne indivisibili ai loro mariti nel soggiorno
dei
beati. Questa noiosa monotonia dell’altra vita an
ondo, entrando nei corpi non solo degli uomini nascituri, ma pur anco
dei
bruti254. E poichè Virgilio, nel dare un’idea gen
nsiderata come la base del Panteismo 257. Appunto perciò la religione
dei
Pagani è chiamata da alcuni filosofi il Panteismo
te stesse monete si ritrovarono anche dopo 100 e 1000 anni nei teschi
dei
sepolti cadaveri, o fra le loro ceneri, e ne furo
era tanto inesorabile quanto gli agenti delle tasse e i riscuotitori
dei
pedaggi e delle gabelle. Quindi in appresso si ce
quali però non sappiamo con certezza se intendessero le anime stesse
dei
defunti, o in generale le infernali divinità ; ma
icato o nell’altro, si elevavano e parificavano le tombe alla santità
dei
tempii e delle are260. Nella descrizione delle pe
avendo ideato diversi generi straordinarii di pene inflitte ad alcuni
dei
più famosi scellerati. E qui ne faremo una breve
io gigante, a Flegia, a Salmoneo e alle Belidi o Danaidi. Issione re
dei
Lapiti, per avere tentato di offender Giunone, fu
i rami il vento264). » Pindaro per altro, secondo l’interpretazione
dei
moderni grecisti, sembra asserire che Tantalo sof
l’oracolo, uccidendo il suocero in battaglia. Le 49 Danaidi micidiali
dei
loro mariti furon condannate nel Tartaro ad empir
re altri poeti del secolo di Augusto270. È notabile che nell’Inferno
dei
Pagani le pene non hanno una evidente correlazion
erno espone i principii filosofici su cui è basata la classificazione
dei
delitti e la proporzionale graduazione delle pene
i esser differenza alcuna relativamente al tempo, poichè nell’Inferno
dei
Cristiani son tutte eterne. Notabilissimi sono i
. Notabilissimi sono i principii filosofici dai quali deduce la reità
dei
motivi a delinquere, o come dice il Romagnosi, la
oll’ingiuria che risulta dal commesso delitto, ossia colla violazione
dei
doveri morali verso Dio, verso sè stesso, e verso
a sua parola il più eloquente interprete. Non tutti i dannati celebri
dei
Pagani introdusse Dante nel suo Inferno, perchè n
i scientifiche. Gli Zoologi chiamaron Tantalo un uccello della classe
dei
Trampolieri, simile all’Airone ed all’Ibi. I Chim
minaron Tantalio un nuovo elemento o corpo che partecipa della natura
dei
metalli per le sue proprietà fisiche, ma se ne sc
gna, Grecia, ed ivi ebbe molti discepoli, e costituì la famosa scuola
dei
Pitagorici, nella opinione dei quali acquistò egl
discepoli, e costituì la famosa scuola dei Pitagorici, nella opinione
dei
quali acquistò egli tanta autorità, che tutte le
a dottrina della Metempsicòsi che le anime degli uomini, specialmente
dei
malvagi, passassero anche nel corpo dei bruti, pr
me degli uomini, specialmente dei malvagi, passassero anche nel corpo
dei
bruti, proibi di mangiar la carne di qualsivoglia
258. L’ obolo (in greco obolos e in latino obolus) fu la prima moneta
dei
Greci, e valeva 15 in 16 centesimi di franco o li
ano le antiche pene, e se ne aggiungono delle nuove per la violazione
dei
sepolcri. 260. Perciò non solo poeticamente, ma
solo poeticamente, ma storicamente scriveva Ugo Foscolo nel suo Carme
dei
Sepolcri : « Testimonianza ai fasti eran le tomb
er chi non lo sapesse, chiamasi spalla di san Secondo, nel linguaggio
dei
gastronomi, la spalla suina preparata secondo l’a
. i, 3ª.) Ovidio nel x delle Metamorfosi riassume brevemente le pene
dei
più celebri dannati del Paganesimo in questi vers
uerre contro Giove, secondo gli antichi mitologi, furono due : quella
dei
Titani figli e discendenti di Titano, e quella de
urono due : quella dei Titani figli e discendenti di Titano, e quella
dei
Giganti, cioè dei figli della Terra, come signifi
dei Titani figli e discendenti di Titano, e quella dei Giganti, cioè
dei
figli della Terra, come significa questa parola s
il regno di Giove, fu più celebrata la Gigantomachia ; e della guerra
dei
Titani poco o nulla si parlò dalla maggior parte
; e della guerra dei Titani poco o nulla si parlò dalla maggior parte
dei
poeti67. Anche Ovidio così erudito negli antichi
e le Metamorfosi che ne son piene, si era accinto a cantar la guerra
dei
Giganti, e non dei Titani ; ma distratto da altre
he ne son piene, si era accinto a cantar la guerra dei Giganti, e non
dei
Titani ; ma distratto da altre più facili poesie,
esto suo mitico poema ; ma il titolo soltanto dimostra che egli cantò
dei
Giganti e non dei Titani. Anche Dante più tosto c
ema ; ma il titolo soltanto dimostra che egli cantò dei Giganti e non
dei
Titani. Anche Dante più tosto che i Titani rammen
iori e ai minori nostri poeti68. Per altro in una narrazione critica
dei
miti convien distinguere le due guerre e toccar b
iù forte (jus datum sceleri) come vera e propria ragione. La famiglia
dei
Titani privata del trono, prima per frode, e poi
questa guerra accenneremo soltanto l’esito finale, che fu la disfatta
dei
Titani ; dei quali il molto sangue e le diverse e
accenneremo soltanto l’esito finale, che fu la disfatta dei Titani ;
dei
quali il molto sangue e le diverse e orribili pia
degli Dei che rimasero vincitori, mentre in questa era più veramente
dei
Titani che furono vinti. Erano infatti i Titani d
o ; e ci danno un’idea, secondo loro, sublime della grandezza e forza
dei
Giganti dicendo, che per dar la scalata al cielo
guerra si fu che tutti gli Dei, non che le Dee, ebbero una gran paura
dei
Giganti, e la massima parte fuggirono vilmente da
à di parlarne perfino nel Purgatorio, immaginando che ivi esistessero
dei
bassirilievi rappresentanti i fatti veri o allego
ci e latini inventarono, a proposito della disfatta e della punizione
dei
Giganti, molte e strane vicende. Una delle più im
’l Cielo « Di tuoni empie, di pomici e di fumo77). » Ed è questo uno
dei
più evidenti esempi a dimostrazione del modo con
n cui gli Antichi trasformavano in racconti mitologici la descrizione
dei
naturali fenomeni. Infatti Virgilio, che Dante sc
iche, accennando che lo zolfo nasce e si forma nei sotterranei abissi
dei
vulcani, e ne vengon tramandate le esalazioni nel
overà nulla da opporre neppure lo stesso sir Carlo Lyell, il principe
dei
geologi, con tutta la sua nuova teoria dei vulcan
r Carlo Lyell, il principe dei geologi, con tutta la sua nuova teoria
dei
vulcani. I chimici poi che riconoscono coll’anali
67. Nella Teogonia di Esiodo vi è un bell’episodio sulla battaglia
dei
Titani coi Saturnii, che fu tradotto in versi da
uctoritas esto. 71. Virgilio, parlando della Fama, la dice sorella
dei
Giganti Ceo e Encelado, ed aggiunge che « Terra
es, quibus hæc nascuntur in hortis « Numina. » 76. Timbrèo, è uno
dei
molti appellativi di Apollo. 77. « Fama est E
e metamorfosi, visibili e palpabili, che in tutte quante le Mitologie
dei
poeti e degl’ideologi le fantastiche e immaginabi
itologi ammessi anche gli Dei malefici, eran questi di certo peggiori
dei
Satiri, per quanto poco esemplari. Siccome poi, c
ggiato i loro Dei a somiglianza degli uomini, così dopo averne ideati
dei
buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora degli
o Dei a somiglianza degli uomini, così dopo averne ideati dei buoni e
dei
cattivi, ne immaginarono ancora degli scioperati
ti dei buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora degli scioperati e
dei
fannulloni, come da Esiodo son chiamati i Satiri.
più nel rappresentare i Satiri non seguono servilmente le descrizioni
dei
Mitologi, e studiansi di renderne meno sconcie le
si nella Galleria di Palazzo Pitti i Satiri di Tiziano nel suo quadro
dei
Baccanali ; nella Galleria degli Uffizi il Satiri
i Piazza della Signoria si vedono otto Satiri di bronzo fuso, quattro
dei
quali con piedi di capra e muso caprino, e gli al
a fronte di mezzo ai capelli. Talvolta gli scultori pongono le figure
dei
Satiri per cariatidi ; della qual parola dà una b
. » I Naturalisti danno il nome di Satiri a certi insetti del genere
dei
Lepidotteri diurni ; e i Retori o Letterati chiam
ella Galleria degli Uffizi in Firenze ; e come vedesi pure nel quadro
dei
Baccanali di Rubens, che è parimente nella stessa
in mano un piccolo cipresso divelto dalle radici17. Pale era la Dea
dei
pascoli e dei pastori18. Anticamente, e molto pri
ccolo cipresso divelto dalle radici17. Pale era la Dea dei pascoli e
dei
pastori18. Anticamente, e molto prima della fonda
l nome di Vertunno, che davasi al Dio delle stagioni e della maturità
dei
frutti, colla sua latina etimologia a vertendo, (
vano nell’ottobre quasi in ringraziamento della già compiuta maturità
dei
più utili frutti dell’anno. Opportunamente gli er
nno. Opportunamente gli era data per moglie la Dea Pomona protettrice
dei
pomi, ossia dei frutti degli alberi. Anche i fior
nte gli era data per moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia
dei
frutti degli alberi. Anche i fiori avevano la lor
d indicarne col nome stesso l’ufficio. Era la stessa che la Dea Clori
dei
Greci, il qual vocabolo fu tradotto con alterazio
questo Dio, che peggio non avrebbero fatto nè detto contro il più vil
dei
mortali23. Un Nume di origine romana, e simbolo v
geometria, il quale ponevasi per confine del territorio dello Stato e
dei
campi dei cittadini. Se ne attribuisce l’invenzio
il quale ponevasi per confine del territorio dello Stato e dei campi
dei
cittadini. Se ne attribuisce l’invenzione a Numa
sentanza di una Divinità tutelare di tal diritto a un segno materiale
dei
legittimi confini di esso. Gravissime pene eran m
mine dal suo posto per estendere i proprii possessi a danno di quelli
dei
vicini. Oltre l’esecrazione religiosa, corrispond
ortazione in un’isola e la confisca del bestiame e di una terza parte
dei
beni del condannato. Il Dio Termine aveva in Roma
Romani ; e queste coincidevano in appresso con quelle della cacciata
dei
re24. Così solennizzavano contemporaneamente i pi
Od. ii, v. 59.) Ovidio descrive a lungo le stesse Feste nel libro 2°
dei
Fasti. Ne riporto alcuni distici dei più notabili
ngo le stesse Feste nel libro 2° dei Fasti. Ne riporto alcuni distici
dei
più notabili per chi studia il latino, o come gra
esseri umani in particolare271). Nè queste idee eran proprie soltanto
dei
Politeisti greci e latini ; anzi non furon nemmen
altre triadi poco da questa dissimili ; e mi basta per la spiegazione
dei
Genii il rammentare soltanto il dualismo, che ric
ente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesimo, per opera
dei
Manichei, seguaci di Manete ; ma dove gli antichi
opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove gli antichi pel domma
dei
due principii avevano fabbricate diverse favole p
e diverse favole poetiche sulle creazioni opposte e sui combattimenti
dei
due principii, dai quali ripetevano le grandi cat
ii, dai quali ripetevano le grandi catastrofi della natura, le guerre
dei
giganti, la corruzione ognor crescente del genere
e, e via discorrendo, i Manichei all’incontro sostenevano l’esistenza
dei
due principii con la sofistica, e maggior danno c
a di teologia presso gli antichi, sia che si parli degli Orientali, o
dei
Greci e dei Romani, che non ammetta il dualismo d
a presso gli antichi, sia che si parli degli Orientali, o dei Greci e
dei
Romani, che non ammetta il dualismo del principio
ordine cronologico, noterò prima di tutto che i Genii nel linguaggio
dei
Greci eran detti Dèmoni ; e in Omero troviamo che
Dei e in Dèmoni ; e i mortali in Eroi e in uomini. Platone così parla
dei
Dèmoni nel Convito : « Essi sono esseri intermedi
, filosofo alessandrino, ma di stirpe ebraica, asserisse che i Dèmoni
dei
Greci equivalevano a quelli che Mosè chiama Angel
ma Angeli 273) ; ed Apuleio lasciò scritto che corrispondono ai Genii
dei
Latini. E queste etimologie e somiglianze di uffi
on contradette da alcuno274. L’opinione poi di Socrate sull’esistenza
dei
Dèmoni o Genii non potrebbe esser più manifesta ;
a fare275). Socrate diceva così per secondare il linguaggio e le idee
dei
suoi connazionali e per essere inteso da loro ; m
l’unico Dio in cui egli credeva. Abbiamo veduto di sopra, che i Genii
dei
Latini corrispondevano ai Dèmoni dei Greci : eran
amo veduto di sopra, che i Genii dei Latini corrispondevano ai Dèmoni
dei
Greci : eran molto diversi i vocaboli per la loro
vengan d’esto fondo a dipartirci. » Nelle Belle Arti spesso i Genii
dei
Pagani furono rappresentati in figura d’imberbi g
come Cupido, e allora potrebbero facilmente confondersi cogli Angeli
dei
Cristiani ; ma per altro hanno quasi sempre qualc
orte. I Pagani credevano ancora che esistessero i Genii delle città e
dei
diversi luoghi o territorii ; ma per lo più li ra
bra accidentato « Il genio di quel birro illuminato. » (Il Congresso
dei
Birri, ultima ottava.) Finalmente il Giusti usò,
ranno « Dodici volte l’anno, « E son lì sempre vivi280). » (La Terra
dei
Morti.) 271. Euclide filosofo socratico asseris
s. Quindi egregiamente l’illustre Tommaseo nel suo celebre Dizionario
dei
Sinonimi determina il significato del vocabolo Ge
usato anche da Cicerone, è divenuto italiano nello stesso significato
dei
Latini ; e l’Ariosto ha copiato la stessa frase d
: È un genio. » Lo dice infatti lo stesso Tommaseo nel suo Dizionario
dei
Sinonimi, e son queste le sue parole : « Il genio
non potè mancar di parola, e comparve a Semele armato di fulmini, uno
dei
quali gli uscì di mano, incendiò la reggia Tebana
lettere e delle scienze. E Bacco divenne il Nume protettore non solo
dei
viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevi
Nume protettore non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco
dei
bevitori e dei gozzovigliatori ; e trovò facilmen
non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevitori e
dei
gozzovigliatori ; e trovò facilmente adoratori de
ltro termine greco significante urlare, e indichi perciò il frastuono
dei
gozzovigliatori, è pur sempre espressivo dei prin
ichi perciò il frastuono dei gozzovigliatori, è pur sempre espressivo
dei
principali attributi di questo Dio. I Latini inte
oltre in Roma che il Senato dovè proibirle. L’immagine e similitudine
dei
Baccanali si è conservata e riprodotta sino a noi
condo le favole, v’era pur anco la « Capribarbicornipede famiglia »
dei
Satiri, come scherzevolmente, con parola signific
» dei Satiri, come scherzevolmente, con parola significante la forma
dei
Satiri, la chiama il Redi ; e tra i Satiri v’era
e titoli. In greco chiamavasi Dionisio, parola composta da Dios, uno
dei
nomi di Giove suo padre, e dall’isola di Nisa o d
canti avevano altri nomi, cioè di Menadi, Tiadi, Bassaridi ; il primo
dei
quali significa furenti, il secondo impetuose, ed
e di Tracia, il quale aveva ordinato che si tagliassero tutte le viti
dei
suoi Stati, nel volerne recidere alcune di propri
ivenivano facilmente dannosi, come avvenne a Mida figlio di Gordio re
dei
Frigii. Avendo questo re lietamente e sontuosamen
nea cetra fosse preferibile il suono della rusticana sampogna del Dio
dei
pastori. Come si usa poeticamente per metonimia i
mente dopo i fatti storici pur troppo veri degli stravizii ed eccessi
dei
Baccanali in onore di questo Dio, il nome di Bacc
pula e di gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in uno
dei
suoi più celebri sonetti : « L’avara Babilonia h
re. Il regno di Bacco è finito dove Febo non lo favorisce colla forza
dei
suoi raggi calorifici e chimici. Testimoni i Germ
ne fingono amantissimi : vale a dire adottano e celebrano, come è uso
dei
più, gli errori e le fantasie popolari predominan
ante assomigliò la potenza del riso di Beatrice su di lui all’effetto
dei
fulmini di Giove sopra Semele : « Ed ella non ri
e è intitolato : Trionfo di Bacco e di Arianna, che insieme col Canto
dei
Cialdonai, dei Romiti, dei Sette Pianeti e degli
: Trionfo di Bacco e di Arianna, che insieme col Canto dei Cialdonai,
dei
Romiti, dei Sette Pianeti e degli Uomini che vann
Bacco e di Arianna, che insieme col Canto dei Cialdonai, dei Romiti,
dei
Sette Pianeti e degli Uomini che vanno col viso v
reche che appellano alla doppia nascita di Bacco, oltre ad essere uno
dei
nomi di questo Dio, era un cantico in onore di lu
chier che fosse pieno « Dell’amaro e reo caffè. » Sempre meglio però
dei
vini adulterati, o sofisticati (come dicono i chi
Belo, fondatore degli Assiri. 158 XVII. 1640. Agenore, fondatore
dei
Fenicj. XVI. 1590-1568. Teucro e Dardano, fon
fondatore dei Fenicj. XVI. 1590-1568. Teucro e Dardano, fondatori
dei
Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore dei Greci,
eucro e Dardano, fondatori dei Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore
dei
Greci, e più specialmente degli Ateniesi. — 157
lmente degli Ateniesi. — 1579. Meone, capo degli Atiadi, fondatore
dei
Lidii. — 1549. Cadmo, fondatore dei Tebani.
