/ 76
1 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
ica di uomini, di cose e di nazioni, ora sepolte nella notte profonda dei secoli ; svolgere, con occhio osservatore, le più
ore, le più oscure notizie delle cronache ; raffrontare le tradizioni dei popoli antichi, colle più recenti notizie, scritt
culto religioso degli Dei falsi e bugiardi ; dev’essere un resoconto dei principali avvenimenti, dei fatti più importanti,
alsi e bugiardi ; dev’essere un resoconto dei principali avvenimenti, dei fatti più importanti, compiutisi in quel periodo
roici o favolosi ; dev’essere una esposizione esatta e circostanziata dei luoghi ove quelle ideate personalità vissero ed a
irono ; una nomenclatura, per quanto più si possa, fedele e letterale dei nomi di quei personaggi, di quegli avvenimenti, o
additata la vera configurazione del senso, racchiuso sotto il velame dei simboli della Favola. Abbiamo creduto ben fatto i
rvimmo della stessa configurazione con la quale si stampano le pagine dei dizionarii, cominciando a spiegare la storia dell
di quei nomi, il numero d’ordine progressivo. Riguardo alle citazioni dei più rinomati scrittori antichi e moderni, di che
ntichità, ovvero incorporata dall’immortale immaginazione del Cantore dei tre Regni, nell’anima di un dannato o di un demon
e turpitudini contro natura, che formavano tanta parte delle credenze dei pagani, si rattrovano nelle bolge dantesche, copr
ii relegati nel baratro, a punire, con un’eterna espiazione, le anime dei reprobi. Questa è stata, per non toccar delle alt
corso di questa opera, ci ha fatto di sovente riportare le citazioni dei passi della Divina Commedia ; e in ciò crediamo d
nostra, chè anzi varie sono belle che parlano delle diverse religioni dei popoli dell’antichità, e tutte le Mitologie ànno
on le loro opere antiche e moderne, la conoscenza del culto religioso dei primitivi popoli della terra. A prima vista parrà
i punti più salienti della pagana Mitologia. Ma se per poco la mente dei lettori si porti a considerare, con riposata atte
sostrato mitologico, il tutto configurato e misterioso delle credenze dei pagani ; sono quelli e non altri ; e noi, al cert
sono quelli e non altri ; e noi, al certo, non potevamo nè inventarne dei nuovi, nè rivestirli di altre immagini, che non f
lle più ardue difficoltà dell’opera nostra. Considerevole è il numero dei dizionarii della Favola ; famosi e chiari scritto
portate) il mezzo di farli rimanere maggiormente impressi nella mente dei giovani. Infatti un avvenimento qualunque, religi
anno anche agio di internarsi nelle più peregrine bellezze letterarie dei elassici, le quali, alla loro volta, saranno dal
gli antichi ; e la letterature vi è esposta per mezzo delle citazioni dei classici che noi abbiamo fedelmente riportate, qu
Studio preliminare Sulla mitologia La scienza delle favole o dei Miti, chiamasi Mitologia. Questo vocabolo deriva
o nel suo insieme, costituisce il linguaggio della credenza religiosa dei popoli dell’antichità, il culto degli idoli che g
aro. — Il maggior poeta lirico della Grecia, secondo la testimonianza dei più rinomati scrittori. Nacque nella Beozia, quan
, e propriamente nel villaggio di Cinocefale, durante la celebrazione dei giuochi Pizii. Clinton, pone la sua nascita nella
fu il prodotto della fusione di due elementi o di due razze ; quella dei Pelasgi 2 e quella degli Elleni Elleni. — Gli
nfanzia del cristianesimo noi vediamo nell’eresie degli Gnostici,13 e dei Simoniani ;14 cosi nelle sette eretiche di Menand
l detto periodo di tempo, seguirono, o meglio, conservarono uno o più dei diversi miti della religione da essi osteggiata.
ì gli Adamiti,22 scelleratissimi ed impuri ; con tutta la sozza turba dei Peratensi,23 e degli Abelili inverecondi24. Segue
ti fino ai nostri giorni, e nella nostra religione istessa, per mezzo dei monumenti, i quali resisterono all’opera devastat
stinati al culto delle divinità pagane, ed ora lo sono all’adorazione dei santi, delle vergini beatificate, e specialmente
esta, la Dea del Fuoco, oggi è dedicato alla Madonna del Sole. Quello dei gemelli Romolo e Remo, fondatori di Roma, ai due
menzione di quel tremendo sovvertimento della natura. Nelle leggende dei sacerdoti caldei, Noè si cangia in Xisustro : tra
io ed immaginario, si sono, in certo modo, trasfusi nella maggioranza dei simboli della religione del Cristo, è segno evide
i, sono trasferite in seno dell’età favolosa, venendo attribuite agli dei ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni deg
gli dei ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni degli storici e dei cronisti. Vuolsi quindi, nello studio della Mitol
tempo, in cui la superstizione pagana tenne alto e riverito il culto dei suoi numi ; rino a che una credenza più mite, una
casta luce, col suo significato umanamente divino, l’osceno bagliore dei Saturnali, dei Baccanali, delle sozze cerimonie d
l suo significato umanamente divino, l’osceno bagliore dei Saturnali, dei Baccanali, delle sozze cerimonie della Venere Ter
più accuratamente portarsi, dapprima, a spiegare la gran maggioranza dei fatti, avvenimenti e tradizioni de’tempi favolosi
re, sacrificargli offerte ed olocausti. Nell’osservazione scientifica dei tempi della favola, noi scorgiamo che assai di so
ù. È questa una verità non meno inconcussa e positiva, dell’esistenza dei miti in tutte le religioni. Migliaia di esempì po
2. E Giacobbe, raunata tutta la sua famiglia, disse : gettate via gli dei stranieri che avete tra voi, e mondatevi e cangia
del Campidoglio28 ; nella religione di Maometto il Profeta, la Caaba dei Musulmani29. I Greci inginocchiandosi reverenti i
o eroe, copre, cadendo, sette jugeri di terreno. Nè ciò è tutto : gli dei d’Omero partecipano di tutte le passioni dell’uom
nienti alla loro divina natura ; si mischiarono attivamente alla vita dei mortali, ebbero passioni, affetti e sentimenti, a
edeva sentirsi un demone nel seno. Nella Bibblia, e nelle opere sacre dei più celebri dottori della Chiesa Cattolica, occor
e, come i Penati e i Lari della Romana e Greca Mitologia. La famiglia dei Lusignuno 37 aveva la sua Meleusina, larva che ap
ssimo ci da maggiore incoraggiamento a tenerne parola. In un giornale dei Dibattimenti, che vedeva la luce a Berlino nel 18
ern, tutte le volte che stava per succedere qualche sventura a taluno dei componenti di codesta illustre famiglia, assicura
antasticherie ; ma, noi lo ripetiamo anche una volta, nella citazione dei fatti, non discutiamo, volendo solo che essi veng
io della Terra. La tradizione favolosa, dando da ciò vita ad un altro dei tanti simboli mitologici, onde è rivestita, fece
ni, diremo ser plici, anche sotto la forma allegorica, l’in elligenza dei miti della favola, non riesce al erto difficile ;
clima, della indole, del governo proprio, e perfino delle abitudini e dei costumi tradizionali e particolari alle molteplic
diana, riposare al rezzo delle piante, e bagnarsi nelle fresche acque dei laghi : la corte celeste dei Persiani ordinata in
e piante, e bagnarsi nelle fresche acque dei laghi : la corte celeste dei Persiani ordinata in modo atfatto simile a quella
tro non era se non un senato ove, sotto la presidenza di Giove, il re dei numi, si deliberava sui divini ed umani destini :
tribuzioni. Nettuno era il Dio del mare ; Plutone si ebbe il governo dei regni della morte ; Cibete fu dea dell’agricoltur
amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu il messaggiero degli dei  ; e Vulcano, il dio fabbro ferraio, fabbricò i fu
Giove ! Maggiormente si accresce, nella religione pagana, il numero dei miti con l’innesto di quelli fisici coi morali. C
inspirazioni di concetti d’arte e di scienza. Vi si ritrovano le orme dei misteriosi soggetti delle prime meditazioni della
tà del mondo, e che lo studio della Mitologia, ossia del ragionamento dei miti, è lo studio sintetico di un popolo, di un e
ro faticosa opera il dimostrare, e classificare il numero e la natura dei varî sistemi d’interpetrazione che valgono a rend
no a render conto delle antiche tradizioni, e dell’oscuro significato dei miti della Favola ; tanto più che lo esame accura
vola ; tanto più che lo esame accurato, e lo studio paziente e minuto dei tempi favolosi, ci dimostra con tutta evidenza co
formatore della nostra opera, noi chiameremo, da ultimo, l’attenzione dei lettori a considerare la relazione che passa tra
rale o storico. In così svariata moltiplicità di elementi informatori dei miti, la sola Forma rimane invariabilmente la ste
sotto l’impero della forma mitica, nè il mondo delle idee, nè quello dei fatti, sono concepiti l’uno dall’altro in modo di
a prima vista è la forma enigmatica delle favole che la raccontano, e dei monumenti che la rappresentano. Infatti se gli av
prio Sabeismo 48 è il più universale, come ci dimostrano le religioni dei Fenici, degli Egiziani, dei Babilonesi e di Zoroa
iversale, come ci dimostrano le religioni dei Fenici, degli Egiziani, dei Babilonesi e di Zoroastro 49 i cui principali Dei
ior parte delle feste e cerimonie onde gli antichi onoravano il culto dei loro Numi. Così in primavera noi vediamo le Bacca
anche perchè era stato allevato sul monte Nisa. La maggior parte però dei mitologi sostiene essere la voce Dionisio compost
Eleusini compiersi in onore della Luna ; come vediamo quasi tutti gli dei italici essere planetarî a simiglianza di quelli
oi abbiam cercato di delucidare, adoperando anche nella fraseggiatura dei periodi, una elocuzione limpida e distrigata da q
i di oggetti che non si vedon mai, apprendono e si persuadono che gli dei minacciano, spaventano, castigano. Ora ciò non va
e il mito. Strarone — Nelle Opere Da principio le immagini degli dei non crano che segni simbolici d’una idea o d’una
ondarono così la mitologia, nella quale sono esposte le vicende degli dei , le loro attinenze cogli uomini, il tutto sotto u
forme così leggiadre come presso i Greci, le cui favole intorno agli dei (miti, quindi mitologia) furono nella massima par
i e innestate nelle antiche religioni d’Italia… … … . Questo mondo di dei , dotati di libertà e bellezza, è rappresentato ne
empo a compire un pianto o un riso. Noi fabbrichiamo sopra i sepolcri dei nostri padri, le generazioni future s’impazientan
ui anche i re d’Argo furono detti Abantiadi. Essendovi nell’antichità dei tempi favolosi molti eroi e guerrieri famosi col
Si racconta che avendo fabbricato un flauto per Minerva, con le ossa dei Pelopidi, egli lo rendesse ai Trojani, i quali cr
seo. Amò passionatamente la guerra. Abas era finalmente il nome d’uno dei principali greci che furono uccisi nella memorabi
nella memorabile notte della presa di Troja. 9. Abaster. — Nome d’uno dei destrieri di Plutone. 10. Abatos o Abato. — Era i
ta di tutti i beni della terra dall’eterno sorriso e dalle tinte vive dei più ricchi colori : tiene nelle mani un corno rov
i a quel re della Tracia. 14. Abellion o Abellione. — Antica divinità dei Galli. È credenza di molti chiari scrittori che s
ardo alla vera origine di questi popoli, si perde nella folta tenebra dei tempi. 21. Abracadabra. — Nome superstizioso di u
xas. — Divinità singolare che alcnni scrittori vogliono sia la Mithia dei Persiani. Si avea una grande venerazione sul suo
sa ognuna per la sua cifra, formano in totale il N.° 365 che è quello dei giorni dell’anno. (V. Abracadabra la figura dell’
to lo stesso nome una figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era questo uno dei nomi di Mercurio dal suo padre putativo Acaco, fi
uesta fontana la meravigliosa proprietà di far conoscere la sincerità dei giuramenti. Si scriveva la formola del giuramento
31. Acamao. — Figlio di Teseo e di Fedra. All’assedio di Troja fu uno dei deputati che accompagnarono Diomede onde ridimand
oscere Ethra col figlio suo, e riuscì a salvar tutti e due dalle mani dei nemici. 32. Acamarchide — Ninfa figlia dell’ Ocea
’ Oceano e di Teti. 38. Acca. — Sorella e compagna di Camilla, regina dei Volsci. Di questa, Dante nel suo Inferno Canto pr
uesto motivo i Romani decretarono gli onori divini. 40. Aceleo. — Uno dei figli di Ercole che dette il suo nome ad una citt
acque divennero fangose ed amare ed è uno di quei fiumi che le ombre dei morti passavano senza ritorno. Vi sono diversi fi
esso Eliopoli in Egitto. Era questo il luogo destinato alla sepoltura dei morti di quella città, per modo che bisognava tra
ngua Egiziana si chiama Caronte, di ricevere nella sua barca le anime dei perduti. Di là la favola di Caronte battelliero d
reci fin sulle loro navi, ma avendo in un ultimo scontro Ettore, duce dei Trojani, ucciso Patroclo, amico fedelissimo di Ac
us. Il suo culto era celebre nell’isola di Creta. 75. Acmonide. — Uno dei Ciclopi. Si dà anche questo nome a Saturno, nonch
a Cœlus come figlio di Acmone. 76. Acœto V. Acoto. 77. Aconte. — Uno dei figli di Liacone. 78. Acor. — Dio delle mosche. G
o altari e offerirono sacrifizii ; credettero che le acque del mare e dei flumi avessero la virtù di cancellare tutti i pec
peccati. Sofocle nella sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad uno dei suoi personaggi queste parole che traduciamo alla
opo che in essa fosse stato spento un tizzone ardente tratto dall’ara dei sacrifizii. Alla porta o nel vestibolo dei templi
ne ardente tratto dall’ara dei sacrifizii. Alla porta o nel vestibolo dei templi si teneva un recipiente di bronzo pieno d’
me di Acrea a diverse Dee, e più particolarmente a quelle che avevano dei tempî dedicati al loro culto sulle montagne, dall
o. 88. Acrise. — Re d’Argo. Avendo consultato l’oracolo seppe che uno dei suoi nipoti un giorno l’avrebbe ucciso. Per preve
irritata che lo cangiò in cervo e lo fece divorare dai suoi cani. Uno dei cavalli del Sole si chiamava anche Acteone. 93. A
eificata. È comune credenza di molti mitologi che ella sia la Dergeto dei Babilonesi e la Venere dei Greci. 97. Adargatide.
di molti mitologi che ella sia la Dergeto dei Babilonesi e la Venere dei Greci. 97. Adargatide. V. Adad. 98. Adephagia o A
cia V. Adephagia. 104. Ades. — Così veniva denominato Plutone come re dei morti dalla parola greca αιδδης o αδἠς oscuro inv
pari cotesto nome di ades al luogo sotterraneo ove passavano le anime dei morti. 105. Adia. — Vale a dire Ateniese sopranno
lbero. Poco di poi Admeta purgò con un sacrifizio il supposto delitto dei Samii, e slegata la statua la rimise nel santuari
, Re di una contrada di Tessaglia di cui Phra era la Capitale. Fu uno dei principi greci che si riunirono per dare la cacci
sero sempre a causa delle sue grandi virtù. 111. Adod. — Era il Giove dei Fenici. 112. Adone. — Giovane di maravigliosa bel
le dame più rinomate per illustri natali, le quali portavano in giro dei piccoli canestri pieni di fiori, di ramoscel li d
un culto truce e disumano perchè si lasciavano bruciare sulle sue are dei fanciulli. 118. Adrameo o Adraneo. — Divinità il
impedisce di agire : specie di fatalità sempre vegliante a punizione dei colpevoii. Gli Egizii mettevano Adrastea al disop
er sottrarsi alle persecuzioni dell’usurpatore che si era impadronito dei suoi stati. Egli levò contro i Tebani un formidab
a spedizione che viene ricordata nella storia sotto il nome d’Impresa dei sette prodi che assediarono Tebe, sotto le cui mu
e cui mura perirorono quasi tutti. Poco dopo Adrasto persuase i figli dei suoi caduti compagni, a vendicarne la morte glori
ondo che narra Pindaro e Euripide. Adrasto era anche il nome di un Re dei Dori, che Telemaco uccise a causa della sua perfi
Adulto. — Sotto questo nome veniva invocato Giove nella celebrazione dei matrimoni, mentre si dava a Giunone quello di Adu
o per avidità di ricchezze, fece assassinare il suocero e s’impadronì dei suoi tesori. Ma non gioì a lungo del frutto del s
vano nei suoi stati. 130. Aetherea. V. Atherea. 131. Aetlio. — Fu uno dei figliuoli di Eolo : sposò una giovanetta per nome
di Endimione. In Grecia fu venerato come un eroe. 132. Aetone. — Uno dei quattro cavalli del sole, che al dire di Ovidio,
a di Fetonte. Il cronista Claudiano attribuisce lo stesso nome ad uno dei cavalli di Plutone, facendo derivare il nome di A
lle Africane. Erano così dette le Esperidi. 147. Africo. — Nome d’uno dei principali venti. 148. Afodrisie. — Feste in onor
dio espugnò e distrusse Troja. È anche conosciuto sotto il nome di Re dei Re, perchè aveva il comando supremo di quell’eser
sotto il nome di Aganipidi. 156. Agapenore. — Figlio di Anceo fu uno dei principi che avrebbero voluto sposare Elena. Egli
. 157. Agastene. — Re degli Elleni, e padre di Polissene. Egli fu uno dei principi che si recarono allo assedio di Troja. 1
serpenti alati che essi adoravano come divinità. 162. Agathone. — Uno dei figli di Priamo re di Troja. 163. Agatirno. V. Ag
re senza di lei. Agenore era anche il nome di un re di Argo, e di uno dei figli di Antenore. 175. Agenoria o Agerone. — Dea
Arcadi, che Apollo giudicò più felice di Gige perchè viveva contento dei legumi del suo piccolo orticello. 185. Aglaonice.
ma umana fosse sagrificato un bue. 189. Aglibolo. — Era uno degli Dei dei Palmiri. Negli antichi monumenti si trova sempre
Feste che si celebravano in onore di Bacco. 199. Agrao o Agray. — Uno dei Titani che dettero la scalata al cielo. 200. Agra
di Parthaone e padre di Tersite. Vi furono anche due altri Agrio, uno dei quali fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agri
i fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agrio è anche il nome di uno dei Titani che dettero la scalata al cielo e che morì
Parche. 207. Agriodo. — Vale a dire dente feroce : era il nome di uno dei cani d’Atteone. 208. Agrionie. V. Agranie. 209. A
pio ch’ella aveva in Agra, città dell’Attica. 212. Agrota. — Divinità dei Fenici. 213. Agrotera. V. Agroletera. 214. Agyeo.
strade erano sotto la protezione di lui. Gli Ateniesi avevano ancora dei numi detti Agyei ai quali essi sacrificavano per
bliche strade, e agli spettacoli del circo : essi si servivano perciò dei versi d’Omero, di Virgilio, e di altri poeti. 216
o, che l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò per uno dei suoi nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aidone, ric
ine o Aloe — Conosciuto più comunemente sotto il nome di Aloo. Fu uno dei giganti più ricordati dalle cronache mitologiche,
e Ajaci, ma sono tutti discordi circa alla storia ed alla discendenza dei medesimi, ed ai fatti che vengono loro attribuiti
sono menzionati da quelli scrittori che godono più credito. Oileo, re dei Locresi, ebbe un figlio a nome Ajace. Fu uno dei
ù credito. Oileo, re dei Locresi, ebbe un figlio a nome Ajace. Fu uno dei principi Greci che combatterono all’assedio di Tr
del loro personale valore, cessarono dal combattere e si scambiarono dei ricchi doni, che per altro furono loro funesti ;
rebbe forse taluno credere ovvia, è pure necessaria per intendere uno dei più bei passi di Ovidio Come ha cosi parlato, al
uillara). 221. Ajacee. — Feste in onore di Ajace. 222. Ajdoneo. — Re dei Molossi. Egli imprigionò Teseo, perchè d’accordo
ricacciati dalla città, ed allora Camillo, per espiare la negligenza dei magistrati nel non aver voluto prestar fede alla
ch’egli edifico in Beozia e che da lui prese nome. 230. Alastore uno dei Cavalli di Plutone. Fu anche il nome del fratello
che il nome del fratello di Neleo, figlio di Nestore ; e quello d’uno dei compagni di Sarpedone che fu ucciso da Ulisse all
re dell’isola di Corcira. Il suo nome divenne celebre per la bellezza dei giardini da lui coltivati, o piuttosto per le mer
e, sull’adulterio di Marte e Venere. 247. Alcio. — Una delle divinità dei Germani. Si crede comunemente che sotto questo no
ante, fratello di Porfirione. Egli uccise in un combattimento quattro dei seguaci di Ercole, e voleva uccidere Ercole stess
il nome di Alcione. Alcione era anche una delle figliuole d’Eolo, re dei venti della stirpe di Deucalione. Amò con tanta p
ue sorelle e le schiave alla tessitura della lana, durante il periodo dei giorni sacri in cui si celebravano le orgie in on
lle tre Furie infernali dette anche Eumenidi. 258. Alectore. — Fu uno dei capi Argivi che assediarono Tebe. 259. Ale-Deo. —
Germani che essi deificarono ed adorarono. 263. Alemona Dea tutelare dei fanciulli prima della loro nascita. 264. Alemonid
i templi che fece fabbricare. 266. Aleppo V. Alope. 267. Aleso. — Uno dei figliuoli d’Agamennone. Temendo che Egisto e Clit
ll’abbondanza nella mano sinistra, e affiancata da due fanciulli, uno dei quali porta un ramo di palma. 291. Allodola. — So
gara. Teneramente ininnamorata di Minos re di Creta nemico dichiarato dei Megaresi ; essa tagliò a suo padre un capello a c
e invocato dalle armate nemiche. 293. Allirozio o Allyrotio. — Fu uno dei figliuoli di Nettuno. La tradizione mitologica ci
onciamente che Allirozio rimase ucciso. Le opinioni degli scrittori e dei cronisti della favola discordano generalmente sul
territorio di Roma. Fu padre della ninfa Lara. 295. Almopo. — Fu uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. 296. Alo
se non la configurazione allegorica della discordia che armò la mano dei due invincibili e li spinse a distruggersi fra lo
al suo furore uccise i suoi zii. Allora, Altea per vendicare la morte dei suoi fratelli, gettò nel fuoco il fatale tizzone
si uccise per disperazione. 304. Altepo. — Figlio di Nettuno, fu uno dei rè di Egitto. 305. Altio. — Soprannome di Giove.
a di ambrosia vive E tardi vede l’ora della morte ; Intreccia con gli dei danze festive, E con Mercurio e coi Sileni mesce
eramente cresce : E si domanda il bel loco selvaggio Bosco sacro agli dei , nè giammai porta O mano o ferro a quelle plante
billa di Cuma. 312. Amanio. V. Amano. 313. Amano o Amanio. — Divinità dei Persiani. È credenza generalizzata che fosse il s
i ne aveano fatta una divinità speciale. I Romani le aveano innalzati dei templi a cui sagrificavano con maggior frequenza
a voragine a cui davano il nome di Amente, accogliesse tutte le anime dei morti, e che di là dopo qualche tempo andassero a
articolare della Grecia, ove avea tempii ed altari. 336. Amico. — Uno dei compagni di Enea che fu ucciso da Turno re dei Ru
ari. 336. Amico. — Uno dei compagni di Enea che fu ucciso da Turno re dei Rutoli. …………… Amico, un cacciator ch’era iu camp
e figlie di Niobe. Era anche così detta una delle principali divinità dei Giapponesi. 338. Amisodar. — Re della Licia. La t
a tradizione mitologica ei porge il destro di richiamare l’attenzione dei nostri lettori, su quanto noi dicemmo nello Studi
he da questa comunanza fatta da lui, che furono generati i cieli, gli dei immortali e la terra. Platone asserisce essere l’
un satiro e di una Ninfa, fu amico di Bacco, il quale ebbe anche uno dei sacerdoti del suo culto conosciuto sotto l’istess
glio di Clori, e padre di Mopso, di cui nell’articolo precedente. Uno dei figli di Pelia viene anche ricordato sotto questo
stessa denominazione a Polluce. 356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re dei Bebrici. Vi fu anche uno dei più famosi centauri
ce. 356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re dei Bebrici. Vi fu anche uno dei più famosi centauri compagno di Enea, che ebbe qu
alla parola greca Λναξ che significa protettore. 361. Anachiso. — Uno dei quattro Dei Lari o Penati adorati dagli Egiziani.
e avevano fatta una divinità. 366. Anaitide o Anetide. — Era la Diana dei Persiani. 367. Anamelech. — V. Adramelecco. 368.
rudeltà di Anaxarete, l’avesse cangiata in roccia. 377. Anasel. — Uno dei figliuoli di Castore e di Febea. Nel tempio fabbr
tale notizia. 381. Ancarla. — Dea che veniva invocata nell’escursione dei nemicl. 382. Ancarlo. — vedi Anchialo. 383. Anceo
omento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da uno dei suoi ufficiali, che il cignale di Calidone devast
chialo o Ancario. — I Pagani credevano che così fosse nominato il dio dei Giudei. Vi fu anche un greco, figlio di Menteo ch
te. 389. Anculo e Ancula. — Erano, al dire di Festo le deità tutelari dei servi e delle serve. Venivano così denominate dal
3. Andrastea. — Vedi Andate. 394. Andremone. — Padre di Toaso, fu uno dei capi Greci che assediarono Troia. Vi fu anche un
so. — Figlio d’Eurimaco che dette il suo nome all’isola d’Andros. Uno dei figli di Anio veniva anche così denominato. 403.
decreti si ritenevano come altrettanti oracoli. 411. Anfiloco. — Uno dei figli di Anfiareo. Ritornato dall’assedio di Troi
ccise trapassandosi il seno con un pugnale. 416. Anfinomo. — Un altro dei pretendenti alla mano di Penelope. Telemaco lo uc
n greco αγγελος messaggiero, perchè Mercurio era il messaggiere degli dei . 426. Angelio. — Figliuola di Giove e di Giunone.
le divenne d’una estrema bianchezza. 427. Angelo. — Fu il nome di uno dei figli di Nettuno. 428. Angeronale. — Nel giorno 2
. — Mostro la cui tortuosa maniera di strisciare, somigliava a quella dei serpenti. Ovidio dà questo nome ai giganti che vo
di Anio a seguirlo alla guerra, contando che col loro aiuto, l’armata dei Greci non avrebbe mai patito difetto di provvigio
a all’anno e alla quale durante il mese di marzo, si facevano in Roma dei grandi sacrificii. Discorde è l’opinione dei mito
rzo, si facevano in Roma dei grandi sacrificii. Discorde è l’opinione dei mitologi su questa divinità : gli uni vogliono ch
de Libro VI. trad. di V. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno degli dei di Atene. Vi erano dei genii che si veneravano so
. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno degli dei di Atene. Vi erano dei genii che si veneravano sotto la denominazione di
ne delle cose passate. 460. Anthello. — V. Antelio. 461. Anteo. — Uno dei figli di Antenore. vedi Antenore. Fu ucciso da Pa
Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal nome uno dei capitani di Enea. 462. Antesforle. — Feste in ono
bre. 464. Anthio. — Da Anthius che vuol dire fiorente. Era questo uno dei soprannomi di Bacco. 465. Anthione. — Era questo
ggior trattamento. 467. Anthoro o Antoreo. — Fu questo il nome di uno dei compagni più fidi di Ercole e poi di Evandro — Eg
li uomini per mezzo delle più seducenti illusioni. 472. Antifo. — Uno dei figli di Priamo. Agamennone l’uccise insieme a su
re lo ebbe così caro che dopo la sua morte lo fece annoverare fra gli dei . 477. Antipate. — Re dei Lestrigoni. V. Lestrigon
dopo la sua morte lo fece annoverare fra gli dei. 477. Antipate. — Re dei Lestrigoni. V. Lestrigoni. 478. Antistene. — Prin
ii che lo adoravano sotto la forma di un cane. Discorde è la opinione dei più rinomati scrittori mitologici su tale persona
V. Monti. A proposito di questo articolo, richiameremo l’attenzione dei nostri lettori su quanto dicemmo nello Studio pre
bile) adoperata dai pagani ad esprimere, come vedemmo dalle citazioni dei classici, la maniera con la quale gli Dei si pale
o re un loro concittadino a nome Melanto, che accettò la sfida del re dei Beozii. Melanto trionfò con un’astuzia del suo ne
io Api, scoprivano un toro che aveva se non tutti, almeno buon numero dei requisiti voluti per rappresentare il dio Apis, p
chè Mercurio glieli rubò. Allora si unì a Nettuno nella fabbricazione dei mattoni di cui si serviva Laomedone, per riedific
i per il loro amore alla poesia ed alla musica. 516. Arcesilao. — Uno dei capi della Beozia che assediarono Troia. 517. Arc
arba. 521. Archiloco. — Poeta greco a cui si attribuisce l’invenzione dei versi dette jambici o giambici. Archilocum prop
, concesse sua figlia in moglie ad un altro. Allora Archiloco scrisse dei versi contro il padre della sua amata, così satir
enivano designati con questo nome. 534. Areta. — Moglie di Alcinoo re dei Proci. 535. Aretusa. — Figlia di Nereo e di Dori
Sicilia e per conseguenza prima di gettarsi nell’ Aretusa, il letame dei cavalli e delle vittime preparate per la celebraz
e a stabilirsi in Italia, ordinò ai suoi seguaci di gittare nel Tebro dei fantocci fatti di giunco e abbigliati alla manier
di Ercole che egli ebbe carissimo. 545. Argesio. — Fu il nome di uno dei ciclopi fabbricante dei fulmini di Giove. 546. Ar
carissimo. 545. Argesio. — Fu il nome di uno dei ciclopi fabbricante dei fulmini di Giove. 546. Argia. — Figlia di Adrasto
ibuisce a cotesto personaggio la strana facoltà di avere cento occhi, dei quali cinquanta erano sempre aperti, e gli altri
570. Arimomanzia. — Vedi Axinomanzia. 571. Ario. — Fu il nome di uno dei più famosi centauri che combatterono i Lapidi. 57
li Dei e particolarmente venerato dai pastori. 575. Aristobula. — Uno dei soprannomi di Diana. 576. Aristone. — Nome di un
da un nipote di Ercole per nome Ippote, che lo avea creduto una spia dei nemici. Appena morto Arno un’orribile pestilenza
quando si mandasse in esilio l’uccisore di Arno, e fossero stabiliti dei giuochi funebri in memoria di lui. Gli Eraclidi s
del corpo. In un giorno di battaglia essa liberò il padre dalle mani dei suoi nemici, ponendo in fuga un drappello di quel
la punta acutissima mori fra i più atroci tormenti. 593. Arsace. — Re dei Parti, Ammiano Marcellino narra, nelle sue cronac
. — Nome della Sibilla Delfica, detta similmente Dafne. Era anche uno dei soprannomi di Diana da alcune feste dette Artemis
igliuoli. Qualche tempo dopo la fondazione di Roma, essendo morto uno dei figliuoli di Acca Laurenzia, Romolo per attestare
e il posto del morto rimanendo per tal modo sempre a dodici il numero dei seguaci di Acca nell’offerta del sacrificio agli
nguillara. Vi fu anche un altro Ascalafo, figlio di Marte che fu uno dei più rinomati guerrieri Greci, che assediarono Tro
rinomati guerrieri Greci, che assediarono Troia. 604. Ascalapo. — Uno dei capitani Greci che assediarono Troia, nativo d’ O
assai versato in medicina. Secondo che riferisce Apuleio nel IV libro dei suoi Fiori, e Plinio nelle sue storie, veniva att
i. 608. Asclepie. — Feste in onore di Esculapio. 609. Asclepio. — Uno dei soprannomi di Esculapio : da ciò le feste di cui
licona. Si dicevano invasi da furore Ascreo coloro che improvvisavano dei versi. Che da furor Ascreo spinti, e commossi S’
v. Rosa La poesia Satira 2. 612. Asera. — Detto anche Aseroth idolo dei Cananei. 613. Asfalaja. — V. Sicurezza. 614. Asfa
i Creta dove era particolarmente venerato. Asio si chiamava anche uno dei fratelli di Ecuba. 619. Asopo. — Figlio dell’ Oce
. — V. Axinomanzia. 624. Assur. — V. Ansur. 625. Astaroth. — Divinità dei Sidonii. Veniva onorato sotto la forma di una gio
a che Giove trasformato in toro rapisse Europa. 628. Asterione. — Uno dei più rinomati Arganauti. Asterione fu anche il nom
i. 631. Asteropeo. — Giovane guerriero che essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso da Achille quando questi ripres
lena, la quale fu non meno della sua padrona famosa per la corruzione dei suoi costumi. 634. Astianatte. — Unico figlio di
i, i quali vedevano in lui un giusto vendicatore dell’antica fortezza dei Troiani. Calcante indovino greco consigliò la mor
o crudele ma utile, Ulisse cercò da per ogni dove l’illustre rampollo dei re Troiani, onde farlo morire ; ma le ricerche ri
piro. 635. Astidamia. — Una delle mogli di Ercole. 636. Astilo. — Uno dei centauri che consigliò ai suoi compagni a non int
otto il nome di Ialmeno si distinse poi all’assedio di Troia come uno dei più famosi generali dell’armata Greca. Vi fu anch
che fu una delle figliuole di Niobe. V. Niobe. 639. Astioco. — Fu uno dei figliuoli di Eolo Dio dei venti, il quale dopo de
di Niobe. V. Niobe. 639. Astioco. — Fu uno dei figliuoli di Eolo Dio dei venti, il quale dopo del padre regnò nelle isole
osì denotati i figli di Astreo e di Eribea. La favola li dipinge come dei Titani che avessero voluto dare la scalata al cie
rena. — V. Astirena. 649. Astreo. — Uno di Titani padre degli Astri e dei venti ; Vedendo che i suoi fratelli avean dichiar
vendo seguito il consiglio della dea di gettare cioè lungo il cammino dei pomi di oro che Atalante si fermò a raccogliere i
Divinità che presiede alle une e alle altre. Infine essa è la Minerva dei Greci. Gli antichi dissero che ella uscisse dal c
so dall’origine favolosa del Palladio V. Palladio. 667. Ati. — Fu uno dei sacerdoti di Cibele e il più famoso fra gli amant
i una giovane rivale, e che dopo di ciò lo avesse ricevuto nel numero dei suoi sacerdoti. Tutto ciò che evvi di vero sotto
idiano. È questo uno degli episodi più truci che ci ricordi la storia dei tempi favolosi. 674. Atridi. — Così furono detti
e. — Secondo le cronache del mitologo Fulgenzio, così si chiamava uno dei cavali che tiravano il carro del sole quando avve
fu riconosciuta dagli Orcomeni come un eroe : e gli vennero innalzati dei monumenti. 678. Auge. — V. Augea. 679. Augea o Au
Elide. Egli stabili con Ercole che gli avrebbe ceduto la decima parte dei suoi bestiami, quando lo avesse aiutato a netture
Auspicii. — Cerimonie con le quali si pretendeva scoprire la volontà dei Dei. Gli auspicii erano sacerdoti o indovini dett
me. — Fu un’altra delle cinquanta Nereidi. 691. Autoleone. — Generale dei Crotoniati. Combattendo un giorno contro i Locri,
oscevano che dua sole. Una Auxo, l’altra Egmona. 700. Aventino. — Uno dei figli di Ercole e della sacerdotessa Rea. Egli co
ani credevano comuni a tutti i popoli. B 715. Baal. — Divinità dei Caldei, dei Babilonesi e dei Sidonii. Per breve t
o comuni a tutti i popoli. B 715. Baal. — Divinità dei Caldei, dei Babilonesi e dei Sidonii. Per breve tempo venne a
i popoli. B 715. Baal. — Divinità dei Caldei, dei Babilonesi e dei Sidonii. Per breve tempo venne anche adorata dal
lo adorava come principale divinità il sole, così è generale opinione dei mitologi che sotto il nome di Baal si venerasse i
significa alleanza. 717. Baal-Fegor, Bellegor o Belfegob. — Divinità dei Moabiti. La fornicazione, al dire della Bibbia, e
i Arabi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano come il più grande dei loro Dei. Nella lingua di quei popoli Baal-Semen
fuga agli Ebrei. Da ciò il nome che porta. 723. Baaltide. — Divinità dei Fenicii, adorata particolarmente nella città di B
Saturno da cui non ebbe che delle figliuole È la luna, ossia la Diana dei Greci. 724. Babelle. — È opinione di non pochi sc
come una intrapresa contro il cielo), abbia dato origine alla favola dei giganti o Titani, che imponendo montagne sopra mo
eva per un circuito di sessanta miglia, ed ebbe cento porte. Ciro, re dei Persiani, la distrusse dopo averla messa a sacco.
i Persiani, la distrusse dopo averla messa a sacco. Cambise, altro re dei Persiani, edificò in Egitto una città, alla quale
hiamavano anche queste cerimonie Dionisiache da Dionisio, che era uno dei soprannomi di Bacco. In Atene la ricorrenza e cel
scita, fu pessimo di costumi, ed il suo nome andò perduto nella notte dei tempi. Nel principio che in Grecia furono stabili
i tenevano nel bosco sacro alla dea Simula o Stimula : però la unione dei due sessi fu cagione di gravi disordini, onde il
ose grida, cantando le vittorie del loro dio. Durante la celebrazione dei baccanali, esse, appena coperte d’una pelle di ti
e lo rinchiuse nella sua coscia diritta, ove lo tenne fino al termine dei nove mesi. L’infante che nel corpo era imperfett
li punì severamente Penteo, per essersi opposto alle solenni oscenità dei suoi riti ; trionfò di tutt’i suoi nemici, ed usc
o personaggio della cronaca mitologica, noi metteremo sotto gli occhi dei nostri lettori un parallelo storico, che, secondo
islatore d’ Israello. Questo parallelo, che noi, seguendo le opinioni dei suddetti scrittori, presentiamo ora all’attenzion
do le opinioni dei suddetti scrittori, presentiamo ora all’attenzione dei nostri lettor, gioverà allo strenuo sviluppo di u
informatrici di questo lavoro ; quella cioè, della esistenza non solo dei miti allegorici in tutte le religioni, miti che n
figliuole femmine. 739. Bali. — Cotitto, dea del libertinaggio, aveva dei sacerdoti conosciuti sotto il nome di Bali, i qua
loro la vendetta della stessa dea Cotitto. 740. Ballo. — Nome di uno dei cavalli di Achille. Omero dice che erano immortal
Omero dice che erano immortali e figli di Zeffìro. 741. Bapto. — Uno dei sacerdoti Bali della dea Cotitto, di cui si celeb
scenità. — V. Bali. 742. Baraico, detto anche Buroico. Era questo uno dei soprannomi d’ Ercole, che gli veniva da una città
o aver pregato nel tempio, gittavano la sorte con quattro dadi, sopra dei quali erano incise alcune figure e geroglifici, e
oracolo, l’interpetrazione corrispondente al segno ottenuto dal getto dei dadi. 743. Barbata. — Soprannome dato a Venere, c
si ai Druidi. 745. Basilea. — Figliuola di Urano e di Titea e sorella dei Titani. Si crede che sia la stessa che Cibele o G
Tracia, per andarsi a stabilire nella Bitinia. Sotto pretesto di dare dei pubblici giuochi, essi, al dire di Lucano, attira
n becco marino. 756. Beelfegob. — V. Baal-Fegor. 757. Bel. — Il Giove dei Caldei, il quale, secondo la tradizione mitologic
lo morire. Gli furono inoltre suscitati contro una infinità di nemici dei quali egli trionfò sempre, rimanendo, per valore
issa, soprannominata Didone. Belo era del paro la più grande divinità dei Bibilonesi, i quali le innalzarono un tempio che
bellissima descrizione. 772. Belzebù. — Una delle principali divinità dei Sirii. Nella sacra Bibbia, si dà questo nome al p
divinità dei Sirii. Nella sacra Bibbia, si dà questo nome al principe dei demoni. Presso gli Accaroniti era ritenuto il dio
a, sempre sanguinosa, era coperta di mosche. 773. Bendide. — Divinità dei Tracii. Era la stessa che la Diana dei Greci e de
sche. 773. Bendide. — Divinità dei Tracii. Era la stessa che la Diana dei Greci e dei Romani. 774. Bendidie. — Feste in ono
endide. — Divinità dei Tracii. Era la stessa che la Diana dei Greci e dei Romani. 774. Bendidie. — Feste in onore di Diana
taluni che fosse qualche eroe dell’antica Roma. 777. Bergioso. — Uno dei figli di Nettuno che fu ucciso da Ercole. 778. Be
quale aveva una magnifica capellatura, che ella recise ed offrì agli dei , per la prosperità delle armi di suo marito. Tolo
alto Egitto, che portava lo stesso nome. 784. Betannoni. — Soprannome dei Coribanti, sacerdoti che presero cura dell’infanz
chiamato, che fu ucciso da Agamennone. 788. Bibesia ed Edesia. — Dee dei banchetti : una presiedeva al vino, l’altra alla
Bicornigero. — V. l’articolo precedente. 794. Bidentali. — Sacerdoti dei Romani, essi presiedevano alle cerimonie espiator
una palizzata, per impedire che vi si caminasse. 796. Bieunio. — Uno dei sacerdoti Coribanti o Cureti, che presero cura di
ampo di lui una terribile pestilenza e ottenne da Eolo la sospensione dei venti, onde impedire ai Greci di andare a Troia.
iunti al tempio, tutti gli astanti felicitarono quella madre per aver dei figliuoli così affettuosi, ed ella stessa, dolcem
più, poichè la Dea avea loro nel sonno mandata la morte come il sommo dei beni a cui l’uomo possa agognare. Gli abitanti di
eco Βους, bove, ed ωφδος, occhio, era così denominata Giunone a causa dei suoi grandi occhi. 816. Boote. — Costellazione vi
uomo giovane avvolto in un mantello. 818. Boreadi. — Nome patronimico dei figli di Borea. 819. Boschi sacri. — I pagani ave
che lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo in uno dei suoi sacri recinti. Lo stesso autore fa similment
hille allora, altamente sdegnato, non volle più combattere nelle file dei Greci contro i Troiani, ma poi la morte di Patroc
schiacciar l’uva per estrarne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno dei più valorosi capitani dei Lacedemoni. Dopo la sua
arne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno dei più valorosi capitani dei Lacedemoni. Dopo la sua morte gli fu innalzata da
sogni. 832. Bromio. — Altro soprannome di Bacco. 833. Bromuso. — Uno dei centauri ucciso da Ceneo. 834. Bronte. — Famoso c
significa tuono. Veniva dato codesto soprannome a Giove, come padrone dei fulmini e dei tuoni. 836. Broteo. — Figlio di Vul
o. Veniva dato codesto soprannome a Giove, come padrone dei fulmini e dei tuoni. 836. Broteo. — Figlio di Vulcano e di Mine
cronache, racconta invece che la moglie di Fauno, avendo contro l’uso dei tempi bevuto del vino, fosse dal marito fatta mor
vinità. 847. Buono. — Si dava questo semplice nome al buon Genio, Dio dei bevitori, il quale per questa ragione veniva sove
i Baraico. 853. Busiride. — Figlio di Nettuno e di Lidia. Egli fu uno dei più crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva per costum
parava la stessa sorte. È generale credenza, avvalorata dall’opinione dei migliori scrittori, che Busiride sia lo stesso ch
i fu costretto ad abbandonare gli stati del padre putativo, Amico, re dei Bebrici, il quale non volle riconoscerlo. Egli al
auta, ed un figlio di Pandione, re d’Atene, al quale venivano offerti dei sacrifizii come ad un Dio. 856. Butrota. — Città
elebri. 866. Cabro, o Calabro. — Dio a cui s’offerivano in sacrificio dei piccoli pesci salati. Il suo culto era celebre in
Caca. — Sorella di Caco. Si pretende ch’ella avesse palesato il furto dei buoi che suo fratello aveva fatto ad Ercole, e ch
lla propria caverna, dove li fece entrare a ritroso, affinchè le orme dei piedi non avessero palesato il fatto ; ma passand
denti, e, come per incanto, uscirono dalla terra degli uomini armati, dei quali solo cinque rimasero fedeli a Cadmo e lo ai
vendo novellamente consultato l’oracolo, per interrogarlo sulla sorte dei suoi figli, ne ebbe in risposta che erano loro ri
racia. V. Arpie. Essi furono uccisi da Ercole durante la celebrazione dei giuochi funebri di Pelia. Vengono rappresentati c
5. Calcante. — Famoso indovino, figlio di Testore, che seguì l’armata dei Greci all’assesedio di Troja, ….. In piedi allor
Frisso da cui ebbe molti figliuoli. Il padre di lei, per impadronirsi dei tesori di Frisso, lo fece assassinare ; onde ella
di Giunone. Alecto prese la figura di lei per presentarsi a Turno, re dei Rutuli. 895. Calicea. — Una delle figlie di Eulo 
lianira.  — Ninfa che presiedeva alla buona condotta, ed alla decenza dei costumi. 903. Callianira. — V. Callianasse. 904.
più antica e la più generalizzata opinione è che Calligenie fosse uno dei soprannomi di Cerere stessa. 906. Calliope. — Una
ra. — Ebbe questo nome una donna greca, la quale, ricorrendo il tempo dei giuochi olimpici, a cui non era permesso alle don
ndo frenare i trasporti della gioia materna nel vederio fra il numero dei vincitori, essa fu riconosciuta, arrestata e cond
te che si fossero celebrati i giuochi olimpici. 908. Callipica. — Uno dei soprannomi di Venere, che le veniva dalla bellezz
ell’Oceano e moglie di Crisaore, che la rese madre di due mostri, uno dei quali fu Gerione, famoso gigante a tre teste ; e
giovanette al momento di compiere il rito nuziale. 916. Camena. — Dea dei Romani. S. Agostino nelle sue opere ce la ricorda
a, il quale divise con Giano l’autorità reale. 920. Camilla. — Regina dei Volsci. Sostenne lungamente in persona l’armata d
collettivo Camilli tutti quel giovanetti che servivano alle cerimonie dei sacrifizii ; come venivano dette Camille le giova
uale dette il suo nome. 924. Camos. — Secondo il Vossio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como dei Romani e de
Secondo il Vossio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como dei Romani e dei Greci. Il re Salomone, per compiacer
ssio, il Dio Camos dei Moabiti era lo stesso che il Como dei Romani e dei Greci. Il re Salomone, per compiacere ad una dell
i. — V. Elisi. 928. Camulo. — Veniva così chiamata una delle Divinità dei Savizii. Si crede che fosse lo stesso che il Dio
sentato con una picca ed uno scudo. 929. Canaca. — Era il nome di uno dei cani di Acteone. Questa parola in greco significa
fosse Nettuno o altro, ebbe molti figliuoli, fra cui Ifimedia, madre dei famosi Aloidi. 931. Canacea. — Altra figliuola di
vvolgeva la sua nascita. Il padre di Canacea, furibondo per l’infamia dei suoi figliuoli, fece divorare dai suoi cani il ne
uella fontana, onde bagnarvisi. 934. Canero. — Animale della famiglia dei molluschi, comunemente detto ragosta. Giunone ne
nio nelle sue opere, dice che i pagani avevano in gran conto la carne dei cani giovani, la quale offerivano in sagrifizio a
nte Etna in Sicilia, in un tempio consagrato a Vulcano, si crescevano dei cani, ritenuti come sacri, i quali lasciavano che
el Dio Canope, volle con una sfida, provare il contrario, e le statue dei due numi furono messe alle prese insieme. Si acce
in mezzo al quale fu posta la statua di Canope, e con grande sorpresa dei Caldei, essi videro ben presto uscire da quella u
empio bestemmiatore, l’Alighieri fa dire a Virgilio : …… Quel fu un dei sette regi, Ch’assiser Tebe, ed ebbe, e par ch’eg
e padre del famoso Anchise, principe Trojano. 948. Capitolino. — Uno dei più conosciuti soprannomi di Giove, a cagione del
È ancora a notare che nella città di Mendes, le vittime più ordinarie dei sagrificii erano le pecore, e si avea gran cura d
, offerisse un sacrificio a quella Dea. 957. Cardea o Cardinea. — Dea dei ganci delle porte ; essa faceva parte dei Penati
7. Cardea o Cardinea. — Dea dei ganci delle porte ; essa faceva parte dei Penati o Lari. 958. Cardinea. — V. Cardea. 959. C
La Favola racconta essere Cariddi una donna la quale, avendo involato dei buoi ad Ercole, fu fulminata da Giove e cangiata
ale veniva attribuita l’invenzione della musica. Era anche questo uno dei soprannomi di Giove, per il culto particolare con
74. Carmentis-Flamen. — Con questa denominazione veniva designato uno dei quindici flamini di Roma, addetto al particolare
mpre in sacrificio il lardo e la fava. 976. Carnea. — Dea particolare dei fanciulli : essa s’invocava sovratutto nelle loro
re di Virgilio, il navicellajo dell’Inferno, che traghettava le ombre dei morti sulle rive del fiume Acheronte, per una mon
iodoro dice che la vittoria che Agatocle riportò sopra i Cartaginesi, dei quali fece grande strage, fu conseguenza della ve
de. Il re allora consultò l’oracolo per sapere come placare lo sdegno dei numi, e ne ebbe in risposta che il mostro sarebbe
li astri. 989. Cassotide. — Era questo, al dire di Pausania, un altro dei nomi della fontana conosciute più comunemente con
burrasca, furono vedute aggirarsi alcune flammelle intorno alla testa dei due Tindaridi, e che un momento dopo l’apparizion
luce. A questo proposito noi non possiamo non richiamare l’attenzione dei nostri lettori, sulla grande somiglianza che pass
ri lettori, sulla grande somiglianza che passa tra la pagana credenza dei fuochi di Castore e Polluce, e quella cattolica d
a pagana credenza dei fuochi di Castore e Polluce, e quella cattolica dei fuochi di S. Elmo e di S. Nicola, a cui anche ogg
olluce divise con Castore, i Romani rinnovavano ogni anno nella festa dei Tindaridi una tale memoria, facendo passare innan
sta dei Tindaridi una tale memoria, facendo passare innanzi al tempio dei due fratelli un uomo montato su di un cavallo, co
o destidero, su cui non montava alcuno ; volendo con ciò spiegare che dei due fratelli uno solo poteva stare nel mondo, qua
a della Favola è forse fondata sopra il movimento della costellazione dei gemelli, imperocchè delle due stelle che formano
ui non poteva vivere lontano. Essi furono annoverati fra i più grandi dei della Grecia, e furono loro innalzati due magnifi
guerrieri, i quali apparivano durante la mischia vestiti alla maniera dei due Tindaridi. Castore veniva soprannominato il d
maniera dei due Tindaridi. Castore veniva soprannominato il domatore dei cavalli, perchè era abilissimo nel maneggio di qu
bate. — Soprannome dato a Giove, che gli veniva dai prodigi per mezzo dei quali si credeva che egli palesasse agli uomini l
iva così chiamato il sovrano pontefice, che presiedeva al culto degli dei infernali e terrestri. 997. Catadriani. — Nome ch
rfosi Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. 1006. Cauro. — Nome di uno dei principali venti. 1007. Cauto. — Dio della pruden
ossia il terrore e il timore. Omero però dice che questi erano i nomi dei cocchieri di Marte e non dei suoi cavalli. 1013.
Omero però dice che questi erano i nomi dei cocchieri di Marte e non dei suoi cavalli. 1013. Cavalli di Reso. — V. Reso. 1
e così ebbe fine con la distruzione totale della città e dell’armata dei Teucri, il decenne assedio della famosa città di
logica, per aver condotto un gran numero di soldati Traci in soccorso dei Trojani, assediati dai Greci. 1019. Cebo, Cepo o
pantera, della grandezza di quello d’una capra. 1020. Cebrione. — Uno dei giganti che mossero guerra agli Dei. Fu ucciso da
e Priamo. Patroclo l’uccise allo assedio di Troja. 1021. Cecio. — Uno dei venti che spira prima del tempo dell’equinozio. 1
furto e di brigantaggio, e fabbricò la città di Preneste. Avendo dato dei giuochi pubblici, egli esortò i cittadini a fonda
olo precedente. 1025. Cecropea. — Più comunemente Cecropiana, era uno dei soprannomi di Minerva come protettrice di Atene,
rdauso, per le ragioni precedenti, e anche ad Apollo, per la venalità dei suoi oracoli. 1029. Cedippe. — V. Acroncio. Vi f
to da Minerva. La Dea in prova d’affetto gli attaccò sulla fronte uno dei capelli della testa di Medusa, e con quel talisma
uggitive : così venivano denominate le ore. 1040. Celeste. — Divinità dei Fenici e dei Cartaginesi : aveva nell’ Africa set
sì venivano denominate le ore. 1040. Celeste. — Divinità dei Fenici e dei Cartaginesi : aveva nell’ Africa settentrionale u
arono querela coi Lapidi. Altra razza mostruosa. Il grido di richiamo dei Centauri rassomigliava al nitrito di un cavallo.
ndenti furono detti Centauri. Essi furono i primi a montare sul dorso dei cavalli : da ciò la favola della doppia natura di
a non valse. V. Monti. — Musogonia. 1052. Ceo. — Così avea nome uno dei Titani, figliuoli della terra, che dettero la sca
nte Tifone e da Echidna I pagani credevano ch’egli divorasse le anime dei dannati che tentavano uscire dall’ inferno. Quand
mente distinte fra loro. Io poi l’augusta Cerere mi sono, Dei numi e dei mortai primo sostegno. E gioia prima……… Cosi diss
rio. Si aveva per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. — Fu uno dei sacerdoti di Cerere che sovraintendeva ai misteri
e che sovraintendeva ai misteri di quella Dea. 1066. Cerphafo. — Uno dei figli di Eolo e bisavo di Fenicia. 1067. Ceruleo.
l’anima fra gli astri. Racconta Svetonio che durante la celebrazione dei giuochi funebri in onore di Giulio Cesare, fosse
i aggiravano gran numero di leoni ; sui fianchi di essa verdeggiavano dei prati su cui pasceva larga quantità di capre ; me
irtù medicinali delle erbe e delle piante, divenne il più gran medico dei suoi tempi. Egli insegnò la medicina ad Esculapio
insetto era consacrato ad Apollo e veniva riguardato come il simbolo dei cattivi poeti, così come il cigno era quello dei
dato come il simbolo dei cattivi poeti, così come il cigno era quello dei buoni. 1095. Cleinnia. — Dea dell’infamia. 1096.
gna. — Uccello ritenuto come simbolo della pieta, perchè essa al dire dei naturalisti, nudrisce il padre e la madre nel tem
zza ; ed ama svisceratamente i suoi parti. Vi sono non poche medaglie dei tempi antichi ove è scolpita la Dea della pietà c
loro città capitale, chiamata Imarte. La favola racconta che le donne dei Ciconi avessoro ucciso Orfeo, perchè le avea disp
ti animali. 1105. Cileno. — Fu una delle Plejadi. 1106. Cilixo. — Uno dei figli di Fenicio che andò a stabilirsi in quella
che poi dal suo nome fu detta Cilicia. Cilixo fu anche il nome di uno dei figliuoli di Agenore. 1107. Cillabaro. — Figlio d
mpadronì degli stati e della donna di Diomede. 1108. Cillaruso. — Uno dei Centauri. Aveva l’istesso nome il cavallo favorit
norare la memoria del servo fedele. 1112. Cimmeria o Cimmeride. — Uno dei soprannomi della Dea Cibele. 1113. Cimmeriani. — 
prima, che ne’giuochi olimpici avesse ottenuto il premio nella corsa dei carri ; ciò le valse dei grandi onori. 1127. Cino
impici avesse ottenuto il premio nella corsa dei carri ; ciò le valse dei grandi onori. 1127. Cinocefalo. — Divinità Egizia
o, come oggidi, vicino alle tombe. Era consacra’o a Plutone, come Dio dei morti. 1137. Ciprigna. — Soprannome dato a Venere
fu scacciata dal suo paese nativo per avere avvelenato suo marito, re dei Sarmati, ed andò a dimorare nell’isola di Ea, o,
. X Trad. di I. Pindemonte. 1139. Circio. — Così veniva chiamato uno dei principali venti. 1140. Cirene. — Ninfa figlia de
he fu dal Dio Marte resa madre del famoso Diomede. 1141. Cirno. — Uno dei figliuoli di Ercole : dette il suo nome all’isola
della Focide vicino alla quale esisteva una caverna da cui soffiavano dei venti che ispiravano una specie di divino furore,
essimo augurio l’incontro di una civetta. 1158. Cizzica o Cisia. — Re dei Dolioni nella Misia. Giasone, movendo alla testa
se inavvertentemente. Da quel tempo il suo nome fu dato alla capitale dei Dolioni, la quale fu detta Cizzica o Cisia, e che
a cintura, avesse tirato a terra il vascello sul quale la madre degli dei , ritornando dalla Frigia, si era arrenata sulle r
trano avvenimento, rispose che Cleomede era scomparso perchè l’ultimo dei semi-dei. 1177. Cleone. — Borgata nelle circostan
— Divinazione con la quale si pretendeva conoscere la sorte per mezzo dei dadi. 1180. Cleta. — Nome che i Lacedemoni davano
le sacre funzioni nelle cerimonie degli Aruspici. 1189. Clitio. — Uno dei fratelli del re Priamo, e figlio di Laomedone. 11
l re Priamo, e figlio di Laomedone. 1190. Clito. — Così ebbe nome uno dei più rinomati centauri. 1191. Clizia. — Figlia del
. — Soprannome che gli Egiziani davano ad Ercole. 1198. Clonio. — Uno dei capitani Beozii, che si recarono all’assedio di T
alla legge inevitabile della morte. Questa credenza religiosa di uno dei più antichi popoli del mondo, è una prova dell’an
s, dettero alla loro capitale il nome di Coccodrillopoli, ossia città dei Coccodrilli. Presso gli Ombiti, che era il popolo
le nella barca che dovea trasportare un coccodrillo, perchè il numero dei denti di questo animale è eguale a quella dei gio
rillo, perchè il numero dei denti di questo animale è eguale a quella dei giorni dell’anno. Gli Egizii, adoratori de’coccod
circonda il Tartaro e arricchisce le sue tristi acque con le lagrime dei dannati. Cocito era anche il nome di uno dei disc
sti acque con le lagrime dei dannati. Cocito era anche il nome di uno dei discepoli del centauro Chirone. 1213. Coe o Coo. 
ia circondata da numeroso popolo, che vi si recava parte per offrirle dei sacrifizii, parte per avere degli oracoli. Second
elle sette maraviglie del mondo, e che rappresentava Apollo, solo dio dei Rodiani. La più comune opinione è che codesta sta
ue piedi. Era tutta di rame e vuota nell’interno, ove erano praticati dei ponti di ferro e di pietra. Il colosso di Rodi so
ità di rame, fu costretto a servirsi di novecento cammelli. L’origine dei colossi è attribuita all’Egitto, perchè Sesostri,
ltri colossi, trovati nel perimetro della suddetta città d’Apollonia, dei quali due rappresentavano Giove, due Apollo, uno
odi. — Vedi l’articolo precedente. 1224.Comani. — Ministri subalterni dei sacrificii che si facevano alla dea Bellona, nell
rione : fu uno degli Argonauti. 1227.Cometo. — Figlia di Peterela, re dei Teleboeni : la tradizione racconta di lei che per
Essendosi Anfitrione portato a cingere d’assedio Tafo, città capitale dei Teleboeni, pose inutilmente in opera l’ingegno e
adire il padre ; ma avendo reciso quel fatale capello e data in balia dei nemici la propria patria, fu fatta uccidere per o
lusso, libertinaggio ; si dava codesto nome al dio della gozzoviglia, dei baccanali e dei festini. Veniva rappresentato sot
ggio ; si dava codesto nome al dio della gozzoviglia, dei baccanali e dei festini. Veniva rappresentato sotto le sembianze
Compitalie. — Feste che si celebravano nelle crocivie, in onore degli dei Penati. 1230.Comuso. — Divinità che presiedeva al
he presiedeva alle gioje notturne ed allo abbigliamento delle donne e dei garzoni seguaci dell’eleganza della moda. Veniva
colare e le avevano innalzato un tempio superbo. 1232.Conifalo. — Uno dei soprannomi del dio Priapo. 1233.Connida. — Precet
lo Giano Conservio. 1235.Consenti. — Nome collettivo che si dava agli dei ed alle dee di prim’ordine, conosciuti pure, seco
chiari scrittori, sotto la dominazione di dii maiorum gentium, ossia dei maggiori. Erano in numero di dodici, cioè : Giove
. Dei. 1236.Consenzie. — Dette anche Conseziane. Feste in onore degli dei Consenti. In queste cerimonie si faceva una speci
i faceva una specie di obbligazione di onorare particolarmente quegli dei , uniti sotto la denominazione collettiva di Conse
nel mese di agosto, sotto la stessa denominazione. 1239.Conso. — Dio dei consigli : si crede che sia lo stesso che Nettuno
sia. — Soprannome di Minerva, a cui Cicerone attribuisce l’invenzione dei carri a quattro cavalli. 1250.Coreso. — Uno dei s
ribuisce l’invenzione dei carri a quattro cavalli. 1250.Coreso. — Uno dei sacerdoti di Bacco. 1251. Corevo o Corebe. — Figl
ccusa terribile dell’Eumenidi contro Oreste. 1258. Corimbifero. — Uno dei soprannomi del dio Bacco. 1259. Corinto. — Famos
1261. Coritalia. — V. Coritallia. 1262. Coritallia o Coritalia. — Uno dei soprannomi della dea Diana. Nella città dei Laced
tallia o Coritalia. — Uno dei soprannomi della dea Diana. Nella città dei Lacedemoni vi era un famoso tempio a lei dedicato
egli altri semi-dei ed eroi, che procurarono agli uomini l’abbondanza dei beni dei questa terra. Al dire di Focio, Ercole v
i semi-dei ed eroi, che procurarono agli uomini l’abbondanza dei beni dei questa terra. Al dire di Focio, Ercole veniva spe
Ercole gli aveva tagliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e re dei Lapidi. Fu uno degli Argonauti che presero parte
izione favolosa, cinquanta braccia e cento mani. 1274. Covella. — Uno dei soprannomi della dea Giunone. 1275. Crabuso. — Un
a. — Uno dei soprannomi della dea Giunone. 1275. Crabuso. — Uno degli dei della mitologia egiziana. 1276. Crane. — Ninfa ch
per spogliarlo delle armi, essi si riconobbero. Altmeno ottenne dagli dei che la terra gli si fosse spalancata sotto i pied
comune credenza ch’egli fosse il fomentatore della crudele inimicizia dei due fratelli Eteocle e Polinice, e che li avesse
: suo padre lo uccise in un momento di furore. 1286. Cresponte. — Uno dei discen lenti di Ercole : fu celebre fra gli eroi
a gli eroi della Grecia. 1287. Crepito. — Sconia e ridicola divinit à dei pagani. 1288. Creta. — Famosa isola i cui abitant
immolavano a Giove ed a Saturno vittime umane. La maggior parte degli dei e delle dee, di cui si compone l’Olimpo mitologic
colpo. Menelao durò gran fatica a ritogliere i loro corpi dalle mani dei nemici. 1294. Creusa. — Figlia di Creonte, re di
. E consolarmi : O mio dolce consorte. A che si folle affanno ? A gli dei piace Che cosi segua. A te quinci non lece Di tra
, Nè donna lor, nè di lor donne ancella, Che la gran genitrice de gli dei Appo se tiemmi……… Virgilio — Eneide Lib. II. tra
dalla quale ebbe Gerione. V. Calliroe. 1297. Criforo o Crisore. — Dio dei Fenici, creduto generalmente il Vulcano dei Greci
Criforo o Crisore. — Dio dei Fenici, creduto generalmente il Vulcano dei Greci. Si riteneva come l’inventore dell’amo per
00. Criobole. — Specie di sacrifizio che si offeriva alla madre degli dei  : la vittima abituale ne era un capro. 1301. Crio
nimali che venivano sagrificati su’suoi altari. 1302. Crioforo. — Uno dei soprannomi del dio Mercurio. 1303. Crisaore. — Se
e, padre di lei, rivestito degli abiti sacerdotali, si recò nel campo dei Greci per ridimandare la figlia. Degli Achivi er
Achille, furibonuo contro Agamennone, ricusò di combattere nelle file dei Greci, finchè la morte del suo anico Patrocolo, n
o, temendo che un giorno questo fanciullo non regnasse in pregiudizio dei propri figli, lo trattò assai male ed istigò Atre
laxa. Essi si amavano cosi teneramente e con tanta innocenza, che gli dei li cangiarono in arboscelli. 1314. Crodo. — Divin
eci veneravano anche come il Tempo. 1320. Cronio. — Fu il nome di uno dei centauri. 1321. Crono. — Soprannome che veniva da
rno, ritenuto come dio del tempo. 1322. Crotopiadi. — Nome collettivo dei discendenti di Crotopo. 1323. Crotopo. — Re d’Arg
d’Argo e padre di Famateo. 1324. Cteato. — Padre d’Anfimaco : fu uno dei capitani che assediarono Troja. 1325. Ctonlo. — U
maco : fu uno dei capitani che assediarono Troja. 1325. Ctonlo. — Uno dei soprannomi del Dio Mercurio. 1326. Cuba. — Divini
 Uno dei soprannomi del Dio Mercurio. 1326. Cuba. — Divinità tutelare dei dormienti. 1327. Cuculo. — Soprannome dato a Giov
ione di Cumana. 1329. Cunia. — Detta anche Cunina : divinità tutelare dei fanciulli poppanti. 1330. Cupavo. — Figlio di Cig
ad Apollo e a Diana. 1334. Cureti. V. Coribanti. 1335. Curisa. — Uno dei soprannomi della dea Giunone. 1336. Cuti. — I Sab
a. — Festa che si celebrava in Atene in onore della nascita di alcuni dei in particolare e di tutti in generale. La princip
figlio di Mercurio. Egli amò con passione una ninfa ed ottenne dagli dei la grazia che di essi due, quello che primo viole
suo giuramento, s’innamorò di un’altra ninfa e fu cieco pel rimanente dei suoi giorni. 1346. Dafnomanzia. — Specie di divin
’alloro, consacrato ad Apollo Dafneo. 1347. Dagone. — Uno degli idoli dei Filistei, presso cui veniva rappresentato come un
tà di Azor, l’altro a Gaza. 1348. Damasictone. — Così si chiamava uno dei figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349. Da
uno dei figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349. Damoso. — Uno dei soprannomi del dio Mercurio. 1350. Damaste. — Sop
lo stesso supplizio. 1351. Damatera. — Presso i Greci era questo uno dei soprannomi di Cerere, come era detto Damastio il
valore, che Caronte, il navicellajo dell’inferno, esigeva dalle anime dei morti per far loro traghettare l’Acheronte. V. Ca
imetro era compresa la città di Troja V. Dardalo. 1362. Darete. — Uno dei sacerdoti di Vulcano. …… Era fra’Teucri un certo
particolari costellazioni. La cronaca favolosa racconta che Gige, uno dei Titani, col solo passarsi uno di quegli anelli al
ie di questo culto. 1376. Del. — Esseri sovrumani del culto religioso dei pagani. L’idea della divinità è così naturale agl
sulla Mitologia. Giove era ritenuto come il più potente di tutti gli dei , sebbene il suo incontrastato potere, fosse subor
elle diverse classi a cui appartenevano, dodici numi principali detti dei Grandi ed erano : Saturno, ossia ii Tempo, Giove,
, Mercurio, Venere, Nettuno e Plutone ; gli altri venivano denominati dei Minori, e fra questi i principali erano : Minerva
le loro eroiche azioni avessero meritato di essere annoverati fra gli dei  : fra questi furono Ercole, Teseo, Minosse e molt
no indifferentemente adoperate le parole dii e divi, per indicare gli dei in generale, pure la parola dii, nel suo senso pr
ale, pure la parola dii, nel suo senso proprio, non conviene che agli dei di prim’ordine, agli dei grandi più individualmen
nel suo senso proprio, non conviene che agli dei di prim’ordine, agli dei grandi più individualmente denomina ti, dii maior
maiorum gentium ; mentre l’altro vocabolo divi e proprio degli altri dei secondari, detti dii minorum gentium, e più parti
um gentium, e più particolarmente a quelli che non erano riconosciuti dei che per l’apoteosi. Fra i più antichi obbietti de
hità. Ben presto a questi si aggiunsero, nella generale superstizione dei popoli primitivi : il tuono, i venti, le comete,
urante la vita, venivano, per mezzo dell’apoteosi, annoverati fra gli dei . Dei grandi. La mitologia greca e romana no
econdo l’opinione di Eredoto, originarî dell’Egitto. Questi erano gli dei della prima classe, ovvero dei delle grandi nazio
riginarî dell’Egitto. Questi erano gli dei della prima classe, ovvero dei delle grandi nazioni, dii maiorum gentium, detti
i, dii maiorum gentium, detti anche dii consentes o consulentes, cioè dei del consiglio. Dei subalterni. Dii minorum
dei del consiglio. Dei subalterni. Dii minorum gentium, ossia dei delle piccole nazioni. Il numero di questi era es
l dire di Tito Livio, non v’era angolo di Roma che non fosse pieno di dei . Il numero di essi crebbe a dismisura dal superst
Dei particolari. Sotto questa denominazione andavan compresi i dei Lari o Penati, particolari protettori d’ognifamig
econdo asserisce Varrone, erano annoverati in questa classe quei numi dei quali era noto il nome, le attribuzioni, e la sto
i, e la storia. Dei incogniti. I pagani annoveravano fra questi dei tutti quelli della cui origine non si sapeva null
ichità, fanno menzione di alcuni templi innalzati dagli Ateniesi agli dei incogniti. Questi altari sussistevano ancora ai t
co. Dei della terra. Erano : Cibelle, vanerata come madre degli dei , Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati, Pri
o : Cibelle, vanerata come madre degli dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati, Priapo, come dio dei giardini, i F
li dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati, Priapo, come dio dei giardini, i Fauni, le Ninfe e le Muse. Dei del
re. L’Oceano e Teti sua consorte ; Nettuno e Anfitrite ; Eolo, dio dei venti ; Nerea e le Nereidi, che erano 50 ; le Dri
e le Sirene. Dei dell’inferno. Plutone, Cerere, Proserpina, gli dei Mani, Caronte, il navicellajo dello inferno, le P
cazioni di divinità vi erano ancora altre denominazioni generali come dei Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immate
ivinità vi erano ancora altre denominazioni generali come dei Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei S
ncora altre denominazioni generali come dei Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici
rali come dei Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici, dei Compitali, dei Eterei e
Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici, dei Compitali, dei Eterei e Mondani. 1877
Sopramondani, dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici, dei Compitali, dei Eterei e Mondani. 1877. Deldamia. 
dei Materiali ed Immateriali, dei Semonii, dei Palici, dei Compitali, dei Eterei e Mondani. 1877. Deldamia. — Figlia di Lic
moranda azione. È questa una delle principali sorgenti dell’idolatria dei pagani, e tanto che vi sono non pochi scrittori i
mi abitatori della Grecia, quelli la cui origine si perde nella notte dei tempi, non avessero altre divinità che uomini dei
o altre divinità che uomini deificati. Diodoro Siculo afferma che gli dei principali della mitologia greca e romana come Gi
, poeti che entrambi han fatto la genealogia del maggior numero degli dei pagani, si trova ripetuta la stessa credenza, che
ini. La Deificazione non era propria esclusivamente al culto idolatra dei Greci e dei Romani ; ma la tradizione favolosa ci
icazione non era propria esclusivamente al culto idolatra dei Greci e dei Romani ; ma la tradizione favolosa ci ripete che
come prima di Urano e di Saturno, la profonda oscurità delle tenebre dei tempi, non ci permette di avere una cognizione so
ati come le più antiche divinità deI paganesimo. Dopo la Deificazione dei re, la pubblica riconoscenza trovò per mezzo dell
ote contrade ; e finalmente tutti quelli che l’adulazione o il plagio dei cortigiani avessero innalzati all’onore dell’apot
nato, il quale imponeva che dopo la cerimonia gli venissero innalzati dei templi, offerti dei sacrifizii, e resi tutti gli
eva che dopo la cerimonia gli venissero innalzati dei templi, offerti dei sacrifizii, e resi tutti gli onori della divinità
omigliasse il volto su di un letto d’avorio nel vestibolo del palagio dei Cesari, ed il senato, in abito di corruccio si po
be senza altro rimasto schiacciato dalle pietre. 1389. Deipiro. — Uno dei capitani greci che assediarono Troja. 1390. Deisa
ni, i quali, accostandosi, all’antro, sentirono anch’essi l’influenza dei misteriosi miasmi. Il luogo ove si apriva quell’a
ola, altro non si deve oggi scorgere senonchè una delle tante astuzie dei sacerdoti, che facevano allora come han fatto in
ola servire ai loro privati interessi. Delfo era anche il nome di uno dei figli di Apollo che edificò quella città. 1398. D
sola di Delo. — V. Deliasti e Delo. 1400. Deliasti. — Nome collettivo dei deputati Ateniesi, che si recavano ogni anno a De
e si recavano ogni anno a Delo. 1401. Delicoone. — Così ebbe nome uno dei figliuoli di Ercole. 1402. Delle. — Feste in onor
li Ateniesi inviavano una deputazione nell’isola di Delo per offerire dei sagrifizi ad Apollo. I membri di questa deputazio
tra : soprannome che i Greci davano a Cerere. 1407. Democoonte. — Uno dei figli di Priamo, re di Troja, che fu ucciso da Ul
Il reperò la respinse di nuovo, ed allora la sibilla bruciò altri tre dei suoi volumi, seguitando a pretendere sempre lo st
tre volumi, essendo in quelli rinchiuso il destino di Roma. Il cenno dei sacerdoti fu immediatamen teeseguito e i libri si
erano loro di potente aiuto nei pericoli. Infine, secondo è credenza dei più dotti e accreditati filosofi dell’antichità,
e rivestiti, di un corpo sottile ed impercettibile ai nostri sensi, e dei quali era abitato tutto l’universo, essendovene n
ire albero del Libano. Da questo albero si facevano le corone per gli dei , ed era generale credenza presso i pagani non ess
rmenti che questi avea tolti al gigante Gerione. 1421. Despena. — Uno dei soprannomi di Proserpina. 1422. Destino. — Divini
un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove stesso, il padre degli dei , era sottomesso alla volontà del destino. Al dire
ttomesso alla volontà del destino. Al dire di Ovidio, i destini degli dei erano scritti e depositati in un luogo particolar
dei erano scritti e depositati in un luogo particolare, mentre quelli dei re e degli eroi, venivano incisi sul diamante. I
uvio universale distrusse tutti gli abitanti della terra, volendo gli dei punir gli uomini delle loro colpe. Deucalione e P
l divino aspetto Ch’à il senso esteriore e l’intelletto. E come dagli dei lor fu concesso, I sassi che dall’uom furo gittat
osse, re di Creta. 1424. Deverona. — Dea che presiedeva alla raccolta dei frutti : molti scrittori pretendono che sia la st
are, veniva così chiamata quella divinità, che presso il culto pagano dei romani, presiedeva alla nettezza delle case e all
pagano dei romani, presiedeva alla nettezza delle case e alla nascita dei bambini. Appena nasceva un figlio si ripuliva tut
tutto nel suo modo di vivere dovea risentire dell’austera semplicità dei primi tempi. In talune occasioni egli avea diritt
nare . Auli Gellii Noctium Atticarum. 1430. Diamasticosa. — Festa dei Lacedomi da essi celebrata in onore di Diana. La
Diana. La principal cerimonia di questa festa consisteva nel condurre dei fanciulli innanzi all’altare della dea, ove veniv
specie di mercanzia. Gli Ateniesi vi si distinguevano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte agli dei, e più ancora per
si vi si distinguevano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte agli dei , e più ancora per la delicatezza delle cortesie c
priucipali funzioni, d’essere, cioè, il messaggiero di Giove e degli dei . 1435. Dictea. — Conosciuta più comunemente sotto
è questa per altro un’opinione assai incerta. Dictinnia era anche uno dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così avea
che uno dei soprannomi di Diana. 1440. Dictisio. — Così avea nome uno dei centauri : egli fu ucciso da Piritoo. 1441. Didim
iritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pindaro, era questo uno dei soprannomi dato a Diana, per essere gemella di Ap
, accecato dalla passione dell’oro uccise il cognato per impadronirsi dei suoi immensi tesori. « … …il qual Licheo era mol
dò nella regione detta Mauritania o Taugitana, governata da Iarba, re dei Getuli. Dapprincipio egli si oppose a che Didone
te. 1451. Dimenticanza. — V. Lete. 1452. Dimone. — Così avea nome uno dei quattro dei Lari o Penati. 1453. Dindima. — Al di
menticanza. — V. Lete. 1452. Dimone. — Così avea nome uno dei quattro dei Lari o Penati. 1453. Dindima. — Al dire di Diodor
li ed impossibili ; reali ed immaginarii. Essi fanno delle loro deità dei mostri, dànno loro moltiplici, varie e strane fig
due incudi d’oro ; fanno che gli uomini bastonassero e ferissero gli dei , e che questi dovesseso fuggire ora in questa ora
e venerato come un dio dai Megaresi, i quali in suo onore celebravano dei giuochi detti Dioclesi. 1457. Diomeda. — Così si
cciso da Enea e che i suoi seguaci ne furono così addolorati, che gli dei compassionevoli li cangiarono in uccelli. Diomede
ittà di Troja, e ne tolse il Palladio che era la più grande sicurezza dei Trojani, uccidendo una gran quantità di nemici.
i Marte e di Cirene. Secondo la tradizione mitologica, egli possedeva dei cavalli furiosi, i quali mandavano flamme dalle n
cato agli osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il nome di uno dei tre dei Anaci, o Dioscuri figliuoli di Giove. La
i osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il nome di uno dei tre dei Anaci, o Dioscuri figliuoli di Giove. La tradizio
r le sue crudeltà, e per la nessuna reverenza che egli ebbe verso gli dei . Egli demoli il tempio di Proserpina a Locri ; to
utti gli arredi sacri, dicendo che volea profittare della bontà degli dei  ; e fece vendere su i pubblici mercati a suo prof
di che si rendeva padrone con sacrilega violenza. Ciò non ostante gli dei non fulminarono quest’empio, il quale, anzi, seco
e, ed avevano lo speciale incarico di tormentare coi rimorsi le anime dei dannati. Esse avevano diverse denominazioni. Si c
cacciata dal celo da Giove, perchè metteva la disunione fra gli altri dei . Allorquando Peleo sposò Teti, la sola dea non in
Virgilio — Eneide Lib. VI. trad. di A. Caro. 1478. Dite. — Era uno dei soprannomi di Plutone, al quale si dava perchè er
tti i beni e si credevano discendenti da essa. 1479. Ditirambo. — Uno dei soprannomi di Bacco. Da principio si dava più par
rtorito Giove : da ciò si dava il soprannome di Ditteo al padre degli dei . 1481. Dittina. — Ninfa dell’isola di Creta, che
’invenzione delle reti da caccia. 1482. Dius-Fidio. — Antica divinità dei Sabini, il culto della quale passò a Roma poco te
nto per questa divinità. Taluni scrittori dissero che Fidio fosse uno dei figli di Giove : altri lo hanno di sovente confus
e. — Arte di predir l’avvenire. Faceva parte delle credenze religiose dei pagani. Essa si esercitava dagli astrologhi, dagl
le più notevoli erano quattro specie, nelle quali s’impiegava alcuno dei quattro principali elementi. Quella in cui si ado
Arithnomanzia, Caprotomanzia ec. 1485. Divinità. — V. Deificazione e dei . 1486. Divipoti. — Dei che i Samotraci chiamavano
nisti della favola, vogliono che i Divipoti altro non fossero che gli dei Cabiri, V. Cabiri. 1487. Dodona. — Città dell’ Ep
o i cavalli di Achille, egli accettò di essere spia trojana nel campo dei Greci ; ma sorpreso da Diomede e da Ulisse fu ucc
anima del defunto. Drago d’Aulide. Un giorno mentre la flotta dei Greci era ancorata nel porto di Aulide, ed i guer
rata nel porto di Aulide, ed i guerrieri offrivano un sacrifizio agli dei , all’ombra di un gran platano, che sorgeva a qual
questi mostruosi animali, che vomitavano flamme. 1506. Dranceo. — Uno dei grandi della corte del re latino, felice e bel pa
re latino, felice e bel parlatore, ma uomo sleale e vigliacco. Fu uno dei più accaniti nemici del re Turno. 1507. Dria. — F
padre di Licurgo. di cui qui sopra. V. Driantiade, così avea nome uno dei principi che vennero in soccorso di Eteocle contr
egli stesso, stanco della sua vita di delitto, persuase il più povero dei suoi seguaci a consegnarlo alla giustizia, onde o
ante nelle circostanze del monte Parnaso. 1514. Druidesse. — Le mogli dei Druidi, sacerdotesse del culto religioso dei Celt
4. Druidesse. — Le mogli dei Druidi, sacerdotesse del culto religioso dei Celti, venivano designate con questo nome. Al par
ulto religioso dei Celti, venivano designate con questo nome. Al pari dei loro mariti esse venivano circondate della più al
collegi. In uno di questi risiedeva il gran sacerdote, o capo supremo dei Druidi. L’autorità dei Druidi ed il loro potere e
ti risiedeva il gran sacerdote, o capo supremo dei Druidi. L’autorità dei Druidi ed il loro potere era onnipossente : essi
ba, ed in casi estremamente rari. Tenevano le loro scuole negli antri dei boschì, nel mistero delle più cupe foreste, all’o
racconta di un’altra Ea, ninfa che avendo implorato il soccorso degli dei , onde sottrarsi alle persecuzioni del fiume Paflo
na, dal nome di sua madre. Essendo stati distrutti tutti gli abitanti dei suoi stati, da una terribile pestilenza, egli ott
te Plutone lo associò a Minosse ed a Rodomonte per giudicare le anime dei morti. 1522. Eagro. — Così avea nome il marito de
, volendo indicare che il mondo gira sopra sè stesso. A Roma vi erano dei sacerdoti ministri di Eano o Iano, che venivan de
orgofona, figlia di Perso, che lo rese padre di Tindaro. Ebalo fu uno dei migliori re di Sparta, i cui abitanti alla morte
gio di Giove, essa, che fino a quel tempo era rimasta sterile, mangiò dei legumi salvatici, rimase immediatamente incinta e
ssima, le assegnò il compito di servire il nettare al banchetto degli dei  ; ma essendo un giorno caduta in sconcia maniera,
cio, Giove le tolse ii suo incarico e fece Ganimede il coppiere degli dei . La dea che la più bella età governa. Nel nappo
a d’una ghirlanda di flori. 1528. Ecaerga. — Così avea nome una ninfa dei boschi che fu celebre cacciatrice, ed estremament
atori. È opinione di varii accreditati mitologi che Ecaerga fosse uno dei soprannome di Diana. 1529. Ecale. — Nella città d
iù generalizzata fra gli scrittori della favola è che Ecate fosse uno dei nomi di Proserpina stessa : e che questa venisse
omi differenti : si chiamava Lucina, come proteggitrice della nascita dei bambini ; si dicea Diana, come dea che presiedeva
a dea terribile che ba nelle sue mani il destino degli uomini e degli dei  ; quello della terra e del mare ; che distribuisc
tribuisce onori e ricchezze ; che presiede alle battaglie ai consigli dei re, ai parti, ai sogni ec. Al dire del citato scr
gli incantesimi. I pagani credevano fermamente che Ecate fosse la dea dei sogni, e che ella ispirasse quel vago terrore del
cerdoti sacrificatori. Abitualmente non si offeriva un’ Ecatombe agli dei che in casi straordinarii ; sia per sollennizzare
erzio, riferisce nelle sue cronache, che Pitagora ovesse offerto agli dei un’ Ecatombe in rendimento di grazie di aver trov
o poi, in rendimento di grazie della vittoria riportata, offrire agli dei una Ecatombe. Da questa costumanza si dava il nom
ad un sacrifizio di diec i tori, al quale avevano invitato tutti gli dei boscherecci ed acquatici. 1543.Echione. — Re di T
nei suoi stati una grande siccità, per la quale morivano gran numero dei suoi sudditi, le due giovanette, uniche figlie de
me volontarie, onde placare col loro sangue innocente lo sdegno degli dei . Appena i loro corpi furono, secondo il costume d
una sentisse le grida richiamatrici delle streghe. Anche oggi abbiamo dei luoghi, come nel regno di Tunchino e nella Persia
ni della natura fossero del più funesto presagio. 1548. Ecmone. — Uno dei figliuoli del re Priamo. In un combattimento sott
madre di cinquanta figliuoli tra maschi e femmine : la maggior parte dei suoi figli morì sotto agli occhi della madre, dur
i destini che si legavano alla vita del fanciullo, lo consegnò ad uno dei suoi ufficiali, con ordine espresso di farlo mori
ratelli Eteocle e Polinice, ed una figlia che ebbe nome Antigone. Gli dei , irritati dall’orribile incesto, che sebbene comp
non aveva che un solo figlio, risolvette di uccidere il primo genito dei suoi nipoti, che dormiva nel medesimo tetto di It
amavano più perfettamente di Giove e di Giunone. Irritati perciò gli dei , mandarono la Discordia onde disunirli, e ben pre
lebravano le orgie negli osceni misteri di Bacco. 1555. Edonio. — Uno dei soprannomi di Bacco. Vedi l’articolo precedente.
