leggitore, traendone quale sia stato il trasporto e la immaginazione
degli
antichi Greci e Latini in crearsi i loro Dii, ed
Pitagora, che molto hanno di favoloso, ci dipinge il genio pelasgico
degli
antichi Italiani, operosi e temperati a un tempo
Dio — 6. Etimologia e significato della parola mito — Il primo parlar
degli
uomini essere tutto per miti, se ne trae un esemp
nti, i romantici. 1. C advva dalla intellettiva della miglior parte
degli
uomini la nozione del vero Dio, si vide sorgere s
tante follie ; tuttavolta, o per lasciare illesa la eredità religiosa
degli
avi loro, o per non mostrarsi avversi al volgo, o
e sostanziale, e non ne sorgeva che un politeismo, ossia la pluralità
degli
Dei ; ora l’Ente e l’esistente presentandosi come
a parte dell’umana famiglia dalla vera religione dell’ Ente in quella
degli
esistenti, della pluralità degli Iddii. L’uomo no
vera religione dell’ Ente in quella degli esistenti, della pluralità
degli
Iddii. L’uomo non uscì dalle mani del Creatore nè
o alla sua dispersione. Il dipartirsi per diverse regioni della terra
degli
orgogliosi della torre di Babele, i sovvertimenti
ono a spaventare l’umana famiglia e dissolverla dall’unità, dal culto
degli
ordini civili, e farle abbandonare e fuggire alla
atura con le loro brillanti illusioni, son trascinati anch’essi a piè
degli
altari e finiscono adorando le opere della istess
, fecero preside Proserpina a’frumenti germoglianti ; a’gambi, e nodi
degli
steli il dio Nodoto ; allo involucro de’gusci la
intendevasi che il cielo, la terra ed il mare. Era questo il parlare
degli
uomini della prima età del mondo, e può trarsene
con in mano una corona. Ancora con miti descrivevansi gli avvenimenti
degli
uomini. Così Pane, che era ancora egli un simbolo
ò trarre esempio dal Saggio Politico del signor Vmboldt nella istoria
degli
Americani, infra i quali non pochi in istato anco
he sembrano loro inintelligibili ; e da Tacito(1), che facendo parola
degli
antichi Germani abitatori della maremme appo il m
del muoversi del sole dall’orto all’occaso, e di vedersi le immagini
degli
Dei. E per tal ragione si finsero essere il cielo
morso alcuno. È per questo che al concetto dell’ Ente sottentò quello
degli
esistenti, e gli esistenti furono deificati, e so
ioni di città, di conduzioni di colonie, onde nascono le aggregazioni
degli
uomini, il culto civile, le dovizie dell’agricolt
maggior parte delle loro intraprese, delle conquiste, delle scoperte,
degli
amori, delle glorie, delle dissavventure, non obb
ia fisica — ed in questi Varrone fa ricerca su la natura e genealogia
degli
Dei, se nacquero eglino in tempo o furono sempite
in esso ; o dai numeri, come eredeva Pitagora, filosofando l’anime e
degli
Iddii e degli uomini, e tutto e quanto v’ha nel m
ai numeri, come eredeva Pitagora, filosofando l’anime e degli Iddii e
degli
uomini, e tutto e quanto v’ha nel mondo costar di
furono immaginafi da’principi e da Sacerdoti, e che meritano il culto
degli
uomini. Da tali mitografie prese le menti, tutte
si ritrovò un terzo genere di nomini, chiamato civile che si prevalse
degli
errori e delle passioni sì del volgo, come de’ le
in somma con la imitazione de’vizi de’loro maggiori, più che le anime
degli
antenati, poste tra i numi, o tra i genii, quelle
lliti dalle grazie della poesia. « Ed Esiodo nella sua Teogonia parla
degli
Iddii come figli del cielo e della terra » Canta
elligenze e sopra questa anima del mondo vanno raggirando la teogonia
degli
antichi poeti. E Macrobio in fine distinguendo i
ola del pomo di oro, che la Discordia fece cadere in mezzo al convito
degli
Dei, per darsi alla più bella delle Dee, quando d
convito qui s’intende la celeste facoltà, cioè lo spirito e la mente
degli
Dei — con il pomo di oro il mondo, il quale come
iti di Saturno, esposti e spiegati da Tullio nel lib. 11 della Natura
degli
Dei. 18. Nettuno — etimologia di questa parola to
enza Nuova del Vico. 29. Marte — come questa divinità nacque in mente
degli
Egizii. 30. Vulcano — è una personificazione del
carattere poetico, come un tipo, come un’universale fantastico. Padre
degli
Dei e degli nomini, detto Giove, come vuole Tulli
etico, come un tipo, come un’universale fantastico. Padre degli Dei e
degli
nomini, detto Giove, come vuole Tullio(1), a iuva
tutto ciò che vedi, tutte quello per cui ti muovi. E non è l’aere uno
degli
immensi ricettacoli dell’elettricismo, che lancia
è principio e generatore di tutte le cose, onde Giove fu detto padre
degli
Dei e degli uomini ; e del pari portò il nome di
e generatore di tutte le cose, onde Giove fu detto padre degli Dei e
degli
uomini ; e del pari portò il nome di Ottimo-massi
in alto cielo, si diffonde su la terra e sul mare, penetra nello imo
degli
abissi. 14. Altri credendo essere Giove non altro
va negl’ingegni ; egli stesso del pari in tutta quella innumera turba
degli
Iddii plebei. Egli con il nome di Libero presiede
innalzavano simulacri per lo più nudi, volendosi esprimere gli animi
degli
ebrii andar del tutto aperti ed in nulla simulati
a, una pietra in vece di Giove, si volle significare, che con le mani
degli
uomini furono ricoperte le biade seminate, prima
che si vuole di Orfeo, tra le attribuzioni gli si dà il nome di padre
degli
Dei beati e degli uomini, di vario ne’suoi consig
feo, tra le attribuzioni gli si dà il nome di padre degli Dei beati e
degli
uomini, di vario ne’suoi consigli, di distruttore
ne regola il corso, ingiungendoglisi questo nome dal divorare, che fa
degli
anni, quod saturatur annis. Si è finto non meno d
correre troppo rapidamente, o per meglio dire, assoggettollo al corso
degli
astri, che sono per lui come tanti lacci. 18. Net
di molto remoti ; sì perchè dalla istoria è dato principio al secolo
degli
eroi con le piraterie di Minosse, e con la spediz
ello inferno. A questo mito, spigolando nel gran campo delle opinioni
degli
scrittori, che parlarono di questa divinità, può
i una duplice interpetrazione, che in tutto non rifugge dallo spirito
degli
antichi, che erano usi a rappresentar le cose sot
ore della luce, le tenebre si addensavano accavallantisi su la faccia
degli
abissi. Si diceva essernato nell’isola di Delo, p
varsi ancora dal greco απολλυμι, che risponde a perdere o distruggere
degli
italiani. È rappresentato sotto le sembianze di u
pollo con il sole, lo prende per la luce-civile, ossia per la nobiltà
degli
eroi. Fra la gran farragine delle cose, che egli
stro callidissimo in depredare, alato i piedi ed il capo, messaggiero
degli
Dei e degli uomini. Traendone la etimelogia, si v
ssimo in depredare, alato i piedi ed il capo, messaggiero degli Dei e
degli
uomini. Traendone la etimelogia, si vuole così de
vuole così denominato a mercium cura, cioè dalla cura che si credeva
degli
obbietti posti in commercio ; e l’Agostino dalla
i veggono scintillare innumeri punti luminosi. E si disse messaggiero
degli
Dei e degli uomini, onde si dipinse alato : la ra
intillare innumeri punti luminosi. E si disse messaggiero degli Dei e
degli
uomini, onde si dipinse alato : la rapidità, onde
porta ai fomoli ammutinati la legge nella verga divina, parola reale
degli
auspicii, ch’è la verga con cui Mercurio richiama
lio, richiama a vita socievole i clienti, che usciti dalla protezione
degli
eroi, erano ritornati a disperdersi nello stato e
nello stato exlege ch’è l’Orco dei poeti, il quale divorasi il tutto
degli
uomini… Tale verga ci viene descritta con uno o d
con due ali in capo alla verga, per significare, il dominio eminente
degli
ordini… Oltre di ciò con ali a talloni per signif
Mercurio de’Greci, toltane la serpe… portò la legge agraria ai famoli
degli
eroi... Portò l’agraria di Servio Tullio con la q
i egli credevasi inventore acquistano grazia e bellezza mercè l’opera
degli
artefici. Il poeta dell’Iliade narra, che Vulcano
Givnone — A questa Diva in un inno di Orfeo è dato il nome di regina
degli
Dei e degli uomini, di consorte di Giove, ed è lo
questa Diva in un inno di Orfeo è dato il nome di regina degli Dei e
degli
uomini, di consorte di Giove, ed è lodata dalle q
perchè i primi matrimonii giusli, ovvero solenni, che dalla solennità
degli
auspicii di Giove furono detti giusti, da fratell
tti giusti, da fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : regina
degli
uomini e degli Dei, perchè i regni poi nacquero d
fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : regina degli uomini e
degli
Dei, perchè i regni poi nacquero da essi matrimon
ci fu detta γημητηρ, da γη terra, e μητηρ, madre, madre alimentatrice
degli
uomini. Da ciò fu creduta madre di Giove ; percio
cune torri, e chiavi in mano, per indicare con quelle le aggregazioni
degli
uomini, che sursero in città fortificate e poste
la terra selvosa, che ridussero a coltura gli eroi…. detta gran madre
degli
Dei, e madre detta ancora de’giganti, che propria
così furono detti nel senso di figliuoli della terra : talchè è madre
degli
Dei, cioè de’giganti, che nel tempo delle prime c
o la vuole così detta(3) vel quod minueret, o perchè decima il numero
degli
uomini considerata come guerriera, vel quod minar
r, o perchè con la sua armatura guerriera caccia il terrore nel euore
degli
uomini e sembra minacciarli. Festo poi ne tragge
i. Si crede alato, chè amore spesso irrompe violentemente negli animi
degli
uomini. Gli pongono in una mano l’arco e gli stra
o le stesse parole di un’altra nostra operetta(1), sedute su la tomba
degli
estinti loro parvoli offrivano alla Luna corone d
a, a lei, così appo Ateneo(4), le preghiere del taciturno esploratore
degli
astri. Emergendo col suo raggio dalle nuvole, a l
te figlie di Giove e di Mnemosine cantavano su l’Olimpo le maraviglie
degli
Dei, quale concetto fu mirabilmente svolto dallo
te nè il passato, e che nulla allegrava di tanto lo augusto congresso
degli
Dei, quanto il melodioso concento di loro voce. S
egoriche delle belle arti, della poesia, della musica, delle danze, e
degli
effetti da queste prodotti. Con la parola Clio κλ
nterpetra questo mito lo scrittore della Scienza Nuova.(2), carattere
degli
Eraclidi, ovvero nobili dell’eroiche città, lutta
de’secoli, dell’anima visibile del mondo, delle immortale moderatore
degli
astri e delle stagioni, della forza e virtù di tu
, e la terra, non erano che un solo ammasso ; e quando la discordanza
degli
elementi, che lo componevano, ebbe fine, disciolt
la variata bellezza, ed i diversi colori delle cose. Creduto custode
degli
orti e delle viti gli si poneva in mano una falce
a di nascere senza cagione, che vengono o dallo stormire delle frondi
degli
alberi, o dall’agitamento delle selve, senza esse
latone, nella Repubblica lib. VII. (6). Vico, Scienza Nuova lib. I.
degli
elcmenti. (1). Connubia incommunicata plebi sun
nii di portar prima il nome di Nicostrata, e si credeva figlia del re
degli
Arcadi, la quale gravida di Mercurio desse alla l
ne personalità che formavano la Mitologia, ovvero l’idolatra credenza
degli
antichi, il culto religioso degli Dei falsi e bug
tologia, ovvero l’idolatra credenza degli antichi, il culto religioso
degli
Dei falsi e bugiardi ; dev’essere un resoconto de
e. Abbiamo sovente riportati interi brani, sia in verso che in prosa,
degli
autori da noi citati, per mostrare col loro autor
gono l’epigrafe che vi si appone. Questo è almeno il costume generale
degli
scrittori, tanto an tichi che moderni ; questo, d
si avrà solamente dallo studioso la conoscenza limpida e sfolgorante
degli
innumeri fatti che ne componevano la storia, ma u
nostro lavoro, la storia della Mitologia viene insegnata dal racconto
degli
stessi avvenimenti che vi sono narrati ; la scien
narrati ; la scienza si rivela dallo studio delle credenze religiose
degli
antichi ; e la letterature vi è esposta per mezzo
onamento mitico. Essa altro non è che il complesso delle tra dizioni,
degli
enigmi, il quale, considerato nel suo insieme, co
nguaggio della credenza religiosa dei popoli dell’antichità, il culto
degli
idoli che gli antichi adoravano. Questa e non alt
danno alla Mitologia, ossia alla conoscenza delle credenze religiose
degli
antichi. In origine la parola latina Fabula, ebbe
ità, e che parve segnatamente acconcia alla tradizione delle verità o
degli
eventi, proprii dell’ordine religioso. L’antica c
usione di due elementi o di due razze ; quella dei Pelasgi 2 e quella
degli
Elleni Elleni. — Gli Elleni abitarono la Greci
o un carattere proprio. La sua posizione geografica ; la indipendenza
degli
antichi reggimenti politici : la comunanza e il v
numero di ragioni, di cause e di effetti, esercitarono sulta civiltà
degli
Elleni un’efficacia attiva e benefica, e la reser
nti, maestra dell’incivilimento delle generazioni avvenire. La storia
degli
Elleni dividesi in quattro età marcate e distinte
utte le feste o cerimonie proprie del culto individuale di ogni deità
degli
antichi ; anche nelle turpi ed infami lascivie ch
no. Così fino dall’infanzia del cristianesimo noi vediamo nell’eresie
degli
Gnostici,13 e dei Simoniani ;14 cosi nelle sette
elleratissimi ed impuri ; con tutta la sozza turba dei Peratensi,23 e
degli
Abelili inverecondi24. Seguendo questa dolorosa n
ndo attribuite agli dei ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni
degli
storici e dei cronisti. Vuolsi quindi, nello stud
ibile e la dottrina segreta, delle differenti deità della favola. Uno
degli
istinti insiti alla natura umana, porta l’uomo co
età barbara ed inculta, non pone mente alla natura materiale o fisica
degli
obbietti a cui egli accoppia essenzialmente, l’id
le concepiscono. Così noi vediamo gli Dei d’ Omero farsi consiglieri
degli
eroi. Socrate, il sapientissimo filosofo, credeva
nel 1850, dopo aver narrato che una larva bianca compariva nella casa
degli
Hohenzollern, tutte le volte che stava per succed
mitologiche ha, come i simboli, la sua origine dalla fantasia inculta
degli
antichi, i quali non giungevano a spiegarsi talun
verno dei regni della morte ; Cibete fu dea dell’agricoltura ; Venere
degli
amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu
degli amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu il messaggiero
degli
dei ; e Vulcano, il dio fabbro ferraio, fabbricò
tramento civile, riconoscere in quegli avvenimenti la celeste volontà
degli
Dei ? Perchè l’anima dell’uomo si elevi fino alla
nto più facilmente essi li adorarono. E tanto ciò è vero che il culto
degli
astri, detto con vocabolo proprio Sabeismo 48 è i
o 48 è il più universale, come ci dimostrano le religioni dei Fenici,
degli
Egiziani, dei Babilonesi e di Zoroastro 49 i cui
del Tibet, della Cina, e dell’Arabia. Ogni cosa, presso la religione
degli
antichi, veniva riguardata sotto il suo aspetto s
fronte che intima la guerra e proclama la pace Giano. — Dio supremo
degli
Etruschi, veniva considerato come personilicaz on
glioso e il mito. Strarone — Nelle Opere Da principio le immagini
degli
dei non crano che segni simbolici d’una idea o d’
e, e fondarono così la mitologia, nella quale sono esposte le vicende
degli
dei, le loro attinenze cogli uomini, il tutto sot
tti fisici della natura, non già persone divine. Cicer. Della Natura
degli
Dei. Lib. 3° Cap. 24. Ut quondam Creta fertur l
a. 4. Abantiadi. — Nome patronimico dato a Perseo, nipote di Abas, re
degli
Argivi ; da cui anche i re d’Argo furono detti Ab
— Nome patronimico di Danae e di Atalanta, entrambe nipoti di Abas re
degli
Argivi. 6. Abarbarea. — Una delle Najadi, che Buc
llo stesso nome. Vi fu anche un altro Abas, da non confondersi col re
degli
Argivi, e che fu del paro figlio di Linceo e d’Ip
a lo stesso che Abracox o Abraxas che si credeva essere il più antico
degli
Dei, veniva ritenuta come un amleto divino e sopr
lle) liberò dai mostri questo virtuoso principe il quale coi soccorso
degli
Argonauti, si vendicò della crudeìtà di Acasto, e
di Achille, con la quale quel grand’eroe cantava le lodi e le imprese
degli
uomini valorosi. 60. Achillea. — Isola del Ponte-
io Perseo, il quale divenuto adulto si mise a correre il mondo a modo
degli
eroi favolosi, in cerca di avventure onde segnala
a una febbre violenta. Credendo allora che questa fosse una punizione
degli
Dei ella sposò Acroncio. 92. Acteone. — Fglio d’A
un fratello di Cephalo. 94. Adad, Adargatide o Atergatide. — Divinità
degli
Afri, si crede che Adad sia il sole, e Adargatide
la terra. 95. Adamantea. — Nutrice di Giove. È generalizzata credenza
degli
scrittori più rinomati della favola che sia la st
e la caccia al cignale di Calydone. Prese anche parte alla spedizione
degli
Argonauti. Fu presso questo re che Apollo fu cost
ionatamente e preferi, al dire d’Ovidio, la conquista di lui a quella
degli
Dei stessi. Abbandonò per lui il soggiorno di Cit
magini rappresentanti un giovane di bellissime forme, morto sul flore
degli
anui. Nel corso delle cerimonie le donne vestite
tta Montana, ciò che vale lo stesso. 117. Adramech Anamelech. — Idolo
degli
Afri. Aveva un culto truce e disumano perchè si l
sa Nemesi. Secondo Plutarco era l’unica furia ministra della vendetta
degli
Dei. Il suo nome, che viene dall’α privativa e da
ssi un’armata simile alla prima, alla quale fu dato il nome di Armata
degli
Epigoni, secondo che narra Pindaro e Euripide. Ad
Ma non gioì a lungo del frutto del sangue, imperocchè Giasone, a capo
degli
Argonauti, venne a farsi render conto del male ac
ganice o Aglaonice. — Donna che avendo conosciuta la causa e il tempo
degli
ecclissi lunari., ne prese occasione onde farsi c
isola di Cipro ove egli edificò la città di Pafo. 157. Agastene. — Re
degli
Elleni, e padre di Polissene. Egli fu uno dei pri
dal commercio di Giove e della pietra detta Agdo. Egli fu il terrore
degli
uomini e degli Dei, i quali lo cangiarono in mand
di Giove e della pietra detta Agdo. Egli fu il terrore degli uomini e
degli
Dei, i quali lo cangiarono in mandorlo che produc
gare il popolo e Pausania ce la riferisce come una tradizione propria
degli
abitanti di Pessinunte. 167. Agdiflo. Vedi l’arti
parola significa ancora giuocatori di mano, esperti nella sparizione
degli
oggetti. 183. Aglaja. — Era questo il nome di una
questo il nome di una delle Grazie. 184. Aglao. — Nome del più povero
degli
Arcadi, che Apollo giudicò più felice di Gige per
’una vittima umana fosse sagrificato un bue. 189. Aglibolo. — Era uno
degli
Dei dei Palmiri. Negli antichi monumenti si trova
, rispondea racchiusa Nel fluente suo vel la dia Lacena, Alace, rocca
degli
Achei…… (Omero Iliade. — Libro III trad. di V. Mo
Giove, e dall’insana Roditrice dell’aime empia contesa. Tale si mosse
degli
Achei trinciera Lo smisurato Aiace, sorridendo Co
nome di Alcide. Vi fu un altro Alceo figlio di Ercole che fu il primo
degli
Eraclidi, così chiamati dal nome di Ercole. 239.
Ercole una figliuola a cui fu imposto un tal nome. 262. Alemanno eroe
degli
antichi Germani che essi deificarono ed adorarono
dal greco αλιος che significa sole. 285. Alilat. — Una delle divinità
degli
Arabi, i quali sotto questo nome adoravano la mat
he lo ferì così sconciamente che Allirozio rimase ucciso. Le opinioni
degli
scrittori e dei cronisti della favola discordano
ati dei templi a cui sagrificavano con maggior frequenza che alle are
degli
altri numi. Dipingevano questa Divinità con le al
. Secondo i poeti l’ambrosia era una sostanza destinata al nutrimento
degli
Dei, ed è opinione sufficientemente generalizzata
re e Polluce venjan chiamati Ambulii, perchè tutti questi numi aveano
degli
altari vicino ad un vasto portico, dove i lacedem
Romani era una divinità figlia della notte e dell’Erebo. Le opinioni
degli
scrittori così prosatori che poeti, sono su tale
on la terra e col caos. ……. non mica un Dio Selvaggio, o della plehe
degli
Dei ; Ma tra’grandi celesti il più possente Che f
fu anche il nome di una figlia di Belo. 360. Anacee. — Feste in onore
degli
Dei Dioscuri i quali venivano anche detti Anaci d
cusa. 369. Anassagora. — Filosofo della Grecia che negava l’esistenza
degli
Dei. Luciano, nelle opere racconta che avendo Gio
Anchialo. 383. Anceo. — Re d’Arcadia, che fece parte della spedizione
degli
Argonauti. Un giorno una delle sue schiave gli pr
significa che esce dal mare. 392. Andirina. — Soprannome della madre
degli
Dei. Le veniva dalla città di Andira, nella quale
delle cinquanta Nereide. 415. Anfinomea. — Fu madre di Giasone, capo
degli
Argonauti. Credendo che il figlio fosse morto nel
zio — De arte Poetica Epistola III. Anfione era anche il nome d’uno
degli
Argonauti, ed un re d’Orcomeno, che fu padre di C
elo, in greco αγγελος messaggiero, perchè Mercurio era il messaggiere
degli
dei. 426. Angelio. — Figliuola di Giove e di Giun
— Iliade Libro VI. trad. di V. Monti. 453. Antelio o Anthelio. — Uno
degli
dei di Atene. Vi erano dei genii che si veneravan
i credeva figlio di Venere e di Marte. Vedendo che Cupido col passare
degli
anni non diventava mai adulto, ne chiese la ragio
tempio, ed ebbe così tutto l’onore del sacrifizio. 481. Anubi. — Re
degli
Egizii che lo adoravano sotto la forma di un cane
i periodi la sua vista ai forestieri. Nelle feste e solennità proprie
degli
Egiziani, il sacro animale veniva nel suo giro pe
secondo i libri sacri dell’antico Egitto. Giunto il fine del periodo
degli
anni che il bue dovea vivere, i sacerdoti consacr
to, Apollo uccise i Ciclopi che avevano fabqricato i fulmini al padre
degli
Dei, il quale sdegnato contro di lui lo scacciò d
ui si domandava la grazia di stornare una calamità. 503. Apparizione
degli
Dei. — V. Aorosia e Teopsia. 504. Appiadi. — Dice
n’aquila portato a Giove l’ambrosia durante la sua infanzia, il padre
degli
Dei avesse collocato fra gli astri quest’uccello
re o Arbitro. — Soprannome di Giove ritenuto come arbitro del destino
degli
uomini. 512. Arbitro. — V. Arbitratore. 513. Arbo
Aretusa, fontana posta nell’isola d’Ortigia, che chiudeva il palagio
degli
antichi re di Siracusa. Cicerone dice che se ques
lia di Giove e di Giunone e sorella di Ebe e di Vulcano. Fu il frutto
degli
amori che Giove ebbe con la propria moglie Giunon
zione della festa Argea. Esso racconta che Evandro d’ Arcadia, nemico
degli
Argiani, in commemorazione del suo odio contro di
tare nel Tebro dei fantocci fatti di giunco e abbigliati alla maniera
degli
Argiani. 542. Argel. — Venivano così detti alcuni
ome di Venere Arginide, e da allora questo soprannome rimase alla Dea
degli
amori. 551. Arginno. — Nome di un giovane greco,
e dal culto che ella aveva nella città di Arga. 555. Argo. — Naviglio
degli
Argonauti sul quale Giasone con gli altri princip
retto delle Simplegadi in Aea, capitale della Colchide. La spedizione
degli
Argonauti avvenne 35 anni prima della caduta di T
prima della caduta di Troia. 559. Argone. — Figlio di Alceo : fu uno
degli
Eraclidi discendenti di Ercole. 560. Argoreo. — D
i. Ricorda Virgilio che Aristeo dopo la sua morte fu messo nel numero
degli
Dei e particolarmente venerato dai pastori. 575.
che vi prendevano parte, giravano armati intorno alla piazza al suono
degli
strumenti. 581. Armilustria. — V. Armilustre. 582
pena morto Arno un’orribile pestilenza distrusse gran parte del campo
degli
Eraclidi. Consultato l’oracolo se ne ebbe in risp
lice che mori di dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu uno
degli
argonauti da lei passionatamente amato. Di questa
di cui si servì per uccidere Argo. 589. Arpie. — Giammai la vendetta
degli
Dei pensò, secondo la favola, più orrendi mostri
e un flagello di cui Giove e Giunone si servivano per punire le colpe
degli
uomini o per vendicarsi d’alcuno di essi. Fineo,
ffrirorono a liberarlo da quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due
degli
Argonauti, i quali per esser figliuoli del vento
le isole Strofadi, loro abitual residenza. 590. Arpocrate. — Divinità
degli
Egiziani presso i quali è ritenuto come figliuolo
oro essa lasciò il cielo per venire ad abitare la terra, ma i delitti
degli
uomini la costrinsero ben presto a ritornare alla
etta. 648. Astrena. — V. Astirena. 649. Astreo. — Uno di Titani padre
degli
Astri e dei venti ; Vedendo che i suoi fratelli a
iove li precipitò sotto le acque e cangiò Astreo in Astro. L’opinione
degli
scrittori mitologici è assai discorde sull’essere
mini e chè col loro apparire e col loro corso predicessero la volontà
degli
Dei. Da ciò la ragione del culto degli astri gene
corso predicessero la volontà degli Dei. Da ciò la ragione del culto
degli
astri generale a tutt’i popoli dell’antichità. Qu
lto degli astri generale a tutt’i popoli dell’antichità. Questo culto
degli
astri veniva con particolare vocabolo chiamato Sa
re alcuno. Perseo si condusse da lui, ma non ebbe miglior trattamento
degli
altri, del perchè sdegnato Perseo gli mostrò la t
ribile scena avesse retrocesso dal suo corso quotidiano. È questo uno
degli
episodi più truci che ci ricordi la storia dei te
rio. — Specie di sortilegio che si compiva coll’osservazione del volo
degli
uccelli del loro canto e della maniera di cibarsi
ibarsi. Presso i Pagani si diceva ab avium ispectione dalla ispezione
degli
uccelli come aurispizio dall’ispezione degl’intes
. Si crede generalmente dagli scrittori che Baal-Peor fosse il Priapo
degli
Arabi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano
pelo di questo animale cresceva ricadendo in senso contrario a quello
degli
altri animali. 732. Bacchiade. — Famiglia Corinti
te). 734. Bacco. — Figlio di Giove e di Semele. Discorde è l’opinione
degli
scrittori dell’antichità, sul conto di questo dio
no a cinque dii di questo nome ; ed è perciò che la grande generalità
degli
autori non si accorda sulla favolosa tradizione d
al fianco di suo padre e fu ritenuto dopo Giove come il più possente
degli
Dei. Bacco veniva rappresentato sotto diversi asp
osè traverso anch’egli il Mar Rosso e l’Arabia, percondurre il popolo
degli
Ebrei, che lo seguiva, alla Terra Promessa. A Mos
esso i Celti e i Galli. Essi celebravano in versi le azioni immortali
degli
eroi, e le cantavano al suono degli strumenti, e
vano in versi le azioni immortali degli eroi, e le cantavano al suono
degli
strumenti, e soprattutto della lira. In lingua ce
onta che Basilea sposò Iperione, suo fratello, che essa avea più caro
degli
altri, e ne ebbe due figli, un maschio ed una fem
sparve. Il popolo allora cangiò il suo dolore in venerazione, innalzò
degli
altari alla sua regina, e le offerì sacrificii al
751. Batto. — Così avea nome quel pastore che fu testimonio del furto
degli
armenti che Mercurio rubò ad Apollo. In premio de
abone che Amico, loro re, fu ucciso da Polluce, al quale in compagnia
degli
altri Argonanti, esso voleva tendere l’infame tra
ma che, vedendo la terra deserta ed inabitata, avesse imposto ad uno
degli
Dei minori di tagliare la propria testa, di misch
eritata persecuzione. 771. Belo. — Figlio di Nettuno e di Libia, e re
degli
Assiri. Si rendevano gli onori divini alla sua st
lcune pietre, che si credevano animate e dotate della facoltà di dare
degli
oracoli. Erano rotonde e di media grandezza. In G
ea, e più comunemente quello di Biblia. 791. Bibratte. — Antica città
degli
Edueni, che oggi di si crede essere la stessa con
dello scopo principale dela medicina ch’è quello d’impedire la morte
degli
uomini, per quanto sia in potere della scienza. E
di forestieri. 839. Bubona. — Dea che s’invocava per la conservazione
degli
armenti. 840. Bucentauro. — Si dava questo nome a
me Budeo era quello di Giove. 844. Buona-Dea. — Discorde è l’opinione
degli
scrittori della Favola sulla Dea alla quale si da
ausania, questo soprannome si dava a Giove, come Dio benefico e padre
degli
uomini. 849. Bupale. — Celebre pittore greco, il
i può anche spiegare così : Fontana del cavallo Pegaso , che al dire
degli
scrittori più rinomati della Favola, era il caval
ole di Vulcano e di Cabira. V. Carira. 865. Cabirie. — Feste in onore
degli
Dei Cabiri. Da principio queste cerimonie venivan
ucciso, ne seminò i denti, e, come per incanto, uscirono dalla terra
degli
uomini armati, dei quali solo cinque rimasero fed
ide — libro VII trad. di A. Caro. 880. Caistrio o Caystrio. — Fu uno
degli
eroi del popolo di Efeso : aveva un tempio ed un
non era permesso alle donne di prender parte, si travestì da maestro
degli
esercizî, per accompagnarvi suo figlio. Ma, non p
le fecero grazia, ordinando da quel tempo con una legge che i maestri
degli
esercizii dovessero essere nudi, come gli atleti,
nto. I pagani ritenevano che le Muse celebrassero col canto le azioni
degli
Dei e degli eroi : da ciò cantu amoeno, ossia can
i ritenevano che le Muse celebrassero col canto le azioni degli Dei e
degli
eroi : da ciò cantu amoeno, ossia canto gradevole
na delle lagrime. — (Campi lugentes) Veniva così designato quel luogo
degli
inferni, ove si credeva fossero puniti coloro che
e. 936. Candaulo. — Detto anche Mirsilo, figlio di Mirso, fu l’ultimo
degli
Araclidi. Amò così passionatamente sua moglie, e
rato a Mercurio, per essere questi ritenuto il più astuto e vigilante
degli
Dei, appunto perchè la vigilanza e la sagacità so
a. 940. Canope. — Era questo il nome di una delle più famose divinità
degli
Egiziani. I sacerdoti di essa erano tenuti in con
dichiarato vincitore, fu da quel giorno ritenuto come il più possente
degli
Dei. Egli però andò debitore della sua rinomanza
cui nell’articolo precedente. 942. Cantho. — Figlio di Abaso : fu uno
degli
Argonauti. 943. Canuleìa. — Era così chiamata una
figura di una capra. Erodoto, nelle sue opere, narra che la devozione
degli
Egiziani per le capre, stendevasi anche ai caprai
a dargli al momento di prender posto nella sua barca. Questa credenza
degli
antichi spiega il costume che essi avevano di met
esi decimati da una grande pestilenza, pensarono di placare lo sdegno
degli
Dei, sacrificando a Saturno un gran numero di fan
tore, per modo che, essendo quest’ultimo sempre sottoposto alla legge
degli
altri mortali, essi vivevano e morivano alternati
di Castore, il quale qualche tempo dopo fu ucciso per vendetta d’uno
degli
oltraggiati sposi. A cagione della immortalità ch
giuramento, chiamandosi Adopol, cioè tempio di Polluce, il giuramento
degli
uomini ; e Acastor, cioè tempio di Castore, quell
e nella corsa ; e Polluce veniva considerato come il nume protettore
degli
atleti, per aver molte volte riportato il premio
o, veniva così chiamato il sovrano pontefice, che presiedeva al culto
degli
dei infernali e terrestri. 997. Catadriani. — Nom
no a cui ella pose il nome di Cecolo, a causa dell’estrema piccolezza
degli
occhi. Quando egli fu adulto si dette ad una vita
andò a stabilirsi nell’ Attica ove sposò Aglaura, figlia di Acteo, re
degli
Ateniesi, a cui egli succedette nel governo. Ceco
ccedette nel governo. Cecopro fu soprannominato biforme, e l’opinione
degli
scrittori è dubbia sulla origine di questo sopran
fu scacciato da’suoi compagni per aver mancato di rispetto alla madre
degli
Dei. 1043. Celo. — V. Cielo. 1044. Ceuchiria o Ce
i più turpe deboscia. 1061. Cercopiteca. — Nome di una delle divinità
degli
Egiziani : si crede comunemente che fosse la stes
attribuiva il potere di ispirare il furore. Veniva chiamata la madre
degli
Dei, non altrimenti che Cibelle con la quale per
moglie di Saturno. Essa aveva molti altri nomi come Vesta, Rea, Madre
degli
Dei, Buona Dea ecc : La tradizione favolosa narra
— Figlio dell’aria e della terra. Egli è ritenuto come il più antico
degli
Dei. Fu detronizzato da suo figlio Saturno, che r
aro. — Figlio di Stenelo. Egli durante l’assedio di Troja s’impadronì
degli
stati e della donna di Diomede. 1108. Cillaruso.
Erano tutte le lusinghe. V’era D’amor la voluttà, v’era il desire. E
degli
amanti il favellio segreto, Quel dolce favellio c
ca o Cisia. — Re dei Dolioni nella Misia. Giasone, movendo alla testa
degli
Argonauti per la conquista del vello d’oro lo ucc
e che veniva adorato dai greci come una divinità. 1160. Cladeo. — Uno
degli
eroi della Grecia. Pausania ripete che dopo la su
lla sua cintura, avesse tirato a terra il vascello sul quale la madre
degli
dei, ritornando dalla Frigia, si era arrenata sul
i venivano particolarmente affidate le sacre funzioni nelle cerimonie
degli
Aruspici. 1189. Clitio. — Uno dei fratelli del re
cinto d’una corona di sette stelle. 1204. Cnef o Cnufi. — Dio supremo
degli
Egiziani, i quali credevano ch’egli avesse esisti
, che vi si recava parte per offrirle dei sacrifizii, parte per avere
degli
oracoli. Secondo Sofocle due colombe della selva
tivano una tunica bianca. 1226.Cometeso. — Padre d’Asterione : fu uno
degli
Argonauti. 1227.Cometo. — Figlia di Peterela, re
1229.Compitalie. — Feste che si celebravano nelle crocivie, in onore
degli
dei Penati. 1230.Comuso. — Divinità che presiedev
4.Consedio. — Divinità che presso i Romani presiedeva al concepimento
degli
uomini : si dava comunemente codesto soprannome a
e. — V. Dei. 1236.Consenzie. — Dette anche Conseziane. Feste in onore
degli
dei Consenti. In queste cerimonie si faceva una s
ndanza. — Era sevente il simbolo delle immagini di Cerere, di Bacco e
degli
altri semi-dei ed eroi, che procurarono agli uomi
gliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e re dei Lapidi. Fu uno
degli
Argonauti che presero parte alla spedizione del v
Covella. — Uno dei soprannomi della dea Giunone. 1275. Crabuso. — Uno
degli
dei della mitologia egiziana. 1276. Crane. — Ninf
i crede comunemente che sia la stessa che Carnea. 1277. Cranto. — Uno
degli
eroi a cui dopo la morte furono eretti in Grecia
orte furono eretti in Grecia monumenti ed altari. 1278. Cratea. — Dea
degli
stregoni e degli incantatori : fu madre della fam
i in Grecia monumenti ed altari. 1278. Cratea. — Dea degli stregoni e
degli
incantatori : fu madre della famosa Scilla. Omero
ant i immolavano a Giove ed a Saturno vittime umane. La maggior parte
degli
dei e delle dee, di cui si compone l’Olimpo mitol
ci. 1300. Criobole. — Specie di sacrifizio che si offeriva alla madre
degli
dei : la vittima abituale ne era un capro. 1301.
