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1 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
leggitore, traendone quale sia stato il trasporto e la immaginazione degli antichi Greci e Latini in crearsi i loro Dii, ed
Pitagora, che molto hanno di favoloso, ci dipinge il genio pelasgico degli antichi Italiani, operosi e temperati a un tempo
Dio — 6. Etimologia e significato della parola mito — Il primo parlar degli uomini essere tutto per miti, se ne trae un esemp
nti, i romantici. 1. C advva dalla intellettiva della miglior parte degli uomini la nozione del vero Dio, si vide sorgere s
tante follie ; tuttavolta, o per lasciare illesa la eredità religiosa degli avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o
e sostanziale, e non ne sorgeva che un politeismo, ossia la pluralità degli Dei ; ora l’Ente e l’esistente presentandosi come
a parte dell’umana famiglia dalla vera religione dell’ Ente in quella degli esistenti, della pluralità degli Iddii. L’uomo no
vera religione dell’ Ente in quella degli esistenti, della pluralità degli Iddii. L’uomo non uscì dalle mani del Creatore nè
o alla sua dispersione. Il dipartirsi per diverse regioni della terra degli orgogliosi della torre di Babele, i sovvertimenti
ono a spaventare l’umana famiglia e dissolverla dall’unità, dal culto degli ordini civili, e farle abbandonare e fuggire alla
atura con le loro brillanti illusioni, son trascinati anch’essi a piè degli altari e finiscono adorando le opere della istess
, fecero preside Proserpina a’frumenti germoglianti ; a’gambi, e nodi degli steli il dio Nodoto ; allo involucro de’gusci la
intendevasi che il cielo, la terra ed il mare. Era questo il parlare degli uomini della prima età del mondo, e può trarsene
con in mano una corona. Ancora con miti descrivevansi gli avvenimenti degli uomini. Così Pane, che era ancora egli un simbolo
ò trarre esempio dal Saggio Politico del signor Vmboldt nella istoria degli Americani, infra i quali non pochi in istato anco
he sembrano loro inintelligibili ; e da Tacito(1), che facendo parola degli antichi Germani abitatori della maremme appo il m
del muoversi del sole dall’orto all’occaso, e di vedersi le immagini degli Dei. E per tal ragione si finsero essere il cielo
morso alcuno. È per questo che al concetto dell’ Ente sottentò quello degli esistenti, e gli esistenti furono deificati, e so
ioni di città, di conduzioni di colonie, onde nascono le aggregazioni degli uomini, il culto civile, le dovizie dell’agricolt
maggior parte delle loro intraprese, delle conquiste, delle scoperte, degli amori, delle glorie, delle dissavventure, non obb
ia fisica — ed in questi Varrone fa ricerca su la natura e genealogia degli Dei, se nacquero eglino in tempo o furono sempite
in esso ; o dai numeri, come eredeva Pitagora, filosofando l’anime e degli Iddii e degli uomini, e tutto e quanto v’ha nel m
ai numeri, come eredeva Pitagora, filosofando l’anime e degli Iddii e degli uomini, e tutto e quanto v’ha nel mondo costar di
furono immaginafi da’principi e da Sacerdoti, e che meritano il culto degli uomini. Da tali mitografie prese le menti, tutte
si ritrovò un terzo genere di nomini, chiamato civile che si prevalse degli errori e delle passioni sì del volgo, come de’ le
in somma con la imitazione de’vizi de’loro maggiori, più che le anime degli antenati, poste tra i numi, o tra i genii, quelle
lliti dalle grazie della poesia. « Ed Esiodo nella sua Teogonia parla degli Iddii come figli del cielo e della terra » Canta
elligenze e sopra questa anima del mondo vanno raggirando la teogonia degli antichi poeti. E Macrobio in fine distinguendo i
ola del pomo di oro, che la Discordia fece cadere in mezzo al convito degli Dei, per darsi alla più bella delle Dee, quando d
convito qui s’intende la celeste facoltà, cioè lo spirito e la mente degli Dei — con il pomo di oro il mondo, il quale come
iti di Saturno, esposti e spiegati da Tullio nel lib. 11 della Natura degli Dei. 18. Nettuno — etimologia di questa parola to
enza Nuova del Vico. 29. Marte — come questa divinità nacque in mente degli Egizii. 30. Vulcano — è una personificazione del
carattere poetico, come un tipo, come un’universale fantastico. Padre degli Dei e degli nomini, detto Giove, come vuole Tulli
etico, come un tipo, come un’universale fantastico. Padre degli Dei e degli nomini, detto Giove, come vuole Tullio(1), a iuva
tutto ciò che vedi, tutte quello per cui ti muovi. E non è l’aere uno degli immensi ricettacoli dell’elettricismo, che lancia
è principio e generatore di tutte le cose, onde Giove fu detto padre degli Dei e degli uomini ; e del pari portò il nome di
e generatore di tutte le cose, onde Giove fu detto padre degli Dei e degli uomini ; e del pari portò il nome di Ottimo-massi
in alto cielo, si diffonde su la terra e sul mare, penetra nello imo degli abissi. 14. Altri credendo essere Giove non altro
va negl’ingegni ; egli stesso del pari in tutta quella innumera turba degli Iddii plebei. Egli con il nome di Libero presiede
innalzavano simulacri per lo più nudi, volendosi esprimere gli animi degli ebrii andar del tutto aperti ed in nulla simulati
a, una pietra in vece di Giove, si volle significare, che con le mani degli uomini furono ricoperte le biade seminate, prima
che si vuole di Orfeo, tra le attribuzioni gli si dà il nome di padre degli Dei beati e degli uomini, di vario ne’suoi consig
feo, tra le attribuzioni gli si dà il nome di padre degli Dei beati e degli uomini, di vario ne’suoi consigli, di distruttore
ne regola il corso, ingiungendoglisi questo nome dal divorare, che fa degli anni, quod saturatur annis. Si è finto non meno d
correre troppo rapidamente, o per meglio dire, assoggettollo al corso degli astri, che sono per lui come tanti lacci. 18. Net
di molto remoti ; sì perchè dalla istoria è dato principio al secolo degli eroi con le piraterie di Minosse, e con la spediz
ello inferno. A questo mito, spigolando nel gran campo delle opinioni degli scrittori, che parlarono di questa divinità, può
i una duplice interpetrazione, che in tutto non rifugge dallo spirito degli antichi, che erano usi a rappresentar le cose sot
ore della luce, le tenebre si addensavano accavallantisi su la faccia degli abissi. Si diceva essernato nell’isola di Delo, p
varsi ancora dal greco απολλυμι, che risponde a perdere o distruggere degli italiani. È rappresentato sotto le sembianze di u
pollo con il sole, lo prende per la luce-civile, ossia per la nobiltà degli eroi. Fra la gran farragine delle cose, che egli
stro callidissimo in depredare, alato i piedi ed il capo, messaggiero degli Dei e degli uomini. Traendone la etimelogia, si v
ssimo in depredare, alato i piedi ed il capo, messaggiero degli Dei e degli uomini. Traendone la etimelogia, si vuole così de
vuole così denominato a mercium cura, cioè dalla cura che si credeva degli obbietti posti in commercio ; e l’Agostino dalla
i veggono scintillare innumeri punti luminosi. E si disse messaggiero degli Dei e degli uomini, onde si dipinse alato : la ra
intillare innumeri punti luminosi. E si disse messaggiero degli Dei e degli uomini, onde si dipinse alato : la rapidità, onde
porta ai fomoli ammutinati la legge nella verga divina, parola reale degli auspicii, ch’è la verga con cui Mercurio richiama
lio, richiama a vita socievole i clienti, che usciti dalla protezione degli eroi, erano ritornati a disperdersi nello stato e
nello stato exlege ch’è l’Orco dei poeti, il quale divorasi il tutto degli uomini… Tale verga ci viene descritta con uno o d
con due ali in capo alla verga, per significare, il dominio eminente degli ordini… Oltre di ciò con ali a talloni per signif
Mercurio de’Greci, toltane la serpe… portò la legge agraria ai famoli degli eroi... Portò l’agraria di Servio Tullio con la q
i egli credevasi inventore acquistano grazia e bellezza mercè l’opera degli artefici. Il poeta dell’Iliade narra, che Vulcano
Givnone — A questa Diva in un inno di Orfeo è dato il nome di regina degli Dei e degli uomini, di consorte di Giove, ed è lo
questa Diva in un inno di Orfeo è dato il nome di regina degli Dei e degli uomini, di consorte di Giove, ed è lodata dalle q
perchè i primi matrimonii giusli, ovvero solenni, che dalla solennità degli auspicii di Giove furono detti giusti, da fratell
tti giusti, da fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : regina degli uomini e degli Dei, perchè i regni poi nacquero d
fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : regina degli uomini e degli Dei, perchè i regni poi nacquero da essi matrimon
ci fu detta γημητηρ, da γη terra, e μητηρ, madre, madre alimentatrice degli uomini. Da ciò fu creduta madre di Giove ; percio
cune torri, e chiavi in mano, per indicare con quelle le aggregazioni degli uomini, che sursero in città fortificate e poste
la terra selvosa, che ridussero a coltura gli eroi…. detta gran madre degli Dei, e madre detta ancora de’giganti, che propria
così furono detti nel senso di figliuoli della terra : talchè è madre degli Dei, cioè de’giganti, che nel tempo delle prime c
o la vuole così detta(3) vel quod minueret, o perchè decima il numero degli uomini considerata come guerriera, vel quod minar
r, o perchè con la sua armatura guerriera caccia il terrore nel euore degli uomini e sembra minacciarli. Festo poi ne tragge
i. Si crede alato, chè amore spesso irrompe violentemente negli animi degli uomini. Gli pongono in una mano l’arco e gli stra
o le stesse parole di un’altra nostra operetta(1), sedute su la tomba degli estinti loro parvoli offrivano alla Luna corone d
a, a lei, così appo Ateneo(4), le preghiere del taciturno esploratore degli astri. Emergendo col suo raggio dalle nuvole, a l
te figlie di Giove e di Mnemosine cantavano su l’Olimpo le maraviglie degli Dei, quale concetto fu mirabilmente svolto dallo
te nè il passato, e che nulla allegrava di tanto lo augusto congresso degli Dei, quanto il melodioso concento di loro voce. S
egoriche delle belle arti, della poesia, della musica, delle danze, e degli effetti da queste prodotti. Con la parola Clio κλ
nterpetra questo mito lo scrittore della Scienza Nuova.(2), carattere degli Eraclidi, ovvero nobili dell’eroiche città, lutta
de’secoli, dell’anima visibile del mondo, delle immortale moderatore degli astri e delle stagioni, della forza e virtù di tu
, e la terra, non erano che un solo ammasso ; e quando la discordanza degli elementi, che lo componevano, ebbe fine, disciolt
la variata bellezza, ed i diversi colori delle cose. Creduto custode degli orti e delle viti gli si poneva in mano una falce
a di nascere senza cagione, che vengono o dallo stormire delle frondi degli alberi, o dall’agitamento delle selve, senza esse
latone, nella Repubblica lib. VII. (6). Vico, Scienza Nuova lib. I. degli elcmenti. (1). Connubia incommunicata plebi sun
nii di portar prima il nome di Nicostrata, e si credeva figlia del re degli Arcadi, la quale gravida di Mercurio desse alla l
2 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
ne personalità che formavano la Mitologia, ovvero l’idolatra credenza degli antichi, il culto religioso degli Dei falsi e bug
tologia, ovvero l’idolatra credenza degli antichi, il culto religioso degli Dei falsi e bugiardi ; dev’essere un resoconto de
e. Abbiamo sovente riportati interi brani, sia in verso che in prosa, degli autori da noi citati, per mostrare col loro autor
gono l’epigrafe che vi si appone. Questo è almeno il costume generale degli scrittori, tanto an tichi che moderni ; questo, d
si avrà solamente dallo studioso la conoscenza limpida e sfolgorante degli innumeri fatti che ne componevano la storia, ma u
nostro lavoro, la storia della Mitologia viene insegnata dal racconto degli stessi avvenimenti che vi sono narrati ; la scien
narrati ; la scienza si rivela dallo studio delle credenze religiose degli antichi ; e la letterature vi è esposta per mezzo
onamento mitico. Essa altro non è che il complesso delle tra dizioni, degli enigmi, il quale, considerato nel suo insieme, co
nguaggio della credenza religiosa dei popoli dell’antichità, il culto degli idoli che gli antichi adoravano. Questa e non alt
danno alla Mitologia, ossia alla conoscenza delle credenze religiose degli antichi. In origine la parola latina Fabula, ebbe
ità, e che parve segnatamente acconcia alla tradizione delle verità o degli eventi, proprii dell’ordine religioso. L’antica c
usione di due elementi o di due razze ; quella dei Pelasgi 2 e quella degli Elleni Elleni. — Gli Elleni abitarono la Greci
o un carattere proprio. La sua posizione geografica ; la indipendenza degli antichi reggimenti politici : la comunanza e il v
numero di ragioni, di cause e di effetti, esercitarono sulta civiltà degli Elleni un’efficacia attiva e benefica, e la reser
nti, maestra dell’incivilimento delle generazioni avvenire. La storia degli Elleni dividesi in quattro età marcate e distinte
utte le feste o cerimonie proprie del culto individuale di ogni deità degli antichi ; anche nelle turpi ed infami lascivie ch
no. Così fino dall’infanzia del cristianesimo noi vediamo nell’eresie degli Gnostici,13 e dei Simoniani ;14 cosi nelle sette
elleratissimi ed impuri ; con tutta la sozza turba dei Peratensi,23 e degli Abelili inverecondi24. Seguendo questa dolorosa n
ndo attribuite agli dei ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni degli storici e dei cronisti. Vuolsi quindi, nello stud
ibile e la dottrina segreta, delle differenti deità della favola. Uno degli istinti insiti alla natura umana, porta l’uomo co
età barbara ed inculta, non pone mente alla natura materiale o fisica degli obbietti a cui egli accoppia essenzialmente, l’id
le concepiscono. Così noi vediamo gli Dei d’ Omero farsi consiglieri degli eroi. Socrate, il sapientissimo filosofo, credeva
nel 1850, dopo aver narrato che una larva bianca compariva nella casa degli Hohenzollern, tutte le volte che stava per succed
mitologiche ha, come i simboli, la sua origine dalla fantasia inculta degli antichi, i quali non giungevano a spiegarsi talun
verno dei regni della morte ; Cibete fu dea dell’agricoltura ; Venere degli amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu
degli amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu il messaggiero degli dei ; e Vulcano, il dio fabbro ferraio, fabbricò
tramento civile, riconoscere in quegli avvenimenti la celeste volontà degli Dei ? Perchè l’anima dell’uomo si elevi fino alla
nto più facilmente essi li adorarono. E tanto ciò è vero che il culto degli astri, detto con vocabolo proprio Sabeismo 48 è i
o 48 è il più universale, come ci dimostrano le religioni dei Fenici, degli Egiziani, dei Babilonesi e di Zoroastro 49 i cui
del Tibet, della Cina, e dell’Arabia. Ogni cosa, presso la religione degli antichi, veniva riguardata sotto il suo aspetto s
fronte che intima la guerra e proclama la pace Giano. — Dio supremo degli Etruschi, veniva considerato come personilicaz on
glioso e il mito. Strarone — Nelle Opere Da principio le immagini degli dei non crano che segni simbolici d’una idea o d’
e, e fondarono così la mitologia, nella quale sono esposte le vicende degli dei, le loro attinenze cogli uomini, il tutto sot
tti fisici della natura, non già persone divine. Cicer. Della Natura degli Dei. Lib. 3° Cap. 24. Ut quondam Creta fertur l
a. 4. Abantiadi. — Nome patronimico dato a Perseo, nipote di Abas, re degli Argivi ; da cui anche i re d’Argo furono detti Ab
— Nome patronimico di Danae e di Atalanta, entrambe nipoti di Abas re degli Argivi. 6. Abarbarea. — Una delle Najadi, che Buc
llo stesso nome. Vi fu anche un altro Abas, da non confondersi col re degli Argivi, e che fu del paro figlio di Linceo e d’Ip
a lo stesso che Abracox o Abraxas che si credeva essere il più antico degli Dei, veniva ritenuta come un amleto divino e sopr
lle) liberò dai mostri questo virtuoso principe il quale coi soccorso degli Argonauti, si vendicò della crudeìtà di Acasto, e
di Achille, con la quale quel grand’eroe cantava le lodi e le imprese degli uomini valorosi. 60. Achillea. — Isola del Ponte-
io Perseo, il quale divenuto adulto si mise a correre il mondo a modo degli eroi favolosi, in cerca di avventure onde segnala
a una febbre violenta. Credendo allora che questa fosse una punizione degli Dei ella sposò Acroncio. 92. Acteone. — Fglio d’A
un fratello di Cephalo. 94. Adad, Adargatide o Atergatide. — Divinità degli Afri, si crede che Adad sia il sole, e Adargatide
la terra. 95. Adamantea. — Nutrice di Giove. È generalizzata credenza degli scrittori più rinomati della favola che sia la st
e la caccia al cignale di Calydone. Prese anche parte alla spedizione degli Argonauti. Fu presso questo re che Apollo fu cost
ionatamente e preferi, al dire d’Ovidio, la conquista di lui a quella degli Dei stessi. Abbandonò per lui il soggiorno di Cit
magini rappresentanti un giovane di bellissime forme, morto sul flore degli anui. Nel corso delle cerimonie le donne vestite
tta Montana, ciò che vale lo stesso. 117. Adramech Anamelech. — Idolo degli Afri. Aveva un culto truce e disumano perchè si l
sa Nemesi. Secondo Plutarco era l’unica furia ministra della vendetta degli Dei. Il suo nome, che viene dall’α privativa e da
ssi un’armata simile alla prima, alla quale fu dato il nome di Armata degli Epigoni, secondo che narra Pindaro e Euripide. Ad
Ma non gioì a lungo del frutto del sangue, imperocchè Giasone, a capo degli Argonauti, venne a farsi render conto del male ac
ganice o Aglaonice. — Donna che avendo conosciuta la causa e il tempo degli ecclissi lunari., ne prese occasione onde farsi c
isola di Cipro ove egli edificò la città di Pafo. 157. Agastene. — Re degli Elleni, e padre di Polissene. Egli fu uno dei pri
dal commercio di Giove e della pietra detta Agdo. Egli fu il terrore degli uomini e degli Dei, i quali lo cangiarono in mand
di Giove e della pietra detta Agdo. Egli fu il terrore degli uomini e degli Dei, i quali lo cangiarono in mandorlo che produc
gare il popolo e Pausania ce la riferisce come una tradizione propria degli abitanti di Pessinunte. 167. Agdiflo. Vedi l’arti
parola significa ancora giuocatori di mano, esperti nella sparizione degli oggetti. 183. Aglaja. — Era questo il nome di una
questo il nome di una delle Grazie. 184. Aglao. — Nome del più povero degli Arcadi, che Apollo giudicò più felice di Gige per
’una vittima umana fosse sagrificato un bue. 189. Aglibolo. — Era uno degli Dei dei Palmiri. Negli antichi monumenti si trova
, rispondea racchiusa Nel fluente suo vel la dia Lacena, Alace, rocca degli Achei…… (Omero Iliade. — Libro III trad. di V. Mo
Giove, e dall’insana Roditrice dell’aime empia contesa. Tale si mosse degli Achei trinciera Lo smisurato Aiace, sorridendo Co
nome di Alcide. Vi fu un altro Alceo figlio di Ercole che fu il primo degli Eraclidi, così chiamati dal nome di Ercole. 239.
Ercole una figliuola a cui fu imposto un tal nome. 262. Alemanno eroe degli antichi Germani che essi deificarono ed adorarono
dal greco αλιος che significa sole. 285. Alilat. — Una delle divinità degli Arabi, i quali sotto questo nome adoravano la mat
he lo ferì così sconciamente che Allirozio rimase ucciso. Le opinioni degli scrittori e dei cronisti della favola discordano
ati dei templi a cui sagrificavano con maggior frequenza che alle are degli altri numi. Dipingevano questa Divinità con le al
. Secondo i poeti l’ambrosia era una sostanza destinata al nutrimento degli Dei, ed è opinione sufficientemente generalizzata
re e Polluce venjan chiamati Ambulii, perchè tutti questi numi aveano degli altari vicino ad un vasto portico, dove i lacedem
Romani era una divinità figlia della notte e dell’Erebo. Le opinioni degli scrittori così prosatori che poeti, sono su tale
on la terra e col caos. ……. non mica un Dio Selvaggio, o della plehe degli Dei ; Ma tra’grandi celesti il più possente Che f
fu anche il nome di una figlia di Belo. 360. Anacee. — Feste in onore degli Dei Dioscuri i quali venivano anche detti Anaci d
cusa. 369. Anassagora. — Filosofo della Grecia che negava l’esistenza degli Dei. Luciano, nelle opere racconta che avendo Gio
Anchialo. 383. Anceo. — Re d’Arcadia, che fece parte della spedizione degli Argonauti. Un giorno una delle sue schiave gli pr
significa che esce dal mare. 392. Andirina. — Soprannome della madre degli Dei. Le veniva dalla città di Andira, nella quale
delle cinquanta Nereide. 415. Anfinomea. — Fu madre di Giasone, capo degli Argonauti. Credendo che il figlio fosse morto nel
zio — De arte Poetica Epistola III. Anfione era anche il nome d’uno degli Argonauti, ed un re d’Orcomeno, che fu padre di C
elo, in greco αγγελος messaggiero, perchè Mercurio era il messaggiere degli dei. 426. Angelio. — Figliuola di Giove e di Giun
— Iliade Libro VI. trad. di V. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno degli dei di Atene. Vi erano dei genii che si veneravan
i credeva figlio di Venere e di Marte. Vedendo che Cupido col passare degli anni non diventava mai adulto, ne chiese la ragio
tempio, ed ebbe così tutto l’onore del sacrifizio. 481. Anubi.  — Re degli Egizii che lo adoravano sotto la forma di un cane
i periodi la sua vista ai forestieri. Nelle feste e solennità proprie degli Egiziani, il sacro animale veniva nel suo giro pe
secondo i libri sacri dell’antico Egitto. Giunto il fine del periodo degli anni che il bue dovea vivere, i sacerdoti consacr
to, Apollo uccise i Ciclopi che avevano fabqricato i fulmini al padre degli Dei, il quale sdegnato contro di lui lo scacciò d
ui si domandava la grazia di stornare una calamità. 503. Apparizione degli Dei. — V. Aorosia e Teopsia. 504. Appiadi. — Dice
n’aquila portato a Giove l’ambrosia durante la sua infanzia, il padre degli Dei avesse collocato fra gli astri quest’uccello
re o Arbitro. — Soprannome di Giove ritenuto come arbitro del destino degli uomini. 512. Arbitro. — V. Arbitratore. 513. Arbo
Aretusa, fontana posta nell’isola d’Ortigia, che chiudeva il palagio degli antichi re di Siracusa. Cicerone dice che se ques
lia di Giove e di Giunone e sorella di Ebe e di Vulcano. Fu il frutto degli amori che Giove ebbe con la propria moglie Giunon
zione della festa Argea. Esso racconta che Evandro d’ Arcadia, nemico degli Argiani, in commemorazione del suo odio contro di
tare nel Tebro dei fantocci fatti di giunco e abbigliati alla maniera degli Argiani. 542. Argel. — Venivano così detti alcuni
ome di Venere Arginide, e da allora questo soprannome rimase alla Dea degli amori. 551. Arginno. — Nome di un giovane greco,
e dal culto che ella aveva nella città di Arga. 555. Argo. — Naviglio degli Argonauti sul quale Giasone con gli altri princip
retto delle Simplegadi in Aea, capitale della Colchide. La spedizione degli Argonauti avvenne 35 anni prima della caduta di T
prima della caduta di Troia. 559. Argone. — Figlio di Alceo : fu uno degli Eraclidi discendenti di Ercole. 560. Argoreo. — D
i. Ricorda Virgilio che Aristeo dopo la sua morte fu messo nel numero degli Dei e particolarmente venerato dai pastori. 575.
che vi prendevano parte, giravano armati intorno alla piazza al suono degli strumenti. 581. Armilustria. — V. Armilustre. 582
pena morto Arno un’orribile pestilenza distrusse gran parte del campo degli Eraclidi. Consultato l’oracolo se ne ebbe in risp
lice che mori di dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu uno degli argonauti da lei passionatamente amato. Di questa
di cui si servì per uccidere Argo. 589. Arpie. — Giammai la vendetta degli Dei pensò, secondo la favola, più orrendi mostri
e un flagello di cui Giove e Giunone si servivano per punire le colpe degli uomini o per vendicarsi d’alcuno di essi. Fineo,
ffrirorono a liberarlo da quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due degli Argonauti, i quali per esser figliuoli del vento
le isole Strofadi, loro abitual residenza. 590. Arpocrate. — Divinità degli Egiziani presso i quali è ritenuto come figliuolo
oro essa lasciò il cielo per venire ad abitare la terra, ma i delitti degli uomini la costrinsero ben presto a ritornare alla
etta. 648. Astrena. — V. Astirena. 649. Astreo. — Uno di Titani padre degli Astri e dei venti ; Vedendo che i suoi fratelli a
iove li precipitò sotto le acque e cangiò Astreo in Astro. L’opinione degli scrittori mitologici è assai discorde sull’essere
mini e chè col loro apparire e col loro corso predicessero la volontà degli Dei. Da ciò la ragione del culto degli astri gene
corso predicessero la volontà degli Dei. Da ciò la ragione del culto degli astri generale a tutt’i popoli dell’antichità. Qu
lto degli astri generale a tutt’i popoli dell’antichità. Questo culto degli astri veniva con particolare vocabolo chiamato Sa
re alcuno. Perseo si condusse da lui, ma non ebbe miglior trattamento degli altri, del perchè sdegnato Perseo gli mostrò la t
ribile scena avesse retrocesso dal suo corso quotidiano. È questo uno degli episodi più truci che ci ricordi la storia dei te
rio. — Specie di sortilegio che si compiva coll’osservazione del volo degli uccelli del loro canto e della maniera di cibarsi
ibarsi. Presso i Pagani si diceva ab avium ispectione dalla ispezione degli uccelli come aurispizio dall’ispezione degl’intes
. Si crede generalmente dagli scrittori che Baal-Peor fosse il Priapo degli Arabi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano
pelo di questo animale cresceva ricadendo in senso contrario a quello degli altri animali. 732. Bacchiade. — Famiglia Corinti
te). 734. Bacco. — Figlio di Giove e di Semele. Discorde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sul conto di questo dio
no a cinque dii di questo nome ; ed è perciò che la grande generalità degli autori non si accorda sulla favolosa tradizione d
al fianco di suo padre e fu ritenuto dopo Giove come il più possente degli Dei. Bacco veniva rappresentato sotto diversi asp
osè traverso anch’egli il Mar Rosso e l’Arabia, percondurre il popolo degli Ebrei, che lo seguiva, alla Terra Promessa. A Mos
esso i Celti e i Galli. Essi celebravano in versi le azioni immortali degli eroi, e le cantavano al suono degli strumenti, e
vano in versi le azioni immortali degli eroi, e le cantavano al suono degli strumenti, e soprattutto della lira. In lingua ce
onta che Basilea sposò Iperione, suo fratello, che essa avea più caro degli altri, e ne ebbe due figli, un maschio ed una fem
sparve. Il popolo allora cangiò il suo dolore in venerazione, innalzò degli altari alla sua regina, e le offerì sacrificii al
751. Batto. — Così avea nome quel pastore che fu testimonio del furto degli armenti che Mercurio rubò ad Apollo. In premio de
abone che Amico, loro re, fu ucciso da Polluce, al quale in compagnia degli altri Argonanti, esso voleva tendere l’infame tra
ma che, vedendo la terra deserta ed inabitata, avesse imposto ad uno degli Dei minori di tagliare la propria testa, di misch
eritata persecuzione. 771. Belo. — Figlio di Nettuno e di Libia, e re degli Assiri. Si rendevano gli onori divini alla sua st
lcune pietre, che si credevano animate e dotate della facoltà di dare degli oracoli. Erano rotonde e di media grandezza. In G
ea, e più comunemente quello di Biblia. 791. Bibratte. — Antica città degli Edueni, che oggi di si crede essere la stessa con
dello scopo principale dela medicina ch’è quello d’impedire la morte degli uomini, per quanto sia in potere della scienza. E
di forestieri. 839. Bubona. — Dea che s’invocava per la conservazione degli armenti. 840. Bucentauro. — Si dava questo nome a
me Budeo era quello di Giove. 844. Buona-Dea. — Discorde è l’opinione degli scrittori della Favola sulla Dea alla quale si da
ausania, questo soprannome si dava a Giove, come Dio benefico e padre degli uomini. 849. Bupale. — Celebre pittore greco, il
i può anche spiegare così : Fontana del cavallo Pegaso , che al dire degli scrittori più rinomati della Favola, era il caval
ole di Vulcano e di Cabira. V. Carira. 865. Cabirie. — Feste in onore degli Dei Cabiri. Da principio queste cerimonie venivan
ucciso, ne seminò i denti, e, come per incanto, uscirono dalla terra degli uomini armati, dei quali solo cinque rimasero fed
ide — libro VII trad. di A. Caro. 880. Caistrio o Caystrio. — Fu uno degli eroi del popolo di Efeso : aveva un tempio ed un
non era permesso alle donne di prender parte, si travestì da maestro degli esercizî, per accompagnarvi suo figlio. Ma, non p
le fecero grazia, ordinando da quel tempo con una legge che i maestri degli esercizii dovessero essere nudi, come gli atleti,
nto. I pagani ritenevano che le Muse celebrassero col canto le azioni degli Dei e degli eroi : da ciò cantu amoeno, ossia can
i ritenevano che le Muse celebrassero col canto le azioni degli Dei e degli eroi : da ciò cantu amoeno, ossia canto gradevole
na delle lagrime. — (Campi lugentes) Veniva così designato quel luogo degli inferni, ove si credeva fossero puniti coloro che
e. 936. Candaulo. — Detto anche Mirsilo, figlio di Mirso, fu l’ultimo degli Araclidi. Amò così passionatamente sua moglie, e
rato a Mercurio, per essere questi ritenuto il più astuto e vigilante degli Dei, appunto perchè la vigilanza e la sagacità so
a. 940. Canope. — Era questo il nome di una delle più famose divinità degli Egiziani. I sacerdoti di essa erano tenuti in con
dichiarato vincitore, fu da quel giorno ritenuto come il più possente degli Dei. Egli però andò debitore della sua rinomanza
cui nell’articolo precedente. 942. Cantho. — Figlio di Abaso : fu uno degli Argonauti. 943. Canuleìa. — Era così chiamata una
figura di una capra. Erodoto, nelle sue opere, narra che la devozione degli Egiziani per le capre, stendevasi anche ai caprai
a dargli al momento di prender posto nella sua barca. Questa credenza degli antichi spiega il costume che essi avevano di met
esi decimati da una grande pestilenza, pensarono di placare lo sdegno degli Dei, sacrificando a Saturno un gran numero di fan
tore, per modo che, essendo quest’ultimo sempre sottoposto alla legge degli altri mortali, essi vivevano e morivano alternati
di Castore, il quale qualche tempo dopo fu ucciso per vendetta d’uno degli oltraggiati sposi. A cagione della immortalità ch
giuramento, chiamandosi Adopol, cioè tempio di Polluce, il giuramento degli uomini ; e Acastor, cioè tempio di Castore, quell
e nella corsa ; e Polluce veniva considerato come il nume protettore degli atleti, per aver molte volte riportato il premio
o, veniva così chiamato il sovrano pontefice, che presiedeva al culto degli dei infernali e terrestri. 997. Catadriani. — Nom
no a cui ella pose il nome di Cecolo, a causa dell’estrema piccolezza degli occhi. Quando egli fu adulto si dette ad una vita
andò a stabilirsi nell’ Attica ove sposò Aglaura, figlia di Acteo, re degli Ateniesi, a cui egli succedette nel governo. Ceco
ccedette nel governo. Cecopro fu soprannominato biforme, e l’opinione degli scrittori è dubbia sulla origine di questo sopran
fu scacciato da’suoi compagni per aver mancato di rispetto alla madre degli Dei. 1043. Celo. — V. Cielo. 1044. Ceuchiria o Ce
i più turpe deboscia. 1061. Cercopiteca. — Nome di una delle divinità degli Egiziani : si crede comunemente che fosse la stes
attribuiva il potere di ispirare il furore. Veniva chiamata la madre degli Dei, non altrimenti che Cibelle con la quale per
moglie di Saturno. Essa aveva molti altri nomi come Vesta, Rea, Madre degli Dei, Buona Dea ecc : La tradizione favolosa narra
 — Figlio dell’aria e della terra. Egli è ritenuto come il più antico degli Dei. Fu detronizzato da suo figlio Saturno, che r
aro. — Figlio di Stenelo. Egli durante l’assedio di Troja s’impadronì degli stati e della donna di Diomede. 1108. Cillaruso. 
Erano tutte le lusinghe. V’era D’amor la voluttà, v’era il desire. E degli amanti il favellio segreto, Quel dolce favellio c
ca o Cisia. — Re dei Dolioni nella Misia. Giasone, movendo alla testa degli Argonauti per la conquista del vello d’oro lo ucc
e che veniva adorato dai greci come una divinità. 1160. Cladeo. — Uno degli eroi della Grecia. Pausania ripete che dopo la su
lla sua cintura, avesse tirato a terra il vascello sul quale la madre degli dei, ritornando dalla Frigia, si era arrenata sul
i venivano particolarmente affidate le sacre funzioni nelle cerimonie degli Aruspici. 1189. Clitio. — Uno dei fratelli del re
cinto d’una corona di sette stelle. 1204. Cnef o Cnufi. — Dio supremo degli Egiziani, i quali credevano ch’egli avesse esisti
, che vi si recava parte per offrirle dei sacrifizii, parte per avere degli oracoli. Secondo Sofocle due colombe della selva
tivano una tunica bianca. 1226.Cometeso. — Padre d’Asterione : fu uno degli Argonauti. 1227.Cometo. — Figlia di Peterela, re
1229.Compitalie. — Feste che si celebravano nelle crocivie, in onore degli dei Penati. 1230.Comuso. — Divinità che presiedev
4.Consedio. — Divinità che presso i Romani presiedeva al concepimento degli uomini : si dava comunemente codesto soprannome a
e. — V. Dei. 1236.Consenzie. — Dette anche Conseziane. Feste in onore degli dei Consenti. In queste cerimonie si faceva una s
ndanza. — Era sevente il simbolo delle immagini di Cerere, di Bacco e degli altri semi-dei ed eroi, che procurarono agli uomi
gliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e re dei Lapidi. Fu uno degli Argonauti che presero parte alla spedizione del v
Covella. — Uno dei soprannomi della dea Giunone. 1275. Crabuso. — Uno degli dei della mitologia egiziana. 1276. Crane. — Ninf
i crede comunemente che sia la stessa che Carnea. 1277. Cranto. — Uno degli eroi a cui dopo la morte furono eretti in Grecia
orte furono eretti in Grecia monumenti ed altari. 1278. Cratea. — Dea degli stregoni e degli incantatori : fu madre della fam
i in Grecia monumenti ed altari. 1278. Cratea. — Dea degli stregoni e degli incantatori : fu madre della famosa Scilla. Omero
ant i immolavano a Giove ed a Saturno vittime umane. La maggior parte degli dei e delle dee, di cui si compone l’Olimpo mitol
ci. 1300. Criobole. — Specie di sacrifizio che si offeriva alla madre degli dei : la vittima abituale ne era un capro. 1301.