56. Educa. — Divinità che presso i pagani, presiedeva alla nutrizione dei bambini. Educa aveva diverse denominazioni come 
esta parola in greco significa ardente, perciò i pagani ne fecero uno dei soprannomi di Vulcano, dio del fuoco. 1562. Efeso
enza di questa città, fosse di molti anni anteriore allo stabilimento dei Greci nell’ Asia minore ; ma che allora altro non
no 227 colonne, innalzatevi da altrettanti sovrani, e che erano tutte dei marmi più rari e preziosi : le sue porte erano di
ima olimpiade, Alessandro il conquistatore, entrò in Efeso alla testa dei suoi eserciti, e per ricompensare il popolo della
il governo democratico. Morto Alessandro, la città di Efeso fu preda dei successori di lui, quindi cadde in potere dei re
città di Efeso fu preda dei successori di lui, quindi cadde in potere dei re di Siria, e finalmente ne divennero padroni i
schiava fino al 1206, epoca in cui passò nuovamente sotto il dominio dei Greci, che ne restarono signori fino al 1283. Da
nnoverare fra le divinità. Coll’andar del tempo gli vennero innalzati dei templi, sacrificate offerte ed olocausti, e dedic
. Luciano, nelle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu uno dei seguaci più caldi della novella divinità. 1566. E
n altrettante di colore bianco, ove mai egli, per una speciale grazia dei numi, fosse ritornato salvo in patria. Teseo prom
a racconta che Giunone, Minerva e Nettuno, vollero nella guerra degli dei , incatenar Giove e che sarebbero forse riuscili n
a di Numa Pompilio, secondo re di Roma, il quale finse d’aver con lei dei segreti colloquii, affine di dare più autorità al
zioni mitologiche, e dalle idee informatrici delle credenze religiose dei tempi della favola, han voluto scorgere nella sim
a. — I poeti detl’antichità danno questo nome allo scudo di tutti gli dei  ; ed Omero dice che l’ Egida d’ Apollo era di oro
della pelle della capra Amaltea, che avea col suo latte nutrito il re dei numi e che egli aveva chiamata col nome particola
nata per questa morte, partorì i Giganti, che poi mossero guerra agli dei . 1584. Egilia. — Sorella di Faetone, la quale a f
te. Gli Egineti dopo essere stati governati da una lunga serie di re, dei quali solo pochi sono ricordati dalla tradizione
ome collettivo denotate tutte quelle divinità che nel culto religioso dei pagani si credeva abitassero le montagne, i bosch
mento di partire per l’assedio di Troja, affidò ad Egisto la reggenza dei suoi stati, e la custodia della propria moglie Cl
nza dei suoi stati, e la custodia della propria moglie Clitennestra e dei suoi due figli Elettra ed Oreste. Egisto però sco
ste. Egisto però sconoscente a tanti benefizii, spergiuro e traditore dei tanti doveri dell’amicizia, sedusse la libidinosa
1593. Egitto. — Dispari e contrarie sono le opinioni degli Storici e dei Cronisti sul personaggio a cui la tradizione mito
nome. Il falso velo che ricopre gran parte, anzi quasi tutta l’epoca dei tempi favolosi, non consente oggi a che noi batte
impose alle figliuole l’infame comandamento che fu causa della morte dei quarantanove figliuolo di Egitto V. Danaidi. È op
iù belle fra le Naiadi. Allegra e spensierata, faceva sovente vittime dei suoi scherzi i pastori e perfino gli dei campestr
rata, faceva sovente vittime dei suoi scherzi i pastori e perfino gli dei campestri. La favola narra che avendo un giorno r
uesto soprannome della Dea Giunone che Ercole, dopo assersi vendicato dei suoi nemici, avesse fabbricato un tempio a Giunon
angio senza soffrirne ottanta focaccie. Egone fu anche il nome di uno dei re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo deg
potere. L’oracolo rispose : che un’aquila avrebbe palesato la volontà dei numi, ed essendosi dopo pochi giorni uno di quest
’istante proclamato re. Egone era similmente il nome di varii pastori dei quali per altro la tradizione mitologica non rico
Proteo. 1604. Eirena. — Detta anche semplicemente Irena : nome che i dei davano alla Pace. 1605. Elseterie. — In Atene cel
ente Chiamato Ceneo, per essere figliuolo di Elato. 1613. Elea. — Uno dei soprannomi di Diana. 1614. Eleeno. — Soprannome d
di Bacco, che venivano così dette dal rumore che facevano nelle orgie dei baccanali. V. Eleleeno. 1618. Eleleeno. — Cioè ch
a Bacco per alludere al gran rumore che si faceva nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei più
ceva nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei più interessanti nomi della mitologia, avuto anch
fama d’essere insieme la più bella e la più lasciva e corrotta donna dei suoi tempi. La bellezza di lei levò tanto grido,
elao nella camera ove dormiva Deifobo, il quale subì prima le sevizie dei soldati greci, e poscia fu scannato nel proprio l
tare gl’innumerevoli mali di cui la sua fatale bellezza e la lascivia dei suoi costumi era stata cagione. Elena si chiamò p
a quale fu immolata invece della giovanetta Elena. 1620. Eleno. — Uno dei figliuoli di Priamo. Amò una giovanetta per nome
ordi, d’ accordo con la sorella, la congiura da cui risultò la morte dei due assassini di Agamennone. …… Ove introdotti S
le mosso a compassione della trista sorte di lei, lunge dall’ abusare dei diritti del matrimonio la servì come uno schiavo
ttridi. — Piccole isole poste sulla imboccatura dell’ Eridano. In uno dei piccoli laghi, posti in queste isole, cadde Feton
e di queì lago esalarono un così forte odore di zolfo, e tramandarono dei miasmi così ardenti, che gli uccelli cadevano mor
rione. — Anche a riguardo di questo personaggio è grande la disparità dei cronisti della favola. Alcuni pretendono che foss
iangere la morte del loro caro, e che le gocce di ambra che il tronco dei pioppi trasuda continuamente, altro non sono che
, secondo la tradizione, fu la guida costante di tutte le navigazioni dei greci. Elice fu anche il nome di una città dell’A
arole, fra le quali veniva spesso ripetuto il nome di Elice, il padre dei numi discendesse sulla terra. 1639. Eliconia. — D
i scrittori pretendono che sia la stessa che Tebe. Era antico costume dei Fenici il portare ogni 100 anni in Eliopoli i cor
e dei Fenici il portare ogni 100 anni in Eliopoli i corpi imbalsamati dei loro parenti e render loro gli onori del rogo. Da
te delle sue armi. Trajano che non divideva la superstiziosa credenza dei suoi contemporanei, rispose che non voleva fare i
hità, immaginarono che regnasse una eterna primavera, e dove le ombre dei giusti godevano di una felicità perfetta. Sul be
chi. Grand’è la disparità delle opinioni tanto degli antichi, quanto dei moderni filologi, nel definire la posizione topog
i, quanto dei moderni filologi, nel definire la posizione topografica dei campi Elisi. Taluni vogliono che stessero presso
della favola. Pindaro ed Esiodo ripetono, che Saturno era il sovrano dei campi Elisi ; ove egli regnava con sua moglie Rea
lmente cantano, accompagnandosi col suono della lira, l’eroiche gesta dei semidei. È però a notare che i poeti osceni, di c
, il poeta… Virgilio — Egloga VII. Me traggono al consorzio degli dei L’edere, premio delle dotte fronti. Orazio — Odi
a Minerva stessa il soprannome di Ellotide. I Cretesi, a somiglianza dei Corinti, dettero il nome di Ellote ad Europa allo
re, e la restituirono al padre. V. Polifemo. 1655. Elpenore. — Fu uno dei compagni di Ulisse che, insieme agli altri seguac
1657. Eleuro. — Nella mitologia Egiziana si dava cotesto nome al dio dei gatti. 1658. Emacuria. — Nel Peloponneso si celeb
lle verghe, e solo cessavano dal duellarsi, allorchè il sangue di uno dei combattenti gocciolava sul sepolcro. 1659. Ematia
mani risanati del tutto. Era inoltre Emitea ritenuta come protettrice dei parti ond’è che le donne incinta ne invocavano la
i dai suoi sudditi adorare sotto la figura di Giove e di Giunone. Gli dei , sdegnati della loro stolta superbia, li cangiaro
— Soprannome di Mercurio che veniva con esso riverito come protettore dei mercanti. 1668. Empusa. — Fantasma femminino che
ti nelle sue magnifiche ottave della Musogonia, ove dipinge la guerra dei Titani contro Giove, così si esprime, narrando il
non pertanto, un punto di contatto eguale e costante nella generalità dei cronisti ; eguaglianza che emerge dalla etimotogi
eralità dei cronisti ; eguaglianza che emerge dalla etimotogia stessa dei nomi. In fatti, la parola Encelado, significa rum
lcano. La cronaca fa anche menzione di un altro Encelado, che fu uno dei cinquanta figli di Egitto che sposò una delle cin
lla sua parte ; e ben presto egli fu ritenuto nelle file Trojane, uno dei più valorosi campioni, dopo Ettore ; ed invero eg
Achille, fu ucciso da Ettore, Enea fu quello che riaccese nell’animo dei già fuggenti trojani, il desiderio di portare il
di portare il corpo del prode greco in Troja, quale trofeo del valore dei suoi soldati. Enea tentò varie volte d’impadronir
eo del valore dei suoi soldati. Enea tentò varie volte d’impadronirsi dei superbi destrieri di Achille, ma non riuscì mai n
lla dispersa consorte di Enea. Forse sopraffatta dall’orda irrompente dei soldati vincitori, ella dovè pagare con la vita,
in Cartagine ove regnava la regina Didone, la quale secondo la favola dei poeti e segnatamente di Virgilio, perdutamente in
. Ritornato dalla regione delle ombre, andò nel Lazio, ove Latino, re dei Latini, istruito dall’oracolo, fece ad Enea le li
amo. Virgilio. — Eneide — Libro VII trad. di A. Caro. Però Turno re dei Rutoli, a cui Lavinia era stata promessa dal padr
impotente al grave ufficio dalla vecchiezza, abbandonò il reggimento dei suoi stati investendo del supremo potere Andremon
e, ed a Giunone Enioca. 1682. Eniopea. — Così avea nome il conduttore dei cavalli di Ettore. Diomede l’uccise sotto le mura
ch’essa aveva nella città di Enna in Sicilia. 1686. Ennofigaso. — Uno dei soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così
Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno dei più sapienti dell’Asia. La tradizione ripete che
ll’Asia. La tradizione ripete che egli comandasse i Miseni ausiliarii dei Trojani nel decenne assedio della loro città. Ach
o sciagure. La tradizione mitologica ricorda di un’altra Enoe, regina dei Pigmei che fu cangiata in grue. 1691. Enomao. — R
imonia funebre nella quale si recava ogni anno ad onorare il sepolcro dei tredici morti nel singolare duello. 1692. Enone. 
ervivano come di letto. 1697. Enotro. — Così ebbe nome il più giovane dei figliuoli di Licaone, re d’Arcadia. Egli fu il pr
dove si davano gli oracoli. 1699. Entello. — Celebre atleta ; fu uno dei principali seguaci di Aceste, il quale dette il s
i Deucalione. La tradizione mitologica lo fa figliuolo di Giove e dio dei venti e delle tempeste. ….. in un autro immenso
are, erasi coll’ajuto di studii astronomici, dedicato alla conoscenza dei venti, ed all’osservazione del flusso e riflusso
d Ercole vicino al sepolcro di lui. 1705. Eoo. — Così si chiamava uno dei cavalli del sole, e propriamente quello che dinot
a il cui governo era tenuto da Nestore, il quale condusse gran numero dei suoi sudditi all’assedio di Troja. Di novanta na
quel dio di averlo salvato dal naufragio, che fece perire gran numero dei suoi compagni nel ritornare alle loro patrie. 171
a contrada dell’Argolide detta perciò Epidauro. 1725. Epidelio. — Uno dei soprannomi di Apollo. Narra la cronaca che quando
pio in Epidauro, e che erano ritenuti come protettori della crescenza dei bambini. Giove stesso considerato come il supremo
erale a tutti i genii benefici che s’invocavano onde placare le anime dei trapassati. 1728. Epifane. — Soprannome dato a Gi
Epifane che Elicius racchiude il senso della presenza del padre degli dei sulla terra, rivelata agli uomini per mezzo del r
rivelata agli uomini per mezzo del rimbombo del tuono, e del balenare dei lampi. 1729. Epigeo. — Fu figliuolo d’Ipsisto e f
 — Presso gli Ateniesi, al ricadere di ogni novilunio, si celebravano dei sagriflzii a cui si dava questo nome, e coi quali
osperità dello stato. 1735. Epimenide o Epimenede. — Celebre indovino dei Cretesi, il quale visse ai tempi di Solone. La cr
che cosa volesse e chi fosse. Finalmente fu riconosciuto dall’ultimo dei suoi fratelli, che egli avea lasciato bambino di
per tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come un favorito degli dei , e lo interrogarono come un oracolo. Essendo, in
la divinità protettrice degli asini, siccome chiamarono Ippona quella dei cavalli. In quasi tutte le scuderie di Roma si tr
erite fattegli da Nitteo stesso, il quale alla sua volta mori vittima dei colpi ricevuti da Epopeo, mentre tentava di uccid
’incarico speciale di preparare il banchetto a cui si credeva che gli dei prendessero parte, e che perciò veniva apparecchi
vedere esenti le loro figliuole dall’essere Vestali ; e a somiglianza dei pontefici essi vestivano una tunica orlata di por
uinto la riportata vittoria al suo non comune ardire, ed alla bravura dei soldati, pure egli tenne il voto e per fare che i
o, che ricadeva nel periodo di questa solennità, si facevano le corse dei cavalli nel campo Marzio. 1755. Equità. — Veniva
urono Eunomia. Dice e la Pace. 1756. Era. — Discordi sono le opinioni dei mitologi su questo soprannome di Giunone, imperoc
venisse detta Era, per significare Sovrana essendo ella moglie del re dei numi ; ed altri pretendono che Era significhi ari
olosa narra che Ercole si abbruciò. 1759. Eraclidi. — Nome collettivo dei discendenti di Ercole. Narrano gli scrittori dell
ola antica si sacrificava a Junoni Pronube e le si offriva una ciocca dei capelli della sposa, mentre il fiele della vittim
opere degli antichi scrittori, vengono denotati col nome di Ercei gli dei Penati, forse nella significazione di protettori
indigena, veniva chiamato Som ; in seguito egli era uno fra i dodici dei maggiori dell’antico Egitto, e non à nulla in sè
nione di Erodoto, con quanto ci detta il ragionamento e la conoscenza dei diversi scrittori dell’antichità, basterà ricorda
se anche un culto di religioso rispetto per l’Ercole greco, per mezzo dei popoli di questa nazione che emigrarono in Egitto
tra parte, riportando la studiosa attenzione sulla primitiva infanzia dei popoli, si scorgerà sempre in essa la figura di u
i dall’aver da principio voluto paragonare, e poscia identificare gli dei ed eroi greci a quelli delle altre nazioni. Allor
ndenza viziosa di ridurre alle proporzioni umane, le grandiose figure dei tempi eroici, di cui andò completamente smarrito
primitivo senso profondo e poetico. Prima di passare alla esposizione dei differenti fatti che la tradizione della favola c
lla favola ci ripete sull’Ercole greco, noi richiameremo l’attenzione dei nostri lettori su di un passo delle opere di Erod
vita al bene dell’umanità ; e in pari tempo il più celebre guerriero dei tempi eroici. Dotato di un coraggio e di una forz
a prodigiosa egli spinge talvolta la sua audacia fino a disfidare gli dei , alla volontà dei quali per altro egli si sottopo
spinge talvolta la sua audacia fino a disfidare gli dei, alla volontà dei quali per altro egli si sottopone durante tutta l
o, nelle sue opere, ci mostra l’indovino Tiresia, il quale alla vista dei due serpenti strangolati, predice le gloriose ges
roico fanciullo, e come, dopo la morte, egli verrà annoverato fra gli dei . Tal magnanimo eroe sarà il tuo figlio, Che leve
iamato innanzi ai Tribunali, egli si difese, richiamando alla memoria dei giudici una legge di Radamanto stesso, la quale m
e Citerone, decimava gli armenti ch’ei custodiva, una grande porzione dei quali apparteneva al re Testio, le cui cinquanta
mandato all’oracolo di Apollo il mezzo di purificarsi della uccisione dei proprî figli, e non avendone ottenuta risposta, a
imicizia di Giunone. Altri rapporta come, volendo espiare l’uccisione dei suoi figli, egli avesse seguito il comando di Apo
dici segni dello Zodiaco. Noi, seguendo la opinione più generalizzata dei mitologi, avvertiremo ancora che l’ordine delle d
te le prove a lui imposte, mediante il soccorso e la protezione degli dei . Infatti, Mercurio lo presenta di una spada, Apol
di un Do. Egli tira d’arco con impareggiabile destrezza e persino uno dei suoi cavalli si chiama Airone, nome greco che Esi
fatiche, poichè a raggiunger lo scopo, egli dovette deviare il corso dei due fiumi Alfeo e Peneo. Compiuta quest’altra glo
 ; egli si impadroni del famoso scudo della loro regina. Il conquisto dei buoi di Gerione è un’altra delle grandi imprese d
che egli uccise il famoso ladro Caco il quale aveva derubato porzione dei conquistati armenti. Ercole penetrò nella inacces
uoi due nemici, si rese nella città di Tirrenia. Nella traversata uno dei suoi tori si sbandò, errando per le campagne di R
Giunone. Tale è almeno il racconto che ce ne fa Apollodoro. Un altro dei caratteri particolari dell’ Ercole greco, è di es
ritenendo la sua primitiva unione con quella come disapprovata dagli dei . Seguendo la opinione di altri scrittori, Megara
ove per comando di Minerva, combattè contro i giganti in favore degli dei . Al suo ritorno egli instituì i giuochi olimpici,
V. Delanira). Soggiornando in Trachina, egli si impadroni delle città dei Driopi, protesse Eginio contro i Lapidi, che lo a
izzato, e avendo resa a questo principe la corona, uccise Laogara, re dei Driopi, e tutti i suoi figli con lui, per punirli
uccise Euriteo e i tre figli di lui, e si rese padrone della capitale dei loro stati. Dopo aver dato la sepoltura a Ipposo,
nnalzò un altare a Giove, e volendo sacrificare a quel Dio, mandò uno dei suoi araldi a Trachina, onde avere un’abito da fe
rfosi — Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. Assunto nel numero degli dei , Ercole ricevette l’immortalità e si riconciliò c
icerone sa esser siglio di Giove e di Asteria. Prodigioso è il numero dei figliuoli che i cronisti della mitologia attribui
gli e di concubine. Similmente estesissimo e moltiplicato è il numero dei soprannomi allegorici ed allusivi a lui dati, dai
’Ercole presso i romani, figura l’uso di consacrargil la decima parte dei beni della propria famiglia, secondo che fecero S
suo famoso altare detto Ara Maxima, istituito da prima dalla famiglia dei Politioni, fu in seguito servito dagli schiavi pu
che di alcun altro personaggio dell’antichità. Il carattere generale dei simulacri di Ercole, rivela una forza maschia e q
i data nei pubblici monumenti, assomiglianza degli Arconti di Atene e dei consoli di Roma. 1767. Ereso. — Una delle città d
da un figliuolo di Macario che così si chiamava. 1768.Eretrio. — Uno dei figli del Titano Fetonte il quale dette il suo
no in cui si celebrava nella città di Corinto, l’anniversario funebre dei figli di Medea, i quali, secondo la tradizione, f
carono un tempio nella cittadella di Atene, e lo annoverarono fra gli dei . Secondo Euripide, Eretteo fu precipitato nel sen
he si calebravano a Sparta in onore di Ercole. 1774. Ergino. — Fu uno dei marinai, che in qualità di pilota, succedette a T
rire il loro collo al coltello del Flamine sagrificatore ; che l’urna dei sacrificii si trovava sull’altare senza che alcin
ole sterilità, e la fame e la peste decimavano gli uomini. Allora gli dei la fecero cercare da per ogni dove, ma non giunse
i di Utisse che ebbe fama di audacissimo ed empio disprezzatore degli dei . La cronaca mitologica narra di lui che un giorno
discesero a quanto imponeva il sogno del pescatore, e fatta una corda dei loro capelli, tirarono la statua di Ercole nella
quel momento egli ricuperò la vista, della quale godè fino all’ultimo dei suoi giorni. 1791. Eritto. — Sul monte Emo in Far
ompeo, visse una maga di questo nome. Lucano ne fa il soggetto di uno dei più splendidi episodii di un suo poema in cui fa
un bosco. V. Aglauro. La favola attribuisce ad Erittonio l’invenzione dei carri o piuttosto l’indroduzione dell’uso di essi
parola Greca Ἐρυδρδς che significa rosso, si dava questo nome ad uno dei cavalli del Sole. Al dire del Mitologo Fulgenzio,
ninfa si gettò nell’acqua, e abbracciatolo strettamente, supplicò gli dei perchè le concedessero la grazia che i loro corpi
erano gli attributi di Mercurio. 1800. Ermete. — Essendo Ermete uno dei nomi del dio Mercurio, si chiamaveno Ermee alcune
si conoscendosi colpevole della morte di lui. 1806. Ermione. — Fu uno dei più antichi re della Germania, il quale dopo la m
hi re della Germania, il quale dopo la morte venne annoverato fra gli dei , in premio del suo eroico valore. In quasi tutti
di Cadmo re di Tebe. Il giorno in cui ella andò all’altare, tutti gli dei abbandonarono il cielo per assistere alle nozze d
durante la vita, riguardato come un essere soprannaturale e caro agli dei  ; e dopo la morte gli furono tributati gli onori
antichità che all’ Ercole greco figlio di Alcmena, si fanno piuttosto dei funerali che dei sacrifizi. In quanto ai monument
’ Ercole greco figlio di Alcmena, si fanno piuttosto dei funerali che dei sacrifizi. In quanto ai monumenti eroici di cui t
ie. Questa maniera particolare di fabbricare le are, consacrate al re dei muni era soprattutto comune nelle case dei princi
e le are, consacrate al re dei muni era soprattutto comune nelle case dei principi. Il figliuolo di Achille uccise Priamo r
il nome che gli antichi popoli della Germania davano alla madre degli dei , che essi adoravano in un’isola dello Oceano la q
an sacerdote, perchè egli solo sapeva, il tempo in cui la madre degli dei si recava invisibile in quel luogo. Allora il gra
ro una specie di bara, su cui venivano trasportati al rogo i cadaveri dei ricchi. 1825. Eschinadi. — Così si chiamavano que
Taluni lo fanno figlio di Apollo e di Coronide, della reale famiglia dei Lapidi. Le tradizioni più accreditate però raccon
anacea. Avendo preso parte alla spedizione degli Argonauti, rese loro dei grandi servigi curando i feriti e gli ammalati, e
ino ; quello d’Epidauro s’innalzava presso il mare ; altri sulle rive dei fiumi, o presso le sorgenti e le fontane generalm
alvatore, Filolao, amico del popolo, e molti altri derivanti dai nomi dei luoghi in cui era venerato. Gli venivano sagrific
te si osserva il serpente quale attributo delle divinità adorate come dei della medicina. Da ciò si potrebbe arguire che tu
, era figlio di Alcippe e di Arsinoe. 1828.Eseceste o Esserceto. — Re dei Focesi. Egli possedeva due anelli coi quali prete
, il quale non si sarebbe placato se non quando i troiani che avevano dei figli non avessero esposto alla voracità del most
alla crudele gelosia di Pelia, il quale temeva in lui un vendicatore dei dritti paterni. La tradizione narra che Giasone,
padre vecchissimo pregò la sua amante Medea di porre in opera alcuno dei suoi possenti segreti onde Esone ringiovanisse ;
l suo ritorno avesse per onorare la memoria del padre fatto celebrare dei giuochi funebri dagli Argonauti in onore di Esone
vita il simbolo mitologico che ha fatto dare il nome di Espero ad uno dei più brillanti pianeti. 1837. Espiatore. — Soprann
i pianeti. 1837. Espiatore. — Soprannome dato iu generale a tutti gli dei , el in particolare a Giove, il quale è ritenuto c
he misfatto ed i luoghi ove il delitto era stato consumato. Lo studio dei tempi dell’antichità rivela per altro che presso
le divinità vendicatrici, non poteva nè accostarsi alle statue degli dei , nè entrare in un tempio. Quando il reo appartene
si nell’acqua corrente. Così fece Enea, il quale non ardì toccare gli dei Penati che volea portar seco prima di essersi tuf
II Trad. di A. Caro. Così purificossi Achille dall’uccisione del re dei Lelegi. Allorchè il delitto non erasi consumato m
, per l’uccisione di sua sorella Camilla, all’epoca del famoso duello dei tre Orazii contro i tre Curiazii. « Dopo che Ora
quale non credette che in una città in cui professavasi di temere gli dei , il giudizio degli uomini bastasse per assolvere
re un delinquente, fece venire i pontefici e volle che placassero gli dei e che il reo subisse tutte le pruove che erano in
abitanti credevano minacciata la loro città. In quanto all’espiazione dei luoghi sacri e particolari, essa veniva similment
ente celebrata con differenti cerimonie. Il calendario romano segnava dei giorni prestabiliti per la espiazione della città
secondo le antiche credenze, assolutamente necessaria. Per citare uno dei tanti esempi, di che fà menzione la tradizione fa
seguir simil cerimonie onde espiare le colpe di suo padre. Coro Tu dei propizie Far queste dive, il cui terren dapprima
us si dava questo nome alle feste che si celebravano in onore degli dei , prima della partenza. In queste cerimonie s’invo
i, prima della partenza. In queste cerimonie s’invocava la protezione dei numi e si offerivano loro dei donativi per averli
este cerimonie s’invocava la protezione dei numi e si offerivano loro dei donativi per averli propizî. 1841. Esta. — Nome p
de eternamente fiorite. Quest’età dell’oro è tolta dai libri di Mosè, dei quali i Greci e segnatamente gli Egizii dell’età
ro vendicativi e perversi. Finalmente nell’età di ferro, la malvagità dei mortali non ebbe più limite, e la terra ricoperta
i suoi figli, e detronizza suo padre Urano, usurpando così il governo dei regni celesti, finchè Giove suo figliuolo, non lo
ipio alla memorabile guerra di Tebe, la quale ebbe termine col duello dei due fratelli, che restarono entrambi vittime dell
i F. Bellotti. Al dire di Euripide, questo eroe giovanetto, sfornito dei beni della fortuna, si acquistò molta gloria e ri
esto nome ad una specie d’inno lugubre che si cantava nelle cerimonie dei funerali. Era chiamato Etelina perchè fu cantato
uo marito che, secondo riferisce la cronaca, domandò ed ottenne dagli dei la grazia speciale di essere cangiata in uomo, on
dizione della favola racconta che la fucina del dio Vulcano, e quella dei ciclopi che fabbricavano i fulmini a Giove, stess
ofoonte, fu da lui liberata e ricondotta in patria. 1860. Etreo — Uno dei soprannomi di Vulcano col quale aveva un tempio a
più celebre fra i figliuoli di Priamo, re di Troja, e il più valoroso dei guerrieri che spesero la propria vita in difesa d
Ettore avrebbe vissuto, il regno di Priamo resisterebbe agli attacchi dei greci, onde è che questi fecero del terribile avv
nde è che questi fecero del terribile avversario il bersaglio vivente dei loro colpi ; ma l’eroico valore dei guerrieri gre
e avversario il bersaglio vivente dei loro colpi ; ma l’eroico valore dei guerrieri greci fu vano per lo spazio di nove ann
degno contro Agamennone riteneva Achille, si avanzò fin sotto le navi dei greci, appiccò a quello il fuoco e uccise di sua
e. Omero — Iliade — Libro XXII trad. di V. Monti. Abbandonato dagli dei per avere disobbedito ad Apollo, Ettore giunto al
ceva. Omero — Iliade — Libro XXIV trad. di V. Monti. Finalmente gli dei , mossi a compassione per un valoroso che li aveva
none. 1865. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di uno dei tre dei Dioscuri, conosciuti sotto il nome collet
65. Eubuleo. — Al dire di Cicerone, era questo il nome di uno dei tre dei Dioscuri, conosciuti sotto il nome collettivo di
Maratona, il quale fu, per decreto del senato, premiato con la sacra dei corona, in segno d’aver egli compiuti, con molto
tradizione ce lo presenta come figlio di Nettuno. 1873. Eufiro. — Uno dei sette figliuoli di Niobe, ucciso, coi suoi fratel
eriva dal greco Εορων che significa allegro. 1875. Eufrobio. — Fu uno dei principali capi dei Trojani nel memorabile assedi
ν che significa allegro. 1875. Eufrobio. — Fu uno dei principali capi dei Trojani nel memorabile assedio della loro città.
ea della notte, riguardata, secondo l’antico proverbio, come la madre dei consigli. 1877. Eufrosina. — Nome particolare di
lo di Giove. 1879, Eumelo. — Figliuolo di Alceste e di Admeto. Fu uno dei capi greci che assediarono Troja. Omero ce lo add
minare tutti gli amanti di Penelope. V. Ulisse. 1884. Eumolo — Fu uno dei figliuoli di Atreo, il quale insieme ai suoi due
uella di Èumolpo la dignità ereditaria di sommo sacerdote o Jerofante dei misteri Eleusini. Eumolpo fu colui che insegnò ad
ll’Oceano e secondo la favola madre delle Grazie che furono il frutto dei suoi amori con Giove. 1890. Eunomo. — Fu un famos
Stenelo comandava gli argivi all’assedio di Troja, ed era simile agli dei . ….e il somigliante a nume Eurialo figliuol di M
allidi abilatori di quel cieco soggiorno. Ma la potenza irresistibile dei suoi armonici concenti ; la celeste melodia ch’eg
alle corde divine, ebbe l’arcano potere di commuovere gli inesorabili dei delle tenebre. Le furie stesse ne fureno allettat
interi mesi sulle deserte rive del fiume Strimonio, riempiendo l’aria dei suoi gemiti dolorosi, e chiamando e piangendo la
condo la tradizione, esisteva un oracolo che faceva rivedere le anime dei morti, richiamandole per poco al contatto degli u
vati sacrifizii. 1903. Eurinomo. — Al dire di Pausania era uno degli dei infernali. Questa truce divinità, secondo la trad
truce divinità, secondo la tradizione favolosa, si cibava della carne dei morti. Nel tempio di Delo vi era una sua statua,
i denti come un affamato. 1904. Euripile. — Figlio di Evemone. Fu uno dei capitani greci che assediarono Troja. I lor prod
trad. di V. Monti. Narra la cronaca che quando Troja cadde in potere dei greci, ad Euripile toccasse, come bottino di guer
pile s’imbarcò nuovamente, e la sua nave girò per più giorni in balia dei venti, ma finalmente fu spinto sulle rive della c
vola, prendendo, da questo fatto semplicissimo, argomento ad un altro dei suoi innumerevoli miti, racconta che essendo stat
dore. Finalmente Euripile si chiamava un nipote di Ercole, che fu uno dei più valorosi alleati dei trojani. La tradizione r
si chiamava un nipote di Ercole, che fu uno dei più valorosi alleati dei trojani. La tradizione ripete, che Euripile non g
pria mano Macaone figlio di Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno dei più belli principi dei suoi tempi e comandava i C
o di Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno dei più belli principi dei suoi tempi e comandava i Cetei, popoli della Misi
e di Micene. La cronaca mitologica narra che avendo Giove giurato che dei due bambini Euristeo ed Ercole, quegli figlio di
rattere, doveva far giuramente di viver celibe per tutto il rimanente dei suoi giorni. 1907. Eurito. — Uno dei giganti che
er celibe per tutto il rimanente dei suoi giorni. 1907. Eurito. — Uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. Ercole l
izio della freccia. Inorgoglito della sua destrezza osò disfidare gli dei e allora Apollo irritato, lo uccise. 1908. Eurizi
armata Lacedemone per nome Eurota, mise in derisione cotesta credenza dei suoi soldati e poco curante dei fulmini e dei lam
a, mise in derisione cotesta credenza dei suoi soldati e poco curante dei fulmini e dei lampi di che era il cielo corrusco,
isione cotesta credenza dei suoi soldati e poco curante dei fulmini e dei lampi di che era il cielo corrusco, schierò i suo
appiccò la zuffa. Ma gli Ateniesi distrussero interamente l’esercito dei Lacedemoni, il cui comandante si precipitò per di
ere, fino allora sconosciute, e ciò gli valse la stima ed il rispetto dei popoli Aborigeni, i quali senza nominarlo re gli
nominarlo re gli ubbidirono sempre ritenendolo come un uomo caro agli dei . Narra la cronaca che Evandro, accolse nella sua
o la morte, Evandro fu innalzato agli onori divini, dalla gratitudine dei popoli ch’egli avea beneficati. Vi sono anzi alcu
. Evio — Narra la cronaca che allorquando Bacco combattè nella guerra dei giganti a fianco di suo padre Giove, questi nel v
ne — Cerimonia religiosa per mezzo della quale i pagani evocavano gli dei ovvero le anime dei morti. Se ne distinguevano tr
iosa per mezzo della quale i pagani evocavano gli dei ovvero le anime dei morti. Se ne distinguevano tre specie marcate e d
ere. La prima Evocazione era quella che si praticava per chiamare gli dei , quando si credeva necessaria la loro presenza in
loro presenza in un dato luogo, non attribuendo la credenza religiosa dei pagani alle differenti divinità, il potere d’esse
teneva una specie di preghiera, che avea potere di far discendere gli dei , nel luogo ove si credeva utile la loro presenza 
cie di Evocazione era quella che i pagani praticavano per evocare gli dei tutelari. Dice Macrobio, che quando i romani cing
no d’assedio una città, avevano il costume di fare l’evocazione degli dei tutelari, cantando alcune strofe, senza di che cr
ione sudetta, sarebbe stato un gran sacrilegio il far prigionieri gli dei penati e protettori della città nemica. « Allora
nte la terza Evocazione era quella che si faceva per evocare le anime dei morti, ed era di tutte la più solenne e la più fr
solenne e la più frequentemente adoperata. L’uso di questa evocazione dei morti, risale ai tempi più remoti dell’ antichità
veva un ordinamento lugubre e solenne. Ai tempi di Omero l’evocazione dei morti non era ritenuta come colpevole ed odiosa e
ocare l’anima della sua diletta Euridice. Ulisse, recandosi nel paese dei Cimmerj, per consultare l’ombra dell’indovino Tir
tutti i pretesi viaggi fatti nel regno delle ombre dagli eroi e dagli dei stessi del paganesimo, altro non sono che altrett
sono che altrettante cerimonie in cui si praticava cotesta evocazione dei defunti. 1923. Evoè. — Grido che ripetevano le ba
e, detti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei quali era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fa
ci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei quali era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fabiani. 1926. Fabio. 
si in due collegi, uno dei quali era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fabiani. 1926. Fabio. — Uno dei figliuoli di Erco
era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fabiani. 1926. Fabio. — Uno dei figliuoli di Ercole, che egli ebbe da una figlia
nsiderare questo Fovio o Fabio come lo stipite dell’illustre famiglia dei Fabii in Roma. 1927. Fabulino. — Dal latino Fari,
questo nome al dio della parola, il quale presiedeva all’ educazione dei fanciulli. Gli venivano offerti dei sacrifizi, se
quale presiedeva all’ educazione dei fanciulli. Gli venivano offerti dei sacrifizi, secondo riferisce Varrone, quando i ba
a restò la denominazione di cignala, per alludere forse alla laidezza dei suoi costumi. 1932. Falce. — Questo strumento era
adizione mitologica ce la presenta come figlia della terra, e sorella dei giganti Encelado e Ceo, e ci ripete che la terra,
giganti Encelado e Ceo, e ci ripete che la terra, irritata contro gli dei che nella guerra coi giganti, avevano distrutti t
, e inspirate dalla divinità alla quale si erano consacrate, facevano dei gesti pazzi e sconci a somiglianza delle baccanti
itologica, che Latona avesse visto l’isola di Delo. 1941. Fano. — Dio dei viaggiatori, che presiedeva anche all’anno. Rifer
i sovente si trova ripetuto nei fasti della mitologia pagana, che gli dei formavano spesso dei fantasmi per salvare e talvo
petuto nei fasti della mitologia pagana, che gli dei formavano spesso dei fantasmi per salvare e talvolta anche per inganna
lta anche per ingannare gli uomini. Così Giunone per salvare Turno re dei Rutoli che si esponeva con troppo audace coraggio
revoli esempi di simili fantastiche apparizioni. 1943. Fantaso. — Uno dei tre sogni che la tradizione mitologica fa figliuo
pendea un piccolo amuleto, a cui si dava il nome di fascino, al collo dei bambini. Le Vestali avevano il carico particolare
ua, affinchè il lavoro di un uomo mortale, avesse cooperato all’opera dei celesti. Fu questa la ragione per la quale i grec
de riuscire nello intento desiderato fu inviato Ulisse il più scaltro dei greci, ed egli riusci nella impresa affidata alla
acia, non avessero bevuto l’acqua del fiume Xanto, nè mangiato l’erba dei campi trojani ; e quindi Ulisse e Diomede per rag
resero Reso in un campo vicino alla città, l’uccisero e impadronitisi dei famosi destieri li condussero seco loro. In quint
e e di Auge. Ma questo giovane principe era non solo amico ed alleato dei trojani, ma legato coi vincoli del sangue alla re
po trojano, e ingrato e traditore, combattè da quel giorno nelle file dei greci. In cotal guisa ebbero compimento tutte que
. Fatua — Soprannome particolare che i pagani davano alle mogli degli dei campestri in generale, e dei silvani e fauni in p
are che i pagani davano alle mogli degli dei campestri in generale, e dei silvani e fauni in particolare. Fatua era anche u
rvio era questo il nome che si dava ad un Fauno, Il quale più sovente dei suoi compagni, prediceva l’avvenire, e dava persi
oi suoi misteri, colle sue feste, col culto onde venivano onorati gli dei e gli eroi, e con le cerimonie di esso. Lo studio
n gran maggioranza come quelle che hanno per sobbietto principale gli dei maggiori, e gli eroi più famosi dell’antichità, d
to principale gli dei maggiori, e gli eroi più famosi dell’antichità, dei quali il sostrato storico ed informatore, è preso
addimandano quelle la cui invenzione è tutta dovuta all’immaginazione dei poeti ; ed altro non sono che una specie di parab
mascolino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cro
, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo, uno dei loro dei . Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cronisti che
no fatto di questo, uno dei loro dei. Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cronisti che si è addentrato nei più remoti reces
gnato dall’invidia, dal fasto, dagli onori e dalla voluttà come madre dei delitti. Veniva raffigurato cieco e con le ali, f
per padre Pico. Ovidio li chiama Fauni bicornes, perchè a somiglianza dei satiri e di tutte le divinità boscherecce, avevan
arte, mentre Ovidio, ed altri con lui, lo dicono figliuolo di Pico re dei Latini, e lo fanno successore al trono di suo pad
glianza di Saturno avesse introdotto in Italia il culto degli antichi dei della Grecia. Essendosi durante la sua vita dedic
ava il suo sonno si credeva fermamente che egli s’intrattenesse cogli dei . …… È questa selva Immensa, opaca, ove mai sempr
gli diceva al suo svegliarsi era ritenuto dai pagani come rivelazione dei voleri del dio Fauno. Presso i romani questo dio
ammaestra la tradizione storico-favolosa, che così aveva nome il capo dei pastori di Numitore, re della città di Alba. Narr
anch’egli abitante dell’isola di Corfù, risonvenne di alcuni oracoli dei quali suo padre gli aveva fatto rivelazione, ed i
e, ed in cui era detto che Nettuno odiava i Feacidi per essere questi dei celebri piloti, e che perciò mostravano di poco c
come dio del mare ; onde egli avrebbe fatto perire fra le acque, uno dei loro migliori vascelli, nel giorno che avrebbe fa
uello. 1964. Feba ed Ilaria — Così venivano denominate le mogli degli dei Dioscuri. — Vedi Ilaria. 1965. Febea o Febe — All
 Secondo riferisce Macrobio, i romani costumavano di onorare le anime dei morti con alcune cerimonie, alle quali si dava qu
i ed offerte si facevano, al dire di Plinio, per rendere propizii gli dei infernali, alle anime dei defunti. Le cerimonie F
al dire di Plinio, per rendere propizii gli dei infernali, alle anime dei defunti. Le cerimonie Februali, avevano la durata
ende che fosse lo stesso che Plutone, al quale venivano anche offerti dei sacrifizii Februali. Questa ultima opinione è avv
nti, scelti fra le più cospicue e nobili famiglie di Roma. Le persone dei feciali erano tenute come sacre, ed essi componev
i alle porte della città ostile, e quivi, chiamando Giove e gli altri dei in testimonii, chiedeva ad alta voce riparazione
rdote Feciale lanciava nel territorio nemico un’asta, e invocando gli dei celesti e marittimi, dichiarava apertamente la gu
o se non la Terra. Le donne romane invocavano la Fecondità, per avere dei figliuoli, e a tale uopo si assoggettavano ad una
dea che presiedeva al giuramento delle promesse ed alla inviolabilità dei contratti. Presso i romani un giuramento fatto pe
se un verme da cui poi formavasi un’altra Fenice. L’opinione generale dei naturalisti è che l’uccello Fenice nasce nei dese
 ; la seconda durante quello del re Amasi ; la terza durante il regno dei Tolomei, e finalmente la quarta verso gli ultimi
apparizione della Fenice. Nell’ intento di portar sempre l’attenzione dei lettori sulle idee da noi esposte nella introduzi
neri della Fenice per confermare l’idea miracolosa della resurrezione dei corpi, e cio non perchè essi prestassero fede all
dei corpi, e cio non perchè essi prestassero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto uno dei loro princ
assero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto uno dei loro principii ; cosa la quale viene altamente in
e ai fenici. Fenice fu del pari chiamato un figliuolo di Amintore, re dei Dolopi, in Epiro. Narra la cronaca che Fenice per
izia, che aveva avuta per Achille. Finalmente, caduta Troia in potere dei greci e quando il superbo Ilion fu combusto, Feni
e andò nella Bitinia, ove fondò una colonia, e diffuse il culto degli dei della sua nazione. Alcune cronache dell’antichità
volta l’anno, e propriamente nel giorno ventuno di febbraio in onore dei morti. Al dire di Ovidio, la celebrazione di ques
i intesero delle grida per la strade di Roma, e fu detto che le anime dei morti si agirassero per le vie della città. I Rom
comunemente presso i romani un tal soprannome a Giove, come vincitore dei loro nemici che aveva abbattuti col terrore. Altr
ltri scrittori pretendono, che si desse questo epiteto al padre degli dei , perchè i vincitori delle battaglie costumavano d
o nome alcuni particolari giorni dell’anno, che erano consacrati agli dei  ; e durante i quali si facevano in loro onore fes
sso neanche di dichiarare la guerra. 1989. Feronia. — Dea degli orti, dei boschi e protettrice degli schiavi liberti. Era t
i mali, Ogn’infame pensiero, ogni atto immondo Entrò nei crudi petti dei mortali, E le pure virtù candide e belle Giro a s
risce Diodoro, nelle sue cronache della favola, che Bacco, che fu uno dei più famosi legislatori dell’ antichità avesse pro
ro, ci limiteremo qui a dare il nome delle principali feste religiose dei romani e dei greci. Presso i romani le principali
remo qui a dare il nome delle principali feste religiose dei romani e dei greci. Presso i romani le principali feste e ceri
ere stato cangiato in genio, fu da Venere adibito alla custodia d’uno dei suoi tempii. Fetonte era similmente il nome di qu
che il dio Fidio altro non fosse Giove, considerato come vendicatore dei falsi giuramenti : altri vogliono che sia Ercole
vertà etc. etc. Furono in secondo luogo ritenuti come figliuoli degli dei , coloro che si illustrarono nelle arti stesse, es
ciò si arrestava la sbrigliala immaginazione delle religiose credenze dei pagani, imperocchè erano ritenuti come figliuoli
in tutte le epoche, ha sempre cercato di tener schiava l’intelligenza dei popoli per mezzo di falsità, d’ipocrisia e di sup
ente avvalso di queste credenze, facendo passare come figliuoli degli dei , tutti quei fanciulli che la sfrenata libidine sa
nche in età più recenti e civilizzate, il potere assoluto e dispotico dei re della terra appoggiarsi largamente, e con soli
arsi largamente, e con solida sicurezza, all’empio e tenebroso potere dei ministri della divinità, per modo che la tradizio
Perseo fu figlio di Danae e di Giove ecc. ecc. Così il maggior numero dei sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati
e di Giove ecc. ecc. Così il maggior numero dei sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati deificati per mezzo dell
opo la morte, erano ritenuti sempre, come altrettanti figliuoli degli dei . 2002. Figliuoli. — In generale tutti gli dei det
ettanti figliuoli degli dei. 2002. Figliuoli. — In generale tutti gli dei detti Epidoti e molte altre divinità, di cui parl
tico, avevano presso i romani la particolare protezione della nascita dei fanciulli e della educazione dei figliuoli. Le pr
particolare protezione della nascita dei fanciulli e della educazione dei figliuoli. Le principali fra queste divinità eran
il nome d’un cittadino di Delfo, il quale al tempo dell’insurrezione dei Galli sotto Brenno, appariva nell’aria insieme ad
o, appariva nell’aria insieme ad altri fantasmi e combattè nelle file dei greci contro i barbari, onde salvare la città. In
iustizia che Augia voleva usare ad Ercole, con negargli la ricompensa dei suoi servigi. L’eroe sdegnato contro la slealtà d
anti di Cirene e quelli di Cartagine, surse una grave contesa a causa dei rispettivi contini ; e onde non sparger sangue, f
quel punto ov’esse si sarebbero incontrate, avrebbe marcato il limite dei rispettivi confini. Accettatasi la proposta, avve
osta, avvenne che i fratelli Fileni che rappresentavano gli interessi dei Cartaginesi, s’incontrarono coi Cerenesi quando a
ribile morte. I Cartaginesi innalzarono due altari presso il sepolcro dei fratelli Fileni e li onorarono come dei. 2011. Fi
due altari presso il sepolcro dei fratelli Fileni e li onorarono come dei . 2011. Filira. — Figlia dell’Oceano. La tradizion
no si dette a fuggire rapidadamente, facendo risuonare il monte Pelio dei suoi nitriti. Cosi Saturno a vista della moglie
ella sua patria, dopo lo scandalo avvenuto, si rifuggi nelle montagne dei Pelagi, ove, dopo qualche tempo, dette alla luce
età cavallo, la ferì così crudelmente che supplicò notte e giorno gli dei , di toglierle la sua umana natura ; per lo che mo
iarono in un albero di tiglio. 2012. Fillide. — Discorde è l’opinione dei cronisti della mitologia sulla paternità di quest
la fanno figliuola di Sitone, re di Tracia ; ed altri di Licurgo, re dei Dauni. Ma la maggioranza delle opinioni, la ripet
cro di Fillide. La tradizione allegoria della favola aggiunge che gli dei mossi a compassione del triste fato di Fillide, l
 — Dalle parole greche φιλω amo e λη terra si dava questo nome ad uno dei cavalli del sole, nella significazione di amante
e posto nel crudel bivio di essere spergiuro, o di cagionare il danno dei suoi concittadini, credè di poter eludere la prop
cogli atti, il luogo ov’ erano nascoste le frecce. Ma ben presto gli dei , sdegnati contro lo spergiuro, lo punirono con qu
sull’ isola di Lemnos, vedendo nell’ accaduto un giusto castigo degli dei contro lo spergiuro. Questa di Lenno è la desert
o, e le frecce istesse che aveano richiamato sul suo capo l’ira degli dei , servirono a prolungargli la vita, poichè uccidev
mose sue frecce ; e ciò fece l’astuto greco onde riaccendere l’ardire dei suoi, i quali scorati dalia morte di Achille, dis
alle sue parole e fece cavar gli occhi ai suoi due figliuoli. Ma gli dei sdegnati fecero per mezzo d’Aquilone acciecare il
fatto subire ai suoi innocenti figliuoli. La cronaca aggiunge che gli dei non soddisfatti del supplizio che avevano imposto
assai popolare in Elide, egli fu il primo a stabilire in quella città dei solenni sacrifizi a Bacco suo padre, nei quali si
ed adorava sovente cose assai meno considerevoli. La gran maggioranza dei templi pagani presso i romani e i greci, racchiud
za dei templi pagani presso i romani e i greci, racchiudeva le statue dei loro fiumi ; e specialmente in Grecia ed in tutto
talia non vi erano che ben pochi templi, nei quali oltre al simulacro dei loro fiumi non vi fossero degli altarî a questi c
fiumi non vi fossero degli altarî a questi consacrati e dove il culto dei pagani offeriva del continuo incenzi, voti e sacr
in tutte le città e le borgate dell’Egitto, il fiume Nilo che era uno dei più venerati numi della loro religione ; a motivo
e le parole Deus Rhenus ; il Paniso era una della principali divinità dei Messeni, i quali gli offerivano ogni anno pubblic
i pagani avessero fatta una distinzione nella configurazione generale dei fiumi ; e avessero rappresentato i fiumi che sboc
en. Si dava questo nome ad un ordine di sacerdoti del culto religioso dei romani e la cui istituzione, secondo Tito Livio è
ui scelti fra il popolo. Il primo di questi ordini si chiamava quello dei Flamini maggiori : il secondo quello dei Flamini
ti ordini si chiamava quello dei Flamini maggiori : il secondo quello dei Flamini minori. Però ognuno di questi sacerdoti e
la consacrazione si faceva dal Pontefice massimo ; e l’elezione tanto dei Flamini maggiori quanto dei minori si faceva per
al Pontefice massimo ; e l’elezione tanto dei Flamini maggiori quanto dei minori si faceva per votazione dal popolo. La dig
lamine. Gli imperatori romani si erano riservato il diritto di creare dei sacerdoti Flamini, i quali in questa occasione pr
che secondo la tradizione, circondava d’un triplo cerchio le carceri dei dannati, e nel quale invece di acque correvano to
li da Apollo, avesse appiccato il fuoco al tempio di Delfo ; onde gli dei per punirlo lo precipitarono nel Tartaro, dove Fl
da me voi che mirate La pena mia. Non violate il giusto. Riverite gli dei . Virgilio — Eneide — Libro VI trad. di A. Caro
ce, secondo Virgilio  :Imparale dal mio esempio a non disprezzare gli dei . È per altro a notare che questo passo del classi
poema. 2033. Flegonte. — Al dire di Ovidio era questo il nome di una dei cavalli del Sole e propriamente di quello che pre
raggiunse ben presto, la rapì, la fece sua sposa e le dette l’impero dei fiori ed una perpetua giovanezza. La mère du Pri
re Flora, aveva guadagnato un’ ingente ricchezza con l’osceno mercato dei propri vezzi. Venuta a morte lasciò erede di tutt
rla spesso coll’antica dea Flora, in onore della quale si celebravano dei giuochi detti dal suo nome Florali, a cui, coll’a
are degli anni si unirono delle turpi oscenità degne novella Flora, e dei quali si prevaleva annulmente la spesa dalle sost
rola greca φοβεω che significa atterrisco, si dava questo nome ad uno dei tre Sogni che la favola fa figliuoli del Sonno. I
ro genitore, informato del fatto e conscio delle continue dissenzioni dei suoi figliuoli, vide nell’ accaduto, più un perfi
sventuratamente si ferì in una mano, nel togliere ùna freccia da uno dei cadaveri e dopo qualche giorno mori di quella fer
a. 2042. Forbante. — Uomo sanguinario e crudele, il quale eletto capo dei popoli Flegiani, postosi alla testa di un forte s
letto capo dei popoli Flegiani, postosi alla testa di un forte stuolo dei suoi seguaci, costringeva tutti i passaggieri che
este così chiamate in onore della dea Fornace, alla quale si facevano dei sacrifizi d’innanzi ai forni, cuocendo il pane, e
due corni dell’abbondanza, per dimostrare che essa è la dispensatrice dei beni del mondo, e appoggia la mano destra sul tim
a Fortuna presso i romani, era stato trasmesso dai greci ; e il primo dei sovrani che adoro questa dea, fu Servio Tullio, c
eme riunite. A simiglianza della infinita moltiplicità delle statue e dei templi di questa dea, erano del pari infiniti e s
à quindi a meravigliarsi di un cosa esorbitante numero di appellativi dei quali i pìgani accompagnavano la veneratissima de
loro tante divinità, alla quale seguendo la configurazione simbolica dei loro miti religiosi, davano per madre la dea Temi
; e solo Esiodo, nelle sue cronache della favola, la mette nel numero dei figliuoli della Notte. Il Boccaccio, nella sua Ge
o dei figliuoli della Notte. Il Boccaccio, nella sua Genealogia degli dei , la mette nel numero delle deità romane. 2054. Fr
ilenza, la quale ordinariamente vien cagionata dall’ eccessivo calore dei raggi del sole, fu la cagione della morte di tutt
sigli del suo ajo, fece segretamente preparare una nave e tolto parte dei tesori paterni, in compagnia di sua sorella Elle,
ne furono felici, ma scorso qualche tempo, Aete pensò d’ impadronirsi dei tesori di Frisso, e lo fece segretamente morire o
i Fulgur soprannome col quale i pagani invocavano Giove, come padrone dei fulmini. Fra gli scrittori dell’antichità, Seneca
ipote, dalla prigione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impadronirsi dei suoi regni, per ricompensare il suo liberatore lo
presentato di un fulmine, facendolo così padrone degli uomini e degli dei . Le cronache dell’ antichità favolosa ci presenta
e dell’ antichità favolosa ci presentano i Ciclopi come i fabbricanti dei fulmini ; e Virgilio ci ripete, che ogni fulmine
la collera di Giove e che produceva un invincibile terrore nel petto dei mortali. Stavan ne l’ antro allora Sterope e Bro
oronazione del novello signore. Comune ed estesissima era la credenza dei persiani, che il fuoco fosse stato portato dal ci
stizione e della ignoranza, fomentata presso i pagani dalla impostura dei loro sacerdoti, era comune alla Grecia, ove si cr
ritratto. Discorde ed oltre ogni credere contradittoria è la opinione dei più accreditati scrittori e poeti antichi, sulla
rittori e poeti antichi, sulla paternità di queste ministre dell’ ira dei numi, ciascuno assegnando loro quei genitori che
ì Stazio, nella Tebaide, ci descrive i rimorsi di Eteocle e Polinice, dei quali la furia Tesifone fu la inesorabile persecu
hi : il vestimento, Qual non lice indossar nè visitando I seggi degli dei , nè de’ mortali Le cuse entrando. Una simil genia
iree. — Erinni — Eumenidi — Nemesi ecc. ecc. 2064. Furina. — Divinità dei ladri che presso i romani veniva onorata con una
citato scrittore, la via lattea era fiancheggiata dalle dimore degli dei più potenti. Una splendida via nel ciel riluce :
cantare le lodi della sua amata, facendo risuonare tutta la spiaggia dei suol innammorati lamenti ; i quali si traducevano
2077. Galeote — La tradizione della favola fa di questa divinità, uno dei principali numeri degli Illei, antichi popoli abi
l dire del citato scrittore, codeste incantatrici vendevano al popolo dei filtri e delle medele, che avevano il potere di t
no, riferisce nelle suo cronache sull’ antichità, che allorquando uno dei sacerdoti galli moriva, i suoi compagni portavano
, di vacche e di tori. Era loro espressamente proibito di sacrificare dei maiali ; come pure di cibarsi della carne di ques
te superstizioso, che avesse dato origine e fondamento alla religione dei Druidi V. Druidi. 2081 Gallo — I pagani consacrav
Presso i pagani era comune l’ uso di sacrificare questo animale agli dei Lari o Penati, alludendo all’ uso domestico di al
ò i sacerdoti galli erano tutti eunuchi : almeno tal’ era la credenza dei pagani. Si chiamò finalmente Gallo un giovine ami
onore di Giunone Gamelia V. l’ art. precedente. 2084. Gamelio. — Uno dei soprannomi di Giove, che gli veniva dall’essere r
rannomi di Giove, che gli veniva dall’essere ritenuto come protettore dei matrimoni. 2085. Gange. — Fiume delle Indie riten
ne dell’ acquario, facendolo servire come coppiere al banchetto degli dei , e assegnandogli le funzioni che prima di lui ave
, Genimede, al quale dette incarico di recarsi in Lidia, onde offrire dei sacrifizi a Giove in un tempio, che quel dio avev
diversi figli di cui i più famosi furono Pilunno e Giarba o Iarba, re dei Getuli V. Giarba. 2088. Gargaro. — Presso i pagan
navvedutamente avesse cagionato la morte di un gatto. 2091. Ge. — Uno dei più antichi cronisti della favola per nome Sancon
mine alla discendenza d’Inaco. 2094. Gelasia. — Sebbene negli scritti dei mitologi più accreditati, nonchè dei cronisti del
Gelasia. — Sebbene negli scritti dei mitologi più accreditati, nonchè dei cronisti dell’antichità, non si faccia particolar
i vengono più comunemente indicate le tre Grazie. 2095. Gelone. — Uno dei figli di Ercole e della ninfa Gelania. Secondo la
almente seguita da tutti i poeti dell’antichità, è che sotto il segno dei gemini siamo raffigurati i due famosi Tindaridi,
— I Fasti — Libro V. trad.Giambattista Bianchi. 2097. Gemino. — Uno dei soprannomi che si dava al dio Giano, a causa dell
i si accordano nel convenire che geniali era il nome collettivo degli dei che presiedevano alla generazione. Al dire di Fes
vo degli dei che presiedevano alla generazione. Al dire di Festo, gli dei Geniali erano i quattro principali elementi cioè
Fecondità e il Genio. Glio astrologi e gli indovini davano il nome di dei Geniali ai donici segni dello zodiaco. 2100. Geni
a e reale la guida celeste d’un Angelo Custode. La credenza religiosa dei pagani ammetteva perfino l’esistenza di due genii
Al dire del cronista Apulejo, i pagani ritenevano ancora che le anime dei defunti apparissero loro soventi volte sotto la f
econdi Dei Lari. Agli uni ed agli altri si dava il nome collettivo di dei Mani, alludendo sempre alla loro trasfigurazione
o di dei Mani, alludendo sempre alla loro trasfigurazione nelle anime dei morti. Si dava anche il nome di Genio ai dei Lari
sfigurazione nelle anime dei morti. Si dava anche il nome di Genio ai dei Lari, ai Lemuri, ai Penati ed ai Demoni. V. quest
ea Illichia, ritenute anche esse come protettrici delle partorienti e dei neonati. 2103. Gennajo. — Questo mese era presso
corrente. È questa una delle configurazioni allegoriche più spiccate dei tipi mitologici e del linguaggio figurato del pag
sulla carta una gran quantità di punti. Le figure che la combinazione dei diversi punti producevano, venivano attentamente
lla città di Atene, quelle quattordici donne, che servivano la regina dei sacrifizi, in occasione di qualche solenne funzio
di. — In Grecia vissero due famiglie, una detta de’Giamidi, e l’altra dei Clitidi, alle quali era devoluto, per diritto ere
eggeva nell’avvenire. Numa Pompilio che fu il secondo e il più saggio dei re di Roma, fece innalzare un tempio a Saturno co
G. B. Bianchi. Nelle cerimonie del culto di Giano, gli si facevano dei sacrifizi, in cui gli veniva offerto del farro mi
lo da principio barbaro ed incolto. Estesissimo ora in Roma il numero dei templi consacrati a Giano, sotto le due denominaz
agioni dell’anno, mentre le tre finestre che si aprivano sopra ognuno dei quattro lati, indicavano i tre mesi d’ogni stagio
ttà, di cui si sarebbero certamente impadroniti, se Giano, protettore dei romani, non avesse in quell’istesso momento fatto
. Giapeto. — Gigante figliuolo di Urano e fratello di Saturno. Fu uno dei Titani che mossero guerra a Giove, e dettero la s
ni quattro erano le principali divinità che presiedevano alla cultura dei Giardini, cioè Priapo, Flora, Pomona e Vertunno.
lavorano la terra. Dopo la morte, Giasione fu posto nel numero degli dei non solo come figlio di Giove, ma anche per aver
scita ; e ad avvalorare la pietosa menzogna fece tutti gli apparecchi dei funerali ; mentre con gran segretezza confidò il
sul monte Pelio, el o affidò alle cure di Chirone, il più saggio uomo dei suoi tempi. Questi prese cura dell’educazione di
sone seguì alla lettera quanto gli veniva imposto dalla volontà degli dei , e lo stesso giorno si mise in cammino per alla v
ona, la fierezza che traspariva nei suoi atti, la disinvolta eleganza dei suoi movimenti, impressi di reale maestà. Forte
radizioni mitologiche aggiungono, a questo proposito, che perfino gli dei avessero preso interesse alla perigliora intrapre
do quell’isola governata da donne sole, le quali sprezzando l’imperio dei mariti gli avevano tutti ammazzati e regnando Isi
gli occhi bassi, come persona raccolta nei suoi pensieri. Sulle mura dei templi, e più segnatamente sulla facciata princip
ri occhi e varie orecchie umane, per dimostrare che nulla sfugge agli dei e che essi veggono e sentono ogni cosa. Nè solame
ziani le figure Gieroglifiche, ma se ne servirono ancora per comporre dei discorsi interi. Al dire di Clemente Alessandrino
ligioso di Atene, ed erano destinati particolarmente all’insegnamento dei novizi per tutto ciò che riguardava i misteri del
erano queste presso i greci le appellazioni che si davano alle donne dei sacerdoti Gierofanti. Però questa opinione è comb
Gierofanti. 2147. Glerogrammatei. — Discorde è in generale l’opinione dei cronisti, sull’applicazione di questo nome presso
one di questo nome presso gli egiziani. Taluni pretendono che fossero dei sacerdoti, i quali presiedevano alla spiega dei m
retendono che fossero dei sacerdoti, i quali presiedevano alla spiega dei misteri religiosi, ed alle cerimonie del culto. A
dal riflettere e ricordare tutto quanto avveniva durante le cerimonie dei sacrifizi ; notando le più leggiere congiunture,
erenti sono le varie opinioni degli autori in generale, sulla nascita dei giganti, e sulle differenti azioni che ne resero
i Giganti fossero figli della Terra, la quale per vendicare la morte dei suoi figliuoli Titani, sterminati dagli dei, li a
le per vendicare la morte dei suoi figliuoli Titani, sterminati dagli dei , li avesse vomitati dal suo seno, per farli minis
dell’antichità ripetono che ognuno di essi, aveva cento mani e spesso dei serpi invece di gambe. Essi a cui niuna umana pot
a potenza resisteva, spinsero il loro orgoglio fino a far guerra agli dei  ; e nell’intento di detronizzar Giove, lo assedia
mpo ed Ossa. Monti La Musogonia — Canto. e scagliarono contro agli dei enormi massi di pietre, dei quali, secondo la tra
onia — Canto. e scagliarono contro agli dei enormi massi di pietre, dei quali, secondo la tradizione mitologica, quelli c
te atterrito dagli sforzi sovrumani, chiamò in suo soccorso tutti gli dei  ; ma questi spaventati fuggirono chi in questa e
zzato, che i Giganti sarebbero stati invincibili, e che nessuno degli dei , compreso lo stesso Giove, avrebbe potuto mai sco
tiere speciale e propria dell’opera nostra, richiameremo l’attenzione dei lettori sulla grande analogia che passa fra la so
ne dei lettori sulla grande analogia che passa fra la sognata impresa dei Giganti, che vollero detronizzare il Giove pagano
ri per la loro gigantesca figura. Cosi, al dire di Virgilio, Turno re dei Rutoli, era di una colossale sia tura. Turno inf
lo trovò di sessanta cubiti. Il Boccaccio nella sua Genealogia degli dei , scrive che in una caverna del monte Erice, in Si
del cranio, che furono portati nella città di Erice, per ordinamento dei magistrati ; e che in quella porzione di cranio s
hezza, si ridusse in polvere appena toccato, meno pochi denti, ognuno dei quali pesava circa cinque once. Da tutti questi n
guerra contro i Giganti — V. l’articolo precedente. 2151. Gige. — Uno dei formidabili Giganti che insieme a Briareo ed a Co
llorquando Giove li sconfisse, insieme a tutta la formidabile falange dei Giganti, essi al dire di vari scrittori e poeti r
per nome Orcippo, introdusse l’uso di andare nudi. Nella celebrazione dei giuochi Ginnici, si eseguivano varie specie di es
mpsicosi, e facevano consistere tutta l’umana felicità, nel disprezzo dei beni della fortuna ; e nell’abborrimento dei piac
felicità, nel disprezzo dei beni della fortuna ; e nell’abborrimento dei piaceri del senso. Nelle antiche tradizioni india
a. Alfieri — Antigone — Tragedia Atto I. Scena III. Queste opinioni dei due famosi scrittori sono combattute da vari anto
sera va a precipitarsi nella Notte. Aveva nelle mani le redini di uno dei cavalli del carro di Diana, ossia la Luna, per si
o intitolato Le opere ed i giorni, ci ha trasmesso un esatto catalogo dei giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci
d i giorni, ci ha trasmesso un esatto catalogo dei giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come uno dei
giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come uno dei più infelici giorni, il quinto di ogni mese. Al d
nimenti. Al dire del sudetto scrittore, questa superstiziosa credenza dei romani ebbe origine dal fatto seguente. Nell’anno
ondere alle domande. L’indovino rispose che tale era la volontà degli dei , i quali erano sdegnati contro i romani per aver
risposta, il senato promulgò una legge di comune accordo col collegio dei Pontefici, ordinando che in avvenire non si fosse
ciuti da tutti come fortunati o sfortunati ; vi erano presso i pagani dei giorni ritenuti come felici o infelici, a seconda
li degli Idi ecc. Nè a ciò solo si limitava la superstiziosa credenza dei romani riguardo ai diversi giorni del mese. Infat
bbene la superstizione fosse il fondamento universale della religione dei pagani, pure vi erano molti che disprezzavano cot
i padre e degli Dei : Tu provvida del mondo anima e mente : Tu regola dei casi o fausti o rei : A te cade la pioggia obbedi
alla Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da uno dei suoi figli. Però Rea, addolorata di veder distrut
otto il nome di antro Ditteo, partorì Giove affidandolo alla custodia dei sacerdoti Cureti, e delle ninfe Melisse. Molleme
i che avea divorati. Ciò fatto, sentendosi Giove forte dell’ appoggio dei suoi fratelli, pensò di detronizzare il padre, on
raggiunto il suo scopo, se non quando avesse potuto avere l’ appoggio dei Titani rinserrati nel Tartaro ; egli tentò l’ imp
Musogonia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre degli dei e degli uomini, ricinto di una gloria immortale,
il suo invincibile potere, che dalle sfere supreme si estendeva agli dei ed agli uomini : e finalmente l’aquila, che con l
iere di tutti. A somiglianza del largo ed esteso numero delle mogli e dei figliuoli di Giove, è ugualmente altissima la cif
delle mogli e dei figliuoli di Giove, è ugualmente altissima la cifra dei nomi e dei soprannomi coi quali lo chiamavano i p
e dei figliuoli di Giove, è ugualmente altissima la cifra dei nomi e dei soprannomi coi quali lo chiamavano i pagani. Di q
e finalmente moltissimi dal motivo per cui gli erano stati innalzati dei templi o consacrate delle are. I nomi e i soprann
nomi e i soprannomi più generalmente dati a Giove erano : Padre degli dei , Rettore, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente, In
tore, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente, Invincibile ecc. Come pure dei suoi innumerevoli soprannomi i più generalmente u
eralità degli scrittori, e cronisti della Favola, pure erano, al paro dei sopraccennati, assai in uso presso i pagani. Gli
poggiando l’opinione del classico scrittore sopra cennato, ripete che dei due Giovi d’ Arcadia, uno era antico quanto il mo
iamarono Giove, e ne fecero la prima delle loro divinità. Le cronache dei tempi favolosi ci ammaestrano peraltro, che non f
e Belo ecc. Nè solo a questo si arrestava la sbrigliata superstizione dei pagani, imperocchè noi vediamo che nella città di
no e Plutone, essa pure ha dato ragione alla disparità delle opinioni dei cronisti e degli scrittori. Infatti molti fra que
llora istituiti i giuochi in onore di questa dea, della continuazione dei quali non fa menzione alcuno scrittore dell’antic
i non fa menzione alcuno scrittore dell’antichità. 2163. Giovio — Uno dei soprannomi di Ercole che a lui veniva per esser f
e, che esisteva un’antichissima legge, la quale imponeva che le anime dei morti, dovessero essere giudicate all’ uscire di
ali sotto la presidenza di Minosse, dovevano giudicare tutte le anime dei morti. Qui progenie divina Del tuono il Sire ott
a i bollori della stagione. 2171. Giuliani — Presso i romani l’ordine dei sacerdoti Luperci ; detti anche Lupercali, veniva
ddiviso in tre collegi distinti, conoscinti sotto il nome di Collegio dei sacerdoti Fabii, dei Quintilliani e dei Giuliani.
i distinti, conoscinti sotto il nome di Collegio dei sacerdoti Fabii, dei Quintilliani e dei Giuliani. 2172. Giulio — Conos
nti sotto il nome di Collegio dei sacerdoti Fabii, dei Quintilliani e dei Giuliani. 2172. Giulio — Conosciuto più comunemen
nendo le nozze celebrate — secondo asserisce Diodoro — nel territorio dei Gnassi, sulle sponde del fiume Tereno, ove, al di
avesse ordinato a Mercurio d’invitare alle feste, non solo tutti gli dei e tutti gli uomini, ma persino tutti gli animali.