, capo degli Atiadi, fondatore dei Lidii. — 1549. Cadmo, fondatore
dei
Tebani. — 1516. Lelege, fondatore degli Sparta
1516. Lelege, fondatore degli Spartani. — 1348. Perseo, fondatore
dei
Micenii. — 1328. Sisifo, fondatore dei Corinzi
— 1348. Perseo, fondatore dei Micenii. — 1328. Sisifo, fondatore
dei
Corinzii. IX. 860. Didone, fondatrice dei Cart
1328. Sisifo, fondatore dei Corinzii. IX. 860. Didone, fondatrice
dei
Cartaginesi, colonia di Fenicia. VIII. 753. Ro
dei Cartaginesi, colonia di Fenicia. VIII. 753. Romolo, fondatore
dei
Romani. VI. 536. Ciro, fondatore dei Persiani.
VIII. 753. Romolo, fondatore dei Romani. VI. 536. Ciro, fondatore
dei
Persiani. IV. 360-330. Filippo e Alessandro, f
ndatore dei Persiani. IV. 360-330. Filippo e Alessandro, fondatori
dei
Macedoni. Avvenimenti parziali. A
ta d’Argo, detta Pretide. — Agenore, pronipote d’Inaco, fondatore
dei
Fenicj. 1835. Primi popoli della Grecia.160 I
essaglia. A Deucalione succede Elleno. I figli di questo sono stipite
dei
quattro popoli principali della Grecia, e ne scac
Jonii. 1522. Consiglio degli Amfizioni. Era un’assemblea composta
dei
deputati dei 12 principali popoli della Grecia. Q
2. Consiglio degli Amfizioni. Era un’assemblea composta dei deputati
dei
12 principali popoli della Grecia. Questa Lega o
degli Dei contro Tifeo (nella Campania e ad Inarìme o Ischia), quella
dei
Giganti contro Giove, indicanti i grandi sconvolg
a essere stato Sisifo, figlio di Deucalione (altri dice d’Eolo), capo
dei
Sisifidi che tennero lo stato finché non furono c
Pelope. 1321. Espulsione degli Eraclidi dal Peloponneso, per opera
dei
Pelopidi. 1318. Edipo figlio di Lajo re di Teb
ote d’Atreo, regna a Sicione. 1280. Caduta di Troja. 162 L’armata
dei
Greci era composta principalmente di guerrieri di
altri, intorno al 2640. 159. Altri assegna il 2180 allo stabilimento
dei
Pelasgi in Grecia. 160. Sembra che il padre dell
amiglie, che andarono ad abitare la Grecia ai tempi della dispersione
dei
popoli, fosse Javan figlio di Jafet. 161. Secon
tusta menzogna Vuota suona, e concetto non ha. L. Carrea. La Poesia
dei
secoli cristiani. 745. Tale è in succinto la isto
più noti dell’antichità ; istoria vie più tenebrosa per la lontananza
dei
tempi ai quali appartiene. Intanto questi errori
tte le statue che lor vien fatto di vedere. Così crollava l’idolatria
dei
Romani a misura ch’essi uscivano dalla loro primi
le più chiaro della sua decadenza. Il solo Livio rimpiangeva la pietà
dei
primi Romani per gli antichi loro Dei, ma questa
uerra mai sempre teneva in vigore, davano continuo alimento alla fede
dei
soldati. Vincitori, credeano negli Dei da cui si
e a un tempo e religiose. La convocazione delle assemblee, l’elezione
dei
magistrati, la forma del voto popolare, tutto inf
Camilli, e restringevano il loro culto ad offerir sacrifici all’ombre
dei
padri che riputavano domestiche divinità, dovette
l’avvenire in cui leggea sempre affrancamento e libertà, l’ambizione
dei
pretendenti all’imperio, e certa qual frenesia sc
nè conosceva libazioni più grate agli Dei di quelle fatte col sangue
dei
prigionieri romani. I sacerdoti godevano di grand
nerati. L’Armenia e la Cappadocia aveano anch’esse adottato il culto
dei
Magi. In Armenia segnatamente veneravasi il culto
uesta legge santa. Dominava soprattutto in questi paesi la tradizione
dei
due genj del bene e del male. Ci rimane a parlare
an cominciato la dispersione de’ Giudei e diffuso nel mondo le pagine
dei
loro libri sacri. Dal tempo di Ciro gli Ebrei s’e
ò tutte le inclinazioni che l’odio del giogo romano nodriva nel cuore
dei
popoli soggetti ; rialzò coll’entusiasmo le anime
licenza della morale filosofica, a tutti gli adescamenti delle arti e
dei
piaceri, oppone le pompe del dolore : oppone riti
lugubri, le lagrime della penitenza, le minacce del terrore, l’arcano
dei
misteri, il tristo séguito della povertà, il cili
inermi. Come ha trionfato di tanta rabbia ? Dandosi mansueto in balia
dei
suoi persecutori. Lamennais. Difesa de’ cris
à l’inimico volgo ci assale colle pietre e cogl’incendj ! Nelle furie
dei
baccanali non si perdona neppure ai Cristiani già
tessi Parti, o l’altre genti qualunque siano, purchè d’un sol luogo e
dei
suoi confini, che le genti d’un mondo intero ? No
emici che cittadini. Di presente avete meno nemici per la moltitudine
dei
Cristiani quasi tutti vostri cittadini, anzi quas
la vostra mente e la salute, vi scamperebbe dalle invasioni, io dico,
dei
demonj, i quali noi senza premio e senza mercede
fumo delle serapiche cene.152 Nondimeno solamente del modesto convito
dei
Cristiani si mormora. E pure la nostra cena col p
, trovandosi dispersi nei monasterj, salvaronsi in parte delle rapine
dei
Goti. Finalmente il Politeismo non era punto, com
La necessità in cui si trovarono i sacerdoti cristiani di pubblicare
dei
libri, o vuoi per propagare la fede, o vuoi per c
he si sarebbero sollevati gli schiavi ? Ma essi eran perversi al pari
dei
loro padroni, partecipavano degli stessi piaceri
cerato l’imperio, i soldati eran corrotti del pari che tutto il resto
dei
cittadini ; e più in là sarebbero andati, se i Go
rovine. Ma di quanti anni non avrebbe poi avuto bisogno questo albero
dei
popoli prima di stendere i suoi rami di nuovo su
li medesimi le società moderne. Anche l’eccesso delle prime austerità
dei
Cristiani era necessario : bisognova che vi fosse
ime austerità dei Cristiani era necessario : bisognova che vi fossero
dei
martiri della castità, quando vi erano pubbliche
a pel freddo e impallidiva come i morti, i quali, anche secondo l’uso
dei
Cristiani, si lavavano. 155. Usavano i Gentili n
Introduzione La Mitologia è la Teologia
dei
Pagani. Avanti l’origine del Cristianesimo tutti
vocabolo miti ; quindi Mitologia significa etimologicamente racconto
dei
miti, ossia delle favole delle antiche religioni
camente racconto dei miti, ossia delle favole delle antiche religioni
dei
Politeisti o Idolatri. Il titolo poi d’Idolatri (
e religioni pagane, è per altro più specialmente applicabile a quella
dei
Greci e dei Romani, le cui classiche lingue e let
pagane, è per altro più specialmente applicabile a quella dei Greci e
dei
Romani, le cui classiche lingue e letterature tan
o lavoro sulla Mitologia non è già di risalire alle origini primitive
dei
miti, indicando le migrazioni e le trasformazioni
ll’occidente ; ma soltanto di far la storia e spiegare il significato
dei
miti e delle idee ed espressioni mitologiche che
a delle altre nazioni che hanno adottato la Mitologia e il linguaggio
dei
classici greci e latini. Gli studii eruditissimi
ii eruditissimi che ora si fanno da’ filologi germanici sulle origini
dei
miti, potrà dar vita, col tempo, ad una nuova sci
nella Paleontologia mitologica, secondo le eruditissime elucubrazioni
dei
germani filologi. Inoltre la Mitologia greca e ro
e più sommi hanno adottate nel loro linguaggio le immagini e le frasi
dei
poeti greci e latini. Primo senza contrasto e sot
gli altri poeti nostri adottarono i più strani, oscuri o assurdi miti
dei
Greci e dei Latini, e invece hanno preferito e tr
eti nostri adottarono i più strani, oscuri o assurdi miti dei Greci e
dei
Latini, e invece hanno preferito e trascelto quel
e dolcezze il lusinghier Parnaso. » Quanto poi alle idee mitologiche
dei
classici greci e latini riporto nel testo, per ch
erudizione linguistica e letteraria a maggiore utilità degli scolari
dei
ginnasii. Io dunque non intendo di scrivere un tr
ecessaria erudizione antica, possa riuscire accetto al maggior numero
dei
lettori. In compenso delle più logore o irruggini
trazione di tutti i passi mitologici della Divina Commedia e di molti
dei
principali poeti italiani, ho aggiunto la spiegaz
scultura e di pittura, non solo nelle pubbliche gallerie e nei palagi
dei
maggiorenti, ma pur anco nelle piazze e nelle str
vigliose produzioni ; ed anche, secondo la Mitologia, pel gran numero
dei
suoi figli, che Esiodo fa ascendere a 6000 ; cioè
presso a poco gli stessi emblemi o distintivi ; il più caratteristico
dei
quali è il tridente, che consiste in una forca co
consiglio sotto il nome di Conso, e in appresso anche come protettore
dei
cavalli e dei cavalieri col titolo di Nettuno equ
o il nome di Conso, e in appresso anche come protettore dei cavalli e
dei
cavalieri col titolo di Nettuno equestre, alluden
a Nettuno ; ed egli per gratitudine li trasformò nella costellazione
dei
Pesci, che è uno dei dodici segni del Zodiaco. Da
per gratitudine li trasformò nella costellazione dei Pesci, che è uno
dei
dodici segni del Zodiaco. Da questo matrimonio na
acque il Dio Tritone che fu lo stipite delle diverse famiglie e tribù
dei
Tritoni, i quali formarono il corteggio e la guar
sui lidi : etimologicamente è un quid simile dell’Oceanus circumvagus
dei
Latini. È rappresentata questa Dea come un’avvene
r assegnò il nome di Amfitrite a un genere di Annelidi della famiglia
dei
Tubicoli, che abitano in tubi leggieri che questi
conchiglie talvolta grandissime, e che si trovano nella maggior parte
dei
mari. Convien qui rammentare principalmente quell
Ninfe o Divinità inferiori popolavano ed abbellivano, nella fantasia
dei
poeti, le onde del mare ; e ce le dipingono come
i : chiamano Doridi un genere di molluschi gasteropodi della famiglia
dei
nudibranchi ; e danno il nome di Nereidi a quelle
iamato anche Portunno). E fu saggio consiglio l’affidar la protezione
dei
naviganti e le due cose più da loro desiderate, c
lle di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi raccontano uno
dei
più strani e singolari miti, unico nel suo genere
adimeno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno
dei
suoi più straordinarii e sublimi concetti. La fav
ume costituito in sì umile ufficio attribuirono una prerogativa degna
dei
più grandi Numi e dello stesso Giove, quella cioè
nsegnamenti. Proteo che si trasforma in tutti gli esseri, ossia corpi
dei
tre regni della Natura, rappresenta la materia ch
risposta. Così la materia è tenuta avvinta coll’assidua osservazione
dei
fenomeni e colle reiterate esperienze, e quando e
iv, 120.) 212. Il Giusti attribuisce principalmente alla famiglia
dei
Medici la distruzione delle libertà d’Italia, dic
tare quello del Dio dell’acqua. 216. Considerato Nettuno come causa
dei
terremoti, chiamavasi con greco vocabolo Ennosigè
o di re delle regioni infernali non spiegava alcun potere sulle anime
dei
buoni, nè troviamo che andasse mai a visitare i C
sse mai a visitare i Campi Elisii, o invitasse alla sua reggia alcuno
dei
più illustri eroi che vi soggiornavano ; e sui ma
sto, per significare un mostro immaginario, come il Polifemo e l’Orca
dei
mitologi ; della quale invenzione, come di quella
; nè si trova altro da aggiungervi. Resta dunque soltanto a trattare
dei
ministri di Plutone. Di maggiore importanza erano
conoscevano una sola Dea Mira uguale in potenza e in ufficio al Fato
dei
Romani245 ; e poi ne inventarono tre, distinguend
nsiderando che esse troncavano lo stame vitale e crescevano il numero
dei
sudditi di Plutone, le posero tra le divinità inf
one, come quella del Petrarca nel Trionfo della Morte. Ma di Caronte,
dei
Giudici dell’Inferno e del Sonno, non solo i poet
tende subito che doveva trovarsi molto occupato a traghettar le anime
dei
morti (specialmente nei giorni delle più micidial
ropa ; Eaco poi di Giove e di Egina. Appartenevano perciò alla classe
dei
Semidei ; e di loro dovremo parlar nuovamente e p
dei ; e di loro dovremo parlar nuovamente e più a lungo nel ragionare
dei
secoli eroici, che sono il medioevo fra la Mitolo
logia e la Storia. Le Furie eran destinate non solo a punire le anime
dei
malvagi nel Tartaro, ma pur anco a spaventare e p
issime, cioè Morfeo, Fobetore e Fantasia, termini greci significativi
dei
diversi generi di sogni ; poichè Morfeo produceva
ioni della Casa del Sonno, ma quasi tutti i poeti parlano del Sonno e
dei
Sogni ; ed anche Dante racconta diversi sogni ch’
el suo Inferno. È facile l’indovinare che introducendole nell’Inferno
dei
Cristiani non conservasse loro il grado di divini
tiani non conservasse loro il grado di divinità che avevano in quello
dei
Pagani. Infatti le ridusse presso a poco alla con
anto Minos, che era il presidente di quel tribunale ; ma nell’Inferno
dei
Cristiani questo giudice ha perduto molto della s
stesso ; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si valse di uno
dei
nomi di Plutone, di quello cioè di Dite, per darl
gli scienziati adottarono alcune denominazioni derivate dall’Inferno
dei
Pagani ; e principalmente i geologi che diedero i
lio gli sapeva ; « E prima il fa veder ch’all’antro arrivi, « Che tre
dei
nostri giovini che aveva, « Tutti li mangia, anzi
distico di Tibullo, nel quale si attribuisce alle Parche il presagio
dei
futuri eventi, si chiaman fatali gli stami che es
ono l’incivilimento ed il bene dell’ uman genere. Quindi l’adulazione
dei
popoli avviliti nella servitù concesse l’apoteosi
nizzarono uomini stolti o scellerati ministri delle loro prepotenze e
dei
loro vizj. È noto che Alessandro il grande, non c
otenze e dei loro vizj. È noto che Alessandro il grande, non contento
dei
magnifici funerali pel suo amico Efestione, volle
cclissi ; 2° il volo e il canto degli uccelli ; 3° il modo di beccare
dei
polli sacri a qualche Nume : se non volevano usci
ti impostori erano segretamente governati nei loro presagi dal volere
dei
principi, dei legislatori o dei faziosi, secondo
rano segretamente governati nei loro presagi dal volere dei principi,
dei
legislatori o dei faziosi, secondo che ad essi pr
governati nei loro presagi dal volere dei principi, dei legislatori o
dei
faziosi, secondo che ad essi premeva che il popol
zelo era sostenuto dai ricchi guadagni e dai lauti banchetti a spese
dei
creduli. Gli auguri goderono in Roma di molta con
à ! V. Feciali, sacerdoti romani che avevano ufficj analoghi a quelli
dei
nostri araldi di guerra o ambasciatori straordina