o quando si recò all’assedio di Troja. Crise, padre di lei, rivestito degli abiti sacerdotali, si recò nel campo dei Greci pe
nza, che gli dei li cangiarono in arboscelli. 1314. Crodo. — Divinità degli antichi Sassoni : si crede in generale dai cronis
l’esame dell’alloro, consacrato ad Apollo Dafneo. 1347. Dagone. — Uno degli idoli dei Filistei, presso cui veniva rappresenta
o dal figlio di sua figlia. Allora per togliere Danae alla conoscenza degli uomini, e sottrarsi così al fato che lo minacciav
moso scultore ed architetto. Al dire d’Aristotille, Dedalo fabbricava degli automi che camminavano ed avevano ogui altro movi
este le ragioni per le quali il tempio d’Anguja divenne, con l’andare degli anni, ricchissimo, contandosi fra le rendite di q
mina ti, dii maiorum gentium ; mentre l’altro vocabolo divi e proprio degli altri dei secondari, detti dii minorum gentium, e
la terra e l’acqua, elementi tutti personificati dall’idea religiosa degli uomini, che vissero nei remoti tempi dell’antichi
tto ciò segreti e sovrumani poteri e una grande influenza sui destini degli uomini. Ed ora, che seguendo il carattere partico
denominazioni, particolarità ed attributi, che essi avevano nel culto degli idolatri. Dei naturali. Sotto questa denomin
Lari o Penati, particolari protettori d’ognifamiglia. Anche le anime degli antichi, a cui ognuno rendeva un culto particolar
sopra il quale era scritto : All’Iddio sconosciuto. Diodati — Falli degli apostoli Capo XVII. Dei del cielo. Sotto q
e Bacco. Dei della terra. Erano : Cibelle, vanerata come madre degli dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati,
eca e romana come Giove, Saturno, Apollo, Bacco ecc : non fossero che degli uomini celebri. In Omero e in Esiodo, poeti che e
Esiodo, poeti che entrambi han fatto la genealogia del maggior numero degli dei pagani, si trova ripetuta la stessa credenza,
va ripetuta la stessa credenza, che cioè i numi altro non fossero che degli uomini. La Deificazione non era propria esclusiva
uì nella guerra contro le Amazzoni. Fece anche parte della spedizione degli Argonauti, i quali egli raggiunse nella città di
etta Delfinia. 1396. Delfino. — Moltiplici e diverse sono le opinioni degli scrittori dell’antichità, sulla origine dell’appr
ma di tanta maraviglia si sparse allo intorno, e attra se gran numero degli abitatori circonvicini, i quali, accostandosi, al
dei misteriosi miasmi. Il luogo ove si apriva quell’antro, era in uno degli scondiscimenti del monte Parnaso ; e da quel temp
dei più dotti e accreditati filosofi dell’antichità, i demonii erano degli esseri non gia immaginarii, ma realmente esistent
anche codesto soprannome al dio Silvano, perchè era generale credenza degli antichi, ch’egli portasse sempre nelle mani un ar
tri una grande venerazione. La cronaca favolosa ripete, che il frutto degli amori della disgraziata Derceto, fosse una bambin
terrestre, e nelle mani un’urna, nella quale sono rinchiuse le sorti degli uomini. I decreti di questa cieca divinità, regol
e, con un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove stesso, il padre degli dei, era sottomesso alla volontà del destino. Al
era sottomesso alla volontà del destino. Al dire di Ovidio, i destini degli dei erano scritti e depositati in un luogo partic
scritti e depositati in un luogo particolare, mentre quelli dei re e degli eroi, venivano incisi sul diamante. I ministri di
le sue priucipali funzioni, d’essere, cioè, il messaggiero di Giove e degli dei. 1435. Dictea. — Conosciuta più comunemente s
qualche tempo impunito il suo delitto ; ma l’ombra dell’ucciso priva degli onori della sepultura, apparve pallida e sfigurat
ti, di ovali, di triangolari ; ne hanno di zoppi e di ciechi. Parlano degli amori di Anubi con la Luna ; fanno che Diana veni
ad una festa che si celebrava nell’ Attica, in onore di Dioclie, uno degli eroi della Grecia a cui dopo la morte furono resi
nere. Dopo la caduta di Troja, ritornato in patria, ebbe tanto orrore degli eccessi lussuriosi di sua moglie Egialea, che abb
e di tutti gli arredi sacri, dicendo che volea profittare della bontà degli dei ; e fece vendere su i pubblici mercati a suo
la tradizione della favola, Giove aveva scritto su quella il destino degli uomini. 1468. Diradiato. — Soprannome che si dava
ul monte Dirfio, nell’isola Eubea. 1475. Disarea o Disari. — Divinità degli Arabi. Si crede comunemente che fosse la stessa c
il Ditirambo, è un componimento in versi, appartenente alla categoria degli scritti berneschi. 1480. Ditteo. Nell’isola di Cr
sse partorito Giove : da ciò si dava il soprannome di Ditteo al padre degli dei. 1481. Dittina. — Ninfa dell’isola di Creta,
. Domizio o Domicie. — Dio che i pagani invocavano nella celebrazione degli sponsali, perchè la sposa avesse preso cura del t
ta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi, per dinotare che uno degli attributi dell’ubbriachezza è il furore. La parol
di Delfo, ecc. altro non furono che quei grossi e fedeli cani, ovvero degli uomini posti a guardia di quei luoghi o cose priv
o era coperto di squame gialle e verdi, e che dopo aver fatto il giro degli altari, assaggiò di tutte le vivande preparate pe
o madre divorate dal drago, altro non indicavano se non che il numero degli anni che i greci avrebbero impiegato per abbatter
che essa era di una così severa castità, che fuggiva perfino la vista degli uomini. Anche nelle cerimonie del suo culto era e
avola racconta di un’altra Ea, ninfa che avendo implorato il soccorso degli dei, onde sottrarsi alle persecuzioni del fiume P
bellissima, le assegnò il compito di servire il nettare al banchetto degli dei ; ma essendo un giorno caduta in sconcia mani
o ufficio, Giove le tolse ii suo incarico e fece Ganimede il coppiere degli dei. La dea che la più bella età governa. Nel na
inazione. 1527. Ebota. — Al dire di Pausania, cosi avea nome il primo degli Acheeni, che fu vincitore ai giuochi olimpici. Na
edizione che fu esaudita dai celesti. Gli Acheeni vedendo coll’andare degli anni, che alcuno di essi non riusciva vincitore a
resenta Ecate come una dea terribile che ba nelle sue mani il destino degli uomini e degli dei ; quello della terra e del mar
ome una dea terribile che ba nelle sue mani il destino degli uomini e degli dei ; quello della terra e del mare ; che distrib
vocabolo greco Εϰιδρα, che significa vipera. 1541. Echidnea. — Regina degli Sciti. La cronaca favolosa narra che Ercole la to
vittime volontarie, onde placare col loro sangue innocente lo sdegno degli dei. Appena i loro corpi furono, secondo il costu
e lo sdegno degli dei. Appena i loro corpi furono, secondo il costume degli antichi, bruciati, dalle ceneri uscirono due bion
no detti Echionidi. La favola ricorda di un altro Echione, che fu uno degli araldi degli Argonauti. 1544. Echionide o Chionio
onidi. La favola ricorda di un altro Echione, che fu uno degli araldi degli Argonauti. 1544. Echionide o Chionio. — Sotto que
Fillene. Alcimedone, padre di questa giovanetta, fortemente sdegnato degli amori colpevoli della figlia, la fece legare assi
n ebbero lunga durata, bisognò cercare un’ altra ragione meravigliosa degli ecclissi, e la più generalizzata fu questa. Si di
ologica racconta che Giunone, Minerva e Nettuno, vollero nella guerra degli dei, incatenar Giove e che sarebbero forse riusci
per aver fornito maggior numero di navi. Gelosi però della grandezza degli Ateniesi, e stimolati dai Beozi, i quali anch’ess
lettra, figlia dell’ucciso, la quale però riusci a salvare dalle mani degli sgherri di Egisto il fratello Oreste, allora fanc
V scena ultima. 1593. Egitto. — Dispari e contrarie sono le opinioni degli Storici e dei Cronisti sul personaggio a cui la t
e spianata : noi altro non possiam fare, che attenerci alle opinioni degli autori più accreditati e additare alla gioventù s
enza soffrirne ottanta focaccie. Egone fu anche il nome di uno dei re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo degli Erachi
nche il nome di uno dei re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo degli Erachidi, che reggeva il loro governo, consultaro
a durata della sua vita. Nei misteri di Bacco erano sovente adoperati degli Elefanti per ricordare il viaggio che quel Dio fa
mi della mitologia, avuto anche riguardo al dubbio ed alla incertezza degli avvenimenti di cui essa fu l’eroina. Poeti, scrit
ino Calcante ne avvisò i Greci, i quali, dietro il parere di Ulisse e degli altri capi dell’esercito, s’impadronirono di Elen
zio senza prima aver posto su di esse la vittima ; mentre Cecrope, re degli Ateniesi, profittando di ciò, sacrificò per il pr
rva e ottenne che la dea dimorasse in Atene. Da ciò la tanta saggezza degli Ateniesi. Gli Eliadi furono i primi a suddividere
Atti fosse il primo ad insegnare agli Egizii il corso delle stelle e degli altri pianeti. 1637. Elice. — Ninfa, figlia di Ol
Ode II trad. di G. Borchi. Grand’è la disparità delle opinioni tanto degli antichi, quanto dei moderni filologi, nel definir
penuria fra gli scrittori dell’antichità, ripetono che gli abitatori degli Elisi, avessero in premio della loro virtù sulla
ellera, il poeta… Virgilio — Egloga VII. Me traggono al consorzio degli dei L’edere, premio delle dotte fronti. Orazio —
Detto anche Emilio, figlio di Ascanio, dal quale la patrizia famiglia degli Emilii pretendeva di discendere. 1662. Emitea. — 
do l’isola di Sicilia innanzi ai suoi piedi. Però la gran maggioranza degli scrittori attribuisce questa ultima impresa a Gio
sto nome, una divinità la quale, insieme ad Ercole, formava la coppia degli Dei tutelari degli spagnuoli. 1676. Enea. — Princ
ità la quale, insieme ad Ercole, formava la coppia degli Dei tutelari degli spagnuoli. 1676. Enea. — Principe del ramo second
di pace, la guerra non trovò Enea nè meno ardimentoso, nè meno prode degli altri guerrieri della sua parte ; e ben presto eg
evano contrarie ad Enea, quando egli sparì ad un tratto, e l’opinione degli storici è che egli si annegasse nelle acque del f
la Focide a Dejoneo, suo avo. 1677. Eneo. — Apparteneva alla famiglia degli Eolidi. Fu figlio di Euride e di Portaone al qual
o dei soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno dei più sapienti
n casa ; ed ei congiunse Per nodo marital suore e fratelli, Che avean degli anni il più bel fior sul volto. Omero — Odissea
tennero la sfida, e quest’ultimo riuscito vincitore fu proclamato re degli Elei, che da lui presero la denominazione di Epei
arola Epifane che Elicius racchiude il senso della presenza del padre degli dei sulla terra, rivelata agli uomini per mezzo d
lle del cielo. 1731. Epigone. — Presso i pagani si chiamava la guerra degli Epigoni quella che fecero i discendenti di coloro
di Tebe, combattuta dieci anni prima di questa, a cui fu dato il nome degli Epigoni. 1732. Epimelidi. — Ninfe che presiedevan
parse per tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come un favorito degli dei, e lo interrogarono come un oracolo. Essendo,
sta dea aveva nel tempio di Delfo, per indicare che essa che come dea degli amori presiedeva ai nascimento, presiedeva in par
il nome che i romani del paganesimo, davano alla divinità protettrice degli asini, siccome chiamarono Ippona quella dei caval
gno di attaccarli coi suoi seguaci. Ma gli Ateniesi presero le difese degli Eraclidi e uccisero Euristeo al momento in che si
me protettore delle città e delle case. Assai di sovente, nelle opere degli antichi scrittori, vengono denotati col nome di E
con un’oca in mano. 1764. Ercole. — In greco Eraclide, ossia stipite degli Eraclidi. Ideale di un eroe la cui esistenza è tu
ne storica, sforzandosi instintivamente di stabilire la origine greca degli eroi favolosi, imperocchè le loro asserzioni non
emo in prosieguo) Mercurio lo avesse venduto ad Onfale. La generalità degli autori non va similmente di accordo sulla causa d
da tutte le prove a lui imposte, mediante il soccorso e la protezione degli dei. Infatti, Mercurio lo presenta di una spada,
i servi per attraversare l’Oceano. Giunto ad Euritia egli s’impadronì degli armenti di Gerione, li mise nella sua barca e rit
so l’ Ellesponio. Un’altra delle fati che di Ercole fu la distruzione degli uccelli del lago Stinfalo os sia delle Arpie le q
egra, ove per comando di Minerva, combattè contro i giganti in favore degli dei. Al suo ritorno egli instituì i giuochi olimp
to combattimento che Ercole ferì Pluto ne, che era venuto in soccorso degli abitanti di Pilo. Da quest’ultima città egli marc
Metamorfosi — Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. Assunto nel numero degli dei, Ercole ricevette l’immortalità e si riconcil
perfino nella Gallia e nella Germania presso le quali ultime contrade degli eroi indigeni furono con ben poca ragione, identi
riposo calmo e felice, un’assoluta tranquillità, retaggio invidiabile degli immortali abitatori dell’olimpo. Gran numero di v
ro sacerdozio servivano di data nei pubblici monumenti, assomiglianza degli Arconti di Atene e dei consoli di Roma. 1767. Ere
i, che in qualità di pilota, succedette a Tifi nel governo della nave degli Argonauti, secondo la cronaca egli fu figliuolo d
di Astreo. Presso i cronisti della favola viene riguardata come madre degli astri, forse a causa del nome di suo marito. È qu
nture di Erifane, e lo sventurato amore che l’aveva uccisa, sul fiore degli anni. 1779. Erifile. — Moglie di Anfiarao e figli
fanno contemporanea di Saffo. 1786. Erisittone. — Così avea nome uno degli avi materni di Utisse che ebbe fama di audacissim
materni di Utisse che ebbe fama di audacissimo ed empio disprezzatore degli dei. La cronaca mitologica narra di lui che un gi
Quella statua riposava sopra una specie di Zattera, ed una tradizione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro citt
il nome Greco di quest’ultimo dio. Si mettevano comunemente le statue degli Ermeracli nelle accademie e nei luoghi di eserciz
il nome di eroe dalla parola greca Ἐρως che significa amore. Le anime degli eroi si alzavano fino alle stelle, e con ciò dive
degli eroi si alzavano fino alle stelle, e con ciò diventavano degne degli onori divini, e di quella adorazione che il culto
lla mitologia greca e romana, essi altro non erano, se non i sepolcri degli eroi, che ordinariamente erano circondati da un b
Omero — Riade — Libro XXIV trad. di. V. Monti Infinito è il numero degli eroi di cui fa menzione la mitologia greca e roma
uesto il nome che gli antichi popoli della Germania davano alla madre degli dei, che essi adoravano in un’isola dello Oceano
il gran sacerdote, perchè egli solo sapeva, il tempo in cui la madre degli dei si recava invisibile in quel luogo. Allora il
tempio, quasi ad indicare che la dea fosse stanca della conversazione degli uomini. Allora si scopriva il carro ; e gli schia
iglie Igia, Aglae, Iaso e Panacea. Avendo preso parte alla spedizione degli Argonauti, rese loro dei grandi servigi curando i
r accondiscendere alle preghiere di Apollo, mise Esculapio nel numero degli astri. Un’altra tradizione racconta che Apollo sd
Oriente trasportato in Epidauro dai mercatanti indigeni. Nella storia degli Israeliti troviamo ripetuto che persino Mosè aves
tutto al suo ritorno dalla Colchide. Compiuta la gloriosa spedizione degli Argonauti, Ercole mandò il suo amico Telamone a T
giorno Espero, salito sulla vetta di un monte, per studiare il corso degli astri, fu trasportato da un vento impetuoso, e no
lacato le divinità vendicatrici, non poteva nè accostarsi alle statue degli dei, nè entrare in un tempio. Quando il reo appar
e che in una città in cui professavasi di temere gli dei, il giudizio degli uomini bastasse per assolvere un delinquente, fec
a Exitus si dava questo nome alle feste che si celebravano in onore degli dei, prima della partenza. In queste cerimonie s’
Figlio di Mercurio e di una giovanetta discendente della stirpe reale degli Eolidi. La tradizione favolosa racconta che Etali
hiuso sotto questa allegoria, riposa sull’essere stato Etalide araldo degli Argonauti ; e sugli obblighi della sua carica, ch
e si dava a coloro, che senza essere sacerdoti erano periti nell’arte degli Auguri. 1862. Ettore — Il più celebre fra i figli
è il potrà l’illustre Tua consorte : e tu lungi appo le navi Giacerai degli Achivi, esca alle belve. Omero — Iliade — Libro
aveva difesa a costo della sua vita, fu abbruciato secondo il costume degli antichi. …….. lagrimando Dal feretro levar del v
e ninfe Oceanidi figliuola di Teti e dell’Oceano. 1872. Eufemo. — Uno degli Argonauti e propriamente quello che alla morte de
creditario nella famiglia. 1886. Eumolpo. — Discordi sono le opinioni degli scrittori dell’antichità, su questo personaggio d
cisiva che fu da ambe le parti combattuta con accanito furore, i capi degli eserciti nemici, rimasero entrambi uccisi, e allo
Omero — Iliade — Libro II trad. di. V. Monti. 1897. Euribate. — Uno degli Argonauti che si rese celebre per la sua agilità
aceva rivedere le anime dei morti, richiamandole per poco al contatto degli uomini. Fu là che Orfeo rivide la diletta Euridic
e privati sacrifizii. 1903. Eurinomo. — Al dire di Pausania era uno degli dei infernali. Questa truce divinità, secondo la
altro dei suoi innumerevoli miti, racconta che essendo stata la nave degli Argonauti spinta da una burrasca sulle spiagge de
tone, che non era altro che Euripile, staccò dal carro di Nettuno uno degli aligeri destrieri e lo mandò innanzi agli Argonau
a delle nove Muse detta così perchè rallegrava col suono del flauto e degli altri istrumenti da fiato, di cui si riteneva l’i
a dove si rendevano gli onori funebri al morto re, e quivi, vestitasi degli abiti più ricchi, sali su di una rupe ai piedi de
l pericolo per cui si evocavano le divinità era cessato, si cantavano degli altri inni, specie di saluto, coi quali si dava l
ingevano d’assedio una città, avevano il costume di fare l’evocazione degli dei tutelari, cantando alcune strofe, senza di ch
bra dell’indovino Tiresia, compie la cerimonia dell’evocazione ; Poi degli estinti le debili teste Pregai, promisi lor, che
questo, senza alcuna plausibile ragione, il disprezzo è la derisione degli Ateniesi. Poco dopo scoppiò in quella città una t
ei gesti pazzi e sconci a somiglianza delle baccanti, e pronunziavano degli oracoli. Al dire di Giovenale, i fanatici erano i
anche detti particolarmente Bellonarii, ma oltre a questi ve ne erano degli altri nel tempio del dio Silvano, in quello di Se
i discendenti di Eaco non fossero stati fra i combattenti nelle file degli Achei. Questa prima fatalità, inevitabile come tu
iava i decreti del destino, e prediceva l’avvenire osservando il volo degli uccelli. 1951. Fatua — Soprannome particolare che
. 1951. Fatua — Soprannome particolare che i pagani davano alle mogli degli dei campestri in generale, e dei silvani e fauni
e più sovente dei suoi compagni, prediceva l’avvenire, e dava persino degli oracoli. 1953. Faviani — Nome particolare che i r
simbolo mitologico e che sono suddivise, secondo la gran maggioranza degli scrittori, in favole storiche, filosofiche, moral
o le piante consacrate ai Fauni. 1960. Fauno. — Discorde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sulla paternità di ques
e Fauno a somiglianza di Saturno avesse introdotto in Italia il culto degli antichi dei della Grecia. Essendosi durante la su
annoverato fra le divinità campestri ; e gli furono perfino assegnati degli oracoli in un vasto bosco prossimo alla fontana A
va a quello. 1964. Feba ed Ilaria — Così venivano denominate le mogli degli dei Dioscuri. — Vedi Ilaria. 1965. Febea o Febe —
oni, sia private, che pubbliche. 1970. Februo — Discorde è l’opinione degli scrittori della favola, su questa divinità ; impe
ll’occultario incominciai : chè nulla Fidar vuolsi alla lingua : essa degli altri Ben sa gli errori castigar : ma in sua Prop
ti. e tanto che lo accompagnò perfino all’assedio di Troja e fu uno degli ambasciatori, che, al dire di Omero, il quale chi
padre e andò nella Bitinia, ove fondò una colonia, e diffuse il culto degli dei della sua nazione. Alcune cronache dell’antic
ore. Altri scrittori pretendono, che si desse questo epiteto al padre degli dei, perchè i vincitori delle battaglie costumava
on era permesso neanche di dichiarare la guerra. 1989. Feronia. — Dea degli orti, dei boschi e protettrice degli schiavi libe
la guerra. 1989. Feronia. — Dea degli orti, dei boschi e protettrice degli schiavi liberti. Era tenuta dai pagani in grande
o avessero riconosciuto come loro re, avessero rivestito la bella Fia degli stessi abiti che aveva Minerva nel maggior tempio
sul quale egli era scolpito insieme alla sua cavalla. 2001. Figliuoli degli del. — Presso i pagani, e particolarmente dai lor
lla povertà etc. etc. Furono in secondo luogo ritenuti come figliuoli degli dei, coloro che si illustrarono nelle arti stesse
largamente avvalso di queste credenze, facendo passare come figliuoli degli dei, tutti quei fanciulli che la sfrenata libidin
ministri della divinità subornavano nei templi e perfino sui gradi ni degli altari. E, come ci ammaestra la storia, si vide s
lio di Danae e di Giove ecc. ecc. Così il maggior numero dei sovrani, degli eroi, dei principi, che sono stati deificati per
osi, dopo la morte, erano ritenuti sempre, come altrettanti figliuoli degli dei. 2002. Figliuoli. — In generale tutti gli dei
fa figliuolo di Apollo, dio della musica. Altri lo pongono nel numero degli Argonauti. 2008. File. — Figlio di Augia, re d’El
rsa che la povera Fillide aveva fatto per nove volte ; e coll’ andare degli anni fu nel medesimo luogo edificata una città al
e innalzare un magnifico monumento. Intanto Filomena gemeva in potere degli scherani di Tereo, i quali la custodivano con vig
he ella fosse stata colpita dalla stessa sventura che colpì nel fiore degli anni la disgraziata Fedra. V. Fedra ; e che pazza
arono sull’ isola di Lemnos, vedendo nell’ accaduto un giusto castigo degli dei contro lo spergiuro. Questa di Lenno è la de
setarlo, e le frecce istesse che aveano richiamato sul suo capo l’ira degli dei, servirono a prolungargli la vita, poichè ucc
aque — Livre XV. Omero dice finalmente che Filottete fosse stato uno degli Argonauti ; e a proposito della sua famosa ferita
sito che Ercole il quale, come vedemmo, faceva parte della spedizione degli Argonauti, avesse chiesto a Fineo la grazia di po
, per onorare la memoria della madre di Narcea. 2023. Fitalo — Fu uno degli eroi dell’ Attica, divinizzato dopo la morte. La
hi templi, nei quali oltre al simulacro dei loro fiumi non vi fossero degli altarî a questi consacrati e dove il culto dei pa
me donne. È questa però un’ opinione respinta’ dalla gran maggioranza degli scrittori della favola, e in completa contradizio
elebravano dei giuochi detti dal suo nome Florali, a cui, coll’andare degli anni si unirono delle turpi oscenità degne novell
dizione favolosa, Foroneo fu figlio del fiume Inaco e fu in compagnia degli altri due fiumi l’ Asterione ed il Cefiso, arbitr
numero dei figliuoli della Notte. Il Boccaccio, nella sua Genealogia degli dei, la mette nel numero delle deità romane. 2054
liberatore lo avesse presentato di un fulmine, facendolo così padrone degli uomini e degli dei. Le cronache dell’ antichità f
vesse presentato di un fulmine, facendolo così padrone degli uomini e degli dei. Le cronache dell’ antichità favolosa ci pres
a esteso a tutti i popoli della terra. Essendo il fuoco il più nobile degli elementi, e quello che racchiude in se l’ immagin
mmortali. Il loro ministero era quello di punire i delitti e le colpe degli uomini, non solo nell’ inferno, con gli eterni ca
aro ; ma anche sulla Terra, ove esse straziavano coi rimorsi l’ anima degli empi, ai quali non lasciavano un istante di ripos
li occhi : il vestimento, Qual non lice indossar nè visitando I seggi degli dei, nè de’ mortali Le cuse entrando. Una simil g
re del citato scrittore, la via lattea era fiancheggiata dalle dimore degli dei più potenti. Una splendida via nel ciel rilu
dizione della favola fa di questa divinità, uno dei principali numeri degli Illei, antichi popoli abitatori del monte Etna in
sacerdoti, ebbe da principio vita nella Frigia ; ma poi, coll’ andare degli anni, si sparse in tutta la Grecia, nell’ impero
venne il grande disprezzo in cui, generalmente, era tenuta la poesia degli oracoli. Cicerone aggiunge, che i sacerdoti galli
urazione dell’ acquario, facendolo servire come coppiere al banchetto degli dei, e assegnandogli le funzioni che prima di lui
lo, la dea Diana si fosse cangiata in gatto, onde sottrarsi al furore degli assalitori.V. giganti. Da ciò ne venne la grande
di Roma. 2093. Gelanore. — Ultimo discendente della illustre prosapia degli Inachidi, il quale teneva il governo di Argo, all
e sul conto di questi altri numi del paganesimo, è discorde il parere degli scrittori, i quali però tutti si accordano nel co
ò tutti si accordano nel convenire che geniali era il nome collettivo degli dei che presiedevano alla generazione. Al dire di
funzione. 2107. Gerione. — Secondo riferisce Esiodo, fu il più forte degli uomini e figliuolo di Calliroe e di Crisauro. La
o le orgie di quel dio. Questa almeno è la opinione più generalizzata degli scrittori della favola, sulla parola segnata in m
meno o Ialmeno. — Figlio della bella Astioche e del dio Marte. Fu uno degli eroi che più si distinse all’assedio di Troja, ov
quali era devoluto, per diritto ereditario, di servire alle funzioni degli Auguri. 2120. Giana. — Era questo il primitivo no
egli vi aveva la sua abituale dimora. Al dire di Ovidio, coll’andare degli anni s’innalzò un altare nell’istesso luogo ove s
gno di questo dio non era stato turbato da alcuna guerra. Coll’andare degli anni questo tempio divenne quello di Giano, e fu
li che lavorano la terra. Dopo la morte, Giasione fu posto nel numero degli dei non solo come figlio di Giove, ma anche per a
del trono, che sarebbe stato alla sua volta spogliato, da un principe degli Eolidi, del potere che aveva usurpato, Pelia pers
o. Giasone seguì alla lettera quanto gli veniva imposto dalla volontà degli dei, e lo stesso giorno si mise in cammino per al
che aveva predetto a Pelia, che un principe discendente della stirpe degli Eolidi, lo avrebbe un giorno spogliato della mal
agedia Alto 2. Scena III. tutto cio valse a conciliargli le simpatie degli abitanti di Jolco, ai quali era già in odio il fe
osa spedizione conosciuta nelle cronache, sotto il nome di spedizione degli Argonauti, la quale ebbe per scopo di andar nella
aveva fatta, che, cioè egli sarebbe morto sotto gli avanzi della nave degli Argonauti, sì compì qualche anno dopo, imperocchè
ro guerra a Giove. Per quanto moltiplice e svariate sieno le opinioni degli antichi scrittori, su queste fantastiche e sopran
mitologia pagana ; per altrettanto differenti sono le varie opinioni degli autori in generale, sulla nascita dei giganti, e
rofetizzato, che i Giganti sarebbero stati invincibili, e che nessuno degli dei, compreso lo stesso Giove, avrebbe potuto mai
si. Virgilio — Eneide — Lib. VII trad. di A. Caro. Omero favellando degli eroi che assediavano Troja, dice ve n’erano alcun
corpo, lo trovò di sessanta cubiti. Il Boccaccio nella sua Genealogia degli dei, scrive che in una caverna del monte Erice, i
d’ogui mese, erano ritenuti come giorni felici o infelici, a seconda degli avvenimenti. Al dire del sudetto scrittore, quest
e rispondere alle domande. L’indovino rispose che tale era la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i romani per a
presso i pagani dei giorni ritenuti come felici o infelici, a seconda degli eventi particolari ad una famiglia o ad un indivi
on uscivano nemmeno di casa nei giorni delle Caleude, altri in quelli degli Idi ecc. Nè a ciò solo si limitava la superstizio
ose, e creatore dell’universo. Tu beato, tu saggio e onnipossente, E degli uomini padre e degli Dei : Tu provvida del mondo
universo. Tu beato, tu saggio e onnipossente, E degli uomini padre e degli Dei : Tu provvida del mondo anima e mente : Tu re
 — La Musogonia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre degli dei e degli uomini, ricinto di una gloria immorta
nia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre degli dei e degli uomini, ricinto di una gloria immortale, e padron
n quattre orecchie, volendo dimostrare ch’egli ascoltava le preghiere degli uomini, qualunque si fosse la parte del mondo da
re. I nomi e i soprannomi più generalmente dati a Giove erano : Padre degli dei, Rettore, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente
ltissimi altri che sebbene non molto ripetuti dalla grande generalità degli scrittori, e cronisti della Favola, pure erano, a
ssa pure ha dato ragione alla disparità delle opinioni dei cronisti e degli scrittori. Infatti molti fra questi pretendono ch
alla fronte, e gli altri due al medesimo posto ove gli ànno le teste degli uomini ; e che ciò dinotava il trino potere di Gi
IO — Eneide — Libro VI. trad. di A. CARO. Radamanto ebbe il giudizio degli Asiatici ; Eaco quello degli Europei ; e Minosse
di A. CARO. Radamanto ebbe il giudizio degli Asiatici ; Eaco quello degli Europei ; e Minosse la supremazia inappellabile i
in alto onor locata, Perchè nacqui sorella e perchè moglie Son del re degli Dei. OMERO — Iliade — Libro IV. trad. di V. MONTI
inità alle donne che l’avevano perduta. Ma se in molti punti opinioni degli scrittori, e cronisti della favola, sono, nella g
ca, Giuga, Lucina, Pronuba ecc. — Aveva ancora la speciale presidenza degli abbigliamenti muliebri, e di tutti gli ornamenti,
e di Diodoro, gli abitanti dell’isola di Sicilia, andavano uel tempio degli dei Palici a fare i giuramenti ; e che gli spergi
inotare che la giustizia premia e castiga, dopo aver pesato le azioni degli uomini. Esiodo ripete che la giustizia figlinola
o il terribile periodo della età di ferro, ella inorridita alle colpe degli uomini, si ritrasse nel ciclo nè fece più ritorno
l’uso di sacrificare i prigionieri di guerra, gli sehiavi, all’ombre degli uomini grandi, caduti in battaglia. …….Gli fa gi
il motivo del suo viaggio, e quella fanciulla, che era della schiatta degli indovini, gli rispose che doveva sagrificare a Gi
sposò, e ne ebbe un figlio che fu chiamato Mida. Intanto con l’andare degli anni essendo fra gli abitanti della Frigia surte
autori. Infatti alcuni pretendono, che le gorgoni, lungi dall’essere degli animali mostruosi e terribili, erano invece delle
orgoni regnarono su tre isole dell’Oceano, e che alla sopraintendenza degli affari del loro governo, non avevano che un solo
citato scrittore, le Grazie facevano parte del seguito di Venere, dea degli amori ; e venivano raffigurate sotto le sembianze
amabili virtù. Estesissimo era, come dicemmo, il numero dei templi o degli altari consacrati alle Grazie. Eteocle re di Orco
e simili mostri esistessero davvero nel regno animale e che nel paese degli Arimaspi vi era una miniera di oro, custodita dai
o essi l’idea primitiva dei Grifoni, ma la ereditarono dalle credenze degli egizii, i quali davano a questi favolosi animali,
credenze pagane ; imperocchè vediamo che il Grifone si trova come uno degli attributi di Apollo, ossia del Sole ; e veniva so
2205. Gru. — Presso i pagani questi uccell i erano ritenuti, al paro degli avvoltoi e delle aquile, come annunziatori di lie
aese, diceva, che il profeta Ud avesse fatto abbandonare, coll’andare degli anni, il culto di questo dio dagli stessi popoli
conserva però nulla di mostruoso, come avviene della gran maggioranza degli dei Scandinavi, Indiani, Persiani ecc. Haraopopa
n fatta menzione. 2219. Heriafadur. — Fu da principio un re guerriero degli Asi. Coll’andare del tempo, e probabilmente dopo
, furono istituite in onore di quelle valorose donne che, senza aiuto degli uomini, presero le armi e respinsero vittoriosame
i pagani indicavano talvolta la dea Nemesi, vendicatrice delle colpe degli uomini ; e tal’altra Temi, dea della Giustizia. L
; e tal’altra Temi, dea della Giustizia. La parola Icnea nella lingua degli antichi racchiudeva il significato che cammina su
ta da Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, che fu la madre degli dei, quella che insegnò agli uomini un così utile
gliuolo di Afareo, re di Messenia, il quale per essere della schiatta degli Eolidi, e per conseguenza, parente di Giasone, lo
dizione, avea preveduto che, seguendo Giasone nella famosa spedizione degli Argonauti, sarebbe morto durante la traversata ;
cciò il cancro con un colpo di clava, e uccise l’Idra. La generalità degli autori ripete, che Ercole bagnasse le sue famose
i V. Monti Ifianassa finalmente aveva nome una figlia di Proteo, re degli argivi, la quale fu tolta in moglie da un medico
ura di Troja. Ificlo è ricordato nelle cronache mitologiche, come uno degli argonauti, e come vincitore al premio della corsa
impedire il matrimonio, pensò di ricorrere nuovamente alla protezione degli dei, e si recò in un tempio in compagnia di Ifide
o indovino Calcante, onde additasse loro il modo di placare lo sdegno degli dei, e l’ira inesorabile di Nettuno. Compiutesi d
unque dignità. Nelle feste Ilarie veniva invocata la Terra come madre degli dei ; e durante la celebrazione di esse erano sos
o Giove bambino del loro miele ; e che in ricompensa di ciò, il padre degli dei avea conceduto a quelle api la facoltà di far
à, che presso i pagani eran ritenute come le vendicatrici delle colpe degli uomini. Secondo la cre naca favolosa, erano figli
re. 2276. Inace. — Fondatore del regno di Argo e stipite fondamentale degli Inachidi : fu figliuolo dell’Oceano. Pausania rif
rocurava di scoprire l’avvenire, e quanto potea succedere col passare degli anni, riportando congiunture ed avvenimenti, pres
enza religiosa come prendeva i campi Elisi, l’Olimpo, abituale dimora degli dei, e il Tartaro, ove era la reggia di Plutone.
onde mantenere schiave la masse, e disporre a lor talento delle cose degli uomini ; e noi troviamo infatti registrata nelle
e Prusia, il quale si ricusava a combattere, asserendo che le visceri degli animali svenati nel sagrificio da lui offerto agl
tradizione alla quale si attiene Ovidio, però nella gran maggioranza degli scrittori greci, tanto cronisti come poeti, si na
che lo non fosse figliuola del fiume Inaco, come vuole la maggioranza degli autori, ma invece la madre di lei avesse nome Ias
, i greci dinotavano i due segni sensibili e manifesti della presenza degli dei ; poichè la opinione generale presso i pagani
io. Dionigi d’Alicarnasso, era talmente persuaso della manifestazione degli dei agli uomini, che riguardava come atei tutti c
redulo, ripete sovente, nelle sue opere, che le frequenti apparizioni degli dei, provavano la loro vigilanza sulle città e su
la sua nascita, ballasse, al suono della sua lira, come a rallegrarsi degli onori che gli si rendevano. Ricchissime e continu
elle sue osservazioni, il corso del sole, e il movimento di rotazione degli altri corpi che occupano lo spazio ; marcò distin
chi gli autori dell’antichità, i quali attestano l’esistenza positiva degli Ippocentauri : e Plinio stesso racconta nelle sue
to il singolare fatto che riportiamo qui appresso. Essendosi l’armata degli Orcomeni, avanzata fino nella pianura di Teneto,
o la voce, che Ippolito fosse stato preservato dalla morte per volere degli dei, dai quali fosse stato ammesso in cielo fra l
rte di uno dei suoi sacerdoti, avesse mandata la pestilenza nel campo degli Eraclidi ; i quali interrogarono l’oracolo onde f
lezza e perciò forse i fenici ritenevano il dio Ipsisto come il padre degli dei ; nè più nè meno che i romani ed i greci rite
ta quella divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera degli dei, e segnatamente di Giunone, come Mercurio lo
la d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie, per essere uno degli amanti di Penelope e per la sua grande povertà, d
hità, il quale conteneva l’immagine d’Iside, gli atti della religione degli Egizii e i misteri d’ Iside. Codesto monumento, c
ramente decifrare se essa conteneva semplicemente la storia d’Iside e degli altri dei dell’Egitto, ovvero alcuni staccati pri
tamente raso. 2335. Iside. — La maggiore divinità del culto religioso degli Egiziani. Discordi e contradittorie sono le opini
ni. Discordi e contradittorie sono le opinioni della gran maggioranza degli scrittori, intorno alla origine della dea Iside ;
Issedoni. — Al dire di Erodoto, così aveano nome taluni popoli vicini degli Iperborei, i quali non aveano che un occhio solo.
un occhio solo. Il citato scrittore aggiunge, che allorquando alcuno degli Issedoni perdeva il proprio genitore, tutti i suo
eva nel tagliare a pezzi la carne del morte e frammischiarla a quella degli animali portati in dono, ed egualmente tagliati i
uesta la opinione più generalizzata ; sebbene è assai discorde quella degli autori antichi sulla paternità d’ Issione. Infatt
rincipe, che aveva il soprannome di Giove, il quale meno suscettibile degli altri, accolse alla sua mensa Issione e consentì
o argomento dal soprannome del principe, racconta invece che il padre degli dei, mosso a pietà d’Issione, abbandonato da tutt
, concedendogli perfino l’ immortale onore di farlo sedere alla mensa degli dei. Ma un così straordinario benefizio fu pagato
onsorte ; ma Giove considerandolo come un insensato, a cui il nettare degli dei avea stravolta la ragione, nen se ne dette pe
ad. di G. Borghi. Al girato Issïon le luci volse Di nuovo la Regina degli Dei : Che si ricorda quel che far le volse, Nel t
a regina del regno delle ombre. 2346. Isione. — Principe della stirpe degli Eraclidi e figliuolo di Alete, re di Corinto. All
natemi che Moliona, moglie di Attore, aveva lanciati contro qualunque degli Eleati che avesse assistito a quei giuochi. I giu
le si dà, da quasi tutti gli scrittori, il nome di Giarba, che fu uno degli amanti della regina Didone. — V. Giarba. 2367. Ja
he in ciò a fare il voler suo. Morto Ercole, Jolao si pose alla testa degli Eraclidi e mosse con essi alla volta di Atene, on
o gli Eraclidi, Jolao, sebbene assai vecchio d’ età, prese il comando degli Eraclidi, e si accinse a combattere l’inesorabile
nta rinomanza in tutta la Grecia. 2371. Jole. — Discorde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sulla paternità di ques
rî anni sotto gli occhi della sua affettuosa liberatrice, e all’ombra degli altari, affatto ignaro di chi fossero i suoi geni
tessa che lo aveva allevato. Fatto adulto, Jone si acquistò l’affetto degli abitanti di Delfo e la loro fiducia ; per modo ch
etto Jone, come un tradimento, mirante solo a porre sull’ avito trono degli Erettidi, il figlio di qualche schiava ; e giurò
d’improvviso, consigliò Creusa a fare che Jone fosse erede del trono degli Erettidi, non palesando a Xuto la verità del fatt
one d’un errore tanto soave al suo cuore paterno. La gran maggioranza degli storici greci riconosce Jone come figlio di Xuto
Africa. Secondo Virgilio fu espertissimo nell’arte musicale, e fu uno degli amanti della regina Didone. ……. Comparve intanto
o delle particolari attribuzioni. Così Tei-Kuan presiede alla nascita degli uomini, all’ agricoltura ed alla guerra : Zui-Kua
, per deporvi quei corpi adorati. 2396. Krisna. — Nel culto religioso degli orientali, viene con questo nome chiamato il dio
tale da superare ogni più ricca e fervida immaginativa, era il numero degli andirivieni, dei passaggi, dei corridoi e delle u
tro e dei fulmini, coi quali abitualmente veniva raffigurato il padre degli dei, si venerava in quella città la statua di lui
mplo a Giunone Lacinia. V. l’ articolo precedente. 2406. Lacio. — Uno degli eroi dell’ Attica, al quale, quando morì, fu cons
co Apollodoro, Laerte fu contemporaneo e parente di Giasone, e fu uno degli Argonauti. 2410. Lafira. — Dalla parola greca λαϕ
me a sua sorella Nereide, riuseì per poco tempo a sottrarsi al furore degli Epiroti, i quali in una rivoluzione avevano uccis
, i turbini, i tremuoti, e tutti infine i fiagelli, ministri dell’ira degli dei si scatenarono sull’Epiro con tale rapidità c
stesso. Anzi avendo con l’andare del tempo le onde fatto rovinare uno degli argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sdegnato
onte, per non avergli data la promessa ricompensa dopo la costruzione degli argini, si era vendicato della mala fede del re,
, e come i custodi d’ogni famiglia. Al dire di Servio il culto pagano degli dei Lari, trasse la primitiva sua origine dall’us
casa e la famiglia sotto la loro particolare protezione. Coll’andare degli anni i morti vennero sepolti lungo le strade maes
re delle libazioni e talvolta anche dei sacrifizii. Le piccole statue degli dei Penati venivano riposte in un particolare ora
i v’era un servo o uno schiavo, destinato particolarmente al servizio degli dei Penati. Grandissima era la venerazione che i
aggiori divinità del paganesimo, ve n’erano alcune che facevano parte degli dei Lari, come Apollo, Mercurio e Diana, perchè s
porcelli in una volta. V. Grundili. Finalmente, si celebrava in onore degli dei Lari una festa detta, secondo asserisce Macro
ettrice delle partorienti e si credeva che presiedesse anche al parto degli animali. A completare le notizie che le cronache
o ed una festa, che essi celebravano annualmente in onore della madre degli dei. Era costume di portare in giro per la città
fu portato dalla Frizia in Roma, il culto religioso di Cibele, madre degli dei. S. Agostino, nelle sue opere, sferza inesora
istituzione delle feste Lemurie, che Ovi dio chiama feste notturne o degli spettri, viene dalle cronache dell’ antichità att
nni cerimonie religiose della Persia — V. Mitriache. 2473. Leo. — Uno degli eroi della Grecia. Al dire di Pausania egli fu in
ca calamità, e il cui scopo era quello di placare lo sdegno terribile degli dei. Consisteva il Lettisternio in un sontuoso e
Roma tali rappresentazioni, sarebbero state atte a placare la collera degli dei. Anche Valerio Massimo, ricorda di un Lettist
i cuscini detti Pulvinaria che nei conviti eran posti sotto le statue degli dei e degli eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della
tti Pulvinaria che nei conviti eran posti sotto le statue degli dei e degli eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della Grecia, scri
ta una specie di Campi Elisi, ove ritenevano che dimorassero le anime degli eroi. Al dire di Pausania, Achille aveva un tempi
emia. 2493. Liagora. — Una delle cinquanta Nereidi. 2494. Liba. — Uno degli eroi greci, compagno e seguace di Ulisse, di cui
la credenza superstiziosa dei pagani, contenevano il fine della vita degli uomini, e la durata della loro età, secondo i pri
che se ciò fosse avvenuto, rimaneva sempre lupo. La gran maggioranza degli scrittori greci, creduli quanto Pausania stesso,
sentò alla Pitia, che dava i responsi, questa lo chiamasse il diletto degli dei, e gli facesse onoranza, siccome ad un dio. I
ignifica stagno o palude, si dava codesto nome alle ninfe protettrici degli stagni o dei luoghi paludosi. Esse venivano soven
o la terra. 2541. Linceo. — Figlio di Afaneo, re di Messenia : fu uno degli Argonauti. Secondo il poeta Pindaro, egli aveva u
regno. La sua statua fu posta nel tempio di Delfo, in mezzo a quelle degli altri eroi della Grecia. 2542. Linco. — Re di Sci
uti come preziosi, uno sull’origine del mondo ; un altro sulla natura degli animali e delle piante ; e il terzo finalmente su
L’invenzione di questo antichissimo istrumento di musica, che era uno degli attributi del dio Apollo, viene da taluni autori
rincipio i pagani non si servivano della lira che per cantare le lodi degli dei ; poi fu adoperata nei banchetti, nei sacrifi
più o meno chiaro, da cui i pagani pretendevano conoscere la volontà degli dei. Il vocabolo Litomanzia prende origine dalla
sacerdoti Auguri portavano quando si facevano ad interrogare il volo degli uccelli, onde predir l’avvenire. Presso i pagani,
lia delle Ninfee, dette forse, origine alla superstiziosa venerazione degli egiziani. I pagani tanto di Roma, quanto di Greci
ci presenta Lucifero come figlio dell’Aurora, e custode e conduttore degli astri. È detto ancora che Lucifero avesse cura de
ità, e che avessero diritio al rispetto ed alla religiosa venerazione degli uomini. Ma come la più profonda superstizione non
reditati autori del paganesimo ; asserisce anzi che tutte le divinità degli antichi venissero in certo modo compendiate e qua
an serviti per immolare le vittime, e tingendosi la fronte col sangue degli animali svenati ; poi asciugavano il sangue di cu
» ivi 501 Apoteosi » ivi 502 Apostropheni » ivi 503 Apparizione degli dei » 41 504 Appiadi » ivi 505 Aquila » iv
98 Fia » ivi 1999 Fidio » ivi 2000 Fidolao » ivi 2001 Figliuoli degli dei » ivi 2002 Figliuoli » 189 2003 Fila » iv
i. — Popoli primitivi di origine incerta, erranti, secondo l’opinione degli eruditi, dal più remoto oriente, fino ai paesi pi
fica, indicante tribù girovaghe e sceglienti le loro dimore a seconda degli auspicii ; o se sia veramente patronimica, per la
lasgi, seguendo le tradizioni più accreditate ed i ricordi dei poeti, degli storici e dei geografi della classica antichità.
o un carattere proprio. La sua posizione geografica ; la indipendenza degli antichi reggimenti politici : la comunanza e il v
numero di ragioni, di cause e di effetti, esercitarono sulta civiltà degli Elleni un’efficacia attiva e benefica, e la reser
nti, maestra dell’incivilimento delle generazioni avvenire. La storia degli Elleni dividesi in quattro età marcate e distinte
Voce sanscrita, che è il nome dell’ente supremo del sistema religioso degli Indù. presso i quali è un oggetto non solo di ado
tutte le persone descritte nei libri ebraici come avversarii del Dio degli Ebrei. 22. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono
nalitico, lettera A Anteo. art. N. 262. 42. APt. — Celebre divinità degli Egiziani. Api o Apio, in lingua latina vuol dir b
21 gennaio 1744. 48. Sabeismo. — Idolatria che consisteva nel culto degli astri. e fu una delle prime ad essere professata
anni. Egli fu una delle vittime che caddero nella generale uccisione degli adoratori del fuoco, ordinata da Argiasp. 50.
questo ristretto, lettera C, art. N. 881. 53. Giano. — Dio supremo degli Etruschi, veniva considerato come personilicaz on
3 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
r l’opposto ci fornirà di grandi vantaggi per bene intendere le opere degli antichi, per la lettura de’ poeti, e per l’intell
i Mitografi, difficile è pur anche il far la diceria del gran numero degli Dei. Nel creare una divinità non avevano limiti g
della Mitologia in generale. Noi faremo immediatamente la numerazione degli Dei, che riscuotevano un culto più esteso, e perc
, Vertunno, e tanti altri sono allegati da Ovidio tra ’l basso popolo degli Dei. La terza classe sarà composta de’ Semidei co
come Ercole, Castore, e Polluce, e tanti altri. Parleremo in seguito degli Eroi, quali erano i Re, e gl’illustri guerrieri,
c. ec. Vi ha altresì una moltitudine di favole accoppiate alla storia degli Dei, ma che per altro non forma una parte del sis
ncibile necessità1. Giace a suo fianco un’ urna, e racchiude la sorte degli uomini, e tien un libro ove è descritto il futuro
. Il Cielo. Urano (parola che significa il Cielo) è il più antico degli Dei. Egli era il figlio del Giorno, e sposò sua s
cepì dal Tartaro il gigante Tifeo, che molto si distinse nella guerra degli Dei. Urano, che temeva per parte de’ figli, li ri
questo Nume meritava dagli uomini. Fu ascritto egli stesso al numero degli Dei, col titolo di Dio della pace. Il suo Tempio
idità della terra(2). Giove. Giove era il primo, e’ l più potente degli Dei. Al solo inarcare del suo sopracciglio tremav
Ercole, che diede non equivoci contrassegni del suo valore. Ciascuno degli Dei ebbe parte in questa mischia, e soprattutto s
tessa, ella dicea « Io sposa, e sorella di chi regge il tuono, Regina degli Dei, del Cielo, e della Terra : ah si salvi l’ono
ivano i Romani di sacrificare una troja gravida per placare lo sdegno degli Dei. Il sacrifizio fu adempito, e cessò il perico
ne in una brillante occasione. Giunone aveva preso parte nella guerra degli Dei : Giove volle punirla, e del castigo Vulcano
u la prima ad insegnare l’arte dell’agricoltura, consistendo il vitto degli uomini per l’addietro in ghiande, radici, ed anim
e della luce sei tu, che regoli il corso de’ giorni, delle stagioni, degli anni. Per te la verde campagna produce fiori, e f
spetto di una costellazione detta Serpentario, ascrivendolo al numero degli Dei come Dio della medicina. Era rappresentato qu
racolo, la cui risposta fu che Laomedonte poteva disarmare la collera degli Dei nel solo caso ch’esponesse al mostro la sua f
dal pericolo che le sovrasta, indirizza a Giove i suoi prieghi. Il Re degli Dei mosso a compassione diede di piglio al suo fu
ti prima di Apollo, non sì tosto vide la luce del giorno, che apportò degli ajuti a Latona, e tocca dai dolori, che provava s
Ella ha seco una tazza, ed un tirso. Erato si occupa della bellezza degli amorosi componimenti. La lira è il suo istrumento
se racchiude. Venere. Venere la Dea della bellezza, e la Regina degli amori, nacque, come si è detto, dal sangue, che v
I primi suoi saggi furono sugli animali, per indi dirigerli ai cuori degli uomini. Amò Psiche, e la fece da Zefiro trasporta
sua fucina una quantità di capi d’opera, che formavano l’ammirazione degli Dei, e degli uomini. Opera delle sue mani furono
na quantità di capi d’opera, che formavano l’ammirazione degli Dei, e degli uomini. Opera delle sue mani furono il fulmine di
incarico. Questa giovane, e leggiadra Dea, essendo caduta in presenza degli Dei, lasciò pur essa un tale impiego, dato poi da
a pace. Sotto la seconda presedeva alla guerra, ed era la protettrice degli Eroi. La sua figura era nobile, ed alta la sua st
uol empie l’inferno 1. Mercurio Dio del commercio, e messaggiero degli Dei. Atlante figliuolo di Giove, e di Climene ebb
roncelli, e rubatori. Non ancor grande in età egli rubò alcune vacche degli armenti del Re Admeto, e da Apollo custodite, che
utto accorrere, aveva le ali nella testa, e nei piedi. Come direttore degli affari tiene in mano un caducèo, cioè una verga i
emele fu divorata dalle fiamme. Mercurio, che accompagnava il Sovrano degli Dei, ebbe appena il tempo di salvare il picciolo
Tritoni, che fanno echeggiare l’aere al suono delle conche marine, e degli Dei del mare, che tutti circondano, e sieguono a
di Cibele, germano di Giove, e di Nettuno, ebbe in porzione il regno degli estinti, e stabili la sua sede nell’inferno, che
rdre la memoria del passato. Gli Elisj erano il soggiorno delle ombre degli Eroi, e de’ giusti. Esse passeggiavano tranquilla
la Dea. Tantalo quel Re crudele, che per mettere a prova la divinità degli Dei in una festa diede loro a mangiare il proprio
ssi avrebbero potuto senza dubbio governare l’universo : ma la cecità degli uomini, che non potevano concepire le divinità se
dopo di avere adempiuto alla sua promessa. Silvano. È questi uno degli Dei delle foreste, che talvolta si confonde con P
ta una cavalla1. Pale. Pale è la Dca de’ pascoli, de’ pastori, e degli armenti. Il suo culto era in voga presso i Romani
n tal dono, e quindi fu condannata a ripetere soltanto le ultime voci degli altrui discorsi. Ridotta a tale stato infelice vi
Proteo. Proteo figliuolo dell’Oceano, e di Teti era il conduttore degli armenti di Nettuno. Questo gregge componevasi di
eva la disgrazia di cadere in poter loro. Scilla, e Cariddi spogliate degli ornamenti della favola sono due scogli pericolosi
i, ed Atropo. Cloto la più giovane presedeva al momento della nascita degli uomini, e teneva in mano la conocchia, Lachesi fi
dello spirito1. Le Ombre. Manes erano dette dai Latini le ombre degli estinti, o i Genj, che assistevano ai sepolcri.