Centimano V. Briareo — valse ad arrestare i rei disegni di Giunone, e dei suoi aderenti. Giunone perseguitò senza tregua no
bo un fiore ; ad Ebe, mangiando delle lattughe ecc. Siccome nel culto dei pagani, essi attribuivano a tutte le loro divinit
la terra. Da ciò si asserisce che ella offerisse a Paride, gran parte dei beni della terra, se avesse voluto aggiudicarle i
e chiamata col soprannome di Juno Moneta. Il culto di Giunone era uno dei più estesi e solenni di tutto il paganesimo, spar
sparso e riconosciuto in tutte le parti del mondo autico. Il racconto dei pretesi prodigi da essa operati, e delle terribil
cca ; perchè la tradizione mitologica ripeteva, che durante la guerra dei giganti contro Ciove, Giunone spaventata si fosse
avano una gran quantità di appellativi e soprannomi ; alcuni dai nomi dei luoghi in cui era adorata, ed altri moltissimi da
molte iscrizioni antiche, che ci sono state tramandate sia dai ruderi dei monumenti rispettati dal tempo, sia nei papiri. I
navano col soprannome di Giunonio. 2176. Giuoehi — Il culto religioso dei pagani sopratutto fra i greci ed i romani aveva r
va dar principio a questa pubblica solennità se non dopo aver offerto dei sacrifizii alla divinità in onore della quale ven
nie. Da ciò emerge chiara e nitida la conseguenza, che la istituzione dei giuochi pubblici, presso i pagani, ebbe per motiv
Olimpiade. Oltre a questi principali pubblici spettacoli, ve ne erano dei secondari, la cui celebrazione si faceva con mino
ne erano dei secondari, la cui celebrazione si faceva con minor pompa dei sopracennati, ma che ciò non pertanto avevano pre
e di qualche illustre defunto. Così Virgilio ci ripete la descrizione dei solenni giuochi funebri, che Enea celebra sul sep
roclo, e l’istesso autore ci ha nell’Odissea trasmesso la descrizione dei solenni giuochi, celebrati nella corte di Alcinoo
iù comune era quella di giurare per Giove Pietra — Deum Lapidem — Gli dei stessi giuravano per le acque stigie, e questo gi
e mitologica racconta a proposito dell’inviolabile giuramento che gli dei stessi facevano per le acque stigie, che avendo l
fiume Stigie, soccorso Giove nella guerra contro i giganti, il padre dei numi in riconoscenza verso di lei, comandò che tu
il padre dei numi in riconoscenza verso di lei, comandò che tutti gli dei avessero giurato per le acque stigie ; e che quel
o storico Serbio, rende ragione di simile tradizione col dire che gli dei essendo beati ed immortali giuravano per lo stigi
iodoro, gli abitanti dell’isola di Sicilia, andavano uel tempio degli dei Palici a fare i giuramenti ; e che gli spergiuri
urato. Presso i romani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli dei e per i semi dei. Comunemente essi giuravano per
omani era anche comunissimo l’uso di giurare per gli dei e per i semi dei . Comunemente essi giuravano per Quirito, per Erco
ece più ritorno sopra la terra. 2179. Giuturna — Sorella di Turno, re dei Rutuli e figlia di Dauno. La tradizione ci ripete
. La tradizione ci ripete che Giove, innamoratosi di lei, la richiese dei suoi favori ed ella aderì volentieri volentieri a
volentieri alle voglie del suo amante immortale ; il quale in premio dei favori ricevuti da lei, l’innalzò fra le divinità
le sarebbe caduto vittima il fratello di lei ; ella rivestì la divisa dei guerrieri di suo fratello e mischiatasi ai soldat
ll’ andare del tempo questo barbaro uso, fu seguitato ; e ai funerali dei ricchi s’immolavano gli schiavi che loro avevano
rbara usanza cadde poco a poco in disuso ; e allora fu che alle pompe dei funerali solenni, fu introdotto il costume di far
opolo romano accorreva folto e numeroso ad assistero al combattimento dei gladiatori, e prendeva un crudele diletto nel ved
angue. Al dire di Cicerone, quando in Roma furono stabiliti i giuochi dei gladiatori, si dovè distruggere il tempio della M
to codesto nome ; e noi verremo qui appresso partitamente menzionando dei più importanti. Glauco avea nome uno dei figliuol
sso partitamente menzionando dei più importanti. Glauco avea nome uno dei figliuoli d’Ippolito, del quale la tradizione rac
i piedi delle proprie cavalle, imbizzarritesi durante la celebrazione dei giuochi funebri in onore di Pelia. Virgilio però
celo come nipote di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come uno dei comandanti dei Licii, che sotto gli ordini del fa
e di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come uno dei comandanti dei Licii, che sotto gli ordini del famoso Sarpedone,
enerosità i più celebri eroi, onde onorare degnamente l’illustre nome dei suoi antenati. … . .e a me la vita Ippoloco donò
endo fare entrambi a meno di compiere il loro dovere, uno fra le fila dei greci, e l’altro fra quelle dei trojani, essi sca
piere il loro dovere, uno fra le fila dei greci, e l’altro fra quelle dei trojani, essi scambiarono le loro armi, volendo c
; cosicchè Alessandro ordinò il giorno seguente molti sacrifizii agli dei , in ringraziamento dei segni di favore che gli av
rdinò il giorno seguente molti sacrifizii agli dei, in ringraziamento dei segni di favore che gli avevano dato. 2189. Gordi
te altro che un povero lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ; uno dei quali gli serviva per tirare il carro, e l’altro
o gl’incantesimi e predicevano l’avvenire. Avvicinatosi Gordio ad uno dei villaggi ove dimoravano i Telmissi, s’incontrò in
famoso carro sul quale avea fatto il viaggio. 2190. Gorgizione — Uno dei figliuoli del re Priamo, e della bellissima Casti
na — Una delle figlie di Perseo : fu tolta in moglie da Peririete, re dei Messeni. 2192. Gorgofora —  V. Gorgonia. 2193. Go
— Encide — Lib. VI. trad. di A. Caro. Il cronista Diodoro, che è uno dei più accreditati scrittori dell’antichità, ripete
dal cronista Ateneo, secondo il quale le gorgoni non erano altro che dei terribili e mostruosi animali che uccidevano con
ne loro il Lome di gorgoni ; ed aggiunge che il solo Annone, generale dei cartaginesi, fosse penetrato fino alla loro dimor
no i cavalli del carro del Sole. 2196. Gracco — Gracco Tiberio, padre dei due famosi tribuni della plebe, tanto celebri pre
. Gli Aruspici risposero che s’egli avesse lasciato audare il maschio dei due serpenti, ben presto Cornelia moglie di Tiber
a della moglie, ancor giovane e fiorente ; e lasciò andare la femmina dei due serpenti, e dopo pochi giorni morì. A questa
templi, e are, e feste come ne avevano le tre Grazie ; perchè i beni dei quali si supponevano le dispensatrice, erano desi
no le dispensatrice, erano desiderate da tutti. Discorde è l’opinione dei cronisti e dei mitologi, sulla paternità delle tr
rice, erano desiderate da tutti. Discorde è l’opinione dei cronisti e dei mitologi, sulla paternità delle tre Grazie : infa
e tre Grazie ; e questo consisteva nel raffigurarle sempre circondate dei più brutti e lurudi satiri ; e sovente le statue
cca delle più amabili virtù. Estesissimo era, come dicemmo, il numero dei templi o degli altari consacrati alle Grazie. Ete
a, in tutte le principali città della Grecia e della Tracia, vi erano dei templi consacrati alle Grazie, e i più famosi fra
i cui le Grazie si ritenevano le dispensatrici. 2202. Grazione. — Uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. 2203. Gr
Uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. 2203. Grifone. — Uno dei tanti mostruosi animali, di che la mitologia fa d
sti favolosi animali, che non hanno avuto vita che nell’immaginazione dei poeti. Il Grifone mitologico dev’essere considera
a. I greci e i romani del paganesimo non ebbero essi l’idea primitiva dei Grifoni, ma la ereditarono dalle credenze degli e
reche e romane, nei cui ruderi si trova l’attestazione dell’esistenza dei Grifoni nelle credenze pagane ; imperocchè vediam
alevano a dare l’oblio — V. Fiumi dell’Inferno. 2208. Gufo. — Uccello dei cattivi presagi, e che, come simbolo della vigila
A. Caro. 2209. Grundili. — Divinità che i romani ponevano nel numero dei loro Penati. Si vuole che Romolo li avesse istitu
iamente quelli della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro dei, ritenuti come i fondatori della loro
li della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro dei , ritenuti come i fondatori della loro religione.
era presso quei popoli l’identica idea di quello che è il Gesù Cristo dei cristiani : vale a dire la più alta intelligenza
e universale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano con questo nome uno dei loro Penati. 2214. Har-Heri. — Le cronache della
va però nulla di mostruoso, come avviene della gran maggioranza degli dei Scandinavi, Indiani, Persiani ecc. Haraopopa veni
vviluppato alle parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi uno dei loro cinque dei Gahi, e propriamente quello che p
parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi uno dei loro cinque dei Gahi, e propriamente quello che presiedeva alla p
Havan ad un mortaio e ad un pestello, ch’essi ritengono come sacri e dei quali si servono per infrangere il legno dell’alb
ivinità che rappresentava il dio supremo : era lo stesso che il Giove dei greci e dei romani. 2218. Hell. — Idolo adorato u
rappresentava il dio supremo : era lo stesso che il Giove dei greci e dei romani. 2218. Hell. — Idolo adorato un tempo in S
lani dell’arcipelago. Un’antica tradizione locale assicurava, che gli dei stessi servivano dopo la morte gli uomini virtuos
po la morte gli uomini virtuosi, che Higolajo ammetteva nel soggiorno dei beati. 2221. Hnossa o Hnòss. — Nella mitologia sc
le ricchezze della terra. 2222. Hoang-Ti. — Nella tradizione favolosa dei cinesi, si dà questo nome al secondo successore d
elle loro divinità, con un culto particolare, forse in ringraziamento dei molti vantaggi che quest’animale recava loro. Inf
vuole che l’ibi avesse per il primo fatto nascere l’idea di servirsi dei cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu
i camera in camera, il ritratto o la statua di Epicuro e di offrirgli dei sacrifizii. 2228. Icarlo. — Padre della famosa Pe
figlia carissima ; ma Ulisse fu irremovibile nel suo volere, e forte dei suoi diritti, condusse seco Pelenope. Nel momento
ere col suo vecchio padre. Posta nel crudele bivio di sacrificare uno dei due soli esseri, a cui ella fosse affezionata, Pe
ali ; ovvero nè troppo accosto alla terra, temendo che la esalazione dei miasmi non avesse prodotto l’istesso effetto ; ch
e due divinità ritenendosi fermamente che esse seguitassero le tracce dei rei senza mai abbandonarli. 2232. Icneumone. — Gl
minata una specie di divinazione che si faceva consultando le viscere dei pesci. Si vuole che Polidamante e Tiresia si serv
Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, che fu la madre degli dei , quella che insegnò agli uomini un così utile rit
i Ascanio stesso, erasi recato presso Didone, ad offerirle i donativi dei Trojani. 2236. Idea. — Soprannome di Cibele, a cu
’Oceano e madre della famosa Medea. Idia fu una delle più belle donne dei suoi tempi. 2241. Idmone. — Celebre indovino dell
Omero — Hiade — Libro IV. trad. di V. Monti. Caduta Troja in potere dei greci, Idomeneo, carico delle spoglie trojane, fe
na divinità. Con tale cerimonia il culto egiziano rendeva grazia agli dei , pei vantaggi che l’acqua reca agli uomini e l’ad
uoli, fra cui il più celebre fu il famoso Protesilao, che fu il primo dei greci guerrieri, caduto combattendo sotto le mura
Giasone fece celebrare in onore di Pelia. Ificlo ebbe anche nome uno dei guerrieri che presero parte alla prima spedizione
iungono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu uno dei più fedeli amici di Ercole. V. Idra di Lerna. Ifi
di poterla allevare. Sgomentata la povera madre pregò caldamente gli dei che le avessero mandato un figliuolo maschio ; ma
rimase per lungo tempo nascosta, perchè forse per un miracolo che gli dei vollero operare in favore di Feletusa, la creatur
re il matrimonio, pensò di ricorrere nuovamente alla protezione degli dei , e si recò in un tempio in compagnia di Ifide, on
ciuta dell’inatteso cangiamento, ritornò nel tempio a ringraziare gli dei ed in memoria di questo fatto fece incidere su di
vino Calcante, onde additasse loro il modo di placare lo sdegno degli dei , e l’ira inesorabile di Nettuno. Compiutesi dall’
l’incantesimi, che si credevano indispensabili a conoscere la volontà dei celesti, egli rispose che le navi greche avrebber
ne sacrificatore. Questi brandisce il ferro e dono avere invocato gli dei , lo configge nel seno verginale della vittima e t
nte sangue di lei avesse bagnato le are della superstizione religiosa dei soldati. L’opinione però più generalmente adottat
gno celeste avesse risoluto di sacrificare la figlia onde placare gli dei  ; ma che i soldati greci si fossero opposti vivam
la figlia ; e Pancratide ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255. Ifit
e la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255. Ifito. — Re dell’Elide, che si re
ei fasti del paganesimo, per aver ritornato in vigore la celebrazione dei giuochi Olimpici. La tradizione ripete che ai tem
ure. La Pitia sacerdotessa dell’oracolo, rispose che, ripristinamento dei giuochi Olimpici avrebbe fatto la salute della Gr
a tornato in patria ritornò nel loro primitivo vigore la celebrazione dei giuochi Olimpici, interrotta già da lunghi anni.
o d’Ifito, sul quale si leggevano impresse in grosse lettere le leggi dei giuochi Olimpici. V. Olimpici. 2256. Ifitima. — M
2256. Ifitima. — Mercurio s’innamorò di questa ninfa e la rese madre dei satiri. 2257. Igiea. — I greci adoravano questa d
avano per dare la loro fede di spose, a Linceo ed Ida, cugini germani dei due divini gemelli. Narra la tradizione che Lince
dignità. Nelle feste Ilarie veniva invocata la Terra come madre degli dei  ; e durante la celebrazione di esse erano sospese
anno dopo avendo Polinnestore ripudiata Iliona, questa ad istigazione dei greci, scoprì l’arcano a Polidoro, e ritrovò in l
o mistero dello sgravo. Durante i dolori del parto, le donne facevono dei sacrifizi a questa dea, credendo così di liberars
esse promulgata codesta legge, per avere esatta conoscenza del numero dei cittadini romani. 2268. Ilo. — I cronisti della m
one di sposare Iole. Morto Ercole, Ilio si ritrasse presso Epalio, re dei Dorii, il quale essendo stato rimesso nei suoi st
presentato, a condizione però che s’egli restava vincitore, Atreo, re dei Pelopidi, dovesse cedergli lo scettro dei suoi st
estava vincitore, Atreo, re dei Pelopidi, dovesse cedergli lo scettro dei suoi stati ; mentre se era vinto, gli Eraclidi no
si dettero in braccio al riposo. Imeneo allora profittando del sonno dei rapitori propose alle sue compagne di aventura di
propose ai magistrati, di liberare le altre donne ateniesi dalle mani dei corsari richiedendo in premio di quanto egli avre
va. La proposta fu accettata e Imene parti la sera stessa per l’isola dei corsari alla testa di una forte mano di soldati e
emorazione di questo fatto invocarono sempre Imene nella celebrazione dei matrimonii e stabilirono delle feste in suo onore
na consimile congiuntura V. Eurota. Imero era anche il nome di un dio dei desiderii, che i pagani ponevano insieme ad Ero e
e bambino del loro miele ; e che in ricompensa di ciò, il padre degli dei avea conceduto a quelle api la facoltà di fare il
si dava il nome d’Imezio a Giove stesso. 2273. Imperatore. — Un altro dei soprannomi di Giove, col quale aveva nel Campidog
 ; Furie sulla terra, ed Eumenidi nell’inferno. La credenza religiosa dei romani non riconosceva che due sole Dirœ ; mentre
ttevano tre : entrambi questi popoli le invocavano per la distruzione dei nemici. Così Sofocle, nel suo Edipo, ci dà un’ide
e imprecazioni, ma le più terribili erano o quelle contro i violatori dei sepolcri. 2275. Impudenza. — Anche di questa avev
278. Incubi. — Specie di Genii che i pagani classificavano fra i loro dei rustici. I greci li chiamavano Ifialti ; e i lati
madre dell’eroe, loavea trasportato in cielo e l’aveva posto fra gli dei , dopo averne purificato il corpo nelle onde di qu
La parola Indigeto deriva dal latino in diis ago cioè : sono fra gli dei . Oltre a questo i romani davano la denominazione
li dei. Oltre a questo i romani davano la denominazione collettiva di dei indigeti a tutti gli eroi che essi avevano divini
nazione. — Detta anche divinazione. Dallo studio continuo ed accurato dei più rinomati scrittori e cronisti dell’antichità
tichità pagana ; e da quanto essi ci hanno trasmesso sulle costumanze dei popoli antichi, si rileva che la Indovinazione al
eligiosa come prendeva i campi Elisi, l’Olimpo, abituale dimora degli dei , e il Tartaro, ove era la reggia di Plutone. Al d
dimora degli dei, e il Tartaro, ove era la reggia di Plutone. Al dire dei filosofi dell’antichità, l’inferno era egualmente
ete, che Ulisse per scendere all’Inferno, traversò l’oceano dal paese dei Cimmeri. Il cronista Apulejo, fa, che Psiche per
gli altri abitanti della Grecia, quella cioè, di mettere nelle labbra dei loro morti, una piccola moneta, che serviva a pag
regno delle ombre, e Eaco, Minosse e Radamanto, giudicavano le anime dei trapassati. Vedi Giudici Dell’Inferno. Oltre a ci
Virginio istesso, nella stupenda descrizione ch’egli fa dell’Inferno dei pagani, avevano loro abituale residenza nell’Infe
a Chimera, le Gorgoni e tutti infine i mostri, di che l’immaginazione dei poeti dell’antichità, e le superstiziose credenze
a questi spettato di succedere al trono del padre loro, a detrimento dei propri figliuoli, pensò di far morire i suoi figl
iù sicu rezza lo scopo crudele, profittò delle superstiziose credenze dei suoi concittadini, e dette ai suoi tenebrosi mane
l traversare il mare. V. Elle e Frisso. Atamante, venuto a conoscenza dei crudeli raggiri della moglie, trasportato dall’ir
one facea commettere ai pagani ; i quali credevano fermamente che gli dei cangiassero le viscere delle vittime, nel momento
ano ben molti che non prestavano fede a codesti superstiziosi raggiri dei sacerdoti pagani, i quali si avvalevano dell’igno
e le visceri degli animali svenati nel sagrificio da lui offerto agli dei , non gli avevano dato una favorevole risposta, ci
. XII. trad. del Cav. Ermolao Federico. 2291. Invincibile. — Era uno dei soprannomi di Giove. In Roma durante gl’Idi di Gi
liche allegorie, alla parte storica, diremo attenendoci alle opinioni dei più chiari scrittori dell’antichità, che Io, sace
eci dinotavano i due segni sensibili e manifesti della presenza degli dei  ; poichè la opinione generale presso i pagani, er
degli dei ; poichè la opinione generale presso i pagani, era che gli dei si rivelassero agl’uomini, o per mezzo dei sogni 
esso i pagani, era che gli dei si rivelassero agl’uomini, o per mezzo dei sogni ; o con un’azione reale ; o finalmente col
o per mezzo dei sogni ; o con un’azione reale ; o finalmente col dare dei contrassegni sensibili, della loro presenza, col
onigi d’Alicarnasso, era talmente persuaso della manifestazione degli dei agli uomini, che riguardava come atei tutti color
, ripete sovente, nelle sue opere, che le frequenti apparizioni degli dei , provavano la loro vigilanza sulle città e sui ci
zione a cui si attiene Esiodo, egli fu padre del sole e della luna, e dei maggiori pianeti. Diodoro, dando una spiegazione
ritorno delle stagioni, che sono la conseguenza diretta del movimento dei corpi celesti. Avendo comunicate queste sue cogni
blicare gli oracoli e di accudire a quanto abbisognava nelle funzioni dei sacrificii. 2300. Ippa. — Secondo riferisce Orfeo
itamente nel sacro recinto, quasi disfidando con proterva audacia gli dei  ; ma rimase immediatamente punito dell’ atto sagr
di una delle tante ninfe Oceanidi. 2304. Ippocampi — Nome particolare dei cavalli di Nettuno e che erano anche assegnati al
sendo stati i primi a montare i cavalli, si credette che essi fossero dei mostri, metà cavalli e metà uomini. La tradizione
stesso suo padre, il quale non volendo concederla in moglie ad alcuno dei molti principi, che gliene avevano fatto formale
colpevole, per quanto turpe era il suo amore. Essendo egli possessore dei più veloci cavalli della sua contrada, promulgò u
ossessore della fatale bellezza della propria figliuola, allorchè gli dei sdegnati contro di lui, gli suscitarono contro Pe
confusione e la morte fra le file dell’ inimico e fece legare le code dei loro cavalli, le une alle altre, per modo che, al
ale aveva ricevuto promessa di soddisfare ad ogni sua richiesta a tre dei suoi desiderii. Infatti, Ippolito nell’ uscire da
oce, che Ippolito fosse stato preservato dalla morte per volere degli dei , dai quali fosse stato ammesso in cielo fra le ca
pona. — I romani davano questo nome alla dea protrettrice delle razze dei cavalli, e delle scuderie. 2315. Ippopotamo. — Os
’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, da lui creduto spia dei Pelopidi. Narra la tradizione, che Apollo, per ve
opidi. Narra la tradizione, che Apollo, per vendicare la morte di uno dei suoi sacerdoti, avesse mandata la pestilenza nel
ο uccido ; veniva dato questo soprannome ad Ercole come all’ uccisore dei furiosi cavalli di Diomede. 2321. Ipsipile. — Fig
e perciò forse i fenici ritenevano il dio Ipsisto come il padre degli dei  ; nè più nè meno che i romani ed i greci riteneva
ve. 2323. Ipsuranio. — Secondo Sanconiatone, così ebbe nome il figlio dei primi giganti, il quale abitò in Tiro, e fu il pr
. Gli viene ancora attribuita l’invenzione di alcuni giuochi, e l’uso dei papiri. Aggiunge la cronaca che dopo la sua morte
, nome Ocipeta ed Ello. Iride era similmente chiamata quella divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera de
lla divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera degli dei , e segnatamente di Giunone, come Mercurio lo era
Eneide — Lib. IV trad. di A. Caro. Oltre a ciò la credenza religiosa dei pagani attribuiva ad Iride la cura dell’appartame
n c’ è cosa più mirabile dell’arcobaleno, formato dalla ripercussione dei raggi del sole, sulle gocce d’acqua contenute dal
a. Irieo allora anelando da lungo tempo a diventar padre, chiese agli dei che gli avessero conceduto un figliuolo, ed infat
rminsul. — La più antica e la più famosa divinità del culto religioso dei popoli sassoni. È opinione di varii accredita ti
opinioni che dicono Irminsul essere lo stesso che il Mercurio Ermete dei greci. I sacerdoti e le sacerdotesse che si consa
33. Isiaca. — Sotto il nome di favola Isiaca, additavano i pagani uno dei più considerevoli monumenti dell’antichità, il qu
frare se essa conteneva semplicemente la storia d’Iside e degli altri dei dell’Egitto, ovvero alcuni staccati principii e p
oro dea, e passavano tutto il giorno chiedendo la limosina e vendendo dei filtri, di cui si servivano nelle loro cerimonie 
dea Iside ; ma tutti convengono con l’essere ella più antica della Io dei greci. Secondo Plutarco, Iside fu figliuola di Re
seguitando il tiranno Tifone, e poscia si consacrò tutta al benessere dei suoi sudditi governando l’Egitto finchè il più gr
l benessere dei suoi sudditi governando l’Egitto finchè il più grande dei suoi figli, chiamato Oro, non ebbe raggiunta l’et
omi e cerimonie diverse. ………………. I popoli Etiopi che il sole illumina dei primi suoi raggi, e gli Egiziani, che sono i prim
à di Copto, entrato nel tempio di quella dea, durante la celebrazione dei suoi misteri, fu all’uscire, colpito da morte ist
mo, con quello di fiume Ismeno. Ismeno era anche il nome del maggiore dei figli di Anfione e di Niobe— V. Niobe. 2342. Isol
ì spaventevole rimbombo, che tutti ritennero come cosa certa, che uno dei principali demonî abitatori di quell’isola, fosse
crifizii. 2345. Issione. — Figlio di Giove e della ninfa Meleta, e re dei Lapidi nella Tessaglia. Almeno è questa la opinio
una donzella, lo sposo di lei invece di ricevere una dote, come è uso dei moderni, dovea fare ricchi donativi al padre ed a
mento dal soprannome del principe, racconta invece che il padre degli dei , mosso a pietà d’Issione, abbandonato da tutti, l
edendogli perfino l’ immortale onore di farlo sedere alla mensa degli dei . Ma un così straordinario benefizio fu pagato da
e ; ma Giove considerandolo come un insensato, a cui il nettare degli dei avea stravolta la ragione, nen se ne dette per of
seguire l’esempio di Ercole, che alla sua volta era stato istitutore dei giuochi Olimpici. Gli abitanti di Corinto ritenev
impici. Gli abitanti di Corinto ritenevano come sacra la celebrazione dei giuochi istmici, i quali venivano eseguiti con la
te gravi sventure col non recarsi in Corinto, durante la celebrazione dei giuochi istmici, imperocchè si sarebbero sottratt
i greci una data epoca ; nè più, nè meno che la celebrazione annuale dei giuochi olimpici, conosciuta sotto la denominazio
i facevan venire da lontane contrade, i più rari animali. I vincitori dei giuochi Istmici venivano coronati di ghirlande di
Ode III. trad. di G. Borghi. con la differenza, però che i vincitori dei giuochi Nemei erano inghirlandati di apio verde ;
citori dei giuochi Nemei erano inghirlandati di apio verde ; e quelli dei giuochi Istmici, di apio secco. Poi fu decretata
romani spinsero la loro liberalità verso i vincitori, fino a fer loro dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è u
no a fer loro dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è uno dei più leggiadri scrittori dell’antica letteratura g
dell’antica letteratura greca, ha scritto gran numero di odi in onore dei vincitori dei giuochi istmici, e per questa ragiò
tteratura greca, ha scritto gran numero di odi in onore dei vincitori dei giuochi istmici, e per questa ragiòne il quarto l
contesa, pretendendo ognuno di essi di avere la supremazia sul paese dei Corinti. Chiamato a giudice della querela Briareo
imo, l’isola d’Itaca è famosa come la patria di Ulisse, il più astuto dei greci. Omero l’ha resa per questa ragione, celebr
ibuivano molta segreta virtu e che generalmente si appendeva al collo dei fanciulli e delle vestali, le quali conservavano
elle orgie e delle dissolutezze. 2353. Itifallori. — Nome particolare dei ministri delle orgie, che si celebravano in onore
to in una parte del tempio, tutta quell’ acqua che poi serviva ad uso dei sacerdoti. 2356. Itonia. — Minerva veniva così so
ed alla industria, che è la fonte della ricchezza. 2357. Iuga. — Uno dei soprannomi più generalmente dati a Giunone come p
— Uno dei soprannomi più generalmente dati a Giunone come protettrice dei matrimonii — V. Giunone. J 2358. Ja. — Frat
— Vi sono varii autori che lo chiamano anche Jade. 2359. Jacco. — Uno dei soprannomi di Bacco. 2360. Jadi. — Così avevano n
esse piansero così disperatamente la morte di quel loro caro, che gli dei mossi a compassione, le cangiarono in stelle, e l
olao Federico. 2365. Japeto. — Plù comunemente detto Giapeto. Fu uno dei giganti che Giove fulminò per aver dato coi suoi
a appena squillò la tromba annunziatrice dell’ attacco imminente, gli dei ritornarono il vigore giovanile alle membra dell’
r modo che, ad onta della sua età giovanissima, lo fecero depositario dei ricchissimi tesori del tempio. Intanto Creusa era
ti pochi passi oltre la soglia, s’incontrò nel giovanetto depositario dei tesori di quello, e lo chiamò col dolcissimo nome
ovanetto invece di bere il vino di quella coppa, ne fece offerta agli dei , spargendo il liquore al suolo. Il tentato delitt
3. Kang-l o Cang-v. — Nella mitologia cinese si dà questo nome al dio dei cieli inferiori, il quale ha diritto assoluto di
a e di morte su tutta la specie umana. Credono i cinesi che altri tre dei subalterni, chiamati Tei-Kuan, Zui-Kuan, e Tan-Ku
detto con vocabolo particolare Buddaismo, si dà al dio delle acque e dei pesci. Egli viene riguardato come figliuolo di Am
tre altre, una stringe una lancia, un’ altra uno scettro, e un’ altra dei fiori. Ricche catene di perle e di pietre prezios
. Kaor-Buk. — Gli abitanti del regno di Asem dànno questo nome al dio dei quattro venti. I sacerdoti che in Africa esercita
rno essi divennero i tre più grandi e famosi numi del culto religioso dei Tuata-Dadan. Generalmente si dà loro il nome di B
hiamata in lingua giapponese Fokckio, o semplicemente Kio, cioè libro dei fiori eccellenti, è una specie di catechismo reli
enti, è una specie di catechismo religioso, che poi divenne la bibbia dei Buddisti. 2389. Kekki. — Nella Lapponia si dava q
dio protettore della agricoltura. I popoli Carelii poi avevano altri dei particolari per l’avena, l’ orzo e la segala. 239
e case, e sul quale si debbono allestire i cibi che essi offrono agli dei . 2394. Kolna. — Nella mitologia scandinava, Kolna
scacciato da Odino dal regno d’Asgart, e che sopraintende alle nozze dei fiori. Nelle tradizioni storiche di quella contra
. Nelle tradizioni storiche di quella contrada, Kolna è figlio di uno dei capi Scandinavi, il quale fondò per il primo la c
le che le altre due più piccole laterali siano state costruite da uno dei re Faraoni, il quale amantissimo della regina sua
arra la cronaca che essendo nata zoppa, non trovò alcuno della stirpe dei Bacchidi, che avesse voluto torla in moglie. Labd
su quella contrada. Sorgeva questo famoso monumento vicino alla città dei coccodrilli, e propriamente sulle sponde del lago
o fabbricate su di esse. Le camere sotterranee contenevano i sepolcri dei dodici re, che avevano intrapresa, continuata e f
ni più ricca e fervida immaginativa, era il numero degli andirivieni, dei passaggi, dei corridoi e delle uscite praticate i
fervida immaginativa, era il numero degli andirivieni, dei passaggi, dei corridoi e delle uscite praticate in queste sale
ome a Giove nella contrada della Caria, perchè invece dello scettro e dei fulmini, coi quali abitualmente veniva raffigurat
dei fulmini, coi quali abitualmente veniva raffigurato il padre degli dei , si venerava in quella città la statua di lui con
mpo in cui Candaule, ultimo re di quella contrada non cadde in potere dei Carii, i quali in ringraziamento della vittoria,
e gesta un bosco in una contrada, che, dal suo nome, fu detta borgata dei Lacidi ; e che poi divenne famosa nei fasti del p
esto avvenimento, Giove Lafistio veniva invocato come il dio tutelare dei fuggitivi. 2412. Lafria. — Più comunemente detta
to, venivano così chiamate alcune pubbliche feste, celebrate al tempo dei Tolomei, nella città di Alessandria. Erano così d
zione d’un altro lago celeberrimo nelle Gallie, sotto il nome di lago dei due corvi, perchè sulle sue rive avevano, da lung
però, morto Lico e i suoi figliuoli, i Tebani rimisero Lajo sul trono dei suoi avi. ….. In questa terra Laio, o Signor ten
to asseriscono Pausania e Solino non ha altra base che l’attestazione dei sacerdoti pagani, i quali alimentavano segretamen
n troppo personale interesse ad alimentare la superstiziosa ignoranza dei pagani, per prestar loro cieca fede. 2420. Lampad
ubbliche feste nelle quali si adoperavano le lampadi per le cerimonie dei sacrifizii. Segnatamente in Atene, nelle feste di
suo immortale genitore, e questi a Giove, il quale promise il castigo dei colpevoli. Infatti allorchè Ulisse coi suoi segua
he semplicemente Lampo, ossia Risplendente. Era questo il nome di uno dei cavalli del sole, e propriamente di quello che pr
concittadini, lanciò tutte le maledizioni, e richiamò l’ira terribile dei celesti. Infatti, poco dopo un avvenimento straor
constatare maggiormente esser stato Laocoonte colpito dalla vendetta dei numi. Mentre egli offeriva un sacrifizio nel temp
e i suoi figli nell’orrendo attorcigliamento. La morte di Laocoonte e dei suoi figliuoli fu da tutti ritenuta come il casti
’anima sua. Ma Laodamia, maggiormente afflitta, chiese in grazia agli dei che le avessero conceduto per sole tre ore di pot
pianse tanto amaramente nel chiadere al cielo codesta grazia, che gli dei impietositi gliela concessero. Mercurio infatti,
allo sposo adorato e si contentò piuttosto di andar con lui nel regno dei morti, di quello che rimanere sulla terra divisa
rbini, i tremuoti, e tutti infine i fiagelli, ministri dell’ira degli dei si scatenarono sull’Epiro con tale rapidità che b
Omero — Iliade — Libro VI trad. di V. Monti. Tolta in moglie da uno dei tanti figli di Ercole per nome Telefo, Laodice fu
fu ben presto abbandonata da lui, che dapprima combatteva nelle fila dei trojani, e che poi passò in quelle dei greci. Pri
dapprima combatteva nelle fila dei trojani, e che poi passò in quelle dei greci. Priamo onde consolare la derelitta figliuo
ne morì combaltendo sotto le mura di Troja. Caduta la città in potere dei greci, Laodice, onde sottrarsi alla schiavitù, e
hi e imponendole di tenere le redini del governo, fino a che il primo dei suoi figliuoli avesse raggiunta l’età maggiorenne
spietata libidine di regno, avvelenò l’un dopo l’altro i primi cinque dei suoi figliuoli, temendo d’essere un giorno spogli
e abbellire e fortificare la capitale del suo regno, si fosse servito dei tesori consacrati ad Apollo ed a Nettuno e deposi
. queste voci. 2441. Lari. — Altamente seria era, nel culto religioso dei pagani, la importanza che essi davano agli dei La
a, nel culto religioso dei pagani, la importanza che essi davano agli dei Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenevano
no agli dei Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenevano come gli dei domestici, i genii tutelari del domestico focolar
me i custodi d’ogni famiglia. Al dire di Servio il culto pagano degli dei Lari, trasse la primitiva sua origine dall’uso ch
ti ottenebrate dalla superstizione di ritenere per fermo che le anime dei trapassati soggiornassero nelle stesse case, ove
de maestre ; ed allora fu che i Lari o Penati furono considerati come dei protettori delle strade. Secondo riferisce il cro
i protettori delle strade. Secondo riferisce il cronista Apuleio, gli dei Lari altro non erano che le anime di coloro che a
nnaturale potere. I seguaci di Plutone facevano una distinzione negli dei Penati ; e chiamavano Lari le anime dei buoni, e
acevano una distinzione negli dei Penati ; e chiamavano Lari le anime dei buoni, e Lemori quelle dei cattivi, le quali per
li dei Penati ; e chiamavano Lari le anime dei buoni, e Lemori quelle dei cattivi, le quali per altro venivano anch’esse on
o — I Fasti Libro V.—  trad. di G. B. Bianchi. Al dire di Plauto gli dei Lari venivano da principio rappresentati sotto la
tene accanto al focolare, consacrandole in segno di riconoscenza agli dei Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubblici
sacrandole in segno di riconoscenza agli dei Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubblici agli dei Lari, veniva svenato
scenza agli dei Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubblici agli dei Lari, veniva svenato sui loro altari un maiale ;
che avveniva quotidianamente, si offriva loro del vino, dell’incenso, dei fiori e perfino una porzione delle vivande che er
ivande che erano imbandite sulla mensa. Giornalmente poi le statuette dei Lari erano sempre inghirlandate di viole mammole,
del pranzo si facevano in loro onore delle libazioni e talvolta anche dei sacrifizii. Le piccole statue degli dei Penati ve
le libazioni e talvolta anche dei sacrifizii. Le piccole statue degli dei Penati venivano riposte in un particolare oratori
un particolare oratorio e tenute con scrupolosa nettezza. Nelle case dei ricchi v’era un servo o uno schiavo, destinato pa
a un servo o uno schiavo, destinato particolarmente al servizio degli dei Penati. Grandissima era la venerazione che i paga
narra un’antica cronaca romana, che l’imperatore Caligola ; scontento dei proprî Lari, gli avesse in un momento di furore f
si altri. V’erano i Lari pubblici, che avevano la speciale presidenza dei lavori della città, come strade, monumenti, sepol
i divinità del paganesimo, ve n’erano alcune che facevano parte degli dei Lari, come Apollo, Mercurio e Diana, perchè si me
. Giano, secondo riferisce il cronista Macrobio, era compreso fra gli dei Lari dei romani, perchè si credeva che avesse le
secondo riferisce il cronista Macrobio, era compreso fra gli dei Lari dei romani, perchè si credeva che avesse le strade so
a città, sia d’un luogo particolare, venivano classificate nel numero dei Lari. Fuori le porte di Roma, e propriamente nell
ricinto del campo Marzio, sorgeva un pubblico tempio consacrato agli dei Lari, ove essi venivano onorati sotto il nome col
sotto il nome collettivo di Grundiles, alludendo al grugnito proprio dei maiali, in memoria della scrofa che avea partorit
li in una volta. V. Grundili. Finalmente, si celebrava in onore degli dei Lari una festa detta, secondo asserisce Macrobio,
gennaio. L’oratorio particolare ove venivano conservate le statuette dei Penati, si chiamava con nome proprio Larario. 244
44. Larve. — Con questo nome collettivo, i pagani indicavano le anime dei perversi, e credevano che ritornassero sulla terr
enii, spettri e lemuri — V. Lemuri. 2445. Lasio. — Così ebbe nome uno dei più famosi principi della Grecia. Egli aspirò ins
ndo asserisce il cronista Arnobio, fu dato il nome di Laterano al dio dei focolari 2447. Latino. — Figlio di Fauno e della
447. Latino. — Figlio di Fauno e della ninfa Marica, fu il più famoso dei re del Lazio. Kra Signore, Quando ciò fu, di Laz
sdegnata contro quegl’empi, richiamò con disperate grida la vendetta dei numi sul loro capo, e Giove non sordo alla preghi
nio, e che in pena della sua azione sagrilega, fosse condannato dagli dei a non poter più ridere per qualunque cosa gli fos
na festa, che essi celebravano annualmente in onore della madre degli dei . Era costume di portare in giro per la città in g
rtato dalla Frizia in Roma, il culto religioso di Cibele, madre degli dei . S. Agostino, nelle sue opere, sferza inesorabilm
pagani di Roma commettevano in questa occasione. 2453. Laverna. — Dea dei ladri, i quali, al dire di Orazio, la invocavano
, e ricerca. Virgilio — Eneide — Lib. VII. trad. di A. Caro. Ma gli dei con presagi e sogni si opposero sempre al compime
approdò sulle spiagge del Lazio, ed ebbe a sostenere, contro Turno re dei Rutuli, una lunga guerra, perchè questo, che era
bo, in onore di Giove Laziale. La origine di questa solenne cerimonia dei romani ebbe principio dal fatto seguente. La cron
ar, il cui periodo fu, da principio, di un giorno solo : poi al tempo dei primi consoli, la cerimonia Laziar ebbe due giorn
ar formavano le cosidette ferie latine. 2460. Lazio. — Ossia contrada dei latini. La tradizione ripete, a proposito del nom
o di Nettuno, e della ninfa Pirene. Egli diede il proprio nome ad uno dei porti di Corinto, conosciuto sotto la denominazio
scirono i due divini gemelli Castore e Polluce. Però codesta opinione dei cronisti si trova sovente combattuta da altri chi
carcere con altri, sospetti di congiura, temendo di cedere al dolore dei tormenti, si troncò coi denti la lingua, e la spu
ono salvi perchè essa seppe mantenere il silenzio. Caduta la dinastia dei Pisistrati, gli Ateniesi eressero una statua alla
e per volontà di qualche nume, che non avea voluto permettere che uno dei due maravigliosi animali rimanesse vinto. Al luo
to formato da Vulcano, che ne fece un dono a Giove, il quale al tempo dei suoi amori con Europa lo regalò alla sua concubin
genî malefici, che i pagani adoravano, credendo che fossero le anime dei cattivi che tornassero a tormentare i viventi. In
mmedie. 2471. Leonidee. — Ad eternare l’invitto coraggio di Leonida e dei suoi trecento spartani, per la difesa del passo d
allorquando Ulisse giunse sulle spiagge della Lestrigonia, mandò due dei suoi seguaci verso il re del paese, per nome Anti
dall’ orribile scena, lasciando su quel luogo di morte più della metà dei suoi compagni. ….. I Lestrigoni l’ udiro, E acco
a bellezza, osò vantarsi d’esser più bella delle immortali : onde gli dei sdegnati la condannarono ad esser trasformata in
— Libro X Fav. I. trad. del Cav. Ermolao Federico 2480. Lete. — Uno dei fiumi dell’inferno detto anche fiume dell’ oblio,
amità, e il cui scopo era quello di placare lo sdegno terribile degli dei . Consisteva il Lettisternio in un sontuoso e sple
spesa della repubbblica, si dava alle principali divinità, ed in uno dei loro templi, credendosi che gli dei, a cui veniva
le principali divinità, ed in uno dei loro templi, credendosi che gli dei , a cui veniva offerto il banchetto vi aversero pr
ione per raggiungere lo scopo desiderato ; e questa fu la istituzione dei giuochi scenici, V. Giuochi, nella speranza che n
ali rappresentazioni, sarebbero state atte a placare la collera degli dei . Anche Valerio Massimo, ricorda di un Lettisterni
ini detti Pulvinaria che nei conviti eran posti sotto le statue degli dei e degli eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della Grec
e le statue di quelle due divinità. 2482. Levana. — Divinità tutelare dei bambini, il suo nome deriva da una costumanza gen
ad Aiace figliuolo d’Oileo. Appiccatasi la battaglia, Leonimo a capo dei Crotoniati, attaccò i nemici, venendo alle mani c
, e avvalersi dell’ astuzia. Infatti Leucippo, sotto pretesto di fare dei propri capelli un sacrifizio al fiume Alfeo, se l
l carattere della nostra opera far disamina nelle differenti opinioni dei classici scrittori dell’antichità, abbiamo riport
nimento tal quale ce lo ripetono le cronache. 2488. Leucofrina. — Uno dei soprannomi di Diana che a lei veniva da un luogo,
della madre di lei, ritenuta anch’essa come una delle più belle donne dei suoi tempi. ….. Leucotea prole D’Eurinome la pri
bile morte la sua diletta, ma non avendo poluto strapparla dalle mani dei suoi carnefici, perchè il destino si oppose, aspe
ude in sè codesta favola fisica, viene così spiegato dalla generalità dei naturalisti. L’albero che produce l’incenso si ch
stessa balia di Bacco conosciuta sotto il nome di Ino, alla quale gli dei dettero il nome di Leucotoe, quando essa fu annov
da una violenta tempesta e gettato sulla spiaggia italiana, nel paese dei Bruzî, ove dopo molti pericoli, giunse coi suoi a
e salvata. 2495. Libazioni. — Cerimonie proprie di tutti i sacrifizii dei pagani. Il sacerdote che presiedeva alla cerimoni
zo in onore del dio Bacco. Sebbene codeste cerimonie fossero, al paro dei baccanali, un pretesto a commettere le più turpi
io che ella aveva in Roma, e che primieramente fu innalzato dal padre dei Gracchi, sul monte Aventino e adorno di statue di
poteva andare ove più le piaceva. Il berretto ricordava la costumanza dei romani di mettere, cioè un berretto sulla testa d
lini, quelli che contenevano le predizioni delle Sibille, la custodia dei quali era affidata in Roma ad un collegio di sace
ria la ninfa Bigoide avesse scritto un libro, che trattava del tuono, dei lampi e della interpretazione che dovea darsi a c
i fatali, si chiamavano quelli che, secondo la credenza superstiziosa dei pagani, contenevano il fine della vita degli uomi
osse l’espiazione ch’essi dovevano praticare, onde placare la collera dei celesti. Libri rituali, finalmente eran detti qu
nome di Libitina si dava sovente a Proserpina, come regina del regno dei morti ; ma Plutarco asserisce, che questo soprann
o ministri pubblici, che regolavano e sopraintendevauo alla cerimonia dei funerali. Servio Tullio, re di Roma, introdusse i
rad. del Cav. Ermolao Federico. 2510. Licaone. — Così avea nome uno dei tanti figliuoli del re Priamo, e propriamente que
e dell’ antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatti Suida, uno dei cronisti più accreditati del paganesimo, racconta
raclea, in memoria dell’amico benefattore. 2518. Licogene. — Un altro dei soprannomi di Apollo. Il cronista Eliano a questo
Delfo, le sotterrarono in una foresta. Qualche tempo dopo, mentre uno dei sacerdoti di quel dio, pregava innanzi all’ altar
ittà dell’ Egitto, sulle sponde del Nilo, il cui nome significa Città dei Lupi. Al dire dello storico Diodoro gli egizii, c
ia. Al dire dl Omero, egli ebbe corta vita perchè osò far guerra agli dei . Secondo il cennato poeta, un giorno Licurgo, in
i giorni Nè pur non visse di Driante il forte Figlio Licurgo che agli dei fè guerra. Su pel sacro Nisselo egli di Bacco Le
alla Pitia, che dava i responsi, questa lo chiamasse il diletto degli dei , e gli facesse onoranza, siccome ad un dio. Infat
o, dio del vino, come dissipatore della malinconia. 2526. Ligo. — Uno dei figliuoli di Fetonte, dal nome del quale la contr
annome che si dava a Diana, quando veniva riguardata come protettrice dei porti di mare. In simili congiunture la dea veniv
linio, si dava la strana prerogativa di rendere gli oracoli per mezzo dei pesci che vivevano nelle sue acque. Al dire di Pl
o palude, si dava codesto nome alle ninfe protettrici degli stagni o dei luoghi paludosi. Esse venivano sovente chiamate a
i. 2535. Limnatide. — Altro soprannome di Diana, come dea protettrice dei pescatori, i quali in suo onore celebravano una f
eo : soprannome del dio Bacco quando lo si riguardava come protettore dei laghi. Per altro è questa una tradizione favolosa
non si addice in vero un soprannome speciale a Bacco come protettore dei laghi e dei stagni, quando era adorato come dio d
ce in vero un soprannome speciale a Bacco come protettore dei laghi e dei stagni, quando era adorato come dio del vino. 253
μον che significa prato, venivano così chiamate le ninfe, protettrici dei prati. 2540. Lince. — Animale consacrato a Bacco,
osa per altro si può spiegare coll’ aver egli avuto grande cognizione dei metalli. Morì ucciso da Polluce, allorquando ques
ttuno, e fu ucciso da Apollo, perchè essendo Lino il più bravo musico dei suoi tempi, osò vantarsi di suonar meglio di quel
Egitto il lione era consacrato a Vulcano, alludendo forse all’ardenza dei deserti, ove quell’animale abitualmente dimora, e
io i pagani non si servivano della lira che per cantare le lodi degli dei  ; poi fu adoperata nei banchetti, nei sacrifizii,
meno chiaro, da cui i pagani pretendevano conoscere la volontà degli dei . Il vocabolo Litomanzia prende origine dalla paro
o sotto l’appellazione di Loto, per le preghiere ch’ella rivolse agli dei , ond’essere liberata dalle persecuzioni del dio P
n quella della lingua, è la sorgente di tutta l’arcana configurazione dei misteri della religione egiziana, in cui il fior
arra Omero, che Ulisse gettato da una furiosa tempesta sulla spiaggia dei Lotofagi, mandò dopo dieci giorni di burrasca ad
a battaglia contro i Volsci, consacrò e dedicò, alla dea Lua, le armi dei morti, rimaste sul campo. Lua era riguardata gene
secondo riferisce Cicerone, come protettrice del parto, a somiglianza dei romani che invocavano Giunone Lucina. Diana, sott
romani adoravano la dea Giunone come protettrice delle partorienti e dei neonati. V. Lucifera. Altri autori han fatto di L
numero di cani rossi. 2566. Luna. — Il Sole e la Luna sono stati gli dei planetarii adorati da quasi tutti i popoli dell’a
nde rendersela benignamente propizia. Il cronista Macrobio, che è uno dei più accreditati autori del paganesimo ; asserisce
addette, come sacerdotesse, le fanciulle delle più cospicue famiglie dei Druidi. Innumerevoli sono poi le tradizioni favol
desimo, consacrato a Diana Luna, ed è forse per questo che sui ruderi dei monumenti antichi si trova personificato il luned
ivano da donna, e le donne da uomo. Forse per mostrare la promiscuità dei due sessi, attribuiti in generale a quella divini
erale a quella divinità. 2569. Lupa. — Secondo la tradizione popolare dei romani, alla quale si attiene Virgilio stesso, un
il culto pagano era quasi scomparso. 2572. Luperci. — Nome collettivo dei sacerdoti del dio Pane che celebravano le Luperca
cedente. Questi sacerdoti che erano i più antichi del culto religioso dei romani, furono, secondo alcuni autori, istituiti
. I Luperci furono da principio divisi in due collegî distinti, detti dei Fabiani e dei Quintiliani. A questi due, Giulio C
rono da principio divisi in due collegî distinti, detti dei Fabiani e dei Quintiliani. A questi due, Giulio Cesare aggiunse
sti due, Giulio Cesare aggiunse un terzo collegio, detto dal suo nome dei Giuliani. Però, siccome al dire di Svetonio e di
proprio dell’acqua di cui si servivano i pagani in tutte le cerimonie dei sacrifizî, e segnatamente in quelle di cui è paro
ne : talvolta si prendeva anche il quinto giorno per questa cerimonia dei bambini. Comunemente le lustrazioni avean termine
ani avevano per antichissima costumanza di offrire un sacrifizio agli dei ogni cinque anni, dopo aver fatto la numemerazion
501 Apoteosi » ivi 502 Apostropheni » ivi 503 Apparizione degli dei » 41 504 Appiadi » ivi 505 Aquila » iv 506
» ivi 1999 Fidio » ivi 2000 Fidolao » ivi 2001 Figliuoli degli dei » ivi 2002 Figliuoli » 189 2003 Fila » ivi
aro. — Il maggior poeta lirico della Grecia, secondo la testimonianza dei più rinomati scrittori. Nacque nella Beozia, quan
, e propriamente nel villaggio di Cinocefale, durante la celebrazione dei giuochi Pizii. Clinton, pone la sua nascita nella
lasgo. I Pelasgi, seguendo le tradizioni più accreditate ed i ricordi dei poeti, degli storici e dei geografi della classic
le tradizioni più accreditate ed i ricordi dei poeti, degli storici e dei geografi della classica antichità. s’incontrano s
e in cui alla fine tutto sarà riassorbito. 12. Priapo. — Il custode dei giardini, figlio di Venere e di Bacco. Era l’embl
la fondazione di altrettante scuole differenti, che portarono il nome dei loro singoli capi. In generale però tutti codesti
i dell’eresia di Simone il mago. 15. Menandro. — Sono questi i nomi dei due più rinomati fondatori delle sette Gnostiche,
i dall’epoca in cui essi vissero. 16. Dositeo. — Sono questi i nomi dei due più rinomati fondatori delle sette Gnostiche,
ola di Cefalonia, una setta che uni il culto di Gesù Cristo, a quello dei personaggi più famosi del Politeismo. 21. Caini
2. E Giacobbe, raunata tutta la sua famiglia, disse : gettate via gli dei stranieri che avete tra voi, e mondatevi e cangia
28. Dio Termine. Deus Terminus — Divinità che presiedeva ai confini dei campi, e vendicava le usurpazioni. Dicemmo di lui
il suo simulacro era ivi religiosamente conservato come quello di uno dei più antichi numi del paganesimo romano. 29. Caa
vol. 2. parte 1. 33. Potremmo citare numerosi passi della Bibbia e dei più rinomati scrittori sacri, onde riportare cita
ntarono ancora che to spettro di Meleusina apparisse solo al castello dei Lusignano quante volte la morte sovrastava ad uno
alco. 49. Zoroastro. — Detto Zerdusht, fu fondatore della religione dei Parsi. — Nacque intorno all’anno 589 prima di Cri
anche perchè era stato allevato sul monte Nisa. La maggior parte però dei mitologi sostiene essere la voce Dionisio compost
2 (1880) Lezioni di mitologia
A Gaspare Gorresio Non ha guari mi si rioffriva all’occhio uno dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole da vo
è mi si ravvivasse con molta soavità e con nuovo desiderio la memoria dei colloqui nostri in Torino, singolarmente nell’ann
olta fatica, perchè la mia opera, scritta innanzi alle investigazioni dei valorosi filologi Alemanni, fosse degna della pub
asia degli Artisti. Per giungere a ciò, ho tradotto non piccola parte dei loro scritti; e se nella gioventù fosse entrato l
il letterato, il poeta, l’erudito, il cittadino e l’insegnante degno dei nuovi tempi, ch’egli potentemente valse a prepara
nne, e gli Dei furono figli dell’uomo. Ma era sublime il primo errore dei mortali, e manifestava la dignità della origine l
ise, che ogni bisogno ebbe un dio, e fu facile allora agli istitutori dei popoli idolatri, che utili cose vollero persuader
er essi ordinate. Quindi è che l’istoria di tutte le genti (se quella dei Giudei se ne eccettua, che Iddio scelse pel sacro
due classi: maggiori, e minori. Sarà mia cura di non omettere veruno dei simboli coi quali questi Dei vengono rappresentat
antasia, quando alcuno degli antichi poeti canterà le lodi e le gesta dei numi, io leggerò la migliore traduzione che siavi
rò io l’ardire di volgarizzarlo per vostro vantaggio, come la tenuità dei miei lumi il comportano. Gli Inni di Omero e di C
avolosi Varrone, nei quali si contengono imprese che argomento furono dei più celebrati antichi poemi. Il lungo viaggio deg
evole, che nè la pietosa sorella, nè la madre veneranda per la maestà dei mali, nè la morte stessa può estinguere, poiché l
limi concetti a Fidia, a Zeusi, a Polignoto e ad Apelle? O sacra arto dei versi! Ilio appena mostrano le rovine, ma il suo
fu il pianto dell’Asia. Gli scogli Cafarei ruppero le navi trionfali dei Greci ingannati dalle infide faci di Nauplio. Sul
cle ed Euripide comanderanno il nostro pianto sulle sciagure di molti dei vincitori dell’Asia. Le avventure dell’accorto fi
imprese poco illustrate sono dai monumenti degli artefici, dai versi dei poeti. A questo breve trattato sugli Dei dei barb
egli artefici, dai versi dei poeti. A questo breve trattato sugli Dei dei barbari succederanno molte Lezioni sull’allegoria
ete la mente alla dignità dell’impresa, e agli scritti di quei grandi dei quali le idee possono farsi vostre; giacché i con
i immortali di quei sommi intelletti che trionfano di tanti secoli, e dei quali la fama durerà quanto il mondo. Voi eccita
zione; a voi la patria raccomanda la gloria delle arti, sacra eredità dei nostri maggiori. Comandate ai nemici del nome Ita
zodiaco, il sagittario ed i pesci. Nè meno assurde erano le opinioni dei Fenicj, come si rileva da Eusebio, che ci ha cons
ingombro. Ciò per molti secoli fu infinito: ma lo spirito s’innamorò dei suoi principj, si mi schiò con essi, e questa mis
no prodotti altri dotati d’intelletto, che detti furono contemplatori dei cieli Zophasemen. Ebbero questi la forma di ovo,
evoli, che cominciarono allora a moversi sopra la terra. Ecco le idee dei Fenicj sull’origine del mondo, nelle quali, quant
chè fu derivata da quella di Thoth, che fu pure agli Egiziani comune, dei quali Diodoro Siculo ne ha conservato le opinioni
un altro iddio detto Phta, il quale forse è lo stesso che il Vulcano dei Greci. Il senso degli espressi simboli così dichi
sua invisibil natura, il supremo dominio delle cose, la spiritualità dei suoi moti. Nell’evo era simboleggiato l’universo.
nebre occupavano tutte le cose se li chiudeva. Percorsa la teogonia e dei Fenicj e degli Egizj, ragion vuole che quella dei
corsa la teogonia e dei Fenicj e degli Egizj, ragion vuole che quella dei Greci si discorra, che da ambedue queste nazioni
che da ambedue queste nazioni riceverono parte della loro religione e dei loro costumi. Orfeo, che molte cerimonie relio’io
costumi. Orfeo, che molte cerimonie relio’iose istituì colla divinità dei suoi versi, viene accusato per alcuni di avere a
agano. Orazio, infatti, lo chiama interprete degli Dei e correggitore dei guasti costumi dei mortali; e se fede si dasse al
tti, lo chiama interprete degli Dei e correggitore dei guasti costumi dei mortali; e se fede si dasse al compendio che Timo
della cosmogonia orfica, egli potrebbe trionfare di tutte le calunnie dei suoi avversarj. In tanta discordia di opinioni, n
l’istoria di tanti delirj, leggendovi la descri zione della battaglia dei Giganti contro gli Dei che è nel poema del mentov
e il Giorno. Formò la Terra appresso il Cielo e le Stelle, soggiorno dei numi. Formò ancora le Montagne unite in matrimoni
ietudine compagna del Dolore e del Rincrescimento, l’Esperidi custodi dei pomi d’oro, le Parche, cioè Cleto, Lachesi ed Atr
che, cioè Cleto, Lachesi ed Atropo, dee terribili, che filano la vita dei mortali e vendicano i delitti. Nacquero dalla Not
antichi principio di sacrifizj e preghiere, e presiedeva ai consigli dei re, alle guerre ed alle vittorie. Rea si congiuns
orto vecchio consultati gli oracoli, che predetto gli avevano che uno dei suoi figli gli avrebbe tolto l’impero del cielo,
n pena, giacché come avremo luogo di vedere, stettero nella battaglia dei Titani dalla parte di Giove. Si unì la Terra col
aro, volendo vendicare i Titani, e generò l’ultimo e il più terribile dei suoi figli. Tifone, dalle di cui spalle nascevano
se del suo trono; ma rimediò alla comune paura l’arme per cui trionfò dei fratelli di questo, il fulmine, col quale lo prec
fulminato gigante ebbero i Venti, tranne Noto, Borea, Zeffiro, figli dei numi. Giove possessore tranquillo dell’Olimpo, sp
erte: il mio consiglio Vi trasse al raggio della cara luce Dal dolore dei lacci e della notte Lacrimosa. — Sì disse, e l’in
suonò: la terra Alto strideva: l’agitato cielo Geme, e sotto il furor dei piedi eterni Crolla l’Olimpo. La tremenda scossa
da scossa Fino al Tartaro giunge: il capelstio, L’inaudito tumulto, e dei potenti Le percosse: dall’una all’altra parte Vol
nuovo si confonda il cielo, E il caos antico l’universo teme. — Tanta dei numi era la guerra: I venti Mescon fremiti, polve
iglio Li circondò di triplicati nodi. Lezione terza. Dei Templi e dei sacrifizj. In mezzo ai campi, nel maestoso sil
e gli antichi nel genere ancora degli edifìzj significavano la natura dei numi ai quali erano dedicati, poiché per Giove, p
più elevato sito, sembravano signoreggiarle. In mezzo alla frequenza dei cittadini sorgevano le macchine sacre alle divini
nza degli Dei ancora l’oro, che non avea violata l’ingenua semplicità dei loro templi; ed eran pure assicurati dalla rivere
o Brenno, che derubarono il tempio di Delfo, e deridendo la religione dei sepolcri cercarono con memoranda avidità l’oro fr
idità l’oro fra le ceneri degli estinti, mostrando che dalla barbarie dei vincitori nemmeno il sonno della morte è sicuro.
citori nemmeno il sonno della morte è sicuro. Converrà adesso parlare dei sacrifizj, che divideremo, secondo il genere dei
verrà adesso parlare dei sacrifizj, che divideremo, secondo il genere dei numi ai quali erano offerti, in celesti, marini e
volta umano sangue. Achille offerse al troppo vendicato amico quello dei prigionieri Troiani; Pirro sulla tomba di lui ucc
acchiato di delitto, grato non era il sacrifizio, e sicura la collera dei numi. Infatti, al dir di Giovenale, qual’ostia no
ale, qual’ostia non merita di vivere più del colpevole? La viva acqua dei fiumi purgar doveva le mani asperse di stragi rec
rte, ad Ercole il pioppo, e così a tutti gli altri Dei quegli alberi, dei quali cara era loro la tutela. Quindi ai sacrifiz
cqua lievemente spruzzato: si arrecavano in mezzo al mistico mormorio dei sacerdoti i sacri coltelli e le scuri e l’urna ri
lavano quando dalla tempesta erano stati suggeriti i voti, e la paura dei mortali avea patteggiato coi numi. Prima le inter
de fa libazioni il condottiero degli Argonauti, perchè reputavasi che dei numeri impari si compiacesser gii Dei: opinione a
piacesser gii Dei: opinione avvalorata dai sottilissimi vaneggiamenti dei filosofi pittagorici. Miele e latte consacravasi
animali, che mansuefar doveano l’eterna mestizia e del re di Stige e dei numi consorti nell’impero e nella pena. Cupe foss
ci, e innanzi agli occhi Dell’ammirato popolo festante Spiegano tutta dei regali doni La magnifica pompa, e l’auree masse,
lato: in cima Vi si adagia il cadavere; dai membri De’ buoi scoiati e dei sgozzati agnelli A lui qual nume in sacrifizio of
zie soprei i sacrifizj. Nella passata Lezione, dopo aver favellato dei templi, si ragionò ancora de’ sacrifizj, argoment
agli Dei della terra. Tutto additava fra i primi uomini la semplicità dei loro costumi, che più ancora si manifestava nel m
ed i campi, e sovente sopra le montagne, forse perchè l’immaginazione dei mortali reputava che così avvicinandosi al cielo,
onde nelle sacre carte questo profano costume è materia alle rampogne dei profeti, alla pena dei prevaricatori, allo zelo d
questo profano costume è materia alle rampogne dei profeti, alla pena dei prevaricatori, allo zelo dei giusti. Però Ezechia
ria alle rampogne dei profeti, alla pena dei prevaricatori, allo zelo dei giusti. Però Ezechia fu lodato perchè fé’ dissipa
peratori romani nel numero degli Dei, ebbero ancor essi altari, e più dei numi, non perchè tutti gli credessero ascritti al
e più dei numi, non perchè tutti gli credessero ascritti al concilio dei celesti, ma perchè gli schiavi temerono mai sempr
o lettere che dettava il dolore; ed Enea, lagnandosi della rotta fede dei Rutuli, chiama, presso Virgilio, Giove e le are i
giorno. Ma siccome i mortali agli Dei si volsero, o per ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder l’adempimento de
o per ringraziarli dei ricevuti benefìcj, o per chieder l’adempimento dei loro voti, parlerò delle ostie che allora si offr
ei Fasti alla curiosità desiderio non lascia. Conviene adesso parlare dei ministri per le vittime, degl’istrumenti adoprati
stri per le vittime, degl’istrumenti adoprati per ucciderle, e quindi dei sacrifizj umani praticati dagli antichi, fra i qu
ascanii, se quadrata. Il sangue si accoglieva in vasi detti sfagbii, dei quali la figura si scorge nelle medaglie di Calig
ione in difesa di Fonteio. Egli dice, volendo dimostrare la poca fede dei loro giuramenti: « Cosa volete che vi sia di sant
la fede di chi i numi crede doversi placare colle colpe e col sangue dei mortali: Aspetterassi da costoro pietà, e moderaz
congiunto; e quando un tiranno pericolava nella salute, gli schiavi, dei quali è gloria l’ubbidire, prevenivan volontarj l
vasi in questa orribile espiazione: ferivano i Sardi il tremulo collo dei vecchi che avevano oltrepassati i settant’anni; d
cisione degli animali si avvezzava alla crudeltà ed al sangue il core dei mortali ! Ma quali erano i riti che per celebrare
rappresentava avendo tutte le immagini di mestizia esauste nel volto dei circostanti, le sembianze del misero padre, imita
o giunti Della figlia di Giove al sacro bosco Ed ai floridi prati ove dei Greci Son le schiere accampate. In mezzo a noi St
n imeneo segreto I brevi sdegni alla rapita donna. Io vidi, io stesso dei nascosi amori Questo frutto infelice, e scorsi al
dei nascosi amori Questo frutto infelice, e scorsi allora La minaccia dei fati. Or qui la tragge Fortuna, e il suo furor: s
incensi e voti. Racine, Ifigenia. Lezione sesta. Dei simulacri e dei boschi sacri, e dei riti ad essi risguardanti.
cine, Ifigenia. Lezione sesta. Dei simulacri e dei boschi sacri, e dei riti ad essi risguardanti. Le umane invenzioni
n altro. Dopo che Iddio fu dimenticato dai potenti felici, il bisogno dei numi deve esser nato col tempo e colle sciagure.
etti Fictilia, dall’arte di gettarle, e Plinio dice che la semplicità dei primi Romani escludeva l’oro ancora dalle figure
ietà al padre di lui Glabrione. Nè legge veruna prescrivea l’ altezza dei simulacri: presso gli Egiziani ne erano alcuni co
à le statue fossero comunemente piccole, come quelle de’ Lari e degli dei Pataici d’ origine fenicia, che sulla prora dei v
elle de’ Lari e degli dei Pataici d’ origine fenicia, che sulla prora dei vascelli si collocavano. Numerose erano le statue
iene della deità reputavansi, che Dei erano dette. Nel giorno festivo dei numi, ai quali erano le statue dedicate, praticav
piii importanti, conviene, che de’ boschi sacri ancora favelli; l’uso dei quali è certo che ha preceduto quello dei templi,
sacri ancora favelli; l’uso dei quali è certo che ha preceduto quello dei templi, come vi ho dimostrato. La notte, propria
e, propria delle selve, spaventò dai più remoti tempi l’ignavo timore dei mortali, che vi adoravano lo stesso silenzio, e l
ronia, di Diana Aricina, di Giove Laziale, di Augusto, e molti altri, dei quali la descrizione presso gli antichi si legge.