o quando si recò all’assedio di Troja. Crise, padre di lei, rivestito
degli
abiti sacerdotali, si recò nel campo dei Greci pe
nza, che gli dei li cangiarono in arboscelli. 1314. Crodo. — Divinità
degli
antichi Sassoni : si crede in generale dai cronis
l’esame dell’alloro, consacrato ad Apollo Dafneo. 1347. Dagone. — Uno
degli
idoli dei Filistei, presso cui veniva rappresenta
o dal figlio di sua figlia. Allora per togliere Danae alla conoscenza
degli
uomini, e sottrarsi così al fato che lo minacciav
moso scultore ed architetto. Al dire d’Aristotille, Dedalo fabbricava
degli
automi che camminavano ed avevano ogui altro movi
este le ragioni per le quali il tempio d’Anguja divenne, con l’andare
degli
anni, ricchissimo, contandosi fra le rendite di q
mina ti, dii maiorum gentium ; mentre l’altro vocabolo divi e proprio
degli
altri dei secondari, detti dii minorum gentium, e
la terra e l’acqua, elementi tutti personificati dall’idea religiosa
degli
uomini, che vissero nei remoti tempi dell’antichi
tto ciò segreti e sovrumani poteri e una grande influenza sui destini
degli
uomini. Ed ora, che seguendo il carattere partico
denominazioni, particolarità ed attributi, che essi avevano nel culto
degli
idolatri. Dei naturali. Sotto questa denomin
Lari o Penati, particolari protettori d’ognifamiglia. Anche le anime
degli
antichi, a cui ognuno rendeva un culto particolar
sopra il quale era scritto : All’Iddio sconosciuto. Diodati — Falli
degli
apostoli Capo XVII. Dei del cielo. Sotto q
e Bacco. Dei della terra. Erano : Cibelle, vanerata come madre
degli
dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati,
eca e romana come Giove, Saturno, Apollo, Bacco ecc : non fossero che
degli
uomini celebri. In Omero e in Esiodo, poeti che e
Esiodo, poeti che entrambi han fatto la genealogia del maggior numero
degli
dei pagani, si trova ripetuta la stessa credenza,
va ripetuta la stessa credenza, che cioè i numi altro non fossero che
degli
uomini. La Deificazione non era propria esclusiva
uì nella guerra contro le Amazzoni. Fece anche parte della spedizione
degli
Argonauti, i quali egli raggiunse nella città di
etta Delfinia. 1396. Delfino. — Moltiplici e diverse sono le opinioni
degli
scrittori dell’antichità, sulla origine dell’appr
ma di tanta maraviglia si sparse allo intorno, e attra se gran numero
degli
abitatori circonvicini, i quali, accostandosi, al
dei misteriosi miasmi. Il luogo ove si apriva quell’antro, era in uno
degli
scondiscimenti del monte Parnaso ; e da quel temp
dei più dotti e accreditati filosofi dell’antichità, i demonii erano
degli
esseri non gia immaginarii, ma realmente esistent
anche codesto soprannome al dio Silvano, perchè era generale credenza
degli
antichi, ch’egli portasse sempre nelle mani un ar
tri una grande venerazione. La cronaca favolosa ripete, che il frutto
degli
amori della disgraziata Derceto, fosse una bambin
terrestre, e nelle mani un’urna, nella quale sono rinchiuse le sorti
degli
uomini. I decreti di questa cieca divinità, regol
e, con un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove stesso, il padre
degli
dei, era sottomesso alla volontà del destino. Al
era sottomesso alla volontà del destino. Al dire di Ovidio, i destini
degli
dei erano scritti e depositati in un luogo partic
scritti e depositati in un luogo particolare, mentre quelli dei re e
degli
eroi, venivano incisi sul diamante. I ministri di
le sue priucipali funzioni, d’essere, cioè, il messaggiero di Giove e
degli
dei. 1435. Dictea. — Conosciuta più comunemente s
qualche tempo impunito il suo delitto ; ma l’ombra dell’ucciso priva
degli
onori della sepultura, apparve pallida e sfigurat
ti, di ovali, di triangolari ; ne hanno di zoppi e di ciechi. Parlano
degli
amori di Anubi con la Luna ; fanno che Diana veni
ad una festa che si celebrava nell’ Attica, in onore di Dioclie, uno
degli
eroi della Grecia a cui dopo la morte furono resi
nere. Dopo la caduta di Troja, ritornato in patria, ebbe tanto orrore
degli
eccessi lussuriosi di sua moglie Egialea, che abb
e di tutti gli arredi sacri, dicendo che volea profittare della bontà
degli
dei ; e fece vendere su i pubblici mercati a suo
la tradizione della favola, Giove aveva scritto su quella il destino
degli
uomini. 1468. Diradiato. — Soprannome che si dava
ul monte Dirfio, nell’isola Eubea. 1475. Disarea o Disari. — Divinità
degli
Arabi. Si crede comunemente che fosse la stessa c
il Ditirambo, è un componimento in versi, appartenente alla categoria
degli
scritti berneschi. 1480. Ditteo. Nell’isola di Cr
sse partorito Giove : da ciò si dava il soprannome di Ditteo al padre
degli
dei. 1481. Dittina. — Ninfa dell’isola di Creta,
. Domizio o Domicie. — Dio che i pagani invocavano nella celebrazione
degli
sponsali, perchè la sposa avesse preso cura del t
ta mai. Anche a Bacco erano consacrati i draghi, per dinotare che uno
degli
attributi dell’ubbriachezza è il furore. La parol
di Delfo, ecc. altro non furono che quei grossi e fedeli cani, ovvero
degli
uomini posti a guardia di quei luoghi o cose priv
o era coperto di squame gialle e verdi, e che dopo aver fatto il giro
degli
altari, assaggiò di tutte le vivande preparate pe
o madre divorate dal drago, altro non indicavano se non che il numero
degli
anni che i greci avrebbero impiegato per abbatter
che essa era di una così severa castità, che fuggiva perfino la vista
degli
uomini. Anche nelle cerimonie del suo culto era e
avola racconta di un’altra Ea, ninfa che avendo implorato il soccorso
degli
dei, onde sottrarsi alle persecuzioni del fiume P
bellissima, le assegnò il compito di servire il nettare al banchetto
degli
dei ; ma essendo un giorno caduta in sconcia mani
o ufficio, Giove le tolse ii suo incarico e fece Ganimede il coppiere
degli
dei. La dea che la più bella età governa. Nel na
inazione. 1527. Ebota. — Al dire di Pausania, cosi avea nome il primo
degli
Acheeni, che fu vincitore ai giuochi olimpici. Na
edizione che fu esaudita dai celesti. Gli Acheeni vedendo coll’andare
degli
anni, che alcuno di essi non riusciva vincitore a
resenta Ecate come una dea terribile che ba nelle sue mani il destino
degli
uomini e degli dei ; quello della terra e del mar
ome una dea terribile che ba nelle sue mani il destino degli uomini e
degli
dei ; quello della terra e del mare ; che distrib
vocabolo greco Εϰιδρα, che significa vipera. 1541. Echidnea. — Regina
degli
Sciti. La cronaca favolosa narra che Ercole la to
vittime volontarie, onde placare col loro sangue innocente lo sdegno
degli
dei. Appena i loro corpi furono, secondo il costu
e lo sdegno degli dei. Appena i loro corpi furono, secondo il costume
degli
antichi, bruciati, dalle ceneri uscirono due bion
no detti Echionidi. La favola ricorda di un altro Echione, che fu uno
degli
araldi degli Argonauti. 1544. Echionide o Chionio
onidi. La favola ricorda di un altro Echione, che fu uno degli araldi
degli
Argonauti. 1544. Echionide o Chionio. — Sotto que
Fillene. Alcimedone, padre di questa giovanetta, fortemente sdegnato
degli
amori colpevoli della figlia, la fece legare assi
n ebbero lunga durata, bisognò cercare un’ altra ragione meravigliosa
degli
ecclissi, e la più generalizzata fu questa. Si di
ologica racconta che Giunone, Minerva e Nettuno, vollero nella guerra
degli
dei, incatenar Giove e che sarebbero forse riusci
per aver fornito maggior numero di navi. Gelosi però della grandezza
degli
Ateniesi, e stimolati dai Beozi, i quali anch’ess
lettra, figlia dell’ucciso, la quale però riusci a salvare dalle mani
degli
sgherri di Egisto il fratello Oreste, allora fanc
V scena ultima. 1593. Egitto. — Dispari e contrarie sono le opinioni
degli
Storici e dei Cronisti sul personaggio a cui la t
e spianata : noi altro non possiam fare, che attenerci alle opinioni
degli
autori più accreditati e additare alla gioventù s
enza soffrirne ottanta focaccie. Egone fu anche il nome di uno dei re
degli
Argiri, i quali quando mori l’ultimo degli Erachi
nche il nome di uno dei re degli Argiri, i quali quando mori l’ultimo
degli
Erachidi, che reggeva il loro governo, consultaro
a durata della sua vita. Nei misteri di Bacco erano sovente adoperati
degli
Elefanti per ricordare il viaggio che quel Dio fa
mi della mitologia, avuto anche riguardo al dubbio ed alla incertezza
degli
avvenimenti di cui essa fu l’eroina. Poeti, scrit
ino Calcante ne avvisò i Greci, i quali, dietro il parere di Ulisse e
degli
altri capi dell’esercito, s’impadronirono di Elen
zio senza prima aver posto su di esse la vittima ; mentre Cecrope, re
degli
Ateniesi, profittando di ciò, sacrificò per il pr
rva e ottenne che la dea dimorasse in Atene. Da ciò la tanta saggezza
degli
Ateniesi. Gli Eliadi furono i primi a suddividere
Atti fosse il primo ad insegnare agli Egizii il corso delle stelle e
degli
altri pianeti. 1637. Elice. — Ninfa, figlia di Ol
Ode II trad. di G. Borchi. Grand’è la disparità delle opinioni tanto
degli
antichi, quanto dei moderni filologi, nel definir
penuria fra gli scrittori dell’antichità, ripetono che gli abitatori
degli
Elisi, avessero in premio della loro virtù sulla
ellera, il poeta… Virgilio — Egloga VII. Me traggono al consorzio
degli
dei L’edere, premio delle dotte fronti. Orazio —
Detto anche Emilio, figlio di Ascanio, dal quale la patrizia famiglia
degli
Emilii pretendeva di discendere. 1662. Emitea. —
do l’isola di Sicilia innanzi ai suoi piedi. Però la gran maggioranza
degli
scrittori attribuisce questa ultima impresa a Gio
sto nome, una divinità la quale, insieme ad Ercole, formava la coppia
degli
Dei tutelari degli spagnuoli. 1676. Enea. — Princ
ità la quale, insieme ad Ercole, formava la coppia degli Dei tutelari
degli
spagnuoli. 1676. Enea. — Principe del ramo second
di pace, la guerra non trovò Enea nè meno ardimentoso, nè meno prode
degli
altri guerrieri della sua parte ; e ben presto eg
evano contrarie ad Enea, quando egli sparì ad un tratto, e l’opinione
degli
storici è che egli si annegasse nelle acque del f
la Focide a Dejoneo, suo avo. 1677. Eneo. — Apparteneva alla famiglia
degli
Eolidi. Fu figlio di Euride e di Portaone al qual
o dei soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così aveva nome uno
degli
Auguri che era ritenuto come uno dei più sapienti
n casa ; ed ei congiunse Per nodo marital suore e fratelli, Che avean
degli
anni il più bel fior sul volto. Omero — Odissea
tennero la sfida, e quest’ultimo riuscito vincitore fu proclamato re
degli
Elei, che da lui presero la denominazione di Epei
arola Epifane che Elicius racchiude il senso della presenza del padre
degli
dei sulla terra, rivelata agli uomini per mezzo d
lle del cielo. 1731. Epigone. — Presso i pagani si chiamava la guerra
degli
Epigoni quella che fecero i discendenti di coloro
di Tebe, combattuta dieci anni prima di questa, a cui fu dato il nome
degli
Epigoni. 1732. Epimelidi. — Ninfe che presiedevan
parse per tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come un favorito
degli
dei, e lo interrogarono come un oracolo. Essendo,
sta dea aveva nel tempio di Delfo, per indicare che essa che come dea
degli
amori presiedeva ai nascimento, presiedeva in par
il nome che i romani del paganesimo, davano alla divinità protettrice
degli
asini, siccome chiamarono Ippona quella dei caval
gno di attaccarli coi suoi seguaci. Ma gli Ateniesi presero le difese
degli
Eraclidi e uccisero Euristeo al momento in che si
me protettore delle città e delle case. Assai di sovente, nelle opere
degli
antichi scrittori, vengono denotati col nome di E
con un’oca in mano. 1764. Ercole. — In greco Eraclide, ossia stipite
degli
Eraclidi. Ideale di un eroe la cui esistenza è tu
ne storica, sforzandosi instintivamente di stabilire la origine greca
degli
eroi favolosi, imperocchè le loro asserzioni non
emo in prosieguo) Mercurio lo avesse venduto ad Onfale. La generalità
degli
autori non va similmente di accordo sulla causa d
da tutte le prove a lui imposte, mediante il soccorso e la protezione
degli
dei. Infatti, Mercurio lo presenta di una spada,
i servi per attraversare l’Oceano. Giunto ad Euritia egli s’impadronì
degli
armenti di Gerione, li mise nella sua barca e rit
so l’ Ellesponio. Un’altra delle fati che di Ercole fu la distruzione
degli
uccelli del lago Stinfalo os sia delle Arpie le q
egra, ove per comando di Minerva, combattè contro i giganti in favore
degli
dei. Al suo ritorno egli instituì i giuochi olimp
to combattimento che Ercole ferì Pluto ne, che era venuto in soccorso
degli
abitanti di Pilo. Da quest’ultima città egli marc
Metamorfosi — Libro IX trad. di Dell’ Anguillara. Assunto nel numero
degli
dei, Ercole ricevette l’immortalità e si riconcil
perfino nella Gallia e nella Germania presso le quali ultime contrade
degli
eroi indigeni furono con ben poca ragione, identi
riposo calmo e felice, un’assoluta tranquillità, retaggio invidiabile
degli
immortali abitatori dell’olimpo. Gran numero di v
ro sacerdozio servivano di data nei pubblici monumenti, assomiglianza
degli
Arconti di Atene e dei consoli di Roma. 1767. Ere
i, che in qualità di pilota, succedette a Tifi nel governo della nave
degli
Argonauti, secondo la cronaca egli fu figliuolo d
di Astreo. Presso i cronisti della favola viene riguardata come madre
degli
astri, forse a causa del nome di suo marito. È qu
nture di Erifane, e lo sventurato amore che l’aveva uccisa, sul fiore
degli
anni. 1779. Erifile. — Moglie di Anfiarao e figli
fanno contemporanea di Saffo. 1786. Erisittone. — Così avea nome uno
degli
avi materni di Utisse che ebbe fama di audacissim
materni di Utisse che ebbe fama di audacissimo ed empio disprezzatore
degli
dei. La cronaca mitologica narra di lui che un gi
Quella statua riposava sopra una specie di Zattera, ed una tradizione
degli
Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro citt
il nome Greco di quest’ultimo dio. Si mettevano comunemente le statue
degli
Ermeracli nelle accademie e nei luoghi di eserciz
il nome di eroe dalla parola greca Ἐρως che significa amore. Le anime
degli
eroi si alzavano fino alle stelle, e con ciò dive
degli eroi si alzavano fino alle stelle, e con ciò diventavano degne
degli
onori divini, e di quella adorazione che il culto
lla mitologia greca e romana, essi altro non erano, se non i sepolcri
degli
eroi, che ordinariamente erano circondati da un b
Omero — Riade — Libro XXIV trad. di. V. Monti Infinito è il numero
degli
eroi di cui fa menzione la mitologia greca e roma
uesto il nome che gli antichi popoli della Germania davano alla madre
degli
dei, che essi adoravano in un’isola dello Oceano
il gran sacerdote, perchè egli solo sapeva, il tempo in cui la madre
degli
dei si recava invisibile in quel luogo. Allora il
tempio, quasi ad indicare che la dea fosse stanca della conversazione
degli
uomini. Allora si scopriva il carro ; e gli schia
iglie Igia, Aglae, Iaso e Panacea. Avendo preso parte alla spedizione
degli
Argonauti, rese loro dei grandi servigi curando i
r accondiscendere alle preghiere di Apollo, mise Esculapio nel numero
degli
astri. Un’altra tradizione racconta che Apollo sd
Oriente trasportato in Epidauro dai mercatanti indigeni. Nella storia
degli
Israeliti troviamo ripetuto che persino Mosè aves
tutto al suo ritorno dalla Colchide. Compiuta la gloriosa spedizione
degli
Argonauti, Ercole mandò il suo amico Telamone a T
giorno Espero, salito sulla vetta di un monte, per studiare il corso
degli
astri, fu trasportato da un vento impetuoso, e no
lacato le divinità vendicatrici, non poteva nè accostarsi alle statue
degli
dei, nè entrare in un tempio. Quando il reo appar
e che in una città in cui professavasi di temere gli dei, il giudizio
degli
uomini bastasse per assolvere un delinquente, fec
a Exitus si dava questo nome alle feste che si celebravano in onore
degli
dei, prima della partenza. In queste cerimonie s’
Figlio di Mercurio e di una giovanetta discendente della stirpe reale
degli
Eolidi. La tradizione favolosa racconta che Etali
hiuso sotto questa allegoria, riposa sull’essere stato Etalide araldo
degli
Argonauti ; e sugli obblighi della sua carica, ch
e si dava a coloro, che senza essere sacerdoti erano periti nell’arte
degli
Auguri. 1862. Ettore — Il più celebre fra i figli
è il potrà l’illustre Tua consorte : e tu lungi appo le navi Giacerai
degli
Achivi, esca alle belve. Omero — Iliade — Libro
aveva difesa a costo della sua vita, fu abbruciato secondo il costume
degli
antichi. …….. lagrimando Dal feretro levar del v
e ninfe Oceanidi figliuola di Teti e dell’Oceano. 1872. Eufemo. — Uno
degli
Argonauti e propriamente quello che alla morte de
creditario nella famiglia. 1886. Eumolpo. — Discordi sono le opinioni
degli
scrittori dell’antichità, su questo personaggio d
cisiva che fu da ambe le parti combattuta con accanito furore, i capi
degli
eserciti nemici, rimasero entrambi uccisi, e allo
Omero — Iliade — Libro II trad. di. V. Monti. 1897. Euribate. — Uno
degli
Argonauti che si rese celebre per la sua agilità
aceva rivedere le anime dei morti, richiamandole per poco al contatto
degli
uomini. Fu là che Orfeo rivide la diletta Euridic
e privati sacrifizii. 1903. Eurinomo. — Al dire di Pausania era uno
degli
dei infernali. Questa truce divinità, secondo la
altro dei suoi innumerevoli miti, racconta che essendo stata la nave
degli
Argonauti spinta da una burrasca sulle spiagge de
tone, che non era altro che Euripile, staccò dal carro di Nettuno uno
degli
aligeri destrieri e lo mandò innanzi agli Argonau
a delle nove Muse detta così perchè rallegrava col suono del flauto e
degli
altri istrumenti da fiato, di cui si riteneva l’i
a dove si rendevano gli onori funebri al morto re, e quivi, vestitasi
degli
abiti più ricchi, sali su di una rupe ai piedi de
l pericolo per cui si evocavano le divinità era cessato, si cantavano
degli
altri inni, specie di saluto, coi quali si dava l
ingevano d’assedio una città, avevano il costume di fare l’evocazione
degli
dei tutelari, cantando alcune strofe, senza di ch
bra dell’indovino Tiresia, compie la cerimonia dell’evocazione ; Poi
degli
estinti le debili teste Pregai, promisi lor, che
questo, senza alcuna plausibile ragione, il disprezzo è la derisione
degli
Ateniesi. Poco dopo scoppiò in quella città una t
ei gesti pazzi e sconci a somiglianza delle baccanti, e pronunziavano
degli
oracoli. Al dire di Giovenale, i fanatici erano i
anche detti particolarmente Bellonarii, ma oltre a questi ve ne erano
degli
altri nel tempio del dio Silvano, in quello di Se
i discendenti di Eaco non fossero stati fra i combattenti nelle file
degli
Achei. Questa prima fatalità, inevitabile come tu
iava i decreti del destino, e prediceva l’avvenire osservando il volo
degli
uccelli. 1951. Fatua — Soprannome particolare che
. 1951. Fatua — Soprannome particolare che i pagani davano alle mogli
degli
dei campestri in generale, e dei silvani e fauni
e più sovente dei suoi compagni, prediceva l’avvenire, e dava persino
degli
oracoli. 1953. Faviani — Nome particolare che i r
simbolo mitologico e che sono suddivise, secondo la gran maggioranza
degli
scrittori, in favole storiche, filosofiche, moral
o le piante consacrate ai Fauni. 1960. Fauno. — Discorde è l’opinione
degli
scrittori dell’antichità, sulla paternità di ques
e Fauno a somiglianza di Saturno avesse introdotto in Italia il culto
degli
antichi dei della Grecia. Essendosi durante la su
annoverato fra le divinità campestri ; e gli furono perfino assegnati
degli
oracoli in un vasto bosco prossimo alla fontana A
va a quello. 1964. Feba ed Ilaria — Così venivano denominate le mogli
degli
dei Dioscuri. — Vedi Ilaria. 1965. Febea o Febe —
oni, sia private, che pubbliche. 1970. Februo — Discorde è l’opinione
degli
scrittori della favola, su questa divinità ; impe
ll’occultario incominciai : chè nulla Fidar vuolsi alla lingua : essa
degli
altri Ben sa gli errori castigar : ma in sua Prop
ti. e tanto che lo accompagnò perfino all’assedio di Troja e fu uno
degli
ambasciatori, che, al dire di Omero, il quale chi
padre e andò nella Bitinia, ove fondò una colonia, e diffuse il culto
degli
dei della sua nazione. Alcune cronache dell’antic
ore. Altri scrittori pretendono, che si desse questo epiteto al padre
degli
dei, perchè i vincitori delle battaglie costumava
on era permesso neanche di dichiarare la guerra. 1989. Feronia. — Dea
degli
orti, dei boschi e protettrice degli schiavi libe
la guerra. 1989. Feronia. — Dea degli orti, dei boschi e protettrice
degli
schiavi liberti. Era tenuta dai pagani in grande
o avessero riconosciuto come loro re, avessero rivestito la bella Fia
degli
stessi abiti che aveva Minerva nel maggior tempio
sul quale egli era scolpito insieme alla sua cavalla. 2001. Figliuoli
degli
del. — Presso i pagani, e particolarmente dai lor
lla povertà etc. etc. Furono in secondo luogo ritenuti come figliuoli
degli
dei, coloro che si illustrarono nelle arti stesse
largamente avvalso di queste credenze, facendo passare come figliuoli
degli
dei, tutti quei fanciulli che la sfrenata libidin
ministri della divinità subornavano nei templi e perfino sui gradi ni
degli
altari. E, come ci ammaestra la storia, si vide s
lio di Danae e di Giove ecc. ecc. Così il maggior numero dei sovrani,
degli
eroi, dei principi, che sono stati deificati per
osi, dopo la morte, erano ritenuti sempre, come altrettanti figliuoli
degli
dei. 2002. Figliuoli. — In generale tutti gli dei
fa figliuolo di Apollo, dio della musica. Altri lo pongono nel numero
degli
Argonauti. 2008. File. — Figlio di Augia, re d’El
rsa che la povera Fillide aveva fatto per nove volte ; e coll’ andare
degli
anni fu nel medesimo luogo edificata una città al
e innalzare un magnifico monumento. Intanto Filomena gemeva in potere
degli
scherani di Tereo, i quali la custodivano con vig
he ella fosse stata colpita dalla stessa sventura che colpì nel fiore
degli
anni la disgraziata Fedra. V. Fedra ; e che pazza
arono sull’ isola di Lemnos, vedendo nell’ accaduto un giusto castigo
degli
dei contro lo spergiuro. Questa di Lenno è la de
setarlo, e le frecce istesse che aveano richiamato sul suo capo l’ira
degli
dei, servirono a prolungargli la vita, poichè ucc
aque — Livre XV. Omero dice finalmente che Filottete fosse stato uno
degli
Argonauti ; e a proposito della sua famosa ferita
sito che Ercole il quale, come vedemmo, faceva parte della spedizione
degli
Argonauti, avesse chiesto a Fineo la grazia di po
, per onorare la memoria della madre di Narcea. 2023. Fitalo — Fu uno
degli
eroi dell’ Attica, divinizzato dopo la morte. La
hi templi, nei quali oltre al simulacro dei loro fiumi non vi fossero
degli
altarî a questi consacrati e dove il culto dei pa
me donne. È questa però un’ opinione respinta’ dalla gran maggioranza
degli
scrittori della favola, e in completa contradizio
elebravano dei giuochi detti dal suo nome Florali, a cui, coll’andare
degli
anni si unirono delle turpi oscenità degne novell
dizione favolosa, Foroneo fu figlio del fiume Inaco e fu in compagnia
degli
altri due fiumi l’ Asterione ed il Cefiso, arbitr
numero dei figliuoli della Notte. Il Boccaccio, nella sua Genealogia
degli
dei, la mette nel numero delle deità romane. 2054
liberatore lo avesse presentato di un fulmine, facendolo così padrone
degli
uomini e degli dei. Le cronache dell’ antichità f
vesse presentato di un fulmine, facendolo così padrone degli uomini e
degli
dei. Le cronache dell’ antichità favolosa ci pres
a esteso a tutti i popoli della terra. Essendo il fuoco il più nobile
degli
elementi, e quello che racchiude in se l’ immagin
mmortali. Il loro ministero era quello di punire i delitti e le colpe
degli
uomini, non solo nell’ inferno, con gli eterni ca
aro ; ma anche sulla Terra, ove esse straziavano coi rimorsi l’ anima
degli
empi, ai quali non lasciavano un istante di ripos
li occhi : il vestimento, Qual non lice indossar nè visitando I seggi
degli
dei, nè de’ mortali Le cuse entrando. Una simil g
re del citato scrittore, la via lattea era fiancheggiata dalle dimore
degli
dei più potenti. Una splendida via nel ciel rilu
dizione della favola fa di questa divinità, uno dei principali numeri
degli
Illei, antichi popoli abitatori del monte Etna in
sacerdoti, ebbe da principio vita nella Frigia ; ma poi, coll’ andare
degli
anni, si sparse in tutta la Grecia, nell’ impero
venne il grande disprezzo in cui, generalmente, era tenuta la poesia
degli
oracoli. Cicerone aggiunge, che i sacerdoti galli
urazione dell’ acquario, facendolo servire come coppiere al banchetto
degli
dei, e assegnandogli le funzioni che prima di lui
lo, la dea Diana si fosse cangiata in gatto, onde sottrarsi al furore
degli
assalitori.V. giganti. Da ciò ne venne la grande
di Roma. 2093. Gelanore. — Ultimo discendente della illustre prosapia
degli
Inachidi, il quale teneva il governo di Argo, all
e sul conto di questi altri numi del paganesimo, è discorde il parere
degli
scrittori, i quali però tutti si accordano nel co
ò tutti si accordano nel convenire che geniali era il nome collettivo
degli
dei che presiedevano alla generazione. Al dire di
funzione. 2107. Gerione. — Secondo riferisce Esiodo, fu il più forte
degli
uomini e figliuolo di Calliroe e di Crisauro. La
o le orgie di quel dio. Questa almeno è la opinione più generalizzata
degli
scrittori della favola, sulla parola segnata in m
meno o Ialmeno. — Figlio della bella Astioche e del dio Marte. Fu uno
degli
eroi che più si distinse all’assedio di Troja, ov
quali era devoluto, per diritto ereditario, di servire alle funzioni
degli
Auguri. 2120. Giana. — Era questo il primitivo no
egli vi aveva la sua abituale dimora. Al dire di Ovidio, coll’andare
degli
anni s’innalzò un altare nell’istesso luogo ove s
gno di questo dio non era stato turbato da alcuna guerra. Coll’andare
degli
anni questo tempio divenne quello di Giano, e fu
li che lavorano la terra. Dopo la morte, Giasione fu posto nel numero
degli
dei non solo come figlio di Giove, ma anche per a
del trono, che sarebbe stato alla sua volta spogliato, da un principe
degli
Eolidi, del potere che aveva usurpato, Pelia pers
o. Giasone seguì alla lettera quanto gli veniva imposto dalla volontà
degli
dei, e lo stesso giorno si mise in cammino per al
che aveva predetto a Pelia, che un principe discendente della stirpe
degli
Eolidi, lo avrebbe un giorno spogliato della mal
agedia Alto 2. Scena III. tutto cio valse a conciliargli le simpatie
degli
abitanti di Jolco, ai quali era già in odio il fe
osa spedizione conosciuta nelle cronache, sotto il nome di spedizione
degli
Argonauti, la quale ebbe per scopo di andar nella
aveva fatta, che, cioè egli sarebbe morto sotto gli avanzi della nave
degli
Argonauti, sì compì qualche anno dopo, imperocchè
ro guerra a Giove. Per quanto moltiplice e svariate sieno le opinioni
degli
antichi scrittori, su queste fantastiche e sopran
mitologia pagana ; per altrettanto differenti sono le varie opinioni
degli
autori in generale, sulla nascita dei giganti, e
rofetizzato, che i Giganti sarebbero stati invincibili, e che nessuno
degli
dei, compreso lo stesso Giove, avrebbe potuto mai
si. Virgilio — Eneide — Lib. VII trad. di A. Caro. Omero favellando
degli
eroi che assediavano Troja, dice ve n’erano alcun
corpo, lo trovò di sessanta cubiti. Il Boccaccio nella sua Genealogia
degli
dei, scrive che in una caverna del monte Erice, i
d’ogui mese, erano ritenuti come giorni felici o infelici, a seconda
degli
avvenimenti. Al dire del sudetto scrittore, quest
e rispondere alle domande. L’indovino rispose che tale era la volontà
degli
dei, i quali erano sdegnati contro i romani per a
presso i pagani dei giorni ritenuti come felici o infelici, a seconda
degli
eventi particolari ad una famiglia o ad un indivi
on uscivano nemmeno di casa nei giorni delle Caleude, altri in quelli
degli
Idi ecc. Nè a ciò solo si limitava la superstizio
ose, e creatore dell’universo. Tu beato, tu saggio e onnipossente, E
degli
uomini padre e degli Dei : Tu provvida del mondo
universo. Tu beato, tu saggio e onnipossente, E degli uomini padre e
degli
Dei : Tu provvida del mondo anima e mente : Tu re
— La Musogonia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre
degli
dei e degli uomini, ricinto di una gloria immorta
nia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre degli dei e
degli
uomini, ricinto di una gloria immortale, e padron
n quattre orecchie, volendo dimostrare ch’egli ascoltava le preghiere
degli
uomini, qualunque si fosse la parte del mondo da
re. I nomi e i soprannomi più generalmente dati a Giove erano : Padre
degli
dei, Rettore, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente
ltissimi altri che sebbene non molto ripetuti dalla grande generalità
degli
scrittori, e cronisti della Favola, pure erano, a
ssa pure ha dato ragione alla disparità delle opinioni dei cronisti e
degli
scrittori. Infatti molti fra questi pretendono ch
alla fronte, e gli altri due al medesimo posto ove gli ànno le teste
degli
uomini ; e che ciò dinotava il trino potere di Gi
IO — Eneide — Libro VI. trad. di A. CARO. Radamanto ebbe il giudizio
degli
Asiatici ; Eaco quello degli Europei ; e Minosse
di A. CARO. Radamanto ebbe il giudizio degli Asiatici ; Eaco quello
degli
Europei ; e Minosse la supremazia inappellabile i
in alto onor locata, Perchè nacqui sorella e perchè moglie Son del re
degli
Dei. OMERO — Iliade — Libro IV. trad. di V. MONTI
inità alle donne che l’avevano perduta. Ma se in molti punti opinioni
degli
scrittori, e cronisti della favola, sono, nella g
ca, Giuga, Lucina, Pronuba ecc. — Aveva ancora la speciale presidenza
degli
abbigliamenti muliebri, e di tutti gli ornamenti,
e di Diodoro, gli abitanti dell’isola di Sicilia, andavano uel tempio
degli
dei Palici a fare i giuramenti ; e che gli spergi
inotare che la giustizia premia e castiga, dopo aver pesato le azioni
degli
uomini. Esiodo ripete che la giustizia figlinola
o il terribile periodo della età di ferro, ella inorridita alle colpe
degli
uomini, si ritrasse nel ciclo nè fece più ritorno
l’uso di sacrificare i prigionieri di guerra, gli sehiavi, all’ombre
degli
uomini grandi, caduti in battaglia. …….Gli fa gi
il motivo del suo viaggio, e quella fanciulla, che era della schiatta
degli
indovini, gli rispose che doveva sagrificare a Gi
sposò, e ne ebbe un figlio che fu chiamato Mida. Intanto con l’andare
degli
anni essendo fra gli abitanti della Frigia surte
autori. Infatti alcuni pretendono, che le gorgoni, lungi dall’essere
degli
animali mostruosi e terribili, erano invece delle
orgoni regnarono su tre isole dell’Oceano, e che alla sopraintendenza
degli
affari del loro governo, non avevano che un solo
citato scrittore, le Grazie facevano parte del seguito di Venere, dea
degli
amori ; e venivano raffigurate sotto le sembianze
amabili virtù. Estesissimo era, come dicemmo, il numero dei templi o
degli
altari consacrati alle Grazie. Eteocle re di Orco
e simili mostri esistessero davvero nel regno animale e che nel paese
degli
Arimaspi vi era una miniera di oro, custodita dai
o essi l’idea primitiva dei Grifoni, ma la ereditarono dalle credenze
degli
egizii, i quali davano a questi favolosi animali,
credenze pagane ; imperocchè vediamo che il Grifone si trova come uno
degli
attributi di Apollo, ossia del Sole ; e veniva so
2205. Gru. — Presso i pagani questi uccell i erano ritenuti, al paro
degli
avvoltoi e delle aquile, come annunziatori di lie
aese, diceva, che il profeta Ud avesse fatto abbandonare, coll’andare
degli
anni, il culto di questo dio dagli stessi popoli
conserva però nulla di mostruoso, come avviene della gran maggioranza
degli
dei Scandinavi, Indiani, Persiani ecc. Haraopopa
n fatta menzione. 2219. Heriafadur. — Fu da principio un re guerriero
degli
Asi. Coll’andare del tempo, e probabilmente dopo
, furono istituite in onore di quelle valorose donne che, senza aiuto
degli
uomini, presero le armi e respinsero vittoriosame
i pagani indicavano talvolta la dea Nemesi, vendicatrice delle colpe
degli
uomini ; e tal’altra Temi, dea della Giustizia. L
; e tal’altra Temi, dea della Giustizia. La parola Icnea nella lingua
degli
antichi racchiudeva il significato che cammina su
ta da Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, che fu la madre
degli
dei, quella che insegnò agli uomini un così utile
gliuolo di Afareo, re di Messenia, il quale per essere della schiatta
degli
Eolidi, e per conseguenza, parente di Giasone, lo
dizione, avea preveduto che, seguendo Giasone nella famosa spedizione
degli
Argonauti, sarebbe morto durante la traversata ;
cciò il cancro con un colpo di clava, e uccise l’Idra. La generalità
degli
autori ripete, che Ercole bagnasse le sue famose
i V. Monti Ifianassa finalmente aveva nome una figlia di Proteo, re
degli
argivi, la quale fu tolta in moglie da un medico
ura di Troja. Ificlo è ricordato nelle cronache mitologiche, come uno
degli
argonauti, e come vincitore al premio della corsa
impedire il matrimonio, pensò di ricorrere nuovamente alla protezione
degli
dei, e si recò in un tempio in compagnia di Ifide
o indovino Calcante, onde additasse loro il modo di placare lo sdegno
degli
dei, e l’ira inesorabile di Nettuno. Compiutesi d
unque dignità. Nelle feste Ilarie veniva invocata la Terra come madre
degli
dei ; e durante la celebrazione di esse erano sos
o Giove bambino del loro miele ; e che in ricompensa di ciò, il padre
degli
dei avea conceduto a quelle api la facoltà di far
à, che presso i pagani eran ritenute come le vendicatrici delle colpe
degli
uomini. Secondo la cre naca favolosa, erano figli
re. 2276. Inace. — Fondatore del regno di Argo e stipite fondamentale
degli
Inachidi : fu figliuolo dell’Oceano. Pausania rif
rocurava di scoprire l’avvenire, e quanto potea succedere col passare
degli
anni, riportando congiunture ed avvenimenti, pres
enza religiosa come prendeva i campi Elisi, l’Olimpo, abituale dimora
degli
dei, e il Tartaro, ove era la reggia di Plutone.
onde mantenere schiave la masse, e disporre a lor talento delle cose
degli
uomini ; e noi troviamo infatti registrata nelle
e Prusia, il quale si ricusava a combattere, asserendo che le visceri
degli
animali svenati nel sagrificio da lui offerto agl
tradizione alla quale si attiene Ovidio, però nella gran maggioranza
degli
scrittori greci, tanto cronisti come poeti, si na
che lo non fosse figliuola del fiume Inaco, come vuole la maggioranza
degli
autori, ma invece la madre di lei avesse nome Ias
, i greci dinotavano i due segni sensibili e manifesti della presenza
degli
dei ; poichè la opinione generale presso i pagani
io. Dionigi d’Alicarnasso, era talmente persuaso della manifestazione
degli
dei agli uomini, che riguardava come atei tutti c
redulo, ripete sovente, nelle sue opere, che le frequenti apparizioni
degli
dei, provavano la loro vigilanza sulle città e su
la sua nascita, ballasse, al suono della sua lira, come a rallegrarsi
degli
onori che gli si rendevano. Ricchissime e continu
elle sue osservazioni, il corso del sole, e il movimento di rotazione
degli
altri corpi che occupano lo spazio ; marcò distin
chi gli autori dell’antichità, i quali attestano l’esistenza positiva
degli
Ippocentauri : e Plinio stesso racconta nelle sue
to il singolare fatto che riportiamo qui appresso. Essendosi l’armata
degli
Orcomeni, avanzata fino nella pianura di Teneto,
o la voce, che Ippolito fosse stato preservato dalla morte per volere
degli
dei, dai quali fosse stato ammesso in cielo fra l
rte di uno dei suoi sacerdoti, avesse mandata la pestilenza nel campo
degli
Eraclidi ; i quali interrogarono l’oracolo onde f
lezza e perciò forse i fenici ritenevano il dio Ipsisto come il padre
degli
dei ; nè più nè meno che i romani ed i greci rite
ta quella divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera
degli
dei, e segnatamente di Giunone, come Mercurio lo
la d’Itaca, che si rese celebre per le sue mariolerie, per essere uno
degli
amanti di Penelope e per la sua grande povertà, d
hità, il quale conteneva l’immagine d’Iside, gli atti della religione
degli
Egizii e i misteri d’ Iside. Codesto monumento, c
ramente decifrare se essa conteneva semplicemente la storia d’Iside e
degli
altri dei dell’Egitto, ovvero alcuni staccati pri
tamente raso. 2335. Iside. — La maggiore divinità del culto religioso
degli
Egiziani. Discordi e contradittorie sono le opini
ni. Discordi e contradittorie sono le opinioni della gran maggioranza
degli
scrittori, intorno alla origine della dea Iside ;
Issedoni. — Al dire di Erodoto, così aveano nome taluni popoli vicini
degli
Iperborei, i quali non aveano che un occhio solo.
un occhio solo. Il citato scrittore aggiunge, che allorquando alcuno
degli
Issedoni perdeva il proprio genitore, tutti i suo
eva nel tagliare a pezzi la carne del morte e frammischiarla a quella
degli
animali portati in dono, ed egualmente tagliati i
uesta la opinione più generalizzata ; sebbene è assai discorde quella
degli
autori antichi sulla paternità d’ Issione. Infatt
rincipe, che aveva il soprannome di Giove, il quale meno suscettibile
degli
altri, accolse alla sua mensa Issione e consentì
o argomento dal soprannome del principe, racconta invece che il padre
degli
dei, mosso a pietà d’Issione, abbandonato da tutt
, concedendogli perfino l’ immortale onore di farlo sedere alla mensa
degli
dei. Ma un così straordinario benefizio fu pagato
onsorte ; ma Giove considerandolo come un insensato, a cui il nettare
degli
dei avea stravolta la ragione, nen se ne dette pe
ad. di G. Borghi. Al girato Issïon le luci volse Di nuovo la Regina
degli
Dei : Che si ricorda quel che far le volse, Nel t
a regina del regno delle ombre. 2346. Isione. — Principe della stirpe
degli
Eraclidi e figliuolo di Alete, re di Corinto. All
natemi che Moliona, moglie di Attore, aveva lanciati contro qualunque
degli
Eleati che avesse assistito a quei giuochi. I giu
le si dà, da quasi tutti gli scrittori, il nome di Giarba, che fu uno
degli
amanti della regina Didone. — V. Giarba. 2367. Ja
he in ciò a fare il voler suo. Morto Ercole, Jolao si pose alla testa
degli
Eraclidi e mosse con essi alla volta di Atene, on
o gli Eraclidi, Jolao, sebbene assai vecchio d’ età, prese il comando
degli
Eraclidi, e si accinse a combattere l’inesorabile
nta rinomanza in tutta la Grecia. 2371. Jole. — Discorde è l’opinione
degli
scrittori dell’antichità, sulla paternità di ques
rî anni sotto gli occhi della sua affettuosa liberatrice, e all’ombra
degli
altari, affatto ignaro di chi fossero i suoi geni
tessa che lo aveva allevato. Fatto adulto, Jone si acquistò l’affetto
degli
abitanti di Delfo e la loro fiducia ; per modo ch
etto Jone, come un tradimento, mirante solo a porre sull’ avito trono
degli
Erettidi, il figlio di qualche schiava ; e giurò
d’improvviso, consigliò Creusa a fare che Jone fosse erede del trono
degli
Erettidi, non palesando a Xuto la verità del fatt
one d’un errore tanto soave al suo cuore paterno. La gran maggioranza
degli
storici greci riconosce Jone come figlio di Xuto
Africa. Secondo Virgilio fu espertissimo nell’arte musicale, e fu uno
degli
amanti della regina Didone. ……. Comparve intanto
o delle particolari attribuzioni. Così Tei-Kuan presiede alla nascita
degli
uomini, all’ agricoltura ed alla guerra : Zui-Kua
, per deporvi quei corpi adorati. 2396. Krisna. — Nel culto religioso
degli
orientali, viene con questo nome chiamato il dio
tale da superare ogni più ricca e fervida immaginativa, era il numero
degli
andirivieni, dei passaggi, dei corridoi e delle u
tro e dei fulmini, coi quali abitualmente veniva raffigurato il padre
degli
dei, si venerava in quella città la statua di lui
mplo a Giunone Lacinia. V. l’ articolo precedente. 2406. Lacio. — Uno
degli
eroi dell’ Attica, al quale, quando morì, fu cons
co Apollodoro, Laerte fu contemporaneo e parente di Giasone, e fu uno
degli
Argonauti. 2410. Lafira. — Dalla parola greca λαϕ
me a sua sorella Nereide, riuseì per poco tempo a sottrarsi al furore
degli
Epiroti, i quali in una rivoluzione avevano uccis
, i turbini, i tremuoti, e tutti infine i fiagelli, ministri dell’ira
degli
dei si scatenarono sull’Epiro con tale rapidità c
stesso. Anzi avendo con l’andare del tempo le onde fatto rovinare uno
degli
argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sdegnato
onte, per non avergli data la promessa ricompensa dopo la costruzione
degli
argini, si era vendicato della mala fede del re,
, e come i custodi d’ogni famiglia. Al dire di Servio il culto pagano
degli
dei Lari, trasse la primitiva sua origine dall’us
casa e la famiglia sotto la loro particolare protezione. Coll’andare
degli
anni i morti vennero sepolti lungo le strade maes
re delle libazioni e talvolta anche dei sacrifizii. Le piccole statue
degli
dei Penati venivano riposte in un particolare ora
i v’era un servo o uno schiavo, destinato particolarmente al servizio
degli
dei Penati. Grandissima era la venerazione che i
aggiori divinità del paganesimo, ve n’erano alcune che facevano parte
degli
dei Lari, come Apollo, Mercurio e Diana, perchè s
porcelli in una volta. V. Grundili. Finalmente, si celebrava in onore
degli
dei Lari una festa detta, secondo asserisce Macro
ettrice delle partorienti e si credeva che presiedesse anche al parto
degli
animali. A completare le notizie che le cronache
o ed una festa, che essi celebravano annualmente in onore della madre
degli
dei. Era costume di portare in giro per la città
fu portato dalla Frizia in Roma, il culto religioso di Cibele, madre
degli
dei. S. Agostino, nelle sue opere, sferza inesora
istituzione delle feste Lemurie, che Ovi dio chiama feste notturne o
degli
spettri, viene dalle cronache dell’ antichità att
nni cerimonie religiose della Persia — V. Mitriache. 2473. Leo. — Uno
degli
eroi della Grecia. Al dire di Pausania egli fu in
ca calamità, e il cui scopo era quello di placare lo sdegno terribile
degli
dei. Consisteva il Lettisternio in un sontuoso e
Roma tali rappresentazioni, sarebbero state atte a placare la collera
degli
dei. Anche Valerio Massimo, ricorda di un Lettist
i cuscini detti Pulvinaria che nei conviti eran posti sotto le statue
degli
dei e degli eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della
tti Pulvinaria che nei conviti eran posti sotto le statue degli dei e
degli
eroi. Lo Spon, nel suo viaggio della Grecia, scri
ta una specie di Campi Elisi, ove ritenevano che dimorassero le anime
degli
eroi. Al dire di Pausania, Achille aveva un tempi
emia. 2493. Liagora. — Una delle cinquanta Nereidi. 2494. Liba. — Uno
degli
eroi greci, compagno e seguace di Ulisse, di cui
la credenza superstiziosa dei pagani, contenevano il fine della vita
degli
uomini, e la durata della loro età, secondo i pri
che se ciò fosse avvenuto, rimaneva sempre lupo. La gran maggioranza
degli
scrittori greci, creduli quanto Pausania stesso,
sentò alla Pitia, che dava i responsi, questa lo chiamasse il diletto
degli
dei, e gli facesse onoranza, siccome ad un dio. I
ignifica stagno o palude, si dava codesto nome alle ninfe protettrici
degli
stagni o dei luoghi paludosi. Esse venivano soven
o la terra. 2541. Linceo. — Figlio di Afaneo, re di Messenia : fu uno
degli
Argonauti. Secondo il poeta Pindaro, egli aveva u
regno. La sua statua fu posta nel tempio di Delfo, in mezzo a quelle
degli
altri eroi della Grecia. 2542. Linco. — Re di Sci
uti come preziosi, uno sull’origine del mondo ; un altro sulla natura
degli
animali e delle piante ; e il terzo finalmente su
L’invenzione di questo antichissimo istrumento di musica, che era uno
degli
attributi del dio Apollo, viene da taluni autori
rincipio i pagani non si servivano della lira che per cantare le lodi
degli
dei ; poi fu adoperata nei banchetti, nei sacrifi
più o meno chiaro, da cui i pagani pretendevano conoscere la volontà
degli
dei. Il vocabolo Litomanzia prende origine dalla
sacerdoti Auguri portavano quando si facevano ad interrogare il volo
degli
uccelli, onde predir l’avvenire. Presso i pagani,
lia delle Ninfee, dette forse, origine alla superstiziosa venerazione
degli
egiziani. I pagani tanto di Roma, quanto di Greci
ci presenta Lucifero come figlio dell’Aurora, e custode e conduttore
degli
astri. È detto ancora che Lucifero avesse cura de
ità, e che avessero diritio al rispetto ed alla religiosa venerazione
degli
uomini. Ma come la più profonda superstizione non
reditati autori del paganesimo ; asserisce anzi che tutte le divinità
degli
antichi venissero in certo modo compendiate e qua
an serviti per immolare le vittime, e tingendosi la fronte col sangue
degli
animali svenati ; poi asciugavano il sangue di cu
» ivi 501 Apoteosi » ivi 502 Apostropheni » ivi 503 Apparizione
degli
dei » 41 504 Appiadi » ivi 505 Aquila » iv
98 Fia » ivi 1999 Fidio » ivi 2000 Fidolao » ivi 2001 Figliuoli
degli
dei » ivi 2002 Figliuoli » 189 2003 Fila » iv
i. — Popoli primitivi di origine incerta, erranti, secondo l’opinione
degli
eruditi, dal più remoto oriente, fino ai paesi pi
fica, indicante tribù girovaghe e sceglienti le loro dimore a seconda
degli
auspicii ; o se sia veramente patronimica, per la
lasgi, seguendo le tradizioni più accreditate ed i ricordi dei poeti,
degli
storici e dei geografi della classica antichità.
o un carattere proprio. La sua posizione geografica ; la indipendenza
degli
antichi reggimenti politici : la comunanza e il v
numero di ragioni, di cause e di effetti, esercitarono sulta civiltà
degli
Elleni un’efficacia attiva e benefica, e la reser
nti, maestra dell’incivilimento delle generazioni avvenire. La storia
degli
Elleni dividesi in quattro età marcate e distinte
Voce sanscrita, che è il nome dell’ente supremo del sistema religioso
degli
Indù. presso i quali è un oggetto non solo di ado
tutte le persone descritte nei libri ebraici come avversarii del Dio
degli
Ebrei. 22. Adamiti, Peratensi, Abeliti. — Sono
nalitico, lettera A Anteo. art. N. 262. 42. APt. — Celebre divinità
degli
Egiziani. Api o Apio, in lingua latina vuol dir b
21 gennaio 1744. 48. Sabeismo. — Idolatria che consisteva nel culto
degli
astri. e fu una delle prime ad essere professata
anni. Egli fu una delle vittime che caddero nella generale uccisione
degli
adoratori del fuoco, ordinata da Argiasp. 50.