j. Credevano gli antichi, che i Genj fossero destinati alla custodia degli uomini, che erano assistiti secondo il proprio na
capricciosamente i beni, ed i mali, ed era soggetta alle imprecazioni degli uomini, allorchè gli affari non avevano un esito
mo. La buffoneria ben si accoppia con i piaceri della mensa. Il primo degli oggetti di Momo era mettere in ridicolo le azioni
nsa. Il primo degli oggetti di Momo era mettere in ridicolo le azioni degli Dei, e degli uomini. Avendo Nettuno formato un to
degli oggetti di Momo era mettere in ridicolo le azioni degli Dei, e degli uomini. Avendo Nettuno formato un toro, Vulcano u
che si stende nell’intero globo. L’Amicizia. Meritava questa Dea degli altari, ed in fatti gli antichi a lei ben molti n
a gl’Iddii. Gli antichi, come si è detto, avevano ascritto nel numero degli Dei tutt’i mali, che circondano l’umano genere. E
vero Ente supremo si convenivano. Parte terza De’ semidei, e degli eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati
o illustre azione si fosse distinto, con aver richiamata l’attenzione degli Dei, e la meraviglia degli uomini. Così nella pri
distinto, con aver richiamata l’attenzione degli Dei, e la meraviglia degli uomini. Così nella prima classe bisogna situar Er
di favole. Storia eroica diremo quella che narra i fatti, e le azioni degli uomini, e de’ guerrieri, che hanno meritato un ta
a Vulcano, che avesse formata una statua. Volle altresì che ciascuno degli Dei le avesse comuuicato qualche pregio. In fatti
nte nell’età di ferro non potendo più gli Dei tollerare la perversità degli uomini, Giove si decise a schiantarne la cattiva
che abitava nella sua reggia, e ne apprestò delle vivande alla mensa degli ospiti Numi. Irritato Giove per tale indegnità, i
Deucalione, e Pirra sua sposa che non avevano partecipato dei delitti degli uomini. Questi si salvarono in una barchetta che
rono dodici borghi, che diedero principio al Regno di Atene. Al culto degli Dei del paese aggiunse quello de’ suoi, e sopra t
vendetta dell’oltraggio a lui fatto. Bellerofonte partì colla scorta degli Dei protettori dell’innocenza, e della virtù. Gio
osò la loro regina Antiopa, dalla quale nacque Ippolito. Fu Teseo uno degli Argonauti, che andarono alla conquista del Vello
al ratto. Tal moderazione loro fece meritare la stima e l’ammirazione degli Ateniesi. Mercè la nobile cura che entrambi si pr
ena di fare la diceria di tutte le avventnre precedenti al viaggio, e degli ostacoli che sormontarono mercè l’assistenza di G
accogliere gli avanzi dell’infelice garzone. Il ritorno di Giasone, e degli Argonauti riempì di gioja tutta la Tessaglia. Ivi
so Anfitrione figliuolo di Alcèo. Come Giove aveva detto nel concilio degli Dei, che il bambino, che doveva nascere, sarebbe
gliuola di Pelia, ed Anassabia. Suo padre per sottrarla dalle premure degli amanti che la circondavano, fece loro sentire che
figliuolo di Peano mercè l’amicizia di Ercole fu collocato nel numero degli Eroi. Dicemmo già ch’egli aveva assistito alla mo
il nome di Edipo, voce Greca, che dinotò piè gonfio. Forba guardiano degli armenti di Polibo re di Corinto a caso lo trovò,
, assaliva i passaggieri, che uccideva dopo aver proposto ai medesimi degli cnigmi indissolubili. Creonte, che dopo la morte
sato Giocasta. La vita del mostro dipendeva dallo scioglimento di uno degli enigmi che proponeva. Edipo intraprendente, ed ar
ciarsi i cadaveri, le fiamme si separarono con meraviglia, e spavento degli astanti. Nomi de’ principali Guerrieri, che si
a a vendicare le ombre de’ loro padri. Questa seconda guerra fu detta degli Epigonidi : Leodamante fu spogliato del trono, e
tta gli pendevano sul capo. Pelope. Tornò in vita Pelope per opra degli Dei, che in luogo della spalla mangiata da Cerere
na di esse procurò di corrompere il di lui cuore. Giunone gli promose degli onori : Minerva la saggezza : Venere la più bella
ella tra le donne di que’ tempi : se ne invaghi, e favorito dalla Dea degli amori ebbe la fortuna di piacerle. Egli tentò un
dde nel decimo anno della guerra, non dipendeva soltanto dal coraggio degli aggressori, ma dall’adempimento ancora di molte f
aveva sognato. All’istante fumano gli altari per implorare il favore degli Dei, e le due parti schierate in battaglia vengon
egua, per aver campo da rendere gli onori della sepoltura ai cadaveri degli estinti. Gli Dei, che avevano preso grandissimo i
chiedette a suo padre con promessa di rivolgere le sue armi a difesa degli stati di questo re. Priamo accettò l’offerta ; ma
èa. L’Iliade di Omero ci ha presentate delle sanguinose battaglie, e degli Eroi, che diedero pruove non equivoche del più su
i. Nausicae dopo aver chiamate, ed assicurate le sue compagne, gli dà degli abiti, della biancheria, ed un’ampollina d’oro pi
i per potersi profumare. L’eroe essendosi lavato nel fiume, e vestito degli abiti che aveva ricevuto, si presenta alla sua be
tura istessa. Gli esploratori osservarono nell’atrio della sua reggia degli uomini da Circe cangiati in leoni, in orsi, in lu
mpagni nella sua assenza sagrilegamente ne rubarono alcuni. Lo sdegno degli Dei si manifestò all’istante : le carni de’ bovi
igio li spaventò in modo, che sen fuggirono alle navi : ma la collera degli Dei colà li raggiunse. Un fiero temporale pose le
i pretenzione, e non gli permettono d’impugnar l’arco, se non a forza degli ordini di Penelope. L’Eroe prende l’arco, lo cari
ubbidisce, ed all’istante una terribile burrasca si alza dal profondo degli abissi del mare : una porzione della flotta si se
occorrerli. Ciò credettero i Trojani un segno manifesto della collera degli Dei, che gradivano le offerte de’ Greci. Quindi o
il fuoco, e la desolazione. Durante un tale disordine una gran parte degli abitanti tranquillamente dormiva : dormiva parime
ersuade ad abbandonare Cartagine. Docile Enea agli ordini del Sovrano degli Dei, si dispone alla partenza, e fa preparare seg
tto l’addobbo. Furono questi intanto i soli, che accolsero il sovrano degli Dei, e Mercurio, con preparar loro una mensa assa
de’ Centauri, e de’ Lapiti, i quali non potendola ferire strapparono degli alberi, e la fecero morire soffogata. Da tanti le
monte Emo : i Greci l’onorarono qual Dio, ed i pastori gl’innalzarono degli altari. Pico, e Canente. Fu Pico figlio di Sa
to, la morale che conteneva. Abbiamo altresi osservato il gran numero degli Dei adorati dal Gentilesimo. Questa serie numeros
o però senza taccia dispensarci dall’aggiugnere quì un breve trattato degli Dei indigeni, che ricevevano un culto particolare
aperto un campo larghissimo, dove può ampiamente spaziarsi l’ingegno degli eruditi indagatori della più remota antichità. Ne
lla grandezza Romana più gli altari a Giove innalzati, che la potenza degli Augusti medesimi. Quindi ci è sembrato non inutil
fantastiche idee di religione de’ nostri maggiori, che ad imitazione degli altri popoli professavano un culto tutto loro pro
si disputa dagli antiquarj. Vi ha chi crede di ricavarla dal Sabbato degli Ebrei, giorno in cui cessavano da ogni lavoro, pe
n Napoli esistevano ad imitazione di Atene, trovasi annoverata quella degli Eumelidi, così detta dal patrio nume Eumelo, situ
chiaramente manifestavano colà avere esistito la Fratria o sia Curia degli Eunostidi. Siffatta scoverta avrebbe colmato di g
iovanetto, di un uomo : alludendo alle quattro età del Sole nel tempo degli equinozj, e de’ solstizj. Trasportati i nostri Ma
Orazio : Sic me servavit Apollo. Troviamo il sole insignito ancora degli attributi di Bacco, presso alcune delle nostre mo
olà a sentimento dell’accurato Capaccio stava la Fratria, o sia Curia degli Artemisj, addetti all’amministrazione di questo t
le molte ramificazioni di questo fiume. Colà altresì stava la Fratria degli Alessandrini (Cynaeorum, da Κυων, il cane) poichè
amento al sommo Iddio. XV. Il Genio. Molte sono le opinioni degli scrittori sull’influenza de’ Genj. Vi ha chi lo c
oni degli scrittori sull’influenza de’ Genj. Vi ha chi lo crede padre degli uomini, e Plutarco un Nume tutelarc. Apulejo gli
n dalle campagne, sperar non si poteva, fu detto perciò Priapo il Dio degli orti. Di Giove Ejazio parla una nostra iscrizione
per dinotare gli scrittori, o gl’inventori delle favole. La Mitologia degli antichi comincia dall’unione di Urano, o del Ciel
all’occasione di qualche umana necessità, o utilità. Quindi l’origine degli Dei maggiori e cet. Rudes initio homines Deos a
amo in questo luogo del Caos, e del Cielo, perchè erano i più antichi degli Dei ; sebbene non fossero compresi tra’ venti del
l loro nume. Danzavano davanti ad essa in una data cadenza : facevano degli orribili e strani contorcimenti, ed alzando al ci
si giammai pronunziare il suo nome. 1. Tullio nel terzo della natura degli Dei ammette più Veneri ; la prima figlia del Ciel
ua istabilità e leggerezza. 1. Cicerone nel libro terzo della Natura degli Dei, riconosce tre Vulcani ; il primo figlio del
e Negroni, e Ludovici in Roma. 2. Tullio nel libro III. della Natura degli Dei c. 25. parla di cinque Bacchi, aggiungendone
Frode è posta da Boccaccio tra le Divinità Romane, quantunque nessuno degli antichi ne faccia menzione. Esiodo la numera tra
dagli antichi, che gli ritrovarono sino ne’ cessi. Giovenale parlando degli Egizj che adoravane le cipolle, esclama : O sanc
untur in hortis Numina ! 1. Questa favola ci rappresenta la caduta degli uomini. Pandora è lo stesso che la Natura nello s
mezzo di Nettuno, che inviò un mostro marino che desolava le spiagge degli stati di Cefèo. Fu consultato l’Oracolo in tale o
4 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
e Giove non fu un figlio ingrato, nè un Dio mille volte più colpevole degli scellerati che fulminò dall’ Olimpo. Se a caso no
studio ha esposto i più eccellenti artisti a confondere il tutto con degli strani anacronismi, rappresentandoci delle cose e
che distinti si erano con qualche grande azione e che ebbero l’onore degli altari innalzati loro dulla riconoscenza. Ercole,
urono annoverati tra i Semidei. Formano alcuni una classe particolare degli esseri intellettuali e morali che furono divinizz
e, l’Onore, ecc. La più generale divisione poi che fucevasi una volta degli Dei era in celesti, terrestri, marini e infernali
iamo parlato anche brevemente dei sacrifici che si facevano agli Dei, degli Oracoli, delle Sibille, ecc., onde nulla tralasci
sorella di Saturno, chiamasi anche Ope, Vesta, la Buona Dea, la Madre degli Dei, Dindimea, Idea e Berecinzia ; appena nata fu
Saturno e di Rea, sorella e moglie di Giove era tenuta per la regina degli Dei. A principio fu ritrosa alle importune amoros
do con lui dell’accaduto. Avendo preso parte questa Dea alla congiura degli Dei contro Giove, ed essendo essi stati vinti, il
, e celebravano delle feste in onore di lei, alle quali intervenivano degli spettatori da tutte le parti della Grecia. Viene
to da alcuni, da altri sullo scudo ; le stanno di presso la civetta e degli istrumenti matematici, come Dea delle scienze e d
rete invisibile, nella quale colse gli amanti e li espose alla vista degli Dei, dai quali Vulcano fu beffeggiato e deriso. S
ome ad un pianeta. Venere Amore Venere Dea della bellezza e degli amori, nacque secondo alcuni dalla schiuma del ma
sere corrisposto, ne trasse vendetta facendola sposare al più deforme degli Dei. Venere odiò il marito per la soverchia sua d
feste si celebravano con ogni sorta di dissolutezze. Ovunque sorsero degli altari in onore di lei. Ma fu particolarmente ado
ve, accompagnata da’ suoi cani. Fu sempre gelosa della sua bellezza e degli omaggi degli uomini. Vendicativa ed implacabile s
ata da’ suoi cani. Fu sempre gelosa della sua bellezza e degli omaggi degli uomini. Vendicativa ed implacabile si mostrò ella
Apollo ammazzò i Ciclopi che avevano somministrato i fulmini al padre degli Dei. Per questa vendetta fu scacciato dal cielo e
particolare istinto a predir l’avvenire. Gli s’immolavano alle volte degli agnelli ed anche un toro. La palma e l’alloro era
à ha avuto maggiori occupazioni di Mercurio. Interprete e messaggiero degli Dei e specialmente di Giove suo padre, al levare
legami che univano l’anima al corpo. Ambasciatore e plenipotenziario degli Dei, egli assisteva a tutti i trattati di pace e
igo amoroso. Era invocato nei matrimoni affinchè formasse la felicità degli sposi. Sapeva la musica perfettamente. Fu molto a
l commercio. Il tridente gli fu accordato, perchè nella distribuzione degli elementi fatta da Giove a parecchie Divinità, Apo
inome figlie dell’Oceano, per le quali si occupò a fare dei pendenti, degli anelli, dei braccialetti ed altre simili cose. So
ndo alcuni Orco sia più propriamente il Dio del giuramento e punitore degli spergiuri. Venia tal volta rappresentato Plutone
ll’Inferno sono il Tartaro ed i Campi Elisi. Il Tartaro è la prigione degli empi e degli scellerati i cui delitti non potevan
no il Tartaro ed i Campi Elisi. Il Tartaro è la prigione degli empi e degli scellerati i cui delitti non potevano espiarsi. Q
uanto il diamante ; tutti gli sforzi dei mortali, e tutta la possanza degli Dei non potrebbero spezzarle. Il Tartaro si prend
oni da cui sono agitati i mortali, più non alteravano la tranquillità degli abitatori dell’Eliso. » Variarono d’opinione gli
e Isole Canarie, che dissero Fortunate, o nell’Islanda la Tile o Tule degli antichi secondo una generale opinione. Chi li pon
ono piene di spuma, perchè il loro corso era sì rapido che rotolavano degli scogli e niuna cosa poteva trattenerne l’impetuos
i perciò a’morti nel seppellirli una moneta sotto la lingua. Le anime degli insepolti doveano errare per cento anni sulle riv
ti si son dati a spiegare questa favola che credesi derivata dall’uso degli Egizi di far custodire i sepolcri da grossi alani
ere il più assoluto di tutte le altre. Padrone dispotiche della sorte degli uomini esse ne regolavano i destini : tutto ciò c
ra sottoposto al loro impero. Il loro ufficio si era di filar la vita degli uomini. Cloto tenea la conocchia, Lachesi rigirav
lematico e tutto aveva relazione alla nascita, alla vita e alla morte degli uomini. Le Parche restarono sempre vergini e si d
rie erano divinità infernali, immaginate come ministre della vendetta degli Dei contro i colpevoli ed incaricate della esecuz
inepro, il biancospino. Venian loro immolate delle agnelle pregnanti, degli arieti e delle tortorelle. Si rappresentano con s
ove ch’ei non volea seguire se non se la virtù e la scienza, il padre degli Dei, geloso delle persone dabbene, lo aveva accec
l propro figlio Pelope tagliato in pezzi. Vuolsi che Cerere più avida degli altri o distratta dall’affano che le cagionava il
a bocche e da cinquanta petti, ad istanza di Teti, nella cospirazione degli Dei contro Giove, salisse al cielo e si sedesse a
ngiurati Numi e fe’ loro abbandonare il progetto di legare il supremo degli Dei. Giove in riconoscenza lo avrebbe scelto unit
to titolo viene considerato come figlio di Demogorgone, il più antico degli Dei che aveva per compagni il Tempo ed il Caos, l
in Italia ove dicesi esser egli nato ed aver regnato per la felicitò degli uomini. Fauno Dio campestre figlio di Mercurio e
ati le gregge di Nettuno. Feronia Feronia era Dea de’ boschi e degli orti. Veneravasi particolarmente nell’agro Pontin
le in dote l’impero de’ fiori. Priapo Priapo, il Dio e custode degli orti, era nato da Venere e da Bacco in Lampsaco,
a Giove sopra il Campidoglio si dovette trasportare altrove le statue degli Dei che vi si trovavano. Tutti gli Dei cedettero
i fu con isdegno respinto, riguardandolo come un uomo colpito dalvira degli Dei. Si rappresenta sotto la forma di un vecchio
precisione, alcuni giorni prima, qual vento dovea soffiare, e porgeva degli utili consigli a coloro che intraprendevano marit
e nascente. Vien dipinto di color nero, perchè questo colore è quello degli Etiopi o degli abitanti del Levante, ov’esso domi
n dipinto di color nero, perchè questo colore è quello degli Etiopi o degli abitanti del Levante, ov’esso domina. Austro vent
ariete che guarda un altare fiammeggiante. Esiste un quadro ove sonvi degli Amorini che fanno girare una cote. Un altro Amore
e’suoi motteggi, e riprendeva liberamennte le loro azioni come quelle degli uomini, e si rappresentava perciò in atto di leva
za in cui essa versa il nettare. Il nettare era una deliziosa bevanda degli Dei, benchè da alcuni sia considerato come alimen
poteosi di qualcuno dioevasi che ei beveva già il nettare nella tazza degli Dei : coloro che avevano una volta assaggiato il
tazza degli Dei : coloro che avevano una volta assaggiato il nettare degli Dei non potevano morire che di un colpo di folgor
Essa è conosciuta anche sotto il nome di Sorte. Ovunque s’innalzarono degli altari in di lei onore. Como Como era il d
si Dei : gli altri che potevano essere cangiati o modificati dai voti degli uomini o dalla protezione di qualche divinità. Qu
fese fatte dai figli ai propri padri. Accoglieva i giuramenti secreti degli amanti traditi o disprezzati, e non si rifiutava
i mare dove Sarone annegò e desso fu messo da’ suoi popoli nel numero degli Dei del mare, e divenne in seguito il Dio tutelar
seguito il Dio tutelare dei marinari. Il golfo d’Atene è il Saronico degli antichi. Minosse guidice infernale, Minosse se
ia e l’ amore pe’ suoi sudditi, che lo risguardavano come il favorito degli Dei, gli fecero meritare il titolo di Gran Legisl
fama di uno de’ più grandi uomini ove non si fosse acquistato l’odio degli Ateniesi e dei Magariani colla guerra che fece lo
er guadagnato immense somme col tributo che egli esigeva col tragitto degli estinti, abbia fatto costruire questo edificio pe
radimento da Cocalo. L’Areopago era un celebre tribunale di giustizia degli Ateniesi. Traeva il suo nome da Ares, Marte e da
eti lo spogliarono di quanto aveva di mortale e l’ammisero nel numero degli Dei marini. Gli abitanti di Antedone gli eressero
efiri, perchè una specie di abito succinto ed incolto piace assai più degli studiati ornamenti ; e nelle opere dello spirito
dea della memoria. Quando stavano nell’Olimpo cantavano le meraviglie degli Dei ; conoscevano il passato, il presente e l’avv
iccome ciascuna presiede a un’arte diversa, così hanno delle corone e degli attributi particolari. Le Muse possono essere cor
penne delle ali, e se ne fecero delle corone. Gli antichi davan loro degli abbigliamenti gialli, e una corona d’alloro e del
contanto si addicono. Urania e Bacco erano le due più grandi divinità degli Arabi. Parlando della statua di Venere Urania, ca
ero all’educazione de’ fanciulli e che esse regolassero tutta la vita degli uomini ; motivo per cui le fanno presenti a tutte
on ali di farfalla, accompagnate da Temide e portando dei quadranti o degli oriuoli. Le Gorgoni, il vcaval Pegaso Le G
vasi dell’oro, dei denti d’elefante, dei corni di differenti animali, degli occhi di iena e delle altre mercanzie. Nel cambio
le quercie che erano loro consacrate, e sopravvivere alla distruzione degli alberi che erano da esse protetti. Potevano marit
ndo molti mitologi al di là de’ 9000 anni non combinando colla durata degli alberi. Queste Ninfe erano grate a coloro che le
elose. Le Nereidi avevano dei boschi sacri come le grandi divinità, e degli altari, specialmente su le rive del mare. Quando
realmente una fontana dell’isola d’Ortigia che rinchiudeva il palazzo degli antichi re di Siracusa. Le Naiadi dette anche Cre
nomi di Limnacidi, Limnadi, Limnee e Limniache. Come Dea dei laghi e degli stagni, invocano i pastori Diana sotto il nome di
bella tappezzeria nella quale erano troppo ben rappresentate le colpe degli Dei. Aggiungesi che la Dea portò il suo risentime
eridi o Atlantidi secondo alcuni storici custodivano con molta cura o degli armenti o dei frutti di una grande rendita. Sicco
d’ordinario simboleggiate per mezzo di alati fanciulli i quali hanno degli attributi particolari ad ogni Stagione. La Primav
glio di verdura ; ei tiene da una mano dei frutti secchi e dall’altra degli acquatici augelli. Le quattro Stagioni sono state
tutto il corpo di augello e la testa di donna. Si danno loro in mano degli stromenti di musica ; una tiene una lira, l’altra
attribuivano ad essi la prosperità de’ loro affari domestici. Sorsero degli altari in loro onore. Si tenevano per essi delle
i fossero conosciute sotto il nome di Lemuri. Quelli che avevano cura degli abitanti delle case ove eglino stessi avevano dim
i mali reali, e si distinguevano col nome di Larve. Altre divinità degli antichi Presso i Romani molte cose campestri
Concordia, la Pace, la Quiete, la Salute, la Felicità, la Fama ebbero degli altari innalzati in loro onore. Si fecero dei sag
me dell’avo Ercole fu detto Alcide e dal proprio fu chiamato il primo degli Eraclidi. Giove per ingannare Alcmena si vestì de
Ritornato in sè stesso ne fu tanto afflitto che rinunciò al commercio degli uomini, indi consultò l’oracolo di Apollo che gli
ità dei decreti di Giove ; e gli annunciò che sarebbe posto nel rango degli Dei allorchè avesse compiuto i gloriosi suoi dest
Ercole offeso dalla condotta di Augia lo uccise e nominò Fileo erede degli stati di suo padre. 8.° Domò un furioso toro che
almarsi. Ercole ferì anche Plutone in una spalla, nel tetro soggiorno degli estinti, per cui fu costretto a portarsi in cielo
per cui fu costretto a portarsi in cielo per farsi guarire dal medico degli Dei. Un giorno in cui trovavasi molto incomodato
o potere di farlo ritornare a lei. Deianira troppo credula, informata degli amori di suo marito con Iole, mandò a lui la fata
gna e sino nella Tabroane isola tra l’Indo ed il Gange, furono eretti degli altari in onor suo. Si dipinge Ercole estremamen
a fermarsi la piccola barca la quale portava Deucalione il più giusto degli uomini, e Pirra sua sposa la più virtuosa tra le
gni dello zodiaco, perchè il padre loro aveva voluto sapere i secreti degli Dei. Esse formano una costellazione chiamata le P
taccò il drago e lo uccise. Ne seminò indi i denti dai quali nacquero degli uomini che si uccisero immantinenti tra di loro,
ua sposa, che avevalo sempre accompagnato. Oppressi entrambi dal peso degli anni e delle sventure, pregarono gli Dei di porre
go dai pirati che lo infestavano, e furono perciò messi tra il numero degli Dei marini e come tali invocati nelle tempeste. S
fabbricarono in loro onore un tempio ed offrivano loro in sacrificio degli agnelli bianchi. Castore proteggeva quelli che si
torri, che situò ad eguali distanze. Vedevansi ancora a Tebe al tempo degli Antonini, vicino alla tomba di questo principe, m
sull’origine del mondo, sul corso del sole e della luna, sulla natura degli animali e delle piante. Si fa l’inventore auche d
a segretamente sul monte Pelio ove il centauro Chirone, il più saggio degli uomini del suo tempo, prese cura della sua educaz
utta la Grecia questa spedizione ed accorse in folla a Iolco il fiore degli eroi greci per prendervi parte ed accompagnare Gi
Marte, per seminarvi i denti di un dragone dai quali dovevano nascere degli uomini armati, ch’egli era tenuto di sterminare t
delle sue sventure, egli perirebbe colpito dagli avanzi del vascello degli Argonauti, ciò che gli accadde in fatti. Un giorn
bi dolori, per cui pregò Giove di porre fine a’ suoi giorni. Il padre degli Dei, tocoo dalla sua sciagura, trasferì a Promete
ndo il Faro di Messina, e che Teti e le sue Ninfe dirigessero la nave degli Argonauti a traverso Scilla e Cariddi. A Drepane
. Furono gettati su gli scogli della costa d’Egitto, ma la protezione degli Dei li sottrasse anche a questo pericolo. Continu
a Colchide, e la di cui conquista fu l’oggetto principale del viaggio degli Argonauti. Varie sono le opinioni sull’origine di
coperto d’oro invece di lana fin dal suo nascere, e che era il frutto degli amori di Nettuno trasformato in ariete e dell’avv
rinvennero. Divenuta grande ella abborrì per molto tempo la compagnia degli uomini e non gustava altri diletti se non quelli
mare al ricever che fece questa triste nuova mandatagli dalla regina degli Dei per mezzo di Morfeo. Gli Dei ricompensarono l
igne. In riconoscenza di tanti benefizi i Romani lo posero nel numero degli Dei. Il regno di Giano fu tanto pacifico che fu r
e significato il motivo del suo viaggio, ella, essendo della schiatta degli indovini, gli rispose che doveva sacrificare a Gi
morire a Colonos e che la sua tomba sarebbe il segnale della vittoria degli Ateniesi sopra tutti i loro nemici. Creonte alla
principe che sospetta in Creonte la mira di privarlo della protezione degli Ateniesi, e relegarlo in terre sconosciute, ricus
cederle al fratello, e lo costrinse a ritirarsi presso di Adrasto re degli Argivi. Aveva Adrasto due figlie, Argia e Deifile
o valorose prove fu ucciso dal tebano Menalippo ; Capaneo sprezzatore degli Dei, mentre scalava le mura di Tebe venne fulmina
otendo tollerare che Polinice suo fratello divenisse preda dei cani e degli avoltoi, segretamente lo seppellì. Creonte, essen
te ottenne gli onori divini, ed i Greci lo ponevano tanto al dissopra degli altri eroi, quanto consideravano Giove superiore
e medesimo innanzi al patrio altare. Oreste visse pacifico possessore degli stati d’Argo, cui dopo la morte di Menelao, aggiu
i, per trarne vendetta alla metà del banchetto gettò essa sulla mensa degli Dei un pomo d’oro portante la segnente iscrizione
à di Padova ; e discacciati gli Euganei diede alla provincia dal nome degli Eneti quel di Venezia, come alcuni opinano. Enea
agli uomini ; e lo stesso nome davasi pure al luogo in cui per bocca degli uomini eran renduti. Gli Oracoli facevano parte d
le specie di predizioni era questa la più sacra ed augusta. Per mezzo degli Oracoli credeva l’uomo di avere un immediato comm
truire i tempii ove rendevansi gli Oracoli, le vicinanze, l’esteriore degli edifici tutto contribuiva a mantenere la pia cred
giuni, di sacrifici, ecc. Giove in forza della sua qualità di sovrano degli Dei, era riguardato come il primo motore degli or
sua qualità di sovrano degli Dei, era riguardato come il primo motore degli oracoli, e prima sorgente d’ogni divinazione. Dop
nto per la precisione e la chiarezza delle sue risposte, in confronto degli altri ; di modo che gli Oracoli del tripode passa
ssavano in proverbio per antiche ed infallibili verità. Il privilegio degli Oracoli venne coll’andar del tempo accordato a qu
in Egitto un Oracolo. L’ambiguità era uno de’ più ordinari caratteri degli Oracoli e il duplice loro senso pareva sempre fav
piere il numero dei grani di sabbia che dovevano por fine alla misura degli anni di sua vita. La Sibilla dopo di avergli fatt
no guaste o infette. Una porzione della vittima abbruciavasi in onore degli Dei, il resto mangiavasi, eccetto negli olocausti
bblicare il giorno in cui tali banchetti dovevano aver luogo in onore degli Dei. Il loro numero che da principio era solo di
e pereuoterli. Gli Anuspici erano quelli che esaminavano le interiora degli animali per trarne i presagi. I sacerdoti Akvali
di punire gli autori dell’ingiustizia. Eravi pur in Roma il collegio degli Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’intrapre
ndevano altri dall’osservazione del cielo, altri dal canto e dal volo degli uccelli che si chiamavano auspicii, altri dal man
raordinari, tutti i casi impensati, tutti i moti volontari del cuore, degli occhi, delle ciglia, il sonar degli orecchi, gli
tutti i moti volontari del cuore, degli occhi, delle ciglia, il sonar degli orecchi, gli starnuti, le parole e i rumori uditi
itali. Innalzarono i Romani per celebrare i loro Giuochi dei teatri, degli anfiteatri e dei circhi magnifici, di cui gli ava
e, le quali uscir si facevano dalle carceri o tane praticate al basso degli anfiteatri, e i più atroci e crudeli spettacoli d
e. 414. Dite. V. Plutone. 76. Ditti. V. Perseo. 308. Divinità (altre) degli antichi. 276. Driadi. 241. E Eaco. V. Inferno (de
asformata Mirra detta anche Smirna figlia di Cencreide e di Cinira re degli Assiri o di Cipro, come vogliono alcuni, la quale
5 (1880) Lezioni di mitologia
esiderio di leggere i Classici, il cui studio tanto aiuta la fantasia degli Artisti. Per giungere a ciò, ho tradotto non picc
na di ammirazione, egli è il ministro maggiore della Natura, il padre degli anni e della luce, per cui l’universo ride e si r
ssario dì par lare in primo luogo delle opinioni che sulla formazione degli Dei e del mondo avevano le diverse idolatre nazio
gurata; e per rialzare maggiormente la vostra fantasia, quando alcuno degli antichi poeti canterà le lodi e le gesta dei numi
he argomento furono dei più celebrati antichi poemi. Il lungo viaggio degli Argonauti di cui fu prezzo il vello d’oro conquis
o appena mostrano le rovine, ma il suo nomo vola eterno por le bocche degli uomini, e a quante carte, a quante statue, a quan
ta fu la t’ama di quelli ho pugnarono e cadiloro sotto le mura, opera degli Dei! Dopo che Omero ci avrà descritto l’ira di Ac
Dei! Dopo che Omero ci avrà descritto l’ira di Achille, la discordia degli Dei, il tenero addio di Andromaca ad lettore, che
. Ma poco compenso ai nipoti di Bardano sarebbero i diversi infortunj degli Achei. Essi mal vinsero: i Penati rapiti da Enea
chè il loro culto, le loro imprese poco illustrate sono dai monumenti degli artefici, dai versi dei poeti. A questo breve tra
he: egli v’indicherà le figure allegoriche, delle quali negli scritti degli antichi si parla, e che tuttora si vedono nei lor
one delle diverse idee tenute dagli antichi sulla origine del mondo e degli Dei. La presente Lezione è destinata a narrare qu
lta affatto seccate, si aprirono, e balzarono fuori tutte le famiglie degli animali onde è popolata la terra. Quelle che avev
no col mezzo della generazione. 5 Se questa cosmogonia fosse la sola degli Egiziani, ninno potrebbe scusargli dall’ateismo,
o Phta, il quale forse è lo stesso che il Vulcano dei Greci. Il senso degli espressi simboli così dichiaravasi. Le piume onde
ano tutte le cose se li chiudeva. Percorsa la teogonia e dei Fenicj e degli Egizj, ragion vuole che quella dei Greci si disco
, viene accusato per alcuni di avere a suo capriccio inventati i nomi degli Dei e confusa la loro genealogia. Altri, al contr
iù giuste di ogni altro pagano. Orazio, infatti, lo chiama interprete degli Dei e correggitore dei guasti costumi dei mortali
ndo intiero coperto del suo splendore. Questa luce era la primogenita degli esseri, e il principio di essa avea dato vita a t
vuto la fortuna di riescirvi. Udite intanto l’origine e la genealogia degli Dei. Nel principio era il Caos, indi la Terra, l’
la Venere, detta Afrodite dal nome della spuma marina, eterna voluttà degli uomini e degli Dei, indivisibil compagna delle Gr
a Afrodite dal nome della spuma marina, eterna voluttà degli uomini e degli Dei, indivisibil compagna delle Grazie e di Amore
la Vecchiezza, la Contesa madre della Fatica, dell’Oblio, della Fame, degli Affanni, delle Guerre, delle Stragie delle Sconfi
i Cretesi mendaci ardiscono di mostrare ancora il sepolcro del padre degli uomini e degli Dei. Giove, essendo adulto, fu gra
aci ardiscono di mostrare ancora il sepolcro del padre degli uomini e degli Dei. Giove, essendo adulto, fu grato alla Terra,
a per consiglio divino, n’ebbe in figlia Medea. Tale è la generazione degli Dei, secondo i Greci, conservataci da Esiodo, il
nità, e sopra a zolle ed informi pietre offrivano sacri fizj al padre degli uomini, di cui, al dire di Cicerone, degno tempio
ostrato di acquistar fama. Sarà mia cura descriverli quando parleremo degli Dei ai quali erano sacri. Gli Auguri rivolti all’
i. Terminava il tempio la parte posteriore detta οπιψοδομοσ. I templi degli Egiziani differivano dagli altri contenendo tre v
arsi, specialmente per gli artisti, che gli antichi nel genere ancora degli edifìzj significavano la natura dei numi ai quali
a varietà erano causa i moltiplici attributi del nume, o la pluralità degli Dei che nel tempio erano adorati. E con ogni altr
dorati. E con ogni altra iorma della fabbrica alludevano alle qualità degli frnmortali che credevano abitarvi, poiché lunghi
: conveniva pure che il luogo ancora additasse la natura e 1’ ufficio degli Dei. Infatti, quelli ai quali era affidata la tut
ninno omaggio riputavano agli eterni più caro della luce, primogenita degli esseri ed anima dell’ universo. Ancora i primitiv
be l’annoverare quante pitture, quanti simulacri che fama sono ancora degli artefici antichi, ornassero queste fabbriche, e c
fortuna, le cui permutazioni non hanno tregua. Difendeva la presenza degli Dei ancora l’oro, che non avea violata l’ingenua
ione dei sepolcri cercarono con memoranda avidità l’oro fra le ceneri degli estinti, mostrando che dalla barbarie dei vincito
lli coi quali gli antichi sancivano il giuramento, placavano le ombre degli estinti, le di cui tombe bevvero qualche volta um
narreranno nella seguente Lezione, questi sacrifizj, eterna vergogna degli uomini e degli Dei, che furono « Famoso pianto d
la seguente Lezione, questi sacrifizj, eterna vergogna degli uomini e degli Dei, che furono « Famoso pianto della scena Argi
nivano, ed il sole appariva sull’oriente. Serti composti colle frondi degli alberi cari agli Dei ai quali sacrificavasi, coro
dall’ ingrato aratro consumato il collo, cader poteva innanzi all’ara degli Dei. Chiunque toccasse l’altare macchiato di deli
d aperte le vittime, nelle di cui viscere palpitanti cercavano l’ ira degli Dei e gli eventi occultati nel futuro, l’ incenso
perchè non negassero alla famosa nave la terra sperata. Nei sacrifìzj degli Dei marini raccoglievasi il sangue, e le nere vit
acco, di cui tre volte al padre dell’onde fa libazioni il condottiero degli Argonauti, perchè reputavasi che dei numeri impar
delle cose, e voi m’udite, Sole, Terra, o venerande Erinni Punitrici degli empj; a tutti io giuro Che ‘l pudor di Briseide e
azione offerta a Patroclo da Achille per dolore forsennato. Usanza fu degli antichi pianger gli estinti parenti per tre giorn
e i primi duci, io vado Il gran rito a compir: parte gemendo La folla degli Achei. Già scorgi alzarsi Dai funerei ministri ec
gior parte di esse ha negli angoli teste di animali. Numerosi al pari degli Dei erano gli altari, e Virgilio ci mostra larba,
a viltà e la tremante adulazione pose gl’imperatori romani nel numero degli Dei, ebbero ancor essi altari, e più dei numi, no
santamente le are non toccava, giacché inevitabile credevasi la pena degli spergiuri. I re vi giuravano sopra i trattati di
per inalzarle doveva esser dalla pubblica autorità determinato. Assai degli altari. Intorno ai sacrifìzj eccovi quel di pili
. Quelli di Giano, di Giunone, di Esculapio nel gennaio, di Nettuno e degli Dei infernali nel febbraio, di Minerva nel marzo,
assi da costoro pietà, e moderazione? » Dopo il discorso del principe degli Oratori, l’accennato parere non può considerarsi
a insania che con umane vittime contaminarono le loro mani e i templi degli Dei. È opinione di alcuni che questa orribile cos
e tutti i sacrifizj cruenti vietarono, conoscendo che coli’ uccisione degli animali si avvezzava alla crudeltà ed al sangue i
almente il Tragico francese. Sacrifizio d’Ifigenia. « Questa il fior degli eroi scelti per duci Dell’oste argiva in Aulide g
ide prore, il copra Di spezzati navigli e membra infrante Ira miglior degli accusati venti. sole, che nell’esecrata terra D’A
na Giovenale gl’inetti nobili di Roma, che si appoggiavano sulla fama degli avi. A questi abbozzi successero molti progressi:
irsi agli antichi artisti d’ogni materia e d’ogni forma per le statue degli Dei. Oltre il marmo e la pietra, l’arancio, la pa
io, la palma, l’ulivo, l’ebano, il cipresso erano materia all’effigie degli Dei. Nel Giove Olimpico, che veruno emulò, e neir
eziosa materia, distribuiti. Anticamente la creta serviva alle statue degli Dei che furono detti Fictilia, dall’arte di getta
he la semplicità dei primi Romani escludeva l’oro ancora dalle figure degli Dei. Giovenale, favellando del Giove di Creta di
ivinità le statue fossero comunemente piccole, come quelle de’ Lari e degli dei Pataici d’ origine fenicia, che sulla prora d
, sarà mia cura riferirne la descrizione allora che tesserò l’istoria degli Dei. Costumavasi offrir loro sacrifizj e preci ne
maestà del loco, ma pesata, come egli dice, l’ira di Cesare e quella degli Dei. Tradurrei per vostro vantaggio i versi di qu
Tieste di Seneca, ove si descrive il bosco che era presso alla reggia degli empj fratelli. Confido che vi riempirà di maravig
rte: ai paventati tronchi Stan mille doni affissi: evvi la tromba Che degli emuli cocchi il volo accrebbe; D’Enomao il cocchi
lle notìzie, che preceder deggiono lo studio delle favole e la storia degli Dei, che colla scorta de’ Classici e dei monument
mostrano un fonte, dove le ninfe lavarono le tenere membra del padre degli uomini e degli Dei, quando i Cureti lo sottrasser
nte, dove le ninfe lavarono le tenere membra del padre degli uomini e degli Dei, quando i Cureti lo sottrassero alla crudeltà
ne il vagito. Così sono rappresentati in due medaglie dei Laodicesi e degli Apamesi di Frigia, destinate ad onorare due imper
o i henefizj del figliuolo 1’ troce animo di Saturno, il quale memore degli oracoli fatali, insidie gli preparava. Giove, avv
falce ministra di quell’ingiuria, a cui deve il suo nascere la madre degli amori. Favoleggiarono gli antichi che Apollo coro
Plutone, e le regioni marittime di Nettuno. Non ostante, fu opinione degli antichi che il potere di Giove non solamente al c
’odorosa chioma, Chi le viole e mille e mille fiori, Memoria e pianto degli eterni numi. Piovon le foglie in terra, in mezzo
anze favoleggiarono i poeti che sottoponesse la sua divinità il padre degli uomini e degli Dei, onde essere dei suoi amori co
rono i poeti che sottoponesse la sua divinità il padre degli uomini e degli Dei, onde essere dei suoi amori contento. Dopo le
ne, seco unita nelle spiagge Pierie, diede alla luce le Muse, delizia degli uomini, oblio sicuro delle mortali sciagure. E Gi
itologia, Tre (al dir di Cotta in Cicerone nel suo libro Della Natura degli Dei) erano i Giovi, secondo i teologi. Il primo e
à, che attestò essergli più cara della vita, perchè udita la disfatta degli Ateniesi a Cheronea, volontario pose fine alla vi
ronunziate da Romolo, mentre i suoi cedevano; — Padre desili uomini e degli Dei, qui almeno respingi i nemici, togli il terro
, e vi si legge inscritto: A Giove Statore. Vitruvio nel terzo libro, degli edifizi peritteri ragionando, ne avverte che di t
vendicatori. » Eccovi quasi esausta la serie dei cognomi che il padre degli uomini e degli Dei ebbe presso i Latini ed i Roma
Eccovi quasi esausta la serie dei cognomi che il padre degli uomini e degli Dei ebbe presso i Latini ed i Romani. Ora mi rivo
co. Giove Espiatore commemorò Erodoto, e chi era macchiato del sangue degli amici e dei parenti ne abbracciava l’altare che i
che ne abbia, come si esprime Visconti, lasciata l’arte e la religion degli antichi, è nel Museo Pio dementino, dove questa d
ttà levarsi, Salia sul Campidoglio. Eran di sangue, (Tanta è l’offesa degli irsuti pruni) Tinte le bianche braccio, e dalla s
rgo e Samo gareggiarono per l’onore di esser patria a Giunone, regina degli Dei, consorte e sorella del Tonante. La prima cit
non meno venerati scrittori. Contento d’ indi care la lite e le armi degli avversarli, parlerò pri ma delle gesta della dea,
a, quindi dei simboli coi quali era rappresentata a tenore dei nomi e degli attributi diversi che l’antica credulità le conce
marito, mentre due incudini alle candide braccia erano catena. Niuno degli Dei potè liberarla; solo Vulcano lo ardì: il padr
stenere; la patera, cioè, e lo scettro, simboli consueti della regina degli Dei. L’elevazione indicata del braccio sinistro,
n lasciano dubitare nè dell’azione della figura, nè della convenienza degli accennati attributi. Se si consideri l’arte, tutt
ici, quasi al pari di quelli di Giove, furono i cognomi che la verità degli ufficii, la fantasia dei poeti, l’ambizione delle
qui vogliono che derivasse il costume di dividere coU’asta le chiome degli sposi. Un promontorio dell’ Italia le diede il no
ella Diodoro. Eccovi tessuta la serie dei nomi più illustri. Ragionar degli altri sarebbe inutile e noioso. Aggiungerò la des
mpi si venerano per statue, o un vero moggio, segno della gratitudine degli adoratori che dichiaravano così tenere dai numi l
iglie Aetasa, Aioche e Medicasta. Da Ercole, come udirete nel viaggio degli Argonauti, ebbe la vergine salute, e morte il mos
Luciano nei Sacrifizii, e Cicerone nel suo libro Intorno alla natura degli Dei, avvertono che effìgiavasi con neri capelli e
a Samo, Contemplava di là l’aspro conflitto; E tutto l’Ida e Troia, e degli Achei Le folte antenne si vedea davanti. Ivi, usc
dire di Cicerone, seguito da Arnobio, quattro, oltre il figlio del re degli Dei, furono i Mercurii: il primo nacque dal Cielo
ve, nipote di Atlante e di Pleione, appropria la Mitologia ogni vanto degli altri. In tanta varietà doveva necessariamente du
il latte, che a parte del cielo die nome. Omero, o chi sia l’autore degli Inni, narra che appena dalla ricciuta Maia fu par
dosi verso il proprio tetto, non riscontrò per sua gran ventura ninno degli uomini e degli Dei: dei cani stessi non s’udiva i
roprio tetto, non riscontrò per sua gran ventura ninno degli uomini e degli Dei: dei cani stessi non s’udiva il latrare. Entr
icità nella composizione, pregio che raccomanda quasi sempre le opere degli antichi. Adornava il Foro di Preneste, nelle cui
e del Commercio. La verificazione di quanto affermiamo è un risultato degli schiavi intrapresi nell’orto dei Padri Dottrinari
, Inni, tradotti dal Salvini. Lezione decimaquarta. Dei simboli e degli uffìcj di Mercurio. Fra i cosinomi che l’antic
l’aurea verga in cambio della lira da Apollo, che la cura gli affidò degli armenti. I mitologi più recenti aggiungono che co
ia di due serpenti, onde vi furono uniti per significare la concordia degli animi più efferati. Jamblico, che col velo dell’a
perchè commessa gli era la tutela del gregge. Cammillo, cioè ministro degli Dei, lo dissero gli Etruschi con nome ai Beoti an
co senza la falsa denominazione che per ben due secoli ebbe dal volgo degli eruditi e dei professori. I più esperti uomini d’
sua figlia; a lui finalmente è tutto proprio, secondo l’osservazione degli antiquarii, il manto ravvolto al braccio sinistro
re: onde veruno dei numi fu di esso più compassionevole, avendo fatto degli umani mali esperimento. Illustre fra gl’infortuni
e, arme di Giove, e ministro della morte vendicata. Sdegnato il padre degli uomini rilegò dal cielo Apollo, che esule famoso
la giovinetta in una verga dell’ incenso odorato, che sale alle sedi degli immortali. Ma Clizia, quantunque nell’amore avess
fiore, detto Elitropio, trasformata. Ma assai per la presente Lezione degli amori di Apollo. Un simulacro di lui chiamato Sau
no. « I capi d’ opera della scultura furono eternati dall’ammirazione degli antichi, non solo colla memoria che ce ne hanno l
o, gli cedesse Calaurea che è dirimpetto a Trezene. Ho sentito dire a degli altri che dei pastori avendo condotto per caso i
nome. Aggiungono che trovasse l’arte di conoscere l’avvenire col volo degli uccelli, e che la città di cui è fondatore fosse
io di Apollo fu dunque esposto fino dal suo principio alle intraprese degli uomini avidi e scelerati. Infatti, dopo questo ba
d’ istrumenti a corde senza canto. Nella seconda si comprese la corsa degli uomini armati. » Fin qui Pausania. Daremo quel c
me La notte, e sola soffre occhio mortale. Alla messe propizia, e che degli anni Mostra la fuga col crescente raggio. Quindi
erevoli monumenti consacrati al dio. Lasciando le statue dei musici e degli atleti, che hanno nell’arte loro riportata la pal
su gli Spartani. Consiste in un Apollo, in una Vittoria con le statue degli eroi originarii di Tegea; come Callisto figlia di
simulacri. « Presso del nominato cavallo si mirano pure altre offerte degli Argivi, che consistono nelle immagini dei princip
doro e di Aristogitone. Offrirono pure ad Apollo gli Argivi le statue degli Epigoni, e quella di Danae re di Argo con Ipermes
me di Artemisio e di Salamina. Due altre statue del nume sono ofierta degli Epidauri e dei Megaresi. Nel pavimento del tempio
e unanimemente contro Pitone. Ma perchè non piuttosto contro il campo degli Achei per vendicare l’oltraggio del suo sacerdote
di vigore e di eleganza, che vi si vede il più bello e il più attivo degli Dei, senza la morbidezza di Bacco, e senza le aff
Cajo Caligola pensava sino farla sede dell’impero e seggio ordinario degli Augusti. Non dee far maraviglia dunque che tante
nerale che nulla vi ha di veramente perfetto, e che perciò si trovano degli errori nei capi d’opera, non solo dell’arti del d
ti gli altri simulacri del dio, quanto l’Apollo di Omero è più grande degli altri descritti dai susseguenti poeti. Le sue for
o le muse e lo accarezzano. Fra tutti i rimastici simulacri del padre degli Dei, nessuno ve n’ha che si avvicini a quella sub
, che il voler supremo manifestan con i cenni; gli occhi della regina degli Dei in maniera dignitosa inarcati; é la sua bocca
che ne ho dato, imitando così coloro che posavano a pie dei simulacri degli Dei le corone che non giungevano a metter loro su
fuggi: a me di Delfo Serve la reggia e Claro, io son di Giove Figlio: degli anni io sono il padre: io solco Gl’ignoti abissi
l’età future, 11 passato, il presente: io con la cetra Marito il suon degli animosi carmi: Certo è il mio strale, ma del mio
ori, e fra gli altri Francesco Giunio , che ha scritto sulla pittura degli antichi. Forse così uno s’inganna nella spiegazio
nario alle sue figure nell’isola di Lesbo, perchè, secondo l’opinione degli antichi, quest’albero favorisce la divinazione. P
e borchie è anche parte di questo abito citaredico, per testimonianza degli antichi scrittori. La fascia, o zona, che gli cir
re dalle semplici cetre, che non ne erano fornite, secondo l’opinione degli espositori delle antichità ercolanesi. » Per la v
ne, che l’ imbelle Lira Temeva: disse: salvator del mondo, O maggiore degli avi Ettorei, Augusto: Vinci sul mare, è tua la te
La vergogna le spade. E tempo. I legni Vadano ad incontrarsi: io son degli anni Il padre: io guiderò di Giulio i rostri Con
partiene ai tempi Omerici), ma perchè autore è della luce primogenita degli esseri e dell’universo, Latoo lo dissero per Lato
ltari fondato da Manto figlia di Tiresia, che qui fuggiva la vendetta degli Epigoni vincitori di Tebe. Come Teossenio, cioè o
i conviene A sorelle. La terra uomini porta E selve o fere e ninfe, e degli aperti Campi tutti gli Dei. Là sopra il cielo Sei
aprima. Diana. Secondo Cicerone, nel libro che intorno alla natura degli Dei ha scritto, più furono le Diane. Una nata di
ga la seconda, che è sorella di Apollo e custode delle selve ed onore degli astri, perchè, come dai poeti appare era lo stess
a di Cerere, la quale, al dire di Pausania, era lo stesso che l’Iside degli Egiziani. Checché ne sia, avendo veduto i dolori
a bella statua una specie di stivaletti, ch’erano i coturni venatorii degli antichi, de’ quali doveva esser calzata l’immagin
olto regni con Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli, dei cani, degli archi, dei cocchi, che leggermente ti trasportano
e della sua nave, quando i venti imprigionati differirono la vendetta degli Achei sopra il rapitore troiano. Salve, o venerab
ie braccia non lascia Che sfigurato corpo: orrido oggetto Ove trionfa degli Dei lo sdegno, E appena tu conosceresti, o padre.