neca vi saranno rammentati ancora i riti per tanta empietà osservati, dei quali si ragionò nella passata Lezione. Racconto
piante. Di Tantalo i nipoti auspicio al regno Qui soglion trarre: qui dei dubbi eventi Cercar la sorte: ai paventati tronch
igro qual palude stagna. Così di Stige è l’inviolabil onda Sacramento dei numi. Odi la notte Gemer gì’ iddii ferali, e suon
1 rei ministri Tremano: immoto è solo Atreo. Sgomenta Ei la minaccia dei presenti numi. Già tronca le dimore, e gli occhi
a, e d’ambo i lati Scuote le giube sanguinose, e tiene Dubbia la fame dei digiuni denti; All’empia morte le dovute teste Co
e il labbro forma Incerte voci e impallidisce: cerca L’ultimo errore dei nuotanti lumi Il fratel pargoletto; eppure Atreo
fine della colpa: è grado A delitto maggiore, a cui la fede Mancherà dei nipoti. Appena ei vide La strage, e sen compiacqu
o delle favole e la storia degli Dei, che colla scorta de’ Classici e dei monumenti mi accingo a tesservi, confortato dalla
è i re tutti ebbero presso gli antichi questo nome, sia che la patria dei sommi fu sempre di dubbi e di contrasto argomento
i fu della puerizia di lui testimone famoso. Si oppongono alla gloria dei Cretesi mendaci, i quali additano pure il sepolcr
nite in Tebe, città della nominata regione. Che che ne sia, l’istoria dei natali di Giove, del parto di R.ea, dell’inganno
fosse il latte della Capra di nome Amaltea, ma chiamata ancora Olenia dei Classici, perchè presso una città di Beozia detta
i concesse maraviglioso intelletto. Reda, Itome, Adrastea, le sorelle dei Cureti figlie di Melissea, Tisoa, Agno, si disput
udi per occultarne il vagito. Così sono rappresentati in due medaglie dei Laodicesi e degli Apamesi di Frigia, destinate ad
o arse che Saturno e Rea circondò di catene. Udì Giove adulto il fato dei genitori; raccolse gran schiera di soldati cretes
simulacro, ove Giove stesso colla tazza nella destra pasce la regina dei volatili quantunque tal ministero sia dato comune
antasse dopo la pugna famosa, e coll’eterna armonia della sua cetra e dei suoi versi di incognita e maravigliosa dolcezza c
oi versi di incognita e maravigliosa dolcezza così riempisse il cuore dei numi. Il divino Pindaro colla maestà de’ suoi ver
rza; poiché da Giove fu superato, e sotto l’Etna sepolto; ove, al dir dei poeti, ancora minaccia, quando l’immenso fianco m
ne di Vulcano e cadere gli stessi fulmini, onde fu vinto, dall’incude dei Ciclopi. Aveva lo stesso gigante già dato a Giove
re, che secondo Omero, sono la prima cura di lui. Domò altri giganti dei quali era capitano Tifone che si accamparono nei
roia, tentasse fuggire l’imminente fortuna, ignorando che fra le cure dei vincitori non fu mai la riverenza dei numi. In qu
tuna, ignorando che fra le cure dei vincitori non fu mai la riverenza dei numi. In qualunque maniera succedesse la division
mpo, e coll’ozio vennero i vizj, che mai sempre furono la ricreazione dei potenti sicuri. L’amore divenne gran parte della
occhi, e con soave nodo Gli lega e vince le disciolte membra. Quando dei veri sogni erra la schiera Per le tacite case, e
e: sogni. Perchè turbate del tranquillo letto La sicura quiete? e chi dei numi La vision m’offerse, e chi fu quella Stranie
e il mansueto Amabil toro carezzar, che vince Coll’alito divino ancor dei prati La fragranza gentile. Ai pie d’Europa Incol
onesse la sua divinità il padre degli uomini e degli Dei, onde essere dei suoi amori contento. Dopo le nozze di Meti figlia
Radamanto. Fra le amanti di Giove infelicissima fu Antiope, argomento dei tragici incolti versi di Pacuvio. Costei, fìgha d
incolti versi di Pacuvio. Costei, fìgha di Nitteo e moglie di Lieo re dei Tebani, fu violata da Giove mutato in Satiro. Il
e la serie dello colpe di Giove, poiché i semidei celebrati dai versi dei greci poeti, dai quali comincia l’istorica Mitolo
luce Arcade: e la costellazione cui dà il suo nome stancava gli occhi dei greci nocchieri, poiché, come dice Omero, è per e
o deve alle costumanze, ai bisogni, alle speranze, alle paure, erario dei sacerdoti. Sia d’esempio Giove quanta incertezza
. Abbandonando tanti ‘dubbj e tanta diversità di opinioni, vi parlerò dei templi più famosi di Giove e dei nomi diversi che
ta diversità di opinioni, vi parlerò dei templi più famosi di Giove e dei nomi diversi che l’evento, i luoghi e le persone
favella il mentovato scrittore) conviene dirvi che Adriano imperatore dei Romani l’ha consacrato, ponendovi quella bella st
» Fin qui Pausania. Maggiori particolarità rileva nelle Illustrazioni dei marmi Arimdelliani Prideaux, che osserva come que
empio, che costruito in Elide a Giove, detto pure Olimpico, comandava dei Greci l’ammirazione. La statua del nume era frutt
ico, comandava dei Greci l’ammirazione. La statua del nume era frutto dei trofei riportati dagli abitanti d’Elide sopra i P
queste figure. La facciata posteriore rappresentava il combattimento dei Centauri e dei Lapiti nelle nozze di Pirotoo: dal
La facciata posteriore rappresentava il combattimento dei Centauri e dei Lapiti nelle nozze di Pirotoo: dalle mani di Alca
erano di mille figure adornate; in una erano figurati sette vincitori dei giuochi olimpici, nell’altra Ercole che coll’Amaz
ete scorgere mentre io, adempiendo al mio scopo, vi tesso il catalogo dei più famosi cognomi dati al figlio di Saturno. Pad
ie Romolo, Cornelio Cosso, e Marco Marcello uccisore di Viridomaro re dei Galli. Perchè Giove fosse chiamato Statore Tito L
si leggeva Verità: come simulacro, di Fidio inscritto era sulla testa dei fanciulli. Giove Pluvio ricorda Pausania, Furnuto
disse: « Ha Giove occhi vendicatori. » Eccovi quasi esausta la serie dei cognomi che il padre degli uomini e degli Dei ebb
atore commemorò Erodoto, e chi era macchiato del sangue degli amici e dei parenti ne abbracciava l’altare che in Olimpia, a
gli dava Dodona, celebre selva, ove le Caonie colombe volando, al dir dei poeti, presagivano il futuro. Un equivoco della l
Quirino Visconti, che secondo il parere di molti si giovò totalmente dei lumi del figlio. A questa succederà la promessa E
e armi degli avversarli, parlerò pri ma delle gesta della dea, quindi dei simboli coi quali era rappresentata a tenore dei
ta della dea, quindi dei simboli coi quali era rappresentata a tenore dei nomi e degli attributi diversi che l’antica credu
enitore, perchè questi avea patteggiato coi Titani solamente la morte dei maschi: che nulla da femmine imbelli potevan teme
to. Il consiglio di Giove non trovava mezzi di placarla. Citerone, re dei Plateensi, il più astuto dei mortali, persuase al
trovava mezzi di placarla. Citerone, re dei Plateensi, il più astuto dei mortali, persuase al dio di fabbricare un simulac
isse quel lato cui dà il nome, e parte scorrendo per la terra mutasse dei gigli già crocei il colore. Ercole adulto ferì lo
e potevano ancora nell’olimpico agone presentarsi ad ambire la gloria dei piedi veloci negli stadii minori. Sacra era a Giu
i stadii minori. Sacra era a Giunone la vacca, perchè quando la paura dei giganti costrinse gli Dei a fuggire nell’Egitto,
sentono il più piccolo cangiamento: il secondo, perchè nacque, al dir dei Mitologi, dalla morte di Argo, cui fu inutile la
, al dir dei Mitologi, dalla morte di Argo, cui fu inutile la vigilia dei cento lumi coi quali custodiva la misera Io. Una
’arte, tutto in questo simulacro è interessante e mirabile. La grazia dei contorni, la bellezza e la maestà de’ grandi occh
Giunone fu appellata βοωπις, occhi di bue, l’eleganza e la gentilezza dei panneggiamenti, la finitezza del lavoro in ogni m
Augusta, fu contradistinta, non riflettendosi che la bellezza sublime dei lineamenti del volto lungi dall’indicarci qualche
ello si ravvisano talvolta i vestigi delle maniere usate nelle scuole dei più abili quattrocentisti. Nè meno che per la scu
i di Giove, furono i cognomi che la verità degli ufficii, la fantasia dei poeti, l’ambizione delle nazioni impose a Giunone
de. Di Telchinia, così detta dai Telchini, che primi fecero le statue dei numi, favella Diodoro. Eccovi tessuta la serie de
i fecero le statue dei numi, favella Diodoro. Eccovi tessuta la serie dei nomi più illustri. Ragionar degli altri sarebbe i
come nascesse da Giunone fa Ovidio nei Fasti narrare a Flora custode dei giardini. Molte immagini, onde può far tesoro il
te. « Queste sottili interpretazioni non ci danno si curamente l’idea dei più antichi artefici, i quali la velarono come ma
a che stringe al seno. « Ma questa statua, la cui testa per la maestà dei lineamenti e per la dolcezza dell’espressione mer
ì diverso che non può attribuirsi ad un solo maestro, benché il corso dei secoli ne abbia assai rispettata l’ integrità. »
edo un orto. Che educa l’aura, e che coli’ acqua irriga Limpido rivo; dei gentili fiori Il mio marito ornollo, e disse: O d
furti Tutti volgea nella sdegnosa mente Per far querela al gran padre dei numi. Quando gli stanchi piedi innanzi ai nostri
a: noi saprà quel forte Che paventi: e giurò l’acque di Stige, Pallor dei numi, Allor risposi: In questo Orto, portato dagl
a ninfa Apno fosse commessa, altri a Giunone. Sapendo che l’ infanzia dei potenti fu sempre miracolosa, sono contento d’ in
i Aello e di Agenore; Cedusa di Asopo, Bilie di Orione, Celeno di uno dei Tritoni, Tirro di Palemone e Neleo, Venere di Eri
ente da Piteo, avolo materno dell’eroe, per conciliargli la reverenza dei Trezenii, che sommamente onorano l’imperatore del
one, Efialte, Polifemo, Pelasgo, Amico, Anteo, Albione e mille altri, dei quali la fama è men chiara. Non fu questo dio ese
Spio, Cimodoce e Talia. E quando Giunone ai fati d’Enea oppose l’ira dei venti, che prima dormiva nelle caverne di Eolo re
tterranea gli era costruita nel circo massimo, e si onorava col corso dei cavalli. Ippico lo chiamò la Grecia, sia che maes
fremente cavallo. Nell’ istmo di Corinto, ove celebravansi i giuochi, dei quali i vincitori vivono ancora nei versi’ dell’i
nelle antiche monete Nettuno e i fiumi.9 Ecco quasi compita la serie dei cognomi dal Paganesimo dati a Nettuno, che ninno
sse: Io non ti disprezzo, a me utile segno. Salve, o amabile compagna dei conviti, letizia dei cuori. — Ciò detto, portando
zzo, a me utile segno. Salve, o amabile compagna dei conviti, letizia dei cuori. — Ciò detto, portando 1’ amabile scherzo,
o, non riscontrò per sua gran ventura ninno degli uomini e degli Dei: dei cani stessi non s’udiva il latrare. Entrò con tac
de rimproverò la frode al figliuolo, chiamandolo grande sollecitudine dei mortali. Giunse intanto Apollo nell’Onchesto, sco
acra cetra allegratrice delle Muse, gioia delle amabili danze, decoro dei gloriosi giuochi. In ricompensa concesse a Mercur
ne, giacché, come più volte ho notato, a que sti si deve la diversità dei modi nei quali furono i numi ritratti. Udite inta
rendono equivoca la rappresentanza. E quantunque nella maggior parte dei monumenti le ali appariscano sul suo petaso, o ca
a illustrata da Winkelmann. Conviene infatti il segreto al messaggero dei numi, ma dubito che il nostro marmo alluda a qual
izio del furto, non potè sfuggire alla vista di un vecchio lavoratore dei campi di Onchesto, al quale raccomandò con tutta
labbra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati da Luciano in uno dei suoi Dialoghi, in cui delinea collo spiritoso suo
terrato questo gentil monumento nel territorio di Tivoli; nel predio dei Sabi a Quintiliato, contrada cosi detta dalle rel
nella quale siasi conservata questa singolare insegna del messaggiero dei numi. Ha egli il suo petaso, o cappello, in capo
sogliono intrecciarvisi vuol denotarsi, secondo Plinio, la concordia dei feroci, o si allude ad una favola rammentata da I
i quanto affermiamo è un risultato degli schiavi intrapresi nell’orto dei Padri Dottrinarii di Palestrina, che resta immedi
nato: e non altrove appunto che nei Fori solevano inalzarsi le statue dei benemeriti delle città. » Omero , Inni, tradot
one deriva. L’alato Cillenio lo chiamò Virgilio che apportatore lo fa dei cenni di Giove ad Enea immemore della Italia prom
inge al volo, per cui dal cielo fino agli abissi discende apportatore dei comandi paterni. Messaggiero e banditore dei numi
ssi discende apportatore dei comandi paterni. Messaggiero e banditore dei numi Mercurio pure fu detto, e per tanto ufficio
ravano forse perchè in questo costume formata fu- dal dio la rozzezza dei primi mortali. Vergadoro fu il nipote d’Atlante p
to, lo dissero pure gli antichi, secondo alcuni dai quattro ritrovati dei quali fé’ ricca l’umana gente; e al parer di altr
ancora comune. Odio dalle strade denominavasi, ed Egemonio perchè era dei miseri e dei giusti, liberati dalle spoglie morta
. Odio dalle strade denominavasi, ed Egemonio perchè era dei miseri e dei giusti, liberati dalle spoglie mortali, condottie
caduceo; colla destra verde palma brandisce. » Eccovi ordita la serie dei diversi cognomi, coi quali fu dai Pagani distinto
statua chiamata l’Antinoo di Belvedere, ma riconosciuta dal consenso dei dotti e’degli artisti per rappresentante il figli
a denominazione che per ben due secoli ebbe dal volgo degli eruditi e dei professori. I più esperti uomini d’ ambedue le ac
del capo, propria di un nume che s’ inchina ad ascoltar le preghiere dei mortali; disconviene finalmente l’assenza totale
tar le preghiere dei mortali; disconviene finalmente l’assenza totale dei distintivi del vincitor della belva di Calidone,
a verun vestigio. Io non ho mai dubitato di ravvisare Mercurio in uno dei più bei simulacri dell’antichità e dell’idolatria
denominazione, potrei dire che l’avvenenza del volto e l’increspatura dei capelli suscitarono l’idea di questa rassomiglian
esta rassomiglianza, che non ha poi retto alla diligente osservazione dei ritratti certi di Antinoo. Credettero ancora di a
più ardire, o si consideri il serpeggiamento della figura, il rilievo dei fianchi, il contorno delle gambe, e sin l’espress
chi, il contorno delle gambe, e sin l’espressione delle articolazioni dei piedi. È vero che nelle gambe trovano alcuni cono
i qualche difetto, ma può questo ben provenire dalla riunione moderna dei pezzi antichi eseguita con qualche arbitrio, L’ a
go, quantunque nella Storia delle Arti ciò si asserisca. È questo uno dei piccoli nei di quelr opera classica, che non ne o
Apollo rise. Tu l’aer tratti, a te servono i venti Coll’eterno vigor dei piedi alati: Scendi fra noi quando di dio gli acc
rtali Priamo guidasti fra l’Achive tende: Gli accrebbe onor la maestà dei mali. Non regie bende. Baciò le mani al vincitor
rgon per la nova luce Provido pianto. Tu vinci gli occhi col miglior dei numi, Che per te lascia le Cimmerie grotte: Dical
di Giove, Apollo si distingue, il signore del canto, l’eterno rettore dei corsieri del sole, il custode del futuro, di cui
dilegua le tenebre; il re della Delfica terra, di Claro, di Tenedo, e dei regni Panopei. Al figlio di Saturno lo partorì La
l cielo. Apollo, benché dio, soggiacque a molte sventure: onde veruno dei numi fu di esso più compassionevole, avendo fatto
unque nell’amore avesse scusa il suo fallo, non gustò più la dolcezza dei baci divini. Invano per nove giorni cogli sparsi
tua siamo sicuri di ravvisare il celebre Saurottono, lavoro di bronzo dei più rinomati dello spesse volte lodato Prassitele
fu l’inno primo Che sonava per Delfo, allorché Apollo Insegnò l’arte dei curati strali. Scendevi in Pito, o nume, allor ch
alaurea che è dirimpetto a Trezene. Ho sentito dire a degli altri che dei pastori avendo condotto per caso i loro armenti v
ente Delfo, ma Pito: di che Omero fa testimonianza nella enumerazione dei Focesi. Coloro che si piccano di sapere le geneal
. « I poeti dicono che fu da Apollo ucciso un drago, cui la sicurezza dei suoi oracoli aveva la Terra affidata. Si racconta
bandonasse, e Femonoe interprete di lui risposegli in versi esametri, dei quali è tale il senso: — Apollo scoccherà una fre
ell’armata di Serse ebbe lo stesso scopo. I Focesi per le istigazioni dei loro capi, si resero padroni del sacro deposito,
i portò via cinquecento statue di bronzo, tanto d’uomini illustri che dei numi. « Passiamo adesso all’istituzione de’ giuoc
ale rispettabile rendeva un’alta saviezza con una perfetta cognizione dei misteri, nè Museo che si era propoposto d’imitare
ra propoposto d’imitare Orfeo, vollero avvilirsi a disputare la palma dei giuochi Pitici. Si racconta che Eleutero fu dichi
i sarebbero che delle corone pei vincitori. Si tolse l’accompagnatura dei flauti, perchè aveva un non so che di tristo, e n
he se ne faceva. « Nel seguito ai giuochi Pitici si aggiunse la corsa dei cavalli. Nell’ottava Pitiade si diede una corona
materno seno Con le fiamme rapite al frigio rogo Arsi, se Giove, che dei numi è padre. Non donava ad Enea patria migliore,
musa. Imberbe Ageo. Tu gli animosi spirti Mi desti, e la divina arte dei versi Ed il nome di vate. voi, che siete Fra le v
oi di chiara Stirpe fanciulli, alla gran dea tutela Che l’error segue dei fugaci cervi, Del Lesbio metro l’armonìa serbate.
ttima. Monumenti del tempio di Delfo. Pausania, nell’enumerazione dei doni che ornavano il tempio di Delfo, tesse la st
i più considerevoli monumenti consacrati al dio. Lasciando le statue dei musici e degli atleti, che hanno nell’arte loro r
ina, offerta dai Corciresi, Si presenta quindi a vostri occhi il dono dei Te^eati in memoria del trionfo che riportarono su
di Antifane Argivo. Innanzi a questi simulacri ne stanno altri nuovi dei Lacedemoni in rendimento di grazie per la vittori
mirano pure altre offerte degli Argivi, che consistono nelle immagini dei principali capi che presero il partito di Polinic
Anfiarao con Batone suo parente e suo scudiere, che tiene le briglie dei cavalli. L’ultima di queste statue è di Aliterse;
Ercole, e da Perseo d’Ercole ancora più antico. « Succede il presente dei Tarentini, che consiste in cavalli di bronzo e ne
to monumento è della scuola di Agelada Argivo. Accanto vi è il tesoro dei Sicionii, ove si custodiva il danaro consacrato a
in questo luogo, nè in alcun altro del delfico tempio. Segue il dono dei Gnidii, eh’ è una statua equestre di Triopa loro
uttra. Gli Ateniesi hanno ancora edificato un portico colle ricchezze dei popoli del Peloponneso e dei loro alleati. Rostri
ora edificato un portico colle ricchezze dei popoli del Peloponneso e dei loro alleati. Rostri di navi e scudi di bronzo ne
, Minerva e Diana consacrati dai Focesi; Giove Ammone sul carro, dono dei Cirenei, popolo della Libia di origine greca; una
popolo della Libia di origine greca; una statua equestre di Achille, dei Tessali; un Apollo con una cerva, dei Macedoni, c
una statua equestre di Achille, dei Tessali; un Apollo con una cerva, dei Macedoni, che abitano la città di Dione sotto il
to il monte Pierio. La statua di Ercole, che quindi si scorge, è dono dei Tebani, il Giove in bronzo e l’immagine dell’Isol
è dono dei Tebani, il Giove in bronzo e l’immagine dell’Isola d’Egina dei Filasi, l’Apollo della stessa materia, appartiene
la menzogna e la sceleraggine della moglie. S’imbarca e va in traccia dei figliuoli per confessar loro la sua imprudenza, e
e prende un’ascia, taglia la fune, la nave s’allontana, e fugge preda dei venti. L’ascia di Tene ha fondato un proverbio ch
di Salamina. Due altre statue del nume sono ofierta degli Epidauri e dei Megaresi. Nel pavimento del tempio di Delfo belli
la quale si legge nella colonna a cui sovrasta la statua del principe dei poeti. — Felice ed infelice, giacché tu sei nato
, con un remo in mano. Sopra lui si vede un certo Ictemene, che porta dei vestiti, ed Echeace che discende da un ponte con
non pregiudicassero alla bellezza dell’opera, giacché Polignoto è uno dei più famosi antichi pittori). — « Presso Eleno sta
sania a descriverci nella seguente Lezione. Udite la sorte di Niobe e dei figli di lei da Ovidio, che in questa parte ho vo
sua il difetto di dare moderni costumi agli antichi, nuoce allo scopo dei nostri studii. Quindi è che mi perdonerete se avv
olto avanza, e sono Maggiori i beni del timor. Fingete Che pera alcun dei figli miei: saranno Più che due sempre su: l’allo
aggiati numi. Che sol questo alla plebe il re non vieta. Ode l’ardire dei superbi detti Latona, e del dolor le furie a gara
piano Campo largheggia, a cui le dure glebe Frangono le confuse orme dei carri, E dei corsieri le ferrate zampe. Parte dei
largheggia, a cui le dure glebe Frangono le confuse orme dei carri, E dei corsieri le ferrate zampe. Parte dei figli d’Anfi
ono le confuse orme dei carri, E dei corsieri le ferrate zampe. Parte dei figli d’Anfion qui preme Ai veloci cavalli il ter
olo aggrava Le curve membra; sopra il suol d’entrambi L’ultimo errore dei natanti lumi Cerca la luce, e fuggon l’alme insie
rò nel core Poco, e causa di morte è breve piaga. La fama e il pianto dei congiunti accusa Tanta ruina alla fastosa madre,
accusa Tanta ruina alla fastosa madre, Che tiene ira e stupor, perchè dei numi L’oltraggiata ragione osi cotanto: Che posto
la fronte, e circondato da uno strofio, o cordone, ornamento proprio dei numi e de’ re, sono così elegantemente increspati
zione, non mancando che la mano sinistra, ed essendo le gambe riunite dei loro pezzi antichi. Quello che avanza circa la qu
in ciò la forza della verità mi obbliga a dissentire da un grand’uomo dei nostri tempi (il celebre Mengs) che non contento
er letteratura, che si è compiaciuta fare al pubblico un dono postumo dei suoi scrìtti. Mi conviene, dissi, dissentire in c
rmata sull’astrazione di ciò, che vi ha di più sorprendente nei pezzi dei più insigni della greca scultura, non è però conf
arrara, era la ragion più forte, come quello ch’era ignoto nel secolo dei grandi artefici. La non originalità dell’Apollo e
lla storia romana e degl’imperatori, e sa a quanto giungesse il lusso dei Cesari e la non curanza del pubblico di Roma per
i signori del mondo allor conosciuto, potea ben meritare l’ornamento dei capi d’opera della scultura che si vedeano tal vo
ti che voglionsi riconoscere nell’Apollo sono la perfetta eguaglianza dei piedi nella lunghezza, e la situazione della clav
ze, e che ciò che distingue l’autore eccellente non è tanto l’assenza dei difetti, quanto l’esistenza di certe bellezze e d
i questa risposta, ma sosterrei piuttosto, che veramente è questo uno dei quattro celebri Apollini in marmo rammentati da P
ppresentava l’Apollo Alessicaco, ovvero Averrunco, cioè Allontanatore dei mali, ed era stata a questo nume eretta in Atene
re infermità e morte, ma nel tempo stesso col serpe ai piedi, simbolo dei rimedii e della salute; per mostrare che il morbo
digio dell’arte, tutte l’altre opere ne oblio, e sovra di me stessa e dei sensi mi sollevo per degnamente estimarlo. Il mio
degnamente estimarlo. Il mio petto si gonfia e s’inalza, come quello dei vati dal profetico spirito investiti, e già mi se
statua l’idea che ne ho dato, imitando così coloro che posavano a pie dei simulacri degli Dei le corone che non giungevano
. di Mit. ecc. 30 stro compatimento, ho tradotto, quanto il più bello dei numi fosse nel suo primo amore sventurato. Dafne
selve a lei piace il secreto; Emula di Diana, ama alle belve, Terror dei boschi, contrastar le spoglie; Ai capelli l’error
mio sarai. Colle tue frondi, la mia chioma, l’arco E la cetra ornerò; dei lieti duci L’onor sarai quando le lunghe pompe Ve
sopra Apollo, primo vanto di Latona, innanzi di tesservi il catalogo dei diversi nomi coi quali l’antichità lo distinse. C
Belvedere, l’altra unita al busto, e affatto intera, sta nella camera dei Conservatori del Campidoglio; la terza è nel Muse
o, e sta scrivendo sopra una tavola. La somiglianza dell’acconciatura dei capelli in amendue i sessi può scusare coloro i q
to dio è l’imagine: ma senza attaccarci questo senso bisognava dargli dei capelli di questo colore come al più bello dei gi
senso bisognava dargli dei capelli di questo colore come al più bello dei giovini, poiché questi generalmente son biondi. D
questi generalmente son biondi. D’altronde nella pittura il contrasto dei capelli neri con la bianchezza della carne è trop
a carne è troppo duro, e produce un effetto meno piacevole che quello dei capelli biondi; verità di pratica, riconosciuta d
entato. Noi troviamo in Plutarco che gli antichi pittori hanno dato dei capelli biondi a tutte le divinità giovanili, nep
o divisa vi si forma delle cavità. Così mi sembra che deva intendersi dei capelli di color blu che Omero dà ad Ettore ed
capelli di color blu che Omero dà ad Ettore ed a Bacco: vale a dire dei capelli biondi, che interiormente, e nei luoghi o
a una tazza di ambrosia, immagine tolta da Omero. Apollo si trova con dei cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappresent
di ambrosia, immagine tolta da Omero. Apollo si trova con dei cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappresentato con ques
e ora spieghiamo, ravvisiamo solamente il padre della poesia, il nume dei Vati, il condottier delle Muse. Nell’aria del vol
iù rinomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di uno dei più gloriosi suoi fasti. Ci narra Svetonio che vo
coronato dal lauro, pianta consacrata da Apollo ad esser l’ornamento dei vincitori e dei poeti. Era simil corona tanto pro
uro, pianta consacrata da Apollo ad esser l’ornamento dei vincitori e dei poeti. Era simil corona tanto propria dei citared
l’ornamento dei vincitori e dei poeti. Era simil corona tanto propria dei citaredi che nel certame delfico dei sonatori di
. Era simil corona tanto propria dei citaredi che nel certame delfico dei sonatori di cetra comparivano questi coronati di
trali, e chiamano palla, benché non con tutta la proprietà. (La palla dei Latini era, secondo Tosservazione di Servio, la s
ini era, secondo Tosservazione di Servio, la stessa cosa che il peplo dei Greci). Questa danno ad Apollo quando lo descrivo
zie (o Apollo) risuona carmi in lunga veste. Ed Ovidio: Lo stesso dio dei poeti ragguardevole per aurea palla, tratta le ar
stra è notabile pel basso rilievo di Marsia appeso, che ne adorna uno dei corni, o braccia, dette dai Greci άγκωνες o cubit
tami di Grecia fìngea assoggettarsi al libero giudizio de’ Presidenti dei giuochi per aver motivo di più compiacersi della
tua pubblici voti: Se non difendi le Romulee mura Fu infausto il voi dei Palatini augelli, E il flutto osa soffrir le regi
atini augelli, E il flutto osa soffrir le regie vele Se tu sei prence dei latini remi. Deh non temer se la contraria armata
ma fra quelle che trattano di Apollo, è destinata a tesservi la serie dei nomi più illustri coi quali l’antichità distinse
stri coi quali l’antichità distinse il più hello se non il più grande dei numi. Pulio fu detto, perchè autore ai mortali di
no in tutti i poeti. Spodio fu adorato in Tebe perchè sopra la cenere dei sacrifìcii sorgeva il suo altare. Perchè Delfico
è ivi un tempio gli sorgeva. Apollo Grineo è illustre per Orino città dei Mirine:, nella quale il dio aveva oracolo antichi
rtà Teti concesse, ignara Dei fati Fetontei. Fugge la via Sotto i pie dei corsier, le nubi opposte Stridon divise, già leva
istesso Mancava il peso, onde simile a nave Che leggera al furor cede dei flutti, Salta il cocchio che par vuoto: abbandona
di sé per paura il freno errante Abbandona. Lo sente Eto sul tergo, E dei fratelli suoi la fuga accresce: Non ha legge l’er
e fende Il liquido seren. Spengi il fumante Volto, padre Eridan, rege dei fiumi. Ovidio , Metamorf., lib. II. Lezione
fu consacrata nel sito stesso una selva, ove Apollo dopo l’uccisione dei Ciclopi evitò l’ira di Giove. » Nè questa differ
le. Yoglio inoltre venti ninfe Amnisidi per ancelle, che abbiano cura dei miei coturni da caccia, e dell’altra suppellettil
tosa. Nè meno le atterrì lo strepito delle incudini sonanti, il vento dei mantici e l’urlo delli stessi Ciclopi, che rimbom
della dea e ne’ capelli che leggermente svolazzano, e nell’andamento dei panneggiamenti eseguite coli’ ultima delicatezza;
o soltanto in qualche figura di Bacco, in alcuni busti di Sileno, uno dei quali in bronzo, è presso di me e in altre immagi
ra alla deposta veste Sottopone le braccia, e sciolgon due L’impaccio dei coturni ai pie veloci, E Crocale più dotta in un
pasceano sempre sulla riva dell’ Anauro da’ neri sassi, e piiì grandi dei tori, alle quali oro splendea dalle corna. Stupef
caccia sarà degna di me. — Di cinque, quattro ne prese senza il corso dei cani, ma da per se stessa, acciocché le portasser
na, e tu molto regni con Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli, dei cani, degli archi, dei cocchi, che leggermente ti
n Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli, dei cani, degli archi, dei cocchi, che leggermente ti trasportano quando vai
te la figlia d’Iasio Arcoside, Atalanta dai piedi veloci, ucciditrice dei cinghiali, e le insegnasti accertare il colpo ed
ta degli Achei sopra il rapitore troiano. Salve, o venerabile custode dei porti; e niuno ti disprezzi: che ad Eneo, il qual
a passare sulla mammella sinistra, e di tal colore sono pure i lacci dei calzari. Stava questa statua in un piccol tempio
e vi si frange, e getta Con infinite spume orrido mostro. La minaccia dei corni arma la fronte, E gialla squamma gli ricopr
piano. Si rallenta alfine La fuga, e stanno ver la tomba antica, Che dei regi avi suoi l’ossa nasconde. Sospirando vi corr
evi e generali notizie intorno ai templi vi diedi, promisi ancora che dei più famosi derivata avrei dagli scrittori la desc
dalle medesime Amazzoni, il quale molto bene dimostrava la semplicità dei primi templi, giacché non consisteva che in una n
go e pieno di ricchezze quanto era il primo, e vi si vedevano l’opere dei più famosi scultori. Era quasi tutto l’altare di
i si contavano 127 colonne tilte 60 piedi. Era questo tempio un asilo dei più celebri, il quale, secondo l’autore da me cit
lice ancora L’ implorò Calidon, benché superba Di Meleagro. Fu cagion dei preghi Della Latonia dea cinghiai ministro E vind
ollente spuma Con strider roco dall’adunca guancia. Ch’arma il fulmin dei denti, a terra cade. Or calca nelle liete erbe na
e in un sol nodo accolto Pendente sul sinistro omero suona La custode dei dardi eburnei, e tiene L’arco pur la sinistra. Er
li eroi parte le reti Distende, parte scioglie i cani, e segue L’orme dei piedi nell’arena impresse, E ha desio di trovare
i trovare il suo periglio. Vi era concava valle, ove discende L’acqua dei rivi che le piogge unisce. Qui violento i suoi ne
l’aure facea tremulo dardo, E ferita la belva avriano: il denso Orror dei boschi contendea l’ingresso Ai cavalli, allo stra
so fianco Nasconde il dardo. Ecco di plauso un grido Le gioie attesta dei compagni: e chiede Toccare ognun la vincitrice de
lpitando, e con la pura Onda il consperse. Nel recesso stava, O eroe, dei tuoi felici anni custode: Ma nel trasse la madre,
inore del fratello, chiese a Giove molti nomi e li ottenne. Favellerò dei più famosi, perchè influirono sulla maniera colla
iano che per Endimione pastore le stelle abbandonasse, colla speranza dei furti amorosi, che nei sassi del monte Latmo cela
atona e moglie di Perseo. Titania fu cognominata Diana, perchè da uno dei Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor della c
bi dolori del parto invocata. Orifea la nominavano, perchè le sommità dei monti sacre le sono, e sotto questo. titolo ebbe
time umane. Licurgo cangiò questo barbaro costume nella flagellazione dei fanciulli fino all’effusione del sangue. Gli altr
remo che considerar di passaggio il rapporto de’ moltiplici attributi dei quali è carico, colla divinità medesima, che n’ è
possiamo pure da un solo passo di San Girolamo indovinare il sistema dei Gentili riguardo a questo antichissimo simulacro,
Diana Efesina. Era questo Demetrio un orefice che lavorava in argento dei tempietti della dea con una certa somiglianza al
n nero vello La inorridisce, e cresce in ugne adunche La man curva, e dei pie gli uffici adempie. Per vasta bocca ecco defo
ardì posarsi, E verso i lari errava, e per li campi Già suoi: fuggiva dei latranti cani L’ire minori fra scoscese rupi, E c
diverse opinioni or popolari or filosolìche, che formano la religione dei popoli antichi. Erodoto, citato da Pausania, las
Omero tradotto dal celebre Cesarotti. Virgilio, imitando il principe dei poeti, così n’accenna la forma nell’ottavo libro
rmate di bronzo. » Gli stessi versi detti Ortrii le si tributavano, e dei quali fa l’inventore Arione Metimneo, spiravano g
Tremenda, alta reina. Cui diletta per mezzo alle battaglie Il nitrir dei cavalli, Il picchiar degli scudi, Delle rote il f
del trono di Giove, in piedi. La sua figura, vale a dire il Palladio dei Troiani, teneva una lancia nella mano destra, un
è sopra è ordinariamente gialla nelle antiche pitture, come le copie dei quadri dai bagni di Tito conservati alla bibliote
è la testa di Pallade posta per simbolo di Roma, ove qual dominatrice dei regni mostra nell’atteggiamento una franchezza e
esso pendono in lunghi ricci paralleli. — Forse da quell’acconciatura dei crini a lei propria ha preso Pallade il soprannom
ome un trofeo; per aver Medusa contrastato con Minerva sulla bellezza dei suoi biondi capelli, per tal presunzione cangiati
mosa indossa Tutta la maestosa orrida pompa. Pria del temuto Agitator dei nembi Veste l’usbergo, indi alle spalle adatta L’
ed i poeti loro davano sono consegnate ai diversi cognomi, il numero dei quali indicava di un nume la gloria e la possanza
isce da Plinio, che lo chiama parma al libro xxvi. Gli scudi argolici dei Greci erano di questa maniera, secondo l’osservaz
attitudine di combattente è rappresentata ancora nelle greche monete dei Mamertini. La dea ha le sue solite insegne, l’elm
egida onde il petto della dea si suppone armato, la quale coi rilievi dei suoi orli guerniti di serpi sospenda così il sovr
orti, della bionda testa Ornamento e terrore. A te diletta Col nitrir dei cavalli il suon confuso Delli scudi percossi orri
i cavalle, e che scorrea L’are e la selva del Coralio fìume, E l’opre dei Beoti, un carro solo Teneale entrambe, e delle ni
figlio: Ah che a lui non varranno esser nel corso A Diana compagno, e dei volanti Dardi l’arte comune, allor che ai bagni C
, allor che ai bagni Cari a Diana involontario errore Lo condurrà: ma dei suoi cani stessi Sarà cena feral: la madre afflit
terna fede: illustre vate Ai nipoti sarà, vate sovrano: Nel muto volo dei presaghi augelli Vedrà le sorti ascose a Cadmo, a
ppresentata, argomento di tanto interesse per voi, e scopo principale dei miei studii. Venere è stata rappresentata ancora
Così questa dea si trova suU’ altare della Villa Borghesi. Nel numero dei suoi attributi è ancora il ventaglio: il pomo, pe
una delle quali è il monumento circolare del Campidoglio, l’altro uno dei due bellissimi candelabri del Palazzo Barberini.
oli alla Venere armata. Saffo dipinge Venere sopra un carro tirato da dei passeri, immagine di cui l’arte non pare che abbi
tata più frequentemente delle altre in varie età effigiata. La Venere dei Medici a Firenze è simile alla rosa che esce fuor
rappresentano in un’ età più matura, e più grandi sono che la Venere dei Medici. Le belle forme dell’ adolescenza femminil
ppresentata nuda, ed anche in positura non molto diversa. Le mollezze dei balsami non convengono alla dea delle selve giacc
di Venere. La presente Lezione è destinata a tesservi colla serie dei cognomi più illustri di Venere l’altre maniere di
chiama l’accennato animale. Venere Versicordia, lo stesso che (grec) dei Grccì, adoravano i creduli amanti antichi, stiman
Muse, ora di ninfe, ora di altre divinità hanno sortito dal capriccio dei ristauratori e degli antiquarii. Pure le medaglie
lioni greci imperiali battuti in Guido, di Caracalla e Plautilla, uno dei quali è in Francia nel Real Gabinetto, e l’altro
ccia, o l’andamento del corpo, il panno, l’urna, e fin l’acconciatura dei capelli, che non sono, come la maggior parte dell
’Immortah, e i fulmini stessi che resero Giove vincitore nella guerra dei Giganti. Chiese Vulcano in mercede per tanto uffi
a depositario. Questo cappello è ovale, o quasi conico, perchè quello dei fabbri antichi avea probabilmente questa forma. U
he apparteneva al cardinale Polignac, hanno fatto nascere con ragione dei dubbii sull’antichità di questo monumento. I sacr
opo la vittoria riportata sopra i Sabini, e Marcello dopo la disfatta dei Cartaginesi verso Nola. Cabiro figlio di Vulcano
ad Agamennone. Era anche ai tempi di Pausania la principale divinità dei Cheronei. Fra le tante opere che i poeti gli attr
l suo cor già certa È di pronta conquista, e sol consulta Della sorte dei vinti e della preda. Ma non per questo l’assediat
della favolosa infanzia del nume vollero gli antichi significarci che dei meno culti popoli dovrebbe essere propria la guer
arte alcuna legittima moglie, e visse ancora in questo, com’è costume dei soldati, di rapina: non ostante, alcuni gli hanno
a a Marte per questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il segreto dei suoi furti amorosi con Venere, posto Alettrione a
a desrli antichi animava tutta la natura, spiegandone gli effetti con dei sogni cari all’umana debolezza. Adoravasi Marte p
dio 1’ aver dato il nome a quel luogo celebre in Atene per la santità dei giudizi, che Areopago si disse. Dicesi che Marte
omando? Frena la collera che t’ inspira la morte del figliuolo. Anche dei più prodi di lui hanno già morsa la polvere, o la
guerra. I soli sacerdoti di Marte formavano in Roma un collegio detto dei Salii. Mi riserbo a favellarne nelle mie Lezioni
della prigionia fattagli soffrire dai figli di Aloeo, o alla maniera dei più antichi Greci che aveano costume di effigiarl
ia, origine favolosa del potere di Roma, era rappresentato sugli elmi dei soldati romani. « Marte vien generalmente rappre
ai piedi nella Yilla Ludovisi, ed un piccolo Marte su una delle basi dei due bei candelabri di marmo, che erano dianzi nel
curio per movere alla guerra gli abitanti d’Argo nella famosa impresa dei Sette a Tebe, della quale favellerò a lungo quand
cano è lordo II manto, ed il crudel spruzzo del carro Cangia il color dei larghi campi; a tergo Porta trofei rapiti e squad
ugiada lieti, Nè del Liceo l’aura clemente. — Il Nume Gli fa risposta dei paterni cenni, E Marte non dimora, e volge indiet
nti destrieri, ancor che fumi Loro il sudor sull’anelante collo. Odia dei Greci i tardi sdegni: il padre Dall’alto il vede:
oi domestici stupri cercò diminuire le cure del regno, come è costume dei potenti, insidiò ancor questa fra le sorelle, e n
velo sulla testa e tiene un’asta. Ella porta ancora la cornucopia, e dei piatti di frutti. Giove avendo promesso a Cerere
erla. E facile d’immaginare dopo questa tradizione tutti gli epiteti, dei quali il nome di Cerere è accompagnato presso i p
. Al contrario in quelle di Cerere il calato, o canestro, rinchiudeva dei fiori, e così diventava il simbolo della Primaver
uenti Lezioni. Nè sarà per me omesso di trattare delle feste di lei e dei misteri Eleusini, i quali, sui teatri stessi rapp
non senza pianto, Con quelle mani per cui trema il mondo E serve; che dei fati il lungo stame Filano e stanno sulle ferree
orso, ed al superbo Giove Reca i miei cenni. E chi ti die tal dritto, dei fratelli il più crudel? Non tolse La rea fortuna
l le forze E l’armi? forse oppresso e vii mi stima Perchè non stringo dei Ciclopi i dardi, E col tuono le vane aure deludo?
pera l’annoverarli onde maggiormente si manifesti quanto i pensamenti dei poeti, primi teologi delle nazioni, abbiano degli
e le erano con sacrate. L’immaginazione degli artisti, poco contenta dei simboli adottati nel principio dal popolo, ne ha
elle opinioni mitologiche doveva necessariamente accrescere e variare dei simboli l’uso. Questo s’introdusse col tempo, e n
o stabilimento della sua religione alle colonie egiziane. I progressi dei Greci nelle arti fecero loro abbandonare rapidame
accio un canestro ripieno di sementa. Dai lati erano due agricoltori, dei quali uno arava, l’altro seminava. Yi si attribui
e ed al puro necessario ridotto. comprò con quel poco che gli restava dei bovi, inventò l’aratro, ed ebbe dalla fatica suss
dunque il quarto che rispose gli oracoli, i quali erano le sole leggi dei primi greci. In conseguenza non è maraviglia che
ite. Conviene adesso accennare brevemente il ratto di Proserpina, uno dei principali avvenimenti della storia di Cerere. Ai
solare la figlia di Cerere. Questa composizione allegorica può essere dei bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e per
credo antichissima l’ idea di fare trasportare il carro di Plutone da dei cigni, o da cavalli guidati dall’Amore, come si v
e frena in Ida ai serpi il volo. Lezione trentesimaterza. Ancora dei simboli coi quali vien rappresentata Cerere. L
no, le potete rilevare da Visconti nelle seguenti descrizioni. « Uno dei più bei monumenti delle arti degli antichi nelle
a circonda e la copre, può con gran proprietà convenire alla gran dea dei misteri eleusini, l’arcana segretezza dei quali p
età convenire alla gran dea dei misteri eleusini, l’arcana segretezza dei quali può essere stata espressa dallo scultore ne
del panneggiamento, e quella sola che vi regna nasce dalla diversità dei contorni del nudo che ne è coperto: hasta però co
à maggiori della religione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno dei più universali, e per le campagne, della cultura
quali era la prima dispositrice, finalmente per ogni luogo a cagione dei suoi misteri che sembravano conciUare la filosofi
iglio di Celeo devesi delle mentovate feste l’instituzione. Il numero dei giorni nei quali, secondo Meursio, si celebravano
del loro sesso. La spesa della festa era, secondo il solito, a carico dei mariti, che, per così dire, vi si obbli gavano ne
naggio di Cerere per la rapita Proserpina, e i doni dell’agricoltura, dei quali fu la dea liberale in questa occasione al g
altri, che ne prendono motivo dal nome di Eumolpidi, che i sacerdoti dei Misteri avevano in Atene. Mal si rintraccia chi f
furono detti dai Greci, perchè compivano l’educazione e la disciplina dei costumi. Si dividevano i misteri Eleusini in magg
pelli di vittime immolate a Giove sotto i piedi di quelli che avevano dei sacrilegi commessi. D’uopo vi era ancora di coron
nzio, dar prova della taciturnità necessaria per mantenere il segreto dei misteri. Fatte le cerimonie e i voti secondo il r
iniziarsi, era una troia gravida, che prima era lavata in Cantaro uno dei tre porti del Pireo. Nei primi tempi non v’ era s
ziarzi. Convien però fissare che tutte queste cerimonie erano proprie dei misteri minori, e che nei maggiori si comprendeva
giungevano ai secondi denominati erano Epopte, cioè Vescovi. Il luogo dei contemplati, o Misti, era nel vestibolo, quello d
elle tremul’ onde. Già volge il piede nei fioriti prati La Verginella dei materni detti Immemore: cosi voUer le Parche E di
r l’iniziazione. Quindi imponevasi il silenzio più religioso sul rito dei misteri che si leggevano in due libri, custoditi
serbata per formar delle fasce ai fanciulli. Il sacerdote, o maestro dei misteri, come di sopra per me vi fu detto, Jerofa
e di Curatori, scelti dal popolo, per legge era commessa la religione dei misteri. E dieci sacrificatori dividevano con gli
a Cerere in tal maniera si consacravano furono chiamate Melissee. Uno dei vantaggi di questi misteri era che gl’iniziati ob
gli. Il merito di questi prestigi seguiva ancora nell’Inferno l’ombre dei devoti, onde la morte era principio di un miglior
o forato, come quello che i poeti diedero alle Danaidi ree del sangue dei loro sposi. Era vietato iniziare i forestieri, e
profana curiosità i misteri di Cerere. Orazio, forse il più filosofo dei poeti, dice in una sua Ode: Io vieterò che chi ha
dechina il fiume. Dall’erbosa sua cima il sacro volgo Etna mirò madre dei fiori, e dice A Zeffiro che siede in curva valle:
avor tutto germogli: Ibla fertil c’invidii, e a noi conceda La gloria dei suoi vinti orti: dispergi Nelle mie vene quel che
ce eterna: Così tocca sarò da man divina, E saranno i miei fior serto dei numi. — Disse, e Zeffir scotea tosto le penne Umi
rivi Lo strepitoso pie tra verdi sponde. Del Sole con la fredda ombra dei rami Tempra i raggi una selva, e il proprio inver
ra a Giove Querce e il cipresso con i mesti rami Ombra ai sepolcri, e dei futuri eventi Presago il lauro: con la densa cima
be elette L’esercito gentil da cavo faggio Venendo esulta: qua l’onor dei prati Tutto si spoglia, alle viole intesse Altra
he tanto paragon non teme. Lezione trentesimasesta. Ordine e riti dei misteri Eleusini. e mìe ricerche sopra Cerere
leva. È incerto per quanto tempo durasse, e Meursio che nell’oscurità dei misteri portò primo ]a luce dell’istorica congett
vvertiva i Misti iniziati, di portarsi al mare. Nel terzo si facevano dei sacrifizii, s’immolava la triglia sacra a Cerere,
esta si apriva allora per la seconda volta. Nel nono giorno, l’ultimo dei misteri, empivano due vasi, detti plemochoe, ch’e
Il ratto di Proserpina. (Continuazione). Ogni altra ninfa nel desio dei fiori Di Cerere vincea l’unica speme: Il ridente
renar con vago Serto del crin la libertà non sdegna. Ecco ch’in mezzo dei virginei scherzi Mugge cupo fragor, le torri onde
e al tremante Ciclope il fulmin che prepara a Giove. L’udì l’abitator dei ghiacci alpini, Il Tebro di trionfi ancor non cin
nel tergo immenso Il furor consumò, scote di sangue I tinti velli, e dei pastor disprezza I vili sdegni. Gli dicea Minerva
disprezza I vili sdegni. Gli dicea Minerva: Re di vigliacca plebe, o dei fratelli Pessimo, con la face e col flagello Qual
o il volto Scorron gì’ incendi:. Dalla plebe eletti Ministri sciolgon dei destrieri il freno, E gli guidan fumanti ai noti
he nuzial teda diviene. Lachesi alcun stame non ruppe, il sacro Canto dei cori non turbò la morte. Nè morte errò sopra la t
tichi, e d’illustrarle coi monumenti degli artisti, colle descrizioni dei poeti, per quanto lo concedeva la tenuità delle m
d essa, secondo r autore degl’ Inni Omerici, si offrivano le primizie dei sacrifizii, e le case dedicate le erano: in quest
Orazio etenra nel terzo libro delle Odi vien chiamata. Quindi l’autor dei frammenti attribuiti ad Orfeo disse che la dea ab
e abbattuto il sacro alloro Avean le Furie con tartarea scure. Nuncia dei proprii danni era la figlia, Immagin prima del so
a la madre: O di qual colpa sei punita, e donde Questo pallore? A chi dei numi è dato Questo dritto crudele, e questi ferri
a, e gli anni Esposti ad ogni frode. Io non mi affido Assai nei tetti dei Ciclopi, e tremo Che non sveli la fama il mio seg
anei dalle chiome, e bagna I fissi lumi involontario pianto! Che più? dei bossi tuoi se tento il suono Dan gemito ferale, e
a: o dea tu vedi Celesti insidie, ed han turbato i numi La lunga pace dei tranquilli lari. (Fine della traduzione del Poem
diversi di rappresentare la Terra. In una pittura antica del sepolcro dei Nasoni, ov’è effigiata la pugna tra Ercole ed Ant
imostra quanta utilità gli artefici possono trarre dalle combinazioni dei poeti. In una medaglia di Giulia Augusta esposta
resso di loro chiamavansi neutramente i tempi dell’anno, al contrario dei Greci, dai quali colla parola (grec) feminina era
cingean, corone Varie, argomento di potente voto. Le Driadi all’ombra dei sacrati rami Fean festive carole; anco sovente Co
tri noti Ritorna. Il sonno con placate penne Eresitton lusinga, e già dei sogni Nell’immagini i cibi ei cerca, e move La va
i di Amore. La Notte. Vi esposi nella passata Lezione la discordia dei mitologi nell’assegnare genitori dell’Amore. Riun
dolci e soavi, Fatto signore e dio da gente vana. » E Properzio, uno dei più grandi poeti antichi, spiegò con molta accort
uore non è volato più mai. » E prezzo dell’opera adesso il favellare dei monumenti dell’Amore veduti nella Grecia da Pausa
Pentelico. I Tespiesi narravano che loro fu tolto da Cajo imperatore dei Romani, che Claudio lo rimandò, ed ultimamente fu
ognito del Palazzo Mattei, sul quale si veggono dodici piccoli Amori, dei quali il primo porta la clava di Ercole sulla spa
un marmo della Villa Pinciana nella stanza del Sileno ed in un altro dei monumenti Peloponnesiaci. Questo rettile, come il
fratello della Morte, il figlio dell’ Èrebo e della Notte, il custode dei sepolcri antichi, il Sonno finalmente, merita, co
e. Così forse vollero significare che spesso egli offre agli infelici dei sogni, coi quali l’immaginazione, stanca di vere
mbrosa Notte placido figlio, o de’ mortali Egri conforto, oblio dolce dei mali Sì gravi, ond’è la vita aspra e noiosa; Socc
estezza tutto l’universo percorre, e chiude all’ improvviso gli occhi dei mortali. Solamente il suo volo manca qualche volt
tti gli Dei cedono al Sonno: solo veglia Giove; con che quel principe dei poeti volle indicarci che coloro i quali presiedo
i ci presenta lo stesso genio addormentato coli’ ali ripiegate, e con dei capi di papavero nella mano. In un altare di Trez
dei capi di papavero nella mano. In un altare di Trezene si offrivan dei sacrifizi al Sonno, come l’amico delle Muse. Quin
lascia libero il nostro sensorio all’ immagi nazione, che è la madre dei sogni. E in sogno in fatti si credevano varii poe
e è stata presa l’idea di porgli in mano una face rovesciata, simbolo dei seutimenti che per lui si estinguono. L’ara che è
la pianta è per avventura il fatidico alloro, simbolo dell’oracolo e dei vaticinii, che anticamente sul Parnaso si prendea
colle quali spesso compiacevasi l’antichità di rallegrar la tristezza dei sepolcri, poche sono egualmente conservate, ninna
simbolo, ma ancora della salubrità di quella ristorante interruzione dei sensi, poiché presso gli antichi naturalisti opin
sse ordinariamente sì fatte immagini, mostra una assai scarsa lettura dei greci scrittori presso dei quali ha costantemente
immagini, mostra una assai scarsa lettura dei greci scrittori presso dei quali ha costantemente lo stesso significato. « L
d è attribuita da lui, che non vedeva gli originali, all’ inesattezza dei disegnatori che han ricopiate le cose antiche. Qu
ollerar la forza Non potea: pel segnato arco ritorna. Ma fra la plebe dei suoi figli il padre Chiama Morfeo che mente ogni
Terra, col Tartaro congiunta, partorì quindi Tifeo. Saturno, il minor dei figli, dopo avere incatenati i fratelli fece al p
aturno volendo nobilitare la propria origine accreditò il pregiudizio dei mortali, e si disse figlio del Cielo e della Terr
cosa del Cielo favoleggiarono gli antichi. L’ Oceano, il primogenito dei figli della Terra e del Cielo, fu creduto dagli a
Euripide nell’Oreste. Io penso che ciò derivasse dal crederlo autore dei terremoti come reputavano i fiumi, i quali nelle
u padre del Sole, secondo Esiodo, come Tia ne fu madre, e Giapeto uno dei Titani, che contro Giove prese le armi illustrand
trando l’ardimento e la pena di Promoteo suo figlio. Avanti la guerra dei Giganti ebbe una figlia chiamata Anchiale, che di
sti è nel Museo Clementine, e così viene illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi più singolari per la rarità e per l’erudizi
uesta scultura abbastanza è nota pei carmi non meno degli antichi che dei moderni poeti; anzi l’hanno questi ultimi invocat
ponderei che la credo Femonoe, prima di quel ministero, ed inventrice dei versi esametri, anzi reputata figlia, secondo alc
i tenne l’oracolo di Delfo pria delle Pizie, e fu il primo a servirsi dei versi esametri. Il tripode indica il suo uffizio
ndo la mano, sta come descrivendo e rammentando le azioni e i costumi dei tempi andati, e la Sapienza poi è la donna velata
servo con piacere che le Muse si veggono in quella distinte a seconda dei diversi attributi che siamo andati notando in que
peritissima nell’arte di predir l’avvenire, e dopo la sua morte ebbe dei templi dove si aveano degli oracoli. Pausania fav
secondo, Esiodo, fu figliuola del Cielo e della Terra, ed il consenso dei più fra i Mitologi la fa madre dei primi fra gli
ielo e della Terra, ed il consenso dei più fra i Mitologi la fa madre dei primi fra gli Dei, come Giove, Giunone, Nettuno,
quale avendo veduta con Olimpico, sonatore di flauto, la madre degli dei che con fragore e lampi scendeva dal cielo, eress
hiedesse alla dea di poter dar pubblica testimonianza dell’inno cenza dei suoi costumi. Dopo la preghiera afferrò la fune i
n Roma per la porta Capena. Avea prescritto l’oracolo che il migliore dei Romani dovesse ricevere la dea. Il pubblico conse
calzari, tutta la persona dai polsi delle mani ricopre sino alle noci dei piedi, e sino dentro le scarpe, e che di taglio a
arte ancora del ventre. Non è però costante siffatto costume; vi sono dei monumenti ove veste al consueto dei Frigii una tu
ostante siffatto costume; vi sono dei monumenti ove veste al consueto dei Frigii una tunica con maniche succinta, talvolta
una tunica con maniche succinta, talvolta ancora con doppia cintura e dei calzari lunghi. La clamide ora la porta, ora n’è
versi modi narrata. Ovidio narra che Ati scelto dalla dea per custode dei suoi santuari gli promise castità eterna. Innamor
’appunto il Frigio, che ciò poco importa, ma vi leggerò la traduzione dei mentovati versi che ha fatta con impareggiabile f
ione dei mentovati versi che ha fatta con impareggiabile felicità uno dei più grandi letterati d’Italia, il dottissimo abat
o vedea Di varii fiori Il caro albergo inghirlandato e adorno. Io, io dei numi ancella? Io ministra di Rea m’appellerò? Io
terga percoti, E con sì fatta sferza Per te stesso ti sferza: Fa che dei tuoi ruggiti Suonin le selve e i liti: Del vellos
dea, il cui simulacro, unitamente ai sacri arredi per la celebrazione dei misteri adoprati, portavasi in coperta lettiga, o
tro della concavità apparisce un quasi campanello, che l’illustratore dei bassi rilievi di Roma non si ricorda di avere alt
estituì il trono ai Genitori. Ma col tempo il timore, eterno compagno dei potenti, persuase Saturno a tramare insidie al pr
ìtta all’avere irritato Saturno col sostituire altri fanciulli invece dei proprii, che doveano essere sacrificati: e per ri
volontarii per lo sacrifizio. A questo, scrive Plutarco, che il suono dei flauti e dei timpani faceva un remore così grande
r lo sacrifizio. A questo, scrive Plutarco, che il suono dei flauti e dei timpani faceva un remore così grande che non pote
erstizione: anche gli antichi Galli, e molti popoli dell’Italia prima dei Romani, sacrificavano pure a Saturno vittime uman
mate dal fuoco sacro. Ma per conservare nel tempo stesso la religione dei popoli, acciò non si potessero rimproverare di av
no, al quale Rea dà una pietra inviluppata in un drappo. Si mettevano dei legami alla statua di Saturno che rappresentava i
piccola parte di questo. Lezione quarantesimaquarta. Dei Ciclopi e dei Dattili. Il signor Fréret uno dei più dotti uo
uarantesimaquarta. Dei Ciclopi e dei Dattili. Il signor Fréret uno dei più dotti uomini della Francia ha raccolte sui Ci
ella loro opera, e questi avanzi, che sussistono ancora, danno l’idea dei primi tentativi dell’architettura nascente. Il si
ome Virgilio e Ovidio, hanno immaginato una quarta specie di Ciclopi, dei quali fanno dei fabbri che lavorano nell’Isola di
vidio, hanno immaginato una quarta specie di Ciclopi, dei quali fanno dei fabbri che lavorano nell’Isola di Lipari. Euripid
’ arte di fabbro. L’isola di Lenno era consacrata a Vulcano: vi aveva dei templi; una città portava il suo nome. Ma non ved
co. I suoi sacerdoti avevano la reputazione di guarire le morsicature dei serpenti: lo che eglino facevano probabilmente ap
sso autore, nel nono libro, cosi descrive la felicità e le costumanze dei Ciclopi. — Affidati alla bontà degli Dei non pian
di cose importanti dava sentenza la moglie, il figliuolo. Abbastanza dei Ciclopi, giacche mi hi presenterà occasione di pa
alla crudeltà di [-"olifemo lasciandogli doloroso ricordo. Nel firjc dei mio ra^onamento udirete quanto que;,to mo.struo.s
colte il prelodato critico della Francia. Nè Omero, nò Esiodo parlano dei Dattili, almeno sotto questo nome. Nonostante, eg
banti, pei Cureti e ancora pei Cabiri, somministrano maggiore varietà dei Ciclopi. Così conviene considerarli sotto difiere
una specie di medici e d’ incantatori, che univano all’ applicazione dei rimedi naturali certe formule magiche, alle quali
di Sesostri nell’Asia minore e nella Tracia. Questo avvenimento, uno dei più considerabili dell’antica istoria, influì mol
i si manteneva un fuoco eterno. E perchè l’ardorè del sole e il fuoco dei sacrifizii dovea seccare questo altare e ridurlo
primavera, che cadeva dell’anno Olimpico nell’ultimo mese. Abbastanza dei Dattili. Seguitiamo adesso il signor Fréret nell’
mente le due tradizioni opposte che facevano i Telchini padri o figli dei Dattili Idei. Questi nomi, come quelli di Coriban
salti, e percotevano i loro scudi con ferri come baionette. La danza dei Coribanti era per lo contrario accompagnata da mo
di tutto il corpo e di tutta la testa. Eccovi quel che importa sapere dei Coribanti. Tutte le altre ricerche del signor Fré
ed io credo inutile il darvene conto, perchè vi accennai la discordia dei mitologi su questo particolare, ragionando della
recia si dava questo nome ai figli dello stesso dio onorato in Lenno, dei quali il culto si era sparso non solo nell’isole
a tanaglia. Dopo i Ciclopi, ai quali la somiglianza delle loro arti e dei loro ritrovati mi ha obbligato di unire i Dattili
iuttosto dai filosofi e dai poeti che venerata dai popoli. Le miniere dei preziosi metalli che nelle viscere della terra si
si ascondono, furono motivo che se ne ascrivesse la signoria al nume dei regni sotterranei, o infernali, che vale lo stess
le lo stesso. Forse per una simile ragione fu creduto Plutone il nume dei morti, essendo stato costume antichissimo quello
conto di tal somiglianza. « Sappiamo dalla teologia pagana che il dio dei morti si chiamava Serapide presse gli Egizii, e d
to Serapide, e che il suo culto divenne più divulgato da che il primo dei Tolomei fece, a motivo d’un suo sogno, trasportar
greco Plutone, col quale amarono di confonderla. Esigeva ciò il genio dei Greci, e ben conveniva alle circostanze degli Egi
popoli seguirono l’esempio d’Alessandria, e il Plutone, o Giove Dite, dei Sinopiti, fu venerato dal Paganesimo sotto il nom
iegare per un vestigio delle colonne adorate nei prischi tempi invece dei simulacri secondo il parere del Buonarroti, o sec
mbolo tanto più conveniente al Giove Plutone, Giove Dite, Giove Ricco dei Sinopiti: qualunque sia, dico, il significato che
testa imberbe e non sua fa congetturare che celebre per la devozione dei popoli ne fosse divenuto l’originale. Il nostro m
à nocente fu talvolta considerato, e con fuso dai Greci coir Arimanio dei Persiani, eh ‘era il principio del male presso qu
utone non solo come a re dell’Èrebo, ma bene anche come a condottiero dei popoli, scettro che vien sovente interpretato dag
non sieno che accennate, ci additano alberi glandiferi, la relazione dei quali a Plutone non è molto chiara. Ciò non ostan
to augurio: quindi può riputarsi consacrata a Plutone, e come al nume dei morti, e come a deità nocente e funesta. Non tant
è l’Acheronte: le sue rive sono ripiene di giunchi. Vi si distinguono dei pesci, ma leggerissimi come ombre. Sopra questo f
ssibile col giorno, che si usa di spargere per illuminare gli oggetti dei quali l’Inferno è ripieno. La figura di quest’omb
o. La figura di quest’ombre deve essere molto allungata: questo è uno dei gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Quant
uno dei gran mezzi per farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre dei pesci, dei quali parla Pausania, Caylus sospetta
an mezzi per farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre dei pesci, dei quali parla Pausania, Caylus sospetta che questo
li è punito del suo sacrilegio da una donna perita nella composizione dei veleni, e so prattutto di quelli che sono stati r
leni, e so prattutto di quelli che sono stati ritrovati pel supplizio dei mortali. Gli antichi non hanno mai trascurata la
o dicono che Eurinome è una divinità dell’Inferno che mangia la carne dei morti, e loro non lascia che le ossa. I poeti non
sso. Più alto due compagni di Ulisse, Peremede ed Euriloco, conducono dei montoni neri pel sacrifizio. Da presso si vede un
fìclo. In un piano più da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei figli che da essa aveva avuti, la repudiò come un
ardita intrapresa. Questo momento è bello polla qualità ed il numero dei circostanti: egli presenta un oggetto che colpisc
Foco: le sue forme hanno un’aria di nobiltà, egli ha un anello in uno dei diti della mano sinistra. lasco che gli è accanto
n albero; egli tiene la sua lira dalla mano sinistra, e nella diritta dei rami di salcio: gli alberi accanto ai quali siede
nsacrati. Egli è vestito alla greca, e non porta l’abito e il beretto dei Traci. Promedonte è appoggiato dall’altra parte d
noto: altri dicono che era un Greco amante della musica e sopra tutto dei canti di Orfeo. Schedio che comandava i Focei all
trare alla pittura moderna un numero infinito di bellissimi soggetti, dei quali Tesecuzione riescirebbe tanto più gradevole
esti misteri tanto al disopra delle pratiche di Religione, quanto gli dei sono maggiori degli eroi. Un poco più basso vedes
rlato di questo scoglio. Tale è la descrizione che dà Pausania di uno dei più celebri dipinti, stupore della Grecia intera;
osserva Caylus, delle doti necessarie per porre sugli occhi le opere dei grandi maestri. Conviene non ostante sapergli buo
le opere dei grandi maestri. Conviene non ostante sapergli buon grado dei suoi viaggi, dei quali vi consiglio la letttura,
di maestri. Conviene non ostante sapergli buon grado dei suoi viaggi, dei quali vi consiglio la letttura, onde possiate arr
i doni, onde sprezzate Dal fedele dolor le Tracie donne, Fra le feste dei numi e le notturne Orgie di Bacco disperdean pei
Giove, Col capo velato lo veggiamo in una delle pitture del sepolcro dei Nasoni illustrate dal Bellori, ove Visconti ha cr
oro poterono gli empii comprare il silenzio delle leggi e non quello dei rimorsi. Gli antichi, che erigevano in divinità l
in divinità le fantasie della mente ed i sentimenti del core, fecero dei rimorsi altrettante dee che i Latini dissero Furi
segue nel momento la colpa i poeti le figuravano alate, e questa idea dei poeti ha guidata la mano degli artisti antichi. I
zia e del retto. — Quindi è che essendo considerate come vendicatrici dei delitti, furono grandemente temute dalle Nazioni.
acqua di fonte perenne, e di versarla in vasi preparati a quest’uso, dei quali dovea cingere di pelle d’agnello nero gli o
dito, e dicono che Oreste, divenuto furioso, ivi tadìò coi denti uno dei diti della sua mano. In vicinanza vi è un luogo c
venenti fanciulle, chiamate da Sofocle sempre vergini, e talora hanno dei serpenti intorno al capo. Si vedono le furie angu
erra cotta della Collezione Porcinari, pubblicato nella seconda parte dei Vasi di Hamilton. Così giovani e belle vengono ra
trar nel primo tomo dell’Antichità spiegata di Montfaucon, può essere dei bei tempi della Grecia, perchè è semplice, e per
ella sua Teogonia afferma che da questi due nacquero la maggior parte dei mostri dell’inferno. Virgilio così n’esprime le
, come dice Orazio, con egual piede la capanna del povero e la reggia dei tiranni. Ma ritornando a Caronte, attesta Luciano
ta Luciano essere stata costumanza degli antichi il porre nella bocca dei morti un obolo, ch’era una piccola moneta, per pa
a una piccola moneta, per pagare il nolo della barca al traghettatore dei morti. Questo prezzo fu accresciuto fino a tre da
sono sempre voluti distinguere dal povero ancora nell’ultima superbia dei funerali. Tanta opinione ha avuto sempre il gener
e de le sue sorelle Le mostruose ed empie schiere tutte Al ministerio dei tormenti invita. » Eneide, lib. VI, v. 844 e se
Terra, e dicono che discese fino nell’Inferno per sottrarsi al furore dei fratelli. Favoleggiano altri che fu da Giove prec
ato nell’Inferno, perchè le sue acque servirono ad estinguere la sete dei Titani. Secondo l’opinione riportata dal Boccacci
ere sull’altre finzioni degli antichi contribuito. Stige nell’inferno dei Pagani si offre dopo Acheronte. Esiodo vuole che
cerdoti avari avvalorassero quest’opinione, per godere dell’amenità e dei frutti di quel clima beato; secondo altri è un fo
nato. Questa proprietà può senza dubbio aver dato causa alle menzogne dei poeti; come all’uso che ne facevano per provar la
deriva dalle querele e dai pianti onde riempiono le sue rive 1’ ombre dei malvagi. Di Flegetonte sappiamo solo che vi sgorg
e vi sgorgavano torrenti di fiamme, e che gli erano corona le carceri dei condannati da Radamanto. Dirò adesso di Nemesi, c
ta, dea dagli occhi neri, figlia della Giustizia, che i lievi fremiti dei mortali contieni con freno di adamante, odiando l
le siede, la Giustizia che stende le sue ali immense, che la superbia dei mortali toglie da Nemesi e dal Tartaro. — Da ques
suo seno. Questo braccio, piegato dal gomito sino alla prima falange dei diti, significa la misura che i Greci chiamavano
rappresentare i favoriti di Nemesi, i quali per una condotta virtuosa dei beneficii di lei si rendono degni. Visconti così
sano tutti quei simboli che gli antichi attribuiscono a questa nemica dei superbi, avuta per la persona allegorica della di
allegorica della divina indignazione, e della giustizia distributiva dei Numi, che perseguitava i delinquenti sin anche ne
sepolcro. « La misura del cubito era il primo e il più caratteristico dei suoi simboli, col quale non solamente la giustezz
no sinistra ha il freno, l’altra il ramo di frassino. La perdita però dei simboli secondari non ci si rende molto sensibile
l piacere in quello della dea dell’ indegnazione, che sperava ultrice dei suoi torti, e tale infatti la rese la perfezione,
eguare in Pausania i più colti Attici di quel borgo: tanto la servitù dei Romani aveva già degradata la Grecia! « Il simula
r indicare o la Libia, o l’Arabia, confusa spesso coU’Etiopia, patria dei più ricchi balsami, e dei più ambiti dall’antico
’Arabia, confusa spesso coU’Etiopia, patria dei più ricchi balsami, e dei più ambiti dall’antico lusso muliebre. La corona
cervi che le framezzano indicano abbastanza che non sono le vittorie dei forti. » Questa illustrazione di Visconti non è
sania attestata, che 1’ annovera fra l’altre ninfe oceanine, compagne dei malaugurati studii di Proserpina sui prati sicili
angue o cittadino o straniero. Prova infatti l’Istoria e l’esperienza dei secoli, che i primi re furono tutti soldati. Euri
che governa la vita degli uomini, e il corno d’Amaltea indica il dono dei beni e della felicità. Le ali d’oro sono date da
andora non fosse venuta, il timone sarebbe rimasto al fumo, la fatica dei bovi sarebbe perduta: — vale a dire non fiorirebb
gemme e in medaglie: non così però in marmo, e col corredo conservato dei suoi attributi. La nostra, dissotterrata nello sc
non lungi dall’ antico Foro Trajano, ci presenta tutti quei simboli, dei quali la vetusta superstizione caricò questo nume
tà delle risoluzioni di lei, quella della sua origine, per imitazione dei vetusti simulacri adorati in Anzio, non dissimili
ttoria terrestre, come inventato appunto a segnar il luogo della fuga dei nemici. Forse la vittoria, alla quale spettava il
uelli che si ergevano sul campo di battaglia, ma uno di quegli altri, dei quali i templi, i portici, gli archi, i palagi si
 E troppo chiaro che convengono assai bene queste ultime a chi scrive dei versi come Calliope, e che ha spesso d’uopo di ca
in questo senso, e che convenga pure all’Istoria che rammenta i fasti dei tempi passati, ed è la depositaria delle grandi a
urevole, e perchè ancora trasmette tutte indistintamente alla memoria dei posteri le memorabili azioni, o sieno esse reputa
mancante d’elasticità. Infatti fu questa pianta la materia più comune dei volumi ancora presso i Greci, dacché la reser not
, la distingue per Euterpe, Musa che ha specialmente sortito il suono dei flauti. « Di simile ufficio, tutto proprio di Eut
a, tutta fissa nelle osservazioni astronomiche. Infatti, che il suono dei flauti fosse inseparabile dagli spettacoli ci vie
gia; e in un altro si fa parlare in questi termini la stessa Musa: Io dei comici numeri maestra Son la Musa Talia, che dall
iori di cui si sparge il disastroso sentiero della vita, sì alla cura dei vegetabili, dei quali è strettamente proprio il f
parge il disastroso sentiero della vita, sì alla cura dei vegetabili, dei quali è strettamente proprio il fiorire. E per ci
he ha ai piedi in quel monumento son ben diversi dai coturni tragici, dei quali nello stesso marmo è calzata Melpomene: qua
igne sarcofago abbia data occasione di equivoco al dotto illustratore dei bassirilievi Capitolini. « Nel nobil marmo dell’A
del Terenzio Vaticano, allude alla Commedia, con la cetra allegorica dei conviti, i quali avevano presso i Greci lo stesso
o, un troco, o altro simile strumento rotondo.» Voi dimandate spesso dei soggetti, e le descrizioni che per vostro vantagg
e ben tosto volteggiare sull’esangue, perchè 1’ anime sono innamorate dei bei corpi ove stanno, e con dispiacere gli abband
a cui clava suole esser il suo simbolo più comune nella maggior parte dei monumenti. Qui però è da osservarsi che la capigl
oiché con somma giustezza aveva riflettuto il senator Buonarroti, uno dei primi luminari dell’Antiquaria, essere stata usat
ammentata dagli scrittori, potremmo pure argomentare dai metri stessi dei drammi greci. « L’abito di questa Musa è una tona
appunto di questo musicale istrumento con quello che ha la Tersicore dei begli intonachi Ercolanensi, dove è sotto scritta
omposte per essere cantate danzando, particolarmente intorno all’ are dei numi. L’impronta di questa origine si trova ancor
cor questa Musa nella Collezione della Regina di Svezia. Il rincontro dei monumenti è una prova della stima in cui si aveva
o. Con tal nome è distinta ancora la nostra Musa dal dotto espositore dei bassi rilievi Capitolini, che si è contentato di
. « Se però questi studii d’ Erato bastano a spiegar la maggior parte dei monumenti che ce la rappresentano, come r insigne
ao nell’antro e divino. Ivi è la verità in bianca veste, ivi la porta dei sogni, poiché di sonno hanno bisogno quelli che i
sso: egli racconterà tutto questo ad Ulisse all’inferno nell’adunanza dei morti. — Lezione cinquantesimaterza. Polinni
e la cognizione della favola fecero presiedere questa Musa all’ arte dei Pantomimi, che a forza di gesti sapevano rendere
eggiamo involta non voglia indicare le tenebre dell’antiche istorie e dei tempi mitici e favolosi, delle quali sono sempre
uel monumento che la chiama Erato, e dà il nome di Polinnia alla Musa dei pugillari da noi creduta Calliope, come abbiamo a
oscerà per la Musa dell’Astronomia, e perchè sul globo sono tracciati dei circoli che rappresentano quelli che gli astronom
ellona tanto si compiace. Sotto la muraglia giacciono distesi i corpi dei capitani, grandi invero e membruti più che il com
onde non converta in pietre il popolo che viene a visitarlo: ecco già dei pastori che gli presentano latte e vino eh’ egli
erica è composta, e che formano la parte più amena e più interessante dei nostri studii. Urania sedente. « Se minore
bili sono ancora i calzari della nostra Urania. Son questi del genere dei sandali, essendo stretti dai lacci sopra il nudo
la suola, la quale é di un’altezza non comune, e pari quasi a quella dei coturni tragici dei più lodati monumenti. Benché
é di un’altezza non comune, e pari quasi a quella dei coturni tragici dei più lodati monumenti. Benché possa perciò compete
sul capo delle Muse perchè fan volare i nomi degli eroi e le fantasie dei poeti. Queste e simili fredde allegorie non son p
anticamente lo stilo, non so se disposta a segnare sulla cera le note dei suoi pensieri, o disposta a rivolgerlo per cancel
ntrò nei giardini di Corinto il tenero Euripide, che stava componendo dei versi: e così forse il più privilegiato allievo d
a, e particolarmente della poesia Epica, ende fu riputata la compagna dei re e la nudrice di Omero. Questo genere di poesia
uto esprimere cui pugillarì, e perchè appunto Omero, eh’ è il maestro dei versi eroici, dice di averli scritti sulle tavole
rado di scolpire l’anima e di rappresentare il pensiero. « Il simbolo dei pugillari è stato attribuito a Calliope in tutti
llo spiegare ciascuna Musa, e fondate sul confronto degli scrittori e dei monumenti, e principalmente nelle immagini delle
a Venere e da Bacco. Discordia vi è pure nel numero: la maggior parte dei poeti le ha fissate a tre, e furono dette Egle, T
alcuno ornamento, e che a coloro ai quali elleno sono state liberali dei loro doni basta la sola natura per piacere. Certo
l’uso singolare di collocare le Grazie in mezzo ai Satiri più sozzi, dei quali i simulacri, qualche volta voti, contenevan
ti. Narra Apollodoro che Minosse sacrificando alle Grazie nell’ultimo dei luoghi mentovati udì la morte del tìglio, ed inco
che lo ricevono. Giovani, perchè non deve invecchiare mai la memoria dei benefìzii. Vergini, perchè devono essere incorrot
razie. Nelle medaglie greche vedonsi comunemente vestite, e in quelle dei Germani presso Vaillant sono tutte volte di front
mo osservato che fu istruito, secondo Pindaro, da Chirone l’inventore dei rimedi, quantunque questo vanto sia da alcuni asc
e da Plinio riferito. E la ragione si era, perchè, secondo l’opinione dei Fenicii e dei Greci, Esculapio altro non era che
ferito. E la ragione si era, perchè, secondo l’opinione dei Fenicii e dei Greci, Esculapio altro non era che l’aria, dalla
coloro che sacrificavano alla Salute avranno portati i cibi e le mole dei sacrifizii (le quali eran forse per questo chiama
osi questi due numi al sole e alla luna, che conferiscono alla salute dei corpi, sono forse i serpenti fatti per simbolo di
i serpenti fatti per simbolo di quei due principali pianeti, il moto dei quali, siccome delle stelle tutte, veniva, al rif
una medesima cosa con Telesforo e Alexanore che vuol dire Scacciatore dei mali. Plinio annovera per figliuola di Esculapio
ieme, quando in più, quando in minor numero, secondo la superstizione dei particolari e il sentimento degli artefici, come
quale vi era un’immagine di questi tre Dei. Telesforo in una medaglia dei Nicei vedesi con la penula cuculiata, suo abito p
tichi hanno dato a questo nume l’abito mentovato, proprio presso loro dei più teneri giovinetti, ed atto a difenderli dal r
imulacri di Esculapio. Dice egli: — Il più celebre fino ai miei tempi dei simulacri di Esculapio, secondo gli Argivi, rappr
della circostanza della pronta morte di questo, istituì in suo onore dei sacrifizii, insinuando nell’ingannato volgo la cr
esto errore, poiché lo deve ai versi di tanto poeta. Ed il sentimento dei sacerdoti egiziani avvalorato viene da Erodoto, c
gine se ne faccia: il secondo, per quanto vaglia a ritrarre la grazia dei contorni generali, non giungerà mai ad esprimere
pelli cadenti sul petto e sugli omeri ne sono una prova; il carattere dei lineamenti quasi feminili è la seconda. « Non occ
o, non apparteneva a quel gruppo, come lo indica il differente lavoro dei capelli che pendono dal capo, e di quelli rimasti
contorni, e particolarmente la situazione, il rilievo, e la rotondità dei fianchi. Non vi ha nulla di più proprio di Bacco:
degli scultori, che in tal foggia abbiano voluto rappresentare il dio dei piaceri e della mollezza, il compagno di Venere e
tà: da qualunque principio, ho detto, ciò provenisse, certo è che uno dei caratteri di Bacco fu quello di essere rappresent
o e femina, o per dir meglio con Aristide, avea così miste le qualità dei due sessi, da sembrare fra le fanciulle un giovin
pirò alla mia promessa ritornando all’ uso di leggervi la descrizione dei poeti, dopo aver quasi esaurite le Immagini di Fi
orri, e mille Trombe figuri, e dalle armate squadre I campi ascosi, e dei corsier volanti E la polve e il nitrito. Annunzia
Sorte, e in mezzo al foco Della patria mirar fulmini e strage, Strage dei Numi? poiché gli altri danni Soffriam di guerra:
stupor; mirò la figlia, Che senza ferro già vibrava il tirso Uccisor dei leoni. Cadmo, appella Penteo compagno del tuo sog
Apollo ripercote, unico pianto Suoneranno le corde: Autonoe, Agave, E dei lor figli l’immatura morte. Ma qual è intanto al
re da qui innanzi un mondo destinato a tanti mali, ed uomini, la vita dei quali è così breve e piena di pene. Invano, egli
ti recentemente di spighe i solchi, e presto mio figlio farà scorrere dei ruscelli di vino che spremerà dai frutti dell’aut
rutti dell’autunno. Tutta la terra canterà la sua presenza. Vincitore dei Giganti e degi’ Indiani, egli verrà sulla volta e
mine un toro, che rappresenta l’immagine di Bacco, ed un capro nemico dei frutti autunnali. Quindi Semele passò sulle rive
rso, e chiama la notte troppo lenta a coprire col suo velo il mistero dei suoi piaceri. Finalmente giunge la notte: il ciel
alla sua amante. che divien madre in mezzo ai fiori, e tra il fragore dei fulmini del nume, che solo fra gì’ immortali li v
non posso restar più in cielo per vedervi trasportata tutta la razza dei mortali. Io vado a ritirarmi in Tracia, piuttosto
a, e le forme orribili della balena. — Così parlava l’ Invidia gelosa dei destini di Semele, che la chiamavano al cielo col
erator secondo, Vicino a Giove nel poter, ti chieggo Alte cose: pietà dei miei, che vedi Neir Ionio per vasta onda sonante
esta grazia colle più vive istanze. Qui il poeta ci fa la descrizione dei loro giuochi. Si vede Bacco che prende piacere a
imparò a spremerne l’umore. Il Canto seguente continua la descrizione dei giuochi e degli esercizi differenti dei due amici
uente continua la descrizione dei giuochi e degli esercizi differenti dei due amici. Ampelo è vincitore ancora nel nuoto; m
voler scherzare con gii animali delle foreste, e si espone a ricevere dei teneri rimproveri da Bacco, che tutti i pericoli
per bere: il giovine audace osa salirvi, e tenta di condurlo: toglie dei giunchi del fiume per farne una frusta, e cinge d
in mano il tirso, viene a consolar Bacco, e gli consiglia di formare dei nuovi amori onde dimenticare il perduto giovinett
ramontare del sole, e della sera, nella quale si distingue la pittura dei quattro cavalli che traggono il carro del Sole, e
estini dell’ universo dalla mano dell’ indovino Fanes, il primogenito dei mortali: le dice che sulla terza tavola, ove sono
evanda degi’ immortah. Bacco, gli dice, non piangere, onde le lacrime dei mortali siano asciugate. Appena ebbe terminate qu
trofa l’ombra del suo amico, la di cui morte ha preparata la felicità dei mortali. Dà gli elogi più pomposi all’eccellenza
L’edere coi loro grappoli le corrono intorno, e le viti e gli alberi dei tirsi nascono volontariamente dalla terra, e si v
e ornato per la nascita di Bacco. Ecco l’arrabbiata Megera che pianta dei salci accanto a lui, e fa sorgere una fontana d’
i cori delle Baccanti, e le rupi dalle quali scorre il vino, nettare dei mortali. Vedete l’edera che s’arrampica, i serpen
la montagna piene di ardore di combattere facevano risuonare le valli dei loro gridi: qui mute si stanno, rammentando il lo
significa Bissa, loro re, che sotto forma di Cerasta nata dall’acqua dei fiumi, si era reso terribile per le sue navi, e c
l’imbasciata, Iride risale al cielo. Nelristante Cibele invia il capo dei suoi cori e delle sue danze per riunire un’armata
i manca l’ordinario corteggio di Cibele, che rassomiglia molto quello dei misteri di Bacco. Vi è pure Aristeo inventore del
Bacco. Vi è pure Aristeo inventore del miele, al quale la Cosmogonia dei popoli della Libia affida l’educazione di Bacco.