questo ristretto, lettera C, art. N. 881. 53. Giano. — Dio supremo
degli
Etruschi, veniva considerato come personilicaz on
r l’opposto ci fornirà di grandi vantaggi per bene intendere le opere
degli
antichi, per la lettura de’ poeti, e per l’intell
i Mitografi, difficile è pur anche il far la diceria del gran numero
degli
Dei. Nel creare una divinità non avevano limiti g
della Mitologia in generale. Noi faremo immediatamente la numerazione
degli
Dei, che riscuotevano un culto più esteso, e perc
, Vertunno, e tanti altri sono allegati da Ovidio tra ’l basso popolo
degli
Dei. La terza classe sarà composta de’ Semidei co
come Ercole, Castore, e Polluce, e tanti altri. Parleremo in seguito
degli
Eroi, quali erano i Re, e gl’illustri guerrieri,
c. ec. Vi ha altresì una moltitudine di favole accoppiate alla storia
degli
Dei, ma che per altro non forma una parte del sis
ncibile necessità1. Giace a suo fianco un’ urna, e racchiude la sorte
degli
uomini, e tien un libro ove è descritto il futuro
. Il Cielo. Urano (parola che significa il Cielo) è il più antico
degli
Dei. Egli era il figlio del Giorno, e sposò sua s
cepì dal Tartaro il gigante Tifeo, che molto si distinse nella guerra
degli
Dei. Urano, che temeva per parte de’ figli, li ri
questo Nume meritava dagli uomini. Fu ascritto egli stesso al numero
degli
Dei, col titolo di Dio della pace. Il suo Tempio
idità della terra(2). Giove. Giove era il primo, e’ l più potente
degli
Dei. Al solo inarcare del suo sopracciglio tremav
Ercole, che diede non equivoci contrassegni del suo valore. Ciascuno
degli
Dei ebbe parte in questa mischia, e soprattutto s
tessa, ella dicea « Io sposa, e sorella di chi regge il tuono, Regina
degli
Dei, del Cielo, e della Terra : ah si salvi l’ono
ivano i Romani di sacrificare una troja gravida per placare lo sdegno
degli
Dei. Il sacrifizio fu adempito, e cessò il perico
ne in una brillante occasione. Giunone aveva preso parte nella guerra
degli
Dei : Giove volle punirla, e del castigo Vulcano
u la prima ad insegnare l’arte dell’agricoltura, consistendo il vitto
degli
uomini per l’addietro in ghiande, radici, ed anim
e della luce sei tu, che regoli il corso de’ giorni, delle stagioni,
degli
anni. Per te la verde campagna produce fiori, e f
spetto di una costellazione detta Serpentario, ascrivendolo al numero
degli
Dei come Dio della medicina. Era rappresentato qu
racolo, la cui risposta fu che Laomedonte poteva disarmare la collera
degli
Dei nel solo caso ch’esponesse al mostro la sua f
dal pericolo che le sovrasta, indirizza a Giove i suoi prieghi. Il Re
degli
Dei mosso a compassione diede di piglio al suo fu
ti prima di Apollo, non sì tosto vide la luce del giorno, che apportò
degli
ajuti a Latona, e tocca dai dolori, che provava s
Ella ha seco una tazza, ed un tirso. Erato si occupa della bellezza
degli
amorosi componimenti. La lira è il suo istrumento
se racchiude. Venere. Venere la Dea della bellezza, e la Regina
degli
amori, nacque, come si è detto, dal sangue, che v
I primi suoi saggi furono sugli animali, per indi dirigerli ai cuori
degli
uomini. Amò Psiche, e la fece da Zefiro trasporta
sua fucina una quantità di capi d’opera, che formavano l’ammirazione
degli
Dei, e degli uomini. Opera delle sue mani furono
na quantità di capi d’opera, che formavano l’ammirazione degli Dei, e
degli
uomini. Opera delle sue mani furono il fulmine di
incarico. Questa giovane, e leggiadra Dea, essendo caduta in presenza
degli
Dei, lasciò pur essa un tale impiego, dato poi da
a pace. Sotto la seconda presedeva alla guerra, ed era la protettrice
degli
Eroi. La sua figura era nobile, ed alta la sua st
uol empie l’inferno 1. Mercurio Dio del commercio, e messaggiero
degli
Dei. Atlante figliuolo di Giove, e di Climene ebb
roncelli, e rubatori. Non ancor grande in età egli rubò alcune vacche
degli
armenti del Re Admeto, e da Apollo custodite, che
utto accorrere, aveva le ali nella testa, e nei piedi. Come direttore
degli
affari tiene in mano un caducèo, cioè una verga i
emele fu divorata dalle fiamme. Mercurio, che accompagnava il Sovrano
degli
Dei, ebbe appena il tempo di salvare il picciolo
Tritoni, che fanno echeggiare l’aere al suono delle conche marine, e
degli
Dei del mare, che tutti circondano, e sieguono a
di Cibele, germano di Giove, e di Nettuno, ebbe in porzione il regno
degli
estinti, e stabili la sua sede nell’inferno, che
rdre la memoria del passato. Gli Elisj erano il soggiorno delle ombre
degli
Eroi, e de’ giusti. Esse passeggiavano tranquilla
la Dea. Tantalo quel Re crudele, che per mettere a prova la divinità
degli
Dei in una festa diede loro a mangiare il proprio
ssi avrebbero potuto senza dubbio governare l’universo : ma la cecità
degli
uomini, che non potevano concepire le divinità se
dopo di avere adempiuto alla sua promessa. Silvano. È questi uno
degli
Dei delle foreste, che talvolta si confonde con P
ta una cavalla1. Pale. Pale è la Dca de’ pascoli, de’ pastori, e
degli
armenti. Il suo culto era in voga presso i Romani
n tal dono, e quindi fu condannata a ripetere soltanto le ultime voci
degli
altrui discorsi. Ridotta a tale stato infelice vi
Proteo. Proteo figliuolo dell’Oceano, e di Teti era il conduttore
degli
armenti di Nettuno. Questo gregge componevasi di
eva la disgrazia di cadere in poter loro. Scilla, e Cariddi spogliate
degli
ornamenti della favola sono due scogli pericolosi
i, ed Atropo. Cloto la più giovane presedeva al momento della nascita
degli
uomini, e teneva in mano la conocchia, Lachesi fi
dello spirito1. Le Ombre. Manes erano dette dai Latini le ombre
degli
estinti, o i Genj, che assistevano ai sepolcri.
j. Credevano gli antichi, che i Genj fossero destinati alla custodia
degli
uomini, che erano assistiti secondo il proprio na
capricciosamente i beni, ed i mali, ed era soggetta alle imprecazioni
degli
uomini, allorchè gli affari non avevano un esito
mo. La buffoneria ben si accoppia con i piaceri della mensa. Il primo
degli
oggetti di Momo era mettere in ridicolo le azioni
nsa. Il primo degli oggetti di Momo era mettere in ridicolo le azioni
degli
Dei, e degli uomini. Avendo Nettuno formato un to
degli oggetti di Momo era mettere in ridicolo le azioni degli Dei, e
degli
uomini. Avendo Nettuno formato un toro, Vulcano u
che si stende nell’intero globo. L’Amicizia. Meritava questa Dea
degli
altari, ed in fatti gli antichi a lei ben molti n
a gl’Iddii. Gli antichi, come si è detto, avevano ascritto nel numero
degli
Dei tutt’i mali, che circondano l’umano genere. E
vero Ente supremo si convenivano. Parte terza De’ semidei, e
degli
eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati
o illustre azione si fosse distinto, con aver richiamata l’attenzione
degli
Dei, e la meraviglia degli uomini. Così nella pri
distinto, con aver richiamata l’attenzione degli Dei, e la meraviglia
degli
uomini. Così nella prima classe bisogna situar Er
di favole. Storia eroica diremo quella che narra i fatti, e le azioni
degli
uomini, e de’ guerrieri, che hanno meritato un ta
a Vulcano, che avesse formata una statua. Volle altresì che ciascuno
degli
Dei le avesse comuuicato qualche pregio. In fatti
nte nell’età di ferro non potendo più gli Dei tollerare la perversità
degli
uomini, Giove si decise a schiantarne la cattiva
che abitava nella sua reggia, e ne apprestò delle vivande alla mensa
degli
ospiti Numi. Irritato Giove per tale indegnità, i
Deucalione, e Pirra sua sposa che non avevano partecipato dei delitti
degli
uomini. Questi si salvarono in una barchetta che
rono dodici borghi, che diedero principio al Regno di Atene. Al culto
degli
Dei del paese aggiunse quello de’ suoi, e sopra t
vendetta dell’oltraggio a lui fatto. Bellerofonte partì colla scorta
degli
Dei protettori dell’innocenza, e della virtù. Gio
osò la loro regina Antiopa, dalla quale nacque Ippolito. Fu Teseo uno
degli
Argonauti, che andarono alla conquista del Vello
al ratto. Tal moderazione loro fece meritare la stima e l’ammirazione
degli
Ateniesi. Mercè la nobile cura che entrambi si pr
ena di fare la diceria di tutte le avventnre precedenti al viaggio, e
degli
ostacoli che sormontarono mercè l’assistenza di G
accogliere gli avanzi dell’infelice garzone. Il ritorno di Giasone, e
degli
Argonauti riempì di gioja tutta la Tessaglia. Ivi
so Anfitrione figliuolo di Alcèo. Come Giove aveva detto nel concilio
degli
Dei, che il bambino, che doveva nascere, sarebbe
gliuola di Pelia, ed Anassabia. Suo padre per sottrarla dalle premure
degli
amanti che la circondavano, fece loro sentire che
figliuolo di Peano mercè l’amicizia di Ercole fu collocato nel numero
degli
Eroi. Dicemmo già ch’egli aveva assistito alla mo
il nome di Edipo, voce Greca, che dinotò piè gonfio. Forba guardiano
degli
armenti di Polibo re di Corinto a caso lo trovò,
, assaliva i passaggieri, che uccideva dopo aver proposto ai medesimi
degli
cnigmi indissolubili. Creonte, che dopo la morte
sato Giocasta. La vita del mostro dipendeva dallo scioglimento di uno
degli
enigmi che proponeva. Edipo intraprendente, ed ar
ciarsi i cadaveri, le fiamme si separarono con meraviglia, e spavento
degli
astanti. Nomi de’ principali Guerrieri, che si
a a vendicare le ombre de’ loro padri. Questa seconda guerra fu detta
degli
Epigonidi : Leodamante fu spogliato del trono, e
tta gli pendevano sul capo. Pelope. Tornò in vita Pelope per opra
degli
Dei, che in luogo della spalla mangiata da Cerere
na di esse procurò di corrompere il di lui cuore. Giunone gli promose
degli
onori : Minerva la saggezza : Venere la più bella
ella tra le donne di que’ tempi : se ne invaghi, e favorito dalla Dea
degli
amori ebbe la fortuna di piacerle. Egli tentò un
dde nel decimo anno della guerra, non dipendeva soltanto dal coraggio
degli
aggressori, ma dall’adempimento ancora di molte f
aveva sognato. All’istante fumano gli altari per implorare il favore
degli
Dei, e le due parti schierate in battaglia vengon
egua, per aver campo da rendere gli onori della sepoltura ai cadaveri
degli
estinti. Gli Dei, che avevano preso grandissimo i
chiedette a suo padre con promessa di rivolgere le sue armi a difesa
degli
stati di questo re. Priamo accettò l’offerta ; ma
èa. L’Iliade di Omero ci ha presentate delle sanguinose battaglie, e
degli
Eroi, che diedero pruove non equivoche del più su
i. Nausicae dopo aver chiamate, ed assicurate le sue compagne, gli dà
degli
abiti, della biancheria, ed un’ampollina d’oro pi
i per potersi profumare. L’eroe essendosi lavato nel fiume, e vestito
degli
abiti che aveva ricevuto, si presenta alla sua be
tura istessa. Gli esploratori osservarono nell’atrio della sua reggia
degli
uomini da Circe cangiati in leoni, in orsi, in lu
mpagni nella sua assenza sagrilegamente ne rubarono alcuni. Lo sdegno
degli
Dei si manifestò all’istante : le carni de’ bovi
igio li spaventò in modo, che sen fuggirono alle navi : ma la collera
degli
Dei colà li raggiunse. Un fiero temporale pose le
i pretenzione, e non gli permettono d’impugnar l’arco, se non a forza
degli
ordini di Penelope. L’Eroe prende l’arco, lo cari
ubbidisce, ed all’istante una terribile burrasca si alza dal profondo
degli
abissi del mare : una porzione della flotta si se
occorrerli. Ciò credettero i Trojani un segno manifesto della collera
degli
Dei, che gradivano le offerte de’ Greci. Quindi o
il fuoco, e la desolazione. Durante un tale disordine una gran parte
degli
abitanti tranquillamente dormiva : dormiva parime
ersuade ad abbandonare Cartagine. Docile Enea agli ordini del Sovrano
degli
Dei, si dispone alla partenza, e fa preparare seg
tto l’addobbo. Furono questi intanto i soli, che accolsero il sovrano
degli
Dei, e Mercurio, con preparar loro una mensa assa
de’ Centauri, e de’ Lapiti, i quali non potendola ferire strapparono
degli
alberi, e la fecero morire soffogata. Da tanti le
monte Emo : i Greci l’onorarono qual Dio, ed i pastori gl’innalzarono
degli
altari. Pico, e Canente. Fu Pico figlio di Sa
to, la morale che conteneva. Abbiamo altresi osservato il gran numero
degli
Dei adorati dal Gentilesimo. Questa serie numeros
o però senza taccia dispensarci dall’aggiugnere quì un breve trattato
degli
Dei indigeni, che ricevevano un culto particolare
aperto un campo larghissimo, dove può ampiamente spaziarsi l’ingegno
degli
eruditi indagatori della più remota antichità. Ne
lla grandezza Romana più gli altari a Giove innalzati, che la potenza
degli
Augusti medesimi. Quindi ci è sembrato non inutil
fantastiche idee di religione de’ nostri maggiori, che ad imitazione
degli
altri popoli professavano un culto tutto loro pro
si disputa dagli antiquarj. Vi ha chi crede di ricavarla dal Sabbato
degli
Ebrei, giorno in cui cessavano da ogni lavoro, pe
n Napoli esistevano ad imitazione di Atene, trovasi annoverata quella
degli
Eumelidi, così detta dal patrio nume Eumelo, situ
chiaramente manifestavano colà avere esistito la Fratria o sia Curia
degli
Eunostidi. Siffatta scoverta avrebbe colmato di g
iovanetto, di un uomo : alludendo alle quattro età del Sole nel tempo
degli
equinozj, e de’ solstizj. Trasportati i nostri Ma
Orazio : Sic me servavit Apollo. Troviamo il sole insignito ancora
degli
attributi di Bacco, presso alcune delle nostre mo
olà a sentimento dell’accurato Capaccio stava la Fratria, o sia Curia
degli
Artemisj, addetti all’amministrazione di questo t
le molte ramificazioni di questo fiume. Colà altresì stava la Fratria
degli
Alessandrini (Cynaeorum, da Κυων, il cane) poichè
amento al sommo Iddio. XV. Il Genio. Molte sono le opinioni
degli
scrittori sull’influenza de’ Genj. Vi ha chi lo c
oni degli scrittori sull’influenza de’ Genj. Vi ha chi lo crede padre
degli
uomini, e Plutarco un Nume tutelarc. Apulejo gli
n dalle campagne, sperar non si poteva, fu detto perciò Priapo il Dio
degli
orti. Di Giove Ejazio parla una nostra iscrizione
per dinotare gli scrittori, o gl’inventori delle favole. La Mitologia
degli
antichi comincia dall’unione di Urano, o del Ciel
all’occasione di qualche umana necessità, o utilità. Quindi l’origine
degli
Dei maggiori e cet. Rudes initio homines Deos a
amo in questo luogo del Caos, e del Cielo, perchè erano i più antichi
degli
Dei ; sebbene non fossero compresi tra’ venti del
l loro nume. Danzavano davanti ad essa in una data cadenza : facevano
degli
orribili e strani contorcimenti, ed alzando al ci
si giammai pronunziare il suo nome. 1. Tullio nel terzo della natura
degli
Dei ammette più Veneri ; la prima figlia del Ciel
ua istabilità e leggerezza. 1. Cicerone nel libro terzo della Natura
degli
Dei, riconosce tre Vulcani ; il primo figlio del
e Negroni, e Ludovici in Roma. 2. Tullio nel libro III. della Natura
degli
Dei c. 25. parla di cinque Bacchi, aggiungendone
Frode è posta da Boccaccio tra le Divinità Romane, quantunque nessuno
degli
antichi ne faccia menzione. Esiodo la numera tra
dagli antichi, che gli ritrovarono sino ne’ cessi. Giovenale parlando
degli
Egizj che adoravane le cipolle, esclama : O sanc
untur in hortis Numina ! 1. Questa favola ci rappresenta la caduta
degli
uomini. Pandora è lo stesso che la Natura nello s
mezzo di Nettuno, che inviò un mostro marino che desolava le spiagge
degli
stati di Cefèo. Fu consultato l’Oracolo in tale o
e Giove non fu un figlio ingrato, nè un Dio mille volte più colpevole
degli
scellerati che fulminò dall’ Olimpo. Se a caso no
studio ha esposto i più eccellenti artisti a confondere il tutto con
degli
strani anacronismi, rappresentandoci delle cose e
che distinti si erano con qualche grande azione e che ebbero l’onore
degli
altari innalzati loro dulla riconoscenza. Ercole,
urono annoverati tra i Semidei. Formano alcuni una classe particolare
degli
esseri intellettuali e morali che furono divinizz
e, l’Onore, ecc. La più generale divisione poi che fucevasi una volta
degli
Dei era in celesti, terrestri, marini e infernali
iamo parlato anche brevemente dei sacrifici che si facevano agli Dei,
degli
Oracoli, delle Sibille, ecc., onde nulla tralasci
sorella di Saturno, chiamasi anche Ope, Vesta, la Buona Dea, la Madre
degli
Dei, Dindimea, Idea e Berecinzia ; appena nata fu
Saturno e di Rea, sorella e moglie di Giove era tenuta per la regina
degli
Dei. A principio fu ritrosa alle importune amoros
do con lui dell’accaduto. Avendo preso parte questa Dea alla congiura
degli
Dei contro Giove, ed essendo essi stati vinti, il
, e celebravano delle feste in onore di lei, alle quali intervenivano
degli
spettatori da tutte le parti della Grecia. Viene
to da alcuni, da altri sullo scudo ; le stanno di presso la civetta e
degli
istrumenti matematici, come Dea delle scienze e d
rete invisibile, nella quale colse gli amanti e li espose alla vista
degli
Dei, dai quali Vulcano fu beffeggiato e deriso. S
ome ad un pianeta. Venere Amore Venere Dea della bellezza e
degli
amori, nacque secondo alcuni dalla schiuma del ma
sere corrisposto, ne trasse vendetta facendola sposare al più deforme
degli
Dei. Venere odiò il marito per la soverchia sua d
feste si celebravano con ogni sorta di dissolutezze. Ovunque sorsero
degli
altari in onore di lei. Ma fu particolarmente ado
ve, accompagnata da’ suoi cani. Fu sempre gelosa della sua bellezza e
degli
omaggi degli uomini. Vendicativa ed implacabile s
ata da’ suoi cani. Fu sempre gelosa della sua bellezza e degli omaggi
degli
uomini. Vendicativa ed implacabile si mostrò ella
Apollo ammazzò i Ciclopi che avevano somministrato i fulmini al padre
degli
Dei. Per questa vendetta fu scacciato dal cielo e
particolare istinto a predir l’avvenire. Gli s’immolavano alle volte
degli
agnelli ed anche un toro. La palma e l’alloro era
à ha avuto maggiori occupazioni di Mercurio. Interprete e messaggiero
degli
Dei e specialmente di Giove suo padre, al levare
legami che univano l’anima al corpo. Ambasciatore e plenipotenziario
degli
Dei, egli assisteva a tutti i trattati di pace e
igo amoroso. Era invocato nei matrimoni affinchè formasse la felicità
degli
sposi. Sapeva la musica perfettamente. Fu molto a
l commercio. Il tridente gli fu accordato, perchè nella distribuzione
degli
elementi fatta da Giove a parecchie Divinità, Apo
inome figlie dell’Oceano, per le quali si occupò a fare dei pendenti,
degli
anelli, dei braccialetti ed altre simili cose. So
ndo alcuni Orco sia più propriamente il Dio del giuramento e punitore
degli
spergiuri. Venia tal volta rappresentato Plutone
ll’Inferno sono il Tartaro ed i Campi Elisi. Il Tartaro è la prigione
degli
empi e degli scellerati i cui delitti non potevan
no il Tartaro ed i Campi Elisi. Il Tartaro è la prigione degli empi e
degli
scellerati i cui delitti non potevano espiarsi. Q
uanto il diamante ; tutti gli sforzi dei mortali, e tutta la possanza
degli
Dei non potrebbero spezzarle. Il Tartaro si prend
oni da cui sono agitati i mortali, più non alteravano la tranquillità
degli
abitatori dell’Eliso. » Variarono d’opinione gli
e Isole Canarie, che dissero Fortunate, o nell’Islanda la Tile o Tule
degli
antichi secondo una generale opinione. Chi li pon
ono piene di spuma, perchè il loro corso era sì rapido che rotolavano
degli
scogli e niuna cosa poteva trattenerne l’impetuos
i perciò a’morti nel seppellirli una moneta sotto la lingua. Le anime
degli
insepolti doveano errare per cento anni sulle riv
ti si son dati a spiegare questa favola che credesi derivata dall’uso
degli
Egizi di far custodire i sepolcri da grossi alani
ere il più assoluto di tutte le altre. Padrone dispotiche della sorte
degli
uomini esse ne regolavano i destini : tutto ciò c
ra sottoposto al loro impero. Il loro ufficio si era di filar la vita
degli
uomini. Cloto tenea la conocchia, Lachesi rigirav
lematico e tutto aveva relazione alla nascita, alla vita e alla morte
degli
uomini. Le Parche restarono sempre vergini e si d
rie erano divinità infernali, immaginate come ministre della vendetta
degli
Dei contro i colpevoli ed incaricate della esecuz
inepro, il biancospino. Venian loro immolate delle agnelle pregnanti,
degli
arieti e delle tortorelle. Si rappresentano con s
ove ch’ei non volea seguire se non se la virtù e la scienza, il padre
degli
Dei, geloso delle persone dabbene, lo aveva accec
l propro figlio Pelope tagliato in pezzi. Vuolsi che Cerere più avida
degli
altri o distratta dall’affano che le cagionava il
a bocche e da cinquanta petti, ad istanza di Teti, nella cospirazione
degli
Dei contro Giove, salisse al cielo e si sedesse a
ngiurati Numi e fe’ loro abbandonare il progetto di legare il supremo
degli
Dei. Giove in riconoscenza lo avrebbe scelto unit
to titolo viene considerato come figlio di Demogorgone, il più antico
degli
Dei che aveva per compagni il Tempo ed il Caos, l
in Italia ove dicesi esser egli nato ed aver regnato per la felicitò
degli
uomini. Fauno Dio campestre figlio di Mercurio e
ati le gregge di Nettuno. Feronia Feronia era Dea de’ boschi e
degli
orti. Veneravasi particolarmente nell’agro Pontin
le in dote l’impero de’ fiori. Priapo Priapo, il Dio e custode
degli
orti, era nato da Venere e da Bacco in Lampsaco,
a Giove sopra il Campidoglio si dovette trasportare altrove le statue
degli
Dei che vi si trovavano. Tutti gli Dei cedettero
i fu con isdegno respinto, riguardandolo come un uomo colpito dalvira
degli
Dei. Si rappresenta sotto la forma di un vecchio
precisione, alcuni giorni prima, qual vento dovea soffiare, e porgeva
degli
utili consigli a coloro che intraprendevano marit
e nascente. Vien dipinto di color nero, perchè questo colore è quello
degli
Etiopi o degli abitanti del Levante, ov’esso domi
n dipinto di color nero, perchè questo colore è quello degli Etiopi o
degli
abitanti del Levante, ov’esso domina. Austro vent
ariete che guarda un altare fiammeggiante. Esiste un quadro ove sonvi
degli
Amorini che fanno girare una cote. Un altro Amore
e’suoi motteggi, e riprendeva liberamennte le loro azioni come quelle
degli
uomini, e si rappresentava perciò in atto di leva
za in cui essa versa il nettare. Il nettare era una deliziosa bevanda
degli
Dei, benchè da alcuni sia considerato come alimen
poteosi di qualcuno dioevasi che ei beveva già il nettare nella tazza
degli
Dei : coloro che avevano una volta assaggiato il
tazza degli Dei : coloro che avevano una volta assaggiato il nettare
degli
Dei non potevano morire che di un colpo di folgor
Essa è conosciuta anche sotto il nome di Sorte. Ovunque s’innalzarono
degli
altari in di lei onore. Como Como era il d
si Dei : gli altri che potevano essere cangiati o modificati dai voti
degli
uomini o dalla protezione di qualche divinità. Qu
fese fatte dai figli ai propri padri. Accoglieva i giuramenti secreti
degli
amanti traditi o disprezzati, e non si rifiutava
i mare dove Sarone annegò e desso fu messo da’ suoi popoli nel numero
degli
Dei del mare, e divenne in seguito il Dio tutelar
seguito il Dio tutelare dei marinari. Il golfo d’Atene è il Saronico
degli
antichi. Minosse guidice infernale, Minosse se
ia e l’ amore pe’ suoi sudditi, che lo risguardavano come il favorito
degli
Dei, gli fecero meritare il titolo di Gran Legisl
fama di uno de’ più grandi uomini ove non si fosse acquistato l’odio
degli
Ateniesi e dei Magariani colla guerra che fece lo
er guadagnato immense somme col tributo che egli esigeva col tragitto
degli
estinti, abbia fatto costruire questo edificio pe
radimento da Cocalo. L’Areopago era un celebre tribunale di giustizia
degli
Ateniesi. Traeva il suo nome da Ares, Marte e da
eti lo spogliarono di quanto aveva di mortale e l’ammisero nel numero
degli
Dei marini. Gli abitanti di Antedone gli eressero
efiri, perchè una specie di abito succinto ed incolto piace assai più
degli
studiati ornamenti ; e nelle opere dello spirito
dea della memoria. Quando stavano nell’Olimpo cantavano le meraviglie
degli
Dei ; conoscevano il passato, il presente e l’avv
iccome ciascuna presiede a un’arte diversa, così hanno delle corone e
degli
attributi particolari. Le Muse possono essere cor
penne delle ali, e se ne fecero delle corone. Gli antichi davan loro
degli
abbigliamenti gialli, e una corona d’alloro e del
contanto si addicono. Urania e Bacco erano le due più grandi divinità
degli
Arabi. Parlando della statua di Venere Urania, ca
ero all’educazione de’ fanciulli e che esse regolassero tutta la vita
degli
uomini ; motivo per cui le fanno presenti a tutte
on ali di farfalla, accompagnate da Temide e portando dei quadranti o
degli
oriuoli. Le Gorgoni, il vcaval Pegaso Le G
vasi dell’oro, dei denti d’elefante, dei corni di differenti animali,
degli
occhi di iena e delle altre mercanzie. Nel cambio
le quercie che erano loro consacrate, e sopravvivere alla distruzione
degli
alberi che erano da esse protetti. Potevano marit
ndo molti mitologi al di là de’ 9000 anni non combinando colla durata
degli
alberi. Queste Ninfe erano grate a coloro che le
elose. Le Nereidi avevano dei boschi sacri come le grandi divinità, e
degli
altari, specialmente su le rive del mare. Quando
realmente una fontana dell’isola d’Ortigia che rinchiudeva il palazzo
degli
antichi re di Siracusa. Le Naiadi dette anche Cre
nomi di Limnacidi, Limnadi, Limnee e Limniache. Come Dea dei laghi e
degli
stagni, invocano i pastori Diana sotto il nome di
bella tappezzeria nella quale erano troppo ben rappresentate le colpe
degli
Dei. Aggiungesi che la Dea portò il suo risentime
eridi o Atlantidi secondo alcuni storici custodivano con molta cura o
degli
armenti o dei frutti di una grande rendita. Sicco
d’ordinario simboleggiate per mezzo di alati fanciulli i quali hanno
degli
attributi particolari ad ogni Stagione. La Primav
glio di verdura ; ei tiene da una mano dei frutti secchi e dall’altra
degli
acquatici augelli. Le quattro Stagioni sono state
tutto il corpo di augello e la testa di donna. Si danno loro in mano
degli
stromenti di musica ; una tiene una lira, l’altra
attribuivano ad essi la prosperità de’ loro affari domestici. Sorsero
degli
altari in loro onore. Si tenevano per essi delle
i fossero conosciute sotto il nome di Lemuri. Quelli che avevano cura
degli
abitanti delle case ove eglino stessi avevano dim
i mali reali, e si distinguevano col nome di Larve. Altre divinità
degli
antichi Presso i Romani molte cose campestri
Concordia, la Pace, la Quiete, la Salute, la Felicità, la Fama ebbero
degli
altari innalzati in loro onore. Si fecero dei sag
me dell’avo Ercole fu detto Alcide e dal proprio fu chiamato il primo
degli
Eraclidi. Giove per ingannare Alcmena si vestì de
Ritornato in sè stesso ne fu tanto afflitto che rinunciò al commercio
degli
uomini, indi consultò l’oracolo di Apollo che gli
ità dei decreti di Giove ; e gli annunciò che sarebbe posto nel rango
degli
Dei allorchè avesse compiuto i gloriosi suoi dest
Ercole offeso dalla condotta di Augia lo uccise e nominò Fileo erede
degli
stati di suo padre. 8.° Domò un furioso toro che
almarsi. Ercole ferì anche Plutone in una spalla, nel tetro soggiorno
degli
estinti, per cui fu costretto a portarsi in cielo
per cui fu costretto a portarsi in cielo per farsi guarire dal medico
degli
Dei. Un giorno in cui trovavasi molto incomodato
o potere di farlo ritornare a lei. Deianira troppo credula, informata
degli
amori di suo marito con Iole, mandò a lui la fata
gna e sino nella Tabroane isola tra l’Indo ed il Gange, furono eretti
degli
altari in onor suo. Si dipinge Ercole estremamen
a fermarsi la piccola barca la quale portava Deucalione il più giusto
degli
uomini, e Pirra sua sposa la più virtuosa tra le
gni dello zodiaco, perchè il padre loro aveva voluto sapere i secreti
degli
Dei. Esse formano una costellazione chiamata le P
taccò il drago e lo uccise. Ne seminò indi i denti dai quali nacquero
degli
uomini che si uccisero immantinenti tra di loro,
ua sposa, che avevalo sempre accompagnato. Oppressi entrambi dal peso
degli
anni e delle sventure, pregarono gli Dei di porre
go dai pirati che lo infestavano, e furono perciò messi tra il numero
degli
Dei marini e come tali invocati nelle tempeste. S
fabbricarono in loro onore un tempio ed offrivano loro in sacrificio
degli
agnelli bianchi. Castore proteggeva quelli che si
torri, che situò ad eguali distanze. Vedevansi ancora a Tebe al tempo
degli
Antonini, vicino alla tomba di questo principe, m
sull’origine del mondo, sul corso del sole e della luna, sulla natura
degli
animali e delle piante. Si fa l’inventore auche d
a segretamente sul monte Pelio ove il centauro Chirone, il più saggio
degli
uomini del suo tempo, prese cura della sua educaz
utta la Grecia questa spedizione ed accorse in folla a Iolco il fiore
degli
eroi greci per prendervi parte ed accompagnare Gi
Marte, per seminarvi i denti di un dragone dai quali dovevano nascere
degli
uomini armati, ch’egli era tenuto di sterminare t
delle sue sventure, egli perirebbe colpito dagli avanzi del vascello
degli
Argonauti, ciò che gli accadde in fatti. Un giorn
bi dolori, per cui pregò Giove di porre fine a’ suoi giorni. Il padre
degli
Dei, tocoo dalla sua sciagura, trasferì a Promete
ndo il Faro di Messina, e che Teti e le sue Ninfe dirigessero la nave
degli
Argonauti a traverso Scilla e Cariddi. A Drepane
. Furono gettati su gli scogli della costa d’Egitto, ma la protezione
degli
Dei li sottrasse anche a questo pericolo. Continu
a Colchide, e la di cui conquista fu l’oggetto principale del viaggio
degli
Argonauti. Varie sono le opinioni sull’origine di
coperto d’oro invece di lana fin dal suo nascere, e che era il frutto
degli
amori di Nettuno trasformato in ariete e dell’avv
rinvennero. Divenuta grande ella abborrì per molto tempo la compagnia
degli
uomini e non gustava altri diletti se non quelli
mare al ricever che fece questa triste nuova mandatagli dalla regina
degli
Dei per mezzo di Morfeo. Gli Dei ricompensarono l
igne. In riconoscenza di tanti benefizi i Romani lo posero nel numero
degli
Dei. Il regno di Giano fu tanto pacifico che fu r
e significato il motivo del suo viaggio, ella, essendo della schiatta
degli
indovini, gli rispose che doveva sacrificare a Gi
morire a Colonos e che la sua tomba sarebbe il segnale della vittoria
degli
Ateniesi sopra tutti i loro nemici. Creonte alla
principe che sospetta in Creonte la mira di privarlo della protezione
degli
Ateniesi, e relegarlo in terre sconosciute, ricus
cederle al fratello, e lo costrinse a ritirarsi presso di Adrasto re
degli
Argivi. Aveva Adrasto due figlie, Argia e Deifile
o valorose prove fu ucciso dal tebano Menalippo ; Capaneo sprezzatore
degli
Dei, mentre scalava le mura di Tebe venne fulmina
otendo tollerare che Polinice suo fratello divenisse preda dei cani e
degli
avoltoi, segretamente lo seppellì. Creonte, essen
te ottenne gli onori divini, ed i Greci lo ponevano tanto al dissopra
degli
altri eroi, quanto consideravano Giove superiore
e medesimo innanzi al patrio altare. Oreste visse pacifico possessore
degli
stati d’Argo, cui dopo la morte di Menelao, aggiu
i, per trarne vendetta alla metà del banchetto gettò essa sulla mensa
degli
Dei un pomo d’oro portante la segnente iscrizione
à di Padova ; e discacciati gli Euganei diede alla provincia dal nome
degli
Eneti quel di Venezia, come alcuni opinano. Enea
agli uomini ; e lo stesso nome davasi pure al luogo in cui per bocca
degli
uomini eran renduti. Gli Oracoli facevano parte d
le specie di predizioni era questa la più sacra ed augusta. Per mezzo
degli
Oracoli credeva l’uomo di avere un immediato comm
truire i tempii ove rendevansi gli Oracoli, le vicinanze, l’esteriore
degli
edifici tutto contribuiva a mantenere la pia cred
giuni, di sacrifici, ecc. Giove in forza della sua qualità di sovrano
degli
Dei, era riguardato come il primo motore degli or
sua qualità di sovrano degli Dei, era riguardato come il primo motore
degli
oracoli, e prima sorgente d’ogni divinazione. Dop
nto per la precisione e la chiarezza delle sue risposte, in confronto
degli
altri ; di modo che gli Oracoli del tripode passa
ssavano in proverbio per antiche ed infallibili verità. Il privilegio
degli
Oracoli venne coll’andar del tempo accordato a qu
in Egitto un Oracolo. L’ambiguità era uno de’ più ordinari caratteri
degli
Oracoli e il duplice loro senso pareva sempre fav
piere il numero dei grani di sabbia che dovevano por fine alla misura
degli
anni di sua vita. La Sibilla dopo di avergli fatt
no guaste o infette. Una porzione della vittima abbruciavasi in onore
degli
Dei, il resto mangiavasi, eccetto negli olocausti
bblicare il giorno in cui tali banchetti dovevano aver luogo in onore
degli
Dei. Il loro numero che da principio era solo di
e pereuoterli. Gli Anuspici erano quelli che esaminavano le interiora
degli
animali per trarne i presagi. I sacerdoti Akvali
di punire gli autori dell’ingiustizia. Eravi pur in Roma il collegio
degli
Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’intrapre
ndevano altri dall’osservazione del cielo, altri dal canto e dal volo
degli
uccelli che si chiamavano auspicii, altri dal man
raordinari, tutti i casi impensati, tutti i moti volontari del cuore,
degli
occhi, delle ciglia, il sonar degli orecchi, gli
tutti i moti volontari del cuore, degli occhi, delle ciglia, il sonar
degli
orecchi, gli starnuti, le parole e i rumori uditi
itali. Innalzarono i Romani per celebrare i loro Giuochi dei teatri,
degli
anfiteatri e dei circhi magnifici, di cui gli ava
e, le quali uscir si facevano dalle carceri o tane praticate al basso
degli
anfiteatri, e i più atroci e crudeli spettacoli d
e. 414. Dite. V. Plutone. 76. Ditti. V. Perseo. 308. Divinità (altre)
degli
antichi. 276. Driadi. 241. E Eaco. V. Inferno (de
asformata Mirra detta anche Smirna figlia di Cencreide e di Cinira re
degli
Assiri o di Cipro, come vogliono alcuni, la quale
esiderio di leggere i Classici, il cui studio tanto aiuta la fantasia
degli
Artisti. Per giungere a ciò, ho tradotto non picc
na di ammirazione, egli è il ministro maggiore della Natura, il padre
degli
anni e della luce, per cui l’universo ride e si r
ssario dì par lare in primo luogo delle opinioni che sulla formazione
degli
Dei e del mondo avevano le diverse idolatre nazio
gurata; e per rialzare maggiormente la vostra fantasia, quando alcuno
degli
antichi poeti canterà le lodi e le gesta dei numi
he argomento furono dei più celebrati antichi poemi. Il lungo viaggio
degli
Argonauti di cui fu prezzo il vello d’oro conquis
o appena mostrano le rovine, ma il suo nomo vola eterno por le bocche
degli
uomini, e a quante carte, a quante statue, a quan
ta fu la t’ama di quelli ho pugnarono e cadiloro sotto le mura, opera
degli
Dei! Dopo che Omero ci avrà descritto l’ira di Ac
Dei! Dopo che Omero ci avrà descritto l’ira di Achille, la discordia
degli
Dei, il tenero addio di Andromaca ad lettore, che
. Ma poco compenso ai nipoti di Bardano sarebbero i diversi infortunj
degli
Achei. Essi mal vinsero: i Penati rapiti da Enea
chè il loro culto, le loro imprese poco illustrate sono dai monumenti
degli
artefici, dai versi dei poeti. A questo breve tra
he: egli v’indicherà le figure allegoriche, delle quali negli scritti
degli
antichi si parla, e che tuttora si vedono nei lor
one delle diverse idee tenute dagli antichi sulla origine del mondo e
degli
Dei. La presente Lezione è destinata a narrare qu
lta affatto seccate, si aprirono, e balzarono fuori tutte le famiglie
degli
animali onde è popolata la terra. Quelle che avev
no col mezzo della generazione. 5 Se questa cosmogonia fosse la sola
degli
Egiziani, ninno potrebbe scusargli dall’ateismo,
o Phta, il quale forse è lo stesso che il Vulcano dei Greci. Il senso
degli
espressi simboli così dichiaravasi. Le piume onde
ano tutte le cose se li chiudeva. Percorsa la teogonia e dei Fenicj e
degli
Egizj, ragion vuole che quella dei Greci si disco
, viene accusato per alcuni di avere a suo capriccio inventati i nomi
degli
Dei e confusa la loro genealogia. Altri, al contr
iù giuste di ogni altro pagano. Orazio, infatti, lo chiama interprete
degli
Dei e correggitore dei guasti costumi dei mortali
ndo intiero coperto del suo splendore. Questa luce era la primogenita
degli
esseri, e il principio di essa avea dato vita a t
vuto la fortuna di riescirvi. Udite intanto l’origine e la genealogia
degli
Dei. Nel principio era il Caos, indi la Terra, l’
la Venere, detta Afrodite dal nome della spuma marina, eterna voluttà
degli
uomini e degli Dei, indivisibil compagna delle Gr
a Afrodite dal nome della spuma marina, eterna voluttà degli uomini e
degli
Dei, indivisibil compagna delle Grazie e di Amore
la Vecchiezza, la Contesa madre della Fatica, dell’Oblio, della Fame,
degli
Affanni, delle Guerre, delle Stragie delle Sconfi
i Cretesi mendaci ardiscono di mostrare ancora il sepolcro del padre
degli
uomini e degli Dei. Giove, essendo adulto, fu gra
aci ardiscono di mostrare ancora il sepolcro del padre degli uomini e
degli
Dei. Giove, essendo adulto, fu grato alla Terra,
a per consiglio divino, n’ebbe in figlia Medea. Tale è la generazione
degli
Dei, secondo i Greci, conservataci da Esiodo, il
nità, e sopra a zolle ed informi pietre offrivano sacri fizj al padre
degli
uomini, di cui, al dire di Cicerone, degno tempio
ostrato di acquistar fama. Sarà mia cura descriverli quando parleremo
degli
Dei ai quali erano sacri. Gli Auguri rivolti all’
i. Terminava il tempio la parte posteriore detta οπιψοδομοσ. I templi
degli
Egiziani differivano dagli altri contenendo tre v
arsi, specialmente per gli artisti, che gli antichi nel genere ancora
degli
edifìzj significavano la natura dei numi ai quali
a varietà erano causa i moltiplici attributi del nume, o la pluralità
degli
Dei che nel tempio erano adorati. E con ogni altr
dorati. E con ogni altra iorma della fabbrica alludevano alle qualità
degli
frnmortali che credevano abitarvi, poiché lunghi
: conveniva pure che il luogo ancora additasse la natura e 1’ ufficio
degli
Dei. Infatti, quelli ai quali era affidata la tut
ninno omaggio riputavano agli eterni più caro della luce, primogenita
degli
esseri ed anima dell’ universo. Ancora i primitiv
be l’annoverare quante pitture, quanti simulacri che fama sono ancora
degli
artefici antichi, ornassero queste fabbriche, e c
fortuna, le cui permutazioni non hanno tregua. Difendeva la presenza
degli
Dei ancora l’oro, che non avea violata l’ingenua
ione dei sepolcri cercarono con memoranda avidità l’oro fra le ceneri
degli
estinti, mostrando che dalla barbarie dei vincito
lli coi quali gli antichi sancivano il giuramento, placavano le ombre
degli
estinti, le di cui tombe bevvero qualche volta um
narreranno nella seguente Lezione, questi sacrifizj, eterna vergogna
degli
uomini e degli Dei, che furono « Famoso pianto d
la seguente Lezione, questi sacrifizj, eterna vergogna degli uomini e
degli
Dei, che furono « Famoso pianto della scena Argi
nivano, ed il sole appariva sull’oriente. Serti composti colle frondi
degli
alberi cari agli Dei ai quali sacrificavasi, coro
dall’ ingrato aratro consumato il collo, cader poteva innanzi all’ara
degli
Dei. Chiunque toccasse l’altare macchiato di deli
d aperte le vittime, nelle di cui viscere palpitanti cercavano l’ ira
degli
Dei e gli eventi occultati nel futuro, l’ incenso
perchè non negassero alla famosa nave la terra sperata. Nei sacrifìzj
degli
Dei marini raccoglievasi il sangue, e le nere vit
acco, di cui tre volte al padre dell’onde fa libazioni il condottiero
degli
Argonauti, perchè reputavasi che dei numeri impar
delle cose, e voi m’udite, Sole, Terra, o venerande Erinni Punitrici
degli
empj; a tutti io giuro Che ‘l pudor di Briseide e
azione offerta a Patroclo da Achille per dolore forsennato. Usanza fu
degli
antichi pianger gli estinti parenti per tre giorn
e i primi duci, io vado Il gran rito a compir: parte gemendo La folla
degli
Achei. Già scorgi alzarsi Dai funerei ministri ec
gior parte di esse ha negli angoli teste di animali. Numerosi al pari
degli
Dei erano gli altari, e Virgilio ci mostra larba,
a viltà e la tremante adulazione pose gl’imperatori romani nel numero
degli
Dei, ebbero ancor essi altari, e più dei numi, no
santamente le are non toccava, giacché inevitabile credevasi la pena
degli
spergiuri. I re vi giuravano sopra i trattati di
per inalzarle doveva esser dalla pubblica autorità determinato. Assai
degli
altari. Intorno ai sacrifìzj eccovi quel di pili
. Quelli di Giano, di Giunone, di Esculapio nel gennaio, di Nettuno e
degli
Dei infernali nel febbraio, di Minerva nel marzo,
assi da costoro pietà, e moderazione? » Dopo il discorso del principe
degli
Oratori, l’accennato parere non può considerarsi
a insania che con umane vittime contaminarono le loro mani e i templi
degli
Dei. È opinione di alcuni che questa orribile cos
e tutti i sacrifizj cruenti vietarono, conoscendo che coli’ uccisione
degli
animali si avvezzava alla crudeltà ed al sangue i
almente il Tragico francese. Sacrifizio d’Ifigenia. « Questa il fior
degli
eroi scelti per duci Dell’oste argiva in Aulide g
ide prore, il copra Di spezzati navigli e membra infrante Ira miglior
degli
accusati venti. sole, che nell’esecrata terra D’A
na Giovenale gl’inetti nobili di Roma, che si appoggiavano sulla fama
degli
avi. A questi abbozzi successero molti progressi:
irsi agli antichi artisti d’ogni materia e d’ogni forma per le statue
degli
Dei. Oltre il marmo e la pietra, l’arancio, la pa
io, la palma, l’ulivo, l’ebano, il cipresso erano materia all’effigie
degli
Dei. Nel Giove Olimpico, che veruno emulò, e neir
eziosa materia, distribuiti. Anticamente la creta serviva alle statue
degli
Dei che furono detti Fictilia, dall’arte di getta
he la semplicità dei primi Romani escludeva l’oro ancora dalle figure
degli
Dei. Giovenale, favellando del Giove di Creta di
ivinità le statue fossero comunemente piccole, come quelle de’ Lari e
degli
dei Pataici d’ origine fenicia, che sulla prora d
, sarà mia cura riferirne la descrizione allora che tesserò l’istoria
degli
Dei. Costumavasi offrir loro sacrifizj e preci ne
maestà del loco, ma pesata, come egli dice, l’ira di Cesare e quella
degli
Dei. Tradurrei per vostro vantaggio i versi di qu
Tieste di Seneca, ove si descrive il bosco che era presso alla reggia
degli
empj fratelli. Confido che vi riempirà di maravig
rte: ai paventati tronchi Stan mille doni affissi: evvi la tromba Che
degli
emuli cocchi il volo accrebbe; D’Enomao il cocchi
lle notìzie, che preceder deggiono lo studio delle favole e la storia
degli
Dei, che colla scorta de’ Classici e dei monument
mostrano un fonte, dove le ninfe lavarono le tenere membra del padre
degli
uomini e degli Dei, quando i Cureti lo sottrasser
nte, dove le ninfe lavarono le tenere membra del padre degli uomini e
degli
Dei, quando i Cureti lo sottrassero alla crudeltà
ne il vagito. Così sono rappresentati in due medaglie dei Laodicesi e
degli
Apamesi di Frigia, destinate ad onorare due imper
o i henefizj del figliuolo 1’ troce animo di Saturno, il quale memore
degli
oracoli fatali, insidie gli preparava. Giove, avv
falce ministra di quell’ingiuria, a cui deve il suo nascere la madre
degli
amori. Favoleggiarono gli antichi che Apollo coro
Plutone, e le regioni marittime di Nettuno. Non ostante, fu opinione
degli
antichi che il potere di Giove non solamente al c
’odorosa chioma, Chi le viole e mille e mille fiori, Memoria e pianto
degli
eterni numi. Piovon le foglie in terra, in mezzo
anze favoleggiarono i poeti che sottoponesse la sua divinità il padre
degli
uomini e degli Dei, onde essere dei suoi amori co
rono i poeti che sottoponesse la sua divinità il padre degli uomini e
degli
Dei, onde essere dei suoi amori contento. Dopo le
ne, seco unita nelle spiagge Pierie, diede alla luce le Muse, delizia
degli
uomini, oblio sicuro delle mortali sciagure. E Gi
itologia, Tre (al dir di Cotta in Cicerone nel suo libro Della Natura
degli
Dei) erano i Giovi, secondo i teologi. Il primo e
à, che attestò essergli più cara della vita, perchè udita la disfatta
degli
Ateniesi a Cheronea, volontario pose fine alla vi
ronunziate da Romolo, mentre i suoi cedevano; — Padre desili uomini e
degli
Dei, qui almeno respingi i nemici, togli il terro
, e vi si legge inscritto: A Giove Statore. Vitruvio nel terzo libro,
degli
edifizi peritteri ragionando, ne avverte che di t
vendicatori. » Eccovi quasi esausta la serie dei cognomi che il padre
degli
uomini e degli Dei ebbe presso i Latini ed i Roma
Eccovi quasi esausta la serie dei cognomi che il padre degli uomini e
degli
Dei ebbe presso i Latini ed i Romani. Ora mi rivo
co. Giove Espiatore commemorò Erodoto, e chi era macchiato del sangue
degli
amici e dei parenti ne abbracciava l’altare che i
che ne abbia, come si esprime Visconti, lasciata l’arte e la religion
degli
antichi, è nel Museo Pio dementino, dove questa d
ttà levarsi, Salia sul Campidoglio. Eran di sangue, (Tanta è l’offesa
degli
irsuti pruni) Tinte le bianche braccio, e dalla s
rgo e Samo gareggiarono per l’onore di esser patria a Giunone, regina
degli
Dei, consorte e sorella del Tonante. La prima cit
non meno venerati scrittori. Contento d’ indi care la lite e le armi
degli
avversarli, parlerò pri ma delle gesta della dea,
a, quindi dei simboli coi quali era rappresentata a tenore dei nomi e
degli
attributi diversi che l’antica credulità le conce
marito, mentre due incudini alle candide braccia erano catena. Niuno
degli
Dei potè liberarla; solo Vulcano lo ardì: il padr
stenere; la patera, cioè, e lo scettro, simboli consueti della regina
degli
Dei. L’elevazione indicata del braccio sinistro,
n lasciano dubitare nè dell’azione della figura, nè della convenienza
degli
accennati attributi. Se si consideri l’arte, tutt
ici, quasi al pari di quelli di Giove, furono i cognomi che la verità
degli
ufficii, la fantasia dei poeti, l’ambizione delle
qui vogliono che derivasse il costume di dividere coU’asta le chiome
degli
sposi. Un promontorio dell’ Italia le diede il no
ella Diodoro. Eccovi tessuta la serie dei nomi più illustri. Ragionar
degli
altri sarebbe inutile e noioso. Aggiungerò la des
mpi si venerano per statue, o un vero moggio, segno della gratitudine
degli
adoratori che dichiaravano così tenere dai numi l
iglie Aetasa, Aioche e Medicasta. Da Ercole, come udirete nel viaggio
degli
Argonauti, ebbe la vergine salute, e morte il mos
Luciano nei Sacrifizii, e Cicerone nel suo libro Intorno alla natura
degli
Dei, avvertono che effìgiavasi con neri capelli e
a Samo, Contemplava di là l’aspro conflitto; E tutto l’Ida e Troia, e
degli
Achei Le folte antenne si vedea davanti. Ivi, usc
dire di Cicerone, seguito da Arnobio, quattro, oltre il figlio del re
degli
Dei, furono i Mercurii: il primo nacque dal Cielo
ve, nipote di Atlante e di Pleione, appropria la Mitologia ogni vanto
degli
altri. In tanta varietà doveva necessariamente du
il latte, che a parte del cielo die nome. Omero, o chi sia l’autore
degli
Inni, narra che appena dalla ricciuta Maia fu par
dosi verso il proprio tetto, non riscontrò per sua gran ventura ninno
degli
uomini e degli Dei: dei cani stessi non s’udiva i
roprio tetto, non riscontrò per sua gran ventura ninno degli uomini e
degli
Dei: dei cani stessi non s’udiva il latrare. Entr
icità nella composizione, pregio che raccomanda quasi sempre le opere
degli
antichi. Adornava il Foro di Preneste, nelle cui
e del Commercio. La verificazione di quanto affermiamo è un risultato
degli
schiavi intrapresi nell’orto dei Padri Dottrinari
, Inni, tradotti dal Salvini. Lezione decimaquarta. Dei simboli e
degli
uffìcj di Mercurio. Fra i cosinomi che l’antic
l’aurea verga in cambio della lira da Apollo, che la cura gli affidò
degli
armenti. I mitologi più recenti aggiungono che co
ia di due serpenti, onde vi furono uniti per significare la concordia
degli
animi più efferati. Jamblico, che col velo dell’a
perchè commessa gli era la tutela del gregge. Cammillo, cioè ministro
degli
Dei, lo dissero gli Etruschi con nome ai Beoti an
co senza la falsa denominazione che per ben due secoli ebbe dal volgo
degli
eruditi e dei professori. I più esperti uomini d’
sua figlia; a lui finalmente è tutto proprio, secondo l’osservazione
degli
antiquarii, il manto ravvolto al braccio sinistro
re: onde veruno dei numi fu di esso più compassionevole, avendo fatto
degli
umani mali esperimento. Illustre fra gl’infortuni
e, arme di Giove, e ministro della morte vendicata. Sdegnato il padre
degli
uomini rilegò dal cielo Apollo, che esule famoso
la giovinetta in una verga dell’ incenso odorato, che sale alle sedi
degli
immortali. Ma Clizia, quantunque nell’amore avess
fiore, detto Elitropio, trasformata. Ma assai per la presente Lezione
degli
amori di Apollo. Un simulacro di lui chiamato Sau
no. « I capi d’ opera della scultura furono eternati dall’ammirazione
degli
antichi, non solo colla memoria che ce ne hanno l
o, gli cedesse Calaurea che è dirimpetto a Trezene. Ho sentito dire a
degli
altri che dei pastori avendo condotto per caso i
nome. Aggiungono che trovasse l’arte di conoscere l’avvenire col volo
degli
uccelli, e che la città di cui è fondatore fosse
io di Apollo fu dunque esposto fino dal suo principio alle intraprese
degli
uomini avidi e scelerati. Infatti, dopo questo ba
d’ istrumenti a corde senza canto. Nella seconda si comprese la corsa
degli
uomini armati. » Fin qui Pausania. Daremo quel c
me La notte, e sola soffre occhio mortale. Alla messe propizia, e che
degli
anni Mostra la fuga col crescente raggio. Quindi
erevoli monumenti consacrati al dio. Lasciando le statue dei musici e
degli
atleti, che hanno nell’arte loro riportata la pal
su gli Spartani. Consiste in un Apollo, in una Vittoria con le statue
degli
eroi originarii di Tegea; come Callisto figlia di
simulacri. « Presso del nominato cavallo si mirano pure altre offerte
degli
Argivi, che consistono nelle immagini dei princip
doro e di Aristogitone. Offrirono pure ad Apollo gli Argivi le statue
degli
Epigoni, e quella di Danae re di Argo con Ipermes
me di Artemisio e di Salamina. Due altre statue del nume sono ofierta
degli
Epidauri e dei Megaresi. Nel pavimento del tempio
e unanimemente contro Pitone. Ma perchè non piuttosto contro il campo
degli
Achei per vendicare l’oltraggio del suo sacerdote
di vigore e di eleganza, che vi si vede il più bello e il più attivo
degli
Dei, senza la morbidezza di Bacco, e senza le aff
Cajo Caligola pensava sino farla sede dell’impero e seggio ordinario
degli
Augusti. Non dee far maraviglia dunque che tante
nerale che nulla vi ha di veramente perfetto, e che perciò si trovano
degli
errori nei capi d’opera, non solo dell’arti del d
ti gli altri simulacri del dio, quanto l’Apollo di Omero è più grande
degli
altri descritti dai susseguenti poeti. Le sue for
o le muse e lo accarezzano. Fra tutti i rimastici simulacri del padre
degli
Dei, nessuno ve n’ha che si avvicini a quella sub
, che il voler supremo manifestan con i cenni; gli occhi della regina
degli
Dei in maniera dignitosa inarcati; é la sua bocca
che ne ho dato, imitando così coloro che posavano a pie dei simulacri
degli
Dei le corone che non giungevano a metter loro su
fuggi: a me di Delfo Serve la reggia e Claro, io son di Giove Figlio:
degli
anni io sono il padre: io solco Gl’ignoti abissi
l’età future, 11 passato, il presente: io con la cetra Marito il suon
degli
animosi carmi: Certo è il mio strale, ma del mio
ori, e fra gli altri Francesco Giunio , che ha scritto sulla pittura
degli
antichi. Forse così uno s’inganna nella spiegazio
nario alle sue figure nell’isola di Lesbo, perchè, secondo l’opinione
degli
antichi, quest’albero favorisce la divinazione. P
e borchie è anche parte di questo abito citaredico, per testimonianza
degli
antichi scrittori. La fascia, o zona, che gli cir
re dalle semplici cetre, che non ne erano fornite, secondo l’opinione
degli
espositori delle antichità ercolanesi. » Per la v
ne, che l’ imbelle Lira Temeva: disse: salvator del mondo, O maggiore
degli
avi Ettorei, Augusto: Vinci sul mare, è tua la te
La vergogna le spade. E tempo. I legni Vadano ad incontrarsi: io son
degli
anni Il padre: io guiderò di Giulio i rostri Con
partiene ai tempi Omerici), ma perchè autore è della luce primogenita
degli
esseri e dell’universo, Latoo lo dissero per Lato
ltari fondato da Manto figlia di Tiresia, che qui fuggiva la vendetta
degli
Epigoni vincitori di Tebe. Come Teossenio, cioè o
i conviene A sorelle. La terra uomini porta E selve o fere e ninfe, e
degli
aperti Campi tutti gli Dei. Là sopra il cielo Sei
aprima. Diana. Secondo Cicerone, nel libro che intorno alla natura
degli
Dei ha scritto, più furono le Diane. Una nata di
ga la seconda, che è sorella di Apollo e custode delle selve ed onore
degli
astri, perchè, come dai poeti appare era lo stess
a di Cerere, la quale, al dire di Pausania, era lo stesso che l’Iside
degli
Egiziani. Checché ne sia, avendo veduto i dolori
a bella statua una specie di stivaletti, ch’erano i coturni venatorii
degli
antichi, de’ quali doveva esser calzata l’immagin
olto regni con Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli, dei cani,
degli
archi, dei cocchi, che leggermente ti trasportano
e della sua nave, quando i venti imprigionati differirono la vendetta
degli
Achei sopra il rapitore troiano. Salve, o venerab
ie braccia non lascia Che sfigurato corpo: orrido oggetto Ove trionfa
degli
Dei lo sdegno, E appena tu conosceresti, o padre.