ia il martedì ec. ; e nel tempo stesso ferie autunnali son le vacanze
dei
magistrati, degli scolari ec. VII. Flamini,4 sace
ello d’ulivo legato con un nastro. VIII. Lettisterni, banchetti sacri
dei
Romani in tempi di pubbliche calamità, per placar
mmolavano con imprecazioni contro il popolo nemico. Nella lustrazione
dei
greggi il pastore aspergeva d’acqua pura il besti
agnare di sangue ealdo i eadaveri. XII. Purificazione, atto religioso
dei
Pagani per onorare gli Dei, per espiare i delitti
alcune parole saere. In tempo di peste e di carestia le purifieazioni
dei
Greci erano aceompagnate da azioni erudeli. Un om
sumata dal fuoco, senza che ne restasse alcuna parte per il banchetto
dei
sacerdoti o degli assistenti. 1. Così nominati
e di Quirinu, ed i Flamini minori pel culto degli altri Dei. Le mogli
dei
Flamini erano dette Flaminicæ, ed avevanu parte n
li dei Flamini erano dette Flaminicæ, ed avevanu parte nel sacerdozio
dei
luru mariti. — Il populu eleggeva i Flamini ; il
nto un tizzone preso di sull’ ara. La tenevano in un vaso sulla porta
dei
templi, e prima d’entrare in essi, ognuno se ne l
o patroni : quindi per tale ufficio poteva scegliersi qualunque Nume
dei
più noti e celebri. Riguardo poi all’ etimologia
mento degli uomini dai Penati protetti, ovvero alla parte più interna
dei
tempii e delle case ove questi Dei erano adorati3
di dimostrazione ; sola fides sufficit. Quindi l’espressione rituale
dei
politeisti i sacri penetrali corrisponde al sanct
uale dei politeisti i sacri penetrali corrisponde al sancta sanctorum
dei
monoteisti ; quindi il comun verbo penetrare sign
rbo penetrare significa lo spingersi addentro nei più riposti recessi
dei
luoghi o dei pensieri. In quanto ai Lari, che qu
significa lo spingersi addentro nei più riposti recessi dei luoghi o
dei
pensieri. In quanto ai Lari, che questi fossero
abbiamo veduto altrove, i domestici Lari. Sappiamo poi che nelle case
dei
più ricchi politeisti romani v’era il Larario, os
dei più ricchi politeisti romani v’era il Larario, ossia la cappella
dei
Lari ; e nelle altre, almeno un tabernacolo colle
oi Lari, come fanno alcuni Eruditi. Oltre la diversa origine, troiana
dei
primi, etrusca o italica dei secondi, e le caratt
uditi. Oltre la diversa origine, troiana dei primi, etrusca o italica
dei
secondi, e le caratteristiche bene accertate degl
orità di classici, da cui chiaramente apparisce il differente ufficio
dei
Penati e dei Lari. Vero è che potrebbe citarsi an
sici, da cui chiaramente apparisce il differente ufficio dei Penati e
dei
Lari. Vero è che potrebbe citarsi ancora qualche
della Repubblica, ov’egli parla, per dirlo colla frase del Romagnosi,
dei
fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli anno
’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto degli Dei Penati e
dei
Lari familiari ; e aggiunge che nella pratica app
o personalità, viene ancora a significare che i primi eran protettori
dei
diritti del cittadino, ed i secondi di quelli del
i del cittadino, ed i secondi di quelli del padre di famiglia ; senza
dei
quali, come egli sapientemente dichiara, non può
attribuivansi al Fato tutte le irregolarità inventate dalla fantasia
dei
mitologi e dei poeti. Esiodo ci dice che Vulcano
al Fato tutte le irregolarità inventate dalla fantasia dei mitologi e
dei
poeti. Esiodo ci dice che Vulcano nacque zoppo e
o Vulcano è conosciuto questo Nume anche dal nostro volgo ; e la fama
dei
suoi esterni difetti, benchè a lui non imputabili
(come accade pur troppo nel mondo) ed è stata più durevole di quella
dei
suoi rarissimi pregi nella Metallurgia. A Vulcano
li pongono in mano un martello e presso a lui un’incudine, e qualcuno
dei
suoi più celebri lavori di metallo. Molti sono i
sanno far altro che suonare e giuocare. Parlando poi della formazione
dei
fulmini, dei quali gli Antichi attribuirono la co
ro che suonare e giuocare. Parlando poi della formazione dei fulmini,
dei
quali gli Antichi attribuirono la costruzione mec
cora questo sistema di geologia, e Vulcanologia la storia e la teoria
dei
Vulcani. Aveva Vulcano anche un altro nome in lat
iccole proporzioni, colla macchina elettrica ? Passando ora a parlare
dei
Ciclopi, dei quali si è fatto un sol cenno col di
zioni, colla macchina elettrica ? Passando ora a parlare dei Ciclopi,
dei
quali si è fatto un sol cenno col dire che tre di
forze corrispondenti alla medesima. La loro stirpe era quella stessa
dei
Titani, poichè credevasi che fossero figli del Ci
er ripararsi la faccia nel lavorare i metalli incandescenti. Dal nome
dei
Ciclopi son derivate alcune denominazioni in Arch
a stabilità, e fece attribuire tali costruzioni alla gigantesca forza
dei
Ciclopi. Se ne trovano principalmente in Grecia e
nome di Ciclopi a un genere di Crostacei, secondo Müller, dell’ordine
dei
Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli per q
tacei, secondo Müller, dell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia
dei
Monocoli per questa loro caratteristica di avere
tà, quali sono la respirazione, la circolazione del sangue, il batter
dei
polsi, ecc. 190. L’originale latino, mirabile
erra, che sullo scorcio del secolo xvi richiamò di nuovo l’attenzione
dei
fisici sulle proprietà dell’ ambra gialla, facend
ono sterminati i Giganti dalla faccia della Terra, vi rimase la razza
dei
discendenti dei migliori Titani, quella degli uom
Giganti dalla faccia della Terra, vi rimase la razza dei discendenti
dei
migliori Titani, quella degli uomini plasmati di
eroci di questo animale con quelli di quel re bestiale, primo modello
dei
più efferati tiranni. Giove tornato in Cielo radu
ono di scampare dal generale esterminio ? Furono ambedue della stirpe
dei
Titani : Deucalione era figlio di Prometeo, e la
Pandora ; ed essendo rimasti soli nel mondo, e quindi il solo modello
dei
due sessi della specie umana, parve loro un poco
me suonavan le parole intese letteralmente), una empietà o violazione
dei
sepolcri, interpetrarono che la gran madre fosse
a del diluvio. In geologia si parla di più d’uno di questi cataclismi
dei
tempi preistorici ; e quello storico, chiamato il
imostrati dalla scienza geologica. La durata poi delle diverse epoche
dei
precedenti diluvii preistorici non si conta a gio
ott’acqua nel modo stesso che vediamo accadere anche oggidì nel fondo
dei
laghi e nelle inondazioni dei fiumi. — Così una s
vediamo accadere anche oggidì nel fondo dei laghi e nelle inondazioni
dei
fiumi. — Così una scienza che due secoli indietro
todì facendo i più mirabili progressi, e risolve i più ardui problemi
dei
tempi preistorici, non già interpetrando le più o
ono ancora precisamente di terra rossa ; filosofica per l’uguaglianza
dei
diritti che deriva dalla comune origine. E partic
Canto xi del Purgatorio, facendo così parlare Omberto Aldobrandeschi
dei
conti di Santa Fiora, che fu ucciso per la sua su
poco le stesse qualità delle roccie vulcaniche ; ma siccome l’Inferno
dei
Pagani non consisteva soltant o nel Tartaro, luog
geologi chiamaron plutoniche quelle roccie che erano affini in alcuni
dei
loro caratteri alle vulcaniche, ma ne differivano
. Questa denominazione fu proposta da sir Carlo Lyell, il più celebre
dei
geologi inglesi. Infatti, secondo la teoria di Hu
e, secondo le diverse stagioni. I poeti non di rado rammentano i nomi
dei
cavalli del Sole, e le ancelle del dì, ossia le O
ione, il sagittario, il capricorno, l’aquario, e i pesci 110). I nomi
dei
segni del zodiaco appellano a fatti mitologici, d
esci 110). I nomi dei segni del zodiaco appellano a fatti mitologici,
dei
quali sinora ne conosciamo due soli, di Ganimede
enominazioni apprenderemo in seguito la ragion mitologica nel trattar
dei
miti che vi hanno relazione. Di Apollo esistono m
e Apollo, di tali dimensioni che i due piedi posavano sulla estremità
dei
due moli del porto, e le navi passavano a piena v
n profondo abisso infernale, a quella di Fetonte trasportato in balìa
dei
cavalli del Sole : « Maggior paura non credo che
greca e latina, hanno sopravvissuto alla distruzione delle religioni,
dei
popoli, delle favelle e della scienza antica. Fin
o, che le spacciò per verità religiose, fu la religione degli Stati e
dei
popoli, è ben naturale che fossero da tutti celeb
n gli strali ; e noi abbiamo veduto nel N° XIII che egli nella guerra
dei
Giganti non fu uno di quei Numi paurosi che fuggi
no nati. Anche i paleontologi hanno riconosciuto negli avanzi fossili
dei
terreni secondarii l’esistenza preistorica di cer
l’esistenza preistorica di certi immani e terribili mostri del genere
dei
rettili, e perciò chiamati Plesiosauri, Pleurosau
, e perciò chiamati Plesiosauri, Pleurosauri, Ittiosauri ecc., alcuni
dei
quali erano lunghi otto o nove metri. Gli zoologi
calorifici e chimici infonde qualità medicamentose in molti prodotti
dei
tre regni della Natura. Inoltre gli attribuirono
he la suprema legge della natura, quando ha decretato la dissoluzione
dei
corpi anche meglio organizzati, rende nulla la sc
nno i poeti formato Eoo che vorrebbe dire orientale, per indicare uno
dei
cavalli del sole ; e di più si son serviti di que
le force. » E dice questo per significare che senza le egregie opere
dei
discendenti, la nobiltà di sangue va in dileguo e
mato dai Latini Eridanus e Padus ; e i nostri poeti l’appellano il re
dei
fiumi, sottinteso però dell’Italia, di cui è real
care le risposte a voce che rendevansi dagli Dei ai mortali per mezzo
dei
sacerdoti281). Perciò, stando all’etimologia dell
o all’etimologia della parola, qualunque altro modo di manifestazione
dei
voleri divini che non fosse a voce, non potrebbe
colarmente ; ed io credo che invece basterà descriverne tre o quattro
dei
principali e più famosi, e passar leggermente sug
al vento alle foglie delle quercie consacrate a Giove ; 2° dal romore
dei
bacini di bronzo sospesi a contatto fra loro, e c
i esempi, tra i quali il più celebre è quello, già da noi registrato,
dei
figli di Tarquinio il Superbo : ma per regola gen
eferivano i così detti oracoli delle Sibille, vale a dire le risposte
dei
libri sibillini, di cui parleremo altrove. V’eran
enno « L’antiche leggi e furon sì civili. » Che fossero un’impostura
dei
sacerdoti pagani non credo che sia d’uopo dimostr
che ne pensassero Demostene, Cicerone e Catone Uticense, di ciascuno
dei
quali l’autorità val per mille. Demostene in una
he ne dipendeva. I primi Cristiani attribuirono gli Oracoli all’opera
dei
Demònii, ed asserivano che la potenza di questi e
soprannaturale a ciò che era l’effetto naturalissimo della impostura
dei
sacerdoti pagani, da prima nascosta ed ignota, e
ato. Fu poi riconosciuto anche dai filosofi che i primi civilizzatori
dei
popoli si valsero del principio teocratico, facen
rincipio teocratico, facendosi credere o figli degli Dei o interpreti
dei
supremi voleri di quelli, per rimuovere i primiti
ndo egli dalle osservazioni generali alle particolari sulla religione
dei
Pagani, così ne parla nel Cap. 12 : « La vita del
o bene furono utilissimi, e divennero, come direbbe il Romagnosi, uno
dei
primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le risp
la al Machiavelli, « come costoro cominciarono dipoi a parlare a modo
dei
potenti, e questa falsità si fu scoperta nei popo
cc. di cui parleremo altrove. 282. Perciò Ugo Foscolo nel suo Carme
dei
Sepolcri ha detto : « ……. uscian quindi i respon
dei, non v’è compresa per altro come necessaria la condizione che uno
dei
genitori debba essere una Divinità. Quindi anche
come pure ai più straordinarii personaggi d’invenzione della fantasia
dei
poeti. I due vocaboli Semidei e Indigeti son term
tende sino alle serene regioni della Storia. I tempi eroici anche più
dei
mitologici formarono il soggetto delle meditazion
oici anche più dei mitologici formarono il soggetto delle meditazioni
dei
più grandi filosofi e pubblicisti (e basti rammen
sti il Vico e Mario Pagano), perchè vi si trovano le origini storiche
dei
più celebri popoli antichi, frammiste a racconti
nni, e sgombrar così la via dai più grandi ostacoli all’incivilimento
dei
popoli. E quanto alla sapienza di quell’epoca ott
guerre. Nel Medio Evo dopo la caduta del romano Impero e le irruzioni
dei
Barbari, se non si rinnovò precisamente un circol
e mi obblighino invece di aggiunger soltanto spiegazioni al racconto
dei
molteplici fatti particolari che più ne abbisogna
oria, e che perciò hanno la stessa importanza per le origini storiche
dei
popoli antichi che il Medio Evo per le origini de
o per le origini della moderna civil società. Scendendo ora a parlare
dei
principali Eroi, e Semidei e Indigeti di quest’ep
iale di Caledonia, la spedizione degli Argonauti, la guerra di Tebe o
dei
7 Prodi, e finalmente la guerra di Troia. Ora in
a greca ; perciò dalle gesta di questi dovrà cominciare la narrazione
dei
tempi eroici. Degli altri dirò a mano a mano che
tanto il sapere quel che dice Omero del Pilio Nestore, il più vecchio
dei
Duci che andarono alla guerra di Troia, che cioè
te. La prima chiamavasi il Tartaro, ed era luogo di pena per le anime
dei
malvagi : la seconda dicevasi Elisio o Campi Elis
nda dicevasi Elisio o Campi Elisii, luogo di beatitudine per le anime
dei
buoni235. Siccome gli Antichi credevano che alcun
e per le anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credevano che alcuni
dei
loro più famosi eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Uliss
he fu accordata allo Stige perchè la sua figlia Vittoria nella guerra
dei
Giganti si dichiarò dalla parte di Giove. Era que
eronte erano corrosive, quelle del Cocìto erano formate dalle lagrime
dei
malvagi, e nel Flegetonte scorreva un liquido inf
astri fatti apposta per illuminar sotto terra quelle anime fortunate
dei
beati. Boschetti, giardini, e varii altri diverti
ù si manifestava il bisogno di raffrenar coll’impero sovrano le anime
dei
malvagi, e vegliar che i suoi ministri non mancas
e. In fatti Omero pone le regioni delle anime degli estinti nel paese
dei