o e della vittoria. Il resto di questo Canto comprende l’enumerazione dei differenti popoli dell’Asia Minore che si riunisc
Centauri, i Ciclopi, i dodici figli di Pane, Sileno, tutta la truppa dei Satiri, i figli delle ladi, le figlie di Lamo che
grappolo il secondo. Il resto di questo Canto contiene la descrizione dei giuochi che fa celebrare Bacco accanto al sepolcr
e Aristeo, Mercurio prende cura di Pane figlio di Penelope, e Vulcano dei suoi Cabiri. Bacco s’inoltra alla testa della sua
, fra i piaceri della mensa, cantano le antiche Cosmogonìe, la guerra dei Giganti, l’imprigionamento di Saturno, che negli
ifìcio di Mirtillo. Nelle imprese della guerra non vi era ancor l’uso dei carri a quattro ruote: erano solamente adoprati n
umenti che vedete, e sono nel numero di tredici: la terra ha prodotti dei fiori intorno ai loro sepolcri, onde sembra che s
etro lo sguardo, ma sembra in atto di chiamare il suo marito. Intanto dei piccoli amorini danno fuoco al rogo colle loro fi
o assalto. Faleno si misura con Deriade, e cade morto. Corimbaso, uno dei più valenti guerrieri degl’Indiani, si distingue
Dopo il combattimento della fanteria, il poeta ne rappresenta quello dei cavalieri. Argilippo combatte armato di torcie in
ruppe, e con nuovo impeto rinnova la battaglia. Morreo rompe la linea dei Satiri, Imeneo favorito di Bacco sostiene l’urto
itata. Si alza quando 1’ aurora appena comincia a dar luce dalla cima dei monti. Il terrore e la paura preparano il suo car
e nella prigione, armato della sua terribile spada sconvolge l’armata dei Satiri, e perisce sotto i colpi di Eurimedonte. Q
o accende la battaglia, e fa prodezze dalla parte degl’Indiani. Molti dei compagni di Bacco prendono la fuga e si nascondon
ti. Eaco solo combatte ancora. Le Naiadi si nascondono nella sorgente dei loro fonti, e le Amadriadi negli alberi delle for
ggia di sua madre, che teneramente lo abbraccia. Gli espone il motivo dei suoi timori per Bacco, e lo persuade a prender pa
ei suoi amori con Antiope, onde goder potesse, nella forma di Satiro, dei favori della sua amante. La ninfa terribile lo fu
una densa nuvola inviluppando la giovine ninfa la tolse dagli sguardi dei mortali, e da ogni insulto la difese. Dallo stess
ompagno, dopo aver custodito il corpo della fanciulla, e mostratolo a dei pellegrini che lo seppeUirono, morì sul sepolcro
arre; il fido cane Coll’ unghia esperta sollevò la terra. E la fatica dei pietosi uffici Divideva con essi. Alfìn compita L
nei monumenti avanzati all’ ignoranza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni, dei Cen
all’ ignoranza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni, dei Centauri ed altri. I Bacca
nza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni, dei Centauri ed altri. I Baccanali compira
empo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni, dei Centauri ed altri. I Baccanali compiranno le nost
soprannome di dolce, era di legno di fico per allusione alla dolcezza dei frutti di questo albero. Fra le maniere rare di r
ra condotto su un carro uno di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Centauri medesimi, dei quali parleremo, scrive Pi
uno di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Centauri medesimi, dei quali parleremo, scrive Pindaro che si servivano
ntauri medesimi, dei quali parleremo, scrive Pindaro che si servivano dei corni per bere. Conviene adesso favellarvi del ti
ste armate, come si vede, fra gli altri, aver il nume in una medaglia dei Nisei: ordinariamente però in memoria dello strat
a inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe per uno dei segni sacri della cesta mistica, senza che noi si
di fronde di pampano. — Le quali aste erano co mimemente dai pittori dei tempi del Buonarroti fatte per tirso nei Baccanal
rovata nel cavamente degli Orti Carpensi presso il Tempio. Per comodo dei trasporti si facevano le statue di più pezzi, e c
luogo della loro destinazione si lavoravano per uso, o per ornamento dei palazzi e di ville particolari, per potersi a lor
à che incantò i Tirreni non disgiunta dalla robustezza del più antico dei conquistatori. La testa è coronata di pampani, e
ltre sono rose dal tempo: parte ancora ne hanno deformate i fanciulli dei pastori e dei bifolchi ignari del rispetto dovuto
dal tempo: parte ancora ne hanno deformate i fanciulli dei pastori e dei bifolchi ignari del rispetto dovuto alla divinità
nti. Così abbonda di viti, di edera, di bei pampini, e vi sono ancora dei tirsi. Si rallegrano intorno al fonte degli uccel
il suolo l’ha prodotta. Infatti questa pittura ne dice che il colore dei capelli del giovinetto somiglia al giacinto, e ch
prannome di porta ferule. Alle gambe per lo più ha coturni, calzatura dei tragici, essendo egli il dio della Tragedia, per
anzi, furono più compagni di Bacco in guerra che compagni deirOrgie e dei Baccanali. Tanto dai Greci quanto dai Latini ques
vene il resultato reso evidente dal criterio del mentovato Lanzi, uno dei più grandi antiquarii dei nostri tempi. I Satiri
dente dal criterio del mentovato Lanzi, uno dei più grandi antiquarii dei nostri tempi. I Satiri erano di figura umana, som
isser Sileni i vecchi Satiri, e vi consentono a maraviglia le pitture dei vasi, nei quali si distinguono dai Satiri non nel
te Etruschi, nella quale il Lanzi ha riunite notizie pellegrine. Fuor dei vasi è raro vederli moltiplicati; e i più moderni
e i piedi caprigni: il che facevasi con certi trampani detti grallae, dei quali servivansi i pantomimi. Solenni difficoltà
l Fauno? Ripeterò col Lanzi quello che ha provato Heine. La Mitologia dei Latini è diversa molto da quella dei Greci: quest
e ha provato Heine. La Mitologia dei Latini è diversa molto da quella dei Greci: questa spira soavità ed eleganza: in tutto
he, lasciandone assai altre incerte e discordi: fra le quali è questa dei Fauni. Fauno non fu conosciuto dai Greci: con div
doppierete la vostra attenzione, perchè in tal guisa la maggior parte dei bassirilievi antichi, che alle solennità dello di
distinzione, che molto serve a classificare le tanto variate immagini dei numi agresti, seguaci e compagni di Bacco. Osserv
lche volta con un principio di corna si veggono, ma le gambe e coscie dei quali sono tutte umane: che se questi, non in gio
nta. Riconoscevano in Pane una delle più antiche divinità d’Arcadia e dei pastori, in Sileno l’aio, il compagno, il duce di
savio così lontano dall’impostura che si lascia confondere nel volgo dei voluttuosi, ma che conosce le cagioni ed i fini d
pentimento lo espiò, raccolse liberalmente nel cielo, lo mise a parte dei suoi segreti. Issione divenuto felice ritornò sce
una ruota di ferro circondata di serpenti. Eccovi esposta 1’ origine dei Centauri. Le loro imprese si riducono alla pugna
amore volevano fare ingiuria alla sposa di Piritoo e alle altre mogli dei Lapiti; ma furono superati con l’aiuto di Teseo n
le mense e i bicchieri. Superati, cercarono nuove sedi nelle regioni dei Perrebi dopo averne scacciati gli abitanti. I nom
i dei Perrebi dopo averne scacciati gli abitanti. I nomi più illustri dei Centauri sono: Chirone, Menico, Polo, Ifinoo, Nes
aneamente porgendo la fronte volontaria al giogo, ed avendo più assai dei Satiri desiderio del dolce vino, mezzo perfetto,
e rive e il paese intorno a quel fiume rendesse più fertili e feconde dei nobilissimi vini detti Biblini, pei quali fu cele
ichi non ancora a tempo suo perduti, adduce una più stretta attenenza dei Centauri con Bacco: poiché paragonando a quegli i
tampato dal Sequino, si vede un Centauro e una Centauressa: nel primo dei citati cammei sono quattro, due maschi e due femm
due maschi e due femmine, le quali come più deboli, secondo la regola dei Circensi avrebbono dovuto star nel mezzo: ma in u
, per bicchiere, come a lungo fa vedere Ateneo, e lo testifica Plinio dei popoli settentrionali: e incominciatosi poscia ad
un cerchio, al quale era tesa una pelle. Vi attaccavano qualche volta dei sonagli, come si vede in quello portato dal Barto
stini vuole che gli antichi chiamassero questi strumenti crepitacoli, dei quali fa menzione Ateneo; ma sembra piuttosto che
si chiamassero pure nebridi le pelli di daino. Polluce fra le vesti dei Satiri, e per conseguenza di Bacco, annovera anco
più fan di se mostra, come nel nostro marmo, in compagnia di Bacco e dei suoi seguaci. « Le tredici figure componenti il b
componenti il bassorilievo, per la grazia, l’originalità, la varietà dei movimenti son degne dell’ aureo secolo delle arti
una prova novella del merito del suo originale, che è il più giovane dei due famosi Centauri del Museo Capitolino, conosci
he si sono in questo mantenute, schiariscono l’azione e l’espressione dei Capitolini. Son sembrati a taluno scolpiti con ma
idea espressa colle mani avvinte dietro la schiena, positura propria dei prigionieri, e non già attribuita dallo scultore
si vede scolpita una siringa con alcuni rami di pino, arnesi proprii dei seguaci di Bacco. » Lezione sessantesimasesta
Lezione sessantesimasesta. Le seguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri, dei Sileni, dei Fauni e dei Centauri. L’o
sessantesimasesta. Le seguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri, dei Sileni, dei Fauni e dei Centauri. L’ordine prefis
asesta. Le seguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri, dei Sileni, dei Fauni e dei Centauri. L’ordine prefissomi mi cond
eguaci di Bacco. Vi ho parlato dei Satiri, dei Sileni, dei Fauni e dei Centauri. L’ordine prefissomi mi conduce a favell
ndo Evoe, ovvero Viva Bacco. Alle voci congiungevano strepitoso suono dei timpani, dei cimbali, dei flauti, dei corni, che
ero Viva Bacco. Alle voci congiungevano strepitoso suono dei timpani, dei cimbali, dei flauti, dei corni, che accompagnavan
o. Alle voci congiungevano strepitoso suono dei timpani, dei cimbali, dei flauti, dei corni, che accompagnavano con movimen
congiungevano strepitoso suono dei timpani, dei cimbali, dei flauti, dei corni, che accompagnavano con movimenti della per
si d’Italia, ove tra i cori di più trasporto la stessa scompigliatura dei cappelli di rado si vede nelle Baccanti. Le Tie s
correvano in qua e in là con mente -furiosa, più particolarmente dice dei secondi, celebravano oscure Orgie, misteri di Bac
to nome non convenga specialmente a quelle che veggiamo nelle pitture dei vasi occupate intorno a ciste da Orgie, e a tanti
i antichi le ninfe degli strettoi, dice il Costantini, come le Naiadi dei fonti. L’etimologia è da (grec), torcolare, onde
Lene, o le Baccanti, e tenendo lo stesso rito delle pelli, del tirso, dei capelli sparsi, come par si raccolga in Tacito ne
quei venerati misteri sperava distinguersi in grazia di ciò dal volgo dei trapassati, o ancora che pur cotento sull’esempio
sso che a darvi le altre illustrazioni delle statue più commendate, e dei bassirilievi più celebri, onde quando i vostri st
he vi univano gli antichi, e tutte le cose, insomma, che sono l’anima dei monumenti, e che distinguono l’artista erudito da
e divinità; i simulacri ci parlano un nuovo linguaggio mercè le opere dei sommi scrittori dell’antichità, che dettarono agl
sì da quello di Winkelmann, sì dal comune. Lo sottopongo al giudizio dei leggitori, dopo aver fatto considerar loro la sta
en pervenuti di un principe, la cui storia rimaneva isolata da quella dei Greci e dei Romani, e le cui memorie quasi ignote
di un principe, la cui storia rimaneva isolata da quella dei Greci e dei Romani, e le cui memorie quasi ignote ai vetusti
o il signor Jenkins, rappresenta il simulacro di Bacco fra le offerte dei dei suoi seguaci; la stessa è scolpita in un vaso
signor Jenkins, rappresenta il simulacro di Bacco fra le offerte dei dei suoi seguaci; la stessa è scolpita in un vaso e i
la nostra il nome di Sardanapalo cadde in un errore conforme a quello dei moderni antiquarii, che hanno dato ad una figura
dalla sottoposta iscrizione, che tutto fra gli uomini è vanità fuori dei sensuali piaceri; quasi volesse dire che quel rim
a sua conservazione, il suo stile possono farlo considerare, come uno dei più rari monumenti di simil genere che ne’ Musei
co Massimo era comune ai tre mentovati numi. I Romani insomma non men dei Greci onorarono con Cerere, Libero e Libera: e mo
cultura gareggiassero ad adornare di simile rappresentazione i luoghi dei pubblici divertimenti; o sia che preside delle ve
opportune alle religioni agresti e ai rustici templi, come alla gioia dei conviti e all’abbellimento dei cenacoli; o sia fi
i e ai rustici templi, come alla gioia dei conviti e all’abbellimento dei cenacoli; o sia finalmente ohe quale istitutore e
e sue cerimonie si riguardassero come la più conveniente dec orazione dei sepolcri, e quasi un sicuro segno e della santità
cato da un sarcofago la cui fronte adornava, ci offre Bacco nel mezzo dei suoi seguaci. Le nove figure che io compongono so
he accompagna il delirio dell’ebrietà. « Vicino al gruppo, alla manca dei riguardanti, è scolpito l’educatore di Bacco, Sil
a tunica è cinta di campanelli adoperati forse nei misteri e nei riti dei Baccanali per allontanare i profani col suono, e
o, e i male augurati oggetti con quella forza, che dava allo strepito dei bronzi l’antica superstizione. « Il nome di Titir
le gambe incrocicchiate, e non avendo caprino orecchie, può dirsi un dei Mimalloni rustici Asiani, ai quali attribuisce si
quale credeasi comprendere chi toccava, scuoteva i misteriosi arredi dei Baccanali. Delle linci o pantere con canestri di
enti saranno utili per l’ intelligenza dell’ antico, e per la notizia dei costumi. Bacco indiano barbato. « Che le immagin
i i ministri del culto Bacchico, secondo il costume accennato altrove dei sacerdoti di mentir l’abito e le sembianze delle
imali, quasi da senno furon detti da un commentatore. « Quindi i cori dei Satiri danzanti introdotti nella tragedia ne spie
i dii e degli eroi. Il nostro Fauno, secondo il precetto o il costume dei balli più vetusti, non salta con le mani vuote, m
vetusti, non salta con le mani vuote, ma reca delle frutta, primizie dei campi e oblazione propria di Bacco, nella sua neb
te dall’omero e raccolta colla manca fa seno. Un tal costume dal rito dei sacrifizi ebbe origine, ove i movimenti usati nel
rincipio all’arte del ballo. « Coronata è la sua testa come proprio è dei sacrificanti, e la corona è di pino, arbore onde
ò conviene il serpe alle Ninfe, che oltr’ essere le amiche e le madri dei Satiri e dei Sileni, le nutrici e le compagne di
serpe alle Ninfe, che oltr’ essere le amiche e le madri dei Satiri e dei Sileni, le nutrici e le compagne di Bacco, sono a
eni, le nutrici e le compagne di Bacco, sono anche le divinità locali dei fiumi, dei ruscelli, dei fonti, e perciò ben s’un
rici e le compagne di Bacco, sono anche le divinità locali dei fiumi, dei ruscelli, dei fonti, e perciò ben s’uniscono coir
agne di Bacco, sono anche le divinità locali dei fiumi, dei ruscelli, dei fonti, e perciò ben s’uniscono coir immagine del
cono coir immagine del serpe, eh’ è simbolo di quelle oscure divinità dei luoghi dette Genii, dei quali sembrava agli antic
erpe, eh’ è simbolo di quelle oscure divinità dei luoghi dette Genii, dei quali sembrava agli antichi Etnici popolata tutta
r suU’ urne le addormentate cervici. A queste eran talvolta soscritti dei gentili epigrammi, che raccomandavano silenzio e
isteri e quelle cerimonie avessero di valore per conciliare all’anime dei defunti riposo e felicità. « La scultura del simu
ello. Gli orecchi umani distinguono il nutritore di Bacco dalla torma dei Fauni, e le striscie di cuoio che stringe nella m
in un carro a cui sono aggiunti invece delle pantere i centauri, uno dei quali dà fiato al corno, l’altro suona la cetra.
suona la cetra. Ambi in età giovanile hanno orecchie simili a quelle dei Fauni, come appunto descrive Luciano i dipinti da
lieta e carica di prede dalle porte di vinta città. L’abito barbarico dei prigionieri, e pili l’elefante, ci additano che l
nuziale di Bacco e di Arianna. « L’argomento di questo bassorilievo è dei men comuni fra i ‘soggetti Bacchici. Non esprime
te bassorilievo, la pompa nuziale di Bacco e di Arianna. « La schiera dei Baccanti precede i cocchi degli sposi; due Fauni
però fra le altre quelle di Arianna e di Venere sì per la grandiosità dei panneggiamenti, sì per la grazia delle situazioni
coli’ otre. L’ artefice per altro che ha eseguito nello stile solito dei sarcofagi sì bella composizione tratta o da greca
o. « Il bassorilievo rappresenta un carro tratto da due Centauri, uno dei quali solleva il tirso, l’altro sostiene sugli om
cco quantunque nume inferiore, perchè lo scultore, seguendo l’esempio dei vetusti Greci reputasse men degna la destra, o pe
che gli recano in grembo, quasi traendola a forza, giusta la pratica dei vetusti riti nuziali, Ebe la dea della giovinezza
enerazione. Quindi è che si adornin sovente della sua effige le pompe dei Baccanali. Sileno ubriaco sostenuto dai Fauni.
cui espressione sì vera, le cui parti sì belle che può estimarsi uno dei più eccellenti ohe sian mai stati eseguiti in tal
’invenzione, eseguita con diligente e risoluto scalpello. Il soggetto dei Baccanali ripetuto in tante urne o arche marmoree
d abbellimento di due fori pei quali potea scorrere il premuto licore dei grappoli: la forma stessa elittica e le misure va
iuttosto che al sepolcrale, e caratterizzarlo per monumento del lusso dei predii rustici e delle antiche ville, che contras
ccanti, che intrecciano insieme quella danza ebra e scomposta propria dei Satiri e dei Sileni sotto il nome di Cordace cono
ntrecciano insieme quella danza ebra e scomposta propria dei Satiri e dei Sileni sotto il nome di Cordace conosciuta dai Gr
iuta dai Greci. Sì varie, sì eleganti, sì ben composte sono le figure dei danzatori che possiamo ravvisarvi con sicurezza c
i danzatori che possiamo ravvisarvi con sicurezza copie ed imitazioni dei più ammirati un tempo ed or perduti originali. I
quente in immagini di Fauni. La positura dell’ultimo, verso la destra dei riguardanti, è la medesima che di un’elegantissim
ole pine o coni contrassegnato. « Era quest’albero diletto a Pan duce dei Satiri e dei Fauni, quindi nelle cerimonie di Pan
ni contrassegnato. « Era quest’albero diletto a Pan duce dei Satiri e dei Fauni, quindi nelle cerimonie di Pan introdotto,
delle cinque figure. « Quattro delle Baccanti sollevansì sulle punte dei piedi in movimento di danza concitata e violenta,
ente proprio delle feste di Bacco che di quelle di Cerere. « I teschi dei capri scolpiti nel terrazzo alludono ai sacrifizi
te nei monumenti non rappresentino le Baccanti ordinarie, ma le ninfe dei monti, dei boschi e delle fontane, come la compag
menti non rappresentino le Baccanti ordinarie, ma le ninfe dei monti, dei boschi e delle fontane, come la compagnia di veri
ie sui monti per sacro costume si celebravano. Fauno Bambino. « Uno dei più bei putti che abbia saputo l’arte ritrarre, è
tarlo tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come uno dei più reputati avanzi dell’antica scultura. 19. I
3 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
. 1. La descrizione delle credenze religiose e delle superstizioni dei principali popoli antichi, ossia la storia delle
; e contiene : le leggende o la narrazione dell’origine e delle gesta dei falsi Dei, la spiegazione dei simboli e delle imm
a narrazione dell’origine e delle gesta dei falsi Dei, la spiegazione dei simboli e delle immagini ad essi allusive, e la d
zione dei simboli e delle immagini ad essi allusive, e la descrizione dei loro attributi, del modo col quale erano adorati,
o attributi, del modo col quale erano adorati, delle cerimonie sacre, dei templi, altari, santuarj, boschi sacri, vittime,
divinità adorate dai Greci e dai Romani sogliono essere uniti i fatti dei primi uomini celebri e degli antichi eroi ; laond
ro all’amore della sapienza ; 3° in racconti immaginati a somiglianza dei fatti veri, o Allegorie opportune a correggere i
i tanti diluvj rammentati da ogni nazione e le tracce frequentissime dei vulcani) non seppero nella loro rozzezza attribui
sero ai diversi elementi. Quindi un Nettuno dio delle acque ; un Eolo dei venti ; un Plutone in sotterraneo regno con la re
dalle finzioni poetiche ; ovvero contengono la semplice reminiscenza dei fatti conservata nella memoria degli uomini, che
le strane particolarità, sono immagini di quello di Noè ; e la favola dei Giganti ehe assalgono il cielo rammenta la presun
mento di culti. 6. La favola, per esempio, dicc chc l’Oceano fu padre dei Fiumi ; ehe la Luna sposò l’Aere e generò la Rugi
ano ancora spiegare gli effetti delle forze fisiche, ossia i fenomeni dei corpi celesti e terrestri, cominciarono ad adorar
ni i guerrieri famosi, gli artisti di grande ingegno ed i legislatori dei popoli. Cosicchè Esculapio che fu eccellente nell
ndi l’inclinazione degli Orientali al maraviglioso e l’ immaginazione dei Greci fecero il resto. 14. Ad ogni corpo di quest
erano altro che le forze naturali e le potenze motrici della terra e dei corpi celesti, mentre pare che Giove, Nettuno e V
iversi ; ed insieme con le loro armi vittoriose introdussero il culto dei falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. M
l culto dei falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. Mitologia dei Greci a dei Latini. Divisione degli dei. 16
falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo. Mitologia dei Greci a dei Latini. Divisione degli dei. 16. Varrone, p
ti del mondo. Mitologia dei Greci a dei Latini. Divisione degli dei . 16. Varrone, poeta latino, nato verso l’anno
i gli elementi della natura prima della creazione e della separazione dei corpi. La terra, il foco e ’l mare era nel cielo 
), Titano o i Titani (27) e i Ciclopi (272). Celo, temendo la potenza dei figliuoli, operò ostilmente contr’essi, e gl’ imp
anteriori alla sua. Giapeto abitava in Tessaglia, vale a dire in uno dei paesi dell’ Europa che furono i primi ad essere a
cono Meneceo) (507). Forse passa qualche relazione fra questo Giapeto dei Greci e quell’ Jafet che la Genesi racconta esser
iuso in tempo di pace. Gli fu consacrato il monte Gianicolo che è uno dei sette colli di Roma ; e le porte delle case, dett
sto tempio era stato eretto da Romolo fondatore di Roma e da Tazio re dei Sabini, in memoria del trattato di pace tra essi
e giorni, e tutto allora spirava gioia e piacere. Il Senato nel tempo dei Saturnali sospendeva le adunanze ; eran chiuse le
 ; mentre il fanciullo che sta per essere divorato allude alla favola dei figli. È questo il luogo da ricordare i bellissim
uperficie. Indi le posero ai piedi un timpano pieno d’ aria, immagine dei venti e delle procelle…. Terribile invero, e fant
i due leoni, per la custodia che Pindaro le attribuisce degli stati e dei regni. Bellissimi sono i concetti, stupendi i ver
l primo posto, e fuor del tempio erano precedute da un littore armato dei fasci consolari. Se una Vestale incontrava un reo
te di Cibele con immenso tumulto, mischiando a’ loro urli lo strepito dei tamburi, percotendo gli scudi con le lance, balla
anle sacri, perchè col legno del primo formavano i flauti sacerdotali dei Coribanti, e la Dea avèva trasformato nel secondo
orarono quale Dea dell’ agricoltura, e più specialmente delle messi e dei cereali. 52. Cerere ebbe dal fratello Giove (63)
eresse un tempio in onor suo, il qual tempio d’Eleusi diventò poi uno dei più famosi della Grecia pei misteri Eleusini e pe
Attica. Duravano nove giorni, e in quel tempo era vietato l’occuparsi dei pubblici affari, aprire i tribunali e arrestare i
 — È opinione che Cerere sia l’Iside (696) degli Egiziani e la Cibele dei Frigii. 62. Eresittone o Erisittone, tessalo, fig
agine delle eruzioni vulcaniche di quei tempi, ingrandita dal terrore dei popoli che ne furono spettatori senza saperne spi
llora Giove crucciato prese la folgor acuta (Dante Inf. c. xiv) opera dei Ciclopi (272), e saettati con tutta la sua possa
’isola d’Ischia, Tifone e Briareo ; ed Encelado sotto l’Etna. Il fine dei giganti adombra quello degli orgogliosi che presu
no, Saggi politici.) 73. Simulando Giove di voler ricolmare anch’egli dei suoi doni Pandora, le regalò un vaso chiuso, con
gr.). 76. Perifa (da perì e phaino, io splendo intorno), che era uno dei Lapiti, popoli di Tessaglia famosi per le loro gu
sta metamorfosi, come ognun vede, raffigura la crudeltà e la rapacità dei despoti, e nasce dallo stesso nome di Licaone che
perchè nel suo tempio erano recate le spoglie opime, cioè le spoglie dei vinti ; Ospitale o Xenus, come preposto all’ospit
nnanzi ai Sabini ; Giove Laziale qual protettore della confederazione dei popoli latini,23 e Giove Capitolino dall’essere a
Terminale quando ponevano sotto la sua protezione i termini o limiti dei campi. Quando si figuravano di costringerlo a mos
gliato il fatidico albero della nave degli Argonauti. 83. Il Giove dei Greci e dei Romani fu sempre rappresentato con ma
tidico albero della nave degli Argonauti. 83. Il Giove dei Greci e dei Romani fu sempre rappresentato con maestoso aspet
sino a trecento, lo che viene spiegato dall’uso che la maggior parte dei re avevano di prendere questo nome. Perciò tanti
Giove (63) suo fratello, e divenne regina degli Dei. Era la divinità dei regni, degl’imperi e delle ricchezze, e perciò so
i e delle ricchezze, e perciò soprannominata Regina, e la protettrice dei matrimonj, Matrona o Pronuba ; e presiedeva anche
(luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Moneta da moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni date da essa
guai a chi avesse offeso la vanità di Giunone ! Piga, piccola regina dei Pigmei che ardì paragonarsele nella bellezza, fu
gioja sopra la terra. Così spiegarono gli antichi il mirabile effetto dei raggi del sole refratli a traverso le nubi ancora
i si bagnasse. Le feste, che a lei come Lucina o Illitia (protettrice dei parti) si celebravano a Roma, eran dette Lupercal
sse perseguitata senza riposo ; e la terra aveva promesso alla regina dei Numi di non dare asilo alla sua rivale. Infatti L
ita ad Ippolito (432) figlio di Teseo (402) che era morto per cagione dei mostri marini ; ma Giove, reputando questa risurr
essaglia, pasturando gli armenti, e fin d’allora fu onorato quale Dio dei pastori. Soggiornando poi in quelle campagne inve
i fiori e sopra un carro tratto dal Pegaseo (124), perch’ella è amica dei poeti. E quale, annunziatrice degli albori, L’au
o da due cavalli, chè nell’un modo o nell’altro si dipinge. I colori dei cavalli sieno, dell’uno splendente in bianco, del
on erra. S’avvisarono adunque con quella rozza acutezza che è propria dei barbari e dei fanciulli che Febo n’avesse ceduto
isarono adunque con quella rozza acutezza che è propria dei barbari e dei fanciulli che Febo n’avesse ceduto il reggimento
 : bando al superfluo. Dopo che il tripode fu passato così dalle mani dei sette savi, tornò a Talete, che lo depositò nel t
vano in quel metallo, e ne fu presso a morir di fame. Ecco l’immagine dei sordidí avari che si lasciano mancar di tutto per
statua teneva in mano un ramo di mirto. Ha talora un pomo come premio dei giuochi pitii ; e quando è adorato come sole impu
ece rimetter su 69 anni dopo G. C. Ma nel 667 Rodi era caduta in mano dei Saraceni, e Moavia loro re ordinò d’atterrare la
appena abbracciare il dito pollice del colosso, e un bastimento anche dei più grandi gli passava tra le gambe a vele spiega
li. Le statue e i bassi rilievi di questo monumento erano capi-lavori dei celebri scultori Scopa, Timoteo e Leucarete. Alcu
e i dardi, e nella sinistra quell’aurea lira di sette corde, emblema dei sette pianeti allor noti e dei quali esso regolav
ell’aurea lira di sette corde, emblema dei sette pianeti allor noti e dei quali esso regolava la celeste armonia ; quella s
in terra s’era dedicata alla caccia ; e perciò l’adoravano quale Dea dei cacciatori ; e andava scorrendo i boschi e le sel
da altrettanti re, nello spazio di duecento venti anni, e arricchito dei tesori di tutta l’Asia, con pitture, statue e bas
tutta l’Asia, con pitture, statue e bassorilievi che erano capolavori dei più celebri maestri. Le porte furon fatte di cipr
’incendio, come sovente àccade che il fasto e la splendida protezione dei grandi sieno causa di rovina a chi stoltamente ag
fu adorato qual Dio del vino. Notammo già il suo valore nella guerra dei Giganti (68). Questi viaggi favolosi di Bacco si
parte d’ Italia ; e la terza, la più solenne, nel mese di febbraio ; dei quali Baccanali conserviamo anche noi la memoria
o sopra un toro, e in tal modo si assomiglia molto al dio Mitra (707) dei Persiani ; tal altra è in un carro tirato da tigr
ell’ Arabia ; ambedue furono conquistatori, legislatori e benefattori dei popoli conquistati. Bacco è rappresentato con due
guerra e alla pace. Per essere più sollecito nell’eseguire gli ordini dei Numi aveva ali alla testa, ed ai piedi talari :
ancora la credenza della metempsicosi, e specialmente nella religione dei Bramini, i quali mantengono spedali per tutti gli
el resto, la nostra vers metempsicosi consiste nell’imitare le azioni dei valorosi e dei savi. 163. Mercurio sonava perfett
stra vers metempsicosi consiste nell’imitare le azioni dei valorosi e dei savi. 163. Mercurio sonava perfettamente il flaut
me degli estinti. 165. Ma pretendono che Mercurio fosse anche il Nume dei ladri, forse per avvertire gli uomini a starne gu
di tutti, e divenire rispettabile ed assennato quanto il vecchio Dio dei mari, eloquente al pari d’Apollo, valoroso al par
pardi Marte, amabile quanto Venere. 166. L’immaginazione fecondissima dei Greci fa parere più strana, ma non meno evidente
nsegnarci che nello stesso modo che l’oro corrompe la fede e l’onestà dei mortali, così può essere termine di paragone per
mercio, alla musica ed all’eloquenza ; Agoreo se proteggeva le piazze dei pubblici mercati ; Vialis, perchè tutelava le vie
. Secondo quello che dice Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj, uno dei quali probabilmente aveva ricevuto il dono dell’e
erarono per isposa ; ma Giove l’accordò a Vulcano (270) in ricompensa dei servigi avutine in fabbricare le folgori contro i
per significare i sentimenti sublimi che debbono nobilitarlo, e senza dei quali i materiali desiderj sarebbero inetti e tur
di Zeffiro e di Flora, perchè nulla è che sia più gentile e innocente dei fiori e dell’aura di primavera che gli accarezza.
venturate le nozze. Tra l’infinito numero di poesie per nozze, adorne dei fiori ormai appassiti della Mitologia, il seguent
mai appassiti della Mitologia, il seguente Sonetto del Parini è forse dei più leggiadri, perchè semplice e modesto : Fingi
ntro le belve feroci. Un giorno, tratto dal suo coraggio, e dimentico dei consigli della Dea colpi un cignale sul monte Lib
i giorno, e solamente nelle tenebre della notte, di mezzo ai cespugli dei giardini la chiamava, le parlava affettuosamente,
ito ; poichè hai dubitato, tu sei colpevole verso l’ Amore, e indegna dei suoi beneficj. Amore non vuole diffidenza nè sosp
uasione, il Candore sopra la fronte ; la Timidezza temperava l’ardore dei suoi sguardi ; il Sorriso animava con eloquenza l
statua più celebre, che ci sia pervenuta dall’antichità, è la Venere dei Medici, così detta per aver appartenuto alla fami
è la Venere dei Medici, così detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è ora uno dei più belli ornamenti dell
osì detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è ora uno dei più belli ornamenti della galleria pubblica di Fi
belli ornamenti della galleria pubblica di Firenze. Ognun sa che uno dei capi d’opera della moderna scultura che l’italian
candore delle quali indicavano nel tempo stesso l’ardore e la purezza dei loro voti. Le belle lor chiome, o nere o bionde,
rini di cavallo e artigli ai piedi ed alle mani. Quale orrido simbolo dei vizj, infettavano ogni cosa che toccavano, ed era
esiedono. 195. Proteo nacque dall’Oceano e da Teti ; ed era guardiano dei greggi di Nettuno composti di foche e di vitelli
i. Andavano adescando e trattenendo i passeggeri con la dolce melodia dei loro canti e dei loro suoni ; consigliavano i pia
ando e trattenendo i passeggeri con la dolce melodia dei loro canti e dei loro suoni ; consigliavano i piaceri e la vita mo
sole Eolidi, chiamate ora di Lipari. 200. Così Eolo stava a custodia dei venti incatenati in profonde caverne, e vegliava
si buttò in mare, e fu cangiata in deità malefica, terrore e tormento dei nocchieri. Qual più viva immagine dei pericolosi
tà malefica, terrore e tormento dei nocchieri. Qual più viva immagine dei pericolosi scogli ? 203. Cariddi, figlia di Nettu
mente ? Virgilio poi dà più ampia descrizione d’ambedue questi nemici dei naviganti : Nel destro lato é Scilla, e nel sini
rini che hanno la parte posteriore del corpo fatta a guisa della coda dei pesci, ed i piedi palmati per nuotar meglio. 2
a alle onde ; oppure il dominio ch’egli ottenne sulle acque del mare, dei fiumi e dei fonti ; ed aveva inoltre la proprietà
; oppure il dominio ch’egli ottenne sulle acque del mare, dei fiumi e dei fonti ; ed aveva inoltre la proprietà di spalanca
, cioè, preside degli equestri certami. Inoltre fu detto Conso, o Dio dei buoni consigli ; Poseidon, ovvero sfascia vascell
, popolate di orribili mostri che rabbiosamente tormentavano le ombre dei malvagi : Quivi sospiri, pianti ed alti guai Ris
ncognito indistinto…. E quivi soggiornavano con beatitudine le ombre dei saggi. Virgilio descrive i Campi Elisi e le loro
(216) ; le sue onde altro non erano che le lacrime dell’eterno pianto dei malvagi, come suona il vocabolo ; ed il loro morm
i andassero errando per cento anni sulle sue sponde, e così la carità dei congiunti e dei cittadini era pietosamente stimol
ndo per cento anni sulle sue sponde, e così la carità dei congiunti e dei cittadini era pietosamente stimolata a dare onore
nti (67), Stige accorse la prima con le sue due figlie, onde il padre dei Numi, grato a tanto zelo, la ricolmò di doni. Vol
figlio Enea. Si dice che l’ambrosia scaturisse la prima volta da uno dei corni della capra Amaltea. 223. L’Erebo, figlio
moneta ; per lo che i Greci e i Romani ponevano un obolo nella bocca dei morti ; e ne sono stati trovati anche sotto la li
, dando a credere che ivi Giove (63) gliele dettasse. Come presidente dei giudici infernali, aveva in una mano lo scettro e
non a caso, nell’affidare ad essi il finale ed inappellabile giudizio dei mortali, era contemplata la doppia qualità di leg
e ; e quindi i legislatori e i giudici sono in gran parte mallevadori dei portamenti degli uomini. I Greci potrebbero aver
di giudicare pubblicamente la memoria di ciascun uomo, e specialmente dei re, appena morti, prima d’accordar loro l’onore d
nde. Su lui, vergini orrende, Le negre ali spiegate, e la seguace Ira dei serpi eterni Preme il timido tergo, E trema il co
trematel 233. Gli Dei, che le avevano preposte a tormentare le anime dei perversi, le destinavano anche a gastigare gli uo
oratori, gli accompagnasse nei loro viaggi, e disponesse a favor loro dei suffragi del popolo c degli allori della vittoria
c degli allori della vittoria (Esiodo). Talora assisteva ai consigli dei re ; e più spesso errando sulle pendici o nelle v
rifizio di cento bovi. A Roma le venivan sacrificati di notte i cani, dei quali credevano che i lamentevoli latrati allonta
non fanno mai grazia a nessuno. A mitigare o a rattenere l’esecuzione dei loro severi decreti non valgono nè bellezza, nè g
olo ingegnoso del corso della vita. Il suo colore indicava il destino dei mortali : il nero annunziava una vita corta e sve
ava con le sue forbici il fatale stame. 237. La fertile immaginazione dei poeti ha popolato il Tartaro d’ infinito numero d
241. Il Sonno (240) aveva anch’esso i suoi figli, ed erano i Sogni dei quali due o tre si distinguevano tra gli altri, c
uali due o tre si distinguevano tra gli altri, come Morfeo protettore dei pigri e sonnolenti mortali, Fobetore, e Fantaso (
il riposo ; mentre pei ricchi molli ed oziosi il culto del sonno era dei più importanti ; e spesso la invocata divinità si
la divinità più inesorabile di tutte, sorda ai voti ed alle suppliche dei mortali, senza portar rispetto nè a grado nè ad i
no ai Mani, ma possiamo distribuirli in tre specie diverse : le anime dei morti virtuosi ; le Larve o i genj malefici degli
scono di notte con spaventosi aspetti (e gli spiriti, nell’ esistenza dei quali crede ancora il volgo ignorante, sono un re
ti (65), schiacciati sotto il peso del monte Etna, il quale, a motivo dei suo cratere ignivomo era preso per una sbocco inf
i, e che le eruzioni del vulcano altro non sono che disperati sospiri dei Giganti, « quando l’ira d’Encelado trabocca. » 24
inue fatiche eccedenti le loro forze ; e quando si credono all’ apice dei loro voti, la pietra ricade, e li condanna a nuov
on violate il giusto, Riverite gli Dei. (Loc. cit.) 248. Issione, re dei Lapiti e padre dei Centauri (430), negò al suocer
o, Riverite gli Dei. (Loc. cit.) 248. Issione, re dei Lapiti e padre dei Centauri (430), negò al suocero Deioneo i donativ
he ingrato ; ed Issione si diportò tanto male da cortigiano col padre dei Numi, che questi lo fulminò nel Tartaro (216), do
celebrati nello stesso giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che uno dei suoi generi Io avrebbe detronizzato, ordinò alle
Nettuno, era rappresentato con differenti attributi, secondo il genio dei popoli che l’adoravano. Spesso è dipinto nell’att
sempre il nome di Febbraio, e lo chiamarono anche Summanus, o sovrano dei Mani (243). A meglio dipingere la immagine di
orsa di Pluto : chè anzi hanno esse la minima parte nel conseguimento dei veri beni ; e la ricchezza veramente pregevole co
studj sempre disfarsi dell’oro adoperandolo ad alimentare l’industria dei concittadini, ad alleviare le altri disgrazie, a
pra gli avari ; e mirate quanto cresce la loro miseria coll’aumentare dei lor tesori : Ché tutto l’oro ch’é sotto la luna
ttendo con un piede la terra (86), o mediante il contatto di un fiore dei campi Olenii. Siccome Giove aveva fatto uscir Pal
importi la vigilanza nel mestier delle armi. 259. Debole fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei Romani,
rmi. 259. Debole fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei Romani, i quali, come ognun sa, lo tenevano per p
torno altrettanti piccoli scudi tutti compagni, chiamati ancilia, uno dei quali (mescolato tra gli altri, perchè niuno lo i
cosa probabile che il nome di Marte sia stato dato alla maggior parte dei principi bellicosi, e che ogni paese abbia voluto
on è meno bella e grande l’idea che fa nascere dal cervello del padre dei Numi la Dea della Sapienza. 263. Se vogliamo cons
umi principali furono eletti arbitri, e decretarono quest’onore a chi dei due avesse creata la cosa più utile per una città
. Chi non riconoscerebbe in Polifemo un tiranno violento, che a guisa dei signorotti del Medio-Evo, dal suo monte o dal suo
gr.) all’astronomia. 276. Così vediamo che Clio serbando la memoria dei tempi scorsi narra con la dignità del vero e con
empi scorsi narra con la dignità del vero e con alto stile le vicende dei popoli e dei re ; Calliope con nobili ed armonios
arra con la dignità del vero e con alto stile le vicende dei popoli e dei re ; Calliope con nobili ed armoniosi versi celeb
pe con nobili ed armoniosi versi celebra le grandi gesta degli eroi e dei numi ; e Melpomene armata di pugnale empie di ter
lpomene armata di pugnale empie di terrore la scena con lo spettacolo dei delitti dei grandi, delle scelleratezze della tir
ta di pugnale empie di terrore la scena con lo spettacolo dei delitti dei grandi, delle scelleratezze della tirannide, degl
al cielo dov’è il principio e il fine d’ogni sapere, scuopre le leggi dei corpi celesti, e addita alla terra che la vera pe
rincipe ardì far loro villania, e quando le vide involarsi con le ali dei genii, pretese di inseguirle, immaginandosi di po
vi fossero invocate per tutelare la decenza pericolante tra la gioia dei biechieri. Ma coloro che più di tutti le veneraro
venerarono furono i poeti, i quali usavano d’invocarle sul principio dei loro poemi, come valevoli più d’ogni altra divini
o alloro ec. Troppo lungo sarebbe il citare le più belle invocazioni dei sommi poeti dell’antico e del moderno Parnaso ; e
enneremo soltanto quelle che paiono più opportune all’interpretazione dei classici e dei monumenti. Momo. 282. Momo,
to quelle che paiono più opportune all’interpretazione dei classici e dei monumenti. Momo. 282. Momo, figlio del Son
che la perfetta bellezza di Venere non potesse cadere sotto la sferza dei suoi motteggi, ma egli trovò materia di biasimo n
no a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto da uno dei più colti ed arguti ingegni del nostro tempo. Mo
f. J. Jozzelli pistoiese.) Como. 285. Como, Dio della gioia e dei banchetti, presiedeva alle feste, alle danze nott
che il serpente fu adorato anche dagli Ebrei nel deserto, e che è uno dei simboli dell’immortalità. Esculapio ebbe tempio a
fermità. Pare che nei primi tempi fosse questa la sola scuola pratica dei medici greci. 292. Esculapio è rappresentato a se
i assegnarono per genitori Mercurio (160) e Penelope (569). Quale Dio dei pastori, dei boschi e dei prati, egli tenne il pr
per genitori Mercurio (160) e Penelope (569). Quale Dio dei pastori, dei boschi e dei prati, egli tenne il primo posto fra
Mercurio (160) e Penelope (569). Quale Dio dei pastori, dei boschi e dei prati, egli tenne il primo posto fra le agresti d
ei a ricovrarsi in Egitto sotto forma d’animali al tempo della guerra dei Giganti. 295. Per lo più il suo aspetto è deforme
auto di Pane o zampogna. Fauno 300. Fauno, figlio di Pico re dei Latini e nipote di Saturno (23), ebbe per madre C
rla, e furon dette Fatue o Fate. 301. I Fauni eran genj campestri dei Romani, e discendenti di Fauno ; abitavano le cam
n ramo nella destra. Silvano 302. Silvano, divinità campestre dei Romani, e protettori dei boschi, fu creduto figli
Silvano 302. Silvano, divinità campestre dei Romani, e protettori dei boschi, fu creduto figlio di Fauno, e taluni lo c
re i Fauni, i Satiri, i Sileni, ec. Il culto di tutte queste divinità dei campie dei boschi mostra in quanto onore fosser t
i Satiri, i Sileni, ec. Il culto di tutte queste divinità dei campie dei boschi mostra in quanto onore fosser tenute le fa
nti alla moralità ed all’agiatezza del vivere, e come il mantenimento dei boschi fosse reputato profittevole all’agricoltur
re queste importune divinità con sacrifizj, offrendo loro le primizie dei frutti e dei greggi. Intanto gli agricoltori e i
ortune divinità con sacrifizj, offrendo loro le primizie dei frutti e dei greggi. Intanto gli agricoltori e i pastori, cred
atori. Siccome la coscienza delle proprie azioni è il maggior gastigo dei malvagi, così deve essere la miglior guida pei bu
degli abitatori delle campagne. Priapo 307. Priapo, caporione dei Satiri (305), figlio di Bacco (146) e di Venere (
i (305), figlio di Bacco (146) e di Venere (170), era il Dio tutelare dei giardini e dei frutti, giacchè a lui ne attribuiv
di Bacco (146) e di Venere (170), era il Dio tutelare dei giardini e dei frutti, giacchè a lui ne attribuivano la buona cu
o ebbe fine. Termine 308. Il dio Termine proteggeva i confini dei campi, e credesi ne fosse istituito il culto da N
re un freno, che fosse anche più efficace delle leggi, alla cupidigia dei limitrofi o dei viandanti. Prima fu un tegolo o u
fosse anche più efficace delle leggi, alla cupidigia dei limitrofi o dei viandanti. Prima fu un tegolo o un tronco d’alber
a storia dimostra come ciò si avverasse, fintantochè peraltro i petti dei cittadini e le virtù della repubblica seppero ess
ine era onorato non solamente nei templi, ma più di tutto sui confini dei campi, ove il suo simulacro veniva sempre coperto
tti attorno al simulacro del Nume. Pale 310. Pale era l’idolo dei pastori, e presiedeva ai prati, ai greggi, alle c
diasse per opera di moltiplici esperimenti di perfezionare la cultura dei giardini e degli orti. I poeti descrivono Pomona
L’Orto.) Flora e Feronia 312. Flora, questa vezzosissima Dea dei fiori e della Primavera, fu sposa di Zeffiro (104
firo (104) che n’ebbe in dote l’impero sulla vaga e infinita famiglia dei fiori. Tazio pel primo le alzò un tempio a Roma.
anche Feronia, altra ministra della Primavera, e preposta al governo dei frutti nascenti, finchè Pomona (311) non vien da
ttuno, e scorrevano sulla superficie delle acque, sull’argenteo dorso dei delfini, con la testa ornata di perle e di corall
Monti, Mascheron.) 317. Le Naiadi (nao, io scorro, gr.) eran le Ninfe dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle fonti. Abi
heron.) 317. Le Naiadi (nao, io scorro, gr.) eran le Ninfe dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle fonti. Abitavano nell
e Naiadi (nao, io scorro, gr.) eran le Ninfe dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicin
hi e delle fonti. Abitavano nelle grotte vicine al mare o sul margine dei ruscelli o nei freschi recessi dei boschetti. Sta
rotte vicine al mare o sul margine dei ruscelli o nei freschi recessi dei boschetti. Stanno mollemente appoggiate sopra un’
hioma. Il popolo credeva che fosse lor cura l’innaffiare i fiorellini dei prati e dei boschi ; e niuno osava intorbidare le
polo credeva che fosse lor cura l’innaffiare i fiorellini dei prati e dei boschi ; e niuno osava intorbidare le fonti sapen
i erano divise in più schiere, ed avevano vari nomi secondo la natura dei luoghi da esse abitati, come : Driadi, Napee, Ore
me : Driadi, Napee, Oreadi e Amadriadi. 319. Le Driadi eran le ninfe dei boschi e degli alberi in generale (Drys, quercia,
Giunone (85), fu da lei condannata a ripeter sempre le ultime sillabe dei discorsi che udiva. Le intravvenne poi d’innamora
vani sospiri ed a struggersi d’affanno per entro le più riposte parti dei boschi. Così di « quella vaga, Che amor consunse,
vita al punto da cadere estinto in quello stesso luogo. Ecco la sorte dei giovani stoltamente invaniti di sè medesimi, o de
ogo. Ecco la sorte dei giovani stoltamente invaniti di sè medesimi, o dei freddi egoisti ; ma gli Dei ebbero pietà di Narci
li ; e sui luoghi stessi ricevevano pubblico culto. 327. Le statuette dei Lari, spesso in forma di cane, per allusione alla
forma di cane, per allusione alla fedeltà di questo animale, e quelle dei Penati per lo più effigiati in due giovani assisi
i fantocci di lana a guisa di vittime espiatorie, e scongiuravano gli dei Lari affinchè sfogassero tutto il loro sdegno su
ene che potevano essere meritate dagli uomini. Quindi le statue degli dei Lari si vedevano per tutto, e gli schiavi divenut
nte cieca, la quale dipende dal cieco Destino (24), se la instabilità dei beni del mondo non ce ne mostrasse ogni giorno i
e. In Italia i suoi tempj più famosi erano ad Anzio, città del paese dei Volsci, ed a Preneste. Il tempio d’Anzio era arri
a statua della Dea vi proferiva gli oracoli, e per consueto artifizio dei sacerdoti speculatori sulla ignoranza e sulla sup
fizio dei sacerdoti speculatori sulla ignoranza e sulla superstizione dei divoti, rispondeva alle dimande dei supplicanti c
a ignoranza e sulla superstizione dei divoti, rispondeva alle dimande dei supplicanti con un muover di testa o d’occhi e co
leggi, cedendo alla voce irresistibile dell’amore ; ma quale sovrana dei mortali non volle sottoporre il suo cuore, se non
dei mortali non volle sottoporre il suo cuore, se non che al supremo dei Numi che la fece madre dell’ inflessibile Nemesi
e dall’orgoglio ; quindi era il terrore di tutti coloro che abusavano dei favori della fortuna e del potere. 334. Nemesi ha
e la testa regalmente coronata, a significare ch’ ella è il flagello dei tiranni. Le sue ali « Infaticabilmente agili e pr
celerità, e gode a ritrovarsi nel mezzo alle sventure ed in compagnia dei malvagi, de’ quali alla fine accelera la ruina :
), e presiedeva al Silenzio. La sua statua era collocata sul limitare dei templi, o per indicare che gli Dei vogliono esser
cordo che deve passare tra il cuore e la lingua degli uomini onesti e dei giovani virtuosi. Il suo altare era coperto di le
i onesti e dei giovani virtuosi. Il suo altare era coperto di legumi, dei quali gli abitanti delle sponde del Nilo gli cons
ra, Come sa chi per lei vita rifiuta. (Dante, Purg., c. I.) Il padre dei Gracchi fu il primo ad alzarle in Roma un tempio
e verso il tempio dell’Immortalità e della Memoria a scolpirvi i nomi dei suoi adoratori. Quando il fulmine ruppe le ali al
che questi mostri nefandi significhino le abiette e scellerate azioni dei tiranni, le discordie cittadine funeste ai popoli
ne funeste ai popoli, i flagelli delle signorie straniere, le audacie dei facinorosi, i vizi che sogliono spingere i giovan
ato nella montagna che porta il suo nome, e Perseo potè impossessarsi dei pregiati frutti del giardino delle Esperidi. 360
scòrse la giovinetta, il mostro che era per divorarla, e udì i pianti dei desolati genitori. Precipitarsi sull’enorme drago
ritornarono, occupando il paese fino allora posseduto dalla famiglia dei Pelopidi. ossia dai discendenti d’Atreo e di Ties
e della gioventù, dobbiamo scegliere la via da percorrere : se quella dei piaceri e delle mollezze, piana e fiorita e seduc
i ci diventa agevole, e conduce al tempio della virtù, alla conquista dei veri beni : ……. Questa montagna è tale, Che semp
mero il lago Stinfale in Arcadia, e distruggevano i greggi e le mèssi dei vicini paesi. Ercole gli esterminò con le sue fre
ravano le loro figlie all’uso delle armi, e non facevano conto alcuno dei figli maschi. Euristeo comandò ad Ercole di soggi
ntato masnadiero che s’appiattava in un antro del monte Aventino, uno dei sette colli ove fu poi fabbricata Roma. Ebbe cost
ve fu poi fabbricata Roma. Ebbe costui tanta audacia da rubare alcuni dei bovi che Ercole avea tolti a Gerione e condotti i
a lo soffocò. Dante che lo trova all’inferno tra’Centauri nel cerchio dei violenti, narra in altro modo il suo gastigo : …
o, e Admeto, quantunque fosse afflitto oltremodo, non trascurò veruno dei doveri dell’ospitalità. Laonde l’eroe, per esserg
le, ed egli vi scolpì l’iscrizione : Nec plus ultra : Testimoni colà dei flutti estremi Il divo Alcide prescrivea le mete
a e d’ Italia, memori delle sue gesta, gli eressero molti templi, uno dei quali, tra’ più celebri in Roma, era detto il Tem
le rappresentavano i dodici mesi dell’ anno ; e qualche idea sul moto dei segni celesti (676, 677) rende facile l’ interpre
sul moto dei segni celesti (676, 677) rende facile l’ interpretazione dei principali avvenimenti di questi due personaggi m
o per ardervi a fuoco lento i condannati alla morte, e pareva godesse dei lamenti delle sue vittime, che si assomigliavano
e il suo valore. 429. Piritoo, figlio d’ Issione e della Nuvola e re dei Lapiti, sposando Ippodamia (511) invitò alle nozz
alla vendetta di Nettuno (185) che gli aveva promesso d’ esaudire tre dei suoi voti. Ippolito, salito sopra il suo carro, a
mbolo dell’ amor fraterno. 447. Essi poi formarono in cielo il segno dei Gemini o Gemelli ; e siccome crederono gli antich
llò e cadde in mare, e diede il suo nome all’ Ellesponto, ora stretto dei Dardanelli. Intanto Ino pagava il fio delle sue p
eleo padre d’ Achille, Piritoo, Augia, Meleagro, Esculapio ec. Ognuno dei principali tra questi prodi aveva il suo ufficio.
do. Sfuggiti alle sue ricerche, e pervenuti alla dimora d’ Alcinoo re dei Feaci, vi celebrarono il matrimonio, e gli Argona
o, n’ ebbe un figliuolo chiamato Mida, o Medo, che passa pel primo re dei Medi. Alcuni autori non dipingono Medea tanto ini
ggendo con Giasone. Le altre scelleraggini, tra le quali la uccisione dei proprj figliuoletti, furono forse inventate dai C
culto delle divinità egiziane e fenicie, e che insegnò ai Greci l’uso dei caratteri alfabetici, e l’arte di scrivere. 489.
crudelissima peste. Consultarono l’oracolo, e seppero che le sventure dei Tebani non sarebbero finite se non dopo l’esilio
go appena il pianto) o celi il nome Che sei figlia d’Edippo, oppur tu dei Dirlo, e arrossire ; e se mercè tu chiami, Un fre
cidiale fosse 1’ambizione di regno. Laonde le città greche, testimoni dei delitti che nelle famiglie dei loro principi eran
gno. Laonde le città greche, testimoni dei delitti che nelle famiglie dei loro principi erano continuamente commessi, delle
inuamente commessi, delle guerre intestine che spesso ne derivavano e dei vizj che vi regnavano, cominciarono ad agognare l
l suo figlio Alcmeone, e Partenopeo. 93 Sono conosciuti sotto il nome dei sette capitani davanti Tebe. 507. Gli Argivi stri
e sfidatisi a singoiar certame, perirono. 509. Creonte, dopo la morte dei figli d’ edipo , da lui stesso accesi al fraterno
ccordato la mano d’Ippodamia se non a chi lo avesse vinto nella corsa dei carri. I perdenti dovevano perire di sua mano. L’
sotto il regno di Priamo restò distrutta da capo a fondo dall’armata dei Greci collegati a vendicare l’ingiuria fatta da P
o e il Simoenta, unirono le loro acque per annegare Achille (536) uno dei più tremendi nemici dei Trojani ; e l’eroe sarebb
le loro acque per annegare Achille (536) uno dei più tremendi nemici dei Trojani ; e l’eroe sarebbe perito, se Giunone (85
reci, e quasi altrettanti Trojani. 524. I principali eroi dalla parte dei Greci furono Agamennone (527), re d’ Argo, che av
0. Agamennone fece mostra di molto orgoglio e di poco senno nel campo dei Greci, mentre Menelao vi spiegò molto valore, e p
o al vincitore. Il duello fu fatto sotto le mura di Troja al cospetto dei Greci e dei Trojani. Paride ebbe la peggio, e fu
re. Il duello fu fatto sotto le mura di Troja al cospetto dei Greci e dei Trojani. Paride ebbe la peggio, e fu debitore del
, ma i Trojani glielo negarono, e questa perfidia riaccese gli sdegni dei Greci. 531. Dopo la presa di Troja, i Greci resti
d’Apollo (96), ed il Nume per vendicarlo desolò con la peste il campo dei Greci. Achille propose di placar l’ira d’Apollo r
otto anni. 544. La smania di vendicare la morte del padre lo rese uno dei più tremendi nemici dei Trojani : egli stesso ucc
a di vendicare la morte del padre lo rese uno dei più tremendi nemici dei Trojani : egli stesso uccise lo sventurato Priamo
ndicare la tradita Ermione. Filottete. 546. Filottete fu uno dei più celebri eroi nell’esercito greco. Essendo sta
 ; e Filottete, non volendo violar la promessa nè tradire le speranze dei Greci, additò con un piede la sepoltura del grand
città di Petilia. Diomede. 550. Diomede, figlio di Tideo uno dei capi della spedizione contro Tebe (505), fu educa
omede, essendochè quegli uccelli non temono le procelle, e dalla cima dei più aspri scogli si librano sulle onde agitate da
e agitate dai venti. Nestore. 553. Nestore re di Pilo era uno dei dodici figli di Nereo e di Cloride, il solo che s
ella terza allor regnava. Ma fu tanto utile ai Greci per la saviezza dei suoi consigli, da far dire ad Agamennone, che se
pose che le armi fossero lanciate in mezzo ai nemici e concesse a chi dei due fosse andato il primo a riscattarle ; ma Ulis
robustezza, nell’ agilità delle membra, e in un incredibile dispregio dei Numi. Narrano i poeti che Minerva (262), per puni
risolvere Telefo (521), figliuolo d’ Ercole, a trasferirsi nel campo dei Greci ; la quale impresa era di difficile riuscit
ò a Telefo, che essendone guarito, si pose per gratitudine nella lega dei Greci. 5° Infine, benchè Filottete (546) gli foss
tempo in balia delle tempeste, i venti lo spinsero alfine sulla terra dei Ciclopi (272) in Sicilia, dove Polifemo, figliuol
fronte ; indi comandò ai suoi compagni d’aggrapparsi sotto il ventre dei caproni di Polifemo, e fatto anch’ esso altrettan
alla pastura. 574. Di Sicilia passando Ulisse negli stati d’ Eolo re dei venti, n’ebbe amichevole accoglienza, e il dono d
furiosa tempesta che li respinse nuovamente in Sicilia sopra le coste dei Lestrigoni, ferocissimi popoli, dai quali poco ma
pra una fragile zatta. A gran fatica Ulisse potè approdare all’ isola dei Feaci nominata Scheria o Corcira, la moderna Corf
tti. La sua famiglia manteneva l’innocenza e l’illibatezza di costumi dei tempi antichi ; i figliuoli erano umili e discret
Filava, tesseva la lana, lavava la biancheria, le sue vesti e quelle dei suoi fratelli ; e Minerva, Dea delle arti, veglia
sua buona accoglienza annunziando all’ospite ch’ei farà allestire uno dei suoi migliori navigli perchè lo conduca ad Itaca.
i narrò in che modo avesse fino allora potuto deludere le pretensioni dei Proci : Giovani, amanti miei, tanto vi piaccia,
a freccia avvelenata. Ma Dante, che lo trova all’Inferno nella bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui stesso il vero fine
no nella bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui stesso il vero fine dei suoi viaggi, e gli fa narrare in altro modo l’ es
il vero fine dei suoi viaggi, e gli fa narrare in altro modo l’ esito dei medesimi : (Canto XXVI). …………Quando Mi diparti’
ese gran desio di vendetta nel cuor di Nauplio ; e allorchè la flotta dei Greci, tornando dalla presa di Troja, fu assalita
rono agli scogli ; le navi percosse andarono in pezzi, ed i vincitori dei Trojani perirono nelle onde, meno che pochi, tra
di Priamo, scampò da morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani dei suoi nemici. Ulisse, dopo averla lungamente cerca
e di Tracia, al quale Priamo aveva dato in custodia Polidoro il minor dei suoi figli, con immensi tesori, ed ella trovò sul
a la morte, così Andromaca sua madre, per sottrarlo alla persecuzione dei nemici, lo aveva nascosto nella tomba del marito.
giavellotto, e udissi tosto il cupo rimbombo e lo strepito delle armi dei soldati rinchiusi. 606. Ma i Trojani, tratti in i
uoletto Ascanio, si ricovrò sul monte Ida con quanti potè raccogliere dei Trojani. In questa fuga piena di rischi e d’affan
un compagno di Enea, Ilioneo, narra a Didone lo scopo e il travaglio dei viaggi dei Trojani : Una parte d’Europa é che da
o di Enea, Ilioneo, narra a Didone lo scopo e il travaglio dei viaggi dei Trojani : Una parte d’Europa é che da’Greci. Si
e lo accolse, e gli promise in moglie Lavinia sua figlia. Ma Turno re dei Rutuli che pretendeva la mano della fanciulla, lo
in un poema chiamato l’Eneide, monumento pregevolissimo dell’ingegno dei padri nostri. Invero quel gran poeta commise un a
ma volle immaginare la passione di Didone per Enea, a fine di toccare dei grandi fatti che avvennero tra Roma e la bellicos
occare dei grandi fatti che avvennero tra Roma e la bellicosa colonia dei Fenicj. Fatti incidentali. Orione.
ata da Atlante (359), e per la sua passione della caccia che, al dire dei poeti, ei serbò ancora poichè fu sceso nei Campi
ò ancora poichè fu sceso nei Campi Elisi. 619. Orione era inoltre uno dei più belli uomini del suo tempo, ed aveva la statu
rito da una sua freccia. Ecco come sovente i capricci e le folli gare dei grandi sono cagione di danno e di ruina ai sogget
o gli avrebbero chiesto ; ed i pietosi vecchi implorarono la salvezza dei borghigiani, l’ufficio di sacerdoti in quel tempi
l tempio non si svegliarono più, quasichè per l’uomo fosse il supremo dei beni l’essere liberato dalle miserie della vita.
sonaggi d’infima classe e le gesta vanagloriose o crudeli o colpevoli dei re, degli eroi e dei Numi stessi della greca mito
se e le gesta vanagloriose o crudeli o colpevoli dei re, degli eroi e dei Numi stessi della greca mitologia. Meleagro.
e. Scellerate divinità, che punivano nei figliuoli innocenti le colpe dei genitori ! 632. La sventurata madre, vista cot
adombrata in questa favola la suprema contentezza del genio creatore dei miracoli dell’arte ? Atalanta. 640. Atalan
medesima spada ! 646. Narrano che il gelso restasse tinto dal sangue dei due amanti, e che i suoi frutti cominciassero all
perversava, ed il cielo era oscuro. Lottò lungo tempo contro l’impeto dei flutti ; ma alla fine rimase spossato, e scomparv
istere, e quella età di ferro tanto diversa dalla vantata beatitudine dei tempi antidiluviani ? Un diluvio poi accadde effe
al par di quello della rosa nascente ; e negli sguardi ha la dolcezza dei primi raggi della primavera. Tutto sollecito dei
uardi ha la dolcezza dei primi raggi della primavera. Tutto sollecito dei fragili tesori che abbelliscono il seno di Cibele
e le nere Tempeste, e con le lacrime della madre nutrisce l’infanzia dei fiori, dei frutti e delle mèssi ; è inghirlandato
Tempeste, e con le lacrime della madre nutrisce l’infanzia dei fiori, dei frutti e delle mèssi ; è inghirlandato d’ogni sor
ve n’era uno di forma ottagona, avendo ad ogni angolo la figura d’uno dei Venti corrispondente alla parte del cielo onde sp
’ebbe a male, e lo acciecò. Giove per consolarlo fecelo diventare uno dei più grandi indovini del suo tempo, e ne prolungò
to la dittatura di Silla, e vi furono sostituiti altri libri composti dei versi sibillini che poterono essere raccolti in I
ecia ed in Asia ; ma non ebbero per la moltitudine la stessa autorità dei primi. 667. La più celebre tra le Sibille fu la C
icchè una malinconica e languida vecchiaja tenne dietro alla serenità dei primi anni. A tempo di Virgilio ne aveva già viss
di Virgilio ne aveva già vissuti settecento, e per compiere il numero dei chicchi di sabbia le restava da vivere altri tre
e di Lidia avesse trionfato di Ciro, sarebbe stato distrutto l’impero dei Persiani ; e soccombendo egli stesso, la medesima
ma sorte era serbata al suo. Quando la Pitia disse a Nerone : diffida dei settantatrè anni, egli credè di dover morire in q
. Alessandro prima della sua spedizione nell’Asia andò a Delfo in uno dei mesi nei quali l’Oracolo non dava risposta. La Pi
tia. Il XXIII canto d’Omero contiene una bella e compiuta descrizione dei primitivi giuochi dei Greci, celebrati da Achille
Omero contiene una bella e compiuta descrizione dei primitivi giuochi dei Greci, celebrati da Achille alla memoria di Patro
Enea onora l’ ombra del padre Anchise. Ma chi brama più ampie notizie dei certami propriamente detti d’ Olimpia, legga la b
cisia figlia d’Archidamante principe di Macedonia trionfò nella corsa dei carri o delle bighe. Molte altre donne macedoni l
iuochi dettero origine anche al seguente fatto, che può dare un cenno dei costumi e dell’indole dei Greci di quel tempo. « 
he al seguente fatto, che può dare un cenno dei costumi e dell’indole dei Greci di quel tempo. « Un vecchio avvolontato di
no. Passato ch’e’ fu dinanzi a tutti gli altri, viene avanti a’ seggi dei Lacedemoni, i quali tutti rizzandosi in piè gli o
Pindaro, maraviglioso poeta, celebrava con altissimo canto le glorie dei vincitori, e tutta Grecia ripeteva con ardore que
eva con ardore quei versi, tramandando d’età in età ai posteri i nomi dei celebrati. Nè solamente dispensava lode il grand’
llato ; e nella prima istituzione una corona d’apio cingeva le tempie dei vincitori. In tempo di questi giuochi il console
e satire in onor di Bacco, di Venere e d’ Apollo. 140 Descrizione dei giuochi solenni usati dai Greci. La corsa a
ursori, apparivano, disposti a nuovo spettacolo, sei carri ; ciascuno dei quali aveva al timone, di fronte, quattro corsier
lti vennero lieti e baldanzosi, che partirono sostenuti dalle braccia dei pietosi amici, col viso tinto di sangue. Non anco
ce greca zodion che significa piccolo animale : essendochè tra i nomi dei segni dello zodiaco vi sono quelli d’alcuni anima
ro del minuto bestiame, annunzierebbe lo spuntar dell’erba e l’uscita dei greggi ai pascoli, se le costellazioni fossero ri
i, che ebbero un tempo figura di capretti, rappresentano la fecondità dei bestiami e degli alberi fruttiferi, e secondo la
; lo che potrebbe anche denotare la violenza del freddo e la rapidità dei venti in quel tempo. Credesi che il Sagittario si
688. Finalmente dai Pesci sembra indicata la pesca, quale occupazione dei popoli agricoli nella stagion fredda, e secondo i
esempio utile ai giovani. Ma vi fu un tempo nel quale la depravazione dei costumi contaminò con vana pompa e con bugiarda o
ntaminò con vana pompa e con bugiarda ostentazione anche la cerimonia dei funerali. Peggio fu poi quando all’orgoglioso fas
li. Peggio fu poi quando all’orgoglioso fasto successe l’indifferenza dei parenti. Allora la spoglia dei poveri fu gettata
goglioso fasto successe l’indifferenza dei parenti. Allora la spoglia dei poveri fu gettata sotterra come quella dei bruti,
parenti. Allora la spoglia dei poveri fu gettata sotterra come quella dei bruti, e il compianto dei ricchi estinti fu misur
dei poveri fu gettata sotterra come quella dei bruti, e il compianto dei ricchi estinti fu misurato con l’oro. Divini sono
ti Elisi. 690. Molti hanno dottamente descritto le cerimonie funebri dei popoli antichi ; il Costume Antico e Moderno del
Sotto questo titolo comprendiamo le divinità favolose degli Egiziani, dei Babilonesi, Persiani, Indiani, Galli, Scandinavi
candinavi e Americani. Divinità Egiziane. 696. Osiride era uno dei maggiori Dei degli Egiziani e il più generalmente
ro suecesse al padre, benchè dovesse poi soccombere per la prepotenza dei Titani (30) che lo sconfissero e l’uccisero ; ma
uro. V’è ragione di credere che l’ Oro degli Egiziani e l’Apollo (96) dei Greci fossero un solo e medesimo ente mitologico.
li Egiziani decretarono onori divini ad Osiride e ad Iside in memoria dei beneficj ricevutine ; e siccome per loro mezzo av
. Ogni anno nella primavera gli Egiziani le dedicavano, come a regina dei mari, una bella nave costruita apposta ; e sulla
come sotto i governi dispotici non importi aver cura dell’illibatezza dei costumi. Alcuni dotti credono che da Iside veniss
are le divinità che s’erano celate sotto quelle spoglie. Divinità dei babilonesi e dei persiani. 711. La maggior de
he s’erano celate sotto quelle spoglie. Divinità dei babilonesi e dei persiani. 711. La maggior deità dei Babilones
Divinità dei babilonesi e dei persiani. 711. La maggior deità dei Babilonesi era Belo considerato come il sole o co
che fosse la famosa torre di Babele. 712. I Caldei erano i sacerdoti dei Babilonesi ; e siccome osservavano continuamente
venerabili per virtù e per sapere ; e da Zoroastro antico legislatore dei Persiani avevano ricavato la dottrina dei due pri
oroastro antico legislatore dei Persiani avevano ricavato la dottrina dei due principii con la quale spiegavano l’origine d
re, loro emblemi naturali. Divinità Indiane. 716. La riunione dei tre poteri, ossia la trinità degl’Indiani, è comp
mpsicosi da lui professata, le anime degli uomini passavano nei corpi dei bruti. 720. Gl’Indiani rappresentano Brama con qu
i erano Teutatète, Eso e Tanarete. 727. Teutatète era il supremo Dio dei Galli, i quali riconoscevano in esso il principio
se il dominio delle cose celesti, tuttavia non era pei Galli il padre dei Numi ; anzi veniva terzo nella gerarchia delle lo
Dopo le divinità la querce era il primario oggetto della venerazione dei Galli. Era essa il loro tempio, ed anche lo stess
i loro Druidi o sacerdoti andavano a raccorla con gran pompa. Il capo dei Druidi, al cospetto del popolo, saliva sull’alber
e numerosa e prepotente, padrona assoluta delle Gallie. 737. Le mogli dei Druidi si davano cura più specialmente dei sacrif
elle Gallie. 737. Le mogli dei Druidi si davano cura più specialmente dei sacrificii e delle altre cerimonie della religion
no, solevano ricoprirli di pietre enormi. Tale dicono esser l’origine dei monti di pietre che ancora sussistono in certi lu
e universale, perchè padre degli Dei e degli uomini al pari del Giove dei Greci. Ebbe anche il nome di Padre delle battagli
740. Nei primi tempi quei popoli offerivano a questo Dio le primizie dei frutti della terra ; indi cominciarono a sacrific
o sapeva un visibilio di cose, ed era chiamato per antonomasia il Dio dei Corvi ! 743. Genii. Fra questi, tutti quasi di se
battaglie per fissar quelli che vi debbon perire. Segue Yduna custode dei pomi mangiati dagli Dei a preservativo dalla vecc
la testa di uccello, con in capo una mitra di carta dipinta. Un altro dei loro idoli era composto di tutti i semi della ter
erra, trasse da questo germe l’uomo e la donna. Riconoscono essi pure dei cattivi Genii cui consacrano le ossa degli animal
ar figurato, e indicano relazieni d’idee suggerite dalla immaginazion dei poeti. Infatti troveremo bene spesso congiunti in
do. Chi volesse porre un ordine nella genealogia, tanto degli Dei che dei Semidei e delle divinità allegoricho, teoterebbe
che ai soli sommi sacerdoti era concesso l’entrarvi. Quando il cullo dei Cabiri passò dall’Egillo in Grecia fn principalme
isso ; e consistevano nel preparare gli assistenti ai grandi misteri, dei qnali erane immagine. Il noviziato durava almeno
cinque, spirati i quali erano ammessi all’autopsia (visiene intuitiva dei misteri), ciné alla contemplazione della Divinità
lle acque dell’Oceano cho porta óra il suo nome, trovano nella favola dei Titani o dei Giganti la tradiziono della catastro
l’Oceano cho porta óra il suo nome, trovano nella favola dei Titani o dei Giganti la tradiziono della catastrofe che produs
ca, dovo i molti vulcani aempre accesi o lo tracco assai più numaroso dei grandissimi vulcani sponti attestano ancora gli s
lo ? Siccoma l’impressione che il fenomeno stesso fece sullo fantasie dei popoli fu diversa, cosi nacqnero vario immagini n
a celesle, per altri fu la tomba del Sole o di Vulcano. La guerra poi dei Giganti, suscitata da Tifeo per vendicara i Titan
la gran madre terra, sposata al Tartaro partorì Tifeo o Tifone ultimo dei suoi figli con cento teste e cento bocche dalle q
aragonandolo al mnggito di un toro, all’urlo d’uu Jeone o all’abbaiar dei cani. Chi non ravvisa in lai detti un vulcano all
bbono essore confuao insieme, o la stessa cronologia separa la gnerra dei Titani da quella dei Giganti loro figliuoli, sebb
insieme, o la stessa cronologia separa la gnerra dei Titani da quella dei Giganti loro figliuoli, sebbene gli uni e gli alt
rofonio fu tenuto per figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò uno dei più celebri oracoli della Grecia. Vi scendevano p
opinione che questo volatile non suolesse cibarsene. La maggior parte dei naturalisti moderni, particolarmente in Francia,
llo che quel luogo era sacro ; vi fu alzato un lempio ; e l’affluenza dei divoti crebbe tanto che ne nacque una città. L’or
ano nel mare gli amanti sventorati, a fine di perdere la remioiscenza dei traditi affetti. Veoere segni il coosiglio d’ Apo
de, e la nolte seguenle involala. Conone astronomo, o per isligazione dei sacerdoti, o per divozione alla regina, o più ver
enza pericolo ; oppure vi son pratici piloti per accompagnare le navi dei forestieri attraverso gli scogli di Scilla, indic
condurlo ad Euristeo. 43. È probabile che l’origine di questa favola dei Campi Elisi sia egiziana ; poichè il più celebre
l riposo e della gioia. Così è spiegata la favola del Tartaro, quella dei giudici infernoli, di Caronte e della sua barca.