tudine nel medesimo luogo una statua d’oro in onore d’Artemidoro, uno degli artefici del tempio. Dice Yitruvio che questo tem
po inviolata selva Frondeggia in piano, ed i soggetti campi Riguarda: degli eroi parte le reti Distende, parte scioglie i can
l sen ribagna il ferro Ancor fumante del fraterno sangue. — Ai templi degli Dei doni portava Altea pel figlio vincitor, ma ve
à medesima, che n’ è il so^ra^etto. A ragione si è lamentato Gronovio degli antiquarii, che invece di spiegare tutti que’ sim
a in Cerere, ora in Iside ed ora in Cibele abbiano trasformata la dea degli Efesii. Quantunque non siamo stati iniziati ai mi
iande, sotto un festone di varie frutta, denotanti il più antico cibo degli uomini. Il resto del petto è coperto dallo Zodiac
memente a quelle parole di un certo Demetrio, che leggiamo negli Atti degli Apostoli, che l’Asia non solo, ma tutto l’univers
degna di una sì minuta descrizione, e perchè illustra il citato loco degli Atti Apostolici, e perchè è troppo aderente al no
i sa che le colonne erano scanalate, quasi ad imitazione delle pieghe degli abiti feminili, e d’ordine ionico; e scanalate e
gine e sulla patria, dovute alla vanità delle nazioni, alla mala fede degli scrittori, e più ancora a quella mistura di diver
di dio. Luciano, che burlando or insegnò, or pervertì, nei dialoghi degli Dei introduce, con quella grazia ch’è tutta sua,
i diletta per mezzo alle battaglie Il nitrir dei cavalli, Il picchiar degli scudi, Delle rote il fragor; che la grand’asta Su
culapio Igia, o la dea della salute, per figlia. Assai delle azioni e degli attributi della dea. Passiamo a trattare di più i
ervatori delle proprietà, reflettevano che questo appunto è il colore degli occhi de’ più feroci e guerrieri animali, e per c
, e per ciò l’attribuivano a Pallade che uscita dalla testa del padre degli Dei tutta armata non respirava che battaglie e st
Sul casco della dea l’artefice avea rappresentato un gallo, o perchè degli uccelli è il più coraggioso, ovvero come simbolo
ntante l’apoteosi di x\ugusto. È da notarsi che rari sono i simulacri degli Dei in un movimento straordinario. Nè s’incontra
salva. Lezione vigesimasettima. Venere. Venere, eterna voluttà degli Dei, degli uomini, delle belve, favoleggiarono i
Lezione vigesimasettima. Venere. Venere, eterna voluttà degli Dei, degli uomini, delle belve, favoleggiarono i più fra gli
l volto spremeva con ambe le mani l’onda dell’ Ocea no: e il principe degli antichi pittori, Apelle, così l’espresse in quell
o dai flutti cerulei, e di sedere nella nostra conchiglia. — L’autore degli Inni Omerici al contrario narra l’aura rugiadosa
ono. Così elleno stesse si abbigliano quando vanno alle amabili danze degli Dei nella casa paterna. Poiché ogni ornamento ebb
nte per origine e per attributi, quantunque Orfeo, o chi sia l’autore degli Inni, confonda la marina, o volgare, con la celes
anifestata la sua fortuna provato avrebbe il fulmine di Giove e l’ira degli altri numi. Ma non fu Anchise il solo fortunato f
Villa Borghesi, se ne è fatte delle Giunoni, ma la voluttà e la forma degli occhi proprii di Venere vi fa conoscere questa de
ormente con questo vaso rovesciato l’azione del bagno, dove era stile degli antichi di ungersi, è ancora un utensile tutto pr
e, ne volle usare neppure il giorno del contrastato giudizio. L’amore degli ornamenti che distingue Criprigna si é voluto ind
tta? — Vener così piangea; ed al suo pianto Sospira, e piange il coro degli Amori. Ahi ahi Ciprigna; è morto il bello Adone!
ora di altre divinità hanno sortito dal capriccio dei ristauratori e degli antiquarii. Pure le medaglie di Sabina Augusta e
ome proprio dell’ effigie di Venere: ora mi sono avvenuto in un passo degli Argonautici di Apollonio Rodio che dà gran lume a
er cui tanti navigavano a bella posta in Asia, e per cui il fanatismo degli antichi giunse agli eccessi i. più stravaganti. L
onia otriculana avrà venerato in questo simulacro l’origine di Roma e degli Augusti. Quantunque la figura sia composta con ce
to, Che il guardo inebria ed il pensiero arresta. Qui terra e mare, e degli aerei campi Vedi l’azzurra volta; il Sole eterno
so ed insensato che sei, non conserverai piiì alcuna reverenza pel re degli Dei, e ti sei dimenticato il suo comando? Frena l
iscordia e delle guerre. — Pure, essendo suo figlio, ordinò al medico degli Dei che lo sanasse. Peone pose sulla sua ferita u
l fuoco che a lui conviene, non trovasi certamente fra tutti i lavori degli antichi. Le due più belle figure di questo dio. s
n oscurissima spelonca nascosa fuggisse la luce del cielo e l’aspetto degli Dei. Tutti i frutti della terra perivano, stermin
avea sofferto le ferite dell’aratro fu letto agli amanti: ma il padre degli uomini, non soffrendo nel suo figlio un rivale, c
campagna, sia, come pretende Vitruvio, che i costumi semplici e puri degli abitanti fossero analoghi alla loro situazione. C
i quanto i pensamenti dei poeti, primi teologi delle nazioni, abbiano degli artefici guidata la mano. L’istinto che ha la for
fedeli interpreti di Cerere, e le erano con sacrate. L’immaginazione degli artisti, poco contenta dei simboli adottati nel p
e di Omero.- Dicono essi che questo dio delle ricchezze fu il frutto degli amori di Cerere con Jasione. Gli scrittori seguen
tanto si fida Nell’ingegno del loco: Un dì fu parte L’Etnea contrada degli Ausonii campi: Cangionne sito la tempesta e l’ond
i nelle seguenti descrizioni. « Uno dei più bei monumenti delle arti degli antichi nelle drapperie è la presente statua. L’e
ina, e tesseva inutil dono Al ritorno materno, e qui coll’ago L’ordin degli elementi e la paterna Sede illustrava, e con qual
ardiva con tutto ciò opporsi alla domanda d’Ercole amico e benemerito degli Ateniesi. Si trovò il modo di conciliare questa d
Vescovi. Il luogo dei contemplati, o Misti, era nel vestibolo, quello degli Epopte, o Vescovi, nell’adito, cioè nella parte i
li altri ministri le cure. S’iniziavano in questi misteri i figliuoli degli Ateniesi ancor fanciulli, nè gli Ateniesi solo, m
non era il Tebano figlio di Giove e di Semele, ma un altro che dal re degli Dei e da Cerere, o Proserpina, era nato. Aveva un
fiaccola nella mano, e traevasi tra il canto, le danze e il picchiar degli scudi. Sacra la porta, sacra la via che frequenta
plendenti rami Verde metallo; a te fia sacro, e ricca Sarai tu sempre degli aurati pomi. Poco ti dico: ciò che il Ciel sereno
cerche. Intorno alle altre divinità ho cercato di esporvi le opinioni degli antichi, e d’illustrarle coi monumenti degli arti
o di esporvi le opinioni degli antichi, e d’illustrarle coi monumenti degli artisti, colle descrizioni dei poeti, per quanto
il dono. Reputavasi il fuoco etereo, di che simbolo è Vesta, perpetuo degli antichi, onde da Orazio etenra nel terzo libro de
lo stesso nei Problemi, indagando la ragione perchè le tavole rotonde degli antichi si chiamassero veste, afi’erma che tal no
rà di trattarne quando, dopo avere indagata nelle favole la religione degli antichi, vi narrerò gli usi e i magnanimi fatti d
erpina. (Continuazione.) Cerer spaventa nelle sacre rupi, Ch’il suono degli scudi empie, sicuro Simulacro di mal; notte ripet
fra gli Dei, che scioglie le cure, e doma nel cuore degl’immortali e degli uomini la mente e il prudente consiglio. Dal prin
a fa moglie di Titano. L’autore delllnno Omerico la chiama gran madre degli Dei e consorte del Cielo stellato. Erodoto dice c
ga qui accompagnata dai sette pianeti perchè questi, come fu credenza degli antichi, esercitavano ciascheduno nel proprio gio
la Terra, e le tramandavano gl’influssi. Assai della Terra. Amore re degli uomini e degli Dei merita le nostre ricerche. I L
tramandavano gl’influssi. Assai della Terra. Amore re degli uomini e degli Dei merita le nostre ricerche. I Latini, come not
pagne l’Ebrietà, le Angoscie, le Inimicizie, la Contesa. Seguì l’idee degli antichi il Petrarca allora che disse di questo di
appoggiato sopra un cippo, o colonnetta quadrata, secondo il costume degli eroi, e tiene il fulraine nella mano, L’Amore, se
gli antichi. Regina del Caos era innanzi che Iddio togliesse la lite degli elementi, e leggi prescrivesse alla materia infor
l’autore degl’Inni, che vanno sotto il nome di Orfeo, la chiamò madre degli uomini e degli Dei. Favoleggiarono i poeti che fo
nni, che vanno sotto il nome di Orfeo, la chiamò madre degli uomini e degli Dei. Favoleggiarono i poeti che fosse tratta sopr
o disse con ragione Orfeo, che chiamò pure quiete dell’universo, e re degli uomini e degli Dei. In Omero tutti gli Dei cedono
ione Orfeo, che chiamò pure quiete dell’universo, e re degli uomini e degli Dei. In Omero tutti gli Dei cedono al Sonno: solo
pe dei poeti volle indicarci che coloro i quali presiedono al destino degli uomini dovrebbero essere continuamente vigilanti.
lui precipitato nel mare, dove sarebbe perito, se la Notte domatrice degli uomini e degli Dei non lo avesse salvato. Non vi
o nel mare, dove sarebbe perito, se la Notte domatrice degli uomini e degli Dei non lo avesse salvato. Non vi è istoria nè fa
gnati i contorni. Vi ha pure tre templi. Il primo sacro alla Notte, e degli altri più venerato. Nel secondo si adora l’Apatia
tatua del Sonno a quella delle nove Dee a chiunque conosca l’opinione degli antichi, che nessuna deità stimarono tanto amica
empie, forse per simboleggiare i voti cbe fa dormendo l’immaginazione degli uomini: anzi nel monumento Matteiano non è figura
finalmente di Apollo stesso. Mercurio è il dator de’ sogni: le storie degli antichi e moderni amori mancano di rado di una qu
e moderni amori mancano di rado di una qualche avventura, che i sogni degli amanti non abbiano prevenuta; e Apollo è poi sing
no servire a determinare le nostre idee su questo genere e sui luoghi degli scrittori, che vi han relazione. La prima sarà l’
, e rispondea la Diva: O Sonno, quiete del creato, o Sonno Il miglior degli Dei, pace dell’alma, Il dolore ti fugge, e tu lus
lui educati, come Omero attesta relativamente a Giunone. Fu credenza degli antichi che avesse il capo di toro, come attesta
accoglimento cotanto utile per richiamarsi al pensiero le impressioni degli oggetti provati altre volte, nel che consiste que
è il soggetto di questa scultura abbastanza è nota pei carmi non meno degli antichi che dei moderni poeti; anzi l’hanno quest
ciò ch’io vidi ; » lei chiama il Cantore della Gerusalemme: «Mente degli anni e dell’oblio nemica, Delle cose custode e di
d osservare che in una maniera, per la sua semplicità e nobiltà degna degli artefici antichi, è stata dal cavalier Mengs rapp
l pittore filosofo questa bella idea; l’ha egli appresa nel commercio degli eruditi, e ne ha avuto un esempio nelle antiche g
predir l’avvenire, e dopo la sua morte ebbe dei templi dove si aveano degli oracoli. Pausania favella dì un tempio e di un or
ne; il quale avendo veduta con Olimpico, sonatore di flauto, la madre degli dei che con fragore e lampi scendeva dal cielo, e
no, al cui tronco egli si appoggia. L’abbigliamento di esso da quello degli altri Frigii si distingue per quel sottabito angu
Suoni alle orecchie: e quel ch’era a sinistra Delle greggio nimico e degli armenti Contra gli aizza, e in questa guisa parla
a, e la moltitudine l’adorava in distanza qual persona sacra ed amica degli Dei. Assai di Rea, o Cibele. Saturno marito di le
ervanza delle leggi non era incisa usi bronzi, ma impressa nell’animo degli uomini e con loro invecchiava. Pensano alcuni, fr
e di tre Dei principali, non ebbe però fra i poeti il titolo di Padre degli Dei, forse per la crudeltà ch’esercitò contro i s
bitanti la maniera di placare l’ira di Saturno col sostituire, invece degli uomini, che, legati piedi e mani, gettavano nel T
io si rappresenta comunemente come un vecchio incurvato sotto il peso degli anni, con una falce in mano per indicare che pres
olifemo figlio di Nettuno è loro capo, e porta lo stesso nome che uno degli eroi dell’Iliade. Non vi ha alcuna cosa che meno
scrive la felicità e le costumanze dei Ciclopi. — Affidati alla bontà degli Dei non piantano, ne arano. Tutti i frutti loro p
primi appartenevano alla sinistra, i secondi alla destra. Era ufficio degli uni il nuocere, degli altri il riparare ai danni
la sinistra, i secondi alla destra. Era ufficio degli uni il nuocere, degli altri il riparare ai danni degl’incatesimi. I Dat
rola Cureti presa nel più semplice significato suona uomini nel fiore degli anni. In terzo luogo si dissero Cureti i ministri
discordia dei mitologi su questo particolare, ragionando della madre degli Dei. Quanto ai Cabiri, sui quali si estendevano l
ta la corte infernale: onde discendete meco col pensiero nell’Inferno degli Idolatri, che prestò all’ immaginazione di Polign
leno devono abitare nel suo impero. Conferma 1’ opinione del principe degli antiquarii la seguente descrizione di una statua
rla. Esigeva ciò il genio dei Greci, e ben conveniva alle circostanze degli Egiziani. Godevano i primi di ritrovare nel culto
vece dei simulacri secondo il parere del Buonarroti, o secondo quello degli antichi, voglia interpretarsi per simbolo dell’ab
ersi per uno di quei fregi chiamati da Giovenale: « antichi ornamenti degli  Dei di Asia. » « Infatti per quanto cariche di po
zzato da suo padre. Accanto vi è un empio che ha saccheggiati i tempi degli Dei: egli è punito del suo sacrilegio da una donn
onte Caylus ha fatto uso dell’anello di Foco per provare l’ antichità degli anelli. Si vede che dai tempi più remoti le pietr
una delle sue sulle spalle di Sarpedone. Il pittore ha rappresentato degli uccelli sul manto di Memnone; questi uccelli si c
al disopra delle pratiche di Religione, quanto gli dei sono maggiori degli eroi. Un poco più basso vedesi Tantalo in mezzo a
oso, e da Rifee Pruine i mai non vedovati campi: E la rapita sposa, e degli Dei Piangeva i vani doni, onde sprezzate Dal fede
poeti le figuravano alate, e questa idea dei poeti ha guidata la mano degli artisti antichi. Infatti sopra un basso rilievo p
nosse, Eaco, Radamanto, sono nomi che rammentano a chiunqne l’Inferno degli antichi. Di Proserpina vi ragionai in parte quand
ebbero per soggetto Cerere madre di lei: ma l’ampiezza dell’istoria e degli attributi di questa dea non mi permise d’ inserir
nni. Ma ritornando a Caronte, attesta Luciano essere stata costumanza degli antichi il porre nella bocca dei morti un obolo,
si esercitava in questo luogo sui morti può avere sull’altre finzioni degli antichi contribuito. Stige nell’inferno dei Pagan
oeti; come all’uso che ne facevano per provar la reità, o l’innocenza degli accusati, ascriver conviene tutto ciò che fu imma
ortali contieni con freno di adamante, odiando la perniciosa superbia degli uomini, discacci la nera invidia. Sopra la tua ru
o un elmo i suoi capelli annodati sulla cima della testa. L’allegoria degli Etiopi rappresentati sulla coppa che teneva nella
mato della precedente narrazione, parvero inesplicabili. Il confronto degli antichi scrittori ci pone ora in istato di rischi
altra reggeva un’ampolla, sul cui corpo erano rappresentate le figure degli Etiopi. Qui è la maggior esitanza di Pausania: ma
ne, onde udite da Ovidio, che ho tradotto, come Dedalo, il più antico degli Artisti, fuggisse con Icaro suo mal avventurato f
zze. Non è del mio istituto il decidere se la pigrizia e r imprudenza degli uomini abbiano collocato la Fortuna fra le Dee, c
iega i simboli della Fortuna: Il timone significa che governa la vita degli uomini, e il corno d’Amaltea indica il dono dei b
amanti le davano le ali di Cupido. Ma forse sarà stata un’invenzione degli artefici, dopo che il padre di Bupalo aggiunse il
olo proprio a significare l’inalzarsi vicendevolmente alla prosperità degli uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch
cendevolmente alla prosperità degli uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch’era creduto da questa Dea farsi con tan
sosteneva fra le braccia, in forma di due bambini, il re e la regina degli Dei. Questo dominio è indicato nel timone, simbol
la più antica Mitologia, erano figlie di Celo, come Saturno e i primi degli Dei. Ma l’opinione meno inveterata e più seguita
; ma ogni querela ha sopito il Visconti, che combinando la tradizione degli scrittori coi monumenti, ha indicato agli artisti
ha fregiata la chioma. Questa corona è sacra a Bacco, deità tutelare degli spettacoli teatrali, e conviene perciò alla sagac
estive il vizio uman scherzando punge. « II bastone ricurvo è proprio degli attori antichi, e più conviene a Talia, ch’è anco
sinistra, istrumento, che allude, come l’edera, all’origine Bacchica degli spettacoli teatra li. È stato supplito sull’indiz
’Antiquaria, essere stata usata dagli antichi artefici nelle immagini degli eroi. Agli esempi che adduce può aggiungersi la b
come indubitato: ed in fatti, sono d’accordo su ciò la maggior parte degli antichi. Pure lo scoliaste d’Apollonio e quello d
alla Lungara, la qual replica serve a provar sempre più la celebrità degli originali di queste Muse. La nostra era in antico
egrie delle nozze, ecco gli ufficii di Erato secondo la maggior parte degli antichi, che dall’amore ne derivarono l’amabile d
nto dal nome. Apollonio nel terzo libro dove incomincia la narrazione degli amori di Medea con Giasone, chiama Erato con ques
fago Capitolino, dove una sola ha la cetra, e l’abbiamo sull’autorità degli antichi appellata Tersicore; altre sei hanno i lo
tremule mani perchè nell’ubriachezza sono uccisi. Quanto all’aspetto degli estinti, vi è chi ha il collo tagliato, cercando
glia illustrato da un greco epigramma sfuggito all’immensa erudizione degli espositori di quei monumenti. Eccolo: Taccio, ma
rta di danze fosse diretta dalla Musa Polinnia, è consenso universale degli antichi scrittori. « Ma, per tornare alla conside
tesi i corpi dei capitani, grandi invero e membruti più che il comune degli uomini: ma Capaneo è pari a un gigante. Quanto a
che crede le penne poste sul capo delle Muse perchè fan volare i nomi degli eroi e le fantasie dei poeti. Queste e simili fre
a noi accennate nello spiegare ciascuna Musa, e fondate sul confronto degli scrittori e dei monumenti, e principalmente nelle
morale da queste dee, ragionerò di quello che più v’ interessa, cioè degli antichi monumenti nei quali sono rappresentate. L
opinione, fu figliuolo di Apollo e di Coronide, come attesta l’autore degli Inni ed Omero attribuiti. Lasciò scritto Pausania
di Esculapio derivi dagli effetti che produceva la medicina semplice degli antichi, cioè di acquietare i dolori, non riducen
e generoso, con lubrico ravvolgimento. — Ciò veniva preso per simbolo degli aiuti che alla natura umana deve dare la medicina
inor numero, secondo la superstizione dei particolari e il sentimento degli artefici, come dai precitati luoghi di Pausania e
llustre. È ottimamente conservato, ed ha la cortina ai piedi, simbolo degli oracoli che solca dare Esculàpio, qual si vede ne
gli oracoli che solca dare Esculàpio, qual si vede nella bella statua degli Orti Farnesiani, che si crede la stessa di quella
note e comuni: basta il riflettere che questo forse è il più costante degli attributi bacchici, poiché il figlio di Semele si
la di più proprio di Bacco: o provenisse ciò dall’uso e dal capriccio degli scultori, che in tal foggia abbiano voluto rappre
ene espresso queir epiteto feminiforme, che lo scrittore della Natura degli Dei credeva essere un attributo essenziale del di
ti e degi’ Indiani, egli verrà sulla volta eterea a percorrere la via degli astri, e a tenere il fulmine di Giove suo padre.
fiume ov’ ella si bagnava. Qui il poeta descrive la maraviglia del re degli Dei nel mirare le grazie della bella Semele, che
cia, piuttosto che esser testimonio di questa profanazione del tempio degli Dei, e vedere Andromeda, Perseo, la sua testa di
zione di Bacco. Origine della vite. Dopo la morte di Semele, il re degli Dei depose nella sua coscia il giovine Bacco, fin
erne l’umore. Il Canto seguente continua la descrizione dei giuochi e degli esercizi differenti dei due amici. Ampelo è vinci
o che così scintilla alla vista, il fuoco che si sprigiona dalla sede degli Dei, tutto ciò si riferisce a quest’ avventura. U
e del cielo, che non si acquista senza gloriose fatiche. Lo stesso re degli Dei non vi è giunto che dopo aver vinti ed incate
a, ed io non piangerò più. Questo passo non si accorda con la dignità degli altri Canti. Meti dichiara di esser pronta a sacr
a terra: ma nulla spaventa Licurgo, che sfida le Baccanti e il potere degli Dei che proteggono il dio del Vino. Comanda che s
à che gli ultimi anni. Pone Bacco al di sopra di Perseo, di Ercole, e degli eroi che pugnarono sotto le mura di Troia. Quindi
no sotto le mura di Troia. Quindi descrive il timore e la desolazione degli abitanti sulle rive del Gange, e la disperazione
di Bacco. Il nume vergognandosi del riposo in cui languiva, si duole degli ostacoli che Giunone ai suoi trionfi frappone. At
e della Notte lo persuade a vincere colla sua quiete gli occhi del re degli Dei, onde servire al furore di Giunone. Lo dio de
rappresentava Bacco con una testa di toro; e si congettura da un Inno degli abitanti di Elide, commemorato da Plutarco, le su
tirso, che voi vedete tante volte espresso nei bassirilievi, ed è uno degli attributi di Bacco. Io mi prevarrò delle notizie
ezza si ammira in questa mezza statua di Bacco, trovata nel cavamente degli Orti Carpensi presso il Tempio. Per comodo dei tr
i pampini, e vi sono ancora dei tirsi. Si rallegrano intorno al fonte degli uccelli, e candidi fiori vi sono sul margine non
pino: si aggiunge talora un carico di frutte e di spighe. Tra i libri degli antiquarii il Lanzi non ha trovato alcuno che il
uando tal divisione, che non può avere altro oggetto fuori del comodo degli artisti e della nomenclatura antiquaria, vogliono
artisti e della nomenclatura antiquaria, vogliono derivata dall’ idee degli antichi, e censurano con poca esattezza quei Clas
di Eineo, promettendo di dare al suocero molti doni come era costume degli antichi. Dimandava questi istantemente l’adempime
nto poterono in Issione che furibondo ne divenne, e non sapea a quale degli Dei e degli uomini rivolgersi per essere del suo
in Issione che furibondo ne divenne, e non sapea a quale degli Dei e degli uomini rivolgersi per essere del suo atroce misfa
ta al consorte gl’infami tentativi dell’ ospiste scellerato; ma il re degli Dei volendo accertarsi della verità di quello che
to r estratto, gli annovera nell’esercito che radunò al nume la madre degli Dei, e introduce un Centauro che s’ off’re a port
feste di Bacco, come quelle che furono prese da’ Misteri della madre degli Dei. Ancora la Centauressa nel medaglione di Giul
a. Quantunque non giungano queste due copie ad eguagliare la bellezza degli originali, che furono scolpiti da Aristeo e Pappo
dei Capitolini. Son sembrati a taluno scolpiti con maggior morbidezza degli originali medesimi, non riflettendo che il color
orto che s’incontra nei vasi. Lene eran tenute dagli antichi le ninfe degli strettoi, dice il Costantini, come le Naiadi dei
irso, dei capelli sparsi, come par si raccolga in Tacito nel libro XI degli Annali. Egli descrive Agrippina mentre celebra i
tto dalla loro elevatezza. Porfirio chiama escharas, o focolari l’are degli Dei terrestri, e forse la nostra ara serviva a so
nti prima dell’Era Cristiana, ne hanno infinitamente più dopo i tempi degli Antonini. Quindi la buona critica c’insegna che s
ntanze. Sembra che tal sorta di gente si moltiplicasse verso il tempo degli Antonini a misura che andavano ad offuscarsi le a
introdussero da procurarsi difficilmente nell’antico selvaggio viver degli uomini: onde rese necessarie le proprietà e le so
accennato e poco finito, mostra un lavoro di molta antichità, e forse degli ultimi tempi della Repubblica; e alla semplicità
icuro segno e della santità della vita e della felicità dopo la morte degli estinti iniziati: certo è che la metà presso degl
cità dopo la morte degli estinti iniziati: certo è che la metà presso degli avanzi delle arti vetuste son memorie ancora del
ppero senza indegnità eccitare il riso in mezzo alle famose avventure degli dii e degli eroi. Il nostro Fauno, secondo il pre
indegnità eccitare il riso in mezzo alle famose avventure degli dii e degli eroi. Il nostro Fauno, secondo il precetto o il c
ar che lo guardi con af fetto, è forse Nisa, la sua nutrice: la turba degli altri Baccanti il precede. Una Menade ed un Satir
ze barbariche usate dagli antichi artefici nell’abito particolarmente degli Orientali, è distinto dalla lunga inanellata chio
ale di Bacco e di Arianna. « La schiera dei Baccanti precede i cocchi degli sposi; due Fauni sostengono con fatica 1’ ebro Si
, o tromba, e così accenna la musica non trascurata mai nella letizia degli Imenei. Più curioso e singolare è il carro di Bac
conquistare sulle sponde dell’estremo Fasi il vello d’oro. Il viaggio degli Eroi offre mille soggetti al pittore, e più ne pr
ricordano i rapporti Dionisiaci di questa fiera che, sacra alla madre degli Dei, passò nelle solennità di Bacco a quelle di C
cata dal Professore Atto Vannucci. — Dobbiamo esser certi, che ancora degli ultimi avanzamenti negli studj di Mitologia fareb
. 7.º il Proemio, pag. XII, ecc. ecc. 2. Lezioni di Mitologia a uso degli artisti, Firenze 1855, Barbèra, Bianchi e Compagn
l’Egitto, nuotavano in fluido elemento. Da questa dottrina allegorica degli Egizj avrà probabilmente Talete, il quale viaggiò
6 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
una Mitologia, la quale fosse ricca di erudizione per l’intelligenza degli antichi poeti, e scevra di ogni anche menoma espr
a Mitologia che insozzata non fosse o più o meno delle turpi leggende degli antichi Pagani. E forse mi fu dato, la Dio mercè
ascimento, delle favolose avventure, delle ineumbenze e del carattere degli Dei de’ Gentili o Pagani, i quali follemente cred
Satùrno era quel nume che in se contiene il corso ed il rivolgimento degli spazii e de’ tempi(1) ; o il Sole, il quale col s
Opis) e Terra (Tellus), perchè la terra era riputata la comune madre degli uomini ; Rea (Ρεα, Phea) da un verbo greco (ρεω)
gine da Satùrno, di cui figliuolo era Pico, peritissimo nella scienza degli augurii ed insigne nel maneggio de’ cavalli (2).