Cimmerii, popoli antichi i quali abitavano sulle
ha voluto rinunziare a valersi di alcune delle invenzioni mitologiche
dei
Pagani, che potevan meglio servire alla immaginat
si conoscono sul nostro globo239, si venne a confermare i raziocinii
dei
geologi, che cioè la Terra fosse in origine un gl
uee, metamorfiche, ecc. ; insomma tutti i diversi strati, sull’ultimo
dei
quali abitiamo. Questo è quel che asserisce la sc
rme « Maravigliose ad ogni cor securo, » furon cancellate dal libro
dei
viventi e fossilizzate dal tempo e dagli occulti
le vedute che da lontano, poichè credevano che vi abitassero le anime
dei
Beati. Orazio ne fa poeticamente una splendida de
e di animali ; Cibele poi come la Terra ornata di tutte le produzioni
dei
tre regni della Natura, animale, vegetale e miner
terrestre. Questa triplice distinzione richiama al pensiero l’ipotesi
dei
geologi e degli astronomi moderni sull’origine de
nte, o in fusione ignea, non era atta alla produzione e conservazione
dei
vegetabili e degli animali ; che in appresso, in
tti i diversi suoi strati ; e gradatamente prodotto tutti gli oggetti
dei
tre regni della Natura nelle diverse e successive
o più a lungo. Comincieremo dal notarne i diversi nomi e l’etimologia
dei
medesimi. Quello di Cibele è il più noto e comune
o, soccorso, perchè la Terra colle sue produzioni soccorre ai bisogni
dei
mortali. Qualche volta fu confusa collo Dea Tellù
econda guerra punica allorchè, infierendo una pestilenza, le risposte
dei
libri sibillini prescrissero che per farla cessar
tali. Nè vi mancarono i pretesi miracoli, come racconta Ovidio nel iv
dei
Fasti : ogni superstiziosa religione ha i suoi ad
stiziosa religione ha i suoi adattati alle fantasie ed alla credulità
dei
popoli. In Roma per altro Cibele in progresso di
stelli ; il disco o tamburo, dicevano gli Antichi, che era il simbolo
dei
venti che spirano sopra la Terra ; e le era sacro
pito per ordine di Cibele, affinchè non si udissero in Cielo le grida
dei
figli di lei. In Roma conservarono più comunement
Tornando in fretta alla solinga valle, ecc. » 44. Ovidio nel 4°
dei
Fasti così parla di questo fiume : « Inter, ait,
nelle loro opere una parte che trattasse dell’Apoteòsi delle Virtù e
dei
Vizii. Riconobbero dunque che il loro sistema sto
della Mitologia Greca e Romana ; e l’ho estesa anche alla spiegazione
dei
fenomeni fisici, secondo la mente di G. Battista
i fisici, secondo la mente di G. Battista Vico, il quale nel libro ii
dei
Principii di Scienza Nuova asserisce che i miti s
che il sistema da me prescelto sia il più opportuno a spiegare i miti
dei
Greci e dei Romani. Per me dunque il parlare sepa
ma da me prescelto sia il più opportuno a spiegare i miti dei Greci e
dei
Romani. Per me dunque il parlare separatamente de
tico popolo dell’ Arabia meridionale. Fu questa pur anco la religione
dei
Persiani, come sappiamo dallo Zend-Avesta, che è
vittima al celere Dio (ne detur celeri victima tarda Deo). Dal culto
dei
corpi celesti si passò presto a quello dei corpi
tima tarda Deo). Dal culto dei corpi celesti si passò presto a quello
dei
corpi terrestri, ossia dei prodotti della terra,
dei corpi celesti si passò presto a quello dei corpi terrestri, ossia
dei
prodotti della terra, e principalmente degli anim
finchè si leggeranno e s’intenderanno i loro poetici scritti e quelli
dei
moderni poeti che li imitarono. Ma quando nella p
nelle chiese e nei chiostri dalle famiglie private alla postuma boria
dei
loro parenti : « Largo ai pettegoli « Nani pompo
Molti altri nomi ed attributi eran dati a questa Dea ; e l’etimologia
dei
primi fa conoscere la specialità dei secondi. Chi
ti a questa Dea ; e l’etimologia dei primi fa conoscere la specialità
dei
secondi. Chiamavasi Nuziale e Pronuba, perchè pre
olle più servirli a mensa ; e Giove le sostituì un coppiere di stirpe
dei
mortali, Ganimede figlio di Troo re di Troia, fac
nutala, la diede in custodia ad Argo che aveva cento occhi, cinquanta
dei
quali erano sempre aperti e vigilanti anche quand
e ragione di così strano culto, come osservammo pur anco nella guerra
dei
Giganti, quando gli Dei che ebber paura si trasfo
lo descritto dal profeta Ezecchielle, assomiglia ancora i molti occhi
dei
quattro mistici animali a quelli del mitologico A
metonimia sta a significare l’arco celeste prodotto dalla refrazione
dei
raggi del sole. I nomi stessi di Iride e del padr
’Iride, oltre ad indicare l’arcobaleno, significa anche la refrazione
dei
raggi colorati della luce ; e iridescenza la prop
rizione di iridescenza e di cangiamento di colori secondo l’incidenza
dei
raggi e i diversi punti di vista, si legge nella
umor cristallino dell’occhio, ed ha appunto questo nome dalla varietà
dei
suoi colori, ed è quella che determina il colore
ride sua ancella, e furon solleciti di dare il nome di Giunone ad uno
dei
primi asteroidi scoperti in questo secolo, e prec
un pregio della medesima. 94. Giunone stessa cosi dice ad Eolo Dio
dei
venti : « Sunt mihi bis septem præstanti corpora
ù potente di Giove, che pure è conosciuto comunemente come il supremo
dei
Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e de
, secondo la Cosmogonia degli antichi, la legge generale e immutabile
dei
fenomeni fisici e delle umane vicende. Non v’è te
mente vi allude : tanto gli stava a cuore d’imprimer bene nella mente
dei
suoi lettori questa fondamentale dottrina del lib
l merito o il demerito delle persone, e la giustizia del conferimento
dei
premii e della irrogazione delle pene ! A compagn
la irrogazione delle pene ! A compagne del Fato e ministre esecutrici
dei
suoi decreti aggiungevansi dagli Antichi la Neces
greco era chiamata Tiche, ed aveva gli stessi attributi della Fortuna
dei
Latini. E poichè credevasi che spesso portasse pr
nistra del Fato e l’ultima esecutrice de’ suoi decreti sull’esistenza
dei
viventi ; ma fu considerata pur anco ministra di
A quest’estremo fato eran sottoposti anche i Semidei, quantunque uno
dei
loro genitori fosse una Divinità di prim’ordine.
retato irrevocabilmente ; e in senso filosofico corrisponde al Verbum
dei
Latini, e al Logos dei Greci. Nella Mitologia gre
; e in senso filosofico corrisponde al Verbum dei Latini, e al Logos
dei
Greci. Nella Mitologia greca per altro si dà il p
rni tempii, in cui è esposta l’immagine della Fortuna ad allettamento
dei
devoti cultori della medesima ; seno i Botteghini
figlio di Venere e di Anchise ; che Enea fece alleanza con Latino re
dei
Latini e ne sposò la figlia Lavinia ; che Ascanio
anio figlio di Enea e di Creusa fondò Alba Lunga ; che dalla dinastia
dei
re Albani discesi in linea retta da Enea, nacque
esso ove sorse Roma esser dovevano per la massima parte quelle stesse
dei
Troiani e dei Greci al tempo della guerra di Troi
Roma esser dovevano per la massima parte quelle stesse dei Troiani e
dei
Greci al tempo della guerra di Troia, poichè Omer
ate egualmente da entrambe le nazioni. E poi, in quanto al Politeismo
dei
Romani, aggiungendovisi le tradizioni che l’Arcad
gionano a lungo Virgilio nel lib. ix dell’Eneide ed Ovidio nel lib. i
dei
Fasti, ma anche Tito Livio nel lib. i e ix della
i fosse suggerito dalla Ninfa Egeria. La base adunque della religione
dei
Romani era il politeismo dei Troiani e dei Greci
Egeria. La base adunque della religione dei Romani era il politeismo
dei
Troiani e dei Greci già professato da Romolo e da
se adunque della religione dei Romani era il politeismo dei Troiani e
dei
Greci già professato da Romolo e dai suoi compagn
tto d’interminabili dispute non solo il feticismo e l’interpretazione
dei
geroglifici, ma pur anco le piramidi, gli obelisc
giziani si contentavano di adorare queste due Divinità sotto la forma
dei
suddetti animali, ma tenevano nel loro tempio e p
Greci ed ai Romani politeisti, dopo aver considerata l’Aria come uno
dei
4 elementi del Caos, il farne anche una Dea, che,
vien quindi, « E muta nome perchè muta lato, » e produce il fenomeno
dei
Venti, vollero deificare anche questi. Riconobber
Con certa legge o rattenere o spingere.40 » Questa regione o carcere
dei
Venti, secondo lo stesso poeta, « È nell’Eolia,
abolo significante vario o mutabile, allude alle successive mutazioni
dei
venti che predominano in quelle isole. Anche Omer
figlia d’Ippota troiano ; e che i Venti fossero figli di Astreo, uno
dei
Titani, e dell’Aurora ; e quelle loro genealogie
a in cui inevitabilmente incappano sempre i loro protagonisti o altri
dei
più famosi eroi, perciò Eolo ed i Venti figurano
amosi eroi, perciò Eolo ed i Venti figurano molto in tali descrizioni
dei
poeti pagani, e principalmente in Omero e in Virg
Naturalista afferma che l’Argeste greco corrispondeva al Cauro o Coro
dei
Latini, ossia al ponente-maestro (nord-ovest). Gl
i diversi Venti ora conosciuti e contrassegnati nella così detta Rosa
dei
Venti ; e la ragione è questa, che gli Antichi st
to in quell’ora che egli voleva significare appariva la costellazione
dei
Pesci sulorizzonte, e inoltre la costellazione de
trodurre nella Divina Commedia anche un cenno della favola di Eolo re
dei
Venti, secondo ciò che ne scrive il suo maestro V
a o nell’altra epoca, l’età dell’oro e nel celebrarla per l’innocenza
dei
costumi e per le spontanee produzioni di ogni ben
crizioni che ne fanno i poeti pagani. Ed è questa l’opinione non solo
dei
commentatori della Bibbia, ma pur anco del sommo
e esperienza dimostrano che gli uomini e i popoli possono correggersi
dei
loro vizii e difetti. Dante stesso fa dire nella
. Dante stesso fa dire nella Divina Commedia a Marco Lombardo : « Tu
dei
saper che la mala condotta « È la cagion che il m
a un circolo, appella soltanto al tempo che è la continua successione
dei
momenti35. In Roma si celebravano nel mese di dic
per tutti senza spesa o fatica di alcuno. In quelle feste gli schiavi
dei
Romani erano serviti a mensa dai loro padroni, ed
serviti a mensa dai loro padroni, ed avevano libertà di rimproverarli
dei
loro difetti36). Facevasi vacanza anche negli uff
blica. Davasi, come si dà tuttora, il nome di Saturno al più distante
dei
pianeti visibili ad occhio nudo37), e inoltre a q
se del mondo38, cioè il Dio del moto ; e finalmente come il mediatore
dei
mortali presso gli altri Dei. Ecco uno dei molti
nalmente come il mediatore dei mortali presso gli altri Dei. Ecco uno
dei
molti casi mitologici in cui più e diversi attrib
an dodici altari, indicanti i dodici mesi dell’anno romano ; il primo
dei
quali fu detto gennaio dal nome e in onore di Gia
ottenuta dalle nostre due antecedenti edizioni del Corso di Mitologia
dei
Signori Nöel e Chapsal, ci ha confortati a metter
aggiunte le quali consistono in molte e nuove illustrazioni poetiche
dei
fatti mitologici, cavate da alcuni dei nostri più
e nuove illustrazioni poetiche dei fatti mitologici, cavate da alcuni
dei
nostri più valenti poeti ; in una Cronologia mito
immorali, per lo più oscure, che sovrabbondavano nella falsa credenza
dei
gentili, finchè rimane disgiunta affatto dalla st
sa credenza dei gentili, finchè rimane disgiunta affatto dalla storia
dei
tempi antichi, a poco più può servire che ad agev
tempi antichi, a poco più può servire che ad agevolare l’intelligenza
dei
Classici ed a spiegare i monumenti d’arte dei Gre
gevolare l’intelligenza dei Classici ed a spiegare i monumenti d’arte
dei
Greci e dei Romani. Ma a volere che sia parte pro
ntelligenza dei Classici ed a spiegare i monumenti d’arte dei Greci e
dei
Romani. Ma a volere che sia parte proficua della
da qualsivoglia rischio d’ingenerare [ILLISIBLE]nelle menti inesperte
dei
giovani, è mestieri che la ce[ILLISIBLE]ità dell’
ungo, prima in generale, e poscia particolarmente, perchè la fantasia
dei
mitologi e dei poeti non venne meno così per fret
generale, e poscia particolarmente, perchè la fantasia dei mitologi e
dei
poeti non venne meno così per fretta a inventar m
anche in Ebraico in significato di eccelso (poichè deriva da El, uno
dei
nomi ebraici di Dio), l’adoprò con questa doppia
di Apollo e di Diana, diremo che Latona loro madre era figlia di uno
dei
Titani ; e perchè fu prediletta da Giove100), era
ed infallibili arcieri (derivandosi questa invenzione dal dardeggiar
dei
raggi del Sole e della luce riflessa della Luna),
gatorio (Canto xii) dicendo di aver veduto sculto questo fatto in uno
dei
bassirilievi che rappresentavano esempii di super
uesti fatti comuni ad Apollo e a Diana, convien parlare separatamente
dei
loro particolari attributi ed uffici. 98. Dallo
ecc. — Il selenio è un corpo elementare elettronegativo che per molti
dei
suoi caratteri armonizza col solfo, ma è molto ra
ne delle medesime, lo stesso autore soggiunge : « Sulle rive paludose
dei
laghi di Xochimilco e di Chelco l’acqua agitata n
o intrecciate. Queste zolle galleggiano lunga pezza qua e là in balìa
dei
venti, e si riuniscono talvolta in piccole isolet
XXI Minerva Un mito
dei
più straordinarii fu inventato sulla nascita di M
nte allegoria, significando essa che la sapienza è figlia del supremo
dei
Numi e che uscì dalla divina mente di lui. In que
come Minerva dal cervello di Giove. Per intender certe parole e frasi
dei
poeti pagani è necessario almeno accennarne alcun
tonia. Prima di tutto convien conoscere l’etimologia e il significato
dei
principali nomi di questa Dea. Ebbe dai Greci pri
s illa est. » (Ovid., Fast., iii, 833.) 169. Ovidio nel libro iii
dei
Fasti annovera le diverse arti e professioni che
professioni che celebravano le feste di Minerva ; ed oltre i collegi
dei
poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori r
i che celebravano le feste di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti,
dei
medici, dei pittori e degli scultori rammenta anc
avano le feste di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti, dei medici,
dei
pittori e degli scultori rammenta anche quelli de
poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori rammenta anche quelli
dei
calzolai, dei tintori e degli smacchiatori. 170.