ova le sue assemblee, vi eleggeva i magistrati e vi ardova i cadavori dei morti illustri. Questo luego era ornato di statue
I giudici risiedevano allo acoperto per non respirare la stessa aria dei malfattori, e s’adunavano di notte per non caser
el Nuovo Mondo s’accorgesse dell’accostarsi ad una terra dagli olezzi dei fiori, portati sulla sua nave dai veuticelli. 64
erpreti della Mitologia non vedono altro in questa spedizione che ono dei primi viaggi mercantili per l’ acquisto di ricche
varsi il cuore di tutti per la sua savia condotta e per la onoralezza dei sentimenti. Era intrepido e forte davanti al nemi
a morte il modello degli eroi della sua patria. 94. I figli maggiori dei selle capitani periti nella guerra di Tebe furono
lla guerra di Tebe furono delti Epigoni, e volendo vendicare la morte dei loro padri, fecero alleanza coi Messenj, con gli
del Mendere, fra l’ Ida e il mare. 96. La descrizione che Omero fa dei baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII
i baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII dell’ Iliade è uno dei più notabili paasi di quel poema, e vorrebbe esse
sla parte a lo qualla Stimolaado I giovenehl. E coma al capo Ginngean dei solco, no nom che giva ia volla, Lor ponea nelle
arne umana. Il loro re è chiamato Antifate. 102. Questa metamorfosi dei compagni d’ Ulisse in maiali è forse un avvertime
mmira nel Museo del Vaticano. 119. Questa favols è fondata sopra uno dei più calamitosi avvenimenti di Tebe. Regnando Anfi
le vide morire in poche ore. Quando poi le recarono anche i esdaveri dei figliuoli, cadde svenuta, ma non potè morire ! Il
poteva essere paragonata ad uno scoglio flagellato invano dalla furia dei venti. Vestita a lutto, pallida, abbattuta ella u
uo paese natio per abbandonarvisi liberamente al dolore. All’ aspetto dei luoghi dove aveva vissuto nell’ infsuzia, alla vi
nell’ infsuzia, alla vista della sua vecchia nutrice e delle compagne dei suoi verdi anni, le lacrime di tenerezza le inond
otenti se la intendevano coi sacerdoti non tanto per i secondarj fini dei primi, quanto per mantenere la riputazione dei se
o per i secondarj fini dei primi, quanto per mantenere la riputazione dei secondi e degli oracoli stessi. Quando l’ evento
ella ignoranza degli uomini ; lo stesso avviene della interpretazione dei sogni pei numeri del lotto e simili altre impostu
4 (1897) Mitologia classica illustrata
tto il velame della favola immaginosa, l’ espressione delle credenze, dei sentimenti, dei ricordi nazionali. Ma niun altro
lla favola immaginosa, l’ espressione delle credenze, dei sentimenti, dei ricordi nazionali. Ma niun altro popolo è stato m
dano gli Dei, e leggende quelle che concernono gli Eroi. La Mitologia dei Greci e dei Romani suol esser detta Mitologia cla
, e leggende quelle che concernono gli Eroi. La Mitologia dei Greci e dei Romani suol esser detta Mitologia classica, per d
delle varie Divinità in Grecia conservavano memoria abbastanza fedele dei miti relativi a quelle non lasciandoli contaminar
mitologia; molti racconti presero la loro forma definitiva per opera dei poeti; e in più d’ un caso una statua celebre d’
olti punti di contatto; ed ecco perchè in questo libro l’ esposizione dei singoli miti è seguita da un breve cenno illustra
nali erano antichissimi uomini, re, principi, eroi, dall’ ammirazione dei posteri divinizzati. Tale ipotesi ripetuta anche
che rimangono mal cementate e incongrue nella ben congegnata fabbrica dei miti greci. — Un’altra dottrina è quella degli al
rica dei miti greci. — Un’altra dottrina è quella degli allegoristi o dei simbolisti, i quali si son dati a credere che i r
al Boccacci nostro al tedesco Creuzer è abbastanza lunga la schiera dei seguaci di questa dottrina. — In ultimo son da ri
uella che chiamasi Mitologia comparata; la quale, confrontando i miti dei varii popoli di stirpe aria e risalendo al l’ ori
aria e risalendo al l’ origine loro comune, si avvide che buona parte dei racconti mitologici non sono altro che una deform
ti e trasformazioni dovute a varie cause. 2º L’ origine naturalistica dei miti è ipotesi preferibile a tutte le altre; senz
nettono col grandi fenomeni della natura, come dimostra l’ etimologia dei nomi loro; la loro immagine sorse dunque dalla pe
intelligenza e del sommo bene, che è innata nell’ uomo. 3º La varietà dei luoghi e delle genti occasionarono diversa forma
versa forma e sviluppo di leggende; essendo naturale che gli abitanti dei luoghi alpestri, per lo più cacciatori e pastori,
originariamente locali avvenne talvolta che assorgessero a dignità di dei nazionali. Così Era, la moglie legittima di Zeus,
fronte, erano tre, Bronte, Sterope e Arge, evidente personificazione dei fenomi elettrici, del tuono e del lampo. — Anche
venti tempestosi); Forchi (Phorkys) e Cheto (Ketos), personificazione dei pericoli del mare, la cui unione produsse le terr
e Graie; infine Euribia (Eurybia) che andò sposa a Creo (Kreios), uno dei Titani. 3. Fin qui la Cosmogonia e la Teogonia s’
natura, il nascimento loro rappresenta anche l’ origine delle cose e dei fenomeni naturali. Ma i miti ben presto si compli
ue che, temendo Urano di perdere la signoria dell’ universo per opera dei suoi minori figli, i Ciclopi e gli Ecatonchiri, l
er questo, sollecito i Titani perchè facessero guerra al padre. Niuno dei maggiori aveva l’ ardire di ciò fare, ma sorto il
atrici d’ ogni delitto di sangue, i Giganti e le ninfe Meliadi (deità dei frassini, usati a formar il fusto delle lancie).
signoria. 4. Questa lotta fu detta Titanomachia, perchè, solo alcuni dei Titani Oceano, Temi, Mnemosine e Iperione essendo
i Zeus, rimasero gli altri a difesa del fratello. Zeus si valse anche dei Ciclopi e degli Ecatonchiri, liberandoli dai cepp
ra in poi, secondo alcuni poeti, di regnare con Radamante sulle isole dei beati. Zeus divenuto signore dell’ universo, divi
i cose non fu ancora assicurato. Gea crucciata per l’ imprigionamento dei Titani, si uni col Tartaro, e dato a luce un nuov
ti parlano anche di una Gigantomachia, ossia di una lotta contro Zeus dei Giganti, nati dalle goccie di sangue sparse da Ur
e da Dioniso. I Giganti sopraffatti dovettero subire la stessa sorte dei Titani. Da quel momento la signoria di Zeus durò
quiete dall’ Olimpo. 5. Qual Dio corrisponde a Crono nella mitologia dei Romani? In origine i Romani non conoscevano alcun
ccedette un periodo di discordie e di infelicità. — Quanto alle lotte dei Titani e dei Giganti, i Romani non fecero che rip
eriodo di discordie e di infelicità. — Quanto alle lotte dei Titani e dei Giganti, i Romani non fecero che ripetere le cose
iù frequente, sia nei poeti sia negli artisti, il ricordo delle lotte dei Titani e dei Giganti, i quali miti offrivano faci
sia nei poeti sia negli artisti, il ricordo delle lotte dei Titani e dei Giganti, i quali miti offrivano facile argomento
ia del tuono e del lampo, per mezzo del volo degli uccelli, per mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto anche il principal dio d
Athena). Dopo egli conobbe Temi (Themis), appartenente alla famiglia dei Titani, da cui generò le Ore e le Parche. Il Zeus
lla quale parleremo fra poco. 5. Al Zeus greco corrisponde il Iupiter dei Latini. Anche questi era il Dio del cielo e dell’
Dolica in Siria, dall’ aspetto fiero e armato alla romana, protettore dei soldati nel basso Impero. 6. La figura di Zeus-Iu
me di Zeus, ma ben presto le idee panteistiche guastarono l’ immagine dei prischi tempi, facendo di Zeus l’ anima dell’ uni
ei prischi tempi, facendo di Zeus l’ anima dell’ universo e ornandolo dei più contrari attributi: così presso gli Stoici e
manto. Il trono era pur esso un’ opera immensa in cui alla ricchezza dei legni preziosi, dell’ oro, delle pietre, dell’ av
gno celeste. I rapporti coniugali di Era con Zeus formavano il nucleo dei miti ad essa relativi ed offrirono copiosa materi
e la loro discendenza; do ve ricordiamo che il primitivo significato dei miti, spesso abbastanza trasparente, toglie a que
come simbolo della regal potestà, spesso il velo di sposa, la patera dei sacrifizi in mano, un melograno come simbolo dell
(Minerval). La festa minore, del Giugno, era particolarmente la festa dei musici, e soprattutto dei suonatori di flauto (ti
e, del Giugno, era particolarmente la festa dei musici, e soprattutto dei suonatori di flauto (tibicines). In occasione dei
sici, e soprattutto dei suonatori di flauto (tibicines). In occasione dei Quinquatrus maggiori si davano per quattro giorni
i Minerva ben discorse Ovidio nel terzo de’ Fasti ricordando le feste dei Quinquatrus; e lo stesso poeta nel sesto delle Me
i e che sopravanzava col cimiero e colla punta dell’ asta il fastigio dei vicini edifizi, ed appariva visibile fin dal prom
da alcuni Sminteo (Smintheus, da sminthos, topo), perchè distruttore dei topi che rodono le biade; da altri Parnopio (Parn
ione ritorna; e il dio trionfante è detto vincitore del lupo, animale dei paesi freddi e che domina d’ inverno; onde il sop
o Esculapio e lo identificò con Peone il medico degli Dei. E non solo dei corpi, ma è egli anche medico dell’ anime, che ei
i questo culto. Ivi sorgeva uno splendido tempio che rifatto al tempo dei Pisistratidi in seguito ad un incendio, vide accu
isistratidi in seguito ad un incendio, vide accumularsi, per donativi dei fedeli, ingenti ricchezze che si calcolavano a 10
istituiti i giochi in onore d’ Apollo (ludi Apollinares) a imitazione dei giochi pitici. Più tardi un vero slancio ebbe il
e colpisce colle sue freccie infallibili. Si vendica anche fieramente dei rinomati cacciatori che con lei vogliono gareggia
he messa in rapporto con Apollo e le Muse, e detto che si compiacesse dei canti e degli inni. Infine aveva un’ importanza p
mennone, che doveva essere sacrificata in Aulide prima della partenza dei Greci per Troia. E poichè anche gli Sciti della T
Diana era appunto la Deita italità con cui si identificò l’ Artemide dei Greci. In origine Diana era il femminile di Ianus
a Diana da un coro di fanciulli e fanciulle; ivi è salutata « signora dei monti, delle verdeggianti selve, delle strade più
gnora dei monti, delle verdeggianti selve, delle strade più riposte e dei fragorosi torrenti »; da lei si riconoscono i pro
ore dell’ Areopago (areios pagos), il celebre tribunale che giudicava dei delitti di sangue. Culto speciale aveva in Tracia
le dello stato, dopo Giove. Numa istituì in onor di lui il sacerdozio dei Sal ii. Narravasi che un di mentre Numa pregava p
della più alta importanza, è chiamato protettore dell’ Olimpo, padre dei trionfi bene acquistati, soccorritore di Temi, ci
questo, Marte scende nel campo con Stilicone e comincia a far strage dei comuni nemici. Nelle arti figurative sono invece
riscaldante, ma anche esce fuori dalle viscere della terra per la via dei vulcani, e, dominato dall’ uomo, torna utile nell
torna utile nell’ azienda domestica e rende possibile la lavorazione dei metalli, ond’ esso è condizione indispensabile pe
Efesto era stato detto figlio di Zeus. Lo si pensava zoppo; immagine dei movimenti vacillanti della fiamma. Narravasi poi
adirato contro Efesto per aver voluto dar aiuto ad Era in una contesa dei due coniugi, l’ aveva afferrato pei piedi e scara
fuoco vulcanico era messo in relazione con Efesto; là, nell’ interno dei vulcani si diceva che egli avesse le sue grandi o
sedi principali di Efesto. Ed essendosi osservato che nelle vicinanze dei vulcani il vino si fa migliore, di qui la leggend
tallurgica. Si diceva dunque ch’ egli avesse inventato la lavorazione dei metalli e ammaestratine gli uomini; lo si faceva
s, o anche Mulcibero (Mulciber), come colui che presiede alla fusione dei metalli (mulcere, render molle, fondere). Questo
ella lira, perchè risuonano le foreste, risuona la terra della musica dei venti; le vacche d’ Apollo son le acque del cielo
e ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero degli Dei e l’ esecutore dei loro ordini. Veloce più del vento, co’ suoi alati
o da Zeus, così Ermes, come messaggero di Zeus, era anche apportatore dei sogni e conciliatore del sonno; onde gli si rivol
psicopompo, ossia conduttore delle anime, in quanto guidava le anime dei trapassati nel regno delle ombre, e in certe occa
ere delle greggi; maestro di scaltrezza, era l’ aiuto del commercio e dei traffici. Alia sua protezione si attribuiva ogni
ion sicurezza di strade e di viabilità, Ermes era anche il protettore dei viandanti. Onde l’ uso e la denominazione delle e
ilo o Casmilo, e considerato come datore di fecondità. 4. Il Mercurio dei Latini, dalla voce mercari, negoziare, era sempli
o dei Latini, dalla voce mercari, negoziare, era semplicemente il Dio dei commerci e aveva pochi tratti comuni coll’ Ermes
asi introdotto insieme con quel di Cerere pochi anni dopo la cacciata dei Tarquinii, in occasione di una grande carestia, m
una grande carestia, ma sembra sia rimasto sempre plebeo. La società dei mercanti onorava in lui il suo patrono e celebrav
condere furto 13, ricordandolo infine come psicopompo, e regolatore dei sogni, gradito a tutti gli Dei sia del cielo sia
dizione; la terza era l’ Afrodite marina, patrona della navigazione e dei naviganti. Così il dominio di Afrodite si estende
i, divini ed umani un fascino irresistibile. Quindi molte leggende di dei od uomini presi d’ amore per Afrodite; anche molt
chiamarlo in vita; ma intanto se n’ era anche invaghita Persefone dea dei morti e nol voleva rendere. Alfine Zeus sentenziò
lla primavera, del sorriso della natura, onde a lei era sacro il mese dei flori, Aprile. Il nome stesso di Venere significa
a Romani e Sabini dopo il ratto delle Sabine. Infine Libitina era dea dei morti; nel suo tempio (n’ è ignoto il luogo) cons
i. Nè faccia meraviglia che la dea del piacere (libet) di venisse dea dei morti; spesso nell’ antica mitologia la vita più
egno d’ ammirazione l’ elogio che di Venere scrisse Ovidio nel quarto dei Fasti (v. 90 e sgg.), imitando in parte Lucrezio.
dite fu presa a rappresentare dagli artisti antichi, offrendo un tema dei più attraenti la perfetta bellezza femminile cong
chiesto eterna verginità e le primizie d’ ogni sacrifizio. 3. La dea dei Romani corrispondente ad Estia era Vesta, affine
eme cogli Dei Penati, del quali riparleremo. Ma più di tutto la Vesta dei Romani fu oggetto di venerazione come dea protett
Un altro antico santuario di Vesta trovavasi in Lavinio, la metropoli dei Latini, dove i consoli, i pretori ed i dittatori
ia. La causa dev’ essere in parte quella espressa da Ovidio nel sesto dei Fasti, dove parlando del tempio tondo di Vesta a
ando ogni loro adunanza, prendevan le mosse da una preghiera a lui; e dei pari nella vita privata ogni atto si iniziava pre
s presiedeva a tutti i lavori degli uomini. Anche per la procreazione dei figliuoli era invocato col nome di Ianus Consiviu
nus Consivius. Giano era ancora ritenuto come l’ origine delle fonti, dei fiumi, delle correnti; onde alcune leggende local
ssunte le attribuzioni e le leggende di Giano, ricorra al primo libro dei fasti d’ Ovidio ; ivi; a proposito delle feste di
vemque sinistra 15 . XII. Quirino. Era un’ antica divinità dei Sabini, corrispondente al Mars dei Latini, e pren
uirino. Era un’ antica divinità dei Sabini, corrispondente al Mars dei Latini, e prendeva nome dalla città sabina di Cur
come Mars, un dio della primavera e della guerra insieme. La fusione dei Sabini stanziati sul Quirinale col Latini del Pal
erato, trovavansi greggi a lui sacre. Forse in origine erano immagine dei giorni dell’ anno, i quali in antico erano ripart
i questa Dea. Il primo era stato Astreo, pel quale essa divenne madre dei venti Borea, Zefiro, Euro e Noto (i venti di nord
Mennone, principe degli Etiopi, quello che essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso da Achille. D’ allora in poi pi
go in Roma l’ 11 Giugno. Era però anche considerata come dea marina e dei parti, e venne perciò identificata poi colla grec
calda dell’ anno. 3. Anche la costellazione delle Pleiadi, fu oggetto dei mitologici racconti. Essa si leva nel bello del m
fan queste stelle intorno al centro polare aveva destato l’ immagine dei buoi che arino un campo girando a tondo. 6. Sull’
entre stava giocando sulle rive dell’ Ilisso, onde essa divenne madre dei Boreadi Calai e Zete, ricordati nella storia degl
che si scatenassero sulla terra. 2. Importanti per la caratteristica dei quattro venti principali e di altri quattro venti
ese che ancor si conserva, ed è conosciuto sotto il titolo di « Torre dei venti ». È una specie di torre ottagonale, sul cu
, abbia evocato l’ immagine di deità amanti del canto e compiacentisi dei luoghi solitari, ombrosi e irrigati da limpidi ru
armenta, la madre di Evandro; rappresentavano il canto degli oracoli, dei Fauni, dei vati. Allorchè la greca mitologia inva
madre di Evandro; rappresentavano il canto degli oracoli, dei Fauni, dei vati. Allorchè la greca mitologia invase Roma, co
oma, colle antiche Camene si identificarono le Muse, sebbene il canto dei vaticinii fosse ben diverso dal canto veramente p
alia le maschere tragica e comica; Tersicore la lira ed illungo abito dei citaredi; Erato anch’ essa un grosso istrumento a
la i rapporti fra i varii esseri, epperò convocatrice delle assemblee dei celesti in esecuzione degli ordini di Giove, e pr
sti in esecuzione degli ordini di Giove, e presidente delle assemblee dei popoli sulla terra. Le Ore alla lor volta, come m
lle stagioni dell’ anno, se ne portò il numero a quattro. 2. Alle Ore dei Greci non corrispondono speciali deità presso i R
arte ed era annoverato tra i più bei monumenti eretti dalla dinastia dei Flavii. 3. Pindaro nella 13a Olimpica loda Corint
ei certami ginnici e musici, tanto frequenti in antico. 2. Alla Niche dei Greci risponde presso i Romani la dea Victoria, d
con zelo dai sostenitori della morente religione contro gli attacchi dei Cristiani che la volevano rimuovere. 3. L’ arte g
. e) Iride. 1. L’ arcobaleno è sempre stato un simbolo dei rapporti fra cielo e terra; quiudi era naturale c
, ma sempre fiorente di giovinezza e di beltà, e rappresentante anche dei godimenti che con queste doti si connettono. Nel
lla nel tempio di Giove Capitolino. Era poi anche naturalmente la dea dei giovani e della età giovanile; di qui l’ uso che,
fratello si trovasse presso lui, triste quand’ era assente. La natura dei sentimenti d’ amore non poteva essere significata
mare il soggetto di diverse opere. La statuaria, seguendo le fantasie dei poeti, prese anch’ essa a rappresentar Eros in fi
sua volta, per vendicare il figliuolo, uccise i Ciclopi, fabbricatori dei fulmini di Zeus, e sdegnato abbandonò per qualche
1 av. C.) in occasione di una fierissima pestilenza. Per suggerimento dei libri sibillini, avendo i Romani mandato una depu
ra quanto dell’ avversa fortuna. Alla Tyche Greca risponde la Fortuna dei Romani, ma solo nell’ ultimo senso sopra indicato
atura; un regno, a vero dire, molto importante, per la considerazione dei grandi e molteplici effetti che le acque producon
lto esteso a molte località; primo di tutti l’ Acheloo, il più grande dei fiumi greci, detto perciò il re dei fiumi, venera
i tutti l’ Acheloo, il più grande dei fiumi greci, detto perciò il re dei fiumi, venerato così a Atene e in Acaia ed Acarna
ereo, Taumante, Forchi e Cheto; altrettanti aspetti diversi del mare, dei quali diremo partitamente. a) Nereo e le Nereid
steriori, cento. Eran esse le belle e graziose ninfe del mare, amiche dei naviganti, a sollazzo dei quali folleggiavano rum
le belle e graziose ninfe del mare, amiche dei naviganti, a sollazzo dei quali folleggiavano rumorosamente sull’ onde od a
Arpie hanno la solita figura, ma sono in atto di portar via le anime dei trapassati. c) Forchi e Cheto. A differeren
ostri, specialmente le Gorgoni, le Graie e il serpente Ladone custode dei pomi delle Esperidi. Forchi si diceva anche padre
nte l’ impetuoso flutto marino, che per via di Posidone divenne madre dei Ciclope Polifemo. III. Posidone-Nettuno. 1
idone, la qualità che più venne a essere rilevata si fu quella di Dio dei cavalli e delle corse. E difatti l’ unico tempio
altri nominano come moglie Venilia, cui Virgilio fa madre di Turno re dei Rutuli. 4. La più bella rappresentazione poetica
i Posidone; era dunque nel regno dell’ acque quello che Era nel regno dei cieli. Narrava la leggenda, che Posidone l’ aveva
se. Del resto in Omero Anfitrite è semplicemente una personificazione dei romoreggianti flutti marini, ed è dipinta nell’ O
re dan di fiato anch’ essi alla vuota conchiglia. 2. Rappresentazioni dei Tritoni nell’ opere poetiche dell’ antichità rico
nto Litora voce replet sub utroque iacentia Phoebo. Tum quoque ut ora dei madida rorantia barba Contigit et cecinit iussos
nto tra gli Dei marini. D’ allora in poi fu venerato comò protetto re dei pescatori, dei palombari, dei naufraghi e attribu
marini. D’ allora in poi fu venerato comò protetto re dei pescatori, dei palombari, dei naufraghi e attribuitogli anche il
ora in poi fu venerato comò protetto re dei pescatori, dei palombari, dei naufraghi e attribuitogli anche il dono della pro
felice tra le Nereidi, e Melicerte col nome di Palemone, o protettore dei porti, fosse associato nel culto a Posidone. Così
atuta già da noi ricordata come dea del mattino, e Pater Portunus dio dei porti. Allora si creò la storia, che la principes
rovato la sorella Semele, onorata in Ostia in seguito alla diffusione dei Baccanali, sotto il nome di Stimula; ivi le Menad
adizione ellenica, mentre la espose modificata in senso romano nel 6o dei Fasti all’ 11 Giugno, giorno della festa detta Ma
atria e moglie e figliuoli li attirano a sè e rovinano; immagine viva dei pericoli che spesso si incontrano anche in un mar
vinità connesse colla terra, le une liete riferentisi alla prosperità dei prodotti e alla fecondità delle greggi, le altre
o nella Teogonia. Coll’ andar del tempo si disegnò meglio nella mente dei Greci la figura di Gea come madre di tutti gli es
adre di Erittonio, il progenitore della stirpe Attica. Anche come Dea dei morti, Gea veniva in Atene onorata di feste e cer
occasione di terremoti col titolo di Tellus stabilita. Era anche Dea dei matrimoni, a cui si rivolgevano preghiere insieme
rivolgevano preghiere insieme con Giunone Pronuba, e infine come Dea dei morti era invocata insieme cogli Dei inferi. Un t
re. 1. Rea, come figlia di Urano e di Gea, moglie di Crono e madre dei Cronidi, specialmente di Zeus, ci è già nota dall
le vicinanze del monte Ida che ricordava l’ Ida cretese. Ivi in luogo dei Coribanti, formavano il corteggio della Gran Madr
fu introdotto anche in Roma il culto della Gran Madre. Per consiglio dei libri sibillini fu mandata un’ ambascieria ad Att
esi nel secondo libro del poema di Lucrezio Sulla natura e nel quarto dei Fasti di Ovidio. L’ uno e l’ altro accennano alla
l’ acqua ossia dalle nuvole irrigatrici. — Cresciuto nella solitudine dei boschi ed educato principalmente per cura di Sile
chi all’ uso del vino, e quanta fosse la potenza di Dioniso, è quella dei pirati Tirreni. In occasione d’ un viaggio dall’
ste e altrettali leggende costituivano il fondamento della teologia e dei misteri orfici. 2. Il culto di Dioniso era straor
a del torchio; aveva luogo in Atene nel Gennaio. Presso il Leneo, uno dei due templi di Dioniso, facevasi una solenne proce
pentole con legumi cotti che dovevano servire come offerta alle anime dei defunti che secondo la credenza comune quel giorn
nza greca s’ introdussoro in Rorna le cerimonie misteriose e immorali dei Baccanali, ma lo Stato non le riconobbe anzi cerc
icordiamo la grande opera in 48 libri, in cui il citato Nonno, autore dei bassi tempi, raccolse tutte le leggende bacchiche
principio del quarto descrive la strage di Penteo e la trasformazione dei pirati Tirreni in delfini e delle Miniadi in vipi
gorante di gioia, quindi si faceva il viso barbato; veggasi la statua dei così detto Sardanapalo in Vaticano (fig. 55), un
donzelle, che si dicevano abitare nè più ameni boschetti, alle fonti dei ruscelli, nell’ ombrose foreste montane, nell’ is
i con Apollo e con Ermes, o si ingegnavano sfuggire agli inseguimenti dei procaci Satiri. Degli uomini in genere evitavano
lla divinazione ed erano amiche del canto e della poesia. 2º Le Ninfe dei monti, dette Oreadi, abitatrici dei monti, delle
canto e della poesia. 2º Le Ninfe dei monti, dette Oreadi, abitatrici dei monti, delle valli, dei burroni. Se ne distinguev
Le Ninfe dei monti, dette Oreadi, abitatrici dei monti, delle valli, dei burroni. Se ne distinguevano più famiglie secondo
monti. Si narrava ch’ ella amasse alla follia il bel Narciso, figlio dei fiume Cefiso, il quale invece non voleva saperne
i rappresentanti maschili di questa medesima vita; erano quindi genii dei boschi, delle acque, dei monti, e formavano insie
di questa medesima vita; erano quindi genii dei boschi, delle acque, dei monti, e formavano insieme colle Ninfe e colle Ba
endo le ninfe, chiassando e bevendo in compagnia di Dioniso. La danza dei Satiri dicevasi con vocabolo speciale: sicinnide.
lla creazione di quel genere drammatico che fu denominato « Il dramma dei Satiri » (satyricum drama); nel quale sotto la ma
i, che il popolino in Grecia preferiva alla serietà della tragedia. E dei drammi satirici, detti anche « Satiri », se ne co
i fuse diverse leggende di diversi luoghi. Mentre i Satiri eran genii dei boschi e dei monti, i Sileni, di cui parlano per
e leggende di diversi luoghi. Mentre i Satiri eran genii dei boschi e dei monti, i Sileni, di cui parlano per lo più le leg
cquee. Ai Sileni poi s’ attribuivano, oltre la scurrilità e procacità dei Satiri, l’ arte della divinazione e alcune invenz
n Iagnide suo padre e Olimpo suo alunno, era detto inventore del suon dei flauti, genere di musica che la religione di Cibe
« arrotino » della Galleria degli Uffizi a Firenze. VII. Genii dei boschi. a) Pane. 1. Antichissima deità gr
VII. Genii dei boschi. a) Pane. 1. Antichissima deità greca dei boschi e dei pascoli era Pane, in origine venerat
dei boschi. a) Pane. 1. Antichissima deità greca dei boschi e dei pascoli era Pane, in origine venerato solamente d
rande terrore da non osar più continuare la pugna. Come tutti i genii dei boschi, anche Pane aveva il dono della divinazion
zione fu tratta a creare tutta una famiglia di Pani o Panischi, genii dei boschi, dalla figura mezzo umana mezzo caprina, i
daro a Pane in cui lo si invocava come signore dell’ Arcadia, custode dei sacri antri, compagno della Gran Madre, dolce cur
re Mida, e anche altrove menziona il culto di Pane, come nel secondo dei Fasti (vv. 271 e sgg.), nessuno può dimenticare l
lve come il nome stesso dice; amico quindi degli uomini, in vantaggio dei quali fa crescere le piante e anche gli armenti;
aggio dei quali fa crescere le piante e anche gli armenti; protettore dei pastori e dei cacciatori, come Pane. D’ altro lat
i fa crescere le piante e anche gli armenti; protettore dei pastori e dei cacciatori, come Pane. D’ altro lato anche i rumo
eti. E, concetto tutto italico, Silvano veniva pure venerato come Dio dei confini, quindi patrono della proprietà prediale,
er compagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Silvano è Fauno, uno dei più antichi e popolari Dei d’ Italia. Più tardi f
austus, e il vento primaverile Favonius). Era Fauno il genio benefico dei monti, della campagna, del bestiame; venerato spe
us. Si diceva, come di Pane, ch’ egli amasse il soggiorno de’ boschi, dei segreti antri, delle fresche fontane, dove attend
al dio Pane. In questo santuario si cominciava la festa sacrificando dei capri; dopo di che i sacerdoti di Fauno, i Luperc
di Fauno, i Luperci, cingendosi il nudo corpo con le pelli di alcuni dei capri sacrificati e tagliate le altre in striscie
a l’ altro le donne sterili solevano offrirai spontanee alle sferzate dei Luperci, perchè credevano far cessare così la ste
a buona riuscita delle api; sopratutto era riguardato come protettore dei giardini e delle vigne. La bestia che si sacrific
lli e i ladri, ovvero era destinata ad un culto speciale. L’ immagine dei giardini era quale la descrive vivamente Orazio n
ell’ agricoltura e della pastorizia, che erano osclusivamente proprie dei Romani; e prima ricordiamo la coppia Saturno e Op
e e il protettore dell’ agricoltura italica, onde anche la prosperità dei frutteti e delle vigne si faceva dipendere da lui
so otto colonne. Antica e celebre festa in onor di Saturno era quella dei Saturnali. Aveva luogo dal 17 al 19 Dicembre. In
el quale gli schiavi godevano piena libertà, si vestivano degli abiti dei padroni ed erano serviti a tavola dai padroni ste
es. presso Virgilio nell’ 8o dell’ Eneide, dove Evandro informa Enea dei primi re ed abitatori d’ Italia (v. 314 e sgg.).
e o una piccola falce. b) Vertunno e Pomona. 1. Altra coppia di dei italici, rilerentisi ai prodotti della terra. Ver
tumnus da vertere (annus vertens, la stagione che cambia), era il Dio dei mutamenti di stagione, e specialmente dell’ autun
era il Dio dei mutamenti di stagione, e specialmente dell’ autunno e dei frutti che in autunno maturano. Gli si attribuiva
rdiniere, di pescatore, ecc. Pomona pure, da pomum frutto, era la dea dei giardini e degli alberi da frutta. Armata della s
ica, molto venerata già presso i Sabini. Era la dea della fioritura e dei flori, fenomeno della natura come ricco di bellez
a fioritura è la condizione prima di una buona annata. Ed essendo dea dei flori, Flora proteggeva anche le api e l’ agricol
1º Maggio, le così dette Floralia. Erano feste rallegrate dal sorriso dei flori; s’ incoronavano le porte delle case, si po
osì detti mimi, spettacoli d’ indole gaia e licenziosa. 2. Nel quinto dei Fasti d’ Ovidio si parla di Flora; ed ella stessa
anuta, longeva » ecc. ma chi ne parla più a lungo è Ovidio nel quarto dei Fasti ove spiega e descrive le teste del 21 April
aveva relazione con essa perchè rappresentava divinizzato il concetto dei limiti delle proprietà prediali; quindi era il pa
i varii poderi e si dicevano per l’ appunto termini. Nella coscienza dei Romani era così vivo il rispetto della proprietà
nell’ area del nuovo edificio. 2. Di Termine parla Ovidio nel secondo dei Fasti, e spiegando le feste in di lui onore, e ri
e ha lo stesso significato. Un’ altra leggenda çonnessa coll’ origine dei misteri Eleusini è la seguente. Allorquando Demet
sue braccia gli soffiava sopra, e nottetempo, celandosi allo sguardo dei genitori, lo mette va nel fuoco per purificarlo.
bbliche preghiere e pratiche di pietà, anche rappresentazioni mimiche dei fatti relativi a Demetra e Persefone; il momento
oteva prender parte alle feste maggiori. Tra gli iniziati poi v’ eran dei gradi; giacchè da semplici misti (mystae) si pass
più elette intelligenze, e il tempio di Eleusi divenne come il centro dei paganesimo ellenico, e tale rimase fino a che, al
lto presto confusa colla greca Demetra; giacchè poco dopo la cacciata dei Tarquinii, in occasione di una carestia, per sugg
acciata dei Tarquinii, in occasione di una carestia, per suggerimento dei libri sibillini, fu adottato il culto greco. Così
di questi miti; ricordiamo solo la vivace narrazione che è nel quarto dei Fasti Ovidiani (v. 417-618) ove il ratto avviene
dell’ Orco. Di qui si capisce facilmente come nelle segrete dottrine dei misteri, Persefone divenisse simbolo dell’ imrnor
si persuade come rimmagine della dea infernale fosse viva nella mente dei poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia come regi
ma onde si figurava adorna; anche le si assegnava la fiaccola simbolo dei misteri Eleusini, inoltre il melograno e il narci
lasci; le porte di esso son tenute ben chiuse e ben custodite e niuno dei trapassati può, senza un’ eccezionale concessione
o trono per terna che si squarciasse la terra e comparisse agli occhi dei mortali e degli immortali l’ odiato suo soggiorno
a era creduto una terra posta all’ estremo Occidente (detta l’ isola dei beati in Esiodo). Allora anche dal mondo sotterr
rraneo di Ade si stimava ben lontano il Tartaro, il carcere di bronzo dei titani, immaginati sotto il disco terrestre a tan
o. La sentenza di costoro decideva se esse dovessero seguire la sorte dei giusti o dei reprobi. I giusti erano inviati ai C
a di costoro decideva se esse dovessero seguire la sorte dei giusti o dei reprobi. I giusti erano inviati ai Campi Elisi ov
piano; ond’ egli deve ripigliar da capo l’ inutil fatica. Issione, re dei Lapiti, reo anch’ egli d’ aver offeso Zeus, ha av
1o libro dell’ Odissea dove si descrive l’ andata di Ulisse nel paese dei Cimmerii e l’ evocazione dell’ ombre e la predizi
di qualsiasi violazione dell’ ordine morale specialmente nel cerchio dei rapporti di famiglia. Secondo Esiodo erano nate d
il delitto, subito con implacabile severità si mettono alle calcagna dei colpevole, e più non l’ abbandonano; la loro pres
son dette negre e abominande; un tristo umor cola dai loro occhi, han dei serpenti per capelli, la lingua sporge dalla bocc
gli spettri; dicevasi ch’ ella di notte bazzicasse insiem coll’ anime dei trapassati su pei trivii e intorno ai sepolcri; c
tte cene di Ecate. Presso le statue poste nei trivii si sacrificavano dei cani per espiazione a favor de’ morti, e ciò gene
e e di superstizioni spiritistiche, ebbe facile entratura negli animi dei Romani, inclinatissimi a questo genere di cose. S
corpo solo o anche tre corpi ma uniti assieme; simbolo probabilmente dei tre aspetti della luna come luna piena, mezza e n
di risse, per via di morbi e della decrepitezza insidiavano alla vita dei mortali. Oltre a cio la morte era rappresentata a
si l’ Orco come un essere silenzioso e silenziose si dicevan l’ ombre dei trapassati. 3. Noto è l’ episodio del decimoquart
ome punto centrale della casa, che non solo serviva alla preparazione dei cibi quotidiani ma anche a scopi religiosi. Il fo
i. Sul focolare sole va tenersi acceso continuamente il fuoco in onor dei Penati e di Vesta, e vicino al focolare si conser
e vicino al focolare si conservavano in nicchie apposite le statuette dei Penati, che si mettevano anche a tavola apponendo
tte dei Penati, che si mettevano anche a tavola apponendo loro avanti dei cibi come per far partecipare alla comune mensa g
mile su una moneta dell’ età repubblicana, appartenente alla famiglia dei Sulpicii. L’ aspetto de’ Penati era simile a quel
alla famiglia dei Sulpicii. L’ aspetto de’ Penati era simile a quello dei greci Dioscuri. II. I Lari. 1. Anche i Lari
e si può riscontrare che i Lari in fondo non erano altro che le anime dei defunti, propriamente le anime virtuose che diven
ifatti eran detti figli di Mania o di Ace a Larentia; mentre l’ anime dei tristi si dicevan larvae o le lemures. Che gli an
, che montre fa capire l’ argomento della Commedia dà una chiara idea dei rapporti che si supponevano tra il Lare domestico
te le case e si custodivano religiosamente nei lararii, o tabernacoli dei lari, generalmente nell’ atrio, ma anche in altre
nii locali di attribuzioni diverse. V’ erano i Lari compitali, o Lari dei crocicchi, i rurali, della campagna, i praestites
titi di pelle di cane e accompagnati da un cane; ancora si nominavano dei Lari hostilii protettori contro i nemici, dei Lar
e; ancora si nominavano dei Lari hostilii protettori contro i nemici, dei Lari permarini a cui fu eretto un tempio nel camp
lle case private; Alessandro Severo aveva in casa due lararii, in uno dei quali oltre la statua di alcuni imperatori divini
come Orfeo, Abramo, Cristo, Apollonio di Tiana, e nell’ altro quelle dei più celebri poeti ed eroi di Grecia e di Roma, co
la sorte serbata dopo morte agli Eroi di viversene felici nell’ isola dei beati, sotto il governo di Crono. Allora una cota
parlare di una religione degli Eroi, come si parlava di una religione dei morti; pero non mai più di tanto, salvo per quell
zati, erano divenuti vero oggetto di culto e si dedicavano loro anche dei templi. 3. Or qual è stata, secondo il pensiero d
erpente (l’ animale sacro più d’ ogni altro alla terra); gli abitanti dei luoghi lacustri dicevano i loro progenitori nati
no all’ origine, così varie erano le opinioni intorno alla condizione dei primi uomini, riferendosi dagli uni che fossero v
li che afflissero l’ umanità, e primo di tutti della morte. La storia dei primi uomini è narrata affatto diversamente nella
un’ età d’ oro, in cui gli uomini vivevano in piena felicità, godendo dei frutti che la terra spontaneamente produceva; tut
ad Esiodo tanto nella Teogonia quanto nell’ altro poema delle Opere e dei Giorni, diè ad Eschilo argomento di comporre la f
ricordiamo soltanto il lungo passo di Esiodo nel poema delle Opere e dei Giorni (v. 109 e seg.), e la bella notissima narr
ndaro l’ immaginazione greca concepi l’ idea di que’ mostri. La lotta dei Lapiti e dei Centauri, la quale divenne simbolo d
ginazione greca concepi l’ idea di que’ mostri. La lotta dei Lapiti e dei Centauri, la quale divenne simbolo della lotta tr
be occasione e principio durante le feste per le nozze di Piritoo, re dei Lapiti e di Ippodamia, alle quali i principali fr
vrarsi sul Pindo, a occidente. A questa lotta presero parte, a difesa dei Lapiti, Teseo e Nestore, amici di Piritoo. — Fra
deuce, Teseo, Nestore, Meleagro, Diomede, ecc. Abitava in una caverna dei Pelio, ma dopo la cacciata dei Centauri da quel m
, Diomede, ecc. Abitava in una caverna dei Pelio, ma dopo la cacciata dei Centauri da quel monte, si diceva avesse posto se
ndola strettamente abbracciata; ora un altro galoppa sopra i cadaveri dei nemici uccisi; ora son scene di lotta, come quell
asformati in draghi, entrambi furono da Zeus ammessi all’ eterna vita dei Campi Elisi. Molti fra i motivi di questa leggend
eozia in antico era regione paludosa e non sana. Anche la seminagione dei denti del drago e la nascita di uomini armati dal
r sorta. Era una famiglia felice, e i tanti figli com’ erano la gioia dei regal padre, così erano l’ orgoglio della madre f
iò detto la tradizione; pero in Tebe si faceva vedere la tomba comune dei Dioscuri Tebani. Dopo la loro morte il trono di T
infuori di poche parti ristorate, si ritiene che sia lavoro originale dei fratelli Apollonio e Taurisco di Tralle in Caria,
l sesto delle Metamorfosi, poi la descrizione viva e vera della morte dei figli di lei, e l’ espressione del suo immenso do
, scolpita da mano antica, la qual statua fa parte del celebre gruppo dei Niobidi conservato nella Galleria degli Uffizi a
lo, accusa insieme la prepotente vendetta del nume sul capo innocente dei figliuoli. Se la grandiosa composizione dei Niobi
l nume sul capo innocente dei figliuoli. Se la grandiosa composizione dei Niobidi fosse in origine collocata nel frontone d
sso signore fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato come spauracchio dei cavalli da corsa nei santuari di Posidone e negli
ll’ Ibis di Ovidio. c) Bellerofonte. 1. Un altro eroe nazionale dei Corinzii era Bellerofonte (bellerophon ovvero Bel
suocero Jobate re della Licia, con una tavoletta suggellata, entrovi dei segni segreti per avvertire lo suocero che dovess
o la morte. E di qui in avanti Bellerofonte diventa l’ eroe nazionale dei Licii. La prima impresa a cui lo mandò Jobate fu
lonte scorrente), una figlia del Nilo, due figliuoli, Egitto e Danao, dei quali il primo fu padre di cinquanta maschi, il s
lio di Preto. Ivi egli fondò le città di Midea e di Micene, e per via dei figliuoli natigli da Andromeda fu il capo di una
uori della Grecia si vollero trovare discendenti di Perseo. Così i re dei Persiani eran detti prosapia di Perseo, altrettan
lumno avesse sposato Danae e fondato la città di Ardea; onde Turno re dei Rutuli, come è ricordato in Virgilio (En. 7, 410)
ignificato naturale di questo mito non può esser dubbio. Perseo è uno dei tanti eroi solari onde è ricca la mitologia greca
piena di umiltà e di rassegnazione ai voleri di Zeus, ha ispirato uno dei più bei canti di Simonide 49. A tacer d’ altri, s
del Peloponneso ricordavano come eroi di que’ luoghi Tindareo, padre dei Dioscuri, di Elena e di Clitennestra, Afareo, il
a Penelope la futura sposa di Ulisse, a Tindareo la bella Leda, madre dei gemelli Castore e Polluce (Pollux, grecamente Pol
a da Zeus, che le s’ era accostato in forma d’ un cigno. Ma poi quale dei figli di Leda avesse origine divina, correvano tr
ebbero usciti Elena e i due gemelli. — Venendo ora alle eroiche gesta dei Dioscuri, è a notare anzitutto la diversa abilità
ta dal fratello a condizione che un giorno fossero entrambi nel mondo dei morti, un altro giorno godessero entrambi la luce
questo mito. Essi erano fenomeni di luce ma di luce che lotta contro dei nemici, probabilmente i due crepuscoli della matt
ini era naturale che venissero divinizzati e si erigessero loro anche dei templi. Molti ve n’ erano a Sparta per cui essi e
spedizioni di guerra gli Spartani portavano spesso con sè un simbolo dei Dioscuri, consistente in due bastoncini paralleli
ltrove, a Mantinea ad. es., dove un eterno fuoco si manteneva in onor dei Dioscuri. Ad Atene erano venerati col nome di Ana
tiva ai Dioscuri è ricchissima; in Omero non solo si leggono qua e là dei luoghi ricordanti le loro vicende, ma un inno int
ra gli Omerici è in lode loro, e ivi già si rammentano le benemerenze dei Dioscuri verso i naviganti. Altri epici antichi c
avventurosa, Orizia (Oreithyia) che fu rapita da Borea e fatta madre dei gemelli Calai e Zete, e Procri già felice sposa d
opa. c) Teseo. 1. La tarda tradizione attica, rinnovando i nomi dei più antichi re, faceva il secondo Eretteo padre o
ltrechè di Orizia e Procri, anche di un altro Cecrope e di Mezione; e dei pari al secondo Cecrope assegnava per figliuolo u
cello marino detto Ciris. Infine Egeo si trovò alle strette per causa dei Pallantidi e di Minosse; dai quali pericoli lo sa
dovette lasciare Atene. Ma nuovo ostacolo sorgeva contro lui da parte dei Pallantidi, i cinquanta figli di Pallante, che ap
, verso la fine di Ottobre, feste destinate a ringraziare la Divinità dei frutti autunnali e lamentare colla fine dell’ est
sacrificò ad Apollo Delfinio; 2º aiutò l’ amico suo Piritoo, principe dei Lapiti nella guerra contro i Centauri (v. pag. 30
i (v. pag. 306); 3º in una spedizione a Creta, rapi Elena, la sorella dei Dioscuri; 4º con Piritoo e per fare cosa a lui gr
tempio detto di Teseo le metope portavano in rilievo rappresentazioni dei fatti di lui; alcune ancora esistono ma guaste e
eus e di Europa. Costei, nata da un Fenice, dice Omero, da Agenore re dei Fenici, dicono i mitografi posteriori, quindi sor
uscirne. A pascere il Minotauro la rinchiuso Minosse faceva gettare o dei condannati a morte o degli schiavi, specialmente
mazione, Minosse diventò col fratello Radamanto e con Eaco il giudice dei morti nell’ Averno. Dei figli di Minosse, Catreo,
mo di bronzo, leggenda che pare accenni ad origine fenicia e all’ uso dei sacrifizi umani. Talo dunque dicevasi fosse tutto
nte Talo che in seguito agli incantesimi di Medea muore nelle braccia dei Dioscuri. Le monete cretesi lo hanno sovente in f
a le popolazioni eolie, e in seguito sia di ventato l’ eroe nazionale dei Greci in genere. Salvochè al nucleo primitivo di
emelli, detto ira gli Dei che sarebbe nato allora allora il più forte dei Persidi, il quale sarebbe stato signore e sovrano
sarebbe stato signore e sovrano di tutti i discendenti, Era, come dea dei parti, ricorse a quest’ astuzia di ritardare il p
ione non sapeva dire. Tornando a Tebe, incontrò i messi di Ergino, re dei Minii in Orcomeno, che si recavano a Tebe per rit
do compagno, fece dare il fuoco ad un bosco vicino, e si fece portare dei tronchi in flamme. Con questi affrontò l’ idra e
ove si rifugiarono in casa di Chirone là cacciato dal Pelio per opera dei Lapiti; anche Chirone fu inavvertentemente ferito
Teseo. i) Le cavalle di Diomede eran feroci bestie, a cui Diomede, re dei Bistoni in Tracia, gettava in pasto gli stranieri
o; e poichè Esione ebbe da Eracle facoltà di salvare col suo velo uno dei prigionieri, salvò suo fratello Podarce, che d’ a
a in poi si chiamò Priamo, ossia il riscattato, e divenne capostipite dei Dardanidi. — A questo punto si suoi collocare la
o punto si suoi collocare la spedizione contro Augia e l’ istituzione dei giuochi Olimpici che noi abbiamo già ricordato av
glia. — Alla spedizione contro i Pilii connettesi quella contro il re dei Lacedemonii. Era questi Ippocoonte, fratellastro
rsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro perdette uno dei corni, che riempito da una ninfa di flori e frutt
o areo e le sue freccie. Mentre il rogo ardeva, ecco fra lo scrosciar dei tuoni comparir una nuvola in cielo, e un cocchio
oria. Nel culto popolare il forte Eracle divenne anzitutto protettore dei Ginnasi, e ad es. in Atene a lui era particolarme
cialmente col titoli di Soter, salvatore, e Alexicacos, allontanatore dei mali. Templi si eressero, e si istituirono feste
rincipiato a venerare Eracle come Dio, avevan luogo ogni quattro anni dei certami solenni, nei quali si davano ai vincitori
e nel luogo della zuffa un altare in di lui onore e gli sacrificò uno dei buoi ricuperati. Evandro ed i suoi fecero festa a
nel Foro Boario, tra l’ Aventino e il Palatino, e a poco a poco anche dei templi, come il tempio di Hercules victor ivi ste
celebre poema, intitolato « le gesta di Eracle » (Herakleia), fu uno dei primi a parlare delle dodici fatiche cominciando
dalle zanne di esso e stramazzò morto a terra; morì pure Ileo e molti dei cani. Alfine un dardo ben diretto dal vigoroso br
o quei di Calidone eran superiori, ma poi avendo Altea, per il dolore dei perduti fratelli maledetto il figliuolo, questi s
e la tempesta. Ma molto per tempo s’ intrecciarono al mito primitivo dei motivi umani e morali per rendere il racconto più
uesto tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico, uno dei più antichi poeti drammatici elaboro pel teatro l
i, largamente descrivendo e i particolari della pugna, e l’ uccisione dei Testiadi e il lungo ondeggiare di Altea prima di
il lungo ondeggiare di Altea prima di risolversi a vendicar la morte dei fratelli levando dal fuoco il tizzone di Meleagro
te dei fratelli levando dal fuoco il tizzone di Meleagro, e il dolore dei Calidonesi dopo la morte del loro giovine eroe e
bisogna rifarci un po’ dall’ alto. — Atamante, figlio di Eolo, era re dei Minii in Orcomeno di Beozia. Aveva in moglie Nefe
stirpe di Eolo il compito principale. Atamante stesso s’ accord tanto dei mali del suo paese che ne impazzi, e nella pazzia
à marine. Dopo di che, essendo Atamante fuggito in Epiro, la signoria dei Minii passò a Creteo, suo fratello. Questi ebbe d
onto giunsero a Cizico, ove furono benevolmente accolti da Cizico, re dei Dolioni. Partiti di là, furono da una notturna te
e, die’ a Giasone un farmaco magico atto a difenderlo contro il fuoco dei tori e a dargli più che umana forza. Così Giasone
co. III. Il ciclo Tebano. 1. La patetica istoria della famiglia dei Labdacidi in Tebe era così ricca di caratteri e d
intraprese la guerra contro il re di Tebe Eteocle. È la guerra detta dei sette contro Tebe, perchè oltre Adrasto, Polinice
« Antigone » facendo della pietosa sorella il personaggio principale dei dramma; e di Edipo sceneggiò la sventura in due t
delle loro famiglie. Agamennone e Menelao appartenevano alla famiglia dei Pelopidi, e traevano la origine loro dal re frigi
e punito in inferno in quel modo che già si espose parlando del regno dei morti. Figlio di Zeus, possessore di estesissimi
la figlia Ippodamia in isposa a colui che sapesse vincerlo alla corsa dei cocchi; con questo però che chi si lasciava vince
ncia. Pelope si decise a tentar la prova, ma aveva a disposizione sua dei cavalli alati donatigli da Posidone, poi guadagno
a potenza; colla quale egli potè respingere trionfalmente gli assalti dei Centauri. Dopo di che tornato a Iolco, e presa la
i Centauri. Dopo di che tornato a Iolco, e presa la città coll’ aiuto dei Dioscuri, uccise Acasto e Astidamia. In ricompens
d’ Argo e sposata una figlia di lui, prese parte con lui alla guerra dei sette contro Tebe incontrandovi la morte. Diomede
ù della mente, la saviezza o l’ astuzia; primo Nestore. Era l’ ultimo dei dodici figli di Neleo, il quale nato da Posidone
ggiornava a Pilo città della Messenia. Prese poi parte sia alla lotta dei Lapiti contro i Centauri, sia alla caccia Calidon
; anch’ egli era prediletto di Pallade Atena. Facciamo anche un cenno dei principali guerrieri Troiani. La famiglia regnant
glio maggiore e il più celebre fu Ettore, il gran guerriero, campione dei Troiani, come Achille era dei Greci; secondo figl
fu Ettore, il gran guerriero, campione dei Troiani, come Achille era dei Greci; secondo figlio Paride che fu cagion della
rifiuto, si preparò alla guerra; e gli fu facile ottenere l’ adesione dei più ragguardevoli principi greci, perchè Tindareo
le, se non si ricordi l’ uccisione per man d’ Achille del più giovane dei figli di Priamo, Troilo, e la condanna a morte di
amico Patroclo a permettergli che indossasse le sue armi e alla testa dei Mirmidoni corresse in aiuto ai Greci. Al primo lo
a controversia per l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatura dei più grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia com
 E così sparito dalla scena anche Aiace, rimase Ulisse il più valente dei campioni greci. Bisognava giocar d’ astuzia oltre
in un portò dell’ isoletta di Tenedo. I Troiani, lieti della partenza dei Greci, guardavano con curiosità quella meraviglia
La morte di Agamennone non poneva fine ai tristi destini della stirpe dei Pelopidi. Oreste, figlio di Agamennone e Clitenne
ove viveva ancora l’ avo Eneo, ma spogliato della signoria per opera dei figli di Agrio suo fratello; Diomede combattè, vi
sse sbalzato nelle coste italiane, e ivi prendesse parte a una guerra dei Dauni contro i Messapi, e v’ ottenesse signoria d
itutto sbattuto sulle coste della Tracia, ed ivi presso Ismaro, città dei Ciconi, venne a battaglia con costoro, e ben dist
colse e spinse in alto mare. Dopo nove giorni di navigazione in balia dei venti, approdo alla terra dei Lotofagi (mangiator
opo nove giorni di navigazione in balia dei venti, approdo alla terra dei Lotofagi (mangiatori di loto, un frutto di color
olifemo, e chiusa con un masso l’ entrata della caverna, si mangi due dei compagni d’ Ulisse, e il domani altri due. Ulisse
invocar da suo padre Posidone vendetta contro Ulisse. d) Dalla terra dei Ciclopi Ulisse pervenne all’ Eolia, l’ isola favo
i Ciclopi Ulisse pervenne all’ Eolia, l’ isola favolosa dove Eolo, re dei venti, li teneva racchiusi in un antro per scaten
trasportate di nuovo in occidente. e) Allora Ulisse capitò nel paese dei Lestrigoni, giganti e antropofagi. Costoro abitav
uendo questo consiglio s’ avvia Ulisse ad occidente e giunge al paese dei Cimmerii. Ivi offerti i dovuti sacrifici e fatti
no a sbarcare, poi li finivano miseramente; personificazione evidente dei pericoli di un mare in apparenza calmo e seducent
e sbarcò veramente a malincuore e solo per condiscendere al desiderio dei compagni. Pareva presentisse il pericolo; infatti
giunse il lido di Scheria. Ivi incontra Nausica, figlia di Alcinoo re dei Feaci; la quale lo conduce al palazzo e lo raccom
hi in segno di festa; egli racconto le sue avventure; infine una nave dei Feaci ricondusse l’ avventuroso eroe all’ isola d
dette la moglie Creusa ma salvò il figlio Ascanio e le sacre immagini dei Penati troiani. Non molestato più dai Greci, anzi
sola di Sicilia. Ivi giunto ebbe gentile accoglienza da Aceste figlio dei fiume Crimiso e di Egesta, nobile donna troiana.
Cumana, n’ ebbe consiglio di scendere all’ Averno per veder l’ ombre dei trapassati e saper da loro notizie del proprio av
discendenza. Ciò fatto, riprese il viaggio e veleggiò sino alle foci dei Tevere e scese nel territorio di Laurento, il cui
atino, avrebbe preferito sposare la sua figliuola al potente Turno re dei Rutuli, e indusse costui a muover guerra ad Enea.
romaca, a Ecuba, ad Ulisse. Sopra tutto le tragiche e fatali sventure dei Pelopidi e degli Atridi serbarono per secoli e se
’ essa bevve a larghi sorsi alla fonte delle cose troiane. Per tacere dei traduttori, già Nevio nella Guerra punica ebbe oc
nga l’ Achilleide di Stazio; s’ aggiungano i continui ricordi e cenni dei poeti lirici, Orazio, Tibullo e Properzio; infine
o serpente colle estreme spire della coda allaccia in basso una gamba dei figli di sinistra, mentre l’ altro serpente gli a
i contrae compresso, il petto si rigonfia le estremità fino alle dita dei piedi si raggrinzano tremanti; un brivido, un fre
il dolor fisico sono espressi all’ estremo… ». A questa fine analisi dei Gentile si può aggiungere l’ osservazione che la
iero. Ne esistono copie antiche in diversi luoghi, una è nella loggia dei Lanzi a Firenze (fig. 89). Si pensa o a Menelao c
mento della cetra, c) nel fare opere d’ arte; quindi le tre categorie dei vati, dei poeti, degli artisti. 2. Ogni stirpe gr
a cetra, c) nel fare opere d’ arte; quindi le tre categorie dei vati, dei poeti, degli artisti. 2. Ogni stirpe greca ebbe i
iloco che ebbero tante parte nelle vicende di Tebe e nelle due guerre dei sette e degli Epigoni; ed’ altri minori, come Pol
de tebane è nominato Tiresia; come nelle troiane Calcante dalla parte dei Greci, Eleno e Cassandra dalla parte de’ Troiani.
che si facevan feste in di lui onore. — Tamiri (Thamyris) fu il primo dei cantori antichi che allietava dell’ arte sua le c
cantori antichi che allietava dell’ arte sua le corti de’ principi e dei nobili e la folia raccolta a festa. Ma pecca di s
e volle gareggiare colle Muse onde fu acciecato e toltagli la facoltà dei suoni; onde divenne il contrapposto del pio Orfeo
compagnia allorchè tu, mutata veste e fatta nemica, abbandoni le case dei potenti. » 31. « Il giovane, cinto le novelle c
1’ uno e l’ altro sole. Anche allora non appena fu tocca dalle labbra dei Dio stillante rugiada sulla madida barba e rigonf
I. 28, 20: « Senza distinzione s’ aramucchiauo le morti de’ vecchi e dei giovani; niuna vita sfugge alla crudel Proserpina
, e un grave esempio porge 1’ alato Pegaso che sdegnò reggere il peso dei terreno cavaliere Bellerofonte. » 49. Fram. 37
Celidone, fatta schiava allorchè Eneo fu caccialo dal regno per opera dei figliuoli di Agrio suo fratello, cfr. pag. 412.
l canoro Orfeo, abile a trattener con l’ arte materna il rapido corso dei fiumi e i celeri venti, carezzevole così col suon
5 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
bra di essa arrestavasi ripensando ai dì che furono, quando egli duce dei più degni Eroi, varcava su quella incogniti mari.
sero a dire che Argo fu la prima nave inventata dagli uomini, nessuno dei moderni vorrà credere che non ve ne fossero state
apparisce più favoloso il racconto storicamente vero della maraviglia dei selvaggi dell’America, quando videro avvicinarsi
e nel primitivo loro significato il modo di vivere della città, ossia dei cittadini ; quindi, secondo questa etimologia e q
econdo il sistema del Vico, altro non sarebbero che caratteri poetici dei primi civilizzatori dei popoli. Essendo incerto c
co, altro non sarebbero che caratteri poetici dei primi civilizzatori dei popoli. Essendo incerto chi di loro due esistesse
i prodigii furon dai Mitologi attribuiti anche ad altri civilizzatori dei popoli83 : di Orfeo soltanto e non d’altri è prop
u causa della sua fine funesta, perchè le Tracie femmine indispettite dei suoi rifiuti, percorrendo nel giorno delle feste
figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu da taluni considerato come uno dei Semidei. Ambiva anch’egli di sposare Euridice, e
ascesse. Era scritto nel libro del Fato che regnerebbe in Tebe quello dei due cugini (altri dicono gemelli) che prima nasce
cono gemelli) che prima nascesse nella Corte Tebana. Giunone come Dea dei parti fece in modo che nascesse prima Euristèo, e
tà, per quanto sembrasse amena e piacevole, ma che induceva all’oblio dei proprii doveri e della fama, preferì quella ardua
eriti, fu cangiato nella costellazione che ne porta il nome, ed è uno dei 12 segni del Zodiaco, adorno di 93 stelle. 2ª
iuto il suo servo o amico Jolao che lo schermisse dalle offese di uno dei due nemici, in mezzo a cui si trovava : schiacciò
tiranni ; ed Ercole da par suo non li risparmia. Seppe che Diomede re dei Bistonii in Tracia pasceva di sangue e di carne u
entilmente per la vita e lo diede a divorare ai suoi cavalli stessi ; dei quali poi s’impadronì e li regalò ad Euristeo.
nne d’Ercole fossero fatte come quelle delle monete spagnole o di uno dei quattro o cinque ordini dell’architettura, ma era
ola dà la seguente spiegazione il Machiavelli nel cap. 12 del lib. ii dei suoi celebri Discorsi sulla prima Deca di Tito Li
r la coda, nella sua caverna, perchè non si avesse indizio dalle orme dei piedi verso qual parte fossero andate. Ercole per
Centauri erano mezzi cavalli e mezzi uomini ; cavalli dalle estremità dei piedi sino al collo ; invece del quale avevano il
rgiuro osservati i patti, sarà più a proposito ragionare nel racconto dei re di Troia. Basti qui l’avere accennate queste i
loo, il più gran fiume della Grecia, e perciò da Omero chiamato il re dei fiumi. Questi fu il solo pretendente che non cede
unque forma, e di più gli ruppe un corno, onor della fronte degli Dei dei fiumi ; per ricuperare il quale Acheloo diede in
ominciando da Herschel, dicono che il nostro Sole con tutto il cortèo dei pianeti è attratto da forza preponderante verso q
Tindàridi, e se figli di Giove Diòscuri, essendo il vocabolo Dios uno dei greci nomi di Giove, sinonimo di Zeus. Nè questa
omare i cavalli ; perciò eran considerati protettori delle palestre e dei giuochi circensi. È lodata in generale la loro ab
uesti due affettuosissimi fratelli furon cangiati nella costellazione dei Gemini, o Gemelli, che è quel segno del Zodiaco i
trica che sovente si osserva sulle punte delle antenne e degli alberi dei bastimenti dopo la tempesta. Le rammenta anche il
te stelle di Santermo 99. Dante parla più volte della costellazione dei Gemelli nella Divina Commedia, perchè egli nacque
 E nel ciel velocissimo m’impulse. » L Minosse re e legislatore dei Cretesi Dicemmo nel N° XXX che Minosse era fig
za nei secoli xiv e xiii, avanti l’era volgare. Come re e legislatore dei Cretesi è rammentato anche da Cicerone nelle Tusc
giustissimo ; e perciò si credè che dopo la morte divenisse il primo dei tre giudici dell’Inferno pagano. Le sue leggi son
omo e mezzo toro ; il quale fu chiamato il Minotauro, parola composta dei nomi di Minosse e di Tauro, ossia toro101. Di più
fatto a somiglianza di quello, ma molto più piccolo ; 3° il labirinto dei Cabiri nell’isola di Lenno ; e 4° quello di Chius
anzi che ancor ne restano, pare che fosse un ipogeo come le catacombe dei primi Cristiani : degli altri 3 è più difficile i
ero che era figlio di Nettuno, e così lo fecero appartenere al numero dei Semidei. Per altro poco giovò a quest’Eroe l’esse
er terra desiderando non già di schivare, ma di affrontare i pericoli dei masnadieri e dei mostri che infestavano quelle re
ndo non già di schivare, ma di affrontare i pericoli dei masnadieri e dei mostri che infestavano quelle regioni. E qui inco
infestavano quelle regioni. E qui incominciano i suoi fatti eroici ; dei quali accenneremo soltanto i più straordinarii ch
e esser messo anch’egli (per quanto Egeo vi si opponesse), nel numero dei giovani destinati per cibo al Minotauro. La nave
sposizione. Diede a Teseo un gomitolo di filo, perchè fissandone l’un dei capi all’ingresso del labirinto, e svolgendolo ne
rno, ove afferma che egli trovò il Minotauro a guardia del 7° cerchio dei violenti ; ed al qual mostro, perchè lasciasse lo
 ; ma non tutto gli andò a seconda, come vedremo. E parlando in prima dei più celebri fatti felicemente da lui compiuti, ra
too ; ed ecco prima di tutto come nacque la loro amicizia. Piritoo re dei Làpiti sentendo tanto encomiar Teseo pel suo valo
rappresentati i Centuari secondo le descrizioni mitologiche ; ed uno dei più celebrati è quello di Giovan Bologna sotto le
o, ad aiutarlo a ricuperare il regno. La guerra che ne seguì fu detta dei sette Prodi, perchè sette furono i valorosi capi
istigato dallo zio Creonte, che sperava di profittare della discordia dei nipoti per impadronirsi del regno, si preparò anc
he l’avversione degli animi loro erasi comunicata a tutte le molecole dei loro corpi. E di questo mitologico prodigio fa me
« Ove Eteòcle col fratel fu miso. » Il solo Creonte gioì della morte dei nipoti, dei quali aveva fomentato l’odio e la dis
e col fratel fu miso. » Il solo Creonte gioì della morte dei nipoti, dei quali aveva fomentato l’odio e la discordia per i
’odio e la discordia per impadronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei più esecrati tiranni. E per primo atto inumano pr
, i cui fulmini, a quanto egli diceva, non gli facevano maggior paura dei raggi del Sole sul mezzogiorno. Ma Giove gli fece
» e aggiunge che anche laggiù quell’anima dannata sfidava il supremo dei Numi, dicendo che quantunque Giove lo sættasse di
Dal loro connubio era nato un figlio di nome Stènelo, che fu poi uno dei più valorosi guerrieri all’assedio di Troia. Oraz
non andò al Tartaro ma agli Elisii, e che in Grecia aveva un Oracolo dei più celebrati e rendeva responsi dei più veridici
e che in Grecia aveva un Oracolo dei più celebrati e rendeva responsi dei più veridici. Ma Dante che non credeva concessa a
ripudiata Alfesibea, fu ucciso dai fratelli di lei. Così la discordia dei figli di Edipo produsse una serie infinita di gua
uenza in conseguenza durarono per molti anni. Poichè Adrasto, il solo dei Sette Prodi rimasto in vita, quantunque per causa
ello e la sorella, il cognato e il nipote ; senza contare le sventure dei sudditi e lo sperpero delle forze del regno, voll
ze del regno, volle imprendere un’altra guerra contro Tebe coll’aiuto dei figli degli estinti Prodi. Questa seconda guerra
Prodi. Questa seconda guerra fu perciò chiamata degli Epìgoni, ossia dei rampolli, o discendenti ; ed ebbe luogo dieci ann
ettar che questi rampolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie. Ma dei fatti d’arme e degli effetti ultimi di questa gue
cendenti Dalle atrocità degli Eraclidi convien passare agli orrori dei Pelòpidi. Questi pure furono argomento prediletto
gamennone e l’Oreste di Alfieri. Inoltre appartenenti a questa stirpe dei Pelopidi furono due dei principali personaggi del
Alfieri. Inoltre appartenenti a questa stirpe dei Pelopidi furono due dei principali personaggi del l’Iliade di Omero, a is
no due dei principali personaggi del l’Iliade di Omero, a istigazione dei quali s’imprese e si condusse a termine la guerra
uesta stirpe funesta e troppo famosa per infami delitti. Nel parlare dei dannati celebri dell’ Inferno pagano, dicemmo che
ucciso questo suo figlio, e imbanditene le carni per cibo alla mensa dei Numi da lui convitati ; e inoltre che Pelope fu r
proponeva loro condizioni durissime, cioè o di superarlo nella corsa dei cocchi (ed egli co’ suoi cavalli figli del Vento
luogo la famosa guerra di Troia, è tempo di parlare di questa città e dei suoi re, come pure della vera causa di quella gue
ante e possidente di terreni nella regione asiatica presso lo stretto dei Dardanelli, reclamò la priorità di tale scoperta,
ria Universale non ha potuto dare un giudizio sicuro sulla genealogia dei re di Troia e sulla verità dei fatti che di loro
re un giudizio sicuro sulla genealogia dei re di Troia e sulla verità dei fatti che di loro si raccontano. Dovendosi quindi
ti e di taluni moderni filologi. Ed ecco prima di tutto la genealogia dei re Troiani quale Omero fa dirla da Enea ad Achill
ore di esser posto nella Costellazione detta dell’ Aquario, che è uno dei dodici segni del Zodiaco e rifulge di 127 stelle.
cadde anche allora, come avvien quasi sempre, che son puniti i popoli dei peccati del loro re128. Consultato l’Oracolo, ris
glia di Dimante re di Tracia, e da essa ebbe molti figli, di ciascuno dei quali dovrà parlarsi nel raccontare le estreme sv
aver partorito una fiamma che incendiava tutta l’Asia. Gl’interpreti dei sogni dichiararono che il figlio nascituro sarebb
moglie e i tesori : a quel che pare, si sarebbe poi contentato anche dei tesori soltanto, perchè vide bene che la moglie s
ù potente e più ardito, rappresentò a tutti i principi greci l’offesa dei Troiani come un insulto nazionale, come un’ onta
ti i principi collegati. Ecco perchè egli è chiamato dagli Antichi re dei re, e da Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risolut
rchè egli è chiamato dagli Antichi re dei re, e da Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risoluto che il luogo di convegno per f
grandi gesta in quell’impresa, di esser fatti da Omero i protagonisti dei suoi due poemi l’Iliade e l’Odissea. E veramente
improvviso assalto, fe’ suonare la tromba di guerra. Fu allora deciso dei futuri destini di Achille. All’eloquente invito d
nto poteva le superstizione a quei tempi, che lo stesso Agamennone re dei re consentì ad immolare la propria figlia Ifigení
no, o ad impedire lo sbarco, o a far costar cara l’invasione. Nessuno dei Greci osava scendere a terra, perchè credevasi ch
tribuivasi infatti a Palamede l’invenzione del giuoco degli scacchi e dei dadi, della tessera o contrassegno, delle sentine
o Cicerone non lo crede, e stima invece che sia questa una invenzione dei Tragici 130. Se però il fatto esiste, qualunque n
imatura del ferro di quell’asta rimase nel campo greco in adempimento dei patti, e divenne amico dei Greci per sentimento d
asta rimase nel campo greco in adempimento dei patti, e divenne amico dei Greci per sentimento di gratitudine. Dante rammen
e il sepolcro di Laomedonte : e questa fatalità fu compiuta per opera dei Troiani stessi il giorno avanti l’eccidio della l
La causa che inimicò Achille con Agamennone fu una prepotenza del re dei re. Era uso comune in quelle antiche guerre da ma
tti occulta, « A lui sol manifesta, » e gl’impedì di uccidere il re dei re. Obbedì Achille, ma giurò per altro di non più
asi sempre perdente e respinto : ad ogni battaglia cresceva il numero dei morti e dei feriti in grandi proporzioni, e per c
erdente e respinto : ad ogni battaglia cresceva il numero dei morti e dei feriti in grandi proporzioni, e per conseguenza l
dei feriti in grandi proporzioni, e per conseguenza lo scoraggiamento dei superstiti ed illesi. Si notò allora con dolore l
tato. E Achille intanto nelle sue sicure tende godeva delle sconfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per
sconfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per mezzo dei più illustri personaggi della sua armata, oltre l
atter egli con le divine armi di lui per trattenere alquanto l’impeto dei Troiani che stavano per irrompere nelle greche tr
tò cara, perchè dopo aver dato prove di mirabil valore facendo strage dei nemici, quand’era già stanco incontrò Ettore, e c
ello di Mirmidoni che lo accompagnino sino a Troia. Colla descrizione dei funebri onori resi ad Ettore in Troia termina l’I
e precedenti battaglie e per le gravi ferite che avevano tocche i più dei capitani di ambe le parti, vi fosse, senza bisogn
lmeno incidentalmente, di quei principi e guerrieri, amici ed alleati dei Troiani che recaron loro soccorso personalmente e
a da Achille, o secondo altri da Ulisse. Dopo la loro morte accaddero dei miracoli : il corpo di Sarpèdone fu trasportato i
Pentesilèa, che Virgilio e Ovidio asseriscono essere accorsa in aiuto dei Troiani con una schiera delle sue compagne e che
o gettarlo nel mare, o farlo a pezzi, sospettandovi dentro un inganno dei Greci ; e per quanto gli Antichi si sieno affatic
di di Sinone, non son mai riusciti a far creder perdonabile la cecità dei Troiani ; i quali non solo rispettarono come un v
fortezza, abbandonandosi spensieratamente alla gioia per la partenza dei Greci, ai conviti, all’ebbrezza ed al sonno. E ne
e astuzie poi e delle frodi del greco Sinone per farsi credere nemico dei Greci e indurre i Troiani a portare in Troia il c
ò il Conte Ugolino. Ma gli scrittori greci per non menomare il merito dei loro Eroi nascosero più che poterono il tradiment
un capitolo a parte. Fra gli episodii però dell’eccidio di Troia uno dei più lagrimevoli è quello della morte del vecchio
veduti spenti i suoi più prodi e più cari figli, oltre una gran parte dei suoi sudditi, e presa e incendiata dai Greci la s
e parenti di ambo i sessi della famiglia di Priamo divennero schiavi dei Greci, e principalmente di Pirro e di Agamennone 
), ha dimostrato che non è inutile neppure ai giorni nostri lo studio dei Classici e della Mitologia. In quel gruppo vedesi
figlia ; e sul suolo fra i piedi di Pirro giace moribondo Polite, uno dei figli di Priamo. 135. LX Ritorno dei Greci i
giace moribondo Polite, uno dei figli di Priamo. 135. LX Ritorno dei Greci in patria Incendiata la città di Troia,
inerva, accadde un altro fatto tragico e molto compassionevole in uno dei superstiti della infelicissima famiglia di Priamo
Troia. Egli dunque all’avvicinarsi della greca flotta fece accendere dei fuochi sopra gli scogli Cafarei (al sud-ovest del
uesti reduci divenuti così famosi furon pur anco felici nel rimanente dei loro giorni. Alla narrazione storica generale sub
storica generale subentrano dunque necessariamente i cenni biografici dei principali guerrieri. E incominciando dal re dei
e i cenni biografici dei principali guerrieri. E incominciando dal re dei re, troviamo che a lui più funesto che agli altri
ntrambi da Agamennone non v’era altro riparo che uccider lui. E il re dei re scampato da mille pericoli, il giorno stesso c
ltre a quelle due di Alfieri che hanno per titolo il nome del gran re dei re e quello del figlio di lui 137. Menelao ed El
di Troia, fu costretta a fuggire dal regno di Sparta che era il regno dei suoi antenati, e ricoveratasi presso una sua pare
ro per molti secoli nel regno di Epiro, e formarono la dinastia detta dei Pirridi o Eàcidi 138, fra i quali il più celebre
venne in Italia cogli elefanti a combattere contro i Romani in difesa dei Tarentini. Il vecchio Nestore ritornato in Pilo s
ol non ne inghiottì l’onda vorace. » (Odiss., iii.) È una invenzione dei successivi Mitologi che Idomeneo avesse fatto un
nte costretta a determinare il tempo, promise di far la scelta di uno dei Proci dopo di aver finito un tela che avea incomi
sospinto dalla forza del vento e delle tempeste. Solamente dall’isola dei Feaci (ora di Corfù) andò direttamente ad Itaca s
gazioni e traversate dall’una all’altra isola o sulle coste marittime dei continenti. Nè osta a tal conclusione il viaggio
uella per violenza di una tempesta, Ulisse fu spinto ad Ismaro, città dei Ciconi nella Tracia, e poi nella terra dei Lotòfa
fu spinto ad Ismaro, città dei Ciconi nella Tracia, e poi nella terra dei Lotòfagi sulla costa settentrionale dell’Affrica 
i Lotòfagi sulla costa settentrionale dell’Affrica ; quindi nel paese dei Ciclopi fra l’Affrica e la Sicilia ; di là nell’E
delle isole Eolie fra la Sicilia e l’Italia, e inoltre nel territorio dei Lestrìgoni, che non si trova ben determinato dove
quale con gran fatica e pericolo scampato a nuoto, giunse nell’isola dei Feaci, ultimo termine de’ suoi errori e de’suoi t
i i danni sofferti, ritornò di là comodamente in Itaca su di una nave dei Feaci stessi. Tra i casi più straordinari e mirab
et cum Cyclope Charybdim, » cioè quel che avvenne ad Ulisse nel paese dei Lestrìgoni di cui era re Antifate, poi fra Scilla
Cariddi e nella caverna del Ciclope Polifemo. Qual fosse Antifate re dei Lestrìgoni e qual sorte incontrassero i compagni
te.) Di Scilla e di Cariddi ho già parlato nel Cap. XXVIII, trattando dei Mostri marini mitologici e poetici ; e qui aggiun
i mitologici e poetici ; e qui aggiungo soltanto l’omerica narrazione dei pericoli nei quali incorsero, nel passarvi framez
« Di sopra e delle man remi io mi feci. « Ma degli uomini il padre e dei Celesti « Di rivedermi non permise a Scilla ; « C
io in Virgilio, che ne pone il racconto sulle labbra di Achèmene, uno dei compagni di Ulisse : « ……….. È questo un antro «
intese di far l’enumerazione di tutti, ma soltanto di citarne alcuni dei più straordinarii e mirabili a conferma della sua
rirne qualcuno, ho preferito quelli citati da Orazio. Anzi nel parlar dei Mostri marini (V. il N° XXIII) ho detto ancora de
lio e di alcuni suoi sudditi che gli erano rimasti fedeli, vendicarsi dei Proci uccidendoli tutti, e poi viver tranquillo n
ezzi barbari, ammira la forza e l’astuzia, e sceglie per protagonisti dei suoi due poemi il più forte e il più astuto dei p
glie per protagonisti dei suoi due poemi il più forte e il più astuto dei personaggi della guerra di Troia, e giudicando so
sta che potesse stare a fronte di Achille. Tutta la fama che rese uno dei più illustri il nome di Enea e degno di poema e d
ide « Volger le spalle, anch’ei si volse, e l’armi « E la sorte seguì dei vincitori ; « Sì che dell’amicizia e dell’ospizio
nte confina questi mostruosi e sozzi volatili nella selva delle anime dei suicidi, ed accresce colla loro presenza l’orrore
na verità istorica ed ebbe gran fama, perchè faceva risalire gli odii dei Cartaginesi contro i Romani sino allo stipite del
i Roma ed a quei compagni di Enea, dai quali vantavansi discesi molti dei più nobili ed illustri Romani. Didone, chiamata
ntica tradizione, ebbero il nome, che tuttora conservano, da qualcuno dei compagni di Enea. I più notabili sono il capo Mis
 ; « E più degli altri Enea. » Qui il poeta fa una lunga descrizione dei funebri onori che furon resi a Miseno, e termina
sserire che Enea strinse alleanza con Latino re di Laurento nel paese dei Latini, e ne sposò la figlia Lavinia ; che sosten
Lavinia ; che sostenne una pericolosissima guerra contro di Turno re dei Rutuli, pretendente e, secondo alcuni, promesso s
ci quanto i poeti. Appena appena sono in grado di farci sapere i nomi dei re d’Alba, per ordine di successione sino a Numit
ice. Nella Mitologia dunque non solo trovansi le origini preistoriche dei popoli antichi e delle loro credenze religiose o
e superstiziose, ma pur anco le cause di certi usi od abusi od errori dei popoli pagani, anche nei tempi istorici, finchè d
ori dei popoli pagani, anche nei tempi istorici, finchè durò il culto dei loro Dei falsi e bugiardi. Perciò nella Mitologia
o i riti in Egitto e ne conservarono segretamente le pratiche ad onta dei divieti della Bibbia. Dall’Asia passò in Europa.