tudine nel medesimo luogo una statua d’oro in onore d’Artemidoro, uno
degli
artefici del tempio. Dice Yitruvio che questo tem
po inviolata selva Frondeggia in piano, ed i soggetti campi Riguarda:
degli
eroi parte le reti Distende, parte scioglie i can
l sen ribagna il ferro Ancor fumante del fraterno sangue. — Ai templi
degli
Dei doni portava Altea pel figlio vincitor, ma ve
à medesima, che n’ è il so^ra^etto. A ragione si è lamentato Gronovio
degli
antiquarii, che invece di spiegare tutti que’ sim
a in Cerere, ora in Iside ed ora in Cibele abbiano trasformata la dea
degli
Efesii. Quantunque non siamo stati iniziati ai mi
iande, sotto un festone di varie frutta, denotanti il più antico cibo
degli
uomini. Il resto del petto è coperto dallo Zodiac
memente a quelle parole di un certo Demetrio, che leggiamo negli Atti
degli
Apostoli, che l’Asia non solo, ma tutto l’univers
degna di una sì minuta descrizione, e perchè illustra il citato loco
degli
Atti Apostolici, e perchè è troppo aderente al no
i sa che le colonne erano scanalate, quasi ad imitazione delle pieghe
degli
abiti feminili, e d’ordine ionico; e scanalate e
gine e sulla patria, dovute alla vanità delle nazioni, alla mala fede
degli
scrittori, e più ancora a quella mistura di diver
di dio. Luciano, che burlando or insegnò, or pervertì, nei dialoghi
degli
Dei introduce, con quella grazia ch’è tutta sua,
i diletta per mezzo alle battaglie Il nitrir dei cavalli, Il picchiar
degli
scudi, Delle rote il fragor; che la grand’asta Su
culapio Igia, o la dea della salute, per figlia. Assai delle azioni e
degli
attributi della dea. Passiamo a trattare di più i
ervatori delle proprietà, reflettevano che questo appunto è il colore
degli
occhi de’ più feroci e guerrieri animali, e per c
, e per ciò l’attribuivano a Pallade che uscita dalla testa del padre
degli
Dei tutta armata non respirava che battaglie e st
Sul casco della dea l’artefice avea rappresentato un gallo, o perchè
degli
uccelli è il più coraggioso, ovvero come simbolo
ntante l’apoteosi di x\ugusto. È da notarsi che rari sono i simulacri
degli
Dei in un movimento straordinario. Nè s’incontra
salva. Lezione vigesimasettima. Venere. Venere, eterna voluttà
degli
Dei, degli uomini, delle belve, favoleggiarono i
Lezione vigesimasettima. Venere. Venere, eterna voluttà degli Dei,
degli
uomini, delle belve, favoleggiarono i più fra gli
l volto spremeva con ambe le mani l’onda dell’ Ocea no: e il principe
degli
antichi pittori, Apelle, così l’espresse in quell
o dai flutti cerulei, e di sedere nella nostra conchiglia. — L’autore
degli
Inni Omerici al contrario narra l’aura rugiadosa
ono. Così elleno stesse si abbigliano quando vanno alle amabili danze
degli
Dei nella casa paterna. Poiché ogni ornamento ebb
nte per origine e per attributi, quantunque Orfeo, o chi sia l’autore
degli
Inni, confonda la marina, o volgare, con la celes
anifestata la sua fortuna provato avrebbe il fulmine di Giove e l’ira
degli
altri numi. Ma non fu Anchise il solo fortunato f
Villa Borghesi, se ne è fatte delle Giunoni, ma la voluttà e la forma
degli
occhi proprii di Venere vi fa conoscere questa de
ormente con questo vaso rovesciato l’azione del bagno, dove era stile
degli
antichi di ungersi, è ancora un utensile tutto pr
e, ne volle usare neppure il giorno del contrastato giudizio. L’amore
degli
ornamenti che distingue Criprigna si é voluto ind
tta? — Vener così piangea; ed al suo pianto Sospira, e piange il coro
degli
Amori. Ahi ahi Ciprigna; è morto il bello Adone!
ora di altre divinità hanno sortito dal capriccio dei ristauratori e
degli
antiquarii. Pure le medaglie di Sabina Augusta e
ome proprio dell’ effigie di Venere: ora mi sono avvenuto in un passo
degli
Argonautici di Apollonio Rodio che dà gran lume a
er cui tanti navigavano a bella posta in Asia, e per cui il fanatismo
degli
antichi giunse agli eccessi i. più stravaganti. L
onia otriculana avrà venerato in questo simulacro l’origine di Roma e
degli
Augusti. Quantunque la figura sia composta con ce
to, Che il guardo inebria ed il pensiero arresta. Qui terra e mare, e
degli
aerei campi Vedi l’azzurra volta; il Sole eterno
so ed insensato che sei, non conserverai piiì alcuna reverenza pel re
degli
Dei, e ti sei dimenticato il suo comando? Frena l
iscordia e delle guerre. — Pure, essendo suo figlio, ordinò al medico
degli
Dei che lo sanasse. Peone pose sulla sua ferita u
l fuoco che a lui conviene, non trovasi certamente fra tutti i lavori
degli
antichi. Le due più belle figure di questo dio. s
n oscurissima spelonca nascosa fuggisse la luce del cielo e l’aspetto
degli
Dei. Tutti i frutti della terra perivano, stermin
avea sofferto le ferite dell’aratro fu letto agli amanti: ma il padre
degli
uomini, non soffrendo nel suo figlio un rivale, c
campagna, sia, come pretende Vitruvio, che i costumi semplici e puri
degli
abitanti fossero analoghi alla loro situazione. C
i quanto i pensamenti dei poeti, primi teologi delle nazioni, abbiano
degli
artefici guidata la mano. L’istinto che ha la for
fedeli interpreti di Cerere, e le erano con sacrate. L’immaginazione
degli
artisti, poco contenta dei simboli adottati nel p
e di Omero.- Dicono essi che questo dio delle ricchezze fu il frutto
degli
amori di Cerere con Jasione. Gli scrittori seguen
tanto si fida Nell’ingegno del loco: Un dì fu parte L’Etnea contrada
degli
Ausonii campi: Cangionne sito la tempesta e l’ond
i nelle seguenti descrizioni. « Uno dei più bei monumenti delle arti
degli
antichi nelle drapperie è la presente statua. L’e
ina, e tesseva inutil dono Al ritorno materno, e qui coll’ago L’ordin
degli
elementi e la paterna Sede illustrava, e con qual
ardiva con tutto ciò opporsi alla domanda d’Ercole amico e benemerito
degli
Ateniesi. Si trovò il modo di conciliare questa d
Vescovi. Il luogo dei contemplati, o Misti, era nel vestibolo, quello
degli
Epopte, o Vescovi, nell’adito, cioè nella parte i
li altri ministri le cure. S’iniziavano in questi misteri i figliuoli
degli
Ateniesi ancor fanciulli, nè gli Ateniesi solo, m
non era il Tebano figlio di Giove e di Semele, ma un altro che dal re
degli
Dei e da Cerere, o Proserpina, era nato. Aveva un
fiaccola nella mano, e traevasi tra il canto, le danze e il picchiar
degli
scudi. Sacra la porta, sacra la via che frequenta
plendenti rami Verde metallo; a te fia sacro, e ricca Sarai tu sempre
degli
aurati pomi. Poco ti dico: ciò che il Ciel sereno
cerche. Intorno alle altre divinità ho cercato di esporvi le opinioni
degli
antichi, e d’illustrarle coi monumenti degli arti
o di esporvi le opinioni degli antichi, e d’illustrarle coi monumenti
degli
artisti, colle descrizioni dei poeti, per quanto
il dono. Reputavasi il fuoco etereo, di che simbolo è Vesta, perpetuo
degli
antichi, onde da Orazio etenra nel terzo libro de
lo stesso nei Problemi, indagando la ragione perchè le tavole rotonde
degli
antichi si chiamassero veste, afi’erma che tal no
rà di trattarne quando, dopo avere indagata nelle favole la religione
degli
antichi, vi narrerò gli usi e i magnanimi fatti d
erpina. (Continuazione.) Cerer spaventa nelle sacre rupi, Ch’il suono
degli
scudi empie, sicuro Simulacro di mal; notte ripet
fra gli Dei, che scioglie le cure, e doma nel cuore degl’immortali e
degli
uomini la mente e il prudente consiglio. Dal prin
a fa moglie di Titano. L’autore delllnno Omerico la chiama gran madre
degli
Dei e consorte del Cielo stellato. Erodoto dice c
ga qui accompagnata dai sette pianeti perchè questi, come fu credenza
degli
antichi, esercitavano ciascheduno nel proprio gio
la Terra, e le tramandavano gl’influssi. Assai della Terra. Amore re
degli
uomini e degli Dei merita le nostre ricerche. I L
tramandavano gl’influssi. Assai della Terra. Amore re degli uomini e
degli
Dei merita le nostre ricerche. I Latini, come not
pagne l’Ebrietà, le Angoscie, le Inimicizie, la Contesa. Seguì l’idee
degli
antichi il Petrarca allora che disse di questo di
appoggiato sopra un cippo, o colonnetta quadrata, secondo il costume
degli
eroi, e tiene il fulraine nella mano, L’Amore, se
gli antichi. Regina del Caos era innanzi che Iddio togliesse la lite
degli
elementi, e leggi prescrivesse alla materia infor
l’autore degl’Inni, che vanno sotto il nome di Orfeo, la chiamò madre
degli
uomini e degli Dei. Favoleggiarono i poeti che fo
nni, che vanno sotto il nome di Orfeo, la chiamò madre degli uomini e
degli
Dei. Favoleggiarono i poeti che fosse tratta sopr
o disse con ragione Orfeo, che chiamò pure quiete dell’universo, e re
degli
uomini e degli Dei. In Omero tutti gli Dei cedono
ione Orfeo, che chiamò pure quiete dell’universo, e re degli uomini e
degli
Dei. In Omero tutti gli Dei cedono al Sonno: solo
pe dei poeti volle indicarci che coloro i quali presiedono al destino
degli
uomini dovrebbero essere continuamente vigilanti.
lui precipitato nel mare, dove sarebbe perito, se la Notte domatrice
degli
uomini e degli Dei non lo avesse salvato. Non vi
o nel mare, dove sarebbe perito, se la Notte domatrice degli uomini e
degli
Dei non lo avesse salvato. Non vi è istoria nè fa
gnati i contorni. Vi ha pure tre templi. Il primo sacro alla Notte, e
degli
altri più venerato. Nel secondo si adora l’Apatia
tatua del Sonno a quella delle nove Dee a chiunque conosca l’opinione
degli
antichi, che nessuna deità stimarono tanto amica
empie, forse per simboleggiare i voti cbe fa dormendo l’immaginazione
degli
uomini: anzi nel monumento Matteiano non è figura
finalmente di Apollo stesso. Mercurio è il dator de’ sogni: le storie
degli
antichi e moderni amori mancano di rado di una qu
e moderni amori mancano di rado di una qualche avventura, che i sogni
degli
amanti non abbiano prevenuta; e Apollo è poi sing
no servire a determinare le nostre idee su questo genere e sui luoghi
degli
scrittori, che vi han relazione. La prima sarà l’
, e rispondea la Diva: O Sonno, quiete del creato, o Sonno Il miglior
degli
Dei, pace dell’alma, Il dolore ti fugge, e tu lus
lui educati, come Omero attesta relativamente a Giunone. Fu credenza
degli
antichi che avesse il capo di toro, come attesta
accoglimento cotanto utile per richiamarsi al pensiero le impressioni
degli
oggetti provati altre volte, nel che consiste que
è il soggetto di questa scultura abbastanza è nota pei carmi non meno
degli
antichi che dei moderni poeti; anzi l’hanno quest
ciò ch’io vidi ; » lei chiama il Cantore della Gerusalemme: «Mente
degli
anni e dell’oblio nemica, Delle cose custode e di
d osservare che in una maniera, per la sua semplicità e nobiltà degna
degli
artefici antichi, è stata dal cavalier Mengs rapp
l pittore filosofo questa bella idea; l’ha egli appresa nel commercio
degli
eruditi, e ne ha avuto un esempio nelle antiche g
predir l’avvenire, e dopo la sua morte ebbe dei templi dove si aveano
degli
oracoli. Pausania favella dì un tempio e di un or
ne; il quale avendo veduta con Olimpico, sonatore di flauto, la madre
degli
dei che con fragore e lampi scendeva dal cielo, e
no, al cui tronco egli si appoggia. L’abbigliamento di esso da quello
degli
altri Frigii si distingue per quel sottabito angu
Suoni alle orecchie: e quel ch’era a sinistra Delle greggio nimico e
degli
armenti Contra gli aizza, e in questa guisa parla
a, e la moltitudine l’adorava in distanza qual persona sacra ed amica
degli
Dei. Assai di Rea, o Cibele. Saturno marito di le
ervanza delle leggi non era incisa usi bronzi, ma impressa nell’animo
degli
uomini e con loro invecchiava. Pensano alcuni, fr
e di tre Dei principali, non ebbe però fra i poeti il titolo di Padre
degli
Dei, forse per la crudeltà ch’esercitò contro i s
bitanti la maniera di placare l’ira di Saturno col sostituire, invece
degli
uomini, che, legati piedi e mani, gettavano nel T
io si rappresenta comunemente come un vecchio incurvato sotto il peso
degli
anni, con una falce in mano per indicare che pres
olifemo figlio di Nettuno è loro capo, e porta lo stesso nome che uno
degli
eroi dell’Iliade. Non vi ha alcuna cosa che meno
scrive la felicità e le costumanze dei Ciclopi. — Affidati alla bontà
degli
Dei non piantano, ne arano. Tutti i frutti loro p
primi appartenevano alla sinistra, i secondi alla destra. Era ufficio
degli
uni il nuocere, degli altri il riparare ai danni
la sinistra, i secondi alla destra. Era ufficio degli uni il nuocere,
degli
altri il riparare ai danni degl’incatesimi. I Dat
rola Cureti presa nel più semplice significato suona uomini nel fiore
degli
anni. In terzo luogo si dissero Cureti i ministri
discordia dei mitologi su questo particolare, ragionando della madre
degli
Dei. Quanto ai Cabiri, sui quali si estendevano l
ta la corte infernale: onde discendete meco col pensiero nell’Inferno
degli
Idolatri, che prestò all’ immaginazione di Polign
leno devono abitare nel suo impero. Conferma 1’ opinione del principe
degli
antiquarii la seguente descrizione di una statua
rla. Esigeva ciò il genio dei Greci, e ben conveniva alle circostanze
degli
Egiziani. Godevano i primi di ritrovare nel culto
vece dei simulacri secondo il parere del Buonarroti, o secondo quello
degli
antichi, voglia interpretarsi per simbolo dell’ab
ersi per uno di quei fregi chiamati da Giovenale: « antichi ornamenti
degli
Dei di Asia. » « Infatti per quanto cariche di po
zzato da suo padre. Accanto vi è un empio che ha saccheggiati i tempi
degli
Dei: egli è punito del suo sacrilegio da una donn
onte Caylus ha fatto uso dell’anello di Foco per provare l’ antichità
degli
anelli. Si vede che dai tempi più remoti le pietr
una delle sue sulle spalle di Sarpedone. Il pittore ha rappresentato
degli
uccelli sul manto di Memnone; questi uccelli si c
al disopra delle pratiche di Religione, quanto gli dei sono maggiori
degli
eroi. Un poco più basso vedesi Tantalo in mezzo a
oso, e da Rifee Pruine i mai non vedovati campi: E la rapita sposa, e
degli
Dei Piangeva i vani doni, onde sprezzate Dal fede
poeti le figuravano alate, e questa idea dei poeti ha guidata la mano
degli
artisti antichi. Infatti sopra un basso rilievo p
nosse, Eaco, Radamanto, sono nomi che rammentano a chiunqne l’Inferno
degli
antichi. Di Proserpina vi ragionai in parte quand
ebbero per soggetto Cerere madre di lei: ma l’ampiezza dell’istoria e
degli
attributi di questa dea non mi permise d’ inserir
nni. Ma ritornando a Caronte, attesta Luciano essere stata costumanza
degli
antichi il porre nella bocca dei morti un obolo,
si esercitava in questo luogo sui morti può avere sull’altre finzioni
degli
antichi contribuito. Stige nell’inferno dei Pagan
oeti; come all’uso che ne facevano per provar la reità, o l’innocenza
degli
accusati, ascriver conviene tutto ciò che fu imma
ortali contieni con freno di adamante, odiando la perniciosa superbia
degli
uomini, discacci la nera invidia. Sopra la tua ru
o un elmo i suoi capelli annodati sulla cima della testa. L’allegoria
degli
Etiopi rappresentati sulla coppa che teneva nella
mato della precedente narrazione, parvero inesplicabili. Il confronto
degli
antichi scrittori ci pone ora in istato di rischi
altra reggeva un’ampolla, sul cui corpo erano rappresentate le figure
degli
Etiopi. Qui è la maggior esitanza di Pausania: ma
ne, onde udite da Ovidio, che ho tradotto, come Dedalo, il più antico
degli
Artisti, fuggisse con Icaro suo mal avventurato f
zze. Non è del mio istituto il decidere se la pigrizia e r imprudenza
degli
uomini abbiano collocato la Fortuna fra le Dee, c
iega i simboli della Fortuna: Il timone significa che governa la vita
degli
uomini, e il corno d’Amaltea indica il dono dei b
amanti le davano le ali di Cupido. Ma forse sarà stata un’invenzione
degli
artefici, dopo che il padre di Bupalo aggiunse il
olo proprio a significare l’inalzarsi vicendevolmente alla prosperità
degli
uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch
cendevolmente alla prosperità degli uni, e il deprimersi alle miserie
degli
altri, ch’era creduto da questa Dea farsi con tan
sosteneva fra le braccia, in forma di due bambini, il re e la regina
degli
Dei. Questo dominio è indicato nel timone, simbol
la più antica Mitologia, erano figlie di Celo, come Saturno e i primi
degli
Dei. Ma l’opinione meno inveterata e più seguita
; ma ogni querela ha sopito il Visconti, che combinando la tradizione
degli
scrittori coi monumenti, ha indicato agli artisti
ha fregiata la chioma. Questa corona è sacra a Bacco, deità tutelare
degli
spettacoli teatrali, e conviene perciò alla sagac
estive il vizio uman scherzando punge. « II bastone ricurvo è proprio
degli
attori antichi, e più conviene a Talia, ch’è anco
sinistra, istrumento, che allude, come l’edera, all’origine Bacchica
degli
spettacoli teatra li. È stato supplito sull’indiz
’Antiquaria, essere stata usata dagli antichi artefici nelle immagini
degli
eroi. Agli esempi che adduce può aggiungersi la b
come indubitato: ed in fatti, sono d’accordo su ciò la maggior parte
degli
antichi. Pure lo scoliaste d’Apollonio e quello d
alla Lungara, la qual replica serve a provar sempre più la celebrità
degli
originali di queste Muse. La nostra era in antico
egrie delle nozze, ecco gli ufficii di Erato secondo la maggior parte
degli
antichi, che dall’amore ne derivarono l’amabile d
nto dal nome. Apollonio nel terzo libro dove incomincia la narrazione
degli
amori di Medea con Giasone, chiama Erato con ques
fago Capitolino, dove una sola ha la cetra, e l’abbiamo sull’autorità
degli
antichi appellata Tersicore; altre sei hanno i lo
tremule mani perchè nell’ubriachezza sono uccisi. Quanto all’aspetto
degli
estinti, vi è chi ha il collo tagliato, cercando
glia illustrato da un greco epigramma sfuggito all’immensa erudizione
degli
espositori di quei monumenti. Eccolo: Taccio, ma
rta di danze fosse diretta dalla Musa Polinnia, è consenso universale
degli
antichi scrittori. « Ma, per tornare alla conside
tesi i corpi dei capitani, grandi invero e membruti più che il comune
degli
uomini: ma Capaneo è pari a un gigante. Quanto a
che crede le penne poste sul capo delle Muse perchè fan volare i nomi
degli
eroi e le fantasie dei poeti. Queste e simili fre
a noi accennate nello spiegare ciascuna Musa, e fondate sul confronto
degli
scrittori e dei monumenti, e principalmente nelle
morale da queste dee, ragionerò di quello che più v’ interessa, cioè
degli
antichi monumenti nei quali sono rappresentate. L
opinione, fu figliuolo di Apollo e di Coronide, come attesta l’autore
degli
Inni ed Omero attribuiti. Lasciò scritto Pausania
di Esculapio derivi dagli effetti che produceva la medicina semplice
degli
antichi, cioè di acquietare i dolori, non riducen
e generoso, con lubrico ravvolgimento. — Ciò veniva preso per simbolo
degli
aiuti che alla natura umana deve dare la medicina
inor numero, secondo la superstizione dei particolari e il sentimento
degli
artefici, come dai precitati luoghi di Pausania e
llustre. È ottimamente conservato, ed ha la cortina ai piedi, simbolo
degli
oracoli che solca dare Esculàpio, qual si vede ne
gli oracoli che solca dare Esculàpio, qual si vede nella bella statua
degli
Orti Farnesiani, che si crede la stessa di quella
note e comuni: basta il riflettere che questo forse è il più costante
degli
attributi bacchici, poiché il figlio di Semele si
la di più proprio di Bacco: o provenisse ciò dall’uso e dal capriccio
degli
scultori, che in tal foggia abbiano voluto rappre
ene espresso queir epiteto feminiforme, che lo scrittore della Natura
degli
Dei credeva essere un attributo essenziale del di
ti e degi’ Indiani, egli verrà sulla volta eterea a percorrere la via
degli
astri, e a tenere il fulmine di Giove suo padre.
fiume ov’ ella si bagnava. Qui il poeta descrive la maraviglia del re
degli
Dei nel mirare le grazie della bella Semele, che
cia, piuttosto che esser testimonio di questa profanazione del tempio
degli
Dei, e vedere Andromeda, Perseo, la sua testa di
zione di Bacco. Origine della vite. Dopo la morte di Semele, il re
degli
Dei depose nella sua coscia il giovine Bacco, fin
erne l’umore. Il Canto seguente continua la descrizione dei giuochi e
degli
esercizi differenti dei due amici. Ampelo è vinci
o che così scintilla alla vista, il fuoco che si sprigiona dalla sede
degli
Dei, tutto ciò si riferisce a quest’ avventura. U
e del cielo, che non si acquista senza gloriose fatiche. Lo stesso re
degli
Dei non vi è giunto che dopo aver vinti ed incate
a, ed io non piangerò più. Questo passo non si accorda con la dignità
degli
altri Canti. Meti dichiara di esser pronta a sacr
a terra: ma nulla spaventa Licurgo, che sfida le Baccanti e il potere
degli
Dei che proteggono il dio del Vino. Comanda che s
à che gli ultimi anni. Pone Bacco al di sopra di Perseo, di Ercole, e
degli
eroi che pugnarono sotto le mura di Troia. Quindi
no sotto le mura di Troia. Quindi descrive il timore e la desolazione
degli
abitanti sulle rive del Gange, e la disperazione
di Bacco. Il nume vergognandosi del riposo in cui languiva, si duole
degli
ostacoli che Giunone ai suoi trionfi frappone. At
e della Notte lo persuade a vincere colla sua quiete gli occhi del re
degli
Dei, onde servire al furore di Giunone. Lo dio de
rappresentava Bacco con una testa di toro; e si congettura da un Inno
degli
abitanti di Elide, commemorato da Plutarco, le su
tirso, che voi vedete tante volte espresso nei bassirilievi, ed è uno
degli
attributi di Bacco. Io mi prevarrò delle notizie
ezza si ammira in questa mezza statua di Bacco, trovata nel cavamente
degli
Orti Carpensi presso il Tempio. Per comodo dei tr
i pampini, e vi sono ancora dei tirsi. Si rallegrano intorno al fonte
degli
uccelli, e candidi fiori vi sono sul margine non
pino: si aggiunge talora un carico di frutte e di spighe. Tra i libri
degli
antiquarii il Lanzi non ha trovato alcuno che il
uando tal divisione, che non può avere altro oggetto fuori del comodo
degli
artisti e della nomenclatura antiquaria, vogliono
artisti e della nomenclatura antiquaria, vogliono derivata dall’ idee
degli
antichi, e censurano con poca esattezza quei Clas
di Eineo, promettendo di dare al suocero molti doni come era costume
degli
antichi. Dimandava questi istantemente l’adempime
nto poterono in Issione che furibondo ne divenne, e non sapea a quale
degli
Dei e degli uomini rivolgersi per essere del suo
in Issione che furibondo ne divenne, e non sapea a quale degli Dei e
degli
uomini rivolgersi per essere del suo atroce misfa
ta al consorte gl’infami tentativi dell’ ospiste scellerato; ma il re
degli
Dei volendo accertarsi della verità di quello che
to r estratto, gli annovera nell’esercito che radunò al nume la madre
degli
Dei, e introduce un Centauro che s’ off’re a port
feste di Bacco, come quelle che furono prese da’ Misteri della madre
degli
Dei. Ancora la Centauressa nel medaglione di Giul
a. Quantunque non giungano queste due copie ad eguagliare la bellezza
degli
originali, che furono scolpiti da Aristeo e Pappo
dei Capitolini. Son sembrati a taluno scolpiti con maggior morbidezza
degli
originali medesimi, non riflettendo che il color
orto che s’incontra nei vasi. Lene eran tenute dagli antichi le ninfe
degli
strettoi, dice il Costantini, come le Naiadi dei
irso, dei capelli sparsi, come par si raccolga in Tacito nel libro XI
degli
Annali. Egli descrive Agrippina mentre celebra i
tto dalla loro elevatezza. Porfirio chiama escharas, o focolari l’are
degli
Dei terrestri, e forse la nostra ara serviva a so
nti prima dell’Era Cristiana, ne hanno infinitamente più dopo i tempi
degli
Antonini. Quindi la buona critica c’insegna che s
ntanze. Sembra che tal sorta di gente si moltiplicasse verso il tempo
degli
Antonini a misura che andavano ad offuscarsi le a
introdussero da procurarsi difficilmente nell’antico selvaggio viver
degli
uomini: onde rese necessarie le proprietà e le so
accennato e poco finito, mostra un lavoro di molta antichità, e forse
degli
ultimi tempi della Repubblica; e alla semplicità
icuro segno e della santità della vita e della felicità dopo la morte
degli
estinti iniziati: certo è che la metà presso degl
cità dopo la morte degli estinti iniziati: certo è che la metà presso
degli
avanzi delle arti vetuste son memorie ancora del
ppero senza indegnità eccitare il riso in mezzo alle famose avventure
degli
dii e degli eroi. Il nostro Fauno, secondo il pre
indegnità eccitare il riso in mezzo alle famose avventure degli dii e
degli
eroi. Il nostro Fauno, secondo il precetto o il c
ar che lo guardi con af fetto, è forse Nisa, la sua nutrice: la turba
degli
altri Baccanti il precede. Una Menade ed un Satir
ze barbariche usate dagli antichi artefici nell’abito particolarmente
degli
Orientali, è distinto dalla lunga inanellata chio
ale di Bacco e di Arianna. « La schiera dei Baccanti precede i cocchi
degli
sposi; due Fauni sostengono con fatica 1’ ebro Si
, o tromba, e così accenna la musica non trascurata mai nella letizia
degli
Imenei. Più curioso e singolare è il carro di Bac
conquistare sulle sponde dell’estremo Fasi il vello d’oro. Il viaggio
degli
Eroi offre mille soggetti al pittore, e più ne pr
ricordano i rapporti Dionisiaci di questa fiera che, sacra alla madre
degli
Dei, passò nelle solennità di Bacco a quelle di C
cata dal Professore Atto Vannucci. — Dobbiamo esser certi, che ancora
degli
ultimi avanzamenti negli studj di Mitologia fareb
. 7.º il Proemio, pag. XII, ecc. ecc. 2. Lezioni di Mitologia a uso
degli
artisti, Firenze 1855, Barbèra, Bianchi e Compagn
l’Egitto, nuotavano in fluido elemento. Da questa dottrina allegorica
degli
Egizj avrà probabilmente Talete, il quale viaggiò
una Mitologia, la quale fosse ricca di erudizione per l’intelligenza
degli
antichi poeti, e scevra di ogni anche menoma espr
a Mitologia che insozzata non fosse o più o meno delle turpi leggende
degli
antichi Pagani. E forse mi fu dato, la Dio mercè
ascimento, delle favolose avventure, delle ineumbenze e del carattere
degli
Dei de’ Gentili o Pagani, i quali follemente cred
Satùrno era quel nume che in se contiene il corso ed il rivolgimento
degli
spazii e de’ tempi(1) ; o il Sole, il quale col s
Opis) e Terra (Tellus), perchè la terra era riputata la comune madre
degli
uomini ; Rea (Ρεα, Phea) da un verbo greco (ρεω)
gine da Satùrno, di cui figliuolo era Pico, peritissimo nella scienza
degli
augurii ed insigne nel maneggio de’ cavalli (2).