ici, dei pittori e degli scultori rammenta anche quelli dei calzolai,
dei
tintori e degli smacchiatori. 170. Palladio in
o vi alludono. Cinquanta furono gli Eroi che vi presero parte, alcuni
dei
quali eran prima intervenuti alla caccia del cing
a le onde sino alla Colchide. Ma nel passar lo stretto che ora dicesi
dei
Dardanelli la giovinetta Elle cadde nel mare e vi
so di traversar sull’ aureo montone nuotante l’Arcipelago, lo stretto
dei
Dardanelli, il Mar di Marmara, lo stretto di Cost
di Giasone accorsero gli Eroi da tutte le parti della Grecia, alcuni
dei
quali eran già stati con lui alla caccia del cing
he Omero, non che Esiodo, siano stati aggiunti in appresso nuovi eroi
dei
diversi Stati della Grecia per accomunar la glori
a, come l’Oga Magoga della Bibbia e il paese di Cuccagna e di Bengodi
dei
nostri novellieri. Gli Argonauti sapevano soltant
l’atroce fatto che le donne di quell’isola, malcontente delle leggi e
dei
trattamenti degli uomini, li uccisero tutti per c
e singoli gl’incidenti, che per lo più son comuni alla maggior parte
dei
viaggi marittimi narrati dai poeti, come, per ese
liberazione del Senàpo dalle Arpie in modo più maraviglioso di quello
dei
poeti classici greci e latini. I mezzi che egli a
auti giungessero nella Colchide sono di lieve importanza in confronto
dei
già narrati e dell’azione principale, scopo del l
vincer gl’incanti, nelle quali arti i Greci eran novizii in confronto
dei
Colchi70. Sarebbe dunque rimasta vana ed inutile
XX Mercurio Chi è che non conosca qualcuno
dei
molti significati di questa parola Mercurio ? È u
illeciti e subiti guadagni, dedussero che egli fosse pure anco il Dio
dei
ladri. E su queste illazioni inventarono subito u
ito Livio, nel libro 2° della Storia Romana, racconta che il collegio
dei
mercanti celebrava la festa di Mercurio il 15 di
a sola, significava l’ufficio che aveva Mercurio di condurre le anime
dei
morti al regno di Plutone, e richiamarle alla vit
endo che egli avesse dirozzati i popoli selvaggi col canto e coll’uso
dei
giuochi ginnastici, esercizii tanto pregiati dagl
credevano inventore di tutte le arti, e protettore della mercatura e
dei
guadagni161. Noi avremo occasione più volte di ra
co argenteo e della sua mobilità ; per cui serve ottimamente nei tubi
dei
termometri e dei barometri ad indicare in quelli
la sua mobilità ; per cui serve ottimamente nei tubi dei termometri e
dei
barometri ad indicare in quelli i diversi gradi d
l Dio dell’eloquenza164 ; Mercuriali (secondo il Menagio) le adunanze
dei
letterati che si tenevano il mercoledì in casa di
mensioni. 155. Spiegheremo la dottrina della Metempsicosi nel parlar
dei
regni di Plutone e dello stato delle anime dopo l
oeti greci e latini le fantastiche descrizioni del contrasto continuo
dei
quattro elementi di così diversa natura confusi e
iva di luce. Non asserisce però che il Caos stesso fosse l’ordinatore
dei
propri elementi di cui ab eterno componevasi, ma
o plausibile consiste nel considerare i miti come simboli o allegorie
dei
fenomeni fisici dell’universo e dei fenomeni mora
e i miti come simboli o allegorie dei fenomeni fisici dell’universo e
dei
fenomeni morali, ossia delle passioni degli uomin
nte nella italiana, furono accolti e adottati dai nostri poeti i miti
dei
Greci e dei Romani, non però tutti alla rinfusa e
aliana, furono accolti e adottati dai nostri poeti i miti dei Greci e
dei
Romani, non però tutti alla rinfusa e senza discr
te, che presentavano una più evidente, o almeno probabile spiegazione
dei
fenomeni fisici o morali. Dante più degli altri p
erna ci presenta sotto altre forme ! E prende per guida ed interpetre
dei
portati dell’antica sapienza il poeta Virgilio ch
, divinizzata come la Teologia, a dargli la spiegazione della scienza
dei
Cristiani. Nè soltanto nell’Inferno e nel Purgato
LXVII L’Apoteosi delle Virtù e
dei
Vizii I Greci ed i Romani politeisti, oltre all
co stile nel libro ii delle Leggi, sono ben lontani dalle aberrazioni
dei
poeti greci e dei latini dell’ultimo secolo della
ii delle Leggi, sono ben lontani dalle aberrazioni dei poeti greci e
dei
latini dell’ultimo secolo della repubblica, che s
. Anche Orazio mette in versi la preghiera di un ladro a Laverna, Dea
dei
ladri, in cui alla furfanteria è congiunta la ipo
l Popolo Romano per mezzo della guerra, che alle vendette particolari
dei
privati cittadini. Ma ognuno poi l’interpretava a
ni : delle Virtù però molte, come abbiam detto di sopra nominandole ;
dei
Vizii ben pochi. Per altro pitture e statue si fe
ne ed analizzarne le poetiche descrizioni antiche e moderne è ufficio
dei
professori di rettorica e belle lettere, e il des
ualunque vizio, qualunque idea astratta non è già spenta negli uomini
dei
nostri tempi ; anzi vedesi sempre rinnuovata non
verlo sulla base delle medesime o in qualche parte delle loro vesti o
dei
loro ornamenti. E se nei pubblici monumenti non v
Introdvzione Promettemmo altra volta dar fuori la interpetrazione
dei
Miti Eterodossi, ora adempiamo alle nostre promes
lologiche. 2. Vno spettro di religione non poteva essere la religione
dei
nostri primi padri. La religione figlia ingegnosa
he si possono seguire con gli occhi nella vasta estensione de’paesi e
dei
secoli. La prima di queste strade, che può parago
allegorie cosmico-fisiche. E Giamblico portando in mezzo le autorità
dei
più saggi sacerdoti Egizii, vuole che la religion
e, ben si possono interpetrare nel vero loro significato que’concetti
dei
latini — ab Iove principium — Iovis omnia plena ;
el mare. È detto ancora μιακητας, che significa muggire, voce propria
dei
bovi, alludendosi al fremito che dà il mare in pr
li eroi, erano ritornati a disperdersi nello stato exlege ch’è l’Orco
dei
poeti, il quale divorasi il tutto degli uomini… T
rdini… Oltre di ciò con ali a talloni per significare, che il dominio
dei
fondi era de’senati regnanti... Sicchè questa ver
iverso, dicevano di esser ella un fuoco sottile ed etereo al di sopra
dei
pianeti e delle stelle. Tenendo dietro a questo s
intillante nella fronte : con questo si alludeva all’ignivomo cratere
dei
Vulcani. I fulmini da loro fabbricati si volevano
parranno del tutto immaginarie ». I poeti teologi, ei dice(2), fecero
dei
matrimonii solenni il secondo de’divini caratteri
nelle fiere robustissime, quali sono il pardo ed il leone, gli occhi
dei
quali tinti di color glauco sono si vivamente luc
ento a cacciar ne’boschi, alimentava molti cani, e nulla si dava cura
dei
suoi beni di fortuna, fino a mancargli del tutto,
raclidi, ovvero nobili dell’eroiche città, lutta con Anteo, carattere
dei
famoli ammutinati, ed innalzandolo in cielo.… il
tiche, onde i plebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi
dei
nobili ; e per lo giuramento che narra Tacito, da
che alimentava di carne umana — r sponde al passar del sole nel segno
dei
Pesci, ed è fissato dalla levata Eliaca del Pegis
lle Atlantidi, ossia delle Pleiadi, e da quello del Boaro, conduttore
dei
buoi di Icaro. XI. Ercole trionfa di un cane spav
i che innanzi di trovarsi l’uso del ferro dovettero servire per denti
dei
primi aratri, che denti ne restarono detti, egli
i del Lazio, incolti e fieri, consiglio a cangiare in mita la ferocia
dei
costumi, e darsi alla coltura dei campi, onde fu
iglio a cangiare in mita la ferocia dei costumi, e darsi alla coltura
dei
campi, onde fu iniziato il loro incivilimento. Ma
alla testa, e nello istante, che il sole incomincia l’apparente giro
dei
cieli, quando egli apre il cammino del tempo, che
cavasi, come se egli trasmettesse per le sue porte a gli Dei le preci
dei
supplicanti. Perciò sovente i simulacri di lui si
stra il numero 300, e con la sinistra il 65, per dimostrare il numero
dei
giorni componenti il corso dell’anno, maggiore in
le che a lui si erano innalzati dodici altari, per dare una simbolica
dei
dodici mesi dell’anno. 69. La Sfinge — Qui giova
è lo studio delle principali idee religiose, politiche e scientifiche
dei
due più celebri popoli dell’Europa che fenno le a
rarii alla religione del Politeismo, mentre all’opposto i Santi Padri
dei
primitivi tempi del Cristianesimo citarono i dett
ia gli uomini più grandi e più sommi. La più evidente interpretazione
dei
miti abbiamo veduto esser quella di considerare l
nità del Gentilesimo come altrettante personificazioni o deificazioni
dei
fenomeni fisici e delle passioni degli uomini, e
seguenti parti di questa Mitologia. Infatti risalendo alla Cosmogonia
dei
Pagani, la materia era eterna, il Caos era un Dio
quel tempo cioè in cui i nostri antenati Europei eran forse più rozzi
dei
selvaggi dell’America scoperti da Colombo, non po
ostri e coi grandi scellerati e ne purgano il mondo. È l’epoca eroica
dei
popoli antichi, è la base o il substrato della lo
nificazione di nuove idee astratte, non solo delle virtù, ma pur anco
dei
vizii, e si termina con l’apoteosi degl’Imperator
dice che questa Dea è figlia di Giove e di Dione, ninfa della stirpe
dei
Titani, nata dall’Oceano e da Teti. Esiodo poi la
co nome di Afrodite, che significa appunto nata dalla schiuma. Alcuni
dei
più fantastici mitologi e poeti aggiungono, che l
gli antichi mitologi aprirono un vastissimo campo alla immaginazione
dei
poeti ed alla fantasia dei pittori e degli sculto
ono un vastissimo campo alla immaginazione dei poeti ed alla fantasia
dei
pittori e degli scultori. Ma se a quasi tutte le
i scandalosi su questo tema, che spesso deturpano le più belle poesie
dei
classici antichi. Perciò Ugo Foscolo nel suo Carm
o di Venere e di Anchise dovremo parlare a lungo nella celebre guerra
dei
Greci contro la città di Troia, e nelle origini m
, e specialmente in scultura, con un delfino ai piedi, come la Venere
dei
Medici che si ammira nella galleria degli Uffizi
rose. La rosa erale sacra perchè per bellezza e fragranza è la regina
dei
fiori : il mirto perchè è una pianta che meglio v
dicato il venerdì ; e di Venere ebbe il nome il più bello e rilucente
dei
pianeti primarii, « Lo bel pianeta che ad amar c
o, l’ Alfeo, l’ Eridano con tutti gli altri’ fiumi, e le Naiadi Ninfe
dei
fonti e de’ fiumi tra le quali Stige decimo ramo
ente a lui dedicato, e in esso i Cittadini mandavansi scambievolmente
dei
doni, che erano chiamati strene. Il tempio di Gia
Vulcanie opere maravigliose; per cui venne chiamato Dio del fuoco, e
dei
fabbri. Celebri presso Omero sono i tripodi; che
io attraversando la città andò a posarsi spontaneamente sopra la nave
dei
Romani, ch’ era nel porto, e da essi condotto a R
aganza finì a cangiare lo sdegno in riso e Mercurio fu poi tenuto Dio
dei
ladri. Era anche chiamato Dio de’ mercatanti, e s
a gli Dei terrestri prima a dover nominarsi è Pale Dea delle gregge e
dei
pastori, che alcuni han pur confuso con Vesta o C
senza peli al mento ed al detto. Alcuni lo dissero figlio di Pico re
dei
Lazio, e padre dei Fauni, cui ebbe dalla moglie F
o ed al detto. Alcuni lo dissero figlio di Pico re dei Lazio, e padre
dei
Fauni, cui ebbe dalla moglie Fauna, o Fauta. Cogl
pullularono nuovi sciami di api. Il Dio Termine presedeva ai confini
dei
campi, cui era grave delitto il violare. La sua f
Dea del latte; Mellona quella del mele; Sterculio o Stercuzio il Dio
dei
concime, che diceasi figlio di Fauno, ed avere il
Quirino, de’ quali abbiam detto, ed Ercole, Castore, Polluce ed Enea,
dei
quali diremo appresso, dee ricordarsi Carmento ma
della Terra divenne padre di tutti i fiumi, e delle Ninfe de’ fonti e
dei
fiumi, dette quindi Oceanitidi ovvero Oceanine. I
mezzogiorno, Zefiro da ponente. Zefiro fu marito di Glori o Flora Dea
dei
fiori; e come egli a noi porta comunemente il bel
e anime degl’ insepolti però dovean restare per cento anni sulle rive
dei
fiume sprima di essere tragittate, e quelle pur d
luogo del premio era un delizioso soggiorno detto Eliso, ove le anime
dei
buoni godean vita beata, e prendevano diletto di
do dell’ impero sovra di lui acquistato, il costrinse a trarre invece
dei
dardi e della clava la rocca ed il fuso. Dopo ch’
madrigna Ino, si argomentarono di passare lo stretto, che or chiamasi
dei
Dardanelli. Ma spaventati dai flutti Elle cadde n
iunto da se medesimo era già ad inventare la sega, il torno, la ruota
dei
vasi, ed altri ingegnosi istrumenti.), mosso da i
Menelao convennero di terminare la guerra con un duello alla presenza
dei
due eserciti; ma Venere temendo che Paride soccom
e non sapendo i Greci decidere, chiesero a’ Troiani prigionieri quale
dei
due avesse a Troia fatto più danno, e avendo ques
ltura ad Elpenore, avvertito da lei del viaggio che aveva a tenere, e
dei
pericoli che doveva evitare, navigando verso leva
a Ulisse e da Diomede. Antenore, che fu creduto favorevole al partito
dei
Greci, perchè sempre consigliava la restituzione
i giuochi funebri in onore di lui. Intanto Giunone nemico implacabile
dei
Trojani spedì Iride, che’ sotto al sembiante di B
egli è da Cibele cangiato in leone, e Atalanta in leonessa. Le donne
dei
Ciconi assassine di Orfeo sono da Bacco mutate in
per le armi di Achille, furioso si uccide, e dal suo sangue spuntano
dei
giacinti. Parte II. Capo XI. Ecuba accieca Polinn
stra a mirarlo, ed è cangiata in sasso. Nella guerra di Tito Tazio re
dei
Sabini contro di Roma, Terpea apre al Sabini, una
È preso dagli Argivi e tratto in giudizio ma Ercole fa che nell’ urna
dei
giudici i calcoli diventino tutti bianchi, e con
sto, si passò al culto del Fuoco, dell’ Aria, e de’ Venti, del Mare e
dei
Fiumi, della Terra e de’ Monti, e finalmente a qu
ompensa. Questi promise che data l’ avrebbe dopo otto giorni, al fine
dei
quali i due fratelli furono trovati morti. Pausan
na specie di dadi, su cui erano scrìtti de’ Caratteri, il significato
dei
quali cercavasi nelle tavole a ciò fatte espressa
, e moderni. Il ristretto che ora vien presentato al Pubblico per uso
dei
Reali Collegj, è stato ricavato con sobrietà e gi
rudenza, Venere della bellezza. Lo scroscio del tuono non è l’effetto
dei
vapori, è Giove armato per ispaventare i mortali.