rie troviamo la Magìa, l’Astrologìa, il sortilegio, l’interpretazione dei sogni, gli augùrii, o auspicii, gli aruspicii, la
irrazionale dalla imbecillità degli uomini 159. LXIV Gl’Indovini dei tempi eroici Trattandosi in questo capitolo di
spirito profetico negl’Indovini, che erano considerati come i profeti dei Pagani, basterà parlare di qualcuno dei più celeb
no considerati come i profeti dei Pagani, basterà parlare di qualcuno dei più celebri dell’Epoca eroica. Tra i quali ha mag
a maggior fama Tiresia, che era Tebano e viveva ai tempi della guerra dei sette Prodi. Di lui si raccontano più mirabili fa
fu creduto infallibile, tanto che niuno osava dubitare della veracità dei suoi presagi. Avendo egli detto nel tempo della g
a veracità dei suoi presagi. Avendo egli detto nel tempo della guerra dei Sette Prodi che Tebe non sarebbe vinta, se per la
, e da lui ottenne notizie sicure della sua famiglia, del suo regno e dei suoi futuri destini. Ebbe Tiresia una figlia chia
’interessati ad intendere in un modo piuttosto che in un altro. Molti dei loro responsi eran conservati per tradizione nell
le volgari opinioni e aiutando la politica del governo e gl’interessi dei sacerdoti pagani. Molte erano le Sibille rammenta
te dagli Antichi più pel luogo della loro nascita che pel nome loro o dei loro parenti ; ma dieci soltanto furon riconosciu
e lasciò scritto che ne era stata fatta menzione negli antichi annali dei Samii. 7ª La Sibilla Cumana, così detta perchè na
la vita ai giovani a cui toglievasi il sangue senza prolungare quella dei vecchi a cui s’infondeva) fu posto in pratica più
presto abbandonarla per l’incertezza dell’effetto e la responsabilità dei mezzi. Anzi nel 1668 fu proibita e condannata anc
sa il latino, e si diletta non solo di studi letterarii, ma pur anco dei filosofici, riporterò la celebre osservazione del
atria nell’isola di Lesbo, congiurarono di ucciderlo per impadronirsi dei suoi tesori. Egli accortosene, cominciò a cantare
non che i poeti : tra i quali Ovidio lo racconta a lungo nel lib. ii dei Fasti, e chiude la sua narrazione con le lodi del
Eroe, troviamo per altro in Pindaro la prima narrazione della favola dei serpenti. Ne riporterò due strofe della prima Ode
pio alla fine ; ma questo proverbio alludeva al principio e alla fine dei pranzi antichi romani, che incominciavano coll’ i
parafulmine del telegrafo avevano perduto la doratura, e che v’ erano dei segni a zig-zag sulla lamina che comunica col suo
ragione può applicarsi ai fatti mitologici quel che afferma Sallustio dei fatti storici degli Ateniesi : « Atheniensium res
ativa ed inapplicabile ; e perciò non trovasi oggidì in nessun Codice dei popoli civili ; tranne la pena di morte in caso d
orti. » dice Dante nel Canto xii dell’Inferno, parlando della figura dei Centauri. 112. Orazio nell’Ode 18ª del lib. i
specialmente nei geniali conviti, rammenta loro questa funesta pugna dei Centauri eccitata dal vino : « At ne quis modici
mente il trarre precetti di politica dai miti dell’Antichità pagana e dei tempi eroici. Cade qui in acconcio il riferire co
e nella lingua latina vi sono i due vocaboli Urbs e Civitas, il primo dei quali significa propriamente il materiale della c
l secondo i cittadini ed anche il diritto di cittadinanza ; come pure dei due appellattivi Romani e Quirites il primo aveva
opere del Bartolini, vivente a tempo suo, scrisse di lui nella Terra dei Morti : « E tu, giunto a compieta, « Lorenzo, co
lio di Laerte e di Anticlea ambedue mortali, non appartenne al numero dei Semidei, ma soltanto degli Eroi ; nè fu considera
duzione : « Perchè non reggi tu, o sacra fame « Dell’oro, l’appetito dei mortali ? » Alle quali parole il can. Bianchi fa
uniche e delle tremende battaglie di Annibale che tanta strage fecero dei Romani e misero in forse l’esistenza stessa di Ro
63. In quell’inno che la Chiesa cattolica recita o canta in suffragio dei defunti, e che incomincia colle parole Dies iræ,
6 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ne trovano, a nostro credere, che convengano ai giovani e la lettura dei quali sia ad essi di qualche profitto. Peccano gl
n animo di dare utili insegnamenti come pure di eccitare la curiosità dei giovani onde si applicassero con maggior zelo a t
tudiosi. Lo scopo nostro è stato di far ad essi conoscere le finzioni dei poeti, di scoprir loro le ricchezze che da più di
zze della vita campestre ; e facendo in tal guisa passare nell’ animo dei loro contemporanei i sentimenti di cui essi stess
rrebber le bellezze de’ monumenti preziosi sfuggiti alle devastazioni dei conquistatori ed ai rigori del tempo ; e non diss
a esposizione col riportare alcuni squarci di un discorso del maggior dei poeti italiani de’ nostri tempi scritto in difesa
volta dalla accennata nomenclatura. Abbiamo parlato anche brevemente dei sacrifici che si facevano agli Dei, degli Oracoli
sso fatto parola benchè non abbiano un articolo particolare. Degli dei superiori Caos IL Caos era un massa info
me di queste due divinità. Titano a Saturno A Titano, maggiore dei figli di Urano, apparteneva l’impero del mondo, m
un serpento che si morde la coda, simbolo della perpetua rivoluzione dei tempi. L’orologio a polvere che gli si vede a can
o in cielo lo creò suo coppiere in vece di Ebe. Giove era la divinità dei pagani che lo riguardavano come il padrone assolu
on Venere e Pallade, e si dichiarò in quel momento nemica implacabile dei Troiani ; e suscitando contro di essi una terribi
e la luce aiutò Latona a sgravarsi d’Apollo. Essendo stata testimonio dei patimenti della madre concepì tant’odio pel matri
epidemie, distruggendo le messi ed umiliando i genitori colla perdita dei figli. Il cervo e la cerva le erano particolarmen
i dissero scacciate dai figli di Borea. Altri riconoscono nelle Arpie dei pirati che facevano delle frequenti discese negli
i. Mercurio era riguardato come il Dio del commercio, dell’eloquenza, dei pastori, dei viaggiatori, dei ladri, dei ciarlata
ra riguardato come il Dio del commercio, dell’eloquenza, dei pastori, dei viaggiatori, dei ladri, dei ciarlatani e di ogni
e il Dio del commercio, dell’eloquenza, dei pastori, dei viaggiatori, dei ladri, dei ciarlatani e di ogni sorta di frappato
l commercio, dell’eloquenza, dei pastori, dei viaggiatori, dei ladri, dei ciarlatani e di ogni sorta di frappatori. Egli co
tori. Il cigno che gli sta vicino soventi è il simbolo della dolcezza dei discorsi del Dio dell’eloquenza ; il cornucopia d
Arcadia o perchè si credeva ch’ei fosse nato su quel monte. Come Dio dei ladri si racconta che commettesse varie truffe e
monte. Come Dio dei ladri si racconta che commettesse varie truffe e dei furti. Mentre era ancora fanciullo rubò il triden
ti risguardate se non come altrettante allegorie del corso del sole e dei fenomeni da quest’astro prodotti. Bacco No
a visitare quest’ultima che sapeva essere incinta e dopo avere mosso dei dubbi su la divinità del suo amante le mise in an
trasse vivo e l’ascose in una delle sue coscie, ove lo tenne il resto dei nove mesi ; venuto poi il tempo del suo nascere f
ie con un esercito di uomini e di donne, che invece di armi portavano dei tirsi, specie di lancia ornata di pampani e di ed
portavano dei tirsi, specie di lancia ornata di pampani e di edera e dei tamburi. Erano essi agitati da un divino furore.
da Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano, per le quali si occupò a fare dei pendenti, degli anelli, dei braccialetti ed altre
ell’Oceano, per le quali si occupò a fare dei pendenti, degli anelli, dei braccialetti ed altre simili cose. Sortito finalm
l quale si offrivan loro sacrifici. I moderni non videro nella favola dei Ciclopi se non che l’emblema dei vulcani. Si dice
i. I moderni non videro nella favola dei Ciclopi se non che l’emblema dei vulcani. Si dicevano figli di Urano e della Terra
di Urano e della Terra a cagione dell’altezza e delle profonde radici dei monti vulcanici ; di Nettuno e di Anfirite, perch
o ; gli si vede spesse volte vicino il can cerbero. Da una gran parte dei Greci Plutone è stato considerato come una causa
nza di un principe chiamato Plutone, gli uomini non conoscevano l’uso dei funerali, e che quel nuovo stabilimento lo rendet
, oscuro, diviso in regioni diverse, l’una terribile, ove si vedevano dei laghi, la cui acqua limacciosa ed infetta tramand
me di fuooo, delle torri di ferro e di bronzo, delle ardenti fornaci, dei mostri e delle furie accanite a tormentare gli em
l’ingresso. Le porte sono dure quanto il diamante ; tutti gli sforzi dei mortali, e tutta la possanza degli Dei non potreb
ramo di Stige circondava il Tartaro ed era formato delle sole lagrime dei malvagi. Il suo nome significa pianti e gemiti. S
anno a riuniral a quelle dell’Acheronte. Sulle sue sponde si vedevano dei tassi che porgevano un’ombra mesta e tenebrosa, e
Zelo, Vittoria, Vigore e Forza. Allorchè Giove per punire l’orgoglio dei Titani, chiamò in soccorso tutti gl’immortali, lo
stato punito e mandato un esilio per un anno in uno de’ più oscuri e dei più orribili luoghi del Tartaro per aver fatto pa
ale. Tra le divinità infernali si annoverava Nenia la Dea protettrice dei moribondi. Presiedeva ai funerali e col nome di N
versi cantati nei funerali. A Roma si adorava anche Libitina come Dea dei funerali, e pare che fosse la stessa Proserpina.
a vittoria, scorta i viaggiatori e i naviganti, presiede al consiglio dei re, ai sogni, ai parti, alle conversazioni e al c
iglio dei re, ai sogni, ai parti, alle conversazioni e al crescimento dei fanciulti che nascono. Ecate figlia del titano P
, ed istruisce nella propria arte due degne figlie Medea e Circe. Dea dei maghi e degl’incantesimi, era invocata prima di c
pariva a chi l’invocava. Come Dea delle espiazioni, le erano immolati dei cagnolini e le venivano innalzate delle statue ne
chi scorge un’allegoria relativa all’ineguaglianza ed all’incertezza dei destini. Altri non vi scorgono se non un’infermit
ende da certuni che le Danaidi comunicassero agli Argivi l’invenzione dei pozzi che avevano recata dall’Egitto, dove le acq
è l’emblema di un ambizioso principe che lunga pezza ravvolse in capo dei grandi disegni senza eseguirli. Flegia re de’ La
che i Giganti o Titani che mossero guerra a Giove, il più formidabile dei quali fu Tifone che da sè solo diede a fare agli
sotto il peso del monte Etna e che venisse poscia liberato. Degli dei inferiori Pale Sotto questo nome si onora
i non che le mandre col fumo di sabina e di zolfo ; poscia offrivansi dei sacrifizi alla Dea i quali consistevano in latte,
i Giove, chi di Mercurio. Si ritiene però più comunemente che il Pane dei Greci fosse figlio di quest’ultimo Dio e di Penel
e, figlia d’Icario e poscia moglie di Ulisse re d’Itaca. Pane era dio dei caceiatori, dei pastori e di tutti gli abitanti d
io e poscia moglie di Ulisse re d’Itaca. Pane era dio dei caceiatori, dei pastori e di tutti gli abitanti delle campagne. S
ne avevano, ed abitavano tutti le foreste ed i monti. Le occupazioni dei Fauni avevano un più stretto rapporto coll’agrico
orto coll’agricoltura. I loro lineamenti sono meno schifosi di quelli dei Satiri ed hanno anche una fisonomia di essi più a
acrava ad essi il pino ed il selvatico ulivo. Si pretende che la voce dei Fauni si facesse sentire nel più folto dei boschi
o. Si pretende che la voce dei Fauni si facesse sentire nel più folto dei boschi. Il nome di Silvani era generico e si dava
re di cambiare di forma a suo piacere si riguardava anche come il Dio dei pensieri e dei cambiamenti. Pare che sotto il nom
di forma a suo piacere si riguardava anche come il Dio dei pensieri e dei cambiamenti. Pare che sotto il nome di Vertunno v
i un toro o di un drago, qualche volta de’rami d’alberi e altre volte dei bracieri in cui ardevano dei profumi, questi orna
che volta de’rami d’alberi e altre volte dei bracieri in cui ardevano dei profumi, questi ornamenti servivano ad ispirare a
esiedeva al frumento, ed in certi tempi dell’anno le venivano offerti dei sacrifici. Quando le donne celebravano le feste d
al popolo un tal fatto per persuaderlo che non vi era cosa più sacra dei limiti de’ campi, ed era lecito l’uccidere quelli
mpio a lui consacrato : dai particolari facevansi sui limiti medesimi dei campi. I due proprietari vicini andavano a gara p
ale presso cui innalzavano un altare ed un piecolo rogo, al quale uno dei fittaiuoli e dei signori appiccava il fuoco, posc
nalzavano un altare ed un piecolo rogo, al quale uno dei fittaiuoli e dei signori appiccava il fuoco, poscia spargeasi su l
o la figura di teste gonfiate. Si attribuiscono ad Eolo dodici figli, dei quali sei maschi e sei femmine che si maritarono
i consigli a coloro che intraprendevano marittimi viaggi. Si fa padre dei venti tempestosi o delle procelle Tifone marito d
agiona le nevi e le procelle ; ma benchè fosse il padre delle brine e dei ghiacci, fu egualmente acceso dai fuochi dell’amo
una torcia accesa, o con elmetto e lancia ; coronato di rose, emblema dei deliziosi ma rapidi piaceri, ch’esso procura ; co
, e dandogli per compagni l’Ebrezza, il Duolo e la Contesa. Gli danno dei dardi di piombo, che cagionano una passione di br
alla quale succede presto la sazietà, mentrechè il vero Amore scocca dei dardi d’oro che inspirano una gioia pura ed un’af
la bocca. Si offrivano a questa divinità le lenticchie e le primizie dei legumi ; ma il loto ed il pesco gli erano partico
e bellezza la sposò e n’ebbe due figli chiamati Lari. Gli si facevano dei sacrifici per impedire la maldicenza. Ebe
egli altari in di lei onore. Como Como era il dio della gioia, dei banchetti e dei balli notturni ed il nume favorit
i lei onore. Como Como era il dio della gioia, dei banchetti e dei balli notturni ed il nume favorito della gioventù
te sotto i piedi ed in una mano l’urna in cui si rinchiudono le sorti dei mortali. Si dipinge anche con una corona sormonta
itatovi anche da Plutone che vedeva diminuirsi notabilmente il numero dei morti. Ebbe Esculapio da Eppione due figli Macaon
fu dessa celebrata : le si innalzarono in molti luoghi delle statue e dei tempii : quello che Agrippina cominciò e Vespasia
iù i poeti la dipingono in mezzo di una battaglia percorrendo le file dei combattenti eccitando il loro furore. Questa Dea
ne della sua carriera. Aggiungono alcuni che questo principe fosse re dei Molossi, popolo dell’Epiro, che si annegò nel Po,
stizia e la Dea della vendetta. Questa formidabile divinità dall’alto dei cieli, assorta in un’arcana eternità, osservava t
ciò che aveva luogo su la terra, vegliava in questo mondo pel castigo dei colpevoli, e nell’altro con estremo rigore li pun
iusti, e niuno potea sottrarsi ai suoi colpi. Questa divinità sovrana dei mortali, giudice delle segrete opinioni che li fa
invocate principalmente nei trattati di pace, assicuravano la fedeltà dei giuramenti. Erano rappresentate con ali ed una ru
a maggior parte di cotesti attributi convengono a Nemesi. Teti dea dei mari Teti gran dea dei mari, una delle Titani
attributi convengono a Nemesi. Teti dea dei mari Teti gran dea dei mari, una delle Titanidi, sorella di Saturno, mog
questa guerra come fatto storico, qualche principessa della famiglia dei Titani, fece uso di stranieri soccorsi per trar G
i nel numero degli Dei del mare, e divenne in seguito il Dio tutelare dei marinari. Il golfo d’Atene è il Saronico degli an
più grandi uomini ove non si fosse acquistato l’odio degli Ateniesi e dei Magariani colla guerra che fece loro per vendicar
ci pagarono il barbaro tributo tre volte ; ma nella quarta Teseo, uno dei giovani dannati ad essere preda del mostro, lo uc
sto edificio per quanto si narra conteneva tremila appartamenti, metà dei quali erano sotto terra, e dodici palazzi in un r
o, i Romani, dice un autore, per indicare che i piani e i divisamenti dei generali dovevano star sepolti nel loro cuore, ne
rini. Gli abitanti di Antedone gli eressero un tempio e gli offrirono dei sacrifici. Fuvvi poscia anche un oracolo sotto qu
altre divinità come Mercurio, Amore e le Muse. Si rinvenivano ovunque dei quadri, delle iscrizioni e delle medaglie esprime
nè fermagli nè cinture e lasciavano ondeggiare il loro velo in balla dei Zefiri, perchè una specie di abito succinto ed in
onori. In molti luoghi della Grecia e della Macedonia offrivansi loro dei sacrifici. Anche in Roma erano ad esse consacrati
creato di unirsi a ciò che più gli si addice. Urania non ispirava che dei casti amori, e sciolti dai sensi, mentre la Vener
otto Ferdinando I figlio del Gran Cosimo, e dalla galleria di Firenze dei principi di quella famiglia ove fu traslocata dop
di Carpo e Tallatta, che furono stabilite per vegliare alla custodia dei fiori e dei frutti. Quando i Greci divisero il gi
Tallatta, che furono stabilite per vegliare alla custodia dei fiori e dei frutti. Quando i Greci divisero il giorno in dodi
i a tutte le nozze celebrate nella mitologia. Gli Ateniesi offrivano dei sacrifici alle Ore pregandole di accordar loro un
sentano le Ore con ali di farfalla, accompagnate da Temide e portando dei quadranti o degli oriuoli. Le Gorgoni, il vcav
no, all’estremità del mondo, in vicinanza del soggiorno della Notte e dei giardini delle Esperidi. Le Gorgoni secondo alcun
rco re di Itaca e di altre vicine isole hanno alcuni scoperto il nome dei vascelli di carico i quali commerciavano sulle co
ali commerciavano sulle coste dell’Africa, ove trafficavasi dell’oro, dei denti d’elefante, dei corni di differenti animali
e coste dell’Africa, ove trafficavasi dell’oro, dei denti d’elefante, dei corni di differenti animali, degli occhi di iena
pi della tua scure : rispetta un’Amadriade alla quale tu sei debitore dei più dolci momenti di tua vita ; all’ombra di ques
o un ottimo mezzo per far rispettare i propri poderi senza l’apparato dei castighi, mettendo le foreste sotto la protezione
Crenee, Pegee ; in Ninfe de’ fiumi e delle riviere dette Potamidi, e dei laghi e delle paludi dette Limniadi. Le Nereidi e
zzandosi, sulla superficie delle onde, sono spesso condotte sui carri dei Tritoni, e vanno coi Delfini scherzando. D’ordina
sona, della qual bellezza erano sommamente gelose. Le Nereidi avevano dei boschi sacri come le grandi divinità, e degli alt
un’ urna, oppure portanti in mano una conchiglia. Erano loro offerti dei sacrifici, i quali talvolta consistevano in capre
lio ; e più soventi contentavansi di porre sui loro altari del latte, dei fiori e dei frutti, ma non erano se non se campes
soventi contentavansi di porre sui loro altari del latte, dei fiori e dei frutti, ma non erano se non se campestri divinità
nche sotto i nomi di Limnacidi, Limnadi, Limnee e Limniache. Come Dea dei laghi e degli stagni, invocano i pastori Diana so
i secondo alcuni storici custodivano con molta cura o degli armenti o dei frutti di una grande rendita. Siccome erano belle
usiride, re d’Egitto tratto dalla loro fama ne divenne amante e spedì dei pirati che le rapirono nel loro giardino ; ma fur
to, sta presso di un albero spoglio di verdura ; ei tiene da una mano dei frutti secchi e dall’altra degli acquatici augell
flutti e di far cessare le tempeste. La maggior parte delle divinità dei mari di second’ordine si dicono Tritoni e si dipi
di delfino e un ventre di lupo. Credesi che Scilla fosse un naviglio dei Tirreni che devastava le coste della Sicilia e po
le onde frangentesi contro le rocce dello stretto, imitando i latrati dei cani, e l’acqua che si precipita impetuosamente n
in particolare erano incenso, vino, una coperta di lana ed una parte dei cibi giornalieri. Vuolsi che anticamente tutte le
una parte dei cibi giornalieri. Vuolsi che anticamente tutte le anime dei morti fossero conosciute sotto il nome di Lemuri.
i, cagionando panici timori alle persone dabbene e facendo ai malvagi dei mali reali, e si distinguevano col nome di Larve.
a del nascere ; Vagitano o Vaticano era quel che presiedeva ai vagiti dei fanciulli ; Levana quella che sollevava i bambini
icità, la Fama ebbero degli altari innalzati in loro onore. Si fecero dei sagrifici alla Febbre, alla Tempesta, al Pallore
marito mentre questi era alla guerra di Tebe. Giove aveva giurato che dei due bambini i quali doveano nascere da Alcmena e
e fin dal suo nascere che era degno figlio di Giove. La maggior parte dei mitologi raccontano però che Giunone la quale da’
per lo spazio di dodici anni, agli ordini di Euristeo, in conformità dei decreti di Giove ; e gli annunciò che sarebbe pos
seguitò incessantemente ed ebbe cura di occuparlo bastantemente fuori dei suoi stati onde togliergli i mezzi di sturbare il
almente di Ercole volendo indicare colle une e colle altre il termine dei viaggi di questo eroe verso occidente ; e che due
ndie in onore del medesimo Ercole eretti i quali segnavano il termine dei suoi viaggi in oriente. Tali colonne e tali altar
che insegnò agli uomini la statuaria. Prometeo essendo della famiglia dei Titani fu compreso nella persecuzione ad essi fat
Finse Polidete di voler dare un pranzo ai suoi amici purchè ciascuno dei convitati gli facesse dono d’un cavallo ; ed invi
il càsco, a Vulcano la spada ed a Pallade lo scudo ; e siccome aveva dei particolari doveri di riconoscenza verso quest’ul
nnò veramente a sostenere colle sue spalle il cielo per aver prestato dei soccorsi ai giganti ribellatisi al supremo Nume.
, come Ercole aveva rinnovato gli Olimpici. Trovossi al combattimento dei Centauri, alla conquista del toson d’oro, alla ca
n mezzo della città, e gli innalzarono un tempio, in cui gli facevano dei sacrifici. Siccome il nome di Teseo risonava alta
imo imprigionato e liberato poi da Ercole. Si pone Piritoo nel numero dei famosi scellerati che sono nel Tartaro puniti. I
olosi. Ecco ciò che narrasi riguardo all’accidente che ha dato l’idea dei Centauri. Una quantità di buoi o di tori divenuti
ssaglia. Alcuni giovani che avevano pei primi addestrati in que’paesi dei cavalli si proposero di liberare la montagna da q
te mirabile ch’ei seppe porre in uso onde raddolcire i feroci costumi dei Traci di que’tempi, e ridurli dalla vita selvatic
di re, dignità per la quale ebbe il titolo di ministro e d’interprete dei cieli. Oeagro di lui padre gli aveva già dato le
scirono i loro sforzi. Irritate per vedersi disprezzate, profittarono dei giorni sacri alle feste di Bacco per vendicarsi d
ira dalle mani delle Muse. Divenuti grandi i due fratelli, e istruiti dei mali trattamenti che Dirce aveva fatto subire all
di Euterpe o di Urania secondo altri. Gli si attribuisce l’invenzione dei versi lirici e delle canzoni. Ebbe da Apollo la l
a, sulla natura degli animali e delle piante. Si fa l’inventore auche dei canti lamentevoli. Giasone, Medea, Chirone, Fi
tare l’oracolo, dal quale gli venne ordinato di vestirsi alla maniera dei Magnesi e di aggiungere a tale abbigliamento una
e ritardato venisse ne’ suoi passi. Giunsero alla corte di Alcinoo re dei Feaci nell’isola di Corcira ora Corfù, ove Medea
adde nel mare, che per questa ragione fu detto Ellesponto ora stretto dei Dardanelli. Allorchè Elle fu perita, Frisso dalla
fu trasportato in cielo ove forma una costellazione dell’Ariete, uno dei dodici segni dello zodiaco. Se discordi sono i mi
sto mostro invitò Oeneo tutti i giovani principi del paese alla testa dei quali pose Meleagro e questa spedizione è celebre
ciro isola del mar Egeo secondo la maggior parte de’ mitologi, alcuni dei quali la fanno figlia di Iaso o Iasio. Il suo nom
selvaggia da lui sin allora condotta, la seguì ed accrebbe il numero dei concorrenti alla di lei mano. Ippomene era istrui
ità delle leggi ; mostrò loro ad onorare gli Dei nei tempii per mezzo dei sacrifici, a cingere le città di mura e a coltiva
golarmente dedicato, e in esso i cittadini mandavansi scambievolmente dei doni che erano chiamati Strenne. Gordio, descr
comfermata da tuoni e baleni, cosicchè il principe fece nell’indomani dei sacrifici per ringraziare gli Dei del favore che
rifici per ringraziare gli Dei del favore che gli avevano accordato e dei contrassegni che gliene davano. Edipo, Giocast
portato alla regina Merope, la quale ne prese cura e dalla gonfiezza dei piedi lo chiamò Edipo. Fattosi adulto, udendo di
una strada divisa in molti sentieri, siede sopra un sasso, si spoglia dei lugubri vestimenti, e dopo di essersi purificato,
o e Partenopeo e mosse contro di Tebe, e questa fu chiamata la Guerra dei sette prodi innanzi Tebe. Funestissima ad ambe le
gone, non potendo tollerare che Polinice suo fratello divenisse preda dei cani e degli avoltoi, segretamente lo seppellì. C
carro e i più rapidi cavalli di tutta la Grecia. Già tredici principi dei dintorni di Pisa erano stati vinti e tratti a mor
esistenza de’ Greci e soprattutto di Aiace figlio di Telamone, ebbero dei grandi vantaggi ; e poco mancò che da quelli ince
rono Antenore ed Enea. Antenore che fu creduto favorevole al partito dei Greci, perchè consigliava la restituzione di Elen
remolosa e mozza, si contorceva orribilmente e chiamava a sè le anime dei morti. Apollo aveva un Oracolo anche a Claro cit
io padre Anchise. Mancavanle ancora tre secoli per compiere il numero dei grani di sabbia che dovevano por fine alla misura
solava la città e le campagne ; finalmente, allorchè eransi osservati dei prodigi i quali minacciassero qualche grande sven
omani ma non avvi che i versi creduti della Sibilla Cumana il segreto dei quali sia stato sempre religiosamente conservato.
fece consultare nella circostanza della prima invasione d’Alarico re dei Goti in Italia. Il culto che si prestò agli Dei,
si avvilirono, procurandosi con basse adulazioni l’accesso nelle case dei grandi. Allora furono chiamati Parassiti gli adul
erre ingiuste dalla repubblica, e ad essi venivan dirette le lagnanze dei popoli, i quali pretendevano d’essere stati lesi
dal volo degli uccelli che si chiamavano auspicii, altri dal mangiare dei polli. Il tuono era di buon augurio quando sentiv
ti dagli Dei di ciò che aveva a succedere. Fra le cerimonie religiose dei gentili bisogna annoverare le Espiazioni colle qu
Quest’acqua era contenuta in un vaso posto alla porta o al vestibolo dei templi, e quelli che entravano se ne lavavano da
ella più vergognosa crapula. Porremo fine a questo Compendio parlando dei giuochi pubblici. I Gruochi pubblici erano sorte
blici erano sorte di spettacoli pubblici adottati dalla maggior parte dei popoli per ricrearsi o per onorare i loro Dei. No
nella loro patria erano tenuti sempre in gran pregio. Non meno famosi dei greci sono i Giuochi Romani i quali furono portat
Giuochi Compitali. Innalzarono i Romani per celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli anfiteatri e dei circhi magnifici,
i Romani per celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli anfiteatri e dei circhi magnifici, di cui gli avanzi ancora si veg
luoghi. A detti giuochi essi aggiunsero anche i sanguinosi spettacoli dei combattimenti delle fiere, le quali uscir si face
ticate al basso degli anfiteatri, e i più atroci e crudeli spettacoli dei combattimenti de’ gladiatori, che spesso costrett
à presiedevano a questi diversi giuochi. Presso i Romani celebravansi dei giuochi non solo in onore delle divinità abitatri
Tersicore. 223. Teseo. 317. V. Edipo. 395. Minosse II. 205. Teti, dea dei mari. 190. V. Nereidi. 247. Teti madre di Achille
7 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
Alcmena, madre di Ercole, 74, 364. Alcmeone, figlio di Anfiarao, uno dei sette capitani sotto Tebe, 506. Alessandro alla t
sposa-Bacco, 418. Ariete, segno dello Zodiaco, 677. Arimane, divinità dei Persiani, 715. Arione, celebre cantore e sonatore
Danao, 252. Belo, re di Tiro, e padre di Didone, 611. Belo, divinità dei Babilonesi, 711. Berecinzia, nome di Cibele, 40.
LE], figlio di Borea, 654. Calcante, indovino, 664. Caldei, sacerdoti dei Babilonesi, 712. Calidone, bosco, 414. Calisso. S
ropa, 390. Calunnia, divinità allegorica, 345 2°. Campi Elisi, dimora dei buoni dopo morte, 216. Campo di Marte, palestra d
mpi Elisi, dimora dei buoni dopo morte, 216. Campo di Marte, palestra dei Romani, 259 (nota). Cancro, segno dello Zodiaco,
6. Cencreo, re di Salamina, 229. Centauri, mostri, 429, 430. Ceo, uno dei Titani, padre di Latona, 96. Cerbero, mostro a cu
stituiti in onor suo 61 ; — gastiga Erisittone, 62. Cerimonie funebri dei Greci e dei Romani, 689 e seg. Chilone, filosofo
onor suo 61 ; — gastiga Erisittone, 62. Cerimonie funebri dei Greci e dei Romani, 689 e seg. Chilone, filosofo, 122. Chime
no, 219. Colchide, 448. Colosso di Rodi, 135. Como, Dio della gioia e dei banchetti, 285, 286. Conso, soprannome di Nettuno
 ; — punisce Calisto, 140 ; — punisce Niobe, 141 ; — adorata come Dea dei cacciatori, 142 ; — suo tempio in Efeso, 143 ; — 
piter, nome di Giove, 79. Dindimena, nome di Cibele, 40. Diomede, uno dei capitani dell’armata Greca, 550 ; — sue gesta, 55
orica, 345 3°. Dori, figlia dell’Oceano e di Teti, 193. Driadi, Ninfe dei boschi, 319. Driope, Ninfa, 62. Druidi, sacerdoti
. Driadi, Ninfe dei boschi, 319. Driope, Ninfa, 62. Druidi, sacerdoti dei Galli, 736 E Eaco, Suo regno ripopolato dal
Enosigeo, soprannome di Nettuno, 212. Enotria, Italia, 610. Eolo, Dio dei venti, 199. Eoo, cavallo del Sole, 110. Epafo, fi
e di Io, 90. Epidauro, patria d’Esculapio, 291. Epigoni, primogeniti dei sette capitani sotto le mura di Tebe, 510 (nota).
 ; — punisce Caco, 385 ; — soffoca Anteo, 386 ; — punisce la temerità dei Pimmei, 387 ; — combatte e vince la Morte, 388 ; 
suo gastigo, 408 e 409. Fama, divinità allegorica, 340. Fantaso, uno dei Sogni, 241 e 242. Faone, 177 (nota). Fatiche d’Er
ris, 743. Fereo, 388. Feretrio, soprannome di Giove, 79. Feronia, Dea dei frutti nascenti, 312. Fetonte, sua vanagloria e s
, punito nel Tartaro, 247. Flegone, cavallo del Sole, 110. Flora, Dea dei fiori, 312. Fobetore, uno de’ Sogni, 241. Foco, f
, 671. — Pitii, 672. — Nemei, 673. — Istmici, 674. — Floreali, 312. —  dei Romani, 675. — Descrizione dei giuochi dei Greci,
73. — Istmici, 674. — Floreali, 312. — dei Romani, 675. — Descrizione dei giuochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 4
i, 674. — Floreali, 312. — dei Romani, 675. — Descrizione dei giuochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 457. Glauco,
Ibla, monte in Sicilia, 477. Icaro, figlio di Dedalo, 422. Icelo, uno dei sogni, 240. Ida, fulminato da Giove, 445. Idalia
de Castore, 445. Linco, cangiato in lince, 54. Lino, poeta, inventore dei versi lirici, 121. Liriope, 321. Lisia, Sirena, 1
Pane, 296. M Macaone, figlio di Esculapio, 293. Magi, sacerdoti dei Persiani, 714. Maja, Ninfa, madre di Mercurio, 16
4. Maja, Ninfa, madre di Mercurio, 160. Manco-Capac, 744. Mani, ombre dei morti, 243. Manto, profetessa, figlia di Tiresia,
ll’eloquenza, 163 ; — come Dio del commercio, 164 ; — come protettore dei ladri, 165, 166 ; — trasforma Batto in pietra di
, 60. Mitologia. Sua definizione e sua etimologia, 1. Mitra, divinità dei Persiani, 713. Mnemosine, madre delle nove Muse,
nfe marine, 316. Nereo, figlio dell’Oceano e di Teti, 193. Nesso, uno dei Centauri, 394. Nestore, eroe greco all’assedio di
131. Ore (le), destinate all’educazione di Venere, 171. Oreadi, Ninfe dei monti, 319. Oreste, figlio di Agamennone, 527 ; —
vedi Cipro. Palamede, eroe greco alla guerra di Troja, 583. Pale, Dea dei pastori, 310. Pallade, nome di Minerva, 263. Pall
a dei pastori, 310. Pallade, nome di Minerva, 263. Palladio, reliquia dei Trojani, 570. Panatence, feste annue in onor di M
72 ; — dono che le fece Giove, 73 ; — sposa Epimeteo, ivi. Pane, Dio dei pastori, 294 ; — suo simulacro, 295 ; — sue feste
, monte sacro alle Muse, 123. Partenope, sirena, 196. Partenopeo, uno dei capitani della guerra di Tebe, 506. Pasciacamac,
o, padre di Faino, 300. Pieridi, cangiate in piche, 278. Piga, regina dei Pimmei, 92. Pigmalione, fratello di Didone, 611.
, 644 ; — sua fine, 645. Pireneo. Oltraggia le Muse, 278. Piritoo, re dei Lapiti, 429 ; — sfida Teseo, 431 ; — sue avventur
e avventure, 444 ; — sua line, 445. Pomona, moglie di Vertunno, e Dea dei giardini, 311. Poro, Dio dell’abbondanza, 173. Pr
, 462. Priamo, re di Troja, 587 ; — ucciso da Pirro, 588. Priapo, Dio dei giardini, 307. Procri. Sua morte, 116. Procuste,
ione, 523. Troilo, 521 5°. Troo, 517. Tros, re di Troja, 87. Turno re dei Rutuli, 614. U Ulisse, re d’ Itaca, 568 ; —
Inferno, 576 ; — sua dimora nell’isola di Calisso e presso Alcinoo re dei Feaci, 578 ; — suo ritorno a Itaca, 579 ; — come
rea, 654. Zeto, figlio d’Antiope e di Giove, 74. Zodiaco. Spiegazione dei segni che lo compongono, 676 e seg. Zoroastro, l
zione dei segni che lo compongono, 676 e seg. Zoroastro, legislatore dei Persiani, 714.
8 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
Abbiamo veduto nel N. XXVIII che i Campi Elisii erano il soggiorno dei buoni dopo la morte, e il Tartaro, dei malvagi. S
ampi Elisii erano il soggiorno dei buoni dopo la morte, e il Tartaro, dei malvagi. Secondo gli antichi mitologi, ben pochi
esti novelli Dei assunti in Cielo ergevansi nel mondo dalla credulità dei pagani, tempii ed altari, offrivansi incensi e vo
rtezza di riunirsi compagne indivisibili ai loro mariti nel soggiorno dei beati. Questa noiosa monotonia dell’altra vita an
ondo, entrando nei corpi non solo degli uomini nascituri, ma pur anco dei bruti254. E poichè Virgilio, nel dare un’idea gen
nsiderata come la base del Panteismo 257. Appunto perciò la religione dei Pagani è chiamata da alcuni filosofi il Panteismo
te stesse monete si ritrovarono anche dopo 100 e 1000 anni nei teschi dei sepolti cadaveri, o fra le loro ceneri, e ne furo
era tanto inesorabile quanto gli agenti delle tasse e i riscuotitori dei pedaggi e delle gabelle. Quindi in appresso si ce
quali però non sappiamo con certezza se intendessero le anime stesse dei defunti, o in generale le infernali divinità ; ma
icato o nell’altro, si elevavano e parificavano le tombe alla santità dei tempii e delle are260. Nella descrizione delle pe
avendo ideato diversi generi straordinarii di pene inflitte ad alcuni dei più famosi scellerati. E qui ne faremo una breve
io gigante, a Flegia, a Salmoneo e alle Belidi o Danaidi. Issione re dei Lapiti, per avere tentato di offender Giunone, fu
i rami il vento264). » Pindaro per altro, secondo l’interpretazione dei moderni grecisti, sembra asserire che Tantalo sof
l’oracolo, uccidendo il suocero in battaglia. Le 49 Danaidi micidiali dei loro mariti furon condannate nel Tartaro ad empir
re altri poeti del secolo di Augusto270. È notabile che nell’Inferno dei Pagani le pene non hanno una evidente correlazion
erno espone i principii filosofici su cui è basata la classificazione dei delitti e la proporzionale graduazione delle pene
i esser differenza alcuna relativamente al tempo, poichè nell’Inferno dei Cristiani son tutte eterne. Notabilissimi sono i
. Notabilissimi sono i principii filosofici dai quali deduce la reità dei motivi a delinquere, o come dice il Romagnosi, la
oll’ingiuria che risulta dal commesso delitto, ossia colla violazione dei doveri morali verso Dio, verso sè stesso, e verso
a sua parola il più eloquente interprete. Non tutti i dannati celebri dei Pagani introdusse Dante nel suo Inferno, perchè n
i scientifiche. Gli Zoologi chiamaron Tantalo un uccello della classe dei Trampolieri, simile all’Airone ed all’Ibi. I Chim
minaron Tantalio un nuovo elemento o corpo che partecipa della natura dei metalli per le sue proprietà fisiche, ma se ne sc
gna, Grecia, ed ivi ebbe molti discepoli, e costituì la famosa scuola dei Pitagorici, nella opinione dei quali acquistò egl
discepoli, e costituì la famosa scuola dei Pitagorici, nella opinione dei quali acquistò egli tanta autorità, che tutte le
a dottrina della Metempsicòsi che le anime degli uomini, specialmente dei malvagi, passassero anche nel corpo dei bruti, pr
me degli uomini, specialmente dei malvagi, passassero anche nel corpo dei bruti, proibi di mangiar la carne di qualsivoglia
258. L’ obolo (in greco obolos e in latino obolus) fu la prima moneta dei Greci, e valeva 15 in 16 centesimi di franco o li
ano le antiche pene, e se ne aggiungono delle nuove per la violazione dei sepolcri. 260. Perciò non solo poeticamente, ma
solo poeticamente, ma storicamente scriveva Ugo Foscolo nel suo Carme dei Sepolcri : « Testimonianza ai fasti eran le tomb
er chi non lo sapesse, chiamasi spalla di san Secondo, nel linguaggio dei gastronomi, la spalla suina preparata secondo l’a
. i, 3ª.) Ovidio nel x delle Metamorfosi riassume brevemente le pene dei più celebri dannati del Paganesimo in questi vers
9 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
uerre contro Giove, secondo gli antichi mitologi, furono due : quella dei Titani figli e discendenti di Titano, e quella de
urono due : quella dei Titani figli e discendenti di Titano, e quella dei Giganti, cioè dei figli della Terra, come signifi
dei Titani figli e discendenti di Titano, e quella dei Giganti, cioè dei figli della Terra, come significa questa parola s
il regno di Giove, fu più celebrata la Gigantomachia ; e della guerra dei Titani poco o nulla si parlò dalla maggior parte
; e della guerra dei Titani poco o nulla si parlò dalla maggior parte dei poeti67. Anche Ovidio così erudito negli antichi
e le Metamorfosi che ne son piene, si era accinto a cantar la guerra dei Giganti, e non dei Titani ; ma distratto da altre
he ne son piene, si era accinto a cantar la guerra dei Giganti, e non dei Titani ; ma distratto da altre più facili poesie,
esto suo mitico poema ; ma il titolo soltanto dimostra che egli cantò dei Giganti e non dei Titani. Anche Dante più tosto c
ema ; ma il titolo soltanto dimostra che egli cantò dei Giganti e non dei Titani. Anche Dante più tosto che i Titani rammen
iori e ai minori nostri poeti68. Per altro in una narrazione critica dei miti convien distinguere le due guerre e toccar b
iù forte (jus datum sceleri) come vera e propria ragione. La famiglia dei Titani privata del trono, prima per frode, e poi
questa guerra accenneremo soltanto l’esito finale, che fu la disfatta dei Titani ; dei quali il molto sangue e le diverse e
accenneremo soltanto l’esito finale, che fu la disfatta dei Titani ; dei quali il molto sangue e le diverse e orribili pia
degli Dei che rimasero vincitori, mentre in questa era più veramente dei Titani che furono vinti. Erano infatti i Titani d
o ; e ci danno un’idea, secondo loro, sublime della grandezza e forza dei Giganti dicendo, che per dar la scalata al cielo
guerra si fu che tutti gli Dei, non che le Dee, ebbero una gran paura dei Giganti, e la massima parte fuggirono vilmente da
à di parlarne perfino nel Purgatorio, immaginando che ivi esistessero dei bassirilievi rappresentanti i fatti veri o allego
ci e latini inventarono, a proposito della disfatta e della punizione dei Giganti, molte e strane vicende. Una delle più im
’l Cielo « Di tuoni empie, di pomici e di fumo77). » Ed è questo uno dei più evidenti esempi a dimostrazione del modo con
n cui gli Antichi trasformavano in racconti mitologici la descrizione dei naturali fenomeni. Infatti Virgilio, che Dante sc
iche, accennando che lo zolfo nasce e si forma nei sotterranei abissi dei vulcani, e ne vengon tramandate le esalazioni nel
overà nulla da opporre neppure lo stesso sir Carlo Lyell, il principe dei geologi, con tutta la sua nuova teoria dei vulcan
r Carlo Lyell, il principe dei geologi, con tutta la sua nuova teoria dei vulcani. I chimici poi che riconoscono coll’anali
67. Nella Teogonia di Esiodo vi è un bell’episodio sulla battaglia dei Titani coi Saturnii, che fu tradotto in versi da
uctoritas esto. 71. Virgilio, parlando della Fama, la dice sorella dei Giganti Ceo e Encelado, ed aggiunge che « Terra
es, quibus hæc nascuntur in hortis « Numina. » 76. Timbrèo, è uno dei molti appellativi di Apollo. 77. « Fama est E
e metamorfosi, visibili e palpabili, che in tutte quante le Mitologie dei poeti e degl’ideologi le fantastiche e immaginabi
10 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
itologi ammessi anche gli Dei malefici, eran questi di certo peggiori dei Satiri, per quanto poco esemplari. Siccome poi, c
ggiato i loro Dei a somiglianza degli uomini, così dopo averne ideati dei buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora degli
o Dei a somiglianza degli uomini, così dopo averne ideati dei buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora degli scioperati
ti dei buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora degli scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son chiamati i Satiri.
più nel rappresentare i Satiri non seguono servilmente le descrizioni dei Mitologi, e studiansi di renderne meno sconcie le
si nella Galleria di Palazzo Pitti i Satiri di Tiziano nel suo quadro dei Baccanali ; nella Galleria degli Uffizi il Satiri
i Piazza della Signoria si vedono otto Satiri di bronzo fuso, quattro dei quali con piedi di capra e muso caprino, e gli al
a fronte di mezzo ai capelli. Talvolta gli scultori pongono le figure dei Satiri per cariatidi ; della qual parola dà una b
. » I Naturalisti danno il nome di Satiri a certi insetti del genere dei Lepidotteri diurni ; e i Retori o Letterati chiam
ella Galleria degli Uffizi in Firenze ; e come vedesi pure nel quadro dei Baccanali di Rubens, che è parimente nella stessa
in mano un piccolo cipresso divelto dalle radici17. Pale era la Dea dei pascoli e dei pastori18. Anticamente, e molto pri
ccolo cipresso divelto dalle radici17. Pale era la Dea dei pascoli e dei pastori18. Anticamente, e molto prima della fonda
l nome di Vertunno, che davasi al Dio delle stagioni e della maturità dei frutti, colla sua latina etimologia a vertendo, (
vano nell’ottobre quasi in ringraziamento della già compiuta maturità dei più utili frutti dell’anno. Opportunamente gli er
nno. Opportunamente gli era data per moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia dei frutti degli alberi. Anche i fior
nte gli era data per moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia dei frutti degli alberi. Anche i fiori avevano la lor
d indicarne col nome stesso l’ufficio. Era la stessa che la Dea Clori dei Greci, il qual vocabolo fu tradotto con alterazio
questo Dio, che peggio non avrebbero fatto nè detto contro il più vil dei mortali23. Un Nume di origine romana, e simbolo v
geometria, il quale ponevasi per confine del territorio dello Stato e dei campi dei cittadini. Se ne attribuisce l’invenzio
il quale ponevasi per confine del territorio dello Stato e dei campi dei cittadini. Se ne attribuisce l’invenzione a Numa
sentanza di una Divinità tutelare di tal diritto a un segno materiale dei legittimi confini di esso. Gravissime pene eran m
mine dal suo posto per estendere i proprii possessi a danno di quelli dei vicini. Oltre l’esecrazione religiosa, corrispond
ortazione in un’isola e la confisca del bestiame e di una terza parte dei beni del condannato. Il Dio Termine aveva in Roma
Romani ; e queste coincidevano in appresso con quelle della cacciata dei re24. Così solennizzavano contemporaneamente i pi
Od. ii, v. 59.) Ovidio descrive a lungo le stesse Feste nel libro 2° dei Fasti. Ne riporto alcuni distici dei più notabili
ngo le stesse Feste nel libro 2° dei Fasti. Ne riporto alcuni distici dei più notabili per chi studia il latino, o come gra
11 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
esseri umani in particolare271). Nè queste idee eran proprie soltanto dei Politeisti greci e latini ; anzi non furon nemmen
altre triadi poco da questa dissimili ; e mi basta per la spiegazione dei Genii il rammentare soltanto il dualismo, che ric
ente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesimo, per opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove gli antichi
opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove gli antichi pel domma dei due principii avevano fabbricate diverse favole p
e diverse favole poetiche sulle creazioni opposte e sui combattimenti dei due principii, dai quali ripetevano le grandi cat
ii, dai quali ripetevano le grandi catastrofi della natura, le guerre dei giganti, la corruzione ognor crescente del genere
e, e via discorrendo, i Manichei all’incontro sostenevano l’esistenza dei due principii con la sofistica, e maggior danno c
a di teologia presso gli antichi, sia che si parli degli Orientali, o dei Greci e dei Romani, che non ammetta il dualismo d
a presso gli antichi, sia che si parli degli Orientali, o dei Greci e dei Romani, che non ammetta il dualismo del principio
ordine cronologico, noterò prima di tutto che i Genii nel linguaggio dei Greci eran detti Dèmoni ; e in Omero troviamo che
Dei e in Dèmoni ; e i mortali in Eroi e in uomini. Platone così parla dei Dèmoni nel Convito : « Essi sono esseri intermedi
, filosofo alessandrino, ma di stirpe ebraica, asserisse che i Dèmoni dei Greci equivalevano a quelli che Mosè chiama Angel
ma Angeli 273) ; ed Apuleio lasciò scritto che corrispondono ai Genii dei Latini. E queste etimologie e somiglianze di uffi
on contradette da alcuno274. L’opinione poi di Socrate sull’esistenza dei Dèmoni o Genii non potrebbe esser più manifesta ;
a fare275). Socrate diceva così per secondare il linguaggio e le idee dei suoi connazionali e per essere inteso da loro ; m
l’unico Dio in cui egli credeva. Abbiamo veduto di sopra, che i Genii dei Latini corrispondevano ai Dèmoni dei Greci : eran
amo veduto di sopra, che i Genii dei Latini corrispondevano ai Dèmoni dei Greci : eran molto diversi i vocaboli per la loro
vengan d’esto fondo a dipartirci. » Nelle Belle Arti spesso i Genii dei Pagani furono rappresentati in figura d’imberbi g
come Cupido, e allora potrebbero facilmente confondersi cogli Angeli dei Cristiani ; ma per altro hanno quasi sempre qualc
orte. I Pagani credevano ancora che esistessero i Genii delle città e dei diversi luoghi o territorii ; ma per lo più li ra
bra accidentato « Il genio di quel birro illuminato. » (Il Congresso dei Birri, ultima ottava.) Finalmente il Giusti usò,
ranno « Dodici volte l’anno, « E son lì sempre vivi280). » (La Terra dei Morti.) 271. Euclide filosofo socratico asseris
s. Quindi egregiamente l’illustre Tommaseo nel suo celebre Dizionario dei Sinonimi determina il significato del vocabolo Ge
usato anche da Cicerone, è divenuto italiano nello stesso significato dei Latini ; e l’Ariosto ha copiato la stessa frase d
: È un genio. » Lo dice infatti lo stesso Tommaseo nel suo Dizionario dei Sinonimi, e son queste le sue parole : « Il genio
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
non potè mancar di parola, e comparve a Semele armato di fulmini, uno dei quali gli uscì di mano, incendiò la reggia Tebana
lettere e delle scienze. E Bacco divenne il Nume protettore non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevi
Nume protettore non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevitori e dei gozzovigliatori ; e trovò facilmen
non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevitori e dei gozzovigliatori ; e trovò facilmente adoratori de
ltro termine greco significante urlare, e indichi perciò il frastuono dei gozzovigliatori, è pur sempre espressivo dei prin
ichi perciò il frastuono dei gozzovigliatori, è pur sempre espressivo dei principali attributi di questo Dio. I Latini inte
oltre in Roma che il Senato dovè proibirle. L’immagine e similitudine dei Baccanali si è conservata e riprodotta sino a noi
condo le favole, v’era pur anco la « Capribarbicornipede famiglia » dei Satiri, come scherzevolmente, con parola signific
» dei Satiri, come scherzevolmente, con parola significante la forma dei Satiri, la chiama il Redi ; e tra i Satiri v’era
e titoli. In greco chiamavasi Dionisio, parola composta da Dios, uno dei nomi di Giove suo padre, e dall’isola di Nisa o d
canti avevano altri nomi, cioè di Menadi, Tiadi, Bassaridi ; il primo dei quali significa furenti, il secondo impetuose, ed
e di Tracia, il quale aveva ordinato che si tagliassero tutte le viti dei suoi Stati, nel volerne recidere alcune di propri
ivenivano facilmente dannosi, come avvenne a Mida figlio di Gordio re dei Frigii. Avendo questo re lietamente e sontuosamen
nea cetra fosse preferibile il suono della rusticana sampogna del Dio dei pastori. Come si usa poeticamente per metonimia i
mente dopo i fatti storici pur troppo veri degli stravizii ed eccessi dei Baccanali in onore di questo Dio, il nome di Bacc
pula e di gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in uno dei suoi più celebri sonetti : « L’avara Babilonia h
re. Il regno di Bacco è finito dove Febo non lo favorisce colla forza dei suoi raggi calorifici e chimici. Testimoni i Germ
ne fingono amantissimi : vale a dire adottano e celebrano, come è uso dei più, gli errori e le fantasie popolari predominan
ante assomigliò la potenza del riso di Beatrice su di lui all’effetto dei fulmini di Giove sopra Semele : « Ed ella non ri
e è intitolato : Trionfo di Bacco e di Arianna, che insieme col Canto dei Cialdonai, dei Romiti, dei Sette Pianeti e degli
: Trionfo di Bacco e di Arianna, che insieme col Canto dei Cialdonai, dei Romiti, dei Sette Pianeti e degli Uomini che vann
Bacco e di Arianna, che insieme col Canto dei Cialdonai, dei Romiti, dei Sette Pianeti e degli Uomini che vanno col viso v
reche che appellano alla doppia nascita di Bacco, oltre ad essere uno dei nomi di questo Dio, era un cantico in onore di lu
chier che fosse pieno « Dell’amaro e reo caffè. » Sempre meglio però dei vini adulterati, o sofisticati (come dicono i chi
13 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
Belo, fondatore degli Assiri. 158 XVII. 1640. Agenore, fondatore dei Fenicj. XVI. 1590-1568. Teucro e Dardano, fon
fondatore dei Fenicj. XVI. 1590-1568. Teucro e Dardano, fondatori dei Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore dei Greci,
eucro e Dardano, fondatori dei Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore dei Greci, e più specialmente degli Ateniesi. — 157
lmente degli Ateniesi. — 1579. Meone, capo degli Atiadi, fondatore dei Lidii. — 1549. Cadmo, fondatore dei Tebani.
, capo degli Atiadi, fondatore dei Lidii. — 1549. Cadmo, fondatore dei Tebani. — 1516. Lelege, fondatore degli Sparta
1516. Lelege, fondatore degli Spartani. — 1348. Perseo, fondatore dei Micenii. — 1328. Sisifo, fondatore dei Corinzi
— 1348. Perseo, fondatore dei Micenii. — 1328. Sisifo, fondatore dei Corinzii. IX. 860. Didone, fondatrice dei Cart
1328. Sisifo, fondatore dei Corinzii. IX. 860. Didone, fondatrice dei Cartaginesi, colonia di Fenicia. VIII. 753. Ro
dei Cartaginesi, colonia di Fenicia. VIII. 753. Romolo, fondatore dei Romani. VI. 536. Ciro, fondatore dei Persiani.
VIII. 753. Romolo, fondatore dei Romani. VI. 536. Ciro, fondatore dei Persiani. IV. 360-330. Filippo e Alessandro, f
ndatore dei Persiani. IV. 360-330. Filippo e Alessandro, fondatori dei Macedoni. Avvenimenti parziali. A
ta d’Argo, detta Pretide. — Agenore, pronipote d’Inaco, fondatore dei Fenicj. 1835. Primi popoli della Grecia.160 I
essaglia. A Deucalione succede Elleno. I figli di questo sono stipite dei quattro popoli principali della Grecia, e ne scac
Jonii. 1522. Consiglio degli Amfizioni. Era un’assemblea composta dei deputati dei 12 principali popoli della Grecia. Q
2. Consiglio degli Amfizioni. Era un’assemblea composta dei deputati dei 12 principali popoli della Grecia. Questa Lega o
degli Dei contro Tifeo (nella Campania e ad Inarìme o Ischia), quella dei Giganti contro Giove, indicanti i grandi sconvolg
a essere stato Sisifo, figlio di Deucalione (altri dice d’Eolo), capo dei Sisifidi che tennero lo stato finché non furono c
Pelope. 1321. Espulsione degli Eraclidi dal Peloponneso, per opera dei Pelopidi. 1318. Edipo figlio di Lajo re di Teb
ote d’Atreo, regna a Sicione. 1280. Caduta di Troja. 162 L’armata dei Greci era composta principalmente di guerrieri di
altri, intorno al 2640. 159. Altri assegna il 2180 allo stabilimento dei Pelasgi in Grecia. 160. Sembra che il padre dell
amiglie, che andarono ad abitare la Grecia ai tempi della dispersione dei popoli, fosse Javan figlio di Jafet. 161. Secon
14 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
tusta menzogna Vuota suona, e concetto non ha. L. Carrea. La Poesia dei secoli cristiani. 745. Tale è in succinto la isto
più noti dell’antichità ; istoria vie più tenebrosa per la lontananza dei tempi ai quali appartiene. Intanto questi errori
tte le statue che lor vien fatto di vedere. Così crollava l’idolatria dei Romani a misura ch’essi uscivano dalla loro primi
le più chiaro della sua decadenza. Il solo Livio rimpiangeva la pietà dei primi Romani per gli antichi loro Dei, ma questa
uerra mai sempre teneva in vigore, davano continuo alimento alla fede dei soldati. Vincitori, credeano negli Dei da cui si
e a un tempo e religiose. La convocazione delle assemblee, l’elezione dei magistrati, la forma del voto popolare, tutto inf
Camilli, e restringevano il loro culto ad offerir sacrifici all’ombre dei padri che riputavano domestiche divinità, dovette
l’avvenire in cui leggea sempre affrancamento e libertà, l’ambizione dei pretendenti all’imperio, e certa qual frenesia sc
nè conosceva libazioni più grate agli Dei di quelle fatte col sangue dei prigionieri romani. I sacerdoti godevano di grand
nerati. L’Armenia e la Cappadocia aveano anch’esse adottato il culto dei Magi. In Armenia segnatamente veneravasi il culto
uesta legge santa. Dominava soprattutto in questi paesi la tradizione dei due genj del bene e del male. Ci rimane a parlare
an cominciato la dispersione de’ Giudei e diffuso nel mondo le pagine dei loro libri sacri. Dal tempo di Ciro gli Ebrei s’e
ò tutte le inclinazioni che l’odio del giogo romano nodriva nel cuore dei popoli soggetti ; rialzò coll’entusiasmo le anime
licenza della morale filosofica, a tutti gli adescamenti delle arti e dei piaceri, oppone le pompe del dolore : oppone riti
lugubri, le lagrime della penitenza, le minacce del terrore, l’arcano dei misteri, il tristo séguito della povertà, il cili
inermi. Come ha trionfato di tanta rabbia ? Dandosi mansueto in balia dei suoi persecutori. Lamennais. Difesa de’ cris
à l’inimico volgo ci assale colle pietre e cogl’incendj ! Nelle furie dei baccanali non si perdona neppure ai Cristiani già
tessi Parti, o l’altre genti qualunque siano, purchè d’un sol luogo e dei suoi confini, che le genti d’un mondo intero ? No
emici che cittadini. Di presente avete meno nemici per la moltitudine dei Cristiani quasi tutti vostri cittadini, anzi quas
la vostra mente e la salute, vi scamperebbe dalle invasioni, io dico, dei demonj, i quali noi senza premio e senza mercede
fumo delle serapiche cene.152 Nondimeno solamente del modesto convito dei Cristiani si mormora. E pure la nostra cena col p
, trovandosi dispersi nei monasterj, salvaronsi in parte delle rapine dei Goti. Finalmente il Politeismo non era punto, com
La necessità in cui si trovarono i sacerdoti cristiani di pubblicare dei libri, o vuoi per propagare la fede, o vuoi per c
he si sarebbero sollevati gli schiavi ? Ma essi eran perversi al pari dei loro padroni, partecipavano degli stessi piaceri
cerato l’imperio, i soldati eran corrotti del pari che tutto il resto dei cittadini ; e più in là sarebbero andati, se i Go
rovine. Ma di quanti anni non avrebbe poi avuto bisogno questo albero dei popoli prima di stendere i suoi rami di nuovo su
li medesimi le società moderne. Anche l’eccesso delle prime austerità dei Cristiani era necessario : bisognova che vi fosse
ime austerità dei Cristiani era necessario : bisognova che vi fossero dei martiri della castità, quando vi erano pubbliche
a pel freddo e impallidiva come i morti, i quali, anche secondo l’uso dei Cristiani, si lavavano. 155. Usavano i Gentili n
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
Introduzione La Mitologia è la Teologia dei Pagani. Avanti l’origine del Cristianesimo tutti
vocabolo miti ; quindi Mitologia significa etimologicamente racconto dei miti, ossia delle favole delle antiche religioni
camente racconto dei miti, ossia delle favole delle antiche religioni dei Politeisti o Idolatri. Il titolo poi d’Idolatri (
e religioni pagane, è per altro più specialmente applicabile a quella dei Greci e dei Romani, le cui classiche lingue e let
pagane, è per altro più specialmente applicabile a quella dei Greci e dei Romani, le cui classiche lingue e letterature tan
o lavoro sulla Mitologia non è già di risalire alle origini primitive dei miti, indicando le migrazioni e le trasformazioni
ll’occidente ; ma soltanto di far la storia e spiegare il significato dei miti e delle idee ed espressioni mitologiche che
a delle altre nazioni che hanno adottato la Mitologia e il linguaggio dei classici greci e latini. Gli studii eruditissimi
ii eruditissimi che ora si fanno da’ filologi germanici sulle origini dei miti, potrà dar vita, col tempo, ad una nuova sci
nella Paleontologia mitologica, secondo le eruditissime elucubrazioni dei germani filologi. Inoltre la Mitologia greca e ro
e più sommi hanno adottate nel loro linguaggio le immagini e le frasi dei poeti greci e latini. Primo senza contrasto e sot
gli altri poeti nostri adottarono i più strani, oscuri o assurdi miti dei Greci e dei Latini, e invece hanno preferito e tr
eti nostri adottarono i più strani, oscuri o assurdi miti dei Greci e dei Latini, e invece hanno preferito e trascelto quel
e dolcezze il lusinghier Parnaso. » Quanto poi alle idee mitologiche dei classici greci e latini riporto nel testo, per ch
erudizione linguistica e letteraria a maggiore utilità degli scolari dei ginnasii. Io dunque non intendo di scrivere un tr
ecessaria erudizione antica, possa riuscire accetto al maggior numero dei lettori. In compenso delle più logore o irruggini
trazione di tutti i passi mitologici della Divina Commedia e di molti dei principali poeti italiani, ho aggiunto la spiegaz
scultura e di pittura, non solo nelle pubbliche gallerie e nei palagi dei maggiorenti, ma pur anco nelle piazze e nelle str
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
vigliose produzioni ; ed anche, secondo la Mitologia, pel gran numero dei suoi figli, che Esiodo fa ascendere a 6000 ; cioè
presso a poco gli stessi emblemi o distintivi ; il più caratteristico dei quali è il tridente, che consiste in una forca co
consiglio sotto il nome di Conso, e in appresso anche come protettore dei cavalli e dei cavalieri col titolo di Nettuno equ
o il nome di Conso, e in appresso anche come protettore dei cavalli e dei cavalieri col titolo di Nettuno equestre, alluden
a Nettuno ; ed egli per gratitudine li trasformò nella costellazione dei Pesci, che è uno dei dodici segni del Zodiaco. Da
per gratitudine li trasformò nella costellazione dei Pesci, che è uno dei dodici segni del Zodiaco. Da questo matrimonio na
acque il Dio Tritone che fu lo stipite delle diverse famiglie e tribù dei Tritoni, i quali formarono il corteggio e la guar
sui lidi : etimologicamente è un quid simile dell’Oceanus circumvagus dei Latini. È rappresentata questa Dea come un’avvene
r assegnò il nome di Amfitrite a un genere di Annelidi della famiglia dei Tubicoli, che abitano in tubi leggieri che questi
conchiglie talvolta grandissime, e che si trovano nella maggior parte dei mari. Convien qui rammentare principalmente quell
Ninfe o Divinità inferiori popolavano ed abbellivano, nella fantasia dei poeti, le onde del mare ; e ce le dipingono come
i : chiamano Doridi un genere di molluschi gasteropodi della famiglia dei nudibranchi ; e danno il nome di Nereidi a quelle
iamato anche Portunno). E fu saggio consiglio l’affidar la protezione dei naviganti e le due cose più da loro desiderate, c
lle di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi raccontano uno dei più strani e singolari miti, unico nel suo genere
adimeno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno dei suoi più straordinarii e sublimi concetti. La fav
ume costituito in sì umile ufficio attribuirono una prerogativa degna dei più grandi Numi e dello stesso Giove, quella cioè
nsegnamenti. Proteo che si trasforma in tutti gli esseri, ossia corpi dei tre regni della Natura, rappresenta la materia ch
risposta. Così la materia è tenuta avvinta coll’assidua osservazione dei fenomeni e colle reiterate esperienze, e quando e
iv, 120.) 212. Il Giusti attribuisce principalmente alla famiglia dei Medici la distruzione delle libertà d’Italia, dic
tare quello del Dio dell’acqua. 216. Considerato Nettuno come causa dei terremoti, chiamavasi con greco vocabolo Ennosigè
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
o di re delle regioni infernali non spiegava alcun potere sulle anime dei buoni, nè troviamo che andasse mai a visitare i C
sse mai a visitare i Campi Elisii, o invitasse alla sua reggia alcuno dei più illustri eroi che vi soggiornavano ; e sui ma
sto, per significare un mostro immaginario, come il Polifemo e l’Orca dei mitologi ; della quale invenzione, come di quella
 ; nè si trova altro da aggiungervi. Resta dunque soltanto a trattare dei ministri di Plutone. Di maggiore importanza erano
conoscevano una sola Dea Mira uguale in potenza e in ufficio al Fato dei Romani245 ; e poi ne inventarono tre, distinguend
nsiderando che esse troncavano lo stame vitale e crescevano il numero dei sudditi di Plutone, le posero tra le divinità inf
one, come quella del Petrarca nel Trionfo della Morte. Ma di Caronte, dei Giudici dell’Inferno e del Sonno, non solo i poet
tende subito che doveva trovarsi molto occupato a traghettar le anime dei morti (specialmente nei giorni delle più micidial
ropa ; Eaco poi di Giove e di Egina. Appartenevano perciò alla classe dei Semidei ; e di loro dovremo parlar nuovamente e p
dei ; e di loro dovremo parlar nuovamente e più a lungo nel ragionare dei secoli eroici, che sono il medioevo fra la Mitolo
logia e la Storia. Le Furie eran destinate non solo a punire le anime dei malvagi nel Tartaro, ma pur anco a spaventare e p
issime, cioè Morfeo, Fobetore e Fantasia, termini greci significativi dei diversi generi di sogni ; poichè Morfeo produceva
ioni della Casa del Sonno, ma quasi tutti i poeti parlano del Sonno e dei Sogni ; ed anche Dante racconta diversi sogni ch’
el suo Inferno. È facile l’indovinare che introducendole nell’Inferno dei Cristiani non conservasse loro il grado di divini
tiani non conservasse loro il grado di divinità che avevano in quello dei Pagani. Infatti le ridusse presso a poco alla con
anto Minos, che era il presidente di quel tribunale ; ma nell’Inferno dei Cristiani questo giudice ha perduto molto della s
stesso ; ma abbiamo già veduto di sopra che il poeta si valse di uno dei nomi di Plutone, di quello cioè di Dite, per darl
gli scienziati adottarono alcune denominazioni derivate dall’Inferno dei Pagani ; e principalmente i geologi che diedero i
lio gli sapeva ; « E prima il fa veder ch’all’antro arrivi, « Che tre dei nostri giovini che aveva, « Tutti li mangia, anzi
distico di Tibullo, nel quale si attribuisce alle Parche il presagio dei futuri eventi, si chiaman fatali gli stami che es
18 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
ono l’incivilimento ed il bene dell’ uman genere. Quindi l’adulazione dei popoli avviliti nella servitù concesse l’apoteosi
nizzarono uomini stolti o scellerati ministri delle loro prepotenze e dei loro vizj. È noto che Alessandro il grande, non c
otenze e dei loro vizj. È noto che Alessandro il grande, non contento dei magnifici funerali pel suo amico Efestione, volle
cclissi ; 2° il volo e il canto degli uccelli ; 3° il modo di beccare dei polli sacri a qualche Nume : se non volevano usci
ti impostori erano segretamente governati nei loro presagi dal volere dei principi, dei legislatori o dei faziosi, secondo
rano segretamente governati nei loro presagi dal volere dei principi, dei legislatori o dei faziosi, secondo che ad essi pr
governati nei loro presagi dal volere dei principi, dei legislatori o dei faziosi, secondo che ad essi premeva che il popol
zelo era sostenuto dai ricchi guadagni e dai lauti banchetti a spese dei creduli. Gli auguri goderono in Roma di molta con
à ! V. Feciali, sacerdoti romani che avevano ufficj analoghi a quelli dei nostri araldi di guerra o ambasciatori straordina
ia il martedì ec. ; e nel tempo stesso ferie autunnali son le vacanze dei magistrati, degli scolari ec. VII. Flamini,4 sace
ello d’ulivo legato con un nastro. VIII. Lettisterni, banchetti sacri dei Romani in tempi di pubbliche calamità, per placar
mmolavano con imprecazioni contro il popolo nemico. Nella lustrazione dei greggi il pastore aspergeva d’acqua pura il besti
agnare di sangue ealdo i eadaveri. XII. Purificazione, atto religioso dei Pagani per onorare gli Dei, per espiare i delitti
alcune parole saere. In tempo di peste e di carestia le purifieazioni dei Greci erano aceompagnate da azioni erudeli. Un om
sumata dal fuoco, senza che ne restasse alcuna parte per il banchetto dei sacerdoti o degli assistenti. 1. Così nominati
e di Quirinu, ed i Flamini minori pel culto degli altri Dei. Le mogli dei Flamini erano dette Flaminicæ, ed avevanu parte n
li dei Flamini erano dette Flaminicæ, ed avevanu parte nel sacerdozio dei luru mariti. — Il populu eleggeva i Flamini ; il
nto un tizzone preso di sull’ ara. La tenevano in un vaso sulla porta dei templi, e prima d’entrare in essi, ognuno se ne l
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
o patroni : quindi per tale ufficio poteva scegliersi qualunque Nume dei più noti e celebri. Riguardo poi all’ etimologia
mento degli uomini dai Penati protetti, ovvero alla parte più interna dei tempii e delle case ove questi Dei erano adorati3
di dimostrazione ; sola fides sufficit. Quindi l’espressione rituale dei politeisti i sacri penetrali corrisponde al sanct
uale dei politeisti i sacri penetrali corrisponde al sancta sanctorum dei monoteisti ; quindi il comun verbo penetrare sign
rbo penetrare significa lo spingersi addentro nei più riposti recessi dei luoghi o dei pensieri. In quanto ai Lari, che qu
significa lo spingersi addentro nei più riposti recessi dei luoghi o dei pensieri. In quanto ai Lari, che questi fossero
abbiamo veduto altrove, i domestici Lari. Sappiamo poi che nelle case dei più ricchi politeisti romani v’era il Larario, os
dei più ricchi politeisti romani v’era il Larario, ossia la cappella dei Lari ; e nelle altre, almeno un tabernacolo colle
oi Lari, come fanno alcuni Eruditi. Oltre la diversa origine, troiana dei primi, etrusca o italica dei secondi, e le caratt
uditi. Oltre la diversa origine, troiana dei primi, etrusca o italica dei secondi, e le caratteristiche bene accertate degl
orità di classici, da cui chiaramente apparisce il differente ufficio dei Penati e dei Lari. Vero è che potrebbe citarsi an
sici, da cui chiaramente apparisce il differente ufficio dei Penati e dei Lari. Vero è che potrebbe citarsi ancora qualche
della Repubblica, ov’egli parla, per dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli anno
’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto degli Dei Penati e dei Lari familiari ; e aggiunge che nella pratica app
o personalità, viene ancora a significare che i primi eran protettori dei diritti del cittadino, ed i secondi di quelli del
i del cittadino, ed i secondi di quelli del padre di famiglia ; senza dei quali, come egli sapientemente dichiara, non può
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
attribuivansi al Fato tutte le irregolarità inventate dalla fantasia dei mitologi e dei poeti. Esiodo ci dice che Vulcano
al Fato tutte le irregolarità inventate dalla fantasia dei mitologi e dei poeti. Esiodo ci dice che Vulcano nacque zoppo e
o Vulcano è conosciuto questo Nume anche dal nostro volgo ; e la fama dei suoi esterni difetti, benchè a lui non imputabili
(come accade pur troppo nel mondo) ed è stata più durevole di quella dei suoi rarissimi pregi nella Metallurgia. A Vulcano
li pongono in mano un martello e presso a lui un’incudine, e qualcuno dei suoi più celebri lavori di metallo. Molti sono i
sanno far altro che suonare e giuocare. Parlando poi della formazione dei fulmini, dei quali gli Antichi attribuirono la co
ro che suonare e giuocare. Parlando poi della formazione dei fulmini, dei quali gli Antichi attribuirono la costruzione mec
cora questo sistema di geologia, e Vulcanologia la storia e la teoria dei Vulcani. Aveva Vulcano anche un altro nome in lat
iccole proporzioni, colla macchina elettrica ? Passando ora a parlare dei Ciclopi, dei quali si è fatto un sol cenno col di
zioni, colla macchina elettrica ? Passando ora a parlare dei Ciclopi, dei quali si è fatto un sol cenno col dire che tre di
forze corrispondenti alla medesima. La loro stirpe era quella stessa dei Titani, poichè credevasi che fossero figli del Ci
er ripararsi la faccia nel lavorare i metalli incandescenti. Dal nome dei Ciclopi son derivate alcune denominazioni in Arch
a stabilità, e fece attribuire tali costruzioni alla gigantesca forza dei Ciclopi. Se ne trovano principalmente in Grecia e
nome di Ciclopi a un genere di Crostacei, secondo Müller, dell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli per q
tacei, secondo Müller, dell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli per questa loro caratteristica di avere
tà, quali sono la respirazione, la circolazione del sangue, il batter dei polsi, ecc. 190. L’originale latino, mirabile
erra, che sullo scorcio del secolo xvi richiamò di nuovo l’attenzione dei fisici sulle proprietà dell’ ambra gialla, facend
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
ono sterminati i Giganti dalla faccia della Terra, vi rimase la razza dei discendenti dei migliori Titani, quella degli uom
Giganti dalla faccia della Terra, vi rimase la razza dei discendenti dei migliori Titani, quella degli uomini plasmati di
eroci di questo animale con quelli di quel re bestiale, primo modello dei più efferati tiranni. Giove tornato in Cielo radu
ono di scampare dal generale esterminio ? Furono ambedue della stirpe dei Titani : Deucalione era figlio di Prometeo, e la
Pandora ; ed essendo rimasti soli nel mondo, e quindi il solo modello dei due sessi della specie umana, parve loro un poco
me suonavan le parole intese letteralmente), una empietà o violazione dei sepolcri, interpetrarono che la gran madre fosse
a del diluvio. In geologia si parla di più d’uno di questi cataclismi dei tempi preistorici ; e quello storico, chiamato il
imostrati dalla scienza geologica. La durata poi delle diverse epoche dei precedenti diluvii preistorici non si conta a gio
ott’acqua nel modo stesso che vediamo accadere anche oggidì nel fondo dei laghi e nelle inondazioni dei fiumi. — Così una s
vediamo accadere anche oggidì nel fondo dei laghi e nelle inondazioni dei fiumi. — Così una scienza che due secoli indietro
todì facendo i più mirabili progressi, e risolve i più ardui problemi dei tempi preistorici, non già interpetrando le più o
ono ancora precisamente di terra rossa ; filosofica per l’uguaglianza dei diritti che deriva dalla comune origine. E partic
Canto xi del Purgatorio, facendo così parlare Omberto Aldobrandeschi dei conti di Santa Fiora, che fu ucciso per la sua su
poco le stesse qualità delle roccie vulcaniche ; ma siccome l’Inferno dei Pagani non consisteva soltant o nel Tartaro, luog
geologi chiamaron plutoniche quelle roccie che erano affini in alcuni dei loro caratteri alle vulcaniche, ma ne differivano
. Questa denominazione fu proposta da sir Carlo Lyell, il più celebre dei geologi inglesi. Infatti, secondo la teoria di Hu
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
e, secondo le diverse stagioni. I poeti non di rado rammentano i nomi dei cavalli del Sole, e le ancelle del dì, ossia le O
ione, il sagittario, il capricorno, l’aquario, e i pesci 110). I nomi dei segni del zodiaco appellano a fatti mitologici, d
esci 110). I nomi dei segni del zodiaco appellano a fatti mitologici, dei quali sinora ne conosciamo due soli, di Ganimede
enominazioni apprenderemo in seguito la ragion mitologica nel trattar dei miti che vi hanno relazione. Di Apollo esistono m
e Apollo, di tali dimensioni che i due piedi posavano sulla estremità dei due moli del porto, e le navi passavano a piena v
n profondo abisso infernale, a quella di Fetonte trasportato in balìa dei cavalli del Sole : « Maggior paura non credo che
greca e latina, hanno sopravvissuto alla distruzione delle religioni, dei popoli, delle favelle e della scienza antica. Fin
o, che le spacciò per verità religiose, fu la religione degli Stati e dei popoli, è ben naturale che fossero da tutti celeb
n gli strali ; e noi abbiamo veduto nel N° XIII che egli nella guerra dei Giganti non fu uno di quei Numi paurosi che fuggi
no nati. Anche i paleontologi hanno riconosciuto negli avanzi fossili dei terreni secondarii l’esistenza preistorica di cer
l’esistenza preistorica di certi immani e terribili mostri del genere dei rettili, e perciò chiamati Plesiosauri, Pleurosau
, e perciò chiamati Plesiosauri, Pleurosauri, Ittiosauri ecc., alcuni dei quali erano lunghi otto o nove metri. Gli zoologi
calorifici e chimici infonde qualità medicamentose in molti prodotti dei tre regni della Natura. Inoltre gli attribuirono
he la suprema legge della natura, quando ha decretato la dissoluzione dei corpi anche meglio organizzati, rende nulla la sc
nno i poeti formato Eoo che vorrebbe dire orientale, per indicare uno dei cavalli del sole ; e di più si son serviti di que
le force. » E dice questo per significare che senza le egregie opere dei discendenti, la nobiltà di sangue va in dileguo e
mato dai Latini Eridanus e Padus ; e i nostri poeti l’appellano il re dei fiumi, sottinteso però dell’Italia, di cui è real
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
care le risposte a voce che rendevansi dagli Dei ai mortali per mezzo dei sacerdoti281). Perciò, stando all’etimologia dell
o all’etimologia della parola, qualunque altro modo di manifestazione dei voleri divini che non fosse a voce, non potrebbe
colarmente ; ed io credo che invece basterà descriverne tre o quattro dei principali e più famosi, e passar leggermente sug
al vento alle foglie delle quercie consacrate a Giove ; 2° dal romore dei bacini di bronzo sospesi a contatto fra loro, e c
i esempi, tra i quali il più celebre è quello, già da noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo : ma per regola gen
eferivano i così detti oracoli delle Sibille, vale a dire le risposte dei libri sibillini, di cui parleremo altrove. V’eran
enno « L’antiche leggi e furon sì civili. » Che fossero un’impostura dei sacerdoti pagani non credo che sia d’uopo dimostr
che ne pensassero Demostene, Cicerone e Catone Uticense, di ciascuno dei quali l’autorità val per mille. Demostene in una
he ne dipendeva. I primi Cristiani attribuirono gli Oracoli all’opera dei Demònii, ed asserivano che la potenza di questi e
soprannaturale a ciò che era l’effetto naturalissimo della impostura dei sacerdoti pagani, da prima nascosta ed ignota, e
ato. Fu poi riconosciuto anche dai filosofi che i primi civilizzatori dei popoli si valsero del principio teocratico, facen
rincipio teocratico, facendosi credere o figli degli Dei o interpreti dei supremi voleri di quelli, per rimuovere i primiti
ndo egli dalle osservazioni generali alle particolari sulla religione dei Pagani, così ne parla nel Cap. 12 : « La vita del
o bene furono utilissimi, e divennero, come direbbe il Romagnosi, uno dei primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le risp
la al Machiavelli, « come costoro cominciarono dipoi a parlare a modo dei potenti, e questa falsità si fu scoperta nei popo
cc. di cui parleremo altrove. 282. Perciò Ugo Foscolo nel suo Carme dei Sepolcri ha detto : « ……. uscian quindi i respon
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
dei, non v’è compresa per altro come necessaria la condizione che uno dei genitori debba essere una Divinità. Quindi anche
come pure ai più straordinarii personaggi d’invenzione della fantasia dei poeti. I due vocaboli Semidei e Indigeti son term
tende sino alle serene regioni della Storia. I tempi eroici anche più dei mitologici formarono il soggetto delle meditazion
oici anche più dei mitologici formarono il soggetto delle meditazioni dei più grandi filosofi e pubblicisti (e basti rammen
sti il Vico e Mario Pagano), perchè vi si trovano le origini storiche dei più celebri popoli antichi, frammiste a racconti
nni, e sgombrar così la via dai più grandi ostacoli all’incivilimento dei popoli. E quanto alla sapienza di quell’epoca ott
guerre. Nel Medio Evo dopo la caduta del romano Impero e le irruzioni dei Barbari, se non si rinnovò precisamente un circol
e mi obblighino invece di aggiunger soltanto spiegazioni al racconto dei molteplici fatti particolari che più ne abbisogna
oria, e che perciò hanno la stessa importanza per le origini storiche dei popoli antichi che il Medio Evo per le origini de
o per le origini della moderna civil società. Scendendo ora a parlare dei principali Eroi, e Semidei e Indigeti di quest’ep
iale di Caledonia, la spedizione degli Argonauti, la guerra di Tebe o dei 7 Prodi, e finalmente la guerra di Troia. Ora in
a greca ; perciò dalle gesta di questi dovrà cominciare la narrazione dei tempi eroici. Degli altri dirò a mano a mano che
tanto il sapere quel che dice Omero del Pilio Nestore, il più vecchio dei Duci che andarono alla guerra di Troia, che cioè
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
te. La prima chiamavasi il Tartaro, ed era luogo di pena per le anime dei malvagi : la seconda dicevasi Elisio o Campi Elis
nda dicevasi Elisio o Campi Elisii, luogo di beatitudine per le anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credevano che alcun
e per le anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credevano che alcuni dei loro più famosi eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Uliss
he fu accordata allo Stige perchè la sua figlia Vittoria nella guerra dei Giganti si dichiarò dalla parte di Giove. Era que
eronte erano corrosive, quelle del Cocìto erano formate dalle lagrime dei malvagi, e nel Flegetonte scorreva un liquido inf
astri fatti apposta per illuminar sotto terra quelle anime fortunate dei beati. Boschetti, giardini, e varii altri diverti
ù si manifestava il bisogno di raffrenar coll’impero sovrano le anime dei malvagi, e vegliar che i suoi ministri non mancas
e. In fatti Omero pone le regioni delle anime degli estinti nel paese dei Cimmerii, popoli antichi i quali abitavano sulle
ha voluto rinunziare a valersi di alcune delle invenzioni mitologiche dei Pagani, che potevan meglio servire alla immaginat
si conoscono sul nostro globo239, si venne a confermare i raziocinii dei geologi, che cioè la Terra fosse in origine un gl
uee, metamorfiche, ecc. ; insomma tutti i diversi strati, sull’ultimo dei quali abitiamo. Questo è quel che asserisce la sc
rme « Maravigliose ad ogni cor securo, » furon cancellate dal libro dei viventi e fossilizzate dal tempo e dagli occulti
le vedute che da lontano, poichè credevano che vi abitassero le anime dei Beati. Orazio ne fa poeticamente una splendida de
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
e di animali ; Cibele poi come la Terra ornata di tutte le produzioni dei tre regni della Natura, animale, vegetale e miner
terrestre. Questa triplice distinzione richiama al pensiero l’ipotesi dei geologi e degli astronomi moderni sull’origine de
nte, o in fusione ignea, non era atta alla produzione e conservazione dei vegetabili e degli animali ; che in appresso, in
tti i diversi suoi strati ; e gradatamente prodotto tutti gli oggetti dei tre regni della Natura nelle diverse e successive
o più a lungo. Comincieremo dal notarne i diversi nomi e l’etimologia dei medesimi. Quello di Cibele è il più noto e comune
o, soccorso, perchè la Terra colle sue produzioni soccorre ai bisogni dei mortali. Qualche volta fu confusa collo Dea Tellù
econda guerra punica allorchè, infierendo una pestilenza, le risposte dei libri sibillini prescrissero che per farla cessar
tali. Nè vi mancarono i pretesi miracoli, come racconta Ovidio nel iv dei Fasti : ogni superstiziosa religione ha i suoi ad
stiziosa religione ha i suoi adattati alle fantasie ed alla credulità dei popoli. In Roma per altro Cibele in progresso di
stelli ; il disco o tamburo, dicevano gli Antichi, che era il simbolo dei venti che spirano sopra la Terra ; e le era sacro
pito per ordine di Cibele, affinchè non si udissero in Cielo le grida dei figli di lei. In Roma conservarono più comunement
 Tornando in fretta alla solinga valle, ecc. » 44. Ovidio nel 4° dei Fasti così parla di questo fiume : « Inter, ait,
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
nelle loro opere una parte che trattasse dell’Apoteòsi delle Virtù e dei Vizii. Riconobbero dunque che il loro sistema sto
della Mitologia Greca e Romana ; e l’ho estesa anche alla spiegazione dei fenomeni fisici, secondo la mente di G. Battista
i fisici, secondo la mente di G. Battista Vico, il quale nel libro ii dei Principii di Scienza Nuova asserisce che i miti s
che il sistema da me prescelto sia il più opportuno a spiegare i miti dei Greci e dei Romani. Per me dunque il parlare sepa
ma da me prescelto sia il più opportuno a spiegare i miti dei Greci e dei Romani. Per me dunque il parlare separatamente de
tico popolo dell’ Arabia meridionale. Fu questa pur anco la religione dei Persiani, come sappiamo dallo Zend-Avesta, che è
vittima al celere Dio (ne detur celeri victima tarda Deo). Dal culto dei corpi celesti si passò presto a quello dei corpi
tima tarda Deo). Dal culto dei corpi celesti si passò presto a quello dei corpi terrestri, ossia dei prodotti della terra,
dei corpi celesti si passò presto a quello dei corpi terrestri, ossia dei prodotti della terra, e principalmente degli anim
finchè si leggeranno e s’intenderanno i loro poetici scritti e quelli dei moderni poeti che li imitarono. Ma quando nella p
nelle chiese e nei chiostri dalle famiglie private alla postuma boria dei loro parenti : « Largo ai pettegoli « Nani pompo
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
Molti altri nomi ed attributi eran dati a questa Dea ; e l’etimologia dei primi fa conoscere la specialità dei secondi. Chi
ti a questa Dea ; e l’etimologia dei primi fa conoscere la specialità dei secondi. Chiamavasi Nuziale e Pronuba, perchè pre
olle più servirli a mensa ; e Giove le sostituì un coppiere di stirpe dei mortali, Ganimede figlio di Troo re di Troia, fac
nutala, la diede in custodia ad Argo che aveva cento occhi, cinquanta dei quali erano sempre aperti e vigilanti anche quand
e ragione di così strano culto, come osservammo pur anco nella guerra dei Giganti, quando gli Dei che ebber paura si trasfo
lo descritto dal profeta Ezecchielle, assomiglia ancora i molti occhi dei quattro mistici animali a quelli del mitologico A
metonimia sta a significare l’arco celeste prodotto dalla refrazione dei raggi del sole. I nomi stessi di Iride e del padr
’Iride, oltre ad indicare l’arcobaleno, significa anche la refrazione dei raggi colorati della luce ; e iridescenza la prop
rizione di iridescenza e di cangiamento di colori secondo l’incidenza dei raggi e i diversi punti di vista, si legge nella
umor cristallino dell’occhio, ed ha appunto questo nome dalla varietà dei suoi colori, ed è quella che determina il colore
ride sua ancella, e furon solleciti di dare il nome di Giunone ad uno dei primi asteroidi scoperti in questo secolo, e prec
un pregio della medesima. 94. Giunone stessa cosi dice ad Eolo Dio dei venti : « Sunt mihi bis septem præstanti corpora
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
ù potente di Giove, che pure è conosciuto comunemente come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e de
, secondo la Cosmogonia degli antichi, la legge generale e immutabile dei fenomeni fisici e delle umane vicende. Non v’è te
mente vi allude : tanto gli stava a cuore d’imprimer bene nella mente dei suoi lettori questa fondamentale dottrina del lib
l merito o il demerito delle persone, e la giustizia del conferimento dei premii e della irrogazione delle pene ! A compagn
la irrogazione delle pene ! A compagne del Fato e ministre esecutrici dei suoi decreti aggiungevansi dagli Antichi la Neces
greco era chiamata Tiche, ed aveva gli stessi attributi della Fortuna dei Latini. E poichè credevasi che spesso portasse pr
nistra del Fato e l’ultima esecutrice de’ suoi decreti sull’esistenza dei viventi ; ma fu considerata pur anco ministra di
A quest’estremo fato eran sottoposti anche i Semidei, quantunque uno dei loro genitori fosse una Divinità di prim’ordine.