lio, ove educò i più insigni Eroi che furono a tempo della spedizione
degli
Argonauti, Ercole, Giasòne, Esculapio, Achìlle ed
a ; e da Virgilio (1) chiamasi Madre, perchè la Terra credevasi madre
degli
uomini e degli Dei ; o perchè Vesta era il princi
io (1) chiamasi Madre, perchè la Terra credevasi madre degli uomini e
degli
Dei ; o perchè Vesta era il principal nume tutela
nus, quasi signore del giorno o del mattino. Janus Pater, quasi padre
degli
Dei-Janus Quirinus, detto da curis o quiris, che
giudicarsi il pianeta di Satùrno di malefico influsso, ch’è l’indole
degli
Dei infernali. Il giorno sacro a Satùrno era infa
iove. I. Nomi dati a questo Nume e lor ragione. Giove, padre
degli
uomini e degli Dei, chiamavasi Jupiter da’ Latini
omi dati a questo Nume e lor ragione. Giove, padre degli uomini e
degli
Dei, chiamavasi Jupiter da’ Latini, quasi iuvans
to, del fango della terra formò il corpo del primo uomo a somiglianza
degli
Dei, dandogli un sembiante nobile e fatto per mir
per mirare il cielo. Nel che traluce la vera origine del primo padre
degli
uomini, che Dio formò del fango della terra e cui
gli Dei, mal sofferendo che Giove volea per se solo il poter formare
degli
uomini, fabbricarono questa donna e tutti l’arric
deguo sì fattamente gli Dei che tutti lasciarono la terra pe’ delitti
degli
uomini resa indegna di que’ celesti abitatori ; c
chè privilegio era dell’età dell’oro, godere gli uomini il consorzio
degli
Dei. La Vergine Astrèa però, fig. di Giove e di T
e e di Temi, e Dea della giustizia, fu l’ultima che lasciò la socièta
degli
uomini. Ebbe luogo fra i segni del zodiaco ed è q
e Temi, la quale secondo Omero avea l’affizio di regolare i banchetti
degli
Dei, quando sedevano a concilio sull’Olimpo. Ebbe
una qualche empia generazione di uomini, i quali negando l’esistenza
degli
Dei, fecero dire che volevano discacciarli dal ci
ri de’ Numi. Giove, per domare siffalla genia, tenne il gran concilio
degli
Dei e vi parlò della necessità di perdere il gene
e re di Arcadia. Il quale, avendo udito che Giove, mosso dall’empietà
degli
uomini, sotto uman sembiante andava pel suo regno
temeraria impresa de’ giganti, l’empietà di Licaòne ed i grandi vizii
degli
uomini avean mossa talmente l’ira di Giove che in
rcia ; e così si diedero l’ultimo addio(1). VIII. Olimpo-Consiglio
degli
Dei-Via lattea-Atlante. Il luogo in cui Giove
ia lattea-Atlante. Il luogo in cui Giove adunava il gran Concilio
degli
Dei, era l’Olimpo ( Ολυμπος, Olympus). Da Omero e
irgilio si scorge, esser quello fatto a guisa delle grandi abitazioni
degli
antichi. Dall’una parte e dall’altra eran dodici
iù alta dell’Olimpo ; e nelle altre eminenze inferiori, le abitazioni
degli
altri Numi, dalle quali andavano a consiglio nell
la parte più alta e risplendente del cielo, dov’è la sede di Giove e
degli
altri Dei. Or ogni volta che Giove risolver dovea
tra ed a sinistra di questa strada sorgevano le magnifiche abitazioni
degli
Dei ; e pel mezzo, sul suo cocchio, Giove era sol
Numi ; e sedere alla mensa di Giove vuol dire, esser posto nel numero
degli
Dei(1). Nell’Iliade (2) si legge che teneva gran
ifico tempio, da cui gli Etiopi solevan prendere le statue di Giove e
degli
altri Dei e portarle processionalmente intorno al
la favola. L’ambrosia (da α, non, e βροτος, mortalis), ch’era il cibo
degli
Dei, significa cibo degl’Immortali, o che dona l’
r sete ogni ruscello. L’ambrosia era propriamente il cibo di Giove e
degli
altri Dei, ed il nettare, la loro bevanda ; sebbe
Assaraco, E il deiforme Ganimede al tutto De’ mortali il più bello e
degli
Dei, Rapito in cielo, perchè fosse a Giove Di cop
iove. XI. Continuazione. Abante, nipote di Danao e duodecimo re
degli
Argivi, ebbe due figliuoli, Acrisio e Preto. Il p
vicino a quella vergine infelice, ch’era Andromeda, fig. di Cefèo, re
degli
Etiopi, e di Cassiopèa. Or questa superba di sua
te di Acrisio, re di Argo, fu fondatore della città di Micene, ed uno
degli
eroi dell’antichità per lunghe e malagevoli impre
liuola di Agenore, re della Fenicia, e di Argiope. La quale nel fiore
degli
anni suoi ed oltremodo bellissima, con un drappel
stro col capo di bue ed il corpo di forma umana, sebbene nelle monete
degli
abitanti di Gela, e di Taormina, in Sicilia, e de
icio(1), di cera e di piume fece due paia di ali che imitavano quelle
degli
uccelli, e ponendosele agli omeri, seguito dal fi
olo dell’ingegno, e cadde dall’altezza della verità nel profondo mare
degli
errori, chè veramente questa è gran massima : no
giuoco del cesto diede Polluce insigne pruova nella famosa spedizione
degli
Argonauti, della quale era egli col fratello Cast
aro dice che i Dioscuri, accolti amorevolmente in casa di Panfae, uno
degli
ascendenti materni di Tieo, di cui il poeta canta
ercurio e con Ercole soprintendevano a’ certami ed erano i protettori
degli
atleti. Erano pure in guardia e tutela de’ Dioscu
chè una gran fortuna di mare che poneva a rischio di rompersi la nave
degli
Argonauti, acchetossi tosto che si videro due fuo
celebratissimo per l’acutezza della vista ; percui fu scelto a pilota
degli
Argonauti, ed intervenne alla caccia del cinghial
la parte del Peloponneso da’ poeti tanto decantata per l’inclinazione
degli
abitanti alla poesia, specialmente pastorale, ed
oro statura rassomigliati alle formiche, amavano abitare nelle cavità
degli
alberi e negli antri. Eaco li raccolse e diede lo
ebbe Foco, il quale, per le sue virtù, dal buon genitore fu più amato
degli
altri fratelli, i quali n’ebbero invidia, e mentr
ual Dea sotto il nome d’Iside ; sicchè Epafo era l’Osiride o Serapide
degli
Egiziani. Io, nel dialetto degli Argivi, signific
icchè Epafo era l’Osiride o Serapide degli Egiziani. Io, nel dialetto
degli
Argivi, significava la luna, della quale era simb
Io in vacca. E come i Greci amavano colle proprie favole unire quelle
degli
Egiziani, avvenne che Io ed Epafo si rassomiglias
er Pater ; epiteto principale di Giove spesso chiamato da’poeti padre
degli
uomini e degli Dei. Iupiter Pluvius, Giove dator
eto principale di Giove spesso chiamato da’poeti padre degli uomini e
degli
Dei. Iupiter Pluvius, Giove datore della pioggia
di Giunone. Emo e Rodope. Gerane. Antigone. Giunone era la regina
degli
Dei, e la Dea de’ regni e delle ricchezze, percui
statura. Iaquelot vuole che la favola de’Pigmei sia nata dal costume
degli
Etiopi, i quali metter soleano piccoli uomini di
no che Giunone le cangiò i capelli in serpenti, e che per compassione
degli
Dei fu trasformata in cicogna ch’è nemica di ques
à di Troia, tomba fatale di Asia e di Europa, e che distrusse il fior
degli
Eroi e tanta virtù guerriera(2). Se vogliam crede
arriva in modo indecoroso. Avvedutosi una volta Giove, dice Omero(5),
degli
artifizii di Giunone, pe’ quali i Greci mettevano
trionfo di Enea, e permettere suo malgrado che fosse posto nel numero
degli
Dei e che i suoi posteri regnassero su tutta la t
i stessi non lasciano di raccontarci grandi e belle cose della Regina
degli
Dei. Appresso Omero(1) Giunone stessa si vanta de
esse una consorte degna della sua grandezza ; e s’egli era il sovrano
degli
uomini e degli Dei, Giunone esser dovea la lor re
te degna della sua grandezza ; e s’egli era il sovrano degli uomini e
degli
Dei, Giunone esser dovea la lor regina. Quindi er
ortuna dovea essere sconosciuto agli antichi. Essa chiamavasi signora
degli
uomini, e si credeva volubile, cieca, incostante
iata ad un timone, per indicare ch’essa regola, quasi pilota, la nave
degli
avvenimenti umani, o perchè presedeva alla naviga
rdi che spesso li trova invecchiati ; alato al contrario e più veloce
degli
uccelli, quando vuole abbandonare la casa di altr
che il Fato dicevasi in riguardo agli Dei ; la Fortuna, per riguardo
degli
uomini. Tutto ciò che accade, dicevano gli antich
abile legge del Fato stabilito ; ma gli uomini, lontani dal consorzio
degli
Dei ed ignoranti del futuro, nel vedere la serie
dal consorzio degli Dei ed ignoranti del futuro, nel vedere la serie
degli
avvenimenti che accadono contra ogni aspettativa,
trarvi, in segno che dovea recarvi l’abbondanza. Avea particolar cura
degli
ornamenti delle donne ; e Giunoni furon detti i G
no ; e però dicevasi pure Iuno natalis, perchè assisteva alla nascita
degli
uomini. Le donne nel giorno della loro nascita sa
o era figurata con una semplice colonna, perchè tutte le prime statue
degli
Dei consistevano in pietre informi. Le sacerdotes
schiere di donzelle si disputavano il premio della corsa nello stadio
degli
olimpici giuochi, ch’era una corona di ulivo. Que
ina, così detta o perchè, come dea della guerra, diminuisce il numero
degli
uomini(2) ; o perchè colle sue armi inspira timor
le al padre sì nella potenza che nel consiglio, ed indomabile signora
degli
eserciti, che chiamavasi Tritone o Tritogenia. Qu
sia stata fig. di Cecrope, primo re di Atene, e che si crede il Giove
degli
Ateniesi ; e perchè ella valeva assai nelle lette
delle arti, del lanificio, del tessere e del ricamo(2), come l’Iside
degli
Egiziani, e l’Aracne de’Lidii. Or questa fu una g
sso quel fallo, per mitigarne il dolore, fece che il figliuolo, privo
degli
occhi del corpo, fosse assai veggente delle futur
il flauto di un osso di cervo ritrovato a caso. Lo suonò alla tavola
degli
Dei, e ne fu con riso schernita da Giunone e da V
e ed utili scoperte, qual’è quella delle navi. Prima della spedizione
degli
Argonauti vi erano già navi al mondo, sapendosi c
mote isole(1) ; e che Minos II, re di Creta, che visse 120 anni prima
degli
Argonauti, con una flotta liberò il mare Egeo da’
ea(4), percui spesso chiamasi Conservatrice della sanità e della vita
degli
uomini. Pericle fece innalzare in Atene una statu
o città di accordo con Nettuno. VII. Minerva la stessa che l’Iside
degli
Egiziani. Areopago di Atene. Il Sig. di Santa
l modo dicesi un Areopagita. I tragici greci, per secondare la vanità
degli
Ateniesi e render quel tribunale a tutt’i popoli
o la battaglia delle Amazzoni(2) da una parte, e dall’altra, la pugna
degli
Dei e de’ Giganti ; e su le scarpe, quella de’ La
, riflettevano che questo appunto, cioè il colore glauco, è il colore
degli
occhi de’ più feroci e guerrieri animali, e perci
i, e perciò l’attribuivano a Pallade che uscita della testa del padre
degli
Dei tutta armata, non respirava che battaglie e s
tta o quasi Capita, perchè nata dal capo di Giove ; o da captus, voce
degli
Auguri, che significava, il suo tempio essere sta
non fu dalla madre allattato, ma che Temi gli diede a bere il nettare
degli
Dei. Bellissime cose ci dicono i poeti della eter
se che son sopra le nostre forze, ed a lasciarci reggere da’ consigli
degli
uomini sapienti. Ovidio dice che Febo si sdegnò s
ella medicina ammaestrato da Chirone in guisa che fu posto nel numero
degli
Dei. Del quale i due fig. Podalirio e Macaone, av
ci che convennero alla celebre caccia del cinghiale Caledonio, ed uno
degli
Argonauti. Apollo il rimunerò della buona accogli
one bella di nove chiarissime stelle, ch iamasi la lira. Orfeo fu uno
degli
Argonauti ; ed instituì le orgie, le quali da lui
glia volare infinito numero di api che ronzando aggrupparonsi a’ rami
degli
alberi, pendendo a guisa di grossi grappoli di uv
re nel canto colle Muse, le quali, vintolo, della lira il privarono e
degli
occhi. Questo Lino vuolsi essero stato ucciso dal
ella Misia. Il desolato genitore, fidando sulla protezione di Apollo,
degli
abiti sacerdotali vestito andò agli alloggiamenti
, coll’arco su gli omeri ed il turcasso ; si ode da lungi lo strepito
degli
scossi strali, de’ quali come uno ne vibra dal tr
Muse sulla cetra, in cui era lodatissimo, fu vinto ed in pena privato
degli
occhi. Pireneo, barbaro re della Tracia(2), avea
quale così per più tempo miseramente strascinata, fu per compassione
degli
Dei convertita in una fontana del suo nome. Il su
ignifica celebrare, presedeva alla storia, la quale celebra le azioni
degli
uomini grandi. Rappresentavasi in sembianza di un
mentino era coronata di ellera, pianta consacrata a Bacco, ch’era Dio
degli
spettacoli. Nelle pitture di Ercolano, Talia è in
uenza ; o la Memoria stessa deificata, che, raccolti i fatti illustri
degli
Dei e degli Eroi celebrati da’poeti, li tramanda
Memoria stessa deificata, che, raccolti i fatti illustri degli Dei e
degli
Eroi celebrati da’poeti, li tramanda alla posteri
sea e l’Eneide. Infine diciamo che, secondo Plutarco(4), l’invenzione
degli
strumenti musicali si attribuiva a’ Numi, perchè
ugurio ; ed era funesto, se nol facevano(2). Or qui dobbiam favellare
degli
oracoli di Apollo, e prima di quello famoso di De
che ad Apollo attribuivan gli antichi le morti repentine e tranquille
degli
uomini, come a Diana, quelle delle femmine. Così
de’ Cananei, il Beelfegor de’ Moabiti, l’Adone de’ Fenicii, l’Osiride
degli
Egiziani, il Mitra dei Persiani, e l’Apollo de’Gr
cii rendeva gli uomini dissennati e li riduceva quasi alla condizione
degli
animali immondi, come sono tutt’i voluttuosi. Per
cò soccorso a Troia ed avea le armi fabbricate da Vulcano. Egli fu re
degli
Etiopi, percui da Catullo si chiama l’Etiope Menn
ano la memoria dell’estinto guerriero(2). Mennone forse era l’Amenofi
degli
Egiziani, o sia il sole nascente divinizzato, di
rchè le circondano le Muse. La sua morbida chioma pare unta coll’olio
degli
Dei ; e simile a’ teneri viticci, scherza quasi a
à, di vigore, di eleganza, che vi si vede il più bello, il più attivo
degli
Dei, senza la morbidezza di Bacco, e senza le aff
cagliato i suoi dardi contro i Greci ; altri, dopo la strage che fece
degli
orgogliosi giganti, o de’figliuoli di Niobe ; e c
ra la fronte e circondati da uno strofio o cordone, ornamento proprio
degli
Dei e de’ Re. In un’agata presso il Sig. De la Ch
o provenire la salubrità dell’aria, la fertilità de’campi e la salute
degli
uomini, furon essi stimati autori della pubblica
elli che la gioventù cantava nelle panatenee, o per celebrare i fatti
degli
uomini illustri. La palma, l’ulivo, l’alloro eran
ia il vicino apparire di Febo, cioè del Sole. Talora se gl’immolavano
degli
agnelli, come dice Virgilio : e secondo Pausania,
ità del paganesimo dopo il Sole, percui adoravasi dalla maggior parte
degli
Orientali col nome di Urania o Dea Celeste. Gli E
i, Venere, Giunone e piú spesso Diana. Cesare attesta che le divinità
degli
antichi Germani non erano altre che il Fuoco, il
alla Notte, l’Etere ed il Giorno. Da’ Greci Mitologi chiamavasi madre
degli
uomini e degli Dei ; e reputavasi la più antica D
tere ed il Giorno. Da’ Greci Mitologi chiamavasi madre degli uomini e
degli
Dei ; e reputavasi la più antica Divinità ; percu
ra de’ neri sogni. Per ragione poi del regolare ed armonico movimento
degli
astri, loro attribuivano i poeti una specie di ba
o signore imita qualunque sembianza, e le parole ed il gestire stesso
degli
uomini. Fobetore (a φοβος, timor) poi, lo stesso
e in mano e colla mezza luna sul capo, percui fu detta bicorne regina
degli
astri da Orazio. E Diana lucifera ch’esser dovea
hiamasi Noctiluca, e regina siderum, che risplende di notte, e regina
degli
astri. Da’ Greci dicevasi νυκτιφαης, e νυκτιλαμπη
on faccia menzione di Bacco, fig. di Giove e di Semele, ch’è più noto
degli
altri. Or di tanti Bacchi i poeti hanno fatto un
to da Teti ; per la qual cosa venne in odio agli Dei e Giove il privò
degli
occhi percui visse vita assai breve. Con ciò dimo
ed ella ivi per dolore finì la vita con un laccio, e per compassione
degli
Dei fu trasportata in cielo e detta la Vergine. P
ziana, cioè di Osiride, in guisa che il Bacco de’ Greci era l’Osiride
degli
Egiziani. Tibullo(2) chiaramente confonde Bacco c
on Osiride, al quale attribuisce non solo la piantagione delle viti e
degli
alberi, ma l’invenzione ancora dell’aratro. Così,
o. Ma niuna cosa meglio dimostra che il Bacco de’ Greci era l’Osiride
degli
Egiziani, quanto la famosa spedizione delle Indie
A lui eran consacrate le maschere da teatro, credendosi egli l’autore
degli
scenici divertimenti, della musica teatrale e del
; i Persiani, Mitra ; gli Assirii, Militta ; i Medi, Anaite ; e così
degli
altri. Cupido poi fu così detto dal verbo cupio,
seguendo il suo sistema che il sole e la luna erano le sole divinità
degli
antichi, adorate da diverse nazioni sotto diversi
o, suo figliuolo, dal giuoco, e dal riso, che la rendevano la delizia
degli
uomini e degli Dei. Fu poscia portala da Zeffiro,
o, dal giuoco, e dal riso, che la rendevano la delizia degli uomini e
degli
Dei. Fu poscia portala da Zeffiro, mentre le Stag
tutt’i numi. Giove volendo dare un compenso a Vulcano, il più deforme
degli
Dei, dell’ingiuria fattagli, quando il precipitò
ani era un tempio di Venere colla iscrizione : « Gli Editui di Venere
degli
orti Sallustiani. » Si racconta che quando Giove
ce, non si è contentato di attribuire agli Dei le passioni ed i vizii
degli
uomini ; egli loro attribuisce anche le debolezze
ovina ; e gli sforzi, benchè potenti, di Marte di Venere, di Apollo e
degli
altri numi che ne favorivano la causa, non valser
venture di Enea ; ed è noto che Apollo avea presagita la serie fatale
degli
avvenimenti di quell’eroe, de’ suoi posteri e del
iunone di venire ad amichevole concordia e non più brigarsi de’ fatti
degli
uomini, Venere rinnova le sue lagnanze pel pernic
loro bellezza. In somma, dice Banier, nel gran numero delle Divinità
degli
antichi alcuna non vi è che sia vestita di più am
orpello ; e colle mani fra loro congiunte, per indicare la concordia
degli
amici (3). Anacreonte dice di loro che spargon ro
delle Grazie, che avean cura de’ fanciulli e regolavano tutta la vita
degli
uomini. Esse comunemente si rappresentano danzant
a mano. Essa era allogata fuori le mura di Atene nella contrada detta
degli
orti(εν κεποις), percui chiamavasi Venere Ortense
Stratonica, ava di Seleuco II, detto Callinico, il quale nel decreto
degli
Smirnesi avea dichiarato che il tempio di Venere
vo nella destra. Fu poi antica credenza che i Genii fossero i custodi
degli
uomini, ed i ministri degli uomini e degli Dei. P
ca credenza che i Genii fossero i custodi degli uomini, ed i ministri
degli
uomini e degli Dei. Per ciò a ciascun uomo assegn
i Genii fossero i custodi degli uomini, ed i ministri degli uomini e
degli
Dei. Per ciò a ciascun uomo assegnavano il propri
ostra vita (δαιμων μυσταγωγος του βιου). Il Genio era il dio tutelare
degli
uomini, come Giunone, delle donne, e si onorava s
ere, ben convenendo al dio della guerra il titolo di distruggitore sì
degli
uomini che delle città. Da questo nome di Marte f
rte funesta della guerra. Festo poi insegna che Mamers nel linguaggio
degli
Osci significava Marte ; per cui la voce Mars de’
cava Marte ; per cui la voce Mars de’Latini Latini è lo stesso Mamers
degli
Osci, tolta la sillaba me, come dice lo Scaligero
era fondata sopra l’astronomia e l’astrologia, cioè sull’osservazione
degli
astri e su i pretesi loro influssi. Il torbido e
uere più Marti, de’ quali i Greci fecero un solo. Il primo fu il Belo
degli
Egiziani che i Greci dissero fig. di Nettuno e di
fabbricate le armi, ponesse in campo eserciti per combattere i nemici
degli
Dei ; e che così, avendo introdotta l’arte della
un suo figliuolo e di Astioche, chiamato Ascalafo, il quale, capitano
degli
Orcomenii, avea condotto trenta navi alla guerra
gente armata. Essi accordavano il loro canto ed il passo al tintinnio
degli
scudi che percuotevano con una bacchetta o specie
(1). Da Omero e da Esiodo è chiamato omicida, ανδροφονος, distruttore
degli
uomini, βροτολοιγος ; sanguinario, μιαιφονος ; de
II. Storia favolosa di Mercurio. Il nostro Mercurio era il Thoth
degli
Egizianì, il Thautus de’Fenicii, il Camíllo degli
rcurio era il Thoth degli Egizianì, il Thautus de’Fenicii, il Camíllo
degli
Etruschi, l’Ermete de’ Greci ed il Theutate de’ G
to Thoth. Forse i Greci, avendo a disonore l’esser chiamati discepoli
degli
Egizii, finsero questo lor Mercurio Argicida, il
re di Ercole. III. Continuazione. Il Mercurio de’ Greci è l’Ermete
degli
Egiziani. Varie incumbenze di questo nume. Autoli
ica, la lotta, l’aritmetica, la scoltura, la lira a tre corde e l’uso
degli
ulivi, falsamente da’ Greci attribuito a Minerva
civile. E perchè la musica serviva molto a dirozzare i fieri costumi
degli
uomini ; non senza ragione fu riputato Mercurio a
a, ed inventore della lira, tanto che Orazio (2) chiama Fauno custode
degli
uomini Mercuriali, per dir de’ poeti ; e Mercurio
principale incumbenza di Mercurio fu quella di essere il messaggiere
degli
Dei, e specialmente di Giove. Era quindi consider
estiti D’asfodelo immortale inferni prati Giunser, dove soggiorno han
degli
estinti Le aeree forme e i simulacri ignudi. Pind
ppresenta Mercurio che conduce le anime de’ giusti al lieto soggiorno
degli
Elisi, e che coll’aurea sua verga, a guisa di pas
VI. Principali epiteti di Mercurio. Αγγελος των θεων, messaggiere
degli
Dei ; διακτωρ e διακτορος, mezzano de’ trattati,
trattati, internuncius, appresso Omero ; των θεων υπηρετης, ministro
degli
Dei, negli antichi epigrammi ; θεων κηρυξ, araldo
της, ministro degli Dei, negli antichi epigrammi ; θεων κηρυξ, araldo
degli
Dei, in Esiodo ; e Mercurius ministrator nelle is
Feciali. Camillus fu chiamato Mercurio da’ Romani(3), come ministro
degli
Dei, perchè presso’ gli Etruschi Camillo signific
ccoglie e ricuopre. Da Omero chiamasi alma Tellure genitrice, e madre
degli
Dei ; ed il più degli antichi credevano che l’uom
Omero chiamasi alma Tellure genitrice, e madre degli Dei ; ed il più
degli
antichi credevano che l’uomo fosse fatto di terra
oracolo di Delfo essere avvenuta, perchè, a cagione del lungo volgere
degli
anni, mancata era quella virtù divina che quivi a
di ; predirlo anche in versi ? Secondo Plutarco, La cagione naturale
degli
oracoli era la Terra, la quale ricevendo nel suo
pollo, tripode di Temi ; e dice che a lei erano suggerite le risposte
degli
Dei in sogno ; anzi la Terra stessa dice vasi mad
ellure vicino ad Olimpia. E qui è mestieri osservare che la più parte
degli
antichi oracoli erano collocati in luoghi sotterr
paesi di scoscese montagne, e però piene di caverne, abbondavano più
degli
altri di oracoli. Tale era la Beozia, che, al dir
egli in quel periglio erasi mutato in capra. Da questa trasformazione
degli
Dei in bestie nacque il culto vergognoso che gli
emo. I poeti latini spesso confondono Fauno con Pan, perchè le favole
degli
antichi Italiani non di rado si mescolavano con q
to pure Fatuo, era il padre de’ Fauni e de’ Satiri, dio dei pastori e
degli
agricoltori. I Fauni poi erano Iddii favolosi de’
; o dal greco φατις, oraculum, perchè predicevano l’avvenire , dando
degli
oracoli. Di fatto fatuarii dicevansi quelli, che
chiamasi padre e custode de’ confini, e da Virgilio, nume de’ campi e
degli
armenti. I pastori gli offerivano latte, o gli sa
gli offerivano latte, o gli sacrificavano un porco. Esso era il genio
degli
uomini, come Giunone, delle doune, percui gli uom
4) lo chiama orrido, per quella incolta e selvatica sembianza propria
degli
Dei campestri. Selvani poi o Silvani chiamavansi
ntagne dell’India, i quali corrono ed a quattro piedi ed alla maniera
degli
uomini, nè possonsi prendere che quando sono infe
amasi eziandio una poesia mordace che si propone di riprendere i vizi
degli
uomini, come quelle di Orazio, di Giovenale ec. D
qualche polla di fresche e limpide acque. Orfeo le chiama abitatrici
degli
antri ed amiche delle spelonche. Celebre è l’antr
pee. Le Driadi (a δρυς, arbor) e le Amadriadi eran ninfe abitatrici
degli
alberi, che vivevano e morivano con queglistessi,
mbolo delle vicende dell’anno e delle stagioni. Presedeva a’ pensieri
degli
uomini ed a’ loro cambiamenti, come quegli che po
dicesi un libro che parla de’frutti, come Flora, de’ fiori, e Fauna,
degli
animali. Fu così detta a pomum, frutto. VIII.
ia, moglie di Augusto. Priapo, fig. di Bacco, e di Venere, era il dio
degli
orti, da’ quali teneva lontani i ladri e gli ucce
li mettevano in mano una falce, ed appellavasi il terrore de’ ladri e
degli
uccelli (2). Era pure venerato da’ pastori e da’
Linco, uomo astuto e di crudeli costumi. Il quale, conosciuto il fine
degli
aerei viaggi di Trittolemo, n’ebbe invidia ; e pe
continuasse il suo viaggio. Il bue riputato era dagli antichi (1) più
degli
altri animali addetti all’agricoltura ; ed in Ate
fig. di Tantalo e di Taigete. Volendo questi sperimentare la divinità
degli
Dei che nel loro pellegrinaggio avea in sua casa
Dee, o Aglaia, una delle Grazie, secondo Esiodo. III.Vulcano, dio
degli
Egizii – Sue doti, incumbenze e suoi pregiati lav
nume ; e Sesostri gli edificò un tempio a Menfi. Dal Vulcano adunque
degli
Egiziani foggiarono i Greci il loro Dio del fuoco
lavorano il ferro. Ed era sì perfetto nell’arte sua che tutte le armi
degli
Dei, ed anche i fulmini di Giove, si fingono fabb
la debolezza delle sue gambe, non mancò di adoperarsi per la salvezza
degli
altri Dei, avendo ucciso il gigante Clito con una
come afferma Macrobio(1), il quale riferisce che, secondo il sistema
degli
antichi Fisici, Giano era lo stesso che Apollo, o
ello di una Dea gelosa della sua bellezza, non che della sua virtù, e
degli
omaggi degli uomini, vendicativa, implacabile ed
ea gelosa della sua bellezza, non che della sua virtù, e degli omaggi
degli
uomini, vendicativa, implacabile ed inchinevole a
altrettanto valorosa Atalanta, ch’era di Arcadia e fig. di Giasio, re
degli
Argivi, compagna di Diana, velocissima nel corso
udito l’indegno fatto, fluttuante fra l’amore del figliuolo e quello
degli
estinti, questo prevalendo, pose nel fuoco il fat
a presedeva a’parti ed alla nascita ; e Plutarco (3) mette nel numero
degli
Dei nuziali anche Diana o Lucina ; e con Diana a’
i le feste dette Efesie. Ciò si pruova dal fatto di Demetrio(1), capo
degli
orefici che vivevano del lucro ricavato da certi
era di Paolo si perdeva l’onore prestato al tempio della grande Diana
degli
Efesii e che cominciava ad obbliarsi la maestà di
primi sovrani ; e la storia di quel tempo che passò dalla fondazione
degli
antichi regni della Grecia, sino a che l’un dopo
avvenimenti e di favolose tradizioni. Ora è qui da notare che l’epoca
degli
Eroi della Grecia, ricca di memorandi fatti, de’
arriva sino alla fondazione del regno di Sicione, forse il più antico
degli
altri tutti. Si osservi in fine che Eroe (Ηρως, H
l’infelice Lica ; e recatosi sull’Eta o Oeta, monte della Tessaglia,
degli
orrendi suoi ululatì riempì que’ luoghi ; e vinto
l figliuolo di Giove, per volere del quale fu egli ammesso nel numero
degli
Dei ed allogato fra gli astri. Apollodoro dice ch
se indietro. È noto che gli antichi credevano che il sole come godeva
degli
onesti fatti degli nomini, così avea in orrore le
che gli antichi credevano che il sole come godeva degli onesti fatti
degli
nomini, così avea in orrore le malvage loro azion
Il paese dell’Attica era sterile di sua natura, ma per l’industria
degli
abitanti reudeasi fertile. Si finse che fossero s
e uscirono della città colle loro famiglie, lasciandola a discrezione
degli
Epigoni, e ne fabbricarono altrove un’ altra.
d eroica de’ Tessali non vi ha impresa più memoranda della spedizione
degli
Argonauti. Esone, fig. di Creteo, volle, già vecc
esta guerra erano impegnate tutte le forze de’Greci, salvo che quelle
degli
Acarnani. Troia sostenne l’assedio di quel formid
ell’ingiusto oltraggio, cantando al suon della cetra le grandi azioni
degli
eroi. Nè le preghiere de’principi greci, continua
sede in lontani paesi. Antenore si fermò in Italia e fondò la nazione
degli
Eneti. Eleno, fig. di Priamo, andò in Macedonia,
; percui stimiam meglio tacerne e così por fine alla favolosa storia
degli
Eroi. Dei marini Nettuno. I. Nomi diver
ecarsi a soccorrere i Greci e risvegliare il coraggio de’ due Aiaci e
degli
altri greci capitani. Presso Ovidio(4) Venere dic
terra ; e perchè dopo Giove, Nettuno era il nume che avea più potere
degli
altri. Ed una grande idea di questa sua potenza s
lla terra un bel cavallo, che qual simbolo di guerra fu nel consiglio
degli
Dei giudicato meno utile dell’ulivo di Minerva, c
Minerva, ch’era simbolo della pace. Per tutto ciò Nettuno è stato uno
degli
Dei più onorati del paganesimo ; ed Erodoto asser
de’quattro che Cerere stabili direttori de’suoi misteri. La famiglia
degli
Eumolpidi diede un ferofante agli Eleusini fino a
e Teti che fu madre di Achille. Da Omero e da Virgilio chiamasi padre
degli
Dei, e padre di tutte le cose. La quale favola, d
o e della Terra e fratello di Nereo, il quale era quasi duce del coro
degli
altri marini Iddii e de Tritoni. Figlie di questo
sare le tempeste ; anzi da Ovidio(3) si scorge, essere stata credenza
degli
antichi che quel trombettiere col suono fragoroso
imi versi descrive la casa di Plutone. Secondo ch’egli dice, il paese
degli
empii giace da noi discosto in profonda notte avv
Isole Fortunate, ove regna Saturno. Quivi soggiornano le anime felici
degli
eroi che godono di una coscienza tranquilla e sic
’anno produce saporosi frutti. Molto gaia ancora è la descrizione che
degli
Elisii leggiamo in Tibullo (1), il quale, credend
rsennato amore ; nel quinto, stavano allogate le anime de’guerrieri e
degli
eroi ; nel sesto era la tremenda prigione del Tar
vendo Agrippa fatto tagliare quella selva e costruire intorno al lago
degli
edificii, si vide che tutto era favola. A questo
. Scorre esso nel Tartaro, ma la decima parte è riservata pel gastigo
degli
Dei spergiuri. Chiunque di essi siasi renduto col
brosia. Oltre a ciò egli è separato per altri nove anni dal consorzio
degli
Dei ; non è ammesso nè alle loro assemblee, nè a’
in altra guisa profanate le tombe de’ morti, eran riputati violatori
degli
Dei Mani, secondo una legge delle dodici tavole (
o il Cerbero avanti la porta dell’inferno, forse alludendo al costume
degli
antichi principi che avanti le porte tenevano gro
delitto sì nell’ inferno che in questa vita, e che ponevano nel cuore
degli
scellerati sì terribili rimorsi che toglievan lor
rimorsi della coscienza sono di noi stessi il carnefice ; questi sono
degli
empii le assidue e domestiche Furie che giorno e
udici dell’inferno, ove siede coll’urna in mano per discutere i falli
degli
uomini e sentenziare secondo i loro meriti. Omer
Pindaro afferma che Tantalo rubò il nettare e l’ambrosia dalla mensa
degli
Dei ; ed a questo fatto il poeta attribuisce la c
reci ; e però Omero disse che Mercurio o Ermete accompagnava le anime
degli
eroi, avendo in mano una verga ch’era il caduceo.
mmanus), come se volessimo dire ch’egli era il Sommo, cioè il signore
degli
Dei Mani (quasi summus Manium. Capell.), sebbene
re i loro fatali stami, giacchè esso presiede alla vita ed alla morte
degli
uomini. Il suo dominio era formidabile, e come di
o dalle Furie e da ogni maniera di tormenti (2). Di Plutone poi, come
degli
altri infernali Dei, si è sempre detto da’poeti c
. Ciò posto, è cosa evidente che il Plutone de’ Greci era il Serapide
degli
Egiziani, come dice Diodoro di Sicilia ; il quale
detto Plutone dagli antichi, forse perchè la morte è l’ultimo riposo
degli
uomini. Tellumo, a tellus. VI. Alcune altre c
i diede grida di grandissimo dolore, e ne fu guarito da Peone, medico
degli
Dei, che avea pur sanata una ferita di Marte fatt
o si chiamava Giunone Lucina, come quella che presiedeva alla nascita
degli
uomini, ma ancora Giunone infernale, perchè loro
madre che acconsentì di rivedere la luce e di presentarsi al sovrano
degli
Dei, il quale giurò di restituirle la figliuola,
ra le divinità infernali, perchè presiedevano alla vita ed alla morte
degli
uomini ed a bitavano un antro tenebroso nel Tarta
tempi assegnati dal fato(2) ; ed alle volte si servono del ministero
degli
uomini per togliere la vita a coloro di cui è com
io. Il veloce avvolgersi de’loro fusi dinotava il fatale rivolgimento
degli
anni e de’ secoli che le Parche con immutabile vo
della Grecia oggetto di fede comune, a cui si piegavano anche i sommi
degli
uomini; onde ancora Socrate professava, davanti a
di un primitivo sano monoteismo, deformazione dovuta alla corruttela
degli
uomini. L’ idea già appare nei primi scrittori cr
ben congegnata fabbrica dei miti greci. — Un’altra dottrina è quella
degli
allegoristi o dei simbolisti, i quali si son dati
altre; senza dubbio le primarie divinità greche e romane, come quelle
degli
altri popoli ariani, si connettono col grandi fen
oro parentele, alla loro discendenza. Anzichè ad illustrare le figure
degli
Dei, il senso religioso degl’ Italici si applicav
Gigantomachia. 1. Prima di esporre le varie discendenze e vicende
degli
Dei greci e romani, giova premettere un cenno del
o per loro innalzate al più alto grado di eccellenza; quindi il corpo
degli
Dei era pensato come più grande, più bello, più m
dell’ Olimpo scorge, senza bisogno di esser presente, tutte le azioni
degli
uomini in qualunque più riposto angolo della terr
e erano un portato della naturale religiosità. 2. Origine del mondo e
degli
Dei. Il mondo, secondo Esiodo, ebbe origine dal C
otevoli erano: Oceano, il gran fiume che circonda la terra ed è padre
degli
altri fiumi, e Teti (Tethys) l’ umidità che tutto
fuso con Chronos) e quella che scorre, personificazione del movimento
degli
esseri e della durata. Oltre queste coppie vanno
ro gli altri a difesa del fratello. Zeus si valse anche dei Ciclopi e
degli
Ecatonchiri, liberandoli dai ceppi a cui li aveva
Divinità greche erano dunque raggruppate intorno a Zeus, detto padre
degli
Dei e degli uomini. Le Divinità si distinsero in
eche erano dunque raggruppate intorno a Zeus, detto padre degli Dei e
degli
uomini. Le Divinità si distinsero in maggiori e m
ue alte vette si pensava toccasse il cielo e ivi sorgessero i palazzi
degli
Dei fabbricati da Efesto. Gli Dei minori poi eran
he del sommo Iddio fanno riscontro le morali. Egli vien detto « padre
degli
Dei », perchè, sebbene ultimo nato nella sua divi
rdine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padre come
degli
Dei; ad essi dispensa con mano giusta i beni e i
sse la sua volontà, per via del tuono e del lampo, per mezzo del volo
degli
uccelli, per mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto a
ccelli, per mezzo dei sogni, ecc. Era ritenuto anche il principal dio
degli
oracoli, ed aveva anche i suoi oracoli egli stess
o e di Rea, egli fu bambino, e debole, impotente come tutti i bambini
degli
uomini. A stento sottratto da Rea alla crudeltà d
coli scenici. Quando poi gli imperatori introdussero in Roma il culto
degli
Dei asiatici, altre divinità orientali si fusero
ì che tutto l’ universo rimarrebbe penzoloni; tanto io sono più forte
degli
Dei e degli uomini ». In senso elevato cantaron d
l’ universo rimarrebbe penzoloni; tanto io sono più forte degli Dei e
degli
uomini ». In senso elevato cantaron di Zeus i gra
il flauto. In tempo di pace, Atena è la dea protettrice delle città e
degli
stati (detta perciò Athena Polias, da polis, citt
ico del Dio; egli è anzi il Dio salutare per eccellenza, protettore e
degli
armenti e degli uomini, quegli che allontana i ma
i è anzi il Dio salutare per eccellenza, protettore e degli armenti e
degli
uomini, quegli che allontana i mali, il medico; o
fe’ padre di Asclepio o Esculapio e lo identificò con Peone il medico
degli
Dei. E non solo dei corpi, ma è egli anche medico
era la cetra o forminx, ed ei la sonava con grande abilità a sollazzo
degli
Dei immortali, durante i loro conviti. Dirigeva a
ntà del supremo Iddio, ebbero una notevole efficacia e nella politica
degli
Stati e altresì nei destini delle famiglie. Di or
rapporto con Apollo e le Muse, e detto che si compiacesse dei canti e
degli
inni. Infine aveva un’ importanza politica, come
one fecondatrice si esercita sulla nascita e sulla vita delle piante,
degli
animali e degli uomini. Ancora nei tempi cristian
si esercita sulla nascita e sulla vita delle piante, degli animali e
degli
uomini. Ancora nei tempi cristiani era oggetto di
i uomini. Ancora nei tempi cristiani era oggetto di culto; negli Atti
degli
Apostoli, si racconta di un tumulto sorto ad Efes
enti »; da lei si riconoscono i prodotti annui della terra, ricchezza
degli
agricoltori; le si rivolge preghiera che conservi
nti rozze e dedite alla guerra, le quali lui veneravano come il sommo
degli
Dei. 3. Il Dio italico identificato con Ares è Ma
no filosofico, composto certamente in tempo molto posteriore a quello
degli
altri inni omerici. Di Mars o Mavors o Gradivus s
empi questo elemento fosse divinizzato, e l’ ammirazione riconoscente
degli
uomini ne formasse oggetto di culto. E poichè il
er Minerva). — Vulcano era poi anche considerato dai Romani, come Dio
degli
incendi; ed a lui si attribuiva sia l’ origine de
a. Verso sera va nella Pieria, dove Apollo stava pascolando le greggi
degli
Dei, e gli ruba cinquanta giovenche, e via le con
ale. Cominciando da queste ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero
degli
Dei e l’ esecutore dei loro ordini. Veloce più de
rresse e terre e mari, ad annunziare alle genti la volontà di Giove o
degli
altri Dei. Così fu mandato alla ninfa Calipso per
idere Argo dai cento occhi, custode di Io. Come messaggiero ed araldo
degli
Dei, Ermes portava sempre il caduceus. Era la ver
simo lanciator di dischi e pugilatore? Quindi lo si credeva fondatore
degli
stadi e de’ ginnasi, i quali solevano ornarsi di
ti di Mercurio, chiamandolo facondo nipote d’ Atlante e civilizzatore
degli
uomini, lodandolo come deorum nuntium , curvae
nel Museo Nazionale di Napoli, e rappresenta (fig. 26) il messaggiero
degli
Dei che per breve riposo s’ è messo a sedere su u
ra nel Museo di Napoli, e la celebre Venere del Medici della Galleria
degli
Uffizi a Firenze. Quest’ ultima appartiene alla g
enzionata questa divinità; primi a parlarne furono Esiodo e l’ autore
degli
inni omerici, forse perchè il culto se ne diffuse
eghiere fatte in comune; presso il focolare della casa eran le statue
degli
Dei, ivi il ritrovo di tutti i membri della famig
i città era un tempio per lei; anzi essa aveva posto anche nei templi
degli
altri Dei, e nessun sacrificio aveva luogo senza
o si facevano sacrifizi di focaccie, vino, incenso. Anche il primo di
degli
altri mesi era in qualche modo dedicato a Giano,
ziava pregando lui che come Ianus Agonius presiedeva a tutti i lavori
degli
uomini. Anche per la procreazione dei figliuoli e
e s’ attenne altipo bifronte. Non che questa sia stata un’ invenzione
degli
artisti romani; anzi i Greci in più casi avevano
eis, colla quale generò Eeta (Aeetes), quello che è noto nella favola
degli
Argonauti, come re della Colchide, e la maga Circ
un battello d’ oro fabbricatogli da Efesto, e così tornasse al paese
degli
Etiopi dove il carro e i cavalli già lo attendeva
donne; di lei si loda la candida luce. Un frammento di Saffo ci parla
degli
astri che intorno alla bella Selene, quando ella
zza e ogni attrattiva. Figlio di Titone e di Eos fu Mennone, principe
degli
Etiopi, quello che essendo venuto in soccorso dei
e essa divenne madre dei Boreadi Calai e Zete, ricordati nella storia
degli
Argonauti. Leggasi su ciò la narrazione scritta d
rse al tempo della guerra Persiana, gli dava diritto alla gratitudine
degli
Ateniesi; i quali perciò lo onorarono con un temp
li dell’ Ellade). II. Divinità secondarie che formavano il corteo
degli
Dei del cielo, o compagne o ministre esecutrici d
fossero in grado di eternare coll’ arte del canto le grandiose gesta
degli
Dei; e che allora Zeus genero con Mnemosine le no
anti, che Apollo suole accompagnare con la cetra, rallegrano l’ animo
degli
Dei, allorquando questi sono adunati nell’ alto p
il corteo di Carmenta, la madre di Evandro; rappresentavano il canto
degli
oracoli, dei Fauni, dei vati. Allorchè la greca m
lcezza del canto loro, or la bellezza del loro volto, ora l’ eleganza
degli
ornamenti. Frequenti poi le raffigurazioni delle
ha di bello e di grazioso sì nella natura sì nei costumi e nella vita
degli
uomini. Secondo la leggenda più comune, eran tre
esseri, epperò convocatrice delle assemblee dei celesti in esecuzione
degli
ordini di Giove, e presidente delle assemblee dei
ne fra i Greci simbolo di ogni vittoria e di ogni prospero evento sia
degli
Dei sia degli uomini, invocata non solo in occasi
simbolo di ogni vittoria e di ogni prospero evento sia degli Dei sia
degli
uomini, invocata non solo in occasione di guerre
, la sua mistica rappresentante, fosse concepita come una messaggiera
degli
Dei; tale apparisce già in Omero. Essa va con vel
della fiorente giovinezza. Nell’ Iliade essa figura come la coppiera
degli
Dei d’ Olimpo, essendo lei che durante i loro fes
he a Roma. Presso i santuari di Asclepio generalmente erano istituiti
degli
ospedali, dove accorrevano a frotte i malati per
Esculapio a quella del Cristo, chiamandolo re, salvatore, amicissimo
degli
uomini, e adducendo le guarigioni miracolose da l
E questo dicevasi talvolta effetto della volontà di Zeus o in genere
degli
Dei, tal altra si concepiva il destino come qualc
se il normale equilibrio della società, per es. la felicita soverchia
degli
uni o la tracotante prepotenza d’ altri; in tal c
lia dell’ Oceano e di Teti (Tethys). Come protettrice e conservatrice
degli
stati, era essa venerata e onorata di templi e st
Capitolo terzo. Gli Dei del mare e delle acque. Nel concetto
degli
antichi tutte le acque della terra, salse e dolci
te alla grande lotta contro la dominazione di Zeus, non ebbe la sorte
degli
altri Titani, ma potè rimanere in pace e in piena
dò a visitarlo per domandargli il modo migliore di venire in possesso
degli
aurei pomi, egli si schermiva e cerco sottrarsi t
rappresenta una Nereide su un cavallo marino, trovasi nella Galleria
degli
Uffizi a Firenze. b) Taumante. Il secondo f
eanina Elettra genero Iride, cioè l’ arcobaleno, divenuta messaggiera
degli
Dei, e le Arpie (Harpyiae), le dee della bufera r
ello con lunghi artigli. Specialmente si parla di loro nella leggenda
degli
Argonauti, dove figurano persecutrici di Fineo, i
via le anime dei trapassati. c) Forchi e Cheto. A differerenza
degli
altri figli di Nereo, questa coppia rappresenta q
e o quattro, e si introdussero anche in altri racconti come in quello
degli
Argonauti e del ratto di Proserpina. Si disse che
eggenda, come fecero Omero nell’ Odissea, Apollonio di Rodi nel Poema
degli
Argonauti, ma si fè servire il mito a onorare i p
o gli Italici la dea Tellus. Anch’ essa era considerata come la madre
degli
esseri, quindi invocata come Tellus Mater insieme
eti, Omero, Esiodo fanno cenno di di Gea o le rivolgon preghiere; uno
degli
inni Omerici è a lei dedicato; un altro inno dodo
e e frutti, e, per i benefici effetti dell’ agricoltura sulla civiltà
degli
uomini, Dioniso valeva anche come il civilizzator
’ origine loro ai riti bacchici; ma poi molti scrittori, dall’ autore
degli
inni omerici a Nonno di Panopoli, dai primi dramm
onò per essersi lasciato sedurre dalla figlia d’ un re, perde la luce
degli
occhi o secondo altri, perde la luce della sua vi
tto di ascoltare la voce di Eco (fig. 60); un’ altra è nella Galleria
degli
Uffizi a Firenze, bella figura di giovane i cui l
e riferisce il suo canto che ha ad argomento l’ origine delle cose e
degli
animali e il diluvio di Deucalione e il furto di
uppo a cui apparteneva anche i così detto « arrotino » della Galleria
degli
Uffizi a Firenze. VII. Genii dei boschi.