lio, ove educò i più insigni Eroi che furono a tempo della spedizione degli Argonauti, Ercole, Giasòne, Esculapio, Achìlle ed
a ; e da Virgilio (1) chiamasi Madre, perchè la Terra credevasi madre degli uomini e degli Dei ; o perchè Vesta era il princi
io (1) chiamasi Madre, perchè la Terra credevasi madre degli uomini e degli Dei ; o perchè Vesta era il principal nume tutela
nus, quasi signore del giorno o del mattino. Janus Pater, quasi padre degli Dei-Janus Quirinus, detto da curis o quiris, che
giudicarsi il pianeta di Satùrno di malefico influsso, ch’è l’indole degli Dei infernali. Il giorno sacro a Satùrno era infa
iove. I. Nomi dati a questo Nume e lor ragione. Giove, padre degli uomini e degli Dei, chiamavasi Jupiter da’ Latini
omi dati a questo Nume e lor ragione. Giove, padre degli uomini e degli Dei, chiamavasi Jupiter da’ Latini, quasi iuvans
to, del fango della terra formò il corpo del primo uomo a somiglianza degli Dei, dandogli un sembiante nobile e fatto per mir
per mirare il cielo. Nel che traluce la vera origine del primo padre degli uomini, che Dio formò del fango della terra e cui
gli Dei, mal sofferendo che Giove volea per se solo il poter formare degli uomini, fabbricarono questa donna e tutti l’arric
deguo sì fattamente gli Dei che tutti lasciarono la terra pe’ delitti degli uomini resa indegna di que’ celesti abitatori ; c
chè privilegio era dell’età dell’oro, godere gli uomini il consorzio degli Dei. La Vergine Astrèa però, fig. di Giove e di T
e e di Temi, e Dea della giustizia, fu l’ultima che lasciò la socièta degli uomini. Ebbe luogo fra i segni del zodiaco ed è q
e Temi, la quale secondo Omero avea l’affizio di regolare i banchetti degli Dei, quando sedevano a concilio sull’Olimpo. Ebbe
una qualche empia generazione di uomini, i quali negando l’esistenza degli Dei, fecero dire che volevano discacciarli dal ci
ri de’ Numi. Giove, per domare siffalla genia, tenne il gran concilio degli Dei e vi parlò della necessità di perdere il gene
e re di Arcadia. Il quale, avendo udito che Giove, mosso dall’empietà degli uomini, sotto uman sembiante andava pel suo regno
temeraria impresa de’ giganti, l’empietà di Licaòne ed i grandi vizii degli uomini avean mossa talmente l’ira di Giove che in
rcia ; e così si diedero l’ultimo addio(1). VIII. Olimpo-Consiglio degli Dei-Via lattea-Atlante. Il luogo in cui Giove
ia lattea-Atlante. Il luogo in cui Giove adunava il gran Concilio degli Dei, era l’Olimpo ( Ολυμπος, Olympus). Da Omero e
irgilio si scorge, esser quello fatto a guisa delle grandi abitazioni degli antichi. Dall’una parte e dall’altra eran dodici
iù alta dell’Olimpo ; e nelle altre eminenze inferiori, le abitazioni degli altri Numi, dalle quali andavano a consiglio nell
la parte più alta e risplendente del cielo, dov’è la sede di Giove e degli altri Dei. Or ogni volta che Giove risolver dovea
tra ed a sinistra di questa strada sorgevano le magnifiche abitazioni degli Dei ; e pel mezzo, sul suo cocchio, Giove era sol
Numi ; e sedere alla mensa di Giove vuol dire, esser posto nel numero degli Dei(1). Nell’Iliade (2) si legge che teneva gran
ifico tempio, da cui gli Etiopi solevan prendere le statue di Giove e degli altri Dei e portarle processionalmente intorno al
la favola. L’ambrosia (da α, non, e βροτος, mortalis), ch’era il cibo degli Dei, significa cibo degl’Immortali, o che dona l’
r sete ogni ruscello. L’ambrosia era propriamente il cibo di Giove e degli altri Dei, ed il nettare, la loro bevanda ; sebbe
Assaraco, E il deiforme Ganimede al tutto De’ mortali il più bello e degli Dei, Rapito in cielo, perchè fosse a Giove Di cop
iove. XI. Continuazione. Abante, nipote di Danao e duodecimo re degli Argivi, ebbe due figliuoli, Acrisio e Preto. Il p
vicino a quella vergine infelice, ch’era Andromeda, fig. di Cefèo, re degli Etiopi, e di Cassiopèa. Or questa superba di sua
te di Acrisio, re di Argo, fu fondatore della città di Micene, ed uno degli eroi dell’antichità per lunghe e malagevoli impre
liuola di Agenore, re della Fenicia, e di Argiope. La quale nel fiore degli anni suoi ed oltremodo bellissima, con un drappel
stro col capo di bue ed il corpo di forma umana, sebbene nelle monete degli abitanti di Gela, e di Taormina, in Sicilia, e de
icio(1), di cera e di piume fece due paia di ali che imitavano quelle degli uccelli, e ponendosele agli omeri, seguito dal fi
olo dell’ingegno, e cadde dall’altezza della verità nel profondo mare degli errori, chè veramente questa è gran massima : no
giuoco del cesto diede Polluce insigne pruova nella famosa spedizione degli Argonauti, della quale era egli col fratello Cast
aro dice che i Dioscuri, accolti amorevolmente in casa di Panfae, uno degli ascendenti materni di Tieo, di cui il poeta canta
ercurio e con Ercole soprintendevano a’ certami ed erano i protettori degli atleti. Erano pure in guardia e tutela de’ Dioscu
chè una gran fortuna di mare che poneva a rischio di rompersi la nave degli Argonauti, acchetossi tosto che si videro due fuo
celebratissimo per l’acutezza della vista ; percui fu scelto a pilota degli Argonauti, ed intervenne alla caccia del cinghial
la parte del Peloponneso da’ poeti tanto decantata per l’inclinazione degli abitanti alla poesia, specialmente pastorale, ed
oro statura rassomigliati alle formiche, amavano abitare nelle cavità degli alberi e negli antri. Eaco li raccolse e diede lo
ebbe Foco, il quale, per le sue virtù, dal buon genitore fu più amato degli altri fratelli, i quali n’ebbero invidia, e mentr
ual Dea sotto il nome d’Iside ; sicchè Epafo era l’Osiride o Serapide degli Egiziani. Io, nel dialetto degli Argivi, signific
icchè Epafo era l’Osiride o Serapide degli Egiziani. Io, nel dialetto degli Argivi, significava la luna, della quale era simb
Io in vacca. E come i Greci amavano colle proprie favole unire quelle degli Egiziani, avvenne che Io ed Epafo si rassomiglias
er Pater ; epiteto principale di Giove spesso chiamato da’poeti padre degli uomini e degli Dei. Iupiter Pluvius, Giove dator
eto principale di Giove spesso chiamato da’poeti padre degli uomini e degli Dei. Iupiter Pluvius, Giove datore della pioggia
di Giunone. Emo e Rodope. Gerane. Antigone. Giunone era la regina degli Dei, e la Dea de’ regni e delle ricchezze, percui
statura. Iaquelot vuole che la favola de’Pigmei sia nata dal costume degli Etiopi, i quali metter soleano piccoli uomini di
no che Giunone le cangiò i capelli in serpenti, e che per compassione degli Dei fu trasformata in cicogna ch’è nemica di ques
à di Troia, tomba fatale di Asia e di Europa, e che distrusse il fior degli Eroi e tanta virtù guerriera(2). Se vogliam crede
arriva in modo indecoroso. Avvedutosi una volta Giove, dice Omero(5), degli artifizii di Giunone, pe’ quali i Greci mettevano
trionfo di Enea, e permettere suo malgrado che fosse posto nel numero degli Dei e che i suoi posteri regnassero su tutta la t
i stessi non lasciano di raccontarci grandi e belle cose della Regina degli Dei. Appresso Omero(1) Giunone stessa si vanta de
esse una consorte degna della sua grandezza ; e s’egli era il sovrano degli uomini e degli Dei, Giunone esser dovea la lor re
te degna della sua grandezza ; e s’egli era il sovrano degli uomini e degli Dei, Giunone esser dovea la lor regina. Quindi er
ortuna dovea essere sconosciuto agli antichi. Essa chiamavasi signora degli uomini, e si credeva volubile, cieca, incostante
iata ad un timone, per indicare ch’essa regola, quasi pilota, la nave degli avvenimenti umani, o perchè presedeva alla naviga
rdi che spesso li trova invecchiati ; alato al contrario e più veloce degli uccelli, quando vuole abbandonare la casa di altr
che il Fato dicevasi in riguardo agli Dei ; la Fortuna, per riguardo degli uomini. Tutto ciò che accade, dicevano gli antich
abile legge del Fato stabilito ; ma gli uomini, lontani dal consorzio degli Dei ed ignoranti del futuro, nel vedere la serie
dal consorzio degli Dei ed ignoranti del futuro, nel vedere la serie degli avvenimenti che accadono contra ogni aspettativa,
trarvi, in segno che dovea recarvi l’abbondanza. Avea particolar cura degli ornamenti delle donne ; e Giunoni furon detti i G
no ; e però dicevasi pure Iuno natalis, perchè assisteva alla nascita degli uomini. Le donne nel giorno della loro nascita sa
o era figurata con una semplice colonna, perchè tutte le prime statue degli Dei consistevano in pietre informi. Le sacerdotes
schiere di donzelle si disputavano il premio della corsa nello stadio degli olimpici giuochi, ch’era una corona di ulivo. Que
ina, così detta o perchè, come dea della guerra, diminuisce il numero degli uomini(2) ; o perchè colle sue armi inspira timor
le al padre sì nella potenza che nel consiglio, ed indomabile signora degli eserciti, che chiamavasi Tritone o Tritogenia. Qu
sia stata fig. di Cecrope, primo re di Atene, e che si crede il Giove degli Ateniesi ; e perchè ella valeva assai nelle lette
delle arti, del lanificio, del tessere e del ricamo(2), come l’Iside degli Egiziani, e l’Aracne de’Lidii. Or questa fu una g
sso quel fallo, per mitigarne il dolore, fece che il figliuolo, privo degli occhi del corpo, fosse assai veggente delle futur
il flauto di un osso di cervo ritrovato a caso. Lo suonò alla tavola degli Dei, e ne fu con riso schernita da Giunone e da V
e ed utili scoperte, qual’è quella delle navi. Prima della spedizione degli Argonauti vi erano già navi al mondo, sapendosi c
mote isole(1) ; e che Minos II, re di Creta, che visse 120 anni prima degli Argonauti, con una flotta liberò il mare Egeo da’
ea(4), percui spesso chiamasi Conservatrice della sanità e della vita degli uomini. Pericle fece innalzare in Atene una statu
o città di accordo con Nettuno. VII. Minerva la stessa che l’Iside degli Egiziani. Areopago di Atene. Il Sig. di Santa
l modo dicesi un Areopagita. I tragici greci, per secondare la vanità degli Ateniesi e render quel tribunale a tutt’i popoli
o la battaglia delle Amazzoni(2) da una parte, e dall’altra, la pugna degli Dei e de’ Giganti ; e su le scarpe, quella de’ La
, riflettevano che questo appunto, cioè il colore glauco, è il colore degli occhi de’ più feroci e guerrieri animali, e perci
i, e perciò l’attribuivano a Pallade che uscita della testa del padre degli Dei tutta armata, non respirava che battaglie e s
tta o quasi Capita, perchè nata dal capo di Giove ; o da captus, voce degli Auguri, che significava, il suo tempio essere sta
non fu dalla madre allattato, ma che Temi gli diede a bere il nettare degli Dei. Bellissime cose ci dicono i poeti della eter
se che son sopra le nostre forze, ed a lasciarci reggere da’ consigli degli uomini sapienti. Ovidio dice che Febo si sdegnò s
ella medicina ammaestrato da Chirone in guisa che fu posto nel numero degli Dei. Del quale i due fig. Podalirio e Macaone, av
ci che convennero alla celebre caccia del cinghiale Caledonio, ed uno degli Argonauti. Apollo il rimunerò della buona accogli
one bella di nove chiarissime stelle, ch iamasi la lira. Orfeo fu uno degli Argonauti ; ed instituì le orgie, le quali da lui
glia volare infinito numero di api che ronzando aggrupparonsi a’ rami degli alberi, pendendo a guisa di grossi grappoli di uv
re nel canto colle Muse, le quali, vintolo, della lira il privarono e degli occhi. Questo Lino vuolsi essero stato ucciso dal
ella Misia. Il desolato genitore, fidando sulla protezione di Apollo, degli abiti sacerdotali vestito andò agli alloggiamenti
, coll’arco su gli omeri ed il turcasso ; si ode da lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali come uno ne vibra dal tr
Muse sulla cetra, in cui era lodatissimo, fu vinto ed in pena privato degli occhi. Pireneo, barbaro re della Tracia(2), avea
quale così per più tempo miseramente strascinata, fu per compassione degli Dei convertita in una fontana del suo nome. Il su
ignifica celebrare, presedeva alla storia, la quale celebra le azioni degli uomini grandi. Rappresentavasi in sembianza di un
mentino era coronata di ellera, pianta consacrata a Bacco, ch’era Dio degli spettacoli. Nelle pitture di Ercolano, Talia è in
uenza ; o la Memoria stessa deificata, che, raccolti i fatti illustri degli Dei e degli Eroi celebrati da’poeti, li tramanda
Memoria stessa deificata, che, raccolti i fatti illustri degli Dei e degli Eroi celebrati da’poeti, li tramanda alla posteri
sea e l’Eneide. Infine diciamo che, secondo Plutarco(4), l’invenzione degli strumenti musicali si attribuiva a’ Numi, perchè
ugurio ; ed era funesto, se nol facevano(2). Or qui dobbiam favellare degli oracoli di Apollo, e prima di quello famoso di De
che ad Apollo attribuivan gli antichi le morti repentine e tranquille degli uomini, come a Diana, quelle delle femmine. Così
de’ Cananei, il Beelfegor de’ Moabiti, l’Adone de’ Fenicii, l’Osiride degli Egiziani, il Mitra dei Persiani, e l’Apollo de’Gr
cii rendeva gli uomini dissennati e li riduceva quasi alla condizione degli animali immondi, come sono tutt’i voluttuosi. Per
cò soccorso a Troia ed avea le armi fabbricate da Vulcano. Egli fu re degli Etiopi, percui da Catullo si chiama l’Etiope Menn
ano la memoria dell’estinto guerriero(2). Mennone forse era l’Amenofi degli Egiziani, o sia il sole nascente divinizzato, di
rchè le circondano le Muse. La sua morbida chioma pare unta coll’olio degli Dei ; e simile a’ teneri viticci, scherza quasi a
à, di vigore, di eleganza, che vi si vede il più bello, il più attivo degli Dei, senza la morbidezza di Bacco, e senza le aff
cagliato i suoi dardi contro i Greci ; altri, dopo la strage che fece degli orgogliosi giganti, o de’figliuoli di Niobe ; e c
ra la fronte e circondati da uno strofio o cordone, ornamento proprio degli Dei e de’ Re. In un’agata presso il Sig. De la Ch
o provenire la salubrità dell’aria, la fertilità de’campi e la salute degli uomini, furon essi stimati autori della pubblica
elli che la gioventù cantava nelle panatenee, o per celebrare i fatti degli uomini illustri. La palma, l’ulivo, l’alloro eran
ia il vicino apparire di Febo, cioè del Sole. Talora se gl’immolavano degli agnelli, come dice Virgilio : e secondo Pausania,
ità del paganesimo dopo il Sole, percui adoravasi dalla maggior parte degli Orientali col nome di Urania o Dea Celeste. Gli E
i, Venere, Giunone e piú spesso Diana. Cesare attesta che le divinità degli antichi Germani non erano altre che il Fuoco, il
alla Notte, l’Etere ed il Giorno. Da’ Greci Mitologi chiamavasi madre degli uomini e degli Dei ; e reputavasi la più antica D
tere ed il Giorno. Da’ Greci Mitologi chiamavasi madre degli uomini e degli Dei ; e reputavasi la più antica Divinità ; percu
ra de’ neri sogni. Per ragione poi del regolare ed armonico movimento degli astri, loro attribuivano i poeti una specie di ba
o signore imita qualunque sembianza, e le parole ed il gestire stesso degli uomini. Fobetore (a φοβος, timor) poi, lo stesso
e in mano e colla mezza luna sul capo, percui fu detta bicorne regina degli astri da Orazio. E Diana lucifera ch’esser dovea
hiamasi Noctiluca, e regina siderum, che risplende di notte, e regina degli astri. Da’ Greci dicevasi νυκτιφαης, e νυκτιλαμπη
on faccia menzione di Bacco, fig. di Giove e di Semele, ch’è più noto degli altri. Or di tanti Bacchi i poeti hanno fatto un
to da Teti ; per la qual cosa venne in odio agli Dei e Giove il privò degli occhi percui visse vita assai breve. Con ciò dimo
ed ella ivi per dolore finì la vita con un laccio, e per compassione degli Dei fu trasportata in cielo e detta la Vergine. P
ziana, cioè di Osiride, in guisa che il Bacco de’ Greci era l’Osiride degli Egiziani. Tibullo(2) chiaramente confonde Bacco c
on Osiride, al quale attribuisce non solo la piantagione delle viti e degli alberi, ma l’invenzione ancora dell’aratro. Così,
o. Ma niuna cosa meglio dimostra che il Bacco de’ Greci era l’Osiride degli Egiziani, quanto la famosa spedizione delle Indie
A lui eran consacrate le maschere da teatro, credendosi egli l’autore degli scenici divertimenti, della musica teatrale e del
 ; i Persiani, Mitra ; gli Assirii, Militta ; i Medi, Anaite ; e così degli altri. Cupido poi fu così detto dal verbo cupio,
seguendo il suo sistema che il sole e la luna erano le sole divinità degli antichi, adorate da diverse nazioni sotto diversi
o, suo figliuolo, dal giuoco, e dal riso, che la rendevano la delizia degli uomini e degli Dei. Fu poscia portala da Zeffiro,
o, dal giuoco, e dal riso, che la rendevano la delizia degli uomini e degli Dei. Fu poscia portala da Zeffiro, mentre le Stag
tutt’i numi. Giove volendo dare un compenso a Vulcano, il più deforme degli Dei, dell’ingiuria fattagli, quando il precipitò
ani era un tempio di Venere colla iscrizione : « Gli Editui di Venere degli orti Sallustiani. » Si racconta che quando Giove
ce, non si è contentato di attribuire agli Dei le passioni ed i vizii degli uomini ; egli loro attribuisce anche le debolezze
ovina ; e gli sforzi, benchè potenti, di Marte di Venere, di Apollo e degli altri numi che ne favorivano la causa, non valser
venture di Enea ; ed è noto che Apollo avea presagita la serie fatale degli avvenimenti di quell’eroe, de’ suoi posteri e del
iunone di venire ad amichevole concordia e non più brigarsi de’ fatti degli uomini, Venere rinnova le sue lagnanze pel pernic
loro bellezza. In somma, dice Banier, nel gran numero delle Divinità degli antichi alcuna non vi è che sia vestita di più am
orpello ; e colle mani fra loro congiunte, per indicare la concordia degli amici (3). Anacreonte dice di loro che spargon ro
delle Grazie, che avean cura de’ fanciulli e regolavano tutta la vita degli uomini. Esse comunemente si rappresentano danzant
a mano. Essa era allogata fuori le mura di Atene nella contrada detta degli orti(εν κεποις), percui chiamavasi Venere Ortense
Stratonica, ava di Seleuco II, detto Callinico, il quale nel decreto degli Smirnesi avea dichiarato che il tempio di Venere
vo nella destra. Fu poi antica credenza che i Genii fossero i custodi degli uomini, ed i ministri degli uomini e degli Dei. P
ca credenza che i Genii fossero i custodi degli uomini, ed i ministri degli uomini e degli Dei. Per ciò a ciascun uomo assegn
i Genii fossero i custodi degli uomini, ed i ministri degli uomini e degli Dei. Per ciò a ciascun uomo assegnavano il propri
ostra vita (δαιμων μυσταγωγος του βιου). Il Genio era il dio tutelare degli uomini, come Giunone, delle donne, e si onorava s
ere, ben convenendo al dio della guerra il titolo di distruggitore sì degli uomini che delle città. Da questo nome di Marte f
rte funesta della guerra. Festo poi insegna che Mamers nel linguaggio degli Osci significava Marte ; per cui la voce Mars de’
cava Marte ; per cui la voce Mars de’Latini Latini è lo stesso Mamers degli Osci, tolta la sillaba me, come dice lo Scaligero
era fondata sopra l’astronomia e l’astrologia, cioè sull’osservazione degli astri e su i pretesi loro influssi. Il torbido e
uere più Marti, de’ quali i Greci fecero un solo. Il primo fu il Belo degli Egiziani che i Greci dissero fig. di Nettuno e di
fabbricate le armi, ponesse in campo eserciti per combattere i nemici degli Dei ; e che così, avendo introdotta l’arte della
un suo figliuolo e di Astioche, chiamato Ascalafo, il quale, capitano degli Orcomenii, avea condotto trenta navi alla guerra
gente armata. Essi accordavano il loro canto ed il passo al tintinnio degli scudi che percuotevano con una bacchetta o specie
(1). Da Omero e da Esiodo è chiamato omicida, ανδροφονος, distruttore degli uomini, βροτολοιγος ; sanguinario, μιαιφονος ; de
II. Storia favolosa di Mercurio. Il nostro Mercurio era il Thoth degli Egizianì, il Thautus de’Fenicii, il Camíllo degli
rcurio era il Thoth degli Egizianì, il Thautus de’Fenicii, il Camíllo degli Etruschi, l’Ermete de’ Greci ed il Theutate de’ G
to Thoth. Forse i Greci, avendo a disonore l’esser chiamati discepoli degli Egizii, finsero questo lor Mercurio Argicida, il
re di Ercole. III. Continuazione. Il Mercurio de’ Greci è l’Ermete degli Egiziani. Varie incumbenze di questo nume. Autoli
ica, la lotta, l’aritmetica, la scoltura, la lira a tre corde e l’uso degli ulivi, falsamente da’ Greci attribuito a Minerva 
civile. E perchè la musica serviva molto a dirozzare i fieri costumi degli uomini ; non senza ragione fu riputato Mercurio a
a, ed inventore della lira, tanto che Orazio (2) chiama Fauno custode degli uomini Mercuriali, per dir de’ poeti ; e Mercurio
principale incumbenza di Mercurio fu quella di essere il messaggiere degli Dei, e specialmente di Giove. Era quindi consider
estiti D’asfodelo immortale inferni prati Giunser, dove soggiorno han degli estinti Le aeree forme e i simulacri ignudi. Pind
ppresenta Mercurio che conduce le anime de’ giusti al lieto soggiorno degli Elisi, e che coll’aurea sua verga, a guisa di pas
VI. Principali epiteti di Mercurio. Αγγελος των θεων, messaggiere degli Dei ; διακτωρ e διακτορος, mezzano de’ trattati,
trattati, internuncius, appresso Omero ; των θεων υπηρετης, ministro degli Dei, negli antichi epigrammi ; θεων κηρυξ, araldo
της, ministro degli Dei, negli antichi epigrammi ; θεων κηρυξ, araldo degli Dei, in Esiodo ; e Mercurius ministrator nelle is
Feciali. Camillus fu chiamato Mercurio da’ Romani(3), come ministro degli Dei, perchè presso’ gli Etruschi Camillo signific
ccoglie e ricuopre. Da Omero chiamasi alma Tellure genitrice, e madre degli Dei ; ed il più degli antichi credevano che l’uom
Omero chiamasi alma Tellure genitrice, e madre degli Dei ; ed il più degli antichi credevano che l’uomo fosse fatto di terra
oracolo di Delfo essere avvenuta, perchè, a cagione del lungo volgere degli anni, mancata era quella virtù divina che quivi a
di ; predirlo anche in versi ? Secondo Plutarco, La cagione naturale degli oracoli era la Terra, la quale ricevendo nel suo
pollo, tripode di Temi ; e dice che a lei erano suggerite le risposte degli Dei in sogno ; anzi la Terra stessa dice vasi mad
ellure vicino ad Olimpia. E qui è mestieri osservare che la più parte degli antichi oracoli erano collocati in luoghi sotterr
paesi di scoscese montagne, e però piene di caverne, abbondavano più degli altri di oracoli. Tale era la Beozia, che, al dir
egli in quel periglio erasi mutato in capra. Da questa trasformazione degli Dei in bestie nacque il culto vergognoso che gli
emo. I poeti latini spesso confondono Fauno con Pan, perchè le favole degli antichi Italiani non di rado si mescolavano con q
to pure Fatuo, era il padre de’ Fauni e de’ Satiri, dio dei pastori e degli agricoltori. I Fauni poi erano Iddii favolosi de’
 ; o dal greco φατις, oraculum, perchè predicevano l’avvenire , dando degli oracoli. Di fatto fatuarii dicevansi quelli, che
chiamasi padre e custode de’ confini, e da Virgilio, nume de’ campi e degli armenti. I pastori gli offerivano latte, o gli sa
gli offerivano latte, o gli sacrificavano un porco. Esso era il genio degli uomini, come Giunone, delle doune, percui gli uom
4) lo chiama orrido, per quella incolta e selvatica sembianza propria degli Dei campestri. Selvani poi o Silvani chiamavansi
ntagne dell’India, i quali corrono ed a quattro piedi ed alla maniera degli uomini, nè possonsi prendere che quando sono infe
amasi eziandio una poesia mordace che si propone di riprendere i vizi degli uomini, come quelle di Orazio, di Giovenale ec. D
qualche polla di fresche e limpide acque. Orfeo le chiama abitatrici degli antri ed amiche delle spelonche. Celebre è l’antr
pee. Le Driadi (a δρυς, arbor) e le Amadriadi eran ninfe abitatrici degli alberi, che vivevano e morivano con queglistessi,
mbolo delle vicende dell’anno e delle stagioni. Presedeva a’ pensieri degli uomini ed a’ loro cambiamenti, come quegli che po
dicesi un libro che parla de’frutti, come Flora, de’ fiori, e Fauna, degli animali. Fu così detta a pomum, frutto. VIII.
ia, moglie di Augusto. Priapo, fig. di Bacco, e di Venere, era il dio degli orti, da’ quali teneva lontani i ladri e gli ucce
li mettevano in mano una falce, ed appellavasi il terrore de’ ladri e degli uccelli (2). Era pure venerato da’ pastori e da’
Linco, uomo astuto e di crudeli costumi. Il quale, conosciuto il fine degli aerei viaggi di Trittolemo, n’ebbe invidia ; e pe
continuasse il suo viaggio. Il bue riputato era dagli antichi (1) più degli altri animali addetti all’agricoltura ; ed in Ate
fig. di Tantalo e di Taigete. Volendo questi sperimentare la divinità degli Dei che nel loro pellegrinaggio avea in sua casa
Dee, o Aglaia, una delle Grazie, secondo Esiodo. III.Vulcano, dio degli Egizii – Sue doti, incumbenze e suoi pregiati lav
nume ; e Sesostri gli edificò un tempio a Menfi. Dal Vulcano adunque degli Egiziani foggiarono i Greci il loro Dio del fuoco
lavorano il ferro. Ed era sì perfetto nell’arte sua che tutte le armi degli Dei, ed anche i fulmini di Giove, si fingono fabb
la debolezza delle sue gambe, non mancò di adoperarsi per la salvezza degli altri Dei, avendo ucciso il gigante Clito con una
come afferma Macrobio(1), il quale riferisce che, secondo il sistema degli antichi Fisici, Giano era lo stesso che Apollo, o
ello di una Dea gelosa della sua bellezza, non che della sua virtù, e degli omaggi degli uomini, vendicativa, implacabile ed
ea gelosa della sua bellezza, non che della sua virtù, e degli omaggi degli uomini, vendicativa, implacabile ed inchinevole a
altrettanto valorosa Atalanta, ch’era di Arcadia e fig. di Giasio, re degli Argivi, compagna di Diana, velocissima nel corso
udito l’indegno fatto, fluttuante fra l’amore del figliuolo e quello degli estinti, questo prevalendo, pose nel fuoco il fat
a presedeva a’parti ed alla nascita ; e Plutarco (3) mette nel numero degli Dei nuziali anche Diana o Lucina ; e con Diana a’
i le feste dette Efesie. Ciò si pruova dal fatto di Demetrio(1), capo degli orefici che vivevano del lucro ricavato da certi
era di Paolo si perdeva l’onore prestato al tempio della grande Diana degli Efesii e che cominciava ad obbliarsi la maestà di
primi sovrani ; e la storia di quel tempo che passò dalla fondazione degli antichi regni della Grecia, sino a che l’un dopo
avvenimenti e di favolose tradizioni. Ora è qui da notare che l’epoca degli Eroi della Grecia, ricca di memorandi fatti, de’
arriva sino alla fondazione del regno di Sicione, forse il più antico degli altri tutti. Si osservi in fine che Eroe (Ηρως, H
l’infelice Lica ; e recatosi sull’Eta o Oeta, monte della Tessaglia, degli orrendi suoi ululatì riempì que’ luoghi ; e vinto
l figliuolo di Giove, per volere del quale fu egli ammesso nel numero degli Dei ed allogato fra gli astri. Apollodoro dice ch
se indietro. È noto che gli antichi credevano che il sole come godeva degli onesti fatti degli nomini, così avea in orrore le
che gli antichi credevano che il sole come godeva degli onesti fatti degli nomini, così avea in orrore le malvage loro azion
Il paese dell’Attica era sterile di sua natura, ma per l’industria degli abitanti reudeasi fertile. Si finse che fossero s
e uscirono della città colle loro famiglie, lasciandola a discrezione degli Epigoni, e ne fabbricarono altrove un’ altra.
d eroica de’ Tessali non vi ha impresa più memoranda della spedizione degli Argonauti. Esone, fig. di Creteo, volle, già vecc
esta guerra erano impegnate tutte le forze de’Greci, salvo che quelle degli Acarnani. Troia sostenne l’assedio di quel formid
ell’ingiusto oltraggio, cantando al suon della cetra le grandi azioni degli eroi. Nè le preghiere de’principi greci, continua
sede in lontani paesi. Antenore si fermò in Italia e fondò la nazione degli Eneti. Eleno, fig. di Priamo, andò in Macedonia,
 ; percui stimiam meglio tacerne e così por fine alla favolosa storia degli Eroi. Dei marini Nettuno. I. Nomi diver
ecarsi a soccorrere i Greci e risvegliare il coraggio de’ due Aiaci e degli altri greci capitani. Presso Ovidio(4) Venere dic
terra ; e perchè dopo Giove, Nettuno era il nume che avea più potere degli altri. Ed una grande idea di questa sua potenza s
lla terra un bel cavallo, che qual simbolo di guerra fu nel consiglio degli Dei giudicato meno utile dell’ulivo di Minerva, c
Minerva, ch’era simbolo della pace. Per tutto ciò Nettuno è stato uno degli Dei più onorati del paganesimo ; ed Erodoto asser
de’quattro che Cerere stabili direttori de’suoi misteri. La famiglia degli Eumolpidi diede un ferofante agli Eleusini fino a
e Teti che fu madre di Achille. Da Omero e da Virgilio chiamasi padre degli Dei, e padre di tutte le cose. La quale favola, d
o e della Terra e fratello di Nereo, il quale era quasi duce del coro degli altri marini Iddii e de Tritoni. Figlie di questo
sare le tempeste ; anzi da Ovidio(3) si scorge, essere stata credenza degli antichi che quel trombettiere col suono fragoroso
imi versi descrive la casa di Plutone. Secondo ch’egli dice, il paese degli empii giace da noi discosto in profonda notte avv
Isole Fortunate, ove regna Saturno. Quivi soggiornano le anime felici degli eroi che godono di una coscienza tranquilla e sic
’anno produce saporosi frutti. Molto gaia ancora è la descrizione che degli Elisii leggiamo in Tibullo (1), il quale, credend
rsennato amore ; nel quinto, stavano allogate le anime de’guerrieri e degli eroi ; nel sesto era la tremenda prigione del Tar
vendo Agrippa fatto tagliare quella selva e costruire intorno al lago degli edificii, si vide che tutto era favola. A questo
. Scorre esso nel Tartaro, ma la decima parte è riservata pel gastigo degli Dei spergiuri. Chiunque di essi siasi renduto col
brosia. Oltre a ciò egli è separato per altri nove anni dal consorzio degli Dei ; non è ammesso nè alle loro assemblee, nè a’
in altra guisa profanate le tombe de’ morti, eran riputati violatori degli Dei Mani, secondo una legge delle dodici tavole (
o il Cerbero avanti la porta dell’inferno, forse alludendo al costume degli antichi principi che avanti le porte tenevano gro
delitto sì nell’ inferno che in questa vita, e che ponevano nel cuore degli scellerati sì terribili rimorsi che toglievan lor
rimorsi della coscienza sono di noi stessi il carnefice ; questi sono degli empii le assidue e domestiche Furie che giorno e
udici dell’inferno, ove siede coll’urna in mano per discutere i falli degli uomini e sentenziare secondo i loro meriti. Omer
Pindaro afferma che Tantalo rubò il nettare e l’ambrosia dalla mensa degli Dei ; ed a questo fatto il poeta attribuisce la c
reci ; e però Omero disse che Mercurio o Ermete accompagnava le anime degli eroi, avendo in mano una verga ch’era il caduceo.
mmanus), come se volessimo dire ch’egli era il Sommo, cioè il signore degli Dei Mani (quasi summus Manium. Capell.), sebbene
re i loro fatali stami, giacchè esso presiede alla vita ed alla morte degli uomini. Il suo dominio era formidabile, e come di
o dalle Furie e da ogni maniera di tormenti (2). Di Plutone poi, come degli altri infernali Dei, si è sempre detto da’poeti c
. Ciò posto, è cosa evidente che il Plutone de’ Greci era il Serapide degli Egiziani, come dice Diodoro di Sicilia ; il quale
detto Plutone dagli antichi, forse perchè la morte è l’ultimo riposo degli uomini. Tellumo, a tellus. VI. Alcune altre c
i diede grida di grandissimo dolore, e ne fu guarito da Peone, medico degli Dei, che avea pur sanata una ferita di Marte fatt
o si chiamava Giunone Lucina, come quella che presiedeva alla nascita degli uomini, ma ancora Giunone infernale, perchè loro
madre che acconsentì di rivedere la luce e di presentarsi al sovrano degli Dei, il quale giurò di restituirle la figliuola,
ra le divinità infernali, perchè presiedevano alla vita ed alla morte degli uomini ed a bitavano un antro tenebroso nel Tarta
tempi assegnati dal fato(2) ; ed alle volte si servono del ministero degli uomini per togliere la vita a coloro di cui è com
io. Il veloce avvolgersi de’loro fusi dinotava il fatale rivolgimento degli anni e de’ secoli che le Parche con immutabile vo
7 (1897) Mitologia classica illustrata
della Grecia oggetto di fede comune, a cui si piegavano anche i sommi degli uomini; onde ancora Socrate professava, davanti a
di un primitivo sano monoteismo, deformazione dovuta alla corruttela degli uomini. L’ idea già appare nei primi scrittori cr
ben congegnata fabbrica dei miti greci. — Un’altra dottrina è quella degli allegoristi o dei simbolisti, i quali si son dati
altre; senza dubbio le primarie divinità greche e romane, come quelle degli altri popoli ariani, si connettono col grandi fen
oro parentele, alla loro discendenza. Anzichè ad illustrare le figure degli Dei, il senso religioso degl’ Italici si applicav
Gigantomachia. 1. Prima di esporre le varie discendenze e vicende degli Dei greci e romani, giova premettere un cenno del
o per loro innalzate al più alto grado di eccellenza; quindi il corpo degli Dei era pensato come più grande, più bello, più m
dell’ Olimpo scorge, senza bisogno di esser presente, tutte le azioni degli uomini in qualunque più riposto angolo della terr
e erano un portato della naturale religiosità. 2. Origine del mondo e degli Dei. Il mondo, secondo Esiodo, ebbe origine dal C
otevoli erano: Oceano, il gran fiume che circonda la terra ed è padre degli altri fiumi, e Teti (Tethys) l’ umidità che tutto
fuso con Chronos) e quella che scorre, personificazione del movimento degli esseri e della durata. Oltre queste coppie vanno
ro gli altri a difesa del fratello. Zeus si valse anche dei Ciclopi e degli Ecatonchiri, liberandoli dai ceppi a cui li aveva
Divinità greche erano dunque raggruppate intorno a Zeus, detto padre degli Dei e degli uomini. Le Divinità si distinsero in
eche erano dunque raggruppate intorno a Zeus, detto padre degli Dei e degli uomini. Le Divinità si distinsero in maggiori e m
ue alte vette si pensava toccasse il cielo e ivi sorgessero i palazzi degli Dei fabbricati da Efesto. Gli Dei minori poi eran
he del sommo Iddio fanno riscontro le morali. Egli vien detto « padre degli Dei », perchè, sebbene ultimo nato nella sua divi
rdine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padre come degli Dei; ad essi dispensa con mano giusta i beni e i
sse la sua volontà, per via del tuono e del lampo, per mezzo del volo degli uccelli, per mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto a
ccelli, per mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto anche il principal dio degli oracoli, ed aveva anche i suoi oracoli egli stess
o e di Rea, egli fu bambino, e debole, impotente come tutti i bambini degli uomini. A stento sottratto da Rea alla crudeltà d
coli scenici. Quando poi gli imperatori introdussero in Roma il culto degli Dei asiatici, altre divinità orientali si fusero
ì che tutto l’ universo rimarrebbe penzoloni; tanto io sono più forte degli Dei e degli uomini ». In senso elevato cantaron d
l’ universo rimarrebbe penzoloni; tanto io sono più forte degli Dei e degli uomini ». In senso elevato cantaron di Zeus i gra
il flauto. In tempo di pace, Atena è la dea protettrice delle città e degli stati (detta perciò Athena Polias, da polis, citt
ico del Dio; egli è anzi il Dio salutare per eccellenza, protettore e degli armenti e degli uomini, quegli che allontana i ma
i è anzi il Dio salutare per eccellenza, protettore e degli armenti e degli uomini, quegli che allontana i mali, il medico; o
fe’ padre di Asclepio o Esculapio e lo identificò con Peone il medico degli Dei. E non solo dei corpi, ma è egli anche medico
era la cetra o forminx, ed ei la sonava con grande abilità a sollazzo degli Dei immortali, durante i loro conviti. Dirigeva a
ntà del supremo Iddio, ebbero una notevole efficacia e nella politica degli Stati e altresì nei destini delle famiglie. Di or
rapporto con Apollo e le Muse, e detto che si compiacesse dei canti e degli inni. Infine aveva un’ importanza politica, come
one fecondatrice si esercita sulla nascita e sulla vita delle piante, degli animali e degli uomini. Ancora nei tempi cristian
si esercita sulla nascita e sulla vita delle piante, degli animali e degli uomini. Ancora nei tempi cristiani era oggetto di
i uomini. Ancora nei tempi cristiani era oggetto di culto; negli Atti degli Apostoli, si racconta di un tumulto sorto ad Efes
enti »; da lei si riconoscono i prodotti annui della terra, ricchezza degli agricoltori; le si rivolge preghiera che conservi
nti rozze e dedite alla guerra, le quali lui veneravano come il sommo degli Dei. 3. Il Dio italico identificato con Ares è Ma
no filosofico, composto certamente in tempo molto posteriore a quello degli altri inni omerici. Di Mars o Mavors o Gradivus s
empi questo elemento fosse divinizzato, e l’ ammirazione riconoscente degli uomini ne formasse oggetto di culto. E poichè il
er Minerva). — Vulcano era poi anche considerato dai Romani, come Dio degli incendi; ed a lui si attribuiva sia l’ origine de
a. Verso sera va nella Pieria, dove Apollo stava pascolando le greggi degli Dei, e gli ruba cinquanta giovenche, e via le con
ale. Cominciando da queste ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero degli Dei e l’ esecutore dei loro ordini. Veloce più de
rresse e terre e mari, ad annunziare alle genti la volontà di Giove o degli altri Dei. Così fu mandato alla ninfa Calipso per
idere Argo dai cento occhi, custode di Io. Come messaggiero ed araldo degli Dei, Ermes portava sempre il caduceus. Era la ver
simo lanciator di dischi e pugilatore? Quindi lo si credeva fondatore degli stadi e de’ ginnasi, i quali solevano ornarsi di
ti di Mercurio, chiamandolo facondo nipote d’ Atlante e civilizzatore degli uomini, lodandolo come deorum nuntium , curvae
nel Museo Nazionale di Napoli, e rappresenta (fig. 26) il messaggiero degli Dei che per breve riposo s’ è messo a sedere su u
ra nel Museo di Napoli, e la celebre Venere del Medici della Galleria degli Uffizi a Firenze. Quest’ ultima appartiene alla g
enzionata questa divinità; primi a parlarne furono Esiodo e l’ autore degli inni omerici, forse perchè il culto se ne diffuse
eghiere fatte in comune; presso il focolare della casa eran le statue degli Dei, ivi il ritrovo di tutti i membri della famig
i città era un tempio per lei; anzi essa aveva posto anche nei templi degli altri Dei, e nessun sacrificio aveva luogo senza
o si facevano sacrifizi di focaccie, vino, incenso. Anche il primo di degli altri mesi era in qualche modo dedicato a Giano,
ziava pregando lui che come Ianus Agonius presiedeva a tutti i lavori degli uomini. Anche per la procreazione dei figliuoli e
e s’ attenne altipo bifronte. Non che questa sia stata un’ invenzione degli artisti romani; anzi i Greci in più casi avevano
eis, colla quale generò Eeta (Aeetes), quello che è noto nella favola degli Argonauti, come re della Colchide, e la maga Circ
un battello d’ oro fabbricatogli da Efesto, e così tornasse al paese degli Etiopi dove il carro e i cavalli già lo attendeva
donne; di lei si loda la candida luce. Un frammento di Saffo ci parla degli astri che intorno alla bella Selene, quando ella
zza e ogni attrattiva. Figlio di Titone e di Eos fu Mennone, principe degli Etiopi, quello che essendo venuto in soccorso dei
e essa divenne madre dei Boreadi Calai e Zete, ricordati nella storia degli Argonauti. Leggasi su ciò la narrazione scritta d
rse al tempo della guerra Persiana, gli dava diritto alla gratitudine degli Ateniesi; i quali perciò lo onorarono con un temp
li dell’ Ellade). II. Divinità secondarie che formavano il corteo degli Dei del cielo, o compagne o ministre esecutrici d
fossero in grado di eternare coll’ arte del canto le grandiose gesta degli Dei; e che allora Zeus genero con Mnemosine le no
anti, che Apollo suole accompagnare con la cetra, rallegrano l’ animo degli Dei, allorquando questi sono adunati nell’ alto p
il corteo di Carmenta, la madre di Evandro; rappresentavano il canto degli oracoli, dei Fauni, dei vati. Allorchè la greca m
lcezza del canto loro, or la bellezza del loro volto, ora l’ eleganza degli ornamenti. Frequenti poi le raffigurazioni delle
ha di bello e di grazioso sì nella natura sì nei costumi e nella vita degli uomini. Secondo la leggenda più comune, eran tre
esseri, epperò convocatrice delle assemblee dei celesti in esecuzione degli ordini di Giove, e presidente delle assemblee dei
ne fra i Greci simbolo di ogni vittoria e di ogni prospero evento sia degli Dei sia degli uomini, invocata non solo in occasi
simbolo di ogni vittoria e di ogni prospero evento sia degli Dei sia degli uomini, invocata non solo in occasione di guerre
, la sua mistica rappresentante, fosse concepita come una messaggiera degli Dei; tale apparisce già in Omero. Essa va con vel
della fiorente giovinezza. Nell’ Iliade essa figura come la coppiera degli Dei d’ Olimpo, essendo lei che durante i loro fes
he a Roma. Presso i santuari di Asclepio generalmente erano istituiti degli ospedali, dove accorrevano a frotte i malati per
Esculapio a quella del Cristo, chiamandolo re, salvatore, amicissimo degli uomini, e adducendo le guarigioni miracolose da l
E questo dicevasi talvolta effetto della volontà di Zeus o in genere degli Dei, tal altra si concepiva il destino come qualc
se il normale equilibrio della società, per es. la felicita soverchia degli uni o la tracotante prepotenza d’ altri; in tal c
lia dell’ Oceano e di Teti (Tethys). Come protettrice e conservatrice degli stati, era essa venerata e onorata di templi e st
Capitolo terzo. Gli Dei del mare e delle acque. Nel concetto degli antichi tutte le acque della terra, salse e dolci
te alla grande lotta contro la dominazione di Zeus, non ebbe la sorte degli altri Titani, ma potè rimanere in pace e in piena
dò a visitarlo per domandargli il modo migliore di venire in possesso degli aurei pomi, egli si schermiva e cerco sottrarsi t
rappresenta una Nereide su un cavallo marino, trovasi nella Galleria degli Uffizi a Firenze. b) Taumante. Il secondo f
eanina Elettra genero Iride, cioè l’ arcobaleno, divenuta messaggiera degli Dei, e le Arpie (Harpyiae), le dee della bufera r
ello con lunghi artigli. Specialmente si parla di loro nella leggenda degli Argonauti, dove figurano persecutrici di Fineo, i
via le anime dei trapassati. c) Forchi e Cheto. A differerenza degli altri figli di Nereo, questa coppia rappresenta q
e o quattro, e si introdussero anche in altri racconti come in quello degli Argonauti e del ratto di Proserpina. Si disse che
eggenda, come fecero Omero nell’ Odissea, Apollonio di Rodi nel Poema degli Argonauti, ma si fè servire il mito a onorare i p
o gli Italici la dea Tellus. Anch’ essa era considerata come la madre degli esseri, quindi invocata come Tellus Mater insieme
eti, Omero, Esiodo fanno cenno di di Gea o le rivolgon preghiere; uno degli inni Omerici è a lei dedicato; un altro inno dodo
e e frutti, e, per i benefici effetti dell’ agricoltura sulla civiltà degli uomini, Dioniso valeva anche come il civilizzator
’ origine loro ai riti bacchici; ma poi molti scrittori, dall’ autore degli inni omerici a Nonno di Panopoli, dai primi dramm
onò per essersi lasciato sedurre dalla figlia d’ un re, perde la luce degli occhi o secondo altri, perde la luce della sua vi
tto di ascoltare la voce di Eco (fig. 60); un’ altra è nella Galleria degli Uffizi a Firenze, bella figura di giovane i cui l
e riferisce il suo canto che ha ad argomento l’ origine delle cose e degli animali e il diluvio di Deucalione e il furto di
uppo a cui apparteneva anche i così detto « arrotino » della Galleria degli Uffizi a Firenze. VII. Genii dei boschi.