retato irrevocabilmente ; e in senso filosofico corrisponde al Verbum dei Latini, e al Logos dei Greci. Nella Mitologia gre
 ; e in senso filosofico corrisponde al Verbum dei Latini, e al Logos dei Greci. Nella Mitologia greca per altro si dà il p
rni tempii, in cui è esposta l’immagine della Fortuna ad allettamento dei devoti cultori della medesima ; seno i Botteghini
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
figlio di Venere e di Anchise ; che Enea fece alleanza con Latino re dei Latini e ne sposò la figlia Lavinia ; che Ascanio
anio figlio di Enea e di Creusa fondò Alba Lunga ; che dalla dinastia dei re Albani discesi in linea retta da Enea, nacque
esso ove sorse Roma esser dovevano per la massima parte quelle stesse dei Troiani e dei Greci al tempo della guerra di Troi
Roma esser dovevano per la massima parte quelle stesse dei Troiani e dei Greci al tempo della guerra di Troia, poichè Omer
ate egualmente da entrambe le nazioni. E poi, in quanto al Politeismo dei Romani, aggiungendovisi le tradizioni che l’Arcad
gionano a lungo Virgilio nel lib. ix dell’Eneide ed Ovidio nel lib. i dei Fasti, ma anche Tito Livio nel lib. i e ix della
i fosse suggerito dalla Ninfa Egeria. La base adunque della religione dei Romani era il politeismo dei Troiani e dei Greci
Egeria. La base adunque della religione dei Romani era il politeismo dei Troiani e dei Greci già professato da Romolo e da
se adunque della religione dei Romani era il politeismo dei Troiani e dei Greci già professato da Romolo e dai suoi compagn
tto d’interminabili dispute non solo il feticismo e l’interpretazione dei geroglifici, ma pur anco le piramidi, gli obelisc
giziani si contentavano di adorare queste due Divinità sotto la forma dei suddetti animali, ma tenevano nel loro tempio e p
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
Greci ed ai Romani politeisti, dopo aver considerata l’Aria come uno dei 4 elementi del Caos, il farne anche una Dea, che,
vien quindi, « E muta nome perchè muta lato, » e produce il fenomeno dei Venti, vollero deificare anche questi. Riconobber
Con certa legge o rattenere o spingere.40 » Questa regione o carcere dei Venti, secondo lo stesso poeta, « È nell’Eolia,
abolo significante vario o mutabile, allude alle successive mutazioni dei venti che predominano in quelle isole. Anche Omer
figlia d’Ippota troiano ; e che i Venti fossero figli di Astreo, uno dei Titani, e dell’Aurora ; e quelle loro genealogie
a in cui inevitabilmente incappano sempre i loro protagonisti o altri dei più famosi eroi, perciò Eolo ed i Venti figurano
amosi eroi, perciò Eolo ed i Venti figurano molto in tali descrizioni dei poeti pagani, e principalmente in Omero e in Virg
Naturalista afferma che l’Argeste greco corrispondeva al Cauro o Coro dei Latini, ossia al ponente-maestro (nord-ovest). Gl
i diversi Venti ora conosciuti e contrassegnati nella così detta Rosa dei Venti ; e la ragione è questa, che gli Antichi st
to in quell’ora che egli voleva significare appariva la costellazione dei Pesci sulorizzonte, e inoltre la costellazione de
trodurre nella Divina Commedia anche un cenno della favola di Eolo re dei Venti, secondo ciò che ne scrive il suo maestro V
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
a o nell’altra epoca, l’età dell’oro e nel celebrarla per l’innocenza dei costumi e per le spontanee produzioni di ogni ben
crizioni che ne fanno i poeti pagani. Ed è questa l’opinione non solo dei commentatori della Bibbia, ma pur anco del sommo
e esperienza dimostrano che gli uomini e i popoli possono correggersi dei loro vizii e difetti. Dante stesso fa dire nella
. Dante stesso fa dire nella Divina Commedia a Marco Lombardo : « Tu dei saper che la mala condotta « È la cagion che il m
a un circolo, appella soltanto al tempo che è la continua successione dei momenti35. In Roma si celebravano nel mese di dic
per tutti senza spesa o fatica di alcuno. In quelle feste gli schiavi dei Romani erano serviti a mensa dai loro padroni, ed
serviti a mensa dai loro padroni, ed avevano libertà di rimproverarli dei loro difetti36). Facevasi vacanza anche negli uff
blica. Davasi, come si dà tuttora, il nome di Saturno al più distante dei pianeti visibili ad occhio nudo37), e inoltre a q
se del mondo38, cioè il Dio del moto ; e finalmente come il mediatore dei mortali presso gli altri Dei. Ecco uno dei molti
nalmente come il mediatore dei mortali presso gli altri Dei. Ecco uno dei molti casi mitologici in cui più e diversi attrib
an dodici altari, indicanti i dodici mesi dell’anno romano ; il primo dei quali fu detto gennaio dal nome e in onore di Gia
33 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
ottenuta dalle nostre due antecedenti edizioni del Corso di Mitologia dei Signori Nöel e Chapsal, ci ha confortati a metter
aggiunte le quali consistono in molte e nuove illustrazioni poetiche dei fatti mitologici, cavate da alcuni dei nostri più
e nuove illustrazioni poetiche dei fatti mitologici, cavate da alcuni dei nostri più valenti poeti ; in una Cronologia mito
immorali, per lo più oscure, che sovrabbondavano nella falsa credenza dei gentili, finchè rimane disgiunta affatto dalla st
sa credenza dei gentili, finchè rimane disgiunta affatto dalla storia dei tempi antichi, a poco più può servire che ad agev
tempi antichi, a poco più può servire che ad agevolare l’intelligenza dei Classici ed a spiegare i monumenti d’arte dei Gre
gevolare l’intelligenza dei Classici ed a spiegare i monumenti d’arte dei Greci e dei Romani. Ma a volere che sia parte pro
ntelligenza dei Classici ed a spiegare i monumenti d’arte dei Greci e dei Romani. Ma a volere che sia parte proficua della
da qualsivoglia rischio d’ingenerare [ILLISIBLE]nelle menti inesperte dei giovani, è mestieri che la ce[ILLISIBLE]ità dell’
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
ungo, prima in generale, e poscia particolarmente, perchè la fantasia dei mitologi e dei poeti non venne meno così per fret
generale, e poscia particolarmente, perchè la fantasia dei mitologi e dei poeti non venne meno così per fretta a inventar m
anche in Ebraico in significato di eccelso (poichè deriva da El, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con questa doppia
di Apollo e di Diana, diremo che Latona loro madre era figlia di uno dei Titani ; e perchè fu prediletta da Giove100), era
ed infallibili arcieri (derivandosi questa invenzione dal dardeggiar dei raggi del Sole e della luce riflessa della Luna),
gatorio (Canto xii) dicendo di aver veduto sculto questo fatto in uno dei bassirilievi che rappresentavano esempii di super
uesti fatti comuni ad Apollo e a Diana, convien parlare separatamente dei loro particolari attributi ed uffici. 98. Dallo
ecc. — Il selenio è un corpo elementare elettronegativo che per molti dei suoi caratteri armonizza col solfo, ma è molto ra
ne delle medesime, lo stesso autore soggiunge : « Sulle rive paludose dei laghi di Xochimilco e di Chelco l’acqua agitata n
o intrecciate. Queste zolle galleggiano lunga pezza qua e là in balìa dei venti, e si riuniscono talvolta in piccole isolet
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
XXI Minerva Un mito dei più straordinarii fu inventato sulla nascita di M
nte allegoria, significando essa che la sapienza è figlia del supremo dei Numi e che uscì dalla divina mente di lui. In que
come Minerva dal cervello di Giove. Per intender certe parole e frasi dei poeti pagani è necessario almeno accennarne alcun
tonia. Prima di tutto convien conoscere l’etimologia e il significato dei principali nomi di questa Dea. Ebbe dai Greci pri
s illa est. » (Ovid., Fast., iii, 833.) 169. Ovidio nel libro iii dei Fasti annovera le diverse arti e professioni che
professioni che celebravano le feste di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori r
i che celebravano le feste di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori rammenta anc
avano le feste di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori rammenta anche quelli de
poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori rammenta anche quelli dei calzolai, dei tintori e degli smacchiatori. 170.
ici, dei pittori e degli scultori rammenta anche quelli dei calzolai, dei tintori e degli smacchiatori. 170. Palladio in
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
o vi alludono. Cinquanta furono gli Eroi che vi presero parte, alcuni dei quali eran prima intervenuti alla caccia del cing
a le onde sino alla Colchide. Ma nel passar lo stretto che ora dicesi dei Dardanelli la giovinetta Elle cadde nel mare e vi
so di traversar sull’ aureo montone nuotante l’Arcipelago, lo stretto dei Dardanelli, il Mar di Marmara, lo stretto di Cost
di Giasone accorsero gli Eroi da tutte le parti della Grecia, alcuni dei quali eran già stati con lui alla caccia del cing
he Omero, non che Esiodo, siano stati aggiunti in appresso nuovi eroi dei diversi Stati della Grecia per accomunar la glori
a, come l’Oga Magoga della Bibbia e il paese di Cuccagna e di Bengodi dei nostri novellieri. Gli Argonauti sapevano soltant
l’atroce fatto che le donne di quell’isola, malcontente delle leggi e dei trattamenti degli uomini, li uccisero tutti per c
e singoli gl’incidenti, che per lo più son comuni alla maggior parte dei viaggi marittimi narrati dai poeti, come, per ese
liberazione del Senàpo dalle Arpie in modo più maraviglioso di quello dei poeti classici greci e latini. I mezzi che egli a
auti giungessero nella Colchide sono di lieve importanza in confronto dei già narrati e dell’azione principale, scopo del l
vincer gl’incanti, nelle quali arti i Greci eran novizii in confronto dei Colchi70. Sarebbe dunque rimasta vana ed inutile
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
XX Mercurio Chi è che non conosca qualcuno dei molti significati di questa parola Mercurio ? È u
illeciti e subiti guadagni, dedussero che egli fosse pure anco il Dio dei ladri. E su queste illazioni inventarono subito u
ito Livio, nel libro 2° della Storia Romana, racconta che il collegio dei mercanti celebrava la festa di Mercurio il 15 di
a sola, significava l’ufficio che aveva Mercurio di condurre le anime dei morti al regno di Plutone, e richiamarle alla vit
endo che egli avesse dirozzati i popoli selvaggi col canto e coll’uso dei giuochi ginnastici, esercizii tanto pregiati dagl
credevano inventore di tutte le arti, e protettore della mercatura e dei guadagni161. Noi avremo occasione più volte di ra
co argenteo e della sua mobilità ; per cui serve ottimamente nei tubi dei termometri e dei barometri ad indicare in quelli
la sua mobilità ; per cui serve ottimamente nei tubi dei termometri e dei barometri ad indicare in quelli i diversi gradi d
l Dio dell’eloquenza164 ; Mercuriali (secondo il Menagio) le adunanze dei letterati che si tenevano il mercoledì in casa di
mensioni. 155. Spiegheremo la dottrina della Metempsicosi nel parlar dei regni di Plutone e dello stato delle anime dopo l
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
oeti greci e latini le fantastiche descrizioni del contrasto continuo dei quattro elementi di così diversa natura confusi e
iva di luce. Non asserisce però che il Caos stesso fosse l’ordinatore dei propri elementi di cui ab eterno componevasi, ma
o plausibile consiste nel considerare i miti come simboli o allegorie dei fenomeni fisici dell’universo e dei fenomeni mora
e i miti come simboli o allegorie dei fenomeni fisici dell’universo e dei fenomeni morali, ossia delle passioni degli uomin
nte nella italiana, furono accolti e adottati dai nostri poeti i miti dei Greci e dei Romani, non però tutti alla rinfusa e
aliana, furono accolti e adottati dai nostri poeti i miti dei Greci e dei Romani, non però tutti alla rinfusa e senza discr
te, che presentavano una più evidente, o almeno probabile spiegazione dei fenomeni fisici o morali. Dante più degli altri p
erna ci presenta sotto altre forme ! E prende per guida ed interpetre dei portati dell’antica sapienza il poeta Virgilio ch
, divinizzata come la Teologia, a dargli la spiegazione della scienza dei Cristiani. Nè soltanto nell’Inferno e nel Purgato
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
LXVII L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii I Greci ed i Romani politeisti, oltre all
co stile nel libro ii delle Leggi, sono ben lontani dalle aberrazioni dei poeti greci e dei latini dell’ultimo secolo della
ii delle Leggi, sono ben lontani dalle aberrazioni dei poeti greci e dei latini dell’ultimo secolo della repubblica, che s
. Anche Orazio mette in versi la preghiera di un ladro a Laverna, Dea dei ladri, in cui alla furfanteria è congiunta la ipo
l Popolo Romano per mezzo della guerra, che alle vendette particolari dei privati cittadini. Ma ognuno poi l’interpretava a
ni : delle Virtù però molte, come abbiam detto di sopra nominandole ; dei Vizii ben pochi. Per altro pitture e statue si fe
ne ed analizzarne le poetiche descrizioni antiche e moderne è ufficio dei professori di rettorica e belle lettere, e il des
ualunque vizio, qualunque idea astratta non è già spenta negli uomini dei nostri tempi ; anzi vedesi sempre rinnuovata non
verlo sulla base delle medesime o in qualche parte delle loro vesti o dei loro ornamenti. E se nei pubblici monumenti non v
40 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
Introdvzione Promettemmo altra volta dar fuori la interpetrazione dei Miti Eterodossi, ora adempiamo alle nostre promes
lologiche. 2. Vno spettro di religione non poteva essere la religione dei nostri primi padri. La religione figlia ingegnosa
he si possono seguire con gli occhi nella vasta estensione de’paesi e dei secoli. La prima di queste strade, che può parago
allegorie cosmico-fisiche. E Giamblico portando in mezzo le autorità dei più saggi sacerdoti Egizii, vuole che la religion
e, ben si possono interpetrare nel vero loro significato que’concetti dei latini — ab Iove principium — Iovis omnia plena ;
el mare. È detto ancora μιακητας, che significa muggire, voce propria dei bovi, alludendosi al fremito che dà il mare in pr
li eroi, erano ritornati a disperdersi nello stato exlege ch’è l’Orco dei poeti, il quale divorasi il tutto degli uomini… T
rdini… Oltre di ciò con ali a talloni per significare, che il dominio dei fondi era de’senati regnanti... Sicchè questa ver
iverso, dicevano di esser ella un fuoco sottile ed etereo al di sopra dei pianeti e delle stelle. Tenendo dietro a questo s
intillante nella fronte : con questo si alludeva all’ignivomo cratere dei Vulcani. I fulmini da loro fabbricati si volevano
parranno del tutto immaginarie ». I poeti teologi, ei dice(2), fecero dei matrimonii solenni il secondo de’divini caratteri
nelle fiere robustissime, quali sono il pardo ed il leone, gli occhi dei quali tinti di color glauco sono si vivamente luc
ento a cacciar ne’boschi, alimentava molti cani, e nulla si dava cura dei suoi beni di fortuna, fino a mancargli del tutto,
raclidi, ovvero nobili dell’eroiche città, lutta con Anteo, carattere dei famoli ammutinati, ed innalzandolo in cielo.… il
tiche, onde i plebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nobili ; e per lo giuramento che narra Tacito, da
che alimentava di carne umana — r sponde al passar del sole nel segno dei Pesci, ed è fissato dalla levata Eliaca del Pegis
lle Atlantidi, ossia delle Pleiadi, e da quello del Boaro, conduttore dei buoi di Icaro. XI. Ercole trionfa di un cane spav
i che innanzi di trovarsi l’uso del ferro dovettero servire per denti dei primi aratri, che denti ne restarono detti, egli
i del Lazio, incolti e fieri, consiglio a cangiare in mita la ferocia dei costumi, e darsi alla coltura dei campi, onde fu
iglio a cangiare in mita la ferocia dei costumi, e darsi alla coltura dei campi, onde fu iniziato il loro incivilimento. Ma
alla testa, e nello istante, che il sole incomincia l’apparente giro dei cieli, quando egli apre il cammino del tempo, che
cavasi, come se egli trasmettesse per le sue porte a gli Dei le preci dei supplicanti. Perciò sovente i simulacri di lui si
stra il numero 300, e con la sinistra il 65, per dimostrare il numero dei giorni componenti il corso dell’anno, maggiore in
le che a lui si erano innalzati dodici altari, per dare una simbolica dei dodici mesi dell’anno. 69. La Sfinge — Qui giova
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
è lo studio delle principali idee religiose, politiche e scientifiche dei due più celebri popoli dell’Europa che fenno le a
rarii alla religione del Politeismo, mentre all’opposto i Santi Padri dei primitivi tempi del Cristianesimo citarono i dett
ia gli uomini più grandi e più sommi. La più evidente interpretazione dei miti abbiamo veduto esser quella di considerare l
nità del Gentilesimo come altrettante personificazioni o deificazioni dei fenomeni fisici e delle passioni degli uomini, e
seguenti parti di questa Mitologia. Infatti risalendo alla Cosmogonia dei Pagani, la materia era eterna, il Caos era un Dio
quel tempo cioè in cui i nostri antenati Europei eran forse più rozzi dei selvaggi dell’America scoperti da Colombo, non po
ostri e coi grandi scellerati e ne purgano il mondo. È l’epoca eroica dei popoli antichi, è la base o il substrato della lo
nificazione di nuove idee astratte, non solo delle virtù, ma pur anco dei vizii, e si termina con l’apoteosi degl’Imperator
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
dice che questa Dea è figlia di Giove e di Dione, ninfa della stirpe dei Titani, nata dall’Oceano e da Teti. Esiodo poi la
co nome di Afrodite, che significa appunto nata dalla schiuma. Alcuni dei più fantastici mitologi e poeti aggiungono, che l
gli antichi mitologi aprirono un vastissimo campo alla immaginazione dei poeti ed alla fantasia dei pittori e degli sculto
ono un vastissimo campo alla immaginazione dei poeti ed alla fantasia dei pittori e degli scultori. Ma se a quasi tutte le
i scandalosi su questo tema, che spesso deturpano le più belle poesie dei classici antichi. Perciò Ugo Foscolo nel suo Carm
o di Venere e di Anchise dovremo parlare a lungo nella celebre guerra dei Greci contro la città di Troia, e nelle origini m
, e specialmente in scultura, con un delfino ai piedi, come la Venere dei Medici che si ammira nella galleria degli Uffizi
rose. La rosa erale sacra perchè per bellezza e fragranza è la regina dei fiori : il mirto perchè è una pianta che meglio v
dicato il venerdì ; e di Venere ebbe il nome il più bello e rilucente dei pianeti primarii, « Lo bel pianeta che ad amar c
43 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
o, l’ Alfeo, l’ Eridano con tutti gli altri’ fiumi, e le Naiadi Ninfe dei fonti e de’ fiumi tra le quali Stige decimo ramo
ente a lui dedicato, e in esso i Cittadini mandavansi scambievolmente dei doni, che erano chiamati strene. Il tempio di Gia
Vulcanie opere maravigliose; per cui venne chiamato Dio del fuoco, e dei fabbri. Celebri presso Omero sono i tripodi; che
io attraversando la città andò a posarsi spontaneamente sopra la nave dei Romani, ch’ era nel porto, e da essi condotto a R
aganza finì a cangiare lo sdegno in riso e Mercurio fu poi tenuto Dio dei ladri. Era anche chiamato Dio de’ mercatanti, e s
a gli Dei terrestri prima a dover nominarsi è Pale Dea delle gregge e dei pastori, che alcuni han pur confuso con Vesta o C
senza peli al mento ed al detto. Alcuni lo dissero figlio di Pico re dei Lazio, e padre dei Fauni, cui ebbe dalla moglie F
o ed al detto. Alcuni lo dissero figlio di Pico re dei Lazio, e padre dei Fauni, cui ebbe dalla moglie Fauna, o Fauta. Cogl
pullularono nuovi sciami di api. Il Dio Termine presedeva ai confini dei campi, cui era grave delitto il violare. La sua f
Dea del latte; Mellona quella del mele; Sterculio o Stercuzio il Dio dei concime, che diceasi figlio di Fauno, ed avere il
Quirino, de’ quali abbiam detto, ed Ercole, Castore, Polluce ed Enea, dei quali diremo appresso, dee ricordarsi Carmento ma
della Terra divenne padre di tutti i fiumi, e delle Ninfe de’ fonti e dei fiumi, dette quindi Oceanitidi ovvero Oceanine. I
mezzogiorno, Zefiro da ponente. Zefiro fu marito di Glori o Flora Dea dei fiori; e come egli a noi porta comunemente il bel
e anime degl’ insepolti però dovean restare per cento anni sulle rive dei fiume sprima di essere tragittate, e quelle pur d
luogo del premio era un delizioso soggiorno detto Eliso, ove le anime dei buoni godean vita beata, e prendevano diletto di
do dell’ impero sovra di lui acquistato, il costrinse a trarre invece dei dardi e della clava la rocca ed il fuso. Dopo ch’
madrigna Ino, si argomentarono di passare lo stretto, che or chiamasi dei Dardanelli. Ma spaventati dai flutti Elle cadde n
iunto da se medesimo era già ad inventare la sega, il torno, la ruota dei vasi, ed altri ingegnosi istrumenti.), mosso da i
Menelao convennero di terminare la guerra con un duello alla presenza dei due eserciti; ma Venere temendo che Paride soccom
e non sapendo i Greci decidere, chiesero a’ Troiani prigionieri quale dei due avesse a Troia fatto più danno, e avendo ques
ltura ad Elpenore, avvertito da lei del viaggio che aveva a tenere, e dei pericoli che doveva evitare, navigando verso leva
a Ulisse e da Diomede. Antenore, che fu creduto favorevole al partito dei Greci, perchè sempre consigliava la restituzione
i giuochi funebri in onore di lui. Intanto Giunone nemico implacabile dei Trojani spedì Iride, che’ sotto al sembiante di B
egli è da Cibele cangiato in leone, e Atalanta in leonessa. Le donne dei Ciconi assassine di Orfeo sono da Bacco mutate in
per le armi di Achille, furioso si uccide, e dal suo sangue spuntano dei giacinti. Parte II. Capo XI. Ecuba accieca Polinn
stra a mirarlo, ed è cangiata in sasso. Nella guerra di Tito Tazio re dei Sabini contro di Roma, Terpea apre al Sabini, una
È preso dagli Argivi e tratto in giudizio ma Ercole fa che nell’ urna dei giudici i calcoli diventino tutti bianchi, e con
sto, si passò al culto del Fuoco, dell’ Aria, e de’ Venti, del Mare e dei Fiumi, della Terra e de’ Monti, e finalmente a qu
ompensa. Questi promise che data l’ avrebbe dopo otto giorni, al fine dei quali i due fratelli furono trovati morti. Pausan
na specie di dadi, su cui erano scrìtti de’ Caratteri, il significato dei quali cercavasi nelle tavole a ciò fatte espressa
44 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
, e moderni. Il ristretto che ora vien presentato al Pubblico per uso dei Reali Collegj, è stato ricavato con sobrietà e gi
rudenza, Venere della bellezza. Lo scroscio del tuono non è l’effetto dei vapori, è Giove armato per ispaventare i mortali.
roposito di un picciolo avvenimento. Stava la Dea un giorno cogliendo dei fiori in un boschetto : Amore vantossi di esser e
dava ad essi le risposte. Era il Dio dell’eloquenza, del commercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi da per tutto nel
abile l’immaginare delle divinità di second’ordine, che si occupavano dei dettagli, che per necessità dovevano sfuggire agl
Tal grazia ottenne : ma si accorse ben tosto di aver ottenuto un dono dei più funesti. Allorchè volle mangiare, il cibo che
a benissimo l’arpa, scoccava l’arco perfettamente, conosceva la forza dei semplici, ed era eccellente medico. Come figlio d
a rovescio, d’onde l’acqua scorre in abbondanza. Questa è la sorgente dei fiumi sottoposta alla loro sorveglianza. Spesso p
terie, e de’ boschetti : Najadi le ninfe che vegliavano alla sorgente dei fiumi, e delle fontane : Oreadi le ninfe che guar
ei marini lo accolsero, e lo ascrissero alla loro classe. Eolo Dio dei venti. Eolo regnava nelle isole chiamate di Vul
a vita, ed Atropo ne tagliava il filo colle forbici. Sorde ai prieghi dei mortali seguivano il loro lavoro, e lo interrompe
ada nell’altra per vendicare egualmente i dritti della gente bassa, e dei grandi. Astrea. Vi ha tra poeti, chi crede Temi
lasse appartengono Teseo, Agamennone, Ulisse, e tanti altri. Le gesta dei primi vanno sotto il nome di Storia favolosa, per
i costumi. Nell’età di bronzo spuntarono i primi semi della guerra, e dei delitti. Finalmente nell’età di ferro non potendo
rvate, cioè Deucalione, e Pirra sua sposa che non avevano partecipato dei delitti degli uomini. Questi si salvarono in una
r la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto dopo morto per uno dei tre giudici nell’inferno con Eaco, e Radamanto.
suo Pilade. Elettra segretamente lo fece entrare in Micene, e sparse dei falsi rumori di sua morte. Egisto, e Clitennestra
orgoglio, e la collera indussero questo Eroe a far morire il migliore dei suoi amici, ed una quantità di guerrieri, che avr
e là a discrezione dell’onde, si diresse alla fin fine verso il paese dei Lestrigoni, popoli che si dilettavano di mangiar
nte le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e da quello dei loro aderenti. I sudditi che attendevano con impa
nchetto è richiesto Enea di fare il racconto dell’assedio di Troja, e dei malanni da lui sofferti dopo un’epoca così funest
na, che la consiglia a farlo suo sposo. Giunone per impedire il corso dei destini a favore di Enea propose a Venere queste
llo che pareva più plausibile, avendo dovuto aggirarci tra l’oscurità dei secoli con andar quasi a tentone. Potranno in età
ibato, avesse dato il nome al quartiere della città, oggi detto borgo dei Vergini, et che ivi appunto avesse la suddetta do
alla Vergine SS., cioè Lunae Virgini Majori. Infatti la nostra strada dei Tribunali chiamasi Via Solis, et Lunae : ed assic
altri, era la presente Chiesa di S. Gregorio Armeno, dove nello scavo dei fondamenti furono ritrovati diversi monumenti, e
utarco un Nume tutelarc. Apulejo gli assegna un posto eguale a quello dei Demonj, e dei Lari. Cebete Tebano asserisce che i
tutelarc. Apulejo gli assegna un posto eguale a quello dei Demonj, e dei Lari. Cebete Tebano asserisce che il Genio sia un
Nume tutelare, gli Artemisj la Luna, i Cinei Anubi, e così gli altri, dei quali con ingegnosa sottigliezza lungamente scris
iosa per acquistare un’idea della prima religione de’ nostri padri, e dei tanti monumenti che nelle pubbliche piazze, e nei
vendette ai Trojani. 1. Marco Terenzio Varrone riputato il più dotto dei Romani, fa ascendere fino a trentamila il numero
re, a differenza dell’altra Venere popolare, che presedeva al piacere dei sensi. 1. Esistono tuttavia in Citera, oggi Ceri
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
iudici condannarono Marte, e gli altri sei lo assolsero ; e la parità dei voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto
ella statua di Marte dicendo : Mars vigila ; sottintendendo in favore dei Romani ; i quali si credevano tanto da lui predil
rivato l’uso invalso di considerare favorevole all’imputato la parità dei voti e di chiamar voto di Minerva quello decisivo
ernamente per altro nei tribunali collegiali si procura che il numero dei giudici sia dispari ; ed in alcune società ammini
ari ; ed in alcune società amministrative o di privati, ove il numero dei votanti è variabile, si accorda nei casi di parit
nto le conquiste dell’intelligenza sono utili e durevoli. Gli scritti dei loro classici e dei loro giureconsulti e legislat
l’intelligenza sono utili e durevoli. Gli scritti dei loro classici e dei loro giureconsulti e legislatori fecero risorgere
asse Firenze, non avendo mai passato l’Appennino ; ma forse Totila re dei Goti fu quegli che molto la guastò nelle guerre c
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
abolo e interpretando la forma strana di questo Nume come emblematica dei principali oggetti della creazione, lo considerar
erse parti della figura del Dio Pane, e più specialmente delle corna, dei velli e degli zoccoli caprini, non solo i Mitolog
cludente. Infatti, essendo il Dio Pane considerato come il protettore dei cacciatori e dei pastori, ed inoltre l’inventore
, essendo il Dio Pane considerato come il protettore dei cacciatori e dei pastori, ed inoltre l’inventore della sampogna, i
glianza del nome potè aver dato origine a questa favola, come dicemmo dei nomi di Dafne, di Giacinto, di Ciparisso ecc. Sul
co rispose. Questo Dio era adorato principalmente in Arcadia come Dio dei pastori, e da quella regione fu trasportato il su
prevalenti a quei tempi, e non la storica dimostrazione della verità dei fatti. Anche Tito Livio racconta molti miracoli n
tedesco (Preller) asserisce che considerato il Dio Pane come il Nume dei Pastori, l’etimologia di questo nome deriva da pa
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
IV La caccia del cinghiale di Calidonia È questa la prima impresa dei tempi eroici in cui si trovino riuniti molti cele
o all’invito i più distinti eroi che vivessero in quel tempo : alcuni dei quali divennero anche più celebri in appresso per
e Polluce gemelli affettuosissimi, che poi divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno dei sette
divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno dei sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore ancora n
fu poi padre di Achille, Telamone padre di Aiace e Laerte di Ulisse ; dei quali tutti dovremo parlare anche in appresso. De
lare anche in appresso. Degli altri eroi intervenuti a questa caccia, dei quali non si conoscono fatti più celebri di quest
aveva ucciso gli zii, all’amor materno cominciò a prevalere la pietà dei fratelli uccisi e l’orrore per la scelleraggine d
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
ere esaurito. Ma non è così, perchè v’è ancora da parlare delle Ninfe dei monti, delle valli, delle fonti, dei boschi e per
’è ancora da parlare delle Ninfe dei monti, delle valli, delle fonti, dei boschi e perfino degli alberi. Perciò il loro num
ascendo di quel d’entro quel di fuori, » ciò avviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar dell’ Eco per ri
o che se ne fosse invaghito quel mostruoso gigante Polifemo che fu re dei Ciclopi ; ma vedendosi preferito il pastorello Ac
dero il nome di Ninfale a un genere di Lepidotteri diurni della tribù dei Papilionidi ; e poi al Ninfale del pioppo (N. pop
ee aquatiche congeneri alla Ninfèa. In Architettura poi sin dal tempo dei Classici greci e latini chiama vasi Ninfèo non so
tinata il più spesso ad uso di bagni, annessa ai palazzi e alle ville dei più doviziosi cittadini, ove, oltre le acque scor
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
XLIII Cadmo Non appartiene Cadmo al novero dei Semidei, e neppur divenne un Indigete Dio ; ma è
che dovea fabbricare. Per gli usi del sacrifizio avea mandato alcuni dei suoi compagni a prender dell’acqua alla fonte che
finiva di divorarsi l’ ultimo di essi. Allora per vendicare la morte dei compagni rischiò la propria vita combattendo con
sti : Echione, Udeo, Ctonio, Peloro e Iperènore. Anzi i nobili Tebani dei secoli successivi credevano tanto (o fingevano di
li Sparti, che significava seminati, alludendosi appunto alla sementa dei denti del serpente ucciso da Cadmo58. Anche la t
ingegnosamente narrate fanno grandissimo effetto sulla immaginazione dei lettori, volle gareggiare anche in questo cogli a
o alla fortezza di Tebe e conservato pur anco a tempo della conquista dei Romani è notizia storica confermata anche da Corn
50 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
1838 fu pubblicata a Parigi la quinta edizione del Corso di Mitologia dei signori Noël e Chapsal, che è stato sempre favore
additando al lettore con un semplice numerò tra due () i particolari dei fatti già narrati nei paragrafi antecedenti o nei
pura traduzione di esso non avrebbe pienamente soddisfatto al bisogno dei primi studj letterarj, abbiamo accresciuto non po
. » Gli autori francesi vi hanno opportunamente inserito alcuni passi dei loro poeti, e noi invece di tradurre quelli vi ab
etrarca, Metastasio, Alfieri, Foscolo, ec., e dai migliori traduttori dei Greci e dei Latini, Annibal Caro, l’Anguillara, I
astasio, Alfieri, Foscolo, ec., e dai migliori traduttori dei Greci e dei Latini, Annibal Caro, l’Anguillara, Ippolito Pind
51 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
aprei affatto affatto imaginare. Bramaste i sonetti iconologici degli dei superiori detti maiorum gentium seguiti da suffic
ve. principium Musae, Jovis omnia plena. Virg, Parte prima Degli dei maggiori Cap. I. Giove Sonetto O
officine Vulcanie) ed in sua compagnia associando il mostruoso stuolo dei Ciclopi(1) uscir fece dalla sua Caverna pezzi di
piedi. E come in vero non convenirgli tal sembiante se egli è il Dio dei Poeti, il Principe delle Muse, il Maestro della M
cora dicevasi Iuga, cioè Dea de’matrimonii. Dalla cura poi, che aveva dei bambini, che uscivano alla luce fù chiamata Lucin
consumatrici fiamme della cara sua Troja, tra gl’altri suoi più cari dei penati, che seco divotamente si trasse, volle, ch
? Qual prodigio se quelli rimossi per man di rispetto dalle vicinanze dei suoi altari, ben lungi da quei Sacri recinti con
fetti tutte rivolse le sue cure a costruire tempii, ed altari in onor dei suoi Dri, e soprattutto di Giove Re, e Padre degl
suo regno, le mille penurie quivi galleggianti erano i giusti motivi dei villani rifiuti, che di tratto in tratto dalle pr
primo ornamento ; Ma da quel sangue poi scoppiò quel tuono, Che formò dei tiranni il reo spavento. Come suole apparir tra n
, al parer di tutt’ i maestri di quest’ arte é la lettura delle opere dei più celebrati autori. Quivi in vero incontransi l
E non fu forse risposta del senato di Sparta, che del lungo ragionare dei Persiani ambasciatori erasi obliato il principio,
Sc. 2. La deformità dell’adulazione dicendo. Romani unico oggetto È dei voti di Tito il vostro amore ; Ma il vostro amor
a tuttoche mediocre, e forse ancor languida, apparisca bella, e degna dei comuni suffragii ; che dovrà dirsi della chiusura
nebri. Esso costa di quatro versi, tre endecasillabi, ed un quinario, dei quali il primo rima col terzo, ed il secondo col
ti scrisse Batriochomachia, ossia la battaglia de’topi, delle rane, e dei gambari. Fin d’allora l’ode pastorale avvanzò più
. Deh ! Ricredansi omai questi sciocchi, se non vogliono colla moneta dei pubblici scarcasmi pagar meritamente il fio del l
il tempo alla capanna Quando il raggio del Sol non più ci affanna, E dei campi più dolce è allor l’aspetto. Sul limitar te
sto del Dattilo, perchè per esso nelle danze in un modo tutto diverso dei dattilici salti erano le mosse de’ piedi, perciò
tur hora. Ib. Gli Anapestici finalmente costituiseono l’ultima classe dei versi lirici. A questi parmi essere accaduto, que
atrimonio. Imperocchè mentre un tal verso dai quattro piedi Anapesti, dei quali era composto improntò il suo nome, nel deca
tidiluviani, perchè degli uomini di quel tempo sfrenati nelle licenze dei disordini appunto stà scritto : Omnis quippe car
one adventus sui. Siasi però qualunque la origine delle folli imprese dei Titani, e dei Giganti certo si è esser essa si no
ui. Siasi però qualunque la origine delle folli imprese dei Titani, e dei Giganti certo si è esser essa si nota, che quell’
ego abbia somministrata al Poeta istesso quella brillante descrizione dei ferrai accinti al lavoro. … Alii ventosis follib
essendo l’industria, la sollecitudine, l’impegno presso dell’uomo uno dei mezzi previsi, chi può fare ammeno di metterlo ?
martelli di 6 12 18 24 libre l’un dopo l’altro dalla gravità diversa dei loro colpi formò la misura delle note musicali da
i tutte le figure prescritte da maestri dell’arte per la intelligenza dei versi due soltanto perchè le più evvie, e degne p
razioni, ed in qualche altro caso, come può apprendersi dalla lettura dei poeti. (1). Poichè la natura dell’ Eptametro, e
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
i diamanti 23. Ma cadono poi nel feticismo, ossia nel culto materiale dei prodotti della natura (feti) 24), quei mitologi i
ome di abdir o abadir. Il feticismo però non prevalse nella religione dei Greci e dei Romani, ma sì di altri popoli o più a
o abadir. Il feticismo però non prevalse nella religione dei Greci e dei Romani, ma sì di altri popoli o più antichi o più
pargoletti numi. Ma Titano si accorse della frode e della violazione dei patti, e insiem co’ suoi figli mosse guerra a Sat
e e lo cacciò dal trono e dalle celesti regioni con tutta la famiglia dei Titani ; liberò di carcere i suoi genitori, ma pr
successione per abdicazione del padre, patti di famiglia, violazione dei medesimi, guerre, detronizzazioni, prigionie, con
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
di adulazione al potere assoluto e dispotico del supremo imperante o dei suoi eredi e successori, non già come in Grecia u
come in Grecia un atto spontaneo delle popolazioni memori delle virtù dei suoi uomini illustri, e grate dei benefizii da es
elle popolazioni memori delle virtù dei suoi uomini illustri, e grate dei benefizii da essi ricevuti. Chi poteva infatti st
ei i proprii tiranni, e sante Dee Livia, Poppea e Messalina ? A tempo dei re di Roma fu deificato soltanto Romolo, ma per g
ne conquistatore del mondo, senza che pensasse mai a deificare alcuno dei suoi più celebri generali che a tanta gloria e po
intagliati in forma di edifizio a quattro o cinque piani, sull’ultimo dei quali ponevasi un carro dorato con la statua dell
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
lla greca mitologia inventati da quelle fervide e sbrigliate fantasie dei greci poeti e dei greci sacerdoti. I Romani sino
a inventati da quelle fervide e sbrigliate fantasie dei greci poeti e dei greci sacerdoti. I Romani sino al termine della s
no, e il Cristianesimo si diffuse pur anco fra i popoli barbari, fuor dei confini del romano impero. Ai primi del secolo IV
o, incluso quello delle Vestali. I più ostinati a conservare il culto dei falsi Dei furono gli abitanti delle campagne e de
onservare il culto dei falsi Dei furono gli abitanti delle campagne e dei villaggi o borghi, che in latino chiamavansi paga
Paganesimo, secondo la derivazione latina, significherebbe religione dei contadini. Negli scrittori della bassa latinità è
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
gl’insetti e gl’infusorii. Sappiamo poi dagli scrittori ecclesiastici dei primi secoli del Cristianesimo (i quali studiavan
colarità che non si trovano altrove, perchè le trassero da quei libri dei Pagani2, che posteriormente furon perduti o distr
e posteriormente furon perduti o distrutti nelle successive invasioni dei Barbari. E qui mi basterà rammentare, a proposito
senza spaventarci ad osservare anche altre fantasmagorie preistoriche dei nostri più remoti Antenati. 1. Quindi ebbero or
litatem tribuit. (Plin., lib. 17, c. 9.) 4. Perciò nel Corpus Juris dei Romani (le Pandette, il Codice, ecc.) troviamo ra
adesso nel linguaggio ecclesiastico dicesi le quattro tempora invece dei quattro tempi. 7. I Grammatici noteranno in ques
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
la terza era quella degli Eroi o Semidei ; e la quarta delle Virtù e dei Vizi 7. Di venti Dei superiori, dodici formavano
La Genealogia degli Dei, ossia la loro filiazione e parentela (almeno dei principali), è necessaria a conoscersi nella Mito
ielo, e perciò credevasi figlio del Giorno e dell’ Aria, ossia di due dei quattro elementi del Caos. Sposò Vesta Prisca e g
Deos. 7. Il poeta Ennio ci ha trasmesso in due versi latini i nomi dei dodici Dei superiori che formavano il consiglio d
a più d’uno all’ anno, attribuiscono un nome pur che sia ; e qualcuno dei più celebri scienziati, a preghiera dell’ astrono
i Dei e di Dee dello stesso nome. Lo stesso Vico ha detto nel lib. ii dei Principii di scienza nuova : « Quindi tanti Giovi
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
ccellenza57. Questa significazione è tanto chiara ed evidente, che un dei nostri poeti ha detto : quel Dio che a tutti è Gi
er tutti i seguenti scultori e pittori il primo e più egregio modello dei lineamenti caratteristici di questa suprema divin
mo in un capitolo a parte, spiegando in che consistessero gli Oracoli dei Pagani. I paleontologi hanno dato il nome di Ammo
penderan le cose. « Cotanto il mio poter vince de’ Numi « Le forze e dei mortali. » (Iliade, lib. viii, trad. del Monti.)
e si vede indicato colle iniziali D. O. M. non solo nelle iscrizioni dei documenti storici delle chiese e di altre fabbric
endesse Giove, allorquando vi soggiornava, per nascondersi agli occhi dei mortali. 62. Nella prosa e nella poesia italian
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
tanto più è presumibile che non avranno mancato d’immaginare gli Dei dei Fiumi. E quanto ai nomi li presero dalla Geografi
nel tempo della guerra di Troia vedendo le stragi che Achille faceva dei Troiani, congiurò col Simoenta, suo fratello, di
paura, che trova qui posto più opportuno, parlandosi delle prodezze e dei vanti dei fiumi della Troade. 26. Tibullo ne d
trova qui posto più opportuno, parlandosi delle prodezze e dei vanti dei fiumi della Troade. 26. Tibullo ne dimanda al
ente possibile, e come realmente vero. Trovansi infatti anche altrove dei fiumi, le acque dei quali nel loro corso sparisco
me realmente vero. Trovansi infatti anche altrove dei fiumi, le acque dei quali nel loro corso spariscono sotto terra, e a
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
el romano impero, le stesse cerimonie descritte da Ovidio nel libro i dei Fasti si mantennero in Roma per più di mille anni
nomi. I Romani adoravano come Dea anche Giuturna, sorella di Turno re dei Rutuli, resa celebre da Virgilio nel suo poema de
io asserisce che i contadini furono molto lieti di questa protettrice dei loro forni, e che la pregavano devotamente : « F
dell’asilo di Romolo. Si celebrava la festa di Giove Bambino il dì 7 dei mese di marzo. Anna Perenna era una Dea adorata
il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti dei più celebri scrittori Latini, restò peraltro ince
re non approva « l’etimologia di Monsummano da Sommo Mane (il Plutone dei Pagani) che fu adottata dal Proposto Gori e poi d
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
degli antichi, va in oggi a poco a poco cedendo il campo allo studio dei problemi che sulla Cosmogonia si propongono di ri
erti dalla natura stessa e dai naturali fenomeni. Ma perchè non pochi dei miti, o simboli religiosi dei greci e dei romani
naturali fenomeni. Ma perchè non pochi dei miti, o simboli religiosi dei greci e dei romani politeisti furono espressi con
nomeni. Ma perchè non pochi dei miti, o simboli religiosi dei greci e dei romani politeisti furono espressi con splendide e
gonia dunque creduta vera dai Greci e dai Romani, e ammessa come base dei loro miti, convien trattenersi alquanto, consider
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
entre poi vanno a finire in una coda orizzontale, come una gran parte dei pesci227. Da sì lieve causa e somiglianza, che do
gli Antichi, ebbe origine la favola delle Sirene, abbellita dall’arte dei poeti nel modo che abbiam detto. Non si può parla
o romoreggiando con un suono che sembra un latrato : quindi la favola dei cani alla cintura di Scilla ; e che Cariddi è un
che qui la gente riddi. » (Inf., C. vii, 22.) Passando ora a parlare dei mostri marini che erano soltanto animali viventi
Vesuvio. E quantunque i poeti che scrissero dopo le prime spedizioni dei Baschi alla pesca delle Balene, e dopo la scopert
a lingua inglese vi son due termini diversi per distinguer le femmine dei Lamentini dai maschi ; e chiamansi quelle Mairmai
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
rano attribuite, per le quali veniva ad esser l’ideale della divinità dei filosofi. Ora conviene accennare le meno buone, e
di cui ora occorre parlare. Prometeo ed Epimeteo erano figli di uno dei Titani chiamato Japeto, ed ambedue ingegnosissimi
scrizione e la spiegazione : è questo l’argomento prediletto non solo dei poeti, ma pur anco di molti filosofi nostri e str
ero a lodarsene e a crescergli venerazione, trovandosi molte famiglie dei mortali involte in gravi sciagure per colpa di Gi
à l’occasione, secondo l’ordine cronologico e gerarchico, nel parlare dei figli di Giove. Peggio poi che bestiale non che d
63 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
i delle Belle-Lettere. Istoria mitologica Parte prima Degli dei nozioni preliminari. L’Uomo volontariame
che da’ Sabini si trasferirono in Roma, e a’ quali il re Tazio eresse dei tempj(b). Altri sotto tal nome riconoscono le nov
ta aveano macchiata la loro verginirà(19). Compiuto il predetto corso dei trenta anni, potevano maritarsi(a). Colei, che fr
ino a quell’ albero i giovani di que’ dintorni, e dava loro a suonare dei piccoli scudi di bronzo, e delle picche (a), Paus
b). Strabone finalmente ne riconosce per autori alcuni dell’Etolia, e dei discendenti d’Ercole (c). In questi Giuochi i lot
rcia, di palma, e di appio. I medesimi vincitori conseguirono altresì dei ricchi doni, se ne descrissero i nomi ne’pubblici
si riponeva sopra un trepiede, che intorno ad esso si facevano girare dei buoi, e che il primo di questi, il quale toccava
sopra uno di essi eravi riposto un nero toro. Certi giovani portavano dei vasi pieni di vino, di Iatte, d’oglio, e di profu
, e loro disse, che di tutto il frumento, il quale aveano, formassero dei pani, e li gettassero nel campo nemico. Così fece
veniva loro imbandita. Alle Dee però in vece di letti si preparavano dei sedili (f). Il presiedere all’anzidetto convito s
te di quelli, che assistettero alle anzidette nozze, fecero a Giunone dei doni ; e che l’ Esperidi(1) le presentarono dei p
zze, fecero a Giunone dei doni ; e che l’ Esperidi(1) le presentarono dei pomi d’oro, raccolti dal loro giardino. La bellez
è presiedeva a’ trionfi, e perchè al tempo di quelli le si offerivano dei sacrifizj (b). Si denominò Conservatrice, perchè
rnassie, che si congratularono con Apollo vincitore, e gli offerirono dei doni (c). Allora gareggiavano tra loro i Poeti. L
’capelli bianchi. In quelle solennità i Tebani solevano sacrificangli dei tori, ma per mancanza di questi fu poi introdotto
o e un tempio(b). Si denominò Triopio dal proporsi in un certo giuoco dei tripodi di bronzo in premio a’ vincitori. Ma ques
lui onore certe Feste, dette parimenti Teosenie. In esse si facevano dei Giuochi, il premio de’ quali secondo Pausania era
Focesi colle Feste Elafebolie, le quali consistevano nel sacrificarle dei cervi, e le quali poi passarono appresso quasi tu
le eravi un Lago. Chi recavasi a consultarlo, gettava in quelle acque dei doni. Questi, se erano grati alla Dea, andavano a
be altresì un tempio in Tegoa nell’Arcadia. In quello si conservavano dei capelli di Medusa, i quali Minerva aveva donato a
perchè esse duravano cinque giorni, nel primo de’quali si offerivano dei sacrifizj, e negli altri eranvi nel teatro varj c
i quali riferiscono che le Matrone allora si mandavano reciprocamente dei regali, e trattavano a convito le loro serve, com
a alle nozze e a’ parti. Al tempo di queste Feste le donne ricevevano dei regali da’ loro mariti, come a questi si davano i
isce, che intorno al tempio, eretto a Vulcano sul monte Etna, v’erano dei cani, che accarezzavano chi rispettosamente v’ent
gil’ arie o Sigillarizie, perchè gli uni mandavano agli altri in dono dei sigilli, ossia delle piccole sculture, le quali p
servare, perchè esaminavano le vittime e le interiora loro per trarne dei presagi(d). L’arte pertanto di costoro, chiamat A
lle donne. Plutarco la confonde con Flora, detta da’ Greci Clori, Dea dei fiori, e a di cui onore s’istituirono le Feste ei
barbaro costume ; e che per espiare il loro delitto li indusse a fare dei sacrifizj, e a solennizzare le predette Feste(c).
partorisse ; e che battendo poscia con una mano la terra, ne usciroso dei vapori, i quali formarono Tifone(h). Il corpo di
i nemici dopo morte gli alzarono un monumento, ed anche gli offrirono dei sacrifizj(b). Ne’ mentovati Giuochi Eutimio, nati
ma fino dal tempo di Numa Pompilio fu riconosciuto come il protettore dei confini delle campagne, e come il più potente a f
desimo tempio da C. Licinio Lucullo, il quale vi celebrò allora anche dei Giuochi, perchè in quel tempo sovrastava una nuov
veniva loro imbandita. Alle Dee però in vece di letti si preparavano dei sedili (f). Il presiedere all’anzidetto convito s
sifo, re de’Corintj(h), mentre le altre sue sorelle ebbero per isposi dei Numi. (l). Nat. Com. Mythol. l. 5. (m). Hym
tion. Univ. (14). Intorno al tirso furono alcune volte veduti anche dei serpenti. Il medesimo, come sacro stromento, comp
ti gli occhi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibrare dei colpi più forti(c). Rìputò finalmente degno di ri
utone, stava raccogliendo secondo alcuni delle viole, e secondo altri dei narcisi. Panfo, poeta anteriore ad Omero, è del s
erga, per cui divenne giovine fatidico. Per tal fatto Apollo conseguì dei tempj(b), e fu soprannominato Branchiade(c), e Fi
urgo al Dio Riso. A questo Nume anche la Tessaglia offeriva ogni anno dei sacrifizj (a). (2). Apollodoro dice, che Cinira
fu una Dea, detta Genetlia, o Genetillide, cui le donne sacrificavano dei cani, e celebravano una festa, chiamata pure Gene
e un carro che si poteva nascondere sotto l’ala d’una mosca ; scrisse dei versi d’ Omero sopra un grano di miglio ; e fermò
tre volte la vittima intorno allo stesso luogo, e vi si abbruciavano dei profumi (a). I Romani riconoscevano come preside
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
Per altro Ugo Foscolo ne ha intredotto, nel suo Carme I Sepolcri, uno dei più rari a trovarsi anche nelle lingue dotte, que
……… quando « Il Tempo colle sue fredde ali vi spazza « Fra le rovine ( dei sepolcri), le Pimplèe fan lieti « Di lor canto i
za. Questa favola ci rappresenta evidentemente un tiranno persecutore dei dotti e della civiltà, ammazzato a furia di popol
Paradiso, invocando la Musa, la chiama diva Pegasea, secondo la frase dei latini poeti, perchè il Pegaso fece scaturire con
che proferi Giacinto morente. Alludendo a questa spiritosa invenzione dei mitologi, il Poliziano cantò : « Descritto ha il
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
sottilissima e purissima chiamata etere. Ma le opinioni e le scoperte dei dotti antichi eran tenute nascoste al volgo, e co
rano dopo aver ceduto il regno ai figli non interloquì nelle vertenze dei medesimi e dei nipoti, nè si occupò di affari di
ceduto il regno ai figli non interloquì nelle vertenze dei medesimi e dei nipoti, nè si occupò di affari di Stato. La sua o
più vicini al centro del loro sistema planetario avevano dato il nome dei principali figli di Giove, e al più lontano quell
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
la ragione della importanza attribuita alle Vestali e all’adempimento dei loro voti. Il numero delle Vestali non fu mai più
in compenso e premio di una vita esemplare e dell’esatto adempimento dei loro ufficii e voti, si accordavano alle Vestali
e non conferiva di certo alla loro felicità, nè a quella del marito e dei parenti. Il culto di Vesta, fu abolito in tutto l
e a liberarla e la tenesse altrove nascosta o incognita pel rimanente dei suoi giorni. — Altri poi asseriscono che si calav
67 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
lentieri riporta nella Divina Commedia anche le punizioni mitologiche dei delitti umani, e specialmente dell’empietà, non a
e avesse trovata una più solenne e tremenda nella Bibbia, quella cioè dei fanciulli che per aver beffato il profeta Eliseo
ie, furono divorati dagli orsi ; e se ne valse per fare una perifrasi dei nome di quel profeta : « E qual colui che si ven
tibus, perchè i Latini nella loro pronunzia, e specialmente in quella dei nomi proprii, usavano spesso il G invece del C. P
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
XLI Perseo Questo antichissimo Eroe apparteneva al novero dei Semidei, poichè fu creduto figlio di Giove e di D
fu chiamata Ippocrene, che vuol dir fonte del cavallo. La produzione dei serpenti dal sangue della testa anguicrinita di M
nel precedente capitolo, che cioè bisogna cercar le origini storiche dei popoli antichi nella Mitologia. Infatti la Cronol
ecoli più antico di Mosè. Perseo poi è considerato come contemporaneo dei primi Giudici d’Israello. Collegata la Mitologia
69 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Indice alfabetico » pp. 516-
o 416 e seg. Iliade 429 Ilitìa (dea) 79 Imène (dio) 149 Indigeti ( dei ) 303 Indovini 482 Inferno mitologico 194 e seg
o) 266 Lupercali 267 M Maia 123 Macaòne 427 Mamurio 501 Mani ( dei ) 221 Manto 404, 483 Mantova 483 e seg. Marpess
o 73 Pelia 333 Pèlope 404 Pelòpidi 404 Peloponnèso 406 Pènati ( dei ) 289 Pètaso 126 Pèneo 111 Penèia fronda 112
rme (dea) 114 e seg. Tritonia (dea) 133 Tritone (dio) 176 Tritoni ( dei ) 176 e seg. Tritoni (molluschi) 177 e seg. Trit
70 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
er cui questo Compendio sarà in tre parti diviso. Parte I. Degli dei celesti. saturno, opi, e giano. I. Nom
idide, fanciullo, vi udì Erodoto recitare la sua storia. Il vincitore dei giuochi olimpici avea per premio una corona di ap
, per cui Apollo meritò il soprannome di Sminteo, o sia distruggitore dei topi. In Crisa, castello della Frigia, fu un sace
tichi Musici(1), ed il primo che istituì i cori di donzelle, fu amico dei versi e del canto. Venuto a contesa colle Muse su
lla ninfa Castalia che Apollo trasformò in fontana, o da Castalio, re dei dintorni del Parnasso. Dirce era fonte e fiume ch
ette perciò Olimpiadi da Omero(3). Le Muse cantavano in cielo le lodi dei Numi, e principalmente di Giove, lor padre. Il qu
de’ Moabiti, l’Adone de’ Fenicii, l’Osiride degli Egiziani, il Mitra dei Persiani, e l’Apollo de’Greci e de’ Romani. Pare
a e Pozzuoli, che abitava negli antri di quella contrada. In un antro dei Cimmerii Ovidio alloga la reggia del Sonno ch’egl
e delle Indie. Ma, ad onta di tante contraddizioni, Bacco trionfò dei nemici, ed il suo culto alla giornata prese piede
dolce lor canto. Era questa la gaia e splendida corte di Venere ; ma dei suoi figliuoli il principale era Cupido. Ella pre
arsi, imprendere un viaggio o una spedizione militare ec.(1). Il capo dei Salii si chiamava Presule (Praesul, qui ante alio
a mezzodì già suonava la cetra, e la sera rubava i buoi ad Apollo. Ma dei suoi furti parleremo appresso ; solo quì notiamo
rostro di una nave. Ma non solo de’ mercatanti ; egli fu pure il dio dei ladri, forse perchè fra quelli non è difficile ri
za Apollo trasse quel landroncello avanti a Giove per la restituzione dei suoi buoi, ed in che modo Mercurio si schermì des
, ond’ei volando L’immensa terra e il mar ratto trascorre Collo spiro dei venti. Indi la verga, Che dona e toglie a suo tal
hanno posto in mano un volume, per indicare ch’egli era il protettore dei letterati. Nel Museo Borbonico vedesi Mercurio ch
riamente gli Dei domestici o che aveano cura della casa, a differenza dei Penati, i quali soprantendevano ad una città o ad
delle lettere, della scrittura e delle arti. Parte II. Degli dei terrestri e marini. La terra ovvero opi.
nascere, perchè gli antichi credevano, la terra esser la madre comune dei mortali ; o perchè da essa nascono le biade ed i
i Saturno, detto pure Fatuo, era il padre de’ Fauni e de’ Satiri, dio dei pastori e degli agricoltori. I Fauni poi erano Id
asso. E lo stesso Omero(3) loro attribuisce e le selve, e le sorgenti dei fiumi ed i prati erbosi. Di fatto vi eran molte s
bele, tutti nomi, co’ quali onoravano la Terra ; e negli occulti riti dei sacrificii la Terra salutavasi Dea Bona, perchè d
sse lontani i lupi ; e prima di condurlo a’ pascoli di primavera, con dei sacrificii alla Dea, eran soliti di purificarlo.
senza tetto e senza leggi, si pascevano di vili ghiande e nelle acque dei fonti spegnevano la lor sete. Or Cerere fu la pri
gni luogo della terra. Or, riuscendo vana ogni lor cura, pregaron gli dei che potessero, fornite di ale, andar sulle acque
eri servivano di preparazione a’ grandi di Eleusi, per essere a parte dei quali era mestieri sottoporsi a molte pruove e ad
tentare di uscire di sotterra, si disse ch’erano i colpi de’ martelli dei Ciclopi, ministri di Vulcano nel fabbricare i ful
il nascose in una cassa. Eneo intanto in tempo della messe avea fatto dei sacrificii a tutt’i numi, fra’quali sola Diana fu
iberare da tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già divenuto uno dei più valorosi eroi della Grecia, invita il fiore d
statua che ora trovasi in quello delle Arti a Parigi ed è stimata uno dei primi capi d’opera dell’antichità. Nel giardino d
all’isola di Coo. III. Continuazione – Potenza di Nettuno – Alcuni dei principali suoi figliuoli. Come Nettuno era D
uccedono sulla terra, come pure i considerabili cambiamenti nel corso dei torrenti e de’fiumi. Erodoto(2) riferisce una tra
tù romana di rapire le Sabine donzelle (1) Parte III. Degli dei infernali tartaro ovvero inferno. I.
col becco ed in tal guisa sottraevano all’oblio. » V. Delle Ombre dei morti e dei Mani. Del Cerbero e delle Furie.
in tal guisa sottraevano all’oblio. » V. Delle Ombre dei morti e dei Mani. Del Cerbero e delle Furie. Credevano i
rano placate e pacifiche, quando i loro corpi aveano ricevuto l’onore dei funerali e della sepoltura ; e che le anime degl’
sebbene altri dicano che in detta legge voglionsi intendere le anime dei morti, alle quali erano indirizzate le lettere D.
71 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
ronipote di Eolo, nipote di Sisifo e figlio di Glauco, della dinastia dei re di Efira, cioè di Corinto. Il suo vero nome pr
ia dell’ Arte, ma non reca di certo una gradita sensazione all’occhio dei profani, qual fu immaginata ed eseguita dagli ant
ì funesta al Savonarola stesso. Il duello che usa tuttora è un avanzo dei secoli barbari, e fa una gran tara alla tanto van
72 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
vano a fare in certi determinati tempi delle libazioni, e ad offerire dei doni (b). Ognuno di que’ sepolcri si appellava Mo
o ; e avendo udito, che in Larissa, città de’ Pelasgi, si celebravano dei giuochi funebri in onore di Polidette, anch’ egli
vitto valore, meritò dopo morte gli onori divini (h). Gli si eressero dei tempj in varj luoghi, e in guisa speziale si vene
pelli (f). Giove, ovvero, come altri dicono, Temi avea decretato, che dei due fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno cio
e(c) (7). Diomede, figlio di Marte e di Cirene, e re di Tracia, aveva dei ferocissimi cavalli, e li pasceva di carne umana.
ale poi collocarono in un sepolcro(d). Presso la tomba si celebrarono dei Giuochi funebri(7). Andromaca pure gli fece erger
inità, gli offerirono sacrifizj, e preteseto che il medesimo operasse dei prodigi. Crearono un Sacerdote, che ne presiedess
tempio sul Promontorio Sigeo, ove la Ninfa, sua madre, fece celebrare dei Giuochi funebri da’più valorosi dell’armata Greca
uno e l’altro allora così si ammirarono, che reciprocamente si fecero dei regali. Ajace ricevette in dono una spada, ed Ett
enia, la quale città egli così denominò da Arene, sua moglie, e madre dei predetti Linceo ed Ida(f). Intervenuti a quelle n
Silla, divenuto trionfatore di tutti i suoi nemici, le instituì anche dei pubblici Giuochi(d). La Vittoria viene rappresent
a la più santa. Egli fu il primo ad ergerle un tempio, e a stabilirle dei sacrifizj, che doveano essere fatti a spese del p
uriosi animali. Egli un’ altra volta prese un fortissimo Toro per uno dei due piedi di cietro ; e non ostante gli sforzi, c
patria, e ritirarsi nell’Isola di Rodi. Quì a di lui onore si fecero dei Giuochi, detti Tlepolemj. Uomini e donne vi conco
arenti le alzarono una tomba, su cui nacquero degli alberi, le foglie dei quali in certa stagione dell’anno comparivano umi
di Ettore(c). I Greci gli tendettero gli onori Eroici, gl’inalzarono dei monumenti, e perfino un tempio in Abido(d). I Che
tisi per ultimo, che gli abitanti di Pella nella Macedonia offerivano dei sacrifizj a Peleo, e gl’immolavano ogni anno una
andemente amava, morì di dolore. In quella circostanza s’instituirono dei Giuochi, ne’quali le giovanette centavano una can
73 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
ttri a spaventare i viventi, e usciva talvolta in persona colle anime dei morti a girare intorno ai sepolcri e pei trivii ;
74 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
dans l’opéra de Didon, fait cette invocation à la Vertu : O sostegno dei mondo Degli nomini ornamento e degli dei Bella Vi
ion à la Vertu : O sostegno dei mondo Degli nomini ornamento e degli dei Bella Virtude il mio piacer tu sei. …………………………………
rs de Métastase : Se si adorano in terra e perche sono Placabili gli dei  ; d’ogn’ altro il fato Nume il piu grande : e sol
75 (1883) Mythologie élémentaire (9e éd.)
s’attendre à trouver dans la Mythologie, qui est née de l’imagination dei hommes, cette unité d’opinion qui n’appartient qu
76 (1822) La mythologie comparée avec l’histoire. Tome I (7e éd.)
il était le dieu de l’éloquence, On plaçait sa statue devant la porte dei maisons dans l’espoir qu’il en écarterait les vol
/ 76