si poneva a sonar la zampogna, e le Oreadi cantavano danzando le lodi
degli
Dei, e l’ eco rispondeva di valle in valle, e gli
mpleta; ed era Dio delle selve come il nome stesso dice; amico quindi
degli
uomini, in vantaggio dei quali fa crescere le pia
a dea che accresce, che aumenta i prodotti della terra e la ricchezza
degli
uomini. 2. Fauno era oggetto di culto antichissim
che l’ arcade Evandro venuto nel Lazio e benignamente accolto dal re
degli
Aborigeni, Fauno, si diceva avesse consacrato al
io di Dioniso e di Afrodite, da lui si faceva dipendere la prosperità
degli
armenti, l’ abbondanza della pesca, la buona rius
(Opalia), nel quale gli schiavi godevano piena libertà, si vestivano
degli
abiti dei padroni ed erano serviti a tavola dai p
scatore, ecc. Pomona pure, da pomum frutto, era la dea dei giardini e
degli
alberi da frutta. Armata della sua piccola falce,
re, ma tutti aveva da sè respinto. Vertunno che n’ era innamorato piu
degli
altri, le comparve in mille guise, or come mietit
Persefone col consenso di Zeus. Allora Demetra crucciata contro il re
degli
Dei appartossi dall’ Olimpo, e prese a vivere in
tene. Celebravansi annue feste dette Eleusinie, in onore di Demetra e
degli
altri Dei con essa connessi. Si distiguevano le p
ra è sconosciuta ad Omero. Come re delle ombre Ade aveva nel concetto
degli
antichi qualcosa di sinistro e di misterioso; egl
stodite e niuno dei trapassati può, senza un’ eccezionale concessione
degli
Dei, rivedere la luce della vita. lu origine era
copia. Il bidente che si vede in alcune statue non è che un’ aggiunta
degli
artisti moderni latta per analogia del tridente d
rna che si squarciasse la terra e comparisse agli occhi dei mortali e
degli
immortali l’ odiato suo soggiorno. Più tardi inve
il fegato, che di continuo rinasce. Tantalo, il re asiatico, antenato
degli
Atridi Agamennone e Menelao, in punizione di aver
i Agamennone e Menelao, in punizione di aver abusato della confidenza
degli
Dei rivelando agli uomini i loro segreti, o come
i Corinto, che colla sua astuta malvagità più volte ha destato l’ ira
degli
Dei, si ha avuto questo castigo di dover spingere
quale venne concepita come la dea delle apparizioni notturne, la dea
degli
spettri; dicevasi ch’ ella di notte bazzicasse in
crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia. Più tardi, per opera
degli
Orfici, si modifico il concetto di Ecate; chè ess
anto, in compagnia della Contesa (Eris), dello strepito della pugna e
degli
altri compagni di Ares; e crudelmente inesorabili
che presso i Romani. A compiere l’ enumerazione e l’ illustrazione
degli
Dei antichi di Grecia e di Roma rimane che si par
indeterminate; ma per lo più appariscono in numero di due. Santuario
degli
Dei Penati era il focolare domestico, come punto
nzione, forse sentita nelle origini, si oscurò presto nella coscienza
degli
antichi, e Penati e Lari vennero onorati alla rin
rte seconda. Gli Eroi. Capitolo primo. Mitologia Eroica, Origine
degli
uomini e prima istoria fino al Diluvio. 1. Un
i fisiche e morali più che umane. Costoro erano creduti e detti figli
degli
Dei, certo dovevano essere di origine diversa dag
tal venerazione si aveva agli Eroi, e si può parlare di una religione
degli
Eroi, come si parlava di una religione dei morti;
cavano loro anche dei templi. 3. Or qual è stata, secondo il pensiero
degli
antichi, l’ origine della stirpe umana? Diverse l
ne da cui si sarebbero rilevati progredendo a poco a poco coll’ aiuto
degli
Dei. — Tra le leggende relative agli inizi dell’
entata nella fig. 72. Nel loro complesso volevan significare la lotta
degli
uomini inciviliti (nel nostro caso gli Ateniesi c
tua fa parte del celebre gruppo dei Niobidi conservato nella Galleria
degli
Uffizi a Firenze. Son copie fatte a Roma di scult
esso il fiume Termodonte con Temiscira per capitale, oppure nel paese
degli
Sciti sulle rive delle palute Meotide; di là era
enuto in odio agli Dei, prese a errar solitario, evitando il contatto
degli
uomini fin che miseramente perì. Secondo Pindaro,
nte Eubea, in genere come autore dell’ ordinamento civile e religioso
degli
Argivi. Sorella di Foroneo, non men celebre di lu
chie, in seguito di che egli aveva imparato a intendere il linguaggio
degli
uccelli. Melampo per questa guarigione ottenne la
no di Tirinto. Essendo Melampo figlio di Amitaone Messenio, la stirpe
degli
Amitaonidi, in cui si trasmetteva per eredità l’
cinatogli. Ma che cosa può l’ umana astuzia contro gli eterni decreti
degli
Dei? La cassetta si diresse verso l’ isola di Ser
ere era padre soltanto di Afareo e Leucippo, ed Ebalo si faceva padre
degli
altri due. Tindareo e Icario si ritenevano come i
di Afidna, riuscirono a liberarla. Poi presero parte alla spedizione
degli
Argonauti, ed ivi Polluce si acquistò grande fama
lettriche le quali in occasione di forti temporali vedonsi sulla cima
degli
alberi delle navi e in genere sulle punte, dette
a certa morte. In una poesia scritta in onor di Scopa, della famiglia
degli
Alevadi, aveva egli lodato bensì il ricco uomo, m
ricordi ancora tra i Mezionidi Dedalo l’ artista e il rappresentante
degli
artisti attici. I Mezionidi in genere erano in At
Prese parte alla caccia del cinghiale Calidonio; 8º e alla spedizione
degli
Argonauti, di cui parleremo appresso. — Riman da
va pelle di leone e mazza, qualche volta anche la clamide e il petaso
degli
efebi attici. Su molti fra i pubblici monumenti a
rvento di Teseo, e le metope del lato occidentale a figurare la lotta
degli
Ateniesi contro le Amazoni. Anche nel campo dello
Zeus, e di fatti si parla anche di un Zeus Asterios, come a dire Dio
degli
astri, cielo stellato. Cacciati i suoi fratelli,
otauro la rinchiuso Minosse faceva gettare o dei condannati a morte o
degli
schiavi, specialmente giovanetti e giovanette, fa
parte alla caccia del cinghiale Calidonio e fu padre di Idomeneo uno
degli
eroi Greci a Troia; Glauco che trovò fanciullo la
nzo datogli da Atena, si che non comparirono più. Secondo la leggenda
degli
Argonauti, fuggirono all’ isola Arezia, vicino al
o delle stalle d’ Augia o Augea. Era costui figlio di Elios o Eleo re
degli
Epei nell’ Elide, ricco di immensi armenti. Eracl
o la via alle Esperidi, giunse egli finalmente per la Scizia al paese
degli
Iperborei dove Atlante regge sulle sue spalle il
la lotta sostenuta per ottenere in moglie Deianira, figlia di Eneo re
degli
Etoli e sorella di Meleagro e Tideo. Molti erano
racconti, pur si capisce che qui si trovan mescolati a miti naturali
degli
elementi storici e allegorici. Le spedizioni cont
benefica la quale lotta contro gli ostacoli della natura, a benefizio
degli
uomini? Dopo l’ apoteosi, in tempo in cui nel con
lo stesso soggetto, e una statuetta di scena analoga è nella Galleria
degli
Ulfizi a Firenze. Specialmente frequenti erano le
Pleurone, altra città dell’ Etolia. Loro figlio era Meleagro, l’ eroe
degli
Etoli. Ora avendo Eneo in una solenne festa, cele
e il noto vate Anfiarao d’ Argo. Dopo alcuni giorni di feste in onor
degli
ospiti, fu indetta la caccia. Si tendon le reti,
spettava a chi primo aveva ferito il cinghiale. Ciò destò le gelosie
degli
altri e specialmente di Plessippo e Tosseo figli
e crebbe Meleagro. Ma quando questi si rese colpevole dell’ uccisione
degli
zii, allora Altea soffocando in sè il sentimento
nconico che è nel viso di questo bel giovane. II. La spedizione
degli
Argonauti. 1. La storiella del vello d’ oro fo
i. 1. La storiella del vello d’ oro forma il nucleo della leggenda
degli
Argonauti; epperò anche qui siamo in presenza d’
re in Colchide e portasse a lui il vello d’ oro. Di qui la spedizione
degli
Argonauti. Giasone fe’ costruire nel portò di Iol
allora, salpò alla volta del Ponto Eusino. Circa il numero e il nome
degli
eroi che presero parte alla spedizione, molta var
come Acasto, Admeto e Periclimeno; ma poi si crebbe via via il numero
degli
Argonauti, annoverandovi tutti gli eroi della gen
morte sotto la nave Argo che gli si sfracellò addosso. 2. La leggenda
degli
Argonauti è una di quelle che offrirono più copio
Morto Edipo, la maledizione che pesava su di lui, secondo il concetto
degli
antichi, doveva naturalmente ricadere sopra i fig
ttenere licenza di dar sepoltura ai morti. — Dieci anni dopo, i figli
degli
eroi morti si riunirono per vendicare i loro padr
iunirono per vendicare i loro padri. Perciò chiamasi questa la guerra
degli
Epigoni o seconda guerra Tebana. Vi presero parte
ao, ultimo Eurialo di Mecisteo. Non combattendo essi contro il volere
degli
Dei come i loro padri, ma anzi con buoni auspici,
e suo figlio Pelope e ne fe’ cuocere le membra e le appose alla mensa
degli
Dei; e altre colpe commise diversamente esposte i
della guerra. Achille ed Aiace il maggiore appartengono alla famiglia
degli
Eacidi. Eaco era un altro figlio di Zeus, nato da
racolosi. Da queste nozze nacque unico Achille, il più grande e forte
degli
eroi greci. Che Teti dopo aver date alla luce Ach
or parte col fratello Peleo alla caccia di Calidone e alla spedizione
degli
Argonauti. Cresciuto sotto la guida di un tal pad
e, figlio di quell’ Oileo, che pure aveva preso parte alla spedizione
degli
Argonauti. Questo Aiace, detto anche « il piccolo
iti contro i Centauri, sia alla caccia Calidonia, sia alla spedizione
degli
Argonauti. Era quindi già molto vecchio al tempo
figlia di Teucro, Dardano ebbe un figliuolo, Erittonio, il più ricco
degli
uomini; e da costui nacque Troo che diè il nome a
rapir da Zeus, per la sua straordinaria bellezza e divenuto coppiere
degli
Dei, già abbiamo parlato. Gli altri due divennero
per l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatura dei più grande
degli
eroi? Aiace il maggiore, sia come cugino, sia per
presunzione, non dubitò dire che si sarebbe salvato anche a dispetto
degli
Dei; allora Posidone con un colpo del suo trident
ne Ulisse ne li avesse severamente proibiti. Terribile fu la vendetta
degli
offesi Dei; appena s’ eran messi in mare un fulmi
e le poesie di Pindaro sono ricche di accenni relativi alle leggende
degli
Eacidi. Specialmente la tragedia s’ aggirò come n
, ad Ulisse. Sopra tutto le tragiche e fatali sventure dei Pelopidi e
degli
Atridi serbarono per secoli e secoli la virtù lor
quanta parte siano state le leggende troiane della vita intellettuale
degli
antichi; e non fa meraviglia che ancora il medio
giacchè anche l’ eccellenza dell’ ingegno, suscitando l’ ammirazione
degli
uomini, era naturale venisse ricordata e celebrat
nel fare opere d’ arte; quindi le tre categorie dei vati, dei poeti,
degli
artisti. 2. Ogni stirpe greca ebbe i suoi vati e
e leccate le orecchie, e così fu reso abile a intendere il linguaggio
degli
uccelli e a preveder l’ avvenire. Dalla Messenia
i Preto, ottenne una parte del regno e così diè origine alla dinastia
degli
Amitaonidi. A questa appartennero Adrasto, Anfiar
bero tante parte nelle vicende di Tebe e nelle due guerre dei sette e
degli
Epigoni; ed’ altri minori, come Polifide, Teoclim
ro il più celebre fu Tiresia, sovrano nell’ arte di osservare il volo
degli
uccelli. Gli si assegnava una vecchiaia favolosa,
acendolo ancora vivo al tempo della distruzione della città per opera
degli
Epigoni. A sette anni d’ età si diceva avesse per
la Dea. Come tutti i veggenti dell’ antichità intendeva il linguaggio
degli
uccelli e conosceva i più riposti arcani della na
ato dai venti, e le città e il triste regno (della Morte) et le turbe
degli
Dei e degli uomini con equo imperio regge egli so
i, e le città e il triste regno (della Morte) et le turbe degli Dei e
degli
uomini con equo imperio regge egli solo. » 4. Ve
asparisce che la figura, è zoppa non brutta però. » 13. « messaggero
degli
Dei, inventore della curva lira, destro a nascond
e dai Romani sogliono essere uniti i fatti dei primi uomini celebri e
degli
antichi eroi ; laonde giova repartire queste narr
iglianza dei fatti veri, o Allegorie opportune a correggere i difetti
degli
uomini ; 4° ed in racconti relativi ai buoni cost
ontengono la semplice reminiscenza dei fatti conservata nella memoria
degli
uomini, che è quanto dire la tradizione delle cos
; c piena di sapienza è l’invenzion delle Furie, ministre inesorabili
degli
aeuti rimorsi di una eoscienza colpevole, nate da
segnato a coltivare la vite, fu Dio del vino, ec. Indi l’inclinazione
degli
Orientali al maraviglioso e l’ immaginazione dei
me parti del mondo. Mitologia dei Greci a dei Latini. Divisione
degli
dei. 16. Varrone, poeta latino, nato verso l’a
nato verso l’anno 82 av. G. C., fece ascendere a trentamila il numero
degli
Dei. Gli antichi annoveravano più di trecento Gio
(Dii majores), ed erano in numero di venti. 18. La seconda era quella
degli
Dei subalterni o inferiori (Dii minimi), i quali
orabili suoi decrèti. E qualora questi decreti fossero la conseguenza
degli
eterni veri, quanta filosofia non racchiude la im
i Saturno e di Giano in Italia fu chiamato Età dell’ oro, ossia regno
degli
Dei e prima età del mondo, perchè sotto il loro s
tte in latino Januœ, erano sotto il suo patrocinio, come sotto quello
degli
Dei Lari e Penati (325). Secondo altri questo tem
39. Saturno fu comunemente rappresentato qual vecchio curvo dal peso
degli
anni e armato di falce, per indicare ch’ei presie
e scocchi, Come fa la più parte : chè per certo Infinita è la schiera
degli
sciocchi. Ma vi sono i grandi ingegni, i famosi
moglie di Saturno (27), era tenuta per genitrice della maggior parte
degli
Dei, e perciò fu detta gran madre, e poi Berecinz
devano ai piedi due leoni, per la custodia che Pindaro le attribuisce
degli
stati e dei regni. Bellissimi sono i concetti, st
nno della madre sventurata. — È opinione che Cerere sia l’Iside (696)
degli
Egiziani e la Cibele dei Frigii. 62. Eresittone o
ati da Giove nel Tartaro, gli fece ribellare i Giganti (69) figliuoli
degli
stessi Titani. Questi enti favolosi erano uomini
rrivava con la testa al cielo, e che per sè solo, al dir d’Omero, più
degli
altri Giganti insieme uniti, sgomentava gli Dei ;
riareo ; ed Encelado sotto l’Etna. Il fine dei giganti adombra quello
degli
orgogliosi che presumono sollevarsi contro il cie
nipote d’Urano (promethéomai, io provvedo), preso ad imitare il padre
degli
Dei, formò alcune statue umane col fango della te
ta coi doni di tutti gli Dei (pan tutto, dôron dono, gr.). « E i doni
degli
Dei altro non sono che le arti e le cose tutte gi
vasti deserti della Libia, implorò il soccorso di Giore ; ed il padre
degli
Dei, apparsogli in forma d’ariete, battè la terra
o che questo Giove Ammone altro non sia che il dio Osiride (696, 697)
degli
Egiziani. 81. Siccome Giove teneva il primo posto
nziavano oracoli, e in essa fu tagliato il fatidico albero della nave
degli
Argonauti. 83. Il Giove dei Greci e dei Romani
atto di rapir Ganimede (87). 84. Gli autori sono discordi sul numero
degli
enti mitologici che hanno avuto il nome di Giove
o (27) e di Rea, (42) sposò Giove (63) suo fratello, e divenne regina
degli
Dei. Era la divinità dei regni, degl’imperi e del
diede in custodia ad Argo, celebre architetto e inventore della nave
degli
Argonauti (452), il quale aveva cent’occhi e sole
remio di questa cura mirabile ebbe la mano d’Ifianasse, con una parte
degli
stati di Preto. 93. Iride figlia di Taumante, che
ogo ora in un altro, fu la messaggera di Giunone ; l’ambiziosa regina
degli
Dei non volle esser da menò del-marito, il quale
iscattato dai Troiani, e maritò Esione a Telamone re di Salamina, uno
degli
Argonauti. 110. Finalmente il lungo esilio e le
Pegaseo (124), perch’ella è amica dei poeti. E quale, annunziatrice
degli
albori, L’aura di maggio muovesi, ed olezza, Tutt
è opportuna lezione a quei presuntuosi, i quali vantando la grandezza
degli
avi senza saperne imitare le gesta, si empiono di
stupire uomini e Dei. Talora av[ILLISIBLE] a un elmo, come protettore
degli
uomini, ed era in atto di far donativi alle Grazi
ed i Latini la dissero Genitalis od Illitia dal greco, perchè al pari
degli
Efesj la onorarono quale mistica immagine della g
sulla cima delle mo[ILLISIBLE]tagne a misurare ed a studiare il corso
degli
astri. No[ILLISIBLE] invecchiava, perchè l’ingegn
rano accolti dagli scoppi di risa, dal suon di mano e dalle fischiate
degli
spettatori ; ma era dato un premio al ballerino c
o un premio al ballerino che avesse saputo serbar l’equilibrio meglio
degli
altri. Questi risevoli giuochi passarono d’ Atene
, indichiamo questo parallelo a solo oggetto di ricordare una ipotesi
degli
eruditi. Anche Bacco ebbe più nomi ed in Grecia e
rcadia sul monte Cillene ; fu il messaggero e l’interprete di Giove e
degli
altri Dei tanto in cielo che in terra, sì nel mar
stesso le loro imprese, ed entrava a parte di tutte le loro brighe e
degli
affari relativi alla guerra e alla pace. Per esse
osi ed onesti. Laonde Mercurio, interprete ed esecutore delle volontà
degli
Dei, eloquente per la musica e per la parola, ind
tti, poichè aveva inoltre l’incarico di condurre all’inferno le anime
degli
estinti. 165. Ma pretendono che Mercurio fosse an
di Giove e di Maja. Venere. 170. Venere, Dea della bellezza e
degli
amori, nacque dalla spuma del mare il primo giorn
e celebravano in cielo la nascita di Venere, era accorsa al banchetto
degli
Dei per raccorne gli avanzi. Forse quel sommo fil
Temeresti forse di dispiacermi ? Ah ! tu non sarai forse il più bello
degli
uomini ; e che importa ? tu sei il più sensibile
re della sua vita. Le vengono prodigati soccorsi, ed è condotta a piè
degli
altari di Venere, dove ritorna in sè, ed invoca l
ttorica e tutti gli accorgimenti dell’eloquenza, si cattivava l’animo
degli
uditori e vinceva ogni contraria opinione. Altri
2) gli tolsero quanto aveva di mortale, e lo fecero « consorte in mar
degli
altri Dei » (Dante, Parad. c. I.) 202. Scilla era
edono che da Forco fosse nato ancora il serpente che stava a custodia
degli
aurei pomi delle Esperidi (382). 205. Gli Alcioni
ttordici giorni, che dai marinari sono chiamati dies alcyonei (giorni
degli
alcioni). 206. L’origine poi degli Alcioni è spie
ono chiamati dies alcyonei (giorni degli alcioni). 206. L’origine poi
degli
Alcioni è spiegata così : Alcione, affettuosa mog
era chiamato anche Ippio ossia equestre ; e Ippodromio, cioè, preside
degli
equestri certami. Inoltre fu detto Conso, o Dio d
ferno della favola, era un luogo sotterraneo dove scendevano le anime
degli
estinti per esservi punite o ricompensate ; e vi
quello stagno, Tu lo vedrai ; però qui non si conta. Ma la mitologia
degli
antichi assegna a ciascuno di questi fiumi una pi
i doni. Volle che lo Stige diventasse il vincolo sacro delle promesse
degli
Dei, e decretò gravissime pene contro coloro che
sia e del néttare. L’Ambrosia (ambrosios, immortale, gr.) era il cibo
degli
Dei, ed il Néttare la lor comune bevanda. La prim
to. (Loc. cit.) Questo mostro favoloso deriva forse da un antico uso
degli
Egiziani, i quali facevano custodire i sepolcri d
legislatori e i giudici sono in gran parte mallevadori dei portamenti
degli
uomini. I Greci potrebbero aver preso l’idea di q
epoltura. 232. Le Furie furono divinità infernali, ministre del rigor
degli
Dei contro i malvagi, figlie dell’Acheronte (218)
nei loro viaggi, e disponesse a favor loro dei suffragi del popolo c
degli
allori della vittoria (Esiodo). Talora assisteva
sso la invocata divinità si mostrava sorda ai loro voti. Morfeo, capo
degli
altri sogni, era nel tempo stesso ministro del So
ie diverse : le anime dei morti virtuosi ; le Larve o i genj malefici
degli
scellerati, i quali, essendo condannati ad errar
i-Mani ed alle Larve, ed era lor consacrato il cipresso ; ai Mani poi
degli
amici solevano offerir latte, miele, vino e profu
va giù pel proprio peso, e non gli concedea riposo giammai ; immagine
degli
ambiziosi e degl’invidiosi del merito altrui, i q
o D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, Di Giove stesso il nome e
degli
Dei S’attribuiva i sacrosanti onori. Folle ! che
; ed Issione fu assalito da così cocenti rimorsi, che non solo quella
degli
altri ma la vista di sè medesimo gli era tormento
dolo pentito, gli aprì un asilo nel cielo, e lo fe’ sedere alla mensa
degli
Dei. Spesso il colpevole è anche ingrato ; ed Iss
malattie e di generare i figliuoli ! Ma nelle fantastiche tradizioni
degli
antichissimi tempi, non è meno bella e grande l’i
antichissima allegoria è nato il pregiudizio della sinistra influenza
degli
uccelli notturni, pregiudizio al pari di tanti al
i re ; Calliope con nobili ed armoniosi versi celebra le grandi gesta
degli
eroi e dei numi ; e Melpomene armata di pugnale e
ettacolo dei delitti dei grandi, delle scelleratezze della tirannide,
degli
spasimi del rimorso, e commuove al pianto con le
suonando con più leggiadria il liuto e la lira, accompagna i sospiri
degli
amanti, ne interpreta i desiderj, ne mitiga gli a
maldicenza, tenebroso e scellerato artifizio degl’intelletti oscuri e
degli
animi ipocriti o invidiosi che voglion denigrare
udace mortale. Apollo ne fu sconsolato oltremodo, e implorò dal padre
degli
Dei che Esculapio fosse accolto nel cielo, dove e
forse alla semplice rozzezza della primitiva natura, ed alla qualità
degli
alimenti pastorali ed agresti, che soli possono b
gnizioni d’agricoltura ; ed egli stesso introdusse in Italia il culto
degli
Dei della Grecia. Dicono che fiorisse verso il 13
uti e con cembali guidar le ninfe alla danza e promuovere il giubbilo
degli
abitatori delle campagne. Priapo 307. Pri
a di moltiplici esperimenti di perfezionare la cultura dei giardini e
degli
orti. I poeti descrivono Pomona incoronata di pam
de terren copia di fiori : Tu fa, Pomona, che de’frutti loro Non sian
degli
arbor mai vedovi i rami : E tu che tante e si div
di mazzi, e recando in capo una paniera di fiori : Salve, o sorriso
degli
Dei, gioconda Essenza della gioja, alma famiglia,
che avessero lunghissima vita. Alcuni autori indicano anche il numero
degli
anni, e ne attribuiscon loro novemila settecentov
Napee, Oreadi e Amadriadi. 319. Le Driadi eran le ninfe dei boschi e
degli
alberi in generale (Drys, quercia, gr.) ; e furon
Nereidi oceanine ; E a drappelli agilissime seguendo La Gioia alata,
degli
Dei foriera, Gittavan perle, delle ingenue Grazie
e le pene che potevano essere meritate dagli uomini. Quindi le statue
degli
dei Lari si vedevano per tutto, e gli schiavi div
a, onnipotente figlia di Giove e sorella del Fato, arbitra universale
degli
uomini e degli Dei, stava, per così dire, al gove
figlia di Giove e sorella del Fato, arbitra universale degli uomini e
degli
Dei, stava, per così dire, al governo delle cose
ingannato Giove facendo nascere Euristeo prima d’ Ercole ; e il padre
degli
Dei sdegnato afferrò Atéa pei capelli, e la fece
gnoso emblema dell’ accordo che deve passare tra il cuore e la lingua
degli
uomini onesti e dei giovani virtuosi. Il suo alta
uggiasco, in veste Di dolente eremita, e sovra l’urne Muto prostrarsi
degli
antiqui Eroi ; E seco starsi, in abito d’errante
dignitosa nell’aspetto e nel contegno, e con occhi sfavillanti al par
degli
astri. Regge con la sinistra un libro aperto e un
e Alcmena del primo terrore si riavesse, ma che non si fidasse ancora
degli
occhi proprj. Imperciocchè non avendo riguardo di
e egli fa prove, E quanti mostri ancide, Onde s’innalzi poi Al seggio
degli
eroi ? Altri le altere cune Lascia, o garzon, che
Minosse ; e quella nave era armata di nere vele ad esprimere il lutto
degli
Ateniesi. Egeo aveva raccomandato al figliuolo, s
ica, nella guerra erano infatti i principali oggetti dell’ educazione
degli
eroi. 431. Piritoo, infiammato al racconto delle
celebre domatore di cavalli ; laonde ambedue passarono per protettori
degli
Atleti, ed erano invocati nei giuochi olimpici (6
ognizion del futuro, gli aveva predetto la morte per causa della nave
degli
Argonauti ; e infatti mentre egli passeggiava un
llora Jobate, conosciuta l’ innocenza d Bellerofonte per la protezion
degli
Dei, gli dette in moglie la sua figliuola Filonoe
o. Tuttavia, secondo alcuni, risplende col poetico Pegaseo nel numero
degli
astri. 468. Quest’ avventura ha fatto passare in
e dalla bocca orrende vampe Vomitava di fuoco. E nondimeno Col favor
degli
Dei l’eroe la spense… Orfeo. 469. Questo
a bellezza che fu protetta singolarmente da Giove (63). 483. Il padre
degli
Dei si trasformò in toro bianco, e scese in riva
à di regno, andò al cospetto della Sfinge, e seppe penetrare il senso
degli
ambigui detti. Rispose quell’animale esser l’uomo
inorridito di sè medesimo, non potè più sostenere la vista del sole,
degli
uomini, della sua persona, e si accecò con le pro
citò le armi di tutta Grecia contro il fratello ; e i principali eroi
degli
Argivi s’unirono a questa guerra iniqua di fratel
mentr’ ei ritornava da Troja. Ajace Oileo, sfidando la maggior furia
degli
elementi, potè alla fine salvarsi sopra uno scogl
è alla fine salvarsi sopra uno scoglio gridando : scamperò a dispetto
degli
Dei. Ma non prima ebbe proferito queste parole, c
potero dentro a me l’ardore Ch’io ebbi a divenir del mondo esperto, E
degli
vizj umani e del valore : Ma misimi per l’alto ma
d’infima classe e le gesta vanagloriose o crudeli o colpevoli dei re,
degli
eroi e dei Numi stessi della greca mitologia.
a perseguitarla, e la tenne rinchiusa in stretta prigione ; e stanco
degli
acerbi rimproveri della sua vittima, le tagliò la
eguiva fu trasformato in upupa ; ed Iti suo figlio, vittima innocente
degli
altrui delitti, in cardellino. Pandione alla noti
che abitava a Sesto sulla opposta spiaggia d’Europa.121 Ma i genitori
degli
sposi, avuta querela fra loro, li costrinsero a n
vio che porta il suo nome. 648. Giove (63), sdegnato della perversità
degli
uomini, aveva statuito di sommergere il genere um
apelli. Ercole (364) gli uccise perchè non avevano voluto che la nave
degli
Argonauti andasse a ripigliarlo dopo ch’ei n’era
arere ; e con Agamennone (527) e con Ulisse (568) concertava il senso
degli
oracoli. Voleva il fato ch’egli perisse dopo aver
confondeva insieme. Immagine efficacissima a significare la impostura
degli
oracoli. Eppure, gli uomini sempre ciechi vi pres
o si slanciarono, mostrando, e nell’impeto della corsa e nell’avidità
degli
sguardi verso la meta, quel violento desiderio, o
anzi di tutti, siccome da prima, a sè di nuovo rivolgendo lo stridore
degli
applausi. Ma pure il vicino cursore, non deponend
più i suoi, chiamandoli a nome. Ma essi, animati dal vicino calpestio
degli
emuli veloci, colle orecchie lese, ognor più rapi
dre rattenute, Nel ritrassero pesto, insanguinato, Tal che nessun più
degli
amici suoi Ravvisar lo potea. Tosto arso a lui Fu
del Vello d’oro (419) che fu immolato a Giove (63) e messo nel numero
degli
astri, ossivvero quello che indicò una sorgente a
appresentano. 678. Vien dopo il Toro a significare non meno il vigore
degli
armenti che quello della vegetazione delle piante
n tempo figura di capretti, rappresentano la fecondità dei bestiami e
degli
alberi fruttiferi, e secondo la più comune opinio
ndemmie : ed è quell’ Astrea (339) che fugata dalla terra pei delitti
degli
uomini, se ne ritornò in cielo. 683. La Libra o b
ad andar sempre in su come fa la capra Amaltea (29) nutrice del padre
degli
Dei. 687. Chi non dirà che l’ Aquario sia il simb
e uscian quindi i responsi De’domestici lari, e fu temuto Sulla polve
degli
avi il giuramento : Religion che con diversi riti
il Costume Antico e Moderno del Ferrario sodisfa in parte al bisogno
degli
artisti e degli studiosi ; ed è così divulgato ch
co e Moderno del Ferrario sodisfa in parte al bisogno degli artisti e
degli
studiosi ; ed è così divulgato che ci parrebbe in
nebri, ed inclusive i giuochi coi quali solevano celebrare la memoria
degli
eroi : …………. Essi una pira Cento piedi sublime i
; ei surse, e assiso Così loro parlò : Supremo Atride, E voi primati
degli
Achei, spegnete Voi tutti or meco con purpureo vi
azioni. 695. Sotto questo titolo comprendiamo le divinità favolose
degli
Egiziani, dei Babilonesi, Persiani, Indiani, Gall
cani. Divinità Egiziane. 696. Osiride era uno dei maggiori Dei
degli
Egiziani e il più generalmente adorato. Lo faceva
cina e l’arte di predire il futuro. V’è ragione di credere che l’ Oro
degli
Egiziani e l’Apollo (96) dei Greci fossero un sol
uto da fanciulli che celebravano le sue lodi. — Secondo i libri sacri
degli
Egiziani Api doveva vivere un certo numero d’anni
lo. A Osiride viene aggiunto un figliuolo chiamato Anubi, il Mercurio
degli
Egiziani ; ma la sua origine è incerta come quell
il Mercurio degli Egiziani ; ma la sua origine è incerta come quella
degli
altri Dei principali di quel popolo. Questo Anubi
n animale sacro, era delitto punito di morte. 709. Ma in questo culto
degli
animali non seguivano tutti lo stesso uso. Dove e
è, secondo la dottrina della metempsicosi da lui professata, le anime
degli
uomini passavano nei corpi dei bruti. 720. Gl’Ind
, la Svezia e la Norvegia. Fu chiamato Padre universale, perchè padre
degli
Dei e degli uomini al pari del Giove dei Greci. E
e la Norvegia. Fu chiamato Padre universale, perchè padre degli Dei e
degli
uomini al pari del Giove dei Greci. Ebbe anche il
o che rimanevano uccisi combattendo ; e così fu preso anche pel Marte
degli
Scandinavi. 740. Nei primi tempi quei popoli o
ignore di tutte le cose, e dopo lui riguardavano il Sole come massimo
degli
Dei. Adoravano pure un Dio delle ricchezze sotto
donna. Riconoscono essi pure dei cattivi Genii cui consacrano le ossa
degli
animali che hanno mangiato. Il loro principal sac
via diseorrendo. Chi volesse porre un ordine nella genealogia, tanto
degli
Dei che dei Semidei e delle divinità allegoricho,
maggior numero possibile d’ idee e di relazioni, dedetto dalle opero
degli
antichi e dai monumenti che ci rimangono. 8. La
e diventò uomo piene di senun. Fu capo di un’illustre famiglia detta
degli
Eumolpidi che ebbe la gloria di tenere il sommo-s
el tremendo insbissamento. Altri ropntano che il continente atlantico
degli
antichi fosse una parto della moderna America, do
to naturale delle cure e della penosa fatica. Laddove prima nel regno
degli
Dei, cioè nella prima età del mondo, detta dell’o
or Titius, ragguardevole scienziato di Germania, confermô la sentenza
degli
antichi colle sue Osservazioni che, tradotte dal
ilia in faccia agli scogli, non è più temibile come quando, al narrar
degli
antichi, investiva e inesorabilmente ingoiava le
o, davanti a cui, non cho i re, i Numi stessi erano giudicati al pari
degli
altri uomini. 58. Alcuni fanno derivare questo n
li ; rispettò ansteramente il pudore, e fu sino alla morte il modello
degli
eroi della sua patria. 94. I figli maggiori dei
, come si rileva da uno squarcio di Dante che riporteremo nel seguito
degli
avvenimenti d’ Ulisse. 103. Padre d’ Ulisse. 1
lagello della peste, e la famiglia reale ne fu assalita come il resto
degli
abitanti. I sette figli di Niobe crano lungo le m
che il sole si coricasse al giungere della sera. Da questo la favola
degli
aurei pomi, del Drago, ec. 121. Queste due città
arj fini dei primi, quanto per mantenere la riputazione dei secondi e
degli
oracoli stessi. Quando l’ evento non confermava i
fermava il detto dell’ oracolo, si attribuiva a colpa della ignoranza
degli
uomini ; lo stesso avviene della interpretazione
la nave Argo ancorata nel fiume Fasi 71. Non vi fu bisogno che alcuno
degli
altri Argonauti prendesse parte alle preaccennate
adre stesso li inseguiva con un esercito, invece di fidare nel valore
degli
Argonauti, ove mai s’impegnasse la mischia, uccis
Cicerone nelle sue opere filosofiche riporta una scena della tragedia
degli
Argonauti di Lucio Accio, nella quale il poeta fi
ima veduto una nave, nello scorgere dall’alto di un monte il vascello
degli
Argonauti traversare i flutti, daprima si maravig
venzioni mitologiche di cui fu abbellito il racconto della spedizione
degli
Argonauti, nessuna divenne più popolare di quella
imboleggiata nei miti di Orfeo e di Anfione La forza del braccio e
degli
stromenti meccanici inventati dall’uomo può abbat
arbarie decorata. La civiltà infatti com’ebbe origine dalla concordia
degli
uomini a stare uniti per comune vantaggio78, così
e perciò gli antichi li considerarono esseri soprannaturali, o figli
degli
Dei, o ispirati da loro. Tali erano Orfeo ed Anfi
araviglie operate col suono e col canto, e prima e dopo la spedizione
degli
Argonauti, non in terra soltanto, ma pur anco nel
noi colle parole di Virgilio e di Dante nel parlare della spedizione
degli
Argonauti, quando raccontammo che Calai e Zete ne
sotto qualunque forma, e di più gli ruppe un corno, onor della fronte
degli
Dei dei fiumi ; per ricuperare il quale Acheloo d
i a quest’Eroe94, e dissero che era stato posto in cielo e nel numero
degli
Dei « Non già perchè figliuol fosse di Giove, «
iutarsi scambievolmente : li abbiamo trovati insieme nella spedizione
degli
Argonauti, nè mai si disgiunsero in qualunque alt
olti fatti particolari della loro vita nel mondo. Oltre la spedizione
degli
Argonauti a cui presero parte, come dicemmo, si r
di luce elettrica che sovente si osserva sulle punte delle antenne e
degli
alberi dei bastimenti dopo la tempesta. Le rammen
ano, pare che fosse un ipogeo come le catacombe dei primi Cristiani :
degli
altri 3 è più difficile indovinare lo scopo o l’u
rco che è sì credulo e miracolaio ed inserisce nelle sue celebri Vite
degli
Uomini illustri tanti insulsi prodigii, scrivendo
quei tempi, nella caccia del cinghiale di Calidonia, nella spedizione
degli
Argonauti e nella guerra delle Amazzoni in compag
iù straordinarii che si distinguono per qualche singolarità da quelli
degli
altri Eroi. Tra i masnadieri coi quali combattè
do insieme col capo. » Di questo nuovo genere di duello ad imitazione
degli
arieti, e prescelto in questo caso da Teseo, ci d
ribaldi usando contro di loro quella violenza che essi usavano contro
degli
altri ; onde nel modo stesso col quale ingiustame
col vello d’oro ; Tebano fu Ercole, il più forte e il più famigerato
degli
antichi Eroi. Ora sono da raccontarsi atroci fatt
i trovò costretto ad esulare, e ricoveratosi alla corte di Adrasto re
degli
Argiesi ne sposò la figlia Argia, e così impegnò
o, le fiamme della pira si divisero, segno sensibile che l’avversione
degli
animi loro erasi comunicata a tutte le molecole d
già raccontate. LIII I sette Prodi e gli Epìgoni Adrasto re
degli
Argiesi o Argivi aveva soltanto due figlie di nom
no, volle imprendere un’altra guerra contro Tebe coll’aiuto dei figli
degli
estinti Prodi. Questa seconda guerra fu perciò ch
i figli degli estinti Prodi. Questa seconda guerra fu perciò chiamata
degli
Epìgoni, ossia dei rampolli, o discendenti ; ed e
mpolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie. Ma dei fatti d’arme e
degli
effetti ultimi di questa guerra scarseggiano e so
rne proposito in un altro Capitolo destinato esclusivamente a parlare
degli
Indovini. LIV Pèlope e i suoi discendenti
egli Indovini. LIV Pèlope e i suoi discendenti Dalle atrocità
degli
Eraclidi convien passare agli orrori dei Pelòpidi
are agli orrori dei Pelòpidi. Questi pure furono argomento prediletto
degli
antichi tragici e delle antiche plebi ; ed alcuni
due mostruosi fratelli furono rese più orribili dalle amplificazioni
degli
antichi pœti. Basti il dire che Atreo sospettando
tristati gli occhi e ’l petto nel leggere e nell’intendere gli orrori
degli
Antenati di Agamennone e Menelao, ci sorride la s
ci sorride la speranza di confortarci nel riandar la vita e le gesta
degli
Antenati di Achille, di quell’Erœ che fu invidiat
colo fratello chiamato Foco. Di Telamone abbiamo già detto che fu uno
degli
Argonauti ; e di altre sue imprese e vicende, com
spresso da Dante : il che noi faremo ben tosto nel dar la spiegazione
degli
altri nomi della stessa città. I vocaboli di Dard
come autore della regia stirpe troiana124. E Dante nel narrare quali
degli
spiriti magni egli vide nel Limbo, comincia dalla
iungono eseguita da Nettuno e da Apollo, esuli entrambi dal soggiorno
degli
Dei, privati del diritto della Divinità e ridotti
gli Dei, privati del diritto della Divinità e ridotti alla condizione
degli
uomini. Compiute che furon le mura, il re spergiu
e a visitare le altre corti « ….. per divenir del mondo esperto « E
degli
vizii umani e del valore. » Se allora fosse mort
va un gran numero di figli esercitati tutti nelle armi, e più valente
degli
altri Ettore, il più rispettabile Eroe dell’antic
o anno tutti i loro sforzi si diressero contro Troia. Trovarono forse
degli
ostacoli che non avevano preveduti : la mancanza
ro credulità. Attribuivasi infatti a Palamede l’invenzione del giuoco
degli
scacchi e dei dadi, della tessera o contrassegno,
cui avvennero tutti i fatti ivi narrati si estende, secondo i computi
degli
eruditi, tutt’al più a 51 giorno. Anche chi non a
ersamente toglierebbe a forza quella che più gli piacesse a qualunque
degli
altri capitani, foss’anche lo stesso tremendissim
la macchina, cioè l’intervento personale delle Divinità nelle contese
degli
uomini ; e nella guerra troiana le Divinità che v
no al cadavere di Patroclo, quasi che l’estinto amico dovesse esultar
degli
strazii del cadavere del suo uccisore. Compiuti p
nebri onori. Dal rogo di Mènnone, mentre il suo corpo ardeva uscirono
degli
uccelli di una nuova specie non prima veduta, che
o mai da sapere a qual classe appartenessero, secondo la nomenclatura
degli
Ornitologi. Si racconta ancora un altro miracolo,
anche una copia in marmo (fatta da Baccio Bandinelli) nella galleria
degli
Uffizi in Firenze. Delle astuzie poi e delle frod
delle loro vicende parleremo in appresso secondo l’ordine cronologico
degli
avvenimenti. Le incomparabili sciagure di questa
Aiace sbattuto dalle onde si vantò di scampare dal naufragio ad onta
degli
Dei e dello stesso Nettuno. Tutti gli altri guerr
a piuttosto uno scongiuro da Negromanti, ossia evocazione delle anime
degli
estinti che un’impresa propria di Ulisse. Infatti
e’ legni, a cui m’assisi « Di sopra e delle man remi io mi feci. « Ma
degli
uomini il padre e dei Celesti « Di rivedermi non
e con Achille. Infatti gli eccessi di Achille dipendevano dall’impeto
degli
affetti, che anche nei tribunali umani sono una c
ma di suo padre ; e così la rammenta nel descrivere un viaggio di uno
degli
eroi del suo poema : « Passa gli Umbri e gli Etr
già tutti, amaro pianto « Ed alte strida insieme ne gittaro ; « E più
degli
altri Enea. » Qui il poeta fa una lunga descrizi
isogno di una simile dimostrazione, dopo quanto abbiam detto parlando
degli
Oracoli, e dopo che gli Dei del Paganesimo furon
cipalmente alla Negromanzia, cioè alla pretesa evocazione delle anime
degli
estinti. In Italia furono primi gli Etruschi a p
lità e pratiche religiose alla direzione pur anco ed alle risoluzioni
degli
affari pubblici ossia del Governo. Quindi la dist
specie di divinazione, che si facevano derivare dal canto e dal volo
degli
uccelli, dalle viscere delle vittime, dal tuono,
iose, proprie delle vecchie imbecilli che hanno un irrazionale terror
degli
Dei. Quindi egregiamente Bacone da Verulamio asse
ò che vi sia stato intruso di vano e di irrazionale dalla imbecillità
degli
uomini 159. LXIV Gl’Indovini dei tempi eroic
Molti dei loro responsi eran conservati per tradizione nella memoria
degli
uomini, molti altri erano inventati e attribuiti
iglioso che il dimostrabile positivo. E poichè era utile ai reggitori
degli
Stati per facilità di governo che il popolo fosse
a sola punta, ma anche l’ asta ed una parte della catena. Salla punta
degli
altri 12 parafulmini non si vide nulla. Però è da
da notare che il parafulmine della cupola si eleva molto al di sopra
degli
altri. Il fenomeno incominciò alle ore 8 e 45 min
arsi ai fatti mitologici quel che afferma Sallustio dei fatti storici
degli
Ateniesi : « Atheniensium res gestæ, sicuti ego e
ea ambedue mortali, non appartenne al numero dei Semidei, ma soltanto
degli
Eroi ; nè fu considerato dopo la morte come un In
nte Giusta in Siena, quella del Guercino nella Tribuna della Galleria
degli
Uffiizi in Firenze e quella del Razzi nel palazzo
oracolo, ma piuttosto divinazione, cioè interpretazione della volontà
degli
Dei. Lo stesso è da dirsi del vocabolo responsi,
he è divenuto in italiano il termine solenne e poetico delle risposte
degli
Oracoli282). Inoltre la parola Oracolo significa
oracoli ; e piuttosto preferirono i Pagani di attribuirli a più d’uno
degli
Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculapio, a
à dire che in quest’Oracolo i responsi deducevansi dalle osservazioni
degli
smeraldi e delle altre pietre preziose, di cui er
asserzioni di suo fratello Quinto sulle pretese cause soprannaturali
degli
Oracoli e di qualunque altra creduta manifestazio
gli Oracoli e di qualunque altra creduta manifestazione della volontà
degli
Dei287). Catone Uticense ai suoi amici che gli su
ristianesimo, come sappiamo dal sommo Orator romano e dal più insigne
degli
ultimi repubblicani dell’antica Roma. Che mi va d
mi va dunque fantasticando Plutarco nel suo trattato sulla Deficienza
degli
Oracoli coll’attribuire alla morte di alcuni Dèmo
iluvio, consultarono l’Oracolo di Temi sul monte Parnaso. Omero parla
degli
Oracoli, delle divinazioni e degli augurii come d
emi sul monte Parnaso. Omero parla degli Oracoli, delle divinazioni e
degli
augurii come di cose antiche ai tempi della guerr
ovino Calcante rappresenta una parte importantissima, come interprete
degli
Dei, nei parlamenti di quei famosi guerrieri e ne
popoli si valsero del principio teocratico, facendosi credere o figli
degli
Dei o interpreti dei supremi voleri di quelli, pe
. 12 : « La vita della religione gentile era fondata sopra i responsi
degli
Oracoli, e sopra la sètta degli arioli e degli ar
gentile era fondata sopra i responsi degli Oracoli, e sopra la sètta
degli
arioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cer
ndata sopra i responsi degli Oracoli, e sopra la sètta degli arioli e
degli
aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendev
are, che gli Oracoli e gli altri modi d’interpretazione della volontà
degli
Dei furono inventati da prima con intenzion casta
agnosi, uno dei primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le risposte
degli
Oracoli ebbero efficacia di raccogliere e riunire
più belle massime antiche morali e filosofiche eran credute responsi
degli
Oracoli ; e la più sapiente e mirabile di tutte,
ui fu cangiata Dafne figlia di Peneo. 285. Son celebri le risposte
degli
Oracoli per la loro studiata ambiguità. Se ne tro
a. La Poesia dei secoli cristiani. 745. Tale è in succinto la istoria
degli
errori della idolatria appo i popoli più noti del
e strane libertà ne’rozzi lor versi ; Lucillo e Lucrezio si beffarono
degli
Dei di Roma, e de’ Romani che inchinavansi ai van
ra mai ; e che senza posa prendevansi giuoco della sorte e della vita
degli
uomini. Nulladimeno pare che l’Epicureismo,144 sp
a, accolta dalla malefica attività de’Romani, fomentasse tutti i vizj
degli
oppressori del mondo. Nelle scuole di Atene o di
altro che un brutale epicureismo. Cicerone nel suo libro Sulla natura
degli
Dei lasciò scritto : « La superstizione sparsa tr
ti inspira l’uomo di genio, e consegna negli inni sacri le tradizioni
degli
avi e le antiche superstizioni del paese. Ovidio
religione in quell’anime semplici e bellicose, come il continuato uso
degli
augurj e degli auspicj. Quelle predizioni di vitt
ell’anime semplici e bellicose, come il continuato uso degli augurj e
degli
auspicj. Quelle predizioni di vittoria così spess
rgogliosa superstizione. Le viscere delle vittime, il canto o il volo
degli
uccelli, tutte quelle minute osservanze che la gu
he nella severità dell’antica loro disciplina aveano ammesso il culto
degli
avi, ma non avevano pubblicamente deificato nè gl
mille strane aberrazioni, e davano pieno potere alla fallace scienza
degli
astrologi. Questi aveano, a così dire, rubato il
ll’avvilimento della conquista, nell’inerzia che la seguiva, il culto
degli
Dei pareva la più grande faccenda politica de’ Gr
gli oratori ; ma i sofisti più liberamente poteano beffarsi del culto
degli
Dei. Le antiche sètte filosofiche tuttor fiorivan
tica filosofia. L’Asia minore offriva in ogni sua parte la mescolanza
degli
Dei eleganti della Grecia colle superstizioni del
nero a cinger d’assedio Gerusalemme, queste sètte si fusero in quella
degli
Zelanti, cioè di coloro che voleano scacciare i R
so, traggono sotto le loro bandiere : l’avarizia vi guida i sacerdoti
degli
idoli : la superbia vi conduce i sapienti, e la p
te parti s’accorre a goder dello spettacolo dell’agonia e della morte
degli
innocenti sgozzati ; e il barbaro grido : I Crist
ome d’omicida, di sacrilego o di pubblico inimico (acciocchè io parli
degli
elogi di che voi ci favorite), non date sentenza,
occulti vendicatori, ci mancherebbe egli la forza della moltitudine e
degli
armati ? Son forse in maggior numero i Mauri, i M
fate in ordine ad una sola spezie di cose, vien compensata dal comodo
degli
altri dazj che da noi medesimi ricavate con tutta
timabile pregio, se fosse mancata la religione cristiana. Gli scritti
degli
antichi, trovandosi dispersi nei monasterj, salva
hiavi ? Ma essi eran perversi al pari dei loro padroni, partecipavano
degli
stessi piaceri e della stessa vergogna, avevano u
lavano vigilanti le guardie del fuoco delte Sparteoli. 153. Iotende
degli
spettacoli del teatro e del circo. 154. I Saturn
nol saprei affatto affatto imaginare. Bramaste i sonetti iconologici
degli
dei superiori detti maiorum gentium seguiti da su
municaro le loro stravaganze, e follie ; e quindi l’irreligioso culto
degli
Dei in tal guisa dilatato venne a contaminare ogn
come nella prefazione sta espresso, altro non è, che parlar soltanto
degli
Dei di I classe degni più degli altri inferiori d
sso, altro non è, che parlar soltanto degli Dei di I classe degni più
degli
altri inferiori di maggior considerazione, non ch
cciamoci pertanto dalla I ed incominciamo propriamente da Giove padre
degli
Dei, e degli uomini presente per tutto, e provvid
anto dalla I ed incominciamo propriamente da Giove padre degli Dei, e
degli
uomini presente per tutto, e provvido governator
delle parole di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui da uno
degli
stessi suoi figli era spogliato temerariamente de
razione, ed insegna il fulmine tre mendo, tutti istrumenti, e fatture
degli
orribili Ciclopi. Non godè egli però dopo tal div
amore, e proseguendo quindi collo stesso coraggio a pugnare col resto
degli
altri giganti, che si affaticavano a soprapporre
le morali significazioni poi della favola di Giove, come delle favole
degli
altri Dei stimo tempo perduto, e fatica inutile i
qual degna moglie del gran Dio Nettuno(1) Non fù egli però contento
degli
innocenti piaceri di questo matrimonio, come nepp
vea ogni pilota semprechè nel funesto pericolo scorgevasi di divenire
degli
incalzanti venti, e delle agitate onde miserabil
ezzi di opera si ragguardevoli, che riscossero del pari la maraviglia
degli
Dei, e degl’ uomini, e resero al mondo celebre il
degl’ uomini, e resero al mondo celebre il suo nome non senza gloria
degli
stessi suoi collaboratori. Invenzioni del suo ing
ove, non isdegnò questi di ammetterlo al cielo in qualità di coppiere
degli
Dei ; le sue maniere però poco avvenenti disgusta
ro fatto il padre di quello Nettuno citò l’uccisore al gran consiglio
degli
Dei sull’ Areopago, domandando a gran clamore giu
li per cagion dell’uffizio di servire agli Dei vien detto messaggiero
degli
Dei, e con altro nome Camillo, cioè Servo : perch
per aver addormentato, e quindi ucciso per espresso volere del padre
degli
Dei il pastore Argo dotato di cento occhi, alla c
ola istessa di lui non disse. Suo culto. Riceveva questo Dio al pari
degli
altri i suoi sacrificii. Su suoi altari(1) ove pe
appunto fù il caso di questo gran Nume. Egli sebbene fra il sodalizio
degli
Dei uno de’ più rinomati si era per cagion del su
padre istesso da lei chiamato in soccorso,(1) che vittima addivenire
degli
ardenti suoi amori. Le stesse disavventure ebbe e
i vita il valente Esculapio, benchè come Dio della medicina al numero
degli
Dei per guiderdone l’ascrisse. Non potè pertanto
felice Apollo ! La dura necessità da Dio glorioso lo rese vil pastore
degli
armenti di Admete, e questi poscia lasciando pei
e, con occhio ebbro di dolcezza, con eterna primavera simile a quella
degli
elisii campi sul volto, colla lira in una mano, e
i umiliazione i più denigranti. E che in vero non fece per vendicarsi
degli
oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti da Tr
d’ aver ricevuti da Trojani si per la scelta di Ganimede per coppier
degli
Dei invece di Ebe sua figlia, come nell’ esser po
goglio dal suo stesso marito pel seguente motivo. Nella gran congiura
degli
Dei contro Giove essa in vece d’opporsi al troppo
ta sua madre. E cosi invero sarebbe avvenuto, se il sovrano consiglio
degli
Dei mosso più da motivi di affetto per la madre,
a tolta la vita, se per favore delle sua rivale istessa, o per grazia
degli
Dei impietositi a suoi tormenti non fosse stata c
esso Efeso abitacolo una volta de’Cari, e de’Lelegi, e quindi Colonia
degli
Ateniesi, e de’Ionii si nobilitò a tale segno, ch
detto del Giovenale : Fata regunt homines ; ma il dispotico sibbene
degli
stessi Dei : onde in più luoghi i poeti ci descri
fé riguardar per tale, nè mai ottener gli fece il bel titolo di padre
degli
Dei a lui per natural dritto dovuto. Campato ques
tato avesse in virtù delle sue ottime qualità di veder lieto all’albo
degli
Dei ascritto il suo Nome. Le avvenenti maniere, c
escritto. L’essere stata ella l’avventurata madre della maggior parte
degli
Dei i più gloriosi, che abbia veduto l’olimpo, de
o al suo fianco, tutti simboli delle sue qualità. Ed in vero se madre
degli
Dei ella è, come non cometerle l’atteggiamento di
igliata pupilla presero occasione i Mitologi di dichiararla spogliata
degli
antichi sensi di piacevolezza, ed urbanità, e tut
tal’avventurata madre le gentilissime figlie, onde così pel ministero
degli
occhi facendo passare al cuore più senibilmente l
me non sarà poi degno di somma lode, e compenso al cospetto di Dio, e
degli
uomini chi nel petto gelosamente la nudre ? Scolp
tazioni. La speranza vera fonte di vita, primo, ed ultimo conforto
degli
uomini pingesi qual vaga donna, che con una mano
pingesi in figura di donna, che preme la destra sua mammella in bene
degli
altri, perchè con questa più abbondante di latte
are d’un pastore un Re, perchè un cuore allegro sembra esser maggiore
degli
stessi Monarchi. Porta finalmente l’ancora per de
del pari con essi a comune esultanza. Pria però di venire all’ esame
degli
obbietti proposti ogni ragion vuole, che della ma
tal errore in vero è derivato, che innumerabili composizioni ad onta
degli
sforzi de’ mal accorti autori hanno incontrate ca
è gli Spartani fino a tal segno odiarono il lungo, ed esoso ragionare
degli
Asiatici, che uno di essi con prontezza preferir
ballo. Leggansi nel Inglese romanziere Walder-Scot le immense ballate
degli
Scozzesi per conoscere quanta sia la potestà, ed
n ? Antig. Morte Creont. L’avrai Questi pochissimi esempi a fronte
degli
innumerabili da potersi adddurre bastano a compro
Gli stessi salmi del figlio d’ Isai fan conoscere l’imperfetto ritmo
degli
Ebrei amanti di far pompa più d’immagini, e di fi
ti in più ampie forme manifestano la descritta verità. Collo scorrcre
degli
anni però cadde finalmente il verso sotto leggi s
nte formarsi qualche lavoro. In questo metro (lo chè si avvera ancora
degli
altri consimili) la rima o abbraccia il primo e t
’amico evoca, e smania, Che con suoi giri intrecciasi E il susurrar
degli
alberi Ricerca in mezzo i ruderi Colle lor fron
sua perfezione, altra bellezza non hà dimostrata, che la sola fatica
degli
industriosi autori. Quindi si fù, che i posteri c
an, gli uccel, ecc. mentre questo in tal metro suol essere il massimo
degli
errori. L’ottonario coronato dunque costa di cinq
opinato scempio. Alla fatal sventura L’iniqua infame donna Per opra
degli
Dei Perchè restò delusa Forma cangiò, e natura.