si poneva a sonar la zampogna, e le Oreadi cantavano danzando le lodi degli Dei, e l’ eco rispondeva di valle in valle, e gli
mpleta; ed era Dio delle selve come il nome stesso dice; amico quindi degli uomini, in vantaggio dei quali fa crescere le pia
a dea che accresce, che aumenta i prodotti della terra e la ricchezza degli uomini. 2. Fauno era oggetto di culto antichissim
che l’ arcade Evandro venuto nel Lazio e benignamente accolto dal re degli Aborigeni, Fauno, si diceva avesse consacrato al
io di Dioniso e di Afrodite, da lui si faceva dipendere la prosperità degli armenti, l’ abbondanza della pesca, la buona rius
(Opalia), nel quale gli schiavi godevano piena libertà, si vestivano degli abiti dei padroni ed erano serviti a tavola dai p
scatore, ecc. Pomona pure, da pomum frutto, era la dea dei giardini e degli alberi da frutta. Armata della sua piccola falce,
re, ma tutti aveva da sè respinto. Vertunno che n’ era innamorato piu degli altri, le comparve in mille guise, or come mietit
Persefone col consenso di Zeus. Allora Demetra crucciata contro il re degli Dei appartossi dall’ Olimpo, e prese a vivere in
tene. Celebravansi annue feste dette Eleusinie, in onore di Demetra e degli altri Dei con essa connessi. Si distiguevano le p
ra è sconosciuta ad Omero. Come re delle ombre Ade aveva nel concetto degli antichi qualcosa di sinistro e di misterioso; egl
stodite e niuno dei trapassati può, senza un’ eccezionale concessione degli Dei, rivedere la luce della vita. lu origine era
copia. Il bidente che si vede in alcune statue non è che un’ aggiunta degli artisti moderni latta per analogia del tridente d
rna che si squarciasse la terra e comparisse agli occhi dei mortali e degli immortali l’ odiato suo soggiorno. Più tardi inve
il fegato, che di continuo rinasce. Tantalo, il re asiatico, antenato degli Atridi Agamennone e Menelao, in punizione di aver
i Agamennone e Menelao, in punizione di aver abusato della confidenza degli Dei rivelando agli uomini i loro segreti, o come
i Corinto, che colla sua astuta malvagità più volte ha destato l’ ira degli Dei, si ha avuto questo castigo di dover spingere
quale venne concepita come la dea delle apparizioni notturne, la dea degli spettri; dicevasi ch’ ella di notte bazzicasse in
crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia. Più tardi, per opera degli Orfici, si modifico il concetto di Ecate; chè ess
anto, in compagnia della Contesa (Eris), dello strepito della pugna e degli altri compagni di Ares; e crudelmente inesorabili
che presso i Romani. A compiere l’ enumerazione e l’ illustrazione degli Dei antichi di Grecia e di Roma rimane che si par
indeterminate; ma per lo più appariscono in numero di due. Santuario degli Dei Penati era il focolare domestico, come punto
nzione, forse sentita nelle origini, si oscurò presto nella coscienza degli antichi, e Penati e Lari vennero onorati alla rin
rte seconda. Gli Eroi. Capitolo primo. Mitologia Eroica, Origine degli uomini e prima istoria fino al Diluvio. 1. Un
i fisiche e morali più che umane. Costoro erano creduti e detti figli degli Dei, certo dovevano essere di origine diversa dag
tal venerazione si aveva agli Eroi, e si può parlare di una religione degli Eroi, come si parlava di una religione dei morti;
cavano loro anche dei templi. 3. Or qual è stata, secondo il pensiero degli antichi, l’ origine della stirpe umana? Diverse l
ne da cui si sarebbero rilevati progredendo a poco a poco coll’ aiuto degli Dei. — Tra le leggende relative agli inizi dell’
entata nella fig. 72. Nel loro complesso volevan significare la lotta degli uomini inciviliti (nel nostro caso gli Ateniesi c
tua fa parte del celebre gruppo dei Niobidi conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Son copie fatte a Roma di scult
esso il fiume Termodonte con Temiscira per capitale, oppure nel paese degli Sciti sulle rive delle palute Meotide; di là era
enuto in odio agli Dei, prese a errar solitario, evitando il contatto degli uomini fin che miseramente perì. Secondo Pindaro,
nte Eubea, in genere come autore dell’ ordinamento civile e religioso degli Argivi. Sorella di Foroneo, non men celebre di lu
chie, in seguito di che egli aveva imparato a intendere il linguaggio degli uccelli. Melampo per questa guarigione ottenne la
no di Tirinto. Essendo Melampo figlio di Amitaone Messenio, la stirpe degli Amitaonidi, in cui si trasmetteva per eredità l’
cinatogli. Ma che cosa può l’ umana astuzia contro gli eterni decreti degli Dei? La cassetta si diresse verso l’ isola di Ser
ere era padre soltanto di Afareo e Leucippo, ed Ebalo si faceva padre degli altri due. Tindareo e Icario si ritenevano come i
di Afidna, riuscirono a liberarla. Poi presero parte alla spedizione degli Argonauti, ed ivi Polluce si acquistò grande fama
lettriche le quali in occasione di forti temporali vedonsi sulla cima degli alberi delle navi e in genere sulle punte, dette
a certa morte. In una poesia scritta in onor di Scopa, della famiglia degli Alevadi, aveva egli lodato bensì il ricco uomo, m
ricordi ancora tra i Mezionidi Dedalo l’ artista e il rappresentante degli artisti attici. I Mezionidi in genere erano in At
Prese parte alla caccia del cinghiale Calidonio; 8º e alla spedizione degli Argonauti, di cui parleremo appresso. — Riman da
va pelle di leone e mazza, qualche volta anche la clamide e il petaso degli efebi attici. Su molti fra i pubblici monumenti a
rvento di Teseo, e le metope del lato occidentale a figurare la lotta degli Ateniesi contro le Amazoni. Anche nel campo dello
Zeus, e di fatti si parla anche di un Zeus Asterios, come a dire Dio degli astri, cielo stellato. Cacciati i suoi fratelli,
otauro la rinchiuso Minosse faceva gettare o dei condannati a morte o degli schiavi, specialmente giovanetti e giovanette, fa
parte alla caccia del cinghiale Calidonio e fu padre di Idomeneo uno degli eroi Greci a Troia; Glauco che trovò fanciullo la
nzo datogli da Atena, si che non comparirono più. Secondo la leggenda degli Argonauti, fuggirono all’ isola Arezia, vicino al
o delle stalle d’ Augia o Augea. Era costui figlio di Elios o Eleo re degli Epei nell’ Elide, ricco di immensi armenti. Eracl
o la via alle Esperidi, giunse egli finalmente per la Scizia al paese degli Iperborei dove Atlante regge sulle sue spalle il
la lotta sostenuta per ottenere in moglie Deianira, figlia di Eneo re degli Etoli e sorella di Meleagro e Tideo. Molti erano
racconti, pur si capisce che qui si trovan mescolati a miti naturali degli elementi storici e allegorici. Le spedizioni cont
benefica la quale lotta contro gli ostacoli della natura, a benefizio degli uomini? Dopo l’ apoteosi, in tempo in cui nel con
lo stesso soggetto, e una statuetta di scena analoga è nella Galleria degli Ulfizi a Firenze. Specialmente frequenti erano le
Pleurone, altra città dell’ Etolia. Loro figlio era Meleagro, l’ eroe degli Etoli. Ora avendo Eneo in una solenne festa, cele
e il noto vate Anfiarao d’ Argo. Dopo alcuni giorni di feste in onor degli ospiti, fu indetta la caccia. Si tendon le reti,
spettava a chi primo aveva ferito il cinghiale. Ciò destò le gelosie degli altri e specialmente di Plessippo e Tosseo figli
e crebbe Meleagro. Ma quando questi si rese colpevole dell’ uccisione degli zii, allora Altea soffocando in sè il sentimento
nconico che è nel viso di questo bel giovane. II. La spedizione degli Argonauti. 1. La storiella del vello d’ oro fo
i. 1. La storiella del vello d’ oro forma il nucleo della leggenda degli Argonauti; epperò anche qui siamo in presenza d’
re in Colchide e portasse a lui il vello d’ oro. Di qui la spedizione degli Argonauti. Giasone fe’ costruire nel portò di Iol
allora, salpò alla volta del Ponto Eusino. Circa il numero e il nome degli eroi che presero parte alla spedizione, molta var
come Acasto, Admeto e Periclimeno; ma poi si crebbe via via il numero degli Argonauti, annoverandovi tutti gli eroi della gen
morte sotto la nave Argo che gli si sfracellò addosso. 2. La leggenda degli Argonauti è una di quelle che offrirono più copio
Morto Edipo, la maledizione che pesava su di lui, secondo il concetto degli antichi, doveva naturalmente ricadere sopra i fig
ttenere licenza di dar sepoltura ai morti. — Dieci anni dopo, i figli degli eroi morti si riunirono per vendicare i loro padr
iunirono per vendicare i loro padri. Perciò chiamasi questa la guerra degli Epigoni o seconda guerra Tebana. Vi presero parte
ao, ultimo Eurialo di Mecisteo. Non combattendo essi contro il volere degli Dei come i loro padri, ma anzi con buoni auspici,
e suo figlio Pelope e ne fe’ cuocere le membra e le appose alla mensa degli Dei; e altre colpe commise diversamente esposte i
della guerra. Achille ed Aiace il maggiore appartengono alla famiglia degli Eacidi. Eaco era un altro figlio di Zeus, nato da
racolosi. Da queste nozze nacque unico Achille, il più grande e forte degli eroi greci. Che Teti dopo aver date alla luce Ach
or parte col fratello Peleo alla caccia di Calidone e alla spedizione degli Argonauti. Cresciuto sotto la guida di un tal pad
e, figlio di quell’ Oileo, che pure aveva preso parte alla spedizione degli Argonauti. Questo Aiace, detto anche « il piccolo
iti contro i Centauri, sia alla caccia Calidonia, sia alla spedizione degli Argonauti. Era quindi già molto vecchio al tempo
figlia di Teucro, Dardano ebbe un figliuolo, Erittonio, il più ricco degli uomini; e da costui nacque Troo che diè il nome a
rapir da Zeus, per la sua straordinaria bellezza e divenuto coppiere degli Dei, già abbiamo parlato. Gli altri due divennero
per l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatura dei più grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia come cugino, sia per
presunzione, non dubitò dire che si sarebbe salvato anche a dispetto degli Dei; allora Posidone con un colpo del suo trident
ne Ulisse ne li avesse severamente proibiti. Terribile fu la vendetta degli offesi Dei; appena s’ eran messi in mare un fulmi
e le poesie di Pindaro sono ricche di accenni relativi alle leggende degli Eacidi. Specialmente la tragedia s’ aggirò come n
, ad Ulisse. Sopra tutto le tragiche e fatali sventure dei Pelopidi e degli Atridi serbarono per secoli e secoli la virtù lor
quanta parte siano state le leggende troiane della vita intellettuale degli antichi; e non fa meraviglia che ancora il medio
giacchè anche l’ eccellenza dell’ ingegno, suscitando l’ ammirazione degli uomini, era naturale venisse ricordata e celebrat
nel fare opere d’ arte; quindi le tre categorie dei vati, dei poeti, degli artisti. 2. Ogni stirpe greca ebbe i suoi vati e
e leccate le orecchie, e così fu reso abile a intendere il linguaggio degli uccelli e a preveder l’ avvenire. Dalla Messenia
i Preto, ottenne una parte del regno e così diè origine alla dinastia degli Amitaonidi. A questa appartennero Adrasto, Anfiar
bero tante parte nelle vicende di Tebe e nelle due guerre dei sette e degli Epigoni; ed’ altri minori, come Polifide, Teoclim
ro il più celebre fu Tiresia, sovrano nell’ arte di osservare il volo degli uccelli. Gli si assegnava una vecchiaia favolosa,
acendolo ancora vivo al tempo della distruzione della città per opera degli Epigoni. A sette anni d’ età si diceva avesse per
la Dea. Come tutti i veggenti dell’ antichità intendeva il linguaggio degli uccelli e conosceva i più riposti arcani della na
ato dai venti, e le città e il triste regno (della Morte) et le turbe degli Dei e degli uomini con equo imperio regge egli so
i, e le città e il triste regno (della Morte) et le turbe degli Dei e degli uomini con equo imperio regge egli solo. » 4. Ve
asparisce che la figura, è zoppa non brutta però. » 13. « messaggero degli Dei, inventore della curva lira, destro a nascond
8 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
e dai Romani sogliono essere uniti i fatti dei primi uomini celebri e degli antichi eroi ; laonde giova repartire queste narr
iglianza dei fatti veri, o Allegorie opportune a correggere i difetti degli uomini ; 4° ed in racconti relativi ai buoni cost
ontengono la semplice reminiscenza dei fatti conservata nella memoria degli uomini, che è quanto dire la tradizione delle cos
; c piena di sapienza è l’invenzion delle Furie, ministre inesorabili degli aeuti rimorsi di una eoscienza colpevole, nate da
segnato a coltivare la vite, fu Dio del vino, ec. Indi l’inclinazione degli Orientali al maraviglioso e l’ immaginazione dei
me parti del mondo. Mitologia dei Greci a dei Latini. Divisione degli dei. 16. Varrone, poeta latino, nato verso l’a
nato verso l’anno 82 av. G. C., fece ascendere a trentamila il numero degli Dei. Gli antichi annoveravano più di trecento Gio
(Dii majores), ed erano in numero di venti. 18. La seconda era quella degli Dei subalterni o inferiori (Dii minimi), i quali
orabili suoi decrèti. E qualora questi decreti fossero la conseguenza degli eterni veri, quanta filosofia non racchiude la im
i Saturno e di Giano in Italia fu chiamato Età dell’ oro, ossia regno degli Dei e prima età del mondo, perchè sotto il loro s
tte in latino Januœ, erano sotto il suo patrocinio, come sotto quello degli Dei Lari e Penati (325). Secondo altri questo tem
39. Saturno fu comunemente rappresentato qual vecchio curvo dal peso degli anni e armato di falce, per indicare ch’ei presie
e scocchi, Come fa la più parte : chè per certo Infinita è la schiera degli sciocchi. Ma vi sono i grandi ingegni, i famosi
moglie di Saturno (27), era tenuta per genitrice della maggior parte degli Dei, e perciò fu detta gran madre, e poi Berecinz
devano ai piedi due leoni, per la custodia che Pindaro le attribuisce degli stati e dei regni. Bellissimi sono i concetti, st
nno della madre sventurata. — È opinione che Cerere sia l’Iside (696) degli Egiziani e la Cibele dei Frigii. 62. Eresittone o
ati da Giove nel Tartaro, gli fece ribellare i Giganti (69) figliuoli degli stessi Titani. Questi enti favolosi erano uomini
rrivava con la testa al cielo, e che per sè solo, al dir d’Omero, più degli altri Giganti insieme uniti, sgomentava gli Dei ;
riareo ; ed Encelado sotto l’Etna. Il fine dei giganti adombra quello degli orgogliosi che presumono sollevarsi contro il cie
nipote d’Urano (promethéomai, io provvedo), preso ad imitare il padre degli Dei, formò alcune statue umane col fango della te
ta coi doni di tutti gli Dei (pan tutto, dôron dono, gr.). « E i doni degli Dei altro non sono che le arti e le cose tutte gi
vasti deserti della Libia, implorò il soccorso di Giore ; ed il padre degli Dei, apparsogli in forma d’ariete, battè la terra
o che questo Giove Ammone altro non sia che il dio Osiride (696, 697) degli Egiziani. 81. Siccome Giove teneva il primo posto
nziavano oracoli, e in essa fu tagliato il fatidico albero della nave degli Argonauti. 83. Il Giove dei Greci e dei Romani
atto di rapir Ganimede (87). 84. Gli autori sono discordi sul numero degli enti mitologici che hanno avuto il nome di Giove 
o (27) e di Rea, (42) sposò Giove (63) suo fratello, e divenne regina degli Dei. Era la divinità dei regni, degl’imperi e del
diede in custodia ad Argo, celebre architetto e inventore della nave degli Argonauti (452), il quale aveva cent’occhi e sole
remio di questa cura mirabile ebbe la mano d’Ifianasse, con una parte degli stati di Preto. 93. Iride figlia di Taumante, che
ogo ora in un altro, fu la messaggera di Giunone ; l’ambiziosa regina degli Dei non volle esser da menò del-marito, il quale
iscattato dai Troiani, e maritò Esione a Telamone re di Salamina, uno degli Argonauti. 110. Finalmente il lungo esilio e le
Pegaseo (124), perch’ella è amica dei poeti. E quale, annunziatrice degli albori, L’aura di maggio muovesi, ed olezza, Tutt
è opportuna lezione a quei presuntuosi, i quali vantando la grandezza degli avi senza saperne imitare le gesta, si empiono di
stupire uomini e Dei. Talora av[ILLISIBLE] a un elmo, come protettore degli uomini, ed era in atto di far donativi alle Grazi
ed i Latini la dissero Genitalis od Illitia dal greco, perchè al pari degli Efesj la onorarono quale mistica immagine della g
sulla cima delle mo[ILLISIBLE]tagne a misurare ed a studiare il corso degli astri. No[ILLISIBLE] invecchiava, perchè l’ingegn
rano accolti dagli scoppi di risa, dal suon di mano e dalle fischiate degli spettatori ; ma era dato un premio al ballerino c
o un premio al ballerino che avesse saputo serbar l’equilibrio meglio degli altri. Questi risevoli giuochi passarono d’ Atene
, indichiamo questo parallelo a solo oggetto di ricordare una ipotesi degli eruditi. Anche Bacco ebbe più nomi ed in Grecia e
rcadia sul monte Cillene ; fu il messaggero e l’interprete di Giove e degli altri Dei tanto in cielo che in terra, sì nel mar
stesso le loro imprese, ed entrava a parte di tutte le loro brighe e degli affari relativi alla guerra e alla pace. Per esse
osi ed onesti. Laonde Mercurio, interprete ed esecutore delle volontà degli Dei, eloquente per la musica e per la parola, ind
tti, poichè aveva inoltre l’incarico di condurre all’inferno le anime degli estinti. 165. Ma pretendono che Mercurio fosse an
di Giove e di Maja. Venere. 170. Venere, Dea della bellezza e degli amori, nacque dalla spuma del mare il primo giorn
e celebravano in cielo la nascita di Venere, era accorsa al banchetto degli Dei per raccorne gli avanzi. Forse quel sommo fil
Temeresti forse di dispiacermi ? Ah ! tu non sarai forse il più bello degli uomini ; e che importa ? tu sei il più sensibile
re della sua vita. Le vengono prodigati soccorsi, ed è condotta a piè degli altari di Venere, dove ritorna in sè, ed invoca l
ttorica e tutti gli accorgimenti dell’eloquenza, si cattivava l’animo degli uditori e vinceva ogni contraria opinione. Altri
2) gli tolsero quanto aveva di mortale, e lo fecero « consorte in mar degli altri Dei » (Dante, Parad. c. I.) 202. Scilla era
edono che da Forco fosse nato ancora il serpente che stava a custodia degli aurei pomi delle Esperidi (382). 205. Gli Alcioni
ttordici giorni, che dai marinari sono chiamati dies alcyonei (giorni degli alcioni). 206. L’origine poi degli Alcioni è spie
ono chiamati dies alcyonei (giorni degli alcioni). 206. L’origine poi degli Alcioni è spiegata così : Alcione, affettuosa mog
era chiamato anche Ippio ossia equestre ; e Ippodromio, cioè, preside degli equestri certami. Inoltre fu detto Conso, o Dio d
ferno della favola, era un luogo sotterraneo dove scendevano le anime degli estinti per esservi punite o ricompensate ; e vi
quello stagno, Tu lo vedrai ; però qui non si conta. Ma la mitologia degli antichi assegna a ciascuno di questi fiumi una pi
i doni. Volle che lo Stige diventasse il vincolo sacro delle promesse degli Dei, e decretò gravissime pene contro coloro che
sia e del néttare. L’Ambrosia (ambrosios, immortale, gr.) era il cibo degli Dei, ed il Néttare la lor comune bevanda. La prim
to. (Loc. cit.) Questo mostro favoloso deriva forse da un antico uso degli Egiziani, i quali facevano custodire i sepolcri d
legislatori e i giudici sono in gran parte mallevadori dei portamenti degli uomini. I Greci potrebbero aver preso l’idea di q
epoltura. 232. Le Furie furono divinità infernali, ministre del rigor degli Dei contro i malvagi, figlie dell’Acheronte (218)
nei loro viaggi, e disponesse a favor loro dei suffragi del popolo c degli allori della vittoria (Esiodo). Talora assisteva
sso la invocata divinità si mostrava sorda ai loro voti. Morfeo, capo degli altri sogni, era nel tempo stesso ministro del So
ie diverse : le anime dei morti virtuosi ; le Larve o i genj malefici degli scellerati, i quali, essendo condannati ad errar
i-Mani ed alle Larve, ed era lor consacrato il cipresso ; ai Mani poi degli amici solevano offerir latte, miele, vino e profu
va giù pel proprio peso, e non gli concedea riposo giammai ; immagine degli ambiziosi e degl’invidiosi del merito altrui, i q
o D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, Di Giove stesso il nome e degli Dei S’attribuiva i sacrosanti onori. Folle ! che
; ed Issione fu assalito da così cocenti rimorsi, che non solo quella degli altri ma la vista di sè medesimo gli era tormento
dolo pentito, gli aprì un asilo nel cielo, e lo fe’ sedere alla mensa degli Dei. Spesso il colpevole è anche ingrato ; ed Iss
malattie e di generare i figliuoli ! Ma nelle fantastiche tradizioni degli antichissimi tempi, non è meno bella e grande l’i
antichissima allegoria è nato il pregiudizio della sinistra influenza degli uccelli notturni, pregiudizio al pari di tanti al
i re ; Calliope con nobili ed armoniosi versi celebra le grandi gesta degli eroi e dei numi ; e Melpomene armata di pugnale e
ettacolo dei delitti dei grandi, delle scelleratezze della tirannide, degli spasimi del rimorso, e commuove al pianto con le
suonando con più leggiadria il liuto e la lira, accompagna i sospiri degli amanti, ne interpreta i desiderj, ne mitiga gli a
maldicenza, tenebroso e scellerato artifizio degl’intelletti oscuri e degli animi ipocriti o invidiosi che voglion denigrare
udace mortale. Apollo ne fu sconsolato oltremodo, e implorò dal padre degli Dei che Esculapio fosse accolto nel cielo, dove e
forse alla semplice rozzezza della primitiva natura, ed alla qualità degli alimenti pastorali ed agresti, che soli possono b
gnizioni d’agricoltura ; ed egli stesso introdusse in Italia il culto degli Dei della Grecia. Dicono che fiorisse verso il 13
uti e con cembali guidar le ninfe alla danza e promuovere il giubbilo degli abitatori delle campagne. Priapo 307. Pri
a di moltiplici esperimenti di perfezionare la cultura dei giardini e degli orti. I poeti descrivono Pomona incoronata di pam
de terren copia di fiori : Tu fa, Pomona, che de’frutti loro Non sian degli arbor mai vedovi i rami : E tu che tante e si div
di mazzi, e recando in capo una paniera di fiori : Salve, o sorriso degli Dei, gioconda Essenza della gioja, alma famiglia,
che avessero lunghissima vita. Alcuni autori indicano anche il numero degli anni, e ne attribuiscon loro novemila settecentov
Napee, Oreadi e Amadriadi. 319. Le Driadi eran le ninfe dei boschi e degli alberi in generale (Drys, quercia, gr.) ; e furon
Nereidi oceanine ; E a drappelli agilissime seguendo La Gioia alata, degli Dei foriera, Gittavan perle, delle ingenue Grazie
e le pene che potevano essere meritate dagli uomini. Quindi le statue degli dei Lari si vedevano per tutto, e gli schiavi div
a, onnipotente figlia di Giove e sorella del Fato, arbitra universale degli uomini e degli Dei, stava, per così dire, al gove
figlia di Giove e sorella del Fato, arbitra universale degli uomini e degli Dei, stava, per così dire, al governo delle cose
ingannato Giove facendo nascere Euristeo prima d’ Ercole ; e il padre degli Dei sdegnato afferrò Atéa pei capelli, e la fece
gnoso emblema dell’ accordo che deve passare tra il cuore e la lingua degli uomini onesti e dei giovani virtuosi. Il suo alta
uggiasco, in veste Di dolente eremita, e sovra l’urne Muto prostrarsi degli antiqui Eroi ; E seco starsi, in abito d’errante
dignitosa nell’aspetto e nel contegno, e con occhi sfavillanti al par degli astri. Regge con la sinistra un libro aperto e un
e Alcmena del primo terrore si riavesse, ma che non si fidasse ancora degli occhi proprj. Imperciocchè non avendo riguardo di
e egli fa prove, E quanti mostri ancide, Onde s’innalzi poi Al seggio degli eroi ? Altri le altere cune Lascia, o garzon, che
Minosse ; e quella nave era armata di nere vele ad esprimere il lutto degli Ateniesi. Egeo aveva raccomandato al figliuolo, s
ica, nella guerra erano infatti i principali oggetti dell’ educazione degli eroi. 431. Piritoo, infiammato al racconto delle
celebre domatore di cavalli ; laonde ambedue passarono per protettori degli Atleti, ed erano invocati nei giuochi olimpici (6
ognizion del futuro, gli aveva predetto la morte per causa della nave degli Argonauti ; e infatti mentre egli passeggiava un
llora Jobate, conosciuta l’ innocenza d Bellerofonte per la protezion degli Dei, gli dette in moglie la sua figliuola Filonoe
o. Tuttavia, secondo alcuni, risplende col poetico Pegaseo nel numero degli astri. 468. Quest’ avventura ha fatto passare in
e dalla bocca orrende vampe Vomitava di fuoco. E nondimeno Col favor degli Dei l’eroe la spense… Orfeo. 469. Questo
a bellezza che fu protetta singolarmente da Giove (63). 483. Il padre degli Dei si trasformò in toro bianco, e scese in riva
à di regno, andò al cospetto della Sfinge, e seppe penetrare il senso degli ambigui detti. Rispose quell’animale esser l’uomo
inorridito di sè medesimo, non potè più sostenere la vista del sole, degli uomini, della sua persona, e si accecò con le pro
citò le armi di tutta Grecia contro il fratello ; e i principali eroi degli Argivi s’unirono a questa guerra iniqua di fratel
mentr’ ei ritornava da Troja. Ajace Oileo, sfidando la maggior furia degli elementi, potè alla fine salvarsi sopra uno scogl
è alla fine salvarsi sopra uno scoglio gridando : scamperò a dispetto degli Dei. Ma non prima ebbe proferito queste parole, c
potero dentro a me l’ardore Ch’io ebbi a divenir del mondo esperto, E degli vizj umani e del valore : Ma misimi per l’alto ma
d’infima classe e le gesta vanagloriose o crudeli o colpevoli dei re, degli eroi e dei Numi stessi della greca mitologia.
a perseguitarla, e la tenne rinchiusa in stretta prigione ; e stanco degli acerbi rimproveri della sua vittima, le tagliò la
eguiva fu trasformato in upupa ; ed Iti suo figlio, vittima innocente degli altrui delitti, in cardellino. Pandione alla noti
che abitava a Sesto sulla opposta spiaggia d’Europa.121 Ma i genitori degli sposi, avuta querela fra loro, li costrinsero a n
vio che porta il suo nome. 648. Giove (63), sdegnato della perversità degli uomini, aveva statuito di sommergere il genere um
apelli. Ercole (364) gli uccise perchè non avevano voluto che la nave degli Argonauti andasse a ripigliarlo dopo ch’ei n’era
arere ; e con Agamennone (527) e con Ulisse (568) concertava il senso degli oracoli. Voleva il fato ch’egli perisse dopo aver
confondeva insieme. Immagine efficacissima a significare la impostura degli oracoli. Eppure, gli uomini sempre ciechi vi pres
o si slanciarono, mostrando, e nell’impeto della corsa e nell’avidità degli sguardi verso la meta, quel violento desiderio, o
anzi di tutti, siccome da prima, a sè di nuovo rivolgendo lo stridore degli applausi. Ma pure il vicino cursore, non deponend
più i suoi, chiamandoli a nome. Ma essi, animati dal vicino calpestio degli emuli veloci, colle orecchie lese, ognor più rapi
dre rattenute, Nel ritrassero pesto, insanguinato, Tal che nessun più degli amici suoi Ravvisar lo potea. Tosto arso a lui Fu
del Vello d’oro (419) che fu immolato a Giove (63) e messo nel numero degli astri, ossivvero quello che indicò una sorgente a
appresentano. 678. Vien dopo il Toro a significare non meno il vigore degli armenti che quello della vegetazione delle piante
n tempo figura di capretti, rappresentano la fecondità dei bestiami e degli alberi fruttiferi, e secondo la più comune opinio
ndemmie : ed è quell’ Astrea (339) che fugata dalla terra pei delitti degli uomini, se ne ritornò in cielo. 683. La Libra o b
ad andar sempre in su come fa la capra Amaltea (29) nutrice del padre degli Dei. 687. Chi non dirà che l’ Aquario sia il simb
e uscian quindi i responsi De’domestici lari, e fu temuto Sulla polve degli avi il giuramento : Religion che con diversi riti
il Costume Antico e Moderno del Ferrario sodisfa in parte al bisogno degli artisti e degli studiosi ; ed è così divulgato ch
co e Moderno del Ferrario sodisfa in parte al bisogno degli artisti e degli studiosi ; ed è così divulgato che ci parrebbe in
nebri, ed inclusive i giuochi coi quali solevano celebrare la memoria degli eroi : …………. Essi una pira Cento piedi sublime i
 ; ei surse, e assiso Così loro parlò : Supremo Atride, E voi primati degli Achei, spegnete Voi tutti or meco con purpureo vi
azioni. 695. Sotto questo titolo comprendiamo le divinità favolose degli Egiziani, dei Babilonesi, Persiani, Indiani, Gall
cani. Divinità Egiziane. 696. Osiride era uno dei maggiori Dei degli Egiziani e il più generalmente adorato. Lo faceva
cina e l’arte di predire il futuro. V’è ragione di credere che l’ Oro degli Egiziani e l’Apollo (96) dei Greci fossero un sol
uto da fanciulli che celebravano le sue lodi. — Secondo i libri sacri degli Egiziani Api doveva vivere un certo numero d’anni
lo. A Osiride viene aggiunto un figliuolo chiamato Anubi, il Mercurio degli Egiziani ; ma la sua origine è incerta come quell
il Mercurio degli Egiziani ; ma la sua origine è incerta come quella degli altri Dei principali di quel popolo. Questo Anubi
n animale sacro, era delitto punito di morte. 709. Ma in questo culto degli animali non seguivano tutti lo stesso uso. Dove e
è, secondo la dottrina della metempsicosi da lui professata, le anime degli uomini passavano nei corpi dei bruti. 720. Gl’Ind
, la Svezia e la Norvegia. Fu chiamato Padre universale, perchè padre degli Dei e degli uomini al pari del Giove dei Greci. E
e la Norvegia. Fu chiamato Padre universale, perchè padre degli Dei e degli uomini al pari del Giove dei Greci. Ebbe anche il
o che rimanevano uccisi combattendo ; e così fu preso anche pel Marte degli Scandinavi. 740. Nei primi tempi quei popoli o
ignore di tutte le cose, e dopo lui riguardavano il Sole come massimo degli Dei. Adoravano pure un Dio delle ricchezze sotto
donna. Riconoscono essi pure dei cattivi Genii cui consacrano le ossa degli animali che hanno mangiato. Il loro principal sac
via diseorrendo. Chi volesse porre un ordine nella genealogia, tanto degli Dei che dei Semidei e delle divinità allegoricho,
maggior numero possibile d’ idee e di relazioni, dedetto dalle opero degli antichi e dai monumenti che ci rimangono. 8. La
e diventò uomo piene di senun. Fu capo di un’illustre famiglia detta degli Eumolpidi che ebbe la gloria di tenere il sommo-s
el tremendo insbissamento. Altri ropntano che il continente atlantico degli antichi fosse una parto della moderna America, do
to naturale delle cure e della penosa fatica. Laddove prima nel regno degli Dei, cioè nella prima età del mondo, detta dell’o
or Titius, ragguardevole scienziato di Germania, confermô la sentenza degli antichi colle sue Osservazioni che, tradotte dal
ilia in faccia agli scogli, non è più temibile come quando, al narrar degli antichi, investiva e inesorabilmente ingoiava le
o, davanti a cui, non cho i re, i Numi stessi erano giudicati al pari degli altri uomini. 58. Alcuni fanno derivare questo n
li ; rispettò ansteramente il pudore, e fu sino alla morte il modello degli eroi della sua patria. 94. I figli maggiori dei
, come si rileva da uno squarcio di Dante che riporteremo nel seguito degli avvenimenti d’ Ulisse. 103. Padre d’ Ulisse. 1
lagello della peste, e la famiglia reale ne fu assalita come il resto degli abitanti. I sette figli di Niobe crano lungo le m
che il sole si coricasse al giungere della sera. Da questo la favola degli aurei pomi, del Drago, ec. 121. Queste due città
arj fini dei primi, quanto per mantenere la riputazione dei secondi e degli oracoli stessi. Quando l’ evento non confermava i
fermava il detto dell’ oracolo, si attribuiva a colpa della ignoranza degli uomini ; lo stesso avviene della interpretazione
9 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
la nave Argo ancorata nel fiume Fasi 71. Non vi fu bisogno che alcuno degli altri Argonauti prendesse parte alle preaccennate
adre stesso li inseguiva con un esercito, invece di fidare nel valore degli Argonauti, ove mai s’impegnasse la mischia, uccis
Cicerone nelle sue opere filosofiche riporta una scena della tragedia degli Argonauti di Lucio Accio, nella quale il poeta fi
ima veduto una nave, nello scorgere dall’alto di un monte il vascello degli Argonauti traversare i flutti, daprima si maravig
venzioni mitologiche di cui fu abbellito il racconto della spedizione degli Argonauti, nessuna divenne più popolare di quella
imboleggiata nei miti di Orfeo e di Anfione La forza del braccio e degli stromenti meccanici inventati dall’uomo può abbat
arbarie decorata. La civiltà infatti com’ebbe origine dalla concordia degli uomini a stare uniti per comune vantaggio78, così
e perciò gli antichi li considerarono esseri soprannaturali, o figli degli Dei, o ispirati da loro. Tali erano Orfeo ed Anfi
araviglie operate col suono e col canto, e prima e dopo la spedizione degli Argonauti, non in terra soltanto, ma pur anco nel
noi colle parole di Virgilio e di Dante nel parlare della spedizione degli Argonauti, quando raccontammo che Calai e Zete ne
sotto qualunque forma, e di più gli ruppe un corno, onor della fronte degli Dei dei fiumi ; per ricuperare il quale Acheloo d
i a quest’Eroe94, e dissero che era stato posto in cielo e nel numero degli Dei « Non già perchè figliuol fosse di Giove, « 
iutarsi scambievolmente : li abbiamo trovati insieme nella spedizione degli Argonauti, nè mai si disgiunsero in qualunque alt
olti fatti particolari della loro vita nel mondo. Oltre la spedizione degli Argonauti a cui presero parte, come dicemmo, si r
di luce elettrica che sovente si osserva sulle punte delle antenne e degli alberi dei bastimenti dopo la tempesta. Le rammen
ano, pare che fosse un ipogeo come le catacombe dei primi Cristiani : degli altri 3 è più difficile indovinare lo scopo o l’u
rco che è sì credulo e miracolaio ed inserisce nelle sue celebri Vite degli Uomini illustri tanti insulsi prodigii, scrivendo
quei tempi, nella caccia del cinghiale di Calidonia, nella spedizione degli Argonauti e nella guerra delle Amazzoni in compag
iù straordinarii che si distinguono per qualche singolarità da quelli degli altri Eroi. Tra i masnadieri coi quali combattè
do insieme col capo. » Di questo nuovo genere di duello ad imitazione degli arieti, e prescelto in questo caso da Teseo, ci d
ribaldi usando contro di loro quella violenza che essi usavano contro degli altri ; onde nel modo stesso col quale ingiustame
col vello d’oro ; Tebano fu Ercole, il più forte e il più famigerato degli antichi Eroi. Ora sono da raccontarsi atroci fatt
i trovò costretto ad esulare, e ricoveratosi alla corte di Adrasto re degli Argiesi ne sposò la figlia Argia, e così impegnò
o, le fiamme della pira si divisero, segno sensibile che l’avversione degli animi loro erasi comunicata a tutte le molecole d
già raccontate. LIII I sette Prodi e gli Epìgoni Adrasto re degli Argiesi o Argivi aveva soltanto due figlie di nom
no, volle imprendere un’altra guerra contro Tebe coll’aiuto dei figli degli estinti Prodi. Questa seconda guerra fu perciò ch
i figli degli estinti Prodi. Questa seconda guerra fu perciò chiamata degli Epìgoni, ossia dei rampolli, o discendenti ; ed e
mpolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie. Ma dei fatti d’arme e degli effetti ultimi di questa guerra scarseggiano e so
rne proposito in un altro Capitolo destinato esclusivamente a parlare degli Indovini. LIV Pèlope e i suoi discendenti
egli Indovini. LIV Pèlope e i suoi discendenti Dalle atrocità degli Eraclidi convien passare agli orrori dei Pelòpidi
are agli orrori dei Pelòpidi. Questi pure furono argomento prediletto degli antichi tragici e delle antiche plebi ; ed alcuni
due mostruosi fratelli furono rese più orribili dalle amplificazioni degli antichi pœti. Basti il dire che Atreo sospettando
tristati gli occhi e ’l petto nel leggere e nell’intendere gli orrori degli Antenati di Agamennone e Menelao, ci sorride la s
ci sorride la speranza di confortarci nel riandar la vita e le gesta degli Antenati di Achille, di quell’Erœ che fu invidiat
colo fratello chiamato Foco. Di Telamone abbiamo già detto che fu uno degli Argonauti ; e di altre sue imprese e vicende, com
spresso da Dante : il che noi faremo ben tosto nel dar la spiegazione degli altri nomi della stessa città. I vocaboli di Dard
come autore della regia stirpe troiana124. E Dante nel narrare quali degli spiriti magni egli vide nel Limbo, comincia dalla
iungono eseguita da Nettuno e da Apollo, esuli entrambi dal soggiorno degli Dei, privati del diritto della Divinità e ridotti
gli Dei, privati del diritto della Divinità e ridotti alla condizione degli uomini. Compiute che furon le mura, il re spergiu
e a visitare le altre corti « ….. per divenir del mondo esperto « E degli vizii umani e del valore. » Se allora fosse mort
va un gran numero di figli esercitati tutti nelle armi, e più valente degli altri Ettore, il più rispettabile Eroe dell’antic
o anno tutti i loro sforzi si diressero contro Troia. Trovarono forse degli ostacoli che non avevano preveduti : la mancanza
ro credulità. Attribuivasi infatti a Palamede l’invenzione del giuoco degli scacchi e dei dadi, della tessera o contrassegno,
cui avvennero tutti i fatti ivi narrati si estende, secondo i computi degli eruditi, tutt’al più a 51 giorno. Anche chi non a
ersamente toglierebbe a forza quella che più gli piacesse a qualunque degli altri capitani, foss’anche lo stesso tremendissim
la macchina, cioè l’intervento personale delle Divinità nelle contese degli uomini ; e nella guerra troiana le Divinità che v
no al cadavere di Patroclo, quasi che l’estinto amico dovesse esultar degli strazii del cadavere del suo uccisore. Compiuti p
nebri onori. Dal rogo di Mènnone, mentre il suo corpo ardeva uscirono degli uccelli di una nuova specie non prima veduta, che
o mai da sapere a qual classe appartenessero, secondo la nomenclatura degli Ornitologi. Si racconta ancora un altro miracolo,
anche una copia in marmo (fatta da Baccio Bandinelli) nella galleria degli Uffizi in Firenze. Delle astuzie poi e delle frod
delle loro vicende parleremo in appresso secondo l’ordine cronologico degli avvenimenti. Le incomparabili sciagure di questa
Aiace sbattuto dalle onde si vantò di scampare dal naufragio ad onta degli Dei e dello stesso Nettuno. Tutti gli altri guerr
a piuttosto uno scongiuro da Negromanti, ossia evocazione delle anime degli estinti che un’impresa propria di Ulisse. Infatti
e’ legni, a cui m’assisi « Di sopra e delle man remi io mi feci. « Ma degli uomini il padre e dei Celesti « Di rivedermi non
e con Achille. Infatti gli eccessi di Achille dipendevano dall’impeto degli affetti, che anche nei tribunali umani sono una c
ma di suo padre ; e così la rammenta nel descrivere un viaggio di uno degli eroi del suo poema : « Passa gli Umbri e gli Etr
già tutti, amaro pianto « Ed alte strida insieme ne gittaro ; « E più degli altri Enea. » Qui il poeta fa una lunga descrizi
isogno di una simile dimostrazione, dopo quanto abbiam detto parlando degli Oracoli, e dopo che gli Dei del Paganesimo furon
cipalmente alla Negromanzia, cioè alla pretesa evocazione delle anime degli estinti. In Italia furono primi gli Etruschi a p
lità e pratiche religiose alla direzione pur anco ed alle risoluzioni degli affari pubblici ossia del Governo. Quindi la dist
specie di divinazione, che si facevano derivare dal canto e dal volo degli uccelli, dalle viscere delle vittime, dal tuono,
iose, proprie delle vecchie imbecilli che hanno un irrazionale terror degli Dei. Quindi egregiamente Bacone da Verulamio asse
ò che vi sia stato intruso di vano e di irrazionale dalla imbecillità degli uomini 159. LXIV Gl’Indovini dei tempi eroic
Molti dei loro responsi eran conservati per tradizione nella memoria degli uomini, molti altri erano inventati e attribuiti
iglioso che il dimostrabile positivo. E poichè era utile ai reggitori degli Stati per facilità di governo che il popolo fosse
a sola punta, ma anche l’ asta ed una parte della catena. Salla punta degli altri 12 parafulmini non si vide nulla. Però è da
da notare che il parafulmine della cupola si eleva molto al di sopra degli altri. Il fenomeno incominciò alle ore 8 e 45 min
arsi ai fatti mitologici quel che afferma Sallustio dei fatti storici degli Ateniesi : « Atheniensium res gestæ, sicuti ego e
ea ambedue mortali, non appartenne al numero dei Semidei, ma soltanto degli Eroi ; nè fu considerato dopo la morte come un In
nte Giusta in Siena, quella del Guercino nella Tribuna della Galleria degli Uffiizi in Firenze e quella del Razzi nel palazzo
10 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
oracolo, ma piuttosto divinazione, cioè interpretazione della volontà degli Dei. Lo stesso è da dirsi del vocabolo responsi,
he è divenuto in italiano il termine solenne e poetico delle risposte degli Oracoli282). Inoltre la parola Oracolo significa
oracoli ; e piuttosto preferirono i Pagani di attribuirli a più d’uno degli Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculapio, a
à dire che in quest’Oracolo i responsi deducevansi dalle osservazioni degli smeraldi e delle altre pietre preziose, di cui er
asserzioni di suo fratello Quinto sulle pretese cause soprannaturali degli Oracoli e di qualunque altra creduta manifestazio
gli Oracoli e di qualunque altra creduta manifestazione della volontà degli Dei287). Catone Uticense ai suoi amici che gli su
ristianesimo, come sappiamo dal sommo Orator romano e dal più insigne degli ultimi repubblicani dell’antica Roma. Che mi va d
mi va dunque fantasticando Plutarco nel suo trattato sulla Deficienza degli Oracoli coll’attribuire alla morte di alcuni Dèmo
iluvio, consultarono l’Oracolo di Temi sul monte Parnaso. Omero parla degli Oracoli, delle divinazioni e degli augurii come d
emi sul monte Parnaso. Omero parla degli Oracoli, delle divinazioni e degli augurii come di cose antiche ai tempi della guerr
ovino Calcante rappresenta una parte importantissima, come interprete degli Dei, nei parlamenti di quei famosi guerrieri e ne
popoli si valsero del principio teocratico, facendosi credere o figli degli Dei o interpreti dei supremi voleri di quelli, pe
. 12 : « La vita della religione gentile era fondata sopra i responsi degli Oracoli, e sopra la sètta degli arioli e degli ar
gentile era fondata sopra i responsi degli Oracoli, e sopra la sètta degli arioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cer
ndata sopra i responsi degli Oracoli, e sopra la sètta degli arioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendev
are, che gli Oracoli e gli altri modi d’interpretazione della volontà degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta
agnosi, uno dei primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le risposte degli Oracoli ebbero efficacia di raccogliere e riunire
più belle massime antiche morali e filosofiche eran credute responsi degli Oracoli ; e la più sapiente e mirabile di tutte,
ui fu cangiata Dafne figlia di Peneo. 285. Son celebri le risposte degli Oracoli per la loro studiata ambiguità. Se ne tro
11 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
a. La Poesia dei secoli cristiani. 745. Tale è in succinto la istoria degli errori della idolatria appo i popoli più noti del
e strane libertà ne’rozzi lor versi ; Lucillo e Lucrezio si beffarono degli Dei di Roma, e de’ Romani che inchinavansi ai van
ra mai ; e che senza posa prendevansi giuoco della sorte e della vita degli uomini. Nulladimeno pare che l’Epicureismo,144 sp
a, accolta dalla malefica attività de’Romani, fomentasse tutti i vizj degli oppressori del mondo. Nelle scuole di Atene o di
altro che un brutale epicureismo. Cicerone nel suo libro Sulla natura degli Dei lasciò scritto : « La superstizione sparsa tr
ti inspira l’uomo di genio, e consegna negli inni sacri le tradizioni degli avi e le antiche superstizioni del paese. Ovidio
religione in quell’anime semplici e bellicose, come il continuato uso degli augurj e degli auspicj. Quelle predizioni di vitt
ell’anime semplici e bellicose, come il continuato uso degli augurj e degli auspicj. Quelle predizioni di vittoria così spess
rgogliosa superstizione. Le viscere delle vittime, il canto o il volo degli uccelli, tutte quelle minute osservanze che la gu
he nella severità dell’antica loro disciplina aveano ammesso il culto degli avi, ma non avevano pubblicamente deificato nè gl
mille strane aberrazioni, e davano pieno potere alla fallace scienza degli astrologi. Questi aveano, a così dire, rubato il
ll’avvilimento della conquista, nell’inerzia che la seguiva, il culto degli Dei pareva la più grande faccenda politica de’ Gr
gli oratori ; ma i sofisti più liberamente poteano beffarsi del culto degli Dei. Le antiche sètte filosofiche tuttor fiorivan
tica filosofia. L’Asia minore offriva in ogni sua parte la mescolanza degli Dei eleganti della Grecia colle superstizioni del
nero a cinger d’assedio Gerusalemme, queste sètte si fusero in quella degli Zelanti, cioè di coloro che voleano scacciare i R
so, traggono sotto le loro bandiere : l’avarizia vi guida i sacerdoti degli idoli : la superbia vi conduce i sapienti, e la p
te parti s’accorre a goder dello spettacolo dell’agonia e della morte degli innocenti sgozzati ; e il barbaro grido : I Crist
ome d’omicida, di sacrilego o di pubblico inimico (acciocchè io parli degli elogi di che voi ci favorite), non date sentenza,
occulti vendicatori, ci mancherebbe egli la forza della moltitudine e degli armati ? Son forse in maggior numero i Mauri, i M
fate in ordine ad una sola spezie di cose, vien compensata dal comodo degli altri dazj che da noi medesimi ricavate con tutta
timabile pregio, se fosse mancata la religione cristiana. Gli scritti degli antichi, trovandosi dispersi nei monasterj, salva
hiavi ? Ma essi eran perversi al pari dei loro padroni, partecipavano degli stessi piaceri e della stessa vergogna, avevano u
lavano vigilanti le guardie del fuoco delte Sparteoli. 153. Iotende degli spettacoli del teatro e del circo. 154. I Saturn
12 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
nol saprei affatto affatto imaginare. Bramaste i sonetti iconologici degli dei superiori detti maiorum gentium seguiti da su
municaro le loro stravaganze, e follie ; e quindi l’irreligioso culto degli Dei in tal guisa dilatato venne a contaminare ogn
come nella prefazione sta espresso, altro non è, che parlar soltanto degli Dei di I classe degni più degli altri inferiori d
sso, altro non è, che parlar soltanto degli Dei di I classe degni più degli altri inferiori di maggior considerazione, non ch
cciamoci pertanto dalla I ed incominciamo propriamente da Giove padre degli Dei, e degli uomini presente per tutto, e provvid
anto dalla I ed incominciamo propriamente da Giove padre degli Dei, e degli uomini presente per tutto, e provvido governator
delle parole di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui da uno degli stessi suoi figli era spogliato temerariamente de
razione, ed insegna il fulmine tre mendo, tutti istrumenti, e fatture degli orribili Ciclopi. Non godè egli però dopo tal div
amore, e proseguendo quindi collo stesso coraggio a pugnare col resto degli altri giganti, che si affaticavano a soprapporre
le morali significazioni poi della favola di Giove, come delle favole degli altri Dei stimo tempo perduto, e fatica inutile i
qual degna moglie del gran Dio Nettuno(1) Non fù egli però contento degli innocenti piaceri di questo matrimonio, come nepp
vea ogni pilota semprechè nel funesto pericolo scorgevasi di divenire degli incalzanti venti, e delle agitate onde miserabil
ezzi di opera si ragguardevoli, che riscossero del pari la maraviglia degli Dei, e degl’ uomini, e resero al mondo celebre il
degl’ uomini, e resero al mondo celebre il suo nome non senza gloria degli stessi suoi collaboratori. Invenzioni del suo ing
ove, non isdegnò questi di ammetterlo al cielo in qualità di coppiere degli Dei ; le sue maniere però poco avvenenti disgusta
ro fatto il padre di quello Nettuno citò l’uccisore al gran consiglio degli Dei sull’ Areopago, domandando a gran clamore giu
li per cagion dell’uffizio di servire agli Dei vien detto messaggiero degli Dei, e con altro nome Camillo, cioè Servo : perch
per aver addormentato, e quindi ucciso per espresso volere del padre degli Dei il pastore Argo dotato di cento occhi, alla c
ola istessa di lui non disse. Suo culto. Riceveva questo Dio al pari degli altri i suoi sacrificii. Su suoi altari(1) ove pe
appunto fù il caso di questo gran Nume. Egli sebbene fra il sodalizio degli Dei uno de’ più rinomati si era per cagion del su
padre istesso da lei chiamato in soccorso,(1) che vittima addivenire degli ardenti suoi amori. Le stesse disavventure ebbe e
i vita il valente Esculapio, benchè come Dio della medicina al numero degli Dei per guiderdone l’ascrisse. Non potè pertanto
felice Apollo ! La dura necessità da Dio glorioso lo rese vil pastore degli armenti di Admete, e questi poscia lasciando pei
e, con occhio ebbro di dolcezza, con eterna primavera simile a quella degli elisii campi sul volto, colla lira in una mano, e
i umiliazione i più denigranti. E che in vero non fece per vendicarsi degli oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti da Tr
d’ aver ricevuti da Trojani si per la scelta di Ganimede per coppier degli Dei invece di Ebe sua figlia, come nell’ esser po
goglio dal suo stesso marito pel seguente motivo. Nella gran congiura degli Dei contro Giove essa in vece d’opporsi al troppo
ta sua madre. E cosi invero sarebbe avvenuto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso più da motivi di affetto per la madre,
a tolta la vita, se per favore delle sua rivale istessa, o per grazia degli Dei impietositi a suoi tormenti non fosse stata c
esso Efeso abitacolo una volta de’Cari, e de’Lelegi, e quindi Colonia degli Ateniesi, e de’Ionii si nobilitò a tale segno, ch
detto del Giovenale : Fata regunt homines  ; ma il dispotico sibbene degli stessi Dei : onde in più luoghi i poeti ci descri
fé riguardar per tale, nè mai ottener gli fece il bel titolo di padre degli Dei a lui per natural dritto dovuto. Campato ques
tato avesse in virtù delle sue ottime qualità di veder lieto all’albo degli Dei ascritto il suo Nome. Le avvenenti maniere, c
escritto. L’essere stata ella l’avventurata madre della maggior parte degli Dei i più gloriosi, che abbia veduto l’olimpo, de
o al suo fianco, tutti simboli delle sue qualità. Ed in vero se madre degli Dei ella è, come non cometerle l’atteggiamento di
igliata pupilla presero occasione i Mitologi di dichiararla spogliata degli antichi sensi di piacevolezza, ed urbanità, e tut
tal’avventurata madre le gentilissime figlie, onde così pel ministero degli occhi facendo passare al cuore più senibilmente l
me non sarà poi degno di somma lode, e compenso al cospetto di Dio, e degli uomini chi nel petto gelosamente la nudre ? Scolp
tazioni. La speranza vera fonte di vita, primo, ed ultimo conforto degli uomini pingesi qual vaga donna, che con una mano
pingesi in figura di donna, che preme la destra sua mammella in bene degli altri, perchè con questa più abbondante di latte
are d’un pastore un Re, perchè un cuore allegro sembra esser maggiore degli stessi Monarchi. Porta finalmente l’ancora per de
del pari con essi a comune esultanza. Pria però di venire all’ esame degli obbietti proposti ogni ragion vuole, che della ma
tal errore in vero è derivato, che innumerabili composizioni ad onta degli sforzi de’ mal accorti autori hanno incontrate ca
è gli Spartani fino a tal segno odiarono il lungo, ed esoso ragionare degli Asiatici, che uno di essi con prontezza preferir
ballo. Leggansi nel Inglese romanziere Walder-Scot le immense ballate degli Scozzesi per conoscere quanta sia la potestà, ed
n ? Antig. Morte Creont. L’avrai Questi pochissimi esempi a fronte degli innumerabili da potersi adddurre bastano a compro
Gli stessi salmi del figlio d’ Isai fan conoscere l’imperfetto ritmo degli Ebrei amanti di far pompa più d’immagini, e di fi
ti in più ampie forme manifestano la descritta verità. Collo scorrcre degli anni però cadde finalmente il verso sotto leggi s
nte formarsi qualche lavoro. In questo metro (lo chè si avvera ancora degli altri consimili) la rima o abbraccia il primo e t
’amico evoca, e smania, Che con suoi giri intrecciasi E il susurrar degli alberi Ricerca in mezzo i ruderi Colle lor fron
sua perfezione, altra bellezza non hà dimostrata, che la sola fatica degli industriosi autori. Quindi si fù, che i posteri c
an, gli uccel, ecc. mentre questo in tal metro suol essere il massimo degli errori. L’ottonario coronato dunque costa di cinq
opinato scempio. Alla fatal sventura L’iniqua infame donna Per opra degli Dei Perchè restò delusa Forma cangiò, e natura.