roposito di un picciolo avvenimento. Stava la Dea un giorno cogliendo
dei
fiori in un boschetto : Amore vantossi di esser e
dava ad essi le risposte. Era il Dio dell’eloquenza, del commercio, e
dei
ladri, come si è detto. Vedevasi da per tutto nel
abile l’immaginare delle divinità di second’ordine, che si occupavano
dei
dettagli, che per necessità dovevano sfuggire agl
Tal grazia ottenne : ma si accorse ben tosto di aver ottenuto un dono
dei
più funesti. Allorchè volle mangiare, il cibo che
a benissimo l’arpa, scoccava l’arco perfettamente, conosceva la forza
dei
semplici, ed era eccellente medico. Come figlio d
a rovescio, d’onde l’acqua scorre in abbondanza. Questa è la sorgente
dei
fiumi sottoposta alla loro sorveglianza. Spesso p
terie, e de’ boschetti : Najadi le ninfe che vegliavano alla sorgente
dei
fiumi, e delle fontane : Oreadi le ninfe che guar
ei marini lo accolsero, e lo ascrissero alla loro classe. Eolo Dio
dei
venti. Eolo regnava nelle isole chiamate di Vul
a vita, ed Atropo ne tagliava il filo colle forbici. Sorde ai prieghi
dei
mortali seguivano il loro lavoro, e lo interrompe
ada nell’altra per vendicare egualmente i dritti della gente bassa, e
dei
grandi. Astrea. Vi ha tra poeti, chi crede Temi
lasse appartengono Teseo, Agamennone, Ulisse, e tanti altri. Le gesta
dei
primi vanno sotto il nome di Storia favolosa, per
i costumi. Nell’età di bronzo spuntarono i primi semi della guerra, e
dei
delitti. Finalmente nell’età di ferro non potendo
rvate, cioè Deucalione, e Pirra sua sposa che non avevano partecipato
dei
delitti degli uomini. Questi si salvarono in una
r la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto dopo morto per uno
dei
tre giudici nell’inferno con Eaco, e Radamanto.
suo Pilade. Elettra segretamente lo fece entrare in Micene, e sparse
dei
falsi rumori di sua morte. Egisto, e Clitennestra
orgoglio, e la collera indussero questo Eroe a far morire il migliore
dei
suoi amici, ed una quantità di guerrieri, che avr
e là a discrezione dell’onde, si diresse alla fin fine verso il paese
dei
Lestrigoni, popoli che si dilettavano di mangiar
nte le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e da quello
dei
loro aderenti. I sudditi che attendevano con impa
nchetto è richiesto Enea di fare il racconto dell’assedio di Troja, e
dei
malanni da lui sofferti dopo un’epoca così funest
na, che la consiglia a farlo suo sposo. Giunone per impedire il corso
dei
destini a favore di Enea propose a Venere queste
llo che pareva più plausibile, avendo dovuto aggirarci tra l’oscurità
dei
secoli con andar quasi a tentone. Potranno in età
ibato, avesse dato il nome al quartiere della città, oggi detto borgo
dei
Vergini, et che ivi appunto avesse la suddetta do
alla Vergine SS., cioè Lunae Virgini Majori. Infatti la nostra strada
dei
Tribunali chiamasi Via Solis, et Lunae : ed assic
altri, era la presente Chiesa di S. Gregorio Armeno, dove nello scavo
dei
fondamenti furono ritrovati diversi monumenti, e
utarco un Nume tutelarc. Apulejo gli assegna un posto eguale a quello
dei
Demonj, e dei Lari. Cebete Tebano asserisce che i
tutelarc. Apulejo gli assegna un posto eguale a quello dei Demonj, e
dei
Lari. Cebete Tebano asserisce che il Genio sia un
Nume tutelare, gli Artemisj la Luna, i Cinei Anubi, e così gli altri,
dei
quali con ingegnosa sottigliezza lungamente scris
iosa per acquistare un’idea della prima religione de’ nostri padri, e
dei
tanti monumenti che nelle pubbliche piazze, e nei
vendette ai Trojani. 1. Marco Terenzio Varrone riputato il più dotto
dei
Romani, fa ascendere fino a trentamila il numero
re, a differenza dell’altra Venere popolare, che presedeva al piacere
dei
sensi. 1. Esistono tuttavia in Citera, oggi Ceri
iudici condannarono Marte, e gli altri sei lo assolsero ; e la parità
dei
voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto
ella statua di Marte dicendo : Mars vigila ; sottintendendo in favore
dei
Romani ; i quali si credevano tanto da lui predil
rivato l’uso invalso di considerare favorevole all’imputato la parità
dei
voti e di chiamar voto di Minerva quello decisivo
ernamente per altro nei tribunali collegiali si procura che il numero
dei
giudici sia dispari ; ed in alcune società ammini
ari ; ed in alcune società amministrative o di privati, ove il numero
dei
votanti è variabile, si accorda nei casi di parit
nto le conquiste dell’intelligenza sono utili e durevoli. Gli scritti
dei
loro classici e dei loro giureconsulti e legislat
l’intelligenza sono utili e durevoli. Gli scritti dei loro classici e
dei
loro giureconsulti e legislatori fecero risorgere
asse Firenze, non avendo mai passato l’Appennino ; ma forse Totila re
dei
Goti fu quegli che molto la guastò nelle guerre c
abolo e interpretando la forma strana di questo Nume come emblematica
dei
principali oggetti della creazione, lo considerar
erse parti della figura del Dio Pane, e più specialmente delle corna,
dei
velli e degli zoccoli caprini, non solo i Mitolog
cludente. Infatti, essendo il Dio Pane considerato come il protettore
dei
cacciatori e dei pastori, ed inoltre l’inventore
, essendo il Dio Pane considerato come il protettore dei cacciatori e
dei
pastori, ed inoltre l’inventore della sampogna, i
glianza del nome potè aver dato origine a questa favola, come dicemmo
dei
nomi di Dafne, di Giacinto, di Ciparisso ecc. Sul
co rispose. Questo Dio era adorato principalmente in Arcadia come Dio
dei
pastori, e da quella regione fu trasportato il su
prevalenti a quei tempi, e non la storica dimostrazione della verità
dei
fatti. Anche Tito Livio racconta molti miracoli n
tedesco (Preller) asserisce che considerato il Dio Pane come il Nume
dei
Pastori, l’etimologia di questo nome deriva da pa
IV La caccia del cinghiale di Calidonia È questa la prima impresa
dei
tempi eroici in cui si trovino riuniti molti cele
o all’invito i più distinti eroi che vivessero in quel tempo : alcuni
dei
quali divennero anche più celebri in appresso per
e Polluce gemelli affettuosissimi, che poi divennero la costellazione
dei
Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno dei sette
divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno
dei
sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore ancora n
fu poi padre di Achille, Telamone padre di Aiace e Laerte di Ulisse ;
dei
quali tutti dovremo parlare anche in appresso. De
lare anche in appresso. Degli altri eroi intervenuti a questa caccia,
dei
quali non si conoscono fatti più celebri di quest
aveva ucciso gli zii, all’amor materno cominciò a prevalere la pietà
dei
fratelli uccisi e l’orrore per la scelleraggine d
ere esaurito. Ma non è così, perchè v’è ancora da parlare delle Ninfe
dei
monti, delle valli, delle fonti, dei boschi e per
’è ancora da parlare delle Ninfe dei monti, delle valli, delle fonti,
dei
boschi e perfino degli alberi. Perciò il loro num
ascendo di quel d’entro quel di fuori, » ciò avviene per riflessione
dei
raggi della luce, come il parlar dell’ Eco per ri
o che se ne fosse invaghito quel mostruoso gigante Polifemo che fu re
dei
Ciclopi ; ma vedendosi preferito il pastorello Ac
dero il nome di Ninfale a un genere di Lepidotteri diurni della tribù
dei
Papilionidi ; e poi al Ninfale del pioppo (N. pop
ee aquatiche congeneri alla Ninfèa. In Architettura poi sin dal tempo
dei
Classici greci e latini chiama vasi Ninfèo non so
tinata il più spesso ad uso di bagni, annessa ai palazzi e alle ville
dei
più doviziosi cittadini, ove, oltre le acque scor
XLIII Cadmo Non appartiene Cadmo al novero
dei
Semidei, e neppur divenne un Indigete Dio ; ma è
che dovea fabbricare. Per gli usi del sacrifizio avea mandato alcuni
dei
suoi compagni a prender dell’acqua alla fonte che
finiva di divorarsi l’ ultimo di essi. Allora per vendicare la morte
dei
compagni rischiò la propria vita combattendo con
sti : Echione, Udeo, Ctonio, Peloro e Iperènore. Anzi i nobili Tebani
dei
secoli successivi credevano tanto (o fingevano di
li Sparti, che significava seminati, alludendosi appunto alla sementa
dei
denti del serpente ucciso da Cadmo58. Anche la t
ingegnosamente narrate fanno grandissimo effetto sulla immaginazione
dei
lettori, volle gareggiare anche in questo cogli a
o alla fortezza di Tebe e conservato pur anco a tempo della conquista
dei
Romani è notizia storica confermata anche da Corn
1838 fu pubblicata a Parigi la quinta edizione del Corso di Mitologia
dei
signori Noël e Chapsal, che è stato sempre favore
additando al lettore con un semplice numerò tra due () i particolari
dei
fatti già narrati nei paragrafi antecedenti o nei
pura traduzione di esso non avrebbe pienamente soddisfatto al bisogno
dei
primi studj letterarj, abbiamo accresciuto non po
. » Gli autori francesi vi hanno opportunamente inserito alcuni passi
dei
loro poeti, e noi invece di tradurre quelli vi ab
etrarca, Metastasio, Alfieri, Foscolo, ec., e dai migliori traduttori
dei
Greci e dei Latini, Annibal Caro, l’Anguillara, I
astasio, Alfieri, Foscolo, ec., e dai migliori traduttori dei Greci e
dei
Latini, Annibal Caro, l’Anguillara, Ippolito Pind
aprei affatto affatto imaginare. Bramaste i sonetti iconologici degli
dei
superiori detti maiorum gentium seguiti da suffic
ve. principium Musae, Jovis omnia plena. Virg, Parte prima Degli
dei
maggiori Cap. I. Giove Sonetto O
officine Vulcanie) ed in sua compagnia associando il mostruoso stuolo
dei
Ciclopi(1) uscir fece dalla sua Caverna pezzi di
piedi. E come in vero non convenirgli tal sembiante se egli è il Dio
dei
Poeti, il Principe delle Muse, il Maestro della M
cora dicevasi Iuga, cioè Dea de’matrimonii. Dalla cura poi, che aveva
dei
bambini, che uscivano alla luce fù chiamata Lucin
consumatrici fiamme della cara sua Troja, tra gl’altri suoi più cari
dei
penati, che seco divotamente si trasse, volle, ch
? Qual prodigio se quelli rimossi per man di rispetto dalle vicinanze
dei
suoi altari, ben lungi da quei Sacri recinti con
fetti tutte rivolse le sue cure a costruire tempii, ed altari in onor
dei
suoi Dri, e soprattutto di Giove Re, e Padre degl
suo regno, le mille penurie quivi galleggianti erano i giusti motivi
dei
villani rifiuti, che di tratto in tratto dalle pr
primo ornamento ; Ma da quel sangue poi scoppiò quel tuono, Che formò
dei
tiranni il reo spavento. Come suole apparir tra n
, al parer di tutt’ i maestri di quest’ arte é la lettura delle opere
dei
più celebrati autori. Quivi in vero incontransi l
E non fu forse risposta del senato di Sparta, che del lungo ragionare
dei
Persiani ambasciatori erasi obliato il principio,
Sc. 2. La deformità dell’adulazione dicendo. Romani unico oggetto È
dei
voti di Tito il vostro amore ; Ma il vostro amor
a tuttoche mediocre, e forse ancor languida, apparisca bella, e degna
dei
comuni suffragii ; che dovrà dirsi della chiusura
nebri. Esso costa di quatro versi, tre endecasillabi, ed un quinario,
dei
quali il primo rima col terzo, ed il secondo col
ti scrisse Batriochomachia, ossia la battaglia de’topi, delle rane, e
dei
gambari. Fin d’allora l’ode pastorale avvanzò più
. Deh ! Ricredansi omai questi sciocchi, se non vogliono colla moneta
dei
pubblici scarcasmi pagar meritamente il fio del l
il tempo alla capanna Quando il raggio del Sol non più ci affanna, E
dei
campi più dolce è allor l’aspetto. Sul limitar te
sto del Dattilo, perchè per esso nelle danze in un modo tutto diverso
dei
dattilici salti erano le mosse de’ piedi, perciò
tur hora. Ib. Gli Anapestici finalmente costituiseono l’ultima classe
dei
versi lirici. A questi parmi essere accaduto, que
atrimonio. Imperocchè mentre un tal verso dai quattro piedi Anapesti,
dei
quali era composto improntò il suo nome, nel deca
tidiluviani, perchè degli uomini di quel tempo sfrenati nelle licenze
dei
disordini appunto stà scritto : Omnis quippe car
one adventus sui. Siasi però qualunque la origine delle folli imprese
dei
Titani, e dei Giganti certo si è esser essa si no
ui. Siasi però qualunque la origine delle folli imprese dei Titani, e
dei
Giganti certo si è esser essa si nota, che quell’
ego abbia somministrata al Poeta istesso quella brillante descrizione
dei
ferrai accinti al lavoro. … Alii ventosis follib
essendo l’industria, la sollecitudine, l’impegno presso dell’uomo uno
dei
mezzi previsi, chi può fare ammeno di metterlo ?