ora a materie giocose, come la Secchia rapita del Tassoni, lo scherno
degli
Dei del Bracciolini ec. Ma se la grandiosità del
i vantaggi della vita pastorale nel metro suddetto con sommo piacere
degli
spettatori ; lo che poi fù la occasione, per cui
ancora da Cic. Eroico, perchè atto a descrivere le grandiose imprese
degli
Eroi, costa di tre sillabe, delle quali la sola p
, come : O quam glorifica luce coruscas Boez. lib. 1. Alla classe poi
degli
Endecasillabi si riducono i Faleuci, i Saffici, e
ne fugit. III. La terza comprende un’ Esametro, ed un verso composto
degli
ultimi quattro piedi di esso, come. Ut colubrum
c. Cic. Luc. Sen. Callim. Apertamente confessarono esser la pluralità
degli
Dei una chimera, ed una fantastica invenzione, le
l maraviglia perciò fia vedere i primi saggi del Gentilesimo burlarsi
degli
stessi lor Dei ? Basta per tutti ascoltar le deri
rsi degli stessi lor Dei ? Basta per tutti ascoltar le derisioni, che
degli
Egiziani Dei in più luoghi fa Giovenale, e soprat
er ben oprare, arricchiti vennero graziosamente da Dio. (2). Nino re
degli
Assirii falsamente da alcuni creduto fondator di
t. Nino sol si può conchiudere la sola idolatria riguardante il culto
degli
Eroi più distinti, tra perchè la idolatria è assa
ali Scrittori, i quali pretendono, che la idolatria sia nata nel seno
degli
stessi Antidiluviani, perchè degli uomini di quel
che la idolatria sia nata nel seno degli stessi Antidiluviani, perchè
degli
uomini di quel tempo sfrenati nelle licenze dei d
so sollevata dagli orefici, e soprattutto da Demetrio, come negl’atti
degli
Apost. al 19 si legge. Quali poi sieno state tali
lui si offrivano mel farebbero piuttosto confondere con Moloch Idolo
degli
Ammoniti, che secondo la tradizione degl’ Ebrei p
on ho voluto passarlo in silenzio, acciò nulla manchi alla istruzione
degli
allievi. Il verso sciolto, detto ancor verso eroi
analogo a tale intrapresa si son servito molti traduttori delle opere
degli
antichi, come Annibal Caro, Ceruti, Cesarotti, Le
Introduzione. Se col volgere
degli
anni si videro di quando in quando anche le Scien
, si ragiona ; nella seconda gli Eroi più celebri vengono indicati, e
degli
altri ancora con Note per lo più si fa parola ; n
ltezza e superstizione del volgo, il capriccio de’ Poeti, gli abbagli
degli
Etimologisti, l’iperbole sì familiare agli Entusi
onobbe espressi i lumi della più pura Morale, e chi l’Istoria funesta
degli
errori dello spirito umano. Furonvi altresì alcun
trovata la vera spiegazione delle Favole, mediante l’interpretazione
degli
Egiziani Geroglisici ; altri finalmente nelle ges
ro alzato un altare, che appellavano l’altare de’ dodici(d). In onore
degli
stessi vennero istituite le Feste Consenzie, così
; ma Esiodo nella sua Teogonia, ossia Canto intorno alla generazione
degli
Dei, dice che dal Caos(1) uscitono l’Erebo(2) e l
Saturno seppe fuggirsene(10), e si rifugiò appresso Giano(c) (11), re
degli
Aborigini(12), i quali abitavano quella parte d’
ossia Magna Madre, essendo ella risguardata come la Genitrice comune
degli
Dei(i). Il nome di Rea le derivò dal verbo Greco
di Divinità dell’ Egitto. Da Iside e da Osiride nacque Oro, l’ ultimo
degli
Dei, cui adorò l’ Egitto(11). Iside aveva certi S
osì se ne vergognò, che copertasi di nera veste, e fuggendo l’aspetto
degli
altri Numi, si nascose in oscurissima spelonca. L
Giove grossi macigni ed alberi ardenti (a). Giove implorò il soccorso
degli
altri Numi ; ma queglino spaventati corsero preci
ura di varie piante e animali (b) (5). Correva fama allora, che niuno
degli
Dei avrebbe potuto vincere que’ nemici, quando no
ltresì dei ricchi doni, se ne descrissero i nomi ne’pubblici Registri
degli
Elei, e rientrarono nella loro patria coll’appara
mpo, in cui questi Giuochi vennero rinovati da Ifito, fu pure l’Epoca
degli
Ellanodici, ministri che presiedevano agli stessi
dodici, scelti a sorte dalla città d’Elide. Era loro uffizio il dare
degli
avvertimenti agli Atleti prima di ammetterli a qu
Ciò era delitto per l’utilità de’ buoi. Il Sacerdote fuggì per timore
degli
Ateniesi. Questi chiamarono in giudizio la scure,
Ospitale. Fu detto Padre, e Re, perchè si considerava come il Sovrano
degli
altri Dei, e di tutti gli uomini (b). Gli si died
me, intraprendere, poichè si credeva, ch’ Egli proteggesse le imprese
degli
uomini. V’avea in Argo presso il tempio di Cerere
i (f), e per cui anche Giove venne soprannominato Alzio (g). Al tempo
degli
Antonini si vedeano in quel bosco molti altari e
ima di andarsene al campo. Anche il Senato vi si radunava pertrattare
degli
affari di grande importanza (c). Di questo tempio
prima di fondarlo, ordinò, che si rimovessero da quel luogo le statue
degli
altri Nunti, e se ne attetrassero i tempj ; che t
particolarmente sotto questo aspetto, e aveano perciò molto riguardo
degli
stranieri Non v’era tra gli Antichi chi veggendo
Fece uccidere due tori ; riempì delle carni di questi la pelle d’uno
degli
stessi, ne pose tutte le ossa in quelle dell’altr
rno alle vigne, e se ne invocava la protezione. Finalmente sulla cima
degli
alberi più alti e più vicini alle stesse vigne at
). Fu pure a Bacco molto caro Icario, o Icaro(c), figlio di Ebalo, re
degli
Spartani. Questi lo accolse nella sua casa, e il
i vennero puniti da Bacco, tra’quali Licurgo, figlio di Driante, e re
degli
Edonj, popoli vicinial predetto monte Edone ; Cia
crificava una giovenca bianca, o una capra (f). Al tempo della guetra
degli
Arunci i Romani furono minacciati di grande terre
suonare di grida e urli il tempio, e riempiva di sacro orrore l’animo
degli
astanti (e). Proferiva finalmente per intervalli
nell’Olimpiade LVIII si abbruniò. Dopo quaranta otto anni per comando
degli
Anfizioni(16) gli Alcmeonidi, ossia i discendenti
tempio, e un celebre oracolo(c). I Greci aveano il costume di alzare
degli
altari nelle strade. Alcuni di questi furono sacr
nteo un tempio, per ringraziarlo, che i topi aveano divorate le corde
degli
archi de’loro nemici. Altri finalmente danno un’a
nte secondo alcuni non mangiava mai, ed era stato quegli, che con uno
degli
ossi di Pelope avea formato il Palladio(a). Apoll
rtanto una sospensione d’ armi, e sì gli uni che gli altri tagliarono
degli
allori, per portarli poi in mano coll’ oggetto di
lava d’una intera armata, e comandavagli di consecrare ogni nove anni
degli
allori alla stessa Divinità. Tre giorni dopo il s
zosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle Oceanidi, e da Orcamo, re
degli
Assirj(d). Il lucido Dio, prese le sembbianze di
simio suonatore di cetra. Virgilio dice, che Apollo gl’inseghò l’arte
degli
augurj, e il modo di conoscere l’attività delle p
nti, che non potendosi avere in quel momento un numero corrispondente
degli
accennati animali, si decretò di sacrificarne cin
empio siasi fatto venire Tamira di Cilicia per istabilirvi la scienza
degli
Aruspici. Ivi pure v’avea un altare, il quale, co
). Si appellò Pandemia, perchè è la Dea, che piace alla maggior parte
degli
uomini(c). Un giovane dell’ Artica, fatto prigion
r formare la più bella Venere. Quella d’ Alcamene secondo il gìudizio
degli
Ateniesi riuscì la migliore. Agoracriro, affinchè
iso. Costei era Sacerdotessa d’Apollo, e donna fatidica. La celebrità
degli
avverati suoi vaticinj avea talmente reso famoso
i celebravano le mentovate Feste(a). Nettuno per vendicarsi d’Inaco e
degli
iltritra gli Argivi, i quali avevano giudicato, c
ice, città dell’Acaja(c). Furono parimenti celebri le Feste, chiamate
degli
Egineti, perchè in Egina si celebravano a questa
il toro(e). Gli Aruspici poi aveano il costume d’offerirgli il fiele
degli
animali, perchè l’amarezza di quello avea relazio
di questa portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo, o da uno
degli
Eteobutadi, famiglia sacerdotale in Atene, e cons
. Non avrebbe più riacquistata la libertà, se la bel Eribea, matrigna
degli
stessi Aloidi, non avesse pregato Mercurio a togl
o ; ma Minerva fece sì, che Diomede invece ferì lui. Peone, il Medico
degli
Dei, lo risanò (b). Marte finalmente uccise Allir
molto esteso tra’ Greci, perciocchè Pausania, il quale fece menzione
degli
Dei loro, non fa parola di alcun tempio di Marte,
ioso, ed ha il becco sì forte, che con esso giunge a forare il tronco
degli
alberi sino alla midolla (d) (8). Marte rappresen
io, che davasi per vinto. La vita però di lui dipendeva dalla volontà
degli
spettatori, o di chi vi presiedeva ; e allora sol
ume di sacrificare gli stessi uomini. Qualora si faceva il sacrifizio
degli
an mali, il Sacerdote, coperto di splendida veste
er alimentare la superstizione, e per sorprendere la facile credulità
degli
uomini Vennero quindi gli Oracoli con somma frequ
l’Astrologia, cioè la scienza intorno alla cognizione e al movimento
degli
Astri(b). La Divinazione si accrebbe ben presto t
priamente quelli, i quali presag ivano il futuro dal canto o dal volo
degli
uccelli, o dal modo, con cui questi prendevano il
prendevano il cibo ; laddove gli Auguri erano quelli, che dal garrire
degli
uccelli predicevano l’avvenire(b). Tale distinzio
i più fortunati eventi. Nè quì si restringevano tutte le osservazioni
degli
Auguri : il numero de’ tuoni, e la direzione degl
te le osservazioni degli Auguri : il numero de’ tuoni, e la direzione
degli
stessi, l’origine orientale de’fulmini, o di altr
i appellò Fatua, ossia faridica, perchè prediceva l’avvenire dal volo
degli
uccelli(h). Finalmente notiamo, che appresso i Ro
Cic. de Nai. Deor. l. 2. (a). Plutare. in Romul. (9). Ne’ tempi
degli
Antichi Pagani eravi un certo sacrario, detto da’
cque da Giove e da Niobe, figlia di Foroneo, a cui successe nel regno
degli
Argivi. Adiratosi co’ suoi sudditi, rinunziò il t
esti l’Egitto consecrò un tempio nella città, detta Jeracopoli, città
degli
sparvieri. I Sacerdoti di quel tempio erano tenut
atti uccelli, donde derivò poi loro il nome di Jeracobosci, nutritori
degli
sparvieri. Chiunque per qualsisia anche non volut
auri, Ileo, e Reco o Reto. Atalanta, che abborriva perfino la società
degli
uomini, tese l’arco, e li mise a morte(e). Virgil
enici. Questi ultimi da principio non erano che Inni e Canti in onore
degli
Dei. Vi s’introdussero poscia i Poemi, ne’ quali
dussero poscia i Poemi, ne’ quali si descrivevano le gesta de’ Numi e
degli
Eroi. Col progresso del tempo si rappresentarono
(d). Job. Jacob. Hofmun. Lex. Univ. (2). Il nettare è la bevanda
degli
Dei, come l’ambrosia n’è il cibo. Credevasi, che
a e robustezza. Intorno all’origine di costoro varie sono le opinioni
degli
Antichi. Alcuni pretendono, che sieno nati non da
o per sapere cosa era avvenuto di lui ; e si udì ch’egli era l’ultimo
degli
Eroi, e che conveniva onorarlo co’sacrifizj(c). D
ere, e varie altre ceremonie. Le Sorti si gettavano sulle sacre mense
degli
Altari. Dicesi che tali maniere d’indovinare sien
enza dagli stessi Imperatori Romani, i quali vi portavano i simulacri
degli
Dei e le immagini de’loro Predecessori, come si f
utta e focacce di farina (d). In seguito gli furono sacrificati anche
degli
agnelli (e). Questo Nume si onorò poscia nelle gr
quie delle cose abbruciate o annerite dal fulmine. Questo era uffizio
degli
Auguri (d). Il luogo stesso, percosso dal fulmine
ra stato guerriero. Innoltre gli animali a lui cari, e talvolta anche
degli
schiavi vi si aggiungevano. I parenti altresì v’a
idetto Acmone con quello, il quale dicesi essere stato il primo padre
degli
Dei (b). Questi si chiamò anche Demogorgone, ossi
rmente ad Ate, costei non pensava che a far male, e a turbare l’animo
degli
uomini. Divenuta in abborrimento al Cielo e alla
ava (c). Alcuni credettero, che i Cabiri non fossero Dei, ma ministri
degli
Dei (d). Strabone li la Sacerdoti di Cibele, e se
tempo, in cui Pandione regnava in Atene(f). Insegnò a’ suoi il culto
degli
Dei della Grecia ; e però fu denominato il padre
di purpurea lana (e). Comunemente però dicesi, che l’Esperidi aveano
degli
orti, i quali producevano delle frutta, chiamate
anze, vestì quelle di Upupa, uccello di tristo augurio, e persecutore
degli
Usignuoli e delle Rondini. Giunto a Pandione l’an
ta di ciascuno. Erasi stabilito questo uso per avere il numero esatto
degli
abitanti della città (g). (a). Calep. Sept. Lin
marito, la quale era ornata di rose, mirti, e allori, l’uno e l’altro
degli
sposi toccavano l’acqua e il fuoco ivi preparati,
Finalmente certe donne di sperimentata pudicizia chiudevano la stanza
degli
Sposi, ed altre vergini amiche, standone al di fu
a maldicenza : egli niente faceva, ma bensì censurava tutte le azioni
degli
altri Dei e degli uomìni. Scelto giudice tra Mine
i niente faceva, ma bensì censurava tutte le azioni degli altri Dei e
degli
uomìni. Scelto giudice tra Minerva, Nettuno, e Vu
affare l’andatura, il volto, l’atteggiamento, il vestito, e le parole
degli
uomini(e). Alcuni però nol riconoscono per figlio
(m). Le Furie furono sempre considerate come ministre della vendetta
degli
Dei. Si credette quindi, che la loro occupazione
osì si appellavano Cagne dello Stige nell’ Inferno, e Dire, ossia ire
degli
Dei nel Cielo(g). Le Furie poi da’ Greci si chiam
e orecchie simili a quelle de gli orsi, il corpo somigliante a quello
degli
avotoi, le ali a’ fianchi, e le mani armate di ar
lero ; e fu costretto a ritirarsi appresso Preto, figlio d’Abante, re
degli
Argivi. Quivi fu accusato di falso delitto appres
io Pane(m). Nelle loro mani al dire de’ Poeti sta il corso della vita
degli
uomini, ed elleno ne filano i giorni avventurati
tra, esse si denominavano colla voce generale di Mani(g). A proposito
degli
Spettri narrasi, chè certi di questi comparvero n
e che rinscissero sciagurati, nè si aprivano che i tempj di Plutone e
degli
altri Numi Infernali(d). In quell’ occasione si s
l segno crebbe il delirio di lui, che finalmente sul fiore più fresco
degli
anni suoi morì d’acerbo dolore : Fu cangiato in u
cipitato nel Tartaro. Alcuni dicono, perchè egli manifestò gli arcani
degli
Dei ; altri soggiungono, perchè era solito a cruc
osta Egina(d). Ovidìo pretende, ch’egli pure abbia scoperto i misterj
degli
Dei(e). Pindaro soggiunge, che Tantalo rubò dalla
misterj degli Dei(e). Pindaro soggiunge, che Tantalo rubò dalla mensa
degli
Dei il nettare e l’ambrosia per farne dono agli u
i discendesse a dettargliele (a). È perchè Minos, come il più vecchio
degli
altri anzidetti Giudici ha la preminenza tra loro
. (14). Tra quelle statue ve n’era una, eretta da Lisandro, Generale
degli
Spartani, al famoso Indovino Abas, figlio di Cime
llo, ch’ella n’ebbe tutta la cura di allevarlo. Crebbe Jone all’ombra
degli
altari, senzachè nè egli, nè colei avessero alcun
(19). Sotto il nome di Peone i Poeti ricono scevano un celebre Medico
degli
Dei(f). Dicesi, che questi abbia risanato Plutone
chiamato Branchiadon, e fu annoverato tra gli Dei(e). Diede anch’egli
degli
Oracoli, che furono i più celebri dopo quelli di
Calliope(c). La prima presiedeva all’ Istoria, che contiene l’elogio
degli
Eroi. Rappresentasi coronata d’alloro, colla trom
Nettuno(f). Egli trovò l’arto di predire il futuro per mezzo del volo
degli
uccelli, e inoltre fabbricò una città ch’ebbe pur
vallo (g). Secondo i Poeti anche chi bevea a questa sorgente, formava
degli
eccellenti versi(h). (41). Non vanno d’accordo i
ento avea fatto Minerva. Questa Dea, suonando il flauto alla presenza
degli
Dei, fu da Giunone e da Venere avvertita, che il
uesta la punse col velenoso dente nello stesso piede, e sul più verde
degli
anni suoi la fece morire. Altri dicono, che fu pu
re la caccia alle bestie feroci, perchè dopo morte secondo l’opinione
degli
Antichi ciascurio per lo più si occupa in queglie
comprendere, che il fine de’loro giorni non era lontano dal principio
degli
stessi, poichè questa Deità, la quale presiedeva
portavano eziandio sopra certi letti, o sopra lunghe aste i ritratti
degli
avi. A renderne più splendida la pompa, eranvi fi
u allevato la alcuni Pastori (f). Egli divenne il Dio de’porti (g), e
degli
orti. In questi i Romani ne collocavano la statua
questi prese diverse figure per conciliarsi l’affetto di Pomona, Dea
degli
orti (b). Vertunno, non avendo potuto in varj mod
lle messi a Cerere, de’vini a Bacco, e dell’oglio a Minerva. Ciascuno
degli
altri Numi ne fu onorato con vittime e incensi. I
a. Comparve tra quelli anche Atalanta, figlia di Jasio, o Scheneo, re
degli
Argivi. Era questa molto rinomata pel suo coraggi
ento(g). Questo medesimo Poeta vuole che il Peplo fosse anche proprio
degli
Dei. (a). Potter. Archaeol. Graec. l. 2. (7).
liaste di Apollonio, ebbe anche un figlio, di nome Falero, che fu uno
degli
Argonauti. Questi, al dire di Pausania, fu autore
cui parleremo, e ch’ era rimasta indecisa dall’ uguaglianza de’ voti
degli
Areopagiti (e). (c). Paus. l. 1., Apollod. l. 3
dee. Pare quindi molto più adattato all’ intendimento, ed al profitto
degli
scolari, per quanto la Mitologia il comporta, un
e parti, nella prima delle quali parleremo degl’ Iddii, nella seconda
degli
Eroi, aggiungendo un transunto delle metamorfosi
ncominciando dalla loro stessa genealogia. Capo I. Della Genealogia
degli
Dei fino a Saturno. Secondo Esiodo nella sua T
ei fino a Saturno. Secondo Esiodo nella sua Teogonia o Generazione
degli
Dei, i primi fra tutti furono il Caos, Gea o la T
e ali, per indicare la celerità con cui vola. Giano, antichissimo re
degli
Aborigeni, chiamati poscia Latini perla ragione d
ome la principale Divinità, ed era caratterizzato col titolo dì Padre
degli
Dei, e Re degli uomini. Tre Giovi però secondo Ci
e Divinità, ed era caratterizzato col titolo dì Padre degli Dei, e Re
degli
uomini. Tre Giovi però secondo Cicerone si distin
a Gea, che nascere da lei doveva un figlio, il quale sarebbe stato re
degli
uomini, e degli Dei, tolse con inganno la prole a
re da lei doveva un figlio, il quale sarebbe stato re degli uomini, e
degli
Dei, tolse con inganno la prole al ventre di Meti
. Di Giunone. Sorella e principal moglie di Giove, e perciò regina
degli
Dei, era tenuta Giunone. Fu ella però da principi
deplorandone, fu secondo le favole cangiato in fiume. In una congiura
degli
Dei contro di Giove, avendo Giunone ancora piglia
terzo, figlio di Giove e di Maia, era considerato come il messaggiero
degli
Dei. Perciò dipingevasi colle ali a piedi ed al c
ne venne precipitato. Nella Scizia il re Lineo in luogo di profittare
degli
utili insegnamenti di Trittolemo, cercò anzi amma
tta nel campo, che dicevasi scelletaralo. Capo XVI. Della Terra, e
degli
Dei terrestri. La Dea della terra, detta da Es
no senza peli. Priapo, figlio di Bacco e Venere, era il Dio e custode
degli
orti. Effigiavasi colla barba, e la chioma scompo
ando trattossi di fabbricare il Tempio di Giove Capitolino, le statue
degli
altri Dei per rispetto cedettero il luogo, ma il
a con solennità celebrata ai 15 di Marzo. Capo XVII. Di Nettuno, e
degli
Dei marini. Primo Dio del mare, secondo Esiodo
beraron Fineo re di Tracia dalle Arpie, come dirassi nella spedizione
degli
Argonauti. Capo XIX. Di Plutone, e degl’ altri
Esiodo è chiamato più propriamente il Dio del giuramento, e punitore
degli
spergiuri. Rapì egli Proserpina figlia di Cerere,
ro figlie di Giove e di Temi. L’ ufficio loro si era il filar la vita
degli
uomini. Cloto tenea la rocca, Lachesi ne traeva e
be il soprannome Ramnusia; persecutore, specialmente delle menzogne e
degli
spergiuri era Orco Dio del giuramento. Gli Dei Ma
e siugolarmente dagli Egizi., Tra questi erano Orride Dio principale
degli
Egizi, che a lui debitori credevansi dell’ agrico
in atto appunto d’ intimar silenzio. Parte seconda. De’ Semidei e
degli
Eroi. Semidei chiamavansi propriamente quelli
i quelli che distinti si erano con qualche grande azione. Degli uni e
degli
altri noi verrem qui accennando i principali. C
9. Vinse Diomede re di Tracia, che pasceva i suoi cavalli colle carni
degli
ospiti, e da’ cavalli medesimi il fè divorare. 10
prese seco il giovine Ila figlio di lui per compagno nella spedizione
degli
Argonauti, ma essendo questi dalle Ninfe stato ra
giunsero poi che fu egli da Giove portato in cielo e posto nel numero
degli
Dei, e che ottenne quivi in isposa Ebe figlia di
Trovandosi alla corte di Preto, che scacciato Acrisio, erasi fattore
degli
Argivi, la moglie di lui detta da Omero Antea, da
ederle al fratello, e lo costrinse a ricoverarsi presso di Adrasto re
degli
Argivi. Avea Adrasto due figlie Argia e Deifile;
agguato per, assassinarlo al ritorno. Non atterrito Tideo dal numero
degli
assalitori, ad essi valorosamente opponendosi tut
te valorose prove fu ucciso dal tebano Menalippo; Capaneo sprezzatore
degli
Dei, mentre scalava le mura di Tebe, venne fulmin
tà matura per vendicar la morte del padre. Capo VIII. Di Giasone e
degli
Argonauti, singolarmente di Chirone, di Calai e Z
i e addormentare il drago, e l’ avvertì che lanciando un sasso contro
degli
uomini armati sorti da’ seminati denti, quelli sa
bra che l’ immaginazione di Omero abbia voluto qui trasportare quello
degli
scogli Cianei. In Iolco Medea ringiovenì il vecch
o sopra lo scoglio Gireo, ma poi vantandosi di aver saputo a dispetto
degli
Dei salvarsi da se medesimo, fu dallo stesso Nett
essi la prima lancia con cui uccise Eupide, e dopo alquanta uccisione
degli
altri, Pallade finalmente sotto alla sembianze di
tà di Padova, e discacciati gli Euganei diede alla provincia dal nome
degli
Eneti quello di Venezia. Enea figliuolo di Anchis
vecchio, e poi in bellissimo piovane. Parte I. Cap. XVI. Tiberino re
degli
Albani si affoga nel fiume Albula, e fatto Dio, d
o giuochi. L’ idolatria secondo l’ Ab. Banier incominciò dal culto
degli
astri, e principalmente del Sole e della Luna. Da
del Mare e dei Fiumi, della Terra e de’ Monti, e finalmente a quello
degli
Uomini che per qualche straordinaria azione si er
sinistro; per ultimo una porzione della vittima abbruciavasi in onor
degli
Dei, il resto mangiavasi, eccetto negli olocausti
hiarare la guerra, o trattare la pace. Eravi pure in Roma il collegio
degli
Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’ intrapr
cielo, che propriamente dicevansi auguri, altri dal canto e dal volo
degli
uccelli, che più propriamente si chiamavano auspi
ordinari, tutti i casi impensati, tutti ì modi volontari del cuore, e
degli
occhi, delle ciglia, il sonar degli orecchi, gli
tti ì modi volontari del cuore, e degli occhi, delle ciglia, il sonar
degli
orecchi, gli starnuti, le parole e rumori uditi a
ndo, e con cui pretendevasi di potere da’ movimenti e dalle posizioni
degli
astri, e da altri fenomeni della natura predire i
che le sole mani in acqua pura. Moltissime eran pure le feste in onor
degli
Dei così presso i Greci, come presso i Romani. In
e, le quali uscir si facevano dalle carceri o tane praticate al basso
degli
anfiteatri, e i più atroci e crudeli spettacoli d
nove magistrati eletti a predire il futuro, e li credevano interpreti
degli
Dei. Eran tenuti in grandissima venerazione, e co
ndere cose di gran rilievo, a fine di prevederne l’esito. Le risposte
degli
auguri avevano quattro sorgenti primarie : 1° i f
il fulmine, i lampi, le comete e gli ecclissi ; 2° il volo e il canto
degli
uccelli ; 3° il modo di beccare dei polli sacri a
messe e della vendemmia ; ma il numero delle feste aumentò con quello
degli
Dei. Le principali appo i Greci erano quelle di A
immolar la vittima) i giorni sacri al riposo ed ai sacrifizj in onor
degli
Dei. Le ferie latine furono le più solenni. Tarqu
. ; e nel tempo stesso ferie autunnali son le vacanze dei magistrati,
degli
scolari ec. VII. Flamini,4 sacerdoti istituiti da
el tempo di questa cerimonia toglievano di su i piedistalli le statue
degli
Dei, le posavano su letti messi intorno ad una ta
ote assaggiava il vino di cui era colma la tazza, l’offriva ad alcuno
degli
assistenti, e versava il resto sull’ altare o sul
latte, il miele, l’olio, l’acqua delle fonti o del mare ed il sangue
degli
animali. X. Lustrazioni, cerimonie sacre unite ai
, senza che ne restasse alcuna parte per il banchetto dei sacerdoti o
degli
assistenti. 1. Così nominati ab ispiciendis in
vini, così chiamati da garritu avium, perchè principalmento dal canto
degli
uccelli traevano gli augurj. Questa impostura è d
e persone colto fomentavano, pei loro fini politici, lo superstizioni
degli
auguri, ma non vi preslavano fede, e talora le de
cioè, di Giuve, di Marte e di Quirinu, ed i Flamini minori pel culto
degli
altri Dei. Le mogli dei Flamini erano dette Flami
III Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia
degli
Dei superiori A 30,000 si faceva ascendere il n
nealogia degli Dei superiori A 30,000 si faceva ascendere il numero
degli
Dei pagani : quindi la necessità di dividerli in
la necessità di dividerli in classi ; la prima delle quali era detta
degli
Dei maggiori o superiori o supremi ; e questi era
sse comprendeva gli Dei inferiori o terrestri 6 ; la terza era quella
degli
Eroi o Semidei ; e la quarta delle Virtù e dei Vi
e, Minerva, Diana, Apollo, Nettuno, Marte, Mercurio e Vulcano. I nomi
degli
altri otto si trovano in un frammento di un erudi
rà molte volte a bisogno nel progresso della Mitologia. La Genealogia
degli
Dei, ossia la loro filiazione e parentela (almeno
rleremo a suo luogo, poichè appartiene alla seconda o inferior classe
degli
Dei. Intanto però è da notarsi che questo termine
lle cose create. Ma più frequentemente per Natura s’intende l’essenza
degli
oggetti esistenti, o vogliam dire il complesso di
ettuale12. Cicerone compose una celebre opera intitolata Della natura
degli
Dei ; e Lucrezio un famoso poema sulla Natura del
tri pianeti, e ai primi e principali da loro scoperti diedero il nome
degli
altri Dei superiori, esclusi soltanto l’Orco, oss
del Boccaccio (che raccolse tutte le diverse e più disparate opinioni
degli
autori antichi), molte divinità dello stesso nome
vale a dire si attribuirono ad un solo tutti gli uffici e le imprese
degli
altri loro omonimi. Questo compenso preso dai più
d’ Eroe, e per essere annoverato dopo morte tra gli Dei(a). Le tombe
degli
Eroi erano d’ordinario circondate da un sacro bos
della quale si celebrava la memoria delle loro imprese(b). Il numero
degli
Eroi, de’quali fa menzione spezialmente l’ Istori
ante. Questi oltre a parecchie migliaja di greggi e armenti possedeva
degli
orti, preziosi pegli alberi, le foglie e frutta d
poscia a volo molti e diversi climi, e si trovò finalmente in quello
degli
Etiopi, popoli barbari, governati da Cefeo. Era a
e, Io privò di vita. Que’ di Micene, d’Argo, e di Serifo gli alzarone
degli
croici monumenti. Atene gli fabbricò un tempio(a)
del più vivo dolore, e volle espiarsi con sacrifizj, fatti alla madre
degli
Dei, cui alzò un tempio sul monte Dindimo, donde
si oppose allora Acasto, figlio del predetto Pelia, ch’era stato uno
degli
Argonauti, ed era riuscito eccelente cacciatore.
rano pertanto lo obbligò ad imprese superiori alla capacità ordinaria
degli
uomini, affinchè egli perisse le quali imprese fu
li aprì in una mano una freccia, la quale egli trasse dal corpo d’uno
degli
estinti suoi compagni. Ercole lo onorò con magnif
e fu costretto di salire al Cielo, per farsi guarire da Peone, medico
degli
Dei (a). Ercole nelle anzidette circostanze ebbe
stremamente, e si tenne per lungo tempo nascosto, fuggendo la società
degli
uomini (a). Ercole, prima di poter conseguire in
davano uniti alle Feste Panatence, talmente si tirò addosso l’invidia
degli
Ateniesi e de’ Megaresi, che coloro gli tesero in
tto una vita selvaggia, e agli stranieri conferì gli stessi privilegi
degli
altri cittadini. Regolò altresì îl culto de’ Numi
o di secondo fondatore d’Atene(a). Egli inoltre secondo alcuni fu uno
degli
Argonauti(b). Apollonio però soggiunge, che l’Ero
l corpo sulla spiaggia del mare, ove restò confuso tralla moltitudine
degli
altri estinti (b). Secondo una Tradizione, riferi
e mura di Troja, e comandò che fosse esposto ad essere cibo de’cani e
degli
avoltoi (b). Priamo allora, gettatosi a’ piedi di
Minerva, e Venere. Ecco come ciò avvenne : Peleo, figlio d’ Eaco, re
degli
Egineti, e della Ninfa Endeide, figlia del Centau
di difenderla a tutto potere. Non vi ruscì : quindi, affidata la cura
degli
Dei Penati(3) al vecchio suo padre, con lui sulle
dell’anzidetta Venilia, e moglie del predetto Latino ; ma gli augurj
degli
Dei non v’acconsentivano. Uno sciame d’api, andat
rlo nell’Isola di Citera. Questa vittoria rendette Agamenonne padrone
degli
Stati d’Argo (c). Agamenonne, divenuto il più pos
(b) (20) ; Ifidamante e Coone, figli d’Antenore (c) ; Odio, oppitano
degli
Alizzoni (d) ; Elato (e) ; Iperenore (f) ; Pisand
tenne Minerva, la quale gl’indicò essere il tutto avvenuto per volere
degli
Dei (a). Oreste dopo di ciò non si sentì più cruc
aprì per conoscere nell’osservazione delle loro interiora la volontà
degli
Dei intorno alla sua partenza. Sì orrida barbarie
hè nessuno de’Greci ne uscisse ; ma queglino, sospesi sotto il ventre
degli
animali, vennero fuori dell’antro, e ritornarono
te ottenne da Giove, che Mercurio dichiarasse a Calipso essere volere
degli
Dei, ch’ella lasciasse proseguire al Greco Eroe i
arsi agli ostili insulti. Un tale fatto destò contro di lui lo sdegno
degli
uomini, e perfino degli Dei. Ulisse voleva, che f
. Un tale fatto destò contro di lui lo sdegno degli uomini, e perfino
degli
Dei. Ulisse voleva, che fosse lapi dato ; e Ajace
allevati(a). Si segnalarono col loro valore nella celebre spedizione
degli
Argonauti(b). Polluce, avendo allora approdato co
ca in mano. Sotto tali sembianze comparvero all’ improvviso nel campo
degli
Spartani, che celebravano la Festa de’ Dioscori.
sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello,
degli
altri Eroi, i quali morirono all’assedio di Tebè(
ella quale ardeva il corpo di Capaneo ; e a vista del di lei padre, e
degli
altri Greci si precipitò sopra di quello(e). , A
ovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo
degli
uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferi
si convertì in alloto(b). Anfiarao poi, intento ad osservare il volo
degli
uccelli, non s’avvide d’un sottoposto precipizio,
o, il quale era stato abbandonato ne’ campi, acciocchè divenisse esca
degli
animali(b). Anche Antigona, di lui sorella, era u
ia. L’Economia è saggia e legittima disposizione de’beni proprj, o
degli
altrui. Dipingesi questa virtù in età avanzata ;
mperso in mano, e col timone appresso di se. La cura de’beni proprj o
degli
altrui non s’impara che coll’esperienza, e questa
impara che coll’esperienza, e questa non s’acquista che col progresso
degli
anni. Il compasso dimostra, che ciascuno dee misu
li, perchè si supponeva, ch’ella con tutta prestezza seguisse i passi
degli
uomini per osservarne gli andamenti(c). I Romani
ito succinto, per qualificare la sua prontezza nell’eseguire i voleri
degli
altri. Ha in mano un filatojo, che si aggira da t
sì mediante questa virtù si stabilisce maggior forza nelle operazioni
degli
uomini. Simbolo della. Concordia n’è pure il cadu
mani, oltrechè esprimevano altrettanti voti, appesi talvolta ne tempj
degli
Dei in ricompensa di qualche grazia ricevuta, uni
lle statue, e fu la prima ad alzarle anche un tempio dopo la disfatta
degli
Spartani, ripottata col mezzo del loro Generale,
o moltissimi fiumi, perchè la Superbia è sorgente della maggior parte
degli
altri vizj. Lusso. Il Lusso è un raffinamen
ge di molte fiere, e stanco per la fatica, prendeva riposo all’ ombra
degli
alberi, e ricreavasi al fresco dell’ aura, che us
nagloria è ostentazione della propria eccellenza, affine d’essere più
degli
altri onorato. Le due corna, che la Vanagloria ha
di mirto. Anche questo era segno d’allegrezza ; e quindi ne’ conviti
degli
Antichi ciascuno faceva girare intorno alla mensa
ullio le fabbricò in Roma il primo tempio. La Fortuna poi col decorso
degli
anni divenne in quella città la Dea la più onorat
questo nome riconosce un’ altra Dea, la quale riconciliava gli animi
degli
sposi, quando erano in discordia tra loro, e la q
cora. Gli Spartani gli avevano eretto un tempio appresso il tribunale
degli
Efori, perchè giudicavano, che niente vi fosse di
Latine I. 96. Feronia I. 188. 207. Festa delle Fiaccole I. 241. Festa
degli
Egineti I. 370. Festo II. 185. Fiale I. 310. Fidi
favore di Giove. Giunone in quello stesso istante lo privò della Iuce
degli
occhic per quesso egli si vede appoggiato agli om
il futuro, e gli concesse una vita sette volte più lunga, che quella
degli
altri uomini. Altri dicono, che Tiresia rimase ac
’ Ornitomanzia, ossia nell’arte di trarre augurj dal canto e dal volo
degli
uccelli(b). Questa supposta cognizione fu di poch
assero da Giasone, mentre Cadnio avea fattò lo stesso di alcuni altri
degli
stessi(d). (a). Declaustre Diction. Mytbol. (
avi il tempio di Giove Dodoneo(e). La detta prora dirigeva il viaggio
degli
Argonauti, li avvertiva de pericoli, e loro indic
en fondate autorità, le quali danno a’ Fenicj prima assai dell’ Epoca
degli
Argonanti l’ invenzione della navigazione. Può pe
e, che sia nato da Forbante e da Imane(e). Egli concorse all’ impresa
degli
Argonauti in qualità di nocchiere. Morì prima d’
er tale rappresenta se stesso ; ma non è questo ormai più il giudizio
degli
Eruditi, che lo riferiscono ad un Autore posterio
ebbe un figlio, di nome Podarce, che da Omero dicesi essere stato uno
degli
Eroi alla guerra di Troja (c). (d). Ovid. Epist
sirto : silenzio, cui dà forza l’altro di Erodoto, il quale, parlando
degli
ambasciatori, spediti da’ Colchi a’ Greci per rid
eziandio i due gemelli, Zete e Calai(b). Nè fu Oriti a sola l’oggetto
degli
amori di Borea. Il Poeta Cleante narra, che quest
tò l’Oracolo, e questo promise la vittoria agli Ateniesi, qualora uno
degli
Eraclidi si fosse volontariamente offerto alla mo
avano nelle foreste. Colei, come vide morto il marito, alzò piangendo
degli
urli ; e gettatasi sulla punta dello strale, conf
figlia di Nemesi, e che Leda fosse la di lei balia(c). Sonovi quindi
degli
Autori, che per conciliate queste due opinioni, d
s’impiceò(a). I di lei parenti le alzarono una tomba, su cui nacquero
degli
alberi, le foglie dei quali in certa stagione del
so, e Ascalafo, figlio di Marte e di Astioche; il quale era stato uno
degli
Argonauti, e con lalmeno, suo fratello, avea cond
, e queglino lo privarono di vita(d). (4). Antifo uccise Leuco ; uno
degli
amici e compagni d’Ulisse, mentre egli stava stra
; ora con un ramo d’allero, gettato nel fuoco ; ora coll’osservazione
degli
Astri ; ed ora coll’intelligenza degli linguaggio
fuoco ; ora coll’osservazione degli Astri ; ed ora coll’intelligenza
degli
linguaggio degli uccelli, e del loro volo(a). Pre
’osservazione degli Astri ; ed ora coll’intelligenza degli linguaggio
degli
uccelli, e del loro volo(a). Predisse l’eccidio d
poichè gli Egiziani si guardavano dall’imbrattarsi le mani nel sangue
degli
stranieri ; e si contentò di scacciallo da’suoi S
sofferirono pregiudizio alcuno. I Siciliani li collocarono nel rango
degli
Eroi, e loro tributarono onori divini. La stessa
; ma finalmente l’ombra di Sicheo, che fino allora era rimasto privo
degli
onori della sepoltura, le apparve in sogno, l’esp
e esso sia stato detto Genio dalla cura, che prende nella generazione
degli
uomini, o perchè si genera insieme con loro (d).