ora a materie giocose, come la Secchia rapita del Tassoni, lo scherno degli Dei del Bracciolini ec. Ma se la grandiosità del
i vantaggi della vita pastorale nel metro suddetto con sommo piacere degli spettatori ; lo che poi fù la occasione, per cui
ancora da Cic. Eroico, perchè atto a descrivere le grandiose imprese degli Eroi, costa di tre sillabe, delle quali la sola p
, come : O quam glorifica luce coruscas Boez. lib. 1. Alla classe poi degli Endecasillabi si riducono i Faleuci, i Saffici, e
ne fugit. III. La terza comprende un’ Esametro, ed un verso composto degli ultimi quattro piedi di esso, come. Ut colubrum
c. Cic. Luc. Sen. Callim. Apertamente confessarono esser la pluralità degli Dei una chimera, ed una fantastica invenzione, le
l maraviglia perciò fia vedere i primi saggi del Gentilesimo burlarsi degli stessi lor Dei ? Basta per tutti ascoltar le deri
rsi degli stessi lor Dei ? Basta per tutti ascoltar le derisioni, che degli Egiziani Dei in più luoghi fa Giovenale, e soprat
er ben oprare, arricchiti vennero graziosamente da Dio. (2). Nino re degli Assirii falsamente da alcuni creduto fondator di
t. Nino sol si può conchiudere la sola idolatria riguardante il culto degli Eroi più distinti, tra perchè la idolatria è assa
ali Scrittori, i quali pretendono, che la idolatria sia nata nel seno degli stessi Antidiluviani, perchè degli uomini di quel
che la idolatria sia nata nel seno degli stessi Antidiluviani, perchè degli uomini di quel tempo sfrenati nelle licenze dei d
so sollevata dagli orefici, e soprattutto da Demetrio, come negl’atti degli Apost. al 19 si legge. Quali poi sieno state tali
lui si offrivano mel farebbero piuttosto confondere con Moloch Idolo degli Ammoniti, che secondo la tradizione degl’ Ebrei p
on ho voluto passarlo in silenzio, acciò nulla manchi alla istruzione degli allievi. Il verso sciolto, detto ancor verso eroi
analogo a tale intrapresa si son servito molti traduttori delle opere degli antichi, come Annibal Caro, Ceruti, Cesarotti, Le
13 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
Introduzione. Se col volgere degli anni si videro di quando in quando anche le Scien
, si ragiona ; nella seconda gli Eroi più celebri vengono indicati, e degli altri ancora con Note per lo più si fa parola ; n
ltezza e superstizione del volgo, il capriccio de’ Poeti, gli abbagli degli Etimologisti, l’iperbole sì familiare agli Entusi
onobbe espressi i lumi della più pura Morale, e chi l’Istoria funesta degli errori dello spirito umano. Furonvi altresì alcun
trovata la vera spiegazione delle Favole, mediante l’interpretazione degli Egiziani Geroglisici ; altri finalmente nelle ges
ro alzato un altare, che appellavano l’altare de’ dodici(d). In onore degli stessi vennero istituite le Feste Consenzie, così
 ; ma Esiodo nella sua Teogonia, ossia Canto intorno alla generazione degli Dei, dice che dal Caos(1) uscitono l’Erebo(2) e l
Saturno seppe fuggirsene(10), e si rifugiò appresso Giano(c) (11), re degli Aborigini(12), i quali abitavano quella parte d’
ossia Magna Madre, essendo ella risguardata come la Genitrice comune degli Dei(i). Il nome di Rea le derivò dal verbo Greco
di Divinità dell’ Egitto. Da Iside e da Osiride nacque Oro, l’ ultimo degli Dei, cui adorò l’ Egitto(11). Iside aveva certi S
osì se ne vergognò, che copertasi di nera veste, e fuggendo l’aspetto degli altri Numi, si nascose in oscurissima spelonca. L
Giove grossi macigni ed alberi ardenti (a). Giove implorò il soccorso degli altri Numi ; ma queglino spaventati corsero preci
ura di varie piante e animali (b) (5). Correva fama allora, che niuno degli Dei avrebbe potuto vincere que’ nemici, quando no
ltresì dei ricchi doni, se ne descrissero i nomi ne’pubblici Registri degli Elei, e rientrarono nella loro patria coll’appara
mpo, in cui questi Giuochi vennero rinovati da Ifito, fu pure l’Epoca degli Ellanodici, ministri che presiedevano agli stessi
dodici, scelti a sorte dalla città d’Elide. Era loro uffizio il dare degli avvertimenti agli Atleti prima di ammetterli a qu
Ciò era delitto per l’utilità de’ buoi. Il Sacerdote fuggì per timore degli Ateniesi. Questi chiamarono in giudizio la scure,
Ospitale. Fu detto Padre, e Re, perchè si considerava come il Sovrano degli altri Dei, e di tutti gli uomini (b). Gli si died
me, intraprendere, poichè si credeva, ch’ Egli proteggesse le imprese degli uomini. V’avea in Argo presso il tempio di Cerere
i (f), e per cui anche Giove venne soprannominato Alzio (g). Al tempo degli Antonini si vedeano in quel bosco molti altari e
ima di andarsene al campo. Anche il Senato vi si radunava pertrattare degli affari di grande importanza (c). Di questo tempio
prima di fondarlo, ordinò, che si rimovessero da quel luogo le statue degli altri Nunti, e se ne attetrassero i tempj ; che t
particolarmente sotto questo aspetto, e aveano perciò molto riguardo degli stranieri Non v’era tra gli Antichi chi veggendo
Fece uccidere due tori ; riempì delle carni di questi la pelle d’uno degli stessi, ne pose tutte le ossa in quelle dell’altr
rno alle vigne, e se ne invocava la protezione. Finalmente sulla cima degli alberi più alti e più vicini alle stesse vigne at
). Fu pure a Bacco molto caro Icario, o Icaro(c), figlio di Ebalo, re degli Spartani. Questi lo accolse nella sua casa, e il
i vennero puniti da Bacco, tra’quali Licurgo, figlio di Driante, e re degli Edonj, popoli vicinial predetto monte Edone ; Cia
crificava una giovenca bianca, o una capra (f). Al tempo della guetra degli Arunci i Romani furono minacciati di grande terre
suonare di grida e urli il tempio, e riempiva di sacro orrore l’animo degli astanti (e). Proferiva finalmente per intervalli
nell’Olimpiade LVIII si abbruniò. Dopo quaranta otto anni per comando degli Anfizioni(16) gli Alcmeonidi, ossia i discendenti
tempio, e un celebre oracolo(c). I Greci aveano il costume di alzare degli altari nelle strade. Alcuni di questi furono sacr
nteo un tempio, per ringraziarlo, che i topi aveano divorate le corde degli archi de’loro nemici. Altri finalmente danno un’a
nte secondo alcuni non mangiava mai, ed era stato quegli, che con uno degli ossi di Pelope avea formato il Palladio(a). Apoll
rtanto una sospensione d’ armi, e sì gli uni che gli altri tagliarono degli allori, per portarli poi in mano coll’ oggetto di
lava d’una intera armata, e comandavagli di consecrare ogni nove anni degli allori alla stessa Divinità. Tre giorni dopo il s
zosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle Oceanidi, e da Orcamo, re degli Assirj(d). Il lucido Dio, prese le sembbianze di
simio suonatore di cetra. Virgilio dice, che Apollo gl’inseghò l’arte degli augurj, e il modo di conoscere l’attività delle p
nti, che non potendosi avere in quel momento un numero corrispondente degli accennati animali, si decretò di sacrificarne cin
empio siasi fatto venire Tamira di Cilicia per istabilirvi la scienza degli Aruspici. Ivi pure v’avea un altare, il quale, co
). Si appellò Pandemia, perchè è la Dea, che piace alla maggior parte degli uomini(c). Un giovane dell’ Artica, fatto prigion
r formare la più bella Venere. Quella d’ Alcamene secondo il gìudizio degli Ateniesi riuscì la migliore. Agoracriro, affinchè
iso. Costei era Sacerdotessa d’Apollo, e donna fatidica. La celebrità degli avverati suoi vaticinj avea talmente reso famoso
i celebravano le mentovate Feste(a). Nettuno per vendicarsi d’Inaco e degli iltritra gli Argivi, i quali avevano giudicato, c
ice, città dell’Acaja(c). Furono parimenti celebri le Feste, chiamate degli Egineti, perchè in Egina si celebravano a questa
il toro(e). Gli Aruspici poi aveano il costume d’offerirgli il fiele degli animali, perchè l’amarezza di quello avea relazio
di questa portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo, o da uno degli Eteobutadi, famiglia sacerdotale in Atene, e cons
. Non avrebbe più riacquistata la libertà, se la bel Eribea, matrigna degli stessi Aloidi, non avesse pregato Mercurio a togl
o ; ma Minerva fece sì, che Diomede invece ferì lui. Peone, il Medico degli Dei, lo risanò (b). Marte finalmente uccise Allir
molto esteso tra’ Greci, perciocchè Pausania, il quale fece menzione degli Dei loro, non fa parola di alcun tempio di Marte,
ioso, ed ha il becco sì forte, che con esso giunge a forare il tronco degli alberi sino alla midolla (d) (8). Marte rappresen
io, che davasi per vinto. La vita però di lui dipendeva dalla volontà degli spettatori, o di chi vi presiedeva ; e allora sol
ume di sacrificare gli stessi uomini. Qualora si faceva il sacrifizio degli an mali, il Sacerdote, coperto di splendida veste
er alimentare la superstizione, e per sorprendere la facile credulità degli uomini Vennero quindi gli Oracoli con somma frequ
l’Astrologia, cioè la scienza intorno alla cognizione e al movimento degli Astri(b). La Divinazione si accrebbe ben presto t
priamente quelli, i quali presag ivano il futuro dal canto o dal volo degli uccelli, o dal modo, con cui questi prendevano il
prendevano il cibo ; laddove gli Auguri erano quelli, che dal garrire degli uccelli predicevano l’avvenire(b). Tale distinzio
i più fortunati eventi. Nè quì si restringevano tutte le osservazioni degli Auguri : il numero de’ tuoni, e la direzione degl
te le osservazioni degli Auguri : il numero de’ tuoni, e la direzione degli stessi, l’origine orientale de’fulmini, o di altr
i appellò Fatua, ossia faridica, perchè prediceva l’avvenire dal volo degli uccelli(h). Finalmente notiamo, che appresso i Ro
Cic. de Nai. Deor. l. 2. (a). Plutare. in Romul. (9). Ne’ tempi degli Antichi Pagani eravi un certo sacrario, detto da’
cque da Giove e da Niobe, figlia di Foroneo, a cui successe nel regno degli Argivi. Adiratosi co’ suoi sudditi, rinunziò il t
esti l’Egitto consecrò un tempio nella città, detta Jeracopoli, città degli sparvieri. I Sacerdoti di quel tempio erano tenut
atti uccelli, donde derivò poi loro il nome di Jeracobosci, nutritori degli sparvieri. Chiunque per qualsisia anche non volut
auri, Ileo, e Reco o Reto. Atalanta, che abborriva perfino la società degli uomini, tese l’arco, e li mise a morte(e). Virgil
enici. Questi ultimi da principio non erano che Inni e Canti in onore degli Dei. Vi s’introdussero poscia i Poemi, ne’ quali
dussero poscia i Poemi, ne’ quali si descrivevano le gesta de’ Numi e degli Eroi. Col progresso del tempo si rappresentarono
(d). Job. Jacob. Hofmun. Lex. Univ. (2). Il nettare è la bevanda degli Dei, come l’ambrosia n’è il cibo. Credevasi, che
a e robustezza. Intorno all’origine di costoro varie sono le opinioni degli Antichi. Alcuni pretendono, che sieno nati non da
o per sapere cosa era avvenuto di lui ; e si udì ch’egli era l’ultimo degli Eroi, e che conveniva onorarlo co’sacrifizj(c). D
ere, e varie altre ceremonie. Le Sorti si gettavano sulle sacre mense degli Altari. Dicesi che tali maniere d’indovinare sien
enza dagli stessi Imperatori Romani, i quali vi portavano i simulacri degli Dei e le immagini de’loro Predecessori, come si f
utta e focacce di farina (d). In seguito gli furono sacrificati anche degli agnelli (e). Questo Nume si onorò poscia nelle gr
quie delle cose abbruciate o annerite dal fulmine. Questo era uffizio degli Auguri (d). Il luogo stesso, percosso dal fulmine
ra stato guerriero. Innoltre gli animali a lui cari, e talvolta anche degli schiavi vi si aggiungevano. I parenti altresì v’a
idetto Acmone con quello, il quale dicesi essere stato il primo padre degli Dei (b). Questi si chiamò anche Demogorgone, ossi
rmente ad Ate, costei non pensava che a far male, e a turbare l’animo degli uomini. Divenuta in abborrimento al Cielo e alla
ava (c). Alcuni credettero, che i Cabiri non fossero Dei, ma ministri degli Dei (d). Strabone li la Sacerdoti di Cibele, e se
tempo, in cui Pandione regnava in Atene(f). Insegnò a’ suoi il culto degli Dei della Grecia ; e però fu denominato il padre
di purpurea lana (e). Comunemente però dicesi, che l’Esperidi aveano degli orti, i quali producevano delle frutta, chiamate
anze, vestì quelle di Upupa, uccello di tristo augurio, e persecutore degli Usignuoli e delle Rondini. Giunto a Pandione l’an
ta di ciascuno. Erasi stabilito questo uso per avere il numero esatto degli abitanti della città (g). (a). Calep. Sept. Lin
marito, la quale era ornata di rose, mirti, e allori, l’uno e l’altro degli sposi toccavano l’acqua e il fuoco ivi preparati,
Finalmente certe donne di sperimentata pudicizia chiudevano la stanza degli Sposi, ed altre vergini amiche, standone al di fu
a maldicenza : egli niente faceva, ma bensì censurava tutte le azioni degli altri Dei e degli uomìni. Scelto giudice tra Mine
i niente faceva, ma bensì censurava tutte le azioni degli altri Dei e degli uomìni. Scelto giudice tra Minerva, Nettuno, e Vu
affare l’andatura, il volto, l’atteggiamento, il vestito, e le parole degli uomini(e). Alcuni però nol riconoscono per figlio
(m). Le Furie furono sempre considerate come ministre della vendetta degli Dei. Si credette quindi, che la loro occupazione
osì si appellavano Cagne dello Stige nell’ Inferno, e Dire, ossia ire degli Dei nel Cielo(g). Le Furie poi da’ Greci si chiam
e orecchie simili a quelle de gli orsi, il corpo somigliante a quello degli avotoi, le ali a’ fianchi, e le mani armate di ar
lero ; e fu costretto a ritirarsi appresso Preto, figlio d’Abante, re degli Argivi. Quivi fu accusato di falso delitto appres
io Pane(m). Nelle loro mani al dire de’ Poeti sta il corso della vita degli uomini, ed elleno ne filano i giorni avventurati
tra, esse si denominavano colla voce generale di Mani(g). A proposito degli Spettri narrasi, chè certi di questi comparvero n
e che rinscissero sciagurati, nè si aprivano che i tempj di Plutone e degli altri Numi Infernali(d). In quell’ occasione si s
l segno crebbe il delirio di lui, che finalmente sul fiore più fresco degli anni suoi morì d’acerbo dolore : Fu cangiato in u
cipitato nel Tartaro. Alcuni dicono, perchè egli manifestò gli arcani degli Dei ; altri soggiungono, perchè era solito a cruc
osta Egina(d). Ovidìo pretende, ch’egli pure abbia scoperto i misterj degli Dei(e). Pindaro soggiunge, che Tantalo rubò dalla
misterj degli Dei(e). Pindaro soggiunge, che Tantalo rubò dalla mensa degli Dei il nettare e l’ambrosia per farne dono agli u
i discendesse a dettargliele (a). È perchè Minos, come il più vecchio degli altri anzidetti Giudici ha la preminenza tra loro
. (14). Tra quelle statue ve n’era una, eretta da Lisandro, Generale degli Spartani, al famoso Indovino Abas, figlio di Cime
llo, ch’ella n’ebbe tutta la cura di allevarlo. Crebbe Jone all’ombra degli altari, senzachè nè egli, nè colei avessero alcun
(19). Sotto il nome di Peone i Poeti ricono scevano un celebre Medico degli Dei(f). Dicesi, che questi abbia risanato Plutone
chiamato Branchiadon, e fu annoverato tra gli Dei(e). Diede anch’egli degli Oracoli, che furono i più celebri dopo quelli di
Calliope(c). La prima presiedeva all’ Istoria, che contiene l’elogio degli Eroi. Rappresentasi coronata d’alloro, colla trom
Nettuno(f). Egli trovò l’arto di predire il futuro per mezzo del volo degli uccelli, e inoltre fabbricò una città ch’ebbe pur
vallo (g). Secondo i Poeti anche chi bevea a questa sorgente, formava degli eccellenti versi(h). (41). Non vanno d’accordo i
ento avea fatto Minerva. Questa Dea, suonando il flauto alla presenza degli Dei, fu da Giunone e da Venere avvertita, che il
uesta la punse col velenoso dente nello stesso piede, e sul più verde degli anni suoi la fece morire. Altri dicono, che fu pu
re la caccia alle bestie feroci, perchè dopo morte secondo l’opinione degli Antichi ciascurio per lo più si occupa in queglie
comprendere, che il fine de’loro giorni non era lontano dal principio degli stessi, poichè questa Deità, la quale presiedeva
portavano eziandio sopra certi letti, o sopra lunghe aste i ritratti degli avi. A renderne più splendida la pompa, eranvi fi
u allevato la alcuni Pastori (f). Egli divenne il Dio de’porti (g), e degli orti. In questi i Romani ne collocavano la statua
questi prese diverse figure per conciliarsi l’affetto di Pomona, Dea degli orti (b). Vertunno, non avendo potuto in varj mod
lle messi a Cerere, de’vini a Bacco, e dell’oglio a Minerva. Ciascuno degli altri Numi ne fu onorato con vittime e incensi. I
a. Comparve tra quelli anche Atalanta, figlia di Jasio, o Scheneo, re degli Argivi. Era questa molto rinomata pel suo coraggi
ento(g). Questo medesimo Poeta vuole che il Peplo fosse anche proprio degli Dei. (a). Potter. Archaeol. Graec. l. 2. (7).
liaste di Apollonio, ebbe anche un figlio, di nome Falero, che fu uno degli Argonauti. Questi, al dire di Pausania, fu autore
cui parleremo, e ch’ era rimasta indecisa dall’ uguaglianza de’ voti degli Areopagiti (e). (c). Paus. l. 1., Apollod. l. 3
14 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
dee. Pare quindi molto più adattato all’ intendimento, ed al profitto degli scolari, per quanto la Mitologia il comporta, un
e parti, nella prima delle quali parleremo degl’ Iddii, nella seconda degli Eroi, aggiungendo un transunto delle metamorfosi
ncominciando dalla loro stessa genealogia. Capo I. Della Genealogia degli Dei fino a Saturno. Secondo Esiodo nella sua T
ei fino a Saturno. Secondo Esiodo nella sua Teogonia o Generazione degli Dei, i primi fra tutti furono il Caos, Gea o la T
e ali, per indicare la celerità con cui vola. Giano, antichissimo re degli Aborigeni, chiamati poscia Latini perla ragione d
ome la principale Divinità, ed era caratterizzato col titolo dì Padre degli Dei, e Re degli uomini. Tre Giovi però secondo Ci
e Divinità, ed era caratterizzato col titolo dì Padre degli Dei, e Re degli uomini. Tre Giovi però secondo Cicerone si distin
a Gea, che nascere da lei doveva un figlio, il quale sarebbe stato re degli uomini, e degli Dei, tolse con inganno la prole a
re da lei doveva un figlio, il quale sarebbe stato re degli uomini, e degli Dei, tolse con inganno la prole al ventre di Meti
. Di Giunone. Sorella e principal moglie di Giove, e perciò regina degli Dei, era tenuta Giunone. Fu ella però da principi
deplorandone, fu secondo le favole cangiato in fiume. In una congiura degli Dei contro di Giove, avendo Giunone ancora piglia
terzo, figlio di Giove e di Maia, era considerato come il messaggiero degli Dei. Perciò dipingevasi colle ali a piedi ed al c
ne venne precipitato. Nella Scizia il re Lineo in luogo di profittare degli utili insegnamenti di Trittolemo, cercò anzi amma
tta nel campo, che dicevasi scelletaralo. Capo XVI. Della Terra, e degli Dei terrestri. La Dea della terra, detta da Es
no senza peli. Priapo, figlio di Bacco e Venere, era il Dio e custode degli orti. Effigiavasi colla barba, e la chioma scompo
ando trattossi di fabbricare il Tempio di Giove Capitolino, le statue degli altri Dei per rispetto cedettero il luogo, ma il
a con solennità celebrata ai 15 di Marzo. Capo XVII. Di Nettuno, e degli Dei marini. Primo Dio del mare, secondo Esiodo
beraron Fineo re di Tracia dalle Arpie, come dirassi nella spedizione degli Argonauti. Capo XIX. Di Plutone, e degl’ altri
Esiodo è chiamato più propriamente il Dio del giuramento, e punitore degli spergiuri. Rapì egli Proserpina figlia di Cerere,
ro figlie di Giove e di Temi. L’ ufficio loro si era il filar la vita degli uomini. Cloto tenea la rocca, Lachesi ne traeva e
be il soprannome Ramnusia; persecutore, specialmente delle menzogne e degli spergiuri era Orco Dio del giuramento. Gli Dei Ma
e siugolarmente dagli Egizi., Tra questi erano Orride Dio principale degli Egizi, che a lui debitori credevansi dell’ agrico
in atto appunto d’ intimar silenzio. Parte seconda. De’ Semidei e degli Eroi. Semidei chiamavansi propriamente quelli
i quelli che distinti si erano con qualche grande azione. Degli uni e degli altri noi verrem qui accennando i principali. C
9. Vinse Diomede re di Tracia, che pasceva i suoi cavalli colle carni degli ospiti, e da’ cavalli medesimi il fè divorare. 10
prese seco il giovine Ila figlio di lui per compagno nella spedizione degli Argonauti, ma essendo questi dalle Ninfe stato ra
giunsero poi che fu egli da Giove portato in cielo e posto nel numero degli Dei, e che ottenne quivi in isposa Ebe figlia di
Trovandosi alla corte di Preto, che scacciato Acrisio, erasi fattore degli Argivi, la moglie di lui detta da Omero Antea, da
ederle al fratello, e lo costrinse a ricoverarsi presso di Adrasto re degli Argivi. Avea Adrasto due figlie Argia e Deifile;
agguato per, assassinarlo al ritorno. Non atterrito Tideo dal numero degli assalitori, ad essi valorosamente opponendosi tut
te valorose prove fu ucciso dal tebano Menalippo; Capaneo sprezzatore degli Dei, mentre scalava le mura di Tebe, venne fulmin
tà matura per vendicar la morte del padre. Capo VIII. Di Giasone e degli Argonauti, singolarmente di Chirone, di Calai e Z
i e addormentare il drago, e l’ avvertì che lanciando un sasso contro degli uomini armati sorti da’ seminati denti, quelli sa
bra che l’ immaginazione di Omero abbia voluto qui trasportare quello degli scogli Cianei. In Iolco Medea ringiovenì il vecch
o sopra lo scoglio Gireo, ma poi vantandosi di aver saputo a dispetto degli Dei salvarsi da se medesimo, fu dallo stesso Nett
essi la prima lancia con cui uccise Eupide, e dopo alquanta uccisione degli altri, Pallade finalmente sotto alla sembianze di
tà di Padova, e discacciati gli Euganei diede alla provincia dal nome degli Eneti quello di Venezia. Enea figliuolo di Anchis
vecchio, e poi in bellissimo piovane. Parte I. Cap. XVI. Tiberino re degli Albani si affoga nel fiume Albula, e fatto Dio, d
o giuochi. L’ idolatria secondo l’ Ab. Banier incominciò dal culto degli astri, e principalmente del Sole e della Luna. Da
del Mare e dei Fiumi, della Terra e de’ Monti, e finalmente a quello degli Uomini che per qualche straordinaria azione si er
sinistro; per ultimo una porzione della vittima abbruciavasi in onor degli Dei, il resto mangiavasi, eccetto negli olocausti
hiarare la guerra, o trattare la pace. Eravi pure in Roma il collegio degli Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’ intrapr
cielo, che propriamente dicevansi auguri, altri dal canto e dal volo degli uccelli, che più propriamente si chiamavano auspi
ordinari, tutti i casi impensati, tutti ì modi volontari del cuore, e degli occhi, delle ciglia, il sonar degli orecchi, gli
tti ì modi volontari del cuore, e degli occhi, delle ciglia, il sonar degli orecchi, gli starnuti, le parole e rumori uditi a
ndo, e con cui pretendevasi di potere da’ movimenti e dalle posizioni degli astri, e da altri fenomeni della natura predire i
che le sole mani in acqua pura. Moltissime eran pure le feste in onor degli Dei così presso i Greci, come presso i Romani. In
e, le quali uscir si facevano dalle carceri o tane praticate al basso degli anfiteatri, e i più atroci e crudeli spettacoli d
15 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
nove magistrati eletti a predire il futuro, e li credevano interpreti degli Dei. Eran tenuti in grandissima venerazione, e co
ndere cose di gran rilievo, a fine di prevederne l’esito. Le risposte degli auguri avevano quattro sorgenti primarie : 1° i f
il fulmine, i lampi, le comete e gli ecclissi ; 2° il volo e il canto degli uccelli ; 3° il modo di beccare dei polli sacri a
messe e della vendemmia ; ma il numero delle feste aumentò con quello degli Dei. Le principali appo i Greci erano quelle di A
immolar la vittima) i giorni sacri al riposo ed ai sacrifizj in onor degli Dei. Le ferie latine furono le più solenni. Tarqu
. ; e nel tempo stesso ferie autunnali son le vacanze dei magistrati, degli scolari ec. VII. Flamini,4 sacerdoti istituiti da
el tempo di questa cerimonia toglievano di su i piedistalli le statue degli Dei, le posavano su letti messi intorno ad una ta
ote assaggiava il vino di cui era colma la tazza, l’offriva ad alcuno degli assistenti, e versava il resto sull’ altare o sul
latte, il miele, l’olio, l’acqua delle fonti o del mare ed il sangue degli animali. X. Lustrazioni, cerimonie sacre unite ai
, senza che ne restasse alcuna parte per il banchetto dei sacerdoti o degli assistenti. 1. Così nominati ab ispiciendis in
vini, così chiamati da garritu avium, perchè principalmento dal canto degli uccelli traevano gli augurj. Questa impostura è d
e persone colto fomentavano, pei loro fini politici, lo superstizioni degli auguri, ma non vi preslavano fede, e talora le de
cioè, di Giuve, di Marte e di Quirinu, ed i Flamini minori pel culto degli altri Dei. Le mogli dei Flamini erano dette Flami
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
III Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori A 30,000 si faceva ascendere il n
nealogia degli Dei superiori A 30,000 si faceva ascendere il numero degli Dei pagani : quindi la necessità di dividerli in
la necessità di dividerli in classi ; la prima delle quali era detta degli Dei maggiori o superiori o supremi ; e questi era
sse comprendeva gli Dei inferiori o terrestri 6 ; la terza era quella degli Eroi o Semidei ; e la quarta delle Virtù e dei Vi
e, Minerva, Diana, Apollo, Nettuno, Marte, Mercurio e Vulcano. I nomi degli altri otto si trovano in un frammento di un erudi
rà molte volte a bisogno nel progresso della Mitologia. La Genealogia degli Dei, ossia la loro filiazione e parentela (almeno
rleremo a suo luogo, poichè appartiene alla seconda o inferior classe degli Dei. Intanto però è da notarsi che questo termine
lle cose create. Ma più frequentemente per Natura s’intende l’essenza degli oggetti esistenti, o vogliam dire il complesso di
ettuale12. Cicerone compose una celebre opera intitolata Della natura degli Dei ; e Lucrezio un famoso poema sulla Natura del
tri pianeti, e ai primi e principali da loro scoperti diedero il nome degli altri Dei superiori, esclusi soltanto l’Orco, oss
del Boccaccio (che raccolse tutte le diverse e più disparate opinioni degli autori antichi), molte divinità dello stesso nome
vale a dire si attribuirono ad un solo tutti gli uffici e le imprese degli altri loro omonimi. Questo compenso preso dai più
17 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
d’ Eroe, e per essere annoverato dopo morte tra gli Dei(a). Le tombe degli Eroi erano d’ordinario circondate da un sacro bos
della quale si celebrava la memoria delle loro imprese(b). Il numero degli Eroi, de’quali fa menzione spezialmente l’ Istori
ante. Questi oltre a parecchie migliaja di greggi e armenti possedeva degli orti, preziosi pegli alberi, le foglie e frutta d
poscia a volo molti e diversi climi, e si trovò finalmente in quello degli Etiopi, popoli barbari, governati da Cefeo. Era a
e, Io privò di vita. Que’ di Micene, d’Argo, e di Serifo gli alzarone degli croici monumenti. Atene gli fabbricò un tempio(a)
del più vivo dolore, e volle espiarsi con sacrifizj, fatti alla madre degli Dei, cui alzò un tempio sul monte Dindimo, donde
si oppose allora Acasto, figlio del predetto Pelia, ch’era stato uno degli Argonauti, ed era riuscito eccelente cacciatore.
rano pertanto lo obbligò ad imprese superiori alla capacità ordinaria degli uomini, affinchè egli perisse le quali imprese fu
li aprì in una mano una freccia, la quale egli trasse dal corpo d’uno degli estinti suoi compagni. Ercole lo onorò con magnif
e fu costretto di salire al Cielo, per farsi guarire da Peone, medico degli Dei (a). Ercole nelle anzidette circostanze ebbe
stremamente, e si tenne per lungo tempo nascosto, fuggendo la società degli uomini (a). Ercole, prima di poter conseguire in
davano uniti alle Feste Panatence, talmente si tirò addosso l’invidia degli Ateniesi e de’ Megaresi, che coloro gli tesero in
tto una vita selvaggia, e agli stranieri conferì gli stessi privilegi degli altri cittadini. Regolò altresì îl culto de’ Numi
o di secondo fondatore d’Atene(a). Egli inoltre secondo alcuni fu uno degli Argonauti(b). Apollonio però soggiunge, che l’Ero
l corpo sulla spiaggia del mare, ove restò confuso tralla moltitudine degli altri estinti (b). Secondo una Tradizione, riferi
e mura di Troja, e comandò che fosse esposto ad essere cibo de’cani e degli avoltoi (b). Priamo allora, gettatosi a’ piedi di
Minerva, e Venere. Ecco come ciò avvenne : Peleo, figlio d’ Eaco, re degli Egineti, e della Ninfa Endeide, figlia del Centau
di difenderla a tutto potere. Non vi ruscì : quindi, affidata la cura degli Dei Penati(3) al vecchio suo padre, con lui sulle
dell’anzidetta Venilia, e moglie del predetto Latino ; ma gli augurj degli Dei non v’acconsentivano. Uno sciame d’api, andat
rlo nell’Isola di Citera. Questa vittoria rendette Agamenonne padrone degli Stati d’Argo (c). Agamenonne, divenuto il più pos
(b) (20) ; Ifidamante e Coone, figli d’Antenore (c) ; Odio, oppitano degli Alizzoni (d) ; Elato (e) ; Iperenore (f) ; Pisand
tenne Minerva, la quale gl’indicò essere il tutto avvenuto per volere degli Dei (a). Oreste dopo di ciò non si sentì più cruc
aprì per conoscere nell’osservazione delle loro interiora la volontà degli Dei intorno alla sua partenza. Sì orrida barbarie
hè nessuno de’Greci ne uscisse ; ma queglino, sospesi sotto il ventre degli animali, vennero fuori dell’antro, e ritornarono
te ottenne da Giove, che Mercurio dichiarasse a Calipso essere volere degli Dei, ch’ella lasciasse proseguire al Greco Eroe i
arsi agli ostili insulti. Un tale fatto destò contro di lui lo sdegno degli uomini, e perfino degli Dei. Ulisse voleva, che f
. Un tale fatto destò contro di lui lo sdegno degli uomini, e perfino degli Dei. Ulisse voleva, che fosse lapi dato ; e Ajace
allevati(a). Si segnalarono col loro valore nella celebre spedizione degli Argonauti(b). Polluce, avendo allora approdato co
ca in mano. Sotto tali sembianze comparvero all’ improvviso nel campo degli Spartani, che celebravano la Festa de’ Dioscori.
sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello, degli altri Eroi, i quali morirono all’assedio di Tebè(
ella quale ardeva il corpo di Capaneo ; e a vista del di lei padre, e degli altri Greci si precipitò sopra di quello(e). , A
ovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferi
si convertì in alloto(b). Anfiarao poi, intento ad osservare il volo degli uccelli, non s’avvide d’un sottoposto precipizio,
o, il quale era stato abbandonato ne’ campi, acciocchè divenisse esca degli animali(b). Anche Antigona, di lui sorella, era u
ia. L’Economia è saggia e legittima disposizione de’beni proprj, o degli altrui. Dipingesi questa virtù in età avanzata ;
mperso in mano, e col timone appresso di se. La cura de’beni proprj o degli altrui non s’impara che coll’esperienza, e questa
impara che coll’esperienza, e questa non s’acquista che col progresso degli anni. Il compasso dimostra, che ciascuno dee misu
li, perchè si supponeva, ch’ella con tutta prestezza seguisse i passi degli uomini per osservarne gli andamenti(c). I Romani
ito succinto, per qualificare la sua prontezza nell’eseguire i voleri degli altri. Ha in mano un filatojo, che si aggira da t
sì mediante questa virtù si stabilisce maggior forza nelle operazioni degli uomini. Simbolo della. Concordia n’è pure il cadu
mani, oltrechè esprimevano altrettanti voti, appesi talvolta ne tempj degli Dei in ricompensa di qualche grazia ricevuta, uni
lle statue, e fu la prima ad alzarle anche un tempio dopo la disfatta degli Spartani, ripottata col mezzo del loro Generale,
o moltissimi fiumi, perchè la Superbia è sorgente della maggior parte degli altri vizj. Lusso. Il Lusso è un raffinamen
ge di molte fiere, e stanco per la fatica, prendeva riposo all’ ombra degli alberi, e ricreavasi al fresco dell’ aura, che us
nagloria è ostentazione della propria eccellenza, affine d’essere più degli altri onorato. Le due corna, che la Vanagloria ha
di mirto. Anche questo era segno d’allegrezza ; e quindi ne’ conviti degli Antichi ciascuno faceva girare intorno alla mensa
ullio le fabbricò in Roma il primo tempio. La Fortuna poi col decorso degli anni divenne in quella città la Dea la più onorat
questo nome riconosce un’ altra Dea, la quale riconciliava gli animi degli sposi, quando erano in discordia tra loro, e la q
cora. Gli Spartani gli avevano eretto un tempio appresso il tribunale degli Efori, perchè giudicavano, che niente vi fosse di
Latine I. 96. Feronia I. 188. 207. Festa delle Fiaccole I. 241. Festa degli Egineti I. 370. Festo II. 185. Fiale I. 310. Fidi
favore di Giove. Giunone in quello stesso istante lo privò della Iuce degli occhic per quesso egli si vede appoggiato agli om
il futuro, e gli concesse una vita sette volte più lunga, che quella degli altri uomini. Altri dicono, che Tiresia rimase ac
’ Ornitomanzia, ossia nell’arte di trarre augurj dal canto e dal volo degli uccelli(b). Questa supposta cognizione fu di poch
assero da Giasone, mentre Cadnio avea fattò lo stesso di alcuni altri degli stessi(d). (a). Declaustre Diction. Mytbol. (
avi il tempio di Giove Dodoneo(e). La detta prora dirigeva il viaggio degli Argonauti, li avvertiva de pericoli, e loro indic
en fondate autorità, le quali danno a’ Fenicj prima assai dell’ Epoca degli Argonanti l’ invenzione della navigazione. Può pe
e, che sia nato da Forbante e da Imane(e). Egli concorse all’ impresa degli Argonauti in qualità di nocchiere. Morì prima d’
er tale rappresenta se stesso ; ma non è questo ormai più il giudizio degli Eruditi, che lo riferiscono ad un Autore posterio
ebbe un figlio, di nome Podarce, che da Omero dicesi essere stato uno degli Eroi alla guerra di Troja (c). (d). Ovid. Epist
sirto : silenzio, cui dà forza l’altro di Erodoto, il quale, parlando degli ambasciatori, spediti da’ Colchi a’ Greci per rid
eziandio i due gemelli, Zete e Calai(b). Nè fu Oriti a sola l’oggetto degli amori di Borea. Il Poeta Cleante narra, che quest
tò l’Oracolo, e questo promise la vittoria agli Ateniesi, qualora uno degli Eraclidi si fosse volontariamente offerto alla mo
avano nelle foreste. Colei, come vide morto il marito, alzò piangendo degli urli ; e gettatasi sulla punta dello strale, conf
figlia di Nemesi, e che Leda fosse la di lei balia(c). Sonovi quindi degli Autori, che per conciliate queste due opinioni, d
s’impiceò(a). I di lei parenti le alzarono una tomba, su cui nacquero degli alberi, le foglie dei quali in certa stagione del
so, e Ascalafo, figlio di Marte e di Astioche; il quale era stato uno degli Argonauti, e con lalmeno, suo fratello, avea cond
, e queglino lo privarono di vita(d). (4). Antifo uccise Leuco ; uno degli amici e compagni d’Ulisse, mentre egli stava stra
; ora con un ramo d’allero, gettato nel fuoco ; ora coll’osservazione degli Astri ; ed ora coll’intelligenza degli linguaggio
fuoco ; ora coll’osservazione degli Astri ; ed ora coll’intelligenza degli linguaggio degli uccelli, e del loro volo(a). Pre
’osservazione degli Astri ; ed ora coll’intelligenza degli linguaggio degli uccelli, e del loro volo(a). Predisse l’eccidio d
poichè gli Egiziani si guardavano dall’imbrattarsi le mani nel sangue degli stranieri ; e si contentò di scacciallo da’suoi S
sofferirono pregiudizio alcuno. I Siciliani li collocarono nel rango degli Eroi, e loro tributarono onori divini. La stessa
 ; ma finalmente l’ombra di Sicheo, che fino allora era rimasto privo degli onori della sepoltura, le apparve in sogno, l’esp
e esso sia stato detto Genio dalla cura, che prende nella generazione degli uomini, o perchè si genera insieme con loro (d).