martelli di 6 12 18 24 libre l’un dopo l’altro dalla gravità diversa
dei
loro colpi formò la misura delle note musicali da
i tutte le figure prescritte da maestri dell’arte per la intelligenza
dei
versi due soltanto perchè le più evvie, e degne p
razioni, ed in qualche altro caso, come può apprendersi dalla lettura
dei
poeti. (1). Poichè la natura dell’ Eptametro, e
i diamanti 23. Ma cadono poi nel feticismo, ossia nel culto materiale
dei
prodotti della natura (feti) 24), quei mitologi i
ome di abdir o abadir. Il feticismo però non prevalse nella religione
dei
Greci e dei Romani, ma sì di altri popoli o più a
o abadir. Il feticismo però non prevalse nella religione dei Greci e
dei
Romani, ma sì di altri popoli o più antichi o più
pargoletti numi. Ma Titano si accorse della frode e della violazione
dei
patti, e insiem co’ suoi figli mosse guerra a Sat
e e lo cacciò dal trono e dalle celesti regioni con tutta la famiglia
dei
Titani ; liberò di carcere i suoi genitori, ma pr
successione per abdicazione del padre, patti di famiglia, violazione
dei
medesimi, guerre, detronizzazioni, prigionie, con
di adulazione al potere assoluto e dispotico del supremo imperante o
dei
suoi eredi e successori, non già come in Grecia u
come in Grecia un atto spontaneo delle popolazioni memori delle virtù
dei
suoi uomini illustri, e grate dei benefizii da es
elle popolazioni memori delle virtù dei suoi uomini illustri, e grate
dei
benefizii da essi ricevuti. Chi poteva infatti st
ei i proprii tiranni, e sante Dee Livia, Poppea e Messalina ? A tempo
dei
re di Roma fu deificato soltanto Romolo, ma per g
ne conquistatore del mondo, senza che pensasse mai a deificare alcuno
dei
suoi più celebri generali che a tanta gloria e po
intagliati in forma di edifizio a quattro o cinque piani, sull’ultimo
dei
quali ponevasi un carro dorato con la statua dell
lla greca mitologia inventati da quelle fervide e sbrigliate fantasie
dei
greci poeti e dei greci sacerdoti. I Romani sino
a inventati da quelle fervide e sbrigliate fantasie dei greci poeti e
dei
greci sacerdoti. I Romani sino al termine della s
no, e il Cristianesimo si diffuse pur anco fra i popoli barbari, fuor
dei
confini del romano impero. Ai primi del secolo IV
o, incluso quello delle Vestali. I più ostinati a conservare il culto
dei
falsi Dei furono gli abitanti delle campagne e de
onservare il culto dei falsi Dei furono gli abitanti delle campagne e
dei
villaggi o borghi, che in latino chiamavansi paga
Paganesimo, secondo la derivazione latina, significherebbe religione
dei
contadini. Negli scrittori della bassa latinità è
gl’insetti e gl’infusorii. Sappiamo poi dagli scrittori ecclesiastici
dei
primi secoli del Cristianesimo (i quali studiavan
colarità che non si trovano altrove, perchè le trassero da quei libri
dei
Pagani2, che posteriormente furon perduti o distr
e posteriormente furon perduti o distrutti nelle successive invasioni
dei
Barbari. E qui mi basterà rammentare, a proposito
senza spaventarci ad osservare anche altre fantasmagorie preistoriche
dei
nostri più remoti Antenati. 1. Quindi ebbero or
litatem tribuit. (Plin., lib. 17, c. 9.) 4. Perciò nel Corpus Juris
dei
Romani (le Pandette, il Codice, ecc.) troviamo ra
adesso nel linguaggio ecclesiastico dicesi le quattro tempora invece
dei
quattro tempi. 7. I Grammatici noteranno in ques
la terza era quella degli Eroi o Semidei ; e la quarta delle Virtù e
dei
Vizi 7. Di venti Dei superiori, dodici formavano
La Genealogia degli Dei, ossia la loro filiazione e parentela (almeno
dei
principali), è necessaria a conoscersi nella Mito
ielo, e perciò credevasi figlio del Giorno e dell’ Aria, ossia di due
dei
quattro elementi del Caos. Sposò Vesta Prisca e g
Deos. 7. Il poeta Ennio ci ha trasmesso in due versi latini i nomi
dei
dodici Dei superiori che formavano il consiglio d
a più d’uno all’ anno, attribuiscono un nome pur che sia ; e qualcuno
dei
più celebri scienziati, a preghiera dell’ astrono
i Dei e di Dee dello stesso nome. Lo stesso Vico ha detto nel lib. ii
dei
Principii di scienza nuova : « Quindi tanti Giovi
ccellenza57. Questa significazione è tanto chiara ed evidente, che un
dei
nostri poeti ha detto : quel Dio che a tutti è Gi
er tutti i seguenti scultori e pittori il primo e più egregio modello
dei
lineamenti caratteristici di questa suprema divin
mo in un capitolo a parte, spiegando in che consistessero gli Oracoli
dei
Pagani. I paleontologi hanno dato il nome di Ammo
penderan le cose. « Cotanto il mio poter vince de’ Numi « Le forze e
dei
mortali. » (Iliade, lib. viii, trad. del Monti.)
e si vede indicato colle iniziali D. O. M. non solo nelle iscrizioni
dei
documenti storici delle chiese e di altre fabbric
endesse Giove, allorquando vi soggiornava, per nascondersi agli occhi
dei
mortali. 62. Nella prosa e nella poesia italian
tanto più è presumibile che non avranno mancato d’immaginare gli Dei
dei
Fiumi. E quanto ai nomi li presero dalla Geografi
nel tempo della guerra di Troia vedendo le stragi che Achille faceva
dei
Troiani, congiurò col Simoenta, suo fratello, di
paura, che trova qui posto più opportuno, parlandosi delle prodezze e
dei
vanti dei fiumi della Troade. 26. Tibullo ne d
trova qui posto più opportuno, parlandosi delle prodezze e dei vanti
dei
fiumi della Troade. 26. Tibullo ne dimanda al
ente possibile, e come realmente vero. Trovansi infatti anche altrove
dei
fiumi, le acque dei quali nel loro corso sparisco
me realmente vero. Trovansi infatti anche altrove dei fiumi, le acque
dei
quali nel loro corso spariscono sotto terra, e a
el romano impero, le stesse cerimonie descritte da Ovidio nel libro i
dei
Fasti si mantennero in Roma per più di mille anni
nomi. I Romani adoravano come Dea anche Giuturna, sorella di Turno re
dei
Rutuli, resa celebre da Virgilio nel suo poema de
io asserisce che i contadini furono molto lieti di questa protettrice
dei
loro forni, e che la pregavano devotamente : « F
dell’asilo di Romolo. Si celebrava la festa di Giove Bambino il dì 7
dei
mese di marzo. Anna Perenna era una Dea adorata
il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti
dei
più celebri scrittori Latini, restò peraltro ince
re non approva « l’etimologia di Monsummano da Sommo Mane (il Plutone
dei
Pagani) che fu adottata dal Proposto Gori e poi d
degli antichi, va in oggi a poco a poco cedendo il campo allo studio
dei
problemi che sulla Cosmogonia si propongono di ri
erti dalla natura stessa e dai naturali fenomeni. Ma perchè non pochi
dei
miti, o simboli religiosi dei greci e dei romani
naturali fenomeni. Ma perchè non pochi dei miti, o simboli religiosi
dei
greci e dei romani politeisti furono espressi con
nomeni. Ma perchè non pochi dei miti, o simboli religiosi dei greci e
dei
romani politeisti furono espressi con splendide e
gonia dunque creduta vera dai Greci e dai Romani, e ammessa come base
dei
loro miti, convien trattenersi alquanto, consider
entre poi vanno a finire in una coda orizzontale, come una gran parte
dei
pesci227. Da sì lieve causa e somiglianza, che do
gli Antichi, ebbe origine la favola delle Sirene, abbellita dall’arte
dei
poeti nel modo che abbiam detto. Non si può parla
o romoreggiando con un suono che sembra un latrato : quindi la favola
dei
cani alla cintura di Scilla ; e che Cariddi è un
che qui la gente riddi. » (Inf., C. vii, 22.) Passando ora a parlare
dei
mostri marini che erano soltanto animali viventi
Vesuvio. E quantunque i poeti che scrissero dopo le prime spedizioni
dei
Baschi alla pesca delle Balene, e dopo la scopert
a lingua inglese vi son due termini diversi per distinguer le femmine
dei
Lamentini dai maschi ; e chiamansi quelle Mairmai
rano attribuite, per le quali veniva ad esser l’ideale della divinità
dei
filosofi. Ora conviene accennare le meno buone, e
di cui ora occorre parlare. Prometeo ed Epimeteo erano figli di uno
dei
Titani chiamato Japeto, ed ambedue ingegnosissimi
scrizione e la spiegazione : è questo l’argomento prediletto non solo
dei
poeti, ma pur anco di molti filosofi nostri e str
ero a lodarsene e a crescergli venerazione, trovandosi molte famiglie
dei
mortali involte in gravi sciagure per colpa di Gi
à l’occasione, secondo l’ordine cronologico e gerarchico, nel parlare
dei
figli di Giove. Peggio poi che bestiale non che d
i delle Belle-Lettere. Istoria mitologica Parte prima Degli
dei
nozioni preliminari. L’Uomo volontariame
che da’ Sabini si trasferirono in Roma, e a’ quali il re Tazio eresse
dei
tempj(b). Altri sotto tal nome riconoscono le nov
ta aveano macchiata la loro verginirà(19). Compiuto il predetto corso
dei
trenta anni, potevano maritarsi(a). Colei, che fr
ino a quell’ albero i giovani di que’ dintorni, e dava loro a suonare
dei
piccoli scudi di bronzo, e delle picche (a), Paus
b). Strabone finalmente ne riconosce per autori alcuni dell’Etolia, e
dei
discendenti d’Ercole (c). In questi Giuochi i lot
rcia, di palma, e di appio. I medesimi vincitori conseguirono altresì
dei
ricchi doni, se ne descrissero i nomi ne’pubblici
si riponeva sopra un trepiede, che intorno ad esso si facevano girare
dei
buoi, e che il primo di questi, il quale toccava
sopra uno di essi eravi riposto un nero toro. Certi giovani portavano
dei
vasi pieni di vino, di Iatte, d’oglio, e di profu
, e loro disse, che di tutto il frumento, il quale aveano, formassero
dei
pani, e li gettassero nel campo nemico. Così fece
veniva loro imbandita. Alle Dee però in vece di letti si preparavano
dei
sedili (f). Il presiedere all’anzidetto convito s
te di quelli, che assistettero alle anzidette nozze, fecero a Giunone
dei
doni ; e che l’ Esperidi(1) le presentarono dei p
zze, fecero a Giunone dei doni ; e che l’ Esperidi(1) le presentarono
dei
pomi d’oro, raccolti dal loro giardino. La bellez
è presiedeva a’ trionfi, e perchè al tempo di quelli le si offerivano
dei
sacrifizj (b). Si denominò Conservatrice, perchè
rnassie, che si congratularono con Apollo vincitore, e gli offerirono
dei
doni (c). Allora gareggiavano tra loro i Poeti. L
’capelli bianchi. In quelle solennità i Tebani solevano sacrificangli
dei
tori, ma per mancanza di questi fu poi introdotto
o e un tempio(b). Si denominò Triopio dal proporsi in un certo giuoco
dei
tripodi di bronzo in premio a’ vincitori. Ma ques
lui onore certe Feste, dette parimenti Teosenie. In esse si facevano
dei
Giuochi, il premio de’ quali secondo Pausania era
Focesi colle Feste Elafebolie, le quali consistevano nel sacrificarle
dei
cervi, e le quali poi passarono appresso quasi tu
le eravi un Lago. Chi recavasi a consultarlo, gettava in quelle acque
dei
doni. Questi, se erano grati alla Dea, andavano a
be altresì un tempio in Tegoa nell’Arcadia. In quello si conservavano
dei
capelli di Medusa, i quali Minerva aveva donato a
perchè esse duravano cinque giorni, nel primo de’quali si offerivano
dei
sacrifizj, e negli altri eranvi nel teatro varj c
i quali riferiscono che le Matrone allora si mandavano reciprocamente
dei
regali, e trattavano a convito le loro serve, com
a alle nozze e a’ parti. Al tempo di queste Feste le donne ricevevano
dei
regali da’ loro mariti, come a questi si davano i
isce, che intorno al tempio, eretto a Vulcano sul monte Etna, v’erano
dei
cani, che accarezzavano chi rispettosamente v’ent
gil’ arie o Sigillarizie, perchè gli uni mandavano agli altri in dono
dei
sigilli, ossia delle piccole sculture, le quali p
servare, perchè esaminavano le vittime e le interiora loro per trarne
dei
presagi(d). L’arte pertanto di costoro, chiamat A
lle donne. Plutarco la confonde con Flora, detta da’ Greci Clori, Dea
dei
fiori, e a di cui onore s’istituirono le Feste ei
barbaro costume ; e che per espiare il loro delitto li indusse a fare
dei
sacrifizj, e a solennizzare le predette Feste(c).