Autore Greco, citato da Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico
degli
Dei, e gli dà per compagni l’Eternità e il Caos.
tendeva i vivi sopra i morti, e adattando la bocca e ogni altra peste
degli
uni sopra quella degli altri, faceva morire così
morti, e adattando la bocca e ogni altra peste degli uni sopra quella
degli
altri, faceva morire così di orribile infezione t
a pendente verso terra, e che non abbiano voluto più marciare ad onta
degli
sforzi di Automedonte, che li guidava(b). Achille
o aveva allevato sul monte Pierio, e, le quali, ersendoveloti al pati
degli
uccelli, portavano da per tutto il terrore e lo s
ino. Niuno de’mortali intendeva meglio di lui il volo o il linguaggio
degli
uccelli. Agamennone lo condusse seco, affinchè fa
re i forestieri, i quali soleansi sacrificare a quella Dea(e). Sonovi
degli
antichi Scrittori, i quali asseriscono, che Ifige
sero i compagni, misero la città a fuoco, e ne fecero orribile strage
degli
abitanti (a). (22). Corebo, chiamato da Omero Or
esi finalmente, che il Lirico Poeta, Stesicore, essendo stato privato
degli
occhi da Castore e da Polluce, perchè avea osato
ilmente Ercole, voleva punire Filottete, perchè egli aveva preso cura
degli
ultimi momenti della di lui vita(c). Teocrito sog
liò altresì delle anni Oto Cillenio, compagno di Filide, e comandante
degli
Epei(d). (e). Id. Iliad. l. 16. (f). Declaust
per madre Endeide, figlia del Centauro Chirone, e per padre Eaco, re
degli
Egineti. Egli, giuocando con Folo, suo fratello,
ersi la predetta Arpalice coll’altra, che, disprezzata da Ifielo, uno
degli
Argonauti, cui ella grandemente amava, morì di do
sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello,
degli
altri Eroi, i quali morirono all’assedio di Tebè(
ella quale ardeva il corpo di Capaneo ; e a vista del di lei padre, e
degli
altri Greci si precipitò sopra di quello(e). (
ovino molto rinomato(a). Egli conosceva l’avvenire per mezzo del velo
degli
uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferi
si convertì in alloto(b). Anfiarao poi, intento ad osservare il volo
degli
uccelli, non s’avvide d’un sottoposto precipizio,
re d'Atene, il quale obbligò i Techani, che permettessero i funerali
degli
Argivi, loro nemici(d). (b). Id. Ibid. (c).
Secoli. Anni av. G.C. XXV. 2467. Menete,157 fondatore
degli
Egiziani. XX. 1993. Belo, fondatore degli A
Menete,157 fondatore degli Egiziani. XX. 1993. Belo, fondatore
degli
Assiri. 158 XVII. 1640. Agenore, fondatore d
Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore dei Greci, e più specialmente
degli
Ateniesi. — 1579. Meone, capo degli Atiadi, fo
dei Greci, e più specialmente degli Ateniesi. — 1579. Meone, capo
degli
Atiadi, fondatore dei Lidii. — 1549. Cadmo, fo
— 1549. Cadmo, fondatore dei Tebani. — 1516. Lelege, fondatore
degli
Spartani. — 1348. Perseo, fondatore dei Miceni
gine ai Dorii ; Eolo agli Eolii ; Xuto ebbe due figli, Acheo, origine
degli
Achei, ed Jone degli Jonii. 1522. Consiglio d
agli Eolii ; Xuto ebbe due figli, Acheo, origine degli Achei, ed Jone
degli
Jonii. 1522. Consiglio degli Amfizioni. Era u
Acheo, origine degli Achei, ed Jone degli Jonii. 1522. Consiglio
degli
Amfizioni. Era un’assemblea composta dei deputati
ssa Grecia nella coltura ; e principalmente gli Etruschi. — La guerra
degli
Dei contro Tifeo (nella Campania e ad Inarìme o I
loponneso. Atreo e Tieste, discendenti di Pelope. 1321. Espulsione
degli
Eraclidi dal Peloponneso, per opera dei Pelopidi.
zoldi, Origini Italiche). 900. Fiorisce Esiodo,164 il più valente
degli
imitatori d’Omero, autore della Teogonia o geneal
ù valente degli imitatori d’Omero, autore della Teogonia o genealogia
degli
Dei, dello Scudo d’Ercole, poema descrittivo, e d
me dicemmo fin da principio, avevan foggiato i loro Dei a somiglianza
degli
uomini, così dopo averne ideati dei buoni e dei c
sì dopo averne ideati dei buoni e dei cattivi, ne immaginarono ancora
degli
scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son c
meno sconcie le figure riducendole presso a poco alla forma ordinaria
degli
uomini ; ma però con fattezze più proprie della r
tti i Satiri di Tiziano nel suo quadro dei Baccanali ; nella Galleria
degli
Uffizi il Satirino che di nascosto pilucca l’uva
tira un componimento che ha per oggetto la censura più o meno mordace
degli
altrui detti o fatti14. Sileni dicevansi i Satir
di cui una copia in bronzo esiste nel primo vestibolo della Galleria
degli
Uffizi in Firenze ; e come vedesi pure nel quadro
a Notte. Da prima era stato ricevuto nella corte celeste come buffone
degli
Dei, ma poi ne fu scacciato per la sua soverchia
data per moglie la Dea Pomona protettrice dei pomi, ossia dei frutti
degli
alberi. Anche i fiori avevano la loro Dea, e ques
ov’ella posa le piante. Di mezzo alle più graziose fantasie poetiche
degli
antichi Mitologi ne spunta di tratto in tratto qu
figlio di Venere e di Bacco e gli attribuirono l’ufficio di guardian
degli
orti, e perciò di spaventare i ladri e gli uccell
ebri statue di Fauno è quella che vedesi nella Tribuna della Galleria
degli
Uffizi. Lo stesso Michelangiolo giovanissimo scol
econdo gli antichi mitologi, ben pochi andavano in Cielo nel consesso
degli
Dei supremi e a mensa con essi a gustare il netta
ica trasmigrazione delle anime ; questa dottrina suppone che le anime
degli
estinti, dopo essere state un certo numero di ann
o nel Tartaro, ritornino in questo mondo, entrando nei corpi non solo
degli
uomini nascituri, ma pur anco dei bruti254. E poi
funebri cerimonie ponevasi una piccola moneta di tal nome nella bocca
degli
estinti258. Vero è che queste stesse monete si ri
a qual credenza religiosa rese più pii i superstiti ai mortali avanzi
degli
estinti. Stimavasi perciò un dovere sacrosanto il
elle are260. Nella descrizione delle pene del Tartaro l’immaginazione
degli
Antichi era stata un poco più feconda che in quel
che la pena. Tantalo era figlio di Giove e perciò ammesso ai segreti
degli
Dei ; ma egli abusando di tal fiducia, li rivelò
o, perchè avendo egli gustato il nettare e l’ambrosia, bevanda e cibo
degli
Dei immortali265), non poteva morire, nè perciò a
e non possono ottenere. Costoro nell’eccesso opposto son più ridicoli
degli
avari, e meritamente si puniscono da sè stessi de
D’Elide, ov’è di Giove il maggior tempio, « Di Giove stesso il nome e
degli
Dei « S’attribuiva i sacrosanti onori. « Folle !
vendo ammesso Pitagora nella dottrina della Metempsicòsi che le anime
degli
uomini, specialmente dei malvagi, passassero anch
cian quindi i responsi « De’domestici Lari, e fu temuto « Sulla polve
degli
avi il giuramento : « Religïon che con diversi ri
XXXI Il Genio e i Genii Fu detto nella classazione generale
degli
Dei (V. il N. III) che il Genio era considerato d
considerato dai Latini come un Dio di prim’ordine, ossia della classe
degli
Dei superiori o celesti, e, secondo l’etimologia
nava e dirigeva dalla culla alla tomba, considerando l’indole diversa
degli
uomini, o buona o rea, furono indotti a credere c
te nelle campagne, non crede forse tuttora negli Spiriti e nel potere
degli
stregoni e fattucchieri che tengono il demonio pe
, l’egizio d’Iside e Osiride, il persiano di Ormuzd e Ahriman, quello
degli
gnostici e di altri l’intelligenza e la materia.
on v’è forse sistema di teologia presso gli antichi, sia che si parli
degli
Orientali, o dei Greci e dei Romani, che non amme
questi Dèmoni o Genii come Dei che regolassero le vicende della vita
degli
uomini ; e dagli effetti li distingueva in agatod
ima rassomiglianza quanto alle attribuzioni e agli effetti sulla vita
degli
uomini. La greca parola dèmone fu adottata nella
angeli neri, come nel Canto xxiii dell’ Inferno : « Senza costringer
degli
angeli neri, « Che vengan d’esto fondo a dipartir
rsonifica il Piacere come un Genio e così lo descrive : « L’uniforme
degli
uomini sembianza « Spiacque ai Celesti, e a varïa
XVII Apollo considerato come Dio del Sole,
degli
Arcieri e della Medicina Due erano i nomi princ
rciò volgarmente l’Apollino, può vedersi nella tribuna della galleria
degli
Uffizi in Firenze. Anticamente ergevasi nell’ iso
te di rose e coi crin d’ oro. Dante nota ancora l’ aura annunziatrice
degli
albori che movesi ed olezza tutta impregnata dall
sciugando i fiumi, i laghi ed i mari. Da per tutto s’udivano i gemiti
degli
uomini, e i lamenti degli Dei ; e Giove conosciut
ed i mari. Da per tutto s’udivano i gemiti degli uomini, e i lamenti
degli
Dei ; e Giove conosciuta la causa del male, e non
è il Paganesimo, che le spacciò per verità religiose, fu la religione
degli
Stati e dei popoli, è ben naturale che fossero da
. Del serpente Pitone dovremo parlare altra volta, quando nel trattar
degli
Oracoli si verrà a rammentare e descrivere l’uffi
e di queste tre Divinità che presiedono alla più felice conservazione
degli
esseri umani, troviamo un concetto ed un ragionam
e dei corpi anche meglio organizzati, rende nulla la scienza e l’arte
degli
uomini. 105. Cicerone, nel 2° lib. De Nat. Deo
e cade in dispregio. Quanto poi alla vanitosa illusione che le virtù
degli
avi passino col sangue nei loro discendenti, Dant
di tutti gli Dei dell’Olimpo, essendo egli il Messaggiero di Giove e
degli
altri Numi superni. Egli era figlio di Giove e de
me stesso indica l’ufficio suo principale, quello cioè di messaggiero
degli
Dei. La parola Erme fu poi usata in greco e in la
i uffici di questo Dio. Poichè egli era l’interprete e il messaggiero
degli
Dei, supposero che fosse ancora il Dio dell’eloqu
a vera significazione questo attributo di Mercurio, passiamo a parlar
degli
altri. Come nunzio di Giove e di tutti gli Dei do
ll’eloquenza ; e come a Dio della medesima gli si offrivano le lingue
degli
animali. Siccome la perfetta eloquenza non trascu
ficato di questo mito s’intende facilmente ; indica cioè che l’onestà
degli
uomini si mette alla prova col denaro ; e la conc
auro sorella di lei, per invidia frapponeva ostacoli alla conclusione
degli
sponsali. Mercurio che non aveva tempo da perdere
147. Le ali di Mercurio non formavano parte del suo corpo come quelle
degli
uccelli, ma due eran fissate in un cappello da vi
una fontana della villa Medici in Roma, ed ora vedesi nella Galleria
degli
Uffizi di Firenze. È una delle più eleganti e più
usione anche nelle loro menti circa l’origine del mondo e l’esistenza
degli
Dei. Dopo che Esiodo aveva asserito che il Caos e
al fosse questo Dio non lo sa, poichè poco dopo soggiunge : qualunque
degli
Dei foss’egli stato (quisquis fuit ille deorum) ;
i). Par dunque che gli Antichi ammettessero la generazione spontanea
degli
Dei dalla materia, come i naturalisti moderni amm
ltà di ridurre a sistema regolare la Mitologia come scienza religiosa
degli
Antichi, non già per voler tentare di superarle,
meni fisici dell’universo e dei fenomeni morali, ossia delle passioni
degli
uomini. Sotto questo punto di vista nelle lingue
almeno probabile spiegazione dei fenomeni fisici o morali. Dante più
degli
altri poeti ci rivela un simil concetto in tutta
i portati dell’antica sapienza il poeta Virgilio che visse « A tempo
degli
Dei falsi e bugiardi, » e la prediletta sua Beat
ncese e in inglese. L’ adopra per altro non già nel senso panteistico
degli
antichi e di non pochi moderni, ma soltanto a sig
XIII Difetti e vizii del Dio Giove Anche sulle labbra
degli
analfabeti, che non sieno privi affatto di qualun
buon senso e del raziocìnio, come avvenne difatti. Giove, il supremo
degli
Dei pagani, era più vizioso di molti mortali ; e
ur anco di molti filosofi nostri e stranieri. Lo stesso gran luminare
degli
Inglesi, Bacone da Verulamio, nel suo libro De Sa
l vento, che confricando tra loro in una selva selvaggia diversi rami
degli
alberi, produce estesissimi e spaventevoli incend
oi, come dice Bacone da Verulamio, è la mano delle mani, lo stromento
degli
stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti d
erulamio, è la mano delle mani, lo stromento degli stromenti, l’aiuto
degli
aiuti di tutte le arti degli uomini. Anzi nella m
i, lo stromento degli stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti
degli
uomini. Anzi nella modernissima scienza detta Ter
ro meccanico delle macchine a vapore e dà la forza anche alle braccia
degli
uomini. — Felice chi potè conoscer le cause delle
XLV La spedizione
degli
Argonauti alla conquista del Vello d’oro Su que
di Calidonia ; e tra questi Giasone che fu il duce e il protagonista
degli
Argonauti, e acquistò maggior fama di tutti in qu
la pericolosa conquista di quest’aureo vello fu diretta la spedizione
degli
Argonauti ; e non la considerarono essi una impre
he le donne di quell’isola, malcontente delle leggi e dei trattamenti
degli
uomini, li uccisero tutti per costituirsi in repu
di Fineo, ha riunito in poche ottave tutte le classiche reminiscenze
degli
antichi poeti su questo fatto mitologico, aggiung
dovi di suo altre invenzioni medioevali, riporterò prima l’imitazione
degli
Antichi, e dipoi il diverso modo di liberazione d
Orl. Fur., xxxiii, 119.) A questo punto l’Ariosto lascia l’imitazione
degli
Antichi, e con le invenzioni del Medio Evo, di cu
to dei Colchi70. Sarebbe dunque rimasta vana ed inutile la spedizione
degli
Argonauti, quanto al fine ultimo della medesima,
i su Giasone e la Maga Medea. 64. Apollonio Rodio compose il poema
degli
Argonauti in greco, e Valerio Flacco in latino. A
Epilogo Abbiamo veduto, parlando sin qui
degli
Dei Superiori soltanto, che la cognizione della M
ir come Dante : « Mirate la dottrina che s’asconde « Sotto ’l velame
degli
versi strani. » I loro filosofi per altro furono
ia. Cicerone specialmente, in questa parte, è più esplicito ed aperto
degli
altri ; e perciò i suoi libri sulla Natura degli
esplicito ed aperto degli altri ; e perciò i suoi libri sulla Natura
degli
Dei, sul Fato e sulla Divinazione furon considera
acile o almeno più probabile la spiegazione di molte idee mitologiche
degli
antichi Pagani ; e facendo tesoro delle interpret
personificazioni o deificazioni dei fenomeni fisici e delle passioni
degli
uomini, e perfino delle idee non solo concrete, m
nte in quali casi, secondo i moderni progressi delle scienze, le idee
degli
Antichi fossero vere, e in quali false. Quindi, p
uomini o di animali eseguiscono lavori e operazioni proprie soltanto
degli
esseri animati (e quel che è più, mirabile anche
mano, e sono veramente più utili gli automi che lavorano più e meglio
degli
uomini e risparmiano loro la fatica materiale e m
i ; e si può asserire che anche i girarrosti a macchina son più utili
degli
automi di animali nuotanti e volanti, e degli and
macchina son più utili degli automi di animali nuotanti e volanti, e
degli
androidi che non sanno far altro che suonare e gi
i di precisione matematica e per trasmettere i concetti e i desiderii
degli
uomini anche agli antipodi colla velocità del lam
i generalmente molto più grandi del nostro, ma composte presso a poco
degli
stessi elementi. Quanto poi a quel che gli Antich
portare in guerra una visiera con un sol foro circolare in direzione
degli
occhi, uso inventato dai tre aiutanti di Vulcano
tomatici quei movimenti che dipendono unicamente dalla organizzazione
degli
esseri viventi, e nei quali non ha parte alcuna n
delle Ninfe dei monti, delle valli, delle fonti, dei boschi e perfino
degli
alberi. Perciò il loro numero non potrebbero dirl
d un tempo la Ninfa Amadriade. — Questi termini essendo significativi
degli
attributi speciali di quelle Ninfe a cui erano as
sime forme, ed una delle più belle è quella che vedesi nella Galleria
degli
Uffizi in Firenze. Le Ninfe oltre ad esser giovan
e successive metamorfosi di certe specie di animali, e principalmente
degli
insetti, presero dalla Mitologia il vocabolo di n
che non eran perfette divinità, ma in una condizione media fra quella
degli
uomini e quella degli Dei supremi. Stabilita la b
divinità, ma in una condizione media fra quella degli uomini e quella
degli
Dei supremi. Stabilita la base, e lieti della pri
èa una pianta aquatica (detta altrimenti Nenufar e volgarmente giglio
degli
stagni), e ne fecero il tipo della famiglia delle
XV Giunone regina
degli
Dei e Iride sua messaggiera Il nome di Giunone
presenta nelle pitture e nelle sculture. Siccome è regina del Cielo e
degli
Dei ha in capo il diadema ; il suo volto è maesto
nell’esercizio del suo ministero cadde sconciamente e destò l’ilarità
degli
Dei, e d’allora in poi non volle più servirli a m
all’idea di potere essere ripudiata, e che un’altra divenisse regina
degli
Dei. Giove prediligendo la Ninfa Io figlia d’Inac
ietà dei suoi colori, ed è quella che determina il colore particolare
degli
occhi di ciascuno ; e col derivativo Iritide chia
e talvolta avente in mano un’Idria, quasi ad indicare l’erronea idea
degli
Antichi che Iride somministrasse l’acqua alle nub
li astronomi però non avevano trascurato di rendere onore alla regina
degli
Dei anche prima che ad Iride sua ancella, e furon
la massima parte delle Divinità del paganesimo erano personificazioni
degli
affetti dell’animo o buoni o rei. Quella che per
nificato più ristretto si riferisce particolarmente alla deificazione
degli
uomini dopo la morte167. Il culto più antico di c
rovi memoria negli scrittori fu quello del Sole e della Luna e quindi
degli
altri Astri ; e questo culto fu chiamato il Sabei
dei corpi terrestri, ossia dei prodotti della terra, e principalmente
degli
animali ; ed eccoci al Feticismo, che per antichi
nnaturali che vi presiedevano. Così al feticismo, ossia all’ apoteosi
degli
oggetti materiali, fu sostituita l’apoteosi di Es
ra nell’abiezione del feticismo, si tolse tutto il prestigio al culto
degli
altri Dei ; e gli uomini ragionevoli sentirono il
gli Dei Lari Se dovessimo prendere ad esaminare le diverse opinioni
degli
eruditi intorno a questi Dei, faremmo un lavoro a
ta in qualche Classico latino si annoverano tra gli Dei Penati taluni
degli
Dei superiori o maggiori, come Giove, Marte, Nett
mologia di quel termine fosse latina, e alludesse al vital nutrimento
degli
uomini dai Penati protetti, ovvero alla parte più
he dagli storici essere stata comune opinione che quegli stessi idoli
degli
Dei Penati venuti da Troia fossero custoditi dall
i, etrusca o italica dei secondi, e le caratteristiche bene accertate
degli
Dei Penati, come abbiamo veduto di sopra, si potr
i, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto
degli
Dei Penati e dei Lari familiari ; e aggiunge che
sta triplice distinzione richiama al pensiero l’ipotesi dei geologi e
degli
astronomi moderni sull’origine della Terra, che c
ignea, non era atta alla produzione e conservazione dei vegetabili e
degli
animali ; che in appresso, in centinaia di secoli
Dea Tellùre basterà il sapere che Cicerone nel libro iii della Natura
degli
Dei dice che Tellùre non è altra Dea che la Terra
e la madre di Giove re supremo, del quale eran figli la maggior parte
degli
altri Dei. Il culto di Cibele fu introdotto in R
venti che spirano sopra la Terra ; e le era sacro il leone come il re
degli
animali terrestri. I sacerdoti di questa Dea si
coi nostri frati mendicanti, perchè asserisce che i Galli della madre
degli
Dei erano i soli sacerdoti a cui fosse lasciata p
Terra, vi rimase la razza dei discendenti dei migliori Titani, quella
degli
uomini plasmati di creta e animati da Prometeo co
plasmati di creta e animati da Prometeo col fuoco celeste, e l’altra
degli
uomini che Giove stesso aveva creati. Ma ben pres
dei più efferati tiranni. Giove tornato in Cielo radunò il consiglio
degli
Dei Superiori, narrò tutti gli orribili delitti d
nò il consiglio degli Dei Superiori, narrò tutti gli orribili delitti
degli
uomini, e si mostrò risoluto di esterminare tutta
tatevi dietro le spalle le ossa della gran madre. — Tutte le risposte
degli
oracoli erano oscure ed avevan bisogno d’interpre
ologia, in fatti, nel trattare della crosta solida del nostro globo e
degli
strati che la compongono, ne distingue i material
imo campo alla immaginazione dei poeti ed alla fantasia dei pittori e
degli
scultori. Ma se a quasi tutte le Divinità pagane
della sua eletta, sposò finalmente e rese felice col più invidiabile
degli
imenei la bella e vivacissima Psiche. Psiche è p
entarla coll’altra mano e strapparle le ali : significazione evidente
degli
strazii dell’anima prodotti dalle colpevoli passi
imonio ; con una face ardente nella destra, simbolo del mutuo affetto
degli
sposi ; e nella sinistra le auree catene a signif
fino ai piedi, come la Venere dei Medici che si ammira nella galleria
degli
Uffizi in Firenze. Ma quando era considerata come
ibuti della Dea Venere. 182. Esiste anche in Firenze nella Galleria
degli
Uffizi una vaghissima pittura del Botticelli rapp
27. Agenore, padre di Cadmo e d’Europa, 482. Agesandro (di Rodi), uno
degli
scultori del Laocoonte, 607. Agesilaos, V. Pluton
uerriere vinte da Ercole, 375 ; — vinte da Teseo, 432. Ambrosia, cibo
degli
Dei, 222. Amicizia, divinità allegorica, 351 2°.
’è rappresentato, 157 ; — sacrifizj in onor suo, 158 : — supposizioni
degli
antiquarj intorno a questo Nume, e diversi nomi c
anente, figlia di Giano e madre di Fauno, 300. Caos, 22. Capaneo, uno
degli
Eroi della guerra di Tebe, 506. Capricorno, segno
onoe, figlia di Jobate, e moglie di Bellerofonte, 467. Filottete, uno
degli
eroi dell’armata greca, 546. Fineo, trasformato i
ochi dei Greci, 675 2°, 675 3°. Glauca, 229, 457. Glauco, diventa uno
degli
Dei marini, 201. Gna, 743. Gorgoni, mostri, 357.
sua morte, 437 ; — è resuscitato da Esculapio, 438. Ippomedonte, uno
degli
Eroi della guerra di Tebe, 506. Ippomene, sposa A
. Nestore, eroe greco all’assedio di Troja, 553-555. Néttare, bevanda
degli
Dei, 222. Nettuno. Sua nascita, 185 ; — suo imper
irena anche la pigrizia e l’infingardaggine, ossia il dolce far nulla
degli
Italiani226. Alcuni naturalisti (specialmente fra
ui forma, nelle parti superiori del corpo, si discosta meno di quella
degli
altri cetacei dalla figura umana, mentre poi vann
eva sembrare anche più grande alla robusta e sbrigliata immaginazione
degli
Antichi, ebbe origine la favola delle Sirene, abb
erchè il vortice e i flutti fossero più impetuosi, o per la imperizia
degli
antichi navigatori, certo è però che nei tempi mo
a,231 senza pinna dorsale e con due sfiatatoi, mentre è il più grosso
degli
animali viventi, non è vero che sia un animale ca
Balene, e dopo la scoperta dell’ America dovessero saperne molto più
degli
Antichi, continuarono non ostante ad imitare le l
cienze. E Bacco divenne il Nume protettore non solo dei viticultori e
degli
enologi, ma pur anco dei bevitori e dei gozzovigl
ignifica furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato da uno
degli
appellativi di Bacco accennati di sopra. Le Bacca
va creduto una fiera ; e questa favola contiene il più grande esempio
degli
eccessi a cuipuò condurre l’ubriachezza. Le figli
contarono di lui, e specialmente dopo i fatti storici pur troppo veri
degli
stravizii ed eccessi dei Baccanali in onore di qu
che insieme col Canto dei Cialdonai, dei Romiti, dei Sette Pianeti e
degli
Uomini che vanno col viso volto indietro si trova
atti in alcune bande militari o civiche. Nella Tribuna della Galleria
degli
Uffizi in Firenze v’è il famoso Fauno di greca sc
oltre l’esser creduto figlio del Giorno e dell’Aria indica l’opinione
degli
antichi mitologi che il Cielo fosse composto di q
rso, e primo d’ogni altro il Cielo, che perciò fu detto il più antico
degli
Dei. Personificato il Cielo, ossia considerato co
to mondo. Quindi immaginarono il nettare e l’ambrosia, bevanda e cibo
degli
Dei17, i matrimoni e le figliolanze, gli amori e
rano era un Dio, e perciò immortale, ed essendo inoltre il più antico
degli
Dei, e perciò lo stipite della celeste dinastia,
ma si conserva nei regni ereditarii per non cagionare lo smembramento
degli
Stati nè le guerre di successione.
no soltanto venti, e gl’Inferiori a migliaia, e costituivano la plebe
degli
Dei, come li chiama Ovidio : de plebe Deos. Fortu
perchè il poter di ciascuno era limitato dalle speciali attribuzioni
degli
altri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e
ita4. Anche Dante confrontando, nel Canto xix dell’Inferno, il numero
degli
Dei degl’ Idolatri con quelli d’oro e d’argento a
n ch’egli uno e voi n’orate cento7 ? » Convinti dunque che il numero
degli
Dei Pagani fosse anzi più che meno di trentamila8
di Autori classici delle lingue dotte si trovano riportati nei libri
degli
scrittori ecclesiastici. 3. Colitur et Sterculi
iascuno ha un potere limitato e temperato dalle speciali attribuzioni
degli
altri. Quindi il Politeismo presenta l’immagine d
ciuto comunemente come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre
degli
uomini e degli Dei. E questo Dio più potente di G
te come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e
degli
Dei. E questo Dio più potente di Giove era il Fat
figlio del Caos e della Notte, e rappresentava, secondo la Cosmogonia
degli
antichi, la legge generale e immutabile dei fenom
sia un essere soprannaturale esistente sin dalla origine del mondo o
degli
angeli (tra le altre prime creature), quando però
XI Giove re del Cielo Che Giove fosse adorato come il supremo
degli
Dei dai Greci e dai Troiani sino dai più remoti t
iove dando il nome di esso a quel pianeta che apparisce ed è maggiore
degli
altri veri e proprii pianeti, e gli dedicarono qu
o avvenimento straordinario, che mise in forse la potenza di Giove e
degli
altri Dei superiori. 57. In latino Jupiter sign
do, vedano che essi non vi restino avvolti ; perchè lo strascinamento
degli
uomini e degli Dei con sì fatta Catena egli pende
essi non vi restino avvolti ; perchè lo strascinamento degli uomini e
degli
Dei con sì fatta Catena egli pende dall’arbitrio
ivi furono ambedue cangiati in serpenti, e posti da Plutone a guardia
degli
Elisii. La qual metamorfosi sta a significare che
rrieri sì miracolosamente nati ; la quale illustre prosapia era detta
degli
Sparti, che significava seminati, alludendosi app
è notizia storica confermata anche da Cornelio Nipote nelle sue Vite
degli
eccellenti capitani greci. Quanto poi al nome di
origine miracolosa e divina si attribuivano pur anco le diverse caste
degli
Indiani. Ma poichè in oggi non si ammettono più l
al più può essere una curiosità letteraria il sapere questa opinione
degli
Antichi : ma fu una vera pedanteria e ridicolezza
creduto figlio di Giove e di Danae, la quale era figlia di Acrisio re
degli
Argiesi. Se gli storici pongono Argo fra le più a
ietra. L’impresa di ucciderla sarebbe stata impossibile senza l’aiuto
degli
Dei ; i quali per favorire il figlio di Giove gl’
di Medusa dipinta da Leonardo da Vinci, che si ammira nella Galleria
degli
Uffizi in Firenze, e la statua di Perseo colla te
il nome di Meduse a un gruppo di Zoofiti che formano la 1ª divisione
degli
Acalefi. Non v’è però da spaventarsi a veder ques
da quel piccolo mostro poco più grosso di un granchio. Si crede opera
degli
scolari di Giovan Bologna, del quale è di certo l
piamo dalle istorie, che cantavansi gl’inni accompagnandoli col suono
degli
strumenti ; anzi spesso vi si univa contemporanea
matematico. Oltre i preaccennati nomi proprii, avevano le Muse anche
degli
appellativi comuni a tutte loro, derivati dai luo
ugure, ossia indovino o vate, dovremo parlare trattando separatamente
degli
Oracoli e degli Augurii. Ora però è a dirsi che i
ovino o vate, dovremo parlare trattando separatamente degli Oracoli e
degli
Augurii. Ora però è a dirsi che i poeti hanno att
esiliandolo dal Cielo per cento anni. Ridotto Apollo alla condizione
degli
uomini, dovè lavorare per vivere, e divenne pasto
nelle loro sentenze avevano assegnate ai dannati. Era inoltre al pari
degli
altri Dei sottoposto al Fato, ed anche al suo mag
i assegnando a Plutone non soltanto la cura di far sì che delle anime
degli
estinti non ritornasse alcuna nel mondo240, (come
o), ma pur anco l’altro più odioso attributo di affrettare la discesa
degli
uomini ne’regni suoi241. Plutone era rappresentat
no i mitologi che le Parche avevano l’ufficio di determinare la sorte
degli
uomini dal primo istante della nascita a quello d
ciò dopo la morte meritarono l’onorevole ufficio di giudicar le anime
degli
estinti. Minos e Radamanto erano figli di Giove e
oici non solo per valore, ma ancora per senno e per moralità), i riti
degli
Dei stranieri non erano ammessi in Roma, come avv
contrarie affatto alla buona morale. Aggiungendovisi poi le apoteosi
degli
Imperatori e delle Imperatrici, parve, com’ era v
ostituita la religione al potere politico e negata l’esistenza stessa
degli
Dei, presumendo che essi potessero accogliere nel
sesso qualunque mortale benchè scellerato ed empio, come furono i più
degli
Imperatori romani. Contemporaneamente a queste p
itologia classica : il vocabolo Eroi, oltre a poter esser comprensivo
degli
altri due sopraddetti, si estende dai più antichi
più straordinarie imprese condotte a termine colla forza e col senno
degli
uomini, assistiti e protetti dalle Divinità. Prin
Ponto, il proseguimento con la guerra Troiana e il fine con gli error
degli
Eroi, che vanno a terminare nel ritorno di Ulisse
ntare : tali sono la caccia del cinghiale di Caledonia, la spedizione
degli
Argonauti, la guerra di Tebe o dei 7 Prodi, e fin
cias turba propinqua dapes. » Nel mese di Marzo celebravasi la festa
degli
Ancili. È narrato anche nella Storia Romana il mi
parola Mamurio si credè che quel vocabolo fosse il nome dell’artefice
degli
undici ancili, poichè dicevasi per tradizione che
o intitolato Satyricon che Summanus significa Summus Manium, il primo
degli
Dei Mani, e perciò il Dio Plutone. Cicerone e Pla
Giornale Arcadico stampato in Roma nel 1820, cioè mezzo secolo prima
degli
scritti del Preller. — Avvertimento agli ammirato
sociale sull’altra, furono censurati, od anche perseguitati, a guisa
degli
eretici del Medio Evo, coloro che osassero spiega
l genere di faticosa erudizione, consistente nel decifrare gli enigmi
degli
antichi, va in oggi a poco a poco cedendo il camp
igiose e sociali tramandate da tempi migliori, e per la degenerazione
degli
uomini contraffatte. (Osservazione del Tommasèo,
altri popoli o più antichi o più rozzi, e fu proprio più specialmente
degli
Egiziani, come abbiamo altrove accennato. Cibele
giure ed esilio. Non vi si parla di stragi e di morti, perchè gli Dei
degli
Antichi, come le Fate del medio evo25) non poteva
del medio evo25) non potevano morire. Vi manca soltanto la ribellione
degli
oppressi ; e questá verrà sotto il regno di Giove
a un qualche ufficio fu inventato che presiedesse al fuoco, il quarto
degli
elementi del Caos ; e siccome il fuoco nulla prod
fosse stimato di cattivo augurio il sottoporsi o alla patria potestà
degli
agnati, o alla perpetua tutela e al predominio di
di un marito quanto si voglia illustre e discreto. Ignare o immemori
degli
usi di famiglia, difficilmente potevano adattarvi
to incidentalmente, è per altro di somma importanza per la cronologia
degli
Eroi, dimostrando essa che furon contemporanei co
altre più importanti e mirabili imprese, come Giasone che fu poi duce
degli
Argonauti, Teseo vincitore del Minotauro, Piritoo
tal distintivo di onore potesse vantarsi di essere stata più valente
degli
uomini ; e volevano toglierle quell’insigne trofe
mposto si divisero ; e divisi che furono, il fuoco, come più leggiero
degli
altri tre, salì più in alto e venne a formare il
allare, e disparve nuovamente sott’acqua. I geologi poi, collo studio
degli
strati del nostro globo e delle materie component
adronì di questo tragico soggetto ; e se ne conservano nella Galleria
degli
Uffizi di Firenze le statue attribuite a Scòpa, l
di Minerva ; ed oltre i collegi dei poeti, dei medici, dei pittori e
degli
scultori rammenta anche quelli dei calzolai, dei
ri e degli scultori rammenta anche quelli dei calzolai, dei tintori e
degli
smacchiatori. 170. Palladio in greco è un dimin
ade, o piccola statua di Pallade. — Secondo la superstiziosa credenza
degli
Antichi si usa figuratamente la parola Palladio i
sa ; ed ei congiunse « Per nodo marital suore e fratelli, « Che avean
degli
anni il più bel fior sul volto. « Costoro ciascun
figli chiamati Calai e Zete, di cui dovremo parlare nella spedizione
degli
Argonauti. La spiegazione più semplice e più natu
(come dicono in oggi nelle tavole meteorologiche), ossia dentro quale
degli
angoli retti formato dai punti cardinali spirasse
pinione che l’oscurazione di questo astro dipendesse dagl’incantesimi
degli
stregoni, i quali colle loro magiche parole avess
la Luna, credendo così d’impedire che essa sentisse le magiche parole
degli
stregoni ; che un esercito perdè la battaglia fug
esso Dante seguì tale opinione ; poichè nel farsi predire da Farinata
degli
Uberti (nel C. x dell’Inferno) il suo esilio, e i
. Il Lete poi aveva il suo corso fra i due dipartimenti del Tartaro e
degli
Elisii, e le sue acque piacevoli a beversi produc
golarità nella esecuzione. In fatti Omero pone le regioni delle anime
degli
estinti nel paese dei Cimmerii, popoli antichi i
aterial composizione del globo terrestre, divenuta potente sull’animo
degli
scienziati, li condusse passo passo, di osservazi
hia, perchè parve agli Antichi che in quella il miglior diritto fosse
degli
Dei che rimasero vincitori, mentre in questa era
fra Pozzuoli e Napoli. 75. Perciò Giovenale parlando del feticismo
degli
Egiziani, dice di loro ironicamente : « O sancta
enienza di ambedue i regni organici ; e fra i prodotti che son propri
degli
animali si distinguono, quanto alla proporzione d
Prisca o di Cibele. L’Oceano fu dunque considerato come il più antico
degli
Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano
degli Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano il più antico
degli
Dei celesti, perchè era lo stesso Cielo. Quindi n
gantemente è chiamata proteiforme. Proteo conosceva qualunque segreto
degli
Dei e ciò che fosse utile o dannoso ai mortali, m
tà e perduta affatto anche l’ombra di essa sotto Tiberio, le apoteosi
degli
Imperatori e delle Imperatrici non furono altro c
uila, e dicevasi che l’augel di Giove portava in Cielo e nel consesso
degli
Dei l’anima dell’Imperatore. Se poi facevasi l’ap
della loro testa, e che son classati come appartenenti alla famiglia
degli
Storioni. La Chimera artica vive in mezzo all’ oc
la figura della Chimera. Ne esiste una di bronzo fuso nella Galleria
degli
Uffizi ; ma è dichiarata opera etrusca e dall’ave
isse per qualche secolo (e non sarebbe un gran danno) la vena poetica
degli
italiani, o si abolisse (come fu inutilmente tent
i citazioni di erudizione linguistica e letteraria a maggiore utilità
degli
scolari dei ginnasii. Io dunque non intendo di sc
sima persona. Il nome più antico è attribuito dal poeta al linguaggio
degli
Dei, e il più moderno a quello degli uomini. Nel
tribuito dal poeta al linguaggio degli Dei, e il più moderno a quello
degli
uomini. Nel caso di cui si parla nel testo il Xan
l Dio Pane Prima di parlar dell’etimologia del nome di questo Dio e
degli
ufficii di lui, credo opportuno di presentarne il
ella figura del Dio Pane, e più specialmente delle corna, dei velli e
degli
zoccoli caprini, non solo i Mitologi quanto ancor
boleggiare il Tempo ; e secondariamente si vuol considerarlo come uno
degli
Dei dell’agricoltura, perchè la falce può signifi
concisi). Conoscevano dunque i Romani gli usi e le pratiche religiose
degli
Ebrei. Non è noto però che ne sapessero o studias
è noto però che la Dea Laverna avesse un pubblico tempio in Roma ; e
degli
Dei superiori adoravansi pubblicamente i pregi e
iade o le granaglie. In astronomia il nome di Cerere fu dato al primo
degli
asteroidi (pianeti telescopici situati fra Marte
sso misurato, ed appella evidentemente alla marcia militare e all’uso
degli
antichi di scagliarsi contro il vicino nemico a p
nvocation à la Vertu : O sostegno dei mondo Degli nomini ornamento e
degli
dei Bella Virtude il mio piacer tu sei. ………………………
ti (crayons, oil), F. S. Church (water-colors). § 26. Dante (Durante)
degli
Alighieri was born in Florence, 1265. Banished by
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