Autore Greco, citato da Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico degli Dei, e gli dà per compagni l’Eternità e il Caos.
tendeva i vivi sopra i morti, e adattando la bocca e ogni altra peste degli uni sopra quella degli altri, faceva morire così
morti, e adattando la bocca e ogni altra peste degli uni sopra quella degli altri, faceva morire così di orribile infezione t
a pendente verso terra, e che non abbiano voluto più marciare ad onta degli sforzi di Automedonte, che li guidava(b). Achille
o aveva allevato sul monte Pierio, e, le quali, ersendoveloti al pati degli uccelli, portavano da per tutto il terrore e lo s
ino. Niuno de’mortali intendeva meglio di lui il volo o il linguaggio degli uccelli. Agamennone lo condusse seco, affinchè fa
re i forestieri, i quali soleansi sacrificare a quella Dea(e). Sonovi degli antichi Scrittori, i quali asseriscono, che Ifige
sero i compagni, misero la città a fuoco, e ne fecero orribile strage degli abitanti (a). (22). Corebo, chiamato da Omero Or
esi finalmente, che il Lirico Poeta, Stesicore, essendo stato privato degli occhi da Castore e da Polluce, perchè avea osato
ilmente Ercole, voleva punire Filottete, perchè egli aveva preso cura degli ultimi momenti della di lui vita(c). Teocrito sog
liò altresì delle anni Oto Cillenio, compagno di Filide, e comandante degli Epei(d). (e). Id. Iliad. l. 16. (f). Declaust
per madre Endeide, figlia del Centauro Chirone, e per padre Eaco, re degli Egineti. Egli, giuocando con Folo, suo fratello,
ersi la predetta Arpalice coll’altra, che, disprezzata da Ifielo, uno degli Argonauti, cui ella grandemente amava, morì di do
sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello, degli altri Eroi, i quali morirono all’assedio di Tebè(
ella quale ardeva il corpo di Capaneo ; e a vista del di lei padre, e degli altri Greci si precipitò sopra di quello(e). (
ovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferi
si convertì in alloto(b). Anfiarao poi, intento ad osservare il volo degli uccelli, non s’avvide d’un sottoposto precipizio,
re d'Atene, il quale obbligò i Techani, che permettessero i funerali degli Argivi, loro nemici(d). (b). Id. Ibid. (c).
18 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
Secoli. Anni av. G.C. XXV. 2467. Menete,157 fondatore degli Egiziani. XX. 1993. Belo, fondatore degli A
Menete,157 fondatore degli Egiziani. XX. 1993. Belo, fondatore degli Assiri. 158 XVII. 1640. Agenore, fondatore d
Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore dei Greci, e più specialmente degli Ateniesi. — 1579. Meone, capo degli Atiadi, fo
dei Greci, e più specialmente degli Ateniesi. — 1579. Meone, capo degli Atiadi, fondatore dei Lidii. — 1549. Cadmo, fo
— 1549. Cadmo, fondatore dei Tebani. — 1516. Lelege, fondatore degli Spartani. — 1348. Perseo, fondatore dei Miceni
gine ai Dorii ; Eolo agli Eolii ; Xuto ebbe due figli, Acheo, origine degli Achei, ed Jone degli Jonii. 1522. Consiglio d
agli Eolii ; Xuto ebbe due figli, Acheo, origine degli Achei, ed Jone degli Jonii. 1522. Consiglio degli Amfizioni. Era u
Acheo, origine degli Achei, ed Jone degli Jonii. 1522. Consiglio degli Amfizioni. Era un’assemblea composta dei deputati
ssa Grecia nella coltura ; e principalmente gli Etruschi. — La guerra degli Dei contro Tifeo (nella Campania e ad Inarìme o I
loponneso. Atreo e Tieste, discendenti di Pelope. 1321. Espulsione degli Eraclidi dal Peloponneso, per opera dei Pelopidi.
zoldi, Origini Italiche). 900. Fiorisce Esiodo,164 il più valente degli imitatori d’Omero, autore della Teogonia o geneal
ù valente degli imitatori d’Omero, autore della Teogonia o genealogia degli Dei, dello Scudo d’Ercole, poema descrittivo, e d
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
me dicemmo fin da principio, avevan foggiato i loro Dei a somiglianza degli uomini, così dopo averne ideati dei buoni e dei c
sì dopo averne ideati dei buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora degli scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son c
meno sconcie le figure riducendole presso a poco alla forma ordinaria degli uomini ; ma però con fattezze più proprie della r
tti i Satiri di Tiziano nel suo quadro dei Baccanali ; nella Galleria degli Uffizi il Satirino che di nascosto pilucca l’uva
tira un componimento che ha per oggetto la censura più o meno mordace degli altrui detti o fatti14. Sileni dicevansi i Satir
di cui una copia in bronzo esiste nel primo vestibolo della Galleria degli Uffizi in Firenze ; e come vedesi pure nel quadro
a Notte. Da prima era stato ricevuto nella corte celeste come buffone degli Dei, ma poi ne fu scacciato per la sua soverchia
data per moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia dei frutti degli alberi. Anche i fiori avevano la loro Dea, e ques
ov’ella posa le piante. Di mezzo alle più graziose fantasie poetiche degli antichi Mitologi ne spunta di tratto in tratto qu
figlio di Venere e di Bacco e gli attribuirono l’ufficio di guardian degli orti, e perciò di spaventare i ladri e gli uccell
ebri statue di Fauno è quella che vedesi nella Tribuna della Galleria degli Uffizi. Lo stesso Michelangiolo giovanissimo scol
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
econdo gli antichi mitologi, ben pochi andavano in Cielo nel consesso degli Dei supremi e a mensa con essi a gustare il netta
ica trasmigrazione delle anime ; questa dottrina suppone che le anime degli estinti, dopo essere state un certo numero di ann
o nel Tartaro, ritornino in questo mondo, entrando nei corpi non solo degli uomini nascituri, ma pur anco dei bruti254. E poi
funebri cerimonie ponevasi una piccola moneta di tal nome nella bocca degli estinti258. Vero è che queste stesse monete si ri
a qual credenza religiosa rese più pii i superstiti ai mortali avanzi degli estinti. Stimavasi perciò un dovere sacrosanto il
elle are260. Nella descrizione delle pene del Tartaro l’immaginazione degli Antichi era stata un poco più feconda che in quel
che la pena. Tantalo era figlio di Giove e perciò ammesso ai segreti degli Dei ; ma egli abusando di tal fiducia, li rivelò
o, perchè avendo egli gustato il nettare e l’ambrosia, bevanda e cibo degli Dei immortali265), non poteva morire, nè perciò a
e non possono ottenere. Costoro nell’eccesso opposto son più ridicoli degli avari, e meritamente si puniscono da sè stessi de
D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, « Di Giove stesso il nome e degli Dei « S’attribuiva i sacrosanti onori. « Folle !
vendo ammesso Pitagora nella dottrina della Metempsicòsi che le anime degli uomini, specialmente dei malvagi, passassero anch
cian quindi i responsi « De’domestici Lari, e fu temuto « Sulla polve degli avi il giuramento : « Religïon che con diversi ri
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
XXXI Il Genio e i Genii Fu detto nella classazione generale degli Dei (V. il N. III) che il Genio era considerato d
considerato dai Latini come un Dio di prim’ordine, ossia della classe degli Dei superiori o celesti, e, secondo l’etimologia
nava e dirigeva dalla culla alla tomba, considerando l’indole diversa degli uomini, o buona o rea, furono indotti a credere c
te nelle campagne, non crede forse tuttora negli Spiriti e nel potere degli stregoni e fattucchieri che tengono il demonio pe
, l’egizio d’Iside e Osiride, il persiano di Ormuzd e Ahriman, quello degli gnostici e di altri l’intelligenza e la materia.
on v’è forse sistema di teologia presso gli antichi, sia che si parli degli Orientali, o dei Greci e dei Romani, che non amme
questi Dèmoni o Genii come Dei che regolassero le vicende della vita degli uomini ; e dagli effetti li distingueva in agatod
ima rassomiglianza quanto alle attribuzioni e agli effetti sulla vita degli uomini. La greca parola dèmone fu adottata nella
angeli neri, come nel Canto xxiii dell’ Inferno : « Senza costringer degli angeli neri, « Che vengan d’esto fondo a dipartir
rsonifica il Piacere come un Genio e così lo descrive : « L’uniforme degli uomini sembianza « Spiacque ai Celesti, e a varïa
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
XVII Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina Due erano i nomi princ
rciò volgarmente l’Apollino, può vedersi nella tribuna della galleria degli Uffizi in Firenze. Anticamente ergevasi nell’ iso
te di rose e coi crin d’ oro. Dante nota ancora l’ aura annunziatrice degli albori che movesi ed olezza tutta impregnata dall
sciugando i fiumi, i laghi ed i mari. Da per tutto s’udivano i gemiti degli uomini, e i lamenti degli Dei ; e Giove conosciut
ed i mari. Da per tutto s’udivano i gemiti degli uomini, e i lamenti degli Dei ; e Giove conosciuta la causa del male, e non
è il Paganesimo, che le spacciò per verità religiose, fu la religione degli Stati e dei popoli, è ben naturale che fossero da
. Del serpente Pitone dovremo parlare altra volta, quando nel trattar degli Oracoli si verrà a rammentare e descrivere l’uffi
e di queste tre Divinità che presiedono alla più felice conservazione degli esseri umani, troviamo un concetto ed un ragionam
e dei corpi anche meglio organizzati, rende nulla la scienza e l’arte degli uomini. 105. Cicerone, nel 2° lib. De Nat. Deo
e cade in dispregio. Quanto poi alla vanitosa illusione che le virtù degli avi passino col sangue nei loro discendenti, Dant
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
di tutti gli Dei dell’Olimpo, essendo egli il Messaggiero di Giove e degli altri Numi superni. Egli era figlio di Giove e de
me stesso indica l’ufficio suo principale, quello cioè di messaggiero degli Dei. La parola Erme fu poi usata in greco e in la
i uffici di questo Dio. Poichè egli era l’interprete e il messaggiero degli Dei, supposero che fosse ancora il Dio dell’eloqu
a vera significazione questo attributo di Mercurio, passiamo a parlar degli altri. Come nunzio di Giove e di tutti gli Dei do
ll’eloquenza ; e come a Dio della medesima gli si offrivano le lingue degli animali. Siccome la perfetta eloquenza non trascu
ficato di questo mito s’intende facilmente ; indica cioè che l’onestà degli uomini si mette alla prova col denaro ; e la conc
auro sorella di lei, per invidia frapponeva ostacoli alla conclusione degli sponsali. Mercurio che non aveva tempo da perdere
147. Le ali di Mercurio non formavano parte del suo corpo come quelle degli uccelli, ma due eran fissate in un cappello da vi
una fontana della villa Medici in Roma, ed ora vedesi nella Galleria degli Uffizi di Firenze. È una delle più eleganti e più
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
usione anche nelle loro menti circa l’origine del mondo e l’esistenza degli Dei. Dopo che Esiodo aveva asserito che il Caos e
al fosse questo Dio non lo sa, poichè poco dopo soggiunge : qualunque degli Dei foss’egli stato (quisquis fuit ille deorum) ;
i). Par dunque che gli Antichi ammettessero la generazione spontanea degli Dei dalla materia, come i naturalisti moderni amm
ltà di ridurre a sistema regolare la Mitologia come scienza religiosa degli Antichi, non già per voler tentare di superarle,
meni fisici dell’universo e dei fenomeni morali, ossia delle passioni degli uomini. Sotto questo punto di vista nelle lingue
almeno probabile spiegazione dei fenomeni fisici o morali. Dante più degli altri poeti ci rivela un simil concetto in tutta
i portati dell’antica sapienza il poeta Virgilio che visse « A tempo degli Dei falsi e bugiardi, » e la prediletta sua Beat
ncese e in inglese. L’ adopra per altro non già nel senso panteistico degli antichi e di non pochi moderni, ma soltanto a sig
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
XIII Difetti e vizii del Dio Giove Anche sulle labbra degli analfabeti, che non sieno privi affatto di qualun
buon senso e del raziocìnio, come avvenne difatti. Giove, il supremo degli Dei pagani, era più vizioso di molti mortali ; e
ur anco di molti filosofi nostri e stranieri. Lo stesso gran luminare degli Inglesi, Bacone da Verulamio, nel suo libro De Sa
l vento, che confricando tra loro in una selva selvaggia diversi rami degli alberi, produce estesissimi e spaventevoli incend
oi, come dice Bacone da Verulamio, è la mano delle mani, lo stromento degli stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti d
erulamio, è la mano delle mani, lo stromento degli stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti degli uomini. Anzi nella m
i, lo stromento degli stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti degli uomini. Anzi nella modernissima scienza detta Ter
ro meccanico delle macchine a vapore e dà la forza anche alle braccia degli uomini. — Felice chi potè conoscer le cause delle
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
XLV La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro Su que
di Calidonia ; e tra questi Giasone che fu il duce e il protagonista degli Argonauti, e acquistò maggior fama di tutti in qu
la pericolosa conquista di quest’aureo vello fu diretta la spedizione degli Argonauti ; e non la considerarono essi una impre
he le donne di quell’isola, malcontente delle leggi e dei trattamenti degli uomini, li uccisero tutti per costituirsi in repu
di Fineo, ha riunito in poche ottave tutte le classiche reminiscenze degli antichi poeti su questo fatto mitologico, aggiung
dovi di suo altre invenzioni medioevali, riporterò prima l’imitazione degli Antichi, e dipoi il diverso modo di liberazione d
Orl. Fur., xxxiii, 119.) A questo punto l’Ariosto lascia l’imitazione degli Antichi, e con le invenzioni del Medio Evo, di cu
to dei Colchi70. Sarebbe dunque rimasta vana ed inutile la spedizione degli Argonauti, quanto al fine ultimo della medesima,
i su Giasone e la Maga Medea. 64. Apollonio Rodio compose il poema degli Argonauti in greco, e Valerio Flacco in latino. A
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
Epilogo Abbiamo veduto, parlando sin qui degli Dei Superiori soltanto, che la cognizione della M
ir come Dante : « Mirate la dottrina che s’asconde « Sotto ’l velame degli versi strani. » I loro filosofi per altro furono
ia. Cicerone specialmente, in questa parte, è più esplicito ed aperto degli altri ; e perciò i suoi libri sulla Natura degli
esplicito ed aperto degli altri ; e perciò i suoi libri sulla Natura degli Dei, sul Fato e sulla Divinazione furon considera
acile o almeno più probabile la spiegazione di molte idee mitologiche degli antichi Pagani ; e facendo tesoro delle interpret
personificazioni o deificazioni dei fenomeni fisici e delle passioni degli uomini, e perfino delle idee non solo concrete, m
nte in quali casi, secondo i moderni progressi delle scienze, le idee degli Antichi fossero vere, e in quali false. Quindi, p
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
uomini o di animali eseguiscono lavori e operazioni proprie soltanto degli esseri animati (e quel che è più, mirabile anche
mano, e sono veramente più utili gli automi che lavorano più e meglio degli uomini e risparmiano loro la fatica materiale e m
i ; e si può asserire che anche i girarrosti a macchina son più utili degli automi di animali nuotanti e volanti, e degli and
macchina son più utili degli automi di animali nuotanti e volanti, e degli androidi che non sanno far altro che suonare e gi
i di precisione matematica e per trasmettere i concetti e i desiderii degli uomini anche agli antipodi colla velocità del lam
i generalmente molto più grandi del nostro, ma composte presso a poco degli stessi elementi. Quanto poi a quel che gli Antich
portare in guerra una visiera con un sol foro circolare in direzione degli occhi, uso inventato dai tre aiutanti di Vulcano
tomatici quei movimenti che dipendono unicamente dalla organizzazione degli esseri viventi, e nei quali non ha parte alcuna n
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
delle Ninfe dei monti, delle valli, delle fonti, dei boschi e perfino degli alberi. Perciò il loro numero non potrebbero dirl
d un tempo la Ninfa Amadriade. — Questi termini essendo significativi degli attributi speciali di quelle Ninfe a cui erano as
sime forme, ed una delle più belle è quella che vedesi nella Galleria degli Uffizi in Firenze. Le Ninfe oltre ad esser giovan
e successive metamorfosi di certe specie di animali, e principalmente degli insetti, presero dalla Mitologia il vocabolo di n
che non eran perfette divinità, ma in una condizione media fra quella degli uomini e quella degli Dei supremi. Stabilita la b
divinità, ma in una condizione media fra quella degli uomini e quella degli Dei supremi. Stabilita la base, e lieti della pri
èa una pianta aquatica (detta altrimenti Nenufar e volgarmente giglio degli stagni), e ne fecero il tipo della famiglia delle
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
XV Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera Il nome di Giunone
presenta nelle pitture e nelle sculture. Siccome è regina del Cielo e degli Dei ha in capo il diadema ; il suo volto è maesto
nell’esercizio del suo ministero cadde sconciamente e destò l’ilarità degli Dei, e d’allora in poi non volle più servirli a m
all’idea di potere essere ripudiata, e che un’altra divenisse regina degli Dei. Giove prediligendo la Ninfa Io figlia d’Inac
ietà dei suoi colori, ed è quella che determina il colore particolare degli occhi di ciascuno ; e col derivativo Iritide chia
e talvolta avente in mano un’Idria, quasi ad indicare l’erronea idea degli Antichi che Iride somministrasse l’acqua alle nub
li astronomi però non avevano trascurato di rendere onore alla regina degli Dei anche prima che ad Iride sua ancella, e furon
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
la massima parte delle Divinità del paganesimo erano personificazioni degli affetti dell’animo o buoni o rei. Quella che per
nificato più ristretto si riferisce particolarmente alla deificazione degli uomini dopo la morte167. Il culto più antico di c
rovi memoria negli scrittori fu quello del Sole e della Luna e quindi degli altri Astri ; e questo culto fu chiamato il Sabei
dei corpi terrestri, ossia dei prodotti della terra, e principalmente degli animali ; ed eccoci al Feticismo, che per antichi
nnaturali che vi presiedevano. Così al feticismo, ossia all’ apoteosi degli oggetti materiali, fu sostituita l’apoteosi di Es
ra nell’abiezione del feticismo, si tolse tutto il prestigio al culto degli altri Dei ; e gli uomini ragionevoli sentirono il
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
gli Dei Lari Se dovessimo prendere ad esaminare le diverse opinioni degli eruditi intorno a questi Dei, faremmo un lavoro a
ta in qualche Classico latino si annoverano tra gli Dei Penati taluni degli Dei superiori o maggiori, come Giove, Marte, Nett
mologia di quel termine fosse latina, e alludesse al vital nutrimento degli uomini dai Penati protetti, ovvero alla parte più
he dagli storici essere stata comune opinione che quegli stessi idoli degli Dei Penati venuti da Troia fossero custoditi dall
i, etrusca o italica dei secondi, e le caratteristiche bene accertate degli Dei Penati, come abbiamo veduto di sopra, si potr
i, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto degli Dei Penati e dei Lari familiari ; e aggiunge che
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
sta triplice distinzione richiama al pensiero l’ipotesi dei geologi e degli astronomi moderni sull’origine della Terra, che c
ignea, non era atta alla produzione e conservazione dei vegetabili e degli animali ; che in appresso, in centinaia di secoli
Dea Tellùre basterà il sapere che Cicerone nel libro iii della Natura degli Dei dice che Tellùre non è altra Dea che la Terra
e la madre di Giove re supremo, del quale eran figli la maggior parte degli altri Dei. Il culto di Cibele fu introdotto in R
venti che spirano sopra la Terra ; e le era sacro il leone come il re degli animali terrestri. I sacerdoti di questa Dea si
coi nostri frati mendicanti, perchè asserisce che i Galli della madre degli Dei erano i soli sacerdoti a cui fosse lasciata p
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
Terra, vi rimase la razza dei discendenti dei migliori Titani, quella degli uomini plasmati di creta e animati da Prometeo co
plasmati di creta e animati da Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomini che Giove stesso aveva creati. Ma ben pres
dei più efferati tiranni. Giove tornato in Cielo radunò il consiglio degli Dei Superiori, narrò tutti gli orribili delitti d
nò il consiglio degli Dei Superiori, narrò tutti gli orribili delitti degli uomini, e si mostrò risoluto di esterminare tutta
tatevi dietro le spalle le ossa della gran madre. — Tutte le risposte degli oracoli erano oscure ed avevan bisogno d’interpre
ologia, in fatti, nel trattare della crosta solida del nostro globo e degli strati che la compongono, ne distingue i material
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
imo campo alla immaginazione dei poeti ed alla fantasia dei pittori e degli scultori. Ma se a quasi tutte le Divinità pagane
della sua eletta, sposò finalmente e rese felice col più invidiabile degli imenei la bella e vivacissima Psiche. Psiche è p
entarla coll’altra mano e strapparle le ali : significazione evidente degli strazii dell’anima prodotti dalle colpevoli passi
imonio ; con una face ardente nella destra, simbolo del mutuo affetto degli sposi ; e nella sinistra le auree catene a signif
fino ai piedi, come la Venere dei Medici che si ammira nella galleria degli Uffizi in Firenze. Ma quando era considerata come
ibuti della Dea Venere. 182. Esiste anche in Firenze nella Galleria degli Uffizi una vaghissima pittura del Botticelli rapp
36 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
27. Agenore, padre di Cadmo e d’Europa, 482. Agesandro (di Rodi), uno degli scultori del Laocoonte, 607. Agesilaos, V. Pluton
uerriere vinte da Ercole, 375 ; — vinte da Teseo, 432. Ambrosia, cibo degli Dei, 222. Amicizia, divinità allegorica, 351 2°.
’è rappresentato, 157 ; — sacrifizj in onor suo, 158 : — supposizioni degli antiquarj intorno a questo Nume, e diversi nomi c
anente, figlia di Giano e madre di Fauno, 300. Caos, 22. Capaneo, uno degli Eroi della guerra di Tebe, 506. Capricorno, segno
onoe, figlia di Jobate, e moglie di Bellerofonte, 467. Filottete, uno degli eroi dell’armata greca, 546. Fineo, trasformato i
ochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 457. Glauco, diventa uno degli Dei marini, 201. Gna, 743. Gorgoni, mostri, 357.
 sua morte, 437 ; — è resuscitato da Esculapio, 438. Ippomedonte, uno degli Eroi della guerra di Tebe, 506. Ippomene, sposa A
. Nestore, eroe greco all’assedio di Troja, 553-555. Néttare, bevanda degli Dei, 222. Nettuno. Sua nascita, 185 ; — suo imper
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
irena anche la pigrizia e l’infingardaggine, ossia il dolce far nulla degli Italiani226. Alcuni naturalisti (specialmente fra
ui forma, nelle parti superiori del corpo, si discosta meno di quella degli altri cetacei dalla figura umana, mentre poi vann
eva sembrare anche più grande alla robusta e sbrigliata immaginazione degli Antichi, ebbe origine la favola delle Sirene, abb
erchè il vortice e i flutti fossero più impetuosi, o per la imperizia degli antichi navigatori, certo è però che nei tempi mo
a,231 senza pinna dorsale e con due sfiatatoi, mentre è il più grosso degli animali viventi, non è vero che sia un animale ca
Balene, e dopo la scoperta dell’ America dovessero saperne molto più degli Antichi, continuarono non ostante ad imitare le l
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
cienze. E Bacco divenne il Nume protettore non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevitori e dei gozzovigl
ignifica furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato da uno degli appellativi di Bacco accennati di sopra. Le Bacca
va creduto una fiera ; e questa favola contiene il più grande esempio degli eccessi a cuipuò condurre l’ubriachezza. Le figli
contarono di lui, e specialmente dopo i fatti storici pur troppo veri degli stravizii ed eccessi dei Baccanali in onore di qu
che insieme col Canto dei Cialdonai, dei Romiti, dei Sette Pianeti e degli Uomini che vanno col viso volto indietro si trova
atti in alcune bande militari o civiche. Nella Tribuna della Galleria degli Uffizi in Firenze v’è il famoso Fauno di greca sc
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
oltre l’esser creduto figlio del Giorno e dell’Aria indica l’opinione degli antichi mitologi che il Cielo fosse composto di q
rso, e primo d’ogni altro il Cielo, che perciò fu detto il più antico degli Dei. Personificato il Cielo, ossia considerato co
to mondo. Quindi immaginarono il nettare e l’ambrosia, bevanda e cibo degli Dei17, i matrimoni e le figliolanze, gli amori e
rano era un Dio, e perciò immortale, ed essendo inoltre il più antico degli Dei, e perciò lo stipite della celeste dinastia,
ma si conserva nei regni ereditarii per non cagionare lo smembramento degli Stati nè le guerre di successione.
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
no soltanto venti, e gl’Inferiori a migliaia, e costituivano la plebe degli Dei, come li chiama Ovidio : de plebe Deos. Fortu
perchè il poter di ciascuno era limitato dalle speciali attribuzioni degli altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e
ita4. Anche Dante confrontando, nel Canto xix dell’Inferno, il numero degli Dei degl’ Idolatri con quelli d’oro e d’argento a
n ch’egli uno e voi n’orate cento7 ? » Convinti dunque che il numero degli Dei Pagani fosse anzi più che meno di trentamila8
di Autori classici delle lingue dotte si trovano riportati nei libri degli scrittori ecclesiastici. 3. Colitur et Sterculi
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
iascuno ha un potere limitato e temperato dalle speciali attribuzioni degli altri. Quindi il Politeismo presenta l’immagine d
ciuto comunemente come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e degli Dei. E questo Dio più potente di G
te come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e degli Dei. E questo Dio più potente di Giove era il Fat
figlio del Caos e della Notte, e rappresentava, secondo la Cosmogonia degli antichi, la legge generale e immutabile dei fenom
sia un essere soprannaturale esistente sin dalla origine del mondo o degli angeli (tra le altre prime creature), quando però
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
XI Giove re del Cielo Che Giove fosse adorato come il supremo degli Dei dai Greci e dai Troiani sino dai più remoti t
iove dando il nome di esso a quel pianeta che apparisce ed è maggiore degli altri veri e proprii pianeti, e gli dedicarono qu
o avvenimento straordinario, che mise in forse la potenza di Giove e degli altri Dei superiori. 57. In latino Jupiter sign
do, vedano che essi non vi restino avvolti ; perchè lo strascinamento degli uomini e degli Dei con sì fatta Catena egli pende
essi non vi restino avvolti ; perchè lo strascinamento degli uomini e degli Dei con sì fatta Catena egli pende dall’arbitrio
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
ivi furono ambedue cangiati in serpenti, e posti da Plutone a guardia degli Elisii. La qual metamorfosi sta a significare che
rrieri sì miracolosamente nati ; la quale illustre prosapia era detta degli Sparti, che significava seminati, alludendosi app
è notizia storica confermata anche da Cornelio Nipote nelle sue Vite degli eccellenti capitani greci. Quanto poi al nome di
origine miracolosa e divina si attribuivano pur anco le diverse caste degli Indiani. Ma poichè in oggi non si ammettono più l
al più può essere una curiosità letteraria il sapere questa opinione degli Antichi : ma fu una vera pedanteria e ridicolezza
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
creduto figlio di Giove e di Danae, la quale era figlia di Acrisio re degli Argiesi. Se gli storici pongono Argo fra le più a
ietra. L’impresa di ucciderla sarebbe stata impossibile senza l’aiuto degli Dei ; i quali per favorire il figlio di Giove gl’
di Medusa dipinta da Leonardo da Vinci, che si ammira nella Galleria degli Uffizi in Firenze, e la statua di Perseo colla te
il nome di Meduse a un gruppo di Zoofiti che formano la 1ª divisione degli Acalefi. Non v’è però da spaventarsi a veder ques
da quel piccolo mostro poco più grosso di un granchio. Si crede opera degli scolari di Giovan Bologna, del quale è di certo l
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
piamo dalle istorie, che cantavansi gl’inni accompagnandoli col suono degli strumenti ; anzi spesso vi si univa contemporanea
matematico. Oltre i preaccennati nomi proprii, avevano le Muse anche degli appellativi comuni a tutte loro, derivati dai luo
ugure, ossia indovino o vate, dovremo parlare trattando separatamente degli Oracoli e degli Augurii. Ora però è a dirsi che i
ovino o vate, dovremo parlare trattando separatamente degli Oracoli e degli Augurii. Ora però è a dirsi che i poeti hanno att
esiliandolo dal Cielo per cento anni. Ridotto Apollo alla condizione degli uomini, dovè lavorare per vivere, e divenne pasto
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
nelle loro sentenze avevano assegnate ai dannati. Era inoltre al pari degli altri Dei sottoposto al Fato, ed anche al suo mag
i assegnando a Plutone non soltanto la cura di far sì che delle anime degli estinti non ritornasse alcuna nel mondo240, (come
o), ma pur anco l’altro più odioso attributo di affrettare la discesa degli uomini ne’regni suoi241. Plutone era rappresentat
no i mitologi che le Parche avevano l’ufficio di determinare la sorte degli uomini dal primo istante della nascita a quello d
ciò dopo la morte meritarono l’onorevole ufficio di giudicar le anime degli estinti. Minos e Radamanto erano figli di Giove e
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
oici non solo per valore, ma ancora per senno e per moralità), i riti degli Dei stranieri non erano ammessi in Roma, come avv
contrarie affatto alla buona morale. Aggiungendovisi poi le apoteosi degli Imperatori e delle Imperatrici, parve, com’ era v
ostituita la religione al potere politico e negata l’esistenza stessa degli Dei, presumendo che essi potessero accogliere nel
sesso qualunque mortale benchè scellerato ed empio, come furono i più degli Imperatori romani. Contemporaneamente a queste p
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
itologia classica : il vocabolo Eroi, oltre a poter esser comprensivo degli altri due sopraddetti, si estende dai più antichi
più straordinarie imprese condotte a termine colla forza e col senno degli uomini, assistiti e protetti dalle Divinità. Prin
Ponto, il proseguimento con la guerra Troiana e il fine con gli error degli Eroi, che vanno a terminare nel ritorno di Ulisse
ntare : tali sono la caccia del cinghiale di Caledonia, la spedizione degli Argonauti, la guerra di Tebe o dei 7 Prodi, e fin
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
cias turba propinqua dapes. » Nel mese di Marzo celebravasi la festa degli Ancili. È narrato anche nella Storia Romana il mi
parola Mamurio si credè che quel vocabolo fosse il nome dell’artefice degli undici ancili, poichè dicevasi per tradizione che
o intitolato Satyricon che Summanus significa Summus Manium, il primo degli Dei Mani, e perciò il Dio Plutone. Cicerone e Pla
Giornale Arcadico stampato in Roma nel 1820, cioè mezzo secolo prima degli scritti del Preller. — Avvertimento agli ammirato
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
sociale sull’altra, furono censurati, od anche perseguitati, a guisa degli eretici del Medio Evo, coloro che osassero spiega
l genere di faticosa erudizione, consistente nel decifrare gli enigmi degli antichi, va in oggi a poco a poco cedendo il camp
igiose e sociali tramandate da tempi migliori, e per la degenerazione degli uomini contraffatte. (Osservazione del Tommasèo,
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
altri popoli o più antichi o più rozzi, e fu proprio più specialmente degli Egiziani, come abbiamo altrove accennato. Cibele
giure ed esilio. Non vi si parla di stragi e di morti, perchè gli Dei degli Antichi, come le Fate del medio evo25) non poteva
del medio evo25) non potevano morire. Vi manca soltanto la ribellione degli oppressi ; e questá verrà sotto il regno di Giove
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
a un qualche ufficio fu inventato che presiedesse al fuoco, il quarto degli elementi del Caos ; e siccome il fuoco nulla prod
fosse stimato di cattivo augurio il sottoporsi o alla patria potestà degli agnati, o alla perpetua tutela e al predominio di
di un marito quanto si voglia illustre e discreto. Ignare o immemori degli usi di famiglia, difficilmente potevano adattarvi
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
to incidentalmente, è per altro di somma importanza per la cronologia degli Eroi, dimostrando essa che furon contemporanei co
altre più importanti e mirabili imprese, come Giasone che fu poi duce degli Argonauti, Teseo vincitore del Minotauro, Piritoo
tal distintivo di onore potesse vantarsi di essere stata più valente degli uomini ; e volevano toglierle quell’insigne trofe
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
mposto si divisero ; e divisi che furono, il fuoco, come più leggiero degli altri tre, salì più in alto e venne a formare il
allare, e disparve nuovamente sott’acqua. I geologi poi, collo studio degli strati del nostro globo e delle materie component
adronì di questo tragico soggetto ; e se ne conservano nella Galleria degli Uffizi di Firenze le statue attribuite a Scòpa, l
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti, dei medici, dei pittori e degli scultori rammenta anche quelli dei calzolai, dei
ri e degli scultori rammenta anche quelli dei calzolai, dei tintori e degli smacchiatori. 170. Palladio in greco è un dimin
ade, o piccola statua di Pallade. — Secondo la superstiziosa credenza degli Antichi si usa figuratamente la parola Palladio i
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
sa ; ed ei congiunse « Per nodo marital suore e fratelli, « Che avean degli anni il più bel fior sul volto. « Costoro ciascun
figli chiamati Calai e Zete, di cui dovremo parlare nella spedizione degli Argonauti. La spiegazione più semplice e più natu
(come dicono in oggi nelle tavole meteorologiche), ossia dentro quale degli angoli retti formato dai punti cardinali spirasse
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
pinione che l’oscurazione di questo astro dipendesse dagl’incantesimi degli stregoni, i quali colle loro magiche parole avess
la Luna, credendo così d’impedire che essa sentisse le magiche parole degli stregoni ; che un esercito perdè la battaglia fug
esso Dante seguì tale opinione ; poichè nel farsi predire da Farinata degli Uberti (nel C. x dell’Inferno) il suo esilio, e i
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
. Il Lete poi aveva il suo corso fra i due dipartimenti del Tartaro e degli Elisii, e le sue acque piacevoli a beversi produc
golarità nella esecuzione. In fatti Omero pone le regioni delle anime degli estinti nel paese dei Cimmerii, popoli antichi i
aterial composizione del globo terrestre, divenuta potente sull’animo degli scienziati, li condusse passo passo, di osservazi
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
hia, perchè parve agli Antichi che in quella il miglior diritto fosse degli Dei che rimasero vincitori, mentre in questa era
fra Pozzuoli e Napoli. 75. Perciò Giovenale parlando del feticismo degli Egiziani, dice di loro ironicamente : « O sancta
enienza di ambedue i regni organici ; e fra i prodotti che son propri degli animali si distinguono, quanto alla proporzione d
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
Prisca o di Cibele. L’Oceano fu dunque considerato come il più antico degli Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano
degli Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano il più antico degli Dei celesti, perchè era lo stesso Cielo. Quindi n
gantemente è chiamata proteiforme. Proteo conosceva qualunque segreto degli Dei e ciò che fosse utile o dannoso ai mortali, m
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
tà e perduta affatto anche l’ombra di essa sotto Tiberio, le apoteosi degli Imperatori e delle Imperatrici non furono altro c
uila, e dicevasi che l’augel di Giove portava in Cielo e nel consesso degli Dei l’anima dell’Imperatore. Se poi facevasi l’ap
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
della loro testa, e che son classati come appartenenti alla famiglia degli Storioni. La Chimera artica vive in mezzo all’ oc
la figura della Chimera. Ne esiste una di bronzo fuso nella Galleria degli Uffizi ; ma è dichiarata opera etrusca e dall’ave
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
isse per qualche secolo (e non sarebbe un gran danno) la vena poetica degli italiani, o si abolisse (come fu inutilmente tent
i citazioni di erudizione linguistica e letteraria a maggiore utilità degli scolari dei ginnasii. Io dunque non intendo di sc
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
sima persona. Il nome più antico è attribuito dal poeta al linguaggio degli Dei, e il più moderno a quello degli uomini. Nel
tribuito dal poeta al linguaggio degli Dei, e il più moderno a quello degli uomini. Nel caso di cui si parla nel testo il Xan
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
l Dio Pane Prima di parlar dell’etimologia del nome di questo Dio e degli ufficii di lui, credo opportuno di presentarne il
ella figura del Dio Pane, e più specialmente delle corna, dei velli e degli zoccoli caprini, non solo i Mitologi quanto ancor
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
boleggiare il Tempo ; e secondariamente si vuol considerarlo come uno degli Dei dell’agricoltura, perchè la falce può signifi
concisi). Conoscevano dunque i Romani gli usi e le pratiche religiose degli Ebrei. Non è noto però che ne sapessero o studias
67 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
è noto però che la Dea Laverna avesse un pubblico tempio in Roma ; e degli Dei superiori adoravansi pubblicamente i pregi e
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
iade o le granaglie. In astronomia il nome di Cerere fu dato al primo degli asteroidi (pianeti telescopici situati fra Marte
69 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
sso misurato, ed appella evidentemente alla marcia militare e all’uso degli antichi di scagliarsi contro il vicino nemico a p
70 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
nvocation à la Vertu : O sostegno dei mondo Degli nomini ornamento e degli dei Bella Virtude il mio piacer tu sei. ………………………
71 (1898) Classic myths in english literature
ti (crayons, oil), F. S. Church (water-colors). § 26. Dante (Durante) degli Alighieri was born in Florence, 1265. Banished by
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