partorisse ; e che battendo poscia con una mano la terra, ne usciroso
dei
vapori, i quali formarono Tifone(h). Il corpo di
i nemici dopo morte gli alzarono un monumento, ed anche gli offrirono
dei
sacrifizj(b). Ne’ mentovati Giuochi Eutimio, nati
ma fino dal tempo di Numa Pompilio fu riconosciuto come il protettore
dei
confini delle campagne, e come il più potente a f
desimo tempio da C. Licinio Lucullo, il quale vi celebrò allora anche
dei
Giuochi, perchè in quel tempo sovrastava una nuov
veniva loro imbandita. Alle Dee però in vece di letti si preparavano
dei
sedili (f). Il presiedere all’anzidetto convito s
sifo, re de’Corintj(h), mentre le altre sue sorelle ebbero per isposi
dei
Numi. (l). Nat. Com. Mythol. l. 5. (m). Hym
tion. Univ. (14). Intorno al tirso furono alcune volte veduti anche
dei
serpenti. Il medesimo, come sacro stromento, comp
ti gli occhi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibrare
dei
colpi più forti(c). Rìputò finalmente degno di ri
utone, stava raccogliendo secondo alcuni delle viole, e secondo altri
dei
narcisi. Panfo, poeta anteriore ad Omero, è del s
erga, per cui divenne giovine fatidico. Per tal fatto Apollo conseguì
dei
tempj(b), e fu soprannominato Branchiade(c), e Fi
urgo al Dio Riso. A questo Nume anche la Tessaglia offeriva ogni anno
dei
sacrifizj (a). (2). Apollodoro dice, che Cinira
fu una Dea, detta Genetlia, o Genetillide, cui le donne sacrificavano
dei
cani, e celebravano una festa, chiamata pure Gene
e un carro che si poteva nascondere sotto l’ala d’una mosca ; scrisse
dei
versi d’ Omero sopra un grano di miglio ; e fermò
tre volte la vittima intorno allo stesso luogo, e vi si abbruciavano
dei
profumi (a). I Romani riconoscevano come preside
Per altro Ugo Foscolo ne ha intredotto, nel suo Carme I Sepolcri, uno
dei
più rari a trovarsi anche nelle lingue dotte, que
……… quando « Il Tempo colle sue fredde ali vi spazza « Fra le rovine (
dei
sepolcri), le Pimplèe fan lieti « Di lor canto i
za. Questa favola ci rappresenta evidentemente un tiranno persecutore
dei
dotti e della civiltà, ammazzato a furia di popol
Paradiso, invocando la Musa, la chiama diva Pegasea, secondo la frase
dei
latini poeti, perchè il Pegaso fece scaturire con
che proferi Giacinto morente. Alludendo a questa spiritosa invenzione
dei
mitologi, il Poliziano cantò : « Descritto ha il
sottilissima e purissima chiamata etere. Ma le opinioni e le scoperte
dei
dotti antichi eran tenute nascoste al volgo, e co
rano dopo aver ceduto il regno ai figli non interloquì nelle vertenze
dei
medesimi e dei nipoti, nè si occupò di affari di
ceduto il regno ai figli non interloquì nelle vertenze dei medesimi e
dei
nipoti, nè si occupò di affari di Stato. La sua o
più vicini al centro del loro sistema planetario avevano dato il nome
dei
principali figli di Giove, e al più lontano quell
la ragione della importanza attribuita alle Vestali e all’adempimento
dei
loro voti. Il numero delle Vestali non fu mai più
in compenso e premio di una vita esemplare e dell’esatto adempimento
dei
loro ufficii e voti, si accordavano alle Vestali
e non conferiva di certo alla loro felicità, nè a quella del marito e
dei
parenti. Il culto di Vesta, fu abolito in tutto l
e a liberarla e la tenesse altrove nascosta o incognita pel rimanente
dei
suoi giorni. — Altri poi asseriscono che si calav
lentieri riporta nella Divina Commedia anche le punizioni mitologiche
dei
delitti umani, e specialmente dell’empietà, non a
e avesse trovata una più solenne e tremenda nella Bibbia, quella cioè
dei
fanciulli che per aver beffato il profeta Eliseo
ie, furono divorati dagli orsi ; e se ne valse per fare una perifrasi
dei
nome di quel profeta : « E qual colui che si ven
tibus, perchè i Latini nella loro pronunzia, e specialmente in quella
dei
nomi proprii, usavano spesso il G invece del C. P
XLI Perseo Questo antichissimo Eroe apparteneva al novero
dei
Semidei, poichè fu creduto figlio di Giove e di D
fu chiamata Ippocrene, che vuol dir fonte del cavallo. La produzione
dei
serpenti dal sangue della testa anguicrinita di M
nel precedente capitolo, che cioè bisogna cercar le origini storiche
dei
popoli antichi nella Mitologia. Infatti la Cronol
ecoli più antico di Mosè. Perseo poi è considerato come contemporaneo
dei
primi Giudici d’Israello. Collegata la Mitologia
o 416 e seg. Iliade 429 Ilitìa (dea) 79 Imène (dio) 149 Indigeti (
dei
) 303 Indovini 482 Inferno mitologico 194 e seg
o) 266 Lupercali 267 M Maia 123 Macaòne 427 Mamurio 501 Mani (
dei
) 221 Manto 404, 483 Mantova 483 e seg. Marpess
o 73 Pelia 333 Pèlope 404 Pelòpidi 404 Peloponnèso 406 Pènati (
dei
) 289 Pètaso 126 Pèneo 111 Penèia fronda 112
rme (dea) 114 e seg. Tritonia (dea) 133 Tritone (dio) 176 Tritoni (
dei
) 176 e seg. Tritoni (molluschi) 177 e seg. Trit
er cui questo Compendio sarà in tre parti diviso. Parte I. Degli
dei
celesti. saturno, opi, e giano. I. Nom
idide, fanciullo, vi udì Erodoto recitare la sua storia. Il vincitore
dei
giuochi olimpici avea per premio una corona di ap
, per cui Apollo meritò il soprannome di Sminteo, o sia distruggitore
dei
topi. In Crisa, castello della Frigia, fu un sace
tichi Musici(1), ed il primo che istituì i cori di donzelle, fu amico
dei
versi e del canto. Venuto a contesa colle Muse su
lla ninfa Castalia che Apollo trasformò in fontana, o da Castalio, re
dei
dintorni del Parnasso. Dirce era fonte e fiume ch
ette perciò Olimpiadi da Omero(3). Le Muse cantavano in cielo le lodi
dei
Numi, e principalmente di Giove, lor padre. Il qu
de’ Moabiti, l’Adone de’ Fenicii, l’Osiride degli Egiziani, il Mitra
dei
Persiani, e l’Apollo de’Greci e de’ Romani. Pare
a e Pozzuoli, che abitava negli antri di quella contrada. In un antro
dei
Cimmerii Ovidio alloga la reggia del Sonno ch’egl
e delle Indie. Ma, ad onta di tante contraddizioni, Bacco trionfò
dei
nemici, ed il suo culto alla giornata prese piede
dolce lor canto. Era questa la gaia e splendida corte di Venere ; ma
dei
suoi figliuoli il principale era Cupido. Ella pre
arsi, imprendere un viaggio o una spedizione militare ec.(1). Il capo
dei
Salii si chiamava Presule (Praesul, qui ante alio
a mezzodì già suonava la cetra, e la sera rubava i buoi ad Apollo. Ma
dei
suoi furti parleremo appresso ; solo quì notiamo
rostro di una nave. Ma non solo de’ mercatanti ; egli fu pure il dio
dei
ladri, forse perchè fra quelli non è difficile ri
za Apollo trasse quel landroncello avanti a Giove per la restituzione
dei
suoi buoi, ed in che modo Mercurio si schermì des
, ond’ei volando L’immensa terra e il mar ratto trascorre Collo spiro
dei
venti. Indi la verga, Che dona e toglie a suo tal
hanno posto in mano un volume, per indicare ch’egli era il protettore
dei
letterati. Nel Museo Borbonico vedesi Mercurio ch
riamente gli Dei domestici o che aveano cura della casa, a differenza
dei
Penati, i quali soprantendevano ad una città o ad
delle lettere, della scrittura e delle arti. Parte II. Degli
dei
terrestri e marini. La terra ovvero opi.
nascere, perchè gli antichi credevano, la terra esser la madre comune
dei
mortali ; o perchè da essa nascono le biade ed i
i Saturno, detto pure Fatuo, era il padre de’ Fauni e de’ Satiri, dio
dei
pastori e degli agricoltori. I Fauni poi erano Id
asso. E lo stesso Omero(3) loro attribuisce e le selve, e le sorgenti
dei
fiumi ed i prati erbosi. Di fatto vi eran molte s
bele, tutti nomi, co’ quali onoravano la Terra ; e negli occulti riti
dei
sacrificii la Terra salutavasi Dea Bona, perchè d
sse lontani i lupi ; e prima di condurlo a’ pascoli di primavera, con
dei
sacrificii alla Dea, eran soliti di purificarlo.
senza tetto e senza leggi, si pascevano di vili ghiande e nelle acque
dei
fonti spegnevano la lor sete. Or Cerere fu la pri
gni luogo della terra. Or, riuscendo vana ogni lor cura, pregaron gli
dei
che potessero, fornite di ale, andar sulle acque
eri servivano di preparazione a’ grandi di Eleusi, per essere a parte
dei
quali era mestieri sottoporsi a molte pruove e ad
tentare di uscire di sotterra, si disse ch’erano i colpi de’ martelli
dei
Ciclopi, ministri di Vulcano nel fabbricare i ful
il nascose in una cassa. Eneo intanto in tempo della messe avea fatto
dei
sacrificii a tutt’i numi, fra’quali sola Diana fu
iberare da tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già divenuto uno
dei
più valorosi eroi della Grecia, invita il fiore d
statua che ora trovasi in quello delle Arti a Parigi ed è stimata uno
dei
primi capi d’opera dell’antichità. Nel giardino d
all’isola di Coo. III. Continuazione – Potenza di Nettuno – Alcuni
dei
principali suoi figliuoli. Come Nettuno era D
uccedono sulla terra, come pure i considerabili cambiamenti nel corso
dei
torrenti e de’fiumi. Erodoto(2) riferisce una tra
tù romana di rapire le Sabine donzelle (1) Parte III. Degli
dei
infernali tartaro ovvero inferno. I.
col becco ed in tal guisa sottraevano all’oblio. » V. Delle Ombre
dei
morti e dei Mani. Del Cerbero e delle Furie.
in tal guisa sottraevano all’oblio. » V. Delle Ombre dei morti e
dei
Mani. Del Cerbero e delle Furie. Credevano i
rano placate e pacifiche, quando i loro corpi aveano ricevuto l’onore
dei
funerali e della sepoltura ; e che le anime degl’
sebbene altri dicano che in detta legge voglionsi intendere le anime
dei
morti, alle quali erano indirizzate le lettere D.
ronipote di Eolo, nipote di Sisifo e figlio di Glauco, della dinastia
dei
re di Efira, cioè di Corinto. Il suo vero nome pr
ia dell’ Arte, ma non reca di certo una gradita sensazione all’occhio
dei
profani, qual fu immaginata ed eseguita dagli ant
ì funesta al Savonarola stesso. Il duello che usa tuttora è un avanzo
dei
secoli barbari, e fa una gran tara alla tanto van
vano a fare in certi determinati tempi delle libazioni, e ad offerire
dei
doni (b). Ognuno di que’ sepolcri si appellava Mo
o ; e avendo udito, che in Larissa, città de’ Pelasgi, si celebravano
dei
giuochi funebri in onore di Polidette, anch’ egli
vitto valore, meritò dopo morte gli onori divini (h). Gli si eressero
dei
tempj in varj luoghi, e in guisa speziale si vene
pelli (f). Giove, ovvero, come altri dicono, Temi avea decretato, che
dei
due fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno cio
e(c) (7). Diomede, figlio di Marte e di Cirene, e re di Tracia, aveva
dei
ferocissimi cavalli, e li pasceva di carne umana.
ale poi collocarono in un sepolcro(d). Presso la tomba si celebrarono
dei
Giuochi funebri(7). Andromaca pure gli fece erger
inità, gli offerirono sacrifizj, e preteseto che il medesimo operasse
dei
prodigi. Crearono un Sacerdote, che ne presiedess
tempio sul Promontorio Sigeo, ove la Ninfa, sua madre, fece celebrare
dei
Giuochi funebri da’più valorosi dell’armata Greca
uno e l’altro allora così si ammirarono, che reciprocamente si fecero
dei
regali. Ajace ricevette in dono una spada, ed Ett
enia, la quale città egli così denominò da Arene, sua moglie, e madre
dei
predetti Linceo ed Ida(f). Intervenuti a quelle n
Silla, divenuto trionfatore di tutti i suoi nemici, le instituì anche
dei
pubblici Giuochi(d). La Vittoria viene rappresent
a la più santa. Egli fu il primo ad ergerle un tempio, e a stabilirle
dei
sacrifizj, che doveano essere fatti a spese del p
uriosi animali. Egli un’ altra volta prese un fortissimo Toro per uno
dei
due piedi di cietro ; e non ostante gli sforzi, c
patria, e ritirarsi nell’Isola di Rodi. Quì a di lui onore si fecero
dei
Giuochi, detti Tlepolemj. Uomini e donne vi conco
arenti le alzarono una tomba, su cui nacquero degli alberi, le foglie
dei
quali in certa stagione dell’anno comparivano umi
di Ettore(c). I Greci gli tendettero gli onori Eroici, gl’inalzarono
dei
monumenti, e perfino un tempio in Abido(d). I Che
tisi per ultimo, che gli abitanti di Pella nella Macedonia offerivano
dei
sacrifizj a Peleo, e gl’immolavano ogni anno una
andemente amava, morì di dolore. In quella circostanza s’instituirono
dei
Giuochi, ne’quali le giovanette centavano una can
ttri a spaventare i viventi, e usciva talvolta in persona colle anime
dei
morti a girare intorno ai sepolcri e pei trivii ;
dans l’opéra de Didon, fait cette invocation à la Vertu : O sostegno
dei
mondo Degli nomini ornamento e degli dei Bella Vi
ion à la Vertu : O sostegno dei mondo Degli nomini ornamento e degli
dei
Bella Virtude il mio piacer tu sei. …………………………………
rs de Métastase : Se si adorano in terra e perche sono Placabili gli
dei
; d’ogn’ altro il fato Nume il piu grande : e sol
s’attendre à trouver dans la Mythologie, qui est née de l’imagination
dei
hommes, cette unité d’opinion qui n’appartient qu
il était le dieu de l’éloquence, On plaçait sa statue devant la porte
dei
maisons dans l’espoir qu’il en écarterait les vol
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